XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 24 febbraio 2011

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la recente decisione dell'Unione europea di limitare a tre sole lingue del Nord europa (inglese, francese e tedesco) le lingue con le quali è possibile registrare i brevetti e le invenzioni europee, escludendo così lingue portatrici di grande cultura e scienza, come l'italiano e lo spagnolo, prelude ad una contrapposizione tra nord e sud dell'Europa che contraddice lo spirito comunitario dei Trattati istitutivi dell'Unione;
è necessario ritrovare al più presto tale spirito comunitario ed unitario attraverso ulteriori e nuove iniziative d'integrazione, rappresentative della comune patria europea e in grado di valorizzare le ricche diversità culturali presenti al suo interno come patrimonio comune continentale;
tra gli ambiti in grado di causare un maggior valore d'integrazione sociale e culturale vi è con certezza quello sportivo, il quale ha, tra le principali finalità e valori, non solo la funzione fondamentale di tutela della salute e del benessere fisico, ma anche e soprattutto l'educazione al confronto, alla fratellanza e alla promozione del dialogo interculturale;
in occasione delle ultime Olimpiadi di Pechino, i Paesi membri dell'Unione europea, nel loro insieme, hanno vinto 276 medaglie contro le 109 dagli Stati Uniti, le 100 della Cina, le 72 della Russia e delle 276 vittorie dei Paesi membri ben 85 sono state premiate con medaglie d'oro, contro le 51 cinesi, le 36 statunitensi e le 23 russe, ossia quasi il triplo delle medaglie degli altri grandi Paesi impegnati nella competizione olimpica,


impegna il Governo:


ad assumere ogni iniziativa di competenza affinché gli atleti italiani alle prossime Olimpiadi di Londra del 2012 siano rappresentati non solo con la bandiera nazionale ma anche con quella europea;
a farsi promotore di tale forte iniziativa anche presso gli altri Paesi dell'Unione, poiché idonea a dare un'ulteriore importante conoscibilità mondiale all'immagine dell'Europa unita nella diversità, affinché sulle divise degli atleti di tutte le nazionali olimpiche europee e sui monitor di tutte le televisioni del mondo campeggi la doppia bandiera, nazionale ed europea, nelle forme e nelle proporzioni che il Governo stesso intenderà opportuno proporre.
(1-00568)
«Beltrandi, Franceschini, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Bernardini, Duilio, Touadi, Marrocu, Calvisi, Burtone».

Risoluzioni in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
il decreto legislativo 28 maggio 2010, n. 85, cosiddetto federalismo demaniale, prevede attribuzione ai comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio in attuazione dell'articolo 19 della legge n. 42 del 5 maggio 2009;
l'articolo 5,comma 2 del decreto prevede l'esclusione dalla attribuzione dei beni già oggetto di accordi o intesa fra l'Agenzia del Demanio e gli enti territoriali;
la norma andava interpretata nel senso di considerare i soli accordi «perfezionati» e non quelli che di fatto erano semplicemente dichiarazioni di intenti;
molti enti infatti hanno sottoscritto sulla base di precedenti norme accordi con l'Agenzia del demanio per la cessione di beni a titolo oneroso alla quale non hanno potuto dare corso per impossibilità economiche o altre cause di forza maggiore;

tali accordi datano a periodi notevolmente pregressi e sottoscritti in antecedenti legislature;
il decreto riferito al federalismo demaniale è stato assunto sul presupposto che l'Agenzia del demanio provvedesse al trasferimento di un certo numero di beni quantificati all'epoca per un controvalore di euro di circa 3,2 miliardi di euro comprendente anche i beni per i quali vi era una intesa sottoscritta;
con l'introduzione del comma 2, articolo 5, che esclude dal trasferimento non oneroso i beni oggetto di accordi o protocolli di intesa sottoscritti alla data di entrata in vigore del medesimo decreto legislativo non sappiamo quanto in effetti verrà trasferito ed i nuovi valori conseguenti;
è evidente che i presupposti del decreto vengono completamente stravolti e che nel caso si giungesse alla corretta interpretazione «di considerare esclusi solo i beni per i quali si sia perfezionato il trasferimento» non vi sarebbero problemi riferiti alla «copertura finanziaria» posto che gli stessi erano ricompresi nella stima di 3,2 miliardi fornita dalla Agenzia del demanio;
l'Agenzia del demanio, in assenza di una modifica delle norme interpreta il decreto in senso restrittivo e letterale con l'esclusione dei beni che avevano visto la sottoscrizione di una intesa a prescindere dal suo esito;
se così fosse si assisterebbe ad un paradosso per il quale un ente che si è interessato ad un bene ricompreso nel suo territorio e per questo ha sottoscritto una «intesa» che poi non è riuscito ad onorare si troverebbe a non ricevere il bene rispetto ad un altro che non avendo espresso alcun interesse o impegno si trova oggi ad essere beneficiato di un trasferimento non oneroso;
appare opportuno, necessario ed urgente intervenire con norme che modifichino l'incongruenza registrata;
lo stesso decreto prevede meccanismi correttivi e tempistica progressiva di trasferimento dei beni sulla quale è possibile agire;
è necessario acquisire elementi rispetto agli elenchi iniziali forniti dalla Agenzia del demanio su quanti e quali siano i beni esclusi in forza dei pregressi accordi sottoscritti,


impegna il Governo


ad avviare l'analisi ricognitoria, conseguentemente ad intervenire fornendo la corretta interpretazione del comma 2 dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 85 del 2010 nel senso che sono esclusi i beni oggetto di accordi o protocolli solo nel caso gli stessi si siano perfezionati con le procedure di trasferimento ovvero ad assumere le iniziative competenza diretta a modificare le norme richiamate con provvedimenti correttivi che diano la possibilità in tempo definito agli enti interessati di recedere dalle intese al fine di ricevere il bene senza corresponsione di oneri.
(7-00504) «Fluvi, Vannucci, Strizzolo».

La VII Commissione,
premesso che:
lo scambio opere d'arte fra i musei dei vari Paesi del mondo è uno dei mezzi per la diffusione della cultura al quale, soprattutto negli ultimi tempi, si ricorre con frequenza sempre maggiore;
riunire in una sola rassegna capolavori sparsi in parti diverse del mondo diventa un'occasione irripetibile che richiama folle di visitatori, evidenziando una importante valenza socioculturale. Per assicurare la diffusione della cultura, offrendo al grande pubblico la possibilità di ammirare opere d'arte di altissimo pregio e di grande valore storico e artistico, bisogna assicurare i Paesi che concedono tali opere dal pericolo che corrono nel non vedersi restituire i beni temporaneamente ceduti. Emblematico è il caso delle opere

artistiche conservate presso il museo nazionale di Taipei, che rappresentano capolavori purtroppo raramente esposti all'estero (soltanto in quattro occasioni quei capolavori sono stati esibiti in Europa: a Parigi, a Berlino, a Bonn e a Vienna), per non esporli al rischio che Pechino, rivendicandoli, ne chieda il sequestro;
si tratta di una quantità di eccezionali testimonianze dell'antica civiltà cinese, che solo chi si reca a Taiwan può ammirare, riportandone un'impressione straordinaria. Questa è la ragione per la quale, in Italia, non è stato finora possibile organizzare una mostra, nonostante la disponibilità offerta dalle competenti autorità taiwanesi;
per superare l'ostacolo, alcuni Paesi, come gli Stati Uniti (legge 19 ottobre 1965, n. 898-259), la Francia (articolo 61 della legge 8 agosto 1994, n. 94-679), la Germania (legge 25 settembre 1998, n. 760) e l'Austria (articolo 8 della legge 30 dicembre 2003, n. 133) hanno approvato leggi apposite, valevoli non solo nello specifico caso di Taiwan;
questi provvedimenti, infatti, si propongono di garantire alle istituzioni che le hanno messe a disposizione la restituzione delle opere d'arte ottenute in prestito, senza minimamente interferire sullo stato e sulla natura delle controversie sul diritto di proprietà. Sulla base di tali disposizioni, sono stati realizzati, nei citati Paesi, grandi eventi espositivi, che hanno avuto un'ampia risonanza anche internazionale, e che non è possibile replicare nel nostro Paese in mancanza di una disciplina adeguata;
il principio che si vuole affermare è che non si può sottrarre ai cittadini, per diatribe locali o internazionali, il piacere-diritto di ammirare capolavori non appartenenti a questo o a quel Paese, ma patrimonio dell'umanità,


impegna il Governo


ad intraprendere una linea in sintonia con le iniziative analoghe degli Stati Uniti, della Francia, della Germania e dall'Austria e ad assumere ogni iniziativa di competenza per colmare una lacuna, fattasi più evidente a seguito del moltiplicarsi di situazioni come quelle illustrate, che vada a sancire l'insequestrabilità dei beni prestati e l'impegno alla restituzione, indipendentemente da qualsiasi iniziativa promossa da un Paese estero o istituzioni pubbliche e private.
(7-00503)
«Barbieri, Goisis, Granata, Latteri, Zazzera, Capitanio Santolini, Ghizzoni».

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
l'articolo 21 della Costituzione italiana tutela la libertà di manifestazione del pensiero nonché il principio del pluralismo informativo - sia nella sua accezione di pluralismo interno (sentenze Corte costituzionale n. 826 del 1988 e 420 del 1994) che in quella di pluralismo esterno - tratteggiando così un principio fondamentale dell'ordinamento costituzionale (sentenze Corte costituzionale n. 105 del 1972, n. 420 del 1994);
numerose disposizioni del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, richiamano l'importanza fondamentale della tutela del pluralismo informativo;
tra queste assume particolare rilevanza l'articolo 3, ove si dispone che «la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva» al

pari della «tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, la tutela dei diritti d'autore e di proprietà intellettuale, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose» rappresentano dei princìpi fondamentali del sistema dei servizi di media audiovisivi e della radiofonia;
l'articolo 7 del citato Testo unico relativamente ai princìpi generali in materia di informazione stabilisce che l'attività di informazione, mediante servizio di media audiovisivo o radiofonico, debba essere svolta nel rispetto di alcuni princìpi tra cui la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni;
l'articolo 7, comma 3, del citato Testo unico prevede che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni stabilisca ulteriori regole per le emittenti per rendere effettiva l'osservanza dei citati princìpi nei programmi di informazione e di propaganda delle emittenti radiotelevisive e dei fornitori di contenuti in ambito nazionale;
la legge 22 febbraio 2000, n. 28, in materia di parità d'accesso ai mezzi di informazione (cosiddetta legge sulla par condicio) pone vincoli sul rispetto del pluralismo durante le campagne elettorali;
nel ribadire il diritto costituzionale dei cittadini a ricevere un'informazione plurale, la Corte costituzionale ha sostenuto l'interpretazione della par condicio come principio generale da applicarsi non solo al servizio pubblico ma anche ai privati e anche in periodi non elettorali (sentenza n. 155 del 2002);
nella medesima sentenza la Corte costituzionale ha posto in rilievo come: «Il diritto all'informazione, garantito dall'articolo 21 della Costituzione, venga qualificato e caratterizzato, tra l'altro, sia dal pluralismo delle fonti cui attingere conoscenze e notizie - così da porre il cittadino in condizione di compiere le proprie valutazioni avendo presenti punti di vista e orientamenti culturali e politici differenti - sia dall'obiettività e dall'imparzialità dei dati forniti, sia infine dalla completezza, dalla correttezza e dalla continuità dell'attività di informazione erogata»;
la legge n. 103 del 1975, istitutiva della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, attribuisce alla medesima Commissione rigorosi poteri di indirizzo, di vigilanza e di controllo sul sistema radio-televisivo, anche al fine di concretizzare le indicazioni contenute nella sentenza n. 225 del 1974 della Corte costituzionale in merito alla necessità di pervenire ad un coinvolgimento del Parlamento in materia radiotelevisiva;
in un atto di indirizzo del marzo 2003 relativo alle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, la suddetta Commissione ha stabilito che «dai telegiornali ai programmi di approfondimento» la programmazione della Rai deve «rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio; ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico, si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza»;
la medesima Commissione parlamentare ha approvato nella seduta del 18 dicembre 2002 ed integrato nella seduta del 29 ottobre 2003, una delibera relativa alla «Comunicazione politica e messaggi autogestiti nei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie», ove, con specifico riferimento all'informazione, si prevede che: «I programmi di contenuto informativo sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca.

Nel rispetto della libertà d'informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico-parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo»;
l'articolo 49 del citato Testo unico affida la concessione del servizio radiotelevisivo alla RAI-Radiotelevisione italiana spa fino al 2016;
ai sensi dell'articolo 45 del citato Testo unico il Ministero dello sviluppo economico è l'organo incaricato della stipula del contratto di servizio che - entro le linee guida condivise con l'Autorità disciplina importanti profili dell'attività radiotelevisiva (canone di abbonamento, canone di concessione, produttività aziendale e altro);
lo schema di contratto di servizio Rai 2010-2012 (doc. n. 191, XVI legislatura), in maniera simile a quanto previsto nel precedente contratto 2007-2009, stabilisce all'articolo 1, comma 2, che tra le finalità del servizio pubblico radiotelevisivo vi sia anche quella di soddisfare le esigenze democratiche, culturali e sociali della collettività e assicurare la qualità dell'informazione, il pluralismo, inclusa la diversità culturale e linguistica;
il medesimo schema di contratto di servizio, al comma 3 dell'articolo 2, stabilisce l'obbligo in capo alla società concessionaria del servizio pubblico di garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, imparzialità, lealtà dell'informazione nonché di apertura alle differenti opinioni;
secondo l'articolo 1, comma 6, lettera b), nn. 1, 9 e 13 della legge n. 249 del 1997, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni - da qui in avanti Agcom - è tenuta a garantire «l'applicazione delle disposizioni vigenti sulla propaganda, sulla pubblicità e sull'informazione politica nonché l'osservanza delle norme in materia di equità di trattamento e di parità di accesso nelle pubblicazioni e nella trasmissione di informazione e di propaganda elettorale ed emana le norme di attuazione», ed inoltre la stessa ha il compito di effettuare il monitoraggio delle trasmissioni radiotelevisive;
nella premessa alla delibera n. 243 del 2010 (recante «Criteri per la vigilanza sul rispetto del pluralismo politico e istituzionale nei telegiornali diffusi dalle reti televisive nazionali») la suddetta Autorità specifica che «la rappresentazione delle diverse posizioni politiche nei telegiornali non è regolata, a differenza della comunicazione politica, dal criterio della ripartizione matematicamente paritaria degli spazi attribuiti, ma deve conformarsi al criterio della parità di trattamento, il quale va inteso propriamente, secondo il consolidato orientamento dell'Autorità, nel senso che situazioni analoghe debbano essere trattate in maniera analoga, al fine di assicurare in tali programmi l'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche ed il corretto svolgimento del confronto politico su cui si fonda il sistema democratico»;
l'Agcom secondo quanto previsto dalla già citata delibera 243/2010 procede trimestralmente e d'ufficio alla valutazione del rispetto del pluralismo politico e istituzionale di ciascun telegiornale sottoposto a monitoraggio, sia sulla RAI che sulle reti private;
dal novembre 2005 l'Isimm - Istituto di ricerche nel campo dell'informazione, della comunicazione e dell'innovazione tecnologica con sede a Roma e Perugia - svolge per conto dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni l'attività di monitoraggio televisivo, al fine di fornire periodicamente i dati relativi al pluralismo politico sui media che l'Autorità utilizza trimestralmente;
tutte le reti televisive analogiche a diffusione nazionale e alcune tra le più significative reti satellitari vengono pertanto monitorate dal suddetto istituto per

conto dell'Agcom, al fine di verificare il rispetto del pluralismo politico-sociale, degli obblighi di programmazione e della normativa in merito alla tutela dei minori;
come ben si evince dalla premessa dell'ultimo rapporto informativo elaborato dall'Isimm - reperibile sul sito dell'Agcom - relativo al periodo 1-31 dicembre 2010, l'Istituto di ricerche non fornisce dei dati distinti per personaggio politico, bensì i dati sono presentati in forma aggregata per singolo partito (nel caso della comunicazione politica) o per singolo organo istituzionale (nel caso della comunicazione istituzionale);
la medesima classificazione viene seguita anche in regime di par condicio ovvero in periodo elettorale, con l'ovvia conseguenza di rendere ancora più complessa la rilevazione da parte dell'Autorità e soprattutto di chiunque abbia interesse a conoscere il tempo effettivo impiegato da ciascun candidato o da ciascun leader politico;
questa particolare modalità di raccolta e rielaborazione dei dati ne rende difficile la lettura analitica dal momento che, riferendosi separatamente ai partiti politici e alle cariche istituzionali, non viene resa la presenza complessiva di un determinato soggetto qualora lo stesso sia al contempo leader di partito e titolare di carica istituzionale, con l'ovvia conseguenza che i dati che verranno prodotti tenderanno a non rappresentare fedelmente la realtà; se a ciò si aggiunge la mancanza di elementi di sintesi dei dati, si comprende quanto difficile sia la lettura da parte dei cittadini;
da notizie a mezzo stampa si apprende che nel breve periodo di 20 giorni, tra il 16 gennaio e il 6 febbraio 2011, attraverso 3 videomessaggi, un audiomessaggio ed una intervista al TG1, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi avrebbe occupato 2 ore e 42 minuti di antenna nei telegiornali pubblici e privati, superando nettamente il tempo utilizzato da tutti gli altri soggetti politici, ivi comprese le forze di opposizione;
dai dati menzionati si evince una netta prevalenza quantitativa delle comunicazioni provenienti dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi rispetto ad altri esponenti politici, siano essi titolari di cariche istituzionali o meno;
vi è poi un secondo aspetto di tipo qualitativo connesso alla difficoltà di classificare da un punto di vista tecnico, e ai fini del monitoraggio, i videomessaggi e gli audio messaggi del Presidente del Consiglio; non si comprende infatti se essi rientrino in una tipologia di comunicazione di tipo istituzionale o politico e quindi a quale disciplina debbano essere soggetti e come debbano essere conteggiati -:
di quali elementi disponga il Governo circa i fatti enunciati in premessa;
se non ritenga il Presidente del Consiglio dei ministri di astenersi per il futuro da questa tecnica di comunicazione che, ad avviso degli interpellanti, mescola elementi di informazione a contenuti di natura pubblicitaria;
se il Governo non ritenga di dover fornire tempestivamente chiarimenti in ordine al recepimento nel contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai per il triennio 2010-2012 delle indicazioni contenute nel parere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi del 9 giugno 2010, in particolare per quanto attiene alla definizione degli indicatori di verifica della qualità dell'informazione e al principio del pluralismo informativo;
se e quali iniziative di competenza intenda adottare per agevolare lo svolgimento dell'attività di verifica degli organismi competenti in relazione al pluralismo politico sui mezzi di comunicazione.
(2-00980)
«Franceschini, Zaccaria, Donadi, Rao, Granata, Giulietti, Enzo Carra, Galletti, Leoluca Orlando, Lo Presti, Bindi, Cambursano, Occhiuto, Bressa, Bocci, Bossa, Braga, Brandolini,

Burtone, Capano, Marco Carra, Castagnetti, Cenni, Codurelli, Colombo, Corsini, Coscia, Cuomo, De Biasi, De Pasquale, De Torre, Farinone, Fedi, Ferranti, Fiano, Fontanelli, Froner, Garavini, Ghizzoni, Giovanelli, Gnecchi, Graziano, Laganà Fortugno, Lenzi, Levi, Lovelli, Marantelli, Marchi, Marchignoli, Mattesini, Melis, Meta, Miotto, Motta, Murer, Naccarato, Peluffo, Picierno, Realacci, Rosato, Rubinato, Servodio, Siragusa, Tenaglia, Touadi, Trappolino, Tullo, Vannucci, Vico, Zampa, Lulli, Tabacci, Ventura».

