XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 6 aprile 2011

TESTO AGGIORNATO AL 27 APRILE 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il settore della panificazione artigiana italiana conta oltre 26.000 aziende con un indotto occupazionale di circa 350.000 unità lavorative;
il drastico calo dei consumi di pane fresco artigianale dovuto alla crisi è rafforzato dallo stato di incertezza dei consumatori, impossibilitati a distinguere il pane presurgelato venduto nella grande distribuzione organizzata da quello fresco anche a causa dell'assenza di un regolamento che definisca la differenza tra pane fresco e gli altri tipi di pane;
il comma 2-ter dell'articolo 4 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, (cosiddetto decreto Bersani), che ha liberalizzato l'attività di produzione di pane abrogando la legge n. 1002/56, prevede che «entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e con il Ministro della salute, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emana un decreto ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, volto a disciplinare, in conformità al diritto comunitario: a) la denominazione di "panificio" da riservare alle imprese che svolgono l'intero ciclo di produzione del pane, dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale; b) la denominazione di "pane fresco" da riservare al pane prodotto secondo un processo di produzione continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento, alla surgelazione o alla conservazione prolungata delle materie prime, dei prodotti intermedi della panificazione e degli impasti, fatto salvo l'impiego di tecniche di lavorazione finalizzate al solo rallentamento del processo di lievitazione, da porre in vendita entro un termine che tenga conto delle tipologie panarie esistenti a livello territoriale; c) l'adozione della dicitura "pane conservato" con l'indicazione dello stato o del metodo di conservazione utilizzato, delle specifiche modalità di confezionamento e di vendita, nonché delle eventuali modalità di conservazione e di consumo»;
l'articolo 4, comma 2-ter, prevede quindi l'emanazione di un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e con il Ministro della salute, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, volto a garantire una corretta informazione sul prodotto e a permettere al consumatore una scelta consapevole, al cui esame preliminare hanno partecipato i rappresentanti di categoria e le associazioni datoriali con l'intento di promuovere la professionalità del panificatore con l'introduzione della figura del responsabile di produzione, valorizzare il prodotto pane con la denominazione riservata di «pane fresco» e «pane conservato», migliorare la visibilità dell'impresa di panificazione, prevedendo la specifica denominazione di «panificio»;
il decreto 5 agosto 2010, (Gazzetta Ufficiale del 10 settembre 2010, n. 212) del Ministero dell'economia e delle finanze ha inserito l'attività di produzione di prodotti di panetteria freschi (codice Ateco 10.71.1) nell'ambito delle attività agricole produttive di reddito agrario;
tale decisione ha generato la legittima preoccupazione delle aziende artigiane che esercitano la medesima attività di produzione di prodotti di panetteria freschi in regime di tassazione ordinaria in quanto la stessa risulta assoggettata ad un regime differenziato a seconda che sia esercitata da un imprenditore artigiano (tenuto all'applicazione delle ordinarie regole di tassazione) piuttosto che da un imprenditore agricolo (che beneficia della tassazione su criteri catastali);

l'Agenzia delle entrate ha evidenziato che dalle note esplicative alla tabella ATECO 2007 risulta che, alla voce 10.71.1 «Produzione di prodotti di panetteria freschi», è compresa anche la produzione di «cialde, rustici, pizzette ed altre specialità salate da forno», vale a dire di prodotti più sofisticati che potrebbero non essere direttamente riconducibili alle attività usualmente esercitate in agricoltura, in quanto frutto di lavorazioni complesse;
il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Sonia Viale, in risposta all'interrogazione 5-03907 ha riferito che l'Agenzia si è riservata di valutare se, in via interpretativa, sia possibile escludere tali prodotti più sofisticati dalla tassazione su base catastale,


impegna il Governo:


ad adottare al più presto il regolamento attuativo previsto dal decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;
ad adottare iniziative, anche normative, finalizzate ad individuare i nuovi schemi di qualità certificata riconosciuti a livello nazionale compatibili con la normativa comunitaria al fine di offrire, al fianco delle denominazione di origine protetta, indicazione geografica tipica e specialità tradizionale garantita, uno strumento di tutela e sviluppo anche per le altre produzioni agroalimentari italiane di qualità;
ad adottare iniziative al fine di garantire i pani tradizionali e la «filiera produttiva», con un'attenzione particolare alle condizioni della produzione dei grani e delle strutture produttive sia della molitura che della panificazione, con l'obiettivo di garantire l'adeguata redditività;
ad adottare iniziative in favore dei panificatori artigiani penalizzati dalla citata disparità di trattamento fiscale.
(1-00611)
«Caparini, Volpi, Nicola Molteni, Munerato, Allasia, Gidoni, Pastore, Cavallotto, Crosio, Grimoldi, Lanzarin».

Risoluzioni in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
nel nostro Paese il dissesto idrogeologico è un fenomeno sempre più ricorrente, legato alla particolare conformazione geologica del territorio, alla fragile e mutevole natura dei suoli ed all'acuirsi delle variazioni climatiche estreme; fenomeni come i processi erosivi del suolo, le alluvioni, le esondazioni, gli arretramenti delle rive, le frane, le subsidenze, i terremoti comportano perdite di vite umane e ingenti danni materiali e ambientali; l'intervento umano e la pressione antropica sul territorio hanno accelerato o innescato tali processi naturali oppure hanno trasformato il territorio, rendendolo vulnerabile a processi destabilizzanti;
la pericolosità e i danni diffusi si manifestano, peraltro, anche a seguito di eventi non particolarmente intensi ma localizzati in aree fortemente urbanizzate e vulnerabili le cui cause sono, fra l'altro, da imputare alla inadeguatezza del reticolo idraulico urbano e secondario nonché ad uno sviluppo urbanistico impetuoso che, unitamente alla contrazione complessiva del presidio agricolo, aumentano consistentemente il rischio idraulico;
le aree a criticità idrogeologica sono pari al 9.8 per cento del territorio italiano; la superficie nazionale, classificata a potenziale rischio idrogeologico più alto, è pari a 21.551,3 chilometri quadrati (7,1 per cento del totale nazionale) suddivisa in 13.760 chilometri quadrati di aree franabili e 7.791 chilometri quadrati di aree alluvionabili; le aree a potenziale rischio di valanga ammontano a 1.544 chilometri quadrati, accorpate a quelle di frana; almeno il 60 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico molto elevato;

le dimensioni del fenomeno del dissesto idrogeologico vengono rese chiaramente da una panoramica di alcuni degli eventi che hanno interessato l'area italiana: 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni;
il fabbisogno necessario per la realizzazione degli interventi di sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto del territorio nazionale ammonta a 44 miliardi di euro, di cui 27 per l'area del Centro-Nord, 13 per il Mezzogiorno e 4 per il patrimonio costiero;
la situazione degli stanziamenti per la difesa del suolo e il contrasto del dissesto idrogeologico evidenzia tuttavia negli ultimi due anni una progressiva restrizione delle risorse impegnate; la missione sviluppo sostenibile, tutela del territorio e dell'ambiente è passata dai quasi due miliardi del 2008 a poco meno di seicento milioni nel 2010; l'ultima legge finanziaria approvata nella XV legislatura aveva stanziato 558 milioni per l'esercizio finanziario del 2008 a favore del programma 18.1 (conservazione dell'assetto idrogeologico); la legge finanziaria 2010 ha invece registrato una previsione triennale per gli esercizi finanziari 2010, 2011 e 2012 in netta diminuzione, ammontante rispettivamente a 120, 94 e 89 milioni di euro;
in merito alla generale situazione di grave e diffuso rischio idrogeologico del Paese, il 26 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha approvato una mozione unitaria che impegnava il Governo a presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico; ad oggi nessuna indicazione è formalmente pervenuta alla Commissione da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare circa l'assegnazione delle risorse finanziarie né in merito alla definizione del piano nazionale per la difesa del suolo;
l'VIII Commissione della Camera ha più volte messo in evidenza, anche attraverso l'indagine conoscitiva sulle politiche per la difesa del suolo e la risoluzione sul Fondo regionale di protezione civile, la necessità di rafforzare la prevenzione e la pianificazione degli interventi per la messa in sicurezza del territorio; in tale ambito, la risoluzione 8-00040 dell'aprile 2009 ha impegnato il Governo ad attuare un organico programma di interventi per la prevenzione del rischio idrogeologico e la manutenzione del territorio;
la legge n. 191 del 2009 (legge finanziaria per il 2010), all'articolo 2, comma 240, ha destinato ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico (individuate dal Ministero dell'ambiente, sentite le autorità di bacino e il dipartimento della protezione civile) 900 milioni di euro a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture, attraverso accordi di programma con le Regioni in corso di perfezionamento;
in attuazione del decreto legislativo n. 112 del 1998 le regioni hanno assunto piena competenza sulla rete idrografica e sulle relative opere con piena responsabilità e in modo particolare ciò è avvenuto per la regione Veneto dal 1o gennaio 2003;
il dato di fatto inquietante, ripetutamente posto in evidenza, è che tutti i maggiori corsi d'acqua del Veneto - già di competenza del magistrato alle acque - hanno condizioni di rischio non inferiori a quelle che avevano nel 1966 allorché, come ben noto, si verificò, in concomitanza di un evento meteo eccezionale, una delle più disastrose alluvioni che abbiano mai colpito questa regione;
in questi quarant'anni non si sono infatti concretizzati, per detti corsi d'acqua, i necessari risolutivi interventi che rendano compatibile il transito della massima piena prevista con l'assetto delle difese e delle arginature nei tratti che vanno dall'alta pianura alla foce in Adriatico. Ciò nonostante tali opere siano state individuate, ancorché in linea di massima, già da tempo (atti della commissione De Marchi

del 1970 e, da ultimo, piani stralcio per l'assetto idrogeologico - PAI);
alle gravi problematiche connesse alla rete idrografica principale, che caratterizza, segna, condiziona e spesso minaccia gran parte del territorio veneto, si devono aggiungere quelle derivanti dalla diffusa rete minore che, sempre più frequentemente, va in crisi anche in occasione di eventi non certo caratterizzati da tempi di ritorno elevati;
non bisogna sottovalutare la fragilità della costa veneta soggetta a gravi fenomeni di erosione e le situazioni di criticità connesse ai numerosissimi e rilevanti dissesti geologici;
queste insufficienze della rete idraulica si sono ulteriormente verificate, su parte del territorio veneto, durante l'evento calamitoso del 31 ottobre e 1 e 2 novembre 2010 evidenziando così i problemi in particolar modo della rete idraulica di pianura;
la legge 23 dicembre 2009, n. 191 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010) all'articolo 2, comma 240 prevede che le risorse assegnate per interventi di risanamento ambientale con delibera del CIPE del 6 novembre 2009, pari a 1.000 milioni di euro, siano assegnate a piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico individuate dalla direzione generale competente del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti le autorità di bacino e il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri;
lo stesso articolo 2, comma 240 della Legge 23 dicembre 2009, n. 191 prevede altresì che le risorse possono essere utilizzate anche tramite accordo di programma, sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che definisce la quota di cofinanziamento regionale;
in tal senso la regione Veneto con proprio atto Dgr n. 2816 del 23 novembre 2010 ha approvato lo schema di accordo di programma con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e i relativi allegati che individuano una prima serie di interventi per la salvaguardia del territorio e le risorse necessarie per un ammontare di 64.077.000,00 di euro dei quali 55.193.000,00 a carico dello Stato e 8.884.000,00 quale rimodulazione di risorse già a disposizione della regione a valere sulla legge n. 183 del 1989;
una della aree maggiormente colpite nell'alluvione del 1966 e periodicamente interessata da eventi calamitosi è quella del bacino idrografico del Livenza;
nell'articolo 67 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (cosiddetto codice ambientale) sono previsti piani stralcio di distretto per l'assetto idrogeologico (PAI) per la tutela dal rischio idrogeologico;
nel medesimo articolo, al comma 2, si prevede che le autorità di bacino possano approvare piani straordinari di emergenza diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico; tali piani straordinari di emergenza devono essere corredati di alcuni elementi essenziali, e in particolare devono prevedere l'individuazione e la perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico molto elevato per l'incolumità delle persone e per la sicurezza delle infrastrutture e del patrimonio ambientale e culturale, con priorità per le aree a rischio idrogeologico per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992;
il bacino idrografico del fiume Livenza ha una superficie di 2500 chilometri quadrati e si estende cavallo tra le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, l'affluente principale è il Fiume Meduna, che a sua volta riceve il fiume Cellina e assieme costituiscono un sistema caratterizzato da un disordine idrogeologico consistente e che in questa parte del bacino, collocata

prevalentemente nella regione Friuli Venezia Giulia, si generano le portate critiche per il percorso vallivo;
il PAI del bacino idrografico del fiume Livenza ha individuato le opere prioritarie e necessarie per la messa in sicurezza di quel territorio che anche nella recente alluvione che ha colpito la regione Veneto ha corso gravissimi rischi di esondazione;
tra quelle principali previste dal PAI del Livenza vi sono 2 interventi di regolazione delle aree di espansione naturale delle piene del Livenza (nell'area Prà di Gai e Prà dei Bassi e nell'area golena di Motta di Livenza e Meduna per un ammontare secondo le ultime stime di 55 milioni di euro per il primo intervento e 15 milioni per il secondo);
tra gli interventi previsti nell'accordo di programma citato per la zona relativa al PAI del Livenza sono stati finanziati solo 2 milioni di euro per il potenziamento degli argini del Livenza 1,8 per quelli del Monticano e 500 mila euro per il Fiume Meschio;
pare quindi assolutamente insufficiente lo stanziamento previsto nell'accordo di programma, rientrante nella manutenzione ordinaria degli argini dei fiumi di quel territorio ma non in grado di affrontare la straordinarietà degli eventi e soprattutto di dare risposte definitive e incomprensibile quindi il fatto che non si siano previste le risorse per l'esecuzione della regolazione dell'esistente bacino del Prà dei Gai;
l'accordo di programma siglato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con la regione Friuli Venezia Giulia non ha previsto risorse da destinare al versante friulano di quel bacino con l'aumento dei rischi per il sistema veneto in quanto tributario del primo,


impegna il Governo:


a stanziare con urgenza le risorse necessarie (almeno i primi 35 milioni di euro) per finanziare l'intervento di Prà di Gai previsto dal PAI del bacino del Livenza considerato da tutti gli enti interessati l'opera fondamentale per una soluzione del rischio idraulico nel bacino del Livenza, a partire dal primo strumento finanziario che verrà adottato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, utilizzando in tal senso un accordo di programma interregionale tra il Ministero la regione Veneto e il Friuli Venezia Giulia e mettendo quindi in rete le rispettive competenze e risorse;
ad adottare, in particolare, le iniziative di propria competenza affinché sia consentito ai comuni del territorio interessato (sia quelli del Veneto che quelli del Friuli Venezia Giulia) di utilizzare le risorse economiche necessarie alla realizzazione degli interventi di ripristino e messa in sicurezza dei luoghi, al fine di prevenire il verificarsi di nuove calamità, anche prevedendo attraverso le opportune iniziative normative l'esclusione delle voci di spesa finalizzate a tali interventi dai vincoli di finanza pubblica ed in particolare dal patto di stabilità, mettendo a disposizioni i fondi necessari e tutte le agevolazioni per mitigare l'impatto ambientale delle opere citate, affinché queste ultime non vadano ad incidere negativamente sulla salvaguardia dell'equilibrio idrogeologico locale specie per i comuni maggiormente interessati da tal opera (Portobuffolè Mansuè e Prata di Pordenone).
(7-00549)
«Viola, Mariani, Rubinato, Martella, Strizzolo, Braga, Margiotta, Morassut, Bratti, Bocci, Esposito, Marantelli, Benamati, Realacci».

La VIII Commissione,
premesso che:
la realizzazione di impianti per lo stoccaggio di gas naturale in sotterraneo in zone geologicamente idonee contribuisce alla sicurezza energetica dell'Italia, assicurando la diversificazione delle fonti, nonché la riduzione dei costi dell'energia elettrica -

in alcuni casi superiori di quasi il 30 per cento rispetto ai nostri partner europei -, a beneficio delle famiglie e delle imprese;
la politica energetica del Governo in carica, che ha incontrato il plauso delle istituzioni europee e dai maggiori organismi internazionali, a partire dall'Agenzia internazionale dell'energia, individua nella costruzione dei depositi sotterranei di gas uno degli strumento necessari per lo sviluppo del sistema energetico nazionale e per la riduzione dei prezzi dell'energia;
risulta presentato un progetto per la realizzazione di un deposito di gas a Rivara (MO) che non utilizza giacimenti di gas parzialmente esauriti, ma propone di effettuare lo stoccaggio in una struttura geologica situata a circa 2500-2800 metri di profondità (acquifero);
anche in ragione di tale circostanza, oltre che per l'oggettiva pressione antropica, produttiva e infrastrutturale che interessa i territori coinvolti nella realizzazione dell'infrastruttura energetica in questione, nelle comunità locali si sono determinate preoccupazioni del tutto legittime alle quali è indispensabile dare una risposta scevra da ogni atteggiamento politico strumentale;
detto progetto, dopo una prima istruttoria tecnica svolta presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare già nel 2006, è stato ripresentato a tale Ministero, con una serie di integrazioni, ai fini di una nuova valutazione di impatto ambientale, il cui procedimento è attualmente in corso di svolgimento,


impegna il Governo


a subordinare ogni valutazione in ordine alla richiesta di realizzazione dell'impianto di stoccaggio di gas a Rivara alla definizione della procedura di valutazione di impatto ambientale da parte degli organi tecnici competenti.
(7-00550)
«Tommaso Foti, Ghiglia».

