XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 22 giugno 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
si è determinata nel corso degli ultimi mesi una drammatica situazione nell'isola di Lampedusa a causa del considerevole flusso di immigrati in fuga dalla Tunisia, dalla Libia e dalla costa nord dell'Africa;
vi sono stati evidenti ritardi nella comprensione della natura e della dimensione del fenomeno da parte di tutte le autorità preposte, comprese quelle europee, che si sono semplicemente limitate ad evocare i rischi di grandi processi migratori, senza predisporre misure idonee alla reale gestione dell'emergenza;
l'isola di Lampedusa, famosa per i fondali marini e per le sue meraviglie paesaggistiche, viene oramai associata alle immagini dei clandestini tristemente ammassati sui barconi, sui moli, nel centro di accoglienza. Questo scenario sta determinando previsioni catastrofiche sull'afflusso dei turisti, principale fonte di reddito delle famiglie lampedusane;
nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato di voler confermare tutti gli impegni presi dal Governo nei confronti dell'isola;
le decisioni prese recentemente dal Consiglio dei ministri per il rilancio di economia e turismo a Lampedusa prevedono un piano con misure compensative per fronteggiare lo stato di emergenza e rilanciare economia e turismo sull'isola, anche attraverso la sospensione dei pagamenti di tributi, contributi, mutui e leasing fino alla fine del 2011, la realizzazione di interventi volti alla verifica del ciclo integrato delle acque e all'adeguamento e riqualificazione della rete idrica e fognaria esistente, la promozione delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, la riqualificazione delle strutture dell'area marina protetta, la riqualificazione ambientalmente sostenibile della rete di trasporto pubblico locale, nonché il lancio di campagne pubblicitarie;
il piano di rilancio prevede, inoltre, uno stanziamento di 26 milioni di euro, cui si affianca anche la richiesta, che comunque dovrà essere presentata in modo ufficiale all'Unione europea, di costituire a Lampedusa una «zona franca»,


impegna il Governo:


a rendere operativo, in tempi brevi, il piano per il rilancio ed il sostegno dell'economia turistica dell'isola, prevedendo anche l'adozione di misure economiche straordinarie a tutela dei lavoratori in cassa integrazione guadagni straordinaria a causa delle crisi già in atto;
a proseguire la campagna promozionale per il rilancio dell'immagine dell'isola, estendendola anche al mercato estero;
a porre in essere ogni iniziativa affinché si predispongano, per il futuro, gli strumenti per il definitivo superamento di ogni eventuale emergenza, mettendo a disposizione le risorse umane, logistiche e finanziarie per approntare un'accoglienza dei migranti che assicuri il rispetto dei diritti umani e della dignità di ogni persona e le condizioni di sicurezza per i residenti.
(1-00665)
«Commercio, Lo Monte, Latteri, Lombardo, Brugger».

La Camera,
premesso che:
in questo inizio di 2011 hanno avuto luogo o sono ancora in corso, in molti Paesi arabi, delle rivolte popolari che in alcuni casi hanno rovesciato democraticamente i vecchi regimi, mentre in altri la situazione è ancora di aperto conflitto;

in alcuni di questi Paesi, in particolare la Libia, la richiesta di maggiore democrazia ha portato ad un conflitto armato nel quale il nostro Paese ha avuto e sta avendo un ruolo attivo e di primo piano;
la crisi in atto, in particolare sul fronte libico, sta provocando un esodo di notevoli proporzioni verso il nostro Paese e l'isola di Lampedusa rappresenta il punto di approdo naturale di migliaia di nuovi profughi;
questa situazione ha creato difficoltà agli abitanti dell'isola costretti a subire tali sbarchi e, al contempo, ha determinato un crollo dell'economia locale basata, soprattutto, sulle attività legate al turismo che ha subito un vero e proprio tracollo;
il permanere del conflitto sul territorio libico rischia, nonostante l'impegno del Governo che è riuscito a creare una situazione di decentramento in tempi rapidi dei nuovi arrivati, di aggravare ancora di più l'attuale crisi economica;
in questo scenario si rende necessario un ulteriore, rapido ed articolato intervento del Governo al fine di sostenere fattivamente le popolazioni e l'economia locale;
il 16 giugno 2011 il Consiglio dei ministri ha approvato un piano di sostegno e di interventi speciali per Lampedusa per un importo di 26 milioni di euro ed ha nominato il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, come coordinatrice degli interventi per il rilancio di Lampedusa;
tra le decisioni importanti va annoverata quella di prevedere per Lampedusa un modello di sviluppo oil free, cioè totalmente basato sulle rinnovabili che ne rafforza l'immagine di isola protesa verso un turismo sostenibile;
la popolazione lampedusana ha chiesto, in più occasioni, interventi di sostegno all'economia come la sospensione temporanea del pagamento di tributi, contributi e rate dei mutui,


impegna il Governo:


a proseguire nell'opera di sostegno alla popolazione e di rilancio dell'economia nell'isola di Lampedusa attraverso:
a) una rapida attuazione del piano già previsto nel Consiglio dei ministri del 16 giugno 2011;
b) ulteriori iniziative volte a prevedere, sia per i privati che per le aziende, un'esenzione dal pagamento delle imposte e delle tasse che perduri fino alla definitiva risoluzione dell'emergenza legata agli sbarchi nell'isola;
c) la realizzazione di tutte le procedure necessarie al fine di istituire nell'isola di Lampedusa una zona franca;
d) iniziative tese a migliorare le infrastrutture dell'isola a partire da quelle portuali e aeroportuali;
e) una forte azione presso le competenti organizzazioni internazionali, al fine di arrivare al riconoscimento da parte dell'Unesco dell'isola di Lampedusa come patrimonio dell'umanità;
f) la promozione dell'isola di Lampedusa come capitale della dieta mediterranea.
(1-00666)
«Ruvolo, Gianni, Sardelli».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti,

il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
l'11 giugno 2011 un forte nubifragio ha colpito la provincia di Parma, in soli 90 minuti la pioggia ha raggiunto i 41 millimetri, e l'acqua ha invaso case, garage, cantine; purtroppo i danni non sono stati solo materiali: un uomo di 62 anni è affogato mentre cercava di mettersi in salvo da un'onda di due metri che ha travolto la sua casa a pochi passi dal rio Scodogna;
la zona più colpita è quella intorno ai boschi di Carrega, tra Talignano e Cafragna in un'area delimitata dalle sorgenti dei tre torrenti che hanno straripato, il rio Scodogna, il rio Ginestra e il rio Sporzana, decine sono gli smottamenti e gli allagamenti segnalati;
in alcune frazioni lungo l'ex statale della Cisa, in particolare Gaiano e Ozzano Taro, l'acqua ha invaso gli scantinati ma anche i piani terra degli edifici; in alcune zone l'acqua ha raggiunto il metro e mezzo di altezza; anche la ex statale Cisa è rimasta bloccata, così come altre strade rese impraticabili a causa degli allagamenti;
l'elenco dei danni fornito dal presidente della provincia è il seguente: 400 fabbricati allagati, in maggioranza abitazioni, 2 case protette che hanno registrato l'allagamento dei piani bassi, da 3 a 5 strade comunali interrotte, due in particolare i ponti danneggiati che preoccupano, quello di Talignano e quello vicino alla Corte di Giarola;
la protezione civile si è attivata ed ha garantito e confermato l'impegno per le somme urgenze e la messa in sicurezza, in particolare delle strutture pubbliche, ma è difficile dare riscontro ai danni subiti dai privati -:
quali siano le iniziative che il Governo intende mettere in atto per sostenere l'azione di messa in sicurezza dei torrenti che sono straripati;
se non ritengano necessario ed urgente assumere iniziative per stanziare adeguate risorse per il sostegno alle famiglie nonché alle unità produttive che hanno subito danni alle abitazioni.
(2-01133)«Gianni».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni sulla stampa locale viene riportata la notizia che, all'interno di un piano di riordino governativo-ministeriale, le competenze in capo alla sede della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Lecce sarebbero assorbite da quella del capoluogo regionale;
tale notizia ha scatenato una vera e propria mobilitazione da parte di esperti, amministratori e degli addetti ai lavori che giustamente sottolineano l'importanza in una città d'arte, quale è Lecce, di avere una sede effettivamente operativa dell'organo periferico del Ministero per i beni e le attività culturali a tutela del patrimonio artistico e culturale;
Lecce è conosciuta, infatti, nel panorama italiano, europeo ed internazionale per essere un territorio ricchissimo di fonti archeologiche, costellato di monumenti architettonici in stile barocco che fanno della città salentina una delle maggiori attrazioni turistiche del Mezzogiorno d'Italia;
l'eventuale spostamento delle competenze dell'istituzione in oggetto dalla sede leccese a quella barese oltre a provocare un enorme disagio in termini di efficienza del servizio, si pensi ad esempio alla celerità d'azione richiesta nelle istanze di autorizzazioni o sopralluoghi per la tutela di monumenti architettonici che sarebbe impensabile portare all'attenzione di uffici dislocati a più di 150 chilometri dalla città, andrebbe, inoltre, a determinare una effettiva

penalizzazione del territorio salentino che ha saputo mettere in atto, nel corso degli anni, una serie di strategie idonee ad esaltare l'aspetto architettonico e la vocazione turistica della città;
se tale scelta dovesse essere confermata si rischierebbe non solo di penalizzare il nostro patrimonio culturale, ma anche di paralizzare la tutela del paesaggio. Gran parte delle attività legate alle energie rinnovabili, all'edilizia, alle infrastrutture, infatti, richiedono la supervisione della soprintendenza. È facilmente preventivabile, anche in virtù dei tagli che il Governo ha decretato, immaginare come l'ufficio barese sarebbe presto ingolfato, rendendo di fatto impossibile lo svolgimento di una effettiva attività di controllo e tutela del territorio -:
se il Governo non ritenga utile intervenire per confermare l'esistenza di questo piano di riordino e per chiarire quali valutazioni adottate hanno portato a determinare lo spostamento delle competenze dell'organo in oggetto dalla città di Lecce a quella barese;
se il Ministro per i beni e le attività culturali, alla luce di quanto sopra esposto, non ritenga utile rivedere con urgenza il piano di riorganizzazione che ha colpito l'organo periferico lasciando l'operatività dello stesso nella città di Lecce al fine di non penalizzare un territorio che nel settore delle bellezze architettoniche, paesaggistiche e turistiche ha investito risorse, umane ed economiche, per raggiungere ottimi risultati.
(5-04949)

OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da notizie ricorrenti apparse negli ultimi giorni sulla stampa (da ultimo Italia oggi del 17 giugno 2011 e Il Velino del 15 giugno 2011) è riportato l'intendimento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali di procedere al commissariamento degli enti vigilati e delle società controllate dal Ministero;
le complesse procedure di rinnovo dei vertici degli enti e delle società medesimi, avviate sulla base di una legge del 2009, non sono ancora del tutto completate (Consiglio per la ricerca in agricoltura e UNIRE sono ancora commissariati);
così come prefigurato dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali l'ipotesi di normativa configurerebbe un surrettizio, ingiustificato meccanismo di spoil system, creando, ad avviso degli interroganti, un precedente pericoloso e di dubbia costituzionalità anche in relazione a recenti pronunciamenti della Corte costituzionale;
l'intendimento di procedere all'avvicendamento dei vertici degli enti e delle società attraverso il commissariamento configura, secondo gli interroganti, una volontà di omologazione alla linea politica del Ministro;
gli enti e le società in questione hanno bisogno di adeguate risorse finanziarie, pur tenendo conto della attuale congiuntura economica, per perseguire in maniera efficace gli scopi di legge e statutari e non dell'ennesimo, ingiustificato cambio di management politico-istituzionale -:
quale sia il reale intendimento del Governo e se si intenda evitare quello che appare agli interroganti l'ennesimo ingiustificato tentativo di omologazione alla linea politica del Ministro pro tempore degli enti vigilati e delle società controllate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
(5-04961)

FIANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
quello che sta emergendo in queste ore relativamente alla cosiddetta «inchiesta P4» e che coinvolge deputati come Alfonso Papa, faccendieri ben noti alle

cronache politiche e giudiziarie come Bisignani o giornalisti come Walter Lavitola, è inquietante;
soprattutto quello che sconvolge è la capacità con cui alcuni di questi personaggi riuscivano - e forse potrebbero ancora riuscire - attraverso i loro contatti particolari a intimidire e ricattare, promettendo o millantando aiuti, interessamenti e quant'altro;
in questo quadro già potenzialmente esplosivo per la tenuta delle nostre principali istituzioni, inquieta particolarmente che la fitta rete di relazioni, che a giudicare dalle notizie pubblicate sui quotidiani, lavorava su input dell'onorevole Papa e del suddetto Bisignani, vedesse fra le sue fila personaggi come Pio Pompa - già dipendente dei nostri servizi di sicurezza balzato all'onore delle cronache per la vicenda dell'ufficio del Sismi di via Nazionale a Roma, di cui il Pompa era responsabile, e sulla cui attività, così come su quella l'ex direttore del servizio generale Niccolò Pollari, pende un'accusa di peculato -:
se risulti vi siano state segnalazioni dell'onorevole Pepe volte a favorire l'ingresso di personale della Guardia di finanza o dell'Arma dei Carabinieri nei Servizi di sicurezza;
quale sia il tipo di protezione a cui era sottoposto l'onorevole Papa;
se sia a conoscenza che qualcuna delle case romane frequentate dal succitato onorevole Papa, possano essere riconducibili ad amministrazioni dello Stato o a società a queste collegate;
se il Presidente nel Consiglio abbia mai partecipato a riunioni con il signor Bisignani.
(5-04962)

Interrogazioni a risposta scritta:

SANGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 3 giugno 2011 in molti uffici postali d'Italia, e nella quasi totalità di quelli della bergamasca, con particolare rilevanza a Bergamo e nei paesi dell'hinterland, un guasto al sistema informatico ha provocato il blocco dei servizi agli sportelli;
i disagi conseguenti hanno avuto gravi ripercussioni per i cittadini, i quali non hanno potuto effettuare i pagamenti di bollette, multe e altri moduli nel rispetto delle scadenze prefissate;
i problemi hanno impedito a molti anziani di riscuotere regolarmente la loro pensione, sobbarcandosi, nell'attesa, lunghe ore di coda all'interno degli uffici senza riuscire a sapere se e quando il sistema informatico sarebbe tornato a funzionare;
tali blocchi si sono ripetuti fino al 9 giugno 2011 e anche l'Agcom è intervenuta per condannare l'accaduto;
per esplicita ammissione dell'amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, all'origine di tali pesanti disservizi ci sarebbe un guasto al software centrale dell'azienda fornito da Ibm verso la quale le stesse Poste starebbero valutando di rivalersi per una richiesta di risarcimento -:
quali iniziative si intendano assumere, con urgenza, per evitare che simili problemi si possano ripetere in futuro con grave pregiudizio per gli utenti;
quali iniziative si intendano assumere con riferimento a tale situazione che, per quasi una settimana, ha impedito il regolare funzionamento degli uffici postali a Bergamo e nel resto del Paese.
(4-12424)

TOCCAFONDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con la conferenza dei servizi del 27 marzo 2008 è stato approvato il progetto per il nuovo Auditorium parco della musica e della cultura sito in Firenze, promosso

dalla struttura di missione per le celebrazioni del 150o anniversario dell'Unità d'Italia;
ai sensi e per gli effetti della raggiunta intesa tra struttura di missione e gli enti rappresentati nella conferenza dei servizi, è stato emesso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - struttura di missione per le celebrazioni del 150o anniversario dell'unità nazionale il provvedimento di raggiunta intesa protocollo 2799/SEGR/2011 datato 20 novembre 2008, nel quale si decreta tra l'altro: «all'articolo 1: "...si autorizzano i lavori di realizzazione del nuovo Parco della musica e della cultura di Firenze..."; all'articolo 2: "Il presente decreto sostituisce a tutti gli effetti ogni autorizzazione, concessione, nulla osta o atto di assenso, comunque denominato di competenza delle amministrazioni ed Enti partecipanti ovvero invitati a partecipare alla Conferenza, sempre in relazione alla conformità urbanistica delle opere di che trattasi"»;
si è preso atto delle note protocollo 9/CD/FI del 23 dicembre 2008, e protocollo 10/CD/FI del 15 gennaio 2009, con le quali la struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva comunicato di aver accantonato cautelativamente, nel quadro economico della realizzazione, a valere sui fondi statali, la somma di euro 14 milioni per l'acquisizione dell'area, «nell'ipotesi di mancata conclusione del protocollo d'intesa regolante i rapporti tra Ferrovie dello Stato e Comune di Firenze, con conseguente adeguamento dell'importo dei lavori affidati, fermo restando l'impegno da parte di tutti i soggetti interessati nella realizzazione di verificare lo stato dei finanziamenti ed individuare le fonti che si renderanno necessarie per il completamento dell'opera anche in relazione alle recenti determinazioni del MIBAC che ha manifestato l'intenzione di valutare la messa a disposizione di ulteriori risorse economiche necessarie al buon esito dell'opera»;
il giorno 25 febbraio 2010 è stato sottoscritto protocollo di intesa fra regione e Presidenza del Consiglio dei ministri in merito al nuovo parco della musica con il quale viene siglato l'impegno della regione a finanziare l'opera per 40 milioni di euro. L'amministrazione comunale di Firenze garantisce invece un impegno di 42 milioni di euro per la realizzazione dell'opera;
il costo preventivato in bando di gara era circa di 80 milioni di euro e nel 2009 era calcolato in 105 milioni, cosi suddivisi: 42 toccano al comune, 40 alla regione e 23 allo Stato;
l'importo complessivo dei lavori ammonterebbe oggi invece a oltre 254 milioni di euro con un progetto diviso in due lotti, il primo di oltre 156 milioni e il secondo di poco inferiore ai 100 milioni e che il finanziamento regionale dovrebbe servire a garantire almeno la consegna del primo lotto prevista per il mese di novembre 2011;
lo Stato con la suddetta intesa si era impegnato a versare 12 milioni nel 2010 e 22 milioni nel 2011, ma tutti gli aumenti del costo della realizzazione sembrano essere richiesti al Governo che pertanto dovrebbe versare oltre 150 milioni di euro -:
a quanto ammonterà il costo definitivo dell'opera «Auditorium della musica di Firenze» e quando è prevista l'apertura al pubblico;
come si giustifichi l'attuale costo di oltre 254 milioni per un progetto che nel bando di gara prevedeva un costo di circa 80 milioni e a febbraio 2009 aveva una previsione di spesa di 105 milioni.
(4-12430)

DUILIO, MELIS, FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
non di rado si apprende dalle pagine di cronaca che giovani atleti vengono

stroncati improvvisamente da arresti cardiaci durante lo svolgimento di attività sportive;
la nostra Costituzione tutela il diritto alla salute come «fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», nello stesso tempo impone allo Stato di garantire i diritti inviolabili dell'individuo anche nelle formazioni sociali entro cui si svolge la sua personalità;
l'ambiente sportivo è certamente uno dei luoghi privilegiati entro cui un individuo sviluppa, fin dai primi anni della sua vita, la propria personalità ed in cui possono trovare realizzazione quei valori di solidarietà che hanno ispirato la Carta costituzionale;
il legislatore italiano ha dato vita, a partire dagli anni Settanta, ad una normativa in materia di tutela della salute degli atleti che viene riconosciuta come un modello da altri ordinamenti ma che non per questo, a distanza di tempo, non necessita di verifiche ed eventuali aggiornamenti;
ai fini della tutela della salute degli atleti, la normativa attuale distingue tra attività agonistica e attività non agonistica;
la qualificazione del concetto di «attività agonistica» è demandata dalla normativa vigente alle singole federazioni sportive nazionali o agli enti sportivi riconosciuti, i quali a loro volta definiscono il passaggio all'attività agonistica sulla base di parametri specifici, tra i quali rileva ad esempio quello anagrafico;
rientrano invece nel concetto di attività non agonistica gli alunni delle scuole nell'ambito delle attività para-scolastiche, coloro che svolgono attività organizzate dal C.O.N.I., da società sportive affiliate alle federazioni sportive nazionali o agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal C.O.N.I., infine coloro che partecipano ai giochi della gioventù;
agli atleti che intendono svolgere attività sportiva agonistica, il decreto ministeriale 18 febbraio 1982, n. 63, emanato in attuazione della legge 26 ottobre 1971, n. 1009, impone di presentare ogni anno il certificato d'idoneità all'attività sportiva, rilasciato dal medico specialistico sulla base di specifici esami diagnostici;
le tabelle A e B del suddetto decreto ministeriale differenziano gli esami diagnostici (i quali si suddividono in cardiologici, neurologici, otorinolaringoiatrici, delle urine) in base allo sport dell'aspirante agonista, ferma restando la facoltà per il medico visitatore di richiedere «ulteriori esami specialistici e strumentali su motivato sospetto clinico»;
agli atleti che intendano svolgere attività sportiva non agonistica, il decreto ministeriale 28 febbraio 1983, n. 72, impone di sottoporsi annualmente ad una visita medica volta a certificare lo stato di buona salute;
il certificato di buona salute non consegue ad alcuno specifico esame diagnostico, ferma restando la facoltà per il medico curante di richiedere esami ulteriori in caso di motivato sospetto clinico;
la normativa vigente, pur lodevole nel suo complesso, potrebbe oggi essere aggiornata sulla base dei progressi delle conoscenze medico-scientifiche, attraverso le quali sappiamo ad esempio che i controlli ematici (non inseriti nelle tabelle ministeriali) sono in grado di rilevare problemi di natura cardio-vascolare, oppure che un elettrocardiogramma effettuato nell'età dell'infanzia consente di rilevare numerose anomalie cardiache congenite;
ai fini della prevenzione delle morti improvvise in ambito sportivo, appare utile incentivare con ogni strumento lo svolgimento di esami cardiaci ed ematici fin dalla più giovane età, considerate viceversa le diverse problematiche connesse ad una loro eventuale imposizione -:
quali siano i dati concernenti il fenomeno delle morti improvvise in ambito sportivo: numero di soggetti colpiti ogni anno e complessivamente dall'entrata in vigore della normativa, caratteristiche dei

soggetti più colpiti (età, sesso e altro), tipologia di sport praticato con particolare riguardo alla distinzione tra attività agonistica e non agonistica;
se non ritengano utile l'integrazione delle tabelle ministeriali concernenti i controlli sanitari per gli sportivi agonisti, prevedendo ad esempio l'inserimento dei controlli ematici, considerata la loro importante funzione preventiva per la salute dell'atleta;
se non ritengano utile prevedere un obbligo di revisione periodica delle tabelle ministeriali suddette, proprio al fine di rapportare queste ultime al progresso delle conoscenze nell'ambito della medicina dello sport;
se non ritengano necessario promuovere una campagna di sensibilizzazione su questo fenomeno, attraverso la quale si invitino le famiglie dei giovani atleti non agonisti ad effettuare, oltre alla visita medica per la certificazione del buono stato di salute, un esame cardiologico a riposo e sotto sforzo ed un esame ematico;
quali ulteriori iniziative intendano promuovere per la prevenzione delle tragiche morti improvvise dei giovani atleti.
(4-12433)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
gli impianti di raffineria e le attività petrolchimiche della società Saras di Sarroch, nella regione Sardegna - recentemente assurti agli onori della cronaca a causa del drammatico incidente delle scorse settimane costato la vita a un operaio - sono da anni oggetto della preoccupata attenzione dei cittadini e recentemente degli organi istituzionali per questioni che riguardano la tutela della salute pubblica e dell'ambiente;
fonti di stampa riferiscono che nel 2010 la procura di Cagliari ha disposto un monitoraggio dell'incidenza delle attività della Saras - e della sua controllata Sarlux - sullo stato di salute dei cittadini di Sarroch, con particolare riferimento al manifestarsi di tumori e linfomi, la cui incidenza in queste zone è particolarmente alta;
i dati relativi alla connessione tra le attività industriali della zona, in cui il territorio della Saras occupa 800 ettari di cui il 90 per cento è composto da raffineria e attività petrolchimiche, e l'incidenza di malattie sono disponibili già da diversi anni;
nel 2006 il «Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari e militari della Regione Sardegna» stilato dalla regione ha evidenziato «eccessi tra gli uomini del 10 per cento per i ricoveri per malattie respiratorie e del 13/24 per cento per la mortalità e i ricoveri per tumore polmonare, mentre gli eccessi tra le donne sono dell'ordine del 10/16 per cento per le malattie respiratorie e intorno al 20 per cento per i ricoveri per tumore polmonare»;
alla luce di tali evidenze, la popolazione locale si troverebbe a fronteggiare il continuo insorgere di patologie tumorali, particolarmente aggressive e dall'esito tanto rapido quanto drammatico, e a lanciare appelli di aiuto esasperati e inascoltati;
quanto evidenziato in merito alle drammatiche ripercussioni sulla salute dei cittadini di Sarroch fornisce un quadro preoccupante e identifica una serie di priorità urgenti per l'adeguata tutela della salute dei cittadini e per la vigilanza sull'impatto ambientale dei prodotti di scarto delle attività industriali;

il rapporto dell'ARPA sull'inquinamento dell'aria per il mese di marzo 2011 afferma che nell'area di Sarroch «in relazione alle polveri sottili (PM10), ci sono stati 9 superamenti complessivi della media giornaliera, con un valore massimo di 112 microgrammi per metrocubo nella CENSA1 (Sarroch - Guardia di finanza). La normativa indica la media giornaliera di 50 microgrammi per metrocubo»;
fonti locali evidenziano la crescente preoccupazione della popolazione per la mancanza di chiarezza sullo smaltimento dei prodotti di scarto delle attività sopramenzionate, quali il tar e il filtercake, altamente dannosi per la salute. Questi prodotti, anziché essere adeguatamente sottoposti a processo di smaltimento, sarebbero venduti a società straniere, come attesta il «Bollettino della Regione Sardegna» di maggio 2008, in aperto contrasto con quanto espresso dalla Cassazione sarda, che nel 2001 aveva ritenuto queste sostanze come rifiuti tossici -:
quali misure e quali controlli intenda predisporre, anche in accordo con il Ministero della salute, sulla gestione dei materiali di scarto, sulla loro tossicità, sulla gestione delle autorizzazioni ministeriali per queste sostanze e sulla compatibilità di tali dinamiche con gli obiettivi alla base dell'erogazione degli incentivi CIP 6 di cui la suindicata società usufruisce.
(5-04954)

GHIGLIA e STRADELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'area dello stabilimento Ecolibarna di Serravalle Scrivia è stata individuata come sito inquinato di interesse nazionale dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 7 febbraio 2003;
la situazione di inquinamento ambientale dell'area è grave, non soltanto per l'evidente stato di degrado delle zone interessate e per il forte allarme sociale innescatosi nelle popolazioni, ma anche per l'elevata presenza nel sito inquinato di sostanze contaminanti, anche cancerogene, particolarmente nocive per la salute umana e per l'ecosistema dell'intero comprensorio;
un piano di risanamento e bonifica dell'area è stato già predisposto dalle competenti autorità, come individuate sulla base delle diverse ordinanze di protezione civile succedutesi nel corso degli anni;
sono tuttora in corso gli interventi straordinari per la messa in sicurezza e lo smaltimento della enorme massa di rifiuti industriali pericolosi presenti nell'area in questione;
permane, dunque, accanto alla necessità di proseguire gli interventi a tutela dell'ambiente della salute pubblica dal pericolo di danni derivanti dalla mancata messa in sicurezza e smaltimento dei citati rifiuti pericolosi, l'altrettanto urgente necessità di assicurare continuità - sia sotto il profilo operativo che sotto il profilo finanziario - alle attività di messa in sicurezza del sito inquinato e di smaltimento dei rifiuti tossici in esso ubicati, ponendo così termine alle forti preoccupazioni esistenti sul territorio -:
quali iniziative intenda adottare per completare il finanziamento degli interventi di messa in sicurezza dell'area dello stabilimento Ecolibarna di Serravalle Scrivia e di smaltimento dei rifiuti tossici in essa ubicati e se il Governo intenda adottare iniziative al fine di prorogare il commissario e lo stato di emergenza in scadenza il prossimo 31 luglio 2011.
(5-04955)

LIBÈ e DIONISI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
un'eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta nei giorni scorsi su una vasta area della Pedemontana parmense, provocando ingentissimi danni ambientali, materiali e sfortunatamente pure la morte di un cittadino;
il devastante nubifragio abbattutosi in poche ore sull'area ha scaricato innumerevoli millimetri di acqua provocando

smottamenti, allagamenti ed esondazioni di numerosi torrenti, coinvolgendo numerosi comuni compresi tra i quali Collecchio, Fornovo, Felino e Sala Baganza;
le prime stime parlano di circa 70-100 millimetri di pioggia torrenziale in poco più di 2 ore con l'interessamento di tutti i torrenti e i corsi d'acqua collegati al lato destro del Taro che esondando hanno paralizzato e allagato più di 400 edifici tra pubblici e civili in tutta l'area, numerose sedi di attività produttive e reso impraticabile buona parte del sistema infrastrutturale viario della provincia con conseguenze gravissime per la viabilità locale;
dalle prime stime dei danni provocati dall'evento calamitoso effettuate dal personale tecnico della protezione civile e dei vigili del fuoco locali intervenuti per fronteggiare la prima fase dell'emergenza è emersa chiaramente la necessità di un sostegno da parte delle istituzioni regionali e nazionali ed un ingente impiego di risorse finanziarie da destinare al recupero e alla messa in sicurezza delle zone colpite, con particolare attenzione ai danni alle reti idriche e viarie da ripristinare con la massima velocità e al risarcimento dei danni delle popolazioni colpite e soprattutto delle numerose attività economiche e commerciali andate distrutte;
alla luce di quanto sopra descritto è necessario un intervento quanto più rapido possibile del Governo nazionale di sostegno alle istituzioni locali e alle popolazioni della fascia pedemontana parmense per favorire la messa in atto di una serie di attività finalizzate al ripristino delle normali condizioni idrogeologiche dell'area interessata dal nubifragio e al recupero dei danni materiali registrati a causa delle intemperie -:
se non intenda adottare in tempi ristrettissimi iniziative volte al riconoscimento dello stato di calamità naturale delle zone della provincia di Parma interessate dalla recente alluvione, sostenere la richiesta di fondi avanzata dagli enti territoriali per far fronte all'emergenza e adottare i conseguenti piani di recupero e messa in sicurezza del territorio e porre in essere quanto necessario per il risarcimento per le popolazioni e le imprese colpite e danneggiate dall'evento calamitoso.
(5-04956)

