XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 3 ottobre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
l'articolo 9, commi 1 e 21, del decreto-legge n. 78/2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, ha apportato tagli agli emolumenti peculiari delle forze armate e delle forze di polizia;
tali tagli discendono principalmente dall'introduzione di un tetto salariale individuale coincidente con il trattamento economico complessivo percepito nel 2010 che di fatto pregiudica la maturazione di alcuni istituti specifici del comparto difesa-sicurezza, quali la cosiddetta «omogeneizzazione», l'assegno funzionale, oltre che gli incrementi stipendiali parametrali non connessi a promozioni, nonché dal blocco di adeguamenti annuali indicizzati, classi/scatti stipendiali ed effetti economici delle progressioni di carriera;
con lo stesso provvedimento è stato istituito dall'articolo 8, comma 11-bis, un fondo con una dotazione di 80 milioni di euro annui, per il biennio 2011-2012, con lo scopo di riconoscere al personale del Comparto stesso «misure perequative» da quantificare con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
considerata l'inadeguatezza del richiamato stanziamento a garantire il rispetto degli impegni a ristorare pienamente il personale di forze armate, forze di polizia e vigili del fuoco dei tagli apportati ai loro peculiari istituti retributivi, il decreto-legge n. 27 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 74 del 2011, ha incrementato il fondo con 115 milioni di euro annui, sottraendoli alle disponibilità del «riordino dei ruoli» ed ha, contestualmente, denominato «assegni una tantum» le «misure perequative» da concedere; consentito il ricorso al fondo anche per compensare la mancata corresponsione, per effetto del tetto salariale, di «omogeneizzazione», assegno funzionale e incrementi parametrali non connessi a promozioni; previsto la possibilità di finanziamenti aggiuntivi, da attingere ai risparmi delle missioni internazionali di pace e al fondo unico giustizia; prescritto che i trattamenti «perequativi» siano omogenei tra il personale equiordinato delle diverse componenti del comparto;
l'articolo 16 del decreto-legge n. 98/2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, ha inoltre previsto la possibilità di emanare regolamenti volti a prorogare i suddetti tagli alle retribuzioni fino al 31 dicembre 2014;
a fronte di ciò, il personale interessato, a tutt'oggi, resta in attesa di ricevere le promesse «misure perequative/assegni una tantum», in quanto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è all'esame della Presidenza del Consiglio dei ministri e non è ancora stato emanato,


impegna il Governo:


a provvedere, senza ulteriori indugi, all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri relativo all'anno 2011, modo da garantire al personale interessato l'integrale ristoro dei tagli subiti al più tardi entro il 31 dicembre 2011;
a provvedere tempestivamente, per i due anni seguenti, all'adozione degli ulteriori decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, uno per ciascun anno, utilizzando integralmente le risorse disponibili per il singolo anno di riferimento, come eventualmente integrate anche secondo le modalità previste dal citato decreto-legge n. 27 del 2011, e prevedendo di poter utilizzare nell'anno 2012 le risorse eventualmente eccedenti stanziate per l'anno 2011;
a riferire tempestivamente, presso le competenti commissioni parlamentari, circa i criteri adottati nella predisposizione dello schema di decreto, anche con riferimento alla pensionabilità di suddette

misure e all'esigenza di garantire al personale interessato l'integrale ristoro dei tagli subiti per l'anno 2011;
ad escludere il comparto difesa-sicurezza dalla possibilità di proroga dei tagli per l'anno 2014 e, più in generale, dai tagli apportati alle retribuzioni, almeno per la fattispecie relativa agli effetti economici delle progressioni di carriera, in quanto nell'ambito delle forze di polizia e delle forze armate vige un rigoroso sistema gerarchico-funzionale nel quale il «grado» è una componente imprescindibile degli assetti organizzativi.
(7-00700) «Cirielli».

La VI Commissione,
premesso che:
l'articolo 7, comma 2-bis del decreto-legge n. 70 del 2011 convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1 della legge 12 luglio 2011, n. 106 pone a carico degli interessati al riconoscimento di variazione della categoria catastale dei fabbricati rurali alcuni oneri burocratici da adempiere per l'attribuzione del riconoscimento suddetto;
in particolare si dispone che gli interessati presentino apposita domanda di variazione della categoria catastale, ai fini del riconoscimento della ruralità degli immobili, corredando la stessa di un'autocertificazione nella quale il richiedente dichiara che l'immobile possiede, in via continuativa a decorrere dal quinto anno antecedente a quello di presentazione della domanda, i requisiti di ruralità necessari;
il comma 2-quater del predetto articolo 7 rinvia ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze l'individuazione delle modalità applicative e della documentazione necessaria ai fini della presentazione della certificazione di cui al comma 2-bis;
con il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 settembre 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 settembre sono state stabilite le modalità applicative e la documentazione necessaria per al presentazione della certificazione, mentre una circolare interpretativa dell'Agenzia del Territorio stessa ammette, tutt'al più, la possibilità di effettuare una sorta di «prenotazione» via Internet entro il 30 settembre, con lo slittamento di soli 15 giorni per la trasmissione della documentazione completa;
da quanto sopra detto in merito alle recenti disposizioni sull'attribuzione delle categorie A/6 e D/10 ai fabbricati rurali per il riconoscimento della ruralità del fabbricato qualora l'interessato non provveda ad adempiere a tali oneri entro il termine previsto e tassativo del 30 settembre 2011, dovrà subire conseguenze fiscali negative, atteso che le agevolazioni contemplate per tale tipologia di immobili presuppongono necessariamente l'avvenuto accatastamento degli stessi nelle categorie A/6 o D/10;
tali disposizioni risultano gravose e ingiustificate anche alla luce della circostanza che è stato emanato tardivamente il decreto ministeriale - previsto nel comma 2-quater - volto a definire il contenuto e le modalità delle predette incombenze e la redazione della predetta autocertificazione richiede tempo e attenzione da parte degli operatori interessati, fortemente preoccupati circa la possibilità di concludere tale adempimento entro il termine stabilito;
in mancanza di un differimento dei termini, è facile prevedere che molti contribuenti non saranno in condizioni di presentare la propria istanza, o la presenteranno incompleta, o inesatta, con la conseguente apertura di numerosi contenziosi, il che non servirebbe certo a sanare i conti pubblici, né gioverebbe ai rapporti fra i cittadini e le istituzioni;
gli operatori agricoli sono già oberati da numerosi oneri amministrativi, che hanno raggiunto livelli preoccupanti e che sono suscettibili di determinare criticità in un settore, come quello agricolo, che è già costretto ad affrontare altre difficoltà e

sfide, conseguenti all'incremento continuo della concorrenza, alla globalizzazione, alla contrazione dei consumi;
dalle prime informazioni giunte dalle sedi locali dell'Agenzia del Territorio competenti per il ricevimento della documentazione predetta, vengono segnalati da diversi cittadini contribuenti numerosi disservizi che si verificano nei suddetti uffici in merito all'espletamento delle formalità burocratiche, a causa del sovraffollamento delle strutture e di una complessa se non addirittura inadeguata e in alcuni casi quasi fuorviante modulistica distribuita;
la disposizione di cui all'articolo 7 comma 2-bis, che riveste natura tributaria, pone a carico degli interessati adempimenti entro un termine antecedente rispetto a quello previsto dallo statuto dei diritti del contribuente, ponendosi in tal modo in contraddizione con lo stesso,


impegna il Governo


a valutare la possibilità di assumere in tempi brevissimi con un apposita iniziativa normativa una proroga dei termini previsti dalle disposizioni appena introdotte di cui al comma 2-bis dell'articolo 7 del decreto-legge n. 70 del 2011 per la presentazione delle domande di variazione della categoria catastale, finalizzate all'attribuzione della categoria A/6 o D/10 all'immobile rurale, anche per consentite una migliore gestione delle richieste da parte dell'Agenzia del Territorio.
(7-00701) «Cera, Libè, Delfino».

La VIII Commissione,
premesso che:
in data 7 luglio 2011 precipitazioni di eccezionale intensità e conseguenti movimenti franosi di notevole rilevanza e pericolosità hanno colpito pesantemente il territorio della sponda occidentale del lago di Como, in particolare il comune di Brienno, causando ingenti danni materiali alla rete viaria e a proprietà pubbliche e private; solo per una serie di coincidenze favorevoli non si sono registrate perdite di vite umane;
nell'arco di pochi minuti la strada statale 340 (statale Regina) e l'abitato di Brienno sono stati interessati, per un tratto di circa 7 chilometri da una serie di esondazioni di corsi d'acqua minori che si sviluppano in senso trasversale alla strada statale, proprio a ridosso del lago di Como, con trasporto ingente di materiale detritico, terrigeno e vegetale che si è abbattuto rovinosamente su edifici privati ed aree pubbliche;
la violenza del fenomeno ha di fatto paralizzato il traffico sulla strada statale, imprigionando per un arco di tempo prolungato mezzi e persone in una situazione di elevato rischio, ed ha completamente isolato il territorio comunale di Brienno, bloccando i soccorsi a sud, tra gli abitati di Laglio e Brienno, e a nord, in prossimità dell'abitato di Colonno;
i danni rilevati, complessivamente stimati in 4 milioni di euro, constano in due edifici residenziali crollati, altri immobili danneggiati, un ponte di origine romanica distrutto, ponti ed attraversamenti minori compromessi, veicoli distrutti o pesantemente danneggiati, oltre a danni ad infrastrutture a servizio della viabilità e alle reti tecnologiche;
a fronte di tali eventi la provincia di Como, raccogliendo le istanze del comune di Brienno, ha tempestivamente inoltrato in data 8 luglio alla regione Lombardia, e per conoscenza al capo del dipartimento della protezione civile nazionale, la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per la provincia di Como a seguito degli eventi alluvionali e franosi del 7 luglio, all'altezza dei comuni di Brienno e della strada statale Regina; ad oggi risulta che la regione Lombardia non ha dato alcun riscontro alla richiesta della provincia;
la mancata richiesta da parte della regione Lombardia al Governo del riconoscimento dello stato di emergenza, solleva

di fatto da ogni competenza il dipartimento della protezione civile in ordine all'assunzione di provvedimenti conseguenti a favore del comune di Brienno e dei soggetti privati che hanno subito danni dagli eventi alluvionali in questione;
allo stato attuale la regione ha assegnato al comune di Brienno un primo contributo di 123.451,63 euro per la realizzazione di tre opere di ripristino e messa in sicurezza dei luoghi a titolo di finanziamento di pronti interventi e successivamente un ulteriore contributo di 82.834,50 euro per consentire una ricognizione approfondita delle necessità di intervento, definendone le priorità;
purtroppo nessuna rassicurazione è stata data riguardo al risarcimento dei danni subiti da immobili civili e produttivi privati, in quanto, in base alla DGR del 22 dicembre 2008 n. VIII/8755, la regione Lombardia eroga contributi ai privati che abbiano subito la perdita o il grave danno della propria residenza principale per effetto di una calamità naturale unicamente in seguito ad eventi dichiarati di livello b) - regionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 225 del 1992; il mancato riconoscimento dello stato di calamità esclude, allo stato attuale, il riconoscimento di risarcimenti regionali ai privati che hanno subito danni anche ingenti;
nel corso dell'ultima riunione (26 luglio 2011) del comitato di indirizzo e controllo per la gestione dell'accordo di programma per la difesa del suolo siglato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Lombardia, ai sensi della legge 23 dicembre 2009, n. 191, la regione Lombardia ha proposto l'inserimento di interventi collegati alle calamità naturali verificatesi nel Comasco e specificatamente nei comuni di Brienno, Argegno e Laglio, prima esclusi; per questi interventi la regione Lombardia ha comunicato che interverrà inizialmente attraverso il riutilizzo di economie derivanti da programmi ex legge n. 183 del 1989, di cui si è già ottenuta autorizzazione all'impiego da parte dell'autorità di bacino del fiume Po, riservandosi, una volta concluso lo studio complessivo sulle necessità di intervento, di indicare le eventuali necessità finanziarie a cui far fronte con le economia dell'accordo di programma;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha precisato, in relazione alla richiesta formulata dalla regione Lombardia di inserimento degli interventi relativi agli eventi calamitosi verificatisi nel comasco, che tutte le risorse finanziarie, sia statali che regionali, inizialmente assegnate all'accordo di programma per la mitigazione del rischio idrogeologico risultano integralmente destinate ad interventi già individuati nell'accordo stesso e pertanto l'eventuale inserimento di altri interventi potrà avvenire solo attraverso rimodulazioni e/o riprogrammazioni del quadro finanziario degli interventi già individuati;
le risorse impiegabili a valere sull'accordo di programma tra regione Lombardia e Ministero, già riviste al ribasso nel maggio di quest'anno e in larga misura non ancora trasferite ai territori, rischiano di essere oggetto di ulteriori riduzioni per effetto dell'ultima legge di stabilizzazione finanziaria (legge 14 settembre 2011, n. 148) che sottrae al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare fondi destinati proprio alla difesa del suolo e rischia di pregiudicare anche la realizzazione degli interventi già contenuti negli accordi sottoscritti con le regioni;
l'intera sponda occidentale del lago di Como necessita complessivamente di un insieme di interventi urgenti per la messa in sicurezza del territorio, a partire dalla realizzazione della variante alla strada statale 342 (Tramezzina), opera viabilistica di priorità assoluta per il miglioramento della mobilità e per la messa in sicurezza idrogeologica di un collegamento internazionale di vitale importanza per l'economia del territorio;
proprio al fine di accelerare le fasi progettuali e concorrere alle intese istituzionali del territorio con regione e Stato al

fine di reperire i necessari finanziamenti, in fase di espressione di parere sul programma delle infrastrutture strategiche allegato al Documento di economia e finanza dell'anno 2011, è stata recepita come condizione l'inserimento della variante alla strada statale 340 Regina tra i progetti della legge obiettivo, previa acquisizione dell'intesa quadro tra regione Lombardia e Governo,


impegna il Governo:


a procedere tempestivamente all'effettivo inserimento degli interventi collegati alle calamità verificatesi nel luglio 2011 sulla sponda occidentale del lago di Como e precisamente nei comuni di Brienno, Laglio ed Argegno, all'interno della rimodulazione, in base a criteri di priorità, dell'accordo di programma per la difesa dei suolo siglato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Lombardia, ai sensi della legge 23 dicembre 2009, n. 191;
ad assumere iniziative utili ad individuare, in accordo con la regione Lombardia, modalità di intervento che possano rispondere alle esigenze di risarcimento dei danni subiti, anche da privati, in conseguenza degli eventi alluvionali in questione;
ad assumere le iniziative necessarie al raggiungimento degli obiettivi di messa in sicurezza e sostegno alla sviluppo della sponda occidentale del lago di Como, in particolare riguardo al completo finanziamento e alla realizzazione della variante alla strada statale 342 (Tramezzina) attraverso l'inserimento dell'opera nel programma delle infrastrutture strategiche allegato al Documento di economia e finanza.
(7-00702) «Braga».

La XIII Commissione,
premesso che:
il mese di agosto 2011 si colloca al decimo posto tra quelli più caldi degli ultimi 200 anni, seguito da un inizio di settembre ugualmente caratterizzato da elevate temperature;
i colpi di calore, spesso accompagnati da stress idrici, rendono difficile una programmazione efficace delle semine e delle raccolte, spesso danneggiate dall'anticipo della maturazione con conseguente ricaduta negativa sui mercati ortofrutticoli dovuta alla necessità di vendere subito la produzione ottenuta senza poterla distribuire con continuità;
le elevate temperature registrate hanno causato ingenti danni a molte coltivazioni tra cui le mele, che in molte parti d'Italia, in particolare nel Nord-est e segnatamente nella provincia di Verona, non hanno raggiunto la giusta pezzatura per via della maturazione precoce, fatto questo che ha causato una consistente perdita di fatturato per le aziende del settore, mentre altre rischiano di deteriorarsi durante il periodo di conservazione nelle celle frigorifere assumendo peraltro caratteristiche non compatibili con la richiesta di mercato,


impegna il Governo


a valutare l'opportunità di adottare opportuni interventi a sostegno del settore frutticolo, in particolare quello della coltivazione delle mele, gravemente danneggiato dagli stress climatici.
(7-00699) «Negro».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il

Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
durante la stagione estiva appena terminata, in considerazione anche dell'aumento della produzione di rifiuti dovuti all'incremento della popolazione turistica presente nel territorio, sono state innumerevoli le situazioni di black-out riscontrate diffusamente in larga parte delle città calabresi, in particolare nelle località turistiche costiere, che hanno portato ad una totale congestione dell'intero ciclo di gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nell'intero territorio regionale;
sono ormai più di 14 anni che la regione Calabria vive una fase emergenziale continua e mai risolta sulla gestione del ciclo di raccolta e smaltimento rifiuti;
malgrado le ingenti risorse sia umane che economiche impegnate nel tempo nel tentativo di dare una reale risoluzione all'emergenza nel territorio calabrese, tuttavia sono stati scarsissimi i risultati ottenuti nell'ottenimento di una proficua ed efficiente gestione dell'intero ciclo integrato dei rifiuti;
una mancata efficace programmazione delle opere strutturali da porre in essere, la colpevole disattenzione da parte delle istituzioni locali, l'utilizzo di risorse umane poco professionali hanno portato oggi la regione Calabria alla soglia del collasso sulla gestione del ciclo dei rifiuti, ponendola nelle condizioni di criticità, pari se non peggiori, di quelle riscontrate nella limitrofa regione Campania;
è necessario oggi assicurare una serie di controlli e un attento monitoraggio sull'intero processo di gestione integrata del ciclo dei rifiuti e rimane imprescindibile l'attuazione del passaggio dalla gestione emergenziale a quella ordinaria, in cui ogni organo competente possa assumersi le proprie responsabilità e non nascondere dietro la fase emergenziale una copertura su gestioni non virtuose e poco «attente»;
sono numerosi i precedenti atti di sindacato ispettivo con cui si è sottoposto al Governo la necessità del superamento della fase emergenziale e del passaggio ad una nuova fase di gestione ordinaria, che permetta lo sviluppo di un piano strutturale mirato a superare le numerose difficoltà presenti nel ciclo di gestione dei rifiuti nella regione Calabria e a chiamare in causa tutti gli attori interessati all'assunzione di responsabilità per il superamento delle difficoltà presenti -:
se non ritengano essere giunto il momento per porre fine alla fase di gestione commissariale dell'emergenza riguardante il ciclo di smaltimento integrato dei rifiuti nella regione Calabria.
(2-01216) «Tassone».

Interrogazione a risposta orale:

BERRETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione militare statunitense sta mettendo in atto un processo di «adeguamento dell'organico» che riguarda le basi NATO presenti su tutto il territorio nazionale;
conseguentemente a tale processo, il comando delle Forze armate americane ha avviato le procedure di licenziamento del «personale non più necessario come supporto alle attività di comando»; i posti di lavoro a rischio sono alcune centinaia, il caso più grave riguarda la base militare della Marina statunitense situata a Sigonella, in provincia di Catania, in cui sarebbero 62 gli addetti a perdere il posto di lavoro;
dal momento che la notizia degli imminenti licenziamenti è stata comunicata alle parti sindacali, sono state numerose le agitazioni presso le basi militari e le mobilitazioni svoltesi su tutto il territorio nazionale;

i lavoratori chiedono l'applicazione dei benefici della legge n. 98 del 1971 e successive modificazioni ed integrazioni e la garanzia della ricollocazione, nel loro territorio, nell'ambito dell'amministrazione pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 100, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che prevede l'assunzione a tempo indeterminato nei ruoli organici del personale delle amministrazioni dello Stato, in soprannumero e sovra organico, secondo uno speciale procedimento di accesso al pubblico impiego, dei cittadini italiani che hanno prestato la loro opera nel territorio nazionale alle dipendenze di organismi militari della Comunità atlantica;
le organizzazioni sindacali denunciano, inoltre, il mancato rispetto degli accordi internazionali, quali il SOFA Agreement, che prevede che la manodopera utilizzata nelle basi NATO sia locale;
secondo i rappresentanti dei lavoratori verrebbe assunto, in maniera del tutto illegittima e senza le necessarie autorizzazioni, personale di cittadinanza statunitense, attraverso agenzie interinali e verrebbe utilizzato personale di ditte americane che prestano la loro opera all'interno della base e sarebbe stato bandito un concorso per l'assunzione di 45 unità di personale statunitense presso la base di Sigonella, in provincia di Catania;
il 16 luglio 2010, il Governo, rispondendo in Assemblea ad un atto di sindacato ispettivo, dichiarava la propria chiara «volontà di trovare soluzioni efficaci e pienamente soddisfacenti per i lavoratori interessati»;
il 15 ottobre 2010, ai lavoratori della base militare della Marina statunitense, situata a Sigonella, sono state recapitate le prime lettere di licenziamento;
secondo quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali i suddetti licenziamenti sarebbero stati eseguiti in violazione della legge 23 luglio 1991, n. 223 (e successive modifiche ed integrazioni) che si applica ai lavoratori delle basi NATO presenti su tutto il territorio nazionale -:
se quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali in merito al licenziamento dei lavoratori della base militare della Marina statunitense situata a Sigonella, in provincia di Catania, corrisponda al vero;
se il Governo intenda riconoscere, ed in quali tempi, l'applicazione dei benefici della legge n. 98 del 1971, e successive modificazioni ed integrazioni, al personale delle basi Nato, presenti in Italia, per cui le Forze armate americane hanno avviato le procedure di licenziamento;
se non intenda assumere iniziative, e in quali tempi, volte a rimpinguare, con le risorse necessarie, il fondo previsto per l'inquadramento del suddetto personale previsto dall'articolo 2, comma 2, della citata legge n. 98 del 1971;
quali iniziative si intendano assumere al fine di riconoscere ai lavoratori italiani della base militare della Marina statunitense situata a Sigonella, in provincia di Catania, i benefici della legge n. 98 del 1971 e successive modificazioni ed integrazioni, dal momento che sul territorio interessato il numero di uffici periferici dello Stato sarebbe insufficiente ad assorbire le 62 unità di personale non più necessario come supporto alle attività di comando della base militare;
se corrisponda al vero la denuncia delle organizzazioni sindacali, che lamentano il mancato rispetto degli accordi internazionali, quali il SOFA Agreement che prevede che la manodopera utilizzata nelle basi NATO sia locale.
(3-01860)

Interrogazione a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Nuovo IMAIE opera mediante un organo monocratico (il presidente) non

essendoci ad oggi né artisti associati volontariamente né un'assemblea e di conseguenza un consiglio di amministrazione;
il presidente del Nuovo IMAIE pubblica regolarmente sul sito internet dell'istituto i video delle riunioni del comitato consultivo;
gli stessi componenti del comitato consultivo sono stati nominati dallo stesso presidente dell'IMAIE, così come previsto dallo statuto;
nel corso della riunione del 12 luglio 2011 (http://www.nuovoimaie.it/it/galleria-video.html?video=34&type=bliptv), il presidente del Nuovo IMAIE ha sinceramente e candidamente dichiarato di aver elaborato un articolato del decreto ministeriale per il riordino della materia del diritto connesso nonché per definire le competenze e i poteri dello stesso Nuovo IMAIE;
nell'illustrare ai componenti del comitato la bozza dell'articolato, il Presidente del Nuovo IMAIE ha tenuto a sottolineare come l'intero articolato ruoti tutto intorno al Nuovo IMAIE stesso;
il presidente del Nuovo IMAIE ha altresì dichiarato che, nel corso di un'audizione davanti al comitato consultivo permanente sul diritto d'autore, istituito presso il Ministero per i beni e le attività culturali, era emersa l'opportunità di istituire un sottocomitato - di cui lo stesso presidente farà parte - che, prendendo le mosse dall'articolato elaborato sopra ricordato, avrebbe predisposto uno schema di decreto ministeriale;
nel testo dell'articolato con una gravissima forzatura si introduce ex novo il principio della rappresentanza obbligatoria, esclusiva e generale del Nuovo IMAIE in Italia di tutti gli artisti, italiani e stranieri;
si è in presenza di un caso clamoroso in cui il soggetto vigilato (Nuovo IMAIE) contribuirà significativamente a predisporre norme che spetterebbe invece redigere ai soggetti vigilanti (Presidenza del Consiglio dei ministri e Ministero per i beni e le attività culturali), coincidere nella sostanza il controllato con il controllore;
il presidente del Nuovo IMAIE, nel corso della medesima riunione ha altresì annunciato l'intenzione di prevedere la costituzione di una non ben identificata struttura unica (peraltro valida solo per il settore audio) che vedrebbe la partecipazione alla raccolta e distribuzione dei diritti patrimoniali degli artisti interpreti ed esecutori, il Nuovo IMAIE da un lato e i produttori dall'altro (SCF e AFI). Anche di questa struttura unica ne divulga un documento precisando che sono in corso negoziazioni con le associazioni di produttori fonografici;
la struttura unica porterebbe il Nuovo IMAIE a gestire in modo radicalmente differente il settore audio dal settore video e in aggiunta i costi operativi sarebbero anche a carico del titolare dei diritti i quali sono del tutto esclusi dalle scelte strategiche dell'istituto;
tali negoziazioni avvengono in palese violazione dello statuto del Nuovo IMAIE - posto che ad oggi non risultino ancora costituiti gli organi deliberanti;
vi è un palese conflitto di interessi nella creazione di una tale struttura unica dove i soggetti che dovranno comunicare i dati e raccogliere i diritti degli artisti interpreti ed esecutori (i produttori) sono gli stessi che dovrebbero poi definire all'interno della struttura unica i criteri per ripartirli agli aventi diritto -:
se i fatti descritti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva:
se i Ministri interrogati abbiano o meno consentito a che il presidente del Nuovo IMAIE contribuisca alla stesura di bozze di atti normativi relativi alla materia dei diritti connessi che non riguardano unicamente il Nuovo IMAIE;
se i Ministri interrogati intendano esercitare sul Nuovo IMAIE quantomeno

una doverosa moral suasion in merito all'opportunità delle iniziative di cui sopra;
se risponda al vero che il Governo intenda attribuire con decreto ministeriale un monopolio legale al Nuovo IMAIE per la rappresentanza dei diritti patrimoniali degli artisti interpreti ed esecutori e se tale ipotesi sia stata preventivamente vagliata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e della Commissione europea;
se siano a conoscenza dell'intenzione da parte del vertice del Nuovo IMAIE di procedere alla costituzione di un'unica società di servizi d'intesa con i produttori fonografici e in danno delle altre società di collecting e degli artisti stessi;
se in vista del riordino della materia, così come previsto dall'articolo 7 legge n. 100 del 2010, il Governo intenda prevedere più momenti di confronto con le rappresentanze di artisti e di tutte le società di collecting, sia italiane che straniere, al fine di formulare un quadro normativo efficiente e competitivo nell'interesse dei titolari dei diritti;
quali eventuali ed ulteriori iniziative, importanti ed urgentissime, intendano porre in essere per dare soluzione alla serie di vulnus arrecati all'ordinamento giuridico sopra descritti, che appaiono estremamente gravi al punto tale da revocare in dubbio ogni possibilità che nel nostro Paese vigano, effettivamente, i princìpi su cui si fonda ogni Stato di diritto.
(4-13438)

TESTO AGGIORNATO AL 6 OTTOBRE 2011

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO, PALAGIANO e ROTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'8 febbraio 2011 la petroliera Savina Caylyn, battente bandiera italiana, è stata sequestrata da pirati somali a 880 miglia dalle coste della Somalia e a 500 miglia dall'India con a bordo ventidue uomini di equipaggio, 17 dei quali indiani e 5 italiani;
i cinque italiani sequestrati sono: il terzo ufficiale di coperta Crescenzo Guardascione, 40 anni di Procida, il comandante Lubrano Lavadera, anch'egli procidano; il direttore di macchina Antonio Verrecchia, 62 anni, di Gaeta; l'allievo di coperta Gianmaria Cesaro, sorrentino, del 1985 e il triestino Eugenio Bon, 30 anni, primo ufficiale di coperta;
il 9 giugno 2011 i sequestratori somali - molti dei quali poco più che quindicenni - hanno fatto recapitare ai familiari delle vittime alcune foto che ritraggono i marinai italiani della petroliera Savina Caylyn tenuti sotto tiro dalle mitragliatrici Rpg dei sequestratori;
i pirati della Savina Caylyn hanno fatto sapere a più riprese che non rilasceranno né la nave né l'equipaggio se non saranno pagati 14 milioni di dollari;
la Somalia è una delle nazioni più disastrate del pianeta, in continua emergenza umanitaria e civile, oltre che in un perenne stato di carestia, siccità e malattie. Il territorio somalo, inoltre, è tuttora privo di un governo e resta sotto il controllo dei miliziani di Al-Shabaab. È facile comprendere per quale motivo le prigioni somale siano considerate tra le peggiori al mondo;
molti sono stati gli appelli dei familiari delle vittime in questi, ormai, quasi otto mesi di prigionia e molte le manifestazioni di solidarietà. Le più toccanti si sono tenute proprio a Procida - 13 e il 20 agosto 2011 -, dove Vincenzo Capezzuto, primo cittadino procidano, dopo l'incontro coi familiari dei marinai, ha indetto una manifestazione «tesa a sensibilizzare il più possibile il Governo e la Farnesina affinché questa dolorosa vicenda finisca e i nostri concittadini ritornino a casa»;
il 5 settembre 2011, a Piano di Sorrento, si è svolta una fiaccolata di solidarietà

alla famiglia Cesaro, alla quale hanno partecipato migliaia di cittadini, compreso il primo cittadino Giovanni Ruggiero;
il 25 agosto 2011, il Ministero degli affari esteri in un comunicato ha fatto sapere che «il Governo italiano non può contemplare la possibilità di una trattativa diretta con i pirati e tanto meno di pagare riscatti per la liberazione degli ostaggi, lo vieta la legge - a cominciare da quella riflessa nelle risoluzioni Onu - che esclude qualsiasi forma di favoreggiamento delle attività di pirateria da parte degli Stati»;
il 7 settembre 2011 è stata organizzata a Roma, in piazza Montecitorio, dal coordinamento spontaneo di cittadini «Liberi Subito», una manifestazione nazionale di protesta alla quale hanno partecipato migliaia di persone provenienti da Procida, Piano di Sorrento, Gaeta e Trieste per chiedere l'intervento dello Stato per l'immediata liberazione dei marittimi prigionieri in Somalia;
gli ultimi contatti telefonici con i rapiti risalgono alla seconda settimana di settembre. Dalle telefonate è emersa una condizione drammatica e preoccupante: legati, picchiati a sangue, senza più acqua, logorati dalla stanchezza, angustiati dall'isolamento che li travaglia da oltre sette mesi;
il 26 settembre 2011, il Ministro interrogato ha dichiarato: «in passato siamo riusciti a liberare altre navi con la tecnica della pazienza e del lavoro sotterraneo... L'intelligence è mobilitata e siamo in contatto con le autorità del Puntland»;
un paio di mesi fa, dopo che la società armatrice Fratelli D'Amato - proprietario della Savina Caylyn -, per tramite del suo intermediario inglese, ha offerto una cifra per il riscatto ai sequestratori molto più bassa della loro richiesta (7,5 milioni di dollari), la trattativa si è interrotta;
la situazione sembra, quindi, impantanata e le condizioni delle detenzioni, stando appunto alle ultime telefonate ricevute dai familiari, peggiorano di giorno in giorno. Il rischio per la salute e per la vita dei nostri connazionali appare molto alto;
non va dimenticato che nelle mani dei pirati somali ci sono al momento 11 italiani, cinque a bordo della Savina Caylyn e sei a bordo della motonave Rosalia D'Amato, un'altra nave sequestrata il 21 aprile 2011;
complessivamente i pirati somali trattengono, allo stato attuale, 89 navi. L'anno scorso si calcola che abbiano incassato 80 milioni di dollari -:
di quali ulteriori informazioni disponga il Governo in merito alle condizioni dei cittadini italiani sequestrati dai pirati somali sulle navi Savina Caylyn e Rosalia D'Amato;
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per la soluzione della delicata vicenda, per la salvaguardia della salute e della vita degli ostaggi e per l'immediata liberazione degli stessi.
(4-13413)

FEDI, GIANNI FARINA, GARAVINI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il consolato di Brisbane, come altri in Australia e nel resto del mondo, è coinvolto in un'articolata opera di razionalizzazione di risorse umane e materiali;
i cittadini italiani attualmente iscritti all'AIRE per la circoscrizione di Brisbane sono 14.419;
nell'anno 2008, l'ufficio era diretto da un funzionario della carriera diplomatica che poteva disporre di 12 impiegati, ivi incluso un vicario appartenente alla III Area F3;
da allora, oltre al console, quattro elementi hanno lasciato l'ufficio senza essere stati avvicendati, ed altri tre, ivi incluso l'attuale reggente, cesseranno da questa sede entro la fine dell'anno;

l'attuale reggente è in via di trasferimento a Canberra presso l'ambasciata e il contabile è stato richiamato in Italia dal mese di agosto senza una opportuna sostituzione. La posizione di contabile, peraltro, è già rimasta vacante sull'ultima lista ordinaria e, a fine agosto, risultava ancora in fase di pubblicizzazione;
in vista di questi ultimi trasferimenti si prospetta un periodo durante il quale l'ufficio del consolato di Brisbane si troverà nell'impossibilità di provvedere correttamente alla gestione contabile e a tutti gli adempimenti amministrativi;
con un organico ridotto ai minimi termini potranno crearsi situazioni di estrema criticità e la paralisi di alcuni settori vitali del servizio al pubblico -:
se questa situazione sia determinata dalla decisione di chiudere la sede di Brisbane;
se, invece, la decisione, come sembra, non è stata ancora presa, in conformità a quali disposizioni non si procede alla destinazione presso questa sede di un capo missione e di un contabile;
quali interventi si intendano garantire per assicurare al consolato di Brisbane una operatività sia pur minima ed evitare ricadute disastrose sul servizio al pubblico e sull'immagine del nostro Paese per i disservizi che, inevitabilmente, verranno a crearsi.
(4-13417)

ROSATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394 «Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione [...]» come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 18 ottobre 2004, n. 334, disciplina all'articolo 5 il rilascio dei visti di ingresso o di transito nel territorio nazionale;
l'articolo 5 in argomento segnatamente prevede che il visto possa essere rilasciato «se ne ricorrono requisiti e condizioni, per la durata occorrente in relazione ai motivi della richiesta e alla documentazione prodotta dal richiedente», in tal senso la tipologia dei visti corrisponde a diversi motivi di ingresso ed è disciplinata da apposite istruzioni del Ministero degli affari esteri in relazione a ciascun tipo di visto;
il diniego del visto è normato dall'articolo 6-bis del medesimo decreto, «Qualora non sussistano i requisiti previsti nel testo unico e nel presente regolamento, l'autorità diplomatica o consolare comunica allo straniero, con provvedimento scritto, il diniego del visto di ingresso, contenente l'indicazione delle modalità di eventuale impugnazione. Il visto di ingresso è negato anche quando risultino accertate condanne in primo grado»;
i requisiti richiesti dal regolamento si ricavano dalla documentazione che si richiede venga prodotta unitamente alla domanda: a) la finalità del viaggio, b) l'indicazione dei mezzi di trasporto utilizzati, c) la disponibilità dei mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del viaggio e del soggiorno, c-bis) il nullaosta di approvazione del progetto da parte del Comitato per i minori stranieri, d) le condizioni di alloggio;
la normativa di cui al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione, decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, come modificato dalla legge 30 luglio 2002, n. 189, richiede, per consentire l'ingresso nel territorio nazionale, che lo straniero dimostri di essere in possesso di idonea documentazione atta a confermare lo scopo e le condizioni del soggiorno, nonché la disponibilità di mezzi di sussistenza sufficienti per la durata del soggiorno e, fatta eccezione per i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, anche per il ritorno nel Paese di provenienza;
quindi non è ammesso in Italia lo straniero che non soddisfi i requisiti sopra riportati o che sia considerato una minaccia

per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato o di uno dei Paesi con i quali l'Italia abbia sottoscritto accordi per la soppressione dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione delle persone o che risulti condannato per reati inerenti gli stupefacenti, la libertà sessuale, il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina verso l'Italia e dell'emigrazione clandestina dall'Italia verso altri Stati o per reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite;
all'infuori di questi casi, in cui il soggetto non rispetta i requisiti chiesti, quindi, alla rappresentanza diplomatica o consolare è consentita la consegna del visto;
sono pervenute, all'interrogante, segnalazioni di letture restrittive delle direttive che determinano i parametri di valutazione dei requisiti esposti dalla normativa in materia di immigrazione;
in particolare, risulta che, l'ambasciata italiana a Kiev abbia negato il visto d'ingresso alla signora Nataliya Yablonska e alla signora Tatiana Yablonska di nazionalità ucraina e residenti a Lviv, figlie della signora Maria Yablonska, alle regolari dipendenze lavorative di un residente nel Friuli Venezia Giulia, che avevano presentato regolare richiesta per una visita di 17 giorni;
il datore di lavoro della signora Maria Yablonska, aveva inviato alle signore Nataliya e Tatiana Yablonska gli originali della fideiussione bancaria e si era reso disponibile ad ospitarle nella propria abitazione;
le signore Yablonska avevano già acquistato i biglietti di andata, il 12 agosto 2011, e di ritorno, il 29 agosto 2011; e avevano pagato il relativo ticket per la pratica;
alle richiedenti, in data 10 agosto 2011, è stato notificato, dall'ambasciata di Kiev, il rifiuto del visto, con protocollo n. 2324, e come causale la dicitura: «la Sua intenzione di lasciare il territorio degli Stati membri prima della scadenza del visto non può essere stabilita con certezza» -:
se risulti il fatto come esposto in premessa;
per quali ragioni sia stato negato il visto nel caso specifico nonostante, come da descrizione, i biglietti di ritorno fossero già stati acquistati dalle signore Yablonska, e il viaggio in Italia si configurasse come una semplice visita di 17 giorni e nonostante non ci fossero altre cause ostative quali quelle espressamente previste dalla normativa vigente;
se ritenga di ribadire che in presenza dei requisiti richiesti, le rappresentanze diplomatiche o consolari consegnino il visto d'ingresso su basi omogenee, evitando interpretazioni che potrebbero descrivere visti concessi su basi discrezionali.
(4-13420)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 28 settembre 2011, AgenParl, agenzia stampa parlamentare, ha pubblicato un'inchiesta sul problema del malfunzionamento dei depuratori nella regione Lazio dal quale si evince che nella regione «ci sono depuratori obsoleti, ormai sottodimensionati rispetto alle esigenze reali dei comuni che devono depurare: gli stessi depuratori di vent'anni fa, per intenderci, continuano a servire zone che oggi hanno visto raddoppiare il numero di abitanti. Accade, ad esempio, nel frosinate e nei comuni della provincia romana come Monterotondo, Guidonia,

Castel Nuovo di Porto o la zona dei Castelli, come spiega il vice questore del Comando Provinciale del Corpo Forestale di Roma, Matilde Modena: "Nella Provincia di Roma la situazione è drammatica - dice senza giri di parole -: la quasi totalità dei depuratori non sono nelle condizioni di depurare in maniera efficiente"»;
un altro problema della regione è quello degli scarichi abusivi, conseguenza di un altro abusivismo, quello edilizio, con le zone di nuovo insediamento urbano, nate negli ultimi anni, ma non ancora allacciate alla rete fognaria. Secondo quanto riportato dall'Agenparl, nella sola provincia di Roma, ad esempio, fino all'anno scorso gli scarichi di fognature comunali senza depuratore erano 146, come specifica il rapporto del garante (I e II semestre 2010). Su tutto il territorio provinciale di Frosinone, le utenze non allacciate alla fognatura sono addirittura il 32 per cento. Stessa situazione in provincia di Latina: anche qui gli scarichi fuori norma sono numerosi circa il 30 per cento;
in gran parte del territorio, c'è anche il problema delle fognature di tipo misto, cioè quelle che convogliano insieme acque piovane e acque reflue: basta un'acquazzone in più e si sovraccaricano i depuratori che non funzionano più a dovere;
nel contempo, i cittadini continuano a pagare in bolletta una quota per un servizio di depurazione non ancora efficiente. A cui si andrà ad aggiungere il peso delle sanzioni in arrivo dall'Europa: con la procedura 2004/2034, l'Italia è stata deferita davanti la Corte di giustizia per la mancanza dei requisiti previsti dalla direttiva 91/271/Ce sui sistemi di rete fognaria e depurazione relativi agli agglomerati urbani tra cui Roma. Con quella 2009/2034, invece, l'Italia finisce «sotto accusa» per i comuni di Ceccano, Anagni e Frosinone -:
quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo, intenda assumere con l'urgenza che la situazione richiede, al fine di monitorare le situazioni di criticità sul territorio, e di conseguenza valutare tutte le iniziative dirette a sanzionarle, onde salvaguardare l'integrità ambientale del territorio, specie dei mari e dei fiumi, e la salute dei cittadini.
(5-05444)

Interrogazioni a risposta scritta:

MEREU. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 27 aprile 2010, ha disposto l'approvazione dello schema aggiornato relativo all'elenco ufficiale delle aree protette, ai sensi della legge 6 dicembre 1994, n. 394 e dall'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, introducendo al n. 21 il parco nazionale del golfo di Orosei e del Gennargentu per complessivi 79.935 ettari;
in sede di conferenza Stato-regioni del 17 dicembre 2009 si è approvato il citato VI aggiornamento dell'elenco ufficiale delle aree protette ma nei verbali della conferenza non risulta nessuna richiesta di modifica da parte della regione autonoma della Sardegna;
il parco nazionale del Gennargentu e del golfo di Orosei è stato istituito con decreto presidenziale nel 1998 ma da sempre ha trovato l'opposizione ferma delle popolazioni e delle amministrazioni locali di molti dei comuni ricadenti nell'area;
contro il decreto di istituzione del parco stesso, si erano opposti - all'epoca - i comuni di Baunei, Orgosolo, Arzana, Villa Grande, Strisaili, Seulo e Gairo, che hanno proposto davanti al tribunale amministrativo regionale della Sardegna una serie di ricorsi, poi riuniti in un unico procedimento sospeso nel 2000 per la soluzione della questione di legittimità costituzionale dell'articolo 34 della legge n. 394 del 1991 (in relazione soprattutto all'articolo 128 della Costituzione), nella parte in cui non impone specifiche modalità procedurali di coinvolgimento degli

enti locali nel procedimento di individuazione e delimitazione del territorio del parco, ricondotto alla sola espressione di un parere non vincolante, relativo per giunta alle sole misure di salvaguardia e non anche ai confini del parco;
con ordinanza n. 9 del 30 gennaio 2002, la Corte costituzionale ha ordinato la restituzione degli atti al tribunale amministrativo regionale della Sardegna, perché effettui un nuovo esame della questione sollevata, dal momento che, nel frattempo, è entrata in vigore la legge costituzionale n. 3 del 2001, che ha abrogato l'articolo 128 della Costituzione;
per cercare di dare risposte concrete alle sempre più pressanti richieste provenienti dal territorio si è cercato di intervenire con la presentazione di alcune proposte di legge durante la XIV legislatura che disponevano la revoca dell'istituzione dell'ente parco di cui al comma 2 dell'articolo 34 della legge 6 dicembre 1991, n. 394 (legge quadro sulle aree protette);
durante le audizioni intercorse in fase d'esame delle proposte di legge sopramenzionate in commissione Ambiente sono state confermate le richieste di ferma opposizione alla costituzione del parco da parte delle rappresentanze locali interessate;
il 12 gennaio 2005 il consiglio regionale della Sardegna ha approvato un ordine del giorno con il quale si impegnava la giunta regionale ad attivare ogni iniziativa utile a promuovere in tempi rapidi la revisione della legge n. 394 del 1991 e a richiedere tempestivamente al Governo il superamento del decreto istitutivo dell'ente parco nazionale del Gennargentu e del golfo di Orosei;
successivamente per dirimere la vicenda, con una norma inserita all'interno della legge finanziaria 2006 si è provveduto a prevedere sostanzialmente che l'istituzione del parco in questione avvenisse previa volontà della regione Sardegna espressamente concordata con le autonomie locali interessate;
con le novità introdotte ultimamente dal decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si dà luogo formalmente all'istituzione del parco nazionale in questione eludendo il parere delle cittadinanze interessate che ancora oggi fortemente denunciano la loro contrarietà;
è indispensabile riproporre con forza la necessità di perseguire una politica di tutela ambientale condivisa e partecipata con le popolazioni locali e gli enti che più da vicino li rappresentano, che hanno il diritto di potersi esprimere con parere vincolante sulle decisioni che riguardano l'ambiente delle zone amministrate -:
quali iniziative intenda adottare per risolvere le problematiche venutesi a creare con l'inserimento nell'elenco ufficiale delle aree protette del parco del Gennargentu e del golfo di Orosei, al fine di rispettare le indicazioni normative precedentemente introdotte e soprattutto la volontà delle popolazioni locali da sempre contrarie all'istituzione dei parco.
(4-13407)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da uno studio condotto dall'Ispra e dall'Istituto superiore per il restauro su 77 monumenti romani, è emerso quanto l'inquinamento prodotto dalle auto danneggi i monumenti;
in particolare gli ossidi di azoto, le polveri sottili pm 10 e pm 2,5 e l'ozono hanno l'effetto di scurire il marmo e ossidi di azoto, che mischiati alla pioggia, concorrono a sbriciolarlo;
tra i monumenti più a rischio vi sono: San Marco, San Martino ai Monti, San Tommaso in Parione, San Filippo Neri, Santa Cecilia;

la comunità scientifica ha fissato per convenzione in 8 micron all'anno il cosiddetto «valore accettabile di erosione». I monumenti del centro storico analizzati dai ricercatori dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale insieme a quelli dell'Iscr, istituto superiore per la conservazione e il restauro, presentano una media di erosione compresa tra i 6 e i 6,2 micron all'anno, un «valore preoccupante», secondo la curatrice dell'indagine, la ricercatrice Patrizia Bonanni, responsabile del settore piani di risanamento dell'Ispra -:
se si intendano promuovere azioni volte al contenimento del traffico urbano anche al fine della tutela dei monumenti.
(4-13428)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli edifici sono responsabili, sul piano europeo, del 40 per cento dei consumi di energia e del 36 per cento delle emissioni;
a confermare che il nostro Paese è soggetto più o meno alle stesse proporzioni di inquinamento, e che esistono comunque ampi margini di miglioramento, vi è uno studio dell'Enea presentato il 29 settembre in un convegno a Roma sul recupero energetico degli edifici;
dopo analoga iniziativa del novembre 2010, la Commissione dell'Unione europea ha inviato all'Italia un ulteriore «avviso motivato» invitandola, pena l'apertura di un procedimento di infrazione, a rimediare entro due mesi ad una serie di inadempienze nel settore dell'efficienza, tra le quali la mancata attuazione di una serie di norme più volte annunciate sull'obbligo di certificazione degli edifici sulle emissioni della CO2 a cui legare anche gli incentivi che prevedono uno sgravio del 55 per cento dei costi degli interventi;
in particolare viene criticata la mancata attuazione dell'obbligo di introdurre una certificazione energetica di tutti gli immobili (edifici e appartamenti, nuovi ma anche vecchi) a cui condizionare le vendite e gli affitti, attraverso attestati di rendimento rilasciati da esperti indipendenti;
infatti, nonostante due anni fa sembrasse che questa fosse la strada che il nostro paese intendeva intraprendere, poi ci si è limitati a prevedere l'obbligo solo per i nuovi edifici, mentre per quelli già costruiti è considerata sufficiente un'«autocertificazione» sulla classe energetica di appartenenza -:
se e come il Governo intenda adeguarsi ai richiami dell'Unione europea in materia di certificazione energetica.
(4-13429)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
si apprende dall'articolo di Gian Antonio Stella, pubblicato sul Corriere della sera del 26 giugno 2011, che i giudici della procura di Torre Annunziata hanno sequestrato il teatro di Pompei, sottoposto l'anno scorso ad una ristrutturazione con il calcestruzzo che ne ha deturpato l'assetto;
per molti anni, in base all'idea dell'archeologo e «protettore» di Pompei, Amedeo Maiuri, i gradini del teatro, fino al 2009, data della ristrutturazione decisa dal commissario straordinario Marcello Fiori, stretto collaboratore di Guido Bertolaso, erano rinforzati da una struttura di ferro leggera sulla quale venivano posate delle tavole che, alla fine delle rappresentazioni, venivano rimosse lasciando tutto come prima;

la Corte dei conti ha contestato la decisione riguardante la nomina del commissario straordinario Marcello Fiori, decisa dal Ministro in carica, Sandro Bondi, in quanto riteneva che «per legge la Protezione civile può intervenire nel caso in cui sia necessario difendere l'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi o da grandi eventi», contesti che non riguardavano l'area archeologica di Pompei;
un articolo del Corriere della sera del 25 maggio 2010 denunciava lo scempio oggi al centro dell'indagine della magistratura raccontando di ruspe e di martelli pneumatici che invadevano il teatro grande di Pompei;
il presidente dell'osservatorio archeologico, Antonio Irlando, aveva denunciato in concomitanza con l'articolo pubblicato dal Corriere della sera, l'avvio della costruzione, tra porta Vesuvio e porta di Nola, in piena area vincolata, di un hangar di cemento armato definito «deposito di materiale archeologico e spogliatoi per il personale» e contemporaneamente aveva segnalato «al riparo della tabella denominata "restauro e sistemazione per spettacoli del complesso dei teatri in Pompei Scavi" evidenti stravolgimenti dello stato originario dei monumenti e dei luoghi archeologici, con gravi danni al loro stato di conservazione», scrivendo al Ministro in carica, Sandro Bondi, una lettera allarmatissima corredata da un'eloquente fotografia, alla quale non risulta sia stata data risposta;
nell'articolo di Gian Antonio Stella del Corriere della sera del 26 giugno 2011 vengono riportate le cifre del restauro del teatro di Pompei che da 449.882 euro più iva sarebbero salite a 5 milioni 966 mila euro (undici volte la previsione di spesa);
l'appalto per i lavori è stato dato, senza gara, dal commissario straordinario, Marcello Fiori, a un raggruppamento temporaneo di imprese trainato dalla Caccavaro Srl di Pontecagnano, alla quale il commissario straordinario ha affidato in meno di due anni 26 interventi per un totale di 16 milioni e mezzo di euro;
si apprende inoltre, dall'intervista (L'Espresso del 4 agosto 2011) di Teresa Cinquantaquattro, nominata nel dicembre 2010, un mese dopo il clamoroso crollo della Schola Armaturarum, capo della Soprintendenza che comprende il sito archeologico di Pompei - dopo l'avvicendamento di due commissari e, nell'ultimo anno, di tre Soprintendenti - che le risorse economiche sono inadeguate, che il personale tecnico è insufficiente, che a Pompei è attivo un solo direttore di scavo (Antonio Varone), che le domus aperte al pubblico (su prenotazione) sono solamente dieci, che per ora non vi sono sponsor privati;
l'ultimo rapporto dell'Unesco e dell'Icomos contiene critiche esplicite e dettagliate sullo stato della conservazione in generale e soprattutto sugli interventi decisi negli ultimi due anni dai commissari;
Pompei ha rischiato il declassamento ed è rimasta nella lista del patrimonio mondiale, solamente in virtù dei fondi speciali promessi dal Governo ma non ancora giunti a destinazione -:
se tali notizie corrispondano al vero;
quali impegni urgenti intenda assumere affinché venga data la necessaria attenzione ad un sito archeologico di eccezionale rilevanza nazionale e internazionale, abbandonato ad un regime di avvilente sopravvivenza;
non intenda fornire ogni utile elemento sullo stato in cui versa l'area archeologica di Pompei.
(5-05446)

DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il professore Andrea Carandini, subito dopo il crollo della Schola Armaturarum di Pompei aveva dichiarato; «tutti

i luoghi come Pompei, Ercolano e Villa Adriana sono a rischio permanente»;
villa Adriana, fatta costruire a Tivoli dall'imperatore Adriano tra il 117 e il 139 d.c, diventa nel 1999 patrimonio dell'umanità, «capolavoro che riunisce in maniera unica le forme più alte di espressione delle culture materiali dell'antico mondo mediterraneo»;
molte sue aree sono chiuse al pubblico con il cartello «pericolo di crollo» (scritto rigorosamente ed esclusivamente in italiano, nonostante la maggioranza di visitatori stranieri);
l'area della Villa, che si estende su una superficie di 80 ettari, più vasta di quella di Pompei, è esposta alle intemperie, senza coperture e bisognevole di una manutenzione costante e profonda;
i fondi destinati all'anno dal Ministero per i beni e le attività culturali sono pari a 370.000 euro di fronte alla richiesta della Soprintendenza di 2,5 milioni di euro;
villa Adriana, dal 1999 ad oggi, ha perduto il 41,8 per cento dei visitatori paganti, erano 187.202 nel 2000, sono stati appena 108.811 nel 2010;
l'emorragia complessiva riguarda anche i non paganti: dai 323.231 visitatori del 2000 si è scesi ai 229.885 del 2010;
la studiosa Federica Chiappetta, autrice del saggio «I percorsi antichi di villa Adriana» denuncia un serio deficit di divulgazione del significato storico e architettonico della villa e Andrea Carandini sottolinea l'accesso «terribilmente scoraggiante» sia alla villa che a Tivoli;
il Corriere della sera del 6 luglio 2011 dedica un'intera pagina allo stato di emergenza di villa Adriana -:
quali iniziative intenda adottare alla luce di un degrado che mette in pericolo la stessa sussistenza di uno dei siti archeologici più complessi e celebri d'Italia;
se non intenda fornire elementi sulle misure urgenti che intende adottare in proposito.
(5-05449)

Interrogazione a risposta scritta:

VELTRONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia entrato in vigore il 14 maggio ha introdotto con l'articolo 4, commi 1 e 16 alcune significative modifiche al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio;
la prima di queste modifiche, contenuta nell'articolo 4, comma 1 e comma 16, lettera a), consiste nell'innalzamento da cinquanta a settant'anni della soglia temporale oltre la quale è possibile sottoporre gli immobili appartenenti al patrimonio pubblico o a enti no profit, compresi quelli religiosi, ad accertamenti per verificarne il grado di interesse culturale e, eventualmente, far valere la tutela. La modifica interviene in un quadro da lungo tempo consolidato, in vigore sin dalla legge Bottai del 1939, ripresa poi dal testo unico del 1999 e dal Codice del 2004, e viene ad alterare la natura dell'intervento pubblico in un ambito significativo per la storia e l'identità culturale del nostro Paese;
come si afferma esplicitamente nel decreto, l'elevazione è dovuta, nell'ordine, all'esigenza di accelerare le procedure per realizzare le opere pubbliche (comma 1) e all'esigenza di dare massima attuazione al federalismo demaniale (comma 16). Di fatto, cioè, si procede a una liberalizzazione degli interventi su un patrimonio architettonico potenzialmente da tutelare da eventuali alterazioni, rendendo possibili manomissioni o spoglio degli arredi senza che il Ministero abbia più alcun titolo per intervenire a difesa di uno dei più vasti e

diffusi contesti culturali di cui dispone, ovvero il patrimonio culturale in proprietà di enti, anche ecclesiastici;
a titolo esemplificativo, il provvedimento rischia di mettere a repentaglio opere o palinsesti urbanistici di pregio quali: il salone per le esposizioni e il palazzo del lavoro di Pier Luigi Nervi, la chiesa di S. Maria Maggiore di Francavilla al mare di Ludovico Quaroni, la sede del politecnico di Napoli di Luigi Cosenza, il quartiere sperimentale QT8 di Milano di Piero Bottoni, con opere di Vico Magistretti, Marco Zanuso, il quartiere Ina casa del Tiburtino di Ludovico Quaroni e così via;
va altresì rilevato che la disposizione contenuta nel decreto comporta alcune incongruenze e disparità di trattamento visto che l'allentamento della tutela si rivolge soltanto al patrimonio degli enti no profit, escludendo tutti gli altri proprietari privati;
una seconda, ad avviso dell'interrogante, infausta modifica al codice apportata dal decreto è quella prevista all'articolo 4, comma 16, lettera d), dove viene soppresso l'obbligo di denunciare il trasferimento della detenzione di beni immobili vincolati, previsto già dalla legge Bottai e in seguito recepito nel Testo unico del 1999 e nel codice del 2004. Come non è difficile capire, l'obbligo era previsto al fine di consentire la rapida individuazione del proprietario, responsabile della sua corretta conservazione. La modifica, così, renderà difficili e inutilmente onerose le funzioni di vigilanza dell'amministrazione sugli immobili vincolati, favorendo eventuali interventi lesivi;
la terza e la quarta modifica, contenute all'articolo 4, comma 16, lettera e) rappresentano forse il vulnus più grave alla tutela e consistono in uno stravolgimento dell'articolo 146 del codice, in materia di autorizzazione paesaggistica, dove il parere che il soprintendente era chiamato a esprimere per gli interventi in aree sottoposte a vincolo paesaggistico era ritenuto «vincolante»;
con il decreto-legge citato, invece, il parere del soprintendente diventa obbligatorio ma non più vincolante, una volta che i vincoli paesaggistici siano stati dotati delle prescrizioni d'uso, vale a dire una volta che le regioni abbiano rivisto le loro pianificazioni paesistiche d'intesa con le soprintendenze per adeguarle alle nuove prescrizioni dettate dal codice e una volta che i comuni abbiano adeguato le loro pianificazioni urbanistiche. Altra preoccupante modifica, il soprintendente avrà tempo novanta giorni dalla ricezione del progetto per esprimere il proprio parere o varrà il principio del silenzio assenso. Un meccanismo che, con la restrizione delle risorse finanziarie e amministrative a disposizione delle soprintendenze, finirà per rendere inevase numerosissime pratiche di tutela a discapito dell'integrità del paesaggio, patrimonio essenziale, per l'identità culturale e civile dell'Italia, come stabilito dall'articolo 9 della Costituzione -:
come il Ministro intenda rimediare a questo esplicito pregiudizio alle prerogative del proprio dicastero dalle possibili conseguenze irrimediabili, considerando che la tutela del paesaggio e dei beni culturali rappresentano un elemento essenziale per l'economia del Paese, per la sua immagine e, ancor più, per la coesione sociale e l'identità storica e civile della comunità civile italiana, così come stabilito all'articolo 9 della Costituzione.
(4-13425)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MANNINO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
al personale medico del Servizio Sanitario Nazionale, agli ufficiali medici delle Forze Armate e di Polizia, compresi quelli in servizio presso l'Arma dei Carabinieri che frequentano, nell'interesse delle rispettive amministrazioni che li hanno allo scopo selezionati, scuole di

specializzazioni mediche presso le Università, viene riconosciuto il diritto allo studio, esentando gli specializzandi dai servizi di istituto presso l'ente di appartenenza;
all'interno del Ministero della difesa, tale esenzione è prevista per gli ufficiali medici della Marina e dell'Aeronautica, mentre quelli in forza all'Esercito sono costretti, oltre alle 38/40 ore settimanali presso l'Ateneo, a prestare attività lavorativa presso l'Ente di appartenenza, espletando servizi diurni e notturni fuori sede, senza percepire straordinari o altre provvidenze di legge;
è importante ricordare che i medici delle prime due specialità (Marina ed Aeronautica) sono esentati dall'attività lavorativa perché vengono considerati tecnicamente e giuridicamente «forza assente», e ciò in coerenza con quanto previsto dalla circolare del Ministero della pubblica istruzione, università e ricerca n. 3200 del 4 ottobre 2010, inviata anche al Ministero della difesa, che ribadisce la necessità che gli specializzandi siano utilizzati a tempo pieno presso le strutture universitarie, liberandoli dall'impegno presso gli enti di appartenenza, in ottemperanza con quanto disposto dall'Osservatorio nazionale per la formazione specialistica medica;
la stessa Direzione Generale della Sanità Militare, con nota 15558 del 19 ottobre 2010 indirizzata al gabinetto del Ministro della difesa e agli Stati Maggiori di Esercito, Marina e Aeronautica ha affermato come non vi sia possibilità alcuna di distrarre gli ufficiali specializzandi dalla frequenza dei corsi -:
quali iniziative intenda urgentemente intraprendere per far cessare il comportamento discriminatorio esposto in premessa, tenuto conto che i corsi di specializzazione sono tuttora in atto.
(4-13405)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul sito «ilFRIULI.it» dal titolo «Militari in Afghanistan senza divise. Risolto il mistero delle truppe della Brigata Ariete, rimaste senza provviste di vestiario durante la missione» si è potuto apprendere anche che «[...] negli ultimi mesi è stato predisposto un servizio sperimentale di trasferimento su rotaia in alternativa al tradizionale ponte aereo. Si trattava, comunque, di una sorta di prova, appaltata a Trenitalia. [...] il convoglio in oggetto è stato fermato tra l'Ungheria e l'Ucraina per questioni di pratiche doganali da sbrigare con la Federazione Russa [...] il treno ha fatto rientro in Italia e si è provveduto a tamponare la situazione di disagio per i nostri soldati, attingendo dal vestiario di scorta già presente in Afghanistan. In questo modo è stato possibile attivare un nuovo carico aereo per bypassare l'incidente di percorso.» -:
quali siano stati i costi e le condizioni dell'appalto affidato alla società Trenitalia;
quali siano state le iniziative intraprese dal Ministro interrogato per il ristoro del danno subito a causa del blocco imposto al convoglio ferroviario da parte delle autorità della Federazione Russa.
(4-13409)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano il manifesto dal titolo «Esercito "Strade sicure" Non piace ai soldati: "Usati dal governo"» del 30 settembre 2011, si è potuto apprendere che anche a Roma, come già precedentemente segnalato dal medesimo quotidiano il 16 luglio 2011 con un articolo dal titolo «Signornò, soldati contro le missioni farsa in città», i militari impiegati nell'operazione «Strade sicure» subiscono un trattamento che non appare consono alla dignità del loro status e del loro lavoro -:
quali siano le condizioni di impiego dei militari in premessa e quali siano i

costi complessivi della citata operazione e quali siano i risultati reali in termini di sicurezza offerta ai cittadini;
quali siano le immediate azioni per garantire il pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie e alloggiative per quanto concerne la sistemazione logistica del personale del ruolo truppa e quali siano quelle per garantire il rispetto dei loro diritti durante lo svolgimento del servizio.
(4-13423)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con il decreto emesso in data 29 settembre 2011 il procuratore della Repubblica, dottor Domenico Fiordalisi, ha disposto, decorrenza dal 9 novembre 2011 la cessazione del sequestro preventivo del Demanio militare terrestre del Poligono interforze del Salto di Quirra (P.I.S.Q) di Perdasdefogu, e del sequestro preventivo degli animali da allevamento ancora presenti nell'area demaniale militare del P.I.S.Q. e ha contestualmente disposto la revoca dei decreti di sequestro probatorio sui rifiuti e aree terrestri del P.I.S.Q. e sui fondali marittimi interessati dalle attività svoltesi nell'area del poligono di mare di Capo san Lorenzo. La decretazione emessa in data 29 settembre mantiene tuttavia il sequestro probatorio di un missile "Milan" e dei filmati relativi alle esplosioni;
il 21 settembre 2011, il Sottosegretario di Stato alla difesa Giuseppe Cossiga, rispondendo a un atto di sindacato ispettivo con il quale alcuni deputati formulavano la richiesta di avviare le necessarie misure sanitarie e di bonifica e dare inizio ad una procedura di risarcimento a favore della popolazione e delle aziende colpite, affermò che «[...] In considerazione di ciò e tenuto conto sia del notevole impegno profuso dalla Difesa per fornire risposte certe alle problematiche emerse nell'area di Quirra, sia che allo stato attuale non sono risultate, in alcuna sede, evidenze circa eventuali correlazioni tra le attività militari e le patologie/malformazioni riscontrate nella popolazione locale e negli animali, non si ravvisa, ad oggi, l'esigenza di assumere specifiche iniziative volte a definire stanziamenti straordinari per avviare quanto richiesto [...]»;
l'atto emesso dal procuratore Fiordalisi, oltre a chiarire e confermare l'esistenza dell'inquinamento ambientale causato dalle sostanze prodotte dalle attività militari e industriali, affermando che «[...] è emersa una grave compromissione ambientale di alcune aree oggetto del provvedimento di sequestro preventivo [...] si evince con chiarezza il pericolo per la pubblica incolumità determinato dal brillamento [...] di tutte le bombe e munizioni obsolete e fuori uso di tutti gli arsenali italiani dell'Aeronautica dal 1984 al 2008 [...]», ha disposto inderogabili prescrizioni nei confronti del Ministero della difesa quali «[...] l'allontanamento dei pastori (sia quelli molto numerosi, completamente abusivi, perché privi di concessione sia quelli che si ritengono titolari di concessione comunale ancora vigente) con le proprie greggi e con l'avvio di interventi straordinari di bonifica e messa in sicurezza del poligono [...]», quindi l'effettuazione della bonifica e della messa in sicurezza dei luoghi oggetto dell'indagine e dei revocati decreti di sequestro preventivo e probatorio al fine di consentire allo stesso Ministero della difesa di esercitare le attività militari e di sperimentazione in programma;
ad avviso degli interroganti, alla luce delle ripetute dichiarazioni del Ministro interrogato circa l'interesse alla salute e alla tutela del personale civile e militare della Difesa, appare logico ritenere che i medesimi fattori di rischio e pericolo che hanno determinato l'allontanamento dei pastori e degli animali da pascolo dalle aree del poligono non possano non essere riferiti anche al predetto personale della

Difesa che opera all'interno del poligono e che concorre alle differenti attività militari e industriali -:
quali immediati provvedimenti s'intendano disporre in esecuzione del decreto di cui in premessa, quali interventi di bonifica e messa in sicurezza delle aree dei poligoni interessate si intendano attuare, quali saranno le modalità di affidamento dei predetti interventi e quali i tempi;
quali siano i programmi e le attività militari e industriali di cui sia stata autorizzata l'esecuzione nel corso del secondo semestre dell'anno in corso, o comunque a decorrere dalla data del 9 novembre 2011, e se al fine di soddisfare le necessità derivanti da dette attività non ritenga di dover imporre delle limitazioni alla permanenza del personale militare e civile nelle aree del poligono interessate, come e con quali mezzi;
quali siano i mezzi di protezione individuale di cui può disporre il personale civile e militare della Difesa e quali quelli offerti alle popolazioni civili residenti nelle aree interessate dall'inquinamento ambientale di cui al decreto citato in premessa.
(4-13431)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano il Giorno del 2 ottobre 2011 è pubblicato un intervento del Ministro interrogato dal titolo «Chi se non i militari?» nel quale, in merito alla questione relativa all'impiego dei militari nelle «ronde» per le strade della città di Milano polemicamente sollevata dal comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri, colonnello Sergio Pascali, risulta aver dichiarato che «[...] Noi potremmo riportare le pattuglie dei militari a Milano anche a prescindere dalle scelte del Comune. [...]»;
una simile affermazione ancorché seguita da quella «[...] Ma è giusto avere rispetto per le autorità cittadine. [...]» rappresenta, ad avviso degli interroganti, una grave prevaricazione delle competenze delle autorità locali;
sarebbe assai inopportuno nonché, ad avviso degli interroganti, fortemente irriguardoso nei confronti dell'amministrazione comunale di Milano imporre una sorta di militarizzazione del territorio di cui peraltro non si comprenderebbero le ragioni considerata la posizione espressa sul punto dall'ente locale -:
se non intenda rivedere la posizione assunta nei confronti delle autorità cittadine della città di Milano e quindi offrire loro una positiva collaborazione che non ne ostacoli le scelte e le competenze in materia di sicurezza e quindi quali opportune disposizioni intenda impartire al comandante generale dell'Arma dei carabinieri.
(4-13435)

TESTO AGGIORNATO AL 5 OTTOBRE 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
secondo quanto, pubblicato sul sito web in data 27 settembre 2011 del Gestore dei servizi energetici, il «contatore fotovoltaico» segna 278.643 impianti in esercizio per una potenza prodotta a di oltre 10.9 gigawatt che, secondo le previsioni, potrebbe toccare i 13 gigawatt entro la fine dell'anno;
grazie a questa potenza installata l'Italia è in questo momento uno dei leader mondiale nel fotovoltaico;
a fronte di incentivi e premi inferiori a due miliardi di euro lo Stato ha registrato un incasso di IVA pari a 3,5 miliardi

di euro senza contare che a quella potenza installata corrispondono circa 35 miliardi di euro di investimenti;
il settore dovrebbe raggiungere la «grid parity» tra il 2013 ed il 2014, ma molti esperti sostengono che se nel 2012 gli incentivi dovessero subire un ulteriore taglio non programmato, oltre a subire le sanzionidell'Unione europea per il mancato raggiungimento degli impegni sulle rinnovabili, a subirne le conseguenze sarebbero le imprese del settore che occupa, non va dimenticato, circa 150 mila lavoratori tra diretti ed indiretti;
nonostante il compatto del fotovoltaico abbia grandi possibilità strategiche e possa rappresentare uno strumento decisivo per l'economia italiana in questo momento di crisi, su di esso pesa l'incognita degli incentivi;
a causa del ritardato avvio e della successiva approvazione del referendum abrogativo, il Governo ha abbandonato il piano per il ritorno al nucleare e in assenza del piano energetico nazionale, che manca in Italia dagli anni '80, il Paese non ha una sua politica energetica chiara in grado di affrontare le prossime sfide -:
se non ritengano di fornire assicurazioni al settore rispetto alla disponibilità di incentivi fortemente attesi da un comparto che fornisce un contributo non indifferente in termini di posti di lavoro, investimenti e che copre una sempre più crescente quota di domanda elettrica.
(2-01217) «Libè».

Interrogazioni a risposta scritta:

FOGLIATO, CALLEGARI, MAGGIONI, FUGATTI e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 2-bis, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, innovando la normativa relativa al riconoscimento della ruralità degli immobili, ha introdotto la possibilità, per i soggetti titolari di fabbricati rurali iscritti in catasto in categorie diverse dalla A/6 per gli immobili ad uso abitativo o dalla D/10 per gli immobili ad uso strumentale, di presentare, all'Agenzia del territorio, una domanda di variazione catastale finalizzata all'attribuzione di una delle due suddette categorie, e dunque al conseguente riconoscimento della ruralità degli immobili stessi ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge n. 557 del 1993;
lo stesso decreto-legge n. 70 del 2011 stabilisce inoltre che la domanda di variazione catastale, nonché l'autocertificazione attestante che l'immobile di cui si richiede l'attribuzione delle suddette categorie catastali possiede, in via continuativa a decorrere dal quinto anno antecedente a quello di presentazione della domanda, i requisiti di ruralità, devono essere presentate entro il 30 settembre 2011, e domanda poi ad un successivo decreto ministeriale le modalità applicative e la documentazione necessaria ai fini della presentazione e della convalida della certificazione medesima;
il suddetto decreto ministeriale è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 settembre 2011, quindi solo 9 giorni prima della scadenza del termine di presentazione delle domande di variazione catastale, e la mancata comunicazione della variazione entro il 30 settembre comporterà il pagamento dell'Ici sui fabbricati rurali e l'obbligo dell'indicazione sulla dichiarazione dei redditi, con conseguente aggravio dei costi per le moltissime aziende agricole che si trovano nell'impossibilità, stante i tempi così ristretti, di adempiere agli obblighi di comunicazione e certificazione previsti -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione ai fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno valutare con urgenza l'opportunità di assumere iniziative per prorogare di almeno 30 giorni il termine ultimo per comunicare le variazioni catastali ai fini del riconoscimento del requisito di ruralità degli immobili.
(4-13406)

MUNERATO e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le difficoltà economiche dell'attuale congiuntura internazionale hanno provocato gravi ripercussioni alle economie nazionali, determinando una diminuzione della produzione e l'aumento del tasso di disoccupazione;
il Governo italiano ha da subito reagito alla complessa situazione venutasi a creare, adottando contemporaneamente misure per il contenimento della spesa pubblica ed altrettante disposizioni per favorire la ripresa economica nazionale, come quelle del decreto-legge n. 70 del 2011 che, all'articolo 1, istituisce per gli anni 2011 e 2012 un credito d'imposta a favore delle imprese che finanziano progetti di ricerca, in università ovvero enti pubblici di ricerca;
al comma 4 della medesima norma viene precisato come le disposizioni previste in materia di credito d'imposta debbano essere necessariamente adottate tramite apposito provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, ma, ad oggi, tale provvedimento non è ancora stato predisposto, con la conseguenza che le imprese interessate dal vantaggio d'imposta per l'esercizio finanziario 2011 rischiano di non godere per l'anno in corso di tale beneficio -:
se non ritenga di assumere iniziative nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di garantire una rapida predisposizione del provvedimento da parte del direttore dell'Agenzia delle entrate.
(4-13411)

NEGRO e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa nazionale di questi giorni riportano la notizia secondo la quale l'agenzia di rating Standard&Poor's avrebbe declassato il rating di alcuni enti locali italiani, tra i quali i comuni di Bologna e Milano, la provincia di Roma e la regione Emilia Romagna;
la revisione del ribasso del grado di solvibilità da parte della società statunitense si baserebbe, principalmente, sul livello di indebitamento degli enti medesimi, con la conseguenza che gli interessi sul debito dei comuni aumenteranno con la ovvia conseguenza che l'ente dovrà sostenere costi maggiori per liquidare il debito medesimo e, verosimilmente, aumentare le imposte e le tasse locali, al fine di recuperare adeguata copertura finanziaria per i maggiori oneri;
l'abbassamento del grado di affidabilità di questi enti avrà inevitabili e negative ripercussioni anche sull'ammontare del debito pubblico nazionale, giunto ormai ad oltre 1.900 miliardi di euro e generato nel corso degli scorsi decenni proprio e soprattutto a causa di politiche e di gestioni delle risorse economiche pubbliche caratterizzate da sprechi ed inefficienze -:
quali siano gli orientamenti del Ministro sulla questione esposta, e se, in virtù dell'attuale difficile situazione economica e finanziaria e delle norme europee in materia di contenimento dei debiti pubblici nazionali, non ritenga opportuno promuovere iniziative per potenziare il controllo sulla gestione delle risorse pubbliche per gli enti che avessero dimostrato una gestione non efficiente delle stesse.
(4-13412)

SALTAMARTINI e PISO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
sui maggiori quotidiani nazionali di oggi, 30 settembre 2011, sono apparsi articoli nei quali si manifesta l'intenzione da parte di Finmeccanica di chiudere le sedi Alenia presenti nella città di Roma al fine di trasferirle al Nord;
tale ipotesi, laddove confermata, oltre a mettere a rischio il posto di lavoro di

centinaia di lavoratori, porta alla perdita di un ruolo centrale per lo sviluppo di un'azienda strategica per il Paese -:
se corrisponda al vero che Finmeccanica intende chiudere le sedi di Alenia di Roma.
(4-13416)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il carcere di Monza è allagato ed è parzialmente inagibile a causa di una grave lesione del tetto;
la situazione è stata più volte denunciata al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria perlomeno dal 2008 ma da allora si è provveduto solo ad effettuare qualche intervento tampone e per nulla di risolutivo;
nel carcere di Monza i detenuti, 834 persone a fronte di una capienza di 409 unità, oltre a patire il sovraffollamento sono costretti a convivere con parte dell'edificio allagato, nonché con l'impossibilità di usufruire della cappella e della palestra. La Asl locale ha già fatto i dovuti sopralluoghi e la situazione risulta essere in un evidente stato di emergenza -:
se non intenda intervenire con urgenza affinché il tetto del carcere di Monza venga riparato definitivamente in modo da garantire la dignità delle persone in esso recluse.
(4-13421)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il passaggio delle competenze tra il Ministero della giustizia e le Asl della Sardegna in materia di sanità penitenziaria è ancora in alto mare: mercoledì 5 ottobre infatti scadranno i termini per il passaggio alle aziende sanitarie locali dei beni e dei locali adibiti alle funzioni sanitarie, eppure ancora non risulta essere stato definito l'accordo tra il Ministero della giustizia e la regione Sardegna;
fino ad ora infatti sono state rispettate dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e da quello per la giustizia minorile le procedure per il trasferimento al servizio sanitario della regione delle funzioni, afferenti il servizio medico-tecnico-infermieristico e veterinario, ma non è stato fatto alcun concreto passo per definire le questioni più delicate che riguardano il finanziamento e i livelli di assistenza;
il Ministero della giustizia intende interrompere il suo impegno finanziario il 31 dicembre 2011 e se la regione non presenterà una propria proposta la scadenza diverrà definitiva;
la riforma della medicina penitenziaria in Sardegna interessa direttamente oltre 2.200 persone private della libertà. La situazione più difficile è quella di Buoncammino dove a fronte di 30 posti letto nel centro diagnostico terapeutico si trovano in media detenuti con gravi patologie (neoplasie, cardiopatie, ischemie, esiti di infarto al miocardio). Nella struttura penitenziaria cagliaritana, con 530 detenuti (380 la capienza regolamentare), vivono oltre 200 pazienti tossicodipendenti e quasi altrettanti con malattie del fegato, una cinquantina di sieropositivi all'Hiv, e dove si trovano anche 210 pazienti psichiatrici, alcolisti e altri. È improcrastinabile un tavolo di concertazione per delineare un quadro oggettivo dei bisogni e delle necessità e per chiarire in che modo la regione intende organizzare questo delicato settore;
in un momento così delicato per le strutture penitenziarie, con le celle superaffollate,

è indispensabile far rispettare gli impegni altrimenti aumenteranno malcontento e disagio -:
quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare al fine di dare completa attuazione, entro il 31 dicembre prossimo, al passaggio delle competenze tra il Ministero della giustizia e le aziende sanitarie locali della Sardegna in materia di sanità penitenziaria.
(4-13422)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Provincia Pavese del 29 settembre scorso, è apparso un articolo intitolato: «Carcere di Voghera: per gli agenti di polizia penitenziaria una situazione insostenibile»;
l'articolo dà conto del fatto che gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Voghera lavorano in condizioni inadeguate e inaccettabili, ciò secondo quanto denunciato dalla delegazione della Cgil che ha effettuato una visita - ispezione all'interno della struttura di via Prati Nuovi;
secondo gli esponenti della Cgil, Massimiliano Preti e Natale Minchillo, Calogero Lo Presti e Nicola Garofano, c'è innanzitutto da segnalare che il personale di polizia penitenziaria è in evidente carenza di organico, a fronte di un sovraffollamento di detenuti: gli agenti di custodia sono circa 120, i detenuti ormai quasi 240, al punto che in alcune celle vi sarebbero anche 12 detenuti;
gli agenti di polizia penitenziaria operano in evidente stato di stress e lavorano in ambienti fatiscenti, con servizi igienici non idonei e strumentazioni non all'altezza della situazione; alcuni di loro hanno saltato per settimane il turno di riposo, accumulando turni su turni di presenza al lavoro -:
quali iniziative intenda intraprendere per il potenziamento della dotazione organica della polizia penitenziaria assegnata presso la struttura penitenziaria indicata in premessa;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di diminuire il disagio degli agenti di custodia del carcere di Voghera in relazione ai turni, alla fruizione delle ferie, alla formazione e a un eccessivo carico di responsabilità;
quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per riportare il numero dei detenuti del carcere di Voghera entro la capienza regolamentare così da garantire agli stessi condizioni di detenzioni conformi al dettato costituzionale, alla legge e ai regolamenti penitenziari.
(4-13426)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Aristide Angelillo, dopo aver già scontato sedici anni di carcere (Opera, Secondigliano e Poggioreale), si trova da cinque anni in stato di detenzione domiciliare in quanto deve scontare ulteriori 23 anni di reclusione a causa di una serie di cumuli di pena per reati commessi tra dicembre 2000 e gennaio 2001;
sullo stato di esecuzione della pena dell'uomo è competente la magistratura di sorveglianza di Napoli;
Angelino pesa circa 300 chilogrammi al punto che nel 2006, quand'era in carcere, gli è stata riconosciuta con regolare decreto, ai sensi della legge n. 104 del 1992, la condizione di «persona handicappata». Lo stesso è stato classificato da tre commissioni medico legali della A.S.L. «malato terminale»;
secondo quanto ha scritto lo stesso Aristide Angelillo sul blog della prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo (http://ritabernardini.it/un-carcere-funziona-il-ministero-della-giustizia-lo-chiude/), il suddetto: a) nel periodo in cui

si trovava ristretto in carcere, è stato tenuto, per anni e senza la minima assistenza, sporco di feci e di urine, con alcune parti del corpo colpite da intertrigine florida; b) attualmente, il protrarsi della detenzione domiciliare sta avendo effetti devastanti sulla sua salute, posto che lo stesso è privato di ogni contatto con l'esterno e non riesce ad avere una adeguata assistenza medica, non potendo effettuare nemmeno delle radiografie né ricevere cure dentistiche (afferma di aver perso tutti i denti che gli si sono spezzati in bocca); c) si trova nell'impossibilità persino di ricevere gli assistenti volontari nel proprio domicilio;
dalla consulenza medico-legale di parte redatta nel 2008 dal professor Antonio Mezzogiorno (II università degli studi di Napoli) si evince che A. Angelillo è affetto da obesità di III grado, scompenso cardiaco classe NYHA III, criptorchidismo bilaterale, sindrome da apnee ostruttive notturne, sindrome varicosa degli arti inferiori, cardiopatia ischemica;
secondo il professor Mezzogiorno le condizioni del paziente non sarebbero compatibili con il regime detentivo in quanto l'uomo: a) presenta un elevato rischio cardio e cerebrovascolare per cui sarebbe costantemente in pericolo per infarto miocardio, ictus e fenomeni tromboembolici la cui evenienza costituisce un'emergenza medica che necessita di intervento sanitario qualificato immediato; b) è stato riconosciuto inabile al 100 per cento e richiede assistenza continua per compiere normali atti della vita quotidiana, oltre che presidi appositi ed adeguati alla mole; c) durante lo stato detentivo carcerario non ha minimamente ridotto il peso corporeo e presentava intertrigine diffusa oltre ad una serie di altre complicanze legate proprio alle difficoltà logistiche tipiche del regime carcerario, mentre durante la detenzione domiciliare ha ridotto il peso corporeo ed ha potuto curare l'igiene personale con un generale miglioramento dello stato di salute e dell'umore e la parziale riduzione delle potenziali complicanze; d) presenta deterioramento della funzionalità cardiaca e respiratoria dovuto in primis allo stato di obesità il che richiederà in futuro il ricorso più frequente a presidi specialistici diagnostici e terapeutici -:
se quanto esposto in premessa, corrisponda al vero e quali iniziative urgenti intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di garantire ad Aristide Angelillo la tutela del suo inalienabile e primario diritto alla salute.
(4-13430)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 23 settembre 2011 personale della squadra mobile della questura di Verona ha proceduto all'arresto di una persona presso lo studio del suo avvocato difensore durante un colloquio fra gli stessi;
le modalità dell'arresto sono state piuttosto movimentate con irruzione nella stanza del professionista da parte di cinque appartenenti alla polizia di Stato alcuni dei quali hanno chiuso la finestra in quel momento aperta, hanno appoggiato, con gesto di particolare spregio, le manette sul tavolo del difensore prima di stringerle ai polsi dell'arrestato chiedendo al difensore, con fare ironico, se avesse voluto una comunicazione scritta dell'avvenuta operazione;
le concitate fasi dell'arresto sono state inoltre caratterizzate da movenze particolarmente rumorose tanto da far accorrere all'uscio varie persone e professionisti di altri studi dell'immobile;
non si comprende la scelta di procedere all'arresto di una persona nella stanza del suo difensore invece che in altri luoghi: bene si sarebbe potuto attendere la persona da arrestare all'uscita dello studio del difensore, anche perché l'irruzione nel corso del colloquio defensionale, anche senza volontà da parte degli operanti,

avrebbe potuto disgelare a questi circostanze, documenti, informazioni difensive coperte dal segreto professionale;
le modalità dell'arresto, così come sopra descritte, esprimono, a giudizio degli interroganti, una mancanza di rispetto della funzione del difensore e della intangibilità del rapporto tra questo ed il proprio assistito al punto da riservare allo studio di un avvocato lo stesso trattamento di un covo di latitanza;
la vicenda è stata segnalata dalla Camera penale veronese, in data 26 settembre 2011, alla giunta delle Unioni delle camere penali italiane la quale, il successivo 28 settembre, ha adottato una delibera con la quale, da un lato, ha espresso propria vicinanza all'avvocato coinvolto e, dall'altro, ha condiviso la protesta dei colleghi del foro di Verona, preannunciando fin d'ora di voler sostenere le iniziative che gli stessi dovessero, in ipotesi, intraprendere;
secondo la giunta delle Unioni delle camere penali italiane, il procedere all'esecuzione di una sentenza di condanna definitiva - ovvero di una ordinanza applicativa della custodia cautelare - presso lo studio del difensore e durante un colloquio difensivo costituisce una gravissima interferenza nel rapporto tra difensore e condannato, il che presenta marcati profili di tensione con l'articolo 103 del codice di procedura penale ed è del tutto inaccettabile sotto il profilo della opportunità e del rispetto della funzione difensiva che trova nel colloquio tra imputato e difensore -interrotto ed impedito dall'irruzione degli agenti della polizia di Stato - un momento tipico ed imprescindibile -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero;
per quale motivo, una volta localizzato il catturando, gli appartenenti della squadra mobile di Verona che risultano essere stati impegnati nell'operazione, non abbiano controllato il fabbricato ed atteso la conclusione del colloquio con il difensore prima di procedere all'arresto;
se non si intenda avviare una indagine amministrativa interna al fine di verificare se non siano ravvisabili profili di responsabilità disciplinare in capo agli appartenenti alle forze dell'ordine che hanno effettuato l'operazione descritta in premessa.
(4-13432)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
Dario Stefano Dell'Aquila, portavoce di Antigone Campania e componente dell'osservatorio nazionale sulle condizioni della detenzione, ha reso noto che sabato Luigi I., internato di 65 anni, è deceduto nel mese di settembre, per cause ancora da accertare, nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli;
l'uomo era internato da questa estate nel manicomio giudiziario napoletano in esecuzione di una misura di sicurezza provvisoria;
è il decimo decesso che avviene in un ospedale psichiatrico giudiziario nel 2011. Gli altri sono stati registrati ad Aversa (5), a Barcellona Pozzo di Gotto (2), a Castiglione delle Stiviere (1) e a Montelupo Fiorentino (1);
complessivamente, in Italia, risultano presenti negli ospedali psichiatrici giudiziari circa 1.400 internati, 346 dei quali sono internati in Campania -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intendano, negli ambiti di rispettiva competenza e nel rispetto e a prescindere dalle inchieste avviate dalla magistratura, aprire un'indagine amministrativa interna volta a verificare, in ordine alla morte del signor Luigi I., eventuali responsabilità disciplinari del personale operante all'interno dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli;
quali misure amministrative i Ministri interrogati intendano assumere, per

quanto di loro competenza, in tempi immediati, per affrontare le condizioni di insostenibile degrado, di repressiva segregazione, anche laddove immotivata da diagnosi psichiatrica, di abbandono civile ed etico, cui sono sottoposti gli internati negli ospedali psichiatrici giudiziari;
quali indirizzi il Governo intenda assumere o confermare, in riferimento ai lavori svolti a suo tempo dalla commissione Pisapia, in ordine agli articoli del codice penale che interessano l'adozione delle misure di sicurezza per i malati di mente, in conformità con le sentenze della Corte costituzionale.
(4-13433)

BARANI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la procura di Parma ha emesso diversi ordini di custodia cautelare a dirigenti del comune di Parma in data 23 giugno 2011 e la misura coercitiva della custodia cautelare in carcere ha interessato anche il comandante in carica della polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi;
la richiesta pubblico ministero Paola Dal Monte in relazione alle ordinanze suddette è del 24 marzo 2011 ed a seguito del provvedimento di arresto, Giovanni Maria Jacobazzi, si dimette in maniera irrevocabile dall'incarico;
in data 10 giugno 2011 il marito della dottoressa Paola Dal Monte, dottor Alberto Cigliano presenta domanda per passaggio diretto di personale tra amministrazioni diverse ex articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001, per diventare dirigente comandante del Corpo di polizia municipale di Parma;
le dimissioni del tutto prevedibili e scontate di Giovanni Maria Jacobazzi, a seguito della misura cautelare inflittagli, date anche per dimostrare che non sussiste più, avendo dismesso la carica, il pericolo di reiterare a commettere i reati contestati dal pubblico ministero Dal Monte, consentiranno al vincitore della pubblica selezione, di poter ricoprire immediatamente l'incarico di comandante;
appare all'interrogante sussistere un interesse del magistrato in questione a che il marito vinca la selezione per poter sostanzialmente lavorare nella stessa città ove tuttora risiedono. Attualmente infatti il dottor Cigliano lavora a Bergamo;
occorre valutare se questa situazione è stata rappresentata dal pubblico ministero dottoressa Dal Monte, che ha continuato ad occuparsi delle indagini, al procuratore della Repubblica dottor Gerardo La Guardia, e se, comunque, anche solo
sul piano dell'opportunità il pubblico ministero in oggetto avesse il dovere di chiedere di essere sostituita da altro pubblico ministero dello stesso ufficio per ragioni di grave convenienza -:
se non intenda adottare iniziative ispettive ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza.
(4-13437)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di stampa si è appresa la notizia di un nuovo progetto infrastrutturale per la realizzazione di un'autostrada da Cuneo a Tallard e Sisteron (Francia), con un traforo di circa 16 chilometri che collegherebbe Bersezio e Barcellonette;
tale proposta sarebbe il frutto di un vertice tenutosi tra il presidente della provincia di Cuneo e il presidente francese Jean-Louis Bianco (Conseil Général des Alpes de Haute Provence);
secondo la provincia di Cuneo questo progetto, seppur con tempi di realizzazione estremamente incerti, costituirebbe

una buona soluzione per ridurre il traffico pesante e offrire un'alternativa al traforo del Fréjus;
il progetto sarebbe già stato inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la valutazione nella conferenza intergovernativa, con la richiesta di inserirlo nella rete autostradale transeuropea, per facilitarne il finanziamento;
da subito, la notizia di tale progetto autostradale ha suscitato enormi perplessità soprattutto in relazione ai numerosi progetti infrastrutturali che da anni risultano incompiuti, come quelli relativi alle varianti previste nel protocollo d'intesa del 2005, indispensabili per la sostenibilità della viabilità locale;
i rappresentanti del Comitato «Si Dav», degli enti locali interessati e i cittadini sono rimasti sconcertati dalla notizia apparsa sui giornali relativa a questo progetto faraonico, presentato da chi ha la presunzione di voler risolvere gli annosi problemi di viabilità con quello che all'interrogante appare l'ennesimo spot che non ha alcun elemento di certezza se non quello di tempi di realizzazione molto lunghi;
basterebbe dar seguito ai numerosi progetti infrastrutturali, molto più modesti e realizzabili, che da anni riempiono le pagine dei giornali con i relativi rinvii per ipotesi progettuali alternative;
mentre il territorio chiede infrastrutture indispensabili in tempi ragionevoli come la realizzazione delle varianti presenti nel protocollo d'intesa, si assiste al continuo tentativo di ignorare soluzioni percorribili in termini di costi e di fattibilità -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di sollecitare l'istituzione di un tavolo di confronto richiesto dai rappresentati degli enti locali interessati, dalla consulta della comunità montana Valle Stura e dal comitato «Si Dav», in merito al progetto citato in premessa;
quale sia l'entità delle risorse necessarie per l'eventuale realizzazione di tale progetto, nonché la tempistica prevista;
quali siano le decisioni assunte dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulle varianti di Demonte/Aisone/Vinadio (DAV), già a suo tempo approvate in sede di conferenza dei servizi, tenuto conto che le ipotesi progettuali alternative prospettate dalla provincia si sono rivelate abbastanza irrealistiche e finora hanno soltanto fatto perdere quasi tre anni, tempo che sarebbe stato necessario impiegare nella ricerca dei finanziamenti necessari per realizzare, a lotti, il progetto preliminare già assentito dalla conferenza dei servizi.
(3-01862)

GARAGNANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento a dichiarazioni odierne (riportate da agenzie stampa Ansa reg. ore 14.22 del 29 settembre 2011) del sindaco di Bologna che ha accusato il Governo di avere usato due pesi e due misure per le città dell'Emilia Romagna, per il finanziamento di infrastrutture quali la metropolitana e altre citando esplicitamente «il dirottamento» a Parma di 73 milioni di euro -:
quale sia l'esatto contenuto dell'accordo di programma stipulato nel 2004 dalla conferenza Stato-regioni e quindi dal presidente della regione Vasco Errani e di chiarire le ragioni del venir meno del contributo a Bologna a seguito del ricorso sottoscritto dal sindaco Cofferati ed avallato dal presidente della giunta regionale;
se intenda riassumere in modo esaustivo i rapporti intercorsi fra il Governo, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la giunta regionale dell'Emilia Romagna ed i comuni capoluoghi della medesima.
(3-01865)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro delle riforme per il federalismo, al Ministro per la semplificazione normativa, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
la città metropolitana è un ente amministrativo, previsto dal nuovo articolo 114 della Costituzione della Repubblica italiana, a seguito della riforma del titolo V della Carta fondamentale, del 2001;
a distanza di ormai 10 anni da quella previsione, il nuovo ente manca però ancora di attuazione;
l'istituzione delle città metropolitane è prevista in base alla legge n. 42 del 2009 a: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Torino, Reggio Calabria, Roma, Venezia e Reggio Calabria, mentre le regioni a statuto speciale hanno individuato: Cagliari, Catania, Messina, Palermo, Trieste;
con l'istituzione della città metropolitana la provincia di riferimento cesserà di esistere e le relative funzioni passeranno alla città metropolitana insieme a parte delle funzioni di interesse sovracomunale proprie dei singoli comuni;
nel maggio del 2009, con la legge delega sul federalismo fiscale n. 42 del 2009 è stata demandata al Governo l'emanazione dei decreti attuativi in materia di istituzione delle città metropolitane;
l'articolo 23 della legge n. 42 del 2009 ha introdotto una disciplina transitoria che consente, in via facoltativa, una prima istituzione delle città metropolitane situate nelle regioni a statuto ordinario;
le città metropolitane potranno infatti essere istituite, nell'ambito di una regione, nelle aree metropolitane in cui sono compresi i comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, su proposta del comune capoluogo e della provincia, congiuntamente tra loro o separatamente (in questo caso è assicurato il coinvolgimento dei comuni della provincia interessata);
successivamente è prevista la tenuta di un referendum confermativo, indetto tra tutti i cittadini della provincia interessata, previo parere della regione. Dopo il referendum, l'istituzione di ciascuna città metropolitana è rimessa a decreti legislativi del Governo, da adottare entro il 21 maggio 2012, che detteranno una disciplina di carattere provvisorio;
il procedimento di cui alla legge n. 42 del 2009 si conclude con uno o più decreti legislativi con cui il Governo, tra l'altro, istituisce in concreto la città metropolitana, in conformità con la perimetrazione approvata col referendum mentre le funzioni fondamentali, gli organi e il sistema elettorale delle città metropolitane saranno determinati con apposita legge;
Roma Capitale nasce in seguito alla riforma del titolo V parte II della Costituzione italiana del 2001, garantendo alla città una maggiore autonomia nella gestione del proprio territorio. La norma attuativa è del 2009 in base alla quale Roma Capitale si sostituisce al comune di Roma, pur mantenendone invariati i confini e non coincide con il progetto di città metropolitana di Roma, che dovrebbe sostituirsi a comune e provincia di Roma;
il Consiglio dei ministri, nella seduta del 17 settembre 2010, ha approvato un decreto legislativo che, in attesa dell'attuazione della disciplina delle città metropolitane, detta norme transitorie per Roma capitale. Il decreto legislativo 17 settembre 2010, n. 156, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 219 del 18 settembre 2010, è entrato in vigore il 3 ottobre 2010;
il Consiglio dei ministri del 28 luglio 2011 ha inoltre approvato in via preliminare un regolamento che disciplina il procedimento di indizione e di svolgimento

dei referendum sulle proposte di istituzione delle città metropolitane, nelle aree metropolitane in cui sono compresi i comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria e Roma -:
quali tra gli enti abilitati ex articolo 23, legge n. 42 del 2009 abbia assunto l'iniziativa di istituzione delle città metropolitane;
cosa prevedono le rispettive iniziative di istituzione in tema di:
a) perimetrazione della città metropolitana;
b) articolazione del territorio della città metropolitana al suo interno in comuni;
c) proposta di uno statuto provvisorio della città metropolitana, volta a definire le forme di coordinamento dell'azione complessiva di governo all'interno del territorio metropolitano e le modalità per l'elezione o l'individuazione del presidente del consiglio provvisorio di cui al comma 6, lettera b), articolo 23 della legge n. 42 e del 2009;
quali casi, sulle proposte di cui sopra, sia stato acquisito il parere della regione o sia in corso di preparazione e quindi in quali casi sussistono le condizioni per l'indizione del referendum;
come il Governo intenda procedere per garantire l'emanazione, a marzo 2012, dei decreti attuativi ai sensi dei comma 6 dell'articolo 23 della legge n. 42 del 2009 rispetto a quelle istituzioni che non hanno provveduto ai sensi di quanto previsto alle lettera a), b) e c) del comma 3 dell'articolo 23 della legge n. 42 del 2009;
se siano in corso lavori preparatori di cui al comma 1 dell'articolo 23 della legge n. 42 del 2009 per l'apposita legge di disciplina delle funzioni fondamentali, degli organi e del sistema elettorale relativamente alla prima istituzione delle città metropolitane e quali orientamenti siano emersi in merito alla scelta dei comuni della provincia non inclusi nella perimetrazione dell'area metropolitana circa l'inclusione nel territorio della città metropolitana ovvero in altra provincia già esistente, nel rispetto della continuità territoriale.
(3-01866)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il presente atto di sindacato ispettivo trae origine dalla delibera adottata dalla giunta dell'Unione delle camere penali italiane in data 28 settembre 2011 «interrogazione urgente dei penalisti italiani al Ministro dell'interno»;
lo sbarco continuo dei clandestini a Lampedusa, provenienti dalle coste africane, ha assunto una dimensione drammatica e preoccupante, come testimoniato dai fatti, obiettivamente gravi, verificatisi nell'isola siciliana, attualmente al vaglio della procura della Repubblica competente per territorio;
a seguito dei disordini accaduti a Lampedusa, da qualche giorno al porto di Palermo sono ormeggiati due traghetti «ospitanti» oltre 800 migranti irregolari, sbarcati nelle settimane precedenti a Lampedusa;
in pratica si è deciso di «internare» i migranti in due navi appositamente noleggiate, per consentirne un più agevole rimpatrio;
la Camera penale di Palermo «Conca D'Oro» ha segnalato che in tale circostanza sarebbero state messe in atto misure restrittive delle libertà personali, e del tutto atipiche, come il trattenimento in una nave, senza il vaglio dell'autorità giudiziaria e l'assistenza effettiva dei difensori;
se quanto sopra denunciato rispondesse al vero, i motivi di allarme per tale procedura sarebbero molteplici e gravi -:
se nella vicenda meglio illustrata in premessa sia stato rispettato il disposto

dell'articolo 13, comma 5-bis, decreto legislativo n. 286 del 1998, che in applicazione dell'articolo 13, comma 3, della Costituzione, impone la convalida previa audizione dell'interessato, delle misure interdittive della libertà personale, quali i trattamenti e gli accompagnamenti coattivi alla frontiera disposti dal questore, in particolare:
a) se il questore abbia notificato l'ordine di accompagnamento coattivo alla frontiera e l'ordine di trattenimento a tutti gli interessati, e poi trasmesso entro 48 ore i provvedimenti al giudice di pace competente per la convalida;
b) se i giudici di pace abbiano, nelle 48 ore successive, provveduto alla convalida, eventualmente sentiti gli interessati;
c) se sia stato garantito il diritto di difesa agli extracomunitari, informando adeguatamente questi ultimi della possibilità di essere sentiti da un difensore di fiducia, ovvero, in mancanza, da un difensore d'ufficio;
d) se comunque vi sia stata la presenza, nelle eventuali udienze di convalida, di un difensore d'ufficio o di fiducia;
e) se il trattenimento a bordo di una imbarcazione possa ritenersi conforme alla Costituzione, alla normativa europea ed alla disciplina interna dei rimpatri, in particolare nelle parti che obbligano lo Stato a garantire al migrante un trattamento che salvaguardi la dignità dell'individuo.
(4-13434)

BITONCI e GOISIS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa locale (Gazzettino e Mattino di Padova del 27 settembre 2011) riportano la notizia secondo la quale Giuseppe Salvatore Riina, terzogenito di 34 anni del boss Totò Riina, uscirà a breve, dopo una condanna di otto anni per l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, dal carcere di Vigevano (Pavia) nel quale è detenuto da alcuni mesi, per fruire del regime di libertà vigilata, così come stabilito dal giudice di sorveglianza del tribunale di Padova;
gli stessi organi di stampa affermano che il giovane potrebbe stabilirsi nella città di Padova, in virtù del suo trascorso presso la casa circondariale di Padova e dei legami che lo stesso ha intrecciato, anche con le associazioni di volontariato locale che operano e collaborano da anni all'interno della struttura di detenzione padovana;
la città di Padova è stata per molti anni al centro di attività mafiose gestite dalla celebre «mala del Brenta» la quale, ancora oggi, seppur a distanza di anni, ha lasciato delle reminiscenze, per la crudeltà e la efferatezza dei reati, molto negative, acuite e riaffiorate in questi ultimi anni da una tensione sociale aumentata continuamente in città a causa della crescente presenza di diverse attività illegali, dagli omicidi ai furti, e riconducibile spesso a persone di origine extra comunitaria, la cui presenza nella città di Padova è in alcune zone preminente;
la pratica del confino dei collaboratori di giustizia collegati a reati di tipo mafioso nel Nord Italia, utilizzata più volte negli anni per cercare di reinserire i collaboratori stessi, ha spesso favorito lo sviluppo di attività mafiose, soprattutto all'interno del tessuto imprenditoriale locale, anche in cooperazione con la microcriminalità del luogo, determinando inevitabilmente un'elevata tensione sociale tra la popolazione del territorio coinvolta da tali fenomeni delinquenziali -:
se e quali iniziative normative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di prevedere criteri idonei ad evitare che l'applicazione delle misure di sicurezza rappresenti, anche indirettamente, un elemento che favorisce la diffusione di attività della criminalità organizzata, anche in aree territoriali tradizionalmente più impermeabili alla penetrazione di tali attività.
(4-13436)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Alpitour ha annunciato, nei giorni scorsi, la chiusura della sede di Cuneo e il relativo trasferimento di tutti gli uffici a Torino;
la comunicazione del trasferimento sarebbe stata data a seguito di una convocazione d'urgenza dei sindacati da parte dell'azienda senza alcun preavviso né confronto con le organizzazioni sindacali e motivata dalla necessità di sviluppo e crescita aziendale;
nella sede cuneese lavorano 300 dipendenti, di cui i due terzi sono donne e molte delle quali con contratti part-time;
la chiusura della sede cuneese e il conseguente trasferimento a Torino avrà delle ripercussioni negative soprattutto per i dipendenti part-time, in gran parte donne con figli o genitori da seguire, che se impossibilitati a trasferirsi saranno costretti a licenziarsi;
subito dopo la comunicazione dell'azienda, le organizzazioni sindacali si sono mobilitate per manifestare il loro disappunto condannando metodo e merito della decisione sulla delocalizzazione, che sarà completata entro il secondo semestre del 2012;
la rabbia dei lavoratori nei confronti della decisone aziendale sarebbe esplosa soprattutto dopo gli enormi sacrifici affrontati durante l'estate con un turnover durissimo e il ricorso alla cassa integrazione, nonché dopo il rifiuto dell'azienda a firmare il contratto integrativo;
nonostante l'azienda abbia escluso l'ipotesi di vendita durante l'incontro con i sindacati, sia i rappresentanti degli enti locali che le stesse organizzazioni sindacali sono profondamente preoccupati per il futuro dei dipendenti della sede cuneese e per questa ragione hanno annunciato una lunga mobilitazione;
è, secondo l'interrogante, vergognoso che un'azienda nata a Cuneo e che da oltre sessanta anni opera in questo territorio, decida unilateralmente la chiusura e il trasferimento di una sede senza un confronto aperto con le organizzazioni sindacali, e metta i dipendenti di fronte al fatto compiuto;
la maggior parte dei dipendenti, soprattutto donne con contratti part-time si vedrà costretta a perdere il proprio posto di lavoro se impossibilitata a trasferirsi;
soprattutto in un periodo come questo, dove le famiglie devono fare enormi sacrifici per arrivare alla fine del mese, perdere il proprio posto di lavoro per una scelta aziendale di cui non si comprendono le effettive finalità, vuol dire perdere le proprie prospettive per il futuro e vanificare quanto fatto finora;
non risulta chiaro il motivo per cui l'azienda debba necessariamente trasferire la propria sede a Torino, se le finalità auspicate sono il miglioramento dell'efficacia delle attività aziendali e l'opportunità di confronto e sviluppo professionali; obiettivi che potrebbero essere raggiunti mantenendo la sede a Cuneo;
il ruolo delle professionalità presenti nella sede di Cuneo è fondamentale e strategico non solo per l'azienda ma per l'economia cuneese, in quanto da sempre gestiscono i sistemi informativi che rappresentano, di fatto, l'intera struttura produttiva;
gli incontri a livello provinciale e locale, con la presenza dei rappresentanti dell'azienda, hanno fatto emergere la ferma volontà di accorpare tutte le attività a Torino, senza aver illustrato un piano industriale adeguato;
per queste ragioni è necessario che tutte le forze sindacali e istituzionali collaborino per poter mantenere attiva una

sede che da tanti anni opera nel territorio cuneese e che impiega 300 dipendenti -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il gruppo Alpitour a programmare la chiusura della sede di Cuneo per trasferire tutti gli uffici a Torino, in mancanza di un adeguato piano industriale;
quali urgenti iniziative intenda adottare per attivare subito un tavolo di confronto, di concerto con le organizzazioni sindacali, i rappresentanti degli enti locali e del gruppo Alpitour, al fine di verificare la possibilità di mantenere attiva la sede di Cuneo, dove sono impiegati 300 dipendenti, di cui i due terzi sono donne, molte delle quali con contratti part-time e con figli o genitori da seguire, che potrebbero perdere il proprio posto di lavoro se impossibilitate a trasferirsi.
(3-01863)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella regione Siciliana permane il problema della prosecuzione delle attività socialmente utili per i lavoratori con oneri a carico del fondo nazionale per l'occupazione;
in particolare, il problema riguarda quelle poche centinaia di lavoratori che mantengono la dipendenza dal citato Fondo e che non sono stati ad oggi stabilizzati;
dei complessivi 312 lavoratori che risultano ancora non stabilizzati nella regione, ne sono rimasti soltanto 24 nel comune di Ribera (Agrigento);
la stabilizzazione di questi lavoratori sembrerebbe, di fatto, impedita dagli stringenti vincoli del patto di stabilità, come modificato a seguito dell'approvazione, da parte del Parlamento, della cosiddetta «manovra di luglio 2011»;
in questo contesto, appare evidente - a giudizio dell'interrogante - la necessità di poter riconoscere, come prescritto dalla Costituzione, il diritto al lavoro nei confronti di tali persone, sottraendole ad un perverso «circolo vizioso» che le obbliga ad attendere annualmente le proroghe del loro utilizzo a carico del fondo nazionale, senza alcuna certezza per il futuro -:
se siano a conoscenza dei dati di cui in premessa;
quali iniziative, anche normative, intendano tempestivamente intraprendere al fine di prevedere una possibile deroga al patto di stabilità per i comuni che abbiano personale che svolge attività lavorativa a carico del fondo nazionale per l'occupazione, visto anche l'esiguo numero di lavoratori rimasti privi di stabilizzazione.
(5-05442)

CAZZOLA, ANTONINO FOTI, PELINO e VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella particolare situazione economica internazionale che ha investito anche il nostro Paese e, sulla base delle recenti e tutt'ora in corso azioni speculative che hanno generato e generano una elevata volatilità dei mercati finanziari con inevitabile incidenza negativa sui bilanci delle famiglie italiane - soprattutto quelle monoreddito - che vedono messi a rischio i loro sforzi per garantirsi attraverso il risparmio quella sicurezza e stabilità economica con la quale poter far fronte alle impreviste esigenze di vita, divengono indispensabili quegli strumenti di credito agevolato in favore dei dipendenti e dei pensionati, con particolare riferimento a quelli del pubblico impiego;
l'iscrizione alla «Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali INPDAP» - istituita con legge n. 662 del 1996 - che eroga prestazioni creditizie in favore degli iscritti e pensionati INPDAP, è, a maggior ragione oggi, lo strumento di riferimento e di supporto per i lavoratori

e i pensionati del pubblico impiego che attraversano momenti di difficoltà economica e per far fronte alle impreviste esigenze di vita;
la gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali INPDAP è stata estesa - in attuazione della legge n. 266 del 2005 dal decreto del Ministero dell'economia e delle finanze n. 45 del 2007, alle seguenti categorie di soggetti:
a) pensionati che fruiscono di trattamento a carico delle gestioni pensionistiche dell'INPDAP;
b) dipendenti o pensionati di enti e amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, iscritti ai fini pensionistici presso enti o gestioni previdenziali diverse dall'INPDAP;
il finanziamento prevede un onere: nella misura dello 0,35 per cento della retribuzione contributiva per gli iscritti dello 0,15 per cento dell'ammontare lordo della pensione superiore a 600 euro lordi mensili per i pensionati;
il citato decreto n. 45/2007, emanato in attuazione al disposto di cui all'articolo 1, comma 347, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, aveva inizialmente adottato la disciplina del silenzio assenso, prevedendo l'iscrizione automatica alla predetta gestione credito INPDAP a decorrere dal 1o novembre 2007, salvo manifestazione scritta di volontà contraria all'iscrizione da parte degli aventi diritto, da esercitare entro il 31 ottobre 2007;
la forte opposizione all'iscrizione «automatica» alla gestione unitaria del credito, manifestata dalle associazioni dei consumatori e dai sindacati dei pensionati, ha indotto il legislatore con l'articolo 3-bis della legge n. 222 del 29 novembre 2007, di conversione del decreto legge n. 159 del 1o ottobre 2007, ad abolire tale modalità, sostituendola con la sola possibilità di «iscrizione facoltativa con adesione esplicita preventiva» per i predetti soggetti indicati alle lettere a) e b);
tale innovazione è stata, infatti, introdotta con la legge n. 222 del 2007 che ha modificato il predetto decreto n. 45 del 2005, stabilendo che «Per i lavoratori e i pensionati aderenti alla gestione credito INPDAP, l'iscrizione decorre a partire dal sesto mese successivo alla data di entrata in vigore della presente disposizione», avvenuta il 1o dicembre 2007;
pertanto, secondo le disposizioni INPDAP, i soggetti interessati avrebbero dovuto esprimere volontà esplicita di adesione per iscritto all'INPDAP e all'ente-amministrazione datrice di lavoro o all'ente erogante il trattamento di quiescenza per i pensionati, inderogabilmente entro il 31 maggio 2008, con iscrizione alla gestione a decorrere dal 1o giugno 2008 (sesto mese successivo all'entrata in vigore della legge 222 del 2007), con conseguente diritto a fruire immediatamente delle prestazioni;
in caso di modificazione della situazione giuridica del lavoratore da dipendente a pensionato a decorrere dal 1o giugno 2008 in poi, la manifestazione di adesione avrebbe dovuto avvenire al momento del collocamento a riposo;
tuttavia, anche questa nuova modalità di iscrizione su base volontaria ha generato disorientamento soprattutto tra gli oltre 2.600.000 pensionati iscritti all'INPDAP, molti dei quali credono di aver aderito automaticamente all'iscrizione alla citata gestione unitaria del credito INPDAP;
peraltro, il perentorio termine del 31 maggio 2008 è stato considerato - da più parti - in contrasto con lo spirito originario della norma, volto a rilanciare i consumi e a favorire l'accesso al credito agevolato da parte di tutti i dipendenti e pensionati pubblici -:
se il Ministro interrogato nell'ambito delle proprie prerogative, in considerazione della particolare situazione di crisi che ha colpito il nostro Paese, al fine di consentire il miglior uso degli strumenti di credito di cui in premessa per il sostegno

delle famiglie dei lavoratori e dei pensionati del pubblico impiego, ritenga opportuno assumere le seguenti iniziative:
a) ferme restando le norme che permettano l'iscrizione facoltativa alla gestione unitaria del credito INPDAP, con adesione esplicita preventiva al momento del collocamento a riposo, per i pensionati degli enti e delle amministrazioni pubbliche (tra i quali i pensionati INPDAP) disporre la riapertura dei termini per l'iscrizione a favore dei pensionati suddetti che non hanno aderito entro il 31 maggio 2008, facendo sì che in tale caso i nuovi aderenti abbiano diritto alle prestazioni solo dopo un anno nel caso dei prestiti e dopo due anni nel caso di mutui immobiliari;
b) stabilire l'armonizzazione delle aliquote contributive gestite dall'INPDAP in ambito creditizio e sociale, considerato che ad oggi i dipendenti in attività di servizio versano lo 0,35 per cento, i pensionati lo 0,15 per cento, gli iscritti all'ex ENAM (ente nazionale assistenza magistrale) lo 0,80 e gli iscritti alla assicurazione sociale vita lo 0,12 per cento.
(5-05445)

Interrogazione a risposta scritta:

DE BIASI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione, all'articolo 38, secondo comma, stabilisce che «I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria»;
il Parlamento europeo, nella proposta di risoluzione del 25 febbraio 1999, ha invitato gli Stati membri a «garantire una protezione sociale adeguata che permetta agli artisti di essere assicurati durante i periodi in cui non percepiscono alcuna retribuzione»;
l'articolo 45, terzo comma, del regio decreto-legge n. 1827 del 1935, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 1155 del 1936 stabilisce che «L'assicurazione per la disoccupazione involontaria ha per scopo l'assegnazione agli assicurati di indennità nei casi di disoccupazione involontaria per mancanza di lavoro»;
la sentenza della Corte costituzionale n. 103 del 1968 dichiara incostituzionale l'articolo 40, primo comma, numero 6°, del regio decreto-legge n. 1827 del 1935 con la motivazione che «Va peraltro rilevato che ai sensi dell'articolo 38 della Costituzione tutti i lavoratori hanno diritto ad essere assicurati contro la disoccupazione e che solo l'assicurazione sociale, in quanto basata sulla generalità ed obbligatorietà del rapporto assicurativo, rappresenta l'idoneo strumento per indennizzare indistintamente e concretamente tutti coloro che vengono colpiti dalla mancanza di lavoro»;
la Commissione cultura del Parlamento europeo, nella relazione approvata il 25 febbraio 1999, sostiene che «Il vigore e la vitalità della creazione artistica dipendono soprattutto dal benessere materiale e intellettuale degli artisti in quanto individui e in quanto collettività»;
al contrario, l'articolo 40, primo comma, numero 5°, del regio decreto-legge n. 1827 del 1935 stabilisce che non è soggetto all'assicurazione obbligatoria per la disoccupazione involontaria «il personale artistico, teatrale e cinematografico»;
ai sensi del regolamento di cui al regio decreto 7 dicembre 1924, n. 2270, non sono considerati appartenenti al personale artistico, teatrale e cinematografico agli effetti dell'articolo 2, n. 5, del regio decreto n. 3158 del 1923 tutti coloro che al teatro o al cinematografo prestano opera la quale non richieda una preparazione tecnica, culturale o artistica;
il regio decreto-legge n. 1827, che esclude gli artisti dall'assicurazione contro la disoccupazione, è stato scritto nel 1935

e cioè in un contesto storico in cui l'attività dell'artista era considerata non come attività professionale ma come attività dilettantistica e aleatoria;
molti giovani talentuosi, in considerazione della previsione dell'articolo 7 del regolamento di cui al regio decreto n. 2270 del 1924 che nega l'indennità di disoccupazione proprio agli artisti senza preparazione tecnica, culturale e artistica, o rinunciano allo studio della musica e delle arti o decidono di trasferirsi in altri Paesi europei, dove l'arte è tutelata come un vero patrimonio morale ed economico, privando il nostro Paese di talenti preziosi per l'economia, la cultura e l'orgoglio nazionale;
nonostante la maggiore diffusione di opere artistiche o letterarie e il sorgere di vere e proprie industrie culturali, la maggior parte degli artisti vive ancora in condizione di precarietà, indegna del proprio ruolo sociale. Il lavoro da essi svolto è spesso pagato con cachet miseri, con rapporti di lavoro precari e senza nessuna sicurezza per il futuro;
la negazione della indennità per disoccupazione involontaria - fondamentale per l'integrazione dei loro redditi precari - costringe molti artisti a cercare lavori alternativi, che prima o poi finiscono per allontanarli definitivamente dalle professioni artistiche e rinunciarvi per sempre;
la società non ha solamente il dovere ma tutto l'interesse a sostenere gli artisti, tenuto conto del ruolo indispensabile che essi svolgono per migliorare la qualità della vita nella società e del contributo che forniscono per il consolidamento della democrazia e della promozione umana;
la spesa per l'indennità contro la disoccupazione involontaria viene finanziata dai datori di lavoro -:
se, alla luce delle considerazioni svolte, il Governo non ritenga opportuno promuovere l'abrogazione dell'articolo 40, primo comma, numero 5o, del regio decreto-legge 4 ottobre 1935, n. 1827, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 aprile 1936, n. 1155, nonché dell'articolo 7 del regolamento di cui al regio decreto 7 dicembre 1924, n. 2270, risolvendo in tal modo l'ingiusta, confusa e controproducente situazione in atto.
(4-13415)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati diffusi il 30 settembre 2011 dall'Istat, la disoccupazione nel comparto agricolo risulta in aumento a differenza del numero dei senza lavoro che nel complesso risulta in diminuzione;
nel secondo trimestre 2011, sostiene l'istituto di statistica, l'occupazione è cresciuta dello 0,4 per cento (+87 mila unità), rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma in agricoltura si sono persi 40 mila posti di lavoro, ovvero il 4,6 per cento degli occupati;
i predetti dati, negativi e penalizzanti, rappresentano a giudizio delle associazioni di categoria ed in particolare di Confagricoltura, un motivo di profonda preoccupazione per la tenuta dell'agroalimentare del made in Italy, in considerazione che la perdita di posti di lavoro è sintomatica di un settore con caratteristiche anticicliche, che ha sopportato il peso della crisi fino ad oggi, riuscendo contemporaneamente a creare nuova occupazione, ma che attualmente, non è più nelle condizioni nel fare da argine alle difficoltà della congiuntura attuale;
risulta indispensabile ed urgente, a giudizio dell'interrogante, introdurre nuove misure di sviluppo al pari di quelle che sono previste nel breve periodo, per gli altri settori del Paese;

occorre tuttavia evidenziare, come il Governo nel corso della presente legislatura, ha sostenuto il comparto agricolo e agroalimentare nazionale, nell'ambito delle risorse disponibili, nonostante la crisi finanziaria di livello internazionale, che certamente ha penalizzato interi comparti, non sono nel nostro Paese -:
quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze e compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, al fine di sostenere un comparto essenziale e fondamentale per l'intera economia nazionale quale l'agricoltura;
se non ritenga necessario, prevedere iniziative normative ad hoc, volte a consentire maggiore sviluppo e competitività per il settore interessato, che attraversa un periodo di evidente crisi.
(5-05448)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

DEL TENNO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito di accertamenti eseguiti da parte del nucleo speciale della funzione pubblica e privacy della Guardia di finanza, ad un dipendente del comune di Valdisotto (provincia di Sondrio) è stata contestata la violazione dell'articolo 53 comma 9 e 11 del decreto legislativo n. 165 del 2001 (Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche), ai sensi del quale «Gli enti pubblici economici e i soggetti privati non possono conferire incarichi retribuiti a dipendenti pubblici senza la previa autorizzazione dell'amministrazione di appartenenza dei dipendenti stessi. In caso di inosservanza si applica la disposizione dell'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140, e successive modificazioni ed integrazioni. All'accertamento delle violazioni e all'irrogazione delle sanzioni provvede il Ministero delle finanze, avvalendosi della Guardia di finanza, secondo le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689, e successive modificazioni ed integrazioni. Le somme riscosse sono acquisite alle entrate del Ministero delle finanze... Entro il 30 aprile di ciascun anno, i soggetti pubblici o privati che erogano compensi a dipendenti pubblici per gli incarichi di cui al comma 6 sono tenuti a dare comunicazione all'amministrazione di appartenenza dei dipendenti stessi dei compensi erogati nell'anno precedente». In particolare, si è contestato al succitato dipendente l'aver svolto attività in violazione dell'articolo 1, comma 56, della legge n. 662 del 1996 (Misure di razionalizzazione della finanza pubblica) che recita: «Le disposizioni di cui all'articolo 58, comma 1, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n, 29, e successive modificazioni ed integrazioni, nonché le disposizioni di legge e di regolamento che vietano l'iscrizione in albi professionali non si applicano ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni con rapporto di lavoro a tempo parziale, con prestazione lavorativa non superiore al 50 per cento di quella a tempo pieno»;
a fronte delle accertate violazione, gli è stata comminata una sanzione amministrativa di euro 46.000,00 circa da versarsi nelle casse comunali conformemente al disposto dell'articolo 53, comma 7, del decreto legislativo n. 165 del 2001 che testualmente recita che «In caso di inosservanza del divieto, salve le più gravi sanzioni e ferma restando la responsabilità disciplinare, il compenso dovuto per le prestazioni eventualmente svolte deve essere versato, a cura dell'erogante o, in difetto, del percettore, nel conto dell'entrata del bilancio dell'amministrazione di appartenenza del dipendente per essere destinato ad incremento del fondo di produttività o di fondi equivalenti»;

attualmente il sopra menzionato dipendente sta versando la sanzione nelle casse comunali;
l'articolo 1, comma 198, della legge finanziaria per il 2006 (legge n. 266 del 2005) stabilisce che «le amministrazioni regionali e gli enti locali di cui all'articolo 2, commi 1 e 2, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché gli enti del servizio sanitario nazionale, fermo restando il conseguimento delle economie di cui all'articolo 1, commi 98 e 107, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica adottando misure necessarie a garantire che le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell'IRAP, non superino per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 il corrispondente ammontare dell'anno 2004 diminuito dell'1 per cento»;
l'articolo 1, comma 562, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) prevede «per gli enti non sottoposti alle regole del patto di stabilità interno, le spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell'IRAP, con esclusione degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali, non devono superare il corrispondente ammontare dell'anno 2004»;
l'articolo 3 comma 121 della legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007) recita: «All'articolo 1, comma 562, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "Eventuali deroghe ai sensi dell'articolo 19, comma 8, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, devono comunque assicurare il rispetto delle seguenti condizioni:
a) che il volume complessivo della spesa per il personale in servizio non sia superiore al parametro obiettivo valido ai fini dell'accertamento della condizione di ente strutturalmente deficitario, ridotto del 15 per cento;
b) che il rapporto medio tra dipendenti in servizio e popolazione residente non superi quello determinato per gli enti in condizioni di dissesto, ridotto del 20 per cento"»;
l'interpretazione delle norme attualmente vigenti in materia di controllo di spesa del personale, con particolare riferimento alle disposizioni sopra citate, dovrebbe condurre ad affermare che, per l'anno 2008, le spese di personale degli enti non sottoposti alle regole del patto di stabilità interno (fra i quali i comuni con numero di abitanti inferiore a 5.000, nella cui fattispecie rientra il comune di Valdisotto che conta una popolazione pari a circa 3.400 unità) non dovranno superare il corrispondente ammontare dell'anno 2004 -:
se si intenda chiarire se il comune di Valdisotto possa procedere all'aumento dell'importo del fondo 2008 per le risorse decentrate (confermato per il 2007 nella stessa misura del 2004) dell'importo corrispondente a quanto versato dal dipendente a titolo di sanzione amministrativa ed al suo successivo utilizzo secondo modalità da concordare in sede di contrattazione decentrata senza per ciò stesso violare le disposizioni sopra citate.
(5-05447)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

GAROFALO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel corso del congresso nazionale organizzato dalla Sigo, Società italiana di ginecologia e ostetricia, svoltosi nella giornata del 28 settembre 2011 a Palermo, l'assessore alla salute della regione Sicilia, Massimo Russo, ha illustrato i contenuti del decreto regionale di riordino e riorganizzazione della rete di punti nascita siciliana, confermando la chiusura entro il 30 giugno 2012, secondo i piani attuativi che dovranno essere predisposti dai direttori

generali delle aziende entro il mese di marzo, di 23 punti nascita degli attuali 70 esistenti sul territorio siciliano;
la suddetta chiusura riguarderebbe i punti nascita che registrano meno di 500 parti l'anno, con la previsione di uno standard di 1000 parti verso cui si dovrà tendere nell'arco di un triennio, sulla base dei criteri e delle indicazioni contenute nell'accordo raggiunto nel 2010 in Conferenza Stato-regioni;
tuttavia, in deroga alla suddetta prescrizione, è stata prevista la salvaguardia di cinque punti nascita - Corleone (Palermo), Nicosia (Enna), Bronte (Catania), Mussomeli (Caltanissetta) e Santo Stefano di Quisquina (Agrigento) - che, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, sembrerebbe giustificata dalla oggettiva difficoltà o impossibilità di garantire, entro tempi congrui, il trasferimento delle pazienti verso strutture di secondo livello, dall'ampiezza dell'area territoriale di riferimento e dalla media del numero di parti già effettuati nel quinquennio;
come già messo in evidenza nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-12446 del 23 giugno 2011, alla quale ad oggi non risulta pervenuta risposta, non si comprendono le ragioni dell'esclusione dal novero delle strutture con numero di parti inferiore a quello stabilito per il mantenimento del punto nascita dell'ospedale di Santissimo Salvatore di Mistretta, in provincia di Messina, che serve il vasto territorio dei comuni della valle dell'Halaesa e che risponde alle caratteristiche di zona montana, disagiata, e con notevole distanza dalle strutture di riferimento ostetrico/ginecologiche di livello superiore più vicine, nell'ulteriore considerazione che il piano della salute 2011-2013 prevede la salvaguardia dello stesso in relazione alla peculiarità dei territori montani, alla frammentazione territoriale e alle caratteristiche orografiche;
il riconoscimento di una peculiarità geografica, che rientra tra le ragioni in base alle quali i sopraccitati ospedali hanno già ottenuto deroghe rispetto al piano delineato dell'assessorato alla sanità siciliano non può, certamente, essere valido solo per alcune strutture sanitarie e disatteso per altre e non può non essere considerato anche per la realtà particolarissima dell'ospedale di Lipari;
con la chiusura del punto nascita dell'ospedale nell'isola minore una donna in stato di gravidanza sarebbe costretta a vivere, insieme al nascituro, una condizione di grave insicurezza dovendo affrontare la traversata in mare per raggiungere la struttura ospedaliera più vicina nonché a subire enormi disagi, anche in termini di costi;
dunque, in base alla nuova mappa delineata dall'assessorato alla salute della regione Sicilia, il territorio della provincia di Messina si troverebbe ad essere servito da un numero di punti nascita esiguo e mal distribuito rispetto alla sua peculiare conformazione e deficit infrastrutturale, considerando, altresì, la chiusura del punto nascita dell'ospedale di Barcellona, nonostante in esso si registri un numero di parti superiore alla soglia dei 500, poiché verrebbe accorpato a quello di Milazzo -:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, nel rispetto dell'autonomia regionale, per fare chiarezza su quanto delineato in premessa e per assicurare che in territori orograficamente vari e svantaggiati dal punto di vista infrastrutturale nonché nelle isole minori venga garantito il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
(3-01864)

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il diabete è una malattia comune che interessa in Italia il 4,9 per cento (di cui circa 20.000 sono bambini) della popolazione generale. La prevalenza del diabete è in forte aumento e, in pratica, si è verificato il raddoppio dei casi nell'arco di 25 anni dal 1988 al 2003. Studi italiani indicano che ogni anno circa 5 persone su

100 di età compresa tra 0 e 79 anni sviluppano il diabete nelle sue varie forme. Attualmente, vi sono in Italia almeno tre milioni di persone con diabete, alle quali si aggiunge una quota di circa un milione di persone che, pur avendo la malattia, non ne sono a conoscenza e si stima che il numero di persone colpite dal diabete nel mondo crescerà dai 171 milioni del 2000 ai 366 milioni nel 2030;
il diabete di tipo 1 è una patologia con alti costi sia sanitari che sociali. Il costo dell'assistenza sanitaria erogata ad un paziente diabetico aumenta da 3 a 4 volte se sussistono o solo complicanze cardiocerebrovascolari o solo complicanze microvascolari (a carico di rene, retina e sistema nervoso periferico) e di 5 volte se sono presenti ambedue questi tipi di complicanze;
di qui la considerazione che un trattamento attento ed efficace della malattia sin dal suo esordio non solo permette di migliorare la qualità di vita del paziente diabetico, la morbilità e la mortalità della malattia, ma è anche vantaggioso sul piano economico;
le persone diabetiche sono costrette ad assumere insulina per iniezione sottocutanea. Particolare attenzione deve essere posta quotidianamente dal diabetico circa il corretto dosaggio dell'insulina che viene immessa nell'organismo con una puntura sottocutanea;
negli Stati Uniti viene distribuito da anni un dispositivo denominato patch pump (pompa di insulina) che infonde l'insulina dosandola secondo un programma monitorato da un piccolo computer. Si applica con un semplice cerotto, sul braccio, sull'addome, sulle gambe o su altri siti indicati nelle istruzioni, è impermeabile e non necessita di catetere esterno;
questo prodotto commercializzato con marcatura CE in altri Paesi europei (Inghilterra e Germania) permette una terapia più efficace ed una qualità della vita migliore, ma nel nostro Paese non è stata ancora autorizzata l'immissione in commercio, nonostante che fosse già stata annunciata più di un anno fa, creando forti e legittime aspettative tra gli utenti -:
se sia stata concessa la prevista autorizzazione all'immissione in commercio dell'apparecchiatura indicata in premessa, e quali siano i motivi che ostacolano il suo ingresso nel nostro Paese.
(4-13418)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il sistema informatico di Poste italiane è incorso in problemi tali da bloccare il servizio postale dal 1o giugno sino all'8 giugno 2011, facendo infuriare i consumatori e inducendo ad intervenire anche le associazioni dei consumatori e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
nonostante le rassicurazioni che i vertici dell'azienda di monopolio hanno offerto per troppo tempo i problemi sono perdurati, facendo registrare grosse difficoltà sul sistema informatico che gestisce le operazioni agli sportelli, per i servizi postali e per l'erogazione delle pensioni;
il commissario dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Luigi Magri è intervenuto sulla situazione con durezza e decisione, stigmatizzando l'incredibile disservizio reso ai cittadini, sostenendo che «Non è accettabile che tali problemi perdurino e non è accettabile che non vi sia una chiara disamina degli avvenimenti individuando le specifiche responsabilità. Nell'era della tecnologia e della comunicazione simili incredibili episodi minano

non solo la capacità di garantire un pubblico servizio, ma anche la credibilità di chi dovrebbe garantirlo» -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative intenda porre in essere per evitare il ripetersi di tali anomalie e disservizi;
in quali tempi si preveda che possa diventare operativa l'Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale.
(3-01861)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DI BIAGIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'impianto del gruppo bresciano Lucchini, di proprietà dei russi Severstal e sito nella città di Piombino, costituisce un riferimento industriale rilevante per il Paese e per il territorio;
oltre ad essere un riferimento storico fondamentale per l'industria italiana, il sito piombinese vanta, infatti, un primato quale unico stabilimento siderurgico a ciclo integrale in Italia, caratterizzato dalla produzione direttamente da materie prime;
a seguito di una profonda crisi finanziaria che ha colpito il gruppo Lucchini-Sevestral, si è determinata negli ultimi anni una situazione di forte criticità che ha interessato gli oltre 3.000 lavoratori coinvolti nelle attività dello stabilimento, tra dipendenti diretti e lavoratori dell'indotto. Una cifra che testimonia l'importanza dello stabilimento Lucchini quale riferimento occupazionale per la regione;
in data 6 luglio 2011 si è svolto, presso il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo di confronto avente per oggetto le problematiche produttive, finanziarie e occupazionali dell'azienda, alla presenza del Sottosegretario Stefano Saglia e con la partecipazione dei rappresentanti del gruppo Lucchini-Sevestral, degli enti locali e delle organizzazioni sindacali;
durante tale incontro è stata comunicata l'avvenuta intesa tra banche e azionisti, definita in un accordo siglato in quella stessa circostanza, per la ristrutturazione della situazione finanziaria del gruppo;
nonostante quanto evidenziato, la situazione dell'azienda versa ancora oggi in un clima di incertezza;
l'accordo del 6 luglio 2011 è, infatti, stato riaperto a seguito di una clausola che ha permesso al Governo francese di porre il veto sulla vendita delle quattro centrali idroelettriche della controllata Ascometal;
l'accordo di luglio prevedeva, infatti, come parte del risanamento, il finanziamento tramite la vendita della controllata Ascometal e delle quattro centrali. Secondo fonti di stampa, per l'acquisto di Ascometal è già stato firmato un accordo dal fondo Apollo. La vendita separata delle centrali aveva invece interessato una società svizzera, disposta a corrispondere 70 milioni di euro;
il veto del Governo francese alla vendita separata delle centrali, impone una nuova condizione di criticità che rischia di annullare i risultati di intesa faticosamente conseguiti con l'accordo di luglio;
il mancato conseguimento delle liquidità, attese dalle vendite e destinate al ripianamento del debito, coinvolge infatti significative modifiche rispetto a quanto definito dagli accordi di luglio e rende necessario un nuovo piano di ristrutturazione da parte dell'azienda, sul quale si dovrà attendere la pronuncia delle banche che, tuttavia, in questa nuova situazione, non sembrerebbero ben disposte;
qualora si verificasse un rifiuto delle banche ad un'intesa sul nuovo piano di ristrutturazione, la situazione della Lucchini precipiterebbe nelle medesime condizioni in cui versava a giugno, con l'unica prospettiva di avviarsi ad un commissariamento

del gruppo, determinando deleterie conseguenze in termini occupazionali, produttivi e organizzativi -:
quali iniziative si intendano predisporre, a fronte delle nuove criticità emerse, al fine di salvaguardare l'operatività dell'azienda, tutelare i livelli occupazionali e consentire una riattivazione delle dinamiche di rilancio degli investimenti aziendali;
quali iniziative si intendano adottare per avviare un'opportuna mediazione con il Governo francese sulla delicata situazione attualmente persistente;
se non si ritenga opportuno convocare immediatamente un nuovo tavolo di confronto per accertare lo stato di attuale mancato rilancio del gruppo e le criticità ad esso collegate.
(5-05443)

MARCHIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 5 maggio 2011, recante «Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici», all'articolo 3, comma 1, lettera u), dà la definizione di «piccoli impianti», ed in particolare assimila a tale tipologia «gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001»;
dalla definizione recata nel suddetto articolo, sembrerebbe che gli edifici e le aree debbano essere di proprietà delle amministrazioni ovvero, seguendo per analogia il dettato delle norme autorizzative vigenti, in particolare dell'articolo 12, comma 4-bis, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, che possano anche essere nella disponibilità giuridica delle amministrazioni attraverso altri diritti reali (diritto di superficie) o personali di godimento (ad esempio, affitto, comodato, e altri);
le «Regole applicative per il riconoscimento delle tariffe incentivanti previste dal decreto ministeriale 5 maggio 2011», pubblicate dal GSE in data 11 luglio 2011, hanno sancito invece che «gli edifici e le aree devono intendersi di proprietà della PA, che direttamente li utilizza per l'installazione di un impianto fotovoltaico o li mette a disposizione di altro soggetto»;
ciò genera disparità di trattamento fra le amministrazioni dotate dal punto di vista immobiliare e quelle che invece non hanno immobili nel proprio patrimonio, ed in particolare i comuni di piccole e medie dimensioni;
la precisazione effettuata dal GSE, inoltre, lede secondo l'interrogante i diritti acquisiti delle amministrazioni che hanno in corso la realizzazione di impianti ma che non riusciranno a portare gli impianti all'allaccio alla rete ENEL entro il 31 agosto 2011. Infatti dopo tale data gli impianti non potranno più godere della tariffa incentivante se non dopo aver ottenuto l'iscrizione al registro di cui all'articolo 8 del suddetto decreto ministeriale 5 maggio 2011;
la materia di cui in premessa era stata oggetto di un ordine del giorno in Assemblea del senatore Legnini al disegno di legge n. 2887, non esaminato a causa dell'apposizione della fiducia -:
quali iniziative intenda adottare per chiarire in via interpretativa l'equiparazione tra la proprietà di edifici ed aree delle pubbliche amministrazioni e ogni altro titolo di disponibilità giuridica dei beni medesimi;
se ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza dirette a garantire un'opportuna proroga a quei comuni con popolazione al di sotto dei seimila abitanti che hanno ottenuto le necessarie autorizzazioni, ma non sono riusciti a realizzare gli impianti e ad allacciarsi alla rete entro il 31 agosto 2011 per cause non dipendenti dalla loro volontà, ma dall'incertezza interpretativa generata dal decreto ministeriale 5 maggio 2011.
(5-05450)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO, ANIELLO FORMISANO, PALADINI, BARBATO, PALAGIANO, CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si è appreso dalla stampa che l'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, riconducibile alla Lega Nord nella logica dello spoil system, ha intenzione di cedere Ansaldo STS e Ansaldo Breda, due società controllate di Finmeccanica, leader mondiali nei sistemi ferroviari, nel segnalamento e nella costruzione di treni ad alta velocità e per il trasporto locale e metropolitano; in particolare, Ansaldo STS conta circa 4.000 dipendenti nel mondo, è una società per azioni quotata in borsa e Finmeccanica ne è azionista per il 40 per cento;
se quanto riportato dalla stampa (e mai smentito ufficialmente) dovesse rispondere a verità, non sarebbe comprensibile e condivisibile la scelta inaccettabile fatta dall'azionista, tesa a giudizio degli interroganti solamente a «fare cassa» mettendo in discussione per l'ennesima volta il lavoro, i lavoratori e il patrimonio industriale del Paese;
sembra agli interroganti incredibile privare l'Italia di un settore strategico come quello ferroviario specialmente in un momento in cui il mercato dei treni ad alta velocità sta avendo un impulso clamoroso anche a seguito di consistenti investimenti varati sia dal Governo americano sia da quello cinese e in Italia si stanno completando le linee ferroviarie dell'alta velocità, ed è in dirittura di arrivo l'investimento sui treni regionali per modernizzare tutto il parco-trasporti italiano;
la scelta dell'amministratore delegato di Finmeccanica sembra, invece, concentrarsi sul settore dei sistemi d'arma e solo in alcuni territori con interessi elettorali precisi, abbandonando il settore civile del trasporto e, probabilmente domani, dell'energia, ovvero esattamente in direzione opposta rispetto all'andamento del mercato su questi prodotti;
per l'Italia significherebbe abbandonare in mani straniere il nostro mercato, distruggendo aziende che invece possono, opportunamente strutturate e organizzate, non solo competere nel nostro Paese ma partecipare a importanti occasioni internazionali;
il sistema Italia non può e non deve reagire alla crisi aggiungendo ulteriore povertà. L'industria ferroviaria ha una radicata tradizione nel nostro Paese e gli interroganti auspicano che non venga dispersa. Così facendo non si fa altro che creare le condizioni per un maggiore impoverimento, che danneggerà migliaia di famiglie nell'immediato e intere generazioni in futuro, e per la desertificazione del Mezzogiorno;
occorre, a parere degli interroganti, che il Governo definisca al più presto un piano nazionale dei trasporti e dei relativi investimenti, crei un polo nazionale della costruzione ferroviaria, blocchi immediatamente qualsiasi decisione di cessione di imprese strategiche come STS e Ansaldo Breda, predisponga un piano di riorganizzazione del settore per procedere poi con le connessioni con le altre aziende del settore ferroviario -:
quali iniziative intendano adottare, utilizzando tutti gli strumenti a loro disposizione, al fine di impedire decisioni deprecabili contro il patrimonio industriale italiano, quale sarebbe la vendita anche di una sola delle imprese strategiche come STS e Ansaldo Breda o Ansaldo Energia.
(4-13408)

