XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 17 maggio 2011

TESTO AGGIORNATO AL 24 MAGGIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'articolo 3 del decreto-legge n. 203 del 2005 ha attribuito il sistema di affidamento in concessione del servizio nazionale della riscossione all'Agenzia delle entrate, che esercita le relative funzioni tramite la società Equitalia spa;
Equitalia spa è una società per azioni a totale capitale pubblico (51 per cento Agenzia delle entrate, 49 per cento INPS) il cui fine è «di contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all'efficacia della riscossione, attraverso la riduzione dei costi affrontati dallo Stato e l'ottimizzazione del rapporto con il contribuente»;
mentre da mesi si registra sostanziale immobilismo (investimenti, ordinativi, pagamenti della pubblica amministrazione) per effetto di una crisi economica e finanziaria internazionale che ha colpito la maggior parte dei contribuenti italiani e delle piccole e medie imprese, l'attività della riscossione delle imposte e dei tributi di Equitalia non ha subito rallentamenti;
al 9 aprile 2011 i concessionari della riscossione avevano concesso 1.145 milioni dilazioni per un importo complessivo di oltre 15 miliardi di euro;
da uno studio effettuato dalla Federcontribuenti, almeno il 40 per cento di coloro che hanno aderito alla rateizzazione, circa 1.100.000 contribuenti, oggi ottenibile con un massimo di 72 rate, sta riscontrando forti difficoltà nel potervi adempiere. Ancora più allarmante il dato secondo il quale almeno 2.000.000 di contribuenti che potrebbero sanare le loro posizioni non presentano richiesta di rateizzazione proprio per l'impossibilità a pagare alle attuali condizioni considerate troppo onerose;
Equitalia ha già approntato nuovi strumenti per prolungare le dilazioni, fino a ulteriori 6 anni, ma per chiederle bisogna dimostrare che la propria situazione economica è peggiorata;
a fronte di tutto ciò và evidenziato il dato che vede oltre 6.000.000 di famiglie e 1.500.000 di imprese coinvolte da misure cautelari di Equitalia;
sempre secondo Federcontribuenti emerge che, con una proiezione a fine 2011, potrebbero venire messi all'asta oltre 20.000 immobili di imprese e contribuenti morosi;
l'ampio ricorso allo strumento delle procedure esecutive per attuare il recupero dei crediti dello Stato, quali ipoteche immobiliari, pignoramenti di stipendi e conti correnti bancari, fermi amministrativi (le cosiddette «ganasce fiscali») sui beni mobili registrati, finisce spesso per penalizzare anche quei contribuenti che sono incolpevolmente morosi, non distinguendo cioè tra evasori e cittadini onesti in difficoltà, che si trovano a perdere la casa ipotecata o a chiudere le proprie attività;
l'applicazione di tali strumenti di riscossione dei tributi sta assumendo proporzioni notevoli in tutto il Paese senza distinzioni geografiche: da Nord a Sud, cittadini, professionisti, aziende ed associazioni di categoria e di consumatori lamentano la facile applicazione di tali strumenti anche per sanzioni di valore esiguo;
si tratta di un fenomeno che interessa milioni di cittadini italiani che pagano le tasse e che, in questo momento di difficoltà economica, vengono ulteriormente penalizzati ed esasperati dalle citate procedure vessatorie, oltretutto praticate con interessi moratori troppo elevati (oltre il 35 per cento annuo, più aggi, compensi, interessi e sanzioni);

le procedure esecutive attuate da Equitalia determinano gravi conseguenze, quali:
a) per i veicoli soggetti a fermo amministrativo: sanzioni amministrative previste dal codice della strada, che variano da un minimo di euro 656,25 ad un massimo di euro 2.628,15, oltre il sequestro del veicolo; costo ingente per lo sblocco; inopponibilità al concessionario di successivi atti dispositivi del bene; diritto di rivalsa delle compagnie di assicurazione in caso di sinistro;
b) per gli immobili: iscrizioni di ipoteche con costi elevati per le cancellazioni, procedure di pignoramento, vendita all'asta e sfratto e la consequenziale dichiarazione di non bancabilità delle aziende o soggetti colpiti, determinando il sicuro fallimento delle società;

manca una strategia per eliminare i casi crescenti di vessazione e per introdurre politiche più aderenti alle oggettive situazioni di difficoltà come sta accadendo a migliaia di contribuenti, siano essi imprese o cittadini;
secondo alcuni esperti di diritto tributario, la mancanza di principi in tema di tutela del contribuente nella fase di riscossione coattiva ed il rinvio contenuto nella disciplina speciale in tema di esecuzione forzata tributaria alle norme del codice di procedura civile hanno finito di provocare un grave deficit di garanzie giurisdizionali nella fase di realizzazione esecutiva del credito tributario, sottraendo alle commissioni tributarie tutte le controversie aventi ad oggetto il controllo della legittimità dell'esecuzioni;
sono in crescita, infatti, le sentenze di tribunali italiani che in alcuni casi hanno qualificato doloso e condannato il comportamento di Equitalia in alcune procedure esecutive (tribunale di Genova, sentenza del 3 dicembre 2010, tribunale di Roma, sentenza del 9 dicembre 2010, ed anche la commissione tributaria di Bari, sentenza del 12 aprile 2010);
le conseguenze di tutto ciò sono la chiusura delle piccole e medie imprese, l'oppressione delle famiglie che già versano in condizioni di difficoltà e una grave perdita dell'occupazione;
si è così determinata una grave emergenza sociale che avrà gravi ripercussioni sull'occupazione e sui redditi delle famiglie, con conseguenze disastrose per l'economia locale,


impegna il Governo:


a promuovere una ristrutturazione dei debiti tributari, in maniera da conciliare l'esigenza di garantire il gettito erariale (perseguendo la lotta all'elusione e all'evasione fiscale) e la possibilità di rendere sostenibile il pagamento delle imposte e delle tasse arretrate;
a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a concedere una moratoria di almeno un anno per gli importi riscossi da Equitalia per le imprese e famiglie con obiettive difficoltà economiche dovute alla crisi congiunturale, che hanno presentato dichiarazioni puntualmente tramite i modelli F24, DM 10, 730, 740 e altri e che, pertanto, non possono essere considerate per definizione «evasori»;
a considerare la possibilità di ridurre gli interessi delle sanzioni annesse, di prevedere un aumento del numero massimo di rate concesse nelle rateizzazioni da Equitalia (fino a 120 rispetto alle attuali 72) nonché di concedere la possibilità di compensare i debiti nei confronti di Equitalia con i crediti verso enti pubblici;
a valutare l'opportunità di promuovere l'istituzione di un fondo di garanzia che intervenga a sostegno delle imprese che sono in situazione di obiettiva difficoltà per le pendenze nei confronti degli enti di riscossione di Stato e che si troverebbero costrette a licenziare i dipendenti e a fallire;
ad adottare iniziative normative volte a utilizzare sui territori regionali i profitti,

rappresentati da sanzioni ed interessi, che Equitalia matura dalla riscossione dei tributi insoluti (in Piemonte corrispondono annualmente a circa 100 milioni di euro, in Lombardia a circa 200 milioni, in Veneto a circa 120 milioni), atteso che il 50 per cento delle somme riscosse sono sanzioni ed interessi, e destinare tali somme alla creazione di fondi di sostentamento per famiglie e lavoratori autonomi in difficoltà, permettendo di avviare i piccoli cantieri che gli enti locali non riescono ad attivare, come volano di economia territoriale.
(1-00640)
«Libè, Galletti, Occhiuto, Compagnon, Ciccanti, Naro, Volontè, Anna Teresa Formisano, Mereu, Cera, Delfino».

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
la Repubblica di San Marino vive una crisi finanziaria ed economica senza precedenti, che si sta aggravando, con una conseguente perdita di posti di lavoro: 900 in meno nel 2010, di cui 400 italiani frontalieri, 150 licenziamenti nel 2011 in 66 aziende;
la riorganizzazione del sistema finanziario secondo i parametri dell'OCSE, nel quadro della lotta ai «paradisi fiscali», ha prodotto evidentemente un riallineamento della finanza pubblica sanmarinese, che a fine anno prevede un passivo di 300 milioni di euro;
per far fronte alla crisi economica, il Governo di San Marino ha varato, in dicembre 2010, una finanziaria di tagli e misure di risanamento che per la copertura parziale del succitato deficit prevede entrate pari a 12 milioni di euro derivanti da una tassazione supplementare, ovvero dalla mancata detrazione del 9 per cento (con un prelievo che varia da cento a quattrocento euro mensili) applicata solo sulle buste paga dei lavoratori frontalieri italiani, che sono oltre 6 mila, in maggioranza residenti nelle province di Rimini, Pesaro e Forlì;
tale tassa, che suscita profonde perplessità sul piano del principio di non discriminazione, determina un peggioramento delle condizioni salariali dei lavoratori frontalieri italiani occupati a San Marino, crea un'ingiustificata sperequazione tra colleghi che svolgono le stesse mansioni non garantendo quindi la parità di trattamento, delle tutele e dei diritti. Il tema dell'uguaglianza dei trattamenti sui luoghi di lavoro è un elemento fondamentale e la sua mancata applicazione viene percepita dai frontalieri italiani come una vera e propria discriminazione che li classifica come lavoratori di serie B;
inoltre, la mancata detrazione si somma al mancato aggiornamento della franchigia detraibile dal reddito tassabile, stabilita dalla legge finanziaria italiana in favore dei frontalieri, franchigia ferma da otto anni a 8.000 euro;
la tassa supplementare sui frontalieri ha provocato la ferma protesta dei lavoratori frontalieri italiani che hanno segnalato il loro stato di disagio al Presidente della Repubblica, al Governo e al Parlamento;
il Consiglio sindacale interregionale (CSIR) San Marino-Emilia Romagna-Marche ha sollevato l'eccezione di incostituzionalità della norma dell'articolo 56 della legge finanziaria scorsa, inoltrando ricorso al collegio dei garanti di San Marino, l'equivalente della nostra Corte costituzionale. Tale organo ha tuttavia rigettato il ricorso confermando la costituzionalità della tassazione supplementare a carico dei frontalieri;
occorre intervenire affinché non vengano permesse discriminazioni verso i

lavoratori italiani, peraltro in contrasto con le norme internazionali,


impegna il Governo


ad assumere gli atti formali più opportuni verso la Repubblica di San Marino al fine di ripristinare la tutela dei lavoratori frontalieri italiani ivi occupati.
(7-00584)«Narducci».

La III Commissione,
premesso che:
l'Unione europea, nonostante la crisi economico-finanziaria, svolge un ruolo importante nell'ambito della politica di cooperazione allo sviluppo, rappresentando il maggiore donatore a livello mondiale (60 per cento degli aiuti);
il Trattato di Lisbona definisce la politica di sviluppo come una delle dimensioni fondamentali dell'azione esterna dell'Unione e, dunque, una componente essenziale della sua politica estera. Per la prima volta entra a pieno titolo nel Trattato la lotta alla povertà quale obiettivo principale da perseguire (articolo 208 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea). Inoltre, l'espressa previsione di un coordinamento fra l'Unione e gli Stati membri sulle rispettive politiche in materia di cooperazione allo sviluppo e di una concertazione sui rispettivi programmi di aiuto costituisce un momento centrale per l'efficacia delle azioni e il concreto raggiungimento dell'obiettivo (articolo 210 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea). Conseguentemente, gli Stati membri sono chiamati a concordare sia il rispetto di standard quantitativi e l'impegno di risorse, sia l'armonizzazione di procedure e di cornici operative ispirate a principi comuni;
il mutamento dell'architettura istituzionale europea con la revisione delle sue basi giuridiche in tema di cooperazione allo sviluppo è stato accompagnato dall'introduzione di nuovi e importanti strumenti, tra cui rileva la cooperazione delegata, un mezzo innovativo finalizzato alla maggiore concentrazione delle cooperazioni nazionali in quei Paesi beneficiari dove più evidente è il valore aggiunto di uno specifico donatore. La Commissione europea o gli Stati membri possono delegare ad un altro Stato membro i fondi per la gestione di iniziative di cooperazione, mediante accordi di delega;
fino ad oggi risulta che la Commissione europea abbia siglato 27 accordi di delega per 111 milioni di euro (altri 38 per un valore di 186 milioni di euro sono in corso di finalizzazione) e 12 accordi di trasferimento da Stati membri per circa 80 milioni di euro (altri 8 per un valore di circa 24 milioni di euro in corso di finalizzazione);
nonostante la cooperazione delegata si configuri ancora con cifre limitate rispetto ai dati complessivi riferiti all'aiuto allo sviluppo a livello europeo, è tuttavia uno strumento destinato a svilupparsi nel prossimo futuro e a divenire parte considerevole della programmazione comunitaria;
l'urgenza da parte del nostro Paese di incidere su tale programmazione e di contribuire a definire le scelte di cooperazione allo sviluppo in sede europea, implica la necessità di considerare il tema della cooperazione delegata, con il relativo processo di adeguamento agli standard europei, tra le priorità dell'agenda politica del Governo italiano, con particolare riguardo alla politica estera ed europea del prossimo futuro;
occorre, in tale direzione, rafforzare le condizioni affinché il nostro Paese possa esercitare un ruolo adeguato in sede europea e, con particolare riferimento alla procedura di audit che l'Italia deve superare e volta ad ottenere una certificazione di idoneità, è necessario compiere tutti gli sforzi atti a soddisfare i requisiti previsti e le eventuali misure di adeguamento richieste;
il nostro Paese, in quanto terzo contribuente netto al bilancio dell'Unione

europea in materia di sviluppo e quarto contribuente del Fondo europeo di sviluppo (FES), può ambire a pieno titolo al riconoscimento di Lead donor, sia per i tradizionali rapporti politico-culturali con determinati Paesi, sia per le competenze e le esperienze maturate nell'ambito di particolari aree tematiche di intervento;
lo strumento della cooperazione delegata acquista un particolare rilievo strategico per il nostro Paese, ben oltre l'attuale congiuntura caratterizzata dalla ristrettezza di risorse economiche nazionali e dalla drastica riduzione degli stanziamenti per gli aiuti allo sviluppo effettuata con le ultime manovre finanziarie;
l'accreditamento di enti italiani alla cooperazione delegata in sede europea costituisce, dunque, una partita importante per il nostro Paese; conferirebbe un apprezzabile riconoscimento alla cooperazione italiana, laddove questa svolge un ruolo-guida in virtù di competenze specifiche e di una consolidata presenza, rappresentando, al contempo, un'occasione per far recepire nella programmazione europea le istanze e le priorità indicate dall'Italia in materia di cooperazione allo sviluppo, accrescendo in tal modo il valore aggiunto del nostro Paese nell'esecuzione delle politiche di sviluppo dell'Unione europea. Tale riconoscimento, inoltre, offrirebbe l'opportunità per poter indirizzare, coordinare interventi e specifici programmi incentrati sulla riduzione della povertà e su forme di sviluppo democratico e sostenibile, con particolare riguardo a quei Paesi ed aree geografiche che assumono una speciale valenza strategica per l'Italia (Balcani e Mediterraneo), anche in considerazione delle sfide lanciate dai processi di trasformazione in atto nella sponda sud del Mediterraneo, che richiederanno ulteriori interventi innovativi e coordinati a livello europeo;
per perseguire l'ambizioso obiettivo volto ad ottenere l'assegnazione dei fondi europei al fine di creare processi di sviluppo e non mere politiche di aiuto, non solo è necessario essere «accountable» come Paese, ossia dimostrare di poter conseguire gli obiettivi sulla base della normativa e degli standard europei in vigore, ma occorre anche rafforzare la posizione dell'Italia nel rapporto con l'Unione europea ed essere pronti e flessibili ad una ridefinizione e una rimodulazione delle attuali risorse economiche, strumentali e umane, atte a conferire una nostra adeguata presenza nelle sedi comunitarie,


impegna il Governo:


a riconoscere nello strumento della cooperazione delegata un'opportunità strategica per l'attività di cooperazione allo sviluppo italiana e, conseguentemente, a mettere in campo tutti gli interventi necessari tali da valorizzare e mettere in sinergia i diversi i livelli istituzionali e non (Ministeri, ICE, ONG, mondo cooperativo, enti locali, università, confindustria, sindacati e fondazioni bancarie) atti a consentire al nostro Paese - superando la procedura di audit in corso, volta ad ottenere la certificazione di idoneità - di poter esercitare il ruolo di donatore leader o di codonatore per i progetti di sviluppo europeo;
a inserire il tema della cooperazione delegata a pieno titolo nelle priorità dell'agenda politica dell'esecutivo, con particolare riferimento all'azione dell'Italia nell'ambito delle politiche dell'Unione europea e della politica estera;
a rafforzare il ruolo e la presenza dell'Italia nelle sedi europee, anche mediante il ripristino di appositi uffici dotati di personale adeguato e qualificato, in grado di difendere e rafforzare le istanze del nostro Paese nel settore della cooperazione allo sviluppo in ambito europeo.
(7-00585) «Barbi, Tempestini, Narducci».

La XI Commissione,
premesso che:
in data 15 marzo 2011 con un'interrogazione è stata affrontata presso questa

Commissione la situazione di una lavoratrice della Cgil di Cosenza, Simona Micieli, che ha operato presso la struttura sindacale locale per oltre cinque anni senza godere di un reale contratto;
con il suindicato atto di sindacato ispettivo, l'interrogante chiedeva se e quali iniziative di competenza il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ritenesse opportuno predisporre al fine di avviare un percorso di monitoraggio circa la regolarità contrattuale dei profili occupazionali operanti presso le strutture sindacali, indipendentemente dalla sigla di queste, garantendo la piena tutela dei diritti e la sicurezza dei lavoratori e consentendo l'emersione del lavoro nero anche in quelle strutture che sono deputate alla salvaguardia ed al rispetto dei lavoratori, anche al fine di salvaguardare l'immagine e la credibilità delle stesse strutture di rappresentanza sindacale italiane;
il sottosegretario on. Ravetto intervenuto in Commissione ha evidenziato che per quanto riguarda le competenze ministeriali «l'azione ispettiva, sulla base anche dei contenuti di cui alle direttive ministeriali del 18 settembre 2008 e del 7 luglio 2010, è finalizzata a concentrare l'azione su specifici obiettivi programmatici meritevoli di particolare attenzione, caratterizzati da fenomeni di rilevante impatto sul piano economico e sociale quali il lavoro nero, la gestione degli appalti, l'occupazione irregolare degli stranieri e l'elusione contributiva»;
la situazione della signora Micieli, costretta a lavorare per il maggiore sindacato italiano senza contratto e senza un'adeguata remunerazione per oltre cinque anni, è condivisa da altri giovani ex lavoratori della Cgil sparsi in ogni parte d'Italia, che hanno fondato in questi mesi un comitato dei licenziati della Cgil nel tentativo di poter dialogare con le istituzioni e con lo stesso sindacato;
la situazione denunciata dai professionisti parte del citato comitato evidenzia come questi siano stati sottoposti a ricatti, soprusi e negazione dei propri diritti presso le strutture sindacali dove erano operanti;
molteplici sono state le manifestazioni di protesta del comitato segnatamente fuori alla sede nazionale della Cgil: nel corso del mese di aprile 2011 c'è stato un sit-in di protesta che si è prolungato per oltre 15 giorni per chiedere un confronto con il sindacato ma è stato letteralmente ignorato dalla dirigenza della Cgil;
il sindacato, attualmente coinvolto in procedimenti giudiziari, non ha dato riscontri circa le proprie responsabilità nei confronti degli ex lavoratori delle sue strutture territoriali, né tantomeno ha avuto l'intenzione di confrontarsi apertamente con i giovani licenziati al fine di analizzare nel dettaglio le criticità da essi riscontrati nell'esplicazione del loro lavoro e nelle modalità - imposte dal sindacato stesso - in cui questo è stato portato avanti;
la citata direttiva ministeriale 18 settembre 2008, in materia di servizi ispettivi e attività di vigilanza, riconosce l'azione ispettiva come un «azione che deve essere cioè diretta essenzialmente a prevenire gli abusi e a sanzionare i fenomeni di irregolarità sostanziale abbandonando, per contro, ogni residua impostazione di carattere puramente formale e burocratico, che intralcia inutilmente l'efficienza del sistema produttivo senza portare alcun minimo contributo concreto alla tutela della persona che lavora»;
ai sensi dell'articolo 1 della Costituzione italiana l'Italia è «una Repubblica democratica fondata sul lavoro» così come l'articolo 4 dispone che «la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto,


impegna il Governo


ad intraprendere ogni possibile azione volta a garantire un accurato servizio ispettivo nonché di vigilanza presso le

strutture sindacali, segnatamente in quelle strutture territoriali in cui sono stati registrati presunti fenomeni di irregolarità nei confronti di lavoratori o collaboratori operanti presso le medesime strutture.
(7-00586) «Buonfiglio, Di Biagio».

TESTO AGGIORNATO AL 7 GIUGNO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
nelle norme contenute nel cosiddetto decreto-legge sviluppo (n. 70 del 2011) approvato dal Consiglio dei ministri il 5 maggio 2011 è previsto all'articolo 3, tra le altre cose, che: «Per incrementare l'efficienza del sistema turistico italiano, fermo restando il diritto libero e gratuito di accesso alla battigia anche ai fini di balneazione, è introdotto un diritto di superficie avente durata di novanta anni»;
il diritto di superficie è uno strumento di diritto privato che prevede anche la possibilità di costruire sia sul terreno ottenuto in gestione sia su quelli limitrofi;
fatta eccezione per scogli e bagnasciuga, il decreto rende possibile costruire su arenili, senza limitarsi, come finora è stato, a chioschi e piccole strutture destinate all'attività di affitto di ombrelloni e sdraio;
secondo gli ambientalisti le conseguenze dell'articolo 3 saranno devastanti se associate ad altri articoli del decreto che consentono variazioni di destinazione d'uso dei fabbricati, aumento di cubature, silenzio-assenso per costruire, sgravi fiscali per i distretti turistici con la possibilità di costruire a trecento metri dal mare;
la Commissione europea, secondo quanto riferito da Chantal Hughes, portavoce del commissario al mercato interno Michel Barnier, ha chiesto alle autorità italiane chiarimenti, atteso che quanto stabilito nel cosiddetto decreto-legge sviluppo non sarebbe conforme alle regole del mercato unico europeo;
infatti, secondo l'articolo 12 della direttiva Bolkestein del 2006, le concessioni devono essere «rilasciate per una durata limitata adeguata e non possono prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami»;
la portavoce ha ricordato che nel 2009 e nel 2010 la Commissione aveva già inviato due lettere di «messa in mora» il primo passo della procedura di infrazione, contestando in particolare all'Italia il rinnovo automatico degli affitti degli stabilimenti balneari per sei anni, senza procedere con il sistema delle aste;
a giudizio degli interroganti, la norma aggrava ulteriormente quanto già stabilito dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, che introducendo il federalismo demaniale fa partire una massiccia operazione di vendita del patrimonio di tutti che andrà a vantaggio di pochi, per di più con il rischio di alimentare la speculazione immobiliare -:
se non intenda assumere iniziative normative perché sia cancellato l'articolo 3 che rischia di provocare effetti devastanti sull'ambiente e sul paesaggio delle coste italiane;
quali iniziative intenda adottare per assicurare il pieno rispetto della direttiva Bolkestein del 2006.
(2-01077)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:

RUGGHIA, NARDUCCI, LAGANÀ FORTUGNO, RECCHIA e GAROFANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la «Medaglia d'onore ai cittadini italiani militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra» viene concessa a domanda da avanzare al Comitato all'uopo costituitosi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, in forza dell'articolo 1, commi dal 1271 al 1276 della legge 27 dicembre 2006 n. 296, a coloro che furono presi prigionieri dai tedeschi a causa dell'improvviso armistizio, reso noto il fatidico 8 settembre 1943 e, rifiutando di collaborare con gli ex-alleati e con la RSI, furono costretti al lavoro coatto;
da informazioni assunte presso i competenti uffici della presidenza del Consiglio, si è appreso che al marzo 2011, sono state avanzate solo 13.400 richieste di assegnazione dell'onorificenza, equivalenti all'incirca al 2 per cento degli aventi diritto, dato che ragionevoli stime fanno assommare a 650.000 gli internati tra civili e militari. La decorazione è stata estesa, dalla legge, ai congiunti e discendenti fino almeno al nipote del prigioniero, come peraltro riportato anche dai moduli predisposti per la richiesta;
l'unica tipologia di informazione predisposta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri è stata quella di inserire la modulistica nel sito del Governo, lodevole iniziativa che viene però vanificata dalla difficoltà di accesso, in quanto se non si conoscono gli esatti links di collegamento alle notizie inserite sull'argomento, non è possibile giungere ai documenti;
appare quindi evidente che sia mancata un'adeguata informazione verso il grande pubblico, dato che la legge è ormai in vigore da più di quattro anni e che la sua esistenza non è praticamente stata illustrata dagli organi di informazione, soprattutto nella parte che estende il diritto ai discendenti. Tale vulnus, impedisce agli aventi diritto di avanzare la richiesta, qualora venissero a conoscenza dell'esistenza della medaglia;
nel 150o dell'Unità d'Italia e del 66o anniversario della Liberazione appare fondamentale rendere onore a quanti, per aver rifiutato di aderire al Terzo Reich e alla Repubblica Sociale Italiana, ebbero negati i loro diritti di prigionieri di guerra, avendo a patire per circa venti mesi, fame, stenti ed ansie nella costrizione al lavoro coatto, svolto in condizioni di sudditanza psicologica ed in continuo pericolo di vita. Vita che ben 40.000 di essi persero in simili condizioni - lontani dai loro affetti - per adempiere ad un giuramento d'onore verso la propria Patria;
molti ex-internati sono ancora in vita e sicuramente sarebbero lieti, venendone a conoscenza, di ricevere personalmente l'onorificenza a loro destinata -:
se il comitato gestore e la Presidenza del Consiglio dei ministri intendano attivare una specifica campagna d'informazione in favore dei cittadini italiani, civili e militari, deportati e destinati al lavoro coatto dal Terzo Reich e dei loro congiunti e discendenti (in caso di decesso dell'ex-internato), affinché sia garantita la massima copertura nell'assegnazione della Medaglia d'onore prevista della legge 27 dicembre 2006 n. 296.
(5-04758)

Interrogazioni a risposta scritta:

GOZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea dell'11 marzo 2011 è stato pubblicato il regolamento (UE) n. 211/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 febbraio 2011, riguardante l'iniziativa dei cittadini;
tale regolamento offre la possibilità ai cittadini di rivolgersi direttamente alla

Commissione, sottoponendole una richiesta in cui la invita a presentare una proposta di atto legislativo dell'Unione, ai fini dell'applicazione del Trattato, analogamente al diritto conferito al Parlamento europeo e al Consiglio;
il regolamento reca disposizioni che necessitano di un'applicazione da parte degli Stati membri nei rispettivi ordinamenti, e che dovranno essere notificate alla Commissione europea;
il regolamento si applicherà a decorrere dal 1o aprile 2012, e un'eventuale inadempimento porterebbe ad una procedura d'infrazione -:
se il Governo, considerata la ristrettezza dei tempi necessari per dare piena applicazione al regolamento nel nostro ordinamento, intenda presentare tempestivamente alle Camere una richiesta di delega per la sua applicazione, e se abbia già avviato la sua elaborazione.
(4-11876)

LO MONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 4 e 5 marzo 2011 un'alluvione si è abbattuta in provincia di Messina, colpendo i territori della Valle dell'Ancantara e dell'Agrò e provocando danni ingenti soprattutto nei comuni di Graniti, Motta Camastra, Francavilla di Sicilia e Santa Teresa Riva;
l'ondata di maltempo oltre a provocare la morte di una persona nel comune di Graniti, ha causato allagamenti e danni in edifici privati, scuole, attività commerciali, imprese e servizi e inoltre alcune contrade sono rimaste isolate a causa di smottamenti e crolli, aggiungendosi danni ingenti alle colture agricole e alla zootecnia;
gli importanti danni alla viabilità comunale, provinciale, statale ed autostradale hanno determinato difficoltà di transito, dato che alcune delle strade danneggiate costituiscono uniche vie di accesso e fuga per centri abitati e per zone dove insistono importanti imprese agricole e commerciali che rischiano di collassare;
ancora una volta nella provincia di Messina si verificano fatti annunciati visti i pesanti ritardi nelle politiche di salvaguardia e difesa del territorio, per cui fiumi e torrenti non vengono messi in sicurezza;
le amministrazioni comunali e provinciale hanno chiesto al Governo di dichiarare lo stato di calamità, atteso che molte parti di territorio si presentano in stato disastrato per cui è necessaria un'azione urgente per eseguire interventi di ripristino onde evitare di pregiudicare in maniera irreversibile la sicurezza dell'intera comunità;
alle prime necessità, sebbene si trovino in gravi difficoltà economiche per le magre risorse di cui dispongono, hanno fatto fronte i comuni attraverso azioni urgenti e di primo soccorso;
i comuni maggiormente interessati, attraverso i propri uffici tecnici, hanno redatto una mappa dei primi interventi urgenti e indispensabili a fini preventivi per possibili ulteriori pericoli per l'incolumità pubblica e privata, nonché per la normale ripresa di attività scolastiche, di aziende agricole e agrituristiche e per eliminare l'isolamento in cui si trovano alcuni nuclei familiari, quantificando una spesa di due milioni di euro circa -:
se il Governo intenda intervenire con adeguate risorse per finanziare i primi interventi necessari al ripristino dei danni subiti dall'alluvione del 4 e 5 maggio 2011, mettendo anche in sicurezza le zone a forte rischio idrogeologico censite dai comuni.
(4-11882)

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 19 aprile 2011, anche in seguito al gravissimo incidente verificatosi alla centrali nucleare giapponese di Fukushima, il

Governo italiano ha deciso di fermare il programma di realizzazione delle centrali;
è stato infatti apportato un emendamento disegno di legge A.S. 2665 «omnibus», approvato poi dal Senato della Repubblica, che prevede l'abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione degli impianti nucleari in Italia. La decisione potrebbe inoltre portare al superamento del referendum sul ritorno all'atomo in calendario il 12-13 giugno 2011;
come riportano precisamente gli organi di informazioni il 24 febbraio 2011 Italia e Francia firmarono un protocollo di cooperazione tecnica sull'energia nucleare. Aprendo così la strada per la costruzione di quattro centrali nucleare in territorio italiano con tecnologia «Areva». Accanto alla firma del protocollo intergovernativo, sono stati anche sottoscritti da Enel e Edf due «memorandum of understanding» sul nucleare. Documenti firmati dall'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, e dal presidente e direttore generale di Edf, Pierre Gadonnex, che fanno inoltre nascere una joint-venture e disegnano un futuro di stretta collaborazione. Tra i vari punti previsti, c'è il rafforzamento della presenza di Enel sul territorio francese: dopo l'ingresso nella centrale di Flamaville, il gruppo italiano entrerà con la stessa quota, ovvero il 12,5 per cento nella nuova centrale di Penly, in Normandia;
in data 8 aprile 2010 il firmatario del presente atto ha presentato un'interrogazione parlamentare, ancora senza risposta, al Ministero dello sviluppo economico per sapere se nel corso degli incontri tra il Governo italiano, il Governo francese e la società francese Areva sia stata ipotizzata una clausola secondo la quale, in caso di mancata realizzazione delle centrali nucleari in Italia, per cause indipendenti dalla volontà del fornitore, lo stesso abbia comunque la garanzia ad essere pagato totalmente, con un evidente e pesante onere sulle finanze dello Stato italiano -:
quali siano le clausole previste dal protocollo Italia - Francia sul'energia nucleare sottoscritto nel febbraio 2010, se tale protocollo contempli eventuali clausole di rescissione e rimborso in caso di arresto del piano di cooperazione energetica in materia di nucleare tra Italia e Francia e, infine, se Enel sia entrata nelle quote di controllo delle centrali nucleari francesi.
(4-11892)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 9 maggio 2011 il Presidente del Consiglio ha dichiarato, in merito al sisma che ha colpito l'Abruzzo che «Noi stavamo già cominciando a lavorare per rimuovere le macerie ma il Comune de L'Aquila si è riunito ed ha detto "le macerie devono essere sgomberate dalle ditte locali, che così possono lavorare, e non dal governo". Per questo noi ci siamo tirati indietro e loro non hanno fatto nulla. Abbiamo dato tutti i capitali necessari, non hanno ancora speso un euro»;
il sindaco de L'Aquila Massimo Cialente ha negato che tale decisione sia mai stata assunta dal suo comune e ha ricordato come sulle macerie, da oltre un anno, le competenze sono passate al Governo, ennesimo funesto commissariamento, che le esercita attraverso la società Sogesid, sua emanazione e da ultimo, con l'ordinanza 3923, che si è chiesto a gran voce di cambiare, i comuni sono stati del tutto messi da parte;
il sindaco de L'Aquila Massimo Cialente ha inoltre affermato che «il Comune, fin quando è stata presente la Protezione Civile, riusciva a smaltire 600-700 tonnellate di macerie al giorno. Nel febbraio 2010, il Governo ha inviato a L'Aquila il Ministro Stefania Prestigiacomo, che ne ha assunto la gestione. A questo punto il processo ha subito, però, un drastico rallentamento e il quantitativo di macerie smaltite è passato a non più di 250 tonnellate al giorno, meno della metà rispetto a prima»;

l'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, con delibera 65 del 2008, ha affermato che società Sogesid è una società in house dei Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti, ma non di tutta l'organizzazione statale, per cui non può operare in affidamento diretto per le regioni e neanche per immissari per l'emergenza -:
se risulti al Governo un atto del comune de L'Aquila che esprima la volontà di far sgombrare le macerie dalle ditte locali de L'Aquila;
se la Sogesid operi in affidamento diretto del commissario per la ricostruzione in Abruzzo nonché presidente della regione Abruzzo.
(4-11899)

DIVELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente della Repubblica 29 novembre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 14 gennaio 2011, n. 10, è stata resa nota la determinazione numerica delle onorificenze dell'Ordine «Al merito della Repubblica Italiana», da conferire nelle ricorrenze del 2 giugno e del 27 dicembre 2011;
la Presidenza del Consiglio dei ministri, con nota n. CER/OA/50.2.8/FM del 16 dicembre 2010, ha attribuito al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il contingente delle onorificenze da utilizzare nell'anno 2011;
le suddette onorificenze dell'ordine «Al merito della Repubblica Italiana» possono essere conferite a persone benemerite, meritevoli di particolare considerazione, in servizio nella scuola e nell'amministrazione centrale e periferica;
il conferimento dell'onorificenza costituisce un attestato di gratitudine, un segno tangibile di riconoscimento dell'amministrazione scolastica;
da un triennio il Ministro interrogato non assegna alcun tipo di onorificenza -:
per quali ragioni il personale proposto a dette onorificenze per l'anno 2011, appartenente al personale della scuola e dell'amministrazione centrale e periferica, pur in presenza di motivazioni congrue ed adeguate al grado onorifico richiesto, non abbia ricevuto alcuna considerazione con riferimento al conferimento delle citate onorificenze;
quali siano i reali motivi che inducono il Ministro interrogato a non dare corso alle proposte segnalate, causando una evidente disparità di trattamento tra i dipendenti dei vari Ministeri.
(4-11903)

DI BIAGIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
alla luce dell'emergenza che ha coinvolto il Giappone, nel mese di marzo 2011, in virtù dell'evento sismico e del conseguente allarme nucleare per i danni subiti dalla centrale di Fukushima, l'amministrazione ha predisposto, precauzionalmente, l'allontanamento dei dipendenti dell'ambasciata d'Italia da Tokyo a Osaka, sottoponendoli a comprensibili disagi;
all'indomani dell'incidente, il monitoraggio della radioattività da parte delle autorità locali ha subìto una non giustificata flessione, il cui fine è quello di non appesantire una situazione divenuta preoccupante per la popolazione della capitale e del comprensorio su cui sono drammatici anche i danni conseguenti al sisma;
risulta pertanto poco comprensibile il modus operandi delle autorità giapponesi nella gestione della questione e pertanto sarebbe auspicabile che il Ministero degli affari esteri garantisca un'adeguata attenzione - sebbene nei limiti delle proprie possibilità - verso gli effetti della contaminazione conseguente all'allarme della centrale di Fukushima -:
se non si ritenga di attivare nuovamente l'equipe della Protezione civile, per

poter disporre di rilevamenti fedeli alla situazione che - per quanto è dato di sapere - non deve consentire di abbassare la guardia, al fine di non esporre a contaminazioni il personale della delegazione diplomatica italiana chiamato a fornire assistenza e tutela ai connazionali presenti nella circoscrizione di Tokyo.
(4-11907)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il disegno di legge annuale sulla concorrenza la cui competenza è in capo al potere esecutivo, non è stato ancora presentato;
i comparti sui quali sarebbero necessari interventi strutturali di liberalizzazione, ad avviso degli interroganti sono soprattutto quelli nel settore dei carburanti, servizi postali, bancari e finanziari, trasporti e servizi pubblici locali;
tali esigenze erano state documentate già a febbraio 2010, nella segnalazione dell'autorità garante della concorrenza e del mercato per la preparazione della legge annuale sulla concorrenza. Del disegno di legge, non si ha alcuna informazione -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva quali iniziative urgenti intendano porre in essere per una celere presentazione alle camere del disegno di legge suddetto.
(4-11924)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel Consiglio dei ministri straordinario del 21 marzo 2011, convocato a palazzo Chigi per fare il punto sulla delicata questione libica, il Governo ha riconosciuto la straordinaria gravità relativa all'emergenza immigrazione clandestina a Lampedusa, prevedendo il rafforzamento della presenza di Frontex - per accelerare i rimpatri e consolidare il pattugliamento delle coste - ed adeguate misure compensative in favore dell'isola di Lampedusa e della Sicilia tutta;
a conclusione del Consiglio dei ministri straordinario, si sono succedute tutta una serie di dichiarazioni; mentre il Guardasigilli Angelino Alfano ha promesso: «Ci saranno provvedimenti immediati per il decentramento degli immigrati, a breve scadenza saranno pensate misure compensative e, dopo, anche un risarcimento per i danni patiti. Lampedusa è una perla del Mediterraneo e sarà restituita alla sua bellezza. Il lampedusano sappia che il Governo è dalla sua parte e che lui e la sua terra non saranno lasciati soli», Maroni continua: «Il governo ha deciso di farsi carico del grave disagio dei lampedusani, attraverso misure compensative per l'economia». Infine, la dichiarazione del Presidente Berlusconi a Lampedusa sulle misure compensative: «Ho messo a punto un piano che vengo a garantirvi. Da mezzanotte di ieri, è partito lo sgombero dell'Isola; in 48-60 ore Lampedusa sarà abitata solo dai lampedusani... Lampedusa tornerà un paradiso! ...Abbiamo ottenuto di far controllare i porti e le coste per non consentire nuovi sbarchi. ... Il Governo proporrà Lampedusa per il Nobel per la pace. ... Faremo di Lampedusa una zona a burocrazia zero. Qui si potrà fare tutto: si potrà costruire, nel rispetto delle norme edilizie, e solo dopo il Comune invierà i propri ispettori per verificare se tutto è stato realizzato nella norma. Abbiamo avuto un contatto con l'Eni e contiamo su un prezzo più basso del gasolio per i pescatori di Lampedusa. I pescatori stanno vivendo un grande disagio. Serve una riduzione del prezzo del carburante e magari il primo viaggio a costo zero. M'impegno a varare una moratoria fiscale bancaria e previdenziale per Lampedusa». Il Sottosegretario Viale è incaricato di definire e coordinare le misure compensative

di carattere economico per l'isola, con il coinvolgimento dei ministri competenti e dei rappresentanti politici locali;
si vivono alcune tra le ore più difficili tra quelle che il nostro Paese è stato chiamato ad affrontare nella sua storia recente, grave sul fronte interno, drammatica per coloro che vivono le fasi di cambiamento, le crisi e le guerre, nelle altre sponde del Mediterraneo;
il «tema Lampedusa», sia che si tratti di migrazioni, flussi, legalità, integrazione, sicurezza, sia che si parli di «pari opportunità» e pienezza di cittadinanza italiana (ed europea) per i residenti delle Pelagie sta vivendo un presente al limite della vivibilità, per affrontare il quale la gente attende un segnale di attenzione, chiaro e concreto per superare quella che si presenta come l'emergenza più lunga e difficile della sua non facile storia. Ma, soprattutto, un segnale di dignità e responsabilità;
di recente risulta, tra le varie iniziative, un'azione di sollecitazione, ai vertici istituzionali del nostro Paese, da parte della Fondazione «O'Scià», che da anni meritoriamente è impegnata per la valorizzazione delle isole Pelagie;
l'unico «torto» di questa comunità è quello di abitare l'estrema periferia sud dell'Europa, facendo dimenticare al nostro Paese e all'intera Unione che quelli delle Pelagie sono cittadini italiani ed europei a tutti gli effetti e che Lampedusa è un «quartiere» di Roma, Parigi, Londra e Bruxelles e come tale deve essere trattato;
è necessario avviare una fase nuova grazie alla quale la comunità isolana possa, finalmente, vedere ridotto il pesante (e del tutto ingiustificato) gap di diritti, opportunità e qualità della vita che la separa - da sempre - dal resto del Paese, perché Lampedusa, oggi, è molto più di un'isola. Essa è, allo stesso tempo, simbolo e laboratorio. Simbolo di quella civiltà e di quei valori ai quali né l'Italia, né l'Europa possono rinunciare, se non intendono rinnegare la loro identità e i valori alti e nobili, sia della loro anima «laica», che «cristiana»; laboratorio di storia, nel quale si sperimentano senso e significato stesso della parola politica, oltre che la sua capacità di contenere, equilibrare e armonizzare «tensioni di forze» che, domani, faranno sentire la loro spinta su tutto il continente;
è innegabile l'esigenza di procrastinare le scadenze fiscali più immediate, per concedere una piccola boccata d'ossigeno alla fragile economia dell'isola - indipendentemente dall'evoluzione della drammatica crisi internazionale - ridurre le forti penalizzazioni che Lampedusa subisce rispetto al resto del Paese, in materia di collegamenti aerei e navali, forniture energetiche, benzina, elettricità, gas, acqua e beni di prima necessità, - non ultimo l'elevato prezzo pagato dai cittadini di Lampedusa per il vertiginoso calo di presenze turistiche, la perdita di immagine ed un'attività della pesca fortemente ridotta - reperire i fondi necessari per procedere ad alcuni interventi strutturali (uno per tutti, ma certo non l'unico: la rete fognaria), senza i quali l'isola non solo non è in grado di accogliere i migranti (né di «pace», né di «guerra»), ma non è nemmeno in grado di offrire ai propri abitanti una vita degna di questo nome -:
in che tempi e con quali modalità il Governo intenda definire e coordinare, mediante il coinvolgimento dei Ministri competenti e dei rappresentanti politici locali, le iniziative per il riconoscimento delle misure compensative di carattere economico, anche mediante risarcimento dei danni subiti, annunciate per l'isola di Lampedusa e per l'isola di Linosa.
(4-11928)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI e NICCO. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro salute, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da fonti di stampa e dall'associazione nazionale Arcigay risulterebbe che l'Italia

è stata esclusa dal consiglio di amministrazione del Fondo globale per la lotta contro Aids, malaria e tubercolosi perché indietro con i pagamenti di ben due anni;
l'Italia era stata la promotrice del Fondo durante i lavori del G8 di Genova; il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel 2009 a L'Aquila, in occasione del G8 dichiarò che: «entro il prossimo mese verseremo 130 milioni di dollari a cui ne aggiungeremo altri 30»;
l'Italia ospiterà tra appena due mesi la IAS, uno dei più importanti eventi medico-scientifici dedicati alla lotta all'AIDS;
degli oltre 40 Paesi donatori (a cui vanno aggiunte associazioni come quelle che fanno capo a Bill Gates e a Bono Vox) l'Italia è l'unico a non aver ancora versato la quota del 2009» -:
se tali notizie corrispondano al vero;
quali iniziative intenda prendere il Governo per rispettare gli impegni presi;
quale sarà l'atteggiamento del Governo italiano alla prossima riunione IAS;
se non ritenga il Governo che tale comportamento metta in una cattiva luce il nostro Paese sia rispetto agli impegni presi, sia rispetto alla necessità del nostro Paese di contribuire in modo determinante alla lotta all'Aids in tutto il mondo, e cosa intenda fare per rimediare.
(4-11939)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 10 maggio 2011 si apprende che i militari inizieranno la rimozione dei rifiuti a Napoli; da via Ferrante Imparato, nella zona orientale di Napoli, passeranno ad occuparsi delle aree più difficili dando priorità ai grossi cumuli nei pressi di scuole e ospedali; poi saranno di nuovo in azione a Quarto; resta però irrisolto il nodo di dove portare i rifiuti problema destinato ad aggravarsi poiché dal 20 maggio in poi il termovalorizzatore di Acerra sarà attivo solo in due delle tre linee attualmente disponibili. A giugno chiuderà la discarica di Chiaiano e quella di Terzigno si esaurirà ad ottobre; continua poi a mancare un piano regionale che indichi chiaramente i luoghi, gli impianti e le procedure per lo smistamento dei rifiuti per il riciclo, l'incenerimento ed il recupero -:
se risponda al vero quanto riferito in premessa;
se i militari impiegati nella rimozione dei rifiuti abbiano particolari regole di ingaggio.
(4-11951)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera a firma Massimo Mucchetti si apprende che tra i fornitori del fotovoltaico spicca una media impresa siracusana di montaggi elettromeccanici, la Coemi, 260 dipendenti, 22 milioni di euro di fatturato e 1,2 di utile netto nel 2009, che ha come cliente l'Electricité de France impegnata a costruire un polo fotovoltaico di 13,5 megawatt a Priolo Gargallo, nella Sicilia orientale, con una spesa di 40 milioni di euro;
la Coemi, amministrata da Maria Prestigiacomo, sorella del Ministro, appartiene alla holding Fincoe, 6,8 milioni di euro di patrimonio netto, di cui Stefania Prestigiacomo aveva il 21,5 per cento fino al novembre 2009 quando l'ha donato a Sebastiana Lombardo;
Sebastiana Lombardo risulta essere la madre del Ministro Stefania Prestigiacomo -:
se sia vero quanto riferito in premessa;

nel caso, se non ritenga opportuno il Presidente del Consiglio di sottrarre all'attuale Ministro dell'ambiente competenze in settori nei quali la famiglia Prestigiacomo ha diretti interessi economico-imprenditoriali.
(4-11955)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta immediata:

ENZO CARRA, PEZZOTTA, ADORNATO, VOLONTÈ, GALLETTI, CICCANTI, COMPAGNON e NARO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
già dilaniata da circa tre mesi di conflitto civile, la Libia sta vivendo una grave emergenza umanitaria, accresciuta dalla presenza di profughi e rifugiati di altre nazionalità bloccati ai confini libici;
nelle città mancano cibo, acqua, medicinali, benzina ed elettricità e la situazione peggiora in quelle principali oggetto di conflitti armati o sotto assedio, come Misurata, una delle città più colpite dalla guerra civile in atto, e nella stessa capitale Tripoli;
aumentano gli sfollati, costretti ad abbandonare le città per evitare i bombardamenti;
la comunità internazionale si è mobilitata e non ha fatto mancare l'invio di materiale e aiuti umanitari, che finora, però, restano bloccati in mare o nei porti per l'impossibilità di sbarcare in territorio libico;
a Malta risulterebbero bloccati migliaia e migliaia di container di aiuti umanitari in attesa di essere autorizzati allo sbarco nei principali porti libici (Tripoli, Bengasi, Misurata soprattutto) -:
quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di consentire lo sbarco e la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione libica e nei punti di raccolta dei profughi e rifugiati nei campi allestiti ai confini del territorio libico, per alleviare l'emergenza umanitaria in atto e fornire sicurezza alimentare e medica, soprattutto ai bambini e ai soggetti più deboli.
(3-01654)

Interrogazioni a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da oltre tre mesi i marittimi imbarcati sulla M/N Savina Caylin battente bandiera italiana, appartenente alla società armatrice Fratelli D'Amato di Napoli, sono ostaggi di un gruppo organizzato di pirati somali che ha sequestrato il natante;
nonostante le rassicurazioni non si è a conoscenza di quali iniziative il Ministero degli affari esteri intenda mettere in campo per arrivare ad una rapida soluzione del problema;
dopo settimane di vana attesa, le famiglie dei marittimi stanno iniziando a temere per l'incolumità dei propri familiari imbarcati -:
quali iniziative concrete intenda mettere in campo per definire al più presto la vicenda e rassicurare le famiglie dei marittimi imbarcati.
(3-01639)

PEZZOTTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il prossimo 9 luglio 2011 il Sud Sudan diventerà il 54o Paese dell'Africa: lo ha deciso un referendum che ha visto il 9 gennaio 2011 più del 98 per cento degli abitanti di questa regione scegliere l'indipendenza. Si tratta dell'avvenimento più importante per l'Africa di questo 2011 ed è il momento cruciale di una transizione lunga e delicatissima, come provano anche gli ottanta morti registrati alcuni giorni fa nello Stato di Warrap;

la storia italiana in Sud Sudan ha un passato glorioso nel nome di Daniele Comboni ma ad oggi, a pochi mesi dall'indipendenza, non c'è ancora alcuna rappresentanza diplomatica a differenza di tutti gli altri Paesi europei ed il nostro Paese è presente a Juba solo con un rappresentante della cooperazione italiana;
il nostro Paese ha partecipato, insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna e Norvegia, a questa delicatissima e difficile fase di negoziati che hanno messo fine alla guerra, portato all'accordo di pace del gennaio 2005 e a tutto quello che ne è conseguito, sino al referendum di gennaio e alla prossima proclamazione dell'indipendenza. Solo che, dopo l'accordo, l'Italia è praticamente sparita. Mentre gli altri hanno continuato a far valere il loro peso diplomatico e politico -:
per quali motivi - nonostante i legami storici - a Juba la Repubblica italiana non abbia ancora una rappresentanza diplomatica, quali siano i rapporti con il nuovo Stato e come l'Italia intenda agire.
(3-01646)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NARDUCCI e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i Comitati degli italiani all'estero (COMITES) svolgono da anni importanti funzioni di raccordo tra le comunità emigrate e il nostro Paese, nonché di cooperazione con la rete consolare soprattutto sui problemi dell'integrazione, del lavoro e della promozione della lingua e della cultura italiana per mantenere vivo il legame con la realtà socioculturale di origine;
le ultime manovre di finanza pubblica hanno ulteriormente ridotto le possibilità operative dei Comites che, come noto, hanno sempre ricevuto lo stretto indispensabile per il funzionamento minimo di una segreteria, per pagare l'affitto della sede e i costi accessori. L'attività dei componenti dei COMITES è a puro titolo di volontariato;
dopo le elezioni dei 126 COMITES, avvenute nel mese di marzo 2004, aver rimandato per ben due volte le votazioni per il loro rinnovo - si è a sette anni -, ha creato un forte senso di sfiducia ed ha minato la credibilità di questi organismi;
la situazione rischia di precipitare irrimediabilmente a causa del forte ritardo che si registra nell'erogazione dei contributi finanziari stanziati (al ribasso) in sede di manovra finanziaria. Molti COMITES non sono in grado di far fronte agli impegni sanciti dalla legge e agli impegni di spesa improrogabili. In svariati casi i consiglieri dei COMITES devono far fronte agli impegni di spesa, anticipando di tasca propria le risorse finanziarie per evitare sfratti e chiusure coatte;
la legge 23 ottobre 2003, n. 286, «Norme relative alla disciplina dei Comitati degli Italiani all'estero», che ha modificato quelle precedenti, ha istituito in ogni Paese in cui esiste più di un COMITES un Comitato dei presidenti di cui fa parte il presidente di ciascuno di essi, ovvero un suo rappresentante membro del Comitato medesimo;
i Comitati dei presidenti svolgono una funzione di grande rilievo, di concerto con le relative ambasciate, per le politiche complessive che riguardano le comunità italiane nel Paese ospitante, spesso anche con il concorso della rete associazionistica e con il ricorso a strumenti d'indagine. Proprio di recente, per esempio, è stata promossa in Germania - dove i problemi d'integrazione scolastica dei ragazzi italiani sono ben noti - un'aggiornata e accurata indagine sulle cause dell'insuccesso nel sistema scolastico tedesco;
si è al punto che i Comitati dei presidenti non possono riunirsi a causa della mancata erogazione dei finanziamenti ai COMITES (saldi e anticipi). Per contro, si assiste ad un estremo rigore, ad avviso dell'interrogante quasi inquisitorio,

dei controlli contabili, sicuramente legittimi ma che non trovano pari rigore da parte dell'amministrazione nell'erogazione dei contributi che giungono con ritardo, come sostengono sempre più apertamente molti presidenti -:
se il Ministro interrogato in considerazione dello stato di grave crisi in cui si trovano i COMITES a causa delle ragioni sopra esposte, non intenda intervenire rapidamente accelerando le procedure di accredito dei contributi ai COMITES e ai Comitati dei presidenti dei COMITES, mettendo fine ad una situazione di instabilità che rischia di diventare irreparabile.
(5-04742)