La IX Commissione,
premesso che:
l'articolo 25, comma 1, della legge 29 luglio 2010, n. 120, ha modificato l'articolo 142 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, recante codice della strada, in materia di limiti di velocità, al fine di incrementare le risorse destinate agli interventi di manutenzione delle strade;
in particolare, il nuovo comma 12-bis dell'articolo 142 prevede che i proventi derivanti dall'accertamento delle violazioni ai limiti di velocità, eseguiti tramite apparecchi di rilevamento della velocità o dispositivi di controllo a distanza (autovelox), vengano attribuiti nella misura del 50 per cento all'ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l'accertamento, o agli enti che esercitano le relative funzioni ai sensi dell'articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica n. 381 del 1974, recante norme di attuazione dello statuto speciale per la regione Trentino-Alto Adige in materia di urbanistica ed opere pubbliche, e per il restante 50 per cento all'ente da cui dipende l'organo accertatore;
i proventi in tal modo acquisiti devono essere utilizzati, dagli enti diversi dallo Stato, nella regione in cui sono stati eseguiti gli accertamenti e, secondo il comma 12-ter, devono essere destinati ad interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, comprese la segnaletica e le barriere, e dei relativi impianti, nonché al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, e alle spese relative al personale, nel rispetto delle disposizioni in materia di contenimento delle spese per il pubblico impiego e del patto di stabilità interno;
il nuovo comma 12-quater dello stesso articolo 142 prevede, inoltre, che ciascun ente locale trasmetta in via informatica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed al Ministero dell'interno,

entro il 31 maggio di ogni anno, una relazione, con riferimento all'anno precedente;
in tale relazione sono indicati l'ammontare complessivo dei proventi di propria spettanza di cui al comma 1 dell'articolo 208 - derivanti dalle sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni previste dal Codice della strada accertate da funzionari, ufficiali ed agenti, rispettivamente, delle regioni, delle province e dei comuni - e al comma 12-bis del citato articolo 142 del Codice della strada, nonché gli interventi realizzati a valere su tali risorse, con la specificazione degli oneri sostenuti per ciascun intervento;
l'articolo 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010 prevede l'emanazione di un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, con il quale venga approvato il modello di relazione - introdotto dal comma 12-quater - e siano definite le modalità di trasmissione in via informatica della stessa, e le modalità di versamento dei proventi di cui al comma 12-bis agli enti ai quali sono attribuiti;
il comma 3 dello stesso articolo 25 stabilisce, infine, che le disposizioni di cui ai nuovi commi 12-bis, 12-ter e 12-quater dell'articolo 142 del Codice della strada, relative alla destinazione dei proventi delle sanzioni, si applicano a decorrere dal primo esercizio finanziario successivo all'approvazione del decreto ministeriale di cui al comma 2;
il predetto comma 12-bis dell'articolo 142 del codice della strada prevede l'esclusione dall'attribuzione dei proventi derivanti dall'accertamento delle violazioni ai limiti di velocità delle strade in concessione di cui al medesimo comma;
tale previsione è stata introdotta durante l'esame, in prima lettura, al Senato dell'atto n. 1720 - poi divenuto legge n. 120 del 2010, per effetto di una condizione formulata, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, dalla 5a Commissione nella seduta del 14 aprile 2010;
la principale finalità delle norme inserite con l'articolo 25 della legge n. 120 è da individuarsi nel miglioramento della sicurezza stradale, attraverso l'attribuzione di risorse agli enti cui competono le opere e gli interventi di manutenzione stradale, e quindi, in particolare, all'ANAS S.p.A.;
ai sensi dell'articolo 7, comma 1-quinquies, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, e successive modificazioni, l'ANAS S.p.A esercita i diritti ed i poteri dell'ente proprietario in virtù di apposita convenzione di concessione;
in questo quadro, i predetti proventi derivanti dall'accertamento delle violazioni ai limiti di velocità potrebbero essere opportunamente riassegnati all'ANAS S.p.A, introducendo, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, un'apposita disposizione in tal senso nell'ambito della citata convenzione di concessione, garantendo, in tal modo, il tempestivo afflusso di risorse destinate alle opere e agli interventi di manutenzione stradale alla medesima società,


impegna il Governo


ad adottare le opportune iniziative al fine di assicurare che i proventi delle sanzioni derivanti dall'accertamento delle violazioni ai limiti massimi di velocità, eseguiti tramite apparecchi di rilevamento della velocità o dispositivi di controllo a distanza sulle strade gestite in via diretta dall'ANAS s.p.a. vengano riassegnati, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, nella misura del 50 per cento alla stessa ANAS, mediante apposita previsione della convenzione di concessione di cui all'articolo 7, comma 1-quinquies, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, ai fini della realizzazione degli interventi di cui all'articolo 142, comma 12-ter, del codice della strada.
(7-00551)
«Valducci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 4 aprile è la giornata per la internazionale per la sensibilizzazione sulle mine e l'assistenza nell'azione contro le mine che rappresenta un'occasione opportuna per rammentare che l'attività di sminamento salva vite umane e protegge il sostentamento;
lo sminanento impedisce ad un'arma indiscriminata come la mina di causare danni anche molto tempo dopo la fine dei conflitti e costituisce inoltre una fonte di occupazione, trasformando zone pericolose in terreni produttivi e collocando le società lungo un cammino di sicurezza duratura;
l'anno scorso centinaia di migliaia di persone hanno ricevuto grazie alle Nazioni Unite un'educazione sui rischi legati alle mine, che ha permesso di prevenire conseguenze tragiche a individui, famiglie e comunità. Solamente in Afghanistan 14.400 persone sono state impiegate nel settore delle mine, concorrendo alla distruzione di oltre un milione di residui bellici esplosivi;
le agenzie di sviluppo dell'ONU stanno cercando di collegare l'azione contro le mine con piani più ampi di sviluppo, in modo da promuovere le produzioni agricole, rafforzare le infrastrutture, migliorare l'approvvigionamento idrico e fornire una migliore istruzione e migliori servizi sanitari. Tutto ciò è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio;
nonostante i numerosi successi ben documentati, il finanziamento dell'azione resta insufficiente. Il complesso dei progetti per il 2011 si è assicurato solamente un quarto delle risorse necessarie, lasciando un divario di 367 milioni di dollari;
tra l'altro, l'Italia non ha ancora ratificato la convenzione per la messa al bando delle munizioni a grappolo fatta ad Oslo il 3 dicembre 2008 -:
se il Governo non ritenga di dover dare un maggior contributo per la sensibilizzazione sulle mine e sull'azione contro di esse affinché cresca la solidarietà nazionale a sostegno di questo elemento cruciale per costruire un mondo più sicuro e prospero per tutti.
(4-11505)

GIANNI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori esposti all'amianto dello stabilimento Aprilfer di Aprilia dello stabilimento Good Year di Cisterna di Latina, ed Onduilt, sempre di Cisterna di Latina, hanno visto negare i loro diritti alla rivalutazione contributiva ex articolo 13, comma 8 della legge 257 del 1992, in seguito a sentenze di rigetto del tribunale di Latina, il cui giudizio è stato formulato sulla base delle relazioni tecniche le quali alla verifica dell'atto di appello si sono rivelate del tutto errate;
molti di questi lavoratori dell'amianto hanno fatto valere i loro diritti impugnando le sentenze del tribunale di Latina e ne hanno ottenuto la riforma dalla corte di appello di Roma, che nella motivazione faceva riferimento alla «errata individuazione da parte del primo perito», e poiché, come rileva il consulente tecnico di ufficio: «in merito alle contestazioni formulate nell'atto di appello con riferimento alla relazione peritale dell'ausiliare

del giudici di 1° grado (2o aspetto del quesito del Giudice) il sottoscritto CTU è del parere che le indagini effettuate hanno senz'altro consentito di superare gli assunti e le conclusioni cui perviene la relazione peritale dell'ausiliario del Giudice di 1° grado ingegner Onori che trae le sue conclusioni - a prescindere dalle testimonianze dei ricorrenti fondamentali ai fini della presente CTU - negando il superamento della soglia di dispersione di fibre di amianto le tettoia di copertura dello stabilimento. La presente ha invero consentito di approfondire ulteriori aspetti legati alla esposizione all'amianto dei ricorrenti individuando attraverso la testimonianza dei diversi interessati, altri materiali generatori di fibre aerodisperse e i tempi di probabile esposizione dei ricorrenti stessi».
i lavoratori che non avevano impugnato in appello l'errata decisione hanno ricorso innanzi il tribunale di Latina per ottenere la revocazione della ingiusta sentenza, ed è fissata l'udienza per il prossimo 6 aprile 2010 - tribunale di Latina, sezione lavoro, giudice dottoressa Valente, proc. N. 1651/10 R.G.;
inoltre, in molti tribunali italiani vengono nominati sempre i medesimi CTU come è avvenuto presso il tribunale di Latina, sezione lavoro in contrasto con quanto stabilito dall'articolo 23 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile per il quale, «gli incarichi sono equamente distribuiti tra gli iscritti dell'albo, in modo tale che a nessuno dei consulenti iscritti possano essere conferiti incarichi in misura superiore al 10 per cento di quelli affidati all'ufficio»;
è nella regione Sicilia che i lavoratori dell'amianto sono maggiormente pregiudicati nel riconoscimento dei loro diritti agli indennizzi contributivi ex articolo 13, comma 8, legge 257 del 1992 e dove non trova applicazione la sentenza TAR del Lazio 5750/09, con la quale era stato accolto il ricorso dell'avvocato Ezio Bonanni con il quale era chiaro come le norme di cui all'articolo 1, commi 20, 21 e 22 della legge 247/07 trovassero applicazione anche per i siti della regione Sicilia oggetto di atti equipollenti del presidente della regione, o di altri enti sussidiari, perciò per effetto del parziale annullamento dell'articolo 1, lettera b), del decreto ministeriale 12 marzo 2008;
nonostante il pesante tributo in termini di vite umane e il rischio per la salute di questi lavoratori e delle loro famiglie a oggi la CONTARP SICILIA si ostina a non rilasciare i certificati di esposizione e a non riconoscere i benefici contributivi, e in alcuni casi li ha limitati al 1992 nonostante l'amianto fosse presente in alcuni contesti anche fino al 2009/2010, come risulta dalla dichiarazione resa dalla azienda sanitaria provinciale di Caltanissetta;
si assiste ad una ingiusta e ingiustificata esclusione dagli indennizzi dei lavoratori della Valle della Mela, dipendenti della raffineria della Centrale Enel, delle acciaierie Tuferrofin, della Sacelitt, dei cantieri navali di Messina, delle Raffinerie di Gela e di Priolo, e tanti altri e nonostante la richiesta del riesame presso la CONTARP REGIONALE ad oggi il procedimento non è stato ancora definito;
sono in costante aumento le patologie asbesto correlate in tutta Italia anche e soprattutto tra i lavoratori della regione Lazio e della regione Sicilia -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se il Ministro della giustizia sia a conoscenza di questo stato di cose e delle modalità di applicazione della norma da cui all'articolo 23 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile;
quali iniziative il Governo intenda assumere affinché si evitino per il futuro quelle criticità evidenziate in premessa, si provveda alla bonifica dei siti inquinati, con riconoscimento dei diritti e dei benefici derivanti dal rischio derivante dall'aver lavorato l'amianto, per tutti i lavoratori senza discriminazione alcuna.
(4-11509)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel 2000 189 Capi di Stato e di Governo di Paesi ricchi e poveri condivisero una visione del mondo senza povertà e adottarono la dichiarazione del millennio. Con essa si impegnarono a raggiungere, entro il 2015, otto obiettivi concreti e misurabili, tra i quali la lotta contro l'AIDS;
secondo quanto affermato nel rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon pubblicato in questi giorni, a trent'anni dall'inizio dell'epidemia di AIDS, gli investimenti fatti per combattere questa malattia stanno producendo dei risultati. Dal rapporto intitolato Uniting for universal access: towards zero new HIV infections, zero discrimination and zero AIDS-related deaths, è emerso che il tasso di nuove infezioni da HIV nel mondo è in calo, che l'accesso alle cure è in miglioramento e che sono stati fatti sforzi importanti per ridurre la trasmissione dell'HIV da madre a figlio;
tuttavia, nonostante i recenti successi, il rapporto sottolinea l'instabilità dei risultati ottenuti. Per ogni persona che inizia la cura antiretrovirale, ve ne sono due che contraggono il virus dell'HIV, il che equivale a 7.000 nuovi casi d'infezione al giorno, di cui 1.000 vedono coinvolti dei bambini. Tra i fattori che continuano a ostacolare l'acceso alla prevenzione, alle cure, ai trattamenti e ai servizi contro l'HIV emergono le carenze delle strutture nazionali, l'insufficienza delle risorse finanziarie e la discriminazione nei confronti delle popolazioni vulnerabili;
il rapporto del Segretario generale, basato su dati provenienti da 182 Paesi, fornisce cinque indicazioni fondamentali, che saranno riesaminate dai leader mondiali durante la riunione di alto livello dell'Assemblea generale ONU sull'AIDS, che si terrà dall'8 all'11 giugno 2011;
il Segretario generale Ban Ki-moon ha dichiarato che si tratta di «un'opportunità unica per i leader mondiali per valutare, in questo momento critico, i risultati e le lacune dei programmi mondiali di risposta all'AIDS»;
nel rapporto sono illustrate le cinque raccomandazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite per rafforzare la risposta all'AIDS: sfruttare l'energia dei giovani per rivoluzionare la prevenzione dell'HIV; rafforzare l'azione per ottenere, entro il 2015, un accesso universale alla prevenzione, alle cure, ai trattamenti ed ai servizi contro l'HIV; collaborare con i singoli Paesi per attivare programmi efficaci, sostenibili e a costi efficienti; promuovere la salute, i diritti umani e la dignità di donne e ragazze; garantire la responsabilità reciproca nella risposta all'AIDS per tradurre gli impegni in azioni concrete;
il Segretario generale invita tutte le parti interessate a sostenere le raccomandazioni fornite nel rapporto e ad utilizzarle per realizzare sei obiettivi mondiali: ridurre la trasmissione sessuale dell'HIV, anche tra i soggetti più a rischio (come i giovani e gli uomini che hanno rapporti con persone dello stesso sesso o nell'ambito della prostituzione) e prevenire tutte le infezioni da HIV contratte a seguito di assunzione di droga mediante iniezione; eliminare la trasmissione del virus HIV da madre a figlio; ridurre del 50 per cento i decessi per tubercolosi tra i portatori del virus HIV; garantire le cure contro l'HIV a 13 milioni di persone; ridurre del 50 per cento il numero di Paesi in cui vigono restrizioni di entrata, soggiorno e residenza a causa dell'HIV; garantire un accesso paritario all'educazione per i bambini divenuti orfani o vulnerabili a causa dell'AlDS;
considerato il fallimento del progetto di un fondo internazionale di assistenza contro l'HIV il rapporto incoraggia i singoli Paesi a dare la priorità al finanziamento di programmi nazionali, anche nei Paesi a basso e a medio reddito che hanno la possibilità di coprirne le spese;
l'Italia ha una grande responsabilità nel raggiungimento degli obbiettivi di sviluppo

del millennio e si è assunta grandi impegni in tutte le sedi internazionali. Di contro, però, c'è da notare che, a quanto consta all'interrogante, non sta rispettando tali impegni ed è il fanalino di coda tra i Paesi europei -:
se come il Governo intenda recepire e mettere in pratica le nuove linee guida annunciate dal Segretario generale delle nazioni Unite per il conseguimento degli obbiettivi per il 2015 nella lotta contro l'AIDS;
quali siano i risultati finora raggiunti per gli obbiettivi di sviluppo del millennio ed in particolare nella lotta contro l'AIDS.
(4-11515)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 febbraio 2011 è stato dichiarato lo stato d'emergenza, ai sensi all'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, per l'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa, dalla fascia del Maghreb, in particolare dalla Tunisia, e dall'Egitto, con il fine di approntare misure di carattere straordinario ed urgente finalizzate alla predisposizione di strutture idonee per le necessarie forme di assistenza umanitaria, assicurando nel contempo l'efficace contrasto dell'immigrazione clandestina e l'identificazione di soggetti pericolosi per l'ordine e la sicurezza pubblica nazionale;
con opcm 3924 del 18 febbraio 2011, modificata con opcm n. 3925 del 23 febbraio 2011, il prefetto di Palermo è stato nominato Commissario delegato per procedere all'adozione di provvedimenti di carattere straordinario e derogatorio finalizzati al rapido superamento dell'emergenza;
al Commissario sono stati così conferiti poteri di agire - anche in deroga alle disposizioni vigenti in materia ambientale, paesaggistico territoriale, igienico-sanitaria, di pianificazione del territorio, di polizia locale, salvo l'obbligo di assicurare le misure indispensabili alla tutela della salute e dell'ambiente - e con provvedimenti di occupazione temporanea, requisizione o esproprio, al fine di: a) definire programmi di azione, anche per piani stralcio, per il superamento dell'emergenza; b) censire i cittadini sbarcati sul territorio italiano dai Paesi del Nord Africa; c) adottare misure finalizzate all'individuazione di strutture ed aree anche da attrezzare destinate alla gestione dell'emergenza, nonché al potenziamento di quelle esistenti; d) adottare, in raccordo con il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, provvedimenti per la ridistribuzione tra i CARA, operanti sul territorio nazionale, dei richiedenti asilo;
agli oneri derivanti dai primi interventi del commissario si provvede con la somma di 1.000.000 euro (da porre a carico del capitolo 2351 - centro di responsabilità 4 - dello stato di previsione del Ministero dell'interno anno 2011); che il Commissario delegato è altresì autorizzato ad utilizzare le eventuali risorse finanziarie di competenza regionale, fondi comunitari nazionali, regionali e locali, comunque assegnati o destinati;
con opcm 3925 del 23 febbraio, che modifica la opcm 3924, si aggiunge tra le misure che il Commissario può adottare «l'acquisizione, anche con contratto di locazione, di strutture da destinare al superamento dell'emergenza umanitaria, anche in deroga all'articolo 2, comma 222, della legge 23 dicembre 2009, n. 191»; si aggiunge che il «Commissario delegato è altresì autorizzato ad avvalersi delle eventuali risorse che si renderanno disponibili per le esigenze connesse al contesto emergenziale di cui alla presente ordinanza» -:
quali atti abbia compiuto il commissario delegato dal 18 febbraio 2011, giorno della sua nomina;

quali tra le misure adottate dal commissario si siano avvalse dei poteri derogatori conferitigli;
se per la realizzazione di nuove aree, il potenziamento di quelle già esistenti e la fornitura di servizi si siano stipulati contratti con soggetti privati e per quali cifre;
se per il superamento dello stato d'emergenza si siano stipulati contratti di locazione di aree o strutture, con quali controparti e a quale canone;
quali fondi abbia utilizzato la struttura commissariale e da quali capitoli di spesa.
(4-11519)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
lingua e cultura italiane in Svizzera sono un bene che va difeso e arricchito per il bene della nostra comunità nazionale e della Confederazione Elvetica nel contesto di un multiculturalismo che è patrimonio indissolubile del Paese in cui i cittadini e le cittadine italiane operano e lavorano;
l'assetto gestionale dei corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera è a sistema misto;
la gestione mista, fondata su una diretta collaborazione tra amministrazione e enti gestori, in rapporto tra pubblico e privato, tra pubblico e privato sociale senza scopo di lucro, no profit, con enti gestori espressione essi stessi della collettività italiana;
sempre, in Svizzera, gli uffici scolastici e gli enti cooperano;
gli enti e le autorità consolari hanno sempre operato con il fine di garantire a tutta l'utenza, indipendentemente che il docente fosse di ruolo o assunto dall'ente, un servizio uguale e di qualità;
questa esperienza di gestione è stata unanimemente considerata valida e positiva, con l'impiego costante dei docenti, l'ampliamento dei corsi e l'aumento degli alunni, l'avvio di progetti di certificazione, l'estensione dei corsi alle prime e alle none classi, la realizzazione di progetti di insegnamento bilingue il frutto di un impegno intelligente e appassionato;
tale straordinaria esperienza di insegnamento è messa seriamente in pericolo dai tagli operati nelle leggi finanziarie 2009-2010-2011 sul capitolo 3153 che ammontano per la Svizzera complessivamente al 45 per cento;
la consistenza del taglio era ed è tale da mettere in discussione il sistema corsi nel suo insieme;
da una comparazione dei dati pubblicati dall'Ambasciata d'Italia, nel piano paese 2010-2012, si desume che in Svizzera sono stati soppressi 151 corsi;
il numero degli alunni è calato da 14.945 a 13.366;
tre enti gestori hanno cessato la propria attività;
la stessa quota di partecipazione dei genitori ai corsi è contraddittoria;
da un lato è prevista l'obbligatorietà per gli enti di chiedere il contributo, dall'altro, la quota ha un carattere volontario;
l'impegno degli enti è quello di salvaguardare, nonostante le gravi difficoltà finanziarie, la continuità e la qualità dei corsi;
impegno alquanto difficile se si tiene conto che, ai tagli sopra indicati, un fattore negativo aggiunto, falcidia le già poche risorse disponibili;
trattasi della variabilità di cambio euro franco svizzero per cui gli enti gestori hanno subito un taglio supplementare;

in conseguenza del cambio sfavorevole, che in Europa colpisce solo la Svizzera, gli enti gestori nell'ultimo triennio hanno subito, di fatto, un taglio supplementare di quasi il 20 per cento. Il tasso di cambio franco svizzero-euro è sceso da oltre 1.60 nel 2008 a circa 1.30 nel 2011. Mentre i tagli sul capitolo 3153 per gli enti in Svizzera ammontano al 45 per cento in Euro nel triennio 2008-2011, in franco svizzero il taglio effettivo ammonta al 55 per cento. Solo per effetto del tasso di cambio nell'ultimo triennio gli enti in Svizzera hanno perso circa franchi svizzeri 600.00-:
considerato che gli enti hanno già applicato varie misure di risparmio e aumentato le quote genitori, se intenda valutare la possibilità che gli enti possano presentare domande di contributo integrativo per compensare le perdite di cambio di 600.000 franchi svizzeri e continuare con successo l'opera d'insegnamento.
(4-11504)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il comune di Ribera in provincia di Agrigento è rinomato per la produzione di fragole, agrumi e pesche; il settore agrumicolo in particolare si fregia del marchio comunitario di denominazione di origine protetta (DOP);
a Ribera la regione Sicilia ha autorizzato la realizzazione di un impianto energetico a biomassa liquida di tipo cogenerativo, basato su un motore turbodiesel stazionario alimentato ad olio (colza, girasole, palma, soia, jatropha);
avverso l'iniziativa si è pronunciato, forte di una pronunzia all'unanimità del consiglio comunale, il sindaco, che ha richiesto alla regione la revisione dell'autorizzazione a causa dei numerosi, significativi rilievi sia di carattere tecnico, che procedimentale che il progetto presenta; le posizioni del comune sono sostenute da una apposita relazione tecnica rilasciata dall'università di Palermo;
innanzitutto, in violazione dell'articolo 28 del piano energetico regionale siciliano (PEARS), non sono evidenziate le modalità di reperimento della biomassa in questione; addirittura il progetto presentato dalla impresa promotrice fa riferimento alla sanza di olive, che essendo una biomassa solida non può essere utilizzata nell'impianto;
l'articolo 28 del PEARS, in ossequio alla normativa nazionale, stabilisce che l'autorizzazione per gli impianti a biomasse è subordinata all'utilizzazione di biomasse provenienti almeno al 50 per cento da aree dislocate in un raggio non superiore a 70 chilometri dall'impianto (cosiddetta filiera corta); se non disponibili le biomasse utilizzate dovranno provenite esclusivamente dal territorio regionale; giova ricordare che nessuno dei combustibili utilizzabili nell'impianto in titolo proviene da meno di 70 chilometri, né tantomeno su tutto il territorio regionale è presente una coltivazione tale da soddisfare il 100 per cento del fabbisogno; l'olio di palma, che è utilizzabile, proviene in gran parte dall'Indonesia a 6.000 chilometri di distanza; è di palmare evidenza che l'impianto consumerà più energia di quanta ne potrà produrre e che produrrà solo in forza degli incentivi;
l'indeterminatezza del combustibile utilizzato porta come conseguenza l'incapacità a determinare le emissioni inquinanti; nel settore degli oli vegetali il tipo di olio usato influisce sulla potenza erogata (con scostamenti fino al 20 per cento)