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti hanno presentato una serie di atti di sindacato ispettivo, di cui alcuni con iter concluso, molti altri con

iter in corso, riguardanti l'inefficiente servizio erogato nella provincia di Bergamo dall'azienda Poste Italiane;
giungono agli interroganti continue lamentele da parte dei cittadini e degli enti locali bergamaschi sulle disfunzioni relative ai servizio erogato da Poste italiane;
in particolare, il comune di Ghisalba (Bergamo) registra ormai da tempo lunghe code agli sportelli postali, dovute spesso al malfunzionamento dei terminali;
gli utenti hanno segnalato lunghi tempi di consegna della posta che lì ha fatti spesso incorrere in sanzioni e/o interessi;
dal 6 al 9 giugno 2011 è stato chiuso l'ufficio postale di Ghisalba, attraverso una semplice comunicazione al sindaco, senza la predisposizione di una soluzione alternativa atta a non creare disagi alla collettività -:
quali iniziative intenda adottare affinché Poste italiane eroghi un servizio puntuale ed efficiente alla popolazione della provincia di Bergamo.
(4-13410)

DI PIETRO, BARBATO, PALADINI, ANIELLO FORMISANO, PALAGIANO, CIMADORO, PIFFARI, CAMBURSANO e ZAZZERA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Alenia Aeronautica è una società controllata da Finmeccanica s.p.a., è la maggiore realtà industriale italiana in campo aeronautico ed è tra i più avanzati complessi mondiali nel suo settore. La società è impegnata nella progettazione, realizzazione, trasformazione e assistenza di una vasta gamma di velivoli e sistemi aeronautici sia civili che militari, per la maggior parte nell'ambito di collaborazioni con le più importanti industrie mondiali del settore;
Alenia Aeronautica occupa oggi oltre 9.000 persone ed è organizzata in diverse aree di business: velivoli da combattimento, velivoli da trasporto militare, velivoli per missioni speciali, aerostrutture e velivoli civili e trasformazione e revisione velivoli;
l'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi, dopo aver dichiarato l'intenzione di svendere agli stranieri Ansaldo Breda e Ansaldo STS, dopo aver paventato di abbandonare il settore civile, mettendo quindi in pericolo anche Ansaldo Energia, dopo non aver più presentato una seria offerta vincolante per l'acquisto di Firema, interrompendo un percorso che poteva risultare positivo, già avviato prima della sua nomina, vara nell'ambito dell'aerospazio un piano di riorganizzazione che prevede 1.200 esuberi (circa il 10 per cento dell'organico), cassa integrazione per altri mille lavoratori e lo spostamento della direzione strategica e legale dalla Campania a Venegono, in provincia di Varese. Ad accompagnare queste misure, ci sarà un piano di esternalizzazione che riguarderà, logistica e magazzini, servizi di guardia e servizi amministrativi, per un totale di altri 500 lavoratori. Alenia-Aermacchi sarà il nuovo soggetto che nascerà dalla fusione con chiusure drammatiche di realtà del mezzogiorno;
appare chiaro agli interroganti come l'amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi, risponda alle logiche elettoralistiche della Lega Nord, da cui è stato fortemente «sponsorizzato» nella logica dello spoil system, poiché decidere di spostare la «testa» dell'azienda che rappresenta uno dei settori di eccellenza, per quantità e qualità, dell'apparato industriale napoletano, campano e nazionale, da Pomigliano alla provincia di Varese si spiega, con un preoccupante segnale di una volontà di trasferire progressivamente funzioni e attività dai siti meridionali al Nord;
l'unica missione dell'amministratore delegato di Finmeccanica non può essere

quella di trasferire al Nord quel poco lavoro che resterà, creando il deserto nel Mezzogiorno solo per difendere degli interessi ben precisi, di chi vuole acquisire voti nel Nord del Paese e agisce secondo interessi di parte e non secondo l'interesse generale del Paese -:
se il Governo intenda assumere tutte le possibili iniziative, per garantire che nella riorganizzazione del gruppo Alenia non vi sia alcuno spazio per il trasferimento del centro decisionale, della sede legale del gruppo e delle attività produttive dalla Campania verso il Nord del Paese, in quella che agli interroganti appare una mera ottica elettoralistica, visto che l'unico risultato di questa operazione sarebbe l'aumento dei costi generali, l'acuirsi delle già gravi difficoltà socio-economiche e occupazionali della regione Campania e del Mezzogiorno e una deresponsabilizzazione di Finmeccanica rispetto al futuro del settore aerospaziale in Italia mettendo in pericolo nel medio periodo anche le realtà del Nord;
se intendano fermare ogni iniziativa dell'amministratore delegato di Finmeccanica tesa a svendere il patrimonio industriale, professionale e specialistico del nostro Paese.
(4-13414)

DI PIETRO, PALAGIANO, ANIELLO FORMISANO, BARBATO e PALADINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Firema Trasporti è una società per azioni italiana del settore metalmeccanico che si occupa di progettazione, costruzione e riparazione di locomotive, treni, metropolitane e tram;
in seguito alla sentenza di insolvenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere del 13 agosto 2010, con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 2 agosto 2010, è stata decretata l'amministrazione straordinaria e nominato come commissario straordinario l'avvocato Ernesto Stajano;
il gruppo Firema attualmente dà lavoro a circa 900 persone, dislocate nei siti di Milano, Spello, Tito, di cui quasi 550 solo a Caserta, oltre ad un notevole indotto nella stessa provincia e regione;
l'azienda nasce dalla costituzione, nel 1993, della Firema Trasporti con la partecipazione al 49 per cento dell'IRI tramite Ansaldo s.p.a. e la fusione delle principali aziende private del settore riunite in Firema Finanziaria s.r.l. L'obiettivo dell'operazione era quello di poter mantenere la competitività in un settore, nel quale le piccole realtà produttive hanno ormai poca possibilità di sopravvivenza, in un mercato aperto più che mai alla concorrenza straniera e caratterizzato dalla presenza di competitori mondiali, quali Ansaldo Breda, Alstom, Bombardier e Siemens;
le principali aziende confluite nella Firema e che vantano tutte più di 80 anni di storia sono: Firema Caserta (che ha raggruppato le ex officine Casertane, ex fiore Ce e ex fiore Ercolano,) Firema Tito Scalo (PZ) (ex Metalmeccanica Lucana), Firema Milano (progettazione), Firema cantieri Roma, Firema Spello riparazioni apparecchiature elettroniche;
in seguito alla gestione inadeguata della proprietà che ha portato all'amministrazione straordinaria dell'azienda ad una perdita di credibilità nei confronti di creditori e clienti, i lavoratori della FIREMA si trovano a combattere una battaglia per la conservazione del posto di lavoro;
pur dando atto al commissario professore Stajano che intende, nei fatti, far sì che continuino le attività all'interno dell'azienda, e ai lavoratori che hanno lavorato per interi mesi anche senza retribuzione e si ritrovano dal mese di luglio in cassa integrazione, agli interroganti risulta che Finmeccanica, attraverso la propria controllata Ansaldo Breda, avrebbe dovuto

predisporre una manifestazione di interesse per Firema. Invece, il nuovo amministratore delegato Giuseppe Orsi, da quando è stato nominato, non solo non ha portato avanti la trattativa per l'acquisto di Firema ma ha lasciato dichiarazioni dalle quali si evince la volontà di cedere anche società come Ansaldo Breda e Ansaldo STS, a giudizio degli interroganti distruggendo di fatto il settore ferroviario in Italia, con l'unica missione di trasferire al Nord quel poco lavoro che resterà, creando il deserto nel Mezzogiorno;
per l'Italia significherebbe cedere il mercato alle costruzioni ferroviarie in mani straniere in un momento in cui il mercato dei treni ad alta velocità sta avendo un impulso clamoroso e in Italia si stanno completando le linee ferroviarie dell'alta velocità, ed è in dirittura di arrivo l'investimento sui treni regionali per modernizzare tutto il parco-trasporti italiano;
a parere degli interroganti occorre che il Governo definisca al più presto un piano nazionale dei trasporti e dei relativi investimenti, crei un polo nazionale della costruzione ferroviaria, includendo Firema e collegando ad essa le aziende dell'indotto;
mercoledì 28 settembre 2011 si è svolto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico dove erano assenti proprio il Governo e Finmeccanica;
sarebbe opportuno che la regione Campania confermasse gli ordini previsti, che tuttora non sono certi, nel campo dell'ammodernamento del sistema ferroviario regionale -:
se il Governo intenda attivarsi per convocare immediatamente un nuovo tavolo al quale siano presenti sia il Governo che Finmeccanica, per consentire a Firema, punto di eccellenza della produzione di veicoli ferroviari della provincia di Caserta e della stessa Campania, di continuare a produrre, con la conferma dei livelli occupazionali;
se il Governo intenda intervenire per bloccare immediatamente qualsiasi decisione di cessione anche di una sola delle imprese strategiche nel settore dei trasporti collegate a Finmeccanica.
(4-13419)

BARBARO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
come noto da giorni il servizio postale nazionale è letteralmente in tilt a causa di un guasto al sistema che coordina tutti i terminali di Poste italiane;
tale disservizio ha causato e continua a causare ingenti danni economici a migliaia di cittadini impossibilitati ad eseguire operazioni, ricevere la propria pensione o provvedere a pagamenti, rischiando di incorrere in sanzioni;
lo stesso Commissario dell'autorità garante delle comunicazioni Gianluigi Magri, ha definito «inaccettabile il perdurare dell'incredibile disservizio» -:
se il Governo abbia accertato quali azioni siano state poste in essere dall'agenzia azionale di regolamentazione del settore postale, per appurare le cause del disservizio e l'efficacia delle relative misure atte a fronteggiarlo;
quali iniziative il Governo intenda porre in essere a tutela dei cittadini, nell'ambito del tavolo di conciliazione che Poste italiane intende allestire a seguito dei disservizi che si sono registrati e continuano a registrarsi in questi giorni.
(4-13424)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto denuncia l'Adoc (http://energia.supermoney.eu/news/contratti-luce-e-gas-per-l.adoc-troppe-truffe/) accade che persone che si accreditano come funzionari Enel, mentre operano per conto di una delle numerose società di fornitura di energia elettrica, sostanzialmente estorcono la firma delle persone che li

fanno accedere nelle proprie abitazioni per il passaggio ad altri gestori: ad essere vittime del raggiro sono soprattutto le cosiddette fasce deboli, come gli anziani e gli stranieri che non parlano correntemente l'italiano e anche quando l'utente più oculato si rifiuta di firmare, perché a conoscenza delle trappole di luce e gas sempre più diffuse, la truffa non lo risparmia e la lettera di benvenuto di un nuovo gestore arriva ugualmente, con una firma falsificata;
nell'articolo si legge che «Come associazione effettuiamo subito il disconoscimento del contratto luce e gas e segnaliamo il fatto all'Authority, ma il cliente raggirato, se vuole far valere le sue ragioni, deve intentare un'onerosa e lunga causa civile. Chi decide di tornare al vecchio gestore si trova nella necessità di sottoscrivere un nuovo contratto di fornitura luce e gas, e farsi carico delle spese. Quando comunichiamo la pratica commerciale scorretta alla società di fornitura luce e gas, ci viene assicurato che le agenzie che utilizzano pratiche commerciali scorrette vengono sanzionate, ma chi risarcisce l'utente truffato?» -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero;
se e come si intenda contrastare il suddetto fenomeno.
(4-13427)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Pezzotta ed altri n. 1-00623, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dall'onorevole Enzo Carra.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Boffa e altri n. 7-00690, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fiano, Lovelli, Tullo, Velo.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Barbaro n. 2-01116 dell'8 giugno 2011.
interrogazione a risposta in Commissione Callegari n. 5-05437 del 29 settembre 2011.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Mereu n. 3-01146 del 23 giugno 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-13407;
interrogazione a risposta in Commissione Berretta n. 5-03678 del 27 ottobre 2010 in interrogazione a risposta orale n. 3-01860;
interrogazione a risposta orale Mannino n. 3-01436 del 1o febbraio 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-13405;
interrogazione a risposta scritta Beltrandi e altri n. 4-12284 del 14 giugno 2011 in interrogazione a risposta orale n. 3-01861;
interrogazione a risposta orale Veltroni n. 3-01796 del 6 settembre 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-13425.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
una nota catena svedese di mobilia ha realizzato una bellissima pubblicità che, ad avviso del Sottosegretario alle politiche per la famiglia Carlo Giovanardi sarebbe «anticostituzionale» Nella foto pubblicitaria contestata si vedono due persone che si tengono per mano, in un segno di affetto universale e universalmente riconosciuto, che prescinde da razza, sesso, età o religione;
le dichiarazioni del Sottosegretario, ad avviso degli interroganti, alimentano una mentalità omofoba;
ad ascoltare le parole del Sottosegretario, la famiglia, formata da un uomo e una donna ufficialmente uniti in matrimonio, potrebbe apparire come un nucleo di convivenza in via di estinzione;
se anche fosse vero, il fenomeno è probabilmente imputabile al fatto che i trentenni - e oltre - vivano ancora con mamma e papà, e lo facciano perché esclusi dal sistema produttivo che non consente loro di percepire il reddito minimo necessario ad iniziare un progetto di vita comune;
la totale assenza di preoccupazioni per la carenza di servizi e assistenza all'infanzia è un fatto che pone le condizioni oggettive per far rinunciare alle coppie ad accarezzare l'idea di procreare;
si aggiunga che chi trova lavoro, di solito, e impiegato grazie al cosiddetto contratto «a progetto», che non contempla ferie-malattia-maternità, ed è un dato caratterizzante questo Esecutivo ed e indicativa delle priorità che il Governo potrebbe trasformare in provvedimenti di aiuto e sostegno;
il Sottosegretario sembrerebbe ritenere che la famiglia sia in crisi perché è sotto attacco da parte delle unioni omosessuali;
per negare alle coppie gay i diritti delle altre coppie coniugate, può essere utile anche la condanna della pubblicità;
si ricorda che nella Costituzione non c'è alcun di riferimento al sesso degli sposi negli articoli (29, 30 e 31) che disciplinano la famiglia;
se condivide quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per dare soluzione alle problematiche sopra illustrate.
(4-11768)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, gli interroganti chiedono di conoscere le iniziative che il Governo intende adottare al fine di arginare la crisi della famiglia che, secondo l'interpretazione che essi danno delle recenti dichiarazioni del Sottosegretario Giovanardi riguardo ai cartelloni pubblicitari di una nota catena

svedese di mobilia, risulterebbe messa a dura prova dal proliferare delle unioni omosessuali.
In particolare, chiedono di conoscere se per il Sottosegretario Giovanardi la condanna della citata pubblicità possa rappresentare uno strumento per negare alle coppie
gay i diritti già ascritti alle altre coppie coniugate e, infine, sottolineano che la nostra Costituzione non contiene alcun riferimento al sesso degli sposi.
Per poter rispondere ai quesiti posti dagli interroganti bisogna partire proprio da quest'ultimo punto.
Come è noto, l'articolo 29 della Costituzione pone il matrimonio a fondamento della famiglia, definita «società naturale», a cui sono «riconosciuti» diritti originari e preesistenti allo Stato stesso.
Tuttavia, a differenza di quanto sostenuto dagli interroganti, i Costituenti, nel redigere la norma che riguarda la famiglia, non presero in considerazione le unioni omosessuali ma intesero riferirsi al matrimonio tra un uomo e una donna, aderendo al significato tradizionale di tale istituto.
Infatti come risulta dai lavori preparatori, la questione delle unioni omosessuali rimase del tutto estranea al dibattito svoltosi in sede di Assemblea, benché la condizione omosessuale non fosse certo sconosciuta.
Lo ha ribadito chiaramente anche la sentenza della Corte costituzionale n. 138 del 2010 (Presidente Amirante, Red. Criscuolo). Vi si legge che, pur considerando mutevoli i concetti di famiglia e di matrimonio rispetto all'epoca in cui la Costituzione entrò in vigore, («devono essere interpretati alla luce delle trasformazioni dell'ordinamento e dell'evoluzione della società e dei costumi»), non possono certo essere ricompresi nella norma in questione fenomeni e problematiche, come le unioni omosessuali, non considerati in alcun modo dal legislatore costituzionale nella fase della sua emanazione. Per di più nella citata sentenza l'Alta Corte sostiene che «i costituenti, elaborando l'articolo 29 della Costituzione, discussero di un istituto che aveva una precisa conformazione ed un'articolata disciplina dell'ordinamento civile. Pertanto, in assenza di diversi riferimenti, è inevitabile concludere che essi tennero presente la nozione di matrimonio definita dal codice civile entrato in vigore nel 1942, che stabiliva, e tuttora stabilisce, che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso».
Conseguentemente, ancor oggi l'articolo 29 della Costituzione deve essere letto, adottando la nozione civilistica del matrimonio che prevede puntualmente la diversità di sesso fra i coniugi.
Questo però non toglie che, sempre alla luce dei principi fondamentali della Carta Fondamentale, ogni individuo sia libero di interpretare come crede i propri rapporti affettivi ed interpersonali e che tali scelte debbano suscitare il massimo rispetto da parte di tutti. Ma l'equiparazione giuridica di tali forme di convivenza con la famiglia scolpita nella Costituzione è un'operazione culturale che collide con la normativa attualmente in vigore in Italia.
È certamente questo il senso delle dichiarazioni, tutt'altro che omofobe, del Sottosegretario Carlo Giovanardi che, avendo ricevuto dal Presidente del Consiglio la delega per le politiche familiari, considera legittimamente un proprio dovere istituzionale difendere la famiglia, come disciplinata dalla Costituzione, da qualsiasi attacco che ne mini integrità e stabilità.
Ma poiché la tutela dell'istituto della famiglia non può limitarsi al solo contrasto delle iniziative che ne pregiudicano l'immagine e la tenuta, si ritiene opportuno illustrare le azioni intraprese dal Governo, in questo primo triennio di legislatura, per sostenere in maniera specifica il nucleo familiare, soprattutto in un momento di congiuntura economica difficile, come quella che sta vivendo il nostro Paese.
In tema di conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, il Governo ha avvertito l'esigenza di aggiornare la normativa esistente e ha pertanto istituito, presso il Dipartimento per le politiche della famiglia, un tavolo interistituzionale, incaricato di avviare le opportune consultazioni al fine di novellare le disposizioni contenute nell'articolo 9 della legge 53 del 2000 («Misure per conciliare tempi di vita e tempi di lavoro»). A conclusione dei lavori del tavolo

interistituzionale, con l'articolo n. 38 della legge 69 del 2009, si è provveduto a novellare il citato articolo 9 della legge 53 del 2000 che, nella formulazione attuale, consente di finanziare progetti sperimentali per l'introduzione sul luogo di lavoro di prassi innovative orientate alla conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare. Per l'anno 2011 sono stati stanziati 15 milioni di euro (medesimo stanziamento degli anni precedenti). Il bando 2011 per i finanziamenti previsti dalla normativa novellata è stato pubblicato nel mese di maggio 2011.
Sempre in tema di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, si segnala che il dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio è responsabile della attuazione del Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, che ha destinato, nel triennio 2007-2009 727 milioni di euro per lo sviluppo dei servizi socio educativi per la prima infanzia, di cui 446 milioni di risorse statali e 281 milioni di cofinanziamento regionale.
All'obiettivo generale di aumentare l'offerta a livello nazionale, per avvicinarsi all'obiettivo di Lisbona di una copertura del 33 per cento si è affiancato un obiettivo perequativo per sostenere le regioni del sud, dove i servizi sono molto scarsi, ad avvicinarsi alla media nazionale.
La situazione di partenza, secondo i dati Istat 2004, vedeva una copertura media nazionale pari all'11,4 per cento ed una fortissima disomogeneità territoriale, con punte di eccellenza in regioni che arrivano quasi a coprire il 30 per cento della domanda e regioni che non arrivano al 2 per cento.
Anche per il 2010 il citato dipartimento ha destinato una quota importante del Fondo per le politiche della famiglia per sostenere ancora lo sviluppo del sistema integrato dei servizi per la prima infanzia. Il 7 ottobre 2010 è stata sancita in Conferenza unificata una nuova intesa con la quale si ripartiscono 100 milioni di euro a favore delle regioni per proseguire, in via prioritaria, lo sviluppo dei servizi per la prima infanzia, nonché per la realizzazione di altri interventi a favore della famiglia.
Pertanto l'intervento del dipartimento per le politiche della famiglia complessivo destinato allo sviluppo dei servizi per la prima infanzia ammonta nell'ultimo quadriennio a 556 milioni di euro.
I risultati di questa spinta data dal Piano si misureranno compiutamente nei prossimi anni. L'obiettivo di Lisbona (copertura del 33 per cento nel 2010) è ambizioso e lontano a livello nazionale, ma è probabile che i dati riferiti al 2010 potranno confermare che in alcune regioni l'obiettivo è molto prossimo o è stato raggiunto.
Anche in materia di strutture e politiche per l'infanzia, il Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2010, ha approvato, in via definitiva, il 3o Piano biennale nazionale di azioni ed interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, volto alla realizzazione di interventi culturali, normativi ed amministrativi a favore dell'infanzia e dell'adolescenza, da realizzarsi a tutti i livelli di governo, con la partecipazione attiva della società civile e in stretto raccordo con le istituzioni dell'Unione europea. Rispetto ai precedenti piani, esso presenta un approccio innovativo, dal momento che individua dimensioni prioritarie di intervento prevedendo, al tempo stesso, una partecipazione responsabile della società civile. In particolare, a favore della prima infanzia il Governo si è impegnato ad incrementare i posti degli asili nido e a favorire il raggiungimento del target del 33 per cento di copertura territoriale previsto dal Consiglio europeo di Lisbona del 2000. A tal fine, sia nel 2009 che nel 2010, sono stati stanziati 100 milioni di euro per ciascuna annualità a favore delle regioni per lo sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia, con particolare attenzione a favore delle famiglie numerose o in difficoltà.
È notevole anche l'impegno governativo a sostegno della genitorialità. Difatti, con il Fondo di credito per i nuovi nati, che ha una dotazione finanziaria di 25 milioni di euro per ciascuna annualità, viene agevolato l'accesso al credito (massimo 5.000

euro da restituire entro cinque anni) per le famiglie con figli nati o adottati nel periodo 2009-2011. Si tratta di uno strumento che ha avuto grande risonanza se si pensa che, da gennaio 2009 a marzo 2011, sono state accolte 15.965 richieste di garanzia, per un ammontare complessivo dei finanziamenti di 87.636.227,03 euro.
Occorre segnalare, inoltre, che è prossima l'approvazione, in via definitiva, da parte del Governo del primo piano nazionale di politiche per la famiglia, per la cui definizione sono state poste le prime basi in occasione della II Conferenza nazionale della famiglia, che si è svolta a Milano dall'8 al 10 novembre 2010. Con tale piano, per la prima volta, il nostro Paese si doterà di un quadro organico e di medio termine di politiche aventi la famiglia come destinatario e soggetto degli interventi. Il Piano individua, tra l'altro, nelle famiglie con minori e, in particolare, nelle famiglie numerose, una delle aree di intervento prioritario. Nell'ambito del Piano è anche proposta l'introduzione del cosiddetto «fattore famiglia», al fine di realizzare una maggiore equità fiscale per le famiglie. Tale strumento - che dovrebbe essere adottato a medio termine, entro i prossimi cinque anni - adeguerebbe l'imposizione fiscale al numero dei componenti della famiglia e alle loro caratteristiche (età e condizioni fisiche).
Il Governo infine ha cercato di venire incontro anche alle esigenze delle famiglie a basso reddito, specie se numerose, e degli ammalati costretti ad usare apparecchi salvavita, introducendo il
bonus elettricità ovvero uno sconto tra i 60 e i 150 euro all'anno sulle bollette. Per le famiglie con più di 4 figli e reddito fino a 20.000 euro, ha introdotto anche il bonus gas che, determinando una riduzione media delle bollette del 15 per cento si traduce in un risparmio annuo familiare da un minimo di 25 euro ad un massimo di 230 euro, a seconda del consumo e del numero dei componenti della famiglia.
È del tutto evidente che queste misure, per quanto efficaci ed aggiuntive rispetto agli interventi di competenza di altri ministeri indirettamente a beneficio del nucleo familiare, scontano, in termini di impatto sulla popolazione, la difficile congiuntura economica che deprime le economie di tutto il mondo, compresa quella italiana. Il fenomeno del precariato, cui fa cenno l'interrogante, l'insicurezza sociale che tradisce le aspettative e la progettualità dei giovani e ne mina la volontà di proiettarsi nel futuro, scommettendo su legami affettivi stabili e duraturi, sono certamente ostacoli alla formazione di nuove famiglie, ma questo effetto non può essere addebitato all'azione del Governo che contro la crisi internazionale si è comunque mosso con coraggio e determinazione.
Conclusivamente, pur nella consapevolezza che queste misure, peraltro aggiuntive rispetto agli interventi di competenza di altri ministeri indirettamente a beneficio del nucleo familiare, non possano essere considerate completamente esaustive rispetto alle numerose esigenze della famiglia italiana, si ritiene di non poter condividere in alcun modo l'analisi riferita dagli interroganti nella premessa dell'interrogazione in esame che individua nelle carenze delle istituzioni il principale motivo di disaffezione delle giovani coppie verso l'istituto del matrimonio.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato il 31 dicembre 2009 dal Gruppo EveryOne, nella notte fra il 28 e il 29 dicembre 2009 si sarebbe verificato un gravissimo episodio di violenza e tortura all'interno del Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo (Gorizia);
la denuncia proviene da Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell'organizzazione per i diritti umani gruppo EveryOne, i quali hanno dichiarato quanto segue: «La vittima

dell'ennesimo pestaggio si chiama Said Stati, è di nazionalità marocchina e vive a Gavardo, in provincia di Brescia. Abita in Italia da oltre 19 anni, ha sempre lavorato e pagato le tasse. Tutti i suoi parenti vivono nel nostro Paese: la madre e sei fratelli che sono tutti sposati, con figli. Durante il terremoto che ha colpito Salò nel 2005, Said ha perso la casa. Sempre in seguito al sisma, la fabbrica dove era occupato ha chiuso e il ragazzo, con moglie e due figli piccoli, pur avendo bussato a ogni porta, non ha trovato in tempo un'occupazione alternativa. Quando il suo permesso di soggiorno è scaduto, Said Stati è divenuto clandestino»;
l'11 novembre 2009, Said è stato arrestato e condotto al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca, dove è stato identificato e ha ricevuto un decreto di espulsione. Nonostante soffra di una depressione e il medico curante gli abbia prescritto un antidepressivo, le autorità gli hanno negato, poche ore prima del presunto abuso perpetrato nei suoi confronti, di assumere il farmaco;
agli attivisti del Gruppo EveryOne, Said ha raccontato al telefono che nella notte fra il 28 e 29 dicembre, dopo essere stato prelevato dalla sua cella da tre guardie, è stato condotto in una stanza dove è stato sottoposto a un vero e proprio pestaggio. Ha inoltre aggiunto che per dare un esempio agli altri carcerati, è stato consentito ad alcuni detenuti di assistere alla violenza. Anche operatori in servizio presso il centro hanno presenziato, a detta dell'immigrato, alla violazione dei suoi diritti umani;
secondo quanto riportato dal Gruppo EveryOne, «Said è stato picchiato al capo, al tronco e in diverse altre parti del corpo, con pugni e colpi di manganello. Solo dopo averlo lasciato a terra, pesto e sanguinante, le guardie hanno consentito agli operatori di portarlo al pronto soccorso, dove è stato medicato»;
il Cie di Gradisca di Isonzo già in passato è stato teatro di ripetute violenze e abusi sugli internati, e già un detenuto aveva video-ripreso, il 21 settembre 2009, con un telefonino, le conseguenze di un pestaggio di massa da parte delle forze dell'ordine. In quella occasione, l'episodio venne denunciato presso le sedi competenti in Italia e all'estero sempre dal Gruppo EveryOne e da altre organizzazioni per i diritti umani e venne riportato sui principali quotidiani nazionali;
la vicenda di Said è stata sottoposta all'attenzione del Comitato contro la tortura del Consiglio d'Europa, affinché venga subito inviata al centro una commissione ispettiva d'inchiesta; su quanto accaduto, sempre il Gruppo EveryOne ha depositato un esposto presso la procura di Gorizia e inviato una memoria all'Alto commissario per i diritti umani e all'Alto commissario per i rifugiati, presso gli uffici di Ginevra delle Nazioni Unite -:
se intenda avviare una indagine amministrativa interna al fine di verificare la fondatezza della denuncia avanzata dal gruppo Everyone e, quindi, per appurare se, in merito alla vicenda esposta in premessa, vi siano eventuali responsabilità disciplinari delle forze dell'ordine preposte al controllo e alla vigilanza del Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo.
(4-05634)

Risposta. - Il cittadino marocchino Said Stati è presente in Italia fin dal 1991, in un primo momento munito di visto per turismo e successivamente in posizione irregolare, fino al 1995, momento in cui ha regolarizzato la propria posizione, ottenendo il rilascio, da parte del questore di Brescia, del permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Il 12 giugno 2007 il titolo gli è stato revocato.
L'extracomunitario, infatti, si era reso protagonista di diversi episodi per i quali aveva subito due condanne: una per guida senza patente e l'altra per furto aggravato; inoltre, in un'altra occasione lo Stati aveva danneggiato numerose autovetture, aggredito i conducenti delle stesse e successivamente intentato una violentissima colluttazione con i militari di una pattuglia dell'Arma dei carabinieri, intervenuti sul

posto. Durante la colluttazione, un militare aveva riportato delle lesioni tali da costringerlo ad assentarsi dal servizio per alcuni mesi.
Il questore di Brescia, il 3 maggio 2008, ha rigettato l'istanza di rinnovo di permesso di soggiorno avanzata dall'interessato, in pendenza del ricorso presentato al tribunale amministrativo regionale avverso il decreto di revoca, obbligando contestualmente lo straniero ad abbandonare il territorio nazionale entro quindici giorni; il citato cittadino, tuttavia, è rimasto in Italia in posizione irregolare.
L'immigrato, munito di decreto di espulsione emesso dal prefetto di Brescia, l'11 novembre 2009 è stato condotto presso il centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo, dove è stato trattenuto per l'identificazione, con attivazione delle procedure con il Consolato del Marocco di Verona per il rilascio del lasciapassare.
In Italia sono presenti diversi familiari dello Stati: la moglie e il figlio, titolari di permesso di soggiorno scaduti l'8 dicembre 2009 per i quali è stata presentata la richiesta di rinnovo, e due fratelli in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Presso il centro di Gradisca di Isonzo, il 28 dicembre 2009 verso le ore 21.40, il personale addetto alla vigilanza ha rilevato, dal monitor di controllo, che il citato straniero stava danneggiando alcuni vetri antisfondamento dei servizi igienici della sua camera.
Il personale della polizia, intervenuto sul posto, ha trovato lo Stati in uno stato di forte agitazione, che è sfociato in un comportamento violento alla vista degli agenti, costringendo gli stessi all'uso dei mezzi di difesa in dotazione per renderlo inoffensivo. Nel corso della colluttazione il cittadino marocchino ha perso l'equilibrio, sbattendo la testa sull'inferriata della camera.
Successivamente, il medesimo è stato affidato alle cure del sanitario della struttura, che ne ha disposto l'invio al pronto soccorso dell'ospedale civile di Gorizia. Una volta dimesso, il cittadino marocchino è stato affidato alle cure del medico del centro. Il 1o gennaio 2010, il medico di guardia presso la struttura ha visitato lo Stati, certificando che il medesimo si presentava «tranquillo, collaborante e senza problematiche particolari».
Il procuratore della Repubblica di Gorizia ha confermato che il personale medico e gli infermieri di turno, presenti nel centro 24 ore su 24, hanno regolarmente somministrato le cure del caso.
Alcuni stranieri trattenuti nel centro hanno inscenato una protesta finalizzata a conoscere lo stato di salute dello Stati, protesta rientrata dopo che a due di loro è stato consentito di verificarne personalmente le buone condizioni.
In conseguenza dell'accaduto il predetto è stato deferito all'autorità giudiziaria per danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale.
È altresì priva di fondamento l'affermazione relativa al presunto pestaggio subito dallo Stati: come riferito dall'autorità giudiziaria le lesioni diagnosticate al medesimo sono state ritenute compatibili con la condotta violenta indicata nella notizia di reato a suo carico.
Anche l'episodio accaduto la sera del 21 settembre 2009 è stato oggetto di denuncia all'autorità giudiziaria nei confronti di undici stranieri: e nella relazione redatta dal pubblico ministero trovano conferma le violenze perpetrate dagli ospiti del Cie ai danni delle Forze dell'ordine.
Le Forze di polizia accedono all'interno dell'area riservata ai trattenuti soltanto in situazioni di turbativa dell'ordine che non possono essere fronteggiate dal personale dell'ente gestore; durante gli episodi descritti gli interventi sono stati compiuti con correttezza e senza abuso alcuno nei confronti degli immigrati.
Al termine dei tumulti, le Forze dell'ordine effettuavano una «bonifica» dei luoghi, che permetteva di rinvenire numerosi oggetti idonei ad offendere.
Per quanto riguarda il filmato menzionato dall'interrogante il procuratore della Repubblica di Gorizia ha comunicato che esso appare frutto di un «
collage» di più

riprese, effettuate in tempi diversi e montato da ignoti in un unico video.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Sonia Viale.

BITONCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi giorni, il comune di Piazzola sul Brenta (Padova) ha evidenziato delle difficoltà e delle preoccupazioni per l'organizzazione e la futura predisposizione dell'attività didattica di alcune classi presso il complesso «Luca Bellodi»;
sulla base di alcune recenti disposizioni ministeriali, all'interno dell'istituto è prevista una riduzione per il prossimo anno scolastico di personale ATA, la cui diminuzione renderebbe senza dubbio ancora più difficoltosa la efficiente realizzazione delle lezioni per gli studenti del primo anno scolastico, giacché per questi ultimi e sempre per l'anno venturo, si prospetta la costituzione di quattro classi da trenta alunni in luogo delle cinque classi richieste;
esistono, inoltre, da parte dell'amministrazione comunale, forti preoccupazioni in merito alla eventualità che questa ultima debba sostenere dei costi di manutenzione, al fine di adeguare alcune aule della struttura scolastica per permettere il regolare svolgimento, in termini di pubblica sicurezza, delle lezioni -:
se non ritenga di assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di garantire per i prossimi anni scolastici un efficiente ed adeguato svolgimento delle lezioni.
(4-12449)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante, a seguito delle preoccupazioni manifestate dal comune di Piazzola sul Brenta, sollecita l'adozione di iniziative atte a garantire presso l'Istituto comprensivo «Luca Belludi» di Piazzola sul Brenta (Padova), per i prossimi anni scolastici, un efficiente ed adeguato servizio.
Per una compiuta comprensione della tematica, occorre fare riferimento alle misure adottate in applicazione dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008, che ha previsto per il triennio 2009-2012 una rimodulazione dell'organico del personale della scuola. Il piano prevede, tra l'altro, a livello nazionale una riduzione complessiva di personale docente nel triennio di 87.400 unità e verrà completato con l'anno scolastico 2011/2012 con un impatto minore rispetto ai due anni precedenti: infatti, il maggior contenimento della pianta organica si è verificato negli anni 2009/2010 e 2010/2011, mentre per il prossimo anno la riduzione assommerà a 19.600 posti.
Sulla questione specifica oggetto dell'interrogazione è stato interessato il direttore del competente ufficio scolastico regionale per il Veneto, il quale ha comunicato che presso la suddetta istituzione scolastica erano state effettivamente autorizzate, in fase previsionale (organico di diritto), quattro classi prime in quanto l'ulteriore classe richiesta non poteva essere autorizzata in conseguenza dell'esiguo numero troppo ridotto di alunni.
Successivamente, a seguito dell'incremento del numero degli alunni (+ 9) riferito alle reiscrizioni di quelli ripetenti, in data 23 luglio 2011 l'ufficio ha potuto procedere all'autorizzazione dell'ulteriore classe prima, riportando di fatto ad una situazione di 24 alunni per classe.
Per quanto attiene alla paventata riduzione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario rispetto all'organico di diritto in vigore nel precedente anno scolastico (totale 24 unità, di cui 1 direttore dei servizi, 6 assistenti amministrativi e 17 collaboratori scolastici) è stato comunicato che, pur rimanendo uguale in organico di diritto il numero totale degli addetti, per l'anno scolastico 2011/2012 sono previsti, oltre al direttore dei servizi, 5 assistenti amministrativi e 18 collaboratori scolastici. Nella definizione dell'organico di fatto l'Ufficio si riserva, comunque, di valutare l'eventuale

presenza di personale inidoneo per poter incrementare il numero degli addetti.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

CATANOSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 17 dicembre del 2001, nel corso di un incendio all'Hotel Du Palais a Parigi, morivano 4 persone (due italiane e due inglesi). Una di loro era Ilaria Favara, catanese e morta insieme alla sua amica Lucia Messina;
il processo penale legato alla vicenda si è concluso, amaramente per i familiari ed i congiunti, nel luglio del 2010;
la magistratura francese non ha ritenuto di condannare né il proprietario dell'albergo (il comune di Parigi) né il gestore dell'albergo ed ha riconosciuto un risarcimento nei confronti della famiglia di Ilaria Favara assolutamente irrisorio;
ogni Stato membro dell'Unione europea è sovrano in materia di giurisdizione, però il caso di specie lascia quantomeno interdetti riguardo all'amministrazione della giustizia transalpina;
il desiderio della famiglia era che almeno fossero riconosciute le responsabilità civili, tralasciando quelle penali, per le mancate misure di sicurezza dell'hotel, causa principale della morte di Ilaria, oltre al risarcimento delle spese sostenute nell'affrontare un procedimento giudiziario lontano migliaia di chilometri dal proprio domicilio;
l'unico colpevole e capro espiatorio è stato un certo Bruno Prati, piromane conclamato e pluricondannato, ma nessuna ulteriore indagine è stata compiuta dalla Polizia francese;
i sospetti e le varie altre piste indicate dai familiari di Ilaria e dal proprio perito non sono stati presi in alcuna considerazione, anzi il perito è stato tenuto lontano dai luoghi dell'incendio;
l'esito del processo è andato al di là di ogni peggiore previsione;
non solo si sono lasciati indenni il gestore e il proprietario dell'albergo ma si è aggiunta la beffa di non veder riconosciuto alcun risarcimento morale e materiale, se non quello del tutto inadeguato di euro 110.000,00, onnicomprensivo, da distribuirsi fra entrambi i genitori ed il fratello;
in tutto questo calvario umano e giudiziario i genitori di Ilaria sono stati lasciati soli, senza se e senza ma, dalla nostra rappresentanza diplomatica che poteva, a giudizio dell'interrogante, intervenire quantomeno nei riguardi del Ministero della giustizia francese per un miglior riguardo nei confronti di due cittadini italiani esemplari che hanno subito un lutto insopportabile;
i genitori di Ilaria hanno inoltre presentato una querela nei confronti del comune di Parigi, a seguito di un dubbio accordo economico intercorso fra quest'ultimo, la compagnia di assicurazioni dell'albergo e la società che gestiva l'albergo stesso, attraverso il quale il comune indennizzava il gestore per un risarcimento di fatto non dovuto;
si ritiene che il Governo italiano debba conoscere come la Francia ha trattato le vittime italiane, prive di qualsiasi autorevole appoggio, nonostante le loro continue e puntuali richieste -:
di quali elementi disponga in relazione al caso esposto in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-12683)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il processo penale per l'incendio doloso in cui ha tragicamente perso la vita la connazionale Ilaria Favara si è concluso nel 2006 con la condanna definitiva del principale indagato a 20 anni di reclusione

e al pagamento di un totale di 110.000 euro a titolo di risarcimento dei danni ai parenti della vittima.
Il 6 luglio 2010 si è altresì conclusa la causa civile promossa nel 2008 dai familiari della connazionale (i genitori, il fratello, la nonna e due zie) contro l'
hotel du Palais (società Pbmh), il gestore dell'albergo, la società assicuratrice Albingia ed il comune di Parigi (in veste di proprietario dell'immobile dato in affitto a fini commerciali) per ottenere - a nome della congiunta defunta - il risarcimento dei danni morali e materiali da questa subiti.
Secondo quanto riferito dal Consolato generale a Parigi, il tribunale ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni per le sofferenze fisiche subite dalla vittima prima del decesso e quindi la fondatezza della richiesta presentata dai familiari in nome della congiunta defunta.
Per quanto attiene ai profili di responsabilità dei convenuti in giudizio il tribunale, pur riconoscendo una parziale responsabilità a carico della società Pbmh per non aver posto in essere tutte le misure necessarie ad assolvere l'obbligo di sicurezza nei confronti dei clienti dell'albergo, ha individuato nell'atto incendiario la causa preponderante dei decessi. Conseguentemente, essendo tale società ormai disciolta e non potendosi pronunciare alcuna condanna nei suoi confronti, ha condannato la società assicuratrice Albingia a versare alla famiglia Favara la somma di 10.000 euro a titolo di risarcimento dei danni morali e materiali subiti dalla connazionale, oltre alla somma di 5.000 euro per le spese legali. Le altre richieste nei confronti del comune di Parigi e del gestore dell'hotel non sono state accolte.
Per quanto concerne l'assistenza consolare fornita, questo Ministero, per il tramite del Consolato generale a Parigi, si è immediatamente attivato prendendo contatto con le Autorità di polizia e con le strutture ospedaliere ove erano ricoverati i connazionali coinvolti, nonché con le famiglie delle vittime. Il Consolato generale ha inoltre fornito tutti gli elementi informativi utili relativi ad avvocati italiani esercitanti presso il Foro di Parigi e si è adoperato per il rientro della salma della signora Favara.
Si assicura che si continua a seguire con attenzione la vicenda. Da ultimo, il 21 giugno 2011, i genitori di Ilaria Favara sono stati ricevuti presso questo Ministero e, nel corso del colloquio, è stata suggerita la possibilità di verificare con i propri legali di fiducia la possibilità di ricorrere - ove ne sussistano i requisiti (e precisamente il previo esaurimento dei ricorsi interni) - alla Corte europea dei diritti dell'uomo al fine di veder riconosciute le proprie aspettative di giustizia.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

