XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 13 luglio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
la vittoria per il «sì» al referendum sul nucleare, che ha significato per l'Italia la definitiva rinuncia al nucleare, ha spinto il Governo a ridisegnare una nuova politica energetica nazionale, la quale con molta probabilità punterà ad un maggiore sfruttamento delle energie rinnovabili per tentare di ridurre la forte dipendenza di energia dall'estero;
in conseguenza, nei prossimi anni si assisterà anche all'aumento dello sfruttamento della fonte solare fotovoltaica, le cui tariffe incentivanti sono state da ultimo riviste con il decreto ministeriale 5 maggio 2011, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 12 giugno 2011, serie generale n. 109, il «quarto conto energia», che tuttavia non tiene conto dei potenziali effetti generati dalla rinuncia italiana al nucleare;
il costo degli incentivi, seppur necessario, ha un peso importante per il bilancio dello Stato; ragion per cui si ritiene opportuna una sua ottimizzazione sull'esempio di quanto avviene in altri Paesi europei, come in Germania, dove è prevista una perequazione geografica in base ai differenti gradi di insolazione del territorio;
il «conto energia» ha consentito alla nascente industria del fotovoltaico di svilupparsi e consolidarsi, permettendo all'Italia di raggiungere le eccellenze di altri Paesi europei e di attestarsi al quarto posto su scala mondiale dopo gli Stati Uniti, la Spagna e la Germania;
la sostenibilità degli incentivi e la garanzia della durata nel tempo sono fondamentali per continuare a garantire uno sviluppo positivo del fotovoltaico su tutto il territorio;
la fonte solare fotovoltaica rappresenta una reale opportunità di sviluppo per le imprese nazionali, offrendo loro uno strumento efficace per aumentare i livelli di crescita ed di occupazione in un settore strategico e ad alta tecnologia; per il raggiungimento di più alti livelli di competitività è necessario che a tutti gli operatori siano riconosciute le stesse opportunità su tutto il territorio;
la funzione degli incentivi è di sopperire al rischio e alle diseconomie del settore ancora in crescita, compensando il mancato reddito, il quale è legato al livello di potenza solare disponibile;
sarebbe quindi opportuno che le modalità di determinazione delle tariffe incentivanti tengano conto della diversa insolazione del territorio, la quale in termini di produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici favorisce il Sud, più soleggiato, rispetto al Nord, fermo restando il costo dell'investimento;
l'insolazione è molto diversa sul territorio nazionale, tanto che a parità di impianto, rispetto alla Lombardia in Sicilia gli incentivi sono più alti di circa il 40 per cento mentre in Puglia del 30 per cento;
la differente insolazione del territorio si ripercuote nel tempo di ritorno del capitale investito; mentre nell'Italia settentrionale i tempi di rientro degli investimenti sono stimabili tra gli undici e i tredici anni, nell'Italia meridionale gli stessi si riducono tra i sette e i nove anni,


impegna il Governo


ad adottare al più presto una revisione delle modalità per la determinazione dell'entità dell'incentivazione al fotovoltaico, volta ad introdurre un correttivo perequativo collegato ai gradi-giorno delle zone climatiche, elencate nell'Allegato A, al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, e successive modificazioni, al fine di uniformare il valore dell'incentivo su tutto il territorio nazionale.
(7-00637)«Torazzi, Maggioni, Allasia».

TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
a seguito di un processo di «adeguamento dell'organico» che riguarda le basi NATO presenti su tutto il territorio nazionale l'amministrazione militare statunitense ha eseguito il licenziamento di alcune centinaia di lavoratori in quanto «personale non più necessario come supporto alle attività di comando»;
il caso più grave riguarda la base militare della Marina statunitense situata a Sigonella, in provincia di Catania, in cui, dal 15 ottobre 2011, sono 62 gli addetti interessati al ridimensionamento del personale;
parte del personale è stato interessato da procedura di mobilità, quanti sono stati licenziati, essendo trascorsi oltre sei mesi non ricevono più l'assegno ordinario di disoccupazione;
con il decreto-legge cosiddetto milleproroghe 2011 sono state previste per questi lavoratori l'applicazione dei benefici della legge n. 98 del 1971 e successive modificazioni ed integrazioni e la garanzia della ricollocazione, nel loro territorio, nell'ambito dell'amministrazione pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 100, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, che prevede l'assunzione a tempo indeterminato nei ruoli organici del personale delle amministrazioni dello Stato, in soprannumero e sovraorganico, per coloro che avessero presentato domanda di assunzione entro sessanta giorni dalla data del licenziamento, comunque entro il 31 marzo 2011;
il decreto-legge cosiddetto milleproroghe prevede che il dipartimento della funzione pubblica dovrà provvedere all'inquadramento entro 120 giorni dalla data di ricezione della domanda -:
per quali motivi non si sia ancora proceduto all'assunzione dei lavoratori delle basi NATO presenti su tutto il territorio nazionale che l'amministrazione militare statunitense ha licenziato in questi mesi, come previsto dal decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
in quali tempi, gli addetti delle basi NATO, presenti in Italia, licenziati dalle Forze armate americane, saranno assunti a tempo indeterminato nei ruoli organici del personale delle amministrazioni dello Stato, in soprannumero e sovraorganico, ai sensi della legge n. 98 del 1971, e successive modificazioni ed integrazioni;
se le disponibilità finanziarie per ciò previste siano sufficienti a provvedere all'assunzione di quanti hanno fatto richiesta di inquadramento, ai sensi del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
se siano state individuate le amministrazioni dello Stato che dovranno assorbire il personale della base militare della Marina statunitense situata a Sigonella, in provincia di Catania.
(2-01157) «Berretta».

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
nonostante la Camera dei deputali, alla fine dello scorso mese di giugno, abbia approvato la relazione shock della Commissione bicamerale che ha fotografato la reale situazione dell'emergenza rifiuti in Calabria, congiunta con la risoluzione tendente a richiedere al Governo nazionale le

iniziative necessarie a risolvere la situazione emergenziale, nulla in merito è stato fatto;
la Calabria è davvero al collasso e sta continuando a ritrovarsi sotto un aumento dello stato emergenziale dell'intero settore ambientale;
l'unico impianto di termovalorizzazione dell'intera regione, Gioia Tauro, si ritrova soffocato dai rifiuti, costringendo i comuni a dirottare per il conferimento rifiuti solidi urbani a Pianopoli, a volte costretta a chiudere, perché satura, il che evidenzia, il totale fallimento del sistema regionale dei rifiuti;
«Piana Ambiente», la società che si occupa della raccolta rifiuti nei comuni della Piana di Gioia Tauro, è in crisi, a causa dell'inadempienza di pagamento da parte degli stessi enti locali; problemi sono emersi anche dal consorzio Vallecrati di Cosenza e della società Leonia di Reggio Calabria;
la discarica di Casignana che serviva tutti i Comuni della locride (R.C.), risulta chiusa da oltre un mese, perché necessitano i lavori di ampliamento del sito;
per non dire del settore depurazione che rischia di collassare, sta infatti, esplodendo sulle coste vibonesi e reggine, con effetti devastanti per il turismo;
non possono non essere stigmatizzate le gravi responsabilità istituzionali locali e regionali che stanno causando l'enorme danno ambientale da inquinamento marino, dovuto a scarichi fognari di depuratori mal funzionanti ed anche al probabile versamento in mare di liquami non depurati da parte di strutture e aziende private;
ad esempio, nel territorio di Bovalino, costa ionica reggina, esiste un depuratore di costante inquinamento da tempo e da tutti conosciuto, difettoso sin dall'origine;
appare irrinunciabile difronte a quanto emerge dalla relazione predisposta dalla Commissione parlamentare bicamerale, nonché dal permanere del collasso del settore ambiente, oltre al superamento del Commissariamento in Calabria, occorre definire in maniera chiara i numerosi aspetti di dubbio rispetto delle discipline normative vigenti, eventuali connivenze e abusi perpetrati negli anni e nell'ufficio del commissario;
l'emergenza ambientale (erosione, dissesto idrogeologico e depurazione) si riscontra anche sulle coste tirreniche vibonesi, territori sui quali insistono noti centri turistici -:
quali gli urgenti ed inderogabili interventi per ripianare l'emergenza ambientale in Calabria;
quale attuazione degli impegni assunti dal Governo con l'approvazione della risoluzione avvenuta in Parlamento il 23 giugno 2011.
(2-01158) «Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta scritta:

LAFFRANCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il 20 giugno 2011 la Commissione europea ha pubblicato la proposta di abrogare la direttiva quadro sugli alimenti destinati ad una alimentazione particolare (cosiddetti alimenti dietetici), direttiva 2009/39/CE, e il regolamento 41/2009 relativo alla composizione e all'etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine;
tale proposta si inserisce in un più ampio dibattito che in queste settimane i principali organi dell'Unione europea, ovvero Commissione, Consiglio e Parlamento, stanno affrontando; si sta infatti discutendo e valutando il futuro della legislazione riguardo l'etichettatura alimentare, che si dovrebbe modificare semplificandosi, nella direzione di maggior chiarezza e tutela del consumatore;

secondo quanto si apprende, per la Commissione basterebbe disciplinare tre categorie latte in polvere per lattanti e per proseguimento; alimenti a base di cereali e altri alimenti destinati a lattanti e bambini fino a tre anni e alimenti a fini medici speciali. Quanto agli alimenti senza glutine, ai prodotti per sportivi e a quelli destinati a diete ipocaloriche, ci si dovrebbe accontentare delle regole generali (regolamento CE n. 1924/06, nutrition & health claims);
se la proposta di abrogare la direttiva 2009/39/CE e il regolamento 41/2009 dovesse essere accettata, come sembra opinione prevalente della Commissione palesata nel documento che accompagna la proposta (SEC 2011 763 def), tra le conseguenze principali ci sarebbe, dunque, quella di cancellare la definizione di «prodotto dietetico» e ridurre la dicitura «senza glutine» ad una etichetta generica della normativa sull'etichettatura alimenti, come indicazione nutrizionale benefica, con vantaggio nutrizionale fisiologico o per la salute, riferito alla generalità dei consumatori;
in effetti, gli alimenti destinati a regimi dietetici speciali e quelli rivolti a lattanti e bambini con meno di 36 mesi, sono stati sottoposti a una rigorosa disciplina europea a partire dal 1977; si tratta di regole consolidate in 35 anni di applicazione a tutela delle categorie più vulnerabili di consumatori;
i celiaci rappresentano una delle categorie «sensibili» di consumatori perché la celiachia è una malattia e la dieta senza glutine rappresenta l'unica terapia ad oggi conosciuta per il trattamento dei celiaci, pertanto definibile «salvavita» per i celiaci. L'assunzione di glutine espone infatti i celiaci a gravissime complicanze, anche irreversibili. Attualmente i prodotti «senza glutine» (cioè con contenuto di glutine inferiore a 20ppm) sono considerati prodotti «dietetici» e godono di una specifica normativa che ne garantisce la sicurezza per il consumatore celiaco in termini di assenza di glutine. In Italia, questi prodotti sono elencati nel Registro nazionale dei prodotti dietetici senza glutine, ed erogati gratuitamente ai celiaci dal Sistema sanitario nazionale (legge n.123 del 2005, articolo 4);
la celiachia, è una patologia che richiede, come unica terapia, l'adesione ad una dieta che escluda completamente il glutine per tutta la vita. Attualmente in Italia sono stati diagnosticati oltre 110.000 celiaci, ma, come noto, l'incidenza attesa è di 1:100;
l'intervento della Commissione europea, seppur inteso a semplificare la vita al consumatore generico, rischia invece di complicarla notevolmente ad alcune categorie vulnerabili di cittadini europei, come quella dei celiaci, riducendo le garanzie di sicurezza dei prodotti dietetici senza glutine che attualmente sono sottoposti al regime di notifica in tutto il territorio europeo. Questi sono i controlli cui, in Italia, sono sottoposti gli alimenti dietetici senza glutine: autorizzazione dello stabilimento produttivo; autorizzazione dei singoli prodotti; piano annuale di campionamento e analisi, come esplicitamente previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 111 del 1992;
tra gli effetti della proposta della Commissione di abrogare tutta la legislazione sugli alimenti dietetici (salvaguardando i soli alimenti a fini medici speciali e gli alimenti per l'infanzia) ci sarà l'abrogazione del Registro nazionale dei prodotti dietetici senza glutine, che rappresenta un sostegno fondamentale ai celiaci in quanto raccoglie i prodotti erogabili dal Sistema sanitario nazionale -:
se non intenda intervenire, nelle competenti sedi comunitarie:
a) per manifestare piena opposizione agli intendimenti della Commissione, espressi nei documenti pubblicati dal 20 giugno 2011;
b) per esprimere il proprio parere negativo all'abolizione degli alimenti destinati ad una alimentazione particolare, cioè i prodotti dietetici, con specifico riferimento

alla celiachia, alla dieta senza glutine ed ai prodotti dietetici senza glutine;
c) per dimostrare, con evidenze scientifiche, l'assoluta inadeguatezza delle tutele oggi vigenti rispetto all'utilizzo dei claims nutrizionali benefici, che apportano «vantaggio nutrizionale» al consumatore generale, se applicate ad una specifica condizione patologica;
d) precisando, nel rispetto delle finalità di «coerenza, semplificazione, armonizzazione e garanzia delle imprese» della Commissione, la necessità, nel contempo, di tutelare categorie di cittadini sensibili come quella dei celiaci che rischiano di essere gravemente danneggiati da una proposta come quella avanzata;
e) proponendone la tutela e la garanzia nell'ambito della disciplina degli alimenti destinati a fini medici speciali, per i quali la Commissione ritiene di garantire specifica tutela.
(4-12660)

