XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 5 ottobre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'iniziativa adriatico-ionica (IAI), avviata con la Conferenza sullo sviluppo e la sicurezza nel mare Adriatico e nello Ionio tenutasi ad Ancona nel maggio 2000, e che coinvolge otto Paesi rivieraschi (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Montenegro, Serbia e Slovenia), ha l'obiettivo di promuovere la cooperazione regionale quale strumento di promozione della stabilità economica, e politica di questi Paesi e la protezione ambientale del bacino adriatico-ionico;
l'iniziativa adriatico-ionica ha rapporti con molte altre organizzazioni e iniziative regionali che operano nel sud-est Europa, in particolare con l'Iniziativa centro-europea (InCE), con il Consiglio di cooperazione regionale (RCC) e il Processo di cooperazione per il sud-est Europa (SEECP), con la Cooperazione economica del mar Nero (BSEC) e con il processo di cooperazione del Danubio (DCP);
nel giugno 2008 è divenuto operativo ad Ancona un segretariato permanente dell'Iniziativa, tramite il quale è stata avviata una cooperazione con i fora adriatico-ionici che già operano nella regione: il Forum delle camere di commercio e quello delle città dell'Adriatico e dello Ionio e UniAdrion;
nell'ambito della Presidenza italiana IAI (2009-2010) è fortemente emerso, tra i Paesi membri, un interesse condiviso a valorizzare il bacino adriatico-ionico e le diverse forme di cooperazione territoriale che in esso operano attraverso una strategia integrata;
l'Italia, insieme a Grecia e Slovenia, ha avviato quindi la promozione di una strategia specifica dell'Unione europea per la macro-regione adriatico-ionica, d'intesa con gli altri cinque Paesi rivieraschi ed in collaborazione con la Commissione ed il Comitato delle regioni;
la strategia è anche un segnale politico verso i Balcani occidentali, in quanto una macro-regione adriatico-ionica contribuirà a stabilire relazioni più profonde tra l'Unione europea e i Balcani occidentali, preparandone l'integrazione;
tale strategia, il cui orizzonte per la finalizzazione è quello delle presidenze greca o italiana (2014), ha già ottenuto un primo riconoscimento formale dal Consiglio europeo del 24 giugno 2011, in attesa del conferimento di un vero e proprio mandato dal parte del Consiglio europeo alla Commissione nel 2012;
l'attività dei Governi può trovare il supporto significativo e propositivo da parte dei parlamenti nella loro capacità di mediare e di facilitare la presa di decisioni;
va preso atto di quanto riportato al punto 10 della dichiarazione finale del 13° Consiglio dei ministri degli esteri IAI (Consiglio adriatico-ionico) che si è svolto a Bruxelles il 23 maggio 2011, dove si sottolinea l'importanza dei contatti tra rappresentanti dei Parlamenti degli Stati membri,


impegna il Governo


a sostenere, presso la presidenza in esercizio serba della IAI, l'opportunità di riconoscere ufficialmente, senza costi aggiuntivi a carico dei Governi, la dimensione parlamentare della IAI, attualmente rappresentata dalla Conferenza dei presidenti dei parlamenti, e di favorire l'ulteriore sviluppo della cooperazione parlamentare, raccomandando ai Parlamenti dei Paesi membri di promuovere la costituzione, al loro interno, di delegazioni parlamentari ad hoc che potrebbero coincidere con le delegazioni parlamentari nazionali attualmente operative presso l'Assemblea parlamentare dell'InCE, nella convinzione che tali delegazioni possano

svolgere un'azione di sensibilizzazione ad ampio raggio rispetto agli obiettivi della Iniziativa adriatico ionica.
(1-00720) «Antonione, Picchi, Fugatti, Maran, Di Biagio, Nastri, Pianetta, Bergamini, Zacchera, Nirenstein».

Risoluzioni in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
il settore dei giochi costituisce ormai uno dei più importati comparti dell'economia italiana, che ha ottenuto, nel 2010, un fatturato complessivo pari a circa 61 miliardi di euro, che coinvolge circa 5.800 imprese, ed impiega complessivamente oltre 100.000 persone;
inoltre, tale settore assicura all'erario dello Stato un'importantissima fonte di gettito tributario, che ammonta a circa 9,5 miliardi di euro;
il settore ha conosciuto, nel corso degli ultimi 15 anni, una notevole evoluzione, sia sotto il profilo regolatorio, sia sotto quello industriale, che ha portato ad una rapida modernizzazione, attraverso l'estensione delle modalità di gioco e l'introduzione di reti tecnologiche di raccolta, che hanno consentito, a loro volta, di ridurre notevolmente ambiti che in precedenza risultavano di appannaggio del gioco irregolare o illegale;
sono numerosi i profili di delicatezza che connotano tale tipologia di attività, in particolare per quanto riguarda la tutela dei consumatori e l'esigenza di assicurare la massima trasparenza e legalità in un ambito che, per la rilevanza degli interessi economici e dei flussi finanziari coinvolti, risulta esposta ad alcuni rischi;
la produzione normativa che ha interessato il settore dei giochi è risultata tuttavia, in alcuni casi, piuttosto convulsa, essendo spesso dettata più che altro dall'esigenza di incrementare il gettito erariale, piuttosto che da quella di assicurare un quadro normativo il più possibile chiaro, stabile ed omogeneo;
in tale contesto, appare opportuno individuare alcune linee di indirizzo alle quali deve rifarsi sia l'attività normativa, di rango primario e secondario, sia la giornaliera attività di vigilanza sul settore esercitata dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato;
in primo luogo occorre che il governo complessivo di tale comparto sia ricondotto, da un lato, a logiche di politica industriale, ma che, al tempo stesso, in ragione dei profili di specialità e delicatezza sopra richiamati, siano garantiti presidi pubblicistici di regolazione e vigilanza adeguati ad assicurare i primari interessi pubblici sussistenti;
in particolare, appare innanzitutto opportuno ribadire che i princìpi cardine della regolazione di tale settore devono essere rappresentati: dalla tutela dei giocatori; dal rispetto del divieto di gioco per i soggetti minori; dal contrasto alle forme di gioco patologico; dalla garanzia circa la piena trasparenza della struttura proprietaria e l'operatività dei soggetti concessionari; dalla tutela degli interessati erariali;
al fine di raggiungere gli obiettivi sopra elencati, appare utile incentivare ogni opportuna forma di dialogo e concertazione tra l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ed i soggetti imprenditoriali operanti nel settore, sempre nel pieno rispetto delle rispettive responsabilità;
inoltre, in un contesto più ampio, occorre cogliere l'occasione rappresentata dalla presentazione, da parte della Commissione europea, del libro verde sul gioco d'azzardo on-line nel mercato interno (COM(2011) 128 definitivo/2), nonché dai successivi interventi normativi a livello di Unione europea in materia, al fine di ribadire la fondatezza, e la compatibilità con i princìpi comunitari, dell'assetto concessorio adottato dall'ordinamento italiano,

in particolare al fine di evitare che l'ingresso indiscriminato nel mercato italiano di operatori di gioco on-line basati in altri Stati membri possa determinare un indebolimento degli strumenti regolatori posti a tutela dei consumatori, oltre a rappresentare una forma di concorrenza sleale nei confronti degli operatori nazionali, sottoposti ad un regime di requisiti ed obblighi molto più rigoroso;
in parallelo, assume analogo rilievo, sia sotto l'aspetto degli interessi erariali, sia sotto quello della rilevanza economica e sociale, il settore dei tabacchi lavorati, che a sua volta presenta profili di peculiare delicatezza per ciò che concerne l'elevato livello del prelievo, il particolare assetto concorrenziale del mercato, la notevole articolazione della rete distributiva e la presenza di specifici profili pubblicistici di tutela della salute;
a tale ultimo riguardo è opportuno che, nell'applicazione delle recenti novità normative introdotte in materia di tassazione e di rivendita dei generi di monopolio, si tenga conto, oltre che dei vincoli dettati dal complessivo sforzo di stabilizzazione dei conti pubblici, anche dall'esigenza di mantenere una prospettiva di stabilità a tale settore, in particolare evitando di dare nuovamente adito a fenomeni di contrabbando che hanno caratterizzato negativamente una fase precedente, nonché tutelando l'interesse dei consumatori e delle comunità locali nel loro complesso a disporre di una rete di vendita, la quale assicuri su tutto il territorio nazionale la disponibilità di servizi essenziali anche nelle aree geomorfologicamente svantaggiate,


impegna il Governo:


ad avviare quanto prima, anche con un'interlocuzione con le Commissioni parlamentari competenti e con gli operatori del settore, una riflessione complessiva circa l'adeguamento dei diversi regimi tributari esistenti nel settore dei giochi, al fine di accentuare la neutralità del prelievo rispetto alle singole tipologie di gioco, di dare stabilità e certezza al gettito, senza pregiudicare la possibilità di un'ulteriore crescita del settore, tenendo altresì conto delle conseguenze della sempre più forte competizione, anche a livello internazionale, in tale mercato;
a verificare sempre con riferimento alle problematiche di carattere tributario, la possibilità di eliminare la diversificazione nel regime di prelievo dei giochi on-line rispetto ai giochi cosiddetti «fisici», la quale risulta in molti casi irrazionale, ad esempio per quanto riguarda il trattamento fiscale del bingo «fisico», che attualmente sconta un'aliquota del 12 per cento, più onerosa rispetta a quella applicata al bingo on-line, sebbene quest'ultimo sia gravato da costi di gestione certamente inferiori;
ad assumere le opportune iniziative dirette a rivedere le previsioni di cui all'articolo 1, comma 78, della legge n. 220 del 2010, le quali hanno introdotto una serie di requisiti ed obblighi di natura patrimoniale per i concessionari dei servizi pubblici di gioco su rete fisica, verificando in particolare l'opportunità di rivedere i parametri previsti da tale normativa, al fine di tener conto degli impegni finanziari che sono stati assunti dai medesimi concessionari, anche a seguito di obblighi di legge, nonché onde evitare un trattamento deteriore degli stessi rispetto agli operatori on-line;
a rafforzare tutti gli strumenti, normativi e di controllo, atti a contrastare il gioco illegale e le pratiche concorrenziali sleali, anche attraverso un concreto coinvolgimento in quest'ambito dei comuni, sia in ragione del danno erariale che tali comportamenti determinano, sia al fine di tutelare gli operatori legali ed i consumatori;
ad assumere tutte le opportune iniziative, in sede comunitaria, per quanto attiene a tale ultimo profilo, al fine di veder riconosciuto il diritto di ciascuno Stato membro dell'Unione europea ad assoggettare anche gli operatori titolari di un'autorizzazione o concessione rilasciata

da altro Stato membro che offrano servizi di gioco d'azzardo via internet anche in quest'ultimo Stato, a requisiti ed obblighi riconducibili alla tutela di interessi pubblici, quali: la valutazione delle qualifiche professionali e dell'integrità degli operatori stessi; la protezione dei consumatori contro i rischi di frode; il contrasto alle infiltrazioni del settore da parte della criminalità organizzata; la lotta alle diverse forme di dipendenza patologica dal gioco, valorizzando in tal senso l'orientamento emerso in materia in alcune sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, tra le quali, da ultima, la sentenza del 15 settembre 2011 relativa alla normativa austriaca, con la quale la Corte ha confermato il principio secondo cui gli Stati membri possono limitare l'accesso al mercato dei giochi ai soli operatori che hanno conseguito la relativa concessione dal regolatore nazionale, escludendo inoltre che esista alcun obbligo di mutuo riconoscimento dei titoli autorizzatori o concessori rilasciati in materia dai diversi Stati membri;
ad adottare tutte le misure necessarie al fine di superare i problemi, di natura tecnica, che attualmente impediscono ai concessionari dei giochi di utilizzare le modalità di pagamento RID, ai fini del rispetto della disciplina circa la tracciabilità dei flussi finanziari recata dall'articolo 3 della legge n. 136 del 2010;
a verificare la congruità delle specifiche tecniche previste per l'attivazione del sistema di georeferenziazione degli apparecchi da gioco collegati in rete, al fine di assicurare la precisione ed affidabilità del sistema, ridurre al minimo le possibilità di manomissione, minimizzare nei limiti del possibile gli oneri di adeguamento per i concessionari ed i gestori, nonché scongiurare i possibili rischi di inquinamento ambientale derivanti dall'installazione degli apparecchi tecnologici necessari al suo funzionamento;
a velocizzare, sia pure nel pieno rispetto della normativa in vigore, le procedure amministrative e di collaudo relative agli apparecchi da gioco cosiddetti videolotteries (VLT), al fine di consentire il rispetto dei piani di sviluppo previsti e l'installazione degli apparecchi per i quali sono già state rilasciate le licenze;
a valutare, per quanto riguarda specificamente il settore del bingo, l'opportunità di prorogare ulteriormente le disposizioni che hanno previsto un incremento della percentuale di somme giocate restituite ai giocatori, nonché a prevedere il riallineamento delle scadenze delle concessioni relative al bingo «fisico»;
ad evitare disparità tra la procedura per l'aggiudicazione dei diritti di esercizio e raccolta in rete fisica dei giochi su base ippica e sportiva presso i cosiddetti «corner» (punti vendita che hanno come attività accessoria la commercializzazione dei giochi pubblici) e la procedura di aggiudicazione dei diritti di esercizio e raccolta in rete fisica di scommesse su base ippica e sportiva presso i negozi che svolgono come attività principale tale commercializzazione, in particolare per quanto riguarda la revoca delle concessioni in materia precedentemente detenute dai medesimi soggetti, nonché a garantire la sostanziale integrazione fra giochi su base ippica e giochi su base sportiva, ai sensi delle previsioni di cui all'articolo 38, commi 2 e 4, del decreto-legge n. 223 del 2006, e ad assicurare una maggiore capillarità della rete di tali giochi, contrastando in tal modo il gioco illegale;
a procedere in tempi ragionevolmente rapidi alla trasformazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato in agenzia fiscale, già prevista dall'articolo 40, comma 2, del decreto-legge n. 159 del 2007;
a rafforzare, anche con il contributo dei soggetti concessionari, le azioni di contrasto e di recupero dei fenomeni di ludopatia, sia attraverso presidi che impediscano al singolo giocatore di impegnare risorse esorbitanti rispetto alla propria condizione economica, sia attraverso programmi di informazione, sensibilizzazione e recupero;

a irrobustire i meccanismi per rendere maggiormente efficace il divieto, già sancito dalla normativa vigente, di partecipazione al gioco da parte dei soggetti minori;
ad assumere le necessarie iniziative dirette a realizzare un testo unico dei giochi che consenta di razionalizzare e stabilizzare il complesso corpus normativo vigente in materia, nonché ad evitare ogni eccesso di adempimenti amministrativi e burocratici inutili;
a valutare con attenzione, per quanto riguarda il settore dei tabacchi lavorati, l'impatto che un eventuale incremento del prelievo sulle sigarette, in forza delle previsioni di cui all'articolo 2, comma 3, secondo periodo, del decreto-legge n. 138 del 2011, in particolare per ciò che attiene all'eventuale espansione del volume del contrabbando;
ad applicare, sempre con riferimento al settore dei tabacchi, nuove disposizioni di cui all'articolo 24, comma 42, del decreto-legge n. 98 del 2011, le quali prevedono che entro il 31 dicembre 2011, con regolamento emanato dal Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute, siano dettate disposizioni concernenti le modalità per l'istituzione di rivendite ordinarie e speciali di generi di monopolio, in modo tale da tenere conto, in ossequio al criterio, di cui alla lettera a) del predetto comma 42, relativo all'esigenza di garantire all'utenza una rete di vendita capillare, della specifica situazione delle rivendite ubicate nei piccoli comuni, nei comuni montani o in quelli caratterizzati da particolari condizioni geografiche, al fine di evitare la chiusura di tali esercizi, che costituiscono spesso un indispensabile presidio per l'erogazione di servizi fondamentali per la vita di quelle comunità locali, nonché al fine di consentire, con la medesima finalità di evitare la desertificazione di quei territori, un ampliamento dei prodotti che possono essere offerti dalle rivendite speciali;
a favorire, sia pure nel rigoroso rispetto delle diverse responsabilità e competenze, forme permanenti di dialogo e concertazione tra l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e le diverse tipologie di soggetti imprenditoriali operanti nel settore.
(7-00703) «Bernardo, Ventucci, Pagano, Gioacchino Alfano, Germanà, Del Tenno, Savino, Vincenzo Antonio Fontana, Berardi».

L'VIII Commissione,
premesso che:
il fiume Po è il principale fiume italiano, con una lunghezza di 652 chilometri e il bacino idrografico più grande d'Italia, che si estende per una superficie di circa 74.000 chilometri quadrati, di cui circa 71.000 situati in territorio italiano, pari a un quarto dell'intero territorio nazionale;
il territorio del bacino interessa circa 3.200 comuni, sette regioni e la provincia autonoma di Trento, e ha una popolazione di circa 16 milioni di abitanti;
per la densità abitativa del territorio, le attività produttive insediate, le infrastrutture e il grado di utilizzazione della risorsa idrica il bacino del Po rappresenta una realtà eccezionalmente varia, un punto nevralgico dell'economia nazionale: in quest'area si forma il 40 per cento del prodotto interno lordo e si collocano il 37 per cento dell'industria nazionale, che sostiene il 46 per cento dei posti di lavoro, il 55 per cento della zootecnia, il 35 per cento della produzione agricola;
le problematiche che affliggono l'area del grande fiume, lungamente trascurate nel corso del tempo, si sono rese quanto mai visibili negli ultimi anni e richiedono azioni composite, urgenti e condivise;
in primo luogo è necessario affrontare gli effetti delle modificazioni di origine antropica che hanno condotto a notevoli squilibri nella dinamica fluviale, tra

cui, in particolare, il forte approfondimento del fondo alveo, ancora oggi causa di numerose problematiche quali lo scalzamento delle fondazioni dei ponti e delle opere di difesa idraulica (difese spondali, pennelli di navigazione, argini in froldo), l'impossibilità di derivare per numerose opere di presa strategiche, la necessità di rifacimento delle conche di navigazione, la mancanza di apporto di sedimenti verso le coste del Mare adriatico con gravi conseguenze in termini di erosione dei litorali;
è evidente che la gestione del complesso di problematiche che caratterizzano il vasto territorio padano necessita di un approccio quanto più integrato possibile, nonché di un orizzonte programmatico strutturato e di lungo periodo, che, in stretta connessione con politiche di salvaguardia delle risorse naturali e paesaggistiche e di tutela della sicurezza della popolazione, costituiscano uno stimolo per il rilancio e la valorizzazione del patrimonio economico, sociale e culturale della valle del fiume Po;
nell'ultimo anno si sono moltiplicate le richieste, da parte di enti locali di vario livello, di attivazione delle risorse previste per i progetti di riqualificazione del fiume Po, a fronte delle pessime condizioni in cui versa l'ambiente fluviale, della scarsità degli interventi di manutenzione alle opere idrauliche, delle difficoltà della navigazione;
le principali direttive europee di settore, in particolare le direttive nn. 2000/60 «acque» e 2007/60 «alluvioni», unitamente agli strumenti di gestione che ne discendono, indicano la necessità di sviluppare un approccio integrato ai corsi d'acqua che guardi alla risorsa idrica nel suo complesso e prenda in considerazione, oltre agli aspetti qualitativi-quantitativi, le interazioni con l'ambiente fluviale e i processi socioeconomici che qui si collocano, secondo una logica multi-obiettivo;
il quadro normativo europeo richiama con forza l'attenzione sugli effetti dei cambiamenti climatici in atto e sulla necessità di prediligere, rispetto agli interventi di tipo tradizionale, azioni strutturali flessibili la cui resilienza rispetto all'andamento dei fenomeni meteo-climatici li renda facilmente adattabili alle future condizioni di disponibilità di risorsa idrica e di dinamica idromorfologica;
nel maggio 2005 l'autorità di bacino e le province riunite nella consulta delle province del Po hanno siglato un protocollo di intesa per la tutela e la valorizzazione del territorio e la promozione della sicurezza delle popolazioni della valle del Po, che si colloca come strumento di indirizzo fortemente caratterizzato da strategie multiobiettivo e dall'integrazione di varie tematiche, quali l'uso e la tutela delle risorse naturali, la rinaturalizzazione delle fasce fluviali, la sicurezza idraulica delle popolazioni, la promozione di pratiche agricole eco-compatibili, la navigabilità, la valorizzazione del patrimonio culturale e il rilancio della fruizione turistica e culturale del Po;
tali tematiche sono state elaborate sino alla definizione del master plan per il fiume Po, redatto nel 2007, e successivamente sviluppate nell'ambito del «progetto strategico speciale valle del fiume Po» con il coinvolgimento delle regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto e delle province rivierasche, che si propone, in un'ottica territoriale fortemente integrata, di sostenere il raggiungimento di obiettivi qualificanti per il miglioramento delle condizioni di sicurezza delle popolazioni insediate nella valle, la tutela delle fasce fluviali e la salvaguardia quali-quantitativa della risorsa idrica, promuovendo, al contempo, la fruizione delle risorse ambientali e storico-culturali e il turismo fluviale;
per gli ambiti tematici sviluppati, la configurazione generale e l'ambito di rilievo strategico nella seduta del 21 dicembre 2007 il CIPE, con deliberazione n. 166, ha assegnato al progetto valle Po un importo di 180 milioni di euro nell'ambito del FAS nazionale per le regioni del Centro-nord;
a seguito della presa d'atto degli elaborati di progetto, avvenuta con deliberazione

del Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino n. 13 del 18 marzo 2008, nella seduta del 2 aprile 2008 il CIPE ha approvato con prescrizioni il Progetto valle Po;
il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ha successivamente riprogrammato le risorse nazionali disponibili del FAS, sottraendo al progetto valle Po i fondi originariamente assegnati dal CIPE;
nonostante la mancanza di copertura finanziaria, l'Autorità di bacino, le regioni, le province rivierasche e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno ritenuto di portare in ogni caso a termine la procedura di VAS e di predisporre il protocollo di intesa previsto dal CIPE per l'attuazione dei progetti strategici;
dal punto di vista operativo, il progetto valle Po articola, attraverso quattro assi prioritari, uno schema complessivo di interventi la cui definizione è stata avviata da tempo sulla base di solide attività istruttorie e pratiche di cooperazione istituzionale;
le linee di azione, allo stato attuale, consistono nelle seguenti:
a) il riassetto idraulico, l'aumento della capacità di laminazione nelle fasce fluviali e la ricostruzione morfologica dell'alveo di piena;
b) la conservazione dell'integrità ecologica della fascia fluviale e della risorsa idrica del Po;
c) il sistema della fruizione e dell'offerta culturale e turistica;
d) il sistema della governance e delle reti immateriali per la conoscenza, la formazione e la partecipazione;

gli interventi afferenti a ciascuna di esse, in alcuni casi già individuati dalla programmazione strategica delineata dal piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI) dell'Autorità di bacino, sono stati selezionati anche in base alle ricadute sugli obiettivi nel loro complesso, con l'intenzione di massimizzare l'integrazione tra le varie linee di azione e delineare, già nella fase di programmazione, uno scenario di attuazione globale per il progetto valle Po;
il programma generale di gestione dei sedimenti del fiume Po, ulteriore strumento di pianificazione e programmazione strategica a scala di distretto approvato per stralci dall'Autorità di bacino tra il 2006 e il 2008, a sua volta fondato su un approccio intersettoriale, costituisce il momento di sintesi delle attività di studio condotte sul tema dell'evoluzione morfologica dei corsi d'acqua principali, con particolare riferimento ai fenomeni di erosione, sovralluvionamento e andamento del trasporto solido a scala di asta fluviale;
il tema della gestione sedimenti è strettamente connesso alla manutenzione delle opere di difesa idraulica e alla gestione della vegetazione ripariale e assume, pertanto, una rilevanza strategica in relazione all'ormai indifferibile necessità di avviare processi di recupero morfologico e ambientale dell'alveo e delle aree ripariali, presupposto irrinunciabile per garantire uno sviluppo sostenibile delle componenti socio-economiche presenti lungo l'asta fluviale;
il programma generale sedimenti, analogamente al progetto valle Po, si colloca come risposta alle principali criticità evidenziate in precedenza partendo da un approccio multiobiettivo e individuando le seguenti finalità:
a) recupero di configurazioni morfologiche d'alveo caratterizzate da condizioni di maggiore stabilità e dalla ricerca di un maggior equilibrio nelle dinamiche di trasporto solido;
b) miglioramento della capacità di convogliamento delle portate di piena, con particolare riferimento ai tratti canalizzati;
c) miglioramento dell'assetto ecologico del corso d'acqua;

d) mantenimento di adeguate condizioni di navigabilità, con l'individuazione di un assetto compatibile con le finalità di funzionalità idraulica, morfologica e ambientale del corso d'acqua, con particolare riferimento al tratto a valle dello sbarramento di Isola Serafini;
e) ripristino della continuità del trasporto dei sedimenti fluviali a beneficio dell'area deltizia e costiera;

il programma generale sedimenti, oltre all'impostazione interdisciplinare, prevede interessanti modalità attuative per gli interventi individuati, laddove viene delineata la via dell'autofinanziamento mediante gli introiti provenienti dalle escavazioni di sedimenti in aree demaniali ovvero dal ricorso a lavori a compensazione nelle aree private. Tale possibilità assume una valenza strategica di primo piano, soprattutto se collocata nel contesto delle condizioni imposte dalla crisi economica, che hanno condotto a una riduzione continua dei fondi destinati alla sicurezza territoriale e alla tutela delle risorse naturali, settori che negli anni passati avevano già subito una drastica riduzione di finanziamenti;
il percorso progettuale del progetto valle Po e del programma generale sedimenti ha reso quanto mai evidente l'urgenza di costruire un quadro di azioni strutturato, all'interno di un disegno unitario di medio-lungo periodo, in grado di dare avvio a una politica integrata di intervento per il miglioramento generale delle condizioni di sicurezza dei territori rivieraschi e per la tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali delle infrastrutture per la mobilità, del turismo e del patrimonio culturale dei territori della pianura padana, superando le logiche di intervento settoriale e favorendo l'utilizzo coordinato e sinergico di diversi strumenti economici e finanziari a disposizione;
un approccio siffatto si configura come politica complessiva di gestione del territorio, la cui attuazione è strettamente legata a un serio percorso di condivisione da parte di tutti gli attori sociali, economici e istituzionali e alla capacità di tali soggetti di dare vita a forme di partenariato economico tra pubblico e privato che diano un efficace contributo a sostenerne la fattibilità economica,


impegna il Governo:


ad avviare, partendo dall'esperienza e dagli obiettivi del progetto valle Po e del programma generale sedimenti, politiche di programmazione strategica di tipo integrato che mirino alla sicurezza dei territori rivieraschi, alla tutela delle risorse idriche e ambientali, allo sviluppo del trasporto fluviale, alla valorizzazione del turismo, superando le logiche di intervento settoriale e creando in tal modo i presupposti per dare un serio impulso alla ripresa economica e sociale dei territori della valle del Po;
ad assumere iniziative volte a ripristinare il fondo pari a 180 milioni di euro necessario per il finanziamento del progetto valle Po.
(7-00704) «Bratti, Motta, Mariani, Marchi, Realacci, Braga, Marchignoli, Miglioli, Ghizzoni, Marantelli, Esposito, Marco Carra, Franceschini, Brandolini».

