XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 29 settembre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 5 OTTOBRE 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La IX Commissione,
premesso che:
dal 30 novembre 2010 anche nel Veneto, come in altre regioni d'Italia, Emilia-Romagna e Lombardia, è stata avviata la programmazione del digitale terrestre e da allora sono iniziati una serie di inconvenienti, relativi soprattutto alla programmazione dei canali della RAI che, con il passare del tempo, anziché diminuire sono aumentati;
in particolare, in tutto il territorio di confine tra il Veneto e il Friuli il segnale arriva debolissimo. Tale cattivo funzionamento nel corso dei mesi è andato estendendosi fino a riguardare ad ampie zone del Veneto Orientale, compreso il litorale veneziano. Le cause sono state individuate nella debolezza del segnale dei canali RAI, a tal punto che in moltissime abitazioni non è più possibile vedere Rai Uno, Rai Due e Rai Tre. Per di più, sempre in questa zona di confine, i cittadini veneti vedono il TG3 della RAI del Friuli e non il TG3 del Veneto;
risulta che la RAI abbia problemi con l'impianto di Piancavallo, che emette un segnale troppo debole; tali problemi derivano probabilmente dalla non corretta o inadeguata «sincronizzazione» della rete digitale. Sta di fatto che il debole segnale proveniente da Piancavallo non consente una ricezione adeguata e poiché la maggior parte delle antenne degli utenti di Portogruaro sono orientate in quella direzione, non si vedono più i canali RAI. Se gli utenti di quelle zone avessero riorientato le proprie antenne sul Monte Venda riceverebbero un segnale RAI («multiplex» veneto) di ottima qualità;
questa è la soluzione che la RAI ha proposto e ribadito in più occasioni, analoga a quella fornita dal Governo in risposta ad atti di sindacato ispettivo presentati nei mesi scorsi: occorre che tutti i cittadini della zona interessata «riorientino» le antenne. Tale soluzione, avallata peraltro dal Ministero competente, ha un evidente e rilevante onere a carico dei cittadini, quantificato in circa 150-200 euro a famiglia;
la RAI avrebbe potuto risolvere il problema adottando la soluzione di aumentare, semplicemente, la potenza del trasmettitore di Piancavallo, oppure «ridefinire» diversamente la rete digitale, così da consentire agli utenti della zona di confine tra Veneto e Friuli di ricevere adeguatamente (senza la necessità di riorientare le antenne, sobbarcandosi i relativi costi), i programmi RAI. Ciò non è avvenuto, contrariamente a quanto fatto da Mediaset, Telecom e DFREE (le principali emittenti nazionali private) che hanno convertito in digitale i loro impianti di Pordenone, continuando a trasmettere da quel sito e non da Udine;
inoltre, per risolvere il problema dell'interferenza con il TG3 del Friuli, la RAI avrebbe dovuto aggiornare la sua rete di trasporto del segnale ed abbandonare la tecnica «a rimbalzo», investendo in ponti-radio. Sul punto qualsiasi impegno generico del Ministro dello sviluppo economico si è rivelato ad avviso dei firmatari del presente atto insufficiente ed inadeguato. È evidente che servono finanziamenti per migliorare la rete di trasporto del segnale: sul punto sarebbe utile conoscere come la RAI abbia speso i 33 milioni di euro extra assegnati nel 2007 che avrebbero dovuto, appunto, consentire alla rete di trasporto di essere pronta per il digitale;
al danno derivante dal non poter fruire del servizio pubblico radiotelevisivo, i cittadini subiscono poi la beffa di essere ciò nondimeno tenuti a pagare un relativo canone di abbonamento (il cosiddetto canone RAI), imposta di scopo correlata al possesso del televisore;
della riscossione di tale prelievo (peraltro tra i più «odiati» dai cittadini, con un tasso di evasione che raggiunge il

30 per cento circa a livello, nazionale) si occupa l'amministrazione finanziaria, in particolare l'ufficio S.A.T. (sportello abbonamenti TV, già storico ufficio URAR del Ministero dell'economia e delle finanze), con il quale collabora la RAI come previsto da un'apposita «Convenzione per la regolamentazione dei rapporti relativi alla gestione dei canoni di abbonamento alle diffusioni», sottoscritta il 2 gennaio 2001;
di fatto si è in presenza di un'imposta che poi lo Stato utilizza pressoché integralmente per finanziare l'attività di servizio pubblico svolta dalla RAI;
insomma, chi paga la RAI sono i cittadini, attraverso lo Stato, che peraltro ne è anche il «proprietario», sia in quanto azionista, sia in quanto soggetto concedente la concessione affidata alla Rai. In tal senso è lo Stato attraverso i suoi organi e le istituzioni (Governo, Ministero dello sviluppo economico - dipartimento delle comunicazioni, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) a dover verificare il corretto e regolare svolgimento del servizio pubblico da parte della Rai, intervenendo se del caso ad irrogare le previste sanzioni, a tutela e garanzia del cittadino consumatore e contribuente;
va ricordato peraltro che lo stesso contratto di servizio (2010-2012) tra RAI e il Ministero dello sviluppo economico (che oggi incorpora quello delle Telecomunicazioni), all'articolo 23 (qualità del servizio), prevede che:
la Rai individua nella qualità audiovisiva un tratto distintivo e irrinunciabile dell'offerta del servizio pubblico. La programmazione Rai è diffusa attraverso le reti di radiodiffusione terrestre in tecnica digitale ed analogica e via satellite con una elevata qualità di immagine e suono, dedicando ad ogni canale l'opportuna capacità trasmissiva...;
la Rai riconosce la qualità tecnica del servizio di radiodiffusione quale obiettivo strategico del servizio pubblico [...] monitora costantemente la qualità tecnica del servizio ed esercita ogni azione preventiva e correttiva al fine di garantire il permanere di alti standard qualitativi; assicura un costante rapporto con l'utenza, per raccogliere segnalazioni di problematiche di qualità tecnica; [...]; assicura una idonea informazione ai cittadini per la migliore fruizione dei servizi;
nell'ambito della disponibilità delle frequenze e tenendo conto della specificità della missione del servizio pubblico generale radiotelevisivo, il Ministero assicura alla Rai tutte quelle necessarie per risolvere situazioni interferenziali, migliorare la qualità del servizio e sperimentare nuove tecnologie diffusive [...];
proprio nel contratto di servizio è stabilito che la qualità del segnale costituisce un elemento essenziale del servizio pubblico radiotelevisivo, elemento di cui il Ministero deve garantire il rispetto; nel caso di specie - come rilevato - l'inadeguata qualità del segnale pregiudica la possibilità di gran parte della popolazione di vedere i programmi Rai;
a ciò si aggiunga il fatto che già il Ministro Gentiloni e poi l'attuale Governo, con il cosiddetto decreto mille-proroghe (decreto-legge n. 225 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 10 del 2011) del marzo 2011 hanno messo a disposizione della RAI ingenti risorse per il passaggio al digitale (per un totale di oltre 60 milioni di euro) e che il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4086/182 (Strizzolo, Viola) in sede di conversione dello stesso decreto mille-proroghe che, destina una parte di fondi messi a disposizione a risolvere i problemi individuati nella zona a confine tra Veneto e Friuli,


impegna il Governo:


ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché:
siano posti in essere i necessari interventi tecnici, con particolare riferimento ai ripetitori di Piancavallo al fine di potenziare il segnale Rai e così consentire ai cittadini del Veneto Orientale e del

Basso Friuli di poter finalmente avere accesso alla visione dei programmi RAI;
siano utilizzate le risorse già destinate allo scopo dal precedete Governo e da quello attuale, in accoglimento dell'Ordine del giorno così come ricordato in premessa;
a valutare ogni attività da porre in essere nei confronti della RAI a fronte dell'evidente mancato adempimento degli obblighi previsti dal vigente contratto di servizio;
ad assumere iniziative, anche normative, per prevedere forme di indennizzo in favore di quei cittadini che hanno sostenuto spese documentate per effettuare interventi tecnici sulle antenne in seguito al passaggio al digitale terrestre.
(7-00697) «Meta, Viola, Velo, Monai».

La X Commissione,
premesso che:
l'Eni ha comunicato nei giorni scorsi la fermata di sei mesi degli impianti di raffinazione a Porto Marghera con la conseguente messa in cassa integrazione di circa 300 lavoratori a partire dal prossimo novembre 2011;
tale scelta è l'ennesimo colpo alla già drammatica situazione occupazionale e di prospettiva industriale in quel polo produttivo;
le precedenti scelte di chiusura annunciate come temporanee di siti di produzione nel settore della chimica a Porto Marghera, si sono poi rivelate definitive (vedi caprolattrame e il clorosoda);
la chiusura della raffineria corre il rischio di provocare altre chiusure in altri settori della produzione chimica nel sito Veneziano;
tale scelta mette in difficoltà centinaia di aziende dell'entroterra veneto che si riforniscono di materie prime da quel sito produttivo, oltre a chiudere un esperienza storica per il territorio;
infatti, la raffineria di Venezia sorse per iniziativa privata nel 1926 con il nome di DICSA (Società anonima distillazione italiana combustibili) ai tempi della prima industrializzazione di porto Marghera;
nel 1934 la DICSA cedette i propri impianti all'AGIP (Azienda generale italiana petroli), che potenziò la raffineria, realizzando impianti idonei al ciclo completo di lavorazione del petrolio greggio;
nel 1947 venne costituita una società denominata IROM (industria raffineria olii minerali) con la partecipazioni dell'AGIP e della AIOC (Anglo iranian oil company); gli ingenti danni subiti dalla raffineria durante la guerra ne resero necessaria la ricostruzione. Nel 1978 la raffineria divenne interamente di proprietà Eni. Iniziò allora un processo di adeguamento tecnologico, mediante la realizzazione dei nuovi impianti di visbreaking e di thermal cracking e della nuova centrale termoelettrica da 33 megawatt ora;
comprende il complesso hydroskimming, costituito dalle distillazioni primarie (DP3 e DP2), dagli impianti di conversione termica (VB/TC), dagli impianti di reforming, isomerizzazione e di desolforazione e dagli impianti di recupero zolfo, nonché da tutti gli impianti ancillari. Comprende, oltre alle due caldaie per la produzione di vapore da 120 t/h di vapore cadauna una turbina a vapore (8 megawatt) e un turbogas (25 megawatt) per la produzione di energia elettrica; la quota eccedente i fabbisogni interni viene immessa nella rete di trasmissione nazionale. Inoltre, vengono forniti altri servizi, quali la produzione di aria compressa, acqua di raffreddamento e il trattamento chimico-fisico e biologico delle acque reflue;
la raffineria di Venezia è situata nell'area industriale di Porto Marghera e occupa una superficie di circa 110 ettari. Ha una capacità di raffinazione bilanciata di 70 mila barili/giorno. Il greggio viene ricevuto al pontile di San Leonardo, raggiungibile da petroliere di portata fino a

85 mila tonnellate e convogliato, tramite un oleodotto sublagunare lungo 11 chilometri del diametro di 42 pollici (circa 107 centimetri) al parco serbatoi dell'Isola dei Petroli, da cui vigono alimentati gli impianti di distillazione primaria;
i prodotti finiti (gasoli, benzine, kerosene, gpl, olio combustibile, zolfo e bitume) attualmente coprono il 65 per cento del fabbisogno del mercato del Nordest. Vengono riforniti oltre 1200 punti vendita in Valete, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, oltre ad Austria e Slovenia, mediante autobotti e ferro cisterne;
i greggi lavorati provengono principalmente da Medio Oriente, Nord Africa e Russia. Inoltre, la raffineria, nella darsena interna, riceve ed esita via mare sia semilavorati, sia prodotti finiti;
da anni la raffineria di Venezia si distingue per l'attenzione all'ambiente e la sicurezza. Nel 1999 è stata la prima in Italia a ottenere la certificazione di qualità ISO 14001 e nel 2003 ha traguardato, prima in Italia e quarta nell'Europa occidentale, la registrazione Emas, rinnovata nel 2006, 2007 e 2008;
la raffineria di distingue per i seguenti dati:
produzione stoccaggio;
capacità di stoccaggio 1,3 milioni di metri cubi;
capacità di decreto 4,5 milioni di tonnellate;
Veneto-Friuli-Trentino totale consumi dell'area 8.000.000 di tonnellate;
dipendenti: 353 diretti, 780 complessivi l'indotto permanente,


impegna il Governo:


a mettere in campo tutte le iniziative nei confronti di ENI affinché la raffineria di Porto Marghera rimanga in funzione e non venga sospesa in alcun modo l'attività di produzione;
a convocare immediatamente ENI affinché chiarisca in modo inequivocabile il suo impegno su Porto Marghera e prospetti le iniziative/investimenti che intende attivare per il suo rilancio, a partire da quelle concordate insieme alle organizzazioni sindacali e le istituzioni locali con l'accordo di programma del 14 dicembre 2006 per le quali nel mese di agosto 2011 sono pervenute le autorizzazioni VIA e AIA;
a convocare immediatamente un tavolo con le parti sociali e le istituzioni locali per affrontare nel suo complesso la situazione dell'area produttiva di Venezia, peraltro già individuata come area di crisi, che partendo dai lavori svolti da appositi gruppi di lavoro, consegnati il 19 novembre 2010 al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, determini il nuovo accordo di programma per il rilancio e la riqualificazione industriale di quest'area strategica.
(7-00696) «Lulli, Viola, Baretta, Murer, Martella».

