XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 28 aprile 2011

TESTO AGGIORNATO AL 21 GIUGNO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
richiamata la risoluzione n. 6/00072 approvata il 24 marzo 2011 dalla Camera dei deputati;
preso atto delle comunicazioni rese dal Governo alle Commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato in data 27 aprile 2011;
considerato il drammatico aggravarsi della situazione umanitaria in Libia, con particolare riguardo alle aree oggetto di pesanti e indiscriminati bombardamenti da parte delle truppe del colonnello Gheddafi, specie nell'area di Misurata e Zintan, dove si stanno consumando vere e proprie stragi di civili,


impegna il Governo


a continuare nell'adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili - in coerenza con le deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le conseguenti deliberazioni del Parlamento italiano - mantenendo, altresì, costantemente aggiornate le Camere sulla quotidiana evoluzione del contesto libico.
(1-00633) «Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Tempestini, Rugghia».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
«il 24 marzo 2011 è stata approvata dalla Camera dei deputati la risoluzione n. 6-00072;
il 27 aprile 2011 sono state rese comunicazioni dal Governo alle Commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato sull'evoluzione della situazione libica;
considerato il drammatico aggravarsi della situazione umanitaria in Libia, con particolare riguardo alle aree oggetto di pesanti e indiscriminati bombardamenti da parte delle truppe del colonnello Gheddafi, specie nell'area di Misurata e Zintan, dove si stanno consumando vere e proprie stragi di civili;
appare necessario, accanto all'azione militare in corso, l'avvio di una forte iniziativa politico-diplomatica, sotto il coordinamento delle Nazione Unite e del suo rappresentante speciale al fine di giungere, nel più breve tempo possibile, ad un effettivo cessate il fuoco, quale premessa indispensabile per una soluzione duratura della crisi libica;
per il raggiungimento di tale ultimo obiettivo è altresì altamente auspicabile la convocazione, non appena le condizioni lo renderanno possibile, di una conferenza di pace, con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori regionali interessati e in particolare delle organizzazioni internazionali a carattere regionale come l'Unione africana e la Lega araba;
il Governo libico ha fatto e sta facendo ampio uso dei mezzi di informazione per attività di propaganda e per fomentare la violenza contro i civili libici che si oppongono al regime;
nella conduzione dell'intervento militare occorre garantire la massima protezione della popolazione civile libica e prevederne una costante e puntuale informazione sugli obiettivi dello stesso intervento nelle zone controllate dal regime, anche mettendo fuori uso gli strumenti di propaganda mediatica utilizzati da Gheddafi e dalle autorità libiche;
in Libia vivono decine di migliaia di profughi provenienti da tutta l'Africa che stanno soffrendo una gravissima crisi umanitaria e che mettono a rischio la loro vita cercando di attraversare il canale di Sicilia pur di fuggire al conflitto;
i finanziamenti alla cooperazione civile internazionale sono stati tagliati radicalmente in questa legislatura, passando dai 732 milioni di euro del 2008 ai 176 milioni di euro del 2011, riducendo così drasticamente le possibilità di intervento a sostegno di attività di formazione democratica e dello stato di diritto nei Paesi in via di sviluppo;
il rapporto sui diritti umani nel mondo approvato dal Parlamento europeo nel 2008, nel quale si afferma che esso considera la difesa non violenta dei diritti dell'uomo lo strumento più adeguato per il pieno godimento, l'affermazione, la promozione, il rispetto dei diritti dell'uomo fondamentali, è rimasto inattuato e non sono attualmente previsti programmi di cooperazione internazionale italiana a favore della difesa non violenta dei diritti dell'uomo,


impegna il Governo:


ad adottare, in continuità, ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili - in coerenza con le deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le conseguenti deliberazioni del Parlamento italiano - mantenendo altresì costantemente aggiornate la Camera sulla quotidiana evoluzione del contesto libico, rendendo disponibili tutte le risorse aggiuntive necessarie ai conseguenti obiettivi assegnati;
ad avviare quanto prima nelle opportune sedi internazionali una forte iniziativa politico-diplomatica, sotto il coordinamento delle Nazioni Unite e del suo rappresentante speciale al fine di giungere quanto prima ad un cessate il fuoco;
ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali al fine di promuovere e determinare le condizioni per la convocazione di una conferenza di pace con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori regionali interessati, e in particolare delle organizzazioni internazionali regionali come l'Unione africana e la Lega araba;
a prevedere misure di sostegno straordinario nell'ambito della cooperazione civile, e in coordinamento con gli altri Paesi alleati a partire dall'Unione europea, per garantire la piena informazione attraverso tutti i mezzi di comunicazione - anche nelle zone della Libia controllate dalle autorità di Gheddafi - sulla natura di quel regime, sui crimini da esso commessi e sugli obiettivi di promozione della democrazia e dei diritti umani promossi dalle Nazioni Unite, anche mettendo fuori uso le strutture di propaganda mediatica utilizzate dalle autorità libiche;
a prevedere, di concerto con l'Unione europea, interventi umanitari anche in Libia, oltre a quelli in corso in Tunisia, per la protezione dei profughi e dei richiedenti asilo, in modo da garantire la protezione;
a predisporre un piano di rilancio straordinario della cooperazione civile internazionale, anche con iniziative da prendersi in sede di Consiglio europeo, attraverso l'individuazione di programmi e progetti per dare concreta attuazione al concetto della «difesa non violenta dei diritti dell'uomo e della democrazia», approvato dal Parlamento europeo nel 2008, in Libia e in tutto il Medio Oriente.
(1-00633) (Nuova formulazione) «Franceschini, Mecacci, Tempestini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Lenzi, Boccia, Amici, Giachetti, Quartiani, Rosato, Gianni Farina».

La Camera,
preso atto delle relazioni dei Ministri Frattini e La Russa svolte in data 27 aprile 2011 di fronte alle Commissioni affari esteri e difesa di Camera e Senato in merito all'evoluzione della situazione in Libia;
ritenendo che le nuove modalità proposte di utilizzo dell'aviazione militare italiana siano coerenti con la risoluzione n. 1973 del 17 marzo 2011 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che autorizza gli Stati membri ad adottare ogni misura possibile per proteggere la popolazione civile dagli attacchi dell'esercito di Gheddafi;
ritenendo altresì che tale scelta è necessaria al fine di rispondere alla gravissima emergenza umanitaria in corso in diverse città libiche, come Misurata e Zintan, oramai da oltre due mesi sotto assedio da parte dell'esercito libico;
valutando positivamente il riconoscimento da parte del Governo italiano del Consiglio nazionale di transizione libico come rappresentante legittimo del popolo libico,


impegna il Governo:


ad aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, partecipando così su di un piano di parità alle operazioni alleate, per assicurare la protezione della popolazione civile della regione, nello scrupoloso rispetto della risoluzione n. 1973 del 17 marzo 2011;
a tenere costantemente informato il Parlamento.
(1-00634)
«Galletti, Della Vedova, Vernetti, Lo Monte, La Malfa, Bosi».

Risoluzioni in Commissione:

La I Commissione,
premesso che:
per governare al meglio il fenomeno dell'immigrazione è fondamentale la gestione dei flussi di immigrati che ogni anno arrivano regolarmente nel nostro Paese;
è evidente che la programmazione dei flussi deve essere stabilita in rapporto alle esigenze dell'economia reale del Paese e che, senza un quadro macro-economico di stabilità, diventa impossibile prevedere l'ingresso degli extracomunitari, soprattutto

quando le esigenze del mercato non sono più regolamentabili con gli odierni strumenti dell'economia;
la grave crisi economica internazionale di carattere recessivo, che ha colpito anche l'Italia, ha rallentato la produzione, ha aumentato le difficoltà occupazionali ed ha inevitabilmente avuto riflessi negativi anche sul fabbisogno di manodopera straniera;
alla luce di questo nuovo scenario in continua evoluzione e che non consente previsioni di lungo periodo, il documento programmatico che, ai sensi dell'articolo 3, commi 1-3 del Testo unico n. 286 del 1998 in materia di immigrazione, dovrebbe essere predisposto dal Governo ogni tre anni, non appare come lo strumento più idoneo per definire quantitativamente il numero di immigrati da far entrare in Italia;
giustamente il Governo, preso atto della nuova situazione economica, assolutamente non prevedibile quando fu votata la normativa in materia di immigrazione, ha fatto la scelta di garantire innanzitutto l'occupazione ai cittadini italiani, visto che è questo il vero problema sociale oggi da affrontare e agli stranieri già presenti nel Paese, rimasti disoccupati in seguito alla crisi, ritenendo quindi non più idonea una programmazione dei flussi a lungo termine;
peraltro, l'utilizzo dello strumento della programmazione di tipo triennale - previsto dal Testo unico n. 286 del 1998, è stato interrotto nel triennio 2007-2009 dal Governo Prodi;
quando il documento, pur approvato in sede di esame preliminare dal Consiglio dei Ministri nella precedente legislatura, non fu poi varato;
in questi ultimi anni i provvedimenti adottati dal Governo hanno, comunque, determinato una corretta programmazione dei flussi di ingresso in Italia, poiché ispirati ai criteri indicati da Testo unico sull'immigrazione ed elaborati alla luce di dati ed indicazioni forniti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalle regioni in merito all'andamento dell'occupazione, dei tassi di disoccupazione e alle reali richieste di manodopera da parte del mercato del lavoro per i vari settori economici;
nella predisposizione di tali provvedimenti si è tenuto conto anche delle riserve di quote in favore dei Paesi che hanno concluso accordi ed intese bilaterali di cooperazione in materia migratoria (erano 14 nel decreto 2008, sono diventati 19 nel decreto 2010), dei lavoratori di origine italiana, dei lavoratori che hanno partecipato a corsi di formazione nei Paesi di origine, così come previsto dal Testo unico n. 286 del 1998);
tenendo conto di tutto ciò il tetto massimo degli ingressi per lavoro subordinato è stato ridotto, ma poi nuovamente ampliato nel 2010 in presenza dei primi segni di ripresa economica, considerato anche che, con il decreto-legge n. 78 del 2009, è stata varata una procedura di emersione per i lavoratori stranieri, già presenti sul territorio nazionale, impiegati nell'attività di assistenza alla persona ed al lavoro domestico di sostegno al bisogno famigliare;
per il lavoro stagionale è stata mantenuta una costante programmazione dei flussi di ingresso di 80 mila unità all'anno per gli anni 2008, 2009 e 2010, così come era stato fatto con il decreto del 2007 e solo per l'anno 2011 la quota è stata ridotta a 60 mila unità in base ai controlli effettuati, dai quali è emerso un numero di assunzioni inferiore al numero di ingressi autorizzato l'anno precedente;
anche il Piano per l'integrazione nella sicurezza - Identità e incontro, approvato dal Consiglio dei ministri il 10 giugno 2010, prevede come indispensabile una programmazione dei flussi di accesso coerente con le esigenze dell'economia del Paese;
è necessario proseguire nella politica dei flussi con criteri nuovi, realmente pesati sul fabbisogno interno di lavoro, per

evitare di ammettere sul territorio immigrati a rischio disoccupazione e marginalità sociale, con manodopera non qualificata, che corre addirittura il rischio di approdare a circuiti economici sommersi,


impegna il Governo


a proseguire nell'azione finora intrapresa in materia di politiche per il controllo del fenomeno migratorio, attraverso il ricorso ad una programmazione dei flussi di accesso, basata sulle rilevazioni dei fabbisogni di manodopera nei mercati locali del lavoro e compatibile con le effettive capacità di assorbimento nel tessuto sociale e produttivo del Paese, attuando nel contempo adeguate politiche di integrazione degli stessi immigrati, nel rispetto del principio di accoglienza dello straniero e della sicurezza nazionale.
(7-00578) «Bertolini, Vanalli».

La VIII Commissione,
premesso che:
la strada di collegamento tra l'Autostrada A22 «del Brennero», a Nogarole Rocca, e l'autostrada A4 «Brescia-Verona-Vicenza-Padova», a Soave S. Bonifacio, denominata strada «Mediana», è inserita nella tabella 2 del Programma delle infrastrutture strategiche, tra le opere da avviare entro il 2013, con il titolo: «sistema delle tangenziali venete e strada mediana di collegamento»;
si tratta di una strada a servizio della media pianura veronese, a circa 20 chilometri dalla città capoluogo, che ha la funzione di collegare tale territorio alla viabilità di primo livello, ossia alle arterie autostradali A22 e A4;
l'area della media pianura veronese, e in maniera preminente il quadrante sud-ovest di tale area, è oggetto di importanti iniziative di trasformazione e sviluppo nell'ambito della programmazione regionale, che si caratterizzano per l'attrattività di flussi veicolari con origine e destinazione prevalentemente esterna al territorio della provincia di Verona;
dopo un'approfondita campagna di indagini tecnico-economiche ed ambientali, nel 2009, la provincia di Verona ha sviluppato uno studio di fattibilità per la strada mediana, che prevede la costruzione di un'arteria a due corsie per senso di marcia, della tipologia di autostrada extraurbana, che da Nogarole Rocca, attraverso i comuni di Trevenzuolo, Erbé, Isola della Scala, Bovolone, Oppeano, Palù, Zevio, Ronco all'Adige e Belfiore, e raggiunge San Bonifacio, nei pressi della stazione autostradale Soave-San Bonifacio;
l'arteria programmata intercetta e ridistribuisce il traffico di tutte le strade radiali che attualmente concentrano l'utenza esclusivamente sul nodo della tangenziale sud di Verona, ossia: la strada statale n. 12 «dell'Abetone e del Brennero», la strada provinciale n. 2 «Legnaghese destra», la strada statale n. 434 «Transpolesana», la strada provinciale n. 19 «Ronchesana» e la strada provinciale/regionale «della Porcilana»;
la nuova bretella autostradale si sviluppa su circa 40 chilometri, con andamento semicircolare nei confronti della città di Verona, e si presenta come un passante al margine esterno dei comuni che ne costituiscono la corona urbanizzata;
il volume di utenza che sarà interessato dall'arteria è stato stimato, per l'anno dell'entrata esercizio dell'opera previsto per il 2016, in circa 81.800 veicoli al giorno (TGM), nel tratto Nogarole Rocca-Trevenzuolo, e in circa 17.000 veicoli al giorno, nella tratta Isola della Scala Bovolone, con un traffico giornaliero medio, sull'intero tratto di 40 chilometri, stimato in circa 25.900 veicoli al giorno;
il costo complessivo necessario per la realizzazione dell'arteria è stato stimato in circa 600 milioni;
il consiglio provinciale, nell'approvare il programma delle opere pubbliche

2010-2012, ha optato per l'esecuzione dell'opera in partenariato pubblico-privato, attraverso l'istituto del project financing, assistito da una quota di finanziamento pubblico;
attualmente, la provincia di Verona ha messo a disposizione un finanziamento pari a 35 milioni, a valere sulle somme dovute agli enti locali dalla società Autostrada del Brennero S.p.A., per la realizzazione di opere stradali di rilevante interesse pubblico, in attuazione del piano economico finanziario allegato al contratto di concessione 2003-2014;
la realizzazione dell'opera è attesa da decenni da parte della popolazione locale ed è indispensabile per permettere la deviazione del traffico pesante che attualmente attraversa il territorio di circa quindici comuni, su una rete viaria comunale e provinciale molto pericolosa e insufficiente, e crea ingorghi di traffico e inquinamento atmosferico e acustico;
ai fini dell'immediato avvio delle procedure di realizzazione dell'opera è necessario un sostegno economico da parte del Governo, nell'ambito dei fondi della legge obiettivo per un importo di circa 40 milioni di euro,


impegna il Governo


in sede di ripartizione delle risorse da assegnare alle infrastrutture strategiche di cui alla legge obiettivo, ad adottare le opportune iniziative ai fini del cofinanziamento da parte dello Stato dell'opera «sistema delle tangenziali venete e strada mediana di collegamento», già inserita nella Tabella 2 del Programma delle infrastrutture strategiche come opera da avviare entro il 2013 e da realizzare mediante project financing.
(7-00577)
«Guido Dussin, Montagnoli, Lanzarin, Negro, Bragantini, Togni, Alessandri, Bitonci».

La VIII Commissione,
premesso che:
l'articolo 15 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, modificato dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 125 del 2010, convertito dalla legge n. 163 del 2010, prevede l'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas spa a far data dal prossimo 1o maggio 2011, previa adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che dovrà definire le tratte ed i raccordi autostradali in gestione diretta ANAS da pedaggiare;
prima di ipotizzare l'introduzione del pedaggio nelle singole tratte stradali, è necessario procedere alla messa in sicurezza e all'ammodernamento di ogni singola tratta i cui requisiti e le cui condizioni strutturali non siano rispondenti ai livelli minimi di sicurezza e fruibilità, nonché alla verifica della sussistenza di un adeguata, moderna e funzionale rete di viabilità ordinaria alternativa e sostitutiva;
l'applicazione del pedaggio sarà penalizzante per le popolazioni residenti nelle zone interessate, per le famiglie e per le economie locali, e per le tantissime persone che ogni giorno si troveranno costrette a pagare una pesante tassa per effettuare spostamenti per esigenze di vita, di lavoro e di studio;
tale situazione è di palmare evidenza resa più difficile nelle zone in cui la rete stradale alternativa non è funzionale ed idonea a garantire collegamenti rapidi e agevoli;
le tratte autostradali ed i raccordi, che potrebbero essere soggetti a nuovo pedaggiamento, per i quali non è stata effettuata alcuna specifica verifica della sussistenza o meno dei criteri «strutturali» e «normativi» suddetti, hanno avuto una prima individuazione con l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 giugno 2010 (che aveva disposto una maggiorazione tariffaria dei pedaggi riscossi ai caselli di interconnessione

con la rete autostradale gestita da ANAS), successivamente sospeso nei suoi effetti dalle decisioni del Giudice Amministrativo; tali tratte sono: A90 Grande Raccordo Anulare; A91 Roma-aeroporto Fiumicino; A3 Salerno-Reggio Calabria; A18 diramazione di Catania e RA 15 tangenziale ovest di Catania; A19 Palermo-Catania; RA2 Salerno-Avellino; RA3 Siena-Firenze; RA6 Bettolle-Perugia; RA8 Ferrara-Porto Garibaldi; RA9 di Benevento; RA10 Torino-aeroporto di Caselle; RA11 Ascoli-Porto D'Ascoli; RA12 Chieti-Pescara; RA13 raccordo autostradale A/4 - Trieste - RA14 diramazione per Fernetti; RA5 Sicignano-Potenza;
non tutte le predette tratte hanno caratteristiche tipiche delle autostrade in termini di sicurezza, come previsto dalla legislazione europea e dal Codice della strada;
relativamente alle tratte autostradali e stradali per le quali dalla loro prima realizzazione sono trascorsi tanti anni, l'introduzione del pedaggiamento, in mancanza di qualsivoglia intervento manutentivo, non potrebbe non configurarsi quale nuova tassa. Il pedaggiamento infatti sarebbe svincolato da qualsiasi criterio legato all'ammortamento dell'opera o alla manutenzione della stessa;
relativamente alle nuove tratte in costruzione l'introduzione del pedaggio potrebbe solo giustificarsi quale tassa di scopo finalizzata al miglioramento sostanziale della tratta da percorrere, in termini di viabilità, sicurezza e servizi;
è necessario che nelle competenti sedi parlamentari abbia luogo, in tempi rapidi e ravvicinati, un confronto chiaro con il Governo sui criteri che ispireranno l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri - che dovrà definire le tratte ed i raccordi autostradali - e sui relativi contenuti di merito;
l'apodittico pedaggiamento di reti autostradali vetuste, e per gran parte poste al sud, si tradurrebbe in un'ingiusta tassa per quest'aerea del Paese,


impegna il Governo:


a stabilire per le tratte viarie da sottoporre a pedaggiamento, criteri generali e requisiti strutturali coerenti con gli standards europei e con il codice della strada;
a prevedere l'esclusione dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di prossima adozione (e dalla conseguente introduzione del pedaggio) delle tratte autostrada e dei raccordi per i quali non esiste adeguata e funzionale rete stradale alternativa, nonché delle tratte e dei raccordi per i quali non sono stati completati i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza, indispensabili per il miglioramento sostanziale della funzionalità di queste arterie, ovvero per i quali risultano insufficienti le condizioni di utilizzo e di sicurezza escludendo ogni pedaggio sui tratti qualificabili come strade extraurbane, ovvero che non presentino le caratteristiche tipiche richieste per le autostrade;
a subordinare l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ad un preventivo confronto nelle competenti sedi parlamentari, in considerazione dei contenuti di un provvedimento di portata così rilevante per l'intero sistema infrastrutturale, dei trasporti e della mobilità del nostro Paese;
a differire il termine di cui all'articolo 15, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, modificato dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 125 del 2010, convertito dalla legge n. 163 del 2010, per l'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas spa;
a predisporre idoneo strumento affinché all'utente abituale della tratta da sottoporre a pedaggiamento possa essere applicata una tariffa incentivante direttamente proporzionale all'uso;
a prevedere che l'introito derivante dal pedaggiamento della tratta sia reinvestito

in opere di manutenzione e sicurezza sulla tratta stessa;
a prevedere un fondo di rotazione di riequilibrio affinché su tutte le tratte sottoposte a pedaggiamento vengano mantenuti standard di manutenzione e sicurezza coerenti con quelli europei e con il codice della strada.
(7-00579)
«Gibiino, Ghiglia, Germanà, Stradella, Tommaso Foti, Torrisi, Pagano, Giammanco».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 188 del 2003, prevede che il gestore delle infrastrutture ferroviarie nazionale pubblici il prospetto informativo della rete (Pir) - documento che regola i rapporti con tutti i soggetti interessati a richiedere capacità, in termini generali e in termini di tracce orario;
il P.I.R. viene emanato con disposizioni dell'amministratore delegato di RFI dopo un complesso iter di preparazione che prevede il coinvolgimento di tutte le strutture di RFI, la consultazione di tutti i soggetti interessati, la supervisione dell'ufficio per la relazione dei servizi ferroviari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
l'amministratore delegato di rete ferroviaria italiana, nel dicembre 2010, emanava il Pir - edizione dicembre 2010 - valido sino al dicembre 2011;
la pubblicazione nel mese di dicembre è anticipata di quattro mesi rispetto alla data (aprile successivo) di avvio delle attività per l'assegnazione delle tracce orario, in modo da consentire alle imprese ferroviarie la piena consapevolezza degli scenari e delle regole per poter formulare efficacemente le richieste di tracce al gestore;
nel mese di marzo 2011, l'amministratore delegato di R.F.I. emanava l'«aggiornamento straordinario» al Prospetto informativo della rete;
detta modifica ad avviso dell'interrogante è da considerarsi un colpo di mano per danneggiare nuove compagnie ferroviarie che già avevano previsto per fine 2011 la partenza delle attività -:
se non ritenga modifica sostanziale delle regole di accesso alla rete ferroviaria a «partita iniziata», l'aggiornamento straordinario del marzo 2011;
se questo comportamento dell'amministratore delegato di R.F.I. non sia da censurare in quanto non compatibile con la certezza ed il rispetto delle regole di trasparenza nella gestione dei rapporti con nuove compagnie ferroviarie;
se, a questo punto, non sia necessaria ed indispensabile la creazione di una specifica autorità per il controllo delle regole del mercato ferroviario.
(3-01625)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARTELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da molti mesi i lavoratori della Vinyls di Porto Marghera, di Porto Torres e di Ravenna sono mobilitati per la difesa dei loro posti di lavoro e per la tutela della filiera produttiva dei cloroderivati, da più parti definita strategica per la chimica nazionale;

in data 17 febbraio 2011 il Ministero dello sviluppo economico per voce del sottosegretario Stefano Saglia rispondendo ad un'interrogazione dell'interrogante (5-03869) circa l'evolversi delle trattative per la cessione della Vinyls Italia dava informazione dei seguenti fatti: «La trattativa tra Eni e Gita è nella fase conclusiva; (...) Gita ha comunicato che la firma del contratto preliminare avverrà entro il 27 febbraio; (...) viene fissata al 10 marzo la data per il passaggio definitivo della proprietà degli assets Eni e Vinyls a Gita; (...) è stata studiata una modalità tecnica per assicurare ce Vinlys possa corrispondere le retribuzioni di febbraio ai lavoratori»;
alla data di oggi le trattative non hanno portato alla concretizzazione dei fatti annunciati dal Ministero dello sviluppo economico né sono stati garantiti ai lavoratori gli stipendi arretrati;
negli scorsi giorni anzi ha avuto esito negativo l'offerta avanzata dal fondo Gita, nonostante le rassicurazioni più volte espresse in diverse circostanze e tempi da membri del Governo, dal Ministro competente e dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri;
nel corso di un incontro in data 19 aprile 2011 con le istituzioni locali interessate e le parti sociali il Ministro dello sviluppo economico ha reso noto che non sono state concesse al fondo Gita ulteriori proroghe dei termini e che si è reso necessario attivare soluzioni alternative;
tali eventuali soluzioni, allo stato attuale non garantiscono nessuna certezza sui tempi di chiusura della procedura né sulla massima tutela occupazionale e prevedono di fatto tagliare il sito di Porto Marghera per il quale è stato annunciato dal Ministro entro aprile un decreto per il riconoscimento di area di crisi industriale complessa;
le ripercussioni per qualsiasi soluzione che escluda lo stabilimento di Porto Marghera dalla soluzione positiva dell'intera vicenda rischiano di essere pesantissime sia per il futuro stesso del polo industriale che per il mantenimento dei livelli occupazionali;
per la conclusione positiva della questione è necessario che Eni, come richiamato da più parti, svolga fino in fondo il proprio ruolo per contribuire, al rilancio dell'industria chimica nel nostro Paese -:
quali iniziative, allo stato attuale dei fatti, il Governo intenda assumere per garantire la continuità produttiva ed occupazionale degli stabilimenti di Porto Marghera, Porto Torres e Ravenna.
(5-04666)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO GENOESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con atto di sindacato ispettivo n. 4-08904 tutt'oggi senza risposta, l'interrogante poneva all'attenzione del Governo il comportamento del governo regionale siciliano in merito al mancato rimborso delle spese sostenute dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco tra il 2009 ed il 2010 nei territori della provincia di Messina colpiti dal terremoto del 1o ottobre del 2009;
con numerose ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri venivano stanziate, ordinate e trasferite le somme necessarie a rimborsare il Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
da ultimo, financo il capo del corpo, il prefetto Tronca, ha scritto, senza risposta, al Commissario delegato per l'emergenza di cui trattasi per sollecitare la restituzione di più di 17 milioni di euro;
il Commissario delegato altro non è che il presidente della Regione siciliana il quale sembrerebbe aver utilizzato lo stanziamento destinato ai Vigili del fuoco per altri scopi;
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha garantito e sempre garantirà, a prescindere

dall'effettiva erogazione di quanto gli è dovuto, la sicurezza delle nostre popolazioni;
le istituzioni pubbliche, però, non possono permettersi di trattare con così evidente indifferenza una problematica così seria come quella che riguarda i nostri vigili del fuoco -:
quali iniziative intende adottare il Governo nei confronti del Commissario delegato, presidente della regione Lombarda, per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-11750)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
una nota dell'agenzia Ansa del 26 aprile 2011 riportava la notizia «Libia: la padania,700 milioni costo 3 mesi missione-rimpatri "È stato quantificato in 700 milioni di euro il costo in tre mesi della missione militare in Nord Africa e dei rimpatri". È quanto scritto in una nota con una dichiarazione di Umberto Bossi diffusa questa sera dalla "Padania".»;
secondo le opinioni di affermati esperti riportate dai media la guerra contro la Libia potrebbe durare molto tempo e richiedere anche l'intervento di truppe di terra -:
se quanto riportato dall'agenzia in premessa corrisponda al vero e come intenda reperire le risorse necessarie.
(4-11755)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
una nota catena svedese di mobilia ha realizzato una bellissima pubblicità che, ad avviso del Sottosegretario alle politiche per la famiglia Carlo Giovanardi sarebbe «anticostituzionale» Nella foto pubblicitaria contestata si vedono due persone che si tengono per mano, in un segno di affetto universale e universalmente riconosciuto, che prescinde da razza, sesso, età o religione;
le dichiarazioni del Sottosegretario, ad avviso degli interroganti, alimentano una mentalità omofoba;
ad ascoltare le parole del Sottosegretario, la famiglia, formata da un uomo e una donna ufficialmente uniti in matrimonio, potrebbe apparire come un nucleo di convivenza in via di estinzione;
se anche fosse vero, il fenomeno è probabilmente imputabile al fatto che i trentenni - e oltre - vivano ancora con mamma e papà, e lo facciano perché esclusi dal sistema produttivo che non consente loro di percepire il reddito minimo necessario ad iniziare un progetto di vita comune;
la totale assenza di preoccupazioni per la carenza di servizi e assistenza all'infanzia è un fatto che pone le condizioni oggettive per far rinunciare alle coppie ad accarezzare l'idea di procreare;
si aggiunga che chi trova lavoro, di solito, e impiegato grazie al cosiddetto contratto «a progetto», che non contempla ferie-malattia-maternità, ed è un dato caratterizzante questo Esecutivo ed e indicativa delle priorità che il Governo potrebbe trasformare in provvedimenti di aiuto e sostegno;
il Sottosegretario sembrerebbe ritenere che la famiglia sia in crisi perché è sotto attacco da parte delle unioni omosessuali;
per negare alle coppie gay i diritti delle altre coppie coniugate, può essere utile anche la condanna della pubblicità;
si ricorda che nella Costituzione non c'è alcun di riferimento al sesso degli sposi negli articoli (29, 30 e 31) che disciplinano la famiglia;

se condivide quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per dare soluzione alle problematiche sopra illustrate.
(4-11768)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
5 impiegati a contratto del consolato d'Italia in Lilla hanno dichiarato di essere disposti ad assumere servizio presso il consolato generale di Parigi, a seguito della chiusura al 30 giugno della sede consolare stessa;
in data 12 aprile 2011 i suindicati impiegati sono stati invitati a firmare il nuovo contratto di lavoro per una cifra inferiore di 5 mila euro rispetto alla retribuzione goduta dal personale a contratto in servizio presso il consolato generale di Parigi;
le ragioni della citata sperequazione, legittimate dall'amministrazione, si fondano sull'aumentato costo della vita nella capitale francese, ovvero sulle spese di trasporto per raggiungere la nuova sede di servizio - valutate in euro 700 mensili;
sulle eccezioni sollevate dal personale in corso di trasferimento, ha preso posizione il console generale, secondo il quale i contratti offerti al personale devono essere firmati senza ritardi, pena il rischio di decadere dallo status di personale alle dipendenze del consolato italiano di Parigi, richiesta intimativa che penalizzerebbe il personale stesso che risulterebbe deprivato di 5 mila euro annuo rispetto al personale attualmente in servizio presso lo stesso consolato;
alla luce di tali evidenze, emergerebbe una chiara discriminazione economica del personale soggetto alla ricollocazione, sottoposto sia ai disagi derivanti dalla mobilità che gli viene imposta nonché ai relativi oneri di spesa, il cui riconoscimento ammontante ad una mensilità non copre i disagi propri del trasferimento e degli oneri sopportati -:
se intenda fornire al personale in corso di ricollocazione tutte le opportune assicurazioni e garanzie al fine di evitare che questo possa essere soggetto ad inammissibili pretese impositive - indicate in premessa - da parte dell'amministrazione.
(4-11738)

CODURELLI, TEMPESTINI, MOGHERINI REBESANI e BRAGA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
martedì intervenendo in assemblea in ricordo di Vittorio Arrigoni la prima firmataria del presente atto ha chiesto al Governo di adoperarsi per accertare tutte le responsabilità di questo barbaro assassinio, ma anche di facilitare le operazioni di rientro della salma, rientro avvenuto ma con l'assenza del governo sia a Roma che nel giorno dei funerali a Bulciago;
questa vicenda ripropone in tutta la sua drammaticità la questione del conflitto israelo-palestinese e, in particolare, della situazione dell'embargo di Gaza;
Vittorio Arrigoni, attivista presso il movimento di solidarietà internazionale per la Palestina (ISM, international solidarity movement) e reporter italiano, operava nei territori palestinesi dal 2008;
in un video pubblicato sul sito dell'ISM il cooperante raccontava di essere arrivato a Gaza attraverso le navi del «free Gaza movement» insieme a un gruppo di attivisti internazionali, rompendo così un assedio via mare che durava dal 1967;
durante i giorni dell'operazione militare israeliana «Piombo fuso», Arrigoni - unico Italiano presente sul posto - aveva scelto di rimanere a Gaza, testimoniando la sofferenza dei palestinesi;

giovedì 14 aprile 2011 un gruppo estremista salafita della «Brigata dei valorosi compagni del profeta Mohammed bin Moslima» rivendicava su YouTube il sequestro del cooperante, avvenuto a Gaza City, minacciando di ucciderlo se entro 30 ore, a partire dalle ore 11 locali del 14 aprile (ore 10 in Italia), il Governo di Hamas non avesse liberato alcuni detenuti salafiti;
il giorno successivo l'ufficio stampa di Hamas denunciava il criminale sequestro e omicidio di un attivista italiano per la solidarietà aggiungendo inoltre che il corpo è stato ritrovato dalle forze di sicurezza appeso in una casa abbandonata -:
se e quali iniziative il Governo italiano abbia intrapreso non appena sia venuto a conoscenza del sequestro e della minaccia di morte nei confronti del cooperante italiano Vittorio Arrigoni;
quali azioni siano state avviate per conoscere l'esatto svolgimento dei fatti che hanno portato alla morte del nostro connazionale e per far piena luce sui numerosi punti oscuri che le ricostruzioni fino ad oggi fornite, anche in ordine alla dinamica del sequestro, non hanno contribuito a chiarire;
quali misure siano state adottate per garantire la sicurezza della nave italiana «Stefano Chiarini» la cui partenza a sostegno della Freedom Flotilla 2 è prevista per il prossimo mese di maggio.
(4-11746)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa locali veneti riportavano, in queste ultime settimane, la notizia che i sindaci di Padova e Vicenza avessero dato la disponibilità dei rispettivi comuni ad accogliere parte dei rifiuti provenienti dalla Campania, e nello specifico da Napoli;
la situazione ambientale alla quale da diversi anni si assiste nel capoluogo campano ha comportato un impegno del Governo per fronteggiare un'emergenza senza uguali, col tentativo di porre rimedio ad una situazione che negli anni è progressivamente peggiorata, soprattutto a causa della grave carenza degli amministratori locali;
la notizia ha destato estrema preoccupazione tra l'opinione pubblica del territorio, tanto che il presidente della regione Veneto ha prontamente affermato come non ci sia spazio in Veneto per ospitare i rifiuti della regione campana, anche in ragione del fatto che, mentre il Veneto ha percentuali di raccolta differenziata tra il 60 e il 70 per cento in Campania la modalità di smaltimento è molto spesso indifferenziata, cosicché i rifiuti derivanti non sarebbero certamente assimilabili dalle locali strutture venete -:
se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative finalizzate a promuovere l'installazione e l'implementazione di sistemi di smaltimento dei rifiuti nei siti ove gli stessi sono prodotti, così da evitare che amministrazioni ed enti locali diversi da quelli interessati si accollino l'onere.
(4-11748)

MARINELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 28 del decreto-legge 25 giugno 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante misure per garantire la razionalizzazione delle strutture tecniche statali, ha istituito - sotto la vigilanza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) in coerenza con obiettivi di funzionalità, efficienza ed

economicità, prevedendo, altresì, una gestione commissariale al fine di garantire l'ordinaria amministrazione e lo svolgimento delle attività istituzionali fino all'avvio dell'ISPRA stesso;
alla nuova struttura è stato affidato il compito di svolgere le funzioni di tre istituti soppressi e in esso confluiti: APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici), INFS (Istituto nazionale per la fauna selvatica) e ICRAM (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare);
i tre istituti soppressi svolgevano, nei settori di competenza, compiti di rilevanza nazionale - che a seguito dell'istituzione dell'ISPRA - sono stati riassunti da quest'ultimo ente, il quale è assurto al ruolo di ente primario di ricerca a livello nazionale;
il 2008 è l'ultimo anno in cui, su autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, l'ISPRA ha presentato tre distinti bilanci consuntivi, relativi ai singoli enti soppressi e in esso confluiti;
il rendiconto finanziario consolidato 2008 dell'ISPRA si è chiuso con un disavanzo di competenza pari a 5.090.871 euro, quale somma algebrica tra i risultati di APAT (-10.006.385 euro), ICRAM (3.102.215 euro) e INFS (1.813.299 euro), come risulta dai dati contenuti nella Determinazione 67/2010 della Corte dei conti - Relazione sul controllo dell'esercizio finanziario 2008 dell'ISPRA; il dato positivo da consuntivo 2008 dell'ICRAM derivava dall'espletamento di attività progettuali (discendenti da convenzioni/contratti attivi) a rendicontazione tecnico-scientifica e finanziaria vincolata;
la sede dell'ex ICRAM, è sita in via dei Casalotti 300 a Roma e l'edificio, con i suoi 6.000 metri quadrati, in parte ancora inutilizzati o da ristrutturare, risulta anche un'opera di rilevante interesse storico ed artistico. Costruita nel 1953 su progetto di Ugo Luccichenti e, secondo il DARC (direzione generale per l'architettura e arte contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali) di «rilevante interesse storico ed artistico» ed è una struttura estremamente flessibile per la sua collocazione all'interno del monumento naturale «Parco della Cellulosa» istituito con decreto del presidente della regione Lazio n. «T0165» l'11 maggio 2006;
la proprietà dell'edificio di Casalotti, fa parte dei beni della liquidazione dell'ex ENCC (leggi 595 del 1994 e 337 del 1995) che con decreto 4 maggio 2000 del ragioniere dello Stato, a far data dal 1o maggio 2010 venivano avocati al Ministero del tesoro e affidate all'ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti, che con il decreto 10 Giugno 2003 (Gazzetta Ufficiale n. 150 del 1o luglio 2003) dell'Agenzia del demanio, il Ministero del tesoro ha posto al di fuori delle procedure di cartolarizzazione previste dallo Stato;
con decreto n. 83692 del 20 giugno 2007 del Ministro dell'economia e delle finanze venivano affidate alla Fintecna S.p.a le residue operazioni liquidatorie dell'Ente nazionale cellulosa e carta attualmente la proprietà della predetta area è in capo a LIGESTRADUE s.r.l. (Società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze), articolo 41, comma 16-octies della legge n. 14 del 2009;
l'ex ICRAM (già vigilata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare stabiliva la propria sede in via dei Casalotti 300 nel dicembre del 1997 in virtù di un comodato gratuito stipulato il 29 ottobre 1997 dalla direzione ARS del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la liquidazione dell'ENCC;
a seguito della scadenza del contratto di comodato gratuito e su richiesta del Ministero del tesoro del 25 luglio 2000 l'ICRAM accettava di pagare un'indennità di occupazione di 258.228,45 euro l'anno a partire dal mese di agosto 2000 e che ha pagato sino al 30 novembre 2007;
dal 2008 con l'istituzione dell'ISPRA e successiva nomina del commissario

straordinario prefetto Vincenzo Grimaldi veniva a cessare il pagamento della suddetta indennità di occupazione da parte dell'ISPRA;
LIGESTRADUE srl non avendo più ricevuto i pagamenti dal 1o dicembre 2007 alla data del 30 aprile 2010 ricorreva conseguentemente in tribunale richiedendo la morosità cumulata in 624.052,09 euro e al contempo il rilascio dell'immobile;
sin dalla data di insediamento il commissario straordinario dell'ISPRA prefetto Grimaldi e ora l'attuale presidente, professor Bernardo De Bernardinis, hanno avuto l'obiettivo di abbandonare la sede di Casalotti che costa 258.228,45 euro e di trasferirne il personale, oltre 250 lavoratori presso le diverse sedi dell'ISPRA compresa quella di Castel Romano di proprietà del centro sviluppo materiali S.p.A dove attualmente l'ISPRA ha in affitto un piano di uno stabile, circa 2000 metri quadrati ad un costo di 640.000,00 euro e nel quale sono ospitati i laboratori dell'ex APAT a cui sono addetti circa 25 lavoratori;
attualmente nello stabile di Castel Romano insistono, al piano terra (se si escludono due piani seminterrati) i laboratori dell'ex APAT e al primo piano i laboratori della fondazione Parco biomedico San Raffaele. Poi ci sono il secondo piano attualmente libero e che verrebbe ulteriormente affittato all'ISPRA per ospitare i laboratori dell'ex ICRAM con circa 100 lavoratori addetti ad un costo totale di 979.500,00 euro e un'ulteriore piano, l'ultimo, che verrebbe affittato a terzi;
i locali di Castel Romano necessitano di importanti lavori ai fini dell'adeguamento alla normativa vigente in termini di sicurezza dei lavoratori in generale e in particolare per quanto riguarda le norme antincendio e la corretta ventilazione dei locali sia come climatizzazione che corretta apertura degli infissi;
la sede di Casalotti, da dati risultanti nei bilanci dell'ISPRA, ha un valore di mercato di circa 3.800 milioni di euro e l'ISPRA dispone di 22 milioni di euro che erano stati assegnati all'ex ICRAM dalla legge n. 308 del 2004 per «adeguare le strutture operative dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM) -:
quale sia la logica di un'operazione economica che si prefigura una diminutio per le potenzialità dell'ISPRA, considerato che si cede un intero istituto a Casalotti dalle forti potenzialità in termini di metri quadri da occupare (6.000 tra già occupati e da occupare) ad un costo di 258.228,45 euro/anno a favore dell'affitto di singoli piani per un totale di 4000 metri quadri ad un costo totale di 975.000,000 euro/anno, costo al quale si aggiungono i maggior oneri di trasloco di un numero maggiore di personale e di laboratori che sono presenti a Casalotti rispetto a Castel Romano a cui si aggiungono quelli per l'adeguamento ai fini della sicurezza dei lavoratori come illustrato in premessa;
in termini di proiezione economica a lungo periodo, quali siano le motivazioni che hanno impedito la soluzione inversa e cioè il trasferimento dei laboratori di Castel Romano presso i laboratori della sede di Casalotti, posto che questa operazione, economicamente più vantaggiosa, sposterebbe tra l'altro solo circa venticinque lavoratori e avrebbe infatti consentito un risparmio di risorse (stimabili in circa 640.000 euro/anno che costituiscono l'attuale costo di affitto per Castel Romano) da destinare all'immediato trasloco dei laboratori di Castel Romano e negli anni all'ammortamento dei lavori di ristrutturazione della sede di Casalotti a cui contribuirebbero sostanzialmente anche le risorse provenienti dalla legge n. 308 del 2004 all'uopo destinate;
quale sia quindi il motivo per cui, in presenza di risorse dedicate (legge n. 308 del 2004) e ampiamente adeguate all'acquisto di una struttura unica e storicamente dedicata all'attività di ricerca, peraltro di proprietà dello Stato, si decida di prendere in affitto spazi di proprietà privata

condizionati anche dalla compresenza di soggetti estranei all'ISPRA considerato che, l'operazione di affitto/acquisto di una sede di proprietà statale da parte dell'Istituto si sarebbe configurata come un passaggio di risorse all'interno del bilancio dello Stato piuttosto che un passaggio fra Stato ed una società privata, ciò, tra l'altro, è rafforzato dalla considerazione che LIGESTRADUE srl del Ministero dell'economia e delle finanze, potesse concretamente «sfrattare» un'amministrazione pubblica agendo in nome per conto dello Stato;
se sia stata operata, e in che termini, la valutazione complessiva e proiettiva nel tempo dei costi e benefici correlata alla volontà di rilascio della sede di Casalotti e quale sia la logica che sottende alla dispersione del personale dell'ex ICRAM in più sedi in un momento di fondamentale importanza per le attività connesse alla fruizione responsabile del mare e della tutela dell'ambiente marino e della sua biodiversità ruolo in cui all'interno dell'ISPRA per la maggior parte contribuisce proprio l'ex ICRAM grazie anche alla sua capacità di reperire fondi esterni di progetto;
perché l'ISPRA non abbia mai preso in considerazione l'opportunità di utilizzare la struttura già esistente per la creazione di un «centro nazionale» che integrasse la ricerca interdisciplinare svolta dall'ex ICRAM sul mare e la sua fauna con le nuove competenze di controllo e tutela provenienti dall'ex APAT che potrebbe configurarsi come un centro nazionale di riferimento, non presente sul territorio nazionale, dove sviluppare e innovare strumenti e tecniche nei diversi campi di applicazione, per l'acquisizione di conoscenze scientifiche a supporto della pianificazione e dello sviluppo dei processi decisionali in tema di tutela e conservazione dell'ambiente e delle risorse acquatiche, della biodiversità e della sostenibilità delle attività produttive;
se si siano prese in considerazione le preoccupazioni dei cittadini di Casalotti riportate da vari organi di stampa, che temono la possibilità di speculazioni edilizie per lo stabile che insiste proprio all'interno del monumento naturale parco della cellulosa.
(4-11752)

SPOSETTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel territorio del comune di Corchiano, in provincia di Viterbo, in località Pantaleone, un'area di particolare interesse paesaggistico e archeologico, si sta svolgendo un'intensa attività estrattiva di tufo condotta dalla società Mondial Tufo srl;
l'area interessata dall'attività estrattiva, sottoposta a vincolo paesaggistico e a vincolo idrogeologico è particolarmente ricca di falde acquifere, tanto che nei terreni adiacenti vi sono pozzi d'acqua indispensabili per l'irrigazione dei campi coltivati;
l'attività estrattiva, che ha prodotto una voragine di 4000 metri quadrati e di 10 di profondità, rischia di modificare la morfologia territoriale, mettendo seriamente a rischio l'integrità delle falde acquifere causando una profonda alterazione del quadro ambientale e paesaggistico odierno;
a seguito di un'attenta verifica della documentazione depositata presso gli uffici comunali e prodotta dagli uffici della regione Lazio, nella quale si evidenzia un'incongruenza dell'iter istruttorio relativo alle autorizzazioni per l'ampliamento della cava, il sindaco del comune di Corchiano, dopo aver adottato un provvedimento di sospensione dell'efficacia degli atti autorizzatori, ha informato l'autorità giudiziaria tramite un esposto inoltrato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Viterbo -:
se i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze e fatte salve le prerogative della regione Lazio e del comune

interessato, non intendano approfondire la tematica esposta in premessa soprattutto sotto i profili del rischio ambientale, inviando un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine di accettare eventuali danni ambientali.
(4-11766)

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

PORFIDIA, SARDELLI, BELCASTRO, IANNACCONE, MILO e D'ANNA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la caserma «Silvestri» di Rovigo è un immobile attualmente appartenente al demanio militare dello Stato, dove ha sede il 5° reggimento artiglieria contraerea che, in prospettiva, in un quadro di formulazione di un nuovo sistema di difesa, è ritenuto non più necessario al soddisfacimento delle esigenze istituzionali della difesa e, pertanto, è stato segnalato dallo Stato maggiore della Difesa quale bene da alienare ai sensi del decreto-legge 15 marzo 2010, n. 66, articolo 307, comma 10, ed inserito nel decreto direttoriale n. 13/2/5/2010 del 18 settembre 2010 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 5 dell'8 gennaio 2011);
in data 10 dicembre 2010 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Ministero della difesa e l'amministrazione comunale di Rovigo, finalizzato all'acquisizione della caserma Silvestri da parte dell'ente locale;
nel mese di aprile una commissione del Ministero della difesa, presieduta dal generale Lo Conte, ha incontrato una rappresentanza dell'amministrazione comunale di Rovigo per individuare i vincoli esistenti relativi agli immobili da dismettere e redigerne un inventario;
il personale in forza nella suddetta caserma è stato ufficiosamente informato che la caserma sarà disattivata, come struttura militare, nel dicembre 2012;
il personale del 5° reggimento artiglieria contraerei presente nella suddetta caserma svolge, in supplenza di altri soggetti non adeguatamente presenti o strutturati, funzioni di presidio di un territorio fortemente a rischio sotto il profilo idro-geologico, garantendo immediatezza di intervento, con personale e attrezzature proprie, come accaduto in occasione della recente gravissima alluvione che ha interessato ampie aree del Veneto;
il suddetto reggimento partecipa con proprio personale all'operazione «strade sicure» (di cui al decreto-legge n. 92 del 23 maggio 2008 e successivi interventi normativi), a presidio della sicurezza e dell'ordine pubblico, affiancato agli altri soggetti a ciò deputati, nella vicina città di Padova, città fortemente a rischio per continui episodi di violenza e di criminalità di vario tipo -:
se il Governo abbia valutato il fatto che la dismissione della suddetta caserma, con il ritiro in altro luogo dei reparti ivi stanziati, pur rientrante in un progetto di portata nazionale, venendo posta in essere in un'area dove insistono queste realtà e problematiche, aggravate da una situazione di grave crisi economica legata anche a recenti squilibri (vedi crisi dell'intero settore bieticolo - saccarifero) che hanno coinvolto la produttività di tutta la zona, non possa essere considerata solo sotto il profilo dell'acquisizione di aree da parte dell'amministrazione comunale o come diminuzione di oneri da parte del Ministero della difesa, in quanto molto più rilevante potrebbe essere il danno, sotto molteplici profili, all'intera collettività, non solo della città di Rovigo ma dell'intera provincia anche di importanti zone contermini.
(5-04663)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e BOBBA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sulla base di quanto pubblicato sul sito del Ministro dell'interno, in riferimento alla legge n. 191 del 2009 (finanziaria per il 2010) articolo 2, comma 183, si evince che i deprecabili tagli di trasferimenti applicati alle province sono 13 milioni di euro nel triennio 2010-2012;
nel 2010, il taglio complessivo è stato di 1 milione di euro, suddiviso in proporzione agli abitanti tra tutte le province italiane;
per quanto riguarda il 2011, il taglio previsto è di 5 milioni, ma in questo caso la suddivisione, ancorché ripartita sulla base della popolazione, riguarda solo le province a statuto ordinario chiamate al rinnovo della presidenza della provincia e del consiglio provinciale cioè Mantova, Ravenna, Reggio Calabria, Campobasso, Vercelli, Lucca, Pavia, Treviso e Macerata;
per quanto riguarda il 2012, vale quanto evidenziato al punto precedente e cioè la previsione di tagli ai trasferimenti di 7 milioni di euro riguarderanno, ancora una volta le province chiamate al voto nel 2011 e quelle che voteranno nel 2012;
se i punti precedentemente esposti dovessero essere confermati, saremmo in presenza di una forte diseguaglianza tra le province che voteranno nel biennio 2011-2012 (in particolare, quelle che votano nel 2011 come Mantova subiranno un doppio taglio) e quelle che non votano in questo preciso periodo -:
se quanto riportato nel sito del Ministro dell'interno corrisponda a verità e, in caso affermativo, quali rimedi il Ministro interrogato intenda adottare per evitare che si attui una fortissima ingiustizia tra le province chiamate al voto nel biennio 2011/2012 e quelle non sottoposte al rinnovo della presidenza della provincia e del consiglio provinciale nel biennio in questione.
(5-04671)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO GENOESE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da numerosi anni a questa parte i rapporti annuali dell'Inps evidenziano ottimi e lusinghieri risultati di gestione raggiunti dall'istituto;
da quanto riferiscono questi rapporti si evince la sostanziale tenuta del nostro sistema previdenziale con un futuro per le nostre pensioni meno incerto di quello che si paventava fino a pochi anni fa;
l'Istituto ha svolto adeguatamente, in questi ultimi anni, la delicata funzione di ammortizzatore sociale a cui è stato chiamato in un periodo di grave crisi internazionale come quello che stiamo attraversando;
dal lato delle entrate l'Istituto ha recuperato svariati miliardi di euro, 4,6 nel solo 2009, di contributi evasi pari ad un incremento del 66 per cento rispetto all'anno precedente oltre che l'ultimazione del piano di verifica delle invalidità civili;
questi risultati si sono ottenuti grazie alla professionalità dei dipendenti dell'istituto, produttività globale aumentata del 16 per cento pur in presenza di una contrazione del personale di oltre il 5 per cento e di una carenza del 13 per cento rispetto alla dotazione organica prevista;
la carenza di organico e le ovvie conseguenze sul piano della produttività e della resa dei servizi d'istituto sono stati evidenziati dalla Corte dei conti che, come denuncia il sindacato Ugl-Fedep, nella sua Relazione contabile sui conti dell'Inps riferisce, tra le altre cose, che «i dipendenti Inps sono troppo pochi... l'età media elevata del personale non può che peggiorare la situazione in prospettiva... i sovraccarichi

di lavoro uniti alla carenza di personale porteranno ad una insoddisfazione dell'attività ispettiva»;
la Corte dei conti non si limita a questo giudizio, va oltre definendo l'Inps «a forte rischio di collasso organizzativo»;
l'aumento dei carichi di lavoro e la carenza di personale hanno fatto esplodere il fenomeno del mansionismo, risolto solo parzialmente con le procedure di selezione interne svoltesi l'anno scorso;
a giudizio dell'interrogante, per evitare il verificarsi di quanto paventato dalla Corte dei conti occorre che l'istituto ed il Governo si impegnino con maggiore concretezza, ognuno per quanto gli compete;
l'Istituto, nel 2010, ha sottoscritto con la società di lavoro interinale Tempor un contratto per la somministrazione di più di un migliaio di lavoratori interinali;
questo contratto è scaduto il 15 aprile 2010 e questo migliaio di giovani lavoratori sono stati licenziati lasciando l'istituto con i problemi descritti in precedenza ed accertati dalla Corte dei conti;
da ultimo anche la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione (7-00511) in cui impegna il Governo: «rimuovere...il vincolo normativo attualmente vigente tenendo fede agli impegni assunti più volte in Assemblea, permettendo la prosecuzione dell'impiego di lavoratori con contratti di somministrazione di lavoro operanti presso gli enti previdenziali» -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per risolvere le problematiche citate in premessa.
(4-11751)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
per evidenziare un'incertezza interpretativa desumibile dall'ordinamento giuridico si segnala che, a titolo di esempio, un imprenditore è stato imputato, in veste di presidente del consiglio di amministrazione ed amministratore unico di una s.r.l. con attività di fabbricazione di elaboratori, per il reato di cui all'articolo 8, comma 1, decreto legislativo n. 74 del 2000, ovvero dell'emissione di fatture per operazioni inesistenti nei confronti di diverse società a lui stesso ricollegabili al fine di creare un credito di imposta sui redditi e sul valore aggiunto;
il tribunale di Cassino, sezione distaccata di Sora, ha dichiarato il soggetto colpevole e lo ha condannato alla pena di anni 1 di reclusione, concedendo i benefici di legge, compresa la applicazione della Legge n. 241 del 2006;
il soggetto ha proposto appello e la corte di appello di Roma, con sentenza del 22 aprile 2009, ha confermato quanto deciso dal tribunale;
a seguito del successivo, ulteriore ricorso per cassazione, la Corte di cassazione ha confermato la responsabilità penale dell'imprenditore sottolineando che né la mancata evasione né il successivo ravvedimento operoso sono rilevanti dato che per tale reato, che si configura come delitto di pericolo astratto è sufficiente il compimento dell'atto tipico. Inoltre la sostanziale riconducibilità delle aziende terze allo stesso soggetto aggiungeva rilevanza all'elemento soggettivo del reato stesso;
la suprema corte ha dichiarato quindi inammissibile il ricorso e riprendendo anche una precedente sentenza n. 3052 del 21 gennaio 2008 che esclude la non punibilità, ha confermato la condanna di primo e secondo grado alla pena stabilita in 1 anno di reclusione seppur con la concessione dei benefici di legge ed al pagamento delle spese processuali;
questa sentenza rappresenta, ad avviso degli interroganti, un'ottima occasione affinché si chiariscano alcune problematiche generali ed astratte, prive di una

chiara disciplina normativa relativamente alla definizione di delitto di pericolo astratto in relazione ai fatti narrati;
tutta una serie di problemi giuridici collegati alla valutazione astratta dei comportamenti attuali o potenziali che l'ordinamento consente, devono essere risolti all'interno di un quadro normativo da aggiornare proprio perché i giudizi di valore possono essere espressi su condotte che si inquadrano in ambiti che appena pochi anni fa apparivano diversi, e che devono trovare innanzi tutto un parametro di valutazione nella legge per definirne esattamente la lesività potenziale dell'atto -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, nell'eventualità positiva, quali iniziative gravi ed urgenti intendano assumere per completare l'ordinamento giuridico, a partire dalla proposizione di nuove norme che siano in grado di disciplinare con maggior efficacia ed efficienza i fenomeni in questione, di cui uno in particolare è stato descritto in premessa.
(4-11756)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i contributi previdenziali e assistenziali versati in «ottemperanza a disposizioni di legge», deducibili dal reddito fino alla riforma della disciplina fiscale della previdenza complementare attuata con il decreto legislativo n. 47 del 2000, sono solo quelli dovuti obbligatoriamente purché in presenza di un rapporto di lavoro dipendente;
fra questi non sembrano rientrare i contributi versati volontariamente - seppur necessari per conseguire un trattamento pensionistico -, a seguito dell'autorizzazione dell'ente previdenziale e in assenza di un rapporto di lavoro subordinato;
tale interpretazione, è desumibile dalla giurisprudenza della Corte di cassazione la quale, con sentenza n. 8208 dell'11 aprile 2011 nel senso detto ha interpretato la norma;
ad avviso degli interroganti, i decreti legislativi 47 del 2000 ha equiparato il trattamento fiscale delle due tipologie di contributi, prevedrò, a partire dal 1o gennaio 2001, la deducibilità anche di quelli versati facoltativamente alla gestione della forma pensionistica obbligatoria di appartenenza -:
quali iniziative urgenti intenda predisporre per dare la massima conoscibilità all'interpretazione della norma citata.
(4-11757)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo può essere usato in via di compensazione;
esso va utilizzato esclusivamente in compensazione con il modello F24, inserendo il codice tributo 6808 e indicando l'anno 2011;
queste le indicazioni fornite dell'Agenzia delle entrate, a seguito del comunicato stampa del 15 aprile 2011 del dipartimento delle finanze;
il 18 aprile 2011 è stato pubblicato il decreto interministeriale 4 marzo 2011, che disciplina le modalità di utilizzo degli ulteriori stanziamenti previsti per il credito d'imposta relativo alle attività di ricerca e sviluppo (articolo 1, commi da 280 a 283, della legge 296 del 2006) -:
quali iniziative urgenti intenda porre in essere per divulgare l'interpretazione del decreto citato, sollevando così dal dubbio i contribuenti.
(4-11758)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è possibile dedurre ai fini IRPEF/IRES il 10 per cento dell'IRAP pagata nel periodo d'imposta 2010;
la deduzione forfetaria rappresenta un ammontare forfetario dell'IRAP dovuta sulla quota imponibile degli interessi passivi e oneri assimilati al netto degli interessi attivi e proventi assimilati e delle spese per il personale dipendente e assimilato, al netto delle deduzioni IRAP spettanti;
la quota deducibile di IRAP va indicata all'interno di Unico 2011, ma la normativa non specifica se spetta anche in presenza di una perdita -:
quali iniziative urgenti intenda porre in essere per dare massima conoscibilità all'eventuale deducibilità anche in caso di perdita.
(4-11760)

OSVALDO NAPOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la legge 28 dicembre 2005, n. 278 è stato approvato un «Contributo straordinario alla Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi per la realizzazione di un Centro polifunzionale sperimentale di alta specializzazione per la ricerca tesa all'integrazione sociale e scolastica dei ciechi pluriminorati», contributo pari 7,5 milioni di anni ripartiti tra il 2005 e il 2007;
la proposta è stata approvata nonostante il parere contrario della I Commissione affari costituzionali della Camera, sia sul vecchio che sul nuovo testo, parere motivato dall'incompetenza dello Stato a normare e finanziare un intervento, relativo ad opere assistenziali, di piena competenza regionale;
il comma 3 dell'articolo 1 della citata legge n. 278, prevede annuale relazione sullo stato d'avanzamento dei lavori al Governo, che la trasmette alle Camere, l'unica relazione è stata pubblicata il 3 novembre 2009 a seguito della specifica richiesta fatta dall'APRI (associazione piemontese retinopatici e ipovedenti);
dalla relazione risulta che, al 2009, le somme ricevute per la realizzazione del centro sono state accantonate in un conto corrente della Federazione;
a tutt'oggi prosegue l'attività dell'Unione italiana ciechi volta alla ricerca di fondi privati e donazioni destinati alla realizzazione del centro polifunzionale, un'opera che parrebbe tutta ancora sulla carta e di dubbia destinazione, se si considera che il progetto prevede anche albergo, ristorante, e un impianto sportivo aperto a tutti -:
quale sia lo stato di realizzazione del Centro polifunzionale di cui alla legge 28 dicembre 2005, n. 278, e se l'opera corrisponda alla destinazione prevista;
se non ritenga opportuno, qualora la realizzazione del centro polifunzionale sia ancora da iniziare, avviare le procedure per il recupero delle somme non utilizzate, ivi compresi gli interessi maturati.
(4-11765)

PORFIDIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
quasi quarant'anni fa ha avuto inizio in Italia la mobilitazione di cittadini e di lavoratori per eliminare l'amianto e i suoi effetti nocivi. Le lotte e gli scioperi iniziati in Piemonte (dove si trovavano le cave di Balangero e l'eternit di Casale Monferrato), in Friuli Venezia-Giulia (a Monfalcone e Trieste), in Veneto (a Porto Marghera) e in Lombardia (a Broni, a Seveso, alla Breda di Sesto) portarono alla sottoscrizione di accordi sindacali che prevedevano l'istituzione dei «libretti sanitari individuali», il registro dei dati ambientali

di reparto nelle fabbriche, nonché i controlli delle aziende sanitarie locali sugli ambienti di lavoro. Questi accordi sindacali furono poi recepiti da leggi regionali e, successivamente, da leggi nazionali;
nel 1992, dopo oltre venti anni di processi civili e penali, è stata approvata la legge 27 marzo 1992, n. 257, «Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto», che prevede il divieto di estrazione, lavorazione, utilizzo e commercializzazione dell'amianto, la bonifica degli edifici, delle fabbriche e del territorio, misure per la tutela sanitaria e previdenziale dei lavoratori ex esposti all'amianto, nonché misure per il risarcimento degli stessi e per il riconoscimento della qualifica di malattia professionale e del danno biologico;
purtroppo, in questi ultimi sedici anni la predetta legge è stata solo parzialmente attuata, come pure il decreto legislativo 15 agosto 1991, n. 277, attuativo di direttive comunitarie in materia di protezione dei lavoratori dai rischi derivanti da esposizione ad agenti climatici, fisici e biologici, mentre sono aumentati progressivamente i decessi per tumore causati da esposizione all'amianto;
per quasi un decennio sono rimasti non attuati aspetti fondamentali di tale normativa, come la mappatura della presenza dell'amianto nel nostro Paese, la previsione dei piani regionali di bonifica, la creazione del registro degli ex esposti e dei mesoteliomi;
solo nel 1999 si è svolta la 1a conferenza governativa sull'amianto che ha consentito una verifica dello stato di attuazione della legge;
a fronte di questi ritardi il registro nazionale dei mesoteliomi - finalmente realizzato alla fine del marzo 2004 - registrava 3.670 casi di decesso. E importante sottolineare, però, che si tratta di dati molto parziali, sia perché, a quella data, molte regioni non avevano ancora provveduto alla creazione del registro degli ex esposti, sia perché trattasi di decessi avvenuti in strutture ospedaliere, rimanendo quindi sommerso e sconosciuto il numero dei decessi «non ufficiali»;
per diversi anni i militari non sono stati presi in considerazione quali soggetti a cui spettassero i benefici previsti dalla legge n. 257 del 1992, sebbene la normativa fosse chiaramente estesa a tutto il personale militare e, in generale, a tutti i soggetti esposti per motivi lavorativi all'amianto;
il tribunale di Ragusa con sentenza n. 487 del 2010 ha accolto la domanda dei lavoratori del sito ALMER (alluminio Mediterraneo Ragusa, oggi METRA RAGUSA), con dispositivo nel quale «Il Giudice del Lavoro, definitivamente pronunciando, disattesa ogni contraria istanza, eccezione e difesa, così decide: dichiara il diritto dei ricorrenti alla maggiorazione contributiva prevista dall'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992 per l'intero periodo lavorativo come attestato dai curricula professionali rilasciati dai rispettivi datori di lavoro e prodotti in atti; condanna l'Inps a rifondere ai ricorrenti un terzo delle spese processuali liquidate nell'intero in complessivi 2.450,00 euro, oltre IVA e CPA, compensando tra le parti gli altri due terzi di dette spese. Ragusa, 11 giugno 2010»;
l'Inps non ha rivalutato l'intero periodo di esposizione, così come riconosciuto nella sentenza, e l'avvocato Ezio Bonanni, nell'interesse delle parti costituiva in mora l'INPS di Ragusa, richiamando il contenuto letterale del dispositivo, invocando il riconoscimento e la maggiorazione «per l'intero periodo lavorativo come attestato dai curricula professionali rilasciati dai rispettivi datori di lavoro»;
l'INPS replicava con uno stralcio della motivazione, nella quale «deve ritenersi ... che gli odierni ricorrenti ... siano stati esposti ... fino al mese di aprile 1994», quando invece il Giudice richiamava la CTU, e non l'intero materiale probatorio in atti, in forza del quale riconosceva l'intero periodo di esposizione;

La Corte di cassazione con sentenza n. 441 del 12 gennaio 2006 dispone «... la campagna mirata alla dismissione dell'uso dell'amianto nelle attività lavorative, ... intrapresa dalle autorità sanitarie, non costituisce prova della avvenuta riduzione della concentrazione delle fibre di amianto al disotto del limite fissato dalla legge 277 del 1991 articolo 24 comma 3 (100 fibre/litro per un periodo di otto ore) ... in mancanza di prova della adozione da parte della società di concrete misure protettive o di modificazioni delle concrete modalità di lavoro dell'assicurato ...»;
sicché evidentemente la decisione del tribunale di Ragusa, sezione lavoro, di riconoscimento dell'intero periodo lavorativo, ai fini della maggiorazione ex articolo 13, comma 8, legge n. 257 del 1992 è condivisibile (e rileva ciò che risulta nel dispositivo);
la sentenza del tribunale di Ragusa non è l'unica, anzi sono centinaia i lavoratori della regione Sicilia esposti ad amianto, che non ottengono il rilascio della certificazione da parte dell'INAIL, ovvero vedono apposti dei termini in netto contrasto con quanto risulta dalla giurisprudenza della suprema corte di cassazione;
con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 12 marzo 2008 (articolo 1, lettera b)), e successivamente con atto INAIL, direzione centrale prestazioni ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008, veniva limitato l'ambito di operatività della norma di cui all'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge 24 dicembre 2007, n. 247, ad alcuni reparti di 15 dei 500 siti, per i quali era intervenuto l'atto di indirizzo del Ministro del lavoro e della previdenza sociale che riconosceva la loro qualificata esposizione a polveri e fibre di amianto, ai fini di conferire il beneficio contributivo di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, e successive modificazioni, utile ai fini dell'anticipata maturazione del diritto, con il coefficiente del 50 per cento dell'intero periodo di esposizione fino all'inizio delle bonifiche e comunque non oltre il 2 ottobre 2003;
le associazioni dei lavoratori esposti e vittime dell'amianto e singoli lavoratori hanno presentato ricorso al TAR del Lazio, con l'avvocato Ezio Bonanni, accolto in data 23 aprile 2009, con deposito della sentenza n. 5750 del 2009, in data 18 giugno 2009, con la seguente precisazione nel dictum: «il ricorso va pertanto accolto e per l'effetto va annullato nel decreto ministeriale del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e del Ministero dell'economia e delle finanze in data 12 marzo 2008 ed in particolare nell'articolo 1, lettera b) l'espressione «nei reparti indicati nei predetti atti di indirizzo limitatamente ai reparti od aree produttive per i quali i medesimi atti riconoscano l'esposizione protratta fino al 1992»;
nell'atto di cui alla nota INAIL - direzione centrale prestazioni - Ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008 ed in particolare al quarto capoverso l'espressione «nei reparti per i quali i predetti atti di indirizzo riconoscano l'esposizione protratta fino a tutto il 1992», il quinto capoverso e l'elenco di cui all'allegato 3 nella parte in cui non prevede l'applicazione dei benefici di cui all'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992 nei confronti di lavoratori i cui stabilimenti siano ricompresi in altrettanti atti di indirizzo che recano date di esposizione entro il 1992, e nella parte dispositiva: «Il tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione Terza bis definitivamente pronunziando sul ricorso in epigrafe, lo accoglie e per l'effetto annulla il decreto ministeriale del Ministero del lavoro e della previdenza sociale e del Ministero dell'economia e delle finanze in data 12 marzo 2008 e l'atto di cui alla nota INAIL - Direzione Centrale prestazioni - Ufficio III n. 60002 del 19 maggio 2008 nelle parti e secondo le modalità in motivazione indicate»;
la sentenza richiama espressamente, per le regioni a statuto speciale, gli atti equipollenti, in luogo di quelli ministeriali,

ed il termine ultimo di riconoscimento dell'esposizione qualificata al momento della bonifica e/o al 2 ottobre 2003;
in Sicilia, l'INAIL non rilascia i certificati di esposizione all'amianto ex articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992, ovvero vi appone dei termini di esposizione al 1991 o al 1992, quando invece l'esposizione perdura ancora oggi, ed è stata sicuramente rilevante e tale da potersi ritenere qualificata, ai fini del giudizio presuntivo del superamento della soglia delle 100 ff/l nella media delle 8 ore lavorative, per un termine non inferiore al 2 ottobre 2003;
infatti, l'esposizione dei lavoratori presso l'ALMER, come per il petrolchimico di Gela e in altri siti è proseguita fino «ad oggi», secondo quanto risulta dal certificato del 12 novembre 2010, a firma del direttore dello SPRESAL, e con esposizione accertata qualificata fino al 2 ottobre 2003, come attestato dall'ispettorato provinciale del lavoro di Caltanissetta e dal capo servizio ispettorato del lavoro, con atti rilasciati al difensore dei lavoratori e rappresentante dell'osservatorio nazionale amianto Sicilia, che a loro volta hanno inoltrato i documenti all'INAIL, che peraltro non ha ancora provveduto al riesame delle sue precedenti determinazioni;
inoltre, in Sicilia, come nel resto d'Italia, l'INAIL e la Contarp (organi di consulenza tecnica per l'accertamento rischi e prevenzione dell'istituto) non danno applicazione alla sentenza del TAR Lazio n. 5750 del 2009, con la quale era chiaro come le norme di cui all'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007 dovessero trovare applicazione anche per i siti siciliani oggetto di atti equipollenti del presidente della regione, o di altri enti sussidiari per effetto del parziale annullamento dell'articolo 1, lettera b), del decreto ministeriale 12 marzo 2008;
nonostante il pesante tributo in termini di vite umane e il rischio per la salute di questi lavoratori e delle loro famiglie, a oggi la Contarp Sicilia e le altre CONTARP regionali, non rilascio i certificati di esposizione e non riconoscono i benefici contributivi, che in alcuni casi ha persino limitato al 1992, nonostante l'amianto sia stato presente in alcuni contesti anche fino al 2010, come risulta dalla dichiarazione resa dall'azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta, confermata dall'ispettorato del lavoro;
ad oggi ci sono molti siti siciliani, campani e di altre regioni d'Italia, inquinati da amianto e da altre sostanze cancerogene (particolarmente nelle province di Siracusa, Caltanissetta, Ragusa e Messina, di Salerno, Napoli, Avellino, Caserta, e del resto d'Italia) senza che vengano adottate più incisive iniziative per la messa in sicurezza, che eviterebbe l'aggravarsi dell'emergenza sanitaria dovuta all'insorgenza di neoplasie polmonari e altri tumori;
si assiste ad un'ingiusta e ingiustificata esclusione dagli indennizzi contributivi dei lavoratori della valle del Mela, dipendenti della raffineria, della centrale Enel, delle acciaierie Tuferrofin, della Sacelit, dei cantieri navali di Messina, delle raffinerie di Gela e di Priolo (e tanti altri) e della stessa ALMER di Ragusa, nonostante le decisioni del tribunale e, nonostante la richiesta del riesame presso la Contarp regionale, ad oggi il procedimento non è stato ancora definito;
analoga situazione e condizione caratterizza la vicenda dei lavoratori della B-Ticino, con sede in Torre del Greco (NA), e nei cantieri navali - FINCANTIERI di Castellammare di Stabia, della ISOCHIMICA in Avellino, FIREMA in Caserta, nella regione Campania, oggetto di atto di indirizzo ministeriale, e direttamente richiamati nella sentenza TAR Lazio n. 5750 del 2009, e pur tuttavia senza che INAIL ne dia applicazione, in relazione alle norme di cui all'articolo 1, commi 20, 21 e 22, della legge n. 247 del 2007;

anche nel caso in cui la magistratura si è già pronunciata in accoglimento della domanda di uno dei ricorrenti, ma anche di molti altri, l'INPS non dà specifica applicazione, come dimostra il caso di un lavoratore della FIREMA di Caserta: la sentenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sezione lavoro, n. 3159 del 2004 del 10 marzo 2004, oggetto di conferma da parte della corte di appello di Napoli, sezione lavoro, n. 3007 del 2008, che ha respinto l'appello dell'INPS (e così rigettando la domanda di pensione, nonostante questi avesse raggiunto la massima anzianità contributiva con la fedele applicazione della sentenza);
si assiste al non rilascio delle certificazioni di esposizione da parte di INAIL e solo in rari casi con riconoscimento fino al 1992, quando invece l'amianto è rimasto presente ben oltre quella data e sono ora in corso centinaia di procedimenti innanzi la competente magistratura del lavoro;
la situazione della Campania non è meno grave rispetto a quella delle altre regioni d'Italia, sotto il profilo della lesione dei diritti di costituzionale rilevanza, in ragione della rivalutazione contributiva ex articolo 13, comma 8, legge n. 257 del 1992 -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché le norme in materia di riconoscimento dei benefici contributivi per esposizione ad amianto trovino applicazione secondo la corretta interpretazione dettata dalla Corte di cassazione, sezione lavoro, e dallo spirito della legge;
se non si ritenga opportuno adottare iniziative normative ed ogni altro provvedimento utile a dare applicazione concreta alla legge e a tutelare i diritti dei lavoratori e le vittime dell'amianto.
(4-11767)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a Verbania ha sede una delle scuole del Corpo della polizia penitenziaria, ma attualmente l'ampia struttura - recentemente integralmente ristrutturata - è del tutto sottoutilizzata e viene solo occasionalmente scelta come sede di corsi di aggiornamento del Corpo ma che sono ben lungi da occuparne una parte sostanziale delle strutture;
anche un corso semestrale per allievi previsto dallo scorso marzo al prossimo ottobre sarebbe stato «dirottato» all'ultimo momento su di un'altra scuola del Corpo;
appare questo come un obbiettivo spreco, soprattutto tenendo conto che la scuola di Verbania è la più moderna di quelle esistenti ed è dotata di servizi, ampia palestra sotterranea, parcheggi e piazzale nonché di un poligono di tiro pure sotterraneo -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero per utilizzare al meglio la struttura in essere.
(4-11743)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 153 comma 9 del decreto legislativo 163 del 2006, come riformulato ed approvato dal Consiglio dei Ministri - che aveva apposita delega in tal senso dal Parlamento - nel Luglio 2008, poi pubblicato

con la Gazzetta Ufficiale dell'autunno dello stesso anno, disciplina i contratti pubblici e la libertà di impresa;
nel decreto legislativo citato vi è riserva di esclusività dell'attività di asseverazione dei «project financing» (finanza di progetto) solo a favore degli istituti bancari con esclusione da quest'attività delle società di revisione iscritte all'apposito albo presso il Ministero dello sviluppo economico ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 1966 del 23 novembre 1939;
questa norma è osteggiata ovviamente sia dalle società di revisione che dagli operatori del mercato ed ha avuto e ha in atto grande attenzione da parte della Commissione europea - direzione generale mercato interno e servizi unità 3° e 3-1° presso la Corte di Strasburgo per potenziale violazione del TFUE negli articoli 56 e 49 poiché porrebbe una ingiustificata restrizione della libera circolazione dei servizi e della libertà di intervento delle società di revisione, sia di quelle italiane che operative ed autorizzate in altri Stati membri;
conseguentemente la citata Commissione europea - direzione generale mercato interno e servizi utilità 3° e 3-1° presso la Corte di Strasburgo - avrebbe predisposto ed inviato al Governo italiano una richiesta di chiarimenti in merito;
è da ritenersi che la vertenza alla fine potrebbe portare a sanzioni all'Italia -:
se il ministro interrogato intenda chiarire le ragioni giuridiche poste a base di questa esclusione e se non vi sia la necessità di assumere le iniziative normative, necessarie per inserire tra i titolati alle asseverazioni nel campo della finanza di progetto anche le società di revisione operanti e previste dalla legge 1966 del 23 novembre 1939 e successive modificazioni così come da sempre è stato correttamente e precedentemente previsto nelle normative italiane.
(4-11742)

MANCUSO, NASTRI e DI CATERINA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'entrata in vigore del Regolamento CE 1371/2007, le stazioni ferroviarie del Vallo di Diano e della Campania dovrebbero essere predisposte per consentire agli utenti di poter acquistare biglietti di viaggio regionale;
ad oggi, Trenitalia non ha ancora adempiuto in alcun modo a detto obbligo giuridico con grave danno della popolazione locale;
non è possibile effettuare l'acquisto di detti biglietti su internet, ai distributori automatici o a bordo senza sovrapprezzo;
la gestione tariffaria dei trasporti pubblici campana è gestita dal consorzio Unicocampania, che riunisce le 14 aziende del trasporto pubblico campano, Acms, Air, Amts, Anm, Circumvesuviana, Ctp, Cti/Ati, Cstp, Eavbus, Metrocampania Nordest, Metronapoli, Sepsa, Sita, Trenitalia;
gli utenti locali sono tenuti a un esborso economico maggiore rispetto ai cittadini di altre regioni, in quanto costretti all'acquisto il biglietto Unicocampania, che ha una tariffazione diversa da quelli Trenitalia;
nella regione Campana, per le tratte regionali, il consorzio Unicocampania non prevede alcun indennizzo in caso di ritardo dei treni;
in vallo di Diano il servizio su rotaie è stato sospeso e sostituito da un servizio di navette bus, oltremodo inefficiente e inadeguato;
gli autobus del servizio sostitutivo fermano in luoghi lontani dalle stazioni ferroviarie, con ulteriore disagio dell'utenza;
alcune categorie protette (non vedenti, grandi invalidi di guerra o per servizio, titolari di indennità di accompagnamento) non hanno diritto, in violazione della normativa nazionale, a usufruire di

biglietti a importo ridotto o a esenzioni, non essendo previsti dal consorzio Unicocampania -:
come il Governo intenda porre fine a questa situazione di iniquità di trattamento degli utenti campani rispetto al resto della nazione.
(4-11761)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'attuale sede della compagnia e della stazione dei carabinieri di Pisticci, ospitata nell'abitato del centro storico, è sotto sfratto su richiesta dei privati proprietari dello stabile che li ospita;
si tratta di una situazione molto complicata perché il rischio diventa quello di perdere la compagnia da parte del comune di Pisticci per essere trasferita altrove con grave pregiudizio per la sicurezza del territorio;
Pisticci è il terzo comune della Basilicata per popolazione dopo i due capoluoghi di provincia, ha un territorio vastissimo che dalla collina giunge sino alla costa;
il commissario prefettizio che in questo periodo in attesa del rinnovo del consiglio comunale esercita i poteri di giunta si è attivato per individuare una sede alternativa in grado di rispondere alle esigenze di operatività dell'Arma;
a quanto è dato sapere i locali non mancano ma è fondamentale che la Compagnia rimanga a Pisticci e che ci sia una piena armonizzazione anche con le scelte che riguardano il commissariato di Polizia che sarebbe trasferito nella frazione popolosa di Marconia -:
se e quali iniziative il Ministro intenda attivare al più presto per garantire la presenza della compagnia dell'Arma dei carabinieri a Pisticci centro e assicurare al territorio del terzo comune della Basilicata gli standard di sicurezza e operatività delle forze di sicurezza che necessitano.
(3-01621)

FIANO, QUARTIANI, POLLASTRINI, DE BIASI, FARINONE e PELUFFO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Milano nella notte tra martedì 26 e mercoledì 27 aprile 2011 sono stati distrutti, per mano di ignoti, due gazebo regolarmente installati per la campagna elettorale del candidato sindaco Giuliano Pisapia;
i fatti di cui sopra succedono ad un analogo episodio avvenuto la notte precedente;
la dinamica con cui sono avvenuti i fatti porta ad escludere che essi possano essere frutto di occasionale vandalismo, ma sembrano piuttosto atti intimidatori di origine politica;
il clima di tensione politica che sta caratterizzando la campagna elettorale per le imminenti elezioni amministrative, in particolare a Milano, anche a seguito delle reiterate dichiarazioni, ornai note a tutti, di esponenti del Pdl e, purtroppo, dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri -:
se il Ministro abbia avviato una puntuale ricostruzione dei fatti, e, in caso affermativo, se risulti quali siano ipotesi in merito alla natura di tali atti intimidatori pervenute dagli organi preposti;
quali iniziative intenda assumere affinché simili episodi non abbiano a ripetersi e, più in generale, affinché la campagna elettorale a Milano si svolga in un clima di sereno confronto sui temi che riguardano la città e il suo futuro.
(3-01624)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in via Bettinelli a Mantova, è scoppiata la protesta dei commercianti e dei residenti in relazione alla totale assenza del comune di Mantova nel garantire tranquillità, sicurezza, pulizia e convivenza civile tra chi vi abita e vi lavora con gli avventori di alcuni esercizi pubblici;
in particolare, questi cittadini lamentano le continue risse, la presenza di ubriachi che bivaccano sotto i portici e ribaltano i cassonetti delle immondizie, l'impossibilità a vivere una «vita normale» per paura di essere aggrediti e la pesante carenza di illuminazione pubblica la cui funzione non è solo di deterrenza per i balordi, ma anche quella di garantire la sicurezza stradale;
in questo quadro, si ripropone la necessità di presidiare, di più e meglio, via Bettinelli da parte delle forze dell'ordine;
va, tuttavia, considerato che le forze dell'ordine (Carabinieri, Polizia di Stato) sono a corto di organico ed assolvono alle loro funzioni con grandi difficoltà, pur in modo meritorio;
non è possibile lasciare i quartieri della città di Mantova in balìa di balordi che rendono impossibile la vita di commercianti e cittadini che meritano maggior attenzione da parte del comune di Mantova e delle istituzioni in generale -:
se i Ministri interrogati sono a conoscenza di tale situazione e se intendano potenziare l'organico dei carabinieri e della polizia di Stato per garantire maggior sicurezza ai cittadini ed ai commercianti di via Bettinelli e dell'intero quartiere.
(5-04669)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito dei noti tagli alla spesa pubblica molti comuni di piccole dimensioni non dispongono più di vigili urbani ed anche nelle altre municipalità più grandi è in corso un metto ridimensionamento dei dipendenti, anche nel corpo dei vigili urbani;
vi è quindi una contrazione dell'attività di controllo e prevenzione in molti settori (controlli ambientali, norme stradali e altro);
i sindaci sono eletti dai cittadini in modo diretto e prestano giuramento all'atto della loro entrata in carica avanti al proprio consiglio comunale;
sarebbe opportuno che i sindaci - ed eventualmente anche gli assessori, previa qualificazione e preparazione eventualmente necessaria - fossero autorizzati ad operare in sostituzione od integrazione dei vigili urbani nell'espletamento delle loro funzioni, soprattutto là ove vi siano obbiettive carenze di organico;
è assurdo che un sindaco, nel momento in cui assista ad una violazione di legge - per esempio del codice della strada - non possa in alcun modo intervenire per sanzionare chi non rispetta le regole e, altro esempio, non abbia l'autorità di poter chiedere i documenti a chi per qualche motivo dia adito a sospetti di non essere in regola con le norme di legge -:
se non ritenga il Ministro di assumere le necessarie iniziative, anche normative, per autorizzare, a richiesta, i sindaci e gli assessori comunali a poter operare in questo senso nell'interesse della comunità da loro amministrata.
(4-11754)

NACCARATO e MIOTTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 21 aprile 2011 il consigliere comunale di Padova Vittorio Aliprandi è stato aggredito e picchiato in pieno centro cittadino da un gruppo di persone incappucciate;

secondo la ricostruzione dell'accaduto effettuata dagli inquirenti, attorno alle dieci e trenta del mattino, Aliprandi è stato aggredito alle spalle da diverse persone, armate di catene e di una grossa staffa di ferro;
le reazioni della vittima, di suo figlio, che era presente al fatto, e di alcuni passanti hanno messo in fuga gli aggressori e hanno consentito agli inquirenti di fermarne due;
in seguito all'aggressione i medici hanno diagnosticato 25 giorni di prognosi per trauma cranico e trauma toracico a Vittorio Aliprandi che ha riportato 30 punti di sutura sulla nuca e sulla tempia sinistra;
i due aggressori fermati sono Michele Nigro, 25 anni, residente ad Avetrana (Taranto), che vive a Padova, e Alex Favaretto, 23 anni, residente a Cadoneghe (PD);
entrambi gli aggressori militano e appartengono alla cosiddetta area antagonista dei centri sociali, che a Padova ha un punto di riferimento nel centro sociale «Pedro»;
l'aggressione è stata premeditata e attuata con modalità particolarmente violente. Mandanti ed esecutori, infatti, per screditare l'azione della magistratura, hanno scelto di colpire nel giorno successivo alla condanna da parte del tribunale di Padova di Vittorio Aliprandi per razzismo a causa delle sue affermazioni pubbliche contro i Rom;
l'aggressione contro il consigliere comunale Aliprandi è solo l'ultimo episodio, in ordine di tempo, di una preoccupante serie di azioni illegali organizzate e realizzate da parte di persone appartenenti a gruppi antagonisti;
il 9 aprile 2011, a Padova, è stato assaltato un banchetto della Lega Nord. Dieci giorni dopo, il 19 aprile, alcuni esponenti dei centri sociali hanno occupato per una notte il tetto del rettorato dell'università, aggredendo le guardie giurate poste a vigilanza dell'edificio. A fine gennaio, per la quarta volta in pochi mesi, le vetrine della sede della Cisl in via del Carmine sono state imbrattate con scritte offensive;
andando più indietro nel tempo, tra l'8 ed il 9 dicembre 2010, sono state danneggiate diverse concessionarie della Fiat a Padova, Treviso, Silea, Trento e in altre località del Veneto e dell'Emilia-Romagna. Sempre il 9 dicembre 2010, preparandosi alla manifestazione di Roma in occasione del voto di fiducia, al Governo Berlusconi finita con scontri e danneggiamenti, una cinquantina di militanti dei centri sociali ha cercato di assaltare la sede dell'Inps di Padova, ripiegando poi sull'occupazione per circa un'ora della vicina libreria Mondadori. A metà ottobre dello stesso anno gli uffici di Confindustria Padova sono stati occupati e imbrattati con lanci di uova, colla e manifesti;
inoltre, in diverse occasioni, sono stati interrotti assemblee e incontri pubblici organizzati dall'amministrazione comunale, con insulti e minacce ai rappresentanti istituzionali che vi partecipavano. I responsabili di molti di questi episodi sono stati individuati, denunciati e, in alcuni casi, condannati e appartengono all'area antagonista;
l'amministrazione comunale di Padova ha sempre condannato e contrastato con fermezza e rigore le iniziative violente e illegali dei gruppi dell'area antagonista, al punto da essere diventata, nelle persone del sindaco e di alcuni assessori, in numerose circostanze, oggetto di aggressioni, intimidazioni, minacce e insulti da parte degli appartenenti alla stessa area antagonista;
l'azione di prevenzione e contrasto effettuata dalle forze di polizia è stata sempre tempestiva ed efficace, ha consentito in diverse circostanze di individuare i responsabili di gravi reati e ha impedito in

numerose occasioni la degenerazione delle iniziative dei gruppi antagonisti in episodi violenti contro persone e cose;
i fatti sopra ricordati suscitano grande preoccupazione nell'opinione pubblica ed evidenziano la presenza di gruppi e persone che teorizzano, organizzano e mettono in pratica l'uso della violenza -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali iniziative di competenza intenda porre in essere - direttamente e attraverso le autorità di pubblica sicurezza che dipendono dal Ministro stesso - per prevenire e contrastare le sopra descritte azioni violente contro persone e cose che mirano a diffondere l'illegalità e a indebolire le istituzioni democratiche.
(4-11759)

PELUFFO, FIANO e POLLASTRINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un quotidiano nazionale ha pubblicato articoli riguardanti un intreccio affaristico tra il presidente della provincia Podestà, attraverso le proprie aziende, e, in particolar modo, la Milano Serravalle, Milano tangenziali Spa;
la Milano Serravalle Milano tangenziali Spa è partecipata al 52,09 per cento dalla Asam spa che è partecipata dalla provincia di Milano con una quota pari all'80,8302 per cento, il socio di maggioranza della Serravalle è quindi la provincia di Milano;
dagli articoli di giornale risulta che Podestà è proprietario di diverse società:
la Generale di Costruzioni con una quota pari al 3,8 per cento e che è partecipata tra gli altri per il 47,4 per cento dalla Roly, che a sua volta è partecipata dalla famiglia Podestà per l'80 per cento (e che controlla la società Balder al 100 per cento), e per il 40 per cento dalla famiglia Gabassi attraverso la Brioschi sviluppo spa;
la servizi Amministrativi e societari al 99 per cento;
Noarframar al 99 per cento;
risulta inoltre che la Serravalle avrebbe commissionato consulenze ad un'altra società Servizi Verdi srl, altra società del gruppo Podestà che proprio nei loro uffici aveva la sede poi trasferita nel maggio 2010 a Cremona città natale di colui che è l'assistente particolare del presidente Podestà, Aronne Strozzi, come risulta dal curriculum vitae pubblicato dalla prefettura di Cremona per l'onoreficienza del 27 dicembre 2009, che diventò proprietario della Servizi Verdi insieme alla moglie;
Aronne Strozzi è, come risulta dal sito della Serravalle, consulente per «supervisione sicurezza sui luoghi di lavoro» per 4 mesi percepisce 200 mila euro;
la famiglia Cabassi oltre ad essere socio del presidente della provincia di Milano Podestà, attraverso la Generale di costruzioni partecipata dalla famiglia Cabassi per il 40 per cento, conseguentemente è in affari nella residenze Heliopolis ma soprattutto è la proprietaria di un quarto dei 1,1 milioni di metri quadrati del sito Expo 2015 -:
di quali elementi dispongano sugli intrecci finanziari segnalati in premessa, anche al fine di verificare la sussistenza dei presupposti, in relazione alle fattispecie di incompatibilità previste dall'articolo 63 del decreto legislativo n. 267 del 2000, per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 70 del medesimo decreto legislativo;
se non intenda comunque valutare la possibilità di adottare iniziative normative volte a specificare ulteriormente la disciplina della cause di incompatibilità, alla luce di quanto esposto in premessa.
(4-11763)

