XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 20 luglio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
la gravissima siccità che sta affliggendo il Corno d'Africa mette a rischio la vita di circa 10 milioni di persone, che non sono in condizione di approvvigionarsi di cibo ed acqua per il triplicarsi dei prezzi;
secondo i dati Onu, riferiti dalla Caritas internationalis, si tratta della peggiore siccità degli ultimi 60 anni e coinvolge 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia, 3,2 in Etiopia, 117 mila a Gibuti, ed anche parte della popolazione in Eritrea;
in alcune aree il prezzo del grano è aumentato addirittura del 100-200 per cento e la disponibilità di generi alimentari si va riducendo di giorno in giorno;
si teme che l'emergenza travolga anche Tanzania e Sud Sudan. Si registra anche la perdita di molti capi di bestiame, mentre preoccupano gli operatori umanitari i grandi spostamenti di persone che stanno attraversando tutto il Corno d'Africa verso il Kenya, dove il campo profughi di Dadaab, al confine con la Somalia, accoglie ogni settimana 10.000 nuovi somali in cerca di rifugio, superando la cifra di 380.000 ospiti, ospitati in condizioni drammatiche;
le vittime sono soprattutto i bambini. In Somalia ad esempio la denutrizione, che affligge già in tempi normali un terzo dell'infanzia, è raddoppiata di intensità. Per citare anche un solo caso riferito dall'Ansa, il numero dei piccoli afflitti dalla «fame», accolti e curati presso i centri di nutrizione di Save the Children nel Puntland, nel Nord della Somalia, è negli ultimi sei mesi passato dai 1.800 di gennaio agli attuali 3.500;
l'Unicef parla di più di due milioni di bambini in stato di necessità, di cui mezzo milione in pericolo di vita;
in seguito alla visita effettuata dal sottosegretario agli affari esteri senatore Alfredo Mantica, il Governo italiano ha promesso lo stanziamento di 2.5 milioni di euro per ristrutturare l'ospedale De Marino di Mogadiscio;
è stata indetta una riunione della FAO per affrontare l'emergenza somala;
all'angelus di domenica 17 luglio il papa Benedetto XVI ha lanciato un forte appello affinché «cresca la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramene provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà»,


impegna il Governo:


a mettere a disposizione delle organizzazioni internazionali come l'Unicef e Caritas internationalis mezzi, vettovaglie e personale utili a fronteggiare questa emergenza, accogliendo l'invito del Santo Padre;
a sostenere una forte campagna di informazione per sensibilizzare l'opinione pubblica italiana alla tragedia di luoghi verso cui abbiamo responsabilità storiche;
a incrementare lo sforzo diplomatico per dare alle popolazioni del Corno d'Africa sistemi statuali e Governi stabili e democratici.
(7-00650)
«Renato Farina, Pianetta, Nastri, Picchi, Nirenstein, Polledri, Toccafondi, Centemero, Pagano, Sisto, Torrisi, Scapagnini».

La V Commissione,
premesso che:
l'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 75 del 2011) specifica che «CDP S.p.A. può altresì assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese, e che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività»;
il citato articolo 7 prevede inoltre che i requisiti, anche quantitativi, delle società oggetto di possibile acquisizione da parte di CDP S.p.A., ai fini della qualificazione di società di interesse nazionale, siano definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di natura non regolamentare;
le funzioni attribuite da tali disposizioni alla CDP S.p.A. possono costituire un importante strumento per lo sviluppo della nostra economia e per la difesa dei suoi settori strategici, ma possono anche aprire la strada alla reintroduzione di vecchie pratiche di gestione politica distorsive del mercato per importanti settori produttivi e dei servizi,


impegna il Governo:


ad adottare iniziative normative affinché il testo del decreto di cui all'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011 sia trasmesso preventivamente alle Camere per l'espressione del parere da parte delle competenti Commissioni parlamentari;
a limitare l'intervento della Cassa depositi e prestiti ai casi di effettivo interesse strategico nazionale evitando di adoperare le funzioni assegnate dal citato articolo 7 alla Cassa depositi e prestiti per interventi in società che non presentino una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e che non siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività, senza riprodurre le negative esperienze delle partecipazioni statali del passato;
a vigilare affinché l'attività svolta ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011 venga svolta nel rispetto dell'equilibrio economico finanziario di Cassa depositi e prestiti S.p.A. e non pregiudichi lo svolgimento delle altre funzioni della Cassa medesima;
a limitare al massimo l'acquisizione di partecipazioni societarie mediante l'utilizzo di risorse provenienti dalla raccolta postale ed a informarne le competenti Commissioni parlamentari;
a qualificare di interesse strategico nazionale, sull'esempio di altri Paesi europei, le società che intervengono limitatamente ai settori della difesa, sicurezza, energia, attività regolamentate di sicurezza privata, ricerca o produzione relative agli strumenti atti a fronteggiare l'utilizzazione illecita di agenti patogeni o tossici, sicurezza dei sistemi informativi, beni e tecnologie duali a duplice uso civile/militare;
ad adottare rapidamente le suddette iniziative, in particolare per la tutela degli interessi nazionali nel settore dell'energia, con particolare riguardo alle tecnologie che producono energia da fonti rinnovabili;
a rispettare in ogni caso i vincoli in materia derivanti dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
(7-00652)«Cambursano, Borghesi».

L'XI Commissione,
premesso che:
le istituzioni scolastiche di alta formazione e specializzazione artistica e musicale sono una grande risorsa del nostro Paese, strettamente collegate al territorio ed alla cultura nazionale;

nel comparto AFAM operano circa 700 fra docenti e non docenti con contratto di lavoro precario;
alcuni di essi, in base alla legge n. 143 del 4 giugno 2004 sono stati inseriti dopo apposita selezione in una apposita graduatoria nazionale e sono quindi diventati titolari di cattedra con reiterazione dei rapporti per oltre 5 anni;
per i docenti interessati alla legge n. 143 sono pendenti contenziosi che sulla base di normative comunitarie tendono ad ottenere la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato;
nel recente «Decreto Sviluppo» convertito in legge è stato previsto un piano triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente ed ATA per gli anni 2011-2013 sulla base dei posti vacanti e disponibili di ciascun anno;
non è stato tuttavia ricompreso in tale possibilità il personale AFAM;
la Camera ha successivamente approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a dare soluzione anche al personale AFAM allargando con successive norme la possibilità anche a questo comparto;
sono in corso tavoli di concertazione fra le parti per la predisposizione del piano triennale di stabilizzazione;
in questa sede il Governo avrebbe dichiarato la disponibilità ad affrontare il tema del comparto AFAM anche per le ridotte dimensioni del settore;
non è ancora stato presentato l'ultimo regolamento attuativo della legge di riforma del settore AFAM nel quale si potrebbe affrontare e dare soluzione alla problematica;
andrebbe chiuso il contenzioso riferito ai titolari di cattedra di cui alla legge n. 143 del 2004,


impegna il Governo


a ricomprendere il personale del comparto AFAM nei piani triennali di assunzioni a tempo indeterminato, anche mediante una programmazione pluriennale (in analogia al personale della scuola di cui al decreto sviluppo) per la trasformazione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato.
(7-00651)
«Damiano, Ghizzoni, Barbieri, Goisis, Capitanio Santolini, Granata, Gianni, Zazzera, Mario Pepe (Misto-R-A), Vannucci».

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

LENZI, MIOTTO, GHIZZONI, SARUBBI, PEDOTO, LIVIA TURCO, GRASSI e BOSSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Stampa di venerdì 15 luglio 2011, si riporta la notizia che in questi giorni il Governo ha inviato 8.000 lettere di contestazione ad altrettante famiglie che negli anni 2005 e 2006 usufruirono del cosiddetto «bonus bebé» chiedendo indietro i mille euro ricevuti con in più gli interessi maturati fino ad oggi;
il tutto è iniziato con una lettera: «Felicitazioni per il tuo arrivo. Lo sai che la nuova legge Finanziaria ti assegna mille euro? Un grosso bacio». Firmato Silvio Berlusconi. Così, tra il 2005 e il 2006, seicentomila famiglie sono venute a conoscenza del bonus bebé. Un regalo del Governo. Inatteso e gradito, che a distanza di anni si è trasformato in un boomerang;

attualmente, migliaia di famiglie hanno già ricevuto, o stanno per ricevere, un'altra lettera del Governo, dal Ministero dell'economia e delle finanze, questa volta il tono è meno festoso, dove viene richiesta la restituzione dell'assegno e il pagamento di una sanzione amministrativa pari a tremila euro e, qualora dovesse essere accertata la violazione del codice penale in questo caso l'indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato una multa tra i 5 e i 25 mila euro;
a distanza di anni la direzione centrale servizi del tesoro ha chiesto all'Agenzia delle entrate di verificare le autocertificazioni, che le stesse famiglie avevano presentato al momento di incassare il bonus, perché non tutti i bambini, a cui la Sogei aveva inviato la missiva del Presidente del Consiglio, avevano diritto a ricevere quel denaro;
ogni nucleo, oltre alla cittadinanza europea, doveva confermare di non superare i 50 mila euro di reddito complessivo. Ma quel modulo non spiegava se la cifra era lorda o netta e, proprio questa piccola «dimenticanza» ha generato il caos. In tanti, infatti, hanno dichiarato il reddito netto e, da qui le contestazioni che stanno arrivando in questi giorni;
le famiglie, ad avviso degli interroganti, sono state tratte in inganno dalle informazioni poco chiare che il Ministero stesso aveva inviato, in quanto non si specificava se il limite massimo di reddito dovesse essere quello lordo o quello netto -:
quante siano le lettere inviate fino ad oggi con cui si richiede la restituzione del bonus di mille euro e quali misure urgenti il Governo ritenga opportuno assumere affinché le famiglie non si vedano costrette non solo a restituire mille euro che andrebbero, in ogni caso rateizzati, ma anche a dover pagare sanzioni ed ammende che, in nessun caso, possono essere richieste a persone che non hanno alcuna responsabilità vista la non chiarezza della norma.
(5-05150)

BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA e DE POLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge di stabilizzazione finanziaria appena varato dal Parlamento ha sollevato cori di protesta in seno alle opposizioni, ai sindacati, alle regioni, al Forum delle famiglie e alle associazioni non profit;
il taglio lineare previsto dei 483 tra bonus fiscali e agevolazioni che dovrebbe scattare dal 2013 in assenza del varo della riforma fiscale, investe in misura eccessiva le famiglie italiane sulle quali in massima parte ricadranno i tagli;
i tagli lineari hanno colpito detrazioni fiscali di diversa provenienza, da quelle sul lavoro dipendente, a quelle sui figli e sui familiari a carico, sulle rette degli asili nido, sull'istruzione e l'università, sui mutui;
il sindacato famiglie ha stimato in circa mille euro l'impatto che la manovra ha per ogni nucleo familiare, rischiando di disincentivare chi ha ancora il coraggio di fare famiglia;
sono stati fatti tagli lineari indipendentemente dal reddito, anche sulla sanità, attraverso i ticket da 10 euro sulle visite specialistiche e da 25 sui codici bianchi al pronto soccorso, prevedendo, inoltre la possibilità di istituire nel 2013 forme di compartecipazione (dunque ticket) anche sull'assistenza farmaceutica, aggiuntivi rispetto a quelli eventualmente già disposti dalle varie Regioni;
si tratta di disposizioni che pregiudicheranno soprattutto le famiglie che non hanno soldi a sufficienza per andare da specialisti privati, che pagheranno pertanto lo scotto sia del ticket che della mancata detrazione;
sono tutte misure che a titolo diverso penalizzano soprattutto le famiglie numerose, quelli in cui vivono anziani e disabili; si è colpito in modo eccessivo il ceto

medio-basso con figli, in un contesto in cui la spesa per la famiglia è già ridottissima;
il 2010 ha visto segnali di peggioramento tra le famiglie di cinque o più componenti dove l'incidenza della povertà complessiva è passata dal 24,9 per cento del 2009 al 29,9 per cento, e nel Mezzogiorno la condizione delle famiglie con tre o più figli minori è precipitata (dal 36,7 per cento al 47,3 per cento) e ormai una famiglia su due in queste condizioni appare povera -:
quali misure urgenti intenda adottare per impedire di distribuire in maniera iniqua il peso della crisi, caricando sulle famiglie, già enormemente penalizzate, l'onere del risanamento.
(5-05151)

