XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 5 maggio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
la caserma «Silvestri» di Rovigo è un'immobile attualmente appartenente al demanio militare dello Stato, dove ha sede il 5o reggimento artiglieria contraerea, che, in prospettiva, in un quadro di formulazione di un nuovo sistema di difesa, è ritenuto non più necessario al soddisfacimento delle esigenze istituzionali della difesa e, pertanto, è stato segnalato dallo Stato Maggiore della Difesa quale bene da alienare ai sensi del decreto-legge 15 marzo 2010, n. 66, articolo 307, comma 10, ed inserito nel decreto direttoriale n. 13/2/5/2010 del 18 settembre 2010 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 5 dell'8 gennaio 2011);
in data 10 dicembre 2010 è già stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Ministero della difesa e l'amministrazione comunale di Rovigo, finalizzato all'acquisizione della caserma Silvestri da parte dell'ente locale;
il personale in forza nella suddetta caserma è stato ufficiosamente informato che la caserma sarà disattivata, come struttura militare, nel dicembre 2012;
il personale del 5o reggimento artiglieria contraerea presente nella suddetta caserma svolge da sempre, in supplenza di altri soggetti non adeguatamente presenti in zona o ivi strutturati, funzioni di presidio di un territorio fortemente a rischio sotto il profilo idro-geologico, garantendo immediatezza di intervento, con personale e attrezzature proprie, come accaduto anche in occasione della recente gravissima e rovinosa alluvione che ha interessato ampie aree del Veneto;
il suddetto reggimento partecipa anche, con proprio personale, all'operazione «strade sicure» (di cui al decretolegge n. 92 del 23 maggio 2008 e successivi interventi normativi), a presidio della sicurezza e dell'ordine pubblico, affiancato agli altri soggetti a ciò deputati, nella vicina città di Padova, città fortemente a rischio per continui episodi di violenza e di criminalità di vario tipo, anche recentissimamente ripetutisi;
nulla risulta essere stato neppure ipotizzato, a livello locale, a fronte del vuoto che verrebbe a crearsi con la soppressione di tale struttura militare sotto i vari profili di sicurezza enunciati,


impegna il Governo


a valutare l'opportunità di rivedere la citata decisione posto che la dismissione della suddetta caserma, con il ritiro in altro luogo dei reparti ivi stanziati, pur rientrando in un complessivo progetto di portata nazionale, venendo di fatto posta in essere in un'area dove insistono le problematiche sopra enunciate, aggravate da una situazione di grave crisi economica che ha investito tutta la zona, da sempre «area debole» del Veneto, non appare opportuno che sia considerata soltanto sotto il profilo della diminuzione di oneri a carico del Ministero della difesa, in quanto molto più rilevante potrebbe essere il danno, sotto molteplici profili, all'intera collettività, non solo della città di Rovigo ma dell'intera provincia e anche di importanti zone contermini del Veneto.
(7-00582) «Porfidia».

La VI Commissione,
premesso che:
un'indagine condotta nel 2007 sul settore dei giochi pubblici da una commissione ministeriale guidata dall'allora Sottosegretario per l'economia e le finanze Alfiero Grandi e dal generale della Guardia di finanza Castore Palmerini aveva evidenziato un'enorme truffa ai danni dello Stato, per una cifra ammontante a 88 miliardi di euro;

nel luglio 2006, la Corte dei conti aveva delegato le attività investigative in merito al nucleo speciale frodi telematiche della Guardia di finanza di Roma;
oltre al danno erariale, durante l'indagine è emersa la possibile infiltrazione di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata in seno ad una delle società concessionarie, mentre risultano pendenti in proposito alcuni procedimenti di carattere penale affidati a diversi pubblici ministeri;
inoltre, la procura della Corte dei conti ha citato in giudizio la Atlantis World, assieme ad altri nove concessionari ed ai controllori inadempienti dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS), contestando violazioni degli obblighi del concessionario, che non aveva provveduto a collegare gli apparecchi per il gioco d'azzardo per permetterne il controllo in tempo reale, come previsto dalla legge e che non aveva versato all'Erario ingenti somme relative al prelievo erariale dovuto sui proventi dei citati apparecchi di gioco;
la mancata connessione delle slot machine ha determinato, infatti, oltre al venir meno delle garanzie del dichiarato «gioco legale», a causa del consistente volume di «giocate» sfuggite al computo delle imposte, un ingente danno erariale;
in particolare l'erario non incamerava il prelievo erariale unico (PREU), il cui pagamento sarebbe stato evaso, o eluso con modalità di pagamento forfettarie, da parte delle società concessionarie;
l'articolo 39, comma 13, del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 326 del 2003, prevede, infatti, che agli apparecchi di gioco, collegati in rete, si applichi un prelievo erariale unico;
nel caso in cui gli apparecchi non trasmettano i dati del contatore di gioco viene applicato un PREU forfettario: tale PREU forfettario non è peraltro previsto da alcuna norma, e la determinazione della base imponibile presenta alcuni elementi di criticità, in ragione del fatto che essa viene calcolata sulla media delle giocate degli apparecchi in rete;
la convenzione per la concessione ad Atlantis World Rti è stata sottoscritta senza richiedere alla prefettura competente gli accertamenti ai fini della cosiddetta informativa interdittiva antimafia, che solitamente viene chiesta per appalti superiori ai 5,2 milioni di euro, mentre in questo caso si parla di centinaia di milioni se non di miliardi di euro;
successivamente, la concessione è stata prorogata due volte (ultimamente fino al maggio 2011), sempre senza alcuna richiesta della cosiddetta informativa interdittiva antimafia, da non confondere con il comune certificato antimafia;
la vicenda appena richiamata segnala l'esigenza di intervenire con rigore e tempestività su un settore, quello dei giochi pubblici, particolarmente delicato, sia in ragione degli enormi interessi economici in gioco e dei conseguenti rischi di infiltrazione da parte delle organizzazioni criminali, sia in considerazione della rilevanza del gettito tributario assicurato all'erario, sia in vista dei risvolti sociali ed occupazionali che il settore del gioco presenta;
inoltre, il quadro normativo relativo alla disciplina delle concessioni per la gestione telematica degli apparecchi di gioco risulta particolarmente complesso, ed è stato oggetto di numerose modifiche: in particolare, l'articolo 12, comma 1, lettera l), del decreto-legge n. 39 del 2009, ha previsto l'introduzione di un nuovo sistema di gioco costituito dal controllo remoto del gioco attraverso videoterminali, che avrebbe dovuto comportare l'avvio, da parte dell'AAMS, delle procedure per un nuovo affidamento in concessione della rete, entro il termine inizialmente fissato al 15 settembre 2009 dall'articolo 21, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2009, e successivamente prorogato al 16 maggio 2011 dall'articolo 2, comma 2-sexies, del decreto-legge n. 40 del 2010;

l'accavallarsi dei predetti interventi normativi rende quindi necessario eliminare ogni dubbio in merito alla disciplina vigente in materia, in particolare per quanto riguarda la durata delle concessioni in essere ed il loro rinnovo;
la convenzione di concessione sottoscritta dalle predette società prevede, all'articolo 24, la possibilità di procedere alla revoca della concessione, tra l'altro, nel caso in cui il concessionario non abbia collegato alla rete telematica gli apparecchi;
il fenomeno delle ludopatie costituisce una delle piaghe più gravi che affliggono il mondo giovanile italiano, ma, nonostante la previsione della legge n. 220 del 2010 (legge di stabilità per il 2011), che proibisce ai minori tutti i tipi di gioco pubblico, la tutela dei minori rispetto ai gravi pericoli, sociali e psicologici, sottesi alla pratica del gioco presenta numerose lacune, sia sotto il profilo amministrativo sia sotto quello normativo;
appare altresì necessario rafforzare gli strumenti con i quali sensibilizzare maggiormente l'intera popolazione nazionale rispetto ai notevoli danni che possono essere determinati dai un approccio non consapevole o compulsivo al gioco,


impegna il Governo:


ad assumere ogni iniziativa affinché si dia applicazione all'articolo 24 della convenzione di concessione in merito alla revoca delle concessioni;
a fare in modo che si proceda nel più breve tempo possibile, ad un nuovo affidamento delle concessioni per la gestione telematica degli apparecchi di gioco ed, in ogni caso, a non assumere iniziative volte a rinviare ulteriormente la scadenza prevista per il prossimo 16 maggio 2011;
ad assicurare che nei bandi per tali concessioni siano previsti:
a) il divieto di partecipazione alle gare di appalto per le società i cui soggetti controllanti o partecipanti siano residenti negli Stati o territori non appartenenti all'unione europea aventi un regime fiscale privilegiato (cosiddetti «paradisi fiscali») di cui all'articolo 76, comma 7-bis, del Testo unico delle imposte sui redditi, individuati dai decreti di cui al medesimo comma (cosiddetta white list), oppure non siano residenti negli Stati indicati nel decreto ministeriale 4 settembre 1996 (cosiddetta white list), come risultante da successive modifiche ed integrazioni apportate dai decreti ministeriali del 25 marzo 1998, del 16 dicembre 1998, del 17 giugno 1999, del 20 dicembre 1999, del 5 ottobre 2000 e del 14 dicembre 2000;
b) il vincolo per cui la partecipazione alle gare delle società residenti negli altri Paesi sia subordinata alla piena trasparenza dei soggetti proprietari delle medesime società, certificata dalle autorità locali;
c) il divieto di partecipazione alle gare di trust, di società fiduciarie e di società off-shore;
ad assumere le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte a:
a) eliminare il prelievo erariale unico, riconducendo la tassazione delle società concessionarie dei giochi al sistema fiscale ordinario previsto per la generalità delle società;
b) inserire il mancato collegamento degli apparecchi di gioco alla rete telematica tra i casi di evasione tributaria per i quali l'articolo 5 del decreto legislativo n. 74 del 2000 prevede la pena della reclusione da uno a tre anni;
c) prevedere che la licenza di pubblica sicurezza di cui all'articolo 88 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto n. 773 del 1931 sia richiesta anche ai soggetti che gestiscono, in conto proprio o per conto di terzi, sia attraverso società con sede in Italia sia mediante società aventi sede all'estero, attraverso qualsiasi modalità, anche telematica, concorsi pronostici o scommesse di qualsiasi genere,

stabilendo a tal fine l'obbligo, per i oggetti interessati, di produrre idonea documentazione, da individuarsi con regolamento governativo;
d) inibire la possibilità di concorrere all'assegnazione o al rinnovo delle concessioni in materia di giochi e scommesse alle società che abbiano in corso un contenzioso per inadempienze contrattuali nei confronti di amministrazioni pubbliche, ovvero nei cui confronti sussistano iscrizioni a ruolo, relative a tributi o contributi, definitive scadute e non versate;
ad assumere iniziative per contrastare più efficacemente il preoccupante fenomeno del gioco minorile, in particolare disponendo la costituzione, nell'ambito dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, di una struttura dedicata a tale tematica, con compiti di intervento e di prevenzione, eventualmente utilizzando una percentuale dei proventi erariali derivanti dalla raccolta del gioco lecito per finanziare tale struttura, nonché avviando campagne di informazione e sensibilizzazione presso la pubblica opinione e soprattutto presso gli operatori dei giochi leciti, al fine di prevenire il coinvolgimento dei soggetti minori nel gioco;
a realizzare specifiche campagne di sensibilizzazione, in particolare nei locali dedicati alla raccolta delle scommesse ed al gioco, anche attraverso forme di pubblicità istituzionale, medianti le quali segnalare al pubblico indistinto, con messaggi incisivi, analoghi a quelli previsti in materia di lotta contro il fumo, i rischi ed i danni, sia sotto il profilo patrimoniale sia sotto il profilo psicologico e sociale, che il gioco può determinare ai singoli ed alle famiglie.
(7-00583)
«Barbato, Di Pietro, Zazzera, Palagiano, Messina, Cambursano».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA, OLIVERIO e CESARE MARINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Calabria, secondo quanto affermato di recente dal Commissario per l'emergenza ambientale, Graziano Melandri, si trova ormai in piena e drammatica emergenza, visto che è «miseramente fallito l'attuale sistema rifiuti». Melandri, che è succeduto al presidente Scopelliti che per alcuni mesi è stata Commissario per l'emergenza ambientale, è l'ennesimo commissario in 14 anni di attività di quell'ufficio che è la rappresentanza evidente e inequivocabile del fallimento di tutto un sistema.
in 14 anni, l'emergenza ambientale in Calabria ha prodotto quello che oggi è sotto gli occhi di tutti: ordinanze, circolari, comitati scientifici, decine di società-miste, presidenti, direttori generali, consigli di amministrazioni, centinaia di consulenze, una profonda e gravissima situazione debitoria, assunzioni clientelari e decine di «dipendenti fantasma».
tutto questo mentre la Calabria affonda tra i rifiuti, i territori sono ormai invasi da centinaia di discariche abusive, non esiste un vero piano regionale dei rifiuti in grado di superare l'emergenza e di avviare una sana ed efficiente raccolta differenziata
nel corso degli ultimi anni, la regione d'accordo con gli enti locali e il commissario per l'emergenza, ha inteso procedere all'elaborazione da parte dell'assessorato ambiente di un piano per la raccolta differenziata e l'istituzione delle isole ecologiche e per la realizzazione di 10 discariche