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 19 dicembre 2010 si sono svolte in Bielorussia le elezioni presidenziali, che hanno portato alla rielezione del Presidente uscente Lukashenko con oltre l'80 per cento dei voti;
l'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), insieme all'Unione europea agli Stati Uniti d'America, ha denunciato la non democraticità di tale procedura elettorale;
a seguito delle critiche mosse dall'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), il Presidente bielorusso ha disposto il 20 dicembre 2010 l'immediata chiusura dell'Ufficio dell'OSCE a Minsk;
la sera del 19 dicembre 2010 milioni di persone, tra le quali attivisti e candidati dell'opposizione alle elezioni presidenziali, sono scese nelle strade di Minsk per chiedere la revisione dei risultati elettorali e il rispetto della democrazia e dello Stato di diritto da parte delle autorità governative;
le forze di sicurezza hanno duramente represso tale manifestazione, arrestando più di 600 persone, fra cui la maggior parte dei candidati dell'opposizione alle elezioni presidenziali;
il 14 maggio 2011 Andrei Sannikov, principale candidato dell'opposizione alle presidenziali di dicembre in Bielorussia, è stato condannato a cinque anni di carcere con l'accusa di aver promosso la manifestazione che il 19 dicembre 2010 ha contestato i brogli elettorali, mentre, Irina Khalip, moglie di Andrei Sannikov nonché giornalista della testata di opposizione Novaia Gazeta, è stata condannata a due anni di detenzione con l'accusa «di partecipazione ad azioni di gruppo che violano gravemente l'ordine pubblico»;
in merito a quanto accaduto in Bielorussia dopo le manifestazioni del 19 dicembre 2010, il 6 aprile 2011, 14 Stati partecipanti dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) - Repubblica Ceca, Germania, Stati Uniti d'America, Canada, Danimarca, Finlandia, Gran Bretagna, Islanda, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, e Svezia -, hanno richiesto l'attivazione - dopo molti anni in cui non era più accaduto - del «Meccanismo di Mosca»;
con tale iniziativa si è richiesto, nello specifico, di verificare il rispetto della libertà di associazione, di espressione e dello stato di diritto all'interno del Paese;
l'8 aprile 2011 il Governo bielorusso ha rifiutato l'attivazione di tale meccanismo, sostenendo che: «La situazione nel paese è stabile, e non ci sono conflitti interetnici o interreligiosi. La Bielorussia ha, inoltre, un approccio responsabile alla realizzazione dei suoi impegni internazionali, tra cui quelli concernenti il rispetto della democrazia e dei diritti umani all'interno dell'area dell'OSCE» -:
se alla luce dei gravi fatti riportati il Governo non ritenga necessario, sia a livello europeo che a livello bilaterale, l'assunzione di una dura presa di posizione politica nei confronti dei comportamenti del Governo bielorusso, sostenendo iniziative come quella dei 14 Paesi partecipanti

dell'Osce che hanno chiesto l'attivazione del «Meccanismo di Mosca», al fine di consentire la liberazione di tutti gli attivisti e prigionieri politici, nonché il pieno esercizio della libertà di associazione e di espressione in quel Paese.
(5-04746)

TEMPESTINI, PORTA e NARDUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Cesare Battisti è stato condannato all'ergastolo per quattro omicidi, oltre che per reati di banda armata, rapina, detenzione di armi e sequestro di persona; si tratta di condanne conseguite in tutti i tre gradi di giudizio, nell'ambito dei quali Battisti ha potuto avvalersi di tutti gli strumenti di difesa previsti dalla legge italiana e garantiti dalle convenzioni internazionali, la cui conformità è stata ulteriormente ribadita dalla Corte europea dei diritti dell'uomo;
nel 1981 Battisti è riparato in Francia e nel giugno 2004 la corte d'appello di Parigi ha accolto la richiesta di estradizione; in attesa della decisione, Battisti è riuscito a fuggire in Brasile, dove nel marzo del 2007 è stato arrestato su richiesta dell'Italia che ne domandava l'estradizione;
il 16 aprile del 2007 la Corte Suprema brasiliana ha depositato la sentenza nella quale ha autorizzato la sua estradizione, ma nel 13 gennaio del 2009 l'allora Ministro della giustizia brasiliano ha concesso a Battisti lo status di rifugiato politico, lasciando l'ultima decisione al presidente Lula da Silva il quale, nell'ultimo giorno del proprio mandato presidenziale, ha negato l'estradizione all'Italia;
il diniego all'estradizione non è nell'esclusiva discrezionalità del Governo brasiliano, bensì deve essere conforme al dettato e alle condizioni previste dalle norme pattizie contenute nel trattato internazionale bilaterale fra Italia e Brasile, un trattato vigente dal 1989, che, pertanto, sembra essere stato apertamente violato;
ritenendo grave il rifiuto opposto dall'ex Presidente del Brasile, il Governo italiano ha impugnato la decisione del Governo brasiliano, considerata «sbagliata dal punto di vista giuridico ed offensiva per le istituzioni democratiche italiane», aderendo il nostro Paese in modo incondizionato alle convenzioni internazionali ed europee circa il rispetto dei diritti umani, civili, politici e delle garanzie giurisdizionali;
sul rapporto tra Italia e Brasile pesano ricostruzioni storiche mistificate che teorizzano l'idea di uno «Stato autoritario»; nonostante il nostro Paese abbia pagato un prezzo altissimo, anche in termini di perdita di vite umane, la risposta al terrorismo degli anni 70-80 non comportò in alcun modo uno stravolgimento del sistema delle garanzie democratiche;
infatti le misure di emergenza adottate in quegli anni dal Parlamento italiano furono proporzionate al pericolo istituzionale esistente e non implicarono una trasformazione del nostro stato di diritto in Stato autoritario»;
la decisione definitiva circa l'estradizione non è stata ancora né approvata, né annullata, risultando tale vicenda a tutt'oggi incomprensibilmente sospesa, anche a causa dei ritardi della procura generale della Repubblica brasiliana, la quale ha impiegato due mesi, invece dei cinque giorni di prassi, per fornire il suo parere, per poi risultare identico a quello già manifestato in precedenza dal procuratore generale lo scorso 1o gennaio 2011, in favore della decisione di non concedere l'estradizione;
si attende che il caso Battisti venga ora risolto dal nuovo ministro del Supremo tribunale federale (STF), il quale dovrà affrontare il caso in occasione dell'udienza plenaria del massimo organo del sistema giudiziario brasiliano entro la fine di maggio, anche se la data precisa rimane a tutt'oggi sconosciuta;
in questo quadro incerto, desta particolare preoccupazione la recente notizia

stampa che riferisce di un'improvvisa richiesta d'immediata scarcerazione di Cesare Battisti, presentata alla Corte suprema. La difesa, con un perfetto tempismo, ha cercato di approfittare dell'assenza del relatore ufficiale del caso, attualmente in missione all'estero, assieme a Cezar Peluso, presidente del Supremo tribunale federale. Secondo la normativa vigente in Brasile, infatti, nei casi di assenza del relatore ufficiale di un processo, le istanze urgenti vengono trasferite automaticamente al membro più giovane. La pratica avrebbe dovuto essere trasferita al giudice Ayres Britto che però era già stato chiamato a sostituire Peluso, di conseguenza il caso è stato assegnato per errore al giudice Mello (il più assiduo difensore della non estradizione tra i 9 membri del Supremo tribunale federale);
sempre da recenti fonti giornalistiche si apprende che il Supremo tribunale federale ha tempestivamente provveduto a risolvere l'errore di attribuzione mediante la rassegnazione del caso al giudice Joaquim Barbosa. Tuttavia, se dovesse essere accolta la domanda d'immediata scarcerazione di Battisti, in attesa del pronunciamento del giudizio plenario da parte del Supremo tribunale federale, i rischi di una sua fuga in un Paese terzo diventerebbero sempre più concreti e allarmanti -:
se non ritenga di dover dare aggiornamenti sull'evoluzione della vicenda, circa lo stato della procedura di estradizione di Cesare Battisti e del percorso giudiziario avviato dal nostro Paese contro la decisione di diniego dell'ex presidente brasiliano, con particolare riferimento alle recenti e preoccupanti richieste della difesa in vista dell'atteso pronunciamento della Corte suprema brasiliana;
quale sia lo stato delle relazioni diplomatiche fra il Governo italiano e la nuova presidente della Repubblica brasiliana, anche in considerazione della necessità di mantenere vivo il dialogo politico in grado di raggiungere una soluzione della vicenda nel quadro degli storici rapporti di collaborazione fra popolo italiano e brasiliano.
(5-04755)

Interrogazioni a risposta scritta:

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei giorni dell'incontro italiano del gruppo di contatto sulla Libia, il Ministero degli affari esteri ha prodotto una brochure concernente gli interventi realizzati per far fronte all'emergenza umanitaria;
il Governo italiano elenca come attività di assistenza umanitaria: sei voli per il rimpatrio di 860 cittadini in Paesi terzi in fuga dalla Libia, il trasferimento in Italia attraverso due voli C130 dell'aviazione militare di 50 feriti libici per essere curati negli ospedali italiani, l'invio di un gruppo di medici a sostegno dell'attività dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a Bengasi, il sostegno alla distribuzione di 220 mila kit medici dell'OMS, il sostegno a un programma dell'UNICEF di prima potabilizzazione e la distribuzione di 55 tonnellate di derrate alimentari;
il resoconto non quantifica i costi delle attività, rendendo difficile una valutazione dell'adeguatezza e qualità della spesa;
secondo i dati della Commissione europea, sul totale di 100 milioni di euro impegnati dai 27 Stati membri dell'Unione per azioni d'intervento umanitario e di protezione civile in Libia, l'Italia ha speso circa 3 milioni di euro, l'ottavo donatore europeo per importanza. Un impegno finanziario che viene dopo quello della Commissione europea, della Gran Bretagna, della Germania, della Danimarca, della Spagna, della Svezia, della Finlandia ed è pari a quello della Francia;
il finanziamento italiano dei programmi UNICEF e OMS è stato di 600 mila euro, secondo i dati riportati dall'ufficio umanitario della Commissione europea. L'organizzazione non governativa «ActionAid» stima che il costo dell'acquisto e invio di 55 tonnellate di cibo in Libia

sia stato attorno ai 500 mila euro. Si tratta di una stima per eccesso visto che l'invio di 130 tonnellate di riso e 130 tonnellate di pomodoro in Congo è costato all'Italia 400 mila euro quest'anno. Infine, secondo i dati della cooperazione italiana, curare in Italia i circa 50 feriti libici è costato intorno ai 360 mila euro alla cooperazione italiana, pagati come rimborso agli ospedali italiani - del Lazio - che li hanno assistiti;
secondo stime pubblicate su Repubblica e ActionAid, il costo per gli 8 voli «umanitari» dei C130 per rimpatriare 900 persone in Paesi terzi e curare 50 feriti in Italia sarebbe attorno ai 2 milioni di euro. Ossia 250 mila euro a volo, pari al sostegno Italiano al programma dell'OMS per la distribuzione di kit medici a oltre 220 mila persone;
se questo rispondesse al vero, a parità di risorse finanziarie impiegate, rinvio di derrate alimentari o, meglio, il sostegno ai programmi umanitari delle organizzazioni internazionali avrebbe sicuramente un impatto su una quantità maggiore di popolazione rispetto all'impiego del C130;
l'investimento al sostegno di programmi in loco, oltre ad avere un rapporto più conveniente costi/benefici, è anche una necessità dettata dell'evolversi della situazione umanitaria del Paese. Il programma alimentare mondiale già avverte che in meno di due mesi non avrà più derrate alimentari da distribuire in Libia -:
quale sia stato il costo degli otto voli «umanitari» dei C130, in Libia;
se il loro utilizzo sia stato dovuto ai limiti del bilancio della cooperazione allo sviluppo del 2011, allorché i costi dei velivoli sono invece coperti dal bilancio della Difesa.
(4-11891)

GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
venerdì 17 e sabato 18 giugno 2011 è stato convocato, conformemente all'articolo 6 della legge 23 ottobre 2003, n. 286, il Comitato dei presidenti dei Comites di Francia a Chambéry, al quale sono invitati a partecipare anche i consiglieri del Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) eletti in Francia e i parlamentari eletti nella ripartizione Europa;
tale riunione rappresenta un'importante occasione per coordinare l'azione di tutti i rappresentanti dei connazionali residenti in Francia;
in base al comma 3 dell'articolo 6 della legge 23 ottobre 2003, n. 286, le spese di viaggio per la partecipazione dei membri dei Comites al Comitato dei presidenti sono a carico dei singoli bilanci dei Comites;
in risposta alla convocazione trasmessa dal Comites di Chambéry, i presidenti di una pluralità di Comites francesi si sono visti costretti a comunicare l'impossibilità di partecipare al Comitato dei presidenti, in ragione dei ritardi da parte dell'amministrazione nell'erogazione dei finanziamenti cui hanno diritto, in base alla legge 23 ottobre 2003, n. 286, articolo 3, comma 6, entro il primo quadrimestre dell'anno;
i ritardi nell'erogazione dei finanziamenti non riguardano soltanto il capitolo di spesa «viaggi per il Comitato dei presidenti», ma anche il capitolo che riguarda il funzionamento dei Comites, con il risultato che gli organi di rappresentanza, in Francia come in tutto il mondo, non sono ad oggi nelle condizioni di svolgere i compiti e le funzioni che dovrebbero assicurare;
negli ultimi anni la funzionalità degli organi di rappresentanza degli italiani nel mondo è stata gravemente pregiudicata dalle decurtazioni finanziarie e dal susseguirsi di proroghe e rinvii delle elezioni di rinnovo, ad oggi non operabili prima del 2012; in tale contesto i ritardi nell'eroga- zione

dei finanziamenti si traducono in una sostanziale paralisi degli organi di rappresentanza -:
quale sia la ragione della mancata erogazione ai Comites dei contributi che, in base alla legge 23 ottobre 2003, n. 286, articolo 3, comma 6, e alla circolare n. 4 del 6 dicembre 2007, l'amministrazione avrebbe dovuto versare entro il primo quadrimestre del corrente anno;
quali misure s'intendano adottare al fine di sbloccare al più presto la situazione dei finanziamenti per il corrente anno e per evitare che in quelli successivi abbia a verificarsi lo stesso inconveniente.
(4-11896)

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Amor Khediri, impiegato a contratto locale presso l'ambasciata d'Italia di Tunisia, è stato licenziato senza preavviso;
l'ambasciata d'Italia in Tunisi, con una comunicazione dell'11 gennaio 2011, contestava anomalie nella concessione di visti di ingresso condizionati alla prova di rientro, secondo l'ambasciata disattese, alla quale Khediri forniva proprie giustificazioni ed indicava prove, documentali e testimoniali, da acquisire;
in data 11 marzo 2011, Amor Khediri presentava formale richiesta di accesso agli atti del provvedimento e tale accesso veniva autorizzato unicamente in data 8 aprile 2011;
con provvedimento del 12 aprile 2011, l'ambasciata d'Italia in Tunisi provvedeva ad irrogare la sanzione del licenziamento;
Amor Khediri ha maturato un'esperienza ventennale nel settore dei servizi consolari e negli anni gli sono state riconosciute, sia dal personale di ruolo che diplomatico e dagli stessi Capo missione, impegno, capacità e professionalità;
Amor Khediri ha anche dimostrato di saper lavorare in una squadra di personale altamente qualificato, in grado di gestire con efficienza e trasparenza la gestione dei visti in Tunisia, rispondendo sempre alle indicazioni ed istruzioni operative del personale di ruolo;
l'ufficio visti della sede consolare in Tunisia ha negli anni garantito competenza ed efficienza nella gestione dei visti, con personale in grado di assicurare assoluta trasparenza, assicurata anche dalla qualità ed esperienza del personale oltre che dal sistema «gerarchico» di controllo incrociato e verifica dei dati svolto dal personale di ruolo;
Amor Khediri è impiegato a contratto, dipendente a legge locale con mansioni esecutive, quindi non ha alcuna competenza dispositiva e valutativa nel merito del rilascio dei visti, competenza che invece appartiene al personale di ruolo;
Amor Khediri non dispone di una delega alla firma e l'attività al front office degli impiegati a contratto è caratterizzata, secondo le disposizioni vigenti, da un continuo monitoraggio da parte del capo ufficio, il quale deve essere collocato anche logisticamente nelle immediate vicinanze dello sportello proprio per adempiere ai propri compiti di supervisione ed è espressamente fatto divieto di assegnare agli impiegati a contratto mansioni superiori rispetto a quelle previste dal messaggio n. 306 del 2005 -:
quale sia la motivazione che ha indotto il Ministero degli affari esteri ad assumere una decisione di licenziamento, misura disciplinare ad avviso dell'interrogante spropositata sia per la causa scatenante, sia per le responsabilità d'ufficio assegnate ad Amor Khediri dalla normativa vigente;
quali siano le eventuali ulteriori misure disciplinari assunte nei confronti di altro personale dell'ufficio visti del consolato di Tunisi;
se sia stata effettuata una verifica relativamente al rientro in Tunisia delle persone a cui era stato concesso il visto, acquisendo in tal modo, direttamente dai soggetti coinvolti, fondamentali elementi di

valutazione e giudizio, oppure chiedendo la collaborazione delle autorità tunisine;
se non si ritenga comunque necessario acquisire dalle competenti autorità tunisine la documentazione relativa al rientro in Tunisia dei cittadini tunisini per i quali vi era stata concessione dei visti;
se non si ritenga opportuno procedere ad una verifica delle ragioni e condizioni oggettive che hanno portato al licenziamento di Amor Khediri, fornendo anche ulteriori elementi di valutazione, incluse verifica ed eventuale conferma del rientro in Tunisia dei titolari dei visti oggetto di contenzioso;
se non si ritenga comunque opportuno procedere alla revoca da parte dell'amministrazione degli affari esteri dell'autorizzazione al licenziamento di Amor Khediri tenendo conto del fatto che lo stesso si è attivato personalmente per rintracciare due delle quattro fotocopie dei passaporti dei richiedenti il visto riportanti il timbro di rientro in Tunisia;
se non si ritenga indispensabile, infine, procedere ad acquisire gli elementi probatori richiesti dal Khediri che risultano rilevanti ed essenziali per garantirne il diritto alla difesa del posto di lavoro, evitando il rischio di licenziamento senza giusta causa.
(4-11929)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta immediata:

MARIO PEPE (IR). - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come noto, in vista dell'entrata in vigore del Sistri (il sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi), prevista per il 1o giugno 2011, le principali associazioni di categoria hanno richiesto e promosso un giorno di verifica per testare il reale funzionamento di tale sistema, il cosiddetto click day programmato in data 11 maggio 2011, specie in virtù dei problemi e ritardi avuti in passato, che hanno comportato il rinvio dell'entrata in vigore di tale sistema per ben due volte;
secondo i dati del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dalla mezzanotte alle 17 dell'11 maggio 2011 sono stati effettuati 121.991 accessi da parte di 65.985 utenti, con 21.762 operazioni di movimentazioni rifiuti;
però, sono stati registrati 37 mila accessi non riusciti, che hanno riguardato ben 18 mila imprese;
ciò porta inevitabilmente a pensare che sarebbe necessaria la sospensione dell'entrata in vigore del Sistri in queste condizioni, dato che sarebbe, difatti, inutile intestardirsi su una soluzione che ha mostrato la sua fragilità. Piuttosto sarebbe necessario ripensare l'intero sistema, rendendolo più funzionale;
naturalmente è difficile attendersi una riorganizzazione completa di un sistema che ha già visto un incredibile impiego di risorse pubbliche. Ma quello che sarebbe opportuno attendersi, invece, è che si proceda a migliorare i deficit del programma e lo si perfezioni, perché almeno per una volta nel nostro Paese l'applicazione delle nuove tecnologie non sia un aggravio per le imprese e non generi ulteriori problematiche, ma, anzi, riesca a facilitare e ad ottimizzare la gestione dei flussi di controllo -:
quali reali e concreti provvedimenti si intendano porre in essere per risolvere quanto sopra, in considerazione dell'ormai approssimarsi della data del 1o giugno 2011.
(3-01649)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, come disciplinata dal decreto-legge

n. 314 del 2003, convertito, con modificazioni, nella legge n.368 del 2003, deve essere attuata, in base alla legislazione vigente, anche attraverso misure di compensazione territoriale stabilite, fino al definitivo smantellamento degli impianti, a favore dei siti che ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare (articolo 4, commi 1 e 1-bis, del citato decreto-legge);
in particolare, l'articolo 4, comma 1-bis, del summenzionato decreto-legge n.314 del 2003 dispone la concessione ai territori interessati di un contributo «compensativo», la cui entità in seguito ridotta per effetto di quanto disposto di cui all'articolo 1, comma 298, della legge 30 dicembre del 2004, n.311 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato» (legge finanziaria 2005);
ad oggi non risulta ancora erogato agli enti locali interessati il contributo di cui sopra, riferito agli anni 2008-2009 -:
se risulti essere stata effettuata da parte dei competenti uffici del Ministero la ripartizione del contributo che qui interessa - per le sopradette annualità - e se il Cipe si sia già pronunciato al riguardo.
(5-04732)

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la regione Emilia Romagna, nel dicembre 2009 ha aggiudicato in project financing la realizzazione dell'Autostrada Cispadana ad un consorzio di imprese facente capo alla società A22-Autostrada del Brennero;
si tratta di un'autostrada lunga 67 chilometri circa, a 4 corsie più quelle di emergenza, che rappresenta un asse viario di attraversamento del territorio regionale, finalizzato a costituire un sistema di gronda alternativo all'asse centrale dato dalla A1 e dalla A14 diretto a collegare l'Autostrada del Brennero A22 in località Reggiolo con la A13 a Ferrara, con un flusso di traffico previsto pari a circa 50.000 veicoli al giorno;
il progetto preliminare ricalca quello della strada Cispadana a 2 corsie, nato nel 1963, e attraversa con un percorso tortuoso tutti i comuni dell'area nord della provincia di Modena e relative frazioni, Novi, Concordia sulla Secchia, San Possidonio, San Giacomo Roncole, Mirandola, Camurana, Medolla, San Biagio, San Felice sul Panaro, Rivara, Massa Finalese, Finale Emilia, secondo gli standard degli anni '60;
il tracciato attraversa le aree più fortemente antropizzate della bassa modenese e più pregiate dal punto di vista abitativo, storico testimoniale e agricolo;
la regione, nell'approvazione del progetto preliminare non ha sviluppato e valutato tracciati alternativi che garantiscano maggiormente la salute dei propri cittadini dall'inquinamento acustico e atmosferico che comporterebbe la realizzazione della nuova autostrada localizzata nelle vicinanze delle zone residenziali;
in particolare, non è stato valutato il passaggio a nord dei comuni sopra elencati che garantirebbe un tracciato più rettilineo, lontano da insediamenti abitativi e colture di pregio, comporterebbe minori costi per la collettività, garantirebbe maggiori possibilità di sviluppo di nodi intermodali, creerebbe minori costi di trasporto di materiali dalle cave limitrofe e non consumerebbe il territorio di espansione e di sviluppo dei comuni attraversati;
già nel dicembre 2008, nell'ambito della risposta all'interrogazione n. 5-00228 presentata dal firmatario del presente atto, relativamente al progetto per la realizzazione dell'Autostrada Cispadana, il sottosegretario Roberto Menia ha fatto presente che «le competenze del Ministero dell'ambiente attengono alla valutazione di impatto ambientale, allorquando il progetto sarà presentato alla competente Commissione VIA e, in tale sede, si valuterà con la massima serietà e attenzione il tracciato con tutte le implicazioni connesse»;

nell'ambito di tale risposta venivano peraltro rilevate possibili criticità connesse ad un tracciato alternativo spostato più a nord dovute all'attraversamento di alcune zone a protezione sociale, lungo le rotte di migrazione dell'avifauna, che, tra l'altro, nelle parti interessate dal tracciato autostradale sembrerebbe che abbiano perso la propria naturalità e che siano completamente prive di habitat prioritari e potrebbero essere riperimetrate dalla regione, mentre non si faceva alcun cenno agli enormi impatti ambientali per la salute dei cittadini che creerebbe un'autostrada a 4/6 corsie che passa a pochi metri da scuole, ospedali e quartieri residenziali;
tali studi e approfondimenti comparativi devono essere effettuati nell'ambito delle procedure di VIA;
da notizie dei mass media si apprende che la regione, nell'ambito della conferenza di servizi preliminare sul progetto preliminare convocata in data 29 dicembre 2010 con nota PG 2010.0323019 ai fini dell'approvazione del progetto, ha avviato una procedura di inizio studio ambientale presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi dell'articolo 21 del codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni), ai fini della consultazione del Ministero sui contenuti dello studio d'impatto ambientale, preliminarmente alla procedura di VIA;
nell'ambito di tale procedura, una delle competenze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è l'esame delle principali alternative, compresa l'alternativa zero;
tali alternative non possono limitarsi a sole rotonde, svincoli locali e spostamenti limitati che renderebbero ancora più tortuoso il tracciato della nuova autostrada, ma devono senz'altro valutare anche la realizzazione di un'alternativa di delocalizzazione complessiva di tutto il tracciato verso nord, lontano dai centri abitati, come già proposto da alcuni comuni e dai comitati dei cittadini interessati;
l'alternativa a nord produrrebbe minor impatto ambientale per la salute di 40.000 abitanti, in una zona già critica per superamenti delle concentrazioni delle polveri sottili, intervenendo in una questione di salute dei cittadini, a fronte della quale anche l'Unione europea permette l'occupazione di siti tutelati per le specie e per la fauna ai fini della realizzazione di opere di rilevante interesse pubblico, addirittura anche in caso di una valutazione d'incidenza negativa su tali siti, come previsto dalla direttiva 92/43/CEE e dall'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica di attuazione 8 settembre 1997, n. 357 -:
se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia concluso la procedura di inizio studi relativa all'Autostrada Cispadana e se, nell'ambito di tale procedura, la regione Emilia Romagna abbia presentato le alternative progettuali, compresa l'alternativa di delocalizzazione complessiva del tracciato a nord, come proposta da alcuni comuni e dai comitati locali, tenendo conto degli interessi e delle esigenze dei propri cittadini.
(5-04734)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da un documento delle organizzazioni «Italia Nostra» e «Cittadini area fiorentina» si apprende che, in merito ai lavori per la realizzazione della stazione AV Foster nell'ex area dei Macelli procedono, con l'invasività connessa alla rilevanza dei lavori, è ancora incerta la data di inizio dei lavori per la perforazione dei due tunnel (6 chilometri da Campo di Marte a Castello), essendo stata rimandata a fine anno;
a Campo di Marte - dove inizierà la trivellazione - dopo aver costruito i diaframmi che arrivano a 30 metri di profondità,

si scava per la formazione della discenderia e del pozzo lancio frese (in cui verrà assemblata la macchina scavatrice) senza realizzare la batteria di pozzi prescritta dall'osservatorio ambientale per travasare l'acqua di falda da monte a valle dell'imbocco;
quanto al materiale terroso prodotto dallo scavo (1.350.000 metri cubi) è previsto venga utilizzato per realizzare una duna nell'ambito del progetto di recupero ambientale della ex cava di lignite di Santa Barbara nel comune di Cavriglia. Per questo, dopo che è stato emesso il decreto di approvazione della valutazione di impatto ambientale con una serie di disposizioni, è stata completata la verifica di ottemperanza delle prescrizioni dettate dalla regione Toscana (dipartimento VIA) ed è in corso lo stesso tipo di verifica delle prescrizioni dettate dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
tuttavia secondo l'ingegner Massimo Perini, tecnico di parte nella causa preventiva intrapresa da alcuni cittadini verso RFI: «La tecnologia di scavo con la fresa TBM (tunnel boring machine) di tipo EPB (earth presure balance) la così detta "talpa fiorentina" prevede l'utilizzazione di additivi chimici che trasformare il terreno del fronte dello scavo in una melma per bilanciare la pressione dello scudo e fluidifica il terreno favorendone il rapido smaltimento in superficie. Questa alterazione (con termine tecnico "condizionamento") fa perdere lo stato naturale al terreno e lo contamina trasformandolo in un rifiuto speciale che va inviato a discarica e non può essere utilizzato tal quale come materiale da costruzione né tanto meno per interventi di recupero ambientale - articolo 184 e 185 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e smi»;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con decreto VIA del 29 luglio 2009, aveva infatti raccomandato di verificare che quel materiale di scavo risultasse effettivamente costituito da terre e rocce di scavo e che lo si potesse escludere con certezza dal regime normativo a cui sono sottoposti i rifiuti;
sulla questione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha chiesto il parere dell'Unione europea e nel frattempo la verifica di ottemperanza è stata sospesa e sembra che non verrà ripresa prima di un anno;
secondo le organizzazioni sopra citate vi sarebbe stata anche una grave sottovalutazione del rischio sismico, calcolato in modo semplicistico nel caso della stazione AV e addirittura non calcolato nel caso delle due gallerie -:
se sia vero che vi è stata una sottovalutazione del rischio sismico e come sia stato calcolato rispetto alla stazione AV e alle due gallerie;
quando inizieranno realmente i lavori per la realizzazione delle gallerie;
se e quali valutazioni siano state fatte rispetto all'eventualità che il terreno di risulta non possa essere più collocato a Santa Barbara.
(5-04743)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il «dissesto idrogeologico», come definito all'articolo 54 del decreto legislativo n. 152 del 2006, è «la condizione che caratterizza aree ove processi naturali o antropici, relativi alla dinamica dei corpi idrici, del suolo o dei versanti, determinano condizioni di rischio sul territorio»;
secondo il rapporto «Ecosistema a rischio 2010» sono 6633 i comuni in cui sono presenti aree ad alta criticità idrogeologica, l'82 per cento del totale delle amministrazioni comunali italiane;
in Basilicata, i comuni a rischio idrogeologico individuati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono 123 su 131 e tra questi figura anche il comune di Viggiano dove ha sede il centro oli dell'Eni e dove la stessa Eni

è stata autorizzata a trivellare due nuovi pozzi (Monte Enoc 6Or e 7Or) a ridosso del centro abitato in località «Piano Lepre»;
si tratta però di un'area nel 2004 classificata R4 ma declassata nel 2011 a R2, e la richiesta Eni, respinta nel 2005, viene approvata con prescrizioni nel marzo/aprile 2011. Nel frattempo, a febbraio 2011, l'ufficio tecnico del comune di Viggiano continua a ritenere l'area in oggetto ad alto rischio;
è infatti accaduto che il 25 novembre 2004, l'Eni spa divisione exploration & production ha avanzato una richiesta di verifica della perimetrazione di un'area in frana, ricadente nel comune di Viggiano (Potenza), classificata a rischio R4 nel Pai (Piano di assetto idrogeologico) licenziato dall'autorità di bacino Basilicata il 13 settembre 2004, ragione per cui tale richiesta venne respinta il 17 febbraio 2005 dalla commissione tecnica dell'autorità di bacino;
il 19 novembre 2010, l'Eni ha avanzato una nuova richiesta tesa ad acquisire un parere favorevole di compatibilità idrogeologica per la «realizzazione della postazione sonda Monte Enoc 6/7», ma il comune di Viggiano, il 28 febbraio 2011, ribadisce all'Eni che l'area interessata al progetto dei pozzi Monte Enoc è «Area soggetta a Rischio Idrogeologico R4». Tuttavia il 29 marzo 2011, il comitato tecnico dell'autorità di bacino esprime parere positivo di compatibilità idrogeologica ed autorizza l'Eni a realizzare la postazione sonda Monte Enoc 6/7, premessa alla realizzazione dei pozzi Monte Enoc 6Or e 7Or e il 5 aprile 2011, l'autorità di bacino Basilicata ratifica la decisione presa a marzo dal comitato tecnico;
l'autorità di bacino, nell'approvare il progetto Eni, chiede al colosso energetico di porre in essere «gli interventi di sistemazione, protezione e monitoraggio previsti nel progetto» e di porre in essere tutti gli accorgimenti «ritenuti necessari alla salvaguardia della stabilità dei luoghi e delle strutture e infrastrutture presenti e/o in corso di realizzazione...in considerazione della presenza di un areale a rischio R4 a valle della postazione» -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero;
per quali motivi l'area destinata ad ospitare i pozzi Monte Enoc sia stata declassificata;
se non ritengano i Ministri interrogati che in questo modo si espone a grave rischio idrogeologico un centro abitato, quello di Viggiano che è in zona a rischio frana e in tal caso, quali iniziative o provvedimenti a tutela del rischio frane si intendano adottare.
(5-04748)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'11 maggio 2011 tutte le imprese e le loro unità locali iscritte al Sistri (produttori e gestori di rifiuti) saranno tenute a partecipare al cosiddetto click day;
il Sistri click day è stato organizzato per effettuare una verifica su quanti iscritti riescono ad operare e a collegarsi al nuovo sistema informatico per la tracciabilità dei rifiuti;
dovranno dunque usare chiavette Usb e black box per registrare le movimentazioni dei rifiuti prodotti e gestiti quel giorno;
dal 1o giugno 2011 infatti, per tracciare i rifiuti non sarà più possibile usare i tradizionali registri e formulari, ma si dovranno usare esclusivamente i dispositivi elettronici Sistri -:
quali iniziative urgenti intenda predisporre per dare massima conoscibilità alla notizia, non limitandosi ai soli operatori, estendendo l'informazione tra la cittadinanza intera al fine di far conoscere come opera l'amministrazione in questo

delicatissimo ambito e quali tutele ambientali siano previste per i cittadini, esercitando eventualmente, in tal modo, anche un possibile consapevole controllo diffuso sul territorio.
(4-11872)

PEZZOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali - Per sapere - premesso che:
sia il decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.37, di attuazione della direttiva 2001/77/CE, relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili, sia le «linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili», decreto ministeriale 10 settembre 2010, prevedono che in zone di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico culturale, nonché in zone classificate come agricole, secondo il Gse, il sistema degli incentivi sia tra i più alti d'Europa, giustificando economicamente il proliferare di progetti per la realizzazione di mega impianti di produzione di energia, nonché i provvedimenti in campo energetico stabiliti dalla regione Lazio con la legge regionale n.6 del 2008;
le linee guida nazionali in evoluzione, di cui il 19 aprile 2011 è stata pubblicata una bozza, tendono a disincentivare le grandi estensioni di pannelli fotovoltaici a beneficio delle produzioni domestiche;
si registra una proliferazione di richieste per la realizzazione di impianti fotovoltaici in provincia di Viterbo, ed in particolare nella campagna di Tuscania, essendo ormai saturata la possibilità di nuovi impianti sul territorio dell'adiacente Montalto di Castro; tali impianti fotovoltaici insistono su un territorio ad alta vocazione turistica e di pregio sotto il profilo paesaggistico e agricolo e l'installazione di un così grande numero di pannelli solari avrà senza dubbio un impatto assai significativo sul territorio;
sull'area di Tuscania allo stato risultano autorizzati impianti per una superficie di circa 250 ettari di terreno di pregio, dal punto di vista agricolo, noti anche per la bellezza dei paesaggi, e di interesse culturale;
dietro l'ondata di richieste per installare impianti fotovoltaici industriali si possono celare interessi speculativi, a vario titolo, anche alla luce di quanto emerso da recenti dichiarazioni fatte da esponenti della magistratura nazionale in ambito locale -:
quali iniziative in proprio potere intendano assumere per una certa applicazione della normativa vigente in materia di installazione di impianti fotovoltaici alimentati da fonti di energia rinnovabile su terreni ad alto impatto agricolo e paesaggistico-culturale, come il caso del comune di Tuscania, in modo da impedire che possano essere realizzate strutture oggettivamente incompatibili, rispetto a tali valori, e combattere ogni forma di affarismo in un settore strategico per la nostra economia.
(4-11884)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano lucano La Nuova del 13 maggio 2011, si apprende di una nuova moria di pesci nel Pertusillo. Con l'aumento della temperatura infatti si possono notare decine di carpe morte lungo le sponde della diga, in particolare alla confluenza tra i fiumi Agri e Saura;
il fenomeno non è nuovo essendosi verificato anche l'anno scorso inducendo il segretario di radicali lucani Maurizio Bolognetti a commissionare analisi indipendenti, da cui è emersa la presenza di sostanze fecali negli invasi del Pertusillo, della Camastra e di Monte Cotugno, ma

soprattutto la presenza di bario, una sostanza utilizzata dalle industrie petrolifere;
gli interroganti ricordano che per aver reso pubbliche queste informazioni Maurizio Bolognetti è sotto processo;
come ebbe a riferire il Governo rispondendo all'interrogazione dei sottoscritti 5/03182, l'ARPAB ha eseguito nei mesi di settembre e novembre 2010 ulteriori campionamenti da cui è emerso che, pur rilevandosi significativi miglioramenti della qualità delle acque, nelle stesse è stata accertata la presenza di Ceratium Hirondella e del ciano batterio Anabaena spp, specie potenzialmente tossica; è stato elaborato, quindi, un progetto denominato «Valutazione dello stato ecologico del lago Pertusillo» approvato dalla giunta regionale della Basilicata con D.G.R. n. 2013 del 30 novembre 2010. Tale progetto - condotto in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità e con l'Istituto zooprofilattico di Foggia - ha come obiettivo la caratterizzazione dello stato ecologico del Pertusillo, la formulazione di ipotesi gestionali e di misure di mitigazione degli impatti antropici eventualmente riscontrati, la valutazione di eventuali rischi per la salute della popolazione eventualmente esposta a ciano tossine e un rapporto dettagliato dei risultati ottenuti e relative elaborazioni grafiche e cartografiche;
su delega della procura della Repubblica di Potenza, sono attualmente in corso indagini del Noe e del NIPAF - Corpo Forestale dello Stato di Potenza tese l'individuazione delle probabili cause di inquinamento dell'invaso. Sono in corso di espletamento, in particolare, sopralluoghi presso gli insediamenti industriali della zona con relativi campionamenti ed analisi di possibili inquinanti nonché controlli sulle acque di scarico dei singoli impianti di depurazione e, contestualmente, sulla corretta gestione e manutenzione degli stessi;
il 24 aprile è stato firmato a Potenza un memorandum d'intesa sulle estrazioni petrolifere in Basilicata in virtù del quale verrà incrementata l'attività estrattiva in Val d'Agri con l'Eni che punta a passare dagli attuali 80.000 barili al giorno a 120.000 anche per compensare il deficit dei mancati approvvigionamenti dalla Libia -:
quali azioni intendano promuovere in merito alla ricomparsa di una moria di pesci nella diga del Pertusillo;
quali azioni siano state adottate a seguito dell'accertata presenza da parte dell'Arpab di sostanze potenzialmente tossiche o quali esiti abbia dato il progetto «valutazione dello stato ecologico del lago Pertusillo»;
se sia noto quali aggiornamenti vi siano in merito alle indagini del Noe e del NIPAF - Corpo Forestale dello Stato di Potenza presso gli insediamenti industriali della zona ed ai controlli sulle acque di scarico dei singoli impianti di depurazione e, contestualmente, sulla corretta gestione e manutenzione degli stessi;
se e quali valutazioni siano state fatte in merito all'impatto ambientale che potrà avere l'aumento dell'attività estrattiva in Basilicata alla luce del recente memorandum.
(4-11912)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 11 maggio 2011 le imprese iscritte al Sistri hanno organizzato un test di operatività del nuovo sistema informatico per la tracciabilità dei rifiuti, provando la tenuta e l'efficienza del sistema;
all'esito della giornata, definita «tragica» da migliaia di utenti, un terzo degli stessi non è riuscito nemmeno a iniziare le procedure;
preoccupate per tale esito, le associazioni imprenditoriali hanno chiesto di prorogare l'entrata in vigore del Sistri, che dal 1o giugno comporta anche sanzioni

molto pesanti, per rivedere i principi di funzionamento e l'operatività complessiva del tracciamento digitale -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva quali iniziative urgenti intenda assumere per dare soluzione ai disguidi segnalati.
(4-11918)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo uno studio realizzato dall'unità di epidemiologia ambientale polmonare dell'Ifc-Cnr, insieme all'Isti-Cnr e all'Ibim-Cnr, pubblicata su Environmental Health, risiedere nelle vicinanze di una strada a intenso traffico veicolare potrebbe provocare a lungo andare disturbi respiratori e allergici;
in particolare da notizie diffuse il 13 maggio si apprende che chi vive entro 100 metri da una strada particolarmente trafficata presenta un rischio significativo, rispetto ai soggetti non esposti, fino al doppio;
secondo Sara Maio, ricercatrice dell'Ifc-Cnr di Pisa: «La nostra ricerca in particolare ha analizzato, grazie all'utilizzo del programma Gis (Geographical information system), l'associazione fra la residenza vicino a una strada con alti volumi di traffico (la Tosco-Romagnola che connette Pisa a Firenze, con circa 14.700 veicoli al giorno) e lo stato di salute respiratoria, indagato attraverso l'uso di questionari e test oggettivi allergometrici e di funzionalità respiratoria». Il maggior rischio significativo rilevato è stato di oltre il 76 per cento di avere sibili persistenti, dell'80 per cento di soffrire di bronco-pneumopatia cronico ostruttiva e del 107 per cento di avere una ridotta funzionalità polmonare, tra i maschi. Mentre nelle donne si evidenzia un rischio significativamente maggiore del 61 per cento di avere dispnea dell'83 per cento di avere positività ai test allergometrici, del 68 per cento di avere una diagnosi di asma e del 67 per cento di avere attacchi di difficoltà di respiro con sibili. Le analisi hanno riguardato 2062 soggetti di età media 46 anni per gli uomini e 49 per le donne. «Sono stati considerati altamente esposti i soggetti che risiedevano entro 100 metri, rispetto alla strada Tosco-Romagnola, moderatamente esposti i soggetti che risiedevano fra 100 e 250 metri e non esposti quelli che risiedevano fra 250 e 800 metri, afferma Giovanni Viegi, direttore dell'Ibim-Cnr di Palermo;
dall'analisi dei dati è risultato un trend decrescente nella prevalenza dei sintomi e malattie respiratorie rispetto alla distanza dalla strada. Se nei maschi è stata riscontrata una prevalenza di sibili persistenti rispettivamente di 15.2 per cento, 13.6 per cento e 9.7 per cento, di bronco-pneumopatia cronico ostruttiva di 14.4 per cento, 9.7 per cento, 9.2 per cento e di ridotta funzionalità polmonare di 16.8 per cento, 17,5 per cento, 9.6 per cento; nelle donne, si è evidenziata una prevalenza di dispnea di 35.4 per cento, 28.3 per cento, 23.9 per cento e di positività ai test allergometrici di 18.6 per cento, 11.7 per cento, 11.8 per cento;
inoltre, nelle femmine, pur non mostrando un trend decrescente, in chi risiede entro 100 metri dalla strada rispetto a chi risiede fra 250-800 metri, si evidenzia una prevalenza significativamente più elevata di attacchi di difficoltà di respiro con sibili (9.3 per cento a fronte del 5.8 per cento) e di diagnosi di asma (9.6 per cento contro il 6.3 per cento);
secondo il Codacons lo studio è l'ennesima conferma di una diretta correlazione tra smog e aumento delle allergie e delle patologie respiratorie e dimostra che l'inquinamento ha un costo sociale altissimo in termini di giorni di lavoro persi, ricoveri ospedalieri, farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale. Per non parlare del fatto che studi precedenti dimostrano che si ha un aumento progressivo dello 0,51 per cento di decessi giornalieri

per ogni 10 microgrammi per metro cubo (mcg/m3) di PM10 nell'aria ambiente;
a giudizio degli interroganti il recente decreto legislativo n. 155 del 13 agosto 2010 ha reso ancor meno stringenti gli obblighi dei sindaci in caso di inquinamento, obblighi già aggirati e non rispettati;
in occasione della discussione in Commissione ambiente il primo febbraio 2011 delle risoluzioni 7-00393 Bratti e 7-00405 Zamparutti relative agli effetti che il decreto legislativo n. 155 del 13 agosto 2010 ha avuto in merito al benzo (a) pirene, il Ministro ha affermato che «talune delle questioni affrontate dagli atti di indirizzo meriterebbero un supplemento di riflessione» dichiarando la disponibilità del Governo a riapprofondire la materia -:
se non ritenga il Ministro, anche alla luce dello studio citato in premessa, di assumere iniziative dirette a rivedere la normativa del decreto legislativo n. 155 del 13 agosto 2010 per stabilire obblighi automatici a carico dei sindaci in caso di superamento delle soglie, ed altre misure di sostenibilità ambientale.
(4-11921)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si legge da un articolo dell'AgenParl dal titolo «Beni culturali: il castello abbandonato di Magliano Romano» del 18 aprile 2011 «persiste lo stato d'abbandono in cui versa il Castello di Magliano Romano, nel Lazio»;
nel maggio 2007, la Soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio del Lazio, comunicò al sindaco di Magliano Romano l'avvio del procedimento di vincolo del Castello di Magliano, in quanto ritenuto di interesse storico artistico particolarmente importante;
anche se il castello è di proprietà privata, la soprintendenza può intervenire nel predisporre la tutela del bene, in quanto previsto dal codice dei beni culturali decreto legislativo n.42 del 2004;
il codice dei beni culturali e del paesaggio stabilisce che sono beni culturali anche gli immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etno-antropologico particolarmente importante, appartenenti a soggetti diversi da enti ed istituzioni pubbliche. Il provvedimento viene considerato il principale riferimento normativo che attribuisce al Ministero per beni e le attività culturali il compito di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese. I numeri di questo patrimonio, stando a quanto riportato dalla stessa agenzia, sono così stimati: 4320 istituti non statali, di cui il 45,5 per cento dipende dai comuni; 420, invece, sono gli istituti statali;
la soprintendenza del Lazio avviò l'iter, designando come responsabile l'architetto Agostino Bureca in base alla legge sul procedimento amministrativo che tra l'altro, prevede la non validità del «silenzio assenso» per gli atti ed i procedimenti che riguardano il patrimonio artistico e paesaggistico. Non vale, dunque, per il Castello di Magliano;
sul Castello, tuttavia non è stato avviato nessun procedimento di tutela e continua a persistere lo stato d'abbandono e di pericolo del bene;
purtroppo quello di Magliano Romano non è il primo caso di abbandono di un bene del patrimonio culturale italiano, che, stando alle notizie di cronaca, continua a crollare di giorno in giorno -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato;
quali siano le iniziative che il Ministro intende adottare affinché vengano

attivate adeguate misure di controllo sull'operato della sovrintendenza e si mettano in moto seri interventi di tutela per il Castello di Magliano Romano.
(3-01642)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
agli appartenenti alle sezioni di polizia giudiziaria dell'Arma dei carabinieri non sono riconosciute le stesse funzioni che di solito vengono attribuite ai parigrado che svolgono analoghe attività in altri reparti;
il nucleo investigativo dell'Arma dei carabinieri, ad esempio, svolge su delega dell'autorità giudiziaria attività e indagini su procedimenti giudiziari e gli operatori nello svolgimento di tale attività si vedono riconosciuto il periodo di comando percependo premi di produttività pari a quelli dei comandanti di stazione, invece alle sezioni di polizia giudiziaria presso i tribunali non è riconosciuto nulla;
quindi, in tale situazione, pur svolgendo le medesime funzioni, si viene a determinare una disparità di trattamento economico tra gli operatori delle sezioni di polizia giudiziaria e gli appartenenti al nucleo investigativo -:
quali iniziative o provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare per parificare il ruolo degli appartenenti alle sezioni di polizia giudiziaria a quello degli appartenenti al nucleo investigativo nonché per parificare il ruolo di responsabile delle sezioni di polizia giudiziaria a quello di comandante di stazione, riconoscendo quindi stesse funzioni e uguale trattamento economico.
(3-01640)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione

CICU e ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il servizio veterinario militare opera in seno all'Esercito dal 1861 assicurando il corretto svolgimento di tutte le attività di pertinenza;
le attività di competenza veterinaria - inerenti alla sanità e benessere animale, alla sicurezza degli alimenti di origine animale destinati al consumo umano, alla sanità pubblica veterinaria, al farmaco veterinario - devono trovare corretta applicazione in tutte le Forze armate, stante l'esigenza di ottemperare a molteplici previsioni normative;
ad oggi - oltreché nell'Esercito - un servizio veterinario organizzato, ancorché di ridotte dimensioni, risulta operante soltanto nell'Arma dei carabinieri;
l'esigenza di adempiere ai vincoli di legge sulla materia, ha recentemente indotto i vertici della Marina militare a bandire un concorso per il reclutamento per due ufficiali veterinari del Corpo sanitario militare marittimo;
l'Aeronautica militare è sprovvista di ufficiali veterinari;
la situazione organizzativa dei servizi veterinari nelle Forze armate, quindi, è alquanto difforme e non prevede un organo, di adeguato livello ordinativo, che sovrintenda e coordini tutte le attività di pertinenza del servizio che, spesso, implicano cooperazioni con i corrispondenti organi del Ministero della salute;
lo Stato maggiore della difesa ha costituito un gruppo di lavoro per la realizzazione del «Progetto per la definizione del riordino della Sanità Militare» con l'obiettivo della riorganizzazione del vertice sanitario interforze, della razionalizzazione e della ottimizzazione del settore;

entro la fine di febbraio 2011 il gruppo di lavoro doveva sviluppare un progetto di riordino in senso interforze, che ricomprendesse, tra l'altro, l'accentramento delle competenze in materia di policy sanitaria e veterinaria;
la mancanza a livello interforze di un'adeguata azione di indirizzo, coordinamento e controllo tecnico nello specifico settore, stante la complessità della materia veterinaria, può avere ricadute in termini di protezione sanitaria sulle forze impiegate in patria e in corso di operazioni militari all'estero;
sono in corso contatti tra il Ministero della salute e Ministero della difesa per consolidare i rapporti di collaborazione proprio sulle materie di competenza della medicina veterinaria -:
se il Governo intenda promuovere una azione volta a realizzare a livello interforze un'adeguata struttura ordinativa di indirizzo, coordinamento e controllo in materia di medicina veterinaria che, peraltro, contribuisca alla corretta applicazione della normativa di settore nell'ambito delle Forze armate.
(5-04759)

GIDONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 9 marzo 2011 il Governo ha dato risposta ad una precedente interrogazione a risposta immediata concernente il rischio di contaminazione da uranio impoverito nelle zone interne ed attigue al Poligono interforze del Salto di Quirra;
nella circostanza, il rappresentante del Governo dichiarò destituite di fondamento le speculazioni della stampa circa la presenza nell'infrastruttura di munizioni all'uranio impoverito e la presunta anomala incidenza delle neoplasie nel personale addetto al Poligono;
malgrado le rassicurazioni fornite, la procura di Lanusei ha disposto il 12 maggio 2011 il sequestro preventivo dell'intero Poligono, ritenendo sussistere «il fumus del delitto di disastro ambientale, quando meno colposo» e vietando altresì di condurvi qualsiasi attività agropastorale -:
se nel Poligono interforze del Salto di Quirra siano state condotte attività addestrative potenzialmente inquinanti in ragione dei materiali impiegati o siano stati smaltiti rifiuti militari speciali comunque suscettibili di arrecare danno all'ambiente o alla salute di persone ed animali.
(5-04760)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Sardegna offre ancora oggi allo Stato italiano circa il 60 per cento nell'intero territorio statale destinato ad attività militari. Oltre al poligono del Salto di Quirra-Capo San Lorenzo esistono quello di Capo Teulada (provincia Carbonia-Iglesias) e quello di Capo Frasca (Oristano), l'aeroporto militare di Decimomannu e ancora una serie di basi e infrastrutture militari e civili legate per vicinanza o per funzione ai centri maggiori. Esistono basi militari statunitensi (Monte Limbara, Tempio; Isola di Tavolara, Olbia), mentre da pochi anni è stata chiusa la base della Maddalena, a lungo operativa (dal 1972), destinata ai sommergibili nucleari e ora ceduta alla Marina militare italiana (base di S. Stefano);
tutte le basi e i poligoni militari rispondono alla Difesa italiana e ai comandi Nato e statunitensi. Le autorità locali non hanno alcuna possibilità reale di intervento né di negoziazione: tutto passa attraverso i canali governativi centrali;
nelle basi si svolgono diverse attività, legate all'addestramento delle truppe, alle esercitazioni, alla sperimentazione degli armamenti e alla ricerca. In particolare il poligono del Salto di Quirra ospita regolarmente sia la sperimentazione di armamenti, sia le dimostrazioni da parte delle aziende produttrici ai potenziali clienti. Il 40 per cento dell'attività che vi si svolge,

infatti, è privata, non pubblica. Il poligono viene affittato a chi ne fa richiesta per 50.000 euro l'ora;
un aspetto molto importante in tale ambito è quello sanitario. Una delle fonti principali rimane il «Rapporto sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da poli industriali, minerari o militari». Commissionato dalla giunta regionale Soru (2004-2009), il Rapporto, redatto dall'Atesa (Associazione temporanea d'impresa epidemiologia, sviluppo e ambiente), mettendo insieme competenze mediche e statistiche di diversi centri italiani, presenta una valutazione epidemiologica sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree interessate da attività industriali, minerarie o militari;
i risultati mostrano un'indubbia maggiore incidenza di certe patologie nelle aree interessate da attività militari. In particolare nel Salto di Quirra è riscontrabile una percentuale di mielomi e leucemie superiore alle attese statistiche e, nell'insieme, un quadro di maggiore esposizione relativa ad alcune particolari patologie riconducibili a fattori ambientali. Alla Maddalena incidono di più i linfomi «non Hodgkin». A Teulada altre malattie analoghe;
in generale, comunque, si è puntata l'attenzione sulla presenza di uranio impoverito negli armamenti sperimentati nei vari poligoni sardi. Senza però che emergessero quantità tali da far dedurre un coinvolgimento diretto del materiale nel maggior tasso di patologie riscontrate;
i risultati delle analisi effettuate sono stati variamente commentati dalle autorità militari e istituzionali, ma è sempre stata negata la presenza di uranio impoverito nelle aree dei poligoni e in quelle circostanti. Si è sottolineata piuttosto la presenza naturale di arsenico, come possibile causa delle patologie riscontrate, ovvero altre cause naturali, legate all'ambiente o a caratteristiche genetiche della popolazione;
nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lanusei ha emesso un decreto di sequestro preventivo dell'intero poligono di terra di Quirra e di Capo San Lorenzo ravvisando il reato di disastro ambientale. In pratica viene interdetta completamente ogni attività agropastorale all'interno dell'area e pertanto devono essere allontanati dal perimetro tutti i capi di bestiame che vi pascolano. Inoltre a parere del giudice esisterebbero prove che le esercitazioni e l'attività svoltasi sinora provochino gravi danni alla salute degli uomini e degli animali;
il magistrato ha disposto, comunque, che può essere effettuata nel poligono una attività militare, industriale e commerciale, preventivamente autorizzata dal Ministero della difesa -:
se il Governo intenda dare conto dei fatti citati in premessa illustrando e giustificando l'attività militare autorizzata dal Ministero della difesa in una zona completamente sotto sequestro preventivo per reato di disastro ambientale.
(5-04761)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOSI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
recentemente Forze Aeree della Nato, nel presumibile tentativo di colpire il colonnello Gheddafi, hanno bombardato l'abitato di Tripoli provocando la morte di un figlio e tre nipoti del Rais nonché altri civili libici;
la risoluzione n. 1973 del 2011 adottata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU in occasione della sua 6498a riunione, tenutasi 17 marzo 2011, non prevede, in alcun modo, bombardamenti nei centri abitati né l'eliminazione fisica di civili -:
se alla citata operazione abbiano partecipato, e con quali compiti, mezzi militari o personale italiani.
(5-04727)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
su un sito web, all'indirizzo http://www.dirittierovesci.it/fornicola.htm è pubblicata una nota intitolata «Dichiarazione di voto contrario decreto F.e.s.i.» che risulterebbe essere una Dichiarazione di voto contrario del delegato Cocer Sezione Carabinieri appuntato scelto Michele Fornicola, allegata a un recente verbale del consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri;
il militare con la sua dichiarazione solleva un'obiezione a proposito della mancata possibilità di cogliere quest'occasione per innovare, migliorandolo, un documento che potrebbe diventare strumento di analisi e nel contempo offre una indicazione affermando «Come accade per l'indennità di reperibilità credo sia necessario attribuire analoga indennità anche al personale non reperibile che, per sopravvenute esigenze sia chiamato ad intervenire in servizio. Fermo restando il diritto al compenso per lavoro straordinario qualora la prestazione sia resa oltre l'orario di servizio ed il diritto all'eventuale recupero del giorno di riposo.» motivandone la necessita in quanto «necessaria ed utile alla "Rappresentanza Militare" per poter misurare il grado di "benessere del personale" specialmente nei reparti territoriali dei minori livelli ordinativi e con particolare riferimento alle unità elementari»;
nella nota del delegato Cocer si legge «Anche nel caso si trattasse di una somma puramente simbolica, il calcolo a livello nazionale delle indennità attribuite potrebbe servire a dimostrare quante volte i militari in servizio alla Stazione carabinieri e/o comunque i militari in servizio presso i reparti dei minori livelli ordinativi siano stati chiamati a svolgere servizio, magari spezzando il turno, a causa delle previste esigenze non altrimenti fronteggiabili che dovrebbero giustificare il previsto "carattere di eccezionalità" ma che diversamente, a causa della carenza organica, si è praticamente trasformato in una consuetudine. I militari delle Stazioni Carabinieri, sempre al centro dell'attenzione negli interventi dei vertici Istituzionali per la sua importanza, a mio parere non avrebbe trovato soddisfazione adeguata, ad esempio, in occasione del pagamento delle ore straordinarie dell'anno precedente (quelle relative all'eccedenza del monte ore mensile non potute segnalare nell'E.F. 2010). Sarebbe possibile dedurre che alcuni soggetti possano aver segnalato le ore a fine anno in totale difformità a quanto previsto, e cioè senza aver presentato istanza di recupero ore entro il 15 di ottobre e senza quindi averne ricevuto il diniego. Solamente chi aveva la possibilità, avrebbe fatto recuperare le ore al sottoposti e, diversamente, ha chiesto per se il pagamento di numerose ore anche se il reddito 2010 faceva intendere un tetto massimo per gli anni 2011-2012 e 2013. Un voto contrario auspicando, in futuro, che le decisioni concertate da questo Cocer, si possano proiettare in maniera maggiormente positiva sugli interessi dei singoli carabinieri in servizio presso le unità elementari che verrebbero penalizzati più di altri sul piano professionale e inevitabilmente patiscono anche in termini di esigenze personali e famigliari.»;
gli interroganti ritengono che la soluzione prospettata dal delegato Fornicola, la cui elezione al Cocer è avvenuta in sostituzione del delegato Taiani recentemente decaduto dal mandato a seguito di un provvedimento restrittivo della libertà personale disposto a carico di quest'ultimo nel corso di indagini svolte dalla procura militare presso il Tribunale militare di Napoli, oltre a confermare la convinzione che, in attesa di una riforma in senso sindacale, l'avere delegati nuovi e maggiormente motivati giova alla tutela che merita il personale, rappresenti una iniziativa pienamente condivisibile;
il delegato del Cocer, inoltre, ha sollevato forti perplessità, anch'esse condivise

dagli interroganti, circa la possibilità che si siano verificate delle irregolarità amministrative e contabili in merito al pagamento delle eccedenze delle ore di lavoro straordinario effettuate dal personale dell'Arma dei carabinieri e riferite all'anno 2010 -:
se il Ministro della difesa sia a conoscenza del contenuto della nota di cui in premessa, se ne condivida i contenuti e finalità, se sia intenzionato a disporre una immediata verifica amministrativa contabile presso tutti gli enti dell'Arma dei carabinieri per verificare la correttezza e la corrispondenza tra le ore di lavoro straordinario effettuate nel corso dell'anno 2010 per le quali sia stato disposto il pagamento e quelle in eccedenza di cui effettivamente è stato negato il recupero e quali immediate azioni intenda intraprendere in merito ove la verifica faccia emergere le paventate irregolarità.
(4-11883)

RUGGHIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le celebrazioni per i 150 anni dell'Esercito italiano sono una valida occasione per presentare e valorizzare il ruolo che l'istituzione militare assume nell'ordinamento democratico della Repubblica ed il particolare impegno sostenuto dagli uomini e dalle donne delle Forze armate in difesa della pace nelle numerose missioni fuori area;
tra le tante iniziative assunte in occasione di queste celebrazioni è stata allestita una mostra statica dei mezzi dell'Esercito nella città di Roma in via dei Fori Imperiali;
nell'ambito di questa manifestazione un elicottero AW129 Mangusta è stato fatto atterrare alle cinque del mattino nell'area del Foro Romano, davanti all'Altare della Patria, per essere schierato tra i mezzi in esposizione;
l'elicottero Mangusta AW129 è un mezzo di notevole valore, sia per il suo costo che per il suo impiego tattico e la zona dove è stato fatto atterrare il velivolo è di incommensurabile valore storico ed architettonico -:
se non ritenga per il futuro di evitare simili iniziative, posto che l'atterraggio ed il decollo di un tale aeromobile nel centro della città di Roma, non per cause operative o di emergenza, ma solo per motivi espositivi, è, ad avviso dell'interrogante, da considerarsi inopportuno per molte ragioni.
(4-11905)

SARUBBI e TOUADI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
un'inchiesta del quotidiano britannico «The Guardian» rilancia e circostanzia quanto recentemente denunciato in un'interrogazione dai senatori Della Seta e Ferrante secondo i quali il 25 marzo 2011, una barca con 72 persone a bordo di diversa nazionalità - 47 etiopi, 7 nigeriani, 7 eritrei, 6 ghanesi e 5 sudanesi, tra cui donne e bambini - avrebbe avuto problemi mentre cercava di raggiungere l'isola di Lampedusa. Solo 11 di costoro sono riusciti a sopravvivere dopo 16 giorni di deriva e di agonia;
ad aggravare la tragedia ci sarebbe il comportamento omissivo che avrebbero tenuto le forze della Nato che non sarebbero intervenute nonostante avessero cognizione di quanto stava accadendo. Moses Zarai - sacerdote eritreo residente a Roma che è stato in contatto con i naufraghi attraverso un telefono satellitare sino all'esaurimento della batteria dello stesso - ha reso noto di aver allertato la guardia costiera italiana, i cui ufficiali avrebbero fatto sapere al sacerdote che la barca era stata localizzata a circa 60 miglia a largo da Tripoli e che sarebbero state allertate le autorità competenti. Non avendo però nei giorni successivi ricevuto soccorsi, il sacerdote avrebbe provato a contattare anche la base Nato di Napoli senza ricevere risposte;
un ufficiale italiano, citato anonimamente dall'inchiesta giornalistica, ha affermato che le autorità italiane hanno allertato

Malta che la nave si stava dirigendo nella sua zona di competenza e che sarebbe stato poi lanciato un allarme alle navi in navigazione. Detta circostanza, avvalorerebbe l'ipotesi di un'omissione di soccorso, o comunque, implicherebbe che la situazione del natante era nota. Le autorità maltesi hanno invece negato ogni coinvolgimento nella vicenda;
a due giorni dalla partenza, quando il natante era già in avaria, i naufraghi sarebbero stati intercettati da un elicottero occidentale che avrebbe gettato loro acqua e cibo per poi non tornare più in loco. Detta circostanza è stata inizialmente smentita da tutti i Paesi operanti nell'area;
sempre secondo quanto riporta l'inchiesta del quotidiano britannico, il 29 o 30 marzo 2011, l'imbarcazione in panne si sarebbe trovata accanto a una portaerei della Nato. Secondo i sopravvissuti, due jet passarono a volo radente, ma nessuno intervenne. Stando alle ricerche condotte dal «The Guardian», la portaerei in questione sarebbe la Charles de Gaulle. Le autorità francesi hanno in principio negato la loro presenza nella zona, ma di fronte alle prove mostrate dal quotidiano, hanno successivamente negato ogni commento;
la Nato ha fatto invece inizialmente sapere di non essere in possesso di alcuna registrazione riguardo navi in pericolo o incidenti. Ciononostante, ed è notizia di queste ore, la Nato ha aperto un'inchiesta sull'accaduto;
il ruolo dell'Italia nella circostanza descritta è particolarmente rilevante non solo per ragioni geografiche, ma perché alla Marina Militare Italiana è stato assegnato il comando operativo del pattugliamento delle coste libiche secondo quanto previsto dalla risoluzione dell'Onu 1973 -:
se alle autorità italiane risulti corrispondente al vero quanto descritto in premessa;
se, in caso affermativo, non ritenga urgente fornire elementi sull'accaduto, in particolare circa l'eventuale ruolo svolto dalla Marina militare italiana posto che ad avviso dell'interrogante, un episodio di questo genere rappresenterebbe una grave violazione del diritto del mare, un'omissione di soccorso ed andrebbe anche a confliggere con quanto previsto dalla risoluzione 1973 dell'Onu che impegna la Nato nella «protezione di civili con ogni mezzo necessario».
(4-11906)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 7 maggio 2011 il telegiornale del canale televisivo LA7 ha trasmesso un filmato in cui si vede che il signor Vincenzo Michelini, a seguito delle contestazioni rivolte al Presidente del Consiglio dei ministri, viene trascinato per terra da alcuni uomini della sicurezza e poi spinto verso l'uscita;
nel filmato si vede chiaramente che all'intervento contro il Michelini hanno preso parte anche due ufficiali dell'Arma dei carabinieri -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa;
se gli uomini della sicurezza intervenuti contro il signor Michelini siano degli appartenenti all'Arma dei carabinieri o ad altri Corpi armati dello Stato e quali;
se i due ufficiali dell'Arma dei carabinieri si trovassero sul luogo dei fatti di cui in premessa per ragioni di servizio, quali siano tali ragioni e chi li abbia comandati;
se i due ufficiali siano intervenuti per ragioni di giustizia al fine di reprimere comportamenti o fatti illeciti e quale sia stato nel caso concreto l'illecito commesso dal signor Michelini tale da richiederne l'intervento.
(4-11932)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il personale della Marina militare in servizio aereo avente l'obbligo continuativo di volo per poter essere impiegato in attività, sia operativa che addestrativa, viene sottoposto, con cadenza annuale ad una visita medica finalizzata all'accertamento dell'idoneità al volo;
gli istituti medici legali dell'Aeronautica militare sono gli unici enti deputati al riconoscimento di tale idoneità;
il personale «pilota» effettua tale controllo ogni anno presso tali istituti, mentre il personale «specialista» si sottopone ad una visita ogni tre anni presso i medesimi istituti e per i restanti due anni effettuano il controllo per delega presso il Centro ospedaliero militare o, ove esistenti, presso le commissioni medico legali;
i reparti volo per il rispettivo personale, sono responsabili della verifica delle scadenze di dette visite mediche e delle relative procedure di prenotazione;
il personale «specialista» destinato a Taranto e Grottaglie (TA) si sottopone ad una visita ogni tre anni presso l'Istituto medico legale dell'Aeronautica militare di Bari e per i restanti due anni effettuano il controllo per delega presso il Centro ospedaliero militare di Taranto;
il Centro citato effettua gli accertamenti sanitari con notevole ritardo - fino a sei mesi - con ricadute negative sia per l'amministrazione, che viene privata della forza effettiva, sia per lo stesso personale che, oltre a dover attendere il giudizio valutativo, incorre nelle decurtazioni stipendiali previste dalle disposizioni vigenti -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto in premessa e quali urgenti azioni intenda intraprendere in merito.
(4-11937)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
su un sito web, all'indirizzo http://www.dirittierovesci.it/FEI.htm, è pubblicata una lettera intitolata «FESI 2010. Siamo alle solite, differenze incomprensibili tra Enti Centrali e periferici» a firma di Ferdinando Chinè, delegato del Cocer Aeronautica in cui si legge «[...] Il COCER AM con apposita DELIBERA sul F.E.S.I. aveva espresso il proprio parere evidenziando la necessità di correggere le sperequazioni tra gli Enti Centrali e la Periferia avvenute nei Decreti precedenti. Con grande dispiacere notiamo che le anomalie non sono state appianate, si mantiene la differenza "sul funzionamento" tra gli enti ubicati a Roma ed i restanti della periferia. Questa differenza non si capiva all'origine, in occasione del primo Decreto Ministeriale, figuriamoci oggi che la differenza tra "Supercampagna" tra Enti operativi e Centrali è stata ridotta (si è passati dal 115 al 125 per cento). [...] Altra incongruenza di difficile comprensione è la differenza di FESI al Caporal Maggior con più di 17 anni di servizio. Dalle tabelle risulta un surplus solo per i volontari volto ad accorciare il gap sull'Assegno Funzionale di Sergenti e Marescialli. La confusione sale vertiginosamente. Non si capisce dove, come e perché un emolumento contrattuale (Assegno di Funzione) possa essere bilanciato da un altro avente natura differente, ovvero simile al premio produzione, il FESI. Teniamo conto, che i Volontari non sono gli unici ad avere delle disparità provenienti dalle contrattazioni precedenti. Restano in sospeso i Marescialli M1 (33 anni di servizio) che non maturano il trattamento da Luogotenente, nonché i SM con più 15 e 18 anni di servizio. Il COCER AM con la DELIBERA riportata è stato chiaro, no a giochini di prestigio difficili da spiegare. Diminuiamo il gap tra "Enti romani" e periferici, non inventiamoci formule per sanare sperequazioni avvenute in ambito contrattuale. Occorre restare nello stesso ambito normativo evitando la "frankesteinmania", il taglia e cuci, copia e incolla che genera mostri. Il pericolo di aggiustamenti vari,

non contestuali alla concezione di un premio collettivo uguale per tutti, può portare a delle derive di contrapposizione, finanche a ritagliarsi il vestito su misura. Chi riesce a spiegare logicamente queste differenze, Enti Centrali un trattamento periferici un altro?»;
gli interroganti ritengono che l'analisi svolta dal delegato Cocer dell'Aeronautica militare maresciallo Ferdinando Chinè sia pienamente condivisibile in quanto pone dubbi su una ripartizione del fondo sbilanciata inspiegabilmente a favore degli enti centrali di Roma in perfetta antitesi con quanto deliberato dallo stesso Cocer Aeronautica con delibera n. 1 del 10 marzo 2011 allegata al verbale n. 202/2011/X con cui era stato chiesto «[...] l'azzeramento delle differenze tra centro e periferia»;
inoltre, il delegato del Cocer ha sollevato forti perplessità, anch'esse condivise dagli interroganti, in merito all'attribuzione di un importo più elevato al personale volontario con 17 anni di servizio in più in quanto se la ratio fosse quella di sanare delle sperequazioni contrattuali allora stessa e paritetica attenzione meriterebbero altre problematiche irrisolte quali le indennità operative dei sergenti maggiori +15 e +18 nonché il trattamento da Luogotenente precluso ai marescialli di 1a classe +33 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
se, oltre al COCER Aeronautica, altre sezioni abbiano deliberato in merito alla ripartizione del Fondo o invece non siano intervenute sebbene espressamente previsto dall'articolo 5, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 52 del 2009 e per quali motivi;
se, alla luce della delibera del COCER Aeronautica, sia intenzionato a disporre una immediata revisione della ripartizione del fondo finalizzata all'azzeramento delle differenze di importi tra enti centrali e periferici nonché alla cancellazione di un surplus destinato ai soli volontari +17 che appare agli interroganti illogico e non coerente con le finalità del fondo;
a quanto ammontino le risorse destinate al fondo e chi e perché abbia deciso una siffatta ripartizione non gradita alle rappresentanze del personale.
(4-11938)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
lo Stato maggiore dell'Esercito nell'ambito del contenimento delle spese della pubblica amministrazione con direttiva tecnico settoriale sulle missioni nazionali ed all'estero edizione 2011 a firma del Sottocapo di S.M.E. generale Domenico Rossi ha stabilito tra l'altro l'obbligo di fruizione di vitto ed alloggio a carico dell'amministrazione militare per le missioni in territorio nazionale;
i delegati del consiglio di base della banda dell'Esercito maresciallo capo Angelo Fabio Colajanni e 1o maresciallo luogotenente Donato Mastrullo in data 12 maggio 2011 hanno rassegnato le dimissioni dalla carica di delegato della rappresentanza militare, nello specifico il maresciallo Colajanni nella lettera di dimissioni avente protocollo n. 0001136 riconduce tra l'altro la propria decisione ad una netta divergenza tra quelle che sono le opinioni condivise dai sottufficiali del reparto ed il comandante dello stesso riguardo al trattamento del personale in missione. Nella medesima missiva il maresciallo Colajanni rappresenta che durante un incontro tra il personale e l'autorità affiancata siano state fatte delle affermazioni rivolte al personale che hanno indotto alcuni militari compreso il delegato ad abbandonare il luogo in quanto lesive della dignità e dell'onestà degli stessi -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto in premessa;

quali siano stati i motivi di divergenza relativamente al trattamento di missione tra il personale della banda dell'Esercito ed il Comandante dell'ente;
quali siano state e chi abbia fatto le affermazioni a cui fa riferimento il maresciallo Colajanni che hanno indotto una parte del personale ad abbandonare la riunione;
quanti siano i militari dell'Esercito italiano inviati in missione sul territorio nazionale successivamente all'entrata in vigore della richiamata direttiva dell'indennità di missione cosiddetta «forfettaria» e quale sia stata la maggiore spesa sostenuta rispetto al trattamento di missione con aggregazione per vitto e alloggio a carico dell'amministrazione militare;
se il Ministro non ritenga che tale situazione sia sintomatica dell'estremo malessere che il personale militare contrattualizzato soffre a causa dei continui tagli effettuati dal Governo e della sfiducia nell'istituto della rappresentanza militare che secondo gli interroganti si è dimostrato utile solo agli interessi di taluni delegati del Cocer.
(4-11942)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
su un sito web, all'indirizzo http://www.sergenti.it/sgt/fesssi-e-scontenti.html, è pubblicata una lettera intitolata «FESSSI E SCONTENTI...» a firma di Domenico Bilello in cui si legge: «Abbiamo preso visione dello schema di decreto di ripartizione del FESI relativo al 2010 ed a tal proposito non possiamo e non dobbiamo sottacere sui seguenti aspetti: 1. Si ripropongono le due tabelle una per gli enti di vertice di Roma e l'altra per il resto del mondo. 2. All'interno delle due tabelle se non bastassero i notissimi mal di pancia sulla ripartizione tra enti di vertice e non si introduce un ulteriore motivo di aspra critica che riguarda l'attribuzione di un assegno maggiorato per il personale graduato con +17 anni di servizio che per questo percepirà se effettivo agli enti di vertice di Roma la somma di 994,98 euro, contro per esempio i 786,95 euro del luogotenente effettivo negli stessi enti di vertice o alle 582,39 euro del luogotenente effettivo in tutti gli altri enti delle FF.AA.; 3. Premesso e non concesso, che la logica di tale scelta di far percepire una somma sensibilmente maggiorata ai graduati con oltre 17 anni di servizio è da ricercare nelle penalizzazioni che TUTTI i giovani hanno subito con le ultime concertazioni integrative a questo punto non si comprende il motivo per il quale ad esempio anche il personale del ruolo sergenti o del ruolo marescialli anch'esso giovane con oltre 17 anni di servizio non abbia avuto lo stesso importo. 4. Poi, perché utilizzare il FESI per questa "perequazione"? Il FESI così sbandierato ai quattro venti ai tempi della sua nascita non è finalizzato solo ad incentivare l'efficienza delle FF.AA.? La domanda sorge spontanea perché per analogia non utilizzare il FESI per risarcire i Marescialli Capi che non vengono promossi? Il 1o Maresciallo che non viene promosso a scelta al grado di Luogotenente? Oppure tutto il personale arruolato dalla 958/86 del ruolo sergenti, che ha collezionato una serie infinita di promesse ovviamente non mantenute? O anche per risarcire le note sperequazioni sulle operative dei Serg. Magg. +15 o +18? Diamolo pure, di sperequazioni stipendiali le FF.AA. sono piene.... Perché utilizzare il FESI solo per una piccolissima percentuale di personale??? [...]»;
gli interroganti ritengono che l'analisi svolta in tale lettera sia pienamente condivisibile in quanto pone dubbi su una ripartizione del fondo sbilanciata inspiegabilmente a favore del personale in servizio presso gli enti di vertice delle Forze armate nonché solleva forti perplessità, anch'esse condivise dagli interroganti, in merito all'attribuzione di un assegno maggiorato per il solo personale graduato con +17 anni di servizio, con una logica che appare discriminatoria nei confronti sia degli stessi graduati con minore anzianità di servizio sia del personale appartenenti

ad altri ruoli con medesima anzianità di servizio -:
se il Ministro della difesa sia a conoscenza delle perplessità e del malcontento che una siffatta ripartizione del FESI (Fondo efficienza servizi istituzionali) sta generando nel personale militare;
se sia intenzionato a disporre una immediata revisione della ripartizione del fondo finalizzata all'azzeramento delle differenze di importi tra enti centrali e periferici nonché alla eliminazione della maggiorazione prevista per i soli graduati +17 in quanto discriminatorio e non coerente con le finalità del fondo di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2009.
(4-11944)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica 461 del 2001 recante «Regolamento recante semplificazione dei procedimenti per il riconoscimento della dipendenza delle infermità da causa di servizio, per la concessione della pensione privilegiata ordinaria e dell'equo indennizzo, nonché per il funzionamento e la composizione del comitato per le pensioni privilegiate» innovando le procedure per gli specifici riconoscimenti ha ridenominato il CPPO in comitato per la verifica delle cause di servizio;
il decreto del Presidente della Repubblica in parola all'articolo 10, comma 3, prevede che componenti, nominati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sono prorogabili nella carica per non più di una volta;
con il decreto cosiddetto «Milleproroghe», all'articolo 2-octies, è stata disposta la proroga fino al 31 dicembre 2013 del mandato dei membri del Comitato per la verifica delle cause di servizio, nell'attuale composizione, consentendo nei fatti la permanenza nella carica di numerosi ufficiali superiori e generali/ammiragli medici fino ai limiti di età e ben oltre il limite dei due mandati previsti;
già nell'atto n. 4-04735 presentato il 27 ottobre 2009, a tutt'oggi senza risposta, gli interroganti avevano richiesto di conoscere, «quali indagini abbia fatto per accertare la presenza in più gradi di giudizio medico legale, anche attraverso l'emanazione di certificazioni e/o incarichi di direzione sovraordinata, del personale medico militare, con presunto conflitto di interessi diretto/indiretto e abuso, in particolare la presenza contemporanea in commissioni di verifica provinciale (svolte in regime extraprofessionale) e nel comitato di verifica del Ministro dell'economia e, in collegi/commissioni mediche di 2a istanza/appello/centrali e nel precitato comitato di verifica delle cause di servizio, e se il Ministro interrogato non ritenga opportuno stabilire dei limiti e/o un regime di incompatibilità tra diverse funzioni»; e fu richiesto ulteriormente se «nella circostanza se il Ministro interrogato non ritenga opportuno ricorrere al collocamento fuori ruolo o in posizione di comando degli attuali componenti medici militari componenti il comitato di verifica, previsto dall'articolo del decreto del Presidente della Repubblica 461 del 2009 allo scopo di ridurre i tempi di trattazione delle dipendenze da causa di servizio che risultano decisamente elevati rispetto ai tempi di norma»;
si è appreso da una nota in data 10 maggio 2011 che dell'organizzazione sindacale di base - Coordinamento nazionale Ministero dell'economia e delle finanze, che da gennaio del corrente anno il comitato di verifica delle cause di servizio ha interrotto la propria attività per la mancata erogazione dei fondi necessari al pagamento dei gettoni di presenza dei componenti del comitato stesso, costituiti da magistrati, avvocati dello Stato, dirigenti dello Stato, ufficiali medici superiori delle varie forze armate e delle Polizia di

Stato, con la conseguente paralisi dell'attività di questo importantissimo organo collegiale, che oltre a costituire una palese violazione dei termini previsti dalla legge, sta producendo la creazione di un enorme arretrato, tenendo conto che mediamente pervengono al Comitato circa 3.000-4.000 fascicoli mensili, con le ovvie ripercussioni negative sul buon andamento dell'attività e sulla salute del personale che ritiene vi sia riconducibilità ad attività lavorativa delle cause produttive di infermità o lesione, in relazione a fatti di servizio ed al rapporto causale tra i fatti e l'infermità o lesione;
agli interroganti appare logico, nella considerazione che le attività del comitato di verifica delle cause di servizio risultano essere svolte per servizio ed in orario di servizio, che i componenti magistrati, avvocati dello Stato, dirigenti dello Stato, ufficiali superiori dei ruoli medici delle varie Forze armate e delle Polizia di Stato, svolgano le funzioni ad essi affidate in via esclusiva e, conseguentemente, siano assegnati per distacco o comando presso il medesimo istituto. Tale soluzione avrebbe il duplice effetto positivo di ridurre i costi di gestione del comitato - non essendo in tal caso più dovuta la corresponsione del gettone di presenza - e di assicurarne la funzionalità e il rispetto dei termini procedimentali assegnati dalla legge -:
quali siano state le motivazioni che hanno portato alla proroga - per norma - del mandato dei componenti in carica del comitato di verifica delle cause di servizio;
quali siano le motivazioni di sospensione dei fondi che ha determinato la riferita interruzione dell'attività con l'effetto che l'arretrato, già ampio e mai smaltito, risulta essere aumentato a dismisura e se nell'occasione non si ravveda la necessità di integrare l'organizzazione di settore in modo da consentire il rispetto dei tempi previsti;
quante pratiche risultassero trattate per seduta, quale ne sia stata la durata oraria, a quanto ammontino i gettoni di presenza per singola seduta e quante sedute settimanali siano svolte dal singolo componente;
quale sia, in termini percentuali, il parere negativo espresso del comitato sul totale complessivo delle pratiche trattate annualmente;
se corrisponda al vero che, quando esaminate, l'attuale metodologia di trattazione delle pratiche medico legali preveda l'attribuzione di codici e di motivazioni di diniego standardizzate, uguali per patologie, e che spesso non venga svolto approfondito esame delle istanze di parte, con conseguente aumento del ricorso giurisdizionale ed aggravio di costi per la collettività;
se i Ministri interrogati non ritengano di dover promuovere la modifica del quadro normativo che regola l'attività e la retribuzione dei componenti del comitato di verifica in premessa prevedendone l'assegnazione, per distacco o per comando presso il medesimo istituto;
se non si ravveda la necessità di modificare la composizione del comitato di verifica delle cause di servizio, integrandola anche con personale medico del servizio sanitario nazionale e di altre amministrazioni.
(4-11945)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il turismo, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è prevista l'installazione di un radar a Punta Scomunica all'Asinara;
il radar in programma a Punta Scomunica all'Asinara è uno dei cinque di produzione israeliana che dovrebbero essere installati su altrettanti promontori lungo la costa -:
per quali motivi si intenda installare il radar in un'area di tale pregio;

quali soggetti siano coinvolti nella realizzazione degli impianti;
quale sia stato l'iter autorizzativo per la realizzazione del suddetto radar;
se non si ritenga di soprassedere nella costruzione di tale impianto al fine di salvaguardare l'integrità dell'ecosistema.
(4-11952)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il turismo, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è prevista l'installazione di un radar a Punta Foghe nel territorio comunale di Tresnuraghes;
il radar in programma a Punta Foghe è uno dei cinque di produzione israeliana che, dovrebbero essere installati su altrettanti promontori lungo la costa -:
per quali motivi si intenda installare il radar a Punta Foghe nel territorio comunale di Tresnuraghes;
quale sia stato l'iter autorizzativo per la realizzazione del suddetto radar;
se non si ritenga che tale radar sia lesivo di norme a tutela di zone di protezione speciale e aree marine protette;
se e quali verifiche siano state fatte per la valutazione dell'impatto elettromagnetico del radar prima della loro installazione e quali informazione sia stata fornita in merito alle popolazioni interessate ai manufatti;
se e quali azioni si intendano intraprendere per trovare una collocazione alternativa al suddetto radar, al fine di salvaguardare la salute degli abitanti e l'integrità dell'ecosistema.
(4-11953)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del turismo, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
tra gennaio e febbraio 2011 nel corso di una conferenza di servizi è stato dato il via libera alla realizzazione di un radar a Muru Biancu lungo la costa di Fluminimaggiore, nell'Iglesiente, senza che i cittadini avessero un'adeguata informazione;
si tratta di una zona di particolare pregio atteso che nel 2001 vi è stata la creazione del parco geominerario della Sardegna che ha permesso ai relativi luoghi di entrare a far parte del Patrimonio dell'umanità dell'Unesco;
in particolare, si lamenta l'assenza di precise notizie su eventuali rischi per la salute e sull'impatto dell'intervento;
il radar in programma a Capo Pecora è uno dei cinque di produzione israeliana che dovrebbero essere installati su altrettanti promontori lungo la costa;
un'importante manifestazione si è tenuta il 10 maggio 2011 per esprimere contrarietà all'installazione del radar e lamentare un'assenza di adeguata informazione alla cittadinanza -:
per quali motivi si intenda installare il radar a Muru Biancu;
quali soggetti siano coinvolti nella realizzazione dell'impianto;
quale sia stato l'iter autorizzativo per la realizzazione del suddetto radar;
se non si ritenga che tale radar sia lesivo di norme a tutela di zone di protezione speciale e aree marine protette;
se e quali verifiche siano state fatte per la valutazione dell'impatto elettromagnetico del radar prima della loro installazione

e quali informazione sia stata fornita in merito alle popolazioni interessate ai manufatti;
se e quali azioni si intendano intraprendere per trovare una collocazione alternativa al suddetto radar, al fine di salvaguardare la salute degli abitanti, l'integrità dell'ecosistema e scongiurare in maniera assoluta condizioni di rischio e/o danno delle aree sottoposte a tutela.
(4-11954)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del turismo, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è prevista l'installazione di un radar a Capo Falcone, a Stintino;
il radar in programma a Capo Falcone è uno dei cinque di produzione israeliana che dovrebbero essere installati su altrettanti promontori lungo la costa -:
per quali motivi si intenda installare il radar in un'area di tale pregio paesaggistico e turistico;
quali soggetti siano coinvolti nella realizzazione degli impianti;
quale sia stato l'iter autorizzativo per la realizzazione del suddetto radar;
se non si ritenga di soprassedere nella costruzione di tale impianto al fine di salvaguardare la salute degli abitanti, dei numerosi turisti che frequentano la zona e l'integrità dell'ecosistema.
(4-11956)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione italiana di imprese di bonifica da ordigni e residui bellici (ASSOBON) in data 28 marzo 2011 (come risulta dal sito della stessa Associazione all'indirizzo http://www.assobonitaliana.it/Iniziative/Lett-29-03-11.pdf) ha inviato una lettera al direttore generale - GENIODIFE, relativa alle difficoltà nelle quali versa il settore per la mancanza di una normativa capace di regolamentare in maniera esaustiva e completa un settore così delicato e dal quale dipende la sicurezza delle maestranze impegnate in cantieri dove si effettuano scavi e movimenti di terra. La mancanza di un albo specifico, così come avviene per altri settori, per le imprese da ammettere a tale attività determina notevoli difficoltà da parte dell'autorità militare competente ad effettuare una efficace azione di vigilanza;
come è noto il problema della presenza di ordigni ancora presenti è molto rilevante: nel solo triennio 2007-2009, da dati forniti dal'amministrazione della Difesa, sono stati recuperati, a seguito di bonifica preventiva, 236.364 ordigni dei quali 534 erano pericolose bombe d'aereo;
in una ulteriore nota dell'ASSOBON tra l'altro denunzia «In un quadro già di per se poco rassicurante non sorprende che recentemente si siano verificati episodi di inusitata gravità, rappresentati da interventi di bonifica falsamente certificati come eseguiti, sui quali sono in corso già accertamenti delle competenti autorità.»;
l'episodio al quale si fa riferimento, anche se non espressamente indicato, sarebbe quello riguardante i lavori di raddoppio della linea ferroviaria Parma-La Spezia «Pontremolese» (nei comuni di Solignano, - Terenzo e Fornovo) appaltati da RFI ad ASTALDI s.p.a.;
l'ASTALDI affidò alla ditta SOGELMA srl di Scandicci nel 2006 la bonifica degli ordigni bellici delle aree interessate dai lavori sopra indicati. Oggi alcuni

residui piccoli interventi sono ancora in corso e il tutto risulta correttamente eseguito e verificato da parte dell'autorità Militare. La bonifica, invece, di una parte consistente dei siti, all'inizio del 2008, fu avocata direttamente da RFI e la sola bonifica di questa parte fu affidata direttamente da RFI all'ABC sas di Firenze (trasformatasi in A.B.C. - GENERAL ENGINEERING srl);
a seguito di verifiche di archivio, effettuate dal 5° Reparto Infrastrutture (genio militare) di Padova, è stata riscontrata la falsità delle certificazioni in possesso di RFI riguardanti le aree bonificate dall'ABC sas e che tali certificazioni non sono mai state rilasciate dall'autorità militare;
allo stato attuale risultano impegnate da opere ferroviarie aree per le quali non è stata effettuata la bonifica dagli ordigni bellici o, comunque, non è stata effettuata la regolare procedura di verifica da parte dell'autorità militare, tale da garantire lo stato di sicurezza dei siti -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali siano le immediate azioni che intendono intraprendere;
se risulti che, la 5a direzione Genio di Padova che ha rilevato le gravi irregolarità ne abbia fatto denunzia alla procura della Repubblica competente per territorio.
(4-11960)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dalla consultazione della rassegna stampa dell'Aeronautica militare di sabato 14 maggio 2011 è possibile apprendere che sul periodico «Analisi Difesa» edizione maggio 2011 è pubblicato un articolo a firma di Gianandrea Gaiani dal titolo «Le bombe silenziose degli italiani» con il quale l'autore offre una sintetica ma efficace ricostruzione della crisi libica. Articolo che appare opportuno riportare integralmente;
nell'articolo si legge «Inutile illudersi, non c'è argine al generale e progressivo tracollo di credibilità dell'Italia nel quale l'aspetto più ridicolo riguarda la saga della partecipazione alle operazioni militari alleate sulla Libia. Operazioni che secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, finiranno entro un mese o forse anche solo tra pochi giorni. Ci auguriamo abbia ragione anche se, come ricorda Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei Diritti di Militari e Forze di polizia (Pdm), "i Ministri La Russa e Frattini sostengono che i bombardamenti effettuati dai nostri aerei potrebbero cessare in tre o 4 settimane perché evidentemente qualcuno, finalmente, li ha informati che il carburante e quanto altro serve per far volare i caccia si sta esaurendo con molta rapidità". Intanto sul campo di battaglia gli uomini di Gheddafi non sembrano passarsela poi così male e certo si sentiranno incoraggiati dalle comiche di guerra italiche». Nell'articolo si ricorda inoltre Comellini ha anche sostenuto l'evidente assurdità dell'impegno contenuto nella mozione messa a punto da Lega Nord e PdL. Un documento nel quale si pretende di stabilire la fine dei bombardamenti aerei, definiti «maggiore flessibilità operativa dei nostri velivoli». «Nocumento anche alle popolazioni civili, un incremento dei flussi migratori, maggiori oneri per lo Stato italiano e conseguente incremento della pressione fiscale per i cittadini». Altrettanto assurde, ad avviso del Comellini, sono state ritenute le ultime dichiarazioni del «Ministro della difesa, Ignazio La Russa, che dall'inizio dell'anno è riuscito a litigare con tutti, escluso il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, ma solo perché non sa chi sia. Il ministro è riuscito a essere in disaccordo persino con sé stesso auto smentendosi almeno tre volte tra gennaio e aprile. Non ci credete? Il 20 marzo La Russa dichiarò al programma "In Mezz'ora" su Raitre, che non ci sarebbe stata alcuna limitazione all'intervento italiano

in Libia. "Abbiamo trasferito sotto il comando della Coalizione otto aerei, quattro Tornado Ecr e 4 caccia con funzione antiaerea. Se ci chiedessero altri tipi di assetti da bombardamento più esteso non è intenzione dell'Italia mettere caveat al programma di intervento". Il 29 aprile, 40 giorni dopo, il "ministro della Coerenza" ha cambiato idea. "Sto facendo mettere al corrente la Nato una sorta di caveat, di modalità delle regole d'ingaggio italiane. Vogliamo che i nostri aerei non agiscano aria-terra nelle città. A meno che non debbano salvare civili sotto attacco da un pericolo grave e attuale. Sto lavorando affinché la compatibilità delle nostre missioni con quel caveat siano verificate nel comando da due nostri ufficiali dotati di una sorta di cartellino rosso". Il 18 aprile La Russa si recò a Washington per dire al Segretario alla Difesa, Robert Gates, che l'Italia non avrebbe fornito alla Nato altri aerei ne avrebbe bombardato la Libia. "Come prevedevo non c'è stata alcuna particolare insistenza rispetto all'opportunità che l'Italia fornisca ulteriori assetti, in particolare nelle azioni aria-terra perché ho spiegato le ragioni che ci inducono a considerare già più che soddisfacente l'apporto che l'Italia da in quella regione, io non sono così convinto che ci sia un bisogno tecnico-militare di nuovi aerei che bombardino". La settimana successiva, il 25 aprile, La Russa ci ha informato che gli aerei italiani lanceranno bombe e missili che colpiranno "obiettivi rigidamente selezionati in modo da non mettere a rischio la vita dei cittadini" spiegando che "l'Italia non ha voluto sentirsi da meno degli altri Paesi che hanno voluto assistere i cittadini che sono sotto i colpi dell'esercito di Gheddafi". Il giorno dopo aggiunse che "per quanto riguarda l'operatività non c'è un grande cambiamento: fino ad ora avevamo degli assetti che avevano il compito di lanciare dei missili contro i radar mentre adesso utilizzeremo gli armamenti anche per colpire coloro che attentano alla vita dei civili, i carri armati o altre postazioni militari»;
Comellini ha anche messo in evidenza la contraddittorietà delle dichiarazioni del ministro La Russa che «ha voluto spiegare che tra bombardare e non bombardare non c'è nessuna differenza! Ma la prova di coerenza più sensazionale il ministro la offre sul tema della censura applicata a tutte le informazioni riguardanti i raids dei jet italiani che sganciano bombe e missili non solo intelligenti e buoni ma persino silenziosi. Armi ben educate per non disturbare l'opinione pubblica. "Voglio ribadire che la mia dottrina, chiamiamola così, quella della massima trasparenza. Anche perché non c'è nulla da nascondere" disse il ministro il 6 gennaio 2011 e sei giorni dopo aggiunse di aver diramato la "direttiva" che ci sia "massima trasparenza" in tutti quei casi in cui i militari sono costretti ad usare "la forza giusta". Il 29 aprile 2011, in un'intervista pubblicata dal Corriere della Sera, Maurizio Caprara chiese a La Russa che cosa avessero colpito i Tornado italiani. La risposta fu: "Non ritengo sia necessario fornire queste informazioni". E meno male che la sua dottrina quella della trasparenza». Dopo aver sostanzialmente inibito, ad avviso degli interroganti, la possibilità di esprimersi da parte dei militari «La Russa ha ridotto la comunicazione istituzionale a sei righe di aria fritta diffuse con cadenza settimanale ma ha avuto l'ardire di attribuire il black-out mediatico all'Alleanza Atlantica. "La Nato non distingue tra l'aereo francese, l'italiano, l'inglese. Ha a disposizione i mezzi delle varie nazioni che partecipano alle azioni, dunque non tocca a me dire che fa l'aereo italiano rispetto al francese o all'inglese. Lo dirà, se vorrà, soltanto la Nato" ha dichiarato fingendo di non conoscere la politica di comunicazione dell'Alleanza Atlantica. Nella guerra libica come in quella afgana la Nato comunica il numero delle missioni o dei caduti ma non rivela la nazionalità dei velivoli o dei soldati perché questo compito affidato alle singole nazioni. Britannici, francesi, americani e tutti gli altri comunicano dettagli e informazioni sulle missioni effettuate, persino interviste ai piloti come si evince leggendo la stampa estera e visitando i siti delle forze armate di quei Paesi. L'Italia no, ma una decisione

del Governo, non della Nato ed è grave e al tempo stesso ridicolo che il ministro La Russa cerchi di scaricare le responsabilità sue e dell'esecutivo di cui fa parte. Quando presero il via le operazioni, il 19 marzo, molti giornalisti chiesero di potersi imbarcare sulle navi alleate e la Nato registrò la disponibilità in tal senso dei singoli Paesi. La portaelicotteri americana Kearsage venne "invasa" da reporter e troupes televisive, l'italiana Garibaldi rimasta deserta perché Roma autorizzò le visite dei giornalisti solo sulle navi in porto!»;
ad avviso degli interroganti il quadro complessivo delle dichiarazioni offerte dal Ministro della difesa alla stampa, come sagacemente evidenziato dallo stesso autore dell'articolo, appare estremamente contraddittorio -:
se il Ministro non ritenga opportuno rendere una corretta e trasparente informazione sulle operazioni svolte dalle Forze armate italiane e conseguentemente rendere noti:
a) quante siano state le missioni aeree/navali/terrestri condotte sul territorio libico, quali siano gli obiettivi e quali modalità siano state adottate per la loro distruzione;
b) quanti ordigni siano stati sganciati/lanciati dalle Forze armate italiane sul territorio libico, di quale tipo e con quale risultato;
c) quanti militari italiani e di quale Forza armata siano effettivamente impiegati nelle operazioni riferite alla crisi libica, con quali mansioni, quante siano le ore di lavoro straordinario complessivamente effettuate e quali siano i costi;
d) quali siano stati i costi complessivamente sostenuti per garantire l'operatività dei mezzi aerei navali e terrestri utilizzati nelle azioni contro la Libia e/o di supporto ad altri mezzi della coalizione;
e) quali siano i costi degli ordigni bellici e degli armamenti fino ad oggi impiegati specificandone il tipo e il costo per singola unità.
(4-11963)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il disegno di legge di bilancio per il 2011 prevedeva inizialmente un taglio al contributo statale per le scuole paritarie di 258 milioni di euro;
a seguito di tale taglio è stato approvato un emendamento al disegno di legge di stabilità per il 2011, che reintegrava tale fondo, per 245 milioni di euro;
per la copertura di tale reintegro, è stata individuata in bilancio una quota derivante dalla vendita, da parte dello Stato, delle frequenze televisive digitali;
all'articolo 1, comma 13, della legge di stabilità per il 2011 (legge n. 220 del 2010) è prevista una clausola di salvaguardia, che però non fa esplicito riferimento alla missione per le «istituzioni scolastiche non statali»;
nella risposta ad una precedente interrogazione, nella quale venivano richieste garanzie sul reintegro totale dei 245 milioni di euro, il sottosegretario per l'economia e le finanze, Alberto Giorgetti, specificava, che lo stanziamento risulta assegnato dall'articolo 1, comma 40, della legge n. 220 del 2010 e sarà destinato alle finalità previste all'elenco 1 allegato alla legge n. 220 del 2010 con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al momento in corso di perfezionamento. Soltanto, a seguito del perfezionamento di tale decreto sarà possibile terminare le relative variazioni di bilancio;
dei 280 milioni di euro a bilancio, ne sono stati tagliati 28 per esigenze statali;
i rimanenti 252 milioni, al 1o aprile 2011, ancora non sono stati resi disponibili per la ripartizione;

per le scuole non statali questi fondi risultano indispensabili per la chiusura dei bilanci e per l'andamento delle normali funzioni durante il corrente anno scolastico -:
quale sia la reale cifra stanziata per il 2011 per l'istruzione paritaria non statale, cifra che sarà realmente erogata per le scuole non statali;
quanto sia stato ridotto, complessivamente, il fondo per l'istruzione paritaria, rispetto alla cifra storica destinata a bilancio per le scuole paritarie che ammontava a 530 milioni di euro;
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per garantire il reintegro del fondo per le scuole paritarie, in caso di mancata vendita delle frequenze televisive digitali.
(2-01075)
«Toccafondi, Garagnani, Centemero, Renato Farina, Mazzoni, Girlanda, Barani, Cazzola, Lupi, Vignali, Sbai, Bonciani, Bergamini, Vella, Iannarilli, Aprea, Palmieri, Garofalo, Marinello, Mazzuca, Gioacchino Alfano, Di Caterina, Faenzi, Sisto, De Camillis, Barbieri, Migliori, Franzoso, Pelino, Abelli, Beccalossi, Bocciardo, Castellani, De Luca».

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la grave crisi, nella regione Sardegna, economico-occupazionale dei settori primario e secondario (agricoltura, estrattivo, industria) ha determinato la contrazione dei consumi e delle commesse e di conseguenza la crisi del settore terziario, cioè commercio e servizi; tale situazione è aggravata dalla debolezza strutturale del mercato isolano, notoriamente costituito da micro aziende, per lo più sottocapitalizzate ed esposte alla cronica carenza di liquidità; a questo quadro negativo deve aggiungersi il crescente ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, spesso per effetto del patto di stabilità, nonché di quelli spettanti alle ASL;
gli studi di settore, con le loro rigidità applicative, e l'automaticità delle procedure dei ruoli (che moltiplicano esponenzialmente l'onere del debito e prevedono la messa all'incanto dei beni immobili sui quali Equitalia ha acceso una ipoteca, qualora il debito superi gli 8.000 euro) sono secondo l'interpellante un'eredità del centro sinistra ed in particolare del Ministro Visco;
come pure è un'eredità del centro-sinistra una legislazione fiscale minata da un sospetto di fondo, burocratica, cavillosa, implacabile su tempi e procedure, che tenta di incasellare in un universo statico attività essenzialmente dinamiche come quella d'impresa;
la diffusa morosità delle imprese sarde nei confronti di Equitalia e, a monte, nei confronti dell'erario e degli enti previdenziali deriva da questo contesto; il numero delle imprese isolane e l'entità del debito complessivo nei confronti di Equitalia è tale da costituire una vera e propria emergenza sociale;
consapevoli dell'estrema gravità, non solo economica, ma anche sociale del fenomeno, le associazioni coordinate in Rete Imprese Italia hanno già sollecitato a livello nazionale l'adozione di norme legislative e regolamentari volte ad attenuare l'onerosità dell'attuale carico fiscale e contributivo, nonché la rigidità degli attuali meccanismi di riscossione e gli oneri eccessivi di more e sanzioni, ribadendo che l'intento non è quello di favorire forme di elusione o, peggio, di evasione fiscale e contributiva, ma di affermare il principio della effettiva equità e sostenibilità del carico fiscale-contributivo; in sostanza si richiede che chi dichiara e dimostri agli enti di riscossione di non essere in grado di pagare sia trattato in stregua assolutamente diversa da chi non dichiara ed evade;

in particolare per quel che riguarda la crescita degli oneri connessi ai ruoli esecutivi, ribadita la regola secondo cui chi sbaglia o chi evade debba essere punito con una sanzione proporzionale al danno erariale commesso, occorre evitare che si creino delle situazioni ove la sanzione, sommata agli interessi ed agli aggi di riscossione, determini un incremento del debito tributario originario insostenibile e spropositato, ben al di là dei tassi usurari stabiliti dalla legge;
a tal proposito le Associazioni coordinate in Rete Imprese Italia hanno chiarito che nel nostro ordinamento già esistono principi adeguati alla crescita esponenziali degli oneri; andrebbe infatti meglio definito il principio della «sproporzione tra l'entità del tributo cui la violazione si riferisce e la sanzione», sancito dall'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo n. 472 del 1997, e potrebbero essere introdotte norme interpretative del principio indicato dall'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n. 472 del 1997, secondo il quale la somma irrogata a titolo di sanzione non produce interessi prevedendo che esso possa essere applicato anche successivamente alla formazione del ruolo;
Rete Imprese Italia e diverse Associazioni Imprenditoriali hanno espresso positivo apprezzamento per i protocolli sottoscritti da Equitalia con e, in particolare, per la sensibilità e volontà manifestata dai dirigenti sardi di Equitalia di venire incontro il più possibile alle esigenze rappresentate; tuttavia è evidente che i funzionari della riscossione oltre un certo limite non possono andare per non incorrere essi stessi nei rigori di legge;
il problema si pone quindi a livello di legislazione nazionale, in relazione alla quale sono da apprezzare i segnali di apertura alle ragioni del mondo produttivo: la lettera ai contribuenti del direttore di Equitalia, dottor Befera di alcuni mesi fa e le prese di posizione recentissimamente adottate dal Ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Tremonti, il quale ha preannunziato (Consiglio dei Ministri del 5 maggio 2011) la pubblicazione di una circolare dell'Agenzia delle entrate contenente sanzioni per chi «esagera» con i controlli fiscali;
è opportuno infine rammentare che il collasso dei settori produttivi altro non produce che la crescita smisurata delle spese per il sostegno del reddito e del welfare in generale -:
se non ritenga opportuno prevedere l'immediata attivazione di un tavolo di concertazione che coinvolga regione Sardegna, ANCI Regionale, INPS, INAIL, Equitalia, banche operanti in Sardegna, Asl, associazioni imprenditoriali, Agenzia delle entrate, con l'intento di trovare rapide vie di uscita all'attuale impasse che sta aggredendo la capacità economico-finanziaria e l'operatività di migliaia di aziende -:
se non ritenga opportuno promuovere l'introduzione di norme riguardanti gli oneri a carico delle imprese ed in particolare disposizioni rivolte a:
differenziare il trattamento tra coloro che dichiarino e dimostrino di non essere in grado di ottemperare alle scadenze fiscali e contributive, dagli evasori fiscali;
limitare la crescita esponenziale degli oneri connessi ai ruoli esecutivi, sia nei termini esposti in premessa, sia tenendo conto delle proposte avanzate in particolare dalle associazioni coordinate in Rete imprese Italia;
prevedere una maggiore chiarezza nelle procedure di notifica;
ampliare e modulare, anche in termini regionali, i termini per la rateizzazione degli oneri, tenendo conto delle diverse situazioni di crisi;
rivedere il sistema delle ipoteche sugli immobili, in particolare se sono riferite alla «prima casa», sia per quel che riguarda l'accensione che per quel che riguarda l'estinzione;

ridurre i compensi di riscossione;
accelerare l'operatività dei provvedimenti già in corso in materia di pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, ampliando la possibilità di utilizzare i crediti a compensazione;
farsi promotore presso il sistema creditizio, in concorso con le regioni, per l'apertura di linee di credito aggiuntive e mirate a sanare la posizione debitoria delle imprese nei confronti degli enti riscossori, sia in termini di abbattimento degli interessi che di controgaranzia con i Consorzi Fidi.
(2-01076)«Cicu».

