XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2011
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il debito dell'Europa nei confronti dell'Africa riveste un carattere secolare ed è di ordine morale, umano, storico prima ancora che economico;
l'Africa rappresenta una macchia di stampo colonialista indelebile nella coscienza storica di ciascuno dei Paesi europei e dei suoi cittadini; lentamente, e con colpevoli ritardi, ciascuno Stato ha provveduto e sta provvedendo ancora a cancellare questa macchia attraverso iniziative legislative per chiudere i capitoli più sanguinosi del colonialismo (il nostro Paese lo ha fatto discutibilmente con il Trattato, adesso sospeso per i noti fatti, con la Libia);
nel novembre del 1995, il cosiddetto, Processo di Barcellona aveva iniziato un percorso di avvicinamento dell'Unione europea alle nazioni mediorientali e africane, attraverso la cooperazione euro-mediterranea (l'Unione per il Mediterraneo che ne è seguita - attualmente in piena crisi politica anche se non ha mai davvero operato - è stata una diretta conseguenza politica e operativa di quel processo);
l'iniziativa intendeva avviare, attraverso il lancio di un partenariato economico, politico e culturale tra i 15 Stati componenti, all'epoca, l'Unione europea e 12 Paesi mediterranei non comunitari (Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia, Israele, Cipro, Malta e Autorità Palestinese) una seria riflessione sulla necessità dei Paesi partecipanti di adoperarsi per riparare ai fraintendimenti e agli scontri che avevano caratterizzato le relazioni nei secoli passati con i Paesi africani; va rilevato che, purtroppo, essa ha prodotto di fatto solo tanta retorica, poiché il dialogo tra i Paesi del Nord e quelli del Sud è stato subordinato in ogni caso all'espansione degli interessi commerciali europei in quelle regioni e all'approvvigionamento energetico;
il progetto che si prefiggeva di creare una zona di mercato libero (EU-Mefta) entro il 2010 si è ben presto rivelato fragile determinando con il tempo il passaggio da un accordo di partenariato multilaterale alla stipula di patti bilaterali tra l'Unione europea e i singoli Paesi;
la povertà in Africa, come è noto, è figlia di una eterna instabilità politica, di ineguaglianze economico-sociali, di una carenza di strutture pubbliche, di infrastrutture e soprattutto di coesione sociale tra le varie popolazioni storicamente divise in etnie (anche con profondi e antichi odii tra le stesse), spesso costrette a convivere per arbitrarie scelte dei Paesi coloniali;
il continente africano oggi rappresenta, però, una concreta occasione di sviluppo per il futuro, non così lontano, poiché la sua crescita economica è costante, anche se in taluni casi lenta e disomogenea, nonostante la recente crisi finanziaria, e le previsioni sembrano indicare che beneficerà probabilmente di una ripresa economica sostenuta, mentre l'Unione europea dovrebbe rimanere il suo principale partner commerciale;
il 29 e 30 novembre 2010 si è svolto a Tripoli, in Libia, il terzo vertice tra Africa e Unione europea che si è soffermato soprattutto su tre punti chiave: investimenti, crescita economica e creazione di nuovi posti di lavoro;
nel corso del vertice si è discusso anche delle iniziative da intraprendere per rafforzare l'integrazione commerciale dell'Africa, per fronteggiare le minacce emergenti, tra cui il terrorismo, e per coinvolgere più attivamente la società civile e le istituzioni sovranazionali nella gestione dei progetti;
ancora oggi, però, resta il problema di come rendere più equilibrata la partnership tra l'Unione europea (UE), la quale svolge sostanzialmente il ruolo di erogatore
di finanziamenti senza riuscire a portare avanti una propria coerente strategia politica, e l'Unione africana (UA), cui manca ancora una piena capacità operativa;
il citato vertice, cui hanno partecipato i rappresentanti di 80 Paesi, ma solo 24 capi di Stato e di Governo africani e 7 europei, in rappresentanza dei 27 Paesi membri dell'Unione europea e dei 53 membri dell'Unione africana, ha ribadito comunque la validità della strategia congiunta tra l'Unione africana e l'Unione europea avviata in occasione dell'ultimo vertice di Lisbona del 2007; quest'ultimo, infatti, aveva sancito l'inizio di un partenariato strategico tra i due continenti suddiviso in otto aree: pace e sicurezza, commercio, attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, democrazia e diritti umani, ricerca, infrastrutture, lotta ai cambiamenti climatici, tecnologia e spazio;
il secondo piano d'azione 2011-2013 che ne è scaturito intende combinare ambizioni progettuali e pragmatismo, sostenendo le priorità già identificate nella strategia di Lisbona: maggiore sostegno all'integrazione regionale e commerciale dell'Africa; valorizzazione dei processi di sviluppo; rafforzamento del sostegno alla formazione dei cittadini africani; lancio di alcuni «progetti bandiera» nel settore delle infrastrutture; nuovi accordi in materia di cambiamento climatico;
la priorità per i prossimi anni rimane certamente quella di garantire la sostenibilità della crescita africana; l'idea di fondo è di rendere l'interdipendenza geografica, economica e politica che esiste tra Africa e Europa, funzionale al perseguimento di alcuni interessi strategici comuni;
la Commissione europea ha recentemente riconosciuto la necessità di sostenere il processo di riforma degli strumenti di governance politica ed economica del continente africano e la valorizzazione delle risorse di cui dispone;
in parziale competizione con il rafforzamento della posizione dell'Unione europea verso l'Africa ci sono anche attori emergenti, come la Cina, l'India o il Brasile, percepiti con sempre più favore dagli africani, soprattutto perché, rispetto all'Europa, impongono vincoli e condizioni meno stringenti all'erogazione di finanziamenti; per converso, a sfavore dell'Europa, gioca anche la scarsa coerenza tra le diverse posizioni degli Stati membri, che spesso privilegiano interessi nazionali e interventi di carattere bilaterale;
le priorità politiche del Governo italiano riguardano principalmente la sfera economica e commerciale, il potenziamento degli investimenti europei sulle grandi infrastrutture e il contrasto alla speculazione finanziaria sulle materie prime dell'Africa. In particolare, il nostro Paese sta puntando molto sullo sviluppo delle relazioni commerciali nei settori dell'agroindustria, delle infrastrutture e delle materie prime. L'Italia è, infatti, già il primo partner commerciale per la regione dell'Africa mediterranea, ma mira a una significativa crescita delle esportazioni e degli investimenti nell'area subsahariana, soprattutto con riferimento a nuovi mercati quali l'Angola, il Kenya, il Mozambico, l'Etiopia e la Tanzania;
la strada che finora l'Europa ha seguito è stata quella dei finanziamenti comunitari per sostenere la cooperazione e lo sviluppo, ma i risultati ottenuti sono stati al di sotto delle aspettative anche a causa sia dell'esiguità degli stanziamenti (e il nostro Paese, in questi ultimi anni, ha grandi responsabilità da questo punto di vista) sia della difficoltà di far giungere gli aiuti nelle mani giuste e agli effettivi destinatari;
dall'inizio del 2011 è in atto nell'intero bacino mediterraneo una grave crisi politica, sociale ed economica, sfociata in rivolte a carattere violento contro i regimi autoritari dei Paesi arabi iniziate in Algeria ma che si sono estese tumultuosamente in Tunisia, in Egitto, con la conseguente caduta e fuga dei presidenti Ben Alì e Mubarak, in Bahrein, nello Yemen, in Siria, in Libia, quest'ultima
risultando la crisi più complicata e drammatica;
questa instabilità sta, tra l'altro, da tempo provocando una crescita degli sbarchi verso le nostre coste, corridoio storico per l'accesso e il transito verso l'Europa, la quale è parsa balbettante e reticente, quando non indifferente al problema, in questi primi mesi del 2011;
in tale contesto, al di là dei pur importanti incontri ad alto livello quali sono i G8, è senz'altro necessario e opportuno prevedere e sostenere la preparazione di una conferenza internazionale per trovare una soluzione africana alle crisi del continente, per definire le priorità e gli obiettivi dei finanziamenti europei, per predisporre un piano di interventi in Africa sia in termini di investimenti per la creazione di posti di lavoro sia in termini di sostegno alla domanda di democrazia, che prepotentemente, e anche violentemente, si è affermata nelle popolazioni del Maghreb e del Mashrek e che presumibilmente avrà riflessi anche in altri contesti locali;
lo scopo della conferenza dovrebbe essere anche quello di esaminare come meglio aiutare e sostenere il processo verso una possibile unità del continente africano, processo certamente lungo e graduale, ma condizione imprescindibile per una pace duratura e per una stabilità che consenta agli africani di non essere costretti a lasciare la propria terra in cerca di una vita migliore altrove;
il prossimo vertice tra l'Unione africana e l'Unione europea si terrà a Bruxelles nel 2013, e fino ad allora occorrerà un maggiore e più incisivo impegno per dare sostanza al partenariato, rendendolo più operativo, e per superare la dinamica di fondo che ancora rimane quella di un rapporto tra un partner, l'Unione europea, che dona, e un altro, l'Unione africana, che riceve, considerando anche le serie difficoltà ad assorbire i finanziamenti europei e le croniche carenze africane in termini di risorse umane e di capacità di gestione, che non aiutano a riequilibrare tale rapporto,
impegna il Governo:
a farsi promotore e principale attore per la preparazione di una conferenza internazionale, di concerto con le più alte istituzioni europee, l'Unione africana e la Lega Araba, incentrata principalmente su tre punti che potrebbero promuovere il cammino verso l'unità, la pace, la sicurezza, la democrazia e la crescita economica;
il rilancio del commercio come potente fattore di integrazione economica fra gli Stati europei e quelli africani, in special modo quelli della fascia mediterranea già partner commerciali;
il sostegno a un piano pluriennale di investimenti per lo sviluppo delle piccole e medie imprese con il principale scopo di creare durature opportunità di lavoro sul territorio;
il potenziamento degli investimenti europei nelle grandi infrastrutture dei trasporti, per l'energia e per l'acqua e l'incremento degli sforzi per contrastare la speculazione finanziaria sulle materie prime;
ad adoperarsi affinché finalmente si affermi il principio della African ownership, ovvero la capacità sia di trovare una soluzione africana alle crisi del continente, sia di definire le priorità e gli obiettivi dei finanziamenti europei;
a dare priorità alle iniziative presentate nel secondo piano d'azione scaturito dal vertice di Tripoli di novembre 2010, la cui realizzazione dovrà essere valutata sulla base di parametri precisi e definiti in anticipo.
(1-00667)
«Leoluca Orlando, Donadi, Evangelisti, Di Stanislao, Borghesi».
La Camera,
premesso che:
il numero delle vittime registrate nei disastri marittimi che hanno coinvolto i barconi di clandestini diretti verso le coste italiane ha raggiunto dimensioni eccezionali e le stime del Ministero dell'interno prevedono che entro l'anno tale numero possa addirittura, decuplicarsi;
dai vertici dello Stato è giunto il sostegno nei giorni scorsi alla voce di alcuni organi di stampa, delle organizzazioni umanitarie e delle stesse Nazioni unite che ormai danno per improcrastinabile un intervento che blocchi alla partenza queste traversate, definendole dei veri e propri «viaggi della morte»;
risulta ormai evidente che queste migrazioni sono favorite e sfruttate da una rete criminale, che addirittura recluta i clandestini nelle loro terre di origine, esigendo somme enormi per i parametri economici locali, per poi caricarli su finti vascelli che sembrano scelti apposta perché non possano reggere il mare;
tali attività, promosse probabilmente dal regime di Gheddafi come rappresaglia contro l'Europa, potrebbero assumere rilievo di veri e propri crimini contro l'umanità da sottoporre alle valutazioni della procura presso la Corte penale internazionale;
di fronte alla preoccupante emergenza profughi dalla Libia, il portavoce militare della NATO ha sottolineato che l'Alleanza, nell'ambito dell'operazione Unified Protector, farà tutto il possibile per aiutare chi si trova in difficoltà e salvare vite umane in mare;
sinora l'Europa non ha dato risposte adeguate agli appelli di solidarietà rivolti dal Governo italiano e volti - è ora più che mai evidente - a salvare vite umane e non semplicemente a risolvere un problema di ordine interno;
le tragedie del mare che si stanno moltiplicando nell'indifferenza dell'opinione pubblica attengono agli inalienabili diritti delle persone, e non possono essere derubricate a numeri e statistiche come spesso avviene nelle istituzioni internazionali,
impegna il Governo:
ad intervenire con decisione in tutti gli ambiti internazionali affinché l'Unione europea e l'Onu mettano a disposizione le proprie risorse per interrompere l'ignobile traffico;
a chiedere che la Nato, all'interno delle previste operazioni di sorveglianza sulle coste libiche, si attivi per scoraggiare la partenza di altri convogli, in particolare ove si riscontri che questi siano utilizzabili come elemento di rappresaglia dallo stesso regime libico;
ad impegnarsi affinché il Consiglio nazionale transitorio, in Bengasi, considerato dall'Italia l'unico rappresentante legittimo del popolo libico, assuma l'impegno formale a collaborare nel rimpatrio dall'Italia di immigrati clandestini provenienti dalla Libia;
ad attivarsi perché si realizzi, con l'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operative alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (FRONTEX), in accordo con le autorità tunisine, un cordone di vigilanza entro le acque territoriali tunisine per impedire la partenza dei convogli da quelle coste;
ad operare perché, in accordo con le autorità tunisine ed all'interno di un più ampio quadro di collaborazione che prevede nuovi stanziamenti da parte del G8 per il rilancio dello sviluppo socio-economico del Paese, si realizzino in Tunisia dei campi di raccolta e assistenza per i profughi provenienti dall'area sub-sahariana e si potenzino e si rendano permanenti quelli già istituiti da organizzazioni non
governative e dalla Croce rossa italiana per accogliere i profughi in fuga dalla Libia.
(1-00668)
«De Angelis, Corsaro, Reguzzoni, Stefani, Giulio Marini, Holzmann, Mazzoni, Speciale, Berardi, Pugliese, Bitonci, Polledri, Negro, Fugatti, Alessandri, Bianconi, Scapagnini, Nizzi, Beccalossi, Saltamartini, Frassinetti, Laffranco, Cicu, Porcu».
La Camera,
premesso che:
dal 15 marzo 2011 nell'ambito delle rivoluzioni popolari chiamate complessivamente «primavera araba», anche in Siria si svolge una rivolta contro il regime alawita di Bashar al Assad. Iniziata con una manifestazione di universitari, in pochi giorni si è trasformata in un movimento popolare di enormi proporzioni. Il 18 marzo 2011 è stato proclamato il «giorno della collera» contro il regime, sfociato nel sangue con la repressione violenta delle manifestazioni da parte delle forze di sicurezza. Il primo focolaio degli scontri è stato Daraa, al confine con la Giordania, ma le proteste si sono presto estese, fra l'altro, a Homs, Banias, Latakia, Samnin e Damasco;
secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, in tre mesi sono stati uccisi oltre 1.400 civili e circa 10.000 sono stati arrestati. Più di 10mila siriani in fuga dalle violenze hanno trovato rifugio in Turchia. Altri 5.000 profughi sono accampati sul lato siriano del confine con la Turchia;
nei primi giorni della rivolta il presidente Bashar al Assad ha dichiarato: «si tratta solo di un piccolo malcontento che non giustifica un cambiamento politico». A tre mesi di distanza le richieste di cambiamento politico continuano a crescere e l'intero Paese è oramai caratterizzato da una situazione di vero e proprio conflitto civile, represso duramente anche con la tortura e l'assassinio di bambini, come documentato da diversi filmati e dalle testimonianze dei parenti delle vittime;
la repressione è guidata dalla famigerata Quarta Divisione Corazzata agli ordini di Maher al Assad, fratello del rais Bashar al Assad, dimostrando così che la famiglia Assad, il cui capostipite Hafez già nel 1982 aveva compiuto un massacro di 20.000 dissidenti nella città di Hama, continua sulla linea di una sanguinosa repressione dei dissidenti da parte di una minoranza etnico religiosa, attualmente sostenuta con forti mezzi dal regime iraniano;
Bashar al Assad ha consolidato anche il sostegno all'organizzazione terroristica di Hamas, riconosciuta come tale anche dall'Unione europea dal 2004, la cui presenza a Damasco consta del principale ufficio dell'organizzazione guidato da Khaled Mashal. Assad mantiene anche stretti rapporti con gli Hezbollah, organizzazione estremista islamica shiita, armata dall'Iran con l'aiuto siriano, che tiene oggi il Libano in uno stato di intimidazione tramite un Governo minoritario;
la Repubblica islamica di Iran osserva con attenzione quel che accade in Siria, offrendo appoggio alle forze del regime e alla repressione della rivolta nel Paese; secondo quanto riferiscono diverse testate giornalistiche e testimonianze, a guidare i poliziotti antisommossa nella città di Latakia ci sarebbero elementi che non vestono la divisa della polizia e che tra loro parlano in persiano; sono stati notati anche diversi elementi identificati come Hezbollah;
il 5 giugno 2011 nell'anniversario dell'inizio della guerra dei sei giorni, centinaia di siriani palestinesi hanno cercato ripetutamente di sfondare il confine tra Siria e Israele e fare irruzione attraverso la linea di frontiera lanciando pietre e ordigni incendiari. Secondo quanto emerso da fonti di intelligence, il regime di Damasco avrebbe offerto 1000 dollari a
ogni rivoltoso disposto a recarsi al confine e a provocare la reazione dei soldati israeliani, di modo da distogliere l'attenzione mondiale dalle stragi perpetrate in Siria contro i manifestanti anti-governativi;
il 20 giugno 2011, il presidente Assad ha parlato per la terza volta dall'inizio delle agitazioni in Siria, accusando la rivoluzione popolare di essere: «una cospirazione progettata all'estero e perpetrata all'interno del nostro paese»;
nel mese di aprile 2011 tuttavia, il rais aveva ammesso che «la distanza tra il governo e la sua gente ha generato la rabbia popolare». C'è la «piena e assoluta convinzione nel processo di riforma perché rappresenta l'interesse nazionale», ha affermato anche Assad. «Il problema è quale riforma vogliamo e quali sono i suoi contenuti»;
appare evidente, dunque, per ammissione dello stesso presidente Assad che in Siria non si trattava e non si tratta di un malcontento marginale e che, al contrario, appaiono indispensabili cambiamenti politici fondamentali;
nel maggio 2011, l'Unione europea ha imposto sanzioni a 13 esponenti del regime siriano che prevedono il bando del visto d'ingresso all'interno dei Paesi dell'Unione e il congelamento dei beni posseduti sul territorio europeo;
il 22 giugno il Ministro degli esteri siriano, Walid al Muallim, a seguito dell'accordo raggiunto in sede Unione europea per estendere la lista delle sanzioni nei confronti del regime siriano a tre iraniani accusati di fornire sostegno alla violenta repressione messa in atto dal governo di Damasco, ha dichiarato; «Cancelleremo l'Europa dalla nostra mappa geografica. Da ora in poi guarderemo ad est» e ha definito le sanzioni «un atto di guerra»;
il rischio che la Siria si trasformi di fatto in una fonte di instabilità gravissima per il Medio Oriente e per il mondo intero è molto serio. Soltanto una corretta politica di sanzioni e di condanne può bloccarne la deriva e fermare la strage e la violazione di tutti i diritti umani, che peraltro ha radici consolidate nella storia del regime alawita;
la Siria è rimasta soggetta ininterrottamente a uno stato di emergenza nazionale in vigore dal 1963 che, negli anni, è stato impiegato per reprimere e punire anche il pacifico dissenso;
militanti politici, difensori dei diritti umani, blogger, esponenti della minoranza curda altre persone che avevano criticato il Governo o avevano attirato l'attenzione sulle violazioni dei diritti umani sono stati sottoposti ad arresti arbitrari e spesso a detenzione prolungate, oppure sono stati condannati a pene detentive al termine di processi iniqui davanti a tribunali altamente inadeguati; tra questi figuravano prigionieri di coscienza. Ad altri ex detenuti è stato altresì interdetto l'espatrio;
secondo il rapporto diritti umani del 2011 di Amnesty International, la tortura e altri maltrattamenti sono comunemente utilizzati contro i dissidenti, il sistema giudiziario funziona secondo evidenti scelte politiche, le morti sospette in custodia sono svariate e la pena di morte è prevista in un largo numero di casi. In due occasioni, il 18 dicembre 2008 e il 21 dicembre 2010, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite la Siria ha votato contro la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali;
le donne hanno continuato a veder loro negata la parità rispetto agli uomini in ambito legislativo, in particolare in riferimento alla legge sullo status personale in materia di matrimonio e di eredità e al codice penale, che prevede pene minori per l'omicidio e altri reati violenti commessi nei confronti di donne, in cui la difesa dell'«onore» della famiglia viene considerata un'attenuante;
la Siria è abitata da una maggioranza arabo-sunnita e da 74 gruppi etnici e religiosi, di cui alcuni vedono violati
costantemente i propri diritti. I curdi, che comprendono il 10 per cento della popolazione e risiedono per lo più nel nord-est del Paese, continuano a subire discriminazioni; migliaia di essi sono risultati d'un tratto apolidi e pertanto privati della parità di accesso anche ai diritti socio-economici;
l'asse Damasco-Teheran, che si è consolidato e integrato sotto il profilo militare durante la guerra Iran-Iraq tra il 1980 e il 1988, oggi è saldamente presidiato e difeso dai «consiglieri» pasdaran, in quanto la possibile caduta del regime di Bashar el Assad costituirebbe un vulnus esiziale per la Repubblica islamica, che infatti definisce le manifestazioni in corso in Siria «un complotto dell'Occidente»;
nel febbraio 2011 a pochi giorni dalla caduta del regime di Mubarak in Egitto, due navi da guerra iraniane, dopo aver attraversato il canale di Suez per la prima volta dopo la rivoluzione islamica del 1979, hanno attraccato nel porto di Latakia in Siria. In seguito al loro arrivo, il 2 marzo, Mahmoud Ahmadinejad e Bashar al Assad hanno firmato il protocollo che avvia i lavori, subito iniziati, per trasformare il porto di Latakia in una grande base militare per la marina iraniana, in grado di ospitare navi da guerra, sommergibili e batterie lanciamissili antinave e antiaeree;
le speranze della comunità internazionale, in primis degli Stati Uniti, sembrano ormai, anche nelle dichiarazioni del Sottosegretario di Stato Hillary Clinton, da ritenersi irrealistiche e irrealizzabili;
di questi giorni un appello rivolto ai 15 componenti del consiglio di sicurezza dell'ONU, firmato da 7 scrittori di fama internazionale, Bernard-Henri Levy, Amos Oz, David Grossman, Salman Rushdie, Umberto Eco, Orhan Pamuk e Wole Soyinka, che chiede di approvare una risoluzione di condanna della repressione in Siria come crimine contro l'umanità;
in questo quadro appare necessario un intervento diplomatico sistematico finalizzato a evitare che la questione siriana venga lasciata a se stessa,
impegna il Governo:
a operare affinché si crei a livello internazionale una pressione determinante nei confronti del Governo siriano volta a far cessare qualsiasi violenza nei confronti del popolo siriano e a garantire che siano compiute scelte politiche che rispecchino le sue richieste;
a promuovere l'estensione delle sanzioni contro il regime siriano di modo che la riprovazione del consesso internazionale assuma un carattere concreto;
a monitorare la posizione internazionale della Siria di modo che non possa compiere azioni di destabilizzazione regionale;
ad adoperarsi per impedire che la Siria introduca potenze e forze di sicurezza straniere sul suo territorio onde reprimere i manifestanti;
a esercitare pressioni, a livello europeo e internazionale, affinché una missione di inchiesta delle Nazioni Unite, già richiesta dall'Alto Commissario per i diritti umani, possa visitare la Siria e valutare la situazione umanitaria del Paese, nonché ad assumere iniziative perché il regime siriano garantisca l'accesso alla stampa internazionale;
a impegnarsi in sede di nazioni Unite affinché il consiglio di sicurezza si pronunci sulla crisi siriana.
(1-00669)
«Nirenstein, Corsini, Polledri, Adornato, Della Vedova, Gianni, Vernetti, Boniver, Maran, Renato Farina, Lorenzin, D'Antona, Calderisi, Pianetta, Urso, Di Virgilio, Barbieri, Bertolini, Picchi, Cosenza, Fiano, Sbai, Colombo, Zacchera».
Risoluzioni in Commissione:
La VIII Commissione,
premesso che:
la raccolta differenziata dei rifiuti è la base per una gestione virtuosa sul piano ambientale ed efficiente a livello economico dei rifiuti prodotti soprattutto nelle città. In effetti tra i motivi alla base del susseguirsi di emergenze nella gestione dei
rifiuti in Campania vi è da sempre, in primo piano, quello dei livelli troppo bassi di raccolta differenziata, che come dimostrato dalle esperienze di successo negli altri Paesi dell'Unione europea è lo strumento principe per garantire un impatto ambientale sostenibile;
dal 2000 in poi la Campania e tutte le altre regioni del Mezzogiorno (ad eccezione della Sardegna) non hanno di fatto compiuto passi avanti nella percentuale di raccolta differenziata sul totale della raccolta dei rifiuti. Invece regioni come la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l'Emilia-Romagna sono cresciuti nel corso degli anni arrivando a livelli di eccellenza;
l'Osservatorio nazionale sui rifiuti certifica: «Le percentuali di recupero complessivo si attestano al Nord, al Centro e al Sud rispettivamente al 40 per cento, 20 per cento e 10 per cento. In termini assoluti si può rilevare che, su un totale di raccolta differenziata di quasi 9 milioni di tonnellate, circa 6 milioni sono state raccolte al Nord e circa 2,7 milioni sono state raccolte al Centro-Sud. Ancora, in altri termini, al Nord poco meno della metà della popolazione raccoglie circa il 70 per cento del differenziato, mentre l'altra metà (Centro-Sud) ne raccoglie sul totale del differenziato poco più del 30 per cento. Lo sbilanciamento può quindi essere misurato come un surplus del 40 per cento di raccolta differenziata»;
è necessario un forte impegno per colmare tale divario e per far sì che sull'intero territorio nazionale, anche nelle aree più complesse come quella di Napoli, vi sia un efficace sistema di raccolta differenziata, nella consapevolezza inoltre che è ingiusto che le inadempienze da parte degli enti locali in materia ricadano sui cittadini attraverso l'aumento delle tariffe per i servizi di raccolta dei rifiuti;
a livello nazionale il codice ambientale (decreto legislativo n.152 del 2006) detta a tutti gli enti locali l'obiettivo minimo del 65 per cento di raccolta differenziata dei rifiuti urbani entro il 31 dicembre 2012. Il problema è che non è poi stato emanato il previsto decreto del Governo che aveva lo scopo di stabilire la metodologia e i criteri di calcolo di questa percentuale e di questi obiettivi;
inoltre portare avanti politiche di successo nella gestione dei rifiuti è obiettivo essenziale non solo per assicurare ai cittadini la giusta qualità della vita, ma anche per mettere l'Italia in condizione di presentare alla Commissione europea, di qui al 2013, i piani di gestione dei rifiuti come previsto dall'ultima direttiva dell'Unione europea in materia (n. 2008/98/CE, già recepita nell'ordinamento italiano) in base ai quali raggiungere ulteriori specifici obiettivi di riciclaggio e riutilizzo dei rifiuti entro il 2020,
impegna il Governo
ad avviare un'azione di monitoraggio dei sistemi di raccolta differenziata di successo esistenti in Italia, al fine di individuare le pratiche migliori e di applicarle all'intero territorio nazionale promuovendone le modalità di attuazione più adeguate.
(7-00611) «Cosenza».
La VIII Commissione,
premesso che:
i lavori di riqualificazione della Paullese, ex strada statale 415, consistono nell'ammodernamento dell'attuale tracciato, con eliminazione degli incroci a raso e la realizzazione di due carreggiate separate per i due sensi di marcia e spartitraffico centrale, in conformità alla sezione tipo B «extraurbana principale»;
la Paullese è un asse viario di primaria importanza per la regione Lombardia perché collega il territorio sud della regione con il capoluogo;
i lavori sono stati inseriti nell'elenco delle opere strategiche della legge obiettivo;
il progetto è articolato in tre lotti, il primo, da Peschiera Borromeo a Spino d'Adda (tratto milanese), il secondo da Spino d'Adda a Dovera (tratto cremonese) e il ponte sull'Adda;
il primo stralcio del primo lotto, da Peschiera Borromeo allo svincolo con la strada provinciale n. 39 «Cerca» è in fase di completamento per un costo di 81,7 milioni di euro, di cui, 71, 324 milioni circa, a carico della regione Lombardia e 10,376 milioni circa, a carico della provincia di Milano;
per il completamento dei tre lotti sono necessari 157 milioni;
da recenti incontri presso la regione si apprende che attraverso l'attualizzazione dei contributi Tem (tangenziale esterna milanese) verrà finanziata una parte del secondo stralcio del primo lotto, dallo svincolo con la strada provinciale n. 39 «Cerca» a Spino d'Adda, per circa 50 milioni;
il tratto cremonese, da Spino d'Adda a Dovera, richiede un finanziamento di circa 55 milioni, e il Ponte sull'Adda ha un costo complessivo di circa 20 milioni;
i progetti per l'intera opera sono stati tutti approvati ed, in particolare, per il tratto cremonese sono stati già siglati circa 200 accordi bonari per gli espropri;
si apprende dai mass media che a causa della carenza dei fondi la strada rischia di restare incompleta;
i lavori lasciati a metà comporterebbero non solo disagi per i cittadini cremonesi ma anche un grave rischio in termini di sicurezza, visto che l'infrastruttura è già tra le più soggette a rischio di incidenti a livello nazionale; si sono infatti verificati diversi incidenti stradali negli ultimi anni;
l'articolo 46 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ai fini del rifinanziamento del fondo infrastrutture, prevede la revoca dei «mutui accesi con la Cassa depositi e prestiti entro il 31 dicembre 2006, ivi inclusi quelli trasferiti al Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 5 dicembre 2003, con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato, interamente non erogati ai soggetti beneficiari alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge e a fronte dei quali alla stessa data non sono scaduti i termini di presentazione delle offerte o delle richieste di invito previsti dai bandi pubblicati per l'affidamento dei lavori relativi agli interventi finanziati sono revocati e devoluti ad altro scopo e/o beneficiario. A tal fine, la Cassa depositi e prestiti e i titolari dei mutui comunicano al Ministero dell'economia e delle finanze, entro il termine perentorio di quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, i dati relativi ai mutui assunti e interamente non erogati.»;
la norma prevede di individuare i mutui da revocare attraverso decreti del Ministro dell'economia e delle finanze;
le risorse provenienti dalle revoche sono destinate alla prosecuzione della realizzazione del programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, con priorità al finanziamento del MO.S.E., nel limite massimo di quattrocento milioni di euro;
una volta raggiunta la somma delle risorse prevista per il finanziamento del MO.S.E., il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti procederà al finanziamento delle opere della legge obiettivo considerate urgenti e improcrastinabili,
impegna il Governo
ad assumere le opportune iniziative per l'immediato finanziamento dell'intera opera di riqualificazione della Paullese, ex strada statale 415, ed in particolare dei lotti che risultano carenti di risorse finanziarie, ossia del tratto cremonese, da Spino d'Adda a Dovera, e del Ponte sull'Adda, anche utilizzando le risorse provenienti
dalla revoca dei mutui di cui all'articolo 46 del decreto-legge n. 78 del 2010, allo scopo di garantire la celere prosecuzione dei lavori.
(7-00612)
«Lanzarin, Comaroli, Guido Dussin, Togni, Mariani, Braga, Pizzetti, Piffari, Dionisi, Ghiglia».
La VIII Commissione,
premesso che:
gli imballaggi sono tra le maggiori fonti di inquinamento, mettendo a rischio la sicurezza dell'ambiente, perché nella grande maggioranza dei casi essi sono composti:
a) di più materiali combinati tra loro, il che crea evidenti danni a una efficace raccolta differenziata dei rifiuti;
b) di materiali non biodegradabili;
per quanto riguarda la presenza di più materiali negli imballaggi, come documentato dal rapporto 2010 del CONAI, è essenziale un forte impegno in favore della razionalizzazione e della diminuzione dei materiali nel packaging primario e secondario, la semplificazione degli accoppiamenti e abbinamenti di materiali, l'individuazione ed eliminazione delle parti di imballaggio inutili o eccessive;
per quanto riguarda la biodegradabilità, essa viene definita sul piano tecnico e della composizione chimica, in relazione a tutti i materiali, dalla normativa .europea EN 13432-2002, la quale a sua volta è stata recepita dall'Italia da varie norme (decreto legislativo n. 22 del 1997 e decreto legislativo n. 206 del 2005) secondo cui «i rifiuti di imballaggio biodegradabili devono essere di natura tale da poter subire una decomposizione fisica, chimica, termica o biologica grazie alla quale la maggior parte del compost risultante finisca per decomporsi in biossido di carbonio, biomassa e acqua»;
la Commissione europea, nella sua comunicazione 2006/767, raccomanda: «La prevenzione degli imballaggi alla fonte è un'operazione ben più complessa del riciclaggio. La prevenzione influenza l'intero ciclo di vita dall'estrazione delle materie prime allo smaltimento non solo degli imballaggi, ma anche dei prodotti imballati. Modifiche consistenti nei volumi degli imballaggi immessi sul mercato pos- sono essere realizzate soltanto tramite cambiamenti negli schemi di produzione, di consumo e di distribuzione»,
impegna il Governo
ad elaborare un piano organico di misure finalizzato a incentivare e sostenere la diffusione di imballaggi monomateriale biodegradabili, al fine di attutire l'impatto ambientale dei rifiuti da imballaggio e di favorire la diffusione di efficaci forme di raccolta differenziata e di riutilizzo dei rifiuti.
(7-00613) «Cosenza».
La XIII Commissione,
premesso che:
la stagione della pesca del tonno rosso col sistema a circuizione (fissata dal 15 maggio al 14 giugno 2011 da normative internazionali) è terminata in modo pesantemente negativo per la flotta italiana dedita a tale attività, poiché non è stato possibile esaurire la quota di pesca disponibile per il sistema. Quest'ultima infatti è risultata non utilizzata per il 38 per cento in valore percentuale e per 417 tonnellate in valore assoluto;
in particolare, la metà delle imbarcazioni abilitate a tale tipo di attività (sei su dodici) hanno catturato una percentuale minima (inferiore al 15 per cento) della loro quota virtualmente disponibile. Le condizioni meteo marine eccezionalmente avverse e ampiamente certificate (ben 27 giorni di maltempo su 30 virtualmente disponibili) hanno infatti impedito il normale esercizio dell'attività di pesca alle imprese interessate, causando l'incompleta
utilizzazione della quota e danni gravissimi alle imprese ed agli equipaggi imbarcati;
l'amministrazione italiana competente ha chiesto l'autorizzazione della Commissione europea alla concessione di quattro giornate di pesca supplementari oltre il termine del 14 giugno, come peraltro previsto dal diritto comunitario vigente in caso di condizioni meteo marine avverse. I servizi competenti della Commissione hanno opposto un incomprensibile rifiuto;
le imprese di pesca danneggiate hanno chiesto un intervento immediato del Governo volto a ristorare, anche parzialmente, il danno subito, onde evitare il tracollo di importanti realtà aziendali, già gravemente compromesse dalla crisi del comparto, e la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro diretti e nell'indotto;
insieme all'intervento risarcitorio invocato, le imprese danneggiate hanno manifestato l'attesa di un impegno più incisivo del Governo presso le sedi comunitarie ed internazionali a tutela di un comparto strategico per gli interessi nazionali,
impegna il Governo:
ad adottare misure di intervento per il ristoro dei danni subiti per effetto del maltempo dalle imprese di pesca dedite alla cattura del tonno rosso con il sistema della circuizione, misure che dovranno risultare adeguate a compensare, seppur parzialmente, l'impatto negativo della mancata pesca imputabile a forza maggiore, quindi ricadente nella fattispecie prevista dal decreto legislativo 27 maggio 2005, n. 100, che prevede l'istituzione del fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell'acquacoltura e del relativo decreto ministeriale 8 gennaio 2008, recante «criteri di attuazione del fondo di solidarietà nazionale della pesca e dell'acquacoltura», allo stato carente di una dotazione finanziaria sufficiente;
a predisporre linee strategiche da sottoporre al Parlamento in vista delle decisioni che dovranno essere assunte nelle sedi competenti per la programmazione delle future campagne di pesca del tonno rosso.
(7-00614) «Paolo Russo, Dima, Beccalossi, Callegari, Delfino, Di Giuseppe, Oliverio, Agostini, Brandolini, Marco Carra, De Camillis, Di Caterina, Faenzi, Gottardo, Nastri, Sani, Servodio, Zucchi».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FUGATTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
molti comuni della Valle di Cembra, nella provincia autonoma di Trento, il cui territorio è vocato quasi esclusivamente alla coltivazione di cave di porfido, avrebbero ricevuto dalla stessa provincia determinate disposizioni ed in certi casi specifiche diffide, affinché preparino i loro programmi di attuazione del piano cave provinciale in maniera da prevedere una durata limitata delle autorizzazioni e ad ogni modo un termine per le coltivazioni non superiore a 18 anni, ciò anche in vista dell'apertura al mercato del settore della coltivazione mineraria delle predette cave;
al riguardo, si evidenzia che i comuni interessati, a motivo della grande importanza che hanno le coltivazioni di tali cave per l'economia delle relative valli estrattive e per l'occupazione locale, avrebbero contestato la predetta imposizione della provincia, ritenendo che limitare in maniera così stretta la durata delle autorizzazioni avrebbe significato un grave danno per il loro territorio;
anche per esigenze di carattere ambientale, in particolare per non incrementare l'incidenza del traffico di camion per il trasporto del materiale attraverso i vari Paesi in caso fossero ridotti i periodi di autorizzazione all'estrazione e di conseguenza
i produttori dovrebbero elevare le produttività unitarie in maniera da soddisfare le volumetrie idonee ai pareggi degli investimenti, e per esigenze di tipo sociale, ossia mantenere le attività estrattive su livelli correnti con la mano d'opera disponibile senza creare nuovi flussi di persone per periodi ridotti con i conseguenti costi sociali, sarebbe ad ogni modo preferibile accordare periodi concessivi più lunghi e quindi produrre impatti negativi minori;
la provincia autonoma di Trento, in tale ambito, avrebbe dichiarato che tali limitazioni temporali per la durata delle autorizzazioni, siano conseguenza di una procedura di infrazione messa in atto o intimata dalla Commissione europea, la quale avrebbe affermato problemi di non compatibilità con l'articolo 43 del trattato CE, in materia di libertà di stabilimento;
l'interrogante ha tentato, inutilmente, di poter disporre degli atti che sancirebbero l'intervento della Commissione europea sulla materia delle concessioni delle cave in Trentino e di sapere se al riguardo vi siano tutt'ora procedimenti che vedono lo Stato italiano richiamato dall'Unione europea -:
se esistano procedure d'infrazione sollevate nei confronti di enti amministrativi facenti capo alla provincia di Trento o allo Stato italiano in materia di durata delle concessioni per la coltivazione delle cave nel Trentino.
(5-04968)
LOVELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il sito contaminato «ex Ecolibarna», di via Cassano, in Serravalle Scrivia (Alessandria), è stato inserito nel programma nazionale di bonifica previsto dalla legge n. 426 del 1998 ed è stato dichiarato soggetto allo stato di emergenza per il cui superamento è stata adottata l'ordinanza di protezione civile n. 3304 del 30 luglio 2003, con successive modificazioni ed integrazioni;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3591 del 2007, il prefetto di Alessandria, Francesco Paolo Castaldo è stato nominato commissario delegato per l'attuazione di una serie di interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti tossici ubicati nel sito Ecolibarna;
nonostante la nota del 6 luglio 2010 della Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento della protezione civile indirizzata alla regione Piemonte, con la quale si riteneva di proporre la revoca o comunque la non proroga della dichiarazione dello stato di emergenza relativo al sito Ecolibarna oltre la data del 31 luglio 2010, lo scorso 30 luglio, il Consiglio dei ministri ha approvato l'ordinanza per la proroga dello stato di emergenza fino al prossimo 31 luglio 2011 (con la conseguente riconferma del commissario delegato Francesco Paolo Castaldo) ed il finanziamento da parte dello Stato di 797.927 euro, necessari per la parziale messa in sicurezza sito;
ai 797.927 euro messi a disposizione dallo Stato si sono poi aggiunti circa 100.000 euro stanziati dalla provincia di Alessandria. Inoltre, il prefetto di Alessandria, in data 24 dicembre 2010 ha comunicato un ulteriore stanziamento di 1.500.000 euro da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a cui si sono aggiunti 346.000 euro messi a disposizione dalla regione Piemonte. Si sottolinea che l'onere complessivo per la messa in sicurezza permanente del sito, è stato stimato ammontare a circa 14 milioni di euro, mentre per una bonifica integrale risultano essere necessari circa 40 milioni di euro;
nel corso di un incontro svoltosi il 13 giugno 2011 presso la sede della provincia di Alessandria, alla presenza del commissario delegato per l'emergenza, prefetto Francesco Paolo Castaldo, degli amministratori dei comuni del territorio coinvolti
e dei rappresentati del comitato per la bonifica dell'Ecolibarna, sono stati esaminati gli interventi fino ad ora realizzati sul sito inquinante, soprattutto in vista dell'imminente scadenza del commissariamento. Secondo quanto emerso nel corso della riunione per superare la fase di emergenza sono necessari 10 milioni di euro, di cui 3,5 milioni sono già stati impiegati per interventi sul sito, mentre altri 2,5 milioni sarebbero già disponibili. Ne deriva che per completare la messa in sicurezza sarebbero necessari ulteriori 4 milioni di euro. Dall'incontro inoltre è emersa l'esigenza di un'ulteriore proroga dello stato di emergenza e della delega di commissario al prefetto Castaldo, in scadenza il prossimo 31 luglio 2011, per garantire una continuità negli interventi di messa in sicurezza;
il Governo si è già impegnato in Parlamento ad attivare tutte le iniziative necessarie per garantire l'attuazione degli interventi di bonifica finalizzati ad un completo risanamento dell'area interessata a tutela del territorio della Valle Scrivia e della sicurezza dell'approvvigionamento idrico dei comuni della zona. Purtroppo però, nonostante gli iniziali interventi di messa in sicurezza, in relazione al sito contaminato ex Ecolibarna, continua a permanere un imminente stato di pericolosità e di rischio, sia per l'ambiente, sia per la salute pubblica dei cittadini residenti nel territorio del comune di Serravalle Scrivia e di quelli dei comuni dell'asta del torrente Scrivia -:
quali iniziative di competenza si intendano assumere per completare la bonifica ed il risanamento ambientale del sito «ex Ecolibarna» di Serravalle Scrivia (Alessandria);
se si intendano adottare le iniziative necessarie per la proroga dello stato di emergenza in scadenza il 31 luglio 2011 fino al prossimo 31 dicembre 2012.
(5-04986)
Interrogazioni a risposta scritta:
MOLGORA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle riforme per il federalismo, al Ministro della semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2011, avente ad oggetto «Modalità di riparto dei fondi per lo sviluppo dei comuni siti nelle regioni Veneto e Lombardia confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano», pubblicato sulla Gazzetta ufficiale - Serie Generale - n. 66 del 22 marzo 2011, regolamenta la composizione dell'organismo di indirizzo, per brevità denominato ODI, previsto dall'articolo 2, comma 118, della legge 23 dicembre 2009, n. 191;
l'articolo 11, comma 2, del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, detta le modalità per la costituzione della Commissione approvazione progetti, per brevità denominata CAP, con il seguente testo: «La CAP è presieduta dal Presidente dell'ODI. Sulla base dei progetti esaminati prendono parte alle sua riunioni, oltre al Presidente, il rappresentante della provincia autonoma interessata, un rappresentante della provincia della regione Lombardia o della regione Veneto interessata, il rappresentante del Ministero dell'interno»;
l'articolo 11, comma 3, del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede che «La CAP, sulla base degli indirizzi stabiliti dall'ODI, approva i progetti e i relativi finanziamenti.»;
con deliberazione dell'ODI n. 1 del 2 maggio 2011, è stato approvato il regolamento interno dell'ODI il quale, all'articolo 19, prevede che «La CAP è nominata dall'ODI. La CAP è composta, oltre che dal Presidente dell'ODI, da 4 componenti indicati dal Presidente dell'ODI in accordo con l'ODI. La CAP è presieduta dal Presidente dell'ODI ed alle sue riunioni prendono inoltre parte, sulla base dei progetti esaminati, con valore consultivo e senza diritto di voto, il rappresentante della Provincia Autonoma interessata, un rappresentante della provincia di volta in volta interessata ed il rappresentante del
Ministero degli Interni. La CAP ha il compito, secondo gli indirizzi dettati dall'ODI, di approvare annualmente i progetti ammessi stilandone la graduatoria e determinando i finanziamenti spettanti a ciascuno di essi.»;
dal confronto fra il testo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ed il testo redatto dall'ODI sembrerebbero derivare due diverse interpretazioni sulla composizione della CAP:
a) in base al testo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sembrerebbe che la CAP sia un organismo costituito da un numero di componenti fissato dallo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (nello specifico 4) che sono: il presidente dell'ODI e, sulla base dei progetti esaminati, il rappresentante della provincia autonoma interessata, un rappresentante della provincia della regione Lombardia o della regione Veneto interessata, il rappresentante del Ministero dell'interno, i quali, pertanto, partecipano come componenti «stabili» della CAP. Non viene specificato né potrebbe dedursi che tale elenco di componenti sia da ritenersi aggiuntivo ad ulteriori altri componenti;
b) sulla base del regolamento ODI risulta, al contrario, che la CAP sia un organismo costituito da un certo numero di componenti definito dall'ODI (nello specifico 4) e in aggiunta ad essi prendono parte alle sue riunioni, sulla base dei progetti esaminati, il rappresentante della provincia autonoma interessata, un rappresentante della provincia della regione Lombardia o della regione Veneto interessata, il rappresentante del Ministero dell'interno. Questa interpretazione si basa sul ragionamento che la CAP, dovendo di fatto stilare la graduatoria dei progetti da finanziare, dovrebbe essere composta da un contingente di componenti cosiddetti «stabili», ovvero che esaminino tutte le pratiche, con l'ausilio dei componenti cosiddetti «variabili», che, a seconda del progetto esaminato, prendono parte di volta in volta alle riunioni. Inoltre del regolamento interno dell'ODI, deliberato in data 2 maggio 2011, prevede che i componenti aggiuntivi prendano parte alle riunioni con valore consultivo e senza diritto di voto -:
quale sia la corretta interpretazione della composizione della CAP prevista dall'articolo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 gennaio 2011 «Modalità di riparto dei fondi per lo sviluppo dei comuni siti nelle regioni Veneto e Lombardia confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano», pubblicato sulla Gazzetta ufficiale - serie generale - n. 66 del 22 marzo 2011.
(4-12440)
DE CAMILLIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il consumo, ormai divenuto di massa, delle droghe, pesanti (cocaina, eroina ed altre) e cosiddette leggere (la nuova marijuana produce danni cerebrali ancora più rilevanti delle stesse droghe pesanti), risulta esteso a tutti i ceti sociali della comunità nazionale, a causa della strumentale politica dei costi bassi, praticata dalle consorterie criminali organizzate, dedite al traffico e allo spaccio degli stupefacenti, e finalizzata all'ampliamento della platea dei consumatori abituali;
un tale consumo di massa, come rilevato da tutte le istituzioni specializzate, sta inquinando e pregiudicando, nel Paese, il destino di libertà e la salute, fisica e mentale, di centinaia di migliaia di persone, anche giovani e giovanissime, ponendo le premesse di costi sociali crescenti, a carico del sistema Italia, per la cura e la rieducazione dei consumatori abituali;
una situazione, divenuta così allarmante, appare completamente ignorata, nelle sue dimensioni quantitative e negli effetti nefasti di medio e lungo termine,
dalla pubblica opinione, anche a causa della sostanziale disattenzione al problema da parte del mondo dell'informazione (e, in particolare, dal servizio pubblico radiotelevisivo) e dovrà essere oggetto, quanto prima, di un approfondito dibattito parlamentare, che analizzi criticamente la legislazione vigente sul consumo delle sostanze stupefacenti, specie sulla cosiddetta filosofia della modica quantità, ad avviso dell'interrogante, scambiata ormai non solo come tolleranza, ma come legittimazione a tenere comportamenti di abituale detenzione e consumo di sostanze stupefacenti;
accanto al gravissimo fenomeno suesposto, ne viene emergendo un altro, ancora più preoccupante, completamente invisibile alle istituzioni deputate a vigilare su di esso e sfuggente finora a qualsiasi controllo, anche genitoriale e familiare, che investe particolarmente i giovanissimi (dai 12 ai 16 anni), i quali, attraverso il web, accedono a siti specializzati che contengono veri manuali per la produzione domestica di sostanze stupefacenti chimiche, attraverso l'impiego di nootropi (ci sono migliaia di siti sulla rete, ma basta visitarne due: erowid.org e azarius.net);
la chiusura dei siti, come è avvenuto negli Stati Uniti d'America, non risolve il problema, in quanto ne vengono riaperti altri, oppure i giovanissimi, molto esperti nella navigazione in rete, riescono ad aggirare i blocchi e a far passare la connessione tramite proxy (ad esempio: proxyitalia.com) e, comunque, anche i siti proxy possono essere riaperti all'infinito;
risulta difficile (e, allo stato, impossibile) controllare non solo la rete, ma anche censire e controllare i solventi e gli acidi, di uso comune (i cosiddetti nootropi), in vendita in qualunque parafarmacia o ferramenta: se un giovane vuole comprare del diclomerato o dell'etere può andare in parafarmacia, nelle ferramenta, acquistare online (www.zetalab.biz/store/comersus) oppure può acquistare, in tabaccheria, il liquido degli zippo per autoprodurre DMT;
i giovanissimi produttori domestici (iniziano quasi per gioco e, poi, si imbaldanziscono) presto si trasformano in piccoli imprenditori della produzione delle droghe chimiche e, poi, in spacciatori, coinvolgendo, non solo nelle discoteche e nelle feste, ma nei bagni delle scuole, i coetanei ed i compagni di classe, nell'assoluta ignoranza del fenomeno da parte dei docenti e delle autorità scolastiche;
le case farmaceutiche hanno svenduto, sui mercati clandestini, tonnellate di cannabinoidi sintetici, non visibili ai drugtest (come JHW-018);
gli smartshop inglesi, irlandesi ed olandesi (come sjamaan.com) hanno arricchito pseudo laboratori, organizzati da ragazzini, definiti «i cuochi», che hanno smaltito ordini per milioni di sterline a settimana, semplicemente spruzzando le sostanze liquide prodotte su erba gatta o erba medica, venduta dappertutto in accattivanti bustine colorate (ad esempio: la spice diamond);
il consumo di queste droghe sintetiche o metanfetamine, autoprodotte a domicilio o acquistate liberamente, ha mandato finora al pronto soccorso migliaia di adolescenti (secondo una stima ottimistica), senza che i medici riuscissero a risalire alla causa, a loro sconosciuta -:
se il Governo, per gli specifici settori di interesse, non ritenga opportuno insediare, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con urgenza, un comitato tecnico-scientifico, interministeriale ed interdisciplinare, che, in sei mesi, analizzi questo minaccioso e sconosciuto fenomeno e suggerisca gli strumenti culturali, formativi e repressivi, idonei a combatterlo;
in attesa dei lavori del predetto comitato, se non ritenga opportuno programmare e realizzare, come è avvenuto negli Stati Uniti d'America, a partire dal settembre 2011, una grande campagna di informazione, mirata specificamente ai giovanissimi (e ai genitori), attraverso tutti i media disponibili (anche internet, cellulari e socialnetwork) e, in particolare,
attraverso il servizio pubblico radiotelevisivo e le istituzioni scolastiche, a partire dalla scuola dell'obbligo, per informare i minori sui pericoli connessi all'uso di sostanze stupefacenti chimiche, autoprodotte o acquistate sulla rete.
(4-12451)
CAZZOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
venerdì 20 marzo 2008, il TG5, nel corso dell'edizione delle 13, per rubrica «Indignato Speciale», diffondeva un servizio nel quale il signor Ernesto Corti, di ritorno da un viaggio a Mauthausen, denunciava lo stato d'abbandono e degrado in cui si trova il Monumento italiano lì eretto in ricordo dei circa «8.000 italiani» lì deportati;
la medesima denuncia, sul degrado del monumento citato, è stata nuovamente diffusa nel corso del TG 5 di giovedì 17 giugno alle ore 13, sempre nella rubrica «Indignato Speciale»;
il servizio giornalistico del 17 giugno, nel mostrare l'effettivo stato di abbandono e degrado del monumento, in particolare informa che nonostante le numerose sollecitazioni di intervento rivolte a diverse autorità da parte dello stesso Ernesto Corti «a tre anni di distanza nulla è cambiato» -:
quali iniziative intendano assumere, nell'ambito delle proprie competenze e prerogative, al fine di assicurare la dignitosa conservazione del monumento alle vittime italiane morte nel campo di sterminio di Mauthausen e conservarne in tal modo la memoria.
(4-12455)
HOLZMANN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
lo statuto di autonomia del Trentino Alto Adige prevede espressamente i casi in cui è richiesto l'attestato di bilinguismo, ovvero per la partecipazione a pubblici concorsi;
l'università di Bolzano, in particolare la facoltà di scienza della formazione, ha annunciato che tra i requisiti per l'accesso verrà richiesto l'attestato di bilinguismo;
tale pretesa non avrebbe ragion d'essere, ad avviso dell'interrogante, poiché le scuole sono divise per gruppi linguistici e quindi non esiste una specifica necessità per la quale il personale che in futuro sarà chiamato all'insegnamento debba essere bilingue;
ad avviso dell'interrogante la richiesta di attestato di bilinguismo, considerata l'evidente inutilità di tale requisito ai fini dell'attività professionale, costituisce un'indebita limitazione della facoltà di accesso all'istruzione universitaria per cittadini che non dispongano di tale requisito -:
se, nell'ambito delle proprie competenze, la richiesta di attestato di bilinguismo si possa considerare giustificata rispetto al quadro normativo vigente.
(4-12456)
...
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta in Commissione:
TEMPESTINI, NARDUCCI, MELIS e PISTELLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 20 agosto 2011 scade il mandato del Governo federale di transizione della Somalia (TFG), che prevede lo scioglimento delle istituzioni transitorie di Governo e Parlamento, segnando la fine del periodo quinquennale previsto dalla Carta federale di transizione del febbraio 2004;
il processo di transizione da allora avviato avrebbe dovuto promuovere una soluzione politica per la Somalia, attraverso la creazione di una Costituzione permanente seguita da elezioni presidenziali.