BARANI e PORCU. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il ridimensionamento dei fondi di carattere sociale deciso dagli enti locali ha comportato l'agonia nonché la fine di importanti politiche a sostegno delle famiglie;
un papà di Roma si è sentito dire «Ci dispiace, ma quest'anno il Municipio V non ha i fondi necessari per coprire i costi dell'operatore di cui ha bisogno suo figlio per partecipare al centro estivo organizzato presso le strutture comunali del Fulvio Bernardini»;
sono queste le parole che un padre di un bambino di otto anni con sindrome da autismo, si è sentito ripetere dal dirigente per i servizi educativi, sociali e culturali (Uosecs) del V municipio di Roma che ha in carico il fanciullo;
parole raccolte dall'associazione «Autismo e Futuro» che sottolineano una difficoltà in cui versano molte famiglie con figli disabili: senza operatore, ovvero senza l'adeguato sostegno, non è possibile partecipare ad alcunché;
pur avendo presentato regolare domanda con indicazione di necessità di sostegno, non c'è stato nulla da fare e non ci sono fondi disponibili;
il bambino, è stato ritenuto dal centro estivo del V Municipio non integrabile con gli altri che frequentano il centro, non integrabile perché il bimbo, affetto da sindrome autistica, ha bisogno di più attenzioni;
ma proprio cose come l'integrazione sociale e la partecipazione ad attività ricreative, sono alcuni tra gli elementi essenziali per il miglioramento di persone con disturbi dello spettro autistico; si è di fronte quindi alla negazione di un diritto, un diritto per di più sancito dall'articolo 3 della Costituzione, che enuncia espressamente il dovere dello Stato di rimuovere ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano l'eguaglianza dei cittadini e che impediscono il pieno sviluppo della personalità umana;
una diffida è già partita nei confronti del V municipio;
vicende come questa fanno constatare che le istituzioni, le quali dovrebbero tutelare i cittadini, in realtà non si preoccupano di adoperarsi per difendere tutte le famiglie che hanno un figlio con autismo e che subiscono vessazioni nei loro diritti da parte delle istituzioni -:
quali iniziative di competenza siano state predisposte e si intendano adottare al fine di attuare una politica di sostegno alle famiglie, con particolare attenzione a quelle con figli e con figli disabili, che sono largamente svantaggiate in termini assoluti rispetto a quelle dei principali Paesi europei.
(5-05152)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano «la Repubblica» del 19 luglio ha pubblicato un articolo dal titolo

«Quel traghetto con le armi cala il segreto di Stato su missili e Kalashnikov»;
nell'articolo si legge «A chi sono stati ceduti missili, razzi e kalashnikov trasportati su due navi passeggeri dalla Sardegna a Civitavecchia? Quale era la destinazione del maxiarsenale custodito in bunker sotterranei a Santo Stefano, nell'arcipelago della Maddalena? È stato consegnato a ribelli libici anti-Gheddafi? Non lo sapremo presto: dopo l'avvio di un'inchiesta, la Marina ha comunicato alla magistratura di non poter fornire dettagli perché la presidenza del Consiglio ha apposto il segreto di Stato sulla faccenda. Si parla di 30mila fucili mitragliatori, 32 milioni di proiettili per gli Ak-47, 400 Fagotterra-aria, 5mila katiuscia. Tutti fabbricati a suo tempo in Urss. Esportati dall'oligarca Zukhov. E confiscati da forze Nato nel 1994. [...] Il trasporto risale al 18-20 dello scorso maggio. Poco dopo la Procura prende contatti col Comando della Marina. Convoca diversi ufficiali. Fa interrogare dalla polizia giudiziaria i capitani dei traghetti (in quei giorni trasportavano più di 700 passeggeri) e i responsabili per l'Esercito per l'autotrasporto. [...] Mentre la Marina s'affretta a dire che le armi erano state rese inerti e che a bordo delle due navi non è mai stato portato esplosivo, la magistratura ottiene la conferma che missili, razzi e kalashnikov avrebbero dovuto essere distrutti sin dal 2006. Un ordine in tal senso era stato dato dalla Procura di Torino. [...]";
il 4 aprile 2011 il Ministro degli affari esteri italiano Franco Frattini ha reso noto che l'Italia ha deciso di riconoscere il Consiglio nazionale di transizione come «unico interlocutore legittimo» in Libia;
il 1o luglio l'agenzia Agenpari ha diffuso un comunicato del Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia «LIBIA: COMELLINI (PDM), LA RUSSA DICA SE ITALIA HA INVIATO ARMI - "Dopo le ammissioni da parte della Francia sull'invio di armi ai ribelli libici che combattono contro il regime di Gheddafi, nella considerazione che dalla metà dello scorso mese di aprile operano sul suolo libico 10 militari italiani con il compito di «istruttore», mi sembra doveroso che il Ministro della difesa La Russa riferisca urgentemente al Parlamento sulla tipologia degli aiuti che fino ad oggi sono stati inviati ai ribelli libici e che escluda categoricamente l'invio di armamenti di qualsiasi natura. Questi chiarimenti mi sembrano doverosi e necessari, perché le decisioni spesso contraddittorie che fino ad oggi La Russa ha assunto sulla conduzione delle operazioni da parte delle Forze armate nell'ambito della guerra libica, sommate al più totale riserbo che circonda le azioni belliche dei militari italiani e alla notizia diffusa lo scorso 31 marzo dall'agenzia TMnews secondo cui Barack Obama avrebbe firmato un ordine segreto per autorizzare l'invio di armi e sostegno di altra natura alle forze che combattono contro il regime di Gheddafi, rendono legittimo ritenere che anche il Governo italiano possa aver agito come quello francese» -:
quali siano i motivi che hanno impedito l'esecuzione dell'ordinanza emessa dalla procura di Torino con la quale si ordinava la distruzione delle citate armi e dove siano attualmente conservate le armi elencate nell'articolo in premessa;
se l'ingente quantitativo di armi sia stato consegnato alle forze combattenti del Consiglio nazionale di transizione quando e con quali mezzi;
quali siano state le ragioni che hanno indotto il Presidente del Consiglio dei ministri a apporre il segreto di Stato sulla vicenda di cui in premessa e se non ritenga doveroso rappresentarle nelle competenti sedi parlamentari.
(4-12766)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

RENATO FARINA, TOCCAFONDI, CENTEMERO e PIANETTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il primo firmatario del presente atto ha già interrogato il Ministro degli affari esteri sulla situazione del Sud Kordofan, ricevendo risposte puntuali;
la grave situazione perdura dopo la dichiarazione di indipendenza del Sud Sudan e si sta consumando un genocidio che ha ragioni razziali e religiose, specialmente cristianofobiche, come testimoniato autorevolmente;
i bombardamenti continuano nella regione di frontiera tra Sudan e Sud Sudan, il Kordofan, e la situazione minaccia la pace del Sud Sudan, la Nazione più giovane del mondo;
il direttore dell'associazione caritativa internazionale Aiuto alla chiesa che soffre (ACS) in Gran Bretagna, Neville Kyrke-Smith, segnala un'assenza di risposta degli organismi internazionali ai rapporti che rivelano la situazione di migliaia di civili che vengono attaccati nel Sud Kordofan, violenza che si rivolge anche contro le chiese;
funzionari dell'ONU sottolineano anche che le chiese sono state prese come obiettivo;
secondo le cifre dell'ONU, più di 70.000 persone sono fuggite dalle proprie case come conseguenza delle lotte, e decine di migliaia di civili si nascondono sulle montagne Nuba dopo che il Sud Kordofan è stato bombardato, l'ultima volta l'11 luglio 2011, secondo ACS;
Kyrke-Smith ha osservato che «qualsiasi attacco in questi momenti tanto delicati minerà la fragile pace, e siamo preoccupati per coloro che sono stati presi come obiettivo di questi terribili attacchi, molti Nuba sono cristiani, e questi attacchi specifici alle chiese interesseranno entrambe le zone, il Sudan e il Sud Sudan»;
al Parlamento del Regno Unito, Lord Alton di Liverpool ha analogamente interrogato il Governo di Sua Maestà sulle misure che l'Esecutivo britannico sta prendendo per assicurare la protezione e l'assistenza umanitaria alle persone schiacciate nella morsa della lotta nelle regioni di frontiera contese;
Kyrke-Smith ha confessato che ciò che si teme «è che quello a cui stiamo assistendo sia un ritorno a un conflitto che speravamo fosse solo un ricordo quando i cristiani e altre minoranze religiose erano presi come obiettivi dal Governo islamico del nord durante la terribile guerra civile». «È fondamentale che la comunità internazionale porti entrambe le parti al tavolo dei negoziati quanto prima per poter conseguire una pace duratura», ha dichiarato;
la gravità della situazione e le sue implicanze umanitarie e di persecuzione religiosa impongono un intervento urgente, a parere degli interroganti e dell'unanimità della presenza missionaria italiana in quelle zone -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto in premessa;
quali misure la comunità internazionale abbia in animo per fermare le stragi;
come il Governo intenda regolare i rapporti diplomatici con Juba e in quali tempi, costituendo un'ambasciata o con altre modalità.
(5-05143)

Interrogazione a risposta scritta:

FUGATTI e FOGLIATO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore vinicolo italiano, come certifica l'Unione europea vanta numeri da primato: 50 milioni di ettolitri prodotti,

contro i 46 milioni di ettolitri prodotti in Francia e dei 50 milioni prodotti, 24,8 milioni sono esportati; il settore fattura 10 miliardi di euro e fornisce lavoro a migliaia di persone in tutta la penisola, dal Piemonte, al Trentino alla Sicilia;
il 4 luglio 2011 il servizio doganale federale russo ha imposto ai vini italiani un valore minimo di ingresso di 3 euro al litro, che si traduce in una tassa di 1,6 euro per una bottiglia da 0,75 litri e di 2,12 euro per una bottiglia da 1 litro; i dazi imposti sul vino italiano corrispondono quasi esattamente al doppio dei dazi imposti sul vino francese e su quello spagnolo: 0,80 euro per una bottiglia da 0,75 e 1,22 euro per una bottiglia da 1 litro; in termini di prezzi al consumo, l'introduzione di questi dazi si traduce in un aumento del prezzo del 30-40 per cento per i vini di fascia medio-bassa;
è chiaro che questa mossa penalizza le aziende italiane rispetto ai nostri maggiori competitor europei, Francia e Spagna e la Russia costituisce uno dei mercati esteri più importanti per le nostre esportazioni di vino; tutta la produzione nazionale viene colpita da questa decisione, ma vengono maggiormente penalizzati i prodotti che maggiormente vengono venduti su quel mercato, primo fra tutti l'Asti spumante;
è fondamentale tutelare tutti i settori della produzione italiana, non solo i settori energetici; già due anni fa la Russia innalzò dal 30 al 45 per cento i dazi sui mobili italiani, provocando una caduta del fatturato delle nostre aziende brianzole e venete;
dopo il settore del mobile, quindi, viene colpito il settore dei vini, con lo scopo di tutelare la produzione interna russa e penalizzare la nostra produzione -:
quali siano le azioni diplomatiche intraprese fin qui dal Governo presso la Federazione russa e presso l'Unione europea per tutelare il nostro settore vinicolo, fortemente penalizzato dall'ingiustificato aumento dei dazi imposto pochi giorni fa dalla Russia.
(4-12755)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

GIANNI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il porto di Augusta (Siracusa) va prendendo corpo per quanto riguarda l'aspetto infrastrutturale con lo sviluppo e l'ampliamento di banchine e piazzali;
si tratta di interventi che daranno al porto di Augusta una nuova dimensione e prospettive di sviluppo interessanti;
a tutt'oggi resta atteso e molto complicato il processo di messa in sicurezza e di bonifica della rada del porto di Augusta;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha, in varie occasioni, rassicurato tutti sia per quanto attiene l'effettuazione dei lavori che sulla disponibilità di finanziamenti certi;
anche i soggetti privati ovvero Eni, Erg e Esso si sono dichiarati disponibili a far la loro parte dal momento che i progetti saranno pronti;
è auspicio di tutti che i lavori di messa in sicurezza e di bonifica della rada di Augusta si avviino celermente e vengano portati a termini in tempi adeguati -:
quale sia lo stato dei progetti per la messa in sicurezza e la bonifica della rada di Augusta;
a quanto ammontino i finanziamenti che realisticamente potranno essere messi a disposizione e in quali tempi sia prevista la bonifica della rada del porto di Augusta.
(4-12764)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2011

