XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 28 luglio 2011

TESTO AGGIORNATO AL 2 AGOSTO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
con una superficie di pianura di 46.000 chilometri quadrati, il bacino del Po risulta essere il più grande bacino idrografico di Italia. Su di esso è allocato il 37 per cento dell'industria nazionale, il 47 per cento dei posti di lavoro: sono oltre 16 milioni gli abitanti che vi insistono, dei quali circa 6 milioni sono lavoratori dell'industria e del terziario;
dal punto di vista rurale, con un'area di 34.000 chilometri quadrati di superficie coltivata, di cui il 50 per cento irrigato, l'area padana rappresenta circa il 35 per cento della produzione nazionale con un patrimonio zootecnico che supera il 55 per cento della consistenza allevatoriale italiana;
va ad ogni modo evidenziato che numerose questioni oggi gravano sull'areale del Po e la loro risoluzione richiede un'azione urgente e condivisa, sia da parte delle competenti istituzioni regionali, locali e nazionali, sia da parte degli organismi di programmazione e di intervento preposti alla gestione del bacino idrografico padano;
innanzitutto vanno affrontate alcune problematiche di recente evidenziazione, tra cui la crescente artificializzazione dell'alveo o l'estrazione di ingenti quantitativi di materiale sedimentario che hanno provocato in lunghi tratti del Po un abbassamento del fondo del fiume di alcuni metri, con un dissesto generalizzato delle opere per la navigazione, opere di presa, ponti. Il cambiamento della morfologia del fiume, legato alla maggiore profondità in molti tratti, favorisce anche rischi per la stabilità delle sponde e degli argini maestri presenti in prossimità del fiume (froldi). Assai grave è anche il fenomeno di degrado della qualità ambientale determinato dalla disconnessione dell'alveo di piena ordinaria dalle piane golenali che ha comportato la scomparsa di aree di fondamentale valore ambientale (lanche, rami laterali, e altro). Per tali motivi andrebbero sviluppati interventi di modifica del sistema delle opere di navigazione e di difesa necessarie per riavviare la continuità nel trasporto solido e ridurre la capacità erosiva della corrente. Tali interventi ricollegando l'alveo di piena con la piana golenale permetterebbero il ripristino di condizioni favorevoli allo sviluppo degli ecosistemi ripariali;
non meno preoccupanti sono gli impatti dell'agricoltura sull'ambiente padano, che a causa dell'incremento delle produttività delle maggiori colture tipiche della pianura, ha concorso ad erodere gli equilibri idrologici e la qualità delle risorse idriche del Po. In tal senso andrebbero attivati interventi volti a promuovere la riduzione degli impatti inquinanti (ad esempio riducendo l'utilizzo di fertilizzanti e pesticidi, adottando metodi di coltura tradizionali, l'agricoltura biologica o integrata) ed a proteggere il paesaggio agrario e la naturalità del territorio. Altrettanto necessario risulterebbe il recupero della biodiversità lungo l'ambiente ripariale tramite la progettazione della rete ecologica lungo l'asta del Po con interventi di consolidamento del sistema primario della rete ecologica e di rinaturalizzazione diffusa;


la gestione di tali problematiche, connesse con un comprensorio così vasto e popolato, richiede certamente un approccio integrato e di tipo programmatico, volto da un lato a conservarne la qualità ambientale, la sicurezza territoriale e l'integrità delle risorse naturali, dall'altro lato a mettere in gioco progetti ed operazioni capaci di stimolare lo sviluppo, sostenere l'occupazione e rilanciare l'economia dell'area del Po;
tra le iniziative attivate in materia di valorizzazione e di rafforzamento del fiume Po, rientrano il progetto «Valle del fiume Po», di cui è capofila l'autorità di bacino del fiume Po, nonché il «progetto di regimazione del fiume Po» promosso dall'Agenzia interregionale del fiume Po (AIPo);
in tale ottica il 29 maggio 2005 l'autorità di bacino del fiume Po ha sottoscritto con le province rivierasche della Consulta delle province del Po un protocollo d'intesa per la tutela e la valorizzazione del territorio e la promozione della sicurezza delle popolazioni della valle del Po;
sempre nel maggio 2005 è stato inoltre sottoscritto un protocollo di intesa tra autorità di bacino, UNCEM e cinque comunità montane di Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto per la realizzazione di cinque progetti pilota di manutenzione del territorio;
il progetto in questione, denominato «valle del fiume Po», come si può evincere dai documenti di cui si compone, ha lo scopo di sostenere, in un'ottica territoriale fortemente integrata, il raggiungimento di obiettivi qualificanti per il miglioramento delle condizioni di sicurezza delle popolazioni insediate nella valle, la tutela delle fasce fluviali, il potenziamento della rete ecologica e la conservazione quali-quantitativa della risorsa idrica, promuovendo, al contempo, la fruizione delle risorse ambientali e storico-culturali e il turismo fluviale;
il predetto protocollo di intesa siglato nel maggio 2005, dall'autorità di bacino con 13 province riunite nella Consulta delle province del Po (capofila Piacenza), per la tutela e la valorizzazione del territorio e la promozione della sicurezza delle popolazioni della valle del Po aveva tra i propri obiettivi la definizione un programma di azioni vertente su:
a) l'uso dei suoli e delle risorse idriche agrarie, forestali ed estrattive;
b la manutenzione e la gestione dei sedimenti;
c) la sicurezza idraulica;
d) la rinaturalizzazione delle fasce fluviali;
e) la promozione dell'agricoltura eco compatibile;
f) la valorizzazione del patrimonio architettonico rurale;
g) la qualità delle acque;
h) la promozione dell'immagine del Po;
i) la navigabilità e il turismo fluviale;

nel novembre 2006, dando seguito agli accordi sottoscritti nel protocollo di intesa, fu redatta una prima bozza di programma che prevedeva tre macro linee di interventi:
a) sicurezza, difesa del suolo e gestione delle risorse idriche;
b) tutela e valorizzazione ambientale;
c) sviluppo locale e promozione del territorio;

il progetto per la sua configurazione generale e operativa rientra nella strategia del quadro strategico nazionale 2007 -2013 per ambiti tematici (principalmente, priorità 3 - uso sostenibile ed efficiente delle risorse naturali e priorità 5 - valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l'attrattività e lo sviluppo) e interseca, in parte, altre priorità del quadro. Inoltre, esso riguarda un ambito sovraregionale con rilievo strategico nazionale, poiché nella sua configurazione coinvolge un territorio ampio, circoscritto dalla caratteristica comune di appartenere alla valle del Po, la cui forte integrazione territoriale è assicurata da un soggetto istituzionale sovraregionale, quale è l'autorità di bacino;


grazie a queste caratteristiche è stato possibile individuare, nella delibera del CIPE del 21 dicembre 2007, n. 166, di attuazione del quadro strategico nazionale 2007-2013, il progetto strategico speciale «valle del fiume Po», a valere sulle risorse del fondo per le aree sottoutilizzate (FAS). Per tale progetto il CIPE aveva previsto una dotazione finanziaria di 180 milioni di euro;
il progetto, attualmente, prevede quattro linee di azione:
a) riassetto idraulico, aumento della capacità di laminazione nelle fasce fluviali e ricostruzione morfologica dell'alveo di piena;
b) conservazione dell'integrità ecologica della fascia fluviale e della risorsa idrica del Po2;
c) sistema della fruizione e dell'offerta culturale e turistica;
d) sistema della governance e delle reti immateriali per la conoscenza, formazione e partecipazione;

in proposito, occorre segnalare che, per quanto la delibera CIPE n. 166 del 21 dicembre 2007 avesse previsto uno stanziamento di 180 milioni a valere sulle risorse FAS al progetto strategico speciale (PSS) denominato «valle del fiume Po», e la successiva delibera CIPE n. 62 del 2008 avesse approvato con prescrizioni il predetto progetto, le stringenti esigenze di bilancio pubblico, ma soprattutto la gravissima situazione di crisi economico finanziario a livello mondiale hanno reso necessario ridefinire le priorità e le modalità di intervento del fondo per le aree sottoutilizzate;
pertanto, l'articolo 18 del decreto-legge n. 185 del 2008 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009) ha previsto la riprogrammazione delle risorse nazionali disponibili del fondo per le aree sottoutilizzate, ivi comprese quelle del PSS «valle del fiume Po», in coerenza con gli indirizzi assunti dall'Unione europea ed in attuazione dell'accordo stipulato da Stato e regioni il 12 febbraio 2009;
pur in assenza, allo stato attuale, dell'assegnazione delle risorse, le amministrazioni interessate hanno ritenuto opportuno mantenere l'impegno politico programmatico volto all'attuazione del progetto strategico in questione;
per quanto riguarda le amministrazioni centrali, il protocollo è già stato sottoscritto dal Ministero dello sviluppo economico, dall'allora Ministro per l'innovazione e le tecnologie, dal Ministero per i beni e le attività culturali e dal Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali (Presidenza del Consiglio dei ministri - Protezione civile e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare);
il progetto strategico speciale Valle del fiume Po, in data 13 aprile 2010, è stato portato all'attenzione del tavolo tecnico per le integrazioni richieste dal decreto DSA-DEC-2009-000939;
riguardo al tema della navigabilità del fiume Po, si evidenziano le ipotesi progettuali che la AIPo sta elaborando in questi anni e che concernono lo sviluppo della navigazione nel nord Italia. L'Agenzia, oltre ad eseguire interventi per la gestione e la manutenzione delle idrovie e delle opere ad essa connesse, sta promuovendo l'approfondimento di alcune ipotesi progettuali che, se realizzate, potranno definitivamente portare ad un concreto sviluppo dell'uso della via d'acqua nel bacino padano veneto, come alternativa al traffico su gomme, che al momento è nettamente prevalente;
l'AIPo dal febbraio 2010 oltre a gestire le idrovie lombarde (fiumi Ticino, Oglio, Adda - ove navigabili - fiume Mincio, Canale Mantova Venezia, limitatamente al territorio lombardo) ha ricevuto dalla regione Emilia Romagna le competenze della ex Agenzia regionale-ARNI. Sono, dunque, competenza di AIPo, la gestione dell'intera asta del Fiume Po e dei rami navigabili del suo delta;
i progetti dell'Agenzia si pongono l'obiettivo di dare un definitivo impulso allo sviluppo dell'uso dell'acqua come comunicazione per lo scambio delle merci. Tale obbiettivo sarà possibile se si verificheranno due condizioni, ossia se la navigazione sarà garantita per 365 giorni l'anno e se verranno collegate, con vie di navigazione interna, le principali aree economiche con i porti marittimi;
il progetto di sostegno idraulico del fiume Po, alla fase preliminare, ha ricevuto nel mese di giugno 2011 un finanziamento da parte della regione Lombardia grazie al quale verranno sviluppate le problematiche connesse con le dinamiche del trasporto solido nei confronti del tratto regimato e del delta del Po, le connessioni con la rete dei consorzi di bonifica e della qualità delle acque (direttiva 2000/60 CE), nonché lo studio di impatto socio economico, mettendo in relazione le prospettive di sviluppo (logistica, agricoltura, turismo) che le aree interessate potranno avere, con la realizzazione delle opere. Deve essere evidenziato che l'intervento, pur nascendo come progetto per la navigazione, rappresenta, di fatto, una sistemazione multi obiettivo del fiume Po tra Cremona e la foce del Mincio che, oltre a consentire buone e costanti condizioni di navigazione, punta a perseguire i seguenti obiettivi: riequilibrio idraulico/morfologico del fiume (ripristino di un assetto fluviale meno canalizzato e quindi pluricursuale), produzione di energia idroelettrica da fonte rinnovabile, miglioramento delle possibilità di derivazione a fini irrigui, innalzamento e stabilizzazione delle falde idriche, maggiore disponibilità di risorsa idrica da gestire durante i periodi siccitosi, riqualificazione paesistica ed ambientale;
è il caso di sottolineare che con l'intervento di regimazione proposta dall'AIPo, si otterrà anche un innalzamento del livello idrico del fiume Po in condizioni ordinarie e la possibilità di utilizzare l'incremento di flusso idrico per fini energetici rinnovabili. Si tratta della realizzazione di 4 sbarramenti che possono alimentare altrettante centrali idroelettriche da circa 50 MW ciascuna per un totale di oltre 200 MW. Tale potenza rappresenta la producibilità equivalente di una centrale elettrica nucleare e a seguito dell'abbandono del nucleare sancito dal referendum del giugno 2011, ciò rappresenta una formidabile risposta alternativa;
il lavoro di interazione dell'AIPo con la Commissione europea ha portato a far inserire nelle reti Core il futuro tratto navigabile da Milano al mare. Le strategie di co-finanziamento da parte della Commissione, per il periodo 2014-2020, stanno difatti subendo una revisione. La Commissione investirà prioritariamente sulle reti di interesse europeo, appunto Core, lasciando agli Stati l'eventuale sviluppo delle reti di interesse nazionale (comprensive). L'obbiettivo della Commissione è di spostare i flussi di trasporto merci da gomma ad acqua per il 30 per cento entro il 2030 e del 50 per cento entro il 2050;
in tale ambito diventa un obbiettivo primario dare sviluppo alle due ipotesi progettuali, arrivando ad una fase di definizione dei principali contenuti di fattibilità dell'intervento, che prevedono prioritariamente lo sviluppo della navigazione interna con obbiettivo 2020, la produzione di energia da fonte rinnovabile, il trasporto plurimodale acqua, ferro, gomma, il piano della logistica, la minor emissione di CO2 (protocollo di Kyoto). La mancata esecuzione del progetto comporterebbe la perdita di ulteriori finanziamenti da parte della Commissione europea per la navigazione nel nord Italia;
l'AIPo si sta attivando per partecipare al bando in vista di pubblicazione nel mese di settembre 2011, per candidare la progettazione a livello definitivo del progetto preliminare di collegamento Milano-Adriatico, consentendo di avviare le procure per la valutazione di impatto ambientale, e poter procedere alla definizione del bando (o dei bandi) di gara per la concessione;
la partecipazione dell'Unione europea copre il 50 per cento del finanziamento necessario per poter conseguire il livello di progettazione prefissato, stimato in 3.000.000 di euro, mentre la restante quota può a carico delle regioni interessate e, per la parte interregionale riguardante la regimazione nel fiume Po, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;


un'azione fondamentale per sostenere la condivisione e l'attuazione del progetto dell'AIPo, e della sua fattibilità, è l'inserimento del progetto stesso nella legge obiettivo. Per tale scopo potrebbe essere valutata l'opportunità di attivare il procedimento di ricognizione previsto dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 26 novembre 2010, volto a disciplinare in sede di prima applicazione, ai sensi dell'articolo 22 della legge 5 maggio 2009, n. 42, in conformità al quinto comma dell'articolo 119 della Costituzione, la ricognizione degli interventi infrastrutturali, propedeutica alla perequazione infrastrutturale, riguardanti le strutture sanitarie, assistenziali, scolastiche nonché la rete stradale, autostradale e ferroviaria, la rete fognaria, la rete idrica, elettrica e di trasporto e distribuzione del gas, le strutture portuali ed aeroportuali, nonché i servizi afferenti al trasporto pubblico locale e il collegamento con le isole. La ricognizione e l'individuazione degli interventi infrastrutturali sono mirate al recupero del deficit infrastrutturale del Paese nella fase transitoria e sono attuate in coerenza con l'azione strutturale a sostegno delle aree sottoutilizzate per la rimozione degli squilibri economici e sociali mediante risorse aggiuntive e l'effettuazione di interventi speciali regolati ai sensi dell'articolo 16 della medesima legge 5 maggio 2009, n. 42,


impegna il Governo:


a confermare l'impegno circa la realizzazione del progetto valle del fiume Po, volto alla tutela e alla valorizzazione del territorio, nonché alla sicurezza delle popolazioni della valle del Po, quale proprio obiettivo di rilevanza strategica ed in ragione della forte valenza sociale, economica e ambientale del progetto ed in tale sede a reperire le risorse finanziarie necessarie, in particolare a valere sui fondi FAS relativi alla programmazione 2007-2013;
ad intraprendere le necessarie iniziative affinché il progetto di regimazione, sfruttamento energetico rinnovabile e navigabilità del fiume Po, promosso dall'Agenzia interregionale del fiume Po, sia inserito tra le opere strategiche previste della legge obiettivo.
(7-00669) «Alessandri».

La XIII Commissione,
premesso che:
le peculiarità biologiche, sociali ed economiche della pesca nel Mediterraneo necessitano la creazione di un contesto gestionale specifico riguardante l'adozione di misure volte a proteggere e conservare le risorse acquatiche vive e gli ecosistemi marini e garantirne lo sfruttamento sostenibile;
al fine di evitare ulteriori aumenti dei tassi di mortalità del novellame e per ridurre sostanzialmente l'entità dei rigetti in mare di organismi marini morti da parte dei pescherecci, la Commissione europea ha più volte sottolineato l'opportunità di disporre un aumento delle dimensioni delle maglie e degli ami per le reti da traino, le reti da fondo e i palangari utilizzati per la cattura di alcune specie di organismi marini, nonché di rendere obbligatorio l'impiego di pezze a maglie quadrate;
il regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mare Mediterraneo, reca all'articolo 9, paragrafo 3, disposizioni in merito a maglie minime delle reti da traino diverse da quelle destinate alla pesca della sardina e dell'acciuga, disponendo che dallo scorso 1o luglio 2008, periodo poi prorogato al 31 maggio 2010, le reti da traino che fino al 31 dicembre 2007 avevano una dimensione minima delle maglie pari a 40 millimetri, sono sostituite da una pezza di rete a maglia quadrata da 40 millimetri nel sacco o, su richiesta debitamente motivata da parte del proprietario del peschereccio, da una rete a maglia romboidale da 50 millimetri, precisando che può essere tenuto a bordo solo uno dei due tipi di rete;
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha quindi emanato le circolari n. 3430 del 4 marzo 2010 e n. 9150 del 7 maggio 2010 per regolamentare l'uso delle reti a strascico, stabilendo, sulla base di quanto indicato nell'articolo 9 del suddetto regolamento comunitario, che la sostituzione deve riguardare - in via esclusiva - il sacco, lasciando pertanto invariate, con maglie romboidali non inferiori a 40 millimetri, le rimanenti parti della rete;
con successiva nota del 15 giugno 2011 la Commissione europea ha richiesto l'immediato ritiro della circolare del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali n. 9150 del 7 maggio 2010, riservandosi, in caso contrario, di avviare nei confronti del nostro Paese, la procedura di infrazione di cui all'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
in attesa di ulteriori chiarimenti da parte dell'esecutivo comunitario, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con circolare n. 0025340 del 5 luglio 2011 ha disposto il ritiro dell'atto contestato;
il ritiro della circolare del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali n. 9150 obbliga di fatto le imprese di pesca a sostituire tutta la rete e quindi anche la parte di essa eccedente il sacco;
l'articolo 9 del regolamento (CE) 1967/2006, così come risulta anche da pareri giuridici richiesti da istituzioni ed associazioni di categoria anche di altri Stati membri ai fini di una sua univoca e corretta interpretazione, dispone la sostituzione della maglia del sacco della rete da traino e non riguarda le altre parti della rete stessa;
la sostituzione delle reti e quindi l'adeguamento dei pescherecci alla normativa comunitaria, così come disposto a seguito del ritiro delle circolare del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali n. 1950 richiede un periodo di tempo tale da provocare un imprevisto ulteriore fermo pesca, anche a fronte della impossibilità per i retifici italiani di soddisfare in tempi brevi la richiesta di pezze di reti con maglie siffatte, con conseguente perdita di reddito per le imprese di pesca;
al mancato guadagno si aggiunge il costo che le suddette imprese devono sostenere per sostituire la rete nella parte eccedente il sacco, costo stimato in circa 10.000 euro per ciascuna impresa che, mediamente dispone di almeno cinque reti a strascico;
a norma del decreto ministeriale 10 giugno 2010 recante misure di sostegno in favore delle imprese di pesca marittima e concernente l'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della pesca, non si riconosce alle imprese di pesca a strascico il rimborso per l'acquisto della rete relativa al sacco,


impegna il Governo:


a valutare con urgenza l'adozione di misure in grado di far fronte a questa nuova emergenza al fine di sostenere le imprese del settore gravate da costi imprevisti e contrazione dei redditi;
ad attivarsi presso le opportune sedi comunitarie al fine di definire la situazione di incertezza relativa all'interpretazione dell'articolo 9 del regolamento (CE) n. 1967/2006 e tutelare le imprese di pesca italiane, considerato anche il negoziato in corso sul pacchetto di riforma della politica europea della pesca presentato dalla Commissione europea.
(7-00670) «Callegari, Fogliato, Chiappori».

