XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2011
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
nella proposta di bilancio elaborata dalla Commissione dell'Unione europea e inviata all'Europarlamento il 29 giugno 2011 è contenuta una complessiva ridefinizione dei grandi corridoi europei avviati con i Ten (trans european network);
stando a questa ridefinizione l'ex corridoio 1 «Berlino-Palermo», ora diventato corridoio 5 Helsinki-Valletta, giunto a Napoli vira verso Bari anziché scendere in Calabria per arrivare a Palermo;
in virtù di questa rivisitazione il Ponte di Messina è stato cancellato dalle grandi opere infrastrutturali che dovranno essere realizzate nei prossimi anni;
questa decisione è, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, del tutto inspiegabile, non solo perché penalizzerebbe fortemente il Mezzogiorno, ma soprattutto perché prevede che da Napoli e da Bari si debbano organizzare degli improbabili servizi di navi traghetto per i collegamenti successivi con il resto del Mediterraneo;
il documento della Commissione europea chiarisce che per le infrastrutture saranno disponibili complessivamente 50 miliardi di cui 10 andranno ai fondi di coesione (per il Mezzogiorno in Italia), 9,1 agli impianti energetici, 9,2 alle reti digitali e 21,7 miliardi, alle infrastrutture di trasporto;
il ponte sullo Stretto, se realizzato, costituirebbe un eccezionale volano di sviluppo che può fungere, nel contempo, da traino per la realizzazione di un sistema infrastrutturale più ampio, per il potenziamento e il definitivo completamento del sistema autostradale della Salerno-Reggio Calabria e per lo sviluppo della rete ferroviaria ad alta velocità che, al momento, giunge a Salerno;
il ponte di Messina costituisce, dunque, un'opera fondamentale per lo sviluppo del Mezzogiorno;
l'esecutivo ha inserito tale opera nel piano per il sud,
impegna il Governo
ad assumere con determinazione ogni iniziativa di competenza nelle opportune sedi dell'Unione europea affinché sia rivista la decisione di escludere il ponte di Messina dalle grandi opere da finanziare e realizzare, dettata da logiche che non favoriscono lo sviluppo del Paese e del Mezzogiorno.
(1-00697)
«Belcastro, Moffa, Iannaccone, Porfidia, D'Anna, Grassano, Gianni, Lehner, Marmo, Milo, Mottola, Nola, Orsini, Pionati, Pisacane, Razzi, Ruvolo, Ruvolo, Sardelli, Scilipoti, Siliquini, Soglia, Stasi, Taddei».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni VI e X,
premesso che:
a seguito dell'istanza presentata in data 29 agosto 2008, con la quale società Alitalia-Linee aeree italiane s.p.a. richiedeva, a norma del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2008, n. 166, e del precedente decreto-legge, 23 dicembre 2003, n. 347, convertito con modificazioni dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39 (cosiddetta legge Marzano) l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria, - adducendo lo stato di insolvenza e la sussistenza dei requisiti dimensionali previsti dall'articolo 1 del citato decreto-legge n. 347 del 2003; il Presidente del Consiglio dei ministri ha decretato in
data 29 agosto 2008 l'ammissione di Alitalia alla procedura di amministrazione straordinaria con decorrenza immediata;
nei giorni immediatamente successivi il professor Augusto Fantozzi è stato scelto commissario straordinario, mentre con decreto ministeriale del 4 settembre 2008 è stato nominato il comitato di sorveglianza; peraltro con 5 settembre 2008 il tribunale di Roma ha dichiarato l'insolvenza della società Alitalia Linee Aeree s.p.a.;
l'articolo 3, comma 3, del citato decreto-legge n. 347 del 2003 dispone che quando ricorrano le condizioni di cui all'articolo 81 del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, il commissario straordinario può richiedere al Ministro delle attività produttive (ora Ministro dello sviluppo economico) l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria di altre imprese del gruppo, presentando gli opportuni atti al medesimo tribunale;
di conseguenza il commissario straordinario, in data 16 settembre 2008, ha richiesto l'ammissione all'amministrazione straordinaria anche di Alitalia Servizi s.p.a., richiesta accolta con decreto del Ministro dello sviluppo economico in pari data; qualche giorno dopo sentenza del tribunale civile di Roma del 25 settembre 2008 è stato dichiarato lo stato di insolvenza anche della Alitalia Servizi s.p.a.;
creditrici di Alitalia Servizi s.p.a. e della società madre Alitalia Linee Aeree s.p.a. erano e sono, tra l'altro, numerosissime piccole e medie imprese fornitrici di beni e servizi; per il recupero dei crediti inesatti 30 di esse hanno costituito un apposito comitato; la somma dei crediti vantati dalle imprese componenti del comitato nei confronti delle società del gruppo è stata quantificata nel 2008 complessivamente circa 20 milioni di euro; tuttavia la massa di piccole e medie imprese creditrici è più ampia: si tratta di circa 100 imprese, con circa 2500 lavoratori e crediti inesatti per un valore che si aggira sui 50 milioni di euro;
il comitato dei creditori, all'epoca dei fatti ha richiesto all'attenzione parlamentare le seguenti iniziative:
a) un intervento legislativo per risolvere il problema dell'anticipazione dell'Iva, estendendo al gruppo Alitalia il regime di Iva per cassa sulle fatture emesse ed insolute, ripristinando un elementare principio del diritto per cui il creditore non sia costretto a pagare per il debitore;
b) l'attivazione di strumenti che, almeno nel medio/lungo termine, consentano il seppur graduale recupero del credito (ad esempio, tramite credito d'imposta come avvenuto per i creditori EFIM nel 1992);
le aspettative del comitato sono state disattese; l'articolo 3-bis decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, volto alla estensione del regime dell'Iva per cassa anche ai fornitori di imprese in amministrazione straordinaria, consentendo pertanto il recupero dell'Iva già anticipata, non ha trovato un seguito per mancanza del decreto attuativo della legge stessa;
a circa 3 anni dagli eventi citati nessuno dei creditori ha visto soddisfatto il proprio credito; talune imprese, economicamente sane, sono state costrette alla chiusura o al fallimento; altre hanno dovuto corrispondere l'Iva, in qualità di sostituto di imposta, proprio su quei crediti che non sono stati soddisfatti;
ai danni si è aggiunta la beffa: è di pochi giorni fa la notizia che l'amministrazione straordinaria, con particolare riferimento alle procedure di AZ AIRPORT ed AZ SERVIZI, sta provvedendo ad inviare comunicazioni ai creditori nella quale si precisa che è in corso un'azione revocatoria dei pagamenti effettuati alle società creditrici delle società del gruppo nell'anno antecedente la dichiarazione dello stato di insolvenza, quindi dei crediti sorti tra il settembre 2007 ed il settembre 2008;
la motivazione addotta consiste nel fatto che i creditori soddisfatti dovevano ritenersi ben a conoscenza della complessiva situazione di insolvenza e che pertanto i pagamenti da parte della società AZ AIRPORT e AZ SERVIZI sarebbero inefficaci in quanto posti in essere in danno alla par condicio creditorum ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dell'articolo 6 del citato decreto-legge n. 347 del 2003 e degli articoli 49 e 91 del decreto legislativo n. 270 del 1999 e degli articoli 67 e successivi della legge fallimentare;
giova ricordare che il Governo è più volte intervenuto a tutela degli investitori detentori di partecipazioni in Alitalia, utilizzando a copertura degli oneri di volta in volta i «conti dormienti» o le risorse del FAS;
in ambito di soddisfacimento dei creditori sotto il profilo legale, sotto il profilo economico, ma anche sotto il profilo morale, dovrebbe essere riconosciuta la maggiore rilevanza e di conseguenza la precedenza alle imprese fornitrici del fallito, rispetto ai soggetti accomunati dalla definizione di «investitori»; le imprese, infatti, sono creatrici della ricchezza nazionale ed hanno fornito beni e servizi reali sulla base di contratti validi sino a prova contraria; gli investitori espongono più o meno coscientemente i propri capitali all'alea del mercato o all'incapacità degli amministratori: per tali motivi la perdita è tra le possibili opzioni,
impegnano il Governo:
a dare immediata applicazione all'articolo 3-bis del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, volto alla estensione del regime dell'Iva per cassa anche ai fornitori di grandi imprese in amministrazione straordinaria;
ad assumere iniziative, anche normative, che assicurino la precedenza nel soddisfacimento e consentano, almeno nel medio-lungo termine, il pieno recupero dei crediti vantati dalle aziende fornitrici di beni e servizi all'azienda in crisi, anche sotto forma di crediti d'imposta qualora lo Stato intervenga nel procedimento con proprie risorse.
(7-00656)
«Marinello, Del Tenno, Gioacchino Alfano, Toccafondi, Marsilio, Germanà».
La VII Commissione,
premesso che:
appare necessario, nell'ambito delle finalità di salvaguardia e di promozione del patrimonio culturale, storico, artistico e musicale italiano, celebrare la figura di Giuseppe Verdi nella ricorrenza del secondo centenario della sua nascita, valorizzandone l'opera, attraverso la dichiarazione dell'anno 2013 quale «anno verdiano»;
risulta, altresì, necessario che lo Stato riconosca come meritevoli di finanziamento gli interventi di promozione, ricerca, salvaguardia e diffusione della conoscenza della vita, dell'opera e dei luoghi legati alla figura di Giuseppe Verdi;
è stato svolto, in sede referente dalla VII Commissione, l'esame delle proposte di legge n. 1373 e abbinate 1656, 2110, 2777 e 4085, recanti disposizioni per la celebrazione del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, per lo sviluppo del Festival Verdi, per la valorizzazione dell'Opera verdiana e sulla dichiarazione d'interesse nazionale della Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda e della casa natale del musicista in Roncole Verdi, in conseguenza del quale si era prevista la copertura dei relativi oneri finanziari a valere sulle risorse del Fondo unico per lo spettacolo (FUS);
va rilevato peraltro l'orientamento del Governo, emerso nel corso del medesimo esame, a procedere allo svolgimento delle celebrazioni verdiane per atti di
iniziativa governativa, allo scopo utilizzando risorse finanziarie non incidenti sul FUS,
impegna il Governo:
a dichiarare beni culturali di interesse nazionale la Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda e la casa natale del musicista in Roncole Verdi, rispettivamente residenza e luogo di nascita del compositore Giuseppe Verdi e luoghi nei quali sono conservate importanti memorie della vita e dell'opera del Maestro;
a sostenere, direttamente o in collaborazione con enti pubblici e privati, con associazioni, fondazioni, teatri, emittenti televisive, ricercatori e singoli privati, le attività formative, anche di carattere didattico, editoriali, espositive, congressuali, seminariali, scientifiche, culturali e di spettacolo, volte a promuovere in Italia, in Europa e nel mondo la conoscenza del patrimonio musicale, artistico e documentario relativo alla figura e all'opera di Giuseppe Verdi, anche in relazione ai riconoscimenti conseguiti sul piano nazionale e internazionale, al fine di dare alle celebrazioni verdiane la più vasta diffusione a livello locale, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, con particolare riferimento all'Unione europea, anche mediante l'utilizzazione di tecnologie digitali;
ad assicurare il recupero, il restauro e il riordino del materiale storico, artistico, archivistico, museografico e culturale riguardante la figura di Giuseppe Verdi e il recupero, anche edilizio, di sedi idonee per la collocazione di tale materiale per la sua eventuale esposizione al pubblico nonché la prosecuzione delle ricerche sulla storia dell'artista, anche mediante il riordino delle fonti storiche, e la pubblicazione dei loro risultati e di materiali inediti;
a promuovere la ricerca scientifica in materia di studi verdiani, anche attraverso la pubblicazione di materiali inediti, e a istituire borse di studio ed emanare bandi di concorso per l'elaborazione di saggi storiografici e musicologici sull'opera di Giuseppe Verdi, in favore degli studenti dei conservatori e delle accademie musicali, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado, a fini didattici, le «mattinate teatrali - musicali verdiane» con il coinvolgimento di giovani artisti e la rivalutazione e valorizzazione del concorso per giovani cantanti lirici «Corale Giuseppe Verdi» di Parma e del concorso internazionale «Voci Verdiane» di Busseto, per inserire i giovani vincitori in apposite produzioni operistiche;
ad assumere iniziative per il recupero edilizio e il restauro conservativo dei luoghi verdiani e la sistemazione viaria degli itinerari relativi, ubicati nelle province di Milano, Parma, Piacenza e Reggio Emilia;
ad assumere iniziative per la valorizzazione delle attività svolte dai soggetti, pubblici e privati, che a diverso titolo operano nel campo della conservazione, dello studio e della diffusione dei materiali verdiani, anche attraverso il potenziamento delle strutture, allo scopo di favorirne la fruizione da parte del pubblico;
ad assumere iniziative volte alla tutela, salvaguardia e valorizzazione, anche con finalità di promozione turistica, dei luoghi in cui Giuseppe Verdi ha vissuto e operato, anche attraverso interventi di manutenzione, restauro o potenziamento delle strutture esistenti, con particolare riferimento alla Villa Verdi in Sant'Agata di Villanova sull'Arda e alla casa natale del musicista in Roncole Verdi, e delle infrastrutture di collegamento ed accesso;
a promuovere progetti contraddistinti da ampi e qualificati rapporti di collaborazione tra istituzioni e soggetti, pubblici e privati, a livello locale, provinciale, regionale, nazionale e internazionale, con particolare riferimento all'Unione europea, realizzando ogni altra iniziativa utile per il conseguimento delle finalità di cui in premessa;
ad istituire il Comitato promotore delle celebrazioni verdiane, presieduto dal
Presidente del Consiglio dei ministri, o da un suo delegato, e composto dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal Ministro per i beni e le attività culturali, o da loro delegati, dai presidenti delle regioni Emilia Romagna e Lombardia, dai presidenti delle province di Milano, Parma, Piacenza e Reggio Emilia, dai sindaci dei comuni di Busseto, Milano, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Villanova sull'Arda, da un rappresentante per ciascuno dei seguenti enti: Fondazione istituto nazionale di studi verdiani. Fondazione Teatro regio di Parma, Fondazione teatro alla Scala di Milano, Casa Ricordi, Fondazione Arturo Toscanini, famiglia Carrara-Verdi; nonché da quattro insigni esponenti della cultura e dell'arte musicali italiane ed europee, esperti della vita e delle opere di Giuseppe Verdi, nominati con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, prevedendo che ai componenti del comitato non sono riconosciuti compensi o gettoni di presenza;
a prevedere che il Comitato di cui al capoverso precedente, che si avvale della collaborazione di soggetti privati, abbia il compito di promuovere, valorizzare e diffondere in Italia e all'estero la figura e l'opera di Giuseppe Verdi attraverso un adeguato programma di celebrazioni e di manifestazioni culturali, nonché di interventi di tutela e valorizzazione dei luoghi verdiani, attraverso l'utilizzazione delle risorse finanziarie previste dalla legge, e stabilendo altresì che al Comitato possa successivamente aderire altri enti pubblici o soggetti privati che vogliono promuovere la figura e l'opera di Giuseppe Verdi, che al termine delle celebrazioni il Comitato, che rimane in carica fino alla data del 31 dicembre 2014, predisponga una relazione conclusiva sulle iniziative realizzate e sull'utilizzazione dei contributi assegnati da presentare al Presidente del Consiglio dei ministri il quale la trasmette alle Camere e infine che il Comitato costituisca un Comitato scientifico che formuli gli indirizzi generali per le iniziative celebrative del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi;
a richiedere che le iniziative celebrative del secondo centenario della nascita di Giuseppe Verdi siano poste sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica.
(7-00653)
«Barbieri, Ghizzoni, Goisis, Libè, Zazzera, Gianni, Mario Pepe (Misto-R-A), Granata, Motta».
L'VIII Commissione,
premesso che:
in data 7 luglio 2011 precipitazioni di eccezionale gravità hanno colpito la provincia di Como, causando movimenti franosi di notevole rilevanza e pericolosità e ingenti danni materiali e provocando l'isolamento viabilistico e commerciale del territorio;
solo miracolosamente i danni subiti non hanno provocato la perdita di vite umane;
nell'arco di pochi minuti la strada statale 230-Regina e l'abitato di Brienno, per un tratto di 7 chilometri, tra i comuni Laglio, Brienno e Argegno, sono stati interessati da un'impressionante serie di esondazioni, caratterizzate da ingente trasporto solido di terra, pietre e vegetali che ha inondato il sistema delle valli minori che si sviluppa trasversalmente alla statale stessa a ridosso del lago di Como;
si stima che, in pochi minuti, circa 1.500 metri cubi di materiale detritico, con pezzature che sfiorano anche il metro cubo, sono stati trascinati sulla statale Regina e sulla viabilità locale di Brienno;
il traffico sulla statale Regina è stato paralizzato, imprigionando circa 200 persone in transito, ed ha completamente isolato il comune di Brienno, distruggendo una serie di abitazioni private e attività artigianali e travolgendo le auto trascinandole nel fango e nelle acque del lago;
le squadre di soccorso sono state bloccate a sud, tra Laglio e Brienno e, a Nord, a Colonno, prima ancora dell'interruzione verificatasi tra Argegno e Brienno, raggiungendo solo a piedi o via lago i territori colpiti;
il conto dei danni rileva almeno due edifici crollati, 13 persone sfollate, una serie di immobili danneggiati, un ponte di rilevanza storica distrutto, ponti e attraversamenti minori gravemente danneggiati, veicoli distrutti o danneggiati, la chiesa e il porticciolo di S. Anna invasi da detriti, strutture e infrastrutture viarie, a servizio della viabilità e delle reti tecnologiche, compromesse;
la statale Regina è rimasta chiusa al transito per circa tre giorni, riprendendo al traffico solo in senso unico alternato in prossimità del confine tra Laglio e Brienno;
la sponda ovest del lago di Como necessita di interventi urgenti per la messa in sicurezza, ai fini della tutela delle comunità locali e della garanzia della funzionalità di un'arteria di primaria e vitale importanza per l'economia nazionale e internazionale;
nonostante l'impegno delle comunità locali e gli interventi migliorativi già realizzati, risulta impellente e determinante il finanziamento degli interventi programmati, rimuovendo con forza ogni ostacolo burocratico, finanziario e tecnico che possa ostacolare la realizzazione delle opere;
la realizzazione di tali opere significa per la comunità comasca un traguardo di spinta all'economia locale e nazionale, di propulsione per il turismo locale e internazionale, di immagine positiva per l'intero Paese, poiché il lago di Como rappresenta spesso, anche a livello mediatico, un'immagine dell'intera nazione,
impegna il Governo:
ad intraprendere nell'immediato tutte le azioni necessarie per la messa in sicurezza dell'area, attraverso la realizzazione delle seguenti opere fondamentali:
a) strada statale 340 Variante della Tremezzina (costo: 210 milioni-studio di fattibilità);
b) strada statale 340 Svincolo tra Menaggio e Grandola (costo: 90 milioni-studio di fattibilità);
c) strada statale 340 Gallerie di Valsolda (già finanziato-opere in corso);
d) strada statale 340 Variante di Dongo I lotto (già finanziato-progetto definitivo e esecutivo);
e) strada statale 340 Variante di Dongo II lotto (300 milioni-progetto preliminare);
ad assumere iniziative urgenti per poter trovare, in accordo con la regione, adeguate soluzioni che soddisfino le esigenze di risarcimento dei danni provocati dalle eccezionali precipitazioni del 7 luglio 2011 che hanno colpito l'abitato di Brienno e i comuni di Laglio, Brienno e Argegno;
ad inserire nei documenti programmatici degli interventi per la difesa del suolo le opportune risorse per far fronte alle situazioni a più elevato rischio idrogeologico del territorio del lago di Como.
(7-00655)
«Alessandri, Nicola Molteni, Rivolta».