sul territorio regionale entro il dicembre del 2010. Ma questo, subito dopo le recenti elezioni, si è interrotte;
a tutt'oggi non esiste un'idea su come uscire dall'emergenza e riportare alla normalità il sistema rifiuti in Calabria. Di questo passo, entro poche settimana, c'è il serio rischio che la regione possa essere invasa dai rifiuti, provocando così un danno gravissimo all'ambiente, alla salute dei cittadini, al turismo, alle attività produttive, all'intera economia calabrese;
nella relazione del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, si sottolinea come tra il 1998 e il 2006 l'ufficio del commissario abbia potuto gestire circa 700 milioni di euro, risorse che, ad oggi, sono lievitate a ben oltre il miliardo di euro, a fronte degli insufficienti risultati ottenuti;
la sezione regionale della Corte dei conti di Catanzaro ha chiaramente parlato di «fallimento della esperienza commissariale;
la situazione che si è determinata in Calabria, non può consentire alla regione, che è responsabile in termini di pianificazione, di scaricare le responsabilità sul sistema degli enti locali e in particolare su quei comuni che sono impegnati nella competizione elettorale in corso -:
se il governo sia a conoscenza della drammatica situazione in cui versa la Calabria nel settore dei rifiuti;
che cosa intenda fare per evitare un danno incalcolabile alla Calabria e a tutti i calabresi;
se non intenda, alla luce del totale fallimento dell'ufficio del commissario per l'emergenza ambientale dopo oltre 14 anni di attività, chiudere lo stesso è affidare alla regione i poteri che le competono;
se non intenda comunicare al Parlamento i costi di 14 anni di commissariato per l'emergenza ambientale in Calabria, i finanziamenti statali e regionali utilizzati, e le responsabilità di questa drammatica situazione.
(4-11849)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 25 aprile 2011, presso l'ospedale Mauro Scarlato di Scafati, è deceduta una giovane donna di 23 anni, all'ottavo mese di gravidanza; la donna, incinta di due gemelli, si era recata al pronto soccorso dell'ospedale di Scafati per sottoporsi alla rimozione di un ascesso alla coscia destra, intervento ritenuto di routine; nella notte però, in seguito a un'improvvisa crisi respiratoria, la donna è stata trasferita nel reparto di rianimazione dove poi è morta, e con lei i gemelli, nonostante il tentativo di farli nascere con il parto cesareo;
la procura della Repubblica di Nocera Inferiore ha aperto un'inchiesta sull'accaduto, disponendo il sequestro della cartella clinica, l'autopsia e la notifica di sette avvisi di garanzia ai medici dell'ospedale coinvolti e al ginecologo della donna;
oltre alla procura, anche la Commissione parlamentare d'inchiesta del Senato sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale ha richiesto la documentazione medica relativa e una relazione al presidente della regione Campania, Stefano Caldoro, nominato nell'aprile 2010 commissario ad acta del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della regione;
dopo quest'ultimo gravissimo episodio anche i carabinieri dei NAS, in servizio presso la suddetta Commissione d'inchiesta, hanno avviato un'istruttoria per verificare le condizioni in cui sono avvenuti l'intervento e la successiva assistenza alla vittima;
il servizio sanitario della regione Campania continua ad essere in una condizione di grave disavanzo, con pesanti ricadute sull'organizzazione, sulla funzionalità e sulla sicurezza dei presidi ospedalieri;
il depotenziamento o la chiusura dell'ospedale di Scafati, che serve circa 40

mila persone nel solo pronto soccorso, incrementa il pericolo che casi come quelli precedentemente esposti si ripetano -:
se il Governo intenda avviare, per quanto di competenza, specifiche attività di accertamento dei fatti in premessa;
quali urgenti iniziative il Governo intenda intraprendere, anche per il tramite del commissario ad acta, per garantire a tutti i cittadini campani un servizio sanitario pubblico adeguato e impedire che, a causa del grave disavanzo della sanità campana, si verifichino altri drammatici episodi;
quale stanziamento straordinario si intenda disporre affinché le strutture siano adeguate a quanto prescritto dai NAS nel corso delle loro ispezioni;
se intenda il Governo dare disposizioni al commissario affinché verifichi puntualmente in tutti gli ospedali della regione quali gravi inadeguatezze in termini di autorizzazioni e conformità alla normativa vigente sussistano nelle strutture ospedaliere campane, autorizzandolo ad intervenire in via eccezionale per finanziare gli adeguamenti necessari.
(4-11853)

TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
tra le opere realizzate con liberalità disposte da molti soggetti privati, a seguito del sisma del 6 aprile 2009 occorso in Abruzzo, vi fu la scuola per l'infanzia «Nino Sospiri» di Villa Sant'Angelo, in provincia del L'Aquila, totalmente costruita dall'associazione ambientale e/è Vita Onlus con fondi privati, appositamente donati per quel progetto;
i lavori di costruzione della scuola, che dispone di un'area di superficie coperta di metri quadri 200 e, scoperta, di metri quadri 1.000, iniziarono il 22 giungo 2009 e la cerimonia di inaugurazione si svolse il 14 settembre 2009, ala presenza del Presidente della Camera dei deputati. On. Gianfranco Fini, e dello speaker della Camera dei deputati degli Stati Uniti d'America, Nancy Pelosi;
la struttura, consegnata completamente arredata, venne realizzata con tecnologie d'avanguardia e innovative e tecniche di bioedilizia, pienamente rispondenti anche ai migliori criteri di sostenibilità ambientale, essendo dotata, tra l'altro, anche di pannelli fotovoltaici che forniscono 7 chilowatt in grado di soddisfare i bisogni energetici, nonché, in anticipo sull'applicazione di prescrizioni comunitarie non ancora vigenti in Italia, di apposito impianto per il ricambio e il filtraggio dell'aria all'interno dei locali, preservando le caratteristiche e le condizioni dell'aria igienicamente più adeguate a vantaggio degli ospiti dell'edificio;
la scuola dell'infanzia in argomento, dopo sedici mesi circa di regolare funzionamento, a beneficio di circa quaranta bambini e con piena soddisfazione di genitori e di tutto il personale addetto, a gennaio dell'anno in corso è stata dismessa;
i bambini che la frequentavano sono stati trasferiti a una scuola dell'infanzia ubicata nel comune limitrofo di Fossa, distante circa 5 chilometri;
da notizie informali sembra che la chiusura della struttura di Villa Sant'Angelo dipenda da questioni burocratiche - organizzative alla stregua delle quali in detto comune non sarebbe sede di plesso scolastico, costituendo siffatta circostanza, se confermata, motivo giustificato di notevole sconcerto, non solo e non tanto per la dismissione di una struttura ammirevole sul piano tecnologico, della funzionalità e del comfort, quanto della dissipazione di fondi, ancorché privati, e della manifesta incapacità organizzativa e programmatoria che emergerebbe dalla vicenda descritta, nella quale, alternativamente, o non si sarebbe tenuto conto dell'assetto organizzativo territoriale che escludeva dal novero delle sedi di plesso scolastico il comune di

Villa Sant'Angelo o sarebbe stata negletta l'eventualmente successiva configurazione, nell'assetto organizzativo stesso, di tale esclusione relativa al comune di Villa Sant'Angelo -:
quali enti, organi o amministrazioni abbiano autorizzato la realizzazione dell'opera in questione nel comune di Villa Sant'Angelo e sulla scorta di quali elementi amministrativi e di coordinamento, all'epoca dati e conosciuti;
quali siano le ragioni effettive della chiusura della scuola dell'infanzia «Nino Sospiri» ubicata nel nominato comune di Villa Sant'Angelo;
se il Governo non intenda assumere iniziative per ripristinare l'utilizzo scolastico di quell'edificio.
(4-11854)

TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Parlamento ha approvato definitivamente la legge di riforma dell'università che ha determinato i suoi effetti dal gennaio 2011;
l'articolo 2 della legge n. 240 del 2010 che obbliga le università statali a provvedere, entro sei mesi dall'entrata in vigore della citata legge, a modificare i propri statuti nel rispetto dei princìpi di autonomia;
l'università di Catanzaro ha ottemperato a quanto richiesto dalla legge e che sia l'apposito organo istituito con decreto rettorale che il consiglio di amministrazione ed il senato accademico hanno approvato, all'unanimità, le modifiche statutarie previste dalla legge;
lo Statuto è stato regolarmente trasmesso al Ministero fin dai primi di aprile 2011;
lo svolgimento delle elezioni per la costituzione degli Organi previsti dal nuovo statuto se ritardati rischiano di comportare gravi disagi agli studenti per l'inizio del prossimo anno accademico;
ogni ritardo nell'approvazione dello statuto provocherebbe inoltre all'università maggiori oneri in quanto con l'esemplificazione prevista dalle nuove norme statutarie si vengono ad assicurare notevoli risparmi nella gestione -:
quali iniziative ritenga di assumere il Ministro dell'università per garantire ormai la sollecita approvazione dello statuto dell'università di Catanzaro.
(4-11855)

BOFFA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 12 del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 26 del 2010 aveva previsto che il presidente della provincia provvedesse alla nomina di un soggetto liquidatore «per l'accertamento delle situazioni creditorie e debitorie pregresse, facenti capo ai consorzi, (...) e per la successiva definizione di un apposito piano di liquidazione», conferendo altresì al soggetto liquidatore compiti di gestione in via ordinaria dei consorzi e di amministrazione dei relativi beni «da svolgere in termini funzionali al subentro da parte delle province, anche per il tramite delle società provinciali, nelle attribuzioni di legge, con conseguente cessazione degli organi di indirizzo amministrativo e gestionale dei consorzi stessi»;
in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 195 del 2009 citato, veniva introdotto il comma 2-ter dell'articolo 11 che prevedeva, fino al 31 dicembre 2010, che le sole attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e di smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuassero ad essere gestite secondo le attuali modalità e forme procedimentali dai comuni;
alla data, marzo 2010, del decreto di nomina dei liquidatori dei consorzi BN1, BN2, BN3: era già venuto meno il contributo

mensile, di 2.000 euro per ogni lavoratore, erogato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - commissario di Governo;
i servizi a favore dei comuni del bacino consortile o non erano (prestati) richiesti o venivano assicurati con corrispettivi inadeguati rispetto ai costi sopportati dai consorzi;
i comuni non aderivano alla richiesta formulata dai liquidatori di prevedere nei bandi di gara, per l'individuazione dell'impresa di gestione del servizio per la raccolta dei rifiuti urbani indifferenziati, l'applicazione dell'articolo 6 del CCNL Federambiente relativo al passaggio presso l'impresa aggiudicataria del personale dei consorzi;
in data 7 agosto 2010, veniva stipulato un protocollo d'intesa tra il prefetto, la provincia di Benevento, il comune di Benevento, i consorzi BN1, BN2 e BN3 e le organizzazioni sindacali più rappresentative e sottoscritto un verbale di accordo sindacale tra i consorzi e le organizzazioni sindacali in cui si concordava di richiedere la cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga per il periodo dal 26 luglio 2010 al 31 dicembre 2010;
la regione Campania, con decreto n. 201 del 10 dicembre 2010, pubblicato sul BURC n. 82 del 20 dicembre 2010, concedeva la cassa integrazione guadagni straordinaria autorizzando la direzione dell'Inps territorialmente competente ad erogare il relativo trattamento economico;
in tale contesto, in esito ad un primo ricorso dei lavoratori dei disciolti consorzi, il tribunale di Benevento-sez.lavoro, con ordinanza del 28 gennaio 2011, affermava che «rispetto al quadro normativo e alla condotta del Commissario liquidatore prima e della regione Campania poi nessuna censura di illegittimità può essere mossa» sulla procedura di concessione in deroga della cassa integrazione;
successivamente, tuttavia, su ricorso presentato da altri tre lavoratori (assistiti da Flaica Cub), volto ad ottenere l'annullamento del decreto di concessione del beneficio della cassa integrazione guadagni straordinaria e la reintegrazione nel posto di lavoro, con ordinanza n. 26 del 23 marzo 2011, (il giudice) altro giudice del lavoro dello stesso tribunale accoglieva la domanda cautelare e, per l'effetto, disapplicava il decreto dirigenziale n. 201 del 10 dicembre 2010 e disponeva il ripristino del rapporto di lavoro dei ricorrenti;
tale (la) seconda decisione (del medesimo tribunale del lavoro di Benevento) ha determinato la revoca del decreto dell'ORMEL che disponeva l'accesso al beneficio della cassa integrazione guadagni straordinaria;
è intervenuta, altresì, in materia, la sentenza n. 69 del 2011 della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del comma 69 dell'articolo 1, legge regionale n. 2 del 2010 in quanto in contrasto con la disciplina statale dettata dall'articolo 11 del citato decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195 (...), convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma l, della legge 26 febbraio 2010, n. 26;
la richiamata dichiarazione di illegittimità costituzionale del comma 69 dell'articolo 1 della legge regionale della Campania n. 2 del 2010 incide, ovviamente, anche sulle modifiche, apportate dal medesimo disposto, all'articolo 32-bis della legge regionale Campania n. 4 del 2007;
appare del tutto evidente che, nel quadro generale come sopra delineato ed in particolare a seguito della pubblicazione della pronuncia della Corte costituzionale sulla Gazzetta Ufficiale - 9 marzo 2011 -, è imprescindibile chiarire ed interpretare, in modo univoco, sulla base delle disposizioni vigenti, l'assetto delle competenze e funzioni di tutte le parti coinvolte nel processo;
tale iniziativa è resa ancor più indifferibile ed urgente per la necessità di garantire i lavoratori interessati che da mesi sono

assolutamente privi di ogni certezza rispetto al loro futuro lavorativo e di qualsiasi forma di sostegno al reddito -:
se non ritenga opportuno, la Presidenza del Consiglio dei ministri, promuovere tutte le azioni di coordinamento con la regione Campania, finalizzate a garantire coerenza ed univocità d'interpretazione della normativa anche alla luce della pronuncia della Corte Costituzionale in modo da fornire risposte omogenee e coerenti rispetto alle stesse identiche fattispecie e al fine di garantire un servizio efficiente di raccolta e smaltimento dei rifiuti alla cittadinanza campana dando risposte in tempi rapidi e certezze sul piano normativo, amministrativo ed occupazionale ai lavoratori dei consorzi interessati.
(4-11863)

BOSSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 3 maggio 2011, a seguito di un'inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Napoli ci sono stati 39 arresti per droga e racket di appalti; gli arrestati risulterebbero tutti affiliati al clan Polverino, potente organizzazione criminale radicata a nord di Napoli;
a compiere gli arresti sono stati i carabinieri del comando provinciale del colonnello Mario Cinque a seguito della misura cautelare emessa dal Gip Paola Scandone, anche sulla base delle dichiarazioni dei due pentiti, Domenico Verde e Salvatore Izzo, e relativa al giro di affari del clan Polverino nell'area flegrea su rifiuti, droga, racket di appalti e voto di scambio;
tra gli arrestati due candidati al comune di Quarto, Armando Chiaro, consigliere comunale uscente, capogruppo del Pdl, ora candidato capolista per il Pdl, e Salvatore Camerlingo, iscritto al Pdl, nella lista «Noi Sud»;
Armando Chiaro, imprenditore caseario, è stato eletto consigliere comunale già nel 2007 nella lista dell'allora Forza Italia, e da quanto si apprende da notizie di stampa, in quell'occasione, il suo nome era comparso in un'altra indagine per voto di scambio;
dalla stampa e dalle dichiarazioni rese da due pentiti, risulterebbe che l'imprenditore Chiaro sia coinvolto anche in una «trattativa» con Giuseppe Polverino, latitante a Barcellona, concernente la gestione dei rifiuti di una discarica (sequestrata) di Quarto;
emergerebbero, inoltre, il ruolo di tramite di Camerlingo, candidato al consiglio comunale con la lista «Noi Sud» e cugino diretto di Salvatore Liccardi, presunto braccio destro di Giuseppe Polverino, per decine di affiliati al clan dei Polverino, e la sua disponibilità ad utilizzare il «telefono rosso», l'unica linea usata dal latitante Giuseppe Polverino per comunicare con i suoi -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di impedire che la campagna elettorale per le amministrative si svolga in un clima di sospetti e collusioni;
se intenda fornire elementi sulla grave emergenza criminalità che colpisce importanti istituzioni nella provincia di Napoli e in Campania;
se non ritenga opportuno assumere tempestivamente iniziative normative al fine di evitare le candidature di persone legate alla criminalità organizzata e indagate per voto di scambio.
(4-11869)