Nel 2009, in seguito agli accordi di Gibuti, il mandato del TFG è stato prorogato fino al 20 agosto 2011, anche in considerazione del mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati dagli accordi di pace;
il Parlamento somalo nel febbraio 2011 ha deciso unilateralmente di proseguire il suo mandato per altri 3 anni, facendo emergere gli squilibri interni al Parlamento e le lotte di potere nell'ambito del TFG, dove le posizioni dei due principali protagonisti dell'accordo di pace di Gibuti, rispettivamente Sheikh Sharif Ahmed (Presidente del TFG) e Sharif Hasan Aden (presidente del Parlamento) circa la proroga del mandato risultano lontane e discordanti;
alla vigilia di questa importante scadenza la Somalia si trova, dunque, di fronte al persistere di una crisi istituzionale e ad un'impasse politico preoccupante; non c'è ancora un accordo sulle soluzioni politiche da adottare tra Governo e Presidente da una parte e Parlamento dall'altra, e tra questi e la popolazione somala; il dibattito è focalizzato sulla convenienza o meno di estendere di nuovo l'incarico del TFG, permane l'incertezza sul periodo di tempo da prorogare e per quali finalità;
la proroga del mandato di tutte e tre le istituzioni transitorie permetterebbe di posticipare le elezioni nazionali e completare gli obiettivi concordati dagli accordi di Gibuti del 2008, ossia chiudere il conflitto armato con Al Shabaab - tenendo anche conto che il gruppo radicale islamico Al Shabaab a tutt'oggi controlla militarmente tutta la zona centro-sud della Somalia - preparare la nuova costituzione, avviare le scelte della governance nel Paese e adottare una legge elettorale a suffragio universale;
il 12 e il 13 aprile, il rappresentante speciale dell'ONU per il Corno d'Africa Mahiga ha indetto una conferenza consultiva a Nairobi in Kenya, per rilanciare il dialogo tra le istituzioni somale, ma, nonostante la conferenza avesse un carattere solo consultivo e le organizzazioni internazionali (Unione europea, Unione Africa, IGAD) avessero partecipato solo in qualità di osservatori, la conferenza è stata boicottata dal presidente del TFG Sharif Ahmed e oltre 100 deputati hanno sottoscritto una mozione di sfiducia contro l'inviato speciale dell'ONU;
il 9 giugno 2011 un nuovo tentativo di compromesso tra le parti è stato esperito dal presidente ugandese Museveni, riunendo a Kampala il presidente della Somalia e il presidente del Parlamento somalo; la conclusione dell'incontro ha visto la firma di un accordo, con l'avallo della comunità internazionale in presenza del presidente dell'Uganda e del rappresentante dell'Onu per la Somalia, volto a prorogare per un anno il Parlamento, sacrificando alcune cariche per quali non è stata prevista alcuna proroga; tra queste rileva la carica del Primo Ministro Mohamed Abdullahi Mohamed, il quale ha rassegnato le dimissioni il 19 giugno 2011, piegandosi così a un accordo che, a partire dalle sue dimissioni, potrebbe far intravedere una possibile ripresa di un accordo fra le parti per il futuro;
la notizia del recente patto fra i due Sharif, ha scatenato la reazione della popolazione a Mogadiscio dove si sono svolte manifestazioni in favore del Governo in carica, e gli esiti incerti apertisi con la nuova situazione pongono il serio pericolo che si acuiscano focolai di tensione tali da provocare nella capitale somala escalation di atti di terrorismo e di scontri, soprattutto in un territorio in gran parte controllato dagli Al Shabaab;
il nostro Paese è impegnato da anni in favore della stabilizzazione della Somalia, in sostegno del Governo transitorio e della missione di pace dell'Unione africana; dal 2009 ha messo a disposizione 27 milioni di euro per aiuti umanitari, per interventi di cooperazione in vari settori, in particolare nel campo della salute e dell'educazione, e per sostenere concretamente il processo di stabilizzazione nella gestione della sicurezza nel Paese -:
di quali ulteriori informazioni disponga il Governo circa i nuovi scenari somali e quali posizioni e quali iniziative urgenti intenda assumere l'Italia, in considerazione dei legami storici con la Somalia, per favorire il processo di stabilizzazione e di riconciliazione nazionale, inclusiva di tutte le forze presenti nel Paese, auspicato sia dalla popolazione somala che dall'intera comunità internazionale;
se non ritenga, anche in vista dell'annunciata convocazione di una conferenza intersomala a Mogadiscio, di dover promuovere una forte iniziativa italiana che, nel rispetto della ownership somala, faciliti il processo di pacificazione e di sviluppo della Somalia, e rilanci l'impegno anche a livello europeo, mediante l'istituzione di un rappresentante speciale dell'Unione europea per la Somalia e il Corno d'Africa, in favore di un'azione comune nell'ambito di un più ampio contesto regionale del Corno d'Africa.
(5-04973)
Interrogazione a risposta scritta:
PALADINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il giorno 15 agosto 2010 una signora di Genova, invalida civile, ha dovuto affrontare a Londra, ove soggiornava per una brevissima vacanza, una situazione tragica, come è la morte inaspettata del marito;
per tale tragedia, sola e disperata, con pochi mezzi, ha sostenuto un'odissea che l'ha terribilmente sfinita e umiliata mentre rivolgendosi al consolato generale d'Italia, parrebbe esserle stato negato ogni diritto, primo fra tutti quello all'informazione sulle procedure da seguire in quei tragici momenti nonché il più semplice supporto di natura logistica ed assistenziale in loco; altresì la richiesta di aiuto al Ministero degli affari esteri sembrerebbe non aver avuto riscontro adeguato al cospetto di un funzionario il quale alle richieste del figlio del defunto avrebbe risposto di non sapere cosa fare;
una qualsiasi forma di umanità e di assistenza sia dovuta a chiunque, ma ancora di più, ad un connazionale che, disorientato in un Paese straniero, si rivolge al Consolato italiano per essere assistito e guidato a sopportare le gravi ed inevitabili difficoltà di un tragico evento, non ultime quelle legate alla lingua e alle diverse prassi da seguire in dette circostanze in un Paese straniero;
il Consolato non avrebbe fornito alcun genere di assistenza necessaria, né al fine di verificare l'adeguato espletamento dei soccorsi, né al fine di controllare l'operato dell'ospedale e prendere gli accordi del caso; fortunatamente in ospedale il personale inglese dimostrava rispetto e un'umanità lodevoli sia per la salma che per la signora in difficoltà; l'immobilismo del Consolato meravigliava la stessa direzione dell'albergo dove alloggiavano i parenti della persona deceduta ed era lo stesso albergo che, per tale ragione, provvedeva a mettere a disposizione della signora, una impiegata italiana;
tale esperienza evidenzia ancora una volta come il nostro Paese anche in casi di emergenza, non destini nessun tipo di fondo di assistenza per rimpatriare le salme dei nostri connazionali che perdono la vita all'estero, mentre altri Paesi come la Cina, assistono in tutto e per tutto le famiglie che vengono a trovarsi in queste situazioni -:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di elementi di criticità in seno alla gestione del Consolato italiano a Londra;
se il Ministro intenda promuovere l'esercizio di procedure assistenziali improntate ad umanità e solidarietà in caso di difficoltà od eventi tragici che possono capitare in territorio straniero, in modo che ogni cittadino italiano possa trovare negli uffici di assistenza sociale del Consolato un punto di riferimento;
se non ritenga opportuno instaurare ed incentivare fondi di assistenza per la gestione ed il rimpatrio di una salma da
un altro Paese per inaspettati tragici eventi.
(4-12453)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta orale:
GALATI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in una nota diffusa a mezzo stampa dal sindaco di Ciampino, Simone Lupi, e dall'assessore all'ambiente, Sabatino Mottola viene sottolineata come, a causa dell'eccessiva attività aeroportuale, sono alti i danni alla salute. I dati del monitoraggio sugli effetti della salute nei comuni limitrofi all'aeroporto di Ciampino, effettuato dal servizio epidemiologico della Asl regionale, hanno dimostrato danni alla salute di oltre 14.000 cittadini di Ciampino e Marino, correlando la causa alla eccessiva attività aeroportuale. In base a quanto spiegato dai rappresentanti del comune di Ciampino, nonostante l'approvazione da parte della conferenza dei servizi della zonizzazione acustica proposta da Arpa Lazio e dai comuni di Ciampino, Marino e Roma, che aveva stabilito la necessità di ridurre sensibilmente il rumore prodotto dall'eccessiva attività aeroportuale (peraltro operativa senza il rispetto delle normative italiane ed europee che imponevano una valutazione di impatto ambientale mai effettuata) e, sebbene sia stata inviata nello scorso mese di marzo una diffida agli organi di Governo competenti (le cui indagini sono ancora in corso), che invitava gli enti preposti all'emissione di un provvedimento a tutela della salute pubblica dei cittadini dei due comuni interessati, ad oggi, non è stata ricevuta alcuna risposta concreta;
in un incontro con il comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Ciampino, per discutere sulla questione dei voli dell'aeroporto Pastine i massimi rappresentanti del civico consesso di Ciampino hanno ribadito la necessità di emettere un provvedimento urgente di interruzione dei voli in eccesso nell'aeroporto che a loro modo di vedere rappresenta l'unico modo per una corretta salvaguardia della salute pubblica -:
se il ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare sia a conoscenza di tali dati che evidenziano danni alla salute dei cittadini nei territori circostanti all'aeroporto Pastine di Ciampino;
se il Ministro ha intenzione di attivare procedure propedeutiche a salvaguardare la salute di tali cittadini.
(3-01708)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ESPOSITO e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
rispondendo ad un'interrogazione in consiglio regionale del Piemonte, avente per oggetto «Il progetto preliminare relativo alla realizzazione del sistema autostradale A4-Biella-A26», nella quale veniva segnalato che tale progetto era privo del quadro economico, considerato essenziale ai sensi dell'articolo 6, allegato XXI, del decreto legislativo n. 163 del 2006, l'assessore regionale ai trasporti affermava "che la carenza di tali elaborati non precludeva lo svolgimento dell'iter regionale, che, comunque, è ancora aperto, proprio in attesa di tale documentazione, ma che, per quanto riguarda la validità della pubblicazione, dovrà essere lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, autorità competente per il procedimento di valutazione di impatto ambientale statale, a valutare la necessità o meno di un'ulteriore pubblicazione;
l'allegato XXI della legge n. 163 del 2006, a cui fa espressamente riferimento il comma 3 dell'articolo 165 del decreto legislativo 163 del 2006, prima richiamato stabilisce, senza ombra di dubbio, che gli elaborati che devono accompagnare il progetto preliminare siano: la relazione illustrativa,
la relazione tecnica, lo studio di impatto ambientale, gli studi necessari per un'adeguata conoscenza del contesto in cui andrà ad inserirsi l'opera, la planimetria generale e gli elaborati grafici, le prime indicazioni e disposizioni per la stesura dei piani di sicurezza, il calcolo estimativo, il quadro economico di progetto, il capitolato speciale prestazionale, lo studio di inserimento urbanistico e le opere soggette alla valutazione di impatto ambientale nazionale;
la carenza di un documento così essenziale ha determinato un grave pregiudizio nei confronti dei soggetti interessati alla presentazione di osservazioni che, nel pubblico interesse, possono fornire nuovi od ulteriori elementi conoscitivi e valutativi;
considerata l'importanza ed il costo dell'opera in oggetto, stimato in centinaia di milioni di euro, risulta grave che il soggetto proponente non abbia provveduto a predisporre ed allegare al progetto tale documentazione -:
se non ritenga di dover disporre, alla luce di tale grave carenza documentale, la ripubblicazione del progetto preliminare riguardante la realizzazione del sistema autostradale in oggetto.
(5-04974)
TRAPPOLINO e BRAGA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al 31 dicembre 2010 - come riferito dal rapporto statistico 2010 di GSE sul solare fotovoltaico - gli impianti fotovoltaici installati in Italia sono 155.977 con una potenza efficiente lorda pari a 3.469,9 megawatt;
rispetto al 2010 gli impianti sono aumentati di 84.089 unità, più che raddoppiando la consistenza degli impianti esistenti a fine 2009. La potenza installata è più che triplicata rispetto al 2009. Dei 2.326 megawatt installati nel corso del 2010, circa il 36 per cento sono impianti tra 200 kilowatt e 1 megawatt, mentre un ulteriore 26 per cento è composto da impianti che superano 1 megawatt;
il trend di crescita degli impianti fotovoltaici è destinato con ogni evidenza a confermarsi negli anni a venire;
le celle fotovoltaiche, sebbene garantite 20 anni rispetto alla diminuzione dell'efficienza di produzione, possono continuare a produrre energia per un numero di anni ben superiori alla durata ventennale del conto energia. In ogni caso, con il passare degli anni i moduli fotovoltaici risentono di un calo di prestazione dovuto alla degradazione dei materiali che ne compongono la stratigrafia. Il termine, dopo venti anni, delle opportunità del conto energia, l'obsolescenza dei materiali e l'innovazione tecnologica possono in ogni caso indurre il proprietario dell'impianto fotovoltaico alla dismissione di quest'ultimo;
poiché quello fotovoltaico è da considerarsi l'impianto di produzione di energia elettrica che più di ogni altro adotta materiali riciclabili e che durante il suo periodo di funzionamento minimizza l'inquinamento del sito di installazione, sarebbe opportuno poter disporre di norme al fine di disciplinare la fase di dismissione al fine di poter riciclare l'insieme dei materiali impiegati -:
se il Ministro abbia allo studio una specifica normativa al fine di garantire lo smaltimento e il riciclo dei prodotti elettrici ed elettronici nonché di tutte le strutture di sostegno e dei manufatti connessi agli impianti fotovoltaici.
(5-04977)
...
DIFESA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MARCO CARRA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7 della legge n. 898 del 24 dicembre 1976, e successive modificazioni,
stabilisce gli indennizzi per servitù militari;
ad oggi, si rileva che i comuni di Pegognaga, Suzzara e Motteggiana (tutti in provincia di Mantova) devono incassare dal Ministero della difesa diverse annualità arretrate;
in particolare, il comune di Pegognaga deve incassare le servitù militari relative agli anni 2008, 2009 e 2010 per un importo complessivo di 142.000 euro; il comune di Suzzara deve incassare le servitù militari relative agli anni 2008 e 2010 per un importo complessivo di 178.000 euro; il comune di Motteggiana deve incassare le servitù militari relative all'anno 2010 per un importo complessivo di 23.000 euro;
posto che il pagamento regolare degli indennizzi per servitù militari da parte del Ministro interrogato ai comuni interessati attiene ad un corretto e rispettoso rapporto tra Stato centrale ed autonomie locali, è opportuno evidenziare che le somme spettanti ai comuni precedentemente citati non sono irrilevanti per i loro bilanci e per l'attuazione dell'attività amministrativa programmata con quei fondi -:
se il Ministro interrogato intenda dar corso rapidamente al pagamento degli indennizzi per servitù militari spettanti ai comuni di Pegognaga, Suzzara e Motteggiana.
(5-04965)
FIANO e RECCHIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi i principali quotidiani italiani hanno dato notizia di una riunione dei Ministri della difesa della NATO svoltasi il 13 giugno scorso a Bruxelles e alla quale il nostro Ministro della difesa è giunto con circa 6 ore di ritardo dall'orario di inizio previsto;
nel corso di tale riunione la NATO ha tra l'altro deciso la chiusura del centro di controllo e comando sito in territorio italiano, nella località di Poggio Renatico in provincia di Ferrara;
secondo autorevoli commenti dell'Aeronautica militare, come per esempio quello del generale Tricarico, tale esito, gravemente dannoso per il sistema della difesa italiana e anche per il sistema di controllo dell'aviazione civile nazionale, sarebbe dovuto proprio all'assenza del Ministro La Russa nelle prime 6 ore di questa importante riunione;
secondo le dichiarazioni del Ministro La Russa invece, il suo ritardo era razionalmente pianificato allo scopo di non dover discutere con gli alleati di eventuali ulteriori impegni in Libia e lo stesso Ministro sostiene inoltre che il risultato della riunione è in realtà positivo perché l'Italia ha contemporaneamente evitato la chiusura anche della base di Bagnoli -:
quali siano le ragioni addotte nella riunione dei Ministri della difesa della NATO, per la chiusura del centro di controllo e comando di Poggio Renatico;
quale sia la linea di condotta seguita dall'Italia in difesa dei propri interessi nella riunione del 13 giugno 2011 a Bruxelles;
quali siano le conseguenze della chiusura del centro di Poggio Renatico;
quali siano infine le ragioni, se di natura pubblica, della mancata partecipazione del Ministro alla prima parte della riunione.
(5-04971)
Interrogazioni a risposta scritta:
CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel pacchetto sicurezza 2011 è stato previsto un piano per il controllo del territorio a partire dal 4 agosto 2011, per la durata di sei mesi e con un'eventuale proroga per altri sei, attraverso l'impiego di 3.000 uomini dell'Esercito, della Marina,
dell'Aeronautica e dei Carabinieri in concorso e congiuntamente alle Forze di polizia; il piano di impiego del personale delle Forze armate nel controllo del territorio è stato firmato dal Ministro dell'interno Roberto Maroni e da quello della difesa Ignazio La Russa;
questo significa che corpi addestrati ad altre funzioni potrebbero ritrovarsi, senza l'adeguata preparazione ed equipaggiamento, a far fronte a situazioni di vigilanza o di emergenza non potendo garantire la necessaria efficacia dell'azione di controllo;
ciò potrebbe, di conseguenza, creare delle complicazioni nello svolgimento delle funzioni di polizia, dovendosi in questo caso preoccupare anche per i colleghi non altrettanto addestrati;
l'esercito destinato a queste diverse funzioni viene retribuito maggiormente, al pari di una trasferta, rispetto ai normali corpi naturalmente destinati a quelle funzioni; se ne deduce che, quindi, al contribuente tale servizio comporterebbe un aggravio di costi senza alcuna garanzia circa lo stesso grado di sicurezza -:
se, alla luce dell'esperienza, non ritengano opportuno voler rivedere questa disposizione, ovvero prevedere che le diverse forze impiegate possano garantire lo stesso livello di preparazione adeguata allo scopo.
(4-12439)
MIGLIORI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in Italia il Corpo militare della C.R.I. è nato con l'Unità del Paese, ha 146 anni ed insieme al Corpo delle infermiere volontarie, che due anni orsono ha festeggiato il secolo di vita, rappresenta la componente ausiliaria delle Forze armate, al fianco delle quali e con le quali opera da sempre nel territorio nazionale e nei vari teatri operativi;
un comunicato diffuso dal Ministero della difesa ha reso noto che il giorno 24 maggio 2011 il Sottosegretario di Stato alla difesa, onorevole Guido Crosetto, ha incontrato il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa, Jakob Kellenberger, che avrebbe auspicato l'attuazione di una riforma legislativa, riguardante l'intera associazione e tutti i suoi appartenenti, comportante lo scioglimento delle componenti ausiliarie delle Forze armate, con possibilità di reimpiego del relativo personale nell'ambito dell'associazione o del pubblico impiego;
tale iniziativa verrebbe sollecitata dal presidente Kellenberger in considerazione del fatto che, conservando lo status militare, sarebbe a suo parere impossibile assicurare la neutralità e l'indipendenza, che sono due dei principi fondamentali della Croce rossa;
a favore di tale ipotetica iniziativa parrebbe trovarsi anche il commissario straordinario della C.R.I., avvocato Francesco Rocca -:
quale sia la posizione del Ministro circa la summenzionata proposta del presidente Kellenberger;
se non si intenda, in tale senso, fornire adeguate assicurazioni circa il mantenimento dell'attuale assetto organizzativo del Corpo militare e del Corpo delle infermiere volontarie della C.R.I.
(4-12444)
TESTO AGGIORNATO AL 26 APRILE 2012
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MECACCI, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 21 aprile 2011 si è costituita un'associazione culturale tra avvocati dediti al diritto dell'informatica, denominata Iusit.Net, attraverso le procedure espressamente previste nel proprio atto costitutivo e statuto, nonché secondo le indicazioni contenute nel CAD (Codice
dell'amministrazione digitale, decreto legislativo n. 235 del 2010) e nella circolare n. 58 del 2008 dell'Agenzia delle entrate, ossia la sottoscrizione a mezzo di firma digitale dell'atto costitutivo e dello statuto da parte dei soci fondatori dell'associazione, e l'apposizione della marca temporale da parte del presidente per fornire data certa nei confronti dei terzi;
sebbene a tale associazione sia stato attribuito il codice fiscale, consta agli interrogati che ben due diversi uffici delle entrate (Agenzie di Frosinone e di Roma), a seguito di formale e motivata istanza di registrazione dell'atto costitutivo e dello statuto, hanno - inopinatamente - opposto un rifiuto ad adempiere ai propri doveri, asserendo di «non avere gli strumenti per verificare le sottoscrizioni digitali»;
secondo l'articolo 11, terzo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131 (Testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro) si ha che: «Chi richiede la registrazione di un atto diverso da atti pubblici e delle scritture private autenticate dai notai, gli ufficiali giudiziari, i segretari o delegati della pubblica amministrazione e gli altri pubblici ufficiali deve presentarne all'ufficio del registro due originali ovvero un originale e una fotocopia;
ai sensi e per gli effetti di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005, denominato «Codice dell'amministrazione digitale» (CAD), la sottoscrizione di un atto con firma elettronica avanzata e/o con firma digitale equivale - giuridicamente - alla sottoscrizione del medesimo a mezzo della «firma» autografa;
in particolare, l'articolo 4, comma 2, del codice dell'amministrazione digitale (CAD) prevede che «ogni atto e documento possa essere trasmesso alle pubbliche amministrazioni con l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione se formato ed inviato nel rispetto della vigente normativa»;
l'articolo 20 del codice dell'amministrazione digitale (CAD), inoltre, sancisce i principi che il documento informatico sottoscritto digitalmente deve rispettare, regolandone la validità e la rilevanza agli effetti di legge, la riconducibilità all'autore del documento stesso sottoscritto con firma digitale, l'integrità e l'immodificabilità del contenuto;
con la circolare n. 58 del 17 ottobre 2008, l'Agenzia delle entrate ha espressamente regolamentato - anche a livello «interno» - il procedimento per la registrazione di atti formati in modalità totalmente informatica prevedendo che gli uffici procedano alla stampa di una copia, utile anche per le finalità di archiviazione del documento informatico. Verificata la corrispondenza degli esemplari cartacei al documento informatico, l'ufficio ne attesterà poi la conformità in tutte le componenti ai sensi dell'articolo 23, comma 2-bis, del CAD e procederà alla liquidazione e registrazione dell'atto, apponendo sui supporti cartacei gli estremi della registrazione e la quietanza delle somme riscosse. Sull'esemplare cartaceo depositato dal richiedente la registrazione, verrà applicato uno dei contrassegni attestante l'avvenuto pagamento dell'imposta di bollo. L'altro contrassegno dovrà essere apposto sulla copia stampata dall'ufficio;
tale circolare trova applicazione esclusivamente con riferimento alla procedura di trasferimento delle partecipazioni di società a responsabilità limitata, ai sensi dell'articolo 36 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
le modalità per il trattamento ai fini della registrazione degli atti privati, diversi cioè da quelli che richiedano forme solenni quali l'atto pubblico o la scrittura privata autenticata, appare pienamente compatibile con le modalità già previste per operare un trasferimento di partecipazioni societarie;
il rifiuto opposto dagli uffici dell'Agenzia delle entrate alla registrazione degli atti concreta, ad avviso degli interroganti, un sostanziale rifiuto di adempiere
agli atti richiesti agli uffici competenti, in quanto - come è noto - la mancanza interna di strumenti non può essere opposta al diritto soggettivo del cittadino di registrare un determinato atto e/o documento, purché questo sia conforme alla normativa italiana e sia redatto nelle forme consentite dall'ordinamento;
è appena il caso di ricordare che l'obbligo giuridico del cittadino alla registrazione degli atti si esaurisce con la presentazione degli stessi presso gli uffici preposti dell'Agenzia delle entrate e con il successivo versamento della relativa imposta e dei bolli nella misura indicata dal funzionario tassatore ai sensi di legge;
il mancato recepimento da parte dell'amministrazione dei documenti informatici correttamente formati e sottoscritti potrebbe procurare all'erario un grave danno consistente nel mancato introito dell'imposta dovuta ma non potuta versare dal cittadino per inerzia ed impreparazione dell'amministrazione;
il rilancio della crescita, intesa come rilancio del Paese e dei suo talenti sfruttandone le potenzialità latenti, viene perseguito anche attraverso il contrasto al calo di competitività del sistema economico e tramite la semplificazione dei rapporti con la pubblica amministrazione;
l'amministrazione delle entrate già da dieci anni consente la registrazione interamente per via telematica, finanche provvedendo al versamento delle imposte dovute ed ai bolli attraverso un sistema di pagamento on line, di alcune tipologie di atti privati (contratti di locazione ed affitto) nonché l'apertura, l'estinzione e modificazione di partita iva tramite il sistema Entratel ad uso di un intermediario abilitato (avvocato, commercialista, consulente e altri), purché tale documento risulti conforme alle specifiche tecniche definite negli appositi decreti dirigenziali, consentendo un celere ed agile dialogo con gli uffici dislocati sul territorio nazionale;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 maggio 2009 stabilisce che, a ciascun cittadino che ne faccia richiesta, il «Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e per l'innovazione tecnologica» assegni a titolo non oneroso un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC), da utilizzare per tutte le comunicazioni con la pubblica amministrazione;
al cittadino, in particolare, viene consentito di dialogare in modalità sicura e certificata con la pubblica amministrazione comodamente da casa o con qualsiasi dispositivo in grado di connettersi ad internet senza recarsi presso gli uffici della pubblica amministrazione per richiedere o inviare informazioni, presentare istanza o altra documentazione nonché ricevere documenti, informazioni, comunicazioni dalle pubbliche amministrazioni, semplificando e migliorando i rapporti tra il cittadino e l'amministrazione pubblica -:
per quale motivo gli uffici dell'Agenzia delle entrate di Roma e di Frosinone non abbiano dato seguito alla richiesta di registrazione dei già menzionati atto costitutivo e statuto della associazione Iusit.Net.;
quali siano gli intendimenti del Governo ai fini di consentire una maggiore e reale semplificazione degli adempimenti tributari al cittadino che intenda sottoporre a registrazione atti privati in formato digitale, consentendo peraltro una più facile ed attenta gestione del flusso di informazioni da parte dell'amministrazione, che potrebbe in tal modo riqualificare il personale front-office per il controllo e la verifica della correttezza degli adempimenti periodici e/o una tantum previsti, con evidente miglioramento del funzionamento dell'apparato amministrativo.
(5-04979)
MADIA, BELLANOVA, GATTI, MURER e CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Italia Lavoro spa, agenzia tecnica del Ministero del lavoro, utilizzerebbe
da diversi anni molti contratti di lavoro temporaneo, relativi a diverse professionalità e distribuiti su diversi progetti anche basati su finanziamenti europei;
secondo il regolamento aziendale del 28 ottobre 2008, articolo 6, comma 2, «Italia Lavoro non si avvarrà del medesimo lavoratore con contratto di collaborazione per più di tre anni. Tale vincolo ha valore anche per le collaborazioni attualmente in essere; in tal caso il periodo di tre anni viene fissato a partire dalla data di decorrenza del presente regolamento»;
secondo fonti sindacali (CGIL NIDIL) molti contratti - nel periodo luglio-settembre 2011 - sarebbero vicini alla suddetta scadenza e la direzione dell'azienda - pur riconoscendo l'impoverimento di competenze e professionalità dovuto alle cessazioni dei contratti di lavoro temporaneo - non intende porre la questione come tema di confronto sindacale -:
quanti siano i contratti che vanno a scadere e quali siano le ricadute sull'operatività dei progetti condotti dall'azienda, inclusi quelli finanziati con risorse esterne al bilancio dello Stato;
se il Governo, avendo il Ministero dell'economia e delle finanze la partecipazione totale delle azioni di Italia Lavoro spa, non intenda operare affinché venga aperto un tavolo di confronto tra organizzazioni sindacali e azienda attorno alle tematiche aperte dall'applicazione dell'articolo 6 del regolamento aziendale.
(5-04980)
Interrogazioni a risposta scritta:
ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) all'articolo 1, comma 144, inseriva nel corpo del decreto legislativo 18 dicembre 1997 n. 462 (decreto legislativo che disciplina le comunicazioni di irregolarità: cosiddetto avviso bonario) l'articolo 3-bis (rateazione delle somme dovute), che recita come segue: (omissis) se le somme dovute sono superiori a 50.000 euro il contribuente è tenuto a prestare idonea garanzia commisurata al totale delle somme dovute comprese quelle a titolo di sanzioni in misura piena per il periodo di rateazione aumentato di un anno, mediante polizza fideiussoria o fideiussione bancaria ovvero rilasciata da un consorzio di garanzia collettiva dei fidi iscritto negli elenchi di cui agli articoli 106 e 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385 (omissis);
la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) all'articolo 1, comma 125, inseriva nel corpo del decreto legislativo 19 giugno 1997 n. 218 (decreto legislativo che disciplina l'accertamento con adesione) all'articolo 8, comma 2 (in materia rateazione delle somme dovute), dopo le parole fideiussione bancaria ovvero rilasciata da un consorzio di garanzia collettiva dei fidi iscritto negli elenchi di cui agli articoli 106 e 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385 (omissis);
la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) all'articolo 1 comma 124 inseriva nel corpo del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633 (testo unico dell'imposta sul valore aggiunto) all'articolo 38-bis in materia di rimborsi IVA le seguenti parole iscritti negli elenchi previsti dagli articoli 106 e 107 del Testo unico in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385 (omissis);
in conseguenza di tale opportuna innovazione normativa migliaia di contribuenti hanno potuto avvalersi dell'istituto della rateizzazione degli importi dovuti a seguito di comunicazione di irregolarità e da accertamento con adesione molto più facilmente di quanto non fosse in precedenza;
il decreto legislativo n. 141 del 2010 all'articolo 9, comma 5, modifica l'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 19
giugno 1997 n. 218 (in materia di accertamento con adesione) come segue: «sull'importo delle rate successive(...) il contribuente è tenuto a prestare idonea garanzia mediante polizza fideiussoria o fideiussione bancaria ovvero rilasciata dai consorzi di garanzia collettiva dei fidi (confidi) iscritti nell'albo previsto dall'articolo 106 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo 1 settembre 1993 n. 385»;
il decreto legislativo n. 141 del 2010 all'articolo 9, comma 4, modifica l'articolo 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633 (testo unico dell'imposta sul valore aggiunto) in materia di rimborsi IVA come segue: «(...) le piccole e medie imprese (...) dette garanzie possono essere prestate anche dai consorzi o cooperative di garanzia collettiva dei fidi iscritti nell'albo previsto dall'articolo 106 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993 n. 385»;
il decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 141 all'articolo 10 comma 1 recita come segue: «(omissis) gli intermediari finanziari e i confidi che, alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, risultano iscritti nell'elenco generale di cui all'articolo 106, nell'elenco speciale di cui all'articolo 107 o nella sezione di cui all'articolo 155, comma 4, del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385 nonché (...) possono continuare ad operare per un periodo di 12 mesi successivi al completamento degli adempimenti indicati al comma 3»;
il comma 3, dell'articolo 10 del decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 141 chiarisce che l'iscrizione nell'albo e negli elenchi ivi comprese le sezioni separate previsti dalla nuova disciplina introdotta con il presente titolo III è subordinata all'entrata in vigore delle disposizioni attuative e, se del caso, alla costituzione degli organismi ivi previsti; le autorità competenti vi provvedono al più tardi entro il 31 dicembre 2011»;
la circolare protocollo n. 2010 132243 del 22 settembre 2010 della direzione centrale accertamento Agenzia delle entrate firmata dal direttore centrale accertamento a pagina 4 sostiene che dal coordinamento delle norme di cui agli articoli 9 e 10 del richiamato decreto n. 141 del 2010 «appare evidente che il riferimento all'albo previsto dall'articolo 106 del TUB contenuto nel novellato testo dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 218 del 1997 debba necessariamente essere riferito ai confidi che saranno iscritti nel medesimo albo successivamente alla sua attivazione» (oggi tale albo non esiste e non esisterà fino all'estate del 2012) e aggiunge: «conseguentemente, si ritiene non sia possibile, a partire dall'entrata in vigore delle disposizioni in argomento, accettare, ai sensi del menzionato articolo 8 del decreto legislativo n. 218 del 1997, garanzie prestate da quei confidi già iscritti negli elenchi di cui agli articoli 106 e 107 del precedente testo unico, che pure continueranno ad operare sulla base delle norme sopra menzionate»;
lo stesso direttore centrale dell'Agenzia delle entrate ha sposato tale interpretazione emanando alcune direttive ad uso interno in cui ha vietato espressamente a tutte le sedi dell'Agenzia delle entrate di accettare polizze rilasciate da consorzi di garanzia collettiva dei fidi a garanzia di rimborsi e rateizzi;
tale interpretazione risulta all'interrogante oltremodo forzata ed ingiustificata, infatti è di palmare evidenza che il riferimento all'albo previsto dall'articolo 106 contenuto nell'articolo 8 del decreto legislativo n. 218 del 1997 non può che fare riferimento all'albo attualmente in vigore e potrà fare riferimento al nuovo albo solo e soltanto dopo la sua attivazione. Tale principio vale sempre per tutte le norme. Quando ci sono dei rinvii ad altre fonti si parla sempre e solo dei testi in vigore. Non è mai possibile ipotizzare un rinvio normativo ad un testo non ancora disponibile (come invece teorizzato dal direttore centrale accertamento nella richiamata circolare). Basti pensare che gli
elenchi di cui agli articoli 106 e 107 definiti dal suddetto del precedente testo unico in materia bancaria sono ad oggi ancora gli unici vigenti e pubblici visibili sul sito della Banca D'Italia;
a parere dell'interrogante a sottolineare ulteriormente la insostenibilità dell'interpretazione del direttore centrale accertamento si rileva che nella sua circolare non viene fatta alcuna menzione né all'articolo 38-bis del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633 (testo unico dell'imposta sul valore aggiunto) in materia di rimborsi IVA, né tanto meno all'articolo 3-bis del decreto legislativo 18 dicembre 1997 n. 462 (decreto legislativo che disciplina le comunicazioni di irregolarità: cosiddetto avviso bonario) che espressamente richiama i consorzi di garanzia collettiva dei fidi iscritti negli elenchi di cui agli articoli 106 e 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385 ovvero quelli iscritti negli elenchi del «vecchio» testo unico;
dal 22 settembre del 2010, in forza della suddetta circolare le Agenzie delle entrate di tutta Italia hanno smesso di accettare polizze rilasciate dai consorzi di garanzia collettiva dei fidi iscritti negli elenchi di cui agli articoli 106 e 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385 sia per i rimborsi IVA, che per gli accertamenti con adesione che per gli avvisi bonari (benché in quest'ultimo caso il dettato normativo del decreto legislativo n. 462 del 1997 fa riferimento espressamente agli articoli 106 e 107 del testo unico bancario), creando enormi difficoltà a migliaia di contribuenti che non perfezionando la rateizzazione si vedono negare un beneficio tributario con significativi danni patrimoniali, infatti a seguito del non perfezionamento del rateizzo l'importo aumenta dal 25 al 40-45 per cento;
a parere dell'interrogante tale condotta dell'Agenzia delle entrate ha creato una drastica riduzione delle istanze di rateizzo perfezionate generando una significativa riduzione delle entrate erariali stimabile in diverse centinaia di milioni di euro se non addirittura oltre la soglia del miliardo;
l'atteggiamento assunto dall'Agenzia delle entrate lede sempre secondo l'interrogante i princìpi di buona fede ed affidamento del contribuente sanciti dalla legge n. 212 del 2000, infatti sono molte le lamentele che giungono da vari funzionari (di alto profilo) che lamentano significative perdite dal punto di vista delle entrate a causa della richiamata circolare e che apertamente parlano di decisione illegittima dei vertici dell'Agenzia delle entrate;
in conseguenza dei dinieghi di rateizzo espressi dall'Agenzia delle entrate si sta generando un contenzioso che già nelle prossime settimane produrrà le prime pronunce nelle quali esiste il rischio di soccombenza per l'Agenzia delle entrate con il concreto ulteriore aggravio per l'erario -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale situazione creata dalla Agenzia delle entrate, nello specifico dal direttore centrale e dal direttore centrale accertamento, a danno sia dei contribuenti e della stessa Agenzia delle entrate che dovrebbe tendere alla massimizzazione delle entrate erariali evitando di ostacolare contribuenti diligenti che vogliono collaborare con il fisco;
quali azioni il Ministro intenda intraprendere per ripristinare al più presto il rispetto delle norme vigenti stante la assoluta rilevanza economica e sociale della questione ed essendo evidente che il danno patrimoniale subito da queste migliaia di imprese colpite da tale condotta può creare anche situazioni di crisi aziendale con conseguente impatto negativo sul prodotto interno lordo e sul dato occupazionale già fortemente precario.
(4-12442)
DI PIETRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il territorio della regione Molise, nel corso degli ultimi anni, è stato colpito da
una serie di calamità naturali, rappresentate in particolare dal terremoto del 31 ottobre 2002 e dall'alluvione verificatasi il 23, 24 e 25 gennaio 2003;
i predetti fenomeni atmosferici hanno determinato frane, smottamenti, inondazioni, ingenti danni alla viabilità, alle infrastrutture ed al patrimonio edilizio pubblico e privato, oltre che gravi difficoltà al tessuto economico e sociale delle zone interessate;
il presidente della regione Molise è stato nominato commissario delegato per gli eventi calamitosi che hanno interessato il territorio della regione;
con una serie di provvedimenti adottati dal Governo, tra cui in particolare l'ordinanza del Presidente del consiglio dei ministri 12 marzo 2003, n. 3268, sono stati previsti interventi urgenti - come lo stanziamento di risorse economiche e contributi - per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita delle popolazioni interessate;
la giunta della regione Molise, a seguito della cessazione dello stato emergenziale, con delibera 31 maggio 2010, n. 399 - ravvisata la necessità di organizzare una propria struttura in grado di garantire la continuità dell'azione amministrativa necessaria per far fronte alle criticità prodotte dalle calamità naturali - ha stabilito:
di affidare al servizio per la Protezione civile ogni attività connessa alla gestione post emergenziale e post commissariale;
di autorizzare il servizio per la Protezione civile nel subentro tecnico-amministrativo alle strutture commissariali o ad altre strutture speciali per completare gli interventi già avviati;
di attingere dalle risorse trasferite dalla contabilità speciale (intestata al commissario delegato Presidente della regione Molise) alla contabilità ordinaria della regione Molise le risorse finanziarie necessarie per consentire in definitivo completamento degli interventi previsti;
il Commissario delegato presidente della regione Molise, preso atto della cessazione dello stato di emergenza e del regime commissariale a far tempo dal 31 marzo 2010, ha disposto con decreto 28 dicembre 2010, n. 108 (anche in ossequio alla delibera di giunta suindicata) il trasferimento, dalla contabilità speciale alla tesoreria della regione Molise, della cifra di euro 9.496.669,01 pari al saldo contabile e finanziario dei fondi assegnati alla gestione commissariale per l'evento alluvione del gennaio 2003;
con legge regionale n. 3 del 2011, cinque dei predetti 9,5 milioni di euro - destinati a far fronte alle criticità prodotte dall'alluvione del 2003 - sono stati iscritti nel bilancio regionale (introiti diversi) senza alcun chiarimento sugli interventi per i quali verranno impegnati;
la giunta della regione Molise, con delibera 3 giugno 2011, n. 405, ha disposto una riallocazione delle risorse economiche prevedendo, in particolare, di impiegare le residue risorse destinate a far fronte alle calamità del 2003 (pari ad euro 4.496.669,01) per:
ottemperare ad una sentenza del tribunale regionale amministrativo del Molise con la quale la stessa regione è stata condannata al pagamento, in favore della Molise Trasporti s.r.l., della somma di circa 3,5 milioni di euro a titolo di compensazioni monetarie maturate in forza dell'esercizio dell'attività di trasporto pubblico locale;
finanziare l'ente Parco regionale storico agricolo dell'Olio di Vanafro (IS) per circa euro 150 mila;
finanziare i contratti di formazione specialistica aggiuntiva attivati presso l'università Cattolica e di Tor Vergata, per circa 300.000 euro;
lo Stato da, circa tre anni, non trasferisce più alla regione Molise risorse economiche per il completamento della ricostruzione post sisma e post alluvione, risalendo gli ultimi finanziamenti statali
agli anni 2006-2008 (Governo Prodi - Ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro);
gli interventi di ricostruzione post sisma sono ancora fermi a poco più del 20 per cento mentre per quelli post alluvione non si ha addirittura un dato preciso;
molti molisani, soprattutto anziani, sono ancora costretti, a distanza di dieci anni, a vivere negli alloggi provvisori e decine di aziende, in particolare agricole, danneggiate dall'alluvione non hanno ancora percepito i finanziamenti impegnati -:
se il Governo sia al corrente dei suindicati fatti, ed in particolare della circostanza che parte delle risorse (circa 9,5 milioni di euro) stanziate dallo Stato per far fronte all'emergenza post sisma e post alluvione, che colpito la regione Molise negli anni 2002-2003, sono state impiegate per interventi che riguardano tutt'altri settori e che esulano in modo assoluto dall'originaria destinazione;
se intenda intraprendere iniziative, e in caso affermativo, quali, finalizzate a far si che le risorse statali, originariamente riservate all'emergenza prodotta dal terremoto del 2002 e dall'alluvione del 2003, conservino la loro originaria destinazione.
(4-12448)
...
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
ALLASIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
va riconosciuto come, nonostante i «tagli» determinati a livello globale dalla contingente crisi economica sui bilanci di ciascuna amministrazione pubblica, questo Governo si stia adoperando per la organizzazione dei servizi e il potenziamento del sistema carcerario;
sono da considerare obiettivi fondamentali del Governo la realizzazione dei nuovi istituti penitenziari, attraverso il cosiddetto piano carceri, e, l'assunzione di nuovo personale di polizia penitenziaria, avviato con la legge n. 199 del 2010 che ha autorizzato l'assunzione di circa 1.800 unità di polizia penitenziaria;
ciò nonostante, permane il sovrafollamento delle carceri italiane, dato che in ogni istituto sono state ampiamente superate le soglie di tollerabilità e le condizioni di vivibilità sono inaccettabili poiché, a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 44.000 unità, i detenuti risultano essere oltre 68.000;
il personale penitenziario, perennemente sotto organico, è sottoposto a carichi di lavoro insostenibili;
i dati che si registrano sull'aumento dei suicidi nelle carceri italiane, parallelamente al numero crescente di aggressioni da parte dei detenuti nei confronti degli agenti, testimoniano la condizione difficoltosa del sistema penitenziario;
in questo contesto si inseriscono il tentativo di suicidio avvenuto a Torino nella casa circondariale delle Vallette, sventato grazie al tempestivo intervento degli agenti, e l'aggressione di un detenuto scortato al tribunale di Torino a danno di tre agenti -:
come intenda scongiurare i rischi derivanti dal sovraffollamento nelle carceri e migliorare le condizioni di vita dei ristretti;
come il Ministro intenda attivarsi per reperire le risorse finanziarie utili ad incrementare la dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, così da renderne meno gravosa l'attività lavorativa.
(3-01709)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MATTESINI e NANNICINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Arezzo è interessata da lavori di ristrutturazione
dal mese di luglio 2010, di cui è prevista la fine della prima fase per la data 11 novembre 2011;
l'istituto è rimasto aperto con una piccola sezione denominata «accettazione», di 10 detenuti predisposta per l'accoglienza delle persone arrestate nel territorio della provincia di Arezzo, che a convalida avvenuta venivano rimessi in libertà o trasferiti in altro istituto;
il personale è stato impiegato nei servizi di vigilanza dell'istituto e soprattutto presso il nucleo traduzioni in regione Toscana che giornalmente presta supporto agli altri istituti, con impegno che ha raggiunto le 10 ore giornaliere continuative;
in data 4 aprile 2011 è stata disposta la temporanea sospensione di tutte le attività amministrative e penitenziarie da parte del Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
la motivazione della suddetta sospensione è indicata nella esigenza di ristrutturare non solo la cinta muraria, ma anche i locali interni;
non risultano atti che indichino con chiarezza i progetti, i relativi finanziamenti, le gare di appalto per la ristrutturazione delle celle;
tale atto ha prodotto sgomento e preoccupazione fra il personale, con la preoccupazione di distacco in altre parti del territorio toscano con tempi di permanenza non ipotizzabili, vista assenza di qualunque informazione certa sia dei lavori, che del loro termine;
a fronte della sospensione per ristrutturazione degli interni, si precisa che le celle che si trovano ubicate nella sezione femminile, che è indipendente ed autonoma rispetto al corpo detentivo maschile sono dichiarate agibili;
la chiusura dell'Istituto porta con sé disagi ed aumento di costi; infatti con l'istituto aperto, sia la polizia, i carabinieri e la guardia di finanza della città, sono costretti a portare gli arrestati a Firenze o nelle carceri delle città limitrofe, garantendo nel contempo maggior tempo al controllo sul territorio con le loro pattuglie. La provincia di Arezzo è una delle più vaste di Italia e tra le più popolose della Toscana la chiusura dell'istituto comporta disagio, sia alla città che alle altre zone della Provincia;
la chiusura di Arezzo aumenta il sovraffollamento di Firenze Sollicciano tristemente noto alle cronache per il grande numero di detenuti ospitati oltre il numero consentito;
la chiusura della casa circondariale di Arezzo comporta un serio disagio di molti nonché spese aggiuntive da sostenere da parte della procura, del tribunale, degli organi di polizia giudiziaria per il trasporto degli arrestati a Firenze -:
quale sia il piano di lavoro che ha portato il dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria alla sospensione dell'attività; quali siano i costi e quali siano i tempi di inizio e fine lavori:
se sia stata valutata la possibilità di mantenere la chiusura parziale dell'istituto di garantire l'ingresso degli arrestati, ottimizzando risorse umane ed economiche e di chiudere l'Istituto solo al momento che il progetto di ristrutturazione sia esecutivo e sia certa la data dell'assegnazione dei lavori e la data di fine lavori.
(5-04982)
Interrogazioni a risposta scritta:
DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che le organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria della casa di reclusione di Rossano (Cosenza) abbiano indetto lo stato di agitazione di tutto il personale operante nel suddetto istituto;
esse lamentano, oltre alle significative carenze di personale penitenziario ed amministrativo, anche e soprattutto l'indifferenza verso i problemi esistenti da parte del provveditorato regionale per la Calabria e dello stesso dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
lo stato di agitazione è dettato dal fatto che, con l'organico in servizio presso la casa di reclusione di Rossano (Cosenza), non è possibile garantire un adeguato livello dei servizi ed un piano di sicurezza idoneo a salvaguardare l'ordine all'interno della struttura;
inoltre, si evidenzia che il perdurare di siffatta gestione del penitenziario comporta un elevato e continuo stress psicofisico dei lavoratori dovuto alla mancanza di risorse umane e strumentali che sono da tempo costretti a sopperire espletando, contestualmente, più e diversificati mansioni nell'arco del medesimo orario di servizio;
la suddetta carenza di personale fa si che sia impossibile persino la predisposizione del previsto piano ferie estivo per i poliziotti, che, pertanto, rischiano di vedere compromesso l'accesso ad un diritto costituzionalmente garantito;
queste criticità sono ormai diventate un fatto costante ed ordinario che non può essere assolutamente affrontato con provvedimenti tampone ma con l'assunzione di determinazioni di più ampio respiro oltre che strutturali;
nonostante questa situazione, tutto il personale di polizia penitenziaria continua a svolgere il proprio servizio con dedizione, attaccamento professionale e rispetto della legge e delle norme vigenti nel settore;
lo stato di agitazione di questo personale è legato alla richiesta di un incontro urgente con i vertici del Ministero di giustizia e dell'amministrazione penitenziaria in cui dovrebbero essere affrontate le problematiche relative agli organici, al nucleo traduzione e piantonamento, alla dotazione dei mezzi di trasporto per il personale, e dei mezzi di trasporto per detenuti, al ripristino dell'orario ordinario di servizio, alla ridefinizione del livello di istituto di Rossano -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per risolvere il problema emerso, in ordine soprattutto alla fissazione dell'incontro che servirebbe ad affrontare le questioni evidenziate in maniera sistematica e definitiva ed a far rientrare lo stato di agitazione di questo personale.
(4-12447)
BOCCUZZI, LARATTA, ESPOSITO, VILLECCO CALIPARI, CODURELLI, MIGLIOLI, MADIA, GNECCHI e SCHIRRU. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo scorso novembre il giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Paola ha rinviato a giudizio i 13 imputati del «processo Mariane»;
omicidio plurimo aggravato, questa l'accusa;
la prima udienza del processo si sarebbe dovuta tenere il 19 aprile 2011;
secondo l'accusa gli indagati avrebbero omesso il controllo della sicurezza nella ex fabbrica della Marzotto;
alcuni di loro sono chiamati a rispondere anche di omicidio colposo: non avrebbero fornito ai lavoratori dispositivi di protezione e a vario titolo avrebbero omesso di vigilare sull'utilizzo degli stessi da parte dei dipendenti;
gli indagati devono rispondere inoltre di disastro ambientale all'interno e all'esterno dell'azienda;
numerosi nel corso della vicenda giudiziaria sono stati i rinvii causati dall'assenza dei difensori degli imputati, impedimenti di avvocati-parlamentari che hanno traslato nel tempo le udienze;
nel corso dell'udienza preliminare, il pubblico ministero, Antonella Lauri, ha sostenuto che le patologie che hanno provocato i decessi sono da collegare al mancato rispetto delle norme di sicurezza nell'ex stabilimento di Praia a Mare;
sono in 107, tra operai ammalati e familiari di operai deceduti a causa delle esalazioni tossiche respirate in fabbrica, costituitisi parte civile in questo processo;
diversi rinvii, da ultimo l'udienza prevista per il 19 aprile di quest'anno, rinviata al 24 giugno; rinvio dovuto ad un difetto nella notifica, ovvero la mancanza nel fascicolo della notifica, inviati a 5 avvocati della difesa di quattro pagine;
questo nuovo differimento giunge del tutto inatteso, anche alla luce di un'eventuale scadenza dei termini di prescrizione per i vari reati contestati -:
se non intenda, fermi restando i diritti della difesa, adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per garantire la speditezza dei processi, in modo tale da evitare che reati della gravità di quelli descritti in premessa possano rimanere impuniti.
(4-12452)
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che;
il potenziamento dei 62,5 chilometri del tratto appenninico dell'A1 tra Sasso Marconi e Barberino, con la realizzazione della variante di valico, rappresenta un intervento fondamentale e strategico per il miglioramento della viabilità e la riduzione del tempi di percorrenza tra Bologna e Firenze;
gli oltre 60 chilometri complessivi della variante (di cui 23,5 già aperti al pubblico, nello scorso 2010), destinati prevalentemente al traffico commerciale, uniranno la Toscana all'Emilia Romagna e consentiranno di risparmiare, ogni anno, un totale stimato di circa quattro milioni di ore di viaggio e circa quarantacinquemila tonnellate di carburante, con un beneficio economico di oltre cento milioni;
questa grande opera infrastrutturale, destinata ad entrare definitivamente in funzione nel 2013, interessa, principalmente, 8 comuni della Toscana e dell'Emilia Romagna e, tra questi, il comune di Monzuno, dove, a partire dallo scorso 2010, si sono succedute alcune assemblee pubbliche, cui hanno partecipato numerosi cittadini ed amministratori, finalizzate a sensibilizzare la società Autostrade per la realizzazione di un raccordo tra l'attuale casello autostradale A1 di Rioveggio (frazione di Monzuno) e la nuova variante di valico;
una bretella che congiunga il nuovo casello A1 di Rioveggio con la variante di valico, infatti, non solo è necessaria, ma assolutamente indispensabile per salvaguardare l'interesse dell'intera comunità;
l'impossibilità di accedere alla variante direttamente da Rioveggio rischia di avere delle ricadute economiche negative per l'intera zona e di isolare la valle del Setta, con inevitabili e gravi disagi anche per l'imprenditoria locale, la quale potrebbe orientarsi ad operare in località logisticamente più vantaggiose;
un collegamento diretto con la variante, invece, rappresenterebbe, senza dubbio, un'opportunità fondamentale per garantire la mobilità delle persone e delle merci In quel territorio già gravato da forti limiti strutturali che rappresentano un freno al suo sviluppo socio-economico;
la necessità della bretella nasce dallo sdoppiamento del tracciato autostradale: a La Quercia, infatti, l'autostrada si divide in due tracciati distinti, uno è quello storico e l'altro è la variante di valico che attraverserà l'Appennino all'altezza di 400 metri sul livello del mare, contro i 700 del tracciato storico; Rioveggio conserva il casello autostradale sul tracciato storico, ma non ha un ingresso nella variante di valico e, per immettersi in essa, qualora si voglia procedere verso sud, si deve raggiungere il casello di Sasso Marconi e risalire verso l'Appennino;
è evidente che tale situazione, soprattutto per il traffico pesante di servizio alle industrie, comporta un notevole onere aggiuntivo in termini di tempo e di denaro;
la questione, purtroppo, è dibattuta da anni e, ad oggi, non ha ancora avuto un esito positivo;
a fronte della netta posizione contraria di Autostrade per l'Italia, che, da sempre, ha affermato che l'infrastruttura richiesta dal comune di Monzuno risulterebbe del tutto anti-economica, in quanto le stime di traffico previste da Rioveggio in direzione sud (circa 400 veicoli ai giorno) non garantirebbero affatto il rientro dell'investimento, il Ministro interrogato ha più volte dichiarato di essere disposto ad un «fattivo interessamento per assicurare una risposta concreta al territorio»;
tale volontà è stata ribadita, in particolare, nel mese di novembre 2010 a Bologna, in occasione di un convegno sulla viabilità, al quale hanno partecipato anche il sindaco di Monzuno, Marco Mastacchi, e il consigliere regionale del Pdl, Alberto Vecchi, e in un recente incontro del 16 febbraio 2011 al Ministero tra tutti i rappresentanti degli enti territoriali coinvolti dal progetto infrastrutturale;
fino ad ora, purtroppo, si è trattato solo di vaghe promesse e generiche rassicurazioni, che rischiano di mortificare ulteriormente le speranze e le legittime aspettative, anche socio-economiche, di un'intera comunità;
oltre a non realizzare il collegamento verso Firenze, ANAS e Società autostrade si rifiutano di eseguire la costruzione del nuovo ponte in località Molino Cattani a Rioveggio (spesa stimata in euro 4 milioni): opera rientrante nell'accordo delle opere che le medesime società avevano sottoscritto in convenzione con il comune di Monzuno;
ad oggi il ponte versa in condizioni precarie tanto che, in occasione delle recenti invernali, è stato chiuso;
si sottolinea, inoltre, che la sua larghezza, di appena 2,20 metri lineari, consente il passaggio di una sola autovettura alla volta: situazione questa che stride con l'allargamento e la messa in sicurezza della strada nella sponda Pian di Setta comune di Grizzana Morandi (7,50 metri lineari) e che finire con il creare un pericoloso restringimento ad imbuto;
tale opera è particolarmente importante poiché collega l'abitato di Rioveggio (Monzuno) con quello di Pian di Setta (Grizzana Morandi) dove è presente la stazione ferroviaria di Grizzana Morandi di cui usufruiscono molti residenti di Rioveggio -:
quale sia, allo stato attuale, l'effettiva decisione presa dai vertici responsabili in riferimento a questioni così vitali per l'economia e lo sviluppo di un'intera comunità che, da anni, attende risposte concrete ed, in ogni caso, se non ritenga opportuno attivarsi, al più presto, per garantire l'effettiva realizzazione della bretella di Rioveggio ed il rifacimento del ponte in località Molino Cattani.