GUIDO DUSSIN, ALESSANDRI, LANZARIN e TOGNI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della discussione della risoluzione n. 7-00531, votata dalla VIII Commissione della Camera il 25 maggio 2011, che ha impegnato il Governo «ad assumere una posizione politica precisa sull'inopportunità della scelta della realizzazione del deposito di gas a Rivara, allo scopo di evitare di sottoporre il territorio e i cittadini a rischi imprevedibili conseguenti alla mancanza di sicurezza sismica e geologica del sito che dovrebbe ospitare il deposito», il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dichiarato di avere ben presente che la questione è molto sentita sul territorio, giudicando opportuno che il Governo non si pronunci prima della valutazione degli organi tecnici competenti, ed in particolare della commissione VIA-VAS;
da quanto si apprende dai mass media, la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale - VIA e VAS avrebbe concluso, per il momento, l'istruttoria relativa al progetto dello stoccaggio gas di Rivara;
le notizie di stampa sono contrastanti in quanto alcune agenzie riportano che la commissione VIA-VAS avrebbe chiesto indagini geognostiche suppletive, al fine di poter esprimersi in merito alla fattibilità del progetto, ed altre, diramate dalla stessa Erg Rivara Storage, esprimono soddisfazione per la decisione positiva della commissione;
in particolare si fa riferimento ad un decreto del Ministro dello sviluppo economico e alla necessità del parere della regione Emilia Romagna;

il citato decreto del Ministro dello sviluppo economico è quello del 21 gennaio 2011 - Modalità di conferimento della concessione di stoccaggio di gas naturale in sotterraneo e relativo disciplinare tipo, che, all'articolo 3, comma 7, prevede: «Per l'accertamento della fattibilità di programmi di stoccaggio in unità geologiche profonde il Ministero, d'intesa con la Regione interessata, può autorizzare un programma di ricerca, di durata non superiore a quattro anni, al termine del quale potrà essere richiesta la concessione di stoccaggio. La presente disposizione si applica anche ai procedimenti in corso»;
la procedura ex articolo 3, comma 7, del decreto ministeriale 21 gennaio 2011, è l'unica norma che permetterebbe alla società ERS di avviare un programma di sondaggi, anche in assenza della concessione, essendo quest'ultima legata alla conclusione positiva della procedura di VIA; peraltro non esiste una norma che permette la possibilità di scindere il procedimento della concessione mineraria per la realizzazione di depositi di gas tra attività di sondaggio e realizzazione vera e propria del deposito;
in ogni caso, ai fini dell'applicazione della procedura ex articolo 3, comma 7, del decreto ministeriale 21 gennaio 2011, la società ERS deve presentare apposita domanda al Ministero dello sviluppo economico e deve ottenere l'autorizzazione da parte dello stesso Ministero, d'intesa con la regione interessata; pertanto, fino alla conclusione di tale procedura e l'effettiva realizzazione dei sondaggi la commissione VIA-VAS non avrebbe a disposizione i dati necessari per concludere il proprio parere di valutazione d'impatto ambientale -:
se il Ministro non intenda riferire circa gli esiti dell'istruttoria VIA relativa alla realizzazione del deposito di gas a Rivara e circa gli adempimenti a carico della società ERS, nel caso intendesse insistere per l'esecuzione delle indagini geognostiche e la realizzazione del progetto.
(5-04957)

MARIANI e SANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una grave crisi ambientale nel corso degli anni '90, che ha avuto il suo periodo più acuto nella primavera del 1993, la laguna di Orbetello è stata dichiarata «area ad elevato rischio di crisi ambientale»;
successivamente, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto al «Ministro per il coordinamento della protezione civile», l'adozione di un'ordinanza che consentisse l'attuazione di interventi urgenti ed in conseguenza di ciò è stata emanata la prima ordinanza per la nomina del Commissario delegato al risanamento della laguna;
con una serie di ordinanze e di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, che si sono succeduti nel tempo, la situazione di emergenza nonché la gestione commissariale si sono protratte sino ad oggi;
l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 gennaio 2011 ha prorogato lo stato di emergenza per gli interventi di bonifica da realizzare nel sito d'interesse nazionale comprendente la laguna di Orbetello fino al 31 dicembre 2011;
l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 maggio 2011 (disposizioni urgenti della protezione civile, n. 3937), dispone che il commissario delegato per il risanamento ambientale della laguna di Orbetello deve provvedere all'espletamento delle seguenti iniziative:
a) completamento dell'impianto di trattamento delle biomasse algali per la loro valorizzazione mediante la produzione di terreni artificiali ed energetica in località Patanella, rivisto ed integrato sulla base delle indicazioni contenute nella deliberazione n. 17 del 18 maggio 2010 dell'assemblea dei comuni della Comunità di ambito Toscana Sud, ed adeguamento ambientale dell'impianto provvisorio;

b) realizzazione delle opere di collegamento necessarie per innescare il naturale apporto di acqua di mare in laguna, se del caso anche mediante il ripristino del fiume Albegna;
c) promozione di tutte le attività necessarie a favorire la celere individuazione del soggetto pubblico cui trasferire, entro e non oltre il 31 dicembre 2011, i rapporti giuridici pendenti, le competenze, le opere e gli interventi relativi al sito di interesse nazionale comprendente la laguna di Orbetello;
la stessa ordinanza dispone inoltre che agli oneri per l'espletamento delle suddette iniziative, valutati in euro 12.680.000,00, il commissario delegato provvede nell'ambito delle risorse presenti sulla contabilità speciale intestata al medesimo;
la laguna di Orbetello costituisce un sistema ambientale assai delicato e vulnerabile, che abbisogna di una serie continuativa di interventi manutentivi e gestionali tali da conservare e migliorare progressivamente l'attuale stato di equilibrio ambientale;
ad oggi, secondo quanto riportato dalla stampa locale e dichiarato dal commissario per la laguna, Rolando Di Vincenzo, tali interventi manutentivi non sono stati ancora avviati a causa di nuove disposizioni introdotte daL decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 gennaio 2011;
tale ritardo, come recentemente denunciato dal sindaco di Orbetello, Monica Paffetti, rischia di compromettere una situazione ambientale già molto critica -:
di quali elementi disponga il Governo in ordine ai ritardi segnalati e agli ostacoli che ad oggi impediscono gli interventi di manutenzione citati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per scongiurare una nuova e grave emergenza ambientale per la laguna di Orbetello.
(5-04958)

PIFFARI e ZAZZERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sul giornale il Fatto Quotidiano, il responsabile di Greenpeace Italia Pippo Onufrio ha lanciato l'allarme sulla mala gestione delle scorie nucleari presenti sul territorio italiano;
dal periodo dell'uso dell'energia nucleare, in Italia sono state accumulate circa 235 tonnellate di scorie pericolose classificate di III livello, il cui volume è del 5 per cento ma contengono il 90 per cento della radioattività;
se per la messa in sicurezza delle scorie di II livello, che corrispondono ad oltre il 90 per cento dei volumi ma che sono dotate di un tasso di radioattività del 10 per cento, l'agenzia atomica di Vienna ha suggerito la costruzione di un deposito di superficie vincolato per tre secoli, per le scorie più pericolose, quelle di III categoria, non è stata data ad oggi ancora alcuna soluzione;
la cosa ancor più grave è che, in attesa di una strategia di smaltimento delle scorie, come ha dichiarato Onufrio «Buona parte dei rifiuti si trova all'interno di impianti posizionati vicino all'acqua e dunque con un ancora maggiore pericolo di contaminazione con l'ambiente esterno»;
lo stato di conservazione delle scorie nucleari in Italia è dunque «totalmente fuori controllo», secondo Greenpeace, mentre le scorie liquide contenute negli ottanta bidoni presenti a Saluggia, in provincia di Vercelli, non sono state ancora solidificate;
proprio Saluggia è la sede del primo reattore nucleare italiano, costruito nel 1979, successivamente trasformato in centro deposito scorie. Nelle vicinanze c'è anche il centro Eurex, dove si conservano barre sciolte di uranio ad altissimo livello di radioattività;
in questi centri di conservazione delle scorie nucleari, si sono verificate perdite di

liquido radioattivo che penetrando nella falda acquifera, hanno inquinato l'acqua che serve gli oltre 200 comuni di Torino, Asti e Alessandria;
questo conferma che i rifiuti nucleari italiani, proprio come denunciato da Onufrio, sono posizionati proprio vicino a sorgenti e falde acquifere, col serio rischio di avvelenamento della popolazione e dell'ambiente;
sul suolo italiano non vi sono solo i quattro reattori dismessi di Caorso, di Latina, di Garigliano di Sessa Aurunca e di Saluggia, ma anche i centri di raccolta di materiali radioattivi e di sorgenti radioattive dismesse. Questi depositi si trovano a Compoverde e a Legnano, a Trino Vercellese, a Rotondella, a Pavia, a Milano, a Montecuccolino, a Pisa, alla Casaccia di Roma, e presso gli impianti Ispra;
tutti questi centri, contengono un numero impressionante di scorie radioattive e di combustibile irraggiato -:
se il Ministro interrogato alla luce della denuncia di Greenpeace Italia citata in premessa, ritenga opportuno fornire la piena informazione sullo stato della messa in sicurezza delle scorie nucleari presenti in Italia.
(5-04959)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la basilica di Santa Croce rappresenta uno dei gioielli più rilevanti del barocco, sita nel centro storico di Lecce costituisce uno dei maggiori complessi architettonici della città. Tale monumento ha rilevanza mondiale, tant'è che da sempre è meta di numerosi gruppi di turisti italiani e stranieri;
nei giorni scorsi la facciata della basilica è stata oggetto di crolli, un pezzo di ala di uno dei tredici putti, insieme a qualche elemento decorativo hanno ceduto cadendo sul sagrato della Chiesa. Va detto che il monumento in oggetto risulta essere di proprietà del demanio dello Stato;
attualmente si è proceduto ad impalcare le parti della basilica colpite dal crollo, ma ovviamente nell'opera di restauro occorre essere celeri affinché la basilica torni ad essere fruibile esteticamente ai tanti turisti che ogni giorno si recano da svariate località fino a Lecce per visitarla -:
se il Ministro interrogato non ritenga utile intervenire impegnando le risorse finanziarie necessarie per un rapido restauro dell'importante monumento leccese.
(5-04942)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è stato costituito il Comitato per la tutela dei diritti dei dipendenti civili e militari della difesa presso EuroItalia diritti nell'ambito della Federazione sindacale CONFEDIRSTAT;
lo scopo dei Comitato è principalmente quello di adoperarsi per la salvaguardia dei diritti e degli interessi dei dipendenti civili e militari della Difesa in situazione di disagio, vessazione, sopruso, prevaricazione, mobbing e/o ingiustizia di qualsivoglia natura;
il Comitato afferma che l'attuale struttura del Ministero della difesa non consente una gestione trasparente e democratica nello stesso Ministero, ivi compresa la gestione del personale sia militare che civile;

il Comitato denuncia, altresì, abusi, frodi, ingiustizie nei confronti dei dipendenti civili e militari della Difesa coinvolti in procedure non chiare e trasparenti e si prefigge di combattere la mancanza di democrazia e la faciloneria con cui agiscono le istituzioni -:
se il Governo sia a conoscenza di tale Comitato e se non ritenga di dover esaminare le denunce e le problematiche che evidenzia ed avviare eventualmente una collaborazione al fine di tutelare nel miglior modo possibile i diritti di dipendenti civili e militari della difesa.
(4-12415)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 18 maggio 2011 c'è stata l'ennesima uccisione di civili - quattro, di cui due donne - in un raid notturno delle forze speciali americane che ha scatenato una violenta rivolta popolare a Taloqan, nella provincia afgana settentrionale di Takhar, sotto comando tedesco;
tremila persone armate di asce, vanghe e bastoni hanno marciato sulla città portandosi dietro i quattro cadaveri. Al grido di «Morte all'America» e «Morte a Karzai» hanno bruciato auto, saccheggiato negozi, devastato uffici e infine hanno assaltato la locale base Isaf, lanciando pietre e bottiglie incendiarie oltre le mura della caserma e ferendo lievemente due militari della Bundeswehr;
la polizia afgana e poi anche i soldati tedeschi hanno aperto il fuoco sui dimostranti, causando un'altra strage: almeno dodici morti e ottantacinque feriti;
al capo della polizia provinciale, Shah Jahan Noori, ha smentito la versione ufficiale data dalla Nato sulle vittime del raid di martedì notte, avvenuto nel villaggio di Gawmal, secondo cui le quattro vittime non erano civili afgani ma guerriglieri del Movimento islamico dell'Uzbekistan (Imu), comprese le due donne, uccise solo dopo che avevano aperto il fuoco con mitra e pistole contro i soldati americani. «Le vittime erano civili, tutti afgani», ha detto il capo della polizia, spiegando che «nell'area non ci sono insorti», né talebani né gruppi stranieri a essi legati;
le guerrigliere uccise in Afghanistan negli ultimi anni si contano sulle dita di una mano, perché talebani e altri gruppi della resistenza pashtun non arruolano donne. Infatti, le vittime erano tutte straniere (centrasiatiche e caucasiche). Ma l'Imu, composto da uzbechi, tagichi, kirghisi, afgani, pachistani, ceceni, uiguri, ha tra le sue fila sia mujahedin che «mujahidat», combattenti donne solitamente impiegate negli attacchi suicidi;
se le vittime del raid americano di Taloqan risultassero essere realmente civili, si tratterebbe del quarto «incidente» del genere nel giro di una settimana. Nella stessa settimana, infatti, le forze Nato hanno ucciso una bambina di dieci anni e ferito altri quattro bambini nella provincia orientale di Kunar. La settimana precedente invece hanno ammazzato un ragazzino di quindici anni durante un raid notturno nella provincia di Nangarhar, scatenando una protesta durante la quale la polizia ha sparato sulla folla uccidendo un quattordicenne. Nella stessa zona, un altro raid notturno aveva causato la morte di una bambina di 12 anni e di suo zio, poliziotto -:
se il Governo sia a conoscenza di queste operazioni brutali che uccidono solo civili, creando una distanza sempre maggiore tra la popolazione da una parte e il Governo e i suoi partner internazionali dall'altra.
(4-12416)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro della difesa relativo ai «canoni di mercato» degli alloggi militari del 16 marzo 2011 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 122 del 27 maggio 2011;

le modalità di calcolo introdotte nel decreto per determinare i nuovi canoni al libero mercato renderanno i costi insostenibili per migliaia di famiglie, a causa, tra l'altro dell'incremento di decine di migliaia di euro del reddito familiare di riferimento per il calcolo del nuovo canone che è inaccettabilmente basato sui mesi di occupazione della casa dove l'utente ha vissuto con la propria famiglia «senza concessione»; l'incremento del reddito di riferimento può raggiungere cifre pari a 27.000, 36.000 o 54.000 euro per 15 anni d'uso dell'abitazione o persino 72.000 euro per 20 anni di utilizzo;
vi è altresì l'aumento annuale del canone al 100 per cento della variazione accertata dall'ISTAT dell'indice dei prezzi al consumo quando, come d'uso, l'incremento dei canoni di locazione è pari al 75 per cento della variazione annuale dell'ISTAT;
l'8 febbraio 2011 la mozione n. 1-00559 ha impegnato il Governo ad un maggiore equilibrio e buon senso nella gestione degli alloggi militari;
sebbene l'intento della citata mozione, voluta ed elaborata da tutte le parti politiche, era proprio quello di non lasciare migliaia di famiglie di militari abbandonate a se stesse, oggi con tale decreto, ad avviso dell'interrogante, si palesa tale deleteria situazione e queste famiglie saranno costrette a lasciare la propria abitazione senza prospettive dignitose;
con tale decreto, a giudizio dell'interrogante, non si sono rispettati tutti gli impegni assunti in Parlamento in materia di alloggi militari e le decine di e-mail giunte all'interrogante evidenziano uno stato di angoscia, sofferenza e preoccupazione da parte degli utenti che ribadiscono e sottolineano a più riprese «il perdurare dell'accanimento dei Vertici della Difesa» -:
se il Governo non ritenga di dover assumere iniziative nel più breve tempo possibile in favore degli utenti degli alloggi della Difesa che con il decreto recentemente pubblicato rischiano di trovarsi in situazioni di estrema gravità, contrariamente alla finalità perseguita con la mozione bipartisan approvata l'8 febbraio 2011.
(4-12417)