TESTO AGGIORNATO AL 7 SETTEMBRE 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 17 luglio 2011, la parte sud-est della provincia di Mantova (denominata «destra-Secchia») è stata colpita da un evento sismico di magnitudo 4,7;
tale evento ha causato danni, ad oggi in corso di precisa valutazione, ad infrastrutture ed edifici sia pubblici che privati nonché a luoghi di culto;

da una prima sommaria valutazione, i comuni più colpiti dal terremoto sarebbero quelli di Poggio Rusco e di Sermide;
in particolare, si evidenziano le lesioni procurate dal terremoto alla Chiesa di Sermide che hanno determinato l'inagibilità dell'edificio di culto;
il Governo dovrebbe farsi carico, sul piano economico-finanziario, delle enormi difficoltà nelle quali si trovano le istituzioni locali, le famiglie e le imprese per la sistemazione dei danni causati dall'evento sismico -:
se il Governo intenda riconoscere lo stato di calamità naturale e destinare i finanziamenti necessari per il ripristino completo degli edifici e delle infrastrutture danneggiate dal terremoto del mese di luglio 2011.
(5-05207)

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI e GOZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
le tariffe di terminazione delle chiamate vocali sono le tariffe all'ingrosso che l'operatore del ricevente fattura all'operatore della rete del chiamante; queste tariffe, comprese nella bolletta telefonica e, quindi, pagate in ultimo dall'utente, sono determinate, come da quadro normativo europeo, dalle autorità nazionali di regolamentazione delle telecomunicazioni. In Italia, dall'Autorità per la garanzie nelle comunicazioni (AGCOM);
la Commissione europea, nel 2009, con la specifica raccomandazione sulle tariffe di terminazione delle chiamate vocali, aveva fissato gli orientamenti per il calcolo di tali tariffe in modo da favorire la concorrenza e l'efficienza del mercato, attraverso il raggiungimento della piena simmetria tariffaria tra tutti gli operatori mobili entro il 31 dicembre 2012 e l'adozione di modelli di calcolo orientati ai costi reali, fatto salvo il solo caso previsto all'articolo 9 della citata raccomandazione che prevede di consentire la prosecuzione della asimmetria ove si verifichino differenti allocazioni di spettro;
l'AGCOM, discostandosi significativamente da tali indicazioni, ha invece previsto di raggiungere tale simmetria soltanto per il 1o gennaio 2015, ben due anni dopo la data indicata a livello europeo, proponendo dei livelli tariffari superiori alla media europea di oltre il 50 per cento;
in virtù di tali proposte, la Commissione europea, con una specifica lettera indirizzata all'AGCOM, ha apertamente criticato lo schema di provvedimento italiano commentando negativamente in riferimento: alla data (2015) per il raggiungimento della piena simmetria tra gli operatori; al valore delle tariffe proposte, non considerate adeguatamente orientate ai costi; al metodo di calcolo utilizzato per fissare le medesime tariffe (che include voci di costo di dubbia pertinenza);
queste considerazioni, nei giorni scorsi, sono state ulteriormente evidenziate anche dal presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, in una lettera al presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Calabrò, ha ribadito che le nuove tariffe di terminazione mobile risultano troppo elevate;
tali rilievi, peraltro, erano stati già mossi anche dalle associazioni dei consumatori che, come Altroconsumo, avevano scritto al Commissario Kroes, responsabile per l'agenda digitale europea, denunciando le distorsioni competitive che la decisione dell'AGCOM avrebbe comportato tanto tra gli operatori mobili operanti nel mercato unico digitale, quanto tra gli operatori fissi e mobili in Italia, con ricadute particolarmente negative sulle bollette dei cittadini italiani che ancora non possono usufruire di offerte vantaggiose per chiamare i cellulari dal telefono di casa;

occorre evitare che gli operatori mobili continuino a lucrare ingiustificati extra-profitti ai danni dei consumatori italiani -:
se, nell'ambito delle proprie competenze, non reputi opportuno assumere iniziative di competenza affinché l'Italia recepisca, senza ulteriori rinvii, le indicazioni della Commissione europea, come auspicato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
(5-05218)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che si sarebbe conclusa, dopo oltre un anno, l'ispezione della Guardia di finanza, per conto dell'Agenzia delle entrate, volta a verificare se i veicoli attraverso i quali la società telefonica Wind ha raccolto nel tempo 4 miliardi di euro fossero a norma di legge e, dunque, esenti dal pagamento della ritenuta del 12,5 per cento da versare all'erario;
evidentemente, la Guardia di finanza non ha riscontrato, nelle società lussemburghesi create ed utilizzate da Wind per raccogliere denaro presso gli investitori esteri, quegli elementi sufficienti e previsti dalla normativa fiscale italiana che consentono di superare l'obbligo del pagamento della ritenuta, ed infatti, alla società è stato consegnato un verbale di contestazione pari a 60 milioni di euro non versati al fisco italiano;
tale accertamento è il risultato dell'ispezione effettuata non sul complesso di 4 miliardi di bond emessi dalla società telefonica, ma, per il momento, solo di una parte, pari ad un prestito di 300 milioni di euro;
se l'ispezione andasse avanti ed anche per altre operazioni di prestito fossero riscontrati elementi di illiceità, la sanzione fiscale rischierebbe di moltiplicarsi: la normativa italiana, infatti, prevede, in questi casi, oltre al pagamento per intero della ritenuta non versata - pari al 12,5 per cento - anche una sanzione pari al 130 per cento (al 100 per cento ove non applicata, al 30 per cento per omesso versamento);
grazie al decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito il 14 luglio dalla legge n. 111 del 2011, la normativa fiscale e le relative sanzioni nella materia indicata sono state modificate: in forza dell'articolo 23, commi da 1 a 4, del decreto-legge indicato, la società Wind, ma insieme ad essa molte altre, tra le quali Fastweb, sulle quali sono o sono state effettuate indagini fiscali, potranno assolvere il loro debito con il fisco pagando esclusivamente una ritenuta d'acconto pari al 5 o al 6 per cento - la norma introdotta dal decreto dispone diversamente a seconda della tempistica delle operazioni - con la quale è assolto anche il pagamento della sanzione precedentemente vigente:
la relazione tecnica, allegata dal Governo all'epoca della presentazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge, ascrive alla norma indicata la finalità di chiusura, migliore e più sicura rispetto a quella che si otterrebbe applicando la normativa previgente, dei contenziosi in corso, in base ai dati forniti dall'Agenzia delle entrate, operazione che, ad avviso dell'interrogante, risulta avere le caratteristiche di una sanatoria o di un ravvedimento operoso in materia di elusione fiscale;
risulta all'interrogante che le società Wind e Fastweb siano state e siano clienti - come Telecom, Sparkle, Monte dei Paschi di Siena - dello studio milanese «Vitali, Romagnoli, Piccardi e Associati», al quale Wind, in particolare, si sarebbe rivolta dopo aver ricevuto il recente verbale della Guardia di finanza e al quale il Ministro interrogato ha fatto parte fin dal 1994 dello studio menzionato per una quota pari al 30 per cento, lasciando ogni ruolo in occasione di incarichi governativi;

risulta all'interrogante - e ciò è confermato dagli organi della stampa che le hanno via via pubblicate - che la stesura del suddetto decreto-legge ha subìto diversi rimaneggiamenti prima della versione definitiva e la norma indicata, assente nella versione del 28 giugno, compariva in quella del 30 giugno, all'articolo 24, priva di specifico testo ma con il titolo a margine «imposta addizionale trading finanziario» e compariva, con il testo poi approvato, nella versione inviata alla Presidenza della Repubblica -:
quale sia, al fine di non offuscarne l'immagine, lo stato effettivo dei rapporti intercorsi dal 1994 ad oggi tra il Ministro dell'economia e delle finanze e il predetto studio milanese, anche al fine di fugare il dubbio che la presenza del Ministro, pur intermittente, possa rendere quello studio più appetibile ed idoneo di altri agli occhi delle aziende indicate in premessa;
se ritenga che tale situazione sia compatibile con l'incarico istituzionale ricoperto, considerati i servizi resi dallo studio milanese a società delle quali, in quanto a partecipazione pubblica, il Ministero dell'economia e delle finanze detiene la partecipazione o il controllo.
(4-12890)

MURO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella recente apertura presso la Villa Reale di Monza di sedi di rappresentanza ministeriale, ad avviso dell'interrogante, si sono confuse con colpevole leggerezza la dimensione istituzionale e quella partitica, gli emblemi repubblicani e le iconografie padane, hanno suscitato la comprensibile preoccupazione dei più alti vertici dello Stato;
l'apertura delle sedi ministeriali è stata disposta per decisione dei Ministri competenti, senza alcun coinvolgimento né formale né sostanziale del Consiglio dei ministri e del Parlamento, che in numerosi ordini del giorno approvati dalla Camera il 21 giugno 2011 aveva al contrario espresso, in modo esplicito, le riserve circa una scelta - più volte annunciata - equivoca dal punto di vista istituzionale e inutile dal punto di vista funzionale;
l'articolo 114 della Costituzione stabilisce che «Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento»;
l'articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42, stabilisce che «l'ordinamento di Roma capitale è diretto a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi presenti presso la Repubblica italiana, presso lo Stato della Città del Vaticano e presso le istituzioni internazionali»;
la «bilocazione» delle sedi ministeriali peraltro non asseconda, ma contrasta i princìpi federalisti, che imporrebbero di accrescere l'autonomia e la responsabilità delle istituzioni locali e non di ridistribuire sul piano territoriale gli uffici e le sedi delle istituzioni nazionali;
in questo quadro è da considerarsi disgregante la pretesa di fare di questa iniziativa una tappa della «rivincita nordista», come se il Mezzogiorno d'Italia non facesse parte dell'Italia unita o andasse espulso dal perimetro unitario per migliorare l'efficienza del sistema Paese -:
se non ritenga di provvedere a porre rimedio ad una situazione che, a giudizio dell'interrogante, oggi vede, con eccessiva disinvoltura, alcuni Ministri utilizzare il ruolo ministeriale non per adempiere alla funzione di Governo, ma per servire gli interessi di partito.
(4-12892)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, VACCARO, MOSCA, BOBBA, GIANNI FARINA, FEDI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 23 dicembre 2010 è stata approvata definitivamente con voto bipartisan la legge n. 238 del 2010 recante «incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia», la legge, sottoscritta da esponenti di tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione, rappresenta il primo tassello del più ampio progetto composto da altri quattro provvedimenti e denominato «Controesodo - Talenti in movimento», ideato dai deputati Guglielmo Vaccaro e Alessia Mosca, il cui intento è quello di favorire il rientro in Italia di risorse umane qualificate e la loro omogenea distribuzione sul territorio nazionale;
con la legge n. 238 del 2010 il Parlamento ha voluto infondere un positivo segnale non solo ai giovani, ma all'intero Paese, dimostrando che il tema della cosiddetta «fuga dei cervelli» è divenuto parte dell'agenda politica del nostro Paese, con l'ambizione di definire un quadro normativo capace, da un lato, di trasformare il vincolo della nuova emigrazione italiana in una grande opportunità di sviluppo e coesione sociale e dall'altro, di fare finalmente dell'immigrazione nel nostro Paese una scelta responsabile e fondata sull'integrazione;
la legge n. 238 del 2010 prevede incentivi fiscali per tutti i cittadini dell'Unione europea che, alla data del 20 gennaio 2009 (data della presentazione della proposta di legge alla Camera), possedevano i requisiti soggettivi e oggettivi indicati dalla legge, ossia essere nati dopo il 1o gennaio 1969, avere maturato, da laureati, esperienze lavorative fuori dall'Italia per la durata di almeno 24 mesi continuativi, o, in alternativa, avere frequentato, ottenendo una laurea o una specializzazione post lauream, un corso di studi fuori dall'Italia, per la durata di almeno 24 mesi continuativi; inoltre, il beneficio spetta solo a condizione che i suddetti soggetti facciano ritorno in Italia per essere assunti o per esercitare un'attività d'impresa o di lavoro autonomo e trasferiscano il proprio domicilio, nonché la residenza, in Italia entro tre mesi dall'assunzione o dall'avvio dell'attività;
i beneficiari possono usufruire degli incentivi fiscali previsti dalla legge n. 238 del 2010 dalla data della sua entrata in vigore e fino al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2013 (salvo proroghe da adottare con provvedimenti legislativi); pertanto, i periodi interessati saranno il 2011, 2012 e 2013 e ne consegue che prima avviene il ritorno del soggetto interessato, maggiore risulterà il beneficio fiscale complessivo;
l'agevolazione fiscale prevista dalla legge consiste in un abbattimento forfettario e temporaneo del reddito imponibile ai fini IRPEF - sia esso di lavoro dipendente, d'impresa o di lavoro autonomo - dei soggetti che si configurano quali beneficiari; ai fini di valorizzare in particolare il merito delle donne, per le lavoratrici, il reddito rileverà (per tre anni) solo per il 20 per cento mentre per i lavoratori la tassazione sarà sul 30 per cento del medesimo;
conformemente al dettato dell'articolo 4, comma 2, della legge 238 del 2010, il 30 marzo 2011, il Ministro interrogato, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze, ha adottato un decreto attuativo nel quale ha ritenuto di dover disciplinare unicamente gli adempimenti e le pratiche necessarie per il rientro in Italia ad opera degli Uffici consolari all'estero;
l'obiettivo della legge n. 238 del 2010 è di valorizzare e promuovere il merito degli italiani all'estero, e degli altri cittadini dell'Unione europea che abbiano stabilito

un legame con il nostro Paese, affinché contribuiscano allo sviluppo economico e culturale dell'Italia;
per raggiungere tale obiettivo è essenziale che i soggetti potenzialmente interessati dai benefici fiscali previsti dalla legge, vengano effettivamente a conoscenza della sua approvazione, del suo contenuto e possano altresì essere informati circa gli aspetti tecnici più delicati per la sua applicazione; è altresì fondamentale che i soggetti potenzialmente interessati vengano a conoscenza delle agevolazioni entro breve termine, giacché le agevolazioni previste dalla legge scadono con il periodo d'imposta del 2013, e con il passare del tempo l'incentivo al rientro non può dunque che scemare, vanificando così gli sforzi del legislatore;
proprio in tale ottica, i deputati Alessia Mosca, Guglielmo Vaccaro e Maurizio Lupi, come pure il primo firmatario della legge, Enrico Letta, si sono immediatamente attivati nella presentazione all'estero degli «Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia», riscontrando un notevole interesse da parte delle nostre comunità nel mondo, così come degli altri giovani potenzialmente beneficiari delle agevolazioni;
una campagna d'informazione relativa agli «incentivi fiscali per il rientro in Italia dei lavoratori» contribuirebbe altresì positivamente al rilancio dell'immagine del nostro Paese e della sua classe politica -:
se il Ministro degli affari esteri non intenda stimolare una pronta ed efficace diffusione del contenuto della legge n. 238 del 2010, sfruttando a tal fine le potenzialità delle strutture diplomatico-consolari;
se non intenda, in particolare, coinvolgere la rete degli istituti italiani di cultura che, da un lato potrebbero sensibilizzare le nostre comunità nel mondo organizzando incontri informativi, dall'altro potrebbero provvedere alla divulgazione della legge per mezzo degli organi di stampa, e informando gli atenei, i sindacati e le rappresentanze delle varie categorie.
(4-12872)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

BRAGA e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 07 luglio 2011 precipitazioni di eccezionale intensità e conseguenti movimenti franosi di notevole rilevanza e pericolosità hanno colpito pesantemente il territorio della sponda occidentale del lago di Como, in particolare il comune di Brienno, causando ingenti danni materiali alla rete viaria e a proprietà pubbliche e private; solo per una serie di coincidenze favorevoli non si sono registrate perdite di vite umane;
nell'arco di pochi minuti la strada statale 340 (statale Regina) e l'abitato di Brienno sono stati interessati, per un tratto di circa 7 chilometri da una serie di esondazioni di corsi d'acqua minori che si sviluppano in senso trasversale alla strada statale, proprio a ridosso del lago di Como, con trasporto ingente di materiale detritico, terrigeno e vegetale che si è abbattuto rovinosamente su edifici private ed aree pubbliche;
la violenza del fenomeno ha di fatto paralizzato il traffico sulla statale, imprigionando per un arco di tempo prolungato mezzi e persone in una situazione di elevato rischio, ed ha completamente isolato il territorio comunale di Brienno, bloccando i soccorsi a sud, tra gli abitati di Laglio e Brienno, e a nord, in prossimità dell'abitato di Colonno;
i danni rilevati, complessivamente stimati in 4 milioni di euro, constano in due edifici residenziali crollati, altri immobili danneggiati, un ponte di origine romanica

distrutto, ponti ed attraversamenti minori compromessi, veicoli distrutti o pesantemente danneggiati, oltre a danni ad infrastrutture a servizio della viabilità e alle reti tecnologiche;
a fronte di tali eventi la provincia di Como, raccogliendo le istanze del comune di Brienno, ha tempestivamente inoltrato in data 8 luglio alla regione Lombardia, e per conoscenza al Capo del dipartimento della protezione civile nazionale, la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per la provincia di Como a seguito degli eventi alluvionali e franosi del 7 luglio, all'altezza del comune di Brienno e strada statale Regina; ad oggi risulta che la regione Lombardia non ha dato alcun riscontro alla richiesta della provincia;
la mancata richiesta da parte della regione Lombardia al Governo del riconoscimento dello stato di emergenza, solleva di fatto da ogni competenza il dipartimento della protezione civile in ordine all'assunzione di provvedimenti conseguenti a favore del comune di Brienno e dei soggetti privati che hanno subito danni dagli eventi alluvionali in oggetto;
allo stato attuale la regione ha garantito unicamente lo stanziamento a favore del comune di Brienno di una somma di importo pari 150.000 euro a compartecipazione delle spese di pronto intervento sostenute nell'emergenza dal comune di Brienno; tale stanziamento è stato definito in forza della DGR del 1 dicembre 2010 n. IX/924 con la quale la giunta regionale ha stabilito nuove modalità di intervento nei casi di frane o altre calamità naturali che necessitino di interventi di «somma urgenza» effettuati dai comuni per la messa in sicurezza di strade, infrastrutture e strutture pubbliche, prevedendo che per gli interventi di somma urgenza al di sotto di 75 mila euro di costo, la regione intervenga coprendo l'80 per cento dei costi e lasciando il restante 20 per cento a carico dei comuni coinvolti;
a seguito di un ordine del giorno approvato dal consiglio regionale in relazione all'assestamento al bilancio per l'esercizio 2011, la regione Lombardia si è impegnata comunque a garantire la copertura totale degli importi relativi agli interventi urgenti effettuati nei comuni sotto i 1.000 abitanti, in conseguenza di eventi calamitosi;
purtroppo nessuna rassicurazione è stata data riguardo al risarcimento dei danni subiti da immobili civili e produttivi privati, in quanto in base alla DGR del 22 dicembre 2008 n. VIII/8755, la regione Lombardia eroga contributi ai privati che abbiano subito la perdita o il grave danno della propria residenza principale in seguito a una calamità naturale unicamente in seguito ad eventi dichiarati di livello b) - regionale ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 225 del 1992; il mancato riconoscimento dello stato di calamità esclude, allo stato attuale, il riconoscimento di risarcimenti regionali ai privati che hanno subito danni anche ingenti;
in occasione di sopralluoghi e riunioni effettuate a livello regionale dai rappresentanti istituzionali del territorio comasco, alla presenza degli assessori regionali al territorio e alla protezione civile, l'assessore regionale al territorio Belotti ha dichiarato la volontà di chiedere, in occasione di un incontro programmato in data 26 luglio 2011 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'inserimento dei danni verificatisi nel comune di Brienno all'interno dell'accordo di programma finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, sottoscritto tra regione Lombardia con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi della legge 23 dicembre 2009, n. 191, al fine di ottenere il concorso di risorse ministeriali a risarcimento dei danni subiti, anche dai privati, nel comune di Brienno;
da notizie apprese dagli organi di stampa si prende atto che, secondo quando, asserito dall'assessore regionale Belotti, a seguito dell'incontro tenutosi in

data 26 luglio 2011, il comune di Brienno sarà inserito nell'accordo di programma sulla difesa del suolo siglato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Lombardia e che verranno trasferiti in tempi brevi i 4 milioni di euro necessari alla ricostruzione e al ripristino dei danni causati dalle frane del 7 luglio -:
in quali tempi e secondo quali modalità si provvederà all'inserimento del comune di Brienno nell'accordo di programma sulla difesa del suolo siglato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Lombardia ai sensi della legge 23 dicembre 2009, n. 191;
in quale misura e con quale tempistica le risorse attivabili in base al suddetto accordo di programma potranno essere destinate al risarcimento dei danni subiti, anche da soggetti privati, a seguito degli eventi alluvionali del 7 luglio 2011.
(4-12868)