e sugli inquinanti immessi in atmosfera (scostamenti emissioni di C02 fino all'80 per cento, di particolato fino al 70 per cento); peraltro nel progetto presentato non esiste alcuna soluzione per l'abbattimento o la cattura del particolato o delle polveri sottili;
il progetto presentato prevede l'emissione di biossido di azoto (NO2) pari a 10 parti per milione (ppm); la relazione tecnica dell'università di Palermo ha chiarito che gli studi dimostrano come la coltura dell'arancio non può essere esposta a concentrazioni di NO2 superiori a 0,25 ppm, pena defoliazione e calo della produzione; il progetto quindi presenta emissioni 40 volte superiori a quelle compatibili con le colture in atto; l'articolo 20 del PEARS stabilisce che l'autorizzazione agli impianti a biomassa non può essere rilasciata ove essi non siano compatibili con la valorizzazione delle produzioni agroalimentari locali;
l'autorizzazione unica rilasciata all'impianto è stata concessa senza alcuna valutazione sull'impatto economico sulle attività economiche circostanti, mentre l'articolo 12, comma 7 del decreto legislativo n. 387 del 2003, attuativo delle disposizioni comunitarie in materia di incentivazione delle energie rinnovabili, stabilisce che l'ubicazione in aree agricole di pregio necessita di una preventiva valutazione degli impatti sulle tradizioni agroalimentari locali;
nel mese di settembre 2010 sono state emanate le linee guida per l'inserimento nel paesaggio degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile e nel mese di marzo è entrato in vigore il nuovo regime di incentivazione delle fonti rinnovabili (decreto legislativo n. 28 del 3 marzo 2011); entrambe i documenti, in materia di biomasse, rafforzano sia il concetto di «filiera corta», sia le tutela in favore delle attività economiche circostanti, con particolare riguardo alle produzioni agricole -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno emanare disposizioni assai più stringenti, in particolare in materia di bacino di approvvigionamento, sugli impianti a biomasse, i quali, potendo bruciare olii vegetali di diversa origine e la frazione biodegradabile dei rifiuti urbani ed industriali, rischiano di diventare tante piccole «bombe ecologiche» sparse sul territorio.
(2-01043)
«Marinello».

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione familiari e vittime dell'amianto (AF e VA) di Casale Monferrato (AL) ha inviato una lettera in data 14 marzo 2011 al Ministro interrogato riguardante l'urgente rifinanziamento del piano di bonifica di interesse nazionale, ai sensi della legge n. 426 del 1998 nel territorio di quel comune;
nella lettera e in numerosi articoli apparsi sulla stampa locale si esprime «estrema preoccupazione per il mancato rifinanziamento che provocherà, entro pochi mesi, il blocco dell'attività», sottolineando che «tale blocco riguarda sia gli interventi di bonifica e di smaltimento (per cui necessita una nuova discarica), sia l'attività di organizzazione, controllo e monitoraggio da parte del personale dedicato del Comune di Casale Monferrato e dell'ARPA»;
la preoccupazione espressa dall'Associazione è particolarmente avvertita nella zona di Casale Monferrato a causa dell'enorme strage delle vittime dell'amianto tuttora in corso e documentata anche nel corso del procedimento penale attualmente in svolgimento presso il tribunale di Torino;
a tale proposito l'Associazione, unitamente a CGIL CISL e UIL di Casale Monferrato ha richiamato anche la necessità del rispetto degli impegni assunti sul tema dell'amianto da parte dell'ASL-AL e

dalla regione Piemonte, alla luce della prossima riorganizzazione della rete sanitaria regionale -:
quali iniziative intenda assumere in relazione alla situazione rappresentata dall'Associazioni familiari e vittime dell'amianto di Casale Monferrato di cui in premessa, affinché venga rifinanziato il piano di bonifica e sia consentita la prosecuzione delle attività previste a tutela della salute della popolazione.
(5-04546)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MAZZUCA e CAZZOLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con bando del 14 luglio 2008 veniva indetto il concorso pubblico per esami, su base regionale, a 30 posti di archeologo, nella III area, fascia retributiva F1, nel ruolo del Ministero per i beni e le attività culturali;
il concorso prevedeva 1 posto per la Calabria, 7 per l'Emilia Romagna, 3 per il Friuli Venezia Giulia, 2 per la Liguria, 5 per la Lombardia, 1 per le Marche, 4 per il Piemonte, 1 per la Puglia, 1 per la Sardegna, 2 per la Toscana, 3 per il Veneto, e che ogni candidato potesse fare domanda per una sola regione;
nel dicembre del 2009 ebbero termine le prove d'esame, le graduatorie di merito furono pubblicate il 19 gennaio 2010, nell'aprile del 2010 i 30 vincitori del concorso sono entrati in servizio;
complessivamente sono risultati idonei 96 archeologi (ripartiti in modo non omogeneo per le varie regioni), oltre ai 30 vincitori;
il decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34 in materia di disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo, all'articolo 1, prevede lo stanziamento di nuove risorse economiche per il Ministero per i beni e le attività culturali per gli anni 2011, 2012 e 2013; all'articolo 2, nel quadro di una serie di iniziative a potenziamento delle funzioni di tutela dell'area archeologica di Pompei, prevede l'assunzione (in deroga alle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 8-quater, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25), mediante l'utilizzazione di graduatorie in corso di validità, di personale di III area, posizione economica F1, nel limite di spesa di euro 900.000 annui a decorrere dall'anno 2011. Il medesimo decreto prevede, inoltre, l'assunzione di ulteriore personale specializzato, anche dirigenziale, mediante l'utilizzazione di graduatorie in corso di validità, da destinare all'espletamento di funzioni di tutela del patrimonio culturale -:
se, in virtù delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 3 del decreto-legge 31 marzo 2011 n. 34, la previsione «mediante l'utilizzazione di graduatorie in corso di validità, di personale di III area, posizione economica F1» debba intendersi in senso più ampio, ovvero anche per le graduatorie regionali formatesi in seguito al concorso citato in premessa e quali saranno i tempi attuazione delle norme citate.
(4-11510)

BOSSA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, nel centro storico di Napoli, un crollo ha interessato una chiesa monumentale di grande prestigio, quella di Sant'Agostino alla Zecca, incastonata in un vicolo tra corso Umberto I e Forcella;

un grosso blocco di piperno si è staccato dal campanile del «tempio» del centro storico e si è frantumato in più pezzi al contatto del suolo. Il piperno è caduto dal terzo ordine superiore della chiesa, in prossimità delle campane; solo per un caso non si sono registrati danni a persone visto che a quell'ora la zona, di solito molto affollata, non si era ancora popolata;
dopo il crollo, i vigili del fuoco hanno chiuso la strada con transenne perché è stata accertata la pericolosità delle condizioni della chiesa; la strada dovrebbe restare inaccessibile finché non vi sarà un'adeguata messa in sicurezza del campanile;
la chiesa di Sant'Agostino alla Zecca o Sant'Agostino Maggiore è tra le più grandi di Napoli; la sua edificazione fu iniziata da Carlo I d'Angiò, ma venne completata grazie a Roberto d'Angiò nel 1287, per volere dell'ordine degli Eremitani su di un precedente convento di monache basiliane. Venne riedificata in stile rinascimentale dopo il terremoto del 1456 e rifatta tra il XVII secolo e il XVIII secolo da Bartolomeo Picchiatti, Francesco Antonio Picchiatti, Giuseppe de Vita e Giuseppe Astarita;
il campanile, oggi oggetto del crollo, fu realizzato in quattro ordini di laterizi, pietra di piperno e marmo con sculture e stemmi incastonati. Nell'interno della chiesa, a tre navate con ipogeo (dov'è la tomba del musicista settecentesco Nicola Jommelli) ci sono opere di Giacinto Diano e di Giuseppe Sammartino, l'autore del «Cristo velato» che eseguì una statua di Sant'Agostino. L'immagine della chiesa è riprodotta in famose stampe antiche per il suo scalone e la sua facciata di grande effetto scenografico;
la chiesa è stata chiusa a causa dei danni subiti durante il terremoto del 1980 e non è stata mai più riaperta, versando in un grave stato di abbandono e degrado;
la chiesa fa parte del Fondo edifici, istituito presso il Ministero dell'interno. Nel 2008 l'ex Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, si era impegnato con il Presidente del Consiglio Berlusconi, a garantire il restauro della chiesa; dopo uno stanziamento di 1 milione e 600 mila euro necessari alla messa in sicurezza del tetto e della facciata, non seguirono altri fondi e i lavori sono stati sospesi; in precedenza era stato il Ministro Giuliano Urbani ad annunciare finanziamenti necessari alla riapertura del sito religioso, senza che questi, però, siano mai arrivati;
il crollo alla chiesa di Sant'Agostino alla Zecca segue di poche settimane quello avvenuto a Portici, a Villa Lancillotti, e di pochi mesi i vari, drammatici, crolli nell'area archeologica di Pompei, che sono complessivamente il segno di un disfacimento del patrimonio artistico della Campania, dove i casi di degrado e abbandono, dai Campi flegrei alla città di Napoli al Miglio d'oro vesuviano, non si contano più, e sono stati già oggetto di ripetute interrogazioni della firmataria del presente atto, senza che sia mai arrivata dal Governo una risposta positiva -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e della drammatica costante perdita del patrimonio artistico della Campania; se e cosa il Governo intenda fare per mettere in sicurezza la chiesa di Sant'Agostino alla Zecca e, in generale, tutto il patrimonio artistico, culturale, architettonico della Campania; come siano stati spesi i fondi (1 milione e seicentomila euro) che, nel novembre 2008, l'allora Ministro Bondi e il Presidente del Consiglio Berlusconi si impegnarono a destinare alla chiesa di Sant'Agostino alla Zecca di Napoli e per quale ragione il promesso restauro dell'edificio non sia mai stato fatto.
(4-11514)

GALLETTI, MANTINI, DE MICHELI e MIGLIAVACCA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il progetto di sviluppo a destinazione turistico-residenziale denominato residenza

Tavernago è stato oggetto di un lungo iter amministrativo frutto di una programmazione pubblica, risalente nel tempo, che ha identificato nella destinazione turistico-residenziale di qualità la principale vocazione del territorio, rinunciando ad altre attività più remunerative nell'immediato ma di maggiore impatto sul territorio (cave, discariche, lottizzazioni diffuse e altro);
il progetto «Borgo Tavernago», che prevede anche la realizzazione di un campo da golf internazionale, è stato oggetto di diverse valutazioni amministrative, e in particolare di specifica variante urbanistica approvata nel 2007 dalla provincia di Piacenza;
il comune di Agazzano ha concluso la procedura di screening prevista dalla legge regione Emilia-Romagna n. 9/1999, come modificata dalla legge regionale n. 35 del 2000, con la pubblicazione in data 25 febbraio 2009, sul BUR Emilia-Romagna n. 28 del 2008, della delibera di giunta comunale n. 9 del 2008, di formale pronuncia dell'esito della verifica;
nella relativa conferenza di servizi, la soprintendenza - direzione regionale per i beni culturali e ambientali ha rinunciato a qualsivoglia determinazione sul progetto, neppure partecipando e di fatto non ritenendo sussistenti neanche i presupposti per un vincolo di tutela indiretta;
appare dunque singolare e inopinata la richiesta di avvio di un procedimento di valutazione dell'interesse paesaggistico, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 138 del disegno legislativo n. 42 del 2004, proprio della «zona località Tavernago», poiché esistono specifici termini procedimentali per l'esercizio del potere amministrativo che, dopo la legge n. 241 del 1990, e successive modifiche, non è più affidato alla libera disponibilità delle pubbliche amministrazioni;
la soprintendenza - direzione regionale, in circa due anni di istruttoria, certamente onerosa per gli interessi pubblici e per quelli dei privati, non ha dunque ritenuto di dover esprimere alcuna determinazione in sede di conferenza di servizi;
il progetto è stato approvato all'unanimità dal consiglio comunale di Agazzano nel mese di luglio 2010 e regolarmente pubblicato, producendo gli effetti di legge;
tutte le amministrazioni locali sono concordi nella realizzazione di un progetto di sviluppo che è stato valutato positivamente, con modifiche e aggiustamenti, nel corso di complessi iter amministrativi, per gli effetti di recupero di complessi rurali in stato di abbandono e di riqualificazione e potenziamento delle vocazioni territoriali;
ciò nonostante, la soprintendenza per i beni architettonici e paesistici - direzione regionale insiste ad avviso degli interroganti inopinatamente nella procedura preordinata all'eventuale apposizione di un vincolo paesaggistico proprio nel territorio di Borgo Tavernago e ciò nonostante la posizione negativa espressa dalla provincia di Piacenza e dal comune di Agazzano, la precedente acquiescenza al progetto, l'assenza delle motivazioni richieste dalla legge ai fini dell'evidenza del particolare interesse pubblico;
tale pervicace e solitaria insistenza è in contrasto ad avviso dell'interrogante con le delibere degli enti territoriali e con le stesse procedure previste dalla legge e presumibilmente sostenuta da interessi di privati;
l'azione amministrativa deve svolgersi nel rispetto delle leggi e degli interessi pubblici e non può essere condizionata dalle interferenze di interessi privati particolari -:
quali misure intenda adottare per garantire la correttezza, nel caso specifico, dell'azione della soprintendenza - direzione regionale dell'Emilia-Romagna, assicurando il rispetto della normativa e delle delibere assunte dagli enti territoriali competenti.
(4-11525)

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'ANCI, attraverso una nota trasmessa via e-mail (protocollo N. 34/Area INSAP/AR/crc-11 dell'11 marzo 2011), ha comunicato al comune di Novi Ligure la lista dei beni di competenza del Ministero della difesa che non possono essere trasferiti ai comuni;
nell'elenco viene riportato quale bene non trasferibile lo stabile dell'ex caserma Giorgi, situata a Novi Ligure, in via Verdi 37, motivandone la non trasferibilità sulla base del suo utilizzo «per comprovate ed effettive finalità istituzionali» ed in particolare, per la presenza della Sede del comando tenenza (anche se nel dettaglio della motivazione non viene specificato a quale arma appartenga tale tenenza);
in realtà, lo spazio in cui ha sede la caserma della Guardia di finanza riguarda una parte decisamente esigua dell'intera ex caserma Giorgi di Novi Ligure. Essa infatti, assieme al comando dei vigili urbani e alla sede del tribunale, concessi in uso al comune, occupa il piano terreno ed il primo piano di un solo edificio (palazzina Coralli), rispetto ai quattro che compongono l'intero complesso. I rimanenti tre edifici che costituiscono l'ex caserma (palazzine Lalli, Alberti e Mori) risultano poi essere utilizzati solo in minima parte per ospitare un'associazione benefica ed alcuni magazzini dell'ASL e della croce rossa;
la motivazione individuata per giustificare la non attribuzione al comune dello stabile risulta quindi non essere congrua, anche alla luce del fatto che il comune di Novi Ligure ha già effettuato investimenti importanti sull'edificio sede del tribunale e del comando vigili urbani e sul cortile interno dell'ex-caserma trasformato in parcheggio pubblico ampiamente utilizzato dalla popolazione;
va poi sottolineato che la parte del complesso non utilizzata versa in uno stato di grave degrado, e che non è possibile mettere in atto, con le attuali disposizioni normative che prevedono esclusivamente la concessione in uso degli immobili, interventi di valorizzazione e di recupero statico funzionale degli stessi, anche attraverso l'imprenditoria privata, causando la permanenza di uno stato di insicurezza strutturale dello stabile, destinata ad un continuo peggioramento -:
se sia a conoscenza della situazione in atto nell'edificio dell'ex caserma Giorgi di Novi Ligure e se non ritenga che lo stesso debba essere trasferito al comune di Novi Ligure ai sensi del decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, recante «Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42», al fine di assicurarne un utilizzo pubblico e sociale più ampio, sulla base di un progetto di riqualificazione promosso dalla stessa amministrazione comunale.
(5-04541)

CALVISI, RUGGHIA, SORO, PES, MELIS, SCHIRRU, MARROCU e FADDA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa, non smentite, riferiscono che gli americani sarebbero interessati a tornare a La Maddalena;
ci sarebbero già stati sopralluoghi di alti ufficiali statunitensi in vista della riapertura di un distaccamento navale sull'arcipelago;
dalle prime informazioni sembra che non si preveda una forza a sé, inquadrata

nella Us Navy, come avvenne nel periodo dal 1972 al 2008. Gli uomini della Marina USA sarebbero inquadrati in un distaccamento della Nato del quale farebbero parte anche marinai di altre nazioni che aderiscono al Patto atlantico;
l'eventuale ripristino di una presenza militare nell'arcipelago escluderebbe l'impiego di sommergibili a propulsione nucleare armati con missili atomici, come è accaduto nel recente passato, ma sembrerebbe limitata all'attracco ed allo stazionamento di navi appoggio di supporto logistico;
il ripristino di nuove impegnative servitù militari costituirebbe un colpo mortale all'ipotesi di riconversione dell'economia dell'isola, il tramonto definitivo del progetto di fare dell'isola una grande capitale dell'industria del turismo internazionale basata sulla valorizzazione del suo straordinario patrimonio ambientale;
si tratta di questioni che richiedono lealtà e trasparenza da parte di chi ha responsabilità di governo, perché chiamano in causa il rapporto di fiducia tra territorio e istituzioni -:
se tali notizie siano fondate e se comunque siano intercorsi tra le autorità italiane, quelle statunitensi e/o quelle Nato contatti o iniziative che possano preludere al ripristino di nuove servitù militari su un territorio di grande valore ambientale e che ha già sofferto per un lunghissimo periodo in base agli accordi rimasti in vigore dal 1972 al 2008.
(5-04549)

