XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 21 settembre 2011

TESTO AGGIORNATO AL 3 OTTOBRE 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La IX Commissione,
premesso che:
la decisione della Fiat di dismettere lo stabilimento IRISBUS di Flumeri (Avellino) per la produzione di autobus è stata motivata per il venir meno, a seguito dei provvedimenti restrittivi della spesa pubblica, di una domanda sufficiente da parte delle aziende esercenti il trasporto pubblico su gomma di nuovi pullman, proponendo, anche se in termini forzati e semplificati, una motivazione che ha un qualche fondamento;
tuttavia, il gruppo Fiat, in generale, da tempo sta portando avanti una politica industriale che la spinge ad abbandonare i siti di produzione presenti sul territorio italiano, scegliendo di delocalizzare altrove le proprie attività e questo a fronte dell'enorme sostegno pubblico ricevuto nel corso della sua lunga storia;
non è pensabile che il gruppo Fiat faccia prevalere, nel motivare il suo progressivo abbandono della produzione in Italia, la sola necessità di confrontarsi con le nuove logiche di mercato;
già nel 2009, per citare qualche numero a conferma di come già oggi la presenza di Fiat in Italia sia notevolmente ridimensionata, gli impianti in Brasile hanno superato in termini di veicoli prodotti la quota italiana, e lo stesso vale per il numero degli occupati;
non è accettabile che il Governo italiano assista inerme ad un disimpegno continuo del principale gruppo industriale del Paese senza vincolarlo a una coerente politica industriale, tanto più che lo Stato italiano nei decenni ha contribuito in termini economici, politici e sociali, a consolidare il fatturato della Fiat, stessa intervenendo con risorse pubbliche praticamente ogni qual volta l'azienda torinese si è venuta a trovare in condizioni di difficoltà;
la scelta di dismettere la produzione negli stabilimenti italiani rappresenta un atteggiamento altamente ingeneroso nei confronti di un Paese che nei decenni ha contribuito in termini economici, politici e sociali, a fare grande la Fiat;
la chiusura dello stabilimento di Flumeri non solo comporta una gravissima crisi sociale in un'area meridionale la cui economia industriale è strettamente legata all'automotive, in quanto cancella, tra occupazione diretta ed attività connesse, non meno di millecinquecento posti di lavoro in una provincia di quattrocentomila abitanti, ma propone una questione di interesse generale in quanto determina la cancellazione quasi integrale della presenza di produzioni italiane di mezzi pubblici per il trasporto su gomma;
secondo i dati ANFIA sulla immatricolazione di autobus nel 2010 in Italia, infatti, quelli prodotti dalla Irisbus sono stati 1520 su 1870 complessivi di fabbricazione nazionale di contro a 1899 pullman di produzione straniera; peraltro il dato sull'import/export già passivo per 160 milioni di euro nel 2009, passa nel corso del 2010 a circa 260 milioni di euro;
pur nella consapevolezza che le scelte aziendali hanno negli anni progressivamente determinato una dipendenza dello stabilimento di Flumeri dalla acquisizione di motori e scocche, tale evenienza va scongiurata;
essa, infatti, rappresenta un ulteriore gravissimo danno alla economia nazionale della quale si viene a determinare una quasi assoluta dipendenza da produzioni importate dall'estero con oneroso esborso di valuta che è reso particolarmente consistente dalla circostanza che il grave invecchiamento del parco autobus circolante, imporrà nei prossimi anni, comunque, alle aziende di trasporto pubblico su gomma il rinnovo quasi totale del

parco circolante per corrispondere alle normative vigenti ed agli indirizzi comunitari;
diventa indilazionabile allora l'esigenza che, pur in presenza delle note difficoltà della finanza pubblica, vengano assunti provvedimenti urgenti di politica industriale e di rilancio della presenza pubblica nel riassetto del trasporto su gomma nel quadro delle misure unanimemente sollecitate per il rilancio dell'economia;
tale opportunità va messa sul tavolo del confronto con la Fiat ma anche con altre eventuali forze imprenditoriali comunque interessate al rilancio del settore;
è pacifica l'esigenza di nuove risorse finanziarie da destinare al sostegno delle aziende pubbliche di trasporto per il rinnovo, ancorché parziale del parco autobus, e che ricreino le condizioni di convenienza per processi di ristrutturazione industriale che adeguino produzioni esistenti ovvero rilancino la possibilità di produzioni adeguate alle esigenze di una mobilità su gomma ripensata da insediare nel nostro Paese, in grado di ridurre la dipendenza dall'estero non solo per pullman finiti ma anche per la componentistica;
a tale esigenze può farsi fronte, come peraltro richiesto dalla regione Campania, destinando una quota congrua di risorse a valere sui fondi FAS e sui fondi strutturali europei attraverso provvedimenti urgenti di rimodulazione delle risorse disponibile e di determinazione dei meccanismi che ne consentano la immediata utilizzazione da parte delle regioni;
nella vicenda pesa la mancanza di una strategia complessiva di investimenti nel settore trasporti in generale (soltanto i tagli prodotti con l'ultima manovra finanziaria determineranno una riduzione del 75 per cento del servizio di trasporto pubblico locale) nonché quella che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare l'incapacità del Governo di formulare alcuna proposta concreta in risposta alla richiesta presentata dalle rappresentanze sindacali di finanziare il rinnovo del parco autobus italiano, che attualmente conta almeno 18.000 automezzi da classificare come inquinanti e insicuri,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative per stanziare, con specifico riferimento al settore della realizzazione e del revamping del materiale rotabile su ferro e su gomma, una quota congrua di risorse da destinare al rinnovo del parco vetture delle aziende operanti nel settore del trasporto pubblico su rotaia e su gomma, tenendo conto che tali risorse potranno essere individuate a valere sulle destinazioni, nazionali e regionali, del fondo FAS 2007-2013, ovvero sulla quota ancora non utilizzata delle risorse FAS 2000-2006 così come risulterà dall'esito della ricognizione disposta dal CIPE con la propria deliberazione n. 79 del 30 luglio 2010 e rimodulando l'attuale programmazione dei fondi strutturali europei;
a sottoporre al Cipe il provvedimento per l'individuazione della specifica fonte finanziaria e la ripartizione delle risorse tra le amministrazioni centrali e regionali, previa apposita concertazione con le regioni interessate.
(7-00690) «Boffa, Meta, Bonavitacola, Bossa, Ciriello, Cuomo, D'Antona, Graziano, Iannuzzi, Mazzarella, Nicolais, Pedoto, Mario Pepe (PD), Piccolo, Picierno, Sarubbi, Santagata, Vaccaro, Fiano, Lovelli, Tullo, Velo».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOFFA, META, BONAVITACOLA, BOSSA, CIRIELLO, CUOMO, D'ANTONA,

GRAZIANO, IANNUZZI, MAZZARELLA, NICOLAIS, PEDOTO, MARIO PEPE (PD), PICCOLO, PICIERNO, SARUBBI, SANTAGATA e VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 14 settembre 2011 l'Irisbus, società dell'Iveco (controllata Fiat) operante nel settore della produzione e commercializzazione degli autobus urbani, ha comunicato di «aver preso atto della rinuncia del gruppo industriale Dr all'acquisizione dello stabilimento di Flumeri (Avellino)» e, dunque, «di fronte all'impossibilità di portare a termine l'unica soluzione individuata, che consentiva l'avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale ed industriale per assicurare continuità al sito», l'azienda si è dichiarata «costretta, suo malgrado, ad avviare le procedure consentite dalla legge per cessare le attività dello stabilimento»;
l'Irisbus conta 700 dipendenti con un indotto che supera i 300 addetti e soltanto nel 2010 ha investito 8 milioni di euro nella ristrutturazione aziendale che diventano 30 milioni, considerando tutti gli investimenti degli ultimi 5 anni;
l'annunciata dismissione della produzione, come facilmente immaginabile, è il preludio di un nuovo dramma occupazionale e sociale con cui la Campania, e il Mezzogiorno, saranno costretti a confrontarsi;
in questi ultimi due mesi, sulla vertenza, sono stati convocati presso il Ministero dello sviluppo economico diversi tavoli di discussione che hanno visto la partecipazione dei sindacati, dei rappresentanti del management aziendale, dei delegati del Ministero, della regione Campania;
il tavolo di discussione è di fatto saltato quando ad inizio settembre la Fiat Industrial, la divisione della multinazionale di cui fa parte Iveco, ha confermato al Ministro dello sviluppo economico e alle parti sociali la decisione, annunciata nel mese di luglio 2011, di dismettere l'attività produttiva a Valle Ufita e di cedere le attività al gruppo Dr (che oggi rinuncia all'acquisizione dello stabilimento di Flumeri);
nella vicenda pesa la mancanza di una strategia complessiva di investimenti nel settore trasporti in generale nonché l'incapacità del Governo di formulare alcuna proposta concreta in risposta alla richiesta presentata dalle rappresentanze sindacali di finanziare il rinnovo del parco autobus italiano che attualmente conta almeno 18.000 automezzi da classificare come inquinanti e insicuri;
in Campania, inoltre, si sta vivendo un vero e proprio dramma trasporti, visto che da lunedì 12 settembre 2011 è entrato in funzione il piano di tagli e riduzioni elaborato dall'EAV, Ente autonomo Volturno, la holding regionale dei trasporti che controlla al 100 per cento Circumvesuviana, Sepsa e Metrocampania Nordest, ma che dipende per i finanziamenti interamente dalla regione;
il citato piano prevede l'equivalente della cancellazione di oltre il 25-30 per cento dei viaggi, pari a circa 40.000 corse in meno;
al piano elaborato dall'Eav vanno aggiunti gli effetti della manovra finanziaria approvata di recente che comporterà, come annunciato dai presidenti delle regioni, una riduzione del 75 per cento dei servizi offerti dal trasporto pubblico locale;
la situazione creatasi non solo lede, fino quasi ad azzerarlo, il diritto alla mobilità dei cittadini campani, ma determinerà conseguenze gravissime e disastrose sul piano sociale, occupazionale ed economico;
la regione Campania, e in particolare l'assessore competente, stanno dando prova della loro incapacità ad assicurare un servizio rispondente, sia in termini di qualità del trasporto che di quantità di chilometri di servizio pubblico assicurato,

alle attese dei cittadini campani, tanto che il 20 settembre era prevista la discussione in consiglio regionale di una mozione di sfiducia presentata nei confronti dell'assessore ai trasporti e alle attività produttive;
il caos determinatosi a seguito dei continui tagli prodotti al sistema trasporti in Campania negli ultimi 12 mesi - in tal senso il piano entrato in vigore il 12 settembre 2011 è soltanto l'ultimo provvedimento in ordine temporale - ha generato un sentimento di forte indignazione tra i cittadini campani -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per scongiurare l'annunciata dismissione della produzione da parte del gruppo Irisbus ed assicurare una continuità lavorativa ai 700 impiegati dell'azienda;
se non ritenga il Governo indispensabile assumere urgenti ed immediate iniziative, per quanto di competenza, tese a scongiurare il collasso completo del sistema trasportistico campano; se non ritenga inoltre opportuno convocare al più presto un tavolo istituzionale di discussione con la regione Campania, l'assessore ai trasporti, le rappresentanze sindacati e i vertici dell'Eav.
(5-05370)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in base al 6o rapporto sull'attuazione della «legge obiettivo», risulta che i costi delle opere per il ponte sullo Stretto hanno raggiunto l'ammontare di 7.200 milioni di euro nel 2011, che rappresenta il 2 per cento dell'intero valore del Programma per le opere strategiche;
sempre in base al 6o rapporto, il finanziamento disponibile al momento per il ponte sullo Stretto è di soli 1.650 milioni di euro, e lo stesso rapporto considera l'opera tra quelle con maggiori criticità finanziarie, con un fabbisogno finanziario superiore al 76 per cento;
l'avvio dei lavori è, sulla carta, programmato per aprile 2012 e l'ultimazione per giugno 2018;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altiero Matteoli ha comunicato il 29 luglio 2011 l'approvazione del progetto definitivo da parte del consiglio di amministrazione della società Stretto di Messina che il general contractor Eurolink aveva consegnato alla Stretto di Messina spa alla fine di gennaio 2010;
tuttavia, il progetto di revisione della rete TEN-T presentato a fine giugno dalla Commissione europea propone la sostituzione del corridoio Berlino-Palermo con una nuova direttrice Helsinki-La Valletta, che non seguirebbe più il naturale percorso verso sud, ma da Napoli punterebbe verso Bari per raggiungere, via mare, Malta, il che comporta la messa in discussione del 10 per cento di risorse per l'opera del ponte sullo Stretto;
anche rispetto all'interesse da parte del gruppo finanziario China Investment Corporation il cui presidente, Low Jiwel, ha recentemente incontrato il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'economia e delle finanze, occorre tenere presente che l'anno scorso una delegazione di osservatori, accompagnati dai responsabili italiani della Parsons TransportationGroup, «project management consultant», che è il soggetto che svolge attività di controllo per la costruzione e realizzazione dell'opera, lasciarono Messina abbastanza tiepidamente, non convinti della bontà del progetto e degli aspetti economici;
a riprova di quanto meno un rallentamento di fatto della costruzione del ponte sullo Stretto, vi è anche il fatto che nella revisione dell'accordo di programma del 2003 e modificato la scorsa settimana, vi è un rallentamento dei tempi di realizzazione dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria,

atteso che l'atto integrativo all'articolo 4 dispone che «il completamento dell'esecuzione degli interventi di adeguamento lungo l'autostrada A3 non dovrà più avvenire entro dicembre 2011, bensì per gennaio 2019 e anche la realizzazione della variante in galleria dell'attuale tracciato autostradale in corrispondenza di Forte Piale, non dovrà più avvenire entro la metà del 2007 ma entro settembre 2013;
nonostante questo quadro di forte incertezza sull'effettiva realizzabilità dell'opera, come rende noto il settimanale messinese Centonove, sono state pubblicate oltre 1000 schede di esproprio e tra gli espropriati figurano parlamentari in carica, assessori, ex assessori e consiglieri comunali al comune di Messina;
il piano espropri che la Stretto di Messina ha elaborato, include fabbricati e terreni. In base all'accordo sulle procedure espropriative i fabbricati saranno indennizzati al «valore venale» dell'immobile, con accollo da parte di Stretto di Messina, anche delle spese di cessione immobile per espropriazione e dei costi di trasloco, del proprietario o dell'affittuario, mentre per i terreni edificabili ma non ancora costruiti verrà risarcito per intero il valore venale del terreno, tenuto conto della destinazione urbanistica e della capacità edificatoria prevista dal piano regolatore. A questi si aggiungono i fabbricati rurali ad uso abitativo, anch'essi risarciti in base al valore venale o in alternativa con una somma che possa garantire la ricostruzione dell'immobile, con le stesse caratteristiche, in altra zona. Quanto all'indennizzo di aree agricole, risponderà a più voci: il valore delle culture effettive, presenza o meno di un agricoltore diretto, o di un imprenditore agricolo con i manufatti eventualmente presenti risarciti in base al valore venale, mentre per i fabbricati destinati ad attività produttive si terrà conto del valore di mercato o di quello di delocalizzazione, con accollo da parte della Stretto di Messina spa della perdita di guadagno in caso di interruzione dell'attività produttiva. Risarcimenti sono previsti anche per i fabbricati ad uso abitativo non soggetti ad espropriazione, adiacenti o comunque direttamente interessati all'opera -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero;
a quanto ammontino i costi relativi al procedimento espropriativo ed in che tempi si ritenga di realizzarlo;
visto il quadro di assoluta incertezza sulla fattibilità dell'opera se non si intenda fermare il procedimento espropriativo;
se, di fronte alle evidenti difficoltà finanziare, non si ritenga di cancellare l'opera destinando le relative risorse al risanamento della finanza pubblica;
in che modo i cittadini siano stati messi nelle condizioni di conoscere il progetto in modo da poter esercitare i loro diritti.
(5-05381)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURER. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo n.215 del 9 luglio 2003 è stato istituito l'U.N.A.R.-Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, in attuazione della direttiva comunitaria n. 43 del 2000;
l'Unar ha la funzione di garantire «l'effettività del principio di parità di trattamento fra le persone, di vigilare sull'operatività degli strumenti di tutela vigenti contro le discriminazioni nonché di contribuire a rimuovere le discriminazioni fondate sulla razza e l'origine etnica analizzando il diverso impatto che le stesse hanno sul genere ed il loro rapporto con le altre forme di razzismo di carattere culturale e religioso»;
in particolare l'Unar fornisce assistenza alle vittime di comportamenti discriminatori nei procedimenti legali intrapresi da queste ultime; svolge inchieste al fine di verificare l'esistenza di fenomeni discriminatori; promuove azioni positive

in collaborazione con il no profit; promuove studi e ricerche, formula raccomandazioni e pareri;
l'Unar deve promuovere, nell'ambito del suo mandato, la costituzione di una rete nazionale di centri territoriali per la rilevazione e la presa in carico dei fenomeni di discriminazione razziale, da istituire sulla base di accordi con regioni ed enti locali;
al momento, tali centri regionali sono stati attivati solo in Emilia Romagna, Liguria e Piemonte, mentre sono in via di definizione in Puglia e Sicilia; esistono, inoltre, accordi locali con alcune province e alcuni comuni, tra cui Roma e Venezia;
la stragrande maggioranza delle regioni, delle province e dei comuni è ancora priva di centri territoriali, e appare grave che tali centri manchino proprio sui territori dove maggiore è la presenza dei migranti, e più forte e sentita è la sofferenza relativa a discriminazioni di ordine razziale;
negli ultimi tempi sembrano moltiplicarsi gli episodi di chiara discriminazione razziale, non solo nei comportamenti individuali ma anche nell'indirizzo politico di alcune istituzioni locali; basti ricordare quanto si sta verificando presso la regione Veneto, dove sono state depositate proposte di legge che favoriscono, nelle graduatorie per asili nido, scuole, case popolari, i residenti sul territorio regionale da almeno quindici anni, realizzando una politica che all'interrogante appare dalla evidente matrice discriminatoria;
l'Unar, secondo la normativa, svolge funzioni di garanzia e opera in piena autonomia di giudizio e in condizioni di imparzialità; tuttavia, esso opera come ufficio inserito nell'ambito del dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri -:
se intendano attivarsi, e con quali iniziative, per rafforzare l'attività dell'Unar, in ragione del moltiplicarsi di episodi e comportamenti discriminatori sul territorio nazionale, e per garantire la costruzione di quei centri territoriali previsti dalla normativa;
se non ritengano opportuno assumere iniziative normative affinché l'Unar cessi di operare nell'ambito del dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, e si configuri come un'autorità indipendente dotata di autonomia, anche nell'azione e nell'organizzazione del proprio lavoro.
(4-13265)

BARANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 novembre 2007 si è proceduto alla dichiarazione di «grande evento» per il complesso delle iniziative e degli interventi afferenti alle celebrazioni per il 150o anniversario dell'Unità nazionale e fra gli interventi approvati c'è anche la ristrutturazione del Museo nazionale di Reggio Calabria, sede naturale dei «Bronzi di Riace»;
i lavori ebbero inizio nel novembre 2009, pertanto lo stesso non è fruibile al pubblico da quella data;
la conclusione dei lavori di ristrutturazione, inizialmente prevista per febbraio 2011 in concomitanza dell'inizio delle celebrazioni nazionali, ha subito uno slittamento a dicembre 2011 per variazioni progettuali in corso d'opera;
si apprende da un'intervista stampa su il Quotidiano della Calabria del responsabile dell'unità tecnica di missione, che dirige il cantiere di Reggio Calabria, che sussistono forti rischi per il completamento dei lavori a causa della mancanza fondi per circa 6 milioni di euro;
il Museo nazionale di Reggio Calabria riveste un ruolo strategico per lo sviluppo turistico-economico della città e di tutta la regione Calabria, ospitando oltre ad importanti opere e reperti della Magna Grecia

anche i famosi «Bronzi di Riace», statue invidiate da tutti i musei del mondo, ed un settore, fra i pochi in Europa, dedicato all'archeologia subacquea -:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per reperire i fondi mancanti al fine di consegnare, nei tempi stabiliti, il Museo nazionale della «Magna Grecia» e renderlo finalmente fruibile alla città di Reggio Calabria ed all'Italia.
(4-13270)

PISICCHIO, TABACCI e MOSELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime esternazioni dei leader di un importante movimento politico che svolge un ruolo decisivo nella compagine governativa, la «Lega Nord», si è esplicitamente evocata l'ipotesi della secessione di una parte rilevante delle regioni del nord del Paese, denominate dai medesimi leader fantasiosamente «Padania»;
tale comportamento, in verità non inusuale nella tradizione del movimento, aduso a pratiche folkloristiche e a prose scatologiche nella comunicazione politica, ha tuttavia trovato con le esternazioni di Venezia un suo acme, non solo per i toni adoperati, ma anche perché si è accompagnato ad atteggiamenti intimidatori nei confronti di cittadini italiani che, per testimoniare in quella circostanza il loro legame con l'identità nazionale, sventolavano la bandiera tricolore;
del resto la Lega Nord non ha mai fatto mistero di perseguire la missione della secessione dalla cosiddetta «Padania» dallo Stato italiano, al fine di dar vita ad un nuovo soggetto di diritto internazionale, così come si evince dall'articolo 1 del suo Statuto;
evidentemente tale disposizione statutaria, ancorché disattesa, contrasta pienamente con le norme costituzionali contenute negli articoli 5, che definisce la Repubblica una e indivisibile e 12, che concerne il tricolore;
pertanto desta già perplessità la compatibilità della partecipazione al Governo del Paese di esponenti di un partito secessionista, con responsabilità che attengono alla salvaguardia dell'ordine pubblico, comprendendo evidentemente, in questa accezione, l'integrità del territorio nazionale che, invece, si intende, per affermazione statutaria, intaccare;
tale perplessità, soltanto attenuata ma non fugata dalla riduzione della missione secessionista a mera evocazione folkloristica, poiché appare consuetudinariamente una disapplicazione del principio statutario, diventa forte preoccupazione quando il tema della secessione torna ad essere agitato con toni perentori in un contesto in cui si è, peraltro, cercato di contrastare la testimonianza di italianità di cittadini con il tricolore -:
quali urgenti provvedimenti il Presidente del Consiglio dei ministri intenda assumere per porre fine a questi atteggiamenti pericolosi e di assai dubbia compatibilità con il giuramento alla Repubblica reso dagli esponenti leghisti all'atto dell'assunzione della carica di Ministri nel suo Governo.
(4-13275)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

PORTA, GIANNI FARINA, GARAVINI, FEDI e NARDUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2011 sul sito internet del Ministerio das Relaçoes Exteriores della Repubblica del Brasile è comparso l'aggiornamento delle disposizioni relative al rilascio e alla durata dei permessi di soggiorno (VITUR) per i cittadini di 186 Paesi;
la durata del visto di soggiorno per i cittadini provenienti da Paesi europei da decenni era definita con la dicitura 90+90 dias/ano,

che ha consentito la permanenza complessiva di sei mesi nel corso di ciascun anno;
di questa opportunità si è servito fino ad alcune settimane fa un significativo numero di nostri concittadini, non solo per ragioni turistiche, ma anche per motivi di studio, di attività commerciale e professionale e per permanenze prolungate soprattutto nella fase del pensionamento, rese possibili in molti casi anche dall'acquisto di modeste residenze in Brasile;
nella nuova tabella di recente pubblicata, nella voce dedicata al nostro Paese, a differenza di quelle riguardanti gli altri Paesi europei, è comparsa la dizione 90 dias/ano improrogáveis, che sancisce allo stesso tempo una diversità di trattamento verso l'Italia e una limitazione delle opportunità finora assicurate ai nostri concittadini, sulle quali molti di loro hanno programmato impegni di lavoro e di studio e l'impiego del tempo di vita -:
se la rappresentanza diplomatico-consolare italiana in Brasile abbia avuto modo di accertare le ragioni del trattamento differenziato riservato ai nostri concittadini rispetto a quelli di altri Paesi europei per quanto riguarda la durata dei visti di soggiorno in Brasile;
se non s'intenda stabilire gli opportuni contatti con le autorità brasiliane allo scopo di chiarire e superare la situazione che si è venuta a determinare e di uniformare tra tutti i cittadini dei Paesi europei le disposizioni relative alla durata dei visti di soggiorno in Brasile.
(4-13251)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da circa due anni è in gestazione la modifica della «Convenzione Internazionale sulla pesca per le acque comuni italo-svizzere (lago Maggiore - lago di Lugano - fiume Tresa)» che - senza costi aggiunti per lo stato - aggiorna le attuali normative tra i due paesi in materia di gestione della pesca professionale e sportiva;
la parte svizzera ha già da diversi mesi concluso l'iter approvando il testo della convenzione;
da parte italiana avrebbero già dato da tempo parere favorevole le regioni interessate (Piemonte e Lombardia) e le province del territorio;
le autorità svizzere sollecitano l'entrata in vigore della nuova convenzione -:
a che punto sia l'approvazione del testo da parte dei Ministeri competenti e perché si accumuli questo ritardo di cui non si capisce la ragione, trattandosi di modifiche meramente tecniche legate ai nuovi metodi dei sistemi di pesca e quindi alla necessità di preservare la fauna ittica in presenza delle nuove realtà naturali, ambientali ed economiche delle zone interessate.
(4-13252)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sono circa 18 milioni i bambini in tutto il mondo sfollati dalle loro case a causa dei conflitti, un terzo di questi sono profughi le cui famiglie sono fuggite, attraverso i confini internazionali, da veri e propri teatri di guerra;
risulta evidente che la loro salute non può e non deve essere messa in secondo piano;
la maggior parte degli studi esistenti è stata fatta con i bambini rifugiati nei Paesi ad alto reddito, ma tuttavia il bambino profugo tipico vive probabilmente in un campo, da qualche parte vicino al Paese di origine, in un Paese a basso o medio reddito con risorse molto limitate da spendere per problemi di salute mentale;
la gente del posto, povera, spesso è ostile e minacciosa verso i nuovi arrivati

visti come rivali per le scarse risorse a disposizione. Ed è proprio la vicinanza a casa che non sempre diminuisce lo shock culturale nei bambini. È necessario adoperarsi nel miglior modo possibile per sostenere i bambini e le loro famiglie sfollate e rifugiate;
i Paesi più ricchi e che sono impegnati a riportare pace e stabilità in questi territori, come l'Italia, devono attivarsi per un approccio integrato che, oltre a fornire cibo e riparo di base, sostenga lo sviluppo di strutture comunitarie e di attività che promuovono la salute mentale -:
se, e in caso affermativo attraverso quali iniziative, il Governo intenda mettere al primo posto negli obiettivi internazionali da raggiungere la tutela e la salute dei bambini perché solo in questo modo si può davvero pensare e sperare di ridare un futuro dignitoso a questi popoli.
(4-13254)

CONCIA, SERVODIO, GINEFRA e CAPANO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i coniugi Buonocore, cittadini italiani nati a Napoli, risiedono dal 2000 ad Amsterdam, in Olanda, per motivi di lavoro;
il 13 aprile 2011 è nato ad Amsterdam il loro figlio, Riccardo Buonocore;
né il bambino, né i suoi genitori, hanno mai ottenuto la cittadinanza olandese, né tantomeno il godimento della doppia cittadinanza, pertanto la «responsabilità» della qualità della loro vita ricade anche giuridicamente in capo al Paese di origine, ovvero l'Italia, essendo a tutti gli effetti cittadini italiani residenti all'estero;
a partire dallo scorso 14 luglio 2011, i Buonocore hanno affidato il figlio Riccardo alle cure dell'asilo nido «Liempie», in Javastrat 136 1095 CK, di proprietà della signora Renate Forst;
purtroppo, il giorno 22 luglio 2011, dopo aver accompagnato il figlio alle ore 08,30 e averlo affidato alla direttrice e proprietaria Renate Forst, il padre, è passato, per una casualità, intorno alle 13,30 vicino al nido;
in quella occasione, incuriosito da una inusuale folla attorno alla struttura infantile, con presenza di pompieri, autoambulanze e polizia, si è avvicinato pensando ad un incendio nel ristorante attiguo al nido, ma, notando la proprietaria del nido fuori, in stato di agitazione molto forte e sostenuta da due persone che cercavano di calmarla, ha avuto un orribile presentimento, e guardando all'interno del nido, vedeva il piccolo Riccardo a terra, con il solo pannolino, inerte, mentre i pompieri cercavano di rianimarlo;
il padre del bambino, ovviamente costernato, cercava di ottenere informazioni, cercando di sapere come stesse il bambino e se reagiva, ma non lo facevano avvicinare e fornivano solo vaghe risposte riferendogli che non rispondeva ai vari tentativi di rianimazione;
verso le ore 14,00, telefonava alla moglie per avvisarla dell'accaduto, la quale immediatamente si precipitava all'ospedale Amsterdam Medich Centrum;
all'arrivo della madre del piccolo Riccardo, suo arrivo, il bambino veniva dichiarato morto, e il personale di soccorso riferiva che il minore era già ormai senza vita al momento dell'arrivo del personale medico al nido;
la dottoressa Brauer, uno dei medici intervenuti, spiegava ai genitori che i soccorsi avevano provato a rianimare Riccardo per 45 minuti, ma che il piccolo non aveva mai risposto alle sollecitazioni: aggiungeva, inoltre, che la signora Forst, raggiunta telefonicamente (poiché nessuno dell'asilo si era recato in ospedale) ed ancora in stato di shock, riferiva di aver trovato Riccardo a pancia sotto nel lettino, immersi nel suo vomito;

ciò che è ancora più doloroso, se è possibile, è che nessuno dei genitori è stato contattato al momento dell'accaduto, né dal personale del nido, né dalla polizia, pur avendo a disposizione i contatti personali, i numeri delle sedi lavorative, il numero di casa e di cellulare privato di una conoscente, nonché il numero del medico curante, (tutti numeri in possesso dell'asilo nido Liempie);
inizialmente è stata profilata l'ipotesi di sindrome da morte in culla o «SIDS»;
successivamente, è stato deciso di effettuare un'autopsia sul piccolo corpo, per accertare le cause del decesso, ed è emerso che la morte risaliva a circa due ore e mezzo dalla chiamata dei soccorsi, quindi intorno alle 11,30/12,00;
la dottoressa Brauer contattava in seguito la madre di Riccardo il 29 e il 30 luglio 2011, confermando che Riccardo era risultato sanissimo dopo gli esami della prima autopsia, e, di conseguenza, che non poteva trattarsi di morte naturale;
davanti alla richiesta della madre se i dottori stessero esaminando i residui del vomito e l'interno del naso per controllare se il bambino fosse morto soffocato in seguito alla posizione supina in cui si trovava, la dottoressa rispondeva che tali esami non avrebbero potuto svolgersi, perché il vomito non era stato raccolto;
non è dato sapere se l'autorità di polizia olandese abbia provveduto a prelevare il lenzuolo del lettino su cui giaceva Riccardo, né, se sono state scattate fotografie della culla, e alcuni testimoni ascoltati dai genitori riferiscono che la proprietaria del nido sia stata vista fare pulizie al suo interno il giorno dopo la tragedia;
la tutina indossata da Riccardo il giorno della sua morte è perfettamente pulita e piegata;
la signora Forst è stata solo interrogata dalla polizia come persona informata dei fatti, e la sua versione all'autorità giudiziaria non coincide con quella data alla dottoressa Brauer il giorno dell'accaduto, in quanto ha successivamente dichiarato di aver trovato il bambino su di un lato, irresponsivo e con gli arti flosci;
dal diario giornaliero delle attività di Riccardo al nido Liempie risulta che il giorno 22 luglio, la data del decesso, a differenza delle altre giornate, non vi è alcun tipo di annotazione circa la scansione dei suoi momenti fisiologici, se non, alle ore 09,00 la somministrazione di 140cc di latte, e il sonno alle ore 09,15: se il bambino è morto intorno alle ore 12,00 vuol dire che è presumibilmente rimasto solo per circa 3 ore, un tempo enorme e pericolosissimo per un neonato;
secondo il GGD, l'ente pediatrico, che ha effettuato delle ispezioni al Liempie il 4 aprile 2011, il 19 novembre 2010, e il 9 settembre 2010, la struttura non è a norma per una serie di motivi:
a) dal mese di novembre 2010 il personale di assistenza all'infanzia non è competente, ma consiste in semplici stagiste tra l'altro non stabilizzate ed in continuo cambiamento;
b) non è possibile stabilire la proporzione numero bambini - numero personale, in quanto non esiste un registro di presenza;
c) non c'è un responsabile di emergenza, ma solo la direttrice che dichiara di non essersi mai assentata;
d) la «dichiarazione di buona condotta» (ovvero l'autorizzazione e la conformità alle normative vigenti in materia) è in possesso della sola signora Forst e non anche delle addette;
e) lo spazio non è sufficiente per il numero dei bambini ospitati;
f) in più di una occasione il numero dei bambini risultava superiore a quello indicato nel registro;
g) il giardino/spazio esterno è inaccessibile e pericoloso perché usato come deposito di materiale di risulta (mattonelle);

h) è presente una sola camera da letto attrezzata in maniera inadeguata con otto lettini e nessuno spazio per potersi muovere agevolmente e controllare i bambini;
i) il livello di CO2 nell'aria, in più di una occasione (soprattutto in data 9 settembre 2010) risultava oltre il doppio di quello tollerabile (2034 ppm anziché 1000 ppm);
alla luce di tutto quanto esposto sarebbe naturale pensare che vi siano tutta una serie di filoni investigativi da percorrere, ma l'impressione è che le autorità olandesi non tendano verso l'accertamento puntuale degli accadimenti, in quanto, secondo la legge, la polizia non ha bisogno di richiedere gli esami autoptici o di collaborare con il personale medico, se non in presenza di reato manifesto;
oltretutto la proprietaria dell'asilo non rischia di risultare imputata di culpa in vigilando non essendo tale ipotesi prevista nel codice penale dell'Olanda: è vero, però, che non esiste la culpa in vigilando secondo la legge olandese, non è forse altrettanto vero che secondo l'articolo 3 della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, «gli Stati parti s'impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, e si impegnano ad assicurare che le istituzioni, i servizi e le strutture responsabili della cura e della protezione dei fanciulli siano conformi ai criteri normativi fissati dalle autorità competenti, particolarmente nei campi della sicurezza e dell'igiene e per quanto concerne la consistenza e la qualificazione del loro personale nonché l'esistenza di un adeguato controllo»;
inoltre, anche se la morte del piccolo Riccardo fosse davvero intervenuta per cause naturali o per SIDS, non si comprende come mai nessuno ha inteso avvertire i genitori, né la proprietaria dell'asilo, né la polizia né i soccorsi intervenuti sul luogo del decesso;
le autorità olandesi hanno comunicato che non effettueranno esami sui tessuti interni dei polmoni di Riccardo e spingono per la cremazione del corpicino;
secondo la legge olandese non è possibile avere al momento le risultanze delle autopsie né affiancare le autorità mediche o di polizia nelle indagini, impedendo il diritto dei signori Buonocore di dare pace al loro dolore e di veder rispettata la morte e le cause di questa, del loro piccolo bambino;
le autorità olandesi stanno per chiudere la vicenda per «morte in culla» e nel loro ordinamento giudiziario non esiste il reato di incuria;
nel frattempo l'asilo del piccolo Riccardo è stato chiuso per un'altra settimana per irregolarità registrate (insufficienza del numero di addetti, temperatura delle stanze) -:
se i Ministri competenti non ritengano che il Governo italiano debba compiere, urgentemente, adeguati passi presso le autorità olandesi atti a fare chiarezza su questa orribile vicenda.
(4-13272)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