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 24 novembre 2010, per effetto del distacco di un masso del costone roccioso sovrastante, è stato sospeso ed interdetto il traffico sul tratto della strada statale n. 18 nel territorio del comune di Sapri, in provincia di Salerno, nel tratto fra Sapri ed il comune di Maratea, in provincia di Potenza; tale strada statale n. 18 assolve alla fondamentale funzione di collegamento fra tale zona del salernitano, la provincia di Potenza e la Calabria;
ne sono derivati gravi pregiudizi, in conseguenza e dipendenza della drastica interruzione del trasporto su gomma che assorbe purtroppo la gran parte delle relazioni, delle comunicazioni e dell'intero sistema di mobilità di questo territorio;
il disagio è stato accentuato dalle difficoltà e dai limiti forti nella possibilità di fruire del collegamento ferroviario, atteso che il numero dei treni interregionali ed i relativi orari sono del tutto incongrui rispetto alle necessità del collegamento con scuole e uffici e delle attività economiche e produttive, in particolare nel comparto turistico-ricettivo;
notevoli, sotto tale ultimo profilo, sono i danni già registrati nel decorso periodo natalizio e delle festività di fine d'anno, nel settore del turismo, che vive in massima parte dei proventi derivanti dai flussi di visitatori che trovano da sempre ospitalità nelle strutture alberghiere presenti ne golfo di Policastro;
tale obiettiva e grave situazione di emergenza impone di reperire con tempestività le risorse necessarie per poter realizzare la messa in sicurezza definitiva dei costoni rocciosi e per assicurare così le condizioni per la riapertura stabile e sicura della strada al traffico;
la giunta regionale della Campania avrebbe assegnato al Genio civile di Salerno solo 180.000 euro per lavori urgenti, parziali e non risolutivi;
diverse associazioni (l'Associazione «Non staremo più a guardare», unitamente alle associazioni dei commercianti, dei consumatori utenti del golfo di Policastro, ai sindacati e agli studenti delle scuole secondarie superiori) hanno indetto per sabato 19 febbraio 2011 una mobilitazione generale a Sapri proprio per richiamare l'attenzione concreta delle istituzioni per la messa in sicurezza e l'adeguamento tecnico della strada statale n. 18 -:
quali urgenti iniziative intenda adottare il Governo, anche nel rapporto istituzionale con l'Anas, per la messa in sicurezza e la sistemazione di tutto il costone roccioso che sovrasta la strada statale 18 nel tratto fra Sapri e Maratea, al fine di evitare che si ripetano distacchi di massi ed eventi pregiudizievoli per l'incolumità degli utenti e per la sicurezza del traffico veicolare, con gravissimi danni anche per l'intero sistema di mobilità e per le attività economiche e produttive della zona;

quali iniziative il Governo ritenga di attivare per finanziare un progetto completo ed integrale per la strada statale 18.
(5-04274)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi migliaia di tunisini sono sbarcati e continuano ad arrivare a Lampedusa a seguito delle vicende che hanno interessato il Maghreb;
si assiste ad una emergenza umanitaria senza precedenti che, tenendo conto degli accadimenti in Egitto e in Libia, potrebbe essere ulteriormente aggravata da un possibile esodo drammatico di gigantesche proporzioni;
la Sicilia è da sempre una terra ospitale e solidale con una storia secolare di accoglienza e, a fronte delle migliaia di immigrati arrivati nelle sue coste, ha fatto e farà la sua parte;
l'emergenza umanitaria attuale deve essere affrontata con tutti i soggetti interessati che dovranno fare la propria parte, ma, in tale contesto il Governo, ad avviso degli interroganti, non può ridurre tale situazione in «vicenda siciliana» né tantomeno l'isola può essere trasformata in un mega centro di accoglienza;
così come tale emergenza umanitaria non si può affrontare senza tenere conto della situazione siciliana che sconta deficit infrastrutturali storici, un mercato del lavoro insufficiente ad accogliere la domanda ed un basso reddito pro capite;
la Sicilia rappresenta il primo approdo e a breve decine di migliaia di immigrati potrebbero arrivare sull'intera costa sud dell'isola;
occorre, quindi, attrezzarsi per fronteggiare tale emergenza ed organizzarsi per prevedere lo smistamento degli immigrati in tutto il Paese, richiedendo inoltre una strategia comunitaria efficace e tempestiva;
non è certo attraverso scelte come quella di far ospitare 6.000 immigrati nel villaggio degli aranci a Mineo (CT), struttura che può ospitarne al massimo 1.500, con il rischio concreto di creare un vero e proprio ghetto, che si risolve il problema della prima accoglienza;
la Sicilia non farà mancare il proprio apporto, ma il Governo deve sostenere lo sviluppo economico della regione, ad esempio attraverso il superamento del deficit infrastrutturale e la possibilità di introdurre la fiscalità di vantaggio, opzioni capaci di innescare una crescita economica utile sia ai siciliani che agli extracomunitari;
per affrontare complessivamente la grave emergenza umanitaria proveniente dal nord Africa è necessario il pieno coinvolgimento della regione siciliana e degli enti locali interessati, e per far questo appare necessario, a giudizio degli interroganti, dedicare una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri che veda la partecipazione del presidente della regione siciliana per affrontare in modo appropriato l'emergenza profughi nell'isola -:
quali iniziative si intendano intraprendere per affrontare l'emergenza umanitaria derivante dagli sbarchi di migliaia di immigrati a Lampedusa e sulla costa sud siciliana;
se non si ritenga opportuno operare affinché, immediatamente dopo la prima accoglienza, gli immigrati vengano ospitati in strutture distribuite su tutto il territorio nazionale;
se non si ritenga fondamentale prevedere a favore della regione siciliana, che affronta gravi sacrifici nella presente crisi umanitaria derivante dagli sbarchi, un piano straordinario di interventi per il sostegno allo sviluppo economico con interventi in materia di infrastrutture nonché in materia di fiscalità di vantaggio;

se non si ritenga necessario convocare un Consiglio dei ministri straordinario che veda la presenza del presidente della regione siciliana per affrontare in maniera coordinata l'emergenza profughi dal nord Africa.
(4-11007)

COMMERCIO, LO MONTE, LATTERI e LOMBARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 13 dicembre del 2010 è stato firmato a Bruxelles un accordo commerciale bilaterale fra l'Unione europea ed il Marocco per i prodotti del settore agroalimentare e della pesca che prevede una serie di liberalizzazioni reciproche per i prodotti agricoli, prodotti agricoli trasformati, pesce e prodotti della pesca;
molte sfide sono comuni a tutte le regioni europee che si affacciano sulla sponda sud del Mediterraneo, ad esempio nei settori dell'ambiente, della gestione dei rischi legati alla desertificazione e dell'accesso alle risorse idriche;
l'agricoltura è un settore strategico nel Mediterraneo ed è interesse di tutti pervenire a un'integrazione valida ed equilibrata dell'area euro Mediterranea;
lo stesso libro verde della Commissione europea relativo al cambiamento climatico sottolinea la vulnerabilità di tutto il bacino mediterraneo alle variazioni climatiche;
il Marocco è un Paese amico che negli ultimi anni si è sempre più avvicinato all'Europa ed è legittimo che ricerchi aperture nell'esportazione dei propri prodotti verso i Paesi europei. Tutto questo però non deve consentire concessioni squilibrate che arrecano pregiudizio alle produzioni del Sud Europa e del Sud Italia, segnatamente nel comparto ortofrutticolo, il più colpito da detto accordo bilaterale;
bisogna puntare a favorire il nostro export, rimuovendo gli ostacoli tariffari e non tariffari a carico delle merci del Sud Italia reintroducendo il principio di reciprocità delle condizioni produttive, osteggiato in sede Gatt, ma che diventa a maggior ragione necessario soprattutto nella improba concorrenza con la produzione asiatica che non rispetta i medesimi controlli ambientali, fitosanitari e di sicurezza alimentare e che non riconosce i medesimi diritti sindacali;
nel settore agricolo, l'articolo n. 12.1 del Regolamento (CEE) 2081/92 sulle indicazioni geografiche protette, la cui abrogazione è stata richiesta dal GATT (General agreement on tariffs and Trade), prevedeva una serie di condizioni di equivalenza e reciprocità applicabili ai Paesi terzi, che se non soddisfatte, rendevano nulla la domanda di registrazione di una indicazione geografica;
essenziale, per l'Unione europea che gli accordi tengano conto di tutti i fattori di competitività, dei sopraccitati costi sociali e di quelli relativi alla manodopera, dell'alto livello di protezione della sicurezza alimentare dei consumatori europei e delle esigenze ambientali;
i controlli fitosanitari devono costituire un'importante preoccupazione legata al commercio euro mediterraneo effettuando controlli «partenza paese di origine» per non importare malattie le cui conseguenze sarebbero disastrose per i produttori europei;
vanno ridefiniti i rapporti con i Paesi mediterranei in un approccio che non si basi solo sulle dette concessioni commerciali ai competitori dei Paesi terzi mediterranei ma che proponga anche effettivi strumenti per la maggiore liberalizzazione degli scambi tra i Paesi della sponda sud del Mediterraneo;
alla base ci deve essere l'obiettivo di favorire l'export delle regioni mediterranee, rimuovendo gli ostacoli tariffari e non tariffari a carico delle merci, reintroducendo con determinazione chiari princìpi di reciprocità delle condizioni produttive;

le regioni euro/mediterranee devono insistere perché l'Unione europea dia la priorità ai negoziati commerciali multilaterali piuttosto che ai negoziati bilaterali, quali quello con il Marocco;
è necessario che l'Unione europea riconosca le difficoltà generate in numerosi settori produttivi dai detti accordi bilaterali e preveda misure di mitigazione degli impatti negativi degli stessi a beneficio dei settori e delle regioni dell'Unione europea che subiscono le conseguenze di tali accordi, al fine di migliorare la loro competitività di fronte all'apertura dei mercati;
per uno sviluppo corretto dei Paesi mediterranei, si dovrebbero condizionare gli accordi per l'applicazione di misure affinché i principali beneficiari nei Paesi del bacino siano i piccoli produttori e non le grandi aziende e imprese di esportazione di capitale esterno;
occorre mantenere gli strumenti di protezione, necessari (clausola di salvaguardia, e altro) in caso di crisi di un'offerta eccedentaria mantenendo così la preferenza comunitaria;
occorre mantenere il sistema dei prezzi di entrata per i prodotti ortofrutticoli, in quanto strumento efficace e trasparente di gestione dei mercati e garanzia di stabilità prezzi, nell'interesse dei produttori dell'Unione europea così come di quelli dei Paesi terzi mediterranei;
la stagionalità delle produzioni deve continuare a essere presa in considerazione per non perturbare le produzioni dell'Unione europea e la loro natura di «primizie» evitando le concessioni sui prodotti che abbiano la stessa stagionalità dei prodotti europei, al fine di puntare sulla complementarità e individuando strategie di integrazione che valorizzino i punti di complementarietà nelle produzioni euro-mediterranee destinate all'export al fine di ridurre i punti di coincidenza, e quindi di concorrenza, tra le due provenienze -:
se il Governo ritenga necessario intervenire affinché siano promosse e garantite le procedure di partecipazione delle regioni al processo normativo dell'Unione europea previsto dall'articolo 117, commi 5 e 9, della Costituzione sull'attività internazionale delle regioni, dalla legge 4 febbraio del 2005, n. 11 e all'articolo 6 della legge 5 giugno del 2003, n. 131, anche facendo valere in tutte le competenti sedi ivi compreso il partenariato euromediterraneo nonché investendo il comitato economico sociale e il comitato delle regioni, le osservazioni elencate in premessa riguardo al suddetto accordo bilaterale al fine di meglio tutelare gli interessi dei citati settori produttivi e delle regioni interessate dall'accordo;
se il Governo intenda assumere un'iniziativa politica diretta a rappresentare al Parlamento europeo le difficoltà che si determinerebbero a seguito della ratifica del suddetto accordo.
(4-11030)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per gli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Alto Commissario ONU per i rifugiati (UNHCR) ha dichiarato che si è sempre più preoccupati per i civili e soprattutto per i richiedenti asilo ed i rifugiati in Libia;
precedentemente agli attuali disordini, l'UNHCR ha registrato più di 8.000 rifugiati in Libia ed altri 3.000 richiedenti asilo hanno cause pendenti. L'agenzia chiede a tutti i paesi di riconoscere in questo momento i bisogni umanitari di tutte le persone in fuga dalle violenze, minacce ed altre violazioni dei diritti umani in Libia;
l'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay, ha richiesto la cessazione immediata delle gravi

violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità libiche ed ha sollecitato un'inchiesta internazionale indipendente sulla violenta repressione delle proteste nel Paese;
Pillay ha dichiarato che «il cinismo con cui le autorità libiche e i mercenari sparano proiettili sui manifestanti pacifici è inconcepibile. La comunità internazionale deve unirsi nella condanna di tali atti ed assumere impegni inequivocabili per assicurare che sia fatta giustizia per le migliaia di vittime di questa repressione»;
riferendosi all'uso di mitragliatrici, cecchini ed aerei militari contro i manifestanti, ha affermato che tali gravissimi atti nel lampante disprezzo del diritto internazionale non devono essere esenti da un'indagine completa e indipendente, aggiungendo che la responsabilità è fondamentale;
lo Stato ha l'obbligo di proteggere i diritti alla vita, alla libertà ed alla sicurezza. La protezione dei civili deve sempre essere il criterio fondamentale nel mantenimento dell'ordine e della legge. Le autorità dovrebbero cessare immediatamente tali atti illegali di violenza contro i manifestanti. I diffusi e sistematici attacchi contro la popolazione civile possono costituire crimini contro l'umanità;
Navi Pillay ha aggiunto che «il popolo libico è stanco della corruzione, stanco che solo pochi beneficino della ricchezza di alcune risorse, stanco di essere disoccupato, stanco che i suoi diritti vengano ignorati. Vuole una voce in capitolo nel governo e un ruolo nell'economia, e questa voce non verrà messa a tacere»;
lo stesso ha concluso affermando che il suo ufficio rimane disponibile ad offrite sostegno ed assistenza per le indagini sui recenti avvenimenti in Libia, così come per la promozione e la tutela dei diritti civili, culturali, economici, politici e sociali del paese, e che «la comunità internazionale deve lavorare insieme per assicurare che le aspirazioni dei diritti umani del popolo libico siano realizzate»;
al riguardo, va tenuto conto dei rapporti economici e politici che legano l'Italia alla Libia e dei rapporti tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il leader libico Gheddafi -:
se il Governo intenda sostenere la richiesta di un'inchiesta internazionale indipendente sulla violenta repressione delle proteste nel Paese espressa dall'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite;
quali iniziative il Governo abbia finora assunto per arginare la violenza in Libia, quali siano gli interventi futuri e se e come cambieranno i rapporti con un Paese che viola diritti civili, culturali, economici, politici e sociali.
(4-11004)

FUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella mattina del 26 gennaio 2010 in Iran sono stati impiccati due oppositori politici, Jafar Kazemi e Mohammed Ali Hajaghai, perché colpevoli di appartenere all'Organizzazione dei Mojahedin del popolo Iraniano e di aver partecipato alle grandi manifestazioni di piazza seguite alle elezioni irregolari del giugno 2009;
questo episodio è solo l'ennesimo del genere in un Paese nel quale il regime al potere, specie nell'ultimo anno e mezzo di fronte al clima di malcontento popolare che lo circonda anche a causa delle difficili condizioni di vita prodotte dalle pessime politiche sociali ed economiche di quel Governo, sta adottando misure sempre più dure e repressive nei confronti di chi gli si oppone;
da ultimo tale situazione, corroborata anche dai rapporti pubblicati regolarmente dalle maggiori organizzazioni non governative quali Amnesty International e Human Rights Watch, è stata fermamente condannata in un comunicato stampa anche dal Comitato italiano di parlamentari e cittadini per l'Iran libero cui aderiscono,

in modo bipartisan e attento al tema dei diritti umani, deputati e senatori sia di maggioranza che di opposizione -:
quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo, sia nell'ambito dei suoi rapporti bilaterali con l'Iran che nell'ambito della politica estera dell'Unione europea, per fare concrete pressioni sul regime di Teheran in tema di libertà politiche e religiose e in tema di tutela dei più elementari diritti umani.
(4-11013)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da un rapporto di Human Rights Watch uscito il 21 febbraio 2011 emerge che i diritti dei cittadini più vulnerabili in Iraq, in particolare donne e detenuti, vengono costantemente e impunemente violati;
Human Rights Watch ha condotto una ricerca in sette città in tutto l'Iraq nel corso del 2010 e ha scoperto che, al di là di continue violenze nel Paese e crimini, gli abusi dei diritti umani sono all'ordine del giorno;
nella pagina del report intitolata «a un bivio: i diritti umani in Iraq, otto anni dopo l'invasione guidata dagli Usa», si «chiede al governo di proteggere i diritti dei gruppi vulnerabili e la modifica del codice penale e tutte le altre leggi che discriminano le donne e violano la libertà di parola». La relazione sollecita inoltre Baghdad ad avviare indagini indipendenti e imparziali sulle denunce di abusi contro i detenuti, le minoranze, e giornalisti;
l'invasione del 2003 e il caos che ne è derivato hanno preteso un tributo enorme per i cittadini dell'Iraq. Il deterioramento della sicurezza ha promosso un ritorno ad alcune pratiche che hanno avuto un effetto deleterio sui diritti delle donne, dentro e fuori casa;
sempre più spesso, donne e ragazze sono vittime di aggressioni nelle loro case a causa di gesti percepiti contro l'onore della famiglia o della comunità. La tratta di donne e ragazze dentro e fuori dal Paese a scopo di sfruttamento sessuale è molto diffusa;
le donne e le ragazze in Iraq hanno pagato il maggior prezzo di questo conflitto e della conseguente insicurezza;
nonostante i miglioramenti nella sicurezza dal 2008 abbiamo ridotto il tasso di omicidi di operatori dei media, il giornalismo è una professione molto pericolosa in Iraq. Estremisti e aggressori non identificati uccidono i giornalisti e attaccano i loro uffici con bombe. Sempre più spesso, i giornalisti si trovano minacciati, intimiditi, aggrediti fisicamente dalle forze di sicurezza collegate a istituzioni governative o partiti politici;
guardando quello che è successo nelle strade di Egitto e Tunisia, il Governo iracheno deve prendere misure significative per proteggere la libertà di parola;
Human Rights Watch avrebbe anche scoperto che gli interrogatori dei detenuti iracheni prevedono abusi e confessioni forzate. Sapendo che c'era un evidente rischio di tortura le autorità USA hanno trasferito migliaia di detenuti iracheni a custodi iracheni, che avrebbero continuato un'attività di tortura e violenze;
gli sfollati interni, le minoranze e le persone con disabilità sono tra quelli più a rischio. Molti dei programmi di assistenza o di protezione del Governo non sono operativi o sono insufficienti per raggiungere coloro che ne hanno più bisogno;
migliaia di sfollati vivono in baraccopoli senza accesso alle necessità di base quali acqua potabile, elettricità e servizi igienici;
i gruppi armati proclamando ideologie intolleranti effettuano attacchi contro le comunità minoritarie, causando gravi pregiudizi per le popolazioni indigene in Iraq e costringendo migliaia di persone a fuggire all'estero con nessuna intenzione di tornare;

le migliaia di amputati feriti durante gli anni di conflitto armato si ritrovano relegati ai margini della società, incapaci di trovare un lavoro e accesso alle cure mediche adeguate, o impossibilitati ad ottenere nuove protesi e sedie a rotelle;
il futuro dell'Iraq, come una società democratica basata sul rispetto dei diritti umani fondamentali, dipende dal fatto che le autorità irachene siano adeguatamente in grado di difendere tali diritti. Per fare ciò, le autorità irachene necessitano di un sistema di giustizia penale che rispetti le norme internazionali in materia di torture, libera espressione, violenza contro le donne e le altre persone vulnerabili nella società irachena;
va tenuto conto che questo periodo è caratterizzato da rivolte e proteste di popolazioni che rivendicano i loro diritti contro Governi che ne negano ogni forma -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se e quali iniziative intenda assumere affinché vengano rispettati tutti i fondamentali diritti umani in Iraq, evitando che le condizioni peggiorino ulteriormente.
(4-11014)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel bilancio preconsuntivo 2010 della società Eni, è stata prevista una somma pari ad 1 miliardo e 109 milioni di euro da destinare al risanamento ambientale di nove siti inquinanti e, quindi, oggetto di bonifica;
a questa somma devono aggiungersi gli stanziamenti già previsti dal piano finanziario 2011/2014 di pari entità, per un importo complessivo di 2 miliardi e 200 milioni di euro;
tra i siti oggetto degli interventi di bonifica, vi è anche quello di Mantova;
tra gli interventi che Eni propone di attuare vi sono il miglioramento degli impianti, la bonifica di aree di proprietà di Eni stessa ed il versamento di risorse finanziarie in favore degli enti pubblici per i terreni di loro proprietà;
la proposta che Eni sottopone all'attenzione del Governo e, in particolare, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare viene valutata dall'interrogante estremamente significativa di fronte alla quale il Governo ha il dovere di ricercare un accordo -:
se il Ministro sia a conoscenza della positiva volontà di Eni e come intenda procedere di fronte a questa opportunità, tenendo conto che ci sono le concrete possibilità per i nove siti oggetto di bonifica, in particolare per Mantova, di risolvere definitivamente questa grave situazione.
(5-04277)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

VILLECCO CALIPARI e RUGGHIA. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la grave situazione determinatasi in Libia coinvolge indirettamente numerosi cittadini italiani che si trovano in territorio libico per ragioni di lavoro in quanto dipendenti di imprese italiane che operano in Libia;
a causa della situazione di grave pericolo innescata dalla violenta reazione del Governo libico di fronte alla rivolta popolare che attraversa il Paese, questi nostri concittadina sono costretti a rientrare in Italia;

è doveroso da parte del Governo garantire a questi connazionali un rientro immediato in condizioni di sicurezza che può essere ottenuto attraverso un ponte aereo, che al momento non risulta possibile realizzare senza la concessione da parte delle autorità libiche di un corridoio aereo che consenta ai nostri velivoli di atterrare negli aeroporti dove possono essere raccolti i nostri concittadini senza costringerli a rischiosi spostamenti via terra -:
se i Ministri interrogati si stiano adoperando, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, dando seguito agli impegni assunti in Parlamento, per chiedere ed ottenere le necessarie autorizzazioni all'atterraggio in territorio libico e predisporre l'utilizzo immediato di velivoli dell'aeronautica militare.
(4-11015)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il principale fornitore di armi alla Libia: il valore delle esportazioni italiane di natura militare verso la Libia è in costante crescita a partire dal 2006 e si è attestato per il 2009 (dato complessivo più recente) sul valore record di 112 milioni di euro;
soprattutto nell'ultimo biennio, anche a seguito del «Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia» firmato a Bengasi nell'agosto del 2008 dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal leader della Rivoluzione Muammar El Gheddafi, le esportazioni di armamenti italiani verso le coste libiche hanno preso slancio. L'articolo 20 del Trattato prevede infatti «un forte ed ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari», nonché lo sviluppo della «collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate»;
tra il 2006 e il 2009 Agusta Westland, una società del gruppo Finmeccanica, ha venduto 10 elicotteri AW109E Power per un valore di circa 80 milioni di euro. L'azienda, inoltre, afferma di avere venduto quasi 20 elicotteri negli ultimi anni, tra cui l'aereo monorotore AW119K per le missioni mediche di emergenza e il bimotore medio AW139 per le attività di sicurezza generale; la Libyan Italian Advanced Technology Company (LIATEC), posseduta al 50 per cento dalla Libyan Company for Aviation Industry, al Finmeccanica e al 25 per cento a Agusta Westlands. LIATEC offre servizi di manutenzione e addestramento degli equipaggi dei velivoli AW119K, AW109 e AW139, tra cui servizio di assistenza tecnica, revisioni e fornitura di pezzi di ricambio; nel gennaio 2008 Alenia Aeronautica, un'altra società del gruppo Finmeccanica, ha firmato un accordo con la Libia per la fornitura di un ATR-42MP Surveyor, un velivolo adibito al pattugliamento marittimo. Inoltre, nel contratto, del valore di 31 milioni di euro, sono compresi l'addestramento dei piloti, degli operatori di sistema, supporto logistico e parti di ricambio; Itas srl, una società di La Spezia cura il controllo tecnico e la manutenzione dei missili Otomat, acquistati a partire degli anni Settanta dal Governo di Tripoli. (L'Otomat è un missile a lunga gittata anti-nave.) A seguito degli accordi contenuti nel Trattato di Bengasi, nel maggio 2009, la Guardia di finanza ha proceduto alla consegna delle prime tre motovedette alla Marina libica per il pattugliamento nel Mar Mediterraneo, seguite nel febbraio 2010 da altre tre imbarcazioni (da una di queste sono state sparate raffiche di mitragliatrice contro un peschereccio italiano nel 2010); il gruppo Finmeccanica ha stipulato diversi accordi con società libiche: nel 2009 ha firmato un Memorandum of Understanding per la promozione di attività di cooperazione strategica con la Libyan Investment Authority e con la Libya Africa Investment Portfolio; la controllata SELEX Sistemi Integrati ha invece firmato nell'ottobre 2009 un accordo del valore di 300 milioni di euro per la realizzazione di un grande sistema di protezione e sicurezza dei confini;
è dato certo che le tipologie dei sistemi d'arma vendute agli altri Paesi non

possono essere usati per violare i diritti umani, ma le notizie degli ultimi giorni dimostrano come le repressioni di piazza si possono condurre anche con raid aerei contro i manifestanti;
dopo i primi tumulti nei Paesi del nord Africa, Rete Disarmo e la Tavola della pace avevano chiesto esplicitamente al Governo italiano di sospendere ogni forma di cooperazione militare con Algeria, Egitto e Tunisia e di fatto con tutti i paesi dell'area;
se fosse vero l'uso di armamenti made Italy contro il popolo libico si verificherebbe che una buona parte dell'export militare italiano sia contrario alla legge (la n. 185 del 1990) e alla posizione comune dell'Unione europea sulle esportazioni di armamenti che chiedono di accertare il «rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale e il rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di detto paese» e di rifiutare le esportazione di armamenti «qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna;
contestualmente ai tumulti e alla repressione del regime libico che si abbatte sulla popolazione, con probabile uso di armamenti italiani, il Ministro della difesa italiano si trova ad Abu Dhabi per partecipare alla locale fiera di armamenti (Idex 2011), «il più grande salone espositivo su difesa e sicurezza nel Medio Oriente e nel Nord Africa» -:
se risulti vero l'utilizzo di armamenti di provenienza italiana negli scontri mortali che stanno avvenendo in questi giorni in Libia;
se il Governo non ritenga di dover temporeggiare in relazione ad ogni collaborazione sul piano commerciale-militare con il regime di Gheddafi e intervenire a favore di una restrizione e maggior controllo dell'export bellico italiano per evitare l'uso di tali armi per la repressione del dissenso in qualsiasi teatro di conflitto mondiale.
(4-11018)

LEOLUCA ORLANDO, EVANGELISTI e DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Italia non solo è uno dei principali partner commerciali della Libia, ma è il maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi;
i rapporti dell'Unione europea sulle esportazioni di materiali e sistemi militari certificano che nel biennio 2008-2009 l'Italia ha autorizzato alle proprie ditte l'invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5 per cento) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall'Unione europea (circa 595 milioni di euro);
tra gli altri Paesi europei che nel recente biennio hanno dato il via libera all'esportazione di armi agli apparati militari di Gheddafi, figurano la Francia (143 milioni di euro), il piccolo Stato di Malta (quasi 80 milioni di euro), la Germania (57 milioni), il Regno Unito (53 milioni) e il Portogallo (21 milioni);
a differenza dei colleghi europei, il Ministro degli affari esteri italiano non ha fatto alcun riferimento anche solo alla sospensione temporanea dei rifornimenti di armi a Gheddafi. Eppure da quando sono iniziate le manifestazioni di piazza in diversi Paesi del nord Africa non sono mancate le dichiarazioni in tal senso delle principali cancellerie europee;
la Francia è stata la prima nazione ad annunciare la sospensione dell'invio all'Egitto non solo di sistemi militari ma anche di ogni materiale esplosivo o destinato al controllo dell'ordine pubblico tra cui i gas lacrimogeni. Ha proseguito poi la Germania che ha dichiarato l'interruzione delle forniture di armi verso l'Egitto manifestando specifiche «preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani nella risposta alle proteste» da parte delle forze dell'ordine vicine al presidente Mubarak;
successivamente, il 17 febbraio 2011 la Francia ha quindi esteso lo stop alla vendita di armi anche al Bahrain e alla

Libia. E lo stesso foreign office britannico, inizialmente poco propenso ad ammettere l'uso di armi inglesi contro la popolazione nella capitale del Bahrain, Manama, il giorno successivo ha revocato numerose autorizzazioni all'esportazione di armi in questi due Paesi;
tra i principali esportatori europei di armamenti solo l'Italia tace;
eppure non sono mancate le sollecitazioni: dopo i primi tumulti nei Paesi del nord Africa, infatti, associazioni come Rete Disarmo e Tavola della pace avevano chiesto esplicitamente al Governo italiano di sospendere ogni forma di cooperazione militare con Algeria, Egitto e Tunisia e di fatto con tutti i Paesi dell'area;
le due organizzazioni hanno denunciato che armi fornite dall'Italia al colonnello Gheddafi in questi ultimi anni (in particolare elicotteri e aeromobili, bombe, razzi e missili) potrebbero essere state usate nella sanguinosa repressione di questi giorni della popolazione civile libica, che sta protestando pacificamente contro il regime e hanno chiesto il blocco immediato della vendita di armi e ogni altra forma di collaborazione militare con la Libia;
anche il segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei ministri, al ministro dell'interno e al ministro degli affari esteri, ha chiesto la sospensione della fornitura di armi, munizioni e veicoli blindati alla Libia fino a quando non sarà cessato completamente il rischio di violazione dei diritti umani;
analoghe richieste sono state inoltrate dalle associazioni pacifiste in Germania, in Francia e nel Regno Unito, i cui governi, inizialmente refrattari, hanno poi accettato di renderne conto all'opinione pubblica;
naturalmente quando ci si riferisce agli affari in armi delle industrie militari italiane con il colonnello Gheddafi, a cominciare da quelle controllate da Finmeccanica, non si fa riferimento a pochi spiccioli;
la holding italiana è partecipata per la quota di maggioranza (il 32,5 per cento) dal Ministero dell'economia e delle finanze, ma ha come secondo azionista proprio la Libyan Investment Authority (LIA), l'autorità governativa libica che detiene una quota del 2,01 per cento, quota che il leader libico mira a espandere fino al 3 per cento del capitale per imporre nel consiglio di amministrazione alcuni dei suoi uomini fidati e che comunque già adesso consentirebbe di eleggere fino a quattro delegati;
da quando nel 2004 l'Unione europea ha revocato l'embargo totale alla Libia, le esportazioni di armamenti italiani al regime del colonnello Gheddafi hanno registrato un crescendo impressionante. Si è passati, cioè, dai poco meno di 15 milioni di euro del 2006 ai quasi 57 milioni del 2007. Ma è soprattutto nell'ultimo biennio - anche a seguito del «Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia» firmato a Bengasi nell'agosto del 2008 - che le esportazioni di armamenti italiani verso le coste libiche hanno ripreso slancio;
l'articolo 20 del Trattato prevede, infatti, «un forte e ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari», nonché lo sviluppo della «collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate». Si è cominciato quindi con 93 milioni di euro nel 2008 e proseguito nel 2009 con quasi 112 milioni di euro che fanno oggi dell'Italia il principale fornitore europeo, quando non mondiale, di armi al colonnello Gheddafi;
le relazioni della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni militari degli ultimi anni parlano di generici «aeromobili» (rapporto 2006, tabella P.), «veicoli terrestri» e ancora «aeromobili» (rapporto 2007, Tabella 18), ma poi anche di «bombe, siluri, razzi, missili e accessori» e «apparecchiature per la direzione del

tiro» e i soliti «aeromobili» (rapporto 2008, tabella 15) e più di recente anche di tutto quanto sopra con l'aggiunta di sempre generiche «apparecchiature elettroniche» e «apparecchiature per la visione di immagini» (rapporto 2009, tabella 15);
a una più attenta visione delle relazioni annuali si scopre qualcosa di più: nel 2006 è stata autorizzata l'esportazione a Tripoli di due elicotteri AB109 militari dell'Agusta del valore di quasi 15 milioni di euro. Nel 2007 sempre l'Agusta ha incassato 54 milioni di euro per l'ammodernamento degli aeromobili CH47. Nel 2008 è stato dato il via libera per l'esportazione di otto elicotteri A109 per 59,9 milioni di euro sempre dell'Agusta e all'Alenia Aeronautica per un aeromobile ATR42 Maritime Patrol del valore di 29,8 milioni di euro. Nel 2009 altri due elicotteri AW139 dell'Agusta per circa 24,9 milioni di euro e quasi 3 milioni per «ricambi e addestramento» per velivoli F260W della Alenia Aermacchi, ma anche una autorizzazione alla MEDA Italiana, azienda leader a livello mondiale nei sistemi missilistici, per materiali di cui non si rintraccia l'autorizzazione (se non il numero: MAE 18160) del valore di 2.519.771 euro;
inoltre, vanno considerati anche i poco più di 2,2 milioni di euro previsti per «ricambi e addestramento» dei velivoli F260W della Alenia Aermacchi: la Libia infatti possiede circa 250 aerei F260W, che come hanno fatto notare analisti del settore, appaiono come «un numero spropositato, anche considerando che si tratta del modello armabile»;
come ricorda il giornalista del mensile Popoli, Enrico Casale, nella sua approfondita inchiesta sulle esportazioni di armamenti italiani alla Libia dal titolo «Roma-Tripoli: compagni d'armi», «questi velivoli, in origine Siai Marchetti, che in Europa vengono utilizzati come addestratori, ma che in Africa e America Latina sono spesso impiegati come bombardieri, sono stati venduti all'Aeronautica libica negli anni Settanta. Ne erano stati acquistati 240, oggi non si sa quanti siano in servizio. Nel 2006 risulta che un certo numero di questi velivoli sia stato ceduto alle forze armate ciadiane che li avrebbero utilizzati per bombardare i ribelli sulle frontiere con il Sudan»;
sempre nella citata inchiesta viene evidenziato inoltre che Finmeccanica e la Libyan Investment Authority hanno stretto ulteriormente i loro rapporti il 28 luglio 2009 con un nuovo accordo: un'intesa generale attraverso la quale la holding di piazza Montegrappa e il fondo sovrano si impegnano a creare una nuova joint-venture (con capitale di 270 milioni di euro) attraverso la quale gestiranno gli investimenti industriali e commerciali in Libia, ma anche in altri Paesi africani. Il primo frutto è stato un accordo siglato da Selex Sistemi Integrati, società controllata da Finmeccanica, e dal governo libico: un contratto, del valore di 300 milioni di euro, che prevede la creazione di un sistema di «protezione e sicurezza» dei confini meridionali della Libia per frenare l'immigrazione;
la legge n. 185 del 1990 e la posizione comune dell'Unione europea sulle esportazioni di armamenti chiedono di accertare il «rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale e il rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di detto paese» e di rifiutare le esportazione di armamenti «qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna»;
proprio per evitare questo tipo di utilizzo, Francia, Germania e Regno Unito hanno deciso nei giorni scotti di sospendere le esportazioni militari a diversi Paesi tra cui la Libia;
il ministro interrogato da Abu Dhabi dove vi si è recato in «visita ufficiale» per partecipare all'International Defence Exhibition and Conference (IDEX 2011), cioè il più grande salone espositivo su difesa e sicurezza del Medio Oriente e nel Nord Africa, ha dichiarato: «Siamo qui per

sostenere doverosamente l'industria italiana e anche per ricevere come contrappeso della sua affermazione una crescita di prestigio che poi si riflette su tutto il sistema Italia»;
non si comprende a quale prestigio si riferisca il Ministro interrogato, quando l'Italia è criticata da tutta Europa per i suoi ritardi nella denuncia della strage che si sta compiendo in Libia, a quanto si apprende da alcune fonti di stampa, anche col supporto di armi italiane -:
come mai, rispetto alle decisioni assunte dai partner europei, non sia stata decisa la sospensione delle esportazioni militari soprattutto in Libia, alla luce dei recenti, drammatici accadimenti;
se, alla luce della sanguinosa repressione della popolazione libica da parte del colonnello Gheddafi si intenda sospendere e prontamente promuovere la revisione dell'articolo 20 del «Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia», la cui legge di autorizzazione alla ratifica è stata affrontata in via definitiva dal Parlamento il 3 febbraio 2009, trattato che prevede «un forte e ampio partenariato industriale nel settore della Difesa e delle industrie militari», nonché lo sviluppo della «collaborazione nel settore della Difesa tra le rispettive Forze Armate»;
quale sia la reale portata dei rifornimenti di armamenti alla Libia, pari a più di un terzo di tutte le autorizzazioni rilasciate dall'Unione europea.
(4-11026)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