(2-01134) «Raisi, Della Vedova».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BONCIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 3 marzo 1999 è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra regione Toscana, Ministero dei lavori pubblici, provveditorato alle opere pubbliche, autorità di bacino del fiume Arno, Ferrovie dello Stato Spa e TAV-treno alta velocità Spa, il quale, nell'ambito dei lavori relativi al passante alta velocità del nodo ferroviario di Firenze e connessi interventi, fissava tra gli altri anche la redazione e la progettazione degli interventi di adeguamento idraulico del torrente Mugnone nel tratto urbano di Firenze, compreso tra l'attraversamento ferroviario della stazione di Santa Maria Novella e la confluenza col fiume Arno;
con successivi accordi sono stati individuati gli interventi infrastrutturali fondamentali da realizzare nell'ambito dei
lavori di cui sopra, collocando l'intervento di adeguamento del torrente Mugnone al primo ordine delle priorità;
in data 8 gennaio 2007 veniva sottoscritto tra R.F.I. Spa, regione Toscana, provincia di Firenze e comune di Firenze, un accordo per la realizzazione degli interventi di adeguamento idraulico del torrente Mugnone, il quale individuava quale soggetto realizzatore dell'opera RFI Spa. Il costo dell'intervento veniva stimato in 44,5 milioni di euro, finanziati dalla regione Toscana nel rispetto della delibera CIPE n. 19 del 2004 quanto a 14 milioni e da RFI Spa quanto a 30,5 milioni. L'articolo 11 dell'accordo in parola considerava l'intervento di adeguamento idraulico del Mugnone «un intervento strategico per il comprensorio di Firenze, teso alla salvaguardia della pubblica incolumità; per cui l'esecuzione delle opere riveste carattere di urgenza ed indifferibilità...»;
nell'ambito dell'accordo di cui sopra veniva anche costituito un comitato di vigilanza, con il compito di garantire:
a) la coerente impostazione politico/amministrativa indispensabile per la realizzazione degli interventi;
b) la sorveglianza sulla corretta esecuzione degli interventi;
c) la supervisione sulle eventuali modifiche al progetto;
a causa dell'aumento dei costi degli interventi rispetto a quanto stimato nelle fasi progettuali, nei primi mesi del 2011 RFI ha proposto al comitato di vigilanza lo stralcio di alcune opere, tra cui quelle necessarie alla messa in sicurezza del torrente, quali la sostituzione del ponte del Barco stradale e l'adeguamento dell'argine sinistro tra piazza Puccini e il ponte ferroviario, rimandando gli interventi a eventuali nuovi appalti;
che in una nota per il comitato di vigilanza del 28 marzo 2011 l'ufficio tecnico del genio civile di Firenze afferma:
a) che gli interventi risultano indispensabili per la messa in sicurezza di vaste aree urbane della città di Firenze;
b) che la mancata realizzazione degli interventi non garantisce la completa messa in sicurezza del torrente a valle della stazione di Santa Maria Novella;
c) che senza le opere non potrà essere messo in funzione il by-pass del fascio ferroviario di SMN, con conseguente allagamento dell'area della nuova stazione dell'alta velocità;
d) che il complesso degli interventi della nuova stazione Alta Velocità senza le opere in parola non ottempererebbe alle prescrizioni del procedimento di impatto ambientale;
e) che è necessario completare gli interventi nell'ambito dell'appalto in corso evitando il prolungamento dei tempi e l'aumento dei costi connessi all'espletamento di una ulteriore gara d'appalto;
già in data 9 novembre 2010 il consiglio regionale della Toscana ha approvato la mozione n. 103 con la quale impegnava la giunta a intervenire nei confronti di RFI in merito agli investimenti infrastrutturali previsti ma non ancora realizzati, e a esigere il completo rispetto degli accordi sottoscritti, anche attraverso l'eventuale richiesta di ulteriori contributi finanziari;
in data 30 marzo 2011 lo stesso consiglio regionale della Toscana ha approvato la mozione n. 208 che chiede al Governo di intervenire nei confronti di RFI per gli interventi previsti ma non ancora realizzati, e a esigere il rispetto degli accordi, anche attraverso la richiesta di ulteriori contributi finanziari -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se corrisponda al vero che sussista il rischio che interventi indispensabili alla sicurezza idrogeologica della città di Firenze possano essere bloccati o rimandati;
se il Ministro sia a conoscenza dei motivi per i quali si è assistito alla lievitazione dei costi rispetto alla fase progettuale;
se il Ministro sia a conoscenza, anche sulla base di quanto espresso in premessa relativamente alla mozione 103 del consiglio regionale della Toscana, di eventuali ulteriori oneri che potrebbero derivare, a carico del Ministero, se non si ottemperasse a quanto originariamente previsto;
se il Ministro intenda adottare provvedimenti volti ad esigere il completamento degli interventi de quibus, ed eventualmente in quali termini.
(5-04978)
LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ordine del giorno approvato dalla consulta generale per l'autotrasporto e la logistica in data 16 giugno 2011 invita il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed il Governo a porre in essere ogni possibile iniziativa affinché al Consiglio dei ministri europei, previsto dopo l'estate, per l'esame in seconda lettura della direttiva «Eurovignette», possa realizzarsi una «minoranza di blocco», sensibilizzando quindi il maggior numero possibile di Governi, sulla debolezza della direttiva e sui pesanti effetti negativi della sua applicazione;
la Consulta inoltre chiede al Ministero di assumere iniziative per assicurare:
a) uno stretto monitoraggio della Commissione sull'andamento della fiscalità degli altri Paesi, successivo all'applicazione della direttiva;
b) un intervento della commissione che impegni i Paesi che intendono applicare l'«Eurovignette» alla concreta apertura dei loro mercati di trasporto ferroviario delle merci;
c) la finalizzazione dei sovra pedaggi al funzionamento della politica dei trasporti e della logistica nel suo insieme e per tutte le modalità;
si è preso atto delle dichiarazioni favorevoli alla richieste sopra evidenziate rilasciate dal Sottosegretario Bartolomeo Giachino -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in ordine al documento approvato dalla consulta generale per l'autotrasporto e la logistica;
quali siano le modalità più opportune, a parere del Governo, per conseguire gli obiettivi di mobilità sostenibile individuati dalla strategia Europa 2020 e in che modo si debbano finanziare gli interventi infrastrutturali necessari a tale scopo.
(5-04984)
BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la città di Lecce continua ad essere paralizzata da un sistema di trasporto, la realizzazione di una filovia, per la quale si sono spesi complessivamente 22.029.985,00 euro dei quali ben 5.750.887,12 finanziati dal comune di Lecce, ma che, nonostante la certificazione dell'ultimazione dei lavori risalente al 12 marzo 2009, ad oggi risulta essere ancora non funzionante;
l'interrogante in data 3 giugno 2010 ha presentato al Ministro interrogato un'interrogazione nella quale si chiedeva quali fossero «gli intendimenti in ordine ai ritardi e quali iniziative intenda adottare per evitare che l'infrastruttura realizzata non resti una colossale incompiuta e un monumento allo spreco del denaro pubblico». All'atto sopra citato allo stato attuale ancora non è stata data risposta;
i cittadini leccesi chiedono a gran voce di conoscere le motivazioni per le quali ad oggi il filobus non è ancora attivo ed i mezzi acquistati a caro prezzo dal comune di Lecce siano ancora fermi con la conseguente usura e deterioramento a ben due anni dall'ultimazione dei lavori;
dalla stampa locale si apprende che il Ministero, nel mese di marzo del corrente anno, abbia scritto al comune di Lecce
sollecitando l'attivazione del nuovo sistema ecocompatibile entro la data del 31 luglio 2011, pena la revoca dei fondi statali;
sempre dai media locali si apprende che l'assessore al traffico e mobilità del comune di Lecce abbia dichiarato che le adempienze per ciò che concerne il comune di Lecce siano state tutte portate a termine e che ora tocchi al Ministero nominare i suoi due tecnici all'interno della commissione ufficiale speciale trasporti impianti fissi, per le verifiche di pre-esercizio;
risulta poco chiaro, dunque, l'atteggiamento del Ministero che da una parte sollecita l'avvio dell'opera di trasporto locale ecocompatibile della città di Lecce, fissandone addirittura un limite temporale, e d'altro canto non procede ancora alla nomina dei due componenti della commissione imputata alle verifiche e alle prove del filobus -:
se il Ministro interrogato non intenda chiarire con urgenza se, allo stato attuale, si sia proceduto con la nomina dei due tecnici, componenti della commissione USTIF, per evitare di arrecare ulteriori ritardi nell'attivazione dell'opera che ad oggi i cittadini leccesi, pur non usufruendone, hanno già pagato abbastanza cara.
(5-04985)
BOCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 21 giugno 2011, in occasione dell'approvazione del disegno di legge 4357-A - Semestre Europeo - Prime deposizioni urgenti per l'economia, il Sottosegretario per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti, a nome del Governo, ha espresso parere favorevole agli ordini del giorno 9/4357-A/16; 9/4357-A/18; 9/4357-A/80; 9/4357-A/82; 9/4357-A/131, riguardanti l'introduzione di nuovi pedaggi sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas spa;
al termine della seduta, dopo l'approvazione definitiva del provvedimento, il Viceministro per le infrastrutture e i trasporti, Roberto Castelli, dichiarava alle agenzie di stampa che il parere favorevole del Sottosegretario Giorgetti agli ordini del giorno era una tale svista è stata determinata dalla non conoscenza della materia;
il 22 giugno 2011 lo stesso Viceministro Castelli, intervenendo in Commissione ambiente alla Camera, ha confermato l'intenzione del Governo di procedere al pedaggiamento delle autostrade e dei raccordi autostradali a diretta gestione Anas, ad avviso dell'interrogante contraddicendo il parere favorevole agli ordini del giorno che ne chiedevano la soppressione espresso il giorno prima dal suo collega Giorgetti in Assemblea alla Camera -:
se non ritenga di dover intervenire con urgenza per chiarire al Parlamento e ai cittadini la posizione del Governo in ordine all'introduzione di nuovi pedaggi sulle autostrade e sui raccordi autostradali a diretta gestione Anas.
(5-04987)
Interrogazione a risposta scritta:
PALADINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in seno all'aeroporto di Genova sarebbero state riscontrate criticità in merito al corretto funzionamento dello scalo anche a causa della presenza di un numero limitato di postazioni di controllo (FEP);
di fatto agli utenti toccano code interminabili che impongono al viaggiatore la necessità di presentarsi allo scalo molto prima dell'effettiva partenza;
tale stato di cose parrebbe essere addebitabile da un lato al numero limitato di FEP funzionanti, dall'altro alla presenza di un altrettanto limitato numero di personale addetto ai controlli;
il personale addetto alle operazioni di imbarco risulterebbe essere impiegato con la modalità dei turni spezzati, in assenza della previsione di una pausa pranzo, e
nella più assoluta carenza di supporti logistici e pratici quali possono essere vani, stipetti, spogliatoi e altro;
lo scalo di Genova deve essere considerato tra le stazione aeroportuali importanti nel nostro Paese -:
se il Ministro interrogato intenda accertare l'effettivo stato delle cose ed eventualmente promuovere iniziative volte ad un miglior funzionamento dell'aeroporto di Genova oltre ad una migliore tutela in favore del personale ivi operante che allo stato continua a pagare in termini di professionalità per colpe non proprie;
quali azioni l'interrogato Ministro voglia intraprendere per migliorare il funzionamento dell'aeroporto.
(4-12454)
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INTERNO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
VIOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come ogni anno nei comuni del litorale veneziano (Chioggia, Venezia, Cavallino-Treporti, Jesolo, Eraclea, Caorle, San Michele al Tagliamento-Bibione) da parte del Ministero dell'interno vi è un'assegnazione integrativa di forze dell'ordine per affrontare il maggior afflusso di persone in quei comuni nel periodo turistico estivo;
risulta all'interrogante che anche quest'anno si è provveduto a tale assegnazione -:
quali siano i dati relativi alle assegnazioni di personale per il 2011 nei singoli comuni interessati sopracitati alle singole forze dell'ordine (polizia, carabinieri, Guardia di finanza e altre) e quali siano i dati delle assegnazioni fatte negli anni precedenti (2007-2008-2009-2010) negli stessi comuni.
(5-04970)
FIANO, VILLECCO CALIPARI, BOSSA e PICIERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Governo a parole più securitario della storia, ha prodotto il più grave danno che si ricordi alla qualità della vita e del lavoro delle forze dell'ordine;
l'inchiesta pubblicata sul sito Repubblica-Espresso, sulle condizioni in cui versano i commissariati del casertano e anche parte della questura di Caserta sono scandalose per le responsabilità istituzionali che coinvolgono e devastanti per la dignità dei lavoratori delle forze dell'ordine che in quegli uffici dovrebbero operare;
nel 2009, all'indomani della strage di Castelvolturno, nella quale i camorristi trucidarono 6 cittadini senegalesi, il Ministro dell'interno elevò ad esempio il cosiddetto «modello Caserta» per simboleggiare come si debba combattere la malavita organizzata e come «lo Stato deve riaffermare la propria presenza sul territorio»;
ora a due anni da quelle parole come denuncia il sindacato di polizia SIAP attraverso le parole del proprio segretario provinciale Silvio Iannotta: «metà questura e l'80 per cento dei commissariati del casertano versano in una situazione di degrado diventata intollerabile per l'inesistenza delle più elementari regole di igiene dei locali. Da diverse settimane, continua la denuncia fatta in prefettura, non si effettuano più pulizie in taluni uffici. Ciò provoca un estremo disagio non solo per gli agenti che vi devono lavorare ma anche per gli utenti che recandosi in questi uffici sono pervasi da un sentimento di chiaro imbarazzo per la inosservanza per la legge 626»;
la denuncia si basa anche sulle relazioni tecniche del servizio di prevenzione e protezione della questura che da due anni a questa parte ha effettuato decine di sopralluoghi scattando centinaia di fotografie;
tali immagini dimostrano che l'80 per cento dei commissariati di quel territorio,
cioè l'80 per cento di quel «modello Caserta» caro al Ministro, si trovano in condizioni pericolose e incivili;
si riscontrano fili elettrici scoperti, uffici trasformati in depositi di immondizia, sedie rotte, bagni inagibili, muri scrostati, autorimesse trasformate in discarica, macchie di olio, scatoloni ammucchiati alla rinfusa, batterie rotte, pezzi di computer, infissi rotti o abbandonati, faldoni giudiziari rovinati dall'umidità, presenza di insetti, di topi, muffa, ruggine, incrostazioni;
tutto questo si verifica in località come Aversa, Marcianise, Sessa Aurunca, Castelvolturno, Casal di Principe e Casalpesenna, tutti comuni ricadenti nell'area dove più forte è l'attività delle cosche camorristiche e nella quale area si sarebbe dovuto manifestare il cosiddetto modello Caserta;
la denuncia di tale situazione, è stata fatta 12 mesi fa, come dichiarato dal segretario nazionale del SIAP Giuseppe Tiani -:
quale sia lo stato dei fatti qui sommariamente descritti e dello stato di manutenzione, di pulizia, di decoro e di osservanza della legge n. 626, dei commissariati presenti nelle suddette località;
su chi ricadano le responsabilità circa lo stato di degrado descritto;
quali provvedimenti il Governo intenda assumere con riguardo a questa incresciosa e vergognosa situazione.
(5-04975)
TESTO AGGIORNATO AL 5 DICEMBRE 2011
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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta orale:
BURTONE e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Contratto collettivo nazionale di lavoro dei dirigenti scolastici (area V della dirigenza) prevede tra i compiti d'istituto dei dirigenti scolastici l'espletamento delle funzioni di presidente di commissioni d'esame, per l'esame di Stato esclusivo del primo ciclo (cosiddetta licenza media), sia per l'esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di 2o grado (cosiddetto esame di maturità);
per il presidente di licenza media si prevede una indennità complessiva di circa 15 euro, invece, per il presidente nell'esame di maturità circa 1.000 euro che quasi si raddoppiano in caso di missione in località distante nell'ambito della medesima provincia di residenza;
appare evidente la disparità di trattamento economico e di impegno lavorativo tanto da comportare una vera e propria fuga dall'esame di Stato di licenza media da parte di dirigenti scolastici;
le sedi di esame di licenza media sono nel territorio nazionale circa 7000, il riconoscimento di emolumenti pari a 1.000 euro per presidente, comporterebbe l'impegno di 7 milioni di euro;
nella definizione dell'ultimo Contratto collettivo nazionale di lavoro tra ARAN e organizzazioni sindacali, è stata accantonata la somma di circa 5 milioni per iniziative di equiparazione all'interno della dirigenza scolastica -:
se non ritenga opportuno utilizzare la suddetta somma per ridare alla funzione di presidente di commissione d'esame di licenza media a partire dall'anno scolastico 2011/12, la dovuta dignità.
(3-01707)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da diverso tempo giungono numerose voci dalle istituzioni scolastiche che evidenziano come le stesse si sentano sempre
più abbandonate a loro stesse in una riforma che non ha compreso la concretezza della loro realtà;
in particolare pare davvero assurdo e contrario al buon andamento dell'istruzione artistica l'obbligo di scegliere un'unica classe di concorso da abbinare alla materia laboratori artistici per ciascuna classe prima e ciascuna classe seconda dei bienni di liceo artistico;
così facendo infatti la materia «laboratori artistici» non è più a carattere orientativo verso gli indirizzi specifici del triennio;
la scelta di fatto avviene in prima e ciò non sembra in linea con le disposizioni generali della riforma stessa;
inoltre ad oggi, nel momento di transizione, non risulta chiaro il senso delle diverse sezioni di liceo se poi la burocrazia richiede una sola classe di concorso a caso da inserire nella casellina del programma;
numerosi licei hanno ad esempio una classe prima di architettura e un'altra che si articola sul design del Gioiello e design del tessuto e design del legno, non si comprende chi dovrebbe, secondo le indicazioni ministeriali, essere inserito come docente di laboratorio artistico di quale classe di concorso visto che il biennio è orientativo, chi orienterà alle diverse sezioni visto che la rotazione nei diversi laboratori non potrà essere attuata, così mozzando di netto il suo valore orientativo;
non si comprende come potranno i ragazzi acquisire gli elementi base per capire e decidere quale potrebbe essere la loro scelta futura se quell'unico insegnante gli fornirà solo un'infarinatura e non le specificità tecniche -:
se il laboratorio artistico debba essere attuato a rotazione su tutte le classi del biennio qualsiasi sia la sezione attivata nell'istituto, per cui, ad esempio, nel caso sia presente una sezione di architettura, una di design del gioiello, una di design del tessuto, e una di design del legno, i ragazzi faranno a rotazione tutti i laboratori;
se sia possibile utilizzare per il laboratorio solo i docenti in soprannumero e se in una sezione non c'è nessun docente, per la stessa come potrà essere attuato l'orientamento.
(5-04966)
DE PASQUALE e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Per sapere - premesso che:
il personale ausiliario, tecnico e amministrativo (in sigla Ata) delle scuole che lavorava alle dipendenze degli enti locali passò alle dipendenze dello Stato per effetto della legge 124 del 1999. Il passaggio garantiva ai lavoratori il riconoscimento delle anzianità maturate e l'inquadramento nelle qualifiche corrispondenti;
un accordo tra Aran e sindacati (stipulato nel luglio 2000) regolò l'inquadramento di questo personale nei nuovi profili statali (Ccnl scuola). Ma l'amministrazione non volle riconoscere le anzianità maturate alle dipendenze degli enti locali;
come era prevedibile partirono i ricorsi. I giudici del lavoro, le corti d'appello e la Corte di cassazione diedero ragione ai lavoratori ricorrenti nella quasi totalità dei casi. Nel 2005, 5 anni dopo il trasferimento dei lavoratori e dopo una giurisprudenza della suprema corte a loro favore, la legge finanziaria 2006 (266 del 2005) al comma 218, fornisce un'interpretazione autentica dell'articolo 8 della legge 124 del 1999 che, con effetto retroattivo, nega il riconoscimento delle anzianità maturate, annullando di fatto gli effetti delle sentenze favorevoli ai lavoratori;
nel 2007 la Corte costituzionale ha ravvisato la legittimità del sopra menzionato comma 218;
in conseguenza della nuova legge, la Corte di cassazione, nei successivi pronunciamenti sui ricorsi pendenti ha dato torto ai lavoratori;
con una sentenza emessa il 7 giugno 2011 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto che in seguito al comma 218 della legge 266 del 2005 i lavoratori si sono visti negare il diritto a un giusto processo, quindi lo Stato italiano ha violato l'articolo 6, comma 1, della Convenzione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Inoltre la giurisprudenza a loro favorevole fino a quel momento aveva fatto maturare in essi «un legittimo affidamento», l'aspettativa di avere soddisfazione. La Corte ha respinto tutti gli argomenti presentati dal Governo, compreso il richiamo alla causa di utilità pubblica come giustificazione dell'ingerenza della legge nella giurisprudenza;
si tratta quindi di una vicenda lunga 12 anni che riguarda moltissimi lavoratori della scuola che hanno subito un'ingiustizia per cui la Corte europea dei diritti umani ha pochi giorni fa condannato l'Italia, imponendole di trovare una soluzione;
già a suo tempo la legge finanziaria per il 2008 (L. 244 del 2007) aveva indicato una strada per sanare questa grave ingiustizia, un percorso che oggi andrebbe ripreso in considerazione: lo stanziamento di fondi ad hoc per trovare una soluzione per il riconoscimento delle anzianità del personale transitato dagli enti locali;
ora, poiché le sentenze della Corte sono vincolanti per gli Stati, il Governo italiano dovrà trovare in brevissimo tempo una soluzione -:
quale sia il numero di dipendenti interessati dalla problematica indicata nelle premesse e quale sia la loro anzianità, dati che, all'interrogante, risultano già in possesso di questo Ministero a seguito di una rilevazione/monitoraggio effettuata dallo stesso;
in che modo il Ministro intenda dare esecuzione alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, anche al fine di sanare questa macroscopica ingiustizia subita da migliaia di lavoratori della scuola, ingiustizia, per porre fine alla quale, il Partito democratico ha, nel corso dei tre anni trascorsi, presentato numerosi ordini del giorno, oltre naturalmente a numerose proposte emendative ad altrettanto numerosi provvedimenti di legge sui quali il Governo ha sempre espresso orientamento contrario nonché ordini del giorno regolarmente accolti dal Governo ma ai quali non è stata mai data attuazione.
(5-04967)
Interrogazioni a risposta scritta:
STRIZZOLO, ROSATO e MARAN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Sincrotrone Trieste scpa è l'ente costituito da soggetti pubblici per promuovere l'attività di ricerca, di costruzione e di gestione della macchina di luce di sincrotrone con grande rilevanza e interesse scientifico nazionale e internazionale;
nei giorni scorsi la rappresentanza sindacale unitaria della Sincrotrone Trieste ha incontrato il prefetto di Trieste, Alessandro Giacchetti, per denunciare la crisi occupazionale che investe 120 posti di lavoro;
più di un terzo della forza lavoro impiegata presso il laboratorio - come informa una nota dei sindacati - rimarrà senza lavoro per scadenza contrattuale;
nonostante il raggiungimento degli obiettivi quali la costruzione della nuova sorgente di luce «Fermi», l'azienda non è in grado di consolidare le risorse umane necessarie per la gestione della nuova macchina, con gravi ripercussioni occupazionali sul territorio che penalizzano soggetti in larga parte giovani ad alta qualificazione tecnico-scientifica;
la rappresentanza sindacale ha richiesto al prefetto un'azione assieme ai maggiori azionisti della società per l'analisi del mancato obiettivo occupazionale e un
intervento per il reperimento di nuove risorse economiche finalizzate alla stabilizzazione del personale -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle problematiche sinteticamente illustrate;
quali iniziative intendano promuovere e assumere per evitare la messa in mobilità di 120 persone che rappresentano un grande patrimonio in termini di preparazione scientifica e di alta qualificazione in un settore, come quello della ricerca che presenta un rilevante e preciso interesse strategico per Trieste, per il Friuli Venezia Giulia e per l'intero Paese.
(4-12443)
BITONCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi giorni, il comune di Piazzola sul Brenta (Padova) ha evidenziato delle difficoltà e delle preoccupazioni per l'organizzazione e la futura predisposizione dell'attività didattica di alcune classi presso il complesso «Luca Bellodi»;
sulla base di alcune recenti disposizioni ministeriali, all'interno dell'istituto è prevista una riduzione per il prossimo anno scolastico di personale ATA, la cui diminuzione renderebbe senza dubbio ancora più difficoltosa la efficiente realizzazione delle lezioni per gli studenti del primo anno scolastico, giacché per questi ultimi e sempre per l'anno venturo, si prospetta la costituzione di quattro classi da trenta alunni in luogo delle cinque classi richieste;
esistono, inoltre, da parte dell'amministrazione comunale, forti preoccupazioni in merito alla eventualità che questa ultima debba sostenere dei costi di manutenzione, al fine di adeguare alcune aule della struttura scolastica per permettere il regolare svolgimento, in termini di pubblica sicurezza, delle lezioni -:
se non ritenga di assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di garantire per i prossimi anni scolastici un efficiente ed adeguato svolgimento delle lezioni.
(4-12449)
TOCCI e BERRETTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
esistono in Italia prestigiose istituzioni universitarie, come la «Normale» o la «S. Anna» di Pisa, nelle quali agli studenti ammessi, previa severa selezione esclusivamente meritocratica, è assicurato un arricchimento culturale integrativo dei corsi di studio seguiti con continuità e con successo nell'università alla quale sono iscritti, insieme con una residenzialità gratuita che dà luogo ad una comunità di giovani studiosi, nella quale si incontrano ed integrano esperienze e culture diverse in una diuturna convivenza in grado di vivificare i rispettivi percorsi culturali, professionali ed umani. Ne è riprova l'annuario dei nomi illustri che hanno frequentato queste scuole;
l'opportunità di replicare le caratteristiche di queste istituzioni e diffonderne l'efficacia formativa in contesti territoriali e sociali diversi, ha indotto nel luglio del 1998 il Ministero e l'università di Catania ad istituire, con un apposito accordo di programma, la scuola superiore di Catania con le medesime finalità ed analoga organizzazione;
gli studenti ammessi, selezionati ogni anno unicamente in base al merito, hanno vissuto gratuitamente e obbligatoriamente in una struttura residenziale dedicata alla scuola, usufruendo del vitto e di un modesto contributo didattico per tutta la durata dei corsi. Agli studenti è stato tuttavia richiesto di sostenere tutti gli esami entro l'anno accademico con una media di almeno 27/30, di seguire con profitto sette corsi integrativi ulteriori organizzati dalla stessa Scuola, lo studio di due lingue straniere e la frequenza di altri corsi strumentali. Tra gli obiettivi fondamentali era anche ipotizzato un precoce avvio alla ricerca scientifica attraverso la
redazione di una tesi di diploma aggiuntiva a quella di laurea, da elaborare, preferibilmente, durante un periodo di ricerca presso una struttura esterna, anche all'estero;
l'ambizioso progetto è stato realizzato anche per gli ingenti investimenti dei soci del consorzio, costituito tra l'università degli studi di Catania, l'università degli studi di Messina, il comune di Catania, la provincia regionale di Catania, la regione Siciliana, l'accademia Gioenia, la STMicroelectronics s.r.l e il Ministero con due accordi di programma che hanno complessivamente destinato più di 50 milioni a questo scopo;
dopo i primi cinque anni di sperimentazione la scuola superiore di Catania è stata valutata molto positivamente dal Ministero e, conseguentemente, istituzionalizzata;
il risultato di dieci ami di vita della Scuola, come scrivono gli ex allievi in un lettera del 16 maggio indirizzata al Presidente della Repubblica, al Ministro interrogato e alle tante altre autorità istituzionali, politiche e accademiche interessate, «si manifesta concretamente tramite la realizzazione professionale dei suoi 100 e più ex-allievi. Tutti occupati in prestigiose accademie, in aziende di elevato profilo; c'è chi lavora alla NASA, chi ha vinto una borsa Marie Curie, chi ha continuato gli studi ad Harvard, chi lavora per General Motors, Electronic Arts oppure Nestlé, e chi in Banca d'Italia, C'è chi è diventato un bravo ricercatore o un rispettabile professionista, e chi ha avuto il coraggio di aprire una propria azienda. E tutti questi ragazzi hanno, al massimo, trent'anni. Alcuni sono sparsi per il mondo, altri hanno scelto di restare a Catania, tutti comunque in posizioni di rilievo. Dunque quello che era il tentativo di evitare una fuga di cervelli, creando un polo di attrazione per tutti i giovani meritevoli siciliani e non solo [.....] è diventato una solida e tangibile realtà grazie all'impegno, alla determinazione e alla devozione di tutti coloro [......] che nel corso degli anni hanno creduto nel fatto che investire sui più meritevoli sarebbe stato il volano del progresso dell'intera società»;
il 26 e il 28 aprile 2011, tuttavia, il Senato accademico e il consiglio di amministrazione hanno approvato un nuovo regolamento del collegio Villa San Saverio, prestigiosa sede della scuola, stravolgendo alcune delle sue caratteristiche fondamentali: la vita di comunità obbligatoria e il merito quale unico criterio selettivo, per ricondurre l'accesso e la frequenza alla scuola alla normativa sul diritto allo studio e alla residenzialità universitaria;
gli ex allievi, nella lettera sopra richiamata, chiedono che venga chiarito, a loro, agli allievi e alla comunità scientifica catanese le ragioni che hanno condotto all'eliminazione del requisito esclusivo del merito per l'accesso alla scuola e all'introduzione di un corrispettivo proporzionale al reddito per accedere alla scuola, in contrasto con l'accordo programmatico tra Ateneo e Ministero, che prevedeva il contrario, e con quanto avviene nelle altre scuole di eccellenza;
le ragioni addotte dall'ateneo di Catania appaiono agli interrogati in contraddizione con il ripetuto impegno del Ministro diretto a promuovere il merito degli allievi e l'eccellenza delle strutture universitarie;
si rileva una contraddizione evidente tra gli scopi istitutivi della scuola di Catania e questa sua mutata configurazione -:
se la scelta concernente l'eliminazione del merito quale unico requisito di accesso alla scuola sia compatibile con l'accordo di programma sottoscritto dal Ministero;
quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo, in particolare al fine di promuovere il merito degli allievi e l'eccellenza delle strutture universitarie;
sulla base di quali presupposti sia stabilita una diversa disciplina rispetto alle altre scuole di eccellenza nazionali.
(4-12457)
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LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
benché spesso oggetto di critiche in patria, il welfare state italiano è secondo le statistiche degli organismi internazionali uno dei migliori del mondo per universalità di accesso alle prestazioni sociali e sanitaria, così come per qualità complessiva media delle prestazioni erogate;
tuttavia vi sono settori nei quali obiettivamente, rispetto ad altri Paesi comparabili per livello di ricchezza e sviluppo, l'Italia mostra carenze rispetto alle quali pare opportuno intervenire;
esemplare in tal senso è il contenuto dell'ultimo rapporto OCSE sulla non autosufficienza secondo cui l'Italia è il Paese europeo nel quale, a causa della presenza di servizi assistenziali pubblici non sufficiente e di un'insufficiente formazione di personale specializzato, in media è più alto il numero di pazienti disabili o non autosufficienti a causa di malattie croniche che vengono assistiti, quasi in esclusiva, dai loro familiari;
inoltre, lì dove vi sono professionisti di tale tipo di assistenza, destinata ad avere sempre più spazio in un Paese che invecchia rapidamente come il nostro, nel 72 per cento dei casi si tratta di stranieri, il che conferma il problema legato alla formazione;
un altro rapporto, elaborato del «Coordinamento nazionale delle associazioni dei malati cronici», aggiunge un ulteriore spunto di riflessione sull'inadeguatezza generale, in molte regioni italiane, del livello e della qualità dell'assistenza medica e sociale in favore della particolare categoria di bambini colpiti da malattie rare e croniche;
tale inadeguatezza, secondo il citato rapporto, si tradurrebbe in diagnosi fortemente tardive, nel ricorso a trattamenti diagnostici e farmaceutici non necessari e quindi anche nel forte aumento di spese non sempre giustificate a carico delle famiglie -:
quali iniziative il Governo ritenga di assumere in merito a quanto esposto in premessa.
(5-04963)
SCHIRRU, GNECCHI, CODURELLI, GATTI, MATTESINI, CALVISI, FADDA, DAMIANO, SANTAGATA e MARROCU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con una recente nota della direzione centrale dell'INPS sono stati annullati i diritti legittimi per l'accesso alla pensione dei minatori. Infatti, è stato stabilito che anche ai lavoratori delle miniere cave e torbiere si applicano, per le pensioni di anzianità e vecchiaia, le decorrenze introdotte dal decreto-legge n. 78 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010. La nota determina che, la decorrenza della pensione, viene spostata di un anno dalla data di maturazione dei requisiti. L'effetto è immediato ed è devastante sopratutto per quei lavoratori che nel corso del 2011 sono stati collocati in pensione con le norme che regolano la gestione speciale minatori;
a costoro, è stata sospesa la pensione, per cui si trovano senza lavoro e senza pensione. Infatti l'INPS ha contabilizzato un indebito per la pensione erogata in questi mesi, che dovrà essere totalmente restituita dagli interessati;
le conseguenze di questo provvedimento dell'INPS si ripercuotono pesantemente anche su tutti gli altri lavoratori che negli anni scorsi sono stati collocati in mobilità tramite accordi stipulati fra
l'azienda, le organizzazioni sindacali e le istruzioni. Gli accordi, definiti negli ultimi anni, hanno stabilito, per ogni lavoratore, la permanenza nella mobilità secondo la normativa in vigore per l'accesso alle pensioni dei lavoratori delle miniere. Tutto l'impianto politico-sindacale che è stato faticosamente costruito e raggiunto, ora viene rimesso in discussione;
è quasi certo che sull'INPS ha prevalso il parere restrittivo espresso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali che, con la sola logica dell'economicità, ha interpretato in modo restrittivo la legge n. 5 del 3 gennaio 1960 che disciplina le pensioni dei minatori. La legge, infatti, nonostante i suoi 51 anni di età è ancora in vigore e deve essere applicata interamente;
la decorrenza al pensionamento anticipato ai lavoratori delle miniere cave e torbiere, che hanno quindici anni di lavoro in sottosuolo non può essere messa in discussione perché si snatura la finalità della legge. Fino a qualche giorno che la legge è stata correttamente applicata e giustamente interpretata da circolari dell'istituto e da chiarimenti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Ai minatori che maturavano i requisiti per la pensione, non sono mai state applicate le cosiddette finestre di accesso al pensionamento, ma sono andati in pensione dal mese successivo al compimento del diritto. Gli iscritti alla gestione speciale minatori, che godono appunto di queste prestazioni, versano, oltre alla contribuzione nell'Assicurazione generale obbligatoria, anche una contribuzione integrativa, cosiddetta marca pesante, che serve per erogare una quota di pensione integrativa fino al sessantesimo anno di età;
l'applicazione delle decorrenze previste dal decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, producono effetti negativi anche sull'importo della pensione in quanto si abbassa la quota di pensione integrativa;
la nota dell'INPS pare quindi defilarsi come un grosso errore giuridico, inefficace sotto l'aspetto economico e socialmente inaccettabile e andrebbe assolutamente rigettata;
per fare un esempio, nel cantiere di Nuraxi Figus, 70 minatori della Carbosulcis in lista di mobilità in accompagnamento alla pensione recentemente hanno scoperto di non avere i requisiti secondo le nuove disposizioni di legge;
nei giorni scorsi, i minatori hanno protestato davanti al palazzo della giunta regionale a Cagliari chiedendo un intervento della giunta regionale presso il Ministro del lavoro e delle politiche sociali o in alternativa la riassunzione in Carbosulcis;
secondo un accordo siglato qualche anno fa tra le parti sociali e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, veniva stabilito che per favorire di svecchiare l'organico della miniera di carbone sarebbe stato meglio inserire nelle liste di mobilità oltre ottanta lavoratori garantendo loro, a fine ciclo, la pensione. Invece è accaduto che le regole per il pensionamento nel corso degli anni sono state modificate e i minatori hanno scoperto a loro spese di non avere più i requisiti per ricevere l'assegno sociale;
a segnalare quest'anomalia è stato l'INPS che ha rigettato la domanda di 70 ex minatori. L'INPS ha già fatto sapere che non può classificare come pensionati i 70 minatori che erano in lista di mobilità e occorre sanare presto questa anomalia perché vi è il rischio che le famiglie di questi lavoratori, non vedano arrivare la busta paga alla fine del mese -:
se non intenda assumere le iniziative di competenza per introdurre gli opportuni correttivi affinché venga accolta con la massima urgenza la richiesta per la non applicabilità delle decorrenze previste del decreto-legge n. 78 del 2010 alle pensioni a carico della gestione speciale minatori;
se non ritenga di dover predisporre in via d'urgenza un atto amministrativo per dare disposizioni all'INPS che specificano l'inapplicabilità del decreto-legge
n. 78 del 2010, data la presenza di norme speciali per i minatori.
(5-04969)
LAURA MOLTENI e FEDRIGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nell'attuale congiuntura economico-finanziaria a carattere mondiale, il settore farmaceutico risulta essere in netta controtendenza rispetto agli altri settori industriali, continuando a registrare incrementi di fatturato che, ancorché non paragonabili ai dati del periodo antecedente alla crisi economica, appaiono pur sempre significativi;
l'IMS, società leader mondiale nella rilevazione dei dati sul consumo dei medicinali, stima nel 2011 che il mercato farmaceutico mondiale possa raggiungere gli 880 miliardi di dollari con una crescita del 5-7 per cento sul 2010 con un miglioramento in termini economici che prevede una crescita del 4-5 per cento;
anche in Europa i consumi sono stabili nell'ordine dell'1-3 per cento ed in totale si stima nel 2011 una spesa farmaceutica di 135-145 miliardi di dollari, mentre nel 2010 il mercato europeo dei farmaci è cresciuto del 2,4 per cento;
in Italia il mercato farmaceutico nel 2010 è cresciuto dell'1 per cento, raggiungendo un valore di circa 17,5 miliardi di euro; il nostro Paese continua ad investire in ricerca farmaceutica;
nonostante tali andamenti del mercato farmaceutico e di redditività del settore, in Italia continuiamo ad assistere a consistenti perdite di posti di lavoro (12-15.000 informatori scientifici del farmaco a partire dal 2007), al fallimento delle società di co-promotion X Pharma e Marvecspharma, all'avvio nell'ultimo periodo di procedure di mobilità ex legge n. 223 del 1991 per società quali, Procter & Gamble, Roche, Glaxosmitkline, Wyeth Lederle, Aptalis Pharma Group Eurand, nonché a cessioni di rami d'azienda che provocano delocalizzazioni e deindustrializzazioni tese a ridurre l'attività di importanti e storici centri di ricerca considerati di eccellenza;
la società Aptalis Pharma Group Eurand spa nata nel febbraio 2011 dall'acquisizione a livello internazionale dell'Eurand ad opera del Gruppo Axcan che ha annunciato una riduzione dei costi a livello mondiale pari a 54 milioni di dollari di cui 42 milioni di dollari sono da realizzare attraverso riduzione di forza lavoro, ha aperto una procedura di mobilità in data 25 maggio 2011 finalizzata a risolvere il rapporto di lavoro con 44 lavoratori, pari a circa il 15 per cento della forza lavoro su un organico complessivo di 302 addetti, collocati presso i siti di Pessano con Bornago e San Giuliano Milanese entrambi in provincia di Milano;
tale operazione, secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, consentirebbe al gruppo Axcan di ovviare alla propria situazione interna di dissesto, contabilizzata in circa 974 milioni di dollari, esternalizzando alcune importanti attività (per esempio information technology, controllo qualità) e delocalizzando-centalizzando in Nord America attività finanziarie-contabili, acquisti strategici, direzione medica ed in Francia le attività regolatorie;
la decisione della società Aptalis Pharma Group Eurand ha sollevato diffuse critiche da parte delle organizzazioni sindacali, delle rappresentanze sindacali unitarie e dei lavoratori, i quali denunciano l'assenza di un progetto industriale che è condizione indispensabile per garantire nel prossimo futuro una continuità industriale ed occupazionale del gruppo; in virtù di questi rilievi, non si intravedono condizioni idonee ad evitare che dopo la riorganizzazione e ristrutturazione aziendale vi sia una deindustrializzazione in Italia del gruppo Eurand;
esistono fondate preoccupazioni delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori che la richiesta di Aptalis Pharma Group Eurand di attuare i licenziamenti collettivi
in assenza di un progetto industriale rappresenti esclusivamente un'operazione a carattere economico-finanziario, che in prospettiva produrrà un'ulteriore perdita del tessuto industriale ed occupazionale del settore farmaceutico nel nostro Paese;
sussistono le preoccupazioni relative al possibile mancato accesso agli ammortizzatori sociali da parte dei dipendenti oggetto dei licenziamenti all'iter dei licenziamenti collettivi a causa del quale i dipendenti di Aptalis Pharma Group Eurand potrebbero ritrovarsi a casa in 120 giorni -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno convocare un tavolo con le parti sociali al fine di affrontare anche questa procedura di licenziamenti collettivi afferenti al settore farmaceutico, con l'intento di promuovere il rilancio di politiche industriali e sociali di settore e la ricerca di soluzioni occupazionali alternative alla procedura di mobilità ex legge n. 223 del 1991).
(5-04976)
Interrogazioni a risposta scritta:
ROSSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 (Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica) ha modificato la modalità di ricongiunzione dei contributi e di trasferimento gratuito nell'assicurazione generale obbligatoria della contribuzione versata in fondi sostitutivi o esclusivi dell'assicurazione stessa;
in particolare il comma 12-septies dell'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010 ha previsto che a decorrere dal 1o luglio 2010 la ricongiunzione della contribuzione versata a fondi diversi verso l'INPS sarà oneroso. Tale ricongiunzione prima dell'entrata in vigore delle suddette norme era completamente gratuita;
con decorrenza 31 luglio 2010 (data di entrata in vigore della legge n. 122) sono state altresì abrogate tutte le norme che prevedevano la possibilità di far confluire gratuitamente nell'assicurazione generale obbligatoria la contribuzione versata a fondi sostitutivi o esclusivi della predetta assicurazione;
stata abrogata la legge n. 322 del 1958 (costituzione della posizione assicurativa all'INPS);
sono stati altresì abrogati l'articolo 40 della legge n. 1646 del 1962 (personale dipendente amministrazioni statali, anche con ordinamento autonomo, personale iscritto agli istituti di previdenza ora INPDAP, personale iscritto all'IPOST), l'articolo 124 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 (dipendenti civili statali, militari in servizio permanente e continuativo), l'articolo 21, comma 4, e l'articolo 40, comma 3, della legge n. 958 del 1986 (carabinieri, graduati e militari di truppa, sergenti di complemento);
le nuove disposizioni penalizzano fortemente le lavoratrici ed i lavoratori che, non potendo più avvalersi né della ricongiunzione gratuita né del trasferimento gratuito della propria posizione assicurativa presso l'assicurazione generale obbligatoria, per poter maturare il diritto a pensione dovranno pagare la ricongiunzione onerosa, il cui costo è considerevole;
molte lavoratrici e lavoratori dovranno pagare di nuovo anche periodi precedentemente riscattati presso i vari fondi sostitutivi o esclusivi;
i lavoratori che non riusciranno a pagare la ricongiunzione onerosa saranno costretti a continuare a lavorare, nel caso in cui sia possibile, fino al raggiungimento autonomo del diritto a pensione (almeno 20 anni di contribuzione) presso ogni singolo fondo e chiedere successivamente per la contribuzione versata presso l'assicurazione generale obbligatoria il diritto alla pensione supplementare;
dovranno avvalersi della totalizzazione dei contributi con tutti i vincoli e le penalizzazioni che tale istituto attualmente comporta (tre anni in ogni singolo fondo per poter totalizzare; si può totalizzare solo con 40 anni di contribuzione - diritto alla pensione di anzianità - o con 65 armi di età e 20 anni di contribuzione - diritto alla pensione di vecchiaia -; il calcolo della pensione viene effettuato con il sistema contributivo);
l'articolo 38, secondo comma, della Costituzione garantisce al lavoratore mezzi adeguati alle esigenze di vita al verificarsi degli eventi previsti, tra cui rientrano i trattamenti di invalidità e di vecchiaia;
la gratuità dell'operazione consentiva di utilizzare l'intera contribuzione versata, evitando la sterilizzazione di tutta o di una parte della contribuzione, da parte di soggetti che già avevano concorso al finanziamento della gestione;
imporre il pagamento di una riserva matematica, che in molti casi, peraltro, potrebbe risultare economicamente proibitiva per le condizioni del lavoratore, significa declassare gravemente il livello di tutela raggiunto dal nostro ordinamento previdenziale per dare effettività alla garanzia costituzionale;
la retroattività della norma ha ad avviso dell'interrogante, poi, di fatto violato il principio di affidamento nei confronti di tutti coloro che tra il 1o e il 30 luglio hanno presentato domanda di ricongiunzione e di trasferimento della contribuzione dal fondo sostitutivo all'assicurazione generale obbligatoria, e sono cessati dal servizio senza diritto a pensione nel settore pubblico;
nel 2000 è stata costituita la società Postel S.p.A. dall'unione di Poste italiane e Elsag Finmeccanica;
tutto il personale dipendente prese contratto di lavoro di Poste italiane, circa 700 lavoratori quindi sono passati dal sistema pensionistico INPS (proprio dei metalmeccanici) a quello di IPOST (quello di Poste italiane);
nel 2002 un gruppo di aziende tipografiche sono state assorbite da Postel, pertanto altri 600 lavoratori con il contratto dei grafici e INPS sono passati al contratto Poste italiane e IPOST;
delle 2 mila persone circa in organico di Postel, circa 1700 hanno versamenti sia in INPS sia in IPOST;
alcuni lavoratori prossimi alla pensione con 40 anni di contributi si sono trovati nella paradossale situazione di dover pagare 20.000 euro per la ricongiunzione dei contributi in INPS o, se optavano per la ricongiunzione in IPOST, occorrevano 1.800 euro per l'integrazione -:
quali iniziative intenda assumere onde scongiurare l'insorgere di un notevole contenzioso e se non ritenga opportuno assumere iniziative dirette a ripristinare per tutti i lavoratori, che sono cessati o cesseranno dal servizio, senza diritto a pensione, la possibilità di ricorrere gratuitamente alla ricongiunzione o al trasferimento gratuito della posizione assicurativa presso l'assicurazione generale obbligatoria.
(4-12441)
PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
«Festa» è una società controllata di Snai avente, tra le altre, due sedi a Roma, a via Tor Pagnotta e Bufalotta; la stessa, con un piccolo accordo aziendale e tentando il modello «Marchionne» rischia di stravolgere anni di diritti acquisiti, scavalcando le regole sulle rappresentanze sindacali e le leggi a tutela dei lavoratori;
coloro che non hanno accettato di rinunciare al contratto collettivo sarebbero stati sottoposti ad un regime di ferie forzate e trasferte a tempo indeterminato nella sede di Porcari (Lucca);
in tale situazione risulterebbero coinvolte anche mamme in periodo di allattamento e lavoratori che dovendo assistere familiari usufruiscono della legge n. 104;
viene lamentata dai lavoratori l'esclusione dei sindacati dalla discussione del nuovo accordo e la totale mancanza di regole e di rispetto per i diritti acquisiti;
le scelte dell'azienda Festa Snai, sono frutto di un semplice accordo aziendale che così posto scavalcherebbe ogni prassi di diritto non potendo come tale essere accettato dai lavoratori anche alla luce di quella che appare essere la volontà dell'azienda di allargare anche ad altre sedi, tra le quali quella di Lucca, le nuove disposizioni contrattuali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della su esposta situazione;
se non ritenga di intervenire al fine di garantire la tutela sindacale e sostanziale dei diritti dei lavoratori.
(4-12450)
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta orale:
GALATI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'indagine Coldiretti/Swg illustrata in occasione della presentazione del primo Rapporto Coldiretti-Eurispes sui crimini agroalimentari in Italia mostra dei dati particolarmente rilevanti nel merito delle cosiddette «agromafie» ovvero le frodi nell'ambito dell'alimentazione familiare. La salute - secondo tale indagine - conta più del portafogli: a pensarla cosi è il 60 per cento degli italiani che giudica le frodi a tavola le più pericolose in assoluto, davanti a quelle legate al fisco (40 per cento), a quelle finanziarie (26 per cento) e a quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi (25 per cento). Come ha spiegato Sergio Marini, presidente della Coldiretti il crimine delle «agromafie» è «particolarmente odioso perché si fonda soprattutto sull'inganno di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti. Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto messa in atto dalla magistratura e dalle forze dell'ordine confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima». A tal proposito si potrebbe prendere in considerazione alcune proposte dello stesso Marini come quella di rendere pubblici i dati delle aziende italiane destinatarie di prodotti importati. Un'operazione a costo zero che secondo il Presidente della Coldiretti «aiuterebbe la trasparenza e permetterebbe di capire dove sono finite le carni di maiale cilene importate a Modena o i pomodorini tunisini finiti a Ragusa. Sugli scaffali due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all'estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa perché non è scritto in etichetta. Senza dimenticare il concentrato di pomodoro cinese spacciato per italiano, con l'import dalla Cina che corrisponde ormai al 15 per cento della produzione nazionale -:
alla luce di tale indagine elaborata nel primo rapporto Coldiretti-Eurispes e soprattutto al monito lanciato dal presidente della Coldiretti come intenda muoversi il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel contrasto delle cosiddette «agromafie».
(3-01706)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il primo rapporto presentato unitamente da Eurispes e dalla Coldiretti, sui crimini nel settore agroalimentare nel nostro Paese, evidenzia un volume d'affari pari a oltre 12 miliardi di euro all'anno, in grado di condizionare e controllare l'intera filiera agroalimentare, dalla produzione all'arrivo della merce nei porti, dai
mercati all'ingrosso alla grande distribuzione, dal confezionamento alla commercializzazione;
l'intero comparto risulta caratterizzato da fenomeni criminali legati al contrabbando, alla contraffazione e alla sofisticazione di prodotti alimentari ed agricoli e dei relativi marchi garantiti, ma anche dal fenomeno del «caporalato», che comporta lo sfruttamento dei braccianti «in nero» con conseguente evasione fiscale e contributiva;
l'inquietante rapporto evidenzia, inoltre, che i danni al sistema sociale ed economico sono molteplici, dal pericolo per la salute dei consumatori, all'alterazione del regolare andamento del mercato;
il valore aggiunto complessivo del settore agroalimentare, in media 52,2 miliardi di euro su base annua tra il 2005 e il 2009 rappresenta per la criminalità organizzata un forte incentivo, sul piano della massimizzazione del profitto, all'investimento dei proventi delle attività illecite nei comparti dell'agricoltura, della caccia, della silvicoltura, dell'industria alimentare, delle bevande e del tabacco, della pesca, della piscicoltura e dei servizi connessi;
i principali reati in agricoltura, secondo i presentatori del suddetto rapporto, vanno dai comuni furti di attrezzature e mezzi agricoli all'abigeato, dalle macellazioni clandestine al danneggiamento delle colture, dall'usura al racket estorsivo, dall'abusivismo edilizio al saccheggio del patrimonio boschivo, per finire con il caporalato e con le truffe, consumate a danno dell'Unione europea;
un altro aspetto certamente preoccupante, a giudizio dell'interrogante, emerso dal rapporto Eurispes - Coldiretti, è caratterizzato dalla massiccia espansione della criminalità organizzata in agricoltura verso le regioni del Nord, specialmente nelle grandi aree metropolitane dove gruppi facenti capo a mafia, 'ndrangheta e camorra, penetrano negli apparati degli enti locali per controllare le procedure di affidamento di appalti e opere pubbliche;
in considerazione del fatto che la parte più cospicua dell'industria di trasformazione alimentare per volume di produzione e fatturato risulta essere localizzata nelle stesse regioni del Centro-Nord, il medesimo rapporto sostiene inoltre, che la serie innumerevole di frodi commesse a danno dei consumatori attraverso il «furto» delle identità materiali e immateriali dell'autentico made in Italy avviene dove più forti si levano le invocazioni alla libera concorrenza del mercato e le censure alla disfunzione del sistema istituzionale dell'altro capo del Paese;
una delle figure più controverse, in considerazione di quanto suddetto, è quella dei cosiddetti «colletti bianchi» che operano nel settore agroalimentare e che stanno acquisendo un ruolo strategico per le organizzazioni criminali inserite nel business delle agromafie e interessate soprattutto a spostare l'asse dell'illegalità verso una zona neutra, di confine, nella quale diviene sempre più difficile rintracciare il reato;
gli interventi introdotti dal Governo in tema di contrasto e di repressione nei confronti di un processo che sembrerebbe quanto mai inarrestabile, secondo quanto emerge dal rapporto, di evidente penetrazione della criminalità organizzata nel settore agroalimentare, sin dall'inizio della presente legislatura, sono stati importanti ed efficienti, soprattutto grazie alle strategie, rivelatesi efficaci, basate sul rafforzamento dei controlli e sul maggiore coordinamento dei quattro organismi di diretta collaborazione con il Ministero interrogato quali: i carabinieri delle politiche agricole-nucleo anti contraffazioni, Icqrf, il Corpo forestale dello Stato, le capitanerie di porto e la Guardia costiera;
i predetti organismi impegnati quotidianamente in un'azione di repressione e contrasto degli illeciti, che devono essere debellati per garantire la fiducia dei consumatori, il lavoro del sistema produttivo
e l'immagine del nostro Paese nel mondo, rappresentano indubitabilmente, a giudizio dell'interrogante, un apparato fondamentale e indispensabile, per garantire la sicurezza e la qualità dei prodotti agroalimentari in Italia;
a giudizio dell'interrogante, occorre, peraltro, rendere pubblici i dati delle aziende agroalimentari italiane destinatarie di prodotti importati, al fine di sostenere la trasparenza e comprendere, ad esempio, dove finiscono le carni di maiale cilene importate a Modena oppure i pomodorini tunisini finiti a Ragusa -:
quali siano gli intendimenti del Ministro con riferimento a quanto espresso in premessa;
se non ritenga opportuno incrementare le risorse finanziarie a sostegno degli organismi di controllo e di repressione delle frodi alimentari, al fine di accrescere la repressione contro i fenomeni di criminalità organizzata in agricoltura;
se non ritenga infine opportuno assumere ogni iniziativa di competenza al fine di rendere pubblici i dati delle aziende agroalimentari per le finalità esposte in premessa.