La XIII Commissione,
premesso che:
la proposta di decisione del Consiglio europeo relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e il Regno del Marocco concernente misure di liberalizzazione reciproche per i prodotti agricoli, i prodotti agricoli trasformati, il pesce
e i prodotti della pesca, predisposto a seguito dei buoni risultati ottenuti nell'ambito della politica europea di vicinato, dispone sostanziali modifiche all'accordo di associazione tra la Comunità europea e il Marocco in merito a disposizioni tariffarie e concessioni, conformemente ai termini della tabella di marcia «Euromed» del 2005;
l'accordo in questione, se rafforza la posizione degli esportatori europei sul mercato marocchino dei prodotti agricoli, in particolare dei prodotti agricoli trasformati, dove è attesa, nei prossimi dieci anni, una liberalizzazione totale progressiva, con eccezioni delle paste alimentari soggette a limitazione quantitativa, consente anche l'immediata liberalizzazione del 55 per cento delle importazioni provenienti dal Marocco e favorisce, quindi, un aumento delle concessioni nell'intero comparto dell'ortofrutta;
i prodotti marocchini costituiscono l'80 per cento circa delle importazioni nell'Unione europea, l'ulteriore liberalizzazione prevista, prospetta, per il settore agricolo italiano, una situazione allarmante in grado di destabilizzare ulteriormente una già difficile realtà produttiva e di mercato;
in particolare, l'importazione di pomodoro marocchino, in base a quanto stabilito dal «dispositivo per i pomodori» di cui all'articolo 3 dell'allegato 1 del protocollo 1 della proposta di decisione del consiglio - COM(2010)485 - potrebbe determinare, una vera e propria invasione a danno del mercato italiano dal momento che, da recenti stime effettuate, risulta che le importazioni dal Marocco raggiungeranno nel 2014 un livello di poco inferiore alle 300 mila tonnellate; già alla fine dello scorso anno, secondo i dati diffusi dalla Fepex, l'associazione degli esportatori spagnoli, i quantitativi di pomodoro importati nell'Unione europea e provenienti dal Marocco hanno sfiorato le 90 mila tonnellate, con un aumento di oltre il 70 per cento sul 2009, con quotazioni inferiori al prezzo di entrata stabilito (0,46 centesimi al chilo);
l'accordo, oltre a prevedere un aumento delle concessioni nel comparto dell'ortofrutta, dispone che le produzioni marocchine accedano al mercato comunitario in periodi diversi rispetto a quelli di commercializzazione europea provocando gravi ripercussioni sui prezzi di mercato;
l'entrata in vigore dell'accordo nei termini stabiliti, potrebbe provocare una situazione di concorrenza sleale non solo con riferimento ai prezzi di entrata di alcuni prodotti le cui presunte irregolarità sono già state denunciate dall'OLAF, ma anche con riferimento alla compatibilità con le vigenti normative europee di qualità sul lavoro e sull'ambiente;
la Commissione agricoltura del parlamento europeo, nella seduta dello scorso 12 luglio, nell'approvare il parere sul rinnovo dell'accordo di libero scambio tra il Marocco e l'Unione europea relativo ai prodotti agricoli, ha chiesto di rigettare la proposta della Commissione europea ritenuta da molti operatori del settore eccessivamente favorevole al Marocco,
impegna il Governo:
ad intervenire nelle competenti sedi comunitarie per concordare la revisione dei termini negoziati con il Marocco al fine di evitare la predisposizione di un accordo che potrebbe sfavorire il comparto agricolo nazionale, in particolare le piccole e medie imprese votate alle produzioni di qualità attraverso la valorizzazione dei prodotti del territorio e i piccoli agricoltori locali che danno un importante contributo alla sicurezza alimentare delle loro aree di riferimento;
ad attivarsi affinché negli accordi commerciali internazionali l'Unione europea tenga in particolare conto l'equilibrio fra la liberalizzazione del mercato da un lato e la protezione dei settori economici e dei diritti dei lavoratori e dei consumatori europei dall'altro, considerato che l'Unione europea è il principale importatore mondiale di prodotti agricoli provenienti dai Paesi in via di sviluppo, risultato
dell'iniziativa «tutto tranne le armi», del sistema delle preferenze generalizzate e degli Accordi di partenariato economico, e che le sue importazioni superano quelle di Stati Uniti, Giappone, Canada, Australia e Nuova Zelanda insieme;
a promuovere, in sede di Consiglio dell'agricoltura e pesca dell'Unione europea, la necessità che gli accordi commerciali dell'Unione europea con i Paesi terzi preservino le filiere europee in crisi e in particolare quelle dell'ortofrutta che hanno visto scendere considerevolmente il proprio reddito a fronte della concessione ai paesi extra Unione europea di maggiori opportunità di esportazione;
ad esporre la propria contrarietà ad un orientamento della Commissione europea che troppo spesso accorda concessioni sul settore agricolo al fine di ottenere un migliore accesso, nei Paesi terzi, al mercato dei prodotti industriali anteponendo gli interessi dell'industria e dei servizi a quelli dell'agricoltura;
a promuovere un approccio comunitario volto ad instaurare un equilibrio tra produzioni nazionali ed importazioni che tenga conto, per ciascun settore agricolo, dell'evoluzione dei trattati commerciali multilaterali e bilaterali, anche effettuando, prima dell'avvio dei negoziati, valutazioni di impatto al fine considerare le specificità di ciascun prodotto in relazione alla segmentazione del mercato;
ad attivarsi affinché le decisioni riguardanti ulteriori aperture del mercato dell'Unione europea alle importazioni di prodotti agricoli siano adottate previa verifica delle disponibilità di risorse atte a compensare gli agricoltori europei delle eventuali perdite subite.
(7-00654)«Callegari, Fogliato, Bitonci».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
BURTONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comune di Pomarico, paese della provincia di Matera di circa 4 mila abitanti, è caratterizzato da una fortissima instabilità territoriale con continui movimenti franosi;
il centro abitato è sotto assedio rispetto a frane che da tempo stanno mettendo a rischio la sicurezza del centro abitato;
la mappa degli smottamenti è molto ampia e da ultimo vi è a rischio anche la zona della scuola elementare «Caggiani»;
occorrono una serie di risorse indispensabili per affrontare una fase critica che sta sfociando in vera e propria emergenza -:
se e quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, d'intesa con la regione Basilicata, al fine di individuare gli interventi e le risorse necessarie per la messa in sicurezza del territorio di Pomarico.
(3-01765)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MOGHERINI REBESANI, ZACCARIA, CORSINI e LA FORGIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in un articolo del 26 maggio 2002 nella Repubblica a firma Claudia Fusani
(«I Tornado a guardia del summit»), nell'illustrare le misure di sicurezza adottate per la firma del Trattato di Roma, si ricordava che nei giorni precedenti, l'allora Ministro della difesa Antonio Martino aveva firmato una «direttiva classificata riservata» ad hoc, per il solo periodo della firma del Trattato. In essa sarebbero state illustrate le nuove regole d'ingaggio per la difesa aerea. Queste avrebbero anche previsto come ultima ratio l'abbattimento di aerei;
in un articolo del 31 dicembre 2003 nel Corriere della Sera a firma Fabrizio Roncone («Un aereo pericoloso sul cielo di Roma? Io lo abbatterei») veniva intervistato il colonnello Giampaolo Miniscalco, all'epoca comandante del 9o stormo di Grazzanise (Caserta), sulla sorveglianza dello spazio aereo di Roma. Miniscalco presentava il dispositivo dell'Aeronautica militare italiana predisposto per proteggere la capitale da aerei civili pericolosi. In particolare, Miniscalco si dichiarava pronto ad abbattere l'eventuale aereo civile pericoloso, nel caso in cui egli, come «ultimo anello di una lunga catena», avesse ricevuto l'ordine di sparare;
il 13 novembre 2007 l'onorevole Tana de Zulueta presentò in Commissione difesa della Camera un'interrogazione parlamentare in cui chiedeva al Governo se esistesse in Italia un dispositivo politico militare per l'abbattimento, in caso di necessità, di aerei civili dirottati considerati pericolosi, cosiddetti «Renegade» («rinnegati») e, nel caso di risposta affermativa, quali fossero «le fonti giuridiche riguardanti le modalità identificative dell'aereo come "Renegade", l'autorizzazione a misure di intercettazione e minaccia dell'uso di armi contro tali aerei nonché all'abbattimento dell'aereo medesimo (cosiddetto "tiro distruttivo")». Nella stessa interrogazione, si richiedeva, «qualora tali fonti fossero state secretate, di indicare ciascun atto di secretazione e le relative motivazioni»;
nella risposta del Governo italiano del 14 novembre 2007 alla citata interrogazione, il Sottosegretario alla difesa Forcieri spiegava: «i tragici fatti dell'11 settembre, che hanno stravolto la tradizionale fisionomia della minaccia aerea e reso labile la linea di demarcazione tra tempo di pace, crisi e tempo di guerra, hanno costretto tutti gli assetti militari internazionali a considerare tale minaccia e le relative misure di contrasto da nuove prospettive. Al riguardo, la NATO ha condotto un'analisi delle misure di difesa aerea con l'intento di estendere quelle già esistenti. Alcune decisioni hanno avuto l'effetto di adeguare l'attuale catena di comando e controllo alla gestione di una crisi che si riveli di natura terroristica, favorendo l'emanazione della direttiva NATO MCM-062-02. Tale direttiva definisce la gestione dei nuovi eventi terroristici mediante l'utilizzazione di aeromobili civili che si sottraggono alla disciplina del volo controllato diventando tracce cd. Renegade [...] il predetto documento enuncia il cosiddetto Renegade Concept che consiste, in sintesi, nell'indicazione delle caratteristiche proprie di un velivolo civile utilizzato come arma per condurre attacchi terroristici, nella descrizione delle implicazioni politico-militari che tale designazione comporta e infine nella definizione delle linee guida per la gestione della conseguente situazione di crisi [...] La minaccia terroristica anche tramite l'uso di velivoli civili ha imposto l'esigenza di dotare l'ordinamento italiano di un'adeguata cornice giuridica di riferimento su base legislativa, che legittimi l'emanazione di Regole di Ingaggio idonee a fronteggiare le situazioni critiche in argomento. In tale contesto, l'impiego di un sistema d'arma per l'abbattimento di un renegade è, dunque, una decisione che richiede l'intervento finale dell'Autorità Nazionale Governativa, che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha individuato con proprio decreto (classificato) in data 2 aprile 2004. La determinazione delle ROE, che nel caso di specie sono classificate, è atto di competenza dell'Esecutivo e consente, disciplinando in modo rigoroso le varie fasi gestionali di una situazione di crisi derivante dalla minaccia,
l'emanazione da parte delle Autorità preposte di un ordine legittimo finalizzato alla neutralizzazione della minaccia stessa». Lo stesso onorevole Forcieri, a margine della sua risposta, aggiungeva che «la questione posta dall'interrogante merita ulteriori approfondimenti sul piano della costituzionalità delle norme su cui si fondano i dispositivi di sicurezza»;
in un articolo dell'11 aprile 2004 sulla Stampa a firma Francesco Grignetti («Nuove misure contro attacchi dal cielo sulle nostre città»), si ricostruiva la possibile risposta del governo, cioè l'abbattimento dell'aereo, alla minaccia di attacco terroristico mediante un aereo civile dirottato. In particolare, si ricordava che secondo l'allora capo di stato maggiore dell'Aeronautica, il generale Sandro Ferracuti, dall'11 settembre 2001 l'aeronautica militare aveva fatto partire i propri intercettori per una missione di controllo e di prevenzione di minacce provenienti da aerei «Renegade» ben 67 volte. E che nel solo 2003 vi erano stati 18 allarmi di tal genere;
in un articolo del Tirreno del 17 settembre 2008 («Paura anche in città per i bang causati dai caccia») si riferisce della preoccupazione causata tra la popolazione di Empoli per la rottura del muro del suono, provocata da due caccia intenti a intercettare un Boeing 737 di una compagnia ceca diretto da Tunisi a Praga;
in un articolo del Corriere del Mezzogiorno dell'8 ottobre 2008 («Due F-16 superano il muro del suono mentre inseguono aereo sospetto. Paura in Campania») si riferisce della rottura del muro del suono da parte di due aerei intercettori all'inseguimento di un aereo militare «Ilyushin 76» della missione Eufor, proveniente dal Ciad. Il duplice secco boato provocato dai caccia avrebbe «messo in allarme la popolazione dell'area vesuviana»: «Due fortissimi boati, con intervallo di sette secondi l'uno dall'altro, sono stati avvertiti questa mattina in mezza Campania. Decine le telefonataci gente terrorizzata, giunte in pochissimo tempo, ai centralini delle forze dell'ordine e del nostro sito»;
in un articolo del Resto del Carlino edizione on line del 27 maggio 2009 («Due boati improvvisi: una coppia di «caccia» sorvola il cielo per intercettare aereo sospetto») si riferisce ancora della rottura del muro del suono, questa volta nella zona di Reggio Emilia, causata da due caccia all'inseguimento di un aereo sospetto. Secondo l'edizione di Grosseto del giornale Il Tirreno, si sarebbe trattato dell'intercettazione di un aereo militare Cessna 551 del Montenegro, in volo dall'aeroporto di Cannes a quello di Vienna, privo di autorizzazione al sorvolo dello spazio aereo italiano («I jet di Grosseto intercettano aereo non autorizzato», Il Tirreno, 28 maggio 2009, sezione Toscana);
in un articolo del Corriere di Bologna, edizione on line del 18 settembre 2009 («Intercettato aereo sospetto sopra Bologna. Decollano due F-16, ma è falso allarme»), si riferisce dell'intercettazione di un C-130 algerino come «velivolo sospetto, e non autorizzato» da parte di due F-16 dell'Aeronautica militare -:
se corrisponda al vero che esiste tuttora un dispositivo politico militare e giuridico per l'abbattimento di aerei civili dirottati cosiddetti «Renegade»;
se tale dispositivo, qualora sia ancora sussistente, sia stato modificato rispetto alla disciplina del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'aprile 2004 e in particolare se siano state modificate e in che modo le regole di ingaggio per l'utilizzo della forza mortale contro gli aerei civili;
qualora tali regole di ingaggio siano state modificate, e siano classificate, se non intenda indicare i relativi atti di secretazione e le relative motivazioni, impegnandosi a darne notizia presso gli organismi parlamentari competenti;
se tale dispositivo, e in particolare l'autorizzazione ad abbattere aerei civili, sussista solo dall'aprile 2004 o se invece
esso non sussista già da un momento antecedente all'aprile 2004 e, in tal caso, quando sia stato attivato tale dispositivo, quali fossero le sue fonti normative e le regole di ingaggio adottate prima dell'aprile 2004; qualora tali fonti normative o regole di ingaggio siano state classificate, se non intenda indicare i relativi atti di secretazione e le relative motivazioni, impegnandosi a darne notizia presso gli organismi parlamentari competenti;
qualora tale dispositivo non sussista in generale da una data precedente all'aprile 2004, se esso o dispositivi simili autorizzativi dell'uso della forza contro aerei civili siano stati approntati in occasioni particolari («ad hoc»), in tal caso in quali occasioni, con quali fonti giuridiche e con quali regole di ingaggio; qualora tali fonti giuridiche o regole di ingaggio siano classificate, se non intenda indicare i relativi atti di secretazione e le relative motivazioni, impegnandosi a darne notizia presso gli organismi parlamentari competenti;
se sussistano altre fonti normative o regole di ingaggio che prevedano l'uso della forza mortale (anche) contro civili all'interno del territorio italiano e in tal caso quali siano e, qualora tali fonti normative o regole di ingaggio siano classificate, se non intenda indicare i relativi atti di secretazione e le relative motivazioni.
(5-05153)
Interrogazione a risposta scritta:
BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel 1977 per iniziativa dei tre sindacati di settore della CGIL, CISL e UIL fu fondato l'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori (IMAIE) con il compito di gestire i diritti connessi spettanti agli artisti interpreti ed esecutori;
il Parlamento italiano ne riconobbe il ruolo con la legge n. 93 del 1992, disponendo che l'Istituto avesse come finalità statutaria la tutela dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori nonché l'attività di difesa e promozione degli interessi collettivi di queste categorie;
l'IMAIE fu elevato ad ente morale attraverso il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 ottobre 1994 ed iscritto successivamente nel registro della persone giuridiche della prefettura di Roma;
il 28 maggio 2009 l'IMAIE è stato dichiarato estinto dal prefetto di Roma ai sensi degli articoli 27 del codice civile e 6 del decreto del Presidente della Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361, per constatata e perdurante incapacità dell'Istituto di raggiungere gli obiettivi statutari;
l'IMAIE aveva, infatti, nel corso degli anni incassato e depositato sui propri conti correnti bancari più di 100 milioni di euro dovuti agli artisti interpreti ed esecutori e non era poi stato in grado di distribuirli agli aventi diritto;
a seguito dell'estinzione dell'IMAIE, gli aventi diritto - decine di migliaia di musicisti e attori italiani e stranieri - non hanno ancora ricevuto chiarimenti in merito ai criteri della liquidazione e della riscossione dei compensi loro spettanti, alcuni addirittura risalenti al secolo scorso;
la storia dell'IMAIE e la sua estinzione sono un evidente segnale della fallimentare cornice normativa approntata a suo tempo dal legislatore, totalmente inadeguata a rispondere agli effettivi bisogni degli artisti interpreti ed esecutori, perché (i) ha centralizzato la gestione dei loro diritti in un ente imposto dall'alto e rigidamente configurato per legge (anziché lasciarla all'autonomia decisionale degli stessi interessati), (ii) ha costretto - all'interno di una gestione condivisa e comune - interessi che sono tra loro profondamente diversi: da un lato quelli degli artisti musicali (discografia) e, dall'altro,
quelli degli artisti audiovisivi (cinema, TV) e di conseguenza (iii) ha consentito in capo all'ente il radicamento di un'inefficiente rendita di posizione economica in danno di tutti gli artisti aventi diritto;
con l'articolo 7 del decreto-legge 30 aprile 2010, n. 64, recante disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attività culturali, convertito con modificazioni dalla legge 29 giugno 2010, n. 100, il Governo ha voluto ri-costituire un nuovo istituto mutualistico artisti interpreti esecutori (nuovo IMAIE);
l'articolo 7 prevede che il nuovo IMAIE sia istituito per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali dell'Istituto mutualistico artisti interpreti ed esecutori (IMAIE) in liquidazione e per assicurare il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge n. 93 del 1992;
il Governo approvando queste disposizioni ha voluto, quindi, riproporre un modello già sperimentato con la gestione del vecchio IMAIE, che si è rivelato del tutto inefficiente e che continua a danneggiare economicamente, e non solo, gli artisti interpreti ed esecutori;
il Governo ha inoltre previsto ope legis che il nuovo IMAIE erediti le funzioni e le attività del vecchio Istituto: è del tutto evidente che la governance del nuovo IMAIE non costituisca in alcun modo un fattore di continuità con il vecchio istituto liquidato, tant'è che ai sindacati è stato conferito un ruolo meramente consultivo e che gli aventi diritto si dovranno iscrivere volontariamente ed ex novo al nuovo IMAIE;
i soggetti costituenti il nuovo IMAIE, che hanno contribuito alla redazione dello statuto, poi approvato dal Ministero per i beni e le attività culturali rappresentano solo un gruppo del tutto minoritario degli aventi diritto;
le associazioni degli interpreti ed esecutori maggiormente rappresentative sono state di fatto escluse dalla fase di gestazione del nuovo ente: sia dal processo che ripristinava l'assetto normativo (che ha poi meramente ri-costituito un nuovo IMAIE), sia dalla redazione dello Statuto. Gli aventi diritto per consultare la proposta di statuto hanno dovuto addirittura avanzare una richiesta formale proprio ai vertici che avrebbero il compito di rappresentarli e tutelarli;
l'associazione artisti 7607, che vede tra i suoi maggiori rappresentanti noti esponenti del nostro cinema e della televisione, ha infatti fatto ricorso al Tar per chiedere l'invalidazione dell'atto di approvazione dello statuto del nuovo IMAIE;
ancora una volta, quindi, l'operazione è stata condotta dalle istituzioni in modo unilaterale e senza alcuno spazio per una reale e libera partecipazione democratica degli stessi soggetti beneficiari - gli artisti - all'autodeterminazione delle regole e delle soluzioni relative ai propri interessi economici. Basti leggere il contenuto dell'articolo 35 del vigente statuto del nuovo IMAIE che, per alcuni anni, conferisce al suo presidente, non eletto, ma prescelto nello stesso statuto, poteri di plenipotenziario di fatto, salvo sottoporne le decisioni ad un dibattito meramente consultivo;
nella gran parte degli Stati membri dell'Unione europea la gestione collettiva dei diritti d'autore e connessi è lasciata alla libera autodeterminazione dei soggetti interessati: liberi di auto-organizzarsi nelle forme prescelte e soprattutto liberi di competere, in un sistema di libera concorrenza tra le società di collecting, per offrire servizi di raccolta e distribuzione più efficienti ed economicamente convenienti per gli aventi diritto;
anche in Italia, proprio sul versante della gestione dei diritti connessi, le stesse organizzazioni delle imprese dell'industria dello spettacolo hanno dato vita a forme variegate di gestione collettiva, al servizio dei propri membri, specializzate per competenza e tra loro in competizione: SCF, AFI, Audiocoop, Anica, APT, Univideo, e altri; ciò invece non è stato consentito nella gestione dei diritti connessi spettanti agli artisti interpreti ed esecutori. Tant'è
che le trattative portate avanti anche dal nuovo IMAIE, in virtù di una presunta esclusiva, sono contrarie al principio di concorrenza e di libera iniziativa privata che dovrebbe contraddistinguere qualsiasi attività di prestazioni di servizi;
l'attuale assetto normativo viola secondo gli interroganti l'articolo 41 della Costituzione (libertà di iniziativa economica privata), non è affatto giustificato ai sensi dell'articolo 43 della Costituzione (monopoli di servizi pubblici essenziali) e lede l'articolo 3 della Costituzione (uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini), poiché - sulla medesima materia - consente all'industria piena libertà organizzativa, mentre comprime quella degli artisti;
l'attività di gestione collettiva in un mercato libero comporta un abbattimento dei costi di gestione e amministrativi, maggiori efficienze operative e potenziali di crescita dei volumi di diritti raccolti: anche gli artisti italiani dovrebbero, quindi, poter liberamente scegliere la società di raccolta ritenuta più efficiente e beneficiare di maggiori introiti;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nella propria segnalazione al Parlamento del 4 giugno 2004 ebbe già a censurare l'assetto di IMAIE allora in vigore ed auspicò in favore dell'artista che fosse «salvaguardata la sua facoltà di decidere liberamente se ed eventualmente a quale intermediario affidare l'esercizio dei propri diritti, con particolare riferimento all'esercizio del proprio credito al compenso»;
nel settore audio, ad esempio, la gestione dei diritti connessi è di fatto in mano alle major che, per mezzo di SCF, Consorzio dei fonografici, raccolgono i compensi dovuti ai produttori discografici e agli artisti;
le major consorziate in SCF sono le stesse rappresentate dalla Federazione industria musicale italiana (FIMI), associazione di categoria che aderisce a Confindustria;
il presidente della FIMI è stato di recente nominato anche il Presidente di SCF; tale nomina è ad avviso degli interroganti in conflitto di interessi e in contrasto con gli impegni presi dalla FIMI, in occasione della costituzione di SCF, innanzi all'Autorità garante per la concorrenza e il mercato. Tali impegni prevedevano che le major si rendessero promotrici in assemblea FIMI di un'iniziativa volta a escludere dall'attività di quest'ultima le competenze che esercitava in materia di gestione collettiva dei diritti connessi. Il mantenimento dei suddetti impegni era pregiudiziale all'autorizzazione per le major di poter costituire il Consorzio SCF;
l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato nella sua Relazione annuale sulle attività svolte nel 2009 informava di aver trasmesso al Ministero per i beni e le attività culturali una segnalazione in merito alle problematiche di carattere concorrenziale delineatesi in materia di gestione dei diritti connessi degli artisti interpreti ed esecutori e dei produttori fonografici, sottolineando inoltre che la riscossione dei compensi fosse gestita in gran parte da SCF;
per l'industria audio, risulta che il nuovo IMAIE abbia di recente firmato un accordo con SCF che detta disposizioni per la distribuzione dei compensi per la generalità degli artisti interpreti ed esecutori. Non si capisce come ciò sia potuto validamente accadere, posto che il nuovo IMAIE non ha ancora una propria compagine di artisti associati, essendo attualmente ancora impegnato nelle attività di costituzione dei propri organi;
anche sul fronte del video è accaduto che il nuovo IMAIE abbia stipulato accordi transattivi sul passato con l'emittente televisiva RTI;
con ciò, si corre il rischio di perpetuare in Italia una pericolosa situazione di posizione dominante, non solo da parte delle major sulla raccolta e distribuzione dei diritti connessi, ma anche da parte del nuovo IMAIE sulla ingiustificata ed intempestiva
adozione di scelte di ripartizione che incidono sulle posizioni individuali dei singoli artisti;
l'articolo 7 della legge n. 100 del 2010 prevede che i Ministeri vigilanti riordinino con proprio decreto l'intera materia del diritto connesso, in particolare per assicurare che l'assetto organizzativo sia tale da garantire efficaci forme di tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori -:
se il Governo abbia ricevuto segnalazioni o rilievi con riferimento ai profili problematici rappresentati in premessa da parte della Commissione europea o dell'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato;
se sia a conoscenza della perdurante situazione di danno economico che subiscono gli artisti interpreti ed esecutori, che rappresentano la parte debole e poco tutelata della filiera;
se sia a conoscenza della generale insoddisfazione delle società di collecting straniere sulla gestione italiana dei diritti connessi;
se intenda assumere iniziative normative per modificare le disposizioni vigenti in materia di diritti connessi, incentivando l'ingresso di nuovi operatori nel mercato della gestione dei diritti connessi per gli artisti interpreti ed esecutori, al fine di migliorare, attraverso la concorrenza, costi e qualità del servizio e di bilanciare l'attuale posizione dominante delle major discografiche, cinematografiche e dei principali broadcast;
se non ritenga necessario che l'intera materia del diritto d'autore e dei diritti connessi, anche alla luce delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e delle recenti evoluzioni di assetto, sia da assoggettare alla vigilanza di una specifica autorità garante indipendente per assicurare una tutela imparziale dei differenti interessi e diritti in materia.