MINARDO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulta imminente la chiusura della stazione dei carabinieri di Frigintini, popolosa frazione del comune di Modica (Ragusa), avverso la quale è in atto una mobilitazione da parte dei cittadini, supportata anche da alcuni rappresentanti delle istituzioni locali;
la stazione è l'unico presidio militare presente da oltre settant'anni nella zona;
il presidio dei carabinieri è ubicato in una frazione andata sempre più densamente popolandosi - oggi conta circa 5.000 abitanti - nella quale sono presenti anche uno sportello bancario ed uno sportello postale;
il territorio di competenza della stessa stazione è sede di non meno di 300 aziende agricole, zootecniche ed artigianali;
l'Arma dei carabinieri rappresenta una delle istituzioni più vicine ai cittadini e un'espressione significativa della presenza dello Stato sul territorio -:
se sia fondata la notizia della imminente chiusura della stazione dei carabinieri di Frigintini;
se non si ritenga necessario valutare la possibilità di mantenere un presidio presente da oltre 70 anni, in un territorio in continua via di sviluppo economico, scongiurando le eventuali conseguenze negative di carattere sociale, di sicurezza e di tutela dell'ordine pubblico;
se, in caso affermativo, si intenda garantire la presenza di forze dell'ordine nella suddetta frazione.
(4-12432)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella strage di Nassiriya, il 12 novembre 2003, un camion kamikaze esplose all'interno della base militare italiana in territorio iracheno, provocando la morte di 12 carabinieri, 5 militari e due civili italiani, mentre altre 140 persone rimasero ferite. Nell'esplosione persero la vita anche 9 civili iracheni;
il 24 novembre 2009, i risarcimenti erano stati negati ed erano usciti definitivamente assolti i generali Bruno Stano e Vincenzo Lops, accusati di non aver predisposto adeguate misure di sicurezza a Base Maestrale;
circa sei mesi fa la Corte di cassazione ha invece accolto il ricorso dei familiari delle vittime della strage di Nassiriya e ora la corte d'appello di Roma dovrà stabilire il risarcimento in precedenza negato; il generale Stano sarà chiamato al risarcimento e, a sua volta, chiamerà in causa il Ministero della difesa;
i familiari delle vittime dichiarano di aver scritto al Ministro della difesa senza ricevere alcuna risposta, nonostante già nel 2010 avessero avuto rassicurazioni dal Ministro La Russa che chiese loro di formulare una richiesta di risarcimento; eppure ad oggi non vi è ancora nessuna certezza su queste somme;
ai familiari della vittime risulta, altresì, che il Ministro si sia impegnato ai risarcimenti bypassando ulteriori vie legali. Si sono costituiti parte civile contro i generali al comando delle operazioni e, dopo tanti anni di tribunali, temono che non riceveranno mai il risarcimento dovuto e tantomeno le risposte che chiedono oramai da tempo -:
se il Governo intenda spiegare le motivazioni delle mancate risposte ai familiari delle vittime che chiedono solo che vengano rispettati i loro diritti e quali siano gli impedimenti che ostacolano il risarcimento economico nonostante il ricorso sia stato accolto dalla Corte di cassazione.
(4-12436)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è svolto a Bruxelles il vertice di due giorni dei Ministri della difesa della Nato. Da fonti di stampa è emerso che il Ministro della difesa italiano si è presentato con un ritardo di 6 ore nelle quali si è parlato anche della situazione Libica, del prossimo ritiro dall'Afghanistan, del piano di «tagli»;
il ritardo è costato all'Italia la rinuncia, a vantaggio della Spagna, a mantenere a Poggio Renatico, vicino Ferrara, uno dei due «Caoc» che la Nato prevede nella sua nuova struttura. I Caoc (Combined air operation center) sono i centri di comando e controllo in cui affluiscono le informazioni da tutti i radar della catena di sorveglianza Nato e nazionale, e da cui partono tutte le informazioni per le basi delle aeronautiche dell'Alleanza e per i controllori di volo civili. La Nato in Europa ha due Caoc: uno, appunto, a Poggio Renatico, e l'altro per l'Europa centro-settentrionale a Uedem, in Germania;
è emerso, altresì, che il Ministro La Russa abbia poi accettato un'apparecchiatura tecnologica chiamata Daccc, Deployable air command control center, un sistema di controllo aereo mobile e quindi trasferibile in aree destinate a interventi delle truppe Nato, all'inizio offerto alla Spagna che l'ha ritenuto «un insulto». Lo stesso ex Capo di Stato dell'Aeronautica italiano ed ex consigliere di Berlusconi lo ha considerato sostanzialmente inutile e parla di un suo più che raro utilizzo. Egli dichiara, altresì, alla stampa che «l'Italia doveva perdere solo il comando di Nisida, e invece abbiamo regalato anche Poggio Renatico, che però è strategico nella protezione dello spazio aereo italiano giorno per giorno, anche in tempo di pace»;
il Ministro La Russa ha dichiarato che il suo è stato «un ritardo studiato» perché «in quelle ore si parlava di Libia e non voleva ascoltare nuove richieste [...]», tali affermazioni, ad avviso dell'interrogante, sono assurde e assolutamente poco consone ad un Ministro della difesa

che diserta una riunione internazionale in cui si parla di scenari delicati e controversi nei quali l'Italia partecipa attivamente e appaiono il riflesso di un Ministro e di un Governo, secondo l'interrogante, inadeguato a gestire trattative internazionali e a far valere i propri interessi e prerogative -:
se il Governo intenda spiegare esattamente quanto avvenuto all'ultima riunione dei Ministri della difesa della Nato e spiegare e giustificare il ritardo e le dichiarazioni fatte a mezzo stampa la cui approssimazione ha prodotto un risultato considerato un danno per tutto il Paese, una sconfitta che colpisce la sicurezza dell'Italia.
(4-12437)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria della casa di reclusione di Rossano (Cosenza) hanno indetto lo stato di agitazione di tutto il personale operante nel suddetto istituto;
le stesse lamentano, oltre alle già più volte evidenziate carenze di personale penitenziario ed amministrativo, anche e soprattutto l'indifferenza verso i problemi esistenti da parte del provveditorato regionale per la Calabria e dello stesso dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
nello specifico, lo stato di agitazione è dettato dal fatto che con l'organico in servizio presso la casa di reclusione di Rossano (Cosenza) non è possibile garantire un adeguato livello dei servizi ed un piano di sicurezza idoneo a salvaguardare l'ordine all'interno della struttura ed evidenziano un elevato e continuo stress psicofisico che si riflette sulla gestione dei detenuti, una difficoltà nell'approntare il piano di ferie estive, evidenti rischi per la salute degli stessi lavoratori;
queste criticità sono ormai diventate un fatto costante ed ordinario che non possono essere assolutamente affrontate con provvedimenti tampone ma con l'assunzione di determinazioni di più ampio respiro oltre che strutturali;
nonostante questa situazione, tutto il personale di polizia penitenziaria continua a svolgere il proprio servizio con dedizione, attaccamento professionale e rispetto della legge e delle norme vigenti nel settore;
lo stato di agitazione di questo personale è legato alla richiesta di un incontro urgente con i vertici del Ministero di giustizia e dell'amministrazione penitenziaria in cui dovrebbero essere affrontate le problematiche relative agli organici, al nucleo traduzione e piantonamento, alla dotazione del mezzi di trasporto personale, dei mezzi di trasporto detenuti, al ripristino orario ordinario di servizio, alla ridefinizione del livello di istituto di Rossano -:
quali iniziative, il Ministro interrogato, intenda porre in essere per risolvere il problema emerso in ordine soprattutto alla fissazione dell'incontro che servirebbe ad affrontare le questioni evidenziate in maniera sistematica e definitiva ed a far rientrare lo stato di agitazione di questo personale.
(4-12419)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 2006 il comune di Noventa Padovana (Padova) ha avviato con la società Autostrade per l'Italia spa, concessionaria

del tratto autostradale della A13 che attraversa il territorio comunale, una trattativa per la sottoscrizione di una convenzione che regola l'attraversamento stradale di una nuova pista ciclabile realizzata sotto il viadotto autostradale in corrispondenza di via Marconi, una delle principali strade del comune;
in particolare, il 3 novembre 2005, con una nota del comune di Noventa Padovana (prot. 19715), si è richiesta l'autorizzazione all'esecuzione dei lavori in questione, lungo il tratto parallelo autostradale A13;
con una successiva nota, in data 9 marzo 2006 (prot. UBO 0001069P), l'ANAS spa ha rilasciato l'autorizzazione di competenza a condizione che nel tratto interessato dal parallelismo venga installata una barriera di protezione laterale con guard-rail metallico di classe H3 tripla onda;
lungo il tratto parallelo autostradale A13 (prog. chilometro 115+861 al chilometro 115+667) è prevista a carico della società Autostrade per l'Italia la realizzazione di barriere antirumore, secondo il piano di «contenimento ed abbattimento del rumore relativo alle infrastrutture di trasporto in concessione ad autostrade per l'Italia ricadenti nel territorio comunale di Noventa Padovana», trasmesso dalla società autostradale e pervenuto al comune di Noventa Padovana in data 28 giugno 2007 (prot. 10079);
il comune di Noventa Padovana ha impegnato la somma di 27.391,93 euro per l'installazione del guard-rail metallico H3 tripla onda in corrispondenza del parallelismo in cui è stata costruita la pista ciclabile (chilometro 115+861 e 115+667) in attesa che la società Autostrade per l'Italia spa provveda all'installazione della prevista barriera stradale a protezione della nuova pista ciclabile;
nonostante numerosi solleciti da parte del comune di Noventa Padovana alla società Autostrade per l'Italia spa al fine di arrivare al più presto alla firma della prevista convenzione e la puntuale informazione - sempre da parte dell'ente locale alla società autostradale - riguardo all'andamento dei lavori per la realizzazione della pista ciclo/pedonale in oggetto; ad oggi tale convenzione non è stata ancora sottoscritta;
di conseguenza la nuova pista ciclo/pedonale che attraversa il comune di Noventa Padovana è attualmente inutilizzabile non essendoci il dovuto livello di sicurezza a causa della mancata realizzazione del guard-rail prevista - come illustrato dall'interrogante - a carico di Autostrade per l'Italia spa -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti; quali concrete iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per garantire l'utilizzo della nuova pista ciclo/pedonale che attraversa il territorio comunale realizzata a spese del comune di Noventa Padovana superando i problemi burocratici legati alla mancata sottoscrizione della convenzione con l'ente locale da parte della società Autostrade per l'Italia spa, affinché un'opera ormai già completata possa essere rapidamente messa in funzione a servizio di tutti i cittadini con le essenziali misure di sicurezza.
(4-12420)

DESIDERATI e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le aree limitrofe agli aeroporti sono soggette a vincoli di sicurezza, come stabilito dal Capo III del codice della navigazione, e lungo le direzioni di atterraggio e decollo i comuni possono autorizzare nuove opere od attività solo se coerenti con i piani di rischio che gli stessi elaborano ed adottano sulla base del regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti dell'Enac;
le aree di rischio sono state identificate dall'Enac, sulla base di casistiche mondiali, di accadimenti degli incidenti e della relativa ubicazione a terra, come quelle ubicate sul prolungamento dell'asse

della pista di volo, in cui è più probabile l'impatto sul terreno a seguito di incidente aereo;
l'Enac ha elaborato, nei mesi scorsi, una bozza di modifica regolamentare che inserisce anche le aree laterali alla pista di volo nella configurazione dell'impronta a terra delle aree di tutela, anche se tali aree non sono definite rischiose né per il codice della navigazione, né per la normativa europea; pertanto la nuova perimetrazione richiesta da Enac eccede i limiti fissati dal legislatore;
lo stesso Enac ha chiarito che l'ampliamento delle zone di rischio, che potrebbe garantire una maggiore sicurezza in caso di incidenti di minore entità, non è supportata da un'appropriata istruttoria, non basandosi su una statistica ampia e consolidata che possa delineare una soglia di rischio ragionevole, ma su due soli incidenti verificatesi negli ultimi anni a Pisa e a Madrid, in seguito ai quali l'Agenzia per la sicurezza del volo non ha ritenuto di dover emanare una raccomandazione di sicurezza che lamentasse una cattiva gestione del territorio alla luce degli incidenti occorsi;
la proposta dell'Enac si traduce nell'impossibilità per i comuni di sviluppare nelle aree limitrofe agli aeroporti tutte le attività che ragionevolmente avrebbe senso collocare in suddette aree, ovvero «insediamenti ad elevato affollamento quali centri commerciali, congressuali e sportivi a forte concentrazione», ma, a fronte del medesimo rischio dell'area, non si fa cenno al fatto che anche le società di gestione degli aeroporti saranno soggette ai medesimi vincoli urbanistici;
molti comuni hanno appena adottato nella propria pianificazione urbanistica le limitazioni derivanti dai piani di rischio oggi vigenti e, con l'introduzione della nuova modifica proposta dall'Enac, si creerebbero disagi ai progetti attualmente in corso di esecuzione o già autorizzati o anche in fase di definizione, senza considerare gli interventi effettuati sulla base delle previsioni urbanistiche vigenti che prevedono l'insediamento di attività produttive potenzialmente in contrasto con la modifica proposta;
nel caso dell'aeroporto di Orio al Serio, l'allargamento della zona di tutela C fino a 1.000 metri per parte, comporterebbe pregiudizievoli ricadute sul corretto sviluppo urbanistico dei comuni del sedime aeroportuale nell'esercizio di governo del territorio, anche in considerazione dei vincoli già esistenti per l'inquinamento acustico in relazione alle rotte di volo e per il rischio d'impatto, come previsto dall'articolo 715 del codice della navigazione;
nel caso succitato, la superficie di vincolo proposta andrebbe ad interessare aree oggetto di accordo di programma con la regione Lombardia e l'esclusione di insediamenti ad elevato affollamento, quali centri commerciali, congressuali e sportivi, comprometterebbe di fatto la valorizzazione degli immobili, determinando una situazione di abbandono e degrado di vaste aree interne all'abitato dei comuni limitrofi, senza una prospettiva di riqualificazione -:
se il Ministro non ritenga opportuno valutare la possibilità di un rinvio della modifica regolamentare proposta da Enac, in considerazione della non appropriata istruttoria a sostegno della tesi e degli orientamenti europei in materia di zone di rischio che non prevedono le aree laterali, fino al momento in cui sarà disponibile una banca dati che possa supportare la necessità dell'intervento;
se il Ministro, data la rilevanza del problema, non ritenga indispensabile indire una conferenza di servizi, coinvolgendo gli enti direttamente interessati all'ampliamento delle zone di rischio, per valutare la sostenibilità della proposta e la sua ricaduta sui comuni, anche prevedendo la possibilità di indennizzare i comuni per le aree soggette a limitazioni e mettendo in atto interventi volti a tutelare le attività esistenti già presenti nelle aree interessate.
(4-12429)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il cosiddetto «decreto buttafuori», previsto dall'articolo 3 della legge n. 94 del 15 luglio 2009 (recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica) definisce i requisiti per l'iscrizione nell'elenco prefettizio del personale addetto ai servizi di controllo (ex buttafuori) delle attività di intrattenimento e di spettacolo nei luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi. Vengono fissate inoltre le modalità per la selezione e la formazione, gli ambiti di applicazione e l'impiego del personale;
successivi decreti del Ministro dell'interno hanno fissato alla data del 31 dicembre 2010 la scadenza per adeguarsi alla norma, che è stata poi prorogata fino all'attuale scadenza prevista per il 30 giugno 2011;
inoltre una direttiva interpretativa del 17 novembre 2010 del Ministero dell'interno - dipartimento della pubblica sicurezza - ha ribadito l'inclusione di cinema e teatri tra i destinatari della normativa, pur rimarcando le differenze di tali strutture in ordine al «minor impatto per l'ordine e la sicurezza pubblica» e limitando gli obblighi soltanto per le «figure di controllo complessivo e coordinamento del personale»;
la legge n. 94 del 2009 è diretta soprattutto a disciplinare attività di spettacolo ben diverse da quelle cinematografiche e teatrali per dimensione, per localizzazione e tipologia di intrattenimento (come ad esempio, nel caso degli stadi durante le partite di calcio o i concerti, in cui il rischio dell'incolumità delle persone è certamente più elevato);
l'utilizzo degli operatori della sicurezza davanti alle sale cinematografiche e ai teatri comporterebbe inoltre un ulteriore aggravio di spesa che penalizzerebbe ancora di più un settore, come quello dello spettacolo, da molto tempo attraversato da una grave crisi legata soprattutto alla carenza di risorse economiche adeguate;
una valida alternativa a ciò è costituita dal possibile utilizzo del personale già impiegato in tali esercizi, a cui potrebbero essere attribuite le mansioni di controllo e sicurezza richieste -:
se non ritenga opportuno escludere le sale cinematografiche ed i teatri dall'applicazione della normativa succitata, considerando, come evidenziato anche nella direttiva interpretativa di cui in premessa, il minore impatto per l'ordine e la sicurezza pubblica legato a tali strutture e dunque il rischio minore per l'incolumità dei fruitori e considerando che per legge il personale già impiegato presso tali strutture, risulta essere già formato per quanto riguarda la sicurezza antincendio, il primo soccorso e la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro.
(4-12427)

