XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 2 marzo 2011

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la Corte costituzionale, in data 12 gennaio 2011, ha deliberato l'ammissibilità di quattro richieste di referendum abrogativo: a) modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione; b) determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma; c) nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; d) abrogazione della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale;
in base all'articolo 34 della legge n. 352 del 1970 il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno»;
la legge n. 352 del 1970 che regolamenta i referendum impedisce esclusivamente, come si desume dall'articolo 31, l'abbinamento tra referendum ed elezioni politiche;
nella prossima primavera sono 1.310 i comuni italiani che andranno al voto nelle elezioni amministrative, e tra questi, 11 città che vantano una popolazione superiore a 100.000 abitanti: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Ravenna, Cagliari, Rimini, Salerno, Latina e Novara. Arezzo, Barletta e Catanzaro, appena sotto i 100.000. Si voterà anche per il rinnovo degli organi elettivi della regione Molise e di undici amministrazioni provinciali: Reggio Calabria, Ravenna, Trieste, Gorizia, Mantova, Pavia, Macerata, Campobasso, Vercelli, Lucca, Treviso;
non accorpare la data delle elezioni amministrative 2011 con quella dei referendum sarebbe una scelta molto grave, non solo per il disagio che porterebbe a molti cittadini chiamati a votare per tre volte, per tre settimane, ma anche e soprattutto perché produrrebbe un costo per i contribuenti italiani talmente alto da essere insopportabile;
la crisi economica impone di modulare le scadenze elettorali in modo ancor più attento per esigenze di risparmio della collettività, così da utilizzare le risorse risparmiate a fini di utilità pubblica;
la recente storia elettorale italiana dimostra come l'elettorato appare pienamente in grado di esprimere valutazioni differenziate anche su elezioni che avvengano contestualmente,


impegna il Governo


ad adottare le iniziative di competenza volte a fissare la data di convocazione degli elettori per i quattro referendum abrogativi del 2011 nella stessa domenica in cui sono convocati gli elettori per il primo turno delle elezioni amministrative 2011.
(1-00580) «Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
la Corte costituzionale, in data 12 gennaio 2011, ha deliberato l'ammissibilità di quattro richieste di referendum abrogativo:
a) modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione;
b) determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma;
c) nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme;
d) abrogazione della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale;
in base all'articolo 34 della legge n. 352 del 1970, «il Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, indice con decreto il referendum, fissando la data di convocazione degli elettori in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno»;
la legge n. 352 del 1970 che regolamenta i referendum impedisce esclusivamente, come si desume dall'articolo 31, l'abbinamento tra referendum ed elezioni politiche;
nella prossima primavera sono 1.310 i comuni italiani che andranno al voto nelle elezioni amministrative e, tra questi, 11 città che vantano una popolazione superiore a 100.000 abitanti: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Ravenna, Cagliari, Rimini, Salerno, Latina e Novara. Arezzo, Barletta e Catanzaro, appena sotto i 100.000. Si voterà anche per il rinnovo di undici amministrazioni provinciali: Reggio Calabria, Ravenna, Trieste, Gorizia, Mantova, Pavia, Macerata, Campobasso, Vercelli, Lucca, Treviso;
non accorpare la data delle elezioni amministrative 2011 con quella dei referendum sarebbe una scelta molto grave, non solo per il disagio che porterebbe a molti cittadini chiamati a votare per tre volte, per tre settimane, ma anche e soprattutto perché produrrebbe un costo per i contribuenti italiani talmente alto da essere insopportabile;
la crisi economica impone di modulare le scadenze elettorali in modo ancor più attento per esigenze di risparmio della collettività, così da utilizzare le risorse risparmiate a fini di utilità pubblica;
la recente storia elettorale italiana dimostra come l'elettorato appare pienamente in grado di esprimere valutazioni differenziate anche su elezioni che avvengano contestualmente,


impegna il Governo


ad adottare le iniziative di competenza volte a fissare la data di convocazione degli elettori per i quattro referendum abrogativi del 2011 nella stessa domenica in cui sono convocati gli elettori per il primo turno delle elezioni amministrative 2011.
(1-00580) (Nuova formulazione) «Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Rigoni».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il 12 settembre 1997, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è

stato dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della regione Calabria nel settore dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi, della bonifica e del risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinanti, nonché in materia di tutela delle acque superficiali e sotterranee e dei cicli di depurazione;
l'iniziale decreto, previsto per la durata di circa quindici mesi, è stato inspiegabilmente sempre prorogato con le nomine di diversi commissari delegati che si sono alternati (Presidenti della regione Calabria e diversi prefetti), alcuni dei quali hanno stilato relazioni puntuali e preoccupanti;
fin dall'inizio della fase emergenziale nel territorio della regione Calabria, nonostante gli ingenti finanziamenti ricevuti per la stessa emergenza, ben poco è stato fatto per attuare gli interventi necessari ad uscire dalla pesante situazione del settore;
dalle varie relazioni dei prefetti che si sono alternati nell'incarico di commissario per l'emergenza sono emersi la cattiva gestione degli impianti, il grave ritardo nella raccolta differenziata, gli sperperi inutili, i presunti gravi illeciti nella gestione dei finanziamenti, il mancato controllo degli organi deputati;
sono in atto anche processi giudiziari che vedono coinvolti già amministratori regionali e dirigenti del settore;
all'interpellante è apparsa sempre inspiegabile la costante proroga alla luce dell'inefficienza che permane negli interventi necessari per sopperire al grave dissesto idrogeologico, che ancora nella giornata di ieri ha causato morti durante il nubifragio che si è abbattuto sull'intera Calabria;
non solo, ma permane la gravità della gestione degli impianti, la pressoché inesistente raccolta differenziata, la mancata costruzione di un secondo termovalorizzatore che possa servire l'area nord della regione e l'autorizzazione alla costruzione del raddoppio dell'inceneritore di Gioia Tauro (il cui sito è allocato a ridosso del porto) ad avviso dell'interpellante vergognosa, la mancata spesa di gran parte dei fondi comunitari destinati agli impianti, il continuo rimpallo di responsabilità tra tutti i soggetti coinvolti per la bonifica dell'ex Pertusola di Crotone e la penetrazione della'ndrangheta nel settore, soprattutto nel trasporto;
senza sottovalutare che sta per essere duplicata la condotta ad altissima potenza elettrica (380Kv) dell'elettrodotto Sorgente-Rizziconi, sempre nella piana di Gioia Tauro;
ed ancora pesante risulta la situazione delle poche discariche presenti sul territorio calabrese, spesso costrette a chiudere; gli impianti di depurazione delle acque presentano in gran parte deficienze tecniche;
a fronte di tutto ciò la regione Calabria, pur nei mesi scorsi con la figura del Commissario affidata al nuovo Governatore, non si è ancora dotata di un adeguato piano operativo per superare l'emergenza del settore;
si apprende in data 28 febbraio 2011 dell'ulteriore proroga dello stato di emergenza ambientale in Calabria, decretata dal Consiglio dei ministri, con la nomina di commissario affidata al generale della Guardia di finanza, Graziano Melandri, già assessore comunale a Reggio Calabria, durante la legislatura a guida Scopelliti, attuale governatore;
l'interpellante ribadisce, anche alla luce della grave situazione di disagio emersa dall'alluvione che ha colpito nella giornata di ieri l'intera Calabria, che trova inaccettabile che lo stanziamento di 200 milioni di euro per le alluvioni per il 2011-2012 siano suddivisi con il 75 per cento tutto e solo a favore del Nord, mentre al Sud l'attenzione è caduta soltanto sulla Campania e sui comuni della provincia di Messina, dimenticando appunto che la Calabria in materia di dissesto

idrogeologico è il luogo che presenta le maggiori sofferenze del nostro Mezzogiorno;
il presidente regionale dei geologi calabresi, proprio alla luce degli ulteriori danni causati dall'alluvione di ieri, ha ribadito che la «regione è al collasso», causa una mancata difesa del suolo; si è abituati ad intervenire solo per tamponare le emergenze;
nel periodo 1950-2008 il dissesto idrogeologico in Calabria ha mietuto 517 vittime in 37 eventi e, negli ultimi 25 anni, ha coinvolto 5.425 persone -:
quali siano le motivazioni che hanno portato all'ulteriore proroga dello stato di emergenza ambientale in Calabria;
quali siano i criteri che hanno individuato nel generale Graziano Melandri la nuova figura di commissario per l'emergenza ambientale in Calabria;
di quali e quanti finanziamenti abbia goduto la Calabria dal periodo di istituzione del commissario per l'emergenza ambientale ad oggi e quanti di questi siano stati utilizzati per sopperire la situazione emergenziale;
quali iniziative intendano assumere per favorire l'elaborazione di un adeguato piano operativo per superare l'emergenza del settore;
quali iniziative intendano assumere per avere chiarezza sulla bonifica dell'ex Pertusola di Crotone ed accelerarne gli interventi;
quali iniziative, anche di carattere finanziario, intendano assumere per sopperire alla grave situazione di dissesto idrogeologico della Calabria;
se non ritengano necessario ed urgente dichiarare lo stato di calamità per l'intero territorio della Calabria, alla luce dei morti e dei pesanti danni causati dall'alluvione abbattutosi nella giornata di ieri.
(2-00985) «Angela Napoli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CALEARO CIMAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in materia di sicurezza sul lavoro e sorveglianza sanitaria la normativa inerente all'accertamento della tossicodipendenza e della alcol dipendenza presenta a tutt'oggi alcune lacune che determinano il permanere di una condizione di incertezza;
in base all'articolo 41, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 81 del 2008 come modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 106 del 2009, articolo 26, comma 6: «entro il 31 dicembre 2009, con accordo in Conferenza Stato-regioni, adottato previa consultazione delle parti sociali, vengono rivisitate le condizioni e le modalità per l'accertamento della tossicodipendenza e della alcol dipendenza»;
stante l'estrema delicatezza della questione e considerato il fatto che le tematiche oggetto della presente interrogazione sono tra le principali cause di infortuni sul lavoro, appaiono di difficile comprensione la mancata emanazione di indicazioni chiare, circa le condizioni e le modalità di accertamento della tossicodipendenza e della alcol dipendenza, e l'assenza di un'uniforme metodologia applicativa su tutto il territorio nazionale;
a ciò va ad aggiungersi il fatto che le mansioni previste dall'accordo Stato-regioni del 30 luglio 2008, che ha dato applicazione ad un'intesa in materia di accertamento di assenza di tossicodipendenza del 30 ottobre 2007, differiscono da quelle contemplate dalla legge n. 125 del 2001 in materia di dipendenza da alcol;
tale difformità determina situazioni che lasciano alquanto perplessi, basti pensare, ad esempio, che, ai sensi della normativa vigente, una guardia particolare va sottoposta ad accertamento della alcol dipendenza ma non a quello della tossicodipendenza;

a tal proposito, sarebbe opportuno definire un unico mansionario che contempli indicazioni chiare e puntuali in merito a tutte le forme di dipendenza, in grado di garantire la massima tutela dei lavoratori e mettere, nel contempo, i medici competenti nelle condizioni di svolgere al meglio la propria attività professionale -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere iniziative, anche normative, in materia al fine di sanare quanto appena evidenziato e fornire i necessari strumenti attuativi originariamente previsti dall'articolo 41, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 81 del 2008, come modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 106 del 2009, articolo 26, comma 6.
(5-04297)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DESIDERATI e REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in risposta all'interrogazione 4-05304 il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri ha riferito che - a fronte delle richieste del nostro Paese in tema di trasporto aereo - il Venezuela non ha fornito alcun riscontro alla nota verbale inviata dal Governo italiano al fine di rivedere gli accordi bilaterali per la liberalizzazione del trasporto aereo, in attuazione della legge 28 gennaio 2009, n. 2 -:
se ad oggi ci sia stato il riscontro di cui in premessa e, nel caso in cui detto riscontro non ci fosse, come il Governo intenda procedere per riaprire i negoziati con il Venezuela in materia di trasporto aereo.
(4-11095)