L'VIII Commissione,
premesso che:
l'inceneritore Fenice di Melfi è tra i più grandi d'Europa e smaltisce circa 65.000 tonnellate annue di cui 30.000 di rifiuti solidi assimilati agli urbani e 35.000 di rifiuti industriali;
l'impianto opera in base ad un'autorizzazione provvisoria rilasciata dalla provincia di Potenza nelle more del rilascio dell'AIA da parte della regione, fatto che ha contribuito a far condannare l'Italia dalla Corte europea per violazione della direttiva 200/1/CE (sentenza del 31 marzo 2011 causa C-50/10);

l'Arpa Basilicata ha messo a disposizione i dati relativi al monitoraggio dei metalli pesanti prodotti dall'inceneritore Fenice di Melfi, per il periodo 2002-2007, solo sabato 17 settembre 2011: in base a questi dati emerge che dal 2002 al 2007, vi sono stati sforamenti continui da parte dell'inceneritore Fenice ed in particolare:
sforamenti di nichel e piombo (gennaio a novembre 2002; gennaio e marzo 2003); sforamenti di cromo e nichel nel giugno 2003; sforamenti di mercurio, nichel e piombo nel luglio 2003; sforamenti di cromo, nichel e piombo nel settembre 2003; sforamenti di nichel e piombo nel dicembre 2003; sforamenti di cromo, mercurio e nichel nel gennaio 2004; sforamenti di mercurio e nichel nel marzo 2004; sforamenti di cromo e nichel nel maggio e nel luglio 2004; sforamenti di nichel nel settembre e novembre 2004; sforamenti di cromo e nichel nel gennaio 2005; sforamenti di nichel nel marzo, a settembre e novembre 2005; sforamenti di cromo e nichel nel luglio 2005; sforamenti di cromo, nichel e piombo nel marzo 2006; sforamenti di cromo e nichel nel maggio 2006; sforamenti di nichel nel luglio 2006; sforamenti di cromo nel settembre 2006; sforamenti di cromo, nichel e piombo nel novembre 2006 e marzo 2007; sforamenti di cromo e nichel nel gennaio 2007; sforamenti di cromo, mercurio e nichel nel maggio 2007; sforamenti di cadmio, cromo, mercurio, nichel e piombo nel luglio 2007; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, bromodiclorometano, dibromoclorometano nel dicembre 2007;
i valori di mercurio non figurano rilevati per i mesi di maggio, luglio e settembre 2004; marzo, luglio, settembre e novembre 2005; marzo e maggio 2006; ed inoltre non risultano i rilevamenti di cadmio, nichel, piombo, rame e zinco nel gennaio e settembre 2006;
il rilevamento negli anni 2002-2007 presenta lacune di mesi;
dal monitoraggio ambientale relativo agli anni successivi è emerso che vi sono stati sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, triclorotilene, tetraclorotilene, bromodiclorometano, dibromoclorometano, nel febbraio e nel marzo 2008; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, tetraclorotilene, bromodiclorometano, dibromoclorometano nel maggio e nel luglio 2008; sforamenti di nichel, triclorometano, tetraclorotilene bromodiclorometano, dibromoclorometano nel settembre 2008; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, tetraclorotilene, bromodiclorometano, dibromoclorometano nel dicembre 2008, (mese in cui nel pozzo 9 non è stato possibile rilevare gli sforamenti di VOC) e nel gennaio 2009; sforamenti di nichel, mercurio, triclorometano, tricloroetilene, tetraclorotilene nel marzo, nel maggio, nel luglio e nel settembre 2009; sforamenti di nichel, triclorometano, tricloroetilene, tetraclorotilene nel novembre 2009, nel gennaio, nel marzo e nel maggio 2010; nichel nel luglio 2010; sforamenti di nichel e tricloroetilene nel settembre 2010; sforamenti di nichel, triclorometano, tricloroetilene, tetraclorotilene nel gennaio 2011; sforamenti di nichel, manganese, tricloroetilene e dicloropropano nel marzo 2011; sforamenti di arsenico, nichel manganese, tricloroetilene, dicloropropano, tricloropropano, nel maggio 2011 ed infine nichel manganese, tricloroetilene, dicloropropano nel luglio 2011;
in tale situazione, è stata presentata in data 31 marzo 2011 una richiesta di incremento della capacità della linea di trattamento del forno a griglia dell'impianto Fenice per il passaggio da 30.000 a 39.000 tonnellate annue senza prevedere modifiche dal punto di vista impiantistico, della superficie occupata e della volumetria dei fabbricati;
il «Principio di precauzione» sancito dal trattato di Maastricht è stato tradotto nella normativa italiana con l'approvazione del «codice dell'ambiente» (decreto legislativo n. 152 del 2006) e precisamente attraverso l'articolo 301 che recita: «In applicazione del principio di precauzione del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute

umana e per l'ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione». Tale concetto è stato ulteriormente precisato con l'articolo 3-ter del decreto legislativo n. 4 del 2008 (integrativo del decreto legislativo n. 152 del 2006): «La tutela dell'ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell'azione preventiva...»,


impegna il Governo:


ad inviare con la massima urgenza un'ispezione al comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di accertare quanto rappresentato in premessa, segnalando eventuali violazioni di legge all'autorità giudiziaria per i seguiti di competenza;
ad adottare tutte le iniziative di competenza dirette a limitare il danno ambientale provocato nonché ad ordinare, ai sensi dell'articolo 305 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al soggetto gestore che ha cagionato danni ambientali di assumere le necessarie misure di ripristino.
(7-00706) «Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

La X Commissione,
premesso che:
il 16 settembre 2011 l'amministratore delegato di Alenia Aeronautica ha illustrato alle organizzazioni nazionali Fim-Fiom-Uilm il piano di riorganizzazione e ristrutturazione del gruppo;
l'azienda ha delineato le linee strategiche per il periodo 2012-2020 con volumi di investimento previsti pari a 3 miliardi di euro, di cui 2 miliardi sul settore civile ed 1 miliardo sul settore militare, in aggiunta ai 168 milioni di euro per la riorganizzazione dei siti; di questi per il sito di Tessera (Venezia) sono previsti solo 20 milioni di euro quindi sostanzialmente nulla;
il piano prevede la specializzazione e sviluppo delle attività in 2 grandi aree del Paese: al nord il settore militare (Torino Cameri e Venegono), al sud il settore civile (Pomigliano, Nola, Capodichino, Foggia e Grottaglie), con l'obiettivo di valorizzare le produzioni di velivoli di proprietà e rafforzare le competenze di produttore e integratore del prodotto finito;
per il settore militare l'azienda prevede lo sviluppo della nuova versione del M346 ovvero il LCA, l'ammodernamento del M311, lo sviluppo dei simulatori e addestramento e l'utilizzo delle competenze acquisite con il programma EFA per aggiornare la sensoristica e i sistemi di armamento. Si prevedono investimenti e accordi in partnership per costruire il Heavy Male-Ucav;
l'azienda ha inoltre previsto il potenziamento della logistica a supporto del post vendita a partire dai prodotti di proprietà. Per quanto riguarda il velivolo C27J si prevede l'aggiornamento del prodotto, dell'apparato avionico, il potenziamento della propulsione, nuovi sistemi per integrare le missioni e interventi ingegneristici per una produzione modulare;
sul settore civile Alenia ha annunciato la possibilità di produrre un nuovo aereo da 130 posti da posizionare nella fascia superiore del Superjet, insieme alla capogruppo Sukhoi, che attualmente produce il 95/100 posti con una alleanza societaria nuova e paritaria. Il sito produttivo sarà insediato in area campana;
per quanto riguarda il turboProp, con la crescita dell'ATR sul mercato, l'azienda intende sviluppare l'ammodernamento dell'avionica ATR600, mentre non sono previsti investimenti per realizzare un nuovo prodotto fino al 2020. Nel campo delle aerostrutture l'obiettivo è di rafforzare e crescere sui programmi Boeing a partire dal 787, e i prodotti Airbus, Bombardier;
per perseguire questi obiettivi, l'azienda ha presentato una riorganizzazione che prevede di strutturare a Torino la sede operativa del settore militare negli stabilimenti di Caselle e Cameri per l'assemblaggio finale e le prove a terra e in volo dei velivoli Difesa;

la sede legale della nuova società, Alenia Aermacchi, avrà sede a Vengono, dove avverrà anche la produzione dei velivoli completi per l'addestramento basico, intermedio, avanzato da completare con capacità di addestramento in aula e su simulatore presso le basi;
a Capodichino saranno costruiti aerei da trasporto militare e derivati oltre a vedere la presenza della linea di volo del nuovo aereo civile regionale Superjet da 130 posti, unitamente all'insediamento della sede operativa della progettazione, sviluppo, prototipo e assemblaggio degli aerei civili e dei sottoassiemi dei veicoli commerciali civili;
Nola sarà la sede per la produzione lamiere e meccanica;
a Grottaglie-Foggia-Pomigliano saranno sviluppate le parti in compositi per la produzione delle strutture aperte e strutture chiuse (segmenti di fusoliera) appunto in composito;
Venezia dovrebbe diventare la sede di montaggio degli interiors SuperJet100;
le soluzioni sopra prospettate avrebbero pesanti effetti sul piano occupazionale dell'intero gruppo: a) 1.200 lavoratori eccedenti gruppo; b) la terziarizzazione di 500 lavoratori occupati nei magazzini e nella logistica, nell'amministrazione e nella guardiania; c) il ricorso alla CIGS per 1.000 lavoratori a seguito delle chiusure dei siti, compreso quello di Venezia;
inoltre in particolare: a) la chiusura dello stabilimento di Casoria e il trasferimento del 50 per cento delle attività a Nola e ricollocazione dei lavoratori nell'area campana; b) la chiusura della sede di Roma con trasferimento di attività e lavoratori nella sede operativa di Torino e Polmigliano; c) la chiusura dello stabilimento di Tessera e il trasferimento delle attività produttive di revisione e trasformazione in Campania;
in provincia di Venezia, a seguito della crisi, migliaia di posti di lavoro sono in discussione e gli ammortizzatori sociali rischiano di esaurirsi, togliendo ai lavoratori anche questa minima tutela. Si fa concreto il rischio che in tutta la provincia si verifichi un fenomeno, quello dei licenziamenti di massa, mai conosciuto prima con danni sociali e economici permanenti e senza precedenti;
il piano sopra ricordato quindi interviene in questo quadro decisamente negativo, e comporta chiusura di tutte le attività produttive dello stabilimento di Tessera, con il rischio che 400 lavoratori siano licenziati ed espulsi dalla fabbrica che si aggiunge al ridimensionamento industriale del sito di Tessera, determinato dall'uscita dal mercato delle trasformazioni aeronautiche, con un saldo occupazionale negativo di oltre 600 lavoratori, diretti e dell'indotto, dal 2007;
il piano salvaguarda solo alcune realtà senza considerare la storia, le professionalità esistenti e un minimo di equilibrio territoriale nella ripartizioni degli onerosi impatti sociali che determina scaricandosi solo su alcune tra le quali la più penalizzata pare essere quella di Venezia;
si tratta di una decisione inaccettabile perché smentisce gli impegni assunti dall'azienda con le istituzioni locali e gli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali, sulla missione industriale e la continuità produttiva e occupazionale del sito di Tessera,


impegna il Governo:


a intervenire su Finmeccanica (controllante di Alenia) perché il piano sopra descritto venga rivisto tenendo in considerazione gli effetti drammatici che provoca solo su alcune realtà produttive con particolare riferimento al sito di Tessera (Venezia);
a intervenire in questo contesto perché Alenia confermi la missione industriale del sito di Tessera come condizione per consolidare e sviluppare le attività produttive e salvaguardare i livelli occupazionali attraverso il rafforzamento della

presenza di Alenia Aeronautica, di Agusta Westland e Superjet International rivendicando politiche industriali fondate su investimenti produttivi e il mantenimento dell'occupazione.
(7-00705) «Lulli, Viola, Baretta, Martella, Murer, Sanga».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedo di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
le gravi e ancora frammentarie notizie relative al crollo di una palazzina nella città di Barletta, in cui avrebbero perso la vita almeno cinque persone, sembrano purtroppo ricondursi all'allarmante carenza di una politica nazionale di contrasto dell'abbandono della cura del territorio e della manutenzione del tessuto urbano dei nostri centri storici;
a quanto si apprende dalle prime ricostruzioni giornalistiche, era già stata segnalata l'instabilità dell'edificio in questione alle competenti autorità, anche a seguito della demolizione di altri due edifici attigui;
la procura di Trani ha già aperto un'inchiesta per accertare le eventuali responsabilità per disastro colposo;
questa grave tragedia è solo l'ultima di una lunga serie che negli ultimi tempi si è registrata nel nostro territorio e rispetto alla quale, i continui tagli ai trasferimenti agli enti locali non appaiono ininfluenti rispetto alla possibilità che tali amministrazioni possano svolgere sollecitamente e appropriatamente le proprie funzioni di prevenzione e vigilanza -:
per quanto di sua competenza, di quali elementi disponga il Governo rispetto al crollo della palazzina di Barletta, anche ai fini della piena e leale collaborazione con gli organi inquirenti di tutte le amministrazioni interessate.
(2-01220) «Boccia, Bellanova, Bordo, Capano, Concia, D'Alema, Ginefra, Grassi, Losacco, Mastromauro, Servodio, Vico, Boffa, Recchia, Letta, Vaccaro, Mazzarella, De Micheli, Mosca, Esposito, Marantelli, Amici, Lenzi, Mariani, Dal Moro, Garavini, Cuomo, Realacci, Boccuzzi, Genovese, Cilluffo, Albini».
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
con riferimento alla situazione di crisi dei rifiuti in Campania, il 29 settembre 2011 la Commissione europea ha trasmesso al Ministro degli affari esteri una lettera di costituzione in mora dello Stato italiano (infrazione n. 2007/2195) per non aver adottato i provvedimenti necessari ad eseguire la sentenza pronunciata il 4 marzo 2010 dalla Corte di giustizia nella causa C-297/08. Tale sentenza ha accertato che: «la Repubblica italiana, non avendo adottato, per la regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare, non avendo creato una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza degli articoli 4 e

5 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 5 aprile 2006, 2006/12/CE, relativa ai rifiuti»;
sulla base delle informazioni disponibili, la Commissione europea ritiene oggi che le autorità italiane non abbiano ancora attuato le prescrizioni della Corte di giustizia;
è stata dunque avviata nei confronti dell'Italia la procedura di cui all'articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in base al quale, se lo Stato italiano non trasmetterà urgentemente delle osservazioni adeguate alla Commissione, questa potrà adire nuovamente la Corte di giustizia per ottenere la condanna dell'Italia al pagamento di una sanzione pecuniaria, che può raggiungere l'importo di 680 mila euro per ogni giorno di inadempimento;
alla base del giudizio di inadeguatezza formulato dalla Commissione c'è, in particolare, il documento trasmesso dalla Rappresentanza permanente d'Italia in data 7 giugno 2011 [INF(2011)103079], nel quale le autorità italiane hanno inteso riassumere i provvedimenti da esse adottati per eseguire la sentenza e dimostrare di aver migliorato il sistema campano di gestione dei rifiuti rispetto alla situazione fattuale alla base della sentenza della Corte di giustizia. Un'altra importante fonte d'informazioni, per quanto riguarda i provvedimenti adottati o previsti al fine di eseguire la sentenza, è costituita dalla proposta di piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani della regione Campania pubblicata sul BURC n. 21 del 30 marzo 2011, nonché dalla proposta di piano regionale di gestione integrata dei rifiuti speciali in Campania, pubblicata sul BURC n. 34 del 31 maggio 2011;
a tale riguardo la Commissione ha osservato che, ad oltre un anno dalla sentenza della Corte di giustizia, tali piani non sono ancora stati adottati dal consiglio regionale della Campania e non sono dunque operativi;
sulla base delle informazioni così ricevute, la Commissione ritiene che le autorità italiane siano ancora inadempienti sia agli obblighi previsti: dall'articolo 5 della direttiva 2006/12/CE, in materia di creazione di una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento dei rifiuti, nel rispetto del principio di prossimità, e dall'articolo 4 della direttiva, relativo alle misure necessarie ad assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente;
con riferimento alla persistente violazione dell'articolo 5 della direttiva europea, i dati a disposizione della Commissione indicano che la Campania continua a non avere una rete adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti urbani. In particolare:
a) per quanto riguarda la raccolta differenziata (RD), la Commissione ritiene che in una situazione come quella campana, caratterizzata dalla instabilità del sistema di gestione dei rifiuti urbani, i risultati sinora conseguiti dalle autorità italiane (pur con un certo incremento della percentuale media regionale di RD nel biennio 2009-2010) non possano essere considerati sufficienti e che vadano intensificati gli sforzi in tale direzione;
b) per quanto riguarda gli impianti di compostaggio/digestione anaerobica, a oltre un anno dalla sentenza l'unico impianto aggiuntivo di cui è stata ultimata la costruzione è quello di Salerno (attualmente in fase di collaudo), mentre gli altri nove impianti previsti saranno attivati tra la fine del 2011 e la primavera del 2014;
c) per quanto riguarda i previsti inceneritori di Salerno e Napoli Est (per il quale è ancora in corso la procedura di appalto, stante la recente proroga dei termini per la presentazione delle offerte) e il gassificatore di Caserta (impianto ancora «sulla carta», per cui è previsto solo un cronoprogramma nel piano regionale prima citato), sembra che essi non entreranno in funzione prima del 2014-2015;

d) per quanto riguarda la capacita di discarica aggiuntiva che si prevede di realizzare, non e dato sapere se e quando essa sarà disponibile. La Commissione osserva in particolare che «tenendo conto dei quantitativi medi di rifiuti conferiti in discarica giornalmente, le discariche esistenti saranno esaurite entro la fine del 2014; in particolare, le due discariche nella provincia di Napoli si esauriranno rispettivamente entro la fine del 2011 (Chiaiano) ed entro marzo 2012 (Terzigno)». Per quanto riguarda la nuova capacità di discarica da realizzare, di cui la Campania ha urgentemente bisogno, si rileva che le autorità italiane «le Autorità italiane non hanno fornito nessuna indicazione temporale circa la realizzazione della capacità di discarica aggiuntiva: più in particolare, non si sa quando, verrà riaperta la discarica di Macchia Soprana; non si sa quando avverrà l'ampliamento delle discariche di Savignano Irpino, Sant'Arcangelo Trimonte e San Tammaro; non si sa quando verranno individuati i siti per la realizzazione delle tre discariche previste nella provincia di Napoli, e tanto meno si sa quando tali discariche entreranno in funzione»;
e) con riferimento al problema delle cosiddette ecoballe, in base alle informazioni trasmesse alla Commissione europea, esse ammontano ancora a circa 6 milioni di tonnellate. Quanto al progetto di realizzare un inceneritore ad hoc per smaltirle, la Commissione osserva che le autorità italiane si sono limitate a comunicare che esso avrà una capacità compresa tra le 400.000 e le 500.000 tonnellate l'anno ed entrerà in funzione nel 2014. Alla Commissione non è stata fornita nessuna informazione sull'evoluzione delle procedure attinenti alla realizzazione di tale impianto, per cui non risulta ancora avviata nessuna procedura. Per quanto riguarda l'intenzione di caratterizzare le ecoballe prima di procedere al loro incenerimento nel costruendo impianto ad hoc, la Commissione osserva che le autorità italiane non hanno trasmesso nessuna informazione circa la tempistica della prevista caratterizzazione. In particolare, «le Autorità italiane non hanno comunicato, con riferimento a ciascun sito, dettagli circa le autorizzazioni rilasciate dalle competenti Autorità regionali circa la frequenza e i risultati dei monitoraggi, circa le misure adottate nei casi in cui i risultati dei monitoraggi abbiano evidenziato eventuali problemi di inquinamento. Inoltre, poiché l'autorizzazione di un sito di stoccaggio di rifiuti presuppone la caratterizzazione dei rifiuti interessati e poiché, a quanto risulta alla Commissione (si vedano i paragrafi 36 e 37 della presente lettera di costituzione in mora), le Autorità italiane non hanno ancora caratterizzato le ecoballe, le condizioni di sicurezza dei siti di stoccaggio delle ecoballe risultano dubbie»;
f) in merito alle giacenze ancora stoccate presso vari STIR (circa 80.000 di frazione umida tritovagliata) e nel sito di Ferrandelle (circa 470.000 tonnellate di rifiuti solidi), che hanno spesso determinato un blocco del sistema e l'accumulo di varie tonnellate di rifiuti nelle strade di Napoli e di altre città campane, soprattutto nella provincia di Napoli, le autorità italiane non hanno comunicato nessun calendario relativo allo loro smaltimento;

va evidenziato il rilievo della Commissione in base al quale, sebbene l'articolo 5 della direttiva 2006/12/CE non osti ad una cooperazione interregionale e persino tra Stati membri nella gestione dei rifiuti, e sebbene la proposta di piano di gestione dei rifiuti urbani pubblicata sul BURC indichi esplicitamente che, per tutto il periodo transitorio, occorrerà inviare fuori regione una certa quantità di rifiuti, «le Autorità italiane non sono state in grado di assicurare l'invio di rifiuti verso impianti fuori della Campania in misura adeguata» e che proprio «questa situazione è tra le cause del frequente accumularsi di rifiuti per le strade della Campania»;
in proposito, il decreto-legge n. 94, adottato dal Governo italiano il 1o luglio 2011 al fine di consentire nuovamente gli invii dei rifiuti campani in altre regioni

italiane, si è dimostrato insufficiente a scongiurare l'accumularsi di tonnellate di rifiuti, che è continuato durante tutto il mese di luglio 2011 e sino alla metà dell'agosto 2011. Tale circostanza ha contribuito a dare alla Commissione europea un segno di immobilismo rispetto alla situazione fotografata nel 2008 dalla Corte di giustizia;
per quanto riguarda i rifiuti speciali, la Commissione osserva che la proposta di piano di gestione dei rifiuti speciali in Campania pubblicata sul BURC n. 34 del 31 maggio 2011 indica, in particolare, che la capacità di discarica necessaria in Campania nei prossimi dieci anni è stimata in 6.450.000 metri cubi per i rifiuti inerti all'origine, in 15.550.000 metri cubi per i rifiuti non pericolosi e in 550.000 metri cubi per i rifiuti pericolosi. «Tuttavia, tale proposta di piano non contiene nessun cronoprogramma relativo alla realizzazione di tale capacità di discarica (né alla realizzazione di altri tipi di impianti per la gestione dei rifiuti speciali)»;
con riferimento alla violazione dell'articolo 4 della direttiva 2006/12/CE, si rileva lo stesso perdurante inadempimento dello Stato italiano, in quanto le autorità non sono ancora riuscite, nella regione Campania, ad adottare le misure necessarie per vietare lo smaltimento incontrollato dei rifiuti e per porre fine alla situazione preoccupante di accumulo di rifiuti nelle strade. Conclude significativamente la Commissione che «è incontestabile che i rifiuti giacenti nelle strade, nonché quelli in attesa di trattamento presso i siti di stoccaggio, costituiscano un degrado significativo dell'ambiente e del paesaggio e una reale minaccia tanto per l'ambiente quanto per la salute umana. Infatti, tali accumuli potrebbero determinare una contaminazione del suolo e delle falde acquifere, il rilascio di sostanze inquinanti nell'atmosfera a seguito dell'autocombustione dei rifiuti o degli incendi provocati dalla popolazione, con conseguente inquinamento dei prodotti agricoli e dell'acqua potabile, o, ancora, emanazioni maleodoranti»;
dunque lo scenario delineato dalla sentenza della Corte di giustizia, con riferimento alla situazione in cui versava la Campania nel marzo 2008, «rimane valido ancora oggi, in quanto gli impianti di smaltimento dei rifiuti attualmente esistenti in Campania non sono adeguati alle esigenze della regione». Tale situazione comporta che, sino al 2014-2015, quando si prevede saranno operativi i vari impianti programmati, il sistema di gestione dei rifiuti in Campania continuerà a essere caratterizzato da una «più o meno grave insufficienza e instabilità»;
si ricorda infine che, proprio a seguito alla procedura di infrazione avviata a carico dell'Italia nel 2007, la Commissione europea ha deciso di sospendere l'erogazione di 135 milioni di contributi dell'Unione europea, di contributi per il periodo finanziario 2006-2013, a favore di progetti di gestione dei rifiuti, e un'ulteriore importo pari a 10,5 milioni di euro per il periodo finanziario 2000-2006. Tali fondi saranno sbloccati solo quando il piano per la gestione dei rifiuti sarà effettivamente conforme alla normativa europea -:
quali impegni urgenti si intendano assumere in relazione ai punti elencati in premessa, per eseguire la sentenza del 4 marzo 2010 della Corte di giustizia sanando tutte le già ricordate violazioni del diritto dell'Unione europea, per scongiurare l'ingente danno all'erario (nonché all'immagine del nostro Paese) che deriverebbe da un ennesima condanna europea per illeciti ambientali a carico dell'Italia;
quali segnali di credibilità ci si impegna a fornire in merito al sistema di gestione dei rifiuti campani, che ha continuato a mostrare segnali di fragilità e periodiche ricadute in stato di emergenza, nonostante quest'ultimo sia stato dichiarato ufficialmente chiuso con il decreto-legge n. 195 del 31 dicembre 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
quali azioni concrete intenda porre in essere il Governo, nel rispetto del fondamentale

ruolo di coordinamento fra le regioni;
quali iniziative s'intendano avviare, in particolare, per velocizzare le procedure di costruzione dei nuovi impianti, assicurando al tempo stesso il doveroso livello di trasparenza che la normativa nazionale ed europea impone alla pubblica amministrazione, scongiurando l'ipotesi, formulata anche in varie sedi europee, per cui l'opacità instauratasi nella gestione pubblico/privata del ciclo dei rifiuti possa aver favorito una maggiore presenza di gruppi della criminalità organizzata.
(2-01223) «Bratti, Mariani, Iannuzzi, Realacci, Bonavitacola, Margiotta, Graziano, Cuomo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOLLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con l'approvazione della risoluzione conclusiva di dibattito n. 8-00099 del 25 novembre 2010 le Commissioni bilancio, tesoro, programmazione e cultura della Camera dei deputati hanno approvato un lungo elenco di interventi in materia di edilizia scolastica individuando progetti e richieste di centinaia di scuole di tutto il Paese;
dopo otto mesi nei quali non è stato emanato l'atto di avvio dell'iter per la distribuzione delle risorse agli enti locali e alle scuole da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, il Governo, tramite il sottosegretario Mantovani in audizione il 21 luglio 2011 presso le Commissioni riunite V (bilancio, tesoro e programmazione) e VII (cultura, scienza e istruzione), ha annunciato la necessità di adottare una nuova risoluzione, in sostituzione della precedente con l'obiettivo di differenziare i percorsi delle scuole del nord Italia con quelli delle otto regioni del sud;
secondo le comunicazioni del sottosegretario i finanziamenti degli interventi per le otto regioni del sud sono individuati tra le risorse dei fondi Fas e per questo devono passare attraverso una deliberazione del Cipe;
la nuova risoluzione è stata approvata nelle Commissioni bilancio, tesoro, programmazione e cultura della Camera dei deputati il 2 agosto 2011 con il numero 8-00143;
la sofferenza degli enti locali, ai quali era stata consegnata la lista dei progetti finanziati e che sulla base di questa comunicazione avevano programmato interventi e destinato risorse proprie ad altri interventi, sta raggiungendo livelli insopportabili, in particolare nelle zone colpite dal terremoto. Gli enti locali hanno definito, programmato e annunciato lavori importantissimi per la vita di migliaia di alunni, sulla base di una comunicazione ufficiale della Camera dei deputati. Da mesi oramai non hanno più notizie e non possono dare risposte certe alle scuole del loro territorio -:
perché dopo otto mesi dall'approvazione della prima deliberazione sia stato necessario cambiare l'iter di approvazione per le scuole del Mezzogiorno e cosa intenda fare il Presidente del Consiglio dei ministri per accelerare la delibera del Cipe visto che ogni giorno di ritardo lascia le scuole in uno stato di incertezza e gli enti locali, già senza risorse, senza alcuna possibilità di intervenire per risolvere i problemi delle scuole.
(5-05454)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
lunedì 3 ottobre, una palazzina di tre piani in via Roma, a Barletta, situata a pochi passi dal centro è crollata;
il bilancio è gravissimo poiché è stato recuperato il cadavere di una ragazza 14enne, figlia dei titolari dell'opificio e di

altre tre donne, mentre un'altra, che era in condizioni di salute molto gravi, si è spenta per le tante ferite riportate;
dalle verifiche fatte da polizia e carabinieri le persone attualmente sotto le macerie sarebbero cinque: quattro adulti e una bambina;
i vigili del fuoco hanno confermato che dall'inizio delle operazioni sono state salvate dalla macerie cinque persone;
sul posto sono arrivati 35 militari del reggimento fanteria dell'esercito per aiutare pompieri, forze di polizia e volontari;
le cause del crollo sono sconosciute, ma accanto al palazzo crollato erano in corso alcuni lavori di demolizione di un altro stabile;
secondo quanto dichiarato dal dirigente del settore lavori pubblici del comune di Barletta, architetto Francesco Gianperrini il venerdì precedente i proprietari della palazzina avevano fatto richiesta ai vigili urbani di un sopralluogo, ritenendo che l'edificio mostrasse cedimenti nella staticità;
a quanto si è saputo, tecnici del comune e i vigili del fuoco nella stessa giornata, poche ore dopo la presentazione della richiesta da parte dei proprietari avevano fatto il sopralluogo comunicando poi agli interessati che era necessaria una verifica tecnica più approfondita e una messa in sicurezza dell'immobile le cui operazioni, sempre secondo quanto si è appreso, sarebbero dovute avvenire nella giornata del 3 ottobre;
da quanto è emerso, le donne decedute nel crollo della palazzina di via Roma, a Barletta lavoravano in un maglificio ospitato all'interno della palazzina in nero, a meno di quattro euro l'ora e secondo quanto riferito dal segretario generale della Cgil Bat, Luigi Antonucci sembra che l'azienda fosse completamente sconosciuta all'Inps;
il patrimonio edilizio del nostro Paese, costituito da circa 120 milioni di vani, annovera ben 47 milioni di vani costituiti da edifici post bellici, privi di qualità e non anti-sismici, per i quali è necessario l'avvio di un programma di rottamazione edilizia;
la Camera dei Deputati aveva approvato il 26 gennaio 2010 all'unanimità la mozione 1-00324 che impegnava il Governo, tra l'altro, a favorire la messa in sicurezza del patrimonio abitativo e industriale esistente, anche al fine di garantire una reale certificazione anti-sismica delle costruzioni -:
di quali informazioni disponga il Governo in merito alle cause e alle eventuali responsabilità del crollo della palazzina di via Roma a Barletta avvenuto il 3 ottobre;
per quale ragione il Governo non abbia dato seguito al dispositivo della mozione 1-00324 in merito a misure di sicurezza del patrimonio edilizio esistente;
se e come si intenda destinare parte delle ingentissime risorse delle spesa pubblica che ammonta a 700 miliardi di euro l'anno alla non più procrastinabile messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente.
(4-13456)