CICCIOLI, MANCUSO, BARANI, GHIGLIA, VINCENZO ANTONIO FONTANA, GIRLANDA, BOCCIARDO, DI VIRGILIO, DE LUCA, BERRUTI e ABELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della gioventù, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
oggi il 50 per cento degli adolescenti fa un uso quotidiano della rete;
i dati della FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche) dicono che negli ultimi anni si è passati dal 40 per cento al 60 per cento degli accessi ai siti dedicati alla vendita di droga;
anche il Ghb, la droga chiamata «dello stupro» perché stordisce pesantemente le vittime se sciolta in piccola quantità in una bevanda, viene facilmente acquistata on line;
molti siti danno indicazioni esplicite su dove e come acquistare on line la droga, salvo poi inserire in calce la dichiarazione di «non responsabilità» per l'uso delle informazioni fornite;
molti siti, come il popolare You tube, su cui qualsiasi utente può gratuitamente caricare qualsiasi video, danno indicazioni su come ottenere chimicamente sostanze stupefacenti mescolando componenti acquistati legalmente on line: è sufficiente digitare la dicitura how to make seguito dalla sostanza che si vuole ottenere;
tra i giovani si è diffusa la terribile moda di postare on line le proprie immagini, mentre ci si droga;
molti siti forniscono informazioni sui possibili nascondigli per la droga e su come ingannare i cani poliziotto;
molti giovanissimi, traviati dalla facilità con cui è possibile acquistare droga on line, si improvvisano spacciatori nella propria scuola o nel proprio quartiere -:
quali iniziative intenda mettere in atto il Governo per arginare questo dilagante fenomeno;
se il Governo intenda promuovere una campagna informativa attraverso tutti i mezzi di comunicazione di massa, compresi quelli telematici, sui rischi del fenomeno.
(4-12664)

VICO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 31, della legge n. 481 del 1995 (che istituisce l'Autorità per l'energia elettrica e il gas) stabilisce che «il personale dipendente in servizio anche in forza di contratto a tempo determinato presso le Autorità non può assumere altro impiego o incarico né esercitare altra attività professionale, anche se a carattere occasionale. Esso, inoltre, non può avere interessi diretti o indiretti nelle imprese del settore. La violazione di tali divieti costituisce causa di decadenza dall'impiego ed è punita, ove il fatto non costituisca reato, con una sanzione amministrativa»;

con la deliberazione GOP 17/11 del 17 aprile 2001, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha modificato il proprio regolamento di organizzazione e funzionamento secondo un modello di organizzazione dipartimentale e l'inquadramento dei capi di dipartimento sarà automaticamente equiparato a quello massimo possibile (gratifiche incluse) per il personale dirigenziale dell'Autorità;
l'articolo 13, comma 1, del suddetto regolamento di organizzazione e funzionamento prevede che le funzioni di responsabile della direzione affari giuridici e contenzioso possano essere affidate a esperti nel ruolo di collaboratori dell'Autorità e che, nel caso in cui tali funzioni siano affidate a magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati dello Stato o professori universitari, tale posizione è compatibile anche con la eventuale permanenza in ruolo nella carriera di appartenenza, ai sensi dei rispettivi ordinamenti;
risulta all'interrogante che un avvocato dello Stato, precedentemente capo dell'ufficio legislativo del Ministero dello sviluppo economico e, successivamente e fino al maggio 2011, vice capo di gabinetto dello stesso Ministero, tuttora in attività, e non posto in posizione di fuori ruolo, a cui (come facilmente sembra evincersi dal ruolo dei procedimenti dell'Avvocatura dello Stato) sarebbero anche assegnate cause concernenti l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, presti oggi servizio presso la stessa Autorità, quale dipendente in funzione dirigenziale in posizione apicale, ricoprendo anzi una delle funzioni equiparate funzionalmente ed economicamente alla figura del soppresso segretario generale;
risulterebbe, inoltre, che il ruolo di responsabile di una direzione di un'amministrazione indipendente come l'Autorità per l'energia elettrica e il gas sia svolto da un altro consulente esterno e che tale consulente esterno sia in particolare un consigliere di Stato non posto in posizione di fuori ruolo ma tuttora svolgente funzioni giurisdizionali nello stesso organo della giustizia amministrativa;
il suddetto consigliere di Stato sarebbe poi affiancato da un terzo consulente esterno e tale consulente sarebbe un giudice del tribunale amministrativo regionale della Lombardia tuttora in attività presso tale tribunale, il quale è chiamato a decidere anche in tema di ricorsi presentati avverso provvedimenti dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas;
le nomine sopra illustrate, ferma restando l'autonomia organizzativa dell'Autorità, pongono una serie di questioni di carattere generale, delle quali appare urgente investire il Governo;
ad avviso dell'interrogante, la funzione svolta presso l'Autorità per l'energia elettrica e il gas da un avvocato dello Stato potrebbe comportare gravi conflitti di interessi, conflitti che potrebbero manifestarsi ove il suddetto avvocato dello Stato difenda in giudizio l'amministrazione di cui è, d'altro canto (e ad avviso dell'interrogante non in linea con la normativa primaria), dirigente apicale;
inoltre, appare potenzialmente lesiva e diminutiva dell'indipendenza dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, indipendentemente dalla qualità delle persone interessate, la presenza nel ruolo di capo del dipartimento che si occupa delle relazioni istituzionali dell'Autorità (quindi con il Governo oltre che con il Parlamento) di un funzionario che, immediatamente prima dell'assunzione del nuovo ruolo, abbia svolto funzioni fiduciarie proprio per conto del Ministro le cui funzioni più direttamente attengono all'attività istituzionale dell'Autorità e nei confronti del quale deve esercitarsi - anche e soprattutto - l'indipendenza di cui al mandato istituzionale dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas;
con riferimento alla seconda situazione segnalata, ad avviso dell'interrogante, indipendentemente dal giudizio di legittimità che possa darne il competente organo di autogoverno nonché la stessa

Autorità, fatto altresì salvo il principio di autonomia della magistratura e ferme restando le qualità personali dell'interessato, non può non sorgere la preoccupazione che si possa determinare una grave lesione della terzietà e della trasparenza della giustizia amministrativa in relazione alla presenza, nel ruolo di responsabile del contenzioso di una pubblica amministrazione, di un magistrato del Consiglio di Stato tuttora in attività, posto che in ultimo grado di giudizio il Consiglio di Stato potrebbe essere chiamato a pronunciarsi su memorie predisposte da un proprio membro;
desta inoltre preoccupazione sotto il profilo della terzietà e trasparenza della giustizia amministrativa il fatto che un delicatissimo ruolo di consulenza (e sostanzialmente la vicedirezione della direzione affari giuridici e contenzioso dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas) sia svolto da un giudice amministrativo che ha operato, fino al momento della contrattualizzazione nella funzione consulenziale presso l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, nella sezione competente a giudicare i ricorsi presentati avverso provvedimenti della stessa Autorità: sarebbe da scongiurare che si realizzi il caso di un magistrato chiamato a scrivere appelli avverso le proprie stesse sentenze;
fatta salva l'autonomia organizzativa dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, appare in contrasto anche con il principio di economicità e buon andamento della pubblica amministrazione l'assegnazione delle funzioni di responsabile della direzione affari giuridici e contenzioso ad un magistrato tuttora in attività; tale scelta, infatti, oltre a confliggere con quanto stabilito in via generale dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, che detta norme generali sul pubblico impiego, ha determinato (per via dell'impossibilita di comprimere - giustamente - l'attività giurisdizionale del magistrato in questione) la necessità, da parte dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, di sottoscrivere un secondo contratto di collaborazione con un secondo giudice, anch'esso in attività; in proposito, è secondo l'interrogante comunque da evitare che due giudici amministrativi tuttora in attività percepiscano anche un compenso quali consulenti di un'altra amministrazione; ciò vale anche, mutatis mutandis, per il primo caso sopra segnalato;
le criticità sopra evidenziate rendono necessaria, ad avviso dell'interrogante, una revisione della normativa vigente -:
se non si intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per far sì che siano rimosse le situazioni di criticità e di potenziale conflitto di funzioni esposte in premessa e sia disciplinato più compiutamente il regime delle incompatibilità degli appartenenti alla giustizia amministrativa e all'Avvocatura dello Stato, evitando in tal modo che anche per il futuro vengano a determinarsi situazioni analoghe a quelle descritte.
...0
(4-12680)

PALOMBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la stampa sarda ha dato notizia che in data 8 luglio 2011 il fotografo di Olbia Antonello Zappadu ha depositato un esposto denuncia alla procura della Repubblica di Tempio Pausania insieme a circa 800 fotografie della residenza in Costa Smeralda del Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, reperti fotografici che il fotografo olbiese avrebbe ricevuto via mail da un anonimo frequentatore di villa Certosa,
in base alla denuncia e alle istantanee fornite da Zappadu ai giudici risulterebbe che nella villa del Presidente del Consiglio dei ministri sarebbero stati eseguiti dei lavori in violazione della normativa urbanistica vigente: le fotografie ritrarrebbero infatti gli interni di alcune dependance della villa che - in base alle notizie di stampa - sarebbero realizzate sotto l'orto botanico;

dalla denuncia risulterebbe inoltre la presenza a Villa Certosa di animali esotici, in particolare grosse tartarughe;
l'importazione in Italia di questo tipo di animali è regolamentata principalmente dalla legge n. 150 del 7 febbraio 1992 e successive modificazioni, che applica la convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione firmata a Washington il 3 marzo 1973, di cui alla legge 19 dicembre 1975 n. 874, e il regolamento CEE n. 3626/82, e successive modificazioni, nonché le norme per la commercializzazione e la detenzione di esemplari vivi di mammiferi e rettili che possono costituire pericolo per la salute e l'incolumità pubblica;
tali norme impongono specifiche autorizzazioni e adempimenti a carico di chi voglia importare in Italia questi animali -:
se la Presidenza del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di questa vicenda, se nella realizzazione della villa in Costa Smeralda del Presidente del Consiglio dei ministri siano state rigorosamente applicate le leggi in materia urbanistica che limitano gli interventi edilizi nelle zone costiere e se sia vero che nella villa del Presidente del Consiglio dei ministri sono presenti animali esotici e, in caso affermativo, se sia stata applicata rigorosamente la normativa per l'importazione in Italia di questo tipo di animali.
(4-12682)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
fonti giornalistiche sottolineano che sarebbe stato di fatto «occupato» il consolato italiano di Cordoba (Argentina) dove un picchetto di persone - dandosi il cambio ogni 6 ore - presidia il consolato per protestare contro la ristrutturazione degli uffici, la riduzione del personale e la lunghezza delle procedure per poter presentare la domanda di ottenimento della cittadinanza italiana -:
quale sia l'esatta situazione al consolato di Cordoba;
se sia stato ridotto il personale impegnato;
se vi siano condizioni di particolare gravità nell'espletamento della attività consolare.
(4-12662)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è un settore rilevante nel comparto industriale italiano quello delle rubinetterie, spesso concentrate in aree specifiche costituenti veri e propri distretti industriali, come nel caso del Cusio, nelle province di Novara e Verbano-Cusio-Ossola;
nella produzione di rubinetti, valvole e articoli affini viene spesso utilizzato l'ottone, ottenendo dalla lavorazione scarti di materiale che possono essere utilmente riutilizzati tenuto anche conto del valore intrinseco del metallo;
si è posto il problema se questi scarti di lavorazione debbano essere considerati un sottoprodotto od un rifiuto;
nel mese di dicembre 2010 è entrato in vigore il decreto legislativo n. 205 del 2010 che ha introdotto a questo proposito

importanti novità, sottolineando, ai sensi dell'articolo 183, comma 1, lettera a), che tali residui di lavorazione devono essere considerati a tutti gli effetti un sottoprodotto e non un rifiuto non fosse che per il fatto che il truciolo di ottone derivante dal processo di tornitura per la produzione di rubinetteria può essere venduto alle fonderie dove sarà nuovamente riutilizzato;
la sostanza originale - l'ottone - può essere infatti riutilizzata per ricavarne nuove barre senza ulteriore trattamenti oltre la fusione;
a parere dell'interrogante l'ulteriore utilizzo del materiale è pertanto assolutamente legale perché la sostanza mantiene tutti i requisiti per il suo riutilizzo in produzione;
sulla base delle condizioni previste dal comma 1 del citato articolo 183 possono essere adottate misure per stabilire criteri circa il riutilizzo del materiale, fermo restando il concetto che trattasi di materiale di riuso per scarto di precedente lavorazione e non un rifiuto. Pertanto tutta la filiera del riutilizzo, il trasporto, la nuova fusione e altro sono svincolati, a giudizio dell'interrogante, dagli obblighi legati alla produzione, raccolta e smaltimento dei rifiuti -:
come debba essere considerato effettivamente questo materiale e se non si ritenga opportuno - nella piena osservanza della normativa in essere - chiarire pienamente e senza ulteriore indugio la tipologia degli scarti di lavorazione di ottone, al fine di un loro pieno recupero ecologicamente opportuno;
se non si ritenga di revocare la circolare del Ministero dell'ambiente del 28 giugno 1999 prot. 3402/V/MIN.
(4-12666)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Varese esiste una tradizionale presenza storica legata alla produzione di pipe, e sul territorio si collocano numerose realtà volte a tutelarla e a trasmetterla, come i musei della pipa di Brebbia e di Gavirate;
il Museo della pipa di Gavirate, in provincia di Varese, fondato da J.M. Alberto Paronelli alla fine degli anni Settanta, è il primo museo italiano della pipa ed è oggi conosciuto in tutto il mondo;
nel corso degli anni sono stati realizzati interventi di ampliamento, nel 2010 è stato aperto lo showroom «Paronelli Pipe», e oggi il museo conta otto sale e oltre trentamila pezzi raccolti;
nel museo si trovano pezzi provenienti da Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Regno Unito, Olanda, Turchia, Repubblica Ceca, Danimarca, Ungheria, Thailandia, Argentina, Messico, Brasile, Canada, Svizzera, Giappone, Filippine, Stati Africani, Cina, Stati Uniti, Russia, Corea e altri. In particolare, la collezione di pipe comprende pezzi di altissimo pregio fra i quali le Pipe di Bassano del Grappa, Chioggiotte, Vicentine, Venete, in terra sarde, precolombiane del Messico e Centro America, in porcellana tedesche, francesi di St. Claude, tirolesi in radica con incisioni a mano e molte altre;
la collezione di pipe è affiancata da utensili, volumi cartacei, porcellane, terrecotte, da una trentina di macchinari fra cui quattro torni a pedale di oltre un secolo e da numerose collezioni accessorie;
il museo è inoltre sede dell'Accademie Internationale de la Pipe, fondata nel 1984 da Alberto Paronelli con la partecipazione di altri otto membri europei e americani

che, senza scopo di lucro, organizza seminari e iniziative a carattere divulgativo-editoriale, promozionale e consultivo;
scopo del museo è anche promuovere dibattiti, incontri, scambi culturali e informazioni tecniche ed economiche, attraverso gemellaggi con gli appassionati, gli operatori, i più importanti musei di tutto il mondo, e attraverso partecipazioni a mostre ed esposizioni in diversi Paesi europei;
partendo dall'attività museale è stata avviata, sempre a Gavirate, anche una piccola produzione artigianale, che realizza circa 250-300 pezzi all'anno, interamente fatti a mano;
importante è anche il Museo della pipa di Brebbia, fondato nel 1979, nel quale spiccano collezioni di valore inestimabile, come la quella di Franz Schuchardt -:
se e quali eventuali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda attuare - in termini di risorse economiche, tecniche e umane - sia per tutelare l'importante patrimonio artistico e culturale del Museo della pipa di Gavirate, sia per sfruttare le sue potenzialità in chiave turistica, preso atto anche del fatto che in provincia di Varese esiste una tradizionale presenza storica legata alla produzione di pipe, con aziende famose in tutto il mondo.
(4-12665)

REALACCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
Villa Arrigoni-Muti è una delle 12 ville tuscolane realizzate dalla nobiltà papale nel XVI secolo nell'agro di Frascati. Attualmente ricade nel territorio del comune di Grottaferrata (Roma); L'origine della villa risale al 1579 e venne costruita dalla famiglia di monsignor Cerasoli, nel 1595 vi subentrò come proprietario monsignor Pompeo Arrigoni, uditore della Sacra Rota presso lo Stato pontificio;
in seguito a diversi cambi di proprietà avvenuti nel corso dei secoli l'intera tenuta torna unita sotto la proprietà del marchese Achille Muti-Bussi nel Novecento. Successivamente, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, gli sfollati del centro di Frascati occupano la villa e, negli anni Settanta, gli ultimi discendenti della famiglia Muti Bussi, date le gravissime condizioni di degrado e di abbandono nelle quali la villa era stata lasciata dagli ultimi occupanti, vendettero il prestigioso immobile;
la villa, oltre a pregevoli affreschi del Seicento, ha un elegante giardino all'inglese con effetti scenografici caratterizzati da sculture fantastiche tipiche del manierismo romano: il suo giardino è strutturato su vari livelli di stratificazione storica risalente nella parte più recente al 1850;
Villa Arrigoni-Muti è, inoltre, una villa sottoposta a vincolo conservativo, già ai sensi della legge n. 364/1909, notifica del 24 gennaio 1913 e successive, e risulta censita nell'elenco di salvaguardia dell'Istituto regionale ville tuscolane;
a quanto risulta all'interrogante poco tempo fa è apparso su un sito di una società specializzata nella vendita di immobili di grande pregio, la Sa. Mo. Italia S.r.l., un bando che pubblicizza l'acquisto di 16 appartamenti ricavati proprio dal corpo centrale dell'immobile storico più altri 3 in un annesso;
è importate ricordare che già un primo progetto di fruizione del bene era stato reso nullo dalla Corte di cassazione che bloccò, nei primi anni Novanta, il progetto di realizzazione nella villa e nel prezioso parco della «scuola di alta specializzazione della Polizia di Stato»;
si apprende anche da notizie apparse sulla stampa locale che nell'ottobre del 2007 alcune trasformazioni edilizie della villa Arrigoni-Muti apparvero poco coerenti con il restauro conservativo di un bene storico vincolato, peraltro finanziato con 216.544,44 euro dalla «Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio

del Lazio» e vennero segnalate al Ministro per i beni e le attività culturali ed al comune di Grottaferrata oltre che alla stessa Soprintendenza, anche da varie associazioni locali -:
quali iniziative urgenti per quanto di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato, anche per il tramite degli uffici territoriali competenti, al fine di valutare la legittimità delle opere che hanno di fatto trasformato irreparabilmente la villa rinascimentale in questione, sia che siano state eseguite nell'ambito del restauro conservativo finanziato dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e il paesaggio del Lazio sia che, come pubblicizzato sul sito web della Sa. Mo. Italia S.r.l., derivino dal permesso di costruire n. 49/2007, permesso di edificabilità che la sopraccitata Soprintendenza con una nota la n. 3355/B del 20 settembre 2007 inviata al comune di Grottaferrata dichiarava «di fatto illegittimo».
(4-12681)

TESTO AGGIORNATO AL 15 LUGLIO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla ristrutturazione dei servizi pubblici gestiti dagli enti locali a opera degli articoli 22 e 23 della legge n. 142 del 1990, il legislatore ha offerto la possibilità ai Comuni e alle Province di fornire i suddetti servizi anche a mezzo di società per azioni o a responsabilità limitata a prevalente capitale pubblico locale costituite o partecipate dall'ente titolare del pubblico servizio;
con l'obbiettivo di incentivare la privatizzazione del settore, lo stesso legislatore ha esteso l'esclusione della soggettività tributaria passiva applicabile all'ente territoriale anche alle società istituite ai sensi dell'articolo 22 della legge n. 142 del 1990 con il limite temporale costituito dal terzo anno dell'esercizio successivo a quello di acquisizione della personalità giuridica;
la Commissione europea, tuttavia, con propria decisione n. 2003/193/CE del 5 giugno 2002 ha dichiarato che l'esclusione triennale dall'imposta sul reddito ha costituito per le società «ex municipalizzate» un aiuto di Stato ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 1, del trattato Comunità europea incompatibile con il mercato comune. Pur esprimendo un concetto di carattere generale, la stessa decisione al punto 126, ha imposto allo Stato membro «di svolgere accertamenti al fine di stabilire la possibilità che aiuti individuali siano interamente o parzialmente compatibili con il mercato comune per ragioni attinenti al caso specifico»;
in ossequio a quanto indicato nella decisione il legislatore nazionale ha approvato la legge 18 aprile 2005, n. 62 per dare attuazione all'attività di recupero, prevedendo espressamente che il recupero non debba applicarsi, oltre che nei singoli casi che rientrano nella categoria de minimis anche in quei casi, per ragioni attinenti al caso specifico, indicati nella decisione;
la decisione della Commissione europea è stata successivamente confermata dalla Corte di giustizia che, con pronuncia in data 1o luglio 2006, causa C-107/0,5 ha chiuso il procedimento d'infrazione aperto dalla stessa Commissione europea a carico dell'Italia per non aver dato attuazione alla decisione;
a seguito della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea il legislatore ha emanato il decreto-legge n. 10 del 2007 delegando l'attività di recupero degli aiuti all'Amministrazione finanziaria «nella misura della loro effettiva fruizione», attraverso specifiche ingiunzioni di pagamento. L'attività di recupero è stata delegata all'Agenzia delle entrate;
la stessa Agenzia delle entrate ha notificato alle società le ingiunzioni di pagamento relative alle annualità 1994-1997 oggetto di «moratoria fiscale»;

il legislatore nazionale è poi di nuovo intervenuto sulla vicenda con il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185 con il quale ha sostituito il sistema delle ingiunzioni di pagamento con quello dell'accertamento e riscossione previsto per le imposte sui redditi, per dare completa attuazione alla decisione della Commissione europea;
nel marzo 2009, l'Agenzia delle entrate ha così notificato alle società nuovi distinti avvisi di accertamento per IRPEG e ILOR relativi alle stesse annualità;
alcune società pur beneficiando dei princìpi di privatizzazione previsti nella legge n. 142 del 1990 hanno continuato nel triennio la medesima attività senza acquisire nuovi clienti o contratti -:
quale esito abbia dato l'azione di recupero;
quanti e quali contenziosi si siano prodotti e quanti rimangono aperti;
in quanti casi l'azione di recupero abbia determinato la liquidazione o il fallimento della società;
se di fronte al rischio di fallimento a tutela delle maestranze e delle attività non sia possibile procedere ad un recupero parziale in particolare per la fattispecie di società di cui all'ultimo capoverso della premessa.
(5-05103)

Interrogazioni a risposta scritta:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un'agenzia di stampa (ANSA) del 12 luglio 2011 rende noto che la guardia di finanza di Modena ha scoperto 23 persone straniere che fingevano di avere la residenza in provincia in modo da percepire l'assegno sociale di 417,30 euro mensili erogato dall'Inps;
gli agenti delle Fiamme Gialle, compiendo verifiche sul territorio, hanno accertato come diversi beneficiari della prestazione assistenziale - originari di Marocco, Albania, Argentina, Estonia, Brasile, Polonia e Spagna - continuassero a percepire la quota pur non abitando più in Italia. Senza aver comunicato il cambio di residenza all'Inps, avevano infatti delegato altre persone a riscuotere indebitamente l'assegno sociale;
su questo fenomeno, già dal 2009, la Lega Nord di Modena aveva chiesto particolari controlli da parte delle istituzioni locali competenti, in particolare l'allora consigliere comunale Mauro Manfredini aveva presentato un ordine del giorno volto a far sì che il comune di Modena effettuasse periodici controlli sulla residenza degli immigrati stranieri in quanto risultava frequente il caso di stranieri che, benché se ne tornassero nel loro Paese d'origine, o comunque andassero a vivere all'estero, continuavano ad incassare il suddetto sussidio;
nello specifico, il predetto consigliere comunale, chiedeva alla relativa giunta di attivarsi ad intraprendere immediatamente le opportune iniziative, affinché gli organi amministrativi e di controllo competenti provvedessero ad effettuare un censimento periodico dei cittadini extracomunitari residenti sul territorio comunale, a far attuare un sistema di verifica efficace di ogni variazione di residenza e ad impegnare l'ufficio anagrafe a comunicare tempestivamente e periodicamente all'Inps i risultati di tali controlli;
già l'atto in questione evidenziava come ogni mese, 13.800 immigrati ricevessero dall'Inps un assegno sociale per un totale di 6.190.930 euro e che in Emilia-Romagna i cittadini extracomunitari che percepivano il sussidio sono 1.710;
va rimarcato che a tale assegno sociale hanno diritto tutti gli stranieri con regolare permesso di soggiorno ed in possesso di determinati requisiti, in particolare devono avere conseguito il compimento del sessantacinquesimo anno d'età,

devono altresì essere privi di reddito o comunque avere un reddito inferiore ai limiti fissati dalla legge e risiedere «legalmente e continuativamente» da almeno dieci anni sul territorio italiano;
gli extracomunitari con carta di soggiorno e i neocomunitari che lavorano in Italia da almeno tre mesi possono inoltre chiedere il ricongiungimento di parenti, dichiarando di averli in carico. Questi non appena compiono 65 anni, essendo privi di reddito, o comunque con un reddito basso, dal momento che quello dei figli non è cumulabile, hanno diritto all'assegno sociale;
il caso accertato dalla Guardia di finanza di Modena potrebbe riguardare altri territori non solo dell'Emilia Romagna, ma di altre regioni italiane, soprattutto quelle del nord del Paese -:
se non intendano attivare un monitoraggio su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alla regione Emilia Romagna, volto a verificare l'esistenza di casi di stranieri che inizialmente in regola con i requisiti per ottenere l'assegno sociale, abbiano successivamente continuato a percepire la quota del sussidio pur non abitando più in Italia, in ipotesi senza aver comunicato il cambio di residenza all'Inps e delegando altre persone a riscuotere indebitamente l'assegno sociale.
(4-12659)

SBROLLINI, VIOLA, LOVELLI, RUBINATO, NARDUCCI e ROSATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
quasi 40 anni fa ha avuto inizio in Italia la mobilitazione di cittadini e di lavoratori per bandire l'amianto e i suoi effetti nocivi. Le lotte e gli scioperi iniziati in Piemonte (dove si trovavano le cave di Balangero e l'eternit di Casale Monferrato), in Friuli-Venezia Giulia (a Monfalcone e Trieste), in Veneto (a Porto Marghera) e in Lombardia (a Broni, a Seveso, alla Breda di Sesto) portarono alla sottoscrizione di accordi sindacali che prevedevano l'istituzione dei «libretti sanitari individuali», il registro dei dati ambientali di reparto nelle fabbriche, nonché i controlli delle aziende sanitarie locali sugli ambienti di lavoro. Questi accordi sindacali furono poi recepiti da leggi regionali e, successivamente, da leggi nazionali;
nel 1992, dopo oltre 20 anni di processi civili e penali, è stata approvata la legge 27 marzo 1992, n. 257, «Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto», che prevede il divieto di estrazione, lavorazione, utilizzo e commercializzazione dell'amianto, la bonifica degli edifici, delle fabbriche e del territorio, misure per la tutela sanitaria e previdenziale dei lavoratori ex esposti all'amianto, nonché misure per il risarcimento degli stessi e per il riconoscimento della qualifica di malattia professionale e del danno biologico;
purtroppo, in questi ultimi quasi 20 anni la predetta legge è stata solo parzialmente attuata, come pure il decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277, attuativo di direttive comunitarie in materia di protezione dei lavoratori dai rischi derivanti da esposizione ad agenti climatici, fisici e biologici, mentre sono aumentati progressivamente i decessi per tumore causati da esposizione all'amianto;
per oltre un decennio sono rimasti non attuati aspetti fondamentali di tale normativa, come la mappatura della presenza dell'amianto nel nostro Paese, la previsione dei piani regionali di bonifica, la creazione del registro degli ex esposti e dei mesoteliomi;
secondo stime dell'Osservatorio nazionale amianto sono oltre 5.000 ogni anno le persone che nel nostro Paese perdono la vita in seguito a patologie asbesto correlate;
anche in Veneto si assiste al mancato riconoscimento dei lavoratori esposti all'amianto, che perciò stesso debbono continuare ad agire giudiziariamente per ottenere

