XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzione in Commissione:
La VIII Commissione,
premesso che:
nel 2009 l'eolico ha rappresentato circa il 4,8 per cento del consumo totale di elettricità nell'Unione europea e si prevede che l'energia eolica costituirà, entro il 2020, più di un terzo di tutta la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili e quasi il 40 per cento entro il 2030, con un investimento complessivo di almeno 200-300 miliardi di euro entro i 2030;
in molti Paesi europei e nel Nord America l'energia eolica è al centro di piani di sviluppo, come avviene in Francia dove è stato da poco annunciato un piano che punta ad avere il 23 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020 e a realizzare 25 mila megawatt di eolico;
per quanto riguarda l'Italia, nel Piano nazionale di sviluppo delle fonti rinnovabili, presentato alla Commissione europea ai sensi della direttiva 2009/28/CE, si prevede un contributo dell'eolico per raggiungere gli obiettivi fissati in materia di energia e di lotta ai cambiamenti climatici particolarmente importante e stimato in 16 mila megawatt entro il 2020;
l'aumento della produzione di energia eolica pone una serie di questioni da affrontare poiché gli impianti utilizzati eolici impattano fortemente, a volte in modo violento, sul paesaggio e sulla natura, e quindi sulla sua bellezza che è senza pari nel mondo, dell'Italia;
tale problematica, a dimostrazione della sua attualità, è sentita anche a livello comunitario, come dimostra in concreto il fatto che lo scorso 29 ottobre 2010 la Commissione europea ha pubblicato un rapporto che sottolinea l'importanza di una programmazione strategica e la necessità di sottoporre i progetti di nuovi parchi eolici a valutazioni adeguate e di qualità;
è necessario non ostacolare a prescindere questa fonte di energia rinnovabile, ma al tempo stesso bisogna limitare l'attuale crescita disordinata di parchi eolici e attutirne gli impatti negativi sul territorio e sul mare (in relazione al fenomeno emergente degli impianti off-shore),
impegna il Governo:
ad assumere tutte le iniziative necessarie - a partire dagli opportuni aggiornamenti da applicare al decreto ministeriale 10 settembre 2010 («Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili») - per far sì che la produzione di energia eolica non abbia impatti negativi sul paesaggio;
a valutare l'opportunità di rivedere in senso più restrittivo le modalità di applicazione agli impianti eolici della disciplina, di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003 («Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità»), relativa alla semplificazione delle procedure autorizzative;
ad introdurre per quanto di competenza elementi di valutazione riguardo ai possibili danni derivanti alle attività turistiche - che rappresentano una voce fondamentale per l'economia di tutto il Paese e in particolare del Mezzogiorno dove particolarmente forte è la presenza di parchi eolici di dimensioni invasive - dall'installazione di impianti e ad elaborare un piano che preveda compensazioni ambientali in favore dei territori più penalizzati;
a finalizzare le politiche di sostegno e incentivazione all'eolico al raggiungimento di capacità di produzione energetica sì elevate, ma al tempo stesso frutto di processi sviluppati da impianti che
occupino superfici di terra di dimensioni limitate, ponendo così un freno a quell'invasività che oggi, in molte parti d'Italia, arreca danni a livello paesaggistico, ambientale e turistico;
ad avere un ruolo di avanguardia in ambito comunitario per la promozione di normative e linee guida europee che vincolino gli Stati membri ad applicare i nuovi orientamenti resi noti dalla Commissione europea nell'ottobre 2010 sulla programmazione e sulla valutazione ambientale e paesaggistica degli impianti eolici.
(7-00494) «Cosenza».
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica del 30 luglio 1950, n. 878, attribuisce alla Regione Sicilia competenze sulla gestione delle acque pubbliche con esclusione delle grandi derivazioni;
la Corte Costituzionale, tramite sentenza n. 6 del 1957, assegna alla Regione i beni del demanio dello Stato comprese le acque pubbliche esistenti nella Regione ad eccezione di quelli che interessano la difesa dello Stato o servizi di carattere nazionale;
la legge del 6 dicembre 1962, n. 1643, all'articolo 1, comma 1, attribuiva all'Ente nazionale per l'energia elettrica (Enel) il compito di esercitare nel territorio nazionale le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica da qualsiasi fonte prodotta;
la legge del 5 gennaio 1994 n. 36, legge Galli, riguardante «Disposizioni in materia di risorse idriche», prevede che tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e costituiscono una risorsa utilizzata secondo criteri di solidarietà;
è inoltre stabilito che l'uso dell'acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale e sotterraneo e che ulteriori usi sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell'acqua per il consumo umano;
l'articolo 10 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112 stabilisce che «con le modalità previste dai rispettivi statuti, si provvede a trasferire alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano .... le funzioni ed i compiti di cui all'articolo 89 del medesimo decreto che, tra l'altro, trasferisce le funzioni relative «alla gestione del demanio idrico, ivi comprese tutte le funzioni amministrative relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema idrico sotterraneo nonché la determinazione dei canoni di concessione e all'introito dei relativi proventi, fatto salvo quanto disposto dall'articolo 29, 3o comma» del medesimo decreto legislativo;
con l'emanazione del decreto legislativo n. 79 del 1999, in attuazione della direttiva 96/1992/CE («Norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica») è stata realizzata la condizione di cui all'articolo 29, comma 3, del decreto legislativo 112 del 1998, pertanto anche le competenze in materia di grandi derivazioni idroelettriche sono trasferite alle regioni;
ad oggi, nonostante diversi incontri tra i rappresentanti della Regione Siciliana e le istituzioni statali per l'attribuzione
delle competenze in materia di grandi derivazioni, non si è giunti a detto trasferimento a favore della Regione Sicilia -:
quali siano i motivi di questo ritardo, nonostante vi sia una normativa che disciplina chiaramente la materia.
(2-00964)«Ruvolo, Sardelli».
Interrogazioni a risposta scritta:
VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli eventi atmosferici, che nel mese di novembre 2010 hanno colpito la provincia di Salerno, hanno provocato una situazione di grave dissesto idrogeologico nel comprensorio dell'alta valle del Calore;
oltre ai danni alle abitazioni e alle colture agricole, si contano numerose frane lungo le strade comunali e provinciali, molte delle quali sono a tutt'oggi chiuse al traffico; tali frane hanno comportato la sospensione del servizio di trasporto pubblico e la necessità di realizzare lunghi percorsi stradali alternativi, con notevoli disagi per la popolazione - soprattutto per quanto riguarda i servizi scolastici, di assistenza e soccorso sanitario -, nonché serie difficoltà per le imprese produttive e le attività commerciali locali;
in particolare, si segnala il movimento franoso nel comune di Roscigno che ha distrutto alcune abitazioni rurali, ha letteralmente inghiottito una strada comunale ed un tratto della strada provinciale 342 tra Roscigno e Corleto Monforte e lambisce pericolosamente il centro abitato;
inoltre, in seguito alla frana del costone roccioso nei pressi del Ponte Sammaro, la strada provinciale n. 342 Sacco-Roscigno - arteria stradale fondamentale per l'economia della zona - veniva chiusa al fine di rimuovere le condizioni di pericolosità; secondo la relazione dei funzionari del genio civile di Salerno, per la completa messa in sicurezza e la riapertura al traffico dell'arteria stradale è necessaria la costruzione di una galleria paramassi di circa 80 metri;
l'attuazione degli interventi volti al ripristino della circolazione stradale - e, quindi, la fine della situazione di estremo disagio per gli abitanti del comprensorio dell'alta valle del Calore -, richiede lunghi tempi di progettazione e realizzazione, e il reperimento dei fondi necessari;
in data 18 dicembre 2010 si è tenuto presso il comune di Sacco un consiglio comunale straordinario cui hanno partecipato anche i sindaci dei comuni di Roscigno, Piaggine, Laurino, Valle dell'Angelo, Corleto Monforte, Bellosguardo; in tale sede si è proceduto ad una ricognizione delle strade chiuse al traffico e, in considerazione dei danni e dei disagi permanenti e dei lunghissimi tempi prevedibili per il ripristino da una situazione di normalità, si è rappresentata l'esigenza di sollecitare un intervento coordinato delle autorità provinciali, regionali e governative; in particolare, il consiglio comunale ha deliberato all'unanimità la richiesta al Presidente del Consiglio dei ministri, alla regione Campania e al prefetto di Salerno, ciascuno per le proprie competenze, della dichiarazione dello stato di calamità naturale per tutto il territorio del comprensorio -:
se il Governo, per quanto di competenza, sia a conoscenza di una specifica attività di accertamento della situazione nel comprensorio dell'alta valle del Calore, nonché di quantificazione complessiva dei danni e delle risorse finanziarie necessarie al ripristino della normale circolazione stradale;
quali iniziative, e in quali tempi, il Governo intenda intraprendere al fine di assistere la popolazione e di agevolare una completa ripresa delle attività produttive e, in particolare, se intenda deliberare lo stato di calamità naturale richiesto dai comuni del comprensorio dell'alta valle del Calore.
(4-10824)
TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'attività di impresa in Calabria è notoriamente attività ad alto rischio di infiltrazione e controllo criminale. Poche sono le imprese che resistono a intimidazioni e attentati a mezzi e persone operando nella legalità e in piena collaborazione con le forze preposte alla sicurezza e al controllo legale del territorio;
in particolare il territorio di Vibo Valentia è oggetto da alcuni anni d'attenzione particolare da parte di potenti gruppi criminali. La debolezza economica del territorio e gli investimenti imprenditoriali favoriti da finanziamenti pubblici agevolati costituiscono l'humus ideale per operazioni criminali quali il riciclaggio di denaro di provenienza illecita e l'accaparramento tramite prestanome di risorse pubbliche poi impiegate per finalità differenti da quelle per cui sono erogate;
in tale contesto economico e sociale è indispensabile una presenza forte delle istituzioni statali che sappia mostrare attenzione e solidarietà a chi in prima persona è impegnato nella legalità in attività imprenditoriali con sane ricadute economiche, sociali e civili su quello stesso territorio;
tuttavia non mancano silenzi e comportamenti ambigui rispetto a situazioni-limite quali ad esempio i numerosi attentati intimidatori che ha subito in questi anni l'imprenditore Vincenzo Restuccia;
occorre agire prontamente, dando un forte segnale di presenza e controllo del territorio da parte di tutte le istituzioni che hanno competenza sul punto, sia per non scoraggiare le attività imprenditoriali esistenti sia per non scoraggiare investimenti futuri sancendo un abbandono del territorio;
la tutela e attenzione alle persone che anche nell'opinione pubblica assumono a simbolo di legalità e resistenza a ogni potere e logica criminale costituisce non solo una risposta istituzionale efficace, in una terra dove la simbologia è il vero messaggio, ma nello stesso tempo avalla nelle giovani generazioni un insegnamento di solidarietà e legalità che ripagherà oltre ogni previsione -:
quali misure intenda assumere il governo per contrastare estorsioni a danno delle imprese che operano nella legalità in Calabria in un clima di forti intimidazioni;
quale politica stia assumendo il Governo per garantire protezione e sicurezza alle persone impegnate in attività imprenditoriali e assoggettate quotidianamente a intimidazioni e attentati a persone e mezzi d'impresa;
con quali criteri le forze proposte alla sicurezza procedano e assicurino priorità all'azione di contrasto al racket delle estorsioni;
quali misure intenda assumere per non scoraggiare le attività di impresa in luoghi a forte densità criminale qual è la provincia di Vibo Valentia;
quali misure siano state adottate a tutela dell'incolumità fisica delle persone che operano nell'impresa e dei propri familiari.
(4-10825)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è divampato un incendio sul monte San Mauro, nel comune di Feltre, che ha provocato la distruzione di 150 ettari di bosco;
il fuoco era arrivato a 100 metri dalle case secondo quanto riferito da Nino Martino, direttore del parco nazionale delle Dolomiti bellunesi;
a detta di Nicola Martino presidente dell'Associazione dei direttori dei parchi nazionali, «se ci fosse stato un Canadair ora non saremmo qui a contare i danni»;
l'incendio è infatti stato domato grazie al lavoro di 70 volontari e 4 elicotteri, perché il Canadair non c'era e anzi ormai da mesi non c'è più neppure un veicolo disponibile in tutt'Italia dei 19 velivoli C1-415 della Protezione civile, ciascuno in grado di scaricare oltre 6 mila litri d'acqua sui roghi più minacciosi;
secondo quanto riferito in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera in data 9 febbraio 2011, è da ottobre 2010 dopo l'arresto dell'imprenditore Giuseppe Spadaccini accusato di frode fiscale, che la flotta dei Canadair è ferma a Roma negli hangar di Ciampino, con tecnici e piloti rimasti senza stipendio;
Spadaccini era il patron di Sorem, la società che li aveva in gestione; così dopo la cattura la Protezione civile ha risolto il contratto con la vecchia concessionaria e indetto una nuova gara; la nuova gara per la gestione dei 19 Canadair si è chiusa il 13 gennaio 2011 e per 46 milioni di euro è stata aggiudicata ad un raggruppamento temporaneo di imprese formato dalle società Inaer Helycopter Italia e Inaer Aviones Anfibios Sau;
in questi mesi di «black out» aereo è specialmente piovuto e nevicato, ma gli uomini del generale Luciano Masetti, capo del Centro operativo aereo unificato, hanno dovuto comunque fare le acrobazie con la flotta superstite per fronteggiare le necessità del momento, atteso che gli aerei Fire Boss hanno una capacità di 3.500 litri d'acqua per cui ce ne vogliono due per sostituire un Canadair;
secondo la Protezione civile, «dal 18 febbraio si procederà al rischieramento dei primi 2 Canadair e, tempo 30 giorni, ce ne saranno altri 4 a disposizione per far fronte all'inverno» -:
per quale motivo si siano attesi 4 mesi per chiudere la gara;
quali siano i tempi per la messa in servizio degli altri 13 velivoli;
se ritenga sufficiente ed idonea la flotta complessiva per far fronte alle necessità, anche in vista del periodo estivo, legate all'emergenza incendi e di quali dati disponga il Governo in merito all'entità di questa problematica.