MANCUSO, NASTRI, GOTTARDO, DE CAMILLIS, DI VIRGILIO, CICCIOLI, BARANI, DE LUCA e GIRLANDA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
l'amalgama utilizzata oggi per otturazioni dentali è composta da un insieme di metalli tenuta insieme da mercurio, che ne costituisce circa il 50 per cento;
il mercurio è la sostanza più inquinante e pericolosa per la salute dopo i composti radioattivi;
secondo alcuni studi scientifici l'amalgama è associata a patologie neurologiche, renali, metaboliche, autoimmunitarie e cronico-degenerative, tra cui la sclerosi multipla e l'Alzheimer;
alcuni studi scientifici dimostrano che non esistono limiti di sicurezza sotto i quali non ci siano effetti da mercurio;
il mercurio odontoiatrico rappresenta anche una grave fonte di inquinamento ambientale;
il 27 maggio 2011 il Consiglio d'Europa ha approvato una risoluzione volta a sollecitare i Governi europei a «limitare o proibire l'uso delle otturazioni dentali»;
il programma ambientale delle Nazioni Unite sta portando avanti dal 2010 dei negoziati per raggiungere un trattato vincolante sul mercurio entro il 2013 -:
se il Governo intenda promuovere ai negoziati UNEP l'inserimento del mercurio nella lista Annex C, rendendone così vietato l'uso.
(4-12882)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in località Tragliatella, Fiumicino, circa settecento persone non potranno far uso dell'acqua potabile;
il dipartimento di prevenzione dell'Asl RmD ha trovato un livello superiore ai 20 microgrammi per litro del semimetallo;
in seguito a questi accertamenti e rilevazioni il sindaco di Fiumicino ha disposto, con ordinanza urgente, e su richiesta dell'azienda sanitaria «il divieto di utilizzo, potabile ed alimentare, delle acque nelle zone servite dalla rete idrica afferente agli acquedotti rurali Arsial»;
risulta sconosciuto il valore dell'arsenico, dal momento che sia il comune di Fiumicino che l'ACEA non hanno fatto sapere a quanto esattamente corrisponde;
appare certo che l'ordinanza dovrà essere rispettata fino a quando «l'ACEA Ato 2 non provvederà al risanamento degli acquedotti»;

al pari del valore dell'arsenico riscontrato, anche i termini di intervento risultano ignoti -:
quale sia l'esatto valore dell'arsenico riscontrato in località Tragliatella e quali siano le ragioni che giustificano la mancata diffusione circa i valori accertati;
se siano o quali siano i tempi previsti per il risanamento degli acquedotti interessati dalla presenza di arsenico e a cosa sia dovuta questa presenza di arsenico;
quali iniziative di competenza si intendono adottare o promuovere, per accertare quanto l'accaduto.
(4-12886)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dal 7 all'11 settembre 2011, si terrà a Mantova la 15a edizione del Festivaletteratura;
già nell'interrogazione presentata dall'interrogante in data 30 luglio 2009, n. 5-01723, si è evidenziata, in grande e dettagliato risalto, l'articolazione di questo straordinario evento culturale, il quale vede la partecipazione di scrittori, studiosi, artisti, musicisti e di cittadini provenienti da ogni luogo del mondo;
Festivaletteratura di Mantova è riconosciuto tra gli eventi culturali più prestigiosi per il nostro Paese;
la manifestazione è finanziata con il contributo di numerosi soggetti privati, dal costo del biglietto per la partecipazione agli eventi e da contributi pubblici;
i contributi pubblici sono concessi dalle amministrazioni comunale e provinciale di Mantova, dalla regione Lombardia e dall'Unione europea;
l'amministrazione comunale di Mantova ha deciso, per il 2011, di decurtare del 50 per cento il contributo erogato negli anni precedenti, passando dai 120.000 euro del 2010 ai 60.000 per il 2011, compiendo una scelta inaccettabile che è stata oggetto di numerose critiche dalla comunità culturale e dagli operatori economici;
il Ministro Brambilla, nell'ambito di «Governincontra» tenutosi a Mantova il 21 marzo 2011, ha dichiarato che il Festivaletteratura sarebbe stato al centro delle attenzioni del Governo -:
se, visto il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali (nazionali ed internazionali) e l'impegno assunto dal Ministro Brambilla il 21 marzo 2011 a Mantova e considerata l'importanza dell'evento culturale, anche il Governo, ove richiesto, intenda patrocinare il Festivaletteratura di Mantova attraverso il riconoscimento di un contributo economico.
(5-05214)

VANNUCCI, GHIZZONI e DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del 13 dicembre 2010 è stato deliberato il programma degli interventi relativi alla tutela ai beni ed alle attività culturali ed allo spettacolo finanziati con le risorse di cui all'articolo 60, comma 4, della legge 27 dicembre 2002, n. 289;
l'impegno assunto per il biennio 2011/2012 è di euro 85.094.436,69;
l'ammontare di cui sopra sembra provenire da più canali di finanziamento, comprese economie e recupero di finanziamenti rinunciati, oltre che dall'articolo 60 della legge n. 289, che prevede la destinazione del tre per cento degli stanziamenti previsti per infrastrutture. Non vi è nel decreto il riepilogo circa la provenienza dell'ammontare impegnato e tantomeno

la base di calcolo sulla quale è stato determinato il tre per cento degli stanziamenti in infrastrutture;
per la selezione degli interventi è stata individuata la società ARCUS spa;
fra le modalità di selezione risulta emesso un avviso per la presentazione delle richieste;
dal quadro riepilogativo su base regionale risulta un evidente squilibrio fra le regioni in particolare a favore di Lazio e Piemonte;
fra gli «interventi vari» risulta un finanziamento di 500.000 euro ad ARCUS spa per l'anno 2012 per «spese strumentali agli investimenti» di difficile comprensione -:
quale sia il quadro riepilogativo con la provenienza dei fondi che compongono l'ammontare di 85.094.436 ed il calcolo relativo al 3 per cento degli stanziamenti in infrastrutture;
quali siano i criteri che hanno determinato lo squilibrio dei finanziamenti fra le regioni;
quali siano le modalità seguite per la pubblicità dell'avviso per la presentazione delle istanze, i tempi, i modi e i luoghi di esposizione;
quale sia il presupposto per il finanziamento di 500.000 euro ad ARCUS spa e cosa si intenda per «spese strumentali agli investimenti».
(5-05217)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
un appuntato dei carabinieri, il signor Rocco Covello, mentre svolgeva le sue funzioni, il 25 febbraio 2006, nella centrale operativa dei carabinieri di Cosenza, veniva colto da malore improvviso;
a causa di tale incidente, iniziava per il detto militare un lungo iter che passava attraverso il collocamento in aspettativa e continuava con notifiche e decreti tendenti a disconoscere la causa di servizio (protocollo n. 3457/2009 del 16 luglio 2009) ancor prima che il signor Covello fosse sottoposto a visita medica da parte della Commissione medica ospedaliera, visita che veniva fissata per il giorno 26 novembre 2009;
il 24 marzo 2011 il TAR della Calabria con sentenza numero 1281 del 2009 - 201100609, annullava definitivamente il decreto e ogni altro atto presupposto e conseguenziale o comunque connesso con quello;
il 28 giugno 2011, la direzione di amministrazione del Comando generale dei carabinieri comunicava a mezzo lettera raccomandata con protocollo numero 65108/B, indirizzata al comitato di verifica per le cause di servizio e per conoscenza all'interessato, la richiesta di riesamina del parere n. 4477/2009 del 15 aprile 2009, alla luce di quanto disposto dal giudice;
nel caso di specie non sarebbe stata ben rispettata la procedura che regola i procedimenti legati al riconoscimento da causa di servizio -:
se il Ministro interrogato per quanto di competenza, non ritenga necessaria in questo ed altri casi similari, l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001 che regola la semplificazione dei procedimenti per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio in particolar modo all'articolo 7 di tale decreto del Presidente della Repubblica, per le incombenze dell'amministrazione in tali particolari situazioni.
(4-12875)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

BURTONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il comma 17 dell'articolo 9 della legge 23 dicembre 2002, n. 289, ha disposto che «I soggetti colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990, che ha interessato le province di Catania, Ragusa e Siracusa, individuati ai sensi dell'articolo 3 dell'ordinanza del Ministro per il coordinamento della protezione civile del 21 dicembre 1990, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 299 del 24 dicembre 1990, destinatari dei provvedimenti agevolativi in materia di versamento delle somme dovute a titolo di tributi e contributi, possono definire in maniera automatica la propria posizione relativa agli anni 1990, 1991 e 1992. La definizione si perfeziona versando, entro il 16 aprile 2003, l'intero ammontare dovuto per ciascun tributo a titolo di capitale, al netto dei versamenti già eseguiti a titolo di capitale ed interessi, diminuito al 10 per cento»;
il termine tributi, in diritto tributario, si riferisce al complesso di tasse, imposte e contributi;
l'articolo 1, comma 363, della legge 23 dicembre 2005 n. 266, ha sancito che «Per i contributi previdenziali e i premi assicurativi relativi al sisma del 1990 riguardanti le imprese delle province di Catania, Siracusa e Ragusa il cui termine è stato prorogato al 30 giugno 2006 dall'articolo 1 comma 142, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, il termine di versamento di cui al secondo periodo del comma 17 dell'articolo 9 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, è fissato al 30 settembre 2006 e il termine per la rateizzazione di cui al terzo periodo del medesimo comma 17 è fissato al 1o ottobre 2006»;
la norma di cui trattasi si è preoccupata di stabilire il termine ultimo per il versamento dell'unica rata o della 1a rata per valida il condono dei contributi Inps;
semmai ce ne fosse bisogno, la norma ha natura confermativa ed interpretativa in ordine alla inclusione dei contributi Inps tra i tributi oggetto di condono;
sulla base di una corretta interpretazione della norma, diversi contribuenti hanno versato il 10 per cento dei contributi, prima dell'emanazione della legge n. 266 del 2005;
la fissazione del termine più lungo non determina alcun impedimento in ordine alla validità dei versamenti già effettuati;
le sedi Inps interessate si rifiutano di accettare tali versamenti a titolo di condono;
che l'Associazione commercialisti iblei che ha sede a Ragusa ha inteso sollevare tale problema in nome e per conto dei commercialisti associati e nell'interesse delle imprese che hanno sede e domicilio fiscale nei comuni interessati dal sisma del 1990 -:
se i Ministri interrogati, ciascuno per le proprie competenze, non ritengano di impartire precise disposizioni, in linea con il dettato della norma, alle sedi Inps delle provincie di Catania, Ragusa e Siracusa dirette ad acquisire tutti i versamenti effettuati ai fini dell'articolo 9, comma 17, della legge n. 289 del 2002, chiudendo, di conseguenza, inutili e dannose controversie.
(4-12865)

MANTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 7 gennaio 2011 è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra il presidente della regione Abruzzo e commissario straordinario Gianni Chiodi, la direzione regionale dell'Agenzia delle entrate in persona di Rossella Rotondo nonché

i rappresentanti degli ordini e delle associazioni delle categorie economico-contabili, che ha stabilito la graduazione e il differimento degli adempimenti fiscali relativi alla denuncia dei redditi, nei comuni del cratere del terremoto in Abruzzo, allo scopo di evitare «l'ingorgo» del pagamento delle imposte relative agli anni 2008 e 2009 (per i quali si devono restituire in 120 rate le tasse sospese) nonché dell'anno 2010;
tale impegno non risulta però rispettato e pertanto si è determinata una situazione di gravissima difficoltà che rende impossibile o inefficiente l'ordinato svolgimento degli adempimenti fiscali nei comuni richiamati;
tali serie preoccupazioni sono state espresse, tra gli altri, dal presidente dell'Unione dei giovani dottori commercialisti ed esperti contabili di L'Aquila, Ettore Perrotti, che ha sottolineato che «bisogna fare una corsa contro il tempo per preparare la denuncia dei redditi entro la data del 5 agosto (termine ultimo per il pagamento con maggiorazione dello 0,4 per cento) costringendoci ad anticipare le dichiarazioni relative agli anni d'imposta 2008 e 2009 (rinviate a dicembre 2011) per poter calcolare le imposte dovute», specificando che «le dichiarazioni fiscali, infatti, vanno fatte secondo un ordine cronologico, pertanto non si possono fare prima quella del 2010 e poi quella degli anni precedenti, quindi di fatto invece di semplificarci il lavoro la vicenda rischia di triplicarcelo in fase di "ricostruzione fiscale"»;
si auspica pertanto che si possa porre rimedio a tale grave situazione, che rende inefficiente la stessa regolare riscossione dei tributi con danno per lo Stato, prevedendo il differimento per l'anno 2010 o, in subordine, un'inapplicazione delle sanzioni sui tardivi versamenti effettuati entro dicembre 2011 -:
quali misure o iniziative intenda assumere con urgenza per porre rimedio alla grave situazione denunciata.
(4-12870)

PALADINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il recente decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stilizzazione finanziaria ed entrato immediatamente in vigore, ha previsto l'ennesimo e sostanziale aumento del contributo unificato e ridotto i casi in cui esso non è dovuto;
fra gli altri non saranno più esenti dal pagamento del contributo, i procedimenti in materia di lavoro nonché i processi in materia di previdenza ed assistenza obbligatorie;
le controversie individuali di lavoro e di pubblico impiego, ove la parte sia titolare di un reddito superiore al doppio di quello richiesto per essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato, sono soggette, nella fase di merito, al contributo ordinario ridotto alla metà (al pari dei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo e di opposizione alla sentenza dichiarativa di fallimento);
questo nuovo aggravio dei costi di accesso alla giustizia, oltre alle numerose altre criticità che connotano le disposizioni racchiuse negli articoli da 37 a 39 del decreto-legge n. 98 del 2011, penalizza fasce spesso non protette di cittadini e la tutela di diritti di rilevanza costituzionale;
tale aumento del contributo unificato nonché la sua introduzione in materie sensibili e critiche, quali ad esempio lavoro e famiglia, tradizionalmente esentate e giustamente tutelate in via di principio meriterebbe una più approfondita riflessione -:
se i Ministri interrogati intendano più approfonditamente analizzare la possibilità di mantenere esenti da contributo unificato le controversie individuali di lavoro e di pubblico impiego tutelando così, diritti di rilevanza costituzionale, ed assumendo pertanto opportune iniziative normative direttive.
(4-12874)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il signor Oscar Stefani da anni sta cercando di sdemanializzare (comprare dal demanio) un tratto di fossa che attraversa ufficialmente una campagna di proprietà che si trova in località la Zizona di Santa Maria di Zevoio, aree catastalmente distinte in comune di Zevio (Verona) foglio n. 3, mappali n. 59, 64, 65, 73, 79, 146, 147, 148, 149, 150;
nel tratto di cui sta parlando la fossa esiste sulle mappe catastali ma non sul terreno. L'interessato da più di venti anni si occupa della campagna e la fossa non l'ha mai vista;
lo stesso è venuto a sapere dall'allora direttore del Consorzio grandi valli cui faceva capo la fossa, che la stessa era nata per portare l'acqua attorno al «castello di Zevio», attuale sede comunale, e che l'ultima volta che avevano immesso acqua si sono allagate alcune zone. Lo consigliava quindi di sdemanializzarla;
il signor Stefani avviò numerose pratiche e nel frattempo iniziò anche a pagare un affitto annuo sulla fossa o meglio sui terreni laterali della stessa;
in data 11 dicembre 2003 il Consorzio grandi valli dichiarava l'inattività della fossa da oltre trent'anni;
in data 5 febbraio 2007 veniva richiesta la sdemanializzazione all'ufficio S.O.T. di Vicenza (Agenzia del demanio - filiale del Veneto);
in data 29 aprile 2008 il comune di Zevio deliberava la rinuncia alla prelazione;
in data 6 febbraio 2009 il genio civile di Verona dava il «nulla osta» alla sdemanializzazione;
in data 3 settembre 2009 veniva richiesto il frazionamento della fossa;
in data 16 settembre 2009 il frazionamento veniva approvato n. VR 0325365;
in data 4 marzo 2010 veniva sollecitata l'urgenza della sdemanializzazione all'Agenzia del demanio di Vicenza;
nella primavera 2010 l'Agenzia del demanio di Vicenza ha chiesto tutta la documentazione prodotta e ha posto il blocco della pratica, con riferimento al decreto sul federalismo demaniale approvato a fine maggio 2010 dal Consiglio dei ministri e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 11 giugno 2010 l'agenzia aveva chiesto all'Avvocatura dello Stato se era corretto procedere anche dopo il decreto;
nel momento dell'avvio della pratica il terreno era dello Stato e quindi si doveva inoltrare il fascicolo a Roma per le firme dei Ministeri mancanti, ambiente e tutela del territorio e del mare, dell'economia e delle finanze;
l'avvocatura avrebbe risposto che le pratiche già a Roma dovessero essere mandate avanti -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti;
se non ritengano di intervenire al fine di chiarire che le pratiche già avviate e sulle quali l'Agenzia del demanio si è già espressa, devono comunque essere portate a compimento.
(4-12878)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di base di rappresentanza del comando regionale della Puglia della Guardia di finanza con la delibera n. 01/X53/2010, avente ad oggetto «inquinamento al porto di Taranto - tutela della salute del personale della Guardia di Finanza», approvata all'unanimità in data 15 novembre 2010 ha evidenziato che «ai membri di questo Consiglio di Base sono pervenute numerose segnalazioni da militari del 1o nucleo operativo alla sede di Taranto, impiegati in servizio d'istituto

