XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 12 settembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
la legge 12 marzo 1999, n. 68, contiene la disciplina della promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
sulla base della predetta legge, è stato adottato con decreto del Presidente della Repubblica 10 ottobre 2000, n. 333, il regolamento di esecuzione, mentre con l'articolo 7 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, si è disposto che le amministrazioni pubbliche, al fine di verificare la corretta ed uniforme applicazione della legge, sono tenute a comunicare semestralmente al dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, l'elenco del personale disabile collocato nel proprio organico e le assunzioni relative effettuate nell'anno e previste nell'ambito della programmazione triennale dei fabbisogni;
secondo l'insegnamento della Corte costituzionale (sentenza n. 329/2002), la legge n. 68 è diretta alla valorizzazione della capacità lavorativa dei soggetti disabili attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato;
la legge 12 marzo 1999, n. 68, ha attuato un radicale rafforzamento della tutela delle persone diversamente abili, dando consistenza a quella parte della legge 5 febbraio 1992, n. 104, legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, che tra i suoi princìpi fondamentali include il doversi garantire il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona diversamente abile, promuovendone la piena integrazione oltre che nella famiglia, nella scuola e nella società, anche nel lavoro;
come ribadito dalla recente sentenza della Corte di cassazione n. 12131 del 2011, il diritto all'assunzione della persona disabile è diritto soggettivo perfetto, capace di determinare la prevalenza della disciplina nazionale su quella regionale in materia di lavoro, pur trattandosi di materia oggetto di potestà legislativa concorrente, quando la legislazione regionale provoca un insanabile contrasto ed incompatibilità con la fonte legislativa nazionale che pregiudica il diritto del lavoratore disabile;
i continui «tagli» del Governo Berlusconi e il blocco automatico delle agevolazioni fiscali per tutti i contribuenti, costituiscono ad avviso dei firmatari del presente atto un rischio rilevantissimo per l'attuazione del diritto al lavoro delle persone disabili;
i «tagli» e il blocco vanno ad aggiungersi ai pesantissimi «tagli» di risorse e di trasferimenti agli enti locali non solo in materia assistenziale, ma anche per gli investimenti in progetti che vedono impegnate le pubbliche amministrazioni nel sostegno dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità;
basti pensare che a seguito dei tagli, il fondo per il diritto al lavoro delle persone disabili, previsto dalla citata legge n. 68 del 1999 subirà decurtazioni pari a tre quarti delle sue risorse;
è necessario che il Governo inverta subito la rotta intrapresa evitando di distruggere, come a giudizio dei firmatari del presente atto sta facendo, il lavoro fin qui realizzato, con molta fatica, dall'associazionismo di settore e dagli enti locali per assicurare - anche attraverso progetti e iniziative sperimentali - il fondamentale diritto del lavoro delle persone con disabilità, inesatto adempimento dell'articolo 4 della Costituzione,


impegna il Governo


a convocare immediatamente nelle sedi opportune un tavolo di lavoro tra lo Stato,

gli enti locali, le associazioni del terzo settore impegnate per l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità e le parti sindacali, al fine di salvaguardare mediante apposite azioni quanto fin qui realizzato in materia di inserimento lavorativo delle persone disabili e di programmare nuove strategie e iniziative in grado di far aumentare i progetti, anche sperimentali, par l'inserimento lavorativo delle persone disabili, individuando inoltre le risorse opportune.
(7-00687)
«Paladini, Aniello Formisano, Palagiano, Mura, Borghesi».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

PINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
con sentenza n. 182 - anno 2006 - della Corte costituzionale, è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'articolo 105, comma 3, della legge della regione Toscana 3 gennaio 2005, n. 1, «Norme per il governo del territorio» nella parte in cui non dispone che, per gli interventi in zona sismica, non si possono iniziare lavori senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della regione;
il principale motivo addotto a fondamento della decisione presa dalla Corte, è costituito dall'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia» laddove prevede l'autorizzazione regionale esplicita (il principio, in linea generale era peraltro già contenuto nell'articolo 18 della legge 2 febbraio 1974, n. 64), ravvisando in ciò la precisa volontà del legislatore, di esigere «una vigilanza assidua sulle costruzioni riguardo al rischio sismico, attesa la rilevanza del bene protetto, che trascende anche l'ambito della disciplina del territorio, per attingere a valori di tutela dell'incolumità pubblica che fanno capo alla materia della protezione civile, in cui ugualmente compete allo Stato la determinazione dei principi fondamentali»;
l'obbiettivo della norma, cioè volontà di una «vigilanza assidua» riguardo al rischio sismico, viene esplicato non solo con riguardo all'autorizzazione sismica che rappresenta la fase propedeutica all'esecuzione delle opere (articolo 18 della legge 2 febbraio 1974 n. 64; articolo 94 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001 n. 380), ma anche nelle fasi decisive di esecuzione (articolo 29 della legge 2 febbraio 1974 n. 64; articolo 103 del decreto del Presidente della Repubblica del 6 giugno 2001 n. 380) e di controllo al termine dei lavori (articolo 28 della legge 2 febbraio 1974 n. 64; articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001 n. 380). La cosa non desta sorpresa, in considerazione del fatto che un controllo sistematico sui progetti potrebbe essere integralmente vanificato da un esecuzione difforme posto che il legislatore, tanto nell'ambito della legge 2 febbraio 1974 n. 64, quanto nell'ambito del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001 n. 380, ai fini di una concreta prevenzione nei confronti del rischio sismico, ha chiaramente inteso porre la responsabilità in capo al dirigente del servizio competente della regione, ad un livello di equipollenza con quella in capo al progettista e al direttore lavori, nel momento in cui precisa che la vigilanza si esplica nel controllo da parte dei funzionari regionali affinché i lavori procedano conformemente alle norme;
il contenuto dell'articolo 28 della legge 2 febbraio 1974 n. 64, e quello del corrispondente articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001,

n. 380, lasciano chiaramente intendere che la volontà del legislatore sia quella che, da parte della regione, sulle costruzioni in zona sismica, vi sia un controllo assiduo fino a costruzione finita e che le responsabilità dell'ufficio tecnico della regione si concludano con il rilascio del prescritto «certificato che attesti la perfetta rispondenza delle opere alle norme»;
all'articolo 19 la legge della regione Emilia Romagna 30 ottobre 2008, n. 19 «NORME PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO» recita: «Art. 19
Collaudo statico:
1. Per tutti gli interventi edilizi di cui all'articolo 9, comma 1, ad esclusione degli interventi di riparazione o interventi locali che interessano elementi isolati, è necessario effettuare il collaudo statico volto ad accertare che la realizzazione degli interventi avvenga in conformità a quanto previsto nel progetto. Con apposito atto di indirizzo la Giunta regionale può individuare altri interventi edilizi esclusi dal collaudo. Il collaudo statico va normalmente eseguito in corso d'opera tranne casi particolari in cui tutti gli elementi portanti principali siano ancora ispezionabili, controllabili e collaudabili ad opere ultimate.
2. Contestualmente all'istanza di autorizzazione, di cui all'articolo 12, ed alla denuncia di deposito, di cui all'articolo 13, il committente è tenuto a presentare l'atto di nomina del collaudatore scelto e la dichiarazione di accettazione dell'incarico.
3. Completate le opere strutturali il direttore dei lavori ne dà comunicazione alla struttura tecnica competente in materia sismica ed al collaudatore, che nei sessanta giorni successivi provvede a depositare il certificato di collaudo statico presso la struttura competente.
4. Il deposito del certificato di collaudo statico tiene luogo anche del certificato di rispondenza dell'opera alle norme tecniche per le costruzioni previsto all'articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001. Negli interventi in cui il certificato di collaudo non è richiesto, la rispondenza è attestata dal direttore dei lavori che provvede al relativo deposito presso la struttura tecnica competente.
5. Il collaudo viene effettuato da professionisti o da altri soggetti abilitati dalla normativa vigente, diversi dal progettista e dal direttore dei lavori e non collegati professionalmente, in modo diretto o indiretto, al costruttore»;
tenuto conto di quanto sopra, rilevato che il collaudatore è nominato e pagato dal committente e pertanto non è «giudice distante», ad avviso dell'interrogante, è di dubbia legittimità costituzionale il punto 4 evidenziato, per la violazione dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, sulla base delle stesse identiche motivazioni addotte a fondamento della richiamata sentenza n. 182/2006 della Corte costituzionale;
la rilevanza di questo punto di norma appare cruciale in considerazione della frequenza con la quale vengono rilevate difformità esecutive nel campo dell'edilizia. Sembrerebbe inopportuno vanificare il controllo sistematico dei progetti, con la perdita di conoscenza di ciò che succede in fase esecutiva;
il collaudatore non è terzo ed è pagato dal committente. Il caso dell'ingegner Migliacci sul Palacongressi di Rimini appare emblematico. Si è visto cosa il collaudatore aveva dichiarato al fine di consentire l'apertura del palacongressi di Rimini. Solamente l'intervento della magistratura, conseguente ad un preciso esposto, ha consentito che non venisse utilizzato un edificio realizzato in contrasto con le norme volte alla tutela della pubblica incolumità;
se il certificato di conformità ex articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380, per legge di competenza delle regioni, viene delegato ad un privato pagato dal committente, vengono meno tutte le garanzie per la pubblica incolumità sancite dalla legge;