TESTO AGGIORNATO AL 3 MAGGIO 2011

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
per legittimare la disparità di trattamento tra coloro che raggiungono il requisito dei 40 anni di contributi di cui all'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, entro il 31 agosto 2011 e coloro che lo abbiano raggiunto negli anni precedenti (a causa del blocco degli incrementi economici fino al 2012) ha disposto il differimento di un anno del pensionamento per coloro che maturino il requisito quest'anno;
successivamente con la nota protocollo n. AOOODGPER 1610 del 24 febbraio 2011, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si è pronunciato sull'interpretazione e applicazione della norma citata, ponendo quale elemento discriminante, tra gli aventi diritto alla permanenza in servizio e i non aventi diritto, il requisito dell'esubero;
tale seconda nota ha un contenuto inaccettabile, oltre che logicamente e giuridicamente contraddittorio: l'esubero non può costituire elemento di discrimine tra soggetti appartenenti a categoria omogenea;
il requisito dell'esubero nella classe di concorso di appartenenza del dipendente va valutato ex ante, per espressa previsione della direttiva ministeriale n. 94 del 2009;
la condizione di esubero deve essere accertata entro il 30 gennaio di ogni anno anni e non può essere utilizzata a discrimine per la concessione della proroga annuale fra dipendenti che se non fossero in esubero non sarebbero nemmeno nella condizione di pensionamento forzoso -:
quali iniziative intenda adottare per evitare quella che all'interrogante appare una violazione di norme e una disparità di trattamento tra soggetti che hanno gli stessi diritti.
(3-01622)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI, DE PASQUALE, COSCIA e PES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il terzo anno di attuazione delle riduzioni di organico previste dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 inciderà con tagli assolutamente insostenibili, che danneggeranno fortemente la qualità della scuola;
diminuiranno infatti di ulteriori 14.167 unità i posti dell'organico ATA, con gravi ripercussioni nelle funzioni di segreteria, nelle attività di carattere tecnico e per la sicurezza e la salubrità degli ambienti;
ci sarà un organico di diritto sul sostegno agli alunni con disabilità pari a quello dello scorso anno e, dunque, senza tenere in alcun conto né il fabbisogno effettivo, né quanto già sentenziato dalla Corte costituzionale, che ha ribadito più volte che il diritto allo studio, un diritto di rango costituzionale, non può essere compresso per mere esigenze di bilancio;
diminuiranno (-141), e non era mai accaduto in passato, i posti in organico di diritto nella scuola dell'infanzia, per cui non sarà possibile attivare nessuna sezione aggiuntiva (neppure in presenza di liste d'attesa), nonostante l'aumento delle richieste: ennesima promessa mancata del Governo, che si era impegnato a generalizzare il servizio;
nella scuola primaria si realizzerà un pesantissimo taglio di più di 9.200 posti e non sarà possibile soddisfare le effettive

richieste delle famiglie di tempo pieno e di tempo lungo; sarà eliminato di fatto l'istituto didattico del Team docente, celandone peraltro i relativi dati statistici (così come è accaduto per i due anni precedenti) contrariamente a quanto previsto dalla legge; scomparirà inoltre - con il taglio di 4.700 posti - lo specialista per l'insegnamento della lingua inglese;
nella scuola secondaria di primo grado, si taglieranno circa 1.300 posti, pur non prevedendosi una diminuzione del numero degli alunni; ne conseguirà una riduzione del numero delle classi e un sovraffollamento delle medesime, in violazione delle norme sul tetto stabilito di alunni per classe e di quelle sulla sicurezza e sull'edilizia scolastica;
nella scuola secondaria di secondo grado sono fortissime le ripercussioni del combinato disposto dell'ultima tranche di tagli (9.000 posti di organico cancellati) e del riordino delle superiori, che hanno determini meno tempo scuola, meno laboratori, meno insegnanti tecnico pratici, meno assistenti tecnici nei laboratori;
in particolare, ad aggravare la situazione, negli istituti tecnici e professionali interverrà anche la riduzione dell'orario settimanale di insegnamento nelle classi successive alle prime due, non investite dal riordino. Infatti, con la circolare n. 21 del 14 marzo 2011 sugli organici, il Ministero ha inviato la nota 272/11 che trasmette lo schema di decreto con le relative tabelle per l'assegnazione degli insegnamenti delle prime e seconde classi dei nuovi ordinamenti della scuola secondaria superiore alle classi di concorso e 271/11 che - ai sensi dell'articolo 1, comma 4 dei decreti del Presidente della Repubblica 87 e 88 del 15 marzo 2010 pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 15 giugno 2010 sul riordino degli istituti tecnici e professionali - trasmette lo schema di decreto interministeriale per la riduzione a 32 ore, dell'orario settimanale nelle classi III degli istituti professionali e nelle classi III, IV e V degli istituti tecnici. Su tale circostanza, non si può non rilevare che la circolare sugli organici rinnova la pessima prassi di anticipare illegittimamente il relativo decreto; ma quest'anno si deve purtroppo assistere alla deprecabile novità che anche le due citate note, che accompagnano la circolare, anticipano i relativi schemi di decreto, sebbene i regolamenti per il riordino degli istituti tecnici e professionali prevedano, su tali discipline, l'emanazione di un decreto del Ministro e nonostante trattino di materie attualmente regolate da un decreto ministeriale (DM 39/08);
poiché la definizione del regolamento delle nuove classi di concorso è stata rinviata (al momento, si attende che lo schema giunga al previsto esame delle Commissioni parlamentari, dopo due tormentati passaggi al CNPI) e avrà effetti a partire dall'anno scolastico 2012/13, le prossime assegnazioni saranno relative alle attuali classi di concorso e avranno, quindi, carattere transitorio anche per il prossimo anno scolastico 2011/12, così come accaduto in quello attuale;
in particolare, alla nota n. 272/11 tutte le ore dei vari insegnamenti previsti nelle prime e seconde classi e nel quadro orario dei nuovi ordinamenti, saranno attribuite alle classi di concorso oggi esistenti e concorreranno, insieme alle ore delle classi successive, alla costituzione di cattedre orario interne alla scuola: la confluenza dei nuovi insegnamenti nelle vecchie classi di concorso è stata definita con le tabelle allegate allo specifico schema di decreto;
per molti insegnamenti sono previste numerose «atipicità», mediante le quali si assegna l'insegnamento di una stessa disciplina a più classi di concorso, e si lascia alle scuole l'onere di decidere a quale classe di concorso specifica, fra quelle indicate, vada attribuito, fermo restando l'obbligo di assegnare queste ore al personale attualmente in servizio presso l'istituzione scolastica. Con una siffatta procedura, secondo le interroganti assurda e farraginosa, sicura fonte di una marea di disfunzioni e di contenziosi, ci si accinge ad effettuare le nomine in presenza di più

titolari per le varie classi di concorso nel caso degli insegnamenti «atipici». Qualora in determinate sperimentazioni esistano classi di concorso già assegnate a determinate discipline e non previste nelle attuali tabelle, si prevede che le si possa assegnare previo accordo con i referenti provinciali in materia di organici. Nelle tabelle sono presenti alcune imprecisioni e dimenticanze e «atipicità» non del tutto congruenti con quelle attualmente presenti;
con lo schema di decreto allegato alla seconda nota, la 271/11, le classi terze, quarte e quinte dei tecnici e le classi terze degli istituti professionali nell'anno scolastico 2011/2012 proseguiranno secondo i piani di studio previgenti ma con un orario complessivo annuale delle lezioni di 1056 ore, corrispondente a 32 ore settimanali, ridefinito secondo i criteri di cui all'articolo 8, comma 2, lettera a) del decreto del Presidente della Repubblica 88/2011 e all'articolo 8 comma 4, lettera a) del decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010 (... «la ridefinizione dell'orario complessivo... è effettuata in modo da ridurre del 20 per cento l'orario fissato dall'ordinamento previgente con riferimento alle classi di concorso con orario annuale pari o superiore a 99 ore, comprese le ore di compresenza degli insegnanti tecnico-pratici»);
con tale impostazione la parte preponderante della riduzione oraria colpisce le materie professionali, che disponevano del maggior numero di ore;
il citato schema di decreto non si limita a tagliare le ore curricolari per portarle a 32, ma interviene tagliando in modo massiccio le ore di laboratorio: ad esempio, nel monoennio delle terze professionali «chimico biologico» si taglia 1 ora dalla classe A013 (chimica), 1 da A60 (scienze) altre 2 da C240 (laboratorio di chimica) e 2 da C350 (laboratorio di tecnica microbiologica). In tal modo l'orario curricolare scende da 34 a 32 ma le ore di laboratorio calano di ben 4 ore. Negli istituti tecnici la sola classe 26/C (Laboratorio di elettronica) perde 38 ore settimanali nelle varie classi ed indirizzi;
gli interventi sopradescritti, secondo le interroganti dimostrano che i Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ancora una volta eccede nella delega, che si limitava a portare l'orario a 32 ore settimanali;
i citati due schemi di decreto, a parere dell'interrogante, sono una manifestazione plastica della «logica» dei tagli su cui è stato impostato il riordino della scuola superiore, palesando una impostazione culturale che scarica sui tecnici e professionali - e perfino sulle classi terminali - la stragrande maggioranza degli oltre 9.000 posti di docente in organico decurtati dalla secondaria superiore;
risulta assai negativa, anche nel parere espresso in materia dal CNPI, l'estensione automatica di tale assetto alle classi terminali degli istituti tecnici e professionali di cui ai decreti del Presidente della Repubblica nn. 87 e 88 del 2010, in quanto l'amministrazione avrebbe dovuto riconsiderare i criteri adottati in precedenza, al fine di pervenire ad un più equilibrato dosaggio della riduzione oraria delle classi di concorso sulla base della urgenza di assicurare organicità e sistematicità ai percorsi di studio di durata triennale e di garantire condizioni di efficacia ed efficienza alla progettazione formativa, da definire ed attuare in coerenza con le prove previste dagli esami di Stato -:
se il Ministro interrogato non ritenga utile congelare, in vista di un complessivo ripensamento di tutta la materia (anche alla luce della recente sentenza del TAR 3251/2011 che ha dichiarato illegittimi i decreti sugli organici di quest'anno e dell'anno scorso, che hanno portato a oltre 60 mila tagli), l'adozione della circolare 21 sull'effettuazione della terza tranche di tagli agli organici e dei provvedimenti allegati alle note 271 e 272;
se non valuti altresì necessario provvedere ad un piano straordinario di immissioni

in ruolo prevedendo: nuove modalità di determinazione degli organici; il superamento della distinzione tra organico di fatto e organico di diritto; la stabilizzazione di tutti i posti vacanti (sostegno e spezzoni) sia per i docenti che per il personale ATA; l'istituzione di organici funzionali al piano dell'offerta formativa delle singole istituzioni scolastiche; la pluriennalità e stabilità dei posti di docenti e ATA per garantire la continuità della didattica e del servizio.
(5-04664)

GHIZZONI, LEVI, PES, SIRAGUSA, COSCIA, LOLLI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comma 24, articolo 1, della legge 13 dicembre 2010, n. 220 (legge di stabilità per il 2011) dispone una integrazione del fondo di finanziamento ordinario dell'università di 800 milioni di euro per il 2011 e 500 milioni di euro annui a decorrere dal 2012;
il suddetto comma, dispone, altresì, che, a valere su quota parte delle risorse indicate, entro il 31 gennaio di ogni anno sia emanato un decreto interministeriale per l'approvazione di un piano straordinario per la chiamata di professori associati per ciascuno degli anni 2011-2016;
la legge n. 240 del 2010 - successiva di soli pochi giorni alla legge di stabilità, essendo stata emanata il 30 dicembre - dispone, al comma 9 dell'articolo 29 che «A valere sulle risorse previste dalla legge di stabilità per il 2011 per il fondo per il finanziamento ordinario delle università, è riservata una quota non superiore a 13 milioni di euro per l'anno 2011, 93 milioni di euro per l'anno 2012 e 173 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2013, per la chiamata di professori di seconda fascia, secondo le procedure di cui agli articoli 18 e 24, comma 6, della presente legge. L'utilizzo delle predette risorse è disposto con decreto del Ministro, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere conforme delle Commissioni parlamentari competenti»;
ad oggi, trascorsi tre mesi rispetto al termine fissato al 31 gennaio, non risulta emanato nessun decreto interministeriale -:
come le due disposizioni si integrino e se non si ritenga opportuno, al fine di avviare il piano straordinario per la chiamata di professori associati già nel 2011, emanare urgentemente il suddetto decreto di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
(5-04670)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURER. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, agli alunni della scuola media statale di Pove del Grappa (Vicenza), nel corso di un programma multidisciplinare, sarebbero stati proposti spartiti musicali e testi di canzoni fasciste come «Faccetta Nera» e «Giovinezza»; tali canzoni sarebbero state eseguite musicalmente sia in classe sia in esercitazioni svolte dagli alunni a casa;
a Roma, il giorno dell'anniversario della Liberazione sono comparse scritte gravemente ingiuriose delle radici antifasciste della nostra Repubblica: un manifesto invitava a festeggiare la «Pasquetta» in luogo del Venticinque aprile, un tabellone issato nel quartiere Pigneto riportava, tradotta in inglese, la tabella d'ingresso al campo di concentramento nazista di Auschwitz; altri manifesti, in prossimità dell'Altare della patria, riportavano slogan ingiuriosi verso gli ebrei;
alcuni rappresentanti istituzionali, in giro per l'Italia, nella giornata commemorativa del 25 aprile, hanno tentato una assurda equiparazione tra gli eroi della resistenza italiana e altre figure storiche, nel tentativo di mettere sullo stesso piano antifascismo e fascismo;

il presidente del Consiglio italiano, capo del Governo di una Repubblica nata sull'antifascismo e dalla resistenza, non ha ritenuto di partecipare ad alcuna commemorazione del 25 aprile;
la nostra Repubblica, nata dalla Resistenza, si incardina su una Costituzione che non è neutra né «afascista», ma compiutamente e fortemente «antifascista»; con essa, infatti, scritta per voltare definitivamente pagina rispetto alla tragica esperienza del fascismo e della guerra, i costituenti hanno sentito il bisogno di fissare con forza ogni contrasto, a qualunque livello, alle categorie culturali che hanno caratterizzato il fascismo;
la normativa vigente punisce ogni apologia di fascismo compresa la pubblica esaltazione di principi, esponenti e metodi del fascismo;
la scuola pubblica, nella realizzazione del sistema di valori costituzionali di democrazia e libertà, connotati dell'antifascismo, ha un ruolo fondamentale; come ha ricordato Piero Calamandrei: «la scuola è il complemento necessario del suffragio universale. Ha proprio questo carattere di alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali»;
tutto quanto premesso appare come segno di un allentamento della tensione sui temi dell'antifascismo che non si può consentire -:
se il Governo non ritenga necessario rilanciare, con un apposito e specifico programma, la diffusione nelle scuole e nel Paese della memoria delle radici antifasciste della nostra Repubblica al fine di scongiurare qualunque allentamento della tensione ideale sui temi della difesa della democrazia, della libertà, e dell'antifascismo, che sono alla base della nostra Carta costituzionale.
(4-11740)

MISIANI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 14 marzo 2011, con apposita disposizione, il Ministero dell'istruzione, università e ricerca ha comunicato la dotazione degli organici del personale docente per il 2011/12 che prevede per la provincia di Bergamo una riduzione rispetto all'attuale organico pari a 267 docenti in meno, di cui 156 nella scuola primaria, 24 nella scuola secondaria di primo grado e 87 nella scuola secondaria di secondo grado;
il piano programmatico 2008 del Ministero dell'istruzione, università e ricerca, d'intesa con il Ministero dell'economia e finanze per il triennio 2009/2012, per il prossimo anno scolastico prevede una ulteriore riduzione di 163 posti per personale amministrativo, tecnico, ausiliario;
in accordo e col sostegno delle comunità locali sono già stati sostenuti notevoli costi nella realizzazione dei servizi previsti dalle norme per il diritto allo studio, nel sostegno alle scuole per gli interventi di integrazione scolastica degli alunni con disabilità, nelle attività di inclusione di alunni stranieri, nell'allestimento di aule e laboratori nel garantire sicurezza e messa a norma delle scuole;
secondo le valutazioni delle organizzazioni sindacali di categoria la dimensione del taglio è allarmante. Per la primaria, in particolare, il quadro delineato assume tinte fosche e drammatiche, poiché il taglio di 156 posti previsti (con un aumento di 189 alunni rispetto allo scorso anno) non consentirà alle scuole di garantire l'offerta formativa proposta e richiesta dalle famiglie -:
quali azioni intenda promuovere per rivedere le assegnazioni in organico di diritto, di posti di docente e personale A.T.A. alle scuole bergamasche, tenendo conto della possibilità quantomeno di compensare le economie derivanti dal risparmio conseguito dallo stesso Ministero con la mancata assegnazione di numerosi dirigenti scolastici;
se non ritenga opportuno adottare criteri di assegnazione del personale di cui

sopra che tengano conto del numero di studenti iscritti e frequentanti ciascun istituto, del numero dei plessi funzionanti e del rapporto per classe alunni-docenti, nonché delle richieste di tempo pieno, di integrazione disabili e di inserimento stranieri, di servizio mensa e trasporto;
se non ritenga utile l'istituzione di tavoli di confronto in ogni provincia per garantire un oggettivo coinvolgimento delle comunità locali nella gestione dei problemi derivanti dalla riorganizzazione del sistema scolastico.
(4-11744)

BITONCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nei giorni appena trascorsi, organi di stampa locale del trevigiano, riportavano la notizia secondo cui un professore di religione dell'istituto superiore «Berto» di Mogliano Veneto (TV), avrebbe portato in classe, durante una lezione di religione, la bandiera veneta, allo scopo di illustrare agli studenti la storia dell'evangelista Marco e della scritta riportata sulla bandiera stessa;
lo stesso organo di stampa riferisce anche come la dirigente scolastica dell'istituto, saputa della lezione del professore e del fatto che gli studenti avevano appeso la bandiera all'interno dell'aula, abbia richiamato il docente sull'inopportunità di esporre la bandiera all'interno dell'aula, richiamando altresì l'articolo 118, del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965: «Ordinamento interno delle giunte e dei regi istituti d'istruzione media», laddove si precisa che «Ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l'immagine del Crocifisso e il ritratto del Re», ed ordinando in seguito di togliere dai muri dell'aula la bandiera stessa;
lo statuto della Regione Veneto, Legge 22 maggio 1971, n. 340, all'articolo 2, afferma che «L'autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia. La Regione concorre alla valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico delle singole comunità», e leggi regionali 8/2007, «Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale veneto», e 10 del 1998, «Disposizioni per l'uso e l'esposizione della bandiera della Regione del Veneto», si pongono come obbiettivo quello la valorizzazione e la promozione della lingua e della cultura veneta, in tutte le sue forme, al fine di tutelare le peculiarità storiche e culturali appartenenti alla cultura veneta e, tra le quali, rientra indiscutibilmente, la bandiera veneta;
l'abrogazione del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965, già prevista ai sensi del combinato disposto dell'articolo 24 e del n. 224 dell'allegato A, decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, come modificati dalla relativa legge di conversione, a decorrere dal centottantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore dello stesso decreto, non è stata successivamente disposta, a seguito della soppressione del citato n. 224 ai sensi del comma 1-bis dell'articolo 3, decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, aggiunto dalla legge di conversione 18 febbraio 2009, n. 9 -:
se non ritenga necessario, anche in ragione dell'epoca cui il regio decreto si riferisce, valutare la possibilità di adottare iniziative volte a tutelare le peculiarità delle culture locali.
(4-11745)

MANCUSO, CECCACCI RUBINO, FRASSINETTI, REPETTI, MANNUCCI, CICCIOLI e CATANOSO GENOESE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il sindaco del paese di Rocchetta Vara (La Spezia), Riccardo Barotti in collaborazione a Federcaccia ha pensato di proporre lezioni ai caccia al cinghiale ai bambini delle scuole elementari del paese;
l'attività venatoria non è un'attività ludica, né tantomeno materia di insegnamento nelle scuole;

la visione e l'esaltazione di armi e attività truculente possono senz'altro urtare la sensibilità di un bambino delle elementari;
molte associazioni animaliste, locali e nazionali, si sono schierate contro l'iniziativa del sindaco;
l'iniziativa prende spunto dall'alto numero di cacciatori presenti tra la popolazione di Rocchetta Vara, cosa che, secondo il sindaco, farebbe della caccia un elemento della tradizione paesana;
l'amministrazione comunale pretende di asserire che i corsi sulla caccia per i bambini insegnerebbero loro l'amore e il rispetto per la natura;
uno degli scopi presunti dei corsi sarebbe quello di insegnare ai bambini come difendersi dall'assedio dei cinghiali;
per ammissione dello stesso Sindaco, nel periodo di attività venatoria, è consuetudine spostare il giorno di giunta per permettere agli assessori cacciatori di andare per i boschi;
ai bambini partecipanti al corso sarà regalata una maglietta con stampato lo slogan: «La caccia è passione, istinto, ragione, ma, soprattutto, rispetto per la natura» -:
quali azioni intenda intraprendere il Governo per opporsi a tale diseducativa iniziativa.
(4-11749)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI, PORTA, NARDUCCI, BUCCHINO, GARAVINI e GIANNI FARINA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il bando del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 1/2007, riguardante le attività formative nei Paesi extraeuropei, emanato il 30 luglio 2007 ed i cui relativi progetti sono stati presentati entro il 5 ottobre 2007, valutati con relativo decreto n. 19/V/08 del 17 luglio 2008 con annessa graduatoria modificata da successivo decreto del 29 dicembre 2008, comparso sulla Gazzetta Ufficiale n. 38 del 16 febbraio 2009, stanziava circa 30 milioni di euro per la realizzazione di un centinaio di progetti in tutti i paesi extraeuropei a consistente presenza italiana;
le riduzioni che furono apportate nel febbraio 2009, con l'esclusione di alcuni progetti di cui si ritenne errata la valutazione, portò ad un risparmio di circa 3 milioni di euro rispetto a quanto stanziato dal bando e furono finanziati circa 100 progetti sugli oltre 400 presentati;
quest'ultimo bando ha utilizzato solo una parte delle somme residue destinate alla formazione professionale degli italiani residenti in Paesi extraeuropei, non spese ed accantonate da parte del Ministero del lavoro e delle e delle politiche sociali in quanto dal 2005 in poi, con l'unica parentesi del 2007 (ultimo bando pubblicato) non sono stati pubblicati bandi;
negli anni 2005, 2006, 2008, 2009, 2010, non vi è stato alcun nuovo bando;
la somma complessiva di detti residui ammontava ad oltre 75 milioni di euro dei quali furono spesi circa 20 milioni nel bando del 2004 e altri 25 circa, sono stati spesi su quest'ultimo bando (risalente al 2007) le cui attività sono iniziate alla fine del 2009 e che si stanno concludendo proprio in questi mesi (aprile 2011);
dei 75 milioni circa, risultano quindi spesi non oltre 45 milioni e resterebbero da utilizzare circa 30 milioni di euro, per i quali è stato in più occasioni annunciato un nuovo bando che finora non ha visto la luce -:
se non si ritenga necessario intervenire con apposito bando, trattandosi di somme esplicitamente destinate agli italiani all'estero, rispondendo in qualche misura alla drastica riduzione delle risorse

destinate ai capitoli lingua e cultura in carico alla direzione generale italiani all'estero e politiche migratorie del Ministero degli affari esteri, con la possibilità di utilizzare questi fondi, che possono coinvolgere in attività di formazione diverse migliaia di cittadini emigrati, in proporzione alla presenza effettiva nei diversi Paesi;
quali misure urgenti il Governo intenda adottare, immediatamente, per garantire continuità nella formazione professionale per gli italiani residenti in Paesi extra-europei;
se non si ritenga necessario intervenire affinché venga emanato il nuovo bando per la formazione professionale, tenendo conto anche delle innovazioni apportate nel precedente bando, fatte salve alcune incongruenze manifestatesi a livello di valutazione di alcuni consolati, comunque evidenziate dall'attività di controllo e monitoraggio realizzata dall'ISFOL, e che ne assicurano la corretta attuazione all'interno degli standard nazionali;
se non si ritenga indispensabile operare affinché, nel mondo, possano essere mantenute iniziative di formazione professionale garantendo elevati standard di qualità e di trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche e dando un significativo segnale di attenzione al mondo dell'emigrazione ed alle comunità degli italiani nel mondo, a cui erano destinate le risorse ricordate in premessa.
(4-11739)

ZACCHERA e PAPA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che la FIAT avrebbe a suo tempo concordato con le istituzioni della provincia di Biella una assunzione complessiva di circa 600 persone negli stabilimenti nella zona del gruppo FIAT;
ad oggi risultano però assunte solo poco più di 100 persone e negli stabilimenti locali sono stati trasferiti lavoratori già occupati a Mirafiori ed inoltre non sarebbero stati attivati in maniera significativa i previsti corsi di aggiornamento professionale tesi a riqualificare le maestranze locali e gli ex dipendenti del gruppo FIAT dell'area -:
se il Ministro stia monitorando la situazione e in particolare se si stia verificando la puntuale osservanza degli accordi a suo tempo sottoscritti dalla FIAT sul piano occupazionale nell'area piemontese e particolarmente in provincia di Biella.
(4-11753)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENNI, MARIANI e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Corpo forestale dello Stato, istituito nel 1822, è una forza di polizia ad ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare. La molteplicità dei compiti affidati alla forestale affonda le radici in una storia professionale dedicata alla difesa dei boschi, che si è evoluta nel tempo fino a comprendere ogni attività di salvaguardia delle risorse agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale;
la natura giuridica, i compiti istituzionali, le funzioni, l'organizzazione ed i rapporti con le regioni e con gli enti locali sono disciplinate dalla legge numero 36 del 2004 «Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato»;
«Il Corpo forestale dello Stato - riporta l'articolo 1, comma 2 della legge numero 36 del 2004 - svolge attività di

polizia giudiziaria e vigila sul rispetto della normativa nazionale e internazionale concernente la salvaguardia delle risorse agroambientali, forestali e paesaggistiche e la tutela del patrimonio naturalistico nazionale, nonché la sicurezza agroalimentare, prevenendo e reprimendo i reati connessi. È altresì struttura operativa nazionale di protezione civile»;
la legge 5 aprile 1985, numero 124 «Disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste» consente l'assunzione di operai a tempo determinato ed indeterminato a supporto del Corpo forestale dello Stato per la manutenzione delle aree naturali protette e per assolvere ad ulteriori compiti istituzionali;
tale personale viene assunto, con contratto di natura privatistica, dagli uffici territoriali per la biodiversità (Utb) del Corpo forestale dello Stato;
con l'articolo 1, commi 519 e 521 della legge 27 dicembre 2006 numero 296 («Legge Finanziaria 2007») è stata attuata la stabilizzazione di circa 1.000 lavoratori: da questa disposizione sono comunque stati esclusi 340 dipendenti, in tutta Italia, che non avevano maturato i requisiti di anzianità richiesti;
alcuni di questi 340 operai sono stati assunti temporaneamente (per 5 mesi) nel corso dell'anno 2009, grazie ai finanziamenti concessi con la legge numero 69 del 2009;
attualmente, in tutto il Paese, sono circa 160 gli operi forestali in lista d'attesa per essere regolarizzati o assunti con contratti temporanei;
con la legge numero 191 del 2009 («Legge Finanziaria per il 2010») all'articolo 2, comma 250, e con il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in cui sono ripartite nel dettaglio le risorse assegnate, sono stati finanziati 3 milioni di euro per gli anni 2010, 2011 e 2012 per l'assunzione a tempo determinato di operai del Corpo forestale dello Stato (riferimento normativo: la già citata legge numero 124 del 1985);
grazie a tali stanziamenti nell'anno 2010 sono stati assunti temporaneamente alcuni operai;
per quanto riguarda l'anno 2011, secondo quanto emerge da alcune note delle associazioni degli operai interessati, la disponibilità per l'assunzione da parte degli Utb sarebbe però di 1,5 milioni di euro: risorse economiche insufficienti ad assicurare una seppur parziale continuità lavorativa dei precari attualmente inattivi ed in lista di attesa (che come ricordato in precedenza sono circa 160). La direzione centrale degli uffici territoriali della biodiversità avrebbe infatti comunicato che il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe trattenuto i fondi mancanti;
tale taglio delle risorse, oltre a ripercuotersi negativamente sul corretto svolgimento delle mansioni preposte a tali professionalità quali soprattutto il controllo e la tutela del patrimonio naturale e boschivo del paese che vanta una straordinaria e diversificata presenza di «aree protette» (specialmente con l'avvicinarsi della stagione estiva e con le problematiche inerenti), rappresenta un elemento di profonda criticità per centinaia di nuclei familiari, presenti su tutto il territorio nazionale, che si vedono sprovvisti di una necessaria fonte di reddito;
non è stata chiarita, nello specifico, la causa del taglio delle risorse per l'anno 2011. Tale decurtazione potrebbe derivare dalle disposizioni introdotte dall'articolo 9, comma 28, del decreto-legge numero 78 del 2010 (convertito dalla legge numero 122 del 2010) che ha disposto la riduzione del 50 per cento delle assunzioni di personale a tempo determinato per le amministrazioni dello Stato: una disposizione che non dovrebbe essere applicata gli operai di cui si tratta che, come evidenziato in premessa, vengono infatti assunti con contratti di natura privatistica;
tale categoria di lavoratori subisce infatti l'anomalia (ancora giuridicamente

non risolta) di essere dipendenti di un ente pubblico ma attraverso un contratto di natura privatistica: verrebbero quindi applicate le restrizioni previste per il pubblico impiego senza però riconoscere le tutele e le garanzie previste per i lavoratori di enti pubblici;
va aggiunto che la legge numero 36 del 2004 prevede il trasferimento di parte del patrimonio statale forestale alle regioni con relative maestranze e che nelle regioni dove è stato operato tale trasferimento sono stati ottenuti buoni risultati di valorizzazione del patrimonio naturale assieme alla tutela dei livelli occupazionali preposti a tali mansioni -:
per quali motivi, per l'anno 2011, siano stati dimezzati i finanziamenti già stanziati agli Utb, per l'assunzione a tempo determinato di operai del Corpo forestale dello Stato;
quali provvedimenti urgenti intenda intraprendere per mettere a disposizione degli Utb gli interi finanziamenti già stanziati per l'anno 2011 e 2012, per salvaguardare quindi i circa 160 lavoratori attualmente disoccupati ed il cui operato risulta fondamentale per la tutela di gran parte del patrimonio naturale e boschivo del Paese, soprattutto in relazione alla stagione estiva che presenta numerose problematiche gestionali che non possono essere affrontate e risolte con le attuali unità operative del Corpo forestale dello Stato;
se non ritenga di assoluta urgenza assumere un'opportuna iniziativa normativa per chiarire la qualificazione giuridica di tali lavoratori (dipendenti pubblici o privati), per tutelarne i diritti e per evitare continue e contrastanti interpretazioni.
(5-04668)

Interrogazione a risposta scritta:

MELANDRI e IANNUZZI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nella riunione intergovernativa tenutasi nel maggio 2010 in Marocco, il Cilento ed il comune di Pollica furono individuati come «comunità emblematica della dieta mediterranea per l'Italia»; tale decisione venne poi consacrata dal comitato mondiale Unesco nella sessione di Nairobi del novembre 2010, con il formale e definitivo pronunciamento dell'iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio immateriale dell'umanità;
nel febbraio 2011 nel comune di Pollica e presso il Castello Capano è stato già inaugurato dall'allora Ministro per le politiche agricole alimentari e forestali Galan il Centro studi permanente sulla dieta mediterranea;
in tale comune, in particolare a Pioppi, è stata studiata, è stata scientificamente approfondita ed è nata la dieta mediterranea;
infatti, alla fine degli anni Cinquanta, lo studioso statunitense Ancel Keys iniziò la sua attività di ricerca e sollecitò l'attenzione e l'interesse della comunità scientifica internazionale sulla dieta mediterranea, così definita dallo stesso Keys;
l'elaborazione scientifica ha comprovato i molteplici effetti positivi che lo stile alimentare mediterraneo è suscettibile di determinare ai fini della riduzione delle patologie cardiovascolari e cerebrovascolari;
occorre sottolineare che l'ex sindaco di Pollica, il compianto Angelo Vassallo, vittima di un barbaro ed efferato attentato nel settembre 2010, si era impegnato personalmente con grande energia affinché Pollica fosse riconosciuta come la comunità emblematica della dieta mediterranea;
infatti, il sindaco Vassallo prese parte per il Cilento alla predetta riunione intergovernativa in Marocco nel maggio 2010 ed al suo nome ed alla sua memoria è stato giustamente intitolato il Centro studi per la dieta mediterranea aperto a Pollica, come già detto nello scorso mese di febbraio 2011;
nelle settimane scorse grande confusione, negativa incertezza, motivata e ingiustificata

preoccupazione ha suscitato la dichiarazione del Ministro per le politiche agricole alimentari e forestali Romano, a seguito della conferenza intergovernativa di Madrid tra i rappresentanti dei Paesi (Italia - Spagna - Marocco e Grecia) promotori della iscrizione della dieta mediterranea nella lista Unesco;
con tale dichiarazione il Ministro ha indicato Lampedusa quale sede della specifica riunione ministeriale fra i Ministri dei predetti Stati;
successivamente lo stesso Ministro Romano ha testualmente affermato «Nessuno può comunque rimettere in discussione la legittimità storica della richiesta di Pollica a divenire capoluogo della Dieta Mediterranea»; peraltro non si tratta di legittimare una «richiesta» di Pollica, ma invece unicamente di onorare e di valorizzare con fatti e decisioni concrete l'accordo intergovernativo che ha già identificato nel Cilento ed in Pollica la comunità emblematica della dieta mediterranea per l'Italia;
la valorizzazione di Pollica in questa prospettiva è giustamente attesa dalla amministrazione comunale, dall'intera comunità locale e da tutto il Cilento;
in tal senso, nei giorni scorsi opportunamente più volte è intervenuto il senatore Alfonso Andria, che da anni segue con impegno qualificato la intera vicenda -:
quali iniziative specifiche e concrete il Governo intenda assumere con tempestività e senza ulteriori e negativi rinvii, per promuovere, valorizzare ed attuare, con decisioni operative e scelte precise ed efficaci, l'accordo intergovernativo del maggio 2010 in Marocco che ha già identificato la comunità emblematica della dieta mediterranea per l'Italia nel Cilento ed a Pollica, giustamente riconosciuta come la «culla» della dieta mediterranea.
(4-11764)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

BARANI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78 sono state ridefinite le modalità relative all'accertamento e al riconoscimento dell'invalidità civile, dell'handicap e della disabilità, al fine di contrastarne le frodi e di snellirne l'iter procedurale;
a decorrere dal 1° gennaio 2010, il medico che certifica l'invalidità del paziente invia il certificato per via telematica all'Inps;
a decorrere dalla medesima data, le commissioni mediche delle ASL devono essere integrate da un medico dell'Inps, quale componente effettivo, per accelerare l'iter di convalida dei verbali di invalidità in caso di unanimità di giudizio;
ad oggi, però, stando a quanto riferito dalle organizzazioni di settore e dai cittadini, risulterebbero giacenti centinaia di migliaia domande di invalidità in attesa di risposta e questo porterà tempi di attesa notevolmente dilatati, tutto per il malfunzionamento del software gestito dall'Inps, da parte delle stesse ASL;
il software usato dalle ASL e dall'INPS non è compatibile e quindi migliaia di pratiche sono ferme, a scapito di molti malati che attendono la pensione per inabilità totale -:
quali iniziative di propria competenza intendano assumere i Ministri interrogati in relazione a quanto esposto in premessa, visto che la nuova procedura doveva rappresentare uno strumento atto a snellire l'iter burocratico di verifica e convalida e contribuire ad una consistente riduzione del fenomeno dei «falsi invalidi».
(4-11741)

GNECCHI, CODURELLI e FRONER. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
già con l'atto di sindacato ispettivo 4-04782 del 29 ottobre 2009 si chiedeva a quante dipendenti donne e con che età anagrafica, suddivise per settore della pubblica amministrazione e qualifica, sia stata comunicata la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro e conseguente collocamento a riposo coatto così come previsto dall'articolo 72 del decreto-legge n. 122 del 2008, il Ministro rispondeva: «il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione intende, anche in riscontro all'istanza dell'interrogante, avviare, presso tutte le amministrazioni pubbliche, una ricognizione delle modalità di applicazione della suddetta normativa e dei relativi effetti»;
con l'atto di sindacato ispettivo 4-09465 del 17 novembre 2010 si richiedeva se il Ministro interrogato avesse proceduto ad effettuare la relativa ricognizione, come dichiarato in risposta all'atto di sindacato ispettivo 4-04782, nonché di dare attuazione all'ordine del giorno 9/3638/109 del 29 luglio 2010 - seduta n. 361 e la risposta del Ministro è stata: «a tal proposito, nel confermare l'impegno del Ministro a dar corso al suddetto ordine del giorno, si fa presente che allo stato, si è ritenuto opportuno non avviare il monitoraggio sui dati circa l'applicazione dell'istituto della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro in esame, poiché - come è noto - il quadro normativo in materia di pensionamento dei pubblici dipendenti, è stato interessato nel corso dell'ultimo biennio, da una serie continua di interventi legislativi che hanno impegnato le pubbliche amministrazioni ad affrontare gli effetti nell'ambito organizzativo e gestionale, tuttora in fase di assestamento»;
non fornire dati è come ammettere che non ci sia stata alcuna valutazione preventiva che abbia suggerito le misure introdotte con la manovra di luglio 2010;
si precisa che le interrogazioni sono «atti di sindacato ispettivo» del Parlamento verso il Governo e pertanto il Ministro è tenuto a dare riscontro, inoltre si dava per scontato che per procedere alla manovra di luglio 2010, prima di agire ancora massicciamente sulle pensioni nel pubblico impiego si fosse fatta una verifica sui pensionamenti coatti e sull'esonero dal servizio previsto sempre nel 2008;
si è approvata nel 2008 una norma per obbligare alla pensione chi ha 40 anni di contributi e nel 2010 si è approvata un'altra norma per innalzare l'età pensionabile e tenere tutti in servizio un anno in più, senza aver fatto nessun monitoraggio e di conseguenza senza aver verificato l'effetto della normativa precedente. Ad avviso delle interroganti il Ministro interrogato non sembra voler fornire i dati per non far emergere l'assoluta incoerenza e contraddittorietà delle due norme. Le interroganti sono a conoscenza di donne e uomini collocati coattamente a riposo prima di aver compiuto 60 anni di età e che vivono come grave ingiustizia vedere altri che invece devono lavorare un anno in più, ancora più grave se i 40 anni di contributi li hanno raggiunti riscattando a proprie spese gli anni del corso legale di laurea;
è quanto meno singolare che il Ministro interrogato, se realmente non è in possesso dei dati, non intenda effettuare il monitoraggio sull'applicazione dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, nonostante lo stesso abbia rimarcato giustamente la necessità per la pubblica amministrazione, di operare in conformità ai principi di trasparenza ed accessibilità a cui deve ispirarsi in ogni caso l'attività degli uffici pubblici (risposta interrogazione 4-04782). Le interroganti sono convinte che se non si fosse previsto il pensionamento coatto e la proroga in servizio due anni dopo, probabilmente lasciando libertà ai pubblici dipendenti, il risultato pratico sarebbe stato identico, e auspicano che il Ministro

voglia invece dimostrare gli effetti delle norme che qui si contestano -:
se e quando il Ministro ritenga che le problematiche segnalate nelle risposte alle interrogazioni 4-09465, 4-11316 e 4-11458 possano essere superate e pertanto, stante l'impegno assunto con la risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-04782, se non ritenga di rivedere il proprio precedente orientamento, avviando il monitoraggio sull'applicazione dell'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008 e i relativi dati richiesti.
(4-11769)

TESTO AGGIORNATO AL 3 MAGGIO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BENAMATI, LA FORGIA, LENZI, VASSALLO e ZAMPA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Oerlikon Graziano è un gruppo leader nella produzione dei componenti per le trasmissioni nei motori per autoveicoli, macchine agricole, macchine per il settore costruzioni, veicoli industriali e veicoli speciali;
ha stabilimenti in Europa (Italia, Repubblica Ceca, Russia e Regno Unito), in Asia (India e Cina) e Nord America, con la direzione nella sede di Cascine Vica a Rivoli, in provincia di Torino;
in Italia ha stabilimenti a Bari, a Cervere, Garessio e Sommariva Perno in provincia di Cuneo, a Luserna San Giovanni e Cascine Vica a Rivoli in provincia di Torino, a Porretta Terme in provincia di Bologna e versa da diverso tempo in una situazione di crisi;
lo stabilimento di Porretta Terme impiega 240 dipendenti, ha una lunga storia produttiva di macchine utensili e di componentistica per motori con la denominazione «DEMM», è collocato in una zona montana, ove costituisce un importante fondamento della vocazione industriale di quel territorio ed ha una solida tradizione produttiva;
a causa della recente crisi economica che ha colpito con durezza anche il nostro Paese la Oerlikon Graziano ha vissuto una situazione di crisi industriale significativa che e stata seguita in modo continuo da un tavolo specifico istituito presso il Ministero dello sviluppo economico;
in questo quadro di crisi aziendale lo stabilimento di Porretta Terme ha attraversato un anno di cassa integrazione straordinaria, iniziata nell'ottobre del 2009, una procedura di mobilità e la sottoscrizione di un contratto di solidarietà dal 26 ottobre 2010 al 7 febbraio 2011;
nel piano di rilancio presentato dall'azienda per l'acceso agli ammortizzatori sociali vi era la previsione di investimenti complessivi per 22 milioni di euro di cui 19 in Italia, finalizzati prevalentemente all'innovazione tecnologica, alla R&D e allo sviluppo del prodotto, mentre in specifico per gli stabilimenti di Porretta e Bari era prevista la riorganizzazione del loro lay out;
nel mese di aprile 2011 si è assistito ad una lieve ripresa, che ha di fatto determinato la sospensione dei contratti di solidarietà fino a luglio, con il risultato che tutti i 240 circa lavoratori sono tornati al lavoro, affiancati da una decina di nuove assunzioni a tempo;
nella giornata del 20 aprile 2011, nello stabilimento di Porretta Terme, si è tenuto un incontro tra il nuovo gruppo dirigente della Oerlikon Graziano, guidato dall'amministratore delegato Paolo Ramadori, e le organizzazioni sindacali territoriali di Fim-Cisl e Fiom-Cgil;
nella stessa occasione le organizzazioni sindacali e le RSU hanno chiesto spiegazioni alla direzione di stabilimento ed all'amministratore delegato in merito a recentissime notizie, trapelate dalla direzione

di stabilimento, di un fermo fabbrica per lo stabilimento di Porretta Terme dal primo di ottobre prossimo;
le organizzazioni sindacali, preoccupate per queste allarmanti notizie, hanno formalmente chiesto all'amministratore delegato se lo stabilimento di Porretta Terme sia ancora ritenuto strategico all'interno del gruppo, senza però ottenere chiara ed univoca risposta;
la stampa locale ha ampiamente tratto la questione interpellando anche l'azienda ottenendo, però, indicazioni contraddittorie che se da un lato sembrano escludere la chiusura d'altra parte non forniscono certezze operative oltre il mese di luglio;
ad oggi è in atto un presidio continuo dei dipendenti contro il rischio chiusura -:
quali siano le informazioni di merito relative allo prospettive dello stabilimento di Porretta Terme in possesso del Ministero e se corrispondano o meno al vero i timori sindacali rispetto ad una possibile chiusura dello stabilimento ed, in caso affermativo, quali azioni intenda adottare il Ministro nell'ambito delle sue competenze per scongiurare tale drammatica eventualità.
(5-04665)

BENAMATI, LA FORGIA, VASSALLO, LENZI e ZAMPA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Bologna è storicamente presente un consistente numero di imprese attive nella fabbricazione di parti e accessori per autoveicoli e motori nonché nella produzione di motocicli e biciclette;
il distretto del motociclo della regione Emilia-Romagna, concentrato in particolar a Bologna rappresenta, con oltre il 30 per cento delle imprese della motoristica e con più del 40 per cento degli addetti regionali, una parte significativa dell'industria meccanica regionale con punte di eccellenza;
la situazione nazionale del settore è di crisi con una situazione delle vendite 2011 che dai primi dati sembra indicare una diminuzione rispetto agli analoghi periodi del 2010;
dai dati forniti delle associazioni dei produttori di categoria, si poteva già evincere come nel 2010 risultavano immatricolati 307.045 mezzi a due ruote con un decremento del -24,2 per cento rispetto all'anno precedente;
il comparto dello scooter con 213.456 unità ha registrato un -27,7 per cento di immatricolazioni mentre meno sensibile e risultata la discesa delle moto con 93.589 pezzi pari al -14,5 per cento. In totale nell'anno 2010 sono circa 111.000 i veicoli immatricolati in meno rispetto al 2009, tornando così nell'anno a valori di immatricolazioni inferiori al 1999;
se da un lato la crisi dei consumi può essere una delle ragioni di questa flessione occorre anche notare che nel 2009 vi erano incentivi disponibili per circa i 30 milioni di euro e tali incentivi sembrerebbero aver contrastato con efficacia la crisi del mercato di settore;
questa grave congiuntura ha recentemente portato al fallimento storici marchi, come la moto Morini, e determinato diffuse situazioni di crisi aziendali come ad esempio la Masiero (già chiusa), la Verlicchi Spa, la Paioli, la Galvanotecnica (in liquidazione) e anche la Malaguti, che con i suoi i 80 lavoratori appare destinata alla chiusura se entro l'anno non dovesse essere trovata sul mercato la disponibilità da parte di un acquirente;
nel solo distretto bolognese secondo stime sindacali sono alcune migliaia i posti di lavoro a rischio per la crisi di questo settore -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato sulle vicende sopra esposte, con speciale riferimento al comprensorio bolognese,

e quali iniziative di carattere generale intenda assumere al fine di sostenere mediante un'adeguata politica industriale questo delicato comparto produttivo evitando così anche concreti rischi di delocalizzazione della produzione.
(5-04667)