RAO e SCANDEREBECH. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
in un servizio sul settimanale Il Mondo, in edicola la scorsa settimana, è stata ricostruita la vicenda della costituzione di un'azienda sotto il controllo pubblico

per svolgere a livello nazionale le attività del cosiddetto convention bureau;
tale iniziativa è stata fortemente sostenuta dal Ministro per il turismo che, con ben tre successivi atti di indirizzo, ha definito i compiti del Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo e quelli dell'ENIT, nonché il ruolo della società Promuovitalia (SpA al 100 per cento di ENIT);
in particolare il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo avrebbe dovuto garantire il sostegno finanziario all'iniziativa (del costo previsto di sei milioni di euro) e l'ENIT avrebbe dovuto a sua volta, con una procedura simile al gioco delle «scatole cinesi», autorizzare il consiglio di amministrazione di Promuovitalia a costituire l'apposita società «Convention Bureau», quindi diventandone azionista unico;
una volta avviato il complesso iter costitutivo sembra siano state di fatto lasciate ad ENIT tutte le responsabilità di approvazione dell'atto costitutivo e dello statuto della costituenda società «Convention Bureau», oltre che della individuazione dei relativi organi amministrativi (componenti di consiglio di amministrazione e collegio sindacale);
ciò avrebbe consentito al Direttore generale dell'ENIT, Paolo Rubini, delegato dal Commissario straordinario dell'ente Matteo Marzotto di nominarsi Presidente ed amministratore delegato della società, nonché di indicare quali consiglieri di amministrazione, tra gli altri, due diretti collaboratori del Ministro Brambilla (la sua segretaria particolare, signorina Colombo, ed il dirigente per l'immagine turistica, dottor Magnani);
tali decisioni, che sembrerebbero assunte, a parere degli interroganti, senza rispettare le norme del codice civile e i compiti di indirizzo e vigilanza del Dipartimento, configurerebbero numerose irregolarità;
sembra inoltre che la società Promuovitalia (azionista unico della neocostituita «Convention Bureau») sia stata indotta a ratificare ogni iniziativa;
anche dopo tali atti, il neo Presidente e Amministratore delegato Paolo Rubini, avrebbe continuato ad assumere comportamenti poco rispettosi di responsabilità, competenze e regole in materia, da ultimo decidendo (persino senza autorizzazione dello stesso Consiglio di Amministrazione della società «Convention Bureau») di trasferire parte delle risorse finanziarie della società a ENIT, di cui è Direttore Generale, in occasione della organizzazione della partecipazione ad una fiera all'estero;
questi comportamenti avventati hanno suscitato perplessità, riserve ed addirittura proteste formali, come quelle contenute in una recente lettera del dottor Zona (Presidente di Federcongressi-Confindustria e consigliere di amministrazione della stessa «Convention Bureau») -:
se si intendano adottare iniziative di competenza per accertare tempestivamente eventuali responsabilità dei pubblici funzionari coinvolti nelle vicende di cui sopra;
se ci sia una incompatibilità nell'esercizio degli incarichi ricoperti e, soprattutto, se ci siano rischi di un danno all'erario per uso improvvido di denaro pubblico;
in base a quali titoli e requisiti il signor Paolo Rubini sia stato nominato direttore generale dell'ENIT;
se il signor Rubini riceva, per i suoi incarichi all'ENIT e nella controllata «Convention Bureau», emolumenti cumulabili tra loro, e se sia rispettata la normativa in materia;
se si intenda ricostituire gli organi dell'ENIT ed effettuare una seria e pregnante attività di controllo sull'ente, come anche sull'efficienza della sua struttura e sui risultati attesi e raggiunti in materia di promozione turistica all'estero.
(4-11871)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul sito dagospia.com è comparsa una notizia con il titolo «Anticristiana in bikini, prende in giro Gesù sulla tv israeliana...». Il testo segue così: «In un programma tv israeliano è apparsa una ragazza in bikini, impegnata a prendere in giro la religione cristiana, mostrando Gesù come una stupida scimmia appesa ad una croce. Nella clip si sente la ragazza dire che i goyam (i cristiani) sono pericolosi verso gli ebrei... Guarda il video qui: http://bit.ly/k0Dgo4»;
dalla visione del citato video, reperibile ancora oggi, emerge come il video sia persino più osceno e violento di quanto annunciato, al punto che viene mimata dal pupazzo scimmiesco, la morte di Cristo;
la Camera dei deputati ha approvato il 12 gennaio 2011 la risoluzione Mazzocchi dove si impegna il Governo «a promuovere nelle competenti sedi internazionali, di concerto con i partner dell'Unione europea, iniziative atte a rafforzare il rispetto del principio di libertà religiosa, la tutela delle minoranze religiose, la lotta contro la cristianofobia e il monitoraggio delle violazioni, dando concreta attuazione agli strumenti internazionali esistenti, quali la "Dichiarazione delle Nazioni Unite per l'eliminazione di ogni forma di intolleranza e discriminazione basate sulla religione o sul credo" del 1981 e, da ultimo, la Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite contro l'intolleranza religiosa» -:
se quanto scritto corrisponda al vero;
se intenda domandare allo Stato di Israele informazioni sullo show sopracitato e, nel caso, protestare dinanzi a questa forma di cristianofobia e di offesa al cristianesimo;
come intenda intervenire nelle sedi internazionali per denunciare questa offesa;
se la polizia postale sia stata attivata per adottare ogni iniziativa di competenza volta ad impedire la visione e la propalazione del citato video.
(5-04725)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si riscontrano da diversi giorni ripetuti episodi di presenza di acque schiumose e maleodoranti lungo il letto del Rio Fontanelle nel territorio di Cassino, con una conseguente anomala moria di pesci che vengono trascinati dalla corrente del fiume;
dalle prime verifiche effettuate dagli organi competenti intervenuti su denuncia dei comitati dei cittadini della zona sembrerebbe che le sostanze proverrebbero in particolare dai siti industriali adiacenti il corso d'acqua e localizzati tra le aree di Cassino e Villa Santa Lucia, che determinerebbero uno sversamento nel fiume di liquidi oleosi e di colorazione scura che sarebbero responsabili del fenomeno della moria di pesci;
quelli sopra segnalati rappresentano gli ultimi di una serie di fenomeni già verificatisi sul corso d'acqua che minacciano l'ecosistema e la salute dei cittadini di tutta l'area interessata, costretti a sopportare questi sgradevoli episodi;
l'intera area in questione versa in uno stato di completo abbandono ed incuria

con la presenza, inoltre, di vegetazione intensa e alta che ostacola l'individuazione di eventuali scarichi abusivi;
sono numerose da parte dei cittadini le segnalazioni e le richieste d'intervento e di verifiche sulla tossicità degli elementi ritrovati, che sono state puntualmente disattese;
è necessario un intervento urgente di bonifica e messa in sicurezza dell'intera zona interessata per ripristinare il recupero dell'ecosistema circostante e soprattutto scongiurare ripercussioni sulla salute dei cittadini, fortemente minacciata dalla presenza di materiali altamente tossici e inquinanti -:
se sia a conoscenza della vicenda sopraesposta e quali urgenti iniziative in suo potere intenda adottare per pervenire al superamento delle criticità di cui in premessa.
(3-01638)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
da un servizio giornalistico di Gennaro Savio si apprende della deleteria gestione dei rifiuti a Forio nell'isola d'Ischia;
a causa della mancata individuazione di un'area di stoccaggio e di travaso dei rifiuti solidi urbani dette operazioni avvengono per strada;
le zone sono il campo sportivo di Panza e l'ingresso di Forio, proprio a ridosso della rinomata spiaggia della Chiaia dove il travaso avviene sotto gli occhi di residenti e turisti che a migliaia e migliaia attraversano l'ex strada statale 270;
la presenza dei camion di rifiuti stride tremendamente con la Gupola di San Gaetano, il Torrione e la maestosa Chiesa del Soccorso, i gioielli dell'architettura locale che fanno da meraviglioso sfondo al centro storico del Paese;
nel compattatore, da cui spesso volano sacchetti dei rifiuti, viene triturato di tutto e i turisti - italiani e non - sono costretti a turarsi il naso con foulard per la puzza;
alla fine delle operazioni il percolato finisce sull'asfalto privo delle necessarie griglie e vasche di raccolta;
tale situazione si protrae da anni con un continuo girovagare dei camion della spazzatura: nel settembre 2008, a seguito del sequestro da parte della magistratura dell'area di stoccaggio di Cavallaro, il travaso dei rifiuti avveniva nel parcheggio sovrastante la spiaggia di Citara nella zona alberghiera per antonomasia di Forio, poi l'area di stoccaggio fu creata nei pressi del cimitero a ridosso delle case e a seguito delle proteste e delle denunce dei residenti il travaso dei rifiuti umidi venne effettuato in giro per le strade del paese e in modo particolare nei pressi del campo sportivo di Panza e all'ingresso del centro storico di Forio, accanto alla frequentatissima spiaggia della Chiaia. Il travaso dei rifiuti fu poi spostato addirittura sullo stupendo e impareggiabile porto turistico di Forio dove lo scorso mese di agosto venne realizzato il video servizio consultabile al seguente link: www.pcimltv.blogspot.com -:
di quali elementi disponga il Governo e se le modalità di gestione dei rifiuti, per quanto di competenza, siano compatibili con la salvaguardia dei beni architettonici ed ambientali interessati.
(4-11870)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

BUCCHINO, FEDI, PORTA, CESA e GIANNI FARINA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del

mare, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
è universalmente riconosciuta la validità di scelte strategiche tese a diversificare le fonti di produzione energetiche con sistemi di energia sicuri, non inquinanti, rispettosi dell'ambiente e soprattutto rinnovabili;
l'energia eolica è una delle fonti di energia rinnovabili e pulite il cui oculato ed equilibrato sfruttamento garantirebbe evidenti benefici contro l'inquinamento e l'alterazione di ambiente e clima provocati dalle fonti energetiche tradizionali;
tali vantaggi tuttavia potrebbero essere compromessi dall'utilizzo degli impianti eolici in aree il cui valore ambientale e paesaggistico è considerato elevato;
Enel Green Power Spa il 16 marzo 2011 ha comunicato di aver depositato presso l'autorità competente, regione Lazio - direzione regionale ambiente - area valutazione impatto ambientale, la documentazione di cui all'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni relativa alla realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica nel territorio del comune di Bagnoregio (VT), al fine di ottenere giudizio di compatibilità ambientale e di verifica di incidenza naturalistica;
tale progetto consiste nella realizzazione di un impianto eolico localizzato in una zona residenziale e agricola denominata località Campolungo e costituito da n. 20 aerogeneratori dell'altezza di circa 146 metri;
l'impatto ambientale prodotto dall'installazione e dal funzionamento delle 20 pale eoliche potrebbe avere un effetto devastante sulle condizioni di vita delle numerose famiglie che abitano quelle zone, sulle attività agricole limitrofe e sulla variegata fauna presente;
elevato sarebbe inoltre e soprattutto il rischio di danneggiare il settore paesaggistico e turistico del territorio che proprio dalla sua specificità ambientale e paesaggistica (le altissime - ed esteticamente sgradevoli - pale sarebbero visibili dalla Valle dei Calanchi e da Civita di Bagnoregio, dal Lago di Bolsena e dai Monti Vulsini) trae vitali benefici per la sua economia;
la provincia di Viterbo e la regione Lazio nel giugno 2009, al fine di proteggere e promuovere tale zona per la sua elevata qualità ambientale, hanno avanzato presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per il relativo avallo, la candidatura per il riconoscimento da parte dell'UNESCO del territorio circostante (monti Vulsini e calanchi della Teverina) quale patrimonio mondiale dell'umanità, nonché l'ingresso nella rete europea dei geoparchi;
per le questioni suesposte nella zona interessata stanno sorgendo vari comitati di base molto preoccupati e intenzionati a fermare il progetto che rischia di compromettere la vocazione turistica del territorio creando inoltre danni oggettivi a territorio e paesaggio a causa dell'inquinamento acustico e visivo e dei lavori molto invasivi relativi agli sbancamenti e alla costruzione di enormi piloni e piattaforme di cemento armato;
il consiglio provinciale di Viterbo ha recentemente approvato all'unanimità una mozione che se da una parte garantisce che il consiglio provinciale si adopererà a favorire l'impiego delle energie rinnovabili secondo i dispositivi comunitari ed a sviluppare un piano di sviluppo organico del territorio che coinvolga le autonomie locali, dall'altra impegna il presidente e la giunta provinciale ad esprimere parere negativo in merito alla richiesta dell'Enel Green Power;
lo stesso sindaco di Bagnoregio, Francesco Bigiotti, ha più volte manifestato la netta contrarietà alla realizzazione del parco eolico in virtù dell'impatto ambientale che la sua realizzazione verrebbe ad avere su un territorio ricco di caratteristiche paesaggistiche di altissimo pregio che invece devono essere tutelate -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, della portata e