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, BARANI, GIRLANDA e CICCIOLI. - Al Ministro per beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in risposta alla contingente crisi economica, il decreto-legge n. 98 del 2011 «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria» ha imposto, fra l'altro, alle amministrazioni pubbliche limitazioni di spesa e razionalizzazione del turn-over;
le risorse destinate alla manutenzione e alla conservazione dei beni culturali sono stati escluse dai tagli;
il decreto-legge n. 34 del 2011, cosiddetto «decreto omnibus», aveva concesso al Ministero per i beni e le attività culturali una deroga al blocco delle assunzioni e un'iniezione di fondi pubblici, compensata mediante l'aumento dell'accisa sui carburanti;
nel prossimo quinquennio la maggior parte dei dipendenti del Ministero per i beni e le attività culturali andranno in pensione;
tra di essi anche numerosi archivisti, custodi di patrimoni culturali di inestimabile valore;
la professione dell'archivista richiede dedizione ed esperienza;
senza un adeguato ricambio generazionale, i dipendenti archivisti pensionandi non hanno la possibilità di formare nella maniera necessaria giovani sostituti;
molti giovani, risultati idonei all'ultimo concorso pubblico, sono in attesa di assunzione alle dipendenze del Ministero per beni e le attività culturali -:
quali azioni intenda porre in atto il Governo per garantire il rispetto del decreto-legge n. 34 del 2011;
quali azioni intenda porre in atto il Governo per la tutela di professioni quali quella archivistica, che rischia di sparire.
(5-05142)

Interrogazione a risposta scritta:

BACCINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il presidente della regione Lazio ha dichiarato alla stampa che a Pizzo del Prete, località nel territorio di Fiumicino, si farà un impianto simile a quello di Peccioli, provincia di Pisa;
in vista della chiusura, entro sei mesi, della discarica di Malagrotta, è necessario aprire una nuova discarica;
la regione Lazio sta valutando i siti per collocare una discarica provvisoria e riguardo al nuovo impianto è stata indicata una preferenza per Pizzo del Prete dove ci sarà un impianto di 30 ettari e che nelle previsioni il nuovo impianto dovrebbe ricevere circa 300mila tonnellate di rifiuti;
parrebbe che nell'area insistano vincoli paesaggistici -:
se risponda a verità che in suddetta area di Pizzo del Prete insista un vincolo paesaggistico in considerazione del quale la suddetta area è inidonea ad accogliere la discarica.
(4-12761)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

LO PRESTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 3 febbraio 2009, lo Stato maggiore dell'Esercito diramava una circolare concernente l'«impiego del personale volontario in mansioni non operative», con la quale comunicava a tutti gli enti subordinati che, a causa delle scarse risorse a disposizione e non sussistendo particolari preclusioni giuridiche all'impiego del personale volontario in incarichi di natura logistica, sarebbe stato possibile il ricorso a «manodopera» militare per far fronte a particolari esigenze;
i comandanti militari potevano, quindi, destinare il suddetto personale ad attività quali il confezionamento di viveri, la guardiania, la manovalanza e le pulizie;
successivamente il codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66), all'articolo 627, ha stabilito che il personale militare è inquadrato in quattro categorie gerarchicamente ordinate: a) ufficiali; b) sottufficiali; c) graduati (comprendente i militari dal grado di primo caporal maggiore e corrispondenti sino al grado di caporal maggiore capo scelto ed equiparati); d) militari di truppa (comprendente i militari di leva, i volontari in ferma prefissata, gli allievi carabinieri, gli allievi finanzieri, gli allievi delle scuole militari, navale e aeronautica, gli allievi marescialli in ferma, gli allievi ufficiali in ferma prefissata e gli allievi ufficiali delle accademie militari);
tale disposizione ha innovato la classificazione tradizionale del personale militare, precedentemente sancita dall'abrogato articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 1986, n. 545, che ripartiva detto personale in tre categorie: a) ufficiali; b) sottufficiali c) militari di truppa, fissando la nascita di una nuova categoria quella, appunto, dei graduati, che si differenzia dalla truppa per professionalità maturata e per essere in servizio permanente;
alla luce del mutato quadro normativo, che ha sancito un significativo riconoscimento ai volontari in servizio permanente (ovvero a coloro che sono i primi ad essere impiegati nelle pericolose missioni di pace all'estero e, spesso, a sacrificare la propria vita), i destinatari ultimi della citata circolare sono, appunto, i militari del ruolo «truppa» e «graduati»;
a differenza degli anni passati, quando ancora era in vigore il servizio di

leva, oggi si tratta di veri e propri professionisti per lo più reduci dalle zone di combattimento nei vari teatri esteri e, dunque, muniti di una professionalità non certamente paragonabile alle mansioni alle quali la circolare di cui trattasi vuole relegarli;
gli Stati maggiori dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica a tutt'oggi non hanno apportato alcuna modifica alle circolari interne per legittimare l'esistenza del nuovo ruolo graduati, ed, in particolare, alla circolare del 15 dicembre 2010 dello Stato maggiore Esercito con la quale è stato regolamentato l'impiego nelle suddette dequalificanti mansioni del personale graduato;
con la recente circolare del 15 aprile 2011, lo Stato maggiore dell'Esercito ha deciso di confermare la piena validità delle vigenti disposizioni relative all'impiego del personale, nelle more dello svolgimento degli approfondimenti necessari per dare concreta attuazione alla mutata normativa nonché per chiarire gli effetti della nuova articolazione delle categorie di personale militare rispetto al quadro normativo complessivo conseguente all'entrata in vigore del citato codice, ivi compresa l'eventuale revisione della normativa interna di Forza armata volta a disciplinare i vari settori;
nonostante la categoria graduati delle Forze armate sia legislativamente parificata ai graduati delle Forze di polizia sia ad ordinamento militare che civile (carabinieri, finanzieri, poliziotti), quest'ultimi non vengono distolti dagli incarichi istituzionali e in nessun caso i comandi generali hanno diramato circolari che destinassero il proprio personale ad attività diverse e meno qualificate;
a tali condizioni di generale sottoimpiego, decisamente poco rispettose delle norme vigenti nell'applicazione dei servizi di caserma e da tempo denunciate dal Co.Ce.R dell'Esercito, si aggiungono ulteriori e gravi disparità di trattamento;
in alcune basi italiane, infatti, a quanto consta all'interrogante, è fatto divieto ai graduati e ai volontari di truppa di accedere agli organi di protezione sociale (spiagge, sale convegno, circoli, e altro) presenti in strutture statali riservate ai soli ufficiali e sottufficiali: si tratta di un'evidente discriminazione sociale che finisce col ridurre la «protezione sociale» ad un valore esclusivamente economico e di casta;
l'articolo 16 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria» ha disposto, inoltre, la proroga di un anno (fino al 2014) dell'efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato (ad esclusione dei soli Corpi di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco), per le agenzie fiscali, per gli enti pubblici non economici e per gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
tali disposizioni sono destinate ad aggravare la condizione, già precaria, di tanti giovani militari volontari, addestrati, preparati professionalmente e che da anni investono il proprio futuro nelle Forze armate, mortificando le loro aspettative di carriera ed occupazionali -:
quali iniziative intenda assumere per tutelare la dignità dei graduati delle Forze armate e di parificare definitivamente quest'ultimi ai parigrado delle Forze di polizia nel rispetto delle mansioni a loro attribuite;
quale sia il destino dei numerosi militari volontari in ferma breve (Vfb) e in ferma prefissata di quattro anni (Vfp-4), che, alla luce del previsto blocco del turn over, rischiano un futuro di incertezza e quali iniziative, in generale, intenda adottare al fine di eliminare il «precariato», in un settore, quale quello della difesa, che è decisamente strategico per ogni Paese democratico.
(4-12756)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2011

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

CAMBURSANO e DI PIETRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'emissione della moneta è obbligatoriamente collegata alla generazione del signoraggio che è rappresentato dal guadagno e dal potere in mano al soggetto predisposto alla creazione della moneta. Il signoraggio, dunque, è l'insieme dei redditi derivanti dall'emissione di moneta. Il premio Nobel Paul R. Krugman, nel testo di economia internazionale scritto con Maurice Obstfeld, lo definisce come il flusso di «risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi»;
storicamente, il signoraggio era il termine col quale si indicava il compenso richiesto dagli antichi sovrani per garantire, attraverso la propria effigie impressa sulla moneta, la purezza e il peso dell'oro e dell'argento;
oggi, invece, alcuni studiosi di economia imputano al moderno signoraggio una dimensione che va ben al di là di una semplice tassa, in quanto il reddito monetario di una banca di emissione è dato solo apparentemente dalla differenza tra la somma degli interessi percepiti sulla cartamoneta emessa e prestata allo Stato e alle banche minori e il costo infinitesimale di carta, inchiostro e stampa sostenuto per produrre denaro. Apparentemente, in quanto, de facto, il signoraggio moderno è eclissato nella contabilità dall'azione di dubbia legittimità della banca emittente che pone al passivo il valore nominale della banconota. In buona sostanza, la banca dichiara di sostenere per la produzione della carta moneta un costo pari al suo valore facciale (euro 100 per una banconota del taglio di 100 euro);
le banche centrali sono le istituzioni che raccolgono sia la ricchezza, sia il profitto da signoraggio che dovrebbero essere trasferiti, una volta coperti i costi di coniatura, alla collettività rappresentata nello Stato;
tale signoraggio è il cosiddetto signoraggio primario poiché deriva dall'abilità che possiede la Banca centrale di emettere moneta stampandola e immettendola nel mercato. Si tratta del signoraggio che sta a monte di tutto il sistema monetario, poiché si colloca nel momento di emissione della moneta;
questo processo non è però l'unico che permette l'aumento della massa monetaria in circolazione nel circuito economico. Esiste, infatti, un secondo meccanismo attraverso il quale cresce la base monetaria in circolazione, il cosiddetto signoraggio secondario o credit creation; il signoraggio secondario è il guadagno che le banche commerciali ricavano dal loro potere di aumentare l'offerta di moneta estendendo i loro prestiti sui quali ricevono interessi e, negli ultimi decenni, con l'introduzione di nuovi strumenti finanziari quali, ad esempio, i derivati;
con riferimento al sistema monetario attuale, da anni si discute sia in ambito accademico sia in ambito sociale sulle incongruenze relative alla proprietà del valore della moneta al momento della sua emissione: un valore che, in buona sostanza, non verrebbe riconosciuto in capo al suo creatore, ovvero la collettività, il popolo, ma che piuttosto le verrebbe sottratto;
principio fermo di ogni democrazia è che la «sovranità» appartiene al popolo e la nostra Carta costituzionale sancisce chiaramente questo principio all'articolo 1;
ne consegue che derivazione diretta di tale sovranità è anche la sovranità monetaria, che determina il potere di chi detiene il controllo della moneta e del credito;
essendo il popolo a produrre, consumare e lavorare, la moneta, sin dal momento in cui viene emessa da una

qualsiasi Banca centrale dovrebbe, in linea di principio, come affermato da molti studiosi, diventare proprietà di tutti i cittadini che costituiscono lo Stato, il quale però non detiene il potere di emettere moneta;
la distorsione alla base della sovranità monetaria è stata oggetto di uno studio da parte del procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini che sul punto ha scritto il libro La banca, la moneta e l'usura, edizione Controcorrente, Napoli, 2001. Secondo il procuratore generale Bruno Tarquini, lo Stato avrebbe avuto i mezzi tecnici per esercitare in concreto il potere di emettere moneta e per riappropriarsi di quella sovranità monetaria che avrebbe permesso di svolgere una politica socio-economica non limitata da influenze esterne, ma soprattutto liberandosi di ogni indebitamento;
anche il professor Giacinto Auriti, docente fondatore della facoltà di giurisprudenza di Teramo, ha compiuto numerosi studi sulla sovranità monetaria e sul fenomeno del signoraggio; in particolare, il professor Giacinto Auriti ha sostenuto che l'emissione di moneta senza riserve e titoli di Stato a garanzia per la realizzazione di opere pubbliche non creerebbe inflazione in quanto corrisposto da un eguale aumento della ricchezza reale, e che le banche centrali ricaverebbero profitti indebiti dal signoraggio sulla cartamoneta, dando origine in tal modo al debito pubblico;
altra denuncia compiuta dal professor Giacinto Auriti è quella relativa alla totale assenza al livello giuridico di una norma che stabilisca in maniera univoca di chi sia la proprietà dell'euro all'atto della sua emissione. Per tali ragioni, ad avviso del professor Auriti, risulterebbe impossibile individuare chi sia creditore e chi debitore nella fase della circolazione della moneta e i popoli europei non sapranno mai se siano «creditori» (in quanto proprietari) o «debitori» (in quanto non proprietari) per un valore pari a tutto l'euro che viene messo in circolazione -:
se alla luce di quanto descritto in premessa il Governo non intenda intervenire, anche nelle competenti sedi europee, per verificare la compatibilità delle teorie elaborate dal procuratore generale della Repubblica Bruno Tarquini e dal professor Giacinto Auriti con i Trattati dell'Unione europea e il principio costituzionale della sovranità monetaria, anche al fine chiarire di chi sia la proprietà dell'euro al momento della sua emissione, quale sia la natura giuridica della moneta emessa dalle banche commerciali e, infine, quale sia la reale efficacia degli strumenti di controllo a disposizione della Banca centrale sulla massa monetaria messa in circolazione dalle banche commerciali.
(5-05147)