DIMA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 610, della legge 27 dicembre 2006 n. 296 (finanziaria 2007) istituisce, presso il Ministero, della Pubblica Istruzione, ai sensi degli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, con sede a Firenze, articolata, anche a livello periferico, in nuclei allocati presso gli uffici scolastici regionali ed in raccordo con questi ultimi, con le funzioni di ricerca educativa e di formazione, aggiornamento del personale della scuola, attivazione di servizi di documentazione pedagogica o didattica e di collaborazione con le regioni e gli enti locali;
il comma 611 dell'articolo 1 della citata legge stabilisce che l'Agenzia subentra nelle funzioni e nei compiti attualmente svolti dagli istituti regionali di ricerca educativa (IRRE) e dall'Istituto nazionale di documentazione per l'innovazione e la ricerca educativa (INDIRE) che sono contestualmente soppressi; che al fine di assicurare l'avvio delle attività dell'Agenzia, e in attesa della costituzione degli organi previsti dagli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, il Presidente del Consiglio dei ministri, su

proposta del Ministro della pubblica istruzione, nomina uno o più commissari straordinari; che con il regolamento di cui al presente comma è individuata la dotazione organica del personale dell'Agenzia e delle sue articolazioni territoriali nel limite complessivo del 50 per cento dei contingenti di personale già previsti per l'INDIRE e per gli IRRE che in fase di prima attuazione, per il periodo contrattuale in corso, conserva il trattamento giuridico ed economico in godimento; che il predetto regolamento disciplina, altresì, le modalità di stabilizzazione, attraverso prove selettive, dei rapporti di lavoro esistenti anche a titolo precario, purché costituite mediante procedure selettive di natura concorsuale;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 gennaio 2007 sono stati nominati i commissari straordinari dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica con il preciso compito di gestire la fase di transizione che avrebbe dovuto concludersi entro giugno 2007 con la redazione e successiva approvazione del regolamento dell'Agenzia;
per tutta una serie di vicissitudini, il regolamento che avrebbe dovuto dare vita all'Agenzia non è mai stato approvato dagli organi competenti -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro per garantire che i ricercatori degli istituti regionali di ricerca educativa (IRRE) possano riprendere l'attività di formazione e di ricerca a supporto delle istituzioni scolastiche.
(4-00536)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa all'Ansas e all'INDIRE; si comunica che il decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 15 luglio 2011, ha introdotto nuove disposizioni al riguardo.
In particolare, l'articolo 19 del citato decreto, nel contesto delle nuove misure di razionalizzazione della spesa relativa all'organizzazione scolastica, al comma 1 dispone che il commissario straordinario dell'Ansas avvia urgentemente un programma straordinario di reclutamento, da concludersi entro il 31 agosto 2012, realizzando il programma di reclutamento nel limite della dotazione organica, nonché entro il limite dell'80 per cento delle entrate correnti complessive. Prevede altresì che «La decorrenza giuridica ed economica delle assunzioni presso l'ANSAS ha effetto dal primo settembre 2012, data in cui il personale in posizione di comando presso l'ANSAS rientra in servizio attivo nelle istituzioni scolastiche. Dalla medesima data è soppresso l'ANSAS ed è ripristinato l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE), quale ente di ricerca con autonomia scientifica, finanziaria, patrimoniale, amministrativa e regolamentare».
Quanto alla gestione commissariale dell'Ansas, si fa presente che il comma 4-
septiesdecies dell'articolo 2 del decreto-legge n. 225 del 29 dicembre 2010, introdotto in sede di conversione dalla legge n. 10 del 26 febbraio 2011, ha prorogato fino al 31 agosto 2012 il commissario straordinario in carica.
Infine, in merito alle «vicissitudini» del regolamento della suddetta agenzia, è noto che le disposizioni vigenti hanno previsto un complesso procedimento di formazione del provvedimento. Superate le complesse fasi preparatorie, è stato predisposto lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante «Regolamento di approvazione dello statuto dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica e di riordino della stessa, adottato ai sensi dell'articolo 1, comma 611, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, dell'articolo 2, comma 634, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e dell'articolo 27, comma 3, della legge 18 giugno 2009, n. 69», sul quale sono stati acquisiti i prescritti pareri della Conferenza unificata, del Consiglio di Stato e delle competenti Commissioni parlamentari.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
appare gravissima la situazione di degrado portata alla luce dall'ispezione in due cliniche psichiatriche di Chieti;
in particolare, da quanto emerge dalla cronaca della giornalista Daniela Minerva, pubblicata il 10 febbraio 2010 sul quotidiano La Repubblica, ai componenti della commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale in visita a due cliniche psichiatriche accreditate del gruppo Angelici, sarebbe emersa una realtà desolante e sconcertante, fatta di «materassi in gommapiuma luridi e macchiati di sangue. Vomito sulle pareti. Un tanfo indelebile. Uno spaccato di abbandono. Di incuria ancora più colpevole perché registrata in cliniche dove hanno trovato rifugio malati psichiatrici e anziani, i più deboli e senza voce»;
una vicenda che risulta ancora più sconcertante perché è grazie solo all'intervento della citata commissione che gli amministratori della Asl hanno trasferito quei pazienti maltrattati, ed è dunque da ritenere che senza la citata ispezione e il successivo intervento, i detti amministratori avrebbero pervicacemente proseguito nella loro inerzia e indifferenza;
una delle strutture ispezionate, chiamata ex Paoletti (una delle strutture del Gruppo Villa Pini di proprietà di Vincenzo Angelini, l'accusatore dell'ex presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco), viene così descritta: «Tre piani di cemento scrostato affacciati sulla piana teatina per ospitare, sulla carta, 87 malati psichiatrici: di fatto la maggioranza dei pazienti non sono propriamente psichiatrici, ma molti sono anziani affetti da disturbi neurologici, come l'Alzheimer ad esempio. E già questo rivela come la malattia mentale abbia perso, nel degrado del Ssn abruzzese, la sua specificità. Per dirla molto brutalmente: un anziano demente o un uomo di mezza età con l'Alzheimer sono vittime di una patologia degenerativa contro la quale la medicina può poco o nulla; il Ssn deve garantire loro una serena degenerazione qualunque cosa succeda nella loro mente, dove curare il loro corpo al meglio, e non può che attendere. Ma un malato psichiatrico è un'altra cosa: la letteratura medica ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che per lui o lei c'è molto da fare e che spesso li si può recuperare quasi interamente, se si fanno le cose per bene. Se li si abbandona in un letto o davanti a una televisione su una sedia arrugginita, invece, no»;
giunti alla struttura denominata «ex Paletti», i componenti la commissione «si trovano davanti a una scena disgustosa: vomito e sangue alle pareti, camere minuscole con quattro letti ficcati dentro, nessuna distinzione tra reparti maschili o femminili, bagni sporchi e troppo piccoli per gestire malati disabili. Un ascensore, l'unico, così piccolo da non poter contenere una barella: morti o malati devono essere spostati in piedi. E un unico defibrillatore (di stanza al piano terra), con le batterie scariche: sul display si legge chiaramente lo stato del dispositivo medico salvavita, ma se lo fate notare al povero medico di guardia lui sfodera il più disarmante degli sguardi impotenti»;
risulterebbe inoltre che l'ufficio urbanistico del comune di Chieti abbia chiesto al sindaco di chiudere tutti i centri destinati ai malati psichici del gruppo Angelini, una decina, perché privi dei requisiti richiesti;
una di queste strutture sarebbe costituita da un complesso abusivo, che sorge a ridosso della clinica Villa Pini eponima, le cosiddette Villette, dove sono (o erano) ricoverati ben 84 malati psichiatrici. Si tratterebbe di una struttura costituita da «hangar dai tetti spioventi, bassi, bui, spogli, che qualcuno ha voluto dipingere di un incongruo giallo solare», dove aleggia «tanfo di urina» e «i pavimenti sono così luridi che si appiccicano le scarpe» -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine ai fatti descritti in

premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, con particolare riferimento all'esigenza di promuovere, in collaborazione con le regioni, una ridefinizione dei criteri di autorizzazione e di accreditamento nonché delle modalità di controllo di strutture sanitarie come quelle sopracitate.
(4-06198)

Risposta. - La normativa attualmente in vigore ha attribuito alle regioni piena autonomia gestionale, sia riguardo alla organizzazione delle proprie strutture sanitarie e dei servizi da esse erogati sia in merito ai relativi criteri di autorizzazione ed accreditamento.
Pertanto, si risponde all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti dalla prefettura - ufficio territoriale del Governo di Chieti, che ha comunicato quanto segue.
«A seguito delle verifiche ispettive effettuate sulle strutture psicoriabilitative ex Paolucci e Le Villette e Padiglione, con ordinanza n. 773 prot. 15329 del 3 marzo 2010 il sindaco del comune di Chieti, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, della legge regionale n. 32 del 2007 e successive modificazioni e integrazioni, ha disposto la sospensione immediata della validità dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività sanitaria e/o sociosanitaria, già autorizzata, per le seguenti strutture riabilitative psichiatriche:
ex Paolucci, sita in via Picena, Chieti;
Le Villette e Padiglione, site in via per Torrevecchia, Chieti; fino a quando, a richiesta, il competente organo tecnico ASL non comunicherà il ripristino delle situazioni di normalità in esito ai requisiti da possedersi da parte delle strutture.
Il Commissario
ad acta, Giovanni Chiodi, con deliberazione commissariale n. 20/10 adottata in data 23 marzo 2010, ha provveduto a revocare l'accreditamento alle suddette strutture psicoriabilitative ex Paolucci e Le Villette e Padiglione.
I pazienti ricoverati nelle suddette strutture sono stati tutti ricollocati, a seguito di apposita valutazione clinica dei
setting assistenziali, effettuata da una apposita commissione medica all'uopo costituita, nelle altre strutture sanitarie regionali pubbliche e private».
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere:
quanti siano i dipendenti dell'Istituto opere laiche palatine pugliesi;
a quanto ammontino nell'anno 2009 le spese e le relative voci, sostenute dall'Istituto opere laiche palatine pugliesi.
(4-06971)

Risposta. - L'ente opere laiche palatine pugliesi, con sede in Bari, è stato istituito quale ente morale con regio decreto 23 gennaio 1936, n. 359, convertito nella legge 14 maggio 1936, n. 1000, per l'attuazione di fini di carattere laico, quali l'assegnazione di premi ai più meritevoli nel settore dell'istruzione tecnico professionale e funzioni di assistenza e beneficienza nei confronti di residenti in Bari, Acquaviva delle fonti, Altamura e Monte Sant'Angelo.
Successivamente, con decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2010, n. 263, l'ente è stato trasformato nella fondazione di diritto privato «Fondazione opere laiche palatine pugliesi».
Anche nella nuova veste giuridica l'ente non gode di finanziamenti da parte dello Stato e provvede allo svolgimento delle funzioni con le rendite del proprio patrimonio. La vigilanza viene esercitata dal Ministero dell'interno.
Il suddetto ente, inoltre, non ha alle proprie dipendenze personale assunto con contratto di lavoro subordinato e, per lo svolgimento di attività connesse ai compiti d'istituto, fa ricorso a contratti di consulenza ed assistenza.
Sulla base del conto economico dell'esercizio 2009, le spese correnti ammontano

a euro 272.336,33; quelle in conto capitale a euro 5.581,44, per un totale di euro 277.917,77.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Sonia Viale.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), conosciuta anche come «Morbo di Lou Gehrig», «malattia di Charcot» o «malattia dei motoneuroni», è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria;
le cause della SLA sono ancora sconosciute e inoltre si tratta di una malattia molto difficile da diagnosticare;
al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l'unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia;
sul sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali (OsSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risultano nove sperimentazioni aperte, e segnatamente:
a) EudraCT Number: 2007-004165-17; codice protocollo 2289/2007; titolo protocollo: Valutazione della efficacia della terapia con ceftriaxone in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 27 luglio 2007; promotore: Azienda ospedaliera pisana; area terapeutica: neurologia;
b) EudraCT Number: 2009-010060-41; codice protocollo 2707/2009; titolo protocollo: valutazione dell'efficacia della terapia con sali di litio in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 23 gennaio 2009; promotore: Azienda Ospedaliera Pisana; area terapeutica: neurologia;
c) EudraCT Number: 2004-004158-23; codice protocollo 3303; titolo protocollo: Double-blind placebo-controlied trial on the use of acetyl-l-carnitine for the treatment of amyotrophic lateral scleroris (ALS); data di registrazione, 2004; promotore: Ist. di ricerche farmacologiche M. Negri; area terapeutica: neurologia;
d) EudraCT Number: 2005-005152-40; codice protocollo ALALS; titolo protocollo: Studio multicentrico, a doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, sul trattamento della sclerosi laterale amiotrofica con acido alfa lipoico (ALALS); data di registrazione: 24 ottobre 2005; promotore: Azienda sanitaria ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino; area terapeutica: neurologia;
e) EudraCT Number: 2006-001688-49; codice protocollo ALS-GA-201; titolo protocollo: studio multinazionale, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, a gruppi paralleli, di valutazione dell'efficacia, della tollerabilità e della sicurezza di Glatiramer acetato 40 mg., formulazione per iniezione, in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 24 aprile 2006; promotore: TEVA; area terapeutica: neurologia;
f) EudraCT Number: 2009-016066-91; codice protocollo EP0200901; titolo protocollo: Sicurezza ed efficacia di eritropoietina nella sclerosi laterale amiotrofica: trial clinico controllato, randomizzato verso placebo; data di registrazione: 28 ottobre 2009; promotore: Istituto Neurologico «Carlo Besta»; area terapeutica: neurologia;
g) EudraCT Number: 2008-001094-15; codice protocollo LitALS; titolo protocollo: Studio a singolo cieco, randomizzato, a gruppi paralleli di ricerca della dose sul trattamento della sclerosi laterale amiotrofica con litio (LitALS); data di registrazione: 19 febbraio 2008; promotore:

azienda sanitaria ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino; area terapeutica: neurologia;
h) EudraCT Number: 2008-006722-34; codice protocollo SLA-Litio; titolo protocollo: Studio I multicentrico, randomizzato in doppio cieco sugli effetti dell'uso combinato di sali di litio e riluzolo in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 13 novembre 2008; promotore: Istituto Superiore di Sanità; area terapeutica: neurologia;
i) EudraCT Number: 2005-003248-75; codice protocollo STEMALS 01; titolo protocollo: Studio pilota su sicurezza e tollerabilità di ripetute procedure di mobilizzazione di cellule di derivazione osteo-midollare in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 5 luglio 2005; promotore: Azienda sanitaria ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino; area terapeutica: neurologia -:
quali siano i tempi di chiusura delle sopra citate sperimentazioni;
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo delle sopra citate sperimentazioni;
se siano disponibili e dove i risultati parziali delle sopra citate sperimentazioni, e se saranno divulgati in congressi nazionali ed internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09325)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), conosciuta anche come «morbo di Lou Gehrig», «malattia di Charcot» o «malattia dei motoneuroni», è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria;
le cause della SLA sono ancora sconosciute e inoltre si tratta di una malattia molto difficile da diagnosticare;
al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l'unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia;
sul sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali (OsSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risultano sette sperimentazioni concluse, e segnatamente:
a) EudraCT Number: 20087-001879-30; codice protocollo 2327/2007; titolo protocollo: Studio in singolo cieco con placebo sull'efficacia della terapia con sali di litio e riluzolo verso riluzolo verso rifusolo in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 4 aprile 2008; promotore: Azienda ospedaliera pisana; area terapeutica: neurologia;
b) EudraCT Number: 2008-002062-62; codice protocollo ALS-TAL-201; titolo protocollo: Studio multinazionale, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, a gruppi paralleli, di valutazione dell'efficacia, della tollerabilità e della sicurezza di Talampanel in soggetti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 22 maggio 2008; promotore: Teva Italia SrL; area terapeutica: neurologia;
c) EudraCT Number: 2004-002855-15; codice protocollo CTCH346A2211E1; titolo protocollo: Estensione a lungo termine dello studio multicentrico, randomizzato, stratificato, in doppio cieco, controllato verso placebo, a gruppi paralleli, di valutazione di quattro dosi di TCH346 (1,2,5,7,5 e 15 mg) somministrate per via orale una volta al giorno in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 12 ottobre 2004; promotore: Novartis farma; area terapeutica: neurologia;

d) EudraCT Number: 2009-010570-38; codice protocollo EI/01/09/IT; titolo protocollo: Studio di farmacocinetica di Myonal 100 mg compresse (eperisone HCI) in volontari sani dopo somministrazione di dose singola e doppia; data di registrazione: 27 febbraio 2009; promotore: EISAI LTD UK; area terapeutica: malattie dell'apparato muscolo-scheletrico;
e) EudraCT Number: 2005-005873-31; codice protocollo EPO200501; titolo protocollo: studio pilota, controllato, randomizzato, in doppio cieco vs placebo, per la valutazione dell'efficacia e la tollerabilità di eritropoietina somministrata per via endovenosa come trattamento add-on in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 2 marzo 2006; promotore: Istituto Neurologico «Carlo Besta»; area terapeutica: neurologia;
f) EudraCT Number: 2006-002660-26; codice protocollo ONO-2506POE014; titolo protocollo: A multi-centre, randomised, double blind, placebo controlied, parallel group study to investigate efficacy and safety of ONO-2506PO compared to placebo, in the presence of riluzole, to patients diagnosed with amyotrophic lateral sclerosis (ALS), who have had onset of muscle weakness within 14 months of randomisation; data di registrazione: 20 settembre 2006; promotore: ONO Pharma UK LTD; area terapeutica: neurologia;
g) EudraCT Number: 2007-004723-37; codice protocollo ONO-2506POE015; titolo protocollo: Studio di estensione multicentrico, di fase II, per investigare la sicurezza a lungo termine di ONO-2506PO in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 6 febbraio 2008; promotore: ONO Pharma UK LTD; area terapeutica: neurologia -:
quali siano i risultati di tali ricerche;
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti SLA sia di inclusione che di esclusione sulla sperimentazione;
quali siano i costi della sperimentazione;
quali siano gli obiettivi primari e secondari delle ricerche;
dove i risultati delle sopra citate ricerche siano reperibili, e se non si ritenga opportuna, necessaria e urgente un'adeguata divulgazione dei risultati ottenuti.
(4-09326)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), conosciuta anche come «Morbo di Lou Gehrig», «malattia di Charcot» o «malattia dei motoneuroni», è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria;
le cause della SLA sono ancora sconosciute; inoltre è una malattia molto difficile da diagnosticare;
al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l'unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia;
sul sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali (OsSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risultano quattro sperimentazioni in fase di approvazione, e segnatamente:
a) EudraCT Number: 2007-002379-16; codice protocollo 2007-002379-16; titolo protocollo: studio multicentrico in singolo cieco con placebo sull'efficacia della terapia con sali di litio e riluzolo verso riluzolo in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 24 aprile 2007; promotore: I.N.M. Neuromed (ICRCCS) SrL già Sanatrix; area terapeutica: neurologia;
b) EudraCT Number: 2010-020257-14; codice protocollo 21404132; titolo protocollo: studio pilota di fase II, prospettico,

randomizzato, in aperto con end point cieco di tollerabilità ed efficacia di Eperisone nella sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 8 giugno 2010; promotore: azienda ospedaliera maggiore della carità di Novara; area terapeutica: neurologia;
c) EudraCT Number: 2010-020010-28; codice protocollo EDTA; titolo protocollo: valutazione della funzionalità dei muscoli respiratori nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica intossicati da metalli pesanti; data di registrazione: 9 aprile 2010; promotore: azienda ospedaliera di Parma; area terapeutica: malattie dell'apparato respiratorio;
d) EudraCT Number: 2005-004329-24; codice protocollo MEM-ALS/05; titolo protocollo: Trial pilota con memantina nella sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 18 maggio 2006; promotore: ULSS 16; area terapeutica: neurologia -:
quali siano i tempi previsti per la definitiva approvazione dei quattro protocolli sopra citati;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, si intendano promuovere, sollecitare, adottare per garantire un'adeguata divulgazione e conoscenza dell'accesso ai citati protocolli.
(4-09334)

Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni in esame, stante l'identica tematica affrontata.
In merito alle sperimentazioni presenti nel sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali (Ossc) presso l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), la stessa agenzia ha ritenuto opportuno precisare quanto segue.
L'Ossc ha il compito di raccogliere le informazioni di base relative alle ricerche cliniche sui farmaci in Italia, secondo le disposizioni del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211 «Attuazione della Direttiva 2001/20/CE relativa all'applicazione della buona pratica clinica nell'esecuzione delle sperimentazioni cliniche di medicinali per uso clinico».
Tali informazioni di base fanno riferimento ad una serie di documenti standardizzati a livello europeo, tra cui, in particolare, si evidenziano:
il protocollo, documento in cui vengono descritti l'obiettivo o gli obiettivi, la progettazione, la metodologia, gli aspetti statistici e l'organizzazione della sperimentazione: il termine «protocollo» comprende il protocollo, le versioni successive e le modifiche dello stesso;
i centri di sperimentazione coinvolti;
il disegno dello studio;
l'«
Investigational medicinal product Dossier»: la raccolta di dati clinici e non clinici sul medicinale o sui medicinali in fase di sperimentazione che sono pertinenti per lo studio dei medesimi nell'uomo;
il consenso informato: la decisione di un soggetto candidato ad essere incluso in una sperimentazione, scritta, datata e firmata, presa spontaneamente, dopo esaustiva informazione circa la natura, il significato, le conseguenze ed i rischi della sperimentazione e dopo aver ricevuto la relativa documentazione appropriata.

In particolare, per quanto riguarda le sperimentazioni cliniche segnalate nelle interrogazioni parlamentari in esame, l'Aifa precisa che è compito dei comitati etici delle strutture dove si effettuano le sperimentazioni assumersi la responsabilità delle approvazioni delle sperimentazioni stesse e seguire l'iter relativo alle singole sperimentazioni.
Pertanto, l'Aifa non è a conoscenza delle fasi in cui si trovano attualmente le sperimentazioni in questione (ivi compresi i protocolli approvati dai comitati etici interessati), né dei tempi previsti per la conclusione delle stesse.
Il compito del promotore della sperimentazione clinica riguarda, invece, l'avvio, la gestione e/o il finanziamento della medesima e la relativa presentazione dei risultati: esso rimane, infatti, il titolare dei dati finali e del processo di pubblicazione

ed eventuale utilizzo, ai fini registrativi, della nuova molecola.
Tutti i dati scaturiti dalle fasi sperimentali di un nuovo prodotto confluiscono nel
dossier che viene inviato alle autorità regolatorie coinvolte (in funzione della tipologia di registrazione), unitamente alla domanda di avvio del procedimento finalizzato ad ottenere l'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic).
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
quello allo studio è uno dei diritti tutelati dalla nostra Costituzione agli articoli 33 e 34, che sanciscono l'accessibilità a livello universale dell'istruzione di base;
la stessa Costituzione afferma, nel suo terzo articolo, che: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;
le recenti esternazioni di alcuni amministratori locali (Friuli e Chieri) suonano ancora una volta come un campanello di allarme che deve far riflettere sull'ormai strisciante e inarrestabile darwinismo sociale che pervade la collettività in cui i princìpi perequativi ed egualitari si stanno sostituendo via via con criteri selettivi in cui i meno fortunati restano indietro;
le difficoltà che sono quotidianamente affrontate dalle migliaia di amministratori italiani sono frutto di una cattiva gestione del sistema scolastico dopo la riforma, unita ad una generale disattenzione nella pianificazione delle risorse realmente necessarie agli organici scolastici, che mal si coniuga con i tagli effettuati;
ad avviso degli interroganti, le affermazioni prive di rispetto e decoro, rese da parte di rappresentanti delle istituzioni, sono censurabili e oggetto di una netta presa di posizione da parte del Governo che non sia una mera dissociazione -:
se si intenda promuovere un'urgente revisione della riforma della scuola per rimediare al grave disagio che vivono gli studenti italiani, con particolare attenzione a quelli diversamente abili.
(4-09472)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame, relativa alle problematiche dei diversamente abili e delle loro famiglie e, al riguardo, si comunica quanto segue.
In linea generale, siamo impegnati nelle studio delle soluzioni più idonee a garantire la parità di trattamento e le pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità, al fine di garantire alle stesse il pieno godimento dei diritti civili, politici, economici e sociali, così come sancito dall'articolo 3 della Costituzione.
A tale obiettivo mira, fra l'altro, come ricordato dall'amministrazione per le pari opportunità, la legge n. 67 del 2006, recante «Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni», che offre ai diversamente abili e alle loro famiglie adeguati strumenti di tutela contro le discriminazioni di cui gli stessi possono diventare vittime. La citata legge, infatti, ha introdotto nel nostro ordinamento strumenti giuridici per garantire l'effettiva parità di trattamento e per promuovere pari opportunità per le persone disabili, estendendo la particolare tutela giurisdizionale già prevista per le persone disabili vittime di discriminazioni in ambito lavorativo a tutte le situazioni che si presentano tali in ambiti diversi dalla sfera lavorativa.
La legittimazione ad agire in giudizio per ricevere tutela contro gli atti discriminatori non spetta solo alla vittima, ma anche alle

associazioni e agli enti individuati con decreto del Ministro per le pari opportunità di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Sulla base del decreto interministeriale del 21 giugno 2007 la «Commissione per la valutazione degli enti legittimati ad agire in giudizio per la tutela delle persone con disabilità», operante presso il Dipartimento per le pari opportunità, ha predisposto un primo elenco di 43 associazioni legittimate ad agire in giudizio a tutela delle persone disabili, pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale - serie generale del 27 giugno 2008, n. 149, integrato da un nuovo elenco approvato con decreto del 5 marzo 2010 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. Serie Generale - del 9 settembre 2010.
Per quanto riguarda in particolare l'integrazione scolastica degli alunni disabili, si comunica quanto segue.
Come già evidenziato nella risposta di questo Ministero all'interrogazione n. 4-08815, l'integrazione degli alunni disabili è una peculiarità del nostro sistema educativo che per tale aspetto - come è noto - è all'avanguardia in ambito europeo.
È intendimento di questa amministrazione di consolidare il processo di integrazione scolastica in atto, nella considerazione che con il positivo inserimento dell'alunno disabile si conseguono miglioramenti nelle capacità cognitive degli alunni e negli ambiti relativi all'autonomia ed alla socializzazione. Attraverso la predisposizione del Piano educativo individualizzato (Pei) si consente agli alunni medesimi di trovare nelle classe un'occasione di crescita.
In tale direzione si muovono le linee guida per l'integrazione degli alunni con disabilità del 4 agosto 2009, che definiscono la posizione di questa amministrazione nei confronti dell'inclusione scolastica, stabilendo espressamente che «L'integrazione scolastica degli alunni con disabilità è un processo irreversibile e, proprio per questo, non può adagiarsi su pratiche disimpegnate che svuotano il senso pedagogico, culturale e sociale dell'integrazione, trasformandola da un processo di crescita per gli alunni con disabilità e per i loro compagni a una procedura solamente attenta alla correttezza formale degli adempimenti burocratici».
L'anzidetto orientamento trova conferma anche nelle annuali direttive sugli interventi prioritari ed i criteri generali per la ripartizione delle risorse finanziarie, per lo svolgimento del monitoraggio e per la valutazione dei risultati raggiunti, ai sensi della legge n. 440 del 1997, che riservano una particolare attenzione al potenziamento e qualificazione dell'offerta di integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap.
Nella stessa direzione, inoltre, vanno le iniziative relative al piano nazionale di formazione per l'integrazione degli alunni disabili denominato «I CARE: imparare, comunicare, agire in una rete educativa» nonché i progetti afferenti alle tematiche che attengono all'educazione ed alla cittadinanza quali «Cittadinanza e Costituzione».
Il piano di formazione nazionale «I Care» ha avuto lo scopo di migliorare la realizzazione delle pratiche di inclusione condotte all'interno della scuola sotto molteplici profili (prassi didattiche, Pei, collaborazioni con il territorio, Aa.ss.ll., coinvolgimento delle famiglie). Il progetto ha coinvolto l'80 per cento delle scuole interessate ed ha visto la partecipazione di oltre 20.000 insegnanti, di cui 14.000 curricolari. Il riscontro ricevuto dall'iniziativa ha indotto questa amministrazione a effettuare una selezione e raccolta delle migliori «buone pratiche» attivate, in modo da consentire alle istituzioni scolastiche interessate di attingere ad un archivio di attività progettuali.
Le esperienze effettuate nell'ambito del piano formativo
I care e dedicate all'Icf (International classification of functioning) trovano continuità e sviluppo nel progetto Icf - dal modello dell'Oms alla progettazione per l'inclusione. Scopo del progetto è il concreto supporto alla cultura dell'integrazione mediante la sperimentazione e la definizione di un modello che, nell'ambito delle competenze del Ministero, renda possibile

individuare i fattori contestuali che condizionano la qualità dell'inclusione scolastica.
La qualità degli interventi attivati trova un ulteriore strumento nella realizzazione di ventisei prodotti informatici predisposti in base all'azione 6 del «Progetto Nuove Tecnologie e Disabilità». Tali
software consentono alle istituzioni scolastiche di fruire gratuitamente di sistemi informatici che facilitano l'accesso ai documenti didattici agli studenti con disabilità e potenziano le abilità di apprendimento. Sono stati contestualmente finanziati i centri territoriali di supporto, novantotto in ambito nazionale, quali poli territoriali dedicati alle tecnologie per l'integrazione e punti di riferimento per gli utenti interessati.
L'attenzione riservata agli alunni disabili trova conferma nell'opera di stabilizzazione degli interventi didattici nei loro confronti. Basti pensare all'autorizzazione di ben 5.022 assunzioni di personale docente ed educativo nel sostegno per l'anno scolastico 2010-2011, che rappresentano circa il 50 per cento delle assunzioni autorizzate per lo stesso anno.
Anche la recente manovra per la stabilizzazione della finanza pubblica, di cui al decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 15 luglio 2011, salvaguarda il sostegno - pur nel difficile momento connesso alla nota situazione finanziaria internazionale - e fa salva la possibilità di deroga necessaria per assicurare la piena tutela dell'integrazione scolastica.
La stessa manovra ha previsto, inoltre, per un migliore ed efficiente utilizzo delle risorse umane, che i docenti di sostegno siano assegnati complessivamente alla scuola o a reti di scuole allo scopo costituite, proprio per rendere possibile, con più flessibilità, l'intervento di personale e l'utilizzo di strumenti specificamente finalizzati al tipo di disabilità, promuovendo, nel contempo, anche nei confronti degli altri docenti dei consigli di classe, una più diffusa cultura dell'integrazione. È stata così assunta a livello normativo la buona prassi secondo cui l'alunno disabile viene assunto in carico dall'intero consiglio di classe.
In dettaglio, come evidenziato nella circolare ministeriale n. 63 del 13 luglio 2011, relativa all'adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto per l'anno scolastico 2011/2012, l'articolo 19, comma 11, del citato decreto legge ha stabilito che:

a) le commissioni mediche di cui all'articolo 4 della legge n. 104 del 1992, nei casi di valutazione della diagnosi per l'assegnazione del docente di sostegno all'alunno disabile sono integrate obbligatoriamente dal rappresentante dell'Inps, che partecipa a titolo gratuito; tale previsione, ovviamente, si applica alle nuove certificazioni;
b) l'organico dei posti di sostegno è determinato secondo quanto previsto dai commi 413 e 414 dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 (finanziaria per il 2008);
c) ai posti così determinati, per assicurare la piena tutela dell'integrazione scolastica degli alunni disabili, possono essere aggiunti gli eventuali ulteriori posti in deroga in applicazione della sentenza della Corte costituzionale n. 89 del 22 febbraio 2010;
d) l'organico di sostegno è assegnato alla scuola (o a reti di scuole all'uopo costituite) e non al singolo alunno disabile in ragione mediamente di un posto per ogni due alunni disabili. Sulla base di tale assegnazione le scuole programmeranno gli interventi didattici ed educativi al fine di assicurare la piena integrazione dell'alunno disabile.

Siamo comunque consapevoli che una più proficua integrazione degli alunni disabili va svolta su diversi piani, in modo da consentire il superamento di alcune criticità ancora presenti, prevalentemente riferibili al coordinamento tra servizi scolastici, sociali e sanitari, e alla rimozione delle barriere culturali e materiali che ostacolano il completo inserimento scolastico e sociale degli alunni disabili.

Questo ministero, anche recentemente, non ha mancato di fornire indicazioni ai responsabili degli uffici scolastici regionali e territoriali affinché intraprendano tutte le iniziative utili all'attivazione di collaborazioni con le regioni, gli enti locali, le forze sociali ed i soggetti a vario titolo competenti ed interessati in materia di integrazione e di sostegno ai disabili.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie di agenzia di stampa successivamente riprese dai quotidiani e dai siti on line, si è appreso che il 30 dicembre 2010 presso la casa di cura Madonnina di Cosenza un neonato è deceduto -:
quale sia l'esatta dinamica dei fatti, e quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà si siano adottate o si intendano intraprendere per accertare quanto riportato in premessa.
(4-10274)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, sulla base della relazione della commissione di verifica per l'accertamento delle cause e delle dinamiche che hanno determinato il decesso di un neonato presso la casa di cura «La Madonnina» di Cosenza, istituita dal commissario straordinario dell'azienda sanitaria provinciale (Asp) di Cosenza, con determina n. 251 del 30 dicembre 2010, acquisita tramite la prefettura - ufficio territoriale del Governo di Cosenza.
La commissione doveva verificare, al termine delle attività di ricognizione della vicenda, la sussistenza o meno di profili di responsabilità a carico dei sanitari che si erano avvicendati nell'
iter clinico.
Nel corso delle quattro sedute della commissione si è provveduto ad esaminare la documentazione riguardante la vicenda in questione.
È emerso, pertanto, che la partoriente, «per come risulta dalla cartella clinica agli atti, in data 29 dicembre 2010, alle ore 16.15, veniva ricoverata presso la casa di cura "La Madonnina" per imponente emorragia genitale in gravidanza a termine.
Si procedeva al monitoraggio cardiotocografico (Ctg), che rilevava battito cardiaco presente, e si allertava immediatamente la sala operatoria per l'esecuzione del taglio cesareo urgente.
In sala operatoria, alle ore 17.00, veniva praticata anestesia spinale (la paziente rifiutava anestesia generale) e taglio cesareo.
Alle ore 17.05 si estraeva feto di sesso maschile, ipotonico e privo di attività vitali; la placenta appariva completamente distaccata dall'inserzione uterina, con cotiledoni liberi in cavità.
Il neonato veniva affidato alle cure del pediatra e dell'anestesista rianimatore presenti in sala operatoria. L'intervento chirurgico terminava alle ore 17.45. Il decorso post operatorio risultava regolare e la paziente veniva dimessa in data 5 gennaio 2011.
Dall'esame della cartella clinica del neonato si rileva che lo stesso, di peso alla nascita pari a 2690 grammi, presentava colorito pallido con sfumature cianotiche, attività cardiaca, funzione respiratoria, motilità e pianto assenti. Si procedeva con aspirazione orofaringea e massaggio cardiaco esterno, applicazione di maschera e pallone Ambu con O2. Persistendo l'assenza di funzioni vitali, si praticava l'intubazione oro tracheale e si continuava con massaggio cardiaco senza alcun esito. Infine, si constatava lo stato di neonato morto con valutazione dell'indice di APGAR fino a 20 minuti.
La relazione medica dei sanitari intervenuti documenta che la paziente (...) aveva presentato già nel corso della gravidanza sindrome ansioso-depressiva trattata con terapia farmacologica. La mattina del 28 dicembre veniva sottoposta a controllo ostetrico con ecografia, flussimetria dell'arteria ombelicale e misurazione della pressione arteriosa, risultate nella norma.
Veniva praticato monitoraggio cardiaco fetale e visita ostetrica, anch'essi nella

norma. La mattina del 29 dicembre 2010, alle ore 10.45, la signora ritornava in clinica per riferite contrazioni avvertite durante la notte; il monitoraggio cardiotocografico non evidenziava alcun elemento di criticità. La visita ostetrica non rilevava presenza di sangue e la signora veniva invitata a ritornare a controllo in serata.
Alle ore 16.45 del 29 dicembre 2010, la gestante si presentava in clinica per emorragia genitale, insorta nella propria abitazione.
La relazione del direttore sanitario della clinica ripercorre l'
iter diagnostico terapeutico dal momento del ricovero fino alla dimissione della paziente, non ravvisando carenze professionali ed organizzative nella valutazione del caso clinico in oggetto».
Per quanto concerne le considerazioni valutative, la relazione della Commissione sottolinea come la paziente precedentemente al ricovero d'urgenza, alle ore 16.45 del 29 dicembre 2010, presso il reparto di ostetricia e ginecologia della casa di cura «La Madonnina», con diagnosi di imponente emorragia da distacco intempestivo di placenta, nella mattinata dello stesso giorno ha avuto «l'opportunità di essere visitata dal personale della stessa struttura di ricovero per le riferite contrazioni insorte durante la notte. Al suddetto controllo ostetrico non emersero alterazioni significative, tali da rendere necessario un ricovero d'urgenza.
Preso atto di ciò, la relazione riporta che una valutazione specifica dei vari momenti nei quali si è articolata la vicenda clinica, porta a rilevare che, «nel corso del controllo effettuato nella mattinata del 29 dicembre 2010, l'attenzione venne rivolta prevalentemente al benessere fetale, monitorato mediante cardiotocografia (Ctg), mentre non risultano documentati i parametri relativi al benessere materno (ad esempio parametri pressori)».
Tale ultimo rilievo ha reso necessaria, da parte della commissione, la formulazione di apposita richiesta alla direzione sanitaria della casa di cura (in data 24 gennaio 2011) «per l'acquisizione di eventuali referti di visite effettuate prima del ricovero. La risposta pervenuta non riporta alcun dato che faccia riferimento ai citati parametri, utili per la valutazione».
In ogni. caso, secondo la commissione, ciò che è avvenuto a seguito del ricovero «risulta in linea con quanto previsto da uno stato di necessità; l'emorragia profusa impose un intervento operatorio di taglio cesareo urgente, eseguito tempestivamente e con una metodologia operativa adeguata, e tale da non fare emergere alcun elemento di responsabilità a carico dei sanitari intervenuti.
D'altra parte il distacco intempestivo di placenta, rilevato obiettivamente nel corso dell'intervento, giustifica l'esito infausto del feto, non attribuibile ad altra causa e quindi inevitabile».
Dallo studio degli atti la commissione ha rilevato alcune criticità di carattere organizzativo, già evidenziate nella relazione inerente la valutazione dell'evento avverso a cura della «unità operativa
risk management», che esulano dalla responsabilità medica tradizionalmente intesa.
Sulla base degli elementi ora esposti, pertanto, questo Ministero ritiene di non dover avviare specifiche iniziative.

Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre 2010 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto «decreto flussi 2010», ovvero il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 novembre 2010, concernente la «Programmazione transitoria dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari non stagionali nel territorio dello Stato, per l'anno 2010» ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modifiche e integrazioni;
la finalità di tale decreto è quella di regolarizzare oltre 98.000 extracomunitari che dovrebbero poter entrare in Italia per motivi di lavoro subordinato non stagionale,

mediante apposita richiesta dei datori di lavoro da presentare esclusivamente per via telematica;
si tratterebbe, in particolare, di 98.080 nuovi lavoratrici e lavoratori extracomunitari non stagionali, dei quali 30.000 colf e badanti senza vincoli di provenienze, oltre 16.000 ingressi particolari e 52.080 lavoratori provenienti da Paesi con i quali l'Italia ha sottoscritto accordi in materia di contrasto all'immigrazione clandestina;
gli utenti interessati hanno la possibilità di presentare le domande di ingresso solo attraverso una procedura telematica da effettuare esclusivamente sul portale informatico del Ministero dell'interno;
i moduli per l'invio telematico sono disponibili dal 17 gennaio 2011 sul sito del Ministero, e attraverso tale portale, come già accaduto negli anni passati, i datori di lavoro dovrebbero presentare le relative domande;
in particolare, i datori di lavoro devono inviare la suddetta domanda il 31 gennaio 2011 per i lavoratori delle nazionalità privilegiate (ai sensi dell'articolo 2 del decreto), il 2 febbraio 2011 per i lavoratori domestici e di assistenza alla persona (articolo 3), il 3 febbraio 2011 per tutti i restanti settori (ai sensi degli articoli 4, 5 e 6 del decreto citato);
risulterebbe che il sistema informatico del Ministero per la gestione delle pratiche relative al decreto flussi non funzioni e non consenta l'accesso alla modulistica per l'invio telematico delle domande;
questo malfunzionamento del portale ministeriale contribuirebbe a determinare gravi disagi e discriminazioni per gli utenti, i quali hanno solo tre giorni per presentare le richieste di ingresso, pertanto solo i più fortunati in ordine di iscrizione potranno essere regolarizzati;
a causa di tale malfunzionamento, risulterebbe che anche i diversi operatori, come la CISL, la CGIL e la UIL, impegnati a garantire un supporto all'utenza sulle modalità della presentazione delle richieste, abbiano riscontrato serie problematicità per accedere al portale del Ministero e siano preoccupati di non riuscire a garantire il corretto invio delle domande -:
se il Ministro sia a conoscenza dei gravi disagi riscontrati da famiglie, datori di lavoro, nell'accedere al portale e dell'impossibilità di inserire le domande a causa del funzionamento intermittente dello stesso;
quali iniziative urgenti ritenga di dover predisporre al fine di garantire al più presto il corretto funzionamento del portale informatico per garantire il buon esito delle procedure per l'ingresso dei lavoratori extracomunitari in Italia;
quali misure immediate intenda adottare per riparare al disservizio e ai gravi disagi causati e per assicurare il servizio agli utenti interessati e agli operatori che assistono gli utenti stessi;
se non ritenga opportuno attuare iniziative di competenza al fine di sospendere l'intera procedura, prorogando i termini per i «click day», fino a quando non sarà ripristinata l'operatività del portale, al fine di non pregiudicare la corretta applicazione del decreto di cui in premessa.
(4-10857)

Risposta. - La compilazione online delle domande di nulla osta al lavoro previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 novembre 2010 - con il quale sono stati definiti, in via transitoria, i flussi di ingresso dei lavoratori non stagionali nel territorio dello Stato, per l'anno 2010 - è stata resa possibile a partire dal 17 gennaio 2011, tramite apposito link disponibile sulla home page del Ministero dell'interno.
È stato contestualmente attivato un servizio di
help desk per fornire assistenza agli utenti, mentre per le associazioni ed i patronati accreditati è rimasto disponibile il numero verde già in uso.
Nel corso della giornata del 18 gennaio 2011, alcuni utenti hanno segnalato al

servizio di help desk un rallentamento della funzionalità del sistema. Allo scopo di dare soluzione all'inconveniente, prontamente individuato dal personale tecnico, è stato necessario un intervento su una tabella del data base e la chiusura del servizio di compilazione per circa 20 minuti, in particolare, dalle ore 12,40 alle ore 13.
Nel pomeriggio è stato segnalato un ulteriore rallentamento, limitatamente ad alcune zone territoriali specifiche e ben definite, dovuto a un non corretto bilanciamento sugli apparati di rete del fornitore Telecom. È stata, conseguentemente, disposta una nuova chiusura del sistema per poter consentire gli interventi necessari.
La riapertura del sistema è avvenuta a partire dalle ore 8 del 19 gennaio 2011 e le operazioni di compilazione delle domande sono riprese regolarmente.
Le criticità citate dall'interrogante sono rimaste, quindi, circoscritte ad alcune ore della giornata del 18 gennaio 2011, mentre, per il restante periodo e sino al successivo 30 gennaio, il sistema telematico ha offerto costantemente un servizio di elevata qualità.
Infatti, in occasione dei tre
click days fissati per l'inoltro delle domande - rispettivamente il 31 gennaio e il 2 e il 3 febbraio - il sistema ha efficacemente risposto all'ingente numero di invii telematici affluiti sin dai primi secondi successivi all'avvio delle procedure.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Sonia Viale.