degli effetti ambientali del progetto, e se non ritengano opportuno prendere in considerazione le richieste avanzate dalle popolazioni e dalle istituzioni locali, nei limiti delle loro competenze;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno avviare, per quanto di competenza, un'ampia verifica al fine di tutelare il patrimonio storico, ambientale, umano e paesaggistico che verrebbe, a parere degli interroganti, irrimediabilmente compromesso.
(4-11847)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto per il credito sportivo, istituito dalla legge 24 dicembre 1957, n. 1295, è un ente pubblico che opera, ai sensi dell'articolo 151 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, come banca, in particolare concedendo finanziamenti connessi al settore dello sport e della cultura ai sensi dell'articolo 4, comma 14, della legge 24 dicembre 2003, n. 350;
il capitale dell'Istituto è posseduto per circa il settantadue per cento da primarie banche private italiane (due delle quali a capitale francese) e per la restante parte da Cassa depositi e prestiti (circa il ventidue per cento) e da CONI servizi S.p.A. (circa il sei per cento);
il consiglio di amministrazione dell'Istituto è attualmente composto da nove membri, di cui tre in rappresentanza degli istituti bancari privati, tre nominati dal Governo, uno dalla Conferenza Stato-regioni, uno da Cassa depositi e prestiti e uno dalla Giunta nazionale del CONI;
a norma dell'articolo 34 dello Statuto ai partecipanti è attribuito il diritto di recesso nel caso di modifiche statutarie che determinino un cambiamento significativo dell'attività dell'Istituto, ovvero dei diritti di partecipazione;
l'articolo 6, comma 5, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevede un limite al numero di componenti degli organi di amministrazione e di controllo di tutti gli enti pubblici, anche economici, e di tutti gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato;
tali enti ed organismi dovranno, conseguentemente, adeguare i rispettivi statuti, al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 78 del 2010, gli organi di amministrazione e di controllo siano costituiti da un numero di componenti non superiore a cinque; la mancata adozione, nei termini indicati, dei provvedimenti di adeguamento statutario o di organizzazione, determina responsabilità erariale e la nullità di tutti gli atti adottati dagli organi degli enti e degli organismi pubblici interessati;
il Governo, per il tramite di propri competenti uffici, ha fatto presente, ai fini delle opportune modifiche statutarie, che all'Istituto si applicano le disposizioni di cui al citato decreto-legge n.78 del 2010 e pertanto il numero dei consiglieri di amministrazione deve essere ridotto a cinque;
la questione riveste particolare urgenza, scadendo il prossimo 7 maggio 2011 l'attuale consiglio di amministrazione, cui spetta il compito di approvare le proposte di modifica statutaria in oggetto, modifica che potrebbe determinare il recesso da parte degli azionisti e la conseguente uscita dal capitale sociale dell'Istituto degli investitori privati -:
se il Governo intenda modificare gli accordi con gli azionisti privati in relazione alla composizione del consiglio di amministrazione, al fine di evitare possibili contenziosi e il rischio che gli stessi azionisti esercitino il diritto di recesso e, come il Governo intenda intervenire in

relazione alla composizione del consiglio di amministrazione, al fine di evitare possibili contenziosi e il rischio che gli azionisti privati esercitino il diritto di recesso.
(5-04721)

Interrogazione a risposta scritta:

VACCARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 30 dicembre 2010, n. 238, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 13 gennaio 2011 ed entrata in vigore il 28 gennaio 2011, ha previsto la concessione di incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia, al fine di contribuire allo sviluppo del Paese e valorizzare le esperienze professionali maturate dai cittadini all'estero;
il comma 2 dell'articolo 4 della citata legge prevede che entro sessanta giorni dall'entrata in vigore venga emanato un decreto del Ministro degli affari esteri per definire le funzioni e ruoli degli uffici consolari italiani all'estero;
il Ministro degli esteri ha già comunicato ai nostri consolati di aver definito nei termini previsti il decreto di propria competenza;
il comma 2 dell'articolo 2 della citata legge prevede che entro sessanta giorni dall'entrata in vigore venga emanato un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze per l'individuazione delle categorie dei soggetti beneficiari degli incentivi di cui sopra;
tali incentivi, valevoli dall'entrata in vigore della legge fino al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2013, per essere immediatamente applicabili necessitano di tale decreto che, però, a tutt'oggi, non risulta ancora emanato;
i termini di emanazione sono stati disattesi in assenza di un differimento normativo -:
quali siano le ragioni della mancata emanazione nei termini previsti del decreto necessario all'attuazione della legge a che punto sia l'iter relativo e quali tempi il Ministro interrogato preveda siano ancora necessari all'emanazione di tale decreto.
(4-11852)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il signor Fabio Del Toro lamenta quanto segue:
nel corso dell'anno 2005 egli convenne in giudizio la società EMI Music Italy S.p.A. ed altri e la causa venne iscritta al n. 2236/2005 del ruolo generale degli affari contenziosi civili;
nell'ambito del suddetto contenzioso in data 1o aprile 2008 si tenne presso la corte di appello di Firenze l'udienza collegiale che vedeva il collegio così costituito: presidente dottor Antonio Chini, giudici consiglieri dottor Giulio De Simone e dottor Valentino Pezzutti con l'assistenza del Cancelliere Edoardo Monti;
in data 14 maggio 2008 nella medesima causa la corte di appello di Firenze emetteva un'ordinanza di non ammissibilità del giuramento decisorio ed il collegio risultava così costituito: presidente dottor Adriano Cini, Consigliere dottor Giulio De Simone, consigliere estensore dottor Valentino Pezzuti;
da altro documento della Corte emerge che a seguito della cessazione del servizio del consigliere Adriano Cini, si procede con decorrenza 1o gennaio 2008 alla variazione dei collegi ordinari della prima sezione civile ed in particolare la sostituzione del dottor Cini con il dottor Chini;
in effetti come emerge dal documento in data 19 ottobre 2007 si dichiara

espressamente che a tale data si era già verificato il pensionamento del dottor Cini;
come risulta dal decreto n. 253 del presidente della corte d'appello di Firenze il consigliere dottor Adriano Cini risulta in pensionamento anticipato a far data dal 1o maggio 2007;
è di piena evidenza, su base documentale, che il dottor Cini non poteva far parte del collegio giudicante che ha emesso l'ordinanza sopra citata in data 14 maggio 2008 trovandosi all'epoca già in pensione da oltre un anno;
emerge pertanto in modo clamoroso un falso contenuto nell'atto testé indicata;
a fronte di esposto circa il provvedimento di archiviazione emesso dal procuratore generale presso la Corte suprema di cassazione in data 16 luglio 2010, il capo di gabinetto del Ministero della giustizia affermava non essersi ravvisati presupposti per approfondimenti in sede disciplinare -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non intenda procedere ad un'ispezione presso la citata, corte d'appello di Firenze al fine di accertare quanto riportato in premessa al fine dell'esercizio dei poteri di competenza.
(4-11861)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 8, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (codice della strada), e successive modifiche ed integrazioni, dispone testualmente che «Qualora il comune assuma l'esercizio diretto del parcheggio con custodia o lo dia in concessione ovvero disponga l'installazione dei dispositivi di controllo di durata della sosta di cui al comma 1, lettera f), su parte della stessa area o su altra parte nelle immediate vicinanze, deve riservare una adeguata area destinata a parcheggio rispettivamente senza custodia o senza dispositivi di controllo di durata della sosta. Tale obbligo non sussiste per le zone definite a norma dell'articolo 3 "area pedonale" e "zona a traffico limitato", nonché per quelle definite "A" dall'articolo 2 del decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 97 del 16 aprile 1968, e in altre zone di particolare rilevanza urbanistica, opportunamente individuate e delimitate dalla giunta nelle quali sussistano esigenze e condizioni particolari di traffico»;
quanto disposto, che si applica all'intero territorio nazionale italiano, ivi compresa anche la regione Campania, si inserisce, evidentemente, in un'ottica di bilanciamento tra aree di parcheggio libere (delimitate da strisce bianche) e zone di sosta a pagamento definite con segnaletica di colore blu;
sull'argomento si è espressa la Corte di cassazione, a sezioni unite, con sentenza n. 116 del 9 gennaio 2007, che ha affermato il principio in base al quale sono nulle le sanzioni agli automobilisti che parcheggiano nelle aree a pagamento se «vicino» a quelle zone non è stato predisposto anche un «parcheggio libero», sottolineando che nei centri urbani, ad esclusione delle zone a traffico limitato, delle aree pedonali e da quelle di particolare rilevanza urbanistica, gli amministratori comunali hanno l'obbligo di realizzare, sempre, aree di sosta libera accanto ai posteggi a pagamento a fascia oraria;
detto orientamento è stato poi seguito da numerose pronunce di altre autorità giudicanti. Ad esempio, nel 2008 una sentenza della II sezione del Tar Lazio ha accolto un ricorso presentato dal Codacons e da un comitato di cittadini contro

le strisce blu e le relative delibere comunali, confermando quanto stabilito dalla suddetta sentenza della Cassazione;
oppure la sentenza n. 7.337/09 del giudice di pace di Firenze, che ha ritenuto illegittime le sanzioni irrogate per la sosta dentro le strisce blu di un parcheggio a pagamento, laddove non esistano nelle immediate vicinanze parcheggi a sosta gratuita;
il problema dei parcheggi a pagamento non conformi alla normativa vigente interessa tutto il Paese, come evidenziato anche in una puntata della trasmissione di Italia 1, «Le Iene» del 23 febbraio 2011;
in particolare, nel comune di Sorrento (NA), negli ultimi due anni, sono aumentate a dismisura le strisce blu ed è, allo stesso tempo, raddoppiato il costo delle park-card (da 1 a 2 euro);
le strade sono un bene pubblico, ed il parcheggio deve essere consentito a tutti i cittadini indipendentemente dal loro reddito, evitando discriminazione tra chi ha facoltà di acquistare tagliandi del costo di 1 o 2 euro all'ora o frazione di ora e coloro i quali, invece, non sono in grado di sostenere detta spesa -:
quali urgenti iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di conoscere il rapporto quantitativo, sull'intero territorio nazionale, ed in particolare nella regione Campania, tra le aree di sosta libere, strisce bianche, e le zone a pagamento, strisce blu;
se intenda effettuare, per quanto di competenza, un monitoraggio in ordine all'attuazione del disposto normativo, di cui all'articolo 7, comma 8, del decreto legislativo 285 del 1992, e giurisprudenziale, sancito dalla Corte di cassazione, a Sezioni Unite con sentenza n. 116 del 9 gennaio 2007, come esposto in premessa;
se intenda rendere pubblico e conoscibile l'esito di dette valutazioni, mediante la pubblicazione dei risultati di tali indagini e conseguentemente ad adottare circolari esplicative in merito.
(4-11851)

DAL MORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la zona est della provincia di Verona, nel territorio dei comuni di Zevio, Lavagno, Caldiero, Belfiore, Soave, San Bonifacio e Ronco all'Adige, è soggetta a traffico intenso, specialmente di mezzi pesanti, che si concentra lungo la direttrice A4 - SR 11 - Nuova Porcilana;
la zona non è provvista di infrastrutture stradali idonee e sufficienti a sopportare tale traffico veicolare;
la situazione crea notevoli disagi alla popolazione ivi residente, che vede messa in pericolo la propria incolumità e ridotta notevolmente la propria mobilità, specialmente pedonale, con un generale decremento della qualità della vita;
la situazione è particolarmente grave nel comune di Belfiore, che subisce quotidianamente il passaggio di centinaia di mezzi pesanti lungo una rete viaria del tutto inadeguata, con conseguente insorgenza di rilevanti danni patrimoniali a decine di abitazioni private; per ovviare a tale situazione sono state programmate due opere infrastrutturali: la circonvallazione di Belfiore e la strada provinciale 3 - mediana provinciale; per la particolare criticità della situazione nel comune di Belfiore, da oltre dieci anni è stata infatti inserita negli strumenti urbanistici comunali la realizzazione di una circonvallazione ad ovest del comune, della lunghezza di 1,4 chilometri, unanimemente ritenuta risolutiva dei disagi nell'area tanto che a sostegno dell'opera è sorto un comitato di cittadini che ha già organizzato raccolte di firme, presentato istanze al consiglio provinciale di Verona e petizioni popolari al comune di Belfiore; per quanto riguarda la strada provinciale 3 - mediana provinciale, nel 2009 la provincia di Verona ha avviato uno studio di fattibilità per la costruzione di un'arteria a due corsie per

senso di marcia, della tipologia di autostrada extraurbana, che intersechi e razionalizzi il traffico di tutte le principali vie di comunicazione dell'area sud della provincia; tale opera, da realizzarsi attraverso l'istituto del project financing, assistito da una quota di finanziamento pubblico, è stata inserita nel piano triennale delle opere pubbliche 2010-2012 della provincia di Verona; tale opera è stata altresì inserita nella tabella 2 del Programma delle infrastrutture strategiche allegato alla DPF 2011-2013, tra le opere da avviare entro il 2013; il costo complessivo necessario per la realizzazione dell'arteria è stimato in circa 600 milioni; ad oggi, la provincia di Verona ha disposto un finanziamento pari a 35 milioni, a valere sulle somme dovute agli enti locali dalla società Autostrada del Brennero S.p.A., per la realizzazione di opere stradali di rilevante interesse pubblico -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle ragioni per le quali il progetto di circonvallazione di Belfiore, programmato da oltre dieci anni, non viene realizzata; e quali iniziative e in quali tempi, il Ministro interrogato intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di assicurare la realizzazione della strada provinciale 3 - mediana provinciale; quali ulteriori e urgenti iniziative, anche di ordine finanziario, il Governo intenda intraprendere al fine di sostenere la più rapida realizzazione dell'opera.
(4-11858)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO, VELTRONI, ANDREA ORLANDO e MORASSUT. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel sud pontino permane una grave situazione in riferimento alle infiltrazioni delle organizzazioni camorristiche e mafiose;
nell'ottobre 2010 furono recapitate al questore di Latina dottor Nicolò D'Angelo e al capo della squadra mobile dottor Cristiano Tatarelli e a due ispettori di polizia proiettili calibro 9X12;
nell'aprile di quest'anno un altro ispettore di polizia, in servizio presso il commissariato di Fondi, è stato vittima di un grave atto intimidatorio con spari rivolti contro l'autovettura della moglie parcheggiata sotto la propria abitazione;
immediata, in entrambi i casi, è stata la denuncia delle organizzazioni sindacali di categoria (SILP-CGIL e UIL Polizia) che hanno evidenziato gravissime carenze nei mezzi e negli organici in un territorio in cui la criminalità organizzata è fortemente radicata in settori come l'edilizia, il traffico di stupefacenti e di armi, la gestione di rilevanti investimenti di capitali in attività turistico-ricettive sul litorale da San Felice Circeo a Sperlonga;
a tale riguardo è di queste ore la notizia di un'azione delle forze dell'ordine tesa al sequestro di beni per molti milioni di euro al presunto boss che operava con attività parallele al mercato ortofrutticolo;
le forze dell'ordine sul territorio si sentono abbandonate e chiedono al Governo di farsi carico di questa gravissima situazione -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in relazione all'aggravarsi della situazione sul territorio in questione;
quali misure concrete di competenza il Ministro intenda adottare a tale riguardo nei prossimi giorni.
(5-04723)

CODURELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sindaco del comune di Missaglia (Lecco), Rosagnese Casiraghi, ha emanato una circolare che prevede l'esibizione della

dichiarazione dei redditi per tutti i cittadini extracomunitari che intendono presentare domanda di residenza nel suddetto comune;
circolare indirizzata all'ufficio anagrafe, afferma che «anche per i cittadini extracomunitari venga richiesta la copertura assicurativa o tessera sanitaria oltre alla verifica dei redditi»;
la dichiarazione di redditi rappresenta un elemento aggiuntivo che non sarebbe necessario e che risulta fortemente discriminatorio;
sempre in Lombardia si sono verificati episodi simili in altri comuni, che però grazie agli interventi dei prefetti hanno costretto i sindaci a cancellare tali provvedimenti -:
se sia a conoscenza della situazione esposta in premessa, se non reputi il provvedimento succitato in contrasto con la costituzione, discriminatorio e contrario ai diritti civili dell'individuo e cosa intenda fare in proposito.
(5-04724)

Interrogazioni a risposta scritta:

NUCARA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 29 aprile 2011 durante un incontro con i cittadini nel cuore del centro storico di Napoli a piazza San Gaetano il candidato sindaco Gianni Lettieri è stato aggredito, con i suoi collaboratori, da un gruppo di giovani;
bandiere strappate e cartelloni elettorali distrutti, questo il bilancio dell'aggressione caratterizzata da insulti, sputi e spintoni, la stampa ha definito gli aggressori come un gruppo di giovani di sinistra appartenenti ai centri sociali;
il candidato sindaco è stato costretto a rifugiarsi all'interno del complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, dove ha dovuto attendere l'arrivo delle forze dell'ordine, per poter uscire;
le indagini sono ancora in corso e sarà la Digos a chiarire cosa davvero è avvenuto in quei minuti intorno alle 16 in piazza San Gaetano a pochi passi dalla basilica di San Lorenzo;
secondo quanto riportato dalla stampa Lettieri ha tentato invano di dialogare con gli aggressori che, però, lo hanno spinto fino quasi all'ingresso della basilica dove come detto è stato costretto a trovare riparo, insieme ai suoi collaboratori, uno dei quali è uscito malconcio dalla ressa; inoltre sono stati obbligate a riparare nella basilica, anche un gruppo di ragazze che, in bici, offrivano alla gente i manifesti del candidato;
in città si sta diffondendo un clima di pesante intimidazione che nella giornata del 29 aprile 2011 si è manifestato apertamente. La brutale aggressione, di stile squadrista, subita da un candidato a sindaco per il comune di Napoli getta un'ombra sinistra sulla campagna elettorale dominata ogni giorno di più da episodi di intolleranza che rendono sempre più insopportabile il clima;
non è stato infatti l'unico episodio di violenza: il 30 aprile nella tarda mattinata una bomba carta è esplosa a pochi metri dal comitato elettorale sempre del candidato sindaco di Napoli del Pdl Gianni Lettieri, in piazza Bovio;
la violenza non si è fermata a questi già gravissimi episodi. Sempre il 30 di aprile, verso le 15, alcuni giovani studenti, non ancora identificati, hanno fatto irruzione nel comitato elettorale Pdl pro-Lettieri in piazza Bovio. Il locale è stato messo a soqquadro. Sedie e tavolini rotti, manifesti elettorali stracciati e due giovani volontari che stavano distribuendo volantini sono rimasti feriti;
il candidato del centrodestra ha scelto di non inasprire i toni: «La campagna elettorale deve continuare in un clima sereno pur nella dialettica partitica.

Evidentemente le idee di libertà, di sviluppo e di crescita che porto avanti non sono gradite a quanti preferiscono che nella città di Napoli si dia più spazio alla tensione che alla programmazione» -:
quali iniziative intenda assumere affinché la campagna elettorale per le elezioni amministrative del comune di Napoli si svolga nel pieno rispetto dei principi e dei valori democratici che accomunano la stragrande maggioranza dei cittadini napoletani;
quali iniziative intenda assumere affinché comportamenti violenti e squadristi vengano emarginati da una città come Napoli che pur sopportando molte difficoltà è sempre stata un esempio di tolleranza e cultura democratica;
quali, infine, sono le iniziative concrete che le forze dell'ordine intendono mettere in campo nei prossimi giorni per garantire il corretto svolgimento della campagna elettorale.
(4-11848)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con la nota prot. 757/11 S.N. del 3 maggio 2011 indirizzata al Ministero dell'interno - Ufficio amministrazione generale - Dipartimento della P.S. - Ufficio per le relazioni sindacali, avente ad oggetto «C.I.E. Palazzo San Gervasio (PZ), siamo alle comiche ... ed i poliziotti rischiano la vita.»;
nella predetta nota la segreteria nazionale del COISP, il cui testo a parere degli interroganti necessita di essere riportato integralmente per la singolare e preoccupante vicenda narrata, si legge «Nella giornata del 1o maggio è stato organizzato il trasferimento di sessanta tunisini dal C.I.E. di Palazzo San Gervasio (PZ) alla volta dell'aeroporto di Napoli Capodichino per essere rimpatriati in Tunisia.. Per i primi trenta extracomunitari si organizza la scorta nella nottata, a partire dalle ore 20:00. Vengono comandati circa sessanta colleghi ma al rientro a Potenza, verso le ore 12:00 del 2 maggio (dopo 16 ore continuative di servizio), un Funzionario e un Assistente Capo della Questura, a causa di un colpo di sonno dell'autista, vengono coinvolti in un incidente stradale sull'autostrada Napoli-Bari all'altezza di Benevento, nei pressi di Grottaminarda, e per poco non ci rimettevano la pelle. Vengono ricoverati c/o il nosocomio di Benevento: fortunatamente non corrono pericolo di vita. La commedia tragicomica continua con il secondo servizio, disposto a partire dalle 04:00 di ieri 2 maggio. Per i preparativi e i numerosi contrordine del Ministero, si riesce a partire alla volta dell'aeroporto di Napoli (che dista 200 km dal C.I.E. di Palazzo San Gervasio), solo alle ore 13:00. L'imbarco è previsto alle ore 18:00; anche in questo caso si tratta di trenta immigrati caricati su due pullman, scortati da sessanta poliziotti circa con due Funzionari. La carovana giunge a Napoli alle ore 16:00 circa e giustamente ai colleghi viene concesso di consumare un lauto pranzo (panino e acqua!!). Alle 18:00 non si sa ancora se gli extracomunitari verranno rimpatriati, visto che non c'è alcun aereo per Tunisi, oppure riportati al C.I.E. di provenienza. È qui che si accende la lampadina a qualche starlet del Ministero: gli extracomunitari devono essere trasferiti al C.I.E. di Bari e, per non farli ulteriormente stancare, alle ore 18:30 vengono imbarcati su un comodo aereo per Bari Palese, a spese della Repubblica italiana!! La distanza tra il C.I.E. di Palazzo San Gervasio e quello di Bari è di circa 80 km, ma il Ministero voleva evidentemente far fare una gita fuori porta agli ospiti stranieri, e mentre i migranti tunisini raggiungevano comodamente Bari con l'aereo, i poliziotti si apprestavano all'ennesima peripezia. Nel viaggio di rientro a Potenza, difatti, il pullman con a bordo i poliziotti prende fuoco nel vano motore; il pericolo è scampato ma i nostri colleghi sono bloccati sulla corsia di emergenza dell'A16, ove sono costretti a rimanere per

qualche ora in attesa di un nuovo mezzo che consentisse loro di riprendere la marcia e rientrare a casa. Non è una barzelletta, ma - come ha osservato più di un collega - è una normale giornata di lavoro alle dipendenze di quella che sembra essere la Repubblica delle banane. Ma il nostro Paese è veramente diventato tale? Oppure c'è qualcuno che si assumerà la responsabilità dell'incapacità gestionale dimostrata in questi due giorni e dell'incidente stradale occorso ai colleghi? Chi ha coordinato e disposto i servizi sopra narrati? Chi ha comandato i poliziotti per oltre 16 ore di servizio si assumerà anche la responsabilità di quel colpo di sonno e delle sue conseguenze? Chi ha dimostrato grave incapacità gestionale verrà messo nelle condizioni di non creare altri danni?? Da codesto Ufficio attendiamo dettagliate risposte in ordine a tutto quanto sopra denunciato ... ed anche qualche nome ...!! Si attende cortese urgentissimo riscontro.» -:
se il Ministro interessato sia a conoscenza dei fatti in premessa, se questi corrispondano al vero e nel caso quali immediati provvedimenti intenda adottare nei confronti di coloro che siano ritenuti responsabili del trattamento ad avviso degli interroganti vergognoso riservato agli operatori della Polizia di Stato e dei danni da questi ultimi patiti dal punto di vista fisico e morale;
se non ritenga di dover disporre una inchiesta ministeriale per accertare eventuali responsabilità per i danni arrecati agli operatori coinvolti nell'incidente e conseguentemente all'immagine dell'amministrazione.
(4-11850)

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'interrogazione presentata in data 28 febbraio 2011 concernente alcune richieste n. 4-11062 ha avuto risposta dal Ministro degli affari esteri, il quale su alcuni punti ha dichiarato la propria incompetenza;
si ritiene pertanto di dover riproporre alcuni quesiti per motivi di competenza, in particolare:
gli italiani all'estero, da più di una stima approssimativa, pare siano almeno 60 milioni, sparsi per tutto il mondo di cui solo una piccola parte iscritta all'AIRE. Gli elettori aventi diritto al voto (quindi iscritti nei registri Aire tenuti, per legge, da tutti i comuni italiani) per le elezioni politiche sono 2.924.178 (1,633.658 solo in Europa). I cittadini italiani all'estero pagano, come tutti, i propri tributi di competenza allo Stato italiano per la titolarità del loro status;
l'associazione «Nuova Italia» con sede in Gran Bretagna che riunisce centinaia di cittadini italiani all'estero segnala alcune serie problematiche che più stanno a cuore ai concittadini residenti all'estero ed iscritti nei registri AIRE;
per i cittadini italiani residenti all'estero:
avendo la propria residenza all'estero, è estremamente raro ricevere gli avvisi per pagamenti inerenti i propri tributi dovuti allo Stato italiano (come per esempio l'ICI) perché i comuni di residenza italiani non li spediscono al luogo di residenza estero ma all'indirizzo italiano dove, ovviamente, non sono reperibili per quasi tutto l'anno. Questo comporta che il cittadino italiano iscritto all'AIRE o non riceve l'avviso per pagamento perché non ne è a conoscenza o lo trova quando ritorna nel proprio comune di residenza con i termini ampiamente scaduti e per entrambi i casi è soggetto a sanzioni ed interessi;
spesso i dati riguardanti i tributi dovuti variano durante l'anno (accorpamenti, variazioni, modifiche, e altro) e, anche per i motivi sopra descritti, non si sa mai cosa, dove, quanto e come pagare;

pur trattandosi di tributo comunale è evidente che rientri tra le competenze nazionali assicurare che gli avvisi di pagamento pervengano con certezza agli italiani residenti all'estero -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover intervenire in quanto responsabile del rapporto tra Stato e autonomie locali in modo: - che le comunicazioni ICI o analoghe, riguardanti i cittadini iscritti all'AIRE siano inviate per tempo all'indirizzo della residenza estera e - che i pagamenti dovuti possano essere effettuati con bonifico bancario.
(4-11860)

DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Serigne Abdou Lahat Mbackè il 4 agosto 2010 è stato tratto in arresto per violazione dell'articolo 14 comma 5-bis, del decreto legislativo n.286 del 1998;
il signor Serigne Abdou Lahat Mbackè, nato in Senegal, è il destinatario di due ordini di espulsione (il primo emesso dal prefetto di Roma in data 27 agosto del 2008, il secondo emesso dal questore di Roma in data 13 novembre 2009);
il cittadino senegalese, una volta tratto in arresto, è stato tradotto presso il tribunale di Modena per la celebrazione del processo con rito direttissimo;
il signor Serigne Abdou Lahat Mbackè è stato condannato ad 1 anno 1 mese e 28 giorni di reclusione;
nel gennaio 2011 il signor Serigne Abdou Lahat Mbackè ha acquisito, mediante l'ambasciata del Senegal a Roma, la documentazione necessaria per contrarre matrimonio con la signora Arianna Crocioni;
lo stato di detenzione del signor Serigne Abdou Lahat Mbackè non consente la celebrazione del matrimonio, neanche nell'istituto carcerario;
la Corte di giustizia Unione europea con la sentenza del 28 aprile 2011 ha stabilito che il reato di inottemperanza o violazione dell'ordine del questore a lasciare il territorio dello Stato articolo 14, comma 5-ter del decreto legislativo n.286 del 1998 è incompatibile con la disciplina prevista dalla direttiva comunitaria in materia di rimpatri di cittadini stranieri (direttiva 2008/115/CE cosiddetto direttiva rimpatri) e che, pertanto, il giudice italiano è tenuto a non applicare tale fattispecie di reato;
Il reato previsto dall'articolo 14, comma 5-ter del decreto legislativo n.186 del 1998 è incompatibile con la direttiva comunitaria poiché quest'ultima prevede una procedura «graduale» di allontanamento dello straniero, privilegiando in primis la partenza volontaria (invito a lasciare il territorio entro un termine che va da 7 a 30 giorni). Nel caso in cui l'invito venga disatteso segue il trattenimento in un centro per il tempo strettamente necessario al rimpatrio e, successivamente, misure via via crescenti di compressione della libertà personale che non possono mai superare i diciotto mesi;
la normativa domestica, invece, prevede un sistema esattamente opposto a quello sancito dalla direttiva europea. Infatti la cosiddetta Bossi-Fini prevede nell'ordine: l'esecuzione immediata dell'espulsione, il trattenimento nei Cie, l'intimazione ad allontanarsi;
secondo la Corte di giustizia, la normativa italiana rischia di vanificare le possibilità di implementare una efficace politica comune nella materia in questione e di comprimere eccessivamente la libertà degli stranieri irregolari;
a seguito dell'intervento dei giudici europei si sta procedendo alla scarcerazione dei detenuti condannati per il reato

previsto dall'articolo 14, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 286 del 1998, perché il «fatto non è più previsto dalla legge come reato» e l'abolizione del reato travolge anche le sentenze definitive;
con riferimento al diritto dello straniero irregolare di contrarre matrimonio, inoltre, la Corte europea dei diritti dell'uomo (sentenza IV sezione del 14 dicembre 2010 e altri contro Regno Unito) ha affermato che una sentenza che privi della capacità matrimoniale lo straniero in condizione di irregolarità viola la Convenzione europea per i diritti dell'Uomo e la salvaguardia delle libertà fondamentali, poiché verrebbero lesi il diritto alla libertà matrimoniale (articolo 12 CEDU) e il principio di non discriminazione;
il giudice di pace di Trento, con ordinanza del 16 giugno 2010, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell'articolo 116 del codice civile laddove, nella sua nuova formulazione, richiede allo straniero che voglia sposarsi l'esibizione del permesso i soggiorno, ai fini della richiesta delle pubblicazioni di matrimonio;
la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo dovrebbe condurre all'accoglimento della questione da parte della Corte costituzionale, in quanto il legislatore italiano è tenuto a rispettare le norme CEDU così come interpretate dalla Corte europea, le cui sentenze hanno una portata integratrice delle norme medesime e sono dunque parimenti vincolanti per l'Italia -:
quali iniziative si intendano adottare, nell'immediato, per garantire all'Italia una posizione in linea con la disciplina dettata dalla direttiva 2008/115/CE e quindi con la sentenza della Corte di giustizia del 28 aprile 2011;
se il Governo intenda assumere iniziative normative per adeguare l'articolo 116 del codice civile che nella sua attuale formulazione riproduce una disposizione che è già stata dichiarata illegittima dalla Corte europea dei diritti dell'uomo considerato il rischio che la citata disposizione possa essere censurata anche dalla Corte costituzionale.
(4-11862)