(4-12797)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DELFINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel territorio montano del cuneese, in pochissimi giorni, sono stati uccisi oltre 80 capi (pecore e capre) dai numerosi branchi di lupi presenti;
l'allarme è stato lanciato dallo stesso assessore regionale all'agricoltura, Claudio Sacchetto, il quale si è da subito attivato richiedendo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una deroga che consenta di procedere con un abbattimento programmato per poter arginare un problema che sta compromettendo le attività degli allevatori;
questi episodi dimostrano come la presa di posizione della regione Piemonte non sia stata fine a sé stessa, bensì dettata da un problema che peggiora di anno in anno, la cui soluzione risulta estremamente urgente per permettere la sopravvivenza di un ecosistema equilibrato;
la richiesta della regione, sostenuta anche dalla Coldiretti, non è assolutamente riconducibile ad un abbattimento indiscriminato, ma ad un contenimento della specie che permetta agli allevatori di poter svolgere le proprie attività in sicurezza;
in altri Paesi, come ad esempio in Francia, a fronte della constatazione di gravi danni per gli allevamenti si attivano abbattimenti selettivi in deroga, mentre in Italia tale soluzione risulterebbe non perseguibile indipendentemente dalla gravità, soprattutto per motivazioni ideologiche;
alla luce della frequenza degli attacchi dei lupi registrata in questi giorni e
dall'elevato numero di capi abbattuti appare evidente la necessità di un intervento urgente a sostegno dei tanti allevatori coinvolti, incapaci di arginare una tale criticità e soprattutto i costi derivati dai danni subiti -:
quali urgenti iniziative si intendano attivare al fine di arginare la problematica sopraesposta che sta causando enormi danni agli allevatori;
se si intendano assumere iniziative volte a concedere la deroga richiesta dalla regione Piemonte per provvedere al programma di abbattimento straordinario dei lupi, così come avviene in altri Paesi a seguito della constatazione di gravi danni per gli allevamenti, in modo da garantire la sopravvivenza di un ecosistema equilibrato.
(5-05158)
Interrogazione a risposta scritta:
REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che
il Consiglio dei ministri del 7 luglio 2011 ha approvato in via definitiva il testo dello decreto legislativo in materia di reati ambientali recante il recepimento della direttiva 2008/99/CE del Parlamento europeo del 19 novembre 2008, sulla tutela penale dell'ambienta, nonché della direttiva 2009/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che modifica la direttiva 2005/35/CE relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni per violazioni;
all'articolo 3 del predetto testo si legge:«al comma 17 dell'articolo 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, dopo il secondo periodo è aggiunto il seguente: "Per la baia storica del Golfo di Taranto di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1977, n. 816, il divieto relativo agli idrocarburi liquidi è stabilito entro le cinque miglia dalla linea di costa"»;
la sopraccitata disposizione riduce così i vincoli del divieto alle attività di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi in mare per il golfo di Taranto introducendo il limite delle 5 miglia dalla costa;
è necessario ricordare che l'Italia, proprio con decreto presidenziale n. 816 del 1977, ha definito il golfo di Taranto una «baia storica» e perciò ha sempre considerato quest'area come un mare interno facente parte delle acque territoriali sotto la completa giurisdizione dello Stato, in deroga alle successive convenzioni internazionali sul mare. Il titolo storico che fu posto a base del provvedimento italiano di chiusura del golfo, può essere individuato nel possesso dell'area da parte dei sovrani territoriali che si sono avvicendati nella zona, il cui esercizio fu reso possibile dalla conformazione del golfo, profondamente indentato tra la Puglia e la Calabria, e quindi controllabile dalle popolazioni locali in relazione alle loro esigenze di difesa e di sfruttamento economico ed anche di tutela ambientale delle loro coste;
la riduzione dei vincoli ambientali in un'area specifica così importante e strategica per l'Italia pone seri interrogativi dal punto di vista del rischio e della sostenibilità ambientale;
per quali ragioni il Governo abbia previsto una deroga ai previsti vincoli di sfruttamento ed attività di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi in mare specificatamente per il golfo di Taranto e se abbia valutato i rischi ambientali derivanti da estrazioni di idrocarburi in un mare chiuso come l'area del golfo di Taranto;
se siano compatibili eventuali attività di ricerca petrolifera con le operazioni di controllo e difesa del territorio dello Stato facenti capo ad una delle più importanti basi militari della Marina militare Italiana, in cui sono di stanza anche battelli per la difesa sottomarina;
se si intenda porre la questione al vaglio trattandosi di acque interne, anche delle regioni Puglia e Calabria.
(4-12770)
...
DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è stata pubblicizzata la possibilità, per giovani di ambo i sessi, di trascorrere un periodo di tempo di alcune settimane come «ferma-lampo» in strutture militari anche per avere un primo contatto con le Forze armate -:
quante persone abbiano aderito a questa possibilità, per quali Armi e dove siano stati ospitati;
quali siano i risultati di questa iniziativa e se verrà replicata anche nei prossimi anni.
(4-12774)
GIANNI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in un recente appello la Cisl funzione pubblica difesa ha chiesto di procedere urgentemente alle assunzioni presso l'Arsenale di Augusta (Siracusa) utilizzando il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 marzo 2011;
a fronte di una potenziale forza organica di 450 dipendenti, oggi a lavorare presso l'Arsenale di Augusta sono appena 270 persone ed appena un terzo di queste sono figure tecniche;
la Cisl FP difesa della provincia di Siracusa ha chiesto che vengano assunti tecnici in grado di mantenere alto il livello, riconosciuto in virtù dell'attività decennale, della struttura megarese;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 marzo 2011 consente alle amministrazioni, di cui alla tabella dello stesso decreto, l'assunzione a tempo indeterminato e ai trattamenti in servizio delle unità di personale indicate;
già nello scorso mese di aprile 2011, la Cisl funzione pubblica difesa della provincia di Siracusa aveva inviato una nota all'ufficio di gabinetto del Ministero della difesa per predisporre un piano di assunzioni di personale tecnico da destinare negli enti dell'area industriale;
la tradizione storica dell'Arsenale rappresenta una linfa vitale al tessuto sociale ed economico della provincia di Siracusa, essendo fonte di occupazione, tra occupazione diretta ed indotto, per circa un migliaio di famiglie;
a detta dell'interrogante è necessario procedere all'adeguamento dell'organico e soprattutto delle qualifiche tecniche della 2° area funzionale, garantendo in questo modo la normale operatività dell'Arsenale -:
se non si ritenga necessario e urgente procedere all'adeguamento dell'organico e soprattutto delle qualifiche tecniche della 2° area funzionale, garantendo in questo modo la normale operatività dell'Arsenale, tenuto anche conto che la forza organica dovrebbe essere di 450 unità, mentre attualmente sono in attività 270 persone.
(4-12776)
DI VIZIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
per sopperire alla carenza di ufficiali medici militari odontoiatri, le Forze armate italiane hanno reclutato un certo numero di odontoiatri attraverso concorsi a nomina diretta;
gli ufficiali medici odontoiatri vincitori dei concorsi a nomina diretta vengono
impiegati esattamente come i loro colleghi medici militari delle altre specialità, anche sui teatri operativi all'estero;
mentre gli ufficiali medici militari usciti dall'Accademia di sanità interforze (prima della sua soppressione, avvenuta nel 1997) o dalle Accademie delle singole Forze armate (dopo il 1997) sono immessi nel ruolo normale, i medici militari odontoiatri reclutati con concorso a nomina diretta sono relegati al ruolo speciale, che implica più limitate possibilità di sviluppo di carriera;
non esiste attualmente un meccanismo che gli odontoiatri militari possano utilizzare ad un dato momento della loro carriera per transitare dal ruolo speciale al ruolo normale -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per valorizzare ulteriormente la professionalità degli ufficiali medici odontoiatri ed eventualmente prevedere per loro dei meccanismi ad hoc di transito dal ruolo speciale, cui essi attualmente appartengono, al ruolo normale.
(4-12780)
DONADI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che si susseguono telefonate all'ufficio parchi naturali di cittadini che lamentano la situazione in atto nei dintorni di Ponticello, nel parco naturale Fanes-Senes-Braies, dove insistono esercitazioni militari;
a Ponticello, è accaduto, ai tanti che vi si dirigono per godere delle bellezze naturali, di imbattersi in alcuni militari che non consentivano di proseguire, dichiarando che la zona era off-limits poiché vi si stavano effettuando esercitazioni di tiro;
in zona Prato Pizza - tutelata come parco e come sito d'importanza comunitaria (SIC) e anche inserita nella rete Natura 2000 dell'Unione europea e meta frequentata dai turisti per lo spettacolare altopiano incorniciato tra i monti - capita spesso di ritrovare anche tende e mezzi pesanti parcheggiati sui prati;
queste aree, istituite per consentire ai cittadini di poterne godere grazie alla forte attrazione dei paesaggi e la interessante biodiversità presente, risultano dunque essere utilizzate anche per lo svolgimento di attività militari. In alcuni casi queste hanno previsto prove di tiro, come a Malga Landa, nelle Vedrette di Ries-Aurina o Ponticello nel Fanes-Senes-Braies. Se però a Malga Landa le manovre risulterebbero cessate, ciò non risulterebbe essersi verificato a Ponticello, dove invece risultano intensificate;
in occasione di tali manovre, l'area tra Ponticello, Cocodain, la Croda Rossa e il Rio Stolla, per circa 1.000 ettari è risultata interdetta al pubblico. Nel solo 2003 si sono registrate oltre 77 giornate in cui sono state programmate prove di tiro;
tali manovre, cui non partecipano esclusivamente truppe di stanza in provincia, ma spesso anche corpi provenienti da altre regioni, causano disturbo all'area e ai suoi obiettivi di conservazione. Nel corso delle manovre sono utilizzate armi leggere, pesanti e sparate granate. Le manovre vedono l'impiego di numerosi automezzi, spesso lasciati a motore acceso anche nelle ore notturne, determinando inquinamento, erosione dei prati e abbandono di rifiuti (in particolar modo i bossoli);
gli enti locali hanno evidenziato la non facile collaborazione con le autorità militari pur garantendo un forte impegno per giungere a una soluzione del problema poiché l'intensificarsi delle manovre, oltre a creare difficoltà nella conservazione e gestione dell'area, genera anche malcontento tra la popolazione, che le percepisce come un ostacolo per le proprie attività produttive, in primo luogo quelle agricolo-forestali; il loro perdurare, tra l'altro, riduce anche l'attrattiva turistica -:
di quali notizie disponga circa l'effettuazione delle esercitazioni di cui alla
premessa e se sia a conoscenza delle lagnanze della popolazione e delle sollecitazioni degli enti locali per trovare una soluzione al problema;
quali azioni di tutela paesaggistica si intendano adottare in considerazione di quanto citato in premessa con particolare riferimento alle zone di interesse comunitario direttamente coinvolte nelle esercitazioni.
(4-12783)
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
RUBINATO, BARETTA, VIOLA, FOGLIARDI e SBROLLINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in questi mesi la situazione finanziaria delle scuole dell'infanzia paritarie in Italia e, in particolare, in Veneto (dove accolgono quasi 95.000 bambini, pari al 68 per cento della popolazione scolastica dai 3 ai 6 anni) si è sempre più aggravata a causa del progressivo venir meno dell'ammontare dei contributi ad esse destinati dallo Stato e dalle regioni, oltre che del grave e crescente ritardo con cui tali risorse vengono erogate;
il Parlamento con la legge di stabilità 2011 ha reintegrato parzialmente, con uno stanziamento di 245 milioni di euro, il «taglio» di 258 milioni di euro previsto dal Governo (pari al 47,86 per cento) rispetto allo stanziamento previsto a bilancio nell'anno 2010 (539 milioni) per le scuole paritarie;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 maggio 2011, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 153 del 4 luglio 2011, sono state ripartite le risorse finanziarie previste dall'articolo 1, comma 40, della predetta legge n. 220 del 2010. Quest'ultimo, incrementando la dotazione del fondo per le esigenze urgenti e indifferibili (istituito dall'articolo 7-quinquies del decreto-legge n. 5 del 2009) di 924 milioni di euro per il 2011, ha stabilito che una quota delle risorse indicate, pari a 874 milioni di euro, è ripartita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri tra le finalità indicate nell'elenco 1 allegato alla medesima legge n. 220 del 2010: tra tali finalità, è inserito il sostegno alle scuole non statali per 245 milioni di euro;
nella legge di bilancio 2011 (legge n. 221 del 2010), il programma 1.9 Istituzioni scolastiche non statali ha stanziamenti in conto competenza pari a 281,2 milioni di euro, quasi interamente allocati sul cap. 1477 (280,8 milioni di euro);
rispondendo il 18 maggio 2011 all'interpellanza urgente 2-01081, il rappresentante del Governo ha evidenziato che sul predetto capitolo 1477 è stato operato un accantonamento di 28,9 milioni di euro ai sensi dell'articolo 1, comma 13, della legge n. 220 del 2010 (si tratta, in sostanza, degli accantonamenti cautelativi collegati agli eventuali mancati introiti dall'asta relativa alle frequenze). Considerando i 245 milioni di euro previsti dall'articolo 1, comma 40, della stessa legge, ha evidenziato «Conclusivamente, per il 2011 saranno attribuiti alle istituzioni scolastiche non statali euro 496,9 milioni»; successivamente, rispondendo il 5 luglio 2011 all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01732, il rappresentante del Governo ha evidenziato: «Con riferimento al citato stanziamento di oltre 251 milioni il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha assegnato parte di esso agli uffici scolastici regionali, con proprio decreto, per il periodo gennaio-agosto 2011. La somma residua, pari a 83 milioni 958 mila euro, sarà ripartita tra gli uffici scolastici regionali per i mesi settembre-dicembre 2011»;
le risorse attualmente stanziate a bilancio dello Stato nel medesimo capitolo destinate alle istituzioni scolastiche non statali per gli anni 2012 e 2013 sono pari ad euro 280,8 milioni di euro per ciascun anno;
anche le risorse stanziate dalla regione Veneto appaiono inadeguate: il contributo a queste scuole è bloccato da tempo a 15 euro al mese per bambino; non è stato più erogato a partire dall'anno 2010 il contributo per le spese di trasporto; né sono sufficienti le risorse attualmente stanziate per il contributo alla spesa del personale di sostegno per i bambini diversamente disabili; è stato tagliato del 17 per cento il contributo per il funzionamento dei nidi;
le amministrazioni comunali del Veneto da sempre sono impegnate per garantire la continuità dell'erogazione alle scuole dell'infanzia paritarie sul territorio con il versamento di un cospicuo contributo annuale (indicato dalla Fism in una media regionale di euro 360 a bambino);
la predetta consistente riduzione dei contributi statali, ma anche regionali, in concomitanza con la difficoltà dei comuni di mantenere gli equilibri di bilancio, a causa dei sempre più pesanti vincoli del patto di stabilità e dei tagli dei trasferimenti imposti dalle manovre finanziarie dell'attuale Governo, fa sì che gli enti locali non sono in grado di supplire ai tagli di risorse operati a carico di queste scuole a livello governativo. Ciò comporta inevitabilmente, in un momento di grave crisi economica generale, che, in assenza di adeguata copertura dei costi, molte scuole d'infanzia paritarie potrebbero essere costrette ad applicare un pesante aumento delle rette a carico delle famiglie (che già coprono con le rette circa il 60 per cento del costo di gestione del servizio), o, in alternativa, per non venire meno alla funzione sociale da sempre svolta, a sospendere questo servizio fondamentale;
con l'eventuale chiusura di queste scuole si sarebbe di fronte in Veneto, ma non solo, ad una grave emergenza educativa, sociale ed occupazionale -:
se non, ritenga di assumere iniziativa volte a provvedere con urgenza, precisandone con certezza tempi ed importi, all'erogazione del saldo delle risorse spettanti a favore delle scuole dell'infanzia paritarie per l'anno scolastico 2009-2010 e per l'anno scolastico 2010-2011, già terminato, ripartendo risorse tra le regioni prioritariamente in proporzione al numero dei bambini che nelle diverse regioni frequentano tali scuole, nonché all'integrale reintegro dell'entità delle risorse a favore delle scuole paritarie almeno nella misura già stanziata nel 2010 sia per l'anno in corso che per quelli seguenti, prevedendo, altresì, che, a decorrere dal corrente anno, i contributi erogati dalle regioni e dai comuni per il funzionamento delle scuole d'infanzia paritarie non siano computati ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno nell'ambito delle regioni in cui tali scuole rappresentino oltre il 50 per cento dell'offerta formativa delle scuole dell'infanzia.