se la sentenza n. 182/2006 ha sancito che l'autorizzazione da rilasciarsi da parte dell'ufficio tecnico regionale non può essere sostituita con l'asseverazione di un tecnico, parimenti o a maggior ragione, il certificato di conformità ex articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, non può essere surrogato da un certificato di collaudo redatto da un tecnico di parte pagato dal committente -:
per quali ragioni, alla luce di quanto riportato in premessa, non sia stato a suo tempo promosso il giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 19 della legge della regione Emilia Romagna 30 ottobre 2008, n. 19, nel punto in cui dispone che «il deposito del certificato di collaudo statico tiene luogo anche del certificato di rispondenza dell'opera alle norme tecniche per le costruzioni previsto all'articolo 62 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, considerato che, con tale disposto, il compito di operare il controllo finale di conformità delle opere, attribuito per legge alla regione, viene delegato a un tecnico pagato dalla proprietà e che il controllo della correttezza dei progetti (autorizzazione sismica) potrebbe essere integralmente vanificato da un'esecuzione difforme dal progetto, con grave pericolo per la pubblica incolumità come rivelato dal caso del palacongressi di Rimini.
(4-13170)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come evidenziato con le interrogazioni 4-13036 e 4-06903 l'isola di Ventotene è stata protagonista di fenomeni di dissesto idrogeologico;
per la messa in sicurezza dell'isola è stata stanziata la somma di 6 milioni di euro;
da un articolo pubblicato su La Provincia del 30 agosto 2011, a firma Giuseppe Mallozzi, risulta che il 22 agosto 2011 è stato pubblicato un bando di gara riguardante «Appalto di progettazione esecutiva, previa acquisizione della progettazione definitiva, in sede di offerta ed esecuzione dei lavori di collegamento esterno al centro abitato per il porto nuovo con eliminazione del rischio frana» per un importo di 4.825.148,56 euro;
si tratta della realizzazione di un nuovo collegamento al centro abitato dal porto romano che si articolerà interamente in galleria, tra cui una perforazione del tratto di costa definito a rischio frana -:
se sia prevista una lista di priorità di interventi per la messa in sicurezza dell'isola con le risorse di cui all'intesa Stato-regione;
se parte di queste siano usate per la realizzazione del nuovo collegamento di cui in premessa ed, in caso affermativo, se non ritenga il Ministro di intervenire perché vadano privilegiati altri interventi di messa in sicurezza del territorio piuttosto che quello legato alla realizzazione di una infrastruttura che si articolerà interamente in galleria in un territorio particolarmente fragile come quello di Ventotene.
(4-13168)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 28 agosto 2011 il comandante delle forze operative terrestri, generale

di Corpo d'armata Francesco Tarricone ha disposto lo svolgimento di una inchiesta formale disciplinare per l'eventuale comminazione di una sanzione di stato nei confronti del maresciallo capo Maurizio Veneri, al quale il successivo 5 settembre veniva notificato l'atto di avvio della predetta inchiesta a firma dell'ufficiale inquirente appositamente nominato;
l'inchiesta a carico del militare citato è stata disposta per verificare se sussistono responsabilità tali da dover essere sanzionate con provvedimenti disciplinari di stato relativi all'addebito contestato, che, come si legge nell'atto di avvio del procedimento, consiste in ciò: «Nel periodo compreso tra marzo e ottobre 2010 un soggetto, presumibilmente identificabile con il Mar. Ca. VENERI, partecipando ai forum sul sito www.forzearmate.eu col nickname «Maurizio», rilasciava una serie di commenti, riportati nella richiesta di archiviazione, diffamatori rappresentando fatti e situazioni lesivi per l'immagine della Forza Armata. Sottoposto a provvedimento penale per il reato di «diffamazione militare pluriaggravata e continuata (artt. 81 c.p., 47 n. 2 e 227 c.p.m.p.)», la Procura della Repubblica presso il Tribunale Militare di Roma, con decreto di archiviazione 373/10 emesso e depositato in cancelleria il 15 marzo 2011 ed acquisito dall'A.D. il 17 giugno 2011, ha archiviato per infondatezza della notizia di reato. La condotta tenuta nell'occasione, seppure penalmente non rilevante, evidenzia responsabilità sotto il profilo disciplinare che ledono il prestigio dell'istituzione, della categoria di appartenenza e la dignità del grado rivestito»;
agli interroganti, come hanno più volte avuto modo di segnalare al Ministro interrogato, appare ormai chiaro che il codice dell'ordinamento militare trovi scrupolosa applicazione solo ed esclusivamente nei confronti dei gradi più bassi della scala gerarchica. Infatti, non risulta che siano mai stati adottate simili procedure nei confronti del generale Ganzer, condannato alla pena di anni 14 nel giudizio penale di primo grado, o di altri ufficiali sottoposti alla medesima disciplina né, tantomeno, nei confronti di quei delegati della rappresentanza militare sottoposti a procedimento penale, ancorché assolti;
appare agli interroganti anche che l'azione disciplinare disposta dal generale Tarricone finisca per sostituirsi a quella legittimamente svolta dalla competente autorità giudiziaria che certamente ha agito su impulso della medesima amministrazione militare;
apprendere dell'esistenza di simili comportamenti discutibili sul piano della legalità e della funzione di comando che dovrebbe caratterizzare ogni ufficiale delle Forze armate, ancor più se trattasi di generale di vertice, lascia profondamente sconcertati gli interroganti -:
quali immediate iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per far cessare simili disparità di trattamento tra militari e se non ritenga doveroso far sì che sia disposta l'immediata archiviazione dell'inchiesta a carico del maresciallo Veneri;
se non ritenga di dover assumere iniziative, e quali, nei confronti del generale Tarricone che a giudizio degli interroganti, ha posto in essere un atto ed esercitato la potestà disciplinare per fini diversi da quelli per i quali la legge gli ha in astratto attribuito tale potere.
(4-13167)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

NEGRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo l'ultimo rapporto della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica 2011, nel 2010, sui quasi 2.300 comuni sottoposti ai vincoli del patto di stabilità, sono stati cinquanta gli enti locali