(4-10833)
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AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta scritta:
ZACCHERA, PICCHI, ANGELI, PAPA, CASSINELLI, TORRISI, BIAVA, DI CATERINA, DE ANGELIS, NASTRI, TADDEI, LABOCCETTA, VENTUCCI, LISI, SCELLI, SBAI, ASCIERTO, HOLZMANN, LANDOLFI, VALDUCCI, MIGLIORI, VERSACE, MINASSO, SAMMARCO, ABELLI, TOCCAFONDI, MAZZOCCHI, FRASSINETTI, SALTAMARTINI, BIANCONI, LAFFRANCO, CORSARO, BERARDI, LAINATI, GREGORIO FONTANA, GIULIO MARINI, MOLES, CATTANEO, PAGANO, LEO, DI VIZIA, RIVOLTA, COMAROLI e STUCCHI. - Al Ministro per gli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sulla situazione scolastica della comunità italiana di Stoccarda si leggono da tempo una serie di polemiche ma, i sottoscritti interroganti - presi anche contatti con la nostra comunità ivi residente - ritengono che sussistano anche forti pressioni politiche sul Ministero degli affari esteri per favorire specifici gestori per le iniziative scolastiche finanziate sul capitolo 3153/2011;
ricordando che Stoccarda è la principale circoscrizione consolare d'Europa e la seconda al mondo, con una comunità che soffre di difficoltà scolastiche particolarmente serie. Il Ministero degli affari esteri ha affidato tempo fa le proprie iniziative scolastiche complementari a quelle organizzate dal consolato generale ad enti gestori «storici» come l'Enaip per i corsi di lingua italiana e lo lal-Cisl e progetto scuola per il recupero in lingua tedesca;
constano all'interrogante storiche simpatie di tali enti nei riguardi dell'attuale opposizione parlamentare e nel tempo hanno avuto destinate risorse statali enormi anche se tuttora gli italiani sembrano avere il peggiore livello di scolarizzazione tra gli stranieri, bassissimi livelli di frequentazione nei licei, livelli stabili ed allarmanti nelle scuole differenziali. Nelle università i nostri studenti sono ancora troppo pochi, e molto meno delle altre comunità;
in un quadro simile, da decenni, pochi ed immutabili personaggi della medesima area politica, a tali enti variamente legati, rappresentanti la comunità, alcuni già a suo tempo raggiunti da provvedimenti anche di carattere penale hanno saputo strumentalizzare abilmente il contesto migratorio che vi risiede, nonché il disagio degli italiani a Stoccarda;
non appena siano state avanzate riserve dal consolato di Stoccarda circa i criteri di scelta degli enti gestori sono iniziate forti condizioni mediatiche contro la struttura consolare, forse legate anche agli importanti valori economici che venivano messi in gioco;
nonostante ciò risulta agli interroganti che l'amministrazione non ha ceduto a pressioni di ogni tipo avviando un attento ed approfondito controllo dei bilanci dei predetti enti gestori. I risultati sono noti: una ponderosa trasmissione degli atti in procura della Repubblica a Roma lo scorso mese di ottobre;
nonostante ciò risulta agli interroganti che al momento di esprimere il prescritto parere per avviare le attività scolastiche per il 2011, il consolato di Stoccarda abbia ritenuto di appoggiare con convinzione due enti nuovi in questo sistema, privi di qualsivoglia connotazione patronal-sindacale o partitica;
si tratta di enti composti di persone che, nella vita professionale, hanno saputo costruirsi una posizione indipendentemente dalle risorse del nostro Stato: la D.I.G. (Deutschitalienische Gesellschaft, «Società Italo-Tedesca») di Karlsruhe per i corsi di lingua italiana e Lernerfolg per il sostegno in lingua tedesca, ciò appare in evidente contrasto con gli interessi di altri e precedenti beneficiati dei fondi per i corsi scolastici e non sarebbero mancate pressioni per cercare di accreditare al Ministero degli affari esteri un quadro profondamente fuorviante ed inesatto, quando non addirittura umiliante di questi enti, politicamente indipendenti;
trattasi però di enti seri ed operativi: risulta infatti che la D.I.G. (Deutschitalienische Gesellschaft, «Società Italo-Tedesca») sia attiva da oltre 60 anni e regolarmente registrata a Karlsruhe, conta circa 450 soci, eroga corsi di lingua per adulti a circa 400 persone, vanta collaborazioni di lunga data con l'istituto di cultura e con il consolato generale che vi distaccò, anni addietro, un proprio docente per i corsi di pertinenza, il suo presidente è stato uno stimato dirigente di una multinazionale in Germania ed il suo vice è l'ex assessore alla cultura di Karlsruhe (seconda città del Land e sede di Corte costituzionale). Tale ente ha saputo instaurare un rapporto consulenziale di eccellenza con la Dante Alighieri a Roma in persona del segretario generale dottor Masi e con il dipartimento di italianistica dell'università di Heidelberg professor Radtke;
Lernerfolg, poi, è nato in seguito ad una intensa collaborazione tra il nostro consolato generale ed il Ministero dell'istruzione di Stoccarda, che vi partecipa con un proprio referente nel consiglio direttivo, e ciò consentirà di accedere a coordinamenti sinora insperati con le scuole tedesche in cui i nostri ragazzi sono in difficoltà. Un'opportunità preziosissima mai prima d'ora dischiusasi e che sarebbe assurdo ed incomprensibile lasciare cadere;
entrambe tali proposte sono ampiamente in regola con i requisiti formali (in particolare le norme non prevedono alcuna necessaria convenzione con il Kultusministerium a questo proposito), entrambe
godono di stima indiscussa nei rispettivi ambiti, entrambe sono le uniche candidature a ricevere i contributi ministeriali 2011 che rispettino lo stringente disposto normativo, a maggiore ragione dopo l'avvenuta recente formale esclusione degli «enti storici» in seguito ai citati problemi contabili;
essendo emersa la concreta possibilità del cambiamento del sistema degli enti gestori rappresentato dalla forte probabilità di successo di D.I.G. e Lernerfolg, è stata esercitata una pressione intensa per scongiurare questa eventualità in ogni modo;
ciò sarebbe avvenuto - secondo le informazioni raccolte dagli interroganti - anche presentando una candidatura, quella del Coasscit di Friburgo, legata anche al consigliere CGIE Cristalli, che sarebbe stata ispirata da strutture interne al Ministero;
in questo quadro, il Ministero degli affari esteri si trova in questi giorni a decidere a quale tra tali due contesti affidare la gestione dei corsi per il 2011: la scelta di D.I.G. e Lernerfolg oppure il Coasscit di Friburgo;
nelle more della decisione consta che siano state effettuate pressioni perché salga il malcontento delle famiglie mentre alcuni referenti della comunità, anche con campagne di stampa o con manifestazioni di protesta (che peraltro risultano all'interrogante molto poco seguite), indicano, ad avviso degli interroganti strumentalmente, il console a Stoccarda come responsabile dei ritardi nell'assegnazione dei corsi;
sussiste, quindi, il rischio che per ragioni di urgenza e senza una serena istruttoria, si possa assegnare la gestione delle iniziative scolastiche al Coasscit di Friburgo, in tal modo soddisfacendo le insistenze di quello che appare essere un vero e proprio gruppo di pressione;
se dallo scorso autunno i corsi di sostegno sono bloccati come conseguenza dei problemi contabili degli enti (malgrado il titolare della sede avrebbe richiesto più volte invano l'attivazione di alternative per assicurare il servizio), ora, nell'attesa della scelta, anche i corsi di lingua italiana hanno conosciuto un lungo periodo di blocco dal 1o gennaio, con comprensibili reazioni di protesta delle famiglie. Il console generale reggente avrebbe però dalla settimana scorsa potuto dare una svolta alla situazione, avviando temporaneamente i corsi di lingua (nell'attesa di una decisione che le pressioni del citato gruppo di interessi rende sempre più complessa) solo con una sua coraggiosa decisione, dissuasa ma inevitabile stante l'urgenza, resa possibile dal reperimento in quel momento di risorse in loco, incaricandone la DIG, unico ente normativamente in regola per i corsi di italiano;
è illuminante considerare che, di fronte alla ripresa delle lezioni, alcuni esponenti assai noti nel mondo dell'emigrazione, e che risulterebbero vicini al Pd a Stoccarda, avrebbero svolto forti pressioni sugli insegnanti perché non si giungesse ad una soluzione -:
se non ritenga opportuno verificare quanto esposto in premessa e favorire iniziative dirette finalmente a voltare pagina assegnando le iniziative scolastiche ad enti non politicamente legati;
se a tale fine il Ministro degli affari esteri intenda attivarsi direttamente per rimuovere gli ostacoli che una parte della sua stessa amministrazione ha posto a tali nuove ed opportune candidature e che agli interroganti appaiono non fondati;
quali iniziative il Ministro intenda assumere per difendere l'azione, coraggiosa ed inflessibile del console generale reggente, anche attraverso una sua prolungata permanenza in sede per terminare opportunamente una oramai indifferibile ed indispensabile azione di cambiamento. Il rischio che, terminato il servizio del titolare della sede, tutto torni nelle situazioni che Stoccarda ha conosciuto sinora è infatti molto concreto.
(4-10835)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta orale:
ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono in corso i lavori per la realizzazione dell'elettrodotto Terna nell'Isola d'Elba;
il progetto del 2004, che prevedeva la realizzazione di un elettrodotto interamente aereo è stato successivamente modificato nel 2008, prevedendo l'interramento di due tratti, per un totale di circa 8,7 chilometri, e la realizzazione di un tratto intermedio in linea aerea, per circa 6,9 chilometri;
tale ridimensionamento del progetto, che prevede la realizzazione di ben 21 tralicci sopra Portoferraio, alti mediamente 40 metri, non sembra tuttavia coerente con l'esigenza di salvaguardare l'ambiente naturale di particolare pregio dell'isola d'Elba;
Portoferraio il maggior centro abitato dell'Isola, che vanta un patrimonio naturale e culturale di risonanza internazionale è rappresenta una delle mete più ambite del turismo nazionale;
nelle simulazioni apparse sui giornali sono evidenti gli impatti visivi e le deturpazioni che provocheranno i tralicci e le linee elettriche ad uno dei migliori paesaggi del Paese e ciò, senz'altro, potrebbe avere ripercussioni negative sulle attività turistiche dell'isola;
all'atto della revisione del progetto del 2008, ottenuta grazie alle osservazioni di una serie di Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini, dell'ente Parco nazionale dell'arcipelago toscano e del comune di Portoferraio, probabilmente, con disattenzione è stata autorizzata la linea a tralicci, sopra Portoferraio, poiché, sebbene tale linea risulti all'esterno della perimetrazione del parco dell'arcipelago Toscano, insiste all'interno di una Important Bird Area europea (IBA), compresa in Rete Natura 2000, e fa parte di un importante corridoio faunistico, tra due zone di protezione speciale, quelle di Monte Capanne-Promontorio dell'Enfola ed Elba Orientale;
risulta pertanto evidente l'impatto che tali tralicci potrebbero avere sull'avifauna, a scapito di tutto il sistema ecologico dell'Isola;
il progetto è stato regolarmente autorizzato ed ha rispettato gli obblighi di legge in materia di pubblicità, tuttavia occorrerebbe appellarsi al senso ecologico e paesaggistico della Società Terna per chiedere un ripensamento dell'elettrodotto già approvato che preveda l'interramento dell'intera linea;
attualmente Terna ha sospeso l'elevazione dei tralicci, mentre il consiglio regionale della Toscana ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che impegna la giunta regionale all'interramento dell'intero elettrodotto;
nei giorni scorsi l'Unione dei comuni, l'Azienda di promozione turistica e le associazioni economiche dell'isola hanno inviato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'apposita istanza sull'argomento;
il 9 febbraio 2010 ha avuto luogo a Portoferraio una imponente manifestazione organizzata dal comitato dei cittadini costituitosi per chiedere l'interramento di tutto l'elettrodotto, a salvaguardia del patrimonio naturale e delle attività economiche dell'Isola che basa la gran parte della propria economia sul turismo;
la protesta civile coinvolge tutte le categorie economiche, tutte le forze politiche e sociali, le amministrazioni comunali dell'isola, le associazioni ambientaliste, l'azienda di promozione turistica, l'as
sociazione degli albergatori, la confesercenti -:
se non si ritenga opportuno convocare urgentemente un tavolo di concertazione e di mediazione tra Terna e gli enti locali interessati, con la partecipazione dei Ministeri interessati, della Soprintendenza locale per il paesaggio e della regione Toscana, che possa promuovere una revisione del progetto per l'interramento dell'intero elettrodotto, in modo da non compromettere le bellezze naturalistiche e paesaggistiche del territorio dell'isola d'Elba e scongiurare le negative ricadute sull'economia turistica locale e di tutto il Paese.