Interrogazione a risposta orale:

BOSI, POLI, DELFINO, RUGGERI e CERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'assemblea dei soci della fondazione Cassa di risparmio di San Miniato ha eletto il 29 aprile 2011 il nuovo consiglio di amministrazione sulla base di una lista presentata dalla fondazione della Cassa di risparmio di San Miniato, socio di maggioranza, e dalla Cattolica Assicurazioni, socio di minoranza;
tale lista indica come nuovo presidente il nome del dottor Alessandro Bandini, rieletto il 24 settembre 2010 presidente della fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato e componente il consiglio di amministrazione di Cattolica Assicurazioni;
nella stessa assemblea è stato deliberato l'aumento da 120 mila euro annui a 250 mila euro del compenso del presidente della banca -:
se si ritenga compatibile il contemporaneo incarico di presidente della fondazione Cassa di risparmio di San Miniato e quello di consigliere di amministrazione del socio di minoranza della stessa banca;
come si valuti sotto il profilo della sana e prudente gestione della Cassa e pur nella doverosa autonomia delle deliberazioni dell'assemblea dei soci, la decisione di aumentare di oltre il 100 per cento il compenso del presidente in un periodo nel quale si richiede ai manager a tutti i livelli, e quindi anche nel sistema bancario, il contenimento dei compensi;
se abbiano un qualche fondamento le indiscrezioni secondo le quali l'inattesa decisione della fondazione di assumere direttamente la guida della fondazione Cassa di risparmio di San Miniato potrebbe essere propedeutica ad una cessione di tutto o di gran parte del pacchetto azionario.
(3-01641)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto per il credito sportivo, istituito dalla legge 24 dicembre 1957, n. 1295, è un ente pubblico che opera, ai sensi dell'articolo 151 del testo unico bancario di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, come banca, in particolare concedendo finanziamenti connessi al settore dello sport e della cultura ai sensi dell'articolo 4, comma 14, della legge 24 dicembre 2003, n. 350;
il capitale dell'Istituto è posseduto per circa il settantadue per cento da primarie banche private italiane (due delle quali a capitale francese) e per la restante parte da Cassa depositi e prestiti (circa il ventidue per cento) e da CONI servizi S.p.A. (circa il sei per cento);
il consiglio di amministrazione dell'Istituto è attualmente composto da nove membri, di cui tre in rappresentanza degli istituti bancari privati, tre nominati dal Governo, uno dalla Conferenza Stato-regioni, uno da Cassa depositi e prestiti e uno dalla Giunta nazionale del CONI;

a norma dell'articolo 34 dello statuto dell'Istituto, ai partecipanti è attribuito il diritto di recesso nel caso di modifiche statutarie che determinino un cambiamento significativo dell'attività dell'Istituto, ovvero dei diritti di partecipazione;
l'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevede un limite al numero di componenti degli organi di amministrazione e di controllo di tutti gli enti pubblici, anche economici, e di tutti gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato;
tali enti ed organismi dovranno, conseguentemente, adeguare i rispettivi statuti, al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010, gli organi di amministrazione e di controllo siano costituiti da un numero di componenti non superiore a cinque; la mancata adozione, nei termini indicati, dei provvedimenti di adeguamento statutario o di organizzazione, determina responsabilità erariale e la nullità di tutti gli atti adottati dagli organi degli enti e degli organismi pubblici interessati;
il Governo, per il tramite di propri competenti uffici, ha fatto presente, ai fini delle opportune modifiche statutarie, che all'Istituto si applicano le disposizioni di cui al citato decreto-legge n. 78 del 2010 e pertanto il numero dei consiglieri di amministrazione deve essere ridotto a cinque;
la questione riveste particolare urgenza, scadendo il prossimo 7 maggio 2011 l'attuale consiglio di amministrazione, cui spetta il compito di approvare le proposte di modifica statutaria in oggetto, modifica che potrebbe determinare il recesso da parte degli azionisti e la conseguente uscita dal capitale sociale dell'Istituto degli investitori privati -:
come il Governo intenda intervenire al fine di assicurare che, in attuazione del articolo 6, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, l'adeguamento dello statuto dell'Istituto per il Credito Sportivo non comporti una modifica alla composizione del consiglio di amministrazione tale da determinare il rischio di possibili contenziosi o di esercizio del diritto di recesso da parte degli azionisti privati.
(5-04749)

LEO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 14, comma 4-bis, della legge n. 537 del 1993 prevede che, ai fini delle imposte sui redditi, non sono ammessi in deduzione i costi o le spese riconducibili a fatti, atti o attività qualificabili come reato, salvo l'esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti;
la giurisprudenza non ha fornito un orientamento univoco in ordine alla portata applicativa della predetta norma;
in alcuni casi, si è sostenuto che la norma sopra richiamata fosse sempre applicabile in presenza illeciti di natura penale di qualunque genere e, quindi, anche per quelli di natura penale-tributaria (si veda, ad esempio, la sentenza della Commissione tributaria provinciale di Ravenna n. 113 del 2008);
in altri casi si è sostenuto che tale norma fosse applicabile solo per le attività che determinano ricavi illeciti, con la conseguenza che, nei casi diversi, i costi correlati fossero deducibili, non rendendosi applicabile la norma medesima (si vedano, ad esempio, le sentenze della Commissione tributaria regionale di Milano nn. 102 e 103 del 2010);
la questione sta assumendo significative conseguenze in ordine alle cosiddette «frodi carosello» (operazioni soggettivamente inesistenti che un operatore economico ha posto in essere con una società «cartiera» o soggetto interposto), le quali già comportano l'indetraibilità dell'IVA, ma che non devono generare, ai fini delle

imposte sui redditi, l'indeducibilità dei correlativi costi (non rendendosi pertanto applicabile il citato articolo 14, comma 4-bis, della legge n. 537 del 1993);
una diversa interpretazione (vale a dire l'applicabilità del richiamato articolo 14, comma 4-bis) comporterebbe l'assoggettamento a tassazione dell'ammontare lordo dei ricavi e non del reddito, con conseguenze anche in ordine alla tenuta costituzionale della norma rispetto al parametro stabilito dall'articolo 53 della Costituzione -:
quali iniziative intenda assumere al fine di fornire un'interpretazione definitiva in ordine alla portata applicativa dell'articolo 14, comma 4-bis, della legge n. 537 del 1993, e, in particolare, per stabilire la non applicabilità della sopra citata disposizione nei casi di illeciti di natura penale rientranti nell'ambito di applicazione del decreto legislativo n. 74 del 2000, anche al fine di evitare censure di ordine costituzionale in merito.
(5-04750)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è in corso il procedimento giudiziario avviato a seguito delle richiesta della Corte dei conti di richiedere ai concessionari per la gestione telematica degli apparecchi da intrattenimento (le cosiddette «slot machine») di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, nonché ad alcuni esponenti dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, una sanzione pecuniaria per complessivi 98 miliardi di euro a causa del mancato collegamento in rete degli apparecchi di gioco;
in particolare, l'esito del procedimento giudiziario sarà in larga parte determinato dalla perizia, affidata all'ente nazionale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione (DigitPA), con la quale dovrà essere stabilito quanto i concessionari devono effettivamente versare all'erario;
a sua volta risulta che la DigitPA abbia affidato ad un soggetto esterno il compito di effettuare la perizia;
suscita perplessità la circostanza che sia stato affidato ad un ente, la DigitPA, i cui vertici sono nominati dal Governo, il compito di stabilire l'entità di una sanzione che potrebbe riguardare anche esponenti dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato;
suscita altresì perplessità il fatto che il bando di gara per le nuove concessioni relative alla gestione dei giochi da intrattenimento assegni un rilievo prevalente ai requisiti concernenti il fatturato e la diffusione sul territorio dei candidati, in tal modo impedendo, di fatto, a nuovi soggetti di entrare in tale mercato -:
alla luce di tali vicende, se non ritenga opportuno, in pendenza della vicenda giudiziaria relativa alla richiesta di risarcimento per gli introiti non versati dai concessionari, escludere dalla procedura di gara per l'assegnazione delle nuove concessioni dei giochi, che dovrebbe essere conclusa a breve, quei soggetti nei cui confronti sussista un contenzioso in essere con l'Amministrazione finanziaria, analogamente a quanto previsto dalla disciplina generale in materia di appalti pubblici, e se non ritenga opportuno riequilibrare i requisiti, previsti dal nuovo bando per le concessioni dei giochi, che fanno prevalentemente riferimento al fatturato dei candidati ed alla loro diffusione sul territorio, in quanto essi rischiano di creare, di fatto, una concentrazione del mercato, favorendo i concessionari già esistenti e violando il principio della libera concorrenza.
(5-04751)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 2007 il Governo Prodi aveva stanziato 10 milioni di euro per la realizzazione della nuova caserma dei vigili del fuoco a Lecco;

dopo parecchi anni di trattative nei giorni scorsi l'area demaniale per costruire l'opera (l'area oggi però è adibita agli spettacoli viaggianti) è stata formalmente assegnata ai vigili del fuoco, dal prefetto di Lecco, dottor Marco Valentini, nel corso di un incontro pubblico il 6 maggio 2011;
tra qualche giorno, infatti, il Demanio consegnerà l'area del Bione, che si affaccia su via don Giovanni Ticozzi e che al momento accoglie saltuariamente le strutture circensi di passaggio a Lecco, ai vigili del fuoco;
ad oggi però mancano certezze sui fondi: dei 10 milioni di euro necessari alla costruzione dell'opera non c'è traccia in nessun capitolo di spesa programmata dal Governo -:
se non si reputi doveroso chiarire dove siano allocati i 10 milioni di euro stanziati dal precedente Governo per la costruzione dell'opera pubblica suddetta e soprattutto se siano stati destinati ad altri capitoli di spesa o inseriti nel piano di «tagli lineari» varato dal Governo in carica.
(5-04728)

ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il documento unico di regolarità contributiva (DURC) è nato con il decreto-legge 25 settembre 2002, n. 210, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 novembre 2002, n. 266, recante «disposizioni urgenti in materia di emersione del lavoro sommerso e di rapporti di lavoro a tempo parziale», nell'ottica di incentivare l'emersione del lavoro sommerso;
il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, con la nota n. 13505 del 20 aprile 2009, confermando in via generale l'onere di esibire il DURC per le imprese che stipulano contratti di forniture e servizi con la pubblica amministrazione, ha avuto modo di chiarire che, qualora si tratti di forniture di modesto importo, le imprese possono produrre la dichiarazione sostitutiva ai sensi dell'articolo 46, comma 1, lettera p), del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, nell'ottica della semplificazione e dello snellimento degli oneri a carico delle imprese, chiedendo alle amministrazioni stesse di effettuare dei controlli periodici, anche a campione, sulla regolarità delle dichiarazioni sostitutive esibite -:
se si ritenga corretto che le pubbliche amministrazioni e le società cosiddette in house possano limitarsi a chiedere la dichiarazione sostitutiva per i contratti pubblici fino a 10.000 euro, alla luce della nota della Ragioneria generale dello Stato di cui in premessa.
(5-04737)

FIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane sono apparse sul principale quotidiano economico nazionale, il Sole 24 ore, due inchieste a firma di Claudio Gatti relative ai rapporti fra uno dei principali manager di Stato, Pierfrancesco Guarguaglini - attuale Presidente di Finmeccanica e già amministratore delegato della stessa, nonché di altre aziende della filiera difesa-aereospazio - e diversi «consulenti» fra cui Pierfrancesco Pacini Battaglia e Lorenzo Cola noti alle cronache giudiziarie del Paese;
in particolare, a quanto si legge su Il Sole 24 ore, a Guarguaglini farebbe indirettamente capo la società Daspro srl, di formale proprietà del Cola e risulterebbero associabili partecipazioni societarie che, tramite veicoli societari esteri, mirerebbero al controllo di certe aziende italiane (Trs, Magint, Neftel in associazione con Pacini Battaglia) che direttamente o attraverso il consorzio Start Spa beneficerebbero ed avrebbero beneficiato in oltre dieci anni di commesse da parte di diverse società del gruppo Finmeccanica per centinaia di milioni di euro -:
se l'effettiva proprietà delle suddette società beneficiarie di commesse da parte di Finmeccanica Spa e delle sue controllate

sia ascrivibile direttamente o indirettamente a Guarguaglini o a membri della sua famiglia o ad altri soggetti in diretto rapporto con Guarguaglini;
se questi, sella sua qualità di manager direttivo di queste società, abbia mai operato in conflitto d'interesse, o si sia appropriato di proventi da commesse provenienti dall'azienda che lui stesso amministrava;
se il Ministro a seguito della pubblicazione di queste notizie abbia avviato un'inchiesta;
se il Ministro fosse a conoscenza di quanto pubblicato dal quotidiano «Il Sole 24 ore»;
se il Ministro abbia preso provvedimenti in merito;
se il Ministro abbia interessato rispetto a tali notizie la magistratura;
quali provvedimenti si intendano adottare.
(5-04753)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel cosiddetto «Decreto Sviluppo» presentato nel corso dell'ultimo Consiglio dei ministri, è contenuta una norma che permette, fino al 31 dicembre 2012, ai contribuenti che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile, di importo non superiore a 150 mila euro, di ottenere la trasformazione in fisso presso la propria banca;
stando così le cose, la trasformazione del mutuo da tasso variabile a fisso non sarà più una facoltà per il mutuatario, ma un diritto;
sino ad ora, le opportunità di trasformare il mutuo da tasso variabile a fisso erano legate alla volontà della banca, che poteva decidere se accogliere o meno la richiesta del cliente. Da ieri la rinegoziazione è diventata invece automatica, almeno per le famiglie meno abbienti con un indicatore della situazione economica (ISEE) non superiore a 30 mila euro e che non sono in ritardo con i pagamenti -:
quali iniziative urgenti si intendano disporre per dare massima conoscibilità alla notizia, non limitandosi ai soli operatori, estendendo l'informazione tra la cittadinanza intera al fine di far conoscere a tutti, e soprattutto ai cittadini che abbiano acceso un mutuo, le modalità con le quali vantare un diritto nei confronti di imprese private che hanno un oggettivo beneficio al mantenimento delle asimmetrie informative, in un ambito delicatissimo quale quello in questione, esercitando eventualmente, in tal modo, anche un possibile e conseguente consapevole controllo diffuso sul territorio.
(4-11878)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è disponibile sul sito dell'Agenzia delle entrate il software «Parametri 2011», che consente di determinare ricavi e compensi realizzati attraverso lo svolgimento di attività per le quali non sono stati ancora approvati gli studi di settore o, seppure approvati, operano condizioni di inapplicabilità non estensibili ai parametri;
il software «Parametri on line» consente di quantificare ricavi e incassi di aziende e professionisti non sottoposti agli studi di settore. Il prodotto informatico può essere utilizzato dagli imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi che esercitano tali tipologie di attività;
il metodo di calcolo utilizzato dal software è fondato sulle variabili contabili

specifiche dell'attività svolta dal contribuente e sulla combinazione di diverse tecniche statistico-matematiche -:
quali iniziative urgenti intenda predisporre per dare massima conoscibilità della notizia, anche in ragione della particolare complessità e delicatezza della materia trattata.
(4-11879)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la sentenza n. 9867 del 5 maggio 2011, la Corte di cassazione ha stabilito che il lavoratore che viene pagato «in nero» deve comunque dichiarare al fisco i compensi percepiti;
per la suprema Corte, la responsabilità del sostituto d'imposta non annulla gli obblighi del dipendente;
per i giudici di legittimità, in caso di mancato versamento delle ritenute d'acconto da parte del datore di lavoro (sostituto d'imposta), il soggetto obbligato al pagamento del tributo è anche il lavoratore contribuente (sostituito d'imposta);
e infatti, in presenza dell'obbligo di effettuare la ritenuta d'acconto, l'intervento del «sostituto» lascia inalterata la posizione del «sostituito», il quale è gravato dall'obbligo di dichiarare i redditi assoggettati a ritenuta, poiché essi concorrono a formare la base imponibile sulla quale sarà calcolata l'imposta dovuta;
questa sentenza rappresenta, ad avviso degli interroganti, un'ottima occasione affinché si sviluppi l'analisi normativa di queste problematiche connesse alla vigenza di una disciplina giuridica di non facile interpretazione e applicazione;
esiste infatti tutta una serie di problemi giuridici collegati alla valutazione astratta dei comportamenti attuali o potenziali che l'ordinamento consente, e che devono essere risolti all'interno di un futuro quadro normativo che, ad avviso degli interroganti, è da aggiornare. Lo si dovrebbe fare perché la materia fiscale incide su condotte che hanno evidenti risvolti economici per i cittadini e per il bilancio statale. Se al tempo della redazione delle norme questi aspetti potevano apparire meno attuali, a causa del minor peso che il debito pubblico rappresenta per la ripresa e lo sviluppo del sistema paese, oggi devono trovare innanzi tutto un nuovo parametro di valutazione nella legge. Anche in considerazione del fatto che, nonostante il dettato di numerosi articoli costituzionali, i lavoratori dipendenti sono gli unici che sono dei virtuosi per obbligo poiché, come il fatto narrato dimostra, sono certamente parte di quei tutti che «sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche». Essi non possono sottrarsi al pagamento dovuto, a differenza di alcuni lavoratori non dipendenti, che evadono le imposte -:
siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, nell'eventualità positiva, quali iniziative gravi ed urgenti intendano assumere per evitare delle aporie nell'ordinamento giuridico, a partire dalla proposizione di nuove norme che siano in grado di disciplinare con maggior efficacia ed efficienza i fenomeni socio economici descritti, predisponendo, inoltre, delle opportune iniziative volte a favorire l'educazione fiscale di massa, senza la quale gran parte dei benefici generati dal lavoro di tutti sono costi sostenuti solo da una parte della popolazione, risultandone la rimanente parte pericolosamente avvantaggiata in quasi tutti gli aspetti della propria vita, a partire dalla dimensione personale, culturale, sociale, politica ed economica.
(4-11880)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Verres spa società controllata dall'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato (I.P.Z.S.). con sede nell'omonima cittadina valdostana, opera da diversi anni

nei settori della produzione di semiprodotti per monetazione e di fusioni artistiche, avendo consolidato un importante know-how a partire dalla messa a punto di un acciaio inossidabile ferritico denominato Acmonital;
la Verres spa può effettuare lo studio completo di un progetto di monetazione, sia a livello del progetto della moneta e della conseguente emissione del capitolato speciale tecnico, sia a livello di industrializzazione, occupandosi della progettazione, della fornitura e dell'installazione dei macchinari necessari fino all'avviamento degli stessi, nell'ottica di un servizio «chiavi in mano»;
la stretta collaborazione con la sezione zecca dell'Istituto poligrafico e zecca dello Stato consente di offrire non solo semilavorati per monetazione, ma anche le monete stesse, coniate secondo i desiderata del committente. La sopracitata stretta collaborazione ha portato allo sviluppo della prima moneta bimetallica al mondo, soluzione successivamente adottata anche da altre zecche;
negli ultimi anni, l'andamento della società ha denotato dei problemi; in particolare dopo gli utili del 2006 e del 2007, la Verres spa ha chiuso in perdita gli esercizi 2008 e 2009. Nel 2009 i volumi produttivi sono scesi del 19 per cento con un calo di 2.064 tonnellate ed un contestuale calo dei prezzi di vendita. Inoltre, nel 2009, l'Istituto poligrafico ha assorbito il 30 per cento delle spedizioni (19 per cento nel 2008), mentre il resto è stato appannaggio del mercato estero;
sul sito dell'azienda è stato pubblicato l'avviso di indizione ed espletamento di una procedura per la ricerca e selezione di soggetti potenzialmente interessati a perseguire l'obiettivo di rafforzamento industriale, patrimoniale e finanziario della società, attraverso operazioni di partnership di natura commerciale e/o produttiva, anche mediante cessione della quota azionaria di controllo;
i risultati non positivi dei più recenti esercizi ed il profilarsi di una possibile cessione della partecipazione maggioritaria detenuta dal poligrafico fanno temere un possibile ridimensionamento se non addirittura la chiusura dello stabilimento, con la conseguenza che, in tal caso, non vi saranno più nel nostro Paese altre realtà produttive in grado di produrre tondelli per monetazione per cui ci si dovrà rivolgere all'estero, con una connessa perdita occupazionale di circa una settantina di posti di lavoro che in una realtà quale quella valdostana avrebbe un impatto molto grave -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere al fine di rilanciare l'attività della Verres spa e di garantire gli attuali livelli occupazionali dell'azienda.
(4-11893)

URSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 191 del 2009 (legge finanziaria per il 2010) ha stabilito l'unificazione del pagamento delle competenze fisse ed accessorie nel cosiddetto «Cedolino unico»;
le successive disposizioni contenute nel decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, all'articolo 4, hanno definito le modalità operative per l'attuazione della predetta unificazione, che sarà resa obbligatoria a partire dal 1o gennaio 2011;
con tale innovazione, in sostanza, tutto il personale dell'amministrazione dello Stato, ivi compreso quello appartenente al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, vedrà corrisposte le proprie spettanze di natura accessoria (compensi per straordinario, indennità notturna, festiva, di turno, indennità di specializzazione, eccetera) unitamente al pagamento dello stipendio mensile;
tali competenze accessorie, in un momento di crisi come quello che attualmente

stiamo vivendo, risultano essere fondamentali per una più oculata gestione economico familiare -:
come mai ad oggi, a distanza di 4 mesi dall'applicazione della legge, non risultino ancora corrisposte le somme delle competenze accessorie a tutto il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
(4-11904)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
manca poco meno di un mese alla scadenza per il versamento a saldo ed in acconto delle imposte sui redditi. I numerosi ritardi, però, quale quello relativo alla pubblicazione dei software per la compilazione ed il controllo delle dichiarazioni o quello relativo alla pubblicazione del software Gerico per la determinazione ed il calcolo degli studi di settore, non consentono di determinare in modo puntuale la situazione del contribuente nei confronti del fisco;
lo scorso anno il ritardo della pubblicazione del software Gerico aveva costretto l'amministrazione finanziaria ad un rinvio dei termini, è lecito pensare che quest'anno, viste anche le novità relative al redditometro ed alla cedolare secca, si possa verificare la stessa situazione;
la proroga potrebbe essere necessaria per più motivi. Innanzitutto la scadenza per il versamento del saldo e dell'acconto risultanti dalla dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta 2010 (Unico 2011) è fissata per il prossimo 16 giugno o alternativamente al 16 luglio con la maggiorazione dello 0,40 per cento. I contribuenti tenuti al versamento dell'Irpef, dell'Ires e dell'Irap, possono infatti effettuare il versamento del saldo e del primo acconto nei trenta giorni successivi al termine ordinario versando una maggiorazione a titolo di interesse pari al 0,40 per cento (tale possibilità non riguarda la seconda rata di acconto). Manca quindi poco più di un mese al 16 giugno e sul sito internet dell'Agenzia delle entrate non vi è traccia né dei software necessari alla compilazione delle stesse dichiarazioni (rese disponibili ogni anno dalla stessa Agenzia) né del software Gerico necessario per il calcolo degli studi di settore. Oltre a tali ritardi quest'anno si aggiunge il disagio di due novità che hanno effetto nella determinazione dei redditi relativi al 2010. Si tratta della cedolare secca sugli immobili locati e del nuovo strumento di accertamento del reddito cosiddetto redditometro;
lo scorso anno, in conseguenza del ritardo della pubblicazione del software Gerico, il termine di versamento delle imposte per i soggetti tenuti alla compilazione degli studi di settore era stato prorogato come segue:
versamento senza maggiorazioni il 6 luglio 2010;
versamento con la maggiorazione dello 0,40 per cento entro il 5 agosto 2010.

non era stata prevista alcuna proroga dei termini per i soggetti esclusi dall'applicazione degli studi di settore;
considerati anche i nuovi adempimenti la situazione di quest'anno sembra essere ancora più complicata visto che ad oggi mancano gli strumenti necessari per una puntuale determinazione della posizione nei confronti del fisco da parte dei contribuenti e dei professionisti;
si seguito una serie di problematiche tecniche dovute alla mancanza dell'opportuna strumentazione:
ogni anno l'Agenzia delle entrate mette a disposizione dei contribuenti gli applicativi (software) necessari per la compilazione ed il controllo della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche, delle società di persone e delle società di

capitali. Tale strumento oltre fornire un supporto gratuito affianca il contribuente nella predisposizione della dichiarazione dei redditi limitando la possibilità di compiere errori. Attraverso l'utilizzo del software le possibili scelte relative alla modalità di compilazione della dichiarazione vengono limitate già in sede di inserimento dell'anagrafica del contribuente;
quest'ultimo viene quindi affiancato nella compilazione attraverso alcuni quesiti che limitano ulteriormente il contenuto della dichiarazione in base alle esigenze ed alla situazione fiscale del contribuente. Ad oggi tali strumenti non sono ancora stati resi disponibili dall'Agenzia delle entrate con il conseguente disagio da parte di chi intende utilizzarli per determinare la propria posizione fiscale relativa al periodo d'imposta 2010;
i contribuenti tenuti all'applicazione degli studi di settore non possono fare a meno di determinare la propria posizione verso il fisco tenendo in considerazione i risultati scaturenti dalla corretta compilazione dello studio di riferimento;
per far ciò è necessario che l'amministrazione finanziaria metta a disposizione dei soggetti obbligati il software di compilazione degli studi di settore Gerico;
l'anno scorso il software è stato reso disponibile in data 18 maggio. Tale versione era però soltanto una versione sperimentale alla quale furono apportate le opportune modifiche per arrivare alla versione definitiva;
anche la versione definitiva fu poi comunque successivamente implementata per correggere gli errori e le anomalie che venivano riscontrate durante l'utilizzo dell'applicativo;
tale situazione aveva spinto la stessa amministrazione a posticipare i termini di versamento delle imposte per i soggetti tenuti alla compilazione degli studi di settore (si vedano in merito di termini già riportati sopra);
ad oggi sul sito dell'Agenzia delle entrate non vi è traccia del software Gerico si può immaginare che una proroga dei termini possa essere concessa anche quest'anno;
come anticipato oltre ai ritardi di cui si è fin qui trattato quest'anno a complicare la situazione si aggiungono due importanti novità: la cedolare secca sui contratti d'affitto ed il redditometro. Con riferimento alla cedolare secca del 1o gennaio 2011 le persone fisiche titolari di immobili regolarmente locati ad uso abitativo possono optare per il pagamento di un imposta sostitutiva (istituita con il decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011, articolo 3);
soggetti che optano per tale regime devono procedere al versamento dell'85 per cento dell'imposta sostitutiva già quest'anno nei termini previsti per il versamento delle imposte risultati dall'Unico 2011 o dal modello 730/2011;
con riferimento a tale questione si precisa che sono stati approvati i modelli per l'esercizio dell'opzione ma si è ancora in attesa di importanti chiarimenti da parte dell'Agenzia delle entrate necessari per sciogliere importanti dubbi sugli aspetti applicativi della nuova normativa. Per quanto riguarda il redditometro, nuovo strumento di accertamento introdotto dal decreto-legge n. 78 del 31 maggio 2010 (e quindi da quasi un anno) che ha modificato l'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica 600/73, non vi è traccia ad oggi del software necessario per determinare in modo induttivo il reddito del 2009 e quindi quello del 201;
l'Agenzia delle entrate ha più volte annunciato l'intenzione di utilizzare in modo massiccio il nuovo strumento di accertamento con la conseguenza che i contribuenti, che non possono verificare la congruità del reddito dichiarato con quello determinato induttivamente vista la mancanza dell'opportuna strumentazione, non possono che sperare nella beata sorte -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva,

quali iniziative gravi ed urgenti intenda assumere per evitare il ripetersi di disguidi e negligenze già verificatesi in passato, sopratutto alla luce del fatto che, ormai, la tecnologia informatica è largamente diffusa tra i privati e la pubblica amministrazione dovrebbe intraprendere tutte le misure necessarie ad incrementare questo rapido, economico, efficace ed efficiente strumento di lavoro per operatori di qualsiasi natura, siano i o privati.
(4-11922)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le norme contenute nel decreto-legge per lo sviluppo, approvato dal Consiglio dei ministri rischiano di ledere i diritti del contribuente poiché le garanzie normalmente riconosciute alle parti di un processo sono state eliminate;
il principio del solve et repete pone in capo al cittadino l'obbligo di soddisfare «a prescindere» tutte le richieste del fisco, anche quelle che ritiene ingiustificate, salvo poterle contestare in un secondo momento, magari quando ormai il conto in banca è prosciugato e, se quel cittadino era un imprenditore, l'impresa è sull'orlo del fallimento;
l'onere della prova, con gli studi di settore, grava sull'accusato, sovvertendo in tal modo le ordinarie garanzie riconosciute a chi si ritrova a doversi difendere da un'accusa;
il decreto-legge prevede senz'altro alcune misure condivisibili. Si tratta soprattutto di semplificazioni che eliminano alcuni adempimenti minori. Si prevede, ad esempio, l'aumento da 10 milioni delle vecchie lire a 10 mila euro del valore dei beni di cui le imprese possono disfarsi, per il loro mancato utilizzo e la loro obsolescenza, per i quali sarà sufficiente l'atto notorio, senza obbligo di comunicazione alla Guardia di finanza; o ancora l'abolizione dell'obbligo di comunicare per via telematica gli acquisti superiori ai 3 mila euro in caso di pagamento mediante carte di credito, prepagate e bancomat;
il principio del solve et repete, che trova piena applicazione dal 1o gennaio 2011, viene mitigato in misura molto modesta e incerta: il pagamento di una cartella ingiusta può essere sospeso solo previa richiesta e accettazione da parte del giudice, con sospensione giudiziale degli atti esecutivi. Solo in questo modo l'esecuzione viene rinviata fino alla decisione del giudice e comunque fino al 120o giorno;
si segnala che, nella maggior parte dei casi, una volta conclusosi il contenzioso, il contribuente si rivela dalla parte della ragione, e il fisco nel torto. Si calcola che attuando il principio solve et repete, ogni anno circa 1,6 miliardi di euro saranno sottratti ingiustamente ai contribuenti, costretti ad un lungo contenzioso per poter recuperare l'importo versato;
la misura prevista dal decreto-legge, ad avviso degli interroganti non è un rimedio sufficiente l'incertezza dal vaglio successivo al pagamento non può soddisfare il contribuente -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva quali iniziative urgenti dalla proposizione di iniziative normative correttive quelle sopra citate, per una celere risoluzione dell'asimmetria esistente tra contribuenti e amministrazione, al fine di rendere pieno il principio dello Stato di diritto e certi i diritti, oltre che i doveri, dei contribuenti, anche proponendo nuove norme giuridiche che rimettano le parti in giudizio su uno stesso piano mediante l'abrogazione delle norme che prevedono l'immediata esecutività, dopo 60 giorni, dell'avviso di accertamento.
(4-11925)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PELUFFO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51, all'articolo 15, istituisce le sezioni distaccate di tribunale come dalle tabelle A e B dell'articolo 16 dello stesso, tra cui la sede distaccata di Rho competente per 13 comuni;
la legge 5 maggio 1999, n. 155 «Delega al Governo per l'istituzione di nuovi tribunali e per la revisione dei circondari di Milano, Roma, Napoli, Palermo», (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 128 del 3 giugno 1999, con la finalità di decongestionare il carico di lavoro dei tribunali delle aree metropolitane, nel quale era prevista la possibilità di elevare a tribunali due sezioni distaccate e ridefinire, se necessario, i confini dei circondari limitrofi ricomprendendo in essi territori appartenenti ai tribunali da decongestionare e così il decreto legislativo n. 491 del 1999, aggiungeva altri comuni alla sezione distaccata di Rho arrivando oggi ad essere competente per 24 comuni;
sulla «Delega al Governo per la revisione dei circondari di Torino, Milano, Roma, Napoli e Palermo» il Consiglio superiore della magistratura emanava un parere che sul tribunale di Milano diceva: «Il criterio indicato nella precedente legge delega - quello cioè di elevare a sede di tribunale almeno una delle sezioni distaccate attribuendo ad essa porzioni significative del bacino di utenza del tribunale del capoluogo - risulterebbe appropriato ed adeguato alla situazione del tribunale di Milano, in considerazione della particolare tipologia di aggregazione urbana di quel circondario. Così operando, infatti, sarebbe sicuramente possibile ottenere risultati significativi, mentre è chiaro che gli stessi potrebbero ora essere ulteriormente migliorati potendo far congiuntamente ricorso anche al criterio previsto dalla lettera b) dell'articolo 1 in esame (ridefinizione dei confini dei circondari limitrofi)»;
la sezione distaccata di Rho comprende 24 una popolazione residente al 1o gennaio 2010 di 304.698 persone, popolazione straniera residente 19.385 persone e 22.748 imprese attive al 30 giugno 2010;
il numero complessivo di procedimenti civili pendenti nella sezione distaccata di Rho alla fine del 2009 era di 2414 e il numero di procedimenti civili pendenti alla fine del 2010 era di 2298; quanto alle sopravvenienze per il 2010, le cause iscritte sono state n. 3105 di cui n. 830 ordinarie, n. 12 per appello avverso sentenze del Giudice di pace, n. 26 convalide di sfratto per finita locazione, n. 501 convalide di sfratto per morosità, n. 36 ricorsi ex articolo 447-bis codice di procedura civile n. 1524 ricorsi per decreto ingiuntivo, n. 79 ricorsi per accertamento tecnici preventivo, n. 52 ricorsi cautelari, n. 30 ricorsi per procedimento sommario ex articolo 702-bis codice di procedura civile, n. 4 per denuncia di nuova opera, n. 11 per reintegra e manutenzione nel possesso;
all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011 il presidente del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Milano, avvocato Paolo Giuggioli, nella sua relazione indicava come problema principale rispetto alle pendenze le scoperture d'organico che, a livello nazionale, rappresentano oltre il 12 per cento del ruolo della magistratura ordinaria e che a Milano costituiscono fonte di inefficienza del sistema giudiziario: tanto per il tribunale quanto per la corte d'appello, in base ai dati pubblicati sul sito internet del Consiglio Superiore della magistratura, i posti dell'organico non coperti sono prossimi al 19 per cento;
nella relazione la dottoressa Livia Pomodoro, sull'attività svolta nel periodo 1o luglio 2009 - 30 giugno 2010, diceva: «I dati statistici (ultimo dato disponibile 2008) di livello provinciale mostrano che Milano, paragonata alle altre maggiori aree metropolitane, presenta il più alto numero di delitti denunciati in Italia a livello provinciale, oltre 280 mila. L'intenso

traffico veicolare determina inoltre il maggior numero in Italia di omicidi colposi derivanti da incidenti stradali (103 nel 2008), ma anche di furti di auto in sosta (31.492), più che in tutto il Lazio e la Campania complessivamente considerati. Milano è inoltre al secondo posto in Italia per numero di rapine (5.508) e per reati connessi alla normativa sugli stupefacenti (2.567), superata stesso periodo soltanto da Napoli e Roma. Volumi di rilevante entità riguardano ovviamente anche l'ambito civile, con particolare riferimento alle tematiche connesse alla famiglia (ad esempio le cause di separazione e divorzio), sia - in ragione della posizione economica dell'area milanese - al mondo del lavoro e dell'impresa» e ancora: «In estrema sintesi il Tribunale mostra performance accettabili per quanto riguarda i procedimenti penali. In quest'ultimo settore, i significativi sforzi per contenere i tempi di definizione del contenzioso, hanno permesso ai giudici di fare fronte alla crescita della domanda derivante da una congiuntura economica di particolare gravità, ma non ancora di ridurre in maniera significativa lo stock di arretrato, per affrontare il quale sono necessarie risorse e mezzi ancora non disponibili.»;
nella relazione della direzione nazionale antimafia la dottoressa Anna Capena ha riaffermato lo strapotere della 'ndrangheta che nel milanese si è rafforzata accumulando negli anni ingenti quantità di denaro che hanno la possibilità di acquisire imprese senza dover ricorrere al credito bancario. «Dal complesso delle indagini infatti è emerso che la 'ndrangheta in Lombardia, si è diffusa attraverso un fenomeno di espansione su un nuovo territorio, una vera e propria "colonizzazione" che ha visto riprodursi una struttura criminale che nel tempo si è radicata con un certo grado di indipendenza dalla casa madre, con la quale continua a mantenere legami e rapporti molto stretti»; riguardo al territorio di riferimento la dottoressa Capena affermava: «dal complesso delle indagini infatti è emerso che la 'ndrangheta in Lombardia, si è diffusa attraverso un fenomeno di espansione su un nuovo territorio, una vera e propria "colonizzazione" che ha visto riprodursi una struttura criminale che nel tempo si è radicata con un certo grado di indipendenza dalla casa madre, con la quale continua a mantenere legami e rapporti molto stretti»;
nella stampa è apparsa la notizia della proposta del presidente del tribunale di Milano, (dottoressa Livia Pomodoro, di trasferire nel capoluogo la maggior parte delle cause di competenza delle sezioni distaccate di Rho, Cassano D'Adda e Legnano;
il trasferimento delle cause a Milano significherebbe svuotare le sezioni distaccate e andare verso la chiusura di strutture importanti per un ampio territorio e un bacino d'utenza superiore a quello di molti altri tribunali, chiusura sostanziale ma non formale;
trasferire o spostare le cause per risolvere il problema non è una soluzione anzi si rischia di aggravare la situazione del tribunale di Milano e le difficoltà della popolazione ricadente nelle sezioni distaccate; tra l'altro, ad esempio, nella sezione distaccata di Rho per un processo civile i tempi sono decisamente più brevi di quelli che si svolgono a Milano; questo dovrebbe essere indice importante di buona organizzazione e buon servizio per la popolazione residente -:
se corrispondano al vero le notizie in merito al trasferimento delle cause a Milano e quali iniziative urgenti intenda intraprendere affinché l'ipotesi di riorganizzazione che porterebbe alla chiusura delle sezioni distaccate e per gli utenti solo a disservizi possa essere evitata;
quali iniziative di competenza si intendano intraprendere affinché i posti d'organico vacanti, che ammontano al 19 per cento siano immediatamente coperti.
(5-04740)

RIGONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
già con gli atti di sindacato ispettivo 5/03957 e 4/03403 (interrogazione a risposta in Commissione del 14 dicembre 2010 interrogazione a risposta scritta del 1o luglio 2009 entrambe ancora in attesa di risposta), è stata evidenziata la gravissima situazione in cui da tempo, si trova l'ufficio giudiziario della provincia di Massa Carrara, in ordine alla scarsissima dotazione del personale sia giudiziario che amministrativo;
oggi, tale situazione è notevolmente peggiorata in quanto, il tribunale di Massa ha in servizio solo n. 10 magistrati, poiché ben 5, nel corso del 2010, sono andati in pensione;
si aggiunga il fatto che in data 1o maggio 2011 hanno anche terminato il distacco dal tribunale di La Spezia n. 2 magistrati che, in via provvisoria erano stati applicati al Tribunale di Massa, senza nessun reintegro o nuova applicazione;
a fronte di tale situazione di estrema emergenza quale quella attraversata dall'ufficio giudiziario di Massa Carrara, il Presidente del tribunale di Massa facente funzioni, in data 2 maggio 2011 ha disposto il rinvio d'ufficio delle udienze fissate nel periodo 4 maggio - 17 settembre per il ruolo «togato» del tribunale di Massa sezione di Pontremoli e dal 3 maggio al 17 settembre per l'ex ruolo «dottor Ermellini» del Tribunale di Massa;
la paralisi di fatto dei ruoli civili ha comportato una denegata giustizia, in violazione dell'articolo 111 della Costituzione;
il tribunale di Massa Carrara serve una popolazione che supera i 200.000 abitanti, ha due sedi distaccate, una a Carrara ed una a Pontremoli (quest'ultima dista dalla sede centrale oltre 70 chilometri);
nel periodo 1o luglio 2009 - 30 giugno 2010 sono state rilevate 3.773 pendenze civili, oltre a 800 esecuzioni immobiliari, agli affari del giudice tutelare (143 amministrazioni di sostegno aperte 183 tutele, 23 curatele, 10 eredità giacenti, nonché 200 istanze circa/anno di competenza del giudice tutelare) ed alla volontaria giurisdizione (oltre 120 affari/anno); a tale carico, si aggiunga quello delle due sezioni distaccate, con una pendenza, presso la sezione distaccata di Carrara di 2.391 affari civili, e presso quella di Pontremoli di 980 cause civili ordinarie, 74 tutele e curatele e 90 amministrazioni di sostegno, oltre a circa 120 provvedimenti di volontaria giurisdizione, 933 cause di lavoro, 596 cause in materia di previdenza e 113 procedimenti speciali; da segnalare, inoltre, la consistente sopravvenienza di procedimenti all'ufficio GIP, ben 2.036 nuovi affari, al dibattimento monocratico, 1.336 procedimenti, al collegio, 37 procedimenti, ed alla corte di assise, 1 procedimento;
i dati statistici provenienti dalla commissione flussi istituita presso il consiglio giudiziario della corte d'appello di Genova evidenziano una situazione di grave squilibrio rispetto agli altri tribunali del distretto; difatti, se si applicassero coefficienti uguali per tutti i tribunali, si dovrebbe constatare che il tribunale di Genova, che serve un bacino di utenza di circa 700.000 persone, ha un organico di circa ottanta giudici, quello di Savona, per un bacino di utenza di 270.000 persone, ha circa 23 giudici, e quello di Imperia, per un bacino di utenza di 69.000 abitanti, ha circa 7 giudici, mentre il tribunale di Massa, che serve un bacino di utenza di più di 200.000 persone, ha, ad oggi, un organico di dieci giudici;
se si volesse mantenere la proporzione si dovrebbero assegnare a Massa oltre venti giudici (invece degli attuali 10);
a tale situazione si deve aggiungere la carenza di personale amministrativo, la cui pianta organica, originariamente di 46 unità, è stata ridotta a 42 unità delle quali 36 effettivamente in servizio in tribunale;
la situazione descritta sembra adombrare un'ingiustificabile volontà di smantellamento della struttura tribunalizia

apuana, incidendo pesantemente sulle esigenze di giustizia del territorio, impedendo il pieno esercizio dei diritti dei cittadini, rischiando di diminuire il contrasto alla criminalità e mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle carenze nella dotazione organica, evidenziate in altri atti di sindacato ispettivo (5/03957 e 4/03403), e della loro persistenza anche alla luce dei provvedimenti nel frattempo intervenuti;
quali iniziative di competenza intenda porre in essere, con urgenza, al fine di evitare che la situazione rappresentata in premessa possa compromettere gravemente l'ordinario svolgimento delle funzioni del tribunale di Massa, che richiede, ad avviso dell'interrogante, l'applicazione immediata di un congruo numero di magistrati per far fronte ad un'emergenza che rischia di portare altrimenti al sicuro collasso il sistema giudiziario apuano.
(5-04741)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'11 aprile scorso la prima firmataria del presente atto ha visitato il carcere di Opera-Milano accompagnata dai signori Claudio Kaufmann e Francesco Poirè;
al momento della visita erano presenti 1.242 detenuti maschi di cui 90 in regime di 41-bis e 400 in alta sicurezza; nell'istituto sono presenti ben 198 ergastolani 44 dei quali al 41-bis; i detenuti occupano 461 posti al 1o reparto, 578 al 2o reparto, 83 al centro clinico, 22 in infermeria, 26 al reparto nuovi giunti; 3 detenute sono al femminile; i semiliberi sono 62 uomini e 7 donne;
secondo i dati riportati nel sito giustizia.it la capienza regolamentare dell'istituto ammonta a 973 posti ma, secondo il direttore - dottor Giacinto Siciliano che ha accompagnato la delegazione nella visita - la capienza ufficiale è di 1.550 posti in quanto le celle costruite originariamente per un solo detenuto ne ospitano in realtà due; gli ergastolani, contrariamente a quanto previsto dall'ordinamento penitenziario, sono tutti in celle doppie;
l'organico degli agenti di polizia penitenziaria è carente di almeno 200 unità; gli agenti effettivamente in servizio sono 558 e sopportano un grave disagio non solo per la penuria di forze ma anche perché si sono visti tagliare del 30 per cento gli straordinari, oltre al fatto che sono in attesa del pagamento degli arretrati riguardanti le indennità di missione; tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sulle attività trattamentali dei detenuti e colpisce il corpo dei baschi blu in termini di stress lavorativo;
nel carcere di Opera lavorano 120 detenuti per conto di ditte esterne e 300 per l'amministrazione; la gelateria industriale dotata dei più moderni macchinari occupa anche detenuti ergastolani; se fosse tolto il tetto per accedere alla legge 22 giugno 2000, n. 193 (legge Smuraglia) si aprirebbero nuove opportunità di lavoro per impiegare un maggior numero di detenuti;
il carcere di Opera è dotato di un centro diagnostico terapeutico e, per questo motivo, vi affluiscono detenuti provenienti da ogni parte d'Italia; ciò determina continue movimentazioni per le traduzioni che devono essere effettuate sia per le udienze dei detenuti in altre città distanti anche centinaia di chilometri, sia per i necessari e numerosissimi spostamenti per ricoveri e accertamenti clinici; a tale proposito la delegazione è stata informata che sono esauriti i fondi per i biglietti aerei e il carburante, che l'istituto è pieno di debiti riguardanti i pagamenti di acqua, luce, gas, fogne e che con molta difficoltà si arriverà al mese di maggio; il direttore afferma che «ci vorrebbe un investimento serio sul "risparmio", eliminando, per esempio, fotocopie e spese per i fax e incrementando l'uso della posta elettronica oggi quasi del tutto inutilizzata»;

secondo il direttore di Opera, dottor Giacinto Siciliano, occorrerebbe consentire una gestione più manageriale del carcere per razionalizzare le risorse conferendo maggiori responsabilità di direzione; avere voce in capitolo su molti piani - che oggi sono rigidi - consentirebbe maggiori risparmi senza dover sacrificare capitoli essenziali di bilancio come la manutenzione (che per assenza di fondi non viene fatta da anni) o, per fare un esempio, l'acquisto di televisori per le celle dei detenuti visto che oggi ad Opera ne mancano almeno 100 e il telecomando è un optional;
quanto alla gestione sanità questa è affidata dall'ASL all'ospedale San Paolo di Milano; le carenze si registrano soprattutto nel settore infermieristico e vanno attribuite più che a un deficit numerico ad una questione di insufficienza professionale; carente è il settore della fisioterapia e riabilitazione anche se molti problemi dovrebbero essere risolti con l'imminente apertura del centro per minorati fisici di Busto Arsizio; per quanto riguarda invece il settore psicologico, il taglio delle ore imposto dal Ministero dovrebbe essere colmato dalla ASL che dalle prossime settimane farà entrare in funzione un servizio per il disagio psichico: 350 ore mensili fino a settembre, poi 550 ore da ottobre;
l'istituto dispone di due apparecchiature biomediche nuovissime che però non sono utilizzate dalla ASL;
con la legge n. 199 del 2010, cioè la cosiddetta «svuotacarceri», da Opera non sono usciti più di 30 detenuti e c'è chi non è stato ammesso solo perché non aveva un'abitazione fuori per accoglierlo;
nel corso della visita la delegazione ha potuto approfondire la condizione di alcuni detenuti il cui stato di salute desta nei familiari un elevato grado di allarme, ansia e sofferenza. In particolare, si segnalano i seguenti casi:
R.I. malato di AIDS in fase conclamata; ha avuto diverse broncopolmoniti, soffre di apnee notturne ed è ad alto rischio di infezioni opportunistiche; ha gravi problemi di deambulazione e si presenta in carrozzella avendo subito da pochissimi giorni un'operazione chirurgica di ernia; secondo la relazione del dottor Fulvio Grippa dell'azienda ospedaliera San Paolo, «sussistono gli estremi per riesaminare lo stato di compatibilità con la carcerazione alla luce del progressivo peggioramento dello stato di salute del signor R.I. osservato nel tempo»;
C.M. soffre di una particolare forma di anemia mediterranea riscontrata dall'età di 11 anni per la quale è costretto a trasfusioni periodiche del sangue; l'interrogante che lo aveva già incontrato in precedenza lo trova particolarmente emaciato e deperito; egli chiede fondamentalmente di poter scontare la pena vicino Napoli dove vivono i familiari che potrebbero più agevolmente andarlo a trovare;
A.A. è allettato, appena lo alzano dalla posizione sdraiata comincia a tremare tutto: si tratta di un evidente tremito incontrollato; proviene da Rebibbia dove è stato dichiarato «incompatibile»; il magistrato aveva predisposto gli «arresti ospedalieri» ma è stato assegnato al centro clinico di Opera; il detenuto, che ha moglie e figli, chiede di essere mandato ai domiciliari o almeno a Rebibbia dove i familiari potrebbero assisterlo costantemente; si lamenta che per qualsiasi cosa debba chiedere aiuto ad un altro detenuto ricoverato nella stessa cella;
B.M. allettato perché quando lo hanno arrestato si è buttato dalla finestra; è a letto, mostra un piede completamente storto, non si muove, il piede sembra penzolare; si lamenta perché non gli fanno terapia; il direttore conviene sulla carenza del servizio fisioterapico e sottolinea che il livello di assistenza lo decide la ASL e non il carcere; il detenuto vorrebbe andare agli arresti presso il centro clinico di riabilitazione di Montecatone a Imola;
C.F.: il detenuto è di fatto «incompatibile» con il regime carcerario: invalido al 100 per cento, pesa oltre 150 chili, ha

enormi gambe malate, piene di ulcere; soffre di diabete, ha problemi cardiopatici; fibrillazioni; dice: «ho perso la casa, ho perso la patria potestà; mia moglie è sordomuta, io non vedo mio figlio da 5 mesi e mezzo»; vorrebbe andare ai domiciliari ma non ha casa; il medico ha dichiarato che dovrebbe uscire subito, ma il giudice di sorveglianza ha rigettato l'istanza perché «non ha una casa»;
G.A.: l'interrogante trova il giovane detenuto (che aveva incontrato in una precedente visita) molto dimagrito ed emaciato; mangia due pere e cinque kiwi al giorno, non può fare altro, deve stare a dieta perché ha problemi intestinali, non trattiene nulla; affetto da linfoma di Hodgkin soffre di dolori lancinanti che fino a questo momento sono stati trattati con morfina a dosi massicce tanto da esserne divenuto dipendente; periodicamente viene tradotto a Reggio Calabria per le udienze del suo processo; la sua richiesta è quella di poter essere trasferito nel carcere di Reggio Calabria dove, almeno, potrebbe incontrare con più assiduità i suoi familiari;
G.P.: il detenuto arriva al colloquio in carrozzina, è in regime di 14-bis per un provvedimento disciplinare; vicino al fine pena (febbraio 2012), appare eccitato, a tratti confuso e, sicuramente, psicologicamente provato; vorrebbe scontare la pena nel carcere di Lecco o di Como per stare vicino alla moglie che - ci riferisce - guadagna poco, ha debiti e rischia di perdere la casa;
G.R.: soffre di una lesione al midollo spinale, dovrebbe essere ricoverato all'ospedale Besta di Milano; è in sciopero della fame dal 7 marzo e chiede un piantone fisso;
L.K.: albanese, affetto da gravi patologie certificate dall'azienda ospedaliera San Paolo: «il paziente è impossibilitato a mantenere la stazione eretta e a deambulare; la minzione avviene mediante manovra di ponzamento e la defecazione mediante svuotamento manuale dell'ampolla rettale. Lamenta inoltre dolore da deafferentazione degli arti inferiori, difficilmente controllato dalle terapie mediche. Tali conseguenze per la loro natura risultano irreversibili e non suscettibili a rimedio chirurgico né medico risolutivo «(...) ... sia indicato per tale paziente un trasferimento del detenuto presso un centro per minorati fisici o in istituto penitenziario privo di barriere architettoniche»;
anche altri detenuti hanno rappresentato alla delegazione in visita la richiesta di trasferimento in istituti più vicini ai loro familiari:
F.F. ha chiesto il trasferimento al CDT di Messina;
T.D'A. (fine pena ad ottobre 2011) ha chiesto il trasferimento a Napoli (anche a Poggioreale) dove ha le sorelle vicine -:
se siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se il Ministro della giustizia non ritenga di dover intervenire per diminuire la popolazione penitenziaria ristretta presso il carcere di Milano-Opera;
se il Ministro della giustizia non ritenga di dover intervenire per colmare la carenza di organico della polizia penitenziaria, per fare in modo che siano corrisposti gli arretrati riguardanti le indennità di missione degli agenti e per ripristinare gli straordinari tagliati;
se non si intenda dare applicazione concreta ai princìpi contenuti nella legge 22 giugno 2000 n. 193 (cosiddetta legge «Smuraglia») per incrementare il lavoro in carcere anche incentivando la trasformazione degli istituti penitenziari, in soggetti economici capaci di stare sul mercato, e, come tali, anche capaci di ritrovare sul mercato stesso le risorse necessarie per operare, riducendo gli oneri a carico dello Stato e, quindi, della collettività;
come si intenda far fronte ai debiti che il carcere di Opera è stato costretto a contrarre per attività assolutamente necessarie al suo funzionamento;