(5-05155)
Interrogazioni a risposta scritta:
SCILIPOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
numerose opere d'arte, già catalogate, giacciono inutilizzate o sottoutilizzate in depositi museali statali o in altre sedi;
va da sé che valorizzare le opere d'arte che giacciono inutilizzate, promuovendo, attraverso il loro noleggio per un periodo decennale, l'arte e la cultura italiana nel mondo e, allo stesso tempo, contribuisce a ridurre il debito pubblico;
la periodicità bimestrale delle aste telematiche, attraverso le quali possono essere noleggiate, per un periodo anche decennale, le opere d'arte classificate con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, potrebbero rappresentare occasioni di promozione di ogni tipo di arte e di ogni espressione della cultura italiana;
su richiesta degli enti locali, anche opere d'arte di proprietà degli enti locali potrebbero essere oggetto delle suddette aste telematiche;
gli offerenti alle aste telematiche dovrebbero essere ammessi a partecipare, ai sensi delle regole identificate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, a seguito della verifica della loro capacità di garantire l'ammontare offerto e soprattutto l'idonea copertura assicurativa circa il trasporto, la conservazione e la restituzione delle opere;
i partecipanti all'asta dovrebbero prestare idonee garanzie fideiussorie bancarie o assicurative sia con riferimento al prezzo offerto in asta, sia con riferimento alla conservazione e custodia delle opere d'arte, con le modalità previste in apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;
i proventi derivanti dai canoni di noleggio potrebbero essere cosi ripartiti: per il 25 per cento assegnati al Fondo per la riduzione del debito pubblico (ex Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato); per il 25 per cento al Ministero per i beni e le attività culturali che li designerà, al netto delle spese correnti di gestione delle aste, alla repertazione, catalogazione e restauro di altre opere ad oggi non esponibili; per il 25 per cento destinati ad un fondo statale di solidarietà per gli indigenti e per i più bisognosi, per i giovani disoccupati, per le famiglie con minori e/o diversamente abili, per gli anziani; per il 25 per cento alle Forze dell'ordine, che non sempre hanno fondi sufficienti per approntare i mezzi atti a garantire la sicurezza dei cittadini -:
se i Ministri interrogati ritengano opportuno promuovere iniziative, anche normative, di loro competenza, che dispongano l'adozione della prospettata idea di progetto, che contribuirebbe sia al fabbisogno finanziario dello Stato, che dei dicasteri citati, e sarebbe di considerevole aiuto per quella fascia di popolazione che, sempre di più, versa in condizioni sociali di necessità.
(4-12778)
BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Tognazzo affetto da talidomide, assegnatario dell'indennizzo previsto dall'articolo 2 comma 363, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, lamenta anche a nome di altre persone, che all'improvviso, senza preavviso, il pagamento dell'assegno mensile vitalizio (decreto del 2 ottobre 2009, n. 163, articolo 1) non risulta più erogato con regolarità creando nelle famiglie interessate parecchi disagi;
in data 24 giugno 2011 il signor Tognazzo scriveva al dottor Marcello Bovi, responsabile dell'ufficio competente per l'erogazione chiedendo spiegazioni e l'eventuale documentazione riguardante la non regolarità dei pagamenti. Chiedendo inoltre chiarimenti riguardanti l'eventuale erogazione bimestrale che andrebbe a modificare i termini di legge previsti dal decreto sopra citato (vedi punto 2 «L'indennizzo di cui al comma 1, di seguito denominato indennizzo per i talidomidici, consiste in un assegno mensile vitalizio»);
in data 6 luglio 2011 il signor Tognazzo veniva a sapere che la Banca d'Italia avrebbe comunicato che l'assegno sarebbe stato emesso bimestralmente. Quasi a dimostrazione che senza nessun provvedimento si voglia consolidare e far passare l'emissione bimestrale dell'assegno -:
se i Ministri siano a conoscenza di fatti come quello indicato in premessa e se non ritengano di intervenire per far rispettare i termini previsti dal decreto legislativo 2 ottobre 2009, n. 163, articolo 1, punto 2 e di chiarire in modo definitivo la cadenza dell'erogazione dell'assegno vitalizio, per dare modo a queste persone, già provate, almeno la possibilità di organizzare i loro bisogni.
(4-12784)
DI BIAGIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi della sentenza del 2 ottobre 2009, n. 5987 del Consiglio di Stato i dipendenti delle Poste italiane spa, anche dopo cessata attività, possono accedere agli atti di organizzazione interna della società;
la suindicata decisione, riprende il tema dell'applicazione soggettiva del diritto di accesso, ai sensi della legge n. 241 del 1990, di cui, l'articolo 23, da ultimo modificato con la legge n. 15 del 2005 definendo l'ambito dei soggetti nei cui confronti è esercitabile tale diritto, e ricomprende non solo tutte le pubbliche amministrazioni, ma altresì le aziende autonome e speciali, nonché gli enti pubblici e i gestori di pubblico servizio;
nello specifico nei confronti degli enti pubblici e i gestori di pubblico servizio si è già espresso il Consiglio di Stato per l'applicabilità del diritto di accesso, ai sensi dell'articolo 22 e seguenti della legge n. 241 del 1990, che ha ricomposto la questione stabilendo che l'imprenditore privato, quando svolge, in base a tale titolo, un pubblico servizio, poiché è tenuto a soddisfare gli interessi pubblici, rispettando l'articolo 97 della Costituzione, è assoggettato al diritto di accesso di cui alla legge n. 241 del 1990;
in base alla copiosa giurisprudenza amministrativa in materia, il diritto di accesso, oltre all'attività di diritto amministrativo, comprende anche quella di diritto privato, posta in essere dai soggetti gestori di pubblici servizi, quando, anche indirettamente, è collegata alla gestione del servizio da un nesso di strumentalità derivante anche, sul versante soggettivo, dalla intensa conformazione pubblicistica e la gestione del rapporto di lavoro con i propri dipendenti, da parte delle Poste è da considerarsi strumentale al servizio gestito, tale da incidere potenzialmente sulla qualità del servizio, il cui rilievo pubblicistico va valutato sia riguardo alla dimensione oggettiva, che anche di quella propriamente soggettiva dell'ente;
alla luce dei suindicati aspetti stando alla pronuncia del Consiglio di Stato, la società Poste italiane spa è soggetta alla disciplina in tema di accesso in relazione all'attività di organizzazione delle forze lavorative e, quindi, del servizio postale, per tale ragione negli ultimi dieci anni Poste italiane spa è stata richiamata a rispettare l'applicazione della legge n. 241 del 1990 sulla trasparenza amministrativa;
in data 23 giugno 2011 il Tribunale amministrativo regionale del Piemonte ha condannato Poste italiane al pagamento delle spese processuali ed ha nominato per l'ottemperanza il Commissario ad acta nella persona del prefetto di Torino o in funzione da questi delegato per l'esecuzione della sentenza del TAR Piemonte n. 655 del 2009 depositata il 6 marzo 2009, ritualmente notificata l'8 luglio 2009 e confermata dal Consiglio di Stato in data 25 gennaio 2010 con sentenza n. 252 del 2010 notificata a Poste italiane spa in data 24 maggio 2010, per il rilascio al dipendente/ricorrente la documentazione riguardante le promozioni relative al progetto leadership della Unità produttiva di Torino CMP - centro di meccanizzazione postale - e la pianta organica della U.P. di Torino CMP dopo il progetto leadership;
nonostante l'ordine già impartito dal TAR del Piemonte e dal Consiglio di Stato, ancora a tutt'oggi, la società Poste italiane spa non ha ottemperato all'esibizione dei documenti richiesti dal dipendente e indicati nella sentenza n. 655 del 2009, di fatto frustrando il diritto alla tutela giurisdizionale del dipendente/ricorrente;
con decreto del Ministero delle comunicazioni del 24 agosto 1999, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 211 del 8 settembre 1999, è stato fatto l'atto di determinazione dei casi di esclusione del diritto di accesso ai documenti della società per azioni Poste Italiane, come previsto dall'articolo 24 della legge n. 241 del 1990 per tutte le amministrazioni pubbliche, i concessionari e i gestori di pubblico servizio;
con verbale n. 5 del 1999 il consiglio di amministrazione delle Poste italiane spa
ha adottato il regolamento di attuazione dell'articolo 24, quarto comma, della legge n. 241 del 1990 e sono state sottratte al diritto di accesso, come deliberato all'articolo 3 del suddetto verbale, le seguenti categorie di documenti formati da Poste italiane spa: a) documenti ispettivi riguardanti provvedimenti disciplinari e giurisdizionali in corso; b) giudizi diagnostici riguardanti i dipendenti; c) documenti relativi all'iscrizione ed alle contribuzioni dei singoli dipendenti alle organizzazioni sindacali;
sebbene Poste spa abbia adottato il suindicato regolamento ai sensi della legge sulla trasparenza, la medesima società nei fatti sembra non intenda adeguarsi a quanto sancito dalla medesima legge ed indicato in premessa, al fine di poter gestire in modo del tutto privatistico il personale dipendente, facendo riferimento a risorse pubbliche nel contenzioso amministrativo giurisdizionale e civile;
ne emerge dunque un comportamento discutibile in capo a Poste italiane spa che nei fatti si rifiuta di ottemperare alle sentenze dei tribunali amministrativi e del Consiglio di Stato -:
quale iniziativa concreta immediata ed efficace si intenda assumere per sanare definitivamente il suindicato comportamento di Poste italiane spa.
(4-12789)
EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge n. 111 del 2011, ha deciso la soppressione dell'ICE (Istituto nazionale per il commercio estero), abrogando la legge n. 68 del 1997 e ha sancito il passaggio delle funzioni precedentemente svolte dall'Istituto, del personale di ruolo, delle risorse strumentali e finanziarie al Ministero dello sviluppo economico e il passaggio delle risorse strumentali e umane degli uffici della rete estera al Ministero degli affari esteri, senza prevedere alcuna precisa indicazione sul regime transitorio;
dall'entrata in vigore del decreto- legge n. 98, l'operatività dell'Istituto è azzerata malgrado l'assegnazione al direttore generale del Ministero dello sviluppo economico - ufficio affari generali e risorse - della cura e presa in carico delle problematiche relative al trasferimento delle risorse e ai rapporti giuridici attivi e passivi dell'ente;
l'attività dell'Ice è ancora fortemente compromessa, malgrado la nomina di un dirigente ICE delegato all'ordinaria amministrazione e il parziale ripristino delle deleghe. Solo in data 20 luglio 2011 è stato disposto lo sblocco dei conti correnti dell'Ice da parte della ragioneria generale dello Stato per consentire l'ordinaria gestione finanziaria ma senza precise istruzioni, in particolare sull'attività promozionale avviata e sui servizi di assistenza da realizzare a favore delle singole imprese;
l'attività promozionale dell'Istituto, già autorizzata prima del decreto-legge n. 98 del 2011, è a forte rischio e le centinaia di iniziative programmate, già avviate o in fase di organizzazione a favore del sistema produttivo nazionale, potrebbero non arrivare a conclusione, lasciando le aziende partecipanti a tali iniziative senza alcun sostegno sui mercati internazionali. A titolo di esempio e come indicatore della grandezza del fenomeno, si citano solo alcune delle manifestazioni previste nell'immediato, che potrebbero risultare bloccate qualora si fornisse una interpretazione restrittiva ai chiarimenti forniti dalla ragioneria generale dello Stato: Mosca, fiera CPM settore moda, 200 aziende; Colonia - ANUGA - settore agroalimentare, ottobre, 270 aziende oltre a 13 organismi associativi; Brasile e Germania, azioni di promozione per prodotti alimentari, ottobre, 600 aziende coinvolte; ITMA Barcellona, macchine tessili, settembre, 400 aziende;
l'attività di informazione, assistenza e consulenza individuale alle piccole e medie
imprese all'estero è stata congelata perché tali funzioni non sono riconducibili alle competenze ministeriali, in quanto tipiche di una agenzia di servizi;
continua a levarsi forte la protesta da parte di singole aziende e di importanti associazioni imprenditoriali - non ultima Federmacchine - contro la soppressione dell'Ice e le conseguenze immediate del decreto-legge e della legge di conversione che hanno creato vuoti normativi anche per l'ordinaria amministrazione e hanno lasciato l'Italia come unico Paese europeo privo di una Agenzia di promozione nazionale -:
quali iniziative intendano assumere in ordine:
a) all'indispensabile risposta che deve essere data immediatamente alle numerose imprese e associazioni imprenditoriali perché rapidamente si rimedi al danno procurato sopprimendo l'Ice senza al contempo aver individuato una soluzione anche transitoria che garantisca al sistema produttivo italiano l'indispensabile supporto nei mercati internazionali e senza prevedere una immediata successiva soluzione di riordino e di rilancio del sistema pubblico di sostegno;
b) all'attivazione delle procedure per l'immediato totale ripristino della liquidità di cassa dell'Istituto, dei regolamenti amministrativi e contabili e delle deleghe ai suoi dirigenti, affinché siano assicurati lo svolgimento delle attività istituzionali e promozionali ordinarie a favore delle imprese italiane;
c) alla pericolosa transitorietà della gestione corrente dell'Ice che, secondo quanto indicato nella norma e ribadito dal Ministro dell'economia e delle finanze, non potrà andare oltre la prima settimana di agosto 2011 e quindi impedirà il completamento effettivo delle attività programmate a favore delle imprese italiane
(4-12790)
...
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Italia Oggi di venerdì 15 luglio 2011, a pagina 1, nella rubrica «Diritto e Rovescio», viene fatto espresso riferimento alla deposizione dell'imprenditore Nicola D'Abundo, il cui verbale, con riferimento all'inchiesta nota come «P4», nella parte riferita ad una crociera in Tunisia offerta dal medesimo imprenditore a terzi, risulterebbe contraddistinto da diversi omissis in relazione ai nomi dei partecipanti appartenenti alla magistratura, ai carabinieri e alla gente dello spettacolo;
la stessa rubrica, nel riferirsi alla deposizione di un parlamentare indagato dalla stessa procura, rileva come nessun omissis tuteli altre persone dello spettacolo delle quali vengono riportati i cognomi e nomi;
l'estensione della rubrica chiede se non «si stiano usando due pesi e due misure» -:
se non ritenga di avvalersi dei propri poteri ispettivi al fine dell'esercizio di tutti gli ulteriori poteri di competenza.
(5-05164)
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'incontro tenutosi il 14 luglio 2011 a Roma, tra il presidente della provincia di Cuneo, il sindaco di Alba, il
direttore dell'Anas e l'amministratore delegato della società concessionaria, sarebbe stato concordato un nuovo e definitivo crono-programma relativo agli interventi sul lotto 2.6 (Roddi-Verduno) dell'autostrada Asti-Cuneo;
da quanto emerso dagli organi di stampa, entro l'estate dovrebbe essere licenziato il decreto interministeriale con la firma del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Prestigiacomo e del Ministro per i beni e le attività culturali Galan per quanto concerne la procedura di valutazione di impatto ambientale, ed entro fine anno dovrebbe tenersi la conseguente definitiva conferenza dei servizi presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
l'avvio dei lavori relativi al lotto 2.6 dovrebbe avvenire nella primavera del 2012, diversamente da quanto preventivato in un precedente incontro ad Alba, dove l'avvio era previsto entro la fine di quest'anno;
in merito alle opere accessorie, stando a quanto riportato dagli organi di stampa, l'Anas e la società Asti-Cuneo avrebbero ribadito il loro impegno agli interventi relativi all'ammodernamento della tangenziale di Alba e della strada provinciale 7 in funzione dell'ospedale di Verduno, al terzo ponte sul Tanaro e al miglioramento della viabilità albese;
è indubbio che gli impegni assunti dalle parti interessate nell'incontro svoltosi a Roma dovranno però tradursi in obiettivi concreti avvalorati da un impegno serio e costante, e non nell'ennesima riunione infruttuosa -:
quale sia l'effettivo e definitivo crono-programma concordato dalle parti interessate nell'incontro svoltosi a Roma il 14 luglio 2011;
con quali risorse si provvederà ad attuare gli interventi relativi alle opere accessorie sopra elencate.
(3-01767)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Camera dei deputati il 23 giugno 2011 ha approvato apposite mozioni con le quali si è impegnato il Governo:
a riferire urgentemente nelle competenti sedi parlamentari sullo stato d'attuazione delle procedure di privatizzazione della Tirrenia prima della definizione del contratto di vendita; ad assicurare che l'amministrazione straordinaria della Tirrenia dia corretta attuazione al contratto di servizio relativamente alla continuità territoriale da e per la Sardegna, garantendo efficienti collegamenti sia con il nord che con il sud Sardegna; a fare in modo che, nell'attuale fase di vera e profonda emergenza, la compagnia di navigazione Tirrenia svolga pienamente la propria missione pubblica di garanzia dei collegamenti marittimi, assicurando la continuità territoriale, ai residenti e ai non residenti, e la naturale funzione di calmiere delle tariffe;
a definire e garantire, preventivamente alla vendita della Tirrenia, e d'intesa con le regioni interessate, il rispetto di tutte le clausole relative alla continuità territoriale marittima, compresa l'attivazione di tutte quelle rotte indispensabili, al fine di evitare comportamenti monopolistici diretti alla sola massimizzazione del profitto da parte di altre compagnie di navigazione, definendo in modo chiaro e preciso: tipologia di navi, periodi, frequenze e tariffe in regime di continuità territoriale;
ad attivare, per quanto di propria competenza, una verifica sulla legittimità degli aumenti proposti dalle compagnie di navigazione operanti sulle tratte sarde;
a promuovere la definizione delle necessarie iniziative, anche normative, che, in accordo con l'Unione europea e nel rispetto delle prerogative della regione Sardegna, risolvano in maniera definitiva
la continuità territoriale marittima con la Sardegna, così come previsto nella risoluzione unitaria già approvata dalla Commissione trasporti della Camera dei deputati per il trasporto aereo, garantendo una tariffa unica per residenti e non residenti;
nessuno dei dispositivi di impegno risulta essere stato adempiuto;
nessuna formale comunicazione relativamente alle convenzioni per l'esercizio della continuità territoriale risulta essere stata fatta alla Camera dei deputati;
risulterebbero allegati al paventato contratto di vendita della società Tirrenia denominati: Convenzione per l'esercizio di servizi di collegamento marittimo in regime di pubblico servizio con le Isole maggiori e minori, stipulati ai sensi dell'articolo 1, comma 998 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 e dell'articolo 19-ter del decreto legislativo 135 del 2009 convertito con modificazioni dalla legge 166 del 2009;
da tali schemi di convenzione risulterebbero disciplinati i collegamenti relativamente alle seguenti tratte:
Genova-Olbia-Arbatax;
Genova-Porto Torres;
Napoli-Cagliari;
Cagliari-Palermo;
Cagliari-Trapani;
Civitavecchia-Olbia;
Civitavecchia-Cagliari-Arbatax;
per le merci vengono previste esclusivamente le seguenti rotte:
Napoli-Cagliari;
Livorno-Cagliari;
la tratta Genova-Olbia-Arbatax prevede le seguenti periodicità del servizio e frequenze minime:
periodicità annuale verso la Sardegna: almeno tre partenze settimanali, in giorni diversi, da Genova verso Olbia con almeno due prolungamenti settimanali ad Arbatax, distanziati di almeno due giorni;
verso Genova: almeno due partenze settimanali da Arbatax con approdo intermedio ad Olbia più ulteriore partenza da Olbia;
frequenze nel periodo di alta stagione (periodo che va dalla terza settimana di luglio alla prima settimana di settembre):
a) verso la Sardegna: almeno cinque partenze settimanali, in giorni diversi, da Genova verso Olbia, con almeno due prolungamenti settimanali ad Arbatax, distanziati di almeno due giorni;
b) verso Genova: almeno due partenze settimanali da Arbatax con approdo intermedio ad Olbia, più ulteriori tre partenze da Olbia;
la tratta Genova-Olbia risulta essere la più rilevante sia per i passeggeri che per le merci;
risulta inspiegabile e incomprensibile una frequenza limitata rispetto a quella quotidiana per la Civitavecchia-Olbia, Civitavecchia-Cagliari;
risulta incomprensibile e ingiustificato il quadro tariffario proposto che prevede che per due terzi dell'anno un costo dei biglietti più oneroso per i cittadini sardi residenti piuttosto che per i non residenti;
la previsione di un costo maggiore per i sardi nella tratta prioritaria risulta contraddittoria rispetto a tutte le altre rotte e pertanto tale previsione di costi risulta essere inaccettabile sul piano della razionalità e del buon senso, oltre a celare il sospetto che tale previsione possa avvantaggiare altri operatori privati, coincidenti con gli acquirenti della Tirrenia stessa;
un cittadino residente in Sardegna nella tratta Olbia-Genova dovrà pagare, nei quattro mesi di media stagione, per un posto in una doppia cabina esterna 85,30 euro, mentre un cittadino non residente 63,02;
nei tre mesi di alta stagione un cittadino sardo dovrà pagare 105,75 mentre uno non residente 73,39;
tale quadro tariffario risulta invertito in tutti gli altri porti;
tale divario tariffario non esiste per i mezzi trasportati che risultano essere uniformati a prescindere dalla residenza dei proprietari;
risulta inspiegabile per quale motivo, nonostante un preciso indirizzo della Camera in tal senso, non si sia provveduto a modificare preventivamente le convenzioni stesse nella direzione della tariffa unica tra residenti e non residenti, posto che sia in un caso che nell'altro, un divario costituisce una chiara ed evidente discriminazione una volta a favore dei residenti e un'altra a favore dei non residenti;
i codici di adeguamento tariffario ex articolo 6 previsti nello schema di convenzione appaiono frutto di alchimie di calcolo che generano i più svariati coefficienti dal 17,1 per cento del Cagliari-Palermo, al 26,3 del Cagliari-Trapani, al 36,7 del Civitavecchia-Cagliari, al 59,8 del Genova-Olbia;
coefficienti di adeguamento che dovrebbero essere applicati bimestralmente come se l'oscillazione dei costi del carburante dovesse essere applicato come se si trattasse di un normale rifornimento in una stazione di carburante;
appare evidente che tale previsione di adeguamento tariffario interpolato con diversi elementi non prende in considerazione l'opportunità delle compagnie di acquistare rilevanti stock di carburante nei periodi di basso costo per poi generare un vantaggio qualora questo subisse degli aumenti;
la tratta Olbia-Genova nessun traffico esclusivo per le merci privando il principale porto della Sardegna di un elemento che dovrebbe calmierare e garantire la concorrenza del mercato -:
se non ritenga di non procedere alla d'alte firma del contratto di vendita della Tirrenia prima di aver adempiuto agli impegni approvati dalla Camera dei deputati;
se non ritenga di dover eliminare le enunciate contraddizioni degli schemi di convenzione e definire una compiuta valutazione delle stesse con il coinvolgimento dei competenti organi parlamentari;
se non ritenga di dover intervenire con le apposite procedure previste per introdurre una tariffa unica passeggeri e merci che sia commisurata al costo chilometrico ferroviario così come parametro universalmente riconosciuto per la continuità territoriale con le regioni insulari;
se non ritenga necessario sospendere tale atto di vendita anche per evitare un ulteriore gravo danno economico alla regione Sardegna dopo le omissioni gestionali della Tirrenia che hanno in questi mesi favorito i privati acquirenti della stessa Tirrenia a scapito della Sardegna e dei sardi.