che non sono riusciti ad adempiere ai vincoli legislativi del patto, localizzati principalmente in Lombardia, Veneto, Puglia e Sicilia e il cui sforamento è stato pari a 74,586 milioni di euro;
la deliberazione n. 4/2011 della sezione delle autonomie della Corte dei conti che ha relazionato sui bilanci di previsione degli enti locali del 2008 ha messo in luce come nonostante sia migliorata la completezza con la quale vengono trasmesse le relazioni ai bilanci si avvisino, allo stesso tempo, delle irregolarità tra cui la sovrastima delle entrate, soprattutto quelle relative alle sanzioni pecuniarie per violazioni al codice della strada e per il recupero per evasione tributaria;
le recenti modificazioni apportate all'interno di norme come il decreto sviluppo e i decreti legislativi in materia di federalismo hanno modificato le prescrizioni per gli enti locali in materia di patto di stabilità e in particolar modo, le disposizioni in materia di premi e sanzioni, al fine di rendere più meritocratico il sistema di premialità per gli enti locali virtuosi -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, all'interno delle proprie competenze, assumere iniziative dirette a rafforzare gli strumenti per il monitoraggio degli adempimenti per la certificazione dei bilanci degli enti locali verificando, in particolare, la corretta iscrizione delle poste in conto competenza finalizzate al rispetto del patto di stabilità.
(4-13153)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il carcere-modello dell'isola di Gorgona, la più piccola dell'arcipelago Toscano (larga due chilometri e lunga tre), di fronte a Livorno, potrebbe non esserci più, dopo 142 anni di convivenza tra la colonia penale e l'isola, per decisione del Ministero della giustizia;
si tratta di un carcere dove i detenuti lavorano all'aperto e dove si è sperimentata con successo la formula della colonia penale con i reclusi impegnati quasi esclusivamente in attività esterne come la pastorizia, l'agricoltura, la pesca e l'acquacoltura, in una specie di simbiosi con i gorgonesi, senza sbarre, né recinti;
il comitato «Abitanti Isola di Gorgona» ha manifestato la propria preoccupazione: «Tanti pericoli potrebbero nascondersi dietro questa chiusura, forse maggiori di quelli attuali, per la sopravvivenza del paese e degli abitanti, se non si saprà gestire il dopo-carcere» mentre, in uno degli appelli di alcuni abitanti, apparsi su alcuni quotidiani locali, si legge, tra l'altro: «i gorgonesi se non vogliono veder ridurre la loro isola a terra di nessuno, devono mobilitarsi da subito per tornare, abitare e organizzare una vita civile sull'isola»;
il comitato degli abitanti afferma, inoltre, che «Con la metà della metà delle risorse che oggi vengono destinate al carcere una comunità ben organizzata potrebbe mantenere in piedi le attività essenziali dell'isola (luce, acqua, pane, eccetera), compresa l'attività dell'azienda agricola, magari impegnando in maniera imprenditoriale anche qualche detenuto a fine pena»;
gli abitanti dell'isola di Gorgona si dichiarano pronti a favorire la possibilità di un primo nucleo di civili, anche giovani, che possa iniziare una nuova vita per Gorgona, consentendo ai tanti gorgonesi partiti «di tornare qui, abitare e organizzare una vita civile sull'isola» -:
quale sia lo stato delle cose relativo alla paventata chiusura del carcere di cui in premessa e, nel caso venisse confermata tale decisione, quale sarà la destinazione dei detenuti atteso che è nota la drammatica situazione relativa al sovraffollamento delle carceri italiane;

quali interventi ritenga di poter sostenere affinché venga garantita la permanenza sull'isola degli abitanti nel solco delle proposte avanzate dal comitato abitanti isola di Gorgona.
(4-13154)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 8 settembre sul Corriere.it è apparso un articolo intitolato «Ciancimino ride della scorta e del Pubblico Ministero: in procura faccio quello che voglio»;
nell'articolo si riportano stralci di intercettazioni ambientali risalenti rispettivamente al 16 novembre ed al 1o dicembre 2010: nei nastri è stata registrata la voce dell'ex testimone della procura di Palermo, poi arrestato lo scorso 21 aprile con l'accusa di calunnia aggravata;
nelle intercettazioni - disposte dalla procura di Reggio Calabria che in quel momento teneva sotto controllo il commercialista Girolamo Strangi, indagato perché considerato vicino alla 'Ndrangheta - Massimo Ciancimino si rivolgerebbe al commercialista Strangi dicendo che «Negli uffici della procura di Palermo io faccio quello che (...) voglio»;
in particolare, nelle trascrizioni delle intercettazioni pubblicate dal settimanale Panorama, si apprende che Ciancimino avrebbe detto a Strangi di avere quasi libero accesso agli uffici della procura di Palermo e che dal computer ivi ubicato può entrare nella banca dati del Viminale. In una intercettazione si sente il figlio dell'ex sindaco del comune di Palermo dire al suo interlocutore una frase del seguente tenore: «Negli uffici di Ingroia tu digiti un nome e gli puoi fare vita, morte e miracoli. Se ti serve qualcosa...» -:
se al Ministro in indirizzo risulti quanto sopra riportato;
se e come il Ministro della giustizia intenda attivarsi per verificare eventuali presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare.
(4-13157)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un articolo pubblicato sul quotidiano La Provincia, il carcere di Bassone sarebbe troppo affollato e in condizioni igieniche a dir poco precarie, al punto che ora si teme anche il pericolo di danno ambientale dovuto alle cisterne di gasolio della centrale termica del carcere in questione che, obsolete, minacciano di sversare il loro contenuto nella falda;
la vicenda è stata denunciata dalla delegazione della Cisl-Fns che da tempo ha sollevato il velo sulla vita del carcere di Como dove a fronte di una capienza di 421 detenuti sono ospitate oltre 550 persone (ma in alcuni mesi dell'anno gli ospiti sono stati più di 600, alcuni dei quali erano costretti a dormire senza materassi);
secondo quanto dichiarato da Massimo Corti, segretario della Federazione nazionale sicurezza di Como, «la sovrappopolazione porta alla promiscuità e al degrado, esistono seri rischi per la salute dei detenuti e degli stessi agenti di polizia penitenziaria, oltre al rischio di diffusione di malattie infettive. Nelle celle manca l'acqua calda, i servizi igienici sono inadeguati e le docce comuni sono insufficienti per garantire a tutti i detenuti l'utilizzo quotidiano, con in più problemi di umidità e chiazze di muffa che minano molti locali della struttura» -:
se sia a conoscenza di quanto scritto in premessa;
in che modo intenda attivarsi e in quali tempi per superare gli evidenti problemi di sovraffollamento del carcere Bassone di Como;
quali provvedimenti intenda adottare al fine di riportare le condizioni di vita delle persone recluse nel carcere di Como

all'interno dei parametri di legalità sanciti a livello costituzionale, legislativo e regolamentare;
a quando risalga e cosa vi sia scritto nella relazione semestrale della Asl sulle condizioni igienico-sanitarie dell'istituto;
quali misure si intendano adottare al fine di evitare che le cisterne di gasolio della centrale termica del carcere in questione arrivino a sversare il loro contenuto nella falda acquifera provocando un serio danno ambientale.
(4-13158)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere composto da Radicali italiani, A buon diritto, Ristretti orizzonti, Antigone, Il detenuto Ignoto e Radiocarcere, Narces Adrian Manole, romeno di 27 anni, si è suicidato lo scorso 6 settembre impiccandosi nella propria cella ubicata nel carcere di Agrigento;
a scoprire l'accaduto è stato un agente di polizia penitenziaria, avvertito da altri detenuti. La salma dell'uomo è ora all'obitorio dell'ospedale «San Giovanni di Dio», per essere sottoposta a ispezione cadaverica. Momenti di tensione si sono vissuti all'arrivo all'obitorio dei familiari e amici del romeno. Un folto gruppo di connazionali del giovane ha protestato vivacemente e inveito contro le forze dell'ordine e il regime carcerario;
il romeno morto suicida era stato arrestato una settimana fa dai carabinieri di Canicattì con le accuse di resistenza, violenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. Avrebbe tentato di colpire un muratore e poi si sarebbe scagliato contro i militari ferendoli. Sarebbe dovuto comparire in tribunale per il processo l'8 ottobre 2011;
sulla vicenda il segretario generale della Uil-Pa penitenziari, Eugenio Sarno, ha diramato il seguente comunicato: «Ad Agrigento da tempo denunciamo condizioni di grave sovraffollamento e di carenze logistiche. Alle otto di questa mattina, infatti, nell'istituto agrigentino risultano detenute 482 persone a fronte di una ricettività massima pari a 248. Da segnalare, inoltre, come la Direzione del carcere non possa più garantire ai detenuti nuovi giunti nemmeno la fornitura di primo ingresso (lenzuola, stoviglie, eccetera) avendo esaurito i fondi. Evidentemente il Presidente Napolitano aveva ben ragione a richiamare la prepotente urgenza di ridare costituzionalità e civiltà al nostro sistema penitenziario. Perché ciò sia possibile occorre che tutte le componenti politiche e sociali si impegnino sinergicamente per ricercare e individuare soluzioni possibili e condivise» -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti del detenuto morto suicida fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se non si intendano adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e atti di autolesionismo;
più in particolare quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, il tutto attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio suicidio.
(4-13159)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal sito Polpen.it (la voce della polizia penitenziaria), un agente di polizia penitenziaria in