BARETTA e IANNUZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'erogazione dei trasferimenti erariali, relativi agli anni 2008, 2009 e 2010, da parte dello Stato ai comuni è in pesantissimo ritardo;
infatti, in particolare, non è stata ancora effettuata per tantissimi comuni l'erogazione dei saldi dei contributi di parte corrente, concernenti gli anni 2008, 2009 e 2010;
questo incredibile ed ingiustificato ritardo ha determinato una situazione gravissima e non più sostenibile per un gran numero di comuni, che sono stati costretti a ricorrere sistematicamente ad onerose anticipazioni di tesoreria, con forti effetti pregiudizievoli e negativi sulla loro condizione economica e finanziaria e sui loro assetti contabili e di bilancio;
a tutt'oggi, in virtù delle incertezze applicative connesse al federalismo fiscale municipale non vi è ancora alcuna certezza

circa l'an ed il quando della erogazione di tali somme -:
quando il Governo, senza ulteriori ingiustificati ritardi e rinvii, erogherà i trasferimenti erariali ancora dovuti a tantissimi comuni, per gli anni 2008, 2009 e 2010, soprattutto per quanto riguarda i saldi dei contributi di parte corrente, ponendo così fine ad una situazione pesantissima, così onerosa e non più sostenibile per le condizioni economico-finanziarie dei comuni e per il corretto ed ordinario funzionamento della loro vita e delle loro attività, con gravissimo pregiudizio per le comunità ed i cittadini.
(5-05148)

BITONCI e POLLEDRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in base all'accordo Italia Svizzera del 1974 una parte del prelievo fiscale sui salari dei cittadini italiani che lavorano in Svizzera, nella misura del 60 per cento, viene ristornata al Governo italiano che a sua volta deve destinarli agli enti locali (comuni e province) in cui i lavoratori frontalieri risiedono, in ragione dei servizi e delle infrastrutture che gli enti garantiscono ai residenti;
negli ultimi tempi, a seguito di alcune scelte del nostro Governo legate alle procedure del cosiddetto «scudo fiscale», al mantenimento della Svizzera nella cosiddetta «black list» e alle difficoltà nella rinegoziazione del trattato sulla doppia imposizione, si sono create tensioni tra i due Paesi che non sono al momento state ancora affrontate in maniera efficace;
in questo clima da ultimo il Canton Ticino, il principale cantone svizzero per quel che riguarda il numero di frontalieri italiani impiegati e di conseguenza il più alto ammontare di ristorni ha congelato la metà delle somme dovute all'Italia;
il flusso finanziario verso gli enti locali di confine è veramente essenziale per il loro equilibrio economico ed il loro venir meno creerebbe non pochi problemi sia per i bilanci sia per la garanzia dell'erogazione dei servizi;
poiché la devoluzione delle somme ristornate dal Ministero dell'economia e delle finanze agli enti locali di confine avviene con ritardo (superiore ai due anni) rispetto al versamento dei ristorni da parte della Svizzera, sarebbe utile conoscere l'ammontare complessivo di tali ristorni e le modalità esatte di calcolo e ripartizione tra gli enti aventi diritto, anche al fine di poter assumere le posizioni politiche più opportune al fine di superare il contenzioso con la controparte elvetica -:
quale sia l'ammontare esatto delle cifre, relative all'anno 2008, ristornate dalla Svizzera nel 2009 e quante di tali risorse sono state devolute agli enti locali di confine suddivisi per regione di appartenenza.
(5-05149)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ROMELE, PAROLI, MOLGORA, GREGORIO FONTANA, GARAGNANI, BIASOTTI, CAPARINI, BECCALOSSI, ABELLI e MARIO PEPE (Misto-R-A). - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 25, comma 7, della legge 28 dicembre 2001 n. 448 (legge finanziaria per il 2002) ha istituito il fondo per la tutela e lo sviluppo economico sociale delle isole minori, successivamente trasferito dal comma 42 dell'articolo 23 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, alla Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per gli affari regionali, con una dotazione finanziaria pari a 20 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008 e ripartito sulla base dei criteri stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o ottobre 2010 pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'11 marzo 2011;
al suddetto fondo possono accedere soltanto i comuni delle isole minori elencate nella tabella A allegata alla legge

n. 488 del 2001, da cui restano inspiegabilmente escluse le isole minori lacuali, probabilmente sul presupposto che le poche esistenti appartengano, dal punto di vista amministrativo, a territori comunali aventi sede sulla terraferma;
nel caso specifico Monte Isola è un'isola monocomune situata sul lago d'Iseo, in provincia di Brescia, con una superficie di 4 chilometri ed una popolazione di 1.800 abitanti circa;
il comune di Monte Isola, per lo sviluppo socio-economico della propria collettività, incontra le stesse problematiche e gli stessi bisogni delle isole minori marine, per cui diventa incomprensibile ed ingiusta la sua esclusione dall'accesso al fondo succitato -:
se il Ministro non ritenga indispensabile ed urgente assumere le iniziative di competenza volte ad assicurare, per ragioni di equità, l'inserimento del comune di Monte Isola nell'elenco contenuto nella tabella a) allegata alla legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria 2002), estendendo anche ad esso i medesimi benefici previsti per le isole minori marine.
(5-05145)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con una nota ai parlamentari, la Federazione indipendente lavoratori pubblici con sede in Roma, Piazzale Pastore, 6 solleva il problema concernente la norma del decreto-legge n. 98 del 2011 - qualificata ad personam - che riconosce all'ex direttore generale dell'ex Ispesl il mantenimento di una funzione che non servirebbe sostanzialmente a nulla se non ad ostacolare l'integrazione dei due enti (Inail e Ispesl);
l'organizzazione sindacale denuncia che questa posizione costerebbe 230.000 euro alla pubblica amministrazione, sollecitando interventi -:
quale sia effettivamente la situazione, se quanto sottolineato dalla FILP sia confermato e - in questo caso - quali iniziative si intendano intraprendere in merito.
(4-12763)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 3 luglio 2011 la stampa locale di Parma ha riportato la notizia del suicidio di un agente di polizia penitenziaria in servizio da sedici anni presso l'istituto penitenziario cittadino di via Burla;
il suicidio dell'agente, ancorché determinato da una pluralità di circostanze anche di natura famigliare, ha richiamato l'attenzione della stampa e dei sindacati di categoria sull'enorme pressione lavorativa e sullo stress correlato alle responsabilità connesse al ruolo di agente penitenziario;
le carceri dell'Emilia-Romagna sono al secondo posto in Italia per tasso di sovraffollamento: i detenuti in regione sono, infatti, 4.373 a fronte di una capienza regolamentare di 2.394, con un indice di sovraffollamento pari al 182,5 per cento superiore al dato medio nazionale pari al 150,95 per cento;
oltre al forte sovraffollamento e alla cronica carenza del personale effettivamente in servizio, in particolare, i sindacati lamentano la mancata attivazione dei centri d'ascolto e supporto psicologico promessi nel 2008 dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e mai attivati, come pure la non assunzione dei 50

psicologi vincitori di concorso mai assunti per carenza di risorse -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della tragica morte dell'agente di polizia penitenziaria che prestava servizio nell'istituto penitenziario di Parma e delle cause che hanno determinato l'estremo gesto;
se il Ministro sia conoscenza del forte sovraffollamento delle carceri dell'Emilia-Romagna e quali urgenti iniziative intenda porre in essere per farvi fronte;
in particolare, quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di sostenere concretamente, anche dal punto di vista psicologico, gli agenti di polizia penitenziaria impegnati nella gravosa attività di sorveglianza nelle strutture carcerarie del nostro Paese.
(5-05140)

Interrogazioni a risposta scritta:

LOVELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Alessandria ha trasmesso al Ministero della giustizia, ad altri interlocutori istituzionali e ai parlamentari del territorio un documento approvato in data 11 giugno 2011 col quale si mettono in evidenza le condizioni di particolare criticità riguardanti il tribunale di Alessandria e la sezione distaccata del tribunale di Novi Ligure;
in particolare la situazione risulta deteriorata sia per quanto riguarda l'organico dei magistrati del ruolo civile, sia per quanto riguarda il personale amministrativo della cancelleria civile del tribunale e delle cancellerie degli uffici del giudice di pace;
per tale motivo è stato dichiarato lo stato di agitazione della categoria degli avvocati con la richiesta inoltrata al Parlamento, al Ministro della giustizia, al Consiglio superiore della magistratura affinché vengano assunte le iniziative necessarie per sanare la situazione denunciata -:
se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa riguardante il tribunale di Alessandria e la sezione staccata del tribunale di Novi Ligure e quali iniziative di competenza intenda assumere per far fronte alle criticità denunciate.
(4-12749)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
una ricerca della Uil Pa Penitenziaria, relativamente ai dati del primo semestre del 2011, fa emergere una situazione davvero preoccupante rispetto al sovraffollamento degli istituti penitenziari in Calabria;
sono 3.056 i detenuti, dei quali 3.004 uomini e 52 donne, che si trovano nelle carceri calabresi, a fronte di 1.791 posti attualmente disponibili;
l'Istituto penitenziario con il più alto indice di affollamento (anche a livello nazionale) continua ad essere Lamezia Terme (186,7 per cento), seguito da Castrovillari (119,1 per cento) e Locri (112 per cento);
a fronte di tale situazione vanno segnalati un suicidio in cella (Castrovillari) e 12 tentati suicidi; 182 detenuti hanno attuato proteste soggettive e ci sono state anche 21 proteste collettive;
si sono, altresì, registrate 6 aggressioni ai danni di poliziotti penitenziari; nei giorni scorsi 5 agenti della Polizia penitenziaria sono stati aggrediti e feriti da un detenuto straniero nel carcere di Rossano; il 14 luglio 2011 è stata individuata e bloccata a Lamezia Terme una lettera minatoria imbottita con proiettili, indirizzata al delegato regionale UGL della Polizia penitenziaria, Carlo D'Angelo, attualmente in servizio nel carcere di Cosenza;
difficoltà del personale della Polizia penitenziaria operante in Calabria sono

state denunziate a più riprese dalle varie sigle sindacali, in particolare dall'UGL;
gli organi del personale della Polizia penitenziaria, pur essendo completi non risultano adeguati alla necessità che lo vedono impegnato non solo all'interno delle strutture carcerarie, ma anche per le varie traduzioni ed a volte l'impossibilità di attuarle fa slittare i processi giudiziari;
le misure introdotte dal piano carceri risultano decisamente inefficaci -:
se non ritenga necessario ed urgente attuare un piano straordinario per le carceri, con l'assunzione di un adeguato numero di agenti di Polizia penitenziaria;
se non pensa di dover revisionare il regolamento del Corpo di Polizia penitenziaria e delle norme ordinamentali che regolano disciplina e mobilità nazionale;
se non ritenga, altresì, di dover procedere ad un adeguamento strutturale e strumentale di risorse e materiali tecnologici per ottimizzare l'espletamento di traduzioni e vigilanza dei penitenziari;
quali siano gli effettivi interventi per garantire il completamento delle nuove costruzioni di edifici penitenziari in Calabria;
quali siano gli interventi di recupero per le strutture carcerarie in Calabria, costruite per tali scopi, ma di fatto abbandonate.
(4-12753)