se non si intenda consentire una gestione più manageriale e meno burocratica e rigida degli istituti penitenziari;
cosa intenda fare per rispettare, a partire dal carcere di Opera, il principio contenuto nell'ordinamento penitenziario della territorialità della pena;
quando verrà aperto il reparto per invalidi motori di Busto Arsizio e se non ritenga di dover promuovere, nell'ambito del piano carceri, il superamento delle barriere architettoniche in tutti gli istituti penitenziari italiani;
quanto ai casi descritti in premessa, se non ritengano di verificare le condizioni di detenzione e quanto queste siano compatibili con lo stato di salute dei reclusi, per trovare le soluzioni migliori che garantiscano il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione italiana (anche promuovendo per quanto di competenza un efficiente servizio infermieristico e di fisioterapia) e il diritto effettivo ai colloqui in molti casi reso impossibile dalla distanza del carcere dai luoghi di residenza.
(5-04747)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 24 aprile 2011, giorno di Pasqua, la prima firmataria del presente atto è andata a visitare il carcere Regina Coeli a Roma accompagnata dal presidente del senato del Partito radicale Marco Pannella, da Matteo Angioli del comitato nazionale di Radicali italiani e da Enrico Salvatori, militante di Radicali italiani;
nel corso della visita ispettiva la delegazione è stata accompagnata dalla dal vice-direttrice, Anna Angeletti e dalla coordinatrice del nucleo traduzioni e piantonamenti, Alessia Forte;
alle ore 8.00 del 24 aprile i detenuti presenti erano 1.138 a fronte di una capienza regolamentare di 724 unità; 73 detenuti erano ricoverati nel Centro diagnostico terapeutico (12 al primo piano, malattie infettive; 30 al secondo piano, medicina generale; 31 al terzo piano chirurgia); nella 1a sezione erano presenti 122 detenuti; nella 2a, 223; nella 3a 207; nella 4a 108; nella 6a 156; nella 7a (prima accoglienza) 125; nell'8a (reparto protetti) 122; 2 detenuti sono in articolo 21; 3 detenuti sono ricoverati in ospedali esterni; la 5a sezione è chiusa per lavori di ristrutturazione;
i detenuti stranieri sono poco più del 50 per cento della popolazione penitenziaria; 110 sono i tossicodipendenti ufficialmente assistiti dal Sert;
la carenza di personale è a dir poco preoccupante: nella casa circondariale operano 250 agenti di polizia penitenziaria in meno rispetto alle 606 unità previste dalla pianta organica, tutti «costretti» allo straordinario, nonostante il loro sia considerato un lavoro usurante; il nucleo traduzioni e piantonamenti deve svolgere un'immensa mole di lavoro per il trasferimenti dei detenuti nelle altre carceri del territorio nazionale, i ricoveri in ospedale, le visite specialistiche, le udienze processuali; il giorno della visita ispettiva erano previsti in turnazione 80 agenti, di cui solo 25 per garantire il turno notturno; un altro elemento da considerare, che ha pesato e peserà enormemente nello stress lavorativo del corpo nei prossimi giorni, è dovuto al fatto che ben 36 agenti siano in congedo in quanto candidati alle prossime elezioni amministrative del 15 e 16 maggio; inoltre, non è da sottovalutare che la polizia penitenziaria perde ogni mese almeno 50 unità tra pensionamenti, congedi, decessi, rinunzie, malattie, e - come riferisce il comandante - a causa della mancanza di concorsi e bandi della polizia penitenziaria, ormai non giungono più reclute di 18-20 anni, ma giovani di almeno 25 anni, diversi dei quali hanno già famiglia e figlio a carico e, quindi, con uno slancio nel lavoro spesso smorzato;

il centro diagnostico e terapeutico dell'istituto è nella realtà dei fatti una «grande infermeria»; fino a non molto tempo fa, disponeva di due sale operatorie ben funzionanti per interventi chirurgici di non elevata complessità, ma questo servizio - molto utile ad evitare traduzioni e piantonamenti - non esiste più dopo il passaggio della sanità penitenziaria alla ASL; la sala radiologica è funzionante ma solo in orari di ambulatorio, quindi non di notte e durante i festivi; per i detenuti del carcere di Regina Coeli che hanno bisogno di essere ricoverati, si utilizzano sia l'ospedale Belcolle che il Sandro Pertini, ma i posti sono insufficienti: l'ospedale Belcolle, pur essendo dotato di buoni servizi, ha solo 8 posti letto disponibili per tutta la regione Lazio, mentre il Pertini, che fino a non molto tempo fa disponeva di 22 posti letto, ora ne ha solo 15;
il reparto detentivo dei «nuovi giunti» è affollatissimo e, considerata la delicatezza del primo impatto con il carcere, pesa notevolmente il taglio del monte ore degli psicologi (vedi interrogazione n. 4-11038); dato il sovraffollamento, spesso, l'«accoglienza» dei nuovi arrivati viene dirottata in alcune celle del centro clinico; proprio presso il CDT, in una cella, la delegazione ha incontrato 5 nigeriani, visibilmente provati, reclusi da due settimane, ai quali ancora non era stata data la possibilità di tagliarsi la barba né erano stati consegnati effetti di prima necessità come gli asciugamani;
per la 5a sezione, chiusa per ristrutturazione, si ipotizza un'apertura tra un anno, sempre che il flusso dei fondi previsti non si interrompa;
nonostante le tante e costose ristrutturazioni, il carcere di Regina Coeli, mostra tutta la fatiscenza di un edificio del settecento: la III sezione - che ospitò Pertini e Saragat durante il fascismo e che non è stata mai ristrutturata - è la peggiore di tutto l'istituto; la delegazione ha potuto riscontrare che in quasi tutto il carcere nelle celle nate per ospitare un detenuto sono presenti tre detenuti e nelle celle da due posti ci sono cinque o sei detenuti, tutti sistemati in letti a castello;
ciò che colpisce di più è sicuramente l'inattività cui sono costretti i reclusi di Regina Coeli: solo il 10 per cento di loro ha la possibilità di lavorare, mentre le ore d'aria sono distribuite con il contagocce e nella permanenza in cortili angusti, dove raramente i detenuti hanno a disposizione un pallone;
nota positiva sono gli educatori: anche se numericamente dovrebbero essere di più rispetto alle esigenze, sembrano tutti molto motivati, in particolare gli ultimi due nuovi arrivati; il ruolo di supplenza che spesso gli agenti svolgono al posto di figure professionali carenti (come quella degli psicologi che si sono visti ulteriormente tagliare il monte ore), significativa è stata durante la visita la testimonianza resa da un agente del CDT; i lunghi turni a cui è sottoposto lo portano a conoscere i detenuti del suo reparto meglio di quanto non sia consentito ai pochi psicologi del carcere che devono seguire ciascuno circa 400 detenuti: piccole attenzioni fatte per lo più di ascolto di sofferenze e di parole di umanità che recano sollievo a persone che vivono una drammatica realtà e che a volte, non avendo davanti che la prospettiva della galera vissuta nelle condizioni sopra ricordate, tentano di prolungare la permanenza in infermeria per posticipare il più possibile il ritorno in cella -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere al fine di far rientrare la Casa Circondariale di Regina Coeli nella dimensione regolamentare dei posti previsti;
quali provvedimenti di competenza ritengano opportuno adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di garantire il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;
se non si intenda urgentemente rivedere il numero degli agenti di polizia;
se non si intenda urgentemente rivedere il numero degli agenti di polizia penitenziaria attualmente assegnato presso

il predetto istituto di pena posto che lo stesso risulta attualmente gravemente sottodimensionato e, a causa di ciò, foriero di gravi disfunzioni sia per la vita dei reclusi, sia per le condizioni di lavoro degli agenti;
se si intenda intervenire immediatamente per ridimensionare la drastica diminuzione della presenza di psicologi, permettendo agli psicologi già in funzione per poche ore mensili di passare alle ASL come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008, in quanto operatori sanitari;
se ed in che modo si intendano potenziare le attività trattamentali, in particolare quelle lavorative, di formazione, sportive e scolastiche;
in che tempi si prevedano la ristrutturazione della V sezione di Regina Coeli e la sua riapertura;
se siano stati presi in considerazione progetti di chiusura dello storico istituto romano.
(4-11873)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 1o maggio 2011 la prima firmataria del presente atto e il senatore Marco Perduca sono andati a visitare il carcere di San Vittore a Milano, accompagnati dal Segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato e dai dirigenti e militanti radicali Giulia Crivellini, Lorenzo Lipparini, Lucilla Bertolli, Susanna Tanzi, Marco Loiodice e Cristina Stellini;
nel corso della visita ispettiva la delegazione è stata accompagnata dall'ispettore superiore Mario De Michele e, in alcuni momenti, dalla direttrice dell'istituto, dottoressa Gloria Manzelli; le sezioni visitate sono state la terza, la quinta, le sesta, il cosiddetto centro clinico e la sezione femminile; la seconda e la quarta sezione sono chiuse ma perché dichiarata totalmente inagibile e l'altra in ristrutturazione;
il 1o maggio erano presenti nel carcere di San Vittore 1.641 detenuti, 1.537 uomini e 104 donne a fronte di una capienza regolamentare consentita di 712 posti; la dislocazione dei ristretti era la seguente: reparto penale 109, 3o reparto 317, 5o reparto 469, 6° reparto 540, 7o reparto 102; 12 delle 104 donne sono detenute con i loro bambini presso l'ICAM; un bambino era invece detenuto in cella con sua madre perché arrivati nella notte; il 65 per cento dei detenuti sono stranieri e il 70 per cento sono in attesa di giudizio; i tossicodipendenti dichiarati sono 230; i casi psichiatrici sono circa 400; la carenza di organico della polizia penitenziaria è notevole: a fronte di una «forza» stabilita dal Ministero di 990 unità, gli agenti effettivamente presenti sono 34 donne e 308 uomini; il riepilogo dei distacchi e delle assenze della polizia penitenziaria, mostra, infatti, questo quadro: distaccati N.T.P. (nucleo traduzioni e piantonamenti) - P.R.A.P. (provveditorato generale) - procura - tribunale di sorveglianza - U.E.P.E. (ufficio esecuzione penale esterna) - distacchi sindacali - Fiamme Azzurre: 15 donne e 229 uomini; distaccati in missione: G.O.M. (gruppo operativo mobile) - Altri istituti (Bollate, Opera): 7 donne e 60 uomini; distaccati reparto medicina penitenziaria dell'ospedale San Paolo e presso ICAM: 9 donne e 26 uomini; malattie, aspettative, ospedale civile e militare: 9 donne e 74 uomini; congedi ordinari e straordinari - parentali: 7 donne e 56 uomini; riposi settimanali e recuperi ore: 14 donne e 104 uomini; mandati politici ed amministrativi: 32 uomini; sospesi dal servizio: 2 uomini;
il dato del sovraffollamento è veramente allarmante: la delegazione ha visitato celle di 7 metri quadri ove erano ristretti tre detenuti e celle di 13 metri quadri dove ce ne erano 9 o 10; d'altra parte, l'amministrazione non fornisce i

mobili per riporre gli effetti personali né gli sgabelli per tutti i detenuti perché altrimenti diverrebbe pressoché impossibile muoversi all'interno della cella; cella ove quasi tutti i detenuti passano almeno 20 ore al giorno nella più completa inattività; i detenuti che lavorano, infatti, sono in tutto 280 (meno del 20 per cento) per un periodo limitato ed esclusivamente alle dipendenze dell'amministrazione per mansioni interne all'istituto poco qualificanti (pulizie, porta-vitto, e altro); per questa situazione, la delegazione è dell'avviso che i detenuti siano vittime di trattamenti disumani e degradanti;
a paragone di altri istituti di analoghe dimensioni e sovraffollamento, l'igiene nelle celle è accettabile sia per la buona volontà dei detenuti sia perché l'amministrazione, nonostante i tagli, fornisce detersivi, stracci, scope e spazzoloni necessari alla pulizia;
per quel che è stato possibile notare durante la visita ispettiva i rapporti fra detenuti e agenti sono ispirati alla reciproca comprensione, considerata l'emergenza in corso per gli uni e per gli altri;
non solo le celle, ma anche le caserme ove alloggia la polizia penitenziaria sono poco dignitose: si tratta sostanzialmente di stanze-celle con sbarre alle finestre, senza bagno e doccia, ove alloggiano 2 agenti e altri due si appoggiano usandole come spogliatoi;
solo nel reparto «la nave» che ospita circa 60 detenuti tossicodipendenti quasi tutti in cura metadonica è stato possibile riscontrare attività trattamentali volte al recupero sociale dei reclusi: celle aperte, attività varie dalla mattina fino alle 16 30 del pomeriggio; contatto costante con personale qualificato in particolare psicologi;
le transessuali si trovano in celle del reparto protetto e lamentano il mancato accesso alle cure ormonali cui si sottoponevano prima di essere arrestate;
il cosiddetto «centro clinico» è abbastanza carente e sarebbe meglio definirlo «una grande infermeria», visto che le visite specialistiche, gli interventi chirurgici anche semplici e i ricoveri vengono effettuati all'esterno con le conseguenti problematiche di traduzioni e piantonamenti che pesano sull'organico già carente degli agenti; si registrano, per esempio, 5/6 casi di dialisi al giorno che si effettuano all'esterno perché il centro clinico non è attrezzato; solo ad un'osservazione superficiale, la delegazione ha riscontrato alcuni casi che vanno segnalati: un detenuto del V reparto, M.R da quattro mesi ha una sacca esterna che definisce «la borsa in pancia», afferma di non aver ricevuto risposta alla sua richiesta di cure mediche e nuova operazione chirurgica; al VI reparto, nella cella 432 un detenuto ha una scheggia di vetro nella mano, ma nessun medico lo ha visitato in 15 giorni; S.M (matricola 136891) è stato operato ai denti, ma in carcere nessuno ha più provveduto a mettergli una dentiera e soffre moltissimo quando mangia;
quanto alle condizioni di vita degli stranieri, in molti lamentano di non avere un'adeguata assistenza legale, molti sono infatti coloro che sono assistiti da un avvocato d'ufficio e che ricevono poche informazioni sulla loro condizione processuale; per i musulmani non esiste nell'istituto una stanza per il loro culto e nelle celle, dato il sovraffollamento, è quasi impossibile pregare; alcuni lamentano il fatto che le domande per accedere ai corsi di italiano sono ferme da due mesi; difficoltà si registrano da parte di coloro che, non avendo familiari in Italia, chiedono di poter telefonare sui telefoni cellulari o perché i congiunti non dispongono di un apparecchio fisso o perché è difficile raggiungerli a casa;
nel carcere di San Vittore sono pressoché inesistenti palestre o luoghi attrezzati ove poter svolgere un minimo di attività fisica almeno durante le ore d'aria; gli unici posti accessibili sono i cosiddetti «passeggi» peraltro squallidi e superaffollati, dove il pallone viene concesso solo due volte alla settimana;
secondo i dati forniti dall'amministrazione, dovrebbero essere una cinquantina

i detenuti che si trovano ristretti solo per il reato di clandestinità e che, in base al pronunciamento della Corte europea di giustizia, dovrebbero essere scarcerati;
nel VI reparto tutte le celle sono da 6 letti in uno spazio di 12 metri quadri; dalle bocche di lupo non passa la luce e molte celle hanno la disposizione dei letti tale per cui è impossibile aprire la finestra -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere al fine di far rientrare la casa circondariale di San Vittore a Milano nella dimensione regolamentare dei posti previsti;
quali provvedimenti di competenza ritengano opportuno adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di garantire il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;
se la ASL abbia rilasciato i periodici documenti di idoneità dell'istituto, a che data risalga l'ultimo, cosa abbia scritto, nel rilasciare la certificazione, in merito al sovraffollamento delle celle detentive, allo stato della struttura edilizia, degli impianti elettrico idraulico e di riscaldamento, degli infissi, all'idoneità del centro clinico;
se non si intenda sollecitare una maggiore collaborazione tra amministrazione e ASL affinché possa essere garantito il diritto alla salute dei detenuti;
se non si intenda urgentemente rivedere il numero degli agenti di polizia penitenziaria attualmente assegnato presso il predetto istituto posto che lo stesso risulta attualmente gravemente sottodimensionato e, a causa di ciò, foriero di gravi disfunzioni sia per la vita dei reclusi, sia per le condizioni di lavoro degli agenti e di tutto il personale;
come intenda porre freno ai tanti distacchi del personale della polizia penitenziaria;
se ed in che modo si intendano potenziare le attività trattamentali dei detenuti, in particolare quelle lavorative, di formazione, sportive e scolastiche;
in che tempi sia stato previsto il completamento dei lavori della sezione in ristrutturazione e se i fondi stanziati siano sufficienti;
se si prevedano progetti di ristrutturazione delle caserme degli agenti di polizia penitenziaria;
se siano stati presi in considerazione progetti di chiusura dello storico istituto milanese e, nel caso, se ritenga il Ministro della giustizia di renderli noti.
(4-11874)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 16 del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, recante attuazione dell'articolo 60 della legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali è stato emanato il decreto ministeriale 18 ottobre 2010, n. 180 «Regolamento recante la determinazione dei criteri e delle modalità di iscrizione e tenuta del registro degli organismi di mediazione e dell'elenco dei formatori per la mediazione, nonché l'approvazione delle indennità spettanti agli organismi;
l'articolo 5 del decreto ministeriale n. 180 del 2010 fissa, al comma 3, il termine di 40 giorni per la conclusione del procedimento di iscrizione nel registro degli organismi di mediazione e nell'elenco dei formatori per la mediazione e, al comma 4, prevede l'iscrizione in caso di assenza di risposta del responsabile, introducendo così il principio del silenzio assenso per i soli enti che hanno richiesto per la prima volta l'iscrizione;
gli organismi e gli enti già accreditati, costituiti in data antecedente al 4 novembre 2010, subiscono una discriminazione palese con notevoli danni, a causa dei

tempi indefiniti di risposta determinati dall'applicazione dell'articolo 5 del decreto ministeriale n. 180 del 2010 -:
quali atti saranno emanati al fine di eliminare ogni palese discriminazione che scaturisce dall'applicazione dell'articolo 5, comma 3 e 4, del decreto ministeriale n. 180 del 2010, affinché vi sia un trattamento paritario degli organismi di mediazione e degli enti di formazione già costituiti, prevedendo l'applicazione analogica del comma 4 dell'articolo 5 del decreto ministeriale anche per le istanze di accreditamento di ulteriori formatori, di ulteriori mediatori, di ulteriori sedi territoriali, nonché per l'approvazione dei regolamenti di procedura redatti successivamente al decreto ministeriale n. 180 del 2010, consentendo a Tutti di poter operare nelle stesse condizione, come sempre fatto, nel rispetto della legge.
(4-11898)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica del giorno 8 maggio 2011, un uomo di 62 anni, Luciano B., si è ucciso nel carcere torinese di Le Vallette con un cappio ricavato da un lenzuolo approfittando dell'ora d'aria e si uccide con un cappio ricavato da un lenzuolo;
l'uomo era finito in carcere pochi giorni prima, schiacciato o sconvolto da accuse pesantissime (violenza sessuale aggravata), tutte ancora da dimostrare;
l'indagine contro Luciano B., tenuta coperta dalla procura e dalla polizia, così come lo scattare delle manette, era in una «fase delicata». Il sostituto procuratore titolare del fascicolo, dottor Dionigi Tibone, a inizio settimana aveva impresso un'accelerazione all'inchiesta. Si temeva che l'uomo potesse entrare in contatto con una delle vittime, in tempi ravvicinati. Ed allora è stato firmato un decreto di fermo del pubblico ministero, per evitare di lasciarlo libero di muoversi e incontrare persone da proteggere. Il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato l'arresto, fatto da personale della questura, ma ha comunque disposto la custodia in carcere;
alle strapiene celle del carcere Le Vallette, stando agli accertamenti interni e alle prime verifiche della stessa procura, l'uomo ha seguito la trafila prevista per tutti i «nuovi giunti». «Fotosegnalamento», registrazione delle impronte digitali, colloquio d'ingresso. È stato visitato dal medico di turno, come d'obbligo, e da uno specialista, chiamato a valutare e misurare la propensione a gesti estremi. Non è stato classificato a rischio suicidio. Gli è stato assegnato un posto nel padiglione C, quinta sezione -:
se intenda riferire sui fatti esposti in premessa;
se sia noto quali siano stati gli esiti del colloquio del detenuto morto suicida con lo psicologo specialista all'atto del suo ingresso in carcere;
se sia stata aperta una indagine amministrativa interna volta a fare piena luce sulle cause che hanno provocato il suicidio del detenuto Luciano B., e quali ne siano stati gli esiti.
(4-11909)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il giorno 5 maggio 2011, nel corso del telegiornale serale andato in onda su RAI Uno, è stato trasmesso il servizio relativo all'arresto dell'ex manager della Parmalat Calisto Tanzi;
nel corso di esso è stata proiettata (con tanto di audio) l'immagine di alcuni funzionari della Guardia di finanza che, recandosi sotto l'abitazione del condannato, suonavano al citofono presentandosi, alla moglie che aveva risposto, come i militari incaricati dell'arresto;

sempre nel corso di servizi mandati in onda nel corso dei telegiornali capita di assistere ad alcuni video che riprendono - in violazione della legge - cortei urlanti di incappucciati appartenenti alle forze dell'ordine mentre «scortano» in manette l'arrestato di turno; oppure a persone trascinate fuori dalle questure con gli schiavettoni ai polsi;
le foto e le immagini di persone in manette contrastano con quanto disposto dall'articolo 114, comma 6-bis, del codice di procedura penale («è vietata la pubblicazione dell'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica, salvo che la persona vi consenta») -:
quali provvedimenti urgenti intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, affinché «spettacoli» del genere non abbiano più a ripetersi.
(4-11910)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Sicilia del 4 maggio 2011, è apparso un appello dei familiari di Franco Miduri, 26enne augustano, nel quale si chiede che il detenuto venga sottoposto ad un intervento chirurgico urgente;
nell'appello i familiari dell'uomo, detenuto nel carcere di Cavadonna, scrivono: «Non sono bastati gli appelli al Tribunale, non è bastata la diagnosi del consulente Goliardo Suber, che ha confermato il danno allo scafoide carpale. Franco da subito dopo l'arresto ha lamentato forti dolori al polso. Il dottor Suber richiedeva la rimozione della prima ingessatura, troppo stretta. Con il trascorrere delle settimane il dolore e il fastidio non passavano e quindi il dottor Suber, come consulente di parte, richiedeva al Tribunale che venisse effettuata una radiografia particolare e, quindi, un intervento chirurgico urgente al polso. La seconda visita avveniva insieme a due consulenti di parte nominati dal giudice. Questi, a differenza di Suber, concludevano che la «frattura e la condizione del paziente erano compatibili con la permanenza in carcere»;
per il consulente tecnico di parte, «l'uomo ha urgente bisogno di essere sottoposto ad un intervento chirurgico per sistemare la lesione carpale. Da questo punto di vista sarebbe opportuno eseguire una particolare radiografia che, sono certo, evidenzierebbe il sospetto della lesione» -:
quali iniziative urgenti intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, affinché al detenuto in questione venga garantito il diritto alla salute.
(4-11913)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia AGI del 2 maggio 2011, nel carcere di Messina è scoppiato l'allarme sanitario dopo che a un detenuto ventiduenne della Costa d'Avorio, ricoverato al policlinico della città dello Stretto, è stata diagnosticata una forma di tubercolosi conclamata;
la denuncia è stata fatta dal segretario generale della Uil-pa Penitenziari, Eugenio Samo, che sulla vicenda ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Se le autorità penitenziarie, sanitarie e politiche avessero avuto accortezza ed attenzione alle nostre pubbliche denunce sulla incompatibilità igienico-sanitaria del carcere di Messina, formulate dopo la nostra visita del 18 febbraio, oggi, forse, non dovremmo essere costretti a parlare di una preoccupante emergenza sanitaria. Ciò che ci preoccupa è che nonostante la patologia sia stata diagnosticata da almeno tre giorni nessun intervento di profilassi è stato eseguito nella struttura detentiva e

nei confronti del personale e dei detenuti che sono stati, inconsapevolmente, a contatto con il detenuto malato. Responsabilmente, invece, occorre intervenire con urgenza per scongiurare i rischi di contagio»;
il detenuto affetto da tubercolosi è stato assegnato a Messina nell'ottobre del 2010, proveniente dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, per avvalersi delle cure al centro clinico dell'istituto penitenziario messinese a causa di un tumore epatico;
l'interrogante ha più volte esposto la preoccupante situazione del carcere di Messina Gazzi con atti di sindacato ispettivo alcuni dei quali presentati a seguito di visite (interrogazioni 4/07241 - 4/09074 - 4/09270 - 4/09625 - 4/10121 - 4/08158 - 5/04582) -:
se il personale penitenziario e i detenuti reclusi nel carcere di Messina siano stati tempestivamente sottoposti ad un intervento di profilassi;
quali iniziative urgenti intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di scongiurare il diffondersi di casi di tubercolosi all'interno della struttura penitenziaria messinese.
(4-11914)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in un appello indirizzato il 6 maggio 2011 al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, il segretario generale dell'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), Leo Benedici, ha scritto quanto segue: «L'amministrazione penitenziaria centrale, ovvero il cosiddetto Dap, continua a sottovalutare, con conseguenze gravissime, le reali condizioni del personale femminile di polizia penitenziaria addetto agli istituti e alle sezioni detentive destinati alle detenute di sesso femminile»;
ed invero benché il personale femminile di polizia penitenziaria sia il 6,9 per cento nell'organico complessivo del corpo (3.074 su 44.620 unità) e le detenute siano mediamente il 4,6 per cento della popolazione detenuta nazionale di circa 67.600 soggetti, si continuano a trasferire le agenti agli istituti maschili o, peggio, a destinarle ad uffici ministeriali o presso segreterie politiche;
sempre secondo quanto riportato dalla Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, nella sezione femminile della casa circondariale di Firenze-Sollicciano, in cui alloggiano 107 detenute, alcune delle quali con gravi problemi psichici e 7 bambini in tenerissima età, sono impiegate solo 1 o 2 agenti per turno, oppure presso il più grande istituto femminile d'Italia di Roma-Rebibbia per quasi 400 detenute ci sono solo 90 agenti delle 160 previste -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di aumentare l'organico del personale femminile della polizia penitenziaria;
se intenda richiamare il personale femminile della polizia penitenziaria assegnato presso gli istituti di pena maschili o, peggio, presso gli uffici ministeriali o le segreterie politiche.
(4-11919)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in diversi tribunali della Repubblica sono ancora in uso (o lo sono stati fino a pochissimo tempo fa) dei moduli pre-stampati e pre-compilati dove, sostanzialmente, si prevede che in sede di separazione legale dei coniugi l'istituto dell'affido condiviso dei figli di cui alla legge n. 54 del 2006 possa essere regolato esclusivamente con l'attribuzione del cosiddetto «domicilio prevalente», ossia con l'allocazione automatica del minore alla madre, il che non è previsto dalla vigente normativa;

ora, grazie all'associazione ADIANTUM, si è scoperto che nemmeno il Ministero della giustizia è esente da questa responsabilità, in quanto in alcune pagine del suo sito internet (http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_3_1_5.wp?tab=m&contentId=USC5084) è contenuto un chiaro riferimento ad un modulo (scaricabile), attribuibile al tribunale di Brescia, contenente il riferimento al cosiddetto «domicilio prevalente» della madre in cui si legge espressamente che, in automatico, il minore viene allocato prevalentemente presso la madre, ciò a dispetto dello spirito e della ratio della legge n. 54 del 2006;
la tale circostanza è estremamente grave dato che in questo modo, da un lato, il Ministero della giustizia fornisce un avallo indiscutibile ad una pratica discutibilissima e, dall'altro, lo stesso dà prova di essere a conoscenza di tale pratica;
sulla vicenda il legale dell'associazione ADIANTUM, avvocato Davide Romano, ha emanato la seguente nota: «Nell'applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la connessione di esse, e dalla intenzione del legislatore». Non è una speranza utopica, ma esclusivamente quanto stabilisce l'articolo 12 delle disposizioni di legge in generale; vale per tutti, ma soprattutto per chi le leggi le deve applicare istituzionalmente. Eppure, sembra che questo principio a volte sfugga ad alcuni magistrati che è vero che «sono soggetti soltanto alla legge» ex articolo 101 comma secondo Cost., ma è altrettanto vero che alla legge debbono essere soggetti, onde evitare quel sentirsi «legibus soluti» che porta all'arbitrio di un potere magistratuale assoluto, non difforme dall'autarchia. E forse, il nostro Paese non merita regimi, di nessun tipo, siano essi politici, militari o magistratuali. Ed allora, dinanzi a comportamenti espressamente violativi delle leggi vigenti da parte della magistratura (melius, una parte di essa: solo una parte), non si può rimanere inermi e si deve ricorrere ad ogni strumento giuridico per arginare fenomeni di sfrontata violazione del sistema giuridico, di inammissibile inapplicazione della legge, di evidente scientifica strategia di disapplicazione di una legge dello Stato. Queste sono le ragioni sostanziali della diffida che ADIANTUM ha formulato al Ministero della giustizia affinché ponesse in essere i (pur vero limitati) sistemi per evitare una cronica inapplicazione della legge 54/2006 afferente al principio generale dell'affido condiviso del minore ad entrambi i genitori, anche in caso di separazione/divorzio. È evidente che alcuni Tribunali sembrano disapplicare la normativa vigente e collochino «prevalentemente» ed automaticamente il minore presso uno dei due genitori (spesso la madre), affezionati a quel retaggio storico di inciviltà giuridica che calpesta il diritto del minore alla conservazione di entrambi i genitori, e distruggendo duemila anni di evoluzione giuridica per tornare con la memoria al potere di potestà della civiltà arcaica romana o delle sacre scritture bibliche in cui il figlio è solo oggetto e mai soggetto di diritti. È per questo che ADIANTUM, nel pieno silenzio dell'Istituzione politica (il Ministero della giustizia) ha presentato una class action al TAR Lazio evidenziando il comportamento omissivo del Ministero nel munirsi di strutture che eliminino la disfunzione organizzata di parte della magistratura nella disapplicazione della legge 54/2006. È per questo che si attendeva con la speranza e la convinzione di una diversa strutturazione dell'apparato statuale per il rigoroso rispetto della legge e della costituzione l'udienza di discussione fissata dal TAR Lazio per il prossimo 26 ottobre 2011. Ma tutte le speranze si infrangono dinanzi ad una realtà che sembra irridente del diritto dei minori a conservare entrambi i genitori. Infatti, è proprio il Ministero della giustizia, nel proprio sito ufficiale, ad allegare (così sostanzialmente suggerendolo) il modulo prestampato redatto dal tribunale di Brescia per la presentazione della domanda di separazione consensuale dei coniugi, in cui si legge espressamente che, in automatico, il minore viene allocato prevalentemente presso la madre! A questo punto appare evidente che il comportamento del tribunale di Brescia si

appalesa come offensivo della giuridicità del sistema ed il Ministero della giustizia concorrente nell'offesa. Infatti, ci si pone l'immediato problema di quale sia la funzione del magistrato nella valutazione del caso concreto per la verifica dell'applicazione della legge 54/2006, laddove si rediga un modulo prestampato che diseguagli automaticamente uno dei due genitori. Non si contesta il diritto proprio del magistrato di applicare il collocamento prevalente presso uno dei due genitori laddove lo ritenga opportuno nel caso concreto, ma il criterio di prevedere una figura prevalente tra i genitori senza e prima dell'analisi del caso concreto. Non possiamo pensare che il tribunale di Brescia voglia volontariamente pregiudicare automaticamente il diritto del minore alla conservazione paritaria di entrambi i genitori e siamo convinti che si sia trattato di un mero errore nella redazione del modulo prestampato (magari nel tentativo di defaticare la mole di lavoro insostenibile a cui i magistrati debbono giornalmente far fronte). Ma simili errori non possono capitare, avallati dal Ministero della giustizia, in un Paese che vanta una millenaria civiltà giuridica. La magistratura ha un fondamentale compito, nel sistema giuridico italiano, quale è quello di applicare la legge al caso concreto; spesso, i magistrati non sono aiutati in questo (a volte ingrato) compito, e dovrebbero essere facilitati ed agevolati nello svolgimento del proprio lavoro; ma in alcuni casi sembra che rinuncino allo svolgimento dei propri compiti, rimettendo ad un modello generale le proprie decisioni, ad un modello a volte redatto con la dimenticanza della vigenza di una legge dello Stato. È per questo che si provvederà a denunciare questa disfunzione di sistema alla Corte di Giustizia Europea. Non si può rimanere inermi dinanzi al tentativo di eliminazione giuridica di una delle due figure genitoriali a discarico di chi rischia di crescere «sostanzialmente orfano» di uno dei genitori per decisione effettuata «in nome del popolo» -:
se non intenda disporre l'immediata rimozione dal sito ufficiale del Ministero della giustizia della modulistica disponibile presso il tribunale di Brescia ad oggetto «ricorso per separazione consensuale dei coniugi»;
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di garantire la piena applicazione della legge n. 54 del 2006 in modo tale che i minori, anche dopo la separazione dei coniugi, possano continuare a mantenere rapporti equilibrati e continuativi con entrambi i loro genitori.
(4-11920)

BERNARDINI,BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa AGI del 5 maggio 2010, le condizioni di salute di Antonino Santapaola, 56enne, persona sottoposta al duro regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, sono notevolmente peggiorate;
a tal proposito il professor Carlo Rossetto, medico legale incaricato dalla quarta sezione del tribunale di Catania di redigere una perizia clinica sul fratello del boss Antonino Santapaola ha detto quanto segue: «Le condizioni psichiatriche di Antonino Santapaola, 56 anni, affetto da schizofrenia paranoide cronica associata a debolezza mentale con in atto depressione ansiosa, sembrano passare in secondo piano rispetto alle condizioni cliniche generali di salute»;
secondo i legali dell'uomo, gli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco, «Antonino Santapaola mostra chiari segni di aggravamento della sofferenza fisica e psichica. Peraltro, da un recente esame ecodoppler, eseguito il mese scorso, si è rilevato una "sindrome post trombotica dell'arto inferiore sinistro con insufficienza

valvolare della vena femorale superficiale e poplitea", a conferma delle sue scadenti condizioni di salute» -:
se, alla luce del grave quadro clinico e delle precarie condizioni di salute in cui versa il detenuto non intenda sospendere momentaneamente l'applicazione del regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario disposto a suo tempo nei confronti di Antonino Santapaola.
(4-11923)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Mattino del 1o maggio 2011, è apparso un articolo intitolato «Benevento, detenuto tenta il suicidio con una lama da barba, in prognosi riservata»;
secondo una prima ricostruzione l'uomo, G.M., un ventottenne siciliano, recluso presso la casa circondariale di contrada Capodimonte, ha tentato di togliersi la vita tagliandosi il collo con una lametta da barba ed ora è ricoverato in prognosi riservata;
poco più di un anno fa - era l'8 aprile del 2010 - lo stesso carcere di Benevento era stato teatro di un'altra tragedia, quella della morte di un 39enne di Napoli che, coinvolto tre mesi prima in un blitz della direzione distrettuale antimafia contro un clan camorristico, aveva cominciato a collaborare con la giustizia ma non era ancora stato ammesso al programma di protezione. L'uomo era stato trovato impiccato nella cella che occupava dal 2 febbraio: aveva legato un capo di una calzamaglia da sport alla cerniera della porta, poi si era stretto l'altro al collo e si era lasciato andare -:
se nei confronti del detenuto G.M. risulti siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza, protettive ed educative previste e necessarie;
se risulti coperto l'organico previsto per ogni ruolo operativo nel carcere di Benevento;
se il numero degli educatori e degli psicologici assegnato presso la struttura penitenziaria di contrada Capodimonte risulti sufficiente a garantire i diritti delle persone ivi recluse.
(4-11926)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA, il 9 maggio 2011 nell'ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Aversa un giovane quasi trentenne è morto per soffocamento;
nel solo 2011 nell'ospedale psichiatrico di Aversa già si sono registrati 4 decessi, tre dei quali per suicidio;
a tal proposito l'associazione «Stop Opg» che raccoglie le organizzazioni che aderiscono alla campagna per l'abolizione degli ospedali psichiatrici giudiziari ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Fatti come questo, per il contesto in cui avvengono e per le gravi ombre che gettano sulle istituzioni non possono essere letti come tragiche fatalità: gli Ospedali psichiatrici giudiziari sono luoghi di morte, di sofferenza e di privazioni, e non è più possibile rinviare interventi risolutivi. Chiediamo semplicemente di applicare la legge e provvedere all'immediata chiusura di tutti i 6 Opg italiani. Da quando con un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è stata stabilita la chiusura delle strutture, il numero degli internati è inspiegabilmente lievitato, passando da meno di 1.300 internati del 2007 agli oltre 1.500 di oggi, 350 dei quali sono dimissibili da subito -:
se nella morte per soffocamento avvenuta il 9 maggio 2011 all'interno dell'ospedale

psichiatrico giudiziario non siano ravvisabili profili di responsabilità in capo al personale;
se negli ambiti di rispettiva competenza intendano assumere iniziative, se necessario anche normative, straordinarie, indicando altresì tempi certi per la chiusura degli ospedali psichiatrici, giudiziari e, a partire dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, e dando solide garanzie sul reinserimento e il sostegno agli internati nel loro percorso di recupero.
(4-11957)

SANTELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è ormai del tutto evidente, ad avviso dell'interrogante, che la procura di Palermo nel gestire le tardive, intermittenti e contraddittorie rivelazioni di Massimo Ciancimino, non ha valutato con il necessario equilibrio e la dovuta prudenza quanto da questi testimoniato e non ha effettuato le dovute verifiche sui documenti presentati e sulle dichiarazioni rese dallo stesso;
tali dichiarazioni sono in primo luogo tutte tese a coinvolgere, con evidenti forzature, esponenti del partito di maggioranza relativa in fatti gravissimi avvenuti alla fine della prima Repubblica, quando ancora gli esponenti locali e nazionali di quella che sarebbe divenuta Forza Italia non avevano alcun potere politico o amministrativo;
le dichiarazioni dello stesso Ciancimino tendono anche a coinvolgere, per reati gravi e comportamenti distorti, esponenti importanti delle istituzioni e servitori dello Stato, quali il generale Mori ed il prefetto De Gennaro, con testimonianze e documenti che si sono poi rivelati chiaramente falsificati e, per tali ragioni, lo stesso Ciancimino è attualmente in carcere ed indagato per calunnia nonché per detenzione di esplosivo in quanto custodiva, nel proprio giardino, numerosi candelotti di dinamite che, qualcuno - chissà perché - gli avrebbe anonimamente recapitato a domicilio;
la procura di Caltanissetta ha un orientamento completamente diverso circa l'affidabilità e la credibilità di quanto riferito da Massimo Ciancimino, per cui si prospetta un conflitto fra le due procure;
appare curioso che, il procuratore Ingroia, dopo le ultime vicende, abbia dichiarato che la credibilità del Ciancimino vada valutata caso per caso, mentre, è evidente, secondo l'interrogante, che un testimone o è credibile o non è credibile in toto -:
se, alla luce dei gravissimi e paradossali fatti esposti in premessa, non ritenga assolutamente indispensabile ed urgente avviare un'ispezione approfondita negli uffici giudiziari di Palermo, per accertare il loro corretto ed equilibrato funzionamento.
(4-11961)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:

DI BIAGIO, PROIETTI COSIMI e TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2011 Arenaways, prima società privata a concorrere con Trenitalia per il trasporto passeggeri sulle tratte regionali e interregionali, è stata costretta ad iniziare la propria attività subendo una pesante limitazione operativa: l'Ufficio per la regolazione del traffico ferroviario (Urtf) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha, infatti, autorizzato le fermate intermedie sulla linea Torino-Milano e contro questa decisione Arenaways ha presentato due ricorsi all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e alla Commissione europea;

le limitazioni imposte dall'Ufficio per la regolazione del traffico ferroviario (Urtf) hanno natura e finalità oggettivamente anticoncorrenziali, poiché, come ha precisato il Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Castelli, rispondendo il 18 novembre 2010 in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni ad altra interrogazione sulla stessa materia, «lo svolgimento del servizio di trasporto ferroviario passeggeri richiesto dalla Arenaways sulla tratta in questione» avrebbe potuto «compromettere l'equilibrio economico del contratto di servizio pubblico in termini di redditività dell'impresa ferroviaria Trenitalia titolare dei contratti di servizio con le regioni Piemonte e Lombardia». Su questa base l'Ufficio per la regolazione del traffico ferroviario (Urtf) ha così deciso che «il servizio offerto dalla impresa Arenaways» dovesse «assumere un carattere di media-lunga percorrenza e non anche di tipo regionale in modo dunque da non interferire con i servizi per i quali è previsto invece un contributo pubblico»;
il fondamento normativo della decisione dell'Ufficio per la regolazione del traffico ferroviario (Urtf) è il comma 2 dell'articolo 59 della legge 23 luglio 2009, n. 99, secondo cui «lo svolgimento di servizi ferroviari passeggeri in ambito nazionale, ivi compresa la parte di servizi internazionali svolta sul territorio italiano, può essere soggetto a limitazioni nel diritto di far salire e scendere passeggeri in stazioni situate lungo il percorso del servizio, nei casi in cui il loro esercizio possa compromettere l'equilibrio economico di un contratto di servizio pubblico in termini di redditività di tutti i servizi coperti da tale contratto (...)»;
la mancata separazione proprietaria tra Trenitalia e le società del gruppo Ferrovie dello Stato (Rfi - Rete ferroviaria italiana, Grandistazioni e Centostazioni), che gestiscono sia la circolazione che le stazioni della rete ferroviaria italiana, comporta che, malgrado le generiche direttive sulla liberalizzazione del mercato dei trasporti su rotaia, chiunque sfidi Trenitalia sia costretto a giocare a condizioni impari, a partire dalla gestione dichiaratamente ostruzionistica del sistema di informazioni ai viaggiatori; a ciò si aggiunge, come ulteriore conflitto di interessi, il fatto che la proprietà del gruppo Ferrovie dello Stato sia affidata al controllo dello stesso Esecutivo, che, in maniera neutrale, dovrebbe provvedere alla regolazione del traffico ferroviario;
l'Ufficio per la regolazione del traffico ferroviario, prima che giunga a conclusione l'indagine dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, potrebbe riconsiderare la limitazione imposta ad Arenaways, che, però, ha già comportato per l'azienda pesanti ripercussioni economiche;
la previsione di cui all'articolo 59, comma 2, della legge 23 luglio 2009, n. 99, comporta, ad avviso degli interroganti, una limitazione della concorrenza nei servizi ferroviari incompatibile con la normativa comunitaria -:
quali misure intenda adottare, per quanto di competenza, ed alla luce delle eventuali valutazioni delle conseguenze economiche ed occupazionali, per favorire la concorrenza nei servizi ferroviari, riconsiderando le limitazioni imposte ad Arenaways, indicate in premessa.
(3-01651)

Interrogazioni a risposta orale:

SAMPERI, BURTONE e BERRETTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la mattina di domenica 8 maggio 2011, in contrada «Angeli» in territorio di Caltagirone, la campata del ponte della linea ferroviaria Catania-Caltagirone-Gela è crollata e i binari della ferrovia sono rimasti sospesi nel vuoto;
la sottostante strada provinciale (Sp 39 Caltagirone-Niscemi) è stata chiusa per motivi di sicurezza e il traffico veicolare è stato deviato sulla strada provinciale 62 Caltagirone-Santo Pietro e sulla strada

statale 417 Catania-Gela con grave disagio per i cittadini di Niscemi che devono percorrerla frequentemente per raggiungere essenziali servizi come l'ospedale e il tribunale allocati a Caltagirone;
sulla strada provinciale 62, un'arteria insicura e tortuosa, si stanno riversando autovetture e mezzi pesanti che rendono la circolazione pericolosa;
solo per un caso fortuito determinato dalla coincidenza con il giorno festivo, è stata evitata una strage, in quanto la linea ferroviaria è frequentata da studenti che ogni mattina, tranne la domenica, si recano presso gli istituti scolastici di Caltagirone;
la linea ferroviaria oggetto del crollo corre su viadotti e cavalcavia in cemento non armato che potrebbero nascondere le stesse insidie delle campate che si sono sbriciolate;
mentre nel resto d'Italia si progetta e si realizza una rete di treni ad alta velocità il Sud d'Italia e in particolare la Sicilia soffre di un sistema ferroviario antidiluviano, che non gode neanche della ordinaria manutenzione -:
se le Ferrovie italiane verificheranno le condizioni di tutti i ponti ferroviari della zona;
se nel piano di investimenti delle Ferrovie sia contemplato l'ammodernamento dell'importante tratta Catania-Gela;
in quali tempi sia previsto il ripristino della tratta ferroviaria sopra citata, anche al fine di consentire la riapertura della strada provinciale 39.
(3-01644)

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 28 marzo 2011 la regione Piemonte ha deliberato una razionalizzazione della spesa, con il taglio dei fondi destinati al trasporto pubblico locale, spalmato in tre anni con riduzioni del 3 per cento nel 2011, del 10 per cento nel 2012 e del 12 per cento 2013;
stando alla razionalizzazione delle risorse destinate al trasporto pubblico locale, il comune di Cuneo dovrebbe ricevere circa 130 mila euro in meno rispetto allo scorso anno, aggravando una situazione già fortemente critica;
dalla drastica riduzione dei fondi, seppur dilazionata in tre anni, le ripercussioni sui servizi relativi al trasporto pubblico che ne deriveranno, potrebbero coincidere con la cancellazione di numerose corse, penalizzando quanti usano quotidianamente i mezzi pubblici;
le aziende del trasporto pubblico locale non sono in grado di far fronte ai tagli previsti, in quanto già fortemente penalizzate dal costante aumento del prezzo del carburante, e anzi si vedranno costrette ad un'inevitabile riduzione dei servizi erogati con la conseguente riduzione del personale;
il consorzio della Granda, che riunisce 18 aziende della provincia di Cuneo, si è più volte rivolto alla provincia per opporsi alla decisione della regione, sulla base dello stanziamento statale di ulteriori fondi (circa 425 milioni di euro) che potrebbero essere utilizzati per contenere la riduzione delle risorse;
stando a quanto riportato sugli organi di stampa, l'assessore provinciale ai trasporti avrebbe affermato che le risorse statali non potrebbero essere utilizzate per il contenimento dei tagli, in quanto sarebbero destinate ad altri grandi progetti;
nonostante le rassicurazioni degli enti locali circa la continuità del servizio di trasporto pubblico locale, le aziende si dicono comunque preoccupate per le inevitabili ripercussioni che deriveranno dalla riduzione dei fondi ad esse destinati, dato che il consorzio del Granda deve ancora ricevere il pagamento del primo trimestre 2011 e il saldo dello scorso anno;

essendo il trasporto pubblico locale finanziato per i 2/3 dalle risorse statali, risulta estremamente anomala la decisione della Regione Piemonte circa l'entità dei tagli, soprattutto alla luce dello stanziamento statale di ulteriori fondi;
se quanto deliberato dalla Regione dovesse essere attuato, le aziende del trasporto pubblico locale si vedranno costrette ad una drastica riduzione del personale, con l'eventuale concessione della cassa integrazione in deroga, finanziata dalla stessa regione che non potrà dunque beneficiare delle risorse accantonate con i tagli previsti;
alla luce della presa di posizione della Regione, le aziende piemontesi dell'Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori starebbero, inoltre, valutando l'ipotesi di presentare ricorso al Tar per impugnare la delibera regionale;
è indubbio che se l'intento è quello di limitare gli sprechi, non può essere raggiunto tagliando i fondi al settore, bensì sarebbe più opportuno intervenire con misure strutturali efficaci che ne consentano lo sviluppo e il potenziamento e non lo smantellamento -:
quale sia l'effettiva entità delle risorse statali stanziate a favore della regione Piemonte destinate al trasporto pubblico locale e quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di ovviare alle gravi ripercussioni che subiranno le aziende del trasporto pubblico a seguito della razionalizzazione delle risorse ad esse destinate, posto che sono state assegnate al settore ulteriori risorse statali.
(3-01645)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le biglietterie ferroviarie di Assisi, Perugia, Terni, Foligno funzionano con orari molto ridotti a causa della carenza di personale e alcune rischiano la chiusura;
il problema riguarda le biglietterie gestite dal divisione passeggeri nazionale (DPNI) di Trenitalia e non quelle di «proprietà» del trasporto regionale Umbria;
l'origine del problema è la decisione, da parte di divisione passeggeri nazionale, di ridefinire le biglietterie secondo parametri di produttività ed incassi: sono state individuate diverse tipologie di biglietterie tra cui la S (small) e XS (extra small), in cui rientrano le biglietterie sopracitate. La conseguenza di questa riclassificazione è stata una riduzione delle giornate di presenza agli sportelli, l'assegnazione di ferie d'ufficio e l'incentivazione della bigliettazione verso canali diversi rispetto al classico sportello della stazione (biglietti via internet, tramite macchine self-service, tramite agenzie o altri rivenditori);
secondo le organizzazioni sindacali l'azienda ha applicato tale decisione senza instaurare alcuna trattativa e sembra che tale politica sia perseguita solo in Umbria e in poche altre realtà. Le ricadute ad oggi sono:
a) biglietteria di Assisi: a rischio chiusura (attualmente esiste solo un turno dalle 7,30 alle 16,30);
b) biglietteria di Perugia: solo 2 turni (un addetto la mattina e uno il pomeriggio);
c) biglietteria di Foligno: un solo turno (precedentemente si poteva contare su metà turno in più a garanzia delle sostituzioni in caso di malattia o di grandi afflussi di clienti);
d) biglietteria di Terni: si passa da una media di due turni al giorno con due sportelli la mattina e due al pomeriggio, a una media di uno sportello e mezzo al giorno;

sono evidenti le conseguenza negative che questa situazione comporterà per i cittadini umbri e le migliaia di turisti che ogni anno visitano la regione: l'assistenza e la consulenza alla clientela, garantita fino a qualche tempo fa, non sarà più

possibile e il danno d'immagine per il settore turistico potrebbe risultare molto pesante;
la situazione potrebbe essere risolta facendo acquisire alla divisione passeggeri regionale Umbria la biglietteria di Assisi, strategica per il turismo, per avere in autonomia regionale la sua gestione;
sarebbe inoltre indispensabile garantire una presenza di almeno 2 sportelli aperti sia al mattino sia al pomeriggio nelle stazioni di Terni e Perugia e garantire una presenza fissa a Foligno, con particolare attenzione nei periodi dei concorsi nel vicino Centro di selezione per l'esercito -:
se non ritenga di intervenire presso i vertici di Trenitalia per individuare una soluzione che eviti pesanti disagi ai cittadini umbri e ai turisti e un grave danno d'immagine alla tradizione di accoglienza e disponibilità che la regione Umbria ha sempre riservato ai suoi visitatori.
(5-04731)

META. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si ha notizia dell'avvio delle attività dell'Accademia del volo Cepu che ha sede presso l'aeroporto militare di Viterbo che, come si legge sul sito internet www.accademiadelvolocepu.it. effettua corsi di pilotaggio e addestramento al volo; sempre sul sito della scuola si legge che «i corsi di Accademia del Volo Cepu permettono di ottenere le licenze ATPL (pilota di linea), CPL (pilota commerciale) e PPL (pilota privato), rilasciate dall'ENAC, necessarie per intraprendere la carriera di pilota o anche solo per coltivare la passione del volo nel tempo libero come pilota privato» e ancora che «essere ai comandi di un aereo non solo è una delle esperienze più gratificanti che si possano fare nella vita, ma anche un'interessante opportunità lavorativa» e ancora che «consapevole delle potenzialità offerte dal settore in termini di occupazione, l'azienda ha deciso di impegnarsi anche nel campo dell'aviazione con una nuova scuola. Accademia del Volo Cepu, che si avvale della lunga esperienza maturata dalla Scuola di Volo dell'Aeroclub di Viterbo per formare aspiranti piloti»;
l'Accademia del Volo Cepu fa parte della famiglia di Cesd, titolare di Cepu, Grandi Scuole, Scuola Radio Elettra, che svolgono attività di formazione scolastica, universitaria e professionale;
sempre sul sito internet dell'Accademia del Volo si legge che «la scuola fornisce una preparazione completa a tutti coloro che vogliono trasformare la passione per il volo in un mestiere, garantendo i più alti livelli di professionalità e sicurezza, grazie a uno staff di istruttori provenienti dalla Scuola Alitalia Sky Master di Alghero»;
risulta che l'Enac abbia ricevuto in data 22 febbraio 2011 la richiesta di certificazione da parte dell'Accademia del volo Cepu e che tale procedimento sia in corso;
in attesa della certificazione ufficiale da parte dell'Enac è partita una campagna promozionale su internet che invita tutte le persone interessate al corso ad iscriversi on line;
appare all'interrogante azzardato consentire ad una scuola privata che svolge attività di formazione scolastica e universitaria la preparazione di piloti di linea che devono rispondere invece a standard elevati e adeguati di sicurezza -:
se il Ministro sia a conoscenza di questo genere di iniziativa di formazione al volo intrapresa dal Cepu che ha avviato una campagna di iscrizioni on line nonostante non sia ancora abilitata dall'Enac;
se il Ministro sia a conoscenza della procedura di autorizzazione in esame presso gli uffici dell'Enac.
(5-04745)

DI CAGNO ABBRESCIA, BALDELLI e NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 29 aprile 2011, il comitato portuale dell'autorità portuale di Bari ha approvato il rendiconto generale 2010, nel cui conto economico consuntivo figurava un disavanzo pari a 622.665 euro;
il tribunale amministrativo della Puglia con due sentenze (n. 687 e n. 688), pubblicate in data 9 maggio 2011, ha stabilito che l'autorità portuale di Bari non poteva rideterminare in maniera unilaterale, i canoni dovuti dalla «Bari Porto Mediterraneo», società concessionaria dei servizi passeggeri per traghetti e crociere nel porto di Bari fino al maggio 2010, stabilendo conseguentemente la nullità delle pretese economiche da parte del medesimo ente portuale, nei confronti della società «Bari Porto Mediterraneo», con riferimento alla richiesta di conguaglio dei canoni demaniali dal 2005 al 2009, per un ammontare complessivo di circa 8 milioni di euro, definendole prive di giustificazione ed assolutamente irragionevoli;
il predetto conto economico consuntivo del 2010, in conseguenza delle richiamate pronunce giurisdizionali, risulta pertanto attualmente gravato da un disavanzo pressoché doppio, ovvero pari a circa 1.200.000 euro;
a sua volta il conto economico consuntivo del 2009, formalmente chiuso con un avanzo di circa 900.000 euro, presenta in realtà un disavanzo di circa 500.000 euro, dovuto all'illegittima iscrizione in bilancio del presunto credito nei confronti della suesposta società «Bari Porto Mediterraneo» che già all'epoca era evidentemente inesigibile e che ora il Tar Puglia ha dichiarato essere inesistente;
l'articolo 7, comma 3, lettera c) e comma 4, della legge 28 gennaio 1994, n. 84 recante «Riordino della legislazione in materia portuale» stabilisce che, nel caso di conto consuntivo in disavanzo, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti dispone la revoca del mandato del presidente e lo scioglimento del comitato portuale, nonché la nomina di un commissario;
il signor Francesco Palmiro Mariani, essendo stato il responsabile, in qualità di presidente dell'autorità portuale del Levante, dei disavanzi di gestione nei consuntivi del 2009 e del 2010, non può evidentemente continuare ad esercitare il ruolo di vertice dell'autorità portuale di Bari -:
se non intenda applicare con particolare urgenza le disposizioni previste dall'articolo 7, comma 3, lettera c) e comma 4, della legge di cui in premessa;
se conseguentemente non intenda bloccare la procedura di nomina del signor Francesco Palmiro Mariani a presidente dell'autorità portuale di Bari;
se non intenda infine procedere contestualmente alla revoca del mandato di commissario, attualmente ricoperto dal medesimo signor Mariani, provvedendo altresì alla nomina di un nuovo commissario chiamato ad adottare urgentemente un piano di risanamento dei conti dell'autorità portuale di Bari dissestati dalla mala gestio da parte del suddetto Mariani.
(5-04752)

Interrogazioni a risposta scritta:

BENAMATI e DE MICHELI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 45 della Val Trebbia è un fondamentale asse-viario per la provincia di Piacenza ed in special modo per la sua area montana;
nell'allegato 2 della deliberazione del CIPE del 21 dicembre 2001, n. 121 - legge obiettivo 1 programma delle infrastrutture strategiche (supplemento alla Gazzetta Ufficiale n. 68 del 21 marzo 2002) - tra gli interventi di preminente interesse nazionale risulta inserito anche l'ammodernamento della strada statale 45 Val Trebbia;

l'intesa generale quadro, sottoscritta il 19 dicembre 2003, tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Emilia-Romagna, include tra gli interventi aventi carattere di «preminente interesse strategico», sia di carattere nazionale che regionale, quelli riferiti alla strada statale 45 di Val Trebbia e specificatamente i seguenti:
a)ammodernamento del tratto tra Perino e Rio Cemusca;
b)collegamento della strada statale 45 con la A21;
c)ammodernamento della strada statale 45 nel tratto Rio Cemusca-Rivergaro;
d)ammodernamento della strada statale 45 nel tratto Bobbio-confine regionale;

l'intervento relativo ai lavori di costruzione del tratto compreso tra le località Perino e Rio Cemusca, inserito nel piano di investimenti ANAS 2007/2011 e ricompreso nel contratto di programma 2007, è attualmente in corso;
il 17 dicembre 2010 l'Anas dava comunicazione dell'avvenuta aggiudicazione alla ditta «Romei srl», con sede in provincia di Reggio Emilia, della gara d'appalto per i lavori di consolidamento del ponte Lenzino sul fiume Trebbia, sulla strada statale 45 «della Val di Trebbia» (al chilometro 78,200), in provincia di Piacenza. L'intervento, del costo di circa 280 mila euro, rappresenta uno stralcio dei lavori minimale (poco più del 7 per cento della spesa prevista) rispetto al progetto iniziale;
sono a tutti note, e stanno ormai assumendo le caratteristiche di una vera emergenza, le condizioni di degrado, e di conseguente pericolosità, che caratterizzano sul versante piacentino la strada statale 45 con particolare riferimento al tratto compreso tra Bobbio e Gorreto;
ad oggi si sono già ripetute interruzioni o limitazioni della viabilità dovute a smottamenti franosi, cosi come si sono verificati pericolosissimi incidenti quali quello occorso il 4 ottobre 2010 nel tratto fra Marsaglia e San Salvatore della strada statale in oggetto, incidente nel quale un masso del diametro di circa un metro, probabilmente a causa del maltempo che imperversava sulla zona, si staccava dalla parete rocciosa precipitando verso la strada e colpiva una jeep sulla fiancata sul lato del guidatore che, per le gravissime ferite riportate, decedeva il giorno seguente;
lo scorso 8 aprile, si è verificato nel comune di Corte Brugnatella (chilometro 88,530) il crollo parziale di un muro di sottoscarpa in pietrame e dello sperone roccioso sul quale era fondato, che ha generato il cedimento di un'ampia porzione del piano viabile con grave danno e pericolo per la circolazione per gli autoveicoli;
da lunedì 2 maggio 2011, come previsto dall'Anas, sono state avviate alcune lavorazioni per il ripristino del danno che risultano incompatibili con la presenza di traffico ed è quindi necessaria la temporanea chiusura della strada in entrambe le direzioni;
al termine di questa fase delle lavorazioni, che si dovrebbe concludere presumibilmente entro mercoledì 11 maggio, la strada sarà riaperta a senso unico alternato regolato da semaforo, mentre la completa transitabilità a doppio senso di marcia potrà essere ripristinata al termine degli interventi, previsto per metà giugno;
tale pericolosissimo accadimento, così come le sue pesanti conseguenze per i cittadini, è solo l'ultimo in ordine temporale di uno stillicidio continuo di incidenti e disagi che tormentano la popolazione locale e danneggiano gravemente gli operatori economici;
lo stato di degrado della strada statale Val di Trebbia, fondamentale infrastruttura viaria di area, rende ormai urgente e non più prorogabile l'avvio di un programma straordinario di ammodernamento

e messa in sicurezza non solo per garantire la completa agibilità della struttura viaria ma proprio ai fini della pubblica incolumità;
questo programma di dettaglio, da valutarsi in cooperazione fra ANAS e le istituzioni locali ed il cui costo ammonterebbe a svariati milioni di euro, deve al più presto trovare copertura finanziaria;
tale copertura, come recentemente indicato nel corso di audizioni da parte di ANAS presso la VIII commissione ambiente, territorio ed infrastrutture della Camera dei deputati, sembra non potersi ipotizzare nell'ambito delle poste dell'attuale bilancio dell'ente;
il presidente di Anas nel corso dell'audizione tenuta presso la VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati lo scorso 3 febbraio 2011, ha informato che era in corso di redazione l'accordo di programma per l'anno 2011, con la possibile previsione di ulteriori 2,0-2,5 milioni di euro per l'esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria della Statale 45 di Val Trebbia;
tra questi, rientra la realizzazione delle opere più urgenti di messa in sicurezza delle barriere stradali sull'asse della statale per un importo di 1.630.000,00 euro, lavori che dovevano già essere inclusi nella rimodulazione del Contratto di programma, con appaltabilità 2010;
l'VIII Commissione permanente della Camera dei deputati ha inoltre approvato di recente una risoluzione, a prima firma dell'onorevole Tommaso Foti è firmata anche dagli onorevoli Polledri, Alessandri, Benamati e Bratti, che impegna il Governo «a verificare la possibilità di rimodulare il quadro delle risorse finanziarie recate dal programma predisposto ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge 21 dicembre 2001, n. 443, (allegato infrastrutture), al fine di disporre dei fondi necessari al completamento degli interventi di ammodernamento e messa in sicurezza strada statale 45 Val Trebbia» (n. 8-00110) -:
se tutto quanto in premessa risponda al vero e, conseguentemente, quali azioni concrete il governo abbia intenzione di esperire perché attraverso la società ANAS vengano messe in atto al più presto le citate misure di ammodernamento e messa in sicurezza della statale 45 della Val Trebbia e quale sia lo stato di avanzamento della redazione dell'accordo di programma 2011.
(4-11881)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il signor Friscina Cristian, è un ragazzo residente in Puglia, titolare di patente di guida emessa dalla Motorizzazione civile di Brindisi il 28 aprile 1999;
il 04 giugno 2009, il signor Friscina ha proceduto al rinnovo decennale della patente di guida, presso l'USL di Brindisi (distretto di Mesagne). Le procedure di rinnovo prevedono che ci si sottoponga ad una visita medica per valutare la permanenza dell'idoneità alla guida;
il signor Friscina è risultato perfettamente idoneo e la validità della patente gli è stata rinnovata. Come per prassi, gli è stato anche rilasciato un certificato medico che consente di continuare a guidare in attesa di ricevere a mezzo posta il tagliando adesivo attestante il rinnovo che si applica sulla patente, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
il 21 dicembre 2010, tuttavia, si è dovuto recare presso gli uffici della Motorizzazione civile di Brindisi per sollecitare rinvio del predetto tagliando che a distanza di un anno e mezzo dal rinnovo non gli era ancora pervenuto;
in quella sede, però, apprendeva dell'esistenza di un provvedimento con il quale gli era imposta «la revisione della patente di guida mediante nuovo esame di

idoneità psicofisica», sulla base di una «comunicazione del 14/01/2000 dell'Ospedale Militare Bonomo di Bari»; ciò nonostante la validità della patente gli fosse stata rinnovata il 04 giugno 2009 a seguito di visita medica;
il provvedimento si limitava a disporre la revisione della patente di guida del signor Friscina «vista la comunicazione n. 17 Osp. Mil. Bonomo Bari in data 14/01/2000 dalla quale risulta che la S.V., il 13/01/2000 presentava delle patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida, considerato che le risultanze di tale comunicazione fanno sorgere dubbi sulla persistenza nella S.V. dei requisiti di idoneità psicofisica prescritti per il possesso della patente di guida»;
il riscontro di fatti determinanti è presupposto perché sorgano dubbi sulla persistenza dei requisiti fisici e/o psichici prescritti o dell'idoneità tecnica alla titolarità della patente di guida e il provvedimento mancava del tutto della loro indicazione, in contrasto con quanto previsto dall'articolo 3 della legge sul procedimento amministrativo e dall'articolo 128 del codice della strada;
il provvedimento mancava, quindi, delle motivazioni che hanno portato alla sua adozione e mancava anche, in allegato, della comunicazione dell'Ospedale Militare di Bari di cui si ignora il contenuto, ma dal quale si evincerebbe che il signor Friscina nel 2000 «presentava delle patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida»;
si dà il caso che nell'anno 2000 il signor Friscina sia stato esonerato dal servizio di leva obbligatorio, proprio dall'Ospedale Militare di Bari, conseguendo un foglio di congedo assoluto. La ragione di tale congedo risulterebbe legata esclusivamente al fatto che, essendo il signor Friscina persona omosessuale, in caserma sarebbe stato esposto al rischio di discriminazione e intolleranza in ragione del proprio orientamento omosessuale;
egli non presentava alcun tipo di patologia, né tale può essere considerata l'omosessualità come l'eterosessualità di una persona. In nessun caso l'orientamento sessuale di una persona può essere considerata causa di inidoneità psichica o fisica alla titolarità della patente di guida;
nella comunicazione dell'Ospedale Militare sembrerebbe addirittura che l'omosessualità venga definita «patologia», fatto di per sé assurdo;
qualora l'orientamento omosessuale del ricorrente fosse stato il motivo della sospensione della patente di guida, l'atto amministrativo sarebbe intrinsecamente e sostanzialmente nullo in quanto adottato in mancanza assoluta di presupposti e ledendo diritti costituzionali fondamentalissimi dell'individuo, a partire dalla dignità personale. La nullità di tale atto si estenderebbe a qualsiasi atto consequenziale che lo abbia preso o lo prendesse come suo presupposto;
a tal proposito si richiamano anche le sentenze del TAR Sicilia n. 2353 del 2005 e quella del tribunale di Catania del 29 gennaio 2008, che hanno dichiarato la nullità del provvedimento che disponeva la revisione della patente di guida in un caso identico a quello per il quale si ricorre. Il tribunale di Catania, come di recente confermato dalla corte di appello, ha anche condannato i Ministeri al risarcimento del danno subito dal ricorrente/attore;
il 20 gennaio 2011, il signor Friscina si è nuovamente recato presso l'ufficio della Motorizzazione civile di Brindisi per depositare un ricorso contro il provvedimento che gli era stato consegnato il 21 dicembre 2010, protocollato con il numero 237 III/15 del 20 gennaio 2011;
a distanza di ben tre mesi, il 15 aprile 2011, il signor Friscina si è recato nuovamente presso l'ufficio della Motorizzazione per avere informazioni sull'esito del proprio ricorso, ma paradossalmente non vi era nessun funzionario in grado di dirgli alcunché, neppure se l'esame del ricorso era stato avviato. Solo tre giorni

dopo la Motorizzazione faceva pervenire a mezzo posta una comunicazione nella quale confermava che il ricorso era stato inoltrato alla direzione generale territorialmente competente;
nel frattempo il signor Friscina continua ad avere la patente sospesa ed in conseguenza di ciò a subire notevoli danni -:
se i Ministri interrogati siano in possesso di informazioni sul caso descritto;
se non ritengano di intervenire per risolvere con urgenza paradossale situazione descritta;
se e come intendano risarcire il signor Friscina a nome della pubblica amministrazione;
se non intendano adottare un provvedimento generale che vieti l'adozione di simili provvedimenti nei confronti della persone con orientamento omosessuale.
(4-11901)

VELO, META, BOFFA, BONAVITACOLA, CARDINALE, FIANO, GASBARRA, GENTILONI SILVERI, GINEFRA, LARATTA, PIERDOMENICO MARTINO, GIORGIO MERLO, TULLO e LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa, al Ministro delle pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
da articoli pubblicati recentemente su numerosi quotidiani, si apprende che la motorizzazione civile di Bari si è rifiutata di rilasciare il rinnovo della patente ad un cittadino, il signor Cristian Friscina, perché omosessuale, pertanto, «affetto da una grave patologia che pregiudica la capacità di guida»;
in realtà la patente di guida del signor Friscina era stata già sospesa da nove anni, a seguito della trasmissione alla competente Motorizzazione civile, da parte del distretto militare, del fascicolo personale del medesimo, dal quale risultava che, a causa della sua omosessualità dichiarata, era stato esonerato dal servizio militare;
la sorprendente vicenda di cui trattasi contiene un ulteriore motivo di sconforto, in quanto, comunicare al signor Friscina l'impossibilità del rinnovo della patente, lo stesso è stato invitato richiedere la speciale abilitazione per i disabili;
lo sconcertante episodio riproduce la vicenda capitata qualche tempo fa al signor Danilo Giuffrida, il quale, analogamente al signor Friscina, si era visto sospesa la patente di guida perché dichiaratosi omosessuale durante la visita di leva. Il Signor Giuffrida, impugnato presso il tribunale ordinario il provvedimento di sospensione della patente, aveva, giustamente, ottenuto un risarcimento di ventimila euro da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e di quello della difesa;
tale circostanza avrebbe dovuto, ovviamente, provocare da parte dei Ministri interrogati l'immediata informativa agli uffici periferici delle rispettive amministrazioni di competenza, circa l'opportunità di evitare in futuro il ripetersi di simili grottesche decisioni. Ciò evidentemente non è avvenuto;
risulta veramente difficile per una persona dotata di normali capacità cognitive comprendere per quale ragione una circostanza idonea a determinare l'esonero dal servizio militare debba necessariamente provocare la sospensione della patente di guida, in particolare se tale circostanza attiene agli orientamenti sessuali dell'interessato -:
se non reputino i Ministri interrogati di doversi attivare, ancorché in grave ritardo, per evitare il ripetersi di fatti tanto grotteschi, quanto ingiusti per chi li subisce, come quelli esposti in premessa;
se non reputino, in particolare, di informare finalmente gli uffici periferici delle amministrazioni di loro competenza circa le conseguenze, anche patrimoniali, in danno dello Stato che potrebbero derivare dall'adozione di provvedimenti incauti

e irragionevoli come quello di sospensione della patente.
(4-11934)

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato l'8 febbraio 2011, dal quotidiano «La Repubblica» si apprende che, secondo la Corte di cassazione, tutti gli alberi, anche quelli secolari, che si trovano entro sei metri dalle strade extraurbane sono fuorilegge e suscettibili di taglio;
questo è l'innovativo principio giuridico di sicurezza stradale stabilito dalla Corte in merito alla sentenza di condanna per omicidio colposo al capo cantoniere dell'Anas di Foligno, Bruno Bruni, secondo cui, l'uomo avrebbe dovuto provvedere a mettere in sicurezza, predisponendo un idoneo guardrail nel tratto di strada dove si trovava la pianta, la statale centrale umbra orlata da una fila di alberi secolari, bellissimi da vedere, ma pericolosissimi per gli automobilisti. Se l'avesse fatto, Michela Crucianelli non si sarebbe schiantata a bordo della sua vettura contro uno di quei platani «killer»;
l'articolo 26 del regolamento che dà attuazione al codice della strada, entrato in vigore il 1° gennaio del 1993, aveva vietato la presenza di alberi entro una distanza minima di sei metri;
il legislatore non aveva però chiarito la retroattività della sopracitata norma. Ovvero che essa non era riferita agli alberi preesistenti, ma solo, logicamente, a quelli piantati da quel momento in poi. Dopo ben 17 anni la Cassazione ha deciso che il divieto vale per tutto il patrimonio arboreo che orla le strade extraurbane, sia quello piantato prima del 1993, sia quello piantato successivamente. A questo punto la sentenza che ha condannato a un anno e sei mesi il cantoniere dell'Anas di Foligno costituirà un punto di riferimento giurisprudenziale di grande impatto;
per quanto detto il destino di migliaia di piante che costeggiano strade suggestive del nostro Paese sarà quello di essere tagliate. Di fatto scomparirebbero di colpo tutte quelle numerosissime, affascinanti e caratteristiche strade di cui è ricca l'Italia e che spesso vengono sfruttate in tante campagne di promozione turistica nazionali e all'estero. A titolo esplicativo, si possono citare: la Chiantigiana o l'Aretina, l'Appia antica ed altre consolari dell'agro romano, o la Bolgherese, la Col di Tenda o la via degli ulivi da Assisi a Spello, la Strada del Terraglio e delle Ville della Riviera del Brenta;
tra i primi effetti negativi di tale normativa si registra la richiesta di un nulla osta da parte della Provincia di Roma al parco regionale di Veio per procedere al taglio di alcuni platani centenari lungo la strada provinciale 10 A Sacrofano-Cassia (tra il chilometro 10 e il chilometro 12) perché ritenuti pericolosi per la sicurezza stradale. Tale richiesta appare quanto mai dannosa per l'ambiente e per il paesaggio, dal momento che la suddetta strada, è una delle poche alberate rimaste all'interno del parco;
da ciò si desume come, proprio per effetto della già citata sentenza della Corte di cassazione, le amministrazioni locali, anche all'interno di aree sottoposte a tutela ambientale e paesaggistica, siano sempre più intenzionate a sradicare tutte le piante, anche secolari e di pregio, presenti ai lati del sedime stradale, per evitare conseguenze di natura civilistica e penale da parte degli stessi enti locali in caso di incidente stradale;
per quanto possa essere grave l'incidenza delle morti causate dalla presenza di alberature ai bordi delle strade è importante evidenziare che in Italia oltre il 70 per cento degli incidenti stradali avvengono in area urbana ed i decessi da incidenti stradali in area urbana sono circa 3.000 ogni anno (8,2 al giorno),

mentre il numero dei feriti ammonta a oltre 150.000 all'anno (410 al giorno). La quasi totalità secondo l'Automobil Club d'Italia e la polizia stradale avviene per distrazione, eccesso di velocità e guida in condizioni psicofisiche non idonee: stanchezza, ebbrezza ed uso di stupefacenti;
a tal proposito si sottolinea che un incidente stradale è sempre la risultante dell'interazione di tre fattori: uomo, veicolo e, da ultimo, l'ambiente. Per aumentare realmente il livello di sicurezza e diminuire il numero di incidenti, morti e feriti è necessario intervenire al massimo e in modo concertato su tutti e tre i fattori colpire, ad esempio, in caso di strada alberata, con una diminuzione del limite di velocità, come accade in caso di massi rocciosi sporgenti nelle strade di montagna, adottando perciò lo stesso regime cautelativo -:
quali iniziative urgenti intendano mettere in campo i Ministri interrogati al fine di scongiurare il rischio di taglio indiscriminato, e a mero titolo cautelativo, di migliaia di specie arboree anche secolari e di pregio in tutte le regioni d'Italia;
se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non intenda emanare un provvedimento ad hoc per fermare il prevedibile sradicamento di alberi e se non intenda farsi promotore presso l'Anas della obbligatorietà della messa in sicurezza con guardrail, degli alberi, ma anche dei pali della luce, non percepiti ad esempio come pericolosi, ma strutturalmente più rischiosi;
se i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole, alimentari e forestali non intendano porre al vaglio degli uffici ministeriali territorialmente competenti la localizzazione dei tagli verificando eventuali vincoli di tutela paesaggistica e se gli alberi in questione non rientrino all'interno dell'elenco per la tutela degli «alberi Monumentali» censiti dal Corpo forestale dello Stato.
(4-11935)

META e MORASSUT. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane si susseguono notizie di ritardi per la costruzione della linea C della metropolitana di Roma, infrastruttura strategica per la mobilità e l'attraversamento della Capitale dal quadrante sud-est a quello nord-ovest, inserita nel piano regolatore generale approvato nel 2008, il cui tracciato fondamentale era stato approvato con deliberazione del Cipe n. 105 del 20 dicembre 2004 per un costo complessivo di 3.047,424 milioni di euro, di cui il 70 per cento a carico dello Stato, il 18 per cento a carico del comune e il 12 per cento a carico della regione Lazio;
l'aggiudicazione della gara per la realizzazione dell'opera è avvenuta il 14 febbraio 2006; si ha notizia di ritardi di due anni da parte del Cipe nell'erogazione dei fondi per la prosecuzione dei lavori di costruzione della metropolitana ed, in particolare, della tratta T3 San Giovanni-Colosseo, che determineranno il fermo dei cantieri una volta che le talpe arriveranno alla stazione San Giovanni nel luglio 2011;
il fermo dei lavori di scavo delle gallerie durerà circa 18-24 mesi previsto, secondo quanto reso noto da Roma Metropolitane in una nota del 22 aprile 2011, dal cronoprogramma dei lavori; sempre nella nota del 22 aprile 2011 Roma Metropolitana assicura che i lavoratori non saranno licenziati ma reimpiegati in altri cantieri;
le società aggiudicatrici dei lavori, vista la situazione di incertezza, avrebbero invece già avviato le procedure di messa in mobilità dei circa 186 dipendenti impiegati e dei 230 addetti dell'indotto, con la previsione di smontare le talpe per utilizzarle in altri cantieri;
sembra che, diversamente da quanto previsto, il tratto finale della linea C Colosseo-Clodio sarà realizzato interamente in project financing, ovvero grazie al concorso di capitali privati che godranno di un diritto di utilizzo dell'immagine e di

gestione delle stazioni realizzate in quella tratta da parte dei privati per 25 anni -:
se il Ministro sia a conoscenza dei ritardi nell'erogazione dei fondi da parte del Cipe per i lavori della tratta T3 San Giovanni-Colosseo, e quali siano le ragioni del blocco dei finanziamenti che ritarderà di due anni la prosecuzione dei lavori con la conseguente messa in mobilità dei lavoratori;
se il Ministro sia a conoscenza della proposta di realizzare in project financing il tratto Colosseo-Clodio della linea C, affidando ai privati per 25 anni la gestione delle stazioni realizzate e dei relativi diritti di uso e immagine, e quale sia l'orientamento del Governo con riferimento a iniziative che vedano la realizzazione di opere strategiche esclusivamente a carico dei capitali privati;
se non ritenga opportuno istituire un tavolo di coordinamento nazionale per dare tempi certi e risorse adeguate alla realizzazione definitiva della linea C della metropolitana.
(4-11940)

VACCARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
com'e noto, la manovra di stabilizzazione finanziaria virata dal Governo con il decreto-legge n. 78 del 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, della legge n. 122 del 20 luglio 2010, ha introdotto, per la percorrenza del tratto autostradale Salerno-Reggio Calabria e, altresì, del raccordo autostradale di diretta gestione Anas Spa, Avellino-Salerno, il relativo pedaggio. Tale iniqua tariffa grava, come naturale, sugli utenti (essenzialmente studenti e pendolari) che percorrono quotidianamente i suddetti tragitti;
tale previsione è necessariamente da leggersi in combinato disposto con le ridotte risorse finanziarie che a livello statale sono state erogate alla regione Campania, al fine di garantire un idoneo servizio di trasporto pubblico regionale e locale;
ciò premesso, con DGRC n. 964 del 30 dicembre 2010, la regione Campania disponeva, in favore delle province e dei comuni capoluogo, oltre alla programmazione, l'assegnazione delle relative risorse ai fini dell'erogazione, in favore dei cittadini, dei servizi minimi di trasporto locale. Il provvedimento regionale richiamato comportava, nello specifico, esclusivamente per l'anno 2011, un complessivo taglio ammontante a circa 13 milioni di euro per il settore dei trasporti pubblici locali. Pur in seguito a numerose diffuse proteste da parte degli utenti e stanti le premesse esposte, la regione Campania nell'ambito del bilancio di previsione per l'anno 2011, approvato nella seduta consiliare del 28 febbraio 2011, non introduceva alcun correttivo ai tagli operati per l'intero comparto trasporti;
secondo alcune stime, i suddetti tagli comporteranno, inoltre, nel comparto del trasporto pubblico locale, il probabile licenziamento di circa 250/300 unità lavorative per l'intera provincia di Salerno;
al fine di offrire un esempio concreto di quanto sin qui esposto, appare d'uopo richiamare l'esempio della SITA Spa: da quanto e possibile leggere finanche sul sito internet www.sitabus.it, la SITA è la «società leader nel settore del trasporto di passeggeri su strada, esercita servizi di trasporto locale, urbani ed extraurbani, linee a lunga percorrenza, servizi di noleggio ed altre attività complementari. Attenta a soddisfare i bisogni della clientela, SITA estende capillarmente i suoi collegamenti con autobus di ultima generazione, per garantire un viaggio sicuro e confortevole, forte di un know how umano e tecnologico capace di gestire i cambiamenti del mercato. La Società, appartenente al Gruppo Ferrovie dello Stato, ha una Sede Centrale a Firenze ed è strutturata in Direzioni regionali, Basilicata,

Campania, Puglia, Toscana, Veneto. Più vicina alle varie realtà regionali, può meglio interpretare le esigenze locali di mobilità e migliorare il livello qualitativo dei servizi offerti»;
tali premesse, per quanto lodevoli, sono però state del tutto tradite negli ultimi tempi: la SITA, infatti, all'applicato cospicuo aumento del prezzo dei biglietti (+25 per cento) e degli abbonamenti mensili (+12 per cento) e annuali (+7 per cento), non ha fatto conseguire l'incremento dell'efficienza delle prestazioni offerte agli utenti del servizio, le quali, al contrario, hanno visto precipitare gli standard di affidabilità sino a poco tempo fa, almeno in parte, garantiti. I disservizi possono essere, di seguito, brevemente elencati: autobus diretti a Napoli (passanti per Cava e Nocera Inferiore) che - oltre ad essere estremamente affollati - non arrivano in orario, mancata pulizia degli stessi mezzi di trasporto su gomma, corse dei bus cancellate o ridotte, autisti costretti a «saltare» le fermate previste per evitare di issare a bordo persone costrette poi a restare in piedi tutto il tempo del percorso. Tutto ciò ha comportato numerose proteste tra quanti (studenti, lavoratori e pendolari) fanno un uso quotidiano del servizio -:
se il Governo intenda - per quanto di propria competenza - adottare iniziative al fine di garantire, in favore della regione Campania, l'erogazione di ulteriori risorse finanziarie aggiuntive a quelle sino ad oggi stanziate in materia di trasporti pubblici;
se e in quali tempistiche, il Governo intenda adottare iniziative di competenza - anche di carattere straordinario e urgente - volte a migliorare, integrare e supportare i servizi pubblici, ormai al collasso, della regione Campania, al fine di consentire agli utenti di usufruire in maniera ottimale di un servizio essenziale quale quello della mobilità.
(4-11943)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, si è recato in visita nella città di Bologna nella giornata del 6 maggio 2011;
in tale visita ha accompagnato il candidato sindaco della Lega e del Pdl Manes Bernardini in un tour elettorale;
nel corso di tale visita il Ministro Maroni avrebbe annunciato la firma di un protocollo di legalità nel caso il comune fosse stato conquistato dal centro-destra;
nel corso di tale visita, inoltre, il Ministro avrebbe accompagnato il candidato sindaco del suo partito all'interno di una caserma della polizia di Stato e lì avrebbe incontrato alcuni rappresentanti dei sindacati di polizia -:
se i fatti qui descritti corrispondano a verità;
tale comportamento rientri nei doveri istituzionali.
(5-04756)

RENATO FARINA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Fatto Quotidiano domenica 1o maggio 2011, ha pubblicato una grande vignetta dove si vede Papa Wojtyla, quel giorno stesso proclamato beato, in una cornice oscena;
esiste nel codice penale l'articolo 403 che stabilisce essere reato le «offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone»;
non risulta esserci l'esimente della satira;
l'articolo 403 è perseguibile d'ufficio;
martedì 3 maggio il Fatto ha registrato l'invio di venti e-mail di lettori offesi;

nella risoluzione Mazzocchi e altri del 12 gennaio 2011 approvata dalla Camera si impegna il Governo in tutte le sedi alla lotta contro la cristianofobia -:
se risultino avviate indagini;
quali iniziative di competenza si intendano adottare per evitare che fatti gravemente offensivi del sentimento religioso, come quello in premessa, abbiano a ripetersi.
(5-04757)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOUADI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
nella notte dell'11 maggio 2001 Luca Blasi, giovane leader del centro sociale Horus di Roma, veniva aggredito da sei persone a viso coperto con calci, pugni e bottiglie rotte. In seguito all'aggressione è stato ricoverato all'ospedale Sant'Andrea per farsi medicare i tagli riportati alle mani e al volto;
in seguito all'aggressione il 12 maggio all'università la Sapienza vi sono stati diversi momenti di tensione tra studenti di Forza Nuova e collettivi di sinistra;
il IV municipio di Roma da diversi mesi è sconvolto da numerosi e crescenti episodi violenti e di tensione sociale, essenzialmente riconducibili alle contrapposizioni fra centri sociali e gruppi di estrema destra, in particolare suscitate da diverse attività dell'associazione CasaPound;
la mattina del 5 aprile 2011 veniva occupata, da parte di attivisti di CasaPound, la scuola elementare Parini a piazza Capri. La richiesta che venne espressa alle autorità fu quella di destinare lo stabile, non utilizzato dal 2008 per ristrutturazione, a 17 famiglie che versavano in uno stato di gravissima situazione abitativa;
nel pomeriggio del 5 aprile 2011 davanti alla scuola Parini di piazza Capri veniva organizzata dai centri sociali una manifestazione pacifica contro l'occupazione della scuola coordinata da CasaPound;
il giorno 6 aprile 2011 i capigruppo di opposizione in IV municipio appartenenti ai partiti PD-SEL-IDV, denunciano con un comunicato una nuova occupazione a via Val D'Ala da parte di attivisti di CasaPound. Il palazzo, occupato ancora oggi, è di proprietà della Cassa dei ragionieri. Il comunicato riporta le seguenti dichiarazioni: «è stato avvistato un gruppetto di attivisti del movimento neo-fascista intenti ad occupare il palazzo dell'Enel. Crediamo che questa nuova occupazione dello stabile Enel di via Val D'Ala sia il frutto di uno scellerato patto tra il Gabinetto del Sindaco e i fascisti di CasaPound per liberare la scuola elementare Parini a piazza Capri, con uno scambio di palazzi da occupare, magari suggerito direttamente da qualche rappresentante del Comune di Roma agli attivisti di CasaPound. Sarà forse anche per questo che gli occupanti hanno in dotazione il nastro segnaletico della Polizia Municipale. Per contrastare le iniziative dei fascisti di CasaPound - conclude la nota dei capigruppo PD-SEL-IDV - torneremo a manifestare contro i gruppi di estrema destra che vogliono aprire una loro filiale in zona con la copertura del Sindaco Alemanno»;
il giorno 26 aprile 2011, nel quartiere Talenti in via Ugo Ojetti, secondo fonti giornalistiche, un gruppo di 15 neofascisti aggredisce tre ragazzi uno dei quali facente parte del collettivo Senza Tregua. Da quanto emerge i tre giovani, portati successivamente al policlinico Gemelli, sono stati prima accerchiati da tre macchine e poi picchiati con caschi e bastoni;
in seguito all'accaduto, nel pomeriggio del 27 aprile 2011, circa cento manifestanti dei collettivi studenteschi e dei movimenti romani, si sono mossi in corteo verso l'edificio occupato da CasaPound in via D'Ala. Le agenzie di stampa segnalano che vi sono stati alcuni momenti di tensione con le forze dell'ordine che hanno

portato all'esplosione di alcuni petardi e fumogeni e al rovesciamento di alcuni cassonetti per la raccolta dei rifiuti; la tensione è stata tale che ha fatto desistere il corteo dal raggiungimento dello stabile occupato;
da fonti giornalistiche si apprende che nella notte del 28 aprile 2011 veniva fatta esplodere una bomba carta contro il palazzo nel quale risiede Alberto Palladino portavoce dell'occupazione dello stabile di via D'Ala, numero 200, sostenuta dall'associazione CasaPound -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e della loro gravità;
quali iniziative di competenza il Ministro dell'interno intenda adottare per prevenire e contrastare questi fenomeni di violenza politica nel segno dell'intolleranza al fine di ristabilire e rafforzare la convivenza civile e riconfermare il valore costituzionale dell'antifascismo nella città di Roma ed, in particolare, nel IV municipio;
quali misure il Ministro della gioventù intenda adottare relativamente alle politiche giovanili per la creazione e la promozione di spazi democratici per l'aggregazione giovanile.
(4-11886)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano la Repubblica ed. di Palermo del giorno 11 maggio scorso è stato pubblicato un articolo dal titolo «Le radio non funzionano più. I poliziotti usano i loro cellulari - Su 39 ponti solo dieci sono in funzione. Niente fondi per ripararli, i sindacati protestano. Ridotti a un ottavo gli stanziamenti per le manutenzioni. Guaste 3 moto su 4 in uso ai "falchi"» a firma di Romina Marceca;
nell'articolo a commento dei fatti in esso narrati si legge «È l'ennesima conferma che il governo nazionale sta disattendendo tutti gli impegni assunti sul fronte della sicurezza - dice Vittorio Costantini, segretario generale provinciale Siulp Palermo - Ciò che è più grave è che si riesce a raggiungere determinati risultati solo grazie ai sacrifici degli operatori di polizia, che in alcuni casi mettono a rischio la loro stessa sicurezza» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto scritto nell'articolo in premessa e quali immediate iniziative intenda intraprendere per risolvere le inefficienze segnalate.
(4-11890)

URSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è l'organismo istituzionale preposto al rilascio del certificato di prevenzione incendi;
ad oggi la sede centrale del Comando provinciale vigili del fuoco di Bari risulta essere scoperta da tale certificato visto che lo stesso è scaduto nel lontano 2002 -:
se il Ministro intenda fornire chiarimenti circa il mancato rinnovo del certificato di prevenzione incendi della sede centrale del Comando provinciale vigili del fuoco di Bari ed anche sull'utilizzo di alcune aree, dello stesso Comando, accatastate ad uso deposito e/o laboratorio (per cui l'amministrazione paga la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e che invece sono adibite ad uffici al pubblico, ad esempio l'ufficio sanitario che viene utilizzato anche dal medico del comando per effettuare le visite mediche preassuntive del personale discontinuo e la informazione con compilazione del libretto sanitario al personale operativo e amministrativo del Corpo nazionale vigili del fuoco.
(4-11902)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo un articolo del 14 maggio 2011 a firma Pino Perciante sulla Gazzetta

del Mezzogiorno si apprende che da quanto riferisce Maurizio Bolognetti, il 12 giugno 2010, un incendio provocato da un corto circuito ha distrutto parzialmente un capannone con copertura in amianto sito in località Sant'Antonio;
il comando provinciale dei vigili del fuoco di Potenza e la stazione dei carabinieri di Latronico hanno indirizzato una nota al comune della cittadina del lagonegrese, rispettivamente il 13 giugno 2010 e il 6 luglio 2010. In entrambe le note si sottolinea la necessità di procedere «con urgenza» alla bonifica delle coperture in amianto sia del capannone interessato dall'incendio, sia del capannone adiacente, entrambi di proprietà della famiglia Falabella;
il 9 luglio 2010, a 27 giorni dall'incidente, il sindaco di Latronico emette l'ordinanza n. 78 con la quale ordina agli eredi Falabella «la bonifica dei capannoni», «al fine di tutelare la salute pubblica e di eliminare il rischio di esposizione della popolazione e dei lavoratori alle fibre d'amianto»;
nella sopra citata ordinanza si afferma che «ricorrono i presupposti e le ragioni per svolgere con celerità e tempestività il procedimento amministrativo oggetto del presente atto allo scopo di evitare l'aggravamento della situazione e salvaguardare la salute pubblica»;
l'ordinanza viene notificata oltre che ai proprietari degli immobili (Eredi Falabella), anche alla ditta Edilmacchine Vecchione srl;
il sindaco invita i proprietari ad individuare una ditta «che provveda alla rimozione ed allo smaltimento dei materiali in cemento-amianto entro 30 giorni»;
il 19 ottobre 2010 (a quattro mesi dall'incendio), il signor Falabella Egidio comunica di aver dato mandato alla società Geos-S SRL di «provvedere alla bonifica dei capannoni.»;
il 4 novembre 2010, il comune di Latronico, in una nota inviata agli eredi Falabella e alla ASP di Lagonegro, scrive: «Considerato il prolungarsi dei tempi per la risoluzione della problematica in oggetto, con la presente si diffida a voler rispettare i tempi previsti nella nota della Soc. Geos-S SRL, che si ritengono improrogabili. Se ciò non dovesse avvenire si procederà a dar corso alle procedure di legge.»;
il 23 novembre 2010 (a cinque mesi dall'incendio che ha mandato a fuoco parte della copertura in eternit di uno dei due capannoni), gli eredi Falabella segnalano al comune che la Geos-S SRL ha presentato il piano di lavoro all'ASP di Lagonegro;
il 24 gennaio 2011, a sette mesi dall'incendio e alla faccia dell'urgenza, gli eredi Falabella comunicano al comune che l'ASP di Lagonegro, in data 26 novembre 2010, ha dato il placet al piano di lavoro presentato dalla Geos-S;
il 27 gennaio 2011, gli eredi Falabella chiedono alla Edilmacchine Vecchione Srl di mettere a disposizione i locali per consentire i «lavori di bonifica». La nota viene inviata per conoscenza al comune di Latronico. I locali in oggetto, è bene precisarlo, sono occupati solo da alcuni macchinari certo non difficili da spostare;
a tutt'oggi, passato un anno dall'incendio, nonostante vigili del fuoco, Carabinieri e comune avessero ritenuto «necessaria» e «urgente» la rimozione dei manufatti in cemento-amianto presenti in località Sant'Antonio di Latronico, i 7.500 chilogrammi di amianto dei capannoni di proprietà degli «eredi Falabella» non risultano ancora rimossi -:
se e quali azioni intendano promuovere affinché i giusti criteri di necessità ed urgenza richiesti da comune, vigili del fuoco e carabinieri in merito all'intervento di rimozione dei 7.500 chilogrammi di amianto dei capannoni di proprietà degli «eredi Falabella» trovino concreta attuazione e quali misure, nell'ambito della propria competenza, intendano promuovere

per il rispetto dei principi di legalità e a tutela della salute e dell'ambiente.
(4-11911)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Maurizio Marchetti concorre alle prossime elezioni amministrative per la sua rielezione a Sindaco di Altopascio (Lucca);
il 1o maggio 2011 è comparso un messaggio su un sito internet, denominato «Casal diprincipe's Blog», che invita a votare Maurizio Marchetti, definito un carissimo amico, che aiuta le imprese di Casal di Principe e che è uomo fedele a quel territorio. Il messaggio termina esprimendo la certezza che Marchetti sarà sempre uno di loro;
il 2 maggio viene pubblicato sul giornale online Altopascio.info un pesante messaggio minatorio confronti della redazione nel quale si dice tra l'altro «State attenti a quello che scrivete. Molto attenti. La verità è una sola. Maurizio Marchetti è il migliore in assoluto. Se non vuoi avere guai, (...) evita di far pubblicare certe str (...). Questo sito fa schifo come schifo fanno i contenuti. (...) Uomo avvisato mezzo salvato!»;
nella notte del 4 maggio molti manifesti elettorali di Alternativa Democratica vengono stracciati e/o coperti con quelli del candidato Marchetti;
conseguentemente, sono state presentare varie denunce alla Prefettura di Lucca e al Comando dei Carabinieri di Altopascio;
il 5 maggio due autocarri di una locale impresa edile sono andati a fuoco; i mezzi si trovavano parcheggiati in località Tei, nel centro abitato;
lo stesso giorno, inaspettatamente, il direttore di Altopascio.info, Massimo Stefanini, si dimette a una settimana dalla chiusura dalla campagna elettorale adducendo motivi di lavoro;
il 6 maggio venivano effettuate moltissime telefonate agli abitanti della frazione di Marginone che consigliavano di non partecipare all'evento organizzato dal centrosinistra la sera stessa;
il succedersi di fatti di questo tipo a una settimana dalla chiusura della campagna elettorale desta molte molte preoccupazioni;
era già accaduto 5 anni fa e si è ripetuto anche in questa tornata elettorale;
al di là della credibilità o meno di minacce anonime o appoggi elettorali, quello che purtroppo emerge è l'ombra di una mentalità camorristica e violenta che pare cominci sempre più a estendersi sul comune di Altopascio -:
se sia stato messo al corrente di quanto sta accadendo ad Altopascio così come evidenziato in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare per garantire il regolare svolgimento della competizione elettorale.
(4-11930)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul sito web cronaca live.it è pubblicato un articolo del 9 maggio 2011 dal titolo «Processo Mills, contestatore Berlusconi urla, "fatti processare!" Portato via di peso» in cui si legge; «"Vergognatevi buffoni!" ha urlato un contestatore del premier ai sostenitori di Berlusconi davanti all'ingresso del palazzo di giustizia a Milano. Poi, riferito al presidente del Consiglio il signore di mezza età ha continuato a gridare: "fatti processare!". Immediato l'intervento delle forze dell'ordine che hanno sollevato di peso il contestatore, allontanandolo dall'entrata in via Freguglia del tribunale. Decine di giornalisti e cameramen hanno seguito la scena dell'allontanamento dell'uomo, che ha continuato

a urlare frasi contro il premier, commentando alla fine, "in questo paese non si può più nemmeno parlare"»;
nel medesimo sito web è pubblicato anche un articolo dal titolo «Parla Pietro Paolo Giovannetti, il contestatore che ha urlato a Berlusconi "fatti processare": "non c'è libertà di espressione"» in cui si legge «Dopo essere stato portato via di peso dalle forze dell'ordine il contestatore che ha urlato a Berlusconi "fatti processare" parla ai microfoni per spiegare la sua versione. Si chiama Pietro Paolo Giovannetti ed è presidente del Movimento per la Giustizia Robin Hood e di Avvocati senza Frontiere. «Stavo facendo delle normali attività quotidiane dentro il Tribunale, stavamo preparando delle udienze. Ho visto tutta questa gente con i cartelli che protestavano per Berlusconi e mi sono scandalizzato». «Mi è venuto spontaneo dire», continua Giovannetti, «che la vera malagiustizia è ben altra e che si devono vergognare». L'avvocato dichiara di non aver insultato nessuno: «gli stessi agenti della Digos che mi hanno aggredito hanno ammesso che non ho detto nessuna frase con valenza offensiva nei confronti di chicchessia». L'avvocato insiste poi su quella che è, secondo lui, la vera corruzione giudiziaria e racconta come l'averlo fatto gli ha portato, in 25 anni, 107 procedimenti in Cassazione. «Non c'è libertà di espressione», conclude, Giovannetti è stato rilasciato dopo l'identificazione.»;
nel filmato pubblicato sul sito web youreporter.it si vede chiaramente che all'intervento contro il Giovannetti hanno preso parte 4 o 5 persone presumibilmente della polizia di Stato e un capitano dell'Arma dei carabinieri -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;
se gli uomini intervenuti contro il signor Giovannetti siano degli appartenenti alla polizia di Stato o all'Arma dei carabinieri;
se le persone che hanno agito contro il signor Giovannetti si trovassero sul luogo dei fatti di cui in premessa per ragioni di servizio, quali siano tali ragioni e chi li abbia comandati, se siano intervenuti per ragioni di giustizia al fine di reprimere comportamenti o fatti illeciti e quale sia stato nel caso concreto l'illecito commesso dal signor Giovannetti tale da richiederne l'intervento;
nel caso in cui al signor Giovannetti non sia stata contestata la commissione di alcun reato da parte dell'autorità giudiziaria competente se non ritengano di dover intervenire, e in quale modo, nei confronti delle predette persone che con il loro agire hanno concorso ad impedire al Giovannetti medesimo di continuare ad esercitare il suo diritto di espressione.
(4-11931)

GIACHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in base a quanto riportato in un video diffuso sui principali siti internet dei quotidiani nella giornata del 9 marzo 2011 di fronte al palazzo di giustizia di Milano in cui aveva luogo una seduta del processo Mills che vede imputato il Presidente del Consiglio dei ministri, alcuni agenti della Digos prelevavano con la forza un cittadino - avvocato Pietro Palau Giovannetti - reo di aver apostrofato i manifestanti «pro Berlusconi» al grido di «vergognatevi»;
come si evince con chiarezza dalle immagini l'uomo veniva spintonato e trascinato di peso dalle forze dell'ordine - nel frattempo seguite da diversi giornalisti e teleoperatori - fino ad arrivare davanti al portone di un palazzo limitrofo dove, sollecitato il portiere con le parole «apri, cretino polizia», gli agenti rinchiudevano l'avvocato per poi, a quanto risulterebbe all'interrogante, rilasciarlo successivamente;
tale decisione appare ancor più immotivata considerato che, a poche decine di metri, veniva consentita una manifestazione di sostegno al Presidente del Consiglio alla quale partecipava anche il sottosegretario

Santanchè che, a giudizio dell'interrogante, pronunciava parole assai più offensive e gravi di quelle pronunciate da un isolato contestatore -:
in base a quali norme o disposizioni di ordine pubblico la Digos abbia fermato con la forza un libero cittadino, reo di aver espresso il proprio dissenso ad una manifestazione a sostegno del Presidente del Consiglio davanti al tribunale di Milano, sequestrandolo di fatto, per quanto risulta all'interrogante all'interno dell'androne di un palazzo limitrofo;
se non ritenga opportuno accertare le eventuali responsabilità di un atto che, agli occhi dell'interrogante, si configura come un abuso di potere in totale e palese violazione del principio sancito dall'articolo n.21 della Costituzione per cui «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
(4-11933)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la segreteria nazionale del COISP - Coordinamento per l'Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia, con la nota Prot. 797/11 S.N. del 13 maggio 2011, indirizzata al Ministero dell'interno - Ufficio Amministrazione Generale - Dipartimento della P.S. - Ufficio per le Relazioni Sindacali avente ad oggetto «Nuove Fiat Bravo per i servizi di Polizia - A grave rischio la sicurezza dei poliziotti.» ha segnalato «un grave problema di incompatibilità tra l'antifurto e gli apparati radio sulle autovetture "Fiat Bravo" fornite recentemente per il servizio di Volante e non solo. È stato rappresentato che le frequenze di lavoro della centralina del sistema della vettura e degli apparati radio portatili della stessa auto, sono pressoché identiche e questo comporta un blackout delle funzioni compreso l'apertura delle porte del veicolo o lo sblocco della staffa porta M/12. L'esempio rappresentatoci è questo: I due Operatori della Volante si trovano all'esterno del veicolo con gli apparati radio portatili al seguito. Qualora l'intervento in atto renda necessario l'ausilio di altri equipaggi e nell'attesa dell'arrivo di questi i due colleghi ritengono di dover salire a bordo del veicolo ed allontanarsi (per sottrarsi ad una aggressione ad opera di più persone o per altro motivo), non sarà possibile aprire le porte della vettura e quindi potervi salire a bordo nel caso in cui uno dei due componenti stia utilizzando l'apparato radio portatili. Il problema si verifica anche se gli apparati radio (sia i portatili che quello fisso), sono solamente in fase di ricezione e questo rende il tutto ancor più pericoloso per gli operatori, in quanto chi trasmette (la S.O. oppure altre pattuglie sul territorio), non possono certo sapere in che situazione si possono trovare le singole Volanti. Allo stesso modo, se per un intervento il personale ha bisogno di scendere dall'auto in emergenza, sono costretti a perdere del tempo (a volte prezioso) ed aspettare che la radio non sia in trasmissione, altrimenti non è possibile chiudere l'auto con l'allarme. La sicurezza di chi opera in strada è in tal modo a grave rischio.» richiedendo quindi un immediato intervento Dipartimento interessato -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti segnalati dal COISP, quando sia stata bandita la gara di appalto per le autovetture in premessa, per quante unità e per quale importo;
quale sia stata la ditta aggiudicataria della gara di appalto e per quale importo;
quale immediate azioni intenda intraprendere in merito il Ministro interrogato.
(4-11936)