STRADELLA e GHIGLIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in seguito ad eventi alluvionali degli anni passati è stata rilevata la necessità di una revisione dell'arginatura del torrente Orba che scorre nel territorio della provincia di Alessandria;

nel corso dei mesi di luglio e agosto 2011 sono stati effettuati rilievi delle opere esistenti -:
sulla base degli esiti delle ricognizioni, se siano previste opere di adeguamento ed a quale soggetto operativo si fa riferimento per la gestione degli eventuali interventi.
(5-05377)

DIONISI e DELFINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
durante gli ultimi vent'anni, il territorio del comune di Savigliano (provincia di Cuneo) è stato colpito da sei eventi alluvionali gravi, determinati dalla esondazione dei torrenti Mellea e Maira;
l'ultimo evento calamitoso del 29-30 maggio 2008 ha danneggiato ulteriormente le aree territoriali saviglianesi, con gravi ripercussioni sia sulla sicurezza dei cittadini che sulle attività delle aziende presenti sul territorio;
tale evento calamitoso ha evidenziato la delicatezza del nodo idraulico saviglianese, riconosciuta peraltro da molti documenti della regione Piemonte e dell'AIPO, in base ai quali l'area interessata è stata classificata ad alto rischio;
nel nuovo bilancio pluriennale della regione Piemonte, recentemente approvato dal consiglio regionale, non compaiono i 5.697.000 di euro a valere sui fondi per le aree sottoutilizzate (FAS), necessari per la costruzione delle sponde artificiali indispensabili per la messa in sicurezza del torrente Mellea;
il mancato inserimento a bilancio di tale somma, sarebbe dovuto al fatto che il Governo non ha ancora provveduto allo sblocco e al trasferimento alla Regione dei fondi previsti;
lo stesso presidente della regione Piemonte, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali, si era detto disposto a fare tutto il possibile per risolvere la problematica in questione;
allo stato attuale, però, i fondi necessari per la costruzione delle sponde artificiali, non compaiono nel bilancio pluriennale della Regione approvato a maggio;
il progetto relativo alla realizzazione dell'opera in parola, è stato già approvato in via definitiva dalla conferenza dei servizi, essendo stato considerato prioritario rispetto ad altri, di conseguenza i lavori per la sua realizzazione risulterebbero immediatamente cantierabili;
risulta, dunque, doveroso provvedere concretamente alla realizzazione mediante l'assegnazione dei fondi necessari -:
quali urgenti iniziative, di propria competenza, intendano avviare per assegnare e trasferire, in tempi rapidi, alla regione Piemonte i fondi FAS necessari per la realizzazione delle sponde artificiali per la messa in sicurezza del torrente Mellea, al fine di scongiurare ulteriori gravi rischi per la cittadinanza, qualora dovessero manifestarsi nuovi eventi calamitosi.
(5-05378)

PIFFARI e MESSINA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società K Energy srl avente sede legale in Siracusa, via del Teatro n. 1, con istanza del 25 maggio 2009 (prot. 20643) indirizzata all'assessore per l'industria, autorità competente al conferimento dei titoli minerari nell'ambito della Regione siciliana, ha chiesto che venga ad essa accordato, ai sensi della legge regionale del 3 luglio 2000, n. 14, un permesso di ricerca di risorse geotermiche convenzionalmente denominato «Campo Geotermico di Sciacca», in un'area estesa di 46.000 ettari che interessa i comuni di Bisacquino, Bivona, Burgio, Cala Monaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Cianciano, Lucca Sicula, Ribera, Sambuca di Sicilia, Sciacca e Villafranca Sicula;

con nota del 1o aprile 2010, l'assessorato regionale dell'energia e dei servizi di pubblica utilità avviava la fase di notifica pubblica della richiesta, con successiva registrazione nel Bollettino ufficiale per gli idrocarburi e delle georisorse (BUIG) n. 5-31 maggio 2010 e chiusura della procedura di pubblico interesse sulla stessa area di ricerca il 4 agosto;
l'area di ricerca è estesa su una superficie comprendente zone siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale e soprattutto il bacino idrotermale di Sciacca, di antica tradizione terapeutica e lo stabilimento delle stufe vaporose di San Calogero, sul Monte Kronio;
l'obiettivo della K Energy è ovviamente quello di stabilire la possibilità di produrre energia elettrica da vapore ad alta pressione in quantità economiche e con produzione continua per un periodo di molti anni. A tal fine, verranno esplorati dei pozzi e sono previsti impianti di perforazione. Se dunque il progetto di ricerca dovesse dare buoni risultati, un'area a naturale vocazione turistico-balneare e termale verrebbe trasformata in un'area industriale;
il progetto del campo geotermico di Sciacca rischia di mettere in pericolo l'integrità del bacino idrotermale. Infatti, come dimostrato nel caso di Santa Rosa in California, lo sfruttamento del bacino idrotermico provoca la riduzione del livello delle acque e la conseguente riduzione della stessa operatività degli eventuali impianti installati. Una simile evenienza, nel caso del bacino idrotermale saccense potrebbe provocare la fine del termalismo, con la riduzione o l'esaurimento delle sorgenti superficiali e profonde e la scomparsa delle stufe vaporose di San Calogero;
ancora più preoccupanti sono i fenomeni sismici associati allo sfruttamento geotermico. Le deformazioni delle rocce causate dalla sottrazione di immense quantità di calore dal sottosuolo possono innescare terremoti. Ad esempio, a Santa Rosa l'attività sismica è aumentata del 60 per cento, nella comunità di Anderson Springs si sono registrate 2562 scosse di cui ben 24 con magnitudo superiore a 4,0. Casi analoghi si sono verificati anche a Basilea in Svizzera. A maggior ragione detto rischio è attuale nella zona di Sciacca, situata nella Valle del Belice, dove ancora dopo 40 anni si vedono gli effetti del terribile terremoto del 1968;
a parere dell'interrogante, il permesso di Sciacca è solo uno degli esempi italiani di una gestione del territorio poco lungimirante e di una mancanza di programmazioni di lungo termine da parte degli amministratori locali. Ciò accade perché la gestione amministrativa e di controllo sui permessi di ricerca e sulle concessioni di coltivazioni è stata quasi completamente delegata alle Regioni, prima ancora dell'approvazione di un piano energetico nazionale capace di contemperare le esigenze di sviluppo e di tutela ambientale dei territori -:
quali siano gli elementi a disposizione del Ministero dell'ambiente al riguardo.
(5-05379)

MARIANI e BRAGA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 7 luglio 2011 precipitazioni di eccezionale intensità e conseguenti movimenti franosi di notevole rilevanza e pericolosità hanno colpito pesantemente il territorio della sponda occidentale del lago di Como, in particolare il comune di Brienno, causando ingenti danni materiali alla rete viaria e a proprietà pubbliche e private; solo per una serie di coincidenze favorevoli non si sono registrate perdite di vite umane;
nell'arco di pochi minuti la strada statale 340 (statale Regina) e l'abitato di Brienno sono stati interessati, per un tratto di circa 7 km da una serie di esondazioni di corsi d'acqua minori che si sviluppano in senso trasversale alla strada statale, proprio a ridosso del lago di Como, con trasporto ingente di materiale detritico,

terrigeno e vegetale che si è abbattuto rovinosamente su edifici privati ed aree pubbliche;
la violenza del fenomeno ha di fatto paralizzato il traffico sulla statale, imprigionando per un arco di tempo prolungato mezzi e persone in una situazione di elevato rischio, ed ha completamente isolato il territorio comunale di Brienno, bloccando i soccorsi a sud, tra gli abitati di Laglio e Brienno, e a nord, in prossimità dell'abitato di Colonno;
i danni rilevati, complessivamente stimati in 4 milioni di euro, constano in due edifici residenziali crollati, altri immobili danneggiati, un ponte di origine romanica distrutto, ponti ed attraversamenti minori compromessi, veicoli distrutti o pesantemente danneggiati, oltre a danni ad infrastrutture a servizio della viabilità e alle reti tecnologiche;
a fronte di tali eventi la Provincia di Como, raccogliendo le istanze del comune di Brienno, ha tempestivamente inoltrato in data 8 luglio alla regione Lombardia, e per conoscenza al capo del dipartimento della protezione civile nazionale, la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per la provincia di Como a seguito degli eventi alluvionali e franosi del 7 luglio, all'altezza del comuni di Brienno e strada statale Regina; ad oggi risulta che la regione Lombardia non ha dato alcun riscontro alla richiesta della provincia;
la mancata richiesta da parte della regione Lombardia al Governo del riconoscimento dello stato di emergenza, solleva di fatto da ogni competenza il dipartimento della protezione civile in ordine all'assunzione di provvedimenti conseguenti a favore del comune di Brienno e dei soggetti privati che hanno subito danni dagli eventi alluvionali in oggetto;
allo stato attuale la regione ha garantito unicamente lo stanziamento a favore del comune di Brienno di una somma di importo pari 150.000 euro a compartecipazione delle spese di pronto intervento sostenute nell'emergenza dal comune di Brienno; tale stanziamento è stato definito in forza della DGR del 1o dicembre 2010 n. IX/924 con la quale la giunta regionale ha stabilito nuove modalità di intervento nei casi di frane o altre calamità naturali che necessitino di interventi di «somma urgenza» effettuati dai Comuni per la messa in sicurezza di strade, infrastrutture e strutture pubbliche, prevedendo che per gli interventi di somma urgenza al di sotto di 75 mila euro di costo, la Regione intervenga coprendo l'80 per cento dei costi e lasciando il restante 20 per cento a carico dei comuni coinvolti;
a seguito di un ordine del giorno approvato dal consiglio regionale in relazione all'assestamento al bilancio, per l'esercizio 2011, la regione Lombardia si è impegnata comunque a garantire la copertura totale degli importi relativi agli interventi urgenti effettuati nei comuni sotto i 1.000 abitanti, in conseguenza di eventi calamitosi;
purtroppo nessuna rassicurazione è stata data riguardo al risarcimento dei danni subiti da immobili civili e produttivi privati, in quanto in base alla DGR del 22 dicembre 2008 n. VIII/8755, la regione Lombardia eroga contributi ai privati che abbiano subito la perdita o il grave danno della propria residenza principale in seguito a una calamità naturale unicamente in seguito ad eventi dichiarati di livello b) - regionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 225 del 1992; il mancato riconoscimento dello stato di calamità esclude, allo stato attuale, il riconoscimento di risarcimenti regionali ai privati che hanno subito danni anche ingenti;
in occasione di sopralluoghi e riunioni effettuate a livello regionale dai rappresentanti istituzionali del territorio comasco, alla presenza degli assessori regionali al territorio e alla protezione civile, l'assessore regionale al territorio Belotti ha dichiarato la volontà di chiedere, in occasione di un incontro programmato in data 26 luglio presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,

l'inserimento dei danni verificatisi in comune di Brienno all'interno dell'accordo di programma finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, sottoscritto tra regione Lombardia con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi della legge 23 dicembre 2009, n. 191, al fine di ottenere il concorso di risorse ministeriali a risarcimento dei danni subiti, anche dai privati, in comune di Brienno;
da notizie apprese dagli organi di stampa si prende atto che, secondo quando asserito dall'assessore regionale Belotti, a seguito dell'incontro tenutosi in data 26 luglio 2011, il comune di Brienno sarà inserito nell'accordo di programma sulla difesa del suolo siglato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Lombardia e che verranno trasferiti in tempi brevi i 4 milioni di euro necessari alla ricostruzione e al ripristino dei danni causati dalle frane del 7 luglio -:
in quali tempi e secondo quali modalità si provvederà all'inserimento del comune di Brienno nell'accordo di programma sulla difesa del suolo siglato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Lombardia ai sensi della legge 23 dicembre 2009, n. 191 e, conseguentemente, in quale misura e con quale tempistica le risorse attivabili in base al suddetto accordo di programma potranno essere destinate al risarcimento dei danni subiti, anche da soggetti privati, a seguito degli eventi alluvionali del 7 luglio scorso.
(5-05380)

TESTO AGGIORNATO AL 26 SETTEMBRE 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
l'Istituto Luce è uno dei più grandi archivi cinematografici e fotografici d'Europa e conserva testimonianze relative a quasi un secolo di storia del nostro Paese con milioni di metri di pellicola e oltre 3 milioni di immagini;
l'Istituto Luce è uno dei pochissimi archivi cinematografici al mondo a mettere gratuitamente a disposizione degli utenti attraverso internet il proprio patrimonio di filmati e immagini;
con la fusione fra Cinecittà Holding e Istituto Luce, nel maggio 2009 è stata creata Cinecittà Luce spa interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e in quella data sono stati nominati i nuovi organi societari;
oggi Cinecittà Luce rappresenta uno dei principali attori del settore cinematografico, opera a supporto dello sviluppo e della promozione del cinema italiano in Italia e all'estero, e si distingue per la capacità di integrare diverse aree di attività, essenziale per affrontare in maniera competitiva il mercato globalizzato;
con i suoi 140 dipendenti, un patrimonio intellettuale, sociale e materiale di inestimabile valore, Cinecittà Luce si pone come fondamentale punto di riferimento dell'industria cinematografica italiana, centro di proposta, organizzazione e valorizzazione dei talenti e delle iniziative finalizzate e rendere il cinema italiano, in tutti i suoi comparti, all'altezza dell'importanza culturale e industriale che riveste;
numerosi illustri esponenti del mondo del cinema e della cultura italiana hanno più volte espresso il proprio apprezzamento verso l'operato di Cinecittà Luce spa;
la Commissione Cultura ha più volte espresso un giudizio positivo sull'operato del gruppo dirigente di Cinecittà Luce, nominato dall'allora Ministro per i beni e le attività culturali, senatore Sandro Bondi;
si sono diffuse preoccupanti indiscrezioni relative a cambi al vertice del gruppo dirigente e a modifiche della mission e del ruolo di Cinecittà Luce;