MARIANI, BRATTI, MORASSUT, REALACCI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MOTTA, VIOLA, TIDEI, CARELLA e RUGGHIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 22 luglio 2011 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione all'imminente chiusura della discarica di Malagrotta ed alla conseguente necessità di realizzare un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti;
Malagrotta è la discarica situata all'interno del territorio comunale di Roma, dove afferiscono enormi quantità di rifiuti dal comune di Roma e da alcuni comuni della provincia di Roma; il sito ha un estensione di circa 240 ettari e al suo interno vengono scaricate ogni giorno tra

le 4.500 e le 5.000 tonnellate di rifiuti, nonché 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica;
il 6 settembre 2011, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, è stata disposta la nomina del prefetto di Roma a commissario per il superamento della situazione di emergenza ambientale legata alla gestione dei rifiuti;
al commissario di Governo è affidata la redazione, entro 45 giorni dalla pubblicazione dell'ordinanza, di un piano degli interventi, nonché l'individuazione, la progettazione e la realizzazione di uno o più siti di discarica per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino e Ciampino;
la discarica di Malagrotta - che, secondo le analisi dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, costituisce la causa di fenomeni di inquinamento delle acque e dei terreni circostanti l'area - lavora da anni in regime di continue proroghe, a causa dell'incapacità di individuare una concreta soluzione al problema;
i livelli di raccolta differenziata a Roma e nel Lazio sono di gran lunga al di sotto dei valori minimi previsti dalla normativa vigente (17,4 per cento Roma e 12,9 per cento Lazio) -:
per quali ragioni si sia ricorso alla procedura dello stato di emergenza posto che, ad avviso degli interroganti, questo di fatto significa aver commissariato la regione in quanto incapace di realizzare il piano regionale rifiuti e non disponibile ad assumersi responsabilità nella scelta dei siti per gli impianti;
per quale motivo si sia scelto di porre in essere un atto così grave, che sottrae le competenze agli organi territoriali e se non sia connesso alle procedure di infrazione comunitaria;
quali iniziative urgenti le istituzioni preposte intendano assumere al fine di bonificare e/o mettere in sicurezza la discarica di Malagrotta e per restituire salubrità all'intera area e se a questo proposito sia stato presentato un progetto per la gestione post mortem e che tempi di realizzazione si preveda che abbia;
quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per incentivare il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, soprattutto nel comune di Roma dove, per la consistenza demografica e produzione pro capite di rifiuti, l'innalzamento della percentuale di raccolta differenziata potrebbe portare ad un significativo abbattimento della quantità di rifiuti prodotti nella regione Lazio.
(4-13457)

TESTO AGGIORNATO AL 10 OTTOBRE 2011

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 13 settembre 2011 il dipartimento di Stato USA ha pubblicato il suo ultimo rapporto sulla libertà religiosa internazionale. Il rapporto, relativo al 2010, copre solo gli ultimi sei mesi dell'anno, nella sua presentazione Michael H. Posner, vicesegretario dell'ufficio per la democrazia, i diritti umani e il lavoro, ha detto che tra i Paesi di particolare preoccupazione (CPC - Countries of Particular Concern) figurano gli stessi dello scorso anno: Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Sudan e Uzbekistan; ciononostante, vi sono anche altri Paesi in cui avvengono gravi violazioni della libertà

religiosa, tra cui particolare apprensione suscita la situazione dei cristiani in Siria, dove l'instabilità e le violenze stanno portando a numerose violazioni dei diritti umani, così come Pakistan, Iraq, Vietnam ed Egitto sono altri Paesi individuati da Posner per le gravi offese alla libertà religiosa;
il rapporto cita diversi modi in cui la libertà religiosa è ostacolata: repressione attiva da parte delle autorità e impunità. In Paesi come Iran e Corea del Nord la religione è sotto stretto controllo, nell'ambito del più ampio tentativo di dominare la vita politica e sociale in generale. Altri Stati come l'Eritrea opprimono la gente al punto tale che i credenti sono costretti a rinunciare alla propria fede o a lasciare il Paese. Talvolta la situazione è aggravata da gruppi estremisti come al-Qaeda, che lo scorso anno ha invocato attacchi violenti contro le minoranze religiose in Medio Oriente. Nel 2010 vi sono stati attentati contro luoghi sacri e fedeli sunniti, sciiti, ahmadiyya e cristiani. Anche in Nigeria vi è stato un significativo aumento degli episodi di violenza contro cristiani e musulmani. Nel febbraio di quest'anno si è verificato un ulteriore caso di violenza che ha provocato circa 96 morti;
altri ostacoli alla libertà religiosa sono le leggi contro l'apostasia e la blasfemia. Queste leggi sono spesso utilizzate a discriminazione delle minoranze religiose. La blasfemia e la conversione dall'islam o apostasia può essere punita con la morte in Afghanistan, Iran, Pakistan e Arabia Saudita. Queste leggi sono anche spesso utilizzate in modo strumentale nell'ambito di contrasti personali o di controversie sulla proprietà immobiliare;
secondo il dipartimento di Stato, lo scorso anno vi è stato un aumento o un mantenimento dei livelli di antisemitismo in ogni continente. Gli atti di questo tipo comprendono la profanazione di cimiteri, il diniego dell'Olocausto, la pubblicazione di un certo tipo di letteratura e anche di cartoni animati;
una serie di Paesi ha approvato o sta approvando leggi che restringono la libertà religiosa in ragione della necessità di proteggere la sicurezza nazionale. Alcuni Governi hanno posto restrizioni alle attività di gruppi che considerano pericolosi: nella sezione sulla Birmania, il rapporto osserva che il Governo ha continuato a monitorare gli incontri e le attività praticamente di ogni organizzazione religiosa. I gruppi religiosi, inoltre, sono tenuti a chiedere l'autorizzazione per poter svolgere qualsiasi evento pubblico di grandi dimensioni. Secondo il dipartimento di Stato, le autorità si sono spesso rifiutate di autorizzare la celebrazione delle feste tradizionali cristiane o islamiche; è anche difficile ottenere l'autorizzazione ufficiale per la costruzione di nuove chiese o luoghi di culto, e in alcuni casi persino la ristrutturazione di edifici esistenti viene bloccata. La censura di Stato ha continuato ad applicare le restrizioni sulla pubblicazione della Bibbia, del Corano e di altri testi cristiani e islamici; risulta anche che, nella promozione del buddismo, il Governo abbia affidato orfani e senzatetto ai monasteri buddisti anziché a gruppi cristiani per sottrarli all'influenza dei missionari; inoltre, l'adesione o conversione al buddismo continua ad essere un obbligo non scritto per coloro che vogliono arrivare ai gradi più elevati del Governo;
passando alla Cina, il rapporto inizia osservando che solo i gruppi religiosi che rientrano tra le cinque associazioni religiose patriottiche ufficialmente riconosciute (buddista, taoista, musulmana, cattolica e protestante) sono autorizzati a svolgere funzioni religiose; altri gruppi, tra cui quelli protestanti o quelli cattolici fedeli al Vaticano, non possono registrarsi ed essere legali. In alcuni luoghi, le autorità hanno accusato i membri di gruppi non ufficiali di reati come lo svolgimento di attività religiose illegali o il disturbo della stabilità sociale. Il livello di rispetto del Governo per la libertà religiosa nelle leggi e nella pratica si è ridotto nel corso del periodo considerato. I leader musulmani della regione autonoma di Xinjiang Uighur e i religiosi buddisti tibetani hanno subito maggiori discriminazioni lo scorso anno. Coloro che vogliono entrare in un

seminario ufficiale devono avere il sostegno della loro associazione religiosa patriottica. Inoltre, il Governo richiede agli studenti di dimostrare la loro «affidabilità politica» e impone che le questioni politiche siano anche oggetto di esame per tutte le scuole religiose; nel periodo coperto dal rapporto, le autorità hanno continuato a monitorare e talvolta a vessare sia i gruppi non registrati che quelli registrati. Un certo numero di leader religiosi e di fedeli è stato arrestato o condannato alla reclusione a causa delle loro attività religiose;
per quanto riguarda il Vietnam, il rapporto afferma che si è registrata una serie di violazioni della libertà religiosa. Per esempio, molti cattolici e protestanti affermano di essere stati discriminati nel fare domanda di lavoro nell'ambito dell'amministrazione pubblica. Una serie di credenti ha subito vessazioni o repressioni, soprattutto se appartenenti a gruppi privi del riconoscimento ufficiale. Tra le azioni prese dalle autorità figurano la cessazione forzata di riunioni religiose, la chiusura di chiese domestiche non registrate e pressioni sugli individui perché rinuncino alla loro fede religiosa. Vi sono stati gravi contrasti, nel gennaio dello scorso anno, tra i parrocchiani della chiesa cattolica di Dong Chiem che protestavano contro la demolizione di una grande croce di cemento da parte della polizia. La folla di diverse centinaia di persone è stata attaccata dalla polizia, che ha usato gas lacrimogeni e ha picchiato circa una dozzina di individui. Secondo il rapporto, due settimane dopo un monaco cattolico è stato percosso dalla polizia fino a perdere i sensi, mentre cercava di accedere alla parrocchia vicina al luogo in cui è stata demolita la croce. Più tardi, a febbraio, un gruppo di suore e di altri cattolici di Ho Chi Minh City si è recato in pellegrinaggio a quella parrocchia ed è stato fermato dalla polizia, che gli ha impedito l'accesso;
mentre il dipartimento di Stato afferma il suo continuo interesse nel difendere la libertà religiosa, la commissione USA per la libertà religiosa internazionale ha espresso il suo disappunto per la mancata introduzione di altri Paesi nella lista di quelli di particolare preoccupazione (CPC), come per esempio Egitto, Iraq, Nigeria, Pakistan, Turkmenistan e Vietnam;
in particolare a proposito dell'Egitto, la stampa internazionale riferisce di tragici episodi al Cairo e dopo che una chiesa cristiana è stata distrutta da integralisti islamici, di una manifestazione di protesta dei copti che è stata funestata da gravissimi episodi di repressione armata con l'uccisione di 24 persone;
il premier Sharaf ha giudicato questa manifestazione non come esito delle crescenti persecuzioni, ma come provocazione di forze, non ben definite, che agirebbero contro la nuova primavera egiziana -:
se il Governo condivida le conclusioni cui è giunto il rapporto del Dipartimento di Stato americano;
se, in particolare, a proposito della situazione in Egitto, sia in grado di fornire ulteriori notizie anche con riferimento alla visione degli eventi fornita dal premier egiziano;
quali iniziative sia del Governo italiano sia di altri Paesi siano in corso presso l'ONU e altre organizzazioni internazionali per tutelare la libertà religiosa, definita «madre di tutte le libertà» nella mozione unitaria Mazzocchi e altri del 12 gennaio 2011;
quali siano gli orientamenti del Governo in merito all'impegno dell'Unione europea, ed in particolare di Lady Ashton, a riguardo della libertà religiosa e contro la cristianofobia;
come il Governo stia procedendo presso i singoli Governi, in specie oggi quello dell'Egitto, per implementare l'impegno preso con la risoluzione Mazzocchi e altri, in particolare contro la cristianofobia.
(2-01225) «Renato Farina, Garagnani, Angeli, Mottola, Centemero, Porcu, Mariarosaria Rossi, Bertolini, Di Centa, Stracquadanio, Razzi, Palmieri, Vignali, De Luca, Cesaro, Pagano, Vella, Lehner, Biancofiore, Zacchera, Pionati, Lanzarin, Soglia, Romele, Scandroglio, Polledri, Gottardo, Taddei, De Camillis, Aprea, Mussolini, Lupi, Paroli, Toccafondi, Pianetta, Volpi, Aracu».

Interrogazione a risposta scritta:

MURER. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
martedì venti settembre scorso si sarebbero verificati fatti molto gravi nei locali dell'orfanotrofio Mehan, a Kabul, in Afghanistan. Esso è un luogo dove vengono ospitati bambini senza genitori, che vivono dignitosamente, in un ambiente pulito e accogliente, andando a scuola, studiando musica e danza, imparando l'inglese;
la struttura è gestita dall'Organizzazione non governativa Afceco, che cura diversi altri orfanotrofi sia a Kabul che in altre città afghane. È una organizzazione con ottime credenziali, sostenuta da diverse istituzioni italiane (Liberi pensieri di San Giuliano Milanese, Cisda, Insieme si può di Belluno, la provincia di Trento, e altre) e statunitensi (Usaid, Asia Foundation, Afghan Women's Misson, e altre); è conosciuta e apprezzata dai responsabili della cooperazione italiana in Afghanistan;
il venti settembre 2011 nell'orfanotrofio di Mehan, alcuni parlamentari afghani, accompagnati da diverse guardie del corpo armate, sarebbero entrate con violenza nel New Learning Center della struttura, approfittando del fatto che erano stati aperti i cancelli per far uscire un'automobile; queste persone sarebbero arrivate senza preavviso, minacciando, accusando e impartendo ordini armi in pugno; terrorizzando, quindi, il personale femminile presente in quel momento, minacciando e interrogando, i bambini, sino a farli piangere;
l'azione sarebbe stata originata dalle accuse dei parlamentari Razia Sadat Mangal, Najia Orgonwal e Kamal Nasir Osuli; la prima, in particolare, abitando accanto al centro, avrebbe riferito di vedere «occidentali che vanno e vengono», e per questo avrebbe indicato nel centro «un bordello frequentato da occidentali» e «una missione attiva nella conversione dei bambini al cristianesimo»; gli occidentali che, in realtà, entrano nella struttura sono alcuni volontari che insegnano inglese, sono giornalisti, sono rappresentanti di Usaid, di Asia Foundation oltre che emissari delle Ambasciate americana e inglese; alla fine del controllo violento e ingiustificato, infatti, tutto ciò che è stato trovato sono libri di scuola, computer, strumenti musicali e lavagne;
l'episodio ha creato sconcerto, paura e rabbia sia nei bambini sia negli operatori della struttura, anche perché l'attacco non è arrivato dai talebani ma direttamente dalle istituzioni afghane, e ai danni di bambini che, orfani, hanno trovato accoglienza in un luogo sicuro dove ricevono cure, istruzione e affetto;
il lavoro che svolge Afceco a Kabul è al di sopra di ogni sospetto, e giudicato unanimemente come positivo, importante, fondamentale. La Nbc News, dopo un reportage, ha detto una volta che l'orfanotrofio di Afceco è un «porto sicuro» per i bambini più bisognosi. Il lavoro dell'organizzazione non governativa però, è da sempre nel mirino di alcune frange ideologizzate; il problema principale in Afghanistan è accettare l'idea che le ragazze meritino uguale educazione ai ragazzi, e che sia permesso di imparare qualcosa di universale come la musica o suonare un pianoforte;
l'attacco che viene mosso all'organizzazione non governativa, quindi, nasce da precise motivazioni culturali, e appare nondimeno ingiustificato e preoccupante -:
se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, se, e come, intenda intervenire, nell'ambito delle sue competenze, per richiamare le istituzioni afghane al rispetto delle strutture di solidarietà, della cooperazione internazionale, degli interventi umanitari e in modo particolare per tutelare l'azione dell'organizzazione non governativa Afceco, nell'orfanotrofio di Mehan, da ingerenze improprie e non finalizzate alla tutela dei bambini.
(4-13462)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

GRANATA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in Val di Noto, sito dichiarato patrimonio dell'Unesco, dopo i continui tentativi di ottenere autorizzazioni alla perforazione per idrocarburi e per lo sfruttamento dei giacimenti energetici, sono recentemente state avanzate richieste di concessioni ed autorizzazioni per la realizzazione di cave sottomarine che dovrebbero interessare l'intera costa ragusana;
i rischi di deturpamento ambientale della regione Sicilia, oltre alle gravi conseguenze per il patrimonio ittico, derivanti da tali azioni denotano la scarsa considerazione, che alcuni dirigenti politici locali hanno del proprio territorio, che andrebbe difeso e tutelato in quanto rappresenta una delle nostre più grandi eredità immateriali;
le movimentazioni di sabbia e fanghiglia derivanti dalla realizzazione di cave sottomarine avrebbero solo effetti negativi sulle risorse ambientali ed ittiche del mare ibleo, provocando danni irreparabili a flora e fauna ed accentuando l'erosione costiera;
le cave, infatti, sarebbero realizzate ad una profondità dai venti ai quaranta metri sotto il livello del mare, quindi i prelievi arriverebbero proprio a ridosso della costa ed interferirebbero in tal modo con l'idrologia costiera, con il rischio di rendere salate le falde acquifere;
negli ultimi mesi la popolazione locale ha manifestato in maniera ferma e ripetuta la propria contrarietà al progetto, che rischierebbe di devastare i fondali marini e di deturpare un territorio senza eguali in Sicilia per capacità di attrazione turistica e naturalistica;
la IV Commissione regionale il 3 agosto 2011, in occasione dell'incontro con rappresentanti istituzionali, di Legambiente e dei circoli di Vittoria, Modica e Ragusa, avrebbe manifestato la propria ferma volontà di non andare avanti con il progetto;
la realizzazione delle cave sottomarine rappresenterebbe un vero e proprio attacco al territorio, in assoluto contrasto con il modello di sviluppo previsto dal distretto turistico e con il piano paesaggistico regionale -:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per dare una risposta ai dubbi di cittadini ed istituzioni locali in merito a tale grave e pregiudizievole situazione, considerato che l'area che potrebbe essere interessata dalle operazioni di scavo è stata dichiarata sito Unesco.
(3-01877)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato 1 e domenica 2 ottobre 2011, presso l'inceneritore Fenice hanno preso fuoco alcuni contenitori di solventi chimici che contenevano rifiuti speciali provenienti dalla Sata;
sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco ed il gruppo di intervento NBCR, la speciale squadra specializzata in incidenti che coinvolgono sostanze chimiche, biologiche e radiologiche. Secondo i primi accertamenti le cause sembrerebbero accidentali, attribuibili forse ad un processo di autocombustione;
sia le centraline della stessa società esercente l'inceneritore, Edf Fenice, che

quelle dell'Arpab avrebbero fornito, a detta dei tecnici regionali, dati rassicuranti sulla qualità dell'aria;
tuttavia questo è il quarto processo di combustione e si temono danni strutturali all'impianto che già in passato avevano causato inquinamento della falda acquifera dell'appennino lucano, impianto che risulta privo di ogni sistema di sicurezza idoneo a contenere le perdite;
a seguito dell'incidente verificatosi presso l'inceneritore Fenice il sindaco di Melfi, Livio Valvano, ha chiesto alla locale procura il sequestro dell'insediamento industriale della Edf, pur potendo, a giudizio degli interroganti, procedere al blocco di tutte le attività dell'inceneritore e allo svuotamento delle vasche di stoccaggio dei rifiuti;
la stessa Edf ha progettato un sistema di barriera idrica per la messa in sicurezza che però appare, a giudizio degli interroganti, non idonea a far fronte ai pericoli connessi allo stabilimento -:
quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano promuovere per verificare che l'incendio non abbia prodotto danni che possano favorire un ulteriore rilascio di sostanze inquinanti in falda;
quali iniziative di competenza, nelle more dell'adozione da parte del Sindaco di un'ordinanza che disponga l'immediata sospensione delle attività, si intendano promuovere in tal senso;
quali iniziative si intendano promuovere per assicurare la totale sicurezza dell'impianto anche nell'interesse dei lavoratori.
(5-05464)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta immediata:

BALDELLI e BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il Paese che detiene il più grande e ricco patrimonio artistico del mondo;
numerosi monumenti e addirittura intere città del nostro Paese sono state dichiarate patrimonio dell'umanità dall'Unesco;
questo patrimonio di inestimabile valore rappresenta anche una risorsa e un'attrattiva straordinaria per il turismo;
la cronaca quotidiana ha riportato nel corso degli anni una serie di preoccupanti notizie riguardanti furti e atti di vandalismo perpetrati in Italia contro opere d'arte di inestimabile valore;
salvaguardare questi beni preziosi significa proteggere una delle maggiori ricchezze del nostro Paese, dare impulso al nostro sistema turistico e difendere un patrimonio unico al mondo nel suo genere, varietà e quantità -:
quali siano le iniziative del Governo per contrastare il furto, il danneggiamento, il deturpamento e l'imbrattamento del patrimonio culturale del nostro Paese.
(3-01867)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE BIASI e LENZI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da notizie in possesso delle interroganti, in data 15 settembre 2011, si è tenuto un incontro presso il Ministero per i beni e le attività culturali, tra il direttore generale per il personale, dottor Guarany, e le organizzazioni sindacali della funzione pubblica e dello spettacolo (Sic Cgil, Uilcom, Fistel Cisl, firmatarie del contratto dei teatri stabili pubblici e dei teatri gestiti dall'Eti) a cui ha partecipato anche l'Uglcom;
nel corso di tale incontro le organizzazioni sindacali hanno richiesto di rivedere le tabelle d'inquadramento del personale presentate dal Ministero, in quanto

veniva ravvisata una palese discriminazione nei confronti del personale dei teatri di provenienza Eti (Duse di Bologna, Valle e Quirino di Roma, Pergola di Firenze per un numero complessivo di 150 dipendenti e due dirigenti);
le tabelle sono considerate dalle organizzazioni sindacali di facile corrispondenza per i dipendenti della direzione generale dell'Eti a cui viene applicato il contratto collettivo nazionale degli enti pubblici non economici, ma inadeguate e mortificanti per gli ex dipendenti dei teatri;
le tabelle in questione faranno parte di un decreto che sarà firmato di concerto, come prevede la legge che ha sancito la chiusura dell'Eti, dal Ministro per i beni e le attività culturali, dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione e dal Ministro dell'economia e delle finanze -:
se non si intenda, considerata l'estrema delicatezza della questione e la complessità della materia giuridica, rivedere le tabelle e trattare unitariamente l'aspetto dell'inquadramento, l'aspetto economico e l'aspetto previdenziale, visto che la procedura adottata (il solo inquadramento per i dipendenti dell'Eti) espone i lavoratori e le lavoratrici ad una grave incertezza sul loro trattamento economico futuro e su quello che sarà l'onere della ricostruzione del trattamento previdenziale;
se non si ritenga opportuno fornire ogni elemento utile su tali delicati aspetti che coinvolgono la qualità del lavoro e la professionalità di tanti attori, musicisti, registi e operatori teatrali.
(5-05452)

GIULIETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 2007, nell'ambito dei progetti finanziati in occasione del 150o anniversario dell'Unità d'Italia, fu inserito anche un progetto denominato «Nuovo palazzo del cinema e dei congressi a Lido di Venezia»;
quel progetto fu presentato come un'opera indispensabile per la piena riuscita della Mostra internazionale del cinema;
per accelerare i lavori fu addirittura nominato un commissario straordinario nell'ambito dei cosiddetti «Grandi Eventi»;
in ripetute e pubbliche occasioni fu rappresentata la centralità del progetto e la necessità di inaugurare gli impianti entro il 2011, e non un mese dopo;
durante i lavori, è stato ritrovato un deposito di amianto e a detta degli interessati sarebbe stato «un evento imprevedibile»;
quando i medesimi interroganti chiesero notizie sull'amianto, sul blocco dei lavori, sulla necessità di prenderne atto, di non impiegare inutilmente risorse e di cambiare progetto, non più di un anno fa, il Ministero rispose che non solo non c'era problema, ma che sarebbe stato impossibile fermarli, perché ormai «era già stata raggiunta e superata la soglia minima»;
nei mesi successivi, qualsiasi richiesta di chiarimento non ha trovato incredibilmente alcun riscontro;
il nuovo Ministro, Galan, ha invece positivamente constatato che il progetto iniziale non solo non c'è più, ma che mancano ormai le condizioni per proseguire i lavori secondo le intese raggiunte nel 2007;
nel frattempo, è persino fallita la ditta appaltante, con quel che ne conseguirà sul piano giudiziario;
tra breve, si svolgerà una nuova edizione della Mostra, quella che avrebbe dovuto salutare e inaugurare il nuovo Palazzo, si ritrova invece con tanto di voragine aperta, con i disagi prevedibili, per la Mostra e per la popolazione, per tutto l'anno -:
come e quando il Ministero intenda promuovere una commissione di inchiesta

per accertare come i soldi siano stati sin qui spesi, e quali siano i responsabili di tanti errori e di un simile fallimento, allo stesso modo quali siano le ragioni per le quali sussista ancora un commissariamento straordinario, una volta sparita quella emergenza che aveva giustificato una simile procedura eccezionale;
se, prima di dare il via libera ad altre costruzioni in cemento nella stessa voragine, di convocare, cosa mai accaduta, magari a Lido, durante la prossima Mostra del cinema, una riunione non solo con La Biennale e con gli enti territoriali, ma anche aperta alla partecipazione del direttore della Mostra del cinema, e ai rappresentanti di tutte la categorie produttive dell'industria cinematografica, e chiedere finalmente anche a loro quali siano le reali esigenze del settore, di cosa abbia bisogno la mostra e quali progetti alternativi, meno costosi e meno invasivi, possano essere realizzati utilizzando le strutture già esistenti e quelle limitrofe.
(5-05456)

ALLASIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
recentemente, i lavori per la realizzazione del moderno campus universitario torinese di piazzale Aldo Moro avrebbero portato alla luce le vestigia storiche di Augusta Taurinorum, risalenti all'epoca romana, in parte inesorabilmente seppellite da una colata di cemento;
si tratta di un piccolo insediamento stabilitosi lungo il Po e la Dora e presso lo sbocco della Valle di Susa, popolato dalle tribù «taurine», che discendono dall'unione di Galli e Celtoliguri, ma che in età romana diventa una cittadella militare, prendendo il nome di Augusta Taurinorum (28 a.C.);
si tratta di una colonia con la pianta a scacchiera, costruita secondo vie parallele e perpendicolari. Quest'impianto ha caratterizzato l'assetto urbanistico della città anche nei secoli successivi, quando Torino è diventata prima dominio di Franchi e Longobardi, quindi sede vescovile e, in seguito, comune cittadino;
la costruzione del predetto campus universitario sembra prevedere la realizzazione di un parcheggio interrato multipiano, la costruzione di nuovi uffici e servizi universitari, nonché spazi commerciali e di supporto all'attività universitaria, quali residenze per studenti e docenti fuori sede, nonché un asilo nido -:
se il sito in questione sia di importanza storico-archeologica;
nel caso, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per accertare la responsabilità soggettiva e/o oggettiva di tutti i soggetti interessati, che sin dai primi scavi avrebbe dovuto ravvisare l'esistenza di un interesse archeologico nell'area oggetto di progettazione, sottoponendo l'area medesima alla particolare procedura di verifica preventiva, di cui agli articoli 2-ter e 2-quater del decreto-legge n. 63 del 2005, convertito dalla legge n. 109 del 2005, ai fini dell'applicazione dell'articolo 28, comma 4, del codice dei beni culturali e ambientali.
(5-05457)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURGIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'archivio di Stato di Firenze, istituito nel 1852 dal granduca Leopoldo II di Toscana, è il più frequentato d'Italia - insieme a quello di Roma - oltre ad essere uno dei più vasti e antichi del Paese;
con i «tagli» operati dal Ministero, i fondi statali sono sempre più limitati;
soltanto quest'anno il Ministero per i beni e le attività culturali ha «tagliato» il 21 per cento delle risorse, pari a 126 mila euro, riducendo gli stanziamenti dai 597 mila del 2010 ai 471 mila del 2011;

come se non bastasse, nel 2011 sono arrivati solo 70 mila euro e mancano ancora all'appello 400 mila euro;
se i fondi resteranno gli stessi anche nei prossimi anni si rischia di non poter più effettuare la manutenzione ordinaria dell'archivio e dei macchinari, tecnologicamente avanzati e che necessitano di una costante revisione;
notevoli disagi si potrebbero riflettere, oltre che sul sofisticato sistema informatico, anche sugli impianti di climatizzazione nei reparti - dove è contenuto il materiale archivistico - e nei quali la temperatura dovrebbe rimanere costante a 18 gradi;
a risentire dei tagli è stato anche il personale, praticamente dimezzato negli ultimi dieci anni e attualmente composto da 55 dipendenti -:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato, alla luce dei fatti sopra riportati, posto che la situazione appare drammatica e preoccupante e mette a repentaglio la memoria di un'intera nazione che rischia di cadere sotto i colpi di un lento, ma inesorabile, degrado.
(4-13446)