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dal 1o gennaio 2004, in virtù di una rinnovata interpretazione del Trattato bilaterale del 1984 tra l'Italia e gli Stati Uniti in materia di doppia imposizione fiscale, così come modificato dal Trattato bilaterale del 25 agosto 1999, tutto il personale con contratto disciplinato dalla legge italiana e di nazionalità italiana in servizio negli Stati Uniti d'America non è più assoggettato al fisco italiano ma a quello statunitense e, pertanto, su una base imponibile equivalente al 100 per cento della retribuzione;
con decreto interministeriale del 1o agosto 2003, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro degli affari esteri e il Ministro dell'economia e delle finanze, aveva determinato che le contribuzioni previdenziali INPS in favore del personale di nazionalità italiana assunto a contratto a legge italiana presso le sedi estere, dovevano essere calcolate sulle retribuzioni convenzionali e quindi equivalenti a circa un terzo della retribuzione;
di contro, il personale a contratto non ricadente nella suindicata fattispecie, in servizio negli USA contribuisce al sistema previdenziale di quel Paese (il così detto social security system) su una base imponibile equivalente al 100 per cento della retribuzione;
il personale interessato, risiede e lavora negli Stati Uniti da tanti anni e continua a risiedervi oltre l'età pensionabile, percependo un assegno pensionistico assolutamente inadeguato ed insufficiente a garantire la minima sussistenza - in un Paese come gli Stati Uniti che non offre un servizio sanitario nazionale e previdenziale simile all'Italia - e comunque non commisurato alla retribuzione -:
quali iniziative si intendano predisporre al fine di superare la citata grave

sperequazione e permettere al personale interessato di contribuire al sistema pensionistico italiano, al fine dell'ottenimento di una adeguata pensione di anzianità o di vecchiaia, su una base imponibile equivalente all'intera retribuzione.
(4-11098)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la situazione ambientale nel sud della provincia di Frosinone è gravemente condizionata dall'impianto di riciclaggio e compostaggio di Colfelice, dalla discarica provvisoria di Cerreto di Roccasecca, e dall'inceneritore di San Vittore del Lazio;
nei comuni di Colfelice e Roccasecca, in provincia di Frosinone, insistono rispettivamente un impianto per la preselezione e compostaggio dei rifiuti solidi urbani ed assimilabili agli urbani ed un impianto di discarica rifiuti solidi urbani e nei suddetti impianti vengono altresì trattati e stoccati i rifiuti urbani, assimilabili agli urbani e a quelli speciali;
i suddetti comuni ricadono nei territori limitrofi all'area della riserva naturale delle antiche città di Fregellae e Fabrateria Nova e del Lago di San Giovanni Incarico;
il progetto esecutivo di adeguamento dell'impianto di selezione dei rifiuti urbani di Colfelice prevede, tra l'altro, interventi finalizzati alla produzione di combustibile derivato dai rifiuti ed alla realizzazione di una sezione di valorizzazione/recupero dei flussi provenienti dalla raccolta differenziata;
il suddetto impianto, originariamente concepito e realizzato per preselezionare rifiuti solidi urbani e produrre fertilizzante di qualità è stato riconvertito per trasformare rifiuti urbani in rifiuti speciali da avviare all'incenerimento;
il presidente della giunta regionale, nella sua qualità di commissario delegato per l'attuazione degli interventi per il superamento dell'emergenza socio-economica-ambientale nel settore dei rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi nel territorio della città di Roma e provincia, nonché nelle province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, con ordinanza n. 2 del 28 novembre 2002, approvava il progetto per la realizzazione e la gestione di una discarica provvisoria per rifiuti urbani e assimilati sita in Roccasecca (Fr), località Cerreto;
nelle premesse della citata ordinanza, il provvedimento commissariale (n. 2 del 28 novembre 2002) rivestiva carattere assolutamente straordinario e la discarica di Cerreto di Roccasecca doveva rappresentare, quindi, una soluzione provvisoria che consentisse di superare l'emergenza per la mancanza di una discarica comprensoriale definitiva per il deposito dei soli sovvalli provenienti dall'impianto di trattamento rifiuti di Colfelice. Si disponeva poi l'avvio delle procedure per la progettazione, la realizzazione e la gestione dell'intera discarica definitiva comprensoriale della provincia di Frosinone, da attivarsi con separato decreto, mai emanato, e si stabiliva: «con separato decreto l'avvio delle procedure per la progettazione, realizzazione e gestione dell'intera discarica definitiva comprensoriale della provincia di Frosinone che verrà affidata nel rispetto di procedure che, pur adeguando taluni profili operativi all'eccezionalità della situazione, garantiscono, in ogni caso, il necessario confronto concorrenziale tra gli operatori del settore»;
il sito di Roccasecca, individuato dal commissario con ordinanza n. 2 del 28 novembre 2002 concernente «Approvazione del progetto, affidamento della realizzazione e gestione di una discarica provvisoria per rifiuti urbani e assimilati sita

in Roccasecca, località Cerreto - Frosinone», risulta essere geologicamente e morfologicamente non idoneo ad ospitare discariche per rifiuti di qualsiasi tipologia perché la zona che si trova alla confluenza di tre corsi d'acqua (fiume Liri - fiume Melfa - rio Sottile):
è permeabile per porosità e fessurazione;
è ricca di falde freatiche;
è ad elevato rischio idrogeologico secondo l'autorità di bacino «Liri-Garigliano-Volturno»;
è destinata al contenimento delle piene (ad ovest è presente il lago di San Giovanni Incarico, una diga artificiale utilizzata, tra l'altro, dalla centrale idroelettrica di «Ponte Fiume»);
è sismica;
è umida;
è circondata da abitazioni civili, da aziende agricole e da allevamenti;

il provvedimento di localizzazione, inoltre, è in contrasto con gli studi tecnici e scientifici eseguiti dai periti che la stessa regione Lazio ha incaricato per la redazione del piano regionale dei rifiuti solidi urbani ed assimilabili del 1992. Il citato studio è da ritenersi ancora valido e attuale soprattutto per quanto riguarda i caratteri di permeabilità del sottosuolo e della vulnerabilità dell'acquifero della zona in questione. A conclusione, infatti, della caratterizzazione ambientale dei siti destinati ad ospitare impianti per lo smaltimento dei rifiuti, la relazione tecnica, allegata al suddetto piano, si conclude nel seguente modo: «Vulnerabilità dell'acquifero» - «Il grado di vulnerabilità è alto sia in relazione alle caratteristiche di conducibilità della zona vadosa, sia in relazione alla trasmissività dell'acquifero» (vedi bollettino ufficiale della regione lazio del 10 febbraio 1992 - supplemento straordinario n. 4 del 10 febbraio 1992, pagina 449);
il T.A.R. del Lazio di Roma - sezione I Ter - con sentenza n. 3714 del 26 febbraio 2004, accoglie i ricorsi presentati dai comuni di Roccasecca e San Giovanni Incarico, con l'intervento ad adiuvandum della provincia di Frosinone e dell'associazione «Comitato Cittadini di San Cataldo», ed annulla l'ordinanza commissariale della regione Lazio n. 2 del novembre del 2002 inerente l'individuazione della discarica provinciale dei rifiuti urbani nella località Cerreto di Roccasecca. Tra le motivazioni della sentenza emessa dal suddetto tribunale amministrativo testualmente si legge: «... non si riesce obiettivamente a comprendere il perché - in presenza di una graduatoria di siti autorevolmente ritenuti idonei alla bisogna - non sia stata scelta una di quelle aree che (in base alla graduatoria stessa) precedevano di gran lunga quella che è poi risultata oggetto d'individuazione. Concorda, al riguardo, il collegio con la tesi (sostenuta dai ricorrenti) secondo cui - dinnanzi alla conclamata urgenza di provvedere - logica avrebbe voluto che si prendesse in esame il primo (e, semmai, il secondo od il terzo) di detti siti (individuati, lo si ripete, in base ad una graduatoria già pronta e ponderata) [...]»;
il commissario delegato per l'emergenza ambientale nel territorio della regione Lazio con ordinanza n. 10 del 2003, n. 68 del 2003, n. 3 del 2004, n. 15 del 2004, autorizzava l'abbancamento in elevazione di ulteriori volumetrie di rifiuti nella discarica di Roccasecca;
la regione Lazio, con ordinanza n. 7 del 26 aprile 2004, approvava il progetto, presentato dalla MAD s.r.l., per la costruzione di un nuovo invaso di discarica di complessivi 340.000 metri cubi da realizzare sempre nella località «Cerreto» di Roccasecca (Frosinone);
il commissario delegato per l'emergenza ambientale del territorio della regione Lazio, con provvedimento n. 8 del 31 maggio 2006, autorizzava la MAD s.r.l., con sede in Cassino, a realizzare il progetto di ampliamento della discarica comprensoriale

per rifiuti, sita in località Cerreto del comune di Roccasecca, per una volumetria di metri cubi 858.400, destinata a smaltire sovvalli provenienti dall'impianto di Colfelice (in misura almeno del 50 per cento delle volumetrie consentite), e rifiuti speciali (non pericolosi) assimilabili agli urbani (in misura almeno del 50 per cento delle volumetrie consentite);
la regione Lazio, con decreto del commissario delegato per l'emergenza ambientale n. 23 del 22 febbraio 2007, autorizzava la MAD s.r.l. a realizzare in località Cerreto:
a) una linea tecnologica per il trattamento del percolato prodotto dall'attività della discarica;
b) una linea tecnologica per la produzione di energia elettrica da Biogas. Il progetto per il trattamento del Biogas prevede un impianto di 5 gruppi elettrogeni, ciascuno di potenza termica di combustione pari a 0,950 Mwh per un totale di 4,75 Mwh;
la MAD s.r.l. il 20 giugno 2008 depositava presso l'area VIA (valutazione impatto ambientale) della regione Lazio nonché presso la provincia di Frosinone e il comune di Roccasecca il progetto per la realizzazione nella località Cerreto del nuovo bacino di abbancamento rifiuti (denominato Bacino IV) costituito da n. 4 lotti di potenzialità complessiva pari a 933.333 metri cubi con un volume utile netto di circa 840.000 metri cubi;
il direttore del dipartimento territorio della regione Lazio, su proposta dell'area rifiuti, disponeva con propria determinazione n. 1990 del 7 aprile 2010 - pubblicata sul bollettino ufficiale della regione Lazio del 7 maggio 2010 -, la riclassificazione della discarica di Cerreto «come discarica per rifiuti misti non pericolosi con elevato contenuto sia di rifiuti organici o biodegradabili che di rifiuti inorganici con recupero di biogas»;
presso l'inceneritore di San Vittore del Lazio è stato rinvenuto materiale radioattivo proveniente dall'impianto di Colfelice, così come affermato dall'Arpa Lazio - sezione di Frosinone - nella nota n. 0025546 del 9 aprile 2010 indirizzata all'assessore all'ambiente della provincia di Frosinone. Al fine di verificare la presenza di materiale radioattivo conferito all'impianto di Colfelice, la regione Lazio, con determinazione dirigenziale n. C1628 del 15 luglio 2010 ha autorizzato la S.A.F. s.p.a. a dotarsi di un contatore geiger;
il materiale radioattivo all'interno dell'impianto rappresenta un ulteriore rischio per la salute dei cittadini, ai quali non potrà mai essere assicurata la completa neutralizzazione delle sostanze contaminate;
attualmente, nella discarica di Cerreto del comune di Roccasecca i rifiuti depositati possono essere quantificati nella misura di 2.000.000 di tonnellate e le volumetrie autorizzate sono circa 3.000.000 di metri cubi. In data 24 giugno 2008, il commissario delegato per l'emergenza ambientale, nella persona del presidente della giunta regionale del Lazio, ha decretato la chiusura della fase emergenziale in ordine alla crisi socio-economico-ambientale nel settore dei rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi, dichiarata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 febbraio 1999 e successive modificazioni e integrazioni;
è necessario riavviare le procedure relative alla gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti, secondo quanto previsto dagli articoli 197, 198 e 199 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - Parte IV - Norme in materia di gestione dei rifiuti - restituendo così le competenze, l'autonomia e la dignità agli enti pubblici ed agli altri soggetti interessati a partecipare ai percorsi decisionali;
i previsti ulteriori potenziamenti dell'impianto di Colfelice ed ampliamenti della discarica in località Cerreto del comune di Roccasecca, da realizzarsi in contiguità con gli invasi già esistenti causerebbero condizioni di invivibilità alle popolazioni residenti nei comuni di Arce, Ceprano, Colfelice, Falvaterra, Pontecorvo,

Roccasecca e San Giovanni Incarico ed all'intera area della riserva naturale delle antiche città di Fregellae e Fabrateria Nova e del lago di San Giovanni Incarico;
il degrado sociale, ambientale ed economico, nelle popolose località di «San Vito» e «Cerreto» del comune di Roccasecca, di «San Cataldo» del comune di San Giovanni Incarico, di alcune frazioni dei comuni di Arce, Colfelice e Pontecorvo, ha ormai raggiunto livelli preoccupanti per quanto riguarda la salubrità dell'aria e la qualità della vita a causa delle forti e costanti esalazioni maleodoranti provenienti dall'impianto di discarica e dall'impianto di preselezione e compostaggio di Colfelice e l'emissione di sostanze maleodoranti provenienti dai suddetti impianti e l'alta concentrazione di altri inquinanti di composti organici e di prodotti gassosi sono all'origine dei forti disagi da sempre lamentati dai residenti della zona;
le nocive e continue esalazioni influiscono negativamente sullo stato psico-fisico della persona e sui suoi comportamenti. Quando ciò accade si viola il diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione). Al riguardo, la sentenza del 5 novembre 2004 del tribunale di Mantova - II selezione - così recita: «diritto alla salute da intendersi come stato di benessere psico-fisico la cui lesione viene determinata da ogni immissione idonea a provocare stress, esasperazione e tensione psicologica anche a prescindere dalla prova dell'esistenza di patologie»;
i forti disagi che centinaia di famiglie del comprensorio lamentano e denunciano da anni alle autorità civili e giudiziarie scaturiscono soprattutto dalla totale mancanza di programmazione e dalla completa inadeguatezza degli interventi finora messi in campo dalle istituzioni pubbliche per governare tutti i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti;
il sito di Cerreto, prescelto per il deposito dei rifiuti, è stato precedentemente sede di attività estrattiva che ha completamente modificato l'assetto morfologico originario della zona in questione e, pertanto, i vari interventi di abbancamento dei rifiuti hanno ormai colmato definitivamente le cavità prodotte dall'attività estrattiva -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave situazione ambientale in cui versa il Cassinate e, considerato quanto riportato in premessa, se non si intenda inviare un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente;
se non si ritenga infine necessario effettuare i corretti rilievi epidemiologici per verificare l'effetto sulla salute umana della vicinanza a tali impianti di trattamento rifiuti.
(4-11106)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
palazzo Graziani-Baglioni, di origine cinquecentesca, è una delle costruzioni più importanti della città di Torgiano, che ospita una ricca e prestigiosa biblioteca, tele pregiate, un'importante sala d'armi, nonché i due musei della città, il museo del vino e quello dell'olivo e dell'olio;
il palazzo è stato dichiarato inagibile da un'ordinanza comunale a seguito del sisma del 15 dicembre 2009, resasi tanto più urgente a causa della centralità dell'immobile all'interno del centro abitato;
la fondazione che gestisce l'immobile e le strutture museali in esso allocate con un contratto in comodato d'uso di durata venticinquennale, insieme al comune, ha proceduto immediatamente con la richiesta di contributi ai Ministeri competenti per la ristrutturazione della costruzione, anche a valere su assegnazioni successive al sisma, non ricevendo a tutt'oggi rassicurazioni in merito;

la struttura riveste una valenza cruciale per il comune di Torgiano, soprattutto a livello turistico e culturale, data la spiccata vocazione agrituristica e vitivinicola del territorio e le importanti aziende del settore ivi residenti ed operanti -:
quali iniziative intenda portare avanti il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie prerogative, per favorire l'accoglimento delle richieste di contributi e procedere alle necessarie operazioni di consolidamento e ripristino dell'agibilità e favorire così la ripresa delle attività museali e culturali.
(4-11099)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