Interrogazione a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 29 novembre 2010, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato l'esito di una gara d'appalto suddivisa in due tronconi, rispettivamente denominati «gara A» e «gara B»;
la gara B contemplava a sua volta quattro lotti per la fornitura di materiali di vestiario ed equipaggiamento destinati all'Arma dei carabinieri;
l'importo inizialmente stimato dei lotti era pari, rispettivamente, a: euro 1.853.800; euro 2.535.000; euro 5.111.750; euro 909.000 Iva esclusa;
stando a quanto è scritto nell'avviso concernente l'esito della gara B pubblicato in Gazzetta, si è fatto ricorso alla procedura ristretta accelerata;
gli adempimenti per prendervi parte, comprensivi di certificazioni di laboratorio da ottenersi presso un unico stabilimento, dovevano perfezionarsi nel mese di agosto;
alla gara per l'assegnazione dei singoli lotti ha partecipato un solo concorrente per lotto, in tutti i casi un raggruppamento temporaneo di imprese che risulta aver offerto uno sconto simbolico, pari allo 0,55 per cento nel primo lotto, allo 0,12 per cento con riferimento al secondo, allo 0,31 per cento nel terzo ed allo 0,59 per cento con riferimento al quarto;
è stata prevista la possibilità di rinnovare per un triennio il contratto in regime di procedura negoziata, senza pubblicazione di alcun bando di gara;
è presumibile che una più larga pubblicità avrebbe permesso la partecipazione alla gara di altre società in grado di praticare sconti superiori -:
quali siano le ragioni per le quali siano state attivate procedure tanto stringenti, che hanno avuto l'effetto di ridurre significativamente la partecipazione alla gara d'appalto, con conseguente pregiudizio attuale e nel prossimo triennio dell'interesse pubblico a contenere la spesa a parità di fornitura richiesta.
(4-11508)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ROMELE, GREGORIO FONTANA, STRACQUADANIO, CENTEMERO, BOCCIARDO, RENATO FARINA, PAROLI, JANNONE, APREA, PIANETTA, FRASSINETTI, NOLA e BERNARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 25, comma 7, della legge 28 dicembre 2001 n. 448 (legge finanziaria per il 2002) ha istituito il Fondo per la tutela e lo sviluppo economico sociale delle isole minori, gestito dal Ministero dell'interno e ripartito sulla base dei criteri stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o ottobre 2010 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'11 marzo 2011;
al suddetto Fondo possono accedere soltanto i comuni delle isole minori elencate nella tabella A allegata alla legge, da cui restano inspiegabilmente escluse le isole minori lacuali, probabilmente sul presupposto che le poche esistenti appartengano, dal punto di vista amministrativo, a territori comunali aventi sede sulla terraferma;
nel caso specifico Monte Isola è un'isola monocomune situata sul lago d'Iseo, in provincia di Brescia, con una superficie di 4 chilometri ed una popolazione di 1800 abitanti circa;
il comune di Monte Isola, per lo sviluppo socio-economico della propria collettività, incontra le stesse problematiche e gli stessi bisogni delle isole minori marine, per cui diventa incomprensibile ed ingiusta la sua esclusione , dall'accesso al Fondo succitato -:
se il Ministro non ritenga indispensabile ed urgente assumere le iniziative di competenza, per ragioni di equità, all'inserimento del comune di Monte Isola nell'elenco contenuto nella tabella a) allegata alla legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria 2002), estendendo anche ad esso i medesimi benefici previsti per le isole minori marine.
(4-11507)

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito degli uffici doganali milanesi, da qualche tempo, circolano insistenti voci circa una prossima sostanziale ristrutturazione della dogana di Milano con spostamento degli uffici operativi in diverse parti del territorio milanese;
il territorio della provincia di Monza e Brianza attualmente è sotto la competenza dell'ufficio delle dogane di Milano 2;
è già stato istituito recentemente l'ufficio delle dogane di Linate, avente competenza sui comuni ad est di Milano e sulla provincia di Lodi;
il territorio della provincia di Monza e Brianza sarà presto attraversato da una nuova infrastruttura primaria, la Pedemontana, lungo la quale sorgeranno nuove attività e magazzini, con un conseguente ulteriore incremento delle attività doganali -:
se il Ministro non ritenga opportuno attivarsi, alla luce delle circostanze suddette, affinché venga istituito un ufficio delle dogane nel territorio della provincia di Monza e Brianza.
(4-11511)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
DRS technologies, azienda con sede negli Stati Uniti d'America interamente controllata dalla holding italiana Finmeccanica, si è aggiudicata un contratto del valore di 23 milioni e mezzo di dollari per la fornitura dei servizi di supporto informatico della base aerea di Bagram, la principale infrastruttura delle forze armate USA nel nord Afghanistan;

Bagram, ad una decina di chilometri dalla città di Charikar (provincia di Parwan) è oggi un'inesauribile macchina da guerra e, secondo alcuni congressisti USA, è la candidata più autorevole per essere trasformata nella maggiore delle basi operative che le forze armate degli Stati Uniti insedieranno in Afghanistan prima del loro parziale «ritiro» dal Paese;
a seguito dell'occupazione alleata dell'Afghanistan, a Bagram sono state realizzate multimilionarie infrastrutture: decine di caserme per il personale militare, numerosi edifici per uffici e centri di comando, tre enormi hangar per il ricovero dei mezzi, depositi munizioni, due piste aeree lunghe oltre 3.000 metri, rampe e aree di parcheggio per oltre 130.000 metri quadri, un ospedale con 50 posti letto, centri ricreativi, campi sportivi e gli immancabili ristoranti e fast food. Il budget 2010 delle forze armate USA ha destinato più di 200 milioni di dollari per realizzare nella strade, fognature, un megaimpianto di potabilizzazione e nuovi alloggi per i militari. Altri 43 milioni di dollari sono stati stanziati dal Congresso con il bilancio 2011: entro due anni saranno realizzati una facility per supportare le operazioni di lancio dei paracadutisti, un hangar per la manutenzione dei caccia F-15 ed A-10, una rampa per l'evacuazione dei velivoli dei reparti sanitari e una nuova stazione anti-incendio;
Bagram viene indicata come una delle infrastrutture militari «più sicure» in Afghanistan, ma la lista degli attentati di cui è stata oggetto è lunga e sanguinosa. Nel 2007, proprio mentre era in corso la visita alla base dell'allora vicepresidente Dick Cheney un attacco suicida ad uno dei cancelli d'ingresso causò la morte di 23 persone (un militare e un contractor USA, un soldato sud-coreano e 20 operai afgani). Il 4 marzo 2009 fu invece fatta esplodere un'autobomba fuori del perimetro dell'aeroporto che causò la morte di altri tre lavoratori afgani. Quattordici mesi dopo una dozzina di insorgenti filo-Talebani sferrò un attacco armato contro la base, causando la morte di un contractor e il ferimento di 9 militari statunitensi. Non è tuttavia agli attentati che Bagram deve la sua fama sinistra a livello internazionale. La base è infatti nota come la «Guantanamo afghana» perché sede del maggiore centro di detenzione USA di «combattenti» o semplici cittadini afgani sospettati di «terrorismo». Secondo i dati forniti dal Pentagono a Bagram si troverebbero «all'incirca 565» detenuti. Quasi nulla si conosce della loro identità, delle circostanze del loro arresto e delle condizioni di detenzione. Nessuno dei prigionieri ha però avuto accesso all'assistenza legale o a un giudice. Oltre al personale d'intelligence statunitense, solo i rappresentanti della Croce Rosa Internazionale hanno diritto di accesso al centro di detenzione ogni 15 giorni. Nel maggio dello scorso anno, la Croce rossa ha tuttavia rivelato di essere venuta a conoscenza dell'esistenza di una «seconda prigione dove i detenuti sono tenuti in isolamento e non hanno mai potuto incontrare il nostro personale che invece attende periodicamente gli altri detenuti;
la Bagram Theater Internment Facility è stata al centro d'innumerevoli denunce per gravi violazioni dei diritti umani, trattamenti disumani e abusi sui prigionieri;
altresì, con un comunicato emesso il 24 giugno 2009, Amnesty International ha anche stigmatizzato l'atteggiamento della nuova amministrazione Obama che ha «espresso opposizione a ogni tentativo di esercitare il diritto a una revisione giudiziaria, nei tribunali americani, da parte dei cittadini stranieri detenuti nella base aerea di Bagram». L'organizzazione non governativa ha infine espresso forti preoccupazioni circa la «presenza di detenuti minorenni nel centro di detenzione, senza accesso a un avvocato o a un tribunale». Secondo un rapporto del comitato delle Nazioni Unite per i diritti del bambino, gli Stati Uniti d'America avrebbero ammesso di tenere prigionieri oltre 90 minori in Afghanistan, 10 dei quali proprio a Bagram;

tenuto conto, pertanto, che la società leader di Finmeccanica nel settore dei «prodotti elettronici integrati per la difesa e il supporto alle forze militari», fornirà i propri servizi e il proprio personale in Afghanistan, paese in cui siamo impegnati con la più complessa e sanguinosa delle Missioni internazionali e nello specifico in una zona caratterizzata dalla violenza e gravi violazioni dei diritti umani, trattamenti disumani e abusi sui prigionieri;
il gruppo Finmeccanica è in parte controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e quali siano gli orientamenti, le giustificazioni e le eventuali azioni dei Ministri interrogati a tal riguardo.
(4-11513)

GIANNI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 7 novembre 2008 fu stipulato, presso la sede del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'accordo di programma per la definizione degli interventi di riqualificazione ambientale funzionali alla reindustrializzazione e all'infrastrutturazione delle aree comprese nel sito di interesse nazionale (SIN) di Priolo, Melilli e Augusta;
l'accordo storico che prevedeva interventi per 770 milioni fu sottoscritto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dal Ministro dello sviluppo economico nonché del presidente della regione siciliana e dai rappresentanti delle istituzioni e delle autorità locali;
con questo accordo si tentava di ricostruire un territorio profondamente ferito da un'industrializzazione selvaggia che aveva prodotto gravi danni ambientali, tentando di creare le condizioni per una nuova fase di sviluppo che fosse attenta al territorio, all'ambiente e alla salute dei cittadini;
il Ministro Prestigiacomo ebbe modo, in quell'occasione di dichiarare «...Uno sviluppo che vuole essere sostenibile anche sotto il profilo sociale contribuendo a superare le comprensibili conflittualità sorte negli anni e legate all'impatto ambientale del polo chimico. Oggi istituzioni e imprese si sono impegnate a compiere uno sforzo economico importante che di cui il territorio ha diritto non solo in termini di bonifica dei siti inquinati ma anche di investimenti per favorire la crescita economica. Abbiamo la consapevolezza che occorrerà far presto e far bene perché bisogna recuperare il tempo perduto e innescare rapidamente le nuove prospettive...»;
la somma prevista doveva essere così suddivisa: per la bonifica della rada di Augusta e per opere infrastrutturali per l'hub portuale l'impegno programmato era di 500 milioni di euro; circa 80 milioni dovevano essere investiti sia sul porto di Siracusa sia per opere di bonifica e di riqualificazione ambientale per la zona dei Pantanelli e dei Calafatari. Inoltre doveva essere restaurato l'ex Lazzaretto che doveva diventare un centro di educazione ambientale;
la ripartizione della spesa complessiva prevedeva, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, circa 200 milioni a carico dei privati, 200 milioni a carico del Ministero dell'ambiente, 76 a carico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, 200 a carico della regione, e circa 100 milioni di fondi non utilizzati del precedente accordo;
durante un incontro, avvenuto presso la prefettura di Siracusa, il 19 marzo 2011, si è costatato che dei previsti 778 milioni di euro, attualmente sarebbero disponibili poco più di cento milioni, che dovrebbero essere impiegati per circa il 70 per cento nella bonifica delle falde idriche e per il

resto per le prime opere di bonifica della rada in Augusta più alcuni progetti minori;
tale situazione, pur in una fase di profonda crisi economica di cui l'interrogante ha piena consapevolezza, rischia di ritardare ulteriormente ogni ipotesi di sviluppo di un'area che ha già duramente pagato scelte industriali portate avanti sulla pelle dei cittadini che ne hanno dovuto pagare le conseguenze sia in termini di salute che di blocco economico -:
se non si ritenga necessario ed urgente attivarsi al fine di ripristinare i fondi previsti nell'accordo di programma per la definizione degli interventi di riqualificazione ambientale funzionali alla reindustrializzazione e all'infrastrutturazione delle aree nel sito di interesse nazionale (SIN) di Priolo, Melilli e Augusta, al fine di portare a compimento tutte le opere previste che dovrebbero rappresentare, quantomeno, una sorta di «ricompensa» in un territorio che è stato devastato da scelte industriali insensate e che attende da troppo tempo la bonifica dei siti inquinati e gli investimenti che ne possano favorire la crescita economica.
(4-11518)

...

GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta scritta:

ZAZZERA. - Al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
il videogioco «Gioventù Ribelle» è un progetto adottato dal Ministero della gioventù per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia;
il prodotto era stato presentato il 3 novembre 2010 al Complesso del Vittoriano a Roma, alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, del Ministro della salute, Ferruccio Fazio, del presidente del Comitato per le celebrazioni dei 150 anni, Giuliano Amato, del Sottosegretario alla difesa, Giuseppe Cossiga;
in una nota dell'Aiomi, l'Associazione italiana per le opere multimediali interattive che ha collaborato allo sviluppo del videogioco, si leggeva che: «L'iniziativa, sostenuta per commemorare il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, è realizzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, in collaborazione con Assoknowledge Produttori Italiani di Videogiochi, Alberghi per la Gioventù e il coinvolgimento di sponsor tecnici come Ferrovie dello Stato, Cinecittà Studio Luce e Rai Trade»;
stando all'importanza dedicata a questa presentazione, «Gioventù Ribelle» si configurava come una presunta eccellenza italiana nel campo dell'industria videoludica in grado di competere con le produzioni internazionali;
secondo quanto riporta un lancio dell'AgenParl del 28 marzo 2011, questo prodotto, in una versione dimostrativa, è stato reso disponibile sul suo sito ufficiale il 17 marzo 2011, ma è stato ritirato pochi giorni dopo a causa delle pesanti critiche di utenti e stampa specializzata, che lo descrivevano come un videogioco di pessima qualità, pieno di incongruenze e che sarebbe, a quante pare, derivato dal motore di un videogioco già esistente;
ad avviso dell'interrogante, il ritiro del prodotto presentato come un'eccellenza nel panorama video ludico italiano rappresenta un evidente danno d'immagine sia per il settore dell'industria video ludica italiana sia per le celebrazioni del 150o anniversario dell'Unità d'Italia -:
se corrisponda al vero quanto riportato in premessa;
di quali e quanti finanziamenti abbia goduto il progetto e chi siano effettivamente gli attori coinvolti nel suo sviluppo.
(4-11528)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
una delle situazioni di maggior disagio denunciata dagli utenti, dagli avvocati e dagli stessi giudici di Pordenone riguarda la scarsità del personale amministrativo attribuito alla locale sezione del giudice di pace cittadino;
risulta in particolar modo che una richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero e opposta dalla parte offesa impieghi anche 6-8 mesi prima di essere materialmente presa in consegna dall'ufficio e affidata al singolo giudicante;
ciò si riflette negativamente sulle legittime aspettative dei cittadini rispetto al funzionamento della giustizia e potrebbe astrattamente comportare delle conseguenze per l'Italia a causa dell'eccessiva lunghezza dei procedimenti -:
se e quali iniziative di competenza intenda assumere al più presto per ovviare alle oggettive carenze di personale lamentate ormai da lungo corso presso gli uffici del giudice di pace di Pordenone città.
(5-04545)

Interrogazioni a risposta scritta:

DONADI e PALOMBA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'anno 2010 sono stati siglati dei protocolli d'intesa tra la provincia di Roma e gli uffici giudiziari del territorio provinciale per l'utilizzo di lavoratori cassaintegrati o in mobilità all'interno degli uffici amministrativi o delle cancellerie;
l'accordo siglato ha previsto uno stanziamento da parte della provincia di Roma di circa un milione di euro di fondi provenienti dal Fondo sociale europeo per la selezione di lavoratori da impiegare negli uffici giudiziari del territorio provinciale, rappresentati in particolare dalla Corte di cassazione, dalla corte d'appello, dalla procure, dagli uffici dei giudici di pace, dal tribunale di Roma e dagli altri tribunali ordinari;
ai lavoratori coinvolti è stata riconosciuta un'integrazione economica di circa 300 euro al mese, che si è andata a sommare all'indennità di disoccupazione o a quanto percepito perché in cassa integrazione;
i lavoratori hanno svolto egregiamente funzioni di segreteria, fascicolazione di documenti, classificazione e catalogazione di atti, archivio e supporto informatico, contribuendo in modo sostanziale alla velocizzazione dei procedimenti giudiziari e in generale allo svolgimento della complessa attività degli uffici giudiziari;
il contributo fornito dai 230 lavoratori interessati dal protocollo d'intesa siglato tra la provincia di Roma e gli uffici giudiziari del territorio provinciale è stato valutato positivamente dai responsabili degli uffici giudiziari, tra cui, in particolare, il procuratore generale della Repubblica presso la corte d'appello e il presidente del tribunale di Roma, che hanno qualificato questa iniziativa come una boccata d'ossigeno per gli uffici giudiziari, carenti d'organico ed in forte sofferenza;
è necessario dotare la macchina giudiziaria di strumenti appropriati, anche attraverso la previsione di adeguate risorse umane;
l'accordo siglato dalla provincia di Roma con gli uffici giudiziari del territorio provinciale è prossimo alla scadenza (giugno 2011) e allo stato non ci sono segnali concreti della volontà di rinnovarlo, o comunque di trovare una soluzione alternativa finalizzata all'inserimento nel mondo del lavoro delle 230 persone che

hanno partecipato al progetto scaturito dalla conclusione del protocollo tra provincia e tribunali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere affinché siano onorate le legittime aspettative dei suddetti lavoratori, la cui attività è risultata essenziale per la velocizzazione dei procedimenti giudiziari e per lo svolgimento della complessa attività degli uffici giudiziari.
(4-11516)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Nicolino Grande Aracri di Cutro (KR), considerato uno dei boss più potenti e sanguinari della 'ndrangheta, condannato in via definitiva a 17 anni di reclusione per associazione mafiosa nel processo «Scacco Matto», oggi è un uomo libero;
il boss Nicolino Grande Aracri è anche accusato di associazione mafiosa ed estorsione nel maxi processo «Tramontana»; ed ancora risulta imputato nel processo «Pandora»;
il boss Nicolino Grande Aracri è di fatto accusato di essere il mandante ed anche l'esecutore di numerosi omicidi;
all'interrogante appare davvero inconcepibile e preoccupante la libertà concessa al boss Nicolino Grande Aracri dalla procura generale presso la corte d'appello di Catanzaro con la motivazione di «computo per fungibilità» -:
quali urgenti iniziative normative intenda proporre al fine di garantire l'espiazione completa della pena che viene inflitta ai boss mafiosi.
(4-11520)

MARSILIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa emerge una vicenda oscura di fondi esteri che sarebbero riferiti ad esponenti di primo piano del PD, su cui la Procura di Milano, pur essendo a conoscenza da tempo dei fatti, non ha mai indagato rubricando frettolosamente la pratica scottante come «fatti non costituenti reato»;
questo comportamento conferma la politicizzazione a senso unico che, ad avviso degli interroganti, è propria della procura di Milano che quando c'è di mezzo il PD non mostra alcuno zelo investigativo il che contrasta con l'attivismo esasperato nel perseguire esponenti del PdL ed in particolare il Presidente Berlusconi ed il gruppo Mediaset -:
se non si ravvisi l'opportunità di promuovere un'ispezione sugli uffici giudiziari milanesi al fine di verificarne il corretto ed imparziale funzionamento promuovendo, qualora se ne ravvisino le circostanze, un'eventuale azione disciplinare.
(4-11527)