VICO e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Sace è una società per azioni controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che assicura le operazioni all'estero delle imprese dai rischi politici e commerciali; sono oltre 200 mila le imprese esportatrici che si rivolgono alla Sace, per assicurare vendite a credito, investimenti in stabilimenti e commesse;
le operazioni di assicurazione della Sace, con particolare riferimento agli investimenti all'estero, sono concesse secondo le condizioni stabilite dal decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalle legge 14 maggio 2005, n. 80, in particolare i progetti devono prevedere il mantenimento sul territorio nazionale delle attività di ricerca, sviluppo, direzione commerciale, nonché di una parte sostanziale delle attività produttive;
lo spirito della legge 14 maggio 2005 n. 80 è che i benefici e le agevolazioni ivi previsti, non possano applicarsi ai progetti delle imprese che, investendo all'estero, non prevedano il mantenimento sul territorio nazionale delle attività di ricerca, sviluppo, direzione commerciale, nonché di una parte sostanziale delle attività produttive;
tale presupposto si realizza però solo attraverso una semplice dichiarazione dell'interessato, senza alcun controllo, mentre l'istituto sembra aver assunto una posizione secondo la quale non è rilevante che la produzione rimanga in Italia, basandosi esclusivamente sulle caratteristiche della polizza valutata secondo un criterio commerciale fondato sul livello di rischio, anziché sugli interessi del Paese;
a causa di tale presa di posizione da parte di Sace, lo Stato, in molti casi, mentre da un lato supporta i settori produttivi stanziando risorse per la cassa integrazione a favore dei lavoratori colpiti dalle molte crisi aziendali, dall'altro favorisce la delocalizzazione delle stesse imprese attraverso la Sace;
è il caso della Fiat, che, mentre chiude lo stabilimento a Termini Imerese e negli stabilimenti di Pomigliano d'Arco e Mirafiori i lavoratori sono da tempo in cassa integrazione, ha previsto un ingente investimento in Serbia per circa un miliardo di euro per produrre circa 300 mila auto all'anno che verranno sottratte dalla produzione sul territorio nazionale;
la Sace ha già assicurato nel 2009 la joint venture della Fiat con la Tata, in India, per 130 milioni di euro, mentre nel 2004 per la linea di produzione in Brasile è stata offerta la garanzia di 60 milioni di euro;
il 13 gennaio 2011, rispondendo a un'interpellanza urgente del deputato Cesare Damiano, il Sottosegretario di Stato all'economia e finanze Sonia Viale, ha risposto facendo presente che l'istruttoria condotta da SACE sulle singole operazioni non si limita ad accertare la sostenibilità delle stesse sotto il profilo economico-finanziario, ma è altresì volta a verificare il rispetto della normativa applicabile a SACE e alle parti coinvolte, ivi inclusa quella in materia di delocalizzazione di cui all'articolo 1, comma 12, del decreto-legge 14 marzo 2005 n. 35, convertito dalla legge 14 maggio 2005 n. 80;
l'analisi condotta da SACE, secondo il Sottosegretario, per verificare l'effettivo rispetto di tale previsione normativa verrebbe effettuata, oltre che mediante l'esame di documentazione tecnico-finanziaria anche mediante l'analisi delle ulteriori informazioni fornite su richiesta della stessa SACE, quali, ad esempio, piano industriale e business plan;
il Sottosegretario nella citata risposta ha inoltre posto in risalto che esistono

vincoli legislativi posti dalla legge n. 80 del 2005, che impongono alle imprese beneficiarie dell'agevolazione importanti limiti finalizzati al mantenimento di una parte sostanziale della struttura produttiva in Italia, nonché della direzione commerciale e degli investimenti in ricerca e innovazione;
il comportamento di SACE è dunque da considerarsi quantomeno anomalo, visto che da un lato lo Stato si trova spesso a sostenere le aziende in crisi tramite gli ammortizzatori sociali, mentre dall'altro assicura gli investimenti esteri delle medesime imprese, senza che queste siano obbligate a rispettare la condizione del vincolo del mantenimento della progettazione e di una parte sostanziale di occupazione sul territorio nazionale -:
se risulti al Ministro che in data 19 aprile 2011 la Sace abbia deliberato la garanzia assicurativa di 230 milioni di euro per la delocalizzazione della Fiat in Serbia, il cui investimento è di 1 miliardo e 86 milioni di euro per la realizzazione di 300 mila auto all'anno e per una occupazione di 2.400 posti di lavoro.
(5-04672)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
parrebbe che Poste Italiane abbia deciso di avviare una riorganizzazione del centro postale operativo di Alessandria;
tale riorganizzazione prevederebbe una limitazione nella consegna dei pacchi dei giornali in abbonamento da parte degli editori, che risulterà possibile soltanto dalle 8 alle 13;
i pacchi verranno quindi spediti agli abbonanti del capoluogo e della provincia unicamente il giorno successivo, mentre un servizio in tempo reale sarebbe garantito dalla sede di Genova;
il nuovo orario risulta non funzionale alle esigenze di distribuzione dei giornali che stampano alla sera e consegnano i pacchi da spedire agli abbonanti di notte: con le nuove modalità i giornali saranno costretti a chiudere in tipografia con almeno tre ore di anticipo, perdendo di attualità nei confronti dei quotidiani, che sono i maggiori concorrenti;
il trasferimento a Genova comporterà ulteriori disagi e costi per piccoli editori, costi non sopportabili dai loro bilanci;
la Fipeg, Federazione dei piccoli editori, che ha sessanta testate piemontesi associate, ha chiesto di continuare a consegnare i giornali ad Alessandria di notte negli orari concordati, così come disciplinato dal contratto di servizio;
i giornali locali potrebbero essere costretti, per sopravvivere, a ridimensionare il proprio personale, giornalisti grafici;
situazioni simili si riscontrano anche in altre province piemontesi, con conseguente disagio tra gli editori dei giornali locali;
la decisione di Poste Italiane di spostare il Centro postale operativo da Alessandria a Genova costituisce un grave danno per tutta la provincia di Alessandria, che dovrà dipendere da Genova, molto distante e fuori regione, penalizzando l'occupazione, l'efficienza e la tempestività del servizio postale che è vitale per la crescita dell'economia -:
sesia al corrente della decisione di Poste Italiane, che penalizza tutti i giornali locali della provincia di Alessandria, che sono tra i primi in Piemonte e hanno una penetrazione che è ben superiore a tutta la stampa quotidiana, strumento indispensabile per la comunicazione;
in caso affermativo, se non si ritenga di mettere in atto iniziative affinché Poste Italiane ripristini il servizio nei tempi e nelle modalità stabilite dal contratto di servizio.
(4-11747)

RAINIERI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il metodo di trasmissione in digitale terrestre avrebbe dovuto garantire a tutti i cittadini condizioni di accesso alle reti almeno pari se non superiori, alla situazione garantita con il sistema analogico, eppure molti cittadini emiliani lamentano numerosi problemi riferiti alla ricezione del segnale;
la nuova tecnologia di trasmissione in digitale terrestre dovrebbe permettere, all'intera popolazione, di fruire di un segnale in qualità audio/video superiore rispetto all'analogico e di una più ampia scelta di programmi, a prescindere dall'ubicazione territoriale, dal numero di residenti e dalla vocazione turistica della zona;
anche il segnale Rai, che dovrebbe essere assicurato a tutti i cittadini in quanto servizio pubblico, come previsto dall'articolo 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, è disturbato o addirittura oscurato e questo, di fatto, nega ai cittadini emiliani che pagano regolarmente il canone, l'accesso al servizio pubblico radiotelevisivo;
il perdurare dei disservizi, forse imputabili alla mancanza di ripetitori, forse alla mancanza di manutenzione della rete di ripetitori esistenti o di frequenze, forse ad un segnale troppo basso, sta creando molti disagi nelle zone di Parma e di Reggio Emilia, e gli utenti chiedono che vengano messe in atto azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema di trasmissione -:
quali azioni il Ministro intenda intraprendere per garantire ai cittadini dell'Emilia il diritto di accesso alle reti di trasmissione del segnale per la televisione digitale terrestre almeno nella misura in cui lo stesso accesso era prima assicurato dalla televisione analogica;
se non ritenga doveroso intervenire per far si che il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo sia garantito, attraverso la trasmissione in tecnica digitale terrestre, a tutti i cittadini italiani con copertura integrale sul territorio, così come previsto dall'articolo 45 del decreto legislativo n. 177 del 2005 e, in caso di problemi imputabili alla Rai, se non ritenga di dover valutare l'opportunità di assumere iniziative dirette a sospendere il pagamento del canone fino alla risoluzione dei problemi stessi.
(4-11762)

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TURISMO

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE e CUOMO. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
il litorale jonico lucano rappresenta una delle principali attrazioni turistiche della regione Basilicata;
Metaponto è una delle località balneari maggiormente conosciute e di grandissimo richiamo sia in Italia che all'estero con decine di migliaia di presenze nel periodo estivo;
negli ultimi anni questa parte della costa è stata flagellata dal maltempo e dalla erosione infliggendo un duro colpo all'economia locale;
dopo l'alluvione del mese di aprile si è ancora in attesa di misure che possano sostenere questo comprensorio e la regione Basilicata ha attivato un ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto-legge che autorizza l'aumento delle tasse locali per far fronte all'emergenza;
il week end pasquale ha come al solito richiamato migliaia di turisti a Metaponto che si sono trovati di fronte alla buona volontà degli operatori e dell'amministrazione comunale con uno scenario di enorme complessità per il ripristino delle strutture danneggiate dal maltempo, la manutenzione stradale, del verde attrezzato tanto per citare le priorità;

occorrerebbe una campagna promozionale della località balneare da parte del Governo quale misura a risarcimento dei danni provocati dalla calamità atmosferica -:
se e quali misure intenda attivare al più presto per rispondere ai problemi posti in premessa e alle priorità espresse dagli operatori turistici del Metapontino e dall'amministrazione comunale di Bernalda.
(3-01623)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Miotto e altri n. 1-00626, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lovelli.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Marco Carra e altri n. 5-04646, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Enzo Carra.

L'interrogazione a risposta in commissione Marco Carra e altri n. 5-04647, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Enzo Carra.

L'interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni n. 4-11708, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Girlanda n. 4-11720, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Girlanda n. 4-11726, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Peluffo n. 5-03481 del 28 settembre 2010;
interrogazione a risposta orale Peluffo n. 3-01328 dell'11 novembre 2010.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in commissione Peluffo e altri n. 5-04652 del 20 aprile 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11763.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELLANOVA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
i consorzi di bonifica, già previsti nel regio decreto 8 maggio 1904, n. 368 nascono, di fatto, con il regio decreto 13 febbraio 1933 n. 215 che disponeva la costituzione obbligatoria degli stessi a richiesta dei proprietari agricoli della maggior parte del territorio. I consorzi si qualificavano, dunque, come organi di autogoverno del territorio ed in particolare del mondo agricolo. Nel corso degli anni, però, la forma dell'autogoverno è quasi totalmente scomparsa e gli agricoltori, oggi, si trovano a corrispondere vere e proprie imposte, a beneficio degli stessi consorzi, delle quali non conoscono, nell'effettivo, nemmeno l'utilità;
in tempi recenti si sono avviate vere e proprie proteste popolari, sfociate poi in numerose vertenze, per l'ingiustizia e l'infondatezza anche giuridica di un tributo consortile richiesto per anni ai cittadini;
la tutela del territorio è da ritenersi sacrosanta, ma la stessa dovrebbe essere perseguita attraverso un nuovo assetto normativo che vede le funzioni pubbliche, esercitate oggi dai consorzi, affidate ad altri enti pubblici territoriali e nella fattispecie, i comuni e le province. Ciò anche per evitare eventuali episodi, verificatisi nel corso degli anni che hanno trasformato l'attività dei consorzi e relative nomine a capo di gestione degli stessi, in veri e propri «carrozzoni di potere» di nessuna utilità per gli agricoltori ed i cittadini;
molte regioni italiane nell'applicazione di quanto previsto dalle cosiddette «Leggi Bassanini» (legge n. 59 del 1997 e del decreto legislativo n. 112 del 1998) hanno già, di fatto, trasferito l'effettivo esercizio delle funzioni agli enti locali territoriali;
lo stesso codice delle autonomie presentato dal Ministro Calderoli aveva previsto la soppressione dei sopra citati consorzi, definiti dallo stesso, da quanto riportato dagli organi di informazione, addirittura come «enti dannosi»;
sarebbe opportuno sopprimere i consorzi di bonifica, affidandone le competenze a Province e Comuni, scongiurando, in tal modo, la possibilità di mantenere un ingiusto privilegio anacronistico di potere oligarchico a favore di una ristretta categoria di soggetti privati -:
se non si ritenga necessario, anche mediante gli opportuni accordi con le regioni, promuovere la soppressione dei consorzi di bonifica, anche in considerazione di quanto risulta dalla proposta formulata dal Ministro per la semplificazione.
(4-09957)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, concernente l'opportunità di promuovere la soppressione dei Consorzi di bonifica, vorrei anteporre una breve considerazione al riguardo.
I Consorzi di bonifica sono diventati un vero e proprio strumento di tutela del territorio, dell'ambiente e delle acque, sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo, avendo progressivamente perso quel carattere di specialità che ne aveva in passato connotato la natura, per rivestire sempre più il carattere di strumento ordinario di gestione del territorio.
Ad essi si chiede di svolgere quelle attività volte ad assicurare la sicurezza idraulica e le buone condizioni igienico-sanitarie del territorio (migliorandone la qualità) contribuendo in tal modo, non solo, a dare nuovi impulsi alle attività produttive, ma ad incrementare, o preservare, il valore commerciale degli immobili siti nell'ambito consortile.
Ciò premesso, evidenzio che il contributo di bonifica, ritenuto da taluni come «ingiusto» e «infondato giuridicamente», trae origine da una norma di legge (articoli 10 e 17 del Regio decreto n. 215 del 1933) che riconosce ai Consorzi di bonifica di imporre un contributo ai proprietari degli immobili ivi situati (a fronte dei benefici che traggono dall'attività di bonifica) ma soprattutto consente il recupero delle spese sostenute annualmente dai Consorzi per la gestione e la manutenzione delle opere irrigue (ossia impianti di sollevamento, collettori, canali e vasche di accumulo), dalla cui efficienza e funzionalità dipende la sicurezza idraulica dei territori di riferimento.
Al riguardo, vorrei sottolineare che tale principio, mai posto in discussione, rappresenta l'elemento cardine del sistema contributivo consortile, ed è codificato anche nella disposizione dettata dall'articolo 860 del codice civile ai sensi del quale «i proprietari dei beni situati entro il perimetro del comprensorio sono obbligati a contribuire nella spesa necessaria per l'esecuzione, la manutenzione e l'esercizio delle opere in ragione del beneficio che traggono dalla bonifica».
I contributi consortili devono, quindi, essere corrisposti ai Consorzi nella misura congrua determinata dal relativi «Piani di classifica», sulla base dei presupposti richiesti dalla normativa vigente (sostanzialmente: essere proprietario o titolare di altri diritti reali su beni immobili ricadenti nel comprensorio consortile e il godimento di benefici che i relativi beni traggono dalle opere e delle attività svolte dal Consorzio di bonifica).
In particolare, l'entità dei contributi di bonifica e di irrigazione è determinata in ragione del beneficio diretto e indiretto ricavato dalle opere e attività di bonifica, individuato sulla base dei criteri dettati dal piano di classifica, redatto dal Consorzio ed approvato dalla regione territorialmente competente alla vigilanza e al controllo.
Al riguardo, faccio presente che tale principio è stato ribadito anche nell'intesa Stato-Regioni del 18 settembre 2008.
Pertanto, pur consapevole dell'esistenza di alcune realtà consortili che meriterebbero riforme radicali, ritengo che i Consorzi di bonifica, lungi dall'essere enti «dannosi», esprimono in modo autentico il principio di sussidiarietà recepito dalla Costituzione e assolvono, con mezzi all'avanguardia e altissima professionalità, ad una funzione, quella della tutela del territorio, che non può essere improvvisata.
A testimonianza di ciò, vorrei ricordare i recenti eventi alluvionali del Veneto o quelli del dicembre 2009 in Lunigiana, dove solo l'intervento dei Consorzi di bonifica e di modernissime attrezzature, alcune delle quali giunte in modo solidale anche da Consorzi di regioni lontane, ha impedito che i danni ingenti a persone e alle cose, assumessero proporzioni di vera catastrofe.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle Entrate starebbe predisponendo un piano finale di assunzione,

massimo entro giugno 2009, per portare finalmente a termine l'intera graduatoria unificata di ambedue le procedure composta di 2.150 soggetti, parte dei quali, e precisamente 750, nel 2008 sono stati assunti dalla stessa Agenzia delle Entrate. Queste assunzioni, quelle in Agenzia delle Entrate e quelle in Agenzie delle Dogane, erano state autorizzate con copertura di spesa con le norme speciali dei commi 345 e 346 dell'articolo 1 della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008), anche in fini della successiva trasformazione del contratto di formazione e lavoro in contratto a tempo indeterminato dopo un congruo periodo di apprendimento in aula e sul campo e con superamento del relativo esame;
restava da fare la chiamata nelle dogane dei rimanenti 287 (circa 770 già assunti nel 2008) idonei CFL nelle procedure concorsuali 2006 e 2007 bandite dalla Agenzia delle Entrate;
inopinatamente i primi di febbraio 2009 l'amministrazione doganale e le solite organizzazioni sindacali, ad esclusione dell'UGL siglano un accordo ad avviso dell'interrogante assurdo, reperibile sul sito dell'Agenzia dogane, in cui si prevede che dei 287 idonei ne saranno chiamati 60 da destinare alle cosiddette aree calde di Gioia Tauro, Napoli e Taranto, dove si presentano pesanti problemi di condizionamento ambientale da parte della criminalità organizzata;
appare contraddittorio inviare in queste aree di pericolo neo assunti senza un minimo di esperienza e senza alcuna «attrezzatura» professionale. Peraltro trattasi di persone che non sono nemmeno del tutto sicure di vedere trasformato il contratto di formazione in contratto definitivo, e che, comunque, non appartengono, così come non appartiene tutta la categoria dei doganieri nonostante le ambizioni qualche sindacato, al comparto sicurezza;
questo accordo tra Amministrazione Dogane e le organizzazioni sindacali è stato un pessimo accordo che non trova ragioni logiche e che dovrebbe essere sospeso;
parrebbe che l'amministrazione delle dogane, nonostante la copertura finanziaria data dal comma 346 articolo 1 legge finanziaria 2008 e nonostante la copertura di pianta organica (anche a dispetto della norma contrattuale Agenzie fiscali che vede, nel meccanismo giuridico di assunzione, preferire gli interni agli accessi dall'esterno con pubblico concorso, inclusi i concorsi del tipo sostenuto dagli idonei AE, come vuole l'articolo 97 della Costituzione) non intenda procedere, per sue logiche interne, che comunque sarebbe opportuno rendere note per ragioni costituzionali di trasparenza -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti; come intenda procedere per garantire il rispetto di quanto autorizzato dalla Legge finanziaria 2008.
(4-02946)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante ha chiesto chiarimenti in merito alla destinazione, da parte dell'Amministrazione doganale, di circa 60 idonei presenti nelle graduatorie delle procedure concorsuali bandite nel 2006 e nel 2007 dall'Agenzia delle entrate nelle cosiddette aree calde di Gioia Tauro, Napoli e Taranto, dove si presentano pesanti problemi di condizionamento ambientale da parte della criminalità organizzata.
Al riguardo, l'Agenzia delle dogane ha rappresentato quanto segue.

La legge finanziaria per l'anno 2008 - articolo 1, comma 346, Legge 24 dicembre 2007, n. 244 - ha autorizzato l'Agenzia delle dogane ad effettuare assunzioni di personale risultato idoneo in procedure selettive già espletate dalla stessa o dall'Agenzia delle entrate.
In particolare, la suddetta disposizione di legge ha previsto la stipula di contratti di formazione e lavoro anche in deroga all'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come sostituito dall'articolo 3, comma 79 della medesima legge finanziaria per il 2008.

Per effettuare tali assunzioni, la legge finanziaria per il 2008 ha messo a disposizione finanziamenti per il triennio 2008-2010, da utilizzare entro limiti prestabiliti anno per anno.
Ai fini del pieno e corretto utilizzo di tali finanziamenti, l'Agenzia delle dogane ha stilato nel 2008 il proprio piano triennale delle assunzioni, cui fanno riferimento anche i programmi di acquisizione delle risorse definiti nell'ambito delle convenzioni con il Ministro dell'economia e delle finanze.
In coerenza con tali programmi, l'Agenzia ha effettuato, nel corso del 2008, tutte le assunzioni degli idonei presenti nelle proprie graduatorie (tramite stipula di contratti di formazione e lavoro per professionalità della terza area, fascia retributiva F1, appartenenti ai seguenti profili: collaboratore tributario, collaboratore statistico, programmatore di sistema e chimico).
Tutte le assegnazioni di detti idonei sono avvenute nelle regioni nelle quali tali candidati si erano classificati idonei, fatta eccezione per l'assunzione dei chimici. Questi ultimi, infatti, sono stati assegnati non solo alle direzioni regionali dell'Agenzia delle dogane originariamente previste dal bando di concorso (tranne la direzione regionale per la Sardegna), ma anche alle direzioni regionali per la Toscana e per la Liguria, al fine di potenziare tutti i laboratori chimici dell'Agenzia delle dogane.
L'Agenzia delle dogane ha provveduto, poi, sempre nell'anno 2008, ad acquisire anche gran parte degli idonei presenti nelle graduatorie redatte dall'Agenzia delle entrate.

A tal fine, sono state effettuate le analisi utili a verificare la compatibilità tra la distribuzione territoriale di detti idonei (così come risultante dalle graduatorie dell'Agenzia delle entrate) e le esigenze organizzative e di servizio dell'Agenzia delle dogane.
Ne è risultata l'ipotesi di distribuzione territoriale inserita nel piano delle assunzioni stilato per il triennio 2008-2010. Di detto piano l'Agenzia delle dogane ha provveduto a dar notizia a tutte le strutture della stessa nel mese di giugno 2008, nonché all'utenza esterna con comunicato n. 2727 del 20 giugno 2008 inserito nel sito internet dell'Agenzia. La distribuzione territoriale programmata ha rispettato pressoché integralmente quella rinvenibile nelle graduatorie regionali dell'Agenzia delle entrate. Solo in pochi casi si è dovuto prevedere la redistribuzione di risorse destinate a regioni meno carenti di personale (Piemonte, Valle d'Aosta e Lombardia che contava un elevatissimo numero di idonei) verso la Liguria la cui situazione di criticità non sarebbe stata sanata dall'afflusso dei pochi idonei presenti nelle relative graduatorie regionali dell'Agenzia delle entrate.
Successivamente, a fine 2008, le gravi difficoltà operative registrate nelle regioni Puglia, Calabria e Campania - originariamente non comprese nel piano delle assunzioni redatto per gli idonei entrate - hanno imposto l'individuazione, in tempi brevi, di soluzioni gestionali adeguate e la conseguente adozione di iniziative di carattere straordinario. Si è ritenuto, quindi, di modificare il progetto formativo approvato per l'assunzione con contratto di formazione e lavoro, della salute degli idonei all'Agenzia delle entrate in data 29 luglio 2008 dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, in modo da destinare alle tre menzionate regioni del sud alcune unita originariamente assegnate a regioni del nord (Lombardia e Veneto) che avevano già perfezionato numerose assunzioni e tale ipotesi di modifica è stata approvata dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali in data 19 gennaio 2009. Nel rispetto della mutata distribuzione territoriale sono stati stipulati nuovi contratti di formazione e lavoro nel mese di marzo 2009.
L'Agenzia delle dogane ha riferito, inoltre, a proposito delle affermazioni dell'interrogante in merito all'accordo siglato tra l'amministrazione doganale ed i sindacati ad inizio febbraio 2009 che, in realtà, non è stato siglato alcun accordo. Piuttosto è accaduto che le azioni poste in essere dalla medesima Agenzia nei primi tre mesi dell'anno 2009 per far fronte alle descritte difficoltà operative registrate nelle regioni meridionali abbiano trovato il consenso e il plauso delle organizzazioni sindacali che, in diverse circostanze ed a vario titolo, hanno espresso apprezzamento per la tempestività

e l'incisività delle iniziative realizzate dall'Agenzia stessa.
Quanto alle nuove professionalità assunte con contratto di formazione e lavoro in alcune «aree calde» del meridione, l'Agenzia delle dogane ha evidenziato che si tratta di unità di personale ovviamente destinatarie di tutte le opportune iniziative di formazione e di affiancamento e, per quanto a conoscenza della stessa, l'impiego di dette risorse nelle strutture caratterizzate da maggiori criticità operative sta consentendo di raggiungere livelli di produttività più che soddisfacenti, senza che siano stati registrati problemi particolari di adattamento.
Infine, l'Agenzia delle dogane ha precisato che, nel corso dell'anno 2009, è stata completata l'acquisizione di idonei presenti nelle graduatorie formate dall'Agenzia delle entrate, ultimando il piano di assunzioni previsto per il triennio 2008-2010 con un anno di anticipo rispetto alle previsioni del legislatore.
A decorrere dal 15 settembre 2009, inoltre, è stata avviata l'azione di conversione dei contratti di formazione e lavoro in rapporti di lavoro a tempo indeterminato degli idonei assunti in applicazione dell'articolo 1 comma 346 della legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria per il 2008).
In particolare, in data 15 aprile 2010, l'Agenzia ha provveduto a convertire - in presenza dei requisiti previsti (ovvero un anno di effettivo servizio e una valutazione favorevole) - i contratti di formazione e lavoro stipulati il 30 marzo 2009 con gli idonei destinati alle regioni Puglia, Calabria e Campania in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.

CALEARO CIMAN. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in «Magnifica di Alitalia», era partito nel novembre 2009 il progetto, coordinato da Buonitalia, che portava sui voli intercontinentali i menù regionali italiani e i vini selezionati tra le migliori cantine d'Italia, con l'utilizzo di materiali come le porcellane, le posate e i bicchieri di Ginori, le tovaglie, le coperte e i cuscini firmati da Frette, le trousse di comfort dalla griffe milanese Culti;
il progetto in questione era stato lanciato dall'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, con uno stanziamento di circa sei milioni di euro;
la critica enogastronomica Faith Willinger aveva celebrato sul mensile americano The Atlantic la cucina di bordo in Magnifica Alitalia, con i nuovi menù regionali affermando «Il segreto di mangiar bene in aereo è volare Alitalia»;
il Ministro interrogato, ha deciso recentemente di sospendere il progetto, affermando che in tempi di austerity non sono permesse le sponsorizzazioni e rivelando «Sei milioni di euro per quel progetto mi sembrano eccessivi. E un fatto etico. Le colazioni a bordo di Alitalia saranno pure straordinarie, i vini anche, ma la domanda è: che c'entro io come ministro dello Stato con tutto questo?»;
in seguito a ciò, Alitalia ha invece affermato di voler portare avanti l'iniziativa «al fine di continuare a far conoscere all'estero le nostre eccellenze»;
la cucina italiana, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, rappresenta una delle punte di diamante della nostra immagine all'estero. In un periodo di crisi come questo, il sostegno alle imprese italiane del settore è avvertito come una necessità non procrastinabile, in grado di generare un indotto non indifferente -:
se il Ministro competente non ritenga di valutare l'eventualità di ripristinare il sostegno pubblico ad un progetto che ha il merito di promuovere la cucina italiana, una delle eccellenze del nostro Paese, all'estero consentendo un ritorno sia in termini di immagine che in termini economici per le aziende coinvolte.
(4-08627)

Risposta. - L'interrogazione in esame concerne il sostegno al progetto Magnifica di Alitalia consistente nel servire, sui voli intercontinentali, menù regionali italiani utilizzando stoviglie e relativi accessori prodotti da note aziende italiane.
Al riguardo faccio presente che Buonitalia Spa, organismo del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che ha il compito di promuovere il made in Italy agroalimentare nei mercati internazionali, ha stralciato la prosecuzione del citato progetto dal pertinente piano delle attività.
Tale decisione è scaturita a seguito della valutazione dei risultati raggiunti e dalla necessità di ridefinire i criteri e gli strumenti di intervento, anche in relazione al rapporto costi/benefici degli investimenti pubblici.
Tuttavia, considerata la valenza strategica assunta dai grandi mezzi di comunicazione e di trasporto per la valorizzazione dei nostri prodotti agroalimentari, ritengo che tale aspetto sarà attentamente considerato nella programmazione futura delle attività di Buonitalia.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento di macellazione di suini Ghinzelli, localizzato a Viadana (Mantova), sta vivendo una situazione drammatica in quanto da circa quattro mesi è in regime di commissariamento a seguito di decisione del tribunale;
tale situazione è derivata da gravi irregolarità gestionali e da uno stato di grave difficoltà nell'ambito del mercato della macellazione suina;
appare che lo stato di grave difficoltà del settore della macellazione suina dipenda anche dal «fiorire» di fenomeni che affondano le loro radici nella illegalità;
in ragione dei punti di cui sopra, i soci del macello Ghinzelli stanno prefigurando uno scenario drammatico per i 159 dipendenti paventando la richiesta di mobilità;
se così dovesse essere, i destini di questi lavoratori e delle loro famiglie sarebbe irrimediabilmente segnato in negativo -:
se il Ministro sia a conoscenza del fatto che il settore della macellazione suina potrebbe essere «drogato» da fenomeni di illegalità e, se sì, quali provvedimenti siano stati adottati, o si intenda adottare, per combattere tali fenomeni e restituire la macellazione suina alla assoluta legalità;
se il Governo intenda decretare lo stato di crisi del settore;
se si intenda convocare urgentemente le parti, costituendo un tavolo negoziale che abbia l'obiettivo di garantire la continuità produttiva.
(4-10797)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto faccio presente che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali allo stato attuale, non ha ricevuto segnalazioni ufficiali da parte degli organi giudiziari in merito alla vicenda in questione.
Tuttavia, per quanto attiene la situazione specifica del macello in oggetto, dei dipendenti coinvolti e della filiera ad esso legata, evidenzio che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, come già avvenuto per altri casi di crisi, è a disposizione per partecipare a un tavolo congiunto con i competenti misteri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali.
Per quanto riguarda i citati fenomeni d'illegalità, qualora riscontrati dalla mia Amministrazione attraverso gli organi competenti, sottolineo che sarà nostra cura adottare i provvedimenti conseguenti nei confronti delle eventuali iniziative che vedono coinvolto il soggetto di cui all'interrogazione in esame.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
le più recenti disposizioni in materia di trasparenza hanno imposto alle diverse amministrazioni l'obbligo di rendere pubblici gli emolumenti percepiti in relazione al rapporto di impiego o all'incarico rivestito;
tale obbligo dovrebbe essere rispettato a cominciare dai più prestigiosi incarichi esistenti, tra i quali vanno sicuramente annoverati quelli di capo della Polizia, direttore del Dipartimento informazioni per la sicurezza (D.I.S.), direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna (A.I.S.I.), direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (A.I.S.E.), comandante generale dell'arma dei carabinieri, comandante generale della Guardia di finanza, Capo di Stato maggiore dell'esercito, Capo del Dipartimento della protezione civile -:
se risultino pubblicati i dati relativi agli emolumenti percepiti per gli incarichi indicati e, in caso affermativo, dove e, comunque, quali risultino essere, per il 2009 e per il 2010, con riferimento a ciascuno di essi.
(4-10063)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione alcuni chiarimenti in merito alla pubblicazione, da parte delle amministrazioni pubbliche, degli emolumenti percepiti in relazione al rapporto di impiego o all'incarico rivestito dei propri dipendenti, si rappresenta quanto segue.
La legge 18 giugno 2009, n. 69, recante «Disposizioni per lo sviluppo economico la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile», contiene, tra gli altri provvedimenti, il piano industriale della pubblica amministrazione. Le disposizioni del Capo III, in particolare, introducono norme volte a favorire l'efficienza e la trasparenza dell'azione amministrativa e l'eliminazione degli sprechi attraverso misure che riguardano anche la pubblicità dei dati relativi alla dirigenza pubblica e ai tassi di assenza e di maggiore presenza del personale.
In particolare, l'articolo 21, comma 1, di tale provvedimento, in attuazione dei principi di trasparenza e di buona amministrazione, prevede che ciascuna delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ha l'obbligo di pubblicare nel proprio sito Internet le retribuzioni annuali, i curricula vitae, gli indirizzi di posta elettronica e i numeri telefonici ad uso professionale dei dirigenti e dei segretari comunali e provinciali nonché di rendere pubblici, con lo stesso mezzo, i tassi di assenza e di maggiore presenza del personale distinti per uffici di livello dirigenziale.
Al fine di rendere concretamente operante quanto previsto dal legislatore, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ha improntato la sua azione di governo alla massima pubblicità e trasparenza, dando avvio alla cosiddetta «operazione trasparenza» e rafforzando i poteri di monitoraggio e controllo in materia.
Tale iniziativa ha consentito di pubblicare gli incarichi di consulenza e collaborazione esterna, i dati riguardanti gli incarichi retribuiti conferiti ai dipendenti della pubblica amministrazione, le retribuzioni dei dirigenti nonché i dati concernenti i distacchi, le aspettative e i permessi per funzioni pubbliche elettive.
Successivamente, con la legge 4 novembre 2010, n. 183, è stato introdotto il comma 1-bis al sopra menzionato articolo 21, prevedendo che le amministrazioni pubbliche debbano anche comunicare i suddetti dati, secondo i criteri individuati dalle circolari n. 3 del 2004 e n. 5 del 2009 del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, alla Presidenza ciel Consiglio dei Ministri-Dipartimento della funzione pubblica, che provvede a pubblicarli sul proprio sito istituzionale.
Infine, per completezza, si segnala l'articolo 11 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, in materia di ottimizzazione del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, che, al comma 8, impone ad ogni amministrazione

l'obbligo di adibire una apposita sezione del sito Internet istituzionale alla pubblicazione, tra gli altri, dei documenti e delle informazioni relative al Programma per la trasparenza, alla premialità e agli incarichi conferiti dalle amministrazioni. In particolare, le lettere, f) e g) dello stesso comma prevedono la pubblicazione dei dati curriculari e retributivi dei dirigenti. Tale previsione si aggiunge e arricchisce di nuovi contenuti quella già prevista dall'articolo 21 della sopra citata legge n. 69 del 2009. Difatti, a differenza di quest'ultima disposizione, le cui prescrizioni sono dirette per esplicita previsione, a tutte le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, il decreto legislativo n. 150 del 2009 non si applica direttamente alla Presidenza del Consiglio dei ministri. In attuazione dell'articolo 2, comma 5, della legge n. 15 del 2009, infatti, l'articolo 74, comma 3, del decreto legislativo n. 150 del 2009 prevede che con l'adozione di uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri siano determinati limiti e modalità di applicazione delle disposizioni alla Presidenza del Consiglio dei ministri e che, fino all'entrata in vigore di ciascuno di tali provvedimenti, alla stessa si continui ad applicare la normativa previgente. Ad oggi, pertanto, la Presidenza del Consiglio dei ministri resta soggetta al solo obbligo previsto dall'articolo 21, comma 1, della legge n. 69 del 2009 e ad essa non è applicabile il regime sanzionatorio di cui al comma 9 dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 150 del 2009 (In caso (...) di mancato assolvimento degli obblighi di pubblicazione di cui ai, commi 5 e 8 è fatto divieto di erogazione della retribuzione di risultato ai dirigenti preposti agli uffici coinvolti).
Per quanto concerete gli incarichi a cui fa riferimento l'interrogante, occorre innanzitutto rilevare come gli stessi siano esclusi dall'obbligo di cui al menzionato articolo 21 in quanto riguardano principalmente personale militare o prefettizio in regime di diritto pubblico ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Ci si riferisce al Capo della polizia. al Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, al Comandante generale della guardia di finanza e al Capo di stato maggiore dell'esercito.

Per quanto riguarda, invece, il Capo della protezione civile, il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, il Direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna e il Direttore dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna, in quanto titolari di uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri, sono sottoposti all'obbligo della pubblicazione di cui si discute (ma non, come sopra detto, il regime sanzionatorio di cui al comma 9 dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 150 del 2009).
La mancata pubblicazione dei dati relativi agli emolumenti percepiti dai titolari di questi ultimi incarichi, quindi, può essere attribuita alla circostanza che, al momento attuale, gli stessi sono ricoperti, tutti, da personale militare o appartenente alla carriera prefettizia.
Pertanto, sebbene tale personale sia sottratto a causa del proprio status giuridico all'obbligo di cui al citato articolo 21, a seguito di «operazione trasparenza» e ai fini di una proficua attività di collaborazione istituzionale, questo Dipartimento ha ritenuto opportuno chiarire sia con circolare n. 1 del 2010 sia attraverso le Faq (frequently asked questions) esplicative della normativa e delle circolari in argomento che come titolari di incarichi dirigenziali anche tali funzionari sono tenuti alla pubblicazione del curriculum vitae e della retribuzione annua lorda sul sito istituzionale della propria amministrazione.
In ossequio a tale interpretazione della norma, infatti, il personale appartenente alla carriera diplomatica titolare di struttura dirigenziale, pur non essendo tenuto, formalmente, al rispetto dell'obbligo suddetto, ha provveduto ciononostante a pubblicare sul proprio sito istituzionale i dati richiesti dalla normativa in argomento.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 16 novembre 2010 il portale www.Grnet.it (portale di informazione indipendente per il comparto sicurezza e difesa) pubblica un articolo dal titolo «Afghanistan: morire ma con la branda in ordine»;
l'articolo riporta la storia di un soldato reduce dalla missione in Afghanistan. Il caporale in questione, mentre si trovava in missione in Afghanistan, a Farah, ha subito una punizione perché la sua branda era in disordine. La più solenne delle punizioni, la «consegna di rigore» che quasi sicuramente gli rovinerà le note caratteristiche e gli avanzamenti di carriera;
nella lettera datata 29 luglio 2010 con oggetto «illecito disciplinare avente rilevanza interna» viene inflitta al caporale la «sanzione di giorni 7 di Consegna di Rigore». Nella motivazione si fa riferimento ad un «normale controllo espletato alle tende adibite ad alloggi del personale di servizio presso la Task Force South in Farah (Afghanistan) durante il quale una di queste veniva trovata in un grave stato di disordine»;
nella lettera firmata dal comandante della task force «South» si parla, altresì, di «pessimo esempio» nei confronti dei subalterni e «mancanza di iniziativa e scarso senso di responsabilità»;
il caporale al suo ritorno in patria ha presentato ricorso contro il provvedimento;
il portale GrNet commenta: «Facciamo davvero fatica ad immaginare quale sia il nesso tra una branda in disordine, magari lasciata in quello stato per guadagnare qualche minuto in più di sonno, e il "senso di responsabilità" del Caporale»;
la missione in Afghanistan, dopo nove anni, vede mutare profondamente lo scenario in termini politici, di sicurezza, di avversità e di raggiungimento degli obiettivi che hanno spinto l'Italia a dare il proprio contributo, mettendo a rischio, ad avviso dell'interrogante, più del dovuto e più del necessario le migliaia di militari impiegati, che devono subire quotidianamente decisioni politiche e strategiche di notevole rilevanza senza adeguate informazioni sulle motivazioni;
l'episodio va valutato alla luce della legge 11 luglio 1978, n. 382 «Norme di principio sulla disciplina militare», con particolare riferimento ai criteri definiti per i procedimenti disciplinari all'articolo 15 della citata legge;
va tenuto conto inoltre del clima nel quale i militari devono operare nei territori in Afghanistan, ove si assiste a quotidiani attacchi, attentati, kamikaze, bombe e decessi di vittime civili, bambini, donne, operatori umanitari, in costante aumento -:
se il Governo intenda verificare, controllare e monitorare lo stato nel quale operano i militari di ogni ordine e grado impegnati nei territori in Afghanistan, affinché si accerti la congruità di un provvedimento che all'interrogante appare sproporzionato e che si consuma all'interno di un contesto di guerra, tanto da apparire un atto ritorsivo, piuttosto che sanzionare un comportamento non consono da parte del militare che ci si augura non rappresenti la punta di un iceberg di un malessere ben più ampio e profondo.
(4-09580)

Risposta. - Riferisco in merito alle questioni poste dall'interrogante sulla base degli elementi acquisiti dai Comandi competenti.
Preliminarmente appare opportuno rammentare quelle che sono le caratteristiche del teatro operativo afgano, contraddistinto da una critica situazione igienico-sanitaria nonché le disagiate condizioni di vita e operative del personale che possono comportare rischi per la salute dovuti principalmente alle malattie da freddo, calore ed infettive.
In questo contesto, da parte dei Comandi militari ad ogni livello, in Patria e

non, viene svolta un'intensa campagna informativa volta a enfatizzare l'importanza del rispetto delle norme igienico-sanitarie ed in particolare delle misure da osservare per la cura degli effetti personali (posto letto, equipaggiamento, vestiario, eccetera) che costituiscono un importante presidio di prevenzione contro le patologie infettivo-parassitarie in un contesto, come già ricordato, in cui il rischio dello sviluppo e della diffusione di tali malattie è maggiore rispetto agli standard vigenti in Madrepatria.
Tutto ciò si è, peraltro, da tempo concretizzato anche in apposite direttive emanate dalla sanità militare contenenti specifiche norme igieniche, comportamentali e di educazione sanitaria.

In tale quadro, in occasione di un controllo periodico effettuato alle tende adibite ad alloggi del personale di servizio, presso la Task Force South in Farah (Afghanistan), è emerso che alcune di esse, tra cui quella occupata dal Caporal Maggiore Capo cui si riferisce l'interrogante, versavano in un grave stato di disordine e in situazioni igienico-sanitarie critiche, in aperta violazione delle norme e delle disposizioni impartite dal Comandante del reparto che, a più riprese, aveva sensibilizzato il personale dipendente.
Ciò, anche in ragione di alcuni episodi virali gastroenterici, non riconducibili - sulla base delle valutazioni del dirigente del servizio sanitario della Task Force - alla confezione/distribuzione del vitto con ovvie ed evidenti conseguenze.
Per tale motivo, è stato correttamente ritenuto necessario incrementare l'attività di verifica nell'ambito igienico-sanitario, sia per tutelare la salute del personale militare, sia per mantenere elevato il livello operativo della Task Force.
A seguito di quanto riscontrato in sede di un controllo periodico nella tenda del volontario di truppa in parola, che risultava essere il più anziano tra coloro che vi alloggiavano, lo scorso 14 luglio 2010, veniva instaurato a carico dello stesso un procedimento disciplinare per una mancanza ritenuta passibile di consegna di rigore, nominando, al contempo, apposita commissione consultiva e il difensore del militare; successivamente, in data 29 luglio 2010, al termine del relativo procedimento, venivano irrogati al militare 7 giorni di consegna di rigore con la seguente motivazione: «Doveri attinenti al grado, iniziativa, senso di responsabilità, dignità e decoro, tenuta dei materiali. In particolare, in data 1° luglio 2010 alle ore 15,00 circa, durante un normale controllo espletato alle tende adibite ad alloggi, del personale in servizio presso la Task Force South in Farah (Afghanistan), una di queste veniva trovata in un grave stato di disordine. Nonostante le ripetute esortazioni effettuate in materia di ordine e pulizia, dall'ispezione emergeva che il posto branda del Volontario, era in totale disordine a discapito dell'igiene personale e dello stato di conservazione dei materiali a Lui in dotazione, malgrado lo stesso fosse il più elevato in grado tra i commilitoni conviventi nella medesima tenda. Con tale comportamento, il Volontario si poneva come un pessimo esempio per questi ultimi, trascurando di conseguenza l'azione di controllo, doverosa nei confronti dei subalterni, dimostrando così mancanza di iniziativa e scarso senso responsabilità».
Al riguardo, va evidenziato che nel corso del procedimento:
il Caporale Maggiore Capo ammetteva le motivazioni contestate e riconosceva di non essere stato di buon esempio per i propri commilitoni conviventi nella stessa tenda e di aver compreso la gravità dei fatti commessi, rappresentando, comunque, la propria buona fede;
il militare difensore riconosceva la gravità delle mancanze commesse dal suo assistito riconducendo, comunque, il suo comportamento a un caso di occasionale superficialità;
la commissione consultiva riconosceva la gravità delle mancanze imputate al militare ed esprimeva giudizio favorevole all'irrogazione della consegna di rigore.

A margine, si evidenzia che l'interessato:
ha dichiarato per iscritto, dopo la contestazione degli addebiti, di non voler

presentare documentazione e/o memorie difensive a sua discolpa, rinunciando alla fruizione dei 10 giorni di tempo previsti per produzione di memorie scritte o documenti in sua difesa;
non ha presentato alcun ricorso gerarchico nei termini previsti.