PES, SCHIRRU e MELIS. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul sito www.costruendo.lindro.it è stato pubblicato, l'11 febbraio del 2011, un articolo di Gianni Lannes intitolato «Bombe atomiche: Usa in Italia»;
in tale articolo, l'autore sostiene che in Italia vi sarebbero armi atomiche americane per una potenza distruttiva pari a 900 volte l'effetto prodotto dalle bombe sganciate dagli USA su Hiroshima e Nagasaki;
480 sarebbero le «bombe nucleari dislocate in otto basi aeree in sei Paesi europei della Nato: 150 in Germania, 110 in Gran Bretagna, 90 in Italia, 90 in Turchia, 20 in Belgio e 20 in Olanda»;
tali bombe nucleari, della tipologia B61, ovvero degli ordigni tattici affusolati adatti ad essere trasportati, fissati alle ali, dai cacciabombardieri, avrebbero una potenza che può variare da 0,3 a 170 chilotoni (quella della bomba sganciata su Hiroshima era di circa 15);
nell'aprile del 1999, il Governo italiano ha sottoscritto un accordo sulla «pianificazione nucleare collettiva» della Nato, in cui si dispone che «l'Alleanza osserverà forze nucleari adeguate in Europa, con caratteristiche di flessibilità e capacità di sopravvivenza tali da essere percepite come un elemento credibile ed efficace nella strategia atlantica di prevenzione dei conflitti»;
l'accordo del 1999 richiama la «Direttiva 60» del 1997 promulgata dal Presidente Clinton nella quale si stabilisce che «le armi nucleari non solo continuano a essere puntate su Russia e Cina, ma possono essere usate contro Stati-canaglia e contro soggetti non-statali che minaccino gli Stati Uniti, le loro truppe all'estero e i loro alleati con armi di distruzione di massa, anche non nucleari»;
l'articolo 2 del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari impone che «Ciascuno degli Stati militarmente non-nucleari, si impegna a non ricevere da chi che sia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, direttamente o indirettamente»;
lo spiegamento, sempre da quanto si legge nell'articolo di Gianni Lannes, delle armi nucleari Usa in Europa è regolato, da una serie di accordi segreti, che i rispettivi Governi non hanno mai sottoposto ai rispettivi Parlamenti;
l'accordo che regola le armi nucleari Usa in Italia è lo «Stone Ax»: il piano ascia di pietra;
tale accordo permetterebbe agli Stati Uniti di schierare armi nucleari sul territorio italiano e stabilirebbe il principio della doppia chiave, ovvero prevedere che una parte di queste armi possa essere usata dalle forze armate italiane una volta che gli USA ne abbiano deciso l'impiego;
a tal fine, documenterebbe il rapporto «piloti italiani vengono addestrati all'uso delle bombe nucleari nei poligoni di Capo Frasca (Oristano) e Maniago II (Pordenone)»;
la conferma, secondo Lannes, arriverebbe da un addetto ai lavori: il colonnello Nicola Lanza De Cristoforis, il quale, intervistato

quando era comandante del 6o stormo di Ghedi, aveva rivelato «da qualche anno ci addestriamo soltanto in Sardegna e sono a conoscenza in parte di questi accordi intergovernativi segreti Italia-USA»;
il 10 marzo del 2005, il sottosegretario alla difesa Giuseppe Drago, rispondendo ad un'interpellanza urgente (2-01481) sottoscritta da 32 parlamentari aveva riconosciuto che «la presenza di armi nucleari in Europa, sul territorio di paesi alleati non detentori di ordigni nucleari, costituisce un aspetto essenziale del nuovo concetto strategico della NATO che assicura la copertura, ma anche il coinvolgimento dell'intera Alleanza, del cosiddetto ombrello nucleare della NATO stessa» -:
se quanto apparso nell'articolo di Gianni Lannes corrisponda a verità, ovvero se nel territorio italiano vi siano armi nucleari americane;
in caso di risposta positiva, quale sia il numero e la tipologia delle armi suddette.
(4-11105)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la nota 11/3-5 del 28 febbraio 2011 il Comando interregionale carabinieri «Pastrengo», rispondendo ad una delibera dell'organo di rappresentanza intermedio (n. 204 del Verbale n. 137/X), avente ad oggetto «Possibilità di iscrizione ai partiti politici da parte dei militari» ha reso noto che la direzione generale per il personale militare del Ministero della difesa in data 19 gennaio 2011 ha comunicato che la materia è oggetto di esame congiunto tra i vertici delle Forze armate e i Comandi generali dell'Arma dei carabinieri e del Corpo della guardia di finanza -:
se vi siano stati, e nel caso quali siano, i risultati dell'esame congiunto effettuato da parte dei vertici militari, in caso contrario quanto tempo ritenga sia necessario alle predette gerarchie militari per la conclusione del citato esame congiunto che agli interroganti appare un'attività superflua e defatigante nella considerazione che il diritto trattato dalla delibera citata in premessa - già pienamente sancito dalla Costituzione - non può essere oggetto di alcuna libera interpretazione o restrizione che non sia espressamente prevista da una norma di rango primario.
(4-11109)

TESTO AGGIORNATO AL 30 MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo la Confesercenti, la posizione delle aziende sarde nei confronti del fisco registra un debito pari a 4,27 miliardi di euro, con un incremento del 21,4 per cento delle posizioni debitorie rispetto all'anno precedente;
il debito di natura fiscale e contributiva grava su oltre 70 mila imprenditori e anche questo dato è superiore di circa il 10 per cento rispetto all'anno precedente;
oltre la metà del debito è nella provincia di Cagliari a fronte di quasi 34 mila imprese, di cui 1.192 già fallite; seguono Sassari, Nuoro ed Oristano, che registra 207 milioni di debito e 4.685 imprese interessate;
stante l'attuale situazione economica è verosimile che questi numeri siano destinati tutti a salire anche per l'incapacità delle imprese stesse di saldare i debiti;
nonostante la situazione sia ai limiti del collasso del sistema, l'agente della riscossione Equitalia continua ad adottare procedure esecutive nei confronti dei destinatari delle cartelle esattoriali -:
se non ritenga di verificare la possibilità di assumere iniziative per una moratoria

delle procedure esecutive nei confronti delle aziende sarde da parte di Equitalia, al fine di consentire alle stesse di essere messe nella condizione di fare fronte ai debiti senza il pericolo del fallimento.
(3-01492)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FUGATTI, FORCOLIN, COMAROLI e CHIAPPORI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 31, comma 1-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha previsto la possibilità, a partire dal 1o gennaio 2011, di compensare i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle Regioni, degli enti locali e degli enti del servizio sanitario nazionale per somministrazione, forniture ed appalti, con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo;
tale disposizione va incontro alle necessità delle imprese, soprattutto quelle medio-piccole, che, lavorando prevalentemente con le pubbliche amministrazioni, scontano i pesanti ritardi nei pagamenti delle fatture per forniture e servizi;
le modalità di attuazione della norma, però, presentano due criticità: la prima è la certificazione del credito che l'impresa deve ottenere dall'ente debitore; tale certificazione dovrebbe essere rilasciata entro venti giorni dalla richiesta, ma i tempi della burocrazia rendono tale termine assolutamente non realistico; la seconda è il fatto che la compensazione è possibile solo con i debiti iscritti a ruolo; dal momento che le somme già iscritte sono gravate dagli interessi e dalle sanzioni derivanti dall'inadempimento, la disposizione equivale a maggiorare i debiti tributari di una percentuale che può arrivare anche al 30 per cento;
le modalità di attuazione della disposizione erano rinviate all'emanazione di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, al fine di tutelare giustamente «gli equilibri programmati di finanza pubblica», ma tale decreto, ad oggi, non è stato emanato;
è evidente che la mancata emanazione del decreto attuativo vanifica del tutto l'efficacia della norma, fortemente voluta dalle associazioni delle imprese, ma, comunque, di difficile applicazione per le criticità già evidenziate -:
quali siano i tempi previsti per l'emanazione del decreto attuativo delle disposizioni contenute nell'articolo 31, comma 1-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e quali siano i motivi della mancata, ad oggi, pubblicazione.
(5-04302)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie apparse in questi giorni sulla stampa, diversi Paesi occidentali hanno disposto il congelamento del patrimonio finanziario riferibile allo Stato libico o alla famiglia Gheddafi;
in particolare, nei giorni scorsi gli Stati Uniti hanno congelato beni libici per 30 miliardi di dollari, l'Austria ha disposto il congelamento di 1,2 miliardi di euro, mentre analoghe misure sono state adottate dalla Svizzera e dal Regno Unito;
anche il Governo italiano ha finalmente deciso, con grave ritardo, di affrontare la questione, provvedendo alla convocazione del Comitato per la sicurezza finanziaria presso il Ministero dell'economia e delle finanze, di cui all'articolo 3 del decreto legislativo n. 109 del 2007, presieduto dal direttore generale del tesoro;

il ritardo nell'azione del Governo appare ad avviso dell'interrogante riconducibile al legame privilegiato instaurato tra il Presidente del Consiglio Berlusconi e il dittatore libico, e che appare particolarmente imbarazzante alla luce delle recenti, tragiche vicende;
la questione della presenza in Italia di un ingente patrimonio finanziario riconducibile alla Libia appare estremamente importante per la tutela degli equilibri dell'intero sistema economico-finanziario nazionale, in quanto soggetti libici detengono importanti pacchetti azionari in primarie società italiane, quale, in primo luogo, Unicredit, nella cui compagine azionaria la percentuale riconducibile alle autorità libiche è stata incrementata proprio nei mesi scorsi;
in tale contesto, ed in considerazione dell'estrema incertezza della situazione politica libica, appare particolarmente urgente fare chiarezza sulle reali dimensioni del coinvolgimento libico nel sistema finanziario italiano, in primo luogo a tutela della sua stabilità e dei più generali interessi dell'economia nazionale;
inoltre, sarebbe auspicabile evitare che ingenti somme sottratte al popolo libico dal colonnello Gheddafi possano essere stornate ad esclusivo vantaggio di quest'ultimo e della sua famiglia, invece di essere utilizzate per fare fronte alle esigenze di quella popolazione, soprattutto nell'attuale drammatica situazione;
a tale proposito, occorre ricordare che l'articolo 4 del già citato decreto legislativo n. 109 del 2007 consente al Ministro dell'economia e delle finanze di disporre con decreto, su proposta del comitato di sicurezza finanziaria, il congelamento dei fondi e delle risorse economiche detenuti, anche per interposta persona fisica o giuridica, da Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale -:
di quali informazioni disponga in merito all'ammontare complessivo del patrimonio finanziario libico depositato presso banche o intermediari finanziari italiani, tenendo conto del fatto che non risulta agevole distinguere tra beni di proprietà delle istituzioni libiche (in particolare della Libyan investment authority) e beni direttamente riconducibili al colonnello Gheddafi o a suoi familiari o collaboratori, quali siano le ragioni per le quali si sia atteso fino ad oggi per convocare il Comitato per la sicurezza finanziaria su tale tematica, mentre gli altri Paesi occidentali hanno già assunto misure di congelamento dei predetti beni, e se ritenga di esercitare, con riferimento ai beni della Libia, il potere di congelamento che gli è attribuito ai sensi del citato articolo 4 del decreto legislativo n. 109 del 2007, in particolare per quanto riguarda i beni di cui il colonnello Gheddafi si è illegittimamente appropriato nel corso del suo regime.
(5-04303)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate ha bandito nel 2008 un concorso per 825 unità per la terza area funzionale, fascia retributiva F1, profilo professionale funzionario, per attività amministrativo-tributaria (Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale concorsi, n. 101 del 30 dicembre 2008);
il bando in questione si articolava su due prove scritte, il superamento delle quali dava diritto all'ammissione ad un periodo di tirocinio formativo della durata di sei mesi presso l'Agenzia delle entrate, e una prova orale (al termine dello svolgimento del suddetto tirocinio) con infine una assunzione a tempo indeterminato;
risultano segnalazioni di concorrenti che - nonostante il superamento di due prove scritte e l'ammissione alla terza fase (che consisteva in un tirocinio di sei mesi) e il successivo superamento della quarta fase (consistente in una prova orale) - non