GIANNI FARINA e GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
giovedì 30 giugno 2011 è stato un giorno nefasto per la collettività italiana della circoscrizione consolare di Lilla nel nord della Francia;
il consolato italiano, nel passato uno fra i più importanti della rappresentanza diplomatica italiana, ha chiuso definitivamente i suoi battenti con un mesto abbassa bandiera;
d'ora in poi verrà effettuato unicamente un servizio settimanale, dietro preavviso e su appuntamento, dal personale del consolato generale d'Italia a Parigi;
centinaia di pensionati, lavoratori e lavoratrici italiani, hanno assistito alla scena inalberando le loro bandiere sindacali ed i cartelli di protesta per una decisione secondo gli interroganti miope e irresponsabile;
Lilla, la grande area metropolitana del nord con oltre un milione di abitanti, spartiacque di un territorio che è incrocio di popoli, culture tradizioni nel cuore pulsante della vecchia e della nuova Europa, sarà d'ora in poi privo di una qualsiasi presenza italiana;
da Lilla si diramano le più importanti vie di comunicazione stradali e ferroviarie;
a Lilla fanno riferimento centri economici e commerciali fra i più autorevoli ed estesi della Francia;
con la chiusura consolare non si colpiscono unicamente i nostri cittadini, generalmente anziani e a cui la nazione italiana chiese di partire alla ricerca di lavoro nelle terre dell'esagono per contribuire con le loro rimesse allo sviluppo della nostra Repubblica uscita umiliata e sconfitta dalla guerra;
con la chiusura si colpiscono gli interessi economici e commerciali dell'Italia in una zona di alto valore strategico;
inutilmente, il sindaco di Lilla, Martine Aubry, una dirigente di prestigio, locale e nazionale, intervenne ripetutamente e per iscritto, attirando l'attenzione delle autorità italiane a Parigi ed al più alto livello del Ministro degli affari esteri della Repubblica italiana, inutilmente e senza successo;
ha prevalso, ancora una volta, la irresponsabile teoria dei tagli;

oggi è toccato a Lilla, tra pochi mesi a Liegi e Losanna, i consolati in Belgio e in Svizzera contrassegnati da una forte presenza italiana, ieri a Grenoble, in importanti realtà della Germania e altrove;
il tutto, senza alcuna iniziativa di confronto e dialogo con i nostri cittadini per trovare assieme le soluzioni più idonee a soddisfare il servizio alla collettività, la difesa degli interessi italiani e le esigenze di risparmio e di bilancio;
giovedì 30 giugno 2011 si è assistito a Lilla ad un ulteriore «funerale della Repubblica». La mestizia di un Governo che ha smarrito la memoria;
il consolato di Lilla ha chiuso ufficialmente per esigenze di risparmio, ma ad avviso degli interroganti le cose stanno diversamente;
il personale del consolato di Lilla (tre del corpo diplomatico e cinque contrattisti) verrà trasferito in toto a Parigi con le conseguenze prevedibili;
un considerevole aumento dell'assegno per il personale diplomatico (all'incirca il 20 per cento) dovuto al trasferimento in una sede prestigiosa; l'indennizzo dei trasporti per quelli a contratto la cui residenza rimane a Lilla;
un ulteriore aggravio di bilancio, l'assegno di sede parigino per gli insegnanti a ruolo, che pur continuando la loro opera nel Nord Pass-Calais, saranno sottoposti al trattamento vigente a Parigi;
tutto ciò dimostra come la chiusura del consolato di Lilla anziché un risparmio, sarà nel triennio 2011-2014 un ulteriore e maggiore costo per le casse dello Stato;
una chiusura in perdita, ingiustificata e secondo gli interroganti irresponsabile;
anche in occasione della chiusura le autorità cittadine presenti alla manifestazione di solidarietà hanno riaffermato il loro appoggio e l'interessamento per la ricerca di una sede più consona e appropriata tale da permettere la riapertura di una struttura italiana a Lilla -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero degli affari esteri italiano per pervenire all'apertura di un vice consolato, o in alternativa, di un'agenzia consolare a Lilla, per correggere una decisione sbagliata sul piano del risparmio, e rispondere alle attese del mondo economico e dei suoi cittadini.
(4-12605)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di informazione.
L'accorpamento del Consolato di prima classe in Lilla con il Consolato generale di Parigi - deliberato dal consiglio di amministrazione di questo Ministero nella seduta del 29 settembre 2010 - è stato attuato il 1o luglio 2011 e, come noto, si colloca nel quadro del processo di razionalizzazione della rete consolare.
Nel corso di tale procedimento, questa amministrazione ha perseguito con convinzione i suoi obiettivi, ma non si è mai sottratta al contraddittorio con tutti gli interlocutori interessati ed in primo luogo con il Parlamento, sia in occasione di incontri con le commissioni competenti, sia in sede di risposta alle numerose interrogazioni. Inoltre, molteplici sono state le occasioni di incontro e di dialogo con le autorità di accreditamento e con le autorità locali - il sindaco di Lilla Martine Aubry, in particolare, ha intrattenuto una lunga corrispondenza con il Ministro -, con organismi rappresentativi delle collettività, nonché con le organizzazioni sindacali.
Nel citato contraddittorio e con riguardo ai costi/benefici legati alla razionalizzazione, questo Ministero ha sottolineato come essa non sia dettata esclusivamente da pur importanti esigenze di risparmio, ma risponda ancor prima alla necessità di rendere più adeguata ai tempi la nostra rete consolare, una delle più estese al mondo, mantenendo al contempo adeguati livelli di assistenza ai connazionali. Tale razionalizzazione consentirà una migliore allocazione sulla rete delle decrescenti risorse disponibili,

ove quelle recuperate saranno utilizzate anche per rafforzare le sedi riceventi le competenze degli uffici in chiusura.
I dati in possesso di questa amministrazione indicano che dall'accorpamento degli uffici consolari di Lilla e di Parigi derivano risparmi, tanto nel primo anno quanto alla luce di proiezioni effettuate sugli anni a venire. Difatti, pur a fronte di alcuni inevitabili costi iniziali legati alle spese per il trasferimento degli uffici, nonché al contributo
una tantum al personale di ruolo e a contratto per lo spostamento della sede di lavoro, i minori costi sono generati in maniera significativa grazie alla soppressione del posto funzione del console a Lilla e all'unificazione degli uffici amministrativo-contabili. Inoltre, l'accorpamento condurrà alla contrazione di quattro unità di personale, determinando un risparmio nettamente più consistente del pur minimo differenziale dell'indicatore della situazione economica che verrà corrisposto alle tre unità di ruolo in trasferimento da Lilla a Parigi.
Per quanto concerne l'assistenza alla comunità italiana residente in Lilla, sarà il consolato generale di Parigi, adeguatamente rinforzato e sotto la supervisione dell'ambasciata, ad assicurare il collegamento tra il nostro Paese e quella collettività - anche in collaborazione con il locale istituto di cultura, per quanto concerne il campo della promozione culturale - con non minore assiduità rispetto al passato. Inoltre, la continuità di una presenza istituzionale italiana in Lilla sarà garantita dalla prevista istituzione di un ufficio consolare onorario. Nelle more dell'individuazione di una personalità idonea all'assunzione di tale incarico, il consolato generale potrà avvalersi di un servizio periodico di permanenza consolare presso gli uffici del comune.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FAVA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
notizie provenienti dal territorio e riportate sulla stampa locale ci informano circa la situazione di precarietà in cui versa la dirigenza dell'ufficio scolastico provinciale di Mantova;
tale situazione di degrado non è una novità in quanto periodicamente l'associazione istituti scolastici autonomi mantovani e l'amministrazione provinciale hanno segnalato come le scuole mantovane e l'ufficio scolastico provinciale abbiano necessità di una maggiore permanenza del dirigente preposto;
infatti in quattordici anni si sono avvicendati sette «provveditori agli studi»; dopo il decennale di Angelo Peticca, dal 2006 si sono succeduti cinque provveditori che in media sono rimasti solo 11 mesi a Mantova. Dall'ottobre 2006 al marzo 2011 sono trascorsi 52 mesi; di questi circa il 40 per cento guidati da un dirigente in reggenza. È inoltre da osservare come vi sia stato un solo dirigente «mantovano» (sia pure di adozione ed in qualità di reggente), tra tutti i provveditori che si sono succeduti a Mantova da moltissimo tempo;
tale situazione di provvisorietà ai vertici dell'ufficio di via Cocastelli si è acuita dopo la nomina dell'attuale provveditore, Giuseppe Petralia (residente a Bergamo ed insediatosi a Mantova soltanto dal maggio 2011) alla guida dell'amministrazione scolastica di Milano. Il decreto del dirigente scolastico regionale inoltre affida al dottor Giuseppe Petralia in contemporanea la reggenza nella nostra provincia ma, ovviamente, vista l'importanza del nuovo incarico e l'impegno che richiederà dirigere un ufficio territoriale così complesso come quello metropolitano, viene naturale chiedersi come fa a seguire il sistema scolastico mantovano dedicandosi solo un giorno alla settimana a questa incombenza;
questa legittima domanda è stata espressa dai dipendenti del provveditorato, che sono peraltro ampiamente sottodimensionati, su un quotidiano locale il 9 marzo 2011: «Al di là di qualsiasi valutazione di professionalità - si legge - è

pensabile che un dirigente possa contemporaneamente dirigere una realtà come l'ufficio di Milano per tre giorni la settimana e quello di Mantova per un giorno la settimana? E conciliare l'impegno politico come capogruppo del Pdl nel consiglio comunale di Bergamo? Il provveditorato necessita dell'effettiva presenza di un dirigente a tempo pieno. Deve essere garantito il diritto costituzionale all'istruzione». L'appello del personale viene inoltre raccolto dai sindacati della funzione pubblica di Cgil e Cisl. «Non è da adesso che viene chiesta maggiore attenzione anche ai parlamentari per queste problematiche - lamentano i segretari - senza che si siano avuti effetti. Come si può pretendere di far valutare i dipendenti ad un dirigente che non può garantire la propria presenza, ma che per primo propone alle scuole di attivarsi per la valutazione dei docenti? Nonostante le promesse ricevute, non abbiamo avuto modo di instaurare con il dirigente nessuna appropriata relazione sindacale. Sulla carenza di organico intervenga il direttore regionale»;
sulla stampa locale è riportata successivamente la risposta del dirigente Petralia che sentenzia: «Non capisco il loro attacco, sono competenti, pensino a fare il loro lavoro». «Ho accettato la reggenza per senso di responsabilità - dice - se avessi rifiutato a Mantova sarebbe arrivato un altro reggente. Non capisco, poi, perché i dipendenti facciano anche riferimento al mio impegno politico (è capogruppo del Pdl a Bergamo, ndr.)». E ancora: «Sì, sono sotto organico, ma è così in molti altri posti»;
a breve è previsto un grande risultato per l'università mantovana: è prevista la venuta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la sottoscrizione del protocollo d'intesa tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la regione Lombardia, la fondazione universitaria mantovana ed il politecnico di Milano al fine di favorire lo sviluppo del sistema universitario mantovano come polo d'eccellenza per la valorizzazione dei beni culturali e del patrimonio territoriale ed economico mantovano e lombardo;
tale visita sarà probabilmente fatta oggetto di una forte contestazione del mondo sindacale e scolastico contro i presunti «tagli ed i disservizi operati nei confronti della scuola pubblica»; tale contestazione, con significativi risvolti strumentali, può influire negativamente sull'opinione pubblica occultando il grande risultato raggiunto dal protocollo d'intesa -:
fermo restando il giudizio personale positivo dell'interrogante per le qualità professionali del dirigente scolastico Petralia, quali siano gli orientamenti del Ministro in merito alla risposta dello stesso nei confronti delle preoccupazioni espresse dai dipendenti dell'ufficio scolastico territoriale, dal mondo sindacale, dal mondo scolastico;
se non sia prevista una progressiva riduzione generalizzata delle competenze assegnate agli uffici scolastici territoriali;
se non sia il caso di rinviare la sottoscrizione del protocollo successivamente al chiarimento sulle motivazioni politiche che conducono al ridimensionamento del ruolo dei «provveditorati» nell'ottica del crescente federalismo scolastico che darà un diverso assetto di autonomia alle istituzioni territoriali, quale la provincia per le scuole superiori e l'università ed i comuni per la scuola secondaria di 1o grado, per la primaria e per la scuola dell'infanzia.
(4-11243)

Risposta. - L'interrogante chiede quali siano gli orientamenti nei confronti delle preoccupazioni manifestate dai dipendenti in servizio presso l'ufficio scolastico territoriale di Mantova, nonché dal mondo sindacale e scolastico, relativamente alla situazione di precarietà in cui versa la dirigenza di quell'ufficio, anche a seguito dell'incarico di reggenza conferito al dottor Giuseppe Petralia, già titolare a Mantova e nominato dirigente dell'ambito territoriale di Milano.
Si precisa preliminarmente che gli incarichi dirigenziali non generali vengono

conferiti, per ciascun ufficio scolastico regionale, dal competente direttore generale, nell'ambito delle competenze che gli derivano dall'articolo 16 e dall'articolo 19, comma 5, del decreto legislativo n. 165 del 2001, sulla base delle unità assegnate, per il raggiungimento ottimale degli obiettivi definiti dall'articolo 8 del regolamento di riorganizzazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 17 del 2009.
La carenza di personale con qualifica dirigenziale non generale rispetto alla dotazione organica si attesta in media su una percentuale di posti vacanti pari al 58 per cento.
Per quanto concerne l'ufficio scolastico regionale per la Lombardia, si informa che, a fronte di 21 dirigenti amministrativi previsti in organico, risultano presenti in 10; a fronte di 29 dirigenti tecnici, sono presenti in 6.
Tale situazione ha determinato a prevedere per la Lombardia un numero complessivo di 11 posti di funzione da conferire con il ricorso all'articolo 19, commi 5-
bis e 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, il più alto tra gli uffici scolastici regionali. L'incarico conferito al sopra citato funzionario rientra in questa fattispecie.
Per ciò che concerne la possibilità di procedere a nuove assunzioni, sono stati recentemente assunti 14 nuovi dirigenti amministrativi che hanno terminato il ciclo di attività formative previste dall'articolo 28, comma 6, del più volte citato decreto legislativo n. 165 del 2001.
Inoltre, secondo quanto previsto dall'articolo 39 della legge n. 449 del 1997 e sulla base della programmazione triennale del fabbisogno di personale, sono stati comunicati al Dipartimento per la funzione pubblica n. 10 posti di livello dirigenziale non generale da assumere al termine del corso-concorso bandito dalla Scuola superiore della pubblica amministrazione, ed è stata richiesta l'autorizzazione a bandire concorsi per complessivi 23 posti di dirigente di seconda fascia.
Attualmente, è in corso di svolgimento il concorso ordinario per l'assunzione di 145 posti di dirigente tecnico.
Infine, si fa presente che in data 21 marzo 2011, presso la sala consiliare del comune di Mantova, è stato regolarmente firmato il «Protocollo d'intesa per lo sviluppo del sistema dei poli universitari mantovani per la valorizzazione dei beni culturali e del patrimonio territoriale ed economico», senza che si manifestassero le contestazioni paventate nell'interrogazione, se non di un gruppo sparuto di giovani; anche le richieste degli studenti della facoltà di ingegneria che temevano la chiusura dei corsi a Mantova, hanno trovato, una soluzione condivisa.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

FEDI e BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il capitolo di bilancio 3153 dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri prevede l'erogazione di contributi ad enti che svolgano attività di promozione e di diffusione della lingua e cultura italiana in favore della collettività della circoscrizione consolare di riferimento, ai sensi della legge n. 153 del 1971 e del decreto legislativo n. 297 del 1994, articoli 625, comma 3, e 636;
l'assegnazione del contributo è basata su un preventivo nel quale sono chiaramente indicati introiti, spese di funzionamento didattico generale, spese per il personale docente e spese di funzionamento amministrativo-contabile;
l'ente gestore dichiara di impegnare le entrate (sia locali sia ministeriali) per lo svolgimento delle attività previste;
la richiesta di finanziamento e le spese indicate sono ben circoscritte e pertanto i controlli amministrativo-contabili devono essere indirizzati esclusivamente a questo settore in modo che risulti verificabile la destinazione del contributo e che

questo «non sia destinato a finalità diverse da quelle indicate nella richiesta»;
l'ente deve mettere «a disposizione i libri contabili e la relativa documentazione»;
deve esistere una stretta connessione contabile tra il bilancio preventivo e quello consuntivo e quanto dichiarato nel preventivo deve avere riscontro nel consuntivo;
la circolare n. 13 del 7 agosto 2003 dell'ufficio II, Direzione generale per l'integrazione europea e per le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri, ribadisce (paragrafo 5.2, dal punto 4 al punto 7) che i fondi erogati dal Ministero degli affari esteri «sono contributi e non finanziamenti» e che (punto 6) essi «non devono tradursi in un arricchimento patrimoniale»;
l'esame amministrativo-contabile si riferisce espressamente al contributo del Ministero degli affari esteri (e a quanto riportato nei bilanci preventivi e consuntivi) e non all'amministrazione generale dell'ente che, plausibilmente, può avere altre attività e altri programmi, finanziati con risorse proprie, che non rientrano nell'ambito delle iniziative previste dalla legge n. 153 del 1971 e che quindi non sono e non possono essere soggetti ai controlli ministeriali di cui trattasi -:
se non si ritenga opportuno procedere ad una fase di revisione della circolare 13 del Ministero degli affari esteri ed alla elaborazione e diffusione presso ambasciate e consolati di direttive che chiariscano la delicata situazione dei rapporti intercorrenti tra enti gestori e personale ministeriale addetto ai controlli amministrativo-contabili;
se non si ritenga analogamente indispensabile procedere ad una revisione dei criteri generali a cui debbono uniformarsi i controlli ispettivi, tenendo conto delle realtà dei singoli Paesi, della disponibilità di verifiche contabili localmente eseguite e di certificazione contabile che attestino sia l'adeguatezza che l'osservanza, da parte dell'ente gestore, delle prassi, procedure, norme e regole contabili ed amministrative previste dalle legislazioni locali;
se infine non si ritenga di dover instaurare una migliore collaborazione con gli enti, evitando che si assumano quelli che agli interroganti appaiono atteggiamenti di invadente diffidenza, decisamente non proporzionata, nei confronti di associazioni senza fini di lucro che soddisfano i requisiti di legge, in termini di trasparenza e gestione amministrativa, fissati dagli ordinamenti locali.
(4-07814)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Le vigenti disposizioni prevedono che contributi per le iniziative di promozione della lingua e della cultura italiana e di assistenza scolastica in favore delle collettività all'estero possono essere erogati ad organismi costituitisi, ai sensi della normativa locale, come enti senza fini di lucro e nel contempo specificano che «i fondi del capitolo 3153 del Mae sono contributi e non finanziamenti» (circolare ministeriale n. 13/2003).
È pertanto la natura stessa dei fondi in questione - nel quadro delle finalità istituzionali sottese alla politica di intervento in materia - che implica un'attività di verifica amministrativo-contabile non circoscritta esclusivamente alla rendicontazione del contributo stesso ma estesa all'intero bilancio di ciascun ente. Ciò allo scopo di accertare, da un lato, l'effettiva disponibilità di risorse, proprie per le attività da svolgere e, dall'altro, la destinazione dei contributi ministeriali alle sole iniziative per le quali sono stati assegnati. In tale contesto, come auspicato dall'interrogante, le sedi prendono atto anche delle eventuali risultanze di controlli, effettuati secondo le normative vigenti in materia, da parte di organismi locali, senza che ciò faccia venir meno le verifiche previste dalle disposizioni ministeriali.
La verifica svolta dall'amministrazione nei confronti delle iniziative poste in essere

attraverso gli enti gestori - sia sotto il profilo didattico che per gli aspetti amministrativo-contabili - costituisce quindi nel suo complesso un imprescindibile strumento di indirizzo e di garanzia della corretta gestione delle risorse fornendo, nel contempo, anche i necessari elementi utili alla valutazione della migliore allocazione delle risorse finanziarie disponibili.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in Thailandia, in particolare a Bangkok, tra il 10 aprile e il 19 maggio 2010, si verificarono manifestazioni e scontri di piazza e che le forze di sicurezza governative ricorsero a un uso eccessivo della forza, compreso l'impiego letale di armi e di «zone di scontri a fuoco», che portarono alla morte di settantaquattro manifestanti o passanti, undici membri delle forze di sicurezza, quattro medici e due giornalisti;
uno dei due giornalisti uccisi a Bangkok fu Fabio Polenghi, fotoreporter italiano di 45 anni, colpito mentre documentava l'avanzata dell'esercito thailandese verso l'accampamento del gruppo di opposizione politica al governo UDD «camicie rosse»;
Fabio Polenghi, che si trovava in Thailandia per conto di una rivista europea, è stato raggiunto da un colpo all'addome il 19 maggio 2010, durante l'assalto finale delle forze governative nella zona di Saladeng, a circa un chilometro dal centro dell'accampamento delle «camicie rosse». Secondo le ricostruzioni dell'epoca, l'esercito, dopo aver sfondato la barricata dei manifestanti antigovernativi, ha aperto il fuoco e cinque persone sono rimaste uccise, fra le quali anche il fotografo italiano;
a distanza di dodici mesi dall'evento, la famiglia Polenghi denuncia che, nonostante le continue pressioni attraverso i canali diplomatici, le autorità thailandesi non hanno dimostrato alcuna volontà tangibile di fare chiarezza su quanto accaduto né hanno fornito alcuna notizia, alcuna risposta esaustiva alle tante domande poste attraverso i canali istituzionali internazionali, nazionali e locali;
la famiglia Polenghi ha prodotto atti e documenti alla magistratura italiana nel tentativo di far attivare e agevolare il pieno svolgimento delle indagini con la speranza che questo potesse essere stimolo e incentivo per le autorità preposte affinché si accertassero le responsabilità di quanto accaduto;
di fronte alla totale indifferenza e inadeguatezza da parte delle autorità thailandesi la famiglia Polenghi ha preso atto che non vi è la volontà di portare a termine le indagini con accuratezza, rapidità e serietà;
ad oggi, infatti, non sono state rese note le circostanze e i risultati delle indagini da parte delle autorità thailandesi né risposte circa gli effetti personali del fotoreporter spariti nel nulla. La macchina fotografica, ad esempio, è sparita per mano di un uomo che non è stato ancora identificato dalle autorità locali nonostante le innumerevoli immagini che fin dal momento immediatamente successivo all'evento sono state diffuse e messe a disposizione delle autorità investigative, oltre ad essere accessibili a tutti su Internet;
l'avvocato Robert Amsterdam dello studio Amsterdam & Peroff LLP per conto del National United Front for Democracy against Dictatorship (UDD) ha citato lo Stato della Thailandia davanti alla Corte internazionale di giustizia de L'Aja per crimini contro l'umanità avvenuti nei mesi di aprile e maggio dello scorso anno durante gli scontri tra le forze di sicurezza thailandesi e le «camicie rosse» -:
quali iniziative siano state intraprese dal Ministro degli affari esteri e dal Governo italiano nei confronti delle autorità

thailandesi al fine di fare chiarezza su quanto accaduto e sulle loro eventuali responsabilità, anche in ottemperanza a quanto sancito dalle norme internazionali applicabili;
se il Ministro della giustizia abbia elementi di informazione, fatto salvo il segreto investigativo, su un'indagine eventualmente aperta dalla procura competente, anche alla luce della cooperazione che dovrebbe essere stata prestata dal Governo thailandese sulla base dei trattati bilaterali vigenti.
(4-12020)

Risposta. - Secondo quanto riferito dal Ministero della giustizia, non risulta pendente alcun procedimento relativo all'omicidio del cittadino italiano Fabio Polenghi. L'apertura di un provvedimento per fatti come quello in esame, è infatti subordinata a richieste che provengano dalle autorità giudiziarie eventualmente titolari dei relativi procedimenti penali.
Il Ministero degli affari esteri ha seguito da vicino la questione, non tralasciando occasione per richiamare le autorità thailandesi alle loro responsabilità. A partire dal maggio 2010, l'Ambasciata a Bangkok ha svolto passi, a più riprese, presso una molteplicità di interlocutori locali, sia a livello politico - Primo Ministro Abhisit, Vice Primo Ministro Suthep e Ministro degli Esteri Kasit - che tecnico - Presidente della Commissione d'inchiesta sulle violenze occorse, funzionari diplomatici del Ministero degli esteri, Polizia, Dipartimento indagini speciali - al fine di ricevere informazioni circa l'andamento delle indagini e sottolineare l'importanza attribuita dall'Italia al caso.
L'azione italiana si è esplicata anche attraverso l'Unione europea, la quale ha rivolto vari appelli al Governo thailandese al fine di assicurare indagini concrete e trasparenti.
Nel dicembre 2010, il Ministro degli affari esteri Frattini, nel corso di un incontro a Roma con il suo omologo thailandese, Piromya, ha manifestato preoccupazione per l'assenza di risultati delle indagini, esprimendo l'auspicio di ricevere al più presto aggiornamenti rilevanti al riguardo.
Anche a seguito delle pressioni italiane, nell'aprile 2010 ha avuto luogo una sessione della Commissione di inchiesta appositamente consacrata al caso Polenghi, alla quale l'Ambasciata a Bangkok ha presenziato in qualità di osservatore.
Nel maggio 2010 la suddetta Ambasciata ha ottenuto un incontro con il Dipartimento indagini speciali in presenza della signora Elisabetta Polenghi, sorella del defunto, alla quale è stato permesso di registrare l'intera riunione in audio e video.
Nell'occasione, gli investigatori hanno informato che il caso resta ancora insoluto - come la maggior parte delle morti occorse durante i disordini, circa 60 su 89, - non essendosi potuti reperire né testimoni oculari né prove di altro genere che consentissero di ricostruire l'accaduto. Inoltre, la macchina fotografica del connazionale non è stata rinvenuta né tantomeno è stato identificata la persona che, secondo alcune immagini scattate subito dopo il delitto, se ne sarebbe impadronita.
Il Dipartimento indagini speciali ha fornito all'Ambasciata copia del rapporto tecnico del sopralluogo effettuato sul luogo dell'uccisione, al quale ha anche partecipato il Vice Questore della Polizia di Stato in forza presso l'Ambasciata.
Il Ministero degli affari esteri continuerà a seguire con la massima attenzione la questione e a fare pressione sulle autorità thailandesi affinché vengano completate le indagini in modo approfondito.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

GALATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Per sapere - premesso che:
secondo un recente rapporto denominato «Spettatori e vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico. Analisi dell'efficienza del sistema di protezione», presentato a Roma da Save the Children e dal Garante dei diritti dell'infanzia

del Lazio, nell'ambito del progetto comunitario Daphne III, sono almeno 400 mila i minori in Italia che assistono a episodi di violenza in casa;
a subire maltrattamenti fisici, psicologici, economici sono le loro madri, vittime per lo più di mariti o partner. Ma la presenza in casa dei bambini nell'atto della violenza provoca ai «piccoli spettatori» traumi e conseguenze uguali a quelli di un bambino che abbia subito direttamente violenza;
in particolare - si legge nel rapporto, che cita dati Istat del 2006 - sono 6 milioni e 743 mila le donne fra i 16 e i 70 anni (il 31,9 per cento delle donne in questa fascia d'età) ad aver subito nella propria vita una violenza: di tipo fisico (18,8 per cento), sessuale (23,7 per cento), psicologico (33,7 per cento) o di stalking (18,8 per cento). Il 14,3 per cento dichiara di averla subita dal proprio partner. Tra di loro, 690 mila avevano figli al momento della violenza e il 62,4 per cento ha dichiarato che i figli sono stati testimoni di uno o più episodi di violenza;
Save the Children e il Garante dei diritti per l'infanzia del Lazio calcolano quindi che siano almeno 400 mila i bambini costretti ad assistere alle violenze sulla madre raramente (nel 19,6 per cento dei casi), a volte (20,2 per cento) o spesso (22,6 per cento). Nel 15,7 per cento dei casi, ammettono le madri, è anche esistito il rischio di un loro coinvolgimento diretto;
per porre un freno a tale fenomeno Save the Children ha rinnovato il suo appello alle istituzioni con proposte chiare come l'istituzione del garante nazionale per l'infanzia, l'avvio di una campagna di sensibilizzazione per vittime e operatori e il sostegno con risorse adeguate della rete dei centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale -:
quali iniziative il dipartimento per le politiche della famiglia intenda assumere per contrastare il fenomeno della «violenza assistita», anche avviando una riflessione su quanto proposto da Save the Children.
(4-11084)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante dopo avere illustrato i dati salienti del rapporto denominato «Spettatori e vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico» presentato da Save the children e dal Garante dell'infanzia del Lazio, chiede quali iniziative il Dipartimento per le politiche della famiglia intenda assumere per contrastare tale fenomeno che emerge dal citato rapporto.
A tale riguardo, innanzitutto, appare opportuno segnalare che il governo è consapevole della necessità di iniziative volte a contrastare il fenomeno della violenza assistita che coinvolge i minori nell'ambito familiare.
In proposito, l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ha elaborato il terzo Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, approvato dal Consiglio dei ministri il 17 dicembre 2010. Un piano che disegna le politiche nazionali in materia per il prossimo biennio, indicando linee strategiche e impegni concreti, potenziando e coordinando le azioni svolte dalle pubbliche amministrazioni, dalle regioni e dagli enti locali.
Come recita il Piano la sua finalità generale «è quella di attuare su tutto il territorio nazionale percorsi a protezione del minore e della sua famiglia grazie ad azioni di consolidamento e di messa a sistema degli interventi che facilitino l'utilizzo di un'adeguata rete di servizi capaci di sostenere la funzione genitoriale. L'obiettivo della tutela dei diritti dei minori si raggiunge sganciandosi dall'ottica dell'emergenza ed intervenendo sulla famiglia e sulle politiche per il suo sostegno e per il rafforzamento dei servizi di accompagnamento della genitorialità, promuovendo interventi di educativa domiciliare e di modulazione delle risorse accoglienti, investendo sulle buone prassi, sulle procedure e sull'interconnessione dei diversi saperi e conoscenze».

Nell'ambito di queste finalità è stata declinata una serie di obiettivi/azioni che spaziano dal rafforzamento della qualità delle strutture residenziali ai fini educativi, tutelari e riparativi per bambini ed adolescenti temporaneamente allontanati dalla famiglia, fino al completamento del quadro legislativo del sistema delle tutele dall'abuso e dal maltrattamento, ivi compresa la violenza assistita.
È utile richiamare, al riguardo, due specifiche azioni del Piano.
La prima azione denominata «Interventi sulle strutture di accoglienza residenziale per minori» (cod. A-10), parte dall'esigenza di garantire che il disagio delle famiglie, dei bambini e degli adolescenti, anche vittime di violenza assistita, possa innanzitutto essere accolto, sostenuto e accompagnato attraverso la presa in carico da parte di un servizio pubblico e di un professionista qualificato.
La seconda azione, denominata «Sistema delle tutele dei minori e protezione dei minori dall'abuso e dai maltrattamento» (cod. B-06), prevede il completamento del quadro legislativo del sistema delle tutele dall'abuso e dal maltrattamento a misura di bambino e delle sue esigenze di cura con:
la formazione, l'informazione e la sensibilizzazione degli operatori, dei bambini e del grande pubblico;
lo sviluppo e il rafforzamento di servizi per la rilevazione precoce dell'abuso e le cure tempestive delle conseguenze post-traumatiche per bambini e adolescenti vittime di abusi sessuali e dei maltrattamenti (fisici, psicologici, violenza assistita) e degli autori di reati ai danni di minori;
l'adeguamento della normativa penale e del percorso processuale di protezione per i reati di abuso commessi ai danni di minori.

Infine, si segnala la recente approvazione definitiva del disegno di legge recante l'istituzione del Garante nazionale per l'infanzia, che opererà nel rispetto degli standard internazionali in materia, previsti dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e l'adolescenza.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento ad un documento che è stato distribuito in alcune scuole di San Giovanni in Persiceto in cui vengono descritte situazioni scolastiche confrontate negli anni che non risultano assolutamente corrispondenti alla realtà dei fatti e che, a parere dell'interrogante, sono l'ennesimo tentativo di strumentalizzazione messo in atto da chi, per partito preso, ha deciso di colpire la scuola per colpire l'attuale Governo;
già con precedenti atti di sindacato ispettivo l'interrogante ha fatto presente la pesante situazione di politicizzazione che ha raggiunto livelli esasperati nelle scuole di Bologna e provincia dove è in corso, da parte di frange del corpo docente che appaiono estremamente ideologizzate, politicizzate e refrattarie al pieno rispetto di una legge votata dal Parlamento, una sistematica disinformazione sulla riforma della scuola italiana -:
se il Ministro interrogato intenda promuovere iniziative ispettive per verificare quella che all'interrogante appare una grave situazione di intolleranza e di mancata applicazione della legge di riforma della scuola votata legittimamente dal Parlamento mantenendo alta la vigilanza sul comportamento di certi docenti e dirigenti scolastici che, soprattutto in provincia di Bologna ed in Emilia Romagna, a giudizio dell'interrogante, continuano a venire meno al loro dovere di lealtà verso lo Stato, facendo prevalere logiche di militanza politica e partitica sui loro compiti essenziali di garantire la funzione educativa nell'interesse della collettività.
(4-12235)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante fa riferimento ad un documento, distribuito in alcune scuole di San Giovanni in Persiceto a contenuto politico, con il quale sarebbe stata portata avanti opera di disinformazione riguardo alla riforma scolastica, allo scopo di colpire l'attuale Governo. Inoltre, l'interrogante ricorda di aver più volte segnalato, in altri atti di sindacato ispettivo, la pesante situazione di politicizzazione in atto nelle scuole di Bologna e provincia e chiede che vengano disposte visite ispettive per gli opportuni accertamenti.
Si conferma anche nel presente caso che questa amministrazione condivide le preoccupazioni esposte dall'interrogante e non manca di assumere tutte le iniziative utili affinché gli operatori scolastici, pur nel rispetto della libertà di insegnamento, adeguino la propria attività didattica esclusivamente alla crescita culturale dei giovani e alla trasmissione della cultura e del sapere, senza alcuna prevaricazione di parte.
Per quanto riguarda il caso specifico oggetto dell'interrogazione in esame, si informa che è stata interessata in merito la direzione scolastica regionale per l'Emilia-Romagna.
Il responsabile di detto ufficio ha immediatamente sottoposto la questione al dirigente del competente ambito territoriale, il quale, esperite le opportune verifiche, ha comunicato che non risulta notizia circa la distribuzione, nelle tre istituzioni scolastiche di San Giovanni in Persiceto, di documenti di tipo politico come quelli descritti.
È stata assicurata, ad ogni buon conto, una costante vigilanza affinché iniziative di questo tipo siano del tutto precluse nelle sedi istituzionali.
Relativamente alle valutazioni espresse in ordine alla mancata applicazione delle leggi di riforma della scuola, è stato, altresì, assicurato che i nuovi assetti ordinamentali previsti sono stati regolarmente avviati nell'anno scolastico 2010/2011 in tutte le istituzioni scolastiche dell'Emilia-Romagna. L'ufficio scolastico regionale sta svolgendo un'intensa attività di accompagnamento al processo di riforma con molteplici iniziative, cui partecipano costantemente anche docenti e dirigenti scolastici delle scuole di Bologna.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

GIAMMANCO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
i proprietari del circo Embell Riva hanno chiesto l'aiuto del Ministero degli affari esteri per rientrare dalla Siria. Il circo sarebbe bloccato nel Paese mediorientale a causa di una truffa. L'impresario egiziano che ha curato la tournée siriana avrebbe «venduto» il circo per poi dileguarsi e ora i circensi hanno chiesto l'aiuto della Farnesina poiché la Siria concede loro di lasciare il Paese, ma senza gli animali, che verrebbero abbattuti;
già a gennaio 2011 il Ministero degli affari esteri aveva inviato una nave in Tunisia per recuperare uomini e animali del circo Bellucci, rimasto bloccato in mezzo ai tumulti di piazza senza cibo né acqua. E nel 2010 il circo Darix Togni-Florilegio fu costretto a una rocambolesca fuga dall'Iran, a causa di disordini interni;
le tournée all'estero dei circhi italiani si stanno confermando dei veri e propri incubi per gli animali, soprattutto se queste si svolgono in Paesi che non offrono garanzie di stabilità o di una tranquilla permanenza;
i turisti, decidendo di recarsi in questi Paesi contro gli inviti alla prudenza, lo fanno di propria volontà mentre gli animali del circo non hanno alcuna possibilità di scelta, sono assolutamente dipendenti dai loro padroni e in caso di emergenza sono sacrificabili e rischiano di perdere la vita;

recuperare turisti ha un costo, recuperare un circo ne ha un altro, ben più alto -:
quali forme di controllo siano state messe in atto nei confronti dei circhi che hanno chiesto e ottenuto contributi per l'attività svolta all'estero (particolarmente in Paesi terzi) in conformità all'articolo 10 del decreto ministeriale 20 novembre 2007, e successive modificazioni ed integrazioni, specificatamente per quanto attiene alla loro idoneità a rappresentare la cultura italiana nel mondo e se si ritenga necessario fissare limiti alle tournée estere dei circhi italiani, tanto più in Paesi considerati a rischio, e far firmare loro prima di tali tournée una dichiarazione di responsabilità oggettiva ai circhi che ritengono di recarsi in Paesi a rischio.
(4-10838)

Risposta. - Come premessa al caso sollevato con l'interrogazione in esame, è opportuno ricordare che il decreto ministeriale 20 novembre 2007, recante criteri e modalità di erogazione di contributi in favore delle attività circensi e di spettacolo viaggiante, all'articolo 10 prevede la concessione di contributi agli esercenti circensi per le attività da svolgersi all'estero, a condizione che essi posseggano determinati requisiti soggettivi ed oggettivi (quali, possesso da almeno 3 anni della licenza di cui all'articolo 60 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, svolgimento di almeno 150 rappresentazioni nel biennio precedente, e di non oltre 8 mesi di attività all'estero, effettuazione di almeno 90 rappresentazioni in Italia).
Per accedere a tutte le tipologie di contributi del settore circense, l'articolo 4 comma 1, lettera
f) dello stesso decreto ministeriale, stabilisce il requisito soggettivo di «non aver riportato condanne per i delitti di cui ai titolo IX-bis del libro II del codice penale, e non aver commesso ogni altra violazione e di disposizioni normative statali e dell'Unione europea in materia di protezione degli animali».
Successivamente, all'articolo 7, il decreto prevede anche la decadenza dal contributo nel caso di condanna definitiva per i reati sopraindicati.
Annualmente il Ministero dei beni e delle attività culturali procede alla verifica del possesso di tale requisito richiedendo direttamente alla procura della Repubblica i certificati del casellario giudiziale.
Negli ultimi anni sono state respinte varie domande di contributo nei casi in cui erano risultate condanne per i reati sopracitati.
Da tali verifiche è risultato che il signor Roberto Bellucci, titolare del circo Embell Riva, non è mai stato condannato per tale tipo di reato.
Inoltre, nei casi in cui si ha notizia di non corretto trattamento degli animali si dispongono anche verifiche da parte del servizio veterinario della Asl competente, verifiche ovviamente possibili solo se il circo svolge l'attività sul territorio italiano.
Ogni anno vengono sovvenzionati dal fondo unico per lo spettacolo circa 15 imprese circensi per l'attività all'estero.
Ogni
tournée ha la durata di circa 3-4 mesi. Tale durata, particolarmente lunga rispetto alle tournées degli altri settori dello spettacolo pure sovvenzionati, è dovuta sia ai costi elevati dei trasporti delle strutture circensi particolarmente complesse e degli animali, sia alla difficoltà di reperire in Italia «piazze» disponibili nel corso di tutto l'anno.
Il caso del circo Embell Riva è ben noto al Ministero degli affari esteri e all'ambasciata d'Italia a Damasco, che l'ha sostenuto fin dal suo arrivo in Siria nell'agosto 2010. A seguito della truffa subita dal circo, infatti, l'ambasciata si è adoperata da subito presso le autorità siriane, su richiesta del circo stesso, per favorire la continuazione della
tournée e percepite così gli introiti necessari a consentire un progressivo rientro dal danno economico e il successivo ritorno in Italia.
L'ambasciata, in particolare, ha effettuato ripetuti interventi ad alto livello presso le autorità siriane per ottenere le necessarie autorizzazioni alla permanenza del circo. Consapevole dei rischi di sicurezza per il circo, inoltre, l'ambasciata ha più volte incoraggiato i responsabili a lasciare

il Paese, ben prima dell'inizio dei disordini. Tali ripetuti suggerimenti non sono stati presi in considerazione se non quando, a disordini iniziati, il circo ha richiesto il rimpatrio a carico dello Stato, fornendo peraltro con ritardo i dati richiesti dall'ambasciata per consentire la partenza, e rendendo pertanto più gravosa l'attività di assistenza a causa della crescente situazione d'instabilità.
Iniziati i disordini, in ogni caso, l'ambasciata ha immediatamente chiesto e ottenuto dalle autorità siriane, d'intesa con l'unità di crisi della Farnesina, una specifica cornice di sicurezza per il circo, al fine di agevolarne la successiva uscita dal Paese. L'unità di crisi ha quindi noleggiato il 24 maggio 2011 un traghetto per il trasporto del circo (mezzi, persone e animali) fino a Brindisi, località di destinazione indicata dai responsabili. Gli animali hanno successivamente trascorso il prescritto periodo di quarantena presso la fiera del Levante di Bari, in collaborazione con la locale Asl e grazie alla disponibilità del direttore generale del comune di Bari.
Tale risultato è stato possibile anche grazie all'atteggiamento costruttivo del Ministero della salute che, considerata la situazione di grave emergenza, ha acconsentito per quanto di competenza all'ingresso in Italia degli animali che il circo aveva al seguito.
Circa l'opportunità di avvisi per i circhi sugli spostamenti all'estero, il nostro Ministero, attraverso il sito «Viaggiare Sicuri», informa dettagliatamente i cittadini e le imprese sulle situazioni di rischio, con l'intento di facilitare progetti di viaggio e di affari sulla base di dati aggiornati e verificati. Le imprese circensi, pertanto, possono utilizzare tali strumenti per effettuare autonome valutazioni sul rischio economico e di sicurezza delle
tournées all'estero, assumendo peraltro tutte le necessarie precauzioni sotto i profili assicurativi, economici e gestionali.
Circa le modalità d'intervento a favore dei circhi coinvolti in situazioni d'instabilità all'estero, l'unità di crisi della Farnesina interviene attraverso i fondi normalmente utilizzati per le evacuazioni dei connazionali (peraltro attualmente esauriti, a seguito delle crisi intercorse nei primi mesi del 2011.
Si segnala inoltre che già durante l'evacuazione dei cittadini italiani dalla Tunisia la Farnesina aveva espressamente affittato un traghetto per il rimpatrio di un altro circo della famiglia Bellucci, titolare del circo Embell Riva.
In definitiva si ritiene che la normativa sanitaria nazionale e le procedure di assistenza ai connazionali e alle imprese all'estero, circhi compresi, siano adeguate alle necessità e che gli strumenti di prevenzione e reazione non manchino, come testimoniato peraltro dalle operazioni di evacuazione dei connazionali effettuate di recente e con successo da Tunisia, Egitto, Libia e Giappone. Va tuttavia notato che l'osservanza delle raccomandazioni di prevenzione e della normativa vigente, inclusa quella sanitaria, diventa condizione necessaria per evitare fattori di rischio per i cittadini e le imprese in situazioni d'instabilità all'estero.
Pertanto, non si può che continuare ad incoraggiare i connazionali e le società, a partire proprio dai circhi, ad osservare le leggi vigenti e conformarsi alle raccomandazioni diffuse da questo Ministero e dalla rete diplomatico-consolare.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a tre anni dalla simultanea caduta in recessione, Italia, Germania e Francia marcano stadi di avanzamento diversi sul sentiero della ripresa. A fine 2010 l'Italia ha recuperato un quarto della flessione del Pil. Per l'economia tedesca è ormai vicino il traguardo del completo ripiano. I numeri dell'occupazione, più di quelli del Pil, segnano le differenze. Nel quarto trimestre del 2010, il tasso totale di occupazione è salito in Germania al 71,7 per cento quasi

due punti al di sopra del 70 per cento della fine del 2007. Alla Francia manca circa un punto per tornare ai livelli ante-crisi. Per l'Italia il divario residuo da colmare è più elevato: a fine 2010 il tasso di occupazione si è attestato al 57 per cento rispetto al 58,7 per cento del quarto trimestre del 2007. Le differenze aumentano sul fronte dell'occupazione giovanile. In Germania, il tasso di occupazione di chi ha tra i 15 e i 24 anni a fine 2010 è già sopra il valore ante-recessione. Per la Francia c'è ancora un 1,5 da recuperare. In Italia il tasso di occupazione nella fascia tra 15 e 24 anni risulta diminuito di oltre il 3 per cento. Prima della recessione in Italia era occupato un giovane su 4. Alla fine del 2010 il numero degli occupati è sceso a uno su 5;
le peculiarità del caso italiano non si fermano qui. Ad attrarre l'attenzione è la differenza di andamento tracciata dall'occupazione degli stranieri. Negli ultimi tre anni la consistenza complessiva degli occupati è diminuita in Italia di 390mila unità. All'interno del totale, la voce «stranieri» ha però fatto registrare un aumento di ben 560 mila occupati. Questo vuol dire che il calo degli occupati italiani nel periodo si è avvicinato al milione di persone. Alla fine del 2007 gli occupati stranieri erano di 1,6 milioni, pari al 6 per cento del totale degli occupati. Dopo tre anni gli occupati stranieri sono 2,1 milioni e la loro quota è salita oltre il 9 per cento del totale. L'apporto dell'occupazione straniera si differenzia su base professionale e territoriale. Negli ultimi tre anni i lavoratori privi di specifiche qualificazioni sono aumentati di quasi 400 mila unità e restano la maggioranza dei nuovi occupati stranieri. Accanto a questo imponente afflusso di «low wage jobs» c'è un significativo incremento della manodopera più qualificata. Sono oltre 50 mila gli stranieri che hanno trovato occupazione come «conduttori di impianti», ovvero fonditori, quadristi elettrici, conduttori di caldaie e così via. Aumentano di 80 mila unità gli stranieri occupati come artigiani, operai specializzati e agricoltori. Riguardo alle ripartizioni geografiche, il Nord da solo assorbe oltre la metà dell'incremento dell'occupazione straniera degli ultimi tre anni, con 300 mila dei 560 mila nuovi occupati;
le dinamiche dell'occupazione mostrano un panorama in movimento e ricco di differenze. A fronte di un recupero più lento che in altri paesi, le diversità di andamento tra singole disaggregazioni denunciano l'esistenza di qualcosa che va al di là del prolungato metabolismo di una grave recessione: sono i problemi strutturali di un difficile rapporto tra domanda e offerta di lavoro, di professioni e di mestieri nel quadro di un'economia in profondo cambiamento; è il paradosso della coesistenza tra disoccupazione e posti vacanti. Il nostro è un paese dove convivono oltre 2 milioni di giovani che non lavorano e non studiano insieme a un tessuto di piccole imprese che, come documentano le analisi di Confartigianato, stentano a trovare manodopera qualificata per mestieri che vanno dal cuoco al sarto, dal carrozziere e al conduttore di robot. Una migliore corrispondenza tra domanda e offerta va ricercata a livello culturale, oltre che economico e legislativo: si tratta di ridare dignità sociale e «mediatica», a mestieri troppo spesso trascurati, orientando i giovani e rifocalizzando i rapporti tra scuole, aziende e società. In Germania i 200 mila apprendisti metalmeccanici che si preparano ad un ingresso permanente nel mondo del lavoro, ricevendo dai 500 agli 800 euro al mese non si sentono certo inferiori ai loro coetanei studenti universitari. Anche in Italia i vecchi mestieri e le nuove frontiere dei «green» e dei «white jobs» - le filiere occupazionali nei settori delle energie rinnovabili e dei servizi alla persona - possono dare un contributo importante a ridurre le disuguaglianze e tonificare la ripresa complessiva dell'occupazione -:
quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di creare una diretta collaborazione fra aziende e studenti, in modo da recuperare quelle attività lavorative,

tipicamente artigianali, che stanno scomparendo.
(4-11787)

Risposta. - Nell'interrogazione in esame, rivolta a questa amministrazione, al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l'interrogante chiede di conoscere gli interventi finalizzati a «creare una diretta collaborazione fra aziende e studenti, in modo da recuperare quelle attività tipicamente artigianali, che stanno scomparendo».
Al riguardo, si comunica quanto segue.
Premesso che i risultati delle indagini cui si fa riferimento nell'interrogazione costituiscono preziosi materiali per le attività di orientamento da realizzare - nell'ambito del complessivo sistema educativo - nei confronti dei giovani nella fascia dell'obbligo formativo, va precisato che l'offerta di formazione per le figure professionali segnalate riguarda specificamente il sistema di istruzione e formazione professionale di esclusiva competenza regionale.
Risulta utile esporre sinteticamente il quadro normativo di riferimento in materia.
Attualmente l'istruzione professionale è disciplinata dal capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005, dall'articolo 13 della legge n. 40 del 2007, dall'articolo 64, comma 4-
bis della legge n. 133 del 2008, dal decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87 (Regolamento di riordino dell'istruzione professionale).
In base alle disposizioni contenute nei suddetti provvedimenti normativi; il sistema del secondo ciclo è composto dal sistema di istruzione secondaria superiore, articolato in licei, istruzione tecnica e istruzione professionale, nonché dal sistema di istruzione e formazione professionale che, come già detto, è di competenza delle regioni.
In particolare, con il sopra citato regolamento di riordino degli istituti professionali è stata profondamente modificata l'identità di tali istituti, prevedendo, nel nuovo assetto, solo il rilascio, previo superamento dell'esame di Stato, del diploma di istruzione secondaria superiore al termine di un percorso di durata quinquennale e demandando alle regioni, per effetto della modifica del titolo V della Costituzione, l'offerta di percorsi di istruzione e formazione triennali e quadriennali che si concludono rispettivamente con il rilascio dei titoli di qualifica e dei diplomi professionali. In altre parole, agli istituti professionali, in linea con le indicazioni dell'Unione europea, si è inteso affidare prioritariamente il compito di far acquisire agli studenti - per un limitato numero di ampi indirizzi correlati a settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese - una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale che consenta di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del mondo del lavoro ma anche per l'accesso all'università e all'istruzione tecnica superiore.
Si fa presente, altresì, che ai sensi della vigente normativa gli istituti professionali possono rilasciare le qualifiche e i diplomi professionali solo in regime di sussidiarietà, sulla base delle linee guida previste dall'articolo 13, comma 1-quinquies della legge n. 40 del 2007, richiamata all'articolo 2, comma 3 del sopra citato decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010. A seguito dell'intesa sancita in sede di Conferenza unificata il 16 dicembre 2010, con decreto ministeriale n. 4 del 18 gennaio 2011 sono state adottate le previste linee guida, riguardanti la realizzazione di organici raccordi tra i percorsi degli istituti professionali e i percorsi di istruzione e, formazione professionale.
Ciò preliminarmente precisato, si segnalano le sotto indicate azioni finalizzate ad un più efficace raccordo tra il mondo dell'istruzione e quello dell'istruzione e formazione professionale e il mondo del lavoro:
l'avvio dal corrente anno scolastico del riordino degli istituti tecnici e degli istituti professionali di cui, rispettivamente, ai suddetti decreti del Presidente della Repubblica n. 88 e n. 87 del 2010.