(3-01459)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in materia di scarichi di acque reflue, l'articolo 56 del decreto legislativo 152 del 1999, assegnava alle regioni e province autonome la competenza per l'accertamento e irrogazione delle sanzioni, assegnando contestualmente alle stesse regioni e province autonome (attraverso l'inciso «salvo diversa disposizione delle regioni o delle province autonome») anche la facoltà di delegare tali funzioni ad altri soggetti;
infatti, sulla base di tale disposizione la regione Veneto ha delegato le proprie funzioni alle province, ovvero ai comuni per i casi di scarichi autorizzati da questi ultimi o dal gestore del servizio fognario, precisamente attraverso l'articolo 56 della legge regionale n. 33 del 1985;
successivamente, la materia degli scarichi è confluita nel decreto legislativo n. 152 del 2006, recante codice dell'ambiente, che, all'articolo 135, ha riproposto la competenza regionale per l'accertamento e l'irrogazione delle sanzioni, eliminando tuttavia l'inciso «salvo diversa disposizione delle regioni o delle province autonome»;
con sentenza n. 1974/10 del 25 giugno 2010, il tribunale di Verona, in accoglimento di un ricorso di privati contro un'ordinanza-ingiunzione comunale in materia di superamento dei limiti tabellari degli scarichi in rete fognaria, ha ritenuto abrogato l'articolo 56 della legge regionale n. 33 del 1985, per incompatibilità con l'articolo 135 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni, affermando quindi l'incompetenza dei comuni ad irrogare sanzioni amministrative in materia di tutela delle acque e ritenendo tale funzione di competenza regionale;
la relativa ordinanza comunale è stata pertanto annullata e conseguentemente saranno annullate tutte le ordinanze dei comuni che ingiungono il pagamento di sanzioni amministrative per violazione della normativa prevista dal decreto legislativo n. 152 del 2006 in materia di scarichi di acque reflue;
tale situazione crea una confusione normativa che rischia di lasciare impunite tutte le violazioni per superamento dei limiti normativi imposti dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni in materia di scarichi di acque reflue, mettendo a rischio la saluta dei cittadini -:
se il Ministro non ritenga opportuno un intervento esplicativo sulle competenze in ordine all'irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie conseguenti all'accertamento degli illeciti amministrativi in materia di tutela delle acque dall'inquinamento, allo scopo di evitare un vuoto normativo che lascia impunito il superamento dei limiti di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni, mettendo a rischio la salute dei cittadini.
(5-04199)
Interrogazione a risposta scritta:
FUGATTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel 1996 in Trentino, ha preso avvio il progetto di reintroduzione dell'orso
bruno mediante un cofinanziamento di fondi dell'Unione europea: il progetto Ursus. Il progetto è stato promosso dal parco naturale Adamello Brenta e condotto in stretta collaborazione con la provincia autonoma di Trento e l'Istituto nazionale per la fauna selvatica;
in questi anni il numero di orsi presenti sul territorio della regione Trentino Alto Adige è in continuo aumento ed attualmente sembra potersi ipotizzare una presenza di circa 50 orsi;
tale rilevante presenza è fonte di notevole preoccupazione per la popolazione ancora molto legata a quelle attività tradizionali di cui fanno parte l'allevamento e l'alpeggio. I danni subiti in questi anni dalla presenza degli orsi sono stati rilevanti e solo parzialmente indennizzati per gli aspetti materiali, ma ora, anche per le modalità di predazione che causano grandi sofferenze agli animali domestici e per il fatto che dette predazioni avvengono in forma cruenta nelle immediate vicinanze delle abitazioni della popolazione residente in montagna, si sta diffondendo un sentimento di paura, in particolare fra quelle famiglie i cui bambini frequentano abitualmente i prati e le pertinenze delle abitazioni attorno alle quali la presenza dell'orso è sempre più documentabile;
le azioni di disturbo messe in campo dal personale forestale provinciale si sono evidenziate poco efficaci contro gli orsi e, quindi, la preoccupazione nella prospettiva dell'uscita dal letargo degli orsi è crescente;
la popolazione che, pur tra molti sacrifici, ha deciso di vivere in montagna rappresenta oltre che un grande valore sociale e di tradizione per la regione Trentino Alto Adige, anche un importante fattore economico, tenuto conto della rilevanza dell'attività turistica e dell'alpicoltura, attività queste assolutamente collegate -:
se abbia ricevuto richieste da parte delle province autonome di Trento e di Bolzano volte ad individuare soluzioni operative alle tematiche esposte in premessa ed, in caso affermativo, in quali termini siano state riscontrate visto che si tratta di un problema che necessita di adeguate valutazioni e di risposte concrete in quanto potrebbe essere fonte di problemi anche maggiori di quelli sopra evidenziati per la popolazione montana della regione Trentino Alto Adige.
(4-10832)
...
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
PALADINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 12 dicembre 2006 perdeva la vita in circostanze poco chiare Cristiano Brigotti carabiniere scelto in forza al settimo reggimento di Laives con ultima missione svolta dal novembre 2005 al maggio 2006 quale guardia del corpo presso l'ambasciata di Algeri;
sembrerebbe che il 10 ottobre 2006 Cristiano Brigotti abbia conferito a rapporto con il generale d'armata Franzè, presumibilmente riguardo un suo ritorno ad Algeri, ancorché tre mesi prima fosse stato accordato allo stesso Brigotti un periodo di aspettativa per motivi personali;
il 17 novembre 2006 Cristiano Brigotti partiva «privatamente» alla volta di Algeri e arrivato a destinazione, alloggiava per i primi giorni in qualità di ospite, presso l'Ambasciata italiana in loco, per successivamente trasferirsi nell'appartamento ove il 12 dicembre successivo avrebbe trovato la morte causata da avvelenamento da monossido di carbonio, che notoriamente è un gas inodore, nonostante le autorità locali dichiarassero incomprensibilmente, che il ritrovamento del cadavere si era avuto a seguito della segnalazione da parte di un vicino di casa, insospettito dal forte odore di gas proveniente dall'appartamento luogo dell'incidente;
in epoca successiva alla morte, un esponente dell'arma dei carabinieri si faceva consegnare il computer di proprietà di Cristiano Brigotti e al momento della riconsegna alla famiglia era evidente l'apertura e la cancellazione di numerosi files dal computer;
le ripetute richieste di chiarimenti rivolte al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri da parte della famiglia non conducevano a risposte chiare ed esaurienti in ordine ai contorni della vicenda e, ancora, la salma di Cristiano Brigotti, in sede di ricognizione autoptica, veniva riesumata senza attendere l'arrivo dei periti di parte essendo a tutt'oggi le indagini ancora in corso -:
se siano noti i motivi per cui il 10 ottobre 2006 Cristiano Brigotti conferiva a rapporto dal generale Franzè;
se siano noti i motivi per cui veniva richiesta la consegna del computer di proprietà di Cristiano Brigotti;
se siano noti i motivi per cui Cristiano Brigotti, ufficialmente in aspettativa, poteva alloggiare presso l'ambasciata italiana ad Algeri;
se ferme restando le competenze e l'autonomia dell'autorità giudiziaria, siano noti i motivi per cui il 12 settembre 2008, in sede di ricognizione autoptica, la salma del Brigotti veniva riesumata senza attendere l'arrivo dei periti di parte;
se Cristiano Brigotti abbia mai fatto parte dei servizi segreti;
come l'ambasciata si sia attivata nello specifico e quali siano le risultanze delle indagini della Polizia algerina.
(5-04201)
Interrogazioni a risposta scritta:
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa.- Per sapere - premesso che:
secondo una vasta gamma di critica informata, esperti del conflitto in Afghanistan e in materia di contro-insorgenza, tra i quali ufficiali militari in servizio attivo e in pensione, analisti e docenti universitari, la strategia anti-insurrezionale messa in atto dagli Stati Uniti in Afghanistan sta producendo, nella migliore delle ipotesi scarsi progressi e, nel peggiore dei casi uno spreco di miliardi di dollari teso a prolungare una guerra che si appresta a compiere il decimo anno;
è sempre più chiaro per i critici che il nemico non sono i talebani, i ribelli locali afgani, si tratta piuttosto di ciò che resta di al Qaeda in Afghanistan e Pakistan, che continua a tramare contro gli Stati Uniti;
i critici sostengono che l'invio di soldati americani e Marines a capofitto contro l'Afghanistan, come da recenti richieste del generale Petraeus, è «una governance inadeguata che alimenta corruzione e abuso di potere», è troppo ampia, troppo costosa e potenzialmente autodistruttiva;
a sostenere tali tesi è anche Andrew M. Exum, un ex ufficiale dell'Esercito e consigliere di Petraeus. Christine C. Fair, un esperto regionale e docente di Georgetown University, scrive che la strategia del generale Petraeus semplicemente non può più essere applicata in Afghanistan;
se le loro proposte avranno un impatto non è chiaro, ma il colonnello dell'esercito Gian P. Gentile, direttore della storia militare a West Point sostiene che in questo momento non ci sono alternative alla strategia attuale, ed eventuali cambiamenti sono difficili da articolare con un esercito e leader di alto livello che l'hanno messa in campo per nove anni e che sono moralmente impegnati credendo fermamente che sia la strategia migliore;
sulla strategia di guerra di Obama è stato interrogato anche il vicepresidente Joe Biden (che ha auspicato l'abbandono di una strategia contro-insurrezione concentrandosi solo sull'uccisione dei terroristi Al Qaeda) volato in Kabul qualche giorno fa a conferire con Petraeus, comandante degli Stati Uniti e delle forze
alleate, l'ambasciatore americano Karl Eikenberry e il presidente afghano Hamid Karzai;
«Questo è un punto cardine della nostra politica», ha dichiarato un anonimo funzionario senior parlando ai giornalisti. Joe Biden ha fatto una dichiarazione che sembra di nuovo lontano da una strategia anti-insurrezionale a tutti gli effetti affermando che «non è nostra intenzione quella di governare o di costruire la nazione. Questa è la responsabilità del governo afgano e sono pienamente in grado di farlo»;
il generale Petraeus e l'amministrazione Obama, in quello che sembrava un tacito riconoscimento di lenti progressi, lo scorso novembre hanno accettato di estendere l'impegno degli Stati Uniti e la NATO per altri quattro anni, fino alla fine del 2014. In precedenza, Obama aveva detto chiaramente che nel luglio di questo anno, i nostri soldati cominceranno a tornare a casa";
un ulteriore segno sconcertante della mancanza di progressi di questa strategia è dato dai consensi e dalle condizioni del popolo afgano che sono drasticamente peggiorati. Secondo i dati rilasciati dal Pentagono Joint IED Defeat Organization il numero di IED (un indicatore chiave di come le persone si sentono protette da ritorsioni talebane) trasformato in ciascun mese è sceso da 34 nel gennaio 2010 a 12 nel mese di maggio, mentre le vittime degli Stati Uniti e degli alleati (morti e feriti) per IED è salito da 174 nel mese di gennaio a 284 nel mese di maggio;
un'alta indicazione di quello che sta andando male viene da una recente serie di rivelazioni agghiaccianti sul quotidiano britannico Guardian. Il reporter Gaith Abdul-Ahad ha parlato con i principali leader talebani, tra cui un anziano amministratore di livello medio dei talebani nella città orientale di Khost. Egli ha spiegato uno dei motivi principali per cui la strategia degli Stati Uniti di proteggere il popolo contro i talebani non funziona;
l'anziano ha detto al Guardian che «il governo è assediato nella sua fortezza e non viene a contatto con il popolo, la corruzione è paralizzante e uno del motivi principali della nostra popolarità è il fallimento di questo governo.» Ha spiegato che lui supervisiona i locali dei consigli di amministrazione istituiti dai talebani nelle «zone liberate». Ha affermato «Io sono un rappresentante del movimento e cammino fra la gente e tutti mi conoscono. Mi muovo tra la gente e comandanti, osservando il comportamento. Ascolto la gente e trasmetto l'immagine di leader supremo»;
il tenente generale David Barno, che ha guidato le forze Usa là dal 2003 al 2005, ha dichiarato in una recente intervista che dal momento che gli Stati Uniti hanno attaccato e rovesciato il governo talebano in Afghanistan alla fine del 2001, la sua strategia ha vagato avanti e indietro. Le aspettative della maggior parte degli afgani sono stati «grossolanamente gonfiate» quando le truppe americane sono arrivate e nel corso dei nove anni che sono seguiti, la realtà di ciò che gli Stati Uniti hanno espresso è venuta meno progressivamente;
questo è il problema principale con la strategia degli Stati Uniti, secondo Amitai Etzione, professore alla George Washington university di Washington. Il mese scorso nella Joint Forces Quarterly una rivista professionale pubblicata dalla National Defence University ha scritto che fissare obiettivi che non possono essere raggiunti e aumentando le aspettative che sono destinate ad essere deluse sono cause dei fallimento;
tra le promesse insite nella strategia anti-insurrezione che sono irrealistiche o in alcuni casi controproducenti, a parere del Etzione e gli altri emergono la costruzione di un Governo centrale forte, laico, democratico ed efficace, la lotta alla corruzione dei funzionari, i diritti delle donne, la creazione di un esercito di tipo occidentale afghano e svolgimento di elezioni democratiche come la panacea ai problemi dell'Afghanistan;
le elezioni, per esempio, una parte essenziale dello sforzo degli Stati Uniti, sono state occasioni di divisione, che sembra abbiano unito gli afghani solo nella loro convinzione che il processo è stato profondamente corrotto, oppure la promessa tesa a produrre un forte Governo centrale laico ha poco senso in una terra di forte convinzione che l'Islam dovrebbe governare la vita quotidiana, e che il miglior governo è il governo locale;
due studi recenti suggeriscono modi diversi per andare avanti. Il centro per una New American Security (CNAS), sostiene di spostarsi decisamente lontano dalla attuale campagna anti-insurrezione su larga scala di concentrare lo sforzo militare su Al-Qaeda. La lotta contro i talebani dovrebbe essere sempre più l'obiettivo centrale;
un analogo studio pubblicato questa settimana congiuntamente dalla American enterprise institute e l'istituto per lo studio della guerra necessaria ha anche posto una ridefinizione a livello locale, non nazionale, del Governo e delle forze di sicurezza. Gli Stati Uniti dovrebbero concentrare i propri sforzi su come aiutare la costruzione del Governo locale - non il Governo centrale. Il rapporto, scritto da Fred e Elimberly Kagan, riconosce che il raggiungimento di un migliore equilibrio di potere tra Kabul e le altre città e nei distretti è critica e «sarà molto difficile e può risultare impossibile»;
la relazione CNAS, scritto da Barno e Exum, termina anche con una nota triste: «Dopo nove anni di combattimenti inconcludenti», scrivono, «tutti i risultati rischiano di essere non ottimali per gli Stati Uniti, i suoi alleati e per il popolo afgano»;
inoltre Claudio Bertolotti che sulla scorta della sua esperienza diretta, in particolare quale analista Nato e responsabile della sezione di counter-intelligence della missione Isaf a Kabul, propone una panoramica a 360 gradi sugli attacchi suicidi, dopo aver raccolto testimonianze per quasi due anni (fra il 2005-2006 e nuovamente nel 2007-2008). Emerge come nove anni di guerra non sembrano esser bastati, e in Afghanistan l'avversario continua ad eludere la leadership politica e militare occidentale, dimostratasi poco preparata a distinguere tra comandanti talebani autentici e sedicenti tali. Accanto alla valutazione dei dati tecnici sulle componenti degli ordigni, alle valutazioni strategiche, all'identificazione degli obiettivi, alla frequenza e alla loro incidenza geografica, ricostruisce il contesto in cui prende forma l'atto terroristico inteso «come reazione piuttosto che azione», sottolineando come il fuoco dell'insurrezione non sia alimentato unicamente dalla presenza degli eserciti stranieri, ma anche dalle alterazioni delle dinamiche interne di una società fondata sull'autorità tribale. La faticosa democratizzazione in atto viene percepita quale aggressione da parte del mondo occidentale, e chi la favorisce diviene un nemico da combattere;
l'ammiraglio Mike Mullen, presidente del Joint Chiefs ok Staff e alto ufficiale militare Usa ha detto di recente di prevedere un aumento di spargimento di sangue in Afghanistan, e che le forze alleate dovranno da subito intensificare la loro offensiva contro i talebani. Ha dichiarato, inoltre, che bisogna prepararsi per altre violenze e vittime in più prossimi mesi e che la violenza sarà peggiore nel 2011 di quanto lo fosse nel 2010 in molte parti dell'Afghanistan. Mullen, che ha incontrato i giornalisti stranieri, ha detto che gli Stati Uniti insieme a 48 partner della coalizione e l'esercito afgano ha fatto guadagni contro i talebani nel 2010, ma ha aggiunto che «sappiamo che le conquiste che abbiamo fatto sono tenui e fragili». -:
se il Governo sia a conoscenza delle notizie riportate in premessa e quale sia la posizione del nostro Paese a tal riguardo;
quale sia la posizione e le valutazioni del nostro Paese nei confronti dell'attuale strategia degli Stati Uniti in Afghanistan a fronte della reale situazione che si sta vivendo in questo Paese e del possibile ritiro progressivo delle truppe.