sono stati convocati per la firma del contratto, che avverrà in data 1° marzo 2011, perché non rientranti nel limite massimo dei posti messi a concorso. Nello specifico si tratta in tutta Italia di 122 candidati idonei, presenti nelle graduatorie di merito;
i candidati giudicati idonei non potranno essere assunti perché, secondo la direzione centrale dell'Agenzia delle entrate, la dotazione finanziaria è stata fortemente decurtata;
pare inoltre che presso la Corte dei conti esista un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri registrato in data 10 gennaio 2011 (Reg. n. 1 foglio n. 38), con il quale si autorizza un nuovo bando di concorso dell'Agenzia delle entrate per 310 funzionari, analogo profilo professionale del bando suddetto;
la legge finanziaria per il 2008, già in relazione a precedenti concorsi (banditi nel 2005 e 2007 per l'assunzione di candidati con contratto di formazione lavoro), ha vincolato l'Agenzia delle entrate ad attingere, prioritariamente, gli idonei dalla graduatoria già esistente prima di bandire nuovi concorsi, facendo assorbire la restante parte della graduatoria all'Agenzia delle dogane;
rafforzare la struttura dell'Agenzia delle entrate significherebbe perseguire, sull'intero territorio nazionale, proficuamente l'attività fiscale istituzionale di controllo degli adempimenti tributari, repressione dell'evasione e assistenza al contribuente -:
se corrisponda al vero quanto richiamato in premessa e se non reputi contraddittorio interrompere la suddetta procedura concorsuale per decurtazione della dotazione finanziaria e procedere all'indizione di un nuovo concorso, per il medesimo profilo professionale, a distanza di pochi mesi dalla pubblicazione della graduatoria (senza tenere in dovuta considerazione il periodo di quattro anni di vigenza delle graduatorie dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale amministrativo previsto dall'articolo 35, comma 5, del decreto legislativo n. 165 del 2001);
quali iniziative urgenti si intendano assumere nelle opportune sedi, affinché l'Agenzia delle entrate attinga prioritariamente dalla graduatoria degli idonei del concorso 2008, consentendo a questi ultimi di essere assunti a tempo indeterminato senza vanificare i loro sforzi e le loro legittime aspettative, considerato che l'attivazione di una nuova procedura concorsuale appare all'interrogante un vero e proprio spreco di denaro pubblico.
(5-04301)

Interrogazioni a risposta scritta:

NEGRO e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la pesante crisi economica e finanziaria che in questi ultimi anni ha colpito i mercati internazionali ha avuto ripercussioni anche sui Paesi dell'Europa, alcuni dei quali, come Grecia e Portogallo, hanno dovuto ricorrere ad interventi strutturali anche extra-nazionali per poter porre rimedio alla situazione finanziaria venutasi a creare;
anche l'Italia, al pari di altre nazioni, ha subito i gravi riflessi della recessione, riuscendo tuttavia, grazie all'impegno del Governo e come riconosciuto da più parti, a contenere i negativi effetti della crisi economica, sia a livello occupazionale, sia a livello sociale;
purtuttavia, la gravità del quadro macro-economico internazionale ha avuto inevitabili ripercussioni anche sulla finanza pubblica italiana che, pur mostrando segnali di tenuta rispetto allo scenario internazionale ed europeo, risulta inevitabilmente indebolita dalla crisi economica sopra descritta;
la legge 13 dicembre 2010, n. 220, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello

Stato», legge di stabilità per il 2011, si pone come obbiettivo prioritario, anche in virtù dell'attuale grave dissesto finanziario nei vari Paesi europei, quello di rendere stabile nel tempo la regola del patto di stabilità per gli enti locali italiani, così da contribuire, allo stesso tempo e attraverso una concertazione tra i vari livelli di Governo, al risanamento dei conti pubblici nazionali;
all'interno della medesima legge di stabilità, e più specificatamente all'articolo 1, comma 118, viene riportato come «Per gli enti nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o inferiore al 35 per cento delle spese correnti sono ammesse, in deroga al limite del 20 per cento e comunque nel rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno e dei limiti di contenimento complessivi delle spese di personale, le assunzioni per turn-over che consentano l'esercizio delle funzioni fondamentali previste dall'articolo 21, comma 3, lettera b), della legge 5 maggio 2009, n. 42»;
tale disposizione, pur muovendo sempre lungo la ratio di salvaguardare gli obbiettivi di finanza pubblica, impedisce agli enti locali di poter assumere personale, rendendo così più difficoltosa la possibilità per gli enti locali stessi di poter operare efficacemente, con il rischio perciò di fornire servizi non efficienti e, indirettamente, rallentando la possibilità di dare un più vigoroso impulso al mercato occupazionale locale -:
se, considerata l'oggettiva difficoltà di numerosi enti locali ed in particolar modo dei comuni, non ritenga opportuno valutare la possibilità di assumere iniziative, nel rispetto degli obbiettivi del patto di stabilità interno e dei limiti di contenimento delle spese di personale, volte a rendere meno stringente le disposizioni previste dall'articolo 1, comma 118, legge 13 dicembre 2010, n. 220, e se non intenda promuovere modifiche della disciplina vigente finalizzate ad una diretta proporzione tra il numero di personale e il numero degli abitanti degli enti locali, così da permettere ai comuni di scongiurare il rischio di non essere in grado di fornire ai cittadini livelli di servizio efficienti.
(4-11094)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la giustizia dovrebbe mettere tutti sullo stesso piano: sia i cittadini contribuenti, che l'erario, ma questo purtroppo non succede per i tre gradi di giudizio tributario nei quali un cittadino può incorrere;
un contribuente può essere indotto a ricorrere alle commissioni tributarie per cercare di opporsi alle rilevazioni mosse contro di lui dagli uffici dell'Agenzia delle entrate, in quanto trova ingiusta la contestazione delle stesse; nel frattempo vengono emesse delle cartelle esattoriali che, salvo avere la sospensione, devono essere pagate lo stesso;
succede che il contribuente ha ragione e vince nel primo grado di giudizio presso la commissione tributaria provinciale; le commissioni tuttavia, se vince il ricorrente, danno le spese sempre compensate e cioè il ricorrente, nel caso di giudizio a lui favorevole, deve pagare il suo legale, contro ogni logica giudiziaria dove è il soccombente a pagare le spese del vincitore. Morale: ha vinto e deve pagare lo stesso, diciamo circa 3.000 euro, mentre se perdeva, avrebbe pagato circa 7.000 euro;
qualora l'Agenzia delle entrate ricorra in appello presso la Commissione tributaria regionale ed il contribuente vinca, il giudice stabilisce di norma che le spese sono compensate e che il contribuente deve quindi pagare il suo legale, almeno 5.000 euro; mentre, se perde, ne paga circa 10.000;
finora, nell'ipotesi migliore di doppia vittoria, ha comunque speso circa 8.000 euro e se perdeva almeno 17.000 euro;

l'ipotesi è quella che il contribuente dopo il primo grado, abbia ancora vinto in appello. Ma l'Ufficio delle entrate incarica l'Avvocatura di Stato di ricorrere in cassazione contro il contribuente, magari artigiano, che ha vinto in due gradi di giudizio opponendosi alle rilevazioni di un organo di Stato;
spesa prevista per retribuire il cassazionista: almeno 10.000 euro che, anche in questo caso, si dovrebbe sempre pagare anche vincendo ancora, mentre se perde ne pagherà altre 10.000 e oltre per il terzo grado di giudizio. Morale per il cittadino:
1) vince sempre, ma il perseverare nella ricerca dell'avere ragione gli costa circa 18.000 euro in ogni caso;
2) se perde in cassazione, invece ne spende in totale almeno 28.000 con le spese della controparte, più interessi, più sanzioni sul debito, e altro;

queste cifre e questi rischi, corsi nell'ottica del cittadino che sa di avere ragione, e magari per cifre non importantissime, portano seco un costo esorbitante. E a questi costi esorbitanti si aggiunga il calcolo del valore morale dei danni alla salute, subiti a causa della tensione accumulata nei 12 anni di attesa necessari al completamento dei procedimenti -:
quali iniziative si ritenga opportuno assumere al fine di concertare, fra i vari organi competenti, un percorso, anche normativo, volto a impedire ipotesi come quelli in premessa, che, di fatto, azzerano il bisogno di giustizia e di certezza del diritto richiesto dal cittadino e contribuente.
(4-11103)

DUILIO e IANNUZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 2, comma 187, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, a decorrere dal 1o gennaio 2009, lo Stato ha cessato di concorrere al finanziamento delle comunità montane previsto dall'articolo 34 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e dalle altre disposizioni di legge relative alle comunità montane;
la legge della regione Campania 11 maggio 1996, n. 11, concernente la delega in materia di economia, bonifica montana e difesa del suolo, prevedeva la delega alle comunità montane di talune funzioni amministrative; a tal fine, prevedeva che la giunta regionale corrispondesse annualmente agli enti delegati un certo ammontare di risorse per far fronte all'esercizio della delega; infine, prevedeva che gli stessi enti provvedessero ad assumere il personale indicato dalla legge con le modalità del contratto collettivo nazionale di lavoro per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale, configurandosi in tal modo una particolare situazione giuridica di questi lavoratori;
ai sensi dell'articolo 2, comma 22, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, le regioni provvedono a disciplinare gli effetti conseguenti alla razionalizzazione delle comunità montane, anche con riguardo alla ripartizione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, facendo salvi i rapporti di lavoro a tempo indeterminato esistenti alla data di entrata in vigore della medesima legge;
anche a seguito di tale riforma le comunità montane sono ancora oggi l'ente delegato dalla regione Campania per la forestazione e la bonifica montana. Il personale, impiegati e operai, coinvolto nell'intera regione è pari a circa 6.000 persone e i finanziamenti ammontano a circa 120 milioni di euro annui, utilizzati per le spese della manodopera e, in piccola parte, per i materiali necessari ai lavori di salvaguardia del territorio del dissesto idrogeologico; con gli stessi fondi e con lo stesso personale le comunità montane devono contestualmente fronteggiare la crescente emergenza degli incendi boschivi nei periodi estivi;
nel bilancio per il 2011 la regione ha eliminato il consueto stanziamento per le spese occorrenti per l'esercizio della de

lega. Il mancato finanziamento da parte della regione delle comunità montane per l'esercizio delle funzioni delegate comporterebbe conseguenze gravissime, tra le quali: a) la perdita del posto di lavoro di circa 6.000 persone con il conseguente decremento demografico in età lavorativa per mancanza di possibilità di reinserimento soprattutto in zone marginali della regione; b) l'ulteriore abbandono delle zone collinari e montane che, dopo la pressoché totale scomparsa del contadino, aveva trovato nella figura degli operai idraulico-forestali un valido presidio per la salvaguardia del territorio e del dissesto idrogeologico, ampiamente ricordato solo in concomitanza con gli eventi, spesso luttuosi, che coinvolgono i cittadini; c) la mancata attuazione del programma di prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi nel periodo di massima pericolosità e la conseguente mancata manutenzione della viabilità forestale; d) l'impatto positivo sull'economia del territorio dovuto in particolare all'incremento del fatturato di tante piccole realtà commerciali che forniscono materiali e servizi;
il taglio dei fondi rischierebbe, altresì, di causare, come ha dimostrato l'analoga esperienza calabrese, disordine sociale e contestazioni da parte dei lavoratori coinvolti;
per quanto riguarda, in particolare, la comunità Bussento-Lambro Mingardo, nella quale lavorano circa 450 persone, i problemi risultano essersi aggravati, come dimostra la delibera della giunta esecutiva dell'ente del 28 dicembre 2010, n. 130, indirizzata al dirigente del settore agricoltura e foreste «affinché notifichi entro il 30 dicembre 2011 a tutto il personale forestale a tempo indeterminato in servizio alle dipendenze di questo ente il preavviso di risoluzione del rapporto di lavoro, ricorrendo la fattispecie prevista dall'articolo 26, comma 2, punto 3, del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria, ossia una sostanziale riduzione dell'attività aziendale che impedisca alla residua attività il mantenimento del precedente personale a tempo indeterminato» -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per far fronte alle gravissime ricadute sull'occupazione derivanti dalla situazione descritta in premessa, suscettibile di determinare la perdita di circa 6.000 posti di lavoro, con conseguenti possibili rischi anche per l'ordine pubblico;
se, in questo quadro, intenda assumere iniziative, anche di carattere normativo, per ripristinare, anche in modo selettivo, i finanziamenti statali alle comunità montane riferiti, in particolare, alle spese per il personale in servizio.
(4-11107)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CASSINELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 21 novembre 2003, il Ministero della giustizia, bandiva un concorso pubblico per la copertura di 397 posti di educatore penitenziario, nell'area C, posizione economica C1;
dopo un lunghissimo iter procedurale, tale concorso si è concluso il 13 giugno 2008;
allo stato, i vincitori di tale concorso non hanno avuto notizia circa i tempi e le modalità di assunzione -:
per quali ragioni l'iter di tale concorso pubblico si sia rivelato tanto lungo e complesso e perché, ancora oggi, i vincitori non abbiano certezze sul loro futuro.
(5-04298)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCHIRRU. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel corso del Consiglio dei ministri n. 119 del 17 dicembre del 2010, su proposta del Ministro interrogato, veniva approvato il nuovo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante il «Regolamento di organizzazione del Ministero della Giustizia»; il testo avrebbe dovuto essere trasmesso al Consiglio di Stato ed alle Commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato per i prescritti pareri necessari affinché il su- indicato provvedimento potesse perfezionarsi ed entrare in vigore;
attualmente, nulla si sa sullo stato di avanzamento del procedimento riguardante il suddetto provvedimento. L'unico punto certo è che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria senza tale provvedimento non può procedere alle assunzioni dei vincitori e degli idonei dei concorsi relativi ai profili di educatore penitenziario, collaboratore amministrativo e contabile;
infatti, proprio dall'entrata in vigore di tale provvedimento dipende, purtroppo, l'immissione in ruolo degli ultimi 44 vincitori del concorso a 397 posti di educatore penitenziario ed altresì di tutti i vincitori dei concorsi a collaboratore amministrativo e contabile;
inoltre, senza il perfezionamento di tale provvedimento non sarà mai possibile neppure procedere all'assunzione di tutti i restanti idonei delle graduatorie dei relativi concorsi, assunzione alla quale l'attuale Governo si è impegnato sia a seguito della discussione di numerose interrogazioni parlamentari, sia con una molteplicità di mozioni «bipartisan» presentate in occasione della discussione sui problemi che affliggono il mondo penitenziario;
in particolare è utile ricordare che si tratta di concorsi banditi ormai nel lontano 2003 e che per quanto riguarda i 44 educatori in attesa di assunzione, appartenendo all'ultima trance di 397 vincitori, la copertura economica è già stanziata e per costoro il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha già proceduto anche all'assegnazione delle sedi. Appare del tutto evidente, quindi, come, da un lato, ulteriori ritardi hanno già leso e lederebbero ancora più i diritti di coloro che come i 44 educatori in attesa di assunzione vedono ritardarsi ogni giorno un diritto acquisito e legittimo e, dall'altro, si aggrava ulteriormente la già insostenibile situazione che il mondo penitenziario vive a causa del tristemente noto sovraffollamento -:
se non ritenga opportuno provvedere con urgenza alla presentazione alle camere del suddetto schema di decreto del Presidente della Repubblica recante il regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia affinché siano dati i prescritti pareri e il provvedimento possa entrare in vigore.
(4-11102)

PEZZOTTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la corte d'appello di Brescia, sezione lavoro, deputata a decidere in secondo grado tutte le cause di lavoro dei tribunali di Cremona, Crema, Bergamo, Brescia e Mantova, ha un organico composto di sole tre unità, un presidente e due giudici a latere, il minimo indispensabile per poter operare;
da novembre 2010, manca il presidente, in quanto il dottor Angelo Tropeano è andato in pensione;
ciò ha determinato un funzionamento a singhiozzo della corte d'appello, nel senso che, uno dei due giudici a latere di ruolo, quello più anziano, svolge la funzione di presidente e, all'interno del collegio per raggiungere la quota indispensabile di tre unità, viene a rotazione chiamato un giudice «esterno»;
la situazione sta scontentando tutti e la qualità del servizio ne risente: sarebbe quindi auspicabile, in tempi brevi, la nomina

del nuovo presidente, perché diversamente, si andrebbe verso una situazione di denegata giustizia in una materia delicata come quella del lavoro -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al riguardo.
(4-11104)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal 27 febbraio 2011 risulta vacante il ruolo di procuratore capo della Repubblica di Catania, atteso che dalla predetta data il dottor Enzo D'Agata è andato in pensione per raggiunti limiti di età;
dall'elenco ufficiale pubblicato dal consiglio superiore della magistratura risulta che i candidati a ricoprire il vertice della procura etnea sono sedici;
le domande sono state presentate dai magistrati Enzo Serpotta, Roberto Campisi, Giovanni Tinebra, Giuseppe Gennaro, Salvatore Scalia, Italo Ghitti, Gaetano Siscaro, Giuseppa Geremia, Giovanni Salvi, Amedeo Bertone e Katia Sommaria;
oltre alle predette candidature figurano anche cinque magistrati che svolgono un ruolo direttivo da meno di tre anni e che per questo non sarebbero legittimati a concorrere, ma che potrebbero essere rimessi in gioco dal TAR Lazio o dal Consiglio di Stato. I detti magistrati sono: Francesco Paolo Giordano, Anna Maria Palma Guarnire, Santi Consolo, Ugo Rossi e Giuseppe Toscano;
il dottor Giovanni Tinebra, attualmente procuratore generale presso la corte di appello di Catania, rientra tra i sedici aspiranti al ruolo di procuratore capo della procura etnea ed è uno dei grandi favoriti - sia per motivi di anzianità di servizio, che per i titoli di cui lo stesso è in possesso - ad essere nominato dal Consiglio superiore della magistratura a tale incarico;
ad avviso dell'interrogante tale nomina potrebbe rivestire carattere di grave pregiudizio per il funzionamento della procura di Catania nonché per lo sviluppo delle delicatissime inchieste di mafia (e non solo) tuttora ivi pendenti;
ed invero, come si apprende da fonti di stampa, il dottor Tinebra risulta essere legato da forti rapporti di amicizia con grossi nomi dell'imprenditoria catanese e romana, da Ciancio a Caltagirone, tutti personaggi titolari di grossi interessi tuttora oggetto di inchieste aperte dalla stessa procura di Catania e affidate al sostituto procuratore Giuseppe Gennaro, come quella sui parcheggi o quella sul risanamento del vecchio quartiere San Berillo con progetto dell'architetto Fuksas, un investimento da centinaia di milioni di euro nel quale è interessato il gruppo Acquamarcia. Peraltro, proprio agli atti di una di queste inchieste, pare vi sia un'intercettazione telefonica in cui alcuni di questi imprenditori catanesi si augurano che al posto di D'Agata venga nominato proprio il dottor Giovanni Tinebra;
per tutti questi motivi, in un comunicato stampa del primo febbraio 2011, diverse associazioni catanesi, anche alla luce degli episodi sconcertanti che vedono coinvolti alcuni aspiranti candidati al posto di procuratore capo Catania, si sono pubblicamente rivolte al vice-presidente e alla commissione uffici direttivi del CSM, auspicando «che la nomina a Procuratore Capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania ricada su una personalità di alto spessore che eserciti l'autonomia della magistratura rispetto al potere politico, che sia capace di operare al di fuori delle logiche proprie del sistema politico affaristico della città, che possibilmente sia del tutto estranea all'ambiente cittadino, che provenga cioè da realtà lontane dall'humus siciliano e catanese»;
il presidente della Confindustria-Sicilia, Ivan Lo Bello ha individuato nella città di Catania «la capitale della mafia imprenditrice in Sicilia»;

il dottor Giovanni Tinebra, citato a comparire in qualità di teste per il 26 gennaio 2010 nel procedimento penale RGNR 15776/07 allora in corso presso la IV sezione penale del tribunale di Palermo, ha inviato una nota (datata 19 gennaio 2010) al sostituto procuratore della Repubblica, dottor Nino Di Matteo e al presidente del tribunale nella quale è dato leggere quanto segue: «Con riferimento alla citazione in oggetto rappresento subito alle SS.VV. Ill.me la mia più totale ed incondizionata disponibilità a conformarmi alle Loro determinazioni. Non posso però sottacere la difficoltà a conformarmi alla detta data in dipendenza dell'imminenza dell'inaugurazione del nuovo Anno Giudiziario, adempimento che mi vede pesantemente e direttamente coinvolto nella sua organizzazione e celebrazione, anche in relazione alle mie condizioni di salute. Inoltre, e soprattutto, rappresento che le mie condizioni, così come descritte nella certificazione che allego, consiglierebbero di soprassedere dall'esecuzione dell'incombente in oggetto; e ciò sia in relazione alla stancabilità di cui sono affetto ed alla non sempre brillante memoria di cui dispongo, sia in relazione alla scarsa coordinazione dell'attività fisica che mi affligge, scarsa coordinazione che mi comporta spesso reazioni emozionali assolutamente spropositate (circostanza questa che potrebbe viziare il giudizio di eventuali osservatori). Mi permetto pertanto di rassegnare alle Loro Signorie istanza di soprassedere all'incombente in oggetto»;
alla predetta missiva è allegato un certificato medico rilasciato in data 20 gennaio 2010 dal dottor Erminio Costanzo dell'azienda ospedaliera «Cannizzaro» di Catania nel quale si attesta che «il dottor Giovanni Tinebra è affetto da "sindrome parkinsoniana" con tremore a riposo agli arti superiori (sinistro e destro), apofonia con bradilalia. Tale situazione clinica (aspetto motorio) e il marcato riverbero neuro-vegetativo (sudorazione improvvisa e rash cutaneo eccetera) oltre ad un disagio psicologico di base si accentua nei momenti di stress arrivando talvolta a rallentare il flusso ideico e il rashival mnesico»;
considerati, infine, i legami, familiari e non, che collegano la magistratura del distretto catanese alla vita politica e ai cosiddetti poteri forti che per decenni hanno caratterizzato il palazzo di giustizia catanese, appare opportuno valutare una scelta coraggiosa, analoga a quella già compiuta a Reggio Calabria con la nomina al vertice della locale requirente di un magistrato non reggino, estraneo alla pervasività dei condizionamenti esterni; la nomina del dottor Giuseppe Pignatone ha consentito, infatti, di conseguire, in un paio di anni, brillanti risultati mai raggiunti in decenni di reggenza di uno dei più delicati uffici delle procure distrettuali antimafia;
a giudizio dell'interrogante quanto sopra descritto non rende consigliabile e/o opportuna la nomina del dottor Giovanni Tinebra al posto di procuratore capo della procura di Catania -:
se il Ministro interrogato, laddove il CSM dovesse deliberare positivamente circa la nomina del dottor Giovanni Tinebra a capo della procura di Catania, non ritenga di dover tener conto, nell'esprimere il concerto, dell'inopportunità della detta nomina per i motivi illustrati in premessa.
(4-11108)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

NARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società di navigazione Siremar che collega le isole Egadi con Trapani versa in condizioni di grave crisi economica;
al momento è in servizio tra la terra ferma e l'arcipelago delle isole Egadi (Favignana, Levanzo e Marettimo) un solo

aliscafo, mentre in situazioni normali dovrebbero essere almeno due (più uno d'emergenza);
a subire le maggiori e più gravi conseguenze del disservizio è la comunità dell'isola di Marettimo la più lontana dell'arcipelago;
al momento è stata soppressa la sosta notturna sempre sull'isola di Marettimo, di vitale importanza per il pendolarismo e di assoluta necessità in caso di interventi di primo soccorso;
da due giorni l'unico aliscafo della Siremar è fermo per una verifica tecnica causata dalla scadenza della dotazione di bordo, situazione questa che ancora una volta causa disservizi in particolare per Marettimo la più distante dell'arcipelago (Favignana e Levanzo sono servite da alcune corse della compagnia Ustica Lines);
vi sono gli estremi perché si possa configurare anche il reato d'interruzione di pubblico servizio;
il servizio di trasporto marittimo, oltre a servire la comunità isolana di Marettimo, garantisce ai visitatori il giro delle isole, la cui fonte principale di reddito è proprio il turismo tanto più ora con l'approssimarsi della stagione primaverile ed estiva;
si è ancora in attesa di conoscere quale società, attraverso il bando pubblico, dovrebbero acquisire la società Siremar e garantire la continuità della navigazione territoriale con l'isola di Marettimo -:
se non ritenga di adottare iniziative idonee a risolvere una situazione che penalizza le comunità isolane di Favignana, Levanzo e, in particolare, di Marettimo.
(3-01491)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCHIGNOLI e MARCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4, comma 7, del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, ha disposto la revoca del finanziamento statale previsto per l'opera «Sistema di trasporto rapido di massa a guida vincolata per la città di Parma» (metropolitana di Parma);
lo stesso comma 7 ha riconosciuto al contraente generale la facoltà, a tacitazione di ogni diritto e pretesa, di richiedere un indennizzo da corrispondersi a valere sulla quota parte del finanziamento non ancora erogata;
il successivo comma 8 ha stabilito che, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro competente, la quota di finanziamento statale residua all'esito della destinazione delle risorse per le finalità di cui ai commi 6 (che trasferisce al "Fondo per le infrastrutture portuali una quota non superiore al cinquanta per cento delle risorse desinate all'ammortamento del finanziamento statale destinato alla metropolitana di Parma) e 7, può essere devoluta integralmente, su richiesta del comune di Parma, ad altri investimenti pubblici;
il decreto-legge è stato convertito, con modificazioni dalla legge 22 maggio 2010, n. 73, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 120 del 25 maggio 2010;
in data 25 maggio 2010 la regione Emilia-Romagna ha proposto ricorso presso la Corte costituzionale (ricorso n. 81 del 2010 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 30 del 28 luglio 2010) avverso l'articolo 4 commi 6, 7, 8, del sopraccitato decreto-legge, nella parte in cui viene revocato il finanziamento statale - oltre 172 milioni di euro - già deliberato per la metropolitana di Parma e viene stabilita la riassegnazione dello stanziamento;
in particolare, il ricorso proposto lamenta l'annullamento unilaterale di un'opera concordata tra lo Stato e la regione nell'ambito della procedura prevista per la realizzazione del programma degli interventi ricompresi nella legge obiettivo (legge n. 443 del 2001) nonché la

violazione delle competenze legislative della regione in materia di trasporto locale. In particolare, la regione ha eccepito il fatto che tale disposizione di legge sia maturata nell'ambito di contatti intercorsi tra il comune di Parma e il Governo, al di fuori delle intese precedentemente concluse e in violazione delle competenze regionali;
il 22 febbraio 2010 si è tenuta l'udienza pubblica relativa al ricorso per legittimità costituzionale presentato dalla regione Emilia-Romagna -:
se corrisponda al vero la notizia diffusa da alcuni organi di stampa locali circa il fatto che siano in corso contatti tra il comune di Parma e il Governo, affinché, prima della pronuncia della Corte costituzionale, venga emanato il decreto di cui all'articolo 4, comma 8, del decreto-legge n. 40 del 2010, che assegnerebbe al comune parte delle risorse già stanziate per la realizzazione della metropolitana di Parma.
(5-04304)