servizio presso il carcere di Torino si è suicidato lo scorso 7 settembre sparandosi un colpo di pistola alla testa;
sulla triste vicenda Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo polizia penitenziaria (Sappe), ha diramato il seguente comunicato stampa: «Siamo sgomenti e sconvolti. A pochi mesi dal suicidio di altri appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, in servizio a Mamone Lodè, Caltagirone e Viterbo, piangiamo la vittima di un'altra tragedia che ha sconvolto i Baschi Azzurri. Un agente di Polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Lorusso e Cutugno di Torino si è suicidato con un colpo di pistola alla testa questa notte nel piazzale del cimitero di Foglizzo (Torino). Non sono ancora chiare le ragioni che hanno spinto l'uomo, 43 anni, a compiere il gesto estremo. Siamo impietriti per questa nuova immane tragedia. Ci stringiamo con tutto l'affetto e la solidarietà possibili al dolore indescrivibile dei familiari, degli amici, dei colleghi. Dal 2000 ad oggi si sono uccisi 90 poliziotti penitenziari, 1 direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e 1 dirigente regionale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). Quattro suicidi in pochi mesi sono sconvolgenti. Da tempo sosteniamo che bisogna comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l'attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere. L'Amministrazione penitenziaria, dopo la tragica escalation di suicidi degli scorsi anni - nell'ordine di 10 casi in pochi mesi!, accertò che i suicidi di appartenenti alla Polizia Penitenziaria, benché verosimilmente indotti dalle ragioni più varie e comunque strettamente personali, sono in taluni casi le manifestazioni più drammatiche e dolorose di un disagio derivante da un lavoro difficile e carico di tensioni. Proprio per questo il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria assicurò i Sindacati di prestare particolare attenzione al tragico problema, con la verifica delle condizioni di disagio del personale e l'eventuale istituzione di centri di ascolto. Ma a tutt'oggi non sono stati colpevolmente attivati questi importanti Centri di ascolto e questa colpevole superficialità su un tema tanto delicato quanto importante è imperdonabile, se in poco tempo 4 appartenenti alla Polizia Penitenziaria si sono tolti la vita. Ed è grave che su un tema tanto delicato quanto il disagio lavorativo dei Baschi Azzurri ci sia così tanta superficialità. Chiediamo al Ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma di farsi carico in prima persona su questo importante problema. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: l'istituzione di appositi Centri specializzati in grado di fornire un buon supporto psicologico agli operatori di Polizia - garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene - può essere un'occasione per aumentare l'autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacità spendibili in una professione davvero dura e difficile, all'interno di un ambiente particolare quale è il carcere, non disgiunti dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l'aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la Polizia penitenziaria. Su queste tragedie non possono e non devono esserci colpevoli superficialità o disattenzioni!» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della tragica morte dell'agente di polizia penitenziaria che prestava servizio nell'istituto penitenziario di Torino e delle cause che hanno determinato l'estremo gesto;
a che punto si trova il preannunciato ripristino dell'organico, da tempo carente di almeno 6.000 unità, degli agenti di polizia penitenziaria e in che modo si intenda far fronte ai pensionamenti che ogni anno si verificano a centinaia del corpo dei baschi azzurri;
in particolare, quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di sostenere concretamente, anche dal punto di vista psicologico, gli agenti di polizia penitenziaria impegnati nella gravosa attività di sorveglianza nelle strutture carcerarie del nostro Paese.
(4-13161)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa ANSA del 7 settembre 2011, nella città di Viterbo vi sarebbe un altissimo contenuto di arsenico nell'acqua, addirittura oltre i 50 mg/litro. Una situazione che ha costretto il comune ad installare distributori pubblici di acqua depurata dove ogni giorno si affollano gruppi di cittadini;
secondo il Garante dei diritti dei detenuti «i detenuti del Mammagialla non hanno questa opportunità e sono costretti o a bere l'acqua che esce dai rubinetti o a pagare di tasca propria bottiglie di acqua minerale per bere e cucinare al costo di circa tre euro al litro. Un sacrificio troppo grande per detenuti che, troppo spesso, non hanno i soldi neanche per i francobolli. La drammatica situazione che si vive a Viterbo è sotto gli occhi di tutti. Una situazione insostenibile che dovrebbe essere affrontata al massimo livello politico. (...) Credo sia necessario che si tenga un vertice con Prefettura, regione Lazio, Provincia e comune di Viterbo, i parlamentari locali, l'Amministrazione penitenziaria e le associazioni di volontariato»;
dopo Viterbo, il problema delle forniture idriche inquinate da metalli pesanti sarebbe stato registrato anche nei penitenziari di Cosenza e di Porto Azzurro;
a un anno dal provvedimento dell'Unione europea - che ha negato all'Italia la deroga ai limiti massimi di particolati nocivi consentiti nelle potabili di 128 comuni - poco o nulla è stato fatto, con l'aggravante che se in alcuni comuni ci si organizza come si può (forniture idriche tramite autobotti, depurazione «fai da te», cisterne alimentate esternamente), in carcere diventa tutto molto più complicato;
l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Unione europea hanno dato indicazioni di ridurre al più presto la soglia massima di arsenico nelle acque erogate per il consumo umano atteso che l'arsenico è classificato dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie -:
quali misure in generale intenda adottare il Governo per la potabilizzazione delle reti idriche;
in particolare, cosa intendano fare i Ministri, negli ambiti di loro rispettiva competenza, al fine di sostenere le strutture penitenziarie coinvolte in questa fase emergenziale ed eliminare i problemi dovuti all'acqua avvelenata che esce dai loro rubinetti.
(4-13162)

COSTA, CONTENTO e BALDELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per l'ennesima volta i mezzi di comunicazione hanno riportato il contenuto di stralci di atti di indagine compiuti dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli;
numerosi quotidiani, infatti, hanno riportato parte di una conversazione telefonica intervenuta tra il signor Valter Lavitola, attualmente indagato dalla medesima procura, e il Presidente del Consiglio, conversazione che sarebbe avvenuta appena il 24 agosto 2011;
altrettanto risulta accaduto in relazione alle informazioni testimoniali rese agli inquirenti, pochi giorni orsono, dalla segretaria del Capo del Governo signora Marinella Brambilla;
infine, la stessa situazione risulta essersi verificata con riferimento alle recenti dichiarazioni testimoniali rilasciate allo stesso ufficio dall'avvocato Giorgio Perroni;
dalle informazioni in possesso degli interroganti, gli atti di indagine concernenti tutti i casi riportati non risultano essere stati ancora depositati, conseguentemente

non dovrebbero essere a conoscenza di terzi essendo nell'esclusiva disponibilità e custodia degli uffici della procura della Repubblica di Napoli;
la pubblicazione da parte dei mezzi di comunicazione sembrerebbe, tra l'altro, riferirsi solamente a specifici e parziali contenuti al punto che gli interroganti ritengono di non poter escludere che la fuga di notizie possa essere stata favorita in modo da danneggiare, attraverso il rilievo dato alle notizie, proprio la vittima dei reati contestati agli indagati e cioè il Presidente del Consiglio;
a parere sempre degli interroganti, il caso merita l'attenzione del Ministro della giustizia e del servizio ispettivo allo scopo di accertare se sussistano eventuali responsabilità nella gestione del procedimento ed in particolare del fascicolo contenente gli atti di indagine sopra richiamati -:
se non ritenga doveroso disporre urgentemente un'ispezione presso gli uffici della procura di Napoli per accertare i fatti allo scopo di avviare le iniziative di legge nei confronti di eventuali responsabili.
(4-13169)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

PINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086 «Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica», dispone l'emanazione, da parte del Ministero dei lavori pubblici (ora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, di specifiche norme tecniche, prevedendo il loro regolare aggiornamento a cadenza biennale;
l'articolo 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64 «Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche», dispone che, in tutti i comuni della Repubblica le costruzioni sia pubbliche che private siano realizzate in osservanza delle norme tecniche fissate con decreti del Ministro per i lavori pubblici, di concerto con il Ministro dell'interno, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che potranno essere successivamente aggiornate o modificate con la medesima procedura ogni qualvolta occorra;
l'articolo 3 della medesima legge 2 febbraio 1974, n. 64 dispone che, tutte le nuove costruzioni in zone sismiche, siano disciplinate oltre che dalle norme del citato articolo 1 della medesima legge, anche da specifiche norme tecniche emanate con decreti dal Ministro per i lavori pubblici, di concerto col Ministro dell'interno, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che si avvarrà anche della collaborazione del Consiglio nazionale delle ricerche. Si tratta di norme da aggiornarsi con la medesima procedura ogniqualvolta occorra in relazione al progredire delle conoscenze dei fenomeni sismici;
l'articolo 60 del decreto del Presidente del Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, dispone che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici, predisponga, modifichi e aggiorni le norme tecniche alle quali si uniformano le costruzioni realizzate in conglomerato cementizio armato, normale e precompresso e a struttura metallica;
in data 14 gennaio 2008 il Ministro delle infrastrutture di concerto con il Ministro dell'interno e con il capo del dipartimento della protezione civile, ritenuto di procedere all'approvazione delle norme tecniche per le costruzioni, ad esclusione delle tabelle 4.4.III e 4.4.IV e del capitolo 11.7, concernenti il legno, in considerazione dell'urgente ed indefettibile aggiornamento delle norme tecniche di cui al decreto ministeriale 14 settembre 2005,

ha decretato l'approvazione del testo aggiornato delle norme tecniche per le costruzioni, di cui alla legge 5 novembre 1971, n. 1086, alla legge 2 febbraio 1974, n. 64, al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, ed alla legge 27 luglio 2004, n. 186, di conversione del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136. Il Ministro ha decretato altresì che dette norme sostituiscano quelle approvate con il decreto ministeriale 14 settembre 2005;
le norme tecniche contenute nel decreto ministeriale 14 gennaio 2008, nelle premesse, recano la definizione dell'oggetto: «Le presenti Norme tecniche per le costruzioni definiscono i princìpi per il progetto, l'esecuzione e il collaudo delle costruzioni, nei riguardi delle prestazioni loro richieste in termini di requisiti essenziali di resistenza meccanica e stabilità, anche in caso di incendio, e di durabilità. Esse forniscono quindi i criteri generali di sicurezza, precisano le azioni che devono essere utilizzate nel progetto, definiscono le caratteristiche dei materiali e dei prodotti e, più in generale, trattano gli aspetti attinenti alla sicurezza strutturale delle opere»;
il regime transitorio stabilito dall'articolo 20 del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 302 del 31 dicembre 2007), come modificato dalla legge di conversione 28 febbraio 2008, n. 31 «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria», durante il quale era consentita, in alternativa, l'applicazione delle precedenti norme tecniche vigenti, è cessato il 30 giugno 2009, ex articolo 1-bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile;
l'articolo 20 del citato decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 come modificato dalla legge di conversione 28 febbraio 2008, n. 31, al comma 3 dispone: «Per le costruzioni e le opere infrastrutturali iniziate, nonché per quelle per le quali le amministrazioni aggiudicatrici abbiano affidato lavori o avviato progetti definitivi o esecutivi prima dell'entrata in vigore della revisione generale delle norme tecniche per le costruzioni approvate con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 14 settembre 2005, continua ad applicarsi la normativa tecnica utilizzata per la redazione dei progetti, fino all'ultimazione dei lavori e all'eventuale collaudo»;
l'aggiornamento delle norme tecniche operato dal competente Ministero deve necessariamente essere ricondotto all'avvenuto progredire delle conoscenze, in particolare nel campo dei fenomeni sismici, tant'è che era urgente ed indefettibile;
le strutture progettate e realizzate in conformità alle nuove norme tecniche contenute nel decreto ministeriale 14 gennaio 2008, debbono necessariamente essere considerate «più sicure» di quelle progettate sulla base delle precedenti norme, in considerazione della cogenza dell'applicazione delle nuove norme;
l'articolo 2.4.2 «Classi d'uso» delle predette norme, individua le reti ferroviarie come opere appartenenti alla categoria apicale, la classe IV: costruzioni con funzioni pubbliche o strategiche importanti, anche con riferimento alla gestione della protezione civile in caso di calamità;
si evidenzia che:
a) le norme inerenti alla sicurezza per la pubblica incolumità rientrano tra le attribuzioni dello Stato, e non nel «governo del territorio» regionale;
b) le strutture del trasporto rapido costiero di Rimini, che interagiscono direttamente con la linea ferroviaria Bologna-Taranto sono state progettate con le norme antecedenti a quelle contenute nel decreto ministeriale 14 gennaio 2008, e per quanto detto, sono a giudizio dell'interrogante implicitamente meno sicure di

quelle che deriverebbero dalla progettazione condotta in accordo alle più recenti norme;
c) i lavori non sono ancora stati iniziati;
d) all'interrogante pare illogico, se non assurdo, dare corso a lavori, che interagiscono con una struttura del più elevato valore strategico in caso di calamità come una linea ferroviaria di tale importanza, conseguenti all'applicazione di una norma che le attuali conoscenze hanno indotto ad abbandonare in via definitiva il 30 giugno 2009. L'illogicità è palese e a nulla giova il contenuto dell'articolo 20, comma 3, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, come modificato dalla legge di conversione 28 febbraio 2008, n. 31, che voleva che progetti definitivi già affidati potessero proseguire con il corso della vecchia norma. Non solo, si configurerebbero evidenti profili di incostituzionalità, perché oggi potrebbe verificarsi il caso paradossale in cui, ad esempio, due sottopassi ferroviari, identici, ma ubicati in diverse località dello Stato, potrebbero essere realizzati secondo norme diverse e con diverso grado di sicurezza. La norma transitoria, così come concepita, non può che ritenersi cessata alla data del 30 giugno 2009. Da tale data, su tutto il territorio nazionale, lavori non ancora iniziati non possono essere avviati se non conformemente alle nuove norme. E ciò indipendentemente dalla genesi progettuale eventualmente avviata anche in precedenza. In difetto, verrebbe anteposto l'aspetto economico alla sicurezza per la pubblica incolumità anche per opere strategiche di primaria importanza. È noto che il passaggio da un progetto definitivo alla fase esecutiva può durare anche decine di anni come nel caso in esame, ma alla luce delle recenti conoscenze non è più possibile realizzare un'opera pubblica non ancora iniziata, sulla base di norme obsolete. Sarebbe come mettere in commercio un aereo, pur sapendo che i sistemi di sicurezza sono inferiori a quelli che le norme attuali garantiscono, con aumento del rischio che possa precipitare -:
se il Ministro, in ordine alla realizzazione del trasporto rapido costiero di Rimini, intenda assumere ogni iniziativa di competenza per verificare se le strutture che interagiscono direttamente con la linea ferroviaria Bologna-Taranto, siano state progettate sulla base di norme «superate» sotto il profilo delle conoscenze e quindi della sicurezza, tenendo conto che i lavori non erano ancora stati avviati alla data del 30 giugno 2009;
se, in generale, si intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica su tutte le opere pubbliche progettate secondo la vecchia norma e non ancora iniziate alla data del 30 giugno 2009.
(4-13155)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'aprile 2014 scade la concessione dell'autostrada del Brennero, prima scadenza di una serie importante di concessioni autostradali;
il decreto-legge n. 78 del 2010 recante la manovra finanziaria con l'articolo 47 modifica il comma 2-bis del decreto-legge n. 59 del 2008 stabilendo che: a) l'Anas pubblicherà un bando di gara per l'affidamento della concessione entro settembre; b) il bando dovrà indicare il valore della concessione e le modalità di pagamento; c) il subentrante dovrà continuare gli accantonamenti al «fondo ferrovia»;
si stabilisce, inoltre, che il bando «deve prevedere un versamento annuo di 70 milioni (...) fino alla concorrenza del valore di concessione», nonostante secondo un articolo su la voce.info a firma Giorgio Ragazzi l'autostrada generi oggi un margine operativo lordo (Mol) di circa 140 milioni di euro l'anno il che lascerebbe al concessionario un ampio profitto lordo;

l'articolo citato riferisce anche di un «fondo ferrovia», nel quale la Autobrennero spa ha accumulato circa 400 milioni di euro in esenzione d'imposta -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero;
quali ragioni di economicità siano alla base della decisione di rassegnare la concessione;
se, rispetto alla gara, si intenda fissare pedaggio e durata e assegnare poi la concessione a chi offre il prezzo più elevato e, ove invece si prefissi il prezzo, se si intenda assegnare la concessione a chi offre la durata minore (fissato il pedaggio) o a chi richiede il pedaggio minore (fissata la durata);
se la titolarità del fondo di cui in premessa, per ora inutilizzato, passerà allo Stato alla scadenza della concessione o resterà nella disponibilità della società.
(4-13166)