MELIS e DUILIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel concorso bandito nel dicembre 2008 ed espletato tra il 2009 e il 2010, relativo a 825 posti di funzionario amministrativo tributario (Agenzia delle entrate) sono state dichiarate idonee 947 persone, delle quali 825 risultano in via di assunzione a far data dal 1o marzo 2011 e 122 (ugualmente idonei) in attesa di successiva assunzione;
tale assunzione, dapprima ufficiosamente garantita per tutti per il marzo 2011, è poi stata rinviata in ragione (stando a notizie sindacali e a informazioni fomite per via breve dalle direzioni regionali) delle attuali carenze di risorse finanziarie;
le persone interessate, pur confidando in una legittima aspettativa, ignorano quali siano i tempi, per lo meno probabili, della loro assunzione;
da informali comunicazioni di fonte della medesima Agenzia delle entrate si apprende che la stessa Agenzia confiderebbe sul reintegro delle risorse per poter procedere al riassorbimento degli idonei;
questo stato di incertezza si riverbera comprensibilmente sulla possibilità di programmare le relative scelte individuali rispetto alla possibile ricerca di altri sbocchi occupativi -:
quali siano le assicurazioni e le relative previsioni che il Ministro è in grado di fornire circa l'assunzione degli idonei del concorso 2008 non ancora chiamati;
se il Ministro possa fornire più puntuali assicurazioni circa la possibilità che, dopo l'assestamento di bilancio, sia verosimile che i suddetti idonei verranno assunti;
se non ritenga il Ministro di offrire assicurazione a questi lavoratori della certezza dei loro diritti.
(3-01483)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre del 2003, la provincia di Mantova ha partecipato al bando di gara

nazionale relativo ad interventi strategici per la sicurezza stradale nell'ambito del Piano nazionale per la sicurezza stradale (2o programma di attuazione) indetto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con l'obiettivo di individuare e cofinanziare progetti innovativi finalizzati a ridurre l'incidentalità stradale;
la proposta progettuale, denominata «Sicuri: strategie innovative di comunicazione per la prevenzione e la dissuasione dei fattori di rischio sugli incidenti stradali» prevedeva un costo complessivo di 800.000 euro, di cui 320.000 euro (40 per cento) a carico della provincia di Mantova ed i restanti 480.000 euro richiesti quale cofinanziamento al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
il sopracitato progetto costituisce l'evoluzione del progetto pilota sulla sicurezza stradale «Analisi multisettoriale dei tratti neri della provincia di Mantova», finanziato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti alla provincia di Mantova nel corso del 2003;
con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 10 giugno del 2004 (serie generale n. 151), sono state approvate le graduatorie relative al bando richiamato nei punti precedenti ed il progetto «Sicuri» della provincia di Mantova, classificatosi in terza posizione nella graduatoria delle linee di azione 2.4.2 e 2.4.3, risultava essere tra i vincitori del bando stesso ottenendo il cofinanziamento richiesto;
successivamente, la provincia di Mantova, con delibera di giunta n. 339 del 21 ottobre del 2004, ha confermato la propria intenzione di realizzare il progetto strategico «Sicuri» garantendo la necessaria copertura finanziaria;
In data 20 ottobre del 2005, si è proceduto alla sottoscrizione della convenzione (protocollo 4004/05) tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (direzione generale per le strade) e la provincia di Mantova per la realizzazione del progetto «Sicuri»;
la Cassa depositi e prestiti Spa ha concesso il prestito di 480.000 euro ed il contratto di mutuo è stato stipulato il 15 novembre 2006 (posizione no 4498954/00);
il mutuo non è stato, ad oggi, erogato anche se, in questi anni, la provincia di Mantova ha portato avanti il progetto per la parte di investimenti di sua competenza;
il 13 luglio 2010, la provincia di Mantova (settore patrimonio, provveditorato, contratti, manutenzione, infrastrutture e visibilità) ha inviato una nota al Ministero dell'economia e delle finanze ed alla Cassa depositi e prestiti Spa (per conoscenza anche al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) attraverso la quale ha comunicato che «permane l'interesse di questa Amministrazione a mantenere ed utilizzare la somma concessa» per ultimare il progetto «Sicuri» cofinanziato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
alla nota del 13 luglio del 2010 non è stata data risposta;
la provincia di Mantova, in conformità agli accordi sottoscritti con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha avviato le procedure per l'espletamento della gara per la realizzazione delle opere previste (fornitura ed installazione di pannelli a messaggio variabile) per un importo complessivo di 480.000 euro, pari al mutuo concesso e non erogato -:
se i Ministri interrogati intendano mantenere il contributo, concesso attraverso un mutuo della Cassa depositi e prestiti Spa, per ultimare il progetto «Sicuri», così come formalmente stabilito nei passaggi citati nei punti in premessa.
(5-04278)

MATTESINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate ha bandito nel 2008 un concorso per 825 unità per la terza area funzionale, fascia retributiva

F1, profilo professionale funzionario, per attività amministrativo-tributaria (Gazzetta Ufficiale 4a serie speciale concorsi n. 101 del 30 dicembre 2008);
il bando in questione si articolava su due prove scritte, il superamento delle quali dava diritto all'ammissione ad un periodo di tirocinio formativo della durata di sei mesi presso l'Agenzia delle entrate, e una prova orale (al termine dello svolgimento del suddetto tirocinio) con infine un'assunzione a tempo indeterminato;
per poter accedere al tirocinio formativo i candidati dovevano ottenere un voto almeno pari a 24/30 nelle due prove scritte. A tal proposito, risultano segnalazioni di concorrenti che, nonostante il superamento delle prove scritte con una votazione superiore a 24/30, non sono stati collocati in una posizione utile per l'ammissione al tirocinio, perché non rientranti nel limite massimo dei posti messi a concorso. Nello specifico si tratta in tutta Italia di 122 candidati idonei, presenti nelle graduatorie di merito;
a partire dal 1o marzo 2011 i vincitori di concorso saranno chiamati in servizio, mentre i candidati presenti nelle graduatorie di merito, pur giudicati idonei ad accedere al tirocinio formativo, non potranno essere assunti perché secondo la direzione centrale dell'Agenzia delle entrate mancano i posti e i fondi;
pare inoltre che presso la Corte dei conti esista un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri registrato in data 10 gennaio 2011 (Reg. n. 1 foglio n. 38), con il quale si autorizza un nuovo bando di concorso dell'Agenzia delle entrate per 310 funzionari, analogo profilo professionale del bando suddetto;
la legge finanziaria per il 2008 già in relazione a precedenti concorsi (banditi nel 2005 e 2007 per l'assunzione di candidati con contratto di formazione lavoro) ha vincolato l'Agenzia delle entrate ad attingere, prioritariamente, dagli idonei della graduatoria già esistente prima di bandire nuovi concorsi, facendo assorbire la restante parte della graduatoria all'Agenzia delle dogane;
rafforzare la struttura dell'Agenzia delle entrate significherebbe perseguire, sull'intero territorio nazionale, proficuamente l'attività fiscale istituzionale di controllo degli adempimenti tributari, di repressione dell'evasione e di assistenza al contribuente -:
se corrisponda al vero quanto richiamato in premessa e se non si reputi contraddittorio interrompere la suddetta procedura concorsuale per mancanza di posti e procedere all'indizione di un nuovo concorso, per il medesimo profilo professionale, a distanza di pochi mesi dalla pubblicazione della graduatoria (senza tenere in dovuta considerazione il periodo di quattro anni di vigenza delle graduatorie dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale amministrativo previsto dall'articolo 35, comma 5, del decreto legislativo n. 165 del 2001);
quali iniziative urgenti si intendano assumere, nelle opportune sedi, affinché l'Agenzia delle entrate attinga prioritariamente alla graduatoria degli idonei al tirocinio relativa al concorso del 2008, consentendo a questi ultimi di concludere l'iter concorsuale già brillantemente intrapreso senza vanificare i loro sforzi e le loro legittime aspettative, considerato che l'attivazione di una nuova procedura concorsuale appare all'interrogante un vero e proprio spreco di denaro pubblico.
(5-04280)

Interrogazioni a risposta scritta:

MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 90 della legge n. 342 del 2000 prevede l'istituzione di una imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili;
ai sensi del comma 4 del citato articolo 90 le modalità applicative dell'imposta

devono essere stabilite con uno o più decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonomi di Trento e Bolzano;
tali disposizioni non risultano ancora statuite;
secondo quanto riferito dalla direzione bilancio della regione Veneto in data 9 novembre 2000 è stato istituito il capitolo di bilancio n. 628 in entrata senza accertamento ed il capitolo 50276 in uscita, che dovrebbe finanziare il disinquinamento acustico, senza impegno di spesa -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se intenda intervenire al più presto predisponendo i decreti attuativi, al fine di compensare i disagi dei comuni ove sorgono gli aeroporti.
(4-11005)

GRAZIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) ha previsto all'articolo 1, commi 460 e 461, che la società Sviluppo Italia Spa, ora Invitalia spa, assuma la denominazione di Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa, a capitale interamente pubblico, e predisponga un piano di riordino e di dismissione delle partecipazioni societarie nei settori non strategici di attività, piano che, entro il 31 dicembre 2010, come da ultimo prorogato, preveda un numero di società controllate ridotto a non più di tre, la cessione, anche tramite una società veicolo, delle partecipazioni di minoranza acquisite. Per le società regionali si procede di intesa con le regioni interessate anche tramite la cessione a titolo gratuito alle stesse regioni o altre amministrazioni pubbliche delle partecipazioni;
in data 27 marzo 2007 è stata emanata la direttiva del Ministero dello sviluppo economico recante priorità e obiettivi dell'Agenzia, nonché indirizzi per il piano di riordino e dismissione delle partecipazioni societarie e per la riorganizzazione interna della società. Tra gli obiettivi prioritari caratterizzanti l'azione della stessa figurano il recupero e la crescita del Mezzogiorno, l'implementazione del suo sviluppo e la convergenza verso le aree sviluppate del Paese;
in particolare per le società regionali, Invitalia avrebbe promosso il trasferimento delle stesse alle amministrazioni regionali e per agevolare tale processo avrebbe potuto garantire, mediante contratti pluriennali, lo svolgimento di attività e servizi già svolti dalle medesime società regionali. La direttiva menzionata ha previsto che il piano di riordino fosse attuato nel pieno rispetto della salvaguardia dei livelli occupazionali, secondo criteri di efficienza e valorizzazione delle risorse umane;
in Campania, la legge regionale n. 1 del 2008 (legge finanziaria 2008), all'articolo 36 ha previsto l'acquisizione a titolo gratuito da parte della regione delle partecipazioni detenute dall'Agenzia nelle società regionali, senza oneri a carico del bilancio regionale, e secondo un piano aziendale che definisca le attività, gli ambiti di intervento e le risorse necessarie, lasciando immutate le forme contrattuali dei rapporti di lavoro in essere;
da quella data la regione discute sulla modifica dell'articolo 36 citato, a fronte della richiesta dell'Agenzia di circa 5 milioni di euro per l'acquisizione delle partecipazioni e del patrimonio immobiliare della società regionale. Il 20 febbraio 2009 è stato firmato dalla regione, dal Ministero dello sviluppo economico e dall'Agenzia un

protocollo di intesa in cui vengono stabilite le modalità operative del trasferimento, subordinato al passaggio delle competenze statali alle regioni previste dal decreto legislativo n. 185 del 2000 e della relativa dotazione finanziaria. Dopo la proroga al 31 dicembre 2010 per il completamento del piano di riordino e dopo l'insediamento della nuova giunta regionale non è stato avviato alcun tavolo di trattativa ufficiale;
al momento risulta costituita la sola Newco finanza e le società di scopo continuano ad esistere. La società veicolo è stata costituita attraverso la variazione della ragione sociale di Sviluppo Italia Lazio Spa in Invitalia Partecipazioni Spa, in essa è confluita, in contrasto con la legge finanziaria 2007 e la relativa direttiva ministeriale menzionate la società regionale Sviluppo Italia Piemonte Spa che a sua volta ha incorporato le società regionali Marche, Emilia Romagna e Lombardia. 8 società regionali sono state cedute alle amministrazioni regionali o loro controllate, mentre le altre continuano ad essere controllate da Invitalia. Per queste ultime le trattative per la cessione sono ferme per motivi diversi. In data 8 ottobre 2010 sono state messe in liquidazione, con avvio della procedura di messa in mobilità di tutti i dipendenti, 4 società regionali - Campania (65 lavoratori), Calabria (140), Sardegna (12) e Abruzzo (19) - e per esse non è stato previsto l'inserimento nella società veicolo al pari delle altre società regionali;
ad ora, è dato constatare:
il mancato rilancio delle attività delle società regionali. È stato favorito soltanto quello delle attività della capogruppo: alle società regionali sono state sottratte attività, attribuendo nuove commesse, operative anche su territori periferici, solo alla capogruppo. Le attività dell'agenzia sono quelle riferite al decreto legislativo n. 185 del 2000 che resta senza possibilità di rifinanziamento ma che contribuisce in maniera rilevante al fatturato aziendale e in maniera esclusiva al fatturato delle società regionali;
la mancata salvaguardia dei livelli occupazionali. L'avvio della procedura di mobilità oltre a non essere prevista da nessun atto di origine ministeriale o dell'agenzia riguarda società regionali meridionali;
una certa sperequazione tra centro e periferia, sia con riguardo alle attività sia con riferimento ai dipendenti. Per quanto attiene al primo aspetto, se finora le società regionali hanno operato in convenzione con Invitalia, attraverso contratti unilaterali che prevedono notevoli margini a favore della stessa, ora talune attività sono state sottratte alle società regionali e svolte dalla sede centrale, con notevole incremento dei costi e dispersione delle professionalità territoriali. Sul piano delle risorse umane, la disparità di trattamento è evidente non solo nella messa in mobilità presso le sedi regionali, ma anche dall'incertezza che i livelli occupazionali siano garantiti nel medio-lungo periodo anche dopo la conclusione degli accordi con le amministrazioni regionali -:
quali iniziative, misure e provvedimenti il Ministro interrogato vorrà intraprendere per evitare la chiusura delle società regionali e l'abbandono del territorio da parte delle istituzioni preposte allo sviluppo del Mezzogiorno coinvolgendo le regioni interessate alle procedure per la messa in mobilità dei lavoratori e, in particolare, la regione Campania, al fine di salvaguardare il knowhow dei dipendenti, quel valore aggiunto che hanno realizzato per l'Agenzia e che possono ancora offrire allo sviluppo e alla crescita del territorio campano e delle altre regioni e di evitare l'ulteriore impoverimento delle regioni in un momento economico sfavorevole.
(4-11028)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 31 gennaio 2011, dopo una lunga malattia, il signor Cosimo Manca si è spento in una cella della casa Circondariale di Bari all'età di 54 anni, quando mancavano esattamente due anni alla fine di una pena di dieci anni da scontare per reati legati a traffico di stupefacenti;
come denunciano i parenti del detenuto, che dopo il dramma hanno chiesto aiuto all'associazione brindisina «Famiglie Fratelli Ristretti» e si sono rivolti al quotidiano «Senza Colonne» che ha reso pubblica la loro denuncia, «nonostante l'evidenza delle patologie che lo avevano reso, tra l'altro, quasi completamente cieco e incapace a deambulare autonomamente», al signor Manca veniva negata la sospensione della pena per motivi di salute ovvero la misura della detenzione domiciliare e, quindi, lo stesso continuava a rimanere ristretto nel carcere di Bari «senza alcuna cura effettiva, e senza che gli venissero forniti i mezzi minimi per una dignitosa terapia medica che, se tempestiva, avrebbe potuto salvargli la vita»;
l'articolo 1 del decreto legislativo n. 230 del 1999 afferma che «I detenuti e gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci e appropriate»;
l'articolo 11 della legge n. 354 del 1975, al comma 2, recita «Ove siano necessarie cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati dai servizi sanitari degli istituti, i condannati e gli internati sono trasferiti, con provvedimento del magistrato di sorveglianza, in ospedali civili o in altri luoghi esterni di cura (...); al comma 5 «All'atto dell'ingresso nell'istituto i soggetti sono sottoposti a visita medica generale allo scopo di accertare eventuali malattie fisiche o psichiche. L'assistenza sanitaria è prestata, nel corso della permanenza nell'istituto, con periodici e frequenti riscontri, indipendentemente dalle richieste degli interessati»; al comma 6 «Il sanitario deve visitare ogni giorno gli ammalati e coloro che ne facciano richiesta; deve segnalare immediatamente la presenza di malattie che richiedono particolari indagini e cure specialistiche» -:
cosa risulti esattamente dalla cartella clinica del signor Cosimo Manca circa le sue condizioni di salute e le cause del decesso e se siano state poste in essere tutte le attività necessarie a garantire il diritto alla salute del detenuto;
qualora dalla verifica del diario clinico del detenuto dovesse emergere che lo stesso non sia adeguatamente curato o che non gli siano state risparmiate sofferenze fisiche gravi, quali iniziative di competenza si intendano assumere in relazione ad un'eventuale responsabilità omissiva di chi sul detenuto aveva un obbligo di vigilanza.
(4-11023)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dopo le segnalazioni e le denunce dei mesi scorsi si registrano nuovamente notizie di reiterati disservizi e disagi avvenuti sulla linea di trasporto ferroviario regionale sarda, nel tratto che collega Cagliari a Carbonia;
negli ultimi giorni, infatti, si sono registrati nuovi stop e cancellazioni indiscriminate allo svolgimento delle corse, a cui si sono aggiunti i disservizi causati dal

mancato funzionamento del servizio sostitutivo di autolinee, che hanno praticamente reso totalmente fermi i collegamenti sulla direttrice in questione;
le criticità ormai si ripresentano con continuità quasi quotidiana e da mesi ormai mettono a dura prova la pazienza dei tanti viaggiatori che da troppo tempo stanno subendo l'inefficienza del servizio di trasporto ferroviario;
a pagare le conseguenze di un tale disservizio sono soprattutto i lavoratori e gli studenti pendolari che ogni giorno assistono impotenti alla vergognosa inadeguatezza che ormai caratterizza il trasporto ferroviario sardo;
la vicenda è stata già segnalata in sede parlamentare con numerosi atti di sindacato ispettivo che denunciavano la situazione, a cui il Governo ha risposto con l'impegno ad attivarsi al fine del superamento della problematica in questione con l'assunzione degli opportuni interventi necessari al ripristino della funzionalità della linea, ma allo stato attuale, come comprovato dalle nuove situazioni presentatisi negli ultimi giorni, non si riscontra nessun miglioramento in direzione della risoluzione della vicenda;
è necessario un urgente e definitivo intervento di risoluzione della vicenda che sta recando continui disagi a moltissimi cittadini sardi, rendendone insostenibile la qualità della vita e le attività lavorative e familiari -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per risolvere gli ormai insostenibili disagi che ricadono gravemente sui cittadini che utilizzano la rete di trasporto ferroviario regionale sardo sulla tratta Cagliari-Carbonia.
(3-01484)

