XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 21 giugno 2011

TESTO AGGIORNATO AL 29 GIUGNO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la crisi politica e militare che ha investito i Paesi nord-africani ha provocato un'ondata di immigrati, provenienti principalmente dalla Tunisia e dalla Libia, che hanno raggiunto con ogni mezzo il nostro Paese attraverso l'isola di Lampedusa, provocando fortissimi disagi quotidiani alla popolazione isolana ed un danno enorme all'economia lampedusana, che vive essenzialmente di turismo;
il sindaco di Lampedusa, Dino De Rubeis, ha denunciato, infatti, un calo della presenza di turisti sull'isola pari all'80 per cento rispetto al 2010 e, nonostante gli oltre cento passaggi televisivi promozionali, resta ancora forte la diffidenza dei turisti, tanto che, secondo il presidente del consorzio albergatori dell'isola, Antonio Martello, si tratta di «un danno paragonabile a una calamità naturale»;
gli annunciati voli a tariffe ridotte si sono rivelati poco più di una trovata pubblicitaria, mentre, per quanto riguarda la possibilità di spendere anche in alta stagione i buoni-vacanza per gli indigenti, ad essere convenzionati sono in tutto due alberghi su 82, e tra i più costosi;
circa tre mesi fa il Presidente del Consiglio dei ministri aveva promesso la realizzazione di un casinò e di un campo da golf, oltre agli sgravi fiscali, alla moratoria sui debiti, alla zona franca, all'abbattimento sui costi del carburante per i pescatori, alla candidatura dell'isola al Nobel della Pace ed altro;
nei giorni scorsi il Presidente del Consiglio dei ministri ha confermato ancora di voler mantenere tutti gli impegni presi dal Governo nei confronti di Lampedusa e per accelerare il piano di interventi ha conferito un incarico speciale di coordinamento al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo;
il Consiglio dei ministri del 16 giugno 2011 ha approvato un piano di interventi straordinari per l'isola di Lampedusa, per un totale di 26 milioni di euro, riguardante interventi sulle fogne e sulla rete idrica, riqualificazione dei trasporti e risistemazione degli edifici pubblici e la sospensione dei pagamenti dei mutui fino a dicembre 2011; inoltre, si è riparlato anche dell'istituzione di una «zona franca» che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri porterà all'attenzione dell'Europa,


impegna il Governo:

a dare seguito in tempi rapidi al piano previsto dal Consiglio dei ministri e a prevedere ulteriori iniziative volte a sospendere anche il pagamento di tutti i tributi dovuti dai residenti dell'isola;
ad assumere iniziative tese a rafforzare le infrastrutture portuali, stradali e aeroportuali dell'isola.
(1-00656)
«Scanderebech, Naro, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Volontè».

La Camera,
premesso che:
il trasporto, come elemento essenziale del «diritto alla mobilità» previsto all'articolo 16 della Costituzione, costituisce un servizio di interesse economico generale e, quindi, tale da dover essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica;
il decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, disponendo misure di adeguamento alla normativa comunitaria in materia di liberalizzazione, ha dato il via al processo di

privatizzazione della società di navigazione Tirrenia spa e delle sue collegate regionali;
successivamente, in sede di conversione del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, sono stati definiti gli obiettivi al fine di assicurare e garantire il regolare svolgimento e raggiungimento della procedura di privatizzazione di Tirrenia spa, garantendo altresì la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo e la continuità territoriale con le isole e la regione Sardegna in particolare;
sin dai primi momenti della fase d'esecuzione della procedura di privatizzazione, ad oggi non ancora conclusa, si sono tuttavia riscontrate numerose inadempienze rispetto ai principi e alle indicazioni contenute nel decreto-legge in questione, che hanno portato di fatto alla cancellazione e in parte alla diminuzione di alcune rotte operate dal vettore del servizio di trasporto marittimo pubblico, provocando di fatto l'interruzione del servizio di continuità territoriale e l'inserimento nel mercato delle compagnie private operanti in regime di concorrenza, che ha dato luogo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, alla formazione di una sorta di cartello economico con conseguente repentino aumento delle tariffe;
questa situazione, generando gravissime difficoltà ai cittadini sardi e in generale ai viaggiatori diretti verso la regione Sardegna, rappresenta un gravissimo atto di scarsa considerazione e rispetto nei confronti della Sardegna, interessata da circa l'80 per cento delle rotte effettuate dalla società Tirrenia, e un duro colpo alle attività turistico-ricreative collegate al trasporto passeggeri marittimo, che si stima vedranno un decremento delle prenotazioni di più del 30 per cento rispetto agli anni precedenti;
risulta insufficiente l'occasionale e stagionale affitto di navi a carico delle casse della società regionale a cui recentemente si è fatto ricorso per fronteggiare la situazione di emergenza. Servono invero un provvedimento specifico e la piena assunzione di responsabilità nel programmare e assicurare stabilmente la continuità territoriale della Sardegna con tutti i vettori e i sistemi integrati di trasporto, con un livello di servizio adeguato per quantità e qualità;
va ribadito che il concetto di continuità territoriale si inserisce nel complesso generale di garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini e di coesione di natura economica e sociale, promosso in sede europea;
recenti studi sulla competitività complessiva della Sardegna hanno certificato un indice molto al di sotto della media nazionale e, inoltre, una tendenza al peggioramento anche in rapporto ai valori medi espressi dal resto del Mezzogiorno. Sono dati strettamente legati alla scarsa e gravemente penalizzante dotazione d'infrastrutture materiali e sociali dell'isola; inoltre, secondo l'Istat la Sardegna è distante quasi 40 punti dall'indice medio nazionale;
tutta la vicenda rappresenta una vera e propria emergenza per la regione Sardegna e necessita un intervento risolutorio da parte del Governo, nel più breve tempo possibile e con la massima incisività, anche in considerazione dell'imminente inizio della stagione turistica,


impegna il Governo:


ad adottare iniziative che, nel rispetto del processo di privatizzazione della compagnia di navigazione Tirrenia spa, garantiscano pienamente da parte del vettore la propria missione di soggetto pubblico, assicurando la continuità territoriale ai cittadini, sia residenti che non, nel rispetto del diritto di eguaglianza e di mobilità di tutti i cittadini europei;
a garantire il ripristino di tutte le rotte, precedentemente previste, indispensabili per i collegamenti tra la Sardegna e il territorio nazionale e a favorire una

politica tariffaria il più accessibile possibile, al fine di evitare comportamenti monopolistici;
a richiedere, ai sensi dell'articolo 12 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato di effettuare un'indagine sui motivi del repentino rialzo delle tariffe effettuate dagli operatori marittimi privati;
a promuovere iniziative nelle sedi opportune finalizzate all'attuazione concreta del riconoscimento alla regione Sardegna del principio dell'insularità e dei benefici economici che conseguentemente ne deriverebbero.
(1-00657)
«Mereu, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Naro».

La Camera,
premesso che:
il Consiglio dei ministri, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 marzo 2009, ha definito i criteri di privatizzazione nonché le modalità di dismissione della partecipazione detenuta dallo Stato, tramite Fintecna spa, nel capitale della società Tirrenia di navigazione spa, autorizzando il Ministero dell'economia e delle finanze ad alienare il 100 per cento della propria partecipazione indiretta nella società, insieme alle partecipazioni totalitarie detenute da questa nelle società marittime regionali e non trasferite gratuitamente alle regioni ai sensi dell'articolo 57 del decreto-legge n. 112 del 2008 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008);
anche sulla base dei rilievi mossi dalla Commissione trasporti della Camera dei deputati, sia con l'approvazione della risoluzione n. 8-00011 sia in sede di espressione del prescritto parere parlamentare reso nella seduta del 3 dicembre 2008, l'articolo unico del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha posto le seguenti condizioni:
a) l'alienazione della partecipazione deve essere effettuata ricorrendo alla procedura competitiva, trasparente e non discriminatoria con potenziali acquirenti secondo quanto disposto dalla normativa vigente in tema di privatizzazioni;
b) la procedura di dismissione avrà ad oggetto la totalità del capitale di Tirrenia di navigazione spa;
c) ai fini dell'alienazione della partecipazione, il venditore dovrà verificare, anche mediante i propri consulenti, che i piani industriali che verranno richiesti ai potenziali acquirenti risultino coerenti con le convenzioni di servizio pubblico di cui alla legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007);
a seguito della pubblicazione del bando da parte di Fintecna, il 23 dicembre 2009, sono pervenute sedici lettere di manifestazione di interesse. Nelle fasi successive della procedura, le società interessate si sono ridotte a otto, delle quali solo una, la Mediterranean Holding - partecipata dalla regione Sicilia - ha formalizzato un'offerta vincolante, il cui importo è stato successivamente aumentato. Il 28 luglio 2010 l'offerta è stata accettata da Fintecna;
tuttavia, per contrasti insorti successivamente fra Fintecna e Mediterranean Holding, la procedura di privatizzazione è stata dichiarata chiusa senza esito e, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2010, la Tirrenia è stata posta in amministrazione straordinaria secondo la procedure della legge n. 166 del 2004 (cosiddetta legge Marzano). L'amministratore unico di Tirrenia e Siremar, Giancarlo D'Andrea, designato ai sensi del decreto-legge n. 103 del 2010, è stato nominato commissario straordinario con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 5 agosto 2010;
nel mese di settembre 2010 sono stati pubblicati gli inviti a presentare manifestazioni di interesse per l'acquisizione di Tirrenia spa e per Siremar;

nel corso di un'audizione svoltasi il 20 aprile 2011 presso la Commissione trasporti della Camera dei deputati, il commissario straordinario di Tirrenia ha fornito aggiornamenti, precisando che la procedura di vendita di Tirrenia si sarebbe potuta concludere entro il mese di giugno 2011;
in realtà, la gara per la privatizzazione della Tirrenia ha fatto un grosso passo avanti solo il 19 maggio 2011, quando il gruppo di armatori della Cin (Compagnia italiana di navigazione), una cordata composta da Vincenzo Onorato (Moby), Gianluigi Aponte (Msc) e Manuel Grimaldi (Grimaldi Group), hanno presentato l'unica offerta di 380 milioni di euro: l'unica offerta nell'ambito di una vicenda che si trascina ormai da oltre tre anni;
successivamente, il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato il commissario per la gestione della società Tirrenia in amministrazione straordinaria ad accettare l'offerta dalla Cin, avviando la fase conclusiva del processo di privatizzazione della società di navigazione che prevede l'autorizzazione preventiva del closing da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;
in data 8 giugno 2011 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ricevuto da Cin la notifica sull'acquisizione di Tirrenia. Al riguardo, il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Antonio Catricalà, a margine di un'audizione svolta al Senato della Repubblica, ha dichiarato espressamente di aver ricevuto la notifica da parte di Cin e che il collegio dovrà decidere se aprire o meno un'istruttoria. In quest'ultima ipotesi, ovvero se il collegio deciderà di aprirla, esso determinerà anche le misure che dovranno accompagnare una eventuale autorizzazione definitiva;
fino a tre anni fa, la Tirrenia era l'ultima azienda a capitale interamente statale presente in Italia e nel 2007 registrava una esposizione verso terzi pari a 903 milioni di euro, circa tre volte il patrimonio dell'intero gruppo;
ogni anno, lo Stato versava nelle casse della compagnia circa 200 milioni di euro;
il processo di privatizzazione della Tirrenia, però, non è nato solo dall'esigenza di mettere mano alle sue finanze disastrate, quanto dall'adeguamento alla normativa europea che, come si legge in un parere della Corte dei conti redatto nel 2009, prevede la privatizzazione di Tirrenia «nel più ampio quadro della liberalizzazione del cabotaggio in Italia» allo scadere della «convenzione ventennale tra lo Stato italiano e la società, in virtù della quale questa poteva godere delle sovvenzioni pubbliche»;
detta liberalizzazione, tuttavia, non ha sortito gli effetti sperati e, a seguito del fallimento delle prime gare pubbliche per la vendita della società è iniziata l'amministrazione controllata, fino all'ultima iniziativa del Governo nel 2010 che ha introdotto la possibilità di sovvenzioni pubbliche per chi avesse acquistato la società per i successivi otto anni;
Banca Profilo, nominata advisor dell'intera operazione, valutò una base d'asta da 380 milioni di euro (considerando che lo Stato garantisce per chi acquista Tirrenia 72 milioni di euro l'anno per otto anni, si parla di un esborso di ben 576 milioni di euro). La Cin fece una prima offerta di 300 milioni di euro e, data la disponibilità ad alzare l'offerta dietro la possibilità di ulteriori garanzie, si arrivò così a pareggiare la base d'asta con la chiusura della gara del 19 maggio 2011;
in questo momento, dunque, come già detto in premessa, gli unici disposti ad assumere in via definitiva l'onere di acquistare Tirrenia, le sue tratte e i suoi dipendenti sono i tre armatori della Cin (Onorato, Aponte e Grimaldi);
tale vicenda, tuttavia, deve essere inquadrata nell'ambito di un grave pro- cesso di distorsione nei collegamenti tra la Sardegna e la penisola riportata dalle cronache recenti con il triste appellativo di «caro traghetti» e che riguarda proprio il

comportamento tenuto dai principali operatori del settore, che in questi ultimi mesi hanno aumentato in modo esponenziale le tariffe dei traghetti sulle tratte da e per la Sardegna;
da una tabella pubblicata nei primi giorni di maggio 2011 sul Corriere della Sera, infatti, emerge chiaramente come i prezzi per le traversate da e per la Sardegna segnalano aumenti che vanno dal 70 all'80 per cento: una vera e propria «pugnalata» inferta nei confronti di una regione, quale appunto quella della Sardegna, che vive prevalentemente di turismo e rischia di subire gravissime ripercussioni sia dal punto di vista economico che sul piano occupazionale;
il 17 maggio 2011 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, inoltre, ha deciso di avviare un'istruttoria nei confronti delle società Moby, Snav, Grandi navi veloci e Forship (marchio «Sardinia Ferries») e delle loro controllanti, per verificare se abbiano posto in essere un'intesa restrittiva della concorrenza, finalizzata all'aumento coordinato dei prezzi per il trasporto passeggeri da e per la Sardegna. Le citate società oggetto dell'istruttoria rappresentano i principali operatori attivi sulle rotte interessate dagli aumenti e ne rappresentano una parte sostanziale, non inferiore al 75 per cento in termini di frequenze e al 60 per cento in termini di passeggeri. Il provvedimento di avvio dell'istruttoria, notificato nel corso di alcune ispezioni condotte in collaborazione con il nucleo speciale tutela mercati della Guardia di finanza, è stato deciso, alla luce delle numerose segnalazioni arrivate all'Autorità garante della concorrenza e del mercato da privati cittadini, associazioni dei consumatori e dalle regioni Sardegna e Liguria, che denunciavano ormai da tempo significativi incrementi dei prezzi relativi al periodo estivo 2011. Le analisi preliminari condotte dagli uffici dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulla dinamica dei prezzi delle compagnie private confermano un incremento generalizzato dei prezzi praticati dagli operatori, incremento medio stimato nell'ordine del 90-110 per cento rispetto ai prezzi dell'anno precedente;
ad avviso delle principali associazioni dei consumatori, ovvero Adoc, Codacons, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori, i rincari dei traghetti con destinazione Sardegna non sono in alcun modo collegabili all'andamento dei prezzi dei carburanti, che seppur aumentati, non possono certo giustificare un aumento di tale entità. In particolare, il Casper, il Comitato contro le speculazioni e per il risparmio costituito da Adoc, Codacons, Movimento difesa del cittadino e Unione nazionale consumatori, nel febbraio 2011, aveva presentato un esposto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel quale si denunciavano rincari, giudicati esorbitanti, dei traghetti con destinazione Sardegna e si chiedeva di verificare eventuali manovre speculative o di cartello a danno dei consumatori;
la regione Sardegna è stata la prima regione in Italia a mobilitarsi contro il caro traghetti, sollevando il problema davanti all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per contrastare gli aumenti. La giunta regionale sarda ha deciso poi di intervenire per calmierare il prezzo del trasporto marittimo tra la Sardegna e la penisola, attraverso la controllata Saremar (compagnia al 100 per cento di proprietà della regione Sardegna), attivando almeno due nuove rotte gestite direttamente dalla società regionale, in modo da contenere le tariffe in vista dell'approssimarsi dalla stagione estiva. La sperimentazione dovrebbe scattare il 15 giugno 2011 per concludersi il 15 settembre 2011 e riguardare le seguenti tratte: Olbia o Golfo Aranci con Civitavecchia o Napoli; Olbia o Golfo Aranci con La Spezia, Carrara e Livorno; Porto Torres con Genova o Savona;
tuttavia la soluzione tampone adottata dalla regione, oltre a privilegiare innegabilmente il nord della Sardegna a discapito della Sardegna meridionale, dovrebbe

portare la tariffa a un costo medio ancora eccessivo e in contrasto con il principio della continuità territoriale marittima;
per risolvere il problema in maniera più radicale e meno provvisoria, nonché bloccare la vendita della Tirrenia ad armatori già operanti nelle tratte da e per la Sardegna, in conformità all'articolo 14 dello statuto autonomistico della Sardegna, era stata anche avanzata l'ipotesi di studiare il modo per mettere la regione Sardegna in una posizione privilegiata nella corsa per l'acquisizione della Tirrenia;
l'aumento delle tariffe marittime nega il diritto dei cittadini sardi e non sardi a spostarsi, abbattendosi, come si è detto, su un ganglio essenziale dell'economia dell'isola come il turismo;
durante il mese di maggio 2011 gli albergatori sardi hanno denunciato un calo di prenotazioni pari al 30 per cento;
la crisi dell'economia della regione Sardegna si incrocia con la vicenda della privatizzazione di Tirrenia su più piani e la cordata che, verosimilmente, acquisterà detta compagnia marittima è costituita degli stessi armatori che gestiscono i collegamenti con la Sardegna,


impegna il Governo:


a porre in essere, in sede di definizione del processo di privatizzazione della Tirrenia, ogni iniziativa di competenza tesa a limitare e calmierare il rincaro delle tariffe del trasporto marittimo da e per la Sardegna, al fine di garantire la piena applicazione sia del principio della «continuità territoriale» nei confronti delle regioni insulari, intesa come possibilità per tutti i cittadini di spostarsi nel territorio nazionale con pari opportunità, servizi soddisfacenti e prezzi uniformi, sia dell'articolo 16 della Carta costituzionale che sancisce il principio di circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, principio che è a sua volta espressione dei diritti irrinunciabili di cui agli articoli 2 e 3 della Carta stessa che i padri costituenti collocarono nella prima parte della Costituzione, nel nocciolo duro delle norme che, qualora cambiate, metterebbero in discussione l'intero impianto dell'ordinamento giuridico italiano;
a porre in essere ogni iniziativa di competenza volta a ridurre il divario esistente tra la popolazione residente nel territorio nazionale peninsulare e quella residente nel territorio insulare, con specifico riguardo alla Sardegna, assicurando che tutto il sistema dei trasporti da e verso la Sardegna, consenta ad ogni cittadino di fruire di servizi di trasporto regolari, con costi di tariffazione pari a quelli medi nazionali;
a porre in essere ogni iniziativa di competenza volta ad adottare un approccio sistematico alle problematiche evidenziate dal presente atto di indirizzo - problematiche che si ricollegano inevitabilmente alla politica di coesione sociale economica perseguita a livello comunitario e nazionale - al fine di risolvere le gravi ripercussioni negative derivanti dall'isolamento geografico e dall'accesa speculazione perpetrata a danno dei cittadini e dei residenti nella regione Sardegna, nonché delle imprese ivi operanti;
ad adottare immediate iniziative di sostegno nei confronti delle micro, piccole e medie imprese operanti nella regione Sardegna, che per l'approvvigionamento delle materie prime, o la commercializzazione dei propri prodotti, sono costrette a ricorrere al trasporto marittimo sopportandone i costi relativi;
ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a garantire che i servizi di trasporto marittimo nel nord della Sardegna vengano esercitati alle stesse condizioni di mercato anche nel sud della Sardegna;
ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad evitare che l'imminente privatizzazione finalizzata alla trasformazione e razionalizzazione della società Tirrenia