nell'area portuale alla stessa sede, circa le loro condizioni di lavoro, con particolare riferimento alla presenza di polveri sottili PM10, dovute all'inquinamento di tipo antropico, (immissioni industriali), precipuamente addebitabile agli insediamenti quali le raffinerie di petrolio (Agip Taranto), le cokerie (UVA Taranto), i cementifici (Cementir Taranto), gli inceneritori di rifiuti (Massafra), la centrale termoelettrica (Edison Taranto), all'inquinamento atmosferico prodotto dalle Navi Gasiere che giornalmente liberano nell'aria grosse quantità di prodotto, e da Navi Carbonkoke che incessantemente giorno e notte scaricano a breve distanza dai posti di servizio, materia prima necessaria al funzionamento degli altiforni dell'Ilva, oltre ai disagi patiti dagli stessi che in essa vi svolgono quotidianamente attività lavorativa statica, con particolare attenzione al personale in servizio presso i varchi portuali di accesso (Varco Dogana-Varco Nord e Varco Polisettoriale), quindi con esposizione continua e permanente ai gravissimi rischi per la propria incolumità personale»;
nella medesima delibera l'organismo di base della rappresentanza militare afferma «che la problematica è stata oggetto di attenzione da parte degli organi di stampa, che hanno reso noto gli allarmanti dati relativi all'inquinamento, risultati dai rilevamenti eseguiti nell'area portuale, a seguito dei quali è emerso che nel corso di questi ultimi anni, l'area industriale di Taranto produce circa l'8,8 per cento della diossina prodotta in Europa, in ciò registrando nella provincia circa 1.200 decessi all'anno per neoplasie polmonari, che pongono l'area nettamente al di sopra della media nazionale; che interi quartieri adiacenti l'Ilva di Taranto hanno un'esposizione alle polveri minerali pari a 250 grammi annui per metro quadrato (max consentito 35 superamenti all'anno di 50 microgrammi di PM10) provenienti dai parchi minerari dell'ILVA. (Dati Legambiente, Wwf, Eper-lnes, European Pollutant Register e Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti, e Relazione Tecnica datata 16 settembre 2008 dell'Agenzia Arpa Puglia riguardante le analisi effettuate, criticità riscontrate e necessità di nuove analisi nell'area di Taranto e Statte)» e nel contempo rilevando «la necessità di un intervento di tutti gli Enti e Autorità istituzionali preposti ad assumere le iniziative di settore idonee ad assicurare la preservazione dei lavoratori dai danni prodotti alla salute della collettività dall'inquinamento atmosferico» ha deliberato «di chiedere al comandante regionale di potenziare le misure di prevenzione e protezione già esistenti a tutela della salute dei militari del Corpo operanti nell'area a seguito di:
1) ulteriore coinvolgimento del "medico competente" al fine di individuare un campione significativo di militari da avviare ad indagini cliniche nonché ambientali più specifiche condotte dal Dipartimento Malattie Respiratorie ed Allergiche presenti nella provincia di Taranto, in modo tale da poter disporre di uno screaning sullo stato di salute dei militari che prestano servizio nell'ambito dell'area portuale;
2) specifici interventi, del Comandante Provinciale che avrà cura di:
a) richiedere alle Autorità che hanno la titolarità delle strutture, affinché vengano elevati i livelli di pulizia dei locali e dei piazzali antistanti le postazioni presso le quali prestano servizio i militari del Corpo;
b) attuare una idonea attività di sensibilizzazione verso i Comandanti dei Reparti operanti in ambito portuale al fine verificare la possibilità di adottare criteri di rotazione del personale impiegato in tale area, fatte salve esigenze di servizio legate alle dotazioni organiche» -:
quali siano state le concrete azioni intraprese dai Ministri interrogati a seguito della segnalazione dell'organismo della rappresentanza militare in premessa e quali quelle per salvaguardare la salute e l'incolumità fisica dei militari e delle popolazioni civili residenti nel territorio della provincia di Taranto.
(4-12883)

BOCCIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
da circa quattro anni il servizio di igiene urbana nella città di Bisceglie non risulta raggiungere sufficienti standard qualitativi con inevitabili ricadute negative per l'ambiente e per la vocazione turistica del territorio;
in questi anni i consiglieri comunali del partito democratico di Bisceglie Bartolo Cozzoli, Mauro Di Pierro e Carlo Rocco hanno svolto un'attività di analisi del servizio (dall'affidamento originario sino allo svolgimento in corso) tesa a comprendere le ragioni del malfunzionamento e suggerire all'amministrazione comunale azioni dirette a superare gli stessi; talune delle interrogazioni consiliari sono state trasmesse per conoscenza anche al Governo (ad esempio al Ministero dell'economia e delle finanze, al Ministero dell'interno, all'ispettorato per la funzione pubblica);
la predetta attività di analisi e di controllo dei consiglieri comunali è altresì sfociata in una serie di interrogazioni consiliari che non hanno mai avuto risposta da parte dell'amministrazione comunale, in spregio alle previsioni dell'articolo 43 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (Testo unico enti locali);
innumerevoli anomalie caratterizzano l'affidamento e la gestione del servizio igiene urbana di Bisceglie e, tra queste, in particolare:
il cambio della forma di gestione ed organizzazione del servizio di igiene urbana (da società mista ad appalto a privati) nonché il provvedimento di affidamento dello stesso servizio si sono svolti senza preventiva discussione e «indirizzo-politico-amministrativo» da parte del consiglio comunale, competente ai sensi dell'articolo 42 del Testo unico enti locali;
il servizio di igiene urbana del comune di Bisceglie è ancora oggi affidato (a trattativa privata) a una società privata per un corrispettivo di diversi milioni di euro senza una preventiva gara pubblica;
un primo affidamento (che sarebbe dovuto durare solo 8 mesi) risulta effettuato nel 2008 alla società attuale appaltatrice (nel seguito la «Società Appaltatrice») mediante una (inusuale) procedura negoziata senza pubblicazione di bando ex articolo 57, comma II, lettera c), del decreto legislativo n. 163 del 2006, pur mancando i fondati motivi e presupposti (ad esempio mancanza di evento imprevedibile per la stazione appaltante, urgenza non imputabile alla stazione appaltante) previsti dalla citata norma;
non si ha evidenza della presentazione e della validità del documento unico di regolarità contributiva (DURC) da parte della società appaltatrice;
la società appaltatrice non pare rispettare tutte le obbligazioni contrattuali assunte nei confronti del comune di Bisceglie (senza, a quanto consta all'interrogante, per questo aver mai ricevuto diffide e/o applicazioni di penali e/o avvio del procedimento di risoluzione del contratto da parte del civico ente);
la società appaltatrice continua a svolgere ancora oggi il servizio di igiene urbana nel comune di Bisceglie in forza di diverse e continue trattative private;
la stessa società appaltatrice risulta altresì affidataria, sempre a trattativa privata, di ulteriori servizi «complementari» (ad esempio pulizia delle spiagge);
l'amministrazione comunale a distanza di circa quattro anni non ha ancora espletato una pubblica gara d'appalto per l'affidamento del servizio di igiene urbana, adducendo nel tempo ragioni diverse (ritardo nella redazione del capitolato, mancata autorizzazione da parte dell'ATO BA/1, e altro);
il comune di Bisceglie ha altresì speso diverse migliaia di euro per la difesa legale delle scelte assunte nell'ambito del servizio di igiene urbana;

l'affidamento in favore della società appaltatrice parrebbe costituire il più grande affidamento di servizi a trattativa privata, in favore di società interamente privata (e mai, nemmeno originariamente, selezionata con gara pubblica), effettuato dal comune di Bisceglie;
le circostanze ante esposte, pur non esaustive, evidenziano una situazione non comune sul territorio nazionale lesiva delle regole poste a tutela della trasparenza amministrativa, della libera concorrenza sul mercato e della tutela dell'ambiente;
lo stesso servizio ispettivo di finanza pubblica del Ministero dell'economia e delle finanze, nell'anno 2007, a seguito di una verifica amministrativa presso il comune di Bisceglie, ebbe a rappresentare la non conformità degli «affidamenti diretti» del servizio di igiene urbana alle disposizioni normative in materia (neanche se gli affidamenti diretti fossero fatti in sede di rinnovo contrattuale ed in favore di società mista a prevalente capitale pubblico);
anche l'autorità di vigilanza sui contratti della pubblica amministrazione (AVCP) sarebbe di recente intervenuta, quanto meno con una richiesta di informativa, sulla «vicenda» relativa al servizio di igiene urbana nel comune di Bisceglie;
la recente giurisprudenza amministrativa e la normativa nazionale («Regolamento in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, a norma dell'articolo 23-bis, comma 10, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133») hanno confermato l'illegittimità degli «affidamenti diretti» dei servizi de quo;
le anomalie e le ragioni di non conformità alle leggi nell'affidamento e nello svolgimento del servizio di igiene urbana presso il comune di Bisceglie stanno provocando un diffuso sconcerto nella comunità biscegliese -:
considerato che la situazione di anomalia rilevata sin dal 2007 nel comune di Bisceglie continua a sussistere, se non si intenda effettuare una nuova ispezione per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica nonché assumere ogni altra iniziativa di competenza, anche per il tramite dell'osservatorio nazionale sui rifiuti, con riferimento a quanto rappresentato in premessa.
(4-12888)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Ativa S.p.A. (Autostrada Torino Ivrea Valle d'Aosta) ha presentato alla regione Piemonte e alla provincia di Torino e di Cuneo lo studio di fattibilità relativo al progetto dell'autostrada Pedemontana del Monviso tra Pinerolo e Cuneo;
a seguito della presentazione dell'ipotesi progettuale si sono svolti diversi incontri tra gli enti locali interessati per la valutazione dello studio di fattibilità al fine di individuare un progetto condiviso e rispondente alle necessità territoriali;
il progetto rappresenterebbe il naturale prolungamento del corridoio autostradale, già in fase di concretizzazione attraverso la realizzazione delle nuove iniziative della Pedemontana Piemontese (collegamento A4-A26) e della Pedemontana Lombarda (collegamento A8-A4), che consentirebbe di eliminare l'attuale isolamento di numerose zone delle vallate alpine mediante un collegamento essenziale tra le aree occidentali e orientali del nord d'Italia, con significativi risvolti positivi sull'economia, sulla mobilità e sul turismo;
l'intervento proposto, al vaglio degli enti Locali interessati, prevede un'arteria di circa 65,3 chilometri a quattro corsie con dodici svincoli intermedi e aree di

servizio, suddiviso in quattro tratte che ne permettono un'ulteriore eventuale suddivisione funzionale volta ad una possibile entrata in esercizio per fasi dei singoli tronchi;
per quanto riguarda il sistema di pedaggio, il progetto prevede l'utilizzo della nuova tecnologia «a flusso libero», senza barriere di esazione, mediante un sofisticato sistema di portali e telecamere per il rilevamento, la registrazione e la classificazione del veicolo ai fini del pagamento, che avverrebbe attraverso Telepass, carte prepagate, internet e telefono cellulare, garantendo un flusso del traffico più scorrevole e una minore occupazione del suolo;
il costo stimato dell'infrastruttura, comprensivo delle somme relative alla sicurezza dei cantieri e alle sistemazioni ambientali e del verde, sarebbe pari a 1,1 miliardi di euro, per il quale la società Ativa S.p.A avrebbe previsto una compartecipazione al 50 per cento dell'importo da parte di privati;
tale infrastruttura, per la quale la società autostradale ha richiesto una totale compartecipazione degli enti locali interessati per la proposta progettuale definitiva, rappresenterebbe una soluzione ottimale sia per il rilancio turistico, data l'elevata concentrazione di attività economiche e produttive in queste zone, sia per i problemi viabilistici del territorio, dove i tassi di incidentalità e i volumi di traffico risultano assai elevati;
alla luce di quanto premesso sarebbe, dunque, opportuno provvedere ad una sollecita definizione delle attività istruttorie preliminari alla realizzazione dell'infrastruttura, di concerto con la regione Piemonte e le province interessate al fine di individuare rapidamente un progetto aderente e rispondente alle necessità territoriali -:
quale sia, ad oggi, lo stato dell'arte relativo all'ipotesi progettuale proposto dalla società autostradale Ativa per la realizzazione della Pedemontana del Monviso;
quali sia lo stato dei rapporti tra la società autostradale Ativa S.p.A. gli organi competenti ministeriali e di Anas s.p.a e gli enti locali interessati in merito all'ipotesi progettuale per la realizzazione dell'opera citata.
(5-05210)

MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 1o luglio 2009 sono entrate in vigore le nuove norme tecniche sulle costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008;
tali norme creano problemi alla realtà cantieristica italiana, formata in gran parte da piccole imprese, dove la maggior parte dei lavori di costruzione e posa in opera di elementi strutturali in acciaio (capriate, travi, pilastri, eccetera) viene svolta da febbri o carpenterie artigiane;
secondo i dati ISTAT, le microimprese (<10 addetti) rappresentano infatti il 94,9 per cento del totale delle imprese, con una dimensione media pari a 3,1 addetti nel settore delle costruzioni;
il decreto ministeriale 14 gennaio 2008 «Norme tecniche per le costruzioni» al capitolo 11 tratta nello specifico l'acciaio per le costruzioni, per cui anche l'artigiano, che produce carpenteria metallica strutturale da impiegarsi nelle costruzioni, viene classificato come centro di trasformazione e come tale ha l'obbligo di presentare la relativa istanza al Consiglio superiore dei lavori pubblici-servizio tecnico centrale;
per ottenere l'accreditamento l'artigiano deve in particolare:
a) dichiarare l'officina di produzione;
b) gestire la propria produzione in coerenza alla norma UNI EN ISO 9001;
c) qualificare il processo di saldatura secondo il sistema previsto dalla norma UNI EN 3834;

d) nominare il direttore tecnico del centro di trasformazione;
tali adempimenti sono stati considerati positivamente dagli imprenditori artigiani poiché vedono in essi un'occasione di miglioramento della propria attività;
tuttavia, se tali adempimenti dovessero permanere integri anche per i produttori che producono piccole opere strutturali in acciaio, la maggior parte dei fabbri/carpenterie metalmeccaniche artigiane sarebbero costrette a rinunciare a questa occasione di miglioramento, in quanto devono sostenere un costo «burocratico» non sopportabile economicamente;
il diretto legame, in fase di ottenimento di contratti d'appalto, tra le opere strutturali in acciaio (circa il 30 per cento) e altre opere in acciaio accessorie (recinzioni, serramenti, parapetti, e altre) costringerebbe molte imprese a ridimensionarsi o addirittura a chiudere l'attività, con una perdita occupazionale e con il rischio sottinteso di realizzare nascostamente in cantiere molte opere strutturali senza nessun controllo dell'operato;
inoltre, la stima dei tempi di adozione dei modelli di gestione UNI EN nella media è quantificabile in 18 mesi e ciò rende realmente operative la maggior parte delle piccole imprese artigiane coinvolte dopo circa 3 o 4 anni -:
se si intenda urgentemente definire, in collaborazione con il Consiglio superiore dei lavori pubblici - servizio tecnico centrale un elenco preciso di casi/opere per i quali non si applichino le disposizioni tecnico-amministrative delle norme sopra citate, come hanno già provveduto a fare alcune regioni e province, vista la confusione corrente tra i progettisti e costruttori;
se nella revisione delle norme tecniche sulle costruzioni 2008 si intenda prevedere una semplificazione degli adempimenti tecnico-amministrativi per le imprese carpenterie/fabbri metalmeccaniche artigiane;
se nella pratica operativa, il servizio tecnico centrale, nel rilasciare i previsti attestati di denuncia di attività per i centri di trasformazione, può considerare, già oggi, validi, ai fini della nomina del direttore tecnico del centro di trasformazione, oltre alla laurea e i diplomi di scuola superiore secondaria di indirizzo tecnico (geometra, periti edili, industriali, agrari, eccetera), indipendentemente dall'iscrizione ai rispettivi albi, sia la qualifica di maestro artigiano (come risulta dalla risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-02362 presentata il 2 dicembre 2009 al Senato della Repubblica) sia il diploma di qualifica professionale ad indirizzo meccanico, in considerazione dell'alta presenza di questo titolo specialistico tra gli occupati.
(5-05216)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ANAS ha messo a disposizione 35 milioni di euro per il completamento dell'opera del traforo di Sant'Augusta di Vittorio Veneto (Treviso), per il quale è prevista una spesa complessiva di 52 milioni di euro -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti;
se sia in grado di precisare se e quando il progetto potrà partire, attesa la non completa disponibilità dei fondi necessari per realizzarlo.
(4-12880)

...

INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il quartiere di San Lorenzo, a Roma, ha sviluppato in questi anni la sua vocazione al divertimento notturno. Vi esistono

da decenni moltissimi locali pubblici aperti per lo più la sera, e vi sono già presenti bar, osterie, pub, molti dei quali dotati anche di apparecchi per il giochi legale tipo slot machine;
sul territorio esiste l'ex-cinema Palazzo struttura di proprietà di una società privata la area domus srl. Negli ultimi ventiquattro anni il cinema Palazzo non è più stato utilizzato per spettacoli, anzi, è stato dedicato a vari tipi di gioco legale: è stato una sala da biliardo, poi una sala bingo ed è infine rimasto chiuso per sette anni;
a quanto risulta all'interpellante, le proposte avanzate alla proprietà per la gestione dello stabile non erano supportate da adeguate garanzie economiche, almeno una di queste proposte è stata avanzata da un noto personaggio dello spettacolo di Roma, anch'esso incapace di replicare alle legittime richieste del proprietario con sufficiente denaro. Da qui la lunga inutilizzazione della struttura, chiusura protratta per anni nell'indifferenza del territorio e delle istituzioni, trattandosi di proprietà privata;
il 15 dicembre 2010 la società Camene spa ha stipulato un contratto di locazione commerciale per l'affitto dell'ex cinema Palazzo e su tale immobile, dal gennaio 2011, sono iniziati regolari lavori di ristrutturazione per aprire, con tutte le autorizzazioni previste per l'inizio dei lavori, una sala multifunzione con palcoscenico, platea e schermi per proiezioni;
nella sala erano prevista anche l'installazione, a lavori ultimati, di un certo numero di apparecchi tipo slot machine per il gioco legale da connettere alle rete dei concessionari dello Stato;
il progetto dell'attività ricreative e culturali da svolgere nell'ex-cinema Palazzo consentiva l'attivazione di cinquanta posti di lavoro e la realizzazione di attività culturali aperte al pubblico negli spazi plateali, mentre i giochi legali sarebbero stati a disposizione negli spazi circostanti, con una sinergia tra le attività artistiche e quelle di gioco legale con una prevalenza delle prime, sia per gli spazi che per l'evidenza;
non si trattava di aprire un casinò e tantomeno di inserire nel territorio di San Lorenzo un tipo di attività nuova, visto che risulta all'interpellante che sul territorio sono già in funzione da tempo quasi mille apparecchi tipo slot machine, sparpagliati nei bar e altre attività aperte al pubblico senza che nessuno sul territorio di San Lorenzo abbia mai avuto a che ridire con occupazioni o manifestazioni;
il 15 aprile 2011, a lavori quasi ultimati ma ancora in corso, un gruppo di persone facenti capo all'organizzazione Action si è introdotto all'interno del predetto immobile per occuparlo abusivamente. Tutti gli operai presenti sono stati minacciati e allontanati con violenza lasciando il cantiere aperto e l'edificio nel possesso degli occupanti;
l'organizzazione «Action» è da anni ben nota per l'occupazione di immobili nella città di Roma, giustificate con il grave disagio abitativo nella capitale oppure con il perdurante abbandono dell'immobile occupato;
al contrario l'ex-cinema Palazzo non è un immobile demaniale inutilizzato, non era in stato di abbandono e l'occupazione non ha l'obiettivo di dare un tetto a delle famiglie. Lo stabile è una proprietà privata, vi si doveva svolgere attività d'impresa da parte di privati che vi hanno investito capitali propri, cosa al momento impedita illegittimamente e con l'uso della violenza;
gli occupanti si fanno scudo dei cittadini di San Lorenzo che credono di agire per il bene pubblico dopo che gli sono state fornite false informazioni sia sulla proprietà dello stabile, la sua destinazione d'uso, sull'onestà del conduttore e sulle autorizzazione che dovrebbe o non dovrebbe avere;
da più di tre mesi gli spazi dell'ex-cinema Palazzo sono utilizzati da intellettuali che vi fanno attività senza pagare