Relativamente al riordino degli istituti tecnici, le nuove norme si caratterizzano

per la centralità delle attività di laboratorio, per la maggiore autonomia e flessibilità dell'offerta formativa al fine di recuperare e valorizzare settori produttivi strategici per l'economia del Paese e con l'obiettivo di creare un rapporto più stretto con il mondo del lavoro e delle professioni, attraverso la più ampia diffusione di stage, tirocini e l'alternanza scuola lavoro.
Riguardo poi al riordino degli istituti professionali, fermo restando quanto sopra precisato circa l'assetto normativo dell'istruzione professionale e dell'istruzione e formazione professionale di competenza regionale, si è riaffermata l'identità di questo tipo di scuola - istituti professionali - nell'ambito dell'istruzione superiore; ciò per consentire ai giovani l'acquisizione delle conoscenze e competenze necessarie per ricoprire ruoli tecnici operativi nei settori produttivi di riferimento e per dare risposte precise in ordine alle possibilità d'inserimento nel mondo del lavoro e per il proseguimento degli studi all'università. Inoltre, viene superata la sovrapposizione con l'istruzione tecnica e si pongono le basi per un raccordo organico con il sistema di istruzione e formazione professionale che, come già detto, è di competenza delle regioni;

la messa a regime dei percorsi di istruzione e formazione professionale a partire dall'anno scolastico 2010-2011, per il conseguimento di qualifiche professionali triennali e diplomi professionali quadriennali (accordo in Conferenza Stato-Regioni del 29 aprile 2010);
l'avvio dall'anno scolastico 2011-2012 dei percorsi formativi, di durata biennale, degli Istituti tecnici superiori (Its), ai quali si accede con il possesso del diploma di istruzione secondaria superiore. Gli Its; istituiti nell'ambito dei piani territoriali deliberati dalle regioni, rappresentano un canale formativo di livello post secondario parallelo ai percorsi accademici. Hanno come ente di riferimento un istituto tecnico o un istituto professionale e rilasciano il «diploma di tecnico superiore» valevole su tutto il territorio nazionale. Si tratta in sostanza di «scuole speciali di tecnologia», costituite con l'obiettivo di fornire ai giovani diplomati una formazione specialistica nelle aree tecnologiche strategiche per lo sviluppo del Paese;
le norme introdotte dalla legge n. 183 del 4 novembre 2010 - articolo 48, comma 8 - che ha previsto la possibilità di assolvere l'obbligo di istruzione anche nei percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione di cui all'articolo 48 del decreto legislativo n. 276 del 2003;
le intese stipulate tra questo Ministero, il Ministero del lavoro e varie regioni, per realizzare percorsi di apprendistato valevoli per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e del diritto-dovere.

Passando alle iniziative assunte congiuntamente con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si segnala il Programma d'azione «Italia 2020» del 23 settembre 2009, finalizzato alla occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro. Il Piano traccia le linee di azione comuni ai due Ministeri, da perseguire attraverso una «cabina di pilotaggio» condivisa, per costruire un nuovo rapporto integrato tra sistema formativo e mondo del lavoro.
Nello specifico sono state individuate sei aree di intervento per:
facilitare la transizione dalla scuola al lavoro;
rilanciare l'istruzione tecnico-professionale;
ripensare l'utilizzo dei tirocini formativi, promuovere le esperienze di lavoro nel corso di studi, educare alla sicurezza sul lavoro, costruire sin dalla scuola e dalla università la tutela pensionistica;
ripensare il ruolo della formazione universitaria;
aprire i dottorati di ricerca al sistema produttivo e al mercato del lavoro;
rilanciare il contratto di apprendistato.

A quest'ultimo proposito - rilancio del contratto di apprendistato - si informa che il Consiglio dei ministri, nella seduta del 28 luglio 2011, ha approvato in via definitiva il nuovo Testo unico sull'apprendistato. Il provvedimento riforma tale istituto quale contratto di lavoro a tempo indeterminato finalizzato all'occupazione e alla formazione dei giovani, rendendolo omogeneo su tutto il territorio nazionale. In sintesi, le diverse tipologie di apprendistato previste sono:
a) l'apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale. Con questa tipologia contrattuale possono essere assunti in tutti i settori di attività, anche per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione, i soggetti che abbiano compiuto i 15 anni e fino al compimento del 25o anno di età. La durata del contratto è determinata in considerazione della qualifica o del diploma da conseguire e non può in ogni caso essere superiore, per la sua componente formativa, a 3 anni ovvero 4 nel caso di diploma quadriennale regionale;
b) l'apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere. Con questa tipologia contrattuale possono essere assunti, in tutti i settori di attività, pubblici o privati, con contratto di apprendistato professionalizzante o di mestiere per il conseguimento di una qualifica professionale a fini contrattuali, i soggetti di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Per i soggetti in possesso di una qualifica professionale, conseguita ai sensi del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, il contratto di apprendistato professionalizzante o di mestiere può essere stipulato a partire dal 17o anno di età;
c) l'apprendistato di alta formazione e ricerca. Con questo strumento, possono essere assunti in tutti i settori di attività, pubblici o privati, con contratto di apprendistato per attività di ricerca, per il conseguimento di un diploma di istruzione secondaria superiore; di titoli di studio universitari e della alta formazione, compresi i dottorati di ricerca, per la specializzazione tecnica superiore di cui all'articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144, con particolare riferimento ai diplomi relativi ai percorsi di specializzazione tecnologica degli istituti tecnici superiori di cui all'articolo 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2008, nonché per il praticantato per l'accesso alle professioni ordinistiche o per esperienze professionali, i soggetti di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Per soggetti in possesso di una qualifica professionale conseguita ai sensi del decreto legislativo n. 226 del 2005, il contratto di apprendistato di alta formazione può essere stipulato a partire dal 17o anno di età.

Come comunicato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali con nota del 14 giugno 2011 in riferimento all'interrogazione in epigrafe, oltre a quelle anzidette, vi sono anche altre iniziative rivolte alla finalità oggetto dell'interrogazione ed in particolare quelle appresso indicate.
In data 22 dicembre 2010, il Ministero del lavoro ed il Formez Pa hanno sottoscritto una convenzione di durata annuale per la realizzazione del progetto «Promuovere il Lavoro e le Pari opportunità nella Rete Educativa attraverso azioni sviluppate e finanziate dall'Ufficio della Consigliera nazionale di Parità». Tale progetto persegue l'obiettivo generale di promuovere, tra le studentesse e gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, preferibilmente degli istituti tecnici, l'informazione e la conoscenza delle regole, dei contesti e delle possibilità di inserimento e crescita occupazionale nel settore pubblico e in quello privato, delle politiche attive del lavoro sotto il profilo della realizzazione delle pari opportunità. Tra gli obiettivi specifici si segnala quello della realizzazione di attività di accompagnamento informativo rivolte alle studentesse e agli studenti (almeno 1.800 unità), attraverso la collaborazione di 240 tra docenti e dirigenti scolastici, per la diffusione, all'interno delle scuole secondarie di secondo grado, della conoscenza delle regole del mondo del lavoro e degli strumenti, tradizionali ed innovativi, utili al migliore inserimento occupazionale quali: l'utilizzo del web per cercare lavoro (per esempio l'uso di cliclavoro); la definizione del curriculum; le nuove professioni e i servizi alla persona nella città che cambia:

i contratti di lavoro; il lavoro accessorio e i voucher; il tirocinio, l'apprendistato; i percorsi di alternanza scuola lavoro; la sicurezza sul lavoro; il lavoro pubblico, privato e il lavoro autonomo; i percorsi professionali; i servizi per il lavoro; gli enti bilaterali; i consulenti del lavoro; le Agenzie del lavoro e il lavoro interinale.
E ancora, nel corso della programmazione Fse 2007-2013, per gli anni 2009-2010, il Ministero del lavoro - direzione generale del mercato del lavoro - ha finanziato con il supporto tecnico di Italia lavoro e Isfol, diversi progetti finalizzati al miglioramento delle condizioni delle fasce di soggetti svantaggiati, tra i quali rientrano i giovani inoccupati/disoccupati.
Tra le azioni finanziate rivolte ad analizzare la disoccupazione giovanile rientra il profilo «Monitoraggio dell'occupazione», che prevede uno specifico intervento finalizzata alla valutazione di misure per contrastare il fenomeno della «fuga dei cervelli».
L'attività vuole definire quantitativamente e qualitativamente caratteristiche, entità, motivazioni della mobilità territoriale della forza lavoro con particolare riferimento al fenomeno della «Fuga di cervelli» (brain drain), sia all'interno del nostro Paese, sia dall'Italia verso l'estero, e in particolare verso i Paesi dell'Unione europea.
L'attività, oltre a realizzare un'indagine di campo a carattere qualitativo rivolta a lavoratori qualificati che si sono trasferiti all'estero, opererà una ricognizione delle misure ed iniziative volte a favorire il rientro dei lavoratori dall'estero nei territori di origine o di formazione nonché fornirà un confronto della situazione italiana con quella degli altri Stati membri e di altri Paesi esteri, in relazione sia alle dinamiche che alle politiche di intervento.
Lo scopo specifico dell'intervento; quindi, è di fornire indicazioni utili sulle possibili azioni da adottare per contenere il fenomeno della «Fuga di cervelli» (brain drain).
Nell'ambito del progetto «Monitoraggio e analisi qualitative dei modelli di organizzazione ed erogazione dei servizi per il lavoro», l'attività «Analisi e approfondimenti sulla domanda e l'offerta dei servizi per il lavoro dedicati al target giovanile» si propone di raccogliere e analizzare i dispositivi messi in atto dai Servizi per il lavoro locali, per favorire l'inserimento lavorativo dei giovani con particolare riferimento ai tirocini formativi e di inserimento lavorativo anche in processo di mobilità geografica.
Nel 2010 è stata realizzata da arte dell'Isfol, all'interno del progetto «Valutazioni Politiche del Lavoro», l'attività microcredito come fattore di stabilizzazione e come strumento di nuove opportunità, nonché di recupero di quelle attività lavorative tipicamente artigianali che stanno di fatto scomparendo, come evidenziato nell'interrogazione.
Tra gli istituti promossi dal Governo italiano per contrastare gli effetti della crisi economica sulle persone rientra, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, in legge 3 agosto 2009, n. 102, il microcredito quale strumento, rivolto anche ai giovani, ai fini dell'avvio di attività autonoma; microimprese e auto imprese.
L'attività prevede la realizzazione del progetto «Monitoraggio delle integrazioni delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al microcredito e alla micro finanza», in particolare il monitoraggio e la valutazione di tutte le iniziative di microcredito attivate in ambito nazionale al fine di sostenere l'occupazione e favorire l'integrazione sociale dei soggetti esclusi dall'accesso al credito.

Le iniziative sul tema sono, altresì, finalizzate alla diffusione delle migliori pratiche realizzate sul territorio nazionale.
L'attività di cui trattasi andrà realizzata in stretto collegamento con quanto previsto dai compiti istituzionali del Comitato nazionale permanente per il microcredito.
Nell'ambito delle proprie competenze il Comitato promuove il microcredito quale strumento di aiuto per lo sradicamento della povertà; individua misure per lo sviluppo di iniziative da parte dei sistemi finanziari per la costituzione di microimprese

a favore dei soggetti in stato di povertà; agevola l'esecuzione tecnica dei progetti di cooperazione a favore dei Paesi in via di sviluppo, nel rispetto delle competenze del Ministero degli affari esteri.
È stato, inoltre, affidato a Italia lavoro il progetto «Sviluppo delle prestazioni occasionali di tipo accessorio» nell'ambito della promozione dei servizi alla persona e tra i beneficiari di sostegno al reddito, i giovani, i pensionati e per ridurre il rischio «sommerso», che prevede interventi finalizzati a promuovere e rafforzare le prestazioni occasionali di tipo accessorio (Loa) e l'utilizzo dei voucher sia in funzione di contrasto del lavoro non dichiarato sia a favore delle persone che godono di misure di sostegno ai reddito e dei giovani.
Una delle linee del progetto; in particolare, prevede il sostegno alla implementazione dell'istituto attraverso interventi rivolti a università con lo scopo di implementare l'offerta di tipo informativo e consulenziale sull'utilizzo dell'istituto del lavoro accessorio anche a favore degli studenti.
Inoltre, tra le iniziative finalizzate a creare misure di sostegno all'occupazione con particolare riguardo a quella femminile, nonché al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, è stato affidato ad Italia lavoro Spa, con decreto dirigenziale del 13 maggio 2011, l'incarico di realizzare il progetto «Supporti informativi e metodologici a sostegno de a conciliazione e dell'occupazione femminile», della durata di 24 mesi, a decorrere dall'1o maggio 2011 al 30 aprile 2013.
In particolare il progetto in argomento prende spunto dalle iniziative previste dal «Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro - Italia 2020», elaborato congiuntamente dai Ministri del lavoro e delle pari opportunità nel dicembre del 2009 e delle attività in materia di politiche attive della Consigliera nazionale di parità, che sono progettualmente incardinate, in parte consistente, sulle medesime materie. Tali iniziative tengono conto inoltre di quatto concordato dal Ministero del lavoro con le parti sociali il 8 marzo 2011 nell'avviso comune siglato in tema di «Azioni a sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro».
Le attività progettuali si propongono di intervenire per potenziare i servizi integrati di assistenza, di cura e al sistema del mercato del lavoro per il rilancio del lavoro a tempo parziale e delle tipologie contrattuali a orario ridotto, modulato e flessibile e infine per la promozione dell'occupazione femminile nel settore dell'energia.
La problematica di interesse è quella relativa alle figure professionali ed alle competenze richieste dal mercato e per cui è necessario mettere in campo modalità di adeguamento e di previsione delle figure professionali e delle competenze necessarie onde ridurre, prima di tutto, fenomeni di mismatching.
In particolare, in relazione alla green economy siamo in presenza di importanti investimenti, le stime parlano di circa 9 miliardi di euro, per cui vi è l'opportunità, a partire da un coinvolgimento diretto delle imprese e delle parti sociali, di azioni che vedano buone ricadute in termini occupazionali: il primo passo è quello di condurre una rilevazione circoscritta e puntuale dei fabbisogni formativi relativamente alle nuove figure professionali richieste dall'attuazione del programma ambientale ed energetico della strategia Europa 2020 (green jobs) e dei fabbisogni formativi relativi a queste figure (green skills). Si intende coinvolgere con modalità strutturata un panel di imprese dei settori interessati a cominciare da quelle che hanno ricevuto finanziamenti. Lo scopo è quello di avere sicuramente una visione più ampia dei fabbisogni da offrire ai soggetti che operano nell'ambito dell'istruzione e della formazione professionale ma anche di conoscere quali siano le esigenze delle imprese dal punto di vista dei servizi e delle politiche attive.
Il principale obiettivo del progetto è quello di sostenere l'occupazione delle donne nel settore dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili, con particolare attenzione alla cosiddetta green economy, comprese le iniziative che rendano attrattive queste professioni per le donne, tra cui

rientrano le attività di, orientamento e informazione a favore degli studenti. Il progetto, infatti, prevede di aumentare la dotazione, di informazioni strutturate ed aggiornate, a favore di istituzioni ed operatori in materia di fabbisogni e professionalità, di competenze e più in generale di servizi per lo sviluppo dei cosiddetti Energy jobs secondo un approccio di genere.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli Ospedali riuniti di Bergamo e l'istituto clinico Habilita di Zingonia stanno realizzando, presso la struttura clinica Habilita, un progetto di studio denominato «Co.Re», cioè cognitive responsivity. Tale progetto si rivolge a persone cadute in coma e prevede l'utilizzo di uno strumento, chiamato Neutowave che «bombarda» di sollecitazioni multisensoriali il paziente, sia per valutare una sua eventuale risposta sia per misurare la sua attività cerebrale e, se ci fossero, ipotetiche variazioni. Di fronte al paziente viene messo un monitor nel quale scorrono le immagini della propria vita, supportate dall'ascolto della propria musica preferita. Il macchinario, come illustra Roberto Rusconi, presidente dell'istituto clinico Habilita, «è in grado di garantire l'integrazione in un unico prodotto industriale per la ricerca clinico-scientifica degli aspetti di monitoraggio elettrofisiologico per la stimolazione multisensoriale e l'analisi dei dati per lo studio dei pazienti in stato vegetativo o in stato di minima coscienza», cioè consente in contemporanea di monitorare elettroencefalogramma, elettrocardiogramma, potenziali evocativi cognitivi (ovvero la rivelazione di risposte del sistema nervoso centrale a vari stimoli), valori fisiologici del paziente mentre viene sottoposto a stimoli multisensoriali (video, fotografie, suoni, discorsi, voci): non solo, «filma» le reazioni con una telecamera accesa per 24 ore. «È importante la misurazione in contemporanea alla stimolazione, ma anche in seguito perché non è detto che il paziente non mostri attività cerebrali proprio quando non c'è il medico: così si ottiene una valutazione il più oggettiva possibile - evidenzia Umberto Bonassi, direttore sanitario di Habilita - comunque, l'applicazione di stimolazione multisensoriale qui all'Habilita viene utilizzata anche per i pazienti in stato vegetativo che non rientrano nel progetto»;
l'Habilita ha acquistato 4 Neurowave, la regione Lombardia sostiene il progetto con 400 mila euro e la durata dello studio, iniziata nel 2009, è di 3 anni. «Siamo orgogliosi di questa ricerca - continua Rusconi. Riteniamo fondamentale un investimento per capire in modo scientifico quale sia la vera attività cerebrale di questi pazienti. Per i loro parenti sapere con certezza se c'è e qual è il potenziale di ricettività accertato dei loro cari è vitale. Sapere che un segno anche impercettibile corrisponde o no davvero a un'attività cerebrale è un bisogno inespresso, in una esistenza fatta di speranze e timori di illusioni. La nostra attenzione è elevatissima: abbiamo atteso 8 mesi per avviare le ricerche, per avere il parere del comitato di bioetica sia degli Ospedali riuniti sia dell'Asl perché alcuni pazienti, hanno un tutore designato dal giudice: filmare le loro reazioni, seppure a scopi scientifici, è entrare nella sfera della privacy e della loro volontà». L'importanza di questa ricerca, evidenzia Rusconi, sta anche nella possibilità di fornire strumenti di maggiore cognizione sul tema e sulla valutazione degli stati vegetativi sia al legislatore sia agli amministratori del mondo sociosanitario. Il progetto coinvolge 10 pazienti in stato vegetativo non oltre 18 mesi dall'evento «acuto» che ha causato l'offeso cerebrale, tutti ospitati all'Habilita, e 5 pazienti sani;
il cervello che coordina l'applicazione scientifica e clinica di questa ricerca è Emilio Ubiali, direttore del reparto di neurofisiopatologia degli Ospedali riuniti. «Senza dubbio è un tipo di osservazione che finora mai è stata fatta

in questo modo. E che, con il monitoraggio seriale delle funzionalità di questi pazienti, attraverso elettroencefalogramma, elettrocardiogramma, potenziali evocati e risonanza magnetica funzionale, ha l'obiettivo di valutare insieme, sia una eventuale evoluzione dello stato vegetativo, sia un utilizzo del macchinario per una neuroriabilitazione attraverso la stimolazione multisensoriale di questi pazienti - continua Ubiali -. Se segnali di utilità dovessero emergere andrebbero effettuati altri studi in modo simile, su pazienti in stato vegetativo sia da prima dei 18 mesi dall'evento acuto, sia dopo i 18 mesi. Si avrebbe un confronto anche temporale e la possibilità di capire quando e come una riabilitazione multisensoriale può avere un senso». Una ricerca, questa in corso, che, evidenzia il direttore generale degli Ospedali riuniti Carlo Nicora «è un esempio di come la collaborazione tra pubblico e privato può essere un enorme vantaggio anche per la ricerca scientifica. Una ricerca che, se dovesse dare i segnali positivi che tutti si augurano, potrebbe evolversi anche in nuove collaborazioni anche a livello riabilitativo. E diventare una speranza in più per quanti hanno un caro in queste condizioni: persone, parenti e malati, che soffrono nel silenzio più totale» -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di valutare i risultati del progetto «Co.Re», realizzato dagli ospedali riuniti di Bergamo, e dall'istituto clinico Habilita di Zingonia, inserendoli in uno studio condotto a livello nazionale attinente ai pazienti in stato vegetativo.
(4-11789)

Risposta. - In merito alla tematica segnalata nell'interrogazione in esame, l'Istituto superiore di sanità ha inteso precisare quanto segue.
Il progetto di ricerca Cognitive responsivity (Co.Re.) ha come obiettivo primario quello di «verificare se esiste una correlazione tra la stimolazione cognitivo-sensoriale e un cambiamento dello stato vegetativo o di minima coscienza, misurabile attraverso la contemporanea-determinazione di vari parametri fisiologici e neurofisiologici».
Esistono inoltre 6 obiettivi secondari, che includono: la valutazione di cambiamenti in relazione alla terapia farmacologica; la creazione di modelli di stimolazione cognitivo-sensoriali personalizzati; la valutazione della compliance dei familiari alle strategie di stimolazione; la valutazione della compliance degli operatori sanitari nei confronti dell'approccio proposto; la determinazione dei costi associati alla gestione del paziente; la valutazione della possibilità di un telemonitoraggio del paziente.
Lo studio ha una durata di tre anni (2009-2012) e prevede, in una prima fase, la messa a punto dei diversi paradigmi sperimentali, degli stimoli per i pazienti (alcuni dei quali personalizzati), nonché l'acquisizione della strumentazione da destinarsi sia in terapia intensiva che in degenza.
Successivamente, la strumentazione ed i piani di stimolazione ed acquisizione dati precedentemente definiti verranno utilizzati da personale specializzato nella raccolta ed analisi dei segnali bioelettrici.
Lo studio si basa sull'utilizzo di un dispositivo medico di tipo innovativo denominato Neurowave, del quale è previsto l'uso di 4 unità.
Il Neurowave è un dispositivo medico di progettazione e realizzazione italiana (Khymeia Group, Padova).
Si tratta di una piattaforma tecnologica costituita da un sistema di stimolazione multisensoriale e simultanea acquisizione, sincronizzazione ed analisi dei dati biofisiologici dei pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza.
Il Neurowave dispone, inoltre, di un sistema automatico di valutazione delle correlazioni tra stimolazione sensoriale e cambiamenti dello status del paziente, e di analisi quantitativa dei parametri fisiologici e neurofisiologici.
In tal senso, dunque, il Neurowave riunisce in una unica piattaforma funzioni diagnostiche e terapeutiche, ed è marcato

CE come dispositivo medico. Un report del 2010 dell'osservatorio regionale per l'innovazione dell'Emilia Romagna, evidenziava la mancanza di dati conclusivi sull'efficacia clinica del sistema Neurowave, segnalando nel contempo la necessità di condurre attività di studio con metodi rigorosi, utilizzando schemi e protocolli riproducibili per stabilire le correlazioni stimolo-risposta utili per l'induzione/accelerazione del risveglio dei pazienti.
È prevista la discussione finale dei risultati ottenuti (novembre 2012) ed un rapporto finale del progetto (dicembre 2012), da parte dell'Azienda ospedaliera «Ospedali Riuniti» di Bergamo.
Secondo l'Istituto superiore di sanità, il progetto Co.Re. costituisce una occasione importante per raccogliere dati di efficacia clinica sul dispositivo Neurowave, e per mettere a punto protocolli clinici mirati e personalizzati per un suo utilizzo appropriato.
L'Istituto auspica che, in aggiunta a quanto previsto dal progetto in termini di rapporto finale (dicembre 2012), i risultati della sperimentazione siano sottoposti al vaglio della comunità scientifica internazionale, attraverso la loro pubblicazione su riviste peer-reviewed.
I risultati del progetto Co.Re. potranno costituire la base per una più ampia sperimentazione, eventualmente a livello nazionale, per la valutazione dell'efficacia clinica e dei costi associati alla diagnosi e al trattamento dei pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza, mediante la piattaforma tecnologica Neurowave.
Appare dunque opportuno che, per un ampliamento dello studio a livello nazionale, e quindi allargato a più pazienti e a più strutture cliniche, si debbano attendere i risultati dell'attuale sperimentazione.
Qualora, tuttavia, prima della conclusione dello studio Co.Re. si verifichino condizioni particolari, quali, ad esempio, osservazioni preliminari dello studio stesso di particolare rilevanza clinica, nuove evidenze comparse nella letteratura internazionale, aspetti peculiari non sufficientemente affrontati nello studio stesso, secondo l'Istituto non si può escludere l'opportunità di promuovere in concomitanza ulteriori sperimentazioni con il Neurowave.
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

MANNINO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere se e quali iniziative intenda assumere per sensibilizzare ed impegnare il Governo egiziano ad affrontare in termini di civiltà e di rispetto dei diritti umani il problema degli Eritrei rifugiati sul suolo di quello Stato.
(4-09977)

Risposta. - In relazione alla questione dei profughi eritrei che, secondo le segnalazioni ricevute, sarebbero stati sequestrati da trafficanti e tenuti in ostaggio nel Sinai, va ribadito che il Governo italiano, spinto da motivazioni umanitarie, si è immediatamente attivato al più alto livello con le autorità egiziane, rappresentando l'attenzione e la sensibilità con cui le istituzioni italiane e l'opinione pubblica guardano alla vicenda ed esprimendo loro il vivo auspicio che si possa arrivare rapidamente ad una soluzione positiva.
La nostra Ambasciata al Cairo ha mantenuto stretti contatti operativi con le Autorità egiziane competenti e continua a svolgere un'azione di consultazione a tutti i livelli con il Ministero degli affari esteri ed il Ministero della famiglia e della popolazione. Nei contatti intercorsi, le autorità egiziane hanno tenuto ad evidenziare come il Governo egiziano e le forze di sicurezza siano impegnati in prima linea per contrastare il traffico di esseri umani condotto dai beduini, fenomeno di cui l'Egitto si considera «vittima».
Nell'assicurarci che verrà svolto ogni approfondimento sul caso in questione - i cui esatti contorni non sono ancora del tutto chiariti - le stesse autorità egiziane hanno precisato che a loro giudizio l'episodio si inquadra nel più generale fenomeno del continuo flusso di emigranti africani che attraversano il Sudan, l'Egitto e il Sinai per cercare di arrivare in Israele

o in altre destinazioni (trattandosi dunque di un flusso migratorio che non punta all'Italia o all'Europa). Il fenomeno è noto da tempo e dal duemila è in consistente aumento. Le cifre attuali parlano di 1.000-2.000 transiti mensili verso Israele (nonostante la frontiera sia fortemente presidiata).
L'allora Ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Abul Gheit, ha al riguardo rilasciato una dichiarazione da cui emerge la delicatezza della questione per il Governo egiziano. Egli ha in particolare affermato di essere a conoscenza di tentativi di contrabbandare individui attraverso il Sinai, ciò che l'Egitto cerca di impedire. Il Ministro ha anche citato le segnalazioni europee secondo cui un certo numero di cittadini eritrei sarebbe ostaggio di bande criminali nel Sinai e potrebbero essere tenuti prigionieri all'interno di container da navigazione nel deserto del Sinai per un periodo fino a sei mesi, per aver mancato di pagare il riscatto richiesto.
Contatti sono stati intrapresi anche con i principali organismi internazionali competenti, quali l'Alto commissariato per i diritti umani (Unhcr) e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). L'Unhcr ha compiuto passi sul Ministero dell'interno egiziano, che avrebbe fornito assicurazioni sugli sforzi messi in atto. L'Oim, che segue da tempo la problematica dei flussi migratori che attraversano l'Egitto, non è al momento in possesso di informazioni aggiuntive rispetto all'Unhcr.
Quanto all'interessamento dell'Unione europea, dopo aver sensibilizzato la Commissione sull'importanza che attribuiamo alla vicenda, abbiamo segnalato la questione anche alla delegazione dell'Unione europea al Cairo, che ha compiuto un primo passo presso il Ministero degli egiziano, al fine di ottenere informazioni ed avviare possibili iniziative, cui da parte italiana non si mancherebbe di concorrere.
Il 19 dicembre 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione «sui rifugiati eritrei tenuti in ostaggio nel Sinai», che ha accolto il testo della mozione presentata dal partito popolare europeo, fortemente sostenuta dagli europarlamentari italiani Casini e Mauro. Il testo saluta con favore gli sforzi messi in atto dalle autorità egiziane per verificare quanto emerso dal rapporto dell'Alto commissario delle fazioni unite per i rifugiati, ma sollecita le stesse anche «a prendere tutte le misure necessarie per assicurare la liberazione degli eritrei tenuti in ostaggio». Il Parlamento europeo chiede inoltre alle autorità egiziane di «evitare l'uso di metodi repressivi e violenti contro gli immigrati clandestini che attraversano i confini del Paese» e le invita a «proteggere la dignità dei profughi e la loro integrità fisica e psicologica, garantendo che tutti quelli che si trovano in stato di detenzione nel Paese o chiedano asilo politico possano entrare in contatto con l'Alto commissario Onu».
Il Governo sta continuando a seguire con la massima attenzione la questione, insieme agli organismi internazionali, all'Unione europea e ai governi interessati, per superare questa drammatica vicenda umanitaria e giungere alla liberazione dei prigionieri.
Non vi è dubbio che la questione dei profughi fuggiti dalla Libia richieda un maggior impegno dell'Ue anche nei confronti di quel Paese, al fine di non lasciare sola l'Italia nella collaborazione con Tripoli in tale delicato settore.
In tal senso conduciamo da tempo una forte e coerente azione di sensibilizzazione e di stimolo nelle opportune sedi comunitarie. Grazie anche a tale azione, il 4 ottobre 2010 i Commissari europei Malmstrom e Fule avevano sottoscritto con i Ministri libici degli affari esteri e dell'interno un Protocollo d'intesa per la cooperazione nel settore migratorio che prevedeva, tra le altre cose: iniziative congiunte nel settore della cooperazione allo sviluppo nei Paesi africani di origine degli immigrati irregolari; il rafforzamento del dialogo e della collaborazione nelle attività di contrasto delle organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani; lo sviluppo delle capacità di assistenza ai migranti e richiedenti asilo delle Autorità libiche. Un ampio volet migratorio è inoltre

inserito nel testo dell'Accordo quadro Ue-Libia in fase negoziale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

MURER. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, agli alunni della scuola media statale di Pove del Grappa (Vicenza), nel corso di un programma multidisciplinare, sarebbero stati proposti spartiti musicali e testi di canzoni fasciste come «Faccetta Nera» e «Giovinezza»; tali canzoni sarebbero state eseguite musicalmente sia in classe sia in esercitazioni svolte dagli alunni a casa;
a Roma, il giorno dell'anniversario della Liberazione sono comparse scritte gravemente ingiuriose delle radici antifasciste della nostra Repubblica: un manifesto invitava a festeggiare la «Pasquetta» in luogo del Venticinque aprile, un tabellone issato nel quartiere Pigneto riportava, tradotta in inglese, la tabella d'ingresso al campo di concentramento nazista di Auschwitz; altri manifesti, in prossimità dell'Altare della Patria, riportavano slogan ingiuriosi verso gli ebrei;
alcuni rappresentanti istituzionali, in giro per l'Italia, nella giornata commemorativa del 25 aprile, hanno tentato una assurda equiparazione tra gli eroi della resistenza italiana e altre figure storiche, nel tentativo di mettere sullo stesso piano antifascismo e fascismo;
il presidente del Consiglio italiano, capo del Governo di una Repubblica nata sull'antifascismo e dalla resistenza, non ha ritenuto di partecipare ad alcuna commemorazione del 25 aprile;
la nostra Repubblica, nata dalla Resistenza, si incardina su una Costituzione che non è neutra né «afascista», ma compiutamente e fortemente «antifascista»; con essa, infatti, scritta per voltare definitivamente pagina rispetto alla tragica esperienza del fascismo e della guerra, i costituenti hanno sentito il bisogno di fissare con forza ogni contrasto, a qualunque livello, alle categorie culturali che hanno caratterizzato il fascismo;
la normativa vigente punisce ogni apologia di fascismo compresa la pubblica esaltazione di principi, esponenti e metodi del fascismo;
la scuola pubblica, nella realizzazione del sistema di valori costituzionali di democrazia e libertà, connotati dell'antifascismo, ha un ruolo fondamentale; come ha ricordato Piero Calamandrei: «la scuola è il complemento necessario del suffragio universale. Ha proprio questo carattere di alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali»;
tutto quanto premesso appare come segno di un allentamento della tensione sui temi dell'antifascismo che non si può consentire -:
se il Governo non ritenga necessario rilanciare, con un apposito e specifico programma, la diffusione nelle scuole e nel Paese della memoria delle radici antifasciste della nostra Repubblica al fine di scongiurare qualunque allentamento della tensione ideale sui temi della difesa della democrazia, della libertà, e dell'antifascismo, che sono alla base della nostra Carta costituzionale.
(4-11740)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante segnala un episodio, cui è stato dato risalto dalla stampa, verificatosi presso la scuola media statale di Pove del Grappa (Vicenza) ove, nell'ambito delle attività previste all'interno di un programma multidisciplinare, sono state eseguite le canzoni fasciste «Faccetta nera» e «Giovinezza». A tale proposito, l'interrogazione chiede che venga rilanciata dal Governo, con un apposito e specifico programma, la diffusione nelle scuole e nel Paese della memoria delle radici antifasciste della Repubblica.

Innanzitutto preme evidenziare, in merito alla programmazione didattico-educativa, quanto le norme attualmente vigenti prescrivono in merito.
Ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, «Regolamento sull'autonomia scolastica», le istituzioni scolastiche, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione, provvedono alla definizione e alla realizzazione dell'offerta formativa, nel rispetto della libertà dell'insegnamento e del pluralismo culturale. Sulla base delle norme contenute del decreto legislativo n. 297 del 1994, Testo unico sull'istruzione, la programmazione didattica non è frutto dell'attività del singolo docente, ma è il risultato di una programmazione coerente e condivisa, oggetto di scelte collegiali che vedono il coinvolgimento a diversi livelli del collegio dei docenti (anche nelle sue articolazioni quali, ad esempio, i dipartimenti) e dei consigli di classe.
Compito del consiglio di classe è tradurre gli indirizzi espressi dal collegio dei docenti e dai dipartimenti in indicazioni concrete, afferenti alla costruzione del curricolo di scuola e di classe, in quanto devono essere adattate alle peculiarità di ciascuna classe e alle esigenze degli alunni (v. articoli 3 e 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999) che la compongono.
Le indicazioni nazionali del I ciclo, del 31 luglio 2007, forniscono precise linee, operative in ordine all'organizzazione del curricolo. Nello specifico della musica si evidenzia che relativamente ai «Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola secondaria di primo grado», risalta una competenza da sviluppare nello studente, consistente nel «dare significato alle proprie esperienze musicali, dimostrando la propria capacità di comprensione di eventi, materiali, opere musicali riconoscendone i significati, anche in relazione al contesto storico-culturale».
Venendo in particolare al caso di cui all'interrogazione parlamentare, su di esso è stato sentito il competente direttore generale scolastico per il Veneto, il quale ha fornito gli elementi che di seguito si espongono.
L'episodio si riferisce alla scuola media di Pove del Grappa, sezione staccata della scuola media statale «Monte Grappa» di Romano d'Ezzelino (VI) e riguarda la lezione di musica svolta in data 29 aprile 2011, da un docente supplente in sostituzione del docente incaricato annuale, assente per malattia.
Appena venuto a conoscenza di quanto accaduto attraverso i
mass-media, l'ufficio scolastico regionale per il Veneto ha acquisito le relazioni del dirigente scolastico e dei docenti di musica coinvolti. Sono state anche assunte le dichiarazioni spontanee di un altro docente e la lettera di apprezzamento dei genitori degli alunni delle classi in cui insegna il professore interessato. Quest'ultimo documento si ritiene di particolare rilevanza (se si considera che il caso è emerso agli onori della cronaca per effetto della supposta denuncia di due genitori rimasti ancora anonimi), a testimonianza dell'assoluta condivisione dell'operato del docente da parte di centinaia di genitori (come si può dedurre dalle firme apposte).
In base alla ricostruzione dei fatti, così come ricavata dalle notizie di stampa, il giorno 29 aprile 2011, l'insegnante supplente provvedeva a sviluppare il programma di musica, previamente elaborato e condiviso in ambito sia dipartimentale che interdipartimentale (articolazioni queste ultime del collegio dei docenti) e poi specificamente nel consiglio di classe. Tale programma prevedeva di affrontare, di pari passo con lo studio dei vari periodi storici, i testi musicali più rappresentativi di ogni epoca studiata. In questa ottica, ogni periodo storico, contestualizzato dal punto di vista culturale, prendeva in esame, sotto il profilo musicale, brani e testi che contribuiscono a comprendere l'epoca e i fatti storici specifici. A conferma di ciò, basta analizzare lo sviluppo del programma condotto dal docente che, successivamente allo studio di «Faccetta nera», ha posto all'attenzione degli alunni il testo «Bella ciao», simbolo della resistenza partigiana.
Non si può che condividere il pensiero del giurista Piero Calamandrei riportato nel

testo dell'interrogazione. Ma è proprio a conferma di questo principio inconfutabile che, attraverso la conoscenza (e non l'oblio) e l'approccio critico ai fatti e alle esperienze anche negative che hanno caratterizzato un periodo storico, si creano personalità consapevoli e critiche in grado di discernere tra ciò che è bene e ciò che è male, tra ciò che va condiviso e ciò che va contrastato.
Il citato direttore regionale scolastico ha sottolineato che nessuna apologia del fascismo si può ravvisare, a suo parere, in un programma condiviso a livello collegiale, in cui rientra a pieno titolo, e nessuno lo ha mai contestato, lo studio del fascismo come di altri regimi dittatoriali e/o periodi storici.
A tal riguardo è interessante la motivazione addotta dal docente circa lo studio del testo di «Faccetta nera», in quanto, secondo le sue intenzioni, doveva mirare a far intendere agli alunni la forte carica propagandistica del regime che era contenuta in tale testo.
Dalle dichiarazioni del docente risulta che lo studio del testo ha rappresentato anche l'occasione per, «stimolare la riflessione civica, mettendo in evidenza le differenze sostanziali tra un regime dittatoriale, qual è stato il fascismo, e una moderna democrazia parlamentare».
Di tali circostanze non è dato dubitare, considerato che agli atti risulta anche la spontanea dichiarazione dell'insegnante di storia, presente quel giorno come in altri in quella classe, in quanto di ausilio ad un alunno, nell'ambito di un particolare progetto didattico. Tale docente ha avuto modo di presenziare a diverse lezioni del professore di musica, definendole «interessanti [......] innovative [...] e senza alcun intento politico». Inoltre, sempre l'insegnante di storia afferma che il collega è «un insegnante molto bravo e competente che ha affrontato le varie tematiche con un grande equilibrio, rendendo le lezioni molto stimolanti per gli alunni e fornendo interessanti punti di riflessione».
Tutto ciò appare coerente con la valenza interdisciplinare della musica, sottolineata a più riprese nelle Indicazioni nazionali, lì ove si legge che «in quanto mezzo di espressione e di comunicazione, la musica interagisce costantemente con le altre arti ed è aperta agli scambi e alle interazioni con i vari ambiti del sapere».
Pertanto, se si volesse ritenere sussistente qualche forma di apologia, considerato che si è di fronte ad un programma condiviso da più docenti di diverse discipline, tale intento sarebbe eventualmente da ravvisare in capo a tutti gli insegnanti, cosa che sembra paradossale.
Si vuole poi mettere ancora in evidenza che è pervenuta all'ufficio scolastico, anch'essa spontaneamente, la lettera (recante centinaia di firme) di apprezzamento e di stima da parte dei genitori degli alunni frequentanti le classi in cui tale docente insegna. Questi ultimi «sono concordi nel dichiarare:
che non si riconoscono nelle diffamanti accuse rivolte al docente, escludendo categoricamente la paternità delle stesse - che stimano la professionalità del docente nello svolgimento della propria attività didattico-educativa e la sua competenza nell'affrontare e rendere fruibili ai ragazzi contenuti fondamentali per la loro formazione;
di sentirsi indignati per la strumentalizzazione attuata nei confronti dei ragazzi, vittime di una palese irresponsabilità da parte degli effettivi autori di tale polemica».