BOSSA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è passato quasi un anno dal crollo della Domus dei gladiatori, sulla via principale degli scavi archeologici di Pompei, via dell'Abbondanza, quella che porta all'Anfiteatro; un crollo che ha indignato il mondo e che ha seguito di pochi mesi altre frane, avvenute sempre nei dintorni di via dell'Abbondanza, prima nell'insula della casa dei casti amanti, poi in altre zone;
la causa dei crolli, che hanno provocato gravi danni a resti antichi, affreschi e muri, è stata collegata a smottamenti per la pioggia di porzioni di terreno friabile;
a distanza di circa un anno, nulla è cambiato negli scavi di Pompei. Le zone dei crolli sono transennate e non sono mai state messe in sicurezza; ci sono pericoli di crollo in altre aree degli scavi, confermati da dichiarazioni alla stampa dello stesso Ministro; ovunque negli scavi ci sono affreschi, case, intere sezioni, chiusi al pubblico; in diverse parti dell'area archeologica si vedono intonaci sfarinati, mosaici sollevati;
lamentele sono arrivate dai turisti che dicono di non trovare informazioni, mappe, guide, e di aver trovato una situazione degradata, con troppe zone chiuse alle visite, come tutto il tratto di via dell'Abbondanza del lato nord che è transennata; non si possono vedere, dunque, da vicino, gli affreschi e le pitture (purtroppo malridotti e cadenti) che con la Venere e Giove, tra gli altri, impreziosiscono la facciata dell'officina di Verecundo; il tratto di strada della Schola Armaturarum è ancora interdetto ai visitatori, nei vicoletti più nascosti, si possono scorgere muri crollati, mosaici sollevati dalle radici degli alberi;
c'è un forte timore che, non essendo stato fatto alcun intervento di messa in sicurezza, con le prime piogge autunnali, le canalizzazioni possano cedere riproponendo frane e crolli;
il 24 marzo 2011 il Governo, con un decreto-legge contenente una «Norma straordinaria per Pompei», aveva destinato ottanta milioni di euro alla tutela e al recupero del patrimonio storico, architettonico, artistico e archeologico, con un piano straordinario di manutenzione, con l'aumento di personale tecnico addetto e l'invio di una task force di archeologi, architetti e operai specializzati; il provvedimento prevedeva l'assunzione fino a 30 giovani funzionari più 50 operai, oltre allo sblocco dei concorsi per i giovani dirigenti nei limiti di 170 unità l'anno;
ad oggi nulla di quanto deciso in quel provvedimento si è visto; a Pompei non sono arrivati ancora né uomini né soldi; nel frattempo il sito archeologico è in condizioni disastrose e altri siti storico-archeologici della Campania (come Villa

Jovis a Capri) sono costretti a ridurre i giorni di apertura per mancanza di personale -:
se sia a conoscenza di quanto sopra esposto; per quali ragioni, a circa un anno dal terribile crollo della casa dei gladiatori, a Pompei la situazione rimane di degrado e di pericolo; per quali ragioni, risorse economiche e di personale promesse non sono ancora giunte a Pompei; come il Governo intenda attivarsi, per quanto di sua competenza, per evitare altri eventi franosi nell'area archeologica di Pompei, che possano mettere ulteriormente a rischio pezzi di un vero e proprio patrimonio; come il Governo intenda attivarsi per garantire condizioni di decoro ed efficienza anche ad altre strutture culturali, storiche, archeologiche della Campania, come, ad esempio, Villa Jovis a Capri.
(4-13463)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO, RUGGHIA, VILLECCO CALIPARI, GAROFANI e MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in coerenza con le deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l'Italia partecipa alla missione Nato in Libia;
notizie di agenzia, riprese anche dalla stampa estera, riportano preoccupazioni espresse in ambienti NATO circa la possibilità che migliaia di missili terra-aria sarebbero scomparsi dagli arsenali del deposto regime di Gheddafi;
il Segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha definito la «questione preoccupante» durante una conferenza stampa presso la sede dell'Onu, alla vigilia di una riunione dei Ministri della difesa dei 28 Paesi membri dell'Alleanza a Bruxelles;
il Segretario generale della NATO ha anche precisato di non essere disposto a fare «... commenti su questioni di intelligence», sempre riferendosi alle recenti notizie secondo le quali migliaia di missili anti-aerei SAM-7, di fabbricazione sovietica mancherebbero all'appello;
per meglio chiarire il suo punto di vista il Segretario Rasmussen ha inoltre dichiarato che: «Spetta alle nuove autorità libiche, il controllo sugli stock di armi del deposto regime. Il Cnt deve accertarsi che le armi siano al sicuro o, se è il caso, decidere di distruggerle», ha aggiunto, auspicando anche che lo stesso Cnt autorizzi l'ingresso nel Paese di «ispettori internazionali»;
gli interroganti condividono le preoccupazioni espresse ai vertici della NATO, consapevoli del pericolo che i missili terra-aria rappresenterebbero se fosse confermata la sparizione di armi particolarmente insidiose quali sono appunto questi missili terra-aria e del pericolo che costituirebbero se finissero in mani sbagliate -:
se il Ministro della difesa ritenga doveroso fornire elementi certi sulle notizie sopra riportate.
(4-13440)

VILLECCO CALIPARI, BELLANOVA e RUGGHIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - permesso che:
il concorso indetto con il decreto n. 98 del direttore generale per il personale militare, per la missione di 275 giovani nelle scuole militari, 160 dei quali nelle scuole militari dell'Esercito «La Nunziatella» di Napoli e «Teulie» di Milano ha visto come risultato un numero di idonei inferiore ai posti messi a concorso;
quest'anno è stato introdotto, per la prima volta, un test a risposta multipla,

come prova di cultura generale, in sostituzione del tradizionale colloquio orale su tutte le materie;
per superare il test era necessaria una valutazione minima di sei decimi;
una consistente percentuale di partecipanti al concorso pur provenendo da istituti scolastici da varie parti d'Italia con buoni risultati non è riuscita a superare la prova a quiz;
l'apertura dell'anno scolastico presso le due scuole militari citate con un numero di allievi inferiore a quello prefissato ha conseguenze negative sui risultati formativi che le due scuole si prefiggono -:
se ritenga opportuno fornire ogni elemento utile in merito al testo dei quiz somministrati come prova di cultura generale per l'ammissione all'anno scolastico 2911/2012.
(4-13442)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 13 settembre 2011 un delegato del consiglio centrale della rappresentanza militare, sezione carabinieri, ha presentato una «Mozione intesa a richiamare il rispetto delle norme contenute nel Decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90 "Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246"»;
nell'atto in questione il delegato ha rappresentato che «anche in passato, ha già manifestato perplessità sull'atteggiamento del comitato di presidenza e, più precisamente, del Generale D. Raggetti nella sua qualità di Presidente del CoCeR/CC, in ordine ad alcune decisioni assunte per non garantire il pieno rispetto della normativa di riferimento laddove, in assenza di risposta a numerosissime delibere approvate dal COCER/CC, queste non vengono messe all'ODG in modo che l'assemblea possa deliberare di sottoporle al Ministro della difesa tramite il Presidente del COCER.[...] che la presente mozione/delibera sia trasmessa: al Sig. Capo di Stato Maggiore della difesa tramite il CoCeR Interforze affinché sia fatta, al più presto, chiarezza sulla corretta interpretazione della normativa vigente che regola il funzionamento della Rappresentanza militare sgomberando il campo, in merito alle motivazioni ed alla vicenda descritta nella mozione, dal possibile sospetto di ingerenza e/o condizionamento e/o limitazione dell'attività assembleare dei delegati di questo CoCeR/CC[...]»;
il giorno 4 ottobre 2011 nel corso dell'assemblea del Cocer dei carabinieri la mozione veniva votata e respinta con il solo voto favorevole del suo presentatore;
la citata mozione denuncia l'esistenza all'interno del Cocer dei carabinieri di quei gravi comportamenti che il Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia segnala ormai da anni -:
quali immediate azioni il Ministro interrogato intenda promuovere a fronte delle circostanze denuncie effettuate nella citata mozione per ripristinare la legalità e quali iniziative intenda assumere nei confronti delle autorità gerarchiche che all'interno degli organismi della rappresentanza citati nella mozione in premessa abbiano permesso, anche con comportamenti omissivi e commissivi che le condotte citate si realizzassero.
(4-13467)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI,

DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il New York Times ha realizzato un interessante servizio in Italia, denunciando, qualora ce ne fosse bisogno, l'ennesimo spreco di risorse pubbliche del nostro Paese, raccontando che il comune di Comitini, in provincia di Agrigento, annovera a libro paga ben 64 dipendenti, di cui ben 9 sono agenti di polizia locale;
la notizia non farebbe scalpore se il comune non avesse solo 960 abitanti e, quindi, avesse un dipendente ogni 15 abitanti; a ciò si aggiunga il fatto che il paesino in questione non ha certo problemi di traffico o di parcheggi selvaggi tali da giustificare l'impiego di nove agenti di polizia;
il sindaco di Comitini ha giustificato lo spropositato numero di dipendenti affermando che si è trattato di una precisa politica intrapresa dall'amministrazione comunale negli anni, per scongiurare il pericolo di una massiccia emigrazione dei cittadini verso altre regioni o verso altri Stati esteri; il quotidiano statunitense, invece, parla di Comitini come di una delle tante città italiane che spreca denaro pubblico in cambio di lavori inutili e clientelari, sottolineando come il voto di scambio sia ancora una realtà in diversi luoghi della nostra penisola;
la fotografia del comune siciliano stride con una realtà attuale italiana che deve fare i conti con una gravissima crisi economica internazionale, che costringe i Governi di tutta Europa a imporre riduzioni di spesa a tutti i livelli, con sacrificio soprattutto dei comuni, impegnati a garantire i servizi ai cittadini con risorse sempre più scarse;
obiettivo primario della Lega Nord e dell'attuale Governo è quello di giungere nei tempi più brevi possibili alla completa attuazione del federalismo fiscale, in particolare alla veloce introduzione dei costi standard ai fini della valutazione delle prestazioni sociali, sanitarie ed istituzionali degli enti locali;
il decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, in attuazione della legge delega 5 maggio 2009, n. 42, si pone proprio come obiettivo (articolo 1, comma 1) quello di «disciplinare la determinazione del fabbisogno standard per comuni e province, al fine di assicurare un graduale e definitivo superamento nei loro riguardi del criterio della spesa storica»; il comma 2 prosegue affermando che «i fabbisogni standard costituiscono il riferimento cui rapportare progressivamente nella fase transitoria, e successivamente a regime, il finanziamento integrale della spesa relativa alle funzioni fondamentali e ai livelli essenziali delle prestazioni»;
solo la piena e rapida introduzione di questo fondamentale criterio può consentire di riequilibrare il finanziamento delle funzioni fondamentali dei nostri enti locali, eliminando le enormi disparità generate in questi decenni dal criterio della spesa storica, che ha, nei fatti, ripianato i debiti e gli sprechi di numerose amministrazioni, soprattutto nelle regioni meridionali, e sta penalizzando i comuni che nel passato hanno privilegiato l'efficacia e l'efficienza, limitando le assunzioni del personale a quelle strettamente necessarie allo svolgimento dei servizi istituzionali;
l'articolo 2 del citato decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, stabilisce i tempi per l'attuazione della riforma, definendo il 2012 come anno di avvio della fase transitoria -:
a pochi mesi dall'inizio del 2012, quale sia lo stato di avanzamento del

processo di determinazione dei costi standard, così come previsto dal decreto legislativo 26 novembre 2010, n. 216, al fine di arrivare ad una loro tempestiva applicazione ed eliminare, quindi, gli enormi sprechi, di cui il comune di Comitini è solo un esempio, consentiti dal criterio della spesa storica fin qui adottato nel finanziamento delle funzioni fondamentali degli enti locali.
(3-01872)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

TOTO e RAISI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Sda express courier spa è una società per azioni partecipata al 100 per cento dalla società pubblica Poste italiane spa; essa svolge la propria attività come corriere, offrendo soluzioni integrate per la distribuzione, la logistica e la vendita a distanza;
la società ha chiuso l'anno 2010 con una perdita d'esercizio di 34,49 milioni di euro, che fa seguito ad un'ulteriore perdita di 23,53 milioni nell'esercizio 2009;
come risulta dal bilancio della società, ad un finanziamento fruttifero pro tempore acceso con la controllante per 25 milioni di euro rinnovato ciclicamente nel corso dell'esercizio in esame e ridotto a 20 milioni di euro nel corso dell'ultimo semestre 2010, Sda express courier spa ha affiancato un significativo utilizzo dell'affidamento erogato da Poste italiane spa sul conto intersocietario intrattenuto con la stessa Sda express courier spa pari a 56 milioni di euro ed un utilizzo, altrettanto significativo, degli scoperti di conto corrente concessi dagli istituti di credito con i quali l'azienda intrattiene relazioni commerciali e finanziarie;
nel suddetto bilancio si legge che «lo stato di illiquidità è determinato dall'attuale critica congiuntura economica, che ha provocato una pesante contrazione dei volumi, e dal mancato o parziale pagamento di servizi effettuati sempre a favore della controllante»;
tale paradossale situazione, con una società controllante che si trova ad essere contemporaneamente debitrice commerciale e creditrice finanziaria, compromette la solidità della Sda express courier spa, comportandole un sovraprezzo di interessi e la necessità di rivolgersi al mercato del credito privato;
la proprietà pubblica di Poste italiane spa, e di conseguenza della sua partecipata, fa sì che le perdite di Sda express courier spa finiscano per gravare sul contribuente italiano;
le strategie commerciali di Sda express courier spa, che secondo alcuni operatori di settori arriva a praticare prezzi inferiori ai costi (dumping) per mantenere la sua quota di controllo del mercato, potrebbero rappresentare un'ulteriore causa di deterioramento dei conti della società -:
se sia a conoscenza della difficile situazione contabile, finanziaria e commerciale della Sda express courier spa, società partecipata al 100 per cento da Poste italiane spa, e quali misure intenda intraprendere per evitare che le perdite realizzate dalla società nell'ultimo biennio finiscano per essere scaricate sul contribuente.
(3-01873)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

IANNACCONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da fonti giornalistiche si apprende che, a breve, si arriverà alla chiusura di alcuni stabilimenti dell'Alenia nel Sud e al contestuale spostamento della direzione nazionale al Nord;
dopo le vicende Irisbus e Termini Imerese, il Mezzogiorno rischia di perdere un'altra realtà produttiva di punta come Alenia;
se ciò dovesse trovare conferma ci si troverebbe di fronte ad una strategia irresponsabile che punta a ridurre Finmeccanica nelle regioni meridionali del Paese;

il Mezzogiorno, già gravemente penalizzato dagli effetti devastanti della crisi economica, non può, nella maniera più assoluta, accettare che si attui una tale scelta da parte di un'azienda controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
tale situazione sarebbe dovuta alle scelte operate dal nuovo amministratore delegato, Giuseppe Orsi, che punterebbero a rivitalizzare il comparto attraverso un'operazione tutta tesa a penalizzare le produzioni esistenti nel Sud del Paese -:
se corrisponda al vero che da parte di Alenia è stato predisposto un piano atto ad annullare la presenza dell'azienda nel Mezzogiorno e cosa intenda fare il Ministro interrogato, qualora il progetto sia confermato, per impedire che tale operazione giunga in porto, penalizzando ulteriormente il Sud del Paese, che, al contrario, aspetta che sia finalmente realizzato, da questo Governo, un piano teso al riscatto e alla ripresa produttiva dell'intera area.
(3-01874)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazione a risposta orale:

GALLETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, ha, di fatto, soppresso, con decorrenza 1o gennaio 2012, il regime fiscale dei contribuenti minimi;
tale regime fiscale agevolato prevedeva per piccoli imprenditori e professionisti italiani, a fronte di alcune significative limitazioni alla spesa per beni strumentali e ai compensi percepibili (limite massimo 30.000 euro lordi/anno), una serie di semplificazioni nel rapporto col fisco durante lo svolgimento della propria attività;
sono circa 550.000 i contribuenti coinvolti che probabilmente registreranno un sensibile aumento dei costi diretti ed indiretti legati alla loro attività;
secondo la relazione tecnica allegata al provvedimento il motivo dell'abolizione del regime risiede nella necessità di recuperare maggior gettito (quantificato in circa 100 milioni di euro) per anno fiscale da coloro che rientravano nel regime dei contribuenti minimi -:
se non ritenga opportuno, in vista della redazione delle prossime iniziative normative per la crescita, cercare soluzioni e coperture alternative a garanzia del maggior gettito previsto dai contribuenti minimi, mantenendo a tempo indeterminato il vecchio regime dei contribuenti minimi e prevedendo anche un innalzamento dell'imposta sostitutiva e del limite dei compensi al fine di non penalizzare una categoria di contribuenti in questa particolare contingenza economica.
(3-01875)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il ricorso ad operazioni in contanti di importo elevato si è ripetutamente dimostrato estremamente suscettibile ad essere utilizzato a fini di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo;
l'articolo 2, comma 4, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, riduce da 5.000 a 2.500 euro la soglia massima per l'utilizzo del contante e dei titoli al portatore;
la citata disposizione, in particolare, modifica l'articolo 49 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, attuativo della direttiva 2005/60/CE, concernente la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione;

nel corso dell'attuale legislatura il limite all'utilizzo del contante di cui al citato articolo 49 è stato oggetto di modificazioni successive;
in particolare, l'articolo 32, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, come modificato dalla relativa legge di conversione ha provveduto ad innalzare il limite da 5.000 euro a 12.500; successivamente l'articolo 20, comma 2 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, ha ridotto nuovamente il limite da 12.500 a 5.000 euro e da ultimo è intervenuta la citata disposizione di cui all'articolo 2, comma 4, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, che ha ridotto ulteriormente la soglia massima per l'utilizzo del contante e dei titoli al portatore da 5.000 a 2.500 euro;
il citato comma 4, dell'articolo 2, del decreto legge n. 138 del 2001, a seguito di quanto sopra disposto, interviene sul comma 13 dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 231 del 2007, al fine di posticipare di 3 mesi (dal 30 giugno 2011 al 30 settembre 2011) il termine entro il quale è possibile ridurre il saldo al di sotto della soglia fissata di 2.500 euro di libretti di deposito bancari o postali al portatore, ovvero estinguerli versando le somme in libretti postali nominativi o in un conto corrente bancario;
la mancata osservanza della normativa comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 231 del 2007, dal 10 per cento al 20 per cento del saldo del libretto al portatore, che deve essere comunque non inferiore nel minimo all'importo di 3.000 euro -:
quanti siano i libretti al portatore interessati dall'applicazione del nuovo limite di saldo, anche in ragione della campagna informativa adottata, considerato che la mancata osservanza della normativa comporta l'applicazione di una sanzione pecuniaria e quanti siano i libretti al portatore interessati dall'applicazione del nuovo limite di saldo che, alla data del 30 settembre, non sono stati estinti ovvero trasformati in libretti nominativi, anche in relazione alla campagna informativa adottata che sembra non aver avuto una sufficiente diffusione capillare.
(5-05459)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

FUGATTI, COMAROLI e FORCOLIN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Avio S.p.A, controllata dal fondo Cinven (81 per cento) e partecipata da Finmeccanica (14 per cento) è un'importante e storica azienda italiana, depositaria di un know-how di eccellenza nel settore aerospaziale;
i dati consuntivi relativi al 1o semestre 2011 sono molto positivi, con ricavi pari a 898,8 milioni di euro e con una EBITDA pari a 189,8 milioni di euro con incrementi, rispettivamente, pari al 10,7 per cento e al 13,9 per cento;
recentissimi articoli apparsi sulla stampa specializzata parlano di un congelamento del processo di quotazione della società, ormai avviato, tanto che l'incontro con gli analisti per le fasi preliminari del marketing, fissato per il prossimo 26 settembre 2011; sembra sia stato rinviato;
contemporaneamente sono apparse le notizie di un forte interessamento di Safran, colosso francese del settore dell'aeronautica civile e militare, partecipato al 30 per cento dallo Stato francese, per l'acquisizione del controllo della società piemontese, tanto che sarebbero già stati incaricati Mediobanca e Ubs in vista di una possibile offerta; oltre a Safran, i fondi di private equity CVC e Clessidra sembrano essere interessati ad entrare nel capitale della società;
Avio S.p.A. opera in un settore strategico per il Paese, quello aerospaziale e l'interesse del colosso Safran fa seguito a numerose acquisizioni di aziende italiane da parte di società francesi: Parmalat, Bulgari, Moncler, Brioni; tutte aziende «simbolo» di quel made in Italy sinonimo di eccellente qualità; il rischio concreto è,

quindi, di perdere il controllo di un'altra realtà industriale di primaria importanza per l'Italia -:
se la Consob possa o meno confermare la sospensione del processo di quotazione di Avio s.p.a. e se il Ministro e la Consob stessa dispongono di notizie in merito all'interesse di Safran per l'acquisizione del controllo della società piemontese.
(5-05460)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

BARBATO e MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella seduta della Commissione Finanze del 10 novembre 2010 è stata svolta un'interrogazione a risposta immediata (5-03752), a firma del presentatore del presente atto di sindacato ispettivo, con la quale si chiedeva al Governo di fare luce su una vicenda che vedeva il coinvolgimento del maresciallo del Corpo della guardia di finanza Lorenzo Esposito;
in particolare la stampa aveva dato notizia del coinvolgimento del maresciallo Esposito, il quale è componente del consiglio comunale di Castellammare di Stabia, in un'inchiesta penale per truffa ai danni dello Stato che ha riguardato i componenti del predetto consiglio comunale;
le accuse attenevano al fatto che il predetto sottufficiale, nella sua qualità di consigliere comunale, avrebbe, assieme agli altri consiglieri, percepito le indennità previste per lo svolgimento delle sedute del consiglio, senza aver partecipato alle stesse sedute;
il nome del maresciallo Esposito è inoltre comparso in un'indagine relativa al clan camorristico dei D'Alessandro;
il già citato maresciallo Esposito aveva altresì ricoperto, in passato, nelle file dell'allora gruppo di Alleanza nazionale, la carica di assessore presso il comune di Tufino (Napoli), il quale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose: a tale riguardo occorre rilevare come l'assunzione della carica di assessore presso il citato comune di Tufino, a parere degli interroganti avesse, di fatto, consentito al medesimo Esposito di evitare l'assegnazione presso la propria sede di servizio naturale, in regione diversa dalla Campania;
a quasi un anno dallo svolgimento della precedente interrogazione a risposta immediata non sembra che siano stati adottati, da parte del Corpo della guardia di finanza, misure efficaci per fare piena luce in materia e per allontanare cautelativamente il predetto maresciallo Esposito dall'attuale sede di servizio, in ragione di elementari considerazioni di opportunità;
sono invece emerse ulteriori notizie, che aggravano ulteriormente il già preoccupante quadro appena richiamato, secondo le quali, all'indomani dello svolgimento della richiamata interrogazione a risposta immediata in Commissione, si sarebbero verificati episodi di intimidazione nei confronti del quotidiano Metropolis, al fine di impedire che tale testata riportasse notizie in merito alla stessa interrogazione: tali intimidazioni hanno fatto in qualche modo da «apripista» delle vere e proprie minacce espresse nei confronti del medesimo quotidiano da parte di esponenti del clan camorristico di Castellammare, i quali si sono recati presso la redazione del quotidiano per impedire la pubblicazione di notizie concernenti un esponente pentito del clan stesso ed hanno successivamente impedito la vendita delle copie della testata minacciando gli edicolanti della città;
appare sconvolgente che siano esponenti delle forze dell'ordine a dare esempi negativi di illegalità in un territorio che è già preda del sistema instaurato dalla criminalità organizzata;
inoltre, risulta inquietante il fatto che, nell'ambito dell'operazione denominata «Golden goal», sia stata arrestata la signora Concetta Falcone, moglie di un altro appartenente alla Guardia di finanza, di stanza presso la compagnia di Castellammare di Stabia;

le accuse formulate dalla direzione distrettuale antimafia riguardavano, in particolare, l'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di capitali di provenienza illecita attraverso il sistema delle scommesse, all'esercizio abusivo di scommesse e di concorsi su pronostici che la legge riserva allo Stato o ad altri enti concessionari, nonché all'alterazione dell'esito di competizioni sportive organizzate dal CONI;
appare evidentemente sconcertante che, in seno alla stessa famiglia, un coniuge svolga attività illecite mentre l'altro è chiamato a perseguire tali attività come esponente delle forze dell'ordine;
in tale contesto è dunque evidente la necessità di disporre il trasferimento di quei componenti della Guardia di finanza per i quali sussistano fondati sospetti di contiguità con le organizzazioni criminose, al fine di evitare che la loro presenza sul territorio possa costituire una remora rispetto a tutti i cittadini onesti che intendano denunciare o opporsi all'azione dei gruppi criminali locali;
il ripetersi di tali vicende, le quali fanno del resto seguito ad altri incresciosi episodi che hanno portato all'attenzione della cronaca i comportamenti di alti ufficiali della Guardia di finanza, ribadisce con ancora maggiore forza l'esigenza di assicurare la piena trasparenza e l'assoluta irreprensibilità nei comportamenti di tutti gli appartenenti al Corpo della Guardia di finanza, il quale svolge una funzione essenziale al servizio del Paese, soprattutto nell'azione di contrasto dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale e nella sua funzione di polizia economica -:
alla luce del ripetersi delle incresciose vicende che coinvolgono i predetti componenti del Corpo della Guardia di finanza, quali iniziative intenda assumere, nell'ambito dei suoi poteri di indirizzo sul Corpo e nell'esercizio del suo ruolo di vertice gerarchico dello stesso, al fine di assicurare la rigorosa applicazione dei meccanismi di monitoraggio, di controllo e di sanzione interni al Corpo medesimo, evitando che il comportamento di pochi soggetti possa nuocere gravemente all'onore ed all'autorevolezza del Corpo stesso e di tutti i suoi appartenenti.
(5-05461)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazioni a risposta scritta:

RENATO FARINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella circolare n. 123000/edizione 2005 del comando generale della Guardia di finanza alla sezione «4 Impiego» si dichiara: «a) I militari A.T.P.I. permangono nella specializzazione per un periodo minimo effettivo di 6 anni, durante il quale sono impiegati esclusivamente nei Gruppi di Pronto Impiego, nelle Compagnie di Pronto Impiego o in altre unità alle quali sono demandati ordinativamente compiti di pronto impiego e antiterrorismo. I militari conduttori di veicoli impiegati nei servizi di cui sopra devono essere in possesso della specializzazione A.T.P.I. I militari specializzati A.T.P.I. permangono nella specializzazione fino al compimento del 40o anno di età.» e «b) Tale limite è elevato fino al 45o anno di età per i militari che ne facciano richiesta e che siano in possesso dei requisiti fisici e di servizio stabiliti dalla circolare n. 341000/443, datata 23 novembre 1998. L'istanza deve essere inoltrata al Comandante Provinciale, corredata dal giudizio di idoneità emesso dalle competenti autorità sanitarie e dai pareri della gerarchia intermedia, entro tre mesi dal compimento del 40o anno. Le istanze presentate oltre tale termine saranno archiviate. Qualora il Comandante Provinciale autorizzi la permanenza nella specializzazione, la stessa si estende alle abilitazioni ad essa attinenti, eventualmente, possedute dal militare.»;
i militari dei corpi ATPI (Anti terrorismo pronto impiego) costituiscono un corpo d'eccellenza per la Guardia di finanza;

risulta ai baschi verdi che hanno interessato l'interrogante che per gli analoghi settori operativi della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri non sia previsto un simile limite di età -:
se non ritenga che un tale limite costituisca, oltre che un limite a delle professionalità che sarebbe un peccato dissipare, anche uno spreco di risorse utili nel quadro di una necessaria ottimizzazione delle finanze dello Stato e se non ritenga idoneo procedere ad una modifica di tale normativa e conformare questa categoria agli analoghi corpi della polizia di Stato e dei carabinieri, aumentando il limite di età, previ controlli ed esami.
(4-13452)

MELANDRI e TOCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 15 aprile 2011, un gruppo di residenti del quartiere San Lorenzo di Roma, ha intrapreso una mobilitazione contro l'apertura di un esercizio commercio finalizzato ad ospitare apparecchiature da intrattenimento, come slot machine e video lottery terminal, nei locali dell'ex cinema Palazzo in piazza dei Sanniti n. 9;
secondo la disciplina di tutela e riqualificazione delle attività commerciali ed artigianali della città storica, approvata con deliberazione n. 36 del 2006 dal comune di Roma, piazza dei Sanniti è zona di rispetto, e nell'ambito della città storica rientra nella categoria T4, al cui interno sono dichiarate incompatibili con le esigenze di tutela dei valori ambientali e urbanistici, una serie di attività commerciali tra cui le sale per videogiochi, biliardi ed altri giochi leciti;
i residenti del quartiere San Lorenzo hanno manifestato, in diverse occasioni, un fermo dissenso all'apertura della struttura, in un territorio su cui, da tempo, insistono una serie di problematiche relative al rispetto della legalità;
in questi mesi, i residenti hanno più volte chiesto che il progetto venga profondamente rivisto, e che all'ex cinema Palazzo sia restituita l'originale vocazione nel campo della produzione e della fruizione di cultura -:
se la concessione dei titoli d'esercizio alla società Camene, conferita dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sia, o meno, compatibile con le attività commerciali consentite nella città storica.
(4-13464)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
per l'ennesima volta i mezzi di comunicazione hanno riportato il contenuto di stralci di atti di indagine compiuti dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli;
numerosi quotidiani, infatti, hanno riportato parte di una conversazione telefonica intervenuta tra il signor Valter Lavitola, attualmente indagato dalla medesima procura, e il Presidente del Consiglio, conversazione che sarebbe avvenuta appena il 24 agosto 2011;
altrettanto risulta accaduto in relazione alle informazioni testimoniali rese agli inquirenti, pochi giorni or sono, dalla segretaria del Capo del Governo signora Marinella Brambilla;
infine, la stessa situazione risulta essersi verificata con riferimento alle recenti dichiarazioni testimoniali rilasciate allo stesso ufficio dall'avvocato Giorgio Perroni;
dalle informazioni in possesso degli interroganti, gli atti di indagine concernenti tutti i casi riportati non risultano essere stati ancora depositati, conseguentemente

non dovrebbero essere a conoscenza di terzi essendo nell'esclusiva disponibilità e custodia degli uffici della procura della Repubblica di Napoli;
la pubblicazione da parte dei mezzi di comunicazione sembrerebbe, tra l'altro, riferirsi solamente a specifici e parziali contenuti al punto che gli interroganti ritengono di non poter escludere che la fuga di notizie possa essere stata favorita in modo da danneggiare, attraverso il rilievo dato alle notizie, proprio la vittima del reati contestati agli indagati e cioè il Presidente del Consiglio;
a parere sempre degli interroganti, il caso merita l'attenzione del Ministro della giustizia e del servizio ispettivo allo scopo di accertare se sussistano eventuali responsabilità nella gestione del procedimento ed in particolare del fascicolo contenente gli atti di indagine sopra richiamati -:
se non ritenga doveroso disporre urgentemente un'ispezione presso gli uffici della procura di Napoli per accertare i fatti allo scopo di avviare le iniziative di legge nei confronti di eventuali responsabili.
(2-01222) «Costa, Contento, Baldelli».