non rischi di determinare un regime pressoché sovrapponibile al monopolio, con conseguente peggioramento e vanificazione dell'effetto della continuità territoriale e delle condizioni di mobilità dei soggetti utenti del trasporto marittimo, in spregio a qualsiasi principio comunitario in materia di liberalizzazione e apertura al mercato;
a fornire con urgenza elementi al Parlamento sulla definizione della procedura di privatizzazione relativa alla società Tirrenia spa.
(1-00658)
«Palomba, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Monai, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Pietro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
l'isola di Lampedusa, a seguito dell'intensificarsi di un'ondata migratoria cresciuta in modo esponenziale nel primo semestre del 2011, anche a causa dei sommovimenti sociali e del conflitto in atto sulla costa nordafricana, è stata sottoposta ad uno sforzo che ha messo a dura prova le strutture di accoglienza, nonché i delicati equilibri economico-sociali dell'isola;
a causa del ritardo con cui sono stati effettuati gli interventi di accoglienza, dato il flusso straordinario di migranti e l'impreparazione con cui si sono fronteggiati questi eventi di carattere straordinario, si è determinata una situazione di collasso delle strutture e di grave emergenza, anche di carattere igienico-sanitario, durata settimane, determinando gravi disagi ed esasperazione nella popolazione;
il fenomeno, data la sua straordinarietà ed il collegamento con le vicende che hanno interessato ed interessano i Paesi rivieraschi del Mediterraneo, ha attirato l'attenzione dei media di tutto il mondo, rilanciando immagini che contrastano con la vocazione e gli interessi prevalentemente turistici di Lampedusa;
la concomitanza di questi avvenimenti con l'avvio della stagione estiva ha seriamente danneggiato gli operatori del settore turistico, che costituisce il segmento di gran lunga prevalente tra le attività imprenditoriali che si svolgono nell'isola;
a seguito di questi eventi il Governo si è impegnato ad effettuare interventi immediati a sostegno dell'economia isolana;
quelli già attivati, come la campagna promozionale volta a pubblicizzare il prodotto turistico, non hanno sortito alcun apprezzabile effetto, come si evince dal crollo delle prenotazioni che risulta essere superiore all'85 per cento rispetto al 2010, con danni rilevanti alle imprese esercenti attività nel campo turistico e nell'indotto,


impegna il Governo:


a predisporre in tempi rapidi iniziative di rilancio e di sostegno all'economia di Lampedusa che, tra l'altro, prevedano:
a) misure di ristoro dei danni subiti dalle imprese operanti nel settore turistico, anche al fine di prevenire e contenere licenziamenti di personale conseguenti alla crisi;
b) interventi volti a migliorare i trasporti aerei e marittimi per garantire la continuità territoriale a prezzi accessibili e concorrenziali;
c) la prosecuzione della campagna promozionale, di cui è stata, al contrario, annunciata la sospensione, con l'estensione anche al mercato estero, oltre a quello domestico;
d) una moratoria sui mutui contratti con istituti di credito, con interessi passivi a carico dello Stato e rimborsi traslati a due anni;

e) sospensione del pagamento dei tributi dei ruoli esattoriali scaduti ed in scadenza per il triennio 2011/2013, con rateizzazione diluita negli anni successivi;
f) sgravio dei contributi previdenziali per il triennio 2011/2013 per il personale assunto e per le nuove assunzioni;
g) avvio delle procedure per l'istituzione di una zona franca.
(1-00659)
«Capodicasa, D'Antoni, Berretta, Burtone, Cardinale, Causi, Genovese, Antonino Russo, Samperi, Siragusa, Gianni Farina».

La Camera,
premesso che:
le rivolte e gli scontri armati che ormai da mesi si ripetono in tanti Paesi del Nord Africa hanno prodotto una situazione di instabilità e di rischio per le loro popolazioni, accelerando e moltiplicando i flussi migratori che già si registravano verso l'Europa;
tale fase è tutt'altro che conclusa e difficilmente si potrà concludere a breve, considerato che alla sua base vi è la richiesta delle popolazioni di trasformazioni radicali, di libertà, di garanzia dei diritti umani, di democrazia, che richiede percorsi lunghi e complessi prima di portare all'auspicabile stabilizzazione;
l'Italia per la sua posizione funge da avamposto dell'Europa ed è direttamente esposta ai flussi migratori che dal Nord Africa e dall'Africa subsahariana spingono verso il Nord del Mediterraneo;
è l'isola di Lampedusa a subire le conseguenze più immediate dei continui sbarchi di migranti che fuggono dalle loro terre in rivolta, subendo ingenti danni economici per il calo della domanda turistica, che rappresenta la principale fonte economica dell'isola, tant'è che già a fine marzo 2011 si valutavano pari a 5 milioni di euro i danni subiti dal settore per il solo periodo pasquale;
fonti attendibili stimano che alla fine della stagione turistica 2011 saranno circa 800 mila le presenze che mancheranno all'isola, con una perdita di oltre 50 milioni di euro, senza contare che solo la stagione estiva pesa sull'economia dell'isola per 130 milioni di euro;
alla luce della difficile situazione nella quale versava, e versa tuttora Lampedusa, Alleanza per l'Italia presentava alla fine di marzo 2011 un'interrogazione proprio allo scopo di conoscere quali fossero le intenzioni e, soprattutto, le azioni del Governo per garantire il necessario sostegno all'economia dell'isola di Lampedusa, così coinvolta ed impegnata nell'accoglienza dei migranti;
il 29 aprile 2011 il Ministro Brambilla annunciava nel corso di una conferenza stampa le iniziative del Governo finalizzate alla promozione del turismo a Lampedusa. Infatti, ritenendo conclusa l'emergenza sbarchi, dava avvio alla seconda fase del piano straordinario di rilancio dell'isola, che, attraverso la comunicazione e i «buoni vacanza» per Lampedusa, avrebbe dovuto risollevare l'immagine e l'economia dell'isola siciliana;
mentre a Lampedusa gli sbarchi dei migranti continuano a ripetersi con ritmo sostenuto, le misure promesse dal Governo in occasione della visita del Presidente del Consiglio dei ministri nell'isola non hanno trovato ancora alcuna attuazione,


impegna il Governo:


ad adottare misure più incisive, dirette e immediate per sostenere il settore del turismo come motore principale dell'economia lampedusana e per tutelare le imprese che in esso operano;
a prevedere ogni iniziativa possibile per evitare che l'intero peso della crisi dei Paesi mediterranei venga scaricato sulla popolazione e sull'economia lampedusana, aumentando a dismisura i danni ingenti già subiti dall'isola a causa della situazione;
ad incentivare la promozione dell'immagine di Lampedusa e dell'intera Sicilia.
(1-00660)
«Mosella, Tabacci, Pisicchio, Brugger».

La Camera,
premesso che:
le Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato hanno approvato il 18 marzo 2011 una risoluzione che ha dato mandato al Governo ad agire in base alla risoluzione 1973 dell'Onu sulla Libia autorizzandolo a mettere in campo le misure necessarie a proteggere i civili e a concedere l'uso delle basi militari in territorio italiano;
il Governo aveva sempre espresso di volta in volta posizioni diverse su come agire e che tipo di presenza garantire per consentire il passaggio della Libia verso istituzioni democratiche; infine, ha preso atto che quella che si era determinata era - con le parole del Ministro Frattini - «una situazione difficile sul terreno ed ecco perché occorre andare fino in fondo. Esclusa l'azione di terra, o colpiamo con singole azioni aeree i carri armati di Gheddafi o lasciamo consapevolmente e volontariamente uccidere civili a centinaia e a migliaia. Per questo non possiamo tirarci indietro la nostra leale collaborazione con gli alleati porterà un contributo decisivo»; in tal modo, dunque, il Governo con propria iniziativa ha deciso di ampliare la natura stessa della risoluzione di maggioranza approvata il 24 marzo 2011 alla Camera dei deputati travalicando i limiti della stessa verso un deciso coinvolgimento militare;
comunque, alle 17,45 del 20 marzo, in Libia è scattata l'operazione Odissey Dawn (Odissea all'alba) alla quale partecipano Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia, Spagna e Canada; in diretta applicazione delle decisioni di cui sopra sono partiti i primi bombardamenti dagli aerei francesi Rafale sul Paese, poi a seguire sono entrati in azione i missili Cruise statunitensi e i bombardieri inglesi;
da una prima stima dei costi finora sostenuti, si apprende che in 80 giorni di operazioni la guerra in Libia è costata alla Francia 87 milioni di euro secondo fonti ufficiali della Defense, somma che comprende tanto il costo del personale sul posto che il consumo delle munizioni: un missile di ultima generazione Scalp (missile da crociera aviolanciabile a lungo raggio) costa, per esempio, tra i 500 mila e gli 800 mila euro, mentre un'ora di volo di un Rafale è stimato in circa 13 mila euro; per in giorno medio di guerra degli Stati Uniti si calcolano costi intorno ai 130 milioni di dollari, ma il Pentagono ha prontamente annunciato la riduzione delle attività americane che consentiranno di ridurre la partecipazione dei propri aerei da combattimento nei bombardamenti e nel pattugliamento aereo sino a un terzo delle incursioni e di diminuire la spesa a 40 milioni di dollari al mese; a partire dal 31 marzo 2011, infatti, la NATO ha assunto ufficialmente il comando dell'operazione militare in Libia dalla mano degli Stati Uniti, con una cessione effettiva dal 4 aprile 2011;
naturalmente, di fronte alla riduzione della partecipazione americana alle operazioni, l'Europa sarà obbligata ad aumentare la propria;

per quanto riguarda il nostro Paese, invece, cifre certe non ne circolano, ma l'impiego di aerei e navi nel primo mese di guerra avrebbe raggiunto quasi 50 milioni di euro, la maggior parte dei quali per l'aviazione: i Tornado hanno eseguito infatti circa 1200 ore di volo e svariate sortite ciascuna del costo di 300 mila euro escluso l'eventuale lancio di missili anti-radar AGM-88 HARM (che costano circa 200.000/300.000 euro al pezzo); i restanti milioni sono stati spesi in carburante per le navi impiegate: la portaerei Garibaldi (che da sola potrebbe costare 130 mila euro al giorno), una fregata, il cacciatorpediniere Andrea Doria, il pattugliatore Borsini e la rifornitrice Etna, che consumano 350 mila euro al giorno di gasolio;
tra l'altro lo stesso Ministro della difesa La Russa, in una recente intervista, ha dichiarato che già sono stati spesi circa 500 milioni di euro (e dunque, entro la fine dell'anno si arriverebbe a 1 miliardo di euro) per il nostro impegno in Libia;
ovviamente, sul costo finale della missione libica influiranno due fattori: la durata delle operazioni e il consumo di bombe e missili i cui costi variano dai 30/40 mila euro per le bombe guidate a quasi un milione di euro per un modernissimo missile da crociera Storm Shadow;
non è ancora chiaro se il decreto-legge che dovrà assicurare il prossimo finanziamento semestrale per le missioni all'estero dovrà coprire anche le spese per la missione in Libia o se sarà necessario un provvedimento ad hoc; in ogni caso si tratta di spese non più sostenibili;
dal 20 marzo al 7 giugno 2011, i morti civili finora accertati a causa dei raid Nato sarebbero nell'ordine di centinaia (secondo fonti governative libiche 856 morti e oltre 4000 feriti); proprio nel corso di un raid aereo compiuto nella notte tra sabato 18 e domenica 19 giugno a Tripoli la Nato ha ammesso di aver ucciso per errore dei civili (pare 15 di cui tre bambini). In un comunicato, l'Alleanza Atlantica ha precisato che obiettivo dell'attacco era un sito militare di missili, ma «sembra che una delle nostri armi non abbia funzionato come previsto e abbia causato vittime civili», a riprova, ove mai ce ne fosse bisogno, che non esistono missili «intelligenti»;
secondo lo stesso Ministro degli affari esteri Franco Frattini, la Nato non può correre il rischio di uccidere i civili in Libia perché questo mette a rischio la sua credibilità; il Ministro ha anche dichiarato che «il limite per la missione è settembre, ma aldilà dei bombardamenti credo che una soluzione debba trovarsi molto prima»;
anche un fondamentale alleato dell'attuale maggioranza che sostiene il Governo ha da tempo dichiarato confermando e rafforzando recentemente tale posizione, che dalla Libia occorre andare via in tempi certi e rapidi;
occorrerà, inoltre, riaprire ancora una volta una riflessione sulla vicenda Afghanistan, sulla necessità di concludere un'avventura, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, spericolata e sbagliata, nata come «missione di pace» ma che si è trasformata in una operazione di contro guerriglia, di guerra «guerreggiata» di lotta contro fazioni con impiego di mezzi altamente aggressivi che hanno già ucciso indiscriminatamente troppe vittime civili;
da tempo, ci si chiede quale sia lo scopo di questa missione, chi si sta difendendo, qual'è il reale scenario politico dell'Afghanistan in questo momento, perché l'Italia sia ancora in un posto dove i soldati sono esposti al rischio della morte un giorno sì e l'altro pure e, soprattutto, fino a quando occorre restarci e con quali costi economici (è giusto ricordare che sono oltre 700 i milioni di euro annui che questa sola missione assorbe dell'intero ammontare riguardante il rifinanziamento delle missioni internazionali);
ciò a maggior ragione dopo che il 22 giugno 2011, il presidente americano, Barak Obama, annunciando un calendario di ritiro dall'Afghanistan più rapido di quanto richiesto dai comandanti militari, ha affermato che 10 mila soldati torneranno a casa entro la fine dell'anno e che altri 23 mila rientreranno entro l'estate del 2012;

a questo annuncio sono seguite le reazioni concordi con tale strategia dei capi di Governo e di Stato di Francia, Germania e Inghilterra; l'Australia ha invece fatto sapere che i militari resteranno fino al 2014 per poter completare la loro missione di addestramento dei soldati afgani; il presidente afgano Hamid Karzai ha accolto con favore l'annuncio del graduale rientro delle truppe Usa dal territorio afgano in quanto il loro ritiro non influirà sulla sicurezza e sulle operazioni già pianificate,

impegna il Governo:


a ridurre in tempi molto brevi l'impegno economico riferibile alla presenza italiana nella missione deliberata nell'ambito della risoluzione 1973/2011 dell'Onu e la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico;
a porre, senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica della strategia d'intervento di ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando in tempi rapidi e certi un percorso di riduzione progressiva del nostro contingente militare in linea con quanto annunciato dall'alleato americano.
(1-00661)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Di Stanislao, Leoluca Orlando, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
nell'agenda del partito della Lega Nord, come annunciato dal leader leghista, nonché Ministro per le riforme per il federalismo, Umberto Bossi, figura «la territorializzazione dei ministeri e delle amministrazioni centrali dello Stato», vale a dire il trasferimento di alcuni Ministeri da Roma Capitale al Nord del Paese, nel numero di quattro: si tratterebbe dei Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, per la semplificazione normativa, per le riforme per il federalismo e dell'economia e delle finanze, il primo destinato a Milano, gli altri tre a Monza;
lo smembramento dell'amministrazione statale avanzata a Pontida reitera e perfeziona quella che, da diversi mesi, era un'ipotesi vagheggiata dalla Lega Nord, di volta in volta riportata dagli organi della stampa e che, di volta in volta, si focalizzava su uno o sull'altro Ministero - fanno testo, in particolare, le recenti dichiarazioni del Ministro per la semplificazione normativa sen. Roberto Calderoli: «Alcuni ministeri devono rimanere a Roma, come la Giustizia, ma non vedo perché l'Economia non possa avere sede a Milano o lo Sviluppo Economico a Torino, o l'Agricoltura a Mantova» (8 giugno 2011);
dopo il vertice di rilancio dell'azione del Governo, riunitosi ad Arcore, Il Messaggero del 7 giugno 2011 riportava la notizia «È stato deciso il trasferimento al Nord - fanno trapelare gli uomini di Berlusconi e Bossi - di uffici di rappresentanza dei ministeri, pur se altamente operativi»: il medesimo autore dell'articolo notava l'evidente ossimoro tra la «rappresentanza» e «l'operatività» e ancor più sono in antitesi la «rappresentanza» e il «decentramento»;
la legge n. 42 del 2009, recante delega per l'attuazione del federalismo fiscale, all'articolo 24, dispone un primo ordinamento transitorio per Roma capitale, ai sensi dell'articolo 114, terzo comma, della Costituzione, specificando, al comma 2, che l'ordinamento concesso alla città di Roma capitale è diretto «a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi presenti presso la Repubblica italiana, presso lo Stato della Città del Vaticano e presso le istituzioni internazionali»;
tra gli organi costituzionali rientra anche il Governo composto dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai Ministri (articolo 92 della Costituzione), pertanto, l'espressione utilizzata dalla Costituzione «Roma è la capitale della Repubblica» indica chiaramente che Roma è capitale in quanto sede degli organi costituzionali e di rilievo costituzionale e ne consegue che Roma è «capitale della Repubblica» fin quando gli apparati centrali dello Stato, in misura maggiore Governo e Ministeri, insistono sul medesimo territorio;
le motivazioni dei leader leghisti a sostegno della loro iniziativa scomodano i modelli «federali», ma, a tale proposito, occorre fare chiarezza tra «Stato federale» e «Stato "acefalo"», quale ad avviso dei firmatari del Presidente atto di indirizzo risulterebbe il nostro con le sedi istituzionali delocalizzate su tutto il territorio nazionale: ciò non è riscontrabile in nessuno dei modelli federali moderni, trattandosi, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, di un'aberrazione;
l'assegnazione di grandi sedi monumentali del Nord - una, in particolare, la

Villa Reale di Monza, stando alle dichiarazioni del Ministro Umberto Bossi - a sede di Ministeri ne umilia la vocazione culturale, che, viceversa, dovrebbe essere valorizzata ed indirizzata verso un nuovo sviluppo;
il trasferimento dei dicasteri costituirebbe un aggravio pesante ed imprecisato per le finanze pubbliche, posto tutto sulle spalle dei contribuenti e dei cittadini, in favore dei quali l'azione di Governo dovrebbe incidere su ben altri capitoli prioritari, come la pressione fiscale, la disoccupazione e le infrastrutture;
risulta, infine, che il Governo si appresterebbe a concedere, con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il via libera all'apertura nel Nord del Paese di uffici di rappresentanza, per ora, del dipartimento delle riforme per il federalismo e del dipartimento per la semplificazione normativa;
l'eventuale accoglimento da parte del Governo della richiesta di matrice leghista renderebbe incontestabili e non arginabili analoghe pretese promananti da altre zone del Paese, su richiesta di altri gruppi politici;
proposte ed iniziative di tal fatta, ad avviso di firmatari del presente atto di indirizzo, umiliano la nostra unità nazionale,


impegna il Governo


a non considerare l'ipotesi di trasferimento dei Ministeri, dei relativi dipartimenti e dei dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, la quale risulterebbe in contrasto con la disciplina inerente a Roma Capitale ed avrebbe quale conseguenza un aggravio dei conti di finanza pubblica.
(1-00662)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
ai sensi dell'articolo 48 della Carta costituzionale italiana «sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività»;
ai sensi della normativa vigente, anche gli italiani residenti all'estero ed iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire), nonché particolari categorie di italiani temporaneamente all'estero, come disposto dall'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 37 del 2011, hanno potuto partecipare alle consultazioni referendarie indette in Italia il 12 e il 13 giugno 2011, esprimendo il proprio voto per corrispondenza;
entro il 25 maggio 2011 ciascun consolato italiano di riferimento ha inviato a ciascuno degli elettori sopra indicati, presso il domicilio, il plico elettorale contenente le schede e le istruzioni sulle modalità di voto;
stando alla normativa di riferimento, le schede votate dagli italiani residenti all'estero pervenute ai consolati entro le ore 16 del 9 giugno 2011 sono state poi trasmesse in Italia, dove ha avuto luogo lo scrutinio a cura dell'ufficio centrale per la circoscrizione estero, istituito presso la corte di appello di Roma;
già a poche ore dalla conclusione delle procedure di trasmissione dei plichi elettorali presso i singoli consolati si sono moltiplicate in ogni area della circoscrizione elettorale estera le denunce di plichi smarriti, di plichi mai recapitati, di refusi ortografici ed anagrafici sulle schede trasmesse nei plichi ai singoli cittadini presso il loro domicilio;