La XII Commissione,
premesso che:
il mercato mondiale dell'azzardo on line è esploso dai mille miliardi di lire nel 1998 ai 4 mila miliardi (di lire) negli anni 2000;
il gioco d'azzardo è monopolio di Stato e viene appaltato a ditte private;
numerose città italiane chiedono la possibilità di aprire dei casinò;
il gioco d'azzardo patologico è una vera e propria patologia riconosciuta a livello clinico;
i casi di gioco d'azzardo patologico in Italia stanno aumentando esponenzialmente;
per almeno 700 mila italiani il gioco assume forme patologiche;

esistono in Italia numerosi centri privati di cura della ludopatia;
la rete internet rende estremamente più accessibile il gioco d'azzardo, anche a minorenni;
oggi, almeno 3 milioni di italiani giocano a poker on line e almeno 120 soffrono di sindrome da gioco compulsivo;
i giocatori minorenni sono aumentati, nel solo biennio 2009-2010, del 7,6 per cento, passando da 860 mila unità a 3,1 milioni;
il Comitato antiriciclaggio della Commissione antimafia ha stilato una relazione sul gaming dove si afferma che «le norme vigenti e i sistemi di controllo non garantiscono la tutela dei minori» e che «la prevalenza del gioco patologico tra i giovani è diventata un problema di interesse pubblico»;
cinque italiani su dieci considerano il gioco come una concreta possibilità di uscita dalla povertà;
la globale crisi economico finanziaria attuale esaspera questa fissazione compulsiva;
il giocatore compulsivo non vuole essere curato, in quanto non gioca per vincere, ma per opporsi al mito del denaro;
dal 18 luglio 2011 è possibile giocare on line con la variante cash games, ovvero giocando mille euro a sessione;
Antonio Tagliaferri, direttore dell'Aams, l'autorità dei monopoli che controlla il settore, ha affermato che il Monopolio non ha le risorse, umane e finanziarie, per affrontare i fenomeno;
la pubblicizzazione del gioco con testimonial famosi e graditi al pubblico dà l'impressione che il gioco d'azzardo possa essere consuetudine nazional-popolare,


impegna il Governo:


a mettere in atto una campagna nazionale informativa sui rischi del gioco d'azzardo, in particolare di quello on line;
ad assumere iniziative per obbligare i siti di gioco on line a creare dei blocchi efficienti per impedire a minorenni di accedere al gioco;
a finanziare dei programmi nazionali di recupero per giocatori compulsivi.
(7-00698) «Mancuso, Ghiglia, Girlanda, De Luca, Ciccioli, Di Virgilio, Barani, Germanà».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

POMPILI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il 21 settembre 2011 il Ministro per le politiche europee Anna Maria Bernini ha riferito, in audizione alla 14° Commissione della Camera dei deputati, che le procedure di infrazione pendenti nei confronti dell'Italia per mancata, non corretta o parziale attuazione di direttive comunitarie sono 147;
dai dati di EUR-Infra, l'archivio informatico nazionale delle procedure di infrazione realizzato dal dipartimento politiche europee, risulta che un terzo delle procedure, rispetto all'iter sanzionatorio della Commissione europea, è ad un livello di gravità accentuato: ciò significa che per queste procedure è già stata adita la Corte di giustizia o addirittura emessa la prima sentenza di condanna;
il trattato di Lisbona ha accelerato l'iter delle procedure di infrazione, rendendo possibile la comminazione di una sanzione pecuniaria per le procedure ex

articolo 260 TFUE già dalla prima sentenza di condanna della Corte di giustizia e fissando a un massimo 18 mesi la durata della procedura. Ciò aumenta notevolmente il rischio per l'Italia di incorrere in ingenti sanzioni;
a titolo, esemplificativo, la procedura n. 2007/2229 «Aiuti concessi a favore dell'occupazione» è dinanzi alla Corte di giustizia europea per la seconda volta, prossima dunque alla sentenza definitiva di condanna. La Commissione ha richiesto l'applicazione di una penale di euro 285.696 giornalieri per tutto il tempo intercorso tra la data di sentenza e il momento in cui gli aiuti verranno effettivamente recuperati, e di una ulteriore sanzione forfettaria pari ad euro 317.400 moltiplicati per il numero di giorni intercorrenti fra la prima sentenza ex articolo 258 TFUE e la suddetta sentenza di condanna ex articolo 260 TFUE;
oltre alle infrazioni relative al recepimento delle direttive, sono da considerare le procedure aperte relativamente agli «aiuti di Stato» concessi dall'Italia e non compatibili con la specifica normativa comunitaria che impone agli stati membri di non adottare misure di aiuto finanziario al settore delle imprese che alterino la concorrenza. Le misure giudicate incompatibili saranno suscettibili di sanzioni pecuniarie ex articolo 260 TFUE;
al 31 dicembre 2010, secondo la relazione relativa all'impatto finanziario derivante dagli atti e dalle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, ci sono: 13 casi di aiuti di stato in cui la Commissione ha avviato un'indagine formale; 15 casi dove è stata riscontrata incompatibilità; 10 casi deferiti alla Corte di giustizia dichiarati illegittimi e per i quali lo Stato italiano non ha attivato le misure correttive; 2 casi («Occupazione Pacchetto Treu» e «Aziende municipalizzate») per cui la Corte sta per emettere la sentenza di condanna alla sanzione pecuniaria;
la Commissione europea pretende il recupero integrale degli aiuti elargiti e questo per l'Italia è estremamente complicato, visto che la competenza al recupero spetta ai giudici nazionali e i provvedimenti che intimano a ciascun beneficiario la restituzione dei finanziamenti erogati vengono impugnati dagli stessi di fronte alle sedi competenti giudiziarie, subendo pertanto la sospensione della loro esecutività e rendendo lunga la conclusione dell'operazione di recupero;
l'Italia è a tutt'oggi il terzo Paese dell'Unione europea con il maggior numero di procedure di infrazione aperte, la cui proliferazione ha dei costi diretti per il bilancio dello Stato in caso di condanna da parte della Corte di giustizia;
il nostro Paese si troverà a pagare sanzioni pecuniarie il cui ammontare potrebbe essere di svariati milioni di euro, ed il Governo dovrà decidere a quali capitoli di bilancio imputare la spesa; allo stato attuale non risulta, infatti, un capitolo di bilancio predisposto al pagamento delle imminenti condanne pecuniarie deliberate dalla Corte di giustizia -:
quali concrete iniziative intenda assumere il Governo per affrontare una situazione così critica e se siano in corso iniziative di accantonamento di fondi in caso di intimazione di pagamento.
(3-01858)

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal mese di giugno 2011 una parte dei profughi provenienti dalla Libia sono ospitati nell'Ostello dei Tasso di Camerata Cornello (Bergamo), un piccolo borgo medievale sito in Valle Brembana di grande interesse storico e artistico;
dall'arrivo di tali profughi la sicurezza dei cittadini è continuamente messa a repentaglio dai violenti litigi fra loro;

i cittadini, molestati dai profughi ubriachi, non sporgono denuncia, intimoriti dalla obbligata convivenza quotidiana;
il 27 settembre 2011, si è verificato l'ennesimo episodio di violenza, che ha provocato un ferito;
le forze dell'ordine sono chiamate spesso ad intervenire, per cercare di arginare atti vandalici e prepotenze -:
quali iniziative intendano intraprendere, affinché tali profughi, accolti dalle nostre regioni, possano trovare al più presto una diversa collocazione su tutto il territorio dei Paesi dell'Unione europea, che devono mantenere gli impegni assunti ai diversi livelli istituzionali, senza trascinare all'esasperazione la popolazione bergamasca, costretta a convivere con gli immigrati extracomunitari in questione, irrispettosi delle regole del vivere civile.
(4-13384)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferisce l'agenzia «ASCA» il 6 settembre 2011, il dipartimento politiche antidroga, in riferimento alle esternazioni del cantante Vasco Rossi in relazione alle conseguenze inerenti al consumo della cannabis, «concorda con le dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla professoressa Bertol, presidente dell'Associazione Scientifica Gruppo Tossicologi Forensi Italiani»;
secondo quanto riferito dalla professoressa Bertol, e riferito dall'agenzia «ASCA» il consumo di cannabis comporterebbe un elevato grado di pericolosità, «effetti che sono stati per troppo tempo sottovalutati»;
il capo del dipartimento politiche antidroga dottor Alfonso Serpelloni «non può che condividere la posizione dei tossicologi forensi, tra l'altro i risultati degli studi portati avanti da questo Dipartimento effettuati sui giovani consumatori di cannabis hanno messo in evidenza con risonanze magnetiche come il consumo di cannabis distrugge i neuroni e riduce lo spessore della corteccia cerebrale. Si assiste cioè ad una riduzione dello spessore corticale della sostanza grigia che diventa più sottile soprattutto nei prefrontali. E un cervello malato sotto l'influenza della cannabis, non ci stancheremo mai di ricordare, non funziona a dovere, ma altera la propria rapidità di analisi e di decisione, di attenzione e di coordinamento» -:
a quali studi si riferisca la presa di posizione del professor Serpelloni;
quali giovani consumatori, i citati studi, abbiano coinvolto;
quali esperti abbiamo potuto partecipare agli studi citati dal professor Serpelloni;
se i giovani consumatori abbiano dato il loro consenso e siano comunque stati informati dello studio che li riguardava;
presso quali strutture siano state effettuate queste risonanze magnetiche;
se e dove sia reperibile la documentazione citata.
(4-13396)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO, SBROLLINI e ZAMPA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il 19 ottobre 1996 è stata firmata a L'Aja la Convenzione «sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei fanciulli» che aggiornava la convenzione del 5 ottobre 1961;

la Convenzione è finalizzata a definire quale Stato sia competente ad adottare le misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore, a determinare la competenza delle autorità del Paese in cui il minore si trova fisicamente per l'adozione di tutti i provvedimenti d'urgenza, a determinare la legge applicabile dalle autorità competenti, la legge applicabile alla responsabilità genitoriale e a garantire il riconoscimento e l'esecuzione delle misure di protezione del minore in tutti gli Stati contraenti;
l'importanza di tale Convenzione, già sottoscritta dall'Italia nel maggio 2003, sta anche nella previsione della creazione di una autorità centrale e l'istituzione di una procedura di consultazione fra le autorità di due Paesi (quello di residenza attuale del minore e quello di residenza futura dello stesso) che andrebbe a risolvere annose e preoccupanti situazioni di stallo che spesso si sono verificate tra il nostro Paese ed altri di fronte ad affidamenti di minori contesi tra genitori con residenza in Stati diversi;
la Convenzione potrebbe risolvere anche le situazioni nelle quali si trovano i minori non accompagnati, i minori che provengono da Paesi colpiti da catastrofi naturali, e che non trovano adeguata risposta nella normativa vigente;
la Convenzione dell'Aja del 5 ottobre 1961 non è più uno strumento, ad oggi, adeguato a rispondere alle esigenze di tutela dei minori, in una realtà sociale, come quella italiana, che diventa sempre più multietnica;
la Convenzione dell'Aja del 1996 prevede espressamente la competenza del Paese cosiddetto ospitante ad adottare provvedimenti di protezione dei minori rifugiati o trasferiti a livello internazionale a causa di disordini nel Paese di origine. Consentirebbe allo Stato italiano di assumere i necessari provvedimenti per la loro protezione in via di urgenza, fino al termine della situazione critica;
ad oggi non è stata ancora ratificata la Convenzione dell'Aja del 19 ottobre 1996;
la ratifica della Convenzione consentirebbe all'Italia di rispettare pienamente il Trattato di Lisbona che, nel tutelare i minori afferma all'articolo 3 che l'«Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove [...] la tutela del minore»;
l'Europa ha competenza concorrente quando si tratta di promuovere e garantire la tutela dell'infanzia e tal fine ha emesso la decisione del Consiglio dell'Unione europea n. 2008/431/CE del 5 giugno 2008 recante «che autorizza alcuni Stati membri a ratificare la convenzione dell'Aja del 1996 sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, ovvero ad aderirvi, nell'interesse della Comunità europea e che autorizza alcuni Stati membri a presentare una dichiarazione sull'applicazione delle pertinenti norme interne del diritto comunitario»;
tale ratifica consentirebbe peraltro il miglioramento del quadro normativo in tema di tutela del minore come richiesto anche da una mozione approvata il 29 giugno 2011 dal Senato della Repubblica (1-00336) in cui si è impegnato «il Governo a presentare, in tempi brevissimi e comunque non oltre il 2011, il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica della convenzione de l'Aja» -:
se il Governo intenda assumere le iniziative di competenza per la ratifica della Convenzione dell'Aja del 19 ottobre 1996, stante il fatto che Italia e Grecia sono gli unici Stati, di cui all'articolo 1 della decisione 2008/431/CE, a non aver ancora proceduto in tal senso.
(4-13390)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA, DI STANISLAO, PALAGIANO e PIFFARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Raffineria Eni Divisione Refining & Marketing di Taranto produce prodotti petroliferi ed usa sostanze infiammabili e altamente tossiche, come l'idrogeno solforato. Accanto all'Eni c'è lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto che produce acciaio e come l'Eni presenta sostanze infiammabili e molto tossiche (Gas ADO, Gas Coke, Gas OG);
presso l'ILVA sono stoccati 2.750 tonnellate di ossigeno altamente comburente, mentre i 71 tonnellate sono depositate all'interno della raffineria ENI;
la città di Taranto quindi è a rischio di incidente rilevante considerato che i due impianti ENI e ILVA sono adiacenti. Un incendio, un'esplosione, il rilascio di emissioni pericolose provenienti da uno di questi stabilimenti, potrebbero provocare drammatici effetti a catena e pericolose conseguenze sui cittadini;
per queste ragioni, i gestori dei suddetti impianti devono osservare le norme in materia di sicurezza senza possibilità di deroga alcuna rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo n. 334 del 1999;
il 9 luglio 2009 si e riunito il comitato tecnico regionale della Puglia (CTR) che con nota prot. n. 7393 ha impartito una serie di prescrizioni all'ENI s.p.a. Divisione Refining & Marketing - Raffineria di Taranto, sull'attuazione del sistema di controllo dello stato di conservazione degli impianti di protezione attiva antincendio;
con nota prot. n. 5743 del 6 maggio 2010 il CTR ha diffidato l'ENI ad effettuare il riscontro alle prescrizioni indicate, ai sensi dell'articolo 27, comma 4, del decreto legislativo n. 334 del 1999;
l'ENI, senza aver richiesto alcuna proroga né fornito comprovati e giustificati motivi, ha provveduto a fornire il riscontro soltanto il 29 aprile 2011. Nonostante l'evidente inottemperanza all'interrogante non risulta vi sia stato alcun provvedimento di sospensione dell'attività, così come previsto dall'articolo 27, comma 4, del decreto legislativo n. 334 del 1999;
il 14 luglio 2011 lo stesso CTR, dopo la valutazione degli atti tecnici allegati alla nota del 29 aprile 2001 con cui l'Eni ha comunicato l'avvio delle campagne di misurazione, scrive «la documentazione proposta nulla chiarisce circa i controlli disposti sugli altri sistemi di protezione, oltre che gli impianti idrici antincendio, cui la prescrizione del Comitato pur faceva riferimento, ossia gli impianti di rilevazione ed allarme, da ricomprendersi certamente tra gli impianti di protezione attiva antincendio di cui al punto 6.D della nota prot. n. 7393 del 9 luglio 2009 a firma del Presidente del C.T.R»;
il CTR sempre il 14 luglio 2011 ha segnalato che la documentazione presentata dall'Eni non fornisce alcun riferimento sul sistema di immissione di acqua nei serbatoi di GPL, sebbene elemento specificato nella suindicata prescrizione;
in definitiva l'Eni secondo quanto scrive il CTR non ottemperato alla prescrizione di cui al punto 6.D della nota prot. n. 7393 del 9 luglio 2009, e pertanto è stata disposta ai sensi dell'articolo 27, comma 4, del decreto legislativo n. 334 del 1999 la sospensione dell'attività in tutte le aree dello stabilimento asservite da impianti di protezione attiva antincendi fino all'attuazione completa della prescrizione che così come riportato nel verbale del 14 luglio 2011, sarebbe dovuta avvenire entro e non oltre 90 giorni dalla notifica del provvedimento;
il 14 luglio 2011 i sempre il CTR scrive «la nota del gestore ENI non reca