gli interpellati non hanno ricevuto notizie, in sedi istituzionali né di eventuali cambiamenti del gruppo dirigente né di una eventuale nuova mission di Cinecittà Luce spa -:
quale riscontro concreto abbiano le indiscrezioni circolate finora circa il nuovo management e la nuova mission di Cinecittà Luce;
quale sia l'intendimento del Governo circa il futuro dell'attuale gruppo dirigente e della mission di Cinecittà Luce.
(2-01205)
«Carlucci, Zazzera, Giulietti, Granata, Perina, Barbieri, Pizzolante, Rivolta, Melandri, Capitanio Santolini, Angela Napoli, Barbaro, Frassinetti, Briguglio, Moroni, Di Biagio, Toto, Giorgio Conte, Bongiorno, Goisis, Grimoldi, Cavallotto, Lussana, De Biasi, Lolli, Cesare Marini, Sardelli, Milo, Ghizzoni, Cesa, Ruggeri, Scalera, Bertolini, Biasotti, Boniver, Centemero, Vessa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI e SANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la chiesa della Madonna delle Grazie è uno degli edifici sacri più antichi di Orbetello (Grosseto): essa risale, infatti, al secolo nono. In particolare, l'interno è decorato da due affreschi quattrocenteschi mariani uniche testimonianze artistiche degli stretti legami di Orbetello con la Siena del Rinascimento, la cui esecuzione ha probabilmente a che fare con la residenza orbetellana del pittore senese Neroccio de' Landi;
nel secolo diciottesimo la chiesa fu ridotta, privata delle navate laterali, ed inglobata all'ospedale «San Giovanni di Dio» (ex ospedale cittadino);
la funzione di chiesa «ospedaliera» ha accentuato il ruolo sociale e identitario assunto dal sacro edificio per l'intera comunità di Orbetello, almeno fino al 2003;
nel luglio del detto anno, la giunta cittadina, guidata dal sindaco Rolando Di Vincenzo, ha venduto alla società romana Global Service l'ex ospedale cittadino di San Giovanni di Dio (6.200 metri quadrati, in parte antichi e in zona pregiatissima) per la cifra di 3.620.000 euro, per una iniziativa di carattere immobiliare;
la successiva giunta comunale, guidata dall'attuale ministro Altero Matteoli, ha proseguito il progetto di alienazione del descritto complesso storico, nonostante il valore per la memoria civica e religiosa di Orbetello;
l'antica chiesa della Madonna delle Grazie ha pertanto seguito l'ex ospedale nel destino dell'alienazione per approdare, purtroppo, ad una deprecabile condizione di degrado: essa è aggredita da numerose infiltrazioni d'acqua, le opere e gli arredi sacri rimasti sono stati esposti alle intemperie e all'incuria, la campana quattrocentesca che da secoli chiamava gli orbetellani «Ad Mariam» è stata rubata;
l'accesso alla chiesa è attualmente interdetto; all'ultima ricognizione, risalente a due anni fa, effettuata da un gruppo di cittadini mobilitati per la salvaguardia dello storico edificio, lo stato di abbandono appariva totale e coinvolgeva anche il patrimonio documentario appartenente all'antica parrocchia medievale (un libro dei morti, infatti, si decomponeva sulla pavimentazione);
a fronte di tale deprecabile situazione, inflitta ad bene storico con funzione pubblica, si è opposto l'impegno crescente dei cittadini di Orbetello; in particolare, il circolo culturale «Gastone Mariotti» ha indirizzato una denuncia (nell'ottobre 2008) alla Soprintendenza ai beni culturali della Toscana, purtroppo caduta nel vuoto: ad oggi, infatti, permane la condizione di intollerabile degrado -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali siano le motivazioni che hanno indotto la Soprintendenza a non intervenire per tutelare la chiesa della Madonna delle Grazie di Orbetello;

quali iniziative di competenza intenda assumere per preservare il sacro edificio, espressione del patrimonio storico-artistico toscano e nazionale.
(5-05366)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCHIRRU, GNECCHI, PES, BELLANOVA, MADIA, BOCCUZZI, DE PASQUALE, MIGLIOLI e GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle comunicazioni effettuate nel gennaio 2011 con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per il tramite degli appositi sistemi telematici, sono risultati 57 posti su base nazionale da destinare all'assunzione di categorie protette di cui all'articolo 1 della legge 12 marzo 1999, n. 68;
con il decreto direttoriale del 4 maggio 2011, il Ministero per i beni e le attività culturali ha bandito una selezione pubblica per l'assunzione del profilo professionale di addetto ai servizi ausiliari della prima area-fascia retributiva F1 di 57 unità di personale disabile, nei limiti della quota d'obbligo di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68;
l'articolo 6, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2011, n. 165, e successive modificazioni, in tema di organizzazione e disciplina degli uffici e dotazioni organiche, dispone che: «le amministrazioni pubbliche che non provvedono agli adempimenti di cui al presente articolo non possono assumere nuovo personale, compreso quello appartenente alle categorie protette»;
in base a tale motivazione il direttore generale per i beni e le attività culturali ha sospeso il bando di assunzione per numero 57 unità di cui al decreto direttoriale del 4 maggio 2011, con la motivazione che l'amministrazione di appartenenza risulta inadempiente rispetto a quanto disposto dall'articolo 6 del decreto legislativo citato, per quanto concerne l'aggiornamento delle piante organiche;
le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, se dovessero essere interpretate in tal senso, rischiano di minare alle radici la legge n. 69 del 1999, in quanto le amministrazioni inadempienti rispetto a quanto prescritto dall'articolo 6 della legge citata non potrebbero, nei fatti, procedere all'assunzione di personale, anche delle categorie protette -:
se non si ritenga che la citata interpretazione della disposizione di cui all'articolo 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, che ha portato alla sospensione del bando di assunzione del Ministero per i beni e le attività culturali, rischi di vanificare lo spirito e gli effetti della legge n. 68 del 1999 rispetto al diritto di accesso al lavoro per i lavoratori disabili;
quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire comunque il diritto di accesso al lavoro per i disabili nelle amministrazioni pubbliche.
(4-13255)

PISICCHIO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 1999 nella Cava Pontrelli di Altamura (Bari), vennero scoperte circa 20.000 impronte di dinosauri, disposte su una superficie di 12.000 metri quadrati;
la comunità scientifica salutò il ritrovamento come una scoperta di importanza mondiale;
dopo dodici anni le irrisolte controversie tra proprietà e pubblica amministrazione hanno condannato il sito paleontologico ad uno stato di totale abbandono con il rischio di subire gravi e irreparabili danneggiamenti;
la cittadinanza attiva altamurana, attraverso l'impegno di un'associazione culturale locale e di artisti ed intellettuali pugliesi, ha lanciato una petizione pubblica

volta ad ottenere l'accreditamento della procedura espropriativa da parte della sopraintendenza per i beni archeologici della Puglia. Tale petizione ha già raggiunto oltre 1.700 firme;
il sopraintendente, a seguito della sollecitazione del comitato dei sottoscrittori, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche in cui ha manifestato la sua intenzione di voler procedere nella direzione dell'esproprio del sito -:
quali urgenti interventi il Ministro intenda predisporre al fine di garantire il tempestivo recupero del giacimento paleontologico, valutato dal mondo scientifico di straordinario interesse e tratto dall'iniziativa della petizione popolare dal rischio di un oblio ancora più profondo di quello dei millenni che hanno seppellito i dinosauri.
(4-13259)

MANCUSO, CICCIOLI, DE LUCA, GIRLANDA, BOCCIARDO, GHIGLIA e TOMMASO FOTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il paese del bel canto, la nostra tradizione musicale e melomane è una risorsa inestimabile da preservare e coltivare;
l'Italia è l'unico Stato nel mondo (ad esclusione di alcuni paesi islamici in cui la musica è vissuta come un peccato) in cui la musica non è inserita come materia in tutte le scuole di grado superiore, ma unicamente negli istituti specificamente dedicati;
secondo le ultime statistiche l'età media degli appassionati di musica classica si sta vertiginosamente impennando;
la tradizione e la cultura della musica classica, da camera e lirica rischiano inesorabilmente di scomparire in pochi decenni;
la musica classica è una risorsa, culturale ed economica, del made in Italy, contribuendo al prestigio nazionale in tutto il mondo;
nei nostri teatri nazionali si esibiscono sempre più artisti provenienti dai paesi dell'est e asiatici, soppiantando e oscurando la nostra tradizione -:
quali azioni il Governo intenda mettere in atto per promuovere la tradizione della musica classica, da camera e lirica nel nostro Paese.
(4-13262)

REALACCI e IANNUZZI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2002, al fine di valorizzare, in tutte le stagioni Ravello e le principali località della costiera amalfitana, luoghi di rara bellezza e di grande importanza artistico-culturale, privi però di una strategica sinergia istituzionale e promozionale, la regione Campania, la provincia di Salerno, il comune di Ravello e la fondazione Monte Paschi di Siena hanno creato la fondazione Ravello affidandole, per statuto, quattro finalità:
a) «tutelare e valorizzare, in termini culturali ed economici, i beni di interesse artistico e storico situati nell'area del comune di Ravello;
b) promuovere e coordinare iniziative culturali, scientifiche ed artistiche che facciano dei siti storico-artistici di Ravello la sede di manifestazioni di prestigio nazionale ed internazionale;
c) rendere detti beni pienamente fruibili dal pubblico, secondo modalità che ne consentano la migliore conservazione;
d) gestire - in conformità ai princìpi di efficacia, efficienza e trasparenza - i compendi di beni facenti parte del proprio patrimonio ovvero ad essa affidati o conferiti in uso»;
per onorare questi impegni, dal 2002 ad oggi la fondazione ha restaurato la sede messa a disposizione dal comune; ha rinnovato e potenziato il Festival; ha acquisito e migliorato la gestione di Villa Rufolo; ha creato una scuola internazionale di management culturale frequentata da neolaureati di tutto il mondo; ha formato sul posto una squadra di giovani professionisti capaci di produrre spettacoli di alto livello e di notevole complessità;
per la ricchezza culturale e la valenza artistica del progetto e delle attività sopradescritte, il comune di Ravello e la sua fondazione necessitavano di un «contenitore» prestigioso, capace di ospitare, anche nei mesi freddi, gli spettacoli destinati alla popolazione locale e ai turisti, da qui nacque il progetto dell'architetto Oscar Niemeyer;
la decisione di realizzare il progetto dell'auditorium di Niemeyer, peraltro donato dall'architetto gratuitamente e appaltato da un commissario regionale ad acta, nominato per dirimere le sopravvenute controversie locali ed evitare così la perdita di ingenti contributi europei, ha provocato una querelle che si trascina da anni sulla questione della gestione di questo considerevole spazio artistico-culturale inaugurato il 29 gennaio 2010;
ad oggi il capolavoro di Oscar Niemeyer, costato dieci anni di impegno e 18,5 milioni di euro di fondi comunitari è sostanzialmente chiuso a causa di una controversia gestionale e non si ha notizia di un'adeguata e compiuta utilizzazione di questo spazio culturale;
a questo proposito, come è ancora emerso pochi giorni fa dalla stampa nazionale, il grande progettista Oscar Niemeyer sarebbe addirittura "infuriato" per il pesante degrado della struttura, con crepe sui muri, infiltrazioni d'acqua che devastano gli arredi e il piazzale che sarebbe usato come parcheggio abusivo. Il pessimo stato di questo gioiello architettonico è inoltre denunciato da urbanisti, architetti, studenti, associazioni culturali e da privati cittadini in visita al gioiello d'arte ideato dal famoso architetto brasiliano;
sulla medesima questione l'interrogante ha presentato il 10 giugno 2010 l'atto di sindacato ispettivo n. 4-07541, in relazione al quale nonostante i molteplici

solleciti, in più di un anno non è ancora pervenuta risposta da parte del Governo;
è invece necessario, per quanto di competenza, un impegno incisivo del Governo, attesa la straordinaria rilevanza dell'opera; è altresì necessaria anche una concreta iniziativa della giunta regionale -:
se il Ministro interrogato intenda, con celerità, assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia promosso un tavolo di confronto con la regione, gli enti locali e gli altri soggetti interessati, al fine di evitare che una struttura di tale rilevanza sul piano artistico e culturale, per questioni che si trascinano da tanto tempo, resti inutilizzata e che versi, come descritto nuovamente dalla recente cronaca, in uno stato di abbandono e di degrado, posto che vanno invece favorite e sostenute la completa utilizzazione e la valorizzazione dell'auditorium come volano di sviluppo e crescita complessiva.
(4-13267)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

FAVIA e DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie ricorrenti apparse sulla locale stampa marchigiana parrebbe che il comando generale dell'Arma dei carabinieri stia concretamente valutando la possibilità di sopprimere il 5o nucleo elicotteri attualmente di stanza a Falconara (Ancona);
tale scelta sarebbe dettata da ragioni di contenimento dei costi, le quali invero non risultano particolarmente pervasive, atteso che le spese relative al personale dell'Arma in servizio ed alla manutenzione dei velivoli verrebbero solo fatte gravare su altra sede, e non quindi eliminate;
nel caso della paventata soppressione, non solo le Marche, ma anche la limitrofa regione Umbria verrebbero così di fatto spogliate del solo reparto di Polizia ad ala rotante finora esistente sul proprio territorio;
il 5o nucleo elicotteri dei carabinieri di Falconara costituisce non solo un fondamentale presidio di sicurezza e di pronto intervento (si rilevi - per incidens - che i velivoli in dotazione al nucleo

possono coprire l'intero territorio marchigiano in circa mezz'ora), ma anche un validissimo supporto per tante altre situazioni di emergenza (che, sulla base dell'esperienza sinora maturata, possono spaziare dal supporto al Corpo forestale dello Stato per gli incendi boschivi, a quello in favore delle capitanerie di porto per gli interventi in mare, ovvero ancora a quello in favore del sistema sanitario regionale specie per il trasporto degli organi per i trapianti e per gli interventi sanitari di assoluta urgenza)-:
se il Ministro interrogato sia al corrente degli effettivi piani di riorganizzazione attualmente al vaglio del comando generale dell'Arma dei carabinieri e, qualora la paventata soppressione stia venendo effettivamente valutata, quali siano le iniziative che intende assumere onde evitare la chiusura del 5o nucleo elicotteri carabinieri di Falconara.
(5-05369)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dalla «nota aggiuntiva allo stato di previsione per la Difesa per l'anno 2011» risulta che sono stati richiamati in servizio presso le Forze armate e l'Arma dei carabinieri numerosi militari -:
quanti siano i militari richiamati o trattenuti in servizio, quale sia il loro grado e quale sia la Forza armata o l'Arma di appartenenza, con particolare riferimento agli ufficiali superiori e ai generali;
quale sia la motivazione posta a fondamento dell'atto per ciascuno dei militari richiamati o trattenuti in servizio e quale sia l'incarico dai medesimi ricoperto, quali siano i costi per l'amministrazione, quale sia il trattamento economico corrisposto a ciascuno di essi;
se l'amministrazione militare abbia preventivamente svolto adeguate ricerche tra il personale in servizio per sopperire alla necessità che ha dato luogo a ciascun richiamo/trattenimento in servizio.
(4-13256)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

ENZO CARRA e PEZZOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2010 la procura di Roma aveva aperto un'inchiesta sull'Enav in merito ad alcuni appalti aggiudicati a Finmeccanica per 700 milioni di euro, attraverso la controllata Selex la cui responsabile. Marina Grossi è moglie dell'amministratore delegato e presidente di Finmeccanica;
l'inchiesta si intrecciava con quella su Finmeccanica, vertente su una presunta attività di riciclaggio che ruota attorno all'acquisizione della società Digint da parte di Gennaro Mokbel;
nel 2011, Finmeccanica si trova coinvolta nelle inchieste di due magistrature, quella napoletana e quella barese, a seguito delle ipotesi di corruzione internazionale nell'acquisizione di commesse militari in America Latina con l'ausilio di Valter Lavitola che ha portato alle dimissioni del direttore commerciale di Finmeccanica, Pozzessere;
sono coinvolti nelle indagini anche il deputato Marco Milanese, accusato di promettere cariche in società del gruppo Finmeccanica dietro compensi di varia natura, e Giampaolo Tarantini in contatto con Guarguaglini, sua moglie Marina Grossi e Guido Bertolaso, al fine di entrare in affari commerciali con la Protezione civile e Finmeccanica;

sarebbero 12 gli appalti che Finmeccanica avrebbe aggiudicato con «affidamenti pilotati», perché non sono previste gare e i reati contestati agli indagati sono l'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e il favoreggiamento della prostituzione;
la società Finmeccanica è controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze al 32 per cento ed è la principale società partecipata capace di investire in ricerca e con la quale il Governo riesce a fare politica estera oltre ad occupare circa 76 mila dipendenti;
la questione morale che sta investendo la società pone quesiti sul suo futuro -:
se non ritenga opportuno, tenuto conto del deprezzamento del titolo Finmeccanica sui mercati borsistici a seguito delle vicende citate, adottare idonee iniziative volte a limitare il danno di immagine, di credibilità e le ricadute economiche negative per la partecipata Finmeccanica.
(3-01838)

Interrogazioni a risposta scritta:

NUCARA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per l'attuazione del programma del Governo. - Per sapere - premesso che:
come emerge dai recenti controlli svolti della Corte dei conti, la governance dell'INPS, recentemente innovata, non ha eliminato le disfunzioni della gestione;
l'INAIL non sembra mostrare parametri di efficacia, raggiunti negli ambiti di presidio della sicurezza sul lavoro e dei sistemi aziendali, a fronte dell'incentivo finalizzato attraverso un'erogazione finanziaria alle imprese, mirata a tale obiettivo;
rimane disattesa la normativa in materia di tutela del lavoro, a dispetto di espresse deleghe all'Esecutivo per l'emanazione dei decreti attuativi delle norme in materia contenute nei decreti legislativi n. 81 del 2008 e n. 206 del 2009, e tanto, anche in correlazione alla pubblica constatazione delle «stragi di fabbrica» (tipo la Tyssen-Krupp), del numero inarrestabile delle vittime d'infortuni sul lavoro - giusta mappa nazionale con 452 vittime dal primo gennaio -, che pesa inesorabilmente su un fenomeno che nasconde sempre meno le «morti silenziose», ingentissime per entità del costo umano-sociale, altresì causate dalle malattie professionali -:
per quali ragioni il rinnovato management degli enti previdenziali non abbia, ad oggi, realizzato gli obiettivi programmati - e non al di fuori dei «piani industriali», specie in termini economico-finanziari in materia di risparmi derivanti dall'eliminazione degli sprechi (legge n. 244 del 2007 e n. 247 del 2007, decreto ministeriale 11 settembre 2008, decreto-legge n. 112 del 2008, decreti legislativi n. 150 del 2009 e n. 106 del 2009), non proponendo nemmeno un valido e trasparente sistema di controllo e valutazione;
perché non sia stato dato corso, da parte del Governo, alla realizzazione dei decreti delegati in materia di sicurezza sul lavoro e come il polo della sicurezza (INAIL), in carenza di tali strumenti, intenda determinarsi per un piano-programma generale di azioni sull'intero territorio nazionale;
quale sia il livello di realizzazione del macro obiettivo decennale per i risparmi finanziari, e relativi costi, secondo le logiche proprie dei modelli organizzativi aziendalistici da introdurre negli enti in questione, logiche che si devono ispirare inevitabilmente a regole di efficienza, efficacia, economicità di gestione, trasparenza nei principi e nelle tecniche budgetarie e di produttività (totale o parziale) al fine di assicurare il riconoscimento delle performance di struttura e individuali - anche allo scopo di affidamento e controllo delle responsabilità.
(4-13258)