Interrogazioni a risposta scritta:

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 30 settembre 2010 i firmatari del presente atto hanno interrogato il ministro delle infrastrutture e dei trasporti per sapere se sussistesse la volontà di portare a compimento la realizzazione del nuovo casello autostradale di Dalmine, opera a carico di Autostrade per l'Italia (Aspi);
l'opera di realizzazione dello spostamento del casello autostradale di Dalmine, in carico a Autostrade per l'Italia spa, doveva essere avviata in modo da essere completata con tempi compatibili con l'entrata in esercizio della tangenziale sud di Bergamo;
nell'interrogazione a risposta in Commissione, svolta il 30 settembre 2010, è stato fatto rilevare che lo spostamento del casello autostradale di Dalmine era stato inserito nel I lotto - 2o stralcio dei lavori della tangenziale, nel tratto da Treviolo (ex strada statale n. 671/asse interurbano) a Stezzano (ex strada statale n. 42). In particolare, il progetto contemplava la costruzione di 4 svincoli a doppio livello, due dei quali «in corrispondenza del nuovo casello autostradale di Dalmine» con connessione alla nuova tangenziale, inaugurata il 23 marzo 2010, in concomitanza dell'entrata in esercizio del tratto Treviolo-Stezzano;
nella stessa sede è stato sottolineato come, non essendo stato attuato lo spostamento del casello autostradale in questione, il sottopasso della strada provinciale 525 (ex strada statale n. 525), in entrata e uscita dall'autostrada, pur realizzato, è di fatto inutilizzabile;
nella sua articolata risposta il rappresentante del Governo, il viceministro Castelli ha ribadito che: «Lo svincolo e la stazione di Dalmine rientravano tra gli interventi da realizzare da parte di Autostrade Concessioni e Costruzioni Autostrade S.p.A. nell'ambito della convenzione sottoscritta con ANAS S.p.A. in data 4 agosto 1997 e successivi atti aggiuntivi»;
inoltre è stato affermato dal viceministro Castelli che: «Successivamente, in sede di definizione del nuovo testo di

"convenzione unica" sottoscritta in data 12 ottobre 2007, approvata dalla legge n. 101 del 2008 - normativa e sostitutiva dei precedenti atti convenzionali, ANAS S.p.A. ed Autostrade per l'Italia S.p.A. hanno valutato, a fronte dei non ancora consolidato scenario infrastrutturale, con particolare riferimento al tracciato e alla realizzazione della Pedemontana Lombarda, di stralciare la realizzazione di detto intervento, destinando il relativo impegno di spesa ad altri interventi di più immediata realizzazione»;
di fatto il Governo ha concluso dichiarando che: «Al ricrearsi dei presupposti per la realizzazione dell'intervento, ANAS S.p.A., d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, potrà richiedere ad Autostrade per l'Italia S.p.A. di svilupparne la progettazione e valutarne congiuntamente l'inserimento nell'ambito degli impegni di convenzione, nella relativa voce Altri Investimenti»;
da un articolo dell'Eco di Bergamo dell'8 febbraio 2011 si apprende che, a seguito di un incontro tra Aspi, sindaco e assessore alla mobilità del comune di Dalmine, la Società Autostrade ha dichiarato che non sono disponibili risorse per la realizzazione di suddetta infrastruttura che, peraltro, non rientra più tra le priorità di Autostrade per l'Italia -:
se il Ministro interrogato, alla luce delle recenti dichiarazioni di Autostrade per l'Italia sul casello di Dalmine e in considerazione di quanto affermato in Commissione il 30 settembre 2010 dal proprio rappresentante, non ritenga opportuno intervenire al più presto e in maniera risolutiva, attraverso l'inserimento dell'opera nell'ambito degli impegni di convenzione nella relativa voce «Altri Investimenti», essendosi ormai verificati tutti i presupposti necessari all'intervento, ovvero, la definitiva pianificazione progettazione di Pedemontana e Brebemi e il completamento della 4a corsia di A4 e della tangenziale sud di Bergamo, ed essendosi altresì delineato e consolidato lo scenario infrastrutturale corollario della succitata infrastruttura.
(4-11016)

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal quotidiano online Bergamonews di domenica 20 febbraio 2011, si apprende: «Sabato 19 febbraio verso le ore 13 lo navetta partito poco prima da Bergamo verso Treviglio si blocca per un guasto nella stazione di Verdello. Il treno delle 13.02 per Milano che segue a breve distanza viene bloccato in linea per oltre 25 minuti. Poi viene fatto entrare a passo d'uomo a Verdello e viene agganciato in coda al treno in panne fermo sullo stesso binario. Infine, fatti scendere i viaggiatori senza molti complimenti e senza spiegazioni, i due treni accoppiati ritornano lentamente in retromarcia a Bergamo, occupando il binario pari (quello discendente) e quindi impedendo per lungo tempo la partenza di altri treni verso Milano. Tutta l'operazione richiede circa un'ora e tre quarti, ma i ritardi e le soppressioni a catena si fanno sentire fino a sera»;
da quanto appreso dalla stessa fonte, la linea in questione, a doppio binario, disporrebbe di impianti di sicurezza che permetterebbero la circolazione dei treni in entrambe le direzioni su tutti e due i binari e, nella stazione di Verdello, sarebbe possibile facilmente deviare i treni da un binario all'altro senza dover ricorrere alla succitata manovra;
stando a quanto riportato dalla stampa, il motivo del disagio è da attribuire alla procedura che individua nel dirigente centrale, che telecomanda l'intera linea, l'unico autorizzato a modificare la circolazione dei treni;
dalle informazioni in possesso degli interroganti risulterebbe che suddetto dirigente nei weekend non sia in servizio e che la linea venga governata in modo rigido e automatico, senza possibilità alcuna di intervento diretto in caso di guasto, incidente, ritardo o perturbazione del servizio;
la linea ferroviaria che collega la città di Bergamo a quella di Milano, per svariati

motivi, a partire dal numero di utenti, rappresenta uno dei nodi strategici del sistema ferroviario lombardo su cui, non a caso, sono state investite molte risorse proprio per il suo potenziamento e ammodernamento -:
se il Ministro interrogato sia al corrente di tale situazione e se la stessa corrisponda al vero;
se non ritenga opportuno intervenire affinché siano predisposte tutte le contromisure del caso per scongiurare il ripetersi di tali inaccettabili disservizi.
(4-11022)

DESIDERATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Alitalia ha firmato in data 16 febbraio 2011 un memorandum d'intesa con China Eastern, la terza compagnia cinese, in cui la compagnia italiana si impegna a volare quattro volte a settimana sulla tratta Roma-Pechino e la compagnia cinese copre i voli Roma-Shangai con la stessa frequenza;
la collaborazione prevede codici congiunti sui voli, la possibilità reciproca di vendere i biglietti ed è estesa ai voli interni in Cina della Eastern e alle merci, comportando quindi, di riflesso, un incremento per le imprese dell'export verso la Cina;
l'accordo in code sharing stretto dalle compagnie aeree comporta che un vettore possa commercializzare un servizio e porre il suo codice sui voli di un altro vettore, prevedendo l'inserimento di due codici aerei in un solo volo, in modo da assicurarne il riempimento;
contemporaneamente all'espansione intercontinentale, che dovrebbe comportare un maggiore carico di lavoro per i dipendenti delle compagnie aeree e un coinvolgimento più consistente, in termini numerici, di personale impegnato, Alitalia ha pianificato la cassa integrazione per 600 dipendenti;
la riduzione del personale e la contestuale apertura di nuove tratte, dichiarata compatibile dall'amministratore delegato Sabelli, fa nascere alcuni dubbi sulla possibilità che i voli intercontinentali siano gestiti effettivamente dalla compagnia Alitalia piuttosto che essere ceduti, quasi nella totalità dei casi, alla compagnia partner in cambio di compensazioni economiche;
questo dubbio è alimentato anche dai dati relativi alla situazione economica dell'Alitalia nel 2010, dove si evince che i ricavi sul lungo raggio sono cresciuti del 37,9 per cento mentre i passeggeri solo del 13,7 per cento -:
quali iniziative il Governo ritenga opportuno adottare, anche in termini di «moral suasion», affinché la compagnia aerea Alitalia riveda la propria politica, anche in caso di accordi in code sharing con altre compagnie aeree, in modo tale da assicurare che l'espansione territoriale sia inserita in un piano programmatico complessivo di interventi per il risanamento, il rilancio e lo sviluppo della compagnia che sia tale da garantire il mantenimento dei livelli occupazionali.
(4-11024)

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la prefettura di Catanzaro, nel ridefinire l'ambito dei collegi provinciali, in ottemperanza a quanto stabilito dall'articolo 2 del decreto-legge 25 gennaio 2010 n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 marzo 2010 n. 42, che da trenta passano a ventiquattro, avrebbe dovuto attenersi ai criteri della consistenza demografica, della struttura economica-sociale,

della contiguità, nonché del tribunale nella cui circoscrizione è compreso il territorio del collegio;
dalla disamina della ridefinizione dei collegi provinciali operata dalla prefettura emerge palesemente come la stessa non abbia affatto rispettato i citati parametri;
infatti, mentre i collegi del comune di Catanzaro hanno in media una popolazione di 13.000 abitanti ed i collegi del comune di Lamezia Terme una popolazione in media di 14.000 abitanti, gli altri comuni risultano raggruppati in collegi aventi, in media una popolazione di 17.000 abitanti; gli abitanti totali della provincia di Catanzaro sono 369.947 che divisi per i 24 collegi risultano avere mediamente per collegio 15.415 abitanti;
difficilmente quindi i collegi esterni alla città di Catanzaro e Lamezia Terme potranno esprimere un proprio rappresentante in seno al consiglio provinciale;
la prefettura non pare conoscere esattamente il numero degli abitanti dei comuni costituenti i vari collegi provinciali: ad esempio, il comune di Belcastro risulta avere, nella nota del 12 aprile 2010, un numero di abitanti di 3.612, laddove la cifra esatta è di 1.400;
si è inoltre operata una riduzione dei collegi del comune di Catanzaro da otto a sette, senza tuttavia dividere il numero degli abitanti del comune per i sette collegi elettorali -:
se non intenda intervenire, in modo che la proposta di ridefinizione dei collegi elettorali risulti conforme ai suddetti criteri.
(2-00979)«Tassone».

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Comitato provinciale per l'ordine e per la sicurezza pubblica di Palermo avrebbe avanzato, nei giorni scorsi, all'ufficio centrale per le scorte, la proposta di ridurre la scorta all'assessore alla sanità della regione siciliana, Massimo Russo, il quale prima dell'incarico nella giunta del presidente Lombardo svolgeva le funzioni di pubblico ministero alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e si era occupato di indagini sulla mafia trapanese;
Russo vive sotto scorta da parecchi anni: per la sua sicurezza vengono impiegate due auto blindate e quattro unità di personale che, adesso, se la proposta venisse ratificata, verrebbero ridotte a una macchina e due uomini in quanto secondo il Cosp il rischio per l'assessore sarebbe diminuito dal secondo al terzo livello;
da quando è stato nominato assessore alla sanità, Russo si è impegnato in una profonda azione di riforma della sanità siciliana, impegno delicatissimo in quanto presuppone un contrasto deciso alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose, notoriamente radicate nel settore;
l'assessore Russo ha accolto la notizia con serenità, ribadendo che, come uomo delle istituzioni, rispetta le decisioni degli organi preposti, rimarcando però la propria amarezza per aver appreso la notizia dai giornali. In ogni caso, ha sottolineato che tutto ciò non andrà ad inficiare in alcun modo l'opera avviata che sarà comunque portata avanti nell'interesse della Sicilia e dei siciliani;
la notizia ha comunque suscitato sconcerto e preoccupazione in quegli ambienti sociali e politici siciliani che con determinazione svolgono il loro impegno contro la criminalità organizzata e contro la corruzione;
irritazione e stupore sono stati espressi sia dal presidente Lombardo che dalla giunta regionale la quale con una nota, nei giorni scorsi, ha chiesto l'intervento del Ministro interrogato -:
se la notizia, relativa alla proposta di riduzione della scorta, risponda al vero e, in questo caso, quali iniziative il Ministro interrogato abbia intenzione di porre in essere, affinché vengano garantite

le condizioni di sicurezza all'assessore Massimo Russo, indispensabili per la sua attività in seno al Governo della regione siciliana.
(4-11012)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il sito «la Voce di Manduria» racconta il seguente episodio accaduto nel comune di Maruggio (Taranto):
«Io la vedo in un modo, loro la vedono in un altro e comunque qualcuno confonde la proprietà con l'autorità e qui l'autorità ecclesiastica sono io». Don Gregorio Mastrovito, parroco della parrocchia «Natività di Maria Vergine» e della chiesa «Santa Maria delle Grazie» a Maruggio, risponde così a chi lo accusa di aver cercato di appropriarsi di un bene di proprietà comunale nonché tutelato dalla Sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici: due statue sacre in pietra risalenti al XV secolo conservate nella chiesetta dell'ex convento dove ha sede il municipio di Maruggio. I due reperti, qualche giorno fa, erano stati già caricati sul furgone quando è intervenuto il consigliere delegato alla cultura, Giovanni Quaranta il quale, dopo un alterco con il prete, ha obbligato gli operai a scaricare tutto. «Ciò che è conservato nella chiesa appartiene al Comune quindi resta tutto qui», conferma ancora oggi il politico che ha raccontato l'accaduto al suo sindaco. Diversa è l'idea del sacerdote che replica: «Gli arredi e gli oggetti sacri di una chiesa appartengono a tutti e sono sotto il controllo della diocesi che io qui rappresento. In tale veste ho cercato di mettere ordine per il decoro della mia parrocchia ma se loro si ritengono padroni di tutto dirò al vescovo di chiudere il luogo di culto e se vorranno fare qualche manifestazione religiosa - conclude il prete - che si affittassero anche il sacerdote»;
il sindaco Alberto Chimienti, già informato della diatriba tra il religioso e il delegato alla cultura, spera di sistemare tutto senza rovinare il delicato equilibro con l'autorità ecclesiale, «Un'incomprensione, spero. Don Mastrovito esercita da poco qui da noi e forse non è stato sufficientemente informato che per spostare quel genere di beni» indipendentemente dalla proprietà che a quanto ci risulta appartiene al Comune, non è sufficiente un furgone e due operai ma bisogna quantomeno farsi autorizzare dalla competente soprintendenza»;
questa mattina, intanto, l'argomento sarà portato in consiglio comunale. A farlo sarà lo stesso consigliere Quaranta che ad apertura di seduta presenterà una pregiudiziale con l'intento di discutere e approvare un ordine del giorno in cui si chiede l'istituzione di un'indagine amministrativa per dirimere la questione, «Confronteremo l'inventario del 1910 con gli oggetti, arredi e quant'altro presente oggi nella chiesa - anticipa il consigliere Quaranta -, e allora qualcuno dovrà tener conto di molte cose che non si trovano più». Secondo molte testimonianze, anche documentate da foto e documenti, la chiesa dell'ex convento possedeva un vero tesoro fatto di quadri, donativi in oro e argento e una fornitissima biblioteca di antichi manoscritti -:
quali iniziative intendano assumere affinché, anche prendendo gli opportuni contatti con le autorità ecclesiastiche, vi sia il pieno rispetto delle leggi in vigore in relazione alla vicenda di cui in premessa.
(4-11029)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel corso di un convegno tenutosi a Milano il 19 aprile 2010 il Ministro interrogato