(4-10819)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul sito web http://www.americaoggi.info è pubblicato un articolo del 25 gennaio 2011, dal titolo «Afghanistan. Intervista a un commilitone dell'alpino ucciso in Afghanistan.» a firma di Valeria Sabatini in cui si legge «racconta il caporale G.T. commilitone del militare ucciso - [...] Una cosa però voglio dirla e cioè che molti di quei ragazzi che stanno laggiù vengono spediti sul fronte di guerra senza l'adeguato addestramento». Un'accusa grave che arriva dall'interno ma circostanziata da elementi raccolti negli anni, non una voce di qualche militare frustrato perché vede partire il vicino di branda ma appurata anche da un'inchiesta un paio di anni fa dall'allora procuratore militare di Roma Antonino Intelisano. Ed oggi dopo l'ennesima morte la denuncia fatta da un amico del povero Luca Sanna con parole forse ancora più forti per lenire il dolore di un compagno perso in quella che da missione di pace è ormai evidente di filantropico ha ben poco. Guardi G. che quello che lei sta dicendo è piuttosto grave... «Lo so ma è una prassi risaputa, lei lo sa che per andare in missione in molti pagano la cosiddetta mazzetta ad alti gradi delle forze armate? Io, insieme a molti altri commilitoni svolgo il mio lavoro in caserma da anni, nonostante ciò nessuno di noi ha mai preso parte ad alcuna missione all'estero o frequentato qualche corso specifico nell'ambito militare in quanto all'interno della nostra caserma incarichi di rilievo e la partecipazione a corsi o missioni sono svolti sempre dallo stesso personale». [...] «Ho ragione di ritenere che qui a Venzone anche per partecipare ad un semplice corso patenti bisogna essere raccomandati, lo sponsor lo chiamano qui. Personale che da anni continua a richiedere la propria partecipazione a missioni all'estero si è visto sempre chiudere la porta in faccia in quanto al suo posto partiva qualcun altro che legalmente non avrebbe potuto farlo. È ovvio che se sono questi i criteri di scelta, a imbarcarsi su un aereo per finire laggiù sono spesso giovani che non hanno completato la preparazione o da troppo poco tempo nell'esercito, ma evidentemente più bravi ad ottenere gli appoggi giusti». «Su quanto accaduto martedì posso aggiungere anche questo; il livello di attenzione si è pericolosamente abbassato tra i militari, qualcuno si dimentica diciamo così l'elmetto o non segue in toto il protocollo che prevede altre misure di sicurezza. Purtroppo di questi episodi non se ne parla, i giornali non so perché molte volte non danno voce al malessere che gira tra noi militari. Si parla di mobbing nelle aziende ma quanti sanno che in tanti di noi hanno subito fatti simili?» Insomma si paga la mazzetta per partire? «Nessuno ne parla apertamente ovvio ma come spiegherebbe altrimenti lei certi strani trattamenti di favore quando non si è ancora completato il percorso addestrativo? È qualcosa che accade non soltanto qua nelle caserme del nord est ma, mi creda se va in giro a chiedere ne troverà di mani che sono state allungate per consegnare l'obolo». Come già emerso nel 2008 in un'altra inchiesta giornalistica in molti casi la prima mensilità percepita in missione finisce nelle tasche di marescialli, colonnelli, generali come segno tangibile della riconoscenza di chi viene spedito oltre confine. E non sono spiccioli, a fare i conti con la calcolatrice significa un assegno mensile netto che nella peggiore delle ipotesi è di 2.700 Euro nella migliore arriva a 6.000. Oltre allo stipendio. Un obolo quanto mai pesante se poi si è bravi a fare partire anche solo una mezza dozzina di raccomandati allora il gioco vale la candela.»;
già il 16 ottobre 2004 sul quotidiano Corriere della Sera era stato pubblicato un articolo dal titolo «Inchiesta sulle missioni estere "Tangenti pagate agli ufficiali"» che riportava la notizia secondo cui la Procura di Roma aveva aperto un'inchiesta (che si affianca a quella della Procura militare)
sulle affermazioni di un maresciallo dell'Esercito e di un sottufficiale dei carabinieri. Nell'articolo si legge che «I due militari nel luglio scorso, durante alcune trasmissioni tv, hanno detto che - per andare in missione all'estero - i militari dell'Esercito e dell'Arma dovevano versare una tangente ad alcuni ufficiali superiori. Anche sul programma tv "Le lene", due incappucciati, presentati come marescialli dei carabinieri, ammisero il pagamento di tangenti. Il Pm Adelchi D'Ippolito ha ipotizzato i reati di corruzione e concussione.»;
nella risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4-10673 del 30 luglio 2004, il Ministro della difesa aveva, tra le altre, affermato che «[...] con sentenza di patteggiamento in data 5 maggio 2004, divenuta irrevocabile il successivo 25 giugno, il tribunale militare di Padova ha condannato a due anni di reclusione il colonnello Filippo Marinelli, già comandante del CIMIC GROUP SOUTH (con sede in Motta di Livenza - Treviso), arrestato il 10 dicembre 2003, in flagranza di reato, dai carabinieri del comando provinciale di Treviso. Il predetto organo giudicante, nella richiamata sentenza, ha evidenziato, tra l'altro, che l'ufficiale si era fatto consegnare denaro in contanti, mai restituito, a fronte di esigenze personali o della caserma del tutto false, raggirando le parti offese, le quali, in buona fede, avevano aderito alle richieste in prospettiva di una missione all'estero, oppure di benefici di servizio o, ancora, per non essere danneggiate in sede di valutazione della documentazione caratteristica. [...] il Comando Provinciale Carabinieri di Roma ha inoltrato all'autorità giudiziaria della capitale l'articolo di stampa dal titolo "Tangenti per andare a Nassiriya" pubblicato il 29 luglio 2004 dal quotidiano il Manifesto. Inoltre, lo stesso comando provinciale è stato incaricato di informare l'autorità giudiziaria in ordine al contenuto del servizio diffuso il 29 luglio 2004 da RAI News 24, nonché di un'intervista andata in onda il 26 settembre 2004, durante la trasmissione Mai dire iene, nella quale un sedicente militare dell'Arma ha affermato di aver ricevuto richieste di tangenti per essere inviato in missione all'estero. Le relative indagini sono tuttora in corso.[...]» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato nell'articolo pubblicato sul sito web citato in premessa e qualora corrisponda al vero, quali immediate azioni intenderà avviare per chiarire i termini della vicenda narrata e se abbia interessato la procura competente;
quali provvedimenti disciplinari vennero adottati nei confronti del colonnello Marinelli a seguito della sentenza di condanna e quali siano stati i risultati delle indagini scaturite dalla segnalazione effettuata dal comando provinciale carabinieri di Roma all'autorità giudiziaria che all'epoca della risposta fornita risultavano essere ancora in corso;
quale sia il periodo di addestramento minimo considerato necessario a cui deve essere sottoposto il personale militare per poter essere impiegato nelle missioni internazionali di pace ed in particolare in quella in atto in Afghanistan;
quanti siano i militari con meno di due anni di servizio che sono stati impiegati in Afghanistan dal 2001 in poi;
quali siano i criteri adottati da ogni singola forza armata per la selezione del personale militare da inviare in missione all'estero.
(4-10834)
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ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta scritta:
BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha presentato l'atto di sindacato ispettivo n. 4-04211, la cui risposta è stata pubblicata in allegato alla seduta n. 412; la risposta del Governo non
appare soddisfacente in riferimento ad alcuni aspetti che si riportano di seguito;
in particolare a proposito delle note vicende giudiziarie che riguardano l'eredità dell'avvocato Giovanni Agnelli e dell'eventuale costituzione all'estero da parte sua di rilevanti attività in possibile violazione delle norme fiscali italiane, si segnalava che lo stesso Befera così aveva risposto a chi gli chiedeva se fosse possibile che la stretta sui paradisi fiscali prevista nel decreto legge anticrisi varato dal Governo potesse investire anche la contesa eredità di Gianni Agnelli: «Potrebbero rientrarci: non è da escludere, ma è da vedere». «Al momento non c'è alcun procedimento in atto»;
successivamente in un'intervista al Giornale Radio 1 lo stesso Befera aveva dichiarato che la famiglia Agnelli non potrà far ricorso allo scudo fiscale italiano contro le eventuali pretese del fisco sugli eventuali capitali in Svizzera perché «il procedimento è già aperto»;
su questa vicenda secondo le agenzie di stampa il formale invito al contraddittorio sarebbe stato notificato a entrambe le parti in lite il 28 agosto 2009: direttamente a Margherita, che ha residenza fiscale in Italia, e allo studio legale che assiste Marella, che ha residenza fiscale in Svizzera. Con quell'atto si sospenderebbe ogni prescrizione;
l'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, il quale prevede il cosiddetto «scudo fiscale» è entrato in vigore il 5 agosto 2009;
per essere opponibile ai contribuenti interessati alle norme sul rientro dei capitali all'estero un atto formale dell'amministrazione finanziaria deve essere stato notificato prima di tale data -:
se intenda chiarire se sia opponibile alle parti in causa dell'eredità Agnelli l'atto notificato il 28 agosto 2009, e quale sia lo stato del contenzioso in corso.