l'affitto o l'uso al proprietario e provocando danni al conduttore che doveva inaugurare le sue attività il 20 maggio;
è dunque in corso un esproprio di fatto con la scusa della «lotta a un casinò», per dare uno spazio di lavoro gratuito a un ben definito gruppo di operatori del mercato culturale che in pratica si sono presi uno spazio gratuito per lavorare e darsi visibilità;
la Camene spa ha sporto denuncia alla procura della Repubblica di Roma attraverso il competente commissariato di zona per violenza privata, violazione di domicilio e occupazione abusiva;
contrariamente a quanto chiunque poteva aspettarsi per occupazione da parte di privati di un bene privato, il commissariato competente non è ancora intervenuto in alcun modo. Ugualmente sono inerti i vigili del fuoco e la polizia municipale a fronte della denuncia dei rischi che sono presenti con lo svolgersi di attività collettive in uno spazio che non ha ancora le attrezzature di sicurezza;
la magistratura ha addirittura proposto l'archiviazione della denuncia per occupazione abusiva definendo l'occupazione come solo «dimostrativa» e «simbolica» anche se da tre mesi il cinema è espropriato di fatto;
l'occupazione pare essere stata effettuata dunque sotto gli auspici di un progetto ben più grande sopra la testa dei proprietari dell'ex-cinema Palazzo, non solo le istituzioni di pubblica sicurezza sono rimaste inattive, ma a tutti i livelli gruppi politici si sono subito schierati a favore dell'esproprio;
appena si è verificata l'occupazione il presidente del III municipio di Roma, Dario Marcucci, ha incontrato gli occupanti e si è detto intenzionato a prendere iniziative per impedire l'apertura delle attività della Camene spa; l'assessore alle Politiche culturali del comune di Roma, Dino Gasperini, ha dichiarato di voler convocare un tavolo per favorire l'utilizzo del cinema Palazzo come struttura a fini culturali, senza specificare con quali soldi e senza alcuna menzione sulla salvaguardia dei diritti della proprietà e dell'affittuario; il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha a sua volta incontrato gli occupanti all'interno del locale occupato e si è detto contrario all'apertura dell'attività auspicando che l'ex-cinema Palazzo diventi un centro di attività culturale. In particolare si è augurato, come riportato da organi di stampa, «che chi ha l'autorità competente faccia di tutto per prevenire la possibile nascita di un problema», con un malcelato accenno alla possibilità che la questura non permetta le attività della Camene spa;
il 5 maggio 2011 nel locale si è tenuta un'assemblea pubblica, alla presenza, tra gli altri, del presidente del III Municipio e dell'assessore alla cultura della provincia di Roma, Cecilia D'Elia. Quest'ultima, come riportato in un audio diffuso in rete dagli occupanti, ha prospettato come le istituzioni con azione concertata avrebbero dovuto costringere la proprietà a sedersi a un tavolo delle trattative e a modificare i propri intendimenti;
sempre a livello di provincia di Roma si è prontamente fatto approvare una mozione per chiedere l'acquisizione del cinema Palazzo con denaro pubblico, come se non esistessero sul territorio altre strutture inutilizzate o semi-inutilizzate come l'ex-cinema Volturno, occupato dal 2008;
si sta cercando di trasformare un esproprio violento da parte di privati in un fatto pubblico e di affiancarlo a lotte di tipo sindacale e professionale come quelle per il teatro Valle;
a sostegno di questa manovra per impedire l'uso e anzi strappare il possesso del cinema Palazzo a chi ne è legittimamente proprietario è in corso quella che secondo gli interpellanti è una vivace campagna di disinformazione da parte dei quegli stessi professionisti dello spettacolo che utilizzano illegalmente e gratuitamente gli spazi di San Lorenzo;

tra coloro che più si danno da fare fin dal primo momento, ad avviso degli interpellanti, per sottrarre i legittimi diritti a proprietario e conduttore e maggior utilizzatrice degli spazi è proprio la signora Guzzanti noto personaggio dello spettacolo;
all'interno del cinema Palazzo, che lo ricordiamo è un cantiere senza sicurezza alcuna per gli avventori, vengono vendute bevande alcoliche e somministrati cibi senza alcuna autorizzazione né controllo fiscale e tantomeno controllo sanitario;
la Costituzione, all'articolo 41, statuisce che l'iniziativa economica privata è libera. L'articolo 42, secondo capoverso, stabilisce invece che la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge: al contrario a San Lorenzo privati cittadini impediscono ad altri privati cittadini l'esercizio di diritti costituzionalmente garantiti e sia le istituzioni locali che le forze dell'ordine, alla data di oggi, hanno passivamente assistito, quando non avallato tali illegalità -:
quali urgenti iniziative intenda adottare il Ministro nell'ambito delle proprie competenze per ristabilire il ripristino della legalità e la possibilità per ogni cittadino di fruire liberamente dei diritti costituzionalmente tutelati sul territorio di san Lorenzo.
(2-01173)
«Aracri, Speciale, Biava, Bonciani, Girlanda, Ghiglia, Germanà, Malgieri, Mazzuca, Dima, Sammarco, Giulio Marini, Traversa, Minasso, Cristaldi, Ascierto, Di Cagno Abbrescia, Bruno, Franzoso, Landolfi, Saltamartini, Iannarilli, Tommaso Foti, Moles, Antonio Martino, Di Biagio, Holzmann, Mazzoni, Osvaldo Napoli, Laffranco».

Interrogazioni a risposta orale:

TASSONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
diversamente dal personale della polizia stradale o della polizia ferroviaria, gli appartenenti alla polizia di frontiera aerea non percepiscono alcuna indennità accessoria di scalo;
il decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione del 29 gennaio 1999, n. 85, ha introdotto una sorta di tax sicurezza e una tax sicurezza bagagli da stiva, a carico dell'utenza da devolvere alle società private che svolgono il servizio di controllo e tutela dei bagagli e dei passeggeri aeroportuali;
è opportuno riconoscere anche al personale della polizia di frontiera aerea un'indennità per la specificità del servizio reso, al fine di evitare evidenti disparità di trattamento nell'ottica della tutela dei diritti del personale della polizia di Stato;
come è noto per il triennio 2011-2013 il personale della polizia di Stato non potrà godere degli aumenti stipendiali previsti dai contratti collettivi nazionali e la situazione economica attuale ha determinato una significativa diminuzione del potere di acquisto delle retribuzioni -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative volte a destinare una quota del gettito degli importi posti a carico dell'utenza per servizi di controllo e di sicurezza in ambito aeroportuale, per consentire l'attribuzione di un'indennità di scalo al personale della polizia di Stato in servizio presso gli uffici di polizia di frontiera aerea.
(3-01781)

GIACOMELLI e LULLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
non si comprendono i motivi che hanno portato, con i recenti provvedimenti di tagli ad un settore già generalmente penalizzato come quello delle politiche della sicurezza e di mancate sostituzioni di prepensionamenti, a fare della questura di Prato la più penalizzata nell'ambito della regione Toscana;
la complessità e la delicatezza della situazione di Prato è testimoniata da una

continua iniziativa mediatica di autorevoli esponenti del Governo e della maggioranza con ripetute assicurazioni e ribadita volontà di assicurare alle forze dell'ordine della seconda città della Toscana adeguati potenziamenti di mezzi risorse ed uomini;
in realtà, a fronte dell'invio di un gruppo di militari, che ha rappresentato un ulteriore aggravio di lavoro per le forze dell'ordine, siamo arrivati al paradosso che la funzionalità della questura di Prato, come più in generale quella delle forze dell'ordine, è assicurata dal senso del dovere e dallo spirito di sacrificio delle donne e degli uomini che vi prestano servizio -:
come il Governo ritenga di correggere le proprie decisioni, assicurando, non in forma mediatica ma in modo effettivo, alla questura di Prato le risorse, i mezzi, gli uomini necessari a mantenere la necessaria operatività senza gravare gli operatori della sicurezza di un insostenibile peso di lavoro e di sacrificio;
se il Governo intenda assumere, d'intesa con la regione Toscana, la provincia di Prato, i comuni interessati, una iniziativa volta a rinnovare lo spirito di collaborazione istituzionale del patto per la sicurezza ed a aggiornarne termini ed impegni, adeguandoli alla difficile, pesante situazione della realtà pratese.
(3-01783)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la lotta alla pedopornografia attraverso la diffusione su internet vede impegnati molti Stati, spesso con scarsi successi a causa della mancanza di un accordo internazionale al riguardo, che consenta ai vari Stati di cancellare i contenuti dalla rete e di perseguire a livello internazionale i criminali responsabili della loro diffusione;
allo stato attuale la legge italiana prevede solo la possibilità di oscurare il sito internet avente contenuti pedopornografici che si trova nel territorio dello Stato, anche se si tratta di un server di appoggio, non potendo invece intervenire sul server principale che si trova in altri Stati, con la conseguenza che l'intervento non serve ad impedire l'accesso di un utente italiano allo stesso sito, spesso facilmente reperibile su server esteri;
i server principali peraltro molto spesso sono ubicati in Stati che non aderiscono agli accordi internazionali in materia di collaborazione e cooperazione nelle indagini giudiziarie, rendendo in tal modo praticamente non perseguibili i criminali e i pedofili responsabili -:
come si intenda procedere al fine di consentire una più efficacia lotta alla pedopornografia, anche promuovendo, a livello internazionale, l'adozione di un accordo che consenta di perseguire i responsabili della diffusione attraverso internet dei siti pedopornografici, soprattutto con gli Stati nei quali è praticamente inesistente la collaborazione sulle indagini giudiziarie.
(5-05213)

ROSATO, FIANO, FONTANELLI, GHIZZONI, LOVELLI e MADIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per l'anno 2007 ha previsto la possibilità, per le pubbliche amministrazioni, di procedere alla stabilizzazione del personale, utilizzato con contratti di natura temporanea, ma con riferimento a fabbisogni permanenti dell'amministrazione;
tra le pubbliche amministrazioni interessate dalle procedure di stabilizzazione vi è anche il Corpo nazionale dei vigili del fuoco che soffre da anni di una grave carenza di organico. Per ovviare a tale carenza, ai sensi della suddetta legge finanziaria 2007 (Legge n. 296 del 2006), è stata avviata la procedura di stabilizzazione del personale volontario del Corpo

nazionale dei vigili del fuoco. Con una procedura concorrente e non alternativa a quella ordinaria, si consentiva la stabilizzazione del personale discontinuo operante nel Corpo, iscritto negli appositi elenchi da almeno tre anni, al fine di ottenere l'immissione in ruolo di personale già preparato e di diminuire l'utilizzo di personale precario nell'espletamento di attività ordinarie;
con la suddetta legge si intendeva quindi dare avvio ad un processo che avrebbe interessato tutto il fenomeno del precariato presente nelle pubbliche amministrazioni e che avrebbe dovuto trovare soluzione nell'arco della XV legislatura così come previsto dall'Intesa sul lavoro pubblico e sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche del 6 aprile 2007 attraverso l'applicazione delle disposizioni contenute nei commi 417, 418, 558, 565, 566 e 1156, lettera f), della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
con direttiva n. 7 del 30 aprile 2007, l'allora ministro per le riforme e le innovazioni nelle pubbliche amministrazioni Luigi Nicolais, ha chiarito che lo scopo della normativa sulle stabilizzazioni è quello di «... sanare situazioni che si protraggono da lungo tempo e che hanno disatteso le norme che regolano il sistema di provvista di personale nelle PA e creato diffuse aspettative nei dipendenti così assunti, anche in violazione dell'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001» (per esigenze permanenti delle PA). Infatti, come già diffusamente sottolineato nella circolare n. 3 del 2006 del Ministro per la funzione pubblica, il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato corrisponde alla necessità di fare fronte ad esigenze temporanee delle amministrazioni, mentre nelle situazioni oggetto della stabilizzazione prevista dalla legge finanziaria per l'anno 2007 di fatto si sono utilizzate tipologie di lavoro temporaneo per esigenze permanenti dell'amministrazione e non esternalizzate. Inoltre, occorre ricordare che sebbene la natura delle disposizioni di cui si tratta possa essere considerata derogatoria rispetto alle normali procedure di assunzione, in quanto finalizzata a sanare le situazioni sopra descritte, occorre necessariamente inquadrare la loro applicazione nel sistema delle norme vigenti in materia. Ciò comporta la necessità che sia accertata la vacanza in organico rispetto alla qualifica da assumere, la quale dovrà risultare dalla dotazione organica vigente e dalla programmazione del fabbisogno appositamente aggiornata (...) Le dotazioni organiche verranno modificate, qualora necessario, per consentire le trasformazioni dei rapporti di lavoro in coerenza con la programmazione triennale dei fabbisogni di personale esclusivamente ad invarianza della spesa teorica complessiva (...). Infine, come peraltro espressamente previsto dal comma 519, dovrà essere rispettato il principio posto dall'articolo 35, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001, dell'accesso tramite procedure selettive, con la conseguenza che qualora occorra procedere alla stabilizzazione di personale che non abbia sostenuto «procedure selettive di tipo concorsuale», la stabilizzazione per tale personale sarà subordinata al superamento di tali procedure che saranno a tal fine disposte dalle amministrazioni che dovranno assumere definitivamente i dipendenti interessati.»;
per quanto riguarda le graduatorie di stabilizzazione, la direttiva summenzionata specifica che «A tali graduatorie non si applicano le disposizioni sulla validità e proroga previste per le graduatorie predisposte a seguito di concorsi pubblici, trattandosi di procedura speciale che mira ad assicurare anche nel tempo la trasformazione del rapporto di lavoro.»;
con decreto del capo del dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile del Ministero dell'interno 27 agosto 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 72 dell'11 settembre 2007, è stato esperito il concorso, basato su una dura selezione con prove fisiche e attitudinali, per la stabilizzazione del personale volontario

del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in applicazione della disposizione della citata legge finanziaria 2007;
nella graduatoria del suddetto concorso, stabilita dal decreto n. 1996 del 28 aprile 2008 sono rimasti ancora 3.166 aspiranti vigili del fuoco;
il 21 giugno 2011, nella seduta n. 489 dell'Assemblea della Camera dei deputati, il Governo ha accolto un ordine del giorno, sottoscritto dal primo firmatario della presente interrogazione in cui si impegnava a presentare entro novanta giorni:
1) un progetto di revisione dell'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in base a quanto previsto dal piano «Soccorso Italia in 20 minuti»; 2) un piano di assunzioni che preveda la copertura del turn over e l'implementazione del Piano attraverso l'utilizzo delle graduatorie esistenti ed in particolare quella relativa al concorso per 814 posti e quella relativa alla procedura concorsuale di stabilizzazione prevista dalla Legge finanziaria 2007 -:
se abbia convocato un tavolo con le organizzazioni sindacali per dare rapida attuazione all'ordine del giorno di cui in premessa;
se intenda rassicurare gli aventi diritto che, nel rispetto del principio della continuità amministrativa e a tutela dell'amministrazione, la direttiva n. 7 del 30 aprile 2007 del Ministro per le riforme e le innovazioni nelle pubbliche amministrazioni sarà rispettata;
se e quali passi siano stati compiuti con il Ministero dell'economia e delle finanze per finalizzare le risorse ora disponibili per l'assunzione di personale discontinuo all'assunzione di personale a tempo indeterminato.
(5-05215)

BOBBA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
presso il consiglio comunale di Varallo è stata adottata una proposta di deliberazione che modifica il regolamento comunale per la disciplina delle entrate;
la proposta di modifica prevede l'introduzione di una cauzione a carico degli utenti per i servizi comunali concessi dal comune di 200 euro a persona, come garanzia sui futuri pagamenti dei tributi comunali;
tale cauzione è dovuta a coloro che fanno richiesta di iscrizione anagrafica, escludendo coloro che sono già residenti;
la restituzione della cauzione è dovuta dopo tre anni, nel caso i pagamenti delle tasse e dei tributi siano stati effettuati regolarmente e non si riscontrino morosità;
a parere dell'interrogante tale delibera pone in essere una discriminazione, anche ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione, tra i residenti del comune di Varallo e coloro che vorrebbero diventarlo, soprattutto nei riguardi di persone extracomunitarie. Infatti, seppur non esplicitato è evidente che soggetti appartenenti alle fasce più deboli, che abbiano un nucleo familiare numeroso, avrebbero serie difficoltà nel richiedere la residenza presso il comune di Varallo;
sempre a parere dell'interrogante, la stessa delibera violerebbe l'articolo 23 della Costituzione che prevede la riserva di legge per l'introduzione di nuove imposizioni patrimoniali;
seppur la natura giuridica della cauzione può generare diversi profili interpretativi, non essendo stata palesata dalla giurisprudenza di merito una sua configurabilità in termini di prestazione imposta, ex articolo 23 della Costituzione, e pur potendo considerare la riserva di legge, prevista dal citato articolo, relativa, in quanto passibile di integrazione da parte di atti amministrativi, gli stessi atti non possono essere arbitrari, ma comunque conformi al dettato legislativo;

delibere analoghe a quella del comune di Varallo sono operative in altri comuni del Nord, come il comune di Castelgomberto, dal 2009 e il comune di Rosa dal 2000 -:
se non si intenda verificare con urgenza quanto riportato in premessa al fine di valutare se sussistano i presupposti per ricorrere alla procedura prevista dall'articolo 138 del testo unico di cui al decreto legislativo n.267 del 2000.
(5-05219)

Interrogazioni a risposta scritta:

LIBÈ e GALLETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Piacenza, in strada Valnure, è in costruzione la nuova caserma dei vigili del fuoco;
in base a quanto riportato da notizie di stampa di questi giorni, si apprende che il progetto, basato su standard ministeriali, assegnerebbe alla struttura un'autorimessa delle stesse dimensioni di quelle di Lodi e Rimini;
nel caso in questione, però, tale autorimessa risulta essere sottodimensionata, in quanto a Piacenza i vigili del fuoco, oltre alla dotazione di mezzi ordinari, dispongono, tra l'altro, anche di squadre addette al movimento terra ed alla radiometria -:
se sia a conoscenza della vicenda;
se non intenda assumere iniziative volte a far si che si proceda all'ampliamento dell'autorimessa in questione al fine di poter procedere al ricovero di tutti i mezzi a disposizione.
(4-12866)

LIVIA TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la normativa italiana prevede che lo straniero che intende chiedere il rilascio del permesso per soggiornanti di lungo periodo deve presentare alla prefettura la richiesta di partecipazione al test di lingua e cultura italiana cosi come prevede il decreto 4 giugno 2010;
l'esame si svolge con modalità informatiche ma, su richiesta, anche per iscritto, ed è strutturato sulla comprensione di brevi testi, frasi ed espressioni di uso frequente;
per superare la prova il candidato deve conseguire almeno l'80 per cento del punteggio complessivo. Se l'esito è positivo, lo straniero può presentare la domanda e la questura, verificati tutti gli altri requisiti richiesti, rilascia il permesso di soggiorno;
nel caso in cui lo straniero non passi la prova la può ripetere inoltrando un'altra richiesta;
non tutti gli stranieri sono tenuti a sottoporsi all'esame di lingua. È infatti esentato dalla prova chi ha attestati o titoli che certifichino la conoscenza dell'italiano a un livello non inferiore al livello A2 del quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue; chi ha titoli di studio o titoli professionali (diploma di scuola secondaria italiana di primo o secondo grado oppure certificati di frequenza relativi a corsi universitari, master o dottorati): chi è entrato in Italia come dirigente, professore universitario o ricercatore, traduttore o interprete; chi è affetto da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento linguistico;
non c'è dubbio che la conoscenza della lingua veicolare rimane per il cittadino e lavoratore straniero il primo necessario veicolo d'integrazione nel nuovo Paese di soggiorno e di residenza e lo Stato, in questo caso lo Stato italiano, ha il diritto e il dovere di accompagnare, tramite le istituzioni locali e con il coinvolgimento del volontariato impegnato in questo settore, il cittadino straniero, nel suo cammino di apprendimento della lingua e degli usi e dei costumi del Paese in cui si trova -:
quante siano fino ad oggi le domande presentate su tutto il territorio nazionale e la loro suddivisione per regione e provincia

relative alla partecipazione degli stranieri al test di lingua e cultura italiana cosi come previsto dalla normativa in vigore nonché quali siano i dati relativi agli esiti di tale test;
se siano stati stipulati da tutte le prefetture coinvolte i protocolli relativi allo svolgimento dei test di lingua e cultura italiana e se al Ministro risulti che i criteri di valutazione siano omogenei su tutto il territorio nazionale.
(4-12867)