riscontro effettivo alle richieste comminate, risultando alquanto vaghe e non documentate nei fatti, e visto che il Ministero dell'ambiente per l'anno in corso ha disposto la verifica Ispettiva ex articolo 25 del decreto legislativo n. 334 del 1999 demanda alla Commissione Ispettiva il compito di verificare l'adeguatezza delle procedure messe in atto dal gestore»;
all'interrogante risulta che la città di Taranto in violazione dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 334 del 1999 non è dotata di un piano di emergenza esterno, poiché l'ENI non ha ancora approvato il propedeutico rapporto di sicurezza e non avrebbe provveduto a ottemperare alle prescrizioni richieste;
la prefettura di Taranto sul proprio sito internet dove è scaricabile il piano di emergenza esterno scrive che il suddetto piano approvato con provvedimento prefettizio n. 4213/2008/P.C. del 30 giugno 2008 ha carattere provvisorio non essendo ancora stata ultimata in particolare per l'ENI l'istruttoria del rapporto di sicurezza -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se il Ministro sia informato sulla dotazione del piano di emergenza esterno per la città di Taranto e se questo risulti rispettare quanto previsto da decreto legislativo n. 334 del 1999;
se al Ministro secondo quanto previsto dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 334 del 1999 risultino provvedimenti di sospensione dell'attività di raffineria dell'ENI e se al Ministro sia stata trasmessa la relazione sulle verifiche ispettive ai sensi dell'articolo 25, comma 4, lettera b), del decreto legislativo n. 334 del 1999.
(5-05436)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOSSA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il parco nazionale del Vesuvio nasce il 5 giugno 1995, viene istituito al fine di conservare le specie animali e vegetali, le singolarità geologiche, le formazioni paleontologiche, le comunità biologiche, i biotipi, i valori scenici e panoramici, i processi naturali, gli equilibri idraulici e idrogeologici, gli equilibri ecologici del territorio vesuviano;
le finalità comprendono anche l'applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
il parco nazionale del Vesuvio, dal punto di vista naturalistico, si presenta particolarmente ricco e interessante. Sotto il profilo mineralogico è celebre per essere uno dei territori più ricchi di minerali del pianeta. Sotto il profilo vegetazionale e floristico la ricchezza trofica dei suoli lavici ne fa una delle aree più ricche di specie in rapporto alla ridotta estensione;
il parco occupa una superficie di 8.482 ettari e interessa il territorio di 13 comuni: Ercolano, Torre del Greco, Trecase, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno, San Giuseppe Vesuviano, Sant'Anastasia, Ottaviano, Somma Vesuviana, Pollena Trocchia, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio;
da circa un anno, il parco del Vesuvio è privo della figura del direttore. Nel novembre del 2010, infatti, è scaduto il contratto del direttore Matteo Rinaldi, il quale dopo un quinquennio, ha lasciato il Vesuvio ed è tornato al parco del Gargano;
in previsione di questa scadenza, il consiglio direttivo, secondo quanto prescrive la legge, ha provveduto a formulare una terna di nomi scelti tra gli otto soggetti che avevano partecipato al bando di gara; tale terna è stata inviata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare perché il Ministro,

come prescrive la legge, scegliesse uno dei tre candidati alla nomina di direttore del parco;
nel frattempo, uno dei tre candidati, ritenendo che nel procedimento vi fosse stata qualche «mancanza» da parte del consiglio direttivo, ha presentato ricorso al Ministero; il consiglio direttivo ha presentato le sue deduzioni sul ricorso e tutto il fascicolo è fermo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; senza che risulti bloccato l'iter di nomina ma senza che, però, questa sia avvenuta;
a tutt'oggi il parco è senza direttore e le funzioni sono svolte da un dipendente facente funzione che ha i requisiti per svolgere tale funzione: in più occasioni il consiglio direttivo ha sollecitato il Ministero a procedere alla nomina, indispensabile per il buon funzionamento della struttura, ma non ha avuto alcuna risposta -:
quali siano i motivi che impediscono la nomina del direttore del parco nazionale del Vesuvio e per quale ragioni il Ministero, nell'ambito delle sue competenze, non abbia ancora provveduto;
se il Ministro intenda procedere a tale nomina ed entro quale termine.
(4-13392)

RAMPI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il giorno 21 settembre 2011 nel comune di Cerano (Novara) si è verificato l'ennesimo episodio di inquinamento ambientale caratterizzato dalla ricaduta di una polvere nera persistente ed oleosa che ha ricoperto l'intero territorio comunale e alcune zone limitrofe;
l'increscioso accadimento ha colpito principalmente un'area in cui sono ubicati asilo nido, parchi gioco e strutture sportive ed il coinvolgimento dei bambini oltre ad un forte allarme tra la popolazione residente ha provocato un sentimento diffuso di preoccupazione e sdegno;
il sindaco ha sporto denuncia contro ignoti ed ha immediatamente richiesto l'intervento dell'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente nonché la convocazione urgente del tavolo tecnico provinciale sull'inquinamento atmosferico;
il comune di Cerano è confinante con il comune di Trecate e la vicinanza del polo industriale di San Martino di Trecate, nel quale operano impianti chimici, depositi di carburante e oli minerali, attività di raffineria connesse ai poli estrattivi di petrolio, peraltro oggetto di ripetuti incidenti, ripropone ciclicamente il problema;
da ripetute analisi effettuate sulla qualità dell'aria è stato evidenziato, nella zona di Cerano, il superamento della soglia oraria relativa alla presenza di benzene in atmosfera -:
di quali elementi disponga il Governo con riguardo a quanto rappresentato in premessa e se il Governo intenda valutare i danni ambientali provocati dall'inquinamento della zona, assumendo le iniziative di competenza in proposta.
(4-13400)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

BARBARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Agenparl, agenzia stampa parlamentare, ha pubblicato, il 19 settembre 2011, un servizio giornalistico sulla situazione di abbandono in cui si trovano alcuni siti archeologici nell'area dell'antica città di Veio;
nell'articolo dell'Agenparl dal titolo «Tombe e mura dell'antica Veio lasciate a se stesse» si legge: «A ridosso di una delle

porte d'ingresso della cinta muraria etrusca dell'antica Veio, lasciando la Strada Provinciale Formellese, si entra nel territorio del Parco Regionale di Veio, al primo sguardo una piacevole distesa di campi coltivati e non, punteggiati qua e là da edifici rurali e villette, percorsi da sentieri ben segnati che collegano i maggiori siti d'interesse nell'area denominata Campetti. Ma ai lati del sentiero diligentemente segnalato dall'Ente Parco con i numeri "1-2", quello che conduce alla Mola ed al Santuario di Portonaccio, a destra ed a sinistra del percorso si trovano resti di muri antichi difficilmente riconoscibili come tali perché quasi completamente ricoperti dalla vegetazione spontanea. In alcuni punti di quello che dovrebbe essere un articolato impianto murario, compaiono aperture piuttosto profonde che pur presentando i segni di un tentativo di messa in sicurezza palesano l'inesorabile mancanza di manutenzione: le reti elettro- saldate "poggiate sulle cavità" non aderiscono completamente agli spazi. C'è da aggiungere che le aree in questione non sono transennate adeguatamente, fatta esclusione per una staccionata in legno che circonda solo in parte uno dei due spazi. Quindi entrambi i luoghi sono liberamente percorribili da chiunque si trovi a visitare il sito archeologico con i rischi che ne derivano sia per la conservazione dei beni archeologici che per l'incolumità dei visitatori. Spostandosi verso est, in direzione Formello, nella zona della necropoli di Monte Michele, la situazione non cambia: qui sorgono due siti archeologici, questa volta emersi ma comunque in preda all'abbandono, solo alcune tettoie di protezione ormai rovinate dal tempo a proteggere i luoghi, nessun cartello a segnalarne l'esistenza, né tanto meno transenne, per evitare che vi si possa entrare liberamente ed altrettanto liberamente lasciare "segni" del proprio passaggio sotto forma di rifiuti» - all'articolo si accompagna anche un video, che testimonia lo stato di abbandono dei siti in questione. «È fatto indiscutibile che il valore del patrimonio culturale del nostro Paese sia inestimabile e meriti sopra ogni cosa tutela e rispetto, contro ogni tentativo di disprezzo e di distruzione posto in essere per interessi economici o per indifferenza derivante da inciviltà. La tutela dei beni culturali è intrinsecamente legata alla tutela del territorio, inteso come paesaggio, valori riconosciuti dalla nostra Carta Costituzionale, e ricchezze rilevanti non solo nel presente ma anche in prospettiva futura a vantaggio del Paese. Distruggere il paesaggio significa distruggere ogni possibilità di sviluppo della civiltà, dell'economia, dell'etica»;
in un'intervista all'Agenparl il Sottosegretario per i beni e le attività culturali Francesco Maria Giro ha commentato la situazione dell'abbandono dei resti archeologia dell'amica città di Veio, facendo presente l'interesse del Ministero a collaborare con la regione e con il parco regionale per la prevenzione del degrado e degli abusivismi. Precisando che la regione ha stanziato circa 1.900 mila euro per il controllo dell'area attraverso impianti di video ripresa e che altri fondi sono previsti in uno specifico piano di sicurezza, il Sottosegretario ha auspicato che regione, Governo e comune di Roma facciano la loro parte per fronteggiare l'evidente degrado -:
quali iniziative il Ministero intenda assumere per porre fine, con l'urgenza necessaria, alla grave situazione di degrado, sopra descritta, preliminarmente accertando le eventuali responsabilità e negligenze e di conseguenza valutando tutte le iniziative di competenza dirette a sanzionarle, onde salvaguardare un patrimonio così importante ed evitare il ripetersi di simili incresciose situazioni.
(4-13402)

BARBARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 14 settembre 2011, AgenParl, Agenzia Stampa Parlamentare, ha pubblicato un resoconto sul degrado di Monte