migliaia di cittadini italiani residenti oltre confine hanno segnalato ai consolati, ai parlamentari italiani eletti oltre confine, alle redazioni dei giornali dell'emigrazioni nonché ai vari social network il mancato recapito del plico elettorale e la conseguente impossibilità da esercitare il proprio diritto di voto;
il moltiplicarsi dei refusi anagrafici che ha contribuito al mancato recapito dei plichi nonché - in alcuni casi - all'invalidamento di alcuni voti espressi, evidenzia un chiaro problema gestionale presso le anagrafi consolari, che in taluni casi risultano aver registrato informazioni diverse rispetto a quelle contenute nelle liste dell'Aire dei comuni italiani di provenienza dei cittadini residenti oltre confine;
in virtù dei molteplici errori di archivio molte schede sono state inviate alle donne italiane residenti oltre confine ed iscritte all'Anagrafe degli italiani all'estero, indicando però il loro cognome da nubili, con la conseguenza che ad oggi sono migliaia i plichi mai recapitati o ritornati presso i consolati, in considerazione del fatto che in Paesi, come Germania, Belgio e Australia, le donne coniugate assumono il cognome del marito e, dunque, il domicilio indicato sui plichi non coincide con il nominativo corrispondente;
in data 8 giugno 2011, nell'ambito dello svolgimento di una interrogazione a risposta immediata in Assemblea il deputato Aldo Di Biagio ha evidenziato talune criticità in merito alla gestione e alle modalità di esercizio del diritto di voto dei connazionali residenti all'estero, chiedendo al Ministro dell'interno «quali iniziative a carattere urgente si intendano predisporre al fine di garantire la legittima espressione del diritto di voto in capo ai nostri connazionali nell'ambito delle consultazioni referendarie, eventualmente attraverso la salvaguardia delle preferenze già espresse e la rettifica degli errori di procedura maturati nelle dinamiche di trasmissione dei plichi elettorali presso i domicili dei connazionali residenti oltre confine»;
in occasione del suindicato confronto istituzionale il Ministro Elio Vito, chiamato a rispondere per conto del Viminale ha evidenziato che con riguardo all'inconveniente tecnico che ha determinato la restituzione dello 0,8 per cento dei circa 485.000 plichi inviati in Germania, il Ministero degli affari esteri fa sapere di essere immediatamente intervenuto dando puntuali istruzioni ai consolati interessati per risolvere il problema. I plichi restituiti dalle poste tedesche sono stati quindi prontamente registrati in un apposito elenco e, dopo la sostituzione della busta esterna e l'apposizione del corretto cognome del coniuge delle elettrici, sono stati nuovamente recapitati alle destinatarie in tempo utile per la restituzione entro il termine del 9 giugno;
inoltre, secondo il Ministero degli affari esteri non risulterebbero problematiche analoghe in altri Paesi come ad esempio in Belgio e in Australia;
le dichiarazioni dei Ministeri coinvolti, manifestando, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, completa disinformazione riguardo agli eventi esposti in premessa, lasciano emergere un evidente scollamento tra amministrazione e società civile, caratterizzato - a detta dei firmatari del presente atto di indirizzo - da un completo disinteresse unito ad una deprecabile superficialità manifestata nella gestione delle dinamiche di esercizio del diritto di voto di oltre tre milioni di cittadini aventi diritto;
secondo i dati del Ministero dell'interno, i cittadini italiani residenti oltre confine aventi diritto all'esercizio del voto in occasione del referendum del giugno 2011 risultano 3.300.496;
stando ai dati ufficializzati dal Ministero dell'interno all'indomani delle operazioni di scrutinio i cittadini italiani iscritti all'Aire e quelli residenti temporaneamente all'estero che hanno esercitato il diritto di voto per le consultazioni referendarie 2011 risultano essere circa 762 mila, per un totale di circa il 23,07 per cento di votanti;

il suindicato dato lascerebbe emergere un netto calo nelle affluenze rispetto ai dati delle elezioni politiche del 2008, in occasione delle quali i cittadini italiani residenti all'estero votanti ammontavano a circa 1.100.000 per un totale di circa il 39 per cento di votanti;
in considerazione delle criticità che hanno accompagnato la distribuzione dei plichi elettorali e ogni fase delle gestione dell'esercizio del diritto di voto dei suindicati cittadini, appaiono chiare le cause che hanno condotto ad un ridimensionamento di circa il 15-16 per cento del numero dei cittadini votanti e che vanno rinvenute certamente non nella mancata volontà da parte degli stessi di partecipare alla vita democratica del loro Paese;
in data 13 giugno 2011 un referente diplomatico in Venezuela, dove la comunità italiana risulta tra le più vessate in termini di negazione o complessità nell'esercizio del diritto di voto in questo referendum - ha evidenziato che una delle cause dei problemi verificatisi andava ricercata nel lavoro della ditta che si è occupata di stampare le schede, che, stando alla dichiarazione, non avrebbe rispettato un contratto commettendo dunque un errore grave;
la vergognosa impasse che ha contraddistinto la gestione della suindicate dinamiche elettorali referendarie lascia emergere un doppio livello di criticità sebbene esse siano strettamente interconnesse: da un lato, l'evidente debolezza normativa di una legge - la n. 459 del 2001 - che, sebbene sia storicamente e normativamente encomiabile, necessita, come ha dimostrato l'attualità, di essere perfezionata sotto più profili. Dall'altro, le evidenti difficoltà gestionali in capo alle strutture consolari che hanno dimostrato in questa occasione elettorale, confermando una certa tendenza già consolidata in precedenti consultazioni, di avere difficoltà nel disbrigo delle procedure basilari dell'esercizio di voto con la conseguenza di incorrere in grossolani quanto incostituzionali vizi di procedura;
alla luce di tali criticità, emerge dunque anche l'esigenza di rivedere la legge n. 459 del 2001, la cosiddetta legge Tremaglia, in virtù dell'oggettiva lacunosità nel sistema di controllo, monitoraggio ed organizzazione delle operazioni preliminari e successive all'esercizio del voto per i nostri connazionali;
le principali criticità, riscontrate nelle consultazioni elettorali che hanno coinvolto la circoscrizione estero, afferiscono per l'appunto alle modalità di gestione - spesso poco trasparenti - delle schede elettorali nel passaggio consolato-elettore, ma anche e soprattutto alle dinamiche attinenti alla stampa del medesimo materiale elettorale, che, nell'attuale disposto legislativo, spetta al consolato di riferimento;
sarebbe auspicabile rendere più fruibile e maggiormente trasparente la partecipazione alle elezioni nazionali ed ai referendum dei cittadini italiani residenti all'estero, al fine di legittimare un chiaro e fondamentale adempimento costituzionale sancito dall'articolo 56 della Costituzione, oltre a creare uno strumento concreto attraverso cui sia possibile materializzare il legame tra le nostre comunità oltre confine e la terra di origine,


impegna il Governo:


a riferire al Parlamento in merito a quanto verificatosi nella circoscrizione estero e descritto in premessa;
ad avviare - nell'ambito delle proprie competenze - un'indagine che coinvolga la rete diplomatico-consolare italiana oltre confine, le modalità di gestione da essa utilizzate nonché gli appalti da essa affidati a società esterne per il disbrigo delle procedure di stampa e di distribuzione, al fine di chiarire le ragioni e le responsabilità inerenti alle lacune e alle mancanze segnalate in premessa;
ad assumere in tempi rapidi iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero al fine di approdare

ad un testo di riforma, completo ed esaustivo, tale da rendere maggiormente trasparente un istituto partecipativo costituzionalmente sancito, garantendo la massima sicurezza del procedimento, attraverso le necessarie garanzie per la segretezza, la genuinità e l'efficacia del voto dei nostri connazionali oltre confine.
(1-00663)«Di Biagio, Della Vedova, Zacchera».

La Camera,
premesso che:
l'avvocatura di Stato di Zurigo avrebbe accertato un considerevole ammanco di capitale ai danni di italiani residenti all'estero, causato da operazioni truffaldine operate dal direttore del patronato Inca Cgil di Zurigo;
alla luce delle denunce e dell'inchiesta sono circa un centinaio le famiglie coinvolte in questa grave truffa, per un danno che ammonta a circa trenta milioni di franchi svizzeri;
l'ammanco e le irregolarità amministrative ad esso legate sarebbero risultate imputabili al signor Antonio Giacchetta direttore del suddetto patronato e membro della federazione dei socialisti italiani nella Confederazione;
stando all'accusa il signor Giacchetta avrebbe sottratto le risorse ai connazionali residenti nel territorio svizzero, che si sarebbero rivolti al patronato al fine di ottenere l'assistenza per il disbrigo delle pratiche in materia di previdenza complementare;
il signor Giacchetta, nella sua veste di responsabile del patronato, avrebbe funto da intermediario tra le compagnie di assicurazione, che in Svizzera gestiscono il trattamento di fine rapporto e il lavoratore, disponendo completamente dei risparmi che i connazionali avevano accumulato in anni di duro lavoro, appropriandosene indebitamente e falsificando firme e documenti;
al fine di poter eseguire le suindicate manovre indebite, l'accusato, ad avviso dei firmatari del presente atto, avrebbe necessitato di specifico supporto presso gli uffici del consolato generale d'Italia in Zurigo, al fine di consentire agli enti gestori delle casse pensioni svizzere di far fronte alle richieste di riscossione delle somme da parte degli assicurati, che venivano poi versate su conti correnti intestati al signor Giacchetta;
stando ai dati a disposizione del proponente, già nel luglio del 2008 un pensionato aveva segnalato le presunte irregolarità subite all'allora console generale di Zurigo, confrontandosi con i responsabili del consolato che avevano provveduto a protocollare il fatto che il signor Giacchetta aveva indebitamente trasferito il conto pensionistico del pensionato truffato su un conto bancario intestato al patronato e confermavano voler procedere con adeguati accertamenti in merito;
l'allora console generale di Zurigo ha provveduto a dare riscontro alla richiesta di interessamento auspicata dal pensionato truffato tramite missiva datata 23 ottobre dello stesso anno evidenziando «di aver provveduto a sentire in merito il signor Giacchetta il quale, pur precisando di aver agito in buona fede e senza intenzioni dolose nei suoi confronti, ha dichiarato di aver falsificato la firma sua e di sua moglie nel modulo di prestazione vecchiaia e di aver richiesto l'autenticazione delle vostre firme al Consolato (...)»;
inoltre il console generale nella suindicata missiva evidenziava che sulla base degli obblighi stabiliti dall'articolo 331 del codice di procedura penale, aveva provveduto a segnalare i fatti alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma per gli eventuali seguiti di competenza;
malgrado l'esposto dell'allora console generale, tra ottobre e novembre del 2008 il signor Giacchetta prosegue le sue operazioni truffaldine, mettendo a segno altre due truffe ai danni dei pensionati;

paradossalmente nel dicembre del 2008 si svolse l'ispezione periodica del Ministero del lavoro e delle politiche sociali presso il patronato Inca Cgil di Zurigo ai sensi dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 152, ma in quella occasione, i referenti del Ministero non si accorsero delle criticità né delle presunte irregolarità;
alla suindicata criticità va ad aggiungersi il fatto che ai sensi dell'articolo 6 della citata legge «per lo svolgimento delle proprie attività operative, gli istituti di patronato e di assistenza sociale possono avvalersi esclusivamente di lavoratori (...), se comandati presso gli istituti stessi con provvedimento notificato alla Direzione provinciale del lavoro e per l'estero alle autorità consolari e diplomatiche»;
la suddetta deposizione legittimerebbe in capo all'amministrazione la responsabilità di quanto operato dal signor Giacchetta: infatti, malgrado fossero stati segnalati i fatti delittuosi dello stesso dal console generale alla procura della Repubblica di Roma e fosse stato confermato l'illecito dallo stesso interessato mediante missiva nell'ottobre del 2008, il signor Giacchetta ha continuato ad operare e perpetrare truffe ai danni dei pensionati italiani;
al fine di far fronte alle dinamiche processuali e alla tutela dei propri diritti, è andato costituendosi un Comitato difesa famiglie (CDF) che raggruppa tutte le famiglie coinvolte nella truffa del patronato. Il comitato avrebbe fatto formale richiesta al nuovo console generale di avere riscontri in merito all'esposto alla procura di Roma presentato dal suo predecessore: a tale richiesta la procura ha risposto che «è stato iscritto il procedimento penale nei confronti di Giacchetta Antonio nell'ambito del quale è stata formulata richiesta di archiviazione per difetto di giurisdizione»;
dato il riscontro della procura della Repubblica di Roma emergerebbero dei dubbi circa la perseguibilità penale del signor Giacchetta in Italia;
soltanto nel 2009 l'Inca Cgil decide di interrompere il rapporto di lavoro con Giacchetta: il patronato provvede, tra l'altro, a segnalare le operazioni truffaldine alla procura di Zurigo;
tra giugno e luglio del 2009 Giacchetta subisce due arresti a seguito di truffe: la detenzione dura pochi giorni;
alla fine del 2009 risulta che il conto bancario del signor Giacchetta, dove erano confluiti parte dei proventi delle operazioni truffaldine, viene prelevato da sconosciuti senza che vi siano stati dei controlli preventivi da parte della banca e delle autorità competei: controlli doverosi essendo l'intestatario oggetto di precise accuse nonché denunciato presso la procura di Zurigo;
sul fronte dell'ordinamento svizzero al momento risulta evidente una condizione di impasse, che non consente il prosieguo dell'iter procedimentale e che lascia sostanzialmente impunito l'autore della maxitruffa,


impegna il Governo:


a predisporre, per quanto di competenza, un accertamento accurato tale da consentire l'analisi dei fatti e la verifica della eventuale contiguità tra taluni funzionari e/o dipendenti della sede di consolare di Zurigo con il signor Giacchetta;
a fornire chiarimenti - nei limiti delle proprie competenze - in merito agli esposti presentanti nel 2008 dall'allora console generale di Zurigo alla procura di Roma in virtù delle irregolarità compiute dal patronato INCA-CGIL di Zurigo ai danni dei cittadini italiani;
a presentare - nei limiti delle proprie competenze - un'ulteriore denuncia nei confronti dei responsabili e corresponsabili che non hanno operato alcuna forma di tutela nei confronti degli iscritti;
a fornire chiarimenti in merito alla mancata conoscenza delle criticità suesposte in occasione dell'ispezione periodica del Ministero del lavoro e delle politiche

sociali presso il patronato Inca Cgil di Zurigo ai sensi dell'articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 152, avvenuta nel dicembre 2008, cinque mesi dopo le prime segnalazioni di illecito da parte di alcuni pensionati truffati;
ad attivarsi in sede bilaterale con le autorità elvetiche, anche fornendo collaborazione attiva alla procura di Zurigo, per sensibilizzarle nel prosieguo dell'iter procedimentale suindicato, al fine di riconoscere le dovute responsabilità dei gravi illeciti evidenziati in premessa e garantire adeguata tutela agli oltre cento italiani truffati;
ad avviare - sia sul fronte nazionale che bilaterale - ogni utile iniziativa volta a garantire qualsivoglia forma di tutela nei confronti dei suindicati cittadini italiani truffati.
(1-00664)
«Di Biagio, Ricardo Antonio Merlo, Tremaglia, Volontè, Poli, Ruggeri, Dionisi, Granata, Toto, Proietti Cosimi».

Risoluzioni in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
in virtù della riconfigurazione amministrativa di Poste italiane spa, al personale dipendente della società per azioni, a partire dal febbraio 1998, è stato riconosciuto il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2021 del codice civile, mentre per il servizio prestato al momento dell'assunzione fino alla suindicata data spetterebbe un'indennità di buonuscita di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 23 dicembre 1973;
la competenza in materia di liquidazione dell'indennità di buonuscita maturata dai lavoratori spetta all'Ipost - Gestione commissariale fondo buonuscita lavoratori Poste italiane spa;
ai sensi dell'articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica, per il calcolo dell'indennità di buonuscita per i dipendenti pubblici viene considerato l'ultimo stipendio o l'ultima paga o retribuzione integralmente percepiti dal lavoratore prima della sua collocazione in quiescenza;
la competente gestione commissariale presso l'Ipost provvede a liquidare l'indennità di buonuscita non tenendo conto dell'ultima retribuzione del lavoratore in virtù di una interpretazione restrittiva dell'articolo 53, comma 6, della legge n. 449 del 30 dicembre 1997 (legge finanziaria 1998) che dispone che «al personale dipendente (...) spettano il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma»;
l'Ipost ritiene che l'indennità di buonuscita debba essere liquidata sulla base dello stipendio goduto al 28 febbraio 1998, data di trasformazione dell'ente in società per azioni;
la suindicata interpretazione ha di fatto legittimato la cristallizzazione del valore dell'indennità di buonuscita, ancorandola a quello della retribuzione percepita al 28 febbraio 1998, ignorando le dinamiche salariali che l'hanno caratterizzata e la conseguente rivalutazione;
tale dinamica sta determinando un importante svantaggio economico ai lavoratori direttamente coinvolti, che si configurano in maggior parte come i dipendenti di Poste assunti prima del febbraio 1998;
le evidenti criticità in capo ai dipendenti di Poste spa, ha condotto nel corso degli anni a molteplici procedimenti giudiziari degli stessi contro Ipost finalizzati alla rivalutazione della buonuscita sulla base dell'ultima retribuzione percepita prima della quiescenza stessa;
il contenzioso giudiziario ha condotto, segnatamente negli ultimi anni, a esiti a favore dei lavoratori;

malgrado le sentenze avverse, le dinamiche di liquidazione protratte dall'Ipost continuano a fondarsi sull'interpretazione restrittiva dell'articolo 53 della suindicata legge;
alla richiesta, più volte reiterata, dei lavoratori di Poste spa di essere messi a conoscenza dell'esatto ammontare del valore della buonuscita maturato al 28 febbraio 1998, non è stato dato alcun tipo di riscontro da parte degli uffici competenti,


impegna il Governo


ad intervenire con adeguate quanto repentine iniziative, anche di natura normativa, al fine di consentire la corretta interpretazione del citato comma 6 dell'articolo 53 della legge finanziaria per il 1998, garantendo la salvaguardia del diritto di ciascun lavoratore di Poste spa ad usufruire di un'indennità di buonuscita calcolata sulla base dell'ultima retribuzione, in ottemperanza a quanto previsto in materia dal decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 1973.
(7-00609)«Buonfiglio, Di Biagio».