(5-04972)
FIORIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il mancato rifinanziamento del sistema delle associazioni provinciali degli allevatori (APA) e la mancanza di una risoluzione certa e breve sta conducendo le aziende zootecniche in una situazione drammatica che le trascina nell'impossibilità di adempiere compiutamente il proprio ruolo. Le associazioni provinciali degli allevatori svolgono, infatti, un'essenziale funzione nelle attività di controllo sulla sicurezza alimentare, per il benessere animale, per il miglioramento genetico e, quindi, per la competitività del settore zootecnico;
tutte le organizzazioni e le associazioni di categoria denunciano la preoccupante situazione che sta vivendo il sistema zootecnico nazionale, situazione determinata dalla mancanza di copertura finanziaria all'attività di controllo dell'APA. Mettere in discussione funzioni pubbliche obbligatorie, come la selezione genetica del patrimonio zootecnico e i conseguenti controlli funzionali, è, ad avviso dell'interrogante, un atto politico di grave irresponsabilità;
gli allevamenti in pericolo sono oltre 75.000 per un totale di 5 milioni di capi di bestiame. Molto grave sarebbero inoltre le ricadute sulla sicurezza alimentare, basti pensare che il 79 per cento del latte italiano è controllato dalle associazioni allevatori che nei 24 laboratori distribuiti sul territorio nazionale effettuano oltre 16 milioni di analisi. L'emergenza «mozzarella blu» e la presenza sul mercato di carni suine estere alla diossina, solo per citare gli ultimi casi, testimoniano l'esigenza di investire in questa direzione con continuità e senza pericolosi cambi di rotta;
a rischio sono complessivamente 3.000 posti di lavoro a livello nazionale, a rischio è un lavoro importante sul fronte della tutela del consumatore e della sicurezza del prodotto agroalimentare;
si è appreso della possibilità di utilizzare circa 25 milioni di euro provenienti da un fondo riservato alle regioni a statuto speciale -:
quali siano gli orientamenti del Ministro per affrontare la situazione attuale e quali siano gli orientamenti circa il futuro di uno strumento imprescindibile per la garanzia della produzione zootecnica italiana.
(5-04983)
...
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
FUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
come già rilevato dall'interrogante con l'interrogazione n. 4-10961, in Italia è
di forte danno per la competitività del mondo delle imprese la piaga, soprattutto in riferimento ad alcune realtà regionali, dei ritardati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni come corrispettivo per servizi e beni prestati e ceduti. Uno dei settori in cui più grave è questo fenomeno è quello della sanità;
rispetto al quadro fornito con la ricordata interrogazione sono negli ultimi giorni giunti nuovi dati elaborati da Assobiomedica e da Farmindustria per ciò che concerne i ritardati pagamenti da parte delle ASL per biomedicali e farmaci: calcolando una media su quanto rilevato in aprile, ci vogliono 631 giorni prima che una fattura venga regolarmente saldata dalle pubbliche amministrazioni, mentre alcune regioni come la Calabria (con il record negativo di 912 giorni, cioè poco meno di 3 anni, un tempo nel quale un'impresa di medie dimensioni privata di liquidità può andare in stato di crisi), il Molise, la Campania e il Lazio sono oltre quella soglia media -:
quali iniziative di competenza, anche alla luce della nuova direttiva europea 2011/7/UE sui ritardati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, intenda assumere il Governo in merito a quanto esposto in premessa.
(4-12438)
...
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
COMPAGNON. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
innumerevoli sono le sentenze di condanna del Ministero della salute a corrispondere gli indennizzi di cui all'articolo 1 della legge n. 210 del 1992 come modificato dalla legge n. 238 del 1997 a favore di cittadini danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni ed emoderivati;
il Ministero della salute e le commissioni mediche ospedaliere (CMO) competenti a valutare la fondatezza delle domande spesso interpretano le disposizioni in modo restrittivo e, ad avviso dell'interrogante, quasi punitivo nei confronti dei danneggiati;
nonostante le ingiunzioni di risarcimento, le diffide ed i solleciti ad adempiere, il Ministero della salute non procede mai a liquidare tempestivamente gli indennizzi dovuti, ovvero lo fa solo parzialmente e con colpevole lentezza, aggravando ulteriormente le condizioni dei cittadini malati senza colpe, vista l'irreversibilità delle patologie in oggetto (AIDS, Epatite C o B) caratterizzate da prognosi spesso esiziali;
sono pendenti avanti ai supremi collegi (Corte costituzionale, Corte di cassazione, Corte europea dei diritti dell'uomo) centinaia di ricorsi dagli avvocati dei danneggiati per ottenere quanto già riconosciuto dalla normativa italiana;
in particolare, il giudice del lavoro del tribunale di Udine con sentenza n. 38 del 29 gennaio 2009 condannava il Ministero della salute ad erogare al signor Spangaro l'indennizzo previsto dalla normativa succitata, dopo aver acclarato la sussistenza dell'epatite C a carico dello Spangaro ed il nesso di causalità con le trasfusioni subite dal medesimo nel corso del 1984 presso l'ospedale civile di Udine;
a tutt'oggi, dopo quasi due anni e mezzo dalla sentenza sopra richiamata, il Ministero della salute non ha ancora provveduto ad erogare l'indennizzo dovuto al signor Spangaro;
il 5 maggio 2011 il Consiglio dei ministri rinviava l'esame del decreto-legge che attribuisce un'ulteriore erogazione (risarcimento) per le persone danneggiate da trasfusioni, somministrazione di emoderivati e vaccinazioni obbligatorie, imputando il rinvio a «tecnicismi che dovranno essere verificati»;
dopo quasi vent'anni dall'approvazione della legge n. 210, si continua a
rinviare l'adozione di provvedimenti che garantiscano l'avvio del risarcimento con effettiva tutela dei danneggiati;
il caso del signor Spangaro rappresenta solo uno degli innumerevoli casi nell'ambito dei ricorsi per l'indennizzo ex articolo 1 della legge n. 210 del 1992 a livello nazionale rimasti tutt'oggi disattesi;
la condotta inadempiente dei doveri di solidarietà sociale e di tutela della salute previsti dagli articoli 2 e 32 della Costituzione manifesta una inaccettabile insolvenza dello Stato italiano nei confronti di quanti hanno subito una lesione o un'infermità dalla quale sia derivata una menomazione permanente della propria integrità psico-fisica -:
quali siano i motivi per i quali il Ministro interrogato si sia reso sino ad oggi spesso inadempiente - con reiterate promesse e non rispettati impegni - e se intenda procedere senza indugi al sollecito pagamento degli indennizzi di cui sopra.
(3-01710)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli ultimi dati resi noti confermano come in Italia vi siano ancora molti progressi da fare nell'efficacia e nella qualità delle cure domiciliari;
infatti, come emerso in uno studio pubblicato sul «24 Ore Sanità» del 31 maggio 2011 difficoltà legate a vari fattori (burocrazia, insufficiente sviluppo della telemedicina e difficoltà organizzative per esempio nel sistema di trasporto dei medici e degli infermieri al domicilio dell'assistito) causano ancora un notevole divario, anche in termini di tempo dedicato ai singoli pazienti, a parità di patologia tra chi è assistito in ospedale e chi invece lo è a casa propria;
le cure domiciliari sono però il terreno sul quale sviluppare un sistema sanitario in grado di rispondere alla sempre maggiore incidenza delle malattie croniche che è a sua volta ovvia conseguenza dell'allungamento dell'aspettativa di vita e dell'invecchiamento della popolazione a causa del saldo demografico negativo che caratterizza fortemente l'Italia -:
quali iniziative siano in atto o si intendano assumere per rafforzare la quantità e la qualità delle cure domiciliari sull'intero territorio nazionale.
(5-04964)
Interrogazione a risposta scritta:
GAROFALO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il percorso di risanamento del sistema sanitario siciliano, teso allo sviluppo di una programmazione più efficace e vincolata delle risorse disponibili, è certamente necessario ed improcrastinabile;
ciò nonostante, il perseguimento degli obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità nella gestione della sanità deve avvenire nella piena garanzia dei livelli essenziali di assistenza (LEA);
all'atto pratico pare che, invece, la regione Sicilia stia procedendo con tagli indiscriminati, previsti dal piano di rientro dell'assessore alla Sanità, dalle profonde ricadute negative sulla qualità del servizio, fino a non assicurare in alcune zone l'erogazione dei LEA;
i suddetti generalizzati tagli dimostrano l'insufficienza dell'utilizzo di indicatori meramente economici che non tengano in debita considerazione le peculiarità e le reali esigenze e condizioni di alcuni territori;
il Ministro interrogato, in risposta ad un'interrogazione a risposta immediata del 18 maggio 2011 alla Camera, ha affermato che «sulla garanzia dei LEA pesa fortemente un'incognita rappresentata dalla recente decisione della regione di ridurre, sulla base di un'interpretazione discutibile, quanto meno discutibile, della normativa vigente, la compartecipazione al fondo sanitario regionale dal 49 per cento al 42,5
per cento. Questo significa che almeno 500 milioni di euro nel 2011 potrebbero essere sottratti alla sanità regionale, e quindi alla garanzia dei LEA, e destinati ad altre voci del bilancio regionale con possibili ripercussioni sulla tutela della salute dei cittadini siciliani»;
le conseguenze negative paventate sembrano potersi verificare concretamente nel vasto nonché orograficamente vario territorio dei comuni della valle dell'Halaesa a causa della prevista soppressione dei reparti di ostetricia, e ginecologia, ortopedia, pediatria, otorinolaringoiatria e cardiologia dell'ospedale santissimo Salvatore di Mistretta, in provincia di Messina, prevista in base alle nuove strategie per il rientro della spesa sanitaria;
la soppressione dei suddetti reparti e la conseguente attivazione del PIA (presidio territoriale di assistenza) che, secondo quanto stabilito dalla legge regionale di riforma del sistema sanitario, dovrebbe avere il compito di riqualificare i servizi territoriali, porteranno, invece, inevitabilmente all'aumento della spesa sanitaria del distretto poiché, a parità di costi il servizio ambulatoriale sarà garantito solo per 12 ore giornaliere, non potranno più essere eseguiti interventi chirurgici o ricoveri e, dunque, la conseguenza ultima sarà la migrazione sanitaria presso altre strutture;
con particolare riferimento alla soppressione del reparto di ginecologia ed ostetricia, non si comprende la ragione di tale scelta in considerazione del fatto che, pur effettuandosi nella struttura un numero di parti, inferiore a quello stabilito per il mantenimento del punto nascita (500 all'anno), il piano della salute 2011-2013 prevede la salvaguardia dello stesso in relazione alla peculiarità dei territori montani, alla frammentazione territoriale e alle caratteristiche orografiche, pur al di sotto della suddetta soglia;
il riconoscimento di una specificità geografica, in ragione del quale risulta che gli ospedali di Petralia (PA), di Miccia (EN) e di Partinico (PA) abbiano già ottenuto deroghe rispetto al piano delineato dell'assessorato alla sanità siciliano non può, certamente, essere valido solo per alcune strutture sanitarie e disatteso per altre;
il punto nascita dell'ospedale di santissimo Salvatore di Mistretta, infatti, risponde alle caratteristiche di zona montana, disagiata, e con notevole distanza dalle strutture di riferimento ostetrico/ginecologiche di livello superiore più vicine: una donna in stato di gravidanza sarebbe costretta a subire enormi disagi nonché a vivere una condizione di insicurezza potendosi rivolgere solo alla più vicina struttura - l'ospedale di S. Agata di Militello - ubicata in media a 60 chilometri di distanza dai paesi della valle dell'Halaesa e raggiungibile mediante tortuose strade di montagna -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa riguardanti l'indiscriminata soppressione dei reparti dell'ospedale santissimo Salvatore di Mistretta e quali iniziative di competenza intenda assumere, nel rispetto dell'autonomia regionale e dei vincoli finanziari, per fare chiarezza sulla scelta del depotenziamento del suddetto ospedale affinché siano assicurati i livelli essenziali di assistenza, scongiurando lesioni del fondamentale diritto costituzionale alla salute.
(4-12446)
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOFFA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Poste italiane ha presentato nei giorni scorsi il piano estivo per l'erogazione dei servizi;
il sopra citato piano prevede la riduzione delle prestazioni e dei servizi offerti, mediante una diminuzione dell'attività ordinaria degli sportelli e dei turni di ferie del personale;
nella sola provincia di Benevento la riduzione di servizi (apertura degli sportelli soltanto di mattina o in determinati giorni della settimana) riguarda non soltanto piccole frazioni, ma anche paesi con sede comunale ed un unico ufficio postale, nel dettaglio la rimodulazione interessa gli uffici di Arpaise, Bagnoli, Beltiglio, Benevento 2-3-4-5-6-7-8, Cirignano, Cubante, Cuffiano, Faggiano, Luzzano, Pastene, San Giovanni di San Giorgio del Sannio, San Giovanni di Ceppaloni, Telese, San Bartolomeo in Galdo, Airola, Sant'Agata dei Goti, San Giorgio Del Sannio, Montesarchio;
tale provvedimento ha determinato, come evidente, una crescente preoccupazione sia tra le popolazioni dei comuni interessati dalle chiusure, sia tra il personale di Poste italiane, sia tra le rappresentanze sindacali;
tali soggetti hanno manifestato il disagio generato dalle suddette razionalizzazioni, con particolare riguardo alle conseguenze sulle categorie deboli della popolazione come ad esempio le persone anziane o con difficoltà di spostamento, ma anche in relazione alla presenza di turisti e di emigranti di ritorno, rappresentando al contempo l'esigenza che venissero offerte maggiori garanzie di svolgimento del servizio ai cittadini;
in particolare, le rappresentanze sindacali hanno evidenziato come l'azienda dopo aver comunicato in un primo momento la sospensione delle chiusure estive, nel momento in cui ha rivisto la propria decisione non ha ritenuto utile confrontarsi con il sindacato;
tale situazione si inserisce nel quadro complessivo del processo di razionalizzazione dei servizi intrapreso da Poste italiane che prevede, tra le altre misure, la chiusura di alcuni uffici postali, la riduzione degli orari di apertura degli sportelli, la sospensione del servizio porta lettere nella giornata del sabato;
le misure in particolare colpiscono territori e comunità già in difficoltà perché privati di altri servizi essenziali, quali trasporto, sanità e istruzione, con il rischio di determinare un'accentuazione di quel processo di spopolamento e desertificazione sociale già da tempo in atto;
a ciò va aggiunta la chiusura «per guasto tecnico» di alcuni uffici postali nel territorio sannita senza che prima si sia proceduto con la dovuta opera di informazione sociale, causando evidenti difficoltà e disagi alle comunità interessate;
il contratto di programma 2009/2011 sottoscritto tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste italiane spa, per l'espletamento del servizio postale universale, prevede, quale dovere per la società, quello di conseguire determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste -:
se non ritenga il Ministro interessato, nell'ambito dei compiti di monitoraggio, controllo e verifica del rispetto delle norme, degli standard di qualità e degli obblighi relativi al fornitore del servizio postale universale, di mettere in atto le necessarie iniziative tese a garantire su tutto il territorio nazionale, e in particolare, nei piccoli comuni del Mezzogiorno, i livelli necessari di servizi al cittadino, evitando di adottare indiscriminate riduzioni delle attività e dei servizi a danno dei soggetti più deboli della popolazione.
(5-04981)
Interrogazione a risposta scritta:
LO PRESTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la lunga mobilitazione civile contro le estrazioni petrolifere in Adriatico può eleggere diversi luoghi simbolo a sostegno della protesta. Tra tutti le Isole Tremiti meritano un posto di rilievo;
l'area marina protetta del Parco nazionale del Gargano comprende l'unico arcipelago italiano nel mar Adriatico;
in virtù di tali ricchezze proprio in questi ultimi mesi le popolazioni dei Paesi europei, membri dell'Unesco che si affacciano sul mare Adriatico e sullo Ionio hanno avviato, a giusta ragione, una raccolta di firme per poter dichiarare l'Adriatico «Patrimonio naturale culturale dell'umanità»;
lo stesso promontorio del Gargano prospiciente le isole Tremiti dal dicembre 2009 ha assunto, suo malgrado, un alto valore emblematico per la mobilitazione contro le trivellazioni, ovvero lo spiaggiamento simultaneo di ben sette capodogli (Physeter macrocephalus);
su questo caso particolarmente interessante, recenti studi multidisciplinari sono stati pubblicati da Mazzariol ed altri; nel maggio 2011 sulla prestigiosa rivista PloS_One, con dati e analisi effettuate sui sette esemplari spiaggiati il 10 dicembre 2009 sul litorale nord del Gargano (istmo di Varano);
per la prima volta un tale spiaggiamento di massa di capodogli viene riportato in letteratura a queste latitudini, infatti questi esemplari si sono spinti molto più a nord dell'abituale habitat della fossa del basso adriatico, dirigendosi verso il Promontorio del Gargano, incontrando condizioni ambientali e di mare proibitive;
i capodogli potrebbero essere stati disturbati dalla loro normale rotta nella più mite corrente marina adriatica orientale in cerca di calamari, loro dieta preferita;
proprio l'analisi dei contenuti stomacali evidenzia come quegli animali debilitati e spiaggiati sul Gargano, fossero digiuni da almeno tre-sette giorni. Questo tempo giustifica il loro viaggio dopo essere stati disturbati precedentemente, avvistati e identificati molto più a sud verso Otranto;
tale stato viene spiegato sufficientemente con gli studi di cumming 2009 e di e altri 2009 (Dep-Sea Research) che hanno effettuato ricerche nel Golfo del Messico, approfondendo le ricerche sul comportamento dei capodogli riguardo il condizionamento/richiamo verso il cibo, simulando esplosioni analoghe agli airgun con frequenze progressive e decrescenti;
negli studi effettuati nel Golfo del Messico l'effetto di disturbo è stato registrato a distanze ben superiori (oltre i 10 chilometri) a quelle disciplinate e ammesse di rito nei decreti autorizzativi per le prospezioni geosismiche (circa 6 chilometri per l'uso degli airgun nella ricerca petrolifera in Adriatico. Vale a dire che il comportamento alimentare dei capodogli non è condizionato dallo scoppio degli airgun nelle immediate vicinanze della sorgente (un fucile ad aria compressa), bensì viene influenzato con la perturbazione fisica dello spettro di onde esplose;
i risultati presentati da Mazzariol ed altri (2011) confrontati con i dati di Cummings 2009 e Miller ed altri (2009), documentano inoltre come sui resti di ben tre dei sette capodogli esaminati, siano presenti i tipici segni della variazione di pressione di ossigeno polmonare dovuta emersione rapida. Gli stessi esemplari mostravano già altri sintomi di embolia con presenza di bolle negli interstizi cardiaci e che tali effetti fisiologici descrivono la tipica risposta comportamentale di animali che, spaventati, emergono rapidamente;
molti studi internazionali concordano su come quantificare e calcolare il danno realmente arrecato con gli airgun. Esso infatti va commisurato al numero di individui disturbati e spiaggiati, in relazione alla effettiva dimensione della popolazione presente nell'area;
nel caso i sette capodogli spiaggiati sul Gargano, essi non sono semplicemente sette individui ma membri di una famiglia della sub-popolazione del basso-Adriatico;
pertanto essa risulta irrimediabilmente e pesantemente falcidiata, con un
danno ambientale incommensurabile già ampiamente consumato -:
se la morte dei sette capodogli spiaggiati sul Gargano nel 2009 di una stessa famiglia della sub popolazione del basso-Adriatico equivalga o meno ad un danno ambientale rilevante, o a quale grado intendano riferirlo;
dati i pareri V.I.A. del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che autorizzava attività petrolifere proprio in quel periodo del 2009, e autorizzava lavori di prospezioni sismiche nel basso Adriatico (a 60 chilometri a est di Bari e a 70 chilometri a Nord Ovest di Brindisi), se i Ministri siano a conoscenza di attività di prospezioni geosismiche già autorizzate a fini di ricerca petrolifera o altra attività similare, effettuate nel basso adriatico tra fine novembre e inizi dicembre 2009;
se possano analogamente, fornire ulteriori informazioni su eventuali eventi sismici con emissioni di onde di disturbo alla etologia dei capodogli spiaggiati o comunque fornire informazioni di ogni altra presenza e attività marina, o giustificazione soddisfacente, plausibile, che possa avere interferito con la rotta di quella intera famiglia di capodogli, inducendoli ad una via di fuga verso nord, verso condizioni idrologiche e batimetriche non adatte, conducendoli inevitabilmente alla morte;
se gli effetti del disturbo alimentare - che si aggiungono al già previsto disturbo riproduttivo quale conseguenza della esposizione agli airgun fossero stati sufficientemente indagati e contemplati nelle prescrizioni dei Decreti V.I.A che autorizzavano (e autorizzano) tali prospezioni;
vista la letteratura scientifica che asserisce come le modificazioni dell'onda emessa dall'airgun con un profilo sinusoidale diverso nell'onda di ritorno, con effetti significativi sull'etologia dei cetacei, sia funzione dell'idrografia, della batimetria, della disomogenea morfologia degli ambienti marini circostanti, e che di tali fattori morfologici ampia descrizione si ritrova negli studi scientifici e nella cartografia del margine Adriatico-Apulo prodotti dall'Istituto di scienze marine (ISMAR) del CNR;
se non si ritenga che detti studi scientifici debbano essere maggiormente approfonditi per eventualmente supportare il parere autorizzativo delle prospezioni geosismiche con airgun, tanto più se si effettuano in un'ecosistema marino semi chiuso con un'eterogeneità di habitat come quelli che caratterizzano il mare Adriatico;
il Ministro per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare che ha competenze dirette per la gestione dell'ente parco del Gargano e della stessa area marina delle isole Tremiti, arcipelago punto forte delle ricorse naturalistiche, ittiche e turistiche del nostro Adriatico, non intraveda un palese contrasto amministrativo e giuridico con l'interesse principale della missione istituiva delle aree protette, ovvero di favorire politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di tutela di detto patrimonio, azioni prioritarie e assolute nelle politiche ambientali del suo dicastero e se pertanto non intende valutare attentamente le richieste di V.I.A sottoposte al Ministro medesimo;
se il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del marenon intenda esercitare con maggiore effetto tale tutela istituzionale che invece appare minima a giudizio delle associazioni e istituzioni locali che avversano i provvedimenti autorizzativi, poiché a tutti appare chiaro che delle prospezioni geosismiche, riguardo la presenza di petrolio in Adriatico, non ci sarebbe proprio la necessità e poiché i dati di fonte ENI già assicurano la presenza di giacimenti in quella zona;
quali rimedi di sicurezza ambientale e alla salute siano stati predisposti al fine di prevenire un ipotetico incidente alle piattaforme, e quali misure di intervento siano previste nel caso di incidente in un mare chiuso su cui vivono ecosistemi fragili
(dal parco nazionale del Conero al Promontorio del parco Gargano) le cui spiagge con le falesie bianche sarebbero a forte rischio, con paesaggi incantevoli, centri storici straordinari considerato che intere comunità adriatiche vivono di pesca e turismo grazie a queste risorse che, quando curate e gestite correttamente, danno prospettive di vita e di benessere a milioni di persone, per le quali nessun principio di massima precauzione potrebbe mai tutelare sufficientemente particolare ricchezza di valori ambientali ed economici presenti nel bacino Adriatico.
(4-12445)
...
Apposizione di firme a mozioni.
La mozione Fallica e altri n. 1-00605, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Maggioni, Forcolin, Fugatti.
La mozione Miotto e altri n. 1-00626, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rampi.
La mozione Pili e altri n. 1-00639, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Di Vizia, Desiderati.
Apposizione di una firma ad una interpellanza.
La interpellanza urgente Nannicini e altri n. 2-01127, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Ginefra, Vaccaro.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Callegari n. 4-12425, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.
L'interrogazione a risposta scritta Pes e altri n. 4-12435, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bachelet.
Pubblicazione di testi riformulati.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Pietro n. 1-00661, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 489 del 21 giugno 2011.
La Camera,
premesso che:
le Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato hanno approvato il 18 marzo 2011 una risoluzione che ha dato mandato al Governo ad agire in base alla risoluzione 1973 dell'Onu sulla Libia autorizzandolo a mettere in campo le misure necessarie a proteggere i civili e a concedere l'uso delle basi militari in territorio italiano;
il Governo aveva sempre espresso di volta in volta posizioni diverse su come agire e che tipo di presenza garantire per consentire il passaggio della Libia verso istituzioni democratiche; infine, ha preso atto che quella che si era determinata era - con le parole del Ministro Frattini - «una situazione difficile sul terreno ed ecco perché occorre andare fino in fondo. Esclusa l'azione di terra, o colpiamo con singole azioni aeree i carri armati di Gheddafi o lasciamo consapevolmente e volontariamente uccidere civili a centinaia e a migliaia. Per questo non possiamo tirarci indietro la nostra leale collaborazione con gli alleati porterà un contributo decisivo»; in tal modo, dunque, il Governo con propria iniziativa ha deciso di ampliare
la natura stessa della risoluzione di maggioranza approvata il 24 marzo 2011 alla Camera dei deputati travalicando i limiti della stessa verso un deciso coinvolgimento militare;
comunque, alle 17,45 del 20 marzo, in Libia è scattata l'operazione Odissey Dawn (Odissea all'alba) alla quale partecipano Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Spagna e Canada; in diretta applicazione delle decisioni di cui sopra sono partiti i primi bombardamenti dagli aerei francesi Rafale sul Paese, poi a seguire sono entrati in azione i missili Cruise statunitensi e i bombardieri inglesi;
da una prima stima dei costi finora sostenuti, si apprende che in 80 giorni di operazioni la guerra in Libia è costata alla Francia 87 milioni di euro secondo fonti ufficiali della Defense, somma che comprende tanto il costo del personale sul posto che il consumo delle munizioni: un missile di ultima generazione Scalp (missile da crociera aviolanciabile a lungo raggio) costa, per esempio, tra i 500 mila e gli 800 mila euro, mentre un'ora di volo di un Rafale è stimato in circa 13 mila euro; per in giorno medio di guerra degli Stati Uniti si calcolano costi intorno ai 130 milioni di dollari, ma il Pentagono ha prontamente annunciato la riduzione delle attività americane che consentiranno di ridurre la partecipazione dei propri aerei da combattimento nei bombardamenti e nel pattugliamento aereo sino a un terzo delle incursioni e di diminuire la spesa a 40 milioni di dollari al mese; a partire dal 31 marzo 2011, infatti, la NATO ha assunto ufficialmente il comando dell'operazione militare in Libia dalla mano degli Stati Uniti, con una cessione effettiva dal 4 aprile 2011;
naturalmente, di fronte alla riduzione della partecipazione americana alle operazioni, l'Europa sarà obbligata ad aumentare la propria;
per quanto riguarda il nostro Paese, invece, cifre certe non ne circolano, ma l'impiego di aerei e navi nel primo mese di guerra avrebbe raggiunto quasi 50 milioni di euro, la maggior parte dei quali per l'aviazione: i Tornado hanno eseguito infatti circa 1200 ore di volo e svariate sortite ciascuna del costo di 300 mila euro escluso l'eventuale lancio di missili anti-radar AGM-88 HARM (che costano circa 200.000/300.000 euro al pezzo); i restanti milioni sono stati spesi in carburante per le navi impiegate: la portaerei Garibaldi (che da sola potrebbe costare 130 mila euro al giorno), una fregata, il cacciatorpediniere Andrea Doria, il pattugliatore Borsini e la rifornitrice Etna, che consumano 350 mila euro al giorno di gasolio;
tra l'altro lo stesso Ministro della difesa La Russa, in una recente intervista, ha dichiarato che già sono stati spesi circa 500 milioni di euro (e dunque, entro la fine dell'anno si arriverebbe a 1 miliardo di euro) per il nostro impegno in Libia;
ovviamente, sul costo finale della missione libica influiranno due fattori: la durata delle operazioni e il consumo di bombe e missili i cui costi variano dai 30/40 mila euro per le bombe guidate a quasi un milione di euro per un modernissimo missile da crociera Storm Shadow;
non è ancora chiaro se il decreto-legge che dovrà assicurare il prossimo finanziamento semestrale per le missioni all'estero dovrà coprire anche le spese per la missione in Libia o se sarà necessario un provvedimento ad hoc; in ogni caso si tratta di spese non più sostenibili;
dal 20 marzo al 7 giugno 2011, i morti civili finora accertati a causa dei raid Nato sarebbero nell'ordine di centinaia (secondo fonti governative libiche 856 morti e oltre 4000 feriti); proprio nel corso di un raid aereo compiuto nella notte tra sabato 18 e domenica 19 giugno a Tripoli la Nato ha ammesso di aver ucciso per errore dei civili (pare 15 di cui tre bambini). In un comunicato, l'Alleanza Atlantica ha precisato che obiettivo dell'attacco era un sito militare di missili, ma «sembra
che una delle nostri armi non abbia funzionato come previsto e abbia causato vittime civili», a riprova, ove mai ce ne fosse bisogno, che non esistono missili «intelligenti»;
secondo lo stesso Ministro degli affari esteri Franco Frattini, la Nato non può correre il rischio di uccidere i civili in Libia perché questo mette a rischio la sua credibilità; il Ministro ha anche dichiarato che «il limite per la missione è settembre, ma aldilà dei bombardamenti credo che una soluzione debba trovarsi molto prima»;
anche un fondamentale alleato dell'attuale maggioranza che sostiene il Governo ha da tempo dichiarato confermando e rafforzando recentemente tale posizione, che dalla Libia occorre andare via in tempi certi e rapidi;
occorrerà, inoltre, riaprire ancora una volta una riflessione sulla vicenda Afghanistan, sulla necessità di concludere un'avventura, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, spericolata e sbagliata, nata come «missione di pace» ma che si è trasformata in una operazione di contro guerriglia, di guerra «guerreggiata» di lotta contro fazioni con impiego di mezzi altamente aggressivi che hanno già ucciso indiscriminatamente troppe vittime civili;
da tempo, ci si chiede quale sia lo scopo di questa missione, chi si sta difendendo, qual'è il reale scenario politico dell'Afghanistan in questo momento, perché l'Italia sia ancora in un posto dove i soldati sono esposti al rischio della morte un giorno sì e l'altro pure e, soprattutto, fino a quando occorre restarci e con quali costi economici (è giusto ricordare che sono oltre 700 i milioni di euro annui che questa sola missione assorbe dell'intero ammontare riguardante il rifinanziamento delle missioni internazionali);
ciò a maggior ragione dopo che il 22 giugno 2011, il presidente americano, Barak Obama, annunciando un calendario di ritiro dall'Afghanistan più rapido di quanto richiesto dai comandanti militari, ha affermato che 10 mila soldati torneranno a casa entro la fine dell'anno e che altri 23 mila rientreranno entro l'estate del 2012;
a questo annuncio sono seguite le reazioni concordi con tale strategia dei capi di Governo e di Stato di Francia, Germania e Inghilterra; l'Australia ha invece fatto sapere che i militari resteranno fino al 2014 per poter completare la loro missione di addestramento dei soldati afgani; il presidente afgano Hamid Karzai ha accolto con favore l'annuncio del graduale rientro delle truppe Usa dal territorio afgano in quanto il loro ritiro non influirà sulla sicurezza e sulle operazioni già pianificate,
impegna il Governo:
a ridurre in tempi molto brevi l'impegno economico riferibile alla presenza italiana nella missione deliberata nell'ambito della risoluzione 1973/2011 dell'Onu e la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico;
a porre, senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica della strategia d'intervento di ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando in tempi rapidi e certi un percorso di riduzione progressiva del nostro contingente militare in linea con quanto annunciato dall'alleato americano.
(1-00661)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Di Stanislao, Leoluca Orlando, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».
Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Pes n. 4-12435, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 490 del 22 giugno 2011.
PES, COSCIA, DE PASQUALE, DE TORRE, DE BIASI, GHIZZONI, MELANDRI, NICOLAIS, ROSSA, ANTONINO RUSSO e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante norme generali per la ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei Centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali (atto n. 194), su cui il 10 novembre 2010 si è espressa a maggioranza con parere favorevole la Commissione Cultura della Camera, non risulta ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, in quanto ancora in attesa dell'esame, in seconda lettura, da parte del Consiglio dei ministri;
ad avviso degli interroganti tale schema:
a) non garantisce la creazione di un sistema in grado di soddisfare livelli di domanda simili a quelli soddisfatti negli anni precedenti (ad esempio nell'anno scolastico 2007-08 - come indicato nella relazione di accompagnamento all'atto n. 194 - risultavano 402.228 iscritti nelle attività promosse dai CTP e 77.509 iscritti ai corsi serali per il conseguimento del diploma o della qualifica);
b) colpisce gravemente l'organico dei docenti impegnati nelle varie attività che nella primaria, nella secondaria di I grado e nella secondaria di II ha dovuto subire un taglio complessivo di 2097 unità, senza contare la riduzione del personale precario;
c) limita l'offerta formativa, unicamente al conseguimento dei titoli di studio e all'assolvimento dell'obbligo scolastico per il primo ciclo, e, per il secondo ciclo, al solo percorso dell'istruzione tecnica, professionale e artistica;
d) riduce, sulla base dei nuovi parametri di iscrizione e di organico fissati agli articoli 3 e 9 del regolamento, nei tre ordini scolastici il numero dei frequentanti di 32.259 unità;
e) esclude la partecipazione di una possibile utenza diplomata;
f) non esplicita l'indicazione della possibilità per i CPIA di realizzare, in regime di sussidiarietà, percorsi di IFP regionale;
la ridefinizione dell'offerta formativa dell'istruzione per gli adulti deve collocarsi nel quadro degli indirizzi emanati dall'Unione europea, in particolar modo dalla Conferenza internazionale di Amburgo del luglio 1997, dal Trattato di Lisbona del 2000 e dalla Strategia europea 2020;
l'offerta formativa dell'istruzione pubblica per gli adulti dovrebbe essere potenziata per colmare i ritardi accumulati dal nostro paese nella costruzione del sistema integrato, finalizzato a promuovere l'apprendimento durante tutto l'arco della vita, per contrastare l'elevato rischio di analfabetismo primario e di ritorno;
in queste ultime settimane da numerose province italiane proviene la segnalazione che la locale dirigenza amministrativa del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nelle operazioni previste per l'avvio dell'anno scolastico 2011-12, sta attuando un'indiscriminata riduzione degli organici che appare andare sovente oltre gli stessi criteri stabiliti nel decreto del Presidente della Repubblica 81 del 2009, determinando, informalmente e in modo del tutto
discrezionale, l'abbattimento del preesistente sistema di educazione degli adulti;
si sono verificati dei casi in cui sono state cancellate anche le classi giunte all'ultimo anno del ciclo di studio -:
se non si ritenga opportuno intervenire per garantire, agli studenti iscritti nei corsi serali degli istituti tecnici e professionali e che hanno iniziato i corsi con l'ordinamento ancora vigente, di poter terminare il percorso di studi intrapreso;
come si intenda ricollocare il personale docente e non docente, attualmente impegnato nei corsi serali.(4-12435)
Ritiro di una firma da una interrogazione.
Interrogazione a risposta scritta Pes e altri n. 4-12435, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2011: è stata ritirata la firma del deputato De Torre.
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ARGENTIN, VERINI e COSCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la giunta comunale di Roma Capitale ha adottato una specifica direttiva, in data 11 luglio 2008, recante le «linee guida volte alla revisione dell'assetto organizzativo della macrostruttura comunale, con la finalità di garantire un più razionale esercizio delle funzioni dell'Ente»;
da quanto si apprende dal sito del comune di Roma, «Roma capitale», per la missione indicata nella direttiva di cui sopra, in particolare per quanto riguarda la formazione, sarà affiancata da Formez Italia;
la finalità del progetto, riportata anche dal sito di Formez Italia, è la seguente: «Favorire lo sviluppo quali-quantitativo degli organici, in quanto correlato alla rilevazione degli effettivi fabbisogni di personale nelle varie aree funzionali, principalmente mediante la valorizzazione delle competenze professionali sviluppate dai dipendenti a tempo indeterminato dell'Amministrazione Comunale e in tale contesto FormezItalia realizzerà le seguenti attività e prodotti;
nell'ambito del programma del corso di formazione relativo alla progressione verticale per il conferimento di n. 380 posti nel profilo professionale di funzionario amministrativo categoria D, posizione economica D1, famiglia economico-amministrativa e servizi di supporto, sono stati messe a disposizione dei dipendenti comunali, e rese accessibili a tutti tramite il sito internet, numerose dispense (alcune firmate dagli autori, altre anonime);
una di queste, che si può reperire alla voce «materiali di studio», reca il titolo «nozioni di diritto costituzionale»;
alla voce «I. La costituzione italiana e i suoi valori fondamentali. Brevi premesse in ordine agli articoli 1-12 Cost. Articoli 1-2-3», nell'illustrare l'articolo 3 della Costituzione, l'ignoto autore scrive così: «L'articolo 3 nella prima parte enuncia il principio di uguaglianza formale in quanto esseri umani (assenza di norme discriminatorie). Non bisogna però considerare uguali a noi le persone in condizioni inferiori alle nostre (handicappati).»;
si tratta di un'interpretazione del principio costituzionale di uguaglianza sostanziale, contenuto nel secondo comma dell'articolo 3 della Carta costituzionale, decisamente «libera», per usare un eufemismo, e che, tradendo una preoccupante e gravissima ignoranza di fondo, assume toni e contenuti gravemente discriminatori nei confronti delle persone che vengono definite «handicappate» e pertanto, sempre secondo l'autore «diverse da noi» -:
se il Governo non ritenga estremamente grave che, utilizzando risorse pubbliche, vengano formati centinaia di funzionari
pubblici sulla base di dispense contenenti nozioni assurde e discriminatorie come quella esposta in premessa e se non ritenga di dovere fare chiarezza in merito ai criteri di selezione utilizzati da Formez Italia per la scelta degli estensori delle dispense utilizzate per la formazione dei dipendenti pubblici, nonché sull'entità delle risorse pubbliche utilizzate per il pagamento del progetto realizzato dal Formez Italia per Roma capitale.
(4-09969)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione chiarimenti in merito al contenuto di alcune dispense fornite da Formez Italia SpA nell'ambito della propria attività istituzionale, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, è d'uopo chiarire che gli elementi di seguito riportati sono stati forniti all'esito di istruttoria avviata con il Formez PA - associazione riconosciuta, con personalità giuridica di diritto privato sottoposta al controllo, alla vigilanza e ai poteri ispettivi del Dipartimento della funzione pubblica - che detiene interamente il patrimonio sociale della società per azioni Formez Italia.
Nel merito della contestata pubblicazione sul sito di Formez Italia SpA di una frase di carattere discriminatorio nei confronti dei diversamente abili, si segnala che suddetta società, come rilevato dal suo stesso presidente, non appena è venuta a conoscenza di tale evenienza, ha provveduto immediatamente a rimuovere la dispensa incriminata dal sito Internet sul quale era stata pubblicata, allo scopo di farla sostituire con altra redatta correttamente.
Peraltro, il Presidente di Formez Italia SpA ha fornito contestualmente un'ampia spiegazione e giustificazione dell'accaduto, nonché doverose scuse per il tramite di un comunicato stampa pubblicato per esteso sul sito della stessa società e dell'istituto Formez PA.
Nel citato comunicato stampa - reso d'intesa con il comune di Roma - è stato infatti chiarito che la locuzione denunciata, contenuta nelle dispense di diritto costituzionale, è da considerarsi un refuso, originato da un errore di natura tecnica. Peraltro, è d'uopo rilevare che le dispense in questione erano state elaborate non da Formez Italia, bensì dal gruppo di lavoro del comune di Roma, nell'ambito di una vasta quantità di materiali didattici preparati per attività di formazione destinata ai dipendenti di quest'ultimo ente.
D'altronde, quanto rappresentato nel citato comunicato stampa, ovvero l'estraneità di Formez Italia da ogni responsabilità in merito al fatto denunciato, è senz'altro ravvisabile nell'attenzione che l'istituto stesso presta da decenni nei confronti dei diversamente abili, attraverso lo svolgimento di un'intensa e proficua attività di sostegno in collaborazione con le associazioni di categoria.
Fermo restando quanto sopra espresso, si conferma, ad ogni modo, l'impegno da parte di Formez PA e di Formez Italia SpA di conformare la propria attività al massimo controllo possibile in relazione alle pubblicazioni rese, anche ai fini del pieno rispetto dell'articolo 16, rubricato «Parità tra uomini e donne e non discriminazione» del Regolamento CE 1083 del 2006 del Consiglio dell'11 luglio 2006.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.
BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il provvedimento legislativo di «Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista», fatto a Bengasi il 30 agosto 2008, riporta nella relazione introduttiva i seguenti argomenti: «Onorevoli Deputati! - Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia è stato firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 dall'onorevole Presidente
del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e dal leader della Rivoluzione, Muammar El Gheddafi, a coronamento degli sforzi compiuti negli ultimi anni per trovare una soluzione soddisfacente ai contenziosi storici e per definire un nuovo e bilanciato partenariato.
L'Italia è stata, negli anni dell'isolamento internazionale della Libia, il principale partner di riferimento per Tripoli. Nonostante ciò, mentre la Libia andava normalizzando i propri rapporti con i Paesi occidentali, continuavano a pesare sul rapporto bilaterale italo-libico tutte le problematiche e i contenziosi retaggio del passato coloniale. Il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione persegue, pertanto, l'obiettivo strategico, per un verso, della chiusura definitiva del «capitolo del passato», con la soluzione dei contenziosi bilaterali, e, per l'altro verso, della costruzione di una nuova fase delle relazioni italo-libiche, basata sul rispetto reciproco, sulla pari dignità e su un rapporto paritario e bilanciato.
Tale duplice finalità è affermata esplicitamente nel Preambolo del Trattato, nel quale si fa anche riferimento al rammarico già espresso dall'Italia per le sofferenze arrecate al popolo libico a seguito della colonizzazione italiana, alle iniziative già realizzate dal nostro Paese in attuazione delle precedenti intese, nonché al contributo dato dall'Italia al superamento dell'embargo nei confronti della Libia.
Sempre nel Preambolo, le due Parti esprimono l'intenzione di fare del Trattato il quadro giuridico di riferimento per lo sviluppo di un rapporto bilaterale «speciale e privilegiato», caratterizzato da un forte e ampio partenariato politico, economico e in tutti gli altri settori di collaborazione.
Su un piano più generale, dopo aver rimarcato i legami di amicizia tra i due popoli e il comune patrimonio storico e culturale, le due Parti riaffermano il loro impegno a operare per il rafforzamento della pace, della sicurezza e della stabilità, in particolare nella regione del Mediterraneo. A questo riguardo è fatto anche riferimento, sempre nel Preambolo, alla partecipazione dell'Italia e della Libia rispettivamente all'Unione europea e all'Unione africana, nei cui ambiti le Parti si riconoscono impegnate nella costruzione di forme di cooperazione e di integrazione in grado di favorire l'affermazione della pace, la crescita economica e sociale e la tutela dell'ambiente.
Oltre al Preambolo, il Trattato si compone di 23 articoli, suddivisi in tre capi: il primo (articoli 1-7) relativo ai princìpi generali; il secondo (articoli 8-13) concernente la chiusura del capitolo del passato e dei contenziosi; il terzo (articoli 14-23) relativo al nuovo partenariato bilaterale»;
il Trattato in questione non prevede in alcuna sua parte dei meccanismi di denuncia del trattato, né fa riferimento a delle forme specifiche per ottenere lo scopo, pur rimanendo vigente la generale disciplina di diritto internazionale in argomento;
di fatto, il Trattato è a tutti gli effetti in una fase di sospensione, ovvero di mancata operatività effettiva;
le dichiarazioni provenienti da membri dell'esecutivo raffigurano una situazione fattuale ben diversa da quella esistente all'atto della sottoscrizione del trattato;
il 17 marzo, il Governo ha pubblicato tali dichiarazioni alla fine del Consiglio dei Ministri: «Si è svolto a Palazzo Chigi un Consiglio dei Ministri straordinario, presieduto dal Presidente Berlusconi, dedicato all'evolversi della situazione in Libia alla luce della Risoluzione Onu n. 1973 del 17 marzo 2011.
Il Governo ha ritenuto indispensabile autorizzare, come gli altri Paesi disponibili, ogni opportuna iniziativa per garantire sostegno umanitario alle popolazioni civili della Libia, assicurando un ruolo attivo dell'Italia per la protezione dei civili e delle aree sotto pericolo di attacco, ivi compresa la concessione in uso di basi militari esistenti sul territorio nazionale.
La determinazione del Governo, partecipata al Presidente della Repubblica ed adottata con il consenso del Consiglio, è
stata immediatamente comunicata alle Camere, dove nel pomeriggio di oggi si sono riunite le Commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera in seduta congiunta.
Al termine del Consiglio dei Ministri, i Ministri Frattini e La Russa si sono recati in Senato per comunicare le decisioni prese in Consiglio dei Ministri. È stata approvata, in conclusione di seduta, una risoluzione che impegna il Governo «ad adottare ogni iniziativa necessaria per assicurare che l'Italia partecipi attivamente alla piena attuazione della risoluzione Onu»;
il Ministro Frattini, più recentemente, domenica 20 marzo, ha dichiarato: «Non è la prima volta che le autorità libiche dichiarano la loro intenzione di applicare un cessate il fuoco per mettere fine alle violenze contro la popolazione civile libica.
Noi auspichiamo, così come già fatto dal Segretario Generale dell'ONU Ban Ki moon, che questa volta alle dichiarazioni facciano seguito azioni concrete», sostiene il Ministro Frattini in riferimento al comunicato del governo libico di voler cessare le ostilità a partire dalle ore 21 di questa sera.
«Un cessate il fuoco, immediato, effettivo, e rigorosamente rispettato sarebbe il modo migliore per attuare da subito le disposizioni della risoluzione dell'ONU 1973, che è stata da noi concepita per il solo obiettivo di proteggere la popolazione civile libica dalle violente repressioni del proprio regime e non di condurre una guerra in territorio libico». Si potrebbe così prevenire l'ulteriore perdita di vite umane a cui noi tutti teniamo;
sempre lo stesso Ministro ha dichiarato, il giorno seguente a tali dichiarazioni, rilevate sul sito ufficiale del dicastero da Egli presieduto: «L'Italia chiede che le operazioni della comunità internazionale in Libia per far rispettare la risoluzione dell'ONU passino "sotto l'ombrello della NATO". Lo ha spiegato il Ministro Franco Frattini nel corso di un Consiglio dei Ministri degli Esteri UE a Bruxelles, nel terzo giorno dell'operazione "Odissey Dawn"», a cui partecipano anche i caccia italiani.
In Libia - ha affermato Frattini - non ci deve essere una «guerra» e l'Italia intende verificare «la coerenza» dell'azione della coalizione internazionale con il pieno rispetto della risoluzione 1973 dell'Onu, ossia «fare rispettare il cessate il fuoco, fare fermare le violenze e proteggere la popolazione». Ed è per questo che «crediamo sia tempo di muovere da una coalizione dei volenterosi ad un approccio più coordinato sotto la Nato, perché la Nato ha l'esperienza e la capacità per guidare un'azione meglio coordinata» e per «evitare i rischi di una moltiplicazione dei centri di comando», ha aggiunto il Ministro, sottolineando che su quest'opzione «c'è un crescente consenso».
E quando il cessate il fuoco e la no fly zone funzioneranno, il Ministro Frattini ritiene che UE, Onu, Lega araba e Unione africana debbano promuovere un dialogo nazionale di riconciliazione in Libia, che tenga conto dei gruppi tribali di cui la Libia è composta, perché la risoluzione 1973 «parla proprio di questo». L'Unione europea intanto si appresta ad indurire ulteriormente le sanzioni contro il regime libico, in accordo con la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU.
A Bruxelles i Ministri degli Esteri Ue hanno trovato un accordo politico di principio sulla necessità di allungare la lista delle persone a cui saranno congelati beni ed averi e si prevedono nuovi interventi per garantire l'efficacia dell'embargo delle armi e l'interdizione dei voli commerciali libici in tutti i cieli della Ue. L'implementazione delle nuove misure dovrà però passare il vaglio dei leader della Ue, il 24 e il 25 prossimi a Bruxelles.
L'Unione europea è pronta inoltre a intraprendere azioni umanitarie anche con l'impegno di strutture militari se l'ONU lo chiederà. Sul fronte immigrazione, è stata espressa solidarietà e disponibilità a dare il necessario sostegno ai Paesi più «colpiti» dai flussi.
In Italia la crisi libica è stata affrontata in un Consiglio dei Ministri, durante il
quale il Presidente Silvio Berlusconi ha informato sui particolari delle decisioni assunte nel Vertice di Parigi. Il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha svolto una relazione sull'evolversi della situazione, fornendo piena assicurazione circa il mantenimento delle operazioni nell'ambito di quanto previsto dalla Risoluzione 1973 dell'ONU. Con riferimento all'isola di Lampedusa, il Ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha spiegato che «l'intensità degli sbarchi sta creando disagi forti» e che «sono allo studio misure di carattere economico e strutturale per compensare l'isola di quando sta subendo». Maroni ha anche specificato che è stata intensificata l'attività investigativa per proteggere gli obiettivi sensibili e sono stati elevati i controlli contro il rischio di infiltrazioni terroristiche sugli sbarchi.
Gli ultimi sviluppi della situazione in Libia saranno al centro di una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, in programma a New York alle 20 italiane, su richiesta della Russia, che si è detta pronta a contribuire come mediatrice della crisi;
ancora lo stesso giorno, il Ministro interrogato dichiarava: «Nel secondo giorno dell'operazione "Odissey Down" della coalizione internazionale, che ha visto la prima missione anche di caccia italiani al fianco dei jet statunitensi, britannici e francesi, a Bruxelles è in programma il Consiglio esteri dell'Ue, mentre è prevista una nuova riunione del Consiglio atlantico: resta da completare il «planning» per assicurare la «no fly-zone» sulla Libia. Per il ministro Frattini che partecipa al Consiglio Esteri Ue «è giunto il momento di passare sotto l'ombrello della Nato». In Libia - secondo quanto affermato dal ministro - non ci deve essere una «guerra» e l'Italia intende verificare «la coerenza» dell'azione della coalizione internazionale con il pieno rispetto della risoluzione 1973 dell'Onu. L'Italia - ha aggiunto Frattini - «ha accettato di fare parte della coalizione internazionale proprio per fare rispettare il cessate il fuoco, fare fermare le violenze e proteggere la popolazione».
«Vogliamo verificare molto attentamente - ha sottolineato Frattini - tutte le azioni che saranno prese per verificarne la loro coerenza con la risoluzione Onu. Ecco perché «crediamo sia tempo di muovere da una coalizione dei volenterosi ad un approccio più» coordinato sotto la Nato, perché «la Nato ha l'esperienza e la capacità per guidare un'azione meglio coordinata», ha aggiunto il capo della Farnesina.
Frattini nel commentare le critiche pervenute dal segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa alle operazioni militari della coalizione internazionale ha detto detto di «confidare» che nelle prossime ore si «ripristini un rapporto di collaborazione con la Lega Araba che per noi è assolutamente necessario». Per il ministro il disappunto di Mussa si riferisce, in particolare, «alle modalità della prima fase dell'attacco da parte francese, ma non ha rinnegato la decisione presa» della necessità di una no-fly zone sulla Libia. Sulla questione dell'emergenza immigrazione Frattini ha ribadito che l'Italia si aspetta che la comunità europea si faccia carico dell'emergenza immigrazione dalla Libia e che ogni paese condivida la propria parte di onere. «Proprio perché siamo parte di una coalizione internazionale per portare il popolo ad una riconciliazione nazionale e fare cessare le violenze, vogliamo condividere il peso onerosissimo dell'immigrazione illegale», ha detto Frattini;
la situazione di cooperazione originariamente fondante il trattato è stata oggettivamente sostituita dall'adesione del nostro Governo ad atti emanati da organismi internazionali che ci pongono, nei confronti della Libia, in una situazione che di fatto, ancorché non giuridicamente, è di molto prossima alla guerra -:
se l'Esecutivo abbia intenzione di denunciare il trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, e nell'eventualità positiva, a quali norme di diritto internazionale intenda ricorrere considerando
che il testo, come già segnalato in premessa, nulla ha previsto per i casi quali quelli che attualmente stanno sconvolgendo lo Stato libico, che tante negative ripercussioni possono portare per la vita dei nostri concittadini, di quelli libici e dei tanti migranti che, causa delle scelte politiche inefficaci, ad avviso degli interroganti contrarie al diritto internazionale, ma nonostante ciò sottoscritte dal nostro Governo nel trattato in oggetto, sono oggi causa non di minaccia meramente potenziale, bensì di realtà drammaticamente e pericolosamente attuali.
(4-11347)
Risposta. - L'articolo 103 della Carta dell'Onu afferma la prevalenza degli obblighi dello Statuto delle Nazioni unite su quelli assunti dagli Stati membri con qualsiasi altro accordo internazionale.
L'Italia è tenuta ad adempiere a decisioni vincolanti del Consiglio di sicurezza. Ne discende la sospensione di diritto, automatica degli obblighi del Trattato bilaterale, la cui applicazione sarebbe in contrasto con la Risoluzione 1973 delle Nazioni unite.
Tale interpretazione, del resto, è desumibile dallo stesso Trattato italo-libico che riconosce la centralità delle Nazioni unite e impegna le parti al rispetto della legalità internazionale.