MUNERATO, BITONCI, LANZARIN, BRAGANTINI, DAL LAGO, LUCIANO DUSSIN, FORCOLIN, GUIDO DUSSIN, CALLEGARI, MONTAGNOLI, NEGRO e DOZZO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra l'otto ed il nove maggio del 1997, in concomitanza con le ricorrenze per il duecentesimo anniversario della caduta della Serenissima Repubblica, un gruppo composto da otto persone, successivamente denominati «Serenissimi», con l'ausilio di un camper e di un mezzo assemblato artigianalmente, occupò simbolicamente e per qualche ora il campanile di San Marco di Venezia;
i mezzi utilizzati dal gruppo e le modalità con cui questo si svolse furono del tutto pacifici, tanto che il gruppo, nel corso della sua operazione, non dimostrò mai alcuna intenzione sovversiva né alcuna volontà di compiere atti a offendere cose o persone, tanto meno in un luogo ai veneti tanto caro quale piazza San Marco;
l'intento del gruppo, dichiarato a vario modo fin dai giorni che precedettero il gesto e mai negato nemmeno durante le operazioni che portarono lo stesso fino al campanile di San Marco, era quello di informare il mondo mediatico sul forte desiderio di autonomia che il Veneto e veneti, allora come oggi, reclamano, e che rappresenta senza dubbio alcuno un comune pensiero tra gli abitanti della regione, allorché nelle settimane immediatamente successive al gesto la grande maggioranza dei veneti espresse un'ampia solidarietà ai componenti del gruppo, anche alla luce del processo che essi dovettero subire;
i processi giudiziari che seguirono al gesto iniziarono nei giorni immediatamente successivi, e con grande stupore di molti personaggi e della stampa stessa, i componenti del gruppo furono accusati di svariati crimini tra cui quelli di associazione sovversiva, banda armata e terrorismo arrivando a paragonare gli autori del gesto ai terroristi dell'Italia degli anni Sessanta e Settanta, dimenticando gli assassini da questi eseguiti e il fatto che molti di questi sono oggi in assoluta libertà;
i processi si svolsero in tempi estremamente rapidi, tanto da far dubitare della ben nota lentezza della giustizia italiana, e portarono a severe condanne per tutti gli indagati: Antonio Barison fu condannato a sei anni di detenzione, Gilberto Buson, Flavio Contin e Fausto Faccia ad altrettanti sei anni, Cristian Contin a 4 anni e 9 mesi, così come Luca Peroni, Andrea Viviani e Moreno Menini, Luigi

Faccia a 5 anni e 3 mesi, condannato per associazione sovversiva nonostante non avesse partecipato all'atto, e Giuseppe Segato, studioso e cultore di storia veneta, che, nonostante non avesse partecipato direttamente, per il solo fatto di essere stato il presunto ideologo dei Serenissimi, fu condannato ad una pena detentiva di tre anni e sette mesi;
nonostante gli oltre cinquant'anni di detenzione che i componenti scontarono in maniera esemplare, per tre persone del gruppo le vicende processuali sono proseguite per molti anni in ragione del fatto che la pubblica accusa rimproverava a codesti appartenenti al gruppo anche lo scopo eversivo dell'azione effettuata;
in primo grado, nel marzo del 2007, dopo dieci anni di processi, la corte di assise di Padova, formata da una giuria in gran parte popolare, si pronunciò per l'assoluzione degli imputati, allorché il reato di banda armata e l'accusa di sovversione non potevano essere imputati ad un gruppo di persone che aveva palesemente manifestato il carattere dimostrativo e pacifico dell'azione;
il 9 giugno del 2008 la procura della corte d'appello di Venezia presentò un ricorso contro l'assoluzione decretata dalla corte d'assise di Padova nel marzo dell'anno precedente e nei giorni scorsi la sesta sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza 26151 ha respinto tale ricorso, in quanto l'organizzazione era strutturalmente non idonea al perseguimento dello scopo eversivo, data l'assoluta carenza di disponibilità strumentali;
i tre componenti del gruppo giudicati innocenti, hanno dovuto subire per oltre quattordici anni una serie interminabile di processi ed udienze, sostenendo dei costi economici e subendo dei danni legati alla loro attività professionale e famigliare faticosamente calcolabili - :
se non ritenga di assumere iniziative di carattere normativo allo scopo di garantire un congruo risarcimento per i danni morali ed economici derivanti da vicende processuali come quella di cui in premessa che si è dipanata per quattordici anni prima di pervenire a una pronuncia definitiva.
(4-12767)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i trasporti ferroviari in Calabria continuano a presentare evidenti carenze di carattere funzionale ed organizzativo che si traducono in molteplici disagi che naturalmente gravano sui passeggeri;
le cronache giornalistiche riportano quasi quotidianamente notizie di disservizi che riguardano sia i treni a lunga percorrenza da e per la Calabria sia quelli a carattere esclusivamente regionale e che si sono tradotti non solo in ritardi sui tempi di percorrenza ma anche e soprattutto in guasti di natura tecnica a volte molto gravi, nell'impossibilità di usufruire dei servizi di bordo, nella mancanza di igiene e pulizia;
l'ultimo caso riguarda il treno 9372 Frecciargento per Roma che dovrebbe essere la punta di diamante della società Trenitalia per il trasporto ferroviario veloce dalla Calabria verso Nord del Paese e che nella giornata del 19 luglio 2011 ha viaggiato in condizioni igieniche disastrose, con gli scompartimenti ed i servizi di bordo sporchi a causa di uno sciopero indetto dagli operai della società che ha la gestione di questi servizi per conto della società ferroviaria;
situazioni identiche si sono registrate anche su altre tipologie di treni ed hanno riguardato il trasporto pendolare soprattutto in un periodo in cui i collegamenti dovrebbero essere più efficienti al fine di

permettere ai turisti o ai semplici viaggiatori di poter usufruire di trasporti dignitosi e decorosi;
è sempre più evidente, a giudizio dell'interrogante, che le politiche di Trenitalia penalizzano la Calabria traducendosi nell'utilizzo di materiale rotabile non efficiente, in disservizi di natura igienica, in ritardi nei tempi di percorrenza -:
quali iniziative il Ministro intenda porre in essere per far sì che Trenitalia assicuri un'inversione di tendenza nei confronti della Calabria, al fine di evitare penalizzazioni e mortificazioni che non sarebbero più tollerabili.
(4-12758)

DI PIETRO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 36 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, reca un'articolata disciplina volta a ridefinire l'assetto delle funzioni e delle competenze in materia di gestione della rete stradale e autostradale di interesse nazionale, per un verso, attraverso l'istituzione, a decorrere dal 1° gennaio 2012, dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali presso il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti (MIT) e, per l'altro, mediante la trasformazione di ANAS s.p.a. in società in house del Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) e del Ministero dell'infrastrutture e dei trasporti;
in particolare, il predetto articolo 36, al comma 5, prevede il trasferimento all'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali le competenze già attribuite all'ispettorato di vigilanza sulle concessionarie autostradali e ad altri uffici di Anas s.p.a. ovvero ad uffici di amministrazioni dello Stato, i quali sono conseguentemente soppressi a decorrere dal 1° gennaio 2012. Inoltre, l'articolo 36 detta disposizioni per il trasferimento delle risorse umane e per l'applicazione del trattamento economico, prevedendo espressamente che il personale degli uffici soppressi con rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, in servizio al momento dell'entrata in vigore del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, venga trasferito all'Agenzia, per formarne il relativo ruolo organico;
gli effetti derivanti dall'applicazione di tale norma riguarderanno, in buona sostanza, per quanto attiene agli aspetti relativi al trasferimento delle risorse umane, il personale assunto con contratti di lavoro a tempo indeterminato presso l'ispettorato vigilanza concessioni autostradali ANAS e non anche quello assunto con tipologie di contratto differenti da quello a tempo indeterminato, corrispondenti al 30 per cento del totale del personale sino ad oggi presente nell'organico dell'ispettorato stesso;
si tratta in particolare, di 40 persone, laureate e specializzate, che svolgono ormai da diversi anni specifiche mansioni con professionalità ed hanno maturato una competenza di settore nel corso del rapporto di lavoro instaurato con l'ispettorato;
l'esclusione del personale precario da una definitiva stabilizzazione contrattuale, pregiudicherebbe la continuità dell'esercizio delle attività di vigilanza e di controllo garantite dall'ispettorato sia nella fase della costituzione dell'Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali, sia nella fase della sua ordinaria operatività, nonché per l'esercizio delle funzioni ispettive straordinarie svolte sulla rete autostradale anche in occasione di eventi emergenziali, quali l'esodo estivo, le eccezionali precipitazioni nevose, le calamità naturali e altro;
la stabilizzazione contrattuale del personale precario dell'ispettorato vigilanza concessioni autostradali ANAS non comporterebbe in alcun modo un aggravio di costi a carico del bilancio dello Stato essendo la relativa copertura finanziaria già individuata nell'ambito delle riserve di

cui all'articolo 1, comma 1020, della legge n. 296 del 2006 che recita espressamente che «A decorrere dal 1° gennaio 2007 la misura del canone annuo di cui all'articolo 10, comma 3, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, è fissata nel 2,4 per cento dei proventi netti dei pedaggi di competenza dei concessionari. Il 42 per cento del predetto canone è corrisposto direttamente ad ANAS Spa che provvede a darne distinta evidenza nel piano economico-finanziario di cui al comma 1018 e che lo destina prioritariamente alle sue attività di vigilanza e controllo sui predetti concessionari fino alla concorrenza dei relativi costi, ivi compresa la corresponsione di contributi alle concessionarie, secondo direttive impartite dal Ministro delle infrastrutture, volte anche al conseguimento della loro maggiore efficienza ed efficacia. Il Ministero delle infrastrutture provvede, nei limiti degli ordinari stanziamenti di bilancio, all'esercizio delle sue funzioni di indirizzo, controllo e vigilanza tecnica ed operativa nei riguardi di ANAS Spa, nonché dei concessionari autostradali, anche attraverso misure organizzative analoghe a quelle previste dall'articolo 163, comma 3, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163; all'alinea del medesimo comma 3 dell'articolo 163, le parole: ", ove non vi siano specifiche professionalità interne," sono soppresse. Le convenzioni eccessive alle concessioni in essere tra ANAS Spa ed i suoi concessionari sono corrispondentemente modificate al fine di assicurare l'attuazione delle disposizioni del presente comma»;
al contrario, la definitiva estinzione del rapporto contrattuale del personale precario dell'ispettorato vigilanza concessioni autostradali ANAS inciderebbe inevitabilmente sulle risorse pubbliche sia in termini di sostegno al reddito di tutti i soggetti che rimarrebbero inoccupati, sia in termini di contenzioso che potrebbe derivarne -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, alla luce di quanto descritto in premessa, al fine di risolvere l'annosa questione del personale precario presente nell'organico dell'ispettorato vigilanza concessioni autostradali - ANAS, personale che, a decorrere dal 1o gennaio 2012, stando a quanto previsto attualmente dalla normativa, rischia di trovarsi nella condizione di non poter essere mai più stabilizzato, nonostante la profusione di anni di lavoro - svolto per altro con particolari caratteristiche professionali - presso un organismo sino ad oggi istituzionalmente deputato a garantire un adeguato presidio ai fini del corretto adempimento degli obblighi convenzionali da parte delle società concessionarie autostradali per la tutela dell'interesse pubblico.
(4-12759)

DE MICHELI e MIGLIAVACCA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la TNT, una della aziende leader nel mondo per la logistica e i trasporti, ha aperto nel 2006 il centro di smistamento di Piacenza, concepito come un hub tecnologicamente all'avanguardia per garantire operatività e continuità al network distributivo su tutto il territorio di fronte a volumi di traffico crescenti;
con circa 400 addetti e una capacità di smistamento pari a 205.000 colli al giorno e 51 milioni di colli all'anno, il centro di Piacenza è il più grande impianto del settore in Italia e uno dei più grandi in Europa;
attualmente, la gran parte del personale impiegato per lo smistamento proviene ed è gestito dalle cooperative Stella e Vega, appartenenti al gruppo Gesco, alle quali è appaltato il servizio di facchinaggio da parte della TNT;
si tratta di circa 350 lavoratori, per la maggior parte stranieri provenienti dal Nord Africa, soci delle citate cooperative o assunti a tempo indeterminato e che da contratto avrebbero diritto a lavorare 168 ore al mese;