quello che è un loro diritto a copertura costituzionale, e intanto si ammalano di patologie asbesto correlate, come per il caso dei lavoratori del sito ALCOA Allumix, che mentre avevano in corso la causa si sono ammalati in gran numero e pur avendo guadagnato il diritto a pensione per effetto della sentenza del Tribunale di Venezia, si ritrovano ora con una lesione irreversibile alla loro salute;
un caso riguarderebbe anche la Guardia di finanza del Friuli Venezia Giulia; la sezione regionale dell'Osservatorio nazionale amianto, infatti, ha recentemente diramato un comunicato stampa, a firma del suo coordinatore, che è stato sia integralmente pubblicato su quotidiani nazionali sia riportato in sintesi dall'agenzia ANSA; nell'ambito di questo comunicato si fa esplicito riferimento alla preoccupazione del personale della Guardia di finanza del Friuli-Venezia Giulia per l'alto numero di iscritti tra i dipendenti nel registro regionale degli esposti all'amianto (18 persone) e per almeno quattro decessi che si sarebbero verificati tra i finanzieri a causa dell'esposizione alle famigerate fibre e microfibre killer;
il decreto ministeriale 27 ottobre 2004 all'articolo 3 dispone quanto segue:
«1. La sussistenza e la durata dell'esposizione all'amianto sono accertate e certificate dall'INAIL.
2.La domanda di certificazione dell'esposizione all'amianto, predisposta secondo lo schema di cui all'allegato 1, deve essere presentata alla sede INAIL entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, a pena di decadenza dal diritto ai benefici pensionistici di cui all'articolo 2, comma 1. Per data di presentazione della domanda si intende la data di arrivo alla sede INAIL o la data del timbro postale di invio nel caso di raccomandata. I lavoratori di cui all'articolo 1, comma 1, che hanno già presentato domanda di certificazione dell'esposizione all'amianto alla data del 2 ottobre 2003 devono ripresentare la domanda.
3.L'avvio del procedimento di accertamento dell'INAIL è subordinato alla presentazione, da parte del lavoratore interessato, del curriculum lavorativo, predisposto secondo lo schema di cui all'allegato 2, rilasciato dal datore di lavoro, dal quale risulti l'adibizione, in modo diretto ed abituale, ad una delle attività lavorative di cui al medesimo articolo 2, comma 2, comportanti l'esposizione all'amianto.
4.Le controversie relative al rilascio ed al contenuto dei curricula sono di competenza delle direzioni provinciali del lavoro.
5.Nel caso di aziende cessate o fallite, qualora il datore di lavoro risulti irreperibile, il curriculum lavorativo di cui al comma 3 è rilasciato dalla direzione provinciale del lavoro, previe apposite indagini.
6.Ai fini dell'accertamento dell'esposizione all'amianto, il datore di lavoro è tenuto a fornire all'INAIL tutte le notizie e i documenti ritenuti utili dall'Istituto stesso. Nel corso dell'accertamento, l'INAIL esegue i sopralluoghi ed effettua gli incontri tecnici che ritiene necessari per l'acquisizione di elementi di valutazione, ivi compresi quelli con i rappresentanti dell'azienda e con le organizzazioni sindacali firmatarie dei contratti collettivi applicati nell'azienda stessa.
7.Per lo svolgimento dei suoi compiti, l'INAIL si avvale dei dati delle indagini mirate di igiene industriale, di quelli della letteratura scientifica, delle informazioni tecniche, ricavabili da situazioni di lavoro con caratteristiche analoghe, nonché di ogni altra documentazione e conoscenza utile a formulare un giudizio sull'esposizione all'amianto fondato su criteri di ragionevole verosimiglianza.
8.La certificazione della sussistenza e della durata dell'esposizione all'amianto deve essere rilasciata dall'INAIL entro un anno dalla conclusione dell'accertamento tecnico.
9.Per i lavoratori di cui all'articolo 1, comma 2, continuano a trovare

applicazione le procedure di riconoscimento dell'esposizione all'amianto seguite in attuazione della previgente disciplina, fermo restando, per coloro i quali non abbiano già provveduto, l'obbligo di presentazione della domanda di cui al comma 2 entro il termine di 180 giorni, a pena di decadenza, dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
10.Il lavoratore in possesso della certificazione rilasciata dall'INAIL presenta domanda di pensione all'ente previdenziale di appartenenza che provvede a liquidare il trattamento pensionistico con i benefici di cui al presente decreto»;
l'associazione Osservatorio nazionale amianto Onlus, e decine e decine di lavoratori del sito ALCOA Allumix, e di altri siti del Veneto, per quanto consta agli interroganti; sono stati costretti a rivolgersi ad un legale, al fine di ottenere la più ampia tutela, con applicazione delle norme vigenti;
il mancato rilascio del certificato di esposizione ai lavoratori del sito ALCOA Allumix e di altri siti del Veneto e del resto d'Italia, pur in presenza di amianto a matrice friabile e compatta, con qualificata e ultradecennale esposizione, è lesivo dei diritti delle parti, ma soprattutto impedisce di poter accedere al trattamento pensionistico e determina il proseguire dell'attività di lavoro in ambiente morbigeno anche per coloro che sono ora affetti da patologie asbesto correlate che si vanno aggravando, e con aumento del rischio per coloro che non sono ancora ammalati;
mentre i lavoratori si ammalano e muoiono, il Governo ha varato il decreto attuativo del Fondo per le vittime dell'amianto non solo con assoluto ritardo (perché l'articolo 1, comma 246, della legge n. 244 del 2007 imponeva all'Esecutivo di disporre entro 90 giorni l'adozione del decreto ai fini dell'organizzazione del Fondo e per le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni, decreto invece venuto alla luce soltanto in data 12 gennaio 2012, a quasi 3 anni dalla scadenza del termine), ma addirittura con una limitazione ed un restringimento della platea degli aventi diritto, che gli interroganti ritengono in contrasto con le disposizioni vigenti: la norma di cui all'articolo 1, comma 241, della legge n. 244 specifica incontrovertibilmente che sono beneficiari e portatori del diritto alle prestazioni del Fondo per le vittime dell'amianto «tutte le vittime che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione all'amianto e alla fibra fiberfrax»; mentre nell'articolo 2, comma 1, del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze del 12 gennaio 2011, si stabilisce che «hanno diritto alla prestazione del Fondo i titolari di rendita (...) erogata ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124», quindi con esclusione di tutte quelle vittime che non hanno contratto la patologia per motivi di lavoro e delle vittime non assicurate presso l'INAIL, o semplicemente alle quali l'INAIL non ha riconosciuto la patologia come professionale, ovvero non l'ha ritenuta indennizzabile, perché con grado di inabilità inferiore al 16 per cento;
in data 11 marzo 2011, l'associazione Osservatorio nazionale amianto Onlus e singoli cittadini vittime dell'amianto e loro familiari hanno presentato ricorso al TAR del Lazio, per ottenere, con la declaratoria di illegittimità della norma regolamentare, anche il risarcimento dei danni, ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 104 del 2010, con domanda cautelare atipica, ai fini della sostituzione della definizione regolamentare, impugnata, con quella legale di cui all'articolo 1; comma 241, della legge n. 244 del 2007, che conferisce il diritto «in favore di tutte le vittime che hanno contratto patologie asbesto correlate per esposizione all'amianto e alla fibra fiberfrax»;
successivamente all'iscrizione a ruolo del ricorso al TAR del Lazio, con il n. 2794/11 R.G. TAR del Lazio, l'INAIL ha adottato una circolare con il n. 32 del 5 maggio 2011 nella quale mentre la legge n. 244 del 2007 all'articolo 1, comma 241,

recita testualmente: «È istituito presso l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), con contabilità autonoma e separata, un Fondo per le vittime dell'amianto, in favore di tutte le vittime che hanno contratto patologia asbesto-correlate per esposizione all'amianto e alla fibra fiberfrax, e in caso di premorte in favore degli eredi». Sicché appare evidente che il Fondo è a favore di «tutte le vittime» o in caso di decesso i loro «eredi». Non così per l'INAIL, che con la circolare citata, restringe i beneficiari penalizzando le vittime, non solo coloro che non sono titolari di rendita, come aveva già fatto il Ministro del lavoro e delle politiche sociali con il decreto, ma soprattutto attribuisce la prestazione ai soli eredi titolari di rendita, e qualora la morte fosse giunta a seguito di evoluzione della patologia asbesto correlata, ad avviso dagli interroganti in contraddizione con la legge. La circolare che è una norma regolamentare, non può ledere diritti soggettivi conferiti dalla legge, che ha grado superiore nella gerarchia delle fonti. Per questi motivi, l'Osservatorio nazionale amianto ONLUS ha impugnato, con motivi aggiunti, anche la circolare INAIL, n. 32 del 5 maggio 2011;
il Sommo Pontefice, Benedetto XVI, all'udienza generale del 27 aprile 2011, con indiretta affermazione della insufficienza delle attività delle istituzioni governative, ha richiamato tutti a una maggiore attenzione sui temi dell'amianto, ciò attraverso l'incoraggiamento all'Osservatorio nazionale amianto ONLUS e all'Associazione vittime amianto nazionale italiana, di «proseguire la loro importante attività a difesa dell'ambiente e della salute pubblica», come poi anche successivamente riportato in prima pagina dell'Osservatore romano del giorno 28 aprile 2011 -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa;
quali iniziative intenda assumere per far fronte alla drammatica condizione dei lavoratori esposti e vittime dell'amianto, sia nel sito ALCOA Allumix, che in altri siti del Veneto e del resto d'Italia;
se non ritenga opportuno promuovere una revisione del decreto interministeriale 12 gennaio 2011 e della circolare INAIL n. 32 del 5 maggio 2011, con il quale sono state «espropriate» ad avviso degli interroganti illegittimamente tutte quelle vittime dell'amianto, affette da patologie asbesto correlate, titolari del diritto soggettivo alle prestazioni di cui al Fondo per le vittime dell'amianto di cui all'articolo 1, comma 241, della legge n. 244 del 2007, solo perché non sono assicurate l'INAlL, o perché l'INAIL non ha riconosciuto la patologia come malattia professionale, ovvero perché ha erogato una prestazione diversa dalla rendita, ovvero per gli ulteriori profili di cui in premessa.
(4-12668)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

SANTELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la corte d'appello di Milano ha emesso la sentenza sul cosiddetto lodo Mondadori, che ha condannato la Finivest a versare, pronta cassa, oltre 500 milioni di euro all'ingegner Carlo De Benedetti, di fatto favorendo un imprenditore e un gruppo editoriale da sempre sostenitori della sinistra e, quindi, avversari storici del Presidente del Consiglio dei ministri;
senza entrare nel merito della pronuncia dell'organo giudicante, che si inserisce in un contesto caratterizzato, ad avviso dell'interrogante, da uno straordinario e talvolta eccessivo attivismo degli uffici giudiziari su tutte le vicende sia economiche sia personali che coinvolgono, direttamente o indirettamente, il Presidente del Consiglio dei ministri e le sue attività imprenditoriali con un notevole impiego di risorse umane e finanziarie, tale vicenda giudiziaria mette in luce l'esigenza di pervenire tempestivamente ad

una revisione della normativa in materia di esecuzione delle sentenze non definitive emesse in procedimenti civili di valore cospicuo come quello relativo al cosiddetto lodo Mondadori;
all'interrogante appare, infatti, inaccettabile che una delle due parti in causa sia tenuta a versare somme così onerose a titolo di risarcimento con il rischio che si produca un danno grave e irreparabile, prima che si pervenga ad una sentenza passata in giudicato, come nel caso in questione ove sarebbe ragionevole attendere la pronuncia definitiva della Corte di Cassazione -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative normative per disciplinare gli effetti delle sentenze emesse in primo e secondo grado nei procedimenti civili di notevole valore, come quello di cui in premessa, escludendo in tali casi l'immediata esecuzione del provvedimento fino al formarsi del giudicato.
(4-12669)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi mesi sono state rivolte numerose e dettagliate interrogazioni al Ministro della giustizia circa inquietanti anomalie nel funzionamento del tribunale per i minorenni di L'Aquila;
tutte le interrogazioni sono rimaste senza alcuna risposta, nonostante la gravità dei fatti ivi denunziati;
i numerosi firmatari e cofirmatari di tali interrogazioni, peraltro appartenenti a diversi schieramenti politici, e dunque certamente non condizionati nella loro attività ispettiva da visuali «partigiane», hanno vanamente chiesto chiarimenti circa la condotta del presidente del tribunale per i minorenni e circa i rapporti tra il tribunale stesso e la casa famiglia «Immacolata Concezione» di San Gregorio;
nelle more è pervenuta notizia alla sottoscritta che con esposto consegnato nello scorso mese di giugno, ed indirizzata contemporaneamente ai carabinieri di Barisciano, al procuratore generale presso la Corte di cassazione, al Consiglio superiore della magistratura, all'assessore alla sanità della regione Abruzzo ed all'assessore alle politiche sociali del comune di L'Aquila, sono state allegate alle competenti magistrature esiti di investigazioni difensive ex articoli 391-nonies codice procedura penale dalle quali emerge:
a) che la legale rappresentante della casa famiglia «Immacolata Concezione» ha consigliato ad alcuni testimoni di predisporsi al versamento di 30.000,00, euro senza specificare a quale titolo ed in favore di chi, per potere ottenere un bambino in affidamento;
b) che contestualmente a tale ambiguo riferimento economico, la stessa persona ha altresì precisato che per motivi personali il presidente di tale tribunale si troverebbe in difficoltà economiche;
c) che alcuni testimoni hanno potuto constatare condizioni di insalubre custodia dei bambini all'interno di tale casa famiglia, sia per quanto concerne vitto ed alloggio, sia per quanto concerne i metodi educativi consistenti nel rinchiudere al buio in cantina i bimbi colpevoli di qualche «marachella»;
d) che il giovane Paolo Rocchesini, nato ad Avezzano il 30 gennaio 1993, rimasto insieme alla propria sorella ospite coatto di tale casa famiglia su ordine del tribunale per i minorenni, poté allontanarsene soltanto una volta raggiunti i 18 anni, sebbene già nel 2005 la famiglia Urbani/Paolucci si fosse proposta quale affidatala sia del giovane che di sua sorella;
e) che il rifiuto espresso dal tribunale di autorizzare l'affidamento dei due minori alla famiglia Urbani/Paolucci, si era basato sul parere negativo di suor Mirella, responsabile della casa famiglia

affidataria dei due ragazzi nonché beneficiaria delle rette costituite da fondi pubblici;
f) che nonostante tale valutazione negativa, sia il ragazzo che la sorella, compiuti i 18 anni, sono stati finalmente accolti dalla famiglia Urbani/Paolucci presso la quale riferiscono di vivere serenamente e circondati da affetto e protezione;
g) che la giornalista televisiva Elsa Di Gati aveva chiesto, insieme al marito, di potere accogliere in affido un bimbo ricoverato nella casa famiglia di suor Mirella, e che il presidente del tribunale aveva negato tale affido sostenendo che l'avvenuta adozione da parte della coppia di un'altra bimba costituiva condizione ostativa;
h) che se ciò corrispondesse al vero, ne discenderebbe che il presidente del tribunale dei minori non conosce, o comunque non applica, le precise disposizioni delle leggi in materia minorile, e segnatamente l'articolo 2, comma 1, legge n. 149 del 2001 testualmente dispone che: «Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto disposti ai sensi dell'articolo 1, è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori...»;
egualmente grave è la notizia, apparsa sugli organi di stampa con intervista diretta alle parti interessate, secondo cui alla coppia formata dalla signora Maria Sicignano e dal signor Rocco Pascale, cui in un primo momento era stato consegnato un decreto di adozione in favore di una bimba down, è stata poi revocato il decreto stesso stante la condizione di non vedente della donna;
anche nel caso della famiglia aspirante adottiva Palena/Fornarola, è stata negata l'adozione di un bimbo sull'assunto che avendo la coppia già adottato in precedenza altri due fratellini, la circostanza sarete stata ostativa, anche qui dunque ignorando o comunque disattendo il già citato articolo 2, comma 1, legge n. 149 del 2001 -:
è necessario che il Ministro della Giustizia finalmente prenda atto di un clima fortemente inquinato nel territorio abruzzese, e dell'evidenza di anomalie gravissime nella gestione degli affidamenti dei minori, che a quanto appare si preferisce mantenere in istituti sovvenzionati da denari pubblici, il più a lungo possibile invece di favorire il loro diritto ad una famiglia vera;
se si intenda finalmente procedere ad immediata iniziativa ispettiva presso il tribunale per i minorenni di L'Aquila al fine di verificare i presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare.
(4-12678)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