(5-05163)
Interrogazioni a risposta scritta:
BURTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da qualche tempo è stato aperto un distributore di benzina lungo la strada statale 7 che collega Matera alla Basentana nei pressi di Ferrandina;
tale distributore è posto in direzione Ferrandina su un'arteria molto trafficata ad unica carreggiata a doppio senso di marcia;
molto spesso gli automobilisti che percorrono la strada statale in direzione Matera per potersi rifornire di carburante sono costretti a compiere infrazione con attraversamento della corsia opposta con grave pericolo per la sicurezza;
il rischio di incidenti è altissimo;
non è assolutamente colpa del distributore che, tra l'altro è l'unico nell'arco di 40 chilometri e, se si proviene dalla Basentana
da Potenza, è l'unico dopo Salandra scalo e quindi dopo quasi 60 chilometri;
occorre che l'Anas ipotizzi una modalità di accesso che salvaguardi la sicurezza stradale -:
se il Governo intenda sottoporre all'Anas la richiesta di uno studio di fattibilità per mettere in sicurezza l'accesso al distributore.
(4-12771)
NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il trasporto pubblico lacuale sul lago di Como, di Garda e Maggiore, utilizzato annualmente da circa 8 milioni di passeggeri fra turisti e residenti, viene attualmente svolto, per la maggior parte dei tragitti, da catamarani;
i costi di gestione e manutenzione di questi mezzi, sia per il consumo di carburante sia per le frequenti avarie, sono molto elevati, tanto che fonti di stampa locali parlano di tre milioni di euro di perdita annua per la navigazione pubblica sul lago di Como e di un milione e mezzo di euro per il gasolio di spese maggiori utilizzando i catamarani rispetto agli aliscafi;
la decisione di sostituire gli aliscafi con i catamarani risale alla fine degli anni '90 e fu basata su considerazioni che nel lungo termine si sono rivelate poco efficaci ed efficienti, al punto che lo stesso direttore della Gestione governativa navigazione laghi oggi la giudica una scelta «non lungimirante» ed afferma sul quotidiano La Provincia del 20 luglio 2011 che i mezzi migliori sono gli aliscafi e che ha richiesto al Ministero di acquistarne tre, con un costo medio di circa 8 milioni di euro a mezzo;
in favore della gestione governativa per i laghi Maggiore, di Garda e di Como, viene assicurato uno stanziamento annuo pari a 5.164.000 euro per il rinnovo della flotta aziendale e a questo stanziamento annuale, nel 2010, si è aggiunto uno stanziamento integrativo, sempre a favore della Gestione governativa laghi, per migliorare gli interventi manutentivi di carattere strutturale alla flotta;
in particolare, sono stati assegnati 10 milioni di euro per l'adeguamento della flotta aziendale agli standard di trasporto ed alle sopravvenute normative in materia di sicurezza ed antinquinamento, nonché un finanziamento di 2 milioni di euro per la realizzazione dei connessi impianti per la raccolta ed il trattamento delle acque reflue industriali e delle acque meteoriche che entrano in contatto con sostanze inquinanti derivanti dalla manutenzione periodica;
l'articolo 7-sexies del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito dalla legge n. 33 del 2009, prevede che gli avanzi di amministrazione degli anni 2007-2008 della gestione governativa laghi vengano utilizzati per fronteggiare le spese di esercizio per la gestione dei servizi di navigazione lacuale per gli esercizi finanziari 2009 e 2010 e la legge di bilancio 2011 ha assegnato solo una parte dell'importo dovuto per la Gestione governativa laghi -:
se il Ministro non ritenga opportuno rendere note le valutazioni tecniche che hanno portato nel passato a preferire i catamarani agli aliscafi come mezzi di trasporto pubblico locale lacuale e le procedure utilizzate e le gare effettuate per la sostituzione e la costruzione dei nuovi mezzi;
quali misure il Ministro intenda mettere in atto per migliorare il servizio di navigazione pubblica dei laghi di Como, di Garda e Maggiore, garantendo adeguati livelli di qualità del servizio, puntando anche ad una diminuzione dei costi e dell'inquinamento ambientale;
se risulti vera la notizia che si legge sugli organi di stampa locali, in riferimento alla richiesta inoltrata dal direttore della Gestione governativa navigazione laghi al Ministero per l'acquisto di tre nuovi aliscafi e, in caso affermativo, se il Ministro
stia valutando la possibilità di accogliere tale richiesta e con quali tempistiche;
quali iniziative intenda assumere per riallacciare e rilanciare in tempi rapidi i tavoli di concertazione e di programmazione con le regioni competenti al fine del trasferimento della gestione del servizio di trasporto lacuale e delle relative risorse economiche agli enti locali e regionali territorialmente competenti per migliorare e razionalizzare un servizio indispensabile per l'economia alpino padana.
(4-12777)
MANCUSO e PORCU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i disabili in Italia sono oltre 6 milioni;
si è ormai nel pieno della stagione estiva e gli organi di informazione segnalano numerosi casi di disabili che denunciano diversi disagi nel viaggiare in Europa con il proprio mezzo o che addirittura vi rinunciano per le problematiche che dovrebbero affrontare a causa della mancanza di un contrassegno unificato disabili europeo;
l'Italia ha accolto nel 2010, con 12 anni di ritardo, la raccomandazione del Consiglio europeo sul contrassegno unificato disabili europeo;
il 28 luglio 2010 veniva, infatti, approvata in via definitiva la legge n. 120 del 2010, che modificava la norma sulla privacy che impediva l'adozione del contrassegno in Italia, in quanto recante simboli contrari alla tutela della privacy;
la nuova legge, però, non reca indicazioni temporali sull'emanazione del necessario regolamento di attuazione da parte del Ministro dei Trasporti;
a un anno di distanza il regolamento è ancora mancante e la legge n. 120 del 2010 inapplicabile, creando rilevanti disagi ai disabili italiani che si volessero recare in Europa con il proprio mezzo;
ad oggi il rilascio del contrassegno è di competenza di ogni singolo comune, con evidenti disallineamenti normativi tra una zona e l'altra del Paese -:
entro quali termini temporali il Governo intenda assicurare l'emanazione del regolamento di attuazione necessario.
(4-12779)
GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da articoli di stampa sembrerebbe che la Commissione europea stia valutando la soppressione del corridoio 1 relativo alla Palermo-Berlino, in quanto non rientrerebbe nel piano europeo 2014-2020; se tali indiscrezioni fossero confermate sarebbero allarmanti;
l'eventuale soppressione del corridoio 1 Palermo-Berlino potrebbe rappresentare un colpo mortale per lo sviluppo infrastrutturale non solo della Sicilia ma di tutto il Mezzogiorno, isolando di fatto la Sicilia e il Mezzogiorno dall'Europa;
tali indiscrezioni giornalistiche si intrecciano con le scelte delle Ferrovie dello Stato spa; mentre si annunciano sforzi anche economici enormi per potenziare ulteriormente la rete tra il centro, il nord e l'Europa e si afferma che a breve si andrà da Roma a Milano in due ore e mezza, la situazione in Sicilia è disastrosa; ad esempio, non c'è alcun collegamento diretto tra Siracusa e Roma;
appare evidente che i contraccolpi da una parte delle eventuali scelte della Commissione europea e, dall'altra, dell'evidente disinteresse da parte dell'amministratore delegato dottor Moretti di Ferrovie dello Stato spa rappresentano un colpo mortale alle possibilità di riscatto sociale ed economico per fa Sicilia e il Mezzogiorno;
è notorio che non potranno esserci per l'Italia nessuna ripresa economica e nessuna inversione di tendenza senza il coinvolgimento pieno del Mezzogiorno nelle politiche infrastrutturali che sono alla base della creazione di imprese e occasione di volano occupazionale -:
se risulti al Ministro interrogato che la Commissione europea stia valutando l'esclusione del corridoio 1 Palermo-Berlino dal piano europeo 2014-2020 e, in tal caso, quali iniziative intenda intraprendere affinché tale inaccettabile scelta sia contrastata efficacemente dal Governo italiano;
quali iniziative intenda avviare nei confronti delle Ferrovie dello Stato spa, che di fatto sta quasi escludendo del tutto la Sicilia e il Mezzogiorno dai piani di investimento, lasciando la Sicilia stessa nell'isolamento economico e commerciale cosa inammissibile e frutto di una politica infrastrutturale miope.
(4-12786)
TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2011
...
INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
Prato è la città in cui il fenomeno dell'immigrazione clandestina ha raggiunto alti livelli di criticità a causa soprattutto della forte presenza di una comunità cinese che ha creato un distretto tessile in larga parte illegale e parallelo a quello preesistente, ma anche per il diffuso radicamento di extracomunitari provenienti dai Paesi maghrebini e dal Senegal, dediti all'abusivismo commerciale;
il livello di guardia dal punto di vista dell'ordine pubblico è stato ampiamente superato e i controlli quotidiani e capillari messi in atto dall'assessorato alla sicurezza in sinergia con le forze dell'ordine hanno finora dato risultati eccellenti ma ancora purtroppo insufficienti;
la Chinatown pratese è in mano a una mafia spietata che non esita a regolare i suoi conti col sangue;
secondo una recentissima ricerca dell'osservatorio socio-economico sulla criminalità del Cnel la malavita cinese ha messo le sue mani sugli affari gestiti a Prato dalla locale comunità, con preoccupanti infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto imprenditoriale e associativo e nella gestione diretta dell'immigrazione clandestina dall'Oriente;
insieme alla provincia di Milano, quella di Prato presenta i valori più alti in Italia per i reati violenti commessi all'interno della comunità orientale, come omicidi e lesioni dolose, oltre a furti, rapine, estorsioni, sequestri di persona, gioco d'azzardo e reati legati al traffico di droga;
sempre secondo la ricerca del Cnel, sul territorio pratese sono diffuse varie bande organizzate, coinvolte in tutta una serie di crimini violenti, rapine, estorsioni e prestiti usurai;
a seguito degli ultimi avvicendamenti/trasferimenti del personale della polizia di Stato, con decorrenza dal 28 luglio, a parte Firenze il cui organico è rimasto invariato, tutte le questure della Toscana risultano in perdita nell'ordine di 2 o 3 unità, mentre a Prato la perdita è di 8 unità, tra cui 3 ufficiali di polizia giudiziaria (1 ispettore e 2 sovrintendenti);
tale situazione, aggiunta ai pensionamenti ed alle perdite subite negli anni passati sempre in occasione di mobilità del personale su scala nazionale, compromette seriamente la funzionalità della questura pratese, colpita da ulteriori tagli anche sui capitoli di spese varie come materiali di consumo; la locale polizia Scientifica ha terminato il budget disponibile per l'anno in corso;
considerando la mancanza di assunzioni, la situazione rischia di degenerare
in quanto per i prossimi tre anni si prevede che le eventuali assunzioni di personale proveniente dalla cosiddetta «ferma breve» (militare), riescano a coprire solo il 12 per cento del personale che andrà in pensione -:
quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare per permettere alle forze dell'ordine di continuare nelle migliori condizioni possibili la preziosa opera di controllo del territorio e di prevenzione e repressione di reati che rischiano di compromettere gravemente la gestione dell'ordine pubblico in una città che, per numero di abitanti, è la terza del Centro Italia dopo Roma e Firenze.
(2-01168)
«Mazzoni, Migliori, Faenzi, Massimo Parisi, Toccafondi, Bianconi, Bonciani, Bergamini, Holzmann, Moles, Del Tenno, De Corato, Carlucci, Picchi, Pelino, Berardi, De Camillis, Gibiino, Vignali, Nirenstein, Speciale, Giulio Marini, Gregorio Fontana, Pagano, Mazzuca, Pizzolante, Luciano Rossi, Petrenga, Cesaro, Palmieri, Garagnani, Biasotti, De Angelis, Barani, De Luca, Girlanda, Berruti, Abelli, Abrignani, Beccalossi, Bocciardo, Calabria, Catanoso, Di Virgilio, D'Ippolito Vitale, Frassinetti, Iannarilli, Lazzari, Lunardi, Milanato, Minasso, Mistrello Destro, Palumbo, Paniz, Pescante, Piso, Rampelli, Scandroglio, Mariarosaria Rossi, Sammarco».
Interrogazioni a risposta scritta:
DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella città di Rossano (Cosenza), in queste settimane, si sono registrati numerosi episodi di furto che hanno provocato allarme tra i cittadini soprattutto perché sono stati compiuti nelle ore notturne in abitazioni private molto spesso attraverso l'uso di sostanze soporifere utilizzate per addormentare i proprietari delle stesse;
questo fenomeno, che dalle denunce presentate alle forze dell'ordine risulta essere diffuso su tutto il territorio comunale, è in costante aumento soprattutto in questo periodo estivo caratterizzato dalla presenza di numerosi turisti e villeggianti;
il sindaco e l'amministrazione comunale di Rossano hanno avviato, attraverso la polizia municipale, e con la collaborazione e l'impegno delle forze dell'ordine presenti in città, una capillare azione di controllo del territorio finalizzata a prevenire la commissione di possibili reati che sta producendo buoni risultati soprattutto sul versante della lotta all'abusivismo dei venditori ambulanti, che ha portato al sequestro di cinquemila articoli di bigiotteria, nonché su quello della limitazione e della mappatura del fenomeno dell'immigrazione clandestina in tutto il perimetro comunale, a partire dal centro storico che presenta attualmente le maggiori criticità;
questa situazione sta creando particolare allarme sociale per le modalità con cui si commettono questi reati contro il patrimonio -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per garantire un rafforzamento degli organici di polizia finalizzato ad un maggior controllo del territorio.
(4-12773)
DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella città di Corigliano Calabro (Cosenza) si stanno registrando da più tempo numerosi episodi di furto a danno di abitazioni private ed esercizi commerciali che stanno provocando allarme tra i cittadini anche perché compiuti, a volte, in pieno giorno da parte, molto probabilmente, della piccola criminalità;
questo fenomeno, che dalle denuncie presentate alle forze dell'ordine risulta
essere diffuso su tutto il territorio comunale, è in aumento soprattutto nella parte antica della città;
il comune di Corigliano si è fatto più volte portavoce presso la prefettura di Cosenza della necessità di un aumento dei controlli da parte delle forze dell'ordine, che comunque stanno già svolgendo, con professionalità e competenza, il proprio lavoro di contrasto verso questi fenomeni di microcriminalità;
la situazione sta creando particolare allarme sociale per le modalità con cui si commettono questi reati contro il patrimonio -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per garantire un rafforzamento degli organici delle forze dell'ordine finalizzato ad un maggior controllo del territorio.
(4-12775)
BRAGANTINI, NEGRO, BITONCI e MUNERATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 94 del 2009 ha stabilito, mediante una modifica del Testo unico sull'immigrazione, che i richiedenti il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo debbano superare un test di conoscenza della lingua italiana le cui modalità di svolgimento sono state disciplinate da un successivo decreto del Ministero dell'interno del 4 giugno 2010;
da un inchiesta condotta dall'agenzia giornalistica specializzata «Redattore Sociale», rilanciata anche dal quotidiano Libero, risultano rilevanti differenze sul territorio nazionale in ordine ai risultati dei test di italiano per i richiedenti il permesso di soggiorno CE;
se la media nazionale di quanti non hanno superato il test si aggira intorno all'11 per cento, le differenze territoriali sono assai marcate, ove si consideri che a Roma i respinti sono solo il 3,5 per cento, mentre in Veneto i bocciati sono pari al 24,8 per cento, con il record di Padova con il 34 per cento di respinti;
la denunciata disparità di risultati, sarebbe frutto, secondo le citate fonti giornalistiche, di difformi interpretazioni del vademecum ministeriale sui test, in particolare con riguardo ai punteggi attribuiti alle diverse prove nelle quali si articola il test;
risulterebbe infatti che le commissioni d'esame che fanno registrare tassi di respinti molto bassi attribuirebbero un peso inferiore alla prova scritta e maggior punteggio al colloquio orale;
i risultati evidenziati dalla citata inchiesta meritano un intervento chiarificatore, poiché un test come quello in questione, pur somministrato attraverso commissioni territoriali, dovrebbe seguire regole uniformi, tenuto conto che il permesso di soggiorno di cui si tratta ha una validità su tutto il territorio nazionale e consente anche la libera circolazione all'interno dell'Unione europea -:
se i dati riportati in premessa corrispondano a quelli in possesso del Ministero dell'interno e se il Ministro interrogato non ritenga di assumere iniziative volte ad assicurare l'uniformità sul territorio nazionale dei meccanismi di valutazione del test di italiano di cui in premessa.
(4-12781)
DI VIZIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la situazione internazionale non permette di abbassare la guardia nella prevenzione del terrorismo jihadista;
permane, analogamente, la sfida rappresentata dal contrasto alla grande criminalità organizzata;
il più capillare controllo del territorio appare strategico nella prospettiva della conduzione di una lotta più efficace sia contro il terrorismo che contro le mafie;
un aspetto di cruciale importanza ai fini del mantenimento di un efficace controllo
del territorio è il monitoraggio delle presenze alberghiere, specialmente alla vigilia della stagione turistica;
la trasmissione delle informazioni concernenti le presenze alberghiere è diventata notevolmente più veloce con l'adozione del sistema informatizzato noto con l'acronimo di SID, che permette la movimentazione dei dati in tempo reale;
l'innovazione è avvenuta nel 2011, ma non tutti gli alberghi ne hanno beneficiato. Un certo numero di aziende alberghiere continua infatti ad operare con le vecchie schede cartacee, da compilare in loco e successivamente recapitare alle questure, con sensibile dilatazione dei tempi -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per assicurare rapidamente l'integrale informatizzazione della trasmissione dei dati concernenti le presenze alberghiere dalle aziende turistiche alle articolazioni del Ministero dell'interno preposte al controllo del territorio.