Sulla base di quanto rappresentato, posso rassicurare l'interrogante che la procedura seguita per l'instaurazione del procedimento disciplinare appare pienamente legittima e che il provvedimento adottato, consistito in una sanzione disciplinare di corpo, è avvenuta nel pieno rispetto della normativa vigente (articolo 1399 del decreto legislativo n. 66 del 2010 «Procedure per infliggere la consegna di rigore» e articolo 751 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010 «Comportamenti che possono essere puniti con la consegna di rigore»).
Nello specifico:

è stato garantito l'esercizio del diritto di difesa;
sono stati nominati la commissione consultiva e il militare difensore;
l'entità della sanzione disciplinare è naturale conseguenza di una violazione dei doveri attinenti al grado, fattispecie espressamente prevista tra i comportamenti che possono essere puniti con la consegna di rigore.

È il caso, infine, di soggiungere che resta impregiudicata la possibilità per il militare di presentare, in qualunque tempo, istanza scritta tendente ad ottenere il riesame della sanzione disciplinare inflittagli a mente dell'articolo 1365 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 «Codice dell'ordinamento militare».
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono state approvate dal Parlamento europeo la risoluzione del 24 aprile 2009 e la dichiarazione scritta il 25 novembre 2010 a proposito del Campo Ashraf, dove risiedono 3.400 dissidenti iraniani, tra cui 1.000 donne, come «persone protette» ai sensi della IV convenzione di Ginevra;
sentenze delle corti del Regno Unito e dell'Unione europea a favore dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI), hanno imposto la sua cancellazione dalle liste dei gruppi terroristici nel 2008 nel Regno Unito e nel 2009 nell'Unione europea;
3.500 membri di parlamenti su entrambe le sponde dell'Atlantico hanno firmato una dichiarazione a sostegno dei residenti di Campo Ashraf, sottolineando l'imperativo di fornire e garantire la tutela dei residenti da parte delle forze delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti;
le risoluzioni 704 e 1431 del Congresso degli Stati Uniti hanno deliberato la tutela dei residenti di Ashraf e la cancellazione dell'Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano dalla lista nera USA;
fonti accertate hanno confermato che familiari dei residenti di Campo Ashraf sono stati arrestati e condannati a morte dal regime iraniano;
il Governo iracheno ha attuato un disumano assedio su Ashraf, e da quando i reparti statunitensi e gli osservatori dell'ONU hanno lasciato il Campo, le pressioni sono aumentate fino a commettere violente aggressioni, impedire l'accesso a farmaci e cure mediche appropriate e lanciare una guerra psicologica contro i residenti con l'uso di 140 altoparlanti;
tali restrizioni, pressioni e violenze sono imposte contro Ashraf utilizzando il pretesto dell'inserimento dell'OMPI nella lista nera degli Stati Uniti;

la pronuncia della Corte d'appello degli Stati Uniti per il distretto di Columbia, del luglio 2010, in favore dell'OMPI, ha ordinato al dipartimento di Stato di rivedere la propria decisione di mantenerla nella «lista nera» -:
se il Governo intenda assumere iniziative diplomatiche nei confronti del Governo degli Stati Uniti diretti a rimuovere, come hanno fatto l'Unione europea e il Regno Unito, l'OMPI dalla sua «lista nera», e garantire la protezione dei residenti di Ashraf;
se il Governo intenda assumere le misure necessarie perché l'ONU assicuri un adeguato monitoraggio della situazione del campo e il rispetto dei diritti umani dei suoi residenti secondo le convenzioni internazionali.
(4-09985)

Risposta. - Secondo la definizione del Governo degli Stati Uniti, i «Mojahedin del Popolo Iraniano» (Ompi meglio nota con le sigle Mko e Mek) sono una organizzazione terroristica la cui ideologia coniuga islamismo radicale e marxismo, responsabile di attentati mortali contro cittadini americani in Iran prima del '79, che ha attivamente partecipato alla rivoluzione khomeinista e si è successivamente posta al servizio del regime di Saddam Hussein. Per questo l'OMPI resta nella lista delle organizzazioni considerate terroristiche dagli Stati Uniti, decisione peraltro riconfermata dal Dipartimento di Stato lo scorso 4 novembre 2010.
È pur vero che dal 2003, e solo dopo l'intervento in Iraq delle forze della coalizione internazionale, i vertici dei Mojahedin hanno annunciato l'abbandono della violenza quale strumento di lotta politica e tendono ora a presentarsi con la sigla «Consiglio nazionale della resistenza dell'Iran» (Cnri, sigla anglofona Ncri) o come «opposizione iraniana». La realtà e che l'organizzazione ha ormai scarsissimo seguito in Iran, e non soltanto per la dura persecuzione operata nei suoi confronti dal regime di Teheran, quanto per il discredito derivante dall'aver combattuto al fianco dell'esercito iracheno nella Guerra del 1980-88 e per la lunga campagna di terrore indiscriminato scatenata negli anni 80 quando, dopo il rovesciamento dello Scià, entrò in rotta di collisione con il nascente movimento khomeinista.
La strategia terroristica dei Mojahedin emerse chiaramente sin negli anni '70, quando si resero responsabili dell'omicidio di personale militare e civile statunitense in missione in Iran e sostenne l'aggressione all'Ambasciata nel 1979. Nel 1981 organizzarono la strage dell'Otto di Tir (28 giugno) nella sede del Partito Repubblicano Islamico, nella quale restarono uccise oltre settanta persone tra i quali il Capo del sistema giudiziario Ayatollah Beheshti. Due mesi più tardi colpirono a morte con un'altro ordigno esplosivo il Presidente della Repubblica islamica Rajai e il Primo Ministro Javad Bahonar. Nel 1991, una volta conclusa la guerra con l'Iran, l'Ompi venne impiegato dal regime di Saddam per reprimere le rivolte degli sciiti iracheni nel sud del Paese e dei curdi nel nord. Nell'aprile del 1992 l'organizzazione condusse una serie di attentati quasi simultanei ad Ambasciate e istituzioni iraniane in 13 Paesi.
Nel 1999 uccise il Vice Capo di Stato maggiore delle Forze armate. Nel febbraio del 2000 diede il via all'operazione «Grande Bahman», realizzando dozzine di attacchi contro l'Iran e continuando anche nel 2001 a colpire nei pressi del confine con l'Iraq le forze di polizia e militari iraniane con colpi di mortaio e raid. Solo dopo il bombardamento aereo delle basi dei Mojahedin durante l'Operazione Iraqi Freedom, nel maggio del 2003, organizzazione depose le armi.
Da quel momento il leader carismatico dell'Ompi, Massoud Rajavi - legato a innegabili rapporti personali con Saddam Hussein - ha fatto perdere ogni traccia di sé, affidando la direzione dell'organizzazione (che è tra l'altro sospettata di continuare ad esercitare un pesante controllo di tipo settario sulla vita privata dei suoi affiliati) alla seconda moglie Maryam. Al nome della prima moglie, uccisa dal regime iraniano, e riferita la denominazione di «Camp Ashraf», l'ex quartier generale delle forze militari dei Mojahedin che oggi funge da

campo profughi in Iraq, a nord-est della città di Khalis, a circa 60 chilometri da Baghdad e 120 dalla frontiera con l'Iran.
Da quanto precede si evince l'evidente inopportunità per qualsiasi entità democratica contraria per principio all'uso della violenza in politica non soltanto di sostenere la causa, ma persino di intrattenere contatti di qualsiasi tipo con la leadership politica dell'Ompi Se risponde al vero che l'organizzazione è riuscita ad ottenere per via giudiziaria nel 2009 l'esclusione dalla lista delle organizzazioni ritenute terroristiche dall'Unione europea, ciò è avvenuto soltanto perché essa non ha mai riportato condanne per attività violente sul territorio dei Paesi membri (nonostante sia stata più volte oggetto di indagini condotte dalla magistratura francese e britannica) e comunque a tale decisione si sono opposti fino all'ultimo i principali Governi dell'Unione europea, tra cui quello italiano.
Inoltre, a causa della diffusa impopolarità in Iran (dove persino i più accesi dissidenti anti-regime nutrono ostilità nei confronti di una organizzazione che ha attivamente partecipato alla Rivoluzione del 1979), il sostegno internazionale ai Mojahedin non arreca alcun danno al regime di Teheran, le cui componenti più oltranziste hanno, al contrario, facile gioco nello strumentalizzare ogni contatto con tale organizzazione per accusare i Governi occidentali di ipocrisia e «doppi standard» nella lotta al terrorismo e bloccare così ogni ipotesi di ripresa del dialogo con l'Unione europea nel delicato settore della tutela dei diritti umani.
Tali considerazioni riguardanti la storia dell'Ompi non precludono ovviamente l'attivo impegno del Governo italiano affinché vengano tutelati i diritti umani dei circa tremila cittadini iraniani affiliati all'organizzazione - la maggior parte dei quali non si è probabilmente macchiata di fatti di sangue - che tutt'ora vivono come profughi all'interno di «Camp Ashraf».
Nel giugno del 2003 le forze armate statunitensi, dopo essere state costrette ad usare la forza per disarmare i Mojahedin, riconobbero alle persone residenti ad Ashraf lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra, mentre il Campo rimase presidiato per prevenire ritorsioni militari da parte iraniana o irachena. Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha confermato tale status, dichiarando che i residenti di «Camp Ashraf» non devono essere deportati, espulsi o rimpatriati contro la loro volontà. Dal 2005 a oggi alcune centinaia di Mojahedin hanno volontariamente accettato l'offerta del Governo iraniano - estesa a tutti i residenti del campo con l'eccezione della leadership e dei responsabili di atti terroristici - di rientrare in Patria senza subire conseguenze (rinnegando la loro affiliazione all'Ompi) e in effetti non si ha notizia di misure coercitive sinora assunte dal regime di Teheran nei confronti dei Mojaheddin così rimpatriati.
Dal 1o gennaio 2009, dopo il ritiro delle truppe statunitensi, il Governo iracheno ha assunto formalmente il controllo di «Camp Ashraf», limitandosi in realtà a presidiarne il perimetro esterno. Nel luglio del 2009 un isolato tentativo di insediare un posto di polizia all'interno del campo ha dato vita a violenti scontri che hanno provocato otto morti tra occupanti e forze dell'ordine e 36 arresti, revocati dopo alcuni mesi.
Il Governo italiano, insieme all'Unione europea e alla comunità internazionale, ha fin da subito invitato il Governo di Baghdad alla moderazione e ad agire con il dovuto rispetto dei diritti umani, pur riconoscendogli il diritto-dovere a ristabilire la legalità.
Sulla base di questo approccio, l'Italia ha appoggiato e partecipato, tramite l'Ambasciata a Baghdad, alle iniziative di Unami (United nations assistance mission to Iraq) volte a monitorare con visite settimanali, insieme a Unhcr e Ocha, le condizioni di vita all'interno del campo.
Inoltre, in occasione della Prima riunione della Commissione mista Italia-Iraq, tenutasi a Roma nel dicembre 2009, il Ministro degli affari esteri Franco Frattini ha sollevato il tema con il Ministro degli esteri iracheno Zebari - recentemente riconfermato nel nuovo Governo Maliki - ricevendo la rassicurazione che le legittime azioni di esercizio della sovranità da parte di Baghdad si sono svolte e si svolgeranno

nel rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali. Queste rassicurazioni hanno poi trovato conferma nella disponibilità del Governo iracheno a rendere possibile ogni visita del campo che le Agenzie Onu e le Ambasciate accreditate a Baghdad abbiano sinora compiuto.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il presidente dell'Assemblea Generale ONU Joseph Deiss, in una recente conferenza stampa a New York, ha detto di sperare che «negoziati reali» possano essere almeno avviati quest'anno sul processo, ormai in corso da due anni, di ampliamento dei Consiglio di Sicurezza, adattandolo così all'attuale numero di membri dell'Organizzazione;
il Consiglio fu allargato per l'ultima volta nel 1965, quando i suoi membri furono aumentati da undici, compresi i cinque membri permanenti - Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti - a quindici, su un totale, all'epoca, di 118 Stati membri. Oggi l'ONU ha 192 membri, ma i tentativi compiuti negli ultimi diciotto anni di allargare il Consiglio si sono arenati sulla discussione di quanti seggi addizionali avrebbero dovuto essere creati, se ce ne dovessero essere di permanenti, e quali Paesi dovessero godere del potere di veto. Al momento, i dieci membri non permanenti sono eletti per un mandato di due anni e non detengono potere di veto;
«la situazione al momento è abbastanza complessa e spero che durante quest'anno saremo almeno in grado di iniziare dei veri negoziati», ha dichiarato Deiss in una conferenza al quartiere generale ONU a New York. Egli ha anche ricordato che l'Ambasciatore afgano Zahir Tanin, coordinatore dei negoziati sulla riforma del Consiglio, ha presentato il mese scorso un rapporto che riassumeva tutte le posizioni dei vari Stati Membri, e presenterà un nuovo resoconto il prossimo marzo, in cui includerà i nuovi input ricevuti;
il cosiddetto gruppo dei quattro - Germania, Brasile, India e Giappone - sono stati considerati come potenziali nuovi membri permanenti, mentre l'Africa chiede anche che due dei suoi Paesi possano esserlo;
le decisioni degli attuali quindici membri del Consiglio sono vincolanti, quelle dei 192 membri dell'Assemblea Generale non lo sono, e pertanto molti membri hanno anche richiesto che i poteri dell'Assemblea vengano rafforzati;
le priorità dell'Assemblea elencate dal Presidente per i prossimi mesi, tra le altre, sono: riforma del Consiglio di Sicurezza, rivitalizzazione dell'Assemblea Generale, la revisione del Consiglio dei Diritti Umani, il riesame dell'attuazione della Risoluzione 61/16 sul rafforzamento del Consiglio Economico e Sociale, le riunioni ad alto livello su malattie non trasmissibili, desertificazione e decennale della Conferenza Mondiale contro il razzismo del 2001; la riduzione dei rischi di catastrofe, la «green economy»;
riferendo sulla sua recente visita in Cina, Deiss ha detto di aver discusso con il Vicepresidente Xi Jinping e il Ministro degli Esteri Yang Jiechi su una vasta gamma di questioni connesse all'Assemblea, come gli obiettivi di sviluppo del millennio, la prossima Conferenza di Istanbul, lo sviluppo sostenibile, la governance globale, la riforma del Consiglio di Sicurezza e la più ampia revisione delle Nazioni Unite, del Consiglio dei Diritti Umani e dei diritti umani in generale, così come la situazione in Sudan, in Costa d'Avorio e nella penisola coreana -:
quale sia la posizione dell'Italia all'interno del processo di riforma del consiglio di sicurezza dell'ONU che potrebbe avere inizio a partire da questo anno;

quale sia il contributo che l'Italia intende apportare nei prossimi mesi a sostegno delle complesse e non trascurabili tematiche annunciate dal presidente dell'assemblea generale ONU.
(4-10493)

Risposta. - Il dibattito sulla riforma del Consiglio di sicurezza, che ha luogo ormai a New York da oltre 18 anni, ha visto l'Italia svolgere un ruolo di primo piano, assieme ad un gruppo di paesi (Uniting for Consensus) che si riconoscono su posizioni simili alle nostre.
Nel 2009 si sono aperti formali negoziati intergovernativi, nell'ambito dei quali il nostro Paese continua a svolgere un ruolo costruttivo e fortemente propositivo. Rispetto ai suoi predecessori, il Presidente svizzero Deiss sembra voler affrontare il tema con maggiore dinamismo, ma non sembra discostarsi dalla linea tracciata ed ha confermato come negoziatore l'ambasciatore afghano presso le Nazioni Unite Tanin.
L'Italia, che riveste il ruolo di focal point dei Paesi Ufc, presiedendone le riunioni e parlando spesso a nome dell'intero gruppo, ritiene in primo luogo essenziale promuovere alcuni principi e obiettivi affinché i negoziati intergovernativi, che si svolgono in Assemblea Generale, continuino a svolgersi a partire da basi solide e quanto più possibile condivise. La riforma dovrebbe tenere conto infatti a nostro avviso dell'interesse legittimo di tutti gli stati membri dell'ONU ad essere rappresentati nel Consiglio di sicurezza e prevedere non solo un aumento dei suoi membri ma anche i necessari cambiamenti nei suoi metodi di lavoro. La riforma dovrebbe inoltre basarsi sulla legittimità che deriva dal più ampio consenso possibile.
Coerentemente con la sua vocazione multilaterale, l'Italia ritiene che, per far fronte alle nuove sfide e alle nuove minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, le Nazioni unite debbano essere maggiormente rappresentative del nuovo contesto globale, caratterizzato da un numero crescente di paesi e altri attori, quali le organizzazioni internazionali e regionali, in grado di assumere responsabilità crescenti. L'obiettivo italiano è quello di giungere ad una riforma del Consiglio di sicurezza che sia accettata dalla totalità dei Paesi membri affinché essa rafforzi la legittimità e la credibilità dell'organo delle Nazioni Unite nei confronti dell'intera comunità internazionale.
Uno dei principi cardine a cui si dovrebbe ispirare il processo di riforma è rappresentato dal principio della democraticità, insieme al corollario della responsabilità, nei confronti della membership Onu. Ogni paese, quindi, che aspiri ad essere membro del Consiglio, dovrebbe sottoporsi a regolari elezioni, essendo responsabile del suo operato nei confronti dei restanti Paesi membri. Per questo l'Italia si oppone all'istituzione di nuovi seggi permanenti, che comporterebbe la creazione di nuove situazioni di privilegio, non più giustificate dall'attuale realtà internazionale. A cominciare dalla riunione ministeriale, che si è svolta a Roma il 5 febbraio del 2009 e che ha riunito circa ottanta paesi per discutere dei principi generali che dovranno guidare la riforma del Consiglio di sicurezza, l'Italia ha affrontato questa nuova fase del processo di riforma ed i negoziati che si svolgono a New York con spirito di apertura e di compromesso, nel presupposto che progressi significativi potranno essere raggiunti solo se anche le altre parti mostreranno analoga apertura e flessibilità.
Insieme ai lesi che si riconoscono su posizioni analoghe alle nostre (Uniting for Consensus) abbiamo presentato una proposta, intesa a far avanzare la discussione ed a raggiungere un compromesso largamente condiviso. Essa prevede l'introduzione di seggi a più lunga durata per quei paesi che sono pronti ad assumere maggiori responsabilità nell'Organizzazione; un'accresciuta possibilità per i paesi medio-piccoli di accedere al Consiglio; un maggiore spazio per le organizzazioni regionali, che sono i nuovi protagonisti sulla scena internazionale. Tra queste, l'Unione europea rappresenta l'esempio più rilevante. L'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, rafforzando la cooperazione tra i paesi dell'Unione europea, rende a nostro avviso necessaria e urgente una riflessione sul ruolo che essa può svolgere alle Nazioni

Unite e in particolare nel Consiglio di sicurezza. I seggi attribuiti ai singoli Paesi membri comunitari sono ormai il retaggio di un sistema passato. Solo il riconoscimento dell'Unione europea come protagonista anche nel campo del mantenimento della pace e della sicurezza potrà in prospettiva riflettere la nuova realtà, rendendo il Consiglio di sicurezza più rappresentativo ed efficace.
Sono peraltro evidenti le difficoltà di trovare, all'interno delle membership dell'Onu, il consenso necessario per una riforma del Consiglio di sicurezza. A diciotto anni dall'inizio dei dibattiti, i perduranti contrasti sui modelli di riforma del Consiglio esprimono due visioni sostanzialmente differenti degli adattamenti da apportare alla governance politica e di sicurezza multilaterale: da un lato i paesi che vorrebbero riprodurre il modello del 1945 (allargando il «concerto dei Grandi» per includervi poche nuove potenze), dall'altro i paesi, come il nostro, favorevoli ad un approccio più flessibile ed inclusivo, che meglio tenga conto del numero crescente di stati in grado di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza, desiderosi di partecipare alla definizione delle regole globali, di assumersi responsabilità in materia di sanzioni o di missioni di pace, nonché sostenitori di una visione più attenta alle dinamiche di integrazione regionale (Unione europea, Unione africana, Asean, eccetera).
Il processo di riforma dell'Onu riguarda anche l'Assemblea generale, con l'obiettivo - condiviso dall'Italia - di restituirle il ruolo di centro di impulso politico dell'organizzazione che le viene assegnato dalla carta societaria, di migliorare il coordinamento con gli altri organi dell'Onu ed i metodi di lavoro. Il nostro Paese si è inoltre impegnato a fondo nel negoziato che ha condotto all'istituzione di due nuovi ed importanti organi, il Consiglio dei diritti umani e la Commissione per il consolidamento della pace ed è ora ivi impegnato nella riflessione in merito al loro aggiornamento. Ugualmente importante è il processo di rafforzamento dell'economic and social council come organo di riferimento per i collegamenti tra le Nazioni Unite, le istituzioni finanziarie internazionali e le organizzazioni della società civile degli stati membri.
Per quanto riguarda infine l'evento di alto livello sulle malattie non trasmissibili, la desertificazione, la celebrazione del decennale della Conferenza Mondiale contro il razzismo, la riduzione dei rischi da catastrofe, le iniziative in Assemblea generale sulla green economy, si tratta di questioni estremamente importanti per l'Italia, su cui intendiamo assicurare un contributo di rilievo. La riflessione in ambito Onu è tuttavia ancora alle prime battute ed è necessario attendere che si precisino meglio le modalità con cui il Presidente Deiss intende affrontare tali argomenti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un gruppo di esperti indipendenti ONU in materia di diritti umani sostiene che i governi devono prestare maggiore attenzione alla voce del popolo;
gli esperti affermano che i recenti eventi in diversi Paesi sono l'espressione della frustrazione di molti individui le cui voci sono state trascurate o ignorate dai propri governi;
nel corso delle ultime settimane, uomini e donne in molti Paesi, tra cui Bielorussia, Egitto e Tunisia, hanno espresso il loro forte disagio circa, tra l'altro, la mancanza di opportunità di lavoro, le infrazioni al diritto ad un adeguato standard di vita, compresi quelli al cibo e ad un'abitazione, che sono state aggravate dal crescente costo del cibo e di altri beni di prima necessità. Essi hanno anche denunciato la negazione del loro diritto a partecipare in modo significativo al processo decisionale, sottolineando l'indivisibilità di tutti i diritti umani: civili, culturali, economici, politici e sociali;

è allarmante l'aumento delle limitazioni al diritto di libertà di espressione e di informazione imposte dai governi, che cercano in tal modo di sopprimere il numero crescente di voci che chiedono di essere ascoltate. I maltrattamenti e gli arresti arbitrari di manifestanti, giornalisti, difensori dei diritti umani e avvocati e i gravi sconvolgimenti delle reti di comunicazione e trasmissione di notizie, così essenziali per il mondo moderno, evidenziano un quadro preoccupante e non più trascurabile;
le libertà di riunione pacifica e di associazione sono tra i diritti più fondamentali, alla base di una società democratica;
come dimostrato dai recenti disordini, è impossibile ignorare le cause profonde di queste proteste, e un'azione concertata, efficace e tempestiva deve essere condotta a livello nazionale e internazionale, per fornire una via di risoluzione pacifica delle vertenze riguardanti diritti umani, compreso il godimento dei diritti economici, sociali e culturali;
il consiglio dei diritti dell'uomo ha confermato la creazione di un nuovo meccanismo per i diritti umani e si attende la nomina dell'esperto che avrà il compito di tutelare tali diritti -:
a fronte dei recenti episodi di protesta e rivolta del popolo in diversi Paesi, come il Governo italiano sia coinvolto operativamente nel processo di risoluzione e di tutela di tutti i diritti umani: civili, culturali, economici, politici e sociali.
(4-10783)

Risposta. - L'azione italiana a tutela e promozione dei diritti umani nel mondo si esplica attraverso una serie di strumenti di carattere bilaterale e multilaterale. Tra questi risaltano quelli esistenti nell'ambito dell'Unione europea e dell'Onu. L'Italia è stata membro del Consiglio diritti umani delle Nazioni unite tra il 2007 e il 2010 ed è candidata per tornare a farne parte nel triennio 2011-2014. In tale sede ha partecipato attivamente all'esercizio dell'esame periodico universale, il sistema attraverso cui viene esaminato il rispetto dei diritti umani in tutti i Paesi membri delle Nazioni unite.
Alcune delle linee di azione prioritarie della politica del Governo in materia riguardano: la libertà di religione, la lotta contro la pena di morte, la tutela dei diritti delle donne, la tutela dei diritti dei fanciulli, la promozione della libertà di espressione.
Per quanto attiene alle iniziative in materia di libertà di religione e di credo, già alla fine del 2009, l'Italia aveva promosso l'adozione da parte del Consiglio dell'Unione europea di Conclusioni ad hoc e, successivamente (giugno 2010), di un «Piano d'Azione», elaborato a cura della «Task Force sulla libertà di religione». Al Consiglio affari esteri dell'Unione europea (Cae) lo scorso 13 dicembre 2010 si è inoltre deciso, a seguito di un'iniziativa presa congiuntamente con l'Austria e sostenuta da diversi partner, che l'Unione elabori periodicamente un rapporto sul rispetto della libertà religiosa nel mondo. Tale argomento è stato, inoltre inserito nell'agenda dell'ultimo Consiglio Affari esteri, del gennaio 2011, su richiesta congiunta di Italia, Francia, Ungheria e Polonia.
Anche nell'ambito delle Nazioni unite, il nostro Paese svolge un ruolo attivo, attraverso le risoluzioni dell'Assemblea generale, promosse annualmente insieme ai partner europei. La risoluzione adottata dalla plenaria dell'Assemblea generale, il 23 dicembre 2010, per consenso, ad esempio, contiene, grazie anche all'azione dell'Italia, elementi specifici che richiamano l'aumento degli episodi di violenza contro gli appartenenti a minoranze religiose ed il dovere di ogni Stato di esercitare la massima vigilanza per prevenirli e punirne i responsabili. Ulteriori iniziative nel settore sono quelle realizzate nell'ambito del Consiglio diritti umani sull'intolleranza religiosa, quelle patrocinate dal relatore speciale per la libertà di religione o di credo e le iniziative di dialogo interculturale e interreligioso della «Alleanza delle civiltà».
Per quanto riguarda l'abolizione della pena di morte, l'Italia svolge da anni un ruolo di primo piano nella convinzione che

essa non costituisca alcun valore aggiunto in termini di deterrenza. Si è dato impulso sin dagli anni '90 a diverse iniziative sull'argomento nell'ambito delle Nazioni Unite che hanno condotto alla storica adozione della prima risoluzione sulla moratoria della pena capitale da parte dell'Assemblea generale dell'Onu nel dicembre 2007. L'impegno italiano è proseguito l'anno successivo quando, insieme ad un'alleanza cross regional formata da 89 co-sponsors provenienti da tutte le aree del mondo, abbiamo promosso una seconda risoluzione sulla moratoria, approvata dall'Assemblea generale con un numero maggiore di voti favorevoli (106) e un numero minore di voti contrari (46). Tale positiva tendenza, avvalorata anche dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, nel suo ultimo rapporto pubblicato in agosto 2010, si è confermata con l'adozione da parte dell'Assemblea generale di una terza risoluzione sulla moratoria nel dicembre 2010, che ha ricevuto 109 voti a favore, 35 astensioni e 41 voti contrari. Dal punto di vista del contenuto, la più recente risoluzione contiene, rispetto ai testi precedenti, alcuni elementi aggiuntivi intesi, in particolare, a ridurre il ricorso alla pena capitale laddove essa viene ancora applicata. Viene inoltre richiesto agli Stati di rendere disponibili i dati sulle condanne eseguite, dato che un'ampia informazione dell'opinione pubblica potrebbe contribuire a ridurre il numero di esecuzioni. Si ribadisce, infine, che l'applicazione della pena di morte, nei paesi che ancora la praticano, deve rispettare standard minimi definiti dalle Nazioni Unite, che comprendono, tra l'altro, la proibizione di eseguire condanne nei confronti dei minori e dei disabili mentali.
Per quanto riguarda la tutela dei diritti delle donne, particolarmente rilevanti sono le attività italiane a sostegno dell'azione dell'Onu su «donne, pace e sicurezza», intraprese a seguito dell'adozione della Risoluzione 1325 che prende in considerazione l'impatto della guerra sulle donne ed il contributo di queste ultime nella risoluzione dei conflitti e a favore di una pace durevole.
Particolare rilievo merita la lotta contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf) per la quale l'Italia ha avviato, su impulso del Ministro Frattini, una forte iniziativa per sottoporla all'attenzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Si è puntato ad un approccio graduale e rispettoso della ownership africana in materia, per condurre, a New York e in diverse capitali africane, un'intensa campagna volta ad ottenere un ampio sostegno politico che consenta l'approvazione di una risoluzione contro le Mgf da parte dell'Assemblea generale.
Per quanto riguarda la tutela dei diritti dei fanciulli, la strategia del Governo vede il Ministero degli affari esteri svolgere un ruolo essenziale, sia nelle iniziative politiche sia nei programmi di cooperazione allo sviluppo. L'Italia e l'Unione europea hanno confermato il proprio ruolo di primo piano in tale settore con una serie di iniziative alle Nazioni Unite, tra le quali emerge la risoluzione sui diritti del fanciullo, presentata ogni anno all'Assemblea generale insieme ai paesi del gruppo regionale latino-americano, che esprime raccomandazioni di ampio respiro, affinché i minori possano godere di tutti i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, senza alcuna discriminazione. La tutela dei bambini coinvolti nei conflitti armati rappresenta l'altra direttrice importante dell'azione che l'Italia svolge a favore dei minori a livello internazionale. Il nostro impegno nel settore è stato particolarmente intenso sia nell'ambito comunitario, attraverso l'adozione di «Linee guida in materia di bambini e conflitti armati», sia nell'ambito del Consiglio di sicurezza, ove esiste un gruppo di lavoro che si occupa di tali violazioni, al quale abbiano attivamente partecipato. È da ricordare inoltre il lancio, insieme all'Unicef e al Segretariato dell'Onu, del «Network of Children Formerly Affected by War» e la recente iniziativa (febbraio 2011) per la creazione di uno specifico modulo informativo uniforme per peacekeepers.
L'Italia sostiene, infine, sia in ambito comunitario che in seno all'Onu, ogni iniziativa

tesa a promuovere a livello internazionale la libertà di espressione e di pensiero.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
se sia a conoscenza di quanto pubblicato dalla giornalista Simone Ravizza, nell'edizione del Corriere della Sera del 16 novembre 2009, «Milano: anestesisti in ferie al Sacco. Parto indolore sospeso per Natale»;
in particolare si racconta che incredibilmente all'ospedale Sacco di Milano, dove mediamente nascono ogni anno milleduecento bambini, si prevede che per Natale non saranno possibili parti indolore, e il motivo sarebbero «le ferie degli anestesisti nel periodo natalizio: i pochi medici che resteranno al lavoro dovranno, ovviamente, occuparsi soprattutto dei casi urgenti»;
le future mamme avrebbero appreso la notizia nei giorni scorsi dalle ostetriche: l'ospedale «Sacco» non sarà in grado di garantire l'epidurale gratis dal 24 dicembre al 7 gennaio;
si tratterebbe di una sospensione dei parti indolori condizionata al pagamento; nell'articolo, infatti, si riferisce che le uniche donne che potranno vedersi assicurato il parto naturale senza dolore sono le partorienti disposte a pagare 900 euro;
la protesta è montata nel giro di poche ore, concretandosi sotto forma di lettere di denuncia ai vertici dell'ospedale «Sacco» e all'assessorato della Sanità;
l'Ufficio relazioni con il pubblico dell'ospedale «Sacco» avrebbe giustificato il clamoroso disservizio con i problemi di personale: «L'organico non permette la garanzia di copertura dell'epidurale durante il periodo natalizio», si legge nelle e-mail di risposta inviate alle partorienti;
lo staff dell'ospedale «Sacco» risulterebbe infatti composto da 32 medici. Dal 19 maggio l'arrivo di due anestesisti in più ha permesso l'estensione del parto senza dolore anche al weekend. In questo senso si è fortemente attivata la neo-primaria dottoressa Irene Cetin, tra le poche donne in Italia a capo di un reparto di ostetricia e ginecologia. Ma i rinforzi, evidentemente, non sono sufficienti per garantire l'anestesia alle partorienti 365 giorni l'anno;
ancora una volta, dunque, la carenza di anestesisti si scontra con il diritto (negato) di non soffrire per la nascita di un figlio. L'epidurale è entrata tra le cure rimborsabili dal servizio sanitario dall'aprile 2008, ma spesso viene considerata un optional. Fin dal 2003 la regione Lombardia, con l'allora assessore alla sanità, Carlo Borsani, ne fece un suo cavallo di battaglia;
da quattro anni la regione Lombardia stanzia 5 milioni di euro l'anno per favorire la creazione di servizi di analgesia ostetrica all'interno degli ospedali. Eppure l'epidurale gratuita - 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno - spesso resta un miraggio anche a Milano, dove ogni anno nascono circa 23 mila bambini;
appare assurdo e inaccettabile che l'anestesia per le partorienti all'ospedale «Sacco» sia garantita gratuitamente nei giorni feriali e non in quelli festivi e natalizi -:
se il Ministro intenda acquisire elementi con riferimento alla vicenda ricordata in premessa e con riguardo alla qualità del servizio reso al fine di verificare se possa determinarsi una compromissione dei livelli essenziali di assistenza.
(4-05074)

Risposta. - Relativamente a quanto richiesto nell'atto parlamentare, sono stati

acquisiti i seguenti elementi dell'assessore alla sanità della regione Lombardia.
La procedura di iniezione. epidurale con finalità anestetiche in occasione del parto fisiologico non è compresa nei livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001 «Definizione dei Livelli Essenziali di assistenza».
Non si tratta, quindi, di una prestazione della quale le strutture, sulla base di una indispensabile corretta indicazione clinica, devono garantire continuativamente l'erogazione. Ciò nonostante, il 15 per cento dei parti fisiologici (il 14 per cento presso l'azienda ospedaliera Luigi Sacco), viene oggi in Lombardia effettuato in associazione con l'iniezione epidurale.
Nel merito della questione posta l'azienda ospedaliera Luigi Sacco, per quanto concerne l'eventualità di una compromissione dei livelli essenziali di assistenza, ribadendo che la prestazione di cui si tratta, vale a dire la somministrazione dell'anestesia epidurale per la conduzione di un parto indolore, non rientra nell'elenco dei servizi di carattere clinico-diagnostico qualificabili come livelli essenziali di assistenza, ha precisato che:
1. la stessa Azienda, in un'ottica di progressivo miglioramento e sviluppo della qualità dei servizi offerti, ha avviato un progetto, di carattere sperimentale, relativo alla opzione, da parte della paziente gravida, del ricorso alla anestesia epidurale a garanzia di un parto indolore;
2.il progetto di natura sperimentale è stato formulato con la valutazione, effettuata a priori, altresì sulla base della attuale consistenza dell'organico, delle modalità di erogazione del servizio, che, si ribadisce, non costituiva un obbligo imposto dalla normativa di riferimento. L'operatività del progetto risale dunque al mese di maggio 2009, con la previsione di una erogazione del servizio nel corso di tutti i giorni della settimana e nell'arco delle 24 ore. Fin dalle origini si è stabilito di escludere la garanzia della prestazione nel corso del periodo estivo compreso tra il 25 luglio e il 5 settembre 2009, nonché nel periodo delle festività natalizie. Si deve pertanto contestare l'affermazione secondo la quale la presunta interruzione del servizio sarebbe stata repentina e attribuibile a motivazioni contingenti quali le ferie degli anestesisti. Il progetto, dunque, considerata la sua natura sperimentale, presentava le modalità attuative riferite ab origine. D'altro canto l'azienda ospedaliera si riservava, nel corso dei primi mesi di avvio della sperimentazione, di valutare l'impatto dell'iniziativa, ricollegando ad un suo eventuale successo la decisione di ricercare soluzioni che garantissero un incremento del personale dedicato;
3. l'ospedale, sempre in un'ottica di massima serietà e rispetto delle pazienti, portava a conoscenza di queste ultime, con congruo anticipo, l'impossibilità di garantire la prestazione nell'arco dei periodi indicati, offrendo così alle utenti la possibilità di rivolgersi ad altra struttura per conseguire l'eventuale garanzia del parto indolore anche per i suddetti archi temporali. L'ospedale pertanto non è venuto meno al suo onere di informazione, cui ha diligentemente assolto. Per completezza di informazione si aggiunge che il progetto è stato condotto con le modalità preventivate, e dunque con la conseguente soddisfazione delle pazienti;
4. l'affermazione, contenuta nell'articolo citato nell'interrogazione, secondo cui la protesta, montata nel giro di poche ore e concretizzatasi in «lettere di denuncia», richiede di essere precisata: da una verifica della documentazione in possesso dell'ospedale, infatti, risulta a tutt'oggi una sola lettera di protesta, da ultimo, ad ulteriore dimostrazione della buona volontà e dell'impegno profuso dal personale medico nello sviluppo dell'iniziativa, preme sottolineare come il parto indolore nella realtà sia stato comunque effettuato in alcuni casi e compatibilmente con la prioritaria gestione delle urgenze cliniche, anche nel periodo delle festività natalizie, dunque con un'estensione dei periodi stabiliti dal programma della sperimentazione.

Tanto premesso in ordine agli elementi forniti dall'assessore alla sanità della regione

Lombardia, è opportuno evidenziare che il tema delle procedure di partoanelgesia è stato, di recente, oggetto di appositi interventi di indirizzo, posti in essere su iniziativa del Ministero della salute, e in accordo con le regioni, nell'ambito degli interventi rivolti al miglioramento della qualità e della sicurezza nel percorso nascita.
Il 16 dicembre 2010, infatti, è stato sancito in sede di Conferenza per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, un Accordo recante «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo». Tale accordo prevede un programma nazionale, articolato in 10 linee di azione, da avviare congiuntamente a livello nazionale, regionale e locale. Tra queste vi è la linea d'azione dedicata alle «procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto».
In essa si specifica che la tecnica di partoanelgesia deve essere effettuata secondo i principi di Emb (medicina basata sull'evidenza), appropriatezza, sicurezza, efficacia, efficienza, economicità, e deve far parte di un percorso definito di accompagnamento alla gravidanza e al parto. Inoltre, affinché essa possa essere offerta per l'intero arco della giornata, occorre la presenza 24 ore di un'équipe multidisciplinare che comprenda un anestesista rianimatore o per lo meno la guardia attiva o la pronta disponibilità nelle 24 ore di un anestesista-rianimatore specificamente formato nel settore ostetrico.
La diffusione e la garanzia di tale prestazione è legata alla definizione dei requisiti organizzativi dei punti nascita, come previsti dall'accordo citato, nonché alla riorganizzazione delle strutture ospedaliere secondo quanto sancito nell'intesa stipulata in Conferenza per i rapporti tra lo stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano nella seduta del 3 dicembre 2009 (cosiddetto Patto per la salute 2010-2012).
In particolare, l'accordo, fissando il numero di 1000 nascite/anno quale parametro standard a cui tendere, intende assicurare la disponibilità di specialisti in anestesia e rianimazione e quindi garantire la sicurezza e l'implementazione delle procedure analgesiche, nelle strutture individuate dalle regioni e all'interno di appositi programmi volti a diffonderne l'utilizzo. Ciò, peraltro, in conformità agli indirizzi rivolti dal Parlamento al Governo ed esplicitati in apposite mozioni approvate su tali tematiche.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Eugenia Roccella.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
anche se il nostro Paese ha un tasso di mortalità per parto tra i migliori al mondo - circa 3,9 decessi ogni 100 mila nati vivi - l'Italia è il primo, tra i Paesi dell'Unione europea per il ricorso ai parti cesarei, che hanno rischi da due a quattro volte maggiori rispetto ai parti vaginali;
in base a questi dati, contenuti in un recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità, lo stesso Istituto definisce allarmante il fenomeno, e per questo ha messo a punto linee guida limitative del ricorso alla pratica;
la media del numero dei parti cesarei è del 38 per cento, contro l'indicazione massima del 15 per cento, raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità;
le punte massime si registrano nelle regioni meridionali del Paese, con in testa la Campania, con il 62 per cento di parti cesarei;
si è passati dall'11 per cento del 1980 al 38 per cento del 2008, ben al di sopra dei valori riscontrati negli altri Paesi europei;
si registra, inoltre, una spiccata variabilità su base interregionale, con percentuali tendenzialmente più basse nelle

regioni dell'Italia settentrionale, e più alte in quelle meridionali, probabile indizio - secondo l'Istituto superiore di sanità - di «comportamenti non appropriati»; e questo, avvertono gli esperti, nonostante tale intervento presenti comunque margini di rischio consistenti: come si è detto da due a quattro volte superiore rispetto al parto vaginale;
se la media nazionale della mortalità per parto è tra le più basse del Mondo, esiste comunque una discreta differenza regionale tra il Nord e il Sud, che varia da due a sette volte di più, rispetto alla media nazionale;
gli ultimi dati dell'Istituto superiore di sanità riguardano sei regioni: Piemonte, Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, e mettono in risalto anche le cause e i rischi connessi al parto;
i valori più bassi sono stati registrati al Nord e in Toscana (otto decessi per 100 mila nati vivi), e quelli più elevati nel Lazio (tredici morti per 100 mila nati vivi), e in Sicilia (ventidue morti per 100 mila nati vivi) -:
se non si ritenga opportuno e urgente accertare le ragioni per cui si è passati dall'11 per cento del 1980 dei parti cesarei, al 38 per cento dei 2008, ben al di sopra dei valori riscontrati negli altri Paesi europei e per quale ragione le punte massime si registrino in particolare nelle regioni meridionali del Paese;
quali iniziative il Ministero, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda promuovere, e adottare per la piena attuazione delle linee guida predisposte dall'Istituto superiore di sanità per quel che riguarda parti cesarei e vaginali.
(4-08434)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da settembre 2009 a oggi si registrano almeno 19 parti finiti in tragedia;
l'Italia risulta essere prima in Europa per il numero di parti cesarei: da due a quattro volte più rischiosi di quello naturale;
i parti conclusisi tragicamente sono da imputare a ritardi ed esitazioni nella scelta fra parto naturale e cesareo, fino ad accuse di «imperizia» e «negligenza» nei confronti dei medici;
un recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità ha definito allarmante il costante aumento dei parti cesarei in Italia: il 38 per cento nel 2008 contro il 15 per cento indicato come il limite massimo dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms);
secondo il direttore dell'Istituto di igiene dell'università Cattolica di Roma, esperto dell'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, dottor Walter Ricciardi, «il motivo dell'elevato ricorso al bisturi è da ricercarsi nella disorganizzazione delle strutture, soprattutto al Sud»;
nelle regioni del Centro e del Nord Italia «troppe donne optano per il cesareo perché nessuno propone loro una vera alternativa (il parto indolore con l'epidurale è garantito gratuitamente solo nel 16 per cento dei casi)» -:
a fronte di quanto sopra esposto, quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro abbia adottato o promosso.
(4-08638)

Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni parlamentari in esame a motivo dell'analogia di argomento.
Nel nostro paese il ricorso al taglio cesareo (Tc) è in continuo aumento: si è passati dall'11 per cento del 1980 al 38,3 per cento del 2008.
Una spiccata variabilità si riscontra a livello percentuale tra punti nascita di differente tipologia amministrativa e volume di attività, con percentuali di Tc nettamente superiori alla media nazionale nei reparti con basso numero di parti e nelle strutture private.

Tale variabilità è indice di un comportamento clinico-assistenziale non appropriato, riconducibile a una molteplicità di fattori indipendenti dalle condizioni di necessità clinica: carenze strutturali e organizzative, aspetti culturali che assimilano il Tc una modalità elettiva di nascita, scarsa competenza del personale sanitario nel gestire la fisiologia (Tc come pratica difensiva), eccetera.
Sulla base di tali considerazioni, appare quanto meno opportuno promuovere interventi di sanità pubblica finalizzati al contenimento del fenomeno e alla diffusione di pratiche cliniche di comprovata efficacia e appropriatezza.
A tal fine, è indispensabile superare l'impostazione rivolta esclusivamente alla modalità del parto, per passare ad una che guardi all'intero percorso nascita, di cui il parto costituisce l'evento culminante.
La complessità del fenomeno considerato richiede, inoltre, una strategia molteplice di intervento, in grado di coniugare misure di programmazione sanitaria finalizzate all'incentivazione delle buone pratiche e al contenimento degli eccessi, con iniziative educazionali e formative volte a modificare l'atteggiamento degli operatori sanitari e delle donne rispetto all'uso del Tc.
In questa prospettiva va, altresì, considerata l'opportunità di valorizzare il ruolo dei vari professionisti nell'assistenza alla gravidanza e al parto, in particolare quello delle ostetriche, anche attraverso l'introduzione di percorsi alternativi per il parto fisiologico e il parto a rischio.
Questo permetterebbe di contrastare la crescente medicalizzazione della gravidanza, promuovendo nel contempo processi virtuosi di «umanizzazione» dell'assistenza e di miglioramento complessivo della qualità. In base a quanto fin qui esposto, questo Ministero ha elaborato delle «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo», accolte dalla Conferenza Stato-Regioni il 16 dicembre 2010 con un accordo che prevede un programma nazionale, articolato in 10 linee di azione, da avviare congiuntamente a livello nazionale, regionale e locale, di seguito elencate:
1) misure di politica sanitaria e di accreditamento;
2) carta dei servizi per il percorso nascita;
3)integrazione territorio-ospedale;
4) sviluppo di linee guida sulla gravidanza fisiologica e sul taglio cesareo da parte del sistema nazionale linee guida dell'Istituto Superiore di sanità;
5) programma di implementazione delle linee guida;
6) elaborazione, diffusione ed implementazione di raccomandazioni e strumenti per la sicurezza del percorso nascita;
7)procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto;
8)formazione degli operatori;
9) monitoraggio e verifica delle attività;
10) istituzione di una funzione di coordinamento permanente per il percorso nascita.