TESTO AGGIORNATO AL 7 SETTEMBRE 2011

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 28 maggio 2010 l'allora direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Sicilia presentava le sue dimissioni, accettate lo stesso giorno con effetto a partire dal 1o novembre 2010;
dal 1o novembre fino al 30 aprile l'ufficio scolastico regionale della Sicilia è stato retto dal dirigente vicario dottor Giuseppe Italia. Lo stesso, nel mese di febbraio 2011, ha presentato le proprie dimissioni;
da maggio 2010 sino ad oggi al dottor Leone è stato attribuito il compito di coordinare i vari uffici dell'ufficio scolastico regionale per quanto riguarda gli

aspetti amministrativi ed alla dottoressa Nunziata Barone quello di coordinarli per gli aspetti contabili;
all'interrogante risultano ancora vacanti 4 uffici scolastici regionali (Sicilia, Emilia, Abruzzo e Veneto);
la Campania è coperta dal 3 febbraio 2011, l'Umbria dal 17 gennaio 2011, la Toscana del 19 gennaio 2011, la Liguria dal gennaio 2011;
tale situazione di precarietà danneggia fortemente il sistema scolastico siciliano;
da maggio 2010, data dell'accettazione da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, delle dimissioni del direttore dell'ufficio scolastico regionale della Sicilia, ad oggi sono trascorsi 13 mesi durante i quali ben avrebbe potuto il Ministro individuare e nominare un nuovo direttore -:
cosa osti alla nomina di un nuovo direttore dell'ufficio scolastico regionale della Sicilia. Come degli altri uffici vacanti, ed entro quali tempi il Ministro intenda provvedere a dare stabilità e certezza al sistema scolastico siciliano nominando finalmente il nuovo direttore.
(5-04941)

GHIZZONI, BACHELET, VASSALLO, NICOLAIS, MAZZARELLA, TOCCI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a fronte dell'anzianità del personale docente e dei ricercatori universitario, nonché di quello tecnico-amministrativo, è facile ipotizzare che i futuri massicci pensionamenti, in assenza di un adeguato turn over, avranno effetti negativi sull'offerta didattica e sulla attività di ricerca, oltre a procurare detrimento alla ordinaria prassi amministrativa;
in molti atenei, nonostante siano stati banditi appositi concorsi, non si procede con l'assunzione in servizio dei vincitori, a causa delle previsioni del comma 4 dell'articolo 51 della legge n. 447 del 1997, che dispone che «Le spese fisse e obbligatorie per il personale di ruolo delle università statali non possono eccedere il 90 per cento dei trasferimenti statali sul fondo per il finanziamento ordinario... Le università nelle quali la spesa per il personale di ruolo abbia ecceduto... il predetto limite possono effettuare assunzioni di personale di ruolo il cui costo non superi, su base annua, il 35 per cento delle risorse finanziarie che si rendano disponibili per le cessazioni dal ruolo dell'anno di riferimento». Con il decreto-legge n. 143 del 2004 convertito con modificazioni dalla legge n. 143 del 2004, all'articolo 5, si è poi disposto che «In attesa di una riforma organica del sistema di programmazione, valutazione e finanziamento delle università, per l'anno 2004 e fino alla realizzazione della riforma stessa, ai fini della valutazione del limite previsto dall'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, non si tiene conto dei costi derivanti dagli incrementi per il personale docente e ricercatore delle università previsti dall'articolo 24, comma 1, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e dall'applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro del personale tecnico ed amministrativo a decorrere dall'anno 2002. Per l'anno 2004 e fino alla riforma di cui al comma 1, le spese per il personale universitario, docente e non docente che presta attività in regime convenzionale con il servizio sanitario nazionale sono ricomprese per due terzi tra le spese fisse obbligatorie previste dall'articolo 51, comma 4, della legge 27 dicembre 1997, n. 449». Gli effetti di tale norma sono stati prorogati (con successivi interventi normativi) sino al 31 dicembre 2010, mentre il decreto-legge n. 180 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 1 del 2009, all'articolo 1, comma 1, ha inoltre previsto che «le università in cui il predetto rapporto superi il 90 per cento non possano né bandire concorsi né procedere ad alcuna assunzione di personale di ruolo»;
se il superamento della soglia del 90 per cento nel rapporto tra spese di personale

e risorse del Fondo di finanziamento ordinario impedisce l'assunzione dei vincitori, è bene ricordare che il suddetto limite non era stato oltrepassato nel momento in cui le università hanno avviato le procedure concorsuali e i vincitori hanno acquisito il diritto alla assunzione; pertanto, la disposizione della citata legge n. 447 del 1997, novellata dall'articolo 1, comma 1, del citato decreto-legge n. 180 del 2008 non dovrebbe ritenersi applicabile;
valutata la mozione assunta dal CUN nell'adunanza del 21 aprile 2011, nella quale si chiede al Ministro «di autorizzare le università a concludere con l'assunzione, le procedure concorsuali bandite nei casi in cui il rapporto tra spese fisse e il fondo di finanziamento ordinario avesse rispettato i limiti di legge al momento dell'emanazione del bando. Peraltro, tali assunzioni vanno a configurarsi come provvedimento finale (atto dovuto, ai sensi della legge n. 241 del 1990 e successive modificazioni e integrazioni) del procedimento di assunzione avviato con l'emanazione del bando». Nella stessa mozione, il CUN ha molto opportunamente ricordato che «l'entità del fondo di finanziamento ordinario annuale per ciascuna università è stato soggetto a notevoli variazioni ed incertezze, a causa sia della diminuzione dello stanziamento complessivo di bilancio sia delle modifiche delle regole di ripartizione, tanto che la determinazione definitiva del fondo 2010 è stata comunicata alle università solo negli ultimi giorni dell'anno 2010». In quella sede si è inoltre considerato che «anche a causa delle modifiche legislative intervenute nel frattempo, molti concorsi a posti di professore o di ricercatore, banditi sin dal 2008, si sono conclusi solo alla fine del 2010 o si stanno tuttora concludendo; sussiste molta incertezza sui tempi e sulle modalità di applicazione del divieto di assunzione nel caso di superamento del tetto previsto per il rapporto tra spese fisse e fondo di finanziamento ordinario; tale tetto può essere ora superato in modo del tutto indipendente dalle scelte delle università, o per diminuzione del fondo di finanziamento ordinario o per nuove procedure di calcolo, situazioni comunque imprevedibili quando il concorso era stato bandito»;
il blocco nelle assunzioni di personale universitario prolungherà il periodo di precariato per i vincitori di concorso a ricercatore e produrrà il rischio di decadenza dell'idoneità per i «chiamati»; oltre a procurare comunque un grave danno per la didattica e la ricerca dell'intero sistema -:
come il Ministro interrogato intenda intervenire per dare soluzione alla situazione ricordata in premessa, cosi da provvedere alla chiamata in servizio degli aventi diritto.
(5-04943)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
negli scorsi decenni, la didattica curricolare erogata nelle università statali è stata sempre più spesso affidata, a titolo gratuito e volontario, ai ricercatori di ruolo, tanto che si può affermare che, stante l'attuale livello di finanziamento, il sistema universitario non sarebbe in grado di garantire il proprio funzionamento qualora dovesse venir meno l'affidamento di corsi o moduli curricolari assunti a titolo volontario da parte dei ricercatori;
l'articolo 6, comma 4, della recente legge 30 dicembre 2010 n. 240 prevede che «Ai ricercatori a tempo indeterminato, agli assistenti del ruolo ad esaurimento e ai tecnici laureati di cui all'articolo 50 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, che hanno svolto tre anni di insegnamento ai sensi dell'articolo 12 della legge 19 novembre 1990, n. 341, e successive modificazioni... sono affidati, con il loro consenso e fermo restando il rispettivo inquadramento e trattamento giuridico ed economico, corsi e moduli curriculari compatibilmente con la programmazione didattica definita dai competenti organi accademici nonché compiti di tutorato e di didattica integrativa...

Ciascuna università, nei limiti delle disponibilità di bilancio e sulla base di criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento, determina la retribuzione aggiuntiva dei ricercatori di ruolo ai quali, con il loro consenso, sono affidati moduli o corsi curriculari»;
gli atenei, in assenza di princìpi unitari validi su base nazionale e nella condizione di progressiva contrazione del Fondo di finanziamento ordinario, stanno regolamentando in maniera differenziata - e non di rado con iniquità - la retribuzione prevista dal succitato articolo 6, comma 4, della legge n. 240 del 2010, seppur a fronte di una sostanziale omogeneità dell'attività di insegnamento svolta dai ricercatori; pertanto come osserva la Rete29aprile, pur tenendo in debito conto l'autonomia universitaria, è del tutto evidente che tale situazione pare porsi in contrasto con le previsioni legislative che regolano l'attività dei lavoratori della conoscenza e influisce negativamente sul potenziale di ricerca scientifica delle università, in un momento nel quale vi è assoluta concordia sulla centralità della ricerca per lo sviluppo del Paese -:
quale sia, su base nazionale, la percentuale di didattica curricolare - non dovuta per legge e quindi aggiuntiva ai doveri istituzionali - svolta dai ricercatori negli anni accademici dal 2005 ad oggi e quale sia il dato di previsione per il prossimo anno accademico 2011/2012;
se il Ministro interrogato non ritenga urgente e opportuno, per le motivazioni sopra esposte, prevedere un minimo retributivo - omogeneo per l'intero sistema universitario - per quanto disposto dall'articolo 6, comma 4 della legge 30 dicembre 2010 n. 240 e se a tal fine non intenda concordare con il Ministero dell'economia e delle finanze un'iniziativa normativa diretta a istituire un'apposita voce di spesa, aggiuntiva a quella del Fondo di finanziamento ordinario.
(5-04944)

AMICI, BACHELET e COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio scolastico regionale per il Lazio, a quanto consta agli interroganti, è uno dei pochissimi, se non l'unico, a non aver dato attuazione piena, a un anno dalla stipula avvenuta il 15 luglio 2010, alla parte economica del contratto collettivo nazionale di lavoro dell'area V della specifica dirigenza scolastica, contratto sottoscritto già con scandaloso ritardo, riferendosi esso al quadriennio contrattuale 2006-2009, di fatto a consuntivo, otto mesi dopo dalla sua naturale scadenza;
come se ciò non bastasse, ad oggi:
a) i dirigenti scolastici, in servizio e in pensione, hanno percepito solo gli aumenti e gli arretrati uguali per tutti disposti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
b) i dirigenti scolastici, in servizio e in pensione, debbono ancora percepire gli aumenti, con i relativi arretrati, determinati con contrattazione integrativa regionale per la parte flessibile del salario;
c) ai dirigenti scolastici in pensione, ricostruito finalmente lo stipendio, devono essere riconosciuti:
la rideterminazione del trattamento pensionistico;
la liquidazione degli arretrati della pensione, nel frattempo maturati;
la riliquidazione della buonuscita per la parte eccedente quella già avuta;
il Ministero rischia di dover corrispondere somme notevoli per gli interessi maturati, se non farà sì che l'ufficio scolastico regionale per il Lazio faccia tempestivamente e con ogni possibile sollecitudine quanto di propria competenza -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, e, in caso positivo, quali provvedimenti intenda adottare, per rimuovere una situazione particolarmente incresciosa e ai limiti della legalità, di cui

sono vittime i dirigenti scolastici in servizio e, ancor peggio, in pensione della regione Lazio.
(5-04945)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'ultimo lustro, la didattica curricolare erogata nelle università statali è stata spesso affidata ai titolari degli incarichi previsti dall'articolo 1, comma 10, della legge 4 novembre 2005, n. 230, che dispone «Sulla base delle proprie esigenze didattiche e nell'ambito delle relative disponibilità di bilancio, previo espletamento di procedure, disciplinate con propri regolamenti, che assicurino la valutazione comparativa dei candidati e la pubblicità degli atti, le università possono conferire incarichi di insegnamento gratuiti o retribuiti, anche pluriennali, nei corsi di studio di cui all'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, a soggetti italiani e stranieri, ad esclusione del personale tecnico amministrativo delle università, in possesso di adeguati requisiti scientifici e professionali e a soggetti incaricati all'interno di strutture universitarie che abbiano svolto adeguata attività di ricerca debitamente documentata, sulla base di criteri e modalità definiti dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca con proprio decreto, sentiti la Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI) e il CUN...»;
la recente legge n. 240 del 2010, all'articolo 29, comma 11, lettera c), ha disposto l'abrogazione del citato articolo 1, comma 10, della legge n. 230 del 2005;
sono molti gli Atenei che, successivamente all'entrata in vigore della legge n. 240 del 2010, hanno conferito incarichi di docenza in base all'articolo 1, comma 10, della legge n. 230 del 2005, nonostante sia stato abrogato -:
come il Ministro interrogato intenda intervenire per sanare una situazione illegittima e foriera di contenziosi in un ambito così rilevante quale quello della didattica curriculare universitaria.
(5-04946)