GUIDO DUSSIN, LANZARIN e TOGNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 25 novembre 2010 è stata approvata dalle commissioni riunite V e VII delle Camera dei deputati la risoluzione Gioacchino Alfano ed altri n. 8-00099,l concernente Interventi in materia di edilizia scolastica, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 2, comma 239, della legge 23 dicembre 2009, n. 191;
tale risoluzione dispone interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, nell'ambito del piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, al quale il CIPE, con delibera del 18 dicembre 2008, n. 114, ha destinato contributi quindicennali per 3 milioni di euro a partire dalla annualità 2009 e 7,5 milioni di euro a partire dalla annualità 2010, contributi che svilupperebbero, ai tassi di interesse attuali, un capitale disponibile stimabile in 115 milioni di euro. Attualmente tali fondi rientrano nel bilancio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
l'assegnazione dei contributi agli enti locali e a scuole paritarie non statali è stata effettuata nel presupposto che tali interventi risultino urgenti e necessari e che pertanto gli enti responsabili possano nel più breve tempo possibile avere a disposizione i fondi per la realizzazione dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza;
per la maggior parte degli enti locali sarebbe difficile o impossibile provvedere all'accensione di un mutuo, anche sulla base della titolarità del contributo, a causa dei vincoli posti dal patto di stabilità interno all'indebitamento;
appare assolutamente necessario rendere l'erogazione dei contributi previsti dalla risoluzione n. 8-00099 il più semplice ed immediato possibile, garantendo inoltre per gli enti locali interessati un quadro di riferimento chiaro sulle modalità con le quali potranno ricevere i fondi, soprattutto evitando l'accensione di mutui -:
con quali modalità gli enti destinatari potranno avere la disponibilità dei fondi di cui risultano beneficiari sulla base della risoluzione n. 8-00099 e se il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intenda assumere tutte le iniziative necessarie per rendere tali fondi disponibili per i comuni nel più breve tempo possibile.
(5-04305)

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la regolamentazione a senso unico alternato del collegamento tra la Francia e l'Italia, attraverso il tunnel del Tenda in vigore da gennaio 2011, costituisce l'ennesimo segnale dell'inadeguatezza della galleria e dell'esigenza pressante di un intervento per la relativa trasformazione in un tunnel più efficiente;

tale inadeguatezza è stata più volte oggetto di discussione, ma, nonostante ciò, l'iter burocratico, relativo all'appalto è stato eccessivamente lungo con il totale stravolgimento del cronoprogramma, a suo tempo fissato, per garantire tempi certi all'avvio dei lavori;
pur prendendo atto del superamento di alcuni problemi, primo fra tutti la scelta dei siti per lo smaltimento dello smarino, sono evidenti le preoccupazioni circa i tempi che dovranno intercorrere per l'avvio dei lavori e rimane molto indefinita la previsione per la conclusione dei lavori;
i ritardi nella realizzazione di questa fondamentale infrastruttura, necessaria per rispondere alle reali esigenze di un collegamento transfrontaliero, stanno penalizzando fortemente l'intera economia del territorio;
in particolare, nel territorio cuneese l'industria turistica e il suo indotto alberghiero/commerciale stanno subendo una gravissima penalizzazione dovuta alla faticosa accessibilità sia dai territori francesi e monegaschi che dall'intero ponente ligure e avvalorata dal fatto che i tour-operator tedeschi e francesi sconsigliano il passaggio definendolo inaffidabile;
con la politica dei continui rinvii e ritardi nella realizzazione di questa infrastruttura indispensabile per l'economia del territorio, non solo l'azione imprenditoriale privata viene costantemente disincentivata, ma gli effetti negativi sui costi delle imprese e sulla perdita delle commesse sono sempre più alti;
in diverse occasioni sono state comunicate agli organi di stampa provinciali notizie circa l'inizio dei lavori, previsti per il 2010, poi il 2011 e ora per il 2012, con grave pregiudizio della credibilità degli enti competenti alla realizzazione dell'opera;
è comunque opportuno ridefinire, con un'approfondita verifica, le previsioni sia tecnico-progettuali che finanziarie per dare alla comunità e agli operatori interessati la possibilità di disporre di un cronoprogramma aggiornato sui tempi di realizzazione dell'opera in questione, che tenga conto sia dei passi in avanti compiuti, sia del fatto che il piano finanziario dell'opera è di 4 anni fa e potrebbe richiedere un aggiornamento economico -:
quale sia l'attuale stato dell'iter tecnico e amministrativo dell'opera e quale cronoprogramma sia stato o possa essere definito.
(5-04306)

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 30 settembre 2010 i firmatari del presente atto hanno interrogato il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per sapere se sussistesse la volontà di portare a compimento la realizzazione del nuovo casello autostradale di Dalmine, opera a carico di Autostrade per l'Italia (Aspi);
l'opera di realizzazione dello spostamento del casello autostradale di Dalmine, in carico a Autostrade per l'Italia spa, doveva essere avviata in modo da essere completata con tempi compatibili con l'entrata in esercizio della tangenziale sud di Bergamo;
nell'interrogazione a risposta in Commissione, svolta il 30 settembre 2010, è stato fatto rilevare che lo spostamento del casello autostradale di Dalmine era stato inserito nel I lotto - 2o stralcio dei lavori della tangenziale, nel tratto da Treviolo (ex strada statale n. 671/asse interurbano) a Stezzano (ex strada statale n. 42). In particolare, il progetto contemplava la costruzione di 4 svincoli a doppio livello, due dei quali «in corrispondenza del nuovo casello autostradale di Dalmine» con connessione alla nuova tangenziale, inaugurata il 23 marzo 2010, in concomitanza dell'entrata in esercizio del tratto Treviolo-Stezzano;
nella stessa sede è stato sottolineato come, non essendo stato attuato lo spostamento del casello autostradale in questione,

il sottopasso della strada provinciale 525 (ex strada statale n. 525), in entrata e uscita dall'autostrada, pur realizzato, è di fatto inutilizzabile;
nella sua articolata risposta il rappresentante del Governo, il viceministro Castelli ha ribadito che: «Lo svincolo e la stazione di Dalmine rientravano tra gli interventi da realizzare da parte di Autostrade Concessioni e Costruzioni Autostrade spa nell'ambito della convenzione sottoscritta con ANAS S.p.A. in data 4 agosto 1997 e successivi atti aggiuntivi»;
inoltre è stato affermato dal viceministro Castelli che: «Successivamente, in sede di definizione del nuovo testo di »convenzione unica« sottoscritta in data 12 ottobre 2007, approvata dalla legge n. 101 del 2008 - normativa e sostitutiva dei precedenti atti convenzionali, ANAS S.p.A. ed Autostrade per l'Italia S.p.A. hanno valutato, a fronte del non ancora consolidato scenario infrastrutturale, con particolare riferimento al tracciato e alla realizzazione della Pedemontana Lombarda, di stralciare la realizzazione di detto intervento, destinando il relativo impegno di spesa ad altri interventi di più immediata realizzazione»;
di fatto il Governo ha concluso dichiarando che: «Al ricrearsi dei presupposti per la realizzazione dell'intervento, ANAS spa, d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, potrà richiedere ad Autostrade per l'Italia spa di svilupparne la progettazione e valutarne congiuntamente l'inserimento nell'ambito degli impegni di convenzione, nella relativa voce Altri Investimenti»;
da un articolo dell'Eco di Bergamo dell'8 febbraio 2011 si apprende che, a seguito di un incontro tra Aspi, sindaco e assessore alla mobilità del comune di Dalmine, la Società Autostrade ha dichiarato che non sono disponibili risorse per la realizzazione di suddetta infrastruttura che, peraltro, non rientra più tra le priorità di Autostrade per l'Italia -:
se il Ministro interrogato, alla luce delle recenti dichiarazioni di Autostrade per l'Italia sul casello di Dalmine e in considerazione di quanto affermato in Commissione il 30 settembre 2010 dal proprio rappresentante, non ritenga opportuno intervenire al più presto e in maniera risolutiva, attraverso l'inserimento dell'opera nell'ambito degli impegni di convenzione nella relativa voce «Altri Investimenti», essendosi ormai verificati tutti i presupposti necessari all'intervento, ovvero, la definitiva pianificazione e progettazione di Pedemontana e Brebemi e il completamento della quarta corsia della A4 e della tangenziale sud di Bergamo, ed essendosi altresì delineato e consolidato lo scenario infrastrutturale corollario della succitata infrastruttura.
(5-04307)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle anomalie, contraddizioni e perplessità manifestate già da tempo ed in altri atti di sindacato ispettivo sul progetto CIVIS di Bologna ed in particolare alla luce delle conclusioni dello studio (pubblicato on line sulla rivista scientifica Journal of cultural Heritage) sullo stato di salute delle Due Torri presentato ieri in conferenza stampa a Bologna dal presidente dell'Istituto di geofisica professore Enzo Boschi che si riassume «nell'indicazione di eliminare, a livello di vibrazioni tutto quello che è possibile per prevenire danni alle Due Torri che già soffrono per deformazioni preoccupanti che possono essere state causate, nel corso dei secoli da vari fattori di carattere sismico, atmosferico e anche, negli ultimi decenni da vibrazioni sul terreno provocate dal traffico, in un centro come Bologna dove in media, dalle 7 alle 21, c'è un passaggio di due autobus al minuto e con il CIVIS anche di più». Non potendo limitare gli eventi naturali che danneggiano le Due Torri, l'unica forma di tutela possibile è la chiusura del traffico ai mezzi pesanti e quindi anche al CIVIS;

di fronte a questa ulteriore e preoccupante ipotesi il sottoscritto, anche in base al fatto che dopo sette anni dalla firma del contratto avvenuto il 15 febbraio 2004 manca ancora il nulla osta di sicurezza del mezzo CIVIS, che lo stesso tram è al centro di un'inchiesta della procura che ipotizza il reato di inadempimento di contratti di pubbliche forniture nei confronti dei quattro dirigenti che si sono succeduti dalla data di sottoscrizione dell'appalto nel ruolo di legali rappresentanti della società fornitrice, la IRISBUS Italia spa, tenendo presente anche che nel corso di una prova giudiziaria del mezzo il CIVIS ha perso per ben due volte la guida ottica e che da ulteriori verifiche di esperti risulterebbero i seguenti dati:
a) le strade che il CIVIS dovrà percorrere sono 15, tra le quali rientrano le più importanti e trafficate della città (Rizzoli, Ugo Bassi, Maggiore, Amendola, Pietramellara, e altro); dato che il mezzo non passa su strade normali, occorre rifare tutte queste strade con asfalto antirumore e antivibrazioni ed inserirvi la fibra ottica; alcune strade sono già state eseguite (Imerio e Mille) con esiti disastrosi (la circolazione è permanentemente bloccata e il dover fare centinaia di metri per passare da un marciapiede all'altro è surreale) ma le altre, il cui rifacimento - ammesso che si sappia come e quando intervenire dato che la variante a tutt'oggi non è stata approvata e non si sa se lo sarà mai - sono in alto mare si immaginano evidenti ripercussioni per l'intera città;
b) in tutte le strade interessate verrà eliminato il 75 per cento circa dei parcheggi, dei quali non è stata prevista alcuna sostituzione; inoltre, dato che il CIVIS esige molte banchine in mezzo alla strada (metri 20 x 2 x altezza 27) le carreggiate delle strade si restringeranno della metà, riducendo di norma le attuali due corsie ad una sola;
c) parte del tracciato sarà accessibile solo al CIVIS, con l'esclusione quindi di ogni altro mezzo, autobus e taxi compresi, che finiranno quindi ad intasare ulteriormente la viabilità ordinaria, con conseguente incremento esponenziale di code e inquinamento;
d) nel mondo sono stati venduti complessivamente 3 sistemi CIVIS (Bologna, Rouen e Clermont-Ferrand). I collaudi eseguiti a Rouen hanno evidenziato che la guida ottica viene spesso persa dal lettore e che in caso di gelo non è leggibile (in questo caso il ghiaccio può essere rimosso solo «con agenti chimici» e quindi o si aspetta il disgelo o si passa alla guida manuale, con ovvi intoppi e rallentamenti); inoltre l'accostamento con la guida automatica alle banchine funziona male poiché lascia ampi e pericolosi varchi tra i mezzi e banchine (dopo i collaudi il comune di Clermond-Ferrand ha annullato l'ordine);
e) il progetto prevede il passaggio del CIVIS in piazza XX Settembre; questo comporterà la totale soppressione dei parcheggi pubblici, già insufficienti, che oggi però rappresentano l'unico modo per accedere alla stazione con i mezzi privati. Dato che è impensabile andare in stazione portando sul CIVIS bagagli ingombranti e pesanti, bisognerà chiedersi come sarà possibile raggiungere il cruciale polo logistico della stazione se non con il solo utilizzo dei taxi -:
se anche alla luce di questi nuovi elementi non sia il caso di intervenire, per quanto di competenza, per riconsiderare i finanziamenti del progetto che non è ambientalmente sostenibile dalla città di Bologna e quali interventi si intendano adottare, anche assumendo le opportune iniziative presso il commissario di governo, per risolvere questa situazione che sta provocando grossi problemi ai cittadini bolognesi, agli operatori economici e adesso anche ai beni artistici della città.
(4-11096)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

TASSONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la prefettura di Catanzaro, nel ridefinire l'ambito dei collegi provinciali, in ottemperanza a quanto stabilito dall'articolo 2 del decreto-legge 25 gennaio 2010 n. 2, convertito con modificazioni dalla legge di conversione n. 42 del 26 marzo 2010, che da trenta passano a ventiquattro, avrebbe dovuto attenersi ai criteri della consistenza demografica, della struttura economica-sociale, della contiguità, nonché del tribunale nella cui circoscrizione è compreso il territorio del collegio;
dalla disamina della ridefinizione dei collegi provinciali operata dalla prefettura appare che la stessa non abbia tenuto conto di tutti i citati parametri;
infatti, mentre i collegi del comune di Catanzaro hanno in media una popolazione di 13.000 abitanti ed i collegi del comune di Lamezia Terme una popolazione in media di 14.000 abitanti, gli altri comuni risultano raggruppati in collegi aventi, in media una popolazione di 17.000 abitanti; gli abitanti totali della provincia di Catanzaro sono 369.947 che divisi per i 24 collegi risultano avere mediamente per collegio 15.415 abitanti.
difficilmente quindi i collegi esterni alla città di Catanzaro e Lamezia Terme potranno esprimere un proprio rappresentante in seno al consiglio provinciale;
la prefettura non conosce esattamente il numero degli abitanti dei comuni costituenti i vari collegi provinciali: ad esempio, il comune di Belcastro risulta avere, nella nota del 12 aprile 2010, un numero di abitanti di 3.612, laddove la cifra esatta è di 1.400;
si è inoltre operata una riduzione dei collegi del comune di Catanzaro da otto a sette, senza tuttavia dividere il numero degli abitanti del comune per i sette collegi elettorali -:
se non intenda intervenire, in modo che la proposta di ridefinizione dei collegi elettorali risulti conforme ai suddetti criteri.
(5-04299)

Interrogazione a risposta scritta:

DI VIZIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un elevato numero di dipendenti delle forze dell'ordine, in servizio nella provincia di La Spezia, attende invano, da anni, l'assegnazione degli alloggi riservati alle rispettive categorie, in ragione del servizio prestato;
esiste fondato motivo di ritenere che alcuni alloggi di servizio siano attualmente occupati da cosiddetti sine titulo, cioè persone che non vantano più i requisiti previsti dalla legge per rimanerci -:
se il Governo ritenga utile ed opportuno verificare che tutti gli occupanti degli alloggi di servizio destinati al personale delle forze dell'ordine del circondario di La Spezia siano ancora effettivamente in possesso dei requisiti previsti dalla legge per essere ammessi al godimento del beneficio, al contempo accertando che gli organi preposti ai relativi controlli svolgano l'attività istituzionale di vigilanza loro affidata.
(4-11100)

TESTO AGGIORNATO AL 7 MARZO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, MOTTA, COSCIA, SIRAGUSA, MELANDRI, DE PASQUALE, BACHELET, NICOLAIS e DE BIASI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 30 dicembre 2010, n. 240, all'articolo 19, comma 1, lettera a), dispone che i corsi di dottorato siano istituiti

dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca previo accreditamento, le cui modalità sono disciplinate con decreto del medesimo Ministero, su proposta dell'ANVUR (il cui funzionamento, al momento, non è ancora a regime). Il decreto dispone anche in merito ai criteri e ai parametri sulla base dei quali i soggetti accreditati disciplinano, con proprio regolamento, l'istituzione dei corsi di dottorato, le modalità di accesso e di conseguimento del titolo, gli obiettivi formativi e il relativo programma di studi, la durata, il contributo per l'accesso e la frequenza, il numero, le modalità di conferimento e l'importo delle borse di studio;
l'articolo 19 non fissa un termine entro il quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deve emanare il decreto di cui sopra;
la lettera b) del comma 1 del citato articolo 19 interviene, in particolare, sul numero di borse di studio da assegnare ai dottorandi sopprimendo le parole «comunque non inferiore alla metà dei dottorandi» dal testo dell'articolo 4, comma 5, lettera c), della legge 3 luglio 1998, n. 210. Tale intervento ha determinato un acceso dibattito in merito alla figura del «dottorando senza borsa di studio» che per alcuni non può più esistere, mentre per altri l'intervento disposto dalla legge n. 240 del 2010 determina la possibilità per gli atenei di bandire posti di dottorato con o senza borsa di studio e senza alcun vincolo numerico;
nell'adunanza del 23 febbraio 2011 il Consiglio universitario nazionale ha approvato una mozione relativa all'attuazione degli articoli 19 e 22 della legge n. 240 del 2010 -:
per evitare l'interruzione, da parte degli atenei, dell'istituzione dei corsi di dottorato di ricerca, ora regolati dalle disposizioni della legge n. 240 del 2010, quando il Ministro interrogato intenda emanare il decreto attuativo previsto al comma 1, lettera a), dell'articolo 19;
quale sia l'interpretazione corretta, stante la nuova disposizione del comma 1, lettera b), dell'articolo 19, in relazione alla figura del «dottorando senza borsa di studio».
(5-04300)

Interrogazione a risposta scritta:

SCHIRRU. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende dall'Ansa, dai quotidiani online Il Tirreno e Repubblica.it, del 24 febbraio 2011, a Lido Di Camaiore, in occasione dell'inaugurazione della scuola alla presenza del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli, la preside dell'istituto ha chiesto al bidello disabile di restare a casa «perché loro non potevano seguirlo». L'episodio è accaduto nel mese di ottobre, all'istituto (elementari e medie) Lido di Camaiore, ma la madre dell'uomo disabile racconta oggi, tra le lacrime, la storia del figlio perché a quell'episodio, che lei definisce «vessatorio», ne sarebbero seguiti altri;
il bidello, 45 anni, assunto nel 1998 in virtù della legge n. 104 del 1992 per le categorie protette (invalidi civili), lavora da oltre dieci anni nella scuola Lido di Camaiore;
si legge dalla testimonianza della madre del disabile: «Dopo poche settimane la preside, già sollevata in passato tre volte dall'incarico in tre scuole diverse, ha chiesto che mio figlio fosse sottoposto ad una visita per l'idoneità. La commissione, a Lucca, l'ha definito perfettamente idoneo, all'unanimità. Ma a questa dirigente non è bastato: ha fatto ricorso e chiesto una visita a Roma che faremo il 10 marzo. Una visita che implica spese e disagi. Mio figlio non ha mai dato problemi. Certo, è un po' più lento, ma è una persona piena di buona volontà. Sostiene che mio figlio non svolge le mansioni per le quali è stato assunto... ma lui non perde un giorno di lavoro, pulisce i pavimenti e poi abbiamo

decine di biglietti di ringraziamenti che gli lasciano gli alunni... glieli leggo? Ha idea di quello che sto passando? Ho perso quattro chili, non dormo la notte, mi sembra così ostile questo mondo con i più deboli e io ho 75 anni e come faccio a proteggerlo quando mi dice: mamma, perché non mi considerano? Negli anni in cui c'era un altro preside in quella scuola, che lo trattava bene, era gentile e lo rispettava, le sue condizioni sono migliorate molto, ha fatto grandi passi avanti». La donna ha assunto un avvocato ed è decisa a difendere fino in fondo suo figlio;
la preside ha dichiarato all'Ansa: «Mai dato un ordine del genere, né tantomeno sottoposto a vessazioni il dipendente. Ci sono questioni poste all'attenzione dei sindacati di categoria, non posso comunque dire altro per motivi di riservatezza»;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha anche dichiarato: «Se questa storia venisse confermata così com'è nel racconto di quella madre, siamo davanti a un fatto gravissimo e sconcertante. Se avessi saputo della discriminazione che si stava perpetrando, mi sarei rifiutato di partecipare all'inaugurazione della scuola» -:
se i fatti sopra evidenziati e pubblicati dall'Ansa, dai quotidiani online Il Tirreno e Repubblica.it corrispondano al vero;
in caso affermativo, quali iniziative e provvedimenti, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intendano promuovere o adottare, perché simili, inaccettabili episodi di discriminazione, fondati sul pregiudizio e sulla letterale ignoranza sulla disabilità, non abbiano più a ripetersi.
(4-11101)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 20 del decreto-legge n. 48 del 2009 - «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile» - convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 201, il Governo ha inteso rivedere le modalità di presentazione delle domande di accertamento delle minorazioni civili, handicap (legge n. 104 del 1992) e disabilità (legge n. 68 del 1999) e delle procedure di valutazione, concessione e ricorso giurisdizionale;
secondo le dichiarazioni del Governo, il provvedimento, attribuendo all'INPS nuove competenze, avrebbe dovuto consentire una maggiore rapidità e modalità più chiare per il riconoscimento dell'invalidità civile, dell'handicap e della disabilità;
l'articolo 20 non faceva alcun riferimento rispetto ad una diversa fissazione dei tempi massimi di accertamento e di concessione;
ad oggi, gli effetti del provvedimento risultano essere decisamente controversi;
con le nuove regole previste dal dispositivo di legge - affermano le organizzazioni sociali e i patronati - una pratica per il riconoscimento di invalidità civile, handicap o disabilità deve essere esaminata tre volte: dai medici dell'asl, poi da quelli dell'INPS e, infine, dalla sovrintendenza medica nazionale a Roma. Una procedura più complessa che fa lievitare i costi ma, soprattutto, i tempi di attesa. Si hanno casi di persone che hanno dovuto attendere fino a sette mesi per una visita e, tra queste, anche un malato oncologico che, per legge, avrebbe dovuto essere convocato entro 15 giorni;
non sono in discussione le iniziative di contrasto alle frodi in materia di invalidità civile né le misure che tendono a ripristinare la legalità violata e a riaffermare i princìpi di un'etica pubblica che

queste frodi invece ammorbano e avvizziscono. Tuttavia, se la ricerca e la scoperta dei «falsi invalidi» rappresenta un imperativo dell'etica pubblica e della legalità, è meno evidente la ratio che presiede alla convocazione dinanzi alle commissioni di tutti gli invalidi, comprese le persone down, i tetraplegici; i sordomuti, i ciechi assoluti e, le persone affette da ritardi e malattie mentali e croniche fin dalla nascita. Iniziativa che sembra colpevolizzare tutti gli invalidi, compresi quindi coloro che non falsificano alcunché. Da notizie in possesso dell'interrogante, ritardi anomali dovuti alla registrazione informatica delle richieste, alle convocazioni dei pazienti e al controllo dei verbali delle commissioni mediche delle aziende usl e del medico INPS, sono attribuibili alle procedure imposte dalla nuova normativa, si stanno accumulando compromettendo in tal modo i diritti delle persone disabili gravi nell'erogazione delle provvidenze economiche, dei permessi retribuiti, dall'esenzione dai ticket per visite mediche e farmaci ed altre forme di assistenza sociale -:
se il Ministro abbia notizie circostanziate della situazione prodottasi a seguito
dell'approvazione della nuova disciplina relativamente ai tempi di accertamento e riconoscimento dell'invalidità civile, dell'handicap e della disabilità;
se il Ministro non intenda riconsiderare il meccanismo di commissioni mediche doppie e triple che comportano un aggravio dei costi per INPS e ASL e un'insostenibile dilatazione dei tempi;
se il Ministro non intenda intervenire, con opportuni provvedimenti, nei casi in cui la dilazione dei tempi risulti oggettivamente penalizzante per persone, riconosciute invalide o in attesa di riconoscimento, affette da patologie gravi e conclamate;
se il Ministro abbia fornito indicazioni relative ad un presunto «contingentamento» a livello provinciale di riconoscimenti di invalidità civile, handicap e disabilità, determinato da obiettivi di contenimento della spesa;
se il Ministro, a fronte di ritardi penalizzanti causati dalla nuova normativa, non intenda provvedere al riconoscimento di un disagio suscettibile di una qualche mitigazione o compensazione.
(5-04296)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

MATTESINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 150 del 2009 (riforma Brunetta) ha stabilito l'obbligo per i medici di inviare all'Inps per via telematica i certificati di malattia, dei dipendenti sia pubblici che privati. Cessa dunque l'obbligo da parte del lavoratore di inviare il certificato tramite raccomandata A/R al proprio datore di lavoro entro due giorni lavorativi;
il decreto stabilisce inoltre che la mancata osservanza da parte del medico degli obblighi di trasmissione telematica costituisce un illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per le strutture e i professionisti convenzionati, la decadenza della convenzione stessa;
i sindacati di categoria, a distanza di pochi mesi dall'avvio della riforma, hanno dichiarato che la situazione è caotica e il sistema presenta troppe criticità: dalla piattaforma informatica che spesso si blocca al call center che non sempre funziona, al sistema per i medici ospedalieri che ancora va studiato;
la piattaforma digitale, a detta dei medici, non è in grado di sopportare l'affollamento di richieste del lunedì, in cui si accumulano anche le malattie iniziate nel weekend, e che ancora si è alla ricerca di una soluzione per non aggravare ulteriormente

il lavoro dei medici del pronto soccorso, anche loro coinvolti nella nuova procedura;
i medici, inoltre, denunciano che solo il 50 per cento dei medici, in realtà, è pronto a inviare i certificati online, archiviando la carta e l'applicazione della normativa sul territorio nazionale lascia molto a desiderare. Se in alcune regioni (Lombardia, Emilia-Romagna) oltre il 90 per cento dei medici invia i certificati per via telematica, in altre la situazione è drammatica;
secondo i dati forniti dal Ministero, negli ultimi 6 mesi sono stati trasmessi on line oltre 2 milioni e 800 mila certificati. Mentre a detta dei medici il sistema a regime dovrebbe garantire la trasmissione di 20 milioni di certificati l'anno, con una media di 1 milione e mezzo al mese;
martedì 1o febbraio 2011 è stato la giornata inaugurale del sistema di trasmissione telematica obbligatoria dei certificati medici, ma anche dell'entrata in vigore del sistema sanzionatorio così come previsto dal decreto legislativo suddetto, che prevede il licenziamento del medico o l'interruzione della sua convenzione con il sistema sanitario nazionale dopo due mancate trasmissioni on line del certificato di malattia all'Inps. La sanzione viene applicata a prescindere dall'assenza di attrezzature adeguate all'invio del certificato o in caso di cattivo funzionamento del sistema informatico del Ministero;
a poche ore dall'avvio ufficiale, il sistema di trasmissione on line dei certificati è andato in tilt, probabilmente per una sottovalutazione sul numero dei contatti (e dell'influenza di questi giorni). Il sistema non ha retto l'urto della marea di connessioni tentate dai medici, intoppo ammesso anche dalla Sogei, la società che gestisce il server l'operazione per conto del dipartimento della funzione pubblica;
il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, il 2 febbraio 2011, nel corso di una conferenza stampa si è reso disponibile in merito alla possibilità di risolvere i problemi che hanno causato i disservizi e i disagi citati in premessa;
il bilancio della «riforma», comunque, dalla prima mattina di ieri, è di lunghe attese al call center con ritardi e disagi nell'assistenza ai cittadini (fino a 18 minuti per una risposta), di un server centrale che non è in grado di sostenere gli accessi e il traffico, di numerose telefonate di protesta;
il disservizio amministrativo ha causato inoltre una grossa perdita di tempo sottratta all'assistenza dei pazienti -:
se non reputi necessario assumere le necessarie iniziative per prorogare la fase sperimentale delle norme contenute nel decreto legislativo n. 150 del 2009 al fine di valutarne l'efficacia e l'efficienza, rinviandone di almeno 6 mesi l'entrata in vigore e conseguentemente il termine per la decorrenza del sistema sanzionatorio nei confronti di medici ed operatori;
se non ritenga, al contempo, necessario aprire un tavolo di confronto con la presenza di rappresentanti del Ministero della salute e del dipartimento della funzione pubblica e delle categorie dei medici, mai consultati in precedenza, come risulta dalle denunce dei giorni scorsi.
(4-11111)

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RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta orale:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i programmi operativi regionali (POR) sono i documenti di programmazione per l'utilizzo dei Fondi strutturali europei integrati da quelli del Ministero dell'economia e delle finanze e da quelli delle singole regioni;

i POR Calabria dovrebbero costituire il volano per lo sviluppo dell'intera regione, per ammodernare il patrimonio infrastrutturale e accrescere la dotazione di servizi pubblici;
già su Il Sole 24 Ore Sud del 9 febbraio 2011 era apparsa la preoccupante notizia relativa al riscontro di enormi ritardi nell'attuazione degli investimenti e forti carenze nella gestione delle procedure amministrative con risultati insoddisfacenti;
secondo i dati in possesso al 31 dicembre 2010, i pagamenti effettuati per finanziare i progetti a valere sui fondi strutturali 2007-2013 ammontano per il POR Calabria FSE 2007-2013 a solo 9,27 per cento dei pagamenti e per il POR Calabria FESR 2007-2013 i pagamenti ammontano solo al 9,05 per cento;
a ciò si aggiunge che il direttore generale per le politiche regionali della Commissione europea, Dirk Ahner, in data 23 febbraio 2011, ha indirizzato una lettera all'Ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea, e per conoscenza alle strutture per le politiche comunitarie del Ministero dell'economia e delle finanze e della regione Calabria, per formalizzare la contestazione e comunicare che non saranno liquidati i pagamenti (circa 50 milioni di euro) richiesti dalla regione in data 13 e 24 dicembre 2010;
i pagamenti sono stati congelati poiché i controlli dei servizi della commissione avrebbero riscontrato requisiti e procedure adottate «non adeguate»;
per tutti i progetti si contesta «la mancanza di prove a livello di autorità di gestione del lavoro svolto per assicurare che i progetti soddisfino i criteri di selezione approvati dal Comitato di sorveglianza»;
inoltre, sono state individuate «carenze nel sistema di valutazione di un bando a progetti»; in particolare, «il punteggio minimo che doveva essere raggiunto affinché il progetto fosse selezionato era fissato ad un livello basso e il risultato è stato che tutte le domande presentate sono state finanziate», il che dimostra una carenza nella valutazione dei progetti;
la Commissione, inoltre, nel contestare che le «verifiche di gestione non hanno coperto il 100 per cento della spesa» e nel rilevare un alto numero di irregolarità nel controllo di primo livello, ritiene che ci possano essere stati progetti che non sono stati sottoposti a regolare controllo -:
di quali elementi dispongano in relazione a quanto previsto in premessa e quali urgenti iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di far fronte alle problematiche sopra riportate.
(3-01493)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
in questi giorni il Governo dovrà approvare il decreto sulle energie rinnovabili;
gli operatori del settore, estremamente preoccupati dalle anticipazioni che stanno girando sui giornali in questi giorni, hanno denunciato pubblicamente il rischio che 15 mila persone rischino il posto di lavoro, per non parlare dell'indotto in cui sono impiegati oltre 100 mila addetti;
dopo pochi mesi dall'approvazione, nel mese di agosto del 2010, della legge sul nuovo conto energia, il 31 gennaio 2011 la Commissione europea ha adottato, com'è noto, una raccomandazione in cui invita gli Stati membri ad incoraggiare le politiche di sviluppo delle fonti rinnovabili, scoraggiando esplicitamente strumenti

normativi retroattivi, causa di incertezza sul mercato e di congelamento degli investimenti;
nonostante ciò, nello schema del decreto legislativo sulle energie rinnovabili, sarebbe previsto di introdurre retroattivamente un limite vincolante di 8.000 Megawatt, con il relativo blocco dei progetti autorizzati e in corso di autorizzazione e dei molti cantieri in corso;
ciò rappresenterebbe un vero e proprio tetto al fotovoltaico, più di 6 volte inferiore a quello fissato dalla Germania;
se questa fosse la scelta finale, ci sarebbe il rischio di affossare un settore industriale tra quelli maggiormente in espansione e verrebbero affossati anche gli indubbi vantaggi che, da un punto di vista di impatto eco ambientale, questo tipo di energia determina;
in questo modo, denunciano gli operatori del settore, si colpirebbe al «cuore» questo comparto produttivo, con una crescita esponenziale della disoccupazione in varie aree del Paese;
tutto ciò, oltretutto con l'attuale grave crisi energetica e con il crescente aumento del prezzo al barile del petrolio, sarebbe davvero inspiegabile, così come risulterebbe incomprensibile alle migliaia di famiglie e piccole e medie imprese che puntano a diventare indipendenti in quanto a consumi energetici;
nel senso auspicato dagli operatori del settore, d'altro canto, va letto il parere positivo, in sede di commissioni parlamentari, allo schema di decreto legislativo attuativo della direttiva 2009/28/CE che in materia di energia da fonti rinnovabili s'inserisce nel quadro della politica energetica europea volta a ridurre la dipendenza delle fonti combustibili fossili e le emissioni di CO2;
a fronte di una crisi che non smette di mordere il tessuto produttivo, il settore delle rinnovabili si muove in netta controtendenza. Gli incentivi che, si ricorda, non gravano sul bilancio dello Stato ma nemmeno su quello delle famiglie, hanno creato un volano virtuoso che ha consentito al Paese di riavvicinarsi al gruppo dei Paesi leader nel campo dell'innovazione e della capacità produttiva;
non va dimenticato che l'incertezza che pesa sul futuro delle energie rinnovabili in Italia ha già determinato una pesante crisi nel settore delle produzioni da fonti eoliche -:
se il Governo intenda smentire le notizie apparse sulla stampa in questi giorni in merito alla decisione di introdurre un limite vincolante di 8.000 Megawatt nel prossimo decreto legislativo in materia di energie rinnovabili, confermando, al contempo, la scelta strategica sul fotovoltaico che, in un contesto così difficile come quello che si è delineato negli ultimi anni, rappresenta un settore in crescita occupazionale e di fatturato, oltre che un settore tecnologicamente in evoluzione e in linea con una produzione a basso impatto ambientale.
(2-00986)
«Sardelli, Belcastro, Calearo Ciman, Catone, Cesario, D'Anna, Grassano, Gianni, Guzzanti, Iannaccone, Lehner, Milo, Moffa, Mottola, Nola, Orsini, Mario Pepe (IR), Pionati, Pisacane, Polidori, Porfidia, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Siliquini, Soglia, Stasi, Taddei».

Interrogazioni a risposta scritta:

VACCARO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in Italia si stima siano circa 70.000 gli individui che sono stati selezionati a seguito di regolari concorsi pubblici, attraverso procedure estremamente costose e in alcuni casi protratte per mesi o addirittura anni; i vincitori di tali concorsi non vengono chiamati a ricoprire gli in

carichi per cui sono stati selezionati in conseguenza dei blocchi delle nuove assunzioni;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2008 si autorizzava l'Istituto nazionale per il commercio estero (I.C.E.) ad avviare, nel triennio 2008-2010, procedure di reclutamento per 360 unità, tra cui 107 funzionari di categoria C1;
l'I.C.E. pertanto bandiva il concorso pubblico, per titoli ed esami, a 107 posti area funzionale C, posizione economica C1, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 ottobre 2008, IV serie speciale, Concorsi ed esami, n. 82;
la procedura concorsuale - durata circa due anni e articolata in una prova preselettiva, due prove scritte, una prova orale e la valutazione dei titoli - si è conclusa il 30 aprile 2010, con la pubblicazione della graduatoria finale sulla Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale, Concorsi ed esami, n. 34;
ad oggi i 107 vincitori del concorso non sono ancora stati assunti e inseriti nell'organico dell'I.C.E., a causa dei vincoli alle assunzioni e al turn over nella pubblica amministrazione posti dalle leggi finanziarie degli ultimi anni, al fine del contenimento della spesa per il personale pubblico;
in particolare, l'articolo 66 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», ha stabilito per le amministrazioni pubbliche il seguente meccanismo: assunzioni, nel 2009, nel limite del 10 per cento del personale cessato nell'anno precedente, nel 2010 e 2011 nel limite del 20 per cento, nel 2012 nel limite del 50 per cento; successivamente il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», ha prorogato il blocco al 20 per cento delle cessazioni fino al 2013, posticipando la copertura del 50 per cento dei posti al 2014;
inoltre, ai sensi del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», ciascuna pubblica amministrazione valuta autonomamente le proprie esigenze organizzative, potendo scegliere quali graduatorie utilizzare e se procedere all'esaurimento delle stesse o, in alternativa, bandire nuove procedure di selezione;
in tal modo, se l'I.C.E. non deciderà di espletare un nuovo concorso, è possibile stimare che il completamento delle assunzioni avverrà non prima di cinque anni dal concorso, quando è ragionevole ritenere che i vincitori possano aver optato nel frattempo per un'alternativa lavorativa, anche non all'altezza delle aspettative e delle capacità professionali, vanificando sostanzialmente il reclutamento svolto e disperdendo inutilmente figure professionali valide e capaci -:
quali urgenti iniziative e in quali tempi il Governo intenda porre in essere al fine di garantire l'assunzione a coloro che sono risultati regolarmente vincitori del concorso bandito dall'I.C.E., ponendo fine al grave danno conseguente al mancato inquadramento professionale;
se l'I.C.E., alla luce delle attuali esigenze di personale e della prossima programmazione triennale delle assunzioni, intenda procedere al completamento dell'organico attingendo dalla graduatoria dei vincitori del concorso concluso o piuttosto espletare un nuovo concorso.
(4-11097)

MANNINO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dello sviluppo economico ha concesso in favore di numerose aziende

produttive finanziamenti in conto impianti, sulla base dei progetti di patto territoriale ed, in particolare, del patto territoriale agricolo della provincia di Trapani;
gran parte delle aziende ha condotto a compimento i programmi oggetto della concessione del patto territoriale;
il Ministero dello sviluppo economico non sta procedendo alla liquidazione dei saldi finali, determinando una condizione di disagio e difficoltà delle aziende interessate, che hanno proceduto ad ottemperare a tutti gli impegni sino al punto di tenere in esercizio le attività produttive rispettando gli impegni relativi al carico occupazionale -:
se il Ministero dello sviluppo economico assicurerà il rispetto dei propri impegni e, nel caso di impossibilità per carenza di finanziamenti, se e quando si intenda rimediare tempestivamente e concretamente, colmando così una grave disattenzione verso le problematiche del settore produttivo del meridione.
(4-11110)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Verdini n. 4-03327, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Mancuso e altri n. 4-03364, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello e altri n. 4-03365, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello e Romele n. 4-03367, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Lorenzin n. 5-01553, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Laboccetta n. 4-03396, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-03400, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-03401, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Mancuso e Porcu n. 4-03402, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-03411, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione De Camillis n. 5-01587, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Torrisi n. 4-03416, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 1o luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Ascierto n. 4-03441, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-03443, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Minardo n. 4-03480, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Contento n. 5-01602, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Mancuso n. 4-03504, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Tommaso Foti n. 4-03516, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Mancuso n. 4-03535, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-01607, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Marchignoli n. 5-04225 del 16 febbraio 2011;
interpellanza Tassone n. 2-00979 del 24 febbraio 2011.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-00993 del 16 settembre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04298.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Mattesini n. 5-04167 del 7 febbraio 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11111.