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto risulta all'odierno interrogante, l'amministrazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco avrebbe concordato con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative un piano assunzioni da realizzare nel corso dell'anno 2011;
secondo questo piano di assunzioni si dovrebbe procedere all'assunzione di ulteriori 921 unità V.P. e 17 funzionari amministrativo-contabili vice direttori, 20 vice-collaboratori tecnico-informatici e 50 operatori amministrativi (da assumere tramite uffici di collocamento);
queste assunzioni sarebbero già state autorizzate dal Ministro della funzione pubblica ed attendono la sola autorizzazione dell'IGOP (Ispettorato generale per gli ordinamenti del personale e l'analisi dei costi del lavoro pubblico) presso il Ministero dell'economia e delle finanze;
in base a quanto sopra esposto, sembrerebbe che in questo piano assunzioni non rientrerebbe alcun vice collaboratore amministrativo contabile la cui graduatoria scade il prossimo 31 dicembre;
in altri termini, se questi numeri sono da riferirsi al turn-over 2010, significa, che nel corso dell'anno 2010 non è stato collocato a riposo nessun vice collaboratore amministrativo contabile. Quindi i restanti idonei, rimarrebbero fuori da questo programma di assunzione del personale amministrativo, salvo rettifica dello stesso;
nonostante le ultime assunzioni vi sono comandi che lamentano la forte carenza di personale SATI nelle diverse qualifiche e che si trovano attualmente in stato di agitazione sindacale;
inoltre, il compito istituzionalmente di competenza del personale SATI, viene oggi svolto da persone che non hanno i requisiti per ottemperare a tale compiti o che già in quiescenza vengono richiamati in servizio;
questi ultimi 36 idonei, sicuramente, potrebbero e vorrebbero dare il loro apporto lavorativo qualificato (accertato tramite un concorso molto selettivo, solo 273 vincitori ed idonei in tutta Italia) al servizio del Comando dei vigili del fuoco;
per svolgere tutte le incombenze di natura amministrativa e contabile, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco si avvale di figure professionali del ruolo amministrativo contabile che gestiscono i capitoli di spesa, i pagamenti ai fornitori, i pagamenti degli stipendi, l'approvvigionamento di materiali e mezzi, le incombenze relative all'istruttoria amministrativa delle pratiche di prevenzione incendi e altro;
il personale SATI è inquadrato nel ruolo non operativo ma può essere impiegato in supporto a strutture operative in località colpite da grave calamità pubblica o in altre situazioni di emergenza in cui il Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia chiamato a svolgere i propri compiti istituzionali. In tali situazioni coadiuva il personale operativo nello svolgimento delle proprie mansioni. L'inquadramento di queste figure professionali è differente rispetto agli altri corpi dello Stato in quanto i SATI sono dei Vigili del fuoco a tutti gli effetti ma non compiono "interventi di soccorso tecnico urgente -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per far rientrare in questo piano di assunzioni anche gli ultimi 36 idonei della graduatoria del concorso per vice collaboratore amministrativo contabile.
(4-12876)

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2010, il Ministero dell'interno ha assunto diversi lavoratori interinali allo scopo di dare sostegno all'attività degli uffici immigrazione e alle prefetture di tutta Italia per definire più rapidamente le pratiche di regolarizzazione ed emersione di colf e badanti, di rilascio dei permessi e carte di soggiorno, di nulla osta al lavoro e di ricongiungimento familiare;
l'assunzione è nata come progetto di durata limitata, ma alla scadenza del progetto dirigenti, poliziotti, impiegati civili si sono resi conto dello stato di emergenza in cui si trovano molti uffici immigrazione e prefetture d'Italia e di quanto sia necessario il lavoro di queste persone;
in data 18 febbraio 2011 è stata pubblicata l'ordinanza di Protezione civile n. 3924 con la quale all'articolo 8, sono stati stanziati fondi per il reimpiego di 325 lavoratori interinali presso le questure e le prefetture di tutta Italia. Ciò nonostante benché la Corte dei conti abbia dato il via libera alla pubblicazione del nuovo bando di gara, nulla si è mosso fino ad oggi;
ci si chiede il perché di questa inerzia considerando che la situazione negli uffici che si occupano di immigrazione in alcuni casi è anche peggiorata per via degli sbarchi. Ultimamente l'ente strumentale Italia Lavoro ha sottoscritto contratti a progetto per svolgere le precedenti mansioni -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se non ritenga di dover intervenire al fine di procedere alla pubblicazione del bando evitando così che trascorrano i termini per poter usufruire dei fondi stanziati.
(4-12879)

RAMPI, FIANO, MINNITI e NANNICINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 94 del 2009 e il decreto ministeriale 8 agosto 2009 disciplinano l'impiego di volontari nel controllo del territorio definendone requisiti ed ambiti;
in base al decreto del Ministro dell'interno 8 agosto 2009, i sindaci possono attivare le procedure per avvalersi della collaborazione di associazioni di «osservatori volontari» per i quali, secondo quanto previsto dall'articolo 1, del decreto ministeriale sopra richiamato, è richiesta l'iscrizione all'elenco provinciale;
nel mese di agosto 2008 si è costituito a Borgolavezzaro (No) il «comitato per la sicurezza e la legalità» il cui statuto, all'articolo 5, prevede quale finalità il «ripristino» della sicurezza e della legalità;
il domicilio fiscale del suddetto comitato è stato eletto, all'atto della costituzione, presso l'abitazione dell'attuale capogruppo consiliare del gruppo «Lega Nord Saini per Borgo» e da notizie apprese da fonte giornalistica risulterebbe attualmente trasferito in via San Giuseppe n. 1 Borgolavezzaro, curiosamente lo stesso indirizzo in cui ha sede la locale sezione del Partito Lega Nord Padania;
il gruppo dirigente del comitato risulta immediatamente riconducibile a formazioni politiche -:
se sussistano i requisiti per svolgere le funzioni di osservatori volontari previste dalla vigente normativa e se, in assenza di iscrizione all'albo prefettizio provinciale, gli esponenti del comitato possano indossare la pettorina ad alta visibilità recante la scritta «sicurezza e legalità» seguita dall'indicazione del comune di appartenenza nonché presenziare a pubbliche cerimonie con la suddetta divisa che, a parere degli interroganti, richiama funzioni di pertinenza esclusiva dello Stato;
se, in assenza di certificazione dei requisiti, il comitato possa godere di finanziamenti pubblici per progetti relativi alla sicurezza integrata.
(4-12884)

MANCUSO, BARANI, DE LUCA, GIRLANDA, CICCIOLI, DE CAMILLIS, NASTRI e GOTTARDO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel 2001 l'allora Ministro dell'interno Enzo Bianco e l'allora Ministro della giustizia Piero Fassino hanno emanato un decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 febbraio 2001, specificante le caratteristiche tecniche del cosiddetto braccialetto elettronico;
il braccialetto elettronico è un dispositivo, da allacciare al polso o alla caviglia dei detenuti, in particolare di quelli ai domiciliari, che, in caso di allontanamento non autorizzato, invia in automatico l'avviso alle forze dell'ordine per un immediato intervento;
fu stipulato un contratto con la società Telecom per una cifra di circa 11 milioni di euro all'anno, a partire dal 2001 per un totale di circa 110 milioni di euro;
il servizio ha visto l'avvio nel 2002 con una prima fase sperimentale nelle città di Milano, Roma, Napoli, Catania e Torino;
al termine della sperimentazione il Ministero dell'interno definì una modalità di erogazione diversa, passando dalla mera fornitura in noleggio degli apparati a una logica di servizio con la garanzia di una gestione unitaria e la contestuale estensione della fruibilità dalle cinque città iniziali a tutto il territorio nazionale;
Telecom Italia è stata invitata a farsi carico della predisposizione della nuova piattaforma tecnologica e dell'erogazione del servizio e il relativo contratto è stato sottoscritto il 6 novembre 2003;
il 13 ottobre 2009, ai microfoni della trasmissione Striscia la Notizia, Donato Capece segretario generale del Sappe, il principale sindacato di polizia penitenziaria, ha rivelato che dei braccialetti ne sono stati realizzati 400, uno impiegato a Milano e gli altri 399 chiusi in un caveau del Ministero dell'interno;
il contratto stipulato con Telecom è, a oggi, ancora in essere -:
quali iniziative intenda mettere in atto il Governo per ripristinare l'utilizzo del dispositivo elettronico ponendo fine a quello che agli interroganti appare uno spreco di risorse pubbliche.
(4-12885)

SBAI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
in Italia il reato di tentato omicidio è punito, secondo l'articolo 56 del codice Penale, con la reclusione;
la pena è la reclusione non inferiore a dodici anni, se la pena stabilita è l'ergastolo; e negli altri casi con la pena stabilita per il delitto, diminuita da un terzo a due terzi;
l'avvelenamento con acido muriatico, integra gli estremi di cui sopra;
la giovane ragazza pakistana oggi ricoverata presso l'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, risulta aver ingerito acido muriatico;
la ragazza non accettava il «matrimonio forzato» che la famiglia voleva imporle;
è pratica consolidata, in società o comunità fortemente integraliste, l'utilizzo dell'acido per sfregiare una donna dopo un rifiuto;
non è stato reso noto alcun bollettino medico relativo alle cause del ricovero;
le Forze dell'ordine hanno allontanato, con divieto di contatti, padre e fratello della giovane perché pericolosi per la sua incolumità personale;
è stato fermato all'interno dell'ospedale un individuo di nazionalità pakistana, le cui generalità sono ignote, che cercava, pur non avendo legami familiari con la ragazza di raggiungerne la stanza;

della vicenda si è saputo solo quindici giorni dopo il ricovero della giovane pakistana -:
di quali elementi disponga il Governo in merito ai gravi fatti descritti in premessa, con particolare riferimento alle generalità dell'individuo fermato nel nosocomio, delle cause del ricovero della ragazza e del preoccupante ritardo con cui si è avuta la notizia della vicenda;
quali iniziative di competenza il Governo abbia adottato con riferimento a questa vicenda;
come intenda il Governo tutelare le seconde generazioni di ragazzi immigrati in Italia da soprusi e gravissime discriminazioni come quella descritta in premessa;
se intenda il Governo assumere una specifica iniziativa normativa per agevolare la concessione della cittadinanza ai giovani stranieri residenti in Italia in modo da sottrarli all'integralismo delle comunità di appartenenza ovvero per favorire il rilascio della carta di soggiorno a tempo indeterminato una volta raggiunti i sedici anni di età.
(4-12889)

PICCOLO, BOSSA e CIRIELLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il consigliere comunale del Popolo della libertà del comune di Bacoli (Napoli) Luigi Carannante è stato rinviato a giudizio per i reati di cui agli articoli 612 e 582, primo e secondo comma, con la seguente testuale imputazione: «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, dapprima profferendo all'indirizzo la frase in dialetto "ti devo uccidere" e poi colpendolo con una testata al volto, minacciava il signor Roberto Della Ragione, cagionandogli una lesione personale dalla quale derivava una malattia nel corpo della durata superiore ai 20 giorni»;
l'episodio fa riferimento all'aggressione subita lo scorso anno dal signor Roberto Della Ragione, sostenitore di una lista civica a sostegno del candidato sindaco di centrosinistra, negli uffici del servizio elettorale del comune di Bacoli, presso il comando di polizia municipale, in occasione della definizione degli adempimenti per «l'apparentamento» ai candidati sindaci in ballottaggio per il secondo turno alle elezioni comunali di Bacoli;
il signor Della Ragione, dopo l'aggressione, era stato immediatamente soccorso e trasportato con l'ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale Santa Maria delle Grazie, dove venivano debitamente certificate le rilevanti ferite riportate (frattura scomposta del setto nasale con necessità di intervento chirurgico, lesione delle ossa facciali, lacerazione interna del labbro, ematomi multipli al volto e alle braccia);
tale proditoria e violenta aggressione, alla quale assistevano diversi testimoni, determinava l'apertura di una inchiesta da parte della procura della Repubblica di Napoli dalla quale è scaturito il rinvio a giudizio del consigliere comunale Luigi Carannante, che dovrà comparire davanti al giudice monocratico il 10 maggio del 2012;
il caso appare di una straordinaria gravità perché avvenuto in una sede del comune, durante una fase importante del procedimento elettorale, ad opera di un candidato al consiglio comunale successivamente eletto e si configura come un'aggressione con una chiara matrice politica e con un evidente obiettivo intimidatorio ai danni di un avversario politico;
è evidente che l'increscioso ed inquietante episodio non può essere rimesso esclusivamente alla pur inevitabile e giusta sanzione che riterrà di adottare il giudice penale, ma merita un'attenta e rigorosa valutazione dal parte delle competenti autorità istituzionali al fine di salvaguardare il decoro ed il corretto funzionamento degli enti locali, nonché di assicurare il normale esercizio della rappresentanza democratica, nel rispetto puntuale dei precetti costituzionali e delle vigenti normative finalizzate - tra l'altro - ad impedire ogni eventuale condizionamento nell'espletamento delle funzioni pubbliche;

l'articolo 142 del testo unico degli enti locali stabilisce che, con decreto del Ministro dell'interno, i componenti dei consigli «possono essere rimossi quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico» -:
se non reputi opportuno assumere urgenti determinazioni, per quanto di sua competenza, al fine di accertare le condizioni di agibilità democratica e politica dell'assemblea elettiva del comune di Bacoli (Na), dal momento che in tale consesso siede un consigliere rinviato a giudizio per aver aggredito e provocato lesioni personali ad un avversario politico;
se non ritenga di valutare la possibilità di promuovere un'azione di sospensione o rimozione del consigliere Luigi Carannante, ai sensi del citato articolo 142 del testo unico degli enti locali, considerato che la permanenza in consiglio comunale del suddetto appare lesiva dell'immagine, della dignità e della funzione democratica e rappresentativa dell'istituzione locale.
(4-12893)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
da articoli di stampa si apprende che il dottor Angelo Giuliani, un funzionario alla asl di Urbino di anni 56, ha vinto un concorso per giovani ricercatori universitari presso l'ateneo urbinate;
al momento della firma degli atti del concorso il rettore dell'ateneo marchigiano, lo storico Stefano Pivato, ha bloccato la nomina per due ordini di motivi:
a) la sussistenza di una relazione di minoranza che contesta gli esiti delle prove di ammissione, i cui atti peraltro non sono mai resi pubblici;
b) il palese contrasto della nomina con le norme approvate dalla recente riforma universitaria che dovrebbero favorire l'accesso dei giovani ricercatori;
dalla stampa si apprende che «...il rettore ha deciso di chiedere alla commissione di riunirsi nuovamente per riesaminare gli esiti del concorso. Risultato: il concorso si blocca con una serie di ricorsi e contro ricorsi che finiscono, come dicevamo, davanti al Tar. Furente per la sospensiva dell'iter di assunzione, il «giovane» cinquantaseienne firma un ricorso gonfio di «sommo stupore» e di indignazione per la «evidentemente strumentale ed ostruzionistica condotta di astensione e di omissione dell'Università di Urbino» nonché per la «sbalorditiva condotta in fatto ed in diritto tenuta dal rettore e dai dirigenti». Per non dire, con una raffica di accenti, della «assoluta ed ovvia illiceità, illegittimità, contraddittorietà, illogicità e, conseguenti nullità e annullabilità, di quanto svolto dall'Università». Insomma: «non si erra nell'affermare che la condotta posta in essere dall'Università abbia violato tutte le norme e i criteri positivi e di elaborazione giurisprudenziale di origine internazionale, europea ed interna...»;
se tra i principi ispiratori della legge 30 dicembre 2010, n. 240 «Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario», vi è la previsione di favorire i giovani ricercatori, tuttavia la norma puntuale in merito non prevede limiti di età per la partecipazione ai suddetti concorsi;
il primo firmatario del presente atto, nel corso dell'esame alla Camera della riforma universitaria nell'ottobre 2010, presentò un apposito emendamento (A.C. 3687, emendamento 21.7) per limitare a 35 anni l'accesso a tale tipo di

concorsi, esponendo al Ministro, al relatore e ai commissari della commissione cultura, che il rischio consisteva appunto nel fatto che potevano partecipare anche soggetti non solo avanti negli anni, ma anche già in possesso di un proprio lavoro e che della norma avrebbero potuto approfittare magistrati e funzionari pubblici;
un ulteriore elemento di illogicità in danno del complessivo sistema universitario consisteva nel fatto che detti soggetti avrebbero trascinato con sé i propri stipendi, ben più alti di quelli destinati ai giovani ricercatori, con danno o della amministrazione di provenienza, che finiva col pagare un soggetto non operante, o dell'università, che finiva col pagare più del dovuto;
di tali osservazioni non si è tenuto conto alcuno anzi il sottoscritto interpellante è stato a suo tempo invitato per le vie brevi a ritirare l'emendamento -:
se non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per intervenire nel procedimento evidenziando la manifesta illogicità della partecipazione ad un concorso per giovani ricercatori di un funzionario pubblico cinquantaseienne, rispetto ai principi generali della legge 30 dicembre 2010, n. 240 recante «Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario»;
se non ritenga opportuno assumere iniziative normative per modificare quanto prima la disposizione che non pone limiti di età alla partecipazione ai concorsi per giovani ricercatori universitari.
(2-01172)
«Mario Pepe (Misto-R-A), Garagnani, De Luca, Iapicca, Taddei, Scapagnini, Razzi, Franzoso, Brugger».