OLIVERIO, LARATTA e ZUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i sindaci di Isola Capo Rizzuto e di Cutro e le associazioni ambientaliste e animaliste di Crotone, Italia Nostra, Arci, Enpa, Gruppo archeologico, Wwf Calabria, Altura, Cnp, Legambiente, Man e Lipu, hanno promosso una grande e pacifica manifestazione, alla quale hanno partecipato moltissimi cittadini, per contrastare l'iniziativa del taglio a raso di eucaliptus, autorizzato dalla regione Calabria, del bosco di Villa Margherita del comune di Isola Capo Rizzuto e chiedono che tali alberi, ormai secolari, siano potati ma non distrutti;
in un documento, le dieci associazioni contestano, in particolare, il taglio a raso effettuato nei giorni scorsi di 300 alberi di eucaliptus abbattuti perché considerati

di ostacolo alla viabilità aerea della vicina pista aeroportuale di Crotone - Sant'Anna - e sottolineano che la motivazione addotta dalla regione per l'abbattimento degli eucaliptus «è che gli alberi interferiscono con la sicurezza degli aeromobili in transito»;
«Una saggia politica di gestione del territorio - contestano i responsabili delle dieci Associazioni - in qualsiasi regione italiana, prevede che, nel caso in cui esso sia soggetto ad eventi alluvionali ed a fenomeni di smottamenti, sia tenuto sotto costante controllo, così da fare prevenzione attiva di quei fenomeni. Succede, invece, che la regione Calabria, su richiesta dell'Enav, abbia autorizzato, lo scorso 15 aprile, il taglio di 1.500 alberi di eucaliptus per un'estensione di 5 ettari nel bosco di proprietà dell'ARSSA»;
le associazioni sostengono, inoltre, che «ben altri sono gli ostacoli che sicuramente interferiscono con la sicurezza dei piani di volo: le decine di gigantesche torri eoliche che svettano in tutta la loro imponenza intorno alle piste dell'aeroporto»;
il grandissimo parco eolico, collocato in una delle aree più belle dell'Italia, come il territorio di Isola Capo Rizzuto e Le Castelle, che deturpa tutto l'ambiente circostante, fa da corona al sito dove sorge l'aeroporto ed è immediatamente adiacente alla stessa pista;
il periodo scelto per tagliare gli alberi coincide con la nidificazione degli uccelli e la riproduzione dei mammiferi, seriamente compromessi da questi interventi;
l'intervento autorizzato del taglio a raso degli eucaliptus, che avviene tra l'altro, nell'anno internazionale della biodiversità, viola, ad avviso degli interroganti, la convenzione internazionale di Rio de Janeiro del 1992, ratificata dall'Italia con la legge n. 124 del febbraio 1994 ed è in contrasto con la strategia nazionale per la biodiversità approvata dalla conferenza Stato-regioni nell'ottobre 2010, nonché con l'articolo 9 della Costituzione italiana che prevede, tra l'altro, la «tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione»;
i responsabili del settore ambiente della regione Calabria che hanno autorizzato il taglio di ben 1.500 eucalipti non hanno, pertanto, rispettato le suddette normative;
l'assessore regionale all'ambiente è intervenuto sulla questione e ha chiesto un'indagine conoscitiva sui fatti, assicurando, nel contempo, che i lavori di taglio non riprenderanno fino a quando non sarà chiarita l'effettiva necessità dell'intervento. Secondo quanto appreso, l'ENAV avrebbe richiesto il capitozzamento solo di alcuni alberi;
le associazioni ambientaliste di Crotone chiedono il ritiro dell'autorizzazione rilasciata, nonché alla regione, di commissionare un serio studio finalizzato ad effettuare gli interventi di messa in sicurezza dell'area con il minimo impatto sulla biodiversità -:
se i Ministri interrogati intendano intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, per verificare la possibilità di addivenire ad una soluzione che, nell'assicurare la massima sicurezza dell'aeroporto di Crotone, possa evitare l'inutile abbattimento degli alberi di eucaliptus presenti nell'area.
(5-05102)

CALVISI, FADDA, MARROCU, PES e SCHIRRU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
le infrastrutture di trasporto - e ancor più - il «sistema» di trasporto è condizione necessaria allo sviluppo e alla crescita equilibrata dei territori meridionali, e in particolare delle regioni, come la Sardegna, che per condizioni geomorfologiche, ma soprattutto per disponibilità e accessibilità di infrastrutture di trasporto si trova in una condizione di elevata perifericità territoriale;

dal confronto effettuato periodicamente dal conto economico dei trasporti tra 686 sistemi locali del lavoro - formati da aggregazioni di comuni, tenendo conto del pendolarismo dei componenti delle famiglie per motivi di lavoro - emerge che la Sardegna è in coda alla graduatoria dei primi 50 sistemi locali per livello di accessibilità;
nel quadro di generale insufficienza delle infrastrutture di trasporto della Sardegna spicca l'inadeguatezza funzionale della rete ferroviaria, dove esistono solo linee non elettrificate;
la Sardegna è di gran lunga la regione meno dotata di infrastrutture ferroviarie, sia dal punto di vista quantitativo, per disponibilità di convogli e infrastrutture rispetto al territorio, sia per la qualità tecnologica delle reti, sia per capacità di servizio;
le difficoltà di collegamento tra le diverse aree dell'isola - e anche all'interno di una medesima provincia o tra province contigue - è aggravata dall'insufficienza della rete stradale: la Sardegna, tuttora priva di tratte autostradali, e con un'inadeguata viabilità comunale, provinciale e regionale ha la dotazione stradale più deficitaria in tutto il Mezzogiorno;
nonostante l'assenza di autostrade e la marginale disponibilità di collegamenti efficienti tra comuni, anche contermini, e nonostante l'insufficiente dotazione ferroviaria per la mobilità locale e regionale le prospettive di adeguamento delle reti nelle tecnologie e negli standard di servizio restano orientate nel lunghissimo termine e impostate su logiche incomprensibili anche nella programmazione degli orari e del servizio;
i pendolari sardi, in particolare quelli del Sulcis-Iglesiente, quotidianamente subiscono i malfunzionamenti del servizio dei treni: mancata puntualità, soppressione senza preavviso delle corse, carenza di informazione e guasti tecnici che affliggono l'ormai obsoleto materiale rotabile in linea;
l'accordo recentemente raggiunto tra Trenitalia e le amministrazioni locali non prefigura un miglioramento dei trasporto ferroviario tra Cagliari e il Sulcis-Iglesiente. Dall'entrata in vigore del nuovo orario, Trenitalia ha peggiorato un servizio che già presentava delle lacune;
in particolare il trasporto ferroviario tra Cagliari e il Sulcis-Iglesiente è carente e disagiato con soppressione senza preavviso delle corse, lunghi tempi di percorrenza, cancellazione, operata tutti gli anni per tutto il mese di agosto, di varie corse, non garanzia di partenza delle coincidenze, la mancanza di puntualità che caratterizza indiscriminatamente tutte le corse e le condizioni delle infrastrutture ferroviarie e del materiale rotabile rendono sempre più difficile il rispetto dei tempi di marcia;
è urgente che anche in Sardegna venga stipulato al più presto un contratto di servizi con Trenitalia per vincolare la società al rispetto di standard qualitativi in merito a puntualità, affidabilità, affollamento, pulizia, comfort, decoro e informazione -:
se i Ministri interrogati non ritengano urgente promuovere un dialogo con il territorio regionale della Sardegna al fine di valutare l'effettiva situazione e le esigenze di mobilità, con particolare riferimento al collegamento ferroviario Cagliari e Sulcis Iglesiente, tenendo conto dell'utilizzazione effettiva dei servizi ferroviari a media-lunga percorrenza, della copertura territoriale, dei servizi regionali e interregionali già contrattualizzati, di eventuali altre modalità di trasporto già in essere e delle risorse disponibili per attivare nuovi servizi, al fine di garantire il diritto alla mobilità in modo uniforme per tutti i territori, esercitando le azioni di competenza ritenute opportune per assicurare anche sul piano infrastrutturale ai cittadini un servizio ferroviario efficiente;
se non ritengano di dover assumere le necessarie iniziative presso Trenitalia Spa affinché provveda entro l'estate - come in tutte le altre regioni italiane è già

avvenuto, talvolta da anni - alla stipula del contratto di servizio.
(5-05105)

Interrogazioni a risposta scritta:

FALLICA, GRIMALDI, IAPICCA, PUGLIESE, STAGNO D'ALCONTRES e TERRANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si è verificato un increscioso episodio sul treno Roma-Palermo del 7 luglio 2011: le porte di un vagone sono rimaste bloccate per tutto il tempo della traversata dello Stretto di Messina. I viaggiatori sono rimasti chiusi dentro, senza aria condizionata ed al buio. Sono rimaste chiuse anche le porte che dividevano il vagone dagli altri scompartimenti. Gli utenti, tra l'altro, per la mancanza di campo, non riuscivano a fare telefonate per chiedere soccorso. Una circostanza veramente imbarazzante dovuta a quelle che all'interrogante appaiono la consueta incuria e le assolute negligenze che Ferrovie dello Stato riserva da tempo alle linee del Sud Italia -:
quali iniziative intenda assumere il Governo e se non ritenga necessario un decisivo intervento presso le Ferrovie dello Stato al fine di iniziare una vera e produttiva concertazione degli interventi di riqualificazione dei servizi ferroviari del Meridione, in modo da evitare che, nel futuro, si riverifichino episodi del genere.
(4-12663)

CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con proprio decreto del 15 febbraio 2011, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha revocato i suoi precedenti provvedimenti (decreti 14 gennaio 2011, numeri 11, 12 e 13) con i quali imponeva una nuova disciplina degli oneri di servizio pubblico sui collegamenti aerei da e per gli scali della regione Sardegna, che sarebbe dovuta entrare in vigore il 27 marzo 2011; con il medesimo atto si prorogava il precedente regime di continuità territoriale, in vigore dalla primavera del 2008;
nelle motivazioni della revoca del provvedimento, il Ministro richiamava una formale richiesta in tal senso del presidente della regione Sardegna, al fine di «riesaminare i contenuti» dei decreti; richiesta in apparenza bizzarra, posto che i contenuti dei decreti sulla continuità territoriale aerea furono definiti, ai sensi dell'articolo 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144, e del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio 24 settembre 2008, n. 1008, da una conferenza di servizi indetta e presieduta, su delega del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dal presidente della regione autonoma della Sardegna; la conferenza di servizio si svolse, in quattro distinte sedute, tra i mesi di marzo e giugno del 2010;
in realtà, quelli che appaiono come il «pentimento» della regione Sardegna e la pedissequa adesione del Ministro trovano causa nel fatto che il modello di continuità territoriale concordato non teneva conto di atti di indirizzo parlamentari e del consiglio regionale della Sardegna, che impegnavano gli Esecutivi a non prevedere più distinzioni tariffarie tra residenti in Sardegna e non residenti;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il 14 febbraio 2011, ha nuovamente conferito al presidente della regione autonoma della Sardegna la delega ad indire e presiedere una nuova conferenza di servizi al fine di rideterminare il regime della continuità territoriale -:
se nei cinque mesi trascorsi dalla revoca dei decreti sulla continuità territoriale aerea si siano tenute sedute della conferenza di servizi Ministero/regione Sardegna e a quali determinazioni sia eventualmente pervenuta;
nel caso in cui la conferenza non fosse stata convocata, ovvero non fosse pervenuta ad intese o a risultati, se il

Ministro abbia sollecitato, ed in quali forme, la sua indizione o, comunque, l'assunzione di una decisione;
quale sia l'entità delle compensazioni sino ad ora erogate da Stato e regione ai vettori aerei impegnati nelle linee operanti da e per la Sardegna nel periodo precedente a quello oggetto dei decreti ministeriali pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 27 gennaio 2010;
se, circa l'opzione della tariffa unica onerata agevolata, senza più distinzioni tra passeggeri residenti o non residenti, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - anche al di fuori della conferenza dei servizi - abbia valutato l'entità delle risorse necessarie a coprire le compensazioni a favore dei vettori aerei.
(4-12672)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