(4-12782)
DIMA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la stampa regionale riporta la notizia della scoperta da parte della Guardia di finanza di circa 135 mila tonnellate di rifiuti tossici ed altamente nocivi interrati in un agrumeto nel comune di San Calogero nel Vibonese;
tale scoperta è stata fatta nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Vibo Valentia che avrebbe portato, fino ad oggi, all'iscrizione nel registro degli indagati di 18 persone a cui sono stati contestati diversi reati di natura ambientale;
attraverso questa inchiesta, avviata nel novembre 2009 e conclusa nel luglio 2011 con l'emissione dell'avviso di conclusione delle indagini, è stato possibile smascherare un'associazione a delinquere dedita all'illecito trasporto e smaltimento di rifiuti industriali tossici ed altamente pericolosi in regioni come la Calabria, la Sicilia e la Puglia ed individuare tutta la filiera criminale del trasporto, stoccaggio e sotterramento nel comune di San Calogero di questi rifiuti altamente pericolosi a ridosso di numerosi agrumeti;
il prefetto di Vibo Valentia, con apposita ordinanza, ha imposto di procedere all'immediata distruzione dei prodotti agricoli vegetali coltivati nelle immediate vicinanze dell'area interessata, vietandone, altresì, il consumo e la commercializzazione;
il rapporto 2011 di Legambiente sulle ecomafie ha confermato l'interesse della criminalità organizzata nella gestione e nello smaltimento illegale di rifiuti pericolosi per gli alti guadagni prodotti nonché l'intensità e la diffusione di un fenomeno che coinvolge il Paese e desta particolare allarme sociale per le conseguenze legate a possibili fenomeni di inquinamento ambientale -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere per contrastare questo fenomeno.
(4-12791)
ALLASIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la nuova linea Torino-Lione risponde alle domande di tre tipi di trasporto ferroviario, con una notevole diminuzione dell'inquinamento atmosferico: il traffico viaggiatori ad alta velocità connesso alle reti francesi e italiane, il trasporto tradizionale di merci e l'autostrada ferroviaria per il trasporto di camion completi o solamente dei rimorchi su vagoni speciali;
una parte degli abitanti della Val di Susa è favorevole al nuovo progetto, considerando che il traffico merci presenti tra Italia e Francia verrà completamente spostato sulla rete ad alta velocità, mentre la linea storica servirà esclusivamente il trasporto passeggeri favorendo gli spostamenti con circa 80 treni regionali che
garantiranno il collegamento giornaliero tra Torino e i comuni della Val di Susa;
gli episodi verificatesi il 3 luglio 2011 nei pressi dei cantieri per la realizzazione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, paragonabili ad episodi di guerriglia che hanno causato numerosi feriti, gravi danni agli abitanti della Valle e ingenti costi allo Stato, sono stati condannati pubblicamente da tutti gli esponenti politici;
non sembra sufficiente una doverosa condanna della violenza da parte di movimenti politici, enti ed influenti opinionisti se questa avviene successivamente ad episodi violenti ed è accompagnata preventivamente da sollecitazioni, attraverso i diversi mezzi di comunicazione, in rete o in radio, alla mobilitazione di massa e da un incitamento alla lotta per combattere la nuova linea ferroviaria;
le persone che hanno partecipato alle azioni violente e terroristiche di domenica 3 luglio 2011, attaccando le forze dell'ordine e causando il ferimento di 200 poliziotti, distruggendo il patrimonio pubblico e cercando di far valere la propria idea con l'uso della violenza anziché con manifestazioni pacifiche, sembrano far parte di gruppi eversivi ben organizzati;
lanciare bottiglie incendiarie di ammoniaca, chiodi, estintori, taniche di benzina, attentando così volontariamente alla vita di agenti di polizia non può essere giudicato superficialmente, come alcuni orientamenti politici tendono a fare, come espressione di un gruppo di esagitati che reagiscono in modo eccessivo per denunciare un malcontento, ma come sinonimo di una forma organizzata di violenza e di terrorismo;
sembra davvero difficile pensare che la presenza di un numero cospicuo di manifestanti violenti (gli organi di stampa parlano di circa 600 antagonisti muniti di caschi, scudi e maschere antigas), armati di bombe carta e diversi oggetti contundenti, sia passata completamente inosservata agli occhi degli organizzatori della manifestazione pacifica del 3 luglio;
sul momento, sono state arrestate 5 persone (3 provenienti da Modena, anarco-insurrezionalisti, pluripregiudicati per reati specifici; 1 da Padova e 1 da Bologna, antagonisti con precedenti specifici) dell'età di circa 30 anni -:
se siano stati identificati altri soggetti violenti che hanno partecipato alla guerriglia del 3 luglio in Val di Susa, anche attraverso le testimonianze dei manifestanti pacifici, e se data la gravità e l'organizzazione dei gruppi, fra i capi di accusa per coloro che hanno commesso tali atti violenti, sia ricompreso anche quello di terrorismo.
(4-12793)
LANDOLFI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito dello scioglimento di giunta e consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 141, lettera b) del decreto legislativo n. 267 del 2000, decretato dal prefetto di Napoli in data 9 febbraio 2011, la città di Casoria è stata interessata dalla tornata elettorale della primavera scorsa, per il rinnovo degli organi istituzionali;
all'esito del ballottaggio del 29 e 30 maggio 2011, effettuati i controlli sui voti, previsti dalle norme in materia, il successivo 29 giugno il presidente dell'ufficio elettorale proclamava i consiglieri comunali eletti;
nelle more, il sindaco risultato eletto provvedeva ad adottare i decreti sindacali di nomina degli assessori, conferendo deleghe a quattro candidati consiglieri, risultati poi eletti, all'atto della proclamazione;
veniva così a concretizzarsi la situazione di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 64, commi 1 e 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, che avrebbe dovuto essere sanata necessariamente nella prima seduta utile del consiglio comunale;
in quel contesto, infatti, il consiglio comunale, riunito in seduta da considerarsi valida, sulla base della verifica dei quorum previsti dallo statuto comunale e
dalla legge, avrebbe potuto procedere alla surrogazione dei consiglieri proclamati eletti in condizione di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 38, comma 4, del decreto legislativo n. 267 del 2000, reintegrando così la composizione legale dell'assemblea, che avrebbe poi potuto procedere alla convalida degli eletti;
tuttavia, nel caso del consiglio comunale di Casoria convocato per la prima seduta in data 15 luglio 2011, questa sintassi procedurale non avrebbe potuto essere seguita per l'assenza di nove consiglieri comunali della minoranza, e per l'incapacità giuridica dei quattro eletti di maggioranza, ormai incompatibili in quanto nominati assessori comunali, ad esercitare i poteri dei consiglieri comunali. Si determinava, in tal modo, la mancanza del numero legale richiesto per la validità della seduta;
il segretario comunale, invece, procedeva all'appello e dichiarava valida la seduta facendo rientrare secondo l'interrogante arbitrariamente nel computo del numero legale i quattro candidati, non ancora proclamati eletti, che avrebbero dovuto subentrare ai consiglieri ormai incompatibili in quanto assessori, legittimando in questo modo una forma di surrogazione tacita ed automatica e consentendo la successiva convalida degli eletti -:
se siano stati promossi accertamenti sulla vicenda da parte della competente prefettura e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-12796)
TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2011
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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta orale:
STRIZZOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 23 luglio 2008 il Governo aveva accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Strizzolo 9/1386/192 con cui si impegnava lo stesso Governo «ad adottare le opportune iniziative normative volte ad integrare, già in occasione della prossima finanziaria, gli stanziamenti per le istituzioni universitarie; e a monitorare l'impatto delle disposizioni richiamate in premessa al fine di valutare l'opportunità di rivedere i criteri di riparto dei finanziamenti al fine di riequilibrare gli stanziamenti in favore delle università attualmente sottofinanziate»;
in sede di manovra finanziaria non solo non si sono integrati gli stanziamenti, ma si sono determinate ulteriori restrizioni di risorse al comparto dell'università e della ricerca;
con il citato provvedimento il Governo, a fronte delle forti sollecitazioni pervenute dal mondo della scuola e dalle istituzioni locali, ha parzialmente ridotto il taglio dei fondi per il comparto università e ricerca disposti con il decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2008, n. 129, e con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
con l'articolo 2 del provvedimento in questione la destinazione di una quota non inferiore al 7 per cento del fondo per il finanziamento ordinario delle università (FFO) e del fondo straordinario di cui all'articolo 2, comma 428, della legge finanziaria per il 2008 viene ripartita tenendo in considerazione la qualità dell'offerta formativa e della ricerca scientifica e non anche - in sede di prima applicazione - la qualità, l'efficienza e l'efficacia delle sedi didattiche;
il riparto di gran parte delle risorse, come si evince anche dai documenti tecnici di supporto ai testi legislativi in esame, viene ancora effettuato sulla base della spesa storica dei singoli atenei, penalizzando così le università più virtuose e meritevoli (fra queste certamente quella di Udine) che hanno accumulato negli ultimi
anni un sottofinanziamento che determina per esse una situazione finanziaria di grande difficoltà;
in data 8 gennaio 2009 il Governo aveva accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/1966/58, presentato dall'interrogante con cui il Governo stesso si impegnava, in sede di ripartizione delle risorse aggiuntive, previste dal provvedimento in esame, a definire modalità e indirizzi che tenessero conto della necessità di ristorare - almeno parzialmente - la condizione finanziaria delle università ingiustamente sotto finanziate;
fra 1e università storicamente e ingiustamente sottofinanziate vi è quella di Udine che, proprio in questi giorni, è stata indicata da una particolare classifica apparsa su «Il Sole 24 ore» fra le università italiane più meritorie, efficaci ed innovative nonostante la pesante diminuzione dei fondi statali che si è sommata ad un sottofinanziamento - come ha ricordato lo stesso rettore professoressa Cristiana Compagno - di circa 15 milioni di euro annui, consolidandosi ormai in un ammontare complessivo superiore ai 110 milioni di euro -:
quali siano le iniziative intraprese dal Ministro interrogato per dare attuazione a quanto previsto dall'ordine del giorno accolto dal Governo, possibilmente anche indicando le risorse aggiuntive erogate in particolare alla università di Udine e quali siano le iniziative, anche normative, che il Ministro intende promuovere per superare definitivamente la condizione di ingiusto sottofinanziamento di diverse università italiane.
(3-01766)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il giornale la Nazione di Firenze ha pubblicato, nei primi giorni del mese di luglio 2011, un articolo nel quale rappresentava la particolare situazione di uno studente che, presso l'educandato della SS. Annunziata di Firenze, aveva sostenuto l'esame di terza media un anno prima del previsto, direttamente dopo aver frequentato la seconda media;
dalla notizia sopra riportata, il candidato, ai sensi della circolare ministeriale n. 27 del 5 aprile 2011, parrebbe non possedere i requisiti per essere ammesso a sostenere come candidato esterno le prove di esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione in quanto:
a) in questo stesso anno scolastico 2010/2011 ha frequentato come alunno interno la classe seconda media presso l'Educandato, è stato scrutinato al termine del presente anno scolastico ed ammesso a frequentare la classe terza, e, a questo proposito la circolare in oggetto, al paragrafo «Candidati», specifica che non possono sostenere gli esami di idoneità e di Stato in qualità di candidati esterni coloro che abbiano frequentato, nel medesimo anno, da alunni interni una classe di scuola statale o paritaria;
b) ha compiuto il tredicesimo anno di età il 14 maggio 2011, e, a questo proposito, la Circolare sopra citata, al paragrafo «requisiti di ammissione», consente l'accesso all'esame di Stato ai candidati esterni che abbiano compiuto il tredicesimo anno di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico in cui si svolge l'esame, parrebbe, senza eccezione alcuna e senza alcuna possibilità discrezionale, da parte di nessun livello dell'amministrazione, a derogare il dettato normativo;
inoltre, da quanto risulta, non pare che la scuola fosse a conoscenza della determinazione, da parte dei genitori, di far sostenere all'alunno l'esame anticipato di terza media; di più, sembrerebbe che la stessa commissione d'esami non fosse favorevole a detto anticipo in considerazione del contrario dettato normativo;
quanto accaduto, ad avviso dell'interrogante, ha mortificato le competenze e la professionalità dell'istruzione scolastica e viste le norme, ha posto in grosse difficoltà
la commissione esaminatrice e ha costituito un pericoloso precedente che potrebbe condurre a decisioni affrettate ed assunte singolarmente dai genitori, decisioni che minerebbero la fondamentale alleanza educativa tra la scuola e la famiglia indispensabile per il raggiungimento del «meglio» per gli studenti -:
se quanto rappresentato in premessa contrasti con la normativa vigente e quali iniziative intenda assumere in proposito.
(5-05156)
GHIZZONI, BARBIERI, GOISIS, MARIO PEPE (PD), ZAZZERA e MARCO CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio universitario nazionale (CUN) e il Consiglio nazionale degli studenti universitari (CNSU) svolgono funzioni consultive;
in particolare, il CUN si esprime, tra l'altro, ai sensi della legge n. 18 del 2006, sugli obiettivi della programmazione universitaria, sui criteri per la utilizzazione della quota di riequilibrio del fondo di finanziamento ordinario delle università sui criteri generali per l'ordinamento degli studi universitari, sui regolamenti didattici di ateneo, sui settori scientifico-disciplinari. Il CNSU si esprime, invece, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 491 del 1997, in particolare, sui progetti di riordino del sistema universitario predisposti dal Ministro, sui decreti ministeriali con i quali sono definiti i criteri generali per la disciplina degli ordinamenti didattici dei corsi di corsi di studio universitario, nonché sulle modalità e gli strumenti per l'orientamento e per favorire la mobilità degli studenti, sui criteri per l'assegnazione e l'utilizzazione del fondo di finanziamento ordinario e della quota di riequilibrio delle università;
per entrambi gli organi, l'articolo 7, comma 1, della legge 370 del 1999 ha disposto: «A decorrere dal 1° gennaio 1999 sono ammesse come spese di funzionamento del CUN e del CNSU, su proposta dei predetti Consigli, indennità di presenza e rimborsi spese con importi determinati, in modo omogeneo per tutti i componenti, da decreti del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, di concerto con i Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e per la funzione pubblica. I medesimi decreti determinano l'importo di specifiche indennità per il presidente e il vicepresidente. [...]. Per le finalità del presente comma è autorizzata la spesa di lire 1,5 miliardi a decorrere dal 1° gennaio 1999»;
in occasione di un'audizione informale svolta il 20 luglio 2007 in VII Commissione, nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo concernente la disciplina del dissesto finanziario e del commissariamento degli atenei, i rappresentanti di entrambi gli organismi hanno dichiarato di non avere più la possibilità di riunirsi per mancanza di fondi -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione che impedisce ai suddetti organismi di poter assolvere la propria funzione;
quali provvedimenti urgenti intenda assumere per affrontare tale critica evenienza.
(5-05157)
Interrogazioni a risposta scritta:
DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
appare molto grave la situazione degli organici tanto del personale docente, quanto del personale ATA nelle scuole del territorio della provincia di Firenze;
infatti, per il prossimo anno scolastico i numeri al momento parlano chiaro: per il 2011/2012 sono previste 224 cattedre e 148 unità di personale in meno, mentre saranno 148 le unità di personale ATA oggetto di riduzione;
quanto sopra ci saranno da aggiungere le 33 sedi vacanti su 120 istituti provinciali, dove la dirigenza sarà affidata a reggenti, che divideranno così il loro operato su due o più scuole;
tutto questo andrà ad inserirsi in un contesto provinciale generale che vede aumentare il numero dei ragazzi nelle scuole - in tutti gli ordini - a circa 120mila alunni;
dopo il terzo anno di consistenti «tagli» la situazione che si è venuta a prospettare nella provincia di Firenze è intollerabile;
infatti, la provincia di Firenze già da anni sta svolgendo un'azione di razionalizzazione del personale, riuscendo ad arrivare ad una media di 22 alunni per classe, ampiamente dentro i parametri ministeriali;
inoltre, per quanto riguarda il personale ATA il taglio su tutto il territorio è talmente pesante che alcuni plessi non avranno collaboratori scolastici. L'esempio paradossale è rappresentato dall'istituto comprensivo di San Casciano - già frutto dell'accorpamento di più istituti - dove l'apertura è affidata a personale che normalmente compie diverse mansioni, ed il comune probabilmente sarà costretto, per settembre, ad utilizzare personale proprio;
per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, a settembre saranno più di 40 le prime classi ad avere 30 o più alunni, compresi alcuni ragazzi diversamente abili;
i sindacati hanno fatto notare che è emblematica anche la situazione che riguarda 12 insegnanti di tedesco di ruolo della provincia, che rimarranno senza cattedra -:
quali iniziative intenda assumere con riferimento ad una situazione insostenibile che mette in ginocchio le scuole della provincia di Firenze che non potranno non solo garantire un'adeguata qualità dell'istruzione, ma nemmeno i più elementari servizi necessari per la conduzione dei servizi scolastici;
in considerazione dell'annosa virtuosità della provincia di Firenze che ha sempre razionalizzato la rete scolastica con conseguente accorpamento delle istituzioni scolastiche e mantenimento della media del numero degli alunni per classe così come richiesto dalla normativa a livello nazionale, se il Ministro non ritenga urgente ed indispensabile prevedere l'autorizzazione nell'organico di fatto delle istituzioni scolastiche della provincia di Firenze di 300 insegnanti e di 50 unità di personale ATA in più rispetto al taglio operato, al fine di garantire le condizioni minime per il mantenimento dei livelli di qualità richiesti dalla nostra Carta Costituzionale.
(4-12768)
DELLA VEDOVA e MURO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comma 2 dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124 ha disposto il trasferimento del personale ATA (amministrativi, tecnici e ausiliari) dipendente dagli enti locali nei ruoli del personale ATA statale - ex Ministero della pubblica istruzione;
tale disposizione, che ha interessato oltre 70.000 unità in tutta Italia, prevedeva, altresì, che al suddetto personale fosse riconosciuto «ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza»;
l'amministrazione statale, tuttavia, ha costantemente disatteso tale prescrizione: basandosi, infatti, sull'accordo collettivo ARAN-OO.SS del 20 luglio 2000, recepito nel decreto interministeriale del 5 aprile 2001 (il quale si limitava, in realtà, a fissare le procedure per il nuovo inquadramento), ha ritenuto di non riconoscere, ai fini retributivi, l'anzianità maturata presso l'ente d'origine ed, anzi, ha stabilito che l'inquadramento dovesse avvenire
sulla sola base del trattamento economico maturato presso l'ente di provenienza (cosiddetto maturato economico);
tale situazione - per cui si veniva a creare una forte disparità di trattamento tra il personale ATA statale e il personale ATA ex dipendente degli enti locali (in quanto il trattamento contrattuale presso gli enti locali faceva riferimento ad importi inferiori) - ha finito col generare un vasto contenzioso, in primo grado ed in appello, che, nella generalità dei casi, si è risolto a favore dei lavoratori, con conseguente condanna del Ministero al riconoscimento dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza e al pagamento delle differenze retributive per la ricostruzione di carriera;
successivamente, la legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006), all'articolo 1, comma 218, aveva stabilito che al personale ATA proveniente dagli enti locali trasferito nei ruoli del personale ATA statale non dovesse essere riconosciuto il periodo di servizio pregresso, ma solo la retribuzione in godimento all'atto del passaggio;
attraverso una norma retroattiva di interpretazione autentica del citato comma 2 dell'articolo 8, infatti, si stabiliva che il personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale ATA statale fosse inquadrato nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali «sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all'atto del trasferimento, con l'attribuzione della posizione stipendiale di importo pari o immediatamente inferiore al trattamento annuo in godimento al 31 dicembre 1999»;
la Corte costituzionale con le sentenze n. 234 del 2007 e n. 311 del 2009 riconosceva la legittimità e la non contrarietà alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo dell'intervento normativo operato nella legge finanziaria, anche alla luce dell'esigenza di armonizzare il sistema di retribuzione del personale ATA a prescindere dalla provenienza;
la Corte di Cassazione, alla luce della mutata normativa, ribaltava le precedenti pronunzie favorevoli ai lavoratori, e, accogliendo i ricorsi del Ministero, condannava il personale ATA, ex dipendente dagli enti locali, alla restituzione degli emolumenti retributivi ricevuti in esecuzione delle sentenze precedenti;
con la recente sentenza del 7 giugno 2011, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha posto fine all'annosa questione, riconoscendo il diritto dei lavoratori ATA ex dipendenti degli enti locali alla ricostruzione di carriera e condannando l'Italia per violazione dell'articolo 6, comma 1 della Convenzione (diritto ad un processo equo) e dell'articolo 1 del protocollo n. 1 della convenzione (protezione della proprietà);
secondo la Corte di Strasburgo, in sostanza, l'intervento legislativo di cui alla citata legge finanziaria (in pendenza della procedura giudiziaria), capovolgendo le sorti di un contenzioso sfavorevole allo Stato, pur in presenza di un orientamento oramai consolidato, ha avuto il solo scopo di preservare l'interesse economico dello Stato, riducendo il numero delle cause pendenti dinanzi ai giudici italiani e non, piuttosto, come indicato dal Governo, quello di riempire un vuoto giuridico ed eliminare le disparità di trattamento tra i dipendenti;
ha riconosciuto, inoltre, che i ricorrenti nutrivano il «legittimo affidamento» di ottenere una decisione loro favorevole sulla base di una nutrita giurisprudenza interna e, pertanto, erano titolari di crediti che ben potevano considerarsi un «bene patrimoniale», ricadente nell'ambito di applicazione dell'articolo 1 del protocollo 1, già acquisito sulla base del diritto interno;
tale sentenza non è ancora definitiva e la Corte, dopo aver sottolineato che la questione dell'applicazione dell'articolo 41 della Convenzione, in materia di attribuzione di un'equa soddisfazione alla parte lesa, non può essere decisa allo stato degli atti, ha invitato il Governo e i ricorrenti a
presentare per iscritto, entro un mese dal giorno in cui la decisione diventa definitiva ai sensi dell'articolo 44, comma 2 della Convenzione, le loro osservazioni in vista di una possibile soluzione transattiva sul risarcimento dei danni -:
quali iniziative intenda adottare il Governo, anche in considerazione del fatto che tale sentenza rischia di dar vita ad una nuova ondata di ricorsi da parte del personale ATA ex dipendente, degli enti locali che, in questi anni, si è visto negare il giusto diritto al riconoscimento dell'anzianità di servizio e alla ricostruzione di carriera.