ha esternato il progetto di voler introdurre entro il 2011 il reclutamento dei docenti dalle graduatorie regionali legate alla residenza degli stessi e vincolandoli alla stessa sede assegnata per un quinquennio, al fine, testualmente, «di garantire la continuità didattica e il miglioramento della qualità dell'insegnamento» tale innovazione sarebbe stata inserita nell'ambito del disegno di legge sulla riforma del reclutamento e della valutazione del corpo docente basato soprattutto sulla meritocrazia e sul ricorso a sistemi premianti;
secondo lo stesso Ministro la vicinanza fra la residenza degli insegnanti e il luogo di lavoro andrebbe verso la direzione di garantire la continuità didattica e quindi la qualità dell'insegnamento;
la giustificazione «nobile» di questo provvedimento addotta dal Ministro sarebbe quella di voler garantire in questo modo la continuità didattica, meno nobile e discriminatoria invece, a parere dell'interrogante, sarebbe quella di impedire agli insegnanti meridionali di approdare nelle regioni del Nord;
per le immissioni in ruolo esistono a regime le graduatorie provinciali per gli insegnanti (graduatorie ad esaurimento, ex permanenti) e quelle regionali per i dirigenti (graduatorie di merito dell'ultimo concorso);
l'articolo 1, comma 4-ter, del decreto legge n. 134 del 2009 ha poi introdotto una norma di interpretazione autentica dell'articolo 1, comma 605, lettera c) della legge finanziaria per il 2007, stabilendo che nelle operazioni di integrazione di aggiornamento delle graduatorie permanenti è consentito ai docenti che ne fanno esplicita richiesta, oltre che la permanenza nella provincia prescelta in occasione dell'aggiornamento delle graduatorie per il biennio 2007-2008 e 2008-2009, di essere inseriti anche nelle graduatorie di altre province dopo l'ultima posizione di terza fascia, ossia «in coda»;
il Consiglio di Stato nel pronunciarsi sul ricorso presentato da un docente di Verona, che si è visto collocato in coda alle graduatorie di Trento perché di fatto non residente in quella provincia, ha giudicato illegittime le graduatorie degli insegnanti«protette» per i residenti previste dalla legge provinciale di Trento sull'aggiornamento delle liste dei precari, ed ha rinviato quest'ultima alla Corte costituzionale rinvenendo in essa profili di contrasto con gli articoli 3 (principio di uguaglianza), 4 (riconoscimento a tutti del diritto al lavoro), 16 (libertà di circolazione e soggiorno sul territorio di tutti i cittadini), 51 (libertà di accesso agli uffici pubblici in condizione di uguaglianza di tutti i cittadini) e 97 (diritto di accesso all'impiego pubblico mediante concorso) della Costituzione, e con le direttive comunitarie sulla libera circolazione delle professioni. Inoltre il massimo organismo della giustizia amministrativa sì è spinto oltre giudicando l'inserimento in fondo alla graduatoria dei docenti provenienti da altre graduatorie, anche se aventi un punteggio superiore a quelli già inseriti, una palese ed ingiustificata disparità di trattamento tra soggetti con i medesimi requisiti in funzione dell'avvenuta iscrizione in altra graduatoria di altra provincia, come rispondente ad una logica «protezionistica» dei docenti inseriti nelle graduatorie trentine, al fine di ostacolare l'arrivo di docenti da altre graduatorie;
il 9 febbraio del 2011 con la sentenza della Corte costituzionale n. 41 del 2011, che ha reso in executivis le ordinanze di commissariamento disposte dai giudici del Tar del Lazio su ricorsi presentati dall'Anief per l'inserimento a pettine e non in coda nelle province aggiuntive scelte dai docenti inseriti nelle graduatorie e per il trasferimento a pettine in altra provincia, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 4-ter, del decreto legge n. 134 del 2009, escludendone il carattere interpretativo, «in quanto esso non individua alcuno dei contenuti normativi plausibilmente ricavabili dalla disposizione

oggetto dell'asserita interpretazione» e «ha una portata innovativa, con carattere retroattivo»;
per la suprema corte la suddetta norma viola l'articolo 3 della Costituzione, cioè il principio di eguaglianza. Inoltre la corte ha rilevato che la disposizione impugnata sospende per il solo biennio 2009-2011 la regola dell'inserimento a pettine dei docenti nelle graduatorie, valevole prima e anche dopo l'esaurimento dello stesso biennio, che «costituisce, dunque, la regola ordinamentale prescelta dal legislatore, anche nella prospettiva di non ostacolare indirettamente la libera circolazione delle persone sul territorio nazionale (articolo 120, primo comma, della Costituzione)», ed ha concluso che «utilizzando il mero dato formale della maggiore anzianità di iscrizione nella singola graduatoria provinciale per attribuire al suo interno la relativa posizione, introduce una disciplina irragionevole che - limitata all'aggiornamento delle graduatorie per il biennio 2009-2011 - comporta il totale sacrificio del principio del merito posto a fondamento della procedura di reclutamento dei docenti e con la correlata esigenza di assicurare, per quanto più possibile, la migliore formazione scolastica»;
la pronuncia della Corte Costituzionale comporterà, come conseguenza, che nell'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento il personale docente avrà diritto al trasferimento e all'inserimento a pettine secondo il proprio punteggio (merito), e non secondo l'anzianità di iscrizione in graduatoria, offrendo ad almeno 15.000 precari, che così possono reclamare il ruolo e l'agognata cattedra, nuove speranze;
con un comunicato stampa del 9 febbraio del 2011 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca aveva evidenziato che «Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca adotterà i provvedimenti necessari per garantire l'ordinario funzionamento della scuola e per offrire in ogni caso le maggiori occasioni di impiego ai docenti per evitare che il ripristino della normativa previgente (legge n. 296 del 2006), determinato dalla sentenza della Corte Costituzionale, comporti un congelamento delle occasioni di lavoro alle sole graduatorie provinciali di appartenenza e l'insorgere di nuovo precariato», dimostrando di voler snaturare il senso della sentenza stessa -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato stia adottando in ottemperanza alla suddetta sentenza della Corte costituzionale, anche al fine di dare una risposta chiara e definitiva alle legittime aspettative di tutte le lavoratrici e i lavoratori precari che hanno contribuito finora al funzionamento del sistema di istruzione e la cui stabilizzazione ne garantirebbe il miglioramento.
(4-11019)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sito on line del Corriere della Sera il 23 febbraio 2011 ha riferito del caso di un ragazzo affetto da sindrome di Down che frequenta una scuola media di Catanzaro, cui sarebbe stato impedito di poter prendere parte all'annuale gita scolastica; così titola il quotidiano: «i genitori del ragazzo discriminato hanno denunciato la donna alla polizia; Catanzaro, vietano al compagno down di andare in gita: tutta la classe rinuncia la dirigente di una scuola di terza media voleva anche che i ragazzi mentissero al disabile sulle future uscite»;
gli studenti, compagni del ragazzo si sono rifiutati di andare in gita, dopo il provvedimento adottato dai responsabili dell'istituto scolastico;
la vicenda è stata resa nota dalla responsabile del coordinamento regionale per l'integrazione scolastica e consulente legale nazionale dell'Associazione sclerosi tuberosa, signora Ida Mendicino, secondo

la quale «i genitori del ragazzo, hanno dovuto ricorrere all'autorità di polizia per far rispettare il diritto allo studio del proprio figlio, in linea con la normativa di riferimento, in particolare con le note ministeriali le quali espressamente asseriscono che le gite rappresentano un'opportunità fondamentale per la promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno e per l'attuazione del processo di integrazione scolastica dello studente diversamente abile, nel pieno esercizio del diritto allo studio»;
successivamente a tale episodio, secondo quanto asserito dalla signora Mendicino, la dirigente avrebbe «aggravato la propria posizione allorché ha manifestato ai docenti l'intenzione di non autorizzare in futuro alcuna uscita dello studente affetto da sindrome di Down ed ha chiesto ai compagni di classe di non portare a conoscenza del ragazzo le date delle future gite ed uscite in programmazione, motivando tale richiesta con la scarsa capacità dello stesso ad apprendere a causa della sua infermità genetica»;
l'invito è stato immediatamente declinato dai compagni, ragazzi di terza media, i quali hanno dichiarato che avrebbero preferito rinunciare tutti alle gite pur di non veder discriminato il loro compagno -:
se quanto sopra riferito, e pubblicato dal sito on line del Corriere della Sera corrisponda al vero;
in caso affermativo, quali iniziative e provvedimenti, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intendano promuovere o adottare, perché simili, inaccettabili episodi di discriminazione, fondati sul pregiudizio e sulla letterale ignoranza di cosa sia la sindrome di Down, non abbiano più a ripetersi.
(4-11021)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PEDOTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le leggi n. 476 del 19 novembre 1987 (Nuova disciplina del sostegno alle attività di promozione sociale e contributi alle associazioni combattentistiche) en. 438 del 15 dicembre 1998 (Contributo statale a favore delle associazioni nazionali di promozione sociale) prevedono la concessione di un contributo in favore delle associazioni «storiche» (U.I.C. - Unione italiana cechi, U.N.M.S. - Unione nazionale mutilati ed invalidi per servizio, A.N.M.I.L - Associazione nazionale mutilati ed invalidi per lavoro, A.N.M.I.C - Associazione nazionale mutilati ed invalidi civili, E.N.S. - Ente nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordomuti) e delle associazioni cosiddette «non storiche» che, secondo gli scopi previsti dai rispettivi statuti, promuovano l'integrale attuazione dei diritti costituzionali concernenti l'uguaglianza di dignità e di opportunità e la lotta contro ogni forma di discriminazione nei confronti dei cittadini che, per cause di età, di deficit psichici, fisici o funzionali o di specifiche condizioni socio-economiche, siano in condizione di marginalità sociale;
la concessione di tale contributo, per le associazioni cosiddette «non storiche» di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge n. 476 del 1987, è subordinata alla presentazione di apposita istanza, corredata dalla documentazione prevista, da parte delle predette associazioni che siano in possesso dei requisiti obbligatori previsti dall'articolo 2 della medesima legge. Gli enti e le associazioni italiane che usufruiscono del predetto contributo sono tenuti ad utilizzarlo per fini di promozione e integrazione sociale;
la legge n. 438 del 1998, articolo 1, comma 2, stabilisce che il contributo statale previsto dall'articolo 1 della legge

n. 476 del 1987, debba essere ripartito nel modo seguente:
50 per cento alle cosiddette «associazioni storiche» tra cui è ripartito in parti uguali;
50 per cento alle cosiddette «associazioni non storiche» tra cui è ripartito secondo i criteri stabiliti dall'articolo 1, comma 3, della legge n. 438 del 1998;
il predetto contributo statale viene stanziato annualmente ed è variabile secondo la ripartizione effettuata dal Fondo nazionale delle politiche sociali;
quest'anno non risultano ancora stanziati i fondi sopra indicati;
il fondo per le politiche sociali risulta pressoché smantellato (-82,7 per cento) rispetto al 2010, ovvero da 435,5 milioni di euro a 44,6 milioni di euro nel 2011) -:
come il Ministro interrogato intenderà sopperire al conseguente ridimensionamento del finanziamento delle associazioni di cui in premessa;
quando il Ministero intenda comunque procedere a detto finanziamento e con quali criteri, vista la significativa riduzione del fondo per le politiche sociali.
(5-04276)

RIGONI e GATTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la situazione dei 304 lavoratori della Eaton, multinazionale statunitense specializzata in componentistica per auto, impiegati nello stabilimento di Massa e Carrara si fa ogni giorno più insostenibile. La manifestazione pacifica del 17 novembre 2010, svoltasi per attirare l'attenzione sulla drammaticità della vicenda e conclusasi con una carica da parte delle forze dell'ordine che ha provocato diversi contusi e il ferimento di due manifestanti, è solo l'ultimo atto di una travagliata vicenda, iniziata alla fine del 2008 con la decisione della società di mettere in casa integrazione i 350 dipendenti dell'epoca;
nel corso di questi due anni si è cercato da parte delle istituzioni locali e regionale, d'intesa con le parti sociali, di trovare un'intesa con l'azienda al fine di consentire l'avvio di un nuovo progetto industriale in grado di garantire l'occupazione e scongiurare gravi conseguenze sul piano sociale. A tale sforzo, a parere degli interroganti, la Eaton ha invece reagito manifestando un atteggiamento di pregiudiziale chiusura che ha impedito lo svilupparsi di ipotesi concrete legate al processo di reindustrializzazione;
infatti, la società americana ha deciso l'avvio della messa in mobilità, a partire dal 15 dicembre 2010, per i suoi dipendenti. Tale passo sembrava essere stato scongiurato dalla presentazione di proposte da parte di diverse società miranti alla reindustrializzazione dell'area. La Eaton, che aveva subordinato la concessione del terzo anno di ammortizzatori sociali al buon esito delle trattative, ha invece considerato deboli le manifestazioni di interesse pervenute e ha dichiarato di non ritenere possibili soluzioni alternative alla mobilità dei dipendenti;
la decisione dell'azienda perviene in un momento in cui sono emersi progetti industriali seri e credibili che potrebbero consentire una rivalutazione dell'area industriale. Tali iniziative che la stessa Eaton non ha escluso potessero diventare progetti fattibili, sono state purtroppo ignorate perché ritenute dalla società ancora in fase embrionale e mancanti di certezze;
il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, aveva già in precedenza dichiarato di ritenere il ritiro della lettera di licenziamento e la concessione della cassa integrazione in deroga «una richiesta ragionevole che ci avrebbe dato una maggiore libertà di manovra in attesa della concretizzazione del nuovo progetto industriale», affermando, inoltre, che «questo irrigidimento dell'azienda è un ostacolo in più verso la difficile soluzione della crisi e rappresenta un grave colpo alle relazioni industriali sindacali, decisamente insolito

in una regione che, pure, sta vivendo numerose crisi aziendali»;
agli interroganti pare difficilmente comprensibile l'atteggiamento di ostinata chiusura tenuto dalla Eaton nel momento in cui, invece, si prospettano soluzioni che permetterebbero una reindustrializzazione dell'area e consentirebbero si lavoratori di usufruire del sostegno della cassa integrazione in deroga in attesa del pieno reinserimento nel mondo del lavoro;
a fronte di tale situazione la società EATON, sorda a tutte le richieste delle istituzioni regionali e locali e delle parti sociali, e alle istanze di seria valutazione delle manifestazioni di interesse sin qui pervenute, allo scopo di permettere una reindustrializzazione dell'area, ha proceduto al formale licenziamento dei suoi dipendenti ponendo in mobilità 304 lavoratori;
occorre ricordare altresì la risposta del Sottosegretario Stefano Saglia del Ministero dello sviluppo economico ad un'interrogazione presentata a prima firma dall'onorevole Gatti, nella quale lo stesso Sottosegretario pur ribadendo la volontà di sottoscrivere un protocollo d'intesa dello stabilimento Eaton, ha ammesso che le risorse necessarie sono ancora tutte da individuare e che le risorse già individuate per l'area di Massa-Carrara sono destinate ad un accordo di programma relativamente ai Nuovi Cantieri Apuania (NGA-settore della cantieristica);
è apparso un comunicato stampa sulla cronaca locale del quotidiano La Nazione di Massa-Carrara il 18 febbraio 2011, a firma del capogruppo comunale del PdL Corrado Amorese, che così asserisce «i 10 milioni di euro di cui ho parlato arriveranno e riguarderanno i processi di deindustrializzazione sulle aree di Nca e EATON(...);
il fondo che permetterà la continuità di reddito agli operai della Eaton esiste e il Ministro Sacconi sta firmando per avviare il procedimento che permetterà la mobilità continuativa per questi lavoratori»;
sarebbe opportuno, ad avviso degli interroganti, evitare pericolose dichiarazioni pubbliche di esponenti politici locali che rischiano di generare false aspettative e non giustificati entusiasmi e di alimentare nuove incertezze per il futuro dei lavoratori e delle loro famiglie -:
se le dichiarazioni di cui in premessa abbiano un fondamento e se trovi conferma l'esistenza di un fondo di 10 milioni di euro al quale accedere per finanziare l'integrazione economica al normale periodo di mobilità prevista dalla normativa vigente.
(5-04279)

Interrogazioni a risposta scritta:

PES. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - permesso che:
nei giorni scorsi l'I.N.P.S. ha reso noti i dati circa le domande e le revoche delle pensioni di invalidità;
emerge che sul territorio nazionale il 30 per cento dei beneficiari di pensione di invalidità ne usufruiscano senza averne diritto;
il 53,3 per cento delle pensioni da cancellare risultano essere nella regione Sardegna (76 per cento solo nella provincia di Sassari);
una pensione d'invalidità su quattro è stata revocata;
le cifre nascondono disfunzioni e inadempienze: non tengono presente dell'inefficienza di una procedura nuova, delle umiliazioni e attese di migliaia di persone chiamate per visita due o tre volte per errore;
con atto n. 4-09909 presentato il 13 dicembre 2010 l'interrogante aveva messo in luce i disguidi riscontrati nella sede I.N.P.S. di Oristano;
nello stesso atto si metteva in luce che si stava procedendo a convocare, per accertamenti sull'effettivo possesso dei requisiti per ottenere la pensione di invalidità,

soggetti portatori di disabilità non reversibili e definitive (sindrome di Down, cecità, poliomielite, patologie oncologiche, talassemia), per le quali appariva priva di senso una nuova verifica;
sono stati convocati soggetti impossibilitati alla deambulazione, che per raggiungere le sedi in cui sono effettuati i controlli hanno dovuto fare ricorso ad autoambulanze e barelle;
spesso sono richieste visite di controllo non effettuabili nel territorio della propria provincia, come per esempio nel caso dell'allegazione del PEV (potenziali evocativi visivi);
sono state sospese pensioni a invalidi che, per vari disguidi, non hanno ricevuto la convocazione;
sono state avviate migliaia di cause nei confronti dell'I.N.P.S. da parte di invalidi ai quali è stata sospesa la pensione;
il 95 per cento di tali cause è stata vinta dai ricorrenti, condannando l'Istituto di previdenza sociale al ripristino dell'assegno di invalidità, oltre che a pagare le spese in giudizio (mille euro circa per pratica);
l'Associazione nazionale mutilati e invalidi civili ha illustrato all'assessore della sanità della regione Sardegna i disguidi più comuni: «ritardi di quasi un anno sulla convocazione a visita da parte delle commissioni mediche, ritardi di sei-otto mesi della visita alla notifica dei verbali, verbali sospesi per visita diretta da parte dell'INPS da oltre sei mesi ancora senza convocazione, utenti che da più di cinque mesi hanno ricevuto il verbale e ancora non hanno ricevuto i documenti per la fase istruttoria di liquidazione, utenti che hanno presentato i documenti per la liquidazione economica da più di sei mesi e ai quali non è stata erogata alcuna prestazione, migliaia di verbali con diritto a prestazione economica giacenti all'INPS che non possono essere liquidati perché non inseriti in procedura telematica, persone riconosciute invalidi con verbale rivedibile ad un anno che hanno ricevuto il verbale quando la data di revisione era già scaduta, persone che in attesa di liquidazione da più di un anno sono decedute con ritardo pagamento delle quote spettanti agli eredi, mancata applicazione della legge 80 sulle patologie neoplastiche che prevede il riconoscimento di invalidità e l'eventuale liquidazione economica entro 15 giorni dalla domanda, sospensioni arbitrarie di prestazioni economiche da parte dell'INPS» -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire al più presto per modificare l'iter burocratico e individuare nuovi criteri di selezione con cui convocare i soggetti invalidi;
quali interventi intendano attuare per evitare che gli invalidi civili con danni fisici permanenti siano sottoposti ad inutili verifiche.
(4-11006)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riferiscono agenzie di stampa, siti internet e quotidiani, un lavoratore bengalese impiegato allo stabilimento Fincantieri è deceduto dopo essere precipitato per una ventina di metri;
sembra che l'uomo, dipendente di una ditta esterna al cantiere, sia precipitato da un ponteggio, morendo a causa del violentissimo impatto con il suolo -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica dell'incidente;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-11009)

MONTAGNOLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
molti organi di stampa hanno riportato nei giorni scorsi i dati sulla stretta inferta dall'Inps alle erogazioni delle pensioni di invalidità;
secondo quanto reso noto dal presidente dell'Inps, Antonio Mastropasqua, in un'intervista al Corriere della Sera, a due anni dall'avvio del piano straordinario di verifica sulle invalidità, su un totale di 2,9 milioni di disabili in Italia, sono stati effettuati oltre 200 mila accertamenti nel 2009, 100 mila nel 2010 e 250 mila previsti per l'anno in corso e per il 2012;
solo nel 2010 sono state revocate il 23 per cento delle pensioni di invalidità, vale a dire quasi una su quattro, con punte altissime in alcune province: il record a Sassari, con il 76 per cento delle prestazioni cancellate, seguita da Cagliari (64 per cento), Napoli (55 per cento), Perugia (53 per cento), Benevento (52 per cento), Roma (26 per cento);
a livello regionale, il primato spetta alla Sardegna, con il 53 per cento di pensioni revocate, seguita dall'Umbria (47 per cento), Campania (43 per cento), Sicilia (42 per cento) e Calabria (35 per cento);
molto diversa, invece, la situazione nel Nord Italia, con il 6 per cento di revoche in Lombardia (a Milano sono il 3 per cento, per un valore assoluto di 85 revoche su 2.532 verifiche), il 9 per cento in Piemonte ed Emilia, il 10 per cento in Toscana;
i dati registrano peraltro una diminuzione delle domande, ma una crescita della spesa sociale e delle prestazioni assistenziali: quelle di invalidità sono passate da 2,4 milioni nel 2006 a 2,9 milioni nel 2010, mentre le prestazioni assistenziali sono passate da 2.391.994 nel 2006 a 2.862.509 nel 2010, così come la spesa assistenziale nel suo complesso, che è passata da 13.037 milioni nel 2006 a 16.109 milioni nel 2010;
le predette cifre evidenziano quanto lontano ancora sia l'Italia dalle stime Ocse, secondo le quali si dovrebbe spendere dai 2 ai 4 miliardi di euro -:
in relazione alle cifre di cui in premessa, quale quota di revoche sia conseguita alla scoperta di false invalidità, quale al venire meno dei requisiti richiesti per miglioramento dello stato invalidante e quale alla mancata presentazione a visita di cittadini regolarmente convocati, e se non convenga, per quest'ultima quota, prevedere ulteriori approfondimenti al fine di evitare che possano essere colpite dagli accertamenti persone con vera disabilità.
(4-11011)

REALACCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il direttore provinciale dell'INPS di Agrigento con nota prot. U. 0013287 del 14 febbraio 2011 ha comunicato che l'agenzia di Bivona sarà trasformata in Punto INPS e a tal fine chiede di reperire delle unità immobiliari da adibire agli uffici dell'Istituto;
Bivona è un comune posto al centro della Sicilia, circondato dai monti Sicani, distante circa 60 chilometri dal capoluogo di provincia Agrigento, e circa 90 chilometri Palermo, capoluogo della regione siciliana;
la chiusura di uffici pubblici e di importanti enti dello Stato che erogano prestazioni essenziali al cittadino incoraggia un'insopportabile tendenza alla penalizzazione dei piccoli comuni italiani che rappresentano un intreccio unico al mondo tra città e patrimonio storico-culturale, ambiente naturale e paesaggio, prodotti tipici e saperi artigianali, coesione sociale, qualità della vita. Tutti elementi che i piccoli comuni possiedono copiosi, che possono trasformarli in laboratori del

nuovo made in Italy e che possono essere un'arma invincibile nella competizione globale;
è poi utile considerare che l'agenzia INPS di Bivona serve un'utenza di una realtà geografica estesa e lontana dai più importanti centri della provincia regionale di Agrigento, ad esempio rispetto a Sciacca, Favara e Agrigento, con una viabilità realizzata prima dell'unità d'Italia. L'agenzia è perciò di assoluta importanza per i pensionati, per gli artigiani, i commercianti e per i lavoratori agricoli, i quali trovano nei funzionari INPS umanità e competenza, nonché distanze brevi e mezzi pubblici per raggiungere l'Istituto;
l'agenzia, oltre a servire i comuni di Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana, S. Biagio Platani e S. Stefano Quisquina, potrebbe aumentare e potenziare l'erogazione dei servizi nei confronti dell'utenza di Lucca Sicula, Burgio, Villafranca Sicula, Cammarata, S. Giovanni Gemini e altri comuni dell'area interna della provincia di Palermo facenti parte del parco dei Monti Sicani;
in tutta l'area del bivonese sono poi attive numerose aziende agricole attive nell'ortofrutta d'eccellenza, oltreché numerosi braccianti agricoli, la cui richiesta di assistenza previdenziale verrebbe compromessa da un depotenziamento del servizio -:
quali iniziative urgenti si intendano intraprendere al fine di scongiurare la chiusura dell'agenzia INPS di Bivona, stante la disponibilità dell'amministrazione comunale di farsi carico per intero dei locali riservati agli uffici INPS e se non sia opportuno considerare una razionalizzazione del servizio volta al potenziamento dello stesso per i comuni vicini, che versano nella medesima condizione di lontananza dai centri più popolati della provincia.
(4-11017)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIORIO, CENNI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CUOMO, DAL MORO, MARROCU, OLIVERIO, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO, TRAPPOLINO e ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore vitivinicolo si avvale di uno strumento efficace per gestire le produzioni: i diritti di impianto; il principio-base è che nuovi vigneti possano essere impiantati solo se supportati da diritti di impianto in mano al viticoltore;
se emergono particolari esigenze di mercato, è possibile richiedere nuovi impianti, attingendo alle riserve regionali. Tale strumento consente indirettamente di controllare la produzione attraverso la gestione del vigneto con l'obiettivo di stabilizzare i prezzi e contrastare le crisi di sovrapproduzione;
il regime dei diritti di impianto scade il 31 dicembre 2015, salvo la possibilità per gli Stati membri di prevedere una ulteriore proroga fino e non oltre il 31 dicembre 2018 (articolo 90 del vecchio regolamento (CE) n. 479 del 2008); dopo tale data, ogni liberalizzazione sarà consentita;
la liberalizzazione degli impianti senza alcuno strumento di gestione della produzione rischia di destabilizzare l'economia di molte regioni viticole in Europa; si verificherebbero conseguenze drammatiche e fenomeni destabilizzanti per il vino a denominazione di origine, come sovrapproduzioni, cadute dei prezzi, speculazioni, perdita dei valori patrimoniali dei vigneti;
l'Italia con la Francia, paese leader nella produzione a denominazione di origine in modo particolare rischia di veder compromesso un comparto fondamentale del made in Italy; verrebbero messi in

discussione gli sforzi qualitativi portati avanti fino ad oggi dai produttori, senza considerare l'improvviso disequilibrio quantitativo, rispetto al mercato, che la proliferazione dei vigneti e delle produzioni porterebbe in molte zone viticole;
il presidente della Repubblica francese Nikolas Sarkozy e il Governo francese hanno già dimostrato di aver cuore la questione che rischia di compromettere il comparto vitivinicolo francese; anche il Governo tedesco si è pronunciato favore del mantenimento dei diritti di impianto -:
quali iniziative abbia assunto o intenda assumere per valutare l'impatto economico territoriale e sociale della liberalizzazione degli impianti;
se non ritenga necessario confrontare i suoi studi con le situazioni territoriali esistenti anche negli altri Stati membri;
se intenda verificare la possibilità di promuovere strumenti alternativi di regolazione della produzione;
concordare eventualmente con gli altri Stati membri dell'Unione europea nuovi strumenti di gestione.
(5-04271)

DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Unione nazionale delle imprese agromeccaniche (UNIMA) rappresenta un'imprescindibile risorsa al servizio del settore primario, al fianco di oltre un milione di aziende agricole;
nel corso degli anni, il ruolo dell'agromeccanico è passato da semplice operatore d'opera a fornitore di una vasta gamma di servizi per le aziende agricole, le quali hanno la possibilità di usufruire di strumenti tecnologicamente avanzati e operatori professionali, senza dover immobilizzare ingenti capitali iniziali e con l'ulteriore vantaggio di mantenere un'elevata elasticità degli indirizzi produttivi a livello aziendale;
l'agromeccanico rappresenta una figura chiave nell'attività agricola e anche nell'offerta di servizi di tutela del territorio in occasioni emergenziali, quali calamità naturali, mediante la possibilità di fornire un pronto intervento ai comuni e agli altri enti locali;
l'evoluzione del comparto agromeccanico, che si è registrata negli anni, diventerà sempre più cruciale anche negli altri settori, come quelli della produzione energetica, della gestione dei reflui o nella tracciabilità, con la conseguente contrazione dei costi del prodotto finito e il relativo aumento della competitività sul mercato;
alla luce di quanto premesso finora, risulta evidente la necessità di definire un quadro normativo di riferimento, già manifestata dall'UNIMA nell'audizione del 30 dicembre 2010, mirato alla qualificazione dell'attività agromeccanica a tutela delle imprese agricole e forestali, al fine di allineare la normativa nazionale a quella degli altri Paesi membri dell'Unione europea;
attribuire qualificazione e certificazione al comparto agromeccanico significherebbe affermare una maggiore sicurezza e tutela ai lavoratori, assicurando tracciabilità e garanzia dei servizi resi agli imprenditori agricoli e agli enti pubblici, nonché contrastare efficacemente la concorrenza sleale;
tale riconoscimento professionale permetterà di affrontare con pertinenza le nuove sfide tecnologiche della produzione agricola e dello spazio rurale, rispondendo efficacemente alla continua evoluzione dell'agricoltura, nonché rispondendo alla mancanza strutturale di occupazione nelle zone rurali;
a tal proposito, nei prossimi giorni si svolgerà al SIMA di Parigi la giornata europea del contoterzismo, nel corso della quale verrà ribadita la necessità di un'azione condivisa, che abbia al centro una comune legge di qualifica e la prospettiva

di un inserimento del comparto agromeccanico tra i beneficiari della nuova Politica agricola comune -:
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di definire un quadro normativo di riferimento per la qualificazione e la certificazione dell'attività agromeccanica a tutela delle imprese agricole e forestali, volto a garantire maggiore sicurezza, tracciabilità e garanzia dei servizi resi agli imprenditori agricoli e agli enti pubblici, allineando la normativa nazionale a quella di altri Paesi membri, già in possesso di norme qualificanti per il comparto in questione.
(5-04273)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 150 del 27 ottobre 2009 (cosiddetta riforma Brunetta) prevede, all'articolo 19 commi 1 e 2, che in ogni amministrazione la valutazione del personale, dirigenziale e non, avvenga attraverso una graduatoria nella quale il personale medesimo viene distribuito in differenti livelli di performance e cioè: a) il 25 per cento è collocato nella fascia di merito alta alla quale corrisponde l'attribuzione del 50 per cento delle risorse destinate al trattamento accessorio collegato alla performance individuale; b) il 50 per cento nella fascia di merito intermedia alla quale corrisponde l'attribuzione del 50 per cento delle risorse; c) il restante 25 per cento è collocato nella fascia di merito bassa alla quale non corrisponde l'attribuzione di alcun trattamento accessorio;
la disciplina di cui all'articolo 19 si applica alle amministrazioni dello Stato, mentre per le regioni, gli enti locali e il servizio sanitario nazionale, la suddivisione nelle fasce di merito, pur essendo obbligatoriamente prevista dall'articolo 31 comma 2 del decreto legislativo n. 150 del 2009, è disciplinata con più ampi margini di autonomia organizzativa;
la disciplina di cui all'articolo 19 in ordine alla previsione delle fasce di merito non è derogabile dalla contrattazione collettiva se non limitatamente agli aspetti concernenti le percentuali di personale e di risorse (vedasi comma 4 dell'articolo 19);
uniche deroghe all'applicazione delle disposizioni del decreto legislativo n. 150 del 2009 (demandate ad appositi OPCM), sono previste dall'articolo 74, comma 3 (per il personale della Presidenza del Consiglio dei ministri) e dal comma 4 (per il personale docente della scuola e delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale nonché per i tecnologi ed ai ricercatori degli enti di ricerca);
in data 4 febbraio 2011 è stata sottoscritta tra Governo (Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro per la pubblica amministrazione) e organizzazioni sindacali CISL, UIL, CIOA, CONFSAL, UGL E USAE, un'«intesa per la regolazione del regime transitorio conseguente al blocco del rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro nel pubblico impiego» in cui si scrive, tra l'altro: «... le parti convengono che le retribuzioni complessive, comprensive della parte accessoria, conseguite dai lavoratori nel corso del 2010, non devono diminuire per effetto dell'applicazione dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 150/2009» e ancora «a tale scopo per l'applicazione dell'articolo 19 comma 1 del decreto legislativo 150/2009 potranno essere utilizzate esclusivamente le risorse aggiuntive derivanti dall'applicazione del comma 17 articolo 61 decreto-legge n. 112/2008 convertito con modificazioni dalla legge 133/2008 (cosiddetto dividendo dell'efficienza)»;
nell'intesa di cui sopra il Governo si impegna, inoltre, a definire un atto di indirizzo all'Aran per la stipulazione di un

accordo quadro che regoli il sistema di relazioni sindacali nel pubblico impiego -:
come si collochi, nel contesto delle fonti regolatrici del rapporto di pubblico impiego, l'«intesa» del 4 febbraio 2011 e se tale strumento sia compatibile con la legge dello Stato, considerato che le fasce di merito sono state ritenute applicabili non in via generale come la legge preveda ma solo quando vi sia disponibilità di risorse aggiuntive appositamente destinate;
se l'intesa, sancendo l'intangibilità del trattamento accessorio per effetto dell'applicazione delle fasce di merito, imponga alle amministrazioni di corrispondere ai dipendenti non meno di quanto percepito nel 2010 anche in assenza di valutazione o in presenza di una valutazione negativa;
se l'atto di indirizzo del Governo all'ARAN per la stipulazione di un accordo quadro inteso a regolare il sistema delle relazioni sindacali, si discosterà dalla disciplina già delineata dalle modifiche introdotte al decreto legislativo n. 150 del 2009, in particolare da quella contenuta nell'articolo 40, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001 che esclude dalla contrattazione collettiva le materie riguardanti l'organizzazione degli uffici.
(5-04275)

Interrogazione a risposta scritta:

MONTAGNOLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
Il Sole 24 ore di martedì 15 febbraio 2011 riporta l'annuncio del presidente dell'Inps, Antonio Mastropasqua, della nuova procedura di informatizzazione delle visite fiscali per malattia;
secondo quanto preannunciato, nel giro di un mese dovrebbe esser operativo un sistema on-line, messo a punto dall'Inps, che consentirà al datore di lavoro di richiedere per via telematica la visita di controllo per il dipendente, quindi l'ente attiverà il medico più vicino e nel giro di poche ore il lavoratore malato o presunto tale riceverà la visita fiscale;
per il presidente dell'Istituto l'immediatezza della visita consentirà di controllare anche le malattie di un solo giorno ed in tal modo «sarà più semplice scoprire eventuali frodi e ridurre gli oltre 2 miliardi di euro di spesa» che l'ente versa annualmente per le indennità di malattia;
è opinione condivisa che l'informatizzazione e la digitalizzazione delle procedure comporta uno snellimento burocratico e, quindi, un risparmio di oneri;
secondo un progetto di Confindustria denominato «Progetto Ict nella sanità», l'informatizzazione di tutta la sanità - dalla telemedicina alla ricetta digitale, dai servizi clinici ed amministrativi di asl e ospedali, al fascicolo elettronico del singolo paziente - porterebbe ad un risparmio di oltre l'11 per cento della spesa sanitaria pubblica, per un valore di 12,6 miliardi di euro: la sola telemedicina farebbe risparmiare 7,3 miliardi di euro, altri 4 miliardi con la ricetta digitale ed il fascicolo sanitario elettronico;
sulla base di quanto pubblicato sempre su Il Sole 24 ore di martedì 15 febbraio 2011, il predetto progetto è al vaglio del Governo -:
quali siano gli orientamenti del Governo in merito al progetto citato in premessa, se si ritenga plausibile il risparmio di spesa quantificato nel progetto medesimo e, in caso di risposta affermativa, se non si convenga sull'opportunità di far decollare quanto prima la cosiddetta sanità elettronica.
(4-11010)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO e VIOLA. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è uno dei più importanti produttori di carne di coniglio al mondo insieme a Francia e Cina;
in ordine di rilevanza economica il settore cunicolo italiano è il quarto comparto zootecnico dopo quello dei suini, bovini e polli;
la filiera cunicola italiana si presenta, tranne le dovute eccezioni, poco organizzata e molto polverizzata;
l'università veterinaria italiana non prevede la materia relativa alla cunicoltura tra gli insegnamenti fondamentali dei piani di studio mentre lo è per gli studenti dei corsi di produzioni animali e scienze e tecnologie delle produzioni animali ed è insegnata anche in tutti i corsi di produzioni animali e di scienze agrarie a indirizzo zootecnico;
a oggi non esiste una legislazione in merito alla biosicurezza per l'allevamento cunicolo;
la normativa relativa alle due malattie infettive e diffusive specifiche del coniglio (RHD/MEV e Myxomatosi) incluse nella lista OIE, sono obsolete e non del tutto in linea con la più recente normativa europea;
il coniglio da produzione alimentare è affidata al decreto legislativo n. 146 del 2001 che accomuna nella tutela tutte le specie animali allevate o custodite per la produzione di derrate alimentari, lana, pelli, pellicce o per altri scopi agricoli;
l'Italia, pur essendo leader europeo nel settore della coniglicoltura, dipende in quantità significativa per la sua fornitura di materiale genetico, sia esso seminale che di coniglietti di un giorno o di riproduttori, dalla produzione francese -:
se il Governo intenda adoperarsi perché venga istituita l'anagrafe sanitaria nazionale delle aziende cunicole in Italia;
se il Governo intenda aprire un tavolo tecnico dedicato alla questione cunicola presso il Ministero della salute;
se il Governo intenda operare una serie di interventi di riqualificazione dei percorsi formativi universitari per il settore cunicolo;
se il Governo intenda promuovere un piano normativo di biosicurezza cunicola;
se il Governo intenda avviare una seria revisione del regolamento di polizia veterinaria al fine di ripristinare una griglia di controllo ufficiale della sanità negli allevamenti cunicoli, mirando nel contempo alla raccolta indispensabile di dati statistici sulla frequenza, morbilità e mortalità dei conigli negli allevamenti;
se il Governo intenda assumere iniziative per disciplinare con norme specifiche la questione del coniglio da produzione alimentare;
se il Governo intenda promuovere un innalzamento degli standard sanitari e la definizione di requisiti di negatività verso certi patogeni nei centri genetici, di moltiplicazione e di produzione del seme;
se il Governo intenda assumere iniziative per istituire un albo dei genetisti cuniculi.
(4-11002)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - permesso che:
come si apprende da un dettagliato articolo della giornalista Daniela Faiella pubblicato sul quotidiano Il Mattino del 22 febbraio 2011, un bimbo di sei mesi, di Poggiomarino, è deceduto;

il piccolo il giorno prima era stato dimesso dall'ospedale di Sarno, dove era stato trattenuto per cinque giorni, sembra a causa di una bronchiolite;
i genitori del piccolo lo hanno trovato morto nella sua culla;
secondo quanto affermato dai genitori, il piccolo da circa una settimana lamentava qualche fastidio alle vie respiratorie;
per questo motivo i genitori avevano deciso di portarlo in ospedale a Sarno, dove è stato ricoverato nel reparto di pediatria, sembra per una bronchiolite;
trascorsi cinque giorni, il 19 mattina il bambino viene dimesso e torna a casa;
come ha riferito la mamma ai carabinieri e ai medici, il piccolo stava bene; poi la mattina successiva, la tragica scoperta: il bambino non respirava più -:
di quali elementi disponga in merito alla dinamica che ha portato alla morte del piccolo;
quali iniziative di competenza ritenga di dover adottare per accertare le cause di quanto sopra descritto.
(4-11003)