La XIII Commissione,
premesso che:
il kiwi è coltivato in Italia su una superficie pari a circa 29.000 ettari, concentrati per l'86 per cento in cinque Regioni (Lazio 32 per cento Piemonte 21 per cento, Emilia-Romagna 14 per cento, Veneto 13 per cento, Calabria 6 per cento la cui produzione è esportata per oltre il 70 per cento del suo potenziale (più di 360.000 tonnellate esportate nel 2009, pari al 76 per cento dell'offerta nazionale). La produzione di kiwi in Italia si attesta sulle 460.000 tonnellate di prodotto commercializzabile, a cui si può attribuire un valore commerciale medio pari a circa 800/900 euro a tonnellata, con un valore economico stimabile in circa 400 milioni di euro;
fino a poco tempo fa, l'Italia era il primo produttore mondiale di kiwi, coltura che ha rappresentato in regioni come il Lazio e l'Emilia Romagna un forte elemento di sviluppo economico per i territori. Tale produzione di kiwi, da alcuni anni è soggetta all'attacco di una grave patologia che sta causando molti problemi e danni;
i primi focolai della malattia si sono registrati nel 2007, nel Lazio vi sono state le prime segnalazioni di problematiche patologiche a carico delle piante di actinidia, riconducibili all'agente del «cancro batterico dell'actinidia»;
lo pseudomonas syringae causa grossi danni alle piante ed ai frutti, fino a causare la morte degli interi impianti. Gli agricoltori del basso Lazio sono almeno due anni che cercano il sostegno del governo, delle istituzioni e della Comunità europea;
il gruppo Italia dei Valori, il 27 maggio 2010, ha presentato un'interrogazione parlamentare (4-07378 del 27 maggio 2010) in tal senso, senza avere alcuna risposta;
le istituzioni hanno vicendevolmente declinato la responsabilità dell'intervento in merito a tale crisi, il problema è così sfuggito di mano ed il settore rischia di perdere il suo primato non a causa del mercato che manca, ma a causa dell'indifferenza delle amministrazioni che dovrebbero intervenire. La produzione di kiwi fornisce reddito e lavoro a migliaia di piccole aziende agricole che ne hanno fatto la loro peculiarità. Per territori come la provincia di Latina la coltivazione del kiwi ha prodotto un indotto molto vasto tra fornitori di beni e servizi specializzati su questa coltura. La previsione della perdita di alcune migliaia di ettari coltivati nei prossimi anni causerà un drammatico ridimensionamento del reddito dei produttori di kiwi e dei loro territori;
le azioni sono state individuate con decreto Ministeriale del 7 febbraio del 2011 - Misure di emergenza per la prevenzione,

il controllo o l'eradicazione del cancro batterico dell'actinidia causato da Pseudomonas syringae pv. Actinidiae. Bisogna ora mettere in atto concretamente tali azioni, attivando le necessarie disponibilità finanziarie;
il Ministro delle politiche agricole, Saverio Romano, presenziando al tavolo sull'emergenza del cancro batterico dell'actinidia ha annunciato la volontà del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali di assumere il coordinamento di tutte le iniziative di ricerca in questo campo, sia a livello nazionale che regionale, istituendo un tavolo per condividere con tutti gli attori istituzionali e produttivi del settore le iniziative da assumere in questo senso;
Il Ministro ha altresì reso noto che sono stati stanziati circa 6 milioni di euro da destinare al riordino del servizio fitosanitario nazionale da destinare, oltre che all'attivazione di un piano specifico di settore, ad iniziative di ricerca nazionali e regionali affinché si possa giungere ad un miglioramento genetico delle piante di actinidia (kiwi) riducendo la propagazione del batterio;
per quanto riguarda però gli indennizzi ai produttori colpiti dal contagio, non sono stati stanziati fondi diretti;
il problema del kiwi oltre ad essere un problema degli agricoltori, interessa anche tutto il territorio nazionale,


impegna il Governo:


vista l'importanza socio-economica di tale produzione, ad adottare misure urgenti a fine di contrastare, efficacemente, nei modi e nei tempi utili, tale fenomeno e a stroncarne la diffusione in Italia;
a fornire strumenti che siano in grado di rispondere in maniera rapida ed efficace all'emergenza che il settore sta vivendo da tempo e ad intervenire con maggiore decisione a sostegno della ricerca, soprattutto di quella finalizzata all'individuazione di varietà resistenti alla malattia;
a costituire un gruppo di esperti per la puntuale mappatura di territori colpiti dalla malattia;
a costituire celermente una task force per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione della malattia;
a prevedere, decretando anche lo stato di crisi del comparto agricolo di riferimento, aiuti diretti ai produttori che intervengono sui focolai di infezione, con la distruzione delle piante infette e la successiva sostituzione con piante sane.
(7-00610)«Di Giuseppe, Rota, Messina».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

PISICCHIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di mercoledì 8 giugno 2011, su tutto il territorio del comune di Polignano in provincia di Bari, si è abbattuta una violenta grandinata caratterizzata dalle inusuali dimensioni dei grani che hanno raggiunto anche i sette centimetri di diametro, causando ingentissimi danni al settore agricolo nella peculiare contingenza che vedeva la messa a dimora di colture come le patate, distruggendo campi di angurie e zucchine, coltivazioni in serre di ortaggi vari, vigneti e vivai, ciliegeti, e, insieme ai prodotti della terra, anche importati infrastrutture nel caso delle serre e dei vigneti;
edifici pubblici e privati hanno riportato notevoli danni per vetrate rotte, finestre e infissi danneggiati, pannelli solari distrutti; l'interruzione di energia elettrica in molte zone dell'abitato ha causato

danni alle attività commerciali e private; innumerevoli autovetture (circa il 70 per cento del totale delle auto immatricolate nella cittadina) hanno riportato notevoli danni alla carrozzeria e la rottura dei vetri; si sono verificati seri danni a persone colpite dalla grandine o dai detriti causati dalla caduta dei grani e si è reso necessario per molti il ricorso a cure sanitarie;
è opportuno, peraltro, rilevare la circostanza dell'impossibilità odierna e per un tempo ancora indefinito di dare il via ad una nuova piantumazione, con la conseguenza di compromettere il raccolto e con esso il già scarso utile legato ai raccolti totalmente distrutti del periodo;
va inoltre, sottolineato che l'eccezionale calamità naturale ha determinato pesanti conseguenze sul patrimonio pubblico e privato e (la verifica dei danni è ancora in corso), testimoniato dal corpo dei vigili del fuoco, della capitaneria di porto, dai carabinieri e dal Corpo della polizia municipale che hanno presidiato il territorio intervenendo in tutte le situazioni di emergenza fino a notte fonda;
la grandinata, per le dimensioni assunte e i danni ingenti causati legittima la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale su tutto il territorio comunale anche a motivo dell'azzeramento quasi totale della redditività del settore agricolo, fonte fondamentale di attingimento di risorse per l'economia cittadina -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per accelerare la dichiarazione dello stato di calamità naturale nel comune di Polignano, attivando eventuali fondi di garanzia a copertura dei danni subiti;
se si intendano promuovere adeguate iniziative, se del caso normative, dirette a far fronte alla drammatica situazione di difficoltà di cui in premessa, assicurando, in questo e in altri casi analoghi:
a) l'abolizione delle scadenze dei pagamenti dei contributi agricoli e di ogni altra forma di tassazione relativa a tutti i settori produttivi, oltre allo slittamento delle scadenze dei tipici strumenti di finanziamento del settore;
b) la detrazione e detassazione fiscale per le spese sostenute per la riparazione dei danni subiti da beni mobili e immobili, mediante concessione di un credito di imposta nonché l'esenzione del bollo per i veicoli danneggiati.
(4-12413)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RENATO FARINA, CENTEMERO, TOCCAFONDI, BOCCIARDO, PAGANO e ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di stampa Zenit.org riporta in data 19 giugno 2011 la notizia che il vescovo sudanese Macram Max Gassis di El Obeid ha parlato mercoledì all'associazione caritativa internazionale «Aiuto alla Chiesa che Soffre» (ACS), affermando che migliaia di persone stanno fuggendo dallo Stato di frontiera del Sud, dove la situazione è estremamente critica, soprattutto nella capitale Kadugli;
tra le popolazioni più colpite ci sono i Nuba, sia musulmani che cristiani, ha spiegato il vescovo Gassis;
la regione del Sud Kordofan fa parte della diocesi del vescovo di El Obeid, che si estende prevalentemente nella metà settentrionale del Sudan;
il conflitto nel Sud Kordofan risale all'inizio di questo mese, quando Kadugli è stata attaccata dall'esercito del Nord; un pastore protestante è stato ucciso;
il Sud Kordofan, insieme all'Abyei e al Blue Nile, è una delle tre regioni tra Nord e Sud il cui status non è ancora stato stabilito. Nel referendum di gennaio, il Sud del Sudan ha votato con una schiacciante

maggioranza per l'indipendenza dal Nord, e diventerà ufficialmente una Nazione indipendente il 9 luglio;
l'interrogante ha già chiesto informazioni al Governo su questo tema con interrogazione numero 5-04848 presentata lunedì 6 giugno 2011, seduta n. 481 -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati;
quali preoccupazioni ci siano per l'avvento del nuovo Stato;
come l'Italia e l'Unione europea seguano gli avvenimenti;
quale sia l'attenzione che il nostro Governo dedica ai nostri connazionali che lavorano o vivono in quelle zone.
(5-04931)

RENATO FARINA, CENTEMERO, TOCCAFONDI, BOCCIARDO, PAGANO e ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di stampa Zenit.org riporta in data 19 giugno 2011 che una potente autobomba è esplosa infatti nella mattinata di giovedì 16 giugno nel parcheggio della sede del quartier generale delle forze di polizia federali - la Louis Edet House - nel cuore residenziale della capitale nigeriana Abuja, il distretto di Asokoro, che ospita fra l'altro il palazzo presidenziale;
in data 14 giugno (The Daily Trust, 15 giugno 2010) in visita al capoluogo dello Stato di Borno, Maiduguri (o Yerwa), ritenuto la roccaforte della setta islamista Boko Haram, l'ispettore generale della polizia nigeriana, Hafiz Ringim, aveva affermato che i giorni degli estremisti erano contati, ma la risposta dei fondamentalisti non si è fatta attendere;
un primo bilancio dell'attacco parlava di due vittime, l'autista della macchina e una guardia addetta alla sicurezza del complesso, ma secondo fonti sanitarie il numero è ben più alto. Come ha riferito il quotidiano The Daily Champion (17 giugno 2011), le salme di oltre dieci persone rimaste uccise nello scoppio del veicolo imbottito di esplosivi sono state depositate nell'obitorio dell'Asokoro general hospital;
Ringim fosse l'obiettivo dell'attentato lo conferma un comunicato della setta. Nel testo, il gruppo anti-occidentale e fondamentalista non solo ha rivendicato l'attacco, ma ha anche espresso dispiacere per aver fallito nel suo tentativo di uccidere il capo della polizia;
lo stesso comunicato suggerisce inoltre che si è trattato di un attacco kamikaze, elemento che apre uno scenario particolarmente inquietante per il più popoloso Paese africano, già regolarmente scosso da pesanti scontri di carattere etnico-religioso. L'attentato sferrato giovedì ad Abuja contro la struttura centrale delle forze di polizia federali, infatti, non solo è stato il primo attacco suicida in Nigeria, ma dimostra che il gruppo fondamentalista, che le autorità pensavano di aver schiacciato nel sangue una volta per tutte nell'estate 2009, è ben vivo. Anzi, ha acquisito la capacità di estendere la sua attività terroristica ben oltre i confini dello Stato di Borno e di colpire obiettivi strategici e di alto valore simbolico quasi ovunque, anche nel cuore della capitale. Come ricorda l'associated press (giugno), Maiduguri dista quasi 900 chilometri da Abuja;
risulta all'interpellante che la Nigeria ha visto aumentare gli attacchi terroristici di matrice islamista anche contro obiettivi cristiani. Come ricordato dal Daily Trust (17 giugno) solo poche ore dopo l'attentato suicida di Abuja un ordigno è esploso nei pressi di una chiesa protestante a Damboa, nello Stato di Borno, un'ottantina di chilometri a sud-ovest di Maiduguri. La deflagrazione della bomba ha ucciso quattro bambini ferendone altri due. Sempre a Damboa, sconosciuti avevano incendiato il 27 maggio 2011 una chiesa cattolica;
un tempio cattolico particolarmente preso di mira dagli estremisti di Boko Haram è la cattedrale del capoluogo dello Stato di Borno. L'edificio, dedicato a San Patrizio, è stato nelle ultime settimane due

volte obiettivo di attentati dinamitardi. Il primo è stato perpetrato il giorno della solennità dell'Ascensione, giovedì 2 giugno 2011; quando una bomba collocata accanto alla ringhiera della cattedrale ha causato gravi danni al complesso, che ospita anche il segretariato della diocesi di Maiduguri e il secondo dopo appena cinque giorni, il 7 giugno 2011, quando è scoppiato un ordigno più potente, nascosto in un'automobile parcheggiata in strada accanto alla ringhiera dell'edificio, con una deflagrazione devastante;
gli estremisti di Boko Haram non esitano ad eliminare anche esponenti musulmani moderati, che disapprovano il ricorso alla violenza da parte della setta. Il 13 marzo 2011 era stato ucciso, sempre a Maiduguri, l'imam Ibrahim Ahmed Abdullahi, che in diverse occasioni aveva denunciato l'estremismo e la violenza settaria e nel 2009 aveva chiesto alle autorità di porre fine all'attività del gruppo fondamentalista -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se intenda attivarsi presso le opportune sedi internazionali per la difesa delle minoranze cattoliche come da impegno preso con la risoluzione Mazzocchi e altri 1-00486 approvata il 12 gennaio 2011, in difesa della libertà religiosa;
se la comunità internazionale si stia occupando delle vicende nigeriane e come intenda agire al fine di combattere il terrorismo e gli atti di violenza di matrice islamica.
(5-04933)

Interrogazione a risposta scritta:

PILI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
17 egiziani e pakistani, sono imbarcati sul mercantile Faola battente bandiera panamense e armatore greco, proveniente dal porto di Cagliari è ormeggiata alla banchina della riva nord del porto industriale del porto di Oristano, messa sotto sequestro dal tribunale di Oristano;
a bordo del mercantile sul quale viaggiavano da mesi, in attesa di ricevere gli stipendi maturati da tempo, i marinai risultavano sprovvisti di cibo, acqua e l'imbarcazione era priva di carburante per far funzionare i servizi interni;
nelle ultime ore sono intervenuti i volontari della Caritas di Oristano e della Stella Maris di Cagliari per fornire beni di prima necessità;
a sostegno dell'equipaggio è intervenuta la stessa Capitaneria di porto che ha interessato l'organizzazione che a livello mondiale tutela i marittimi in difficoltà;
la nave, stazza 4638 tonnellate, datata 1979 è ormeggiata al porto industriale di Oristano dalla fine di maggio in seguito ad una manovra errata che l'ha fatta finire contro una banchina provocando uno squarcio rilevante;
sarebbero ventitré le gravi deficienze riscontrate durante la verifica alle macchine e ai sistemi di sicurezza. Dentro i serbatoi, inoltre, c'erano ancora residui di idrocarburi, ma la Capitaneria ha anche potuto verificare come durante la sosta in banchina fossero stati scaricati in mare residui oleosi in quantità tale da rendere necessario un intervento di bonifica;
il tribunale di Oristano ha emesso un decreto di sequestro cautelativo: i creditori sono intervenuti per mancanza di garanzia da parte dell'armatore sul pagamento dei debiti vantati per la banchina danneggiata nella collisione -:
se non ritenga necessario intervenire prendendo gli opportuni contatti con i Paesi di riferimento del natante al fine di evitare che la situazione dell'equipaggio straniero possa raggiungere livelli ulteriormente preoccupanti sia sul piano del sostentamento che psicofisico;
se non si ritenga necessario intervenire con le rappresentanze dei Paesi interessati al fine di garantire la necessaria assistenza al personale imbarcato.
(4-12410)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il fiume Olona, il cui corso si sviluppa interamente in Lombardia, è stato in passato uno dei fiumi più inquinati di Europa;
la situazione è stata gestita in modo ottimale dalla provincia di Varese, che negli scorsi anni attraverso una serie di interventi strutturali (realizzazione dei depuratori di Gornate Olona e di Olgiate Olona e della rete di collettazione), ha sensibilmente ridotto l'inquinamento;
in modo meno grave rispetto al passato, si verificano ancora fenomeni periodici di inquinamento, principalmente legati a scarichi diretti nel fiume;
i sindaci dell'area del Medio Olona insieme ad Arpa, regione, provincia di Varese, Protezione civile e consorzio di tutela si sono riuniti mercoledì 15 giugno 2011 per trovare una soluzione al problema. È stata effettuata un'analisi della situazione, con particolare attenzione agli interventi già eseguiti, ai programmi futuri e agli investimenti necessari, ed è stata indetta per il 28 giugno una conferenza sullo stato dell'intero fiume;
è stata già presentata a fine maggio al consiglio di regione Lombardia, da parte dei consiglieri della Lega Nord, Giangiacomo Longoni, Cesare Bossetti e Claudio Bottari, un'interrogazione rivolta agli assessori competenti affinché fossero allertate Arpa e asl in merito ai citati problemi;
a fronte del lavoro sinergico di tutti gli enti del territorio coinvolti (sia per risolvere la precedente situazione di grave inquinamento, sia per le attuali problematiche), lo Stato non ha mai agito in sostegno delle varie iniziative, volte a tutelare il fiume Olona e la sua valle -:
se il Ministro disponga di ulteriori elementi in relazione a detta vicenda, con particolare riferimento alla salute dei cittadini ed ai danni ambientali;
se non si ravvisi la necessità di intervento diretto, nell'ambito delle proprie competenze, per limitare il danno causato e ripristinare la situazione ambientale;
se e come il Ministro intenda agire - anche attraverso iniziative normative - ai fini di prevenire altre situazioni analoghe.
(4-12405)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da una nota di agenzia della Tmnews del 20 giugno 2011 gli interroganti hanno potuto apprendere che «la Nato ha ammesso di aver ucciso per errore dei civili nel corso di un raid aereo compiuto nella notte tra sabato e domenica a Tripoli. In un comunicato, ieri l'Alleanza Atlantica ha precisato che obiettivo dell'attacco era un "sito militare di missili", ma "sembra che una delle nostri armi non abbia funzionato come previsto e abbia causato vittime civili". Il portavoce del Governo libico, Moussa Ibrahim, ha precisato alla France presse che sono nove le persone morte nel raid, mentre altre 18 sono rimaste ferite. "La Nato si rammarica per la morte di civili innocenti", ha aggiunto nel comunicato il generale canadese Charles Bouchard, comandante dell'operazione in Libia. L'Alleanza ha quindi ricordato di aver condotto "più di 1.500 attacchi" in Libia e che "ogni operazione viene preparata e

messa in atto con grande cura per evitare vittime civili"» -:
quanti degli attacchi effettuati dalle forze aeree dell'Alleanza sono stati effettuati da velivoli dell'Aeronautica militare o della Marina militare italiane e quali siano i costi complessivi, quale la tipologia e la quantità degli ordigni impiegati, quale il loro costo unitario e complessivo;
se nell'attacco aereo in cui hanno trovato la morte i cittadini libici abbiano partecipato velivoli delle Forze armate italiane e quali immediate azioni il Ministro interrogato intenda intraprendere al riguardo, in caso contrario se sia noto quali siano le nazionalità dei velivoli che vi hanno preso parte.
(4-12397)

BIASOTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto idrografico della Marina (I.I.M.) è l'organo cartografico dello Stato designato alla produzione della documentazione nautica ufficiale nazionale, dipende dal Ministero della difesa ed è unico nel suo genere in Italia;
tale ente, dapprima denominato «ufficio idrografico della Regia Marina» ed in seguito, con l'avvento della Repubblica italiana, «Istituto idrografico della Marina», fu istituito con regio decreto in data 26 dicembre 1872 con sede a Genova nell'edificio di Forte S. Giorgio, già sito dell'Osservatorio astronomico;
per assolvere il suo compito l'Istituto idrografico della Marina conduce il rilievo sistematico dei mari italiani, avvalendosi delle navi idro-oceanografiche della Marina militare, appositamente attrezzate, e di proprie spedizioni, valorizza e controlla i dati raccolti per organizzarli e finalizzarli alla produzione della cartografia e documentazione nautica, sia tradizionale sia in formato elettronico ed, infine, cura la diffusione delle informazioni nautiche in ambito nazionale ed internazionale;
la missione dell'Istituto idrografico della Marina è quella di «concorrere alla difesa nazionale, alla sicurezza della navigazione e alla conoscenza e valorizzazione di tutto quanto legato al mare, da un punto di vista scientifico, tecnologico e ambientale»;
la collocazione di tale ente all'interno dell'edificio di Forte S. Giorgio, sito nel comune di Genova, risale a 139 anni fa e oggi la sede non risponde più ai requisiti richiesti ad un moderno stabilimento di lavoro, con ovvie ripercussioni sul funzionamento e con la conseguenza che, in mancanza di una idonea alternativa nell'area genovese, potrebbe profilarsi il trasferimento dell'Istituto in altra zona d'Italia, nonostante le rassicurazioni espresse negli anni dai diversi Capi di stato maggiore della Marina;
attualmente l'unità logistica (autoreparto e barche) è situata all'interno dell'ex caserma Gavoglio nel quartiere genovese del Lagaccio;
il 4 maggio 2007 il Ministero della difesa e il comune di Genova firmavano un'intesa «per la riallocazione, ristrutturazione e razionalizzazione delle infrastrutture militari site in Genova e per il riassetto stradale e la riqualificazione urbanistica dell'area del Lagaccio» nella quale veniva ipotizzato, tra l'altro, il reperimento di una struttura in grado di soddisfare le esigenze allocative dell'Istituto idrografico della Marina militare;
l'individuazione di una nuova sede dell'Istituto idrografico della Marina in un contesto più funzionale consentirebbe una migliore gestione dell'unità logistica di cui sopra e, soprattutto, consentirebbe non solo di liberare l'ex caserma, offrendo nuove opportunità di recupero dell'intera area, ma anche di alleggerire il traffico del quartiere già fortemente congestionato, proprio perché una tale soluzione risolverebbe il problema di dover di trasportare le barche con mezzi pesanti, cosi come previsto nell'intesa del 2007 firmata da Ministero della difesa e comune di Genova;
di conseguenza, è necessario identificare al più presto una nuova sede per