(4-10836)
TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011
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GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FLUVI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizia di stampa, si apprende che l'Associazione dei giovani avvocati di Firenze avrebbe denunciato, con una lettera inviata ai presidenti della corte d'appello, del tribunale e dell'ordine degli avvocati di Firenze, una situazione al limite della paralisi negli uffici giudiziari, in particolare nella sezione distaccata del tribunale di Empoli e presso gli uffici del giudice di pace di Castelfiorentino;
l'ufficio del giudice di pace di Castelfiorentino, per carenza di personale della cancelleria civile, dal mese di luglio del 2010 non provvede all'iscrizione a ruolo delle cause, dei ricorsi per ingiunzione, nonché di ogni altro atto giudiziario depositato, ai quali è solamente assegnato un numero di protocollo provvisorio senza che il fascicolo venga successivamente trasmesso al giudice;
dal 30 novembre 2010 è stato trasferito ad altro ufficio il cancelliere precedentemente assegnato alla sede con contratto part-time, sostituito da altro cancelliere, che ad oggi per varie ragioni è sempre stato assente, senza opportuna sostituzione;
di fatto non è più possibile ottenere alcun provvedimento dal suddetto ufficio, con oggettiva impossibilità degli avvocati di rispettare il mandato dei loro clienti e al tempo stesso con evidente lesione dei diritti dei cittadini;
dall'inizio dell'anno in corso, inoltre, anche la sezione distaccata di Empoli del tribunale di Firenze, dopo molti anni, è nuovamente in gravi difficoltà operative, soprattutto per il settore civile;
pertanto oltre all'attività degli uffici del giudice di pace di Castelfiorentino, anche l'attività civile sta sempre più rallentando,
con il timore che in tempi rapidi si arriverà quasi sicuramente alla paralisi -:
quali iniziative intenda intraprendere per garantire rapidamente la ripresa della funzionalità dei citati uffici, così superando, l'evidente lesione dei diritti dei cittadini che si sta verificando sia presso gli uffici del giudice di pace di Castelfiorentino, sia presso la sezione distaccata di Empoli del tribunale di Firenze.
(5-04197)
VANNUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è nota una forte carenza di ricettività nelle carceri italiane che provoca un sovraffollamento delle strutture penitenziarie;
le cause sono indicate nella insufficienza delle strutture carcerarie, ma soprattutto nella carenza di personale e nella non funzionale distribuzione territoriale degli addetti;
nella recente relazione alle Camere, il Ministro della giustizia, nell'indicare le criticità, ha annunciato un piano per 1.800 nuove assunzioni di agenti penitenziari;
è in via di predisposizione un «piano carceri» per la realizzazione di nuove strutture;
prima delle nuove realizzazioni a giudizio dell'interrogante andrebbero verificate le potenzialità di piena utilizzazione delle sedi attuali delle carceri esistenti;
nella regione Marche esistono 8 strutture carcerarie per una popolazione penitenziaria di 1.150 detenuti circa;
nelle criticità generali le Marche rispondono meglio possibile alle necessità con una corretta gestione delle risorse umane e delle strutture;
nelle Marche, esistono 2 strutture purtroppo sottoutilizzate per carenza di personale e precisamente il carcere di Barcaglione di Ancona che ospita 35 detenuti a fronte di una potenzialità di 180 detenuti e, la ex casa mandamentale di Macerata Feltria in provincia di Pesaro - Urbino che ospita mediamente 20 detenuti rispetto ad una potenzialità di circa 60 detenuti;
sarebbe auspicabile che la struttura di Macerata Feltria diventasse formalmente «sezione di reclusione e trattamento avanzato» della Casa circondariale di Pesaro come «di fatto» già è;
la struttura di Macerata Feltria che l'interrogante conosce meglio può infatti definirsi un «gioiello» dell'amministrazione penitenziaria in quanto con un bilancio in attivo permette ai detenuti di lavorare per la produzione florovivaistica, oltre che di miele, zafferano e di altri prodotti agricoli;
il carcere di Macerata Feltria è perfettamente integrato nel territorio che riceve con soddisfazione l'intera produzione;
analoghe caratteristiche ha la struttura di Barcaglione di Ancona;
le strutture di Barcaglione di Ancona e di Macerata Feltria se dotate di adeguate forze lavorative possono contribuire alla necessità di maggiore ricettività penitenziaria -:
se il Ministro intenda dare priorità alla «ottimizzazione» delle strutture esistenti e se per le Marche intenda coprire la pianta organica per utilizzare al meglio ed in maniera completa le strutture carcerarie di Macerata Feltria (PU) anche con la trasformazione in sezione e di Barcaglione (AN)
(5-04200)
TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2011
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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
DIONISI e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con interpellanza urgente 2-00619 del 16 febbraio 2010 era stata sollevata la questione riguardante la realizzazione della variante alla strada statale n. 7 Appia
in comune di Formia «Pedemontana di Formia» inclusa tra le opere del programma nazionale delle infrastrutture strategiche, il cui costo complessivo comprensivo di IVA ed oneri accessori ammontava a 823 milioni di euro;
con il citato atto veniva richiesto se erano state già reperite almeno le risorse necessarie per la realizzazione del primo stralcio dell'opera;
il sottosegretario Reina rispondeva che «il CIPE, con delibera n. 98 del 29 marzo 2006 poc'anzi richiamata relativa al progetto preliminare, ha assegnato contributi pluriennali che sviluppano, al netto degli oneri finanziari, un finanziamento complessivo di circa 85 milioni di euro. Cinque milioni di finanziamenti già assegnati saranno corrisposti dall'ANAS alla regione Lazio come contributo per la progettazione in forza della convenzione stipulata il 30 settembre 2008 tra ANAS e regione. Il CIPE, che esaminerà il progetto definitivo, provvederà ad assegnare i restanti finanziamenti necessari all'esecuzione dell'infrastruttura»;
ad oggi si deve rilevare che il progetto definitivo è stato approvato dall'ANAS senza prescrizioni e che deve essere approvato dal CIPE per poi essere rimesso all'ANAS che provvederà a bandire la gara pubblica;
se fosse finanziata dal CIPE, l'opera potrebbe essere appaltata entro il 2011 con inizio lavori nei primi mesi del 2012;
è superfluo ricordare l'importanza strategica dell'opera, che fa parte del corridoio plurimodale tirrenico-nord Europa ed è richiesta dalla popolazione, dagli operatori economici e dalle istituzioni locali che più volte ne hanno evidenziato la necessità anche al fine di migliorare la qualità ambientale dell'area urbana, di decongestionare la viabilità locale e di favorire un più rapido accesso degli automezzi all'autostrada e alle altre vie di comunicazione a maggior scorrimento -:
se non ritenga di attivarsi affinché il CIPE proceda celermente nella definizione del finanziamento necessario alla realizzazione della variante alla strada statale n. 7 Appia in comune di Formia, «Pedemontana di Formia».
(3-01457)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GUIDO DUSSIN, LANZARIN, TOGNI e MOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 25 novembre 2010 è stata approvata in seduta congiunta dalle commissioni V e VII della Camera dei deputati la risoluzione Gioacchino Alfano ed altri n. 8-00099: Interventi in materia di edilizia scolastica, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 2, comma 239, della legge 23 dicembre 2009, n. 191;
tale risoluzione dispone interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, nell'ambito del piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, al quale il CIPE, con delibera del 18 dicembre 2008, n. 114, ha destinato contributi quindicennali per 3 milioni di euro a partire dall'annualità 2009 e 7,5 milioni di euro a partire dall'annualità 2010, contributi che svilupperebbero, ai tassi di interesse attuali, un capitale disponibile stimabile in 115 milioni di euro. Attualmente tali fondi rientrano nei bilancio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
l'assegnazione dei contributi agli enti locali e a scuole paritarie non statali è stata effettuata nel presupposto che tali interventi risultino urgenti e necessari e che pertanto gli enti responsabili possano, nel più breve tempo possibile, avere a disposizione i fondi per la realizzazione dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza;
per la maggior parte degli enti locali sarebbe difficile o impossibile provvedere all'accensione di un mutuo, anche sulla base della titolarità del contributo, a causa dei vincoli posti dal patto di stabilità interno all'indebitamento;
appare assolutamente necessario rendere l'erogazione dei contributi previsti dalla risoluzione n. 8-00099 il più semplice ed immediato possibile, garantendo inoltre per gli enti locali interessati un quadro di riferimento chiaro sulle modalità con le quali potranno ricevere i fondi, soprattutto evitando l'accensione di mutui -:
con quali modalità gli enti destinatari potranno avere la disponibilità dei fondi di cui risultano beneficiari sulla base della risoluzione n. 8-00099 e se il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti intenda assumere tutte le iniziative necessarie per rendere tali fondi disponibili per i comuni nel più breve tempo possibile.
(5-04203)
RONDINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con la sottoscrizione della convenzione tra Serravalle e la provincia di Milano in data 28 luglio 2006, la stessa Serravalle si è impegnata alla progettazione, realizzazione nonché alla gestione della riqualificazione a carattere autostradale della strada provinciale n. 46 Rho-Monza nel tratto compreso tra la tangenziale nord e la strada statale 233 «Varesina» e il sistema autostradale aperto «Ovest Milano»;
con successive intese intervenute nel luglio 2007 tra il Ministero delle infrastrutture, Serravalle e Autostrade per l'Italia s.p.a., queste ultime due società, nella loro qualità di concessionarie, si sono impegnate alla progettazione e alla realizzazione congiunta dell'intervento, mediante la ripartizione dello stesso in tre tratte funzionali del sistema di «Viabilità di adduzione al sistema autostradale esistente A8-A52 Rho Monza»;
in data 2 febbraio 2009 Anas s.p.a. ha approvato il progetto preliminare redatto congiuntamente da Milano Serravalle-Milano tangenziali s.p.a. e Autostrade per l'Italia s.p.a.;
con la convenzione del 12 maggio 2009 la Milano Serravalle-Milano Tangenziali s.p.a. ha affidato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, provveditorato interregionale alle opere pubbliche Lombardia e Liguria - sede di Milano, le funzioni e le connesse responsabilità di stazione appaltante per la progettazione definitiva ed esecutiva e la realizzazione dell'opera;
la posizione geografica del comune di Paderno Dugnano è strategica rispetto alla viabilità nell'area a nord della città di Milano;
il territorio è infatti attraversato da numerose infrastrutture di rilevante importanza sovracomunale, due linee tranviarie (Milano-Limbiate e Milano-Desio), linea ferroviaria delle FNM, strada provinciale ex strada statale 35 (Milano-Meda), tangenziale nord (proveniente da Monza fino alla Meda-Meda) tratto di Rho-Monza (tra Milano-Meda e comune di Bollate), strada provinciale 119 Garbagnate-Senago, oltre che da tratti di strade costituenti importanti direttrici nord-sud declassate da qualche anno a strade comunali ma utilizzate quali strade di attraversamento in alternativa alla strada statale 35 Milano-Meda: via Erba (vecchia Valassina), via Reali (ex strada statale 35), via Serra (strada parallela alla Milano-Meda);
in tale quadro infrastrutturale si inseriscono alcune importanti opere di trasformazione viabilistica e strutturale attualmente in fase di progettazione la cui realizzazione avrà un impatto sul territorio di proporzioni e ripercussioni enormi, sia dal punto di vista della circolazione sia per quanto riguarda la vita sociale dei cittadini residenti e, non ultimo, lo stravolgimento dell'impianto viario comunale con notevole ed irrimediabile consumo del territorio: la previsione della terza corsia lungo la Mi-Meda con annessa strada complanare, il potenziamento della strada provinciale 119 Garbagnate-Senago, le ripercussioni del nuovo sistema viabilistico Pedemontano, il completamento della tangenziale nord e della complanare ad essa
affiancata ed il rifacimento completo di tutti gli svincoli delle suddette arterie;
l'intensa urbanizzazione presente nel comune di Paderno Dugnano vede «integrate» all'interno degli stessi centri abitati le suddette infrastrutture. L'intervento che desta maggiore preoccupazione è la previsione dell'affiancamento della tangenziale nord (denominata anche Rho-Monza) alla strada provinciale ex strada statale 35 (Milano-Meda) che comporterebbe, alla conclusione di tutte le opere che saranno realizzate (includendo la terza corsia lungo la Milano-Meda), «un nastro» di asfalto di 16 corsie sopraelevate per una larghezza complessiva di circa 56 metri, così distribuita: strada statale 35 (Milano-Meda): n. 2 corsie emergenza + n. 6 corsie di marcia (3 per ciascun senso); tangenziale nord: n. 2 corsie emergenze + 4 corsie di marcia (2 per ciascun senso); strada complanare (via G. Dalla Chiesa): n. 2 corsie;
è evidente come tale situazione risulti assolutamente inaccettabile, anche e soprattutto in considerazione del fatto che il suddetto «nastro» d'asfalto con la barriera fonica raggiunge un'altezza di circa 13 metri rispetto al territorio circostante e che tale struttura passa in mezzo al centro cittadino;
la situazione, unica in Italia, ha determinato l'inevitabile richiesta d'interramento della Rho-Monza (tangenziale nord) nel tratto di affiancamento alla Milano-Meda da parte del comune e la naturale conseguente preoccupazione di tutti i cittadini che hanno spontaneamente costituito il «Comitato Cittadino per l'interramento della Rho-Monza»;
malgrado tali presupposti e malgrado la dimostrata fattibilità tecnica del progetto di interramento redatto da Serravalle in collaborazione con la provincia di Milano, la regione Lombardia e gli stessi uffici provinciali durante i diversi incontri avuti con l'amministrazione padernese hanno sempre confermato l'impossibilità di realizzare l'interramento nella tratta di affiancamento, per questioni economiche (secondo una stima sommaria da parte della stessa regione i costi dell'opera aumenterebbero di circa 190 milioni di euro ovvero di 308 milioni di euro, a seconda della tecnologia di scavo adottata);
di contro, la posizione del comune di Paderno Dugnano è sempre stata chiara ed inequivocabile affermando l'assoluta indispensabilità dell'interramento;
a conferma di ciò la giunta comunale ed il consiglio comunale nel tempo hanno deliberato diversi documenti nei quali è stata ribadita la contrarietà dell'amministrazione all'affiancamento della Rho-Monza alla Milano-Meda;
tale posizione è sempre stata coerente con tutti i pareri, le osservazioni ed i documenti prodotti nelle varie sedi istituzionali ed in particolare nelle diverse conferenze di servizio indette dalla regione per poter procedere all'approvazione del progetto preliminare dell'opera;
tutte le azioni svolte dal comune di Paderno Dugnano non hanno avuto alcun esito positivo e gli enti sovraordinati competenti alla realizzazione dell'opera (provincia, regione, Ministero) stanno proseguendo nella realizzazione di quanto previsto dalla stesura iniziale del progetto il quale non prevede alcun interramento;
è stato stimato che nel raggio di 250 metri dalla infrastruttura in questione risiedono circa 7000 cittadini padernesi che subirebbero le conseguenze di tale opera in termini di inquinamento atmosferico ed acustico;
a tutto ciò devono inoltre aggiungersi l'irreversibile consumo del territorio e la definitiva preclusione della continuità territoriale tra le aree verdi ancora presenti nell'area metropolitana milanese tra il Plis Grugnotorto-Villoresi e il Plis della Balossa e nessuna ragione di ordine economico potrà mai giustificare una mancata attenzione al bene primario ed insostituibile della salute pubblica -:
se sia intenzione del Governo continuare con quest'opera così come approvata da Anas o se si intenda rivedere il progetto accogliendo la possibilità di interrare
la Rho-Monza nel tratto in affiancamento alla Mi-Meda;
quali siano i tempi prospettati e le procedure che si intendono seguire;
come e se si intendano risolvere le notevoli problematiche evidenziate in precedenza.