LO MORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Lamezia Terme è da anni assegnatario di un terreno confiscato per mafia in località Carrà-Marchese-Mazzei su cui è stata progettata la costruzione di alloggi da destinare a famiglie rom residenti nel locale accampamento di località Scordovillo;
per la realizzazione dell'opera è previsto l'utilizzo di un finanziamento regionale di 6.500.000.000 di vecchie lire, ottenuto dal comune nel lontano 1996 proprio per l'eliminazione delle baracche di località Scordovillo e la costruzione di nuovi alloggi;
la Commissione straordinaria, insediata a Lamezia Terme a seguito di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose in data 5 novembre 2002, ha localizzato l'intervento abitativo sul predetto terreno e indetto, nel corso del 2003, una gara d'appalto per la realizzazione di 28 alloggi da destinare ai rom;
la ditta aggiudicatrice ha avviato i lavori e realizzato lo scheletro dell'opera che si trova tuttora senza copertura e senza tamponamenti. Secondo notizie di stampa, nel marzo 2007 l'Amministrazione comunale ha proceduto alla rescissione dell'appalto in danno dell'impresa aggiudicatrice per gravi ritardi nella realizzazione dell'opera. La stessa Amministrazione, inoltre, avrebbe interpellato le ditte arrivate rispettivamente seconda e terza nella gara d'appalto, le quali però non avrebbero accettato di completare i lavori
l'emergenza abitativa dei cittadini rom dell'accampamento di località Scordovillo è recentemente esplosa a seguito del provvedimento emesso dalla locale Procura in data 24 marzo 2011, tempestivamente convalidato dal GIP, con cui si disponeva il sequestro preventivo e lo sgombero «dell'Area Campo Rom in località

Scordovillo di Lamezia Terme» e del successivo decreto di esecuzione del sequestro in data 27 aprile 2011;
in presenza di una conclamata emergenza, per la quale da più parti è stato invocato l'intervento del Governo, non ci si può non interrogare sulle cause del mancato completamento degli alloggi, interamente finanziati, ubicati sul terreno di località Carrà-Marchese-Mazzei, alle quali, a parere dell'interrogante, potrebbe non essere estranea la circostanza che il predetto terreno è stato confiscato ad una potente cosca del luogo;
la mancata realizzazione degli alloggi, del resto, oltre che creare un danno anche economico, metterebbe seriamente in discussione l'utilizzo del terreno, la cui verifica rientra, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto-legge n. 4 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 50 del 2010, nelle competenze dell'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che opera sotto l'alta vigilanza del Ministero dell'interno -:
se sia a conoscenza di tali circostanze;
se e come intenda intervenire per verificare le cause del mancato completamento degli alloggi per i rom;
se e come intenda garantire il corretto utilizzo del terreno di località Carrà-Marchese-Mazzei di Lamezia Terme, confiscato per mafia ed assegnato al comune di Lamezia Terme.
(4-11864)

PISACANE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con delibera del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2009, venivano sciolti gli organi amministrativi del comune di San Giuseppe Vesuviano;
in data 4 dicembre 2009 si insediava la commissione straordinaria presso il comune, in attesa del decreto del Presidente della Repubblica, emanato in data 9 dicembre 2009;
con sentenza del TAR Campania n. 13720 del 2010, il cui dispositivo veniva pubblicato in data 18 maggio 2010, veniva annullato lo scioglimento dell'ente e venivano, di conseguenza, ripristinati gli organi amministrativi;
con sentenza del Consiglio di Stato n. 227/2011, veniva riformata la sentenza del TAR e, per gli effetti, ripristinata la commissione straordinaria;
avverso tale sentenza del Consiglio di Stato è stata proposta da parte degli amministratori sangiuseppesi, impugnazione per revocazione, per errori di fatto e si è in attesa dell'esito del giudizio di merito;
i 18 mesi di efficacia del decreto del Presidente della Repubblica, relativi alla permanenza della commissione straordinaria per la gestione dell'ente, scadono il 3 giugno 2011;
non risultano richieste di proroga, ai sensi dell'articolo 143, commi 4 e 10, del T.U.E.L., da parte del Ministero dell'interno;
si rende necessario, quindi, adottare tutti gli atti ministeriali di competenza, al fine di determinare la gestione ordinaria del comune di San Giuseppe Vesuviano oltre la data di scadenza di quella straordinaria, prevista per il 3 giugno 2011;
ai sensi del comma 10 del precitato articolo 143 del T.U.E.L., fatta salva ogni conseguenza di una eventuale decisione del Consiglio di Stato per la revocazione della sentenza n. 227 del 2011, occorrerà inserire in apposito turno straordinario, da tenere nell'autunno 2011, le votazioni per l'elezione del consiglio comunale del comune di San Giuseppe Vesuviano -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in relazione ai fatti enunciati in premessa e quali iniziative intenda assumere, con urgenza, per garantire alla cittadinanza di San Giuseppe

Vesuviano, la gestione ordinaria dell'ente oltre la data di scadenza di quella straordinaria prevista per il 3 giugno 2011, nonché l'esercizio del voto democratico, nella prossima tornata elettorale autunnale, fatta salva ogni eventuale decisione del Consiglio di Stato sul ricorso per revocazione della sentenza n. 227/2011, in atto.
(4-11865)

ANIELLO FORMISANO, BARBATO e PALAGIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alla fine degli anni '90 risulta all'interrogante che il pubblico ministero di Napoli faceva espressa richiesta di arresto del senatore Nespoli (a quel tempo deputato) in quanto nella veste di «sindaco occulto» voleva imporre l'assunzione di 250 persone presso il centro commerciale IPERCOOP di Afragola, l'arresto non venne convalidato dal GIP e il senatore Nespoli fu rinviato a giudizio per tentata concussione continuata, il processo in I grado si chiuse con una sentenza di condanna a più di due anni di carcere, in appello il senatore Nespoli fu assolto, ma la Cassazione, accogliendo il reclamo della procura della corte d'Appello di Napoli, ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione e ordinato un nuovo processo a suo carico;
nel 2008 il senatore Vincenzo Nespoli veniva eletto anche sindaco del comune di Afragola;
in data 23 marzo 2010 il programma della RAI Report trasmetteva un'inchiesta in cui emergeva: che la società SEAN Immobilare, che sta costruendo il «Parco San Marco» in Afragola, consistente nella realizzazione di 40 appartamenti, 13 villette a schiera e 5 ville unifamiliari, è amministrata dalla moglie del senatore Nespoli; che risultano indagati due amministratori della società stessa tale Camillo Giacco (nipote del senatore Nespoli) ed Enrico Esposito, entrambi consiglieri comunali di Afragola e che i consulenti della Sean Immobiliare sono gli stessi consulenti dell'amministrazione comunale;
il 12 maggio 2010, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli ha emesso un'ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Nespoli, sindaco di Afragola, nell'ambito del procedimento n. 49058/07 R.G.N.R. - 16698/08 R.G. GIP;
il 14 maggio 2010 il tribunale di Napoli ha presentato al Senato della Repubblica domanda di autorizzazione a procedere alla suddetta misura cautelare, ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003;
le motivazioni per cui era stata richiesta la misura cautelare sono le seguenti:
in ordine al delitto previsto e punito dell'articolo 110 del codice penale, decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, perché solo o in concorso con altre persone in corso di identificazione, quale esponente politico di riferimento, più volte candidato, nelle liste del partito politico di appartenenza allora denominato Alleanza nazionale, alla Camera dei deputati e comunque per le elezioni della XIV legislatura tenute nel maggio 2001 e della XV legislatura tenute nell'aprile 2006, dominus occulto del «la Gazzella» e della politica di assunzioni presso la stessa, si faceva prima promettere e poi consegnare da più persone la somma di euro trentamila per ciascuno e la promessa del voto elettorale per le elezioni, in corrispettivo della promessa di assunzione quale guardia giurata presso la società di vigilanza «la Gazzella», assunzione poi effettivamente conseguita dalle persone finora identificate, fatti accertati nel 2009 in Afragola e Napoli;
in ordine al delitto (p. e p. dagli articoli 110 del codice penale, 61 n. 2 del codice penale, 223 comma primo e secondo e n. 2) seconda ipotesi, 61 n. 2 perché, dopo aver commesso i reati di cui al precedente punto ed in particolare aver ricevuto le somme ivi descritte quale corrispettivo delle promesse di assunzione, quale proprietario di fatto, amministratore

occulto, beneficiano economico e comunque dominus della società «la Gazzella», dichiarata fallita con sentenza del tribunale di Napoli in data 23 maggio 2007 con un passivo di 25 milioni di euro, in concorso con i formali amministratori pro tempore della stessa, al fine di dare corso alla promessa di assunzione descritta, in deliberata violazione delle regole sulle assunzioni, poneva in essere più operazioni dolose tra le quali l'assunzione di trenta nuovi dipendenti del tutto inutili e comunque esorbitanti rispetto alle esigenze della società fallita che già versava in stato di decozione e i cui relativi costi ammontanti ad 360.000 euro circa per anno gravanti sul bilancio della società determinavano il dissesto della stessa;
in ordine al delitto p. e p. dagli articoli 110 del codice penale, 216 nn. 1 e 2, 219 primo e secondo comma n. 1, 223 LF perché, quale proprietario di fatto, amministratore occulto, beneficiano economico e comunque dominus della società «la Gazzella» dichiarata fallita, in concorso con gli amministratori pro tempore, ponendo in essere ripetute condotte volte ad appropriarsi del denaro proveniente dagli attivi della società sia mediante prelievi in contanti, sia incassando direttamente i corrispettivi ricevuti dai clienti;
a) si appropriava:
delle somme dovute all'erario per le imposte, all'INPS e all'INAIL per oneri contributivi e assicurativi, ai dipendenti quali TFR;
delle somme da destinare in tutto o in parte al venditore per il pagamento delle quote di proprietà della stessa società;
delle somme destinate ad alimentare il cantiere edilizio della SEAN Immobiliare;
b) nonché sottraeva, distruggeva e falsificava in tutto o in parte, con lo scopo di recare a sé ed altri un ingiusto profitto e comunque di recare pregiudizio ai creditori, i libri e le altre scritture contabili o li teneva comunque in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari e segnatamente:
falsificava le quietanze bancarie su circa 30 modelli F24 per complessivi 867.637,40 euro;
falsificava l'attestazione di deposito delle domande di dilazione del pagamento del debito per omessi contributi della Gazzella verso l'INPS in particolare utilizzando, per provare l'avvenuto deposito, un timbro INPS non più in uso dal 2001 perché oggetto di furto;
distruggeva e comunque occultava, in ulteriore e separato concorso il presidente del consiglio d'amministrazione e giuridicamente obbligato ai rapporti con la prefettura, il cosiddetto registro degli affari, previsto come obbligatorio dall'articolo 135 regio decreto 18 giugno 1931 per l'annotazione degli affari giornalieri e quindi indispensabile per la precisa e completa ricostruzione del movimento degli affari;
simulava, indicando per importi ridotti nelle fatture emesse, il prezzo di vendita, di alcuni beni mobili di proprietà della fallita società, per i quali il maggior prezzo nella realtà effettivamente pagato dagli acquirenti veniva trattenuto dai venditori;
in ordine al delitto p. e p. dagli articoli 110 del codice penale, 216 nn. 1 e 2, 219 primo e secondo comma n. 1, 223 LF perché quale proprietario ed amministratore di fatto, beneficiario economico e dominus della società la Gazzella, quale amministratore di fatto delle società ISS International Security service e Mondial Security srl facenti capo ad una famiglia il cui nome è in omissis, in concorso tra loro e con l'amministratore unico della Gazzella e del presidente del consiglio di amministrazione, distraevano le attività costituite dall'avviamento e dalle commesse di lavoro relative a numerosi clienti quali Unieuro Porte di Napoli, banca popolare di Ancona, banca popolare di Bari, Condotte Acqua spa ed altri, e per l'ammontare