BIAVA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
stanno crescendo, in Italia, i casi di furto di motori fuoribordo ad opera di grandi bande criminali organizzate, responsabili poi di collocarli e venderli sui mercati esteri;
secondo le stime di UCINA (Confindustria Nautica), negli ultimi 4 mesi sono stati più di 400 gli esemplari rubati, per un valore totale di oltre 3 milioni di euro;
nella Convention Satec, che si è svolta a Viareggio dal 27 al 29 maggio 2011, l'UCINA si è fatta portavoce delle preoccupazioni dei produttori nei confronti del Governo italiano e delle associazioni di categoria internazionali (Ebi, European Boating Industry, International Council of Marine Industry associations) affinché venga istituita al più presto una normativa comune a tutti gli stati dove sono destinati i motori;
la Confindustria nautica sta portando avanti, con impegno e tenacia, questa «battaglia» al fianco delle imprese del settore;
questo sistema criminoso sta creando danni economici rilevanti alle aziende del settore nautico in un momento economicamente già molto difficile;
questi motori fuoribordo sarebbero poi messi in rete su siti esteri specializzati (ad esempio www.probarca.ro) e rivenduti a prezzi vantaggiosi - per chi acquista - assolutamente fuori mercato (a prezzi 4/5 volte inferiori al prezzo di mercato) -:
quali urgenti ed indifferibili iniziative i Ministri interrogati intendano assumere al fine di porre in essere concrete azioni di contrasto a questo fenomeno criminoso che crea danni economici ad un comparto strategico del sistema «Italia»;
se il Governo - unitamente all'Unione europea - non intenda assumere iniziative di contrasto nei confronti di tutti quei Paesi che diventano il terminale di queste azioni criminose;
quali iniziative s'intendano prendere per tutelare gli imprenditori del settore che da queste azioni criminose hanno subito notevoli danni economici e rischiano di cessare la propria attività.
(4-12657)

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la signora Sabatucci Marzia, lavoratrice della polizia di Stato è stata trasferita dalla polizia stradale di Bologna, ai sensi dell'articolo 44 del decreto del Presidente della Repubblica n. 782 del 1985, dalla città capoluogo ad un distaccamento della polizia stradale sito nella provincia di Bologna;
tale trasferimento veniva effettuato in conseguenza di delicatissime questioni ambientali

che, come risulta anche da fonti sindacali, sarebbero occorse nell'ufficio in cui la suddetta Sabatucci lavorava e che sarebbero riconducibili a «una sorta di atteggiamento vessatorio» nei confronti della medesima signora Sabatucci «in uno scenario di solidarietà maschilista»;
si ha ragione di ritenere che nei confronti di tale lavoratrice, in relazione alle denunce della stessa poste in essere, alla richiesta di cambio turno fatta al comandante, si stiano producendo degli ostacoli all'inserimento di Marzia Sabatucci nella nuova struttura nella quale è stata trasferita;
il protrarsi della descritta situazione relativa alla Marzia Sabatucci avrebbe prodotto procedimenti disciplinari di lieve entità e gravi difficoltà da parte della stessa, a fruire della legislazione che garantisce le lavoratrici madri;
si sarebbe per esempio riscontrata l'impossibilità a vedersi assegnati i benefici, nel calcolo dei punti necessari per la graduatoria per l'accesso all'asilo nido comunale, nonché l'impossibilità a vedersi assegnati quelli riguardanti il lavoro della madre sui turni delle 24 ore -:
se la ricostruzione dei fatti di cui in premessa corrisponda alle notizie in possesso del Ministro dell'interno;
quali provvedimenti intenda assumere in presenza dei comportamenti sopra descritti gravemente lesivi dei diritti della persona e della lavoratrice.
(4-12671)

TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 14 maggio 2011 il signor Khemiri Nizar, cittadino tunisino, dopo avere inutilmente richiesto più volte un visto Schengen per ricongiungimento con la moglie Winny Methorstm, cittadina europea, presso l'ambasciata olandese a Tunisi, arrivava sul territorio italiano senza alcun valido titolo di ingresso;
in data 27 maggio 2011 il signor Nizar lasciava il centro di primo soccorso ed accoglienza di Lampedusa, dove era stato trattenuto per tredici giorni in assenza di una convalida da parte dell'autorità giudiziaria e in data 30 maggio 2011 l'ufficio immigrazione presso la questura di Agrigento gli notificava il provvedimento di espulsione ed accompagnamento alla frontiera n. 69 Cat. A. 11/2009/IMM emesso dalla prefettura di Agrigento; nella stessa data, il signor Nizar veniva altresì raggiunto dall'ordine del questore di Agrigento di trattenimento presso un centro di identificazione ed espulsione di Trapani n. 971 Cat. A. 11/2009/IMM;
in data 6 giugno 2011 il giudice di pace di Trapani convalidava il provvedimento di trattenimento;
in data 10 giugno 2011 l'ambasciata olandese in Roma, su disposizione dell'autorità giudiziaria olandese, emetteva un visto Schengen in favore del signor Nizar;
la direttiva n. 2008/115/CE - cui spetta il primato - dispone all'articolo 2, comma 3, il divieto di applicazione delle norme sul rimpatrio ai cittadini che godono (o dovrebbero godere) del diritto di libera circolazione sul territorio Schengen;
ad ogni modo, in ossequio alla norma dell'articolo 6, comma 5, della direttiva n. 2008/115/CE, l'avvio di un iter di regolarizzazione sul territorio europeo da parte del signor Nizar, conclusosi con il rilascio di un visto Schengen in data 10 giugno 2011, avrebbe dovuto far sorgere nella autorità amministrativa «l'opportunità di astenersi dall'emettere una decisione di rimpatrio fino al completamento della procedura»;
in data 27 giugno 2011 il giudice di pace di Agrigento accoglieva il ricorso del signor Nizar contro il provvedimento di trattenimento ed espulsione permettendo così al signor Nizar di ricongiungersi con la moglie in Olanda;
il signor Nizar racconta di aver subito percosse e maltrattamenti da parte delle forze dell'ordine in occasione di un

tentativo di fuga dal centro di identificazione ed espulsione di Chinisia presso Trapani -:
se il Ministro non ritenga di doversi impegnare perché non accada più che cittadini stranieri in possesso di un regolare permesso di libera circolazione sul territorio Schengen vengano detenuti all'interno di centri di espulsione, contravvenendo alla legislazione europea;
se il Ministro non ritenga di dover applicare nella loro integrità le disposizioni della direttiva n. 2008/115/CE che prevede una gradualità di misure nei procedimenti di espulsione, considerando il trattenimento come ultima istanza.
(4-12675)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, nei giorni scorsi la Ragioneria dello Stato e il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbero richiamato all'ordine numerosi istituti scolastici nazionali per aver sollecitato pagamenti non dovuti da parte dei genitori degli allievi;
in particolare, alle famiglie sarebbero stati richiesti fondi per attività extradidattiche che, in realtà, risulterebbero a carico dei singoli plessi;
a margine della vicenda ci sarebbero altre irregolarità contabili nella gestione dei bilanci di istituto, come omessi versamenti contributivi, danni all'erario e persino indennità accessorie non previste ma erogate ugualmente ai dirigenti scolastici;
l'accaduto appare di una certa gravità, non foss'altro che per precedenti circolari asseritamente emanate nel tempo dal Ministero e, parrebbe, del tutto ignorate da presidi e dirigenti vari;
la situazione va certamente monitorata già a partire dal prossimo anno scolastico, atteso anche il momento di crisi economica che non può determinare ulteriori esborsi da parte delle famiglie degli studenti -:
se la notizia riportata in premessa corrisponda al vero e, in caso di risposta affermativa, se il Ministro interrogato possa fornire i dati attualmente a disposizione suddivisi per regione, importi indebitamente erogati, sanzioni comminate a vario titolo - anche erariale - a carico dei singoli istituti, nonché eventuali azioni di rivalsa avviate nei confronti dei responsabili;
se corrisponda al vero la circostanza secondo cui la situazione qui evocata sia nota da anni e, ciononostante, anche di recente si siano verificati episodi di palese violazione delle direttive ministeriali;
quali iniziative intenda adottare fin dalla riapertura del prossimo anno didattico al fine di scongiurare il ripetersi di casi così discutibili, oltre che a potenziale rischio di procedimenti civili, contabili e fors'anche penali.
(5-05104)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE POLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si è appreso che per l'anno prossimo non vi saranno incrementi a beneficio degli organici regionali del personale docente della scuola media;
fonti autorevoli dimostrino che nella regione Veneto è stato registrato un aumento considerevole di studenti rispetto allo scorso anno;
dalla stampa locale e dai mass media in generale si apprende il disagio nel quale si vengono a trovare in questo momento le

famiglie degli studenti veneti. Appare a molti evidente il futuro sovraffollamento delle classi, che comporterà una penalizzazione dal punto di vista dell'offerta formativa che gli istituti scolastici stenteranno a garantire. Inoltre appare chiaro a molti che verrà a mancare la concessione del tempo prolungato se non addirittura la revoca del tempo prolungato;
pare ovvio che le famiglie a seguito di questa riduzione del personale docente dovranno dall'inizio dell'anno prossimo sostenere il peso di tale carenza di organico nelle scuole ed organizzarsi con enormi sacrifici per far fronte alle evidenti difficoltà nelle quali si verranno certamente a trovare. Ad essere penalizzati ancora una volta risultano essere coloro che andrebbero maggiormente tutelati e cioè gli studenti, i giovani ossia il futuro del Paese;
le amministrazioni comunali, gli istituti scolastici chiedono con forza un incremento del corpo docente assegnato alla scuola media del Veneto per garantire i diritti della popolazione residente -:
in che modo il Ministro interrogato intenda garantire e tutelare il diritto allo studio degli studenti in generale e di quelli veneti in particolare viste le riduzioni del personale docente delle scuole medie e tenuto conto del crescente numero della popolazione giovanile veneta.
(4-12670)

NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio scolastico regionale del Veneto ha reso noto l'organico di diritto per l'anno scolastico 2011/2012. In base a tali dati emerge che nelle scuole primarie della regione verranno tagliati 748 insegnanti, nelle secondarie di primo grado 180 e nelle secondarie di secondo grado 734. In totale la riduzione di insegnanti in Veneto risulta pari a 1.662;
le sopra citate scuole, relativamente all'anno scolastico 2011/2012, registrano un aumento di studenti con previsione di 787 alunni in più nelle scuole primarie, 1.772 nelle secondarie di primo grado, 2.445 nelle secondarie di secondo grado. Rispetto all'anno scolastico 2010-2011 si configura dunque un incremento di studenti di oltre 5 mila alunni;
la sproporzione di tale rapporto appare particolarmente preoccupante nelle scuole della provincia di Padova, dove si prefigura la riduzione di 162 insegnanti a fronte della previsione di un aumento di alunni pari a circa 400 nuovi studenti. Di conseguenza, come ripetutamente denunciato da numerosi insegnanti e dirigenti scolastici, nelle scuole padovane si profila la costituzione di classi con 30 o più alunni, unitamente all'impossibilità di svolgere efficacemente le attività connesse con il tempo prolungato;
la difficile condizione in cui versano le scuole del Veneto - causata dai «tagli» del personale predisposti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - è stata aggravata dalla significativa riduzione dell'organico di diritto del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) per l'anno scolastico 2011/2012, come risulta dalla trasmissione dello schema del decreto interministeriale organici Ata diffuso il 1° giugno 2011 dalla direzione generale per il personale scolastico del dipartimento per l'istruzione del Ministero, da cui è possibile prefigurare una riduzione per il Veneto di oltre 970 lavoratori del settore;
l'interrogante ha già depositato un'interrogazione a risposte scritta al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, riportando le preoccupazioni espresse il 25 maggio 2011 dal consiglio comunale di Piazzola sul Brenta (Padova) relativamente alla difficile situazione nell'organizzazione dell'attività didattica dell'Istituto «ICS Luca Belludi» a seguito dell'applicazione dei tagli previsti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. In particolare, l'interrogante ha ricordato come il comune di Piazzola sul Brenta dovrà ettuare profondi interventi

per ampliare le aule dell'istituto dal momento che, secondo una verifica dell'ufficio tecnico comunale, non risultano idonee a contenere i 30 alunni delle future classi prime secondo i criteri stabiliti dalla legge in vigore;
analogamente risultano rilevanti le recenti preoccupazioni espresse dagli insegnanti delle scuole primarie «Cini» di Monselice (Padova), «Arcobaleno» di Padova e «Camerini» di Piazzola sul Brenta; -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali concrete misure di sua competenza intenda porre in essere per garantire la qualità dell'insegnamento nelle scuole primarie e secondare del Veneto e, in particolare, nella provincia di Padova, vista la pesante riduzione degli insegnanti prevista dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
in che modo intenda evitare il sovraffollamento delle classi dovuto alla riduzione di insegnanti e come intenda affrontare le necessità di sicurezza ad esso connesse;
come intenda garantire la continuità delle attività svolte nelle scuole del Veneto dal personale Ata di cui si prevede una significativa riduzione di organico.
(4-12674)

JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il rapporto «Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte», realizzato da associazione TreeLLLe, Caritas Italiana e Fondazione Giovanni Agnelli ha analizzato il processo di integrazione, compiuto negli ultimi trent'anni, degli alunni con disabilità in classi comuni. «Nell'ultimo decennio gli alunni con disabilità nella scuola italiana sono aumentati di circa il 45 per cento - riferisce Andrea Gavasco, direttore della Fondazione Agnelli -. La domanda di sostegno è in forte crescita: dai circa 140 mila alunni dell'anno scolastico 2001-02 si è passati ai 200 mila del 2009-10. Il numero di insegnanti di sostegno e cresciuto fino al 2006, poi si è stabilizzato: oggi sono circa 95 mila. In media sono due gli alunni disabili per ogni docente di sostegno». I dati segnalano che «il modello di integrazione si basa su buoni princìpi ma è poco intelligente - afferma Gavasco -. Per esempio, esiste un meccanismo rigido: al certificato di disabilità, rilasciato dalla Asl, corrisponde un determinato numero di ore di sostegno. Questo, però, non permette di differenziare le risposte in base alle esigenze dei ragazzi»;
le famiglie devono spesso districarsi da sole tra i meandri della burocrazia per ottenere i certificati. In molti casi non sono coinvolte nel progetto educativo dei propri bambini, e, soprattutto le famiglie straniere con figli disabili, vivono un forte senso di isolamento. Per molti genitori, poi, il numero di insegnanti di sostegno rimane l'unico parametro di qualità e così lamentano l'insufficienza di ore di sostegno e il forte turn-over del personale. È proprio quest'ultimo uno dei nodi cruciali segnalato dal rapporto: quasi un alunno su due cambia l'insegnante di sostegno una o più volte durante lo stesso anno scolastico, con conseguenze negative per la continuità didattica, la relazione di fiducia che si crea tra docente e allievo e la stessa efficacia del processo d'integrazione. Poco valorizzati e motivati, gli insegnanti spesso vedono il posto di sostegno come uno dei canali privilegiati per entrare più rapidamente in ruolo. E questo determina una cronica assenza di personale specializzato, «È uno spreco di risorse perché gli insegnanti vengono formati ad affrontare bisogni speciali, ma le competenze poi vanno perdute», commenta Gavasco. Non sempre, peraltro, i docenti hanno una formazione specifica. Secondo il rapporto, una scuola del primo ciclo su tre non ha nessun insegnante con la specializzazione per il sostegno. Il più delle volte, poi, gli insegnanti curricolari sono privi di formazione pedagogica speciale;

per superare nodi critici che rischiano di pregiudicare di fatto la qualità dell'integrazione scolastica, i promotori del rapporto lanciano una proposta di riforma del modello italiano. Innanzitutto occorre «abbandonare le rigide procedure che riducono l'integrazione a una meccanicistica attribuzione di insegnante o ore di sostegno - dice Attilio Oliva, presidente di Treelle -. La qualità dell'integrazione, poi, si fa con la didattica individualizzata quotidiana da parte di tutti gli insegnanti, non con la delega al collega del sostegno». La proposta prevede l'introduzione a livello provinciale di nuovi Centri risorse per l'integrazione (Cri) che dispongano di insegnanti e personale ad alta specializzazione e, di concerto con le scuole, definiscano e coordinino le risorse finanziarie, professionali e tecnologiche per l'integrazione, svolgendo anche formazione e consulenza alle scuole, come pure una funzione di «sportello unico» per le famiglie. Nelle intenzioni dei promotori la struttura dovrebbe «facilitare quella collaborazione fra scuola, famiglia, servizi sociali e sanitari, volontariato e comunità locale che oggi è carente e spesso impedisce la realizzazione di un autentico progetto di vita per l'alunno, che inizia dalla scuola ma guarda alla vita adulta» -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di realizzare corsi volti ad una maggiore preparazione degli insegnati nei confronti di classi con bambini disabili;
quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di migliorare l'integrazione dei bambini disabili all'interno delle scuole italiane.
(4-12677)

COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comma 40 dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2011 (legge 13 dicembre 2010, n. 220) ha previsto che «la dotazione del fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, è incrementata di 924 milioni di euro per l'anno 2011. Una quota delle risorse di cui al primo periodo, pari a 874 milioni di euro per l'anno 2011, è ripartita, con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, tra le finalità indicate nell'elenco 1 allegato alla presente legge»;
le risorse, pari a 250 milioni di euro, di cui all'ultima voce del suddetto elenco 1 e destinate a realizzare «Interventi di carattere sociale: adempimento degli impegni dello Stato italiano derivanti dalla partecipazione a banche e fondi internazionali attraverso il rifinanziamento delle autorizzazioni di spesa di cui all'articolo 25 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102; interventi per assicurare la gratuità parziale dei libri di testo scolastici di cui all'articolo 27, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448; stipula di convenzioni con i comuni interessati per l'attuazione di misure di politiche attive del lavoro finalizzate alla stabilizzazione occupazionale dei lavoratori impiegati in attività socialmente utili di cui alle seguenti disposizioni: articolo 9, comma 15-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n, 122; articolo 3 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135; articolo 2, comma 552, della legge 24 dicembre 2007, n. 244» devono essere ripartite attraverso un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previo conforme parere delle Commissioni parlamentari competenti per i profili di carattere finanziario, da rendere entro trenta giorni dalla trasmissione della richiesta;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 maggio 2011 ha autorizzato la ripartizione delle risorse finanziarie previste dall'articolo 1, comma 40, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato;
anche nelle premesse del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri si

conferma che «le risorse, pari a 250 milioni di euro, di cui all'ultima voce del richiamato elenco 1 allegato alla stessa legge n. 220, sono contestualmente ripartite con un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, previo conforme parere delle Commissioni parlamentari competenti per i profili di carattere finanziario, da rendere entro trenta giorni dalla trasmissione della richiesta»;
dunque, tutte le voci di spesa previste dall'articolo 1 comma 40 ed indicate nell'elenco 1 sono state ripartite ad esclusione di quelle relative allo stanziamento di 250 milioni -:
per quale motivo non si sia ancora provveduto a emanare il decreto di ripartizione delle spese previste e se intenda provvedere, pertanto, nei tempi più rapidi possibili, trasmettere alle commissioni parlamentari per le previste competenze lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per il riparto dei 250 milioni di cui al comma 40 dell'articolo 1 della legge 13 dicembre 2010, n. 220.
(4-12679)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

PORFIDIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ad aprile 2011 la società Festa Srl controllata da Snai (nota nel settore dei giochi e delle scommesse), ha proposto ai suoi dipendenti con contratto di collaborazione un nuovo contratto, un accordo aziendale (discusso e firmato solo con la Fistel Cisl) al fine - si legge nel testo - di «superare i contratti di collaborazione a progetto»;
il nuovo contratto aziendale è stato quindi proposto anche a quei dipendenti già assunti con il contratto nazionale del commercio a tempo indeterminato;
i 12 lavoratori a tempo indeterminato, iscritti alla Cgil, non hanno accettato di lasciare il contratto esistente per il nuovo. A questo punto prima sono stati messi in ferie forzate e poi mandati in trasferta a Lucca a tempo indeterminato;
sono state inviate in trasferta anche le mamme in allattamento e le persone sotto il regime della legge 104 (che per la legge sono incompatibili con qualunque tipo di trasferta che non consentano l'assistenza e l'allattamento nelle ore prestabilite);
a giugno la società Festa Srl è stata condannata dal tribunale di Roma per condotta antisindacale;
nello stesso mese di giugno il tribunale del lavoro ha disposto il reintegro immediato della mamma in allattamento al lavoro nella sede di Roma, reintegro che non è mai avvenuto;
l'azienda, la scorsa settimana, ha licenziato quei dipendenti che non hanno firmato il nuovo contratto. Venerdì scorso anche la mamma in allattamento ha avuto la stessa comunicazione, per la quale il tribunale di Roma aveva decretato, un mese fa, il reintegro d'urgenza -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione;
se non ritenga opportuno intervenire quanto prima per assumere le iniziative di competenza dirette al reintegro all'interno dell'azienda dei lavoratori licenziati, considerando che Snai opera nel settore delle scommesse e la sua attività è regolata da enti pubblici.
(4-12667)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FADDA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si apprende da parecchi articoli di stampa, molti cittadini si trovano a dover pagare il ticket sulle prestazioni sanitarie, nonostante si trovino in condizioni economiche di estremo disagio;
tale situazione è determinata dall'interpretazione da parte delle ASL della norma contenuta nell'articolo 8 della legge n. 537 del 1993 che esclude dall'esenzione dal ticket sanitario tutti i cittadini che risultano occupati e che percepiscono un reddito, non prevedendo la stessa norma alcuna soglia minima e non facendo alcun distinguo per casi il cui reddito percepito è al di sotto di quello della povertà;
in particolare, sembrerebbe che la regione Sardegna di recente, attraverso un intervento dell'assessore alla sanità, si sia trovata costretta a chiedere al Ministero della salute un'autentica interpretazione della norma;
per l'estremo disagio in cui si trovano coloro che rientrano nella condizione su riportata, è assolutamente doveroso rimuovere questo stato di ingiustizia sociale -:
se non ritenga urgente fornire chiarimenti, anche in via interpretativa, in merito all'esenzione dal ticket sanitario e al pieno diritto ad usufruire della sanità pubblica per quanti si trovano in condizioni di estremo disagio economico per l'esiguità del proprio reddito e, qualora ciò non fosse ritenuto possibile, se non ritenga opportuno assumere iniziative normative urgenti volte a eliminare tale evidente ingiustizia.
(5-05106)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO, PANIZ e GOTTARDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
tempo fa i quattro comuni interessati alla sciagura del Vajont (ovvero Erto e Casso e Vajont in provincia di Pordenone e Longarone e Castellavazzo in quella di Belluno) avevano proposto la realizzazione di un francobollo commemorativo in occasione del quarantacinquesimo anniversario della sciagura;
il progetto non trovò concretizzazione in quanto non risultava ancora decorsa la soglia minima di cinquanta anni necessaria per poter considerare «storico» un qualsiasi evento;
attualmente i comuni colpiti dall'immane disastro si stanno attivando in previsione della ricorrenza del 9 ottobre 2013, riavanzando, tra l'altro, l'idea di uno o più francobolli che illustrino lo stato dei luoghi prima e dopo la frana del monte Toc;
pare sussistere un lasso temporale sufficiente per inserire tale iniziativa tra le programmazioni annuali in materia di filatelia del Ministero interrogato;
l'operazione si rivelerebbe utile anche sotto il profilo della valorizzazione culturale ed economica dei territori in parola, i quali, peraltro, rientrano pure nell'elenco delle aree dolomitiche tutelate dall'Unesco -:
se e quali iniziative intenda adottare con estrema urgenza per assecondare la richiesta delle realtà devastate dalla tragedia del Vajont di ottenere una serie di speciali emissioni filateliche in occasione del cinquantesimo anniversario dell'omonima sciagura, che si verificherà il 9 ottobre 2013.
(5-05101)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'efficienza energetica, uno dei tre pilastri del piano comunitario 20-20-20 è un parametro sul quale peraltro si verificano molti ritardi. Sull'ottimizzazione nella produzione di energia e l'uso più razionale del suo consumo, per esempio, l'Europa procede al rilento, con il concreto rischio che, nel 2020, sarà realizzato meno della metà del 20 per cento del piano di incremento di efficienza energetica. I dati tendenziali indicano che, senza cambiamenti radicali, i consumi si ridurranno di 164 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio o Mtep, (unità di misura di energia che esprime la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo) contro i 368 Mtep preventivati. Eppure l'efficienza energetica è la leva più virtuosa. Ha un effetto moltiplicatore nell'abbattimento dell'anidride carbonica. Com'è dimostrato da diversi studi e confermato dai calcoli della direzione clima e ambiente della Commissione europea, una riduzione del 20 per cento nei consumi di energia, porterebbe automaticamente a tagliare non più del 20 per cento delle emissioni di gas serra. A breve sarà una soluzione onerosa perché gli interventi per migliorare l'efficienza energetica nel settore residenziale, industria, terziario, trasporti e generazione elettrica comportano degli investimenti, però ampiamente ripagati nel lungo termine dalla minore domanda di kilowattora;
per riscattare questo potenziale sprecato, il Commissario europeo all'energia, Gunther Ottinger, ha presentato una serie di misure di medio periodo (2014) per la crescita dell'efficienza energetica con ricadute sulla bolletta e un effetto trainante sulla creazione occupazionale. La proposta di direttiva interessa tutti gli anelli della catena fino al consumatore finale. Per esempio, prevede l'installazione di contatori individuali intelligenti per permettere all'utente di seguire l'evoluzione dei consumi e dei risparmi conseguibili. Solo da questo si pensa di recuperare 120 Mtep. Per il settore pubblico è istituito l'obbligo di acquisto di edifici, prodotti e servizi energeticamente efficienti oltre al vincolo di rammodernare ogni anno il 3 per cento del patrimonio edilizio per ottenere risparmi energetici commensurati ai costi dei lavori. Sono incentivate le reti di teleriscaldamento che recuperano il calore di scarto ottenuto dalla generazione elettrica e incoraggiati gli audit energetici nelle imprese. Le Authority nazionali sono sollecitate a modellare le tariffe sul rendimento delle più avanzate tecniche di generazione, trasmissione e distribuzione dell'energia. Se nella loro entità le misure ricevono il plauso della comunità internazionale, si deplora che ancora di fatto non siano vincolanti. A Parigi la Schneider Electric autoproduce un quarto dell'energia che consuma. Nei tre grandi edifici intelligenti della sede tutti i dati energeticamente sensibili, dai consumi d'acqua alla ventilazione, dalla chiusura delle porte per evitare dispersioni all'utilizzo delle stampanti, dai sistemi antincendio allo smaltimento dei rifiuti, vengono rilevati, integrati, incrociati da una piattaforma che misura, controlla, governa e ottimizza tutte le funzioni degli asset del fabbricato. La finalità: comprimere i consumi energetici, ridurre l'impronta ambientale massimizzando il comfort abitativo. Gli stabili industriali, commerciali e residenziali assorbono il 60 per cento della domanda energetica globale. In ragione del fatto che l'energy management è parte del suo core business, Schneider fa da apripista nella certificazione IS050001, la nuova norma mondiale di efficienza energetica varata il 15 giugno 2011 e che andrà a sostituire l'analoga versione europea, Eni16001, in vigore da 2 anni e destinata ad essere cancellala a fine 2011. Per tagliare il traguardo in anticipo, la multinazionale francese, presente in 100 Paesi, ha avviato l'iter a fine 2010 lavorando in parallelo con International organization for standardization, che intanto prepara le regole,

facendo riferimento alle prime versioni in bozza che definivano i requisiti per la certificazione;
il riconoscimento della conformità allo standard di efficienza energetica pervade vari aspetti dei processi interni aziendali. Il primo punto è la diagnosi per contabilizzare e analizzare i consumi energetici per tipologia (illuminazione, riscaldamento, raffreddamento, data process, mobilità) e per zona dell'edificio, in valori storici e previsionale. Alla Schneider i 35mila metri quadrati costruiti nel 2009 sono innervati di sensori ambientali, percorsi da reti di contatori, integrati su una piattaforma di programmazione, controllo e gestione per governare anche da un palmare le operazioni più semplici. Si modula il fabbisogno elettrico intervenendo sull'intensità delle luci, sulle lampade di emergenza. «La messa in cantiere delle procedure per la certificazione ISO 50001 richiede 60-80 giornate lavorative ma l'investimento, si ripaga nell'arco di 2-3 anni con minori consumi» spiega Gilles Simon, responsabile ambiente Schneider Francia -:
quali interventi i Ministri intendano adottare al fine di attuare il piano europeo di «efficienza energetica» e di recepire la nuova direttiva promossa dal Commissario europeo all'energia, Gunther Ottinger.
(4-12658)