VIGNALI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alla luce dei recenti atti di coordinamento e controllo emanati dal Ministro dell'economia e delle finanze e relativi alle società partecipate emerge un apprezzabile tentativo di ottimizzazione gestionale e di razionalizzazione dei costi; chiaro è, ad esempio, l'obiettivo dell'atto di indirizzo riguardante congiuntamente Sogei Spa e Istituto poligrafico e zecca dello Stato Spa volto a garantire la piena sinergia su importanti progetti a sistema Paese, quale ad esempio la carta di identità elettronica, e ad eliminare inutili e costose sovrapposizioni tra le due società. Altrettanto apprezzabile è l'intervento riorganizzativo che il Ministro dell'economia e delle finanze ha ritenuto opportuno adottare per assicurare a Cinecittà Luce Spa una maggiore autonomia gestionale e, al contempo, maggiori strumenti per razionalizzazione e ottimizzazione dei costi;
per altro verso, però, risulta all'interrogante che permangono ancora forti, inutili e costosissime sovrapposizioni come anche strettissime contiguità tra gli ambiti di operatività delle singole società partecipate;
in merito si consideri che, nell'ambito della valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e storico attraverso canali editoriali, di formazione e promozione, risultano attivi - a solo titolo di esempio - Istituto poligrafico e zecca dello Stato Spa - attraverso le aree Scuola dell'arte della medaglia, Libreria dello Stato, Editoria istituzionale giuridica, Sezione artistica dell'Officina carte valori e la partecipata Editalia Spa -, Rai radio televisione Italiana Spa - attraverso la partecipata Rai cinema e le aree Rai Eri, edizioni musicali, Prodotti editoriali per edicola, Foto e cineTeche - e Cinecittà Luce Spa per la valorizzazione del patrimonio storico cinematografico;
risulta altresì all'interrogante che quasi tutte le realtà menzionate rappresentino significative passività, non essendo in grado di generare profitti in linea con i mercati di riferimento -:
se si ritenga opportuno richiedere alle singole società partecipate la rendicontazione contabile separata per singola area di business al fine di assicurare la massima trasparenza sulla gestione operativa;
se ritenga opportuno razionalizzare i presidi operativi delle società partecipate prevedendo concentrazioni, poli tematici e/o accorpamenti sotto diretto controllo del Ministro dell'economia e delle finanze e se siano disponibili atti e piani in tale direzione volti a delineare nuovi assetti organizzativi e nuovi modelli gestionali;
se ritenga necessario assicurare che le singole società partecipate operino nel rigoroso rispetto degli statuti e degli atti di indirizzo evitando dispersione e frammentazione degli investimenti.
(4-13261)

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
per l'ennesima volta i mezzi di comunicazione hanno riportato il contenuto di stralci di atti di indagine compiuti dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli;
numerosi quotidiani, infatti, hanno riportato parte di una conversazione telefonica intervenuta tra il signor Valter Lavitola, attualmente indagato dalla medesima procura, e il Presidente del Consiglio, conversazione che sarebbe avvenuta appena il 24 agosto 2011;
altrettanto risulta accaduto in relazione alle informazioni testimoniali rese

agli inquirenti, pochi giorni orsono, dalla segretaria del Capo del Governo signora Marinella Brambilla;
infine, la stessa situazione risulta essersi verificata con riferimento alle recenti dichiarazioni testimoniali rilasciate allo stesso ufficio dall'avvocato Giorgio Perroni;
dalle informazioni in possesso degli interroganti, gli atti di indagine concernenti tutti i casi riportati non risultano essere stati ancora depositati, conseguentemente non dovrebbero essere a conoscenza di terzi essendo nell'esclusiva disponibilità e custodia degli uffici della procura della Repubblica di Napoli;
la pubblicazione da parte dei mezzi di comunicazione sembrerebbe, tra l'altro, riferirsi solamente a specifici e parziali contenuti al punto che gli interroganti ritengono di non poter escludere che la fuga di notizie possa essere stata favorita in modo da danneggiare, attraverso il rilievo dato alle notizie, proprio la vittima del reati contestati agli indagati e cioè il Presidente del Consiglio;
a parere sempre degli interroganti, il caso merita l'attenzione del Ministro della giustizia e del servizio ispettivo allo scopo di accertare se sussistano eventuali responsabilità nella gestione del procedimento ed in particolare del fascicolo contenente gli atti di indagine sopra richiamati -:
se non ritenga doveroso disporre urgentemente un'ispezione presso gli uffici della procura di Napoli per accertare i fatti allo scopo di avviare le iniziative di legge nei confronti di eventuali responsabili.
(2-01206) «Costa, Contento, Baldelli».

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 27 giugno 2005 in Bogogno (provincia di Novara) Angelo Sacco, ivi residente, uccideva a fucilate il perito del tribunale di Novara, mandato in loco per peritare dei beni oggetto di sequestro, un carabiniere della vicina stazione di Gattico e Parachini Giovanni, rappresentante di commercio che casualmente transitava di là e che si era fermato a prestare soccorso ai feriti, agonizzanti, sul selciato della strada;
a Giovanni Parachini veniva successivamente concessa la medaglia d'oro al valor civile per il suo coraggioso comportamento;
il pluriomicida Angelo Sacco è stato condannato all'ergastolo dalla corte di assise di Novara, sentenza confermata dalla corte di appello di Torino, e sta scontando la condanna nella casa circondariale di Larino (Campobasso) privato di ogni diritto civile;
mentre le famiglie degli altri due uccisi - che lavoravano per lo Stato - hanno ottenuto risarcimenti, nulla è stato concesso alla famiglia di Giovanni Parachini, a parte il riconoscimento morale della medaglia d'oro -:
se il detenuto Angelo Sacco sia tenuto a lavorare in penitenziario e gli venga corrisposto un compenso, dedotte le spese di mantenimento, non sia doveroso che tali somme residue siano assegnate alla famiglia Parachini dove la vedova ha tuttora una figlia minore e vive in grandi difficoltà;
se non si ritenga che lo Stato debba in qualche modo comunque indennizzare la famiglia Parachini non avendo assicurato la sicurezza ad un cittadino che ha avuto l'unica responsabilità di prestare soccorso a chi - colpito - era in pericolo di vita.
(4-13260)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la città di Lecce aspetta da 1590 giorni circa l'attivazione del trasporto ecocompatibile

costato 23 milioni di euro circa, di cui 8 a carico del comune di Lecce;
in questi ultimi giorni sono emerse sugli organi di stampa alcune notizie che lasciano molto perplessa e preoccupata la cittadinanza leccese. Nella fattispecie sembrerebbe che l'avvio del servizio di filovia riguarderebbe, almeno nell'immediato, solo una delle tre linee. Dunque, da ciò che si apprende pare che dei 12 bus previsti dal progetto solo quattro possano essere utilizzati, altri quattro non siano neppure stati consegnati e ad oggi non si ha contezza di quando la sopra citata consegna possa avvenire ed i rimanenti mezzi sembrerebbe siano fuori uso, a causa del lungo periodo di inutilizzo ed abbandono e richiedano interventi per circa 100 mila euro per essere resi pienamente funzionanti;
l'amministrazione comunale in merito ai quesiti sollevati dall'opposizione e dai cittadini circa i punti oscuri della vicenda filobus ha replicato sostenendo che la scelta di attivare inizialmente solo quattro mezzi sarebbe piuttosto legata al fatto di aver concordato con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un avvio graduale dell'impianto. Si ha contezza però che nel mese di aprile 2011 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, proprio a causa dei ritardi per l'avvio del filobus con una informativa scriveva «qualora entro il termine del 31 luglio 2011 non dovesse realizzarsi l'apertura al pubblico del servizio trasporto, questa amministrazione dovrà provvedere ad informare la procura della Corte dei conti ed avviare le procedure per sottoporre al Cipe la revoca del contributo a suo tempo assentito» chiedendo conto di quanto realizzato con il finanziamento erogato di 13.218.197,38 euro;
va detto, inoltre, che l'amministrazione comunale nonostante la situazione poco chiara ha già sottoscritto con le ditte Sirti e Imet un contratto di manutenzione della durata di un anno per un importo di circa 400 mila euro;
inoltre la commissione ministeriale che avrebbe dovuto effettuare il controllo e dare il via libera al pre-esercizio, volto a testare i mezzi, attesa per lunedì 19 settembre non abbia fatto tappa nella città di Lecce, accumulando così ancora ulteriore ritardo -:
se i Ministri interrogati, in virtù di quanto sopra esposto, non ritengano utile chiarire se ad oggi, sia stata concessa una proroga rispetto al termine del 31 luglio 2011, che era stata imposta al comune di Lecce per l'avvio del filobus;
se i Ministri interrogati, dato l'enorme dispendio di denaro pubblico già effettuato nel corso di questi anni, per un'opera che ad oggi non è ancora spendibile per l'interesse collettivo, ed il rischio, visti i costi di manutenzione e riparazione dei mezzi, di altre spese derivanti da una negligenza assolutamente non ascrivibile ai cittadini, non ritengano doveroso informare la Corte dei conti affinché i costi complessivi non ricadano sui contribuenti che sono le vittime più eclatanti di una discutibile gestione del denaro pubblico.
(5-05364)

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa nazionale e regionale, si apprende che la Commissione europea starebbe procedendo al rifinanziamento delle reti di trasporto strategiche che prevedono la realizzazione, attraverso la sperimentazione di nuove forme di partenariato pubblico/privato, di corridoi multimodali che colleghino tra di loro i nodi più importanti di smistamento e di coordinamento delle reti di trasporto;
tra i corridoi multimodali della rete TEN-T è compreso il «Berlino/Palermo» che la stessa Commissione europea ha definito strategico, nell'ambito della programmazione e della realizzazione di politiche

comunitarie di coesione territoriale e sociale, perché diretto ad implementare l'uso del trasporto di merci e passeggeri su rotaia, aumentando la sicurezza, l'efficienza e la qualità del servizio;
il ritardo infrastrutturale rappresenta il vero problema delle politiche nazionali di settore, soprattutto del Mezzogiorno d'Italia, tanto che si sta ripercuotendo negativamente sulle sue dinamiche di sviluppo economico e sociale;
in questo quadro, il corridoio 1 «Berlino/Palermo», che collega il Mezzogiorno d'Italia al Nord Europa, attraverso la realizzazione di una rete di trasporti intermodale, rappresenta un'opportunità per il Paese perché implementerebbe gli ultimi investimenti sostenuti dal Governo nel settore e valorizzerebbe alcuni progetti di rilievo come l'ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria, la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, la prosecuzione dell'alta velocità da Salerno alla Sicilia, il rilancio dei porti di Palermo e di Gioia Tauro;
la Commissione europea proprio in queste settimane sta procedendo all'elaborazione del documento di indirizzo ed attuazione delle reti di collegamenti e di trasporto per gli anni 2014/2020 e secondo notizie di stampa avrebbe deciso di puntare alla modifica dell'asse di scorrimento dei passeggeri e delle merci non più secondo la direttrice nord sud ma sul nuovo corridoio 5 «Helsinki/La Valletta» che a Napoli devierebbe verso Bari per congiungersi al porto di La Valletta mediante un sistema di trasporto integrato non solo ferroviario ma anche marittimo;
questa decisione finirebbe per escludere dalla rete TEN-T importanti regioni meridionali, per isolare definitivamente le stesse e per determinare un evidente rallentamento nell'esecuzione dei lavori e dei progetti da avviare o già avviati che sono complementari e propedeutici alla realizzazione del corridoio 1 ed, in ogni caso, finirebbe per contraddire scelte e decisioni prese sia a livello nazionale che comunitario negli anni passati -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per scongiurare l'affermarsi in sede europea di un indirizzo contrario agli interessi del Paese e penalizzante per una parte del territorio italiano.
(4-13253)

GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la presidenza polacca dell'Unione europea scade a fine anno ma la stessa è impegnata a definire i «corridoi» della rete di trasporto europea, sembra che la decisione sui «corridoi» debba avvenire entro settembre in quanto dopo che il Parlamento europeo avrà fornito il parere, il Presidente della Commissione Barroso dovrebbe porre, la proposta definitiva, nella riunione dei Capi di Governo fissata per il settembre 2011;
il Ministro interrogato ha dichiarato alla stampa che l'ipotesi ventilata di una modifica del Corridoio 1 che si fermerebbe a Napoli per dirottare con l'alta capacità ferroviaria su Bari è una proposta del commissario ai trasporti l'estone Kallas che l'Italia cercherà di non far approvare;
l'abolizione del Corridoio Berlino-Palermo non solo sarebbe uno schiaffo ingiustificato al Sud d'Italia ma avrebbe conseguenze disastrose soprattutto sul piano dei treni veloci in quanto autorizzerebbe implicitamente le Ferrovie dello Stato Spa a disinteressarsi, cosa che già abbondantemente fanno, dell'alta capacità da Salerno alla Sicilia per il quale al momento sussiste solo un progetto di massima e nessuna risorsa allocata;
si è parlato in passato che i lavori per l'alta capacità al sud e fino in Sicilia si sarebbe parlato dal 2025 questo significherebbe che i lavori non sarebbero portati a termine prima della metà del secolo;
appare evidente che se l'Unione europea abbandona il sud non ci sarà nessuna

accelerazione né per quanto riguarda i progetti né tantomeno per quanto riguarda lo stanziamento di risorse;
l'eventuale cancellazione del Corridoio Berlino-Palermo sicuramente significherebbe il «deperimento» dei programmi di trasformazione del porto di Augusta in hub in quanto anche se le navi porta-container potessero attraccare non ci sarebbero linee veloci di treni per portare le merci al nord;
l'abolizione del Corridoio 1, quindi, significherebbe per il sud e la Sicilia, negare semplicemente il futuro -:
quali iniziative siano state intraprese dal Ministro interrogato per evitare di fatto l'abolizione del Corridoio 1 Berlino-Palermo, e quali siano gli esiti e l'efficacia di tali azioni;
se nella riunione dei Capi di Governo prevista per il 21 settembre 2011, nella quale è presumibile che il Presidente della Commissione europea Barroso porti la proposta definitiva di modifica dei Corridoi, ove fosse ancora prevista l'abolizione del Corridoio Berlino-Palermo, come intenda opporsi a tale gravissima, eventuale, decisione.
(4-13257)

D'INCECCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada A14, detta anche autostrada Adriatica, è un asse stradale di primaria importanza, è lungo 743,4 chilometri, collega Bologna con Taranto ed è interamente gestita da Autostrade per l'Italia;
l'autostrada A14 è stata costruita, nel suo primo tratto, da Bologna alla provincia di Forlì, nel 1966, in seguito alla legge n. 729 del 1961 sul Piano di nuove costruzioni stradali e autostradali; nel 1967 fu inaugurato il tratto della circonvallazione di Bologna; nel 1969 l'autostrada raggiunse Ancona, e fu aperto anche il tratto Pescara-Vasto (circa 50 chilometri). Nel 1973 l'autostrada era completa da Bologna a Bari (considerando il tratto allora classificato A17); nello stesso anno fu completata anche la diramazione per Ravenna. Il prolungamento verso Taranto aprì infine nel 1975;
l'autostrada, vista la sua importanza nella mappa stradale italiana, ha conosciuto negli anni molti lavori di ammodernamento; sono previsti, in qualche caso ultimati, lavori per l'ampliamento della sede stradale da 2 a 3 corsie per ogni senso di marcia con una spesa di 2,44 miliardi di euro nei tratti tra Rimini nord e Porto S. Elpidio;
l'intervento prevede anche l'apertura dei nuovi svincoli di Pesaro Centro, Fano Nord, Marina di Montemarciano, Ancona Ovest e Porto Sant'Elpidio, la riqualificazione della viabilità esistente mediante realizzazione di circa 36 chilometri di bretelle di collegamento agli svincoli autostradali, nonché varie opere secondarie; è prevista inoltre la realizzazione del nuovo svincolo Rubicone tra quelli di Cesena sud e Rimini nord; il 19 luglio 2011 è stata aperta la carreggiata Nord del tratto Fano-Senigallia, interamente a tre corsie per 21 chilometri;
l'Abruzzo sembra sistematicamente e illogicamente tagliato fuori da ogni intervento di ammodernamento infrastrutturale benché l'autostrada, su questo territorio, tocchi città importanti come Giulianova (chilometro 334), Roseto degli Abruzzi, Pescara (dove si collega all'autostrada A25 in direzione Roma), Lanciano (chilometro 411) e Vasto (chilometro 437);
dall'inizio dei lavori, sono state aperte diverse nuove stazioni: per la precisione la regione Marche passa da dieci a diciassette stazioni su 167 chilometri di territorio, con una distanza media tra stazioni di 9,8 chilometri; la regione Abruzzo ha, invece, solo 12 stazioni, di cui solo una di nuova apertura, distribuite su 156 chilometri, con una distanza media tra stazioni di 13 chilometri;
la terza corsia dell'autostrada A14 interessa, tra lavori completati e quelli

progettati, tutta la regione Marche mentre escluderà del tutto la regione Abruzzo, per la quale non si è ancora riusciti ad affrontare diversi nodi, ripetutamente segnalati, come quello della stazione di Pescara nord e di Città Sant'Angelo -:
se e come il Governo intenda intervenire, nell'ambito della sue competenze, per un ammodernamento della rete stradale e autostradale della regione Abruzzo, in particolare per le problematiche sopra evidenziate e in modo specifico per il nodo dell'uscita di Pescara nord e i collegamenti tra gli svincoli di Pescara e la circonvallazione di Pescara.
(4-13263)

CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
notizie rivenienti da organi di stampa riferiscono di gravi disservizi sulla tratta ferroviaria Nocera - Cava De Tirreni - Vietri - Salerno; nella fattispecie sembrerebbe che la capacità dell'unica vettura utilizzata per tale trasporto sia costantemente insufficiente nelle tratte relative alle ore di punta antimeridiane e pomeridiane;
la stampa riferisce, inoltre, che, per quanto riguarda i treni del mattino, le condizioni e l'affollamento del vagone messo a disposizione per la tratta in questione sono vergognose e si assiste quotidianamente a comportamenti poco rispettosi del prossimo per accaparrarsi il posto sul treno, con i connessi rischi alla pubblica sicurezza;
sembrerebbe, inoltre, che tali disagi siano conseguenza del mancato adeguamento del servizio di trasporto alla riapertura delle scuole;
rappresentanti delle associazioni del territorio, inoltre, denunciano di aver più volte tentato di contattare le competenti strutture di Trenitalia per denunciare queste carenze, trovando nella stessa società «un muro di gomma», oltre che «l'Ufficio reclami sempre chiuso»-:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere per risolvere le problematiche esposte, evitando così disagi legati alla mobilità, oltre che all'ordine pubblico.
(4-13271)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 14 agosto 2011, il sindacato di polizia COISP, coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia, indirizzava una lettera al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro interrogato affermando: «Viene voglia di venire sotto palazzo Madama e Montecitorio, magari il giorno di ferragosto, e spararvi all'interno i nuovi lacrimogeni in dotazione così si coglierebbero due piccioni con una fava, ovvero lo sgombero immediato di certi ristoranti da politici mediocri e si testerebbero su quest'ultimi gli effetti dei nuovi artifici lacrimogeni in dotazione alle forze di polizia, la cui lesività nonostante le numerose interpellanze parlamentari è sempre stata tenuta nascosta da Lor signori....» (Il Giornale, Libero, Il Fatto Quotidiano, Il corrieredellasera.it);
la lettera così continuava «I poliziotti invece guadagnano 1500 euro al mese, che raggiungono faticosamente includendovi l'indennità di servizio esterno, i turni festivi e notturni e qualche ora di lavoro straordinario, quando viene pagata». E concludeva: «Che si fa signor presidente e signor ministro? Veniamo a spendere il nostro buono pasto di 7 euro presso i ristoranti di Camera e Senato?»;

l'articolo del Corriere della Sera.it riportava il 13 settembre 2011, la precisazione del segretario generale del coordinamento e precisamente: «È una pura provocazione - dice Franco Maccari, segretario generale Coisp -. Rigettiamo ogni accusa, soprattutto non abbiamo usato affermazioni anche più grevi di autorevoli ministri della Repubblica che invitavano a prendere i fucili o ci definivano fannulloni. È solo una bieca strumentalizzazione da parte di chi ignora i tagli lineari fatti dal governo alle forze dell'ordine, nonostante l'attuale esecutivo proprio sul tema sicurezza aveva speso parole importanti durante l'ultima campagna elettorale»;
il maggiore sindacato di polizia SIULP, con dichiarazione del segretario generale, si dissociava totalmente dai toni e dagli argomenti utilizzati;
a parere dell'interrogante la lettera in questioni desta preoccupazioni per l'allarme sociale ingenerato, considerato il mittente della lettera, per il malcontento ormai diffuso ed anche per un utilizzo di toni e di parole che, sia da parte di rappresentanti delle istituzioni che, a quanto pare, delle forze dell'ordine, sono inidonee al ruolo svolto;
le forze dell'ordine sono da sempre il fiore all'occhiello del nostro Paese e una reazione, come quella citata, sempre a parere dell'interrogante, non può non far riflettere al di là dei toni, sullo stato di esasperazione in cui sono costrette ad operare -:
se non si ritenga necessario assumere determinazioni in merito a quanto rappresentato, anche in riferimento agli aspetti di allarme sociale ingenerati da dichiarazioni rese da una rappresentanza sindacale della forza pubblica;
se non si intenda porre in essere iniziative, anche economiche, in grado di realizzare le promesse elettorali sul tema della sicurezza, garantendo alle forze dell'ordine di poter lavorare in condizioni idonee.
(5-05371)

Interrogazione a risposta scritta:

MURER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli immigrati rappresentano il 7 per cento della forza lavoro del nostro Paese, con stipendi netti attorno ai 900 euro mensili ed un'età media di 15 anni più bassa di quella degli italiani, costituiscono l'1 per cento del gettito fiscale complessivo, hanno fatto lievitare di circa l'1 per cento la spesa pubblica nei settori del welfare forniscono il 4 per cento dei contributi previdenziali, ricevendo per ora una quota minima dei trattamenti pensionistici;
la crisi recessiva già in atto sta producendo conseguenze drammatiche in termini di tenuta occupazionale dei mercati; la perdita del posto di lavoro e la difficoltà al reinserimento sono dati quotidiani per migliaia di persone;
per i lavoratori extracomunitari, la situazione è ancora più drammatica perché la normativa in vigore prevede la perdita del permesso di soggiorno in caso di perdita del lavoro, con un rinnovo transitorio di sei mesi per trovare una nuova occupazione; alla scadenza dei sei mesi, il lavoratore immigrato, che era regolare ma che ha perso il lavoro senza trovarne un altro, diventa irregolare e deve rimpatriare;
per chi proviene dai Paesi extracomunitari e risiede in Italia da anni, la decisione di rientrare nel proprio Paese d'origine non è mai semplice. Chi, fino ad oggi, ha investito tutto nel nostro Paese, facendosi raggiungere dalla famiglia, comprandosi una casa, integrandosi nella nostra società, si trova - con la perdita del lavoro e con la necessità di ritrovarlo entro un lasso di tempo troppo breve in una situazione di crisi economica come quella attuale - costretto a fare delle scelte difficili, come quella di rimandare a casa la moglie ed i figli, figli che magari sono nati e cresciuti e si sono integrati

nelle nostre realtà locali e che si vedono da un giorno all'altro costretti a rientrare in un Paese che non conoscono;
sempre più spesso, tutti i fattori sopra elencati fanno si che l'immigrato che, perso il lavoro, perde, dopo sei mesi, anche il permesso di soggiorno, piuttosto che rientrare nel proprio Paese, rimanga sul territorio nazionale diventando suo malgrado irregolare e scivolando, così, in quell'area di senza diritti che è allontana dall'integrazione e favorisce l'emarginazione -:
quanti siano, negli ultimi tre anni, dall'inasprirsi della crisi economica, gli immigrati che hanno perso il permesso di soggiorno a causa della perdita del posto del lavoro, con il conseguente scivolamento nella clandestinità dopo i sei mesi di permesso transitorio consentiti dalla legge in queste circostanze;
se il Governo non ritenga opportuno assumere le iniziative anche normative necessarie a prolungare almeno ad un anno la durata del permesso di soggiorno temporaneo quando si perde il lavoro, dal momento che la crisi economica non consente, ragionevolmente, di ricollocarsi in modo veloce.
(4-13264)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il procedimento per l'assegnazione degli incarichi dirigenziali nelle istituzioni scolastiche della regione siciliana, per l'anno 2011/2012, ha subito numerosi cambiamenti al decreto della direzione regionale (indicato dalla stessa come atto definitivo) per l'assegnazione di una nuova sede a n. 168 presidi, ha fatto seguito, in data 31 agosto 2011, un decreto di rettifica con ben 45 variazioni;
in meno di 20 giorni sono state operate ben 52 variazioni su 168 movimenti, finalizzati alla correzione di errori riconosciuti dallo stesso ufficio;
nella stampa (la Sicilia, la Repubblica) è stato più volte sottolineato il clima di caos e di discutibile discrezionalità che ha caratterizzato la gestione dei suddetti incarichi; tra l'altro, in data 2 settembre 2011, in un articolo apparso a pag. 32 del quotidiano La Sicilia, si invitava il direttore generale regionale, «a comunicare, con evidenza pubblica, le ragioni e i criteri che stanno determinando l'assegnazione degli incarichi ai dirigenti scolastici, dissipando le ombre che attualmente stanno intorbidendo la dirigenza scolastica, soprattutto in una Regione, come la Sicilia, che deve fare della legalità e della lotta al clientelismo la propria bandiera» -:
se non ritenga opportuno inviare degli ispettori ministeriali per verificare la corretta applicazione, in Sicilia, della circolate n. 4481 del 27 maggio 2011, a firma del direttore generale, con la quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca indicava criteri, tempi e modalità da seguire nella procedura di assegnazione degli incarichi;
quali altri provvedimenti intenda adottare per evitare condizioni di improvvisazione e di poca trasparenza nell'attività dell'ufficio regionale scolastico della Sicilia.
(3-01837)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 1, del decreto ministeriale n. 62 del 13 luglio 2011 prevede che, per l'accesso a classi di concorso della scuola secondaria di I grado e della scuola secondaria di II grado, l'aspirante sia in possesso dei titoli previsti dal decreto ministeriale n. 39 del 30 gennaio 1998 e successive integrazioni e modificazioni, lauree specialistiche equiparate di

cui decreto ministeriale n. 22 del 9 febbraio 2005, e lauree magistrali dichiarate corrispondenti alle predette, ai sensi del decreto ministeriale del 9 luglio 2009;
l'allegato A del decreto ministeriale n. 22 del 9 febbraio 2005 indica, distintamente per le classi di concorso, le lauree specialistiche (LS), i requisiti minimi e i titoli aggiuntivi, ai fini del reclutamento del personale docente;
la classe di laurea 50/S modellistica matematico-fisica per l'ingegneria non è citata all'interno dall'allegato A del decreto ministeriale n. 22 del 9 febbraio 2005, mancando di specificare a quale classe di concorso i laureati possono accedere;
il decreto ministeriale 9 luglio 2009 precisa che, ai fini della partecipazione ai pubblici concorsi, le lauree specialistiche della classe 50/S modellistica matematico-fisica per l'ingegneria (decreto ministeriale n. 509 del 1999) sono equiparate alle lauree magistrali della classe LM-44 modellistica matematico-fisica per l'ingegneria (decreto ministeriale n. 270 del 2004) -:
a quali classi di concorso possano avere accesso coloro che hanno conseguito la laurea specialistica nella classe di laurea 50/S modellistica matematico-fisica per l'ingegneria o la laurea magistrale nella classe di laurea LM-44 modellistica matematico-fisica per l'ingegneria;
quali esami debbano aver sostenuto e quanti crediti debbano aver accumulato per accedere alle classi di concorso;
in quali tipologie di istituto sia possibile impartire l'insegnamento, cui la classe di concorso si riferisce.
(5-05367)

Interrogazioni a risposta scritta:

MINARDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a più di una settimana dall'avvio dell'anno scolastico 2011/2012, il liceo scientifico «Galileo Galilei» di Modica (Ragusa) vive una condizione di grave disagio: il regolare svolgimento delle attività didattiche è impedito dal sovrannumero di studenti che formano alcune quarte classi, composte di 30 o più alunni, e una terza classe di 54 alunni;
in particolare, la paradossale situazione della classe formata da ben 54 studenti, che si traduce nella lesione del diritto allo studio dei suddetti allievi, stante l'impossibilità materiale per i docenti di svolgere le lezioni, si è verificata poiché gli studenti di due classi del corso ordinamentale dovevano essere accorpati o distribuiti sull'indirizzo sperimentale;
gli studenti delle suddette classi sono costretti ad occupare l'androne della scuola, considerata l'impossibilità di occupare la classe ovviamente non dotata della necessaria capienza;
inoltre, non può non essere tenuto in debita considerazione per il dimensionamento delle classi un recentissimo precedente giudiziario riguardante una situazione analoga a quella del liceo «G. Galilei» di Modica: il Tar Molise ha sospeso con l'ordinanza n. 163 del 31 agosto 2011, il provvedimento del 24 giugno 2011, con cui l'ufficio scolastico regionale del Molise aveva proceduto ad accorpare alcune classi del liceo classico «M. Pagano» con la conseguente formazione di tre classi terze ciascuna con 29 alunni;
la motivazione dell'ordinanza è che il suddetto provvedimento, disposto in base alle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, contenente le norme per l'organizzazione della rete scolastica e il razionale utilizzo delle risorse umane, sarebbe lesivo delle norme igieniche e di sicurezza in conseguenza del sovraffollamento delle classi;
inoltre, il decreto ministeriale 18 dicembre 1975, che detta le norme tecniche relative all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica, stabilisce il numero massimo di alunni per

aula pari a 25 e le superfici necessarie per lo svolgimento delle attività didattiche nelle aule che, in particolare, nella scuola secondaria di secondo grado, è pari di 1,96 metri quadrati per alunno -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, non ritenga opportuno fornire adeguate indicazioni all'ufficio scolastico regionale della Sicilia garantendo l'applicazione di criteri e parametri nel dimensionamento delle classi nel rispetto delle norme di sicurezza e di igiene al fine di consentire un regolare avvio delle attività didattiche nelle classi terza e quarte del liceo scientifico «Galileo Galilei» di Modica.
(4-13250)

OLIVERIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la manovra economica approvata nel mese di luglio 2011 sono stati tagliati alla scuola pubblica 122,5 milioni di euro per il triennio 2012-2014, mentre con quella di agosto - approvata definitivamente solo una settimana fa - se si manterranno gli stessi criteri di riparto dei tagli tra ministeri, si arriverà, nel triennio suddetto, ad una riduzione ulteriore di 232 milioni di euro. Tagli che vanno ad aggiungersi a quelli ingenti effettuati negli anni passati da parte dell'attuale Ministro Maria Stella Gelmini;
il Ministro Gelmini ha provveduto subito a precisare che questi tagli non riguarderanno le spese e ci mancherebbe altro - per i docenti e per il personale, ma solamente le risorse per i beni e servizi. Dunque, ancora una scuola pubblica un po' più povera, con meno attrezzature, con un po' meno manutenzione, pulizia, e sicurezza;
tuttavia, basta aprire le cronache dei giornali, per scoprire che l'anno scolastico che si è appena aperto, è iniziato con scuole che non riescono a rispondere alla richiesta di tempo pieno o che si organizzano come possono chiedendo soldi alle famiglie e sacrifici agli insegnanti e agli operatori. Sono numerose le cattedre scoperte, moltissimi gli insegnanti precari che protestano e le sedi che mancano o sono ormai fatiscenti;
inoltre, scarseggiano i certificati di agibilità, gli edifici sono vecchi e mancano perfino di riscaldamento: la Calabria su questo terreno consegue il record negativo con il 54,2 per cento degli edifici a rischio con 1.427 su 2.632;
tutte le immissioni in ruolo, di cui tanto si vanta il Governo, riescono a malapena a coprire il turnover degli insegnanti che sono andati in pensione e ancora migliaia di insegnamenti vengono "coperti" da insegnanti costretti per anni a un umiliante precariato e a cambiare insegnamento e scuola di anno in anno;
tutto ciò segue ai drammatici effetti prodotti dai tagli imposti con il decreto legge n. 112 del 2008 convertito con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008 che ha previsto una riduzione della spesa per l'istruzione di circa 8 miliardi di euro in tre anni attraverso un taglio indiscriminato dei posti negli organici di oltre 87 mila docenti e di oltre 44 mila unità destinate al personale ausiliare, tecnico e amministrativo (ATA);
la Calabria è tra le regioni maggiormente colpite da questi tagli, in particolare, nella sola provincia di Crotone, la legge n. 133 del 2008 ha comportato per quest'anno una riduzione di ulteriori 150 posti di personale docente, oltre a 100 collaboratori scolastici. 250 famiglie crotonesi sono ormai allo stremo;
l'attuale piano di contratti a tempo determinato stipulati quest'anno tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e i precari della provincia di Crotone ha previsto quanto segue:
a) per la classe A346 una disponibilità di 3 cattedre a fronte di 58 aspiranti con una percentuale di assunti a tempo determinato del 12,6 per cento;
b) per la classe A050 (italiano) una disponibilità di 12 cattedre per 125 aspiranti

con una percentuale di assunti a tempo determinato del 15,9 per cento;
c) per la classe A019 (discipline economiche e giuridiche) una disponibilità di 3 cattedre per 125 aspiranti con una percentuale di assunti a tempo determinato del 5,6 per cento;
d) per la classe D02 (sostegno) una disponibilità di 3 cattedre per 107 aspiranti con una percentuale di assunti a tempo determinato del 4,7 per cento;

le nomine del personale precario sono avvenute, a seguito dell'invio in ritardo della circolare n. 73 10 agosto 2011 del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ad anno scolastico già iniziato; e ciò ha comportato forti disagi all'organizzazione dei singoli istituti e la perdita di una parte dello stipendio per coloro che sono riusciti ad avere un incarico di lavoro;
ai tanti precari iscritti in graduatoria se ne sono aggiunti altri senza abilitazione che lavorano con la chiamata dei dirigenti scolastici attraverso le graduatorie d'istituto -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno:
a) dare pienamente corso al piano triennale di immissioni in ruolo stabilito dal Governo Prodi con la legge finanziaria per il 2007 che prevedeva 150 mila assunzioni;
b) trasformare le graduatorie da permanenti ad esaurimento consentendo il completo assorbimento del personale inserito con piani pluriennali di immissione in ruolo;
c) consentire all'ATP (ambito territoriale permanente) di utilizzare gli strumenti adottati da altri ATP, come per esempio quello di Modena che, per garantire la massima occupazione, ha deciso che anche le quote orarie fino a 6 ore vengano inserite nelle disponibilità per il conferimento delle supplenze annuali dell'anno scolastico 2011/12.
(4-13269)