Interrogazione a risposta immediata:

TASSONE, OCCHIUTO, RAO, RIA, GALLETTI, COMPAGNON, CICCANTI, NARO e VOLONTÈ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio superiore della magistratura ha nominato i membri del comitato direttivo di sua competenza della Scuola superiore di magistratura di Bergamo e per la quale il Ministero della giustizia il 30 luglio 2010 ha emanato un avviso di indagine di mercato per individuare l'immobile che ospiterà la prossima sede;
la sede della Scuola superiore di magistratura del Centro Italia, quella di Firenze, ha già ottenuto l'idoneità dei locali da parte del capo dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero della giustizia, Luigi Birritteri, che, a termine dei lavori, cui avevano preso parte rappresentanti dei comuni di Scandicci e Firenze, della provincia di Firenze, della Corte di appello, nonché parlamentari toscani, aveva espresso la propria soddisfazione ed aveva annunciato l'intenzione del Ministro Alfano di «costituire una scuola fiorentina che per cultura e dimensione possa diventare un centro giuridico di livello europeo»;
nel 2009 la città di Catanzaro ha ottenuto un pronunciamento favorevole da parte del tribunale amministrativo regionale del Lazio, che, annullando il decreto dell'allora Ministro della giustizia, Mastella, ha sancito la legittima collocazione della sede della Scuola superiore di magistratura del Sud nel capoluogo calabrese;
mentre la sede del Nord sta concludendo le fasi preliminari all'inaugurazione della sede e quella di Firenze è già in fase avanzata, non si comprendono i motivi che ritardano l'avvio dell'iter per la realizzazione di un importante organismo fortemente atteso da operatori della giustizia e cittadini;
la realizzazione in tempi rapidi della sede della Scuola superiore di magistratura a Catanzaro rappresenterebbe un segnale forte delle istituzioni nei confronti della criminalità organizzata in Calabria -:
se non ritenga di avviare urgentemente ogni iniziativa e procedura necessarie a realizzare, nel più breve tempo possibile, la sede della Scuola superiore di magistratura del Sud Italia a Catanzaro.
(3-01870)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004 veniva bandito un concorso

pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, indetto con provvedimento del direttore generale 21 novembre 2003;
il 15 dicembre 2008 è stata pubblicata nel Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia la graduatoria del concorso suddetto;
l'amministrazione penitenziaria, nell'arco temporale che va tra il mese di maggio 2009 e il mese di aprile 2010, in due tranche ha convocato in servizio i decretati vincitori dello stesso;
a seguito delle rinunce pervenute dopo la prima chiamata in servizio avvenuta nel maggio 2009 di una prima tranche di vincitori, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - nell'aprile 2010 - nell'immettere in ruolo i restanti vincitori a sostituzione dei predetti rinunciatari, ha contestualmente proceduto all'assunzione degli idonei fino a quel momento collocatisi utilmente in graduatoria, in fatto ed in diritto scorrendo quest'ultima sino alla posizione 413;
nell'aprile 2010, all'atto della presa di servizio delle n. 294 unità di educatori autorizzate a completamento dei posti banditi, si sono verificate altre 44 rinunce; pertanto, ad oggi hanno assunto l'ufficio solo 353 educatori a fronte dei 397 posti banditi a concorso;
in virtù di ciò, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, in data 24 maggio 2010, esprimendo la sua precipua volontà di procedere all'assunzione, ha inviato comunicazione ai restanti 44 idonei utilmente collocati in graduatoria invitandoli a redigere, in ordine di preferenza, un elenco contenente le sedi rimaste vacanti dalle rinunce, scorrendo così ulteriormente la stessa graduatoria al fine di ricoprire le 397 unità di posti originariamente bandite;
ad oggi i 44 interessati nulla più hanno saputo circa la loro immissione in servizio, impedita dal coordinato disposto degli articoli 74 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge 133 del 2008 e 2, comma 8-bis, del decreto-legge n. 194 del 2000, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 25 del 2010 recanti vincoli di riduzione delle proprie piante organiche alle pubbliche amministrazioni, come si evince dalla risposta in Commissione giustizia resa in data 23 marzo 2011 dal Sottosegretario Casellati in riferimento alle interrogazioni n. 5-04298 e n. 5-04313 a firma, rispettivamente, degli Onorevoli Cassinelli e Ferranti;
per procedere all'assunzione dei 44 interessati non è previsto alcun impegno suppletivo di spesa, essendo la relativa somma ricompresa in quella già stanziata per l'effettuazione delle ultime assunzioni avvenute nell'aprile 2010, in quanto detti educatori subentrano per rinuncia e a completamento dei 397 posti banditi originariamente -:
quali siano gli elementi ostativi alla immissione in ruolo dei suddetti 44 educatori penitenziari e se non intenda adottare i provvedimenti necessari per procedere all'assunzione degli stessi mediante lo scorrimento della vigente graduatoria.
(5-05451)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 20 dicembre 2002, con decreto del direttore generale della giustizia civile, veniva indetto un bando di concorso per la nonnina di 200 notai;
alcuni candidati, pur non avendo superato la prova di preselezione informatica, requisito indispensabile per l'ammissione alle prove scritte del relativo concorso, furono ammessi dal T.A.R del Lazio, in via cautelare con riserva, a sostenere le prove scritte;
superate positivamente le prove scritte, furono ammessi alle prove orali e, affrontate con successo anche queste, tali

candidati vennero nominati in seguito notai ed immessi nella funzione notarile;
conclusosi l'iter giurisdizionale amministrativo di merito, il Consiglio di Stato, pronunciando sugli interessati, riconosceva l'illegittimità della loro nomina a notaio, ed ordinava all'amministrazione competente - ovvero il Ministero della giustizia in persona del Ministro pro tempore - di intervenire relativamente all'esecuzione della decisione, revocando la nomina a notaio di tali soggetti (ex multis, si vedano le sentenze del Consiglio di Stato n. 7244/05; n. 5743/06; n. 5744/06 e n. 6170/06);
i notai presentarono ricorso alle sezioni unite della Suprema Corte di cassazione per motivo di giurisdizione, ma si videro respinti tali ricorsi, in quanto la Corte riconobbe la piena legittimità del suddetto giudizio amministrativo (ex multis, si veda la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione 13 luglio 2010 n. 16346);
sulla base dei fatti illustrati, tali soggetti avrebbero esercitato per parecchi anni illegittimamente la funzione notarile, rogando atti pubblici che potrebbero essere affetti da nullità (valendo solo quali mere scritture private) su questioni pure delicatissime, riguardo alle quali il nostro ordinamento richiede la forma pubblica a pena di nullità, quali ad esempio i testamenti pubblici, gli atti costitutivi di società di capitali e di associazioni riconosciute, che potrebbero comportare la nullità di trascrizioni e iscrizioni ipotecarie seguite a tali atti pubblici viziati, con eventuale gravissimo danno (se non irreparabile in alcuni casi) sia per le parti private, sia per i soggetti mutuanti che, in particolare, si troverebbero nella situazione di non avere alcuna copertura ipotecaria a garanzia dei mutui da loro erogati;
nonostante le definitive e ormai risalenti pronunce di merito del Consiglio di Stato, la competente amministrazione pare non aver ancora provveduto alla revoca delle nomine illegittime a notaio -:
quali siano gli orientamenti del Ministro sui fatti riferiti in premessa;
se sia intenzionato a conformarsi alla decisione definitiva del Consiglio di Stato e ad eseguirla, provvedendo alla revoca immediata della nomina a notaio dei soggetti illegittimamente nominati;
come intenda intervenire in relazione agli eventuali gravi danni derivati alle parti interessate agli atti illegittimamente rogati
(4-13449)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il detenuto Vincenzo Stranieri, in carcere ininterrottamente dal 1984 e avente fine pena 19 maggio 2014, è in regime di 41-bis ai sensi della legge sull'ordinamento penitenziario dal 1992;
lo stesso, a far data dal 2010, ha subito diversi trattamenti sanitari obbligatori a causa della sua grave patologia psichiatrica;
tali ricoveri si sono resi necessari al fine di evitare «drastiche conseguenze» alla importante perdita di peso (anche 45 chilogrammi in pochi mesi), al suo completo dissociarsi dal contesto del vivere comune e dai sempre più preoccupanti ed eclatanti atti auto lesivi;
tale patologia ha reso necessario il ricovero presso la struttura specializzata di Livorno e Pisa, per le evidenti incompatibilità del suo stato di salute con il regime detentivo carcerario;
la più recente drammatica perdita di peso (oltre 40 chilogrammi) e gli atti auto lesivi hanno determinato l'amministrazione penitenziaria del carcere di Terni richiedere nuovo ricovero presso il centro clinico penitenziario di Livorno, ove lo stesso risulta ristretto dal 28 settembre 2011;
l'articolo 1 del decreto legislativo n. 230 del 1999 afferma che «I detenuti e

gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci e appropriate»;
l'articolo 11 della legge n. 354 del 1975, al comma 2, recita «Ove siano necessarie cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati dai servizi sanitari degli istituti, i condannati e gli internati sono trasferiti, con provvedimento del magistrato di sorveglianza, in ospedali civili o in altri luoghi esterni di cura (...); al comma 5, «All'atto dell'ingresso nell'istituto i soggetti sono sottoposti a visita medica generale allo scopo di accertare eventuali malattie fisiche o psichiche. L'assistenza sanitaria è prestata, nel corso della permanenza nell'istituto, con periodici e frequenti riscontri, indipendentemente dalle richieste degli interessati»; al comma 6, «Il sanitario deve visitare ogni giorno gli ammalati e coloro che ne facciano richiesta; deve segnalare immediatamente la presenza di malattie che richiedono particolari indagini e cure specialistiche» -:
se risultino le regioni della permanenza di Vincenzo Stranieri in ambito carcerario detentivo, peraltro aggravato dal regime di 41-bis, tenuto conto del quadro che emerga dal diario clinico dello stesso detenuto e dell'evidente aggravamento della patologia;
se dopo trenta anni di ininterrotta detenzione e l'ormai prossimo fine pena non si intenda porre fine, per il signor Vincenzo Stranieri, al regime di 41-bis dove è assegnato ininterrottamente da vent'anni;
cosa intendano fare, per quanto di competenza, per tutelare i diritti costituzionali di Vincenzo Stranieri a patire dalla sua integrità psico-fisica.
(4-13450)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
Ferrovie della Calabria è una azienda di trasporto pubblico locale le cui quote sociali sono detenute dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti fin dal 2001 con lo scopo di conseguirne il risanamento finanziario e strutturale;
con accordo di programma stipulato fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Calabria nel 2001, il Governo si è impegnato a versare alla predetta società la somma annua di circa 40 milioni di euro a titolo di corrispettivo per l'esercizio delle relazioni di traffico ferroviario e automobilistico a suo tempo già concesse;
il predetto accordo di programma prevedeva, inoltre, che il detto corrispettivo di esercizio fosse annualmente aggiornato sulla base delle risultanze istruttorie di apposito comitato di coordinamento per consentire il mantenimento dei livelli di servizio pattuiti;
in aggiunta, il Governo era impegnato anche a provvedere alle esigenze di messa in sicurezza e adeguamento funzionale delle tratte ferroviarie in esercizio alla data di costituzione della società;
con l'insediamento del Governo tutti gli interventi finanziari in conto capitale, già disposti, sono stati revocati, cancellando le relative appostazioni sul bilancio ministeriale;
in conseguenza si è determinata una grave situazione di obsolescenza dell'infrastruttura di rete, che, manifestando significative carenze di sicurezza è stata oggetto di reiterati provvedimenti di limitazione alla regolarità dell'esercizio emessi dal competente ufficio ministeriale;

in aperta violazione dell'accordo di programma, il Governo ha interrotto la corresponsione delle pattuite integrazioni del corrispettivo di esercizio, pur regolarmente quantificate e deliberate dal competente comitato di coordinamento;
la mancata corresponsione delle dette integrazioni di corrispettivo ha costretto l'azienda a fare fronte alle esigenze di cassa mediante ricorso al credito con ulteriori oneri che hanno ulteriormente appesantito la gestione ordinaria;
l'asserita vistosa reiterata inadempienza ministeriale, se rispondente al vero, per la sua incidenza sul servizio di trasporto pubblico locale e sull'equilibrio aziendale potrebbe determinare ulteriori responsabilità dell'azionista;
il Ministero di recente avrebbe approvato il nuovo piano industriale aziendale che prevede la dismissione di circa la metà della rete e dei servizi ferroviari e la rinuncia totale all'esercizio del servizio automobilistico;
tale determinazione sarebbe stata motivata da sopravvenuto dissesto finanziario;
Ferrovie della Calabria esercisce trasporto locale in Calabria fin dalla prima metà degli anni 50 del secolo scorso e costituisce un patrimonio irrinunciabile della regione;
l'asserita situazione di dissesto finanziario determina gravissime conseguenze di ordine trasportistico e occupazionale, mettendo a repentaglio oltre mille posti di lavoro diretti e altri numerosi nell'indotto -:
quale sia la reale situazione finanziaria dell'azienda;
quale sia l'ammontare del credito nei confronti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e della regione Calabria e se questa sia la sola causa del dissesto finanziario;
con quali motivazioni il Ministero non abbia adempiuto all'obbligo di corrispondere l'aggiornamento dei corrispettivi previsti dall'accordo di programma in virtù del quale detiene le quote sociali dell'azienda;
con quali atti e provvedimenti l'azienda abbia messo in mora le amministrazioni sopra richiamate per ottenere ottemperanza;
quali finanziamenti statali in conto capitale siano stati erogati alle altre aziende di trasporto pubblico locale le cui quote sociali sono detenute dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dal 2006 alla data odierna;
quali iniziative intenda adottare allo scopo di porre fine ad una situazione di grave incertezza gestionale e di forte tensione sociale.
(2-01218) «Tassone, Galletti».
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

MARIANI, BRAGA, MARGIOTTA, GINEFRA, GRASSI, REALACCI, LOSACCO, BELLANOVA, VICO, CAPANO e SERVODIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è in corso un contenzioso relativo al bando di gara d'appalto bandito per le «opere di completamento della Galleria alternativa alla Galleria Pavoncelli dell'acquedotto Sele-Calore detta Pavoncelli bis» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Unione europea e sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 4 giugno 2011;
il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensione del bando di gara d'appalto bandito il 12 marzo 2010 avanzata dalla società Italiana per Condotte d'Acqua spa, che aveva motivato la richiesta sulla base di presunti diritti rivenienti dal precedente bando di gara, di cui era

risultata aggiudicataria, e che aveva determinato un importante conflitto culminato con un lodo arbitrale;
la Galleria Pavoncelli rappresenta un nodo strategico di collegamento dell'acquedotto Pugliese nel raccordo tra Puglia e Campania fondamentale per l'adduzione d'acqua a favore di tutta la Puglia centrale per 1,4 milioni di persone che in mancanza di quest'opera rimarrebbero a secco;
sono 30 anni che si cerca di costruire la Pavoncelli bis, un nuovo tunnel che sostituisca quello che dai primi del 900 porta in Puglia l'acqua dell'Irpinia e che è stato danneggiato dal terremoto;
data la evidente strategicità dell'opera, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha nominato un commissario straordinario inserendo l'opera nella lista della legge obiettivo dopo il fallimento di due precedenti gare d'appalto che hanno portato l'Acquedotto Pugliese a pagare danni per 21 milioni di euro;
nonostante l'urgenza della definizione dell'appalto e la nomina e l'impegno del commissario straordinario, l'opera a tutt'oggi non è stata ancora iniziata a causa dei contenziosi che comporterebbero una ulteriore spesa da parte del sistema pubblico (circa 40 milioni di euro) senza in alcun modo produrre la esecuzione della galleria ma anzi compromettendo definitivamente la possibilità di avviare i lavori;
la situazione di stallo e il paventato spreco di risorse pubbliche, a fronte dell'ultimo arbitrato in corso ed oggetto di impugnativa, hanno avuto ampio risalto sulla stampa regionale negli ultimi sei mesi e nell'opinione pubblica;
l'assessorato alle opere pubbliche della regione Puglia ed il commissario straordinario hanno segnalato la gravità della situazione alle istituzioni competenti a seguito del deposito del lodo arbitrale nell'aprile 2011 che vedeva pesantemente soccombente l'amministrazione pubblica;
tale vicenda ancora una volta rende evidente che l'utilizzo distorto dell'arbitrato invece di accelerare la realizzazione delle opere rimediando alle lentezze della giustizia civile, danneggia gravemente l'interesse pubblico primario di coniugare il corretto ed efficiente uso delle risorse pubbliche con la efficace e tempestiva realizzazione di opere necessarie per il benessere della comunità;
l'arbitrato vede come presidente del collegio il consigliere di Stato Sergio Santoro, componente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, che attualmente ricopre la carica di presidente reggente e come componente del collegio gli avvocati Tedeschini (componente della Camera arbitrale dei contratti pubblici) di Roma e Luigi Volpe di Bari;
il lodo arbitrale ha riconosciuto alle società Condotte, DEC e Faver 38,3 milioni di euro, in più sono state liquidati 3 milioni tra spese legali e consulenze;
risulta che l'Avvocatura dello Stato ritenga che i compensi pretesi dai tre arbitri che si sono autoliquidati una parcella di 1.978.000 euro debbano essere drasticamente ridotti in quanto non congruenti con la normativa vigente;
l'Avvocatura dello Stato ha impugnato il lodo con una memoria di 196 pagine nella quale si chiede tra l'altro di sospenderne l'esecutività;
anche l'assessore alle opere pubbliche della regione Puglia ha parlato di quantità industriali di contraddizioni contenute nel lodo;
sarebbe opportuno comprendere le iniziative assunte dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture a fronte delle notizie concernenti la vicenda, considerato quanto stabilito dall'articolo 6 del Codice dei contratti pubblici che contiene stringenti disposizioni in tema di incompatibilità -:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda definitivamente

assumere, anche coltivando l'impugnativa del lodo arbitrale in questione, per porre fine ad un così evidente spreco di risorse pubbliche a vantaggio di pochi a danno di investimenti già unanimemente definiti insufficienti per l'ammodernamento delle infrastrutture strategiche fondamentali per lo sviluppo del Paese come quelli destinati all'acquedotto pugliese, il cui ammodernamento ed efficientamento deve procedere per il benessere di milioni di cittadini senza gravare in modo sproporzionato sul sistema tariffario.
(5-05469)

DI BIAGIO e PROIETTI COSIMI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti il crescente allarme dei cittadini residenti nel comune di Orbetello (Grosseto) a motivo del progetto di realizzazione dell'Autostrada Tirrenica a cura della Società Autostrada Tirrenica (SAT), nel tratto a sud di Grosseto, tra Fonteblanda e Ansedonia;
l'intera comunità locale è venuta recentemente a scoprire che il nuovo progetto portato avanti da SAT, senza che i cittadini ne avessero conoscenza e con il beneplacito della precedente amministrazione locale, potrebbe avere un impatto devastante sul territorio;
il progetto originario, approvato dalla delibera CIPE 18 dicembre 2008 con prescrizioni e raccomandazioni è altamente condiviso da tutte le parti sociali, tutelava le aree protette della Laguna di Orbetello, della costa e l'area carsica dei Poggi;
il CIPE 2008 prevedeva inoltre che «la copertura finanziaria dell'intero costo dell'intervento, pari a 3.787,8 milioni di euro, dovrà essere assunta completamente a carico della Società concessionaria S.A.T. S.p.A»;
nel 2010 la SAT, che si occupa di gestire i lavori in concessione, ha modificato il progetto sostituendo il tracciato autostradale, che verrebbe a passare nell'area compresa tra la Laguna di Orbetello e le colline prospicienti, in sovrapposizione alla SS1-Aurelia;
la modifica sarebbe legata a motivazioni economiche seguite alla delibera CIPE del 13 maggio 2010, con la quale il Ministero dell'economia e delle finanze, nell'approvare la convenzione tra SAT e ANAS, respingeva il costo di subentro a fine concessione richiesto e ne fissava un valore nullo. Infatti tale costo di subentro a carico dello Stato italiano, per il 2046, sarebbe stato pari a 3,7 miliardi di euro, cifra pressoché identica all'investimento fissato per il progetto e previsto a totale carico di SAT;
a seguito dell'eliminazione del subentro a copertura totale, fu definito un nuovo progetto con delibera CIPE del 22 luglio 2010;
la valutazione di impatto ambientale (VTA) per il progetto CIPE 2010 è ancora in fase di elaborazione, eppure la SAT ha già posto online gli avvisi di esproprio e incaricato la Spea di effettuare rilievi per i lavori. In questo modo non sembra essere rispettata la procedura prevista dalla legge che, per tali indagini, prevede una richiesta di autorizzazione all'autorità competente e la notifica ai diretti interessati. Fonti di stampa riferiscono che i cittadini che protestavano per questa violazione della procedura, sono stati minacciati di esproprio immediato;
uno dei maggiori quotidiani nazionali riferisce un problema di conflitto di interessi sulla questione. Infatti il presidente di SAT, Antonio Bargone, è stato posto nel 2010 come commissario straordinario per il Governo per la costruzione della Tirrenica, venendo così a ricoprire due cariche di natura antitetica, di controllore e controllato. La nomina sarebbe stata effettuata dall'attuale Ministro dei trasporti, che al tempo era anche sindaco di Orbetello;
il nuovo progetto presenta delle serie criticità di natura ambientale paesaggistica nonché socioeconomica, per le forti ripercussioni

che esso avrebbe su un territorio la cui vocazione caratteristica è legata all'agricoltura e al turismo paesaggistico. Per tali ragioni, nella conferenza dei servizi del 3 agosto 2011 gli Enti locali hanno manifestato un parere sfavorevole sul progetto;
il tratto Fonteblanda-Ansedonia è interessato da 5 aree naturali protette, tra cui la laguna di Orbetello, che è uno dei SIC (sito di interesse comunitario) per la presenza di una zona di protezione speciale dell'Unione europea per l'avifauna e una zona speciale di conservazione, entrambe parte della rete Natura 2000 sulla biodiversità. Essa è inoltre una zona umida di interesse internazionale inserita nella Ramsar List. La zona è soggetta ad ulteriori vincoli di tipo ambientale, paesaggistico e idrogeologico, sanciti dai decreti ministeriali del decreto ministeriale 4 dicembre 1964 del decreto ministeriale 6 febbraio 1976 del decreto ministeriale 14 febbraio 1979 e del decreto ministeriale 14 aprile 1989;
il progetto, che prevede la sovrapposizione dell'autostrada sulla SS1-Aurelia, nel tratto Fonteblanda-Ansedonia, comporterebbe la totale privatizzazione di una strada pubblica, principale arteria di collegamento tra gli insediamenti di Orbetello, Orbetello Scalo, Albinia e Talamone, nonché fondamentale infrastruttura di servizio per le attività e i residenti locali. I residenti si troverebbero privati di una delle principali funzionalità del territorio e costretti a pagare pedaggi che sono tra i più alti a livello nazionale, senza una previsione di viabilità alternativa;
la realizzazione, per come è pensata, comporterebbe 1.049 espropri locali di case, terreni edificabili, terreni agricoli, vigneti, terreni legati ad attività di turismo e campeggio, attività di bar e ristorazione, attività alberghiere, agriturismi. L'impatto di questa manovra sull'economia locale sarà altissimo e difficilmente stimabile anche per la bellezza del luogo e il consolidamento di un tradizionale fermento di attività sorte e cresciute in simbiosi con il territorio;
un'intera comunità rischia di essere defraudata dei suoi gioielli paesaggistici e della propria attività. Intere famiglie si troveranno senza casa e senza attività. In molti casi, le persone coinvolte negli espropri ne sono venute a conoscenza solo per la solerzia e il buon cuore delle associazioni;
la stessa cantierizzazione dell'area, la costruzione delle complanari, la deviazione del traffico su strade poderali dalla capienza altamente risibile rispetto agli attuali flussi supportati dall'Aurelia, comporterà enormi difficoltà per il territorio -:
quali misure intenda predisporre per garantire che qualsiasi misura inerente eventuali lavori sia vincolata ad una completa valutazione dell'impatto ambientale sul progetto CIPE 2010, tutelando i cittadini dalle violazioni procedurali tentate da SAT s.p.a. e quali misure intenda predisporre perché ci sia piena trasparenza sul progetto infrastrutturale della Tirrenica, eliminando gli attuali conflitti dovuti ad accumuli di cariche a detrimento delle garanzie sul territorio, con particolare riferimento al commissario straordinario per il Governo sul tratto autostradale in questione.
(5-05470)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

IANNUZZI e IANNACCONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera protocollo n. 13555 del 15 dicembre 2010, ha trasmesso le schede di autorizzazione all'utilizzazione dei contributi pluriennali presentate - in data 24 novembre 2010 - dalla regione Campania, nel rispetto delle disposizioni di cui alla circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 15 del 28 febbraio 2007;
tali schede prevedono la prosecuzione degli interventi di ricostruzione nei

territori delle regioni Basilicata e Campania colpiti dai terribili e tragici eventi sismici del 23 novembre 1980 e del 1981, di cui alla legge 23 gennaio 1992, n. 32, e successive modificazioni ed integrazioni, per importi complessivi di circa 110 milioni di euro e di circa 35 milioni di euro, alla stregua delle previsioni della legge finanziaria per il 2008 (legge n. 296 del 2007);
le autorizzazioni del Ministro dell'economia e delle finanze sono necessarie per consentire alla Banca d'Italia, nelle more delle stipulazioni dei contratti di mutuo da parte della regione Campania, di concedere ai comuni che sono assegnatari dei relativi finanziamenti, anticipazioni di cassa, indispensabili per poter procedere al completamento dei lavori di ricostruzione nelle zone terremotate;
con una precedente interrogazione 5-04185, presentata dagli interroganti in data 9 febbraio 2011, è stata sollecitata la concessione da parte del Ministero delle predette autorizzazioni;
nella seduta della Commissione VIII, in data 23 marzo 2011, il Vice Ministro alle infrastrutture Castelli ha comunicato che il 16 marzo 2011 il Ministero dell'economia e delle finanze aveva concesso il nulla osta ai fini dell'emanazione del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, diretto ad autorizzare l'utilizzo dei contributi pluriennali per la regione Campania;
il CIPE, poi, a sua volta non ha ancora approvato la proposta di riparto fra i comuni interessati degli ulteriori fondi, concessi per l'anno 2000 dalla legge finanziaria n. 494 del 1999 per la prosecuzione delle attività di ricostruzione;
diversi comuni sono in gravissime difficoltà per fronteggiare le pesanti e comprovate esigenze connesse agli interventi di ricostruzione -:
in quali tempi, auspicabilmente senza ulteriori ritardi e rinvii, si preveda di adottare il decreto, previsto dall'articolo 1, comma 512, della legge n. 206 del 2006, per autorizzare l'utilizzo dei contributi pluriennali per la regione Campania e quando il CIPE approverà finalmente la proposta di riparto degli ulteriori fondi assegnati per il completamento del processo di ricostruzione post-sismica dalla legge finanziaria n. 454 del 1999 per l'anno 2000, proposta che giace da tanto tempo in attesa della doverosa approvazione e del conseguente sblocco dei fondi ivi assegnati in favore dei comuni aventi titolo.
(5-05462)

IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
durante i lavori di ammodernamento per la realizzazione della terza corsia e la messa in sicurezza del lotto Campagna-Contursi (chilometro 44+100-chilometro 47+800) lungo l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, i fabbricati siti nel comune di Contursi Terme di proprietà delle famiglie Cappetta e Giordano ubicati in località Macchitelle e distinti in catasto (fg 29, part. 38), hanno subito gravi e pesanti lesioni;
infatti, durante lo svolgimento dei lavori di scavo per la costruzione della galleria Serrone Tondo, tali immobili, destinati ad abitazione delle suddette famiglie, hanno sofferto danni ingenti di diversa natura e portata sia alle strutture in cemento armato che ai muri perimetrali;
ne è derivata una situazione di estremo pericolo per la stabilità del fabbricato, per la integrità e la incolumità delle persone;
questa situazione del fabbricato è stata dettagliatamente verificata e comprovata dall'ufficio tecnico comunale con relazione e verbale di constatazione del 14 settembre 2005;
di conseguenza, con ordinanza n. 23 del 16 settembre 2005, il comune di Contursi ha intimato alle famiglie Cappetta e Giordano lo sgombero dagli immobili;

i lavori nel lotto in oggetto dell'Autostrada sono gestiti dall'ANAS e sono stati appaltati all'epoca alla società Toto s.p.a.;
nonostante ciò, nessun doveroso riconoscimento dei danni subiti è stato corrisposto alle predette famiglie, che sono state costrette ad instaurare un contenzioso, tutt'ora in itinere innanzi al tribunale di Salerno, sezione staccata di Eboli, nei confronti dell'ANAS e della Toto s.p.a.;
per provvedere alle esigenze abitative di queste famiglie, costrette a lasciare gli immobili di proprietà, è stato disposto il loro «temporaneo» trasferimento in abitazioni provvisorie il cui canone di locazione è stato fronteggiato dall'ANAS solamente sino a luglio 2010;
da allora le due famiglie si sono trovate in una condizione particolarmente pesante e grave, atteso che si sono viste private della loro abitazione a causa dei danni così rilevanti cagionati dai lavori relativi all'Autostrada, non hanno ad oggi ricevuto alcun risarcimento, da più di un anno devono addirittura pagare in proprio il canone di locazione dell'alloggio «provvisorio» e assegnato in vista del ritorno nelle abitazioni di proprietà; questa gravissima condizione ha costretto le indicate famiglie, che per diversi mesi si sono esposte a pesanti sacrifici per provvedere al pagamento del canone di locazione, ad abbandonare a luglio scorso l'alloggio provvisorio che occupavano per ritornare in un container, assolutamente inadeguato, posto a disposizione dalla ditta Toto s.r.l. -:
quali iniziative il Ministro intenda con ogni tempestività assumere, nell'esercizio del proprio ruolo di indirizzo e controllo nei confronti dell'ANAS, per garantire che, a distanza di oltre sei anni dall'esecuzione della ordinanza di sgombero del comune di Contursi Terme, le famiglie proprietarie ricevano finalmente il risarcimento integrale dei danni sofferti a causa dei lavori relativi alla A3 e che hanno gravemente lesionato e pregiudicato le abitazioni di loro proprietà, anche per adottare con immediatezza ogni decisione che possa nelle more garantire alle famiglie, coinvolte in questa assurda e così penalizzante vicenda, un alloggio provvisorio, ma decoroso ed adeguato.
(5-05463)

IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada A3 Salerno-Pompei-Napoli, in concessione alla Società autostrade meridionali (SAM), costituisce un'infrastruttura fondamentale e di primaria rilevanza per il collegamento fra la città di Salerno, l'agro sarnese e nocerino, l'area stabiese e l'area torrese e la città di Napoli;
si tratta di un collegamento essenziale anche per l'innesto sul sistema autostradale meridionale e verso Roma;
da troppi anni sono in corso lungo la tratta napoletana dell'autostrada lavori indispensabili di ammodernamento, di messa in sicurezza, di ampliamento della sede stradale con la realizzazione in alcuni tratti della terza corsia;
è necessario che tali lavori siano finalmente conclusi in tempi certi e ravvicinati, considerando il fortissimo pregiudizio che obiettivamente finiscono per arrecare alla circolazione ed alla sicurezza degli utenti, attesi il pericoloso restringimento della carreggiata in alcuni tratti, le lunghe code e gli intasamenti di traffico che assai spesso si vengono a creare;
i lavori vanno definitivamente ultimati anche perché la concessione ANAS-SAM verrà a scadenza il 31 dicembre 2012;
fra l'altro, lungo la direzione Pompei-Scafati e San Giorgio Cremano, in diversi tratti, pure ultimati con tre corsie funzionanti, rimangono ancora i cartelli del limite di velocità a 60 chilometri orari, che invece è pienamente giustificato ed indispensabile in quei tratti con due corsie ed a lavori in corso e con pericolosi restringimenti di carreggiata;

troppi ritardi e troppi rinvii si sono accumulati nel corso di questi lavori, con grave pregiudizio per le comunità interessate -:
quale sia la situazione effettiva dei lavori sino ad oggi svolti lungo l'autostrada Salerno-Pompei-Napoli e quale sia il programma aggiornato dei lavori in corso e di quelli ulteriori da eseguire;
quali siano i relativi tempi di esecuzione, le scadenze previste, la data finale preventivata per l'ultimazione di tutte le opere, le risorse finanziarie sino ad oggi impiegate ed il costo totale previsto per la realizzazione dell'intero progetto di ammodernamento dell'autostrada;
quali iniziative si intendano adottare visto che per diversi tratti dell'autostrada, fra Scafati-Pompei-Napoli e San Giorgio a Cremano, rimangono fermi i cartelli del limite di velocità a 60 chilometri orari, benché quei tratti siano ultimati e quindi dispongano di tre corsie funzionanti.
(5-05466)

BOCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto preliminare della «Strada delle Tre Valli: tratto Eggi (Spoleto)-Acquasparta» viene approvato con la delibera 146 del CIPE nel 2005;
nel 2006 l'opera viene inserita nel Piano delle infrastrutture strategiche;
nel 2010 nell'Allegato infrastrutture alla DFP (decisione di finanza pubblica) 2011-2013 è inserita tra le «opere di valenza regionale realizzabili entro il 2013»;
all'interno del progetto, il cui fabbisogno finanziario ammonta a complessivi 800 milioni, uno stralcio di 4,4 chilometri da Baiano a Fiorenzuola è già in fase di progettazione definitiva, ma i circa 100 milioni di euro necessari per la realizzazione, dopo essere stati promessi, non sono disponibili;
la realizzazione del tratto Spoleto-Acquasparta della Strada Tre Valli è essenziale per lo sviluppo commerciale del territorio e alleggerirebbe in maniera significativa il traffico della E45, un'arteria che, secondo le parole del capo dipartimento dell'Anas regionale, «sta diventando un grosso problema perché sta invecchiando»;
secondo lo stesso capo dipartimento «la Tre Valli è il perno della viabilità umbra» -:
se non ritenga urgente procedere all'assegnazione delle risorse necessarie all'avvio dei lavori per lo stralcio Baiano-Fiorenzuola.
(5-05468)

Interrogazione a risposta scritta:

GRAZIANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie riportate dagli organi di stampa, il 28 aprile 2011 il volo Meridiana IG00243 in partenza dall'aeroporto di Milano Linate alle 19.50 è decollato senza tutti i passeggeri a bordo;
dai racconti dei presenti, l'aereo, un MD 82 da 140 posti, è partito, mentre il bus stava trasportando gli ultimi viaggiatori. Questa l'amara certezza di coloro che, dopo aver aspettato invano nei pressi dello scalo, hanno visto l'aereo partire senza di loro;
in particolare, a bordo del terzo bus che conduce i passeggeri dal gate all'aereo si trovavano in attesa gli ultimi 13 passeggeri diretti a Napoli. Da quanto riportato dalla stampa, sembra che il bus sia arrivato quando ormai era prossimo l'orario di partenza. Sicché, quando il bus è arrivato alla piazzola di sosta accanto alla pista, l'aereo era in fase di rullaggio. Il bus dopo aver vagato per diversi minuti è tornato al gate;

né Meridiana, né Ata Handling, che si occupa dei servizi a terra, hanno segnalato nulla di strano, consentendo al pilota di partire. I responsabili dello scalo hanno spiegato che il pilota era convinto che tutti i passeggeri fossero saliti a bordo;
i 13 passeggeri rimasti a terra, alcuni dei quali ricollocati su un volo Alitalia successivo, altri costretti a rimandare la partenza al giorno seguente, hanno cercato di sporgere denuncia alla polizia dello scalo, che però, dal racconto dei passeggeri, ha rifiutato di verbalizzare le loro ragioni;
in casi analoghi le operazioni vengono ritardate per consentire che tutti i passeggeri in lista siano a bordo dell'aereo. Nel caso di specie non solo questo non è avvenuto, ma l'accaduto ha comportato ai protagonisti disagi e difficoltà, oltre al danno economico e ai gravi rischi per la sicurezza di una gestione superficiale del sistema di trasporto nel suo complesso -:
se, alla luce della gravità di quanto premesso, il Ministro non ritenga di far luce su quanto accaduto, in particolare in ordine alle responsabilità;
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di verificare, anche per il tramite dell'Enac, il rispetto delle norme di sicurezza e di assistenza relative al trasporto aereo da parte della compagnia e del fornitore di servizi a terra, nonché al fine di risolvere disagi simili a quelli rappresentati, evitando che si ripetano in futuro;
quali iniziative intenda assumere affinché gli scali nazionali provvedano a svolgere il loro servizio in modo soddisfacente, nei tempi e nelle modalità.
(4-13439)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il servizio prestato dai vigili del fuoco è ampiamente apprezzato dai cittadini per la professionalità, l'impegno e l'umanità che continuamente dimostrano in ogni circostanza, dalle emergenze che richiedono l'intervento del soccorso tecnico urgente alle grandi operazioni connesse ad eventi calamitosi;
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sta realizzando uno straordinario sforzo per riuscire, con decrescenti risorse finanziarie, a sopperire alle sempre più diversificate richieste di intervento che arrivano ogni giorno della popolazione;
le ultime leggi finanziarie oltre a tagliare le risorse finanziarie del Corpo nazionale non hanno dato risposta al pressante tema della carenza di organico, che colpisce in maniera ormai indifferenziata tutti i comandi italiani;
l'ultima scelta legislativa significativa e positiva è stata fatta con la legge finanziaria 2007 con cui è stata avviata la stabilizzazione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con una procedura concorsuale riservata ma molto selettiva e concorrente e non alternativa a quella ordinaria che arrivava dopo un lungo periodo di assenza di qualsiasi concorso pubblico;
la procedura consentiva la stabilizzazione del personale discontinuo operante nel Corpo, iscritto negli appositi elenchi da almeno tre anni;
infatti la legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) ed in particolare l'articolo 1, comma 526, della predetta legge prevede che «per l'anno

2008 le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo ivi compresi i corpi di polizia ed il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, [...] possono procedere nel limite di un contingente di personale non dirigenziale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 40 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno 2007, alla stabilizzazione del rapporto di lavoro del personale in possesso dei requisiti»;
l'articolo 1, comma 526, della medesima legge prevede che «nel limite del predetto contingente, per avviare anche per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco la trasformazione in rapporti a tempo indeterminato delle forme di organizzazione precaria del lavoro, è autorizzata una stabilizzazione del personale volontario [...] che alla data del 1° gennaio 2007 [...] da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di centoventi giorni di servizio»; l'articolo 97 della Costituzione impone la procedura concorsuale per l'accesso «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni» fatti salvi i «casi previsti dalla legge»;
quindi, la stabilizzazione del personale discontinuo operante nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco iscritti negli appositi elenchi da almeno tre anni, al fine di diminuire l'utilizzo di personale precario nell'espletamento di attività ordinarie, disposta dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 rientra nei casi fatti salvi dall'articolo 97 della Costituzione;
il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato corrisponde alla necessità di fare fronte ad esigenze temporanee delle amministrazioni, mentre le situazioni oggetto della stabilizzazione prevista dalla legge finanziaria per l'anno 2007 di fatto erano contratti a termine utilizzati per esigenze permanenti dell'amministrazione come tutt'ora è dimostrato dalle continue segnalazioni delle organizzazioni sindacali che arrivano da tutti i comandi provinciali;
la direttiva n. 7 del 30 aprile 2007 del Ministero per le riforme e l'innovazione nelle pubbliche amministrazioni ha chiarito lo scopo della normativa sulle stabilizzazioni ed è quello di «sanare situazioni che si protraggono da lungo tempo e che hanno disatteso le norme che regolano il sistema di personale nelle pubbliche amministrazioni e creato diffuse aspettative nei dipendenti così assunti, anche in violazione dell'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165»;
il 25 febbraio 2011 il Governo ha, accolto un ordine del giorno (9/4086/257), a cui non ha ancora dato seguito, in cui si impegnava a valutare l'opportunità di prorogare l'efficacia delle graduatorie degli idonei di cui al decreto del Ministro dell'interno n. 1996 del 2008 relative al Corpo nazionale dei vigili del fuoco per consentire a tutti gli aventi diritto l'immissione nei ruoli, a provvedere all'assunzione immediata e contestuale di tutti i primi 814 vincitori del concorso;
sono al momento stati convocati 3.240 vigili volontari e, di questi, circa 2.900 sono risultati assunti e quindi indirizzati ai centri di formazione professionale dove dovranno affrontare, vista l'esperienza già maturata, un corso di soli sei mesi (tre presso le strutture didattiche dell'amministrazione e tre presso i comandi provinciali dei vigili del fuoco), anziché di dodici come normalmente richiesto dai concorsi pubblici, il che consente un netto risparmio per le casse dello Stato;
un gruppo degli aventi diritto alla stabilizzazione, ha inoltre già superato la visita medica di idoneità e a seguito delle rassicurazioni che in quella sede gli sono state date, con tanto di stretta di mano e di «benvenuti nel Corpo» da parte della dirigenza preposta, hanno dato il preavviso su loro posto di lavoro, hanno rifiutato altre occasioni occupazionali, rifacendosi a quell'impegno che sanciva l'ingresso nel posto di lavoro da sempre desiderato;
nel corso delle audizioni, svoltesi a inizio anno, dei vertici del Corpo nazionale e delle organizzazioni sindacali, in sede di

Commissione affari costituzionali è emersa una carenza di oltre 3.000 uomini negli organici attuali;
già il precedente Governo Berlusconi aveva approvato il piano «Italia in 20 minuti» che prevedeva un importante e utile incremento dei distaccamenti sul territorio nazionale a cui è necessario dar seguito con un ampliamento della dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
il Governo ha accolto il 21 giugno 2011 un ordine del giorno (atto Camera 9/4357-A/58), anche approvato a grandissima maggioranza dalla Camera, che prevedeva in considerazione della carenza d'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a presentare entro 90 giorni un progetto di revisione dell'organico in base a quanto previsto dal piano «Soccorso Italia in 20 minuti»; un piano di assunzioni che preveda la copertura del turn over e l'implementazione del piano di cui sopra attraverso l'utilizzo delle graduatorie esistenti ed in particolare quella relativa al concorso per 814 posti e quella relativa alla procedura concorsuale di stabilizzazione prevista nella legge 27 dicembre 2006, n. 296 -:
per quali motivi il Governo abbia disatteso gli impegni formalmente assunti davanti al Parlamento il 21 giugno 2011;
quali iniziative anche normative intenda assumere per dare garanzia a coloro che rientrano nella graduatoria di stabilizzazione di cui sopra posto che la loro assunzione è ancora nei programmi dell'amministrazione;
quali siano i programmi di assunzione previsti per gli idonei del concorso a 814 posti e della procedura di stabilizzazione.
(2-01221) «Rosato, Fiano, Sbrollini, Sereni, Garofani, Recchia, Margiotta, Braga, Pedoto, Sarubbi, Murer, Marchioni, Mogherini Rebesani, Garavini, Vannucci, Zucchi, Marco Carra, Lovelli, Strizzolo, Rugghia, Touadi, Tullo, Fontanelli, Marchi, Bratti, Realacci, Viola, Zamparutti, Velo, Soro, Zunino».
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
secondo alcune notizie apparse sui quotidiani nei giorni scorsi, sarebbero prossime alla chiusura per esigenze di bilancio, una dozzina di caserme dei carabinieri nel territorio della Lucchesia;
in ordine temporale la prima caserma a chiudere i battenti entro il 31 dicembre 2011 sarebbe la stazione di Nozzano e i sei militari, con ogni probabilità, andrebbero a rinforzare la caserma di San Concordio che già comprende un territorio con oltre 20mila abitanti e che dal 2012 avrà la competenza anche sull'Oltreserchio;
per giugno 2012 sarebbero in cantiere altre due dismissioni: la caserma di Pieve di Compito che vigila sull'intera area del compitese e lo storico presidio di Borgo Giannotti punto di riferimento per il territorio di Monte San Quirico;
tutte e tre le caserme hanno in comune il fatto che sono concesse in affitto dai privati che, in alcuni casi, hanno già notificato lo sfratto esecutivo per morosità;
il programma delle dismissioni, tuttavia, non sembrerebbe limitarsi alle tre caserme citate e a farne le spese sarebbe anche e soprattutto la Garfagnana: le caserme di Fornaci, Piazza al Serchio, Castiglione, Coreglia Antelminelli, Camporgiano verrebbero soppresse con accorpamenti e rinunce dolorose in un territorio dove la presenza dell'Arma è sempre stata un sinonimo di sicurezza per gli abitanti della Valle;

anche la Versilia potrebbe subire tagli pesanti con la chiusura dei presidi di Lido di Camaiore, Marina di Pietrasanta e Seravezza. A rischio anche quello di Massarosa;
questo programma di tagli, a giudizio degli interpellanti, contraddice i ripetuti annunci di potenziamento degli organici, e di miglioramento dei mezzi e della tecnologia del Governo, mentre cresce l'allarme sicurezza, la criminalità dilaga e aumentano furti e rapine -:
se tali notizie corrispondano al vero e quali urgenti iniziative si intendano adottare, pur comprendendo le esigenze di bilancio conseguenti alla crisi economica, per scongiurare la dismissione dei presidi dell'Arma dei carabinieri nei comuni della Garfagnana, della Lucchesia e della Versilia, al fine di garantire uno dei pilastri su cui si fondano le democrazie, ossia la sicurezza dei cittadini.
(2-01224) «Poli, Bosi».

Interrogazione a risposta immediata:

MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 23 settembre 2011 l'aula del Parlamento europeo ha approvato una modifica al bilancio dell'Unione europea, stanziando 43,9 milioni di euro ex novo per la gestione dei flussi di migranti e rifugiati, in ragione dell'emergenza sociale ed umanitaria apertasi a causa dei conflitti sorti all'indomani dei movimenti ascrivibili alla «primavera araba»;
delle somme stanziate, 24 milioni saranno destinate al Frontex, l'agenzia europea che, istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio del 26 ottobre 2004, ha il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea.
la modifica relativa alla maggiore dotazione di fondi in favore dell'agenzia va letta in relazione a quanto deliberato con risoluzione sempre dal Parlamento europeo martedì 13 settembre 2011;
in tale seduta si è proceduto ad emendare, durante l'esame in prima lettura, il citato regolamento (CE) n. 2007/2004 istitutivo del Frontex, al fine di aggiornare, ampliandole, le funzioni dell'agenzia stessa, partendo dal presupposto che alcuni Stati membri dell'Unione europea «sono sottoposti a pressioni specifiche e sproporzionate» alle loro frontiere;
l'istituzione di vere e proprie squadre di guardie di frontiere europee (il cui contributo da parte di ciascuno Stato è programmato sulla base di negoziati e accordi annuali bilaterali tra lo Stato stesso e l'agenzia), così come la facoltà per Frontex di poter direttamente acquistare (autonomamente o in comproprietà con uno Stato membro) attrezzature tecniche, quali unità navali o mezzi di pattugliamento costiero e in mare aperto, sono modifiche finalizzate, negli intendimenti del Parlamento europeo, ad aumentare l'efficacia dell'azione dell'agenzia. È, altresì, disposto che il Frontex elabori e sviluppi un codice di condotta che stabilisca procedure per il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti, con particolare attenzione nel caso dei minori non accompagnati e delle persone vulnerabili, come anche delle persone che chiedono protezione internazionale, e che siano applicabili a tutti coloro che prendono parte alle attività dell'agenzia, prevedendosi al riguardo che il direttore esecutivo dell'agenzia sospenda o concluda le operazioni poste in essere dall'agenzia in caso di gravi e persistenti violazioni dei diritti fondamentali a carico dei soggetti sopra richiamati -:
se ed in quale modo il «nuovo» Frontex potrà rappresentare per il nostro Paese un valido interlocutore e agire in sostegno della politica di contenimento e gestione dei flussi migratori del nostro Paese, anche in ragione dell'entità del

contributo dell'agenzia finora reso nei confronti dell'Italia, valutando la contestuale necessità di predisporre accordi diretti tra l'Unione europea e Stati del Nord Africa.
(3-01871)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazione a risposta in Commissione:

PICIERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 1o ottobre 2011 si è verificato un grave atto intimidatorio ai danni del quotidiano campano Metropolis, a seguito della pubblicazione, nella prima pagina dell'edizione Sud del giornale, di notizie riguardo al «pentito» Salvatore Belviso, esponente del clan D'Alessandro;
secondo quanto si apprende da notizie riportate da diversi quotidiani campani, alcuni familiari di Belviso, alle della mattina del 1o ottobre 2011, si sarebbero recati presso la sede della redazione, chiedendo di ritirare il giornale dalle edicole e di bloccare la messa in onda della prima pagina dell'edizione Sud nel corso della rassegna stampa del mattino di Metropolis Tv. Contemporaneamente, sempre secondo le stesse notizie di stampa e testimonianze, alcune persone avrebbero fatto il giro delle edicole di Castellammare di Stabia strappando le locandine ed esortando i giornalai a non vendere Metropolis;
il grave episodio sarebbe stato poi denunciato dal direttore responsabile di Metropolis, Giuseppe Del Gaudio, ai carabinieri del comando gruppo di Torre Annunziata che sul caso avrebbero aperto un'inchiesta;
l'inquietante «raid» dimostrerebbe una presenza pericolosa e arrogante della camorra sul territorio;
la vicenda riferita costituisce un grave atto intimidatorio, commesso in violazione dei princìpi costituzionalmente sanciti di libertà di stampa e di informazione, princìpi che ogni governo democratico dovrebbe sempre garantire non solo per assicurare l'esistenza di una stampa libera, ma anche per salvaguardare la sicurezza, la libertà e l'incolumità personale a tutti quei giornalisti che nel nostro Paese sono impegnati in meritorie attività di inchiesta -:
se il Governo sia a conoscenza del grave episodio riferito in premessa;
quali iniziative di competenza ritenga opportuno avviare per favorire l'individuazione dei responsabili degli atti intimidatori;
quali misure necessarie ed urgenti intenda adottare per fare in modo che episodi del genere non abbiano più a ripetersi e che venga garantita l'incolumità dei giornalisti e la regolare vendita del citato quotidiano nell'area stabiese.
(5-05467)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
le nuove norme introdotte dalla cosiddetta «manovra finanziaria bis 2011» vanno a modificare l'articolo 79 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (testo unico enti locali) e nello specifico il comma 1, cambiando le parole: «per l'intera giornata in cui sono convocati i rispettivi Consigli» con «per il tempo strettamente necessario a ciascuna seduta dei rispettivi Consigli e per il raggiungimento del luogo di suo svolgimento»;
la Costituzione, all'articolo 51, comma 1, prevede: «Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge» e, al comma 3, indica: «Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro»;

la modifica sopra indicata non permette ai consiglieri comunali e provinciali di poter avere il giorno libero per le sedute di consiglio;
è evidente che tale limitazione crea grandi difficoltà a molti consiglieri nell'esercizio del ruolo e delle prerogative assegnate agli stessi dalla legge, poiché può diventare difficoltosa la possibilità di preparazione al dibattito assembleare e talvolta alla presenza;
la riforma di tale norma, oltre a creare una forte discriminazione tra lavoratori dipendenti e autonomi, lede in particolare gli appartenenti alle forze dell'ordine (polizia, carabinieri, Guardia di finanza e altro) limitandone, di fatto, la possibilità di partecipazione alle sedute consiliari;
le peculiarità lavorative di tali addetti implicano, durante l'orario di servizio, la possibilità di creare condizioni tali da richiederne la permanenza in servizio. L'operatore è obbligato, pertanto, a rimanere in servizio, oltre l'orario previsto, per molteplici casi tra i quali, ad esempio, il procedere ad arresti, ordini pubblici, sopralluoghi su scene del crimine, operazioni di appostamento e tutto ciò che rientri nel normale esercizio delle funzioni a cui è preposto. Peraltro la normativa prevede che, gli stessi operatori delle forze dell'ordine, in virtù di una incompatibilità ambientale tra l'attività politica e quella di polizia, debbano prestare servizio fuori dal comune o dalla provincia in cui sono stati eletti;
tale modifica dell'articolo 79 del decreto legislativo n. 267 del 2000 prevista dal decreto-legge n. 138 del 2011 crea un grave vulnus alla democrazia, mettendo a rischio la presenza ai consigli comunali o provinciali di molti consiglieri eletti democraticamente ed inoltre danneggia tutti i cittadini che con la propria preferenza esercitata attraverso il voto hanno espresso la propria volontà a farsi rappresentare da una specifica persona -:
quali iniziative urgenti si intendano attuare per porre rimedio a questa anomalia e se non sia da prendere in considerazione l'opportunità di assumere iniziative per il ripristino della formulazione originaria della normativa nello specifico articolo e comma, tale da non creare una discriminazione, e per riaffermare i princìpi di democrazia e rappresentatività previsti dalla nostra Costituzione.
(4-13443)

DAL MORO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comune di San Bonifacio ha effettuato a partire dal 2007 ingenti investimenti per la realizzazione di una nuova caserma dei carabinieri;
il quotidiano locale «L'Arena» è di recente (11 agosto 2011) tornato ad occuparsi della vicenda del mancato trasferimento dell'Arma dei carabinieri presso la nuova sede, già ultimata e adeguata nel 2011 a cura del comune secondo le indicazioni ricevute dalla prefettura:
il 30 luglio 2010 i competenti uffici tecnici hanno rilasciato il certificato di agibilità;
il Ministero dell'interno ha autorizzato la stipula del contratto di locazione dello stabile in invarianza di spesa;
l'attuale impasse risulterebbe essere dettata da un recente passaggio di competenze (dal 1° gennaio 2011, secondo l'articolo 2, comma 222, della legge n. 191 del 2009), con riguardo ai contratti d'affitto delle caserme, dalle prefetture all'Agenda del demanio;
la prefettura di Verona ha compiuto il dovuto passaggio perché il Ministero dell'interno fornisca all'Agenzia del demanio la conferma della disponibilità economica al pagamento del canone locativo dello stabile;
il comune non ottiene risposte certe riguardo alla tempistica dell'attivazione dello stesso contratto di affitto della nuova sede, contratto che darebbe il via al trasferimento;

solo con il trasferimento dei carabinieri nel nuovo immobile il comune potrebbe procedere alla vendita della vecchia caserma che risulta già essere inserita tra i beni da alienare;
in un momento di forte riduzione delle risorse a disposizione delle amministrazioni locali il prolungato ritardo nel trasferimento, con la mancata vendita della vecchia caserma viene a gravare ulteriormente sul bilancio comunale;
l'entrata in funzione dell'opera è nell'interesse della sicurezza dei cittadini di San Bonifacio e dei comuni limitrofi su cui estenderà la propria autorità il comando di compagnia in questione -:
quali iniziative, e in quali tempi, i Ministri interrogati intendano porre in essere, per quanto di competenza, al fine di assicurare in tempi urgenti al comune di San Bonifacio la soluzione dell'iter burocratico, assegnando alla comunità un immobile importante che potrà senza dubbio migliorare la qualità dei servizi di sicurezza sul territorio.
(4-13447)

DI PIETRO e FAVIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti sono venuti a conoscenza del caso occorso alla signora Alicia Francisca Ferri, residente in Villanova di Guidonia Montecelio, dal 1999 vittima di usura ed estorsione denunciate e dal quale è scaturito un processo come parti offese ancora in corso;
la richiesta di accesso al fondo di solidarietà per le vittime dell'usura, inoltrata nel 2007 e finalizzata all'erogazione di un mutuo, non ha prodotto il sostegno economico sperato e dovuto e ciò, a sua volta, è stato ed è causa di ulteriori aggravi per la famiglia e l'attività commerciale, ridottasi nel frattempo in disgrazia e a rischio di chiusura definitiva a brevissimo termine;
in particolare, risulta agli interroganti che la prefettura di Roma - Ufficio territoriale del Governo - area I-Quater - O.S.P. costituirebbe il luogo in cui si sono bloccate le pratiche, tra le quali quella suindicata: l'ufficio sembrerebbe versare da anni in condizioni di carenza di personale e aver subito l'avvicendarsi, nel corso del 2010, di quattro diversi dirigenti, situazione che avrebbe allungato a dismisura l'iter delle richieste degli aventi diritto alle risorse del fondo;
le denunce delle vittime di usura ed estorsione sono frutto di coraggio ed impegno civico, a fronte dei quali la Repubblica ha ritenuto di istituire uno strumento per aiutare gli imprenditori a reinserirsi nella società, ma tale sostegno, risultato di atti di valutazione nei termini di legge da parte degli uffici competenti, rischia di essere infruttuoso e di non arrecare alcuno dei benefici per i quali è stato concepito ove giunga con grave ritardo -:
se e quali iniziative e provvedimenti intenda adottare tempestivamente per garantire sostegno alle vittime aventi diritto nei tempi congrui per un effettivo ristoro dei danni e per la possibilità di ripresa delle persone coinvolte e delle loro attività.
(4-13453)