GIANNI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i consiglieri d'amministrazione del consorzio universitario «Archimede» a Siracusa hanno firmato e inviato un documento alle istituzioni locali al fine di scongiurare il rischio di chiusura dei corsi di laurea legati al settore della valorizzazione, ricerca e conservazione dei beni culturali;
tale documento è stato sottoscritto in accordo con il polo universitario di Ragusa;
il rischio di chiusura dei corsi di laurea suindicati è dovuto alla mancanza di qualsivoglia iniziativa dopo l'accordo, stipulato a giugno 2010 tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la regione, gli atenei coinvolti e comitato per il Quarto polo che si svolse a Roma alla presenza dei rappresentanti dei Ministri interrogati;
con tale accordo si doveva dare il via all'iter per la nascita del Quarto polo statale della Sicilia con Siracusa, Ragusa ed Enna, con quest'ultima che ha, in seguito, abbandonato il progetto;
la mancata applicazione, dell'accordo con il relativo potenziamento del sistema universitario nella città di Siracusa, sta portando alla perdita di un importante modello di sviluppo culturale ed economico poiché i corsi che si rischia di perdere potrebbero costituire una notevole fonte di sviluppo, occupazione e crescita sociale -:
per quale motivo non si sia dato seguito all'accordo stipulato per il Quarto polo statale in Sicilia e se s'intenda, con la necessaria urgenza, prima che si crei una situazione non più recuperabile, potenziare

per quanto di competenza il sistema universitario in quest'area dell'isola, dando la possibilità a molti giovani del luogo di rientrare in un mercato del lavoro che punti ad un modello di sviluppo territoriale legato alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale.
(5-04951)

Interrogazioni a risposta scritta:

SANGA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 18 giugno, 1.500 scuole dell'infanzia paritarie lombarde di ispirazione cristiana hanno manifestato a Milano, con un sit in di fronte alla stazione centrale, per i tagli attuati dal Governo con la legge di stabilità per il 2011;
tali tagli comportano una riduzione di oltre la metà del contributo di 539 milioni di euro assegnato con l'emanazione della legge n. 62 del 2000 e mai più aumentato per tutte le scuole paritarie, di ogni ordine e grado;
la legge finanziaria per il 2011 aveva previsto il reintegro di 245 milioni dopo la vendita delle frequenze televisive del digitale terrestre, ma finora l'operazione non è mai stata attuata;
del contributo previsto, già dimezzato, ad oggi è stato trasferito alle scuole solo il cinquanta per cento;
secondo i dati forniti dalla Fism, la Federazione italiana delle scuole materne, a fronte del costo di 6.116 euro per ogni bambino che frequenta la scuola statale, il contributo alle scuole dell'infanzia paritarie in Lombardia è di 512 euro netti a bambino, che scende quest'anno a 250 euro. Se lo Stato dovesse sostituirsi alle scuole dell'infanzia non statali in Italia, dovrebbe spendere 4 miliardi di euro ogni anno;
a seguito dei tagli ai trasferimenti ai comuni, molti di questi hanno previsto, per l'anno in corso, una riduzione dei contributi alle stesse scuole paritarie;
la situazione venutasi a creare mette in difficoltà queste scuole che assolvono ad una funzione educativa essenziale ed insostituibile con ripercussioni sulle famiglie, in un periodo già segnato dalla crisi economica e del lavoro in particolare;
in provincia di Bergamo le scuole paritarie sono più di 240, con circa 23.000 famiglie -:
quali iniziative si intendano assumere per procedere con urgenza al reperimento dei fondi necessari per attuare le disposizioni contenute nella legge di stabilità;
quali provvedimenti si intendano assumere al fine di assicurare la continuità dell'attività educativa e didattica in tali scuole paritarie al fine di evitare le temute conseguenze nei confronti di migliaia di famiglie.
(4-12423)

NACCARATO e MIOTTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova, nella seduta del 25 maggio scorso, ha manifestato grande preoccupazione per la difficile situazione che rischia di venirsi a creare nell'organizzazione dell'attività didattica dell'istituto cittadino I.C.S. «Luca Belludi» a seguito dell'applicazione dei tagli previsti dal Governo nel settore dell'istruzione;
in particolare è emerso un problema legato alla composizione delle classi prime dell'istituto Belludi per l'anno scolastico 2011-2012. Infatti, l'organico di diritto assegnato all'istituto per la formazione delle future classi prime prevede la costituzione di quattro classi al posto delle cinque richieste e, di conseguenza, le future quattro classi prime saranno composte ognuna da almeno 30 alunni con un evidente peggioramento della qualità dell'insegnamento;

inoltre, si è manifestata preoccupazione anche per le condizioni di sicurezza delle aule dell'istituto Belludi. A seguito del previsto aumento degli alunni per classe, fermo restando il numero dei docenti dell'organico di diritto della scuola nella stessa misura dell'anno precedente, nel 2011-2012 l'amministrazione comunale dovrà effettuare profondi interventi per ampliare le aule dell'istituto dal momento che, secondo una attenta verifica dell'ufficio tecnico comunale, esse non risultano idonee a contenere i trenta alunni delle future classi prime secondo i criteri stabiliti dalla legge in vigore;
un ulteriore motivo di preoccupazione riguarda i tagli al personale ATA che sarà ridotto, seguendo le disposizioni del Governo, di altri due addetti nel corso dell'anno scolastico 2011-2012 creando ulteriori disagi nella gestione degli edifici scolastici e nell'importante lavoro di supporto ai docenti svolto dal personale tecnico-amministrativo -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, quali misure intenda porre in essere per rispondere alle preoccupazioni manifestate dai cittadini di Piazzola sul Brenta nel corso del consiglio comunale al fine di assicurare il corretto funzionamento dell'istituto Belludi, quali concrete azioni il Ministro intenda intraprendere per garantire un adeguato livello di qualità nell'insegnamento che permetta di raggiungere gli opportuni obiettivi didattici e di apprendimento degli studenti dell'istituto anche nell'anno scolastico 2011-2012.
(4-12431)

PES, COSCIA, DE PASQUALE, DE TORRE, DE BIASI, GHIZZONI, MELANDRI, NICOLAIS, ROSSA, ANTONINO RUSSO, SIRAGUSA e BACHELET. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante norme generali per la ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei Centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali (atto n. 194), su cui il 10 novembre 2010 si è espressa a maggioranza con parere favorevole la Commissione Cultura della Camera, non risulta ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, in quanto ancora in attesa dell'esame, in seconda lettura, da parte del Consiglio dei ministri;
ad avviso degli interroganti tale schema:
a) non garantisce la creazione di un sistema in grado di soddisfare livelli di domanda simili a quelli soddisfatti negli anni precedenti (ad esempio nell'anno scolastico 2007-08 - come indicato nella relazione di accompagnamento all'atto n. 194 - risultavano 402.228 iscritti nelle attività promosse dai CTP e 77.509 iscritti ai corsi serali per il conseguimento del diploma o della qualifica);
b) colpisce gravemente l'organico dei docenti impegnati nelle varie attività che nella primaria, nella secondaria di I grado e nella secondaria di II ha dovuto subire un taglio complessivo di 2097 unità, senza contare la riduzione del personale precario;
c) limita l'offerta formativa, unicamente al conseguimento dei titoli di studio e all'assolvimento dell'obbligo scolastico per il primo ciclo, e, per il secondo ciclo, al solo percorso dell'istruzione tecnica, professionale e artistica;
d) riduce, sulla base dei nuovi parametri di iscrizione e di organico fissati agli articoli 3 e 9 del regolamento, nei tre ordini scolastici il numero dei frequentanti di 32.259 unità;
e) esclude la partecipazione di una possibile utenza diplomata;


f) non esplicita l'indicazione della possibilità per i CPIA di realizzare, in regime di sussidiarietà, percorsi di IFP regionale;
la ridefinizione dell'offerta formativa dell'istruzione per gli adulti deve collocarsi nel quadro degli indirizzi emanati dall'Unione europea, in particolar modo dalla Conferenza internazionale di Amburgo del luglio 1997, dal Trattato di Lisbona del 2000 e dalla Strategia europea 2020;
l'offerta formativa dell'istruzione pubblica per gli adulti dovrebbe essere potenziata per colmare i ritardi accumulati dal nostro paese nella costruzione del sistema integrato, finalizzato a promuovere l'apprendimento durante tutto l'arco della vita, per contrastare l'elevato rischio di analfabetismo primario e di ritorno;
in queste ultime settimane da numerose province italiane proviene la segnalazione che la locale dirigenza amministrativa del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nelle operazioni previste per l'avvio dell'anno scolastico 2011-12, sta attuando un'indiscriminata riduzione degli organici che appare andare sovente oltre gli stessi criteri stabiliti nel decreto del Presidente della Repubblica 81 del 2009, determinando, informalmente e in modo del tutto discrezionale, l'abbattimento del preesistente sistema di educazione degli adulti;
si sono verificati dei casi in cui sono state cancellate anche le classi giunte all'ultimo anno del ciclo di studio -:
se non si ritenga opportuno intervenire per garantire, agli studenti iscritti nei corsi serali degli istituti tecnici e professionali e che hanno iniziato i corsi con l'ordinamento ancora vigente, di poter terminare il percorso di studi intrapreso;
come si intenda ricollocare il personale docente e non docente, attualmente impegnato nei corsi serali.(4-12435)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BARANI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i rapporti di Amnesty International e di altre organizzazioni non governative sulla situazione dei profughi afgani all'estero e di quanti sono rimasti intrappolati nel Paese e costretti alla fuga soprattutto a causa dei bombardamenti, mettono in evidenza una situazione che è ai limiti della tragedia umana;
negli ultimi anni si sono succedute diverse situazioni critiche a causa delle condizioni in cui versano i rifugiati afgani ed in particolare a Roma nella zona dell'AirTerminal Ostiense;
si tratta di anni in cui nulla sembra essere cambiato: nessun provvedimento di sostegno sociale per recuperare il degrado della zona antistante l'AirTerminal, se non il fatto che la giunta Alemanno ha provveduto al trasferimento di alcuni rifugiati nel Cara di Castelnuovo di Porto;
a sostenere concretamente i cittadini afgani dal loro Paese sono state le persone del quartiere e le associazioni di volontariato che, di volta in volta, hanno messo a disposizione cibo, acqua, sacchi a pelo e, per un periodo, un presidio per offrire assistenza medica e consigli legali;
ora che si avvicina la stagione calda e gli sbarchi di nuovi profughi si susseguono ogni giorno sulle coste italiane, l'allarme torna attuale e a lanciarlo sono i cittadini del quartiere, esasperati per una situazione di degrado sociale non più accettabile, e le associazioni impegnate nell'accoglienza e nell'assistenza dei rifugiati che denunciano l'abbandono di tale situazione;

tra i profughi che giungono in Italia, i minori stranieri non accompagnati sono molti e fra questi i più numerosi sono proprio quelli afgani (20 per cento);
le istituzioni a tutti i livelli dovrebbero favorire l'accoglienza delle persone che si trovano a Roma in cerca di un rifugio;
più volte le istituzioni comunali si sono fatte promotrici di iniziative di civiltà, per dare accoglienza e dignità ai profughi che fuggono da guerre e persecuzioni e che oggi sono costretti a vivere nelle tende, accanto ai binari, in condizioni inaccettabili anche per le problematiche igienico sanitarie che si ripercuotono su chi fruisce ogni giorno della stazione -:
in che modo il Governo si stia impegnando per la tutela dei rifugiati in Italia ed, in particolare, nella città di Roma, favorendo politiche sociali e di integrazione che possano evitare situazioni di disagio come quelle descritte.
(5-04952)

LIVIA TURCO e MIOTTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il drastico ridimensionamento dei fondi statali di carattere sociale deciso da questo Governo ha comportato l'agonia nonché la fine di importanti politiche socio assistenziali;
la stessa Conferenza delle regioni e delle province autonome ha espresso in data 5 maggio 2011, in un documento ufficiale molta preoccupazione e disagio «per l'andamento che hanno assunto i finanziamenti nazionali a favore delle Politiche Sociali e della Famiglia: a partire dal mancato rifinanziamento del Fondo per le non Autosufficienze, che sta creando gravi problemi a tutte le regioni ma soprattutto ai non autosufficienti, al Fondo Nazionale Politiche Sociali, già fortemente penalizzato con i tagli alla finanza regionale del 2010, che ha subito una ulteriore decurtazione, di 55 milioni di euro rendendolo pari al 47 per cento di quanto è stato erogato nel 2010, a sua volta già molto decurtato rispetto le precedenti annualità. Stessa sorte hanno subito i Fondi per la Famiglia, già dimezzati rispetto al 2010, ed ora ulteriormente ridotti di 25 milioni di euro. Anche per le Politiche Giovanili a fronte di un Accordo Quadro che doveva garantire un triennio (2010/2012) i finanziamenti del 2011 e 2012 non sono oggi reperibili nel bilancio statale. Anche se tecnicamente i «tagli» citati, sono considerati accantonamenti, è certo che oggi tali finanziamenti non sono disponibili e non possono essere erogati alle Regioni e da queste ai Comuni. Ciò, provoca gravi disagi alle Amministrazioni ma soprattutto, ridurrà le prestazioni a favore delle fasce deboli, in un momento, dove non è difficile osservare che i problemi sociali e delle famiglie sono in aumento e non in diminuzione»;
il taglio più significativo riguarda il Fondo nazionale per le politiche sociali (FNPS) di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000;
le risorse del FNPS, che rappresenta la principale fonte di finanziamento statale degli interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, contribuiscono in misura decisiva al finanziamento della rete integrata dei servizi sociali territoriali attraverso la quota del fondo ripartita tra le regioni (che a loro volta attribuiscono le risorse ai comuni, che erogano i servizi ai cittadini in conformità ai piani sociali di zona);
la manovra finanziaria per il 2011 ha cancellato poi ogni stanziamento per il Fondo per la non autosufficienza, istituito dall'articolo 1, comma 1264, della legge finanziaria per il 2007 e finalizzato a garantire su tutto il territorio nazionale l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali in favore delle persone non autosufficienti;
in generale, tutti i fondi di carattere sociale sono stati tagliati, i Fondi per le politiche della famiglia, per le politiche giovanili, per il piano nidi, per l'affitto, per

il servizio civile, per l'infanzia e l'adolescenza, per l'inclusione sociale degli immigrati, per le pari opportunità;
sul tema del rispetto dei ruoli fra livelli istituzionali e della sussidiarietà orizzontale, per quanto riguarda, ad esempio, la sperimentazione della social card, che il decreto cosiddetto milleproroghe attribuisce ad enti caritativi che devono poi assegnarla direttamente alle persone in condizione di bisogno, ad avviso degli interroganti, non vengono rispettate le competenze, «bypassando» la programmazione regionale e il principio di «leale collaborazione» tra livelli istituzionali, già introdotto dalle modifiche del Titolo V della Costituzione e maggiormente sottolineato dalla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale e amministrativo -:
quali iniziative economiche e finanziarie il Governo intenda assumere affinché le politiche sociali nel loro complesso tornino ad essere una priorità per questo Governo ed i fondi sociali precedentemente decurtati tornino ad avere le risorse economiche e finanziarie adeguate ad una reale e concreta politica di inserimento sociale delle fasce più bisognose nonché quali siano i tempi entro cui il Governo intenda definire, in collaborazione con gli altri enti interessati, i livelli essenziali delle prestazioni sociali, al fine di poter offrire ai cittadini più vulnerabili le risposte dovute ai loro bisogni per una partecipazione vera ed attiva alla società civile ed, in particolare, quali misure il Governo intenda assumere in relazione alla problematica della non autosufficienza, posto che, come ricordato da una recente ricerca promossa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a fronte di almeno 2,6 milioni di persone non autonome nello svolgere le normali funzioni quotidiane, le risorse pubbliche destinate a sostenere le disabilità e la non autosufficienza sono assolutamente esigue in rapporto a quanto accade nel resto d'Europa.
(5-04953)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GATTI, DAMIANO, BELLANOVA, BOBBA, MOSCA, GNECCHI, MATTESINI, MIGLIOLI, MURER, MADIA, RAMPI e FONTANELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sempre più spesso, rappresentanti del mondo imprenditoriale e istituzionale italiano, rilasciano dichiarazioni relative alla mancanza di percorsi formativi che possano fornire figure professionali che vadano incontro alle esigenze delle aziende operanti in specifici comparti dell'economia;
l'assessore al lavoro della provincia di Pisa, Anna Romei, ha effettuato una ricerca presso la banca dati dei centri dell'impiego della provincia, per verificare quanto attendibili siano i riferimenti alla limitatezza di determinate figure professionali nell'area di sua competenza, partendo da quelle che più sembrano essere richieste a seguito dei risultati pubblicati dal sistema «informativo per l'occupazione e la formazione», Excelsior, attivato dall'Unione italiana delle camere di commercio industria, artigianato e agricoltura, in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e con l'Unione europea, che ricostruisce annualmente il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese;
l'analisi ha evidenziato, tra le quasi 40 mila persone iscritte nei centri per l'impiego, l'esistenza di 246 falegnami, 63 panettieri, 20 pasticcieri, 13 installatori, altrettanti sarti e modelli e 33 gelatieri;
l'assessore Romei, di fronte a questi numeri, si è chiesta (Il Tirreno, 29 maggio 2011) «quanto siano reali le richieste che vengono formulate dalle imprese e proposte dagli studi e ricerche effettuate, dal momento che le richieste del mercato per assunzioni (anche temporanee) sono bassissime» e «quanto si lavora al nero in questi ambiti, con complicità reciproca tra

chi offre e chi domanda, seppure con motivazioni di partenza diverse? Quanto è vero che se da un lato si richiedono figure tecniche o professionalizzate, dall'altro le si vogliono remunerare come generiche?»;
la ricerca effettuata dall'assessorato al lavoro della provincia di Pisa potrebbe rivelarsi molto utile anche a livello nazionale, al fine di comprendere se e quanto sia carente l'offerta delle figure professionali più richieste dalle aziende -:
se non intenda accertare, sulla base delle richieste provenienti dal sistema Excelsior, quali siano le figure professionali, più richieste dalle imprese, verificando se queste non siano reperibili nelle liste degli iscritti ai centri per l'impiego distribuiti nelle varie province italiane.
(5-04948)