Occorre, inoltre, considerare che i soggetti di diritto internazionale non sono i Governi ma gli Stati, considerazione che ci spinge a guardare al futuro delle relazioni bilaterali e all'interesse a mantenere in vita il Trattato, ancorché sospeso di diritto in via automatica, per conservare in prospettiva un rapporto preferenziale con la Libia del dopo Gheddafi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
BUCCHINO, PORTA, GARAVINI, FEDI e GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la concessione dei passaporti ai cittadini di quasi tutti i Paesi occidentali ha conosciuto negli ultimi anni, in conseguenza del tragico evento dell'11 settembre 2001, una maggiore complessità di procedure dovuta all'intenzione di rafforzare i criteri di identificazione e le misure di sicurezza;
in particolare, il regolamento comunitario n. 2252/2004 ha prescritto l'obbligatorietà del passaggio dal passaporto cartaceo a quello elettronico, e le disposizioni comunitarie del 26 ottobre 2006 hanno prescritto a loro volta la digitalizzazione della fotografia, fino ad arrivare ai decreti del 23 giugno 2009, emanati dal Ministero degli affari esteri, con i quali a quegli elementi si è aggiunta l'obbligatorietà anche delle impronte digitali da rilevare direttamente presso gli uffici che concedono il passaporto;
questi adempimenti, di per sé complessi, assumono all'estero aspetti di ancora maggiore delicatezza per la presenza oltre i confini nazionali di circa quattro milioni di concittadini distribuiti in diverse aree mondiali e dotati di livelli di aggregazione molto diversificati;
la complessità delle procedure, la diminuita dotazione di personale negli uffici consolari e la scomparsa di decine di consolati decentrati sul territorio, aggregati ad altri maggiori, costituiscono remore strutturali e organizzative per lo svolgimento di un celere servizio di concessione del passaporto e, nello stesso tempo, costringono gli utenti a spostamenti e viaggi che nei Paesi più estesi comportano un notevole impiego di tempo e sensibili spese di locomozione e permanenza;
il contatto e la definizione degli appuntamenti con il personale addetto sono in genere molto difficoltosi, soprattutto per i concittadini che hanno scarsa confidenza con il sistema telematico, e si manifestano anche nei consolati più grandi, come Londra e New York, estendendosi ad atti di relativa semplicità, quali l'attribuzione e il rinnovo delle carte d'identità;
in alcune situazioni in cui le comunità italiane sono distribuite in un ampio territorio, si è adottata la prassi del funzionario itinerante, che toccando alcune comunità decentrate, raccoglie le impronte digitali in base ad un calendario di appuntamenti, semplificando in questo modo gli adempimenti dei richiedenti -:
se non ritenga di fornire, al fine di consentire una fondata valutazione dello stato reale del servizio di concessione dei passaporti e delle carte di identità agli iscritti all'AIRE, un quadro conoscitivo della situazione dal quale risulti il numero dei passaporti concessi nei diversi Paesi e aree geografiche, i tempi medi di compimento delle procedure burocratiche in comparazione con quelli degli anni precedenti, distintamente per aree geografiche, il ricavato dalle marche di concessione governativa utilizzate dai nostri connazionali all'estero, il numero dei consolati nei quali si svolge il servizio itinerante di acquisizione delle impronte digitali, il numero delle visite al consolato necessarie a ciascun utente per ottenere il documento;
se non creda opportuno disporre, se non la generalizzazione, almeno la più ampia diffusione della prassi del funzionario itinerante, anche utilizzando una parte dei ricavati delle tasse di concessione dei passaporti, almeno nelle circoscrizioni consolari più ampie, in cui vi siano comunità di connazionali molto decentrate rispetto alla sede del consolato;
se non ritenga di esaminare la possibilità di reinvestire la rete dei consoli onorari di tutte o di alcune delle funzioni inerenti alle procedure di concessione dei passaporti e delle carte di identità promuovendo a tale scopo una revisione delle procedure regolamentari fissate e il ripristino delle limitate risorse distolte negli ultimi due anni dal sostegno all'attività dei consolati di seconda categoria.
(4-11603)
Risposta. - L'obbligo di inserimento delle impronte digitali nel passaporto è stato disposto dalla normativa europea e in particolare dai Regolamenti n. 2252 del 2004 e n 444 del 2009, che hanno fissato le regole di sicurezza da applicare ai passaporti. Dal 29 giugno 2009 i passaporti rilasciati dagli Stati europei devono contenere memorizzate le impronte digitali dei titolari. L'innovazione ha comprensibilmente determinato un disagio iniziale per i cittadini europei ora tenuti a recarsi personalmente presso l'ufficio emittente per la rilevazione delle impronte.
Un'attenzione particolare è stata posta da questa Amministrazione per ridurre al minimo il peso del nuovo adempimento per i cittadini italiani all'estero. Allo scopo sono state individuate e indicate alle sedi diplomatiche e consolari modalità procedurali e organizzative che limitino la presenza del connazionale presso l'ufficio consolare ad una sola volta. È stata prevista la possibilità per il richiedente di trasmettere i documenti necessari per posta o tramite la rete consolare onoraria per consentire all'ufficio emittente di anticipare l'istruttoria e di fissare l'appuntamento con l'interessato per la rilevazione delle impronte digitali e il rilascio a vista del documento solo allorché tutte le verifiche siano state effettuate.
Inoltre, in determinati Paesi in cui le distanze o le difficoltà di collegamento possono rendere problematico il raggiungimento dell'ufficio consolare, e stato attivato un servizio decentrato, il cosiddetto «funzionano itinerante», il cui scopo e quello di acquisire i dati biometrici dei richiedenti il passaporto grazie all'utilizzo di una postazione mobile affidata ad un dipendente dell'ufficio. A tale scopo, per il 2011, circa 40 sedi all'estero hanno ricevuto finanziamenti per effettuare viaggi di servizio ed e intenzione di questa Amministrazione incrementare questa attività utilizzando viaggi di servizio programmati per altre finalità.
Per quanto riguarda il possibile ruolo della rete consolare onoraria, la normativa italiana sui passaporti, come pure quella degli altri Paesi dell'Unione europea, non riconosce alcuna competenza in materia ai Consoli onorari i quali, per quanto riguarda l'Italia, si limitano a svolgere talune operazioni strumentali a beneficio degli uffici emittenti quali la raccolta delle domande e la consegna dei passaporti ai titolari.
D'altra parte ragioni tecniche e di sicurezza legate alla conservazione e alla trasmissione dei dati biometrici e alla custodia delle apparecchiature informatiche escludono, come confermato anche dall'Autorità garante per la tutela della riservatezza dei dati personali, interpellata da questo Ministero degli affari esteri, la possibilità che i funzionari onorari possano gestire i dati biometrici.
Quanto ai dati statistici riferiti ai passaporti richiesti dall'interrogante, si informa che ogni anno il Ministero degli affari esteri pubblica sul proprio sito web l'annuario statistico nel quale sono riportati anche i dati relativi all'emissione dei documenti da parte di ciascuna sede all'estero. Si fa notare inoltre che dalla rilevazione effettuata sulle 210 sedi all'estero è emerso che il tempo medio di rilascio dei passaporti all'estero e pari a 26 giorni, inferiore quindi ai 30 giorni previsti dalla legge.
Va fatto rilevare a questo riguardo che sulla durata dell'istruttoria incidono significativamente i tempi di risposta delle Questure in merito alle imprescindibili verifiche delle cause ostative al rilascio, dal momento che agli uffici consolari è precluso l'accesso diretto alle banche dati della polizia. Per rendere più rapido l'esame delle richieste, questo Ministero degli affari esteri ha da tempo avviato iniziative con il Ministero dell'interno per attivare un accesso mediato e in modalità telematica alle banche dati suddette, così da consentire ai Consolati di acquisire in tempo reale le risposte sull'inesistenza delle cause ostative. Si auspica che tale sistema possa entrare in funzione entro la fine dell'anno in corso. Da qualche mese, comunque, il servizio e stato velocizzato grazie al passaggio dalla comunicazione via telefax alla più efficace modalità in posta elettronica certificata di cui tutte le Questure sono state dotate.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
CAPODICASA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sull'isola di Lampedusa i vigili del fuoco, a seguito dell'emergenza dovuta al violento incendio che ha distrutto il Centro di prima accoglienza per immigrati, avvenuto il 18 febbraio 2009, sono stati chiamati ad effettuare servizio di straordinario 24 ore su 24;
i comandi che hanno partecipato all'evento sono stati quelli di Agrigento, Palermo, Catania, oltre ai comandi della regione Lazio;
con nota del 10 dicembre 2009 la direzione centrale per le risorse finanziarie-ufficio del trattamento economico del personale volontario, ausiliario ed accessorio, ha comunicato gli accreditamenti di risorse finanziarie ai comandi provinciali disposti nel mese di novembre 2009;
con tale nota si faceva menzione a: straordinari, fondo di amministrazione personale non direttivo e non dirigente, fondo di produttività personale direttivo;
nella stessa nota si faceva infine menzione del pagamento delle competenze al personale in servizio negli uffici centrali, fino al mese di novembre e del compenso per la produttività fino a giugno;
con stupore ed amarezza il personale ha constatato la mancata erogazione dei compensi per l'emergenza al centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa;
lo stupore si è trasformato in rabbia, poiché dall'appunto medesimo si riscontra facilmente che sono stati disposti accreditamenti finalizzati al pagamento di straordinari effettuati dal personale a seguito del manifestarsi di emergenze successive a quella dell'emergenza di Lampedusa, come ad esempio il compenso per prestazioni autorizzate nel corso del 2009, 1° acconto 2009 per AIB Basilicata, Molise, Marche;
la segreteria generale sindacale CONAPO in data 1° dicembre 2009 ha dichiarato lo stato di agitazione nazionale per i mancati pagamenti relativi all'emergenza Lampedusa;
in data 8 gennaio 2010 la segreteria sindacale provinciale CONAPO Agrigento
ha dichiarato lo stato di agitazione del personale dei vigili del fuoco dovuto al mancato pagamento delle spettanze al servizio reso al centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa;
a seguito dello stato di agitazione la direzione centrale per le risorse finanziarie, ufficio trattamento economico al personale, con nota 1564 del 1° febbraio 2009, confermava il mancato pagamento e comunicava che era in corso la ricerca di una soluzione per accertare la possibilità di accreditamento delle somme necessarie a valere sui fondi impegnati alla fine dell'anno 2009;
alla data odierna ancora non si conosce l'esito di tale verifica -:
quali siano i motivi ostativi che hanno impedito il pagamento dell'emergenza Lampedusa da parte del Ministero dell'interno;
quale rassicurazione, in merito all'erogazione delle somme di cui in premessa, il Ministro intenda dare al personale dei vigili del fuoco di Lampedusa, considerato che, in caso contrario, per l'interrogante si ravviserebbe un'azione discriminatoria nei confronti dei lavoratori vigili del fuoco residenti nell'isola e se non ritenga di intervenire nelle citate situazioni al fine di eliminare la disparità di trattamento.
(4-06598)
Risposta. - Le prestazioni di lavoro straordinario, rese dai Vigili del fuoco in occasione degli eventi del 18 febbraio 2009 presso il Centro di prima accoglienza per immigrati di Lampedusa, sono state retribuite direttamente da questa Amministrazione, con ricorso ai fondi ordinari di bilancio, in assenza di apposite assegnazioni derivanti da specifiche ordinanze di protezione civile.
A tal fine, in data 27 aprile 2010, sono stati disposti i seguenti accreditamenti:
euro 148.000 a favore del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Agrigento;
euro 44.403 a favore del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Catania;
euro 55.500 a favore del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Palermo.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
CATANOSO GENOESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 12 gennaio 2010 un terribile sisma ha colpito l'isola caraibica di Haiti provocando migliaia di morti ed immani distruzioni;
i soccorsi internazionali sono scattati immediatamente ed anche l'Italia sta facendo la sua parte con i nostri migliori uomini e mezzi;
alla missione organizzata dalla nostra Protezione civile hanno preso parte tutte le componenti del sistema nazionale di Protezione civile, ad eccezione dei vigili del fuoco;
a giudizio dell'interrogante e della Confsal-Vigili del fuoco, si tratta di una omissione incomprensibile, dal momento che i vigili del fuoco rappresentano la componente fondamentale del sistema nazionale di Protezione civile italiano;
malgrado la professionalità dimostrata sul campo e ampiamente riconosciuta durante le ultime emergenze, il Corpo nazionale è stato messo da parte;
sarebbe stato logico e opportuno che i vigili del fuoco fossero stati immediatamente coinvolti nella risposta dello Stato italiano all'emergenza haitiana in modo da poter fornire, fin dalle prime ore, il proprio contributo altamente specialistico, attraverso l'invio di proprie squadre di soccorso tecnico, come noto da sempre attivabili in tempi brevissimi;
l'esperienza ci porta a prevedere che sarà una vicenda lunga e che, soprattutto, saranno i primissimi giorni quelli determinanti ed essenziali per la ricerca di persone ancora vive sotto le macerie ed i
vigili del fuoco sono pronti a partire per offrire il loro contributo a questa lotta contro il tempo -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché una squadra dei nostri vigili del fuoco parta in tempi brevissimi per soccorrere la popolazione di Haiti.
(4-05815)
Risposta. - Il grave sisma che ha colpito l'isola di Haiti ha avuto caratteristiche di criticità, anche di natura logistica, mai verificatesi in casi analoghi negli ultimi anni.
Lo scenario operativo complesso e rischioso ha richiesto oltre che il superamento di una serie di problematiche di carattere organizzativo e finanziario anche doverose valutazioni ispirate alla tutela del personale dipendente.
Questo Ministero, attraverso il Centro operativo nazionale dei Vigili del fuoco, ha immediatamente monitorato l'evolversi della situazione, fornendo prontamente tutti i dati aggiornati al Dipartimento della protezione civile.
Ha, altresì, offerto la disponibilità ad inviare un contingente di Vigili del fuoco, attivando le Sezioni operative della Colonna Mobile internazionale site presso i Comandi provinciali di Roma e Pisa.
Il Dipartimento della protezione civile, incaricato della gestione della missione, sia per gli aspetti logistici che di coordinamento, ha inviato, il 14 e 15 gennaio 2010, un gruppo tecnico di otto unità, due delle quali appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Il 16 gennaio 2010 sono state inviate ulteriori cinque unità appartenenti al Comando provinciale di Pisa, designate dal Centro operativo nazionale per il trasporto delle attrezzature di ricerca e di soccorso, mentre il successivo 21 gennaio 2010 un altro funzionario tecnico del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ha raggiunto Haiti, portando ad otto il numero degli operatori che hanno agito sull'isola, nella prima fase dell'emergenza.
Dopo un primo avvicendamento dello scaglione operativo, valutata la condizione della missione, il contingente di Vigili del fuoco è stato potenziato con l'invio, l'11 febbraio 2010, di ulteriori tre squadre operative.
Complessivamente, sui luoghi del sisma, per circa tre mesi, hanno agito 21 unità dei nostri Vigili del fuoco.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
DE POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'area del Nord-est, in particolar modo nell'area della provincia di Padova il bacino di utenza dei servizi ferroviari è molto elevato e frequentemente riscontra gravi e ripetuti disagi, come spesso evidenziato dalle molteplici segnalazioni pervenute dalle associazioni dei pendolari;
i treni locali vengono usati da molti cittadini per raggiungere scuole e sedi di lavoro;
l'elevato numero di passeggeri nei treni locali e regionali, associato al basso numero di vettori circolanti, comporta disagi notevoli legati alle temperature elevate all'interno dei convogli, alla difficoltà nel salire e scendere dagli stessi, alle lunghe e ripetute soste nei pressi delle stazioni ferroviarie;
la circolazione dei treni locali e regionali è subordinata al passaggio dei treni ad alta velocità, comportando ulteriori disagi e prolungate soste che causano lunghi ritardi e influiscono notevolmente nella qualità di vita dei passeggeri, che trovano conseguenti difficoltà per recarsi nei luoghi di lavoro -:
quali urgenti iniziative intenda adottare nei confronti di Trenitalia per far fronte agli evidenti disagi legati al trasporto ferroviario riscontrati in provincia di Padova.
(4-09223)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che la questione attiene ad aspetti di esclusiva competenza
della regione Veneto rispetto ai quali non si intravedono margini per un intervento diretto da parte dello Stato poiché la programmazione e l'amministrazione dei servizi ferroviari gestiti da Trenitalia SpA nelle regioni a statuto ordinario, a far data dal 1o gennaio 2000, è a queste ultime trasferita ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 422 del 1997.
Si rappresenta, inoltre, che in data 3 marzo 2011 la Conferenza unificata ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto di questo Dicastero recante la definizione dei compiti, delle funzioni e della composizione dell'osservatorio nazionale sulle politiche del trasporto pubblico locale (articolo 1, comma 300 della legge 244 del 2007). L'attivazione del suddetto osservatorio consentirà di verificare simili criticità a livello nazionale comunicandole agli enti territoriali competenti affinché adottino tutti i necessari provvedimenti per ovviarle.
Tuttavia, al fine di dare una risposta circa l'offerta ferroviaria regionale interessante l'area del Nord-Est, con particolare riferimento al bacino di Padova, sono state chieste informazioni alla società Ferrovie dello Stato che ha riferito quanto segue.
L'offerta regionale interessante la provincia di Padova prevede attualmente oltre 200 collegamenti giornalieri feriali in servizio sulle 5 linee che attraversano il territorio:
Venezia-Milano e Venezia-Bologna: le linee sono percorse oltre che da treni del trasporto regionale anche da collegamenti della lunga percorrenza diurni e notturni;
Padova-Monselice-Legnago;
Padova-Bassano, la linea non è elettrificata per l'intera tratta;
Padova-Calalzo, la linea è elettrificata solo nella tratta Padova-Castelfranco Veneto. Ferrovie dello Stato comunica, inoltre, che il materiale rotabile impiegato nel servizio regionale interessante il territorio padovano, tenendo conto delle caratteristiche infrastrutturali delle diverse linee percorse e dei flussi di traffico pendolare che si sviluppano sulle stesse, è costituito prevalentemente da convogli di ultima generazione come Vivalto, Minuetto e Treno alta frequentazione (Taf) e solo in alcuni casi da mezzi più datati come Aln 668.
Nell'autunno 2010 il regolare svolgimento del servizio sulle linee suddette è stato condizionato dai seguenti eventi:
interventi manutentivi programmati all'infrastruttura, in particolare, sulla linea Venezia-Milano per lavori a Treviglio;
alcune verifiche tecniche sulla tratta bellunese Ponte nelle Alpi-Calalzo, che hanno comportato l'esigenza di sostituire con bus alcuni collegamenti;
alcuni inconvenienti agli apparati tecnologici di linea;
interventi manutentivi straordinari al materiale rotabile, con conseguente riduzione della disponibilità di mezzi per il servizio viaggiatori;
rallentamento delle operazioni di pulizia dei convogli, a seguito dell'indisponibilità temporanea dei binari di platea di Padova per i quali si sono resi necessari interventi urgenti alla radice degli scambi d'ingresso, terminati nei primi giorni di dicembre 2010.
Tuttavia, Ferrovie dello Stato evidenzia, che nel periodo relativo a settembre-novembre 2010, l'indice medio di puntualità dei servizi effettuati sulle cinque linee della provincia di Padova si è attestato complessivamente intorno al 90 per cento (treni giunti a destinazione entro 5 minuti dall'orario di arrivo previsto).
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
5 impiegati a contratto del consolato d'Italia in Lilla hanno dichiarato di essere disposti ad assumere servizio presso il consolato generale di Parigi, a seguito della chiusura al 30 giugno della sede consolare stessa;
in data 12 aprile 2011 i suindicati impiegati sono stati invitati a firmare il nuovo contratto di lavoro per una cifra inferiore di 5 mila euro rispetto alla retribuzione goduta dal personale a contratto in servizio presso il consolato generale di Parigi;
le ragioni della citata sperequazione, legittimate dall'amministrazione, si fondano sull'aumentato costo della vita nella capitale francese, ovvero sulle spese di trasporto per raggiungere la nuova sede di servizio - valutate in euro 700 mensili;
sulle eccezioni sollevate dal personale in corso di trasferimento, ha preso posizione il console generale, secondo il quale i contratti offerti al personale devono essere firmati senza ritardi, pena il rischio di decadere dallo status di personale alle dipendenze del consolato italiano di Parigi, richiesta intimativa che penalizzerebbe il personale stesso che risulterebbe deprivato di 5 mila euro annuo rispetto al personale attualmente in servizio presso lo stesso consolato;
alla luce di tali evidenze, emergerebbe una chiara discriminazione economica del personale soggetto alla ricollocazione, sottoposto sia ai disagi derivanti dalla mobilità che gli viene imposta nonché ai relativi oneri di spesa, il cui riconoscimento ammontante ad una mensilità non copre i disagi propri del trasferimento e degli oneri sopportati -:
se intenda fornire al personale in corso di ricollocazione tutte le opportune assicurazioni e garanzie al fine di evitare che questo possa essere soggetto ad inammissibili pretese impositive - indicate in premessa - da parte dell'amministrazione.
(4-11738)
Risposta. - In caso di ricollocazione presso altro ufficio all'estero a seguito di chiusura o soppressione della sede di servizio, l'impiegato a contratto conserva «a tutti gli effetti» la precedente anzianità di servizio ed il precedente regime contrattuale: lo prevedono l'articolo 160 Io comma del decreto del Presidente della Repubblica 18 del 1967 e, per il personale con contratto regolato dalla legge italiana, l'articolo 13 dell'Accordo successivo del 12 aprile 2001.
Nella nozione di «regime contrattuale» si intende ricompresa anche la retribuzione percepita, che non è pertanto suscettibile di automatico adeguamento per il solo fatto del trasferimento presso una sede ove l'analogo personale in servizio percepisca una retribuzione più alta.
Tale linea interpretativa, tenuta senza eccezioni da questa Amministrazione nel corso del processo di riorganizzazione della rete estera, si è formata anche sulla base delle indicazioni degli organi di controllo, cui compete per legge il visto dei relativi provvedimenti. Espressamente presentato in tale occasione, l'Ufficio centrale del bilancio di questo Ministero degli affari esteri, ha confermato il proprio orientamento e ribadito di non ritenere pertanto legittimi adeguamenti retributivi del tipo sopra indicato.
Questa Amministrazione, consapevole della disparità retributiva esistente tra il personale a contratto in ricollocazione da Lilla ed i colleghi con pari mansioni e regime contrattuale in servizio a Parigi, resta pienamente disponibile ad attuare misure di carattere perequativo a ricollocazione ultimata, ai sensi dell'articolo 157 decreto del Presidente della Repubblica 18 del 1967. La praticabilità di tale ipotesi resta peraltro condizionata all'accertamento, tuttora in corso da parte di questo Ministero, dell'obbligo di applicare al personale a contratto il blocco delle retribuzioni stabilito per tutti i dipendenti pubblici per il triennio 2011/2013 dall'articolo 9 del decreto-legge 78 del 2010.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
DI PIETRO, FAVIA e PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso ogni prefettura-ufficio territoriale del Governo vi è un centro cifra per la ricezione e la trasmissione dei messaggi classificati;
il servizio è particolarmente delicato, garantisce sicurezza, controllo degli obiettivi sensibili, è attivo ventiquattro ore su ventiquattro per trecentosessantacinque giorni l'anno e, a tal fine, ad esso è assegnato un numero di operatori «cifra» che, a turno, per garantirne la continuità, sono soggetti alla reperibilità;
è prevista un'indennità di reperibilità per gli operatori cosiddetti «cifrari» delle prefetture, da accreditarsi su un capitolo di bilancio ad hoc, le cui risorse sono tratte ed erogate contestualmente dal cosiddetto fondo unico di amministrazione (FUA);
risulta agli interroganti che gli operatori cifrari sono in attesa dal 2009 della liquidazione dell'indennità dovuta -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, ove siano confermati, quali iniziative intenda adottare affinché siano onorate le legittime aspettative dei suddetti lavoratori, anche considerando gli effetti, in termini economici, del ritardo nell'erogazione di quanto dovuto.
(4-09698)
Risposta. - In relazione al quesito formulato dall'interrogante, riguardante la corresponsione dell'indennità di reperibilità spettante al personale in servizio presso i Centri cifra delle Prefetture - Uffici territoriali del Governo, si rappresenta che il 20 settembre 2010 è stato sottoscritto l'accordo definitivo per l'utilizzo del Fondo unico di amministrazione 2009.
Il successivo 16 ottobre 2010 è stata inoltrata ai competenti uffici del Dipartimento della Ragioneria centrale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze la richiesta per l'emanazione del previsto decreto di riparto.
Il provvedimento è necessario a trasferire le risorse finanziarie relative al predetto Fondo (pari ad euro 20.826.305,61), stanziate annualmente su specifico capitolo dello stato di previsione della spesa di questa Amministrazione, ai pertinenti capitoli di gestione dei vari Centri di responsabilità del Ministero.
Il provvedimento di riparto del Fondo unico di Amministrazione, a firma del Ministro dell'economia e delle finanze, è stato registrato dalla Corte dei Conti il 22 dicembre 2010 e, conseguentemente, sono state impegnate le risorse sui capitoli entro il 31 dicembre 2010.
In proposito, tenuto conto che l'erogazione dei compensi in argomento è subordinata all'ottenimento di una varia zione di bilancio, questa Amministrazione ha già provveduto ad inoltrare il decreto di assegnazione della relativa dotazione di cassa al competente Ispettorato generale del Bilancio della Ragioneria generale dello Stato.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
DI PIETRO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie Generale, n. 77, del 4 aprile 2011 sono stati pubblicati i decreti del Presidente della Repubblica del 23 marzo 2011 con i quali sono stati convocati, per i giorni di domenica 12 e lunedì 13 giugno 2011, quattro referendum popolari abrogativi previsti dall'articolo 75 della Costituzione, numerati e denominati in conformità alle ordinanze dell'ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione, depositate in cancelleria il 7 dicembre 2010 e il 2 febbraio 2011;
tutti i cittadini, anche se residenti all'estero (A.I.R.E.), hanno il diritto di esprimere il loro voto, partecipando alla consultazione referendaria, conformemente a quanto statuito dalla Carta Costituzionale;
si è appreso che, a causa del contenimento della spesa pubblica, il Ministero degli affari esteri non avrebbe stanziato i fondi necessari per realizzare la campagna informativa sui quesiti referendari, con conseguente impossibilità per gli elettori
residenti all'estero di ricevere le informazioni necessarie ad esercitare il loro diritto di voto in modo consapevole e quindi libero -:
quali iniziative si intendano intraprendere per garantire l'esercizio del diritto di voto degli italiani residenti all'estero, in conformità a quanto disposto dall'articolo 48 della Costituzione della Repubblica italiana.
(4-11663)
Risposta. - A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei decreti di indizione dei referendum abrogativi, avvenuta il 4 aprile 2011, è stato pubblicato sul sito web del Ministero degli affari esteri un comunicato stampa con tutte le informazioni inerenti il voto all'estero. Contestualmente è stata avviata la prima fase della campagna informativa all'estero. A tal fine questo Ministero ha fornito istruzioni a tutte le Rappresentanze diplomatiche ed Uffici consolari all'estero - sulla base di quanto prescritto dall'articolo 17 comma 3 della legge n. 459 del 2001 - al fine di dare la più ampia diffusione all'evento elettorale, avvalendosi dei consueti canali informativi (pubblicazione di un comunicato stampa contenente le apposite informazioni sul voto anche sui rispettivi siti web e presso gli organi di informazione locali della collettività) e di ogni altra modalità ritenuta utile allo scopo.
Per facilitare la diffusione capillare delle informazioni sui referendum e rendere più agevole la comunione tra questa Amministrazione, le Sedi all'estero e i cittadini, il 6 aprile 2011 è stata resa nota - all'interno del comunicato sopra menzionato - l'attivazione di un indirizzo di posta elettronica dedicato: referendum 2011@esteri.it. Inoltre, è stato avviato presso la trasmissione «Gran Sportello Italia» di «RAI Internazionale», un ciclo di incontri volto a promuovere l'informazione sulle modalità di voto all'estero con la presenza del responsabile dell'Ufficio elettorale del Ministero degli affari esteri. Le trasmissioni sono messe in onda da «RAI Internazionale» a cadenza periodica.
Inoltre questa Amministrazione, in virtù delle autorizzazioni al prelievo dal Conto corrente valuta tesoro dei fondi richiesti all'uopo dalle Sedi, è in procinto di avviare la seconda fase della campagna informativa, a titolo oneroso, mirata a favorire la diffusione dell'informazione circa i quesiti referendari e le modalità di voto utilizzando, oltre ai canali sopra descritti, anche spazi pubblicitari a pagamento sui princi- pali mezzi di informazione rivolti alle comunità italiane all'estero e periodici locali ad ampia tiratura.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Cina dispone del più grande complesso militare-industriale dell'Asia. Oggi l'industria della difesa cinese comprende più di mille imprese di Stato che impiegano circa tre milioni di lavoratori. Di questi, circa trecentomila sono ingegneri e tecnici specializzati. La Cina è uno dei pochi paesi al mondo che produce linee complete di armamenti, dalle piccole armi ai mezzi corazzati agli aerei da caccia fino alle navi da guerra e ai sottomarini, oltre che armi nucleari e missili balistici intercontinentali;
nell'ultimo decennio la Cina ha fatto progressi enormi, riuscendo a produrre nuovi tipi d'arma in grande quantità e molto competitive in termini di rapporto qualità/prezzo. Vanno segnalati, in particolare, i caccia J-10, i sottomarini elettrici a trazione diesel della classe Song, i cacciatorpediniere Type-052C (equipaggiati con sistemi radar Aegis e sistemi difensivi aerei di produzione autoctona), i missili terra-aria a lunga gittata HQ-9 (simili al sistema missilistico di difesa aerea americano Patriot) e vari tipi di sistemi missilistici balistici. Stando ad alcune fonti, la Cina sta inoltre costruendo caccia di quinta generazione e altri sistemi d'arma avanzati;
i rapidi sviluppi dell'industria della difesa cinese negli ultimi anni sono stati possibili grazie a tre fattori:
a) ristrutturazione delle imprese di Stato: dalla fine degli anni '90 il Governo
cinese si è adoperato per adeguare l'industria della difesa a logiche di mercato. Ha promosso l'introduzione di tecniche manageriali di stampo occidentale, posto maggior enfasi sul controllo di qualità, e rafforzato il controllo da parte dell'esercito sul procurement e la gestione dei programmi d'arma. Sono stati inoltre fatti sforzi notevoli per razionalizzare il mastodontico complesso militare-industriale, ridurre gli effettivi in eccessi e migliorare la produzione. Il Governo cinese ha inoltre cercato di introdurre una sia pure limitata concorrenza in un settore tradizionalmente protetto attraverso lo smembramento di alcune grandi imprese di Stato in compagnie più piccole e agguerrite, in particolar modo nei settori dell'avionica e delle costruzioni navali;
b) sviluppo di produzioni a duplice uso: dalla fine degli anni '90 la dirigenza cinese ha perseguito una strategia di ricerca e sviluppo di produzioni ad uso «duplice» (dual use: civile e militare) in alcuni settori tecnologici di punta, in particolare elettronica e tecnologie dell'informazione, avionica, lancio di veicoli spaziali, satelliti e manifatturiero avanzato. Si tratta di tecnologie suscettibili di essere applicate anche al settore della difesa e della produzione di armamenti;
c) aumento delle spese per la difesa: l'industria della difesa è stata tra i comparti che più hanno beneficiato del massiccio piano di investimenti pubblici degli ultimi anni. Questo ha portato ad un aumento degli acquisti (incluso il procurement) e della produzione, a maggiori spese in ricerca e sviluppo, a crescenti sussidi statali e alla possibilità di procedere in maniera spedita all'ammodernamento dell'esercito;
l'impetuosa crescita economica degli ultimi due decenni ha consentito alla Cina di destinare ingenti risorse al settore della difesa. Il bilancio ufficiale dell'Esercito di liberazione popolare per il 2010 ammonta a 78 miliardi di dollari (59 miliardi di euro). Si tratta di una cifra superiore a quella che spendono nella difesa sia la Russia che il Giappone e inferiore solo a quella degli Stati Uniti (685 miliardi di dollari). Dal 1990, il bilancio della difesa ha registrato una crescita annua a due cifre, con la sola eccezione del 2003 (quando la crescita è stata del 9,6 per cento) e del 2010 (7,5 per cento). Nel periodo 1998-2007, le spese per la difesa sono aumentate in media del 15,9 per cento all'anno, una crescita superiore a quella media del prodotto interno lordo (12,5 per cento), ma inferiore alla spesa governativa nel suo complesso che nello stesso periodo è cresciuta in media, sempre su base annua, del 18,4 per cento. Nonostante la crescita relativamente contenuta delle spese per la difesa nel 2010, dovuta a diversi fattori, compresa la volontà di mandare segnali distensivi all'estero, nessun'altra grande potenza si avvicina oggi a questo ritmo di crescita nelle spese per la difesa, neppure gli Stati Uniti;
l'esercito cinese non rendiconta voci di spesa che vengono invece normalmente inserite nei bilanci per la difesa occidentali. Le voci non contabilizzate includono gli acquisti di sistemi d'arma dall'estero, i sussidi all'industria per ricerca e sviluppo, alcuni benefìci pensionistici, e introiti extra-bilancio provenienti da un certo numero di imprese commerciali militari (ad esempio gli hotel e gli ospedali militari). Sono inoltre escluse le forze paramilitari (come le 660 mila unità della polizia militare) e i contributi provenienti dai governi locali e regionali. In tal senso, le stime occidentali del reale bilancio della difesa cinese variano sensibilmente. Lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), per esempio, stima che il bilancio della difesa sia in realtà superiore di 1,4 volte ai dati ufficiali. Il dipartimento della difesa statunitense sostiene invece che le spese dell'ELP siano circa 1,8-2,6 volte più alte di quelle ufficialmente dichiarate;
nonostante le divergenti stime sul bilancio, non vi è dubbio che negli ultimi anni la Cina ha investito massicciamente nel settore della difesa;
grazie agli investimenti, ma anche alle riforme del settore menzionate in precedenza, il complesso militare-industriale cinese è in grado di produrre sistemi d'arma avanzati. Ciò ha permesso all'industria nazionale di sostituirsi gradualmente ai fornitori esteri (in particolare, la Russia) nella fornitura di armamenti avanzati. Allo stesso tempo, le trasformazioni del complesso militare-industriale hanno fatto della Cina un formidabile concorrente, a livello globale, delle industrie occidentali della difesa e dell'aerospaziale, in particolare nei settori dei mezzi corazzati, dell'artiglieria di grosso calibro, della missilistica, dell'avionica e del satellitare;
l'evoluzione dell'industria della difesa cinese potrebbe aprire prospettive per le aziende italiane su tre fronti:
a) il mercato interno cinese;
b) gli investimenti cinesi in Italia nei settori della difesa e dell'aerospaziale;
c) la possibilità di creare joint- venture e partenariati strategici tra imprese italiane e cinesi per i mercati esteri;
ciò sebbene l'embargo dell'Unione europea sulla vendita di armi alla Cina è un ostacolo allo sviluppo della cooperazione nel settore della difesa -:
come il Governo valuti l'evoluzione dell'industria della difesa cinese e quali siano le eventuali conseguenze in questo settore per il nostro Paese.
(4-08292)
Risposta. - La collaborazione nel campo della difesa è tra gli ambiti più sensibili nella ampia cornice del partenariato strategico tra Italia e Cina.
È attivo un dialogo tra le Autorità militari italiana e cinese, che si declina attraverso incontri tecnici, a cadenza generalmente annuale, e riunioni del «Comitato Misto», organismo attraverso il quale le rispettive Forze armate possono realizzare scambi nei settori addestrativo e tecnico/professionale. Inoltre, il ruolo e le responsabilità crescenti che la Cina va assumendo in numerosi teatri in cui siamo presenti entrambi, offre opportunità di collaborazione sempre più stretta in materia di operazioni di mantenimento della pace (testimonianza concreta è offerta dall'azione, svolta dall'Italia per il coinvolgimento della Cina, nel 2006, nella missione Unifil in Libano).
Forti limitazioni sussistono, tuttavia, sul versante dell'esportazione di armamenti e delle collaborazioni industriali in materia di produzione di sistemi d'arma, sulle quali vige l'Arms embargo adottato in sede europea. L'embargo, corre noto, si fonda su un paragrafo della Dichiarazione del Consiglio europeo del 27 giugno 1989 adottata dopo i fatti di piazza Tienanmen, che dispone con formula assai generica l'interruzione, da parte dei Paesi Membri, della cooperazione militare con Pechino ed un embargo sulle esportazioni di armamenti verso la Cina.
Si tratta di una misura che nasce come sanzione per gravi violazioni di diritti umani, ma che negli anni ha assunto una connotazione politica più ampia, estendendosi a valutazioni relative alla minaccia alla sicurezza. Essa è divenuto un elemento di ricorrente criticità nelle relazioni tra l'Unione europea e Cina, nel quadro dell'auspicata maturazione del partenariato strategico Unione europea-Cina.
L'Alto rappresentante dell'Unione europea sig.ra Ashton, ha recentemente rievocato la questione in ambito Unione europea menzionando l'opportunità di una discussione a livello comunitario sul tema, istanza alla quale, per il momento, non ha fatto seguito l'avvio di una compiuta riflessione.
Diversificato appare, in ogni caso, l'orientamento dei singoli Paesi membri. Alle note aperture franco-ispaniche (Parigi da tempo ha messo in discussione l'attualità politica e l'efficacia dell'embargo, seguita in maniera meno decisa da Madrid) si contrappongono le posizioni di coloro (Regno Unito e i Paesi nordici) che non
ritengono i tempi ancora maturi per rivedere le scelte politiche della Dichiarazione del 1989.
In posizione intermedia si collocano la Germania e l'Italia, che propendono piuttosto verso una riflessione che porti ad una valutazione ampia sul significato politico dell'arms embargo, sui suoi effetti pratici, e su eventuali contropartite che l'Unione europea potrebbe far valere nei confronti della Cina in caso di revisione.
La valutazione complessiva circa gli scenari che un'eventuale rimozione dell'embargo aprirebbe per l'industria italiana (l'Italia, secondo quanto deliberato dal Cipe nella riunione del 6 maggio 1998, applica l'embargo dell'Unione europea a quei materiali giudicati, in base ad un esame caso per caso, letali o, comunque, utilizzabili per un'attività di repressione politica e/o per violazioni dei diritti umani) non può peraltro prescindere dalla posizione comune del Consiglio dell'Unione europea n. 2008/944/CFSP (che introduce il cosiddetto «codice di condotta»), che definisce le regole sulle esportazioni di tecnologia della difesa, fissando parametri sul piano della minaccia ai diritti umani, della stabilità e sicurezza nella regione, e della sicurezza nazionale dei paesi alleati ed amici. Dalla vigenza della posizione comune deriva che l'abolizione dell'embargo non si tradurrebbe in un'apertura incondizionata del mercato cinese alle commesse militari, proprio alla luce delle stringenti e motivate limitazioni poste dalle norme comunitarie, nonché da una certa opacità dell'approvvigionamento militare cinese, che rende complessa una stima dell'ampiezza e della composizione della domanda cinese in una ipotesi di eliminazione delle misure europee di embargo.
Appare, in ogni caso, difficile ipotizzare il raggiungimento in sede europea di una posizione consensuale. Anche ammettendo che ciò si riveli possibile, un'eventuale valutazione «revisionista» da parte dell'Unione europea dovrà bilanciare i benefici di un miglioramento dei rapporti con la Cina in termini di potenziali vantaggi economico-commerciali, con la netta opposizione statunitense - oltre che con quella di altri Paesi amici quali Giappone, India e Corea del Sud - con il rischio concreto di ripercussioni negative per le importanti collaborazioni che la nostra industria del settore ha o intende avviare con gli Statuiti e con gli altri principali partner asiatici.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in queste giorni aumentano le tensioni sul confine israeliano-libanese dove opera la missione UNFIL, in cui è coinvolta anche l'Italia;
il Partito di Dio è pronto ad affrontare Israele e si prepara a combattere le sue battaglie nei centri urbani del Libano meridionale, enclavi sciite diventate vere e proprie roccaforti della milizia Hezbollah: questo è l'ultimo allarme lanciato dall'Aman, il servizio di controspionaggio delle Forze di difesa israeliane (IDF), che ritiene la minaccia reale e imminente e che sarebbe in possesso di migliaia di fotografie scattate negli ultimi quattro anni dagli UAV e dai satelliti israeliani; immagini che provano le attività dei militanti sciiti all'interno delle aree urbane prossimi al confine con lo Stato ebraico;
il colonnello dell'IDF, Ronen Marley, avrebbe fatto riferimento, tra l'altro, alle attività d'intelligence svolte dai miliziani sciiti, alla consistente rete d'infrastrutture sorta per alloggiare le rampe di lancio dei razzi a breve e media gittata e ai sistemi militari di comunicazioni e di comando e controllo che Hezbollah potrebbe utilizzare in un'eventuale scontro armato;
il servizio d'informazioni israeliano stima che Hezbollah sia attualmente in possesso di un arsenale composto da circa 100 missili Scud ed M-600 e 40 mila razzi a corto e medio raggio, armi nascoste nei villaggi e nelle case a sud del fiume Litani, dove inoltre si troverebbero quasi 20 mila militanti sciiti, ottomila dei quali preparati
al combattimento nei campi di addestramento iraniani;
lungo la zona cuscinetto controllata della forza di interposizione dell'Onu (Unifil) ci sono aree interdette ai paschi blu dove il braccio armato del Partito di Dio avrebbe a disposizione un arsenale pari al doppio di quello del 2006 e una fitta rete di comunicazione e di centri comando, alle cui dipendenze opererebbero unità da combattimento formate da non più di duecento elementi ciascuna;
in un'intervista pubblicata dal quotidiano londinese in lingua araba Asharq al-Awsat il comandante sciita, Sheik Nabil Kaouk, avrebbe inoltre dichiarato che il movimento di resistenza libanese sarebbe in possesso di una lista di obbiettivi militari in territorio israeliano che i miliziani sarebbero in grado di colpire in qualsiasi momento;
la minaccia maggiore è sicuramente rappresentata dai missili terra-terra M-600, copia dei razzi iraniani Fateh-110, che grazie ad un raggio d'azione di circa 300 chilometri sono in grado di colpire la metà delle città israeliane, inclusa Tel Aviv. Gli M-600 consegnati ad Hezbollah sarebbero prodotti ed assemblati da un'azienda bellica siriana, frutto della collaborazione tra Damasco e Teheran;
secondo le regole d'ingaggio, se non autorizzata dall'esercito libanese, Unifil non può neanche entrare in molti villaggi del Libano meridionale; circa 160 piccoli paesi dove i bunker e le rampe di lancio dei missili che potrebbero arrivare a colpire il cuore di Israele potranno sempre essere difesi dallo scudo umano rappresentato dagli ignari abitanti civili;
il Ministro israeliano della difesa, Ehud Barak in una recente intervista concessa al Washington Post ha dichiarato che Israele colpirà direttamente le istituzioni governative libanesi se il movimento sciita libanese Hezbollah lancerà razzi contro città israeliane. Se Hezbollah lancerà un razzo su Tel Aviv, «noi daremo la caccia a ogni terrorista e ogni aggressore di Hezbollah», ha avvertito il Ministro durante l'intervista;
il Primo Ministro libanese Saad Hariri ritiene che Israele si stia preparando a condurre una nuova guerra contro il Libano; il Capo del Governo ha ripetutamente condannato i voli di sorveglianza condotti dallo Stato ebraico sopra il territorio libanese, in violazione dello spazio aereo di Beirut;
il principale problema di Israele riguarda, poi, il programma nucleare dell'Iran. Israele si è impegnato per impedire all'Iran di procurarsi armamenti nucleari e Hezbollah rappresenta per l'Iran uno dei maggiori deterrenti contro l'azione israeliana;
sebbene l'Italia abbia riconfermato la presenza e l'impegno nella missione UNFIL con una riduzione di 120 unità, nel prossimo futuro rimane preoccupante la situazione politica e la sicurezza nel Paese;
il 29 giugno 2010 nella seduta di interrogazioni a risposta immediata in Commissione difesa il sottosegretario nel rispondere all'interrogazione sulla partecipazione italiana alla missione UNIFIL II in Libano ha affermato: «[...] è in corso uno studio da parte dello Stato Maggiore della Difesa per attuare una rimodulazione in senso moderatamente riduttivo della configurazione del nostro Contingente, tale da mantenerne comunque una consistenza tale da garantire all'Italia un ruolo preminente in ambito della missione. [...]» -:
alla luce di quanto recentemente accaduto sul confine israelo-libanese, se, e in che modo, sia cambiata la strategia italiana all'interno di questo scenario e in che modo il Governo ritenga di poter garantire all'Italia un ruolo preminente nell'ambito della missione.
(4-08335)
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 29 ottobre 2010, con un comunicato stampa, l'ONU ha dichiarato che la
presenza di milizie armate e l'aumento di scontri hanno creato una situazione estremamente pericolosa in Libano, e tutte le parti in causa dovrebbero fare il possibile per ridurre le tensioni;
«Le milizie in Libano hanno a disposizione sempre più armi, e questo causa una situazione molto pericolosa», informa Terje Roed-Larsen, inviato Speciale ONU per l'attuazione della Risoluzione 1559. La Risoluzione, adottata dal Consiglio di Sicurezza nel 2004, ha come obiettivi elezioni libere e giuste, la fine delle interferenze straniere e lo scioglimento delle milizie armate;
Roed-Larsen ha spiegato che il Libano «rappresenta oggi la questione più spinosa per la pace e la sicurezza internazionali», e che l'instabilità del Paese avrà conseguenze gravi in tutta la regione. Per questo motivo, continua il funzionario ONU, tutti i partiti libanesi devono assumersi la responsabilità di porre fine a una retorica imprudente;
nel suo ultimo rapporto sulla risoluzione 1559, presentato da Roed-Larsen al Consiglio di sicurezza, il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha espresso la sua preoccupazione per l'aumento delle tensioni politiche in Libano, incoraggiando le parti in causa a rafforzare la sovranità e la sicurezza del Paese, e a risolvere questioni come la presenza di milizie armate;
emerge, altresì, che il Medio Oriente si trova in una fase «estremamente critica», con venti trasversali e un uragano che sta per scoppiare. Roed-Larsen ha ammonito che «nel mezzo di queste correnti c'è una tenda sorretta da due pali: uno è costituito dalla Palestina e l'altro dal Libano. Se uno dei due si spezza, l'intera tenda cadrà»;
da parte dello scrivente, il 3 agosto 2010 con l'interrogazione a risposta scritta 4-08335, fu manifestata forte preoccupazione per l'aumento di tensioni sul confine israeliano-libanese dove opera la missione UNFIL, in cui è coinvolta anche l'Italia. In tale interrogazione, a cui il Ministero della difesa non ha ancora risposto, dopo l'illustrazione di un quadro critico e complesso, si chiedeva se, e in che modo, sia cambiata la strategia italiana all'interno di questo scenario e in che modo il Governo ritenga di poter garantire all'Italia un ruolo preminente nell'ambito della missione alla luce delle ultime dichiarazioni dell'ONU e in relazione alle 1.780 unità militari italiane autorizzate dal decreto-legge n. 102 del 2001 impiegate in Libano a sostegno della missione UNFIL -:
quale sia la posizione del Governo italiano e se non ritenga di dover chiarire, nelle opportune sedi, lo stato della missione UNFIL e il contesto nel quale attualmente opera.
(4-09369)
Risposta. - La missione Unifil dal 2006 è riuscita a mantenere sostanzialmente il cessate il fuoco lungo la «Linea blu», svolgendo un ruolo indispensabile per la stabilità del Libano e per scongiurare i rischi di una ripresa delle ostilità con Israele, come dimostrato anche dall'intervento di mediazione del Vice comandante, a seguito dell'incidente dell'agosto 2010.
Il Consiglio di sicurezza ha rinnovato per un anno il mandato di Unifil con una Risoluzione co-sponsorizzata dall'Italia a partire dallo scorso agosto 2010. La Risoluzione apporta alcune modifiche al testo del 2009, riaffermando obblighi già presenti in precedenti risoluzioni, quali quello di Israele di ritirarsi da Ghajar, quelli in materia di divieto di traffico di armi non autorizzate dal Governo libanese e l'obbligo delle parti di assicurare la libertà di movimento di Unifil.
Entrambe le parti (libanesi e israeliani) afferivano che i «Caschi blu» dovrebbero fare di più: secondo gli israeliani, dovrebbero avere il potere di disarmare con la forza le milizie, mentre per i libanesi dovrebbero essere bloccate le cosiddette «invasioni di campo» israeliane.
L'Onu ha rinnovato il mandato senza cambiare le regole di ingaggio. Ove si desse avvio ad una riflessione in ambito Onu sulla revisione di tali regole, saremmo
pronti a fornire il nostro contributo e, ovviamente, ad adeguarci ad una eventuale nuova posizione comune.
L'Italia, infatti, contribuendo con il contingente più numeroso e detenendo attualmente il Vice comando della missione, intende continuare ad assicurare il suo impegno in Unifil la stabilizzazione dell'area.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
già da qualche anno, su iniziativa di giovani donne, è stata proposta un'azione tendente a riconoscere al personale femminile la possibilità di arruolamento nel Corpo militare della Croce rossa italiana;
tale iniziativa, promossa anche in sede giurisdizionale, ha portato ad un pronunciamento favorevole nel merito da parte del TAR del Lazio sede di Roma con sentenza n. 7944/08 depositata il 28 agosto 2008 e notificata il 24 settembre 2008;
risulta però la resistenza in giudizio in appello presso il Consiglio di Stato operata dal Ministero della difesa e dalla Croce rossa Italiana, attraverso l'Avvocatura dello Stato, nonostante l'arruolamento della prima e unica donna nel Corpo militare della Croce rossa italiana;
il Ministero della difesa riesce peraltro ad ottenere, inaspettatamente, un'ordinanza di sospensiva dell'efficacia della sentenza n. 7944/08 del Tar del Lazio, da parte del Consiglio di Stato sez. IV; mentre, la Croce rossa italiana non si è costituita;
si ha discriminazione quando una persona diverso, e peggiorativo a causa del genere (maschio o femmina), della religione, dell'orientamento sessuale e di forme di handicap;
si ricordano inoltre gli articoli 3, 37 e 51 della Costituzione italiana, la dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni unite firmata a Parigi il 10 dicembre 1948; la Costituzione europea titolo II secondo i quali: il divieto di discriminazione lavorativa in base al sesso, dunque, è il divieto di porre in essere disposizioni, criteri, prassi, atti, patti o comportamenti che producano un effetto pregiudizievole discriminando le lavoratrici o i lavoratori in ragione del loro sesso; si ricordano altresì la Convenzione adottata a New York il 18 dicembre 1979, resa esecutiva con legge 14 marzo 1985, n. 132; il codice delle pari opportunità tra uomo e donna, la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966, resa esecutiva con legge 13 ottobre 1975, n. 654 il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone;
Asso.fa.mil. - Associazione famiglie militari e del Corpo Militare CRI - da tempo denuncia la grave discriminazione in merito al divieto di arruolamento femminile esistente nell'ambito del corpo militare CRI -:
se il Governo intenda dare spiegazioni in merito alla vicenda citata in premessa;
se il Governo intenda rivalutare la possibilità di riconoscere al personale femminile il diritto di arruolamento nel Corpo militare della Croce rossa italiana al fine difendere i principi della pari dignità sociale e delle pari opportunità per evitare che i diritti sanciti dalla Costituzione vengano clamorosamente calpestati dagli enti interessati.
(4-10173)
Risposta. - Desidero rappresentare, in premessa, da un lato, che nulla osta in via di principio all'ingresso delle donne negli enti dipendenti o vigilati dalla Difesa e, dall'altro lato, la necessità che la definizione degli aspetti di criticità - che pure la
questione presenta - vengano affrontati e risolti in via legislativa.
Ad esempio, nell'ambito della proposta di legge (A.C. n. 298), attualmente in esame presso le competenti Commissioni della Camera dei Deputati o, più propriamente, nell'ambito della «delega al Governo per la riorganizzazione degli enti vigilati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero della salute», di cui all'articolo 2 della legge 4 novembre 2010 n. 183.
Fatta questa doverosa premessa, passo ora ad affrontare la specifica questione di merito del Corpo militare della Cri, posta con l'interrogazione in esame che riguarda, in sostanza, l'appello, presentato dal Dicastero al Consiglio di Stato, avverso la sentenza del Tar del Lazio (n. 7944 del 2008 III sezione) che aveva accolto il ricorso di un'aspirante volontaria per il corpo militare della Cri.
Al riguardo, sottolineato che l'Avvocatura generale dello Stato ha ritenuto pienamente condivisibili le argomentazioni dell'Amministrazione militare sulla proposizione dell'appello, dovuto in relazione alla disciplina del Corpo militare recata dal regio decreto n. 484 del 1936 e riassettata nel Codice dell'Ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, desidero specificare che la motivazione di fondo è rappresentata dal fatto che non è possibile, a termini di legge, estendere automaticamente alla Croce rossa la normativa prevista per le Forze armate, compreso l'arruolamento di personale femminile, attesa la natura giuridica dell'organizzazione (associazione avente natura di ente dotato di personalità di diritto pubblico).
Il Consiglio di Stato, già con ordinanza n. 4585 del 2010, ha sospeso l'esecutività della sentenza di 1o grado «...rilevato, sotto il profilo del fumus, che la complessità delle questioni giuridiche, anche di ordine costituzionale, proposte dalle parti meritano di essere approfondite nella competente, sede di merito e che, nelle more è da ritenere prevalente la tutela del danno che patirebbe l'Amministrazione dall'esecuzione della sentenza appellata;...».
Soprattutto, con successiva e definitiva sentenza n. 751 del 2 febbraio 2011, il Consiglio di Stato ha accolto l'appello proposto dalla Difesa e, conseguentemente, ha annullato la citata sentenza di primo grado resa dal Tar del Lazio.
Tale posizione del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, vale a dire del massimo organo di giustizia amministrativa, del resto, è assolutamente in linea con un parere già reso dal Consiglio di Stato in sede consultiva.
Infatti, proprio in ordine all'arruolamento di personale femminile nel Corpo militare della Cri, si era espresso - su richiesta dell'Amministrazione difesa - il Consiglio di Stato - Sezione terza che, con parere dell'11 ottobre 2005, ha escluso la possibilità di recepire il contenuto della legge 20 ottobre 1999, n. 380, concernente il reclutamento su base volontaria di personale femminile nelle Forze armate e nelle Forze di polizia dello Stato, mediante l'interpretazione estensiva dell'articolo 5 del citato regio decreto n. 489 del 1936, senza la necessaria revisione della normativa legislativa vigente.
L'Alto consesso aveva osservato che il personale militare della Cri è personale non dello Stato bensì di un ente dotato di personalità di diritto pubblico, come riconosciuto dall'articolo 7 del decreto-legge 20 settembre 1995, n. 390, convertito con legge 20 novembre 1995, n. 490.
Proprio per la natura giuridica del Corpo, esso è regolato da autonoma normativa legislativa e regolamentare. Pertanto, «in mancanza dell'adeguamento della specifica normativa non sussistono spazi per poter pervenire, in via di interpretazione estensiva o analogica, a un'automatica estensione al Corpo militare della Cri delle disposizioni vigenti per il personale militare delle Forze, armate».
Ma soprattutto vale considerare che, con la recente ricordata sentenza n. 751 del 2011, il Consiglio di Stato ha rilevato che «il corpo militare della Croce rossa italiana, anche se fa parte delle Forze armate dello Stato, è regolato da norme di legge speciali per cui deve dunque escludersi l'automatica applicabilità in favore dei dipendenti della Croce rossa delle norme
dettate per le altre Forze armate........... ivi comprese quelle per cui è causa.
In ogni caso la sospensione della leva non fa venir meno il richiamo razionale tra la norma sull'arruolamento del Corpo militare della Cri e le norme sulla leva per cui, in assenza di una disposizione ad hoc in tal senso non può concludersi nel senso indicato nella sentenza impugnata.