DI PIETRO e PALAGIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 4 marzo 2011 la sezione penale del tribunale di Nola ha condannato in primo

grado a 4 anni di reclusione il dottor Angelo Antonio Romano, sindaco del comune di Brusciano;
lo stesso tribunale, con la medesima sentenza, ha condannato a 3 anni di reclusione Salvatore Papaccio, consigliere di maggioranza dello stesso comune napoletano;
per entrambi, la sentenza prevede, tra l'altro, l'interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni;
i due uomini sono stati accusati - e, quindi ritenuti colpevoli - di aver più volte chiesto, nel 2004, una tangente di 500 mila euro ad un noto imprenditore del luogo, per concedergli una licenza edilizia che gli avrebbe consentito di costruire circa 70 appartamenti in una lottizzazione a Brusciano. Il costruttore, però, decise di non sottostare ai ricatti dei due politici e denunciò tutto ai carabinieri;
a due mesi da tale severa sentenza, il dottor Angelo Antonio Romano, ricopre ancora l'incarico di primo cittadino del comune di Brusciano;
anzi, a pochi giorni di distanza dalla condanna del Tribunale di Nola, esattamente l'11 marzo 2011, lo stesso sindaco ha convocato un consiglio comunale per discutere di materie urbanistiche, quali la recente approvazione del piano regionale casa, che consente nuovi volumi da edificare e cambi di destinazione produttiva, e, il 5 maggio scorso, è stato persino approvato un atto importantissimo come il bilancio comunale;
non bisogna dimenticare che in provincia di Napoli c'è il record di comuni sciolti per infiltrazione camorristica (più di 70, sino ad oggi) e lo stesso comune di Brusciano fu sciolto nel febbraio del 2006 con decreto dell'allora Ministro dell'interno Pisanu -:
se sia a conoscenza dei fatti suesposti e se - considerando la mancanza di uno spontaneo atto di responsabilità, quale le dimissioni, da parte del sindaco di Brusciano - non intenda, la Prefettura di Napoli prendere al più presto dei seri provvedimenti, come la rimozione del sindaco ai sensi dell'articolo 142 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e il contestuale scioglimento dello stesso comune, al fine di tutelare i cittadini da un sistema politico nel quale è sempre più spesso difficile individuare il confine tra legalità ed illegalità.
(4-11962)

TESTO AGGIORNATO AL 18 MAGGIO 2011

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il giorno 12 maggio 2011 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato il decreto ministeriale n. 44, avente per oggetto l'aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo; tali graduatorie ad oggi costituiscono l'unico canale esistente per reclutare il personale docente, in possesso del titolo abilitante, sia per il conferimento di incarichi annuali o fino al termine delle attività didattiche, sia per il conferimento del 100 per cento degli

incarichi a tempo indeterminato laddove siano state esaurite le graduatorie di merito;
il citato decreto ministeriale non prevede la possibilità di inserimento nelle graduatorie ad esaurimento per intere categorie di abilitati e abilitandi che, dal 2008 ad oggi, stanno frequentando o hanno frequentato percorsi abilitanti attivati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
le graduatorie ad esaurimento sono state istituite ai sensi della legge n. 296 del 27 dicembre 2006, articolo 1, comma 65, lettera c), allo scopo di definire un piano di assunzioni volto alla graduale stabilizzazione del personale docente in esse incluso e, per facilitare tale programma, le graduatorie ad esaurimento venivano sostanzialmente «blindate», ovvero non veniva contemplata la possibilità dell'inserimento di nuovi aspiranti dopo l'ultimo aggiornamento previsto per il biennio 2007-2009;
nonostante ciò nel 2007 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca attivava nuovi percorsi abilitanti: scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario IX ciclo, corsi abilitanti Cobaslid, Afam e scienze della formazione primari e nell'autunno del 2008 il Parlamento, con l'articolo 5-bis del decreto-legge n. 137 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, prevedeva la possibilità, per gli abilitandi, immatricolati nel 2007 presso i predetti corsi a numero programmato, di essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento in occasione della loro riapertura per il biennio 2009-2011;
dal 2008 al 2010 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha continuato ad attivare percorsi abilitanti con modalità identiche rispetto ai precedenti e determinati sulla base del fabbisogno di personale docente nelle scuole statali, e precisamente:
a) 2008 e 2009: attivazione del secondo e terzo corso di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di strumento musicale nella scuola media (classe di concorso 77/A);
b) 2008: attivazione dei bienni abilitanti Cobaslid di formazione docenti ABA - arte e disegno;
c) 2008 e 2009: attivazione dei semestri aggiuntivi, di cui alla nota ministeriale n. 3057/2008, attivati presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario;
d) 2008, 2009 e 2010: attivazione dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria;
per le appena menzionate categorie di abilitati e abilitandi, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non ha previsto la medesima possibilità di accesso alle graduatorie ad esaurimento, concessa agli iscritti ai corsi abilitanti attivati nel 2007, creando, di fatto, una disparità di trattamento evidente e inspiegabile tra chi ha conseguito lo stesso titolo con le medesime modalità abilitanti;
per sanare una situazione, ad avviso degli interpellanti, evidentemente illegittima agli occhi dello stesso Governo, esso si è impegnato di fronte al Parlamento per ben due volte: attraverso gli ordini del giorno presentati al Senato n. G1.12 al disegno di legge n. 1835 (conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009 n. 134, recante «disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno scolastico 2009-2010») e n. G1.05 al disegno di legge n. 2518-B, entrambi accolti dal Governo e finalizzati a consentire l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti iscritti a corsi abilitanti attivati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dal 2008 in poi -:
se il Ministro intenda modificare il decreto ministeriale n. 44 del 2011, consentendo l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, in terza fascia, degli abilitati e abilitandi con percorsi formativi attivati dal Ministero dell'istruzione, dell'università

e della ricerca dal 2008 in poi, e dare così seguito agli impegni presi dal Governo, in particolare consentendo l'inserimento a pieno titolo per:
a) docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2008 al termine dei corsi speciali abilitanti di cui ai decreti ministeriali numeri 21/05 e 85/05;
b) docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2010 presso i conservatori di musica e gli istituti musicali pareggiati al termine del secondo corso di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di strumento musicale nella scuola media (classe di concorso 77/A);
c) docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita nel 2010 presso le accademie di belle arti statali al termine dei bienni abilitanti di formazione docenti ABA - arte e disegno - attivati nell'anno accademico 2008/2009;
d) docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita dopo il 30 giugno 2009 al termine dei corsi di laurea in scienze della formazione primaria (immatricolati in anni successivi al primo);
e) docenti già in possesso dell'abilitazione conseguita entro il 2010 al termine dei semestri aggiuntivi, di cui alla nota ministeriale n. 3057/2008, attivati presso le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario dall'anno accademico 2008/2009;
f) docenti già in possesso di abilitazione che non hanno potuto produrre domanda di inserimento/aggiornamento/permanenza nelle graduatorie ad esaurimento per il biennio 2007/2009;
nonché consentendo, con riserva da sciogliere entro il 30 giugno 2011, l'inserimento per: docenti immatricolati nell'anno accademico 2009/2010 presso i conservatori di musica e gli istituti musicali pareggiati al terzo corso biennale abilitante di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di strumento musicale nella scuola media (classe di concorso 77/A) e con riserva da sciogliere in occasione dei successivi aggiornamenti per i docenti immatricolati dal 2008 al 2010, ai corsi di laurea in scienze della formazione primaria.
(2-01079)
«Di Pietro, Donadi, Zazzera, Di Giuseppe».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
in tre anni sono ben 142 i posti tagliati nella scuola primaria della provincia di Sondrio. La riduzione dell'organico di diritto attuata quest'anno per il 2011/2012, con 82 maestre in meno, si è rivelata l'ultimo e più pesante colpo di scure sul sistema scuola della Valtellina e Valchiavenna;
le conseguenze dei tagli attuati si ripercuotono sulla didattica, con il ridimensionamento dell'offerta formativa creata con l'introduzione delle pluriclassi, un modello che sembrava superato negli anni ed è invece tornato in auge, oltre ad un'organizzazione del lavoro difficoltosa di tutto il personale, dai presidi alle maestre, costrette a fare salti mortali, spostandosi da un plesso all'altro, per garantire il servizio;
oltre alle conseguenze sul fronte dell'offerta didattica che si riflettono sulla crescita educativa degli alunni, i tagli prodotti dalla riforma comportano la forte riduzione del personale, con 70 maestri senza posto di ruolo, oltre all'impossibilità di effettuare supplenze annuali;
la situazione generale non solo crea allarmismo nella scuola e tra i docenti, ma interessa anche le famiglie e tutta la comunità locale;
il dimensionamento sostenuto dalla riforma Gelmini si concretizza solo come una manovra finanziaria che non colpisce lo spreco a partire dal Ministero in giù, ma affonda i tagli nell'organo che eroga direttamente il servizio scolastico;
la definizione dell'organico di diritto provinciale, se da una parte non ha interessato la chiusura di plessi scolastici, dall'altra ha comportato la creazione di numerose pluriclassi, che riuniscono bambini iscritti alla classe prima con compagni più grandi di età -:
quali iniziative normative si ritengano utili al fine di rivedere i limiti minimi

del numero di alunni per classe e pluriclasse nei territori montani, garantire gli standard qualitativi dell'offerta educativa e concedere adeguate risorse finanziarie per il normale funzionamento didattico ed amministrativo.
(2-01074) «Volontè».

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Comitato referendario «Vota sì per fermare il nucleare» ed associazioni ambientaliste hanno denunciato il fatto che, a distanza di circa un mese dalla scadenza referendaria, è in corso un ciclo di incontri nelle scuole promosso dalla Fondazione di Umberto Veronesi denominato «I giorni della scienza»;
Umberto Veronesi è presidente anche dell'Autorità sulla sicurezza nucleare ed il ciclo di incontri sarebbe fortemente schierato su tesi pro-nucleariste;
il ciclo di incontri vedrebbe anche un coinvolgimento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca -:
se corrisponda al vero quanto riferito in premessa;
nel caso, in che forme il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca abbia sostenuto il ciclo di incontri ed, in particolare, se siano stati stanziati finanziamenti, e di che entità, per l'iniziativa.
(4-11889)

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alla luce di evidenze di stampa, nonché di specifiche delibere amministrative l'asilo infantile-scuola materna del comune di Bianzè nella provincia di Vercelli, negli ultimi mesi risulta essere stato oggetto di dinamiche riorganizzative poco chiare da parte dell'amministrazione comunale;
il suindicato istituto scolastico è operativo nel comune del Vercellese dal 1865, ed è divenuto nel corso degli anni un riferimento operativo e culturale per il territorio: attualmente è una scuola materna legalmente riconosciuta che ha ottenuto la parità scolastica, nonché il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato, quale associazione non perseguente fini di lucro, il cui consiglio di amministrazione è composto da cittadini che svolgono attività di volontariato;
lo stesso istituto è espressione della collettività locale e costituisce occasione per il concreto esercizio di primari diritti, personali e comunitari, di iniziativa sociale, di libertà educativa e religiosa;
sono iscritti all'istituto sia bambini di Bianzè che quelli dei comuni adiacenti; la struttura è un riferimento scolastico non trascurabile segnatamente per i bambini svantaggiati per ragioni psicofisiche, familiari e sociali;
infatti, molteplici sono i progetti e le attività innovative perseguite dalla struttura nel corso degli anni soprattutto nei confronti dei bambini meno abbienti e di quelli portatori di disabilità nei confronti dei quali sono stati predisposti dei programmi assistenziali completamente gratuiti;
a partire dall'anno scolastico 2007/08 è stata ulteriormente attivata una sezione «primavera» che accoglie i bambini che non hanno ancora l'età per frequentare la scuola materna: un servizio particolarmente apprezzato dai cittadini e che ha accolto i consensi degli utenti;
attualmente sono iscritti all'istituto circa 46 alunni, di cui dieci nella sezione

«primavera» ed in vista del prossimo anno sono pervenute presso lo stesso circa 33 iscrizioni;
la presidente dell'istituto che ha svolto con abnegazione e competenza il suo ruolo di coordinamento ed organizzazione, ha evidenziato nel 2010 all'amministrazione comunale, la difficoltà di proseguire tale attività per motivi familiari;
a seguito di tale evidenza interlocutoria, il sindaco ha sottoposto al consiglio comunale la proposta di trasformare l'asilo infantile in una scuola materna statale;
nonostante l'indisposizione della presidente fosse venuta meno nel novembre del 2010, l'amministrazione comunale non ha inteso prenderne atto e ha proceduto con le dinamiche di risoluzione anticipata della convenzione con l'asilo, sebbene non risultino sussistenti ragioni ostative alla permanenza dell'originaria struttura scolastica;
il sindaco del comune vercellese avrebbe evidenziato la volontà di procedere all'istituzione di una scuola materna pubblica, adducendo la scusante dei costi elevati di gestione dello storico asilo: ma a tal riguardo risulta all'interrogante che i costi annui di un'eventuale nuovo servizio a carico dello Stato passeranno dagli attuali 560 euro a 6.100 euro per bambino;
alla suindicata criticità si aggiungerebbe quella dell'impossibilità da parte di una struttura scolastica pubblica di ospitare una sezione «primavera» in virtù anche di un ulteriore aggravio di costi, per cui la destituzione dell'attuale istituto e la sua trasformazione in una nuova struttura comporterebbero non trascurabile onere a carico delle casse del comune e dei cittadini, a cui si aggiungerebbe un'evidente quanto non proporzionale riduzione del livello di servizi forniti all'utenza;
ai suindicati aspetti si aggiunge il fatto che non risultano all'interrogante essere state attivate tutte le procedure del caso, propedeutiche all'istituzione di una scuola materna né tantomeno risulta esserci stato un coinvolgimento o una condivisione delle nuove direttive con i referenti della struttura originaria, dell'associazione o del consiglio dei genitori;
all'interrogante risulta essere stata attivata una raccolta di firme da parte della cittadinanza che si sta mostrando pesantemente indignata nei confronti di una scelta che appare impropria e ingiustificata da parte del sindaco;
in data 9 maggio 2011 con una delibera della giunta, il comune si è impegnato ad istituire due nuove sezioni di scuola dell'infanzia statale già teoricamente operative dal 1o settembre 2011;
risulta all'interrogante che l'ufficio scolastico regionale in una nota del gennaio 2011 avrebbe evidenziato «l'incertezza sulla concreta possibilità di attivare la scuola statale» e quello provinciale, qualche giorno dopo, avrebbe evidenziato che: «questo Ufficio non ha proceduto ad autorizzare nessuna nuova sezione di scuola dell'infanzia»;
alcune notizie diramate a mezzo stampa da alcuni quotidiani locali avrebbero annunciato la presenza del Ministro interrogato all'inaugurazione della nuova struttura nel comune di Bianzè inizialmente nella giornata del 6 maggio 2011. Successivamente l'amministrazione comunale ha annunciato la presenza del Ministro per il 10 maggio 2011, ma in nessuna delle due occasioni il Ministro ha presenziato nel comune di Bianzè -:
se sia a conoscenza di tutte le criticità evidenziate in premessa;
se siano state espletate tutte le procedure riconosciute dalla normativa vigente propedeutiche all'istituzione di una scuola materna pubblica e se, a tal riguardo, si ritenga che possano esserci le risorse disponibili per attivare un nuovo asilo statale presso il comune di Bianzè.
(4-11894)

TESTO AGGIORNATO AL 18 MAGGIO 2011

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

BIASOTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 104 del 5 febbraio 1992 (legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) stabilisce, all'articolo 24, che tutte le opere edilizie riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico debbano essere concepite e realizzate senza la presenza di barriere architettoniche, mentre, all'articolo 26, prevede la realizzazione di tutti gli interventi necessari per garantire alle persone handicappate la possibilità di muoversi sul territorio;
l'articolo 3 della Costituzione impone di «rimuovere» gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana;
il decreto del Presidente della Repubblica - 24 luglio 1996, n. 503, «Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici» stabilisce, tra l'altro, all'articolo 1, che per barriere architettoniche si intendono: (a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea; (b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti; (c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi;
alla fine del marzo 2002 si è svolta a Madrid una conferenza europea organizzata dalla presidenza spagnola e della Commissione dell'Unione europea sul tema della non discriminazione delle persone disabili e delle azioni positive in loro favore, a chiusura della quale è stata presentata ai più di 400 partecipanti (rappresentanti delle istituzioni europee, dei Governi nazionali, delle parti sociali, del mondo della comunicazione e delle organizzazioni delle persone disabili) la dichiarazione di Madrid sull'inclusione sociale delle persone con disabilità. La dichiarazione di Madrid elenca i princìpi fondamentali a cui dovranno ispirarsi tutte le attività che riguarderanno l'anno europeo del disabile, princìpi che dovrebbero perdurare nel tempo, per sostenere non solo i disabili, ma tutti i cittadini. La dichiarazione infatti asserisce che la disabilità appartiene alla dimensione dei diritti umani:
a) le persone disabili vogliono pari opportunità e non beneficenza;
b) discriminazione ed esclusione sociale sono il risultato delle barriere erette dalla società;
c) le persone disabili costituiscono una cittadinanza invisibile;
d) le persone disabili costituiscono un gruppo differenziato;
e) l'inclusione sociale è il risultato non solo della non discriminazione, ma anche delle azioni positive. La dichiarazione invita fortemente i Paesi dell'Unione a rivedere le proprie legislazioni ed a favorire una reale integrazione dei cittadini disabili in tutti i settori della vita privata, sociale ed economica;
in località Fabiano Alto abita un ragazzo affetto da tetraparesi spastica al 100 per cento, Michele Pieretti, avendo un grave handicap motorio, deve essere trasportato a peso per una lunga scalinata pubblica per raggiungere la strada, dove un automezzo può condurlo in città;

nel 2003 è stata presentata un'interpellanza, all'attenzione del consiglio comunale di La Spezia cui sono seguite un ordine del giorno, nel 2003, approvato all'unanimità, e un'interrogazione, nel 2007, con l'intenzione di sensibilizzare il comune di La Spezia ed ottenere un intervento atto a superare questi gravi ostacoli;
dal 2003 ad oggi, nonostante le dichiarazioni di interesse espresse dal comune di La Spezia e i sopralluoghi eseguiti dai tecnici comunali, nell'arco di otto anni l'amministrazione spezzina non è stata in grado di attuare un intervento in grado di superare gli ostacoli descritti;
recentemente è nato un movimento di opinione creato su facebook denominato: «Abbattiamo le barriere architettoniche per Michele Pieretti», movimento a cui hanno aderito in meno di due settimane oltre 1600 persone che chiedono a gran voce l'abbattimento delle barriere architettoniche della strada che porta all'abitazione di Michele Pieretti;
dall'ultimo rapporto ISTAT emerge che in Italia 2 milioni e 609 mila persone sono affette da disabilità e di queste 700 mila hanno difficoltà di movimento e circa 376 mila non sono in grado di svolgere in autonomia le attività di cura della persona;
il caso segnalato è emblematico di molte situazioni di difficoltà in cui vengono a trovarsi le persone diversamente abili -:
se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire la piena e corretta applicazione della legge n. 104 del 1992, con particolare riferimento alla mobilità dei cittadini portatori di handicap;
se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi di casi simili a quello descritto in premessa sul territorio nazionale.
(3-01643)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CODURELLI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la convenzione sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006 favorisce l'esercizio del diritto al lavoro dei disabili, promuovendo l'adozione di misure ed incentivi rispondenti alle esigenze individuali ed eterogenee delle persone disabili, anche sui luoghi di lavoro;
il regolamento (CE) n. 800/2008 della Commissione dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato comune in applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato (regolamento generale di esenzione per categoria);
l'articolo 13 della legge 12 marzo 1999, n. 68, così come sostituito dall'articolo 1, comma 37, lettera c), della legge 24 dicembre 2007, n. 247, prevede l'istituzione presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili ed, in particolare, al comma 1, prevede che le regioni e le province autonome possono concedere un contributo all'assunzione, a valere sulle risorse del Fondo e nei limiti delle disponibilità del Fondo stesso, per ogni lavoratore disabile assunto a tempo indeterminato, attraverso le convenzioni di cui all'articolo 11 della medesima legge n. 68 del 1999;
l'articolo 12-bis della legge 12 marzo 1999, n. 68, prevede che gli uffici competenti possono stipulare con i datori di lavoro privati tenuti all'obbligo di assunzione di cui all'articolo 3 comma 1, lettera a), della citata legge n. 68 del 1999 (soggetti conferenti) apposite convenzioni, finalizzate all'assunzione di soggetti disabili che presentino particolari caratteristiche e difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario, a fronte del conferimento di commesse di lavoro e contestuale assunzione del soggetto disabile da parte del soggetto conferente;
la direttiva 2000/78 del Consiglio dell'Unione europea, del 27 novembre 2000,

ha stabilito «un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro». Al punto 12 della premessa tale direttiva specifica che «qualsiasi discriminazione diretta o indiretta basata su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuale nei settori di cui alla presente direttiva dovrebbe essere proibita in tutta la Comunità». L'articolo 5 della direttiva recita che «per garantire il rispetto del principio della parità di trattamento dei disabili, sono previste soluzioni ragionevoli. Ciò significa che il datore di lavoro prende i provvedimenti appropriati, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, per consentire ai disabili di accedere ad un lavoro, di svolgerlo o di avere una promozione o perché possano ricevere una formazione, a meno che tali provvedimenti richiedano da parte del datore di lavoro un onere finanziario sproporzionato. Tale soluzione non è sproporzionata allorché l'onere è compensato in modo sufficiente da misure esistenti nel quadro della politica dello Stato membro a favore dei disabili»;
il nostro Paese è stato deferito alla Corte di giustizia continentale perché in Italia manca una norma che obblighi i datori di lavoro a prevedere soluzioni ragionevoli per le persone con disabilità affinché possano avere pari opportunità nell'accesso al lavoro nonostante la direttiva 2000/78 sia stata recepita con il decreto legislativo 216 del 2003, tale provvedimento non è stato ritenuto adeguato e sufficiente. Infatti, si legge in una nota ufficiale prodotta dalla Commissione europea, a tutt'oggi «l'ordinamento italiano non contiene una norma generale che imponga al datore di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli per i portatori di qualunque tipo di disabilità e per tutti gli aspetti dell'occupazione»;
nonostante ciò, sempre più spesso si apprende delle violazioni alla legge n. 68 del 1999. Solo a Milano e provincia, nel 2010 sono state 400 le imprese che anziché assumere un disabile, in base alla normativa specifica, hanno preferito pagare le multe loro comminate. Nel territorio più industrializzato d'Italia, spetterebbero di diritto ai disabili 18.750 posti di lavoro, quelli che di fatto sono stati assegnati sono solo 6.103. Si stima inoltre che siano finiti solo nelle casse della regione Lombardia 40 milioni di euro, 10 in più rispetto al passato;
tale situazione riguarda anche gli enti pubblici e non solo le aziende private. Risulta infatti che la provincia di Cuneo non sta adempiendo alla legge n. 68 del 1999, concernente le norme per il diritto al lavoro dei disabili: mancano infatti 16 persone in base alla legge n. 68 e 2 per le categorie protette. Inoltre, secondo l'ufficio stampa della provincia, mancherebbero i fondi per arrivare al totale stabilito di 51 dipendenti;
il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha più volte precisato che il blocco previsto dal decreto anticrisi non colpisce le assunzioni obbligatorie dei lavoratori disabili. I fatti citati, ad avviso dell'interrogante, smentiscono tali dichiarazioni;
le aziende con più di 16 dipendenti hanno l'obbligo di assumere personale disabile, ma molte si fermano alla prima assunzione e poi ricorrono all'esonero, pagando la sanzione giornaliera (51 euro) per ogni posto lasciato libero, come prescritto dalla legge n. 68. Inoltre, oltre a non assumere, a detta delle cooperative sociali, appena si può si licenzia il personale disabile;
la Confindustria si giustifica sostenendo che, per quanto sia vero che bisognerebbe garantire loro posti di lavoro, occorre considerare che spesso si generano problematiche di sicurezza legate al fatto che dimenticano di dotarsi delle adeguate protezioni. In secondo luogo, si ritiene che l'introduzione obbligatoria in ambienti ristretti (di pochi dipendenti), porti a far sì che siano in un certo qual modo emarginati;
la normativa italiana fa obbligo di assumere un numero determinato di persone

portatrici di handicap a seconda del numero complessivo di dipendenti. Da un minimo di 1 (imprese con dipendenti in numero tra 15 e 35) ad un massimo del 7 per cento sul totale (imprese con dipendenti superiori a 150). L'assunzione, tra l'altro, consente alle imprese anche di avere agevolazioni fiscali -:
se siano a conoscenza della grave situazione esposta in premessa e a fronte di tali violazioni della legge n. 68 del 1999 come intendano intervenire al fine di garantire alle persone con disabilità il diritto al lavoro così come previsto dalla legislazione vigente, dalla convenzione per i diritti dei disabili e dalle direttive europee.
(5-04738)

FEDRIGA, MUNERATO e BONINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i «voucher» sono riconosciuti dalla categoria datoriale di lavoro un validissimo strumento per prestazioni occasionali, che soddisfa esigenze di flessibilità e al contempo di regolarità contributiva;
tale efficacia è stata riconosciuta anche dal legislatore, che nel tempo è intervenuto con diverse modifiche normative volte ad ampliare la platea dei committenti ed il campo di applicazione dei buoni-lavoro;
tuttavia, gli aggiornamenti normativi al decreto legislativo n. 276 del 2003, che ha introdotto nel nostro ordinamento le prestazioni di lavoro accessorio, e le relative circolari applicative hanno creato non poca confusione ed incertezza, in particolare per le aziende che si occupano di servizi di accoglienza in occasione di eventi sportivi, fieristici e spettacolistici in genere;
il vigente articolo 70 del citato decreto legislativo n. 276 del 2003, infatti, prevede, al comma 1, lettera d), la possibilità di utilizzo dei voucher per «manifestazioni sportive, culturali, fieristiche (...)», mentre la circolare Inps n. 88/2008 prevede un vincolo non rinvenibile nella normativa generale di cui al menzionato articolo 70, ovvero che «le prestazioni occasionali accessorie devono essere svolte solo direttamente a favore dell'utilizzatore della prestazione, senza il tramite di intermediari»;
è altresì vigente il decreto ministeriale del 24 febbraio 2010 del Ministero dell'interno, che integrando e modificando il precedente decreto ministeriale dell'8 agosto 2007, cosiddetto «decreto steward», ha precisato che «(...) le società sportive ... e le altre società appaltatrici dei servizi possono ricorrere a tutte le forme di lavoro subordinato, compreso il lavoro intermittente, e a prestazioni di lavoro occasionale accessorio di cui al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276»;
il combinato delle norme citate ha di fatto creato che le sedi Inps non rispondano in maniera univoca alla richiesta di voucher da parte di aziende che svolgono servizi di assistenza/hostess in regime di appalti, giacché talune sedi respingono la richiesta di voucher proprio perché il servizio reso è in regime di appalto e pertanto non conforme alla circolare n. 88/2008, altre invece, sono pronte a concederli solo per gli steward e tra questi solo a coloro che hanno prestato servizio in stadi con capienza maggiore a 7.500 posti, rifiutando il rilascio per hostess e per addetti all'accoglienza che hanno svolto attività per manifestazioni fieristiche e culturali;
il Governo già con l'ordine del giorno n. 9/4086/37, accolto lo scorso 25 febbraio 2011, si era impegnato ad intervenire in merito alla questione illustrata -:
se e quali provvedimenti di propria competenza abbia adottato o intenda celermente adottare al fine di fornire una chiara ed univoca interpretazione in merito all'utilizzo di voucher da parte di aziende che svolgono servizi in regime di appalto presso stadi, impianti fieristici ed eventi culturali.
(5-04739)

BOCCIA, GINEFRA, MASTROMAURO, VICO, BORDO, BELLANOVA, GRASSI, CAPANO, LOSACCO e CONCIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con determinazione della ripartizione amministrativa del comune di Bisceglie n. 223 del 25 marzo 2011 (avente ad oggetto «Attivazione dei tirocini di formazione e di orientamento ex articolo 18 Legge 196/97. Convenzione con la Provincia di Bari»), sono state approvate «le Convenzioni di Tirocinio di Formazione ed Orientamento [...] stipulate tra il Comune di Bisceglie e la Provincia di Bari, in collaborazione con il Centro Territoriale per l'Impiego, per l'attivazione dei tirocini formativi e di orientamento ex articolo 18 Legge n. 196/97, finalizzati ad agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro, in favore di un numero di 12 (dodici) tirocinanti [...]»; le convenzioni approvate prevedono l'erogazione, in favore dei tirocinanti, di un buono formativo dell'importo di euro 750 mensili ciascuno, per la durata di 6 mesi prorogabili;
le convenzioni di tirocinio di formazione ed orientamento stabiliscono che il tirocinio può essere attivato con: a) lavoratori con ammortizzatori sociali o in mobilità o che hanno cessato un'attività imprenditoriale senza sostegno al reddito, disoccupati di lunga durata iscritti nelle anagrafi dei centri per l'impiego; b) giovani inoccupati e disoccupati fino a 34 anni iscritti nelle anagrafi dei centri per l'impiego; c) inoccupati e disoccupati con basso titolo di studio iscritti nelle anagrafi dei centri per l'impiego;
l'articolo 97 della Costituzione stabilisce che «i pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità dell'amministrazione»;
nella suddetta determinazione dirigenziale sembrerebbero rilevarsi anomalie nell'applicazione dei criteri di scelta dei tirocinanti;
in particolare, l'atto comunale reca la firma del dirigente della ripartizione amministrativa del comune di Bisceglie dottor Camero che, al contempo, riveste la carica di assessore provinciale al lavoro (per il partito la «Puglia Prima di Tutto») e svolge l'attività politica a sostegno della coalizione cittadina di centrodestra (in particolare quale «organizzatore»/«animatore» della lista civica «I Biscegliesi» che sostiene il sindaco uscente alle prossime elezioni comunali del 15 e 16 maggio 2011);
tra i 12 tirocinanti individuati nell'atto comunale la maggior parte sono direttamente candidati alle elezioni comunali nelle liste che sostengono il sindaco Spina, che concorre a ricoprire la stessa carica alle prossime elezioni comunali, mentre altri sono legati da vincoli parentali con amministratori provinciali e comunali, anch'essi candidati alle elezioni comunali nelle liste che sostengono il sindaco Spina;
tra i 12 tirocinanti individuati nell'atto comunale vi sarebbe il segretario politico cittadino di una forza politica di centrodestra che sostiene il sindaco uscente alle prossime elezioni comunali;
tra i tirocinanti individuati nell'atto comunale alcuni svolgerebbero già una propria attività professionale;
anche il coordinatore della commissione paesaggistica comunale (nominato dal sindaco per tale ruolo in ragione dell'attività professionale svolta con esperienza) figurerebbe tra i tirocinanti individuati nell'atto comunale;
tra i tirocinanti individuati nell'atto comunale figurano anche persone di oltre 50 anni che, per ragioni di età, purtroppo, difficilmente potranno avere sbocchi professionali nella pubblica amministrazione dopo il tirocinio di formazione e di orientamento;
i tirocini formativi hanno avuto inizio il 15 aprile 2011, in concomitanza con l'inizio della campagna elettorale;

le anomalie e i motivi di incompatibilità e di contrarietà alle leggi nel procedimento per l'attivazione dei tirocini formativi presso il comune di Bisceglie stanno provocando un grave allarme e un diffuso sconcerto specialmente nel mondo giovanile biscegliese -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se ritenga che siano stati rispettati tutti i criteri atti ad individuare i soggetti che svolgono i tirocini formativi presso il comune di Bisceglie e come intenda garantire il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione dei tirocini stessi.
(5-04744)

Interrogazioni a risposta scritta:

PORTA, BUCCHINO, GIANNI FARINA, GARAVINI, FEDI e NARDUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Brasile, il pagamento di alcune centinaia di pensioni INPS del mese di marzo, diventate 8.000 su 8.300 nel mese di maggio, è stato affidato alla rete degli sportelli della Western Union, in alternativa alla rete convenzionata del Banco do Brasil e Bradesco, senza che gli interessati siano stati informati in modo adeguato, nonostante la dichiarazione dell'ente affidatario dei pagamenti, l'ICBPI, di avere indirizzato una comunicazione ai consolati italiani;
in Argentina è accaduta la stessa cosa, con l'aggravante che il numero dei pensionati INPS è notevolmente più alto, superando abbondantemente le 30.000 unità e coinvolgendo dunque una massa notevole di famiglie in condizioni di bisogno;
le motivazioni di questa scelta esposte nei Paesi interessati dai rappresentanti dell'ICBPI collegherebbero la decisione all'esigenza di verificare l'esistenza in vita dei beneficiari delle pensioni mediante la presentazione diretta agli sportelli bancari, in alternativa alla documentazione di rito, e con l'impegno di fare tornare i pensionati alla rete convenzionata una volta compiuto l'accertamento;
nei casi di persistente e provata impossibilità degli interessati a presentarsi fisicamente agli sportelli erogatori, è stata resa più complessa la documentazione formale che i procuratori debbono esibire per potere riscuotere al posto dei titolari delle pensioni, o previsti contatti diretti con gli uffici INPS, piuttosto complicati tecnologicamente e tali comunque da comportare un certo lasso di tempo prima di dare esiti concreti;
l'inaspettato spostamento di anziani dagli sportelli abituali, presso i quali in genere essi avevano attivato anche conti correnti nei quali far transitare l'importo delle pensioni, a nuove e più distanti località (la rete Western Union è più limitata di quelle convenzionate) sta comportando intuibili e diffusi disagi soprattutto nelle maggiori conurbazioni urbane e sta accentuando i problemi di sicurezza già evidenti soprattutto in alcuni paesi dell'America Latina;
l'inadeguata informazione e l'accentuato rigore delle verifiche formali provocano in non pochi casi l'impossibilità di riscuotere alle date fissate, con conseguenze serie per il regime familiare di persone che spesso possono contare solo o prevalentemente su quella fonte di reddito, per altro limitata;
la Western Union paga le pensioni in euro esclusivamente in moneta locale, sicché non è da escludere che il cambio operato automaticamente comporti anche una perdita di valore dell'importo della pensione -:
se non ritenga di verificare con l'amministrazione dell'INPS i tempi di tale operazione, sollecitando la stessa a operare con procedure semplificate al fine si superare al più presto la situazione di disagio che si è determinata per decine di migliaia di pensionati;
se non ritenga di rappresentare all'INPS, in particolare, l'opportunità di consentire

alle donne in possesso di una documentazione diversa a causa dell'acquisizione del nome del marito di poter esibire un certificato di matrimonio da cui tale situazione risulta e un'attestazione del consolato che evidenzi trattarsi della stessa persona.
(4-11875)

PEDOTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 30 aprile 2008 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 «Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro», che prevede numerosi decreti applicativi, fra i quali si segnalano quelli previsti all'articolo 3, relativi all'ambito di applicazione del decreto stesso, quelli previsti dall'articolo 13, relativi all'individuazione di ulteriori attività lavorative comportanti rischi particolarmente elevati, quelli previsti all'articolo 14, relativi al contrasto del lavoro irregolare e per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, nonché quelli previsti agli articoli 45 e 46, relativi al primo soccorso e alla prevenzione degli incendi;
il decreto legislativo del 9 aprile 2008, n. 87, riveste, quindi, un'importanza fondamentale per una maggiore sicurezza di tutti i lavoratori;
lo stato di applicazione del decreto legislativo risulta, invece, confuso, in quanto dei numerosi decreti applicativi previsti alcuni risultano emanati, altri invece risultano in via di emanazione ed altri ancora risultano essere stati oggetto di proroga dei termini -:
quale sia, allo stato attuale, lo stato di applicazione del decreto legislativo di cui in premessa, quali siano gli atti emanati e quale sia l'iter di quelli in corso di emanazione e di quelli oggetto di proroga dei termini.
(4-11895)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riferisce l'agenzia «Adnkronos» l'11 maggio 2011, un operaio di 37 anni, il signor Giuseppe Esposito, è morto dopo essere precipitato dal tetto di un capannone sul quale stava installando pannelli fotovoltaici, a Minturno, in provincia di Latina;
secondo i primi accertamenti effettuati dai carabinieri, l'uomo stava eseguendo lavori di installazione di pannelli fotovoltaici per conto di una ditta del posto, quando è precipitato da un'altezza di 12 metri -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica degli incidenti;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-11915)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come ha riferito l'agenzia di informazioni «Dire» il 13 maggio 2011, a Lanciano, in provincia di Chieti, si è verificato un grave incidente sul lavoro, che ha provocato due vittime, due operai edili stranieri, uno di nazionalità ucraina, l'altro albanese;
secondo le prime informazioni sembrerebbe che i due operai siano rimasti

schiacciati da un una parete di legno del peso di alcuni quintali che stavano montando in un cantiere -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica degli incidenti;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-11916)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riferisce l'agenzia «ANSA» in un suo dispaccio da Marsala il 9 maggio 2011 il signor Angelo Vitello, 37 anni, geometra, componente di un'equipe tecnica di un'impresa privata a cui la direzione dell'ospedale «Borsellino» di Marsala aveva affidato l'incarico di manutenzione dell'impianto elettrico, è deceduto dopo essere precipitato da un terrazzo del settimo piano il signor Vitello, secondo quanto avrebbe riferito un compagno di lavoro, stava ispezionando l'impianto dell'ascensore, quando improvvisamente è stato scaraventato nel vuoto, probabilmente da una folata di vento -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica degli incidenti;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non e esagerato definire una strage.
(4-11917)

GIANNI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un articolo del Sole 24 ore, pagina 26, del 15 maggio 2010, si riportavano i dati della relazione della Corte dei conti in relazione al disavanzo dell'Inpdap;
in tale articolo si rendeva noto che nel 2008 l'Inpdap aveva registrato un disavanzo di 5,3 miliardi di euro e si prevedeva che nel 2010 il conto economico si sarebbe chiuso con un disavanzo di 8,1 miliardi;
nella relazione della Corte dei conti si afferma che il passivo è determinato in gran parte da fattori esogeni e che di conseguenza i margini di manovra dell'Inpdap per riportare i conti in ordine sono di minima entità;
l'86 per cento dello sbilancio è dovuto alla differenza tra entrate contributive e uscite per prestazioni, un problema strutturale stretto tra il blocco del turn over essenziale per evitare l'aumento delle uscite ha l'effetto collaterale di prosciugare progressivamente le entrate dell'istituto di previdenza -:
quali iniziative intenda intraprendere per affrontare il rilevante disavanzo dell'Inpdap che nel 2010 dovrebbe avere raggiunto la cifra enorme di 8,1 miliardi di euro;
quali siano le voci di uscita che determinano il rilevante disavanzo, a quanto ammontino le entrate e da quali voci queste siano costituite.
(4-11946)

GIANNI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel corso del 2010 l'associazione Codacons ha avviato una class action che coinvolge 2 milioni di pensionati, questa riguarda chi percepisce la doppia pensione

dell'Inpdap una ordinaria e l'altra in quanto superstite del coniuge, e che si è visto decurtare l'indennità integrativa speciale;
con indennità integrativa speciale nel pubblico impiego si intende l'indennità di contingenza ovvero la modalità di recupero del potere di acquisto;
potevano aderire alla class action coloro che erano diventati titolari di pensione prima del 31 dicembre 1994, successivamente la riforma Dini stabilì la decurtazione per legge, ma non i casi in cui uno o entrambe le pensioni erano erogate da enti diversi dell'Inpdap;
già prima del 1994, quindi prima della legge Dini, l'Inpdap riconosceva l'indennità integrativa speciale solo ad una delle due pensioni ed in particolare veniva pagata intera sulla pensione di importo maggiore ma decurtata del 60 per cento su quella minore;
in passato la maggioranza delle sentenze delle Corte dei conti regionali hanno ritenuto scorretto tale comportamento da parte dell'Inpdap, tra i giudici monocratici le sentenze sono state contraddittorie e anche la corte di appello ha pronunciato due sentenze opposte;
la Corte costituzionale intervenne in materia e questa ritenne non corrette sia le singole decisioni dell'Inpdap che della Corte dei conti nei casi contestati, e dichiarò incostituzionale la disposizione della legge finanziaria per il 2007 che aveva ratificato il taglio dell'indennità integrativa speciale;
la sentenza della Corte costituzionale non ha in ogni caso precluso il contenzioso che è continuato con ricorsi che hanno avuto esiti contraddittori;
da qui la decisione del Codacons di avviare una class action -:
quali sono gli esiti della class action avviata dal Codacons nel corso del 2010;
se non ritenga necessario e improcrastinabile dare seguito alla sentenza della Corte costituzionale che ha, peraltro, dichiarato incostituzionale la disposizione della legge finanziaria per il 2007 che aveva dato copertura di legge al taglio dell'indennità integrativa speciale per i soggetti in premessa nel periodo precedente alla approvazione della legge di riforma Dini.
(4-11948)

PALADINI, ANIELLO FORMISANO, DONADI, BORGHESI e EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento all'approvazione delle cosiddette finestre mobili e quindi al concreto aumento dell'età pensionabile per chi, pur avendo maturato i requisiti per il percepimento del trattamento pensionistico, si troverà ad attendere fino ad un anno prima di avere concretamente la pensione;
gli interroganti sono preoccupati per la situazione critica che si verrebbe a creare per quei lavoratori (per alcuni si è già creata) ai quali sta per scadere la cassa integrazione o la mobilità, che quindi si troverebbero nella situazione paradossale di non poter più usufruire degli ammortizzatori sociali nello stesso tempo, per effetto delle cosiddette finestre mobili, di non poter accedere alla pensione pur avendone i requisiti, con grave danno per loro e per le loro famiglie, poiché rimarrebbero privi di qualsiasi fonte di reddito;
anche in Commissione lavoro è stata approvata una risoluzione che impegna il Governo, nell'ambito dell'intesa Stato-regioni, a cercare di affrontare l'argomento e tutelare questa categoria di lavoratori;
anche sulle cifre di coloro che hanno maturato l'età di pensione, ma non ancora l'effettività della prestazione previdenziale non c'è chiarezza; sembrerebbe infatti che le stime iniziali di un massimo di 10 mila soggetti che si troverebbero nelle condizioni esposte sopra siano state abbondantemente

superate e si arriverebbe quasi al doppio, per un totale di circa 20 mila lavoratori coinvolti -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative intenda assumere, anche con effetti retroattivi, per quei lavoratori che già oggi sono senza fonti di reddito, per risolvere questa situazione e per non lasciare sprovvisti da reddito i lavoratori che rimangono senza la copertura degli ammortizzatori sociali e che, pur avendo maturato i requisiti per la pensione, non possono usufruirne a causa delle finestre mobili.
(4-11949)

...

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta immediata:

ARGENTIN, MIOTTO, MARAN, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, POMPILI e META. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto segnalato agli interroganti da parte di alcuni cittadini portatori di handicap, in occasione del concerto tenutosi a Roma, in Piazza San Giovanni, nella ricorrenza della festa dei lavoratori, a differenza di quanto verificatosi negli anni passati, il numero dei posti riservati alle persone su sedia a rotelle risultava fortemente limitato e con una collocazione che rendeva problematica la piena fruizione dello spettacolo;
al riguardo, sembrerebbe che l'amministrazione comunale non si sia fatta carico della necessaria verifica delle modalità di accesso e sistemazione degli spettatori disabili;
assicurare la parità delle opportunità attraverso la garanzia della dignità e il rispetto della persona disabile, la sua autonomia e la sua partecipazione alla vita civile e politica del Paese, per una «vita indipendente» è alla base della strategia a lungo termine dell'Unione europea e, in tale chiave, il Parlamento italiano ha approvato in questa legislatura la legge 3 marzo 2009, n. 18, «Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità»;
il perseguimento dei richiamati obiettivi deve vedere il pieno impegno di tutte le amministrazioni pubbliche, statali e locali, non solo nell'attività di vigilanza, ma anche in quella della promozione della cultura della partecipazione e valorizzazione delle persone con disabilità -:
quali siano i dati a disposizione del Governo circa i fatti sommariamente riportati in premessa e se, in particolare, siano state svolte tutte le funzioni proprie delle amministrazioni interessate ai fini del rispetto della lettera e dello spirito della normativa in materia di accesso e partecipazione delle persone con disabilità a spettacoli, concerti e manifestazioni sportive.
(3-01648)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
un insetticida molto impiegato in agricoltura è entrato a far parte della «lista nera» degli inquinanti organici persistenti (POPs) delle Nazioni Unite, che verranno eliminati dal mercato il prossimo anno;
si tratta dell'endosulfan, un insetticida neurotossico a base di organoclorine, che è noto per causare danni alla riproduzione e lo sviluppo di animali ed esseri umani ed è impiegato principalmente nel caffè, cotone e thè;

la decisione del ritiro dal mercato è stata presa nell'ambito della conferenza dei 127 Governi facenti parte della convenzione di Stoccolma, sugli inquinanti organici persistenti, in cui il direttore del programma Onu per l'Ambiente (Unep) ha evidenziato la necessità di un sostegno tecnico e finanziario per facilitare la sostituzione dell'endosulfan nei Paesi in via di sviluppo e in quelli le cui economie sono in una fase di transizione -:
se il nostro Paese aderirà alla decisione intrapresa di eliminare, a partire dal prossimo anno, dal mercato l'insetticida diffuso in agricoltura e citato in premessa;
se sussistano reali pericoli per la salute dei consumatori derivanti dai prodotti agricoli attualmente in commercio in Italia che contengono l'insetticida neurotossico ed eventualmente quale sia il livello di gravità;
se infine il Ministro interrogato, intenda intraprendere ulteriori iniziative, oltre a quelle già adottate a livello internazionale ed esposte in premessa, al fine di eliminare completamente l'insetticida suddetto dalla coltivazione e dalla produzione dei prodotti agricoli sopra indicati nel nostro Paese.
(5-04729)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati Eurostat del mese di maggio 2011, nel 2010 il reddito agricolo reale per addetto in Italia è sceso del 2,8 per cento, rispetto a una crescita del 12,3 per cento registrata nell'Europa a 27 nazioni;
risulta pertanto evidente, a giudizio dell'interrogante, un problema di crescita economica nel settore interessato, confermato anche da Confagricoltura, nonostante gli interventi positivi attuati dal Governo nel corso della presente legislatura, a sostegno dell'intera filiera agricola e agroalimentare, Governo che tempestivamente è intervenuto per fronteggiare la crisi economica e finanziaria che ha colpito l'intera Europa;
appare necessario creare le precondizioni affinché le imprese agricole italiane aumentino la loro presenza sui mercati, accrescendo la produzione e riducendo i costi diretti e indiretti, compresi quelli riconducibili alla burocrazia ed ai numerosi rigidi vincoli normativi che complicano oltremodo l'attività del settore agricolo -:
quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di semplificare l'attività burocratica gestionale ed imprenditoriale nel settore agricolo;
se non intenda assumere iniziative in sede europea, nell'ambito delle sue competenze, al fine di prevedere che l'erogazione dei pagamenti comunitari avvenga in forma diretta agli agricoltori, determinando conseguentemente un elemento essenziale per la garanzia del reddito;
se non intenda, infine, assumere iniziative normative per prevedere adeguate misure volte ad incentivare la ricerca e l'innovazione nel settore agricolo, elementi indispensabili al fine di migliorare lo sviluppo e la competitività del comparto in questione.
(5-04735)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo uno studio commissionato dalla Fao, l'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura delle Nazioni unite, ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, ovvero un terzo di quanto viene prodotto ogni anno per il consumo umano, vengono perse o sprecate;
frutta e verdura insieme a radici e tuberi, sostiene il documento Fao, sono gli alimenti che vengono maggiormente sprecati e, per quanto riguarda l'Italia, secondo la Coldiretti, circa 10 milioni di

tonnellate di cibo vengono perse ogni anno, comportando una perdita economica pari a 37 miliardi di euro;
accanto allo spreco, secondo la Fondazione banco alimentare, c'è chi si occupa di recuperare cibo per gli indigenti: nel nostro Paese, solo nel 2010, sono state raccolte 65 mila tonnellate di cibo e quasi 360 mila tonnellate sono state raccolte dalla Federazione europea dei 240 banchi alimentari e distribuite successivamente ai 5 milioni di persone in stato di necessità;
lo spreco di cibo, sostiene il rapporto commissionato dalla Fao, rappresenta un problema dei Paesi industrializzati, assai spesso a livello di venditori e consumatori che gettano nella spazzatura cibo in perfette condizioni che si potrebbe mangiare benissimo;
il rapporto Fao, consiglia, al fine di contrastare gli sprechi, anche in Italia, di effettuare acquisti ridotti e ripetuti di prodotti ortofrutticoli, che, in particolare con l'imminente arrivo dell'estate, sono più a rischio di finire nella spazzatura, verificando l'etichettatura e preferendo le produzioni e le varietà locali e di stagione;
conviene infine, secondo la Fao, mantenere, all'interno delle abitazioni, separati i prodotti agro-alimentari, dividendo quelli che si consumeranno subito da quelli da conservare -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato con riferimento a quanto esposto in premessa;
se non intenda, in prossimità dell'imminente stagione estiva, prevedere un'adeguata campagna informativa, volta a comunicare ai consumatori una serie di suggerimenti al fine di ridurre gli sprechi di cibo, come riportato dal suesposto rapporto della Fao.
(5-04736)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO GENOESE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in queste settimane in Italia si stanno verificando massicce importazioni di prodotti designati «olio extravergine di oliva» e/o «olio di oliva vergine» provenienti da Paesi extra UE (Tunisia, Marocco, Algeria, Turchia) ma anche comunitari (Grecia e Spagna) senza che sui relativi documenti commerciali risulti la designazione dell'origine che, invece, è obbligatoria ai sensi dell'articolo 4 e articolo 9, comma 3, del decreto ministeriale 10 novembre 2009 recante disposizioni nazionali relative alle norme di commercializzazione dell'olio di oliva;
tale escamotage stato messo a punto da taluni soggetti i quali, dopo aver importato in Italia tali prodotti dall'estero (spesso di dubbia qualità merceologica e salutistico-nutrizionale) li rivendono a grandi industrie dell'imbottigliamento previa aggiunta sui relativi documenti commerciali in modo fraudolento la dicitura «Prodotto in Italia»;
la conseguenza è che, poiché quella appena trascorsa in Italia è stata un?annata di scarsa produzione di oli extravergini di oliva di buona qualità a causa del decorso invernale sfavorevole unitamente (nel Salento) a massicci attacchi di lebbra dell'olivo (gleosporium olivarum Alm.), taluni operatori della grande industria hanno trovato comunque il modo di continuare ad imbottigliare e ad immettere sul mercato del nostro Paese olio extravergine di oliva falsamente designato in etichette come «made in Italy»;
la fattispecie di cui al decreto ministeriale 10 novembre 2009 all'articolo 9, comma 3, che testualmente prevede che «I documenti utilizzati per la movimentazione degli oli, oltre alla categoria e alla quantità dell'olio, alla data di emissione, nominativo e all'indirizzo dello speditore e del destinatario, riportano le indicazioni di cui all'articolo 5 lettere a) e b), del regolamento» (Reg. CE n. 1019/2002, ndr) non ha la relativa specifica disposizione sanzionatoria (né nel decreto legislativo 30

settembre 2005 n. 225 e neppure nel decreto legislativo n. 109 del 1992) -:
quali provvedimenti o iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-11877)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie della stampa locale del 10 maggio 2011 si apprende che, a distanza di 2 anni dal rogo della Ecorecuperi di Vascigliano di Stroncone, il sindaco ha disposto il divieto di allevare capre entro 5 chilometri dal capannone distrutto dalle fiamme;
la decisione è stata assunta sulla base dei dati forniti dall'Arpa Umbria e dall'istituto zooprofilattico di Umbria e Marche che hanno evidenziato una particolare capacità della specie caprina «a biomagnificare nelle carni la concentrazione di diossina»;
si sta anche procedendo a una progressiva liberalizzazione oltre i 5 chilometri dal capannone della Ecorecuperi mentre non ci sono più vincoli per le altre specie animali -:
se i Ministri interrogati siano al corrente di quanto sopra riportato e quali eventuali iniziative di competenza intendano assumere per la tutela della salute pubblica.
(4-11885)

CIMADORO e DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel settore agricolo-zootecnico è pratica consolidata chiudere accordi tra fornitori di semi lavorati e lavorati (ad esempio sementi, mangimi, concimi, e altro) e coltivatori o allevatori attraverso la forma orale;
è altrettanto consolidata la prassi di bloccare i pagamenti in caso di contestazioni; pagamenti che generalmente dovrebbero avvenire al momento della consegna e della fatturazione, così come, di conseguenza, anche le eventuali contestazioni;
l'attuale crisi economica ha generato una pesante distorsione di questi equilibri secolari, spingendo i coltivatori e gli allevatori a ricorrere allo strumento della contestazione, anche dopo diverso tempo dal momento della conclusione dell'accordo e della consegna, per eccepire, di fatto, il mancato adempimento della prestazione da parte del fornitore;
nel caso particolare dell'allevamento dei suini, gli allevatori, di regola, spostano i tempi di pagamento dei fornitori di mangimi fino all'età adulta dell'animale (circa sei/nove/mesi) e, in particolare, sono soliti subordinare l'entità del pagamento a un dato oggettivamente variabile, ovvero a quanto l'animale risulta di fatto ingrassato. Quest'ultimo elemento, naturalmente, come si è detto, può dipendere da diversi fattori (sanità, igiene, regolarità di erogazione dei pasti, e altro), ma viene fatto capziosamente discendere esclusivamente dalla qualità del mangime al fine di poter contestare il pagamento;
un ulteriore strumento, cui ricorrono ormai normalmente gli allevatori in difficoltà, è quella di aderire, in corso d'opera, ai contratti di soccida o affitto a terzi dell'azienda agricola, così da trasformarsi in prestatori d'opera, e non essere più responsabili dei pagamenti in corso;
qualora i fornitori di mangimi volessero adire le vie legali, devono sottostare a tempi mediamente non inferiori a un anno. Nel frattempo gli allevatori hanno il tempo di vendere gli animali senza dover necessariamente congelare i ricavi in attesa del giudizio dei giudici o degli arbitri camerali -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

se e quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di risolvere la grave crisi economica in cui attualmente versano i fornitori del settore agricolo-zootecnico del nostro Paese e, per quanto di competenza, affinché siano stabilite più eque condizioni per il pagamento delle prestazioni rese.
(4-11887)