FEDRIGA, MUNERATO e BONINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 7, lettera h),del decreto-legge n. 78 del 2010 stabilisce che, per l'esercizio delle funzioni inerenti alla carica di presidente di ente, è corrisposto un emolumento onnicomprensivo stabilito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
detto decreto, nonostante siano trascorsi circa 8 mesi dall'approvazione della legge di conversione n. 122 del 2010, al momento non è ancora stato emanato;
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con nota prot. 01/Gab/0002257/2.160.1 del 4 marzo 2011, inviata al dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha sentito l'esigenza di chiedere delucidazioni in ferito alla procedura da adottare per la revisione dei compensi degli organi degli enti previdenziali ed in particolare dei presidenti;
il capo dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera del 10 marzo 2011, rispondeva al Ministero del lavoro e delle politiche sociali indicando che la procedura da seguire è quella delineata dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 gennaio 2001 e dalla successiva circolare esplicativa della Presidenza del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2001 che dovrebbe tuttavia essere superata dal decreto-legge di cui sopra -:
se il Ministero del lavoro e delle politiche sociali intenda seguire il parere espresso dal dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio, che fa riferimento ad atti che dovrebbero essere stati superati dalla legge attualmente in vigore, votata dal Parlamento proprio per risolvere una questione irrisolta dal lontano 2004, oppure intenda procedere come chiaramente indicato dal decreto-legge n. 78 del 2010;
fermo restando la possibilità di utilizzare il software in uso, quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per ottemperare alle disposizioni previste dall'articolo 7, comma 7, lettera h), del decreto-legge n. 78 del 2010.
(5-04950)

BERRETTA e DAMIANO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Milano al fine di favorire l'accesso al lavoro ed alla formazione professionale e per offrire servizi di preselezione, e per l'integrazione lavorativa dei disabili e i servizi di orientamento creava un'agenzia speciale per la formazione e l'orientamento (AFOL);
per il suo funzionamento, furono assunti, con contratto a tempo determinato a partire dal 1o giugno 2008, i dipendenti che già lavoravano presso la provincia, con contratti di somministrazione, nei servizi per il lavoro;

la provincia aveva già avviato un confronto con le rappresentanze sindacali, con le quali era stato sottoscritto un accordo che prevedeva, nel triennio, l'assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari dell'agenzia;
la giunta provinciale, nonostante un'ulteriore intesa sindacale che confermava l'orientamento alla stabilizzazione di tutti i lavoratori precari, ha successivamente deciso di dover rivedere le proprie decisioni, nell'ottica di un ridimensionamento dei livelli occupazionali;
per attuare queste nuove scelte è stato azzerato il consiglio di amministrazione, ed il 4 marzo 2010 è stato nominato direttore generale Luigi Degan;
i gruppi consiliari di opposizione hanno presentato un esposto presso la procura di Milano, per denunciare due dichiarazioni «false e mendaci» presenti nel curriculum di Luigi Degan, che altrimenti non gli avrebbero permesso di accedere al bando per la selezione del direttore generale;
il nuovo consiglio di amministrazione ed il nuovo direttore generale hanno prorogato tutti i contratti a tempo determinato fino al 30 maggio 2011, data limite per la stabilizzazione, ed emanato dei bandi per la selezione per l'assunzione di personale a tempo indeterminato;
su numerosi organi di stampa locale sono state denunciate alcune anomalie in merito alla modalità di espletamento delle prove scritte e la mancata corrispondenza fra il contenuto della prova e le mansioni che gli assunti dovranno svolgere -:
ad avviso degli interroganti le procedure per la selezione avviate dalla AFOL di Milano, configurano una condotta discriminatoria nei confronti dei lavoratori a tempo determinato messa in atto al solo fine di eludere gli obblighi normativi tesi alla stabilizzazione dei rapporti precari del pubblico impiego;
il mancato rispetto delle intese con le organizzazioni sindacali, che prevedevano l'inserimento a tempo indeterminato di tutti i lavoratori a tempo determinato, ad avviso degli interroganti, configura una condotta antisindacale da parte di AFOL;
se non intendano assumere le iniziative di rispettiva competenza in relazione all'attività della agenzia speciale AFOL con riferimento alle selezioni per l'assunzione di personale a tempo indeterminato.
(5-04960)

TESTO AGGIORNATO AL 23 GIUGNO 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

CALLEGARI e BITONCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in applicazione della normativa comunitaria e in particolare della direttiva 90/426/CEE, è stata istituita l'anagrafe degli equidi al fine di tutelare il patrimonio zootecnico e di salvaguardare la salute pubblica attraverso l'identificazione e la registrazione dei capi destinati al consumo alimentare;
le Associazioni nazionali allevatori di specie e di razza (ANA) e l'Unione nazionale incremento razze equine (UNIRE) sono responsabili dell'implementazione dei dati relativi agli equidi registrati, ovvero già iscritti in un libro genealogico o in un registro anagrafico, nella banca dati degli equidi (BDE), mentre l'Associazione italiana allevatori (AIA), tramite il supporto delle strutture provinciali, provvede alla identificazione ed implementazione dei dati relativi a tutti gli altri equidi;
la raccolta dei dati e l'emissione dei passaporti, ovvero dei documenti attestanti i principali elementi identificativi degli equidi, compresi gli eventuali spostamenti, è demandata all'ANA che si avvale delle Associazioni provinciali allevatori (APA) per la gestione della fase operativa relativa

alla identificazione e marchiatura, tramite dispositivo elettronico, dei singoli capi, nonché all'aggiornamento e al rilascio delle posizioni;
i costi di gestione dell'Associazione provinciale allevatori, di fatto l'organismo incaricato della tenuta dell'anagrafe equina per i capi da macello, ricadono interamente sugli allevatori che sostengono, oltre ad una serie di incombenze burocratiche compresi i frequenti spostamenti dagli allevamenti alle sedi provinciali dell'APA, una spesa per capo pari a 9,60 euro circa;
in settore analogo, quale quello bovino, interessato a più riprese dalle verifiche sanitarie dei capi, il settore veterinario pubblico, facente capo alle ASL ha acquisito notevole esperienza organizzativa di controllo e l'iscrizione all'anagrafe avviene direttamente tramite le ASL, al costo di 2,00 euro a capo, e, qualora l'allevatore sia dotato di idonei strumenti informatici, è possibile l'invio automatico del file contenente i dati necessari all'iscrizione -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione alle procedure sinteticamente esposte in premessa e se non ritenga opportuno riconsiderare il sistema di identificazione e di registrazione degli equidi da macello, anche valorizzando il ruolo delle Asl, al fine di semplificare gli oneri burocratici a carico dei detentori e, soprattutto, di rendere meno onerosa la registrazione degli animali da macello, il cui costo è pari a quello dei cavalli sportivi pur avendo un valore nettamente inferiore.
(4-12425)

DI BIAGIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i Nuclei antisofisticazione e sanità (NAS) di Alessandria hanno recentemente posto sotto sequestro 24 mila bottiglie di falso spumante Moscato, destinato al commercio estero, in una cantina vitivinicola del sud astigiano;
i reati contestati ai proprietari dell'azienda, che recentemente ha cambiato gestione, sono «frode in commercio» e «falsa etichettatura», poiché le bottiglie, la cui etichettatura citava la produzione del vino da «5 generazioni» con «uve sceltissime locali», contenevano in realtà vino prodotto con uve provenienti dalla Spagna e dal sud Italia;
le bottiglie in attesa di essere commercializzate all'estero, creando un danno considerevole per i produttori onesti e per il nome del marchio, erano inoltre conservate in scarse condizioni igieniche;
la vicenda assume un profilo di grave rilevanza dando nuova voce al problema della tutela del prodotto italiano da frodi e contraffazioni, in particolar modo nel settore vitivinicolo, dove il nostro Paese vanta una consolidata tradizione, la cui eccellenza è riconosciuta anche nei tanti marchi DOC e DOP, come pure nel fatto che lo stesso vino in questione (spumante moscato) è candidato a diventare patrimonio dell'Unesco;
la cornice di frode che caratterizza la vicenda costituisce un serio danno al settore coinvolto, nel quale operano moltissime piccole aziende, spesso a carattere familiare, che per generazioni hanno contribuito a costruire con passione ed onestà la garanzia di qualità che oggi fa dei tanti prodotti vitivinicoli il fiore all'occhiello del marchio italiano;
il sequestro da parte dei NAS costituisce un preoccupante segnale d'allarme sul problema della tracciabilità e della sicurezza alimentare nonché dell'affidabilità del marchio made in Italy, manifestando tentativi di insinuazione di affari illeciti che danneggiano gravemente i tanti produttori onesti -:
se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e, quali azioni intenda pianificare e predisporre per allontanare il rischio di frodi, garantire la qualità dei prodotti in termini di tracciabilità e sicurezza alimentare, nonché tutelare i viticoltori che, anche a prezzo di

grandi sacrifici, hanno sempre vinificato in maniera onesta garantendo qualità e affidabilità del prodotto.
(4-12426)

SANI, AGOSTINI, OLIVERIO, VELO, MARIANI, CENNI, FONTANELLI, CUPERLO e BRANDOLINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la pesca al rossetto è tradizionalmente praticata in Toscana con il sistema della sciabica e rappresenta una rilevante voce economica e sociale per una parte della nostra marineria;
il regolamento (CE) n. 1967/2006 prevede, per le reti trainate, la dimensione minima della maglia non inferiore a millimetri 40 e prevede la possibilità di derogare a detto limite per la pesca esercitata con sciabiche da natante o da spiaggia a condizione che gli Stati membri predispongano un apposito piano di gestione nazionale per le attività di pesca;
il regolamento CE n. 1976/2006 prevede il divieto di esercitare dal 1° giugno 2010 le cosiddette pesche «speciali», tra cui quelle del bianchetto e del rossetto (Aphia minuta);
al fine di consentire il prosieguo dell'attività di pesca del rossetto in Toscana, la regione ha predisposto un documento tecnico contenente le misure idonee a consentire il riconoscimento, per le barche interessate, della deroga per l'utilizzo della maglia della rete sciabica di dimensione inferiore a quella prevista dal Regolamento (CE) n. 1967/2006 e per la deroga sulla distanza dalla costa;
il suddetto documento regionale è stato inviato alla direzione generale della pesca e dell'acquacoltura del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel dicembre 2009 come contributo tecnico al gruppo di lavoro istituto con decreto ministeriale del 28 ottobre 2009 per la predisposizione del piano di gestione nazionale;
il piano, redatto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per la GSA9 (Lazio, Toscana e Liguria), è stato inviato alla Commissione europea e, nel mese di novembre 2010, ha ottenuto il parere positivo da parte dell'organismo tecnico (STECF) della Commissione;
recentemente la Commissione Europea ha chiesto ulteriori elementi per la valutazione del piano; detti elementi sono stati forniti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che ha predisposto il decreto n. 5 del 19 maggio 2011 con il quale è stato adottato il piano di gestione per la deroga alla distanza dalla costa per la pesca del rossetto (aphia minuta) con la sciabica e la circuizione senza chiusura inerente la GSA 9, cui sono allegati gli elenchi delle imbarcazioni autorizzate per le annualità 2000, 2005 e 2010, suddivisi per compartimento;
nonostante ciò la Commissione non ha ancora approvato la decisione relativa alla concessione delle deroghe previste e che quindi la campagna di pesca 2010-2011 non è stata realizzata;
per sopperire a questo la regione Toscana ha attuato un regime in de minimis che prevede la concessione di un aiuto in favore dei pescatori aventi diritto al fine di compensare le relative perdite di reddito ma il protrarsi della situazione esistente potrebbe compromettere la stagione 2011-2012;
recentemente lega pesca è tornata a denunciare con forte preoccupazione la situazione di stallo cui è legato il destino della pesca tradizionale del rossetto sollecitando il Ministro interrogato, per il Governo italiano, e la Commissaria dell'Unione europea alla pesca, Maria Damanaki; e anche l'assessore regionale Salvadori in una specifica nota al Ministro ha manifestato la sua preoccupazione e richiesto interventi immediati per sbloccare la situazione;

la riduzione del periodo di pesca concesso dalla normativa andrebbe ad aggravare la già pesante situazione di crisi che, negli ultimi anni, ha colpito il settore, provocando ulteriori danni economici ai pescatori -:
quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di sollecitare una rapida approvazione delle deroghe da parte della Commissione europea.
(4-12428)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 53 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, ha stabilito l'incompatibilità tra incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale nelle pubbliche amministrazioni per coloro che, nei precedenti due anni abbiano avuti incarichi nei partiti politici e nelle organizzazioni sindacali o abbiano avuto con essi rapporti di collaborazione o di consulenza in maniera continuativa;
a tal proposito il dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha emanato la circolare n. 11 del 2010, esplicativa delle condizioni ostative al conferimento degli incarichi dirigenziali nelle pubbliche amministrazioni e, nell'ambito soggettivo, ha espressamente previsto che alla norma deve riconoscersi carattere di principio;
al successivo paragrafo, relativo all'ambito oggettivo, sembra escludere dalla regola dell'incompatibilità tutti quegli incarichi che, oltre alla gestione del personale,comprendono anche altre attività, soprattutto se si tratta di strutture di ridotte dimensioni, a cui fanno capo tutte le competenze generali di gestione, come nel caso dei dirigenti scolastici;
la circolare rimanda poi ad un regolamento o ad un altro atto ministeriale che ciascuna amministrazione dovrebbe adottare, al fine di individuare inequivocabilmente quali strutture sottostanno alle limitazioni dell'articolo 53 sopra citato -:
se il principio di incompatibilità per gli incarichi dirigenziali nelle pubbliche amministrazioni, individuato dall'articolo 53, comma 1-bis, del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, si applichi anche ai dirigenti scolastici e se il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia adottato il proprio regolamento.
(5-04947)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