TESTO AGGIORNATO AL 31 MAGGIO 2011

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione del 31 luglio 2009 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) ha deliberato il progetto definitivo dell'«itinerario Maglie-Santa Maria di Leuca, strada statale 275 di Santa Maria di Leuca», rideterminando il limite di spesa dell'intervento da realizzare nell'importo di euro 287,746 milioni di euro;
il finanziamento dell'intervento è imputato per 152,400 milioni di euro sulle risorse che il CIPE ha assegnato alla regione Puglia in attuazione della legge 30 giugno 1998 n. 208, a valere sui fondi PON trasporti che hanno formato oggetto dell'accordo di programma quadro sottoscritto

il 31 marzo 2003 tra Ministero dell'infrastrutture e dei trasporti, regione Puglia, Anas Spa ed altri;
il finanziamento del costo residuo, pari a euro 135,346 milioni di euro, è posto a carico del Fondo infrastrutture e, più specificatamente, nell'ambito della quota dell'85 per cento delle risorse destinate alle regioni del Mezzogiorno;
tale ultimo finanziamento, assegnato all'Anas, sarà erogato secondo modalità temporali compatibili con i vincoli di finanza pubblica correlati all'utilizzo delle risorse FAS;
il progetto definitivo prevede la realizzazione lungo l'asse principale di 39,736 chilometri, dalla tangenziale est di Maglie a Santa Maria di Leuca, di 2 corsie per senso di marcia, banchine laterali e spartitraffico centrali, per una larghezza complessiva della piattaforma stradale di 22 m. Tale opera comprende anche un viadotto e 19 svincoli nonché la realizzazione, in prossimità di Santa Maria di Leuca, di una rotatoria di grande diametro;
con delibera n. 965 del 19 giugno 2007 la regione Puglia, considerate le posizioni espresse in conferenza da alcuni comuni al fine di mantenere la soluzione individuata in sede di approvazione del progetto preliminare, si è espressa a favore del progetto definitivo per la parte relativa all'ampliamento a quattro corsie della strada in questione nel tratto tra Maglie e Montesano Talentino e, in variante dell'attuale tracciato, nel tratto da quest'ultimo abitato sino all'intersezione con la strada provinciale 210, prevedendo per il resto l'adeguamento e la messa in sicurezza della viabilità esistente (tratto della strada statale 275 che, partendo dall'intersezione con la strada provinciale 210, si collega a Santa Maria di Leuca);
tale determinazione era dovuta anche a fondamentali ragioni di salvaguardia ambientale atteso che l'ultimo tratto del progetto definitivo inutilmente scempiava l'area del promontorio di Leuca;
da organi di stampa si apprende che nel marzo 2008 l'ANAS con una comunicazione a firma dell'ingegner Massimo Averardi indirizzata al Consorzio Sirsi (oggi ASI), committente del progetto, e alla Pro.Sal dell'ingegnere Angelo Sticchi Damiani che aveva avuto l'incarico di progettazione, aveva richiesto l'adeguamento del progetto secondo i desiderata regionali. In particolare, l'ANAS scriveva «Con riferimento ai contenuti della delibera della Giunta regionale n. 965 del 19 giugno 2007 con cui la Regione ha espresso il parere di competenza sul progetto della SS 275 Maglie Leuca, si evidenzia, in particolare, la prescrizione relativa alla necessità di conformare l'intervento come "Strada Parco" secondo gli indirizzi del Piano Territoriale di coordinamento Provinciale. Nelle more che la medesima prescrizione sia richiamata anche dalla delibera CIPE di approvazione del progetto definitivo, si richiede di predisporre idonea documentazione progettuale che illustri come le prescrizioni di "Strada Parco" saranno recepite»;
e però, pur nel dissenso regionale sull'ultimo tratto del progetto definitivo, lo stesso è stato integralmente approvato dal Cipe;
ciò ha dato luogo a notevole contenzioso avverso il progetto definitivo per come approvato dal Cipe ed al conseguente bando indetto da ANAS;
in tale contenzioso, da ultimo, il Consiglio di Stato ha, con motivata ordinanza, evidenziato l'illegittimità dell'approvazione dell'intero progetto definitivo pur nel dissenso regionale sull'ultimo tratto;
ovviamente, la possibilità di una sollecita realizzazione dell'opera è agevolmente perseguibile attraverso la realizzazione dell'arteria sino alla intersezione con la strada provinciale 210 e quindi per tutta la tratta approvata anche dalla regione;
l'opera di ammodernamento della strada statale 275 riveste un'importanza strategica per il territorio salentino e la

sua realizzazione deve tener conto della vocazione turistica ormai preminente che caratterizza la zona e della fragilità territoriale del nostro territorio, elementi questi analizzati e formalizzati nel piano di coordinamento provinciale e recepiti nell'accordo del 2007 tra regione, Anas, provincia e comuni;
si è ora appreso che in data 3 marzo 2011, nel corso di un incontro che ha visto quali partecipanti il Ministro per i rapporti con le regioni Raffaele Fitto, il presidente della regione Puglia Nichi Vendola, gli assessori regionali Loredana Capone e Guglielmo Minervini, il presidente della provincia di Lecce Antonio Gabellone ed il presidente dell'ANAS Spa Pietro Ciucci, sarebbe stata siglata un'intesa (esclusivamente tra Anas e regione) su una ipotesi progettuale che prevede la realizzazione anche dell'ultimo tratto sia pure con modalità del tutto differenti da quella approvate dal Cipe (da quattro a due corsie, da viadotto a carreggiata in trincea);
tale ipotesi rischia di mettere a repentaglio insieme sia la realizzazione dell'opera anche nella parte pacificamente condivisa sia le emergenze ambientali;
ed infatti non vi è dubbio che mentre lo stralcio della parte finale è del tutto compatibile con la progettazione approvata (si tratterebbe infatti di realizzare in gran parte e di semplicemente stralciare l'ultimo tratto), la realizzazione del medesimo tratto con modalità radicalmente differenti da quelle approvate richiederebbe necessariamente la rinnovazione della valutazione di impatto ambientale è quindi la regressione dell'intero procedimento alla fase di progettazione;
a ciò si aggiunga che il bando è stato approvato da Anas su un progetto definitivo che ora il soggetto attuatore si è già impegnato a modificare;
il bando di gara dell'ANAS, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2009, si riferisce al progetto definitivo di cui alla deliberazione CIPE;
il bando di gara dell'ANAS prevede, peraltro, una clausola finanziaria in base alla quale il bando non vincola l'ANAS Spa né all'espletamento della gara, né alla diramazione degli inviti, né alla successiva aggiudicazione, riservandosi espressamente la possibilità di annullare la gara o di modificarne o rinviarne i termini in qualsiasi momento a suo insindacabile giudizio. L'aggiudicazione definitiva dell'appalto rimane subordinata all'efficacia del disciplinare stipulato con la regione Puglia e della delibera CIPE di approvazione del progetto in parola. Inoltre il bando prevede che l'aggiudicazione definitiva, è subordinata al concretizzarsi di tutti i presupposti, di qualsivoglia natura ivi compresi quelli connessi al totale finanziamento dell'appalto, di legge, di regolamento e del procedimento concorsuale propedeutici all'espletamento della prestazione -:
se il Ministro interrogato intenda confermare l'avvenuta assegnazione all'ANAS del finanziamento di euro 135,346 milioni di euro e riferire circa le modalità ed i tempi di erogazione dello stesso;
quale progetto, tra i diversi presentati, il Ministro interrogato consideri definitivo per la realizzazione dell'ammodernamento della strada stradale 275 Maglie-Leuca e per la prosecuzione della gara di appalto indetta dall'ANAS;
se il Ministro interrogato non ritenga che le modifiche di cui al verbale Anas-regione del 3 marzo necessitino della relativa valutazione di impatto ambientale e quindi della rinnovazione di un'approvazione del CIPE;
se il Ministro non ritenga che al fine di realizzare l'opera in termini di sicura legittimità e celerità non sia necessario e opportuno realizzarla sino alla strada provinciale 210, vale a dire per tutto il tratto su cui si è manifestata approvazione anche da parte della regione e si è correttamente completato l'iter di valutazione di impatto ambientale e di approvazione del progetto.
(5-04540)

PILI, MURGIA e VELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sulle principali rotte da e per la Sardegna da ormai diversi mesi è in atto una vera e propria speculazione sui costi dei trasporti marittimi;
il protrarsi dell'inaccettabile speculazione in atto sui trasporti marittimi da e per la Sardegna ha registrato incrementi dal 60 al 100 per cento sulle tariffe rispetto alla precedente stagione;
l'interrogante il 12 gennaio 2011 aveva presentato apposito atto di sindacato ispettivo sullo stesso argomento, ottenendo il 2 febbraio 2011, una risposta sugli intendimenti del Governo rispetto a questa ormai insostenibile situazione che provoca un danno insostenibile al già precario sistema turistico sardo;
il Governo nel rispondere all'interrogazione aveva affermato che «vigilerà, altresì, nei limiti delle proprie competenze, affinché non intervengano operazioni distorsive della concorrenza e si adopererà per garantire la ripresa del normale traffico con la Sardegna»;
alla luce del perdurare di questa palese distorsione del mercato appare indispensabile che il Governo convochi immediatamente le compagnie per ricondurle a comportamenti rispettosi del libero mercato così evitando quella che all'interrogante pare una condotta ai limiti dell'abuso di posizione dominante e della costituzione di un cartello speculativo ai danni della Sardegna;
occorre valutare e verificare se dinnanzi a tale gravissimo comportamento non vi siano strumenti tecnico-giuridici che riconducano le compagnie di navigazione ad un corretta gestione dei piani tariffari, facendo venir meno il legittimo sospetto di una grave alterazione del mercato dei trasporti marittimi da e per la Sardegna;
occorre valutare se non ricorrano le condizioni per disporre provvedimenti sanzionatori non ultima la sospensione delle stesse autorizzazioni ministeriali all'esercizio delle rotte sarde per quelle compagnie di navigazione che si fossero eventualmente rese colpevoli dell'abuso di posizione dominante;
risulta indispensabile, ad avviso dell'interrogante, che il Governo richieda, nel rispetto delle reciproche competenze, all'Autorità per la concorrenza e il mercato di pronunciarsi rispetto all'abuso della posizione dominante;
la grave situazione perpetrata ai danni della Sardegna risulta del tutto intollerabile in considerazione del fatto che un'intera regione risulta essere in una situazione di vero e proprio isolamento dal punto di vista dei trasporti sia nei mari che nei cieli, rendendo proibitiva la mobilità tra regioni e minando alla radice il diritto costituzionale alla mobilità, alla coesione e ad un equo trattamento tra regioni e cittadini europei;
il danno che stanno subendo la Sardegna e i sardi rischia di essere irrimediabile per le ripercussioni sul sistema integrato del turismo e le gravi ricadute sul piano occupazionale;
le condizioni di libero mercato devono essere garantite, ma risulta indispensabile impedire quella che appare all'interrogante una situazione da valutare sotto il profilo dell'abuso di posizione dominante che sfrutta l'assenza sul mercato della società Tirrenia che, con la decisione di non attivare alcune tratte tra la Sardegna e i porti italiani, favorire le speculazioni;
la Tirrenia, non attuando il contratto di servizio e l'obbligo alla continuità territoriale da e per la Sardegna, non svolge la funzione di calmiere del mercato, consentendo di fatto, a giudizio dell'interrogante, alle compagnie di navigazione private di svolgere una vera e propria azione speculativa ai danni della Sardegna e dei Sardi;
si rende indispensabile valutare con urgenza l'esigenza di un decreto emergenziale

apposito per impedire il protrarsi di quella che appare una vera e propria sottrazione di un diritto costituzionale alla mobilità interna;
un decreto emergenziale urgente si rende necessario proprio per tutelare un diritto sacrosanto alla mobilità sancito da tutti i trattati internazionali e dalla stessa Costituzione italiana;
le norme in materia di concorrenza vietano le intese tra imprese che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare in maniera consistente il gioco della concorrenza all'interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevante, come sta accadendo sui trasporti da e per la Sardegna;
in base alla normativa vigente è vietato fissare direttamente o indirettamente i prezzi d'acquisto o di vendita ovvero altre condizioni contrattuali e di fatto realizzare un cartello anti Sardegna;
la norma risulta essere esplicita anche per quanto riguarda l'abuso di posizione dominante di una o più compagnie di navigazione all'interno del mercato nazionale o in una sua parte rilevante;
risulta, secondo la normativa vigente, vietato imporre direttamente o indirettamente prezzi di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose. È vietato impedire o limitare la mobilità a danno dei consumatori;
il diritto alla mobilità è diritto fondamentale ed inalienabile e non è accettabile la palese limitazione di un servizio pubblico fondamentale -:
se non ritenga di dover convocare con urgenza le compagnie di navigazione che operano nelle tratte da e per la Sardegna per ripristinare una corretta definizione delle tariffe da applicare sulle stesse tratte;
se non ritenga di dover rivolgere una segnalazione all'Autorità per la concorrenza e il mercato perché valuti l'inaccettabile aumento dei prezzi dei biglietti per le tratte da e per la Sardegna, l'eventuale abuso della posizione dominante e l'eventuale violazione della norma che vieta in modo diretto o indiretto la definizione di tariffe in regime di monopolio o di intesa tra soggetti operanti;
se non ritenga di dover valutare la necessità di iniziative normative urgenti per evitare che venga perpetrata quella che all'interrogante appare una palese violazione del diritto costituzionale alla mobilità;
se non ritenga di dover valutare l'eventuale sospensione delle autorizzazioni di competenza ministeriale per l'esercizio di quelle rotte, proprio alla luce di eventuali violazioni della normativa vigente relativa al diritto alla mobilità, all'abuso della posizione dominate e alla concorrenza.
(5-04543)

TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, in relazione alle attività di Trenitalia spa - divisione Cargo, Gruppo Ferrovie dello Stato, ha presentato due interrogazioni a risposta in Commissione, rispettivamente, 5-02270 in data 17 dicembre 2009 e 5-04121 in data 27 gennaio 2011;
nella prima delle due indicate interrogazioni, era richiesto al Governo se non intendesse formulare indirizzi e raccomandazioni circa i locomotori E655 ed E656 in disuso, di proprietà di Trenitalia Spa, per la loro revisione e, con riguardo alle motrici E656, trasformazione, al fine, poi, di trarre utili dalla loro dismissione; il Governo, nella risposta fornita nella seduta del 27 gennaio 2010 della IX Commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni), dopo aver pleonasticamente e pedagogicamente premesso l'ovvio richiamo alla «autonomia e indipendenza gestionale, amministrativa e contabile delle imprese ferroviarie» che l'interrogazione, peraltro, non aveva punto messa in discussione, asseriva che «solo alcuni mezzi

sono stati temporaneamente accantonati» e che «la Divisione Cargo di Trenitalia ritiene sempre possibile valutare eventuali richieste di noleggio, da inquadrarsi nell'ambito di accordi commerciali di collaborazione con imprese interessate»;
nella seconda interrogazione, veniva ulteriormente richiesto di conoscere se le motrici di cui alla testé citata risposta del Governo fossero ancora in disuso e, nell'eventualità, se Trenitalia spa - divisione cargo avesse manifestato, in relazione ai mezzi in argomento, offerte di disponibilità di noleggio; il Governo, nella risposta fornita nella seduta del 17 febbraio 2010 della IX Commissione (trasporti, poste e telecomunicazioni), confermava l'inerzia di Trenitalia spa - divisione cargo circa i mezzi in disuso e dell'Esecutivo rispetto all'ipotesi di formulare indirizzi e raccomandazioni, rectius di darsi criteri e indirizzi ai quali, inderogabilmente, uniformare le valutazioni del ministero dell'economia e delle finanze, nell'ambito dell'esercizio dei suoi poteri di azionista della holding Ferrovie dello Stato, giacché il Governo, nella suddetta sede, ribadiva che «per effetto della contrazione della domanda conseguente alla nota situazione di congiuntura economica, solo alcuni mezzi sono stati temporaneamente accantonati» e che «la Divisione Cargo di Trenitalia ritiene possibile valutare eventuali richieste di noleggio», non dando per quest'ultima parte, una puntuale e coerente informazione rispetto al tenore letterale dell'atto di sindacato ispettivo nel quale non era chiesto di sapere se divisione cargo di Trenitalia ritenesse possibile valutare eventuali richieste di noleggio dei mezzi in disuso ma, all'esatto contrario, se Trenitalia spa - divisione cargo avesse manifestato, in relazione a quegli stessi mezzi, offerte di disponibilità di noleggio; evidente, comunque, essendo che la riproposizione della generica disponibilità dell'azienda a valutare richieste commerciali relative alle motrici accantonate equivale ad affermare che nessuna offerta è stata comunicata e diffusa in merito a quella stessa disponibilità, invero solo presunta, al noleggio;
nella richiamata interrogazione 5-04121 in data 27 gennaio 2011, era chiesto al Governo se disponesse di puntuali informazioni sui dati contabili attinenti la divisione cargo di Trenitalia spa, ed eventualmente di averne contezza, e se la nominata società del Gruppo Ferrovie dello Stato espletasse attività in regime di «servizio universale», ed eventualmente quali fossero e quali fossero state svolte nell'anno 2010 a fronte dei contributi erogati dallo Stato per il detto servizio; il Governo, nella menzionata seduta del 17 febbraio 2011, ha confermato la sussistenza del «servizio universale», «contribuito dallo Stato in una normale dinamica fornitore-cliente, formalizzata attraverso un Contratto di Servizio», per evitare «un definitivo impoverimento dell'offerta di servizi ferroviari in territori svantaggiati dalle caratteristiche di sbilanciamento e rarefazione della domanda», ossia nelle «regioni meridionali, i cui flussi sono - da sempre - caratterizzati da problemi di rarefazione delle destinazioni e sbilanciamento nella direzione dello spostamento delle merci (treni carichi da nord a sud e scarichi in direzione inversa)»; relativamente, poi, ai dati contabili nella risposta non ne è stato fornito alcuno, con eccezione di quello, statistico, relativo alla dichiarata riduzione «di oltre il 70 per cento, nel quinquennio 2006/2010, da parte di divisione cargo di Trenitalia spa delle proprie perdite»;
sennonché la testata giornalistica «Il Fatto Quotidiano», nell'edizione di lunedì 4 aprile, riferiva di aver richiesto al ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ottenuto di sapere che i «sussidi» per il «servizio universale» ammonterebbero a 128 milioni di euro»;
l'interrogante, per incidens, non può omettere di stigmatizzare la condotta del Governo che mentre non rende una esauriente informativa nella sede istituzionale del sindacato ispettivo, la concede ai mezzi di comunicazione;
i predetti «sussidi», per altro verso, nella risposta fornita alla menzionata interrogazione

5-04121, sono stati qualificati dal Governo come «pagamenti», sostenuti «per effettuare attività di trasporto ferroviario in aree a scarsa domanda, dove nessun'altra impresa ferroviaria considera conveniente investire, a causa dell'inevitabile scarto tra costi e ricavi»; in realtà così prefigurando, almeno potenzialmente, un «aiuto» tout court a una azienda laddove si sostiene che il pagamento sarebbe inferiore al costo stesso delle prestazioni fornite, appalesandosi, dunque, in altri termini, come un contributo a parziale copertura dei costi sostenuti dall'azienda per il servizio espletato;
l'entità della cifra è cospicua e stride con la dichiarata «rarefazione delle destinazioni» e «sbilanciamento nella direzione dello spostamento delle merci» che caratterizza i flussi nelle regioni meridionali e alla cui stregua si constata che siano «i treni carichi da nord a sud e scarichi in direzione inversa»; così come stupisce che la «autonomia e indipendenza gestionale, amministrativa e contabile delle imprese ferroviarie», nel caso di specie di Trenitalia spa - divisione cargo, approdi a una valutazione di compatibilità economica circa l'effettuazione di attività di trasporto ferroviario i cui «pagamenti» sarebbero addirittura inferiori ai costi e che, comunque, «nessun'altra impresa ferroviaria considera conveniente»;
non è, tuttavia, dato di sapere i dettagli operativi del «servizio universale» espletato, in particolare le destinazioni, delle quali si predica la «rarefazione», delle merci e, quindi, la relativa attività di movimentazione -:
se il Governo confermi il dato pubblicato dal quotidiano menzionato in premessa secondo il quale ammonterebbero a 128 milioni di euro i «pagamenti» elargiti dallo Stato a Trenitalia - divisione cargo;
quali siano le attività di trasporto effettuate, divise per regioni di provenienza e di destinazione delle merci, nell'ambito del «servizio universale», a fronte delle quali sono erogati i riferiti «pagamenti»;
se, in particolare, Trenitalia spa - divisione cargo, abbia svolto, negli ultimi due anni solari trascorsi, e tuttora svolga attività afferenti al servizio universale con riferimento alle regioni Sardegna e Abruzzo e, in caso affermativo, quali siano stati i volumi di traffico delle merci, rispettivamente, implementati con le eventuali medesime attività;
sulla scorta di quali elementi sia stato definito l'ammontare complessivo dei «pagamenti» a favore di Trenitalia spa - divisione cargo per il «servizio universale», anche nel caso in cui effettivamente si tratti di corrispettivi di entità inferiore all'ammontare dei costi sostenuti, per la sua effettuazione;
quali criteri e orientamenti, funzionali alla verifica, nell'ambito dell'esercizio dei poteri dell'azionista della holding Ferrovie dello Stato, ossia il Ministero dell'economia e delle finanze, di un'assennata, prudente economica gestione dell'attività d'impresa svolta da Trenitalia spa - divisione cargo il Governo segua, o intenda fissare, nel caso non sussistano;
sulla scorta, infine, di quali elementi il Governo ritenga che «nessun'altra impresa ferroviaria» consideri «conveniente investire» in attività di trasporto, nelle aree a scarsa domanda.
(5-04554)