(4-12769)
...
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane la stampa locale e nazionale ha dato grande risalto alla mobilitazione ed alle manifestazioni di protesta dei lavoratori presso la Tnt di Piacenza;
a mettere in atto la protesta sono stati alcune decine di lavoratori stranieri, in maggioranza nordafricani, impiegati presso imprese cooperative che operano in subappalto presso l'azienda multinazionale Tnt;
i lavoratori magrebini della ditta Tnt di Piacenza denunciano anni di soprusi e l'allontanamento di un centinaio di lavoratori, a cui sono stati negati alcuni diritti fondamentali e che sono stati licenziati per aver richiesto l'applicazione del contratto di lavoro;
dalle denunce raccolte i lavoratori stranieri sarebbero stati «ricattati e costretti a turni di 16 ore»;
le cooperative operanti per conto della Tnt, nel corso degli anni avrebbero modificato denominazione e organigramma al fine di mettere in atto pratiche fiscali e previdenziali elusive delle norme a tutela dei diritti dei lavoratori;
le organizzazioni sindacali hanno riscontrato come presso tali cooperative i lavoratori sono stati assunti con contratti a tempo indeterminato, ma sarebbero stati impiegati, e quindi retribuiti, soltanto saltuariamente;
le cooperative sarebbero riuscite a mantenere tale stato di cose minacciando il licenziamento e la conseguente revoca del permesso di soggiorno;
alla protesta davanti ai cancelli della Tnt si sono aggiunti, ed hanno aderito, anche molti turnisti di altre aziende, come Gls e AF di Lodi, perché le condizioni di lavoro all'interno della Tnt non rappresenterebbero un episodio isolato nel settore della logistica e dei trasporti -:
se quanto denunciato corrisponda al vero;
quali verifiche siano state disposte dall'ispettorato del lavoro e dall'INPS, territorialmente competente, riguardo al rispetto delle regole nell'impiego dei lavoratori da parte delle aziende subappaltatrici presso la Tnt di Piacenza;
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di prevenire analoghi casi di mancata osservanza del contratto nazionale del lavoro nel comparto della logistica e del trasporto.
(2-01167) «Berretta».
Interrogazione a risposta scritta:
BIASOTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Faro Assicurazioni e Riassicurazioni s.p.a. è una compagnia assicurativa presente sul territorio ligure da circa 18 anni ed attualmente ha sedi a Genova, Roma, Milano e Padova;
la Faro Assicurazioni si è affermata come la vincitrice di buona parte degli appalti nella responsabilità civile sanitaria in Italia ed attualmente risulta avere nel suo portafoglio clienti le coperture sanitarie del Piemonte, di alcuni ospedali lombardi come San Matteo di Pavia, Gaetano Pini e Besta, S. Anna di Como e della quasi totalità dell'ASL 2 ligure;
il 24 gennaio 2011 con provvedimento ISVAP numero 2871 la società Faro Assicurazioni e Riassicurazioni s.p.a. è stata posta in amministrazione straordinaria;
in questi giorni è giunta notizia che si stia vagliando l'ipotesi di metterla in liquidazione coatta amministrativa, mentre secondo alcune fonti la situazione patrimoniale e la copertura dei rischi della Faro Assicurazioni e Riassicurazioni non sarebbe compromessa;
la misura di liquidazione coatta amministrativa prevede che i premi riguardanti i periodi non ancora trascorsi rimangano incamerati alla liquidazione, mentre le garanzie delle polizze cessano immediatamente; ciò comporterebbe dei rischi sia per i medici che per gli enti assicurati;
la liquidazione coatta amministrativa determinerebbe il licenziamento immediato dei lavoratori della Faro Assicurazioni e Riassicurazioni s.p.a. investendo, inoltre tutto l'indotto che gravita intorno alla società;
la maggior parte dei lavoratori diretti e dell'indotto colpiti da tale provvedimento appartengono al territorio ligure, territorio già gravemente stressato dall'attuale congiuntura economica -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra rappresentati e se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intendano assumere al fine di evitare le suddette gravi conseguenze per i lavoratori della società; se si stiano vagliando misure, quali l'applicazione di ammortizzatori sociali come quelli previsti dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 229 del 18 novembre 2010, a protezione degli stessi lavoratori.
(4-12792)
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo le recenti denunce della Coldiretti del Piemonte, i frutticoltori nazionali e piemontesi in particolare, versano in una situazione di grave crisi, a causa di un fenomeno economico certamente paradossale, costituito dai ricavi dei frutticoltori, che non riescono a coprire neanche i costi di produzione;
i frutticoltori piemontesi rilevano, infatti, che, il consumatore al momento dell'acquisto, paga le pesche ad un prezzo esorbitante, a causa di un sistema commerciale e distributivo che applica ricarichi fino al 500 per cento rispetto al prezzo pagato agli agricoltori;
tale situazione, che a giudizio dell'interrogante, risulta intollerabile e senza giustificazioni, evidenzia autentiche anomalie e incoerenze nel sistema distributivo, che si verificano specialmente nel periodo estivo e nelle località ad alta densità turistica, e necessita pertanto di un approfondimento al fine di verificare le fasi ed i passaggi che avvengono dalla raccolta della frutta nei campi fino alle tavole dei consumatori;
appaiono inoltre condivisibili, a giudizio dell'interrogante, le denunce da parte dei rappresentanti della Coldiretti Piemonte, secondo cui le imprese agricole nazionali e in particolare quelle piemontesi, non possono sostenere economicamente una situazione di pesantezza del mercato, dove nell'ambito della filiera i centri di condizionamento e di vendita
scaricano i loro costi anche sui consumatori, colpendo in tal modo sia l'anello iniziale che quello finale -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato, con riferimento a quanto esposto in premessa;
se non ritenga opportuno prevedere iniziative volte a monitorare i diversi passaggi che avvengono nel sistema distributivo della frutta nel nostro Paese, al fine di evitare aumenti ingiustificati della frutta la cui forbice dei prezzi tra produzione e consumo rischia di causare evidenti danni economici sia agli agricoltori che ai consumatori.
(5-05154)
MARINELLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato dal sito internet «fommdiagraria.org» gli olivicoltori, in particolare quelli siciliani, denuncerebbero una disparità di trattamento da parte dell'Unione europea, a seguito dei mancati contributi ricevuti per l'anno 2005;
nel medesimo anno, riporta l'articolo del suesposto forum, l'Unione europea ha infatti introdotto le cosiddette quote olivicole, assegnandone successivamente un valore di riferimento, attraverso una serie di complicati parametri e di calcoli matematici farraginosi;
il suddetto funzionamento ha provocato lo slittamento della domanda di aiuto definita, domanda unica, prevista per gli olivicoltori, dal 2005 al 2006, consentendo ad alcuni di essi, attraverso la compilazione del modello F allegato alla stessa domanda, di manipolare la richiesta dei contributi finanziari previsti, elevando oltremisura il suesposto valore del calcolo necessario per l'ottenimento dei contributi previsti;
il «raggiro» mascherato secondo quanto descrive l'articolo, consisterebbe nel fatto che nonostante l'Unione europea, abbia effettivamente erogato i contributi finanziari previsti per la domanda unica del 2006, non ha adempiuto altrettanto, per quella riferita all'anno 2005, ad esclusione di quelli olivicoltori operanti nel comparto dei seminativi, che invece, hanno effettuato la domanda unica nel 2005 ricevendo al contrario le quote contributive richieste;
tale discriminazione, secondo il forum, risulterebbe ancora più evidente se si considera, che nell'anno interessato ovvero il 2005, alcuni olivicoltori hanno percepito oltre ai contributi per i seminativi, anche quelli per l'olio, mentre altri della stessa categoria, nonostante le domande presentate per il medesimo anno, non hanno avuto alcun riscontro, come emergerebbe tra l'altro, dal sito internet sian.it alla voce «pagamenti», in cui non evince alcun contributo previsto per le domande dell'anno 2005, ma soltanto per quelle del 2004 e del 2006 -:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di tutelare gli olivicoltori in particolare quelli siciliani colpiti da una crisi strutturale, la cui filiera contribuisce in maniera rilevante allo sviluppo dell'economia agricola nazionale.
(5-05159)
AGOSTINI, SANI, ZUCCHI, CENNI, VANNUCCI, FIORIO, SERVODIO, OLIVERIO e BRANDOLINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli articoli 3 e 4 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea individuano le competenze esclusive della Unione europea quelle concorrenti con gli Stati membri e la pesca figura sia come materia concorrente sia come materia esclusiva;
a livello comunitario pesca ed agricoltura fanno capo a due diverse direzioni generali con due distinti commissari;
l'attività della filiera ittica è regolamentata sia a livello europeo sia a livello nazionale;
gli operatori ittici nazionali operano nel bacino Mediterraneo, un bacino sul quale affacciano tre continenti e 23 Stati, con alcuni dei quali sono stati stipulati accordi bilaterali che riguardano anche l'attività di pesca, la cui gestione richiede competenze in materia di diritto internazionale del mare, nonché un'approfondita conoscenza della normativa comunitaria e nazionale in materia di pesca;
l'Italia è membro di organizzazioni internazionali di pesca quali ICCAT (Commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell'Atlantico) e CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo);
la partecipazione a tali organismi richiede specifiche competenze per la tutela e promozione della filiera ittica nazionale;
in questi ultimi anni, anche a seguito dell'entrata in vigore del regolamento Mediterraneo (1967/06), del regolamento sulla pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata (1005/08) e dei regolamenti sui controlli (1224/09 e 404/11) l'attività amministrativa della direzione generale della pesca e dell'acquacoltura si è andata via via moltiplicando;
a tale aggravio di compiti non corrisponde un adeguato aumento di organico, che, anzi, è stato ridotto progressivamente nel tempo anche a seguito del blocco del turn over;
l'economia ittica nazionale sta attraversando una crisi straordinaria che negli ultimi dieci anni ha registrato un calo della produttività pari al 41 per cento, una riduzione del fatturato pari al 25 per cento un crollo dei livelli occupazionali pari a 17.000 posti di lavoro (passando da circa 46.000 a 29.349 addetti), un incremento del 240 per cento dei prezzi del carburante che ha avuto un'incidenza sui costi di produzione fino al 60 per cento per il sistema più colpito, quello dello strascico;
alla luce dei dati sopra citati è quanto mai necessaria una forte azione di rilancio che, sotto una guida autorevole, preveda interventi straordinari, regole certe, impegni solidi e marcia sicura in un generale quadro politico nazionale, comunitario ed internazionale;
la riorganizzazione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, attualmente in sede di esame preliminare da parte del Consiglio dei ministri, prevederebbe uno smembramento dell'attuale attività della direzione generale della pesca e dell'acquacoltura ripartendo le competenze in materia tra un dipartimento per le politiche europee ed internazionali ed un dipartimento per la politica nazionale;
detta riorganizzazione, ove attuata, farebbe venire meno il necessario collegamento tra i due ambiti strettamente connessi e disperderebbe professionalità e competenze a danno dell'economia ittica nazionale;
anche a seguito del secondo referendum soppressivo del Ministero dell'agricoltura e delle foreste fu scelto dal legislatore, in maniera appropriata e razionale, di trasferire tutta la direzione generale della pesca dal Ministero della marina mercantile al Ministero delle politiche agricole piuttosto che ripartire tra i due dicasteri le competenze;
il precedente legislativo appena richiamato non va solo seguito per la sua autorevolezza, ma anche perché a livello europeo ed internazionale si è sempre più consolidato un quadro organizzatorio unitario delle funzioni in materia di pesca ed acquacoltura -:
quale sia l'orientamento del Ministro in ordine alla necessità segnalata di riportare ad un quadro organizzatorio unitario le funzioni in materia di pesca ed acquacoltura attraverso la collocazione delle relative funzioni all'interno di un'unica
direzione generale, funzionalmente dipendente da un solo dipartimento ministeriale.
(5-05161)
Interrogazione a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha più volte segnalato in passato la carenza degli organici delle guardie forestali nel nord Italia e nello specifico in Piemonte;
tali carenze di organico si riscontrano anche nei parchi nazionali, come ad esempio nel Parco nazionale della Valgrande -:
quanti siano stati nel 2011 i concorrenti all'ultimo bando per guardia forestale, divisi per regione di residenza;
quanti siano stati selezionati ed ammessi ai corsi e quanti lo abbiano superato, sempre divisi per regione di residenza;
dove siano stati assegnati i vincitori divisi per regione e, nello specifico del Piemonte, per ciascuna provincia e parco nazionale.
(4-12772)
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SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
LAFFRANCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 20 giugno 2011 la Commissione europea ha pubblicato la proposta di abrogare il Regolamento 41/2009, relativo alla composizione e all'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine;
tale proposta si inserisce in un più ampio dibattito che in queste settimane i principali organi dell'UE, ovvero Commissione, Consiglio e Parlamento, stanno affrontando discutendo e valutando il futuro della legislazione riguardo l'etichettatura alimentare, che si dovrebbe modificare semplificandosi, in direzione di maggior chiarezza e tutela del consumatore;
secondo quanto si apprende per la Commissione basterebbe disciplinare tre categorie - latte in polvere per lattanti e per proseguimento; alimenti a base di cereali e altri alimenti destinati a lattanti e bambini fino a tre anni e alimenti a fini medici speciali. Quanto agli alimenti senza glutine, ai prodotti per sportivi e a quelli destinati a diete ipocaloriche, ci si dovrebbe accontentare delle regole generali (regolamento CE n. 1924/06, nutrition & health claims);
se la proposta di abrogare il Regolamento 41/2009 dovesse essere accettata tra le conseguenze principali potrebbe, dunque, esserci quella di cancellare la definizione di «prodotto dietetico» e ridurre la dicitura «senza glutine» ad una etichetta generica della normativa sull'etichettatura alimenti;
in effetti, gli alimenti destinati a regimi dietetici speciali e quelli rivolti a lattanti e bambini con meno di 36 mesi, sono stati sottoposti a una rigorosa disciplina europea a partire dal 1977 si tratta di regole consolidate in 35 anni di applicazione a tutela delle categorie più vulnerabili di consumatori;
i celiaci rappresentano una delle categorie «sensibili» di consumatori perché necessitano di una «dieta sanitaria e salva vita». L'assunzione di glutine espone infatti i celiaci a gravissime complicanze, anche irreversibili. Attualmente i prodotti senza glutine (con glutine inferiore a 20ppm) sono considerati prodotti «dietetici» e godono di una specifica normativa che ne garantisce la sicurezza per il consumatore celiaco in termini di assenza di glutine;
in Italia, questi prodotti sono elencati nel Registro nazionale dei prodotti dietetici senza glutine, ed erogati gratuitamente ai celiaci dal Sistema sanitario nazionale;
la celiachia, è una patologia che richiede, come unica terapia, l'adesione ad una dieta che escluda completamente il glutine per tutta la vita. Attualmente in Italia sono stati diagnosticati oltre 110.000 celiaci;
l'intervento della Commissione europea, seppur inteso a semplificare la vita al consumatore generico, rischia invece di complicarla notevolmente ad alcune categorie vulnerabili di cittadini europei, come quella dei celiaci, riducendo le garanzie di sicurezza dei prodotti dietetici senza glutine che, attualmente, sono sottoposti al regime di notifica in tutto il territorio europeo. Questi sono i controlli cui, in Italia, sono sottoposti gli alimenti dietetici senza glutine: autorizzazione dei singoli prodotti; piano annuale di campionamento e analisi, come esplicitamente previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 111 del 1992;
tra gli effetti della proposta della Commissione di abrogare tutta la legislazione sugli alimenti dietetici (salvaguardando i suoi alimenti a fini speciali e gli alimenti per l'infanzia) ci sarà l'abrogazione del Registro nazionale dei prodotti dietetici senza glutine, che rappresenta un sostegno fondamentale ai celiaci in quanto raccoglie i prodotti erogabili dal Sistema sanitario nazionale -:
se non intenda intervenire, nelle competenti, sedi comunitarie:
a) per manifestare piena opposizione agli intendimenti della Commissione, espressi nei documenti pubblicati dal 20 giugno 2011;
b) per esprimere il proprio parere negativo all'abolizione degli alimenti destinati ad una alimentazione particolare, cioè i prodotti dietetici, con specifico riferimento alla celiachia, alla dieta senza glutine ed ai prodotti dietetici senza glutine;
c) per dimostrare, con evidenze scientifiche, l'assoluta inadeguatezza delle tutele oggi vigenti rispetto all'utilizzo dei claims nutrizionali benefici, che apportano «vantaggio nutrizionale» al consumatore generale se applicate ad una specifica condizione patologica;
d) precisando, nel rispetto delle finalità di «coerenza, semplificazione, armonizzazione e garanzia delle imprese» della Commissione, la necessità, nel contempo, di tutelare categorie di cittadini sensibili come quella dei celiaci che rischiano di essere gravemente danneggiati da una proposta come quella avanzata;
e) proponendone la tutela e la garanzia nell'ambito della disciplina degli alimenti destinati a fini medici speciali, per i quali la Commissione ritiene di garantire specifica tutela.
(4-12787)
PEDOTO. - Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di stampa si apprende di un tragico evento che si è verificato domenica 17 luglio 2011 ad Orbetello, sulla spiaggia della Feniglia, dove un bambino di cinque anni, Vittorio Calussi, è morto annegato;
i soccorsi hanno funzionato benissimo: i sanitari del 118 infatti hanno corso per un chilometro sulla spiaggia con sulle spalle zaini pesantissimi così come anche l'equipe dell'elisoccorso Pegaso si è calata con il verricello sfidando il libeccio che non ha reso facile la manovra di search and rescue, ma tutto ciò è stato reso vano dalle caratteristiche del territorio: una lingua di sabbia protetta da una folta vegetazione mediterranea che ha frenato la celerità della macchina dei soccorsi -:
se non si intenda promuovere, per quanto di competenza, una mappatura nazionale degli arenili incustoditi - anche attraverso ordinanze delle capitanerie di
porto - assumendo iniziative, anche normative, per dotare le spiagge sia libere che attrezzate, con la collaborazione delle associazioni di volontariato, di postazioni di soccorso almeno nei mesi di maggiore concentrazione di bagnanti, affinché non si ripetano più tragedie come quella del piccolo Vittorio.