(5-04204)
Interrogazioni a risposta scritta:
DESIDERATI, REGUZZONI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
numerose indagini statistiche hanno assegnato all'aeroporto di Fiumicino una posizione tra le peggiori in quanto a puntualità, consegna bagagli e servizio ai passeggeri;
numerosi cittadini hanno lamentato disguidi concernenti bagagli;
il sottoscritto da molto tempo segnala che - a detta di illustri tecnici - l'aeroporto di Fiumicino non è stato pensato come aeroporto hub, e pertanto gravi disagi derivano ai passeggeri proprio dal punto «debole» degli hub, e cioè la riconsegna bagagli -:
quanti siano stati i bagagli oggetto di disguidi nell'anno 2010 nell'aeroporto di Fiumicino;
quale sia la fonte dei dati e quali controlli possano essere eseguiti circa la veridicità delle informazioni;
quali siano i termini di paragone in merito alla riconsegna bagagli con l'aeroporto di Malpensa e con altri hub europei.
(4-10826)
MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ed il Ministro dell'economia e delle finanze, firmato in data 14 dicembre 2010, stabilisce che l'aeroporto di Comiso assume lo stato giuridico di aeroporto civile, aperto al traffico civile;
per l'entrata in funzione dell'aeroporto si ipotizza il mese di aprile del 2011;
il medesimo decreto ha stabilito che: «2. I servizi di assistenza per la navigazione aerea saranno regolati e garantiti dall'Ente Nazionale per l'Assistenza al Volo (ENAV) S.p.a., in base alla normativa vigente e secondo quanto specificato nell'annesso tecnico allegato, che costituisce parte integrante del presente decreto.»;
il citato allegato tecnico ha stabilito che sarebbe seguito un ulteriore decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro dell'economia e delle finanze finalizzato ad assegnare all'Ente nazionale per l'assistenza al volo (ENAV) i servizi di assistenza per la navigazione aerea;
l'aeroporto di Comiso è già completo e le infrastrutture sono pronte;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in un'intervista rilasciata proprio a Comiso ha previsto l'apertura dell'aeroporto già per la prossima estate;
l'aeroporto di Comiso è un'importante opera infrastrutturale attesa da anni ed indispensabile al fine di contribuire alla risoluzione delle problematiche della mobilità che affliggono il territorio siciliano ed, in particolare, della Sicilia meridionale ed orientale -:
se corrisponda al vero che la struttura potrà essere operativa già dalla prossima estate;
in quali tempi i Ministri interrogati prevedano di adottare il decreto finalizzato ad assegnare all'Ente nazionale per l'assistenza al volo (ENAV) i servizi di assistenza per la navigazione aerea.
(4-10828)
REGUZZONI, MONTAGNOLI e DESIDERATI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
è stata formalizzata al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la richiesta di una compagnia straniera per il collegamento Milano Malpensa-New York;
al momento l'istanza presentata dalla Singapore Airlines risulta essere una richiesta che giace ancora inevasa;
il mancato rilascio dell'autorizzazione per il volo Milano-New York potrebbe avere come conseguenza la scelta di Singapore Airlines di dirottare su Barcellona il volo previsto su Malpensa;
a sostegno di una politica di costante rilancio il problema del de hubbing di Malpensa è stato superato: infatti il costante miglioramento dei volumi di traffico ha permesso di reggere alla crisi economica che ha colpito l'Europa, senza rinunciare agli utili e agli investimenti e senza conflitti sociali -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se non intenda intervenire al fine di consentire quanto prima l'istituzione del collegamento Milano Malpensa-New York, che permetterà di aumentare il volume di traffico e di attrarre gli investimenti che la compagnia destinerà per la gestione della tratta.
(4-10831)
...
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 7 febbraio 2011 c'è stato un intervento massiccio delle forze dell'ordine nel campo nomadi abusivo di Colunga a San Lazzaro di Savena;
lo stesso era stato concordato, la settimana precedente, durante, l'ennesimo incontro coordinato dalla prefettura, al fine di «ripristinare la legalità» e procedere allo sgombero definitivo del campo, in applicazione delle ordinanze comunali emesse nei mesi scorsi;
per l'ennesima volta abbiamo assistito ad un atteggiamento accondiscendente da parte dell'autorità che dovrebbe procedere secondo quanto previsto dalla legge;
il sindaco Macciantelli, infatti, invece di procedere allo sgombero ha accettato l'ennesima promessa da parte degli abusivi che hanno formalizzato per iscritto la volontà di andarsene spontaneamente: cosa che già avevano fatto in passato -:
quali iniziative di competenza si intendano assumere al riguardo, in considerazione dei rischi per l'ordine e la sicurezza pubblica connessi alla presenza del campo nomadi di cui in premessa;
quanto sia costata all'amministrazione pubblica la massiccia mobilitazione delle forze dell'ordine per sgomberare il campo nomadi abusivo di Colunga che poi si è risolta nell'ennesimo nulla di fatto.
(4-10818)
GARAGNANI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla situazione sempre più grave a Bologna prodotta da CIVIS per effetto dei disguidi arrecati ai cittadini ed agli operatori economici dai lavori concernenti il percorso a suo tempo definito;
in particolare, l'ex direttore generale del comune di Bologna in un'intervista ad un quotidiano locale ha riferito di gravi anomalie ed incongruenze nelle procedure di gara d'appalto e nell'assegnazione dei lavori e del mancato controllo di ATC -:
per quale motivo non si chieda la risoluzione del contratto essendoci in questo momento i termini per avvalersi della clausola risolutiva contenuta nel contratto
d'appalto, visto che ad oggi dopo 7 anni dalla firma del contratto avvenuto il 15 febbraio 2004 manca l'ottenimento del nulla osta di sicurezza del mezzo CIVIS;
quali siano gli esiti ai quali sono ad oggi pervenute la direzione lavori e la commissione sicurezza circa il funzionamento della guida ottica vincolata elaborata da Irisbus spa;
quali controlli vennero effettuati dalla stazione appaltante circa la veridicità dell'attestazione presentata da Irisbus spa al momento della presentazione della domanda di partecipazione alla gara e al momento della stipula del contratto d'appalto circa la funzionalità del sistema di guida ottica vincolata in altri ambiti territoriali -:
quali interventi si intendono adottare anche assumendo le opportune iniziative presso il commissario di governo, per risolvere questa situazione che sta provocando grossi problemi ai cittadini bolognesi e agli operatori economici.
(4-10820)
SIRAGUSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come riportato dalle agenzie di stampa, oltre 200 immigrati sono giunti tra l'8 e il 9 febbraio 2011 a Lampedusa e Linosa dove si è registrata un'ondata di sbarchi probabilmente legata alla tensioni politiche di queste settimane in Tunisia;
il 9 febbraio 2011 sempre le agenzie riportano la dichiarazione del capogruppo del Partito democratico al consiglio comunale di Lampedusa secondo cui «Il primo gruppo (circa 30 migranti) è stato portato in albergo in nottata, appena giunto sull'isola, gli altri sono rimasti all'addiaccio fino all'arrivo del traghetto, alle 11 di stamane, che li ha portati a Porto Empedocle»;
più precisamente all'interrogante, risulta che: alle ore 23:00 del 8 febbraio 2011 sono stati rintracciati 37 migranti presumibilmente di nazionalità tunisina che vengono accompagnati in una struttura alberghiera malgrado il centro di soccorso e prima accoglienza di Lampedusa sia attualmente vuoto ma perfettamente funzionante (le attività di prima assistenza vengono effettuate dal personale operante al C.s.p.a); alle ore 03:00 del 9 febbraio 2011 vengono rintracciati 48 migranti e gli stessi rimangono per tutta la notte nel piazzale antistante il porto di Lampedusa; alle ore 07:00 del 9 febbraio 2011 vengono rintracciati 119 migranti. Anche per loro, le attività di assistenza vengono effettuate solamente nella zona in cui sono stati rintracciati -:
se quanto illustrato in premeva corrisponda al vero e, in caso di risposta affermativa, chi e perché abbia disposto di non far transitare i migranti per il centro attualmente vuoto e perfettamente funzionante.
(4-10822)
GARAVINI, ANDREA ORLANDO, OLIVERIO, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, LAGANÀ FORTUGNO, LARATTA, LO MORO, MARCHI, CESARE MARINI, MINNITI, PICCOLO, VELTRONI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'operazione denominata «Hydra» portata a termine dalla DDA di Catanzaro venerdì 21 gennaio, risulta indagato per voto di scambio l'assessore provinciale di Crotone, Gianluca Marino: nell'ordinanza del GIP è riportato che quattro appartenenti alle cosche della 'ndrangheta di Crotone e Isola Capo Rizzuto abbiano garantito appoggio elettorale all'esponente politico locale in occasione delle elezioni per l'amministrazione provinciale della provincia di Crotone;
nella stessa operazione sono stati arrestati numerosi esponenti della 'ndrangheta accusati di aver gestito il racket contro i commercianti locali, il traffico di droga e voto di scambio;
dell'interessamento delle cosche per favorire l'assessore Marino sarebbe stato a
conoscenza anche l'attuale presidente della provincia, Stano Zurlo, che non risulta indagato;
già nel mese di aprile 2008 numerosi esponenti dell'amministrazione provinciale in carica, Gianluca Bruno, attualmente vice presidente della provincia di Crotone, Raffaele Martino, attualmente vice presidente del consiglio provinciale di Crotone, Maria Antonia Santa Maio, consigliera della provincia di Crotone, avevano partecipato ad una cena con persone con numerosi precedenti penali e successivamente arrestate per riciclaggio, scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso, falso ed usurpazione di funzione pubblica;
le ultime elezioni provinciali sono state vinte dal centrodestra al ballottaggio per 2.351 voti di differenza, che i comuni di Isola Capo Rizzuto e Cutro hanno eletto sei consiglieri provinciali su quattordici della maggioranza e che l'incremento maggiore di voti rispetto al primo turno è stato registrato proprio ad Isola Capo Rizzuto;
la nuova formulazione dell'articolo 143 del Testo unico degli enti locali, comma 1, prevede che possa essere inviata una commissione d'accesso anche ai consigli provinciali per accertare se ricorrano elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l'imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica;
su questo tema era già stata presentata un'interrogazione parlamentare alla quale il Ministero dell'interno aveva risposto assicurando che: «Qualora emergessero indici rivelatori, in modo univoco, di condizionamenti mafiosi nell'amministrazione il Ministero dell'interno non mancherà di attivare immediatamente gli strumenti posti dalla vigente normativa a presidio della legalità.» -:
se non ritenga urgente richiedere al prefetto di Crotone di inviare la commissione di accesso, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Testo unico enti locali, presso la provincia di Crotone.