Le donne non sono poi affatto escluse dalla Croce rossa, ma anzi ne costituiscono storicamente una delle strutture portanti essendo inserite a pieno titolo, fin dal 1908, nel Corpo infermiere volontarie, composto di socie dell'associazione le quali fin dall'articolo 1 del regio decreto 12 maggio 1942 n. 918, sono assimilate di rango al personale militare direttivo.....................
Sotto altro profilo se si considera che, l'ordinamento della Cri consente la partecipazione a titolo proprio delle donne nella Cri, sia pure quali volontarie a titolo gratuito; e che, nelle more del giudizio, l'articolo 5 del regio decreto n. 484 del 1936 è stato abrogato, deve anche ritenersi che non vi siano i presupposti richiesti per una questione di legittimità costituzionale della predetta disposizione, che appare infatti manifestamente inammissibile».
Per i suesposti motivi, la questione è, allo stato, stata correttamente affrontata e che, comunque, ogni modifica del quadro normativo non può che avvenire con apposito intervento legislativo, per il quale garantisco la costante attenzione della Difesa.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è in pieno svolgimento una lotta determinante per le sorti dell'economia afgana e quindi per il destino di milioni di contadini e delle loro famiglie, ovvero per la stragrande maggioranza del popolo di quel Paese: la lotta tra l'oppio talebano e le colture alternative promosse dalla coalizione internazionale, tra le quali spicca per produttività lo zafferano;
il generale di brigata Josef Blotz, portavoce della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF), durante una conferenza stampa a Kabul, ha affermato che i talebani sono tornati a convincere gli agricoltori della provincia afgana di Herat a coltivare l'oppio e ad abbandonare, di conseguenza, le coltivazioni legali, prima tra tutte, appunto, quella dello zafferano;
gli insorti, ha confermato, sono stati visti distruggere campi di coltivazioni legali e minacciare gli agricoltori nella provincia occidentale di Herat, dove ha sede il Regional command west a guida italiana e dove sono dispiegati i militari italiani;
«due camion carichi di bulbi di zafferano sono stati attaccati» dai talebani, in un agguato che è costato la vita agli autisti dei mezzi;
l'attacco, ultimo di una serie, quindi, secondo la Nato, sembra confermare che i talebani non sono intenzionati a rinunciare agli introiti derivanti dal narcotraffico, che ogni anno porta nelle loro casse circa 500 milioni di dollari. Anche i militari italiani quest'anno sono rimasti coinvolti in uno scontro a fuoco con gli insorti durante un'attività per la consegna nell'ovest del Paese dei bulbi di zafferano;
alle parole del portavoce di ISAF, tuttavia, è già arrivata la smentita di un portavoce del governatorato di Herat. Secondo Shafiq Perozyan, nella provincia ci sono solo «pochi ettari» di terreni coltivati a oppio e «il governo lavora per eliminarli al più presto»;
nel dicembre dello scorso anno si stimava che nella provincia di Herat vi fossero 566 ettari di campi coltivati a papavero da oppio, A settembre le Nazioni Unite consideravano poppy-free, ovvero prive di terreni coltivati a oppio, 20 delle 34 province afgane. Lo scorso anno la coltivazione del papavero da oppio era estesa su 123 mila ettari di terra afgana. Il 98 per cento dell'oppio prodotto in Afghanistan, che poi finisce sul mercato mondiale, viene coltivato soprattutto nelle
province occidentali e meridionali del Paese. Sono proprio queste ultime, infatti, quelle in cui i talebani, che si finanziano con il commercio di droga, sono più attivi;
la produzione e traffico di droga sono anche effetti della instabilità politica e trovano ampio spazio in uno stato debole in cui i signori della guerra possono intimidire o corrompere i funzionari delle autorità incaricate o le forze di sicurezza;
nel breve e anche medio termine l'Afghanistan rischia di essere il luogo con il primato nella produzione di droga. Attualmente ha un enorme vantaggio di prezzo rispetto ai suoi rivali più vicini come produttore illecito di oppio. Fornisce circa il 90 per cento del mercato mondiale, e una quota maggiore anche nel mercato dell'emisfero orientale;
una possibile soluzione per arginare il traffico di droga in Afghanistan sarebbe quella di eliminare il flusso di fondi per trafficanti e dei loro protettori e quindi migliorare la sicurezza e la situazione di governance;
come il fattore «addestramento», anche quello delle colture alternative è un elemento essenziale nel faticoso cammino dell'Afghanistan verso la costruzione di uno stato democratico e la «lotta oppio-altre coltivazioni» va necessariamente vinta, da qui al 2014 -:
se il Governo sia a conoscenza delle informazioni citate in premessa e se non ritenga di dover chiarire la nostra azione operativa nella lotta contro il narcotraffico e la produzione di oppio in Afghanistan.
(4-10175)
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'ultima revisione della strategia degli Usa in Afghanistan osserva che le truppe della coalizione stanno facendo guadagni contro i talebani sul campo di battaglia. Ma questo non ha fermato il flusso di denaro nelle casse dei talebani;
le pubblicazioni di Wikileaks rivelano una crescente frustrazione degli Stati Uniti con gli alleati arabi e la loro incapacità di trattare con enti di beneficenza e donatori privati che inviano denaro ai gruppi estremisti talebani;
gli analisti e funzionari dicono che le donazioni per i talebani potrebbe diventare un punto controverso, data la loro crescente capacità di generare cassa per conto proprio;
le investigazioni delle Nazioni Unite si aprono a ventaglio in tutto l'Afghanistan in questo periodo per valutare e prevedere il raccolto di oppio del Paese nel corso del prossimo anno;
non hanno ancora depositato la loro relazione, ma già forti sono le preoccupazioni;
Jean-Luc Lemahieu, che dirige l'ufficio delle Nazioni Unite sulla droga e il crimine in Afghanistan, ha affermato che il prezzo dell'oppio negli ultimi mesi è salito vertiginosamente e questo è un chiaro segnale che il mercato cresce e non stenta ad arrestare. L'Afghanistan rimane il maggiore produttore mondiale di oppio;
la possibilità di fare soldi 10 volte di più con la produzione di oppio rispetto a quella del grano sta iniziando a diventare una tentazione troppo forte per gli agricoltori;
lo studioso Gretchen Peters, che analizza il crimine organizzato e il fenomeno degli insorti in Afghanistan e Pakistan, afferma che i talebani stanno diventando sempre più esperti nella gestione dei laboratori di droga e del contrabbando;
il denaro della droga non è l'unica fonte di reddito di riempimento dei conti talebani. Gli esperti parlano anche di estorsione, contrabbando, rapimenti e pagamenti di imprenditori occidentali;
l'incapacità di affrontare adeguatamente il finanziamento di gruppi estremisti come i talebani è frustrante non solo per l'Occidente, ma anche per alcuni degli alleati dell'America nel mondo arabo. In
una recente conferenza sulla sicurezza regionale in Bahrain, Nasser al-Bloushi, ambasciatore del regno a Parigi, si lamentava che nessuno dei leader parlava di tale argomento, affermando che la continuità di attacchi terroristici non è causata dalla determinazione dei gruppi estremisti, ma dalla nostra incapacità a fermare il flusso dei finanziamenti nelle loro mani;
fino a quando la droga e la corruzione rimangono le principali fonti di entrate in Afghanistan sarà molto difficile reprimere e controllare il finanziamento dei talebani -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione citata in premessa e quale sia il contributo italiano sul campo e nelle sedi istituzionali finalizzato ad arginare la produzione di droga e la corruzione dilagante in Afghanistan, problematiche fondamentali di necessaria soluzione per la fine della missione.
(4-10314)
Risposta. - Il Governo italiano è ben consapevole che la produzione ed il traffico di oppio in e dall'Afghanistan rappresentano gravi minacce per la stabilizzazione del Paese ed il consolidamento statale, alimentando altresì l'instabilità dell'intera regione. Secondo i dati dell'Unodc la coltivazione di oppiacei rimane prevalentemente concentrata nelle province meridionali più instabili, dove più forte è la presenza dell'insorgenza talebana ed operano gruppi criminali organizzati, specie nel sud-ovest (Helmand, Kandahar, Uruzgan, Farah, Nimroz). Il legame tra insorgenza e traffico di droga rappresenta una ragione in più per tenere alta la guardia su questo tema.
Se dunque il problema resta acuto e fonte di grave preoccupazione, si sono nondimeno registrati cauti progressi, che occorre consolidare ed ampliare. La coltivazione di papavero registra infatti un calo dal 2008: dopo aver raggiunto il suo apice nel 2007 con 193 mila ettari di terreno coltivato a oppio, nel 2010 la superficie si attestava sui 123 mila ha, producendo un raccolto pari a 3.500 tonnellate. Le province poppy-free erano, nel 2010, 20 su 34.
Il progresso più significativo si è registrato nella provincia di Helmand, dove la coltivazione è diminuita di un terzo. Le più recenti stime per il 2011, presentate da Unodc il 18 aprile 2011, lasciano presupporre una leggera riduzione nella produzione di oppio, sebbene il numero delle province poppy free potrebbe ridursi a 16-19 (a seconda dell'efficacia che avranno le campagne di eradicazione). Tale apparente contraddizione si spiega col fatto che la consistente riduzione attesa nelle province di Helmand e Kandahax più che compensa il leggero aumento (partendo da livelli molto bassi) che dovrebbe verificarsi in province del nord e dell'ovest (Badakshan, Baghlan, Faryab, Ghor e anche Herat), alcune delle quali perderanno lo status di poppy free.
Contro la volontà delle autorità afgane e della comunità internazionale opera anche l'alto prezzo dell'oppio, cresciuto fra febbraio 2010 e febbraio 2011 rispettivamente del 306 per cento (oppio secco) e del 251 per cento (oppio fresco). Inoltre, i trafficanti afgani possono contare su ingenti quantitativi di materiale grezzo stoccato e pronto ad essere immesso sul mercato.
Negli ultimi anni si è altresì registrata una massiccia attività di contrasto al narco-traffico: l'incremento delle operazioni militari delle forze NATO e afgane ha portato, nell'ultimo anno, ad un aumento del 375 per cento dei sequestri di narcotici e oppio. L'assistenza internazionale ha anche contribuito a rendere più efficace e razionale il sistema istituzionale afgano dedicato al contrasto del narcotraffico: il Ministero antidroga ha compiti di coordinamento e controllo di tutte le attività antidroga, dei programmi governativi che ricadono nell'ambito della strategia nazionale antidroga (National drugs control strategy, a sua volta parte dell'Ands), come delle attività di prevenzione condotte con organizzazioni nazionali e internazionali. Oltre a ciò si cerca di rendere effettivo il controllo sul fenomeno del riciclaggio attraverso il Financial transaction reports analysis centre afgano (Fintrac), ufficio ubicato all'interno dell'Afghan national bank, che opera esclusivamente nel settore
bancario ed è svincolato da qualsiasi rapporto sia con il Ministero dell'interno che con quello dell'economia e delle finanze.
In Afghanistan tutte le forze di polizia (Afghan national police, Afghan custom department, Afghan border police) svolgono attività antidroga, come forza di primo intervento, lasciando le indagini alla competenza della Polizia antinarcotici. Partecipando all'addestramento delle forze di sicurezza e di polizia afgane, sia attraverso la catena NATO che mediante la missione Eupol, l'Italia offre dunque un contributo di grande rilievo per migliorare le capacità dello Stato afgano nel prevenire e reprimere il traffico di droga.
A differenza che in passato, le fasi di lavorazione e trasformazione dell'oppio in morfina e in eroina, non avvengono più tanto lungo il tragitto verso i mercati di consumo (in particolare Pakistan e Turchia, ma anche Iran) quanto piuttosto all'interno dell'Afghanistan, per poi proseguire sui mercati russo, europeo, cinese e americano. Per quanto riguarda la regione ovest, la provincia di Badghis alimenta il traffico, oltre che verso l'Iran, anche verso il Turkmenistan e il Tajikistan. Sulla base della constatazione del carattere transnazionale del fenomeno, l'Italia ha promosso un approccio regionale al tema, contribuendo al Regional programme on Afghanistan and neighbouring countries di Unodc - che, sulla scia del Patto di Parigi e della Rainbow Strategy, persegue l'obiettivo di sostenere i Paesi della regione nella lotta al traffico di stupefacenti ed ai crimini correlati, quali riciclaggio di denaro sporco, contrabbando di precursori chimici e crimine organizzato. La strategia proposta da Unodc, presentata alla riunione ministeriale G8 di Trieste nel giugno 2009 e sostenuta dalla Cooperazione italiana, mira in particolare a promuovere la cooperazione regionale favorendo lo scambio di intelligence a livello regionale ed inter-regionale, promuovendo la sicurezza alle frontiere e la cooperazione oltre confine, incrementando la cooperazione giudiziaria e combattendo la corruzione, adottando iniziative per il trattamento e recupero dei tossicodipendenti.
È ormai ampiamente riconosciuto che la strategia più appropriata di contrasto al fenomeno si fonda non solo e non tanto sull'eradicazione delle colture di oppio, quanto sullo sviluppo di economie rurali alternative. A questo scopo, le autorità governative ed internazionali hanno creato food zones, dove sono stati avviati programmi di promozione delle coltivazioni lecite e di sostentamento all'agricoltura. L'Italia ha pertanto promosso iniziative incentrate sul sostegno al settore agricolo e sulla diffusione di colture alternative all'oppio (progetti per lo sviluppo della produzione olivicola e delle filiere produttive ad alto potenziale commerciale nelle aree nord-occidentali del Paese). Da ultimo, è stato avviato dalla cooperazione italiana un vasto programma di sviluppo agricolo e rurale, per un importo di 6,2 milioni di euro, nella regione ovest del paese. Sul piano imprenditoriale, abbiamo promosso l'avvio di contatti tra imprese italiane e imprese della provincia di Herat per favorire l'aspetto della lavorazione e della commercializzazione delle colture lecite, a partire dallo zafferano e dalla frutta.
Conformemente alla strategia sulla droga dell'Unione europea per il periodo 2005-2012, il Governo italiano ha inoltre puntato sul consolidamento della capacità del Governo afgano nelle attività di contrasto al traffico di droga e al riciclaggio di denaro, sulla riforma della giustizia penale e del sistema penitenziario, sullo sviluppo del capitale umano nel settore dell'educazione e formazione. A fronte di tale impegno, abbiamo sollecitato un concreto sforzo da parte afgana per tener fede agli impegni assunti in materia di governance e lotta alla corruzione. L'Italia ha inoltre potenziato il proprio intervento nella governance, incrementando il contingente di esperti a Herat, mettendo a disposizione la propria esperienza in materia formazione della pubblica amministrazione e contribuendo ai programmi nazionali per la governance ed il capacity building, a livello centrale e locale, messi a punto dal Governo afgano e dalle Nazioni unite. La crescente attenzione al tema trova conferma altresì nella prosecuzione delle attività della Guardia di
finanza a Herat, con attenzione specifica sull'anticorruzione, nell'assistenza offerta da alcuni atenei italiani all'amministrazione provinciale di Herat (Università di Genova e Firenze) e nella collaborazione assicurata dalla Scuola superiore della Pubblica amministrazione per la formazione dei quadri della Pubblica amministrazione afgana. A Kabul ed Herat l'Italia conduce inoltre un'azione particolarmente apprezzata nel settore dello stato di diritto e della giustizia. In questo quadro si inscrivono: la formazione delle professionalità giudiziarie e forensi attraverso l'Inltc (Independent national legal training center), scuola di alta formazione giuridica fondata e costruita dall'Italia (di cui si sta valutando l'istituzione di una sede distaccata a Herat); la realizzazione di un master di alta formazione giuridica comparativa (diritto europeo e islamico) per giudici, procuratori, professori e giuristi, in collaborazione con l'Università di Roma Tor Vergata e l'Università per stranieri di Perugia; il supporto alla riforma legislativa tramite la realizzazione di un codice di procedura penale ad interim e ora di uno definitivo; l'assistenza alle autorità afgane, già prestata nella redazione di un piano nazionale per la giustizia, National justice programme; l'assistenza all'ufficio legislativo del Ministero della giustizia (Taqnin). In totale, il contributo italiano ha portato alla formazione di circa 3.700 tra giudici, procuratori e funzionari afgani in materia giuridica.
Combattere il fenomeno della produzione e del traffico delle sostanze stupefacenti in Afghanistan richiede uno sforzo multisettoriale e di lungo periodo, che deve essere condiviso con i nostri maggiori alleati e le organizzazioni internazionali attive nel Paese, responsabilizzando e rafforzando le istituzioni afgane competenti, soprattutto in tema di lotta alla corruzione. Si tratta di un percorso essenziale per il perseguimento degli obiettivi regionali e globali di stabilità e sicurezza, al quale l'Italia continuerà a prestare la massima attenzione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le carenze di organico che si registrano nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco costringerebbero l'amministrazione competente ad impiegare ogni giorno ed in via ordinaria un enorme numero di vigili discontinui;
questo tipo di impiego sarebbe attuato in difformità da quanto previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 139 del 2006 «Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del corpo nazionale dei vigili del fuoco a norma dell'articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229», nella parte in cui stabilisce che il personale volontario può essere richiamato in servizio temporaneo in occasione di calamità naturali o catastrofi o in caso di particolari necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale;
questo tipo di impiego risulta essere del tutto anomalo e quanto mai unico nella generale disciplina del diritto del lavoro dovendosi appellare al principio della straordinarietà prevista dal decreto legislativo sopra citato, anche se nei fatti tutto ciò sembrerebbe non avvenire;
negli anni passati si era giunti all'attivazione di un processo di stabilizzazione del suddetto personale, secondo quanto previsto dalla legge n. 296 del 2006, che, però, sembrerebbe essersi interrotto a seguito dell'introduzione nella legge finanziaria per il 2010 di norme e conseguentemente di risorse che lascerebbero aperta la possibilità a personale proveniente dalle Forze armate di essere assunti nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, non permettendo quindi un completo assorbimento negli organici a titolo definitivo di chi per anni ha prestato servizio in via volontaria -:
quali iniziative il Ministro intenda porre in essere per garantire la stabilizzazione di personale che da più anni presta servizio quale volontario nel Corpo dei vigili del fuoco.
(4-11176)
Risposta. - L'articolo 2, comma 209, della legge finanziaria 23 dicembre 2009, n. 191, ha previsto che le assunzioni nelle carriere iniziali dei Corpi di Polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, negli anni 2010, 2011 e 2012, siano destinate, nelle percentuali previste dalla normativa di riferimento, ai volontari in ferma breve, in ferma prefissata e in rafferma, in servizio o in congedo.
La normativa di riferimento per il personale volontario del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco è data dall'articolo 18 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, secondo il quale: «Nei concorsi relativi all'accesso nelle carriere iniziali, le riserve di posti per i volontari di truppa in ferma prefissata e ferma breve sono determinate nella misura del 45 per cento per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco».
Dalla norma suddetta, come recepita anche dall'articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 217 del 2005, consegue che il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco destinerà ai volontari in ferma breve, nel triennio 2010/2012, il 45 per cento delle assunzioni.
Tale procedura sarà espletata attraverso il meccanismo della riserva dei posti nei concorsi pubblici, in quanto il Corpo nazionale ha l'obbligo di bandire concorsi riservati per i Vigili del fuoco in ferma breve, non essendo più operante il meccanismo previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 332 del 1997, oggi abrogato dal nuovo Codice militare.
La procedura di cui sopra non deve essere, tuttavia, confusa con la procedura di stabilizzazione riservata al personale volontario dei Vigili del fuoco, introdotta dall'articolo 1, commi 519 e 526, della legge finanziaria per il 2006 ed i cui criteri e sistema di selezione sono stati fissati con decreto del Ministro dell'interno del 30 luglio 2007.
Al riguardo, giova evidenziare che si tratta di un sistema speciale di accesso rispetto a quello concorsuale pubblico, di cui all'articolo 97 della Costituzione.
Pertanto, pur condividendo, in via generale, l'orientamento di immettere personale qualificato nei ruoli operativi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, anche per non disperdere le professionalità acquisite in anni di servizio volontario, ulteriori assunzioni di tali categorie, sia che si ritenga di attingere alle graduatorie esistenti, sia che si pensi di avviare analoghe procedure, saranno possibili solo se espressamente previste dalla legge.
Si evidenzia, inoltre, che in base all'ordinamento vigente (articolo 5, comma 2, del decreto legislativo n. 217 del 2005) è prevista una riserva di posti, nella misura di cui all'articolo 13 comma 4 del decreto legislativo n. 77 del 2002, in favore del personale volontario del Corpo nazionale che, alla data di indizione di un bando di concorso pubblico per l'accesso alla qualifica di Vigile del fuoco, sia iscritto negli elenchi del personale volontario da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di 120 giorni di servizio.
Tale disposizione costituisce, per i volontari dei Vigili del fuoco, una riserva «a regime» che si applica a tutti i concorsi pubblici per l'accesso alla qualifica iniziale di Vigile del fuoco: procedura distinta da quella speciale di stabilizzazione di cui alla legge n. 298 del 2006.
Allo stato attuale, in assenza di graduatorie di concorso ancora aperte, le assunzioni nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, relative al triennio 2010-2012, potranno avvenire attingendo dalla graduatoria del concorso a 814 posti di Vigile permanente, pubblicata il 16 luglio 2010 e la copertura del turn over al 100 per cento prevista dalla legge finanziaria n. 191 del 2009 (legge finanziaria per il 2010) e confermata anche dalla manovra economica di cui alla legge n. 12 del 2010, potrà avere luogo attingendo alla graduatoria dei vincitori e degli idonei del citato concorso.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
profonda preoccupazione desta ancora la sorte dei 250 africani, tra cui
un'ottantina di profughi eritrei, ostaggio di una banda di predoni nel deserto del Sinai, trafficanti d'esseri umani che pretendono il pagamento di 8.000 dollari per la loro liberazione;
da varie settimane, infatti, ci sono uomini, donne e bambini che vivono in condizioni inumane, tenuti imprigionati e in catene e che stanno subendo ogni tipo di tortura e violenza; si teme per la loro vita e per il loro destino, perché queste persone rischiano di divenire vittime del traffico di organi, della prostituzione e dei lavori forzati;
da informazioni in possesso di don Mussiè Zerai, sacerdote eritreo e direttore della organizzazione non governativa Habeshia, che ha fatto conoscere al mondo ciò che stava accadendo risulterebbe che alcune di queste persone sono state torturate e uccise a sangue freddo e che altre sarebbero state uccise in seguito ad un tentativo di fuga represso con inaudita violenza;
il racconto dei profughi è drammatico, riguardo alla loro condizione: riferiscono di essere tenuti legati con le catene ai piedi da un mese, come si faceva una volta nel commercio degli schiavi, e di essere continuamente minacciati e maltrattati; raccontano di non avere a disposizione da 20 giorni acqua per lavarsi, di essere segregati nelle case nel deserto del Sinai, sotto minaccia di morte se non pagano gli 8.000 dollari richiesti. Riferiscono che ci sono molti altri profughi eritrei, etiopi, somali, sudanesi nella zona del Sinai, in simili condizioni: si parla di circa 600 persone;
in Egitto si sta consumando una grave violazione dei diritti umani e la comunità internazionale e l'Unione europea non possono rimanere indifferenti davanti a una simile tragedia anche in considerazione del fatto che l'Egitto fa parte delle principali organizzazioni internazionali umanitarie e si è impegnato a rispettare i diritti dell'uomo e dei migranti -:
se il Governo abbia contezza circa la reale situazione in cui versano questi profughi;
quali iniziative urgenti il Governo abbia adottato o intenda adottare, sia nelle opportune sedi internazionali sia nei confronti del Governo egiziano, qualora le notizie citate trovassero conferma, affinché queste persone vengano liberate e siano garantite loro incolumità e sicurezza.
(4-10370)
Risposta. - In relazione alla questione dei profughi eritrei che, secondo le segnalazioni ricevute, sarebbero stati sequestrati da trafficanti e tenuti in ostaggio nel Sinai, va ribadito che il Governo italiano, si è immediatamente attivato al più alto livello con le Autorità egiziane, per rappresentare l'attenzione e la sensibilità con cui le istituzioni italiane e l'opinione pubblica guardano alla vicenda, esprimendo loro il vivo auspicio che si possa arrivare ad una soluzione positiva.
Nonostante la crisi politica avvenuta nel Paese, la nostra Ambasciata al Cairo ha continuato a seguire con la massima attenzione la questione, mantenendo contatti con le autorità egiziane, con le organizzazioni internazionali e non governative più coinvolte nella vicenda e con la delegazione dell'Unione europea, per chiedere aggiornamenti su eventuali sviluppi o notizie aggiornate sulla sorte degli eritrei coinvolti, rammentando il forte interesse italiano nei confronti della loro situazione.
È anche utile ricordare che, nei contatti intercorsi, le Autorità egiziane hanno sempre evidenziato come il Governo e le forze di sicurezza siano impegnati nel contrasto dei traffici di esseri umani condotti dai beduini nel Sinai, ed in generale nella lotta ad ogni forma di sfruttamento e di abuso nei confronti della persona umana. Tuttavia, come noto, il Sinai, anche per le clausole di pace con Israele (divieto di introdurre armi pesanti e blindati nella zona di frontiera), rimane una zona di difficile monitoraggio, particolarmente esposta ai colpi di mano delle tribù beduine più instabili e ribelli, i cui traffici e le cui azioni illecite si cerca di contrastare da anni. Per tale ragione, le Autorità egiziane ritengono che nella vicenda, come in altre legate alla sicurezza e alla stabilità nel
Sinai, il loro Paese sia «vittima» e non responsabile.
Le stesse Autorità egiziane hanno indicato che a loro giudizio l'episodio si inquadra nel più generale fenomeno del flusso ininterrotto di emigranti provenienti dal Corno d'Africa (in particolare sudanesi ed eritrei) che dal Sinai cercano di entrare illegalmente in Israele e che sarebbero stimati tra le 30.000 e le 50.000 unità all'anno. Dai nostri contatti al riguardo con le autorità israeliane, non sono emersi elementi specifici sul caso, ma un interesse ad esaminare a livello tecnico le questioni attinenti all'immigrazione illegale, a fronte della crescente pressione sul confine meridionale del Paese.
Da parte nostra, abbiamo intrapreso contatti anche con le principali organizzazioni internazionali competenti, quali l'Alto Commissariato per i diritti umani (Unhcr), l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), le Organizzazioni non governative più direttamente interessate. A livello Unione europea, dopo aver sensibilizzato la Commissione sull'importanza che attribuiamo alla vicenda, abbiamo segnalato la questione alla Delegazione dell'Unione europea al Cairo, che ha compiuto un primo passo presso il Ministero degli esteri egiziano, al fine di ottenere informazioni ed avviare possibili iniziative, cui da parte italiana non si mancherebbe di concorrere. Anche il Parlamento europeo è intervenuto a più riprese sulla questione, soprattutto su sollecitazione degli europarlamentari italiani Casini e Mauro.
Il Governo italiano è determinato a continuare a svolgere un'azione di sensibilizzazione sul Cairo affinché si possa superare questa drammatica vicenda umanitaria e giungere alla liberazione dei prigionieri, nonché a proseguire in ambito comunitario con un'azione di stimolo per sviluppare la collaborazione tra l'Unione europea e l'Egitto nel settore migratorio e, in tale ambito, per il rafforzamento delle capacità di assistenza ai migranti e richiedenti asilo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
risulta che in Francia siano state installate diverse migliaia di protesi mammarie e si è calcolato che siano circa 30-40 mila donne francesi sottoposte a un impianto non a norma;
si tratta di un'emergenza che ha spinto le autorità sanitarie francesi a ritirare dal mercato le protesi mammarie prodotte dalla ditta «Poly Implant Protese», considerate difettose;
attraverso la stampa nazionale francese, le autorità sanitarie hanno rivolto un appello a chi è stato operato a partire dal 2001, perché contatti il proprio chirurgo;
riferisce il quotidiano Le Parisien che la procura di Marsiglia ha aperto un'inchiesta preliminare contro ignoti per «truffa» e «esposizione a pericolo della vita altrui» in relazione ai rischi degli impianti che rischiano di rompersi con maggiore frequenza di altri;
sotto accusa, in particolare, risulta essere il gel al silicone utilizzato dall'azienda, la «Poly Implant Protese», differente da quello dichiarato e autorizzato dalle autorità francesi;
il capo dell'agenzia di sicurezza sanitaria francese (AFSSAPS), Jean Marimbert, ha osservato che «i comuni impianti mammari hanno una durata di vita di una decina d'anni», e nel caso delle protesi in questione si assiste a «rotture più frequenti e più precoci»;
la Poly Implant Protese», azienda creata nel 1991, è il quarto fabbricante mondiale di impianti mammari, ma negli ultimi mesi ha attraversato difficoltà finanziarie aggravate dallo scandalo;
l'Agenzia di sicurezza sanitaria francese ha lanciato un'allerta in tutta Europa e negli Stati Uniti per avvertire dei possibili rischi degli impianti e consigliato di consultare un chirurgo per sottoporsi a un esame;
in Italia ogni anno circa 180 mila persone ricorrono alla chirurgia plastica per correggere veri o presunti difetti fisici;
secondo un sondaggio della «SWG», sono circa 25 mila le donne che si sottopongono a un intervento per un seno nuovo e che tra le protesi impiantate anche quelle del tipo usate in Francia;
gli impianti prodotti e installati dalla «Poly Implant Protese», da quanto riferisce la stampa francese, si rompono con frequenza doppia rispetto a quella di altre marche e ciò «senza un'apparente spiegazione», come ha chiarito il rappresentante dell'AFSSAPS Jean-Claude Ghislain dell'Afssaps; ma che, secondo il direttore della struttura complessa centro ustioni e chirurgia plastica e ricostruttiva dell'ospedale S. Eugenio di Roma, professor Paolo Palombo, si tratta di un problema facilmente spiegabile: «Sono protesi di scarsa qualità e le usa chi risparmia»;
anche il Sottosegretario alla salute Francesca Martini ha lanciato un pubblico appello ai medici chirurghi per verificare se anche in Italia sono state impiantate protesi del genere «Poly Implant Protese», auspicando l'approvazione in tempi rapidi del disegno di legge che introduce il registro delle protesi e che vieta gli interventi alle minorenni, passi velocemente l'esame della Conferenza Stato-regioni per poi essere approvato dalle Camere -:
se non si ritenga, di dover promuovere un censimento per accertare quante donne si sono sottoposte a un intervento con questo tipo di protesi, e quante protesi prodotte dalla «Poly Implant Protese» sono state acquisite in Italia;
se si sia provveduto a bloccare l'impianto delle citate protesi, e in caso negativo le ragioni per cui questo divieto non sia stato ancora disposto.
(4-06712)
Risposta. - Il Ministero della salute, in data 10 aprile 2010 ha diramato una circolare disponibile presso il Servizio Assemblea, con cui si invitavano tutti gli operatori sanitari interessati a non utilizzare le protesi mammarie della ditta Poly implant prothese (Pip), eventualmente ancora disponibili, nonché a segnalare eventuali incidenti correlati all'utilizzo di tali dispositivi.
Con la medesima circolare è stato chiesto al Comando Carabinieri per la tutela della salute - nas di verificare la presenza nel territorio nazionale dei prodotti in questione, distribuiti dalla ditta «G.F. Electromedics srl», provvedendo al ritiro dei prodotti già distribuiti nel territorio nazionale e alla comunicazione, al Ministero della salute, dei dati di commercializzazione relativi agli ultimi tre anni, nonché di tutte le informazioni sull'andamento del ritiro.
Il 30 giugno 2010, acquisito in data 8 giugno 2010 il parere del Consiglio superiore di sanità, è stata diramata una seconda circolare disponibile presso il Servizio Assemblea, con cui sono state fornite raccomandazioni per la gestione delle pazienti impiantate con protesi mammarie Pip.
Sono stati predisposti, altresì, in data 8 settembre 2010 accertamenti sulle caratteristiche del materiale protesico ritirato in Italia, in modo da poter disporre di dati ulteriori da confrontare, ed eventualmente integrare, con quelli dell'autorità francese.
A tal proposito, è stato chiesto all'Istituto superiore di sanità di indirizzare le verifiche soprattutto alla valutazione del rischio di tossicità, mutagenicità o altro: si è in attesa dell'esito delle analisi suddette.
Inoltre, un disegno di legge da me presentato, già deliberato nel marzo 2011 dal Consiglio dei ministri, che ha iniziato l'iter parlamentare come A.C. 4274, contiene un articolo che consente di costituire registri degli impianti protesici, nel rispetto delle norme sulla riservatezza dei dati sanitari.
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.
FAVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a 12 anni dalla raccomandazione della Comunità europea, che sollecitava gli
Stati membri a rendere uniformi i tagliandi, dovrebbe arrivare anche in Italia il «Contrassegno unificato disabili europeo» (Cude), già in vigore in 15 Paesi dell'Unione europea;
sino ad ora l'ostacolo per adottarlo nel nostro Paese era una specifica norma sulla privacy;
il contrassegno europeo, infatti, ha sul fronte la dicitura «disabile» e il simbolo di riconoscimento internazionale (la sedia a rotelle), in contrasto con l'articolo 74 della legge italiana n. 196 del 2003 che vieta, appunto, l'ostentazione di simboli e diciture su dati sensibili;
con l'entrata in vigore del nuovo codice della strada, viene ora modificata la norma che poneva il divieto. In base all'articolo 58, il divieto riguarderà soltanto diciture dalle quali può individuarsi la persona fisica interessata. In pratica, si può esporre il contrassegno purché non sia visibile il nome;
con l'adozione del contrassegno unificato, la persona disabile può vedere riconosciuti i suoi diritti non solo se viaggia in auto per l'Europa, ma anche se circola o sosta in altri comuni italiani: ad oggi, infatti, il tagliando è rilasciato dai comuni di residenza e ognuno ha le sue regole -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza, anche normative, affinché l'adozione del contrassegno unificato disabili europeo avvenga nel più breve tempo possibile al fine di rendere omogenea la disciplina per rendere più semplice circolare in Europa essendo noto che in alcuni Stati l'attuale tagliando arancione non è considerato valido, per cui il parcheggio nelle strisce riservate può costare una multa.
(4-10458)
Risposta. - Con l'entrata in vigore della legge 29 luglio 2010, n. 120 è divenuto possibile il recepimento della Raccomandazione n. 98/376/CE del 4 giugno 1998, relativa all'adozione di un contrassegno unico di tipo europeo ed alle disposizioni relative al modello da adottare, con la definizione di misure, colore, plastificazione, logo ed indicazioni dei dati del titolare da riportare sullo stesso, nell'ambito dell'adeguamento del Regolamento di esecuzione ed attuazione del Codice della strada.
L'adozione del «Parking card for disable people» consentirà a tutti i cittadini della Unione europea di usufruire in ogni Paese delle facilitazioni ivi previste.
Si confida che la modifica al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495 (Regolamento di esecuzione ed attuazione del Codice della strada) possa avvenire in tempi ragionevolmente brevi, tenendo conto, tuttavia, che sarà un provvedimento di ampia portata, non comprendente solo l'adozione del contrassegno europeo, ma anche tutta una serie di modifiche al Regolamento dipendenti proprio dalle intervenute modifiche al Codice per effetto della stessa legge n. 120 del 2010.
Di tale provvedimento, una volta adottato, verrà data la massima diffusione, affinché i comuni possano, a loro volta, modificare nel senso indicato, il contrassegno di che trattasi, provvedendo a sostituire quello in dotazione ai diversamente abili aventi diritto.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
GALATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in una recente inchiesta di Altroconsumo, denominata «Siamo uomini o pendolari?» viene evidenziata una situazione deplorevole per ciò che concerne il servizio dei treni per le maggiori tratte fruite da pendolari. Si tratta di un'indagine che ha coinvolto 1407 viaggiatori di 25 tratte ferroviarie, le più interessate dal fenomeno del pendolarismo, e che ne ha attestato l'alto livello di insoddisfazione. L'80 per cento dei pendolari, secondo tali inchieste, boccia i servizi, lamentando totale mancanza di igiene, affollamento e continuo ritardo dei treni. Evidentemente non si tratta di una situazione che riguarda solo
la parte meridionale dell'Italia, già perennemente colpita da mancanze strutturali, ma tutto il territorio nazionale;
sarebbe opportuno dunque definire dei controlli serrati per poter garantire ed aumentare il livello dei servizi per tutti quei cittadini che sono costretti ogni mattina ad affrontare notevoli sacrifici per poter raggiungere luoghi di lavoro o di studio -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di sanare le non dignitose situazioni nei servizi che attanagliano quotidianamente migliaia di pendolari in tutt'Italia.
(4-09980)
Risposta. - Come è noto il servizio di trasporto ferroviario a carattere pendolare è integralmente di competenza regionale sia per quanto attiene ai compiti di amministrazione e programmazione sia per quanto attiene l'autonomia finanziaria a seguito della riforma introdotta con il decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 e della disciplina recata dalla recente legge delega in materia di federalismo fiscale per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (legge n. 42 del 5 maggio 2009).
Pertanto, i rapporti con la società Trenitalia sono disciplinati da contratti di servizio, nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare, sulla base delle risorse economiche rese disponibili dalle regioni nonché i relativi standard qualitativi e i meccanismi di penalità da applicare nei casi di eventuali difformità dai parametri contrattualmente stabiliti.
In tale contesto normativo non sono configurabili interventi dell'autorità statale in grado di incidere sugli aspetti relativi alla gestione dei servizi di trasporto pubblico regionale e locale riservata agli enti territorialmente competenti che, nell'ambito delle funzioni ad essi attribuite, potranno adottare i necessari provvedimenti nei confronti del gestore del servizio per assicurare ai propri cittadini un trasporto più efficiente. Allo Stato residuano competenze specifiche in materia di sicurezza dei servizi oltre alla definizione, d'intesa con le regioni, dei criteri di determinazione dei parametri indicati dalla legge n. 42 del 2009 per individuare «costi standard» e «fabbisogni standard» del settore.
Detti parametri serviranno, nella fase di attuazione del federalismo fiscale, a realizzare un nuovo sistema di finanziamento delle funzioni trasferite alle regioni in materia, teso a garantire sia adeguati livelli delle prestazioni che i reali costi, valorizzando l'efficienza.
I nuovi criteri e principi generali introdotti dalla legge per l'attuazione del federalismo fiscale applicati al settore del trasporto pubblico locale dovrebbero consentire, se interpretati correttamente e tenendo conto della specificità del settore, di superare quelle anomalie verificatesi nel corso del primo decennio di applicazione del decreto legislativo n. 422 del 1997 che non hanno reso possibile la realizzazione di servizi pubblici più efficaci, efficienti ed economici ma di fatto hanno prodotto servizi qualitativamente e quantitativamente insufficienti a fronte di costi persino incrementati.
Le difficoltà del settore ferroviario segnalate nell'interrogazione in esame sono appunto il frutto delle distorsioni cui si è appena accennato e di una sostanziale carenza di investimenti che ha contrassegnato il periodo in riferimento e che ha di fatto aggravato la crisi. Si è dell'avviso che l'attuazione del federalismo fiscale e l'applicazione delle relative regole e dei meccanismi possa evitare il procrastinarsi e l'aggravarsi delle criticità che il settore attualmente manifesta e consentire un più corretto ed equilibrato sviluppo del settore. A ciò dovrebbe contribuire il fondo perequativo statale previsto dall'articolo 9 della legge n. 42 del 2009 attraverso il quale si intende sostenere le regioni con minor capacità fiscale per abitante e ridurre le differenze da questo punto di vista tra i territori. L'istruttoria finalizzata all'individuazione dei criteri per la determinazione degli «standard» e del «livello adeguato dei servizi» di cui sopra è attualmente in corso.
Per la definizione delle modalità con cui assegnare le quote del suddetto fondo perequativo in modo da assicurare un livello
adeguato e maggiormente omogeneo di servizio su tutto il territorio nazionale, occorrerà procedere anche all'individuazione progressiva degli interventi in conto capitale che contribuiscono al raggiungimento di tale obiettivo. La spesa di tali interventi dovrà essere coperta integralmente mediante le risorse del fondo e dovrà essere determinata mediante l'individuazione di un fabbisogno standard per gli investimenti in conto capitale che non potrà prescindere dalla creazione di una banca dati in continuo ampliamento ed evoluzione.
Un ruolo centrale a tale scopo potrà essere svolto dall'Osservatorio nazionale sulle politiche del trasporto pubblico locale di prossima istituzione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che consentirà di acquisire ed elaborare dati del settore utili per la determinazione di adeguati livelli del servizio.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
GIBIINO, GIAMMANCO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, ANTONINO FOTI e GERMANÀ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si assiste da almeno 50 anni alla ghettizzazione della Sicilia e dei siciliani a causa di continue e drastiche riduzioni dei servizi di collegamento ferroviario per e dal continente;
assistiamo da sempre a un diverso parametro di impiego degli investimenti finalizzati alla infrastrutturazione della rete ferroviaria; diverso impiego che si appalesa e traduce nella maggiore attenzione verso le aree del nord del Paese e maggiore disattenzione di converso verso le aree del sud del Paese e segnatamente verso la Sicilia;
dal 2005 ad oggi si registra una riduzione di 42 treni a lunga percorrenza, una riduzione del numero dei passeggeri da potere trasportare da 9.000 a 4.000 o addirittura a 3.000 secondo il nuovo piano trasporti;
il collegamento con i treni in partenza oltre lo Stretto di Messina, da informazioni assunte negli ambienti sindacali e di lavoro di Ferrovie dello Stato, per le aree più lontane del Paese avverrebbe addirittura con i bus o con le corriere di antica memoria;
ciò comporterà oltre che un'anomalia nel Paese anche una sensibile riduzione dei posti di lavoro con ricadute preoccupanti sul già precario equilibrio economico/sociale che si registra al Sud;
a fronte di un incremento dei servizi su rotaia ed ad una sana competizione con i collegamenti aerei che si registra nell'area nord del Paese, al sud si lascia quale unica possibilità di collegamento, appunto, quella tramite aerei -:
se tale piano di investimento infrastrutturale adottato da Ferrovie dello Stato interpreti correttamente il senso di unità dello Stato e di un corretto ed equilibrato sviluppo economico;
se le strategie adottate da Ferrovie dello Stato siano in linea con il futuro federalismo fiscale e se si intenda adottare subito un sistema di perequazione infrastrutturale;
se tale strategia di investimento non comporti maggiore inquinamento atmosferico;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro in merito alle esposte problematiche.
(4-09365)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si fa rilevare che i servizi ferroviari di media e lunga percorrenza in Sicilia rientrano nel cosiddetto «Servizio universale» che comprende collegamenti aventi un conto economico negativo, il cui mantenimento avviene tramite il contribuito dallo Stato a copertura della differenza tra i costi di produzione e i ricavi da traffico di questi treni.
Pertanto, lo Stato, rappresentato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sottoscrive un contratto di servizio con Trenitalia in cui individua i treni ammessi
al contributo pubblico e determina la quantità di servizi da effettuare nonché la tipologia e le caratteristiche di questi, tenendo conto delle risorse economiche di cui dispone.
Con il nuovo orario del 12 dicembre 2010 l'offerta del contratto di servizio è stata riorganizzata per tenere conto delle variazioni intervenute nelle frequentazioni dei singoli treni, fermo restando il vincolo dell'equilibrio economico del contratto di servizio. Questo Dicastero ha inteso adottare soluzioni volte a mantenere servizi essenziali sulle relazioni con il centro/nord, intervenendo su treni che presentavano volumi di passeggeri di insufficiente consistenza e mantenendo il collegamento, in alcuni casi con bus, su tutte le relazioni precedentemente servite. In questo quadro, la riorganizzazione del servizio ferroviario di media e lunga percorrenza da e per la Sicilia ha riguardato, in particolare, la fusione delle coppie di intercity notte 1938/1939 (Roma-Siracusa), intercity notte 1924/1925 (Roma-Palermo) ed EXP notte 853/854 (Roma-Agrigento) in un'unica coppia di intercity notte Roma-Messina, con sezioni da e per Palermo, Siracusa e Agrigento.
La restante offerta commerciale di lunga percorrenza interessante il territorio siciliano è rimasta invariata rispetto al precedente orario e prevede:
2 coppie di collegamenti diurni giornalieri sulla relazione Palermo/Siracusa-Roma e viceversa;
3 coppie di collegamenti giornalieri notturni sulle relazioni Palermo-Torino/Milano/Venezia, con sezioni da/per Siracusa e viceversa;
1 coppia di collegamenti notturni periodici, effettuata nei periodi dell'anno di maggior traffico come le principali festività e in estate, sulle relazioni Milano-Siracusa/Palermo e viceversa.
Inoltre, su richiesta di questo Ministero, dal 4 aprile 2011 e per la durata di sei mesi, la società Trenitalia ha incrementato il numero di carrozze con servizio «sdraiato» (cuccette comfort/vetture letto) su alcuni treni notte previsti dal contratto di servizio, tra cui gli EXP notte in servizio tra la Sicilia e Roma, Milano e Venezia. L'aumento dei costi derivante da questa implementazione di offerta verrà recuperato nell'ambito del perimetro del contratto di servizio, attraverso la modifica dell'effettuazione di altri collegamenti.
Per quanto riguarda lo sviluppo della dotazione infrastrutturale della Sicilia, si comunica che Rete ferroviaria italiana è impegnata a dare attuazione ad una serie di interventi previsti nel vigente contratto di programma, che si trovano a diversi stadi di avanzamento, in relazione alle risorse finanziarie disponibili ed agli iter autorizzativi e che sono destinati ad aumentare e migliorare la capacità e la funzionalità della rete siciliana.
In particolare si sta attuando un piano di potenziamento che interessa la tratta a maggiore domanda di trasporto che prevede la sistemazione del nodo di Palermo comprensiva del potenziamento della linea di collegamento con l'aeroporto di Punta Raisi, il raddoppio delle tratte terminali delle linee Palermo-Messina e Catania-Messina, oltre che la velocizzazione delle linee Palermo-Agrigento, Catania-Siracusa e Siracusa-Ragusa-Gela. Per le principali opere strategiche di prossimo avvio sono previste le progettazioni del nuovo collegamento Palermo-Catania, delle opere di connessione al ponte sullo Stretto di Messina e la sistemazione del nodo di Catania.
Di seguito si illustrano in maniera analitica gli interventi e le opere previste dal vigente contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana.
Itinerario Messina-Palermo-Trapani
Raddoppio tratta Messina - Patti
Il raddoppio Messina-Patti, parte in affiancamento e parte in variante, è stato completato nel 2009 con l'attivazione dell'ultima tratta Rometta-Pace del Mela. Il raddoppio della tratta Patti-Messina è inserito nel contratto
di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, in tabella A «Opere in corso» nell'ambito del progetto «Raddoppio Palermo-Messina» con un importo complessivo di 1.635 Mio eur comprendente anche il raddoppio Fiumetorto-Ogliastrillo-Castelbuono in corso di realizzazione.
Raddoppio tratta Patti-Castelbuono
Tra Patti e Castelbuono è previsto il raddoppio della linea che consentirà di completare il raddoppio Palermo-Messina, dell'estesa di circa 86 chilometri. È stato elaborato lo studio di fattibilità dell'intervento.
Il contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, include il progetto fra le opere programmatiche con un costo complessivo di 3.950 Mio eur.
Raddoppio tratta Castelbuono-Fiumetorto
Il raddoppio di circa 32 chilometri è previsto parte in affiancamento da Fiumetorto a Lascari, e parte in variante in galleria da Lascari a Castelbuono (Lascari-Cefalù Ogliastrillo di circa 5,7 chilometri e Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono di circa 12 chilometri). A Cefalù è prevista la realizzazione della nuova stazione in galleria.
Nel 2005, sono state consegnate le prestazioni al general contractor per la realizzazione degli interventi previsti nella tratta Fiumetorto-Cefalù Ogliastrillo, dando avvio alla progettazione esecutiva da parte dello stesso general contractor e nel 2008 sono stati aperti i primi cantieri dando inizio ai lavori; l'attivazione della tratta Fiumetorto-Campofelice è programmata a ottobre 2012 mentre quella della tratta Campofelice-Cefalù (Ogliastrillo) entro il 2013.
Nella tratta Ogliastrillo-Castelbuono è in corso l'aggiornamento del progetto definitivo e l'avvio della gara per l'affidamento dei lavori è previsto nel mese di aprile 2011 con attivazione prevista a dicembre del 2017.
Il raddoppio Fiumetorto-Ogliastrillo-Castelbuono è inserito nel contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, in tabella A «Opere in corso» nell'ambito del progetto «Raddoppio Palermo-Messina» con un importo complessivo di 1.635 Mio eur comprendente anche il raddoppio Messina-Patti già attivato.
Nodo Palermo: Passante ferroviario
È prevista la realizzazione del raddoppio della linea ferroviaria dalla stazione di Palermo Centrale/Brancaccio fino a Carini, da dove si diparte la nuova linea in esercizio a doppio binario elettrificato di collegamento con l'aeroporto Falcone-Borsellino da tempo già attivata. L'intervento interessa le tratte Palermo Centrale/Brancaccio-Orleans, Orleans-Notarbartolo-Belgio, Belgio-Isola delle Femmine, Isola delle Femmine-Carini con parziale interramento della linea a Tommaso Natale e a Capaci.
Le prestazioni per la progettazione esecutiva e la realizzazione sono stati affidati a contraente generale e hanno avuto inizio nel 2005. Durante la progettazione esecutiva sono emerse difficoltà connesse all'armonizzazione del progetto con la chiusura dell'anello ferroviario di Palermo e conseguenti alla necessità di limitare i disagi indotti dalla contemporanea apertura dei cantieri per la realizzazione delle linee tranviarie e dei parcheggi nonché per ovviare alla demolizione di alcuni edifici dichiarati, nel 2004 di interesse storico, artistico e architettonico. Sono state necessarie modifiche al progetto che hanno portato all'individuazione di una soluzione progettuale che prevede l'interramento profondo della linea, nella zona del centro urbano, per circa 5 chilometri. Per superare le difficoltà connesse alla copertura dei maggiori costi di realizzazione dell'intervento, è stato sottoscritto il 13 dicembre 2006 un Protocollo d'intesa tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Sicilia, il comune di Palermo e Rfi SpA, atto a definire gli impegni attuativi e per il finanziamento aggiuntivo occorrente. I lavori, iniziati a
febbraio 2008, sono in corso di realizzazione. L'intervento è suddiviso in:
tratta A: Palermo Centrale/Brancaccio-Notarbartolo;
tratta B: Notarbartolo-La Malfa;
tratta C: La Malfa-Carini.
Il 22 febbraio 2008 è avvenuta la consegna dei lavori del passante, con conseguente avvio realizzativo delle opere comprese nelle tratte A e C non soggette a variante. Il costo a vita intera dell'intervento, comprensivo del potenziamento tecnologico del nodo, ammonta a 1.113 Mio eur ed è compreso nel contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, in tabella A «opere in corso». I tempi previsti per la realizzazione dell'intervento sono:
tratta A: ultimazione a maggio 2013 secondo il Programma lavori non accelerato, con possibile anticipazione a luglio 2012 nel caso di attivazione accelerata;
tratta B: l'ultimazione dei lavori è prevista a dicembre 2015;
tratta C: a dicembre 2012 saranno ultimate le tratte EMS-Cardillo e Capaci-Carini, mentre il completamento della tratta è previsto ad aprile 2014.
Velocizzazione della linea Palermo-Trapani
La linea Palermo-Trapani è l'unico collegamento ferroviario che serve la Sicilia Occidentale. Il tracciato segue la costa, per circa 75 chilometri, da Palermo fino alla stazione di Alcamo diramazione, laddove la linea raggiunge Trapani via Milo (47,2 chilometri), attraversando il nord della provincia trapanese, e Castelvetrano (116,2 chilometri), percorrendo la fascia costiera meridionale e servendo i centri di Mazara Del Vallo e Marsala.
Attualmente la linea è elettrificata fino al bivio di Piraineto, da cui si dirama la linea per Punta Raisi. Fino a Trapani sia via Milo sia via Castelvetrano la trazione è diesel.
L'intervento di velocizzazione prevede rettifiche di tracciato con l'obiettivo di elevare la qualità del servizio riducendo di circa 15 minuti il tempo di percorrenza.
Il contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, include in Tabella A «Opere in corso» la progettazione preliminare con un costo complessivo di circa 2 Mio eur. Il completamento della progettazione e la realizzazione sono inserite fra le opere programmatiche per un importo di 489 Mio eur.
Itinerario Messina-Catania-Palermo
Raddoppio Giampilieri-Fiumefreddo
Il raddoppio in variante è compreso tra le stazioni di Fiumefreddo e Giampilieri, per una estesa di circa 42 chilometri; prevede la realizzazione delle stazioni di Fiumefreddo e di S. Alessio-S. Teresa e di quattro nuove fermate (Alcantara, Taormina, Nizza-Alì e Itala-Scaletta), oltre al riassetto della stazione di Letojanni, nonché un'interconnessione con l'attuale stazione di Letojanni, nella quale si attesteranno i treni metropolitani a servizio del futuro collegamento dall'aeroporto di Catania Fontanarossa a Taormina. A seguito della pubblicazione del nuovo decreto sulla sicurezza delle gallerie ferroviarie, il progetto preliminare sarà sottoposto a valutazione di conformità agli obiettivi della sicurezza.
È in corso l'attività di adeguamento della progettazione preliminare per il recepimento delle prescrizioni del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) formulate in fase di approvazione del progetto ed è stata avviata la progettazione definitiva.
Il contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, include la progettazione dell'intervento tra le attività di potenziamento dell'itinerario Messina-Catania-Palermo inserito in Tabella A «Opere in corso» per un importo di 394 Mio eur
mentre, la sua realizzazione è prevista nella seconda fase del progetto di potenziamento dell'itinerario Messina-Catania-Palermo inserito fra le opere programmatiche con un costo complessivo di 6.298 Mio eur.
Raddoppio Catania Ognina-Catania Centrale e tecnologie della direttrice
Il raddoppio, in affiancamento, della tratta Catania Ognina-Catania centrale comprende la realizzazione di tre fermate di tipo metropolitano (Europa, Picanello e Ognina) poste all'interno del tessuto urbano della città di Catania. Il progetto di raddoppio prevede velocità di tracciato pari a 85 chilometri orari, regime di circolazione con distanziamento automatico dei treni blocco automatico banalizzato (BAB). Il raddoppio sarà realizzato in due fasi, nella prima sarà costruita la nuova sede a semplice binario (futuro binario dispari) ad est della linea attuale, e il successivo adeguamento di quest'ultima (futuro binario pari).
L'appalto integrato per la realizzazione delle opere civili previste in prima fase è stato consegnato nel 2005 e, dopo la redazione del progetto esecutivo da parte dell'impresa, i lavori hanno avuto inizio a marzo del 2006 e sono attualmente in corso di realizzazione.