l'Istituto idrografico della Marina al fine di garantire la continuità dell'importante servizio compiuto da tale ente a livello nazionale e salvaguardare a livello cittadino una importante realtà produttiva ed occupazionale;
in data 21 giugno 2007, giornata sancita dalle Nazioni Unite quale celebrazione mondiale dell'idrografia, è stato sottoscritto un accordo tra regione Liguria (prima regione in Italia) e l'Istituto idrografico della Marina per attivare scambi di dati e collaborazioni nel settore della cartografia nautica e terrestre, accordo preso ad esempio da altre importanti regioni, quali Veneto, Friuli, Sicilia e altre;
va tenuto conto dell'alto valore tecnico e scientifico di questo Istituto e della possibilità di positive sinergie con altre realtà del tessuto economico e scientifico genovese (il futuro Parco scientifico e tecnologico degli Erzelli, l'I.I.T., l'acquario, l'università e altri;
a Genova ha sede anche l'UTNAV, l'Ufficio tecnico territoriale costruzioni ed armamenti navali dipendente dalla direzione generale degli armamenti navali (NAVARM) della Marina militare italiana, che in materia di cantieristica navale ha il compito di:
a) vigilare, controllare e collaudare l'esecuzione di forniture e lavori affidate ad industrie da organi centrali ed enti periferici della Marina militare;
b) analizzare le offerte economiche delle ditte e compilare i relativi verbali di congruità;
c) elaborare le certificazioni amministrative legate agli adempimenti contrattuali;
per quanto riguarda, poi, la costruzioni di nuove unità navali presso i cantieri l'UTNAV provvede a:
a) esaminare ed approvare la documentazione tecnica della progettazione esecutiva;
b) verificare gli ordini impartiti ai sub-fornitori;
c) sorvegliare l'avanzamento contrattuale;
d) partecipare alle prove in porto ed in mare sino alla consegna dell'unità;
e) gestire la garanzia e le procedure post-contrattuali;
infine, la realizzazione di una nuova sede dell'IIM potrebbe consentire alla Marina militare italiana di concentrare presso un unico complesso anche le attività svolte dall'UTNAV, ad oggi collocato nella sede di via dei Pescatori di Genova -:
se e quali iniziative intenda assumere per salvaguardare la presenza storica a Genova dell'Istituto idrografico della Marina, mantenendone così tutte le figure e le competenze da tempo impegnate nelle funzioni dell'Istituto ed, in particolare, per individuare un sito atto ad ospitare una nuova sede più funzionale all'adempimento dei compiti stessi dell'Istituto, considerati i problemi citati della struttura di Forte S. Giorgio di Genova.
(4-12411)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da fonti di stampa si è appreso che nel corso del vertice di due giorni dei Ministri della difesa della Nato, il cui inizio era programmato il giorno 8 giugno a Bruxelles, il Ministro interrogato si è presentato con un ritardo di 6 ore che ha permesso al Ministro della difesa spagnolo di chiedere e ottenere l'assegnazione del comando del Combined air operation center (CAOC) dell'Europa meridionale, che quindi sarà spostato da Poggio Renatico (FE) in Spagna;
sempre da fonti di stampa si è appreso che le funzioni del CAOC sono quelle di coordinamento e controllo della catena di sorveglianza radar dello spazio

aereo dei paesi della Nato dell'Europa meridionale tra cui anche quello italiano. La perdita del comando del CAOC rappresenta un irreparabile danno per la difesa dello spazio aereo italiano e, secondo gli interroganti, dimostra la scarsa considerazione di cui gode il Ministro interrogato nell'ambito dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (NATO) e dei vertici internazionali;
già in passato lo stesso Ministro, come risulta dalle medesime fonti di stampa, ha fatto mancare la sua presenza a un vertice Nato urgente indetto per discutere di come affrontare una emergenza dell'area nord africana. Nell'articolo «La Russa diserta il vertice della Nato "Mi spiace, ma c'è il voto di fiducia"» pubblicato da la Repubblica del 25 febbraio 2011 si legge, infatti, che «Ignazio La Russa fa spallucce e spiega: "Avrei dovuto essere a Budapest, dove, in maniera imprevista si recato Rasmussen, ad una riunione informale. Avevo in origine deciso di non partecipare per la concomitanza con il voto di fiducia. Solo che una riunione di scarso rilievo è diventata poi importante"» -:
quali siano stati gli impedimenti che hanno determinato il considerevole ritardo nella partecipazione del Ministro interrogato al vertice dei Ministri della difesa della Nato, il cui inizio era programmato nella mattinata del giorno 8 giugno 2011 a Bruxelles.
(4-12414)

TESTO AGGIORNATO AL 22 GIUGNO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

GRAZIANO, FLUVI e FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la procedura di selezione interna per complessivi 715 posti nei profili professionali di area C, posizione economica C1, riservata ai dipendenti interni inquadrati nell'area B è stata indetta nel 2001 (decreto n. 13302 dell'11 luglio 2001) dall'allora dipartimento delle politiche fiscali del Ministero delle finanze;
il relativo bando ha previsto che l'assegnazione dei vincitori fosse articolata in due fasi. La prima ripartizione, avvenuta per 348 posti (328 per il profilo amministrativo-tributario e 20 per il profilo informatico) assegnati su base regionale, ha visto l'effettiva assegnazione di soli 317 posti; i restanti 11 posti per il profilo amministrativo-tributario, per mancanza di candidati corrispondenti alle preferenze dagli stessi espresse, restavano da assegnare su interpello su scala nazionale fra tutti gli idonei che non avessero trovato utile collocazione in questa prima fase nella regione per la quale avevano concorso in via preferenziale;
la riserva di soltanto 18 posti per la regione Campania, contro il maggior numero di posti previsti in altre regioni comparabili per articolazioni e quantità di lavoro, ha comportato una disparità di trattamento economico e professionale tra i vincitori che, avendo espresso preferenza per queste ultime regioni, hanno visto assegnato il posto e i vincitori che, avendo optato per la regione Campania, sono risultati idonei;
la seconda fase ha previsto che i restanti 367 posti fossero assegnati secondo il criterio della vacanza di organico;
nel tempo, l'amministrazione ha convenuto di assumere impegni, anche con le rappresentanze delle organizzazioni sindacali, tesi al positivo compimento della procedura concorsuale e all'inquadramento delle nuove posizioni, verificando la possibilità di assegnare in altri settori del Ministero o delle Agenzie fiscali i vincitori che non trovassero utile collocazione entro la dotazione organica del dipartimento;
negli ultimi mesi, l'amministrazione, anche a seguito delle risultanze dei ricorsi di coloro che sono stati interessati alla

prima fase del concorso, ha operato una rettifica delle graduatorie, determinando, ad avviso dei partecipanti al concorso in questione, un trattamento differenziato: lavoratori inquadrati nell'area B3 estromessi dalla graduatoria dei vincitori per far posto ai vincitori risultati tali dall'esito favorevole dei ricorsi e rientrati come idonei nella graduatoria a scorrimento, lavoratori delle aree B2 e B1 inquadrati con punteggi di esame e complessivi inferiori ai lavoratori di area B3; la salvaguardia della professionalità acquisita dai dipendenti ha comportato che il numero complessivo degli idonei sia aumentato e che la disparità di trattamento riguardi idonei dichiarati vincitori e idonei non vincitori che svolgono lo stesso lavoro per quantità e qualità;
la situazione rappresentata genera molteplici ricorsi, alcuni dei quali ancora pendenti: l'effetto di una evidente disparità di trattamento economico e giuridico, vissuta quotidianamente dai dipendenti, per la quale la stessa quantità e la medesima qualità del lavoro sono prestate da personale inquadrato con qualifiche diverse, si aggiunge al diffuso malumore per la negazione di aspettative di carriera e di reddito degli aventi diritto e al disagio delle famiglie interessate -:
se ritenga opportuno far luce su quanto esposto in premessa, anche al fine di intraprendere iniziative per garantire che le aspettative di lavoro e di carriera siano soddisfatte secondo i princìpi di merito e di eguaglianza.
(5-04937)

PROIETTI COSIMI, DI BIAGIO e PICCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 20 del 7 gennaio del 1992, che ha ratificato la convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire l'evasione e la frode fiscali, all'articolo 18, comma 2, dispone che «le pensioni ed altre somme pagate in applicazione della legislazione sulla sicurezza sociale di uno Stato, sono imponibili in detto Stato»;
il comma 2 dell'articolo 18 dovrebbe rappresentare un'eccezione alla disposizione generale contenuta nel comma 1 dello stesso articolo, secondo cui «le pensioni e le altre remunerazioni analoghe, pagate ad un residente di uno Stato in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato»;
con la circolare n. 176 del 14 settembre 1999 l'INPS ha comunicato che la suddetta nuova convenzione modificava la precedente, provvedendo ad operare la ritenuta alla fonte sulla generalità delle pensioni erogate dall'ente previdenziale ai residenti italiani in Francia, facendole rientrare di fatto nell'ambito dell'applicazione della legislazione di sicurezza sociale di cui al comma 2 dell'articolo 18;
l'Agenzia delle entrate, con la circolare n. 41 del 21 luglio del 2003, ha identificato nell'ambito della «sicurezza sociale» soltanto le pensioni sociali a carattere non contributivo erogate a soggetti privi di tutela, per cui anche la generalità dei trattamenti a carattere contributivo corrisposti dall'INPS dovrebbe rientrare nell'ambito di applicazione del comma 1 dell'articolo 18, con conseguente tassazione esclusiva nello Stato di residenza;
in forza di tali indirizzi interpretativi le pensioni INPS dei connazionali residenti in Francia risultano quindi assoggettate a doppia tassazione in Italia ed in Francia, con conseguenze deleterie sulla condizione dei pensionati residenti in Francia, poiché le disposizioni vigenti in tale ultimo Paese impedirebbero di fatto che questi ottengano un credito di imposta per l'intera ritenuta alla fonte operata in Italia;
dalla citata circolare INPS del 1999 non è stata fornita alcuna altra indicazione o correzione di quanto fino ad ora disposto e ad oggi l'INPS applica l'ordinario regime di tassazione in Italia, respingendo le domande di esenzione dall'imposizione

prodotte dai connazionali residenti in Francia, al contrario di quanto avviene in genere per gli altri Stati con i quali sono state concluse convenzioni bilaterali;
i Governi che si sono avvicendati, chiamati a rispondere sul sussistere di una tale condizione, hanno evidenziato in più occasioni il proprio impegno e la propria volontà a superare le criticità dovute alla cattiva interpretazione delle citate disposizioni;
ad oggi la situazione continua ad apparire complessa per molti connazionali, poiché sembrerebbe che il contenzioso interpretativo relativo al citato comma 2 continui a sussistere;
gli uffici delle imposte francesi evidenziano come su tutti i redditi eventualmente prodotti in Francia i nostri connazionali siano chiamati a pagare le relative imposte senza poter dedurre le imposte pagate sulla pensione erogata in Italia -:
tenendo conto degli impegni assunti in materia da Governi di vario orientamento politico, quali iniziative intenda intraprendere al fine di rettificare e chiarire la normativa esistente e le sue varie interpretazioni e al fine di eliminare la doppia imposizione fiscale tra l'Italia e la Francia ed in quali tempi si intenda intervenire per risolvere i problemi prospettati.
(5-04938)

LO MONTE, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008) sono state prorogate per gli anni 2008-2012 le detrazioni pari al 36 per cento delle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, nei limiti complessivi di 48.000 euro per unità immobiliare, tra cui gli interventi relativi alla realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali di immobili abitativi anche di proprietà comune;
i proprietari di un condominio hanno realizzato, in base ad una concessione edilizia, diversi interventi di recupero sulle singole unità immobiliari e sulle parti comuni, per un importo superiore ai 48.000 euro per ogni singola unità immobiliare;
successivamente, durante il corso dei lavori, hanno deciso di costruire, sull'area di pertinenza del condominio, un garage interrato con diversi posti auto destinati a servire le abitazioni;
i singoli posti macchina, dopo la realizzazione, non formeranno più proprietà comune e saranno destinati a far parte della proprietà privata dei singoli proprietari delle abitazioni e, posto il vincolo pertinenziale ai sensi dell'articolo 9, comma 5, della legge n. 122 del 1989, non possono essere ceduti separatamente dall'unità immobiliare;
secondo l'orientamento prevalente, confermato anche dalla risposta del Ministero dell'economia e delle finanze all'interrogazione a risposta immediata degli onorevoli Milo e Zeller svolta il 1o dicembre 2010, in relazione agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, si riconosce l'autonoma configurabilità dell'intervento ai fini del beneficio fiscale in caso di espletamento degli adempimenti amministrativi relativi all'attività edilizia, quali la denuncia di inizio di attività, il rilascio di concessione edilizia e altro -:
se i proprietari delle singole unità abitative, che in precedenza hanno già usufruito delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, possano beneficiare nuovamente delle detrazioni del 36 per cento fino all'importo di 48.000 euro per ciascuna unità immobiliare, in base ad nuovo titolo abilitativo rilasciato, ancora prima della fine dei lavori di ristrutturazione, per la realizzazione del garage interrato per posti auto pertinenziali, e se i pagamenti relativi a questo secondo provvedimento urbanistico possano eseguirsi nello stesso anno assieme a quelli relativi al primo provvedimento di ristrutturazione senza cumularsi ai fini del limite di

48.000 euro, oppure se debbano avvenire nell'anno successivo, per evitare il suddetto cumulo.
(5-04939)

FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8 della legge regionale del Trentino-Alto Adige 8 marzo 1990, n. 6, prevede che: «Le associazioni professionali agricole, anche sulla base di apposite convenzioni con la Regione, possono presentare al competente Ufficio del Catasto, per conto dei propri associati, le denunce di variazione di coltura previste dall'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 597, e successive modificazioni e integrazioni»;
in base a tale norma è oggi possibile variare la coltura anche di fondi affittati a terzi solo sulla base delle richieste portate dalle associazioni: tale aspetto rappresenta allo stato un problema, nel momento in cui la variazione di coltura, incidendo sulla rendita dominicale e agraria prodotta dai fondi, non viene portata rapidamente e preventivamente a conoscenza dei proprietari;
numerosi titolari di terreni agricoli, infatti, solo in sede di compilazione dell'annuale dichiarazione personale dei redditi hanno riscontrato, visure catastali alla mano, variazioni relative alle colture dei propri fondi, con conseguente modifica dei valori da dichiarare a fini tributari;
tale situazione rende necessaria una modifica legislativa, volta a stabilire che la variazione di coltura presentata dalle associazioni professionali agricole deve essere preventivamente notificata ai proprietari dei fondi agricoli, nonché a rendere nel contempo agevole e rapida la possibilità di opposizione alla predetta variazione;
in quest'ambito occorre tuttavia chiarire se la materia attenga o meno alla competenza legislativa delle regioni, atteso che, a seguito della presentazione di una proposta di legge regionale in merito, l'Avvocatura distrettuale dello Stato di Trento ha evidenziato come la competenza legislativa al riguardo non spetti alla regione -:
se intenda assumere iniziative normative volte a risolvere il problema evidenziato, posto che la competenza ad intervenire in materia ad avviso dell'Avvocatura dello Stato spetterebbe al legislatore nazionale.
(5-04940)

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO GENOESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
L'articolo 4 del decreto-legge del 4 novembre 2002 convertito dalla legge del 27 dicembre 2002 n. 286 ha disposto che ai sensi dell'articolo 9 comma 2, della legge 212 del 2000, venisse emanato un decreto dal Ministro dell'economia e delle finanze avente l'effetto di concedere la sospensione degli adempimenti e versamenti tributari e contributivi per i soggetti che «...erano residenti, avevano sede operativa, o esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione nei comuni...» colpiti da calamità;
il conseguente decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 14 novembre 2002 - articolo 1 comma 1, che l'agevolazione riguardasse le persone fisiche che alla data ottobre 2002 avevano la residenza nei territori colpiti: escludendo, contrariamente a quanto previsto dall'articolo 4 del decreto-legge n. 245 del 4 novembre del 2002 convertito dalla legge del 27 dicembre 2002 n. 286 i soggetti «persone fisiche» che, avendo la residenza in quei comuni, vi esercitavano però la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione;
una successiva integrazione, e cioè la legge 24 dicembre 2007, n. 244 articolo 2, comma 117, colmò il mancante facendo

rientrare nelle agevolazioni anche i soggetti «persona fisica» che avevano la sede operativa nei comuni colpiti;
d'altro canto era stata proprio l'amministrazione finanziaria ad applicare per prima le agevolazioni ai propri dipendenti che lavoravano nelle zone terremotate pur risiedendo fuori dalle stesse (carabinieri, finanzieri, dipendenti dell'agenzia entrate, eccetera);
gli uffici locali dell'Agenzia delle entrate hanno chiesto all'amministrazione finanziaria centrale di chiarire se, con riferimento alla persona fisica, l'agevolazione sia fruibile da tutti i soggetti che operavano nei comuni terremotati, secondo un'interpretazione della terminologia «sede operativa» che più si lega al decreto-legge n. 245 del 2002 che è alla base del decreto attuativo della sospensione tributaria;
i contribuenti, intanto, vengono «perseguitati» con cartelle che generano contenziosi e oneri a carico;
l'Agenzia delle entrate risulta quasi sempre soccombente salvo in quei sporadici casi in cui il contribuente commette errori procedurali;
gli atti parlamentari dell'emendamento da cui proviene la norma, che ha aggiunto tra i soggetti agevolati le persone fisiche con sede operativa nei comuni indicati possono far comprendere che, anche da un punto di vista esegetico, l'intento del legislatore è stato proprio quello di ammettere all'agevolazione i lavoratori dipendenti che operavano subordinatamente in quelle zone;
il 2o comma dell'articolo 36-bis del decreto legislativo n. 248 del 31 dicembre 2007 convertito dalla legge 28 febbraio 2008 n. 31 alla lettera, b) prevedeva l'attualizzazione del debito per tutti i soggetti che intendano versare gli importi sospesi dovuti residui senza avvalersi della facoltà di rateizzarli -:
sulla base di quali motivazioni l'Agenzia delle entrate continui a persistere in una interpretazione della legge che rappresenta una costruzione esegetica che trascende dai principi ermeneutici laddove danno priorità al significato proprio delle parole «persone fisiche»: riducendolo al concetto di lavoratore autonomo sulla base della supposta impossibilità di riconoscere al lavoratore subordinato quale propria sede operativa l'ordinaria sede di lavoro presso l'azienda d'impiego;
per quali motivi ancora, dopo così tanto tempo, la direzione centrale dell'Agenzia delle entrate non abbia fatto conoscere sulla base di quale tasso e modalità di attualizzazione possano essere ridotti i versamenti anticipati delle rate dei tributi sospesi;
perché gli uffici finanziari abbiano ancora dubbi sulla possibilità di applicare la norma alle persone fisiche che operavano in qualità di lavoratori dipendenti nelle zone colpite dal sisma posto che a giudizio dell'interrogante l'amministrazione finanziaria, quale datore di lavoro delle Forze armate e dei dipendenti pubblici in genere, dovrebbe prevedere un intervento di indennizzo dei soggetti penalizzati con inutili spese di contenzioso e con danni conseguenti a pesanti blocchi sul patrimonio;
sulla base di quale normativa l'Agenzia delle entrate dichiari decaduti dalle agevolazioni i soggetti che sono morosi per due rate consecutive senza ammettere in tal caso il ravvedimento operoso o la sanzione ordinaria per il singolo versamento;
sulla base di quale normativa l'Agenzia delle entrate abbia emesso atti di diniego avverso la «comunicazione degli esiti della definizione dei versamenti sospesi» che non era prevista da alcuna normativa ma semplicemente dalla circolare dell'Agenzia n. 20E del 12 aprile 2007;
stante la mancanza di una normativa sottostante la pretesa di comunicazione dell'Agenzia delle entrate e un valore semplicemente di comunicazione e non di