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il sindaco di Nave, in provincia di Brescia, ha scritto e fatto distribuire una lettera di chiaro indirizzo politico nella quale prende posizione in merito allo sciopero dei sindaci indetto dall'Anci in data 15 settembre 2011;
tale lettera è stata distribuita a bambini e studenti minorenni di scuole materne, elementari e medie, all'interno dei plessi scolastici;
il documento risulta essere prettamente politico e non avente nulla a che fare con l'attività didattica degli alunni e studenti delle scuole materne, elementari e medie;
la scuola è per definizione il luogo della ricerca del dialogo, della tolleranza, della formazione umana degli allievi, è necessario che essa non divenga terreno di scontro ideologico o di battaglie politiche, come il volantinaggio dei giorni scorsi;
l'educazione a scuola assume un ruolo molto importante per la crescita e la formazione dei bambini e al loro futuro;
appare all'interrogante grave ed inopportuna la divulgazione di documenti politici all'interno degli ambienti scolastici, soprattutto se il protagonista è il primo cittadino di un comune -:
quali iniziative di competenza si intendono assumere con riferimento a quanto rappresentato in premessa.
(4-13273)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'associazione «Club delle Tre Età Onlus» di Mantova svolge azioni e progetti a supporto della popolazione anziana del

territorio mantovano ed agisce grazie, prevalentemente, ai contributi economici che riceve da istituzioni locali e delle fondazioni;
negli anni 2007 e 2008, l'associazione ha presentato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali due richieste di finanziamento su «Progetti sperimentali sul volontariato (legge n. 266 del 1991)» dal titolo «Insieme per condividere il tempo» e «Tutti per uno, uno per tutti»;
i due progetti sono entrati in graduatoria e finanziati dal Ministero con importi pari al 90 per cento del loro ammontare;
la normativa prevede che il finanziamento venga concesso in due tranche: la prima del 70 per cento dell'importo all'avvio dei progetti ed il restante 30 per cento dell'importo al termine dei progetti con conseguente rendicontazione;
i progetti sono stati avviati, conclusi e rendicontati;
il progetto «Insieme per condividere il tempo» ha ottenuto un finanziamento di 14.269,62 euro, come previsto dalla convenzione siglata tra il Ministero e l'associazione in data 31 luglio 2008, e di questo ha incassato 9.988,73 euro;
il progetto «Tutti per uno, uno per tutti» ha ottenuto un finanziamento di 15.642 euro, come previsto dalla convenzione siglata tra il Ministero e l'associazione in data 14 settembre 2009, e di questo ha incassato 10.949,40 euro;
è opportuno ricordare che i restanti 4.280,89 euro, riferiti al primo progetto, e 4.692,60 euro, relativi al secondo progetto, non sono stati ancora incassati dall'associazione nonostante entrambi i progetti siano stati rendicontati, come previsto dalla norma;
non è tollerabile che il Governo stia ritardando il saldo dei contributi in favore dell'associazione «Club delle Tre Età Onlus», considerato che il Ministero ha sottoscritto degli atti formali con l'associazione medesima;
se tale situazione dovesse protrarsi ulteriormente ci si troverebbe di fronte ad un aggravamento di quello che all'interrogante appare uno scorretto comportamento istituzionale, già oggi particolarmente pesante, del Ministero e a una assoluta mancanza di rispetto nei confronti di un'associazione di volontariato -:
se il Ministro interrogato intenda dare rapidamente corso al rispetto degli impegni formalmente assunti nei confronti dell'associazione «Club delle Tre Età Onlus» e, cioè, al saldo dei finanziamenti concessi.
(5-05365)

GNECCHI, BELLANOVA, BOCCUZZI, DAMIANO, CODURELLI, GATTI, RAMPI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 18 comma 13 della legge n. 111 del 2011 si è ribadito che: «Con specifico riferimento all'Ente nazionale di assistenza per gli agenti e rappresentanti di commercio (ENASARCO) compreso tra gli enti di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, si conferma che la relativa copertura contributiva ha natura integrativa, rispetto a quella istituita dalla legge 22 luglio 1966, n. 613, come previsto dall'articolo 2 della legge 2 febbraio 1973, n. 12»;
la fondazione Enasarco rientra quindi fra la tipologia di enti di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994 n. 509, ma è l'unica tipologia di ente, nell'ordinamento pensionistico italiano con copertura contributiva di natura integrativa, che preveda la contribuzione obbligatoria (quindi doppia contribuzione per i soggetti interessati, che sono obbligati a versare anche all'INPS), eroga prestazioni previdenziali alla stessa stregua di qualsiasi altro fondo di previdenza di base, pubblico o privato che sia;
ciò ha da sempre rappresentato un'anomalia nel panorama del sistema previdenziale italiano, sollevando un contenzioso continuo (fra l'altro è attesa una

sentenza emessa a sezioni unite dalla Corte di cassazione) e l'ultima in ordine temporale è l'ordinanza n. 2962 del 3 agosto 2011 del Tar del Lazio, che ha ribadito la propria giurisdizione e competenza in relazione alla fondazione Enasarco, sottolineando che ciò che rileva, non è la natura giuridica di Enasarco, ma la funzione che attraverso l'ente viene svolta, nella specie previdenziale, la cui pubblicistica è di immediata evidenza;
a differenza degli altri lavoratori iscritti a un fondo di previdenza obbligatoria, agli iscritti Enasarco, è preclusa la totalizzazione, nonostante lo stesso ente rientri fra i soggetti di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994, in quanto come precisa il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (direttiva del 2 marzo 2006): «per gli agenti di commercio la totalizzazione dei periodi contributivi versati all'ENASARCO ed all'INPS, in concreto non trova applicazione. Infatti, scopo della totalizzazione è coprire periodi di contribuzione diversi per i quali siano stati versati contributi previdenziali ad Enti gestori diversi. Per l'agente di commercio è invece contemporaneo l'obbligo d'iscrizione, e di versamenti dei contributi previdenziali, sia verso la Gestione Commercianti dell'INPS, sia verso la Fondazione ENASARCO. In questo modo non sorge la possibilità di utilizzare la totalizzazione. Nel caso invece che, (per motivi che appaiono comunque di difficile realizzazione), una delle due contribuzioni (INPS o ENASARCO) non sia stata versata, la disciplina della totalizzazione può trovare applicazione»;
va precisato inoltre l'articolo 36 del regolamento della fondazione Enasarco prevede la restituzione del 30 per cento dei contributi versati solo nel caso di cambio di attività e di trasferimento ad altro fondo previdenziale integrativo obbligatorio, ma questa tipologia di fondi, come già sopra rilevato, non esiste nel nostro ordinamento pensionistico, né sono in vista riforme in tal senso;
allo stato, quindi, un agente di commercio in caso di cessazione dell'attività prima di aver raggiunto i 20 anni di versamenti all'Enasarco per non perdere contributi (versati obbligatoriamente) non ha altra scelta che proseguire con i versamenti volontari, ma se non ha i requisiti per accedere alla contribuzione volontaria (sette anni di anzianità maturati) o non ha la convenienza perché in età avanzata, le somme depositate presso l'Enasarco sono irrimediabilmente perse -:
quali iniziative, anche normative il Ministro interrogato intenda assumere per correggere questa evidente anomalia del sistema pensionistico italiano, quale è appunto la fondazione Enasarco, che da tempo, da più parti e soprattutto a tutela degli iscritti, si chiede venga sanata.
(5-05368)

GNECCHI, BOBBA, RAMPI, BOCCUZZI, BERRETTA, MATTESINI, DAMIANO, CODURELLI, SCHIRRU, BELLANOVA, GATTI e MADIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è stata approvata all'unanimità il 27 luglio 2011, nella seduta n. 508 la mozione 1-00690, che impegna il Governo ad assumere le iniziative di competenza, ove possibile anche in sede di interpretazione autentica, per chiarire ab initio i costi di effettiva applicabilità di quanto previsto, in materia di ricongiunzione onerosa, nel decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122;
nell'espressione del parere sulla mozione di cui sopra, il rappresentante del Governo, Sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali, Luca Bellotti, ha peraltro dichiarato che: «gli effetti concreti che la riforma (legge n. 122 del 2010) ha prodotto sul tessuto sociale, hanno travalicato le iniziali intenzioni del legislatore»;
con l'ordine del giorno 9/04612/109 a firma Gnecchi e l'ordine del giorno 9/04612/017 a firma Versace presentati il 14 settembre 2011, accolti dal Governo, si impegna lo stesso Governo a mantenere

l'impegno assunto con la mozione citata in premessa per realizzare le iniziative di competenza, ove possibile anche in sede di interpretazione autentica, per chiarire ab initio i casi di effettiva applicabilità di quanto previsto, in materia di ricongiunzione onerosa, nel decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122;
la relazione tecnica, sugli effetti degli articoli articolo 12, commi 12-septies 12-undecies, (disposizioni in materia di ricongiunzione), riferita al maxiemendamento presentato al Senato per la conversione in legge del decreto-legge n. 78 del 2010 precisa che le disposizioni non determinano effetti negativi per la finanza pubblica in quanto sono volte ad armonizzare e razionalizzare la materia delle ricongiunzioni, prevedendo che alle diverse categorie di lavoratori si applichi una normativa analoga a quella applicata nel sistema generale;
l'interpretazione autentica degli articoli sopra richiamati che il Governo è impegnato ad adottare, non dovrebbe quindi comportare oneri per la finanza pubblica -:
entro quali tempi il Ministro interrogato intenda dare seguito a quanto indicato negli atti parlamentari sopra richiamati.
(5-05372)

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il signor Giovanni Foglia, dipendente dell'Enel di San Giovanni in Fiore, provincia di Cosenza, denuncia di essere «costretto a non svolgere nessuna attività lavorativa dal giugno 2008 escluso la sola timbratura del cartellino elettronico»;
lo stesso denuncia altresì di non essere stato più nelle condizioni di svolgere la sua attività lavorativa pur presentandosi regolarmente negli uffici Enel di San Giovanni in Fiore, pur essendo stato per anni un dipendente attento e scrupoloso, in grado di svolgere al meglio le mansioni affidategli, con grande spirito di attaccamento all'azienda;
il signor Giovanni Foglia ritiene di essere «vittima di un atteggiamento arbitrario e illegittimo con atti e comportamenti discriminatori e vessatori prima per l'uomo e poi per il lavoratore, protratti nel tempo, da parte dei diretti superiori che hanno usato atteggiamenti con intenzionalità continua nel tempo che ha causato e continua a causare danni alla salute di completo benessere fisico, mentale, sociale e familiare» -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra descritto;
quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per impedire il protrarsi degli atteggiamenti denunciati, che impediscono al lavoratore in questione di svolgere la sua funzione di lavoratore dipendente.
(4-13266)

ROSATO, MARAN e STRIZZOLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le attività di pulizia dei treni, siano essi regionali o nazionali, nonché l'attività di pulizia delle infrastrutture sono affidate, da Trenitalia, a ditte esterne specializzate in pulizie e sanificazione; con la nuova gestione di Ferrovie dello Stato, nel 2007, è stato avviato il progetto «obiettivo treni puliti» che ha imposto una rigorosa revisione dei contratti vigenti ed un forte aumento delle penali per le ditte inadempienti rispetto agli standard di qualità pattuiti;
al fine di garantire un elevato standard di qualità, il 20 giugno 2008 è stata indetta da Trenitalia la gara europea per individuare le nuove ditte cui affidare i servizi di pulizia dei treni, con valenza triennale per un primo gruppo di 20 lotti;

per quanto riguarda la regione Friuli Venezia Giulia, nel maggio 2009 dopo il fallimento della prima ditta appaltatrice, Trenitalia ha dovuto procedere con due nuove designazioni di cui l'ultima ha affidato tali attività alla ditta Carma Multiservizi Srl (facente riferimento al consorzio Kalos società cooperativa);
da diversi incontri avvenuti sul territorio di Trieste e dalle denunce pervenute dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori della società Carma Multiservizi Srl è emerso che la stessa era in ritardo nella corresponsione delle retribuzioni di circa sei, sette mesi;
a causa del perdurare dei ritardi nei pagamenti delle retribuzioni e delle mensilità quattordicesime nonché del blocco nella concessione delle ferie, Trenitalia il 17 agosto 2011 ha estromesso Carma Multiservizi Srl e ha fatto subentrare la ditta CNCP per quanto riguarda la pulizia dei treni regionali; Trenitalia ha dapprima versato un anticipo di 500 euro e poi si è fatta garante degli stipendi dei lavoratori;
all'interrogante sono pervenute segnalazioni circa l'accadere per cui, spesso, 2 o 3 mesi prima della scadenza del contratto le ditte appaltatrici, o quelle assegnatarie che non sono vincolate da un vero e proprio contratto di appalto, interrompono le corresponsioni degli emolumenti causando ingenti danni economici ai lavoratori;
il frequente caso di fallimento di queste ditte che si organizzano appositamente per l'appalto comportano un distacco tra i lavoratori e l'appaltatore originario, con il subentrare e l'alternarsi di molteplici ditte che non inquadrano i lavoratori nel contratto delle attività ferroviarie e non assicurano ai lavoratori i dispositivi di protezione e sicurezza;
sulla qualità del servizio e sul trattamento economico e contrattuale dei dipendenti delle ditte di pulizia l'interrogante ha presentato già altri atti di sindacato ispettivo per segnalare carenze e disfunzioni -:
se il Governo sia a conoscenza delle problematiche che riguardano i lavoratori delle ditte appaltatrici o assegnatarie dei lavori di pulizia dei treni e delle infrastrutture di Trenitalia, e che concernono non solo il caso, qui riportato, della regione Friuli Venezia Giulia ma tante altre aree d'Italia;
se il Governo abbia intenzione di intervenire per garantire che ai lavoratori vengano versate da Trenitalia le mensilità pregresse non corrisposte dalle ditte assegnatrici e per verificare che le ditte a cui vengono appaltate o assegnate, con diverso contratto, i lavori di pulizia e sanificazione rispettino le disposizioni di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 e norme complementari circa i dispositivi individuali di protezione e sicurezza considerato soprattutto che alcune tipologie di lavori impongono l'utilizzo di sostanze nocive;
se il Governo intende accertare, a tutela dell'utenza e a garanzia del raggiungimento degli elevati standard di qualità che giustificano il ricorso a ditte esterne specializzate, che le società appaltatrici assegnatarie abbiano i requisiti per un proficuo svolgimento delle attività di pulizia e sanificazione, preso atto della denuncia, da parte di molti lavoratori del settore, di ciò che spesso accade in occasione del frequente subentro di una nuova società alla prima fallita e cioè che quest'ultima abbia a disposizione macchinari obsoleti e non possa utilizzare i macchinari più recenti acquistati dalla ditta precedente;
se il Governo non intenda fare chiarezza su questi frequenti fallimenti delle ditte appaltatrici e assegnatarie che, oltre a non garantire la continuità negli interventi di pulizia che sarebbe indispensabile ad un efficace raggiungimento degli elevati standard imposti dal progetto «obiettivo treni puliti», creano disagi economici non indifferenti ai lavoratori del settore accertata la prassi, di cui sopra, della sospensione