Interrogazione a risposta scritta:

DESIDERATI e BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge 29 luglio 2010, n. 120, ha introdotto alcune modifiche al codice della strada, tra cui in particolare l'introduzione del comma 2-ter e la modifica al comma 3 dell'articolo 119, che detta disposizioni in tema di accertamento dei requisiti fisici e psichici per il conseguimento della patente di guida e di revisione della patente di guida;
tali modifiche prevedono che, quando ne ricorra il caso, la commissione medica

locale acquisisce la certificazione per il rilascio del documento di idoneità psicofisica alla guida, in aggiunta alla certificazione del medico monocratico;
la circolare del Ministero della salute che illustra i principi applicativi in ordine al nuovo codice della strada precisa che le persone che hanno compiuto gli 80 anni possono continuare a guidare ciclomotori e/o veicoli (patente A, B, C e D), a condizione che ottengano dalle immissioni mediche locali uno specifico attestato comprovante la persistenza dei requisiti fisici e psichici, a seguito di visita specialistica biennale;
il rinnovo della patente per gli ultraottantenni non può più essere effettuato quindi presso gli ambulatori del servizio di igiene pubblica delle Ulss o delle auto-scuole, ma può avvenire esclusivamente per il tramite della commissione medica locale, istituita presso le unità sanitarie locali capoluogo di provincia;
questo comporta una serie di problemi per le migliaia di ultraottantenni che vogliano rinnovare la patente, dovuti ai lunghi spostamenti, ai tempi di attesa e all'aumento dei costi da sostenere, oltre a causare spesso disagi a tutti i cittadini della provincia che si rivolgono al servizio sanitario del capoluogo -:
se i Ministri interrogati, in conformità a criteri di efficienza dei servizi pubblici rivolti ai cittadini, non reputino opportuno mettere in atto apposite iniziative tese ad incrementare la presenza sul territorio delle commissioni mediche preposte al rilascio del documento di idoneità psicofisica alla guida, anche prevedendone l'attivazione presso ogni unità locale socio- sanitaria.
(4-11517)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

FRANZOSO, VITALI, LAZZARI, FUCCI, SISTO e BARBA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel pomeriggio di sabato 2 aprile 2011, mentre si registrava una forte tensione all'interno e all'esterno della tendopoli di Manduria, per la presenza di oltre 2mila immigrati, si è tenuta una manifestazione di solidarietà agli immigrati, organizzata da partiti e associazioni di sinistra, tra cui Sel, comitati pseudo umanitari e Cobas di Taranto. La manifestazione è iniziata nel centro di Manduria, anche con la partecipazione del presidente della regione Puglia Vendola, e poi, senza Vendola, ma con bandiere rosse di Rifondazione Comunista i manifestanti si sono spostati verso la tendopoli, bloccando la strada e quindi impedendo l'accesso dei pullman e arrivando fino alla recinzione e al cancello del campo;
per ore, come risulta dalle agenzie di stampa e dalle immagini televisive, i manifestanti hanno urlato slogan contro il Governo nazionale e a favore della libertà, fino ad arrivare a salire su una collinetta posta nei pressi del cancello e a gridare «Libertà, libertà» all'indirizzo degli immigrati che nel frattempo si assiepavano al cancello, di fatto incitandoli alla ribellione e, quindi alla fuga;
sono bastati pochi minuti e circa trecento immigrati hanno forzato il cancello riuscendo a mettere in atto una fuga di massa dal campo;
gli uomini delle forze dell'ordine hanno trascorso le ore successive a rintracciare le centinaia di immigrati sparsi nei campi circostanti -:
se e quali iniziative di competenza intenda assumere nei confronti di chi ha consentito che la manifestazione politica della sinistra si trascinasse fino ai cancelli della tendopoli;
se lo svolgimento della manifestazione fomentando la ribellione degli immigrati, abbia intralciato il lavoro delle forze dell'ordine e impedendo l'accesso ai pullman che avrebbero dovuto portare gli immigrati da Manduria nei campi allestiti in altre regioni italiane.
(3-01575)

Interrogazione a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da articoli di stampa del 18 marzo 2011, si apprende che un marocchino di 43 anni, tale Farid, residente regolarmente in Albenga (GE) da 20 anni, ha presentato richiesta di ricongiungimento famigliare con la terza moglie, dichiarando di voler vivere in Italia legalmente con tutte e tre le sue mogli;
titolare di una catena di macellerie alal, Farid ha contratto il primo matrimonio all'inizio della sua permanenza in Italia, successivamente in concomitanza alla sua fortuna economica, recatosi in Marocco, ha sposato una seconda donna che ha fatto venire in Italia previa separazione dalla prima;
l'uomo da poco si è risposato nel suo Paese per la terza volta ed ha già presentato richiesta di ricongiungimento, dando come recapiti il luogo di residenza della sua seconda moglie e dichiarando di voler vivere in Italia con le sue mogli;
in Italia la poligamia è vietata, poiché è un reato;
la poligamia è contraria non solo all'ordinamento giuridico italiano, ma anche ai nostri valori etici, morali e culturali e rappresenta un affronto gravissimo alla dignità delle donne;
questo episodio è un ennesimo tentativo di voler minare i nostri valori da parte di stranieri come Farid, che, nonostante sia in Italia da vent'anni, dimostra di non essere assolutamente integrato e di aver mantenuto usanze e tradizioni estranee al nostro ordinamento;
ciò dimostra ancora una volta che un reale modello di integrazione non è stato trovato e che il multiculturalismo è fallito in tutta Europa e anche in Italia;
è fondamentale che chi decide di vivere in Italia rispetti il nostro ordinamento e non pretenda di far valere leggi da noi vietate, o usanze a proprio piacimento -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale fatto e quali siano gli orientamenti del Ministro in materia;
come intenda intervenire per chiarire quali sono i criteri per i ricongiungimenti familiari degli immigrati e per dare immeditata risposta di diniego a tale pericolosa richiesta;
se non ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza nei confronti di uno straniero che vive nel nostro Paese in condizione esplicita di poligamia;
se non ritenga necessario avviare, con la collaborazione degli enti locali, un'indagine accurata per verificare quante situazioni analoghe, non denunciate, ci siano in Italia.
(4-11524)

TESTO AGGIORNATO AL 19 LUGLIO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI, COMAROLI e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la realtà scolastica della città di Cremona presenta la necessità di provvedere all'ampliamento dell'attuale offerta formativa (in particolare l'offerta del modello «tempo pieno») in almeno due scuole primarie cittadine: «Leonida Bissolati» e «Guido Miglioli», la prima a doppio corso, la seconda costituita da cinque classi;
tale richiesta non è legata a scelte o a preferenze di tipo ideologico che, a volte, avevano connotato, negli anni Settanta, la proposta, la richiesta e lo sviluppo di tale modello organizzativo da parte degli enti scolastici e di alcuni enti locali, bensì è supportata da esigenze reali di tipo sociale rappresentate, a Cremona, soprattutto negli

ultimi anni, dalle famiglie degli studenti e confermate di recente in fase di iscrizioni;
la richiesta di trasformazione delle due scuole in plessi a «tempo pieno», rappresentata dalla direzione didattica del 1o circolo di Cremona, viene sostenuta dalla giunta comunale; in particolare, si richiama l'atto 613/2011, adottato all'unanimità durante la seduta del 3 marzo 2011;
anche la provincia di Cremona e la regione Lombardia supportano questa richiesta;
in particolare, la scuola primaria «Leonida Bissolati» è collocata in una zona cittadina centrale; il bacino definito dal comune di Cremona è molto vasto: alcuni alunni sono residenti in zone che distano dalla sede della scuola oltre i due chilometri; tale fatto impedisce alle famiglie lo spostamento casa-scuola per il rientro pomeridiano; a ciò si aggiunge il fatto che la scuola accoglie alunni che provengono da altre zone cittadine e/o da comuni limitrofi, in quanto nella vicinanza si trovano il comando di polizia ed una caserma dell'Esercito italiano; nella zona non esistono altre scuole a tempo pieno, per cui i genitori del bacino d'utenza non hanno altri riferimenti;
la scuola primaria «Guido Miglioli» è notoriamente collocata in un quartiere cittadino connotato da situazione di marcato svantaggio sociale, dove la forte diversità etnica rende deboli le relazioni extrascolastiche; vi è inoltre un'alta percentuale di studenti extracomunitari;
il comune di Cremona ha attestato l'esistenza delle strutture edilizie necessarie per l'attivazione del tempo pieno presso le suddette scuole primarie e si è assunto l'impegno di assicurare, in tali plessi, l'erogazione del servizio mensa;
peraltro, nello scorso anno scolastico, in regione Lombardia, sono state attivate 162 nuove classi a tempo pieno, con incrementi di 64 classi a Como, con il passaggio dal 14,6 per cento al 18,5 per cento a Lecco e dall'11 per cento al 12,8 per cento a Bergamo;
invece, in provincia di Cremona, pur in presenza di richieste da parte delle famiglie e delle istituzioni scolastiche, non è stata autorizzata dall'ufficio scolastico territoriale alcuna nuova classe a tempo pieno;
infine, l'aumento dei posti in organico per l'ampliamento del numero delle classi a tempo pieno richiesto potrebbe trovare compensazione con la presumibile soppressione di posti classe e, di conseguenza, di posti docente, nel territorio della provincia di Cremona e/o della regione Lombardia -:
se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche e delle richieste sopravanzate e se non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza affinché siano accolte tali richieste che avrebbero senz'altro una ricaduta positiva sull'immagine dell'amministrazione scolastica come istituzione attenta ai bisogni dell'utenza e vicina alle esigenze locali.
(5-04551)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

SCHIRRU, GNECCHI, FADDA, DAMIANO e COLUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 1o luglio per effetto del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, sono state abrogate le norme che prevedevano il trasferimento gratuito per i lavoratori elettrici e telefonici della posizione contributiva presso il regime generale INPS da fondi sostitutivi, esclusivi o esonerativi, ed è stato reso oneroso il ricongiungimento verso l'INPS - in precedenza gratuito;

tale modifica ha comportato di fatto, per tutti i lavoratori elettrici e telefonici, il venir meno della possibilità di ottenere il trattamento più favorevole tra quello calcolato con le regole INPS e quello calcolato con le regole del fondo;
ai lavoratori rimane la possibilità di trasferire la propria posizione contributiva all'INPS, ma saranno costretti a pagare costosi oneri di trasferimento o ricongiunzione;
i lavoratori elettrici e telefonici, e in particolare gli operativi e i turnisti, sono dunque ingiustamente penalizzati dalla normativa vigente, dato che se non pagheranno gli oneri di trasferimento verso l'INPS otterranno trattamenti erogati dai rispettivi Fondi che potrebbero essere molto inferiori a quelli percepiti, a parità di contribuzione e retribuzione, dai lavoratori dipendenti iscritti all'INPS;
ancora più grave è la condizione dei lavoratori assunti presso aziende telefoniche nel periodo che va dal 21 febbraio 1992 al 31 dicembre 1999 o presso aziende elettriche dal 16 novembre 1996 al 31 dicembre 1999. I periodi maturati all'INPS precedentemente all'assunzione in azienda elettrica o telefonica, infatti, non sono riconoscibili gratuitamente al Fondo: con l'introduzione delle norme citate non è più possibile trasferire gratuitamente all'INPS la posizione Fondo;
per maturare il diritto a pensione dunque, questi lavoratori si troveranno nella condizione di essere obbligati alla ricongiunzione o al trasferimento oneroso nell'una o nell'altra direzione oppure ad accontentarsi di un calcolo contributivo molto inferiore ricorrendo alla totalizzazione con un'attesa, rispetto alla maturazione del diritto, di 18 mesi; costringe, inoltre i lavoratori in procinto della pensione a far pagare due volte per poter aver la loro pensione, nonostante appunto i contributi siano già stati pagati;
stessa sorte infine subiscono i lavoratori che da azienda elettrica sono passati ad azienda telefonica o viceversa. Tali fondi sono, infatti, impermeabili l'un l'altro e non consentono l'erogazione di trattamenti come i supplementi o la pensione supplementare per gli spezzoni contributivi non valorizzati nella pensione principale;
nel corso della discussione al Senato del decreto-legge «Milleproroghe», il Governo ha dato parere contrario agli emendamenti presentati dall'opposizione che avrebbero potuto porre rimedio alla grave discriminazione subita dai lavoratori elettrici e telefonici a causa dell'applicazione del, decreto-legge n. 78 del 2010; anche alla Camera, stessa sorte per gli emendamenti alla manovra finanziaria di cui l'interrogante era prima firmataria. Ricordo a tal proposito anche gli atti: 5-03379 Gnecchi: ricongiunzione delle posizioni assicurative dei lavoratori elettrici e telefonici, 5-03405 Velo: ricongiunzione delle posizioni assicurative dei lavoratori elettrici e telefonici e 5-04044 Gnecchi: ricongiunzione delle posizioni assicurative dei lavoratori elettrici e telefonici;
nella discussione del medesimo provvedimento alla Camera è, comunque, stato accolto un Ordine del Giorno (a prima firma dell'onorevole Vincenzo Antonio Fontana) che impegna il Governo a ricercare, mediante un confronto con le parti sociali interessate e con gli enti previdenziali competenti, misure in grado di affrontare e risolvere il problema attraverso una adeguata revisione delle norme in materia di totalizzazione e di allargamento dei suoi effetti -:
se il Ministro, dopo aver ignorato le legittime richieste dei sindacati esposte anche in occasione di audizioni presso le Commissioni Lavoro della Camera e del Senato, intenda intervenire per sanare una discriminazione intollerabile che danneggia migliaia di lavoratori;
se il Ministro non ritenga opportuno e necessario convocare al più presto un tavolo con le parti sociali coinvolte per risolvere il problema, per prevenire l'ampio contenzioso legale annunciato dai sindacati per contrastare gli effetti del decreto-legge

n. 78 del 2010 e salvaguardare il diritto a una pensione equa per i lavoratori coinvolti.
(3-01576)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI, GNECCHI, GATTI e MURER. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il modello Cud 2010, da parte dei sostituti di imposta, deve essere consegnato ai pensionati ed ai lavoratori dipendenti entro la data del 1o marzo 2010;
ad oggi milioni di pensionati INPS non hanno ancora ricevuto alcuna comunicazione dall'Istituto e il mese di aprile è solitamente dedicato alla preparazione dei documenti per la dichiarazione dei redditi;
risulta che presso gli uffici dell'Inps in tutta Italia ci siano lunghe file agli sportelli per richiederne copia e che vi siano proteste visto il grande disagio creato in merito alla mancata consegna del CUD nei tempi previsti dalla legge;
il personale dell'Inps è già scarso, non sono stati assunti i vincitori di concorso e lo stress cui lo stesso personale viene sottoposto per non poter rispondere adeguatamente all'utenza è enorme, e secondo assolutamente ingiustificabile, perché causato solo ed esclusivamente dall'inefficienza dei vertici dell'istituto -:
quali siano i motivi per cui i pensionati non sono ancora in possesso del cud;
se ci siano sedi provinciali che sono in regola con la distribuzione;
per quali ragioni non siano state programmate misure straordinarie per far fronte ad esigenze certe quali le dichiarazioni dei redditi, soprattutto essendo cessato il servizio di assistenza fiscale diretta ai pensionati.
(5-04550)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa del 5 aprile 2011 un operaio di 26 anni, Raffaele Sorgato, dipendente di una società di raccolta rifiuti, è morto in un incidente sul lavoro avvenuto a Schio, in frazione Ca' Trenta;
l'operaio lavorava per conto della società di raccolta rifiuti «Greta»; secondo una prima ricostruzione, si trovava in piedi sul predellino posteriore di un camion guidato da un collega; l'operaio era pronto a scendere per caricare i sacchetti di immondizia, quando è stato schiacciato contro un palo di cemento -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica degli incidenti;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-11512)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 31 gennaio 2011, presso l'ispettorato generale si è aperto il tavolo tecnico

nazionale per la revisione delle piante organiche del Corpo forestale dello Stato;
sulla base delle proposte avanzate dall'amministrazione, la regione Emilia-Romagna, che da anni soffre di una cronica carenza di personale con una vacanza effettiva di oltre 200 forestali su una pianta organica di 636 unità, si vedrebbe esclusa dall'incremento delle proprie dotazioni organiche nonostante ogni anno si sia registrato un incremento degli ambiti di azione del Corpo in materia di illegalità ambientale, della lotta agli incendi boschivi, della vigilanza agli obiettivi sensibili e della tutela del patrimonio naturalistico;
particolarmente critica è la condizione del Comando provinciale di Parma del Corpo forestale dello Stato, in quanto allo stato attuale risulterebbero coperte solo il 50 per cento delle posizioni in organico con l'assenza quasi completa dei ruoli intermedi;
molti dei forestali che hanno prestato servizio negli ultimi anni, inoltre, non essendo originari del territorio locale si sono trattenuti a Parma solo pochi mesi o qualche anno per poi rientrare nelle rispettive regioni di origine;
questa circostanza ha teso a snaturare il ruolo del Corpo forestale che trae molte delle sue ragioni d'essere dalla peculiare capacità del personale di conoscere i luoghi, gli usi e i costumi, le tradizioni e la gente della collina e della montagna e quindi l'alto turno over sta determinando un'erosione di conoscenze particolarmente deleteria per il buon funzionamento del Corpo che svolge un importante attività di salvaguardia dell'ambiente e del territorio locale -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda sostenere al fine di ovviare alla grave carenza di personale in cui versa il Corpo forestale dell'Emilia-Romagna e, in particolare, il comando provinciale di Parma.
(5-04544)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BINETTI e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la complessità del mondo sanitario con i rapporti quali-quantitativi tra le diverse professionalità è ancora oggi caratterizzata dai rigurgiti dell'antica logica di subordinazione-contrapposizione tra medici e altre professioni (circa 22), di cui gli infermieri sono «magna gens»;
gli infermieri oggi (e non solo loro) hanno laurea specialistica, master di I e II livello, dottorati e soprattutto una enorme esperienza professionale sul piano organizzativo gestionale, che, oltre a razionalizzare il lavoro, crea effettive economie di scala;
in alcune regioni, Lazio incluso, è stato creato un dipartimento di assistenza alla persona, come nell'ASL ROMA/C e al San Camillo, che hanno prodotto risultati oggettivi di miglioramento sul piano del risparmio economico (migliore gestione amministrativa) e sul piano della qualità percepita (sia dal personale che dagli utenti, ossia infermieri e malati, che si sentono più e meglio curati;
il dipartimento di assistenza alla persona nell'ASL Roma/C si propone di garantire risposte di adeguata qualità ai bisogni dei singoli e delle famiglie tramite la personalizzazione e l'umanizzazione dell'assistenza nonché attraverso la garanzia di adeguati standard di servizio caratterizzati da un approccio globale alla persona, nel rispetto delle norme etiche e deontologiche e all'interno di una società complessa e multiculturale. A tale scopo il dipartimento utilizza modelli organizzativi innovativi e implementa la rete territorio-ospedale-domicilio;

inoltre, gli obiettivi prefissati per il futuro del dipartimento di assistenza alla persona sono ascrivibili alla necessità di implementare e riorganizzare l'offerta di servizi per renderli rispondenti alle mutate necessità assistenziali dell'utenza, nel rispetto del piano di rientro economico previsto dalla regione Lazio, attraverso l'attivo coinvolgimento in progetti strategici, formativi ed incentivanti, orientati al miglioramento della qualità e dell'offerta assistenziale dei presidi ospedalieri e territoriali;
si è alle soglie di un profondo e difficile cambiamento nella sanità del Lazio, cambiamento che il dipartimento di assistenza alla persona può contribuire ad accompagnare, garantendo alti livelli di qualità assistenziale per gli utenti;
ora se ne minaccia la chiusura nonostante la regione affermi di voler: a) risparmiare; b) migliorare la qualità assistenziale -:
quali urgenti iniziative si intendano adottare, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, al fine di evitare la chiusura dei dipartimenti citati in premessa, di fondamentale importanza per l'area ospedaliera, oltre che per infermieri e ausiliari in essa occupati, impedendo in tal modo di penalizzare gravemente l'assistenza necessaria alle persone ricoverate.
(5-04555)

BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella tendopoli allestita a Manduria (Taranto) si è verificata una protesta degli immigrati nordafricani, che chiedono condizioni migliori;
si sono verificate vere e proprie fughe di massa dalla tendopoli;
numerose regioni hanno espresso perplessità sulle modalità con cui ospitare gli immigrati in centri provvisori;
l'elevato numero di profughi che in queste ore stanno arrivando alla tendopoli di Manduria come in altre realtà sta determinando una situazione di enorme disagio sotto il profilo igienico-sanitario;
al momento un rischio di epidemie viene scongiurato, ma esiste un problema igienico-sanitario importante e che potrebbe in futuro continuare anche per la presenza fra i profughi ed immigrati di bambini e donne anche in stato di gravidanza, che necessitano di assistenza -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare che il ricorso a tendopoli o realtà precarie, produce rischi per la sicurezza igienico-sanitaria, come nel caso di Manduria e se non ritenga opportuno elaborare linee di indirizzo a tutela della salute pubblica al fine di ospitare gli immigrati in centri e strutture più piccole, anche gestite dal volontariato, diffuse nelle varie province, più controllabili e più facilmente integrabili con il territorio e quindi socialmente e igienicamente più sicuri.
(5-04556)

MIOTTO, FRONER e GNECCHI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 32 della Costituzione italiana, nel sancire la tutela della salute come «diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività», di fatto obbliga lo Stato a promuovere ogni opportuna iniziativa e ad adottare precisi comportamenti finalizzati alla migliore tutela possibile della salute in termini di generalità e di globalità atteso che il mantenimento di uno stato di completo benessere psico-fisico e sociale costituisce oltre che diritto fondamentale per l'uomo, per i valori di cui lo stesso è portatore come persona, anche preminente interesse della collettività per l'impegno ed il ruolo che

l'uomo stesso è chiamato ad assolvere nel sociale per lo sviluppo e la crescita della società civile;
il decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230 «Riordino della medicina penitenziaria», all'articolo 1, sancisce che «detenuti e gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci ed appropriate, sulla base degli obiettivi generali e speciali di salute e dei livelli essenziali e uniformi di assistenza individuati nel Piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali e in quelli locali»;
in data 21 marzo 2011 il dottor G. Gasparrini, il sanitario della casa circondariale di Trento, in una lettera inviata al magistrato di sorveglianza di Trento e per conoscenza tra gli altri al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria direzione generale detenuti e trattamento ufficio IV servizio sanitario a Roma, denuncia che il direttore della casa circondariale di Trento, la dottoressa Antonella Forgione, «continua a rigettare le proposte di accesso a luoghi esterni di cura avanzate da questo Sanitario per detenuti necessitanti di consulenza specialistiche»;
sempre nella stessa lettera vengono anche indicati gli ultimi due casi di detenuti bisognosi di cure ed assistenza specialistica, ai quali sarebbe stata negata l'assistenza, mettendo a repentaglio non solo la salute del singolo detenuto ma anche quella degli altri detenuti, visto che un caso riguarda un sospetto di scabbia -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se non ritenga, nei limiti delle sue competenze, di dover intervenire per salvaguardare il diritto alla salute anche dei detenuti visto che ormai con la finanziaria 2008, all'articolo 2, comma 282, vi è stato il trasferimento delle funzioni in materia di sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale nonché, alla luce di queste considerazioni, quale sia la reale applicazione del trasferimento delle funzioni in materia di sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale.
(5-04557)

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Calabria, a Diamante provincia di Cosenza, come denunciato dal sindaco alle autorità competenti nonché agli organi di stampa, il presidio Sanitario dell'ASP di Cosenza che dovrebbe fornire assistenza medica ad un grande numero di utenti, atteso l'eccezionale afflusso turistico soprattutto nei mesi estivi, versa in condizioni che generano grandi ritardi nell'erogazione delle prestazioni offerte;
inoltre, risulta che nel locali vi siano dei macchinari destinati alle cure ortopediche che risultano inutilizzati e addirittura lasciati a deteriorarsi nel corridoio di ingresso, pertanto colpevolmente sottratti al possibile uso in favore degli utenti;
in tal modo, la struttura dell'ASF non risponde ai criteri di facile accessibilità che dovrebbero garantire all'utenza accettabili tempi di percorrenza e di utilizzazione del servizio;
in generale, con riguardo alla struttura di Diamante, è evidente il fatto, avvertito anche dai cittadini, che non vi sia un razionale utilizzo del personale che vi presta servizio;
un fatto che stride proprio con i numerosi disagi a cui gli utenti sono quotidianamente sottoposti;
inoltre, risulta all'interrogante che da tempo l'ASP, nonostante le continue sollecitazioni, non paghi l'affitto dei locali che l'amministrazione comunale ha messo a disposizione e non abbia alcuna cura della manutenzione degli stessi;
oltre a questo, nonostante l'amministrazione comunale da più di un anno abbia messo a disposizione dei locali appositi, la commissione invalidi civili non

risulta che sia tornata a riunirsi e la stanza destinata a tale uso resta inutilizzata -:
quali iniziative, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, si intendano assumere per far fronte alla criticità della situazione determinatasi, che crea notevole e costante disagio ai cittadini del comprensorio di Diamante, i quali hanno prospettato forme anche estreme di protesta.
(4-11521)

ZACCHERA. - Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia ogni anno si verificano migliaia di incidenti domestici, anche gravi, molti dei quali costituiti a causa di cucine, forni, pentole cui accidentalmente accedono i bambini che, rovesciandole, creano situazioni di pericolo a se stessi e agli altri;
un altro caso comune di incidente domestico è l'accidentale ingestione di prodotti per la casa (detersivi, saponi, articoli chimici per la pulizia), cui inavvertitamente i genitori lasciano avvicinare i propri figli;
sarebbe utile norma di sicurezza prevedere accorgimenti - peraltro già disponibili sul mercato -, tramite frontalini fissi o comandabili a distanza, atti ad impedire che i bambini possano inavvertitamente avvicinarsi alle pentole da cucina e rovesciarsele addosso, cosi come accedere agli scomparti dei detersivi che molto spesso sono a bassa altezza sotto i lavandini e le attrezzature sanitarie o da cucina -:
se al fine di ridurre in modo sensibile gli incidenti domestici non si ritenga:
a) di avviare una campagna pubblicitaria tesa a sottolineare la pericolosità di queste situazioni a genitori e figli;
b) di promuovere iniziative presso le industrie mobiliere e/o produttrici di elettrodomestici affinché dotino i nuovi modelli di idonee attrezzature per impedire ai minori l'accesso a situazioni pericolose come quelle sopra indicate.
(4-11522)

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SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, BRESSA, ZACCARIA e LOVELLI. - Al Ministro per la semplificazione normativa, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione è stato fondato, nel 1949, da Ferruccio Parri, che ne è stato il primo presidente;
la legge 16 gennaio 1967, n. 3, ha riconosciuto la personalità giuridica della prestigiosa istituzione, sottoponendola alla vigilanza dell'allora ministero della pubblica istruzione, disciplinandone l'organizzazione e conferendole un contributo ordinario annuale;
la citata legge n. 3 del 1967 non è stata inclusa nella ricognizione delle disposizioni legislative statali anteriori al 1o gennaio 1970 di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore, effettuata dal decreto legislativo 1o dicembre 2009, n. 179;
all'abrogazione implicita ha fatto seguito l'abrogazione espressa, ad opera del decreto legislativo 13 dicembre 2010, n. 212 (la legge figura al n. 70.844 dell'elenco degli atti abrogati allegato al decreto legislativo);
l'Istituto - a seguito del riordino operato dal decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 419, ha oggi personalità giuridica di diritto privato, riconosciutagli con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali del 27 dicembre 2002 (ne è stata data comunicazione nella Gazzetta Ufficiale del 3 febbraio 2003);

esso costituisce un sistema federativo di 67 istituti associati e 9 enti collegati diffusi sull'intero territorio nazionale ed è presieduto da Oscar Luigi Scàlfaro, presidente emerito della Repubblica italiana;
il nuovo statuto della prestigiosa istituzione, approvato dal consiglio generale il 19 dicembre 2009, pochi giorni dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 179 del 2009 continua a fare riferimento, in più punti (articoli 1, 3, 8 e 18), alla legge n. 3 del 1967;
in particolare:
l'articolo 8 prevede che nel consiglio generale siano rappresentati, in base alla legge n. 3 del 1967, i Ministeri per i beni e le attività culturali, della difesa e dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
l'articolo 18 fa riferimento al personale comandato presso l'Istituto e gli istituti associati in forza del combinato disposto dell'articolo 7 della legge n. 3 del 1967 e dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 419 del 1999.
se ritengano necessario, anche alla luce della ricostruzione fornita nelle premesse, assumere iniziative volte a ripristinare la vigenza della legge n. 3 del 1967;
in caso contrario, quali ragioni militino a favore della sua abrogazione.
(5-04548)

TESTO AGGIORNATO AL 31 MAGGIO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 28 febbraio 2011 è stato reso operativo il nuovo Centro logistico e di distribuzione postale di Merate che avrebbe come obiettivi principali quello di garantire una maggiore efficienza operativa a vantaggio dell'utente finale grazie alla riorganizzazione e industrializzazione dei processi logistici e di recapito e ad uno smistamento della corrispondenza con maggiore velocità;
sono oltre 32.278 i nuclei di famiglie servite dal Centro primario di recapito di Merate, a cui si aggiungono circa 4.319 attività commerciali, in un territorio che comprende i comuni di Merate, Airuno, Brivio, Calco, Imbersago, Cernusco Lombardone, Lomagna, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Paderno d'Adda, Robbiate, Perego, Rovagnate, Santa Maria Hoè, Verderio superiore e Verderio inferiore;
in una risposta ad una precedente interrogazione della firmataria del presente atto (5-02462 del 10 febbraio 2010) sui disservizi postali del territorio, il Governo rispondeva che «al fine di rendere più agevole l'organizzazione operativa è in fase di allestimento, a Merate, una nuova struttura che consentirà, già durante l'anno in corso, di accorpare tutti i portalettere del Centro Principale di Distribuzione in un'unica base logistica», e di conseguenza i problemi sarebbero stati superati;
dopo più di anno dalla suddetta risposta purtroppo la situazione è la seguente: reclami per la mancata o ritardata consegna della corrispondenza (bollette arrivate già scadute, documenti, abbonamenti e corrispondenza importanti arrivati con grave ritardo, con ciò che ne consegue) da cittadini, esercizi commerciali e aziende. Inoltre, si registrano episodi di tensione preoccupanti all'interno di uffici postali (in particolare, a Robbiate, dove a fronte anche di una disponibilità da tempo espressa dall'amministrazione comunale per un trasferimento dell'ufficio postale in altra sede più consona. Poste Italiane non ha ad oggi dato alcuna risposta) che denunciano il mancato ricevimento della corrispondenza e i lunghi tempi di attesa per effettuare le ordinarie operazioni di sportello;

tutto questo alla luce di quanto prevede lo schema di decreto legislativo n. 313 di recepimento della direttiva 2008/6/CE, che modifica la direttiva 96/67/CE per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali, il quale dispone che «è assicurata la fornitura del servizio universale e delle prestazioni in esso ricomprese, di qualità determinata, da fornire permanentemente in tutti i punti del territorio nazionale, incluse le situazioni particolari delle isole minori e delle zone rurali e montane, a prezzi accessibili all'utenza» e che «il servizio universale è affidato a Poste Italiane S.p.a. per un periodo di cinque anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, rinnovabili per ulteriori cinque anni per non più di due volte. Il rinnovo del contratto è subordinato al miglioramento di efficienza di Poste Italiane S.p.a., che il Ministero dello sviluppo economico verifica al termine di ogni periodo di affidamento sulla base di indicatori di efficienza definiti e quantificati con apposito provvedimento»;
mentre il Ministro dello sviluppo economico e Poste Italiane s.p.a. hanno firmato il 12 novembre 2010 il nuovo contratto di programma 2009/2011 che attiene proprio alla gestione del servizio universale, ossia del diritto di ogni cittadino ad un'offerta di servizi postali a prezzi accessibili su tutto il territorio nazionale; il contratto di programma, siglato, attualmente in attesa di approvazione da parte del CIPE, contiene molti elementi di particolare criticità;
il contratto di programma 2009/2011, siglato peraltro in ritardo rispetto alla scadenza del triennio precedente, sembrerebbe prevedere la possibilità di recapitare la posta e i giornali «a giorni alterni in presenza di particolari situazioni di natura geografica e infrastrutturale» in quei territori «con una popolazione inferiore a 200 abitanti per chilometro quadrato», fino ad «un massimo di un ottavo della popolazione nazionale. Tale ultimo parametro può essere soggetto ad un margine di tolleranza fino ad un massimo del 5 per cento»; secondo prime stime il nuovo regime postale a giorni alterni riguarda potenzialmente circa 10 milioni di utenti e investirebbe quasi 5 mila comuni; il medesimo contratto, inoltre, dovrebbe produrre effetti sulla rete degli uffici postali poiché consente di ridefinire l'offerta dei servizi secondo parametri più economici per l'azienda;
sulla base delle notizie fino ad ora apparse sugli organi di informazione, questa gestione potrebbe determinare oltre 4.000 nuovi esuberi, che si aggiungerebbero ai 6.000 recentemente gestiti attraverso l'accordo sindacale del 27 luglio 2010 siglato con tutte le organizzazioni sindacali del settore;
il contratto di programma, se non modificato, determinerebbe un impatto negativo su circa 10 milioni di utenti, trattati in maniera diversa in base alle caratteristiche del territorio in cui vivono; nelle aree meglio servite, dove la posta continuerà ad essere consegnata ogni giorno, si trovano gli abitanti dei grandi centri e delle aree più popolate del Paese; nella zona retrocessa sono inseriti i piccoli comuni e i luoghi con minore densità abitativa;
il Governo così facendo consentirebbe a Poste Italiane di portare sempre più avanti il proprio ruolo avviato da tempo: non più società con la posta al centro della propria ragione sociale, ma ente sempre più concentrato su credito e assicurazioni, settori che assicurano notevoli profitti ma che hanno poco a che fare con il ruolo originario delle poste che dovrebbe essere prioritariamente quello di assicurare un servizio capillare di comunicazione per tutto il Paese, anche alla luce del fatto che lo Stato al fine di assicurare la fornitura, ancora oggi, su tutto il territorio nazionale delle prestazioni comprese nel servizio universale, versa ingenti contributi a Poste italiane spa -:
quali iniziative intenda assumere al fine di garantire un corretto espletamento, del servizio pubblico, rispetto alla situazione

richiamata in premessa, alla luce degli impegni assunti in sede di risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-02462 e delle indicazioni comunitarie in materia, delle finalità e dei contenuti presenti nel «servizio postale universale»;
se il Governo sia consapevole delle ulteriori gravi conseguenze che potrà causate il suddetto accordo di programma, che prevede la riorganizzazione di Poste italiane nei confronti della popolazione, che usufruisce di un servizio comunque ridotto e che risiede prevalentemente in piccoli centri e territori marginali già pesantemente colpiti da decurtazioni e tagli operati dal Governo ad altri servizi essenziali, qualora non lenisse modificato attraverso i passaggi istituzionali dovuti.
(5-04542)

MOSCA e FARINONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le zone nord-occidentali lombarde sono tra le aree più densamente popolate e più produttive d'Europa ed è ritenuto necessario, da oltre 50 anni, lo sviluppo di un sistema autostradale pedemontano. Il 31 agosto del 1990 con decreto interministeriale viene autorizzata la concessione per la realizzazione dell'infrastruttura viaria alla società Autostrada Pedemontana Lombarda SpA;
il progetto preliminare dell'autostrada pedemontana viene approvato dal CIPE il 29 marzo del 2006, mentre l'approvazione del progetto definitivo e del piano finanziario da parte sempre del CIPE è il 6 novembre 2009;
il progetto dell'autostrada pedemontana prevede un sistema viabilistico con uno sviluppo complessivo di circa 157 chilometri 67 chilometri di autostrada, che costituiscono l'asse principale da Cassano Magnago a Osio Sotto, 20 chilometri di tangenziali (articolati nei sistemi tangenziali di Varese e Como, lunghi rispettivamente 11 e 9 chilometri) e 70 chilometri di opere stradali connesse, che contribuiranno a risolvere la congestione della viabilità locale. Al termine dei lavori collegherà 5 province (Bergamo, Monza e Brianza, Milano, Como, Varese), in un territorio abitato da circa 4 milioni di persone, dove operano oltre 300.000 imprese, che esprimono il 10 per cento del PIL nazionale;
gli obiettivi dell'infrastruttura sono potenziare l'asse est-ovest lungo la direttrice del corridoio 5 della rete TEN-T dell'Unione europea; alleggerire l'attuale sistema tangenziale di Milano, mediante la realizzazione di un asse esterno alla metropoli milanese; integrare la rete della grande viabilità regionale grazie all'interconnessione delle grandi radiali su Milano; riorganizzare l'intero sistema stradale pedemontano spostando importanti quote di traffico sui nuovi assi infrastrutturali;
il piano finanziario dell'opera approvato dal CIPE ammonta complessivamente a 4.115.000.000, euro di cui il contributo statale ammonta a 1,2 miliardi;
il Viceministro alle infrastrutture e dei trasporti, Roberto Castelli ha dichiarato che l'opera sarà completata per i primi mesi del 2015 -:
se il piano finanziario approvato è in grado di sostenere l'ultimazione dell'opera;
come, si intendano reperire le restanti risorse finanziare non coperte dallo Stato;
quali iniziative intenda adottare in merito al sistema di tariffazione e al pedaggio dell'opera, alla tariffazione delle rampe di svincolo ed alle tratte relative alla provincia di Monza e della Brianza.
(5-04547)

BOFFA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 10 marzo scorso l'interrogante presentava una interrogazione a risposta in Commissione, indirizzata al Ministro dello sviluppo economico, in merito alla vertenza

lavorativa che interessa i lavoratori dello stabilimento Cablelettra di Limatola (Bn);
con sentenza del tribunale di Vigevano del 19 marzo 2009, la società Cablelettra viene messa in liquidazione ed entra in amministrazione straordinaria con la nomina di un commissario;
con provvedimento del 10 dicembre 2010 il Ministero dello sviluppo economico autorizza il disciplinare di gara avente ad oggetto la procedura di vendita del perimetro di riferimento nonché l'invito a presentare offerte vincolanti per l'acquisto del perimetro di riferimento e lo schema dell'offerta vincolante e delle relative garanzie (che costituiscono parte integrante del disciplinare di gara);
il 31 gennaio 2011, termine perentorio per la presentazione delle offerte, risultavano pervenute le offerte di acquisto della Yazaki Corporation e della Leoni Wiring System Italy srl;
all'esito della disamina delle due offerte, il commissario riteneva che l'offerta di Yazaki Corporation fosse quella migliore sotto ogni profilo, ovvero in relazione al prezzo offerto, agli impegni occupazionali ed al piano industriale;
il 4 marzo 2011 veniva consegnato alle organizzazioni sindacali provinciali il nuovo piano industriale presentato dalla Yazaki Corporation, acquirente dei complessi aziendali e delle partecipazioni di Cablelettra S.p.A;
il piano industriale prevedeva la salvaguardia di soli 2 manager e 5 impiegati sul complesso dei 92 dipendenti di Limatola;
tale piano industriale, come evidente, determinava la forte mobilitazione, tutt'ora in corso, dei lavoratori dello stabilimento di Limatola;
il licenziamento di 85 lavoratori su 92 aggrava ulteriormente la già pesante crisi occupazionale e produttiva che investe oggi la provincia di Benevento dove, giusto per citare alcuni dati, si registrano oltre 4.200 persone in cassa integrazione (tra ordinaria, straordinaria e in deroga); circa 1.000, tra il 2008 e il 2010, licenziamenti per cessazione attività, fine cassa integrazione ed altre chiusure di siti produttivi nei vari settori dell'economia sannita; ed un tasso di disoccupazione dell'11,5 per cento;
con l'atto di sindacato ispettivo del 10 marzo 2011, il sottoscritto chiedeva al Ministro interrogato di convocare urgentemente un nuovo tavolo tra le istituzioni interessate, l'azienda e le parti sociali al fine di scongiurare questo vero e proprio licenziamento di massa e trovare una soluzione immediata e positiva alla vertenza;
nel frattempo, presso il Ministero dello sviluppo economico, si sono avuti diversi incontri tra le parti interessate;
nell'ultimo di questi, la Yazaki presentava una proposta comprendente l'assunzione di 30 lavoratori, la modifica dello status contrattuale degli impiegati, l'abbandono della sede lavorativa di Limatola;
la proposta è stata respinta dai lavoratori che hanno annunciato un nuovo sciopero ad oltranza -:
se non ritenga il Ministro di assumere tutte le iniziative di propria competenza tese a favorire una positiva mediazione al tavolo già convocato presso il Ministero dello sviluppo economico onde respingere il tentativo dell'azienda Yazaki di smantellare l'importante insediamento produttivo di Limatola e perché viceversa si diano risposte concrete alle richieste sindacali tese a salvaguardare i livelli occupazionali e le attese dei lavoratori.
(5-04552)