Aguzzo tra l'altro esponendo : «La località Monte Aguzzo a Formello, in provincia di Roma, è nota per essere una zona di grande interesse storico e archeologico, come la maggior parte delle aree nel Parco di Veio. Qui in passato venne rinvenuto il famoso "Olpe Chigi", vaso proto-corinzio di rara bellezza oggi esposto nel Museo Nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. Oggi quell'area, in una specie di gola naturale formata dalle pendici dell'altura, seppure circondata da reti metalliche, è invasa da rifiuti di ogni tipo, anche ingombranti, vecchi rottami, copertoni»;
in data 21 settembre 2011, la stessa Agenzia ha mandato un take dal titolo «"Formello: CFS, Emergenza rifiuti resta critica su Monte Aguzzo" in cui si legge testualmente che: "Il territorio del Monte Aguzzo sito nel Comune di Formello (Roma) risulta vincolato ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 per la presenza di aree archeologiche e in quanto ricadente in area protetta (Parco di Veio L.R. 29/97); che in origine sul Monte Aguzzo era attiva una 'cava di lapillo' - tipologia a fossa - che è stata poi dismessa (prima degli anni '80) Successivamente, ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 in detta cava dismessa fu realizzata una discarica per rifiuti urbani. L'utilizzo della ex cava come discarica comunale venne successivamente a cessare ma oramai il sito risultava già compromesso. Fra gli atti d'ufficio sono state trovate note risalenti già all'anno 2000 nelle quali risulta una corrispondenza fra Comune di Formello e Regione Lazio riguardanti procedure istruttorie ed autorizzative per un progetto di 'Bonifica e recupero ambientale dell'ex cava di Monte Aguzzo' redatto ai sensi del decreto legislativo n. 22 del 97. Inoltre benché non più utilizzato come discarica comunale e come spesso accade in situazioni di degrado urbano il sito ha continuato ad essere utilizzato come luogo di abbandono-smaltimento illecito di rifiuti. Risultano pendenti presso la Procura di Tivoli, a seguito di iniziativa esperita dal Corpo Forestale dello Stato, due procedimenti penali. Da parte del Comune furono predisposte azioni miranti a precludere il passaggio di mezzi sulla strada che conduce alla parte sommitale di Monte Aguzzo (Ordinanza n. 207 del 2005); molti ostacoli fissi sono stati con il tempo rimossi da ignoti. Per quanto concerne le procedure di bonifica e messa in sicurezza del sito, l'ultimo atto risulta la Determina n. 43 del 10 marzo 2009 (n. 193 del Reg. Gen.) del Comune di Formello, mediante la quale il Comune, a seguito di asta pubblica, ha assegnato ad una società i terreni comunali affinché la stessa provvedesse alla bonifica del sito e messa in sicurezza del medesimo nonché al riempimento e rimodellamento ambientale dell'ex cava. Non risulta che i lavori siano stati attivati"» -:
quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere, con l'urgenza che la situazione richiede, al fine di eliminare il gravissimo nocumento arrecato a luoghi di interesse culturale ed archeologico da quella che appare all'interrogante è incuria ed inerzia delle amministrazioni locali.
(4-13403)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO, BARANI, CICCIOLI, GIRLANDA e DE LUCA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le casse di previdenza dei professionisti hanno personalità giuridica di diritto privato;
le casse di previdenza dei professionisti presentano numerose peculiarità, che le rendono estremamente diversificate tra di loro e nelle loro gestioni;
il comma 10-ter del decreto-legge 162 del 2008 aveva escluso le casse di previdenza dei professionisti dagli elenchi degli

organismi di diritto pubblico soggetti all'applicazione del codice sugli appalti;
l'articolo 32, comma 12 del decreto-legge 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, ha invece esteso l'obbligo di applicazione anche alle casse del codice sugli appalti e, conseguentemente, quello della tracciabilità dei flussi finanziari di cui alla legge 136 del 2010;
il coinvolgimento delle casse in misure studiate appositamente per l'apparato pubblico è un palese tentativo di intromissione nella loro autonomia gestionale;
l'applicazione del codice degli appalti e, quindi, della disciplina sulla tracciabilità dei flussi finanziari rende molto più difficoltose e lente le prassi delle casse e provoca notevole ritardo nei pagamenti;
non è stato concesso alle casse, e nemmeno all'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture il tempo necessario per adeguare le proprie procedure a quelle richieste dalla nuova normativa;
diversamente alle amministrazioni pubbliche è stata concessa una deroga semestrale, poi prorogata di altri sei mesi, per adeguarsi;
questo ha causato notevoli difficoltà e incertezze, anche nella gestione dei contratti già avviati;
la stessa Autorità di vigilanza ha dovuto affrontare notevoli difficoltà interpretative nella gestione delle proprie stesse richieste -:
con quali modalità e con quali tempistiche il Governo intenda chiarire la normativa relativa;
se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative per escludere le casse dell'applicazione dell'articolo 32, comma 12, del decreto-legge 98 del 2011.
(5-05431)

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto del dipartimento dell'amministrazione del personale 7/2006/55 del 12 ottobre 2006 del Ministero dell'economia e delle finanze è stata indetta la procedura nazionale per i passaggi tra le aree professionali per la copertura di 407 posti disponibili nella posizione economica C1;
le procedure concorsuali, dopo una interruzione per l'ammissione di dipendenti in precedenza esclusi ammessi a partecipare con sentenza TAR confermata dal Consiglio di Stato, ha portato ad una graduatoria finale con vincitori a fine ottobre 2010, ma a seguito di ricorso è intervenuta una sentenza del Tar del Lazio che nel rilevare numerose irregolarità, ne ha disposto l'annullamento (deposito del 28 luglio 2011);
la previsione dei passaggi fra aree è stabilita già dal 1999 con il contratto nazionale;
l'unico Ministero che non ha ancora concluso le pratiche per la riqualificazione dall'area ex B all'area ex C sembra essere quello dell'economia e delle finanze rispetto ad altri che hanno già concluso numerose selezioni;
sono trascorsi quasi 13 anni dalla previsione delle procedure di riqualificazione;
non si hanno notizie circa la eventuale decisione del Ministero di ricorrere al Consiglio di Stato, anche perché sembra che vi siano scarse possibilità per una sentenza favorevole al Ministero;
visto il tempo trascorso potrebbe essere studiata una soluzione alternativa per gli aventi diritto valutando titoli e stato di servizio e procedendo attraverso altri metodi selettivi alla riqualificazione, tenuto anche conto che già una selezione è intervenuta con una procedura preselettiva con quiz a risposta multipla su numerose materie interessanti il Ministero dell'eco- nomia

e delle finanze che ha ridotto gli iniziali quasi 4.000 a poco più di 600 -:
quali siano gli intendimenti del Ministero dell'economia e delle finanze, in ordine al ricorso al Consiglio di Stato o all'individuazione di una soluzione alternativa in grado di assicurare alla prevista riqualificazione in maniera, si auspicherebbe, finalmente definitiva.
(5-05432)

CALLEGARI e MAGGIONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 2-bis, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, convertito con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, innovando la normativa relativa al riconoscimento della ruralità degli immobili, ha introdotto la possibilità, per i soggetti titolari di fabbricati rurali iscritti in catasto in categorie diverse dalla A/6 per gli immobili ad uso abitativo o dalla D/10 per gli immobili ad uso strumentale, di presentare, all'Agenzia del territorio, una domanda di variazione catastale finalizzata all'attribuzione di una delle due suddette categorie, e dunque al conseguente riconoscimento della ruralità degli immobili stessi ai sensi all'articolo 9 del decreto-legge n. 557 del 1993;
lo stesso decreto-legge n. 70 del 2011 stabilisce inoltre che la domanda di variazione catastale, nonché l'autocertificazione attestante che l'immobile di cui si richiede l'attribuzione delle suddette categorie catastali possiede, in via continuativa a decorrere dal quinto anno antecedente a quello di presentazione della domanda, i requisiti di ruralità, devono essere presentati entro il 30 settembre 2011, e demanda poi ad un successivo decreto ministeriale le modalità applicative e la documentazione necessaria ai fini della presentazione e della convalida della certificazione medesima;
il suddetto decreto ministeriale è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 21 settembre 2011, quindi solo 9 giorni prima della scadenza del termine di presentazione delle domande di variazione catastale, e la mancata comunicazione della variazione entro il 30 settembre comporterà il pagamento dell'Ici sui fabbricati rurali e l'obbligo dell'indicazione sulla dichiarazione dei redditi, con conseguente aggravio dei costi per le moltissime aziende agricole che si trovano nell'impossibilità, stante i tempi così ristretti, di adempiere agli obblighi di comunicazione e certificazione previsti -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione ai fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno valutare con urgenza l'opportunità di assumere iniziative per prorogare di almeno 30 giorni il termine ultimo per comunicare le variazioni catastali fini del riconoscimento del requisito di ruralità degli immobili.
(5-05437)

SPOSETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore orafo-argentiero, rappresenta da sempre uno dei comparti manifatturieri trainanti nella promozione del made in Italy con circa 10.600 unità produttive e 60.000 addetti in tutta Italia e con una filiera distributiva di 24.000 punti vendita in Italia;
il mercato degli oggetti preziosi vive oggi una prolungata fase di crisi. Secondo l'indagine di Federdettaglianti sul dettaglio italiano, condotta a partire dalla seconda metà di maggio 2011 su un campione di 300 questionari, sul piano generale gli oggetti di oreficeria a peso hanno perduto altri punti nella classifica del gradimento. Per il 22 per cento la domanda è considerata stabile ma gli altri denunciano cali sensibili tra meno cinque e meno trenta;
secondo Federorafi il fenomeno dei negozi che esercitano attività di compravendita oro, più semplicemente definiti «compro oro» si è considerevolmente affermato, un fenomeno che nell'ultimo anno ha registrato una vera e propria esplosione. I «compro oro» infatti non

sono più un fenomeno ma una realtà del comparto orafo. Alcune stime parlano di circa 5.000/8.000 operatori, con un volume d'affari annuo compreso tra i 2 ed i 3 miliardi di euro e una movimentazione di almeno 80 tonnellate di oro;
secondo Movimprese - InfoCamere nel Lazio e in Sicilia, negli ultimi tre anni i «compro oro» sono aumentati del 60 per cento. In Piemonte e Veneto intorno al 30 per cento, mentre la media nazionale è +22,5 per cento;
molteplici e complicate sono le normative di interesse per questo particolare comparto: pubblica sicurezza e contrasto alla ricettazione, antiriciclaggio, fiscali e tutela del consumatore. I «compro oro», secondo quanto disposto dalla legge 17 gennaio 2000, n. 7, e dalle successive circolari della Banca d'Italia, entrano in rapporto con quest'ultima solo attraverso l'apposita struttura dedicata al contrasto del riciclaggio (UIF);
la difficoltà di indagine su questi reati risiede principalmente nella natura ibrida di questi esercizi commerciali i quali spesso ottengono licenze in assenza di adeguate verifiche. Meno trascurabili risultano i problemi legati all'evasione IVA quando gli oggetti vengono rivenduti;
in una recente intervista il presidente dell'Associazione italiana antiriciclaggio ha dichiarato che molti dei negozi «compro oro», violando le norme antiriciclaggio, non registrano le transizioni né l'identità di chi vende e diventano in alcuni casi il luogo naturale per chi ha fretta di disfarsi di merce rubata, mettendo in difficoltà gli onesti operatori di settore -:
quale sia il quadro aggiornato, informativo e statistico delle attività di compravendita d'oro nella regione Lazio e specificatamente nella provincia di Viterbo;
quali iniziative urgenti si intendano assumere al fine di potenziare i controlli di prevenzione e repressione da parte della Guardia di finanza;
se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative concernenti la tracciabilità delle compravendite di oro e di oggetti preziosi usati e l'estensione delle disposizioni antiriciclaggio, nonché l'istituzione del borsino dell'oro usato e misure per la promozione del settore orafo nazionale.
(5-05438)

Interrogazioni a risposta scritta:

GNECCHI, MATTESINI, CODURELLI e GATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con l'interpello del 2 agosto 2011 (Prot. n. 2011/104701), il direttore dell'Agenzia delle entrate ha disposto l'avvio di una procedura di interpello per l'individuazione di sette funzionari, appartenenti alla terza area funzionale, da destinare agli uffici territoriali di Perugia e Terni della direzione regionale dell'Umbria;
al punto 2.2 del suddetto interpello viene specificato, che per esigenze funzionali, non partecipano alla procedura i funzionari appartenenti a uffici che dipendono dalla direzione regionale della Lombardia;
con l'interpello del 29 agosto 2011 (Prot. n. 2011/115270), il direttore dell'Agenzia delle entrate ha disposto l'avvio di una procedura di interpello, per l'individuazione di dieci funzionari da destinare all'area legale dell'ufficio controlli della direzione provinciale di Cosenza della direzione regionale della Calabria;
anche su questo interpello, al punto 2.2, viene specificato, che per esigenze funzionali, non partecipano alla procedura i funzionari appartenenti a uffici che dipendono dalla direzione regionale della Lombardia;
non è chiaro quale sia la fonte normativa di riferimento che consenta di

escludere a priori, eventuali interessati appartenenti a uffici che dipendono dalla direzione regionale della Lombardia;
siffatto modo di procedere è oltremodo arbitrario e comporterà un aumento del contenzioso legale in essere, così come è avvenuto con la vicenda degli incarichi dirigenziali provvisori, disposti con delibera dell'Agenzia delle entrate e annullati dalla recente sentenza del TAR del Lazio -:
se non ritengano i Ministri interrogati di intervenire nei confronti dell'Agenzia delle entrate, per modificare gli interpelli citati in premessa e ripristinare comportamenti conformi alla legislazione vigente.
(4-13391)