dichiarazione del documento, stante il fatto che il soggetto interessato aderiva alla sospensione semplicemente con il versamento delle prime 19 rate nei termini previsti, sulla base di quale interpretazione l'Agenzia delle entrate abbia denegato la sospensione emettendo un atto di diniego alla comunicazione (atto che non prevedeva alcuna richiesta ma era semplicemente informativo e non obbligatorio);
sulla base di quale norma l'Agenzia delle entrate ritenga definitivo e non più ricorribile il diniego espresso avverso la comunicazione pur essendosi concretizzato il fatto concludente del versamento delle rate sospese nei termini di legge;
su quali basi l'Agenzia delle entrate indichi una metodologia che appare diversa da quanto espresso nella normativa per l'adesione ad una agevolazione.
(4-12408)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa ANSA del 16 giugno 2011, la casa circondariale di piazza Manno a Oristano sarebbe infestata dai topi;
qualche giorno fa nella guardiola del carcere è stato catturato un ratto lungo 18 centimetri, ma tanti altri, provenienti dalle fogne cittadine, circolano liberamente tra celle, uffici e reparti con grave pregiudizio per la salute dei 97 detenuti, di 109 tra ufficiali e agenti della Polizia penitenziaria e dei venti impiegati del servizio amministrativo. Già negli anni Ottanta il carcere di piazza Manno era stato evacuato per motivi igienico-sanitari -:
in che modo si pensi di poter risolvere - nella situazione igienico-sanitaria sopra descritta del carcere di Oristano e, in particolare, nell'attuale periodo estivo - la presenza dei topi all'interno della struttura penitenziaria ed il conseguente rischio di diffusione di malattie infettive;
in particolare, quali iniziative immediate si intendano mettere in atto per stanziare i fondi necessari almeno per la manutenzione ordinaria delle celle, delle docce e dello spazio wc.
(4-12395)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 15 giugno 2011 nel carcere di Torino, S.H., un egiziano di 29 anni in carcere da alcuni giorni per spaccio di droga, ha cercato di togliersi la vita impiccandosi con un lenzuolo nella sua cella della nona sezione al padiglione B;
il giovane è stato trasportato all'ospedale Maria Vittoria di Torino da dove, dopo i controlli, è stato dimesso con cinque giorni di prognosi. È il quinto tentativo di suicidio, di cui tre portati a termine, che si verifica nel carcere torinese dall'inizio dell'anno -:
come si intenda intervenire in tempi rapidi e con quali provvedimenti per superare questa grave situazione creatasi nelle carceri italiane per arginare l'escalation dell'autolesionismo, dei tentati suicidi e dei suicidi e, soprattutto, come si intendano tutelare i soggetti meno tutelati, «i senza niente» che, per paura del dopo carcere, ricorrono sempre più frequentemente al suicidio;
quali misure si intendano attuare per limitare il sovraffollamento carcerario e affinché si creino situazioni più consone alla salute, anche mentale, del detenuto e quali percorsi, alternativi alla detenzione,

di reinserimento nel tessuto lavorativo e sociale si intendano intraprendere, già dall'interno, per arginare tali fenomeni degenerativi e di disagio.
(4-12396)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in un articolo pubblicato da La Gazzetta del Sud del 15 giugno 2011, un detenuto di 24 anni, F.G., in carcere per rapina nel penitenziario di Taranto, si è suicidato inalando il gas di una bomboletta che aveva in cella per la preparazione dei pasti;
il ragazzo, che dopo l'arresto aveva collaborato con la giustizia facendo arrestare i propri complici, sembra che si sia tolto la vita a causa di problemi legati a motivi familiari;
la situazione di sovraffollamento di detenuti continua a farsi sempre più tragica nelle carceri pugliesi in particolare, con quasi 4.400 detenuti a fronte di 2.300 posti disponibili nella regione e con il carcere di Taranto che ha quasi raggiunto i 650 detenuti a fronte di una capienza massima di circa 315 posti;
secondo i rappresentanti dei sindacati di categoria: «la Polizia penitenziaria non ce la fa più, a causa della grave carenza degli organici ad evitare il ripetersi di fatti tragici, nonostante le centinaia di interventi messi in campo per salvare i detenuti che hanno deciso di farla finita» -:
in che modo fosse seguito il detenuto suicidatosi in particolare, a quando risalga l'ultimo incontro che il medesimo ha avuto con lo psicologo, con l'educatore e/o con gli assistenti sociali;
se, in particolare, l'uomo fosse stato visitato dallo psichiatra del carcere e se quest'ultimo avesse segnalato un rischio suicidario nel paziente;
se, anche con riferimento al suicidio indicato in premessa, non intenda avviare una ispezione amministrativa presso il carcere di Taranto;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di contrastare il grave sovraffollamento degli istituti di pena pugliesi.
(4-12398)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in un comunicato diramato dal Sindacato autonomo di polizia penitenziaria del 15 giugno 2011 legge che «tutto il personale di polizia penitenziaria in servizio al nucleo traduzioni e piantonamenti del carcere di Reggio Emilia, compreso l'ispettore coordinatore del nucleo medesimo, ha rassegnato le dimissioni ed ha chiesto di essere impiegato in altri servizi»;
il motivo che ha indotto gli agenti ad assumere questa iniziativa estrema è il timore per la propria incolumità personale e professionale, a causa delle gravi difficoltà in cui sono costretti ad operare, atteso che il reparto è carente di sette agenti, gli automezzi sono assolutamente insufficienti e le traduzioni vengono effettuate con autovetture prese a noleggio o con automontate prive di séparé (che dovrebbe separare la zona detentiva, in cui si trovano i detenuti, dall'abitacolo destinato agli agenti di scorta), il tutto a causa della mancanza di fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria;
a tal proposito il Sappe aveva chiesto all'amministrazione penitenziaria l'assegnazione di due furgoni ordinari e due blindati, per gli istituti di Reggio Emilia (casa circondariale e ospedale psichiatrico giudiziario), senza però ottenere risposte adeguate -:
se corrisponda al vero quanto illustrato in premessa;

quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di aumentare l'organico degli agenti di polizia penitenziaria assegnati presso il nucleo traduzioni e piantonamenti del carcere di Reggio Emilia;
se, alla luce della situazione di estremo disagio in cui sono costretti a operare gli agenti di polizia penitenziaria al nucleo traduzioni e piantonamenti del carcere di Reggio Emilia, non intenda mettere subito a disposizione della casa circondariale e dell'ospedale psichiatrico giudiziario del capoluogo emiliano due furgoni ordinari e due blindati cosi come richiesto dai rappresentanti del Sappe.
(4-12399)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 15 giugno 2011 il SI.DI.PE (sindacato direttori penitenziari) ha diramato un duro comunicato denunciando che i direttori delle carceri e degli uffici di esecuzione penale esterna (UEPE) sono ostaggi nelle mani dell'amministrazione penitenziaria;
nel documento si accusa la parte pubblica: a) di disattendere le norme penitenziarie e quelle strumentali ed organizzative (in particolare la cosiddetta legge Meduri e il decreto legislativo n. 63 del 2006) rivolte ai dirigenti d'istituto e di UEPE; b) di non bandire concorsi per dirigenti penitenziari e/o per altre figure professionali penitenziarie; c) di non coprire i vuoti di organici causato dal pensionamento di molti dirigenti penitenziari d'istituto e di UEPE; d) di non attivarsi in alcun modo per aumentare gli organici degli educatori, degli assistenti sociali dei contabili e degli psicologi; e) di non aver avviato alcun tavolo negoziale per il primo contratto di lavoro dei dirigenti penitenziari nonostante siano decorsi sei anni di totale vuoto normativo; f) di negare sistematicamente i diritti sindacali non dando alcun riconoscimento al SI.DI.PE, storico sindacato dei direttori penitenziari; g) di non dare puntuale applicazione all'articolo 28 del decreto legislativo n. 63 del 2006; h) di disporre un numero eccessivo di distacchi presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e/o presso i provveditorati o altre amministrazioni di tanti dirigenti penitenziari che vengono così sottratti al loro lavoro presso gli istituti di pena; i) di non attivarsi per contrastare le deficienze di organico e la mancanza di risorse;
a tal proposito il SI.DI.PE, insieme alle altre sigle rappresentative dei dirigenti penitenziari, sta organizzando una grande manifestazione unitaria che molto probabilmente si svolgerà a Roma -:
se non intenda dare immediato avvio ad un tavolo negoziale insieme ai rappresentanti del SI.DI.PE e delle altre sigle rappresentative dei dirigenti penitenziari al fine di trovare una soluzione ragionevole in merito ai tanti problemi sollevati nel documento richiamato in premessa.
(4-12401)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto denunciato dal Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) il 14 giugno 2011 nel carcere di Bari si trovano attualmente ristretti ben 530 detenuti, circa il 300 per cento in più rispetto ai posti disponibili, il che, secondo il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria, fa slittare l'istituto di pena barese al primo posto della classifica delle «prigioni-lager» in Italia;
nel celle del carcere di Bari, dove al massimo dovrebbero essere ospitati 6 detenuti, ve ne sono addirittura 20; alcuni reclusi dormono ad un palmo dal soffitto (quasi a 5 metri dal pavimento) e le loro condizioni sanitarie sono ridotte al minimo, con «rischio concreto di epidemie»;

per risolvere il problema del sovraffollamento del carcere barese, secondo il Sappe, basterebbe far decollare il progetto delle sezioni detentive modulari da allocare entro i muri di cinta delle carceri -:
se corrisponda al vero la su descritta situazione nel carcere di Bari e, nel caso, quali iniziative si intendano adottare per impedire che a persone già private della libertà sia inflitta la pena supplementare del degrado di luoghi e condizioni di detenzione che offendono la dignità umana;
quali iniziative intenda assumere il Governo per intervenire tempestivamente rispetto alle più drammatiche urgenze di sovraffollamento, edilizie e igienico-sanitarie della casa circondariale di Bari;
quali iniziative, più in generale, intenda assumere il Governo in relazione al complessivo fenomeno di sovraffollamento delle carceri italiane; in particolare, quale sia l'orientamento del Governo in merito al progetto volto alla creazione di sezioni detentive modulari da allocare entro i muri di cinta delle carceri;
quali siano gli orientamenti del Governo in relazione all'ipotesi già prospettata di un provvedimento di clemenza (amnistia e/o indulto), che contribuisca a riportare il trattamento penitenziario a quel «senso di umanità» e a quella «rieducazione del condannato», previsti dall'articolo 27, terzo comma, della Costituzione.
(4-12402)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 10 e 13 giugno i rappresentanti di Antigone Marche hanno visitato gli istituti penitenziari di Ascoli Piceno e di Pesaro raccogliendo i dati relativi all'attuale situazione che si vive all'interno delle mura di cinta dei predetti istituti di pena;
nella relazione elaborata da Antigone con riferimento alla situazione che si vive all'interno del carcere di Ascoli Piceno è dato leggere quanto segue: «Il carcere ascolano ha due sezioni. La prima, denominata "Marino", ospita 44 detenuti (di cui 29 definitivi, 5 ricorrenti, 5 appellanti, 5 giudicabili) sottoposti al regime del 41-bis, il cosiddetto "carcere duro", previsto per persone incarcerate per reati di criminalità organizzata, terrorismo ed eversione, che impone misure più rigide per chi vi è sottoposto, come la censura della corrispondenza, la limitazione dei colloqui e di tutte le relazioni familiari (ad esempio le telefonate) o della permanenza all'aperto (l'ora d'aria). La seconda, che è la parte circondariale dell'istituto, ospita 68 detenuti (di cui 12 protetti, tra cui 4 sex offender e 8 tra collaboratori e appartenenti alle forze dell'ordine, 25 definitivi, 5 ricorrenti, 7 appellanti e 31 giudicabili). Tra questi vi sono un detenuto semi-libero e uno in articolo 21, cioè detenuti che possono passare parte della giornata fuori dell'istituto. La semilibertà è una misura alternativa al carcere e permette al condannato di trascorrere parte del giorno fuori dell'istituto per attività lavorative, istruttive o utili al suo reinserimento nella società. Viene concessa dal tribunale di sorveglianza cui spetta il compito di valutare che il condannato definitivo abbia i requisiti soggettivi e oggettivi per ottenerla. L'articolo 21, invece, è una modalità del trattamento penitenziario che prevede, per la persona detenuta, l'uscita dall'istituto di pena per parte della giornata esclusivamente per motivi di lavoro. Per questo, viene disposto dalla direzione dell'istituto di pena su autorizzazione del magistrato di sorveglianza per i definitivi e della competente autorità giudiziaria per gli imputati. I problemi maggiori sono legati al sovraffollamento. La capienza regolamentare della sezione circondariale è di 36 detenuti, ma alla data del 13 giugno 2011 ce n'erano 68. Inoltre 4 celle erano chiuse per ristrutturazione, mentre nella cella 10 vi erano ben nove detenuti in meno di 29 metri quadri (vano bagno incluso) e nella cella numero 3, della superficie di meno di

20 metri quadri (vano bagno incluso), stavano 5 reclusi. A causa del sovraffollamento, poi, viene utilizzata la sala della socialità per alloggiare i detenuti: mettendo i materassi a terra. Al momento della visita, infatti, erano appena stati sfollati 6 detenuti fino al giorno prima alloggiati in questo modo. I posti di lavoro disponibili sono diminuiti sia nel numero che negli orari. Alla data della visita, erano 16 i lavoranti nel giudiziario e 4 nella sezione 41-bis. Ma a parte i tre aiuto cuoco che hanno un contratto di 6 ore al giorno, tutti gli altri hanno avuto tagli drastici negli orari: il barbiere lavora un'ora e mezzo per due volte a settimana; l'addetto alla lavanderia 2 ore al giorno; lo scopino 4 ore. Tutto il personale, sia quello di polizia che quello amministrativo, è sotto organico. In particolare, delle 182 unità di polizia penitenziaria assegnate all'istituto ascolano, al momento 141 sono quelle amministrate, ma solo 131 presenti. A queste forze, vanno aggiunte le 25 unità del GOM (Gruppo operativo mobile). Delle 21 unità previste di personale amministrativo, ce ne erano soltanto 12, più la direttrice. Non è previsto alcun trattamento per i sex offenders (i detenuti per reati sessuali) e il Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) ha ridotto le ore dello psicologo, previsto per sole 130 ore annue. A questo taglio, però, la regione sta cercando di rispondere aggiungendo altre 130 ore con un progetto ad hoc che riguarda tutti gli istituti di pena marchigiani. Al momento, per protestare contro la mancata fornitura di saponi, sia per l'igiene personale che per quella delle celle, i detenuti stanno facendo ogni giorno, a staffetta, uno per cella, lo sciopero della fame. Il problema della mancanza di carta igienica sembra, per ora, risolto. Un elemento preoccupante è che non c'è alcuna separazione tra detenuti e semi-liberi. La sezione dei semi-liberi, infatti, è chiusa da anni e sia i detenuti in articolo 21 che i semi-liberi dormono insieme agli altri detenuti»;
con riferimento al carcere di Pesaro l'associazione Antigone Marche ha rilevato quanto segue: «Il carcere di Pesaro ha una capienza regolamentare totale di 152 persone, mentre quella tollerabile totale è di 252. Alla data di venerdì 10 giugno, però, vi erano 334 detenuti, di cui 27 donne. La quasi totalità delle celle sono di 9 metri quadri e molte ospitano tre detenuti, in particolare nella sezione femminile le celle da 3 sono 6. I bagni, in cui ci sono le docce, sono in ogni cella, in un vano separato. Si dovrebbero risistemare gli impianti, ma c'è sia acqua calda che fredda. A Pesaro non si registrano diminuzioni nella quantità di vitto, ma nelle ore di lavoro e nelle mansioni dei detenuti. Infatti, alcuni compiti sono stati accorpati ad altri, diminuendo perciò l'impiego delle persone recluse. Ad esempio, non c'è più il servizio della distribuzione del cibo perché sono gli stessi lavoranti della cucina a dovere anche portare i pasti agli altri. Per quanto riguarda il personale, dei sei educatori assegnati, ce ne sono in servizio cinque. C'è un solo psicologo che svolge un servizio di 70 ore annue a convezione. Mentre della pianta organica di 169 agenti di polizia, quelli assegnati sono 129, ma 120 sono in servizio. Da lunedì scorso, sono arrivati anche un commissario e un vice. Il personale amministrativo conta, invece, di 5 persone in segreteria e 7 in ragioneria» -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di contrastare il pesante e grave sovraffollamento che si registra all'interno degli istituti di pena di Ascoli Piceno e di Pesaro;
se non intenda attivarsi immediatamente al fine di aumentare l'organico degli educatori, degli psicologi, del personale amministrativo e degli agenti di polizia penitenziaria assegnati presso le strutture penitenziarie indicate in premessa;
per quali motivi si sia registrata una diminuzione delle ore di lavoro e delle mansioni dei detenuti-lavoranti ristretti nel carcere di Pesaro e come intenda porvi rimedio;
cosa si intenda fare affinché ai detenuti sex-offenders del carcere di Ascoli

Piceno venga garantito il trattamento psico-terapeutico previsto dall'ordinamento penitenziario;
se non intenda attivarsi per fornire ai detenuti del carcere di Ascoli Piceno i prodotti per l'igiene sia personale che per le celle;
per quale motivo la sezione dei semi-liberi del carcere di Ascoli Piceno sia chiusa e se non intenda attivarsi per la sua immediata riapertura in modo da evitare che detenuti e semi-liberi dormano insieme;
se non ritenga opportuno provvedere a risistemare gli impianti dei bagni presenti nelle celle del carcere di Pesaro.
(4-12407)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

GRIMALDI, FALLICA, TERRANOVA, IAPICCA, STAGNO d'ALCONTRES e PUGLIESE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tempo sono ormai evidenti i malfunzionamenti e i disagi che i passeggeri delle tratte ferroviarie del Sud Italia sono costretti a subire; ed è ancor più lampante, quanto divario ci sia tra l'efficienza dei servizi ferroviari del Nord e i disservizi continui del Sud. Ricorrenti ritardi; guasti dovuti all'incuria tecnica riservata alle linee ed ai convogli; impiego di materiale rotabile di chiara ed evidente vetustà (dismesso ormai da tempo al Nord Italia e riutilizzato invece per le tratte meridionali); scarsa pulizia delle carrozze e dei servizi igienici; sospensione di linee per mancanza di fondi; a questo vanno incontro ogni giorno i viaggiatori del Sud della nostra penisola. Un chiaro trattamento non degno di un paese sviluppato, rispetto alle più confortevoli e curate tratte settentrionali, Roma-Bologna, Roma-Milano, e altre;
questa situazione crea, altresì, sempre maggiori perdite a un territorio molto vasto, che stenta a far decollare il proprio sistema produttivo e che viene penalizzato anche nel settore che più fa da traino alla sua economia: il turismo; infatti, a subire i disservizi di una rete ferroviaria obsoleta, maltenuta e disorganizzata, non sono solo i cittadini residenti e i lavoratori pendolari, ma anche i turisti;
la mancata riqualificazione del servizio produce ogni giorno una «battaglia» civile per dimostrare che i passeggeri del Sud sono uguali a quelli del Nord e devono essere rispettati allo stesso modo -:
se il Governo non ritenga necessario un decisivo intervento presso le Ferrovie dello Stato e le altre società riconducibili al gruppo che gestiscono le tratte locali, al fine di iniziare una vera e produttiva concertazione con le varie regioni coinvolte, per la programmazione di interventi di riqualificazione e rilancio dei servizi ferroviari del Meridione.
(3-01705)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tutte le imprese che effettuano autotrasporto di merci per conto di terzi sono obbligate all'iscrizione all'albo e ciascuna di esse versa annualmente una quota di iscrizione, con la quale il comitato centrale provvede al finanziamento delle proprie iniziative, ivi comprese quelle formative;
il comitato centrale, nel corso di questi anni, ha deliberato e svolto numerosi progetti di formazione, rivolti, tanto alle imprese regolarmente iscritte all'albo che al personale addetto ai controlli su

strada dei mezzi pesanti, investendo nelle diverse iniziative oltre 6,5 milioni di euro;
lo stesso comitato, per ogni ciclo di formazione che negli anni - almeno a partire dal 2005 - decise di finanziare e realizzare, preliminarmente stabilì i requisiti necessari per l'individuazione degli enti cui poter affidare la realizzazione dei corsi di formazione;
in particolare, i criteri di selezione degli enti furono sostanzialmente così definiti:
a) enti/istituti che risultino di diretta emanazione di associazioni di categoria presenti nel comitato centrale;
b) enti, diversi dai precedenti, che avessero già realizzato almeno 5 corsi di formazione per conto del comitato centrale e per i quali non ci siano stati rilievi;
c) enti che risultassero accreditati presso il Ministero dei trasporti e avessero regolarmente svolto almeno n. 10 corsi per l'accesso alla professione di autotrasportatore complessivamente in n. 3 regioni diverse;
con una recente delibera del comitato centrale, recepita nell'Avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, - V Serie speciale - n. 29 del 9 marzo 2011, si è andati a costituire per l'anno 2011 un nuovo elenco di organismi autorizzati a svolgere i corsi di formazione, riducendo i criteri selettivi ad un unico requisito: potranno essere inseriti nell'elenco solo gli enti di emanazione delle associazioni dei trasportatori presenti nel comitato, ossia delle sole, stesse associazioni i cui rappresentanti siedono nel comitato centrale che ha votato la predetta delibera;
avendo il comitato centrale eliminato ogni altro parametro o prerequisito di sostanziale qualificazione professionale dall'elenco degli enti accreditati nel 2011 sono scomparsi tutti altri gli enti «indipendenti», che pure rappresentavano numericamente un terzo degli organismi precedentemente accreditati e che avevano dato dimostrazione concreta di affidabilità e professionalità tanto da aver realizzato, con piena soddisfazione dell'amministrazione, circa l'80 per cento delle attività formative sin qui svolte dal Comitato a far data dal 2005;
la situazione che si è prodotta non pare informata ai principi di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione, come sanciti dall'articolo 97, primo comma, della Costituzione. In particolare, il principio del buon andamento pare violato perché per l'attuale accreditamento degli enti non risulta previsto alcun requisito connesso alla pregressa attività formativa, né vi è stata alcuna valutazione in merito alla qualità del servizio che gli altri enti oggi esclusi avevano svolto con merito nel precedente quinquennio. Il precetto di imparzialità, inteso sia come divieto di qualsiasi forma di favoritismo nei confronti di alcuni soggetti, sia come ugual diritto di tutti i cittadini ad accedere ai servizi erogati dalla pubblica amministrazione, pare violato in quanto con la citata delibera vengono utilizzati fondi pubblici, provenienti dalle quote annuali versate da tutte le imprese iscritte all'Albo, per affidare servizi formativi solo ad alcune ben individuabili strutture; alla radice della mutata selezione degli enti accreditabili pare sussistere un evidente conflitto di interessi stante la immedesimazione organica dei beneficiari che potranno aspirare all'organizzazione dei corsi di formazione e di coloro che hanno deciso di favorirli. Infatti il comitato centrale si esprime dapprima per la pubblicazione del bando e, successivamente, valuta i requisiti per l'accreditamento, ma la sua composizione interna è caratterizzata da un numero significativo di rappresentanti di quelle stesse associazioni candidate - per il tramite degli Enti di loro diretta emanazione - a gestire l'attività formativa 2011 del comitato centrale. Non è ultroneo paventare che la situazione che si è ingenerata comporterà onerosi contenziosi giurisdizionali delle imprese escluse ma che ha già prodotto una caduta di credibilità della pubblica amministrazione atteso che la

stampa di settore - ad esempio Corriere dei Trasporti, n. 16 del 18 aprile 2011 - sia pure con toni sarcastici ha censurato il provvedimento del comitato centrale come un esempio di «formazione amorosa», spiegando che «nel provvedimento invero di "amoroso" sembra esserci solo l'intima dipendenza che i fondi per la formazione e la loro gestione hanno da oggi con le associazioni di rappresentanza presenti nel Comitato. Dal punto di vista giuridico forse nulla osta, ma sotto un profilo d'opportunità e quindi politico, il provvedimento dà adito a non poche obiezioni» -:
quali eventuali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato con riferimento alla situazione determinatasi con l'avviso di accreditamento degli istituti di formazione emanato lo scorso 9 marzo 2011 dal comitato centrale per l'albo nazionale delle persone fisiche e giuridiche che esercitano l'autotrasporto di cose per conto di terzi.
(5-04935)