L'insieme di queste azioni mirate è volto a promuovere la qualità, la sicurezza e l'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo.
Le prime azioni da sviluppare saranno quelle relative alla definizione di un dettagliato crono programma delle 10 attività previste dall'accordo e la costituzione di un comitato permanente per il percorso nascita (Cpn), che avrà il compito di coordinare e monitorare le attività previste e di verificare il recepimento dell'accordo, all'interno di specifiche delibere regionali.
Inoltre, è opportuno far presente che è stato predisposto, su mandato del Ministero della salute, il documento «Linea guida sulla gravidanza fisiologica», frutto del lavoro di un gruppo multidisciplinare e multi professionale di esperti coordinato dal sistema nazionale linee guida dell'Istituto superiore di sanità e redatto sulla base di

una rigorosa e aggiornata analisi della letteratura scientifica.
Si tratta di un elemento prezioso e centrale per l'aggiornamento dei professionisti e la predisposizione di protocolli operativi dei differenti punti nascita, oltre che strumento di riferimento per la presa in carico e la continuità assistenziale della donna in gravidanza.
Nella linea guida le informazioni fondate su prove di efficacia sono organizzate per consentire, sia ai professionisti sia alle donne in buona salute, con una gravidanza singola senza complicazioni, la scelta dei trattamenti appropriati in 56 distinte circostanze. In particolare, la linea guida valuta l'accuratezza e l'efficacia degli «screening» per la valutazione della salute materna e fetale (malformazioni fetali, malattie infettive, problemi ematologici, diabete, depressione, nascita pro termine, eccetera) e l'appropriatezza di interventi per la valutazione dell'accrescimento del benessere fetale e per l'assistenza di particolari condizioni cliniche, come la presentazione podalica o la gravidanza a termine.
Altre sezioni sono dedicate agli stili di vita, al trattamento dei comuni sintomi e all'esame clinico della gestante.
Sia l'accordo che la linea guida sono consultabili nel sito istituzionale del Ministero della salute (www.salute.gov.it).
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Eugenia Roccella.

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle notizie stampa che hanno dato notizia della soppressione dell'insegnamento della lingua latina nei licei scientifici;
nel rilevare e condividere l'impostazione dei programmi scolastici che prevedono un aumento delle ore riservate alle discipline scientifiche, l'interrogante ritiene però che la complessità del sapere trasmesso nelle scuole non possa prescindere dalla cultura umanistica e, nel caso in questione dalla conoscenza della lingua e letteratura latina, base fondamentale della lingua e cultura italiana;
al riguardo, si sottolinea il fatto che i programmi ministeriali non distinguono nettamente cultura umanistica e tecnica, bensì prevedono un unicum, in quanto la formazione delle giovani generazioni non può prescindere da entrambi gli aspetti;
infine, l'interrogante ritiene che proprio l'Italia, culla della lingua e della letteratura latina, non possa dimenticare le proprie radici, fra l'altro approfondite in molti Paesi europei ed americani, senza venire meno ad un dovere preciso verso la propria storia -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare la continuità dell'insegnamento della lingua e della letteratura latina.
(4-08589)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame con la quale l'interrogante facendo riferimento ad una notizia stampa di soppressione dell'insegnamento della lingua latina nei licei scientifici, chiede quali iniziative si intendano assumere per assicurare la continuità di tale insegnamento.
La questione com'è noto è stata affrontata nell'ambito della applicazione dell'articolo n. 64 del decreto legge 112 del 2008, convertito, con modificazioni, nella legge 6 agosto 2008, n. 133 che individua un quadro organico di interventi e misure per lo sviluppo e l'ammodernamento del sistema scuola, compresa anche la revisione degli ordinamenti scolastici, dei piani di studio e dei quadri orari nei diversi ordini di scuola.
Si forniscono assicurazioni all'interrogante che l'insegnamento del latino e della cultura latina è attualmente impartito nei nuovi percorsi del liceo scientifico e del liceo delle scienze umane per cinque anni, dalla classe prima alla classe terminale, riaffermandosi così l'irrinunciabile ruolo formativo del latino nell'istruzione liceale, giustamente sottolineato dall'interrogante, le cui osservazioni sono pienamente condivise da questo ministero.

Pertanto, contrariamente a quanto riportato dalle notizie di stampa cui l'interrogante fa riferimento, la riforma della scuola superiore di secondo grado si è mossa nel senso di prevedere, per quanto attiene ai licei scientifici, un ampliamento piuttosto che un depauperamento dell'offerta formativa, anche su base regionale.
Il regolamento dei licei (Decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010) infatti, all'articolo 8, comma 2, specifica come, accanto al percorso di studi ordinario comprensivo dell'insegnamento del latino, venga messa a disposizione della scelta degli studenti un'ulteriore opzione, questa sola senza insegnamento del latino, denominata «scienze applicate» in cui l'area scientifica risulta significativamente ampliata.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

GNECCHI, SCHIRRU, GATTI e CODURELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato, rispondendo all'atto di sindacato ispettivo n. 4-04782 sul numero delle dipendenti donne cui sia stata comunicata la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, ha sostenuto il 18 febbraio 2010: «Tuttavia, in conformità ai princìpi di trasparenza ed accessibilità a cui deve ispirarsi in ogni caso l'attività degli uffici pubblici, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione intende, anche in riscontro all'istanza dell'interrogante, avviare, presso tutte le amministrazioni pubbliche, una ricognizione delle modalità di applicazione delle suddette normative e dei relativi effetti»;
con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/3638/109 del 29 luglio 2010, seduta n. 361, il Governo si è impegnato a riferire alle Camere, previo attento monitoraggio, il numero dei dipendenti pubblici collocati obbligatoriamente a riposo, in base all'articolo 17, comma 35-novies, della legge n. 102 del 2009, con particolare riferimento alla quantità sia degli uomini che delle donne, all'età anagrafica degli stessi, alla loro ripartizione nei diversi settori della pubblica amministrazione, anche al fine di verificare con esattezza a quale età siano stati collocati obbligatoriamente a riposo;
non risulta ad oggi se il Ministro interrogato abbia proceduto ad effettuare la relativa ricognizione, come dichiarato in risposta all'atto di sindacato ispettivo 4-04782 -:
se sia stata effettuata la ricognizione di cui sopra ed entro quali tempi il Ministro interrogato intenda dare seguito a quanto previsto nell'ordine del giorno citato in premessa e fornire i relativi dati.
(4-09465)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto indicato, con il quale l'interrogante chiede di conoscere se, a seguito dell'accoglimento dell'ordine del giorno 9/3638/109 del 29 luglio 2010, il Governo abbia dato corso - ovvero entro quali tempi intenda dare corso - alla ricognizione delle modalità di applicazione della normativa sul collocamento obbligatorio a riposo - previsto dall'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008 come da ultimo modificato dall'articolo 17, comma 35-novies, del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito dalla legge n. 102 del 2009 - con particolare riferimento alla quantità sia degli uomini sia delle donne, all'età anagrafica degli stessi e alla loro ripartizione nei diversi settori della pubblica amministrazione.
A tal proposito, nel confermare l'impegno da parte del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione a dar corso al suddetto ordine del giorno, si fa presente che, allo stato, si è ritenuto opportuno non avviare il monitoraggio sui dati circa l'applicazione dell'istituto della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro in esame, poiché - com'è noto - il quadro normativo in materia di pensionamento dei pubblici dipendenti è stato interessato,

nel corso dell'ultimo biennio, da una serie continua di interventi legislativi che hanno impegnato le pubbliche amministrazioni ad affrontare gli effetti nell'ambito organizzativo e gestionale, tuttora in fase di assestamento.
Innanzitutto, per quanto riguarda le lavoratrici, è intervenuta la modifica dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 198 del 2006 ad opera del decreto legislativo n. 5 del 2010 in materia di permanenza in servizio, con cui è stato soppresso l'onere a carico delle lavoratrici di manifestare l'opzione per la permanenza in servizio, che creava una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori di sesso maschile.
Inoltre, ai fini dell'adempimento agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, sono state approvate modifiche in tema di età per il diritto di accesso ai trattamenti pensionistici, contenute nell'articolo 22-ter del decreto-legge n. 78 del 2009 introdotto in sede di conversione dalla legge n. 102 del 2009.
Il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, è poi intervenuto più in generale sulla disciplina della decorrenza del trattamento pensionistico per talune categorie di dipendenti, con l'introduzione del nuovo regime della cosiddetta «finestra mobile» (articolo 12) e dei trattenimenti in servizio (articolo 9, comma 31).
Infine, per consentire alle amministrazioni di avere a disposizione il quadro completo delle informazioni necessarie (situazione contributiva dei dipendenti) per l'esercizio dei poteri accordati dalla legge in materia di trattenimenti in servizio e risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti, è stato necessario uno specifico intervento normativo, nell'ambito del cosiddetto «collegato lavoro». È stato aggiunto, difatti, con l'articolo 14, comma 2, della legge n. 183 del 2010, il comma 11-bis all'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008. Tale norma prevede che «Per le determinazioni relative ai trattenimenti in servizio e alla risoluzione del rapporto di lavoro e di impiego, gli enti e gli altri organismi previdenziali comunicano, anche in via telematica, alle amministrazioni pubbliche richiedenti i dati relativi all'anzianità contributive dei dipendenti interessati».
In conclusione, come sopra anticipato, la complessità del quadro normativo sulla materia. che, come si è visto, è in continua evoluzione, e la circostanza che l'attuazione della specifica normativa sulla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro rientra in un ambito più ampio di disciplina (peraltro ancora in fase di assestamento) relativa alle cessazioni dal servizio e al conseguimento del diritto alla pensione dei pubblici dipendenti (nel quadro della programmazione delle acquisizioni e delle cessazioni di personale nel rispetto degli stringenti vincoli imposti dalla disciplina sul contenimento delle spese nelle pubbliche amministrazioni) ha fatto ritenere sino ad ora non opportuno avviare il monitoraggio.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

GNECCHI, DAMIANO, GIOVANELLI, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e successive modificazioni, la maggioranza di Governo ha introdotto, il collocamento obbligatorio in quiescenza dei dipendenti pubblici, al compimento dei 40 anni di anzianità contributiva;
con gli articoli 12 e seguenti del decreto-legge n. 78 del 2010 il Governo ha elevato, a partire dal 1° gennaio 2012, a 65 anni di età il requisito di accesso alla pensione di vecchiaia per le donne del pubblico impiego, e, a partire dal gennaio 2011, ha previsto il posticipo di un anno del pensionamento al conseguimento dei requisiti previsti per l'accesso alla pensione di anzianità o vecchiaia;

le modifiche sulle pensioni intervenute con la manovra di luglio 2010, evidenziano, ad avviso degli interroganti, l'assoluta mancanza di un progetto di questo Governo, che da un lato promuove norme per pensionare forzatamente i dipendenti pubblici e dall'altra decide che sia opportuno che si lavori un anno in più, introducendo la finestra mobile, senza alcun beneficio sul calcolo della relativa pensione;
il Ministro interrogato rispondendo all'atto ispettivo n. 4-04782 sul numero delle dipendenti donne cui sia stata comunicata la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, ha sostenuto l'8 febbraio 2010: «Tuttavia, in conformità ai princìpi di trasparenza ed accessibilità a cui deve ispirarsi in ogni caso l'attività degli uffici pubblici, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione intende, anche in riscontro all'istanza dell'interrogante, avviare, presso tutte le amministrazioni pubbliche, una ricognizione delle modalità di applicazione delle suddette normative e dei relativi effetti»;
già con atto ispettivo 5/03152 del 30 giugno 2010 si è richiesto nuovamente al Ministro se sia stata effettuata questa ricognizione sui dipendenti interessati alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro; appare inconcepibile, infatti, che non ci sia un monitoraggio sui pensionamenti coatti, visto che con il decreto-legge n. 78 del 2010 si è prorogato di un anno il mantenimento in servizio di un anno per tutti -:
quanti dipendenti pubblici siano stati collocati a riposo obbligatoriamente (in base all'articolo 17, comma 35-novies, della legge n. 102 del 2009), in particolare quanti uomini e quante donne con la specificazione dell'età anagrafica degli interessati, suddivisi per settore della pubblica amministrazione e se la normativa richiamata sia stata applicata in modo uniforme, su tutto il territorio nazionale e da tutte le amministrazioni interessate.
(4-11316)

Risposta. - In via preliminare, occorre rilevare come il quesito posto dall'interrogante rappresenti una duplicazione di quanto già in precedenza rappresentato nell'interrogazione n. 4-09465, a cui è stata data esauriente risposta lo scorso 28 marzo.
Ad ogni modo, in riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto indicato, con il quale l'interrogante, chiede di conoscere se il Governo abbia dato corso - ovvero entro quali tempi intenda dare corso - alla ricognizione delle modalità di applicazione della normativa sul collocamento obbligatorio a riposo - previsto dall'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, come da ultimo modificato dall'articolo 17, comma 35-novies, del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito dalla legge n. 102 del 2009 - con particolare riferimento alla quantità sia degli uomini sia delle donne, all'età anagrafica degli stessi e alla loro ripartizione nei diversi settori della pubblica amministrazione, si rappresenta quanto segue.
A tal proposito, nel confermare l'impegno del Governo a dar corso all'ordine del giorno n. 9/3638/109 del 29 luglio scorso accolto nel corso dell'esame del decreto-legge n. 78 del 2010 si fa presente che, allo stato, si è ritenuto opportuno non avviare il monitoraggio sui dati circa l'applicazione dell'istituto della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro in esame, poiché - com'è noto - il quadro normativo in materia di pensionamento dei pubblici dipendenti è stato interessato, nel corso dell'ultimo biennio, da una serie continua di interventi legislativi che hanno impegnato le pubbliche amministrazioni ad affrontare gli effetti nell'ambito organizzativo e gestionale, tuttora in fase di assestamento.
Innanzitutto, per quanto riguarda le lavoratrici, è intervenuta la modifica dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 198 del 2006 ad opera del decreto legislativo n. 5 del 2010 in materia di permanenza in servizio, con cui è stato soppresso l'onere a carico delle lavoratrici di manifestare l'opzione per la permanenza in servizio, che creava una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori di sesso maschile.
Inoltre, ai fini dell'adempimento agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione

europea sono state approvate modifiche in tema di età per il diritto di accesso ai trattamenti pensionistici, contenute nell'articolo 22-ter del decreto-legge n. 78 del 2009 introdotto in sede di conversione dalla legge n. 102 del 2009.
Il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, è poi intervenuto più in generale sulla disciplina della decorrenza del trattamento pensionistico per talune categorie di dipendenti, con 1'introduzione del nuovo regime della cosiddetta «finestra mobile» (articolo 12), e dei trattenimenti in servizio (articolo 9, comma 31).
Infine, per consentire alle amministrazioni di avere a disposizione il quadro completo delle informazioni necessarie (situazione contributiva dei dipendenti) per l'esercizio dei poteri accordati dalla legge in materia di trattenimenti in servizio e risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti, è stato necessario uno specifico intervento normativo, nell'ambito del cosiddetto «collegato lavoro». È stato aggiunto, difatti, con l'articolo 14, comma 2, della legge n. 183 del 2010, il comma 11-bis all'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008. Tale norma prevede che «Per le determinazioni relative ai trattenimenti in servizio e alla risoluzione del rapporto di lavoro e di impiego, gli enti e gli altri organismi previdenziali comunicano, anche in via telematica, alle amministrazioni pubbliche richiedenti i dati relativi all'anzianità contributiva dei dipendenti interessati».
In conclusione, come sopra anticipato, la complessità del quadro normativo sulla materia, che, come si è visto, è in continua evoluzione, e la circostanza che l'attuazione della specifica normativa sulla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro rientra in un ambito più ampio di disciplina (peraltro ancora in fase di assestamento) relativa alle cessazioni dal servizio e al conseguimento del diritto alla pensione dei pubblici dipendenti (nel quadro della programmazione delle acquisizioni e delle cessazioni di personale nel rispetto degli stringenti vincoli imposti dalla disciplina sul contenimento delle spese nelle pubbliche amministrazioni) ha fatto ritenere sino ad ora non opportuno avviare il monitoraggio.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

GNECCHI, GATTI, BELLANOVA e CODURELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 e successive modificazioni, la maggioranza di Governo ha introdotto, non solo il collocamento obbligatorio in quiescenza dei dipendenti pubblici, al compimento dei 40 anni di anzianità contributiva ma anche la possibilità di uscire 5 anni prima del raggiungimento dei requisiti per l'accesso alla pensione;
nel contempo altri Ministri dell'attuale Governo, sostengono la necessità di elevare l'età per il pensionamento e già si è intervenuti in tal senso per considerare anche l'aspettativa di vita sia per quanto riguarda l'età pensionabile, che il calcolo delle prestazioni pensionistiche;
esistono proposte di legge dei diversi schieramenti politici presentate sia alla Camera che al Senato per affrontare una riforma delle pensioni sia per aspetti particolari che di sistema;
il Ministro interrogato rispondendo all'atto ispettivo n. 4-04782 sul numero delle dipendenti donne cui sia stata comunicata la risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, ha sostenuto l'8 febbraio 2010: «Tuttavia, in conformità ai princìpi di trasparenza ed accessibilità a cui deve ispirarsi in ogni caso l'attività degli uffici pubblici, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione intende, anche in riscontro all'istanza dell'interrogante, avviare, presso tutte le amministrazioni pubbliche, una ricognizione delle modalità di applicazione delle suddette normative e dei relativi effetti»;

si ha motivo di ritenere che sia stata effettuata questa ricognizione perché utile a tutto quanto sopra premesso -:
quanti dipendenti pubblici siano stati collocati a riposo obbligatoriamente (in base all'articolo 17, comma 35-novies, della legge n. 102 del 2009), in particolare quanti uomini e quante donne con la specificazione dell'età anagrafica degli interessati, suddivisi per settore della pubblica amministrazione.
(4-11458)

Risposta. - In via preliminare, occorre rilevare che sulla materia oggetto della presente interrogazione il Governo ha già fornito esauriente risposta in relazione ai precedenti atti ispettivi n. 4-09465 e n. 4-11613, rispettivamente in data 28 marzo e 31 marzo scorsi, presentati dallo stesso interrogante.
Ad ogni modo, in riferimento all'atto di sindacato ispettivo in oggetto indicato, con il quale l'Onorevole Gnecchi chiede di conoscere se il Governo abbia dato corso - ovvero entro quali tempi intenda dare corso - alla ricognizione delle modalità di applicazione della normativa sul collocamento obbligatorio a riposo - previsto dall'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008 come da ultimo modificato dall'articolo 17, comma 35-novies del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito dalla legge n. 102 del 2009 - con particolare riferimento alla quantità sia degli uomini sia delle donne, all'età anagrafica degli stessi e alla loro ripartizione nei diversi settori della pubblica amministrazione, si rappresenta quanto segue.
Nel confermare l'impegno del Governo a dar corso all'ordine del giorno n. 9/3638/109 del 29 luglio 2010 accolto nel corso dell'esame del decreto-legge n. 78 del 2010 si fa presente che, allo stato, si è ritenuto opportuno non avviare il monitoraggio sui dati circa l'applicazione dell'istituto della risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro in esame, poiché - com'è noto - il quadro normativo in materia di pensionamento dei pubblici dipendenti è stato interessato, nel corso dell'ultimo biennio, da una serie continua di interventi legislativi che hanno chiamato le pubbliche amministrazioni ad affrontarne gli effetti nell'ambito organizzativo e gestionale, tuttora in fase di assestamento.
Innanzitutto, per quanto riguarda le lavoratrici, è intervenuta la modifica dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 198 del 2006 ad opera del decreto legislativo n. 5 del 2010 in materia di permanenza in servizio, con cui è stato soppresso l'onere a carico delle lavoratrici di manifestare l'opzione per la permanenza in servizio, che creava una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori di sesso maschile.
Inoltre, ai fini dell'adempimento agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, sono state approvate modifiche in tema di età per il diritto di accesso ai trattamenti pensionistici, contenute nell'articolo 22-ter del decreto-legge n. 78 del 2009, introdotto in sede di conversione, dalla legge n. 102 del 2009.
Il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, è poi intervenuto più in generale sulla disciplina della decorrenza del trattamento pensionistico per talune categorie di dipendenti, con l'introduzione del nuovo regime della cosiddetta «finestra mobile» (articolo 12), e dei trattenimenti in servizio (articolo 9, comma 31).
Infine, per consentire alle amministrazioni di avere a disposizione il quadro completo delle informazioni necessarie (situazione contributiva dei dipendenti) per l'esercizio dei poteri accordati dalla legge in materia di trattenimenti in servizio e risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti, è stato necessario uno specifico intervento normativo, nell'ambito del cosiddetto «collegato lavoro». È stato aggiunto, infatti, con l'articolo 14, comma 2, della legge n. 183 del 2010, il comma 11-bis all'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008. Tale norma prevede che «Per le determinazioni relative ai trattenimenti in servizio e alla risoluzione del rapporto di lavoro e di impiego, gli enti e gli altri organismi previdenziali comunicano, anche in via telematica, alle amministrazioni pubbliche richiedenti i dati relativi

all'anzianità contributiva dei dipendenti interessati».
In conclusione, come sopra rilevato, la complessità del quadro normativo sulla materia, peraltro in continua evoluzione, e la circostanza che l'attuazione della specifica normativa sulla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro rientra nell'ambito più ampio della disciplina, ancora in fase di assestamento, relativa alle cessazioni dal servizio e al conseguimento del diritto alla pensione dei pubblici dipendenti, hanno fatto ritenere sino ad ora non opportuno avviare il monitoraggio.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

GRIMOLDI e CAVALLOTTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie di cronaca, riportate dal quotidiano on line In Europa (http://ww5.virtualnewspaper.it/dmedia/books/101101europa/#/7/) si è appreso che nella scuola media di Valperga, nel Torinese, uno studente ha ricevuto una nota sul registro per aver indossato una maglietta promozionale della Lega Nord, poi requisita dall'insegnante;
il caso, riportato anche su facebook, è stato poi ripreso dalla stampa locale ed ha sollevato numerose polemiche -:
se il Ministro non intenda intervenire per rimarcare il diritto alla libertà di espressione e di pensiero che è stato, in questo come in tanti altri casi che si verificano quotidianamente, calpestato da chi dovrebbe invece rispettare ogni idea ed essere super partes, anche valutando l'opportunità di disporre un'opportuna ispezione.
(4-09991)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame concernente un presunto episodio discriminatorio perpetrato da un insegnante della scuola media «Cena» di Cuorgné, plesso di Valperga, a danno di un alunno «per avere indossato una maglietta promozionale della Lega Nord».
Al riguardo, dagli accertamenti condotti dall'ufficio scolastico regionale per il Piemonte, risulta che lo stesso settimanale di informazione locale «Il Canavese», che il 27 ottobre 2010 aveva dato ampio risalto alla notizia, il 3 novembre 2010 abbia pubblicato la smentita sulla sua veridicità, dichiarando che si era trattato di «un'invenzione nata da Facebook».
Dalla relazione fornita agli uffici scolastici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dalla dirigente scolastica emerge la cronaca dettagliata degli avvenimenti.
Alle ore 13 del 26 ottobre 2010 la prima notizia pervenne alla dirigente scolastica da organi di stampa che chiedevano chiarimenti in merito ad un presunto «sequestro di maglia leghista», avvenuto, a loro dire, da più di una settimana. Alle 14.30, nel corso del collegio docenti già convocato, la dirigente informò tutti i docenti della notizia e chiese loro se qualcuno avesse compiuto tale azione, ricevendone risposta negativa.
Il 27 novembre 2010 la dirigente verificò personalmente che in nessun registro di classe era stata apposta la relativa nota e incontrò il sindaco di Valperga.
Il 28 novembre 2010, nel corso del secondo incontro con il sindaco di Valperga si evidenziarono le notizie apparse su Facebook che avevano dato origine al caso e la dirigente scolastica inviò alle famiglie una comunicazione di totale estraneità della scuola.
Dai fatti e dalla documentazione risulta, pertanto, che l'episodio contestato non si è assolutamente verificato e che l'istituzione scolastica ha saputo correttamente interloquire con l'ente locale, le famiglie e anche con lo stesso giornale «Il Canavese» che ha pubblicato infine la smentita al suo precedente articolo.
Infine si fa presente che l'8 novembre 2010 su un altro periodico locale «La Voce» l'argomento fu ripreso in un articolo in cui si ribadiva che non era accaduto nulla di quanto raccontato dal quotidiano

«il Canavese» a proposito della maglietta promozionale leghista.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

LUSSANA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da oltre un anno presso la scuola media statale di Reggello una ragazzina di quindici anni non può presenziare alle lezioni di musica che si tengono nella sua classe se non tenendo dei tappi alle orecchie che le impediscano l'ascolto della musica;
alla suddetta ragazzina, infatti, sarebbe stato vietato dal padre, di fede islamica, di seguire le lezioni di musica a scuola sulla base di restrizioni di ordine religioso che considerano la musica un fatto impuro ed illecito;
tale vicenda, oltre a denotare la mancanza di una volontà all'integrazione di culture diverse, rappresenta, ad avviso dell'interrogante, un caso di palese violazione della nostra Costituzione e dei diritti umani fondamentali di una giovane studentessa;
risulta difficilmente comprensibile coma la scuola abbia potuto tollerare un simile atteggiamento da parte del genitore, che oltretutto impedisce una piena integrazione della giovane e non sembra minimamente rispondente ai valori della accoglienza e della tolleranza ma solo ad una rinuncia intollerabile ai doveri di educazione che devono spettare alla scuola italiana -:
quali iniziative urgenti intenda adottare in merito nei confronti delle strutture scolastiche per la prolungata accettazione di una situazione che limita il diritto allo studio all'interno delle stesse aule scolastiche, posto che la vicenda segnalata rappresenta, ad avviso dell'interrogante, una violazione dei princìpi educativi all'interno della scuola italiana.
(4-10059)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame, concernente il caso di un'alunna della scuola media statale di Reggello, in provincia di Firenze.
È stata al riguardo interessata la competente Direzione scolastica regionale per la Toscana che ha comunicato quanto segue.
Il 9 dicembre del 2010 su alcuni quotidiani - Il Giornale della Toscana, La Repubblica, La Nazione - sono apparsi articoli che evidenziavano il caso di una quindicenne mussulmana frequentante la scuola secondaria di primo grado dell'Istituto comprensivo statale di Reggello, costretta a tapparsi le orecchie con delle cuffie durante la lezione di musica, a quanto si apprendeva, per volontà del padre, per il quale l'ortodossia religiosa musulmana vieterebbe l'ascolto della musica.
Appresa la notizia l'ufficio scolastico regionale ha immediatamente disposto, il 10 dicembre del 2010, visita ispettiva in loco da parte di un dirigente tecnico.
Gli accertamenti ispettivi hanno confermato le notizie apparse sulla stampa.
Sul piano strettamente didattico, è stato evidenziato che il percorso personalizzato di educazione musicale predisposto per l'alunna in parola confliggeva con quanto previsto dall'ordinamento scolastico, perché andava a ridurre una parte degli obiettivi di apprendimento previsti dalle indicazioni della scuola secondaria di primo grado per questa disciplina.
Il giorno successivo, 11 dicembre del 2010, è stato convocato a scuola il padre dell'alunna per metterlo a conoscenza del fatto che la situazione scolastica della figlia andava riesaminata perché incompatibile con l'ordinamento scolastico vigente.
Dopo il colloquio con il competente dirigente scolastico, il padre dell'alunna è apparso più conciliante e disposto a rivedere la propria posizione.
Si è avuto, altresì, un colloquio anche con l'alunna per convincerla a rinunciare alle cuffie e ad entrare nell'aula di musica mentre i compagni suonavano, cosa che è avvenuta il 13 dicembre del 2010, data dalla quale l'alunna è in classe senza l'utilizzo delle cuffie.
Da tale data, quindi, l'alunna segue regolarmente le lezioni pratiche di educazione

musicale senza il ricorso al detto mezzo di isolamento.
La positiva e rapida conclusione della vicenda, si è resa possibile, da un lato, grazie all'immediato intervento ispettivo dell'ufficio scolastico regionale e, dall'altro, grazie al forte e deciso coinvolgimento della famiglia dell'alunna da parte delle componenti scolastiche interessate.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel comunicato stampa del 16 novembre 2010 pubblicato sul sito di Oxfam Italia-ONG specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo -, si riporta che: «Nella lotta ai cambiamenti climatici l'Unione europea rischia ancora una volta di fare una figuraccia per colpa dell'Italia»;
nel comunicato si riportano, inoltre, le seguenti affermazioni:
l'Unione Europea si è impegnata a versare 7,2 miliardi di euro per il triennio 2010-2012 per aiutare i Paesi più indigenti ad affrontare i cambiamenti climatici.
l'Italia rischia di essere la principale responsabile di mancate entrate per tale fondo pari a 357 milioni di euro, e ciò impedirà all'Europa di aiutare i Paesi poveri ad affrontare i cambiamenti climatici nel triennio 2010-2012;
al vertice sul clima dello scorso anno a Copenaghen, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi aveva annunciato un contributo italiano alla lotta dei cambiamenti climatici pari a 600 milioni di euro e da ripartirsi in tre anni.
in merito alla vicenda, la portavoce di Oxfam Italia Farida Bena ha, inoltre, denunciato che: «Ancora una volta l'Italia sta trascinando l'Europa verso il basso, minandone la credibilità internazionale. È già successo quest'anno con gli aiuti europei ai Paesi poveri e ora rischiamo di ripetere la figuraccia sui cambiamenti climatici»;
si aggiunge a ciò l'osservazione di Elise Ford, portavoce di Oxfam International a Bruxelles, ossia: «Sembra che l'Italia stia indietreggiando e questo significa che l'Europa non riuscirà a mantenere nemmeno i suoi impegni finanziari minimi in materia di cambiamenti climatici»;
ad oggi - 9 dicembre 2010 -, il Governo non ha ancora stanziato i 600 milioni di euro che erano stati promessi al vertice sul clima di Copenaghen;
come riportato da www.adnkronos.com, il Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti ha così risposto dinanzi l'allarme lanciato da Oxfam Italia: «L'Italia conferma gli impegni assunti nei confronti dei Paesi poveri per aiutarli nella lotta contro i cambiamenti climatici»;
il Ministro, tuttavia, non ha voluto quantificare gli aiuti italiani, affermando che: «Stiamo facendo dei calcoli, e non è una materia politica» -:
quali iniziative immediate il Governo italiano intenda assumere al fine di riuscire a rispettare gli impegni sopra menzionati.
(4-09941)

Risposta. - I cambiamenti climatici costituiscono oggi una minaccia ambientale, sociale ed economica globale che colpisce altresì fortemente i processi di sviluppo dei Paesi in via di sviluppo. Il Governo italiano, attraverso la cooperazione, è fortemente impegnato in un processo di integrazione delle questioni ambientali, ed in particolare dei cambiamenti climatici, nelle strategie a favore della riduzione della povertà.
Le linee-guida della cooperazione italiana per il triennio 2011-2013, approvate dal comitato direzionale nel dicembre 2010 hanno infatti confermato le politiche ambientali,

con particolare focus sulla mitigazione/adattamento ai cambiamenti climatici, tra i settori di intervento prioritario. Nonostante la netta riduzione delle risorse a disposizione della cooperazione, avvenuta negli ultimi anni, il Ministero degli esteri eroga ai programmi di contrasto ai cambiamenti climatici una somma complessivamente quantificata - tra doni e crediti di aiuto - in 460 milioni di euro per il triennio 2010-2012, di cui i 161 milioni di euro per il 2010. Tali fondi sono destinati ai programmi per l'adattamento e la mitigazione degli effetti negativi sul clima, implementati prevalentemente in Medio oriente, in Africa e in Asia, e con l'obiettivo di porre al riparo i paesi destinatari, favorendone anche scelte sostenibili di politica economica.
Tali iniziative, incentrate all'uso di tecnologie pulite ed a scelte di sviluppo economico a bassa intensità di carbonio, consistono altresì in interventi diretti ad affrontare il problema della deforestazione e della riduzione delle commissioni di gas serra derivanti dalla deforestazione, altrimenti detti Redd (Reducing emissions from deforestation and forest degradation), attuati prevalentemente in Asia, Medio oriente e America Latina.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi astigiana del vino, secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano Il Corriere della Sera, perdura da troppo tempo, a causa delle eccedenze in cantina, delle difficoltà da parte dei produttori nella gestione del vigneto e del mercato, nonché delle problematicità economiche dei consorzi, degli enti pubblici e delle organizzazioni del settore;
il medesimo articolo, riporta che il Ministro interrogato, si è impegnato a far fronte allo stato di crisi dei vignaioli piemontesi e alle DOCG e DOC, Barbera, Dolcetto e Brachetto d'Acqui, destinando una parte dei fondi previsti del programma nazionale di sostegno del settore;
a giudizio dell'interrogante, nonostante negli ultimi trent'anni i finanziamenti alle cooperative vinicole piemontesi siano stati altissimi, l'ultimo biennio 2007-2009, pari a circa 8 milioni di euro, almeno la metà della cifra è stata utilizzata in maniera evidentemente sbagliata;
risultano infatti palesi, come confermato anche da autorevoli produttori di vino piemontesi, una seria di errori commessi in Piemonte di una parte dei produttori del settore: dagli investimenti sbagliati, alla vendita di vino sottocosto e sprechi finanziari di altro genere, ad un immobilismo da parte delle nuove generazioni di produttori, incapaci di sviluppare e rilanciare i vini piemontesi fra i migliori e più pregiati al mondo -:
se corrisponda al vero, quanto esposto in premessa, con riferimento all'iniziativa da parte del Ministro interrogato, sulla destinazione dei fondi del programma nazionale di sostegno al settore, nei riguardi dei vini piemontesi;
se corrisponda altresì al vero la decisione di accordare la distillazione di crisi per eliminare le scorte di oltre 200 mila ettolitri di prodotto, consentendo per i produttori piemontesi di trasformare in alcol le uve in eccedenza;
se non ritenga, infine, opportuno in considerazione della situazione di crisi in cui versa il settore vinicolo piemontese, la cui filiera rappresenta un importante elemento per l'economia regionale e nazionale, di convocare un incontro con i rappresentanti del settore e le categorie interessate, al fine di addivenire a rapide soluzioni, che possano rilanciare lo sviluppo e la competitività dei vini piemontesi, la cui tradizione enologica è famosa in Italia e nel mondo.
(4-10796)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame faccio presente che la

nuova organizzazione comune di mercato vino, entrata in vigore nell'aprile del 2008, ha previsto l'attivazione di una serie di azioni a favore dello sviluppo e sostegno della competitività.
Il Piano di sostegno nazionale (Pns) rappresenta lo strumento attraverso il quale ogni Stato membro, nell'ambito delle esigenze interne, ha selezionato ed attivato, tra le undici misure di intervento previste, quelle ritenute più consone con la propria realtà vitivinicola nazionale.
Al riguardo evidenzio che il suddetto piano, presentato dall'Italia alla Commissione il 30 giugno 2008, è stato realizzato sulla base di intese con le regioni e le organizzazioni di categoria della filiera vitivinicola e prevede l'attivazione di 8 delle 11 misure previste.
I fondi assegnati alle singole misure sono ripartiti tra le regioni e province autonome, sulla base di una decisione condivisa dalle stesse amministrazioni regionali e dalle province autonome.
Tale riparto non è da considerarsi vincolante: infatti, le regioni e le province autonome hanno la possibilità di spostare il proprio plafond tra le misure individuate dal Pns al fine di soddisfare talune particolari esigenze territoriali.
Faccio presente che per l'annualità finanziaria 2010 (scaduta il 15 ottobre 2010) non è stata attivata la misura della distillazione di crisi per i vini a denominazione d'origine e indicazione geografica per la quale pertanto, non e stato previsto alcun budget.
Per l'annualità 2011, il riparto dei fondi, come per gli anni precedenti, è stato oggetto di apposito decreto che ha tenuto conto dei criteri di riparto concordati con rappresentanti della regioni e province autonome.
Per quanto attiene la richiesta di attivazione della distillazione di crisi per i vini DO e IG da parte della regione Piemonte, faccio presente che l'attivazione della misura comporta alcuni adempimenti da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che dovrà emanare il provvedimento che disciplina la misura e comunicare l'attivazione della stessa Commissione Unione europea mediante una modifica del Programma nazionale di sostegno, a valere dalla prossima campagna 2010-2011, tenuto conto che lo stesso consentiva la misura in causa esclusivamente per i vini cosidetti comuni.
Sia il provvedimento ministeriale che la modifica del Pns dovranno esser sottoposti al vaglio di tutte le, amministrazioni regionali e dovrà essere acquisita l'intesa della Conferenza Stato-Regioni.
Al riguardo, comunico che è stato già attivato un tavolo tecnico di concertazione con le amministrazioni regionali e le province autonome nonché con i rappresentanti delle opere pubbliche maggiormente rappresentative. Dalle consultazioni è emersa la necessità di un'attenta valutazione sull'opportunità di ammettere alla distillazione di crisi i vini d'origine protetta, e indicazione geografica tipica che rappresentano l'eccellenza della produzione vitivinicola nazionale.
Le ultime risultanze del tavolo tecnico hanno portato alla predisposizione di un decreto di carattere generale che prevede l'attivazione della distillazione di crisi per la campagna 2010-2011, sia per i vini a denominazione d'origine che per i vini comuni.
Detto schema è al vaglio della Conferenza Stato regioni che dovrà sancire l'eventuale intesa.
Preciso infine che, ove si pervenisse alla determinazione di attivare la misura, le Regioni interessate dovranno documentare adeguatamente lo stato di crisi impegnandosi, tra l'altro, ad apportare riduzioni sulle rese di produzione individuando, nell'ambito del proprio budget, le risorse da destinare alla stessa.
Le modifiche introdotte al Pns dovranno, comunque, essere notificate e condivise dalla Commissione europea.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

NEGRO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
stando alle notizie riportate dagli organi di stampa la Commissione europea

ha stampato più di tre milioni di copie di un «diario» in ognuna delle lingue dei Paesi dell'Unione da distribuire agli alunni delle scuole secondarie;
non entrando nel merito dell'opportunità di questa iniziativa considerati anche gli eccessivi costi che tale operazione ha comportato per le casse dell'erario pubblico comunitario, è necessario però stigmatizzare come questo diario ad avviso dell'interrogante violi il principio della libertà religiosa e si renda responsabile di offesa nei confronti della religione cristiana;
sempre stando alle informazioni rese note dai mass media si apprende, infatti, che nel diario promosso dalla Commissione europea siano ricordate tutte le festività religiose tranne quelle cristiane a tal punto che nella pagina dedicata al venticinque dicembre si faccia riferimento ad una fantomatica festa dell'amicizia invece che al Santo Natale;
l'Europa ha abbassato la guardia demograficamente, psicologicamente e spiritualmente, è incapace di reagire perché assuefatta ad ideali di multiculturalismo e mondialismo, necessari ad una concezione economicamente fruibile della realtà ma a prezzo di un relativismo senza uscita per quel che riguarda valori, identità, tradizioni;
un relativismo che altro non è se non una maschera del nichilismo, ossia la volontà del nulla, che nega l'esistenza di valori e di realtà comunemente ammessi: pari valore di tutte le culture significa azzeramento dei valori;
un'Europa che rinuncia alle sue stesse radici non può essere altro che un progetto fallimentare proprio per la fragilità valoriale su cui si fonda;
un Europa che nella sua carta dei diritti fondamentali non fa alcun riferimento alle radici cristiane che hanno apportato significati prevalentemente morali e spirituali elaborando il concetto di psiche, l'idea dell'uomo capace di intendere e di volere, l'importanza della cura dell'anima, il valore e la centralità dell'uomo come persona in rapporto con gli altri e con Dio, promuovendo i valori dell'uguaglianza, della tolleranza e della libertà oltre che della grandezza dell'umile, mettendo al centro dell'esistenza umana il principio dell'amore;
se la libertà religiosa, di credenza e di coscienza, è un diritto inviolabile consolidato nella cultura del popolo italiano e riconosciuto in modo inequivocabile dal combinato disposto degli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, è innegabile che il patrimonio storico culturale del nostro Paese affonda le proprie radici nella civiltà e nella tradizione cristiana;
il nostro Stato, attraverso il Concordato e la protezione costituzionale di cui esso gode a norma dell'articolo 7 della Costituzione, riconosce alla Chiesa cattolica un fondamentale ruolo storico e sociale dato da una antica ininterrotta tradizione che lega il popolo italiano alle vicende della Chiesa cattolica. Il Concordato del 1984, pur superando l'affermazione prevista dal Trattato del 1929 per cui «la religione cattolica apostolica romana» veniva considerata «la sola religione dello Stato», ha riaffermato allo stesso tempo che non sussiste una situazione di parità fra la Chiesa cattolica e le altre confessioni, né sul piano legislativo ordinario né sul piano costituzionale, come confermato dall'importante missione educativa affidata alla Chiesa cattolica, dalla previsione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, dal riconoscimento degli effetti civili ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto canonico e dalla riserva ai tribunali ecclesiastici, nei limiti fissati dalla giurisprudenza costituzionale, delle relative sentenze di nullità;
va inoltre ricordato che la religione cattolica, rispetto alle altre fedi, gode di una maggiore protezione anche in sede penale nell'ipotesi di «delitti contro il sentimento religioso» e che la Corte costituzionale, più volte adita in materia, ha rigettato le istanze volte a mettere in luce

una violazione del principio di uguaglianza e di libertà, considerata la maggiore intensità delle reazioni sociali che suscitano le offese alla fede cattolica dato l'inscindibile legame tradizionale con il popolo italiano;
la particolare tutela che il nostro Paese riconosce alla religione cattolica non costituisce, per altro verso, negazione o limitazione della libertà religiosa delle altre confessioni. Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la tradizione dei nostri popoli, se la decantata laicità della Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata;
rispetto a questo sentimento religioso diffuso, si stanno affermando tendenze «laiciste» che, in nome del rispetto della libertà religiosa, impongono l'abbandono di quelle tradizioni che costituiscono un punto di riferimento fondamentale per le nostre radici culturali; il riferimento, in particolare, è alle azioni avviate da alcuni insegnanti e presidi nelle nostre scuole per sospendere quei riti - come il presepe e i canti natalizi - che da sempre contraddistinguono il Natale cattolico;
l'integrazione europea, per essere non solo formale, ma anche sostanziale e valoriale, deve fondarsi su un rispetto delle identità che contraddistinguono i popoli europei. L'Europa non può ignorare da dove deriva la sua stessa democrazia. È, infatti, innegabile che sia proprio la tradizione cristiana ad aver consegnato alla storia il moderno concetto di persona (cioè dell'individuo che in quanto tale, prima ancora di essere cittadino, è portatore di dignità e di diritti), principio recepito come fondante da tutte le costituzioni laiche degli stati membri dell'Unione europea. Un'Europa che rinuncia alla propria anima è destinata a morire. Relegare la religione alla sfera privata, escludendo la tradizione religiosa dell'Europa dal dialogo pubblico è un grave errore che rischia di far precipitare le nuove generazioni in un vuoto valoriale -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali provvedimenti intenda adottare per farsi promotore, in tutte le sedi, comunitarie ed internazionali, di un istanza di tutela dei simboli identitari che contraddistinguono il patrimonio culturale e religioso del nostro popolo, adottando gli opportuni strumenti politici, normativi e giudiziari atti a delegittimare iniziative come quella descritta in premessa;
a promuovere, soprattutto nelle scuole, la tutela delle tradizioni e dei riti che contraddistinguono le festività cattoliche, a partire dal Natale, riconoscendo alle radici cristiane un valore fondante della nostra cultura.
(4-10375)

Risposta. - Il diario europeo rappresenta un'iniziativa educativa curata dalla Direzione generale per la salute ed i consumatori della Commissione europea in collaborazione con il Comitato economico e sociale dell'Unione europea.
Il progetto mira a contribuire alla formazione degli studenti europei sui principi fondamentali della stessa Unione. Si tratta evidentemente di un progetto importante che comporta, tra l'altro, un costo rilevante (pari a circa 5 milioni di euro) al quale contribuisce, in qualità di partner italiano, anche l'Unione nazionale dei consumatori. Ha, pertanto, destato forte stupore la notizia che nell'ultima edizione del diario - di cui sono state distribuite gratuitamente oltre 3 milioni di copie a più di 21 mila scuole dei 27 stati membri - sia stata omessa l'indicazione di alcune festività cristiane quali il Natale e la Pasqua.