Interrogazione a risposta orale:

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 15 dicembre 1999, numero 482 prevede la tutela, fra le altre, della lingua friulana in attuazione dell'articolo 6 della Costituzione;
la regione Friuli Venezia Giulia, con proprie normative ha promosso e divulgato la tutela della lingua e della cultura friulana anche nell'ambito della istruzione scolastica di primo e secondo grado;
presso l'università di Udine è stato istituito un corso di formazione per insegnanti sulla lingua e cultura friulana, articolato in 1.500 ore di lezioni, svolte nell'arco di due anni, conseguendo al termine del master universitario il titolo di esperto in lingua friulana che dà diritto a 60 crediti formativi;
da parte di circa 40 frequentatori del corso c'è stato un impegno personale ed economico notevole, per il quale è stato profuso sudore ed energia nel frequentare le lezioni per 1.500 ore, con obbligo di frequenza, ed esami in ogni disciplina e tesi finale;
in molte scuole del Friuli vi è una rilevante richiesta di insegnanti esperti in lingua friulana alla luce delle tantissime scelte volontarie di frequentare lezioni di lingua e cultura friulana fatte da alunni e famiglie e da fonti scolastiche si apprende che mancano moltissimi insegnanti competenti in materia;
risulterebbe, da notizie apparse sulla stampa locale, che il master conseguito presso l'università di Udine in lingua e cultura friulane non sia riconosciuto come titolo culturale e formativo da poter far valere nelle graduatorie a esaurimento;
risulterebbe, altresì, che presso l'ufficio scolastico di Udine abbiano risposto che non può essere valutabile in quanto

non c'è una classe di concorso a riguardo e non può essere preso in considerazione in altre regioni;
i circa 40 interessati hanno, inoltre, fatto pubblicamente presente che «Vi sono università specializzate per corsi on-line, finalizzati al conseguimento del punteggio e validi sul territorio nazionale, tutt'altro che seri: si può rispondere alle domande addirittura facendo cyclette. Questi sono dei veri "balzelli" per mantenere la posizione in graduatoria, al costo di circa mille euro l'anno. L'università di Udine aveva invece organizzato, con la serietà che le è propria, un master di II livello per insegnare in lingua friulana, con lezioni interessantissime di neurolinguistica, linguistica, linguistica acquisizionale, seconda lingua e legislazione scolastica, spendibili per l'insegnamento delle lingue straniere», mentre, in relazione alla classe di concorso, portano ad esempio il caso dei master in, educazione interculturale, trasversali agli insegnamenti e validi sull'intero territorio. Sempre i docenti che hanno conseguito il master, hanno manifestato viva preoccupazione circa la concreta possibilità che il titolo venga preso in considerazione quale diritto di prelazione per l'insegnamento in lingua friulana -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa particolare ma significativa problematica che interessa non solo i docenti che hanno ottenuto il master ma anche la complessiva realtà didattica dei Friuli;
quali iniziative - anche di tipo normativo - intenda assumere il Ministro interrogato per far sì che il titolo di esperto in lingua e cultura friulane venga preso in considerazione quale diritto di prelazione per l'insegnamento in lingua friulana.
(3-01782)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 240 del 2010 prevede, al comma 21 dell'articolo 29, che: «Con decreto del Ministro, da emanare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previo parere del CUN e del Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica e musicale (CNAM), sono disciplinate le modalità organizzative per consentire agli studenti la contemporanea iscrizione a corsi di studio universitari e a corsi di studi presso i conservatori di musica, gli istituti musicali pareggiati e l'Accademia nazionale di danza»;
ad oggi, tuttavia, non risulta sia ancora stato emanato il decreto di cui sopra, che modifica la legislazione previgente permettendo agli studenti la contemporanea iscrizione all'università e alle istituzione del sistema AFAM;
la mancata emanazione del suddetto decreto impedisce alla istituzioni coinvolte di procedere all'iscrizione, per il prossimo anno accademico, degli studenti che si trovano nella condizione prevista dal citato comma 21 dell'articolo 29 della legge n. 240 del 2010 -:
quali siano i tempi previsti per l'emanazione del decreto, al fine di consentire alle istituzioni di precedere con certezza alle iscrizioni degli studenti.
(5-05206)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con l'approssimarsi del nuovo anno scolastico e per effetto dell'entrata in vigore del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 convertito, con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011 recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione Finanziaria, la scuola siciliana, già in precarie condizioni, sarà colpita da misure restrittive, da caos organizzativo e da pesanti ripercussioni sulla qualità dell'istruzione da garantire agli alunni e agli studenti;
in particolare, con l'applicazione dell'articolo 19 riguardante la «razionalizzazione

della spesa relativa all'organizzazione scolastica», la scuola siciliana continua a pagare un prezzo incomprensibilmente maggiore rispetto ad altre regioni;
sulla base dei dati diffusi dalle organizzazioni sindacali, riguardo alle assegnazioni di immissioni in ruolo, si prevede che a fronte dei 30.600 posti promessi dal Ministero, alla Sicilia ne toccherebbero solo 125: cifra assolutamente insufficiente se si considera che per l'anno prossimo, ci sono 2884 pensionamenti e 1773 posti vacanti disponibili, numero che supera di molto i 125 posti di ruolo previsti nella manovra;
quanto sopra illustrato a fronte di ben altri numeri previsti in regioni del centro nord, come ad esempio i ben 7.000 posti di ruolo previsti in Lombardia, a parità di densità di popolazione scolastica;
tagliare le classi significa colpire realtà già estremamente difficili come quelle delle città metropolitane siciliane, e non solo, che registrano tassi di dispersione scolastica tra i più alti in Italia e significa anche condannare i genitori a vagare di scuola in scuola per capire dove iscrivere i figli;
le misure sulla scuola inserite nella manovra finanziaria, sono state presentate come una semplice razionalizzazione organizzativa ed economica;
essa introduce, in realtà, elementi di disarticolazione del sistema scolastico con gravi conseguenze sia sul piano della qualità dell'istruzione - diritto costituzionale a tutti garantito -, sia sul piano delle prospettive di lavoro per il personale docente e non docente;
la decisione di applicare tale presunta riforma, a poco più di un mese dall'inizio del nuovo anno scolastico con la macchina amministrativa già avviata nell'organizzazione delle classi e dell'assegnazione dei docenti, getta nel caos gli uffici scolastici provinciali e l'ufficio scolastico regionale che si trovano ad affrontare tale emergenza insieme alle conseguenze prodotte dalle precedenti «riforme» (organici sottodimensionati, codici errati di corrispondenza docenti, graduatorie, locali adeguati);
si segnala inoltre che la competenza sulla razionalizzazione in Sicilia, regione a statuto speciale, è in capo appunto alla regione Siciliana -:
quali siano i motivi che hanno portato all'ennesima e palese disparità di trattamento tra la Sicilia e le altre regioni del Nord Italia con particolare riguardano alle prossime immissioni in ruolo;
se non ritenga opportuno assumere iniziative, se del caso normative, almeno per far slittare l'attuazione delle norme contenute nella manovra finanziaria in Sicilia al fine di consentire alla regione siciliana di predisporre e organizzare per l'anno scolastico 2012/2013 la razionalizzazione della rete in modo da evitare il caos e rispondere alle esigenze di qualità organizzativa;
se non intenda predisporre un piano straordinario di costruzione di nuove scuole e/o di ammodernamento di quelle esistenti, anche attraverso l'utilizzo dei fondi FAS non spesi e di quelli europei.
(5-05211)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio scolastico regionale per la Sicilia, ambito territoriale per la provincia di Palermo, con nota indirizzata ai dirigenti scolastici stabilisce che in base alla normativa sull'obbligo scolastico, la sentenza della Corte costituzionale del 26 luglio 2001 n. 226 e l'ordinanza ministeriale n. 455 del 29 luglio 1997 che ha istituito i corsi di istruzione per gli adulti, «il disabile che abbia compiuto il diciottesimo anno di età ha diritto all'istruzione mediante la frequenza, al di fuori dell'obbligo, di corsi per adulti...» e ancora «ove la S.V. consenta la frequenza di alunni disabili nei corsi diurni, come nel caso di specie, ben al di sopra del limite consentito,

incorrerà in responsabilità di natura amministrativa e contabile connessa con l'assegnazione di risorse di organico ingiustificate rispetto ai bisogni esemplificati nel POF e garantiti dal vigente quadro normativo»;
come riportato dalla stampa tale direttiva ha scatenato numerose polemiche ed è stata giustificata dal provveditore in termini di tagli alla spesa scolastica, che impone economie, e dalla necessità di evitare eccessivi divari di età fra compagni;
tale direttiva origina da una lettura erronea della sentenza della Corte costituzionale, di cui sopra. Essa infatti è stata pronunciata esclusivamente con riguardo alla frequenza di alunni con disabilità ultradiciottenni nella scuola media che è normalmente frequentata da alunni che non superano i 14 o 15 anni di età e, spiega la sentenza, tale divario in età puberale può provocare problemi affettivi e sessuali che vanificherebbero gli effetti dell'inclusione scolastica sino a comprometterli;
la sentenza della Corte costituzionale n. 215/87 stabilisce il diritto pieno e incondizionato, neppure da limiti di età, degli alunni con disabilità, anche grave, a frequentare le scuole superiori. Inoltre il parere del Consiglio di stato n. 3333/06 ha chiarito che un alunno con disabilità che voglia iscriversi a un nuovo ciclo di studi superiori dopo averne frequentato un altro, non può farlo ma ciò, ribadisce, solo se ha frequentato con successo un corso di pari livello: con la frequenza di un corso, recita infatti la sentenza, si sono realizzati «congiuntamente i diritti di cittadini e gli obblighi dello Stato»;
la nota dell'ufficio scolastico provinciale di Palermo pare anche in netto contrasto con l'orientamento delle linee guida del Ministero dell'istruzione del 2009, che prevedono come normale la frequenza fino al ventunesimo anno di età dei soggetti diversamente abili, al fine di non creare una palese difformità di trattamento tra ragazzi normodotati, che possono frequentare gli istituti superiori senza limiti di età, e i loro coetanei portatori di handicap;
è quindi evidente che un alunno, che compirà 18 anni dopo l'inizio del primo anno di frequenza della scuola superiore, possa normalmente frequentare la scuola sino ai 23 o 24 anni di età;
un'interruzione, forzosa, prima di questa data, oltre che illegittima, sarebbe anche inopportuna, costringendo l'alunno a interrompere un regolare ciclo di studi superiori;
per i ragazzi che superano tale età e intendano iniziare la frequenza di una scuola superiore, occorre, offrire l'opportunità, che è anche un diritto ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 215/87, di frequentare i corsi serali dove debbono essere garantiti tutti i diritti previsti dal decreto ministeriale n. 455/97;
di questa possibilità non vi è traccia nella direttiva -:
se non ritenga di dover intervenire presso l'ufficio scolastico provinciale di Palermo affinché ritiri la nota di cui in premessa che, di fatto, diffida i dirigenti scolastici dall'accettare, nelle scuole superiori di Palermo, studenti disabili con età superiore ai 18 anni in violazione della legge numero 67/06 che vieta ogni forma di discriminazione diretta o indiretta, costituita anche da provvedimenti amministrativi, nei confronti delle persone con disabilità, imponendo ai trasgressori, cioè alle autorità scolastiche tutte, l'obbligo della cessazione della discriminazione oltre che il risarcimento dei danni anche non patrimoniali.
(5-05212)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo statuto dell'Agenzia spaziale italiana assegna all'ente il compito di «promuovere, sviluppare e diffondere la ricerca

scientifica e tecnologica applicata al campo spaziale e aerospaziale e lo sviluppo di servizi innovativi», assimilando l'ASI agli enti di ricerca e ponendone il finanziamento a carico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica (MIUR);
interpretando questo mandato, negli scorsi decenni, l'Agenzia ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione in Italia di una comunità scientifica di risonanza internazionale, nella tradizione di scienziati come Bruno Rossi, Occhialini, Colombo, o come il Premio Nobel Giacconi. Questa Comunità, grazie al sostegno dell'ASI, ha conseguito grandi successi nell'astrofisica spaziale con satelliti come Sax, XMM, Integrai, Goce, Agile; ha potuto usufruire di preziose opportunità sperimentali a bordo dello Shuttle, con lo Spacelab e con la missione Tethered, e a bordo di sonde come Cassini/Huygens, Mars Express, Venus Express, Rosetta; può infine disporre della Stazione spaziale internazionale, primo laboratorio orbitante permanente, in virtù del contributo importante fornito dall'ASI alla realizzazione della stazione stessa oltre che dei moduli logistici che ne hanno supportato il funzionamento;
queste attività scientifiche di eccellenza hanno alimentato lo sviluppo di realtà industriali che oggi sono apprezzate nel mondo per i loro successi tecnologici: tra queste, Thales Alenia Space Italia e in particolare le sedi di Torino, Vimodrone (MI) e Campi Bisenzio (FI), specializzate in satelliti, infrastrutture e apparecchiature per la scienza spaziale, unitamente ad Altec SpA di Torino, che fornisce attività di ingegneria e servizi di controllo di missione da terra. Ad esse si aggiungono, in tutta Italia, numerose altre PMI specializzate in apparecchiature e tecnologie per lo spazio;
negli ultimi anni, l'impegno dell'ASI in campo scientifico è stato drasticamente ridotto e alcuni progetti di notevole rilevanza scientifica e tecnologica sono stati cancellati o vengono messi in discussione (tra questi, la missione ExoMars, che dovrebbe aprire alla comunità scientifica europea l'accesso a Marte): fatto salvo il contributo obbligatorio all'Agenzia spaziale europea, di cui l'Italia è membro fondatore, gran parte degli investimenti nazionali sono invece stati impegnati su applicazioni e servizi, nel campo delle telecomunicazioni e dell'osservazione della Terra, a utilizzo duale (cioè civile e militare);
tra queste, predomina la costellazione Cosmo-Skymed, sviluppata negli anni 2007-2010 con un costo totale di 1,137 miliardi di euro per 4 satelliti e una rete di stazioni di terra. Scopo di questa infrastruttura è l'osservazione della Terra con elevata risoluzione, per scopi sia militari sia civili, ma con un forte sbilanciamento verso i primi rispetto ai secondi;
infatti, le funzionalità più pregiate del sistema sono accessibili al solo Ministero della difesa e la maggior parte dei dati acquisiti è secretata per l'uso militare. Inoltre, il sistema non risulta essere utilizzato secondo le sue potenzialità né dalle Regioni, per il controllo del territorio con finalità cartografiche, catastali, di mappatura delle risorse e dei rischi, né per il monitoraggio del traffico, né per il controllo delle coste e per la salvaguardia delle vite dei migranti sulle «carrette delle speranza» nel Mediterraneo;
oggi, l'ASI si sta apprestando a finanziare la realizzazione di Cosmo Skymed seconda generazione, cioè di ulteriori due satelliti per un costo di 550 milioni di euro, di cui solo 190 finanziati dal ministero della difesa e i rimanenti 360 a carico dell'Agenzia, vale a dire del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, parallelamente, sono stati ridotti, cancellati ovvero distribuiti su tempi più lunghi gli impegni presi in passato su programmi scientifici nazionali o di cooperazione europea o internazionale;
in conseguenza di queste scelte, oggi la comunità scientifica non ha più accesso allo spazio per i propri esperimenti e le imprese del settore, che vantano competenze

di eccellenza riconosciute in ambito internazionale, soffrono della contrazione delle attività e potrebbero subire un ridimensionamento occupazionale, disperdendo così un patrimonio di competenze e professionalità accumulato in decenni di attività;
in queste condizioni, viene messo a rischio un intero sistema, integrato e consolidato nel tempo, che comprende grandi imprese, PMI, enti di ricerca, atenei, istituzioni, e vengono pregiudicati i rapporti con la comunità internazionale;
è indispensabile che la ricerca scientifica e tecnologica in campo spaziale continui ad essere considerata un'attività strategica per lo sviluppo del Paese e ad essere sostenuta e finanziata conseguentemente;
i livelli occupazionali nel settore devono non solo essere tutelati, ma anzi potenziati agendo sulla crisi attuale con politiche di natura anticiclica;
l'Agenzia spaziale italiana deve mantenere la propria missione originaria di promozione della ricerca scientifica e tecnologica orientata allo spazio e di sostegno alla competitività dell'industria nazionale del settore, oltre ad occuparsi dello sviluppo di programmi e progetti di elevata valenza tecnologica e applicativa in campo spaziale;
le applicazioni che l'Agenzia spaziale italiana è chiamata a sviluppare, realizzare e gestire per conto dei vari Ministeri (della difesa, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dell'interno, dell'ambiente o altri) devono essere coperte da adeguati finanziamenti a carico dei rispettivi Ministeri committenti;
la quota di finanziamento dell'ASI proveniente dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sia specificamente dedicata alla ricerca scientifica spaziale ed agli sviluppi tecnologici necessari per garantire alla comunità scientifica l'accesso allo spazio;
le infrastrutture ed i servizi per la navigazione, le telecomunicazioni e l'osservazione della terra, anche quando destinate principalmente ad uso militare e quindi finanziate in quota maggiore dal Ministero della difesa, siano valorizzate e rese massimamente disponibili anche per usi civili;
la scelta e la nomina degli organi di gestione e indirizzo dell'Agenzia (il presidente, il consiglio di amministrazione, il consiglio tecnico-scientifico) sia ispirata a princìpi di trasparenza, professionalità e rispetto al numero dei mandati ed evitando cumuli di incarichi -:
quali iniziative abbia svolto il Ministero per la tutela dell'ASI;
quali siano le sue prospettive a breve e medio periodo;
se i punti sopra richiamati siano o meno condivisi dal MIUR.
(4-12871)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il provveditore agli studi di Bari, Giovanni Lacoppola, ha denunciato un fatto gravissimo accaduto presso un istituto superiore della città;
una docente di sostegno sarebbe stata costretta dalla dirigente scolastica a seguire un alunno affetto da autismo, restando chiusa a chiave con l'allievo all'interno di una classe, peraltro priva di arredo e diversa da quella d'appartenenza;
l'insegnante inoltre si è dovuta occupare della pulizia personale del ragazzo con problemi di incontinenza, e nelle occasioni che richiedevano il momentaneo allontanamento della docente, le veniva imposto di lasciare lo studente chiuso sempre a chiave nell'aula per evitare che uscisse;
sempre da quanto dichiarato dal provveditore Lacoppola, alla docente è stato anche imposto di seguire il ragazzo in orari extracurriculari e di accompagnarlo ai giardini pubblici o ai centri commerciali;

la stessa docente ha riferito l'accaduto direttamente al provveditore per denunciare il comportamento della dirigente scolastica, che per il provveditore è suscettibile di valutazione sotto il profilo della responsabilità disciplinare e sanzionabile per violazione degli obblighi del contratto di lavoro (Il Corriere del Mezzogiorno del 30 luglio 2011);
Lacoppola ha già provveduto a segnalare l'accaduto agli organi competenti per evitare il ripetersi di fatti analoghi e non ha escluso il richiamo ufficiale della preside dell'istituto;
per un intero anno lo studente è stato costretto al totale isolamento, tanto da potersi ipotizzare addirittura il reato di sequestro di persona o sottrazione di incapace;
la dirigente ha tolto la possibilità al ragazzo di potersi integrare con gli altri alunni, ed allo stesso tempo ha attribuito alla docente un carico di lavoro ingiustificabile -:
se il Ministro sia a conoscenza del fatto descritto in premessa;
quali iniziative urgenti di sua competenza intenda adottare nei confronti della dirigente scolastica.
(4-12873)

BURTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 81 del 2008, prevede nei luoghi di lavoro, anche nelle scuole, spazi adeguati per i lavoratori e per gli alunni al fine di garantire la sicurezza lavorativa e, in caso di rischio incendio o evento sismico, la possibilità di fuga;
ormai da anni è stato vietato l'utilizzo dell'amianto nelle costruzioni di civili abitazioni e nelle scuole, tenuto conto dei danni irreparabili che arreca ai cittadini/studenti;
il decreto legislativo n. 81 del 2008 prevede in capo a precise figure la responsabilità in caso di mancata vigilanza e attuazione delle norme per la salvaguardia dell'incolumità dei cittadini/studenti;
sembrerebbe che nelle strutture murarie e di copertura del liceo scientifico statale «Stanislao Cannizzaro» - sede centrale - in viale della Civiltà del lavoro, 2d di Roma vi sia presenza di amianto;
risulterebbe altresì che ogni classe, di 30 alunni ciascuna, sia allocata in stanze di pochi metri quadrati e senza le previste uscite di sicurezza nel più totale spregio al rispetto della normativa per la salute e la sicurezza degli studenti anche in materia di microclima ed igiene ambientale -:
se quanto rappresentato in premessa corrisponda al vero e quali iniziative abbia compiuto il dirigente scolastico dell'istituto «Cannizzaro» al fine di verificare tutto ciò, considerato che peraltro in più occasioni sarebbero state effettuate segnalazioni dai genitori degli alunni;
se esista il previsto documento della sicurezza redatto ai sensi del decreto legislativo n. 81 del 2008;
se risulti che l'Asl competente per territorio abbia mai effettuato i previsti controlli in materia ed eventualmente che certificazione abbia redatto;
se intendano promuovere le ispezioni necessarie, al fine di verificare lo stato di sicurezza ed il rispetto delle normative vigenti, anche sull'amianto, dello stabile del liceo scientifico «Cannizzaro», sede centrale;
quali provvedimenti si intendano adottare qualora fosse accertato il mancato rispetto della normativa vigente a tutela dell'incolumità e della salute degli studenti.
(4-12881)

ROSATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233 (regolamento recante norme per il dimensionamento

ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a norma dell'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59) e in particolare l'articolo 3 individua deroghe agli indici di riferimento per le istituzioni scolastiche comprese nelle aree geografiche contraddistinte da specificità etniche o linguistiche;
il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, recante «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», e in particolare l'articolo 10 (Disposizioni relative alla scuola primaria) e l'articolo 11 (Disposizioni relative all'istruzione secondaria di primo grado) ammette la possibilità, nelle scuole funzionanti nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche, di costituire classi con un numero di alunni inferiore al numero minimo previsto per le altre classi e comunque non inferiore a 10 alunni;
la legge 23 febbraio 2001, n. 38, reca «Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena»;
il decreto del Presidente della Repubblica 2 maggio 2001, n. 345 (Regolamento di attuazione della legge 15 dicembre 1999, n. 482) indica la necessità per gli enti territoriali di pronunciarsi sulla delimitazione dell'ambito territoriale in cui si applicano le disposizioni di tutela;
con decreto del Presidente della Repubblica 12 settembre 2007 è stata approvata la tabella dei comuni del Friuli Venezia Giulia nei quali si applicano le misure di tutela della minoranza slovena, a norma dell'articolo 4 della legge 23 febbraio 2001, n. 38;
in particolare gli articoli 3, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233 e l'articolo 1, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81 e altre disposizioni legislative statali fissano la competenza delle regioni per l'approvazione dei Piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche;
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, conferma, per quanto riguarda il dimensionamento delle istituzioni scolastiche autonome site nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, la deroga ai parametri numerici nazionali;
la nota dell'ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia protocollo AOODRFR 9166 dd. 18 luglio 2011 ha ad oggetto rinnovo entro il 23 luglio 2011 delle domande di conferma e mutamento di incarico dei Dirigenti scolastici con contratto in scadenza per l'anno scolastico 2011/2012 e dei dirigenti scolastici che rientrano dal collocamento fuori ruolo, dal comando o dall'utilizzazione, dall'assegnazione all'estero e nell'allegata tabella IPSIA Galvani di Trieste viene indicato come «sede disponibile per reggenza in quanto ritenuto sottodimensionato avendo 336 iscritti;
occorre tenere presenti le indicazioni operative fornite dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con la nota del 7 luglio 2011 prot. 5648, seguita dalle successive comunicazioni n. 5686 dd. 8 luglio 2011, n. 5814 dd. 12 luglio 2011 e n. 5889 dd. 13 luglio 2011;
il direttore dell'ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia, dottoressa Daniela Beltrame ha ritenuto di non dover applicare quanto già previsto dall'articolo 19, comma 5, del decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011 convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011 n. 111 che prevede la riduzione fino a 300 per le istituzioni scolastiche site nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche;
a conforto di questa interpretazione si fa presente che l'articolo 19 ai comma 4 e 5 del decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito dalla legge 15 luglio 2011,

n. 111, prevede un'automatica riduzione del numero degli alunni da 1.000 a 500 per gli istituti comprensivi e di 500 a 300 per le altre istituzioni scolastiche nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche a differenza di quanto già contemplato dal decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233 (regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organi funzionali dei singoli istituti, a norma dell'articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59) al comma 3 dell'articolo 2 che prevedeva questa riduzione come una possibilità;
nell'ipotesi di mancato rispetto dell'articolo 19 del decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, la provincia di Trieste ed i comuni interessati sarebbero chiamati a rivedere totalmente l'assetto organizzativo delle scuole della provincia in quanto la maggior parte degli istituti tecnici e professionali sono sottodimensionati rispetto al limite di 500 alunni e tutti gli istituti comprensivi sono sottodimensionati rispetto al limite dei 1.000 iscritti;
si fa presente che anche per la presenza di istituti scolastici distinti tra istituti di insegnamento in lingua italiana ed istituti di insegnamento in lingua slovena vi sono istituti comprensivi che già raccolgono numerose istituzioni scolastiche tra scuole dell'infanzia, scuole primarie e scuole secondarie di I grado;
si portano a titolo di esempio: gli istituti comprensivi A. Bergamas e Valmaura di Trieste che raccolgono ciascuno 6 istituzioni; l'istituto comprensivo G. Lucio di Muggia che ne raggruppa 7; l'istituto comprensivo S. Giovanni di Trieste che ne comprende 8; l'istituto comprensivo Duino Aurisina che ne raggruppa 10;
degli istituti di insegnamento in lingua slovena si segnala che il circolo didattico di Opicina di Trieste raggruppa allo stato attuale 12 istituzioni scolastiche e nonostante ciò, avendo 449 studenti, risulta essere sottodimensionato rispetto al limite di 500 iscritti e che l'istituto di insegnamento in lingua slovena S. Giacomo di Trieste ha solamente 185 alunni ma raccoglie già 7 istituzioni scolastiche;
la modifica che innalza i parametri numerici prevista dal decreto-legge n. 98 del 6 luglio 2011, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, di per sé motiva la scelta di prevedere limiti numerici più bassi per la aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche per consentire un dimensionamento efficace, «idoneo a garantire un equilibrio ottimale tra la domanda di istruzione e l'organizzazione dell'offerta formativa» (decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233, articolo 2, comma 1) in realtà dove la presenza di minoranze linguistiche ed etniche comporta una notevole frammentazione sul territorio dei punti di erogazione del servizio -:
quali siano le motivazioni in base alle quali sia stata assunta tale determinazione e se intenda intervenire con un intervento correttivo come richiesto dalla provincia di Trieste.
(4-12887)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
migliaia di braccianti, residenti soprattutto nel territorio del Calatino, si sono visti bloccare l'indennità di disoccupazione agricola;
a subire la sospensione dell'indennità sono stati braccianti e piccoli proprietari agricoli, che hanno dovuto fatturare la vendita degli agrumi prodotti;
si stanno creando gravi disagi economici con conseguenti tensioni sociali -:
quali iniziative intenda adottare per ristabilire una condizione di regolarità

nell'assegnazione della dovuta indennità di disoccupazione agricola ai braccianti in regola con i versamenti ricevuti dalle aziende ed evitare le conseguenze economiche-sociali in comunità, già pesantemente colpita dalla crisi.
(3-01784)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI e CALLEGARI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'impianto normativo del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 è molto complesso rispetto al passato, anche a causa della introduzione di nuove misure di sostegno agricolo, oltre a quelle storiche, tanto che la Commissione europea ha ritenuto opportuno operare un controllo sulla totalità delle superfici iscritte ai ventuno Piani di sviluppo rurale presenti sul territorio nazionale;
l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) incaricata di gestire i fondi comunitari e nazionali, ha proceduto ad effettuare il rilievo fotogrammetrico e relativa interpretazione al fine di predisporre una ricognizione delle superfici e della tipologia colturale presente sul territorio italiano;
la suddetta operazione ha comportato la produzione di una enorme quantità di dati relativi sia alla verifica della congruità tra la superficie catastale presente in mappa e quanto rilevato e calcolato in base alle fotografie, sia alla coincidenza tra qualità colturale dichiarata e quella dedotta dalla interpretazione della documentazione fotografica;
l'insieme dei controlli effettuati ha evidenziato una serie di anomalie riferibili alla non conformità tra superfici dichiarate presenti a catasto e quanto determinato sulla base della interpretazione dei fotogrammi operata da esperti di lettura del territorio; la discrepanza media accertata è superiore al 3 per cento, rilievo sufficiente ad impedire il pagamento delle somme dovute agli agricoltori;
alcune regioni, tra cui in particolare la Valle d'Aosta, presentano delle realtà colturali e orografiche molto particolari caratterizzate da un numero elevatissimo di particelle catastali di superficie agricola utilizzata, determinatasi a seguito della polverizzazione fondiaria continuata negli anni e dalla presenza di particolari tipologie foraggere come il prato arborato e il pascolo di alpeggio che aumentano sensibilmente le possibilità di errore, soprattutto con riferimento alla incongruità tra documentazione fotografica e risultanze del catasto;
pur considerando significativi correttivi intervenuti per ridurre le suddette discrepanze, permangono tuttavia rilevanti problematiche nei pagamenti delle misure a superficie di alcune regioni del nord Italia, e segnatamente, delle regioni Valle d'Aosta, Liguria e Friuli Venezia Giulia, anche conseguenti alla necessità, che tali regioni hanno, di fare riferimento alla AGEA per procedere agli esborsi dovuti, mentre tutte le altre regioni dispongono di un organismo pagatore proprio;
le note complicazioni amministrative e burocratiche contribuiscono ulteriormente a generare ritardi ed impedimenti nella autorizzazione dei pagamenti dovuti agli agricoltori, già gravati dalle difficoltà legate alla compilazione ed istruzione delle domande di premio, nonostante la collaborazione dei centri di assistenza agricola; solo nella regione Valle d'Aosta, le domande compilate ed immesse a sistema relativamente all'annualità 2010 hanno evidenziato anomalie tali che non è stato ancora possibile il pagamento di nessuna azienda, nemmeno l'erogazione dell'anticipo

del dell'importo dovuto, come previsto dalla normativa -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti descritti in premessa e se non ritenga opportuno riconsiderare la gestione della campagna 2010 al fine di autorizzare almeno il pagamento degli anticipi.
(4-12877)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
premesso che dopo 22 giorni di agonia, è morta all'ospedale di Siena, una donna ottantenne, ricoverata al reparto di cardiologia dell'ospedale senese;
la causa potrebbe essere imputabile a un errore nell'operazione di trasfusione di sangue;
la vicenda inizia il 4 luglio 2011, quando la signora, una pensionata di Sansepolcro viene ricoverata al Policlinico di Santa Maria alle Scotte per problemi cardiaci;
il personale sanitario si sarebbe accorto che il sangue utilizzato nella trasfusione non era compatibile con il gruppo sanguigno dell'anziana paziente; le condizioni della donna sono peggiorate giorno dopo giorno, fino a quando, dopo 22 giorni di agonia è morta;
quale l'esatta dinamica della vicenda che ha portato alla morte della signora in questione e, in particolare, se la causa del decesso sia imputabile allo scambio di sangue;
quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere, promuovere e intraprendere in ordine a quanto sopra riferito.
(4-12869)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

OLIVERIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 45 della legge n. 99 del 2009 prevede l'istituzione di un Fondo per la riduzione del prezzo alla pompa dei carburanti nelle regioni interessate dalla estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi ottenute in terraferma, ivi compresi i pozzi che partono dalla terra ferma;
il predetto Fondo è alimentato dagli importi rivenienti della maggiorazione dal 7 al 10 per cento dell'aliquota di prodotto che il titolare di ciascuna concessione di coltivazione è tenuto a corrispondere annualmente e dalle erogazioni liberali da parte dei titolari di concessione di coltivazione e di eventuali soggetti, pubblici e privati;
con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico del 12 novembre 2010 sono state definite le modalità procedurali di utilizzo da parte dei residenti nelle regioni interessate dei benefici previsti dall'articolo 45 della legge n. 99 del 2009 attraverso l'istituzione di un «bonus idrocarburi» attribuito direttamente a tutti i residenti maggiorenni muniti di patente di guida, ovvero mediante altre forme agevolative;
ai sensi del suddetto decreto interministeriale, il Ministero dello sviluppo economico, sulla base dei dati relativi alla popolazione munita di patente di guida alla data del 31 dicembre 2010 e residente nelle rispettive regioni, effettua ogni anno e per ogni regione una stima preventiva del beneficio economico per ciascuna persona residente;
ai sensi dell'articolo 4 del decreto ministeriale 12 novembre 2010, per le regioni in cui la stima evidenzi un beneficio

inferiore o uguale a 30 euro per beneficiario su base annua, le somme spettanti vengono attribuite direttamente a ciascuna regione;
con decreto del Ministro dello sviluppo economico 21 febbraio 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 30 maggio 2011, sono state riconosciute le somme spettanti ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto ministeriale 12 novembre 2010;
l'articolo 1 del decreto ministeriale 21 febbraio 2011 prevede l'attribuzione alla regione Calabria di un importo pari a 558.534 euro in quanto ricadente nell'ambito di applicazione del summenzionato articolo 4 del decreto ministeriale 12 novembre 2010;
tali importi sono finalizzati a benefici per i residenti nel territorio della provincia o del comune interessati dalle attività di estrazione, in proporzione alle relative produzioni di idrocarburi -:
se sia stato già erogato l'importo destinato alla Regione in Calabria pari a 558.534 euro finalizzato a benefici per i residenti nel territorio della provincia o del comune interessato dalle attività di estrazione e quali siano i comuni e le province interessate dall'erogazione del beneficio e in che proporzione riceveranno lo stesso.
(5-05208)

BRAGA e LOVELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
di recente nelle zone del Centro e Alto Lario della provincia di Como sono stati segnalati da alcuni sindaci e dai cittadini dei comuni interessati (Pianello del Lario, Vercana, Carlazzo, San Bartolomeo e altri) numerosi e prolungati disservizi e disagi postali riportati anche dai quotidiani locali, causati principalmente dalla mancata copertura o sostituzione da parte di Poste italiane spa di quei dipendenti che nel periodo estivo vanno in ferie programmate;
la motivazione «ferie dei dipendenti» addotta da alcuni uffici postali locali non giustifica affatto in alcun caso, il disagio della distribuzione della corrispondenza arrecato ai cittadini del Centro e Alto Lario e di fatto costituisce una vera e propria interruzione di pubblico servizio avvenuta oltretutto senza alcun preavviso;
l'articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261 - «Attuazione della direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio» - stabilisce, tra le altre cose, che:
a) la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese deve essere fornita permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, a prezzi accessibili a tutti gli utenti (comma 1);
b) il servizio universale è caratterizzato dalle seguenti connotazioni: a) la qualità è definita nell'ambito di ciascun servizio e trova riferimento nella normativa europea; b) il servizio è prestato in via continuativa per tutta la durata dell'anno (comma 3);
c) il fornitore del servizio universale garantisce tutti i giorni lavorativi, e come minimo cinque giorni a settimana, salvo circostanze eccezionali valutate dall'autorità di regolamentazione: a) una raccolta; b) una distribuzione al domicilio di ogni persona fisica o giuridica o in via di deroga, alle condizioni stabilite dal Ministero delle comunicazioni in installazioni appropriate (comma 4);
l'area del Centro e Alto Lario formata da quarantatré comuni suddivisi in trentatré zone di distribuzione, può contare sulla disponibilità di soli ventisette portalettere costretti, tra l'altro a svolgere il proprio servizio con l'impiego di motocicli e autoveicoli il più delle volte non efficienti, non in perfette condizioni e dunque poco sicuri;
nei periodi di ferie programmate e lunghe assenze Poste italiane spa dovrebbe

provvedere a coprire gli uffici con personale ridotto e le zone territoriali temporaneamente scoperte con assunzioni a tempo determinato o part-time in modo da garantire la continuità del servizio postale; in realtà si assiste alla tendenza ad indurre il personale dipendente alla flessibilità operativa con casi di aumenti consistenti di ferie in arretrato, di prolungamenti dell'orario di lavoro e di ritiri di corrispondenze in sedi postali poste a chilometri di distanza;
i pochi lavoratori assunti a tempo determinato o part-time nel periodo estivo non vengono più affiancati, come avveniva in passato, per un certo periodo di tempo ai dipendenti titolari in modo da permettere loro di acquisire una base pratica, seppur minima, delle mansioni lavorative che saranno chiamati a svolgere, ma tali lavoratori vengono subito resi operativi senza alcun tipo di esperienza -:
quali provvedimenti il Ministro intenda mettere in atto per porre fine ai frequenti disagi e disservizi verificatisi, soprattutto nei periodi estivi a di lunghe assenze nelle zone del Centro e Altro Lario della provincia di Como in modo da garantire ai cittadini di quell'area un corretto esercizio del servizio postale, nel rispetto degli accordi siglati tra lo Stato e Poste italiane spa;
quali iniziative il Ministero intenda assumere per fare chiarezza su quella che a tutti gli effetti può essere considerata come una sostanziale interruzione del pubblico servizio postale.
(5-05209)

Interrogazione a risposta scritta:

PELUFFO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Rai Way, è la società del gruppo Rai che si occupa della gestione della rete di trasmissione e diffusione dei segnali audio-video del servizio pubblico radiotelevisivo;
nel 2009 la stessa società chiudeva il proprio bilancio in attivo, producendo un risparmio di milioni di euro, grazie all'impiego di risorse interne della stessa società che hanno visto escludere l'impiego di appalti esterni onerosi per la stessa azienda;
nel passaggio al digitale terrestre Rai Way ha impiegato ingenti risorse economiche, anche concesse dal Governo, che nel 2010 risultavano circa 400 milioni di euro;
il 10 dicembre del 2010, a seguito della presentazione del piano industriale 2010/2012 i dipendenti di Rai Way inviavano una lettera al Ministro per lo sviluppo economico Paolo Romani, nella quale denunciavano i disagi a cui era sottoposto il personale che operava per garantire il passaggio alla tv digitale terrestre nei tempi dovuti e soprattutto denunciavano quali rischi si sarebbero avuti con la vendita delle torri trasmittenti di Rai Way che secondo gli stessi lavoratori sarebbe stata un implicita rinuncia del CDA di far sì che Rai (Rai Way) diventasse il «primo» operatore di rete nazionale;
nel piano industriale 2010/2012, redatto dall'allora direttore generale Mauro Masi, si pianificava la cessione della rete di stazioni trasmittenti di Rai Way stimando un ricavo di 300 milioni di euro derivante dalla vendita dell'intero asset e pensare che Crown Castle voleva acquistare il 49 per cento di Rai Way che avrebbe portato in cassa (dopo le tasse) 400 milioni di euro, decisivi per il digitale terrestre;
nel giugno 2011 a seguito di un incontro tra le organizzazioni sindacali con l'attuale direttore generale Lei non si è chiarita la posizione dell'azienda su Rai Way;
Mediaset sta comprando la Dmt e i suoi ripetitori da Alessandro Falciai che nel 2000 aveva lasciato il Biscione per creare il grande polo indipendente delle torri televisive, un'impresa fallita per l'ostruzionismo degli operatori che adesso, con l'avvento del digitale, hanno riscoperto quanto siano importanti le infrastrutture;

acquisendo il controllo del 60 per cento di Dmt (senza obbligo Opa, poiché si tratta di un'operazione industriale), Mediaset - che ha già le sue torri - potrebbe quindi aver gettato le basi per un balzo di ben più ampia portata. Il primo passo le è costato ben poco: Dmt capitalizza poco più di 250 milioni e per un'Opa sul 40 per cento di flottante servirebbero meno di 120 milioni, poca cosa per un colosso come Mediaset. Ma quei soldi risparmiati, forse, sono già ipotecati: sul mercato si sussurra che nel mirino della Dmt targata Mediaset ci sia una preda chiamata Rai Way, la società che controlla le torri di broadcasting della Rai;
Mediaset così creerebbe un gigante da 3.300 torri, contro 2.500 di Rai Way garantendosi nuovi flussi di cassa per almeno 500 milioni e imponendo a chi volesse entrare nel mercato televisivo italiano di passare da loro per trasmettere il proprio segnale;
il ministro allo sviluppo economico Paolo Romani, al termine della sua visita ufficiale a Mosca, ha dichiarato che i più grandi operatori di infrastrutture di rete della televisione e della telefonia italiana, Rai Way, di proprietà della tv pubblica, e Dmt, azienda in procinto di fondersi con elettronica industriale di Mediaset, sarebbero interessati a partecipare al passaggio al digitale terrestre della tv russa per la fornitura di tecnologia -:
se corrispondono al vero le notizie in premessa, quale sia in dettaglio il nuovo piano industriale che riguarda Rai Way e se il Governo sia intenzionato ad aprire una trattativa per la cessione di Rai Way a importanti gruppi finanziari tra cui quello riconducibile al Presidente del Consiglio dei ministri Mediaset.
(4-12891)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Esposito e altri n. 1-00638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pianetta.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Enzo Carra e Pezzotta n. 3-01768, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rao.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Guido Dussin e altri n. 5-05193, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.