di 960.000 euro, parziale finora accertato, in particolare effettuando la cessione delle stesse in epoca precedente o prossime alla sentenza dichiarativa di fallimento, ad altre società operanti nel ramo quali la ISS International Security Service e la Mondial Security srl facenti capo alla famiglia in omissis, senza alcun corrispettivo per la società fallita;
in ordine al delitto p. e p. dagli articoli 110, 81 cpv, 648-bis, codice penale perché in concorso tra loro e con altre persone, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso e fuori dai casi di concorso nei reati presupposto, anche avvalendosi, il senatore Nespoli, quale primo richiedente e beneficiario economico, e l'organizzatore del complesso delle operazioni necessarie allo scopo ed esecutore dei singoli movimenti economici sia in prima persona che attraverso terze persone, sostituivano e trasferivano danaro per l'ammontare complessivo di oltre trecentomila euro, proveniente da delitti in corso di accertamento e in particolare, richiedendo in prima persona o facendo richiedere a più persone alle quali separatamente forniva la provvista di danaro contante, l'emissione di assegni circolari a beneficio di altri nominativi, assegni che venivano poi girati con la sottoscrizione apparente apposta dai rispettivi beneficiari e versati su i conti correnti bancari della SEAN Immobiliare, società facente capo a Nespoli, conti correnti in essere presso le agenzie della Banca Popolare di Ancona, filiale di Casalnuovo e Unicredit filiale del Centro Direzionale di Napoli, compivano rispetto alle predette somme di danaro più operazioni in modo da ostacolare l'identificazione della loro provenienza delittuosa;
in data 30 maggio 2010 alcuni consiglieri comunali e responsabili cittadini di partiti politici di Afragola, hanno inviato una lettera al prefetto di Napoli, nella quale chiedevano se nell'ambito delle prerogative di cui al comma 4 dell'articolo 59 del decreto legislativo n. 267 del 2000, non intendesse verificare la sussistenza dei presupposti per la misura cautelare di sospensione dalla carica di sindaco del senatore Nespoli;
in data 20 luglio 2010 l'aula del Senato della Repubblica ha negato l'autorizzazione a procedere all'esecuzione dell'ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Vincenzo Nespoli;
il 18 giugno 2010 il prefetto di Napoli rispondeva che il Ministero dell'interno, pur tenendo presente «che nei confronti dei titolari di cariche elettive negli enti locali, l'articolo 59 del TUEL, al comma 1, lettera c), prevede la sospensione di diritto solo per coloro nei cui confronti l'autorità giudiziaria ha applicato, con provvedimento non definitivo, una misura di prevenzione» ha pertanto ritenuto che, al momento, potrebbero non ritenersi verificati i presupposti per il concretizzarsi della fattispecie dell'interdizione temporanea dell'interessato dalle funzioni sindacali e dell'adozione del provvedimento di sospensione dalla carica, sottolineando che anche il Senato della Repubblica ha negato l'autorizzazione all'esecuzione della misura cautelativa degli arresti domiciliari nei confronti del senatore Nespoli;
risulterebbe all'interrogante che all'indomani dell'elezione del senatore Vincenzo Nespoli a sindaco del comune di Afragola, sia stato rescisso il contratto con la ditta che fino a quel momento aveva svolto il servizio di nettezza urbana, la Ego Eco, e che sia stato affidato l'appalto alla ditta «igiene urbana» che risultava segnalata per reati di natura ambientale, per i delitti di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, per truffa, nonché per il reato di attività di rifiuti non autorizzata;
alcuni consiglieri comunali di Afragola (Napoli) hanno presentato una richiesta di riesame dell'istanza di sospensione dalla carica nei confronti del sindaco, ai sensi dell'articolo 59, comma 1, lettera a) e comma 4 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali;
in data 2 maggio 2011 la prefettura di Napoli rispondeva «...Al riguardo è

stato nuovamente interessato il Ministero dell'interno, il quale ha fatto presente che non è dato rilevare, allo stato, la sussistenza dei presupposti di cui all'articolo 59 del citato decreto legislativo n. 267 del 2000, confermando quanto già evidenziato in precedenza dallo stesso Dicastero» -:
se il Ministro interrogato ritenga di voler confermare quanto sopra espresso dalla prefettura di Napoli o non intenda assumere iniziative dirette ad evitare di ricreare una situazione simile a quella verificatasi nel comune di Fondi anche per il comune di Afragola in particolare se il Ministro interrogato, alla luce di tutto quanto sopra evidenziato, non ritenga opportuno inviare al comune di Afragola una commissione d'accesso per acquisire dati, documenti e notizie al fine di verificare eventuali infiltrazioni malavitose e collusioni con la criminalità organizzata, valutando la sussistenza dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale o per l'emanazione del provvedimento cautelare di sospensione dall'incarico del sindaco.
(4-11867)

DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
si è appreso che il Sottosegretario per l'interno, Alfredo Mantovano, ha lanciato l'allarme per l'assenza di fondi da destinare ai collaboratori e testimoni di giustizia;
Mantovano ammette che il Ministero sta finendo i soldi e rileva che a giugno finiranno le risorse economiche per i collaboratori di giustizia;
in Italia i pentiti sono novecento e tremila i loro parenti, mentre si contano ottanta testimoni di giustizia con trecento familiari;
nel capitolo 2840 (tabella 8 della legge finanziaria) gli stanziamenti previsti per il 2011 per i collaboratori di giustizia ammontano soltanto a 34 milioni e 332 mila euro. Nel 2008 erano stati stanziati 52 milioni 528 mila euro, che nel 2009 sono diventati 53 milioni 128 mila euro. Dal 2010 è iniziata la discesa con lo stanziamento di 49 milioni 728 mila, divenuti appena 34 milioni per il 2011;
nell'ultimo triennio si è realizzato un taglio drastico di 19 milioni. Circa il 35 per cento di risorse in meno;
mentre da una parte il Ministro dell'interno Maroni esalta il lavoro dei magistrati e delle forze dell'ordine impegnati quotidianamente nella lotta alla criminalità organizzata, dall'altra il Governo taglia drasticamente i fondi necessari al raggiungimento dei risultati auspicati;
il Sottosegretario Mantovano, rifacendosi all'emergenza immigrazione, sembra riesca ad ironizzare sulla drammatica situazione dei tagli affermando «Abbiamo lo stesso problema con i pentiti. Fra un po' dovremo dire agli altri Paesi europei: prendeteveli voi un po' per uno» (da Il Fatto Quotidiano del 28 aprile 2011, pagina 9);
molteplici e condivise sono le preoccupazioni degli operatori impegnati nella lotta alla criminalità organizzata;
il Segretario dell'Associazione dei funzionari di polizia ricorda che «l'Italia ha cominciato a battere le mafie con la legge sui pentiti e con il finanziamento dei programmi di protezione (anche dei testimoni)» (da Il Fatto Quotidiano del 28 aprile 2011, pagina 9). L'arresto di pericolosi latitanti, come Totò Rima, sono stati possibili grazie al prezioso contributo dei pentiti e all'elevato senso delle istituzioni dei testimoni di giustizia;
secondo il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e vicepresidente dell'Associazione nazionale magistrati, Antonello Ardituro, le conseguenze concrete della politica adottata dal Governo saranno gravissime. Nell'immediato diverrà complicato, se non impossibile, continuare a gestire i programmi di protezione già attivati, mentre nel medio-lungo termine si disincentiverà

la collaborazione, rendendo difficile lo svolgimento delle indagini in ambienti fortemente omertosi;
ad avviso dell'interrogante, l'Esecutivo, contrariamente a quanto afferma, sta intaccando i capisaldi della lotta alle mafie: collaborazione ed intercettazioni -:
se, al di là degli slogan il Governo intenda concretamente sostenere la lotta alla criminalità organizzata, al fine di rendere l'Italia un Paese democratico ed economicamente competitivo;
se ed in che modo i Ministri interrogati intendano garantire «concretamente» agli operatori della giustizia e della sicurezza gli strumenti necessari per poter lavorare, con serenità ed efficienza, nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-11868)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI e SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la facoltà di lingue e letterature straniere dell'università di Catania fu istituita nel 1999 e, al momento, conta oltre seimila iscritti ed ha una seconda sede a Ragusa;
il senato accademico dell'università di Catania, nella seduta del 14 giugno 2010, deliberò che, a partire dall'anno accademico 2011-12, l'unica sede della facoltà di lingue sarebbe stata a Ragusa, mentre la sede di Catania sarebbe stata accorpata con la facoltà di lettere a formare un'unica nuova facoltà;
i professori e i ricercatori di ambedue le sedi della facoltà di lingue sono stati invitati a optare tra l'inquadramento nella nuova facoltà di Catania ovvero nella facoltà di lingue di Ragusa e risulterebbe che hanno tutti optato per la nuova facoltà di Catania tranne sei che hanno optato per la facoltà di lingue di Ragusa;
la legge n. 240 del 2010, all'articolo 2, comma 9, prevede che, in ciascuna università, gli organi collegiali il cui mandato scade entro i sei mesi successivi all'entrata in vigore della legge medesima restano in carica fino alla costituzione degli organi collegiali secondo le norme del nuovo statuto;
la medesima legge, all'articolo 2, comma 2, lettere a), b) e c), prevede che l'organizzazione interna delle università faccia riferimento ai dipartimenti e non alle facoltà, salvo la possibilità di istituire strutture di raccordo tra più dipartimenti con funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle attività didattiche, ovvero le funzioni attualmente attribuite alle facoltà;
il rettore dell'università di Catania, con nota prot. 5625/I/13 del 27 gennaio 2011, ha invitato tutte le strutture dell'ateneo a non avviare o eventualmente a sospendere le procedure per il rinnovo di qualunque organo collegiale in vista della riorganizzazione prevista dalla legge n. 240 del 2010;
ciò nonostante il rettore, con decreti rettorali n. 1171 e 1172 del 1o marzo 2011, ha indetto le elezioni dei rappresentanti degli studenti separatamente per la nuova facoltà di lettere e per la facoltà di lingue con sede a Ragusa, tra l'altro separando tra loro gli studenti iscritti alla facoltà di lingue nelle due sedi di Catania e di Ragusa, tanto che il consiglio della facoltà di lingue e letterature straniere, nella seduta del 14 marzo 2011, ha chiesto chiarimenti in merito -:
se non ritenga di dover porre urgentemente all'attenzione dell'università di Catania, anche nell'ambito dei propri poteri di controllo sugli statuti universitari, l'opportunità di non procedere alla costituzione di nuove facoltà prima dell'approvazione del nuovo statuto e comunque di prorogare, ai sensi dell'articolo 2, comma

9, della legge n. 240 del 2010, gli organi collegiali dell'ateneo e delle attuali facoltà fino alla costituzione di quelli che saranno previsti dal nuovo statuto;
se non ritenga altresì di dover invitare l'università di Catania a porre ogni possibile attenzione affinché siano salvaguardati i diritti delle migliaia di studenti iscritti alla facoltà di lingue della sede di Catania nelle more della messa in funzione della dipartimentalizzazione voluta dalla legge.
(5-04726)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto è emerso nel corso di un incontro tra alcune associazioni di agricoltori e i rappresentanti di regioni direttamente interessate dal problema, fra cui il Piemonte, l'emergenza che ha colpito nel nostro Paese la produzione di kiwi, il cui responsabile appare essere un batterio letale, sembra non essere terminata;
con un precedente atto di sindacato ispettivo, n. 5-03048 del 15 giugno 2010, l'interrogante evidenziava la pericolosità del fenomeno, sottolineando che i pericoli maggiori provenivano dal predetto batterio che, in considerazione dell'estrema facilità con cui si diffonde, finisce con il danneggiare pesantemente la coltivazione di kiwi in Piemonte, che con 84.500 tonnellate e 4.500 ettari, costituisce la seconda regione italiana dopo il Lazio;
il kiwi rappresenta una realtà di primaria importanza dell'agricoltura italiana, essendo il nostro Paese il secondo produttore mondiale (superato di poco dalla Cina) e il secondo Paese esportatore (dopo la Nuova Zelanda);
oltre l'80 per cento della produzione di kiwi è concentrata in quattro regioni (il Piemonte come precedentemente riportato è secondo soltanto al Lazio), i cui impianti di coltivazione sono stati anche di recente colpiti pesantemente dall'infezione determinandone una evidente perdita in termini di crescita della filiera;
occorre pertanto a giudizio dell'interrogante, istituire un tavolo di coordinamento a livello ministeriale con le regioni direttamente coinvolte, le organizzazioni agricole e le principali istituzioni scientifiche competenti, al fine di definire una formazione operativa sul territorio delle aree geografiche interessate, coinvolgendo anche le istituzioni comunitarie -:
quali iniziative intendano intraprendere nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di affrontare in modo sistematico l'azione di contenimento e di eradicazione del fenomeno batteriologico che ha colpito le piantagioni di kiwi;
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano altresì adottare per rafforzare le azioni di ricerca finalizzate a individuare le più idonee misure di prevenzione e controllo e soprattutto a costituire geneticamente ceppi e cultivar resistenti;
se infine non ritengano opportuno, in sede europea, intervenire al fine di introdurre un sistema europeo coordinato per l'intervento contro le emergenze sanitarie causate dal batterio del kiwi e rispondere pertanto in maniera valida alle legittime richieste di tutela da parte dei produttori.
(5-04722)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle notizie di stampa riportate da Il resto del Carlino

cronaca di Bologna di martedì 3 maggio 2011, che riguardano un probabile rinvio a giudizio del Dottore Augusto Cavina, già direttore generale dell'agenda ospedaliera S'Orsola - Malpighi in quanto è accusato di omessa denuncia perché non segnalò alla procura che la firma del gastroenterologo Enrico Roda in calce a un bando pubblico era falsa (come segnalato dallo stesso Roda);
la vicenda riguarda la guerra interna scoppiata fra Cavina e Roda prima che entrambi lasciassero il policlinico (Roda è andato in pensione), ed ha avuto vari episodi; prima Cavina denunciò il professore Roda per uso irregolare del badge (vicenda già archiviata), poi Roda accusò l'ex direttore generale per presunte irregolarità nel bando per la creazione della mini-struttura di endoscopia digestiva all'interno del dipartimento di Medicina interna. Indagati per abuso d'ufficio e falso erano finiti anche i direttori rispettivamente del dipartimento di malattie dell'apparato digerente e dell'unità di gastroenterologia ed il capo dell'unità di endoscopia digestiva; per loro il Pubblico Ministero ha chiesto l'archiviazione perché nonostante «evidenti anomalie» non si è raggiunta la prova dei reati;
al di là delle vicende riportate dalla stampa l'interrogante sottopone al governo il problema del rapporto tra politica e sanità, soprattutto per quanto concerne i policlinici universitari che secondo la legislazione attuale sono eccessivamente subordinati alle regioni e, nel caso specifico alla giunta dell'Emilia Romagna, che in molti casi determina le nomine dei direttori generali con criteri «fiduciari» che, ad avviso dell'interrogante, sono legati più alla vicinanza politica che al merito;
senza fare processi alle intenzioni e salvaguardando ovviamente la peculiarità e la professionalità delle persone, appare opportuno che il Governo si esprima sulla necessità di una maggiore autonomia dei policlinici universitari soprattutto per quanto concerne i concorsi interni, che, come nel caso in questione assolutamente non isolato, non tutelano a sufficienza i diritti di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, in quanto spesso le appartenenze a lobby professionali o politiche si saldano a quelle che all'interrogante appaiono situazioni di vera e propria illegalità delle quali lo Stato non può disinteressarsi sulla base del principio dell'autonomia regionale, principio che, quando non consente una adeguata tutela dei livelli essenziali di assistenza, non può essere invocato e richiede anzi un intervento dello Stato medesimo -:
se si intendano assumere iniziative normative in materia di scelta dei responsabili delle aziende ospedaliere universitarie al fine di ridimensionare, tra l'altro, il ruolo della politica in tale ambito.
(4-11859)