TESTO AGGIORNATO AL 14 SETTEMBRE 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'Arma dei carabinieri si trova da sempre in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, nei confronti della quale ha sviluppato competenze e capacità indiscutibili oltre ad una conoscenza approfondita del problema nelle sue ramificazioni ed evoluzioni più attuali;
secondo le stime dell'Arma, presentate nel corso delle celebrazioni per il 197o anniversario della fondazione, in Calabria, nell'anno in corso, l'operato dei carabinieri ha contribuito a conseguire una diminuzione dei reati pari al 13 per cento sulla quale ha inciso in maniera determinante l'imponente lavoro del Comando provinciale di Cosenza, frutto di un modello organizzativo molto efficace che ha dato notevoli risultati già negli anni passati;
in un comunicato stampa del 3 agosto 2011 l'Unione nazionale dell'Arma dei carabinieri (UNAC) ha espresso il proprio dissenso nei confronti del trasferimento inspiegabile di alcuni eccellenti investigatori del comando (provinciale) di Cosenza ad incarichi d'ufficio, sottraendoli alla precedente attività di lotta alla criminalità organizzata, svolta con merito e capacità indiscutibili;
tali modifiche nell'organico del comando di Cosenza, intervenute a seguito dell'insediamento del nuovo comandante provinciale, hanno interessato il nucleo investigativo del comando, di fatto smantellandolo;
il trasferimento di queste unità, dalla comprovata esperienza e capacità nella lotta alla criminalità organizzata, rischia di compromettere seriamente l'operato dell'Arma nella provincia considerata, indebolendone l'efficacia -:
se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
quali siano le cause che hanno indotto le drastiche modifiche nel nucleo investigativo del comando di Cosenza;
se non ritenga opportuno sollecitare presso l'Arma una riconsiderazione delle operazioni di trasferimento di cui in premessa, che consenta di valutare l'impatto degli stessi sull'efficienza investigativa del comando di Cosenza.
(4-13152)

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa del 31 agosto 2011 si apprende che una ragazza marocchina di diciassette anni, che vive in provincia di Pesaro Urbino, è stata frustata dal padre perché troppo occidentalizzata;
un'agenzia di stampa del 3 settembre riporta un grave episodio accaduto nel

senese, dove un uomo indiano di 38 anni è stato arrestato con l'accusa di maltrattamenti per aver picchiato selvaggiamente la moglie incinta di una bambina, mentre lui avrebbe voluto un figlio maschio;
su un quotidiano nazionale del 6 settembre viene riportata la notizia che a Milano un uomo egiziano, di religione islamica, avrebbe tentato di soffocare con un sacchetto di plastica la figlia diciottenne, perché fidanzata con un italiano;
in tutti questi casi l'intervento delle forze dell'ordine è servito per evitare conseguenze ancora più gravi per le vittime;
si tratta di atti di violenza inaccettabili, che ledono la dignità di queste giovani donne e che devono essere fermamente condannati e puniti con grande severità;
sono sempre più numerosi gli episodi di violenza perpetrati a danno di donne e ragazze extracomunitarie, che cercano di integrarsi nel nostro Paese, soprattutto da parte di stranieri di religione islamica, quasi sempre loro famigliari;
è inaccettabile che in Italia ci siano persone private della libertà e sottoposte a violenze fisiche e psicologiche, in nome di tradizioni arcaiche, o peggio ancora in virtù di giustificazioni di tipo culturale o religioso -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tali gravi fatti e quali siano i suoi intendimenti al riguardo;
se dispongano di eventuali nuove circostanze in merito a quanto sopra riportato;
se siano in grado di fornire dati e statistiche relativi a vicende analoghe a queste avvenute in Italia negli ultimi anni, che vedono nel nostro Paese molte donne sottoposte a gravi violenze e sevizie;
quali iniziative urgenti intendano adottare per garantire il diritto di integrazione alle tante donne extracomunitarie, che vivono e vogliono integrarsi nel nostro Paese.
(4-13156)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere composto da Radicali italiani, A buon diritto, Ristretti orizzonti, Antigone, Il detenuto ignoto e Radiocarcere, M.K., 32 enne, di nazionalità marocchina, si è suicidato lo scorso 7 settembre impiccandosi all'interno della cella di sicurezza della questura di Lungadige Galtarossa;
l'uomo, gravato da numerosi precedenti penali e arrestato per un tentato furto, si sarebbe impiccato utilizzando la fettuccia dell'interno dei pantaloni, quella che serve alle volte per rinforzare il punto vita, oppure in pezzetti più piccoli a proteggere la parte di orlo che batte sul tacco delle scarpe;
arrestato in flagranza di reato e quindi in attesa del processo per direttissima, M.K. non era stato portato nel carcere di Verona, ma nelle celle di sicurezza della locale questura;
per evitare estremi gesti, sia in cella di sicurezza, così come in carcere, è prassi che ai detenuti piuttosto che ai fermati vengano tolte le cinture, i lacci delle scarpe e persino gli orologi; nel caso in questione, però, l'uomo ha utilizzato la fettuccia di rinforzo dei pantaloni;
il poliziotto di turno ha trovato l'uomo appeso alle inferriate della cella di sicurezza. Il corpo era ripreso anche dalle telecamere che il corpo di guardia tiene sotto controllo: ma pare che l'immagine della telecamera facesse apparire l'arrestato in piedi, vicino al cancello, come se fosse appoggiato a guardare fuori. In realtà era appeso;
della vicenda è stato informato il magistrato di turno, il quale dovrà appurare eventuale responsabilità di terzi nella morte dell'uomo -:
quali siano le modalità con le quali M.K. si è tolto la vita;

se intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, una indagine amministrativa interna al fine di appurare se nei confronti della persona arrestata morta suicida nella cella di sicurezza della questura siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie e quindi se non vi siano state responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte dell'amministrazione delle forze dell'ordine.
(4-13160)

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 16 marzo 2011 è stata inoltrata in base alla normativa vigente in materia, richiesta di accesso agli atti amministrativi al Ministero dell'interno, al prefetto Giuseppe Maddalena presso la direzione centrale dei servizi tecnico-logistici e della gestione patrimoniale del dipartimento di pubblica sicurezza;
gli atti richiesti erano relativi ai contratti di locazione dell'edificio sede della questura di Modena, sita in via Divisione Aqui, e dell'edificio sede del CIE (Centro di identificazione ed espulsione) di Modena sito in via Lamarmora;
a distanza di un mese dall'inoltro e dopo una telefonata della segreteria del prefetto Maddalena, l'interrogante è venuta a sapere che la richiesta era stata sottoposta al parere dell'Avvocatura di Stato e che quest'ultima aveva comunicato il parere negativo, in quanto non si riteneva ci fosse un interesse tale da giustificarla;
da allora nessuna comunicazione ufficiale è pervenuta né dal Ministero né dall'Avvocatura e, a parere dell'interrogante, ciò è una omissione inaccettabile;
non si comprendono i motivi della mancanza di una risposta ufficiale e scritta, né si giustifica il parere dell'Avvocatura di Stato che nega ad un rappresentante del popolo di accedere ad atti che riguardano l'utilizzo di soldi pubblici -:
come si spieghi il comportamento degli uffici coinvolti;
quali siano le cifre corrisposte dal Ministero dell'interno per i contratti di locazione della questura e del Cie di Modena e chi siano i proprietari di questi immobili.
(4-13163)
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PALAGIANO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 7 settembre 2011, una bambina di soli 18 mesi è morta annegando nella piscina di una villa alle porte di Roma;
da giugno a settembre del 2011, in Italia, sono stati cinque i casi di bambini morti per annegamento in piscina;
l'annegamento è tra le prime cause di morte accidentale per i bambini di età compresa tra 0 e 4 anni e ogni anno, nel mondo, 3 milioni di bambini sono vittime di infortuni in acqua o rischiano di annegare;
i dati, diffusi dal Ministero della salute nel luglio 2011, hanno messo in evidenza che il nemico numero uno per i bambini non è il mare ma le piscine (pubbliche e private) e le minipiscine da giardino;
secondo il dipartimento ambiente e salute dell'Istituto superiore di sanità per i più piccoli, nel caso ai incidenti in acqua, la colpa, all'origine, è sempre della mancata sorveglianza da parte degli adulti. «Penso soprattutto al proliferare delle piscine private, anche di piccole dimensioni, dove è più facile entrare o, più semplicemente, cadere», ha dichiarato Marco Giustini, a nome del dipartimento dell'ISS;
la normativa per la messa in sicurezza delle piscine è, attualmente, di competenza regionale. In particolare, un accordo (datato 16 gennaio 2003) tra il Ministro della salute, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano stabilisce