Il Ministro degli esteri Frattini ha subito reagito fermamente, definendo la vicenda un «incidente clamoroso» che, «oltre ad offendere tutti i cristiani nel mondo, contraddice il principio basilare della libertà e della dignità di tutte le professioni religiose, fondamento dell'Unione europea», ed esortando la Commissione europea ad attivarsi per trovare una soluzione. Il Ministro degli esteri ha, in particolare, inviato una lettera al Presidente Barroso manifestando «indignazione per l'ingiustificabile e inaccettabile omissione» e sollecitando immediati interventi per porvi rimedio. In esito all'iniziativa del Ministro Frattini, il

Commissario europeo per la salute e la difesa dei consumatori, John Dalli, ha risposto sottolineando il profondo rammarico della Commissione ed assicurando il proprio impegno ad adottare adeguate misure per sanare l'accaduto. Il Commissario Dalli ha riconosciuto anche pubblicamente l'errore grossolano» commesso dall'esecutivo comunitario, ammettendo «una mancanza di accuratezza nella fase di revisione» dell'agenda. In una nota alla Commissione degli episcopati della Comunità europea, egli ha, inoltre, convenuto che le festività cristiane, quali il Natale e la Pasqua, «sono parte integrante della tradizione comune europea», esprimendo il proprio «sincero rammarico per l'incidente». La Commissione ha, quindi, diffuso una dichiarazione in cui - nello scusarsi per lo sbaglio e nell'escludere qualsiasi intento discriminatorio ai danni della comunità Cristiana - ha annunciato l'invio, a tutte le scuole che hanno ricevuto il diario, di una segnalazione di correzione («errata corrige») con allegata una lista aggiuntiva delle principali festività, comprese quelle religiose, osservate in ciascuno Stato membro. Ha altresì assicurato l'inclusione delle medesime ricorrenze nelle prossime edizioni del diario europeo.
L'azione svolta dalla Farnesina - che ha contribuito alla correzione del grave errore commesso dalla Commissione europea - si inserisce nel quadro del costante impegno profuso a difesa della libertà di culto e a tutela delle minoranze religiose, in primis quella cristiana, nel mondo. In tale ambito merita ricordare, tra le altre iniziative, il ricorso presentato alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo sull'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche ed il determinante apporto all'adozione, da parte del Consiglio dei ministri degli affari esteri il 21 febbraio del 2011 di un documento ufficiale di condanna degli atti di intolleranza, violenza e discriminazione condotti contro i cristiani e le altre comunità religiose.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

PALAGIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dello sviluppo economico e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) hanno condiviso il calendario per il passaggio al digitale che dovrebbe completarsi, regione per regione, entro il 2012;
nel mese di dicembre 2009 la regione Campania ha effettuato il passaggio al digitale terrestre e sin da subito si sono registrate numerose segnalazioni di cattiva ricezione del segnale digitale terrestre delle reti Rai, nonché dei canali Mediaset;
è evidente che il cambiamento della diffusione del segnale televisivo dalla tecnologia analogica a quella digitale può provocare interferenze, intrinseche al mutamento della tecnologia stessa, che, durante la fase di passaggio (switch off), si sarebbe dovuto cercare comunque di ridurre al minimo;
le situazioni di disagio dovrebbero essere continuamente monitorate dagli uffici periferici competenti per territorio del dipartimento per le comunicazioni al fine di segnalare ai gestori televisivi interessati le soluzioni tecniche da adottare;
a tutt'oggi, continuano ad essere numerose e diffuse in tutto il territorio regionale le proteste dei tanti cittadini che lamentano disservizi e una cattiva ricezione dei segnali televisivi. In particolare, nel comune di Piano di Sorrento, così come nei comuni ad esso limitrofi, a causa della particolare posizione geografica e morfologica del territorio, non è si è ancora giunti ad una ricezione ottimale dei segnali provenienti dai ripetitori;
a riguardo, è opportuno segnalare che nel mese di dicembre 2009, a seguito di problematiche tecniche riscontrate nella ricezione dei segnali digitali terrestri, su richiesta dell'assessorato di Piano di Sorrento, la società Service Impianti, con sede legale in Roma, è stata incaricata di fornire una consulenza tecnica in merito alle criticità rilevate. Nella relazione redatta

dalla predetta società affiora quanto la collocazione geografica del territorio incida sulla ricezione del segnale, considerato che il ripetitore principale di Monte Faito, che trasmette il pacchetto completo dei canali, viene oscurato dalla presenza di una catena montuosa e non permette la direttività dei puntamenti delle antenne tv digitali: ciò comporta una ricezione di segnali riflessi che mutano durante la giornata. Il ripetitore in VHF di Sorrento che trasmette il multiplexer - MUX - 1 RAI (Rai 1,2,3 e Radio 1,2,3 e FD Auditorium) non permette la direttività ottimale in quanto oscurato dalle colline adiacenti, creando altrettanti problemi sulla visione. Il ripetitore di Napoli non trasmette il pacchetto completo dei canali e i segnali sono stati valutati molto instabili. A ciò occorre aggiungere che le emittenti nazionali trasmettono con potenza più debole rispetto alle emittenti locali, con conseguenti disturbi sulla visione dei programmi;
la relazione redatta dalla società Service Impianti, presi in considerazione i dati tecnici sopra citati, si chiude affermando che la visione dei programmi tv digitali terrestri nel comune di Piana di Sorrento non è stabile, e rilevando altresì che il pacchetto MUX 4 RAI, che permette la visione di Rai Gulp+1, Rai Storia, Rai Scuola, Rai Test HD non è presente e ancora che il canale La7, nonché alcuni pacchetti Mediaset, mostrano elevata instabilità del segnale, non garantendo ai cittadini utenti una visione costante -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda verificare al più presto quali siano le reali condizioni qualitative del segnale televisivo in tecnica digitale, nella regione Campania ed in particolare nel territorio del comune di Piano di Sorrento;
laddove confermati i rilievi sommariamente riportati in premessa, quali iniziative il Ministro intenda assumere al fine di assicurare il più rapido ripristino delle opportune condizioni qualitative del segnale televisivo in tecnica digitale su tutto il territorio del comune di Piano di Sorrento, affinché il servizio pubblico venga garantito su tutto il territorio nazionale, tanto più nel caso in cui esso offra nuovi canali, come Rai Storia e Rai Scuola, che nascono proprio con l'ambizione di ampliare l'offerta culturale e la platea di fruitori della televisione pubblica italiana;
se il Ministro non intenda continuare ad effettuare puntuali monitoraggi su tutto il territorio nazionale, compresa la Campania, affinché gli utenti possano compiutamente usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo.
(4-09518)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente, si rappresenta quanto segue.
Come noto in Italia ai sensi dell'articolo 2-bis, comma 5 della legge 29 novembre 2007, n. 222 le trasmissioni televisive su frequenze terrestri dovranno, entro l'anno 2012, essere irradiate esclusivamente in tecnica digitale su tutto il territorio nazionale. A tal fine, anche sulla base del lavoro propedeutico svolto dal Comitato nazionale Italia digitale, costituito con decreto dell'ex Ministero delle comunicazioni del 4 agosto 2006, con decreto ministeriale 10 settembre 2008, il territorio nazionale è stato suddiviso in 16 aree tecniche per stilare un calendario di transizione al digitale, con una sequenza degli switch off tale da ottimizzare la compatibilizzazione degli impianti e assicurare altresì la continuità con aree limitrofe. Ciò nonostante è evidente che anche con tutte le opportune attenzioni il passaggio dalla tecnica analogica a quella digitale può provocare situazioni di disagio, ai teleutenti, come quelle lamentate dal comune di Piano di Sorrento.
Laddove dovessero verificarsi, a seguito dello switch off, problematiche relative alla ricezione del segnale digitale terrestre, gli utenti, i gestori televisivi o chiunque altro interessato al fenomeno, potrà far presente detta situazione agli ispettorati territoriali competenti o a questo dipartimento, che provvederà ad attivare i suddetti organi periferici. Gli ispettorati territoriali interpellati

verificheranno quanto denunciato, individuando le eventuali cause del disservizio, cercando possibilmente, eventuali soluzioni, se l'origine del problema fosse tecnico.
Qualora il problema non fosse tecnico e non fosse possibile trovare alcuna soluzione, di più facile attuazione, si rammenta che è possibile ai sensi dell'articolo 30 comma 1 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), previa preventiva autorizzazione da parte del dipartimento per le comunicazioni, l'installazione e l'esercizio di impianti e ripetitori privati, destinati esclusivamente alla ricezione e trasmissione via etere simultanea ed integrale dei programmi radiofonici e televisivi diffusi in ambito nazionale e locale. Detta autorizzazione potrà essere rilasciata ai comuni, comunità montane o ad altri enti locali o consorzi di enti locali, su un'estensione territoriale limitata alla circoscrizione dell'ente richiedente tenendo conto della particolarità delle zone di montagna.
Il Ministero dello sviluppo economico, per il problema rappresentato nel presente atto di sindacato ispettivo, ha già attivato l'ispettorato territoriale della Campania e valuterà con attenzione l'evoluzione della questione verificando l'efficacia degli interventi adottati per risolverla.
Il Ministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che
da fonti stampa si apprende che il consolato italiano di Buenos Aires richiede per l'accesso ai locali del consolato stesso un documento di identità argentino anche a chi cittadino italiano si presenta con passaporto italiano o con carta d'identità italiana in corso di validità;
lo stesso Consolato pretende inoltre che il documento argentino non sia stato emesso da più di dieci anni pur non avendo scadenza per le autorità argentine -:
se e quali azioni correttive intenda intraprendere per verificare i fatti in premessa e se saranno riscontrati veritieri.
(4-02828)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di informazione.
La presente interrogazione intendeva sollecitare chiarimenti sulle informazioni diffuse a mezzo stampa relative alle modalità di ingresso ai locali del Consolato generale d'Italia di Buenos Aires.
È stato successivamente chiarito che le presunte limitazioni di accesso agli uffici consolari sono state frutto di un fraintendimento. Secondo quanto riportato da alcune agenzie. stampa, tale chiarimento diretto da parte del Console generale a Buenos Aires è stato ritenuto soddisfacente dall'interrogante.
Permane la disponibilità a fornire ulteriori informazioni ove ritenuto necessario.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

PICCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da fonti stampa si apprende che una studentessa di prima media in un istituto della provincia di Firenze è stata costretta dal padre per motivi religiosi a saltare la scuola ogni volta che c'era lezione di musica, accumulando così troppi giorni di assenza tali da costringere gli insegnanti a bocciarla nel giugno 2008, nonostante il buon andamento scolastico nelle altre materie e che i dirigenti scolastici hanno esperito tutti i tentativi possibili per aprire un dialogo col padre;
il compromesso raggiunto per evitare i giorni di assenza è che durante le ore di musica la bambina indossa una cuffia che la isoli completamente dal contesto;

impedire ai figli di frequentare la scuola dell'obbligo è un reato e, dopo che la vicenda è stata segnalata al sindaco e poi ai carabinieri, il padre della ragazzina è stato denunciato e rinviato a giudizio e la prima udienza del processo di fronte al giudice di pace si è svolta il 25 novembre 2010;
il padre ha altri figli, ragionevolmente il problema potrebbe riproporsi è ed è inaccettabile privare chiunque del diritto all'istruzione -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione al problema della disposizione scolastica determinata da motivi religiosi e quali iniziative di competenza, intenda assumere per favorire l'integrazione ed impedire che si verifichino altri eventi analoghi in futuro.
(4-09949)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame, concernente il caso di un'alunna della scuola media statale di Reggello, in provincia di Firenze.
È stata al riguardo interessata la competente direzione scolastica regionale per la Toscana che ha comunicato quanto segue.
Il 9 dicembre del 2010 su alcuni quotidiani - Il Giornale della Toscana, La Repubblica, La Nazione - sono apparsi articoli che evidenziavano il caso di una quindicenne mussulmana frequentante la scuola secondaria di primo grado dell'Istituto comprensivo statale di Reggello, costretta a tapparsi le orecchie con delle cuffie durante la lezione di musica, a quanto si apprendeva, per volontà del padre, per il quale l'ortodossia religiosa musulmana vieterebbe l'ascolto della musica.
Appresa la notizia l'ufficio scolastico regionale ha immediatamente disposto, il 10 dicembre 2010, visita ispettiva in loco da parte di un dirigente tecnico.
Gli accertamenti ispettivi hanno confermato le notizie apparse sulla stampa.
Sul piano strettamente didattico, è stato evidenziato che il percorso personalizzato di educazione musicale predisposto per l'alunna in parola confliggeva con quanto previsto dall'ordinamento scolastico, perché andava a ridurre una parte degli obiettivi di apprendimento previsti dalle indicazioni della scuola secondaria di primo grado per questa disciplina.
Il giorno successivo, 11 dicembre 2010, è stato convocato a scuola il padre dell'alunna per metterlo a conoscenza del fatto che la situazione scolastica della figlia andava riesaminata perché incompatibile con l'ordinamento scolastico vigente.
Dopo il colloquio con il competente dirigente scolastico, il padre dell'alunna è apparso più conciliante e disposto a rivedere la propria posizione.
Si è avuto, altresì, un colloquio anche con l'alunna per convincerla a rinunciare alle cuffie e ad entrare nell'aula di musica mentre i compagni suonavano, cosa che è avvenuta il 13 dicembre del 2010, data dalla quale l'alunna è in classe senza l'utilizzo delle cuffie.
Da tale data, quindi, l'alunna segue regolarmente le lezioni pratiche di educazione musicale senza il ricorso al detto mezzo di isolamento.
La positiva e rapida conclusione della vicenda, si è resa possibile, da un lato, grazie all'immediato intervento ispettivo dell'ufficio scolastico regionale e, dall'altro, grazie al forte e deciso coinvolgimento della famiglia dell'alunna da parte delle componenti scolastiche interessate.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

PINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comune di Faenza era affittuario di un immobile in via degli Insorti, 2, a Faenza, di proprietà dell'Ente Seminario, dove ha sede l'istituto comprensivo Europa ed in particolare le scuole medie del suddetto istituto;
il contratto d'affitto provvisorio è scaduto il 31 agosto 2010 e ad oggi non è ancora stato rinnovato;
il mancato rinnovo è da ascrivere ad un mancato accordo tra il comune di

Faenza e l'Ente Seminario per divergenze sull'entità della cifra del canone di locazione;
il motivo del ritocco del canone di locazione da parte dell'Ente Seminario è motivato per lavori urgenti atti ad adeguare lo stabile alle normative di legge;
nonostante da parte del locatore sia stato interdetto l'uso dei locali (pare, a quanto consta all'interrogante, per la mancanza del certificato di conformità elettrica) l'inizio dell'anno scolastico ha preso regolare avvio ed i circa 380 bambini delle scuole medie Europa partecipano alle lezioni nei locali di via degli Insorti;
l'interrogante, per tutto quanto in premessa, ritiene vi siano oggettivi rischi per l'incolumità dei docenti, del personale addetto e degli scolari che usufruiscono dei locali in via degli Insorti 2 -:
se e quali iniziative si intendano assumere per verificare il rispetto delle fondamentali norme di sicurezza nelle strutture di cui in premessa, incluso il possesso delle certificazioni di conformità elettrica e di prevenzione incendio, e per salvaguardare l'incolumità degli scolari e del personale docente e amministrativo.
(4-08893)

Risposta. - Su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri si risponde all'interrogazione in esame con la quale l'interrogante chiede di conoscere lo stato di sicurezza dei locali di via degli Insorti n. 2 di Faenza sede dell'istituto comprensivo Europa.
Per quanto di competenza del Ministero dell'interno, già nel 2008 1'ufficio territoriale del Governo di Ravenna, con lo scopo di portare l'argomento nell'ambito della Conferenza permanente ex articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 287 del 2001 come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 180 del 2006, aveva richiesto agli enti preposti una puntuale ricognizione delle situazioni di rischio connesse alla vulnerabilità di impianti e di elementi di carattere non strutturale degli edifici scolastici della provincia, particolarmente dedicata ad una approfondita verifica della sicurezza nell'ambito di plessi scolastici.
A seguito dei sopralluoghi effettuati nel corso del 2009 il provveditorato interregionale alle opera pubbliche - nucleo operativo di Ravenna - aveva certificate che la scuola media in argomento, come pure tutti gli altri edifici scolastici della provincia, con esclusione di due di essi, era risultata idonea.
Il comune di Faenza, interpellato in merito al contenuto della interrogazione ha risposto che, pur in assenza del certificato di prevenzione, incendi, in ordine alla scuola in parola non sussistono elementi tali da pregiudicare l'incolumità degli scolari e del personale docente e amministrativo.
Tale affermazione, ha precisato il comune, è supportata dall'esistenza degli elementi tecnici di seguito elencati: l'impianto termico risulta essere adeguato alle prescrizioni della normativa vigente; l'impianto elettrico è stato realizzato nel 1988 in conformità delle norme allora vigenti, così come risulta dalla relazione tecnica dell'installatore e dalla successiva dichiarazione tecnica di ingegnere abilitato; le verifiche degli impianti di messa a terra sono eseguite con cadenza biennale in ottemperanza alle disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 462 del 2001; l'emergenza viene gestita garantendo l'evacuazione degli occupanti mediante la presenza di un numero adeguato di vie di esodo e mediante l'attivazione, con cadenza semestrale, di procedure di evacuazione così come previste dal relativo piano.
Infine l'amministrazione comunale ha manifestato la propria volontà a ricercare una positiva conclusione della trattativa in atto con l'ente seminario, proprietario dello stabile, al fine di completare le attività volte all'adempimento delle prescrizioni contenute nel parere sul progetto di modifica e adeguamento rilasciato dal comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Ravenna.
Per quanto riguarda più specificamente il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sentito l'ufficio scolastico regionale competente, si espone quanto segue.

L'istituto comprensivo «Europa» di Faenza risulta aver sempre assolto, per quanto di competenza, gli obblighi previsti dalla normativa vigente in materia di sicurezza e salute dei lavoratori sul luogo di lavoro: conferimento esterno dell'incarico per lo svolgimento delle mansioni di responsabile del servizio di prevenzione e protezione; programmazione delle riunioni periodiche sulla sicurezza; compilazione del documento di valutazione dei rischi.
Le non conformità strutturali e degli impianti dell'edificio ove è allocata la scuola secondaria di primo grado «Europa» di Faenza, effettivamente esistenti e rilevate nelle verifiche compiute, sono sempre state segnalate dal capo dell'istituto all'amministrazione comunale, nel corso dei diversi anni scolastici; l'ultima segnalazione è stata fatta con nota del 9 ottobre 2010.
Secondo quanto comunicato dal dirigente scolastico all'ufficio scolastico regionale il completamento dei lavori di messa in sicurezza dell'edificio sta attualmente subendo ritardi a causa del contenzioso in corso tra il proprietario dell'immobile e l'amministrazione comunale, per il rinnovo del contratto di locazione. Tuttavia, per tale contingenza, la scuola ha attivato misure idonee che garantiscano il funzionamento dei locali e il loro abbandono, per eventuali motivi di sicurezza, con particolare attenzione alla realizzazione di un piano di evacuazione: ogni anno, compreso l'anno scolastico corrente, sono state eseguite 2 prove di simulazione per l'abbandono dell'edificio da parte della popolazione scolastica in meno di tre minuti.
L'amministrazione comunale di Faenza si è impegnata a mettere in atto azioni per continuare a garantire il funzionamento in sicurezza della scuola e dichiara il proprio impegno a monitorare l'avanzamento dei lavori suddetti, anche attraverso azioni di coordinamento affidate al responsabile servizi protezione e prevenzione della scuola.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

PORFIDIA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in Italia, il solo gioco legalizzato coinvolgerebbe circa 29,3 milioni persone, di cui 7,1 con frequenza settimanale, e svilupperebbe un fatturato di circa 54,5 miliardi di euro;
sotto la voce «gioco legalizzato» rientrano decine di tipologie di gioco: superenalotto, lotto, totocalcio, ippica newslot, win for life, le varie lotterie, i gratta e vinci, nonché le molteplici scommesse sportive, il bingo e altri; in ogni caso si tratta di un monopolio dello Stato che appalta a società private mediante concessioni, ricevendo in cambio il pagamento di tasse per la gestione dei giochi. Nel complesso si tratta di oltre 20.000 aziende e 80 mila lavoratori;
in Italia il mercato dei giochi è diviso tra: Snai spa, HBS srl Rti, Cirsa Italia, Sisal slot spa, Cogetech spa, Codere Network spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Gmatica srl, B plus gioco legale limited e Gamenet spa;
nel 2006, secondo i Monopoli di Stato, gli introiti del gioco erano di 15,4 miliardi. Nel 2009 hanno sfiorato i 54 miliardi, con un aumento vicino al 400 per cento. Nei soli primi mesi del 2010 le casse erariali statali hanno incassato 6,7 miliardi di euro;
negli ultimi anni il coinvolgimento dei minorenni è aumentato passando da 860 mila unità a 2,1 milioni;
nel 1810 Camillo Benso Conte di Cavour definiva il gioco d'azzardo «una tassa per gli imbecilli»;
secondo l'associazione contribuenti italiani, il nostro Paese ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavolo da gioco, una media quasi 1.900 euro annui;
recentemente l'associazione contribuenti italiani ha presentato il dossier «Gioco d'azzardo: il business dello Stato» (dal quale abbiamo tratto molti dei dati presenti nel presente scritto) edito in

esclusiva con il periodico mensile Contribuenti.it e disponibile anche on-line sul sito www.contribuenti.it;
secondo lo studio nei primi dieci mesi del 2010 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del 14,1 per centro. Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 640 milioni in più;
a livello psichiatrico la dipendenza da gioco viene catalogata come una vera e propria patologia, che al pari dell'alcool e di altri stupefacenti, necessita di cure specifiche, individuali o di gruppo per essere superata;
agli interroganti sembra che lo Stato, più che della salute dei propri cittadini, sia interessato a fare cassa e quindi ad incitare, invogliare al gioco e alle scommesse, come se potesse realisticamente rappresentare una via d'uscita dalle difficoltà della vita di tutti i giorni;
e così, tra il Superenalotto (che presenta montepremi fuori da ogni logica di buon senso, e a nostro avviso anche offensivi nei confronti dei milioni di disoccupati e cassaintegrati italiani), Newslot (settore che nei soli primi mesi del 2010 ha incassato oltre 2,8 miliardi di euro), Poker on-line legalizzato (sponsorizzato da televisioni e stampa nazionali quasi fosse uno sport), centinaia di gratta e vinci, e infinite possibilità di scommesse sportive, non mancano certo le tentazioni per chi, affetto in maniera latente dal vizio del gioco, rischia di entrare definitivamente nel tunnel della dipendenza patologica;
l'articolo 32 della Costituzione dispone che: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»;
la legge differenzia tra giochi legali e giochi illegali, ma sostanzialmente il problema del giocatore affetto da dipendenza rimane lo stesso, e la patologia non conosce forme legali di gioco. Senza tener conto che molte persone, soprattutto di giovane età possono passare facilmente dal gioco legalizzato a quello illegale, e, così facendo andando ad ingrossare i fatturati delle organizzazioni criminali, che investono e fatturano milioni di euro nel settore, divenuto ormai porta d'accesso principale per il riciclaggio di denaro sporco;
in tempi di crisi economica e occupazionale il fatturato dei giochi di Stato anziché scendere aumenta a conferma di come i singoli, sempre più pressati da problemi di ordine finanziario, si gettino facilmente nella rete del gioco nella cieca speranza del guadagno facile. Questa tendenza spiega anche fenomeni gravi come l'usura;
in modo silenzioso il gioco e le scommesse, stanno diventando l'ultima speranza per milioni di italiani che, nonostante facciano sempre più fatica ad arrivare a fine mese, vi si affidano peggiorando le loro condizioni economiche. Noi crediamo che questa tendenza sia estremamente grave e foriera di ulteriori problemi per i singoli e per l'assetto della stessa società -:
se, in virtù di quanto esposto in premessa, i Ministri, ognuno nella propria area di competenza, non ritengano opportuno intervenire con provvedimenti ed iniziative finalizzate ad arginare il dilagare incontrollato del fenomeno del gioco tra i cittadini, informando questi ultimi dei gravi rischi da dipendenza.
(4-09689)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante con l'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
L'Amministrazione autonoma monopoli di Stato è al corrente dei pericoli insiti nel gioco, e una corretta azione di prevenzione ne caratterizza l'attività istituzionale.
Quest'ultima infatti è finalizzata, non solo a contrastare il gioco illegale clandestino, secondo le diverse modalità previste dal legislatore ma, nell'ambito del gioco lecito, a garantire da un lato la massima trasparenza delle attività poste in essere, dall'altro cercare di eliminare gli eventuali

pericoli, tra cui l'accesso al gioco da parte dei minori. La crescita esponenziale, verificatasi negli ultimi anni del gioco online impone, poi, un intervento energico dello Stato, a tutela e del giocatore compulsivo e del minorenne che si affaccia al gioco per la prima volta, sia in via diretta sia mediatamente attraverso la rete dei concessionari.
Sul piano normativo, fra le misure adottate in Italia a tutela del pubblico, la legge 7 luglio 2009, n. 88 (Comunitaria 2008), al comma 17), lettera e), pone fra gli obblighi a carico del concessionario, «l'adozione ovvero messa a disposizione di strumenti ed accorgimenti per autolimitazione ovvero per l'autoesclusione dal gioco, l'esclusione dall'accesso al gioco da parte di minori, nonché l'esposizione del relativo divieto in modo visibile negli ambienti virtuali di gioco gestiti dal concessionario»; nonché, alla lettera f), «la promozione di comportamenti responsabili di gioco e vigilanza sulla loro adozione da parte dei giocatori, nonché di misure a tutela del consumatore previste dal codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206»; ed inoltre, in virtù del comma 21), Aams adotta la carta dei servizi in materia di giochi al fine di assicurare la più corretta informazione dei giocatori, anche in tema di doveri di condotta dei concessionari.
L'offerta, in continua evoluzione, del mercato del gioco illegale, obbliga, in un certo senso, lo Stato a creare costantemente alternative sufficientemente allettanti per l'utenza, allo scopo, non tanto di aumentare il gettito erariale, quanto piuttosto di mantenere il comparto del gioco pubblico in un circuito sicuro e controllato. In tale ottica, in effetti, vanno collocate tutte le azioni attuate, anche recentemente, da Aams, volte all'introduzione di nuove tipologie di gioco, le quali sono finalizzate soprattutto al contrasto ed al contenimento dei fenomeni di illegalità, veicolando il gioco verso canali di raccolta legali.
Sul piano operativo, l'articolo 1, comma 50, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per l'anno 2007), al fine di contrastare la diffusione del gioco illegale ed irregolare, l'evasione e l'elusione fiscale nel settore del gioco, nonché di assicurare l'ordine pubblico e la tutela del giocatore, ha attribuito ad Aams la competenza di stabilire con uno o più provvedimenti «le modalità per procedere alla rimozione dell'offerta, attraverso le reti telematiche o di telecomunicazione, di giochi, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro in difetto di concessione, autorizzazione, licenza od altro titolo autorizzatorio o abilitativo o, comunque, in violazione delle norme di legge o di regolamento o delle prescrizioni definite dalla stessa Amministrazione».
A tale normativa è stata data attuazione con decreto direttoriale n. 1034/CGV del 2 gennaio 2007, che ha previsto l'obbligo, a carico dei fornitori di connettività alla rete,
internet ovvero ai gestori di altre reti telematiche o di telecomunicazione o agli operatori che in relazione ad esse forniscono servizi telematici o di telecomunicazione, di inibire 1'utilizzazione delle reti, delle quali sono gestori o in relazione alle quali forniscono servizi, per lo svolgimento dei giochi, delle scommesse o dei concorsi pronostici, adottando a tal fine le modalità tecniche stabilite da Aams. L'inibizione consiste, sostanzialmente, in un reindirizzamento automatico (redirect) verso una pagina web di Aams, operato dai provider su comunicazione specifica dell'amministrazione esclusivamente nei confronti degli utenti che intendono collegarsi a siti di gioco non autorizzati. I siti vengono individuati da Aams e da Sogei, con l'utilizzo di specifici motori di ricerca sul web ed attraverso segnalazioni qualificate provenienti dalla magistratura, dagli organi di polizia, dagli operatori autorizzati.
Presso Sogei, un apposito gruppo tecnico, è adibito alla ricerca dei siti illegali, mediante l'utilizzo di apparecchiature elettroniche e di collegamenti ad internet appositamente predisposti.
Per l'anno corrente, i tentativi di connettersi a siti illegali, reindirizzati, ammontano a 644.076.913 tentativi (dati aggiornati al 31 ottobre 2010), mentre i siti inibiti sono 2722 (dato aggiornato al 26 novembre 2010).

Tra le varie iniziative di comunicazione poste in essere da Aams a difesa del consumatore, con particolare riferimento ai giovani si evidenzia, in primo luogo, il canale dedicato creato in collaborazione con google su «you tube» attivato nel mese di novembre e tarato per trasmettere agli stessi - in un linguaggio a loro vicino - il messaggio di un gioco legale e responsabile.
Giova, in secondo luogo, rammentare il vasto ed articolato progetto triennale denominato «Giovani e gioco», avviato nell'anno scolastico 2009/2010 e rivolto agli studenti delle classi terza, quarta e quinta della scuola secondaria di secondo grado, ai loro insegnanti e agli operatori sanitari coinvolti nella prevenzione del gioco patologico. Per l'ideazione e realizzazione del progetto, Aams si è avvalsa della Società «Civicamente», leader nel campo della comunicazione, soprattutto rivolta ai giovani, nonché dei responsabili scientifici dei Ser.T. (servizi per le tossicodipendenze) della Asl To3, già curatori di un progetto nazionale sul gioco d'azzardo patologico promosso dalla regione Piemonte in coordinamento con la regione Liguria, su cui si torna più avanti.
La campagna informativa, oltre a fornire informazioni dettagliate circa le attività e i compiti di Aams, così da generare stima e fiducia nel suo operato, ha avuto come obiettivo:
far comprendere agli studenti i pericoli ed i rischi derivanti dal gioco illecito ed illegale, ribadendo che i giochi legali regolamentati da Aams non sono consentiti ai minori e spiegando le motivazioni di tale divieto;
far comprendere l'importanza della legalità, quale fondamento imprescindibile del rispetto degli altri e di se stessi;
estendere la conoscenza delle regole del gioco responsabile, in modo da generare una coscienza collettiva sui rischi collegati a un uso non corretto di essi;
analizzare le situazioni rischiose più frequenti, nell'ottica di un intervento efficace finalizzato alla prevenzione di comportamenti di gioco compulsivi ed alla riduzione del danno;
stimolare nei giovani l'attenzione e la sensibilità verso fenomeni, anche latenti, di ludopatia (ad esempio chi gioca in famiglia e quanto).

Si è trattato, pertanto, di un progetto mirato alla conoscenza del mondo dei giochi in tutte le sue angolature, attraverso una formazione in aula, in cui gli attori principali sono stati, come già detto studenti insegnanti ed operatori delle Asl.
Per assicurare il successo della campagna informativa, è stato previsto infatti, il coinvolgimento di due istituzioni fondamentali: gli Usr (uffici scolastici regionali) e le Asl (aziende sanitarie locali) - in particolare i Ser.T., i servizi per le tossicodipendenze dedicati alla cura, alla prevenzione ed alla riabilitazione psico-fisica dei soggetti che hanno problemi conseguenti a varie tipologie di dipendenza.
L'operazione ha interessato gli operatori sanitari ed i docenti protagonisti in due fasi: quella iniziale formativa, alla quale hanno partecipato in qualità di discenti e quella successiva alla quale hanno partecipato come educatori in aula. La fase preliminare del progetto ha previsto, infatti, la formazione sia dei docenti delle classi interessate che degli operatori Asl/Ser.T. (circa n. 15 incontri), finalizzata a fornire una discreta conoscenza del mondo dei giochi pubblici, nonché ad adottare le tecniche pedagogico-comunicative più adeguate per interagire efficacemente con i giovani sulla delicata materia della prevenzione dalle dipendenze dal gioco. Tali incontri propedeutici si sono svolti all'interno delle scuole e hanno permesso di distribuire direttamente ai professori un kit educativo da consegnare alle classe di studenti.
Altra iniziativa sostenuta da Aams, che rientra nel progetto nazionale sulle dipendenze comportamentali e coordinato dalla regione Piemonte, è denominata «Il gioco è una cosa seria», che ha avuto luogo in oltre 50 Comuni di 9 regioni italiane nonché nelle province di Torino, Varese, Monza, Padova, Venezia, Rimini, Pesaro - Urbino, Roma, Salerno, Barletta - Trani-Andria, Taranto e Palermo. Nelle realtà interessate, sono stati costituiti dei tavoli di

concertazione per la riduzione dell'impatto del gioco in denaro tra tutti i portatori di interesse nel settore ed amministrazioni comunali, servizi locali e sanitari, commercianti del settore ed associazioni dei commercianti degli altri settori, media locali e scuole superiori. Lo schema progettuale ha previsto 4 aree di lavoro, tutte declinate in ciascuna delle realtà individuate e ricomprese in un disegno unitario riferibile al modello del «gioco responsabile».
Le aree di lavoro individuate sono:

a) Sensibilizzazione opinione pubblica;
b) Formazione esercenti e gestori del gioco in denaro;
c) Formazione amministratori enti locali e operatori sociali e sanitari dei servizi per le dipendenze patologiche e degli altri servizi deputati all'assistenza ai giocatori patologici;
d) Percorsi di peer education (educazione tra pari) sull'uso del denaro e sui giochi in denaro in 6 realtà geografiche con il coinvolgimento di 12 istituti scolastici superiori.

Nel 2009 da un accordo tra Federserd - federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze - e lottomatica group, con il sostegno di Aams, è nato altresì il servizio di helpline nazionale «GiocaResponsabile». Tale servizio prevede appunto una help line, ossia un numero verde (800 921 121) ed un sito web www.giocaresponsabile.it. Dal mese di ottobre 2009 sono disponibili assistenza e orientamento alle persone che hanno problemi connessi al gioco, siano essi i diretti interessati piuttosto che familiari o amici.
Al team di psicologi opportunamente formati che gestisce il front office, è affiancato uno staff di esperti (psichiatri, psicoterapeuti, legali) per trattare gli aspetti specifici connessi alle problematiche generate dal gioco eccessivo.
Il servizio «Gioca Responsabile» intende porre rimedio al fatto che la maggior parte delle persone afflitte da problemi di gioco anche gravi hanno a disposizione pochi riferimenti per orientarsi, e ancora troppo pochi strumenti e servizi adeguati, in numero e qualità, per aiutarli a risolvere le difficoltà indotte da modalità eccessive di gioco. Un elemento importante di questo servizio, è infatti quello di orientare le persone - se le condizioni lo richiedono - ai luoghi di assistenza e trattamento in base alla provenienza territoriale degli utenti. Al fine di divulgare efficacemente l'immagine di un'amministrazione che, presidiando l'attività istituzionale di regolazione del gioco legale, spinge la collettività ad un atteggiamento di responsabilità nel gioco e di tutela dei minori, nell'ultimo biennio Aams ha veicolato sui media nazionali un messaggio istituzionale che - d'intesa con il Codacons - esplicita i seguenti «claim»: «il gioco è bello quando è responsabile. Responsabilità è giocare senza perdersi. Responsabilità è non consentire il gioco ai minori. Quando giochi segui la rotta giusta. Quella della responsabilità e dell'intelligenza, della legalità e della sicurezza. Solo così sarai sicuro di divertiti senza perderti, Aams. Il governo dei giochi. Regole chiare, massima trasparenza, sicurezza per tutti».
Inoltre, a partire da settembre 2010, Aams ha affidato alla Rai la realizzazione di un piano annuale di comunicazione istituzionale non pubblicitario mirato alla valorizzazione delle caratteristiche del gioco legale e responsabile, attraverso la declinazione dei concetti espressi nella campagna sopracitata.
In aggiunta a quanto su indicato, l'amministrazione ha svolto un ruolo di indirizzo e di supervisione nei confronti di tutti gli operatori e concessionari di gioco che, con l'obiettivo di promuovere un contesto di gioco equilibrato e moderato, sono stati invitati e sollecitati alla realizzazione di programmi di gioco responsabile che vengono poi condivisi e sottoposti all'approvazione dell'amministrazione. La stessa sollecitudine è stata richiesta agli operatori di gioco in relazione al tema dei minori al fine di promuovere la formazione e l'informazione sia verso la rete vendita che nei confronti dei giocatori sul rispetto dei divieti esistenti e sulla necessità e importanza che comunque il gioco non sia consentito ai minori in mancanza di un espresso divieto

di legge. In questa direzione si colloca anche un protocollo di intesa tra movimento italiano genitori (Moige), Fit - Federazione italiana tabaccai - e uno dei principali operatori di gioco, avallata da Aams, che da vita a un tavolo di lavoro per una costruttiva collaborazione tra i vari attori affinché si affermi un'adeguata cultura di gioco legale, equilibrato e responsabile a tutela dei minori.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.

REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la crisi esplosa sulla cosiddetta sponda sud del Mediterraneo sta creando un'instabilità diffusa;
l'instabilità politica e le proteste stanno avendo ripercussioni non soltanto sulla sicurezza interna degli Stati interessati, ma altresì sulla loro capacità di approvvigionare i rispettivi mercati;
la congiunzione della crisi politica a quella alimentare ed economica può assumere contorni drammatici suscettibili di ripercuotersi anche sul territorio nazionale italiano, in ragione della sua evidente prossimità ai teatri dei disordini -:
quali misure il Governo intenda adottare per scongiurare il pericolo di un afflusso improvviso di migranti economici dai Paesi della sponda sud e se del caso gestire la prevedibile crescita dei richiedenti asilo.
(4-10732)

Risposta. - I recenti avvenimenti in Tunisia, Egitto e Libia hanno riproposto in maniera drammatica la necessità di una risposta europea all'emergenza immigrazione nel Mediterraneo, che gli stati membri più esposti (come l'Italia) non possono affrontare da soli.
In questa prospettiva il Governo ha avviato una tempestiva e coordinata iniziativa. In particolare, il Ministro Maroni ha inviato il 14 febbraio 2011 una lettera al Commissario dell'Unione europea per gli affari interni, Cecilia Malmstroem, indicando otto azioni prioritarie da sviluppare in ambito Ue per fronteggiare la crisi (rapporto di analisi da parte di Frontex sulla situazione di instabilità nel nord Africa e i relativi rischi; pattugliamento congiunto con altri stati membri a ridosso delle coste tunisine per intercettare gli immigrati e consentire il loro rimpatrio; «burden-sharing» europeo, con la suddivisione degli oneri per la gestione dei richiedenti asilo e dei clandestini; adozione di un sistema unico di asilo entro il 2012; avvio di programmi regionali di assistenza dei richiedenti asilo insieme all'Unhcr; intensificazione della cooperazione Ue-Libia sul tema dell'immigrazione; coinvolgimento di Europol per specifiche analisi sulle possibili infiltrazioni criminali e terroristiche nei flussi migratori; contributo straordinario di 100 milioni di euro per l'emergenza).
Il Ministro Frattini ha presentato al Consiglio affari esteri del 21 febbraio 2011 un pacchetto di proposte - definito «Patto per il Mediterraneo» - volto a rilanciare l'iniziativa strategica europea nel Mediterraneo in chiave di sostegno allo sviluppo economico e politico della regione, oltre che di contrasto dell'immigrazione irregolare. Questa impostazione è stata recepita positivamente dal Consiglio, che nelle proprie conclusioni sul vicinato meridionale ha sottolineato l'importanza di rafforzare la cooperazione con i paesi della sponda sud del Mediterraneo nella lotta all'immigrazione irregolare e di rilanciare su basi strategiche l'impegno europeo nel Mediterraneo nel quadro della politica europea di vicinato e dell'Unione per il Mediterraneo.
Il Consiglio giustizia e affari interni (Gai) del 24 febbraio 2011, a cui ha partecipato il Ministro Maroni, ha confermato la disponibilità dell'Ue a fornire assistenza finanziaria e tecnica all'Italia nel quadro dell'operazione Frontex (cosiddetta Hermes) lanciata di recente al largo dell'isola di Lampedusa per far fronte alla ripresa degli sbarchi dalla Tunisia. La Commissione in particolare ha espresso apertura sulla possibilità di riprogrammare - in funzione

delle esigenze italiane - l'allocazione di 75 milioni di euro prevista per l'Italia nel 2011 a valere sui fondi europei per i rifugiati, i rimpatri, la gestione delle frontiere e l'integrazione. Ha anche confermato l'impegno a consolidare ed espandere l'operazione Frontex, qualora fosse necessario nel caso di afflussi massicci di profughi dalla Libia. Tuttavia il Consiglio si è mostrato nel complesso molto reticente a lanciare iniziative di più ampio respiro, sia sul piano operativo che su quello politico, a partire dall'eventuale introduzione di meccanismi obbligatori di solidarietà europea nell'accoglienza e trattamento dei migranti, come invece auspicato dall'Italia. Su tale fronte l'azione del Governo continuerà per conseguire gli auspicati risultati positivi.
L'emergenza migratoria sarà inoltre affrontata, su richiesta italiana, in occasione del prossimo Consiglio europeo del 24 marzo 2011. Al riguardo il Presidente Van Rompuy ha auspicato che il Consiglio europeo proceda in quell'occasione ad un approfondito scambio di opinioni sulle misure adottate a fronte dell'immigrazione irregolare proveniente dalla Tunisia, anche in vista del successivo dibattito annuale del Consiglio europeo di giugno sulle politiche europee dell'immigrazione e dell'asilo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

SCHIRRU e MELIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in base a quanto disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 411 del 1987 tra i requisiti per l'ammissione ai concorsi per il reclutamento del personale dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica e dell'Arma dei carabinieri si impone un limite di statura non inferiore a metri 1,65;
i bandi di concorso per l'arruolamento dei volontari nelle forze armate (VFP1, allievi marescialli, accademie militari) prevedono una statura minima non inferiore a centimetri 165 per i maschi e centimetri 161 per le donne;
tale requisito appare oramai superato alla luce delle moderne esigenze della difesa, in quanto l'esperienza dimostra come, soprattutto rispetto a determinate mansioni - si pensi alle operazioni all'interno dei carri armati o al paracadutismo da elicottero - sono molto più adatte persone di piccola statura, mentre si possono presentare rilevanti difficoltà per individui di statura troppo alta;
detti limiti colpiscono in modo particolare specifiche aree geografiche, nelle quali la statura media della popolazione, pur avendo subito un notevole incremento negli ultimi decenni, continua - soprattutto per le donne - ad essere inferiore ai limiti previsti dal Ministero della difesa;
in regioni come la Sardegna il limite della statura minima, si aggiunge a quelli determinati dalla carenza dell'enzima G6PD, come già sottolineato dalla prima firmataria del presente atto in precedenti interrogazioni, e dalla presenza di anemia mediterranea in soggetti portatori sani;
si determina così una grave discriminazione, in quanto la somma di questi fattori è causa di esclusione dall'arruolamento di moltissimi giovani sardi che aspirerebbero a entrare nelle forze armate e nelle forze dell'ordine, importante sbocco occupazionale specialmente in un momento storico come questo -:
se il Governo non ritenga di adottare le necessarie iniziative affinché venga eliminato per l'arruolamento dei volontari nelle forze armate il requisito della statura.
(4-03691)

Risposta. - La Difesa riserva, ormai da tempo, costante attenzione al settore del reclutamento, attesa la grande rilevanza che esso assume nell'ambito del più ampio processo di trasformazione dell'intero strumento militare, tuttora in divenire.
Al riguardo, non si può sottacere l'importanza fondamentale che la selezione attitudinale iniziale riveste per le Forze armate,

in quanto è proprio in esito ad essa che viene stabilito il corretto e proficuo impiego futuro degli arruolati negli incarichi istituzionali.
I requisiti previsti - tra cui anche i limiti di altezza - per l'arruolamento del personale militare, sono stati, infatti, definiti sulla base di valutazioni di ordine operativo/addestrativo nonché di impiego, legate al possesso di standard fisici necessari a garantire l'idoneo rendimento ed evitare ripercussioni sull'operatività e funzionalità delle Forze armate.
L'avviamento verso gli incarichi del servizio militare non può non tenere conto delle caratteristiche costituzionali e psicologiche di un soggetto, stante la correlazione tra il suo rendimento e i suoi valori antropometrici.
I vigenti limiti d'altezza sono scaturiti da alcuni studi di natura tecnico scientifica effettuati sull'argomento - condivisi, per le donne, anche dal Dipartimento per le pari opportunità - che hanno tenuto in debita considerazione la differenza biologica esistente tra i sessi e lo «standard fisico» comune della popolazione sul territorio nazionale, indicando nelle misure attuali il giusto compromesso per garantire, alle unità d'impiego, personale con un idoneo rapporto tra prestanza fisica ed operatività.
La norma concernente i limiti di altezza (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 411 del 1987, come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 112 del 2000, poi abrogato e confluito nell'articolo 587 del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 90, recante «Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005 n. 246») rispetta i princìpi del diritto comunitario che prevede, per gli stati membri dell'Unione europea, la possibilità di derogare alle regole generali, al fine di salvaguardare la capacità operativa delle proprie Forze armate (direttiva 2000/78/CE del Consiglio per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro).
Il mantenimento di tale requisito fisico risponde alla necessità di assicurare un minimum di prestanza fisica per poter soddisfare adeguatamente le esigenze derivanti dall'impiego di personale che opera con sistemi ed apparati non comuni e, generalmente, non riscontrabili in campo civile.
Il parametro «altezza» ha carattere generalizzato (fermo restando gli specifici requisiti richiesti per peculiari professionalità, come pilota, corazziere, e altri) e viene richiesto a prescindere dal ruolo di appartenenza.
Sotto il profilo del merito, e bene evidenziare, altresì, come l'imposizione di tali limiti rientri nella discrezionalità tecnica dell'amministrazione militare che opera peculiari scelte di selezione del personale, anche sulla base di altri specifici fattori, quali, ad esempio, le necessità operative, i vincoli ergonomici dei sistemi d'arma, l'adattamento di uniformi e di equipaggiamenti individuali, i criteri di sicurezza nell'impiego (safety).
Il quadro giuridico vigente attribuisce, infatti, direttamente ai capi di stato maggiore di Forza armata/comandante generale dell'Arma dei Carabinieri la competenza ad emanare direttive per il reclutamento e la selezione del personale, attraverso l'individuazione di specifici requisiti psico-fisici relativi alle diverse esigenze d'impiego.
L'altezza figura, allo stato, tra i requisiti contemplati per l'accesso del personale nelle Forze armate, anche in funzione della ricerca/verifica dell'armonia somatica del soggetto: la direttiva tecnica 5 dicembre 2005 della sanità militare - e successive modificazioni - riguardante l'accertamento delle imperfezioni e delle infermità che sono causa di inidoneità al servizio militare, pur non prevedendo limiti precisi di statura come possibile causa di non idoneità, include, tuttavia, il concetto di altezza nell'ambito di un apprezzamento globale delle «disarmonie somatiche e delle distrofie costituzionali» (articolo 1 - morfologia generale).
Per la valutazione della costituzione somatica viene preso in esame il parametro Indice di Massa Corporea (IMC), ovvero il rapporto tra peso corporeo e altezza al quadrato; per tale parametro sono previsti, comunque, degli intervalli di valori d'idoneità

differenziati tra uomini e donne, a tutela della diversa costituzione somatica dei due sessi.
La prospettiva di un'eventuale abolizione delle attuali misure di altezza, esclusivamente per le Forze armate, implica l'esigenza - come il rappresentante del Governo ha avuto modo di evidenziare lo scorso 8 febbraio presso la IV Commissione difesa della Camera, in sede di esame del disegno di legge n. 3160 presentato dalla interrogante - di affrontare tale tematica in un quadro complessivo, che riguardi accesso a tutte le forze del comparto sicurezza.
Infatti, poiché tali misuri sono state individuate a fattor comune per lo strumento militare e per le Forze di polizia ad ordinamento civile e militare, si verrebbe a determinare una palese discriminazione nei confronti di tutto quel personale che, non raggiungendo il requisito minimo dell'altezza per il reclutamento nelle Forze di polizia, vedrebbe precludersi la possibilità di poter partecipare alle selezioni per le stesse Forze di polizia, in ragione del fatto che dall'anno 2006 a tutti i concorsi per l'accesso alle loro carriere iniziali, hanno accesso esclusivamente volontari in ferma prefissata di un anno delle Forze armate in servizio e in congedo.
Nel rilevare come il vincolo in questione non sia stato individuato con intento discriminatorio, vorrei rilevare l'impegno con cui la tematica è, da tempo, oggetto di approfondito studio - come già detto - da parte della difesa, nell'ottica di salvaguardare le esigenze dello strumento militare e, nel contempo, andare incontro, per quanto possibile, alle aspettative di quanti aspirano ad accedere alla professione militare.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