(4-10827)
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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in meno di cinque anni, le classi che offrono mensa e lezioni pomeridiane agli studenti della secondaria di primo grado sono diminuite drasticamente;
quelle classi che offrono 37/40 ore settimanali si sono più che dimezzate;
dal 2008, infatti, non è possibile ampliare il numero totale delle classi a tempo prolungato e per attivarlo è necessario formare un corso completo di prima, seconda e terza classe;
la riforma della scuola promossa dal Ministro interrogato anche se non ha abolito ufficialmente il tempo pieno l'ha reso senz'altro più faticoso da realizzare e il regolamento di riforma della scuola media pone per i presidi una serie di onerosi vincoli per attivare le classi a tempo prolungato;
in appena due anni scolastici, nonostante vi sia stato un incremento del numero degli alunni di 33 mila unità, la scuola media è stata colpita da un taglio di circa 14 mila cattedre;
operazione, questa, resa possibile alleggerendo considerevolmente i curricula e la permanenza a scuola degli studenti;
fino al 2007, le classi con orario prolungato erano circa il 29 per cento, ma
già due anni dopo la percentuale ha cominciato a scendere per arrivare quest'anno ad un 21 per cento scarso;
il tempo pieno, prima ancora di essere una semplice aggiunta di ore, rappresenta un progetto didattico e formativo, che segue le necessità di apprendimento dei bambini attraverso attività e insegnamenti strutturati su un maggior numero di ore;
la drastica riduzione del numero di classi a tempo pieno necessario a soddisfare le crescenti richieste dei genitori mette in serie difficoltà molte famiglie sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo organizzativo;
particolarmente difficile, poi, è la situazione per le famiglie meno abbienti che non potendo far fronte ad ulteriori spese non potranno assicurare ai loro figli valide alternative al tempo pieno negato -:
quali iniziative si ritenga opportuno assumere al fine di assicurare il numero di classi a tempo pieno necessario a soddisfare le richieste delle famiglie e a garantire a tutti pari opportunità di apprendimento nel rispetto della Costituzione.
(5-04198)
Interrogazioni a risposta scritta:
SCHIRRU. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
permangono le difficoltà per l'inserimento dei disabili nel mondo del lavoro. È stata presentata la 5a relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 68 del 1999, la legge che riguarda il «collocamento al lavoro delle persone con disabilità». I dati che emergono dall'indagine curata dall'ISFOL sono «drammatici», infatti risulta che il collocamento al lavoro per le persone disabili è diminuito del 34 per cento in due anni;
il totale degli iscritti alle liste di collocamento risulta essere, come rileva l'istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori pari a 706.568 disabili, di cui solamente 20.830 avviati al lavoro. I dati risultano «gravi» anche se si volge lo sguardo alle «scoperture» accertate, infatti sono oltre 78 mila le imprese pubbliche e private che non rispettano la legge n. 68 del 1999, e di queste, solo 195 hanno ricevuto sanzioni per il mancato adempimento agli obblighi;
anche per quanto riguarda il mondo dell'istruzione, la situazione non è certo semplice: si fa sempre più concreto il pericolo che le graduatorie ad esaurimento dei docenti precari vengano «congelate» per un altro anno. Questo comporterebbe un grave danno per quanti sono in attesa di dichiarare in graduatoria la propria condizione di disabilità. Con le graduatorie chiuse, quanti hanno ottenuto il riconoscimento del diritto alla riserva secondo la legge n. 68 del 1999 nel periodo seguente all'ultimo aggiornamento, rischiano di perdere la possibilità dell'immissione in ruolo. Infatti, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca consente di dichiarare il diritto alla riserva solo contestualmente alla riapertura delle graduatorie, e cioè solo per un periodo di 30 giorni ogni due anni. Se quest'anno il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca deciderà di non concedere l'aggiornamento ci saranno dei docenti disabili di fatto ignorati dal Ministero -:
se non ritenga di dover procedere con urgenza all'aggiornamento delle graduatorie;
se non ritenga opportuno predisporre norme chiare e definitive per graduatorie e reclutamento, al fine di eliminare continui cambiamenti che non tengono conto delle professionalità.
(4-10821)
GALATI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
un gruppo di docenti universitari (venti), vincitori di un concorso bandito dall'università «Magna Grecia» di Catanzaro
e pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 24 giugno 2008, ha posto all'attenzione mediatica una problematica legata al cosiddetto blocco del turn-over, lamentando una mancanza nei confronti degli stessi docenti. Nel particolare, spiegano i docenti, successivamente alla data del concorso, il 25 giugno del 2008, veniva emanato il decreto-legge n. 112 del 2008, contenente «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria». Il decreto-legge veniva convertito dalla legge n. 133 che entrava in vigore il 22 agosto 2008. In merito all'università, il testo prevedeva, all'articolo 66, il blocco del turn-over al 10 per cento per il 2009 (comma 3), al 20 per cento per il 2010-2011 (comma 7) e al 50 per cento per il 2012 (comma 13) per «necessità» di ordine economico. Il Governo, sempre in base a quanto sostenuto da tali docenti, sulla base di «motivi di necessità e urgenza» riferiti direttamente ai bisogni dell'università, ha provveduto all'approvazione di un nuovo decreto a distanza di pochi mesi: il decreto-legge n. 180 del 2008 poi convertito in legge nel gennaio 2009, nel quale si prevedeva (articolo 1) che le università con una spesa per il personale superiore al 90 per cento dei finanziamenti ordinari non avrebbero potuto effettuare nuove assunzioni. Diversamente da quanto previsto nel precedente decreto, veniva stabilito il blocco del turn-over al 50 per cento di cui almeno il 60 per cento riservato a nuovi ricercatori. Nel decreto si precisava poi che i concorsi di ricercatore già banditi sarebbero rimasti fuori dalla nuova disciplina. In virtù di tali norme - nonostante al momento del bando non fosse previsto - l'università di Catanzaro non può farsi carico dell'onere di assumere tali docenti; ciò in quanto essendo una giovane università, vi sono pochissimi (uno o due) docenti che vanno in pensione. I docenti che si vedono privati di una legittima aspettativa lamentano il fatto che tutto questo non è coerente con la finalità della norma, in quanto si tratta, nella maggior parte dei casi, di personale già in servizio nella fascia di docenza precedente e con un'anzianità tale da rendere praticamente nulla la differenza e quindi da non comportare oneri aggiuntivi; inoltre, il bando è stato emanato previo accertamento della disponibilità finanziaria per l'assunzione, quindi i fondi sono nelle disposizioni di spesa dell'università. L'università di cui sopra è tra le più virtuose del sistema e secondo gli esiti recenti dell'indagine Virtual Italia Academy è tra le eccellenze della ricerca, al primo posto fra quelle del Sud e quindi, a parere dell'interrogante, ingiustamente penalizzata. Tale blocco infine ha delle serie ripercussioni sull'offerta formativa e sulle attività della didattica dell'università, nonché sull'ambito sociale di una regione tra le più povere d'Italia. Sarebbe altresì opportuno valutare un'iniziativa che deroghi il blocco previsto dal decreto-legge n.180 del 2008 e che consenta alle università virtuose e di recente istituzione, come quella di Catanzaro, di poter assumere i docenti vincitori di concorso, limitatamente a quelli banditi prima dell'approvazione della legge stessa ed ai casi in cui l'onere aggiuntivo da sostenere sia ampiamente coperto da fondi già disponibili presso l'università e che non aggravi gli oneri finanziari dello Stato -:
se, alla luce di quanto rilevato in premessa, il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per garantire l'assunzione per i docenti in questione, contribuendo dunque allo sviluppo di un'università inserita fra le eccellenze nel campo della ricerca nel Sud.
(4-10830)
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LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
MONDELLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero del lavoro nel 2000 accolse una importante istanza della Federazione
italiana della stampa obbligando gli enti pubblici a versare all'Inpgi i contributi dei giornalisti dipendenti;
per i giornalisti del comparto della pubblica amministrazione già dipendenti con rapporto di lavoro subordinato alla data del 31 dicembre 2000, il mutamento di iscrizione contributiva, da altro ente all'Inpgi, non ha interrotto il rapporto di lavoro né modificato gli elementi costitutivi e fondamentali del rapporto di lavoro stesso che pertanto è proseguito con le medesime caratteristiche, senza soluzione di continuità;
a seguito del cambio di iscrizione previdenziale è sorto un problema in merito alla definizione della futura prestazione pensionistica dei lavoratori obbligati in forza di legge all'iscrizione all'Inpgi;
l'Inpdap con circolare n. 5 del 25 gennaio 2007 e relativa alle norme sulla totalizzazione dispone che: «Nell'ipotesi in cui il requisito anagrafico si acquisisca non in costanza di iscrizione a questo Istituto, il trattamento pensionistico derivante da totalizzazione viene determinato con il sistema di calcolo interamente contributivo»;
per effetto di tale precisazione i giornalisti degli uffici stampa della pubblica amministrazione anche se hanno raggiunto e superato i 40 anni complessivi di contribuzione (Inpdap + Inpgi) ma senza averne accreditati all'Inpdap almeno 35, non potranno usufruire della pensione di anzianità prima dei 65 anni;
tale previsione penalizza la categoria dei giornalisti perché potranno andare in pensione di anzianità pro rata Inpdap-Inpgi, soltanto usufruendo delle norme sulla totalizzazione (decreto legislativo n. 42 del 2006) che, appunto, prevedono l'applicazione del meno vantaggioso sistema di calcolo contributivo, pur in presenza del requisito dei 18 anni al 31 dicembre 1995 che, in base alla precedente normativa, avrebbe consentito loro di avere il calcolo retributivo su tutta la vita lavorativa;
si tratterebbe, pertanto, di una situazione discriminatoria nei confronti dei giornalisti della pubblica amministrazione, soprattutto di coloro in possesso di una maggiore anzianità contributiva che merita la dovuta attenzione da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali -:
se non ritenga di adottare le iniziative necessarie ad eliminare tale evidente penalizzazione a seguito del passaggio all'iscrizione obbligatoria all'Inpgi, accolta positivamente da tutti i giornalisti degli uffici stampa italiani nel 2000 e che rischiano anche di sostenere un costo aggiuntivo per il ricongiungimento dei periodi contributivi.
(3-01456)
Interrogazioni a risposta scritta:
PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
tutti i lavoratori ambiscono ad avere un lavoro mirato alla possibilità di fare un progetto di vita e ad esercitare normali diritti;
la nostra società vive un momento in cui i contratti precari rappresentano una pratica molto diffusa che sottopone i lavoratori ad una limitata protezione sociale, che si configura anche nell'assenza del diritto ad usufruire della mensa aziendale;
non è dignitoso né rispettoso che i lavoratori precari assunti dalle varie società, al momento della pausa pranzo abbiano un trattamento diverso dai lavoratori stabilizzati;
in diverse aziende, società, banche, i lavoratori stabilizzati hanno diritto ai buoni pasto e alla possibilità di spostarsi nella pausa pranzo nei luoghi di ristoro, spesso convenzionati;
i lavoratori precari non usufruiscono di tale diritto e sono costretti in molti casi a consumare qualcosa negli sgabuzzini,
all'aperto, lungo le linee di lavorazione o, se va bene, è previsto l'accesso alle mense o nei luoghi di ristoro pagando;
la prassi in questione appare come una grave limitazione alla rispettabilità e al decoro della persona ed è necessario assicurare ai precari il diritto a tutte le forme di ristoro alla stessa maniera dei lavoratori stabilizzati -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa utile ad assicurare che nelle forme di contratto di lavoro precario venga previsto il diritto dei lavoratori ad usufruire dei ristori alla stessa maniera dei lavoratori stabilizzati, sanando al più presto tale anomalia che vissuta in specifici contesti lavorativi appare umiliante e discriminatoria.
(4-10817)
GALATI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni Don Giacomo Panizza un parroco di origine bresciana, da anni impegnato nel recupero sociale di persone svantaggiate in una comunità di Lamezia Terme, ha reso nota attraverso una lettera ripresa dall'Ansa, la storia di un uomo disabile, affetto da distrofia muscolare, recentemente scomparso, che come preme sottolineare a Don Giacomo, era «debilitato ben oltre l'evoluzione della sua malattia dalle continue tensioni con gli addetti del comparto socio sanitario regionale». Con questo suo intervento ha voluto evidenziare la tragica e abnorme realtà di tutti quei disagi e degli ostacoli che incontrano quotidianamente le persone diversamente abili. Una realtà che si scontra molto spesso con un eccesso di burocrazia, che cerca di porre un freno alle disfunzioni e alle carenze nell'ambito del welfare state con una lotta feroce ai falsi invalidi ma che avvilisce spesso, attraverso decisioni poco lungimiranti, quelle persone realmente affette da disabilità. Un esempio poco lusinghiero è quello capitato nell'ultimo periodo a Nunzia Coppedè presidente della FISH (federazione italiana superamento handicap) Calabria che si è vista recapitare una convocazione presso l'Inps di Catanzaro per verificare la veridicità della sua inabilità. Una situazione grottesca, paradossale, per la quale la Coppedè ha ricevuto le scuse da parte della commissione giudicatrice, esente d'altra parte da colpe perché le liste per le convocazioni vengono stilate a Roma, nella sede centrale dell'istituto. Evidentemente non possono le istituzioni intervenire per guarire ciò che la stessa presidente della FISH definisce come malattie «che rimangono per tutta la vita ed in molti casi peggiorano pure», ma si possono e si devono vagliare con cura le varie pratiche in modo da evitare ai veri malati degli inutili disagi -:
se il Governo intenda intervenire per evitare che tali spiacevoli inconvenienti si ripropongano in futuro;
quali politiche il Governo intenda adottare per aiutare i diversamente abili ad affrontare con dignità la loro vita.
(4-10829)
...