CIMADORO e DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la borsa delle carni, relativa a tutti gli animali da macello, si basa su un prezzo ufficiale fissato da una commissione preposta (composta da allevatori, macellatori e mediatori), la quale lo determina sulla base della rilevazione sistematica dei prezzi del venduto al mercato;
è situazione nota che faccia eccezione, costituendo l'unico caso in Europa, il mercato delle carni dei suini, per il quale viene, invece, stabilito, di fatto, dalla suddetta commissione, un prezzo che agli interroganti appare arbitrario. Non esiste nessuna contrattazione prima del listino;
ne consegue che gli allevatori non vengano a conoscenza del prezzo finito del suino fino alla stima ad opera della suddetta commissione, che lo fissa sul listino ufficiale della borsa merci;
inoltre, è consuetudine sempre più sviluppata che i macellatori promettano un premio agli allevatori che garantiscano un numero maggiore di suini rispetto al previsto, di modo che il valore finale sia determinato dal listino visto più l'incentivo promesso;
questo spinge gli allevatori a inflazionare sempre più il mercato, abbassando, di fatto, il prezzo. In buona sostanza il premio diventa un falso incentivo, perché, più animali arrivano al mercato, cioè più aumenta l'offerta, meno valore hanno i capi. Tra l'altro i macellatori, al fine di tenere i prezzi bassi, si rivolgono sempre più spesso all'importazione da mercati esteri più economici, dato il mancato obbligo di tracciabilità nel nostro Paese, come per i bovini;
l'allevatore, quindi, non può conoscere il realizzo del suo investimento all'inizio della filiera, che può anche rivelarsi in perdita, soprattutto se si tratta di animali allevati esclusivamente in Italia, secondo tutte le leggi vigenti e i prezzi dei fornitori italiani, quali i mangimifici -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se e quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di risolvere la grave crisi economica in cui attualmente versano gli allevatori di suini del nostro Paese e, per quanto di competenza, affinché siano ristabilite le corrette procedure per fissare il reale valore di mercato delle carni dei suini.
(4-11888)

DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il New Economics Foundation (Nef) si è occupato di analizzare il livello di dipendenza dell'Unione europea dall'importazione di pesce proveniente da acque non europee; da tali studi si evince che l'Italia è sempre più dipendente dal pesce proveniente da altri mari;
le catture sono in declino e gli studiosi avvertono che il 54 per cento dei 46 stock ittici mediterranei esaminati sono sovrasfruttati. Sebbene gli stock ittici siano una risorsa rinnovabile, secondo i dati forniti dalla Commissione europea, nei nostri mari si preleva pesce molto più velocemente rispetto ai tempi di ripopolamento; quindi si è costretti ad andare altrove per procurarsi altro pesce;
per l'Italia il giorno della «dipendenza dal pesce importato» è arrivato prima di qualunque altro Paese dell'Unione europea, ovvero il 30 aprile 2011;
in data 14 aprile 2011 l'Associazione armatori della città di Termoli e gli operatori

del comparto pesca di Termoli riuniti in FEDERPESCA, hanno presentato alla direzione generale pesca del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali una nota circa la situazione della pesca in Italia, con particolare riferimento alla grave crisi dell'Adriatico causata, oltre che dal continuo aumento del prezzo del gasolio, principalmente dalla considerevole riduzione delle catture, in tutto il bacino, specialmente nell'ultimo anno;
il preoccupante calo delle catture ha colpito tutto il comparto, suscitando particolare disagio e preoccupazione in particolar modo nella marineria molisana che ha sottoscritto un documento, individuando misure da attuare sin da subito per ottenere un miglioramento della fauna marina;
ormai da tempo si rivendica un «fermo biologico» effettuato in tempi e zone diverse, con il divieto assoluto nelle zone di nursery, e la ridefinizione delle zone di tutela biologiche anche a largo, dove specialmente in primavera avviene la riproduzione e l'accrescimento di alcune specie ittiche molto importanti per tutto il bacino GSA 17 e per la marineria molisana;
lo stesso Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha più volte riconosciuto, negli anni, la necessità di un fermo biologico per il ripopolamento dei fondali -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;
se e quali provvedimenti intenda assumere il Governo, per quanto di propria competenza, a tutela del comparto della pesca molisano in particolare e, più in generale, delle marinerie interessate nel bacino adriatico centro settentrionale, al fine di contrastare efficacemente i fenomeni di cui in premessa.
(4-11941)

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
gli eventi alluvionali verificatisi nella provincia di Messina il 1o ottobre 2009 e quelli franosi del febbraio 2010 che hanno interessato il territorio dei Nebrodi, causando numerose vittime, hanno richiesto un intervento immediato da parte dell'autorità commissariale della regione Sicilia, al fine di arginare i danni causati dalle eccezionali condizioni di avversità atmosferiche e ripristinare condizioni minime di vivibilità e di messa in sicurezza dell'area vulnerata;
i suddetti interventi hanno comportato per la regione Sicilia un impegno economico estremamente oneroso, finalizzato al ripristino delle normali condizioni di vita della popolazione interessata dagli eventi emergenziali sotto il profilo economico e sociale;
tale azione tempestiva si è resa necessaria su più fronti, stante le problematiche di varia natura che hanno interessato l'intera area, dando comunque assoluta priorità alla necessaria assistenza alla popolazione ed alla messa in sicurezza del territorio;
da una stima dei danni quantificata dal dipartimento regionale della Protezione civile siciliano è emerso un fabbisogno finanziario complessivo pari a 320 milioni di euro;
lo stesso dipartimento ha potuto fare affidamento su una disponibilità complessiva, derivante da vari fondi (Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Protezione civile e fondi per le aree sottoutilizzate 2007-2014) di circa 139 milioni di euro, di cui 115,5 milioni di euro per gli interventi e le opere infrastrutturali già avviati o completati e 22,5 milioni di euro per l'assistenza diretta alla popolazione;

l'esiguità della somma rimasta a disposizione, ormai pari a qualche centinaia di migliaia di euro, ha consentito fino ad oggi soltanto di garantire l'assistenza ai circa 2.054 cittadini sfollati, lasciando insoluti il problema dei rimborsi e dei risarcimenti danni alla popolazione e quello del regolare svolgimento di tutte le altre attività emergenziali, somma, peraltro, destinata ad esaurirsi completamente entro il mese di maggio 2011;
l'articolo 2, comma 12-quinquies, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 255, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 (cosiddetto milleproroghe 2011), stanzia per i comuni della provincia di Messina interessati dagli eventi alluvionali del 1o ottobre 2009 la somma di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012, cifre appena sufficienti a coprire i servizi di assistenza alla popolazione, dal momento che sono ancora tante le famiglie che non hanno potuto far ritorno nelle proprie abitazioni e che vivono ancora in una condizione di enorme disagio;
con la suddetta legge si è perpetrato, ad avviso degli interroganti, l'ennesimo scippo ai danni delle regioni del Sud, come Sicilia e Campania, già titolari dei fondi per le aree sottoutilizzate, a tutto beneficio del Nord, in particolare delle regioni Veneto e Liguria, alle quali sono stati destinati 75 milioni di euro di quei fondi per le aree sottoutilizzate pari ad un miliardo di euro assegnato al dissesto idrogeologico del Mezzogiorno (fondo, peraltro, già ridotto nel 2010 per 100 milioni di euro destinati a Toscana, Emilia-Romagna e Liguria);
da tempo oramai si assiste alla sistematica distrazione da parte del Governo dei fondi per le aree sottoutilizzate ed al loro impiego diverso rispetto alle finalità cui erano destinati, come il rilancio del tessuto produttivo ed occupazionale e gli investimenti in campo infrastrutturale nel Mezzogiorno;
con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 10 ottobre 2009, n. 3815, sono stati affidati al presidente della Regione siciliana, in qualità di commissario delegato, compiti relativi al rimborso delle spese per i primi interventi di soccorso ed assistenza alla popolazione, all'accertamento dei danni, alla rimozione delle situazioni di pericolo ed alla predisposizione di un piano degli interventi relativi al ripristino degli edifici e dei beni mobili privati distrutti o danneggiati;
le risorse versate nella contabilità speciale dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3865 del 2010 sono pari a 33 milioni di euro (15 milioni a valere sul fondo Protezione civile e 18 milioni a valere sui fondi dell'accordo di programma quadro del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) e 140 milioni circa a valere sui fondi dell'accordo di programma quadro destinati ad interventi già definiti;
per far fronte all'emergenza nei comuni nebroidei, l'ufficio commissariale del dipartimento della Protezione civile della regione Sicilia ha utilizzato la gran parte delle risorse ricevute in contabilità speciale dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3865 del 2010, impegnando un importo pari a circa 29 milioni di euro per interventi per la messa in sicurezza e un importo pari a circa 1,8 milioni di euro per assistenza alla popolazione;
secondo poi una stima dello stesso ufficio commissariale siciliano dei fondi ancora necessari per la risoluzione dello stato emergenziale in atto e per il rientro alle normali condizioni di vita per la popolazione coinvolta, occorre reperire per completare il programma della messa in sicurezza del territorio nebroideo ulteriori 219 milioni di euro;
con nota trasmessa il 19 ottobre 2010, il commissario delegato, presidente delle Regione siciliana, ha ufficialmente avanzato richiesta di ulteriori risorse economiche al fine di integrare le suddette mediante una congrua partecipazione da parte dello Stato, nonché tramite lo storno di 70 milioni di euro di fondi par-fas

(programma attuativo regionale - fondo aree sottoutilizzate) 2007-2013 previsti per la Regione siciliana (allegato 3), da altre voci, per ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3815 del 2009 e di 90 milioni di euro di fondi par-fas 2007-2013 per ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3865 del 2010;
il capo della Protezione civile nazionale, dottor Franco Gabrielli, nell'evidenziare l'importanza di attuare le opere necessarie per superare le criticità ancora esistenti nelle zone interessate, aveva predisposto una bozza d'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri con la quale, per far fronte alle maggiori esigenze finanziarie connesse agli eventi calamitosi, autorizzare il presidente della Regione siciliana, in deroga alle procedure per la realizzazione degli interventi previsti nel par-fas 2007-2013, ad utilizzare le seguenti risorse: 39 milioni di euro a valere sulle risorse della linea d'azione 7.2 b (interventi infrastrutturali per emergenze ambientali e idrogeologiche); 20 milioni di euro sulla linea d'azione 2.6 (collegamenti isole minori); 6 milioni 800 mila euro sulla linea d'azione 7.5 (progetti obiettivo in favore degli enti locali); 25 milioni a valere sulle risorse di cui all'articolo 72 della legge regionale 12 maggio 2010, n. 11. Nella stessa bozza di ordinanza è stato, inoltre, previsto che il commissario delegato è autorizzato a utilizzare 70 milioni di euro a valere sulle risorse par-fas 2007-2013 previsti per interventi nella linea d'azione 2.6;
della suddetta bozza si è persa traccia e recentemente il Governo ha fatto sapere che non intende rilasciare parere favorevole in merito allo storno dei fondi par-fas, così come precedentemente concordato ed approvato nel piano di utilizzo delle risorse inviato nel mese di marzo 2011 alla Protezione civile nazionale dalla struttura commissariale siciliana, ma di essere pronto soltanto a compiere tutti gli atti di propria competenza, nel rispetto delle indicazioni contenute e dei tempi di rimodulazione dell'ordinanza Cipe del gennaio 2011 che definisce nuovi criteri per la riprogrammazione delle risorse dei fondi per le aree sottoutilizzate e di quelle dei fondi strutturali, anche regionali, rendendo operativo il «piano Sud»;
i comitati civici delle zone alluvionate hanno, quindi, deciso di avviare una stagione di mobilitazione e di lotta, almeno fino a quando non verranno date certezze assolute sullo stanziamento dei fondi destinati al completamento dei progetti di messa in sicurezza del territorio e alla ricostruzione dei villaggi colpiti -:
se il Governo, al fine di accelerare le iniziative finalizzate al superamento del contesto emergenziale determinatosi a seguito delle eccezionali avversità atmosferiche e dei gravi dissesti idrogeologici verificatesi il 1o ottobre 2009 e il 19 febbraio 2010, nonché di completare gli interventi relativi alla messa in sicurezza delle zone danneggiate e di avviare la ricostruzione dei centri abitati, non ritenga indispensabile ed urgente il reperimento di altre risorse a carico del bilancio dello Stato.
(3-01655)

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SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:

GERMANÀ, MARINELLO, PAGANO, GAROFALO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, TORRISI, CATANOSO GENOESE, CRISTALDI, GIAMMANCO, GIBIINO, LA LOGGIA e MINARDO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Ministero della salute, nel suo rapporto sulla qualità della sanità regionale e sull'applicazione dei livelli essenziali di assistenza, ha giudicato la gestione della sanità nella Regione siciliana totalmente fallimentare e si devono, quindi, constatare la mancata implementazione di tutte le attività previste dal piano di rientro, inefficienze e disapplicazioni, in ragione delle quali il comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza ha dovuto attribuire un punteggio

inferiore al livello minimo, in un range che va da 160 (per le amministrazioni più virtuose) fino a 130;
il comitato di valutazione del Ministero della salute ha stilato i giudizi sulla base di un sistema di 21 indicatori ripartiti sulle tre macro-aree della prevenzione, dell'assistenza territoriale, ospedaliera e dell'emergenza, in maniera del tutto conforme ai parametri stabiliti e valevoli per tutto il territorio; si evince che in relazione alle performance, la Sicilia continua ad occupare gli ultimi posti della graduatoria, sia sotto il profilo dell'assistenza ospedaliera, sia in merito alla mancata riduzione della spesa farmaceutica -:
quale sia l'effettivo stato della sanità in Sicilia, chiarendo, secondo il principio di trasparenza e leale collaborazione, gli aspetti oscuri e le criticità attinenti alla mancata obbligatoria ottemperanza dei livelli essenziali di assistenza, e quali decisioni e contestuali iniziative, nel quadro degli impegni assunti con il piano di rientro dai disavanzi sanitari, si intendano assumere per rimediare e superare le carenze nell'assistenza territoriale e domiciliare degli anziani, nel controllo della spesa farmaceutica, nell'attività di assistenza ospedaliera, affinché la Sicilia possa collocarsi allo stesso livello delle regioni virtuose.
(3-01650)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GOZI e MURER. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che
si fa riferimento alla vicenda dell'ospedale di Lecce ove il personale della divisione di ginecologia presente in ospedale, in violazione della legge n.194 del 1978 per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza, avrebbe rifiutato di prestare le cure e l'assistenza necessaria per un aborto terapeutico, invocando l'obiezione di coscienza. Si tratta di un aborto che, tra l'altro, era stato deciso in seguito alla conoscenza di lesioni del feto talmente gravi da essere considerate «incompatibili con la vita»;
si dà atto della risposta del Ministro alla precedente interrogazione 5-04022 (Gozi) e si apprezza l'ammissione dell'esistenza di aspetti che necessitano un ulteriore approfondimento -:
come sia possibile garantire pienamente l'assistenza alle pazienti non essendo prevista l'obiezione della struttura ospedaliera;
quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere per rendere più efficace la tutela della salute della donna nell'ambito dell'applicazione della disciplina sull'interruzione volontaria di gravidanza.
(5-04730)

ALESSANDRI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Castellarano è stata realizzata una pista ciclopedonale, che fiancheggia il fiume Secchia, in più punti sovrastata da un elettrodotto;
le misurazioni di radiazione elettromagnetica effettuate, utilizzando un apparecchio rilevatore dell'intensità di campo elettromagnetico marca «Lutron» modello EMF-882, hanno dimostrato un elevato livello di inquinamento elettromagnetico in più punti della pista ciclopedonale;
la situazione è molto preoccupante per la salute dei cittadini, in quanto in alcuni punti le radiazioni superano il livello di 6 microtesla, sforando di gran lunga il parametro di sicurezza stabilito dalla regione Emilia Romagna, che è di 0,2 microtesla;
uno dei punti più inquinati è proprio quello all'altezza del nuovo ponte ciclopedonale sul Secchia;
la pista ciclopedonale è un'opera con un'importante funzione sociale frequentata da pedoni, con punti di sosta e

banchine, purtroppo, con leggerezza e contro qualsiasi principio di precauzione, realizzata proprio sotto i cavi dell'elettrodotto, in un luogo ad alto inquinamento elettromagnetico;
i cittadini locali temono i danni da inquinamento elettromagnetico, che possono essere causati sopratutto ai giovani e ai bambini, lungo tale percorso sportivo e naturalistico molto frequentato;
in materia ambientale, proprio sulla base del principio di precauzione, occorre evitare di mettere a rischio la salute dei cittadini, soprattutto nella realizzazione di opere di pubblica utilità, e l'amministrazione locale è responsabile per eventuali inosservanze e violazioni;
occorre un'immediata certificazione dei livelli di inquinamento elettromagnetico da parte dell'ARPA allo scopo di garantire la tranquillità dei cittadini locali -:
se il Governo intenda attivarsi, per quanto di propria competenza, per verificare la natura del rischio per la salute in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-04754)

Interrogazioni a risposta scritta:

PEDOTO. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 «Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro» prevede, all'articolo 5, l'istituzione di un «Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro», presieduto dal Ministro della salute;
il Comitato di cui sopra, al fine di garantire la più completa attuazione del principio di leale collaborazione tra Stato e regioni, ha tra le sue funzioni il compito di:
a) stabilire le linee comuni delle politiche nazionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro;
b) individuare obiettivi e programmi dell'azione pubblica di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori;
c) definire la programmazione annuale in ordine ai settori prioritari di intervento dell'azione di vigilanza, i piani di attività e i progetti operativi a livello nazionale, tenendo conto delle indicazioni provenienti dai comitati regionali di coordinamento e dai programmi di azione individuati in sede comunitaria;
d) programmare il coordinamento della vigilanza a livello nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro;
e) garantire lo scambio di informazioni tra i soggetti istituzionali al fine di promuovere l'uniformità dell'applicazione della normativa vigente;
f) individuare le priorità della ricerca in tema di prevenzione dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori;

con il decreto ministeriale 26 maggio 2009 «Istituzione del Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro» nonché con il successivo decreto ministeriale 26 marzo 2010 «Integrazione del Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro» si è provveduto a definirne la composizione;
sempre il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, all'articolo 6, prevede l'istituzione presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali di una Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro;

tale Commissione, riunitasi per la prima volta nel marzo 2009, ha tra le sue molteplici funzioni anche quella di:
a) esaminare i problemi applicativi della normativa di salute e sicurezza sul lavoro e formulare proposte per lo sviluppo e il perfezionamento della legislazione vigente;
b) validare le buone prassi in materia di salute e sicurezza sul lavoro;
c) redigere annualmente una relazione sullo stato di applicazione della normativa di salute e sicurezza e sul suo possibile sviluppo, da trasmettere alle commissioni parlamentari competenti e ai presidenti delle regioni;
d) elaborare le procedure standardizzate di effettuazione della valutazione dei rischi, tenendo conto dei profili di rischio e degli indici infortunistici di settore;
e) valorizzare sia gli accordi sindacali sia i codici di condotta ed etici, adottati su base volontaria, che, in considerazione delle specificità dei settori produttivi di riferimento, orientano i comportamenti dei datori di lavoro, anche secondo i principi della responsabilità sociale, dei lavoratori e di tutti i soggetti interessati, ai fini del miglioramento dei livelli di tutela definiti legislativamente;
f) valutare le problematiche connesse all'attuazione delle direttive comunitarie e delle convenzioni internazionali stipulate in materia di salute e sicurezza del lavoro -:

se, a oltre due anni dalla loro costituzione, tali organismi siano pienamente operativi e quali indirizzi abbiano assunto, con particolare riferimento all'elaborazione di proposte migliorative in materia di disciplina della sicurezza sul lavoro o di definizione della programmazione annuale in ordine ai settori prioritari di intervento dell'azione di vigilanza, nonché per l'individuazione degli obiettivi e dei programmi dell'azione pubblica di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori;
quale sia la valutazione del Governo circa l'operato fino ad ora svolto da tali organismi.
(4-11897)

PALAGIANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a Catania, il 7 febbraio del 2006, dopo aver ingerito una polpetta adulterata da una concertazione altissima di solfiti, una ragazza di 22 anni è entrata in coma in seguito ad uno shock anafilattico. Oggi, purtroppo, si trova in stato vegetativo permanente;
i solfiti, usati nei cibi come conservanti, su alimenti come la carne, hanno un effetto subdolo: non bloccano il processo di putrefazione, ma mantengono il colorito delle carni fresche per un periodo più lungo. Queste carni si presentano, quindi, di aspetto più invitante, ingannando i consumatori sulla loro qualità;
in Sicilia, i campioni sospettati di adulterazione pervengono, da tutte le aziende sanitarie provinciali, all'Istituto zooprofilattico di Palermo - Area Chimica e tecnologie alimentari - per essere sottoposti alle necessarie analisi;
l'IZS di Palermo, così come tutti gli altri istituti zooprofilattici sperimentali italiani, ha il compito, tra gli altri, di assicurare puntuali verifiche per la salute degli alimenti e dell'ambiente, al fine di tutelare la salute dell'uomo;
a seguito del grave episodio del 2006 e di alcune denunce da parte della famiglia, i consulenti tecnici della procura di Catania hanno appurato che presso l'istituto zooprofilattico sperimentale di Palermo si utilizzava, per la ricerca dei solfiti nelle carni, un metodo obsoleto e non idoneo;
in particolare, essi riferivano che «laddove invece l'IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale) di Palermo era pervenuto

ad esiti negativi quanto alla presenza di solfiti, i consulenti del P.M. spiegavano ciò con il fatto che gli operatori dell'IZS avevano utilizzato un metodo non idoneo (cromatografia ionica, secondo il rapporto di prova n. 12374 del 14.2.06), che operando in fase acquosa ed alla presenza di aria, consente il passaggio del solfito di sodio ad anidride solforosa, con la conseguenza che l'anidride solforosa - volatile già in fase di estrazione - tende a disperdersi senza che le apparecchiature siano in grado di rilevare i solfiti»;
secondo i consulenti tecnici dell'università di Catania che hanno effettuato gli approfondimenti del caso, nella carne ingerita dalla giovane donna i solfiti erano presenti in grande quantità: circa 10.700 mg/chilogrammo e cioè un valore oltre mille volte superiore alla soglia critica di 10 mg/chilogrammo che scatena la reazione allergica. Il caso si è chiuso con la condanna del macellaio;
i solfiti, dunque, non sono stati rilevati nelle carni a causa dell'inadeguatezza dei metodi utilizzati dall'IZS, nonostante fossero realmente presenti, ed anche in notevoli quantità, nei campioni analizzati;
dal 2006, inoltre, la giovane donna, vittima dell'avvelenamento, è assistita esclusivamente dalla sua famiglia presso il proprio domicilio, a causa della mancanza di posti letto nelle, già poche, strutture presenti nella regione, che siano in grado di garantire assistenza ai pazienti che si trovano in stato vegetativo permanente e alle loro famiglie. Una mancanza, questa, che colpisce maggiormente le regioni del Sud rispetto al Nord, ma che di certo interessa tutto il sistema sanitario nazionale, il quale, per lo più a causa dell'assenza di fondi adeguati e di continui tagli, non riesce a garantire assistenza a chi ne avrebbe più bisogno -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suesposti e se non intenda verificare, al fine di tutelare la salute dei cittadini e per quanto nelle sue competenze, se il metodo per l'analisi delle carni utilizzato dall'IZS di Palermo sia stato modificato a seguito del grave episodio del 2006, al fine di svolgere adeguatamente quel controllo della salute e qualità degli alimenti di origine animale di cui è responsabile nel Sistema sanitario nazionale.
(4-11900)

PALAGIANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da una comunicazione ufficiale della Federazione Migep - associazione delle professioni infermieristiche e tecniche - si è appreso che, presso due strutture residenziali per l'assistenza ai portatori di handicap appartenenti all'USL 11 di Empoli, ad alcuni operatori socio sanitari, dipendenti di tali strutture, viene affidato lo svolgimento di mansioni non corrispondenti a quelle tipiche di questo profilo professionale;
in particolare, a quanto risulta alla Federazione, alcuni infermieri liberi professionisti che operano all'interno di tali strutture, «imporrebbero» agli operatori socio sanitari di provvedere alla somministrazione dei farmaci, nonostante questa specifica mansione non possa essere richiesta agli operatori socio sanitari;
tali «imposizioni» sarebbero avallate da un «verbale» del 24 giugno 2010 dal quale emergerebbe l'esistenza di un accordo, sottoscritto con la struttura, in base al quale «l'infermiere ha la responsabilità della preparazione della terapia e l'operatore ha la responsabilità di somministrare la terapia preparata»;
questa pratica sarebbe in contrasto con l'accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001 che, tra le competenze tecniche attribuite all'operatori socio sanitari, individua quella di «aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso» che può avvenire «in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del personale preposto». Pertanto, la somministrazione dei farmaci è del tutto estranea ai compiti di personale con qualifiche diverse da quelle infermieristiche, essendo pur sempre necessaria

perlomeno quella di infermiere generico, ai sensi dell'articolo 6, comma 1, punto 7, del decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 1974, n. 225;
l'operatore socio sanitario non può, quindi, provvedere alla somministrazione dei farmaci e nemmeno svolgere quelle attività preliminari all'assunzione del farmaco, rientranti invece nella somministrazione propriamente detta;
infatti, l'aiuto all'assunzione di una terapia è inteso come l'azione dell'operatore socio sanitario che, al fine di sostituire i famigliari o in appoggio degli stessi, nel caso di infermità o impossibilità fisica del paziente e previa indicazione del personale infermieristico preposto, facilita l'assunzione del farmaco da parte dell'utente. Tutte le attività precedenti a tale momento, quali la lettura della prescrizione farmacologica, l'individuazione del farmaco, l'apertura della confezione, l'individuazione nei blister/vassoi del farmaco da somministrare al paziente e altro, sono attività che esulano dall'aiuto all'assunzione e fanno propriamente parte della somministrazione, necessitando competenze anche farmacologiche proprie di un professionista;
dalle informazioni fornite dalla Federazione, si apprende, inoltre, che l'organizzazione dei turni delle suddette strutture e la scarsa presenza di personale infermieristico determinano il fatto che l'operatore socio sanitario si trovi ad operare senza la presenza costante degli infermieri;
può capitare, così, che vengano preparate dall'infermiere terapie valide per due o tre giorni, con la conseguenza che la materiale somministrazione del farmaco è poi effettuata dall'operatore socio sanitario: quest'ultimo si trova quindi a dover distribuire quantità enormi di farmaci e a gestire contemporaneamente le attività proprie di assistenza con quelle infermieristiche, in un contesto molto delicato quale quello dell'assistenza ai disabili;
di conseguenza, il foglio unico di terapia dell'avvenuta somministrazione dei farmaci esula dalla sfera di controllo del personale infermieristico, in quanto l'operazione di certificazione avviene materialmente prima della stessa somministrazione;
questa modalità di gestione della somministrazione dei farmaci è contraria a quanto stabilito dal Ministero della salute - dipartimento di qualità - nel testo del 12 agosto 2010 - raccomandazioni «gli errori riferiti all'uso dei farmaci», indicando al punto 4.1 - 4.4 come gli unici operatori coinvolti nella gestione dei farmaci e nella firma sul foglio unico di terapia siano esclusivamente il medico e l'infermiere;
le diverse criticità evidenziate, sempre secondo quanto riportato in un documento della federazione Migep, hanno comportato, in alcuni casi, la somministrazione di terapie erronee o per due volte allo stesso paziente, con grave pregiudizio dello stato di salute dei ricoverati;
recentemente il Consiglio di Stato (sezione V, sentenza n. 1384 del 9 marzo 2010) ha chiarito come la somministrazione dei medicinali non sia al competenza dell'operatore socio sanitario. Il caso affrontato dal Consiglio di Stato riguardava una struttura sanitaria toscana nella quale era stato adottato un ordine di servizio che imponeva a personale non infermieristico di procedere alla somministrazione di farmaci ai pazienti. Il Consiglio di Stato ha escluso che la somministrazione dei farmaci possa essere di competenza di personale non infermieristico, considerando il fatto che detta operazione richiede capacità e valutazioni tecniche non possedute da personale diverso da quello infermieristico;
appare evidente che, nel caso in cui gli istituti coinvolti affidino agli operatori socio sanitari compiti prettamente infermieristici, così come avviene nelle strutture suddette, si impone a detti operatori

lo svolgimento di mansioni superiori, non legittimate dagli allegati A - B del citato accordo Stato-regioni -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione suesposta e se, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda avviare dei controlli al fine di verificare il rispetto di quanto stabilito dall'accordo Stato-regioni del 2001, nonché di quanto previsto nel documento ministeriale del 12 agosto 2010, al fine di tutelare la salute dei cittadini italiani e allo stesso tempo una categoria professionale, come quella degli operatori socio sanitari, scarsamente regolamentata dalla legislazione vigente e alla quale spesso affidati incarichi di responsabilità che esulano dalle loro competenze senza che ne sia riconosciuto il giusto merito;
se non intenda assumere iniziative per procedere, così come richiesto in più occasioni dalla Federazione Migep nel corso di diversi incontri al tavolo ministeriale, ad una regolamentazione della figura professionale dell'operatore socio sanitario, partendo dalla formazione fino ad arrivare ad un'anagrafe completa degli operatori socio sanitari in Italia, affinché questi abbiano un percorso formativo omogeneo sul territorio nazionale ed equiparato ai corsi effettuati nel resto d'Europa, e vedano riconosciuto, con i giusti diritti e doveri, un ruolo specifico nel nostro Servizio sanitario nazionale.
(4-11908)

LO MONTE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ospedale «Santissimo Salvatore» di Mistretta (Messina) è una struttura sanitaria che serve un comprensorio territoriale di comuni montani, svolgendo servizi essenziali alla salute per comunità che insistono in un territorio fortemente disagiato;
malgrado le condizioni di disagio dovute alle difficoltà e alla notevole distanza da percorrere per raggiungere località dove sono presenti altre strutture ospedaliere, con grave rischio per la salute dei cittadini, il piano sanitario della regione siciliana inspiegabilmente specifica che l'ospedale «Santissimo Salvatore» dovrebbe essere sottoposto a tagli importanti di servizi e strutture;
in particolare, è previsto un radicale ridimensionamento di posti letto, con la contestuale soppressione dei reparti di chirurgia, ginecologia-ostetricia e ortopedia, mentre dovrebbero restare soltanto i reparti di medicina, pronto soccorso e quello per malati comatosi;
il drastico ridimensionamento del predetto ospedale lederebbe il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria completa ed efficiente della popolazione dei comuni ricadenti nel distretto D 29;
la recente pubblicazione della sua pianta organica sta suscitando ansia e perplessità per le ricadute negative sui livelli di qualità della salute e per gli inevitabili effetti negativi sulle prospettive lavorative di numerosi dipendenti;
nell'ottica di quella che all'interrogante appare una ristrutturazione insensibile alle esigenze dell'utenza, il manager della sanità provinciale, dottor Giuffrida, anziché implementare i servizi resi con nuove specialistiche o potenziare l'area del pronto soccorso, come da impegni assunti dall'assessore regionale alla salute, sta procedendo di fatto a svuotare ogni funzione della struttura, con provvedimenti di mobilità interna del personale, di riorganizzazione e dismissione, di settori importanti, senza rispettare le procedure di consultazione delle parti sociali, né del comitato dei sindaci del distretto territoriale, né della conferenza dei sindaci della provincia;
un analogo quanto anacronistico episodio di errori della politica sanitaria in Sicilia si rileva, ad avviso dell'interrogante, nella istituzione del centro di eccellenza oncologico, previsto da una specifica norma nell'ambito dell'azienda ospedaliera «Papardo», disconosciuto dal decreto n. 0748/1C dell'assessore regionale alla salute,

Massimo Russo, che nel quantificare il numero dei posti letto della predetta azienda «Papardo», non fornisce alcun dato numerico né alcuna tipologia medica riferibile alla istituzione del centro di eccellenza oncologico, senza peraltro citare l'esistenza dello specifico finanziamento del Ministero della salute e l'attuale svolgimento dei lavori relativi alla sua realizzazione;
la mancanza di richiamo ai lavori di realizzazione del reparto oncologico di eccellenza e a finanziamento del Ministero della salute solleva dubbi sulla volontà del Governo regionale di attenersi agli accordi stipulati con lo Stato al fine di realizzare tale struttura sanitaria, determinando dubbi sul piano della legittimità contabile e giuridica -:
se il Ministro interrogato ritenga opportuno attivare una verifica sia in merito al pieno rispetto, nella riorganizzazione dell'ospedale «SS Salvatore» di Mistretta, degli impegni previsti nel piano di rientro, con particolare riferimento ai livelli essenziali di assistenza, sia in merito alle scelte del Governo regionale in relazione al reparto oncologico dell'azienda sanitaria «Papardo», avendo cura, in quest'ultimo caso, di controllare se i fondi utilizzati per la costruzione del reparto oncologico siano stati esclusivamente spesi per tale finalità.
(4-11927)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'11 maggio è stata firmata dal sindaco un'ordinanza precauzionale che prevede il divieto di bere l'acqua attinta dai pozzi artesiani in alcune zone di Treviso a causa di una sospetta concentrazione di metalli pesanti;
il provvedimento, che riguarda alcune aree occidentali del comune trevigiano, arriva dopo una analoga ordinanza decisa a titolo precauzionale nei giorni scorsi dal poco lontano comune di Preganziol dopo la scoperta in alcuni pozzi della zona di elementi che fanno sospettare un superamento dei limiti di mercurio -:
di quali informazioni disponga in merito il Governo e quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare un migliore monitoraggio delle qualità delle acque destinate al consumo umano a tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
(4-11950)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il Consorzio per lo sviluppo integrato del sistema industriale piemontese, con domanda di accesso alla programmazione negoziata del 7 ottobre 2004, ha presentato un piano progettuale, concernente la realizzazione di un piano di investimenti nel settore ortofrutta fresca e trasformata, dei cereali e delle oleoproteaginose, da realizzarsi nella regione Piemonte e nelle province di Cuneo e Torino;
il CIPE, con una delibera del 22 dicembre 2006, ha autorizzato la stipula del contratto di programma;
in data 14 settembre 2009, il Ministero dello sviluppo economico ha sottoscritto a Cuneo congiuntamente alle imprese interessate il predetto contratto di programma; le imprese del Consorzio hanno pressoché tutte completato gli investimenti programmati, nonostante la crisi economica abbia avuto gravi conseguenze su tutti i comparti agricoli di interesse delle aziende consortili;
ciò premesso, è evidente che le imprese consortili abbiano bisogno di tempi certi in ordine all'erogazione dei contributi,

in quanto le spese sostenute sono di elevato importo e stanno comportando una significativa esposizione finanziaria presso gli istituti di credito;
nonostante i numerosi solleciti, il CIPE non ha ancora assunto le decisioni attese, generando enormi preoccupazioni nelle imprese coprotagoniste del contratto di programma; appare agli interpellanti assolutamente inaccettabile che il Governo non provveda a definire, in tempi certi, lo sblocco delle erogazioni previste -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire, in tempi certi, l'erogazione dei predetti contributi alle imprese consortili che hanno già realizzato gli elevati investimenti previsti dal contratto di programma per rafforzare la loro competitività e per consentire alle medesime di rispondere positivamente alle pressanti e legittime aspettative delle migliaia di aziende agricole, fornitrici o conferitrici di materie prime e/o semilavorate e coprotagoniste del contratto di programma.
(2-01078)
«Delfino, Galletti».

Interrogazioni a risposta immediata:

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da tempo su parecchie categorie di prodotti destinati al mercato comunitario viene impresso un marchio recante le lettere CE, la cui funzione è quella di garantire l'acquirente sulla conformità del prodotto stesso ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria e di identificare con certezza le merci che provengono da Paesi dell'Unione europea;
molti produttori cinesi hanno pensato di copiare lo stesso marchio CE, apponendo come unica modifica uno spazio minore fra le due lettere e dandogli un diverso significato: nella versione cinese del marchio, C E significa «China export» e viene apposto sui prodotti cinesi destinati all'esportazione, che non hanno eseguito alcuna prova di conformità agli standard europei, sicché tale marchio indica solamente la destinazione estera del prodotto;
appare evidente che la difficoltà di distinzione fra i due marchi provoca l'errore di molti acquirenti, configurando una vera e propria truffa nei confronti dei consumatori, con una grave distorsione rispetto ad elementari principi di concorrenza leale;
l'inganno perpetrato a danno dei consumatori è doppiamente grave, sia perché si induce il consumatore a pensare di acquistare un prodotto che offre determinate qualità in termini di materiali utilizzati, sia perché si colpiscono i nostri produttori, arrecando un grave danno all'economia del Paese, ai nostri lavoratori e alle nostre imprese;
si può comprendere come tale truffa sia particolarmente grave nel caso di articoli tessili, giocattoli o altri prodotti che possono provocare anche danni alla salute;
il nostro Paese nel recepire la direttiva 2004/108/CE con il decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 194, ha previsto, all'articolo 10, che «È vietato apporre sugli apparecchi e sui relativi imballaggi e istruzioni per l'uso segni che possano indurre in errore terzi in relazione al significato o alla forma grafica della marcatura

CE», stabilendo, altresì, all'articolo 15 che «Chiunque appone marchi che possono confondersi con la marcatura CE ovvero ne limitano la visibilità e la leggibilità è assoggettato alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.000,00 ad euro 6.000,00»;
nonostante le citate previsioni normative, l'utilizzo del marchio «China export» risulta tutt'altro che debellato ed anzi le segnalazioni che provengono dal mondo produttivo e dai consumatori denunciano un fenomeno molto esteso -:
quali risultati siano stati raggiunti con la normativa citata e se non si ritenga di assumere iniziative, anche normative, sia a livello nazionale che nelle sedi comunitarie, volte a porre fine all'uso manifestamente truffaldino del marchio China export così come sopra indicato.
(3-01652)

DI PIETRO, PALOMBA, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI, PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 15 e 16 maggio 2011, 877.982 cittadini sardi si sono pronunciati sul referendum consultivo regionale sul nucleare. I cittadini dell'isola dovevano esprimere la loro volontà in merito al quesito: «sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate e preesistenti?»;
il risultato del referendum consultivo è stato nettissimo: il «no al nucleare» ha stravinto con una percentuale del 97,14 per cento. Un vero e proprio plebiscito che spazza via la stagione nucleare e manda un segnale chiaro al Governo;
contro la costruzione delle centrali nucleari si erano pronunciati tutti i partiti e tutte le forze sociali;
dopo il voto sardo, e a scrutini ormai conclusi, lo stesso presidente della regione, Ugo Cappellacci, ha sottolineato come «la scelta espressa in maniera così compatta dalla Sardegna non è stata presa sull'onda dell'isteria per il disastro nucleare di Fukushima. Quella antinucleare è una convinzione radicata»;
va preso atto che la nettissima contrarietà al nucleare espressa in questi giorni dai cittadini sardi è solo l'ultima di una lunga sequenza di posizioni assolutamente contrarie a qualunque ipotesi di installazioni nucleari espresse dalla gran parte delle regioni italiane;
già nei mesi scorsi, quasi tutte le regioni, hanno detto «no» al piano nucleare, sull'onda dei ricorsi alla Corte costituzionale presentati da 11 amministrazioni (Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Liguria, Marche, Piemonte, Molise e Toscana), che hanno rilevato profili di incostituzionalità nelle procedure previste per la definizione dei siti e per i processi autorizzativi delle centrali. In Sicilia l'Assemblea regionale ha detto «no» al nucleare con un ordine del giorno, approvato all'unanimità, con l'appoggio anche del presidente Raffaele Lombardo;
in questo contesto, va rammentata la dichiarazione dello stesso Sottosegretario per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, che aveva dichiarato (Il Corriere della Sera del 12 febbraio 2011): «è chiaro che nessuna centrale nucleare si farà contro la volontà della regione, è una cosa che non accadrà mai». Peraltro, una dichiarazione certamente vincolante per il Governo e che non è mai stata smentita o ridimensionata nelle settimane successive;
quanto sopra esposto mostra chiaramente che non vi è alcuno spazio per un ritorno alla politica nucleare;
il Governo, invece, si è solo preso una «pausa di riflessione», ma, di fatto, continua a non voler rinunciare all'avventura nucleare;
l'intento sostanziale del Governo - esplicitato anche in provvedimenti legislativi all'esame del Parlamento - è, infatti, quello di far approvare una sospensione della scelta nucleare, facendola invece passare

per una formale abrogazione delle norme approvate dal Governo che hanno reintrodotto la produzione di energia nucleare in Italia;
il Governo quindi, pur ponendo uno «stop» sulla scelta del nucleare, evidenzia chiaramente che non intende fare un passo indietro definitivo, ma che mantiene ferma la volontà di riprendere in futuro la via dell'atomo;
a conferma di questi reali intendimenti del Governo, basta ricordare che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, il 26 aprile 2011, in occasione del vertice italo-francese, aveva dichiarato che continuerà sulla via del nucleare. Secondo il Presidente del Consiglio dei ministri, infatti: «siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare è il futuro per tutto il mondo». «Il nucleare è un destino ineluttabile (...)». E ancora: «la moratoria serve per avere il tempo necessario affinché la situazione giapponese si chiarisca e nel giro di 1-2 anni l'opinione pubblica sia abbastanza consapevole da tornare al nucleare (...)». Quanto accaduto in Giappone, sempre secondo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, «ha spaventato ulteriormente i cittadini italiani e se fossimo andati oggi al referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni»;
l'obiettivo esplicito del Governo è, quindi, quello di tentare di annullare il quesito referendario del 12 e 13 giugno 2011, dove gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum promosso dall'Italia dei Valori contro il nucleare, per abrogare definitivamente proprio la normativa che consente la realizzazione di centrali nucleari sul nostro territorio nazionale -:
se non intenda prendere atto che gli italiani non vogliono più sentir parlare di una nuova avventura nucleare nel nostro Paese e, nel rispetto della loro volontà, chiudere in maniera realmente definitiva ogni ipotesi di ritorno del nucleare in Italia.
(3-01653)

Interrogazione a risposta orale:

PEZZOTTA e BINETTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il presidente del consiglio di amministrazione della Thyssen Group, Heinrich Hiesinger, nei giorni scorsi ha comunicato che il gruppo tedesco «disinvestirà» dalle attività della Stainless Global anche per avere «una maggiore libertà d'azione per ulteriori miglioramenti strutturali e risparmi sui costi»;
il consiglio di sorveglianza ha approvato lo scorporo della divisione Stainless Global che raggruppa le produzioni di acciaio inossidabile del colosso tedesco: una divisione in cui lo stabilimento di Terni con i suoi circa tremila dipendenti gioca un ruolo di primo piano;
il progetto di scorporo dell'acciaio crea molti interrogativi ed è motivo di profondo turbamento. Inoltre è motivo di forte preoccupazione apprendere che questa decisione venga presa dopo la sentenza di Torino e a seguito delle dichiarazioni che l'amministratore delegato dell'azienda ha fatto all'assemblea di Confindustria che si è tenuta a Bergamo;
il clima nello stabilimento è di incertezza e inquietudine e sono già partiti i primi annunci di mobilitazione -:
quali iniziative intendano adottare nei confronti del gruppo Thyssen affinché vengano date garanzie sulla continuità produttiva, sui livelli occupazionali del sito e sulle prospettive future.
(3-01647)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dal 1o aprile 2010 le tariffe postali agevolate per le onlus precedentemente previste sono state abrogate con il decreto interministeriale del 30 marzo 2010 pubblicato

sulla Gazzetta Ufficiale del 31 marzo 2010, n. 75, e le spedizioni delle organizzazioni non profit sono state assoggettate a una tariffa postale che è pari a oltre il 500 per cento di quella precedente;
il decreto-legge n. 225 del 2010, convertito dalla legge n. 10 del 2011, ha prorogato al 31 marzo 2011 i termini per l'accesso alle risorse reintegrate (30 milioni di euro) previste dal decreto ministeriale 23 dicembre 2010 «Tariffe postali agevolate per le associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro»;
dal 1o di aprile 2011 però le associazioni non profit sono costrette ad utilizzare le normali tariffe postali per spedire le loro pubblicazioni e comunicazioni ai loro aderenti, mentre in conformità alla legge n. 73 del 2010 di conversione del decreto-legge «incentivi» n. 40 del 2010, dovrebbero risultare pari al 50 per cento della tariffa piena;
di recente si sono svolti diversi incontri tra esponenti del mondo del terzo settore, Poste spa e dirigenti dei Ministeri competenti senza però sciogliere le problematicità;
un centinaio di associazioni non profit hanno scritto ben due lettere al Presidente del Consiglio e ai Ministri competenti, sollecitandoli ad intervenire al più presto. Ad oggi non c'è stata risposta da parte del Governo;
da oltre 13 mesi le organizzazioni non profit sono in attesa dell'emanazione di un provvedimento che ripristini una ragionevole tariffa postale per le proprie spedizioni, finalizzate ad assicurare ai propri sostenitori una puntuale informazione sulle attività e a raccogliere fondi che garantiscono alle stesse organizzazioni le condizioni per il concreto operare. In questo frangente, infatti, sono accadute molte cose, ma la situazione ha trovato solo temporanei e modesti temperamenti in alcuni provvedimenti tariffari di Poste Italiane, di cui l'ultimo, emanato il 18 aprile 2011, esclude tuttavia la grande maggioranza delle associazioni, quelle che non raggiungono nell'arco temporale fino al 31 luglio 2011 il numero di 100.000 copie spedite. Anche le organizzazioni che, avendo un volume di spedizioni sufficiente, potranno fruire della nuova tariffa postale, avranno un ben modesto vantaggio e saranno comunque assoggettate a una tariffa che è almeno il doppio di quella che era stata prevista con la legge 73 del 2010 e il successivo decreto attuativo, entrato in vigore dopo la scadenza del 31 dicembre scorso e non reiterato nel 2011;
il settore non profit, che dovrebbe naturalmente godere di qualche beneficio rispetto al settore profit, ha tariffe di spedizione mediamente più alte di quelle degli editori profit, cosa che impedisce di fatto lo svolgimento del relativo ruolo -:
cosa intenda fare in proposito e se non reputi urgente intervenire al fine di garantire alle associazioni non profit l'effettivo accesso alle tariffe agevolate, al fine di ripristinare un diritto di comunicare.
(5-04733)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIANNI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Poste, Ferrovie, gestioni autostradali e aeroportuali insieme a banche e autotrasporto sono i settori in cui è più carente la liberalizzazione dei mercati e dopo due anni e mezzo l'apertura alla concorrenza e largamente insufficiente;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri il 30 marzo 2011, la relazione annuale sullo stato di applicazione della normativa a tutela della concorrenza;
per l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, restano Poste, Ferrovie, gestioni autostradali e aeroportuali i settori in cui è più carente la concorrenza;

l'autorità presieduta da Antonio Catricalà ha evidenziato come permangano rilevanti criticità del quadro normativo che rallentano lo sviluppo della concorrenza nei vari mercati, auspicando un'iniziativa del legislatore che intervenga in maniera più efficace;
secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Poste, Ferrovie, gestioni autostradali e aeroportuali sono i settori sui quali è prioritario intervenire per introdurre assetti di mercato realmente competitivi che possano agevolare la ripresa e la crescita economica; tali comparti, inoltre, sono accomunati dalla necessità di attribuire i compiti di regolazione ad organismi tecnicamente qualificati, autorevoli e indipendenti che, come per quanto accaduto nei grandi servizi pubblici a rete, possano sostenere il processo di apertura ai mercati in tali comparti -:
quali siano gli interventi del Ministro interrogato in merito alla relazione annuale presentata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato lo scorso 30 marzo 2011, e quali iniziative anche di natura normativa intenda intraprendere allo scopo di sostenere ed avviare processi di concorrenza reale in particolare nei settori delle Poste, delle Ferrovie, delle gestioni aeroportuali e autostradali.
(4-11947)

PES. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri il 5 maggio 2011 ha varato il cosiddetto «decreto-legge sviluppo» (n. 70 del 2011);
l'articolo 3 del predetto decreto introduce un diritto di superficie avente la durata di novanta anni;
il diritto di superficie - si legge nel testo del decreto - si costituisce lungo le coste «sulle aree inedificate formate da arenili, con esclusione in ogni caso delle spiagge e delle scogliere», mentre sulle aree già occupate lungo le coste da edificazioni esistenti, queste possono essere mantenute;
la delimitazione degli arenili, per le aree inedificate, nonché la delimitazione delle aree già occupate da edificazioni esistenti, realizzate su terreni non di proprietà privata, sarà effettuata dalle regioni, su iniziative dei comuni, di intesa con l'Agenzia del demanio;
il provvedimento costitutivo del diritto di superficie sarà rilasciato dalla regione, d'intesa con il comune nonché con le Agenzie del demanio e del territorio;
il diritto di superficie si costituisce e si mantiene con il pagamento di un corrispettivo annuo determinato dalla Agenzia del demanio sulla base dei valori di mercato;
l'emanazione di tale decreto ha suscitato le preoccupazione delle associazioni ambientaliste, secondo cui - con tale decreto - chioschi e stabilimenti tradizionali saranno sostituiti da centri fitness e centri commerciali sulle spiagge;
Legambiente ritiene che ci sarà la possibilità di costruire entro i 300 metri dal mare aggirando le leggi sulla tutela del paesaggio, giudicando tale decreto «un regalo senza precedenti a mafiosi, abusivi e speculatori»;
secondo il Codacons, con il «piano spiagge vengono create le premesse per un grande piano di cementificazione del territorio aprendo agli speculatori»;
il 42 per cento delle spiagge italiane è interessata dall'erosione, spesso causata da un uso improprio;
gli stabilimenti contribuiscono a impoverire l'ambiente costiero -:
se non ritengano opportuno assumere iniziative normative per modificare il decreto varato il 5 maggio;

se non ritengano fondamentale investire nella tutela e nel recupero del territorio, del paesaggio, degli ambienti naturali soprattutto se a rischio;
se siano stati effettuati degli studi per proiettare i possibili effetti di tale norma.
(4-11958)

GIANNI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Poste italiane ha emesso un bando da 12 milioni di euro per la produzione di 39.500 completi di lavoro estivi e altrettanti invernali da destinare agli addetti al recapito posta;
la gara al ribasso ha un prezzo massimo di 107 euro per la divisa estiva e di 210 euro per la divisa invernale;
il citato bando ha sollevato numerose e vibranti critiche e proteste da parte di aziende tessili italiane perché ritengono che tali prezzi sono almeno del 30 per cento più bassi dei costi industriali;
in questo modo le aziende tessili italiane sono impossibilitate a partecipare, mentre al contrario tale bando favorirebbe l'acquisizione della commessa da parte di aziende o società cinesi anche attraverso società fittizie ubicate sul territorio europeo;
con tale bando a detta delle aziende tessili italiane si favorisce lo spostamento del lavoro in Cina cosa che oltre al danno per le aziende potrebbe avere negative ricadute occupazionali;
la scadenza del bando di Poste Italiane spa, anche a seguito delle proteste delle aziende tessili è stata rinviata per due volte, ma resta intatta la questione relativa alla impossibilità, visti il prezzo massimo applicabile per la produzione della singola divisa, che impedisce alla aziende italiane anche solo di partecipare -:
quali iniziative intendano adottare per consentire la partecipazione di aziende italiane al bando di Poste italiane per la dotazione di oltre 39.000 divise estive e invernali e se non ritengano necessario assumere iniziative per verificare la qualità del prodotto e al contempo salvaguardare l'eccellenza delle aziende italiane in particolare delle medie e piccole imprese, come già assicurato in sede parlamentare.
(4-11959)

...

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Delfino n. 3-01469 del 16 febbraio 2011;
interrogazione a risposta scritta Di Biagio n. 4-11845 del 4 maggio 2011;
interrogazione a risposta Commissione Fluvi n. 5-04721 del 5 maggio 2011.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Bernardini e altri n. 4-11638 del 18 aprile 2011 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04747.