SCHIRRU e RUGGHIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da gennaio 2011 gli appalti di pulizia delle basi militari di Decimomannu, Capo Frasca, Capo San Lorenzo e Perdas De Fogu saranno affidati con gare d'appalto della durata di uno o due mesi con costi ribassati anche del quaranta per cento. Per i lavoratori, infatti, si prospetta anche la decurtazione del salario (più o meno 750 euro al mese) in proporzione a una riduzione delle ore di lavoro;
secondo quanto si evince da una nota della Filcams Cgil Sardegna, la stessa ditta, la Gamba Service Spa, comunica la scadenza dell'appalto il 31 dicembre 2010 e ha chiesto dunque un incontro con i responsabili del Comando interforze di Decimomannu, del Poligono di Capo Frasca, Capo San Lorenzo e Perdas de Fogu. «Alla situazione di incertezza e precarietà in cui vivono duecento famiglie - si legge nella nota del sindacato - si aggiunge il problema del salario ridotto che verrà ulteriormente decurtato per la riduzione delle ore di lavoro»;
negli anni passati numerose aziende si sono avvicendate nel servizio, con gare trimestrali e mensili che, oltre a generare fra i lavoratori uno stato di incertezza perenne, comportavano un aggravio di costi (sopralluoghi, procedure di gara e aggiudicazioni) e l'ingresso di imprese che spesso non garantivano puntuali pagamenti di stipendi. «Ora, dopo otto mesi di continuità (da maggio a dicembre), si decide di tornare alle vecchie prassi, tagliando gli stipendi e aggravando ulteriormente la precarietà dei lavoratori», protesta il sindacato, che ha annunciato lo stato di agitazione e lanciato un appello alle amministrazioni comunali interessate, affinché sostengano la vertenza;
la Filcams Cgil ha cercato di avviare una trattativa, e proclamerà uno sciopero, la data verrà definita nei prossimi giorni, con sit-in di fronte alle aree militari interessate. «Non accettiamo i tagli agli stipendi e l'incertezza sul futuro di questi lavoratori - ha detto la segretaria generale della Filcams Simona Fanzecco -. Si tratta di una situazione paradossale perché il ministero della Difesa, con i tagli e le nuove disposizioni, mette a rischio persino

questi posti di lavoro, e lo fa in un'Isola che ha pagato, con le servitù militari, un tributo altissimo allo Stato: hanno penalizzano lo sviluppo in alcune aree strategiche per la Sardegna senza generare ricadute occupazionali» -:
quali iniziative i Ministri interrogati, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, intendano porre in essere per scongiurare l'ipotesi illustrata in premessa per dare stabilità e superare l'incertezza e precarietà in cui vivono le duecento famiglie interessate da troppi anni.
(4-09986)

Risposta. - In merito alla questione sollevata con l'interrogazione in argomento, riguardante gli appalti del servizio di pulizia presso gli enti militari siti in Sardegna, è opportuno, in via preliminare, evidenziare che obiettivo prioritario è stato quello di addivenire, attraverso un unico bando di gara, alla stipula di contratti accentrati al fine di assicurare continuità del servizio nel tempo, sulla base di condizioni contrattuali univoche per tutti gli enti che fossero idonee a garantire prestazioni di adeguato livello.
In quest'ottica, a seguito di accordi raggiunti nel 2005 e 2006 in un tavolo tecnico con le organizzazioni sindacali di categoria e con l'autorità politica delegata per lo specifico settore, è stata formalizzata la policy di procedere all'espletamento di una gara, a livello nazionale, con il metodo di scelta del contraente a offerta economicamente più vantaggiosa sia per garantire il servizio di pulizia ad un ottimo livello di decoro, sia per assicurare l'occupazione delle maestranze già allora colpite dalle riduzioni di stanziamento di fondi sul pertinente capitolo di bilancio, in modo da evitare aggiudicazioni al massimo ribasso e, al contempo, di garantire retribuzioni nel rispetto del contratto collettivo nazionale di settore.
La gara è stata bandita nell'ottobre 2007, ma a seguito di alcuni ricorsi giurisdizionali presso il tribunale amministrativo regionale del Lazio presentati da varie imprese, il procedimento di gara suddiviso in 20 lotti, si è concluso con aggiudicazioni nel mese di gennaio e stipule dei contratti tra marzo ed aprile 2010.
Segnatamente, per la questione posta con l'atto in argomento, il contratto per il lotto 20, riguardante la Sardegna, è stato stipulato in data 22 marzo 2010 con inizio delle prestazioni dal 1o maggio 2010.
In merito alle altre specifiche questioni sollevate nell'interrogazione in esame si precisa che:

scopo dell'amministrazione militare è stato quello di garantire un lungo periodo di stabilità nell'espletamento del servizio in questione con l'estensione della durata dei contratti in argomento per ulteriori tre anni, tanto che nei contratti appena terminati, era stata inserita la previsione contenuta nell'articolo 57, comma 5, lettera b) del codice degli appalti, a norma del quale la stazione appaltante può richiedere all'operatore economico aggiudicatario dell'appalto, la ripetizione delle prestazioni, con stipula di un nuovo contratto alle stesse condizioni, per i successivi tre anni rispetto a quello di aggiudicazione;
gli organi programmatori della spesa, già dal mese di agosto 2010, avevano comunicato che il finanziamento per il servizio in questione avrebbe subito una riduzione di almeno il 20 per cento rispetto allo stanziamento del 2010;
al fine di verificare la sussistenza delle condizioni necessarie per poter procedere alla ripetizione dei contratti in questione per l'anno 2011, la direzione generale competente ha tempestivamente provveduto ad acquisire da tutti gli enti committenti e dagli organi programmatori competenti in materia di finanziamento dei contratti di pulizia, i dati logistici aggiornati, reali e attuali, riguardanti l'esatta metratura e la mappatura dei siti interessati alla pulizia. Dall'esame di tali dati sono emersi significativi scostamenti rispetto agli indicatori logistici all'epoca posti a base di gara, dovuti, sostanzialmente, a riorganizzazioni, soppressioni, accorpamenti di enti nel lasso di tempo intercorso, 30 mesi circa, tra l'inizio della procedura di gara e l'aggiudicazione (2010). Da tale verifica è emerso,

sostanzialmente, che i nuovi indicatori logistici forniti dagli Enti/Distaccamenti/Reparti (EDR) fruitori del servizio si discostano in misura significativa da quelli dei contratti in corso di esecuzione nell'ordine di un aumento delle superfici del 10 per cento. Alla luce dei suddetti elementi, appare chiaro come potesse essere difficilmente soddisfatto il requisito, richiesto dal predetto articolo 57, comma 5, lett. b) del codice degli appalti, della permanenza delle stesse condizioni contenute nei contratti eseguiti nel 2010, così come sarebbero risultate peggiorative, in presenza di tali dati, le condizioni retributive delle maestranze a fronte dei sostanziali tagli in bilancio;
altro ostacolo alla ripetizione dei contratti è costituito dal contenzioso ancora in corso, instauratosi con ditte escluse dall'aggiudicazione, la cui discussione, in sede di appello, presso il Consiglio di Stato è stata fissata per l'8 marzo 2011.

Attesa tale situazione, è stato ritenuto opportuno interessare gli organi programmatori al fine di impartire le necessarie disposizioni utili a garantire la continuità del servizio in autonomia amministrativa presso gli enti distaccamenti reparti dipendenti, almeno fino al 30 aprile 2011.
Al riguardo occorre anche precisare che la specifica situazione è stata immediatamente posta all'attenzione delle autorità politiche del dicastero che, nonostante la manovra di contenimento della spesa pubblica abbia inciso notevolmente anche sul bilancio della Difesa, hanno provveduto a sensibilizzare i vertici militari della Difesa affinché realizzassero ogni utile accorgimento per attenuare gli effetti di tale situazione contingente. In particolare sono state poste in essere adeguate azioni finanziarie correttive, riuscendo a ripristinare, anche per il corrente esercizio finanziario, i volumi iniziali di spesa dell'anno 2010 in modo da garantire il regolare svolgimento dei servizi in questione, il mantenimento dei livelli occupazionali ed una riduzione dello stato di disagio dei lavoratori interessati.
In tale ambito il Sottosegretario di Stato delegato ha ricevuto le autorità locali interessate (tra cui anche i sindaci dei comuni di Perdasdefogu, Villaputzu, Decimomannu e Villasor) e nel corso dell'incontro ha avuto modo di illustrare compiutamente la situazione sinteticamente sopra esposta ribadendo, nel contempo, la particolare attenzione prestata dalla Difesa a tutte le tematiche connesse con la presenza militare nell'isola.
In sintesi, è di tutta evidenza che la scelta di procedere con contratti in autonomia amministrativa deriva da situazioni oggettive dell'amministrazione la quale - pur facendosi carico delle problematiche sociali, delle condizioni dei lavoratori, com'è dimostrato dalle clausole (articolo 14 «tutela dei lavoratori») al riguardo inserite nei 20 contratti, in modalità accentrata, per l'appalto del servizio di pulizia locali, che impegnano le ditte contraenti «a praticare, nei confronti dei dipendenti, condizioni normative e retributive conformi a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale del lavoro di categoria vigente al momento della stipula del contratto per la categoria professionale e nella località in cui si svolgono le prestazioni, nonché risultanti da successive integrazioni e modifiche», prevedendo, altresì, precise garanzie in ordine al «passaggio di cantiere con le ditte, precedenti appaltatrici di analogo servizio» - non può esimersi dall'attendere l'esito del ricorso in appello e, eventualmente, il superamento delle suddette condizioni ostativa alla ripetizione dei contratti oggetto dell'interrogazione in parola.
Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 16 settembre 2010 i rappresentanti delle sezioni del Cocer hanno sottoscritto lo schema di provvedimento di concertazione per il personale delle Forze armate

(esercito, Marina, compreso il Corpo delle capitanerie di porto, Aeronautica) relativo al biennio economico 2008-2009;
nei giorni successivi a detta data, su diversi siti internet è apparso il testo dello schema medesimo, sottoscritto con firme autografe dai rappresentanti del Governo, dello Stato maggiore della Difesa e dai Cocer;
l'Aeronautica militare non ha sottoscritto il contratto in argomento;
il giorno 27 settembre 2010 sul sito www.forzearmate.org è apparso un articolo dal titolo «Anteprima: esiste una diversa bozza di contratto da quella firmata e diffusa dai vari siti in questi giorni?» con il quale si dà notizia, allegando il relativo documento in formato elettronico, dell'esistenza di uno schema che rispetto a quello precedentemente diffuso differisce nella parte relativa all'articolo 4;
in particolare, l'autore dell'articolo scrive: «Era questa una voce che già girava da qualche giorno nell'ambiente militare ed oggi se ne ha la conferma. Infatti nella bozza firmata dai Co.ce.r., l'articolo 4 (sull'impiego aggiuntivo pensionabile) del contratto risulta regolarmente scritto e firmato sotto la tabella. Invece nella versione diffusa da organi ufficiali dello S.M.E., l'articolo 4 risulta in bianco e recita la scritta: "tabella in corso di emanazione" e mancano le firme dei delegati Co.ce.r., mentre tutto il resto è firmato. Si tratta di un refuso oppure i Cocer hanno firmato veramente una versione dell'articolo 4 già vecchia e ancora da riscrivere? Poi se l'articolo 4 era ancora da riscrivere veramente, come sembra, a vantaggio di chi andrà? di nessuno? oppure degli Ufficiali, Marescialli o Volontari? Vedremo nei prossimi giorni cosa è successo. Magari i Co.ce.r. faranno chiarezza? oppure come al solito nulla dicono?»;
la pubblicazione di un documento di concertazione difforme da quello effettivamente sottoscritto dai delegati del Cocer, ad avviso degli interroganti, rende credibile il fatto che le procedure per la firma dello schema del provvedimento citato sia siano svolte in momenti differenti da quelli che le parti interessate hanno ufficialmente portato all'attenzione dell'opinione pubblica;
sono noti gli interessi di alcune sezioni del Cocer, in particolare la sezione carabinieri ed esercito, a voler ottenere una nuova proroga del mandato in corso a decorrere dalla scadenza di quella già concessa dal Governo, a giudizio degli interroganti in modo molto discutibile, nel mese di novembre del 2009 -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto in premessa e se non ritengano doveroso fornire elementi volti a chiarire se la diffusione del documento pubblicato sul sito internet citato corrisponda al vero e, in tale caso, quali siano le ragioni dell'esistenza di un simile documento, per quali motivi le parti interessate dalla procedura di concertazione lo abbiano sottoscritto e quali immediati provvedimenti si intendano assumere al riguardo.
(4-08871)

Risposta. - In riferimento agli atto di sindacato ispettivo in oggetto indicati, concernente il rinnovo del contratto collettivo di lavoro del personale non dirigente delle forze di polizia e delle forze armate, per i profili di competenza del dipartimento della funzione pubblica, si rappresenta quanto segue.
In attuazione delle procedure negoziali di cui agli articoli 1 e 7 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, sono stati emanati i decreti del Presidente della Repubblica del 1o ottobre 2010, n. 184 per le forze di polizia e n. 185 per le forze armate che recepiscono gli accordi sindacali e gli schemi di concertazione sottoscritti il 16 settembre 2010.
In particolare, lo schema di concertazione per le forze armate, sottoscritto il 16 settembre 2010 dalla delegazione pubblica, dallo Stato maggiore della difesa e dalle sezioni Cocer esercito e marina, stabilisce puntualmente all'articolo 4 le misure degli incrementi e la conseguente rideterminazione dell'emolumento denominato importo

aggiuntivo pensionabile, spettante al personale in questione.
Contestualmente, è stata sottoscritta dai medesimi soggetti ed allegata al predetto testo normativo concertato, una tabella con finalità esplicative che, non essendo stata compilata all'atto della sottoscrizione per esigenze di celerità, avrebbe dovuto essere poi completata, come concordato dai soggetti firmatari, con l'indicazione delle stesse misure già stabilite nel citato articolo 4 per gli incrementi dell'importo aggiuntivo pensionabile, mettendole a raffronto con le misure vigenti dell'indennità operativa di base.
Nel decreto del Presidente della Repubblica di recepimento dello schema di concertazione è stata inserita la tabella compilata secondo quanto concordato con i soggetti firmatari e, per esigenze di drafting e di coordinamento interno del testo in rispondenza ad ineludibili principi di tecnica normativa, all'articolo 4 è stato inserito il contenuto della dicitura già presente in fondo alla tabella sottoscritta.
Quanto precisato chiarisce che non sono ravvisabili profili di illegittimità nel suddetto provvedimento.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con gli atti di sindacato ispettivo n. 4-08871 e 4-09083 gli interroganti hanno richiesto dettagliati chiarimenti in merito alle notizie di stampa e a quelle reperite su alcuni siti internet, relative alla sottoscrizione di due differenti versioni dello schema di provvedimento di concertazione per il personale delle Forze armate (esercito, Marina compreso il Corpo delle capitanerie di porto, e Aeronautica) relativo al biennio economico 2008-2009 da parte di alcuni delegati della rappresentanza militare;
il giorno 10 novembre 2010, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (Supplemento Ordinario n. 246) il decreto del Presidente della Repubblica ottobre 2010, n. 185, recante il recepimento del provvedimento di concertazione per il personale non dirigente delle Forze armate (biennio economico 2008-2009);
l'articolo 4 del provvedimento in argomento è differente da quello originariamente concertato e sottoscritto il 16 settembre 2010, dalle parti interessate;
ad avviso degli interroganti, sostanziale differenza tra il testo concertato e il testo effettivamente recepito nel decreto del Presidente della Repubblica n. 185 del 2010, espone il citato decreto del Presidente della Repubblica alla concreta possibilità di essere sottoposto ad un giudizio di annullamento il cui esito, in caso di declaratoria di nullità dell'atto, a favore della parte ricorrente, comporterebbe inevitabili e gravi ripercussioni su tutto il personale militare interessato;
secondo la giurisprudenza delle corti, i soggetti legittimati ad agire in giudizio avverso e per l'annullamento di un atto o di una norma sono tutti coloro verso i quali questi sono destinati a produrre effetti;
nella medesima Gazzetta Ufficiale e stato pubblicato anche il decreto del Presidente della Repubblica n. 184 del 2010, relativo al recepimento dell'accordo sindacale per il personale non dirigente delle forze di polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione per il personale non dirigente delle forze di polizia ad ordinamento militare verso il quale non può essere mossa alcuna censura attesa la piena corrispondenza tra i documenti sottoscritti in sede di trattativa e quanto recepito con il decreto del Presidente della Repubblica citato;
se il Presidente del consiglio e i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa;

quali immediate e urgenti azioni si intendano avviare per ripristinare la piena legalità nei rapporti tra le parti ad avviso degli interroganti violata dai rappresentanti dello stato maggiore della difesa e dai delegati del Consiglio centrale della rappresentanza militare e quali immediati provvedimenti si ritenga di assumere per rimuovere dai loro incarichi i predetti soggetti qualora siano accertati le loro responsabilità;
se il Presidente del Consiglio non intenda acquisire elementi in relazione alla vicenda assumendo ogni iniziative di competenza qualora siano accertate responsabilità;
quali immediati provvedimenti intenderà adottare per evitare che il personale militare si trovi a dover fronteggiare le conseguenze di una eventuale dichiarazione giurisdizionale di nullità del provvedimento di concertazione di cui in premessa.
(4-09485)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente il rinnovo del contratto collettivo di lavoro del personale non dirigente delle forze di polizia e delle forze armate, per i profili di competenza del Dipartimento della funzione pubblica, si rappresenta quanto segue.
In attuazione delle procedure negoziali di cui agli articoli 1 e 7 del decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195, sono stati emanati i decreti del Presidente della Repubblica del 1o ottobre 2010, n. 184 per le forze di polizia e n. 185 per le forze armate che recepiscono gli accordi sindacali e gli schemi di concertazione sottoscritti il 16 settembre 2010.
In particolare, lo schema di concertazione per le forze armate, sottoscritto il 16 settembre 2010 dalla delegazione pubblica, dallo Stato maggiore della difesa e dalle sezioni Cocer esercito e marina, stabilisce puntualmente all'articolo 4 le misure degli incrementi e la conseguente rideterminazione dell'emolumento denominato importo aggiuntivo pensionabile, spettante al personale in questione.

Contestualmente, è stata sottoscritta dai medesimi soggetti ed allegata al predetto testo normativo concertato, una tabella con finalità esplicative che, non essendo stata compilata all'atto della sottoscrizione per esigenze di celerità, avrebbe dovuto essere poi completata, come concordato dai soggetti firmatari, con l'indicazione delle stesse misure già stabilite nel citato articolo 4 per gli incrementi dell'importo aggiuntivo pensionabile, mettendole a raffronto con le misure vigenti dell'indennità operativa di base.
Nel decreto del Presidente della Repubblica di recepimento dello schema di concertazione è stata inserita la tabella compilata secondo quanto concordato con i soggetti firmatari e, per esigenze di drafting e di coordinamento interno del testo in rispondenza ad ineludibili principi di tecnica normativa, all'articolo 4 è stato inserito il contenuto della dicitura già presente in fondo alla tabella sottoscritta.
Quanto precisato chiarisce che non sono ravvisabili profili di illegittimità nel suddetto provvedimento.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della politica agricola comunitaria, la Commissione europea finanzia fin dal 1987 la distribuzione di prodotti alimentari destinati alla popolazione indigente che si trova sul territorio nazionale;
in Italia esso è applicato dall'organismo pagatore agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), per il tramite delle organizzazioni caritative formalmente riconosciute ed iscritte al relativo albo istituito presso l'AGEA, con delibera del consiglio di amministrazione n. 164 del 12 maggio 2006. L'elenco delle organizzazioni

caritative riconosciute è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 145 del 15 dicembre 2007 - parte II. L'accesso di nuove organizzazioni caritative è consentito nel rispetto della procedura stabilita nella richiamata delibera del consiglio di amministrazione n. 164;
da un comunicato stampa dell'AGEA del 20 ottobre si apprende che:
a) «Attualmente sono in fase di distribuzione, sotto l'egida di Agea, oltre 60 mila tonnellate di alimenti e 22,7 milioni di litri di latte, che rappresentano la tranche finale del quantitativo di aiuti assegnati all'Italia per il 2010»;
b) il numero totale degli indigenti assistiti è di 2.733.736;
c) gli enti caritativi riconosciuti iscritti all'Albo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale sono: Croce Rossa Italiana; Caritas Italiana; fondazione Banco alimentare dell'Emilia Romagna, delle Marche; associazione Banco alimentare del Piemonte, della Toscana, dell'Abruzzo, della Calabria; Banco Alimentare della Liguria, della Lombardia, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, dell'Umbria, del Lazio, della Sardegna, della Puglia, della Sicilia, della Campania; Associazione amici banco alimentare Palermo, Associazione banco alimentare Roma, Associazione «Sempre insieme per la Pace»; Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale di Solarino (SR); Ente diocesano assistenza di Matera, di Tursi Lagonegro (PZ); Opera diocesana assistenza di Campobasso, di Trivento (CP), di Lanusei (NU); comunità di Sant'Egidio;
d) i prodotti vengono distribuiti alle organizzazioni caritative tenendo conto delle attività svolte (numero indigenti, giorni di distribuzione) e delle richieste inserite nella domanda annuale. Viene, in pratica, coinvolta una diffusa rete distributiva, che poggia complessivamente su circa 250 enti caritativi capofila di ambito regionale e provinciale e oltre 15.000 strutture distributive su tutto il territorio nazionale, la quale consente un flusso di prodotti che raggiunge in modo capillare anche le località più periferiche;
e) il sistema di aiuti agli indigenti attuato in Italia è stato assoggettato negli ultimi 5 anni a 2 verifiche ispettive da parte dei servizi della Commissione europea, comprensive di controlli in loco, entrambe conclusesi senza alcun rilievo -:
se disponga dei dati individuali dei 2.733.736 indigenti ovvero se tale cifra sia desunta dalle autodichiarazioni delle organizzazioni caritative;
se per avere diritto all'aiuto vi sono annunci pubblici e meccanismi di selezione o la situazione di «indigente» derivi da una dichiarazione delle organizzazioni caritative;
se disponga dell'elenco dei «circa 250 enti caritativi capofila di ambito regionale e provinciale» e delle «oltre 15.000 strutture distributive su tutto il territorio nazionale» ovvero se tale cifra desunta dalle autodichiarazioni delle organizzazioni caritative e se tale elenco sia pubblico e consultabile;
se tra le 15.000 strutture distributive vi siano enti che gestiscono direttamente o tramite enti, o società associate, ospedali, mense, scuole, case di ferie, o altre strutture simili;
se le organizzazioni caritative ricevano denaro per la distribuzione dei viveri e/o del relativo stoccaggio.
(4-09767)

Risposta. - L'interrogazione in oggetto concerne la distribuzione di prodotti alimentari alla popolazione indigente presente sul nostro territorio nazionale, gestita da agenzia per le erogazioni in agricoltura tramite le organizzazioni caritative riconosciute ed iscritte in un apposito albo istituito presso il medesimo organismo pagatore.
Al riguardo faccio presente che, nel rispetto della legge che prevede la riservatezza dei dati personali, gli elementi identificativi riguardanti le persone indigenti sono raccolti e custoditi dalle organizzazioni caritative cui compete, nel rispetto dei

criteri evidenziati nella circolare di settore emanata annualmente da agenzia per le erogazioni in agricoltura, il relativo accertamento (per conoscenza diretta o per il tramite dei Servizi sociali).
Devo precisare, tuttavia, che la correttezza dei dati comunicati viene periodicamente verificata, a campione, mediante verifiche eseguite in loco da parte di controllori incaricati da agenzia per le erogazioni in agricoltura.
Per quanto attiene le attività assistenziali degli enti caritativi capofila, delle strutture distributive loro afferenti e il connesso fabbisogno quantitativo alimentare, desunti dalle rispettive domande di adesione al piano annuale di distribuzione delle derrate alimentari finanziato con fondi europei, evidenzio che i relativi dati sono raccolti in un'apposita banca-dati presso agenzia per le erogazioni in agricoltura.
In particolare, l'attività distributiva censita si svolge per il tramite di mense, scuole, case famiglia, centri per anziani, ma anche sotto forma di assistenza diretta alle famiglie. In merito alla richiesta inerente il conferimento di denaro per la distribuzione di viveri e il relativo stoccaggio evidenzio che, in applicazione della normativa comunitaria di riferimento, gli enti caritativi che partecipano al piano annuale di distribuzione ricevono una contribuzione - nella misura dell'1 per cento del valore del prodotto da ciascuno distribuito - a titolo di rimborso per le spese amministrative sostenute nello svolgimento dell'attività gestionale propria e, nei limiti della disponibilità finanziaria del budget comunitario annuale, a titolo di rimborso per gli oneri derivanti dalle operazioni di trasporto dei prodotti dai loro magazzini di stoccaggio fino alle sedi delle strutture loro afferenti.
Detti rimborsi vengono erogati dall'agenzia per le erogazioni in agricoltura su istanza di parte corredata dalla relativa documentazione giustificativa.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

VILLECCO CALIPARI, LULLI e GOZI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Repubblica, in data 16 novembre 2010, ha riportato la notizia che dal mese di gennaio sarà l'azienda multinazionale Hospira a confezionare nello stabilimento di Liscate, (Milano), il farmaco Pentotal, sodio tiopentale, finalizzato al mercato degli Stati Uniti, dove viene utilizzato anche come anestetico da abbinare al cocktail letale somministrato ai condannati a morte;
dalla stessa fonte di stampa risulta che in precedenza a rifornire gli Usa di sodio tiopentale era la Hospira statunitense, unica compagnia americana che produceva il farmaco, ma da qualche mese l'attività è stata interrotta per problemi interni allo stabilimento;
secondo l'amministratore delegato della Hospira spa di Liscate, Giuseppe Riva, «il pentotal non ha alcuna indicazione d'impiego nella pena capitale e Hospira non supporta il suo uso in questa procedura, anche avendo in precedenza confezionato il farmaco nello stabilimento di Liscate per il mercato europeo e mondiale, con eccezione degli Usa»;
la società multinazionale attraverso le parole del suo amministratore delegato si dissocia da un eventuale uso improprio del farmaco negli Usa;
il regolamento (CE) n. 1236/2005 del Consiglio, del 27 giugno 2005, relativo al commercio di determinate merci che potrebbero essere utilizzate per la pena di morte, per la tortura o per altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, in relazione al quale è stato adottato il decreto legislativo 12 gennaio 2007, n. 11 «Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni del regolamento (CE) n. 1236/2005 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 39 del 16 febbraio 2007, definisce illegale l'esportazione di prodotti utilizzabili per la pena capitale, la tortura o altri trattamenti crudeli e inumani;

è indispensabile accertare con sicurezza l'utilizzo di detto farmaco nel procedimento utilizzato nelle carceri statunitensi per la triste ed intollerabile procedura di esecuzione delle sentenze di condanna a morte, chiedendo in particolare se il Pentotal viene utilizzato come anestetico generico, da somministrare al condannato prima dell'iniezione del cocktail di farmaci letale, oppure se il detto prodotto costituisce componente essenziale della miscela mortale -:
se siano stati effettuati i dovuti controlli e le necessarie verifiche per accertare che l'autorizzazione all'esportazione del farmaco Pentotal, prodotto in Italia dalla società Hospira spa, non sia in violazione del regolamento (CE) n. 1236/2005 e, di conseguenza, quando, con quale atto e su quali basi sia stata concessa l'autorizzazione alla vendita del suddetto farmaco sul mercato statunitense.
(4-09512)

Risposta. - L'Italia attribuisce la massima priorità alla campagna internazionale contro la pena di morte, costituendo pertanto quest'ultima una priorità della politica estera, il cui ruolo in relazione ai successi ottenuti in ambito ONU per l'approvazione di una moratoria delle pene capitali è stato ampiamente riconosciuto.
Alla luce di tale impostazione e su diretto impulso del Ministro Frattini, il Ministero degli affari esteri si è adoperato per realizzare una strategia mirata ad escludere ogni possibile strumentalizzazione dell'Italia nell'utilizzo del Pentothal nella pratica delle iniezioni letali, sensibilizzando in tal senso l'azienda italiana produttrice Hospira società per azioni.
A seguito di tali interventi l'azienda ha annunciato, lo scorso gennaio, di cessare la produzione di Pentothal. Tale importante risultato è stato ottenuto grazie alla grande efficacia dell'azione congiunta di Governo e Parlamento su un tema di così rilevante importanza e delicatezza. Apprezzamento è stato espresso per la decisione dell'azienda, dimostratasi estremamente collaborativa, che è maturata in tempi oltremodo rapidi. Nello scorso dicembre, pertanto, anche a seguito della mozione presentata dall'onorevole Zamparutti, è stato avviato un costruttivo di dialogo tra il Ministero degli affari esteri e la società Hospira società per azioni, volto a scongiurare che il farmaco potesse materialmente giungere ai penitenziari statunitensi ed essere impiegato per la pena capitale. L'azienda già dopo il primo incontro aveva provveduto a sensibilizzare i grandi distributori del mercato americano, ricevendo da sei operatori piena disponibilità a collaborare, affinché il Pentothal non venisse utilizzato nelle esecuzioni e a modificare conseguentemente gli accordi contrattuali in corso.
In un secondo incontro presso la Farnesina lo scorso gennaio, l'azienda - considerando la struttura del mercato farmaceutico americano le cui caratteristiche non consentono il controllo di tutta la filiera della distribuzione - ha ritenuto impossibile garantire il rispetto di tale proibizione ed ha successivamente deciso di interrompere la produzione di Pentothal al fine di evitare strumentalizzazioni derivanti dall'uso non terapeutico del medicinale.
Il Ministro degli affari esteri, nell'esprimere soddisfazione per la decisione dell'azienda, ha ribadito che l'Italia rimane fortemente impegnata in tutti i fori internazionali, in stretto coordinamento con gli altri Paesi membri dell'Unione europea e in piena sinergia con il Parlamento italiano nella campagna contro la pena di morte, che costituisce un tratto qualificante nella dimensione etica della nostra politica estera.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le cronache odierne riportano clamorosi risultati della Guardia di finanza che ha oscurato in questi mesi centinaia di siti internet proponenti giochi d'azzardo;
è estremamente facile proporre via internet truffe legate a questi giochi che

possono coinvolgere una utenza molto debole anche dal punto di vista psicologico -:
quali iniziative di contrasto e di divieto intenda intraprendere il Ministero per combattere in modo più efficace ed in termini preventivi la piaga del gioco d'azzardo proposto via internet.
(4-09232)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante, si fa presente quanto segue.
In primo luogo, si deve precisare che in Italia il gioco a distanza, come ogni altra offerta di gioco, è subordinato alla titolarità di una concessione regolarmente assegnata da Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato sulla base di bandi di gara che consentono la partecipazione a tutti i soggetti in possesso di specifici requisiti minimi, che possono concorrere con pari diritti ed indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza.
Per quanto concerne l'offerta illegale di gioco a distanza, è stato introdotto nel nostro ordinamento il comma 50, all'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2006), il quale prevede l'obbligo a carico dei fornitori di connettività alla rete internet ovvero ai gestori di altre reti telematiche o di telecomunicazioni o agli altri operatori che in relazione ad esse forniscono servizi telematici o di telecomunicazione, di inibire l'utilizzazione delle reti, delle quali sono gestori o in relazione alle quali, forniscono servizi per lo svolgimento dei giochi, delle scommesse o dei concorsi pronostici, adottando a tal fine le modalità tecniche stabilite dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.
A tale norma è stata data attuazione con decreto direttoriale dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato n. 1034, Condizioni generali di vendita del 2 gennaio 2007, il quale stabilisce che l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato stessa effettua un monitoraggio periodico dei siti internet che contengono proposte di gioco e, in caso di giochi on-line non autorizzati, emana un provvedimento con il quale viene ordinato al provider di riferimento di inibire i siti illegali, con contestuale reindirizzamento automatico (redirect) verso una specifica pagina web del sito di Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, ove è riportata l'avvertenza «sito non raggiungibile».
I siti illegali vengono individuati dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e dal partner tecnologico SOGEI, con l'utilizzo di specifici motori di ricerca sul web ed attraverso segnalazioni qualificate provenienti dalla magistratura, dagli organi di polizia, dagli operatori autorizzati, nonché dai cittadini mediante l'invio di un messaggio alla casella di posta elettronica giochi.segnalazione.siti@aams.it, allo scopo istituita.
Presso la SOGEI è stato istituito un apposito gruppo tecnico che è adibito alla ricerca dei siti illegali, mediante l'utilizzo di apparecchiature elettroniche e di collegamenti ad internet appositamente predisposti. Per l'anno corrente, i tentativi di connettersi a siti illegali, reindirizzati, ammontano a 521.394.930 (dati aggiornati a settembre 2010).
Va sottolineato inoltre, che la procedura innanzi descritta costituisce un innovazione in campo internazionale, tant'è che rappresentanti di Governo di diversi Paesi europei (Francia, Germania, Svezia, Ungheria, Danimarca, Spagna) hanno chiesto all'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato la disponibilità ad un approfondimento della stessa alfine di promuoverla, ed applicarla anche al proprio Stato di appartenenza.
Anche la Corte di Giustizia, si è pronunciata in merito alla lotta alle frodi e alla criminalità organizzata con particolare riguardo alla offerta dei giochi d'azzardo sulla rete, statuendo nella sentenza Ladbrokes del 3 giugno 2010 che «il settore dei giochi d'azzardo offerti tramite internet non costituisca oggetto di un'armonizzazione nell'Unione. Uno Stato membro può quindi legittimamente ritenere che il mero fatto che un operatore, come le società Ladbrokes, offra via internet in un altro Stato membro, conformemente alla legge, servizi rientranti in tale settore non rappresenti una garanzia sufficiente di tutela dei consumatori nazionali. Inoltre, considerata

l'assenza di un contatto diretto tra il consumatore e l'operatore, i giochi d'azzardo accessibili via internet implicano rischi di natura differente e di maggiore importanza rispetto ai mercati tradizionali dei giochi medesimi per quanto attiene ad eventuali frodi commesse dagli operatori nei confronti dei consumatori».
Aggiunge la Corte di Giustizia, nella sentenza relativa ai procedimenti riuniti C-338/04, C-359/04 e C-360/04 Placanica e altri, che: «è pacifico, secondo la giurisprudenza della Corte suprema di cassazione, che il legislatore italiano persegue una politica espansiva nel settore dei giochi d'azzardo allo scopo di incrementare le entrate fiscali e che nessuna giustificazione della normativa italiana possa essere fatta derivare dagli obiettivi di limitare la propensione al gioco dei consumatori o di limitare l'offerta di giochi. Infatti, è il secondo tipo di obiettivo, ossia quello mirante a prevenire l'esercizio delle attività di gioco d'azzardo per fini criminali o fraudolenti canalizzandole in circuiti controllabili, che viene identificato come lo scopo reale della normativa italiana di cui trattasi nelle cause principali sia dalla Corte suprema di cassazione sia dal governo italiano nelle sue osservazioni presentate dinanzi alla Corte. In tale ottica, una politica di espansione controllata del settore dei giochi d'azzardo può essere del tutto coerente con l'obiettivo mirante ad attirare giocatori che esercitano attività di giochi e di scommesse clandestini vietati in quanto tali verso attività autorizzate e regolamentate». Più recentemente, è stato anche affermato che: «alfine di poter giustificare un monopolio pubblico ...(omissis) con un obiettivo di prevenzione dell'incitamento a spese eccessive collegate al gioco e di lotta alla dipendenza dallo stesso, le autorità nazionali interessate non devono necessariamente essere in grado di produrre uno studio a dimostrazione della proporzionalità della suddetta misura che sia precedente all'adozione di quest'ultima» (Corte Giustizia - Grande Sezione, 8 settembre 2010, procedimenti riuniti C-316/07, da C-358/07 a C-360/07, C-409/07 e C-410/07).
Occorre anche ricordare che l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, onde prevenire il rischio di frodi ed infiltrazioni criminali, provvede, tra l'altro, a curare la pubblicazione, con continui aggiornamenti sul proprio sito, sia degli elenchi concernenti gli operatori autorizzati alla raccolta di giochi per via telematica, sia degli elenchi dei siti illegali o non autorizzati. L'inibizione «mirata» attuata dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, oltre ad arginare l'offerta di gioco illegale, ha scongiurato effetti indesiderati di oscuramento di servizi non direttamente collegati all'offerta di gioco irregolare ed inoltre, il messaggio contenuto nella pagina di reindirizzamento ha prodotto, nei confronti degli utenti un effetto comunicativo «a cascata» per la conoscenza del ruolo istituzionale dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e per la diffusione della normativa regolante la materia. Dal 2006, anno in cui hanno avuto luogo le prime inibizioni a carico di 627 siti illegali, si è passati ai complessivi 1240 nel 2007 (+ 613), a 1447 nel 2008 (+ 207), a 1888 nel 2009 (+ 441) e a 2547 ad ottobre del 2010 (+ 653).
Inoltre, grazie al monitoraggio sul redirect, operato sui siti internet sottoposti a procedura di inibizione di cui si è già parlato, è stato rilevato che dai 9.865.307 reindirizzamenti di gennaio 2007, si è passati ai 30.142.461 di accessi inibiti registrati nello stesso mese del 2008 (+205%), ai 39.424.766 di gennaio 2009 (+30%), ai 52.713.067 tentativi riscontrati 12 mesi più tardi (+33%) ed ai 521.394.930 tentativi monitorati a settembre 2010.
Per effetto di tali procedure sono state altresì ripristinate in totale 28 connessioni ai siti internet i quali, a seguito dell'inibizione, hanno provveduto a regolarizzare la loro posizione, eliminando ogni possibilità di collegamento tramite essi ad operatori illegali.
Da ultimo si fa altresì presente che quanto rappresentato dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato è confermato dalla Guardia di Finanza, la quale, a questo scopo tramite il Nucleo speciale entrate del corpo, con la collaborazione del

Nucleo speciale frodi telematiche, provvede a monitorare i siti internet per i quali ha emesso il provvedimento di inibizione. Una volta individuati i provider tali nuclei provvedono ad interessare i reparti territoriali competenti in relazione alla sede del provider, per verificare che la connessione ai siti irregolari sia stata effettivamente reindirizzata verso la pagina web predisposta dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, e, in caso negativo, per la contestazione della sanzione amministrativa pecuniaria prevista dal comma 50, dell'articolo 1 della legge 296 del 2006, che va da un minimo di 30.000 euro sino ad un massimo di 180.000 euro.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il noto regista iraniano Jafar Panahi è stato condannato a sei anni di prigione «per aver fatto propaganda contro la repubblica islamica dell'Iran.»;
inoltre Panahi - vincitore di numerosi premi cinematografici a livello internazionale - per 20 anni non potrà più lavorare nel campo del cinema né lasciare il Paese -:
quali iniziative abbia eventualmente assunto il Governo italiano per sottolineare ai responsabili di Teheran che iniziative come queste sembrano andare contro il diritto internazionale, la libertà di espressione e incidano anche nei rapporti tra Governo italiano ed iraniano.
(4-10177)

Risposta. - Secondo quanto riferito dalla nostra ambasciata, lo scorso 18 dicembre 2010 il tribunale islamico di Teheran avrebbe condannato il celebre regista Jafar Panahi a sei anni di reclusione e a 20 anni di interdizione dall'esercizio della sua professione, dall'espatrio, dai contatti coi media e dall'elaborazione di scritti drammaturgici o di natura saggistica. Analoga condanna avrebbe colpito il giovane amico e collega di Panahi, Mohammad Rasoulof. Occorre peraltro precisare che si tratta di informazioni diffuse da media iraniani - seppur confermate da dichiarazioni della signora Farideh Gheirat, avvocato di Jafar Panahi - e che sempre secondo tali fonti sarebbe previsto un giudizio di appello entro poche settimane. Già assistente di Kiarostami, il quarantanovenne regista iraniano è molto legato al nostro Paese e si è aggiudicato sia leone d'oro di Venezia che l'orso d'argento di Berlino con opere di assoluto livello artistico, in cui elementi di critica sociale e toni da commedia convivono in un delicato equilibrio che stilisticamente richiama alcuni aspetti del nostro neorealismo.
Dopo essere stato più volte fermato e interrogato dalla Polizia nel luglio del 2009, Panahi era stato arrestato il 1° marzo 2010 nella propria abitazione durante quella che egli ha definito una semplice festa privata, ma che secondo l'accusa sarebbe stato un incontro di lavoro volto alla produzione di un documentario sulle proteste popolari seguite alla rielezione di Ahmadinejad.
Dopo tre mesi di detenzione - durante i quali attori e registi di tutto il mondo avevano denunciato l'arbitrarietà del suo arresto - Panahi fu liberato su cauzione, e lo scorso 2 giugno partecipò alla festa nazionale presso la nostra Ambasciata, mostrando alle autorità locali di non essere stato affatto intimidito dall'abuso subito.
Non è ancora chiaro se Panahi si trovi ora nuovamente agli arresti, e occorrerà comunque attendere il giudizio di appello per comprendere quale siano le intenzioni del regime nei suoi confronti. Da una parte, infatti, il successo in occidente di un artista iraniano costituisce un facile argomento di propaganda nazionalistica e viene usato dalle autorità di Teheran per confutare le critiche interne di chi contesta la scarsa libertà di espressione e l'isolamento internazionale del paese (anche se poi i film dei maestri del cinema iraniano difficilmente vengono mostrati nelle sale o nelle TV di Stato).
Dall'altra, più che l'opera di Panahi, il regime sembra voler punire il suo attivismo

nell'ambito del movimento verde nei giorni precedenti e successivi alle contestate elezioni dei giugno 2010.
Le motivazioni della condanna includerebbero infatti la «propaganda anti-governativa», l'«incitazione alla protesta» e l'«adunanza sediziosa» basati sull'intento di produrre un documentario anti-governativo. La formulazione insolita di tale capo d'accusa (che configurerebbe un vero e proprio processo alle intenzioni) sarebbe la base sulla quale la legale di Panahi pensa di basare il suo appello, stando a quanto l'interessata avrebbe dichiarato ai media del regime iraniano. La linea della difesa sarebbe quindi improntata ad argomenti tecnici e volta a non politicizzare la procedura giudiziale, appellandosi ad esempio sulla circostanza che il documentario non e' stato mai realizzato e non vi è modo di provare che il cineasta nutrisse una seria intenzione di dedicarvisi. A conferma di tale impostazione, il figlio del cineasta, Panah Panahi - esponendosi a qualche rischio con alcune dichiarazioni diffuse su facebook in persiano - ha confermato che il padre non intendeva realizzare alcun documentario.
Il Governo italiano si sta occupando attivamente del caso nell'ambito delle consultazioni che l'Unione europea conduce sul delicato tema della difesa dei diritti umani, sostenendo l'opportunità di una dichiarazione comune a favore di Jafar Panahi e Rasoulof. In questa fase si ritiene prioritario acquisire maggiori elementi sul processo ed evitare prematuri irrigidimenti delle Autorità iraniane, sempre molto irruenti nel reagire - con conseguenze nefaste per i procedimenti giudiziari in corso - di fronte alle presunte «interferenze» nelle questioni interne di uno Stato sovrano da parte della comunità internazionale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.