da notizie di stampa si è appreso che in realtà questi lavoratori vengono impiegati su chiamata: costretti a presentarsi quotidianamente davanti all'impianto, solo una parte di essi viene impiegata, a seconda delle esigenze per altro con turni lunghi anche 16 ore;
ogni giorno circa il 40 per cento dei lavoratori, dopo ore di estenuanti attese ai cancelli, non viene nemmeno fatto entrare al lavoro;
conseguentemente, i lavoratori che risultano impiegati per molte meno ore rispetto a quanto previsto dai contratti ricevono stipendi assai inferiori, senza la tredicesima e la quattordicesima, e con gli straordinari pagati come rimborso spese;
numerosi lavoratori hanno anche denunciato di aver subito, in seguito a protesta, la minaccia di licenziamento, che per molti significa la perdita del permesso di soggiorno;
il 9 luglio è esplosa la protesta contro le cooperative e la TNT: i lavoratori hanno bloccato i cancelli dell'impianto, impedendo l'entrata e l'uscita dei tir e paralizzando le attività di trasporto;
la protesta si è quindi trasformata in un presidio permanente, con nuove interruzioni dei servizi della TNT e attimi di tensione in seguito alla serrata messa in atto dalle cooperative nei confronti dei protestanti;
nella giornata del 18 luglio 2011, in seguito al coinvolgimento di vari rappresentanti dei sindacati e all'intervento delle istituzioni locali, la prefettura di Piacenza, in accordo con la questura, dimostrando grande sensibilità istituzionale, ha convocato un tavolo per esperire un tentativo di conciliazione tra le parti, che ha dato ad oggi risultati, seppur parziali;
per venerdì 22 luglio è previsto un ulteriore tavolo di confronto alla presenza del Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti Bartolomeo Giachino -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda in corso;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di assicurare ai lavoratori impiegati presso la TNT condizioni di lavoro eque e dignitose e, in particolare, al fine di garantire l'applicazione del contratto nazionale di lavoro;
quali ulteriori urgenti iniziative si intendano intraprendere al fine di una tempestiva soluzione della questione in corso, la quale comporta il blocco di servizi fondamentali con gravissimi danni economici per aziende e privati.
(4-12762)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VICO, SERVODIO, GINEFRA, BELLANOVA, CAPANO, CONCIA, BORDO e GRASSI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il flusso dei profughi richiedenti asilo in Italia e provenienti dal Nord Africa (Africa sub-sahariana, Bangladesh, Sri Lanka) continua ad essere costante. Tale condizione ha spinto il Governo, in svariati momenti distintivi dell'esodo, a gestire tale condizione, spostando di volta in volta l'acme dell'«emergenza» da un punto all'altra del Paese;
il fenomeno ampiamente annunciato, a rigor di logica avrebbe dovuto spingere il Governo a redigere ed attuare un piano immigrazione basato su prescrizioni che avessero i connotati di sicurezza, efficienza ed accoglienza;
la condizione del campo-profughi di Manduria, in cui si è riversata gran parte dell'emergenza di Lampedusa ma secondo gli interroganti non altrettanta attenzione da parte del Presidente del Consiglio, è ad oggi la rappresentazione plastica della confusione che, a giudizio degli interroganti, regna a livello centrale, ma anche dell'assoluta mancanza di attenzione di

questo Governo e dei suoi Ministri, nei confronti di un territorio che come Lampedusa ha pagato in termini turistici il danno d'immagine subito dalla sua splendida costa e che da tempo aveva tentato di interloquire con Esecutivo e protezione civile proponendo soluzioni alternative;
il concetto di accoglienza e ospitalità appartiene alla Puglia ed è punto di merito di un territorio che da sempre ha saputo far fronte a varie ondate migratorie; per tale ragione gli interroganti avevano proposto in reiterati interventi personali e del PD Puglia (visita al campo il 28 marzo 2011, documento del primo firmatario del presente atto del 31 marzo 2011 e documento del PD Puglia del 2 aprile 2011) la soluzione dell'ex base USAF di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi;
tale proposta formulata anche dal presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, consentirebbe di chiudere definitivamente il campo di Manduria, assolutamente non idoneo in termini di comfort e sicurezza e dove attualmente si registra a partire dalle prime ore del mattino una temperatura all'interno delle tende che varia dai 36 ai 38 gradi;
attualmente il campo ospita ancora numerosi profughi e tra questi donne e bambini e il comune e la provincia di Brindisi, proprio nell'ottica di quel postulato di accoglienza che è proprio di questo territorio si sono resi sin d'ora disponibili a discutere la soluzione di una «casa del volontariato» in quella che fu la base dell'aviazione americana di San Vito dei Normanni -:
se il Ministro intenda assumere tutte le iniziative necessarie per sottrarre tale condizione alla logica dell'emergenza che già altri danni ha prodotto all'interno dell'istituzione della Protezione civile italiana, e se intenda a tal proposito provvedere con celerità alla chiusura definitiva del campo di Manduria e alla sistemazione dell'area di San Vito dei Normanni per restituire decoro e dignità alla condizione dei suddetti immigrati.
(5-05139)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle ripetute minacce all'ordine pubblico nella città di Bologna, quotidianamente poste in essere da minoranze estremiste no global (come l'episodio di violenza nei confronti di alcuni consiglieri comunali di qualche giorno fa e, non ultimo quello dei volantini islamici trovati in un luogo di vendita gestito da musulmani);
si sottolinea il clima di permanente ideologizzazione con ripercussioni sulla convivenza civile della città, anche per effetto di una sinistra extraparlamentare collegata per certi aspetti politici con la maggioranza di Palazzo d'Accursio e non troppo sollecita a prendere nettamente le distanze da certi atti di intolleranza;
si dà conto che non si può fare di ogni erba un fascio, ma è indubbio che un certo estremismo di marca islamica può trovare un clima compiacente in settori della sinistra estrema da sempre presenti a Bologna;
probabilmente i militari che il sindaco di Milano non vuole per la sua città, sarebbero utili nella città di Bologna stante il clima di cui sopra, particolarmente in previsione delle celebrazioni per il 2 agosto 1980, per le quali sarebbe opportuno che il Governo si impegni a «differenziarsi» dalle interpretazioni strumentali di comodo, che hanno sin qui caratterizzato la suddetta ricorrenza fornendo utili informazioni sulle piste percorse da terroristi di varia matrice individuati da organi di stampa e da fonti autorevoli dei servizi segreti medesimi -:
se il Governo intenda fornire dettagliate informazioni sulla situazione dell'ordine pubblico nella città di Bologna con particolare riferimento alla prossima scadenza del 2 agosto 2011, scadenza per la quale si sollecita il Governo medesimo a

fornire, sulla base delle notizie in suo possesso, una interpretazione il più possibile aderente ai fatti, per come sono realmente accaduti, senza compiacere la «vulgata comune», proprio per il rispetto dovuto alle vittime.
(5-05144)

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli abitanti di piazza 80o Fanteria e delle vie limitrofe, della città di Mantova, hanno denunciato pubblicamente lo stato di degrado e di abbandono nel quale versa il loro quartiere, ormai preda di gruppi di delinquenti che lo rendono insicuro;
commercianti e residenti di questo quartiere reclamano sicurezza e maggiori interventi dell'amministrazione comunale, che non sembra in grado di efficaci iniziative al riguardo;
considerando che questa zona della città di Mantova è in pieno centro storico, appare tanto più evidente l'assenza delle istituzioni ed è inaccettabile ridurre famiglie e commercianti ad una tale situazione di insicurezza che sfocia nella paura per lo svolgimento delle normali attività quotidiane;
per le ragioni sopra esposte, urge un intervento deciso delle istituzioni tale da riportare nel quartiere la giusta tranquillità -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza per l'installazione e la gestione di telecamere da posizionare in zone specifiche del quartiere; se si intendano assumere iniziative per eliminare dai vincoli del patto di stabilità le spese relative alla sicurezza per far fronte a situazioni come quella del comune di Mantova e se intenda incrementare il numero di personale e di mezzi per potenziare l'azione delle forze dell'ordine nella lotta alla criminalità.
(5-05146)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 15 luglio 2011, nell'ambito dell'operazione denominata «Testa di Serpente», il comando regionale Veneto della Guardia di finanza - con il coordinamento della procura della Repubblica di Padova - ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone (due di nazionalità cinese, una italiana), ritenute al vertice di un'organizzazione criminale implicata nei reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, associazione a delinquere finalizzata alle frodi fiscali, sfruttamento di false certificazioni professionali e truffa ai danni dello Stato;
nel corso dell'operazione il personale della Guardia di finanza del Veneto ha eseguito controlli in circa 1.100 tra imprese e ditte individuali riconducibili a uomini d'affari di nazionalità cinese distribuite sull'intero territorio nazionale. L'operazione ha visto impegnati oltre 1.800 militari delle Fiamme gialle appartenenti a 67 differenti reparti, impiegati su circa 700 obiettivi;
l'epicentro delle indagini è stato individuato in un gruppo societario con sede a Padova, gestito da cittadini cinesi, attraverso cui venivano poste in essere procedure fraudolente per consentire ai connazionali di ottenere indebitamente permessi di soggiorno, false abilitazioni professionali per la somministrazione di alimenti e bevande e libretti formativi contraffatti. In particolare, i soci del gruppo societario facevano figurare come colf o badanti numerosi migranti asiatici desiderosi di ottenere il permesso di soggiorno;
il successo dell'operazione «Testa di Serpente» si deve alla professionalità e all'efficienza del comando regionale Veneto e del comando provinciale di Padova della Guardia di finanza, supportati dal servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata del Corpo di polizia

tributaria per quanto concerne l'analisi operativa e la strumentazione in grado di rilevare gli indici di incoerenza patrimoniale degli indagati. L'interrogante esprime, altresì, apprezzamento per tale risultato anche dal punto di vista dell'immagine del Corpo e della relativa percezione da parte dei cittadini, alla luce delle polemiche che hanno recentemente interessato i vertici delle Fiamme gialle;
l'operazione fin qui descritta si inserisce nel percorso di collaborazione avviato a Padova tra il comando provinciale della Guardia di finanza, la prefettura, le organizzazioni delle categorie economiche e l'amministrazione comunale - definito da un protocollo di intesa sulla lotta alla contraffazione recentemente stipulato al fine di adottare, congiuntamente, un monitoraggio costante su tutte le attività di stoccaggio e importazione di prodotti provenienti dalla Repubblica popolare cinese - divenuto un modello per analoghe sinergie tra enti locali e comandi provinciali del Corpo sul territorio nazionale;
il buon esito dell'operazione «Testa di Serpente» è solo l'ultima di una lunga serie di indagini condotte dal comando provinciale della Guardia di finanza di Padova che hanno portato, nei primi mesi del 2011, alla scoperta di 37 milioni di euro di iva elusa all'erario, all'identificazione di 29 evasori totali, all'arresto di 5 persone e alla denuncia di altre 29 per traffico di stupefacenti -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
in che modo si intendano porre in essere concrete misure per assicurare l'attuale livello di efficienza dei reparti della Guardia di finanza che operano in Veneto, e in particolare a Padova, garantendo un adeguato apporto di risorse, uomini e mezzi al Corpo di polizia tributaria nella regione;
quali iniziative di competenza i Ministri intendano porre in essere per garantire le attività di prevenzione e contrasto alla contraffazione, all'evasione fiscale, all'immigrazione clandestina, alle frodi fiscali e alle truffe ai danni dello Stato in Veneto e in particolare a Padova.
(4-12747)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi lungo il Po, in particolare modo nel tratto in cui il fiume attraversa il territorio della provincia di Piacenza, si sono verificati numerosi furti di imbarcazioni o loro parti (soprattutto i motori);
detti atti illeciti, oltre ai privati, hanno danneggiato anche associazioni ed enti impegnati nella promozione turistica (alla motonave «Calpurnia» utilizzata da Piacenza Turismi sono stati asportati e/o danneggiati in più occasioni, i motori);
oltre ai furti di cui sopra, nell'area in questione, si rilevano numerosi casi di campeggio abusivo e di pesca non consentita, soprattutto del pesce siluro, destinato all'esportazione illegale;
il protrarsi di detta situazione è stato evidenziato al prefetto di Piacenza, in un incontro tenutosi lo scorso 30 giugno 2011, dai sindaci dei comuni rivieraschi di Calendasco, Caorso, Castelvetro, Castel San Giovanni, Monticelli, Sarmato, Rottofreno e Villanova, ottenendo l'avvio di una fase di coordinamento delle forze dell'ordine volta a moltiplicare i controlli sull'area lungo il Po;
il compimento di analoghi fatti illeciti si registra anche nelle province di Cremona, Parma e Reggio Emilia -:
se e quali urgenti ulteriori iniziative di competenza rispetto a quelle già meritoriamente attivate dalla prefettura di Piacenza si intendano porre in essere;
se sia stata opportunamente valutata l'entità del fenomeno della pesca abusiva

del siluro, quali verifiche siano state compiute per appurare se l'attività illecita sia imputabile alla malavita organizzata e quali efficaci iniziative di contrasto si intendano attuare.
(4-12748)

GHIGLIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per l'apertura del cantiere di Chiomonte, prima fase dei lavori per la Torino-Lione per cui l'Unione europea ha previsto lo stanziamento di 670 milioni, si è valutato saranno necessari, ogni giorno, circa 100 agenti delle forze dell'ordine - per un totale di un migliaio di uomini da tutta Italia - per far fronte alle centinaia di contestatori che, secondo precise dichiarazioni rilasciate dai leader No Tav, faranno di tutto per impedire l'avvio dei cantieri della Torino-Lione, come già avvenuto nella violenta sassaiola di Chiomonte, ad opera di circa 200 No Tav, lo scorso 23 maggio;
l'impegno di vigilanza e tutela del territorio, a garanzia dell'avvio dei lavori a cui sono chiamati i rappresentanti delle forze dell'ordine in Val Susa è fondamentale per garantire l'avvio dei lavori, la sicurezza degli operai impiegati nel cantiere cosi come dei residenti della Valle in quanto, se il cantiere non sarà avviato entro tale data, l'Italia perderà i finanziamenti europei per la realizzazione della Tav, opera di vitale importanza affinché l'Italia intera rimanga centrale e non marginale nel contesto europeo;
in occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali, nel 2005 era stato istituito un Fondo speciale (decreto-legge del 25 luglio 2005, n. 144, articolo 18-ter), al fine di implementare le misure di sicurezza dei siti olimpici -:
se intenda assumere le opportune iniziative per un apposito capitolo di spesa, un «Fondo speciale», in grado di garantire agli uomini delle forze dell'ordine il doveroso riconoscimento e la retribuzione degli straordinari per il lavoro svolto a garanzia dell'ordine pubblico e dello svolgimento dei lavori necessari per lo svolgimento dei cantieri in Val Susa;
se intenda garantire il pagamento degli stessi in tempi certi, considerato anche che le forze dell'ordine saranno impegnate in situazioni di forti e violente contestazioni (come già avvenuto nella grave sassaiola del 23 maggio 2011, nell'inaudito violento assedio del 27 giugno, nell'attacco - definito dal Ministro stesso «di stampo terroristico» - del 3 luglio che ha causato oltre 200 feriti tra gli agenti, nella contestazione del 10 luglio con il taglio delle recinzioni e nel tentativo - vanificato dalle forze dell'ordine - di occupare il cantiere, cosi come nei ripetuti episodi di contestazione anti Tav avvenuti negli ultimi anni) ad opera di No Tav e antagonisti dei centri sociali torinesi, pronti a tutto pur di fermare l'avvio dei lavori e bloccare la realizzazione della Torino-Lione.
(4-12752)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
per lo smaltimento di documenti o cose, occorre fare una denuncia alle forze dell'ordine. Sovente, la denuncia riguarda, oltre a documenti di riconoscimento (passaporto, tessere ministeriali o patenti di guida), anche bancomat o assegni. La procedura amministrativa comporta un utilizzo di materiale per la preparazione del fascicolo amministrativo (stampati predisposti, carta, toner, e altro) e ha un costo che incide in maniera rilevante sul bilancio dell'istituzione;
se occorre trasmettere all'amministrazione centrale o ad altre amministrazioni, documenti contenenti una richiesta di duplicati, la trasmissione va effettuata tramite raccomandata, con costo a carico degli uffici;
tenuto conto del fabbisogno dello Stato e del tentativo compiuto tramite la manovra finanziaria, di arginare tutte le spese incidenti sulla pubblica amministrazione, con il fine di responsabilizzare i cittadini

che usufruiscono di questi servizi, ad avviso dell'interrogante, sarebbe opportuno prevedere il versamento di una somma forfetaria, per esempio di 5 euro, per l'approntamento di ciascuna di queste domande di smarrimento, da versare alle casse degli uffici che recepiscono detta denuncia e da distribuire secondo questo possibile prospetto:2 euro al fondo per la riduzione del debito pubblico (ex fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato); 2 euro ai Ministeri e agli uffici competenti a ricevere tale denuncia di smarrimento (carabinieri, polizia di Stato) per l'immediato approntamento del materiale di consumo dell'ufficio e le eventuali spese postali per l'invio dei documenti ad altre amministrazioni o uffici; 1 euro ad un fondo statale di solidarietà per gli indigenti e per i più bisognosi, per i giovani disoccupati, per le famiglie con minori e/o diversamente abili, e per gli anziani -:
se i Ministri interrogati ritengano opportuno promuovere iniziative normative al fine di adottare la prospettata misura di ausilio al fabbisogno finanziario dello Stato, a beneficio degli uffici citati, e dei rispettivi dicasteri, assicurando altresì aiuto e tutela alla fascia di popolazione che versa nelle citate condizioni sociali di necessità.
(4-12760)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

GIANNI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la scuola nel suo complesso ha subìto e sta subendo i colpi derivanti dalla applicazione delle manovre economiche e dalla riforma,
le misure adottate vanno da una stretta sul sostegno dei disabili, al congelamento

degli organici fino alla soppressione delle sedi scolastiche sottodimensionate;
in particolare per quanto riguarda gli interventi sulle misure di sostegno a disabili si è previsto che il docente di sostegno sarà assegnato nella previsione di uno ogni due alunni disabili;
la scuola potrà far fronte al fabbisogno di insegnanti di sostegno anche ricorrendo ai docenti di classe già assunti su cattedre ordinarie;
le scuole saranno chiamate ad assicurare esclusivamente l'intervento di natura didattica, mentre tutte le altre risorse necessarie siano esse professionali che strumentali dovranno essere fornite dalle altre istituzioni competenti ovvero comuni e asl;
l'applicazione delle nuove norme ha creato notevoli disagi ai disabili, alle famiglie e alle stesse istituzioni scolastiche;
appare evidente che passare da un insegnante di sostegno per un disabile a un sostegno per due disabili comporta un evidente decadimento del servizio e una ulteriore difficoltà per ragazzi disabili;
l'interrogante pur condividendo la linea di razionalizzazione e di lotta agli sprechi anche nella scuola, ritiene che tali razionalizzazioni non possano e non debbano colpire servizi e sostegni che non portano alcuna riduzione della spesa ma peggiorano pesantemente il delicato percorso formativo di giovani disabili;
appare evidente che circoscrivere l'azione della scuola all'intervento di sola didattica crea per quanto riguarda i ragazzi disabili un corto circuito formativo in quanto la scuola non è solo il luogo della didattica ma anche di socializzazione e di capacità di vivere in relazione con gli altri facendosi riconoscere come persone e non solo come sapere didattico, tanto più ciò è importante per disabili -:
se non ritenga di assumere le iniziative di competenza per rivedere le norme che prevedono il passaggio da un insegnante di sostegno per disabile a un insegnante di sostegno per due disabili e al contempo non ritenga necessario in relazione ai ragazzi disabili non circoscrivere l'intervento della scuola alla didattica, in quanto la scuola, a maggior ragione per i disabili, deve provvedere certo alla didattica ma anche alla formazione del giovane sotto tutti gli aspetti.
(4-12751)

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, contenente «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», convertito con modifiche dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, all'articolo 6, comma 12, impedisce l'uso di fondi derivanti dal Fondo di finanziamento ordinario (FFO) destinati alla ricerca, e trasferiti dalle università ai dipartimenti, a tutti quei field scientist operanti nell'università e che intendono usare tali fondi per attività di ricerca sul campo in ragione della specifica attività degli stessi;
l'impossibilità di usare i fondi specificati per attività di ricerca sul campo colpisce i field scientist in quanto limita la possibilità degli stessi di recuperare materiali e di disporne al fine di approntare pubblicazioni scientifiche, le quali, secondo la normativa vigente, diventano determinanti per l'erogazione dello scatto stipendiale;
tale limitazione colpisce anche i fondi destinati alle attività di campo legate ad esigenze didattiche di moltissimi corsi di laurea, lauree magistrali e dottorati di ricerca, mentre le università hanno stipulato con gli studenti iscritti un vero e proprio contratto, in cui, tra l'altro, le attività di campo sono irrinunciabili nei percorsi formativi ed indicate nei manifesti degli studi;
preoccupante è sopratutto l'eliminazione della diaria per le missioni svolte all'estero a favore degli studiosi che spesso

svolgono ricerche di campo in aree lontane da centri abitati che non hanno alcuna possibilità di rendicontare secondo la prassi richiesta (si veda, ad esempio, le spese sostenute per guide locali, alloggiamenti in situazioni particolari, a altro);
tali disposizioni oltre a creare un danno economico per molti docenti e ricercatori e su larga parte del sistema universitario, sono altresì fortemente discriminatorie -:
se intenda assumere iniziative di natura normativa al fine di modificare la disposizione in questione per quanto riguarda il limite di spese per missioni in ambiti scientifici e didattici particolari e in casi specifici e documentati di missioni all'estero in Paesi e località disagiate.
(4-12757)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa risulta che svariate aziende agricole del Friuli Venezia Giulia stiano inutilmente attendendo i dovuti indennizzi per i danni subiti dalla grandine, indennizzi di fatto bloccati a causa di intoppi burocratici da parte della commissariata A.G.E.A., l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura;
nonostante abbiano regolarmente sottoscritto delle polizze di manleva e i relativi fondi siano stati garantiti dall'Unione europea, gli imprenditori del settore non avrebbero ancora ricevuto alcun risarcimento;
risulta, infatti, che i pagamenti sarebbero dovuti avvenire già la scorsa settimana e che nella sola area del pordenonese il mancato versamento degli importi abbia esposto per circa 3 milioni di euro le imprese agricole;
sulla vicenda si è tenuto pure un incontro tra la prefettura di Pordenone e le associazioni di categoria, in particolar modo la Confagri -:
quali iniziative intenda adottare con estrema urgenza per evitare che dei meri ritardi burocratici creino danni economici al settore agricolo, già messo a dura prova da avverse condizioni climatiche.
(4-12754)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 235 del 2010 introdotto il nuovo codice dell'amministrazione digitale, che costituisce il secondo pilastro su cui si basa il processo di rinnovamento della pubblica amministrazione, insieme al decreto legislativo n. 150 del 2009, che ha introdotto nella pubblica amministrazione princìpi di meritocrazia, premialità, trasparenza e responsabilizzazione dei dirigenti;
il decreto legislativo n. 235 del 2010 introduce un insieme di innovazioni normative che vanno a incidere concretamente sui comportamenti e sulle prassi delle amministrazioni e sulla qualità dei servizi resi;
il decreto ha individuato una serie di obiettivi ed i tempi del loro conseguimento; in particolare è stato fissato un arco temporale di tre mesi entro il quale le pubbliche amministrazioni utilizzeranno la Pec o altre soluzioni tecnologiche equivalenti per tutte le comunicazioni che richiedono una ricevuta di ritorno ai soggetti

che preventivamente hanno dichiarato il proprio indirizzo elettronico; si segnalano anche i quattro mesi fissati per l'individuazione di unico ufficio responsabile dell'attività ICT o, ancora, i sei mesi per la pubblicazione sui siti istituzionali della pubblica amministrazione dei relativi bandi di concorso;
tale evoluzione del sistema di comunicazione tra la pubblica amministrazione, i cittadini e le imprese si ripercuoterà anche sul settore della giustizia e della sanità, accrescendo sensibilmente l'efficienza del settore pubblico, tanto da arrivare a stime secondo le quali un incremento del 10 per cento dell'efficienza della pubblica amministrazione produrrà nell'arco di 20 anni un aumento cumulato del 17 per cento del prodotto interno lordo -:
se l'introduzione delle norme di cui al citato decreto stia producendo i risultati ipotizzati in sede di approvazione da parte del Consiglio dei ministri e il conseguente raggiungimento degli obiettivi previsti dal decreto stesso;
quali siano le cause di eventuali rallentamenti o difficoltà applicative delle disposizioni di cui al decreto in questione.
(4-12765)

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
la sentenza «salomonica» emessa dal tribunale di Torino il 14 luglio 2011 non incide negativamente, ma, anzi, avvalora l'esito del referendum con cui la maggioranza degli operai Fiat si è espressa a favore dell'accordo, definendo legittimo il percorso attivato da Fiat per Pomigliano;
è, al contrario, censurabile il comportamento del management della Fiat che secondo gli interpellanti con sconcertante disinvoltura, alla luce della sentenza e con la scusa di attendere le motivazioni scritte dal giudice, avrebbe annunciato sospensioni e complicazioni nell'attuazione del programma di investimenti previsti da Fiat-Chrysler in Italia;
la sentenza non dovrebbe in alcun modo intralciare o addirittura bloccare trattative verso azioni di investimento che, in caso di fallimento, potrebbero portare la Fiat all'impensabile decisione di chiudere lo stabilimento madre di Torino;
occorre, invece, pretendere dall'azienda torinese di procedere con la realizzazione del progetto Fabbrica Italia, attuando le promesse fatte al Governo con chiarezza e senza strumentalizzare una sentenza indiscutibile che dà maggior peso decisionale all'azienda del Lingotto;
nella provincia di Torino, già oggi epicentro della disoccupazione a livello europeo, vi sono circa 220 mila disoccupati che corrispondono ad una percentuale del 10 per cento della popolazione;
se a questi si dovessero aggiungere i lavoratori della Fiat e della ex Bertone, si registrerebbe, sul fronte occupazionale, una crisi profonda che colpirebbe l'intera economia piemontese, andando ad aggravare ulteriormente la già difficile situazione delle popolazioni locali;
appare del tutto evidente agli interroganti che il gruppo Fiat-Chrysler, nonostante gli impegni verbali assunti sulla volontà di mantenere gli impianti produttivi nel nostro Paese, non abbia nessuna intenzione di rafforzare né mantenere tali produzioni e si accinga a ridimensionare e chiudere molti dei suoi stabilimenti a vantaggio di nuove sedi in Nord America, America Latina e Asia, come annunciato in queste ore;
è necessario che i vertici Fiat, responsabilmente, si pronuncino in maniera definitiva, con impegni scritti e chiarimenti,

sul futuro di Mirafiori e della ex Bertone e sui 20 miliardi annunciati per Fabbrica Italia -:
se non ritenga di convocare urgentemente un tavolo di concertazione con le parti sociali e le imprese coinvolte, al fine di conoscere il piano industriale e relativi investimenti e di salvaguardare i livelli occupazionali, il futuro e la sicurezza del reddito per tutti i lavoratori coinvolti loro malgrado in questo processo di dismissioni, compresi quelli legati all'indotto degli stabilimenti Fiat.
(2-01166)
«Scanderebech, Delfino, Calgaro, Cambursano».