SBROLLINI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
pochi giorni fa, una bimba di tre anni è stata molestata nella stanza di un asilo adattata ad ambulatorio, a Vicenza, da un noto medico pediatra, che è stato arrestato in flagranza di reato dalla squadra mobile di Vicenza, che aveva precedentemente installato alcune telecamere nella stanza e ha assistito in diretta alle molestie, intervenendo subito e bloccando il medico;
il pediatra arrestato era già da tempo sotto stretta sorveglianza. Alla normale attività di pediatra di base, infatti, affiancava da anni quella di consulente in diversi asili vicentini, dove eseguiva visite periodiche e controlli; a far scattare le indagini della sezione minori della mobile di Vicenza sono stati proprio i sospetti di alcune maestre, colpite dallo strano comportamento dei bambini quando questi erano reduci dalle visite del pediatra;

dalle indagini sembra che le violenze non si ripetessero nell'ambulatorio privato del pediatra perché lì, ad assistere alle visite, ci sono sempre i genitori. Nelle scuole, invece, il medico aveva la possibilità di restare da solo coi bimbi e questo avrebbe favorito il pediatra nelle sue intenzioni criminali;
dieci anni fa, lo stesso medico pediatra fu oggetto di una denuncia di un gruppo di genitori di una scuola media di Gavazzale di Monticello Conte Otto (Vicenza), che segnalava presunte anomalie durante le visite sui ragazzi effettuate nell'istituto. Ne seguì non una denuncia-querela, ma una segnalazione alla procura; le autorità raccolsero alcune testimonianze e successivamente il procedimento fu archiviato. In quel caso le visite sui ragazzi pare venissero fatte alla presenza di un'operatrice sanitaria di supporto. Gli alunni, tuttavia, avevano segnalato ai genitori le «stranezze» nell'atteggiamento di quel medico, probabilmente frenato dalla presenza dell'operatore sanitario;
il caso sopra esposto ha ovviamente impressionato molto le famiglie dei bambini delle scuole della città, sia per la notorietà del professionista, sia per la sensazione che i piccoli, nelle visite scolastiche, in mancanza della presenza dei genitori, e senza altre presenze durante le visite, appaiano particolarmente esposti a rischi di abusi o di molestie;
l'articolo 3 della legge n. 176 del 1991, che ratifica la Convenzione sui diritti del fanciullo, sancisce che «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente»; e che: «Gli Stati parti vigilano affinché il funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono alla loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle Autorità competenti in particolare nell'ambito della sicurezza e della salute e per quanto riguarda il numero e la competenza del loro personale nonché l'esistenza di un adeguato controllo» -:
se non ritengano opportuno assumere iniziative, anche normative, di competenza che determinino un obbligo di presenza di una terza persona, sia essa un genitore o un operatore sanitario, alle visite mediche che avvengono nei laboratori sanitari interni alle scuole, in modo da fornire ai fanciulli uno strumento di maggiore tutela e alle famiglie una maggiore garanzia e una maggiore tranquillità rispetto a possibili episodi come quelli sopra narrati.
(4-12434)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

STUCCHI, CONSIGLIO, PIROVANO e VANALLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti sono destinatari di una lettera sottoscritta da alcuni sindaci della Valle Seriana, nella quale si lamentano una serie di disservizi dell'azienda Poste Italiane spa;
le inefficienze segnalate di cui sono vittime i piccoli comuni di montagna sono legate alla riduzione dei giorni e degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali, proprio a fine mese a ridosso delle scadenze di imposte, quali l'ICI, bollette, tasse automobilistiche, e altro;
in tali circostanze gli utenti, molto spesso anziani, devono sopportare parecchie ore di fila e molti si trovano costretti a recarsi presso gli uffici postali di altri comuni per rispettare le scadenze;
la riduzione dell'apertura degli uffici postali, ad avviso degli interroganti, non tiene in considerazione le esigenze del territorio, cadendo nei giorni di allestimento dei mercati settimanali, durante i

quali vi è maggiore affluenza di popolazione rispetto agli altri giorni della settimana;
gli interroganti hanno più volte segnalato i disservizi postali nella provincia di Bergamo con numerosi atti di sindacato ispettivo -:
quali iniziative intenda assumere affinché la società Poste Italiane spa riveda le decisioni assunte, al fine evitare pesanti disagi alle già penalizzate popolazioni montane della provincia di Bergamo e gravi ripercussioni sulla stagione turistica estiva delle Valli bergamasche.
(4-12418)

VICO, LULLI e FEDERICO TESTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è prassi, invalsa da più anni, che le imprese dei settori industriali «afferenti» al Ministero, e nello specifico quelle del settore energetico, ed in particolare quelle di grandi dimensioni, provvedano a distaccare presso il Ministero proprio personale al fine di supportare gli uffici;
tali distacchi, in tutta evidenza, presentano particolari aspetti di sensibilità e delicatezza, per l'ovvia ragione che personale a libro paga delle aziende si trova ad operare nel luogo nel quale vengono assunte scelte operative che hanno rilevanti ricadute sulle aziende stesse, con potenziali aspetti di conflitto d'interesse;
per questi motivi risulta assolutamente determinante la capacità del personale ministeriale, ed in particolare dei dirigenti amministrativi e politici, di saper utilizzare tali risorse nel rispetto della dovuta riservatezza degli atti e della parità di condizioni per gli operatori, con particolare riferimento a quelli di ridotte dimensioni -:
quali specifiche determinazioni intenda adottare affinché siano garantite - alla luce della presenza di numerose risorse umane distaccate dalle imprese presso il Ministero - la necessaria riservatezza degli atti e delle determinazioni ministeriali, nonché la parità di condizioni tra gli operatori, con particolare riferimento a quelli di ridotte dimensioni.
(4-12421)

SANGA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da tempo i residenti di numerosi paesi della Valle Seriana, in provincia di Bergamo, denunciano disagi e disservizi a causa della riduzione degli orari di funzionamento degli sportelli di Poste Italiane decisa unilateralmente dai vertici dell'azienda;
per molte località, tali problemi si stanno verificando in concomitanza con l'arrivo, nelle stesse, di villeggianti e proprietari di seconde case e quindi con un considerevole aumento della popolazione che necessita, invece, della corretta e piena funzionalità degli sportelli;
i sindaci di Valbondione, Gandellino, Valgoglio e Gromo hanno, proprio in questi giorni, firmato una lettera comune inviata al Ministro dello sviluppo economico, ai vertici dell'azienda e al prefetto di Bergamo segnalando, fra l'altro, che «la riduzione indiscriminata dei giorni e degli orari di apertura al pubblico degli uffici postali comporta per i nostri piccoli comuni di montagna seri problemi agli utenti i quali, specialmente a ridosso delle scadenze di pagamento (Ici, bollette, tasse automobilistiche...), si trovano costretti a fare parecchie ore di fila se non addirittura a dover ricercare gli uffici postali degli altri comuni»;
la revisione degli orari stessi è stata compiuta senza tenere conto della concomitanza con i giorni di mercato, essenziali nei ritmi di vita dei piccoli paesi della provincia e nei quali, tradizionalmente, più consistente è l'afflusso di persone;
come ha sottolineato il presidente della comunità montana Val Seriana, Eli Pedretti, «appare assurdo - sia per il disagio che si arreca alla popolazione dei

piccoli centri montani, sia perché riteniamo quello postale un servizio di primaria importanza sociale - che, sic et simpliciter, si creino, con l'apertura ridotta degli uffici, tanti disagi alla popolazione di comuni che, con fatica, stanno impostando la loro azione sullo sviluppo turistico» -:
quali iniziative si intendano assumere, con urgenza, per consentire l'immediata revisione degli orari di apertura degli uffici di Poste Italiane in maniera effettivamente funzionale alle esigenze della popolazione;
quali iniziative di competenza si intendano assumere per evitare che tali iniziative unilaterali, evidentemente decise sulla base di criteri per nulla collimanti con l'efficacia e l'essenzialità del servizio offerto, si ripetano in avvenire.
(4-12422)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Capodicasa e altri n. 1-00659, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gianni Farina.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Oliverio e altri n. 7-00548, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carella.

La risoluzione in Commissione Oliverio e altri n. 7-00588, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carella.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Graziano e Fluvi n. 5-04937, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fogliardi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Pili n. 1-00639, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 471 del 4 maggio 2011.

La Camera,
premesso che:
l'articolo 18 del Trattato dell'Unione europea riconosce il diritto al cittadino dell'Unione europea di «circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri secondo le procedure e le condizioni previste dal trattato stesso e dalla legislazione successiva»;
il trasporto marittimo non rientra fra le materie attribuite dall'articolo 117 della Costituzione alla legislazione dello Stato, né fra quelle rimesse alla legislazione concorrente Stato-regioni. Tuttavia, le disposizioni volte a garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo sono riconducibili alla materia «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali», di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, di competenza statale;
in sede di conversione del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, sono stati definiti gli obiettivi al fine di assicurare il conseguimento della privatizzazione di cui all'articolo 19-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009,

n. 166, garantendo la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo e la continuità territoriale con le isole;
le convenzioni di cui al comma 6 del predetto articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, sono state conseguentemente prorogate dal 1o ottobre 2010 fino al completamento della procedura competitiva limitatamente alle clausole necessarie alla gestione del servizio pubblico per assicurare la continuità territoriale;
tali precise indicazioni contenute nel decreto-legge richiamato obbligano l'amministrazione straordinaria della Tirrenia a porre in essere tutte le iniziative necessarie al fine di garantire la continuità territoriale tra la Sardegna e gli altri scali portuali del Paese;
risulta fin troppo evidente che se tali procedure tese a garantire il rispetto della continuità territoriale di cui alle convenzioni richiamate non venissero messe in atto, continuerebbero a favorire, come sta gravemente avvenendo, quello che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare un vero e proprio «sequestro» di massa ai danni dei sardi e un isolamento senza precedenti della regione;
il mancato inserimento a partire dal mese di gennaio 2011 tra le rotte già prenotabili della Tirrenia della «Olbia-Genova» ha, di fatto, generato una situazione gravissima sul piano del rincaro dei prezzi dei biglietti da parte delle altre compagnie, che, dinnanzi a questo scenario indefinito e complice, finiscono, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, per agire in regime di cartello monopolistico ai danni della Sardegna;
a seguito della procedura di privatizzazione della società Tirrenia, tuttora in corso e in via di definizione, è divenuta carente l'attività commerciale che la stessa svolgeva con la Sardegna; gli effetti sono rilevanti con ritardi nelle prenotazioni estive, la cancellazione di alcune linee di collegamento e, appunto, l'aumento indiscriminato delle tariffe - con rincari dal 50 per cento al 120 per cento - da parte delle altre compagnie a scapito dei residenti in Sardegna, del trasporto merci e della mobilità turistica, con grave danno per l'economia della Sardegna;
in particolare, la società Tirrenia ha in parte interrotto e in parte ridotto le linee del nord Sardegna per Genova, consentendo, di fatto, di conquistare una posizione di vantaggio competitivo a diversi vettori tale da consentire, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, alle stesse società di effettuare una sorta di «cartello sulle tariffe» e di consolidare una posizione dominante dannosa per la crescita dell'economia turistica e commerciale della Sardegna;
la generica affermazione delle stesse compagnie, secondo le quali si tratterebbe di un rincaro dovuto al prezzo del carburante, risulta ingiustificato e non plausibile, se non con il tentativo di approfittare di una situazione di totale assenza di controllo sul rispetto della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna;
la privatizzazione del gruppo Tirrenia risulta in fase avanzata e l'atteggiamento tenuto dalla gestione commissariale, nel disattendere le clausole della continuità territoriale, favorisce direttamente e indirettamente gli stessi soggetti concorrenti all'acquisizione;
le audizioni promosse dalla IX Commissione della Camera dei deputati - svoltesi nella prima settimana di maggio 2011 - con le compagnie private che effettuano il servizio di trasporto marittimo e con il commissario della società Tirrenia hanno rafforzato l'ipotesi che ci si trovi di fronte ad una sorta di «cartello delle tariffe» fra le compagnie;
infatti, se l'operazione di acquisizione della Tirrenia da parte degli armatori privati del gruppo Snav, Msc e Moby dovesse andare in porto, essi si troverebbero senza dubbio in una posizione di privilegio tale che le «operazioni di cartello»

si consoliderebbero a scapito dei diritti dei cittadini residenti e, soprattutto, a scapito dell'economia turistica e commerciale della regione;
è urgente, quindi, porre rimedio alla situazione che si è concretizzata nel trasporto marittimo per la Sardegna al fine di evitare un altro duro colpo all'economia dell'isola di cui il turismo rappresenta una componente considerevole; gli operatori del settore ricettivo alberghiero già denunciano un crollo del 35 per cento delle prenotazioni per la prossima stagione estiva a seguito dei rincari delle tariffe dei traghetti;
il Governo deve intervenire sulla vicenda con maggiore incisività, soprattutto per quel che riguarda il rispetto degli oneri di servizio che la società Tirrenia, nonostante la gestione commissariale, deve ancora svolgere e dovrà confermare anche dopo la privatizzazione in relazione alla garanzia della tutela della continuità territoriale, così come disposto dalle convenzioni ancora in essere ai sensi dell'articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009,


impegna il Governo:


a riferire urgentemente nelle competenti sedi parlamentari sullo stato d'attuazione delle procedure di privatizzazione della Tirrenia prima della definizione del contratto di vendita;
ad assicurare che l'amministrazione straordinaria della Tirrenia dia corretta attuazione al contratto di servizio relativamente alla continuità territoriale da e per la Sardegna, garantendo efficienti collegamenti sia con il nord che con il sud Sardegna;
a fare in modo che, nell'attuale fase di vera e profonda emergenza, la compagnia di navigazione Tirrenia svolga pienamente la propria missione pubblica di garanzia dei collegamenti marittimi, assicurando la continuità territoriale, ai residenti e ai non residenti, e la naturale funzione di calmiere delle tariffe;
a definire e garantire, preventivamente alla vendita della Tirrenia, e d'intesa con le regioni interessate, il rispetto di tutte le clausole relative alla continuità territoriale marittima, compresa l'attivazione di tutte quelle rotte indispensabili, al fine di evitare comportamenti monopolistici diretti alla sola massimizzazione del profitto da parte di altre compagnie di navigazione, definendo in modo chiaro e preciso: tipologia di navi, periodi, frequenze e tariffe in regime di continuità territoriale;
ad attivare, per quanto di propria competenza, una verifica sulla legittimità degli aumenti proposti dalle compagnie di navigazione operanti sulle tratte sarde;
a promuovere la definizione delle necessarie iniziative, anche normative, che, in accordo con l'Unione europea e nel rispetto delle prerogative della regione Sardegna, risolvano in maniera definitiva la continuità territoriale marittima con la Sardegna, così come previsto nella risoluzione unitaria già approvata dalla Commissione trasporti della Camera dei deputati per il trasporto aereo, garantendo una tariffa unica per residenti e non residenti.
(1-00639)
(Nuova formulazione) «Pili, Murgia, Nizzi, Vella, Porcu, Iannarilli, Scalera, Carlucci, Centemero, Aprea, Iapicca».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Di Biagio n. 4-11822 del 3 maggio 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Zazzera n. 5-04803 del 25 maggio 2011;
interrogazione a risposta orale Libè n. 3-01699 del 15 giugno 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Sani n. 5-04909 del 15 giugno 2011.