le linee comuni a cui le singole regioni devono adeguarsi per la gestione degli aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio;
nella realizzazione di una piscina si dovrebbe tener conto, ad esempio, della larghezza di sicurezza del bordo della vasca o della presenza di barriere di protezione che impediscano l'accesso, specie dei più piccoli, o ancora della profondità della vasca - che dovrebbe essere correttamente segnalata - o della importante presenza di un'infermeria;
ciascuna delle predette caratteristiche varia nelle diverse regioni d'Italia, almeno in quelle in cui una normativa sulla sicurezza delle piscine sia stata adottata. Alcune regioni, meno sensibili, lasciano, infatti, questa importante materia, senza alcuna regolamentazione specifica;
oltre alle norme regionali esiste, sempre a proposito della sicurezza delle piscine, un decreto sulla sicurezza degli impianti sportivi emanato dal Ministero dell'interno nel 1996 che però, secondo una diffusa ma non troppo chiara interpretazione, risulta applicabile solamente agli impianti in cui vengono realizzate manifestazioni sportive e gare;
le piscine private, quelle che si trovano in ville, condomini o alberghi, sono spesso considerate dagli architetti che le realizzano, così come dai proprietari che le richiedono, un elemento estetico, senza alcuna o scarsa attenzione alla sicurezza e alla possibile pericolosità;
in Italia la legislazione, sia regionale che nazionale in materia di piscine, è dedicata soprattutto alla composizione, all'igiene e alla salubrità della acque. Pochissimo viene detto sulla sorveglianza e sicurezza di questi impianti;
la Francia è l'unica nazione europea a possedere una specifica normativa per la sicurezza delle piscine sia pubbliche che private;
in particolare la legislazione francese, dal 2006, prevede sanzioni penali per chi non ottempera alle dettagliate disposizioni di legge e l'obbligo di adeguamento alla norma per tutte le tipologie di piscine, a qualunque uso, pubblico o privato, siano destinate -:
se il Governo intenda verificare nell'ambito delle proprie competenze, lo stato della normativa in materia in modo tale da garantire una sicurezza degli impianti natatori, pubblici o privati, omogenea su tutto il territorio nazionale;
se il Governo intenda chiarire in maniera dettagliata il contenuto del decreto sulla sicurezza degli impianti sportivi ed estendere, eventualmente, la sua applicabilità anche alle piscine che si trovano in ville, abitazioni private o alberghi, ciò al fine di tutelare la sicurezza dei cittadini italiani ed in particolare dei bambini, poiché, nel terzo millennio, non è tollerabile che essi muoiano di annegamento tra le mura domestiche per una superficialità attribuibile anche alla mancanza di una normativa nazionale chiara in materia.
(4-13164)

VACCARO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei primi giorni di settembre si sono verificati alcuni gravissimi episodi di assalto e rapina ai danni di furgoni portavalori;
il 1° settembre 2011, lungo l'autostrada A3 Napoli-Salerno, nella galleria del Seminario che collega l'uscita di Salerno-Centro a quella di Salerno-Fratte, un commando composto da almeno sei persone ha bloccato e rapinato un furgone portavalori che trasportava circa 700 mila euro; dalle indagini in corso sta emergendo che la rapina è stata preparata accuratamente da professionisti esterni alla malavita locale attraverso una strategia paramilitare, considerato il ricorso ad auto risultate rubate vari mesi fa e il

ritrovamento di bossoli calibro 7.62 tipici di armi lunghe e poco usate da criminali comuni;
il giorno successivo, lungo la strada provinciale che collega San Nicandro Garganico a Torre Mileto in provincia di Foggia, un commando di almeno dieci persone, pesantemente armato, ha tentato - senza riuscirvi - di rapinare un furgone portavalori, ingaggiando un conflitto a fuoco con una pattuglia dei carabinieri immediatamente sopraggiunta sul luogo, nonché fermando e rapinando gli automobilisti di passaggio prima di darsi alla fuga;
infine, il 5 settembre 2011, una nuova rapina ai danni di un furgone portavalori è avvenuta lungo il raccordo autostradale Siena-Firenze, tra gli svincoli di Colle Val d'Elsa Sud e Monteriggioni; le modalità dell'assalto, fruttato ai rapinatori circa 350 mila euro, presentano numerose analogie con quelle della rapina lungo la A3, e anche in questo caso sta emergendo un'organizzazione molto dettagliata e di tipo militare;
le rapine ai furgoni portavalori stanno diventando sempre più frequenti e le modalità con cui avvengono evocano in modo preoccupante gli anni del terrorismo, in cui le stragi erano anticipate da operazioni di recupero del denaro attraverso le rapine a mano armata -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti citati;
se siano state avviate indagini sulle vicende citate;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al riguardo e, in particolare, se ritenga opportuno approfondire il monitoraggio nei confronti del fenomeno delle rapine ai furgoni portavalori, anche in considerazione delle sue potenziali gravi ricadute per la sicurezza del paese.
(4-13165)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
«Il povero è dominato dall'urgenza del bisogno, ma quale non è il suo giubilo quando, obbligato ad assentarsi dalla sua casa per badare ai lavori dei campi, vede che i suoi pargoli sono affidati a cure egualmente paterne delle sue e molto più illuminate?» Con queste parole il sindaco di Bianzè, cavalier Carlo Terzago, nel 1856 chiedeva ai concittadini più facoltosi di mettere mano al portafoglio per aprire l'asilo del Paese. Centocinquantacinque anni dopo, il suo successore, Maurizio Marangoni, lo chiude e anche lui sostiene di farlo per i poveri. (http://www.avvenire.it/Cronaca/il+Comune+sfratta+la+scuola+ paritaria_201105060731180100000.htm);
con determina dirigenziale n. 465 del 4 agosto 2011, la regione Piemonte ha autorizzato nel comune di Bianzé l'apertura di una sezione di scuola dell'infanzia statale (in deroga a quanto previsto dal decreto della giunta regionale n. 34 del 22 luglio 2011) da affiancare alla scuola dell'Infanzia paritaria, fondata nel 1865, e alla «sezione primavera»;
il sindaco di Bianzé, contro la volontà della maggioranza dei genitori, ed in spregio ad una soluzione di compromesso per altro accolta dal presidente della regione Piemonte, onorevole Roberto Cota, ha sfrattato con la forza, in base ad una - a parere dell'interrogante - dubbia ordinanza del tribunale di Vercelli, per altro già impugnata, la scuola paritaria e l'annessa «sezione primavera», creando una situazione in aperto contrasto sia con la norma costituzionale che riconosce la libertà di insegnamento (articolo 33), che con la legge n. 62 del 2000 sulla parità scolastica;
a parere dell'interrogante appare quanto meno discutibile sul piano della