BIANCOFIORE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Alto Adige, il partito dell'estrema destra secessionista tedesco, Suedtiroler freiheit (libertà altoatesina), ha ideato e pubblicato un diario scolastico in occasione dell'apertura delle scuole;
il diario è corredato di adesivi riportanti le frasi in dialetto sudtirolese «Tirol isch lei oans (Esiste un solo Tirolo) - «Ein Tirol» (Un Tirolo, cioè il motto e la sigla dei terroristi stragisti degli anni '60 e di una cartina geografica che rappresenta l'attuale Alto Adige e l'attuale Tirolo del Nord, senza confini come se fosse un unico Tirolo cioè com'era prima del 1918);

il diario ha una diffusione capillare, un'ampia tiratura e si trova liberamente presso tutte le librerie altoatesine di lingua tedesca ad un costo irrisorio di 8 euro;
tra i personaggi evocati come miti all'interno vi sono molti ex terroristi che pur condannati in Italia, non hanno scontato un giorno di detenzione e sono fuggiti all'estero, perlopiù in Austria o Germania protetti da un persistente cordone pantirolese;
nel diario, in sfregio alle istituzioni italiane, è riportato anche il famigerato manifesto balzato alle cronache nazionali riportante una scopa che spazza via il tricolore, questa volta senza tricolore, per il quale recentemente lo stesso partito Suedtirolerfreiheit, è stato condannato per vilipendio in prima istanza;
solo l'11 giugno 2011, - in occasione del 50esimo anniversario della cosiddetta «notte dei fuochi» con la quale gli irredentisti e i secessionisti altoatesini di lingua tedesca - nel silenzio dello Stato italiano, sono soliti ricordare l'inizio della stagione delle «bombe anti italiane», lo stesso partito, richiamando la storia personale di Sepp Kerschabaumer (ex terrorista condannato a 11 anni di carcere) che prima di morire denunciò presunti atti di brutalità riservatigli, ha voluto palesemente accusare i carabinieri di essere «torturatori». Sul manifesto è infatti riportata la parola Folternachte che letteralmente significa «Notte di torture»;
il comandante degli Schüetzen, tiratori scelti, Elmar Thaler, si è spinto sempre in occasione della ricorrenza dei 50 anni della notte dei fuochi, non solo ad omaggiare altro terrorista - Sepp Mitterhofer, ma anche ad inneggiare letteralmente «agli attentatori» dichiarando che «gli attentati furono utili e che gli attivisti si trovarono nella situazione di dover affrontare un problema che la politica non era in grado di risolvere;
vi sono molteplici precedenti di vilipendio alla Repubblica (tipo lo sciacquone sull'inno d'Italia o la carta igienica tricolore, o il water sullo Stivale), di diffamazione delle forze armate, di accuse alle forze dell'ordine italiane, di dileggio dello Stato italiano ad opera di detto partito dell'estrema destra tedesca e del corpo degli Schüetzen;
vi è dunque sconcerto nel mondo politico altoatesino e nazionale per l'esasperazione della popolazione che chiede chiari segnali del Governo, innanzi al superamento di ogni limite della decenza e dell'impunità che ne è sempre conseguita;
l'interrogante ha molteplici volte segnalato ad ogni Governo, una deriva tutt'altro che folcloristica (in palese violazione dell'articolo 18 della Costituzione e della legge Anselmi), bensì di «presunta attività irregolare» del corpo dei cappelli piumati, così detti Schützen appunto, le cui manifestazioni e vita associativa sono sostenute dai contributi pubblici messi a disposizione dalla provincia autonoma di Bolzano, ergo con fondi indirettamente statali;
più volte innanzi ad interrogazioni della sottoscritta manifestanti seria preoccupazione, vi è stata la tendenziale sottovalutazione della portata degli atti e delle idee professate dai partiti estremisti tedeschi e dagli Schützen, con ciò inducendoli a ritenere di poter rimanere essenzialmente impuniti;
arrivare ad influenzare i giovani nel percorso scolastico è un mezzo di persuasione occulta che incide sul percorso culturale ed educazionale dei ragazzi che ad avviso dell'interrogante costituisce una vera e propria opera di plagio;
non intervenire con chiarezza su una questione tanto grave di impropria esaltazione delle azioni che avevano fondato il terrorismo irredentista, potrebbe consentire ad esempio ad ex brigatisti, di fare un diario inneggiante gli ex terroristi rossi;

il Ministro degli affari esteri ha inviato una lettera denuncia sulla vicenda al Ministro dell'interno -:
quali iniziative, anche normative, il Governo intenda adottare perché sia dichiarato una volta per tutte «fuori legge» il partito estremista tedesco Suedtirol Freiheit, sull'esempio di quanto avvenne in altro Stato membro dell'Unione europea, la Spagna, con il movimento separatista «Batasuna»;
cosa intendano fare nell'ambito delle rispettive competenze per dar seguito alla denuncia fatta dal Ministro degli affari esteri assumendo ogni iniziativa affinché i citati diari siano ritirati dagli scaffali delle librerie;
cosa intenda fare il Governo per mettere fine ad una escalation di provocazioni e denigrazioni dello Stato italiano che viene percepito come debole innanzi a coloro che ne tentano di minare la credibilità.
(4-13466)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:

DI PIETRO e ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, il fondo integrativo nazionale per le borse di studio per l'anno accademico 2009-2010 ammontava a euro 246.459.482;
nello stesso anno accademico 2009-2010 si sono registrati 183.323 idonei, di cui soltanto 154.263 hanno beneficiato della borsa di studio (84,15 per cento), mentre gli altri 29.060 sono stati esclusi, pur rientrando nei parametri di idoneità;
ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, e del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, il cosiddetto decreto sviluppo, il fondo previsto per l'anno accademico 2011-2012 è di euro 101.628.250,00. La diminuzione del fondo è, quindi, stimabile in circa euro 144.831.232,00;
in base all'importo medio di una borsa di studio in Italia (euro 3.192,50) e senza considerare le probabili restrizioni dei contributi regionali a seguito delle ultime manovre, si avrebbe, quindi, un aumento nel corrente anno accademico di circa 45.366 studenti, che, pur risultando idonei, non riceveranno la borsa di studio;
le istituzioni europee chiedono al nostro Paese urgenti misure per la crescita e lo sviluppo, a prescindere dalle attuali manovre e dall'obiettivo del pareggio di bilancio;
lo Stato è tenuto, dal punto di vista economico, ad investire nella conoscenza e nell'innovazione, come stabilito nel 2000 nella strategia di Lisbona dal Consiglio europeo e come ribadito più volte dai vertici dell'Unione europea;
la copertura totale delle borse di studio, calcolata secondo il numero degli idonei nell'anno accademico 2009-2010, ammonta a euro 585.258.678,00 e lo Stato italiano spende annualmente circa euro 25.000.000.000,00 in armamenti;
la condizione di idoneo non beneficiario rappresenta una palese violazione del diritto alle pari opportunità, del diritto allo studio e del principio di uguaglianza, in quanto gli studenti interessati pur meritevoli non potranno proseguire gli studi perché privi di mezzi;
in una situazione dove l'attuale crisi grava sulle famiglie, aumentano le tasse universitarie, gli atenei tagliano i servizi e i corsi di laurea e sul fondo di finanziamento ordinario gravano pesantemente i tagli operati da questo Governo, il fatto che nel prossimo anno accademico più della metà degli idonei non potranno effettivamente proseguire gli studi, a prescindere dalle loro capacità, rende matematicamente

e tecnicamente impossibile perseguire l'obiettivo del Governo circa la promozione della meritocrazia e della qualità -:
se il Ministro interrogato non ritenga urgente intervenire affinché siano adottate iniziative normative urgenti volte a prevedere ulteriori strumenti di tutela per garantire la copertura necessaria delle borse di studio per tutti gli idonei durante l'anno accademico 2011-2012 e per gli anni accademici successivi.
(3-01868)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

GHIZZONI, LENZI, MARAN, QUARTIANI, GIACHETTI, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE PASQUALE, DE TORRE, LEVI, LOLLI, MAZZARELLA, MELANDRI, NICOLAIS, PES, ROSSA, ANTONINO RUSSO e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dopo l'ormai nota gaffe relativa al presunto tunnel tra il Cern di Ginevra con il laboratorio dell'Istituto nazionale di fisica nucleare ad Assergi, presso il Gran Sasso, attraverso il quale avrebbe viaggiato il fascio di neutrini, e al quale «l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro», la notizia delle dimissioni del dottor Massimo Zennaro da capo ufficio stampa del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca appaiono come un atto dovuto;
appare, tuttavia, incomprensibile che il suddetto dottor Zennaro mantenga l'incarico di direttore della direzione generale per lo studente, l'integrazione, la partecipazione e la comunicazione, incarico che ricopre dal 2009 per designazione del Ministro interrogato. Il gruppo del Partito democratico, con un atto di sindacato ispettivo (n. 5-02216) del dicembre 2009, aveva già messo in dubbio le caratteristiche culturali e i titoli professionali del dottor Zennaro e aveva espresso grandi perplessità al doppio ruolo assunto come portavoce del Ministro interrogato in concomitanza all'incarico di direttore generale della detta direzione;
l'annuncio delle dimissioni dal solo incarico di capo ufficio stampa e il mantenimento della dirigenza della citata direzione generale appaiono poi del tutto inaccettabili, soprattutto dopo la diffusione della notizia, pubblicata dai maggiori quotidiani, della contemporanea assunzione di un nuovo incarico di consulente culturale offertogli da Barbara Berlusconi;
l'incarico di direttore generale di una direzione ministeriale è di tale responsabilità e impegno che difficilmente si concilia con lo svolgimento di altre funzioni. Peraltro, la possibilità che un dipendente pubblico possa svolgere altre attività lavorative, sia per enti pubblici sia per soggetti privati, è rigorosamente disciplinato dal nostro ordinamento con il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e, in particolare, con l'articolo 53, il quale, per un verso ribadisce il regime di incompatibilità generale previsto dall'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e, dall'altro, al comma 9, prevede che «gli enti pubblici economici e i soggetti privati non possono conferire incarichi retribuiti a dipendenti pubblici senza la previa autorizzazione dell'amministrazione di appartenenza dei dipendenti stessi»;
da fonti di stampa, infine, al dottor Zennaro è attribuita la scelta di non rendere noti i dati relativi agli esiti degli esami di Stato dell'anno scolastico appena concluso; una scelta, questa, che sarebbe giustificata dalla volontà di non rendere nota la lieve flessione del numero dei bocciati, perché questo elemento avrebbe dimostrato un minor rigore della scuola italiana. Ad avviso degli interroganti, questo è un fatto destituito di fondamento e contestabile culturalmente perché una maggiore percentuale di promossi ha il solo significato di comprovare l'aumento del livello di apprendimento e conseguentemente il raggiungimento dell'obiettivo che ha la scuola, cioè di istruire e formare i giovani -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno revocare al dottor Massimo

Zennaro l'incarico di direttore generale, che appariva già anomalo in concomitanza con il ruolo di capo ufficio stampa e che appare oggi agli interroganti inopportuno e incompatibile rispetto al ruolo di consulente culturale di un soggetto privato.
(3-01869)
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARGIOTTA e REALACCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
in una scuola elementare di Senise (Potenza), secondo quanto riportato nei giorni scorsi dalla Gazzetta del Mezzogiorno, a firma di Maria Paola Virgallito, e successivamente, dal Corriere della Sera, a firma di Gianna Fregonara, è accaduta una vicenda triste e sconcertante: la tradizionale foto ricordo di fine anno sarebbe stata ripetuta due volte, in modo che in una delle due versioni non comparisse una bimba down;
le spiegazioni fornite dal dirigente scolastico al TG3 Basilicata, e le sue scuse sono tese a sostenere che solo casualità e coincidenze abbiano determinato la ripetizione della foto;
è importante che l'accaduto sia immediatamente chiarito: se invece fosse appurato che vi è stata davvero la volontà di ottenere un editing «ritoccato», come per un casting fotografico, dell'immagine di fine anno, ciò sarebbe gravissimo, per la sofferenza della bambina, e per il distorto messaggio educativo che ne deriverebbe -:
quali iniziative si intendano assumere per verificare quanto accaduto e per evitare che in futuro nelle nostre scuole si ripetano tali episodi.
(5-05458)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALOMBA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la riforma della scuola pubblica, che come è noto prevede tagli in tutta Italia per circa 33 mila posti di lavoro, rischia di avere pesantissime conseguenze in Sardegna e in particolare rischia di portare alla chiusura molti istituti scolastici della provincia di Nuoro;
per fare solo alcuni esempi, nell'anno scolastico appena incominciato, nel liceo classico Carmelo Floris di Gavoi è stata soppressa la classe intermedia perché non è stato raggiunto il numero minimo di studenti; viceversa è stata disposta la chiusura del convitto dell'istituto agrario di Sorgono nonostante gli alunni siano in numero maggiore del minimo richiesto; le classi serali negli istituti tecnici commerciali di Nuoro, Siniscola e Macomer sono invece state soppresse per non aver raggiunto il numero minimo di studenti;
in altri casi, come quelli dell'istituto geometri e dell'Igea di Gavoi, sempre a causa della mancanza di insegnanti, alcune classi sono state accorpate con altre di indirizzi differenti o risultano sovraffollate pur in presenza di studenti disabili;
questa situazione sta portando molti disagi per gli studenti e le loro famiglie: molti studenti si vedranno, nella migliore delle ipotesi, costretti a cambiare scuola con aumento inevitabile dei costi, o addirittura dovranno abbandonare gli studi; nello stesso tempo gli istituti interessati dai tagli perderanno la possibilità di assicurare livelli di istruzione adeguati e sono dunque destinati alla inevitabile chiusura;
in definitiva i tagli previsti dalla riforma della scuola pubblica avranno drammatiche ripercussioni su tutto il territorio nuorese che perderà quel punto di coesione e di riscatto rappresentato dalla scuola;
tale situazione è stata denunciata dai rappresentanti delle istituzioni locali che, insieme agli abitanti, sono pronti a mobilitarsi per difendere il loro territorio -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della realtà territoriale della Sardegna

e in particolare di quella della Provincia di Nuoro posto che appare profondamente ingiusto utilizzare per quel delicato territorio gli stessi parametri in zone che hanno diversissime condizioni orografiche, demografiche ed infrastrutturali;
se, per queste ragioni, intenda introdurre una deroga che impedisca la violazione di diritti, quali quello allo studio, sanciti dalla Costituzione, a salvaguardia di un territorio già fortemente penalizzato da una condizione di grave carenza socioeconomica e da altissimi tassi di abbandono scolastico.
(4-13441)

NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il ruolo e le funzioni svolte dalle scuole di specializzazione nell'area sanitaria dell'università degli studi di Padova rappresentano una risorsa strategica in ambito accademico, clinico e legale per l'ateneo e, più in generale, per la città di Padova;
analogamente, l'interrogante sottolinea il fondamentale rilievo del consiglio di tali scuole, cui spetta programmare e organizzare la didattica; definire tipologia, contenuto e impegno didattico degli insegnamenti; proporre l'affidamento degli insegnamenti formali banditi dall'ateneo unitamente all'affidamento dei corsi integrativi e dei compiti tutoriali; implementare i processi di valutazione di specializzandi, docenti, e della qualità complessiva della scuola; definire i requisiti delle strutture del Servizio sanitario nazionale che possono far parte della rete formativa - in conformità con quanto stabilito dall'Osservatorio nazionale - e formulare le relative proposte di convenzioni; individuare la necessità di periodi di stage degli specializzandi e le relative strutture; formulare proposte per l'utilizzo dei fondi a disposizione della scuola ed eleggere il suo direttore, segretario oltre alla commissione didattica; come previsto dall'apposito regolamento entrato in vigore il 6 dicembre 2006 (decreto del magnifico rettore Vincenzo Milanesi Rep. n. 3769-2006 - Modifica del Regolamento per le Scuole di Specializzazione di area sanitaria ed emanazione del Regolamento del Consiglio delle Scuole di Specializzazione);
recentemente le scuole di specializzazione dell'area sanitaria dell'università di Padova sono state al centro di un contenzioso tra l'ateneo e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dopo che - con decreto ministeriale del 31 marzo 2011 - è stato approvato il piano annuale di assegnazione dei contratti di formazione specialistica delle facoltà di medicina e chirurgia. Tale piano prevedeva l'aggregazione della scuola di specializzazione in cardiochirurgia dell'università di Padova all'università di Verona, con conseguente azzeramento dei contratti per il primo anno in corso e, più in generale, misure tali da mettere in discussione la stessa permanenza delle scuole di specializzazione nell'area sanitaria a Padova, come sottolineato da un'apposita interpellanza presentata dall'interrogante al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ad aprile 2011;
in esecuzione della delibera di Senato accademico del 9 aprile 2009 - come si rileva dal verbale della riunione dell'osservatorio per la formazione post lauream dell'università degli studi di Padova del 5 ottobre 2009 -, il professor Santo Davide Ferrara, nel ruolo di decano del settore caratterizzante specifico della scuola di specializzazione in medicina legale, ha convocato i docenti del settore per procedere all'elezione dei componenti del comitato ordinatore della scuola, ritenendo opportuno, in via preliminare, che venisse determinato il numero di membri di cui tale organo avrebbe dovuto essere composto, come risulta dalla citata delibera dove si evince che «a riguardo, i docenti si sono espressi per un Comitato ordinatore costituito da tre membri e votato l'elezione dei professori Ferrara, Montisci e Rodriguez»;

il 5 ottobre 2009 alle ore 15.30 nel rettorato dell'università si è riunito l'osservatorio per la formazione post lauream dell'area sanitaria. Nel corso della seduta - come risulta da relativo verbale a firma del delegato del rettore - il professor Daniele Rodriguez ha rassegnato le dimissioni dal Comitato ordinatore del nuovo ordinamento della scuola di specializzazione in medicina legale. Durante la medesima seduta - come riportato nel relativo verbale a firma del delegato del rettore - è stata data lettura di una missiva firmata dal professor Rodriguez, dalla quale emerge che: «Il Comitato ordinatore del nuovo ordinamento della Scuola di specializzazione in Medicina legale risulta composto da due soli membri: i professori Ferrara e Montisci»;
la ridotta composizione del comitato ordinatore della scuola potrebbe comportare profili di criticità tali da compromettere l'efficacia gestionale e funzionale della scuola di specializzazione in medicina legale dell'università degli studi di Padova nella misura in cui è stata fino a oggi assicurata -:
se i Ministri siano al corrente dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative di competenza i Ministri intendano porre in essere al fine di garantire l'attuale livello di eccellenza accademica e clinica delle Scuole di specializzazione in area sanitaria dell'università degli studi di Padova.
(4-13444)

CONTENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sta suscitando scalpore la notizia apparsa sulla stampa del pordenonese secondo cui, a causa dei tagli agli organici dei collaboratori scolastici, varie scuole della provincia non sarebbero più in grado di garantire il servizio di mensa;
il problema riguarderebbe soprattutto le mense pomeridiane, ovvero la distribuzione di merende al termine delle attività didattiche e motorie nelle scuole dell'infanzia;
da parte loro gli ausiliari, parlando di una cronica carenza di personale che investe l'intero Paese, lamentano la mancanza delle condizioni di sicurezza e la violazione delle norme contrattuali qualora dovessero effettivamente svolgere tali mansioni e quelle correlate (preparazione dei tavoli, pulizie e simili -:
se sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e quanti istituti interessi a livello nazionale;
in caso affermativo, quali soluzioni abbia già intrapreso o intenda porre in essere al più presto per evitare disagi ai bambini che frequentano la scuola dell'obbligo.
(4-13448)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, LENZI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in occasione dell'esame del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente il semestre europeo-prime disposizioni urgenti per l'economia, tra le molteplici modifiche al codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. è stata introdotta - con il nuovo comma 3-bis dell'articolo 81 - la disposizione volta a sancire che, ai fini della determinazione della migliore offerta nei contratti pubblici, tra i criteri di valutazione le amministrazioni scomputino il costo del personale, valutato sulla base dei

minimi salariali definiti dalla contrattazione collettiva nazionale di settore tra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le organizzazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, nonché il costo delle misure di adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;
si tratta di una misura volta a scongiurare il paradossale effetto che, proprio le amministrazioni pubbliche, formulando richieste di offerte economiche più competitive sul piano dei prezzi, possano indirettamente favorire e premiare quelle imprese che operano una concorrenza sleale, improntata sul mancato rispetto dei contratti e delle disposizioni di legge;
l'impianto normativo di disciplina dei contratti pubblici presenta un'intrinseca complessità tecnica e richiede il coinvolgimento di diverse competenze professionali e la disponibilità di una serie di parametri e dati tecnico-economici, fondamentali ai fini della definizione dei bandi e per la valutazione delle offerte;
già prima della citata novella dell'articolo 81 del decreto legislativo n.163 del 2006, le pubbliche amministrazioni, ai sensi dell'articolo 87 del medesimo decreto legislativo, dovevano tenere conto del costo del lavoro individuato su «apposite tabelle dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sulla base dei valori economici previsti dalla contrattazione collettiva stipulata dai sindacati comparativamente più rappresentativi, delle norme in materia previdenziale e assistenziale, dei diversi settori merceologici e delle differenti aree territoriali» ai fini della verifica delle offerte anormalmente basse;
annualmente sono pubblicati a livello regionale gli elenchi dei prezzari di opere edili messi a disposizione dalle amministrazioni locali, all'interno dei quali compaiono i prospetti «dei costi orari in euro noti e sindacali della mano d'opera»;
l'evidente valenza della citata modifica all'articolo 81 è rappresentata dal fatto che il costo del lavoro, calcolato sui minimi contrattuali, deve essere considerato sistematicamente incomprimibile e, pertanto, da sottrarre alla logica concorrenziale e non più solo preso in considerazione incidentalmente ai fini della valutazione delle offerte anormalmente basse;
secondo notizie apparse su alcuni organi di informazione, la nuova disposizione starebbe determinando dubbi interpretativi e applicativi in virtù dei quali alcuni esponenti di Governo, anziché adoperarsi per favorire una disciplina applicativa coerente, avrebbero manifestato la volontà di sopprimere, con un prossimo decreto-legge, la citata misura volta a escludere il lavoro nero e irregolare almeno nello svolgimento di commesse pubbliche, così facendo fare un passo indietro al nostro sistema giuridico;
l'intervento di riscrittura di ampie parti di provvedimenti complessi come i testi unici, consistendo in vere e proprie riforme ordinamentali, meriterebbe l'esame approfondito e ponderato proprio della procedura della legislazione ordinaria. Al contrario, per espressa volontà del Governo, già manifestatasi sin dall'inizio della legislatura, tali operazioni vengono sistematicamente e impropriamente affrontate con provvedimenti di urgenza, con la conseguenza di dover continuamente riformulare, integrare o correggere disposizioni appena varate, creando difficoltà e incertezza per gli operatori del settore e per i cittadini destinatari della relativa normativa -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'applicazione delle disposizioni che escludono il costo del lavoro nella determinazione della migliore offerta nei contratti pubblici;
come si intenda assicurare che, nell'esecuzione delle opere e delle commesse pubbliche, sia esclusa la possibilità di avvalersi di manodopera non regolarizzata o la non applicazione della contrattazione collettiva nazionale di settore.
(5-05453)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 3 ottobre 2011 un operaio è morto in un cantiere di Corteo Golgi (Brescia) al confine con Aprica in provincia di Sondrio, colpito, quasi sicuramente da un manufatto di cemento;
che, come è stato sottolineato ai più alti livelli istituzionali «l'incolumità e la salute dei lavoratori costituiscono valori primari per la società e la loro tutela è interesse non solo del singolo lavoratore, ma di tutta la collettività... eppure nonostante i progressi che hanno contribuito a contenere il grave fenomeno, continuano purtroppo a registrarsi ogni giorno infortuni, troppo spesso mortali, anche a causa di inammissibili superficialità e gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori», per cui la necessità primaria è quella di «perseguire con impegno una politica sistematica e continua di prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro ispirata a una cultura della legalità e della sicurezza basata su una costante e forte vigilanza sul rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro»;
dall'inizio dell'anno si sono registrati 397 morti per lavoro; 672.815 infortuni, 1.589 invalidi -:
quale sia la dinamica dell'incidente;
se risulti che siano state osservate o disattese le normative sulla sicurezza.
(4-13445)

SCILIPOTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ci sono 460 persone, in tutta Italia, impiegate presso la Newrest Wagon-Lits, la società concessionaria di Trenitalia per i vagoni letto circolanti sul territorio italiano;
dal 5 ottobre 2011 il 10 per cento circa dei vagoni letto saranno dismessi; e così anche il 10 per cento circa del personale;
un altro 50 per cento ha ricevuto, dalla Newrest Wagon-Lits, la comunicazione di licenziamento collettivo per riduzione di personale, riguardante l'intero personale in servizio, determinata - dice la missiva - dalla prossima cessazione del contratto in essere con Trenitalia Spa, unico cliente della società: la risoluzione del rapporto di lavoro avverrà con effetto dal giorno 11 dicembre 2011;
come evidenziano i numeri, il 60 per cento del personale, di cui alcuni in servizio presso la Newrest Wagon-Lits da parecchi anni, si troveranno improvvisamente senza lavoro; sarebbe auspicabile che a queste persone fosse data la possibilità di avere il passaggio diretto come personale di Trenitalia; oppure, che il personale in eccesso venga assorbito dalle società che prenderanno i nuovi appalti -:
se non si ritenga di assumere iniziative urgenti nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di garantire un'opportuna tutela per la conservazione del posto di lavoro ai dipendenti della società Newrest Wagon-Lits destinatari di comunicazione di licenziamento per riduzione di personale, anche tenendo conto delle soluzioni suggerite in premessa.
(4-13461)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'ottobre del 2009 la sentenza della Corte di giustizia europea ha sancito l'obbligatorietà

per l'Italia di adeguarsi al divieto di uso di reti da posta derivanti nel Mediterraneo da parte dei pescherecci italiani;
secondo la Corte, infatti, il nostro Paese non ha adeguatamente adempiuto ai propri obblighi in materia di controllo e di applicazione del divieto imposto dall'Unione europea, concernente l'uso delle reti da posta derivanti, il cui attrezzo altamente professionale è costituito da una rete disposta verticalmente e spesso molto lunga che viene lasciata in mare facendo sì che siano le prede a raggiungerla ed a rimanervi impigliate;
la salvaguardia degli stock ittici e l'eradicazione delle pratiche da pesca costituiscono delle priorità fondamentali per l'Unione europea e conseguentemente, a giudizio della Commissione europea, occorre che l'Italia sospenda le continue violazioni relative alle reti da posta, il cui divieto è vigente dal 1992;
l'uso di attrezzi illegali, quali le reti da posta derivanti, ha un impatto devastante sull'ambiente, in quanto danneggia gli habitat e la fauna marina, mettendo a repentaglio la sostenibilità delle attività alieutiche;
le pratiche di pesca illegali, com'è peraltro noto, costituiscono a giudizio dell'interrogante, una minaccia per il reddito dei pescatori onesti e delle comunità costiere, nonché per il futuro della pesca in generale;
recenti ispezioni in loco da parte della Commissione europea non hanno rivelato segni di miglioramento significativi rispetto alla situazione esistente prima della sentenza della Corte, nonostante i ripetuti richiami rivolti all'Italia circa la necessità di adempiere correttamente all'obbligo dei controlli e di garantire l'applicazione delle norme;
le verifiche effettuate dalla suddetta Commissione, infatti, hanno indicato che l'uso delle reti da posta derivanti è assai diffuso in Italia e che i provvedimenti adottati dalle autorità nazionali non sono sufficienti né efficaci per scoraggiare il ricorso a questo metodo di pesca -:
quali siano gli orientamenti del Governo con riferimento a quanto esposto in premessa;
se effettivamente il livello di inadempienza dell'Italia sull'uso illegale di reti da posta derivanti, sia così critico e pericoloso, così come sostiene la Commissione europea e, in caso affermativo, quali iniziative nell'ambito delle sue competenze, il Governo intenda intraprendere al fine di consentire al nostro Paese di adempiere correttamente agli obblighi previsti dall'Unione europea che dal 2002 ha completamente vietato l'uso di reti da posta derivanti, destinate alla cattura di stock ittici, quali il tonno bianco, il tonno rosso e il pesce spada, a prescindere dalla loro lunghezza.
(4-13458)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIAMMANCO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comma 7 dell'articolo 76 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria), convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede il divieto agli enti nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale;
il decreto-legge n. 98 del 2011 (recante «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione

finanziaria»), convertito dalla legge n. 11 del 2011, ha operato un'aggiunta al testo dell'articolo 76, comma 7, del decreto-legge n. 112 del 2008 prevedendo che ai fini del computo della predetta percentuale si calcolano le spese sostenute anche dalle società a partecipazione pubblica locale totale o di controllo che sono titolari di affidamento diretto di servizi pubblici locali senza gara, ovvero che svolgono funzioni volte a soddisfare esigenze di carattere generale aventi carattere non industriale, né commerciale, ovvero che svolgono attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto di funzioni amministrative di natura pubblicistica;
nel caso specifico, a causa di tale divieto e della carenza di insegnanti in organico è stata letteralmente paralizzata l'attività di circa quaranta sezioni della scuola dell'infanzia del comune di Palermo, che non può affidare gli incarichi annuali agli insegnanti per la conduzione delle sezioni vacanti, per cui circa 800-850 bambini non possono più frequentare, anche se iscritti, la scuola;
tale situazione ha creato enormi disagi all'utenza, anche perché in caso di assenza dell'insegnante di ruolo, non si può far ricorso a nessuna supplenza;
allo stato attuale vi è un dialogo aperto tra le istituzioni circa la possibilità di dare luogo agli incarichi in virtù della delibera n. 46 del 2011 della Corte dei conti a sezioni riunite, che prevede la possibilità di derogare a tale divieto solo per assunzioni «previste per legge, quelle di somma urgenza, e quelle per servizi infungibili ed essenziali»;
la scuola rappresenta certamente un servizio essenziale per la comunità nazionale, il cui valore è affermato nella Costituzione -:
quali iniziative urgenti ed improcrastinabili il Governo intenda adottare al fine di porre fine alla situazione descritta in premessa che di fatto ha bloccato il regolare avvio e svolgimento dell'anno scolastico per numerose sezioni della scuola dell'infanzia del comune di Palermo, arrecando grave danno ai docenti e ai bambini iscritti a tale scuola, nonché alle famiglie di questi ultimi;
se si ritenga possibile l'applicazione della delibera n. 46 del 2011 della Corte dei conti a sezioni riunite, per conferire gli incarichi agli insegnanti e quindi riaprire le sezioni di scuola dell'infanzia del comune di Palermo attualmente chiuse.
(5-05465)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