TOCCAFONDI, CENTEMERO, MAZZONI, GIRLANDA, BARANI, RENATO FARINA, CAZZOLA, VIGNALI, SBAI, ROSSO, VELLA, IANNARILLI, APREA, PALMIERI, GAROFALO, MARINELLO, MAZZUCA, GIOACCHINO ALFANO, DI CATERINA, FAENZI, SISTO, DE CAMILLIS, BARBIERI, LUPI e FRANZOSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia vengono dimessi, secondo i calcoli del Ministero della salute, circa 1.800 pazienti, all'anno, per stato vegetativo o di minima coscienza;
i casi sono in aumento anche grazie al miglioramento delle tecnologie;
come più volte ribadito anche dal Sottosegretario Roccella, le condizioni di queste persone, possono migliorare, seguendo un percorso di riabilitazione, e per questo sono necessarie strutture nelle quali possano ricevere assistenza e cure adeguate;
il Ministero della salute, ha stimato che per i malati in stato vegetativo, il Servizio sanitario nazionale, spende circa 300 milioni all'anno;

oltre alle strutture pubbliche, per la cura e l'assistenza di questi malati è fondamentale il ruolo delle reti associative, dei familiari, del privato sociale;
una parte del Fondo sanitario nazionale è vincolata per l'assistenza dei malati gravi o in stato vegetativo e per le loro famiglie;
nel 2009 il Governo ha inoltre varato un ulteriore piano operativo attraverso progetti regionali finalizzati proprio per speciali unità dedicate allo stato vegetativo persistente e alle cure domiciliari;
il Governo ha per questo destinato 70 milioni di euro all'anno, già da tre anni, alle regioni per l'assistenza di questi malati;
anche il Sottosegretario Roccella, in una sua dichiarazione, ha ricordato l'importanza «che per questi finanziamenti esistano linee di indirizzo», evidenziando che per il buon utilizzo dei fondi «è fondamentale la collaborazione con le Regioni»;
nella stessa dichiarazione ha ricordato che: «l'assistenza domiciliare è già stata inserita nei LEA (livelli essenziali di assistenza)».
i parlamentari ricevono lettere e comunicazioni di persone che hanno familiari gravemente malati o in stato vegetativo, che ogni giorno curano e assistono, ma che chiedono un maggior sostegno e aiuto da parte delle istituzioni. Personalmente, il primo firmatario del presente atto ha potuto incontrare persone che non hanno ricevuto reale assistenza da strutture regionali né tanto meno sono inserite in un programma straordinario di aiuti alle famiglie che assistono familiari in stato vegetativo persistente -:
quali iniziative abbia intrapreso il Governo per verificare come sono spesi dalle regioni i fondi per speciali unità dedicate allo stato vegetativo persistente e alle cure domiciliari;
se non sia opportuno prevedere un report dettagliato, regione per regione, di quali siano le strutture che utilizzano questi finanziamenti, e individuare strumenti che possano informare le famiglie dell'esistenza di questi fondi;
se, in base al principio di sussidiarietà, non si possano prevedere strumenti tipo voucher, che permettano di destinare direttamente alle famiglie, quota parte del finanziamento, così come peraltro già fatto con ottimi risultati in alcune regioni.
(4-11866)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

MONDELLO e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il piano industriale di Fincantieri, più volte annunciato, ancora non è stato pubblicato;
il ritardo e soprattutto i dubbi sulla reale volontà di rilancio della società stanno destando forte apprensione tra le maestranze preoccupate per il futuro degli stabilimenti di Riva Trigoso-Sestri Ponente;
stante la difficoltà del periodo, occorre stabilire un tavolo di lavoro in grado di delineare una politica seria per il rilancio della cantieristica;
è utile ricordare che a Riva Trigoso Fincantieri, con i suoi 830 dipendenti, i circa 500 addetti delle ditte di appalto e i circa 1500 occupati nell'indotto rappresenta nel Tigullio l'unica grande presenza industriale, e la sua perdita o un forte ridimensionamento porterebbero al collasso sociale ed economico di un intero territorio -:
se non ritengano di vigilare prima della pubblicazione sui mass-media affinché il piano predisposto da Fincantieri per il rilancio della cantieristica ligure in generale ed del Tigullio sia idoneo ad assicurare adeguati e programmati investimenti

per la ripresa dell'attività produttiva e per garantire l'occupazione e la sicurezza delle maestranze.
(3-01637)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Tacconi Sud nasce nel 1990; situata a Latina, sulla Pontina all'altezza di Borgo Grappa, è stata una delle ultime imprese tessili fondata grazie ad un notevole sforzo economico reso possibile dalla Cassa del Mezzogiorno ed è presente con altri stabilimenti nel Nord Italia. Inizialmente questa azienda produceva divise militari e da lavoro;
fino all'anno 1993 nell'azienda erano presenti 60 lavoratori, ma dal 1995 inizia un periodo di crisi, nel quale, spesso, si fa ricorso agli ammortizzatori sociali ed in particolare la cassa integrazione ordinaria. Nell'azienda si apre, anche, una procedura di mobilità che interessa 12 addetti, personale che sembrerebbe aver maturato, da lì a poco, i requisiti per il pensionamento;
gli anni a seguire sono stati caratterizzati da una produttività aziendale incostante, tanto che i vertici dell'impresa decidono di cambiare parte della produzione e nel sito di Latina questo nuovo passaggio comporta l'apertura di un anno di cassa integrazione straordinaria per riconversione; contestualmente viene nuovamente aperta la procedura di mobilità, dimezzando, così, il personale a 29 unità, tutte donne;
la nuova produzione è costituita da tende pneumatiche e barriere per arginare i versamenti di petrolio in mare e, in generale, la costruzione di barriere che richiedono protezione da meduse, alghe e altro. L'azienda tra i suoi clienti sembrerebbe annoverare anche la Protezione civile, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; la Croce rossa italiana;
il cambio di produzione sembrerebbe aver comportato una fase di stasi iniziale e, quando il prodotto ha iniziato a decollare, l'azienda pare avesse accumulato diversi debiti verso la stessa Tacconi Nord, tanto che nell'anno 2007 e stata messa in liquidazione. La Tacconi Sud, successivamente, fu rifinanziata dai siti presenti nel Nord Italia, ma ciò non è stato sufficiente a scongiurare un altro ricorso al regime di cassa integrazione straordinaria per i dipendenti;
anche per i problemi di liquidità legati al ritardo dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni iniziarono a non esser versati gli stipendi e l'anticipo di cassa, mentre il personale veniva ricollocato in cassa integrazione straordinaria il 3 dicembre dello stesso anno;
il 22 dicembre viene ufficializzata la cessazione dell'attività aziendale ed il 18 gennaio 2011 viene firmato l'accordo per il trattamento di cassa integrazione straordinaria, ma, sembrerebbe, senza alcuna garanzia circa il completamento della procedura;
le lavoratrici decidono quindi di attivarsi per un presidio permanente, riportato per altro anche da alcuni programmi televisivi di portata nazionale. Il 14 febbraio 2011 si è svolto un incontro presso la prefettura, a seguito del quale è stato solo nominato, con atto notarile, un commissario liquidatore;
ad oggi, da ciò che riportano le lavoratrici, resterebbero ancora inevase ben tre mensilità, i contributi di pensione integrativa e tutto il trattamento di fine rapporto. Va aggiunto che sullo stabile gravano ipoteche e l'unico valore rimasto consta nella merce giacente in magazzino;
le lavoratrici della Tacconi Sud ad oggi continuano la loro protesta per veder garantiti i diritti spettanti. La chiusura di questa azienda va ad alimentare per altro il drammatico dato di débâcle che sta subendo l'occupazione femminile nella regione Lazio. Gli stessi dati fomiti qualche mese addietro dall'assessorato regionale al lavoro sul ricorso alla cassa integrazione

straordinaria in deroga dimostrano questa drammatica flessione: su 18.887 lavoratori interessati, il 37 per cento è composto da donne e nella sola Latina si parla di ben il 45 per cento delle lavoratrici coinvolte -:
se i Ministri interrogati, in virtù di quanto sopra esposto, non ritengano utile intervenire con urgenza per attivare un proficuo confronto con le parti interessate, affinché si possa mettere in atto un rilancio produttivo del sito utile a preservare dalla disoccupazione un'altra sacca di lavoro femminile italiana.
(4-11856)

FRONER e GNECCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 27 gennaio 2011 la Commissione d'inchiesta sulla crisi finanziaria (FCIC) creata dal Congresso USA nel 2009 per stabilire le cause del crac finanziario del 2007-2008, ha pubblicato il proprio rapporto, noto come rapporto Angelides dal nome del presidente della Commissione, Philip Angelides. Il rapporto fornisce un resoconto straordinariamente veritiero del processo decennale di deregulation bancaria, shadow banking e speculazione in derivati finanziari che ha portato al crac globale. Sottolinea che l'abrogazione della legge Glass-Steagall nel 1999, dopo che la Federal reserve aveva adottato in tutti gli anni Novanta misure per indebolirla, è stato un fattore centrale nel provocare il crollo;
la legge Glass-Steagall vietava infatti «la commistione tra le attività finanziarie ordinarie rappresentate dai depositi, i mutui, i prestiti alle imprese, e le attività speculative che negli ultimi due anni in particolare hanno mostrato la loro vera natura minacciando di gettare il mondo in una depressione economica senza paragoni». Oltre alla norma statunitense, lo stesso principio aveva garantito la stabilità del comparto bancario in Europa fino agli anni Novanta;
il percorso di deregulation iniziato negli anni Ottanta e diffusosi in tutto il mondo occidentale ha permesso la creazione di una serie di bolle speculative, tutte riconducibili ad un unico processo di trasformazione durato circa tre decenni: da economie altamente industrializzate in cui il sistema finanziario doveva essere al servizio delle attività produttive, si è passati a delle economie sempre più «post-industriali» in cui la finanza domina su tutto il resto, determinando una continua riduzione del tenore di vita della maggior parte della popolazione a fronte di un arricchimento temporaneo di coloro che partecipano direttamente al gioco d'azzardo ormai mondiale;
in questo contesto il rapporto Angelides assume una rilevanza fondamentale. Oggi non è difficile sentir dire che i segni della crisi erano evidenti e che molti sapevano che la bolla doveva finire. Eppure è innegabile constatare come la quasi totalità della classe politica ed economica occidentale abbia accettato e favorito la creazione di tale sistema; un sistema che nelle parole della Commissione USA «è, per molti aspetti, ancora immutato rispetto a quello che esisteva alla vigilia della crisi»;
negli ultimi tre anni i Governi e le banche centrali hanno detto che il salvataggio degli istituti che hanno speculato a danno di tutti era necessario per evitare una catastrofe ancora peggiore; che la situazione venutasi a creare nel 2007-2008 era la «tempesta perfetta» che doveva essere tamponata a tutti i costi, per guadagnare il tempo necessario di riscrivere le regole. La Commissione Angelides invece punta il dito sul fatto che oltre 30 anni di «deregulation e affidamento all'autoregolamentazione delle istituzioni finanziarie, voluta dall'ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan e da altri, sostenuta dalle amministrazioni successive e dal Congresso e promossa attivamente dalla potente industria finanziaria ad ogni passo, hanno eliminato tutele essenziali, che avrebbero potuto contribuire ad evitare la catastrofe»;
purtroppo, occorre constatare che le regole non sono state riscritte. Ad oggi,

nonostante un acceso dibattito pubblico negli Stati Uniti, e una discussione largamente dietro le quinte in Europa, il principio di Glass-Steagall - la separazione delle attività speculative da quelle ordinarie - rimane solo una memoria storica. Di fronte ad una serie costante di nuove crisi in Europa, ad esempio, viene detto che occorre spendere centinaia di miliardi di euro per «salvare» i paesi in difficoltà, mentre a ben guardare questi fondi (pubblici) vanno a finire proprio nelle casse delle stesse banche che continuano a cercare il guadagno a breve termine, mettendo di mezzo il benessere di milioni di esseri umani; allo stesso tempo ai cittadini delle nazioni interessate vengono chiesti sacrifici pesanti per stringere la cinghia ancora di più. La necessità di salvaguardare l'economia reale e le famiglie dalle bolle speculative non potrebbe essere più chiara;
la struttura essenziale del sistema finanziario rimane immutata, come denuncia la Commissione Angelides, minacciando un numero indeterminato di altre crisi in futuro, che in base alle esperienze degli ultimi tre anni porteranno solo ad ulteriori sacrifici per la gente normale senza una prospettiva di crescita economica reale e duratura;
in data 28 luglio 2009, con il parere favorevole dell'attuale Governo, il Senato della Repubblica ha approvato la mozione n.1-00171 presentata dal senatore Peterlini e altri che impegna il Governo: lavorare «per raggiungere un cambiamento fondamentale del sistema finanziario e monetario internazionale, basato sui principi della nuova Bretton Woods -:
come valutino le conclusioni del Rapporto della commissione d'inchiesta sulla crisi finanziaria (FCIC) creata dal Congresso USA rispetto alla situazione attuale a livello italiano e internazionale;
quali iniziative stiano assumendo a livello internazionale «per raggiungere un cambiamento fondamentale del sistema finanziario e monetario internazionale, basato sui principi della nuova Bretton Woods»;
se non ritengano necessario promuovere una revisione della normativa bancaria italiana con lo scopo di garantire che l'immissione e la negoziazione di titoli finanziari e soprattutto di tutti gli strumenti speculativi «derivati» (futures, options, swap e altri) siano completamente separate dalle attività ordinarie (depositi e finanziamenti) delle banche commerciali.
(4-11857)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-11828, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Polledri n. 4-11830, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Mondello n. 5-04713 del 4 maggio 2011.

...

ERRATA CORRIGE

Risoluzione in Commissione Raisi e Di Biagio n. 7-00581 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 470 del 3 maggio 2011. Alla pagina 21516, seconda colonna, alla riga quarantaseiesima deve leggersi: «(7-00581) "Raisi, Di Biagio".» e non «(7-00581) "Di Biagio".», come stampato.