delle retribuzioni a pochi mesi dalla scadenza del contratto o dal fallimento della ditta.
(4-13274)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
la grave crisi economica degli ultimi anni ha reso necessario numerosi interventi legislativi di correzione dei conti pubblici che hanno inciso in maniera rilevante sulla spesa pubblica, riducendo pesantemente il bilancio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;
a seguito dei rilevanti tagli di bilancio dei ministeri è fondamentale dedicare una attenzione particolare alla gestione delle attività dei dicasteri anche utilizzando personale esperto e di notevole professionalità e managerialità;
notizie apparse di recente su organi di stampa hanno evidenziato una gestione della spesa del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali superficiale con l'impiego di personale che, a quanto risulta da fonti di stampa è spesso politicamente vicino al Ministro sia presso il Ministero sia presso gli enti vigilati e le società controllate;
in particolare sembrerebbe che, di recente sia stata modificata la natura giuridica delle società controllate inserendo la figura dell'amministratore delegato o altra figura con notevole aggravio di spese, in netta controtendenza con la situazione economica del Paese;
sembrerebbe, inoltre, che sia in corso nel dicastero uno spoil system molto incisivo che riguarda dirigenti di prima e seconda fascia e che ad avviso dell'interrogante rischia di compromettere l'azione amministrativa del Ministero creando strozzature e rendendone difficile la gestione;
le sostituzioni di una parte importante dei vertici dell'Amministrazione comporterà, necessariamente, spostamenti e nuove nomine, con il rischio di creare strozzature nella direzione di settori di particolare importanza, come quello della qualità;
la riforma del Ministero che prevede, tra l'altro, lo spostamento della direzione generale della pesca dal dipartimento delle politiche europee ed internazionali al dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale della qualità, determinerà una situazione insostenibile ed ingovernabile senza apparenti benefici per al collettività -:
quali azioni il Ministro interrogato abbia intrapreso per ridurre le spese superflue, senza incidere negativamente sulle attività del Ministero delle politiche agricole ed in particolare su quelle di controllo svolte dal Corpo forestale dello Stato, dai Carabinieri dei NAC e dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari;
quali disposizioni siano state impartite agli enti e società vigilate dal dicastero per migliorare l'efficienza delle proprie attività; e se corrisponda al vero che recentemente si è provveduto a modificare la natura giuridica delle società controllate inserendo la figura dell'amministratore delegato o altra figura per quanto risulta all'interrogante con notevole aggravio di spese in netta controtendenza con la situazione economica del Paese;
per gli enti vigilati quali criteri, oltre quelli specificamente previsti dalla legge, siano stati tenuti presenti nell'individuare professionalità di spicco e con particolare esperienza nella gestione di risorse e patrimoni pubblici con particolare riferimenti alle designazioni relative agli enti di ricerca vigilati dal Ministero;

quali siano i motivi che hanno determinato la sostituzione di alcuni dirigenti di seconda fascia di notevole esperienza tecnica, gestionale e amministrativa;
quali siano state le procedure applicate per la nomina del nuovo capo del dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale della qualità e, in particolare, se siano state seguite le procedure che prevedono la comparazione dei curricula;
se corrisponda al vero la notizia che il capo del dipartimento dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari è compreso tra coloro i quali saranno posti in pensionamento anticipato e come, in caso affermativo, intenda ricoprire quell'importante ruolo;
se non ritenga inopportuno che un consigliere giuridico del Ministro, già magistrato amministrativo, ricopra anche l'incarico di presidente dell'organismo indipendente di valutazione con evidente impropria commistione tra i tre ruoli ricoperti.
(2-01207)
«Oliverio, Zucchi, Marco Carra, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino».

Interrogazione a risposta scritta:

RAISI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'agricoltura rappresenta un'attività fondamentale per lo sviluppo economico, nonché per la difesa, la salvaguardia e la valorizzazione del territorio della provincia di Mantova ed in particolare del basso mantovano;
negli ultimi mesi la produzione agricola del basso mantovano, in particolare quella di angurie e meloni, vive una grave condizione di crisi commerciale con ripercussioni economiche e sociali;
negli ultimi mesi, si è ulteriormente allargato il divario tra i costi di produzione, prezzo all'origine dei prodotti e prezzo nei mercati all'ingrosso ed al dettaglio;
le angurie in tutta la stagione estiva hanno avuto hanno una quotazione media di 7 centesimi al chilogrammo, ma esse vengono vendute nei supermercati anche a 0,70 euro al chilogrammo: addirittura, una fetta di anguria - presso i cosiddetti «cocomerari» - può arrivare a costare 4 euro;
i meloni in tutta la stagione estiva hanno avuto hanno una quotazione media di 40 centesimi al chilogrammo, ma vengono venduti nei supermercati anche a 2,70 euro al chilogrammo;
questa condizione di netto contrasto tra produzione e commercializzazione, probabilmente determinata da interessi speculativi, sta rendendo antieconomica l'attività agricola di coltivazioni di angurie e meloni;
alcuni quintali di angurie e meloni rimangono invenduti, e ciò comporta il rischio del fallimento di diverse aziende agricole, e di gravi ripercussioni sull'occupazione -:
quali iniziative intenda adottare per fronteggiare la grave crisi economica e sociale che sta colpendo vaste aree della provincia di Mantova, a causa del divario tra i costi di produzione, prezzo all'origine dei prodotti e prezzo nei mercati all'ingrosso ed al dettaglio di angurie e meloni;
se non ritenga necessario affrontare l'emergenza, riconoscendo lo stato di crisi di mercato, con la richiesta all'Unione europea della possibilità di riconoscere un aiuto economico ai produttori danneggiati dalla suddetta crisi;
se non ritenga utile, per poter debellare fenomeni speculativi, assumere iniziative per introdurre l'obbligo dell'apposizione

del doppio prezzo all'origine e al consumo come deterrente all'ingiustificato divario tra prezzi riconosciuti all'agricoltore e prezzi praticati nei mercati;
se non ravvisi la necessità di rilanciare i consumi di angurie e meloni attraverso adeguate campagne di informazione a livello nazionale ed europeo che sarebbero molto più efficaci delle «promozioni selvagge» che si vedono su alcuni scaffali della grande distribuzione;
se non ritenga necessario promuovere la creazione di mini filiere di produzione/vendita che consentano la dispersione di fenomeni speculativi.
(4-13268)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BOCCIARDO e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sono in corso due sperimentazioni cliniche di fase 3 in Italia e in Europa ed extra-Europa sul possibile impiego della guanfacina su soggetti minori affetti da ADHD -:
a che punto siano le due sperimentazioni cliniche, quella italiana (10 pazienti) e quella europea-extraeuropea (566 pazienti) e se nel corso della sperimentazione siano emersi effettivi vantaggi per il paziente tali da giustificarne la prosecuzione o altresì siano stati segnalati effetti collaterali significativi.
(5-05373)

PATARINO e DI BIAGIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
un gravissimo caso di malasanità si è verificato nella giornata del 13 settembre 2011 presso l'ospedale policlinico Gemelli di Roma;
presso il reparto di ostetricia e ginecologia della suindicata struttura è stata ricoverata d'urgenza una giovane donna, C. C., di anni 29, incinta di una bimba e ormai ben oltre il termine per il parto naturale - previsto in prima istanza per il 29 agosto - alla quale, dopo l'effettuazione dei controlli, è stato reso noto il decesso della bambina;
la donna era stata inizialmente seguita presso uno studio ginecologico privato e, nell'approssimarsi della data prevista per il parto, era stata indirizzata al centro per la sorveglianza gestazionale (SorGe) del policlinico Gemelli, dove aveva effettuato tutti i necessari controlli previsti per la fine del periodo di gestazione;
la scadenza del termine delle 40 settimane gestazionali, in un primo tempo prevista per il 29 agosto, era stata ultimamente aggiornata al 3 settembre. Superato tale termine e trascorsa un'ulteriore settimana, la donna era stata invitata a seguire controlli più frequenti, fissati dalla struttura con cadenza ogni due giorni;
è opportuno ricordare che le ultime settimane di gestazione e, soprattutto quelle oltre termine, richiedono controlli assidui e accurati al fine di accertare che il ritardo non comporti danni per la salute della gestante e del bambino;
dopo aver effettuato gli ultimi controlli in data venerdì 9 settembre e domenica 11 settembre, la donna era stata informata che la bambina stava bene, ma per l'assenza di dilatazione e di contrazioni il parto non sembrava imminente ed era stata rinviata a casa;
nella giornata di lunedì 12 settembre 2011 i sanitari che l'avevano in cura avevano ventilato l'ipotesi di un ricovero, essendo ormai passati ben 14 giorni dal termine previsto per il parto. Tuttavia dall'ospedale avevano rimandato il ricovero, per mancanza di posti, al giorno successivo: martedì 13 settembre 2011, 15 giorni dopo il primo termine previsto per il parto, 10 giorni dopo il secondo;

nella notte tra il lunedì e il martedì, la donna si era recata spontaneamente in ospedale per il sopraggiungere spontaneo delle contrazioni. Ricoverata d'urgenza presso la struttura, ha dovuto apprendere la tragica notizia che la bambina, ancora in pancia, era deceduta -:
se non ritenga opportuno avviare immediatamente un'indagine, attraverso gli organi preposti, al fine di verificare se i sanitari dell'ospedale policlinico Gemelli di Roma nel caso esposto in premessa abbiano seguito i protocolli previsti e per accertare le cause e le eventuali responsabilità di quanto accaduto.
(5-05374)

BINETTI e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
destano enormi preoccupazioni i recenti fatti di cronaca che vedono in primo piano vicende legate alla morte, in condizioni poco chiare di neonati, alle quali inevitabilmente seguono le denunce dei familiari e le inchieste sanitarie in merito;
è di pochi giorni il caso del neonato partorito nell'ospedale di Mussomeli (Caltanissetta) e deceduto in quello di Agrigento; risulterebbe che il piccolo abbia avuto una nascita complicata da un momentaneo arresto cardiaco in seguito al quale è stato rianimato tanto da decidere il trasferimento nell'ospedale di Agrigento;
nella notte tra il 12 e il 13 settembre, una donna che doveva essere ricoverata al policlinico Gemelli di Roma per partorire, avendo superato di due settimane il termine previsto, è stata rimandata a casa in attesa del ricovero, il giorno successivo, ma la notte si è sentita male e, tornata in ospedale, ha partorito una bimba ormai morta;
in quest'ultimo caso i riflettori puntano su un altro centro di eccellenza della sanità italiana, ma i casi sono numerosi e tristemente comuni nelle strutture ospedaliere di tutta Italia. La commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali ha avviato un indagine su tutto il territorio nazionale sui punti nascita e sui loro frequenti errori;
siamo in presenza di casi che pongono seri interrogativi sulla medicina materno-infantile e che rendono sempre più necessario il potenziamento della terapia intensiva neonatale (TIN), attraverso l'incentivazione all'acquisto di nuove metodiche analitiche, al fine di individuare in tempo malattie che se non riconosciute subito possono portare nel peggiore dei casi alla morte o a gravi handicap fisici e mentali -:
se intenda procedere tempestivamente all'adozione di ogni utile iniziativa anche di carattere normativo atta a impedire che simili drammatiche morti debbano verificarsi nuovamente, garantendo la rapida applicazione degli impegni già presi attraverso l'approvazione di ordini del giorno accolti dal Governo e vertenti sul potenziamento di innovative metodiche analitiche legate alle terapie intensive neonatali.
(5-05375)

MIOTTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a quasi due mesi dalla segnalazione del primo contagio da tubercolosi nel reparto di neonatologia del policlinico Gemelli di Roma l'epidemia non sembra avere fine;
da organi di stampa si apprende la notizia che risulterebbero contagiati anche bambini nati nel 2010, dopo che i genitori, privatamente hanno ritenuto opportuno effettuare il test di controllo alla tubercolosi, visto che i bambini nati in tale anno al policlinico Gemelli non rientrano nello screening dei controlli gratuiti previsti attualmente per far fronte a tale epidemia;

l'emergenza si sta allargando sempre di più ed ormai non ci sono solo casi di contagio risalenti allo scorso anno, ma addirittura, sempre da organi di stampa, si apprende la notizia che anche mamme, che hanno partorito al policlinico Gemelli ed hanno quindi frequentato il nido risulterebbero positive alla TBC;
in data 6 settembre 2011, il Ministro della salute, rispondendo all'interrogazione 3-01805 dell'onorevole Angela Napoli, asseriva che fosse opinione del Governo che l'ospedale Gemelli, l'ASL di riferimento e la regione Lazio avessero agito con prontezza e competenza per far fronte alla situazione ed evitare che si estendesse;
sempre in data 6 settembre 2011, il Ministro interrogato, rispondendo all'interrogazione n. 3-01806 dell'onorevole Baldelli affermava che in seguito alle vicende accadute al policlinico Gemelli di Roma, sarebbe stato predisposto un nuovo documento di indirizzo riguardante in particolare il tema delle strutture sanitarie ivi compreso il settore della neonatologia -:
se al Ministro risultino questi ulteriori casi sia di bambini nati nel 2010 al policlinico Gemelli e risultati positivi al test della tubercolosi sia di genitori dei bambini nati presso tale Ospedale e, in relazione a ciò quali ulteriori iniziative a tutela della salute pubblica siano state intraprese sia dal Ministero stesso che in collaborazione con la Regione Lazio e con l'ospedale Gemelli di Roma dal 6 settembre ad oggi e, se il nuovo documento d'indirizzo, annunciato dal Ministro nella risposta del 6 settembre sia già stato predisposto nonché se al Ministro risulta vero che l'obbligo di vaccinazione antitubercolare (BCG) previsto dalla legge 14 dicembre 1970 n. 1008, come obbligatoria per il personale medico ed infermieristico sia attualmente largamente disatteso.
(5-05376)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

GARAGNANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno della cooperazione è trattato nel nostro ordinamento con favore;
tuttavia va rilevato che, oltre alla cooperazione autenticamente sociale, esiste anche una cooperazione che si connota come una vera e propria holding imprenditoriale, collegata spesso, a vari livelli, con gli enti locali che, specie nell'Emilia Romagna, fanno spesso capo alle sinistre;
i rapporti tra cooperazione rossa e potere politico sono stati denunciati anche nel libro «Falce e carrello» scritto dall'imprenditore Bernardo Caprotti e da Stefano Filippi che segnalava, tra l'altro, come l'impresa Esselunga si fosse trovata in difficoltà ad estendere la sua rete commerciale in Emilia Romagna proprio in considerazione dei collegamenti tra cooperative ed enti locali e del comportamento scorretto sotto il profilo commerciale delle prime;
una recentissima sentenza del tribunale di Milano ha condannato Esselunga, gli autori del libro nonché la casa editrice e persino l'autore della prefazione, per concorrenza sleale sostenendo che il libro citato integri «un'illecita concorrenza per denigrazione ai danni di Coop Italia» e vietando pertanto l'ulteriore diffusione dello stesso; tale sentenza ha suscitato sconcerto nell'interrogante ma anche in altri autorevoli esponenti politici della maggioranza e del Governo anche in considerazione del fatto che anche le recenti inchieste sembrano fornire concreti elementi su cui fondare l'idea di degenerazioni nel sistema cooperativo ed indebite contiguità tra questo e il sistema politico specie in Emilia Romagna;
è opportuno che il Ministro interrogato, alla luce di questi elementi ed al di

là di pronunce giudiziarie che per l'interrogante restano discutibili e tali da compromettere il diritto dei cittadini di informare ed essere informati, svolga una puntuale attività di vigilanza sul rispetto delle leggi e del principio mutualistico da parte delle cooperative per distinguere quelle attività autenticamente riconducibili alla ratio della cooperazione e quelle che invece si connotano come vere e proprie holding imprenditoriali o che presentano anomali collegamenti con specifiche aree politiche -:
se il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare iniziative dirette a verificare con la massima severità la corretta applicazione delle norme legislative, regolamentari, statutarie e mutualistiche nelle cooperative con specifico riferimento a quelle cooperative che operano, specie in Emilia Romagna, in stretta connessione con gli enti locali e con la politica e se non intenda adottare iniziative, anche normative, per rompere quella che, ad avviso dell'interrogante, costituisce un'indebita rete di rapporti tra «cooperazione rossa» e politica e per evitare la possibilità di episodi come quelli descritti nel libro citato abbiano a verificarsi.
(3-01836)

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Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Fava e Alessandri n. 7-00294, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Allasia.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Raisi e Della Vedova n. 2-01201, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Granata.

Apposizione di firma ad una interrogazione a risposta immediata in assemblea ed indicazione dell'ordine dei firmatari.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Zampa ed altri n. 3-01834, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2011, è stata sottoscritta anche dal deputato Touadi che, con il consenso degli altri sottoscrittori ne diventa il nono firmatario e, conseguentemente, l'ordine dei firmatari si intende così modificato: «Zampa, Franceschini, Villecco Calipari, Livia Turco, Maran, Amici, Quartiani, Giachetti, Touadi, Concia, Brandolini, Cardinale, Mattesini, Sbrollini, Schirru, De Torre, Lo Moro, Viola e Siragusa».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pes e altri n. 5-05353, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Coscia.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Gidoni n. 5-05355, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti n. 5-05361, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di un documento di indirizzo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Di Pietro n. 1-00661 del 21 giugno 2011.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Messina n. 4-12864 del 27 luglio 2011;
interrogazione a risposta scritta Costa n. 4-13169 del 12 settembre 2011;
interrogazione a risposta orale Patarino n. 3-01817 del 15 settembre 2011.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza Garagnani n. 2-01017 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 452 del 24 marzo 2011. Alla pagina 20622, seconda colonna, alla riga ventiseiesima, deve leggersi: «chiesto due milioni di euro di danni-:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in relazione a quanto esposto in premessa.» e non «chiesto due milioni di euro di danni.», come stampato.