BINETTI e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
risulta, a parere degli interroganti, insoddisfacente la risposta del Ministro della salute in merito all'interrogazione n. 3-01849 concernente iniziative relative alla carenza di personale sanitario e alle modalità di accesso alle facoltà di medicina e chirurgia;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR) ha determinato per il 2011-2012 un aumento pari a 9.501 posti per le facoltà di medicina e chirurgia, nonostante le regioni e il Ministero della salute, con il pieno auspicio dell'Ordine dei medici ne avessero sollecitati almeno 10.566. Si tratta di mille posti in meno con una evidente disparità di valutazione del fabbisogno dei medici nei prossimi anni;
la cosa appare tanto più grave in quanto l'argomentazione utilizzata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è che il numero dei potenziali studenti di medicina è risultato superiore alla capacità formativa complessiva degli atenei. Evidentemente l'ampliamento dell'offerta formativa, che in questi ultimi 5

anni è cresciuta del 30 per cento, è ancora inadeguata a coprire i bisogni effettivi del nostro servizio sanitario nazionale. Da circa dieci anni solo l'85 per cento degli immatricolati a medicina arriva alla laurea come ha evidenziato Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale (Cun);
entro il 2015, infatti, a fronte dei prossimi pensionamenti nella categoria, verranno meno circa 17.000 medici e dal 2013 è ipotizzabile un saldo negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni. È vero che, come ha ricordato il Ministro della salute, l'Italia, ha un numero di medici professionalmente attivi superiore alla media europea, ovvero pari a 4,1 medici per mille abitanti contro una media dell'Unione europea di 3,4 per mille abitanti;
questo tuttavia non compensa l'andata in pensione dei medici, secondo l'attuale trend, del quale si prevede il picco massimo entro il 2021, che provocherà un depauperamento del personale medico operante nel sistema sanitario italiano di almeno 30mila unità anche per effetto delle ultime modifiche agli assetti previdenziali;
la tendenza alla riduzione dei medici in attività è testimoniata anche dalle statistiche Oecd 2011 che mostrano in Italia un numero di medici «praticanti» per mille abitanti in rapido decremento rispetto ai dati precedenti, essendo al 3,4 per mille contro il 3,1 medio dei Paesi Oecd, con la possibilità che con l'attuale ritmo di uscita dal sistema, nei prossimi 5 anni il nostro indice sia al di sotto della media Oecd;
quest'anno oltre tutto per la prima volta nel corso degli ultimi anni c'è stata una riduzione dello 0,7 per cento delle domande per l'ammissione alle lauree in medicina e chirurgia e in odontoiatria, per la prima volta accorpate: 85 mila studenti hanno fatto domanda nelle 37 università statali per 8.977 posti a bando e 13 mila studenti per 581 posti nelle università non statali;
oggi il numero dei medici supera ancora la media Ocse, ma a breve la situazione è destinata a cambiare ed è necessario aumentare le immatricolazioni, migliorando al contempo la qualità dell'offerta formativa per garantire al nostro servizio sanitario nazionale almeno 10 mila medici l'anno, necessari per essere a regime nel 2018;
oltre ad aumentare il numero delle immatricolazioni degli studenti in medicina e chirurgia però diventa sempre più urgente garantire a quanti si laureano la possibilità di accedere ad una scuola di specializzazione, facendo coincidere il numero dei laureati con il numero dei potenziali specialisti. Nei prossimi 10 anni, si prospetta, pertanto, una mancanza di circa 30.000 specialisti che svolgono funzioni non delegabili ad altre professioni sanitarie;
oggi uno studente che si immatricola a medicina chirurgia, superando la selezione iniziale, pur laureandosi regolarmente in corso, corre il rischio di dover attendere anche due o tre anni prima di accedere alla scuola di specializzazione, portando il suo iter formativo a 12-14 anni. E quindi ritardando pesantemente il suo ingresso nel mondo della professione, con possibili conseguenze anche sotto il profilo pensionistico -:
se non si ritenga ormai improcrastinabile aumentare almeno di 1.000 i posti disponibili per accedere alla facoltà di medicina e chirurgia, eventualmente anche da quest'anno, dal momento che le immatricolazioni si stanno ancora effettuando in questi giorni;
quali urgenti iniziative si intendano attuare al fine di favorire l'accesso alle scuole di specializzazione attraverso un effettivo ampliamento dei posti disponibili e una comunicazione più chiara e tempestiva dei posti rimasti vacanti permettendo ai giovani medici di inserirsi nelle graduatorie che restano incomplete.
(3-01876)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi l'assessore per la salute della regione Sicilia, ha presentato il decreto sul riordino e la razionalizzazione della rete dei punti nascita in Sicilia;
il decreto, come annunciato dallo stesso assessore alla stampa, prevede che i punti nascita in Sicilia passeranno dai 70 del 2009 a 47, con una riduzione di 23 unità; saranno rifunzionalizzati i reparti di ostetricia e ginecologia con meno di 500 parti all'anno, secondo le indicazioni dell'organizzazione mondiale della sanità ma con alcune deroghe;
si è decisa invece la chiusura dei reparti di ostetricia delle isole minori, come Lipari e Pantelleria;
risulta che in altre regioni come Campania e Toscana, i punti nascita delle isole minori non sono stati chiusi;
non è chiaro pertanto quali siano stati i reali criteri di scelta dei punti nascita da chiudere: decisione poco chiara anche per gli amministratori locali e per i cittadini che da giorni protestano contro tale decisione -:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, nel rispetto dell'autonomia regionale, per fare chiarezza su quanto delineato in premessa e per assicurare che in territori orograficamente vari e svantaggiati dal punto di vista infrastrutturale nonché nelle isole minori venga garantito il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(5-05455)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MORO. - Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con atto di sindacato ispettivo n. 4-11154, indirizzato al Ministro della salute e pubblicato in allegato al resoconto della seduta del 7 marzo 2011, si sollecitava, in particolare, «adeguata vigilanza sull'esecuzione dell'accordo di programma stralcio stipulato nel dicembre 2007» tra il Ministero della salute e la regione Calabria «per la costruzione dell'ospedale di Vibo Valentia» e di «altri tre nuovi ospedali (localizzati rispettivamente a Catanzaro, nella Sibaritide e nella piana di Gioia Tauro)» denunciando che «a distanza di oltre tre anni» dalla stipula dell'accordo e nonostante la dichiarazione dello stato di emergenza, con contestuale nomina di un commissario per la costruzione delle nuove strutture sanitarie, si era «lontani dall'avvio dei lavori»;
con successivo atto di sindacato ispettivo n. 4-12129, indirizzato al Ministro della salute e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e pubblicato in allegato al resoconto della seduta del 30 maggio 2011, avendo il commissario e presidente Scopelliti dato notizia di un protocollo d'intesa stipulato con la regione Lombardia, con cui si prevedeva l'utilizzo di Infrastrutture Lombarde s.p.a. per la realizzazione dei nuovi ospedali calabresi, si richiamava l'attenzione del Governo sulle scelte effettuate, sollevando gravi e motivate perplessità sulla compatibilità con il piano di rientro e con la normativa vigente e le regole del mercato;
si è ancora in attesa della risposta scritta ad entrambe le interrogazioni sopra richiamate;
nel frattempo nel merito dell'atto stipulato tra le due regioni (Calabria e Lombardia), si è pronunciata l'autorità garante della concorrenza e del mercato, che, stando a recenti notizie di agenzia, che hanno diffuso i commenti della CGIL calabrese e del Consiglio nazionale degli architetti, ha «espresso dubbi sulla legittimità della convenzione stipulata fra le Regioni Calabria e Lombardia attraverso la consulenza della società Infrastrutture Lombarde (Ilspa) per la realizzazione dei nuovi ospedali di Vibo, Catanzaro, Sibaritide e Piana di Gioia Tauro». L'Autorità avrebbe, in particolare, «definito la convenzione

distorta e lesiva del corretto funzionamento del mercato in quanto si concretizza in un affidamento diretto ad Ilspa di attività che vanno a beneficio di un altro soggetto pubblico, la Stazione unica appaltante, in violazione dell'articolo 13 della legge 248 del 2006» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del parere espresso dall'autorità garante della concorrenza e del mercato;
se e come intendano intervenire nella vicenda che ha come protagoniste due regioni, di cui una (la Calabria), allo stato soggetta a commissariamento e piano di rientro nel settore sanitario;
se non ritengano necessaria maggiore tempestività nell'attività di vigilanza di competenza del Governo.
(4-13451)

PALAGIANO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'amalgama è un composto usato in odontoiatria per le comuni otturazioni dentali formato da una miscela di mercurio (50 per cento circa del contenuto totale), argento (22-32 per cento), stagno (11-14 per cento), rame (6-9 per cento), zinco (2 per cento);
secondo numerosi studiosi l'amalgama potrebbe essere associata alla comparsa di alcune patologie neurologiche, renali, metaboliche, autoimmunitarie e cronico-degenerative, tra cui la sclerosi multipla, l'Alzheimer, l'autismo (causato dall'amalgama materna) e molte altre;
secondo l'OMS (2005) alcuni studi medici dimostrano che non esistono limiti di sicurezza sotto ai quali non ci sono effetti del mercurio;
il mercurio odontoiatrico, inoltre, rappresenta anche una grave fonte di inquinamento perché contamina le acque (dagli scarichi degli studi odontoiatrici e dai liquidi organici dei portatori di amalgama), l'aria (attraverso i vapori di mercurio eliminati dalla bocca dei portatori di queste otturazioni) e il terreno (sepoltura, cremazione);
il mercurio può rappresentare, inoltre, un grave rischio professionale per il settore odontoiatrico. Va ricordato che questo è collegato non tanto nell'eseguire un'otturazione dentaria con amalgama, quanto nella sua rimozione, che avviene inevitabilmente a seguito di lacerazione e polverizzazione della sostanza composta;
in tutto il mondo, le normative vigenti relegano l'amalgama dentale che è residua dagli studi odontoiatrici allo status di rifiuto speciale. In Italia, in particolare, essa è classificata come rifiuto speciale pericoloso dal decreto Ronchi del 2009;
il 27 maggio 2011 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione nella quale sollecita i 47 paesi membri ad avviare «un restringimento o una proibizione dell'uso dell'amalgama per le otturazioni dentali»;
due, in particolare, le motivazioni di questo invito: «l'amalgama è un problema di salute. Essa è la prima fonte di esposizione al mercurio nei paesi sviluppati, che può danneggiare gli embrioni, il feto (attraverso la placenta) e i neonati (attraverso l'allattamento al seno)»; l'amalgama costituisce un pericolo ambientale: «... vengono rilasciate tra le 60 e le 90 tonnellate di mercurio dagli interventi chirurgici dentali e contaminano ogni anno l'atmosfera dell'Europa, l'acqua di superficie e il suolo»;
rappresentanti di varie associazioni non governative (ONG), ma anche dentisti e scienziati appartenenti ad organizzazioni mediche, come l'Accademia internazionale di odontoiatria e tossicologia (IAOMT), stanno sollecitando con forza la messa al bando di tutti i prodotti contenenti mercurio, inclusi i materiali per le otturazioni dentali, per le quali le ONG temono si possa prevedere un'eccezione;
nel 2008 il programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) ha avviato i negoziati per raggiungere un trattato legalmente

vincolante sul mercurio e la terza sessione dei lavori (INC3) si terrà a Nairobi dal 31 ottobre al 4 novembre 2011;
tra i convinti sostenitori della messa al bando del mercurio odontoiatrico - attraverso il suo inserimento nella lista «Annex C»: elenco di sostanze messe al bando definito dalla stessa UNEP -, vi sono, non solo i Paesi Nordici, tra cui Svezia, Danimarca e Norvegia, che di fatto hanno già abolito l'uso di questo materiale da anni, ma anche gli Stati Uniti;
anche il Governo svizzero afferma, in una lettera inviata all'Associazione per le malattie da intossicazione cronica e/o ambientale (AMICA), di aver avviato dei programmi per la riduzione progressiva dell'uso del mercurio odontoiatrico e che appoggerà, all'interno dei negoziati, la messa al bando del mercurio dentale;
quello delle otturazioni dentali è, inoltre, un settore nel quale esistono delle alternative nettamente più sicure per la salute e per l'ambiente, che risultano anche più economiche: se si calcolano i costi sociali, sanitari e ambientali causati dall'uso del mercurio, nessun materiale può essere considerato, infatti, più dispendioso;
l'Italia è tra i Paesi che già limitano l'uso dell'amalgama - il decreto Sirchia del 2001 esclude l'uso di otturazioni dentali in amalgama per i bambini sotto ai sei anni, per le donne in gravidanza, in allattamento e per soggetti con gravi nefropatie - e, anche per motivi estetici, nel nostro Paese l'amalgama è, indubbiamente, meno usata rispetto al passato -:
quale sia la posizione dell'Italia in merito all'inserimento del mercurio odontoiatrico dell'amalgama dentale nell'elenco dei prodotti da mettere al bando entro il 2013 (cosiddetta lista «Annex C») e quali siano le iniziative che il nostro Paese intraprenderà in occasione dei prossimi negoziati dell'UNEP, che si terranno a Nairobi, Kenya, dal 31 ottobre al 4 novembre 2011, al fine di tutelare l'ambiente e la salute pubblica dei cittadini italiani.
(4-13455)

IANNUZZI. - Al Ministro della salute, Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in Campania ed, in particolare, in provincia di Salerno è sorto e permane da tempo un rilevante ed esteso contenzioso circa l'applicazione dell'istituto del riposo compensativo per le giornate festive infrasettimanali, lavorate da parte del personale del servizio sanitario nazionale e delle aziende sanitarie;
tale istituto è regolo dall'articolo 9 del contratto collettivo integrativo nazionale per il comparto sanità del 20 settembre 2001;
secondo il suddetto articolo 9, l'attività lavorativa prestata in giorno festivo infrasettimanale dà titolo, a richiesta del dipendente, a equivalente riposo compensativo o alla corresponsione del compenso per lavoro straordinario con la maggiorazione prevista per il lavoro straordinario festivo;
in tale materia si è incardinato un considerevole contenzioso, anche con riferimento alla questione della natura del decadenziale o meno del termine di trenta giorni, indicato dal citato articolo 9 del contratto collettivo per la richiesta e per l'opzione del dipendente fra equivalente riposo compensativo o compenso per lavoro straordinario con la maggiorazione relativa al lavoro straordinario festivo;
si sono susseguite numerose sentenze di accoglimento dei ricorsi proposti dal personale delle aziende sanitarie locali, alcune già con forza di giudicato e già attuate dall'amministrazione;
si è, tuttavia, sviluppato un intenso confronto fra singole aziende sanitarie locali della Campania, il dipartimento della funzione pubblica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, l'Agenzia nazionale per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), soprattutto per la delicata questione del trattamento da riservare al personale cosiddetto «turnista»;

in particolare, si tratta di stabilire se al predetto personale cosiddetto «turnista» spetti il trattamento di cui al più volte evidenziato articolo 9 del contratto collettivo, ovvero il trattamento e la specifica indennità diversa e più ridotta fissata dall'articolo 44, comma 12 del contratto collettivo del comparto sanità del 1o settembre 1995, come rideterminata dall'articolo 25, comma 2 del contratto collettivo dello stesso comparto in data 19 aprile 2004;
in verità è, ad avviso dell'interrogante, da ritenersi applicabile in questa vicenda l'articolo 9 del contratto collettivo del 20 settembre 2001, che dal punto di vista letterale e testuale non fa alcuna distinzione fra le diverse categorie di personale, nell'ambito dell'attività lavorativa prestata nelle aziende sanitarie locali in giorno festivo infrasettimanale;
l'applicazione della disciplina, sancita dall'articolo 44, comma 12, del contratto collettivo del 1o settembre 1995, al personale dipendente turnista che si trovi, nell'arco della distribuzione e dell'organizzazione dei turni, a lavorare in giorno festivo infrasettimanale darebbe luogo ad una ingiustificata e penalizzante disparità di trattamento ed ad un trattamento in peius e più sfavorevole;
infatti tale personale, secondo l'interpretazione pure seguita da alcune amministrazioni, sarebbe così privato del diritto a scegliere su sua richiesta l'alternativa, introdotta invece per tutto il personale sanitario, fra riposo compensativo equivalente e trattamento economico aggiuntivo come tale di maggiore e più significativa consistenza;
il personale «turnista» sarebbe, invece, legittimato a ricevere unicamente la specifica e più ridotta indennità di cui al menzionato articolo 44, comma 12, del contratto collettivo del 1o settembre 1995, come rideterminata dall'articolo 25, comma 2 del contratto collettivo del 19 aprile 2004;
fra l'altro ne è derivata, in questa situazione di perdurante e negativa incertezza, la sospensione di ogni decisione in diverse aziende sanitarie della Campania, relative al trattamento delle giornate festive lavorate -:
quale sia l'interpretazione ministeriale circa l'ambito di applicazione della disciplina posta dall'articolo 9 del contratto collettivo del 20 settembre 2001 per il comparto della sanità, con particolare riferimento al personale dipendente cosiddetto «turnista», che, anche alla luce del contenzioso giurisdizionale sino ad oggi maturato, dovrebbe ritenersi anch'esso destinatario della normativa ivi prevista per il lavoro festivo infrasettimanale, con conseguente possibilità di scelta, a richiesta del dipendente, fra equivalente riposo compensativo e compenso per lavoro straordinario con la maggiorazione contemplata per il lavoro straordinario festivo in quanto solo così potrebbero essere evitate attività interpretative delle autorità ministeriali le quali verrebbero a modificare sostanzialmente normative vigenti, agendo ultra vires rispetto ai propri compiti istituzionali.
(4-13459)

BERTOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ospedale di Pavullo nel Frignano (Modena), collocato geograficamente e logisticamente al centro dell'Appennino Tosco-Emiliano, serve un territorio di 700 chilometri quadrati ed una popolazione di oltre 40mila abitanti;
tale struttura è di fondamentale importanza per la popolazione montana e per i servizi erogati e, di fatto, è un ospedale d'area alla pari di quello di Sassuolo, di quello di Carpi e dei due ospedali modenesi, il policlinico e Baggiovara;
il PAL (piano attuativo locale) 2010-2013 della provincia di Modena classifica, però, l'ospedale di Pavullo come «ospedale di prossimità», rendendolo subalterno a quello di Sassuolo, con la conseguenza che verrebbero cancellati sia i servizi che le funzioni sanitarie essenziali non solo di

soccorso, ma anche di base, necessarie per Pavullo e per tutto il territorio montano;
tale cambiamento lascerebbe sguarnito l'intero territorio montano, arrecando gravi disagi all'utenza, perché costringerebbe i malati a percorrere numerosi chilometri di strade spesso disagiate, prima di poter raggiungere un ospedale, con gravi rischi per la salute e per la loro stessa vita;
questa scelta programmatica porterebbe un grave squilibrio nella rete sanitaria della provincia di Modena, perché si avrebbero tre grandi strutture di emergenza (Sassuolo-Baggiovara-Policlinico) concentrate in un'area geograficamente ridotta, aumentando le criticità dell'assistenza sul territorio;
la popolazione locale chiede che siano garantiti i servizi essenziali dall'ospedale di Pavullo quali il potenziamento del pronto soccorso, un servizio di cardiologia, il mantenimento del reparto di ostetricia e ginecologia e di quello di geriatria -:
se sia a conoscenza di tale situazione;
se sia in possesso di ulteriori informazioni in merito;
se non ritenga di verificare urgentemente se, a seguito di tali ipotesi siano compromessi i livelli essenziali di assistenza nella provincia di Modena.
(4-13465)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, il 16 settembre l'Alenia aeronautica s.p.a., facente parte della holding italiana Finmeccanica, ha annunciato 1200 esuberi strutturali, nonché la chiusura di tre siti (Casoria, Venezia e Roma) con periodi di cassa integrazione per 1000 lavoratori ed esternalizzazioni di attività che coinvolgono circa 500 addetti;
inoltre, risulterebbe confermata la decisione di trasferire la sede legale di Alenia da Pomigliano d'Arco (Napoli) a Venegono, in provincia di Varese;
detto trasferimento, ad avviso degli interpellanti piuttosto che rispondere a precise logiche di rilancio industriale, potrebbe dipendere da scelte di natura meramente politica tese ad avvantaggiare lo sviluppo economico del Nord d'Italia a discapito del Mezzogiorno;
appare grave e particolarmente preoccupante che il Governo si limiti ad assistere in modo indifferente ad una situazione che, con tutta evidenza, rischia di pregiudicare in modo irreversibile la condizione occupazionale di centinaia di lavoratori;
gli ultimi dati ISTAT sull'occupazione hanno recentemente evidenziato come il gap Nord-Sud stia continuando a crescere e che l'ultima impennata della disoccupazione riguardi soprattutto le aree più deboli del Paese, quali quelle meridionali, con effetti dirompenti sul territorio campano ed in particolare nell'area di Casoria dove la situazione è diventata a dir poco insostenibile, ed infine sul territorio laziale;
sotto tale ultimo profilo si segnala che, nella giornata del 3 ottobre 2011 contemporaneamente alla manifestazione svoltasi in Campania, anche nella città di Roma hanno protestato, come i colleghi campani, 130 dipendenti, tra tecnici e impiegati di V livello ma anche quadri e dirigenti apicali, a causa dei previsti trasferimenti alle sedi di Venegono (Varese) e Torino Caselle (Torino) -:
se e quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, alla luce di quanto descritto in premessa, al fine di garantire che nella riorganizzazione del gruppo Alenia non

venga meno la centralità del radicamento delle attività produttive in Campania e nel Lazio e al fine di assicurare che non venga trasferita la sede legale del gruppo, posto che il citato radicamento è condizione indispensabile per la tutela dello sviluppo economico della regione campana e della situazione occupazionale di centinaia di lavoratori.
(2-01219) «Barbato, Donadi, Aniello Formisano, Cimadoro, Palagiano».
(Presentata il 4 ottobre 2011)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Finmeccanica è il primo gruppo industriale italiano e uno dei leader mondiali nel settore dell'alta tecnologia e dell'attività di ricerca e sviluppo, controllando società nei diversi settori dell'aero-spaziale, dell'elettronica per la difesa e la sicurezza, dell'energia e dei trasporti;
il capitale del gruppo è detenuto al 30,2 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, che ne è quindi socio di maggioranza e soggetto responsabile dell'indicazione delle politiche di investimento e sviluppo;
sono presenti in toscana diversi stabilimenti del gruppo Finmeccanica e in particolare SELEX ELSAG (settore elettronica) a Firenze e Pisa (nata nel giugno del 2011 dalla fusione di Selex communications e Elsag datamat), SELEX Galileo (settore difesa e spazio) a Campi Bisenzio (Firenze), Ansaldo Breda (settore trasporti civili) a Pistoia e WASS (settore difesa) a Livorno, i quali occupano complessivamente circa 3.000 addetti, senza contare il relativo indotto;
è unanimemente riconosciuta l'eccellenza sia dal punto di vista progettuale che realizzativo degli stabilimenti Finmeccanica toscani, i quali rappresentano un apporto fondamentale in termini di conoscenza e redditività per il gruppo a cui appartengono e in termini di potenzialità di sviluppo per la regione Toscana;
a seguito della delibera della giunta regionale della toscana n. 461 del 2008, è stato approvato uno schema di protocollo di intesa tra la regione Toscana e Finmeccanica per lo sviluppo di attività di comune interesse nell'ambito della sicurezza, delle ICT e delle tecnologie per l'industria spaziale;
con successiva delibera n. 114 del 2011 è stato istituito il distretto per le tecnologie ferroviarie, anche al fine di valorizzare il settore ferrotranviario di Finmeccanica in Toscana;
il PRS 2011-2015 prevede, oltre al richiamato distretto, anche il distretto tecnologico per le ICT, facendo esplicito riferimento ai settori dove sono presenti aziende di Finmeccanica;
il consiglio regionale ha già approvato all'unanimità nel giugno 2011 una risoluzione volta a chiedere al Governo, in qualità di azionista di riferimento, di riconoscere la strategicità degli stabilimenti toscani di Finmeccanica evitando ogni ipotesi di loro dequalificazione sotto i profili produttivo, della progettazione e della ricerca;
il gruppo Finmeccanica ha lanciato di recente un allarme relativamente ai profitti, prevedendo generiche ristrutturazioni al suo interno e facendo intendere possibili trasferimenti degli stabilimenti;
a seguito della fusione che ha coinvolto SELEX Communications sopra descritta, sono già stati esclusi pezzi di Elsag Datamat dichiarati non strategici con la conseguente cessione di un centinaio di lavoratori a società esterne e c'è stata una dichiarazione di esuberi relativamente a SELEX ELSAG con conseguente apertura di una procedura di cassa integrazione guadagni straordinari di 24 mesi, tutto ciò nonostante l'eccellenza professionale della società ed il suo potenziale sviluppo soprattutto a seguito della prevista attuazione del programma PIT per l'ammodernamento del sistema di radiocomunicazione delle forze dell'ordine, non ancora finanziato dal Governo;

le decisioni sopra annunciate non appaiono conseguenza di una seria politica a lungo termine che sappia valorizzare le altissime potenzialità del gruppo prevedendo chiare linee strategiche sui prodotti, oltre a essere assunte in totale assenza di confronto con le istituzioni e le parti sociali del territorio coinvolto nonché dei lavoratori interessati -:
se abbia avviato, o ritenga di volersi attivare in tal senso, un confronto con le istituzioni toscane relativamente alle prospettive produttive degli stabilimenti Finmeccanica in Toscana, anche nell'ottica della definizione di un piano dei trasporti nazionale che sappia opportunamente valorizzare e programmare le nuove infrastrutture su rotaia;
come intenda agire nel prossimo futuro per garantire la massima tutela del patrimonio di conoscenze e di efficienza produttiva rappresentato dagli stabilimenti Finmeccanica della regione Toscana.
(4-13454)

SCANDROGLIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la direttiva 2006/123/CE, recepita definitivamente dall'ordinamento italiano con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, in materia di servizi del mercato interno meglio nota come «direttiva Bolkestein», reca disposizioni miranti a regolamentare la libera circolazione dei servizi tra gli Stati membri e la libertà di stabilimento delle attività economiche di servizi;
le disposizioni sopracitate, con l'obiettivo di salvaguardare l'impatto del commercio ambulante sulle aree pubbliche, introducono significativi limiti all'eccesso e all'operatività nel settore, basati sul principio della disponibilità di suolo pubblico destinata dagli strumenti urbanistici all'esercizio dell'attività stessa;
il provvedimento irrigidisce il sistema autorizzatorio, in particolare all'articolo 16, comma 4, del decreto legislativo n. 59 del 2010, dove non viene riconosciuta la dinamica di proroga automatica ai titoli autorizzatori scaduti, creando delle oggettive difficoltà operative agli oltre 160.000 operatori ambulanti e microimprese operanti nel settore;
le disposizioni in materia di regolamentazione del commercio al dettaglio sulle aree pubbliche, introdotte dalla direttiva suindicata, creano un'impasse normativa rispetto a quanto già sancito dalla normativa nazionale e regionale in materia, segnatamente sul versante della tutela delle piccole imprese, della chiarezza delle procedure operative e autorizzative e del rapporto con gli enti locali -:
quali iniziative siano state assunte per modificare l'articolo 16 del decreto legislativo n. 59 del 2010;
quali siano i provvedimenti adottati per riconoscere l'estraneità della categoria degli operatori ambulanti dalle disposizioni della direttiva europea;
quali iniziative siano state assunte per modificare l'articolo 70 del decreto legislativo n. 59 del 2010 al fine di prevedere che l'attività di commercio al dettaglio su aree pubbliche sia riservata esclusivamente alle imprese individuali e alle società di persone.
(4-13460)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Meta e altri n. 1-00715, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

La mozione Peluffo e altri n. 1-00719, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ghizzoni, Lovelli, Miglioli, Miotto.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Guido Dussin e altri n. 7-00686, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marantelli.

La risoluzione in Commissione Meta e altri n. 7-00697, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Monai.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Fogliato e altri n. 4-13406, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Negro n. 4-13412, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Di Biagio n. 4-12942 del 2 agosto 2011;
interpellanza Tassone n. 2-01193 del 14 settembre 2011;
interpellanza urgente Costa n. 2-01206 del 21 settembre 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Mariani n. 5-05425 del 28 settembre 2011;
interrogazione a risposta scritta Zazzera n. 4-13395 del 29 settembre 2011.

Ritiro di una firma da una interrogazione a risposta immediata.

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea Toto e Raisi n. 3-01873, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 5 ottobre 2011, è stata ritirata la firma del deputato Raisi.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformatati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Graziano n. 5-04786 del 19 maggio 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-13439;
interrogazione a risposta in Commissione Iannuzzi n. 5-04852 del 7 giugno 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-13459;
interrogazione a risposta scritta Giulietti n. 4-13074 del 6 settembre 2011 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05456;
interrogazione a risposta scritta Giammanco n. 4-13388 del 29 settembre 2011 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05465.