MANCUSO, BARANI, DE LUCA, CICCIOLI e GIRLANDA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 39 della Costituzione specifica che ai sindacati non può essere imposto alcun obbligo se non quello della registrazione;
la giurisprudenza equipara i sindacati alle ONLUS, facendoli godere, quindi, dello stesso trattamento giuridico e fiscale;
su queste basi, a norma della legge n. 504 del 1992, promossa dal Governo Amato, i sindacati non sono tenuti al versamento dell'ICI;
in base alla legge n. 902 del 1997 i sindacati odierni hanno ereditato i beni dei sindacati fascisti del ventennio, senza pagare per essi alcun prezzo di acquisto o di tasse;
la CGIL autocertifica circa 3.000 sedi, sul territorio nazionale, la CISL 5.000, la UIL ha concentrato il proprio patrimonio immobiliare in una s.p.a., la Labour UIL, che possiede immobili per 35 milioni di euro;
i sindacati non hanno obbligo di bilancio consolidato;
nonostante siano percettori di contributi pubblici, i sindacati non sono sottoposti al controllo della Corte dei conti;
l'articolo 13 della legge n. 127 del 1997 promossa dal Governo Prodi, libera le associazioni sindacali dall'obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni mobiliari;
i sindacati gestiscono i patronati (istituiti con legge n. 152 del 2001), in cui prestano assistenza fiscale e previdenziale, e i CAF (centri di assistenza fiscale, istituiti con legge n. 413 del 1991). Per ogni pratica spedita telematicamente all'INPS i sindacati ottengono un rimborso pubblico di circa 15 euro;
secondo una stima del 2010, il business di CAF e patronati è di circa 470 milioni di Euro;
il decreto n. 241 del 1997, emanato dal Governo D'Alema, concedeva ai CAF l'esclusiva sulla verifica dei dati inseriti nei 730, costringendo il Ministero dell'economia e delle finanze a elargire un rimborso per ogni 730 inviato;
nel 2006 la Corte di giustizia europea ha considerato non compatibile con il diritto comunitario il citato decreto, che ha portato il Governo Berlusconi a concedere lo stesso servizio agli studi commercialisti;
i lavoratori che godono di permessi retribuiti per questioni sindacali sono all'incirca 700.000, mentre 2.500 lavoratori sono distaccati al sindacato -:
se il Governo, anche in considerazione della crisi economico finanziaria degli ultimi anni, intenda promuovere un'iniziativa normativa con la quale stabilire l'obbligo per le associazioni sindacali del pagamento delle tasse immobiliari sul proprio patrimonio e dimezzare i contributi pubblici in favore delle stesse associazioni nonché le guarentigie economiche riconosciute ai rappresentanti sindacali aziendali.
(4-13397)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FADDA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal «Rapporto sulla criminalità in Sardegna» - studio condotto dall'università di Sassari nel 2010 - si rileva che nell'isola negli ultimi quattro anni si sono verificati 1313 attentati, concentrati soprattutto nelle provincie di Nuoro e Ogliastra;
questo preoccupante primato della nostra isola che vede superare la Sicilia di tre volte, la Campania di cinque volte, le regioni come Marche e Valle d'Aosta di cento volte, è diretto soprattutto agli amministratori pubblici dei comuni sardi presi di mira e intimoriti con esplosivo, fucilate, lettere anonime e attentati incendiari devastanti;
il territorio ogliastrino «primeggia» in questo triste primato sardo in quanto a fronte di una limitata popolazione si registra il 14 per cento degli attentati perpetrati in Sardegna, quasi tutti concentrati nei comuni costieri quali Tortolì, Barisardo e Gairo;
tali atti vandalici e intimidatori sono unicamente gesti di violenza che alimentano uno stato di tensione e un clima di paura tra i cittadini che con dedizione e a volte con abnegazione lavorano per il progresso civile, sociale e culturale del proprio territorio;
con forte preoccupazione si registra il totale immobilismo sia dello Stato che della Regione relativamente a tutti quei provvedimenti che, a seguito della visita del Ministro interrogato, sono stati annunciati e che si sarebbero dovuti adottare per sanare definitivamente questa piaga;
l'impunità sostanziale di questi reati non fa altro che accrescere tra gli amministratori locali un senso di abbandono e di sfiducia che purtroppo sta condizionando il loro operato a tal punto che sono numerosi coloro che pensano di abbandonare ogni forma di partecipazione democratica, lasciando vuoti che minano qualsiasi programma di sviluppo sociale, economico e occupazionale -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda adottare al fine di garantire, vista la gravissima carenza di organico, un rafforzamento delle forze della Polizia di Stato che assicuri una maggiore presenza sul territorio e per una più efficace azione volta alla prevenzione di tali reati;
quali motivazioni stanno ostacolando la convocazione di un tavolo di confronto Stato, regione, sindaci delle aree particolarmente colpite da questi atti criminali, tavolo che, come era stato annunciato a seguito della visita del Ministro interrogato, avrebbe dovuto essere propedeutico alle iniziative da mettere in campo per combattere e debellare il fenomeno.
(5-05433)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
soprattutto nel mese di settembre si sono verificati nel territorio del comune di Alseno (in provincia di Piacenza e al confine con quella di Parma) preoccupanti e gravi episodi di criminalità, ai quali debbono aggiungersi quelli meno significativi, ma affatto trascurabili, concretizzatisi in piccoli furti e razzie (nelle civili abitazioni come nelle aziende agricole);
in particolare destano particolare allarme sociale nella popolazione, pienamente condiviso dall'interrogante, sia l'aggressione patita nella propria abitazione da una cittadina di Alseno in via Manzoni, sia il furto presso il supermercato Conad di via Fratelli Cervi, sia quello presso un'abitazione privata di via Einaudi;

alla puntuale convocazione da parte del prefetto di Piacenza del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica si deve accompagnare, ad avviso dell'interrogante, un'azione di prevenzione della criminalità nell'area in questione che necessita anche dell'utilizzo temporaneo di personale proveniente da altre province -:
se e quali urgenti iniziative s'intendano assumere per favorire l'attività già meritoriamente svolta dalle forze di polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza, che necessita tuttavia - come evidenziato - di essere adeguatamente supportata ed ulteriormente rafforzata.
(4-13383)

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 settembre 2011 il personale della Digos di Padova ha effettuato una serie di perquisizioni nei locali del Centro sociale «Gramigna», dell'associazione culturale «Nicola Pasian», con sede in piazza Caduti della Resistenza a Padova, e nelle abitazioni di alcuni militanti del «Gramigna». L'operazione è stata avviata in seguito all'affissione abusiva, da parte di persone riconducibili all'area antagonista cittadina, di manifesti contenenti minacce intimidatorie nei confronti del sindaco di Padova Flavio Zanonato, nei quali il primo cittadino viene accusato da un sedicente «Tribunale popolare antifascista». In particolare, il testo dei manifesti sopra descritti riporta formule, stili ed espressioni sulla falsariga dei comunicati di rivendicazione emessi in passato dalle Brigate Rosse;
nel corso delle perquisizioni gli agenti della questura di Padova hanno sequestrato diverso materiale comprovante la paternità dell'iniziativa sopra descritta, insieme a una significativa quantità di oggetti contundenti atti a provocare danni a cose e persone pronti a essere utilizzati in manifestazioni politiche;
il buon esito dell'operazione di prevenzione e contrasto della violenza politica è stato possibile solo grazie al tempestivo intervento e alla rapidità di indagine del personale della questura di Padova che, ancora una volta, ha dimostrato la propria professionalità ed efficienza investigativa individuando tempestivamente i responsabili delle azioni illegali;
nel recente passato, e a più riprese, i militanti riconducibili all'area antagonista di Padova si sono resi colpevoli di gravi episodi di violenza, nonché dell'occupazione abusiva di edifici e stabili pubblici in via di ristrutturazione -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali misure concrete di competenza intenda porre in essere per prevenire e contrastare le pericolose illegalità praticate da gruppi riconducibili all'area antagonista padovana;
quali iniziative di competenza intenda adottare per prevenire il pericolo che nelle prossime settimane - anche in vista e in occasione della manifestazione nazionale del 15 ottobre 2011 a Roma, alla quale hanno annunciato di voler partecipare anche gruppi con finalità eversive - si possano verificare episodi di violenza.
(4-13401)

LO MORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le aziende De Masi (Calfin spa e De Masi Costruzioni srl) operano nella piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria ed occupano circa 250 persone;
nel 2003, con un'accorata lettera-denuncia del fondatore del gruppo di imprese, signor Giuseppe De Masi, si rivolsero all'autorità giudiziaria per denunciare una serie di fatti e comportamenti messi in atto da funzionari bancari. Le successive indagini della procura di Palmi portarono ad evidenziare come sui rapporti bancari, oggetto di analisi fossero stati praticati tassi spropositati, oltre il limite fidato dalla legge antiusura n. 108 del 1996;

ebbe così inizio un procedimento penale per usura, il primo in Italia nel quale sono state messe alla luce le storture e le malefatte del sistema bancario e del modo di operare delle banche al Sud, processo che è passato da due sentenze di primo (sentenza tribunale di Palmi n. 1732 dell'8 novembre 2007) e secondo grado che hanno sempre confermato la sussistenza del reato e che si trova attualmente in attesa di pronuncia della Suprema Corte;
la procura di Palmi, inoltre, sulla base delle evidenze dibattimentali, iscriveva nuovo procedimento penale nei confronti di ulteriori soggetti individuati, funzionari e direttori generali delle banche, procedimento ancora in fase di udienza preliminare davanti al GUP, mentre le stesse aziende presentavano il 6 ottobre 2006 una seconda denuncia per la continuazione del reato il cui processo trovasi anch'esso in fase di udienza preliminare;
a seguito delle denunce effettuate, e con il riconoscimento dello status di vittime di usura, le aziende De Masi avanzavano istanze di accesso ai benefici del fondo di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura rispettivamente in data 20 marzo 2006 ed in data 6 aprile 2006, successivamente rinnovate con istanze del 12 dicembre 2006;
la richiesta di mutuo senza interessi, ai sensi dell'articolo 14 della legge n. 108 del 1996, veniva in un primo momento respinta dal commissario straordinario del Governo per le iniziative antiracket ed antiusura, sul presupposto che i richiedenti non fossero al momento della presentazione nella posizione di parte offesa in un procedimento penale per usura;
con l'evidenza dell'infondatezza della motivazione addotta, le aziende provvedevano ad impugnare i provvedimenti di rigetto davanti al tribunale amministrativo per la manifesta illegittimità, in quanto le aziende erano parti civili in almeno tre giudizi ancora pendenti. Il tribunale concedeva, quindi, l'invocata tutela cautelare, sospendendo l'efficacia dei provvedimenti impugnati;
seguiva un'ulteriore parentesi giudiziaria finalizzata alla corretta esecuzione del disposto cautelare, che vedeva il «commissariamento del commissario» con la nomina di un commissario ad acta e la ripetuta fissazione di termini all'amministrazione per il riesame della domanda e la quantificazione del danno da ristorare, termini sempre disattesi;
nelle more, il 9 settembre 2010 interveniva il deposito delle motivazioni della sentenza n. 10971 del 2 luglio 2010 della corte d'appello di Reggio Calabria, la quale confermava la sussistenza di tutti gli elementi materiali del reato di usura, individuando la riconducibilità della colpa (ma non del dolo) del reato in capo ai presidenti dei tre istituti coinvolti;
il TAR, poi, con sentenza n. 27 del 12 gennaio 2011 accoglienza definitivamente i ricorsi delle aziende, annullando gli atti impugnati e riconoscendo il diritto delle aziende vittime di usura ad ottenere il mutuo agevolato. Nella sentenza inoltre si legge: «A ben vedere è proprio tale circostanza che rende ancor più grave il contrasto con le previsioni e la ratio della legge citata, indirizzata a sostenere l'imprenditore vittima di usura sulla base della sola sussistenza di un procedimento penale in corso, senza che egli debba attendere i tempi necessariamente lunghi per un accertamento definitivo della sussistenza del reato e della responsabilità penale degli autori... In sintesi, nel bilanciamento tra il sostegno all'imprenditore vittima di usura e quello dell'accertamento processuale della verità, il legislatore ha fatto, del tutto ragionevolmente, prevalere il primo» e quindi «Ne deriva l'obbligo per l'amministrazione di riesaminare celermente la domanda, impregiudicato restando ogni profilo inerente l'esatta quantificazione del danno e dell'importo del mutuo conseguentemente richiesto...»;
la sentenza del TAR, con formula esecutiva, veniva notificata alle amministrazioni che, a fronte della loro inerzia, venivano diffidate il successivo 2 febbraio 2011 dal legale delle aziende a svolgere