(4-12794)
BARBATO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la giunta regionale della Campania ha prorogato, con delibera n. 90 del 7 marzo 2011, la gestione commissariale presso l'Azienda sanitaria locale di Salerno, nominandone commissario straordinario il colonnello Maurizio Bortoletti, e assegnando allo stesso, oltre ai poteri di gestione e di rappresentanza dell'Azienda, il compito di procedere al completamento del processo di accorpamento della ASL di Salerno e di garantire la continuità dell'azione amministrativa, nonché l'osservanza delle disposizioni contenute nei decreti del commissario ad acta e nelle specifiche direttive emanate per l'attuazione delle misure di razionalizzazione previste dal piano di rientro;
in tale contesto, il commissario Bortoletti ha adottato - ad avviso dell'interrogante - provvedimenti di dubbia legittimità e incoerenti con le finalità della sua nomina quali, a titolo esemplificativo:
con la delibera n. 323 del 24 marzo 2011, avente ad oggetto «Affidamento temporaneo delle funzioni di Direttore Sanitario Aziendale», un dirigente medico del servizio sanitario regionale, la dottoressa Sara Caropreso, è stata nominata direttore sanitario aziendale facente funzioni, ad avviso dell'interrogante in difformità sia al decreto legislativo n. 229 del 1999, sia alla legge regionale della Campania n. 32 del 1994, trattandosi infatti di soggetto privo dei requisiti specifici per ricoprire tale incarico (attività qualificata di direzione tecnica o amministrativa per almeno 5 anni in enti o strutture sanitarie pubbliche o private di media o grande dimensione) e con rapporto di lavoro non a tempo pieno essendo la stessa dirigente destinataria di altro incarico conferitole dalla giunta regionale della Campania con delibera n. 164 del 21 settembre 2010;
con la delibera n. 531 dell'8 giugno 2011, avente ad oggetto: «Protocollo d'intesa tra ASL Salerno e Human Health Foundation ONLUS», la ASL di Salerno s'impegna a prendere parte ad un gruppo di lavoro con la H.H.F. ONLUS, per uno studio di fattibilità da implementare eventualmente nell'«istituendo Polo oncologico presso il presidio ospedaliero A. Tortora di Pagani», su quella che all'interrogante appare una confusa elencazione di materie che vanno dalla «Cooperazione tra le maggiori Organizzazioni e/o programmi Internazionali impegnati nel settore della ricerca sia scientifica e applicata, con particolare riferimento alle iniziative assunte in sede di Unione Europea», ai «Gemellaggi con Istituzioni straniere riconosciute dal Ministero della salute e dalla Unione europea», e da «uso corretto dei Test genetici in oncologia (eseguiti presso strutture di comprovata qualità certificata da partecipazione a programmi EU e partner di consorzi)» al «Consorzio con Centri di eccellenza per partecipazione a programmi nazionali ed EU», alla «Eventuale attivazione di un laboratorio di Genetica per diagnostica precoce genetica, ricerca applicata e di base», alla «Metodologia più idonea per la conduzione della sperimentazione clinica»;
a quanto consta all'interrogante la fase istruttoria sarebbe stata curata dal direttore sanitario facente funzione benché priva di requisiti, dottoressa Sara Caropreso, e dalla dirigente della FC economico finanziario, completamente estranea per competenze all'oggetto della iniziativa, senza alcuna partecipazione degli operatori ASL che oggi curano le attività oncologiche;
secondo quanto premesso, in assenza di innovazioni legislative che modifichino il decreto legislativo n. 229 del 1999 non sarebbe possibile per la dottoressa Sara
Caropreso, dirigente medico del servizio sanitario regionale della Campania, priva di qualificata attività di direzione tecnica per almeno 5 anni in enti o strutture sanitarie pubbliche o private, di media o grande dimensione, di essere nominata direttore sanitario aziendale, ancorché facente funzione della ASL Salerno -:
di quali elementi disponga il Ministro, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, con riferimento a quanto descritto in premessa e se si possa ritenere coerente con il processo di razionalizzazione in atto nella sanità campana la nomina di un direttore sanitario dell'ASL di Salerno che sarebbe privo dei requisiti di legge volti a garantire la qualità delle prestazioni svolte dal professionista.
(4-12795)
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BOBBA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Prysmian è leader mondiale nel settore dei cavi e sistemi ad elevata tecnologia per il trasporto di energia e per le telecomunicazioni, con un fatturato di circa 7 miliardi di euro (pro-forma 2010 Prysmian/Draka) il gruppo Prysmian è una realtà di dimensioni globali presente in 50 paesi con 98 stabilimenti, 7 centri di R&S e 22.000 dipendenti, http://www.prysmian.it/;
nel 2005, Prysmian, indirettamente controllata da The Goldman Sachs Group Inc., firma un accordo per l'acquisizione delle attività cavi e sistemi energia e cavi e Sistemi Telecom di Pirelli & C. S.p.A., nel 2007 viene quotata in borsa;
nel 2010 le due società Prysmian Cavi e Sistemi Telecom Italia s.r.l. e Prysmian Cavi e Sistemi Energia Italia s.r.l., hanno creato un'unica società Prysmian Cavi e Sistemi Energia Italia s.r.l. che assume la nuova denominazione di Prysmian Cavi e Sistemi Italia s.r.l, mentre nel 2011 Prysmian ha assorbito la holding olandese Draka, grande colosso olandese nel campo dei cavi ottici, permettendole così di collocarsi al vertice come leader mondiale nel settore;
Prysmian Cavi e Sistemi è articolata con due società operative: Energia e Telecom, la sede principale di entrambe le società è a Milano;
nell'area Telecomunicazioni, Prysmian pone particolare attenzione alla rete detta «rete di accesso». Allo scopo di minimizzare i costi, per incoraggiare il collegamento in Banda Larga di un sempre maggior numero di utenti privati, Prysmian ha lanciato nuovi prodotti per il Fibre To The Home (FTTH), insieme al già collaudato sistema «a fibra soffiata» SIROCCO. Nell'ambito delle fibre ottiche, PrimaLightTM, con l'innovativa riduzione del diametro esterno, permette la costruzione di cavi sempre più piccoli e leggeri o, all'inverso, consente l'aumento della densità di fibre ottiche a parità di spazio occupato;
proprio a Livorno Ferraris, in provincia di Vercelli, Prysmian produce cavi in fibra ottica e rame;
negli ultimi anni lo stabilimento vercellese ha avuto commesse strategiche prevalentemente verso clienti provenienti da nazioni come Libia e altri Paesi Arabi, ma i recenti sviluppi politici e la recessione economica, che ha colpito il mondo e l'Italia in particolare, hanno influito in negativo sui volumi produttivi;
il passaggio, anche in Italia, alla copertura totale a Banda Larga, così come in molti paesi dall'Unione europea sarebbe essenziale per lo stabilimento di Livorno Ferraris in termini di competitività interna, essendo l'unico produttore sul territorio italiano di questi tipi di cavi;
nel giugno 2009 il Ministro dello sviluppo economico aveva annunciato il passaggio alla banda larga e un finanziamento
di circa 800 milioni, che il CIPE avrebbe dovuto confermare, attraverso delibera, nel settembre dello stesso anno, ma ad oggi nessun provvedimento è stato preso a riguardo;
ad oggi l'incertezza di questo passaggio danneggia i numerosi progetti in corso e l'unica sicurezza, per lo stabilimento vercellese, sarebbe ancorata a Milano EXPO 2015, che potrebbe portare una richiesta importante di cavi ottici;
a parere dell'interrogante, risulta evidente l'importanza relativa alla commessa legata alla banda larga nel nostro Paese, che non solo significherebbe investire sul futuro, ma, nel caso specifico, salvare un sito di eccellenza italiano, facendolo diventare attrattivo nel palcoscenico mondiale, che offre bassi costi di produzione, escludendo la realtà italiana;
Prysmian a seguito dello scenario politico-industriale ha ridotto notevolmente gli investimenti tecnologici e i dipendenti si trovano in una grave situazione, avendo dovuto chiedere la deroga della cassa integrazione ordinaria, aperta da gennaio 2011, per tutto l'anno in corso;
vista la grave situazione citata le rappresentanze sindacali hanno chiesto un incontro a settembre con i vertici nella sede di Milano, per avere delle informazione più precise riguardo lo stabilimento di Livorno Ferraris -:
se non si intenda confermare il passaggio alla banda larga e quali siano le difficoltà che fino ad oggi hanno impedito di adeguarsi agli standard degli altri Paesi europei.
(5-05160)
OLIVERIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da circa dieci giorni, i circa cinquanta dipendenti della centrale E.T.A (Energie tecnologie ambiente s.p.a.) di Cutro, del gruppo Marcegaglia, di proprietà del presidente di Confindustria nazionale Emma Marcecaglia, hanno iniziato a presidiare la centrale dopo la comunicazione fatta loro dai sindacati di categoria su quanto riferito dall'amministratore delegato ingegner R. Garavaglia, circa la ventilata intenzione, da parte dell'azienda, di non voler più effettuare i necessari investimenti per superare la fase di «fermo impianto per valorizzazione tecnologica» resosi necessario per accedere al nuovo sistema incentivante dei certificati verdi;
la nuova normativa in materia, introdotta dal «collegato alla finanziaria 2008» decreto-legge n. 159 del 2007 come modificato dalla legge di conversione n. 222 del 2007, dalla legge n. 244 del 2007, dal decreto ministeriale 18 dicembre del 2008 e dalla legge 23 luglio 2009, n. 99, prevede, infatti, che per avere diritto ad accedere ai certificati verdi, l'azienda dovrebbe effettuare un nuovo investimento abbattendo il vecchio impianto di filtrazioni fumi e realizzarne uno nuovo che abbasserebbe drasticamente gli inquinamenti in atmosfera;
da quanto appreso da fonti giornalistiche, però, le ipotesi e le strategie dell'amministratore dell'azienda, per il futuro della centrale e dei lavoratori, potrebbero prevedere anche la messa in vendita dell'E.T.A. s.p.a. o mantenere fermo l'impianto sino a quando non si sia individuato un partner disposto ad effettuare l'investimento necessario (cosiddetto revamping) alla ripresa dell'attività;
dal 10 maggio 2011 la produzione e gli impianti sono per questi motivi fermi e per tali ragioni i lavoratori sono stati posti in cassa integrazione senza che l'azienda nel frattempo abbia riavviato come promesso il lavoro di ristrutturazione già concordato;
il 23 maggio 2011 presso l'assessorato al lavoro della regione Calabria era stato raggiunto un accordo tra le organizzazioni sindacali, la proprietà di E.T.A. e confindustria Crotone per un periodo di cassa integrazione straordinaria di circa nove mesi, per consentire all'azienda la ristrutturazione
all'impianto di filtrazione, ma da quel giorno si è registrato solo il silenzio del gruppo Marcegaglia;
i lavoratori, preoccupati per il loro futuro, hanno più volte chiesto un incontro all'amministratore delegato dell'E.T.A, Roberto Garavaglia, incontro che, alla data odierna, non c'è ancora stato. Attualmente, con l'impianto fermo e senza produzione di energia, l'azienda sta svolgendo esclusivamente una manutenzione ordinaria che i lavoratori e i sindacati, in seguito all'occupazione dell'impianto, hanno deciso di bloccare;
quello della Marcegaglia è uno degli insediamenti industriali più importanti realizzati nell'area industriale di Cutro, e rappresenta una fonte economica importante. Secondo i dipendenti dell'E.T.A in gioco ci sono complessivamente circa 750 posti di lavoro tra personale diretto e lavoratori derivanti dall'indotto per la manutenzione, boscaioli, e logistica dei servizi in tutta la filiera, comprendente anche i trasportatori per l'approvvigionamento delle materie prime, quali le biomasse;
la centrale a biomasse di Cutro, inaugurata nel 2004, si estende su un terreno di cento settantamila metri quadrati, e produce 16,5 megawatt di potenza, cioè si tratta di più di 100 milioni di kilowattora prodotti in un anno, 2,5 sono utilizzati per autoalimentazione e 14 megawatt vengono messi in rete. Complessivamente sono stati investiti per la sua realizzazione ottanta milioni di euro e uno degli artefici di questa importante iniziativa è stato l'attuale amministratore delegato del gruppo, ingegnere Roberto Garavaglia;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle problematiche esposte in premessa e della ventilata ipotesi di vendita dell'azienda o di cessione di un suo ramo e quali iniziative intendano assumere per salvaguardare i posti di lavoro;
se siano stati effettuati tutti i necessari controlli di competenza per verificare che gli ammortizzatori sociali siano stati utilizzati per reali esigenze di ristrutturazione dell'azienda e quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di scongiurare quanto esposto in premessa, onde evitare ripercussioni di carattere economico e sociale che porterebbero ad un aumento della disoccupazione, in una zona già gravemente colpita dalla crisi economica;
se si intenda promuovere al più presto un tavolo istituzionale negoziale presso il Ministero dello sviluppo economico, con la partecipazione del comune di Cutro, della provincia di Crotone, della regione Calabria, della rappresentanza dei lavoratori e delle parti sociali e della proprietà della centrale E.T.A (Energie tecnologie ambiente s.p.a.), per affrontare tutte le problematiche connesse alla crisi e predisporre delle concrete iniziative da mettere subito in campo per salvaguardare i livelli occupazionali.
(5-05162)
Interrogazioni a risposta scritta:
FALLICA, TERRANOVA, GRIMALDI, IAPICCA, PUGLIESE e STAGNO D'ALCONTRES. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la mancata acquisizione di una commessa pari a 70 milioni di euro, da parte di Fincantieri, che rappresenta fra le più importanti imprese nel settore della cantieristica nazionale, per la realizzazione di una nave per un'importante compagnia crocieristica italiana, i cui lavori presso il cantiere navale di Palermo inizialmente garantiti, sarebbero dovuti iniziare nel corso del mese corrente, rappresenta l'ultima di una serie negativa di risultati che negli ultimi mesi, hanno evidenziato una deludente efficacia da parte del management aziendale, nella conduzione dell'importante sede navale siciliana;
in precedenza sono stati persi infatti altri ordinativi, con le medesime modalità, inizialmente dati per acquisiti e successivamente
persi e indirizzati verso altri stabilimenti italiani, in particolare del Nord;
tale condizione, rischia di aggravare ulteriormente la già precaria situazione dell'attività di Fincantieri, emarginando l'isola siciliana da ogni contesto di sviluppo economico;
appaiono condivisibili, a giudizio dell'interrogante, le preoccupazioni e le inquietudini che si manifestano in queste settimane, all'interno dello stabilimento palermitano di Fincantieri, da parte degli oltre 2 mila lavoratori, nonché degli oltre 1.500 dipendenti dell'indotto, i quali auspicano un'inversione di tendenza rispetto all'attuale situazione sfavorevole e penalizzante che rischia un evidente ridimensionamento della forza lavoro e più complessivamente dell'intero piano aziendale;
l'esaurimento dei fondi previsti per gli ammortizzatori sociali già usufruiti per una parte dei lavoratori della sede palermitana, alimentano inoltre l'angoscia fra di essi, i quali non comprendono il comportamento contraddittorio da parte della dirigenza aziendale, che rischia di ampliare ulteriormente il gap esistente fra le due aree del Paese;
l'accordo di programma del 7 giugno 2010, siglato dall'amministratore delegato di Fincantieri e la regione Sicilia, che prevedeva un contributo pari a 55 milioni di euro, per investimenti nei bacini di Palermo, risulta inoltre non essere stato rispettato, secondo quanto riferito dal dirigente Bono per motivi riconducibili alla crisi economica internazionale in atto -:
quali iniziative urgenti e necessarie, intenda intraprendere al fine di salvaguardare i lavoratori dell'importante sede di Palermo di Fincantieri, i quali versano in uno stato di disagio e di preoccupazione a seguito della perdita delle commesse, che vengono invece indirizzate altrove;
se non ritenga altresì urgente e necessario convocare i vertici di Fincantieri e i rappresentanti dei lavoratori della sede di Palermo, al fine di un definitivo chiarimento da parte del management della propria posizione aziendale e di un piano di rilancio, garantendo inoltre risposte concrete in ordine alle commesse e determinare una situazione di tranquillità all'interno dell'impianto siciliano, che rischia seriamente, di essere compromesso;
se non ritenga infine altresì urgente e necessaria un'iniziativa normativa ad hoc, compatibilmente con la disciplina comunitaria in tema di aiuti di Stato, volta a salvaguardare l'organico dei lavoratori della Fincantieri di Palermo e contestualmente a rilanciare un piano di sviluppo e di crescita e consentire alla cantieristica italiana di preservare la propria tradizione di eccellenza.
(4-12785)
LO MONTE, COMMERCIO, LOMBARDO e OLIVERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Gestore dei servizi energetici (GSE), come previsto, il 15 luglio 2011 ha pubblicato la quarta graduatoria annuale per gli impianti che hanno fatto richiesta di iscrizione nell'apposito registro per l'inserimento del loro progetto nella graduatoria per beneficiare degli incentivi;
la graduatoria del quarto «conto energia» con la quale il GSE, che opera per conto del Ministero dello sviluppo economico ha riconosciuto alla Puglia una potenza incentivata del 60 per cento mentre alla Sicilia solo dell'8 per cento, tagliando fuori, di fatto, la Sicilia dagli incentivi destinati al fotovoltaico;
la Sicilia, universamente riconosciuta come la «regione italiana del sole», sta per essere penalizzata, dal Governo nazionale, oltre che in tutti i settori già noti, anche in quello dell'energia solare;
ciò è avvenuto a fronte di una diversa regolamentazione del settore, atteso che in Puglia è, infatti, sufficiente la presentazione di una dichiarazione di inizio attività (DIA) per qualsiasi impianto fotovoltaico, sia per tipo che per potenza, mentre in
Sicilia, al contrario, esiste una regolamentazione che tiene conto delle tipologie di impianti, delle potenze prodotte e soprattutto dell'impatto ambientale;
una simile scelta disegna uno scenario nel quale si incentiva una imprenditoria incontrollata, spesso pervasa da fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso e si penalizza chi, come la Sicilia, ricorre alle energie rinnovabili, ed in particolare al fotovoltaico, tutelando il territorio, garantendo la trasparenza e promuovendo lo sviluppo dell'imprenditoria sana;
l'installazione di impianti fotovoltaici di enormi dimensioni, cosa che è avvenuta spesso in Puglia, non fornisce spesso garanzie adeguate sulla trasparenza delle aziende interessate che a volte nascondono soci occulti che utilizzano il meccanismo tipico delle scatole cinesi;
il decreto ministeriale che disciplina l'accesso ai benefici al fotovoltaico, introduce ulteriori adempimenti oltre quelli già previsti, come l'iscrizione al «Registro dei grandi impianti» da effettuarsi entro termini troppo rigidi, che di fatto vanificano il regime di aiuti soprattutto per i progetti già avviati o in fase avanzata -:
se il Ministro dello sviluppo economico intenda intervenire per ripensare e rivedere i criteri che sono alla base di questo provvedimento, incrementando le risorse per l'incentivazione alle energie alternative, semplificando le procedure attraverso la rinuncia al «Registro dei grandi impianti» e consentendo lo scorrimento della graduatoria ed il reimpiego delle risorse liberate in caso di cancellazione.
(4-12788)
...
Apposizione di una firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.
La mozione Esposito ed altri n. 1-00638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dall'onorevole Boccuzzi. Contestualmente l'ordine delle firme viene così modificato: «Esposito, Ghiglia, Allasia, Calgaro, Cambursano, Cavallotto, Giorgio Merlo, Togni, Osvaldo Napoli, Boccuzzi».
Apposizione di firme a mozioni.
La mozione Esposito e altri n. 1-00638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boccuzzi.
La mozione Lulli e altri n. 1-00696, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Ciccioli e altri n. 4-12664, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bocciardo, Di Virgilio, De Luca, Berruti, Abelli.
L'interrogazione a risposta in Commissione Vico e Berretta n. 5-05141, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Burtone e Samperi.
L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Bitonci n. 5-05149, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Polledri.
L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Barani n. 5-05152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Porcu.
Ritiro di una firma da una mozione.
Mozione Esposito e altri n. 1-00638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2011 è stata ritirata la firma del deputato Fassino.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Mogherini Rebesani e altri n. 3-01131 del 16 giugno 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05153;
interrogazione a risposta in Commissione De Pasquale n. 5-05119 del 15 luglio 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-12768.
...
ERRATA CORRIGE
Risoluzione in Commissione Brandolini e altri n. 7-00643 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 502 del 15 luglio 2011. Alla pagina 23370, prima colonna, alla riga ventottesima, deve leggersi: «d) incentivare la destinazione dei» e non «d) disincentivare la destinazione dei», come stampato.