DI STANISLAO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la revisione dei permessi di cui all'articolo 33, comma 3, della legge n. 104 del 1992 operata dall'articolo 24 della legge n. 183 del 2010 impone regole e controlli nuovi a tutto vantaggio dei veri disabili e di chi si fa carico della loro assistenza;
l'associazione di pazienti di polineuropatia cronica infiammatoria demielinizzante, una patologia cronica grave e spesso progressiva, evidenzia come in questo contesto normativo, i soggetti portatori di handicap che espletano attività lavorativa passino da una situazione di assenza di permessi a una situazione di permessi per loro e per i loro famigliari;
si pone la questione della forte esigenza dei soggetti in situazione di handicap per almeno 2/3 che non hanno i permessi di cui al comma 6 dell'articolo 33 della legge n. 104 del 1992 di poter avere anche una minima riduzione di orario;
un soggetto in disabilità non grave, ma che è comunque superiore a 2/3 non può avere un tempo pieno di lavoro e una operatività piena come altri colleghi -:
se il Governo non ritenga di assumere le necessarie iniziative affinché per i soli soggetti disabili per almeno 2/3 (e non per i loro famigliari) siano previsti i permessi lavorativi di cui al comma 6 dell'articolo 33 della legge n. 104 del 1992.
(4-11008)

DONADI, PALAGIANO e DI STANISLAO. - Al Ministro della salute, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'associazione italiana della Croce rossa, ente di diritto pubblico, svolge la sua opera su tutto il territorio nazionale grazie agli oltre 150 mila dipendenti volontari e soci attivi appartenenti all'organizzazione, e oltre 5.000 dipendenti;
la gestione del personale militare volontario, comporta periodici richiami in servizio attivo del medesimo personale iscritto nei ruoli del corpo militare della CRI, per essere quindi riassegnato ai comitati provinciali della medesima Croce rossa;
tra il personale volontario militare, l'interrogante rammenta il caso del Capitano Mario Martinez, iscritto nei ruoli del corpo militare volontario della Cri dal 1983;
durante tutti gli anni dal 1991 a oggi - a parte un breve periodo nel 2003 - il capitano Martinez non è stato più richiamato in servizio, seppure i richiami in servizio attivo di personale volontario da parte della CRI, hanno continuato ad aumentare, e nonostante che vi fosse stata

una esplicita richiesta nominativa del Martinez proveniente da due comitati provinciali della Cri: Parma e Bari;
alla formale richiesta di spiegazione circa l'esclusione del richiamo in servizio del Martinez, la Croce rossa, nel 2007, rispondeva - in quanto «costretta» da una sentenza del TAR del Lazio - che il richiamo non era stato operato in quanto i Comitati provinciali non avevano a suo tempo eseguito correttamente le procedure;
la suddetta tesi veniva contestata da una seconda sentenza del TAR del Lazio, n. 09455 del 2009, con la quale si chiariva che i comitati provinciali CRI avevano in realtà eseguito le procedure, e si rilevava da parte della medesima CRI, abuso di potere e violazione dell'articolo 97 della Costituzione;
tutto ciò accade mentre in CRI continuano i richiami in servizio attivo. Richiami che però riguardano sostanzialmente il medesimo personale militare;
con l'ordinanza commissariale n. 417 del 29 dicembre 2009, si continua infatti a richiamare sempre lo stesso personale militare da anni, violando i principi di volontariato, che ne caratterizzano sia la componente militare che lo spirito dei principi fondamentali della stessa Croce rossa;
il capitano Martinez, conduce giustamente una battaglia da diversi anni per vedersi riconosciuto il diritto a riprendere il proprio lavoro;
il 30 settembre 2009, con propria sentenza, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Mario Martinez, chiedendo alla Croce rossa il reinserimento del Martinez negli elenchi del personale da richiamare, e conseguentemente il suo richiamo in servizio;
il 28 dicembre 2010, con sentenza 38855 del 2010, il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi presentati da Mario Martinez, chiedendo alla Croce Rossa il reinserimento del Martinez stesso negli elenchi del personale da richiamare, e conseguentemente il suo richiamo in servizio -:
se i Ministri interrogati, nell'ambito delle loro prerogative, non intendano attivarsi nei confronti della Croce rossa italiana, affinché venga rispettata la suindicata sentenza del Tar del Lazio e si proceda al richiamo in servizio del capitano Mario Martinez.
(4-11020)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - per sapere - premesso che:
con precedenti atti di sindacato ispettivo n. 5-03512 e n. 5-03944 il firmatario del presente atto interrogava il Governo in merito alla situazione del mercato postale a seguito dell'avvio del processo di liberalizzazione in base alla normativa europea;
in base allo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/6/CE sul mercato interno dei servizi postali comunitari (Atto n. 313), in attesa di emanazione, la gestione del servizio postale universale è affidata in via esclusiva a Poste Italiane spa fino al 2016, con possibilità di proroga per altri 10 anni;
il contratto di programma 2009/2011, siglato in ritardo rispetto alla scadenza del triennio precedente dall'amministratore delegato di Poste Italiane spa e dal Ministro dello sviluppo economico, attualmente in attesa di approvazione da parte del CIPE, contiene due elementi di particolare criticità:
a) la possibilità di effettuare il recapito del servizio universale a giorni alterni «in presenza di particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica in ambiti territoriali con una densità

inferiore a 200 abitanti/kmq e comunque fino ad un massimo di un ottavo della popolazione nazionale. Tale ultimo parametro può essere soggetto ad un margine di tolleranza fino ad un massimo del 5 per cento»;
b) la ridefinizione della «propria articolazione base del servizio secondo parametri più economici concordando eventualmente con le autorità locali una presenza più articolata nelle singole aree territoriali, i cui costi non siano a carico della Società stessa»;
tali criticità vengono ulteriormente aggravate «dall'apertura degli uffici postali a giorni alterni e nelle 18 ore settimanali» che determinerebbe un impatto su circa 10 milioni di utenti che riceveranno la poste (giornali compresi) un giorno sì ed uno no, venendo di fatto trattati come cittadini di «serie A» o di «serie B» in base alle caratteristica del territorio in cui vivono;
inoltre questa modalità di gestione, sulla base delle notizie apparse sugli organi di informazione, potrebbe determinare oltre 4.000 nuovi esuberi, che si aggiungerebbero ai 6.000 recentemente gestiti attraverso l'accordo sindacale del 27 luglio 2010 siglato con tutte le organizzazioni sindacali del settore -:
quali siano i motivi della ritardata approvazione del contratto di programma fra Poste Italiane spa e Ministero dello sviluppo economico relativo al triennio 2009-2011;
se corrisponda al vero che il contratto di programma 2009-2011 possa comportare un ulteriore esubero di personale fra i dipendenti di Poste italiane spa;
quale sia l'impatto delle nuove modalità di gestione del servizio rispetto all'attuale articolazione della rete postale sul territorio nazionale e se esse consentano di garantire l'espletamento del servizio postale universale affidato a Poste Italiane spa.
(5-04272)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATTANEO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dagli organi di informazione, nell'area del Cusio si è verificato, nella serata di martedì 15 febbraio, un black out delle trasmissioni televisive dei canali Rai; il disservizio sarebbe collegato al cattivo funzionamento di alcuni ripetitori che hanno determinato una trasmissione del segnale a «macchia di leopardo», con molte zone non coperte;
l'improvviso oscuramento ha determinato l'impossibilità di assistere alla trasmissione della prima serata del Festival di Sanremo, evento di carattere popolare e con ampio seguito di pubblico;
già con il passaggio allo switch off del maggio 2010, la provincia aveva segnalato la scopertura delle zone marginali del territorio, trascurate dagli investimenti delle principali emittenti televisive, in particolare della Rai, alla quale soprattutto sarebbe spettato l'intervento in quanto concessionaria del servizio pubblico; l'assessore all'informatizzazione, Alberto Preioni, aveva espressamente accusato la rete pubblica di essersi attenuta alla mera osservazione della norma di legge in base alla quale è sufficiente la copertura del 75 per cento della popolazione;
pertanto la provincia si è fatta carico di finanziare, con 500.000 euro, l'installazione di ulteriori ripetitori tramite un accordo di programma con le comunità montane sottoscritto a metà del dicembre 2010, dopo aver richiesto ai comuni (ottobre 2010) il censimento delle zone «al buio»;
il passaggio alle trasmissioni con il digitale terrestre, che avrebbe dovuto garantire la visione di nuovi canali digitali, migliorandone la qualità audio-video e favorendo l'uso di ulteriori servizi digitali, si sta risolvendo per la provincia Verbano Cusio Ossola, in una diminuzione della qualità del servizio, in particolare di

quello della Rai spa, che a detta delle comunità montane, proprietarie dei ripetitori, non pagherebbe neanche «la corrente che consuma» -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di consentire a tutti gli utenti della provincia del Verbano Cusio Ossola la visione dei programmi Rai tramite digitale terrestre.
(4-11001)

LO MONTE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la federalberghi che rappresenta 34.000 imprese alberghiere italiane ha promosso una protesta clamorosa: la chiusura degli alberghi il 17 marzo 2011, data di celebrazione dei 150 anni dell'unità d'Italia;
federalberghi in questo modo intende protestare contro il previsto aumento della tassa di soggiorno a favore dei comuni nella bozza del federalismo fiscale;
federalberghi chiede di ritirare questa proposta, considerata uno strumento vessatorio nei confronti di turisti italiani e stranieri;
questa ulteriore tassazione rischia di produrre danni incalcolabili in relazione ai flussi turistici e all'immagine dell'Italia all'estero;
il turismo alberghiero è uno degli assi principali per l'economia italiana; infatti produce il 10 per cento del pil e occupa da solo l'11 per cento degli occupati;
basta pensare che l'eventuale chiusura degli alberghi del 17 marzo 2011, data della celebrazione dell'unità d'Italia, giorno in cui sono previsti due milioni di pernotti nelle strutture alberghiere, produrrebbe allo Stato mancati introiti, tra tassazioni dirette e indirette, pari a 100 milioni di euro;
è bene sottolineare che oggi la tassazione media del settore turistico è del 31 per cento mentre la media europea è del 24 per cento;
l'introduzione della ulteriore tassazione rischia di determinare una riduzione dei flussi turistici del nostro Paese, proprio in un momento nel quale si assiste già ad una riduzione causata dalla crisi economica;
l'aumento della tassa di soggiorno apporterebbe in particolare al mezzogiorno un ulteriore elemento di criticità sia in termini di flussi turistici, già penalizzati dalla precarietà dei servizi di trasporto, che in termini occupazionali -:
se non ritenga necessario rinunciare all'introduzione di questa ulteriore tassazione che produrrebbe solo un beneficio effimero ai comuni ma che al contempo determinerebbe una riduzione dei flussi turistici proprio in un settore già fortemente penalizzato dall'eccessiva tassazione.
(4-11025)

GRAZIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Firema Trasporti S.p.a. è una società leader del settore metalmeccanico che si occupa di progettazione, costruzione e riparazione di locomotive, treni, metropolitane e tram. Il gruppo finora ha occupato circa 900 persone, dislocate nei siti di Milano, Spello, Tito. Di esse, quasi 550 sono impiegate a Caserta;
l'evoluzione storica della gestione della proprietà ha portato ad una perdita di credibilità dell'azienda nei confronti di creditori e clienti, per cui i lavoratori sono oggi impegnati a combattere un'intensa battaglia per la conservazione del lavoro, sino al punto di lavorare anche senza retribuzione;
la grave situazione del gruppo deriva anche dalle penali prodotte dai ritardi delle consegne dei treni, da commesse in perdita, e da una gestione industriale antecedente che, avendo assunto anticipi sui treni da prodursi, rischia di compromettere la redditività delle commesse future.

Esiste altresì un problema, precedente all'attuale gestione commissariale, di cessione di crediti a partner di Firema nell'associazione temporanea di imprese, problema che rischia di realizzare il paradosso di un'azienda che guadagna meno di quanto produce;
dal 2 agosto 2010, con decreto del Ministero dello sviluppo economico, Firema è ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria per ristrutturazione economica e finanziaria, a norma dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 347 del 2003, convertito con modificazioni, dalla legge n. 39 del 2004;
il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con sentenza del 13 agosto 2010, ha dichiarato lo stato di insolvenza dell'impresa in amministrazione straordinaria;
alla data di ammissione alla procedura, l'impresa occupa sul territorio nazionale 774 unità lavorative, di cui 81 apprendisti;
al fine di garantire ai lavoratori una misura di sostegno al reddito e di supportare il processo di ristrutturazione economico-finanziaria, sono state attivate le procedure idonee per l'ottenimento dell'integrazione salariale in favore di tutti i dipendenti, ivi compresi gli apprendisti;

invero, a norma dell'articolo 2, comma 138, della legge n. 191 del 2009 (legge finanziaria per il 2010) la concessione, per l'anno 2010, degli ammortizzatori sociali, anche senza soluzione di continuità e in deroga alla normativa vigente, è disposta sulla base di specifici accordi governativi e per periodi non superiori a dodici mesi, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree regionali;
conseguentemente, l'impresa, le organizzazioni sindacali e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno convenuto, il 17 settembre 2010, che, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del citato decreto-legge n. 347 del 2003, e dell'articolo 7, comma 10-ter, del decreto-legge n. 148 del 1993, convertito con modificazioni, dalla legge n. 236 del 1993, ad esclusione degli apprendisti, per i quali si ricorre all'istituto della cassa integrazione guadagni in deroga, la gestione straordinaria dell'impresa chieda, per tutta la sua durata, la concessione dell'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria a favore di 693 unità lavorative, sospese a zero ore, sulla base di esigenze tecnico-organizzative e produttive aziendali, e a rotazione, tenuto conto dell'attività lavorativa e della fungibilità dei profili professionali ricoperti. 414 unità sono occupate presso la sede di Caserta;
l'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, prevede che le risorse finanziarie destinate agli ammortizzatori sociali in deroga alla normativa vigente possono essere utilizzate con riferimento a tutte le tipologie di lavoro subordinato, compresi i contratti di apprendistato e di somministrazione, e stabilisce la possibilità di modulare e differenziare le misure di tutela del reddito anche in funzione della compartecipazione finanziaria a livello regionale o locale;
l'accordo tra Governo, regioni e province autonome, siglato il 12 febbraio 2009, ha individuato il contributo nazionale e quelli regionali per interventi di sostegno al reddito, combinati ad azioni di politica attiva. In tal senso, il trattamento di sostegno al reddito spettante a ciascun lavoratore è integrato da un contributo connesso alla partecipazione a percorsi di politica attiva del lavoro, in misura pari al trenta per cento del sostegno al reddito, posto a carico del FSE-POR. Tale percentuale può essere calcolata mensilmente ovvero sull'ammontare complessivo del sostegno al reddito derivante dalla somma dei periodi autorizzati, con integrazione verticale dei fondi nazionali;
in seguito all'accordo raggiunto in data 17 settembre 2010, l'azienda si è impegnata a chiedere il ricorso all'ammortizzatore sociale in deroga, comprensivo del ricorso alla cassa integrazione guadagni

in deroga, fino alla scadenza naturale del contratto di apprendistato, e del ricorso alla mobilità in deroga per il periodo residuo, della durata massima di 12 mesi a decorrere dalla data del 2 agosto 2010;
l'efficacia dell'accordo menzionato è condizionata dall'impegno manifestato dalla regione Campania ad erogare la propria quota parte di sostegno al reddito in favore dei lavoratori -:
quali azioni intenda intraprendere per risolvere urgentemente la questione della mancata corresponsione delle spettanze economiche ai lavoratori, gli unici finora richiamati al senso di responsabilità e al sacrificio, loro personale e delle loro famiglie;
se non intenda assumere le iniziative di competenza al fine di rilanciare il tessuto industriale della regione, già fortemente compromesso, in particolare l'intero settore ferroviario, istituendo un tavolo di confronto istituzionale, aperto a tutti i livelli di interesse, per trovare soluzioni ai problemi delle penali e delle cessioni di crediti relativi alla precedente gestione aziendale;
quali misure intenda attivare affinché si garantisca ai lavoratori la loro occupazione, a partire dai 66 contratti di apprendistato in scadenza, i quali hanno realizzato un alto profilo professionale specifico per le attività del sito casertano, nonché la cassa integrazione per il 2011;
quale impegno sia in grado di assicurare per sostenere con impegni concreti il percorso di rilancio e di risanamento dell'azienda, di attivare un piano industriale in tempi rapidi (anche dando nuovo impulso al Contratto di programma per la reindustrializzazione di Ixfin, Finmek, Costelmar e 3M), individuando un acquirente o soggetto partner, per dare continuità all'azienda e scongiurare l'ipotesi disastrosa di affitto di ramo di azienda, che porterebbe alla chiusura definitiva della stessa, e di tutelare le aziende italiane del settore ferroviario, strategico, dal punto di vista industriale, per il nostro Paese;
se non ritenga opportuno sostenere l'attuale gestione commissariale affinché si apra una linea di credito per acquisire la liquidità necessaria per riavviare la produzione e stabilire un credibile piano di consegne dei treni sui programmi già acquisiti.
(4-11027)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza Nastri n. 2-00612, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Pili n. 4-05934, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta De Angelis n. 4-05938, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-05942, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in commissione Contento n. 5-02431, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-05973, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-05974, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-05976, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-05977, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-05987, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-05988, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Bertolini n. 4-05991, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-05997, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Pili n. 4-06008, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in commissione Tommaso Foti n. 5-02437, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-06016, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in commissione Nastri n. 5-02442, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Migliori n. 4-06048, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Colucci n. 4-06054, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Barani n. 4-06057, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Trasformazione documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Graziano n. 5-03553 del 7 ottobre 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11027.
interrogazione a risposta in commissione Graziano n. 5-04112 del 26 gennaio 2011 in interrogazione a risposta scritta n. 4-11028.