tutte le attività dovute ed a completare l'iter delle pratiche (presentate nel 2006) entro 30 giorni dalla notifica della sentenza. Tale nota, indirizzata al commissario straordinario, al prefetto di Reggio Calabria, al Ministero dell'interno, alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed al Ministro della giustizia è stata inviata per conoscenza al Presidente della Repubblica;
con ulteriore nota del 23 febbraio 2011, le aziende scrivevano direttamente al commissario ed al Ministro dell'interno per segnalare lo stato di profondo disagio causato dall'enorme lasso di tempo passato dalla presentazione delle istanze e per ribadire il diritto all'ottenimento del mutuo. Ma anche tale comunicazione ad oggi è rimasta senza risposta, come anche gli atti di diffida legale più volte notificati;
l'amministrazione, infatti, pur se soccombente nei giudizi e ripetutamente diffidata, è rimasta sinora inadempiente e ciò sta provocando ingenti danni, sia di natura personale che economica;
con atto del 10 marzo 2011, le aziende De Masi chiedevano la nomina di un nuovo commissario ad acta per la definizione delle pratiche. Avendo successivamente appreso informalmente presso gli uffici del commissario di una seduta tenutasi il 31 maggio 2011 nella quale si era discusso delle pratiche di interesse, le aziende trasmettevano al comitato, in data 6 giugno 2011, richiesta di accesso ai documenti relativi alla seduta. Il successivo 28 giugno 2011 ricevevano da parte dell'ufficio del commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, prot. n. 11/2236/VU2/1047, copia del verbale nel quale veniva disposta la sospensione del procedimento amministrativo fino all'esito dell'appello proposto dinnanzi al Consiglio di Stato;
il perdurare di tale situazione che appare all'interrogante di ingiustificata ed illegittima inerzia provoca delle conseguenze gravi ed irreparabili e l'impossibilità per le aziende del gruppo De Masi di poter svolgere attività imprenditoriali, con tutte le conseguenze che ne derivano e con concreto rischio di licenziamento degli oltre 250 dipendenti e chiusura delle imprese -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda, di cui peraltro si sono occupati anche qualificate trasmissioni televisive nazionali;
se e come si ritenga di garantire il diritto delle aziende del gruppo De Masi (Calfin spa e De Masi Costruzioni srl), riconosciute come vittime di usura e parti civili costituite in più processi per tale reato, a vedere definite le richieste di accesso ai benefici del fondo di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura;
se e come si intenda evitare che i ritardi del commissario straordinario del Governo e del comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura aggravino le difficoltà finanziarie delle aziende De Masi, provocandone la chiusura, con conseguente licenziamento di circa 250 persone.
(4-13404)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, GERMANÀ, GIRLANDA, DE LUCA, CICCIOLI, GHIGLIA, FRASSINETTI e BARANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia ha un patrimonio artistico di inestimabile valore;
l'insegnamento della storia dell'arte contribuisce alla formazione non solo didattica, ma della persona;
questo Governo è stato ingiustamente accusato di aver diminuito le ore di insegnamento di storia dell'arte nelle scuole italiane;

in realtà da quest'anno le ore di insegnamento della storia dell'arte sono state aumentate in questi tutte le tipologie di istituiti, compresi quelli tecnici;
è stata annunciata dal Ministro interrogato una convenzione con il Ministero per i beni e le attività culturali che prevede la collaborazione tra la rete dei servizi educativi del Mibac e le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado per inserire nei piani dell'offerta formativa delle scuole progetti che appassionino i giovani alla culturali -:
in che modo il Governo intenda promuovere tale iniziativa;
se il Governo intenda promuovere una campagna informativa di ampio respiro sull'iniziativa.
(5-05429)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto statale d'arte-liceo artistico (ISA) di Monza ha sede nella villa reale della città;
a seguito della dichiarazione di inagibilità dell'edificio ex Borsa, adiacente alla villa reale ed utilizzato dal liceo, 8 aule ed 1 laboratorio non sono più utilizzabili;
l'inagibilità della struttura era stata segnalata in passato anche da alcuni genitori tramite un esposto;
la scuola si trova pertanto nell'impossibilità di garantire il normale svolgimento dell'anno scolastico: difatti, dal 12 settembre, gli studenti seguono un orario ridotto del 50 per cento su tre turni giornalieri;
questa situazione costituisce un grave disagio per un gran numero di studenti dell'istituto;
il comune di Monza (proprietario dell'immobile inagibile) e la provincia di Monza Brianza (competente per la gestione delle scuole superiori) si sono immediatamente attivati per cercare una soluzione;
nonostante la dirigenza scolastica ed il consiglio di istituto si siano attivati tempestivamente proponendo alcune soluzioni alternative ed avviando azioni di razionalizzazione ed ottimizzazione degli spazi esistenti, non si è però potuto garantire l'avvio delle normali attività scolastiche;
in ogni caso, qualsiasi soluzione provvisoria, alla quale si potrà fare ricorso lungo quest'anno scolastico, non potrà essere mantenuta a lungo, considerato che la peculiarità didattica della scuola è basata su un uso quotidiano di laboratori e impone dunque la vicinanza delle aule e dei laboratori stessi -:
se il Ministro sia a conoscenza del problema e se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per accelerare un regolare svolgimento dell'attività didattica, a tutela degli studenti che stanno subendo gravi disagi.
(4-13381)

MINARDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni l'interrogante, appoggiato dagli esponenti politici locali del suo partito, si è interessato alla risoluzione della vicenda relativa il sovraffollamento nelle classi del liceo scientifico G. Galilei di Modica;
la questione sembra ormai in via di risoluzione, grazie anche alla sensibilità mostrata dalle istituzioni locali, dalla prefettura di Ragusa e dal Ministero;

proprio per verificare l'attuale situazione, lunedì 26 settembre una delegazione composta da consiglieri comunali e provinciali nonché dall'assessore provinciale alla pubblica istruzione si è recata nell'istituto, ma

è stata «accolta» da esternazioni di matrice politica da parte di chi dovrebbe svolgere il ruolo di educatore e dall'intervento della Polizia di Stato chiamata per impedire il sopralluogo;
la vicenda si è verificata durante l'orario scolastico ed in presenza di alunni che non dovrebbero essere soggetti a strumentalizzazioni politiche -:
se il Ministro non ritenga opportuno, alla luce dell'ampio risalto mediatico che la vicenda ha assunto, acquisire gli elementi necessari alla valutazione dell'episodio di cui in premessa e predisporre idonei interventi sul posto.
(4-13387)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 il fondo integrativo nazionale per le borse di studio per l'anno accademico 2009-2010 ammontava a euro 246.459.482,00;
nello stesso anno accademico 2009-2010 si sono registrati 183.323 idonei, di cui soltanto 154.263 hanno beneficiato della borsa di studio (84,15 per cento) mentre gli altri 29.060 sono stati esclusi pur rientrando nei parametri di idoneità;
ai sensi del decreto-legge n. 112 del 2008 e del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 coordinato, con la legge di conversione 12 luglio 2011, n. 106, cosiddetto decreto sviluppo, il fondo previsto per l'anno accademico 2011-2012 è di 101.628.250,00 euro; la diminuzione del fondo è quindi stimabile in circa 144.831.232,00 euro;
in base all'importo medio di una borsa di studio in Italia (3.192,50 euro) e senza considerare le probabili restrizioni dei contributi regionali a seguito delle ultime manovre, abbiamo quindi un aumento nel corrente anno accademico di circa 45.366 studenti che, pur risultando idonei, non riceveranno la borsa di studio;
le istituzioni europee chiedono al nostro Paese urgenti misure per la crescita e lo sviluppo a prescindere dalle attuali manovre e dall'obiettivo del pareggio di bilancio;
lo Stato è tenuto, dal punto di vista economico, ad investire nella conoscenza e nell'innovazione, come stabilito nel 2000 nella strategia di Lisbona dal Consiglio europeo e come ribadito più volte dai vertici dell'Unione;
la copertura totale delle borse di studio, calcolata secondo il numero degli idonei nell'anno accademico 2009-2010, ammonta a 585.258.678,00 euro e lo Stato italiano spende annualmente circa 25.000.000.000,00 euro in armamenti;
la condizione di idoneo non beneficiario rappresenta una palese e doppia violazione del diritto alle pari opportunità, del diritto allo studio e del principio di uguaglianza, doppia in quanto gli studenti interessati non solo non possono proseguire gli studi «anche se privi di mezzi», ma non possono farlo neppure a seguito della idoneità acquisita, ovvero la certificazioni della loro condizione disagiata secondo i parametri fissati dalla legge;
in una situazione dove l'attuale crisi grava sulle famiglie, aumentano le tasse universitarie, gli atenei tagliano i servizi e i corsi di laurea, e sul fondo di finanziamento ordinario gravano pesantemente i tagli operati da questo Governo, il fatto che nel prossimo anno accademico più della metà degli idonei non potranno effettivamente proseguire gli studi, a prescindere dalle loro capacità, rende matematicamente e tecnicamente impossibile perseguire l'obiettivo del Governo circa la promozione della meritocrazia e della qualità -:
se i Ministri interrogati non ritengano urgente intervenire affinché siano adottate iniziative normative urgenti volte a prevedere ulteriori strumenti di tutela per garantire la copertura necessaria delle borse

di studio per tutti gli idonei durante l'anno accademico 2011-2012 e per gli anni accademici i successivi.
(4-13395)

DI GIUSEPPE e ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 34 della Costituzione recita testualmente: «La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.»;
fino allo scorso anno si stanziavano 103 milioni di euro destinati ai comuni per rimborsare il costo dei libri di testo agli alunni delle elementari: adesso il capitolo di bilancio della legge finanziaria che prevede lo stanziamento di 103 milioni per la gratuità dei libri scolastici è stato tagliato e ridotto a zero; dunque, se il comune non rimborsa, i cartolai, devono pagarsi anche i libri fin dai primi anni di scuola, da 18 euro per la prima a 45 euro per la quinta classe;
da notizie di stampa (Il fatto quotidiano, 22 settembre 2011) si apprende che, se in genere i comuni continuano tuttavia a erogare i fondi a loro spese, a Calenzano, un grosso centro alle porte di Firenze, il sindaco di centro sinistra Alessio Biagioli ha scelto di invitare le famiglie a comprarsi i libri, fatta eccezione per quelle con un reddito al di sotto di 16 mila euro;
come si legge nell'articolo succitato, il sindaco Biagioli si giustifica dicendo «Lo Stato dovrebbe passarci i fondi per fronteggiare questo impegno, ma non lo fa, siamo in una situazione di emergenza nella quale già ai comuni si chiede di rimediare a carenze pesanti a cui lo stesso Stato dovrebbe provvedere (...). E se abbiamo scelto di abolire la gratuità dei libri lo abbiamo fatto anche come un segnale di protesta contro le inadempienze centrali.»;
è indubbio che se le cose resteranno come sono, e non ci sarà uno stanziamento ulteriore, tutte le famiglie che mandano i bambini alle elementari (o che sfruttano il comodato d'uso gratuito nella scuola superiore) saranno costrette a pagare i libri di tasca propria -:
se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative normative urgenti volte a prevedere ulteriori strumenti di tutela per garantire l'effettivo rispetto di un diritto solennemente sancito dalla Costituzione, anche al fine di evitare che episodi come quello del comune di Calenzano costituiscano un precedente pericolosissimo contro la salvaguardia del diritto stesso.
(4-13398)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il sistema universitario statale è stato oggetto di riforma, con l'approvazione della legge n. 240 del 2010, recante «Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario», che ha tra i suoi obiettivi una razionalizzazione organizzativa e un più funzionale assetto della didattica;
negli scorsi decenni la didattica curricolare erogata all'interno delle università statali è stata svolta, per percentuali rilevanti, a titolo gratuito e volontario, dai ricercatori, nonché da assegnisti e precari;
la legge n. 240 del 2010, all'articolo 6, comma 4, interviene sulla materia, stabilendo la necessità di retribuire le attività di didattica curricolare svolte dai ricercatori; la norma dispone infatti che: «Ai ricercatori a tempo indeterminato, agli assistenti del ruolo ad esaurimento e ai tecnici laureati (...) nonché ai professori

incaricati stabilizzati sono affidati, con il loro consenso e fermo restando il rispettivo inquadramento e trattamento giuridico ed economico, corsi e moduli curriculari compatibilmente con la programmazione didattica definita dai competenti organi accademici nonché compiti di tutorato e di didattica integrativa»;
per quanto riguarda i parametri retributivi di tali attività, la disposizione citata sancisce inoltre che «Ciascuna università, nei limiti delle disponibilità di bilancio e sulla base di criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento, determina la retribuzione aggiuntiva dei ricercatori di ruolo ai quali, con il loro consenso, sono affidati moduli o corsi curriculari»;
le varie università del Paese, in assenza di princìpi unitari validi su base nazionale e nella condizione di progressiva contrazione del FFO (Fondo di finanziamento ordinario), stanno regolamentando, in maniera spesso differenziata in modo, a giudizio degli interroganti, iniquo, la retribuzione per le attività didattiche aggiuntive prevista dall'articolo 6, comma 4, della legge n. 240 del 2010 -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per istituire, in attuazione delle citate disposizioni, un'apposita voce di spesa, aggiuntiva a quella del Fondo di finanziamento ordinario, da vincolare alla retribuzione delle attività didattiche curricolari svolte dai ricercatori, prevedendo una comune base nazionale che definisca con chiarezza le indicazioni del minimo retributivo e nel rispetto del lavoro svolto dai ricercatori.
(4-13399)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con i tagli previsti dall'approvazione della recente manovra finanziaria, i più colpiti saranno bambini, anziani e soprattutto le persone con disabilità;
secondo la stima effettuata dalla Federazione italiana superamento handicap (Fish), con i tagli agli enti locali una persona su tre non potrà più usufruire dei servizi socio-assistenziali;
ulteriori ripercussioni negative, sempre secondo le associazioni di categoria, si avranno con la riforma assistenziale annunciata dal Governo, con la quale si prevede il recupero di circa 40 miliardi di euro in tre anni;
con la riforma assistenziale, così come concepita attualmente, si andranno a colpire soprattutto le indennità di accompagnamento, le cui conseguenze graveranno ulteriormente, e con diversa intensità, su almeno dieci milioni di famiglie;
i bilanci degli enti locali sono pressoché al collasso, costretti a limitare i servizi socio-assistenziali, o come in alcune regioni, a non elargire più i finanziamenti destinati all'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, per cui le famiglie che avevano anticipato le spese non potranno ricevere il rimborso;
seppur estremamente necessaria, la riforma assistenziale non può essere attuata senza spazi di confronto e di discussione con le associazioni di categoria, né prevedere tagli indiscriminati alle agevolazioni fiscali, con conseguenti gravi ripercussioni economiche sulle fasce più deboli della popolazione;
a fronte dei gravi disagi e delle numerose difficoltà in cui versano le famiglie italiane con persone disabili o anziani a carico, le diverse associazioni hanno annunciato una mobilitazione ad oltranza in tutto il Paese, affinché venga salvaguardato il riconoscimento dei diritti dei soggetti più deboli;
è, dunque, necessario prevedere un riordino complessivo e una razionalizzazione