Interrogazione a risposta in Commissione:

VICO, BERRETTA, BURTONE e SAMPERI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la STMicroelectronics srl, il cui pacchetto azionario di controllo è nella mani del Governo italiano e di quello francese, è un'azienda produttrice che opera nel settore dei semiconduttori con un ampio spettro di prodotti e differenti percentuali di market share, in tutti i mercati del globo;
nel 2000 la STMicroelectronics ha firmato un protocollo d'intesa con le organizzazioni sindacali, nel quale si stabilivano tutti i dettagli per la costruzione e l'utilizzo del mega stabilimento denominato M6 concepito per lo sviluppo e l'industrializzazione in grandi volumi di memorie Flash, che avrebbe dovuto occupare oltre 1.500 addetti più l'indotto;
la STMicroelectronics, per questo progetto, ha avuto accesso ai finanziamenti pubblici (legge 488, credito d'imposta, contratto di programma) per circa 500 milioni di euro e grazie a questi finanziamenti ha realizzato uno stabilimento dalle strutture innovative e tecnologicamente all'avanguardia, ma la messa in produzione prevista nel 2003 non si è mai realizzata, infatti i reparti produttivi del modulo industriale denominato M6 sono rimasti vuoti;
alle scelte della ST non è estraneo il Governo italiano che, oltre ad essere promotore delle agevolazioni finanziarie è anche, insieme al Governo francese, azionista di controllo della compagine societaria;
nel 2004, il personale assegnato al progetto M6 è stato comunque avviato ad un percorso di formazione, finalizzato all'acquisizione del know how necessario per l'avvio dell'attività;
a fine 2005, la STMicroelectronics ha sospeso le attività legate allo start-up di M6, ed ha effettuato il ricollocamento dei 100 dipendenti che erano già stati assegnati al progetto M6;
il 6 luglio 2007, presso il Ministero dello sviluppo economico è stato stipulato tra l'azienda e le organizzazioni sindacali un Protocollo d'intesa sui piani industriali di sviluppo della STMicroelectronics e della costituenda società «memorie flash», sui piani industriali di sviluppo dell'attività di produzione delle memorie flash;
tale operazione è stata attuata con una cessione di ramo d'azienda in favore di una NewCo di diritto olandese, successivamente denominata Numonyx, partecipata per il 48,6 per cento da STMicroelectronics, per il 45,1 per cento da Intel e per il 6,3 per cento da Francisco Partners, alla quale sono ceduti i finanziamenti e 1.923 lavoratori: 552 a Catania (115 relativi allo stabilimento M6); 123 ad Arzano; 43 a Palermo; 1 a Comaredo; 1.204 ad Agrate;
nel mese di maggio 2008 il Ministero dello sviluppo economico ha convocato un incontro con i rappresentanti delle due società (STMicroelectronics Srl e Numonyx) e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, per la verifica dei piani industriali ed in particolare dello stato di attivazione del contratto di programma destinato al completamento dell'investimento nello stabilimento M6;

in quella occasione i vertici aziendali di Numonyx hanno rinunciato sia ai finanziamenti che alle produzioni di semiconduttori, dichiarando che lo stabilimento M6 non rientrava nei piani aziendali, in quanto né la consistenza finanziaria né il fatturato della Numonyx, azienda che avrebbe dovuto risolvere i problemi di ST, avrebbero giustificato un investimento così rilevante;
a distanza di quasi un anno, nel mese di marzo del 2009, le due aziende presentano ufficialmente le richieste per la cassa integrazione ordinaria, per quanto riguarda la STMicroelectronics per il personale diretto alla produzione (2.200 lavoratori sul totale di oltre 4.000 dipendenti, circa il 50 per cento della forza lavoro dello stabilimento catanese), mentre, per Numonyx, per l'intera popolazione aziendale (477 lavoratori), compresi gli addetti impegnati nel settore ricerca e sviluppo;
il 16 marzo 2009, le parti attuano un'operazione inversa rispetto a quella inizialmente attuata con STMicroelectronics M6 Srl, attraverso un passaggio di ramo d'azienda da Numonyx (cedente) a STMicroelectronics Srl (cessionario) che ha riguardato 71 lavoratori presso lo stabilimento M5 di Catania;
l'inversione di tendenza delle strategie aziendali di STMicroelectronics Srl si manifesta anche attraverso la reinternalizzazione dello stabilimento M6, finanziato con risorse pubbliche per la realizzazione di attività legate al settore dell'elettronica, risorse che rappresentano parte integrante degli elementi patrimoniali che hanno caratterizzato e giustificato l'esternalizzazione dei lavoratori da STMicroelectronics a STMicroelectronics M6 Srl (poi Numonyx);
il 10 febbraio 2010, la STMicroelectronics, assieme ai partners che hanno dato vita alla Numonyx, cede i propri pacchetti azionari alla Micron Technology, multinazionale americana leader del settore memorie, sancendo di fatto il definitivo disimpegno nei confronti della Numonyx e liberandosi dei 402 dipendenti del sito catanese, altamente qualificati che svolgono attività di design e progettazione, oltre ad offrire supporto ad altre realtà della Micron corporation;
al tempo stesso la STMicroelectronics opziona il sito M6 per utilizzarlo come oggetto di scambio nella ulteriore joint venture tra ST, Sharp ed Enel Green Power, da cui nasce 3SUN, per la realizzazione di un sito di produzione di pannelli fotovoltaici, ed ereditano in parte anche i finanziamenti previsti per ST poi Numonyx per produzioni a più basso know how e quindi maggiormente esposte alla competitività internazionale nel mercato di riferimento;
analizzando le suddette operazioni societarie nel loro complesso, emergono una serie di anomalie che, in quanto causa del disastro occupazionale che sta coinvolgendo i lavoratori esternalizzati da STMicroelectronics, dovrebbero suscitare l'attenzione del Ministero dello sviluppo economico anche in forza dei finanziamenti concessi;
nel giugno 2010 la Micron Semiconductor (ex Numonyx) effettua una cessione di ramo d'azienda passando 37 lavoratori alla 3SUN;
il 22 luglio 2010, il CIPE ha approvato il finanziamento per 49 milioni di euro a favore dell'impianto produttivo di Catania nell'ambito della complessiva revisione in corso del contratto di programma STMicroelectronics (ora Numonyx Italy);
fino a qualche anno fa la sola ST contava livelli occupazionali superiori a quelli oggi esistenti sommando l'occupazione delle 3 aziende e questo a fronte di finanziamenti di decine di milioni di euro e con il ridimensionamento della microelettronica in Italia e particolarmente in Sicilia;
la Micron ha intrapreso una politica di esternazionalizzazione delle produzioni e il ridimensionamento dei livelli occupazionali nei siti europei; i piani industriali

della società prevedono il ridimensionamento della capacità produttiva del sito di Catania, sotto i livelli di competitività globale;
le operazioni di scorporo, la volontà di non sfruttare buona parte dei finanziamenti messi a disposizione insieme a quanto avviene in Micron Semiconductor sito di Catania, comportano un intervento istituzionale atto a chiarire non solo le strategie del management di ST e Micron Semiconductor ma dello stesso Governo italiano che direttamente e indirettamente risponde di quanto avvenuto nelle scelte della propria controllata STMicroelectronics;
i 350 lavoratori della Micron Catania, in occasione dell'impianto produttivo fotovoltaico 3SUN a Catania, hanno chiesto al Ministro dello sviluppo economico «il massimo controllo» su quanto sta avvenendo nel sito catanese, ma anche un «tavolo istituzionale tra aziende legate a doppio filo da intrecci societari»;
l'azienda 3Sun sta assumendo personale, così come STMicroelectronics, sia pure in misura minore, mentre i dipendenti STMicroelectronics scorporati e poi venduti ad un'altra azienda, la Micron, non radicata in questo territorio, si trovano a temere per il proprio futuro -:
se il Ministro intenda convocare con urgenza un tavolo istituzionale al quale partecipino tutte e tre le aziende presenti nella zona industriale di Catania, legate a doppio filo da intrecci societari e dal comune denominatore della produzione e del testing avanzato di tecnologia su silicio, chiedendo in particolare all'azienda Micron di chiarire il proprio piano industriale;
quali proposte intenda avanzare per trovare soluzioni occupazionali e di crescita per i lavoratori di tutte e tre le aziende, scongiurando, fin dall'inizio, possibili ed eventuali problemi di esuberi;
quali misure intenda assumere nei confronti di STMicroelectronics che, per i forti finanziamenti pubblici di cui ha usufruito negli anni, per la propria natura pubblica e per i risvolti sociali che le proprie strategie possono comportare per il territorio in cui l'azienda è insediata, deve improntare la propria gestione a comportamenti responsabili rispondendo direttamente sia di eventuali ridondanze nelle aziende nate da cessioni di personale (Numonyx, oggi Micron), sia prevedendo investimenti tali da garantire la continuità operativa nel territorio siciliano, mantenendo al suo interno tutte le professionalità e l'occupazione oggi esistente, anche modificando le proprie strategie relative ad altri siti nel mondo e di ricorso alle esternalizzazioni.
(5-05141)

Interrogazione a risposta scritta:

LOVELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 9 giugno 2011 le organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero nazionale del gruppo RDB SpA, con una serie di manifestazioni davanti ai vari siti produttivi tra cui lo stabilimento di Occimiano (Alessandria), nel quale sono a rischio 80 posti di lavoro;
la RDB s.p.a. è una società piacentina leader, nel settore edilizio e, in particolare, nella progettazione, produzione e installazione di sistemi e strutture prefabbricate e nella produzione di componenti per l'edilizia; costituita nel 1934, la RDB è un'azienda storica che nel corso del tempo, attraverso una serie di acquisizioni, ha assunto dimensioni nazionali e che oggi è configurata come un gruppo societario quotato in borsa con oltre 1.200 dipendenti, 18 stabilimenti e 200 punti vendita; attualmente l'azienda versa in una situazione economico-patrimoniale molto grave, come testimoniato dal confronto tra i dati relativi all'anno 2010 e quelli relativi al primo trimestre del 2011, che riportano un crollo del fatturato del 45 per cento e un sostanziale aumento dell'indebitamento netto;

tale situazione si inserisce in un contesto di generale crisi del settore edilizio in Italia e di specifica difficoltà dell'azienda ad uscire dall'ambito esclusivamente nazionale - nonostante il tentativo di ampliare la quota di mercato attraverso una serie di acquisizioni - ed inserirsi in circuiti produttivi più ampi in grado di incentivarne lo sviluppo e la crescita sia sotto il profilo produttivo che commerciale;
nelle prossime settimane si svolgeranno iniziative di mobilitazione davanti alla sede di Confindustria di Piacenza e il 27 luglio si svolgerà un incontro al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la cassa integrazione straordinaria -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di agevolare la ristrutturazione aziendale, tutelare l'occupazione e agevolare il ricorso agli ammortizzatori sociali.
(4-12750)

...

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in commissione Callegari e Fogliato n. 7-00645, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

La risoluzione in commissione Bernardo e altri n. 7-00649, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Livia Turco e altri n. 5-04512, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gnecchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Motta e altri n. 5-05025, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fluvi n. 5-05096, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Fogliardi e Strizzolo.