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Società agricola molisana (SAM), storica industria boianese della filiera avicola con l'obiettivo di diventare volano

dello sviluppo del Molise, produceva per la SIPA che aveva collegamenti con il gruppo Arena, garantendo occupazione a migliaia di persone;
l'evidente sovradimensionamento del personale e le difficoltà di un mercato sempre più competitivo e saturo hanno trascinato la SAM e l'economia di un'intera area nel baratro di una crisi profonda, con la conseguente messa in cassa integrazione di molti operai -:
quali iniziative e quali interventi i Ministri interrogati intendano attuare - acquisite le spettanze dovute da lungo tempo ai lavoratori - per far fronte alla grave crisi in cui versa la SAM e per garantire il mantenimento del posto di lavoro a questi operai che, al pari di tanti altri del Molise, subiscono in silenzio e con rabbia gli effetti collaterali della crisi che investe molte realtà produttive in una regione già duramente martoriata dalla disoccupazione e dall'emorragia dei posti di lavoro nelle imprese, morse dalla congiuntura economica negativa a livello globale.
(5-04553)

QUARTIANI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore responsabilità civile auto è stato interessato negli ultimi anni da un ventaglio di interventi di carattere normativo e regolamentare, nonché da iniziative volte sia ad accrescere la mobilità dei consumatori, sia a contenere il costo del sistema nel suo complesso;
nel settore assicurativo, le problematiche che determinano gli incrementi tariffari hanno formato oggetto di numerose dichiarazioni ed interventi istituzionali dell'ISVAP, sia in ambito pubblico che in ambito istituzionale e parlamentare;
l'ISVAP, nell'esercizio delle prerogative assegnate dal codice delle assicurazioni, ha inviato nel dicembre 2010 una segnalazione ai Presidenti del Senato e della Camera, al Presidente del consiglio e al Ministro dello sviluppo economico per sottoporre al Parlamento e al Governo l'opportunità di alcuni interventi normativi nel settore della responsabilità civile auto volti a ridurne i costi per il cittadino;
il pacchetto di proposte d'intervento inviato a Governo e Parlamento, consultabile sul sito web dell'ISVAP, spazia dalla questione del danno alla persona al risarcimento diretto, dal contrasto alle frodi all'abolizione del tacito rinnovo;
il Sindacato nazionale agenti di assicurazione - SNA - è l'organizzazione storica degli agenti di assicurazione, fondata nel 1919, che raggruppa 8.000 agenti con oltre 140.000 collaboratori dipendenti ed autonomi;
lo SNA ha da tempo denunciato al Parlamento e all'opinione pubblica la situazione critica derivante dall'abbandono da parte delle imprese di assicurazione di intere aree del meridione d'Italia, con grave danno ai consumatori e all'economia regionale, determinando una vera e propria emergenza sociale;
anche sull'aspetto degli aumenti tariffari, lo SNA che rappresenta gli agenti che intermediano oltre il 90 per cento del mercato complessivo dei premi della responsabilità civile auto, è intervenuto con forza nel processo in atto, al fine di rafforzare una concorrenza nel settore responsabilità civile auto, in grado di determinare un serio contenimento dei prezzi ed un efficace sviluppo della concorrenza anche attraverso il plurimandato;
a tale scopo si e fatto promotore di una campagna di raccolta di firme presso la cittadinanza e i consumatori contro il caro polizze responsabilità civile auto, iniziativa che ha avuto un grande numero di adesioni, risultando raccolte oltre 500.000 firme;
il 23 marzo 2011, il sindacato suddetto ha organizzato un importante convegno a Roma, nel corso del quale sono intervenuti il rappresentante del Governo, parlamentari, Federconsumatori, Autorità

garante della concorrenza e del mercato, docenti universitari e che ha visto la partecipazione di oltre 500 agenti di assicurazione; al quale l'ISVAP, che pure ha un ruolo istituzionale super partes, non ha ritenuto di partecipare a differenza di quanto ha fatto in relazione ad incontri
organizzati da altre organizzazioni di intermediari assicurativi e dall'ANIA;
in occasione del convegno SNA del 23 marzo 2011, sono state presentate oltre 500.000 firme di cittadini a sostegno dell'azione di denuncia promossa dallo stesso SNA contro il caro polizze responsabilità civile auto -:
quali iniziative urgenti per quanto di competenza il Ministro intenda adottare al fine di rimuovere definitivamente le criticità denunciate, eventualmente promuovendo urgentemente un incontro chiarificatore con ISVAP e SNA, al fine di porre rimedio alla situazione descritta in premessa.
(5-04558)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 10 febbraio 2011, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato un bando di gara concernente l'accordo quadro per la fornitura di 79 mila completi da lavoro estivi ed invernali per addetti al recapito delle Poste italiane, per un valore stimato, iva esclusa, pari ad euro 12.521.500;
i requisiti comprendono esplicitamente il rispetto, da parte dei concorrenti, della certificazione ambientale ISO14001 ed impongono altresì il possesso del certificato ISO9001;
si suppone che il bando di gara, comunitario, sia rivolto ad imprese operanti nell'Unione europea, aziende singole o raggruppamenti temporanei che siano;
i prezzi posti a base d'asta risultano invece sostenibili solo da imprese manifatturiere asiatiche o quanto meno con impianti delocalizzati in Asia, giacché per un kit completo e comprensivo di una giacca a vento, tre pantaloni e gonne, quattro camicie, un maglione con collo a V, due maglioni a collo alto unisex ed un cappellino si parte da euro 210 -:
se non si ritenga di assumere iniziative per rivedere i prezzi posti a base d'asta, anche in considerazione del fatto che prezzi così basi come quelli indicati in premessa non favoriscono la qualità dei prodotti, penalizzano le aziende o i raggruppamenti temporanei d'impresa effettivamente basati in Europa ed alimentano la pratica più o meno surrettizia di subappalti che favoriscono siti produttivi delocalizzati in Asia.
(4-11503)

FARINONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Monza e Brianza è stata istituita con legge n. 146 del 2004 dell'11 giugno 2004, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 138 del 15 giugno 2004 con il titolo «Istituzione della provincia di Monza e della Brianza»;
nel 2009 si sono svolte le prime elezioni del consiglio provinciale e del presidente della provincia di Monza e della Brianza;
nel 2011 sono stati cambiati i codici di avviamento postale (CAP) dei comuni appartenenti alla provincia di Monza e della Brianza precedentemente appartenenti alla provincia di Milano;
il disservizio postale in questi primi mesi del 2011 ha raggiunto in Brianza livelli elevati pare proprio a causa del cambio dei CAP;
numerosi abbonati a pubblicazioni periodiche lamentano la mancata consegna delle stesse e da parte degli editori si imputa il disservizio esattamente ai problemi insorti in seguito al cambiamento dei CAP;

pare che i problemi maggiori riguardino il centro di smistamento milanese di Roserio, proprio in relazione alla corrispondenza destinata alla Brianza -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale grave disservizio e quali azioni intenda adottare nei confronti di Poste s.p.a.per porre al più presto rimedio a tale situazione.
(4-11506)

MADIA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=144363& sez=HOME_ROMA) risulta all'interrogante che 4 lavoratori della società Conus si sarebbero arrampicati, con rischio della propria incolumità, sulla struttura del Gazometro di Roma, nel quartiere Ostiense della città, iniziandovi uno sciopero della fame;
i quattro operai della Conus avrebbero promosso l'agitazione in vista dell'imminente licenziamento di 400 lavoratori della società causato dalla perdita dell'appalto con Italgas (società facente capo al gruppo ENI) per la lettura dei contatori;
la perdita dell'appalto avrebbe come conseguenza la fine del core business di Conus, che svolge l'attività di lettura dei contatori per conto di Italgas da circa 30 anni, e la perdita di 400 posti di lavoro, di cui la maggior parte a Roma e nel Lazio;
si tratterebbe di lavoratori over-50, ancora lontani dalla possibilità di un pensionamento e di difficile ricollocazione nel mondo del lavoro;
i lavoratori in agitazione denunciano che la gara d'appalto promossa da Italgas sia fondata sul massimo ribasso e non contenga alcuna clausola di tutela occupazionale per i lavoratori di Conus;
interpellato il Ministro Romani avrebbe affermato, secondo le medesime fonti di stampa, «Domani mattina sarò a Roma e mi occuperò del problema, cercherò di capire cosa sta accadendo davvero. Appena sarò a Roma mi occuperò del bando di gara» -:
se il Ministro sia ampiamente informato della vicenda e quali provvedimenti intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, ai fini della tutela occupazionale dei dipendenti di Conus;
se corrisponda al vero la notizia pubblicata sulle agenzie di stampa (Ansa - 4 aprile) secondo la quale i vertici di Snam - controllata da Eni che possiede Italgas - avrebbero rassicurato i sindacati sull'intenzione di posticipare la gara d'appalto per trovare soluzioni al problema occupazionale di Conus, e se il Governo intenda promuovere attraverso la concertazione delle parti coinvolte un'intesa in questo senso.
(4-11523)

BARBATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la procura della Repubblica presso il tribunale di Sant'Angelo dei Lombardi ha svolto delle indagini su alcune condotte posta in essere dal Supply Chain Management di Fiat Group Automobiles, dal dirigente dell'ufficio legale di Fiat Group Automobiles S.p.A. e dall'amministratore delegato di Fiat Group Purchising S.r.l.;
tali condotte sono state ritenute - dalla procura della Repubblica - idonee a configurare diverse ipotesi di reato, tra cui quella prevista e disciplinata dall'articolo 368 del codice penale (calunnia) e quella prevista dall'articolo 629 codice penale (estorsione);
il Supply Chain Management di Fiat Group Automobiles, il dirigente dell'ufficio legale di Fiat Group Automobiles S.p.A. e l'amministratore delegato di Fiat Group Purchising S.r.l., con più azioni esecutive

del medesimo disegno criminoso, in tempi diversi ed in concorso tra di loro, avrebbero commesso (tra gli altri) il reato di calunnia ai danni del signor Massimo Pugliese, legale rappresentante della società PUFIN (società proprietaria della totalità delle azioni della CF Gomma SpA.) al fine di costringerlo a retrocedere le azioni della società CF Gomma s.p.a. alla famiglia già proprietaria di quest'ultima società, per far sì che la stessa CF Gomma s.p.a. fosse acquisita, in un secondo momento, direttamente dalla Fiat;
il reato di calunnia sarebbe stato commesso per estromettere il signor Massimo Pugliese (sgradito al management Fiat) dal controllo della CF Gomma s.p.a.;
il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Sant'Angelo dei Lombardi concluse le indagini preliminari relative ai procedimenti di cui sopra, ha ritenuto di non dover formulare richiesta di archiviazione ai sensi degli articoli 408 e 411 del codice di procedura penale;
l'eventuale condanna dei manager coinvolti nel procedimento penale su descritto evidenzierebbe un modus operandi della dirigenza Fiat del tutto in contrasto con quel rigore che la stessa Fiat ha chiesto ai propri operai ed impiegati mediante la sottoscrizione degli accordi di Pomigliano e Mirafiori che colpiscono - a parere degli interroganti - le condizioni di lavoro ed i diritti che i lavoratori hanno conquistato in tanti anni di lotte -:
se il Ministro interrogato ritenga che la società FIAT, alla luce di quanto esposto in precedenza, sia un interlocutore affidabile e credibile per quanto concerne le politiche industriali considerato che, negli ultimi mesi, il Governo si è frequentemente confrontato insieme alle organizzazioni sindacali e datoriali con tale gruppo societario sul futuro degli stabilimenti presenti nel nostro Paese e sul ruolo industriale del medesimo gruppo nell'ambito produttivo nazionale.
(4-11526)

CAPARINI, VOLPI, MUNERATO, ALLASIA, PASTORE, GIDONI, CAVALLOTTO, NICOLA MOLTENI, BONINO, GRIMOLDI, LANZARIN e BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il settore della panificazione artigiana italiana conta oltre 26.000 aziende con un indotto occupazionale di circa 350.000 unità lavorative;
«Il drastico calo dei consumi di pane fresco artigianale dovuto alla crisi» - avverte il presidente della FIPPA (Federazione italiana panificatori) - «è rafforzato dallo stato di incertezza dei consumatori, impossibilitati a distinguere il pane presurgelato venduto nella Gdo da quello fresco proprio per la mancata emanazione di un regolamento che definisca la differenza tra pane fresco e gli altri tipi di pane». Il presidente della Confederazione italiana agricoltori (CIA) segnala che vi è il rischio concreto che per molti pani tradizionali, in particolare quelli certificati, non si trovino in quantità sufficiente le farine specifiche indicate dai rispettivi disciplinari di produzione anche a causa della nuova crisi cerealicola dovuta agli aumenti vertiginosi dei costi dei fattori di produzione che, congiuntamente all'ingresso sul nostro mercato dei prodotti stranieri, fa registrare un crollo dei prezzi di mercato;
il comma 2-ter dell'articolo 4 del decreto legge 4 luglio 2006 n. 223 (cosiddetto decreto Bersani), che ha liberalizzato l'attività di produzione di pane abrogando la legge n. 1002 del 1956 prevede che «entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e con il Ministro della salute, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emana un decreto ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, volto a disciplinare, in conformità al diritto comunitario: a) la denominazione di «panificio» da riservare alle imprese che svolgono l'intero ciclo di produzione del pane, dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale; b) la denominazione di «pane fresco» da riservare al pane prodotto secondo un processo di produzione

continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento, alla surgelazione o alla conservazione prolungata delle materie prime, dei prodotti intermedi della panificazione e degli impasti, fatto salvo l'impiego di tecniche di lavorazione finalizzate al solo rallentamento del processo di lievitazione, da porre in vendita entro un termine che tenga conto delle tipologie panarie esistenti a livello territoriale; c) l'adozione della dicitura «pane conservato» con l'indicazione dello stato o del metodo di conservazione utilizzato, delle specifiche modalità di confezionamento e di vendita, nonché delle eventuali modalità di conservazione e di consumo;
l'articolo 4, comma 2-ter, prevede quindi l'emanazione di un decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e con il Ministro della salute, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, volto a garantire una corretta informazione sul prodotto e a permettere al consumatore una scelta consapevole al cui esame preliminare hanno partecipato i rappresentanti di categoria e le associazioni datoriali con l'intento promuovere la professionalità del panificatore con l'introduzione della figura del responsabile di produzione, valorizzare il prodotto pane con la denominazione riservata di «pane fresco» e «pane conservato», migliorare la visibilità dell'impresa di panificazione prevedendo la specifici «panificio»;
il decreto 5 agosto 2010 (Gazzetta Ufficiale del 10 settembre 2010 n. 212) del Ministero dell'economia e delle finanze ha inserito l'attività di produzione di prodotti di panetteria freschi (codice Ateco 10.71.1) nell'ambito delle attività agricole produttive di reddito agrario;
tale decisione ha generato la legittima preoccupazione delle aziende artigiane che esercitano la medesima attività di produzione di prodotti di panetteria freschi in regime di tassazione ordinaria, in quanto risulta assoggettata ad un regime differenziato a seconda che sia esercitata da un imprenditore artigiano (tenuto all'applicazione delle ordinarie regole di tassazione) piuttosto che da un imprenditore agricolo (che beneficia della tassazione su criteri catastali);
interpellata sulla questione, l'Agenzia delle entrate ha evidenziato che dalle note esplicative alla tabella ATECO 2007 risulta che, alla voce 10.71.1 «Produzione di prodotti di panetteria freschi», è compresa anche la produzione di «cialde, rustici, pizzette ed altre specialità salate da forno», vale a dire di prodotti più sofisticati che potrebbero non essere direttamente riconducibili alle attività usualmente esercitate in agricoltura, in quanto frutto di lavorazioni complesse;
il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Sonia Viale in risposta all'interrogazione 5-03907 ha riferito che l'Agenzia si è riservata di valutare se, in via interpretativa, sia possibile escludere tali prodotti più sofisticati dalla tassazione su base catastale -:
se si intenda adottare in tempi rapidi il regolamento attuativo previsto dal decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;
se intenda adottare iniziative, anche normative, al fine di individuare i nuovi schemi di qualità certificata riconosciuti a livello nazionale compatibili con la normativa comunitaria al fine di offrire, al fianco delle denominazioni di origine protetta, indicazione geografica tipica e specialità tradizionale garantita, uno strumento di tutela e sviluppo anche per le altre produzioni agroalimentari italiane di qualità;
quali iniziative intenda adottare al fine di garantire i pani tradizionali e la «filiera produttiva», con un'attenzione particolare alle condizioni della produzione dei grani e delle strutture produttive sia della molitura che della panificazione, con l'obiettivo di garantire l'adeguata redditività;

quali iniziative il Governo intenda adottare in favore dei panificatori artigiani penalizzati dalla citata disparità di trattamento fiscale.
(4-11529)

...

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Fugatti e Polledri n. 7-00455, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Comaroli, Forcolin.

La risoluzione in Commissione Fugatti e Bitonci n. 7-00538, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Comaroli, Forcolin.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Negro e altri n. 4-11119, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Negro n. 4-11162, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta in commissione Lanzarin n. 5-04322, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Negro n. 4-11169, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Negro e Bitonci n. 4-11287, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco n. 4-11499, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 458 del 5 aprile 2011.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con il decreto n. 47 del 21 febbraio 2011, il vice direttore generale della Direzione generale per il personale militare del Ministero della difesa ha decretato la decadenza dall'immissione nel ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente dell'Esercito del primo caporal maggiore Nicola Massimo Bello, in esecuzione della sentenza n. 8362 emessa dal Consiglio di Stato il 30 novembre 2010;
il contenzioso conclusosi sfavorevolmente per il militare trae origine dall'impugnativa proposta dal militare medesimo avverso gli atti conclusivi della procedura concorsuale bandita con il decreto dirigenziale emanato dalla direzione generale per il personale militare il 28 gennaio 2004. Il militare era stato escluso dal citato concorso per il mancato superamento della prova di efficienza operativa, le pronunce giurisdizionali nelle fasi cautelari tuttavia hanno permesso che il militare continuasse a prestare servizio senza demerito fino alla data di notifica del citato decreto n. 47;
si ricorda tra l'altro che il signor Bello è sposato e padre di tre figli il maggiore dei quali ha inoltrato il 25 febbraio 2011 una accorata lettera ai vertici dello Stato;
a prescindere dal particolare caso che ha riguardato il signor Bello, per il quale gli interroganti auspicano una positiva

soluzione, anche in considerazione degli eccellenti risultati conseguiti durante il servizio prestato, non può tacersi il fatto che le attuali procedure concorsuali per il reclutamento di volontari in ferma prefissata e quelle per l'immissione nei ruoli dei volontari in servizio permanente delle Forze armate si prestino soventemente, a causa della durata complessiva dell'intero procedimento, a far maturare nei candidati delle aspettative lavorative che, seppure legittime, poi non trovano alcuna corrispondenza nella politica degli arruolamenti concretamente attuata dalla Difesa -:
quale sia l'intendimento del Ministro interrogato per giungere ad una positiva soluzione del caso di cui in premessa e quali siano le eventuali disposizioni impartite affinché le procedure concorsuali citate si svolgano in tempi ragionevolmente brevi tali da non ingenerare nei candidati false aspettative di mantenimento del posto di lavoro anche in caso di esclusione dalla procedura concorsuale
(4-11499)

...

ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Mecacci e altri n. 2-01038 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 458 del 5 aprile 2011. Alla pagina 20909, seconda colonna, dalla riga ventinovesima alla riga trentesima deve leggersi: «Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:» e non: «Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:», come stampato.