oculata dell'attuale disciplina che regola le politiche sociali, attraverso finanziamenti adeguati e strutturali, e soprattutto mediante il contrasto al fenomeno dei «falsi invalidi», causa principale del dispendio di ingenti risorse finanziarie;
le associazioni delle persone disabili hanno più volte ribadito la loro disponibilità ad un confronto costruttivo con le autorità governative, al fine di definire le linee guida per un equo riordino normativo dell'attuale disciplina socio-assistenziale -:
a fronte di quanto premesso e dello stato di mobilitazione collettiva, se non ritenga necessario istituire con urgenza un tavolo di concertazione con le principali associazioni di categoria al fine di definire le linee guida per un equo e sostenibile riordino normativo dell'attuale disciplina socio-assistenziale.
(3-01859)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO, BARANI, CICCIOLI, GIRLANDA e DE LUCA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 78 del 2010 ha stabilito che il controllo sugli investimenti delle risorse finanziarie e della composizione dei patrimoni delle casse di previdenza dei professionisti sia attribuito alla COVIP;
la COVIP è l'organismo di controllo dei fondi pensionistici complementari;
la natura, la composizione e la funzione delle casse di previdenza privatizzate è completamente diversa da quelle tipiche dei fondi pensionistici complementari;
la composizione del patrimonio delle casse di previdenza è completamente diversa da quella dei fondi pensionistici complementari, tanto che questi ultimi, tra l'altro, non possono possedere beni immobiliari oltre il 20 per cento del loro patrimonio totale;
le casse di previdenza privatizzate presentano modalità gestionali peculiari che non le rendono adattabili agli schemi operativi usati finora dalla COVIP -:
se il Governo intenda promuovere la costituzione di una nuova sezione interna alla COVIP, formata ad hoc per operare il controllo sulle casse di previdenza privatizzate;
con quali modalità il Governo intenda coordinare le modalità operative della COVIP e degli enti previdenziali privatizzati.
(5-05430)

GNECCHI, SANTAGATA, MIGLIOLI e CODURELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli iscritti alla gestione separata INPS, in base all'articolo 51 della legge n. 488 del 1999, hanno la facoltà di riscattare gli anni di lavoro, per un massimo di cinque, prestato con rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
suddetta facoltà non è concessa a quei soggetti, che negli anni antecedenti l'introduzione del fondo della gestione separata INPS, erano privi di un sistema di contribuzione obbligatorio;
con l'ordine del giorno 9/1524-A/004 presentato dalla prima firmataria della presente interrogazione e accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea dell'11 maggio 2010, si impegnava il Governo stesso a continuare il tavolo con le parti interessate e verificare la possibilità di garantire in tale sede, forme di recupero della contribuzione per i soggetti sopra richiamati, che erano privi di un sistema di contribuzione obbligatorio, nel periodo antecedente l'istituzione del fondo gestione separata INPS;
il tavolo tecnico di cui sopra, è già operativo da circa 18 mesi, e, ad oggi,

nulla è dato sapere sulle determinazioni intervenute nella suddetta sede, rispetto alla problematica posta nell'ordine del giorno -:
entro quali tempi il Ministro interrogato, ritenga di poter portare ad idonea soluzione, l'impegno previsto nell'ordine del giorno citato nelle premesse.
(5-05435)

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO, BARANI, CICCIOLI, GIRLANDA e DE LUCA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4, comma 1, della legge n. 108 del 1990 esclude le associazioni sindacali dall'applicazione dell'articolo 18 statuto dei lavoratori -:
se il Governo intenda promuovere un'iniziativa normativa al fine di sottoporre anche le associazioni sindacali al rispetto dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
(4-13382)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 23 settembre 2011 in località Muccia (Camerino), come riferisce Il Corriere Adriatico.it, un operaio di 56 anni è morto, travolto da un camion, in un incidente sul lavoro avvenuto in uno dei cantieri della Quadrilatero Spa;
l'uomo era capocantiere del cantiere Zulu/2a della Quadrilatero;
si tratta del terzo infortunio mortale registrato dal 2010 in uno dei cantieri della società;
come sottolineato ai più alti livelli istituzionali «l'incolumità e la salute dei lavoratori costituiscono valori primari per la società e la loro tutela è interesse non solo del singolo lavoratore, ma di tutta la collettività... eppure nonostante i progressi che hanno contribuito a contenere il grave fenomeno, continuano purtroppo a registrarsi ogni giorno infortuni, troppo spesso mortali, anche a causa di inammissibili superficialità e gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori», per cui la necessità primaria è quella di «perseguire con impegno una politica sistematica e continua di prevenzione e promozione della salute nei luoghi di lavoro ispirata a una cultura della legalità e della sicurezza basata su una costante e forte vigilanza sul rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro» -:
di quali elementi disponga in merito alla dinamica dell'incidente;
se risulti che siano state osservate o disattese le normative sulla sicurezza;
quale sia la dinamica dei due precedenti infortuni mortali che si sono verificati nei cantieri della Quadrilatero spa;
se per i due infortuni mortali precedenti quello del 23 settembre siano state avviate indagini.
(4-13386)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 ore, le esportazioni del settore vinicolo italiano in Russia, sono passate da una crescita del 91 per cento dello scorso marzo, al 25 per cento del mese di giugno del corrente anno;

il predetto risultato sebbene ancora positivo, evidenzia tuttavia una significativa battuta d'arresto, rispetto ai dati fortemente positivi d'inizio anno;
il comparto vinicolo italiano rischia pertanto di perdere rilevanti quote di mercato nei confronti di un Paese importante quale la Russia, che si candidava ad entrare in pochi anni, tra i primi quattro Paesi del settore vinicolo italiano, dopo gli Stati Uniti, la Germania e il Regno Unito;
le ragioni della flessione di vendite nel mercato russo, sono da ricercare in un duplice aspetto, secondo quanto riporta il suddetto articolo, ossia da un lato, nel nuovo sistema di dazi introdotti all'inizio dell'anno, mentre dall'altro nell'introduzione di modifiche restrittive sulle autorizzazioni riguardanti le licenze degli importatori locali, senza le quali non è possibile operare;
dal punto di vista fiscale, inoltre, riporta ancora l'articolo de Il Sole 24 ore, è stato avviato un dialogo tra il Governo russo e gli imprenditori vinicoli italiani, al fine di trovare soluzioni più convenienti ed immediate, a differenza delle difficoltà per quanto riguarda le licenze che appaiono invece di dubbia risoluzione;
numerosi importatori russi, il cui fatturato spesso supera i 100 milioni di euro, realizzati al 60 per cento con vini italiani di prestigio e di valore assoluto, denunciano le problematicità sia fiscali, ma soprattutto nei confronti delle licenze legate all'importazione, con conseguenze negative e penalizzanti per le imprese vinicole, in particolare quelle italiane, che come predetto, concorrono in maniera rilevante alla distribuzione e alla vendita del vino in tutta la Russia;
risulta conseguentemente fondamentale, a giudizio dell'interrogante, tutelare un comparto importante e prestigioso come quello vinicolo italiano, le cui qualità rappresentano una delle eccellenze del panorama internazionale dell'agroalimentare del made in Italy -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'introduzione, da parte del Governo russo, di misure fiscali, nonché di misure legate alle licenze, di recente introduzione, che, come esposto in premessa, rendono difficile e complicato per le imprese italiane del settore vinicolo, il proseguimento dei rapporti commerciali, legati alla vendita e all'esportazione in Russia, del vino italiano, il cui successo precedentemente all'introduzione di tali misure era evidente ed importante;
quali siano le iniziative diplomatiche intraprese fin qui dal Governo presso la Federazione russa e presso l'Unione europea per tutelare il nostro settore vinicolo, che rischia come esposto in premessa, di perdere rilevanti quote di competitività nei confronti di un importante Paese quale la Russia;
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di tutelare e promuovere il comparto vinicolo italiano in Russia, il cui livello qualitativo autorevole e famoso è riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
(5-05434)

DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i sindacati di categoria da tempo stanno lanciando un grido di allarme sul futuro produttivo ed occupazionale del settore dell'allevamento, ribadendo con forza la necessità che il Ministero e le regioni diano corso, in tempi rapidi, agli impegni economici assunti;
in un comunicato del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pubblicato il 18 maggio 2011 si legge che: «I rappresentanti del Ministro hanno informato le organizzazioni sindacali che sono state reperite le risorse per cofinanziare le attività delle associazioni allevatori. L'importo complessivo ammonta ad

oltre 25 milioni di euro. Il decreto con le risorse necessarie per la prima emergenza a favore delle associazioni sarà presentato alla fine della prossima settimana» ovvero entro la fine del mese di maggio scorso;
successivamente, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali al termine dell'incontro con le segreterie delle Confederazioni sindacali degli allevatori, avrebbe assicurato l'erogazione dei fondi entro luglio 2011;
il 27 luglio 2011, Governo e regioni sembravano aver trovato l'accordo per un testo definitivo del decreto che stanzia 25 milioni di euro da destinare al sistema allevatori;
al 28 settembre 2011, ancora non si hanno notizie per quanto concerne la pubblicazione di quel decreto, cosicché i lavoratori non hanno alcuna certezza sul loro futuro;
Fai, Flai, Uila e Confederdia stanno sottolineando da tempo il rischio che tale settore possa arrivare al collasso, non garantendo più occupazione ai dipendenti delle Associazioni Allevatori, che già non percepiscono lo stipendio da mesi;
nello specifico, i mancati finanziamenti, previsti e ancora mai erogati, rischiano di mettere in pericolo il mantenimento degli standard di qualità delle produzioni zootecniche, oltre a migliaia di posti di lavoro -:
se non ritenga opportuno, vista l'importanza del comparto e lo stato di crisi in cui versa da tempo, di intervenire tempestivamente al fine di sbloccare tale situazione di stallo che non permette in alcun modo al sistema di andare avanti.
(5-05439)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

GIAMMANCO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comma 7 dell'articolo 76 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 (recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria), convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede il divieto agli enti nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti di procedere ad assunzioni di personali qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale;
il decreto-legge n. 98 del 2011 (recante «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria»), convertito dalla legge n. 11 del 2011, ha operato un'aggiunta al testo dell'articolo 76, comma 7, del decreto-legge n. 112 del 2008 prevedendo che ai fini del computo della predetta percentuale si calcolano le spese sostenute anche dalle società a partecipazione pubblica locale totale o di controllo che sono titolari di affidamento diretto di servizi pubblici locali senza gara, ovvero che svolgono funzioni volte a soddisfare esigenze di carattere generale aventi carattere non industriale, né commerciale, ovvero che svolgono attività nei confronti della pubblica amministrazione a supporto di funzioni amministrative di natura pubblicistica;
nel caso specifico, a causa di tale divieto e della carenza di insegnanti in organico è stata letteralmente paralizzata l'attività di circa 40 quaranta sezioni della scuola dell'infanzia del comune di Palermo, che non può affidare gli incarichi annuali agli insegnanti per la conduzione

delle sezioni vacanti, per cui circa 800-850 bambini non possono più frequentare, anche se iscritti, la scuola;
tale situazione ha creato enormi disagi all'utenza, anche perché in caso di assenza dell'insegnante di ruolo, non si può far ricorso a nessuna supplenza;
allo stato attuale vi è un dialogo aperto tra le istituzioni circa la possibilità di dare luogo agli incarichi in virtù della delibera n. 46 del 2011 della Corte dei conti a sezioni riunite, che prevede la possibilità di derogare a tale divieto solo per assunzioni «previste per legge, quelle di somma urgenza, e quelle per servizi infungibili ed essenziali»;
la scuola rappresenta certamente un servizio essenziale per la comunità nazionale, il cui valore è affermato nella Costituzione -:
quali iniziative urgenti ed improcrastinabili il Governo intenda adottare al fine di porre fine alla situazione descritta in premessa che di fatto ha bloccato il regolare avvio e svolgimento dell'anno scolastico per numerose sezioni della scuola dell'infanzia del comune di Palermo, arrecando grave danno ai docenti e ai bambini iscritti a tale scuola, nonché alle famiglie di questi ultimi;
se si ritenga possibile l'applicazione della delibera n. 46 del 2011 della Corte dei conti a sezioni riunite, per conferire gli incarichi agli insegnanti e quindi riaprire le sezioni di scuola dell'infanzia del comune di Palermo attualmente chiuse.
(4-13388)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MONAI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il farmaco Talidomide fu venduto negli anni cinquanta e sessanta come sedativo, anti-nausea e ipnotico, rivolto in particolar modo alle donne in gravidanza che venne ritirato dal commercio alla fine del 1961, dopo essere stato diffuso in 50 paesi sotto quaranta nomi commerciali diversi, fra cui il Contergan, in seguito alla scoperta della teratogenicità di uno dei suoi enantiomeri: le donne trattate con talidomide davano alla luce neonati con gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti, ovvero amelia (assenza degli arti) o vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che quelli inferiori, e quasi sempre bilateralmente, pur con gradi differenti;
la legge finanziaria 2008 ha previsto il risarcimento per i danni da trasfusioni, vaccini e talidomide (articolo 2, comma da 361 a 364) e infine, sulla Gazzetta Ufficiale del 13 novembre 2009 sono state finalmente pubblicate le linee guida per la corresponsione dell'assegno vitalizio ai soggetti talidomidici nati tra il 1959 ed il 1965 per effetto dell'assunzione del farmaco da parte delle loro madri;
nondimeno si sono verificati ritardi nell'accoglimento delle istanze dei soggetti interessati all'assegno vitalizio, tra cui il signor Alessandro Clema di Udine: egli presentò domanda al Ministero della salute nel febbraio 2010 e si è sottoposto a visita alla commissione medica di Padova nel febbraio 2011. Ma il suo non è un caso isolato: nel 2011 la commissione medica di Padova ha ricevuto una ventina di domande solo da Friuli, Veneto e parte dell'Emilia Romagna -:
se e come il Ministro intenda garantire maggiore efficienza nell'eventuale accoglimento delle istanze dei soggetti richiedenti le provvidenze di cui sopra.
(5-05440)