Interrogazione a risposta scritta:

STRIZZOLO, ROSATO e MARAN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la crisi della cantieristica a livello mondiale sta avendo pesanti ripercussioni anche in Italia con preoccupanti segnali di difficoltà che sono emersi in Fincantieri;
il settore delle costruzioni navali è storicamente presente in diversi cantieri dislocati in importanti realtà del territorio nazionale, quali, tra gli altri, Trieste, Genova, Monfalcone, Venezia, Palermo;
i ripetuti annunci da parte degli amministratori di Fincantieri della necessità di un ridimensionamento degli organici ha trovato la preoccupazione delle rappresentanze sindacali, delle istituzioni pubbliche delle realtà maggiormente interessate e anche di settori rilevanti delle attività economiche e di servizi collegati alla cantieristica -:
quali siano le concrete iniziative che si intendano promuovere per far fronte alla crisi della cantieristica italiana, anche con riferimento alle strategie che devono essere definite in sede europea.
(4-12403)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

LUSETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 16 giugno 2011 il Consiglio dei ministri ha deliberato, su proposta del Ministro dell'interno, Roberto Maroni, la nomina del prefetto Giuseppe Caruso a direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata in sostituzione del prefetto Mario Morcone, al quale è stato conferito l'incarico di riorganizzare l'esercizio delle funzioni di rete delle prefetture;
secondo notizie di agenzie tale sostituzione non è stata preceduta da nessuna comunicazione ufficiale all'interessato, che ha dovuto apprenderla da fonti di stampa;
tale nomina non è stata corredata da alcuna giustificazione da parte del Ministero dell'interno e appare insolita soprattutto alla luce dei risultati raggiunti dall'Agenzia sotto la direzione del prefetto Morcone;
dalla sua nomina nel 2010 il prefetto Morcone ha sempre svolto il suo lavoro con coraggio, dedizione e grande professionalità, tanto che in poco più di un anno di attività dell'Agenzia ha confiscato alla mafia più di 11.000 beni;
i successi nella lotta contro le mafie vantati dal Governo sono dovuti anche all'impegno costante e tenace del prefetto Morcone;
il prefetto Morcone accettando la candidatura a sindaco per le elezioni comunali

di Napoli del 15 e 16 maggio scorsi ha esercitato il suo diritto all'aspettativa affinché il suo nuovo ruolo politico non interferisse con l'attività prefettizia -:
se il Ministro intenda comunicare le motivazioni che sottintendono alla nomina di cui in premessa e chiarire le modalità con cui è stata attuata tale decisione.
(3-01704)

Interrogazione a risposta scritta:

PISACANE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione n. 4-11865 del 5 maggio 2011, l'interrogante sollecitava il Ministero dell'interno ad assumere ogni iniziativa di competenza per garantire alla cittadinanza di San Giuseppe Vesuviano, la gestione ordinaria dell'ente oltre la data di scadenza di quella straordinaria prevista per il 3 giugno 2011, nonché l'esercizio del voto democratico, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, in una prossima tornata elettorale, da tenersi tra il 15 ottobre ed il 15 dicembre 2011, fatta salva ogni eventuale decisione del Consiglio di Stato sul ricorso per revocazione della sentenza n. 227 del 2011, il cui giudizio di merito è ancora pendente;
con delibera del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2009, venivano sciolti gli organi amministrativi del comune di San Giuseppe Vesuviano;
fin dalla data del 4 dicembre 2009, si insediava la commissione straordinaria presso il comune, in attesa dell'adozione del decreto del Presidente della Repubblica, emanato il successivo 9 dicembre 2009;
con sentenza del TAR Campania n. 13720 del 2010, il cui dispositivo veniva pubblicato in data 18 maggio 2010, veniva annullato il provvedimento di scioglimento dell'ente e venivano, di conseguenza, ripristinati gli organi amministrativi;
con sentenza del Consiglio di Stato n. 227 del 2011, pubblicata il 17 gennaio 2011, veniva riformata la sentenza del TAR e, per gli effetti, ripristinata la Commissione straordinaria;
avverso tale sentenza del Consiglio di Stato, è stata proposta da parte degli amministratori del comune di San Giuseppe, impugnazione per revocazione, tutt'ora in attesa dell'esito del giudizio di merito;
il termine di durata della commissione Straordinaria, fissato come per legge, con il decreto del Presidente della Repubblica in mesi 18, per la sostituzione degli organi di gestione ordinaria del comune è venuto in scadenza lo scorso 3 giugno 2011;
la permanenza della gestione straordinaria presso il comune, oltre il predetto termine, non è consentita in difetto del prescritto provvedimento di proroga, adottato nei termini e nei modi di cui all'articolo 143 comma 4 e 10 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali;
per il comune di San Giuseppe Vesuviano, non risultano assunti, per il periodo successivo al predetto termine e secondo «le procedure e le modalità stabilite nel comma 4» dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, nonché pubblicati nelle forme di legge, atti di proroga della medesima gestione straordinaria;
a mente del comma 10 dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, il decreto di scioglimento «conserva i suoi effetti per un periodo da dodici a diciotto mesi, prorogabili fino ad un massimo di 24 mesi in casi eccezionali» e «l'eventuale provvedimento di proroga della durata dello scioglimento è adottato non oltre il cinquantesimo giorno antecedente alla data di scadenza della durata dello scioglimento stesso, osservando le procedure e le modalità stabilite nel comma 4» (comma 10 ultima parte);

il predetto termine di 50 giorni, antecedente alla data di scadenza del 3 giugno 2011, è spirato in assenza della adozione del provvedimento di proroga della durata dello scioglimento;
il potere di formulare motivata richiesta di proroga, da parte del Ministero dell'interno, in presenza di specifiche situazioni eccezionali, per differire, oltre il termine stabilito con il decreto, la durata dell'organo di gestione straordinaria, ai sensi dell'articolo 143, commi 4 e 10, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, si è definitivamente consumato alla data ultima del 13 aprile 2011, in assenza del relativo atto di avvio procedimentale;
risulta che la commissione straordinaria, tramite la prefettura di Napoli, sia in possesso di un «parere», ad hoc rilasciato, ai fini della permanenza al comune di San Giuseppe Vesuviano oltre la data di scadenza naturale del 3 giugno 2011, in data 16 febbraio 2011, dal capo dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno;
il suddetto «parere» non è altro che una risposta del precitato funzionario ad una richiesta della prefettura di Napoli del 25 gennaio 2011, con la quale si comunicava che il «completamento», della gestione straordinaria dell'ente avrebbe previsto, salvo diverso avviso del Ministero dell'interno, un periodo «residuale» di 12 mesi e 19 giorni; con tale «computo», in maniera del tutto singolare, sotto il profilo di legge, la prefettura di Napoli pretende di «recuperare», interamente, il periodo di gestione dell'amministrazione comunale (circa 8 mesi!), svolto in forza della sentenza del T.A.R. Campania del 18 maggio 2010;
il capo dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero d'interno, tra l'altro già a capo dell'ufficio territoriale di governo di Napoli, all'epoca dello scioglimento del consiglio comunale di San Giuseppe Vesuviano, nella precitata risposta alla nota della Prefettura di Napoli si limitava a riferire... «si ritiene di poter condividere l'avviso della S.V.» (leggi il Prefetto di Napoli);
lo svolgimento di funzioni amministrative sostitutorie in prosecuzione della gestione straordinaria da parte di organi cessati ope legis dalla carica e, per scadenza del mandato ricevuto, si appalesa violativo di legge e segnatamente della norma di cui al citato articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali;
ai sensi del comma 10 del più volte citato articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, «Nel caso in cui la scadenza della durata dello scioglimento cada nel secondo semestre dell'anno, le elezioni si svolgono in un turno straordinario da tenersi in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre»;
la prosecuzione delle attività di gestione da parte della commissione straordinaria oltre il termine di scadenza determina, per conseguenza diretta, anche un gravissimo vulnus nel sistema degli istituti di democrazia diretta, di elettorato attivo e passivo dei cittadini paralizzando, ben oltre il termine di legge, la possibilità di esercizio del voto democratico da svolgersi, come sopra specificato, nella prossima tornata elettorale autunnale ai sensi dell'articolo 143 comma 10;
la prosecuzione delle funzioni di gestione della commissione straordinaria presso il comune di San Giuseppe Vesuviano, in assenza del necessario atto di proroga della gestione commissariale, è vieppiù grave perché trattasi di potere straordinario che la legge riserva agli organi sostitutivi della Pubblica Amministrazione ovvero con attribuzione eccezionale del potere di disporre della titolarità e dell'esercizio di pubbliche funzioni di altri organi e, dunque, necessariamente, da contenersi entro una durata prestabilita;
in data 6 giugno 2011, è stata notificata, nelle forme di legge, alla commissione straordinaria del comune di San

Giuseppe Vesuviano, al prefetto di Napoli ed al Ministero dell'interno, atto stragiudiziale di invito e diffida, da parte di un folto gruppo di cittadini elettori di San Giuseppe Vesuviano, al fine di vedere adottati tutti i provvedimenti necessari alla cessazione, senza indugio, della gestione straordinaria presso l'ente, nonché all'assunzione di provvedimenti funzionali per la predisposizione del turno elettorale straordinario, da tenersi, ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in una data compresa tra il 15 ottobre ed il 15 dicembre 2011 -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in relazione ai fatti enunziati in premessa e quali iniziative intenda assumere, con urgenza, per porre fine alla gestione straordinaria del comune di San Giuseppe Vesuviano, scaduta il 3 giugno 2011 ed attualmente ancora in atto, in assenza di proroga di cui all'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, garantendo, immediatamente, la nomina di un commissario per la gestione ordinaria dell'ente, nelle more dell'esercizio del voto democratico della popolazione sangiuseppese, in apposito turno elettorale straordinario, da tenersi, in una data tra il 15 ottobre 2011 ed il 15 dicembre 2011.
(4-12406)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LUSETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i 593.372 che quest'anno hanno affrontata l'esame di Stato di terza media hanno dovuto sostenere più prove scritte degli scorsi anni (italiano, matematica ed elementi di scienze e tecnologia, lingue straniere, la prova nazionale INVALSI), alle quali va aggiunta la prova orale e molto spesso la tesina;
nel tempo la prova è diventata sempre più complessa, in misura spropositata rispetto agli esami di maturità, che invece sono rimasti invariati;
quest'anno l'istituto INVALSI ha deciso di allungare di 30 minuti il tempo a disposizione per lo svolgimento del test passando dai 60 minuti dello scorso anno a 75 minuti per ciascuna prova;
il 26 maggio 2011, a pochi giorni dalla data di inizio degli esami, il Ministero ha emesso la circolare ministeriale n. 46 in cui «si ravvisa l'opportunità che il collegio docenti preveda anche autonoma valutazione per la seconda lingua straniera all'interno dell'esame di Stato», lasciando ai singoli istituti la scelta di aggiungere una prova;
l'articolo a firma Lorenzo Salvia sul Corriere della sera del 17 giugno 2011 riporta l'opinione del presidente dell'Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, secondo cui «il carico di questo esame è ormai diventato eccessivo e andrebbe sicuramente alleggerito»;
nel citato articolo il presidente dell'Associazione italiana genitori, Davide Guarneri, si chiede «se una struttura del genere non sia spropositata rispetto all'età dei ragazzi, che in quel momento vivono uno dei passaggi più delicati dell'adolescenza»;
il punteggio finale è determinato dalla media tra il voto di ammissione, il punteggio conseguito in ciascuna prova scritta, compreso il test INVALSI, e quello raggiunto nella prova orale;
i sindacati COBAS hanno invitato a boicottare la prova INVALSI, mentre CGIL, CISL e UIL hanno espresso forti perplessità sulla prova stessa, criticando la mancanza di un fine chiaro dell'iniziativa e la dubbia utilità di alcune domande contenute nei test;
in una nota Cisl scuola chiedeva «un adeguato sostegno volto a promuovere una diffusa cultura della valutazione nella scuola, a partire dall'indispensabile riconoscimento

del ruolo assegnato all'INVALSI, assicurando il necessario supporto formativo alle istituzioni scolastiche e puntando ad una piena valorizzazione del personale cui è affidata la gestione delle procedure» e auspicava «azioni di più consapevole coinvolgimento delle scuole, assicurando oltre al supporto formativo anche un'integrazione di risorse per riconoscere gli eventuali carichi di lavoro aggiuntivo, per i docenti e per il personale degli uffici di segreteria»;
l'elevato numero delle promozioni, il 99,5 per cento nel 2010, indica che l'esame di terza media è più un passaggio formale che selettivo;
l'elevato numero di prove non aumenta il grado di valutazione dei ragazzi, il cui lavoro è valutato dagli insegnanti nei tre anni di corso;
non bisogna ridurre il rigore nella valutazione della preparazione, ma al tempo stesso non è opportuno caricare troppo i ragazzi di inutili preoccupazioni -:
se il Ministro intenda riordinare la struttura complessiva delle prove, affinché i ragazzi non siano oberati dal carico psicologico delle prove di terza media;
se non ritenga esserci una sperequazione tra l'attuale esame di terza media e l'esame di maturità vigente;
se intenda adottare iniziative per semplificare e unificare le prove in tutti gli istituti di scuola media inferiore;
quali misure intenda adottare per migliorare la valutazione INVALSI e se intenda coinvolgere insegnanti e organizzazioni sindacali.
(5-04932)

CAVALLOTTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituzione scolastica «King» di Grugliasco avrebbe organizzato una festa all'interno della scuola, invitando esclusivamente esponenti politici locali del centrosinistra;
consta all'interrogazione che in quest'occasione i predetti esponenti politici avrebbero espresso critiche molto severe nei confronti del Governo nazionale e regionale;
ad avviso dell'interrogante la predetta istituzione scolastica ha dimostrato di esercitare all'interno di uno «spazio pubblico di formazione», qual è la scuola, una sorta di «occupazione» di ogni settore della creatività e addirittura dell'intrattenimento, imponendo un preoccupante relativismo etico di sinistra;
la monocultura orientata a sinistra in Italia è secondo l'interrogante un dato ormai accertato e consolidato se si guarda ai maggiori quotidiani, alle trasmissioni televisive della TV pubblica e privata, o se si leggono i libri di storia;
anche il ruolo dei sindacati (soprattutto della CGIL) impedisce ancora un certo fermento culturale nelle scuole che non sia politicamente orientato a favore loro e dei partiti che li sostengono;
il pensiero dei bambini è meta-cognitivo, epistemologico, critico, perché consapevole del proprio funzionamento;
anche se i bambini usano le stesse parole di noi adulti, non si può dare per scontato che esprimano attraverso queste gli stessi significati. C'è un lungo percorso da fare per costruire un linguaggio condiviso o anche solo per integrarsi nel linguaggio degli adulti e si farebbe bene a non dimenticare la polisemicità del nostro linguaggio, a volte «al di fuori delle regole» e che comunque rende indispensabile la capacità di contestualizzare;
anche se i programmi didattici e l'orientamento ideologico non sono isolabili dal contesto politico e sociale, aprire conflitti cognitivi ed emotivi nei bambini, inducendoli ad identificare «il bene e il giusto» con l'ideologia di sinistra e «il male e lo sbagliato» con il Governo nazionale

e territoriale di centrodestra, significa «perturbare in maniera volgare il sistema educativo-formativo» attraverso una evidente manipolazione del pensiero;
il «codice di comportamento» dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni invita al rispetto dell'imparzialità e dell'indipendenza. Anche se la manifestazione del pensiero è libera, non appare corretto che i «dirigenti delle istituzioni scolastiche in parola» esercitino il ruolo di pubblico dipendente per esercitare suggestioni negative nei confronti di rappresentanti politici e istituzionali di centrodestra -:
alla luce di quanto espresso in premessa, se non ritenga opportuno attivarsi presso la gerarchia scolastica competente per verificare la veridicità dei fatti sopra menzionati e, nel caso, quali iniziative intenda intraprendere, anche al fine di indurre i dirigenti scolastici dell'istituzione sopra menzionate, al rispetto dell'articolo 98 della Costituzione, che recita: «I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione».
(5-04936)

Interrogazione a risposta scritta:

PILI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli studenti, le rappresentanze territoriali, e i rappresentanti del gruppo di iniziativa Parlamentares del Sulcis Iglesiente hanno sottoposto al sottoscritto interrogante il caso del corso alberghiero dell'IPSIA di Iglesias che nei giorni scorsi ha ricevuto la comunicazione di chiusura dei corsi serali;
tale gravosa situazione si riscontra anche in altri istituti tecnici e professionali della Sardegna ma anche del resto d'Italia;
in seguito alla chiusura dei corsi si registrano forti preoccupazioni di alunni, docenti, tecnici e personale ATA dei corsi serali;
il corso serale dell'IPSIA «Ferraris» di Iglesias è stato istituito più volte, come indirizzo industriale a partire da una trentina di anni fa, in maniera continuativa da una decina d'anni con l'indirizzo alberghiero, unico rimasto;
nell'anno scolastico 2010-2011 gli studenti iscritti sono stati 90, alcuni dei quali, nell'arco dell'anno hanno dovuto rinunciare per motivi di lavoro;
per l'anno scolastico 2011-2012, per la determinazione dell'organico di diritto, risultavano 75 iscrizioni, alle quali se ne sono aggiunte almeno una decina successivamente;
a fine maggio 2011, con l'organico di diritto, sono state assegnate 3 classi: la prima, la seconda e la terza ma si stava cercando di formare anche la quarta, per la quale risultavano iscritti una quindicina di alunni;
il 15 giugno 2011 è stata comunicata la soppressione di tutte le classi dei corsi serali, con esclusione delle classi terminali, terze (anno di qualifica) e quinte;
in seguito a questo provvedimento si hanno:
5 docenti soprannumerari, invitati a produrre domanda di trasferimento entro 5 giorni
2 classi soppresse (la prima e la seconda) e la quarta che avrebbero autorizzato con l'organico di fatto se le iscrizioni fossero state almeno 20, cifra che era stata ormai raggiunta;
il corso serale alberghiero dell'IPSIA Ferraris di Iglesias risulta essere l'unico rimasto in tutto il territorio del Sulcis-Iglesiente. Negli altri Istituti di Iglesias e Carbonia che avevano tali corsi c'erano nel corrente anno scolastico solo classi quinte;
risulta essere di notevole importanza tale corso in un territorio così martoriato dalla disoccupazione, dal disagio giovanile, dove il tasso di abbandono scolastico è elevatissimo, e della importante funzione sociale che esso svolge;

i corsi serali, in particolare l'indirizzo alberghiero, rappresentano una grande opportunità per quanti, per motivi più svariati, non hanno avuto la possibilità di conseguire un titolo di studio da giovani, e per quanti intendano riqualificarsi;
molti allievi hanno avuto la possibilità di trovare lavoro già alla fine del primo anno, almeno per la stagione estiva, grazie agli accordi tra la scuola e gli operatori del settore,
gli alunni del corso serale alberghiero hanno un'età compresa tra i 19 e i 73 anni e, con motivazioni diverse, frequentano con impegno e notevoli sacrifici, raggiungendo risultati spesso superiori ai ragazzi che frequentano la mattina. Un esempio dei risultati eccellenti conseguiti è quello relativo a due studenti della seconda classe che alla manifestazione/competizione «3o Trofeo Hospitando Sardegna "Cocktail & Flambage" 2011», dove erano rappresentate tutte le scuole alberghiere della Sardegna, si sono aggiudicati il primo e il terzo posto rispettivamente nelle sezioni cocktail e flambage;
tra gli alunni, oltre a giovani disoccupati 20-25 enni, sono presenti disoccupati e/o inoccupati di tutte le età, diplomati che con il titolo di studio in possesso non hanno avuto nessuna opportunità, lavoratori che intendono riqualificarsi e magari realizzare il sogno di avere una propria attività, attività che peraltro alcuni allievi già possiedono ma intendono sviluppare con una maggiore professionalità -:
se non ritenga di dover valutare il caso dell'Istituto IPSIA di Iglesias proprio alla luce della gravissima situazione economica e sociale in cui versa il territorio e dell'esigenza di perseguire un'azione di riqualificazione economica e professionale dell'intera area;
se non ritenga di dover intervenire al fine di salvaguardare i corsi serali che avevano già in essere classi formate secondo i parametri di legge;
se non ritenga di non dover far completare il ciclo di studi già avviato con grande sacrificio da quegli studenti giunti alle classi superiori dopo anni di frequenza;
se non ritenga, di concerto con la provincia Carbonia-Iglesias e la regione autonoma della Sardegna, di addivenire a un comune azione al fine di salvaguardare i corsi serali dell'Istituito IPSIA di Iglesias, che rappresentano l'unica offerta formativa serale presente nell'intero territorio.
(4-12409)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, DAMIANO, GNECCHI, MARROCU, FADDA e CALVISI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 243 del 2004, la cosiddetta riforma Maroni, all'articolo 1, comma 8, ha previsto norme di salvaguardia del diritto alla pensione per i lavoratori dipendenti e autonomi in possesso dell'autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi alla data del 1o marzo 2004, prevedendo il mantenimento dei requisiti e delle decorrenze previste dalle disposizioni previgenti (legge n. 449 del 1997 - 57 anni di età e 35 di contribuzione o in alternativa 39 anni di anzianità) anche dopo il 2007 a favore di tali categorie di lavoratori;
la legge n. 247 del 2007 ha introdotto modifiche all'articolo 1 della suddetta legge stabilendo che la disciplina vigente fino al 31 dicembre 2007 in materia di pensionamenti, continui ad applicarsi anche dopo la predetta data ai lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria anteriormente al 20 luglio 2007;
la legge regionale della Sardegna 11 maggio 2006, n. 4 «Disposizioni varie in materia di entrate, riqualificazione della

spesa, politiche sociali e di sviluppo.» (Bollettino ufficiale della regione Sardegna n. 15 del 13 maggio 2006), recita all'articolo 19 «Incentivi alla cancellazione dall'albo ed alla ricollocazione del personale di cui alla legge regionale n. 42 del 1989» comma 3: «Al personale che non abbia maturato alla data del 31 dicembre 2006 i requisiti di legge per la pensione e che chieda comunque la cancellazione dall'albo e contestualmente la risoluzione del rapporto di lavoro entro il 30 giugno 2006, è corrisposta, a titolo di incentivazione, una indennità pari a cinque mensilità della retribuzione in godimento, escluso il salario accessorio, per ogni anno mancante al raggiungimento dei requisiti di legge per la pensione e comunque fino a un massimo di cinque anni. Allo stesso personale, per il periodo compreso tra la data di maturazione dei requisiti per la pensione e quella del compimento dei sessantacinque anni di età per gli uomini e sessant'anni di età per le donne, è inoltre corrisposta, con medesimi parametri di riferimento, l'indennità stabilita dal comma 2.» Al comma 4 «Sono a carico dell'amministrazione regionale, limitatamente ai lavoratori di cui al comma 3, gli oneri contributivi corrispondenti ai versamenti INPS necessari per il raggiungimento dei requisiti di legge per la pensione, per un periodo massimo di cinque anni.»;
l'ultima parte della circolare INPS n. 126 del 24 settembre 2010, all'articolo 1, comma 1.2, recita testualmente: «Si ritiene opportuno precisare che, limitatamente al sistema delle decorrenze, non è operante la salvaguardia prevista dall'articolo 1, comma 8 della legge n. 243 del 2004 e dall'articolo 1, comma 2, lettera c, della legge n. 247 del 2007 in favore dei lavoratori che, antecedentemente alla data del 1o marzo 2004 (termine esteso al 20 luglio 2007), siano stati autorizzati alla prosecuzione volontaria. Detti lavoratori potranno beneficiare del previgente sistema delle decorrenze solo qualora la contribuzione accreditata consente loro di raggiungere entro il 2010 i requisiti anagrafici e contributivi previsti per il pensionamento di anzianità»;
i lavoratori che hanno concordato la risoluzione del rapporto di lavoro con l'esodo e che maturano i requisiti per il diritto alla pensione a partire dal 1o gennaio 2011 risultano penalizzati sul piano morale ed economico, dal momento che vedono allontanarsi di un anno l'erogazione della pensione, a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui all'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 che introducono le cosiddette «finestre scorrevoli»;
i lavoratori che hanno aderito all'esodo incentivato previsto dall'articolo 19, commi 3 e 4 della citata legge regionale n. 4 dell'11 maggio 2006, essendo oramai giunti o prossimi al raggiungimento del requisito anagrafico e contributivo, si trovano nella paradossale e grave situazione di non percepire alcuna forma di reddito, situazione che determina un vero dramma sociale per le famiglie monoreddito -:
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative normative affinché vengano apportati i dovuti correttivi alle disposizioni del citato decreto-legge n. 78 del 2010;
se non ritenga di dover promuovere la stipula di un accordo con la regione Sardegna finalizzato ad assicurare il prolungamento del sostegno al reddito in deroga per i lavoratori in questione, fino al raggiungimento della pensione.
(5-04934)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
dai dati di uno studio realizzato da undici ricercatori presentata a un recente

convegno di neonatologia che si è tenuto a Brindisi, emerge che in quella sola città si sono registrate, tra il 2001 e il 2008 176 anomalie congenite nei neonati di diversa gravità su 7.644 neonati, approssimativamente il 18 per cento in più rispetto al dato riportato dal registro europeo;
lo studio è il prodotto di una collaborazione interistituzionale che vede in primo piano l'istituto di fisiologia clinica del Cnr di Lecce e di Pisa, che da anni lavora su aspetti sanitari di notevole rilevanza pubblica; l'unità operativa di neonatologia dell'ospedale Perrino di cui è responsabile Giuseppe Latini; la Asl di Brindisi e l'università di Pisa. Ne sono autori: Emilio Gianicolo, Antonella Bruni, Enrico Rosati, Saverio Sabina, Roberto Guarino, Anna Pierini, Gabriella Padolecchia, Carlo Leo, Maria Angela Vigotti, Maria Grazia Andreassi e Giuseppe Latini, che ha dato l'input allo studio sulla base dei dati osservati nel suo reparto;
l'eccesso è maggiore, e sfiora quasi il 68 per cento, se si analizzano le malformazioni congenite di tipo cardiovascolare;
dicono i ricercatori, «si è registrata una più alta presenza di anomalie congenite a Brindisi - si legge nelle conclusioni dello studio - specialmente per le cardiopatie congenite, dopo averla confrontata con la media europea»;
si tratta di un'indicazione inquietante che imporrebbe, come è stato peraltro suggerito, l'istituzione in Puglia, di un registro delle malformazioni congenite, cosi, come esiste per esempio, per la mortalità o per i ricoveri per malattie neoplastiche;
gli studiosi suggeriscono anche che non si abbandonino le ricerche e si prosegua con studi di tipo eziologico e comunque appare essenziale che si studi l'origine del fenomeno che potrebbe essere in relazione con l'inquinamento prodotto dal polo industriale;
le anomalie congenite rappresentano una questione cruciale per la sanità pubblica;
il lavoro degli undici ricercatori ha un obiettivo ben preciso: stimarne la diffusione a Brindisi, città con alto tasso di inquinamento e per questo sono stati tenuti sotto osservazione i neonati da zero a 28 giorni di età, nati tra il 2001 e il 2009, da madri residenti in Brindisi, ovunque abbiano partorito, dimessi con una diagnosi di anomalia congenita;
i casi sono stati classificati in vaste categorie e validati con un database di terapia intensiva neonatale, e in particolare sono state quindi comparate la prevalenza delle anomalie congenite registrate a Brindisi con quelle riportate dalla rete di sorveglianza europea sulle anomalie congenite (Eurocat);
l'esito dell'indagine risulta essere di notevole rilievo perché, per la prima volta, nel capoluogo si ha la misura di un indicatore sanitario, le malformazioni congenite, diverso dalla mortalità o dai ricoveri per malattie neoplastiche o di altro tipo. I dati sono stati verificati incrociandoli con altri disponibili presso l'Utin (unità di terapia intensiva neonatale) di Brindisi dal 1986 -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
in particolare se confermi o smentisca il contenuto e l'esito dell'indagine degli undici ricercatori in ordine all'inusuale numero di gravi anomalie tra i neonati di Brindisi;
quali urgenti iniziative di competenza si intendono promuovere, e adottare in relazionarla vicenda sopra evidenziata.
(4-12400)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 1o giugno 2011 è apparsa la notizia su un quotidiano torinese che la regione Piemonte non avrebbe più a disposizione i 43,5 milioni di euro accantonati per costruire

il nuovo ospedale Amedeo di Savoia di Torino, centro regionale di riferimento per le malattie infettive;
tale nuova struttura ospedaliera faceva parte del programma degli interventi presentato dalla regione stessa ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 135 del 5 Giugno 1990 «Piano degli interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all'AIDS»;
la regione inoltre non avrebbe a disposizione nemmeno la quota di 6 milioni di euro a suo carico come co-finanziamento;
sono quindi passati 21 anni dall'approvazione della legge n. 135 senza che a Torino, che aveva la situazione più degradata dal punto di vista dell'assistenza ospedaliera per le persone con malattie infettive (AIDS compreso) dell'intera regione, sia mai cominciata, pur essendo stata molte volte annunciata, la costruzione del nuovo ospedale;
da tempo il Comitato spontaneo «Che fine ha fatto il nuovo Ospedale Amedeo di Savoia» (di cui fanno parte Anlaids Piemonte, Arci Gay Torino, Arcobaleno Aids, Associazione Radicale Certi Diritti, Coordinamento Torino Pride GLBT, CTS Torino, Circolo GLBT Maurice, Gruppo Abele, Gruppo Lambda, Lila Piemonte, Sermig, Ufficio Pastorale Migranti) denuncia il totale silenzio su questa nuova struttura ospedaliera e sull'utilizzo di questi fondi, attraverso manifestazioni, comunicati stampa, richieste di incontri, lettere aperte, alle quali l'amministrazione regionale, a quanto consta agli interroganti, non ha mai dato risposta;
risulta che la costruzione del nuovo ospedale Amedeo di Savoia sia stata confermata in tutta la documentazione regionale di programmazione di edilizia sanitaria, almeno fino al 2010 -:
se i fondi di conto capitale ex legge n. 135 del 1990 siano tuttora vincolati alla realizzazione delle opere «in materia di costruzioni e ristrutturazioni» di cui all'articolo 2 della stessa legge;
quale sia la cronistoria dell'approvazione da parte del CIPE del programma degli interventi ex articolo 2 della legge n. 135 del 1990 per la regione Piemonte e quali siano le ragioni del blocco della costruzione del nuovo ospedale:
se risulti fondata la notizia fornita dalla stampa quotidiana in merito a un diverso utilizzo delle risorse di conto capitale da parte della regione Piemonte e sulla base di quali motivazioni e autorizzazioni allo svincolo delle risorse stesse la regione abbia potuto procedere.
(4-12404)

DI PIETRO, PALADINI e ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'esplosione della centrale nucleare di Fukushima dell'11 marzo 2011 è stato il peggior incidente nucleare dai tempi di Chernobyl. Ancora oggi, a distanza di tre mesi, non si conoscono la vera entità del danno causato dall'esplosione, la vastità dell'area contaminata e gli effetti che questa determinerà sulla popolazione. Purtroppo, le previsioni che vengono fatte non lasciano affatto tranquilli. E tranquilli non sono gli equipaggi di Alitalia, costretti a continuare a volare con destinazione Tokyo. Troppa acqua radioattiva è stata scaricata in mare. Troppe sostanze radioattive sono state liberate e continuano ancora oggi a liberarsi nell'aria;
il problema legato all'esposizione delle radiazioni è stato affrontato ad avviso degli interroganti con insufficienza e con estrema leggerezza dalla Cai (Compagnia aerea italiana), in quanto non ha provveduto a dare informazioni preventive agli equipaggi, spedendoli in una città a rischio radiazioni e terremoti, sin dal primissimo giorno. Questo è stato immediatamente chiaro a tutti e in particolar modo agli equipaggi; infatti mentre le maggiori compagnie aeree europee decidevano di far sostare i propri aerei a Seul, per poi fare navette andata e ritorno con Tokyo prima, e Osaka poi, l'Alitalia ha

continuato ad effettuare propri voli su Tokyo per ancora una settimana circa dall'incidente, fino a quando un passo del quotidiano Repubblica recitava «...finalmente anche l'Alitalia si decide a lasciare Tokyo e spostarsi su Osaka». La compagnia ha chiesto un grande sforzo agli equipaggi nella prima settimana dall'incidente, proponendo loro una semplice andata e ritorno, raddoppiando così anche la dose di radiazioni ionizzanti complessivamente assorbite nell'arco di 24 ore;
la Cai si è resa da subito disponibile a rilasciare comunicazioni quotidiane agli equipaggi riportando ciò che il consolato a Tokyo scriveva e le misure che la compagnia avrebbe adottato. Vi sono stati nel primo mese dei controlli radiogeni all'arrivo in Italia nei confronti degli equipaggi, dai quali non è emerso alcun valore al di sopra della norma. Per questo motivo i controlli sono ormai terminati, e questo può essere un errore dato che i veri problemi potrebbero registrarsi proprio nel tempo, dopo continue soste in città. Il controllo dovrebbe essere sempre attivo, specie per quei naviganti che si recano a Tokyo così spesso. In una delle mail spedite dalla compagnia si è reso anche noto che all'interno dei motori sono stati registrati dei livelli di radiazioni superiori alla norma. Questi gestiscono l'impianto di condizionamento, prelevando aria che verrà poi immessa in cabina passeggeri. Tutto questo mentre il 21 marzo veniva riportata la notizia che «Delle 108 persone che si sono sottoposte ai controlli dell'ospedale di Carreggi, almeno 80 sono risultate contaminate da iodio 131». La maggior parte sarebbero i componenti del «Maggio Musicale Fiorentino» rientrati proprio da Tokyo;
bisogna sottolineare che alcune compagnie europee hanno deciso di interrompere i voli per il Giappone per un certo periodo (vedi Austrian Airlines) e altre hanno deciso di non assumersi la responsabilità dei danni eventuali causati dalle radiazioni ai loro equipaggi, per cui hanno deciso di formare equipaggi secondo il principio della «volontarietà» (vedi Air France);
la Cai ha deciso invece di ripristinare il collegamento con Tokyo senza più sostare ad Osaka, mediante la formazione di equipaggi secondo le normali regole. Nessuna volontarietà. E questo sempre secondo informazioni positive che arrivavano dal Consolato in Giappone;
la Cai non ha considerato minimamente la necessità di eseguire procedure di prevenzione nei confronti degli equipaggi. Ogni giorno negli ultimi due mesi ci sono state notevoli scosse di terremoto. Tokyo è vicinissima al mare. In caso di catastrofi naturali parte in automatico in tutta Tokyo un allarme in cui un messaggio registrato, mediante gli altoparlanti seminati in città, istruisce i cittadini su come comportarsi. Questi messaggi sono solo in lingua giapponese. Il telegiornale giapponese ha più volte riportato che ancora nessuno ha rivelato che tipo di radiazioni siano, quale parte del corpo attacchino. E quali informazioni certe possono avere gli equipaggi sull'acqua per esempio della doccia in hotel. Per settimane gli equipaggi si sono lavati con le bottiglie di acqua (temperatura ambiente, dopo un volo di 12 ore) portate da casa. La maggior parte dei lavoratori si è rassegnata. La Cai ripete che non c'è nulla da temere, mentre invece i medici dell'Istituto medico legale di Milano si raccomandano di non lavarsi i denti con l'acqua del lavandino e di portarsi il proprio cibo da casa. E soprattutto di non cadere nell'errore di bere caffè nel viaggio di ritorno in quanto il serbatoio dell'aereo viene riempito ovviamente con l'acqua presa in Giappone;
in Alitalia alcuni dipendenti sono stati anche tre volte al mese a Tokyo da marzo 2011. È difficile valutare il rischio di una ripetuta presenza in città di un membro di equipaggio e di un continuo ingerimento di cibo locale o acqua, e quante volte ci si può recare a Tokyo in un anno senza subire alcun danno da radiazioni.

L'Istituto medico legale sostiene che la cadenza mensile in Giappone non va per niente bene;
le ultime notizie dal Giappone non sono rincuoranti: (26 maggio) «Era già stato annunciato all'inizio del mese di maggio che nel reattore numero 1 c'era stato il meltdown, ora una in nuova conferenza stampa i responsabili della Tepco dicono che anche nei reattori 2 e 3 si sono fuse le barre di combustibile, con relativa fuoriuscita, di radiazioni. «Nonostante ciò sembrerebbe che la dirigenza Cai stia compiendo delle forti pressioni nei confronti di chi ha timore di recarsi in Giappone. Chi dovesse mettersi in malattia sembrerebbe sia punito con la retrocessione ai voli di breve percorrenza, con il blocco di richieste personali, dei cambi turni o ferie;
nessuno, nonostante le rassicurazioni del consolato a Tokyo, organizzerebbe un viaggio in Giappone di 5 giorni, una volta al mese per il prossimo anno portando con sé anche la famiglia. Gli equipaggi devono andare a Tokyo e basta. Il volo è infatti in attivo per la compagnia -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e qualora si accertasse la loro autenticità, quali iniziative intenda mettere in atto in modo da tutelare al massimo la salute degli equipaggi Alitalia che fanno rotta verso il Giappone e, in particolare, nella città di Tokyo;
se non ritengano opportuno vigilare affinché venga scongiurato qualsiasi episodio di coercizione nei confronti dei dipendenti di Cai che, per timore, non vogliono recarsi nei luoghi contaminati dal disastro di Fukushima e se non ritengano necessario intervenire, per quanto di competenza, al fine di far applicare il principio della «volontarietà» nella formazione degli equipaggi in volo verso le zone a rischio di contaminazione radioattiva.
(4-12412)

...

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in commissione Gibiino e altri n. 7-00579, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 28 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giammanco.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Barbieri n. 2-00230 del 20 novembre 2008.

Ritiro di una firma da una risoluzione.

La risoluzione in commissione Togni e altri n. 7-00580, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2011: è stata ritirata la firma del deputato Allasia.