Tali genitori auspicano, inoltre, che «venga dato merito al docente dell'impegno e della dedizione profusa per la crescita educativa dei ragazzi, affinché ne venga evidenziata la competenza, la passione e l'entusiasmo che lo distinguono».
Per quanto sopra rappresentato, il citato Direttore scolastico regionale ha fatto presente che non si può biasimare l'operato della scuola e dei docenti, che nell'ambito di una legittima e autonoma programmazione didattica, coerente e non contrastante con le indicazioni nazionali per il curricolo, hanno ritenuto di offrire agli alunni un approccio pluridisciplinare di quel periodo storico particolare, attraverso lo studio di certi argomenti o brani musicali piuttosto

che altri, senza per ciò trascendere in un comportamento illegittimo o illecito.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

NACCARATO e MIOTTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova, nella seduta del 25 maggio scorso, ha manifestato grande preoccupazione per la difficile situazione che rischia di venirsi a creare nell'organizzazione dell'attività didattica dell'istituto cittadino I.C.S. «Luca Belludi» a seguito dell'applicazione dei tagli previsti dal Governo nel settore dell'istruzione;
in particolare è emerso un problema legato alla composizione delle classi prime dell'istituto Belludi per l'anno scolastico 2011-2012. Infatti, l'organico di diritto assegnato all'istituto per la formazione delle future classi prime prevede la costituzione di quattro classi al posto delle cinque richieste e, di conseguenza, le future quattro classi prime saranno composte ognuna da almeno 30 alunni con un evidente peggioramento della qualità dell'insegnamento;
inoltre, si è manifestata preoccupazione anche per le condizioni di sicurezza delle aule dell'istituto Belludi. A seguito del previsto aumento degli alunni per classe, fermo restando il numero dei docenti dell'organico di diritto della scuola nella stessa misura dell'anno precedente, nel 2011-2012 l'amministrazione comunale dovrà effettuare profondi interventi per ampliare le aule dell'istituto dal momento che, secondo una attenta verifica dell'ufficio tecnico comunale, esse non risultano idonee a contenere i trenta alunni delle future classi prime secondo i criteri stabiliti dalla legge in vigore;
un ulteriore motivo di preoccupazione riguarda i tagli al personale ATA che sarà ridotto, seguendo le disposizioni del Governo, di altri due addetti nel corso dell'anno scolastico 2011-2012 creando ulteriori disagi nella gestione degli edifici scolastici e nell'importante lavoro di supporto ai docenti svolto dal personale tecnico-amministrativo -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, quali misure intenda porre in essere per rispondere alle preoccupazioni manifestate dai cittadini di Piazzola sul Brenta nel corso del consiglio comunale al fine di assicurare il corretto funzionamento dell'istituto Belludi, quali concrete azioni il Ministro intenda intraprendere per garantire un adeguato livello di qualità nell'insegnamento che permetta di raggiungere gli opportuni obiettivi didattici e di apprendimento degli studenti dell'istituto anche nell'anno scolastico 2011-2012.
(4-12431)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante e segnala la situazione dell'istituto comprensivo «Luca Belludi» di Piazzola sul Brenta (Padova), per il quale è stata manifestata preoccupazione, da parte dell'utenza, di possibili disfunzioni nell'attività didattica per l'anno scolastico 2011/2012 a seguito dei tagli previsti nel settore dell'istruzione dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008. L'interrogante fa presente che di tali preoccupazioni si è fatto portavoce il consiglio comunale nella seduta del 25 maggio 2011.
Per una compiuta comprensione della tematica, occorre fare riferimento alle misure adottate in applicazione dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008, che ha previsto per il triennio 2009-1012 una modulazione dell'organico del personale della scuola. Il piano prevede, tra l'altro, a livello nazionale una riduzione complessiva di personale docente nel triennio di 87.400 unità e verrà completato con l'anno scolastico 2011/2012 con un impatto minore rispetto ai due anni precedenti: infatti, il maggior contenimento della pianta organica si è verificato negli

anni 2009/2010 e 2010/2011, mentre per il prossimo anno la riduzione assommerà a 19.600 posti.
Sulla questione specifico oggetto dell'interrogazione è stato interessato il direttore del competente ufficio scolastico regionale per il Veneto, il quale ha comunicato che presso la suddetta istituzione scolastica erano state effettivamente autorizzate, in fase previsionale (organico di diritto), quattro classi prime in quanto l'ulteriore classe richiesta non poteva essere autorizzata in conseguenza dell'esiguo numero troppo ridotto di alunni.
Successivamente, a seguito dell'incremento del numero degli alunni (+ 9) riferito alle reiscrizioni di quelli ripetenti, in data 23 luglio 2011, l'Ufficio ha potuto procedere all'autorizzazione dell'ulteriore classe prima, riportando di fatto ad una situazione di 24 alunni per classe.
Per quanto attiene alla paventata riduzione del personale amministrativo tecnico e ausiliario rispetto all'organico di diritto in vigore nel precedente anno scolastico (totale 24 unità, di cui 1 direttore dei servizi, 6 assistenti amministrativi e 17 collaboratori scolastici) è stato comunicato che, pur rimanendo uguale in organico di diritto il numero totale degli addetti, per l'anno scolastico 2011/2012 sono previsti, oltre al direttore dei servizi, 5 assistenti amministrativi e 18 collaboratori scolastici. Nella definizione dell'organico di fatto l'Ufficio si riserva, comunque, di valutare l'eventuale presenza di personale inidoneo per poter incrementare il numero degli addetti.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

PALADINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che
l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione è l'ente incaricato di elaborare ed analizzare i cosiddetti test «Invalsi» attraverso l'SNV, il sistema nazionale di valutazione degli studenti italiani;
gli studenti delle scuole vengono sottoposti ai detti test sulla base di una disposizione ministeriale che è stata capace di scatenare quella che all'interrogante appare una ridda di polemiche che non ha risparmiato nessuno dei soggetti coinvolti: insegnanti, alunni e famiglie; da più parti gli studenti e per essi le loro rappresentanze hanno ritenuto i test semplicemente inutili (molti dei quesiti sono stati definiti «più che elementari»), i genitori hanno prospettato addirittura una violazione della privacy (visto che non mancano domande personali sui nuclei familiari), i docenti ed i sindacati hanno parimenti sollevato critiche di vario genere;
la tendenza di tipo «aziendale» ad attribuire alla rilevazione mediante test un ruolo di gestione dell'istruzione appare comunque riduttiva rispetto alla necessità di far fronte a più ampie esigenze di natura didattica e valutativa;
il test di per sé non può fornire standard valutativi oggettivi o indiscutibili in un ambito come quello scolastico, non essendo assimilabile la scuola ad ambiti aziendali che evidentemente soggiacciono a logiche del tutto diverse da quelle che devono essere proprie della fase educativa della vita degli individui -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno affrontare, con tutte le componenti del mondo della scuola, il problema dei test Invalsi, suggerendo modalità valutative che valorizzino le capacità dei singoli alunni attraverso l'utilizzo di forme diverse dai test, come ad esempio il testo scritto.
(4-11989)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante propone di introdurre modalità valutative che valorizzino la capacità dei singoli alunni attraverso l'utilizzo di forme diverse dai test, destinati alla valutazione del sistema nazionale d'istruzione.
Come è noto l'articolo 3, comma 1, lettera
b, della legge 28 marzo 2003, n. 53 assegna all'Istituto nazionale per la valutazione

del sistema di istruzione (Invalsi) il compito di effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze ed abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche.
Al fine di attuare questo specifico compito, finalizzato al progressivo miglioramento e all'armonizzazione della qualità del sistema di istruzione e formazione, è stato istituito, con decreto legislativo 19 novembre 2004, n. 286, il, Servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione nell'ambito del predetto Istituto nazionale. In particolare l'articolo 1, comma 2, del suddetto decreto legislativo precisa che al conseguimento di tali obiettivi «concorrono l'istituto nazionale di valutazione (...) e le istituzioni scolastiche e formative, nonché le regioni, le province e i comuni in relazione ai rispettivi ambiti di competenza».
Successivamente il decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito con modificazioni nella legge 25 ottobre 2007, n. 176, all'articolo 1, comma 4-
ter, introduce nell'esame di Stato conclusivo del primo ciclo, una prova scritta a carattere nazionale scelta dal Ministro tra i testi predisposti annualmente dall'Invalsi, ma soprattutto il successivo comma 5 prevede che «A decorrere dall'anno scolastico 2007-2008 il Ministro della pubblica istruzione fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione in relazione al sistema scolastico e ai livelli di apprendimento degli studenti, per effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti, di norma, alla classe seconda e quinta della scuola primaria, alla prima e terza classe della scuola secondaria di I grado e alla seconda e quinta classe del secondo ciclo, nonché altre rilevazioni necessarie per la valutazione del valore aggiunto realizzato dalle scuole».
In coerenza col dettato normativo si sono espresse la direttiva ministeriale n. 74 del 15 settembre 2008, che definisce le attività dell'Invalsi, le quali assumono valore strategico, in quanto, tra l'altro, concorrono al raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Unione europea in materia di istruzione e formazione, con specifico riguardo alla qualità dei livelli di apprendimento, nonché la direttiva annuale n. 67 del 30 luglio 2010, la quale ha individuato gli specifici obiettivi dell'Istituto per l'anno scolastico 2010/2011.
In seguito, con la citata direttiva n. 67 del 2010, in coerenza con quanto disposto dalla richiamata direttiva triennale n. 74 del 2008, le rilevazioni sono state estese agli studenti della seconda e quinta classe della scuola primaria, della prima e terza classe della scuola secondaria di primo grado e della seconda classe della scuola secondaria di secondo grado, con la precisazione (nota ministeriale prot. n. 3813 AOODPPR/USC del 30 dicembre 2010) che la misurazione degli apprendimenti deve essere, effettuata obbligatoriamente per tutti, gli studenti delle classi individuate dalla direttiva stessa.
Da ultimo, con la legge n. 10 del 26 febbraio 2011, (di conversione del decreto-legge n. 225 del 29 dicembre 2010) sono state definite le componenti del Sistema Nazionale di Valutazione, quale necessaria infrastruttura al servizio delle scuole.
L'insieme delle norme citate rende evidente che la finalità della rilevazione esterna degli apprendimenti è quella di fornire alle scuole uno strumento standardizzato che rappresenta un'indispensabile modalità per potersi rapportare sia ai livelli nazionali di riferimento, ma anche per poter oggettivamente verificare il proprio lavoro all'interno della stessa scuola e poter progettare, sulla base di una autovalutazione interna ad ogni singola istituzione scolastica, un processo di miglioramento dell'efficacia della propria azione educativa. Ciò anche in vista di un obiettivo di sistema più generale: innalzare e armonizzare nel Paese il livello di conseguimento degli esiti di apprendimento, oggi fortemente sperequati per aree geografiche e per tipologie di scuola.
Va sottolineato, inoltre, in disparte delle considerazioni di carattere normativo, che le prove sono state predisposte dall'Invalsi sulla base delle indicazioni per il curricolo

definite a livello nazionale per i diversi gradi di scuola. Esse sono il frutto di un lungo e impegnativo lavoro che viene condotto con il coinvolgimento diretto di gruppi di insegnanti, esperti disciplinari e ricercatori che seguono precise linee metodologiche, adottate peraltro anche a livello internazionale.
Le prove, quindi, non sono redatte da persone estranee al mondo della scuola, bensì da
team nei quali sono presenti insegnanti in servizio nelle scuole dei diversi ordini e gradi del nostro sistema scolastico che collaborano strettamente con docenti universitari e ricercatori Invalsi.
Per l'italiano, in particolare, si tratta di una prova finalizzata ad accertare la capacità di comprensione del testo e le conoscenze di base della struttura della lingua italiana. Per la matematica la prova verifica le conoscenze e le abilità nei sottoambiti disciplinari di numeri, spazio e figure, dati e previsioni, relazioni e funzioni (quest'ultimo sottoambito non è rilevato in seconda classe della scuola primaria).
Naturalmente, gli elementi critici e le proposte che l'interrogante ha voluto esprimere, saranno attentamente esaminati e tenuti nell'opportuna considerazione, come contributo rivolto al conseguimento degli obiettivi propri del sistema nazionale di valutazione, i quali passano necessariamente attraverso il miglioramento della qualità delle prove, che rappresentano le strutture portanti sulle quali deve poggiare un'efficacie rilevazione, perché la stessa risulti di concreto supporto allo sviluppo della scuola del nostro Paese.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

PES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli insegnanti di sostegno della scuola secondaria di secondo grado sono attualmente suddivisi in quattro aree: scientifica (AD01), umanistica (AD02), tecnica (AD03) e psicomotoria (AD04);
gli insegnanti di sostegno seguono il medesimo corso di specializzazione, indipendentemente dalla classe disciplinare da cui provengono;
agli insegnanti di sostegno viene richiesto di affiancare tutti i docenti curricolari e di seguire gli alunni in tutte le materie indipendentemente dalla propria area di appartenenza, in base alle necessità degli alunni;
la suddivisione in aree disciplinari delle attività di sostegno nelle scuole superiori non è stata istituita per legge;
in seguito all'errata interpretazione del comma 5 dell'articolo 13 della legge quadro n. 104 del 1992 («nella scuola secondaria di primo e secondo grado sono garantite attività didattiche di sostegno, con priorità per le iniziative sperimentali di cui al comma 1, lettera e), realizzate con docenti di sostegno specializzati, nelle aree disciplinari individuate sulla base del profilo dinamico-funzionale e del conseguente piano educativo individualizzato») - dove l'espressione «nelle aree disciplinari» era riferito alle «attività didattiche» e non ai «docenti specializzati» - fu emanata l'ordinanza ministeriale n. 78 del 23 marzo 1993 che ha fissato una corrispondenza tra le aree disciplinari e classi di concorso per l'insegnamento di sostegno nella scuola secondaria di II grado;
con tale provvedimento si fa confluire nell'area tecnica AD03 133 tipologie di classi di concorso (comprendendo insegnanti diplomati tecnico pratici, di formazione prettamente professionale, ad insegnanti di materie giuridiche ed economiche), mentre nell'area scientifica AS01 confluiscono 12 classi di concorso, nell'area umanistica AD02 confluiscono 25 classi di concorso e nell'area psicomotoria AD04 un'unica classe di concorso;
tale suddivisione si presta ad una gestione poco chiara nella designazione delle cattedre di sostegno nelle diverse aree;
tali assegnazioni dovrebbero scaturire dalle indicazioni del gruppo misto,

mentre in realtà molti presidi richiedono direttamente agli uffici scolastici provinciali i docenti di sostegno, con criteri non sempre trasparenti e a volte indipendenti dalle reali necessità degli alunni;
in seguito a questo sistema di reclutamento, docenti di sostegno di una determinata area con un punteggio più alto rimangono disoccupati e docenti di altre aree con un punteggio più basso continuano a ricevere incarichi di supplenza annuale dagli uffici scolastici provinciali, penalizzando spesso insegnanti con una maggiore anzianità di servizio;
l'unificazione delle aree darebbe a tutti le stesse possibilità;
rispondendo ad un'interrogazione (5/02694) dell'onorevole Siragusa che esponeva la problematica sopra descritta, il Sottosegretario Viceconte in data 6 luglio 2010 aveva ritenuto meritevole di attenzione la proposta di unificare l'elenco degli insegnanti di sostegno della scuola secondaria di secondo grado, analogamente a quanto già previsto per la scuola secondaria di primo grado, ritenendo altresì opportuno che l'assegnazione dei posti venisse effettuata secondo l'ordine di graduatoria;
il Sottosegretario si mostrava altresì disposto a valutare l'opportunità di modificare il decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1996, sentite le organizzazioni sindacali -:
se il Ministro interrogato abbia avviato il percorso per la modifica del decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1996.
(4-08612)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante auspica che venga modificato il decreto ministeriale n. 132 del 26 aprile 1996 prevedendo (unificazione delle quattro aree disciplinari in cui, allo stato attuale, si articola l'insegnamento del sostegno nella scuola secondaria di secondo grado in un solo elenco comprendente tutti gli aspiranti al detto insegnamento.
La questione prospettata dall'interrogante è da tempo all'attenzione di questo Ministero. È da dire, comunque, che, almeno per quanto riguarda le graduatorie ad esaurimento costituite ai sensi del comma 605 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, una modifica dell'impostazione in quattro aree potrebbe avere buon esito solo attraverso l'adozione dello strumento legislativo, tenuto conto della delicatezza e complessità della materia.
Non può sfuggire, infatti, che dalla comparazione dei punteggi in possesso dei singoli docenti delle predette aree disciplinari emerge una diversità delle posizioni degli aspiranti, tale da rendere difficile la gestione della confluenza in un'unica area genericamente denominata «di sostegno» per la scuola secondaria superiore. A ciò si aggiunge che in due delle quattro aree, per mancanza di disponibilità di posti, sono collocati docenti con un punteggio molto elevato che andrebbero a porsi in posizione più vantaggiosa rispetto ai docenti già inseriti nelle rimanenti due aree, ma con un punteggio inferiore. Tutto questo a discapito delle posizioni giuridiche ormai consolidate e con il rischio di impugnative che, fondatamente, vedrebbero soccombente l'amministrazione.
Per le graduatorie di istituto, invece, è stato possibile intervenire in via amministrativa e la questione ha trovato recentemente un esito positivo.
L'amministrazione aveva richiesto il parere al Consiglio nazionale della pubblica istruzione sullo «Schema di regolamento recante disposizioni per la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti d'insegnamento, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, lettera
a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133». Nell'ambito di tale richiesta di parere, era stata anche prospettata l'opportunità di superare le divisioni tra le aree disciplinari del sostegno alle scuole superiori, a cominciare dalle graduatorie di istituto.
Il Consiglio, nell'adunanza del 29 novembre 2010, ha espresso parere favorevole al provvedimento auspicando il superamento delle aree disciplinari del sostegno, «ferma restante l'esigenza di accompagnare tale processo

con opportuni momenti di verifica, anche al fine di evitare eventuali effetti di squilibrio nella distribuzione delle competenze afferenti alle diverse aree disciplinari».
Tutto ciò premesso, il decreto ministeriale n. 62 del 13 luglio 2011, con il quale sono state diramate le istruzioni per la formazione delle graduatorie di circolo e d'istituto per gli anni scolastici 2011/2012, 2012/2013 e 2013/2014, ha tra l'altro disposto che viene costituito, per le graduatorie di terza fascia, un unico elenco per il sostegno senza alcuna suddivisione in aree disciplinari.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

PISACANE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con delibera del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2009, venivano sciolti gli organi amministrativi del comune di San Giuseppe Vesuviano;
in data 4 dicembre 2009 si insediava la commissione straordinaria presso il comune, in attesa del decreto del Presidente della Repubblica, emanato in data 9 dicembre 2009;
con sentenza del TAR Campania n. 13720 del 2010, il cui dispositivo veniva pubblicato in data 18 maggio 2010, veniva annullato lo scioglimento dell'ente e venivano, di conseguenza, ripristinati gli organi amministrativi;
con sentenza del Consiglio di Stato n. 227/2011, veniva riformata la sentenza del TAR e, per gli effetti, ripristinata la commissione straordinaria;
avverso tale sentenza del Consiglio di Stato è stata proposta da parte degli amministratori sangiuseppesi, impugnazione per revocazione, per errori di fatto e si è in attesa dell'esito del giudizio di merito;
i 18 mesi di efficacia del decreto del Presidente della Repubblica, relativi alla permanenza della commissione straordinaria per la gestione dell'ente, scadono il 3 giugno 2011;
non risultano richieste di proroga, ai sensi dell'articolo 143, commi 4 e 10, del T.U.E.L., da parte del Ministero dell'interno;
si rende necessario, quindi, adottare tutti gli atti ministeriali di competenza, al fine di determinare la gestione ordinaria del comune di San Giuseppe Vesuviano oltre la data di scadenza di quella straordinaria, prevista per il 3 giugno 2011;
ai sensi del comma 10 del precitato articolo 143 del T.U.E.L., fatta salva ogni conseguenza di una eventuale decisione del Consiglio di Stato per la revocazione della sentenza n. 227 del 2011, occorrerà inserire in apposito turno straordinario, da tenere nell'autunno 2011, le votazioni per l'elezione del consiglio comunale del comune di San Giuseppe Vesuviano -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in relazione ai fatti enunciati in premessa e quali iniziative intenda assumere, con urgenza, per garantire alla cittadinanza di San Giuseppe Vesuviano, la gestione ordinaria dell'ente oltre la data di scadenza di quella straordinaria prevista per il 3 giugno 2011, nonché l'esercizio del voto democratico, nella prossima tornata elettorale autunnale, fatta salva ogni eventuale decisione del Consiglio di Stato sul ricorso per revocazione della sentenza n. 227/2011, in atto.
(4-11865)

Risposta. - Come riferito dall'interrogante con decreto del Presidente della Repubblica del 9 dicembre 2009, è stato disposto, ai sensi dell'articolo 143 del Tuel, lo scioglimento del Consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) per la durata di diciotto mesi, affidando la gestione dell'ente ad una Commissione straordinaria.
Con sentenza del Tribunale amministrativo regionale Campania del 19 maggio 2010, il predetto provvedimento di scioglimento

è stato annullato ed è stata reintegrata l'amministrazione precedentemente in carica.
Pertanto, il mandato della Commissione straordinaria è durato dal 9 dicembre 2009 al 20 maggio 2010, cioè per un periodo pari a 5 mesi e 11 giorni.
A seguito della sentenza del Consiglio di Stato, depositata il 17 gennaio 2011, è stata riformata la sentenza di primo grado del Tar Campania ed è stato confermato lo scioglimento degli organi elettivi già disposto con decreto del Presidente della Repubblica del 9 dicembre 2009.
Affinché si completasse il termine di durata della gestione commissariale - che il decreto di scioglimento aveva fissato in 18 mesi - alla data del 19 gennaio 2011, cioè all'insediamento conseguente alla sentenza del Consiglio di Stato, mancavano ancora 12 mesi e 19 giorni, fatta salva l'eventuale disposizione di proroga per ulteriori 6 mesi in conformità alle vigenti disposizioni di legge.
Secondo un'interpretazione teleologica dell'articolo 143, comma 10, del Tuel e in considerazione delle finalità di ripristino della legalità proprie della gestione commissariale, infatti, il legislatore ha ritenuto congruo un arco temporale che può variare tra i dodici e i diciotto mesi, fatta salva la suddetta possibilità di disporre la proroga.
La gestione commissariale dell'amministrazione comunale di San Giuseppe Vesuviano avrà, quindi, termine il 7 febbraio 2012 e le consultazioni elettorali potranno svolgersi nella tornata elettorale ordinaria, cioè nella primavera del 2012, fatta salva l'eventuale proroga che potrà essere concessa per ulteriori 6 mesi, ipotesi nella quale la scadenza del mandato si verificherà il 7 agosto 2012.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

SANGA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 18 giugno, 1.500 scuole dell'infanzia paritarie lombarde di ispirazione cristiana hanno manifestato a Milano, con un sit in di fronte alla stazione centrale, per i tagli attuati dal Governo con la legge di stabilità per il 2011;
tali tagli comportano una riduzione di oltre la metà del contributo di 539 milioni di euro assegnato con l'emanazione della legge n. 62 del 2000 e mai più aumentato per tutte le scuole paritarie, di ogni ordine e grado;
la legge finanziaria per il 2011 aveva previsto il reintegro di 245 milioni dopo la vendita delle frequenze televisive del digitale terrestre, ma finora l'operazione non è mai stata attuata;
del contributo previsto, già dimezzato, ad oggi è stato trasferito alle scuole solo il cinquanta per cento;
secondo i dati forniti dalla Fism, la Federazione italiana delle scuole materne, a fronte del costo di 6.116 euro per ogni bambino che frequenta la scuola statale, il contributo alle scuole dell'infanzia paritarie in Lombardia è di 512 euro netti a bambino, che scende quest'anno a 250 euro. Se lo Stato dovesse sostituirsi alle scuole dell'infanzia non statali in Italia, dovrebbe spendere 4 miliardi di euro ogni anno;
a seguito dei tagli ai trasferimenti ai comuni, molti di questi hanno previsto, per l'anno in corso, una riduzione dei contributi alle stesse scuole paritarie;
la situazione venutasi a creare mette in difficoltà queste scuole che assolvono ad una funzione educativa essenziale ed insostituibile con ripercussioni sulle famiglie, in un periodo già segnato dalla crisi economica e del lavoro in particolare;
in provincia di Bergamo le scuole paritarie sono più di 240, con circa 23.000 famiglie -:
quali iniziative si intendano assumere per procedere con urgenza al reperimento dei fondi necessari per attuare le disposizioni contenute nella legge di stabilità;

quali provvedimenti si intendano assumere al fine di assicurare la continuità dell'attività educativa e didattica in tali scuole paritarie al fine di evitare le temute conseguenze nei confronti di migliaia di famiglie.
(4-12423)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante richiede l'assunzione di iniziative, da parte di questo Ministero, per una sollecita erogazione alle scuole non statali della somma di 245 milioni di euro prevista a tale scopo dalla legge di stabilità per il 2011.
Al riguardo, si ricordano brevemente le norme applicabili alla questione in discorso. L'articolo 7-
quinquies, comma 2, della legge n. 33 del 2009 prevede l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, per l'utilizzo del fondo previsto dal comma 1 dello stesso articolo. L'articolo 1, comma 40, della legge n. 220 del 2010 (legge di stabilità per l'anno 2011) stabilisce poi che una quota delle risorse, di detto fondo è ripartita, parimenti con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, tra le finalità indicate nell'elenco 1 allegato alla legge stessa, tra le quali figura anche il sostegno alle scuole non statali per 245 milioni di euro.
Per avviare la procedura di cui alle suddette disposizioni legislative, questa Amministrazione, con nota n. 1681 del 22 marzo 2011, ha richiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze l'assegnazione della suddetta somma su un apposito capitolo di bilancio, di nuova istituzione, di questo Ministero.
Sulla
Gazzetta ufficiale n. 153 del 4 luglio 2011 è stato poi pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 maggio 2011, con il quale viene, tra l'altro, disposto l'utilizzo per l'anno 2011 del suddetto stanziamento di 245 milioni di euro per il sostegno alle scuole non statali.
È in corso, allo stato, la procedura relativa all'emanazione del conseguente decreto interministeriale - di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per i rapporti con le regioni e sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano - per la ripartizione tra le regioni del suddetto stanziamento.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

SBROLLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Veneto è la regione italiana che ha la maggiore presenza di scuole dell'infanzia non statali di tutto il Paese: la frequentano un bambino su tre (dai 3 ai 6 anni). È il «modello Veneto», unico per storia, per radicamento popolare e per la originale proposta culturale (scuole di comunità);
al riguardo si forniscono i seguenti numeri:
scuole dell'infanzia del Veneto nell'anno scolastico 2009-2010 (dati USR Veneto febbraio 2010):
«paritarie»: scuole n.1183; sezioni n.4043; bambini 94432 67 per cento;
statali: scuole n.590; sezioni n.1880; bambini 45434 32,5 per cento;

questi numeri rappresentano la «fotografia» di una situazione importante che nel territorio Veneto viene considerata una ricchezza apprezzata e valutata positivamente dagli utenti;
oggi lo stanziamento ordinario per il 2011 di cui alla legge di stabilità e di 281,2 milioni di euro, presentando dunque un taglio del 47 per cento corrispondente a -253 milioni (sui 534 complessivamente stanziati nel 2000);
la legge 13 dicembre 2010, n.220, dovrebbe poter mettere nel circuito delle risorse aggiuntive pari a 245 milioni di euro da destinare alle scuole non statali. Tuttavia esiste un vincolo inserito nella

legge di stabilità (ex finanziaria); l'importo sarà erogato solo con l'introito dell'asta per la vendita delle frequenze televisive digitali. È noto che la procedura è complessa ed è stata oggetto di contestazioni;
è di tutta evidenza che anche in questo settore della formazione, come in quello pubblico, il Governo ha deciso di comprimere la spesa e di attivare «tagli» pesanti, ad avviso dell'interrogante, abbandonando al proprio destino il comparto della formazione nel nostro Paese -:
quale sia l'attuale situazione dei finanziamenti alle scuole «paritarie»;
se il Governo intenda intervenire per garantire un servizio che nel Veneto rappresenta un supporto e una realtà consolidata.
(4-11973)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede quale sia l'attuale situazione dei finanziamenti alle scuole paritarie che nel Veneto, per il settore della scuola dell'infanzia, costituiscono un consolidato supporto al servizio pubblico.
Al riguardo, si condividono le considerazioni espresse nell'atto parlamentare circa il fatto che le scuole non statali siano da considerare un'opportunità che trova positivo riscontro ed apprezzamento tra le famiglie per la rilevante funzione che esse svolgono ai fini della concreta realizzazione del principio di libertà di scelta educativa.
Per quanto concerne lo specifico quesito cui si risponde, si fa presente che con decreto direttoriale n. 5 del 1o aprile 2011 sono stati assegnati agli uffici scolastici regionali gli 8/12 dello stanziamento complessivo iscritto al capitolo 1477 dello stato di previsione della spesa di questo Ministero per l'anno 2011, per il sostegno alla funzione pubblica svolta dalle scuole non statali. Come previsto dall'articolo 3 di detto decreto, i contributi vengono corrisposti sulla base dei criteri e dei parametri definiti per l'anno scolastico 2010/2011 dal decreto ministeriale n. 25 del 25 marzo 2011, emanato ai sensi dell'articolo 1, comma 636, della legge n. 296 del 26 dicembre 2006.
È già noto all'interrogante che la legge n. 220 del 2010 (legge di stabilità per l'anno 2011) prevede risorse aggiuntive per 245 milioni di euro. Il comma 40 dell'articolo 1 di detta legge stabilisce che una quota delle risorse del fondo introdotto dall'articolo 7-
quinquies, comma 1, della legge n. 33 del 2009 è ripartita, con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, tra le finalità indicate nell'elenco 1 allegato alla medesima legge di stabilità, tra le quali figura anche il sostegno alle scuole non statali per la sopra detta somma di 245 milioni di euro.
Per avviare la procedura stabilita dalla sopra richiamata disposizione legislativa, questa Amministrazione, con nota n. 1681 del 22 marzo 2011, ha richiesto alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze l'assegnazione della suddetta somma su un apposito capitolo di bilancio, di nuova istituzione, di questo Ministero.
Sulla
Gazzetta ufficiale n. 153 del 4 luglio 2011 è stato poi pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 maggio 2011, con il quale viene, tra l'altro, disposto l'utilizzo per l'anno 2011 del suddetto stanziamento di 245 milioni di euro per il sostegno alle scuole non statali.
È in corso, allo stato, la procedura relativa all'emanazione del conseguente decreto interministeriale - di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per i rapporti con le regioni e sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano - per la ripartizione tra le regioni del suddetto stanziamento.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per i

rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, al Ministro delle riforme per il federalismo. - Per sapere - premesso che:
nella regione Friuli Venezia Giulia si registrano, al momento, 31 sedi vacanti nel ruolo di segretario presso altrettante amministrazioni comunali;
la regione Friuli Venezia Giulia, ai sensi dell'articolo 4, numero 1-bis, del proprio statuto di autonomia, ha potestà legislativa in materia di ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni; in tale ambito di competenza non rientra la disciplina della figura del segretario comunale, in quanto gli stessi sono considerati dipendenti dell'ex Agenzia nazionale dei segretari comunali e provinciali, ora soppressa e, pertanto oggi risultano essere in carico al Ministero dell'interno;
attualmente l'ex AGES attende l'autorizzazione del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione per procedere all'iscrizione di 364 nuovi segretari, di cui 12 residenti in Friuli Venezia Giulia;
in data 27 dicembre 2010, il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che sollecita il presidente della regione a richiedere al Ministro dell'interno l'assegnazione, in via prioritaria, alla sezione dei segretari del Friuli Venezia Giulia dei concorrenti vincitori del corso-concorso nazionale conclusosi nell'ottobre del 2010, provenienti dalla regione Friuli Venezia Giulia;
un stessa richiesta veniva indirizzata dall'ANCI del Friuli Venezia Giulia e dal presidente della regione al Ministro dell'interno, riferendosi alla impostazione federalista che il Governo sta portando avanti nei rapporti con le regioni e le autonomie territoriali -:
quante unità di nuovi segretari comunali si intendano assegnare alla sezione regionale del Friuli Venezia Giulia;
se i Ministri interrogati intendano procedere, singolarmente o in concerto, con una iniziativa - anche di tipo normativo - per dare risposta positiva alla richiesta unanime indirizzata dalla regione Friuli Venezia Giulia e dall'ANCI per assegnare alla sezione della regione Friuli Venezia Giulia i segretari vincitori del corso-concorso residenti in Friuli Venezia Giulia.
(4-11690)

Risposta. - Il vigente quadro normativo consente l'iscrizione all'albo dei segretari comunali e provinciali seguendo esclusivamente i criteri espressamente indicati dall'articolo 13, comma 9, del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997, secondo il quale «Il consiglio nazionale di amministrazione assegna alle sezioni regionali, secondo l'ordine della graduatoria approvata e sulla base delle preferenze espresse dagli interessati, coloro che hanno conseguito l'abilitazione, tenendo conto delle esigenze di personale delle singole sezioni regionali».
La disposizione non contempla, pertanto, nessun criterio di assegnazione riconducibile alla residenza dell'aspirante segretario.
Nel giugno 2011, Corte dei conti ha registrato il decreto del Presidente della Repubblica del 21 aprile 2011 che autorizza l'assunzione dei 364 corsisti del COA III.
Successivamente, il 12 luglio 2011, è stato pubblicato - anche sul sito
internet del Ministero dell'interno - il decreto di assegnazione dei predetti funzionari presso le 18 sezioni regionali sulla base della graduatoria di merito, delle preferenze espresse e dei posti disponibili.
Alla sezione regionale del Friuli Venezia Giulia sono stati assegnati 14 segretari comunali.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Costituzione italiana recita all'articolo 11 «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri

popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali»;
pertanto l'utilizzo di una forza armata nazionale è da intendersi a solo scopo di difesa;
poiché non ci sono motivi per temere un'aggressione da parte di Paesi europei o di altri continenti risulta evidente che l'esercito nazionale abbia una funzione solo di peacekeeping e sia destinato a missioni di salvaguardia dei diritti umani. Di conseguenza la dotazione di strumenti di attacco come i cacciabombardieri JSF-F35 e priva di motivazione;
il nostro Paese è impegnato in un progetto per la realizzazione di 2.700 cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35, sostenuto dagli Stati Uniti, a cui partecipano altri 8 Paesi: Regno Unito al primo livello, Italia ed Olanda al secondo livello, Turchia, Canada, Australia Norvegia e Danimarca al terzo livello. La ditta capo-commessa del progetto è l'americana Lockheed Martin Aero e l'azienda italiana maggiormente coinvolta è Alenia Aeronautica che partecipa allo sviluppo ed alla produzione second source dell'ala. Sono poi coinvolte in modo minore un'altra ventina di aziende del nostro comparto nazionale;
il costo complessivo di tale progetto è stimato in 250 miliardi di dollari, ma non è in alcun modo possibile fare stime sui costi finali reali, tanto che per un singolo aereo le recenti stime statunitensi (marzo 2010) parlano di un costo finale di acquisto di circa 110 milioni di dollari;
per la fase di produzione dell'aereo (successiva alla fase di progettazione già completata) l'Italia ha ipotizzato di impegnarsi all'acquisto di 131 cacciabombardieri Joint Strike fighter (JSF) al costo totale - solo per l'aereo senza armamenti - di oltre 12 miliardi di euro seguendo le ultime stime (cifra spalmata fino al 2026) ed alla realizzazione a Cameri (Novara) di un centro europeo di manutenzione al costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012;
per la fase dello sviluppo e per quella di pre-industrializzazione l'Italia ha sottoscritto dei Memorandum of Understanding che la impegnano a destinare al progetto 158,2 milioni di dollari dal 2007 al 2011, ed altri 745 milioni di dollari dal 2012 al 2046;
dal punto di vista puramente strategico è difficile comprendere quali siano le motivazioni per l'acquisto di un cacciabombardiere di quarta generazione: le nostre attuali missioni militari all'estero hanno una caratteristica prevalentemente di peacekeeping, dove fondamentale deve essere la figura umana mentre risulta totalmente inutile, oltre che contraria al nostro dettato costituzionale, la presenza di cacciabombardieri. La possibile giustificazione della deterrenza ai fini difensivi non regge poiché occorre ricordare che l'Italia sta già acquistando il caccia Eurofighter EFA più adatto a compiti da intercettore e di difesa da attacchi aerei;
anche gli Stati Uniti, con la nuova presidenza di Barack Obama, hanno deciso di effettuare importanti tagli sui sistemi d'arma considerati sovradimensionati ed inutili nelle nuove prospettive strategiche per investire sulla componente umana;
diverse voci ufficiali dei Paesi partecipanti al progetto (la Corte dei conti olandese e lo U.S. Government Accountability Office - GAO) hanno espresso le loro forti perplessità su sostenibilità, efficacia ed effettivo costo di tutto il programma JSF. In un rapporto del marzo 2009 il GAO è molto critico sul progetto lamentandone principalmente i forti ritardi, il lievitare dei costi e le scarse garanzie sulla buona riuscita. Viene criticata la scelta del dipartimento della Difesa di anticipare la fase di produzione senza aver completato i test necessari, con il forte rischio di scoprire eventuali difetti a posteriori, quando correggerli sarà estremamente complicato e costoso. Per ovviare alle difficoltà progettuali i Paesi acquirenti hanno inoltre deciso di anticipare l'acquisizione del 15 per cento del totale dei

velivoli, cioè 360 aerei, testando solo il 17 per cento delle capacità dell'F35 in volo, per lasciare tutto il resto alle simulazioni di laboratorio (molti problemi però emergono solo con le prove di volo). Sempre secondo il GAO i costi complessivi nei primi nove anni del progetto sono lievitati dell'80 per cento e continueranno a crescere. Gli USA sono impegnati ad investire 10 miliardi di dollari all'anno per i prossimi 20 anni;
la Corte dei conti olandese, nell'avanzare le proprie perplessità, ha esposto diverse critiche al forte lievitare dei costi del progetto affermando che è impossibile calcolare il costo reale di un singolo aereo, mentre tenendo presente il costo della partecipazione delle aziende olandesi al programma di sviluppo del JSF risulterebbe più economico per i Paesi Bassi scegliere l'acquisto puro e semplice dell'aereo finito;
la Norvegia il 30 marzo 2009 scorso ha sospeso fino al 2012 la sua partecipazione al programma del JSF;
uno studio interno del dipartimento USA alla difesa di fine 2009 ha confermato le previsioni di costi fuori budget già individuati negli anni precedenti (circa 16,5 miliardi di dollari), prevedendo un ritardo di circa due anni e mezzo nella fase di sviluppo e conseguentemente di produzione finale del caccia F35. Ciò ha comportato, in maniera inedita, grosse critiche alla capo-commessa Lockheed anche da parte del Pentagono (per bocca dei suoi massimi esponenti di acquisto armamenti) che ha paventato per la prima volta la possibilità di richiedere alla controparte industriale delle compensazioni monetarie per tutti questi ritardi e costi aggiuntivi;
diversi analisti sin dalla nascita del progetto hanno sottolineato come l'allargamento ai partner, in particolar modo quelli europei, serviva da un lato per coprire i forti costi di sviluppo e produzione dall'altro per tarpare le ali all'industria europea della difesa che specialmente con il progetto dell'Eurofighter stava affermandosi sul mercato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la terza tranche di produzione dell'Eurofighter, il programma del caccia europeo prodotto da Italia, Gran Bretagna, Germania e Spagna, sarà ridimensionata. Dei 236 aerei previsti ne verranno prodotti solo la metà senza ulteriori certezze per il futuro. L'Italia, che ne doveva acquistare 46 da aggiungere ai 75 delle prime due tranche, ha sottoscritto l'acquisto solo di altri 21 aerei;
le promesse occupazionali di circa 600 posti di lavoro per le aziende italiane partecipanti al programma - che corrispondono agli impieghi realmente accertati, e non invece ai 10.000 di cui si è erroneamente ipotizzato in qualche dichiarazione rinvenibile nei resoconti delle Commissioni parlamentari e negli atti del Governo - in realtà saranno di fatto solo una compensazione di posti di lavoro che si perderanno per i tagli all'Eurofighter. In questo settore bisogna tener presente che i profitti dell'industria militare sono alti, anche perché garantiti dai Governi, ma basse sono le ricadute occupazionali in proporzione ai pur massicci investimenti. Per stessa ammissione del Governo italiano le ricadute industriali sono bassissime. Considerando poi le maggiori difficoltà che sta incontrando lo sviluppo del progetto negli Stati Uniti resta sempre più difficile pensare che le richieste dell'Italia vengano accolte;
le ricadute industriali non andranno a sviluppare più ritorni rispetto ai soldi investiti dallo Stato per l'acquisto dei caccia, che verranno semplicemente rigirati per la quota parte su aziende italiane. Il notevole costo di ogni singolo aereo sarà inoltre un grande deterrente per eventuali acquisti da parte di nazioni terze non partecipanti al programma di produzione;
in un momento di grave crisi economica non è sicuramente un'opportuna scelta in termini di spesa pubblica andare ad impegnare complessivamente per i prossimi anni circa 15 miliardi di euro che potrebbero invece essere utilizzati per stimolare

la ripresa dell'economia ed affrontare meglio la crisi di questo periodo resa più evidente dal Rapporto 2011 della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica presentato al Senato -:
se il Governo intenda sospendere per i prossimi 5 anni la partecipazione al programma di realizzazione dell'aereo Joint Strike Fighter e conseguentemente a destinare le maggiori risorse risparmiate per compensare almeno in parte i negativi effetti economici che il decreto-legge n. 78 del 2010 ha avuto sui comparti sicurezza, difesa, del soccorso pubblico, della scuola e della sanità.
(4-12124)

Risposta. - La decisione di partecipare al programma Joint strike fighter è il risultato di una riflessione, comune ad altri Paesi dell'Alleanza atlantica, che ha tenuto presente le esigenze di lungo termine delle Forze armate. Gli episodi di terrorismo internazionale e delle situazioni di crisi, geograficamente circoscritte ma potenzialmente lesive degli interessi nazionali, hanno imposto un radicale cambiamento nella metodologia d'impiego delle forze armate dei Paesi della Nato e dell'Unione europea che utilizzano lo strumento militare in missioni congiunte di peace-keeping e di stabilizzazione.
Tale sforzo congiunto ha imposto agli stati partecipanti un innalzamento del livello di efficienza delle capacità di prevenzione e di risposta alle minacce in zone di conflitto caratterizzate da una forte asimmetria informativa e da incertezza all'identificazione degli obiettivi militari. Il cacciabombardiere Jsf è frutto dei requisiti strategici espressi dalle aeronautiche militari di numerosi Stati poiché presenta importanti innovazioni rispetto ai programmi di terza (F-16 ed F-18) e quarta generazione (
Eurofighter). Grazie alle sue dotazioni d'avanguardia sia elettroniche che radar assicura infatti attività di supporto aereo ai contingenti a terra che si rivelano particolarmente utili proprio nelle operazioni di peace-keeping ove la minaccia viene dal «terreno» piuttosto che «dall'aria» tuttavia le forze terrestri devono essere adeguatamente protette e tali tecnologie di punta riducono il rischio di amplificare negativamente l'uso della forza.
Il progetto per la realizzazione del Jsf, parzialmente concomitante con quello dell'Efa, consentirà di compensare la fine della produzione del velivolo
Eurofighter e di salvaguardare almeno in parte i livelli occupazionali del settore. Dal punto di vista operativo, la scelta dell'Aeronautica italiana di dotarsi sia dell'Efa che del Jsf, in analogia con quanto fatto anche dal Regno Unito, è il frutto della complementarietà dei due caccia che sono destinati a differenti missioni: di superiorità aerea per Eurofighter e di supporto alla truppe per il Jsf.
La decisione di aderire al programma Jsf da parte dell'Italia e del Regno Unito, che insieme a Germania e Spagna partecipano al programma
Eurofighter, non sembra avere un legame diretto con la decisione del Consorzio europeo di procedere ad una riduzione del numero di velivoli Efa prodotti. Giocano invece un ruolo rilevante i tagli ai bilanci della difesa, la riduzione della minaccia di attacchi aerei e le stesse elevate capacità di protezione aerea dello Eurofighter, che rendono inferiore il numero di caccia necessari per assolvere a tale funzione.
Per quanto infine attiene ai ritorni industriali generati dal programma Jsf, occorre tenere presente che a fronte dell'investimento già effettuato dall'Italia, di 2 miliardi di dollari, le forniture finora assegnate alle imprese nazionali, pari a 422 milioni di dollari, sono in linea con le stime elaborate dal Segretariato generale della difesa in relazione alla fase iniziale di sviluppo e produzione del programma. Nell'orizzonte temporale sino al 2035 è previsto che i ritorni per le nostre aziende siano compresi tra l'87 per cento e il 68 per cento dell'investimento complessivo (circa 19 miliardi di dollari), una forbice che tiene conto dell'impatto di un'eventuale conferma anche per il futuro della decisione del Governo statunitense di accantonare il programma relativo al motore alternativo F136 del Jsf (di interesse Avio). Proprio in virtù dell'estrema importanza

del programma Jsf, strategico per il rafforzamento della collaborazione con gli Stati Uniti nel settore dell'industria della difesa e per lo sviluppo di lungo periodo dell'industria aeronautica italiana, l'apposito tavolo di coordinamento interministeriale per il Jsf tra il Ministero degli esteri, il Ministero della difesa ed il Ministero dello sviluppo economico, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri prosegue il costante monitoraggio delle gare al fine di definire le linee d'azione da attuare nel quadro del sostegno istituzionale volto a rendere massimi i benefici delle nostre aziende, inclusa la compensazione per l'industria motoristica. Assicurando altresì che i ritorni complessivi si collochino nella fascia alta delle percentuali sopra indicate.
Sono da segnalare inoltre i vantaggi connessi con i possibili trasferimenti di tecnologie derivanti dalla partecipazione a tale programma. L'obiettivo è quello di fare breccia nella tradizionale cautela statunitense, incentrata sul principio del
need to know, e di assicurare effettivamente all'Italia l'acquisizione di tecnologie di avanguardia attraverso la partecipazione al programma. Rilevante è altresì l'importante patrimonio di conoscenze che l'industria italiana acquisirà grazie alla localizzazione nel territorio nazionale dell'unica piattaforma di assemblaggio finale e di manutenzione ospitata al di fuori degli Stati Uniti.
Il programma multinazionale a guida statunitense
Joint Strike Fighter ha un rilievo anche nel più ampio contesto delle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti nel settore della difesa, sia perché il velivolo Jsf risponde a specifiche esigenze delle nostre Forze armate impegnate in missioni di peace-keeping. Anche sul piano militare, il programma Jsf ha un ruolo importante anche sotto il profilo industriale e tecnologico, tenuto conto dell'interesse del gruppo Finmeccanica di diventare un partner strategico di Lockeed-Martin e dell'effetto traino sulle piccole e medie imprese che ne comporterebbe. La scelta di adesione ad un programma a guida statunitense, infine, non ha indebolito la dimensione europea della collaborazione italiana nel settore della difesa, non avendo i Paesi europei sviluppato autonomamente un progetto di quinta generazione. L'ottimizzazione dei ritorni economici e tecnologici derivanti dalla partecipazione italiana al programma Jsf necessita il mantenimento del sostegno istituzionale assicurato dal Governo all'industria nazionale attraverso il coordinamento tra i Ministeri interessati, in particolare degli esteri, della difesa e dello sviluppo economico.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito dei noti tagli alla spesa pubblica molti comuni di piccole dimensioni non dispongono più di vigili urbani ed anche nelle altre municipalità più grandi è in corso un metto ridimensionamento dei dipendenti, anche nel corpo dei vigili urbani;
vi è quindi una contrazione dell'attività di controllo e prevenzione in molti settori (controlli ambientali, norme stradali e altro);
i sindaci sono eletti dai cittadini in modo diretto e prestano giuramento all'atto della loro entrata in carica avanti al proprio consiglio comunale;
sarebbe opportuno che i sindaci - ed eventualmente anche gli assessori, previa qualificazione e preparazione eventualmente necessaria - fossero autorizzati ad operare in sostituzione od integrazione dei vigili urbani nell'espletamento delle loro funzioni, soprattutto là ove vi siano obbiettive carenze di organico;
è assurdo che un sindaco, nel momento in cui assista ad una violazione di legge - per esempio del codice della strada - non possa in alcun modo intervenire per sanzionare chi non rispetta le regole e, altro esempio, non abbia l'autorità di poter chiedere i documenti a chi per qualche

motivo dia adito a sospetti di non essere in regola con le norme di legge -:
se non ritenga il Ministro di assumere le necessarie iniziative, anche normative, per autorizzare, a richiesta, i sindaci e gli assessori comunali a poter operare in questo senso nell'interesse della comunità da loro amministrata.
(4-11754)

Risposta. - L'interrogante chiede di consentire, previa eventuale modifica normativa, agli amministratori degli enti locali - in particolare, nei piccoli comuni e per supplire alle carenze di personale - di svolgere direttamente alcune funzioni dei dipendenti, come quella di identificare le persone, e di svolgere le funzioni più semplici di norma delegate alla polizia municipale. In proposito si rileva che l'assetto organizzativo delineato dal decreto legislativo n. 267 del 2000 assegna agli amministratori compiti di indirizzo e di controllo, mentre l'attività gestionale è demandata alla struttura burocratica dell'ente. Spetta, infatti, al personale dirigenziale il compito di gestione degli uffici e/o dei servizi mediante autonomi poteri di spesa e di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo.
Il legislatore ha inteso tenere ben distinte le differenti componenti che concorrono a garantire l'imparzialità, l'efficacia e l'efficienza dell'azione amministrativa, derogando al principio generale di separazione dei poteri solo con l'articolo 53, comma 23, della legge n. 388 del 2000. Tale norma consente, infatti, agli enti locali con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, previa adozione di apposito regolamento, di attribuire ai componenti dell'organo esecutivo la responsabilità degli uffici e/o dei servizi e il potere di adottare atti anche di natura tecnico-gestionale, al fine di operare un contenimento della spesa che dovrà essere documentato ogni anno, con apposita deliberazione, in sede di approvazione del bilancio.
Il vigente ordinamento già prevede degli istituti volti a ovviare alle difficoltà che incontrano i comuni, in particolare di piccola dimensione, nel garantire il regolare funzionamento dei servizi. Ad esempio, gli articoli 30 e seguenti del Tuel che disciplinano le forme associative; l'articolo 14 del Ccnl del 22 gennaio 2004, che regola il personale utilizzato a tempo parziale e i servizi in convenzione (cosiddetto «scavalco»); infine, l'articolo 1, comma 557 della legge n. 311 del 2004, che concerne la possibilità di utilizzare i dipendenti di altri enti locali, previa autorizzazione dell'amministrazione di appartenenza, per i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Peraltro, il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito nella legge 30 luglio 2010, n. 122, all'articolo 14, comma 28, stabilisce, per i comuni con popolazione fino a 5000 abitanti, l'obbligo di esercitare in forma associata, attraverso convenzione o unione, le funzioni fondamentali di cui all'articolo 21, comma 3 della legge 5 maggio 2009, n. 42. L'esercizio di tali funzioni ha recentemente trovato ulteriore disciplina nell'articolo 20 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.
Con riguardo al caso in esame, le disposizioni di cui ai commi 132 e 133 dell'articolo 17 della legge n. 127 del 1997 elencano tassativamente le categorie di soggetti alle quali il sindaco può conferire le funzioni di prevenzione e di accertamento delle violazioni in materia di codice della strada. Pertanto, si deve ritenere preclusa la possibilità di conferire funzioni di ausiliario del traffico a soggetti diversi da quelli espressamente previsti dalla predetta normativa.
La legge-quadro sulla polizia municipale - legge n. 65 del 1986 - prevede un chiaro riparto di competenze tra l'organo di vertice dell'amministrazione comunale, che «impartisce le direttive, vigila sull'espletamento del servizio e adotta i provvedimenti previsti dalle leggi e dai regolamenti» e il personale di polizia municipale al quale sono affidati i compiti esecutivi e operativi inerenti a dette funzioni, tra le quali - ai sensi dell'articolo 5 della stessa legge - quelle di polizia giudiziaria, di polizia stradale e ausiliarie di pubblica sicurezza, rivestendo a tal fine la qualifica di agente di polizia di

Stato conferita dal prefetto, previa comunicazione del sindaco e in presenza dei previsti requisiti.
Alla luce delle considerazioni esposte, pertanto, si ritiene che modifiche legislative in materia potrebbero incidere significativamente sul principio, ormai consolidato, di separazione tra l'attività di indirizzo e l'attività di tipo gestionale.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.