FARINONE e MOSCA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Cassina di Meda (provincia di Monza e Brianza), presente in Brianza da oltre 80 anni, fa parte del gruppo Charme (proprietario di Poltrona Frau, la quale a sua volta controlla le aziende Thonet, Cappellini, Gufram e Nemo) che nel 2005 l'ha rilevata dalla finanziaria francese Fimalac per 140 milioni di euro. Charme è un fondo specializzato in beni di lusso che con l'acquisizione di Cassina perfeziona la propria mission: portare nel mondo la cultura italiana del bello;
il Gruppo nel 2005 registrava un fatturato di 230 milioni di euro (120 da Cassina e 110 da Poltrona Frau). Nel 2010 ha consolidato un utile pari a circa 0,7 milioni, dopo una perdita di 7,6 milioni subita l'anno precedente. Il risultato operativo è invece raddoppiato, dai 5 milioni del 2009 ai 10,6 del 2010; gli ordinativi per l'anno corrente sono quantitativamente importanti, al punto che l'azienda ha richiesto ai propri dipendenti l'effettuazione di ore di lavoro straordinario;
i dipendenti in attività, prevalentemente di sesso femminile, sono ad oggi circa 300, dopo essere diminuiti nel 2009 di 47 unità;
l'azienda ha recentemente ipotizzato un trasferimento del reparto cuciture in Romania, una scelta questa che determinerebbe la perdita di 25 posti di lavoro interni e altrettanti esterni (lavoratici a domicilio);
le motivazioni di questa eventuale delocalizzazione sarebbero di natura meramente reddituale, pur a fronte di una situazione positiva sia dal punto di vista del mercato sia da quello finanziario;
il Distretto del mobile brianteo è noto a livello nazionale e internazionale per la grande qualità di prodotto proposta nel tempo e costituisce un bacino occupazionale fondamentale nell'ambito dell'economia lombarda -:
se il Ministro sia a conoscenza delle informazioni qui rappresentate;
quali iniziative intenda eventualmente adottare per impedire una annunciata delocalizzazione industriale che rappresenterebbe un gravissimo nocumento all'economia della Brianza e della Lombardia nonché allo stesso prestigio del made in Italy.
(4-12661)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
alcuni dei temi toccati dal presidente dell'Autorità garante per l'energia elettrica

ed il gas, Guido Bortoni nella sua prima relazione annuale, presentata recentemente alla Camera dei deputati, riguardano il costo delle bollette, lo stop ai contratti non richiesti dai clienti, la separazione proprietaria della rete del gas e lo sviluppo non caotico delle energie rinnovabili. I nodi da affrontare sono molti, come, ad esempio, i costi dell'energia elettrica in Italia, ancora più alti della media dell'Unione europea soprattutto per imprese e famiglie con consumi elevati, nonostante lo stacco si stia gradualmente riducendo. La questione delle tariffe viene posta al centro dell'attenzione, soprattutto se il 2011 resterà un anno molto caldo sotto il profilo dei costi del petrolio. Su questi - avverte il presidente - pesano soprattutto «i nuovi strumenti speculativi» ed in parte la crisi libica;
il confronto con l'Europa evidenzia nel nostro Paese «una diminuzione dei prezzi dell'energia elettrica per usi domestici del 4 per cento contro un incremento medio per le tariffe europee del 5 per cento». Ma la relazione mette a fuoco, ancora una volta, la distanza che ci separa dal Vecchio continente, soprattutto quando si parla di tariffe elettriche per le imprese, che, nel secondo semestre 2010, hanno pagato prezzi dell'energia elettrica superiori alla media europea per tutte le classi di consumo. In particolare nella fascia 500 e 2 mila megawatt/ora per anno, una delle più rappresentative per il mercato italiano, le tariffe medie risultano superiori all'Unione europea del 26 per cento al lordo delle imposte. Anche per i livelli di consumo inferiori (meno di 500 megawatt/ora per anno), le imprese pagano prezzi più alti mentre soltanto nel caso di imprese in fasce più elevate (oltre i 2000), il differenziale nei confronti degli altri Stati europei si riduce significativamente: i prezzi risultano addirittura inferiori a quelli della Germania;
diverso è il caso delle tariffe della luce applicate alle famiglie. Da una parte, ci sono quelle dai bassi consumi che pagano il 12 per cento in meno rispetto alla media dell'Unione europea (sono il 60 per cento del totale). Dall'altra c'è il restante 40 per cento che invece consuma molto e paga una bolletta più salata del 12,5 per cento. Bortoni pone l'accento anche sui 5 milioni di famiglie - il 17 per cento del totale dei contratti domestici - e sui 7,2 milioni di piccole e medie imprese che hanno fatto il grande passo e scelto un venditore sul mercato libero, «un risultato tra i migliori in Europa», sottolinea il presidente dell'autorità. Per quel che riguarda il gas, Bortoni spiega che le famiglie italiane nel 2010 hanno pagato un prezzo in linea con la media europea se non si considerano le imposte, e più alto se si sommano le tasse che gravano sul gas. Le reazioni. «Sui contratti applichiamo una disciplina ferrea, li attiviamo solo dopo che i clienti confermano la volontà di aderire», ha spiegato l'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, che ha aggiunto: «Continueremo così e colpiremo quegli agenti che non si comporteranno bene». Il presidente di Eni, Paolo Scaroni, plaude alla relazione soprattutto «perché si è spostata l'attenzione sulla necessità di una rete europea del gas». Mentre per l'amministratore delegato di Sorgenia, Massimo Orlandi, «è molto positiva l'impostazione secondo cui bisogna lasciar lavorare la concorrenza e usare la regolazione come ultima istanza» -:
quali interventi il Ministro intenda adottare per quanto di competenza al fine di giungere ad una graduale riduzione dei costi per le imprese relative alle forniture energetiche.
(4-12673)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i modi in cui le aziende intendono spostare le applicazioni business-critical su ambienti virtuali e cloud ibride sono al centro dell'indagine 2011 di Symantec Virtualization and Evolution to the Cloud Survey. Lo studio ha evidenziato come ci sia ancora un ampio margine tra le aspettative e la realtà nella modalità in cui le imprese adottano questo processo. L'indagine

che si è basata su 3700 intervistati provenienti da trentacinque Paesi, ha visto anche risultati decisamente positivi per l'Italia. Nel nostro Paese infatti la virtualizzazione dei server è diffusa ormai a livello capillare e il 77 per cento delle aziende sta seriamente pensando all'adozione di cloud ibride/private. Il 54 per cento delle aziende italiane sta poi implementando la virtualizzazione dei server contro il 45 per cento delle straniere, mentre l'introduzione delle cloud private è al 48 per cento;
i progetti di virtualizzazione sono comunque quelli che hanno avuto le risposte più positive, da parte delle aziende di tutto il mondo. La differenza media tra progetti avviati ed obiettivi raggiunti è stata infatti di soli quattro punti con un divario maggiore nella riduzione delle spese e dei costi operativi. Relativamente alla virtualizzazione di desktop ed endpoint la differenza media tra l'obiettivo prefissato e quello raggiunto si è attestata invece al 26 per cento con un particolare disappunto nell'implementazione di nuovi endpoint, nella application delivery e nella application compatibility. Il 77 per cento delle imprese ha pensato allo storage as a service privato ma qui il grado di disappunto è molto alto, pari al 37 per cento, con un particolare picco negativo per la riduzione delle complessità. Le aziende si dimostrano propense ad iniziare la virtualizzazione delle applicazioni meno critiche come gli ambienti di test e sviluppo per proseguire con mail, collaboration, linee di business, eCommerce, e altro. Delle grandi aziende contattate il 59 per cento ha intenzione di virtualizzazione di applicazioni del database, nei prossimi dodici mesi. La tendenza a questo processo di virtualizzazione è presente anche se si guarda esclusivamente alle aziende italiane, il cui 57 per cento prevede di virtualizzare applicazioni del database entro un anno, il 68 per cento ha pianificato di virtualizzare le applicazioni web, il 67 per cento le mail e le applicazioni del calendario, mentre il 62 per cento delle imprese italiane ha in mente di virtualizzare le applicazioni di Erp;
in questa situazione diventano ovviamente importanti anche i costi delle operazioni e il 56 per cento degli intervistati a livello globale (il 67 per cento degli italiani) ha dichiarato che sono aumentati abbastanza o significativamente con la virtualizzazione dei server. Le cause principali per l'implementazione durante il processo di virtualizzazione dello storage sono la riduzione dei costi operativi (55 per cento), le migliori prestazioni dello storage (54 per cento) e la migliore preparazione in caso di disaster recovery (53 per cento). Aspetto fondamentale è anche quello della sicurezza, come confermato dal fatto che il 76 per cento delle aziende lo ha indicato come fattore decisivo per la fiducia nel passaggio delle applicazioni business-critical sui server virtualizzati. Il 79 per cento delle aziende italiane la pensa allo stesso modo, mentre tra i rappresentanti del nostro Paese il 58 per cento ha sottolineato come la sicurezza costituirà una sfida significativa o estremamente importante per l'implementazione della virtualizzazione dei server. Tra le grandi aziende che hanno avviato questo tipo di processi, la prima preoccupazione era costituita dall'affidabilità, indicata da ben il 78 per cento come un fattore importante o molto importante, mentre in Italia la percentuale è ancora più alta, con l'88 per cento delle grandi aziende del nostro Paese preoccupate da questo aspetto. Senza distinzione nella dimensione dell'agenda, le risposte più gettonate a livello globale sono state l'autonomia e la disponibilità (83 per cento del totale);
il 46 per cento dei Cfo che stanno implementando cloud/ibride private sono meno che abbastanza aperti nel trasferire applicazioni business-critical verso questo tipo di ambienti e il 44 per cento è cauto in proposito. Le loro preoccupazioni riguardano soprattutto l'affidabilità (78 per cento), la sicurezza (76 per cento) e le performance (76 per cento). Preoccupazioni però spesso infondate, come conferma il fatto che dal 78 per cento all'85

per cento degli intervistati hanno conseguito i propri obiettivi di performance. L'indagine conferma quindi le esigenze e le preoccupazioni per il futuro delle aziende nel cloud computing, sicuramente ricco di prospettive interessanti se ci si assicura che non si agisca in maniera «chiusa», si utilizzi e si rinnovi al meglio la struttura già esistente e soprattutto si definiscano previsioni realistiche mantenendo traccia dei risultati ottenuti -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di incentivare l'utilizzo di strumenti di cloud computing all'interno delle aziende, per ottimizzarne l'operatività e la sinergia con altre realtà imprenditoriali.
(4-12676)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00669, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zacchera.

La mozione Reguzzoni e altri n. 1-00671, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cosenza.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Paolo Russo e Dima n. 7-00614, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Beccalossi, Callegari, Delfino, Di Giuseppe, Oliverio, Agostini, Brandolini, Marco Carra, De Camillis, Di Caterina, Faenzi, Gottardo, Nastri, Sani, Servodio, Zucchi.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Donadi e altri n. 2-01152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Piffari.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Boccia n. 2-01153, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 499 del 12 luglio 2011.

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il mercato secondario europeo continua a essere oggetto di speculazioni in scia ai timori di contagio della crisi del debito pubblico;
l'Italia è protagonista ormai da qualche settimana di movimenti anomali sui mercati azionari e obbligazionari che hanno portato ad un incremento record fino a 300 punti base del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani (Btp) e quelli tedeschi (Bund);
si sta assistendo in questi giorni ad un ribasso del valore dei titoli di Stato italiani senza precedenti dai tempi dell'introduzione dell'euro;
è noto che in Europa buona parte dei cds (credit default swap), ovvero i costi per assicurarsi dal default di una nazione, vengono comprati e venduti da soggetti che non devono coprirsi da alcun rischio ma piuttosto da soggetti (in particolare gli hedge fund e le banche di investimento) che cercano di lucrare sui ribassi dei corsi sviluppando una speculazione sui titoli di Stato delle economie più in sofferenza e, tra queste, anche quella italiana;
lo stesso Presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, si è dichiarato in più occasioni d'accordo sulla necessità di frenare le vendite accelerando il coordinamento dell'azione per contra

stare la volatilità dei mercati e rafforzando la credibilità dei messaggi trasmessi ai mercati;
il blocco delle vendite allo scoperto applicato dalla Germania circa un anno fa sui titoli di Stato della zona euro e sulle azioni delle dieci maggiori società tedesche quotate in borsa non ha impedito le speculazioni su questi titoli, effettuate mediante soggetti finanziari ubicati in altri Stati dell'eurozona; il mancato coordinamento fra gli Stati membri ha, di fatto, aumentato la volatilità dei corsi azionari e le tensioni nei mercati;
in queste ore la Consob ha tentato di arginare gli effetti speculativi in Italia approvando un nuovo regime di trasparenza in materia di vendite allo scoperto il quale prevede che, a decorrere dall'11 luglio e fino al 9 settembre 2011, «gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione»;
il valore dei cds (credit default swap) contrattati in Italia è esiguo rispetto al valore dei contratti aperti nel resto d'Europa ed il provvedimento emanato dalla Consob, seppur in linea con le necessità del Paese, rischia di essere insufficiente -:
se il Governo non ritenga necessario e urgente promuovere, nelle sedi europee, il blocco delle vendite di titoli allo scoperto in tutta l'Unione europea, partendo dall'eurozona, così da garantire l'efficacia della misura stessa, nonché norme che prevedano la centralizzazione degli scambi e la standardizzazione dei contratti negoziati nei mercati;
se non ritenga necessario ed opportuno promuovere, nelle sedi europee, l'istituzione di un'agenzia di rating pubblica europea al fine di migliorare i meccanismi attuali di valutazione economica dei mercati e del loro funzionamento.
(2-01153)
(Nuova formulazione) «Boccia, Ventura, Baldelli, Bernardo, Baretta, Germanà, Fluvi, Del Tenno, Lulli, Pagano, Gozi, Pugliese, De Micheli, Vincenzo Antonio Fontana, Ginefra, Ventucci, Recchia, Leo, Nannicini, Antonio Pepe, Andrea Orlando, Dima, Mosca, Berardi, Martella, Savino, Dal Moro, Vaccaro, Genovese».

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Mattesini e altri n. 2-01154 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 499 del 12 luglio 2011. Alla pagina 23258, seconda colonna, dalla riga diciottesima alla riga diciannovesima deve leggersi: «Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:» e non: «Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:», come stampato.