MANCUSO, GHIGLIA, GIRLANDA, CICCIOLI, GERMANÀ, DE LUCA e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 138 del 2010 autorizza i medici a usare il normale ricettario per

prescrivere farmaci oppioidi nelle terapie di gestione del dolore e obbliga gli ospedali a monitorare nella cartella clinica dei pazienti anche il parametro del livello del dolore;
nello scorso mese di luglio, i nuclei antisofisticazioni e sanità hanno compiuto un'indagine a tappeto su 244 ospedali con almeno 12 posti letto su tutto il territorio nazionale;
l'applicazione della normativa sulle terapie del dolore risulta estremamente diversificata sul territorio;
infatti, al Sud si è adeguato alle prescrizioni più importanti della legge il 53 per cento delle strutture analizzate, al Centro la media è del 75 per cento e al Nord dell'88 per cento, con punte massime del 91-93 per cento in Veneto, Lombardia e Piemonte;
durante il primo anno di vigore della legge, le prescrizioni di farmaci oppioidi sono aumentate di solo il 7 per cento e il 68 per cento di essi sono stati prescritti al Nord, mentre solo il 26 per cento al Sud;
sul territorio nazionale, solo il 63 per cento delle strutture analizzate si sono dotate di unità operative di cure palliative e terapia antalgica;
il 20 per cento degli ospedali del campione non rispetta l'obbligo di riportare nella cartella clinica dei pazienti la scala di rilevazione del dolore -:
se il Governo intenda promuovere una verifica sul pieno rispetto della legge n. 138 del 2010 nel Sud del Paese;
quali iniziative intenda mettere in atto il Governo per divulgare la conoscenza delle disposizioni della legge n. 138 del 2010 presso la cittadinanza.
(5-05441)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da un lancio di agenzia dell'AGENPARL, del 27 settembre 2011, si apprende che nel 2004 Galileo Avionica, azienda di Fin meccanica ora denominata Selex Galileo, ha acquisito un brevetto dall'inventore Clarbruno Vedruccio per un prodotto denominato Trim Prob, che consiste in un piccolo dispositivo che emette un campo elettromagnetico e, passato vicino all'organo interessato, esegue una sorta di biopsia elettronica del tessuto identificandone alterazioni, in modo da segnalare anche tumori, il tutto in pochissimi minuti, in modo non invasivo ed economico;
viene poi creata una società ad hoc, la Trim Probe Spa, per la distribuzione del «bioscanner», che applica tecnologia militare per la difesa della salute e che dopo essere stato prodotto, certificato e validato dal Ministero della salute, viene distribuito in commercio;
lo strumento è elogiato da pubblicazioni scientifiche internazionali, e a testimoniarne l'efficacia, vi è la presenza del Trim Prob in una cinquantina di centri italiani;
ma nel 2007 Finmeccanica ritiene che il progetto non abbia una priorità strategica per il gruppo e dispone la cessazione della produzione della macchina con la messa in liquidazione nel 2008, della Trim Probe Spa;
ufficialmente Finmeccanica ha motivato la decisione col fatto che il gruppo si occupa di sistemi di difesa, non di diagnostica medica, il che confligge però, a giudizio degli interroganti con la decisione di iniziare a produrlo -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero;
per quali motivi Finmeccanica abbia deciso di produrre e distribuire Trim Pobe e a quali costi;

per quali motivi quindi Finmeccanica abbia poi deciso di cessare la produzione del bioscanner;
di quali informazioni disponga in merito il Ministro della salute e se e quali iniziative si intendano adottare per la ripresa della produzione e diffusione di Tim Probe a fronte del risparmio che questa tecnologia permetterebbe.
(4-13393)

PEDOTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come comunicato da Federfarma, l'associazione di categoria delle farmacie private, a partire dal 1o ottobre 2011, è sospesa l'erogazione gratuita a carico del servizio sanitario nazionale dei prodotti alimentari aproteici alle persone con insufficienza renale cronica in conseguenza del ritardo nei pagamenti di oltre 10 mesi da parte della regione Lazio;
la dieta ipoproteica è uno strumento irrinunciabile nella terapia conservativa della malattia renale cronica in quanto non solo si affianca agli altri trattamenti nel rallentare la progressione della malattia renale stessa, ma costituisce il cardine per il controllo dei sintomi uremici e delle complicanze metaboliche proprie di questa malattia;
i dati emersi dal 52o congresso della società italiana di nefrologia rilevano che in Italia all'insufficienza renale si sopravvive meno che al tumore;
la dieta ipoproteica con i suoi costi limitati e gli effetti favorevoli sul metabolismo, ed in particolare, sui fattori di rischio cardiovascolare, può rappresentare la base della nuova terapia globale, mirata al rallentamento della progressione del danno sia renale che cardiovascolare;
risulta del tutto evidente che non ricorrere alla dieta aproteica comporta un aumento dell'ingresso dei pazienti in dialisi, l'incidenza di malattie cardiovascolari con un inevitabile aggravio della spesa regionale -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa a danno dei pazienti colpiti da insufficienza renale cronica e se intenda avviare, nell'ambito delle sue prerogative, iniziative volte a tutelare chi è affetto da questa grave patologia e in particolare, proprio al fine di tutelare le persone colpite da questa grave malattia, non ritenga di includere gli alimenti aproteici nei livelli essenziali di assistenza.
(4-13394)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

VERINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i cittadini di Pietralunga (Perugia), per voce del loro sindaco, lamentano gravi disagi al servizio postale della loro città: da mesi sono costretti a lunghe file agli sportelli a cui si aggiunge la mancanza di qualunque tipo di comfort per l'attesa forzosa presso i locali dell'ufficio postale (assenza di aria condizionata, solo 4 posti a sedere, mancanza di privacy, e altro);
semplici operazioni come la spedizione di una raccomandata o il pagamento di bollettini postali si trasformano in soste lunghe, talvolta prolungate dal malfunzionamento dei collegamenti telematici che rende impossibile effettuare le operazioni postali con ripercussioni enormi sulla vita dei cittadini, in particolare su quella di pensionati e anziani che più di tutti vivono come ingiustizie i disagi derivanti da inefficienze e disfunzioni;
tale incresciosa situazione si acuisce nel periodo estivo, dove, a fronte di una triplicazione della popolazione, il personale dell'ufficio postale diminuisce, lasciando la gestione dei servizi nelle mani di un'unica persona;

a ciò si aggiunga la totale assenza di un sistema di snellimento della fila e la mancanza di un bancomat per i correntisti;
la necessità di recuperare standard di funzionalità consoni e adeguati ad un ampio bacino di utenza - che coinvolge anche i cittadini di alcune frazioni di Gubbio e Montone - è quanto mai urgente;
alle vibrate proteste è seguita una raccolta di firme da parte dei cittadini sempre più esasperati da tale situazione -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire, per quanto di sua competenza, per rimuovere le cause che impediscono all'ufficio postale di cui in premessa di garantire agli utenti il loro diritto ad una assistenza puntuale e qualificata.
(4-13385)

DI PIETRO, MURA, ANIELLO FORMISANO e PALADINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo gli interroganti, in base ad alcune dichiarazioni a mezzo stampa sembrerebbe che la scelta dell'amministratore delegato di Finmeccanica, fresco di nomina, Giuseppe Orsi riconducibile alla Lega Nord nella logica dello spoil system, sia quella di concentrarsi sul settore armiero abbandonando il settore civile del trasporto e, probabilmente domani, dell'energia, ovvero andando esattamente nella direzione opposta rispetto all'andamento del mercato su questi prodotti, visto l'impulso clamoroso che sta avendo il mercato del trasporto pubblico dai treni ad alta velocità a quelli regionali, ad autobus a basso impatto ambientale, anche a seguito di consistenti investimenti varati sia dal Governo americano sia da quello cinese e l'arrivo di investimenti per modernizzare tutto il parco-trasporti italiano;
la cessione delle aziende Finmeccanica significherebbe per l'Italia regalare ai francesi, ai tedeschi o comunque a proprietà straniere il nostro mercato, distruggendo fabbriche che invece possono, opportunamente strutturate e organizzate, non solo competere nel nostro Paese ma partecipare a importanti occasioni internazionali;
in Italia, come dimostrato anche dall'ultima manovra finanziaria, si è avuto un progressivo ed inesorabile calo di interesse del Governo in merito al trasporto pubblico locale, basti constatare che ancora negli anni '80 esistevano circa quaranta aziende del settore, mentre oggi in sostanza restano solo la Irisbus di Avellino - a rischio chiusura dopo il provvedimento appena citato - e l'azienda BredaMenariniBus di Bologna, oltre ad un paio di piccole aziende artigianali;
l'azienda bolognese fu fondata nel 1919 da Ettore Menarini per la produzione di mezzi per il trasporto pubblico locale urbano e interurbano. Nel corso degli anni il numero di dipendenti si è attestato all'attuale 290 divisi tra 175 operai e 115 impiegati;
nel 2006 BredaMenariniBus viene acquisita da Finmeccanica, che costituisce con AnsaldoBreda e Ansaldo STS la divisione trasporti della holding nazionale;
sin dalla sua acquisizione Finmeccanica dimostra poco interesse al rilancio del comparto industriale in particolare per il settore del trasporto pubblico locale, come dimostrano anche le attività della holding che in questo comparto si concentrano fortemente nelle altre due aziende che compongono la divisione trasporti;
nel 2009, a fronte delle perdite costanti che si registrano da tre anni, per ripianare il bilancio Finmeccanica acquisisce la proprietà dell'area industriale della BredaMenarini (46.000 metri quadrati coperti più 155.000 metri quadrati aperti), acquisendo di fatto una proprietà immobiliare di grande valore e dalla quale,

come denunciato dai sindacati nelle scorse settimane sulle pagine locali de l'Unità, Finmeccanica vorrebbe dislocare la produzione vendendo l'azienda a compratori esteri, con tutta probabilità di nazionalità turca;
viene dagli stessi sindacati la denuncia di forti rischi per i lavoratori della BredaMenariniBus di rimanere vittime di speculazioni edilizie, poiché la proprietà immobiliare su cui si sviluppa l'azienda potrebbe essere utilizzata, una volta venduto lo stabilimento, per la realizzazione di nuovi quartieri residenziali come successo in passato con le aree ex Sabiem ed ex Calzoni senza alcun interessamento al futuro dei lavoratori coinvolti;
occorre, a parere degli interroganti, che il Governo definisca al più presto un piano nazionale dei trasporti e dei relativi investimenti, crei un polo nazionale della costruzione ferroviaria, blocchi immediatamente qualsiasi decisione di cessione di imprese strategiche come STS, Ansaldo Breda, Ansaldo Energia e BredaMenariniBus, predisponga un piano di riorganizzazione del settore per procedere poi con le connessioni con le altre aziende;
alla luce del «combinato disposto» della crisi economico-finanziaria globale, dell'instabilità organica di Finmeccanica, della completa assenza di un piano di rilancio e investimenti nel settore del trasporto pubblico locale e degli «appetiti» immobiliari sull'area industriale, i timori espressi dalle sigle sindacali e dai lavoratori per l'anno 2012 rappresentano un concreto e valido motivo per affrontare la questione in tempi utili -:
se il Governo, che rappresenta l'azionista di maggioranza di Finmeccanica, sia a conoscenza di questa situazione, se non ritenga opportuno intervenire per salvaguardare i circa trecento lavoratori della BredaMenariniBus, e come intenda farlo al fine di garantire un risultato diverso da quello raggiunto nel caso Irisbus;
quali iniziative intenda adottare, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, al fine di impedire decisioni deprecabili contro il patrimonio industriale italiano, quale sarebbe la vendita anche di una sola delle imprese strategiche come STS, Ansaldo Breda, Ansaldo Energia e BredaMenariniBus.
(4-13389)

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Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Lolli n. 5-04056 del 13 gennaio 2011.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione Polledri e Bitonci n. 5-05419 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 526 del 28 settembre 2011. Alla pagina 24603, prima colonna, alla riga undicesima, deve leggersi: «con la risoluzione 8-00138, approvata» e non «con la risoluzione 8-00120, approvata», come stampato.