Nel 4o trimestre 2010 l'esercizio ferroviario è stato attivato sul nuovo binario dispari.
Il contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, include la realizzazione dell'intervento nella fase del progetto di potenziamento dell'itinerario Messina-Catania-Palermo inserito in Tabella A «Opere in corso» per l'importo di 394 Mio eur.
L'attivazione del raddoppio è programmata per giugno del 2012.
Nodo di Catania: interramento della stazione centrale
Gli interventi previsti per l'interramento della stazione centrale di Catania comprendono:
la nuova stazione in galleria artificiale sotto Catania centrale con spostamento a Bicocca del deposito locomotive e dello scalo merci;
il raddoppio in affiancamento Bivio Zurria-Catania Acquicella (di circa 1,3 chilometri), 0,9 chilometri in galleria con nuova fermata in sotterraneo;
l'adeguamento funzionale dello scalo merci di Bicocca, posto nelle immediate vicinanze dell'aeroporto di Fontanarossa e della zona industriale della città, che assumerà le funzioni di unico polo manutentivo polifunzionale collegato con il futuro interporto di Catania ove saranno svolte le attività ferroviarie attualmente sviluppate negli impianti di Catania centrale e Catania Acquicella;
la nuova fermata di «Fontanarossa», che garantirà un servizio diretto con l'aeroporto e di Acitrezza, destinata al servizio metropolitano;
l'adeguamento delle stazioni di Acireale, Cannizzaro, Catania Acquicella e Bicocca, per il servizio metropolitano.
Nel 2004 il Cipe ha approvato il progetto preliminare dell'intervento, lo sviluppo della progettazione definitiva della prima fase (raddoppio Bivio Zurria-Catania Acquicella), è programmato per il 2011. Il contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, include l'intervento di raddoppio della tratta Bivio Zurria-Acquicella fra le opere di prima fase del progetto per il potenziamento della linea Messina-Catania-Palermo inserito in Tabella A «Opere in corso», con un costo complessivo di 394 Mio eur; mentre include il completamento della progettazione e della realizzazione dell'interramento della stazione di Catania centrale tra le opere programmatiche previste per il progetto di potenziamento della linea Messina-Catania-Palermo, con un importo complessivo di 6.298 Mio eur.
Nuovo collegamento Catania-Palermo
Il nuovo collegamento diretto tra le città di Catania e Palermo, prevede di utilizzare la esistente linea Palermo-Messina da Palermo fino a Pollina, già a doppio binario da Palermo a Fiumetorto, in corso di
raddoppio tra Fiumetorto e Castelbuono, e da raddoppiare tra Castelbuono e Pollina. È previsto quindi la realizzazione di una nuova linea tra Pollina e la stazione di Catenanuova e, nel tratto finale Catenanuova-Bicocca, di utilizzare l'attuale linea interna Palermo-Caltanissetta Xirbi-Catania, previo raddoppio ed elevamento della velocità di esercizio.
Il tracciato del nuovo collegamento tra Castelbuono e la stazione di Catenanuova è stato impostato con una velocità di progetto di 160 chilometri orari, una pendenza limitata al 12 per cento e un moderno sistema di distanziamento dei treni. L'interasse dei binari è stato fissato in 4 metri e il modulo delle stazioni a 650 metri.
Sono stati avviati e conclusi gli studi dell'impatto e della compatibilizzazione della nuova infrastruttura con gli altri interventi per l'ingresso a Catania. Sono state concordate con gli Enti locali le ipotesi progettuali da sviluppare e individuate le seguenti tratte:
Bicocca-Motta Sant'Anastasia di circa 10 chilometri;
Motta Sant'Anastasia-Catenanuova di circa 27 chilometri;
Catenanuova-Pollina di circa 78 chilometri;
Pollina-Castelbuono di circa 6 chilometri;
per un'estesa totale di 121 chilometri di cui 43 chilometri di raddoppio e velocizzazioni di linee esistenti e 78 chilometri di nuovo tracciato a doppio binario.
Il contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2009, include lo sviluppo della progettazione preliminare nella prima fase di interventi previsti per il potenziamento dell'itinerario Messina-Catania-Palermo, in Tabella A «Opere in corso» per l'importo di 394 Mio eur e include fra le opere programmatiche il completamento della progettazione e la realizzazione dell'intervento nella seconda fase di potenziamento dell'itinerario Messina-Catania-Palermo, avente complessivamente un costo di ulteriori 6.298 Mio eur.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
GNECCHI, DAMIANO, GIOVANELLI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e successive modificazioni, la maggioranza di Governo ha introdotto, non solo il collocamento obbligatorio in quiescenza dei dipendenti pubblici, al compimento dei 40 anni di anzianità contributiva, ma anche la possibilità di esonero dal servizio, se in possesso di 35 anni di contributi, garantendo il 50 per cento della retribuzione o il 70 per cento se impegnati in associazioni di volontariato;
con gli articoli 12 e seguenti Governo del decreto-legge n. 78 del 2010 il Governo ha elevato, a partire dal 1° gennaio 2012, a 65 anni di età il requisito di accesso alla pensione di vecchiaia per le donne del pubblico impiego, e, a partire dal gennaio 2011, ha deciso il posticipo di un anno del pensionamento, al conseguimento dei requisiti previsti per l'accesso alla pensione di anzianità o vecchiaia;
con circolare n. 48733 del 3 novembre 2010 della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica venivano forniti chiarimenti sulla disciplina dell'esonero di cui all'articolo 12 del decreto-legge n. 78 del 2010, precisando che, nel caso l'esonero fosse già in corso, l'entrata in vigore della nuova finestra mobile, porterà come conseguenza l'allungamento del periodo dell'esonero retribuito, superando il limite del quinquennio e comportando un ulteriore costo per la pubblica amministrazione, per l'anno in
più, da retribuire al 50 per cento o al 70 per cento, nonché i maggiori oneri sul TFS/TFR;
l'articolo 2, comma 54,del decreto-legge n. 225 del 2010 («mille-proroghe») modifica l'articolo 72, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008 prevedendo anche per gli anni 2012, 2013 e 2014 la possibilità per i dipendenti pubblici di essere esonerati dal servizio nel quinquennio precedente il raggiungimento dell'anzianità massima contributiva, con domanda di esonero (con esclusione del personale scolastico) da presentarsi entro il 31 marzo di ogni anno, con modalità identiche; il comma 1-bis inoltre stabilisce che chi è in esonero non possa rientrare in servizio, quindi si troverà costretto/a a rimanere un anno in più a retribuzione ridotta, anche rispetto a ciò che potrebbe avere di pensione e con il ritardo di 1 anno per la riscossione del TFS/TFR -:
in base a quali dati, relativi alle richieste di esonero autorizzate, sia stata promossa la proroga fino all'anno 2014;
quanti uomini e quante donne stiano utilizzando questo istituto, con la ripartizione per regione e amministrazione;
se sia corretta l'interpretazione per cui gli interessati debbano prolungare di un anno la loro situazione in attesa di pensione, e, qualora questa interpretazione fosse corretta, non si ritenga opportuno chiedere agli interessati se intendono confermare la loro situazione di esonero dal servizio, nonostante il prolungamento obbligatorio di un anno;
se l'istituto dell'esonero dal servizio sia un diritto del dipendente o la singola amministrazione possa scegliere se aderire alla norma o meno e, nel caso in cui intenda applicarla, se possa accettare la domanda di esonero di un dipendente e non di un altro, nella stessa amministrazione, a discrezione e senza motivare il diniego;
se tale disciplina abbia avuto uniforme applicazione su tutto il territorio nazionale.
(4-11312)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede alcuni chiarimenti in merito dell'istituto dell'esonero dal servizio, si rappresenta quanto segue.
L'articolo 72 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni nella legge 6 agosto 2008, n. 133, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, prevede, per gli anni 2009, 2010, 2011, 2012, 2013 e 2014 che il personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le Agenzie fiscali, la Presidenza del Consiglio dei ministri, gli enti pubblici non economici, le università, le istituzioni ed enti di ricerca, possa chiedere di essere esonerato dal servizio nel corso del quinquennio antecedente la data di maturazione della anzianità massima contributiva di 40 anni.
La richiesta di esonero dal servizio deve essere presentata dai soggetti interessati, improrogabilmente, entro il 1o marzo di ciascun anno a condizione che entro l'anno solare raggiungano il requisito minimo di anzianità contributivo richiesto. Durante il periodo di esonero dal servizio, ai sensi del comma 3 dello stesso articolo, al dipendente spetta un trattamento temporaneo pari al cinquanta per cento di quello complessivamente goduto, per competenze fisse ed accessorie, al momento del collocamento nella nuova posizione. Ove durante tale periodo il dipendente svolga in modo contributivo ed esclusivo attività di volontariato, opportunamente documentata e certificata, presso organizzazioni non lucrative di utilità sociale, associazioni di promozione sociale, organizzazioni non governative che operano nel campo della cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, la misura del predetto trattamento economico temporaneo è elevata dal cinquanta al settanta per cento.
Così delineato il quadro normativo, si evidenzia che la ratio della disciplina introdotta dal sopracitato articolo 72 è quella di favorire l'accesso al pensionamento del dipendente a cui mancano solo cinque anni
al raggiungimento della massima anzianità contributiva, creando così un risparmio di spesa pubblica in un momento di grave congiuntura economica; difatti, durante il periodo di esonero, come poc'anzi anticipato, il dipendente è retribuito al 50 per cento o, al massimo, al 70 per cento.
Peraltro, si può rilevare che dalle richieste di parere pervenuto al Dipartimento della funzione pubblica emerge che l'istituto dell'esonero è stato utilizzato in tutti i comparti della pubblica amministrazione, eccezion fatta, ovviamente, per quello della scuola, espressamente escluso dal legislatore nell'ultima parte della sopra citata disposizione. Tuttavia, non è stata ancora elaborata una specifica banca dati che consenta di definire il dato numerico o statistico preciso di coloro che hanno richiesto l'accesso a tale istituto, suddiviso per singole amministrazioni o per regioni.
Per quanto riguarda, poi, il rapporto tra la normativa di base dell'istituto in parola, che stabilisce una durata massima dell'esonero pari a cinque anni, ed il nuovo regime della «finestra mobile» introdotto dalla manovra finanziaria di cui al decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito nella legge 30 luglio 2010, n. 122, in base al quale è posticipata la decorrenza del diritto al trattamento pensionistico per talune categorie di dipendenti, occorre precisare che il nuovo regime trova applicazione per le pensioni di vecchiaia e di anzianità solo nei confronti dei dipendenti che maturano il diritto all'accesso alle rispettive forme di pensionamento a decorrere dall'anno 2011.
Pertanto, nulla è cambiato in ordine alla decorrenza del trattamento pensionistico per i dipendenti che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre dell'anno 2010.
Per i dipendenti interessati all'applicazione del nuovo regime delle finestre, occorre distinguere a seconda che l'esonero sia già in corso all'entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010 o debba essere ancora concesso o attivato.
Se l'esonero era già in corso, l'entrata in vigore del nuovo regime della finestre mobile porterà come conseguenza l'allungamento del periodo dell'esonero retribuito superando il limite del quinquennio. Questo, in analogia a quanto avviene per i dipendenti che sono in servizio nell'amministrazione, per i quali prosegue il rapporto di lavoro sino al momento in cui possono conseguire il trattamento pensionistico.
Se l'esonero non è stato ancora concesso o attivato, la decorrenza dello stesso sarà fissata tenendo presente la finestra mobile, mantenendo la durata al massimo quinquennale del periodo di esonero.
Ovviamente, deve ritenersi marginale e transitoria la disciplina relativa alle fattispecie in cui l'esonero sia stato autorizzato senza tener conto nella nuova finestra unica di cui all'articolo 12 del citato decreto-legge n. 78 del 2010, in quanto è evidente che solo eccezionalmente l'esonero viene prorogato di un anno, anche oltre i cinque anni previsti dal legislatore, dal momento che trattasi di una fattispecie che non può valere a regime.
La regola è, invece, che nelle ipotesi in cui si debba applicare la nuova finestra di dodici mesi, l'esonero sia autorizzato dalla rispettiva amministrazione con decorrenza iniziale differita di un anno e, precisamente, ad esempio, non al compimento dei trentacinque anni di contribuzione ma dei trentasei; questo in osservanza del principio per cui non può sussistere soluzione di continuità tra reddito e pensione. Ne consegue che, in tutte le fattispecie di esonero, la data di cessazione del rapporto di lavoro dovrà avvenire al termine del quarantunesimo anno di contribuzione e non più del quarantesimo.
Infine, quanto alla facoltà dell'amministrazione di autorizzare o meno l'esonero richiesto dal dipendente, la disposizione di cui all'articolo 72, comma 2, del citato decreto-legge n. 112 del 2008 prevede, chiaramente, che «È data facoltà all'amministrazione in base alle proprie esigenze funzionali, di accogliere la richiesta dando priorità al personale interessato da processi di riorganizzare della rete centrale e periferica o di razionalizzazione o appartenente a qualifiche di personale per le quali è prevista una riduzione di organico».
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.
GUZZANTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Libia, il Governo del colonnello Muammar Gheddafi sta reprimendo con estrema violenza manifestazioni di piazza che rivendicano una libertà negata da 41 anni da un regime poliziesco arrivato al potere grazie a un colpo di Stato militare;
i morti causati dalla repressione governativa sarebbero, secondo le fonti, fra i 200 e i 260 e i feriti fra i 700 e i mille. L'incertezza sui numeri dipende dal divieto, imposto dal regime, ai giornalisti stranieri di operare in Libia. Inoltre, anche internet è stato oscurato;
le truppe speciali del colonnello Gheddafi, appoggiate da unità di mercenari africani, avrebbero aperto il fuoco sui civili. Cecchini al servizio del regime avrebbero persino sparato su un corteo funebre. Sarebbero state impiegate contro il popolo libico armi pesanti, anticarro e razzi Rpg;
nazioni amiche e alleate dell'Italia, nell'Unione europea e nella Nato, hanno chiaramente condannato la carneficina libica; il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è espresso contro la violenza della repressione; la Francia di Nicolas Sarkozy, anch'essa come l'Italia in buoni rapporti con la Libia, ha smesso di esportare verso Tripoli «materiale di sicurezza», cioè impiegabile da forze armate e polizia; il Ministro degli affari esteri della Gran Bretagna, William Hague, ha dichiarato «Condanno le violenze in Libia, incluso l'utilizzo di armi pesanti e cecchini»;
l'Italia è il principale partner economico della Libia, non solo nel settore del petrolio e del gas, ma anche con imprese come Finmeccanica, Telecom, Enel, Tecnimont, Impregilo e altri;
appare strano all'interrogante che ci si compiaccia delle rivoluzioni di Tunisi e del Cairo, ma per quanto riguarda Tripoli si preferisca «non interferire» -:
quali iniziative il Governo italiano intenda assumere per comunicare a Tripoli la riprovazione dell'Italia per la condotta di un regime che impiega persino mercenari stranieri per massacrare il proprio popolo;
quali iniziative il Governo italiano intenda assumere, sulla falsariga di quello francese, per quantomeno limitare la cooperazione militare ed economica con il Governo della Giamahiria libica, o se invece il Governo preferisca continuare ad avere buoni rapporti politici con un regime che fa sparare al suo popolo, un popolo che non ha mai avuto il privilegio di partecipare a libere elezioni e che, comprensibilmente, comincia a protestare e a manifestare esattamente come i popoli tunisino ed egiziano.
(4-10963)
Risposta. - Sulla specifica questione delle forniture di armi, si precisa che non vi sono state autorizzazioni concesse dalla Farnesina per esportazioni verso la Libia dalla metà di gennaio scorso ed, in particolare, che tutte le attività in materia di armamenti sono state sospese in via cautelare prima ancora delle sanzioni introdotte dalle Nazioni unite e dall'Unione europea rispettivamente il 26 e 28 febbraio 2011.
Per quanto riguarda le sanzioni, la risoluzione 1970 del Consiglio di sicurezza dell'Onu prevede, in particolare, l'embargo alla vendita di armi, compresi i finanziamenti per procurarle. Le misure dell'Unione europea stabiliscono il blocco anche per le forniture degli «equipaggiamenti che possono essere usati nella repressione interna». Per assicurare il rispetto delle limitazioni, si prevede, inoltre, l'obbligo di ispezionare i cargo navali ed aerei da e per la Libia.
Nel triennio 2008-2010, le esportazioni di prodotti per la difesa dal nostro Paese verso la Libia hanno avuto un andamento fortemente decrescente. Nel 2008, le esportazioni sono state di 111 milioni di euro; nel 2009, di 93 milioni e, nel 2010, di soli 37 milioni. Sottolineo che nel periodo in questione, i volumi effettivamente esportati sono stati al di sotto del valore delle autorizzazioni concesse: su un totale di 241 milioni autorizzati, le esportazioni effettive sono state pari a 170 milioni, mentre la parte restante, oltre 70 milioni, è stata bloccata con provvedimenti sospensivi
alla luce della crisi in atto. A livello europeo, la Francia è stata il primo esportatore verso la Libia nel 2008, posizione poi assunta dall'Italia nel 2009, mentre la graduatoria relativa al 2010 non è ancora disponibile. Tali dati si riferiscono in ogni caso ai volumi autorizzati che non corrispondono necessariamente a quanto effettivamente esportato. Nel caso dell'Italia, abbiamo, infatti, visto che le esportazioni reali sono state sensibilmente inferiori al valore accordato.
Inoltre, sotto il profilo qualitativo, nel triennio 2008-2010, non sono state autorizzate, ai sensi della legge n. 185 del 1990, forniture di materiali generalmente utilizzabili ai fini di repressione interna. Le esportazioni italiane verso la Libia di prodotti per la difesa hanno infatti riguardato elicotteri da trasporto e controllo Aw 109 e Aw 139 per una quota pari all'81 per cento del valore complessivo; velivoli Atr 42 - dotati di dispositivi per il solo monitoraggio dei confini - per il 14,5 per cento; ed, infine, assistenza tecnica e ricambi per il restante 4,5 per cento.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
HOLZMANN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ha suscitato ampio scalpore la notizia riportata dalla stampa locale in Alto Adige in merito alla recente decisione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di non consentire le fermate intermedie ai treni che provengono da oltre confine, in particolare dalla Germania;
tale decisione, recentemente sospesa per un periodo di tre mesi, agevolerebbe Trenitalia a scapito di altri gestori del trasporto passeggeri, ma penalizzerebbe l'utenza locale che verrebbe privata di un'importante opportunità di trasporto, sia per gli orari che per la qualità dei treni e della loro pulizia -:
per quali motivi il Ministro abbia assunto la decisione d'impedire le soste intermedie, penalizzando l'utenza;
se si intenda ripristinare in modo definitivo la libertà di effettuare soste intermedie mettendo di fatto in regime di libera concorrenza i vari gestori del trasporto ferroviario-passeggeri.
(4-10119)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di imposta.
L'ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha adottato la decisione n. 659 del 6 dicembre 2010, ai sensi dell'articolo 59 della legge n. 99 del 23 luglio 2009, verificando che l'esercizio dell'attività di trasporto richiesta dalle imprese ferroviarie LeNord-DB-OBB compromette l'equilibrio economico dei contratti di servizio pubblico in termini di redditività dell'impresa ferroviaria Trenitalia, titolare del contratto di servizio nazionale e dei contratti di servizio con le regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e con la provincia autonoma di Trento.
Con la suddetta decisione, l'ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari ha disposto una serie di limitazioni affinché il servizio richiesto dalle imprese ferroviarie LeNord-DB-OBB non abbia interferenza alcuna con i servizi per i quali è previsto un contributo pubblico.
Successivamente, in data 10 dicembre 2010, l'ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari con decisione n. 671 ha sospeso, per un termine non superiore a tre mesi, l'applicazione della decisione n. 659 tenendo conto dei problemi evidenziati dall'impresa ferroviaria «LeNord» derivanti dall'immediata applicazione della decisione stessa. In particolare, si è valutata la circostanza che la rete di vendita internazionale aveva già emesso numerosi biglietti ferroviari per le festività natalizie e di inizio anno e l'impossibilità da parte delle imprese ferroviarie LeNord-DB-OBB di modificare nei pochi giorni a disposizione prima del cambio di orario il servizio già esistente.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
LO MONTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in ordine al concorso per 11 posti di vigile del fuoco nel corpo nazionale dei vigili del fuoco, riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario dell'isola di Lipari, il Ministero dell'interno è già stato interrogato sull'argomento (interrogazione a risposta scritta n. 4-03124) affermando, nella risposta del 2 agosto 2007, che la procedura in ordine al «possesso dei requisiti» richiesti dal concorso, da parte dei candidati era stata regolarmente espletata dal Comando provinciale dei vigili del fuoco competente per territorio, di conseguenza la procedura doveva ritenersi svolta in modo del tutto regolare;
il consiglio di giustizia amministrativa (CGA) competente, con l'ordinanza n. 909 del 2007 dell'8 novembre 2007, ha accolto la richiesta di sospensiva degli atti, graduatoria compresa, accogliendo in tal modo il ricorso di sette vigili del fuoco volontari di Lipari che erano stati esclusi e che si trovano in graduatoria utile. Esiste anche un giudizio di ottemperanza 361/08 del consiglio di giustizia amministrativa ove si riteneva utile acquisire la relazione dal Ministero dell'interno sulla iniziativa assunta a seguito dell'ordinanza consiglio di giustizia amministrativa n. 909 in data 10 ottobre 2007;
per tutta risposta nella relazione del 23 maggio 2008 protocollo 2387 del 23 maggio 2008, il Ministero «riteneva che l'ordinanza era» sostanzialmente ineseguibile, e la stessa non poteva determinare l'annullamento della graduatoria e l'automatica sostituzione degli idonei al posto dei vincitori che sono stati assunti e prestano regolare servizio, pertanto, il Ministero riteneva che per tale ordinanza, e per la sua «genericità ed incompletezza», sussistesse una materiale impossibilità di dare effettiva attuazione;
per tutta risposta il consiglio di giustizia amministrativa competente con ordinanza 600/08 in camera di consiglio del 25 giugno del 2008, riteneva che la domanda di esecuzione della pronuncia cautelare 909/07 del 8 novembre 2007 comportava anche la sospensione della graduatoria impugnata in primo grado di ogni atto, anche contrattuale ad essa conseguente, il consiglio di giustizia amministrativa, accoglieva l'istanza dei ricorrenti rigettando e motivando quanto erroneamente asserito dal Ministero dell'interno;
successivamente con sentenza di merito n. 1306/2009 depositata in data 14 luglio 2009 in accoglimento del ricorso e dei motivi aggiunti, il T.A.R. di Catania ha accolto in pieno la richiesta dei ricorrenti esclusi ed ha disposto l'esclusione dalla graduatoria dei controinteressati, condannando altresì l'amministrazione al pagamento delle spese di giustizia;
a tale sentenza di merito del T.A.R. veniva proposto presso consiglio di giustizia amministrativa competente ricorso in appello per la sospensiva della esecuzione sentenza di merito T.A.R. (sentenza peraltro contestata e messa in discussione nel ricorso eseguito proposto dal ministero dell'interno) atto a R.G. n. 1547/2009. Alla data di fissazione udienza del predetto ricorso per sospensiva e precisamente il 12 gennaio 2010, veniva effettuata rinuncia alla procedura da parte dell'Avvocatura dello, Stato ed in data 18 maggio 2010 è stata fissata l'udienza per il giudizio di merito al consiglio di giustizia amministrativa -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare, anche alla luce della imminente udienza di merito del consiglio di giustizia amministrativa competente che sicuramente non potrà che confermare la sentenza di merito del T.A.R. e le tre ordinanze sospensive effettuate dallo stesso consiglio di giustizia amministrativa;
se sia vero che la Procura della Repubblica di Barcellona abbia svolto indagini sul concorso di cui alla premessa e se sia vero che la Guardia di finanza di Milazzo abbia effettuato controlli presso il citato Comando dei vigili del fuoco e presso il medesimo ministero;
quali provvedimenti si adotteranno per il grave danno economico che lo Stato dovrà subire nel caso in cui la sentenza di merito del consiglio di giustizia amministrativa dovesse confermare la sentenza di merito del T.A.R. di Catania;
che iniziative adotterà nei confronti di quegli uffici che, ad avviso dell'interrogante, intendono sostituirsi alla magistratura affermando che le sentenze ed ordinanze dei tribunali sono generiche, incomplete e sostanzialmente ineseguibili.
(4-06870)
Risposta. - Il concorso a 40 posti per le isole minori della Sicilia, riservato ai vigili del fuoco iscritti negli elenchi del personale volontario in servizio presso le sedi di Lampedusa, Lipari e Pantelleria, è stato espletato in applicazione del decreto-legge 30 gennaio 2004, n. 24, convertito con legge 31 marzo 2004, n. 87, per far fronte alle peculiari esigenze del servizio antincendio e di soccorso tecnico nelle isole minori della Sicilia.
Al fine della copertura dei posti vacanti relativamente alla sola sede di Lipari, era stato bandito un altro concorso per 11 posti di vigili del fuoco riservato ai vigili iscritti nei quadri del personale volontario dell'isola di Lipari, in possesso del requisito di cui all'articolo 2 del bando di concorso (iscrizione da almeno un anno negli elenchi del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in servizio presso la sede di Lipari).
Successivamente, a seguito del contenzioso introdotto da alcuni candidati risultati esclusi dalla graduatoria, il Tar Sicilia - sezione staccata di Catania, con sentenza n. 1306/2009, confermata dal Consiglio di giustizia amministrativa per la regione Sicilia con decisione n. 1481/10, ha accolto pienamente la richiesta dei ricorrenti esclusi ed ha disposto l'esclusione dalla graduatoria dei controinteressati.
In esecuzione di quanto disposto dal Tribunale amministrativo, questa amministrazione sta procedendo a riformulare la graduatoria di merito del concorso.
Per ciò che concerne, infine, le indagini sul concorso, si rappresenta che, il 4 febbraio 2009, nell'ambito di un procedimento penale contro ignoti, su richiesta della Guardia di finanza Roma I gruppo, tutti gli atti della procedura concorsuale, compresi i verbali delle Commissioni esaminatrici, sono stati consegnati alla Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nitto Francesco Palma.
MANCUSO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
una delle proposte presentate dal comitato direttivo per i diritti umani al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa sulla riforma della Corte europea dei diritti dell'uomo riguarda l'imposizione del pagamento delle spese di procedimento per i ricorrenti;
la supposta ratio di tale proposta sarebbe il tentativo di limitare il numero di ricorsi infondati;
ricorrere alla Corte europea costituisce, per gli Stati membri, un diritto precipuo e non limitabile in alcun modo;
essendo la giustizia il fondamento della corte, essa in nessun caso può inserire nella sua procedura l'ingiustizia lampante di una discriminazione che emarginerebbe le persone più povere per la sola ragione di non potersi permettere di coprire le spese legali necessarie -:
se il Governo intenda esprimere, presso le sedi istituzionali europee preposte, il proprio dissenso alla citata proposta;
se il Governo intenda sostenere le altre due proposte presentate dalla conferenza delle OING, che chiedono:
a) di prevedere sanzioni pecuniarie nei confronti degli Stati convenuti in caso di ricorsi ripetitivi;
b) di fornire a livello nazionale, attraverso le istituzioni nazionali dei diritti dell'uomo e la rete delle associazioni che operano in quel settore, informazioni
chiare ed esaurienti, sui criteri e sulle condizioni per portare un caso davanti alla Corte.
(4-11553)
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nella presente interrogazione si forniscono i seguenti elementi di informazione.
La questione relativa al pagamento delle spese da parte di coloro che presentano ricorsi, alla Corte europea dei diritti dell'uomo è all'attenzione del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa; riferimento a tal riguardo è stato inserito nella dichiarazione di Interlaken del 2010 e nella dichiarazione presentata alla Conferenza di Smirne del 27 aprile 2011.
Si tratta, allo stadio attuale, della possibilità di prevedere - in caso di riforma della Corte mediante nuovo Statuto - un pagamento delle spese a carico dei ricorrenti, diretta a scoraggiare ricorsi illegittimi che concorrono ad oberare il funzionamento della Corte; non è stato tuttavia formalizzato alcun testo di Statuto, né è stata avanzata sul punto alcuna proposta di modifica della vigente Convenzione. Nella stessa dichiarazione di Smirne, peraltro, il Comitato dei ministri è chiamato a continuare a esaminare la questione.
Il Governo italiano, che partecipa attivamente ai lavori del citato Comitato e dei Comitati di esperti incaricati dello studio per una riforma della Corte, segue attentamente lo sviluppo della questione tutelando l'interesse dei ricorrenti, mirando ad evitare al contempo gli esiti negativi derivati dalla presentazione di ricorsi abusivi e quindi irricevibili che provocano un oneroso carico di lavoro per la Corte Utile in proposito sarà l'effetto della «Guide pratique sur la recevabilité», già tradotto in italiano dal Ministero della Giustizia, che in questo modo mira a fornire adeguate informazioni agli avvocati e alle persone che intendono presentare un ricorso a Strasburgo.
Circa le proposte presentate dalla Conferenza delle organizzazioni non governative, si segnala quanto segue:
a) sanzioni pecuniarie sono già comprese nelle decisioni della Corte che condanna gli Stati a risarcimenti consistenti a titolo di equa soddisfazione;
b) per una migliore conoscenza delle procedure davanti alla Corte e dei ruoli dei vari attori coinvolti sono previsti e attivati, a livello nazionale, corsi di formazione e aggiornamento per magistrati, avvocati e operatori del settore, con la collaborazione delle istituzioni nazionali competenti e delle università. Anche la traduzione in italiano della guida sopra menzionata rientra nell'attività di informazione generale e di formazione degli addetti di cui l'Italia si fa promotrice nell'ambito della Corte europea dei Diritti dell'uomo. Tale posizione e stata da ultimo reiterata in occasione della succitata Conferenza di Smirne.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
MIGLIORI e MASSIMO PARISI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
con la legge regionale 29 maggio 1997, n. 38, la regione toscana ha istituito il circondario dell'Empolese Valdelsa, formato dai comuni di Capraia e Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Gambassi Terme, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli e Vinci, «quale circoscrizione territoriale omogenea di decentramento amministrativo della Regione Toscana nonché per l'esercizio di funzioni e servizi di ambito sovra comunale»;
con l'articolo 2, comma 185-bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, sono stati soppressi i circondari provinciali e sono stati abrogati i commi 1 e 2 dell'articolo 21 del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267;
con la delibera di giunta n. 431 del 31 marzo 2010, la regione Toscana ha confermato la legittimità del circondario dell'Empolese Valdelsa «in quanto detto
ente, a differenza degli organismi di decentramento provinciali di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 267 del 2000:
è stato istituito con legge regionale 29 maggio 1997, n. 38, che costituisce espressione della potestà legislativa regionale di disciplina delle forme associative di enti locali;
è in effetti ordinato come ente associativo dei Comuni, a norma degli articoli 2 e 4 della legge regionale n. 38 del 1997, disposizioni che regolano rispettivamente il procedimento di adozione dello statuto del Circondario e la composizione degli organi circondariali ad esclusiva partecipazione dei comuni interessati;
è destinatario di compiti ad esso affidati dai comuni, dalla Regione e, previa adozione - a norma dell'articolo 3 della legge regionale n. 38 del 1997 - dell'atto negoziale denominato Protocollo aggiuntivo stipulato tra i comuni interessati e la Provincia di Firenze, dalla Provincia medesima»;
la legge regionale 29 maggio 1997, n. 38 «Istituzione del Circondario dell'Empolese Valdelsa quale circoscrizione di decentramento amministrativo» motiva l'istituzione del circondario inserendola nell'ambito del processo di formazione dell'area metropolitana fiorentina;
l'articolo 117 della Costituzione della Repubblica attribuisce allo Stato potestà legislativa esclusiva su: «organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane» -:
se ritenga coerente con il quadro normativo vigente l'interpretazione fornita con la delibera di cui in premessa e, in caso contrario, quali conseguenti iniziative di competenza intenda assumere.
(4-11081)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si rappresenta quanto segue.
La regione Toscana ha istituito con la legge regionale n. 38 del 1997 il circondario dell'Empolese Valdelsa, formato dai comuni di Capraia e Limite, Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Gambassi, Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli e Vinci, «quale circoscrizione territoriale omogenea di decentramento amministrativo nell'ambito della regione Toscana, nonché per l'esercizio di funzioni e servizi di ambito sovracomunale», ai sensi dell'articolo 1 della suddetta legge.
Il decreto legislativo n. 267 del 2000 recante «Testo Unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali» all'articolo 21 rubricato «Revisione delle circoscrizioni provinciali» disciplina i circondari provinciali.
L'articolo 2, comma 185-bis, della legge n. 191 del 2009 è intervenuto a sopprimere, i circondari provinciali e ad abrogare i commi 1 e 2 dell'articolo 21, del decreto legislativo, n. 267 del 2000 che ne disciplinavano l'istituzione.
Tuttavia, la regione Toscana con delibera di giunta n. 431 del 31 marzo 2010 ha confermato la legittimità del circondario dell'Empolese Valdelsa istituito con la legge regionale n. 38 del 1997 in quanto detto ente a differenza degli organismi di decentramento provinciali è stato ordinato come ente associativo dei comuni.
Tale ente associativo ha un proprio Statuto ed è destinatario di funzioni di programmazione e altre funzioni amministrative che gli vengono affidate, attraverso strumenti di concertazione, dalla provincia e dai comuni del circondario, previa adozione di un protocollo aggiuntivo allo Statuto stipulato tra i comuni interessati e la provincia di Firenze.
In particolare il circondario dell'Empolese Valdelsa essendo una «circoscrizione territoriale omogenea di decentramento amministrativo», istituita nell'ambito del processo di formazione dell'area metropolitana fiorentina, è ordinata come ente associativo dei comuni.
Il Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale: Raffaele Fitto.
MONTAGNOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa continuano ad essere scoperti casi di automobilisti che
utilizzano targhe straniere al fine di eludere la comminazione di sanzioni amministrative nei casi di violazione del codice della strada;
l'impossibilità oggettiva della riscossione coatta delle multe all'estero è anche alla base del fatto che in qualunque Paese europeo, Italia compresa, se si commette una violazione con targa e documenti esteri e si viene fermati subito, bisogna pagare sul posto subito l'ammontare della multa;
fin qui sembrerebbe che la targa straniera sia una sorta di lasciapassare e che consenta, tranne nel caso della contestazione immediata, di poter guidare in maniera spericolata indisturbati;
sino a poco tempo fa questa era la verità, fino a quando gli Stati e i comuni di tutta Europa, notando l'ammanco del denaro di tutte queste multe, hanno deciso di correre ai ripari;
anche l'Unione europea si è accorta del problema e sta lavorando a una banca dati comune e una collaborazione a livello di tutti i paesi membri. Nell'attesa di una normativa unica, sono molti i paesi confinanti che hanno stipulato degli accordi bilaterali per la trasmissione delle multe -:
se il Ministro intenda fornire gli elementi in suo possesso sullo stato di attuazione dei decreti attuativi previsti dalla legge 29 luglio 2010, n. 120.
(4-10735)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si comunica che alla luce del sistema recepito nel vigente codice della strada italiano l'immatricolazione di veicoli è subordinata all'acquisizione della residenza in Italia da parte dei relativi intestatari.
L'obbligo di residenza concerne, oltre che naturalmente i cittadini italiani, anche i cittadini extracomunitari che si stabiliscono in Italia in armonia con la disciplina in materia di immigrazione ed i cittadini comunitari che soggiornino nel nostro Paese per periodi superiori a tre mesi (direttiva 2004/38/CE ed il relativo decreto legislativo di recepimento 6 febbraio 2007, n. 30).
Al di fuori delle predette ipotesi e nel rispetto del principio di libera circolazione delle persone e delle cose nell'ambito dell'Unione europea, non può negarsi al cittadino comunitario che soggiorni in Italia per periodi inferiori ai tre mesi di circolare con il proprio veicolo immatricolato nel paese d'origine.
Pertanto, per quanto di competenza di questo Dicastero è evidente che le soluzioni alla questione in oggetto non vanno ricercate sul piano normativo, atteso che il vigente codice della strada appare perfettamente in linea con le disposizioni in materia di immigrazione e di circolazione in ambito comunitario ma vanno, semmai, ricercate sul piano della maggiore efficienza dei controlli su strada, anche al fine di contrastare l'eventuale ed illegittimo uso dei veicoli con targa straniera da parte di cittadini italiani o, comunque, di residenti in Italia che omettano di ottemperare all'obbligo di reimmatricolare i veicoli a proprio nome.
Ciò premesso, in ordine alla richiesta circa l'adozione dei provvedimenti attuativi delle disposizioni contenute nella legge 29 luglio 2010, n. 210, si allega uno schema riepilogativo dello stato dei lavori (disponibile presso il servizio assemblea).
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
MONTAGNOLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
Il Sole 24 ore di martedì 15 febbraio 2011 riporta l'annuncio del presidente dell'Inps, Antonio Mastropasqua, della nuova procedura di informatizzazione delle visite fiscali per malattia;
secondo quanto preannunciato, nel giro di un mese dovrebbe esser operativo
un sistema on-line, messo a punto dall'Inps, che consentirà al datore di lavoro di richiedere per via telematica la visita di controllo per il dipendente, quindi l'ente attiverà il medico più vicino e nel giro di poche ore il lavoratore malato o presunto tale riceverà la visita fiscale;
per il presidente dell'Istituto l'immediatezza della visita consentirà di controllare anche le malattie di un solo giorno ed in tal modo «sarà più semplice scoprire eventuali frodi e ridurre gli oltre 2 miliardi di euro di spesa» che l'ente versa annualmente per le indennità di malattia;
è opinione condivisa che l'informatizzazione e la digitalizzazione delle procedure comporta uno snellimento burocratico e, quindi, un risparmio di oneri;
secondo un progetto di Confindustria denominato «Progetto Ict nella sanità», l'informatizzazione di tutta la sanità - dalla telemedicina alla ricetta digitale, dai servizi clinici ed amministrativi di asl e ospedali, al fascicolo elettronico del singolo paziente - porterebbe ad un risparmio di oltre l'11 per cento della spesa sanitaria pubblica, per un valore di 12,6 miliardi di euro: la sola telemedicina farebbe risparmiare 7,3 miliardi di euro, altri 4 miliardi con la ricetta digitale ed il fascicolo sanitario elettronico;
sulla base di quanto pubblicato sempre su Il Sole 24 ore di martedì 15 febbraio 2011, il predetto progetto è al vaglio del Governo -:
quali siano gli orientamenti del Governo in merito al progetto citato in premessa, se si ritenga plausibile il risparmio di spesa quantificato nel progetto medesimo e, in caso di risposta affermativa, se non si convenga sull'opportunità di far decollare quanto prima la cosiddetta sanità elettronica.
(4-11010)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con il quale l'interrogante chiede di conoscere, con riferimento all'articolo apparsi su Il Sole 24 ore del 15 febbraio 2011, se il Governo intenda adottare il «Progetto ICI nella sanità» presentato da Confindustria e se si ritenga plausibile la previsione di risparmio di spesa in essa contenuta, si rappresenta quanto segue.
Fermo restando quanto vorranno al riguardo rappresentare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e della salute si segnala che il Piano e-government, all'obbiettivo settoriale 4 sanità, ha previsto la realizzazione, di concerto con le regioni, di progetti relativi alla connessione in rete dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, alla digitalizzazione del ciclo prescrittivo, alla realizzazione del fascicolo sanitario, alla realizzazione di un sistema articolato a rete di centri unici di prenotazione e alla innovazione delle aziende sanitarie.
Sullo stato di attuazione del piano si segnala quanto evidenziato nel rapporto e-Gov Italia 2010 e le determinazioni assunte dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione in occasione dell'audizione del 2 marzo 2011, dinanzi alla Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria, finalizzata ad acquisire elementi informativi sul progetto di tessera sanitaria e di informatizzazione delle ricette mediche.
Nel corso dell'audizione il Ministro ha affermato che «(...) la certificazione on line rientra nel piano di e-government, all'interno di quello che abbiamo chiamato e-health, insieme alla sanità elettronica, la quale consta di quattro prodotti, ovviamente consequenziali dal punto di vista degli impianti e dell'architettura informatica: la certificazione elettronica, la prescrizione medica on line, il fascicolo sanitario e la prenotazione. Essi sono variamente incastonati uno dentro l'altro e variamente già realizzati (...)».
Dal rapporto presentato alla Commissione parlamentare di vigilanza è stato, inoltre, chiarito che, grazie all'introduzione delle Information and communication technology ICT nella sanità e secondo specifiche stime effettuate da Confindustria, è possibile ottenere un risparmio complessivo
pari a 12,4 miliardi di euro in un anno (pari all'11,7 per cento della spesa sanitaria).
Ciò premesso, si segnala come il «Progetto ICT nella sanità», proposto da Confindustria, risulti assolutamente allineato con le iniziative in materia definite dal Governo, in particolare per quel che concerne la creazione di una piattaforma unica nazionale da declinare nelle singole regioni ed in grado di innestare un ulteriore circolo virtuoso sul processo, già in atto, di digitalizzazione della sanità.
Da ultimo, è d'uopo segnalare che nel cosiddetto «decreto sviluppo», approvato al Consiglio dei ministri il 5 maggio 2011, il Governo ha previsto diverse misure per accelerare e ottimizzare il processo di informatizzazione della sanità pubblica.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.
MUSSOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'introduzione di mezzi di contrasto ecografici consente di effettuare una valutazione in tempo reale della micro-macrovascolarizzazione del fegato e di altre organi, quali l'aorta, il rene, la vescica, la mammella, i linfonodi, l'intestino, ottenendo un'accuratezza diagnostica superiore all'ecografia di base, strettamente comparabile alla Tac spirale multislice e alla risonanza magnetica in diverse applicazioni;
l'ecocontrastografia nella diagnostica per immagini sta assumendo, oggi, un ruolo importante, come confermato dai dati presenti in letteratura e suffragata dalle esperienze di molti centri di riferimento di diagnostica per immagini, come il dipartimento di scienze radiologiche, policlinico Umberto I, in particolare nella diagnostica del fegato;
in particolare, l'ecografia con mezzo di contrasto, è accurata nella caratterizzazione delle lesioni focali epatiche, nei follow-up dei pazienti con tumori epatici sottoposti a trattamenti mini-invasivi e soprattutto nell'identificazione delle metastasi epatiche, in accordo con le linee guida e le raccomandazioni dell'EFSUMB del 2008 e con le linee guida dell'Istituto superiore di sanità (sistema nazionale linee guida SNLG), con il patrocinio del Ministero della salute, sulle lesioni focali epatiche, approvate da un panel scientifico multidisciplinare, nel dicembre 2008;
la diagnosi precoce delle metastasi è essenziale perché ha importanti implicazioni terapeutiche e prognostiche. Esame clinico e test di funzionalità epatica possono dare solo un'indicazione sulla presenza di lesione epatica ripetitiva quando la malattia metastatica è ormai avanzata;
poiché la prognosi di un paziente oncologico, in particolare quando si tratta di pazienti in follow-up per tumore gastrointestinale, è fortemente condizionata dalle dimensioni e dall'estensione delle metastasi epatiche, risulta di fondamentale importanza giungere alla loro identificazione nella fase pre-clinica, quando le possibilità di successo del trattamento sono ancora buone;
l'introduzione nel tariffario nazionale dell'eco-contrastografia negli ambiti sopra indicati, e soprattutto nella diagnostica del fegato, consentirebbe pertanto, di fornire prestazioni più accurate ed efficaci ai pazienti, in particolare ai pazienti oncologici e di ridurre le richieste di esami di TC e RM. Questo comporterebbe la riduzione dei costi, come dimostrato in recenti lavori scientifici e pertanto la riduzione delle liste d'attesa per i pazienti che necessitano di esami TC e RM irrinunciabili;
inoltre la mancata effettuazione dell'ecografia con mdc potrebbe avere ricadute medico legali in casi in cui l'omessa prestazione abbia determinato ritardo diagnostico con conseguente peggioramento della prognosi;
si deve tenere presente quanto deliberato con il DGR 562 del 5 settembre 2006: aggiornamento del nomenclatore tariffario regionale del Lazio delle prestazioni specialistiche ambulatoriali. Modificazioni
ed integrazioni alla DGR n. 439 del 21 luglio 2006 e quanto già in essere nei nomenclatori tariffari della regione Lombardia (Deliberazione n. VII15324 del 28 novembre 2003) e della regione autonoma Friuli Venezia Giulia (D.G.R. n. 150 del 22 gennaio 2002 decreto ministeriale 22 luglio 1996. Prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Approvazione del tariffario regionale, valido a decorrere dal 1° marzo 2002, per le prestazioni specialistiche ambulatoriali, ivi compresa la diagnostica strumentale e di laboratorio);
inoltre l'ecocontrastografia è stata già inclusa nei tariffari regionali di altre regioni come la Basilicata -:
se nel quadro dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza non si intenda inserire l'ecocontrastografia alla luce delle considerazioni riportate in premessa.
(4-10706)
Risposta. - In merito a quanto richiesto nell'interrogazione parlamentare in esame, si segnala che l'aggiornamento dell'elenco delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell'ambito del servizio sanitario nazionale, parte integrante (allegato 4) dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di revisione dei livelli essenziali di assistenza (Lea) contiene, nella branca di radiologia, le prestazioni identificate con il codice:
88.79.H «Ecografia organo mirata con mdc. Inclusa eventuale integrazione colo doppler»;
88.79.J «Mdc ecografico in corso di esame di base».
Peraltro, lo schema di provvedimento predisposto da questo Ministero non ha concluso l'iter procedurale di emanazione, non avendo ancora ottenuto il previsto assenso del Ministero dell'economia e delle finanze.
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.
PICCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
grazie al completamento della linea AV/AG tra Napoli e Milano e tra Venezia e Roma i collegamenti dei treni Eurostar tra Roma e Firenze sono estremamente frequenti con cadenza ogni venti minuti nelle ore di punta;
in particolare nel prossimo orario invernale ci saranno tra le 19.15 e le 20.15 ben 5 treni tra Roma e Firenze ovvero alle 19.15, 19.30 19.40 20.00 e 20.15 dopodiché il servizio Eurostar cessa;
poiché il treno delle 20.00 ferma a Firenze Campo di Marte e l'ultimo treno delle 20.15 ferma anche a Orvieto, Chiusi ed Arezzo e quindi con tempi di percorrenza per Firenze SMN ben oltre le due ore, risulta che l'ultimo treno che arrivi in tempi ragionevoli a Firenze Santa Maria Novella sia quello delle 19.40;
numerosissimi pendolari e possessori di abbonamento mensile Eurostar hanno fatto una raccolta di firme per sensibilizzare Trenitalia e far sì che il treno delle 21.00 che attualmente effettua il servizio diretto tra Roma e Milano senza fermate intermedie fermi a Firenze Campo di Marte anche eventualmente in sostituzione del servizio delle 20.00 -:
se non ritenga opportuno, visto il totale controllo pubblico della società, discutere con Trenitalia la possibilità che il treno delle 21.00 tra Roma e Milano senza fermate intermedie potesse fermare a Firenze Campo di Marte in tal modo da un lato si incrementerebbe il load factor del treno con beneficio per l'azienda, dall'altro si verrebbe incontro alle esigenze dei numerosi pendolari e con un aggravio di tempo inferiore ai 5 minuti per gli utenti che si recano a Milano.
(4-09865)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, riguardante l'offerta alta velocità da Roma a Firenze nelle ore serali,
si forniscono i seguenti elementi di risposta forniti da Ferrovie dello Stato Spa.
I servizi ferroviari alta velocità, effettuati da Trenitalia a rischio d'impresa, sono servizi a mercato che devono avere caratteristiche di redditività in un contesto progressivamente sempre più competitivo. Pertanto il volume d'offerta di tale prodotto deve necessariamente essere commisurato ai volumi di traffico generati dai bacini interessati e adeguato alla domanda di mobilità che il mercato esprime.
Nel caso specifico Ferrovie dello Stato fa presente che l'Eurostar AV 9646, in partenza da Roma alle 21,00 e in arrivo a Milano alle 23.59, è un treno periodico No Stop che viene effettuato tra la capitale ed il capoluogo lombardo il venerdì e la domenica a supporto della maggiore domanda di trasporto che si registra sulla relazione Roma-Milano nel fine settimana.
L'appetibilità commerciale di tale collegamento, in quanto valida alternativa per quei passeggeri che tradizionalmente si orientavano sul vettore aereo per coprire la tratta nella fascia oraria in esame, risulta fortemente legata ai tempi di percorrenza inferiori a tre ore nonché all'arrivo a destinazione entro la mezzanotte. Tali caratteristiche verrebbero meno nel caso di introduzione di fermate intermedie.
Si evidenzia inoltre che l'eventuale assegnazione della fermata di Firenze Campo di Marte all'Eurostar AV 9646 non andrebbe in ogni caso a vantaggio dei pendolari essendo il treno in parola un collegamento periodico in servizio solo 2 giorni a settimana come sopra detto.
Con l'orario in vigore da dicembre 2010 la fermata del treno Eurostar AV 9540 in partenza da Roma alle ore 20.00 è stata prevista nella stazione di Firenze Santa Maria Novella e non più in quella di Firenze Campo Marte.
Ferrovie dello Stato conclude evidenziando che il volume di domanda di trasporto ferroviario dopo le ore 20 tra Roma e Firenze risulta estremamente ridotto tale da non giustificare commercialmente l'istituzione di ulteriori collegamenti alta velocità.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.
PORFIDIA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a seguito del terremoto di Sendai nel marzo 2011 e il successivo tsunami la centrale nucleare di Fukushima Daiichi è stata seriamente danneggiata;
l'incidente avvenuto alla centrale è secondo la scala INES, insieme a quello di Three Mile Island, il secondo incidente più grave mai avvenuto in una centrale nucleare, dietro solo a quello di Chernobyl, ma i dati e i livelli di gravità della situazione variano giorno dopo giorno;
a causa del terremoto molti altri impianti nucleari giapponesi sono stati coinvolti, sia centrali nucleari che impianti del ciclo del combustibile. Gli impianti di generazione elettrica direttamente coinvolti con arresti automatici dei reattori sono stati quelli di Fukushima Daiichi, Fukushima Daini, Onagawa e Tokai; è stato anche coinvolto il centro di riprocessamento di Rokkasho che funziona con l'energia fornita dai generatori diesel di emergenza. Le maggiori preoccupazioni riguardano quattro dei sei reattori dell'impianto di Fukushima Daiichi, e in particolare il reattore numero 4, il cui edificio è stato quello maggiormente danneggiato dalle esplosioni di idrogeno, e nel quale le barre di combustibile a rischio fusione non sono quelle in uso all'interno del recipiente in pressione (vessel), ma quelle stoccate nelle vasche del combustibile esausto, che si trovano quindi al di fuori della struttura di contenimento primaria del reattore;
il livello di allarme per le ripercussioni ambientali dovute all'incidente non accenna a diminuire, anzi, ora dopo ora osserviamo un aumento inesorabile di tale livello a tal punto da parlare di una vera e propria catastrofe nucleare;
esperti giapponesi hanno parlato di una fuga di plutonio nelle acque dell'oceano poi confermata anche dal capo di gabinetto Yukio Edano;
secondo Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace, «la notizia del ritrovamento di plutonio rilasciato dalla centrale di Fukushima è agghiacciante. Il plutonio è una sostanza tossica oltre che radioattiva che se inalata o ingerita può danneggiare gravemente gli organi interni, in particolare lo scheletro, i polmoni e il fegato»;
molti cittadini italiani presenti in territorio giapponese hanno riscontrato dei prezzi esorbitanti per i biglietti aerei verso l'Italia. Alcuni di essi hanno dovuto abbandonare l'idea di ripartire a causa degli altissimi costi. In queste ore si stanno susseguendo le denunce di questo tipo su Facebook sul quale s'è creato un gruppo i cui membri chiedono un trattamento agevolato per facilitare il loro rientro dal Giappone -:
se i Ministri interrogati siano al corrente della situazione e cosa intendano fare per agevolare il rientro degli italiani e loro parenti e se non ritengano necessario intervenire in via straordinaria per agevolare al massimo il rientro degli italiani e loro parenti presenti in Giappone;
se i ministri interrogati non ritengano opportuno avviare tutte le procedure possibili per monitorare la situazione degli italiani e loro parenti presenti in Giappone.
(4-11430)
Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il Ministero degli affari esteri ha seguito senza sosta l'evolvere delle emergenze verificatesi in Giappone a seguito del sisma dell'11 marzo 2011.
Nelle prime ore dopo il terremoto l'ambasciata a Tokyo ha istituito una cellula di contatto per verificare il coinvolgimento degli italiani e per accogliere le numerose richieste di assistenza. L'azione di riscontro delle segnalazioni di cittadini irrintracciabili o in particolari difficoltà è stata condotta in raccordo con la sala operativa dell'unità di crisi (UdC), che ha continuato ad operare in contatto costante con i familiari dei connazionali. Anche il Consolato generale a Osaka ha attivato linee di emergenza.
Il nostro è stato tra i primi Paesi europei a sconsigliare, sul proprio sito www.viaggiaresicuri.it, nuovi arrivi in Giappone non motivati da effettiva necessità. Sullo stesso portale - oltre che sulle piattaforme facebook e twitter dell'UdC e sui siti istituzionali dell'ambasciata a Tokyo (www.ambtokyo.esteri.it) e della Farnesina (www.esteri.it) - sono state pubblicate in tempo reale specifiche informazioni pratico-logistiche, raccomandazioni di cautela ai cittadini e periodici aggiornamenti sui disagi determinati dal terremoto stato delle linee di comunicazione, interruzione pianificata della fornitura di energia, servizi di interpretariato, agibilità delle reti varie/ferroviarie/aeree, punti di primo soccorso eccetera.
Appurato che i più di 3.000 italiani stimati nel Paese fossero effettivamente tutti in salvo, si è provveduto a facilitare d'intesa con le Autorità locali il trasferimento in luoghi sicuri di coloro presenti nelle aree più colpite del Giappone, e a consigliare alle comunità italiane a nord di Tokyo e nella stessa capitale di spostarsi verso sud o di fare rientro in Italia, anche alla luce del manifestarsi dei primi timori sul malfunzionamento di impianti nucleari. Presidi mobili con personale dell'ambasciata e del consolato generale sono stati istituiti presso gli aeroporti internazionali di Tokyo e Osaka per assistere i connazionali in partenza.
Si è provveduto contestualmente a sensibilizzare l'Alitalia affinché fosse assicurato il mantenimento dei 18 voli settimanali operati dal Giappone. L'Alitalia - cui era stata anche richiesta la disponibilità ad attivare voli speciali in caso di effettiva necessità - ha quindi offerto all'utenza, sulla base di una specifica intesa con questa amministrazione, la possibilità di acquistare biglietti di sola andata a tariffa agevolata e senza prenotazione, anche direttamente presso lo scalo di Osaka (ove per diversi giorni sono stati concentrati tutti i voli per ragioni tecniche). Sono stati altresì riservati numerosi posti gratuiti sui voli di
linea per connazionali in particolari difficoltà, dando priorità alle famiglie con minori di 15 anni e alle donne in stato di gravidanza.