correttezza istituzionale il comportamento della dirigenza scolastica dell'istituto comprensivo di Tronzano;
secondo fonti di stampa «la scuola paritaria si trova in deficit e che il Comune è chiamato a contribuire»; tuttavia, a scorrere i conti si scopre che il disavanzo è di poche migliaia di euro (su 160mila del bilancio), che è dovuto principalmente alla scelta di offrire il servizio «primavera» per i bambini di 2 e 3 anni (che l'asilo statale non fornirebbe) e che il contributo erogato dal comune è una partita di giro, cioè serve a pagare i servizi di mensa e pulizia forniti dalla stessa amministrazione locale. Neanche la scelta del sindaco, poi, è indolore sul piano finanziario: anche se non sarà il Comune a pagarli, fa notare infatti la Fism Piemonte, i costi annui del servizio lieviteranno dai 560 euro a 6100 per bambino. (http://www.avvenire.it/Cronaca/il+Comune+sfratta+la+scuola+paritaria_201105060731180100000.htm);
fin dallo scorso anno il dirigente scolastico, anche in pubblica assemblea con i genitori e gli amministratori della scuola paritaria, ha sostenuto la necessità di istituire una scuola dell'infanzia statale in sostituzione di quella paritaria, ignorando che il sistema nazionale di istruzione è composto da scuole statali e scuole paritarie, con pari dignità e con analoghe finalità educative, culturali e sociali;
fra istituzioni scolastiche statali e paritarie deve essere mantenuto un rapporto di collaborazione e non di «sleale» concorrenza;
risulta che il dirigente scolastico di Tronzano intenda stipulare un protocollo di intesa tra l'istituto comprensivo «G.Lignana» con l'amministrazione comunale di Bianzè per la conduzione di una scuola dell'infanzia comunale. Nella bozza di Protocollo in questione non sono indicati i costi né la loro ripartizione tra l'amministrazione statale e il comune di Bianzè, né le distinte mansioni del personale docente ed ausiliario -:
se non si ritenga urgente verificare che, a tutela degli interessi della Scuola dell'infanzia paritaria di Bianzé, federata alla FISM, ma anche a tutela dei legittimi diritti educativi delle famiglie e soprattutto nell'interesse generale della pubblica amministrazione, la sezione di scuola dell'infanzia comunale sia stata autorizzata al funzionamento dall'ufficio clastico regionale e/o da quello territoriale di Vercelli;
se siano state ottemperate le procedure previste dal decreto ministeriale n. 82 del 10 ottobre 2008;
se il protocollo d'intesa tra il dirigente scolastico dell'IC di Tronzano e il Sindaco di Bianzé sia stato autorizzato dall'ufficio scolastico regionale e/o da quello territoriale di Vercelli;
se il comportamento del dirigente scolastico di Tronzano, che ha avallato indirettamente e ora si accinge a farlo direttamente, è coerente con gli indirizzi di politica scolastica del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del suo titolare, per quanto concerne la parità scolastica, la libertà di insegnamento e la libera scelta educativa dei genitori.
(5-05299)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

GIOVANELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Governo si appresta a varare il nuovo collegio di indirizzo e controllo dell'ARAN;
tra i suoi componenti è previsto il signor Enrico Mingardi;
l'articolo 46 del decreto legislativo n. 165 del 2001, come modificato dal l'articolo 58 del decreto legislativo n. 150 del 2009, prevede al comma 7-bis che: «Non possono far parte del collegio di indirizzo e controllo né ricoprire funzioni di presidente, persone che rivestano incarichi pubblici elettivi o cariche in partiti politici ovvero che ricoprano o abbiano

ricoperto nei cinque anni precedenti alla nomina cariche in organizzazioni sindacali. L'incompatibilità si intende estesa a qualsiasi rapporto di carattere professionale o di consulenza con le predette organizzazioni sindacali o politiche. L'assenza delle predette cause di incompatibilità costituisce presupposto necessario per l'affidamento degli incarichi dirigenziali nell'agenzia»;
risulta che il signor Enrico Mingardi abbia ricoperto i seguenti ruoli che lo rendono incompatibile con la carica alla quale e stato indicato:
consigliere comunale di Venezia dal 12 febbraio 2010 al 28 marzo 2010;
assessore viabilità e mobilità al comune di Venezia dal 24 aprile 2008 al 12 febbraio 2010;
assessore mobilità trasporti al comune di Venezia dal 3 aprile 2005 al 24 aprile 2008;

in ogni caso trattasi di cariche elettive in via diretta o da parte del consiglio comunale;
con il citato articolo si è voluto stabilire una normativa «rigorosa» con la quale determinare una netta distinzione tra sistema dei partiti, sistema sindacale e sistema della politica -:
se il Ministro interrogato che ha interpellato il Consiglio di Stato sulla compatibilità di nominativi proposti dal sistema delle regioni e delle autonomie locali per lo stesso collegio di indirizzo, determinando a seguito del citato parere la sostituzione delle figure proposte, intenda analogamente sentire il Consiglio di Stato in relazione alla nomina del signor Enrico Mingardi.
(4-13151)

TESTO AGGIORNATO AL 14 SETTEMBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
recentemente la compagnia nazionale ferroviaria Trenitalia s.p.a. ha disposto, con decisione unilaterale, la cancellazione delle commesse assegnate alla Keller s.p.a., società italiana leader nella costruzione e ammodernamento di convogli ferroviari;
nello specifico all'azienda di Villacidro è stata cancellata la restituzione dei lavori riguardanti la costruzione di nuovi elettrotreni e la ristrutturazione e il risanamento di numerose carrozze;
la cancellazione ammonterebbe ad un valore complessivo di 80 milioni di euro, ai quali verrebbero sommati i 10 milioni di euro di penale che Trenitalia, con un'azione giudiziaria, rivendica, per presunte inadempienze contrattuali della Keller nella consegna dei convogli;
inutile sottolineare come le conseguenze di tale situazione possano rivelarsi catastrofiche per l'azienda, per la quale lo spettro del fallimento diventa sempre più reale;
l'azienda, nata agli inizi degli anni Ottanta, ha alle sue spalle una storia contraddistinta da crisi e rinascite, dovute alla vulnerabilità del settore ferroviario, ma con i suoi circa 400 lavoratori, tra occupati e indotto, rappresenta un fulcro importante per lo sviluppo economico del settore e del territorio nel quale opera;
nel 2010 si è registrata l'ultima grave crisi, che ha costretto la Keller a porre 285 lavoratori in cassa integrazione. In questo scenario le commesse di Trenitalia sembravano poter essere un'ottima opportunità per una possibile ripresa della sua attività, anche a fronte di un nuovo piano industriale approvato dall'Unione europea e dei capitali in arrivo dalle banche;
è auspicabile un intervento concreto del Governo in modo da aprire un confronto più aperto e approfondito, volto a

tutelare l'occupazione in un momento economicamente difficile e in un territorio già oppresso dalla disoccupazione -:
quali urgenti iniziative si intendano intraprendere per risolvere le problematiche sopra esposte e se non si intenda istituire un tavolo di lavoro che metta a confronto l'azienda Trenitalia, lavoratori e sindacati, in modo da trovare soluzioni possibili per consentire la prosecuzione dell'attività lavorativa della Keller s.p.a. e la salvaguardia dell'occupazione ad essa collegata.
(2-01190) «Mereu».

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nonostante il costo del greggio sia ancora molto lontano dal record del luglio 2008 (la differenza è di 61 dollari al barile), in questi giorni il prezzo industriale della benzina verde ha toccato il livello di 1,625 euro al litro (poco lontano dal record di 1,67 euro al litro fissato ad agosto) contro 1,56 euro al litro registrato nel 2008;
il prezzo industriale dei carburanti praticato dalle compagnie petrolifere è ormai fuori controllo e non trova alcuna giustificazione, tenuto conto altresì del rafforzamento dell'euro rispetto al dollaro;
al fine di finanziare gli oneri per lo stato di emergenza determinato dall'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti a Paesi del Nord Africa e per finanziare gli oneri conseguenti all'aumento delle risorse del FUS - fondo unico dello spettacolo, con due successivi provvedimenti legislativi (decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, e decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107) il Governo stabiliva un aumento di 4 centesimi delle accise;
il Governo, a giudizio dell'interrogante, non ha rispettato un formale impegno assunto in Parlamento il 25 maggio 2011, allorché accoglieva l'ordine del giorno 9/4307/213 che lo impegnava a modificare la tipologia di copertura finanziaria dell'onere conseguente al sopra richiamato aumento delle risorse del Fus;
l'aumento di un punto percentuale dell'IVA introdotto dal comma 2-bis dell'articolo 2 del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo avrà evidenti ripercussioni indirette sulla spesa delle famiglie ed i bilanci delle imprese (specie quelle medio-piccole), già vessati da una incontrollata ascesa dei prezzi dei carburanti -:
se non ritenga di sollecitare un più attento monitoraggio dei prezzi dei prodotti energetici praticati dalle compagnie petrolifere da parte del Garante per la sorveglianza dei prezzi, onde evitare odiosi fenomeni speculativi che possano ulteriormente danneggiare i consumatori italiani.
(3-01811)

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Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Paolo Russo ed altri n. 2-01189, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cirielli, Fallica.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in commissione Giovanelli n. 5-05057 del 5 luglio 2011 in interrogazione a risposta scritta 4-13151.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Pes n. 5-05297 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 515 dell'8 settembre 2011. Alla Pagina 24170, seconda colonna, alla riga ventisettesima, deve leggersi: «in data 7 aprile 2011 la procura» e non «in data 7 aprile 1997, 2011 la procura», come stampato.