È stato assicurato un coordinamento interrotto con i partner europei, sia a livello di rappresentanze diplomatiche in Giappone, che a livello di cellule di crisi nazionali. Nell'ambito di tale coordinamento, considerato l'evolvere degli eventi, non è stato deciso di attivare piani di evacuazione generalizzata dei cittadini europei, ma di favorire il loro allontanamento graduale dalle aree maggiormente a rischio, adottando specifiche sinergie nella gestione di situazioni particolarmente critiche.
Nei contatti con le controparti europee è stato apprezzato il contributo offerto dal Dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, che - d'intesa con questo Ministero degli affari esteri - ha predisposto l'invio di team avanzati comprendenti anche personale dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per svolgere operazioni di rilevazione della presenza di radioattività nell'ambiente ai fini della valutazione del rischio di contaminazione a causa degli incidenti nelle centrali nucleari nipponiche.
Anche riguardo, all'allarme tsunami lanciato in decine di Paesi bagnati dal Pacifico, questo Ministero ha predisposto tempestivamente diverse misure di prevenzione per i connazionali possibilmente interessati dal fenomeno. Attraverso i canali disponibili (sito www.viaggiaresicuri.it, piattaforme di social networking, rete diplomatico-consolare, contatti telefonici, mailing list, eccetera) sono state fornite indicazioni sulle aree da evitare, sulle più adeguate norme di cautela e sull'evolvere dei livelli di pericolo. A tutti gli iscritti al sito www.dovesiamonelmondo.it presenti nelle aree minacciate sono poi stati ripetutamente inviati sms con avvisi calibrati sulla base del diverso rischio.
Di tutte le iniziative intraprese da questo Ministero degli affari esteri è stata data opportuna e regolare informazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
RAISI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante non ritiene soddisfacente la risposta ricevuta dal Ministro della salute all'interrogazione a risposta scritta n. 4-05858;
per quanto concerne la selezione di incarico quinquennale di direzione di struttura complessa «gastroenterologia ed endoscopia digestiva, disciplina gastroenterologia» che si è svolta il 21 dicembre 2004 presso l'Azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro, nel documento ministeriale ci si è limitati a riportare l'iter procedurale del procedimento penale n. 1386/07, addirittura fino al mese di gennaio 2010;
nessun riferimento viene fatto per il concorso svoltosi il 17 aprile 2008, presso la AUSL di Cesena per il conferimento di incarico di direzione di struttura complessa dell'U.O. gastroenterologia e endoscopia digestiva;
ma, soprattutto, per entrambi questi concorsi, non risulta, dal documento ministeriale, si sia proceduto ad alcuna valutazione della regolarità procedurale tramite esame diretto e approfondito dei relativi verbali e fascicoli, giacenti presso le strutture coinvolte. Una valutazione della regolarità procedurale tramite esame diretto dei verbali e fascicoli, sarebbe, invece, assolutamente opportuna, data la delicatezza della materia del contendere, e sarebbe la sola utile a rispondere in modo autentico e definitivo ai quesiti posti dall'interrogazione n. 4-05858;
per quanto concerne la selezione finalizzata alla nomina del direttore della S.C. di chirurgia generale 3 (endoscopia diagnostica e chirurgia endoscopica) presso la fondazione IRCCS istituto nazionale dei tumori di Milano, nella risposta fornita sono leggibili passi «inesatti»;
per quanto concerne l'anzianità di servizio del dottor Emanuele Meroni è possibile rilevare quanto segue:
a) il servizio di anni 6, mesi 9 e giorni 26 è stato effettuato dal 1° agosto
1989 al 26 maggio 1996, quando la denominazione della fondazione IRCCS istituto nazionale dei tumori era ancora istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano. Questo servizio è riconosciuto dal decreto ministeriale 30 gennaio 1998 come equipollente alla disciplina di gastroenterologia, perché quel decreto, pubblicato sul S.O. alla Gazzetta Ufficiale n. 37 del 14 febbraio 1998, prevedeva il riconoscimento del servizio prestato nei servizi di endoscopia come equipollente esclusivamente al servizio prestato in gastroenterologia; cessata la possibilità di riconoscimento dell'equipollenza del servizio prestato in endoscopia con quello prestato in gastroenterologia nel settembre 2001 a seguito del DMS 5 agosto 1999 (Gazzetta Ufficiale 3 settembre 1999 n. 207), il riconoscimento del servizio prestato in endoscopia come equipollente al servizio prestato in chirurgia generale è stato introdotto con il decreto ministeriale 31 luglio 2002 (Gazzetta Ufficiale 5 settembre 2002 n. 208), che, però, non prevede applicazione retroattiva. Questo è un punto cruciale, che deve trovare finalmente adeguata attenzione: come ha recentemente indicato - e, per quanto lo riguarda, con successo - lo stesso rieletto presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, in occasione delle candidature alle elezioni regionali, le leggi e i decreti si applicano solo a partire dal momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, non per periodi precedenti. Di conseguenza, nel nostro caso legislativo, l'equipollenza alla chirurgia generale può valere solo per il servizio prestato nei reparti di endoscopia dopo il settembre 2002. Così, nel caso specifico del dottor Meroni, il servizio di anni 6, mesi 9 e giorni 26, effettuato dal 1° agosto 1989 al 26 maggio 1996, proprio perché effettuato prima del 2002, non può legittimamente essere considerato che equipollente alla gastroenterologia;
b) neppure il servizio di anni 3 e giorni 20 presso l'IRCCS istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova, in qualità di direttore della S.C. di endoscopia interdisciplinare, può essere considerato, come indicato nella risposta ministeriale, equipollente alla chirurgia generale: ciò per il fatto che il decreto ministeriale 31 luglio 2002 (Gazzetta Ufficiale 5 settembre 2002 n. 208), che definisce i servizi da considerare equipollenti alla chirurgia generale, fra questi non ricomprende l'endoscopia interdisciplinare. D'altro canto, lo stesso stato di servizio del dottor Meroni, rilasciato dall'IRCCS istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Genova (da cui risulta un servizio di anni 2 mesi 11 e giorni 3), riporta che, dal 1° agosto 2005, egli era «assunto a tempo indeterminato, a tempo pieno e a rapporto di lavoro esclusivo in qualità di Dirigente medico - disciplina gastroenterologia. Conferito contestualmente incarico quinquennale - di pari disciplina - di direzione della S.C. Endoscopia Interdisciplinare;
pertanto, il servizio di anni 3 e giorni 20, di cui parla il documento ministeriale, risulta indiscutibilmente prestato in gastroenterologia e non in chirurgia generale;
va precisato, inoltre, che dal 27 maggio 1996 al marzo 2009, data dell'inizio dell'incarico di direttore della SC di chirurgia generale 3 (endoscopia diagnostica e chirurgia endoscopica) della fondazione IRCCS istituto nazionale dei tumori di Milano, il dottor Meroni ha prestato servizio esclusivamente in reparti di gastroenterologia;
alla luce di quanto sopra, si può sostenere che il dottor Meroni, a termini di legge, non avesse i requisiti di servizio per essere ammesso a partecipare alla selezione finalizzata alla nomina del direttore della S.C. di chirurgia generale 3 (endoscopia diagnostica e chirurgia endoscopica), bandita con determinazione del direttore generale n. 208 del 13 marzo 2008 e che, di conseguenza, non potesse essere incaricato - come poi è avvenuto - a dirigere la struttura stessa -:
se non intenda approfondire, tramite ogni strumento di sua competenza, gli elementi problematici rappresentati in premessa.
(4-09221)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi trasmessi dalla regione Emilia-Romagna, attraverso la Prefettura - ufficio territoriale del Governo di Forlì-Cesena.
Secondo quanto riferito dal Presidente della regione citata, sulla base delle informazioni acquisite, al riguardo, dall'azienda Usl di Cesena, la stessa ha indetto pubblico avviso per il conferimento, ad un dirigente medico di gastroenterologia, dell'incarico di direzione della struttura complessa, denominata «U.O. gastroenterologia ed endoscopia digestiva», con l'osservanza delle disposizioni di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni ed integrazioni e del decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n. 484. Tale bando è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale ed i termini per la presentazione delle domande sono scaduti il 15 ottobre 2007.
Detto vertice regionale ha fatto presente che sono stati ammessi alla procedura, prevista per legge, 6 candidati in possesso dei requisiti richiesti, generali e specifici, con la contestuale esclusione di 2 candidati per mancanza dei suddetti requisiti.
In particolare, l'esclusione del dottor Giovanni Gentili è da attribuire al superamento della norma transitoria, prevista dall'articolo 1 del decreto ministeriale 26 maggio 2004, che consentiva la partecipazione all'incarico dirigenziale in questione a coloro i quali, antecedentemente al decreto ministeriale 31 luglio 2002, erano in possesso dei requisiti previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 484 del 1997, in virtù dell'anzianità di servizio, maturata in «endoscopia digestiva», già equipollente a «gastroenterologia», tenuto conto che il triennio di validità della stessa era scaduto il 25 agosto 2007, mentre il bando era stato pubblicato il 14 settembre 2007.
Il dottor Gentili ha, inizialmente, proposto istanza - non accolta dalla richiamata azienda USL - di riesame della propria posizione, presentando, poi, ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar) dell'Emilia-Romagna, sede di Bologna, richiedendo l'annullamento dello stesso provvedimento di esclusione, previa sospensiva.
L'anzidetto Tar ha accolto la richiesta di sospensiva ai fini dell'ammissione, con riserva, alla procedura e così l'azienda USL di Cesena ha ammesso, con riserva, l'istante all'iter per l'attribuzione di incarico di direzione di struttura complessa, «direzione unità operativa gastroenterologia ed endoscopia digestiva».
Successivamente, l'apposita commissione ha dichiarato idonei all'attribuzione dell'incarico tutti i candidati presentatisi per il colloquio, ovvero; Giovanni Gentili, Gian Luigi Milandri, Paolo Pazzi, Francesco Perri e Omero Triossi.
La relativa procedura, come precisato, prevede, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, della legge regionale n. 29 del 23 dicembre 2004, che «l'attribuzione dell'incarico di direzione di struttura complessa ai dirigenti sanitari è effettuata dal direttore generale ai sensi dell'articolo 15-ter del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni, sulla base di una rosa di tre candidati selezionati fra i soggetti idonei dalla commissione di cui al medesimo articolo».
La richiamata Commissione ha, pertanto, ritenuto di considerare i tre candidati, che hanno maggiormente evidenziato, nei titoli presentati e nel colloquio, attitudine manageriale e competenza tecnico professionale, rispondente alle caratteristiche dell'incarico da conferire, cosi individuando il dottor Paolo Pazzi, il dottor Francesco Perri e il dottor Omero Triossi.
Il direttore generale dell'azienda Usl di Cesena ha provveduto, con delibera n. 70 del 6 maggio 2008, all'attribuzione dell'incarico quinquennale di direzione della struttura complessa denominata «U.O. gastroenterologia ed endoscopia digestiva» al dottor Paolo Pazzi, per la sua competenza tecnico professionale in tutti gli ambiti disciplinari, maturata attraverso una pluriennale esperienza in strutture con elevati indici di complessità.
Il dottor Gentili ha presentato un ulteriore ricorso al Tar, impugnando il provvedimento di formazione della terna di candidati, i lavori della commissione valutatrice,
nonché la deliberazione, con cui si attribuiva l'incarico di direzione citato.
Il medesimo ha, altresì, presentato sia querela di falso nei confronti dell'azienda Usl di Cesena, per dichiarazioni non veritiere da parte della Commissione preposta alla selezione - per la quale è tuttora pendente il giudizio avanti alla sezione civile del Tribunale di Forlì, con udienza di discussione, fissata al 28 settembre 2011 - sia ricorsi in sede penale e amministrativa, riguardo l'operato di detta commissione esaminatrice, tuttora sospesi dal Giudice del lavoro, in attesa dell'esito della procedura riferita alla predetta quercia di falso.
Da ultimo, con specifico riferimento alle procedure concorsuali, relative alla fondazione Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) - Istituto nazionale dei tumori di Milano, si ribadiscono gli elementi valutativi già resi per l'interrogazione n. 4-05858.
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.
RAZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
al fine di razionalizzare la spesa in materia di composizione del Comitato di verifica per le cause di servizio, di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001, sarebbe opportuno, ad avviso dell'interrogante, favorire una maggior presenza di personale in quiescenza in seno al Comitato medesimo. Attualmente, infatti, vi è già la possibilità che i componenti consistano in soggetti collocati a riposo, ma si tratta di soggetti per i quali la nomina o la proroga sono intervenute prima della data di pensionamento -:
se si intendano assumere iniziative normative volte a sopprimere il limite quantitativo (una sola volta) e qualitativo (di fatto necessariamente almeno un giorno prima della pensione) della nomina e delle relative proroghe, al fine di destinare al Comitato di cui in premessa un maggior numero di soggetti in quiescenza, che non debbono così sottrarre il tempo da dedicare al Comitato alla normale attività di servizio.
(4-09246)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, intesa a conoscere se, al fine di razionalizzare la spesa pubblica, si intendano assumere iniziative normative per destinare un maggior numero di soggetti in quiescenza, sopprimendo il limite quantitativo e qualitativo attualmente esistente, in materia di composizione del comitato di verifica per le cause di servizio, di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 29 ottobre 2001, n.461.
Al riguardo, si fa presente che il citato comitato e composto da esperti provenienti da varie amministrazioni pubbliche (magistrati, avvocati e dirigenti dello Stato, ufficiali medici delle forze armate e delle forze di polizia e funzionari medici) con un proficuo scambio di esperienze diverse.
La presenza di personale in quiescenza, come ipotizzato nel documento parlamentare, non sembra in linea con la politica di rinnovamento della pubblica amministrazione, che ha caratterizzato la maggior parte degli interventi legislativi sul pubblico impiego adottati nel corso della presente legislatura.
Pertanto, trattandosi di valutazioni sul piano del merito e non della legittimità, non pare opportuna alcuna iniziativa tesa ad estendere la nomina di componente del comitato di verifica per le cause di servizio anche ai dipendenti in quiescenza, né ad estendere il limite al rinnovo della nomina oltre la già prevista prorogabilità per un solo quadriennio. Si segnala, peraltro, che l'articolo 2, comma 1-octies, del decreto-legge n. 225 del 2010 (convertito nella legge n. 10 del 2011, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 26 febbraio 2011) ha prorogato fino al 31 dicembre 2013 il comitato nella composizione in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.
SCALIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
nell'aeroporto militare di Trapani-Birgi, dal 20 marzo 2011, sono in atto operazioni militari e dette operazioni, in attuazione della risoluzione 1973/2011 dell'Onu, sono dei veri attacchi militari in Libia, al fine di rendere inoffensive le postazioni antiaeree;
per permettere le operazioni della vicina base militare, è stato chiuso, a tempo indeterminato, l'aeroporto civile «Vincenzo Florio» di Trapani-Birgi;
chiudere l'aeroporto civile significa annientare l'economia e gettare sul lastrico centinaia di famiglie, tra lavoratori dell'aeroporto e tutto l'indotto ad esso collegato, strutture ricettive e di servizi e trasporti e la chiusura rischia di creare negative conseguenze sul turismo, considerando anche l'avvicinarsi della stagione estiva;
il territorio di Trapani, in questi anni, in maniera virtuosa ed a costo di enormi sacrifici da parte dei propri cittadini, ha avviato una politica di rinascita sociale ed economica, puntando sull'aeroporto «Vincenzo Florio» di Trapani/Birgi;
il rispetto degli accordi internazionali e della risoluzione Onu non può causare un danno di tale genere al territorio trapanese e siciliano, a maggior ragione nel momento in cui esistono valide alternative all'uso esclusivo di Birgi quale base militare;
la Sicilia e la provincia di Trapani rischiano, ancora una volta, di essere dimenticate e sopraffatte in ragione di un interesse, certamente legittimo e condivisibile, che però non guarda alla realtà complessiva;
i voli sono stati dirottati sul vicino aeroporto di Palermo, non senza disagio per i passeggeri in arrivo in Sicilia e per quelli in partenza ogni giorno da Trapani, costretti a spostarsi in pullman da e per l'aeroporto di Palermo;
la questione della riapertura dello scalo civile di Birgi sarà esaminata nel corso di un vertice, con la presenza del Ministro dei trasporti, Altero Matteoli, del Ministro della difesa, Ignazio La Russa, del presidente dell'Enac Vito Riggio e dello Stato maggiore della difesa;
è possibile valutare altre soluzioni, ugualmente valide e praticabili anticipando sin d'ora che, qualora l'attuale situazione dovesse perdurare, difficilmente sarà possibile garantire l'ordine pubblico, a causa delle anticipate proteste di coloro che già subiscono e subiranno danni ingentissimi e non recuperabili -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di assicurare l'immediata riapertura dell'aeroporto «Vincenzo Florio» di Trapani-Birgi;
quali interventi urgenti il Governo intenda adottare per limitare i danni della chiusura dell'aeroporto sull'occupazione dei lavoratori impiegati nei servizi aeroportuali, degli operatori del settore turistico-alberghiero e dell'indotto.
(4-11372)
Risposta. - In merito alla questione relativa alla chiusura del traffico aereo civile dell'aeroporto di Trapani Birgi e alle conseguenti problematiche per i settori produttivi locali, l'amministrazione della difesa - ed in particolare l'Aeronautica militare (A.M.) - hanno dimostrato, fin da subito, grande sensibilità e soprattutto piena disponibilità nella ricerca e nella individuazione di una soluzione che fosse in grado di contemperare le prioritarie operazioni militari in corso connesse all'emergenza libica con le esigenze del traffico civile.
Infatti, l'Aeronautica militare ha ricoperto un importante ruolo strategico, svolgendo un'incisiva e costante funzione di raccordo con tutte le parti in causa - Enac, Enav, società di gestione aeroportuale e compagnie aeree ivi operanti - ai fini del raggiungimento dell'«Accordo Tecnico» siglato il 30 marzo 2011 con Enac.
Rammento, infatti, che l'intesa - resa possibile, anche grazie alla riorganizzazione degli assetti aerei militari, nonché all'ottimizzazione delle varie attività operative, a seguito del passaggio di competenze sotto comando Nato - ha consentito, sia pure con le condivise limitazioni correlate alla nota operazione militare, già a partire dal 30 marzo l'apertura parziale al traffico commerciale, con la messa a disposizione, per le esigenze dello scalo civile, di quattro piazzole di sosta, anche notturna, nonché di 36 slots che, ad oggi, consentono 19 atterraggi e 19 decolli nell'arco delle 24 ore da lunedì a venerdì e 20 decolli e 20 atterraggi nell'arco delle 24 ore nei giorni di sabato e domenica.
In ogni caso, è in corso di definizione un ulteriore accordo per portare a 20 i decolli e 20 gli atterraggi nell'arco delle 24 ore di tutti i giorni della settimana.
L'accordo tecnico, dunque, costituisce, un grande risultato, se si pensa alla delicatezza e complessità della situazione, e quindi, anche alle molteplici e variegate difficoltà che è stato necessario superare prima di poter assicurare il ripristino parziale del traffico aereo civile.
Anche se - occorre precisarlo - l'indeterminatezza della situazione non consente di stabilire con certezza il momento per la riapertura totale dello scalo al traffico civile.
Si assicura, tuttavia, che l'Aeronautica militare, come peraltro ha già manifestato all'Enac, è, comunque, intenzionata a proseguire, nel solco della disponibilità offerta fin dall'inizio di tale esigenza, a valutare il progressivo incremento del numero dei voli civili, compatibilmente con l'evolversi della situazione e le necessità della difesa aerea e quelle derivanti dagli impegni internazionali assunti dal nostro Paese.
In tale ambito, infatti, si deve sottolineare che il raggiungimento di criteri operativi indispensabili a mantenere la piena operatività sia dell'attività militare che di quella civile sull'aeroporto di Trapani, deve tenere conto:
dell'indispensabile capacità di assicurare il livello di sostegno logistico adeguato alle complesse operazioni in corso;
del mantenimento delle misure di sicurezza per la componente civile, rese necessarie per la presenza sull'aeroporto di intenso traffico militare al massimo livello di operatività;
delle esigenze di ridurre i rischi di congestione dei voli commerciali in arrivo e partenza per poter assicurare la giusta separazione dei traffici sulle piazzole e in volo in coerenza con le regole del traffico aereo e la sicurezza del volo.
Nel merito, pur se può apparire superfluo, si desidera, comunque, sottolineare le ragioni alla base della decisione iniziale di chiudere lo scalo civile.
Innanzitutto, la ragione principale è evidentemente individuabile nella partecipazione all'intervento per la protezione della popolazione libica, in attuazione della risoluzione n. 1973 del 17 marzo 2011 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che ha comportato, tra l'altro, la concessione in uso dell'aeroporto di Trapani, unitamente ad altre 6 basi militari, per il supporto delle operazioni aeree.
Si deve far notare, in proposito, che l'aeroporto di Trapani-Birgi, ai sensi del decreto ministeriale (difesa) del 25 gennaio del 2008 recante l'«Atto di indirizzo relativo agli aeroporti militari a doppio uso militare-civile», è un aeroporto militare destinato al ruolo di deployment operating base (Dob).
Ciò significa che l'eventuale apertura al traffico aereo civile è subordinata al rispetto di determinate condizioni, in particolare quella secondo cui «l'operatività della base e le esigenze militari rivestono aspetto prioritario su ogni altra attività e, pertanto, limitazioni potranno essere comunicate anche con brevissimo tempo di preavviso ed in ogni caso il traffico civile dovrà essere sempre subordinato a quello militare».
Conseguentemente, la decisione della chiusura dell'aeroporto al traffico aereo civile, presa il 20 marzo 2011, con il massimo di preavviso possibile ed in stretto coordinamento con Enac ed Enav, è riconducibile alla necessità di garantire lo svolgimento di tutto il complesso di attività
militari connesse all'operazione in atto, evitando, nel contempo, tutti i possibili rischi, per l'incolumità del personale dello scalo civile nonché degli eventuali passeggeri in transito, derivanti dal cospicuo numero dei velivoli militari rischierati sul sedime di Trapani al massimo livello di operatività.
Al momento, in effetti, la base militare di Trapani, come anche tutti gli altri aeroporti dell'area del sud, tra cui la stessa base di Sigonella, è interessata da un intenso traffico militare, dotato di armamento reale, con utilizzo di procedure combinate complesse ed articolate.
Allo stesso tempo, presso l'aeroporto di Birgi, è operante, inoltre, una Fob (Forward Operating Base) del Nato Airborne Warning and Central System (Awacs) che partecipa, con velivoli Boeing 707, alle operazioni con compiti di sorveglianza e protezione degli altri velivoli impiegati e per il rispetto della «no fly zone».
Un ulteriore elemento che contribuisce ad indicare la misura dell'intensità dell'attività complessivamente effettuata presso tale aeroporto, va rilevata nel fatto che su tale base, oltre al traffico militare nazionale ed internazionale ora «residente» ed operante secondo pianificazioni operative «esterne» (non nazionali), si svolge, per la sua particolare posizione, anche traffico militare non pre-pianificabile in ingresso con atterraggi immediati in condizione di «priorità carburante».
Con riferimento, infine, al quesito relativo alla scelta delle basi militari per il supporto delle operazioni aeree, si fa osservare che la scelta per l'uso della base di Trapani è stata determinata dalla migliore combinazione dei fattori più influenti ai fini delle predette operazioni, che sono costituiti evidentemente dalla sua dislocazione geografica molto prossima all'area di interesse, nonché dalle capacità logistiche, in termini di aree di parcheggio, stoccaggio dei materiali ed armamenti, rifornimenti, sicurezza delle operazioni, comunicazioni, possedute per sostenere il ruolo di Deployment Operating Base (Dob).
In ogni caso, nell'ambito della gestione della complessa attività connessa al supporto da fornire alle operazioni militari in corso - che interessa estensivamente la regione Sicilia - è stata data comunque massima priorità alla salvaguardia e tutela dei maggiori scali di Palermo e Catania che non hanno subito alcuna limitazione al traffico civile.
Fatta questa opportuna disamina sulle ragioni che hanno portato alla chiusura del traffico aereo civile, si richiamano gli elementi di informazione predisposti dal competente Ministero per il turismo sugli aspetti relativi al settore turistico-alberghiero.
Al riguardo, tenuto conto che la fruizione di sistemi di trasporto efficienti e prossimi alle zone in cui sono presenti strutture ricettive turistiche è una esigenza prioritaria per il mantenimento dei flussi di presenze e per lo sviluppo del settore, si conferma l'auspicio che la situazione possa evolvere in modo da attuare il ripristino graduale dell'attività commerciale sul sedime di Trapani Birgi, evitando ulteriori penalizzazioni per turisti ed operatori.
Il Governo guarda, con la massima attenzione e sensibilità, al tessuto imprenditoriale trapanese, nella consapevolezza che l'industria turistica rappresenta per l'economia della Sicilia un asset fondamentale, quale settore propulsivo del sistema economico di un'isola che fa delle sue bellezze naturalistiche ed artistico-culturali un punto di forza distintivo e che va quindi difesa anche mediante la individuazioni di efficaci sinergie con la Regione siciliana, cui sono riservate, anche in virtù dello Statuto speciale incisive prerogative di intervento.
Il Governo già si era fatto carico di formulare un ampio programma di interventi a favore del turismo nel Mezzogiorno, con specifico riferimento al territorio dell'intera Sicilia in particolare.
A tale proposito il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, quale organismo intermedio delegato nell'ambito del programma operativo interregionale «Attrattori culturali, naturali e turismo», cofinanziato dai fondi strutturali della Unione europea nella presente programmazione 2007/2013, sta elaborando un articolato programma promozionale relativo
ai territori interessati da detto programma, tra cui diverse aree della Sicilia.
L'azione di promozione, in linea con la strategia del programma, punta a valorizzare proprio l'offerta turistico-culturale e turistico ambientale del Mezzogiorno, ed utilizza varie tipologie di intervento e diversi strumenti operativi (media, rete, stampa, eccetera).
L'azione promozionale è anche accompagnata da iniziative di promo-commercializzazione delle offerte turistiche dei territori ove opera in programma, alla luce anche delle positive ricadute economiche e occupazionali che lo sviluppo del turismo garantisce.
Per il potenziamento dell'offerta turistica sono stati altresì destinati 8 milioni di euro per interventi volti a rafforzare ed implementare il turismo regionale con gli obiettivi di realizzare itinerari enogastronomici e di qualificare l'offerta turistica legata al golf. Ai finanziamenti possono accedere gruppi di regioni attraverso la presentazione di un progetto da realizzare.
Inoltre, si segnala che sono previsti circa 112 milioni di euro, per le finalità di sviluppo del settore del turismo e per il suo posizionamento competitivo quale fattore produttivo di interesse nazionale.
Le risorse, che sono destinate a tutte le regioni italiane, comprese quelle del Mezzogiorno, sono finalizzate alla realizzazione di progetti di eccellenza per lo sviluppo e la promozione del sistema turistico nazionale ed il recupero della sua competitività sul piano internazionale.
Il Governo, pertanto, con la sensibilità che ha finora contraddistinto la sua azione rispetto alla realtà economica e sociale del Mezzogiorno, e nella consapevolezza che la situazione creatasi a Trapani ha ingenerato legittime preoccupazioni in ordine ai potenziali riflessi economici ed occupazionali correlati alla chiusura dello scalo civile, sta analizzando le modalità per l'inserimento, già nel provvedimento legislativo urgente che riguarderà le missioni internazionali con particolare riguardo alla «Libia», di disposizioni che prevedano interventi di ristoro per le popolazioni e misure compensative di sostegno e di rilancio da attuare a favore settori economi interessati, allo stato, dell'ordine di 10 milioni di euro.
Il dicastero della difesa, pertanto, proseguirà a seguire con la massima attenzione l'evolversi della situazione, nella prospettiva di riaprire con gradualità lo scalo di Trapani in maniera totale, non appena le condizioni lo renderanno possibile.
Ciò consentirà di ottenere il duplice risultato di andare incontro alle legittime aspettative di sviluppo economico e turistico locale in vista dell'approssimarsi della stagione estiva e di consolidare e rafforzare la posizione dell'amministrazione della difesa che è sempre stata di sostegno e mai antagonista nei confronti della popolazione trapanese.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.
ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
reiteratamente sulle fonti di stampa si accenna alla presenza in Italia di oltre 600.000 «auto blu» rispetto a numeri molto minori in uso negli altri Paesi europei o americani;
questa somma appare francamente poco credibile ed inserisce forse nel computo veicoli che obbiettivamente nulla hanno a che vedere con il concetto di «auto blu» (ovvero vetture messe a disposizione di eletti e/o cariche pubbliche) quali ambulanze, mezzi militari e/o veicoli destinati per compiti di istituto delle forze dell'ordine e altri -:
se non si ritenga necessario fornire alla pubblica opinione obbiettivi termini di valutazione, ovvero pubblicare al più presto un elenco sommario circa il numero delle auto utilizzate dalle istituzioni rispetto a quelle di servizio disponibili e riservate per usi istituzionali o di scorta per specifiche personalità nei ministeri, enti, principali amministrazioni pubbliche;
ove, come ritiene l'interrogante, i numeri effettivi fossero di gran lunga inferiori
a quanto ritenuto dall'opinione pubblica, se non si ritenga necessario avviare una corretta campagna di informazione della pubblica opinione affinché non prevalga - come spesso accade - la demagogia distruttiva e disinformante che spesso si diffonde su questo argomento.
(4-07386)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente le auto blu in dotazione alle istituzioni pubbliche.
Al riguardo, occorre premettere che l'articolo 1, comma 12, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005) ha introdotto le prime norme di contenimento della spesa per autovetture prevedendo un censimento generale ed un piano triennale di riduzione del numero delle autovetture.
Tale prima normativa è stata sostituita dall'articolo 1, comma 11, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria per il 2006), che ha disposto che «per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio e l'esercizio di autovetture, le pubbliche amministrazioni, di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, con esclusione di quelle operanti per l'ordine e la sicurezza pubblica, a decorrere dall'anno 2006 non possono effettuare spese di ammontare superiore al 50 per cento della spesa sostenuta nel 2004».
Successivamente, l'articolo 2, comma 588, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), ha previsto che a decorrere dallo stesso anno «la cilindrata media delle autovetture di servizio assegnate in uso esclusivo e non esclusivo nell'ambito delle magistrature e di ciascuna amministrazione civile dello Stato non può superare i 1.600 centimetri cubici, escludendo dal computo le autovetture utilizzate dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco e per i servizi istituzionali di tutela dell'ordine, della sicurezza pubblica e della protezione civile».
In base alla ricognizione delle autovetture effettuata ai sensi dell'articolo 1, comma 12, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005), è risultato che la consistenza dei mezzi di trasporto a disposizione delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, nell'anno 2005, ammontava a n. 43.481 veicoli, ivi compresi quelli a disposizione dei corpi speciali, quali Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo forestale dello Stato, Nas del Ministero della salute, Corpo della Guardia di finanza. Sono state escluse dalla suddetta ricognizione, per espressa previsione di legge, le auto in uso presso gli enti territoriali (regioni, province autonome e enti locali) e presso gli enti del servizio sanitario nazionale.
Nel citato censimento, i cui risultati sono stati riportati nella relazione trasmessa al Parlamento ai sensi dell'articolo 1, comma 14, della legge finanziaria per il 2005, non sono stati computati i veicoli speciali diversi dalle autovetture così come definite dall'articolo 54, comma 1, lettera a) del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (codice della strada).
Si soggiunge che sul sito internet del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione sono stati pubblicati i dati definitivi del monitoraggio sul parco auto della pubblica amministrazione, al seguente indirizzo: http://www.innovazionepa.gov.it/comunicazione/notizie/2010/settembre/27092010-auto-blu-i-dati-definitivi-del-monitoraggio.aspx.
Tale monitoraggio ha rilevato, per gli anni 2008, 2009 e 2010 (fino ad aprile), oltre al numero di auto di rappresentanza assegnate in uso esclusivo e non esclusivo, anche quello degli assegnatari delle auto, nonché delle auto utilizzate per servizio o per specifiche esigenze degli uffici, il numero di autisti e il personale addetto al parco auto, il costo comprensivo di carburante e il chilometraggio percorso per singola autovettura.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in numerose parti del mondo le nostre sedi diplomatiche necessiterebbero di lavori
di ristrutturazione, ammodernamento od anche solo di straordinaria manutenzione, lavori che non si possono effettuare - o vengono svolti in maniera ridotta - stante le note difficoltà economiche e di bilancio;
parimenti, però, alcuni complessi immobiliari in passato utilizzati come sedi diplomatiche ed oggi inutilizzate non risultano vendute e/o cedute a terzi facendo venir meno quindi un introito straordinario che molto opportunamente potrebbe essere destinato al miglioramento del patrimonio immobiliare effettivamente utilizzato all'estero -:
quali siano le decisioni assunte dal Ministero in merito alla cessione di comparti immobiliari inutilizzati e se siano stati avviati contatti con il Ministro dell'economia e delle finanze affinché quel Ministero non acquisisca come in passato le somme risultanti da eventuali dimissioni immobiliari senza utilizzarle sempre nel comparto della nostra presenza diplomatica all'estero.
(4-09574)
Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 1, comma 1311 e seguenti della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) è stato costituito, nel 2007, un tavolo tecnico congiunto Ministero degli Affari Esteri/Agenzia del demanio che ha elaborato un piano di razionalizzazione degli immobili ubicati all'estero facenti capo a questa Amministrazione. È stata effettuata una completa ricognizione dei beni esistenti a patrimonio con l'individuazione di una serie di immobili non più utilizzati a fini istituzionali e per i quali non è possibile continuare a garantire la dovuta manutenzione. A seguito di attenta analisi di costi e benefici, atta a valutarne la convenienza di una dismissione rispetto al mantenimento nel patrimonio dello Stato, ne è stata pertanto decisa la definitiva alienazione.
È stato quindi predisposto, a firma del Ministro Frattini, nei termini indicati dalla citata disposizione, il previsto decreto di dismissione. Negli anni si è provveduto ad integrare la lista degli immobili (altri due decreti), portando il totale degli immobili da alienare a ventidue.
È in corso di predisposizione un ulteriore decreto di dismissione che ha individuato altri immobili resisi definitivamente disponibili sulla rete, o perché non più utilizzati a fini istituzionali, o il cui utilizzo non è più funzionale agli scopi di questa Amministrazione, o per conclusione di contenziosi giudiziari e termine dei periodi concessori vigenti.
Degli immobili così individuati sono state portate a termine quattro alienazioni, tramite le dovute procedure di evidenza pubblica ed acquisto del previsto parere della Commissione interministeriale immobili Ministero affari esteri (Cimae), ed altre due sono ancora in corso.
La citata legge (articoli 1, comma 1314) prevede che parte dei proventi derivanti dalle vendite (30 per cento) possano riaffluire sul bilancio del Ministero degli affari esteri. Di conseguenza, negli ultimi due anni sono stati riassegnati fondi in conto capitale sul pertinente capitolo 7245, cosa che ha consentito di portare a termine importanti operazioni immobiliari quali l'acquisto dell'Ambasciata a Beirut e di un nuovo immobile a Londra, atto ad ospitare gli uffici del relativo Consolato generale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
le cronache del 23 novembre 2010 riferiscono di un attacco della Corea del Nord verso un'area al di là del confine con la Corea del Sud, attacco che ha comportato alcune vittime;
ciò rischia di rendere incandescente la situazione in quella zona dell'Asia -:
quali iniziative abbia avviato il Governo italiano, sia in sede bilaterale con le
due Coree sia in sede comunitaria, per evitare una generalizzazione del conflitto in quell'area cruciale dell'estremo oriente.
(4-09670)
Risposta. - L'attacco nord coreano partito il 23 novembre 2010, si è sviluppato in due fasi, durante le quali sarebbero stati sparati circa 100 proiettili in direzione dell'isola sudcoreana di Yeonpyeong. La risposta dell'artiglieria sud coreana è iniziata dopo pochi minuti dal primo attacco, e sarebbero stati sparati circa 80 proiettili.
L'isola di Yeonpyeong, di modeste dimensioni e abitata da circa 1.780 persone, è situata a soli 11 chilometri dalla costa nord coreana, in prossimità della cosiddetta Northern Limit Line, linea di demarcazione del confine marittimo tra due Coree, sempre contestata dalla Corea del Nord (da questo derivano i ripetuti incidenti che si sono avuti in questa zona negli ultimi anni tra le forze navali delle due Coree).
Da parte sud coreana, l'attacco ha provocato 2 morti e 18 di feriti tra i militari mentre 2 sono state le vittime tra la popolazione civile (che è stata successivamente rapidamente evacuata sulla terraferma) Molti i danni materiali a edifici (70 case bruciate) e al territorio per lo sviluppo di focolai di incendio. Sensibili secondo le fonti sud coreane anche i danni materiali inferti dalla reazione dell'artiglieria sudcoreana al territorio nord coreano.
Lo scambio di artiglieria è avvenuto qualche ora dopo l'avvio di una regolare esercitazione militare sudcoreana, alla quale hanno fatto seguito a partire da domenica 28 novembre e fino al 1o dicembre 2010, manovre congiunte con forze statunitensi - programmate da tempo - che hanno visto schierata anche la portaerei americana «George Washington».
Il Governo sudcoreano si è subito espresso con dichiarazioni ferme e decise: dura riprovazione dell'attacco armato nordcoreano, soprattutto per l'indiscriminato coinvolgimento di civili, che è stato definito un atto «inscusabile»; formale richiesta a tutta la comunità internazionale di condannare senza riserve la provocazione armata di Pyongyang, e al contempo richiesta di supporto e appoggio in quella che potrà essere l'eventuale ferma risposta dei Governo di Seoul in caso di ulteriori attacchi.
Per parte italiana, il Ministro degli affari esteri Franco Frattini, ha immediatamente espresso una dura condanna nei confronti dell'attacco nordcoreano, ed ha ammonito contro i rischi di un escalation della tensione nella regione e assicurando la propria solidarietà al Governo di Seoul. Il Governo sudcoreano ha manifestato particolare apprezzamento per l'espressione di solidarietà formulata dal Ministro Frattini.
La nostra Ambasciata ha mantenuto costante contatto con i connazionali residenti in Corea del Sud (circa 300, per la maggior parte nella capitale Seoul) che presenti in Corea del Nord (il lettore presso l'Università di Pyongyang e un funzionario delle Nazioni unite), ed ha altresì comunicato costantemente con la stampa, facendo circolare tutti gli aggiornamenti e le informazioni sull'evolversi della situazione.
Da sottolineare la decisione assunta dal Ministero degli affari esteri di annullare un concerto a Pyongyang di musicisti italiani, previsto il 25 novembre 2010, nell'ambito delle iniziative culturali organizzate per celebrare il decimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Corea del Nord.
La fermezza dimostrata da parte italiana nel reagire ai fatti, si inserisce nel solco della nostra politica nei confronti della Corea del Nord.
Negli ultimi mesi, in particolare dopo l'affondamento della corvetta sudcoreana «Cheonan», da parte italiana è stato rimodulato il rapporto con Pyongyang, inviando al Governo nordcoreano segnali di discontinuità rispetto al «business as usual» attraverso il rinvio ed il «congelamento» delle iniziative di profilo politico programmate nella cornice del decennale dell'avvio delle relazioni diplomatiche.
A ciò va aggiunto il rigore con cui l'Italia ha applicato il regime sanzionatorio del Consiglio di sicurezza (ricevendo il plauso del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon), nonché il sostegno deciso fornito dal nostro Paese in tutte le pronunzie di condanna adottate nei fori multilaterali
nei confronti della situazione nei diritti umani in Corea del Nord.
L'Italia, sin dall'avvio delle relazioni diplomatiche con la Corea del Nord, ha svolto un ruolo, riconosciuto internazionalmente, di sostegno esterno ai negoziati a sei (Corea del Nord, Corea del Sud, Cina, Giappone, Russia, Stati Uniti) sulla denuclearizzazione della Corea del Nord, attraverso la promozione di iniziative, quali i seminari di Como, che hanno offerto occasione per un confronto franco e propositivo tra i diversi attori della vicenda nordcoreana.
Il Governo italiano ritiene necessario, quindi, mantenere vivi, accanto alla fermezza nell'implementazione dell'impianto sanzionatorio a carico della Corea del Nord., l'impegno a sostenere, dall'esterno e favorendo eventualmente un'azione a livello Unione europea, il processo negoziale, qualora la situazione sul terreno e gli sforzi delle diverse parti ne propizino il riavvio.
Per quanto riguarda l'Unione europea, successivamente all'attacco, l'Alto rappresentante Lady Ashton ha emesso un comunicato di condanna nei confronti dell'attacco sudcoreano, invitando tutte le parti a lavorare per scongiurare i rischi di un'eventuale escalation militare.
Si ricorda che il giorno stesso dell'attacco è coinciso con l'inizio della missione a Pyongyang di una delegazione dell'Unione europea, guidata dal direttore politico Unione europea, Ambasciatore Philippe Beke, la quale, una volta informata dell'attacco nordcoreano, ha deciso, non prima di avere reiterato il messaggio di condanna da parte dell'Alto Rappresentante, di cancellare la restante parte della missione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel prossimo mese di giugno 2011 si svolgeranno alcuni referendum abrogativi cui parteciperanno anche gli italiani residenti all'estero -:
quali iniziative siano state attivate o si intendano attivare per fornire un'adeguata informazione sul contenuto dei referendum al corpo elettorale residente all'estero.
(4-11598)
Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di risposta.
A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei decreti di indizione dei referendum abrogativi, avvenuta il 4 aprile 2011, è stato pubblicato sul sito web del Ministero degli affari esteri un comunicato stampa con tutte le informazioni inerenti il voto all'estero. Contestualmente è stata avviata la prima fase della campagna informativa all'estero. A tal fine questo Ministero ha fornito istruzioni a tutte le Rappresentanze diplomatiche ed Uffici consolari all'estero - sulla base di quanto prescritto dall'articolo 17 comma 3 della legge n. 459 del 2001 - al fine di dare la più ampia diffusione all'evento elettorale, avvalendosi dei consueti canali informativi (pubblicazione di un comunicato stampa contenente le apposite informazioni sul voto anche sui rispettivi siti web e presso gli organi di informazione locali della collettività) e di ogni altra modalità ritenuta utile allo scopo.
Per facilitare la diffusione capillare delle informazioni sui referendum e rendere più agevole la comunicazione tra questa Amministrazione, le sedi all'estero e i cittadini, il 6 aprile 2011 è stata resa nota - all'interno del comunicato sopra menzionato - l'attivazione di un indirizzo di posta elettronica dedicato: referendum2011@esteri.it. Inoltre, e stato avviato presso la trasmissione «Gran Sportello Italia» di «RAI Internazionale», un ciclo di incontri volto a promuovere l'informazione sulle modalità di voto all'estero con la presenza del responsabile dell'Ufficio elettorale del Ministero degli affari esteri. Le trasmissioni sono messe in onda da «RAI Internazionale» a cadenza periodica.
Inoltre questa Amministrazione, in virtù delle autorizzazioni al prelievo dal Conto corrente valuta tesoro dei fondi richiesti all'uopo dalle sedi, è in procinto di avviare la seconda fase della campagna informativa, a titolo oneroso, mirata a favorire la diffusione dell'informazione circa i quesiti referendari e le modalità di voto utilizzando, oltre ai canali sopra descritti, anche spazi pubblicitari a pagamento sui principali mezzi di informazione rivolti alle comunità italiane all'estero e periodici locali ad ampia tiratura.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la cittadina italiana Alessandra Finotti per molto tempo residente in Venezuela ha presentato un esposto in data 14 aprile 2011 alla procura della Repubblica di Padova per denunciare che è stato occupato un terreno di sua proprietà a Margarita (Venezuela) da forze legate all'Instituto Nacional de Tierras che senza alcuna garanzia od indennizzo espropria terreni a cittadini stranieri;
l'episodio è stato segnalato dall'interessata anche alla nostra ambasciata a Caracas -:
quali iniziative abbia attivato il Governo per impedire che in Venezuela vengano abusivamente occupate proprietà di nostri connazionali e quanti episodi di questo tipo risultino alla nostra rappresentanza diplomatica in quel Paese.
(4-11681)
Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il problema delle occupazioni illegali o «invasioni» di terre, a cui si sono aggiunte negli ultimi anni, con ritmo crescente, azioni di confisca da parte dello Stato, è molto diffuso in Venezuela. Il fenomeno è sempre esistito nel Paese, anche se la casistica è aumentata durante il mandato del Presidente Chàvez, a seguito di una politica dello Stato di forte contrasto al latifondo e di cosiddetto «riscatto della terra», che si è tradotta spesso in atteggiamenti di tolleranza, se non talora di appoggio esplicito, a tali azioni di occupazione condotte generalmente da gruppi di popolazione locale, intenzionati ad assumere in proprio lo sfruttamento delle terre in questione.
Negli ultimi anni lo Stato ha assunto sempre più l'iniziativa della confisca invocando, quale presupposto giuridico, le disposizioni legislative in materia di latifondo, considerato contrario all'interesse sociale da parte della vigente Costituzione. In particolare, in tali fattispecie, lo Stato ha avviato il procedimento di confisca sostenendo il carattere «ozioso», ossia non produttivo, della proprietà terriera e quindi la sua equiparazione al latifondo. Talora lo Stato ha contestato invece la stessa titolarità della proprietà.
Le occupazioni illegali e le azioni di confisca delle terre colpiscono innumerevoli proprietari nel Paese a prescindere dalla nazionalità, come conferma l'esistenza di molti casi che coinvolgono, oltre ovviamente a cittadini venezuelani, cittadini spagnoli (circa 80 casi), italiani (16 casi), portoghesi, e di altri Paesi, europei e non.
Il Governo italiano continua a seguire con particolare attenzione gli sviluppi della questione, ben consapevole del carattere prioritario che essa riveste non solo per i nostri connazionali in Venezuela, ma anche nel quadro più generale della tutela delle relazioni con il Paese sudamericano.
In considerazione dell'inefficacia spesso constatata nel ricorso alle tradizionali forme di tutela (denuncia alle competenti Autorità giudiziarie per lo sgombero degli «invasori»), al fine di raggiungere un esito positivo è stata svolta un'azione a livello politico-diplomatico finalizzata al raggiungimento di un accordo con il Governo per l'acquisto, da parte dello Stato, delle terre oggetto di occupazione Nei casi di azioni di confisca avviate dallo Stato si è cercato di giungere ad un compromesso spesso concretizzatosi con la cessione a quest'ultimo, da parte dei proprietari, di una parte delle
proprie terre. Tale soluzione è stata raggiunta, ad esempio, nell'aprile 2008, per un primo gruppo di proprietari italiani ed italo-venezuelani della regione dello Yaracuy.
Con riferimento ai casi di occupazioni, riscatto o espropriazioni di terre, l'Italia (unico Paese, oltre alla Spagna, a beneficiare di un simile meccanismo) ha ottenuto la costituzione di un tavolo di lavoro tra il Consolato generale d'Italia a Caracas e l'organismo competente (Inti - Istituto nazionale delle terre), con il compito di esaminare tutti i casi di espropriazioni e/o occupazioni illegali a danno di proprietari terrieri italiani in vista di una soluzione accettabile da ambo le parti. Nel medesimo contesto, sono state altresì organizzate alcune riunioni con gli stessi proprietari, l'ultima delle quali ha avuto luogo il 15 giugno 2010 in occasione della visita in Venezuela del Ministro Frattini, nel corso della quale la problematica è stata oggetto di considerevole attenzione.
Durante una successiva riunione del novembre 2010 con i funzionari del Consolato generale, l'Inti ha indicato che nel 2011 avrebbe avviato l'indennizzo dei proprietari italiani le cui terre fossero state oggetto di espropriazione (in tali casi la legge prevede infatti il pagamento di un «giusto indennizzo») Si è in attesa che le competenti Autorità venezuelane diano seguito alla richiesta di esame e di soluzione dei 16 casi sottoposti alla loro attenzione.
Si registrano altresì taluni casi di occupazioni ed espropriazioni di proprietà di altro tipo (ad esempio fabbriche, stazioni di servizio, edifici) di connazionali: ne sono stati registrati 12 dall'inizio del 2011.
Tra questi rientra il caso della signora Alessandra Finotti, titolare, nell'isola Margarita, di una proprietà immobiliare di circa 1.800 metri quadri, disabitata da circa 3 anni, che sarebbe stata invasa da una famiglia del luogo di sua conoscenza. La signora Alessandra Finotti ha sporto denuncia preso la procura della Repubblica di Padova, tuttavia territorialmente non competente, ma non ha ancora provveduto a denunciare l'accaduto presso le Autorità venezuelane. L'Ambasciata italiana a Caracas ha suggerito all'interessata di procedere in tal senso, avvalendosi altresì di un legale: tale passo risulta fondamentale in considerazione del fatto che, in base al Diritto internazionale, le Autorità diplomatiche possono intervenire solo quando il connazionale abbia esaurito tutti i ricorsi interni a sua disposizione.
Ciononostante, in considerazione della peculiarità della realtà venezuelana, le nostre Rappresentanze diplomatico-consolari in Venezuela, come già detto, hanno svolto e continuano a svolgere una costante azione di sensibilizzazione presso le competenti Autorità locali, perorando una soluzione dei casi che rispetti gli interessi legittimi dei nostri proprietari, anche prima dell'esaurimento dei ricorsi interni da parte dei connazionali interessati.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un costone di collina è franato sulla corsia nord della A1 Roma-Napoli nel tratto compreso tra i caselli di Ceprano e Frosinone. Fango e alberi hanno travolto un tir e un furgone. Una persona è morta e altre due rimaste ferite e ricoverate all'ospedale di Frosinone e le loro condizioni sono gravi;
la frana si è verificata all'altezza del chilometro 630, nel comune di Pofi. In base a una prima ricostruzione degli agenti della sottosezione A1 di Frosinone, è stata la pioggia che sta battendo la Ciociaria da 48 ore a causare il cedimento del terreno. L'autostrada è rimasta chiusa per alcune ore in direzione Roma sin dal casello di Cassino. Una coda di oltre 6 chilometri si è formata nel tratto compreso tra Ceprano e Frosinone. Sul posto sono intervenute squadre dei vigili del fuoco, ma per rimuovere l'immensa mole di fango e detriti è
stata chiesta una speciale ruspa al comando provinciale di Latina -:
di quali ulteriori informazioni disponga il Governo in merito alle cause della tragedia riferita in premessa;
se siano previsti controlli periodici sulla sicurezza delle autostrade in merito al rischio idrogeologico;
quali siano stati i controlli più recentemente realizzati sul tratto di strada interessata alla frana e se risultavano segnalazioni in merito al possibile rischio frana;
quali azioni si intendano promuovere per verificare la sicurezza della intera rete autostradale italiana.
(4-11324)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, concernente l'evento franoso occorso il 18 marzo 2011 sull'autostrada A1, Roma-Napoli, al chilometro 633 in direzione nord in località Pofi (Frosinone), si comunica quanto segue.
Alle ore 5.06 del 18 marzo 2011, giungeva notizia alla sala radio del VI tronco di Autostrade per l'Italia Spa, da parte del Centro operativo autostradale della Polizia stradale di Fiano Romano, di una frana al chilometro 633 + 600 nord, nel tratto Ceprano-Frosinone. Il terreno sceso dalla sovrastante trincea, per un volume di circa 300 metri cubi, occupava l'intera carreggiata, costituita da tre corsie più quella di emergenza.
A seguito dello smottamento, venivano coinvolti dai detriti un furgone ed un mezzo pesante che non riuscivano ad evitare l'impatto con il materiale franato. Constatata l'impossibilità di transito dei veicoli, alle ore 5.20 circa, veniva attuata la chiusura del tratto Ceprano-Frosinone, direzione nord, con uscita obbligatoria a Ceprano.
Al fine di scongiurare il congestionamento del tratto Ceprano-Frosinone e della viabilità ordinaria limitrofa, alle ore 6.16 veniva anticipata l'uscita obbligatoria alla stazione autostradale di Cassino.
Alle ore 7.15 veniva reso operativo lo scambio di carreggiata dal chilometro 637+700 al 633 + 300 ed il traffico, che era rimasto all'interno del tratto chiuso, veniva fatto defluire.
Alle ore 7.40 circa, veniva riaperto il tratto Ceprano-Frosinone, in direzione nord, utilizzando lo scambio di carreggiata. Successivamente, terminate le operazioni di rimozione del terreno franato, venivano aperte al traffico le corsie di marcia veloce e sorpasso della carreggiata nord mentre restavano chiuse le corsie di emergenza e di marcia lenta.
Alle ore 10.30 circa terminavano le code che avevano raggiunto la massima estensione di 2 chilometri senza creare eccessivi disagi, considerate le circostanze, all'utenza autostradale.
Al fine di consentire la transitabilità in sicurezza del tratto, il luogo dello smottamento veniva delimitato completamente con elementi new-jersy e rete di protezione per circa 200 metri, istituendo un presidio, tutt'ora presente, di mezzi e personale della concessionaria Autostrade per l'Italia. Detto presidio verrà mantenuto sino a quando le aree non saranno dissequestrate dalla procura della Repubblica di Frosinone; solo allora si potrà procedere alla successiva fase di messa in sicurezza del costone.
Appare, inoltre, opportuno evidenziare che, in passato, nel tratto in parola non si sono mai verificati fenomeni franosi con caratteristiche simili a quello in esame e che la società concessionaria Autostrade per l'Italia che non ha mai segnalato criticità in proposito. Va rilevato, peraltro, che la scarpata ha subito danni di modesta entità con uno scostamento soltanto per la parte superiore al muro di sostegno che non presenta alcun segno di cedimento. La stessa scarpata risulta, difatti, protetta da una rete metallica adagiata sulla scarpata medesima per l'inerbimento ed opportunamente piantumata.
Inoltre, si sottolinea che, di norma, i fenomeni franosi presentano una formazione ed uno sviluppo lento e profondo, difficilmente riscontrabile nel corso dell'ordinaria attività ispettiva. La presenza di una frana ed il suo monitoraggio, difatti, sono verificabili soltanto mediante l'installazione di specifici strumenti (inclinometri, piezo
metri, eccetera) nelle zone definite ad alto rischio idrogeologico ed individuate dal competente Ufficio operativo istituito presso la regione Lazio.
Le eventuali responsabilità sull'accaduto saranno comunque accertate dalla procura della Repubblica di Frosinone che ha aperto un procedimento d'indagine, tuttora in corso. In particolare, il magistrato incaricato delle indagini, a seguito di un sopralluogo effettuato nella mattina del 18 marzo 2011, ha sottoposto a sequestro tutta l'area interessata dall'evento, compresa la zona sovrastante la scarpata franata.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.