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
NASTRI. - Al Ministro della salute, Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto sostenuto dall'Unione nazionale associazioni apicoltori italiani, con il decreto del 15 ottobre 2010 del Ministro della salute s'intenderebbe reintrodurre l'utilizzo degli insetticidi neurotossici e quindi letali, i neonicotinoidi per le api, precedentemente sospeso con il decreto di riconferma della sospensione in Italia dell'uso dei pesticidi killer delle api, pubblicato nel settembre del 2010;
a giudizio della suddetta associazione, il decreto prelude la volontà di esaudire le multinazionali venditrici di
chimica e la filiera di interessi da esse dipendenti, sebbene il provvedimento indichi l'applicazione di una direttiva comunitaria;
dalla relazione finale della ricerca Apenet, ovvero la rete per il monitoraggio nazionale dello stato sanitario degli alveari organizzata sulla base di moduli territoriali, promossa dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali emerge inoltre che sono accertati gli effetti letali sulle api da parte degli insetticidi in fase di semina del mais e sono confermati i possibili rischi del loro effetto tossico cronico nel tempo sulle api;
secondo un documento pubblicato dal sito web WikiLeaks, a giudizio dell'Unaapi, la collusione tra l'Epa (Agenzia Usa per l'ambiente) e la Bayer per consentire, nonostante gli avvertimenti dei suoi stessi scienziati, l'autorizzazione d'uso della clothianidina (insetticida neonicotinoide che permea nel tempo piante e ambiente con drammatici effetti tossici per le api) permetterebbe al colosso della chimica di realizzare un giro d'affari pari a 183 milioni di euro solo nel 2009;
risulta importante evidenziare inoltre che in Italia, nonostante lo stop alle molecole neurotossiche per la concia dei semi, nel 2010, secondo quando sostiene la Unaapi, si sono conseguite ottime medie produttive di mais, senza danni di rilievo da parassiti, in particolare laddove è stata attuata l'efficace pratica della rotazione delle colture, incrementando peraltro anche gli effetti positivi per l'ambiente, per le api e per i coltivatori di mais -:
se risultino fondati i rilievi dell'Unione nazionale associazioni apicoltori italiani esposti in premessa;
se siano stati valutati gli effetti derivanti dall'introduzione delle disposizioni previste dal decreto del 15 ottobre 2010 del ministero della salute, sulla filiera dell'apicoltura, in considerazione del fatto che tale normativa disporrebbe il riutilizzo degli insetticidi neurotossici;
quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, ove fosse confermato l'allarme lanciato dagli apicoltori le cui conseguenze rischierebbero di determinare serie ripercussioni sul piano economico e occupazionale nel settore.
(5-04202)
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta orale:
REALACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
già dal 2001 è previsto il potenziamento della rete elettrica dell'isola d'Elba per fronteggiare la sua crescente richiesta di energia;
l'attuale progetto, nonostante il forte ridimensionamento, rispetto al tracciato originale previsto da Terna S.p.A., avutosi grazie alle osservazioni dell'ente Parco nazionale dell'arcipelago toscano, Comune di Portoferraio, Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini, prevede la realizzazione di una nuova linea di 15,3 chilometri da San Giuseppe a Portoferraio, maggiore centro dell'isola, il cui tratto intermedio di 6,9 chilometri è su linea aerea, sostenuta da 20 tralicci, ed i due tratti iniziale e finale interrati;
il 53 per cento del territorio dell'isola d'Elba è tutelato dal Parco dell'arcipelago toscano e l'intero arcipelago toscano costituisce per l'unicità della sua fauna e della sua flora un unicum paesaggistico in tutto il bacino del Mediterraneo;
i tralicci previsti dall'attuale progetto avrebbero un notevole impatto anche sul paesaggio, con possibili ricadute negative anche dal punto di vista del turismo, considerando che l'isola d'Elba è fra le mete più ambite dal turismo nazionale e straniero;
la linea aerea prevista per il nuovo elettrodotto insiste inoltre all'interno di un importante corridoio faunistico tra due zone di protezione speciale (Zps Monte Capanne-Promontorio dell'Enfola ed Elba Orientale) e rappresenta il collegamento tra le ultime due zone umide dell'isola: sito di importanza regionale Schiopparello-Prade-San Giovanni e SIR-SIC-ZPS Mola;
l'intero arcipelago toscano costituisce, proprio per l'importanza dell'avifauna migratoria, stanziale e nidificante, una Important Bird Area europea (Iba), compresa in Rete Natura 2000;
all'Isola d'Elba è in corso una civile protesta per chiedere l'interramento anche dell'ultimo tratto aereo che coinvolge tutte le categorie economiche, tutte le forze politiche e sociali, le amministrazioni comunali e le associazioni ambientaliste e il comitato per l'interramento di tutto l'elettrodotto -:
quali iniziative intendano assumere, i Ministri interrogati, per promuovere un progetto di totale interramento dell'elettrodotto nel tratto elbano al fine di preservare le bellezze naturalistiche e paesaggistiche del territorio dell'isola d'Elba e per scongiurare il deturpamento di una delle isole più belle d'Italia.
(3-01458)
Interrogazione a risposta scritta:
CATANOSO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è di poche settimane fa l'incontro tra il ministro dello sviluppo economico ed i rappresentanti dell'ANIA e dell'ISVAP per riuscire a trovare una soluzione agli alti prezzi che devono pagare gli italiani per i premi assicurativi della responsabilità civile;
i consumatori accusano le compagnie assicurative di applicare tariffe ingiustificate e sopra la media europea e le compagnie si difendono con il fenomeno delle frodi assicurative;
una delle soluzioni prospettate dal tavolo ministeriale è quella dell'istituzione dell'Agenzia anti-frode che servirà ma non dovrà essere un ulteriore paravento delle responsabilità delle aziende assicuratrici;
dal 2007 a risarcire il danneggiato è la propria compagnia assicuratrice e questo procedimento di «risarcimento diretto» fa sì che le compagnie possano monitorare al meglio le liquidazioni dei pagamenti per sinistro evitando di cadere nella trappola di un doppio risarcimento;
a giudizio dell'interrogante e di molte associazioni di categoria, il problema della riduzione delle alte tariffe assicuratrici potrebbe essere affrontato con delle piccole misure per arrivare ad un effettivo miglioramento per i consumatori;
per i neo-patentati, che sono soggetti ad aumenti di tariffa che arrivano fino al 40 per cento si potrebbe pensare a un bonus-sconto da applicare a tutti coloro che avendo posseduto un ciclomotore non abbiano riportato sinistri nell'attestato di rischio relativo;
ad oggi un assicurato che subisce un sinistro da un veicolo non assicurato per il risarcimento deve rivolgersi al Fondo di garanzia vittime della strada con lunghi tempi di attesa e l'applicazione di una franchigia pari a 516 euro e, a giudizio dell'interrogante, sarebbe più opportuno e corretto che, come nella normale procedura di risarcimento diretto, l'assicurato potesse avere la possibilità di rivolgersi direttamente alla propria compagnia d'assicurazione che provvederà a sua volta a farsi risarcire dal Fondo di garanzia vittime delle strada, mentre il danneggiato che è sprovvisto di una copertura assicurativa si dovrebbe rivolgere alla compagnia di assicurazione della controparte non riscontrando alcuna difficoltà per la procedura di liquidazione del danno. Anche in questo caso forse sarebbe più opportuno e corretto che si rivolgesse al Fondo di garanzia vittime delle strada con l'applicazione di una multa pari magari a mille euro o alla cifra che si riterrà più opportuna. Questi soldi versati o trattenuti potrebbero così andare ad abbassare
la franchigia degli automobilisti corretti che pagano costantemente la propria assicurazione;
l'articolo 5 della legge 7 del 2007 (legge Bersani) consente ad un assicurato di ottenere, all'atto della stipula di un contratto di assicurazione per la responsabilità civile a seguito dell'acquisto di una nuova autovettura, la stessa classe di merito ma la norma è di fatto boicottata dalla compagnie assicuratrici che applicano classi di merito identiche ma tariffe diverse e superiori;
in materia di competenze giuridiche riguardo alla stipula dei contratti assicurativi, a differenza di quanto avviene fino a oggi, dovrebbe occuparsene il ministero dello sviluppo economico al fine di far comprendere in maniera più semplice all'utente il rapporto qualità-prezzo dei singoli contratti. Questo perché a volte le compagnie propongono contratti con premi inferiori che corrispondono all'esclusione di alcune garanzie all'insaputa dell'acquirente;
un altro aspetto che dovrebbe essere sottoposto ad attenta disamina del Ministro interrogato, a giudizio dell'interrogante, è quello in base al quale a seguito ad accordi tra le associazioni di categoria e l'Ania l'assicurato si deve rivolgere a carrozzerie fiduciarie. Per poter entrare a far parte delle carrozzerie fiduciarie delle imprese assicuratrici v'è il concreto rischio che fra queste ultime e le carrozzerie vi possano essere degli accordi non improntati alla massima trasparenza ed all'interesse solo ed esclusivo dell'assicurato danneggiato -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-10823)
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Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Angeli e altri n. 7-00377, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
Apposizione di firme ad interpellanze.
L'interpellanza Garagnani n. 2-00792, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interpellanza Garagnani e altri n. 2-00799, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-03249, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Bertolini n. 4-08064, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri 5-03254, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta orale Ciccioli n. 3-01185, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta orale Stracquadanio n. 3-01192, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta orale Abrignani n. 3-01195, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-08104, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-08105, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08114, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta in Commissione Antonino Foti n. 5-03268, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Catanoso n. 4-08149, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Germanà n. 4-08150, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Lazzari n. 4-08165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Bertolini e altri n. 4-08169, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-03286, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-08185, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Toccafondi n. 4-08193, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08195, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08196, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08202, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta in Commissione Contento n. 5-03296, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-08211, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-08212, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta scritta Cazzola e altri n. 4-08215, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-03300, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.
Pubblicazione di un testo riformulato e cambio di presentatore.
Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00530, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 420 del 19 gennaio 2011, che deve intendersi presentata dall'onorevole Di Stanislao, già firmatario della stessa.
La Camera,
premesso che:
l'Afghanistan è in una fase cruciale del conflitto e della sua lotta per uscire dalla povertà. C'è una necessità oggettiva che le comunità internazionali facciano di più per aiutare gli afghani a creare istituzioni efficaci e per promuovere una crescita economica equa;
in base al ruolo unico del suo sistema e all'ampiezza delle sue competenze, il quadro delle Nazioni Unite a sostegno dell'Afghanistan National Development Strategy (ANDS) si concentra su tre aree prioritarie: governance di pace e stabilità, vita sostenibile e servizi sociali di base, sostenute da interventi su questioni trasversali come i diritti umani, parità tra i sessi, la tutela dell'ambiente, lotta contro le mine e il narcotraffico. Questi tre settori prioritari sono inquadrati in un contesto in cui l'Onu è nella posizione migliore per sostenere la strategia nazionale di sviluppo, concentrandosi sul nesso tra la stabilità e l'alleviamento della povertà, in particolare per i più emarginati e vulnerabili;
malgrado si sia prossimi ai dieci anni di presenza della Nato (attraverso la missione Isaf i cui obiettivi restano la ricostruzione, la stabilizzazione e l'addestramento all'interno di un mandato teso al mantenimento della sicurezza nell'interesse della ricostruzione e degli sforzi umanitari), la situazione in Afghanistan è peggiorata;
le strade rimangono non edificate, una percentuale, seppur non altissima, di afghani rimane senza accesso a servizi di base, la disoccupazione è diffusa. Nel 2005, l'indice di sviluppo umano per l'Afghanistan era di 173 su 178 Paesi. Oggi è di 181 su 182. La produzione di oppio è aumentata di 40 volte. I proventi della droga rappresentano oltre il 60 per cento dell'economia. L'Afghanistan ha il peggior record delle morti infantili e ha un'aspettativa di vita di 44 anni;
tutto ciò nonostante le centinaia di miliardi di dollari spesi dalla Nato: una forza che sembra impotente a difendere la popolazione dalle attività di un gruppo di signori della guerra;
quello degli aiuti internazionali è stato il problema principale discusso nella conferenza dei donatori a Kabul del luglio 2010 che ha riunito circa 70 delegazioni di Paesi e rappresentanti delle istituzioni internazionali;
tra il 2002 e il 2009 l'Afghanistan ha ricevuto circa 40 miliardi di dollari di assistenza internazionale. Di questi, solo 6 miliardi di dollari sono passati dal Governo centrale del Paese. I rimanenti 34 miliardi sono stati veicolati dalle organizzazioni internazionali (Onu, organizzazioni non governative varie, banca mondiale, banche regionali per lo sviluppo e altre). Una percentuale compresa tra il 70 e l'80 per cento di queste somme non ha
mai raggiunto la popolazione afghana. La maggior parte degli aiuti che i contribuenti e i donatori europei e americani intendono destinare a uno dei popoli più poveri del mondo si perde lungo la catena della distribuzione e ritorna sotto altre forme, lecite e illecite, ai centri da cui è partita;
il Governo Usa ha anche istituito un ispettorato generale sulla ricostruzione dell'Afghanistan (Sigar) che inizia a misurare l'impatto dei fondi stanziati per lo sviluppo del Paese, ricostruirne la mappa, prevenire e identificare gli abusi. Sulla scia di quanto stanno facendo gli Stati Uniti, necessitano forme di controllo più rigorose e un'indagine accurata sul miliardo di euro di aiuti civili che l'Unione europea e i Paesi membri destinano ogni anno all'Afghanistan. Nessuna pace duratura è possibile in Afghanistan senza una sostanziale riduzione della povertà e una lungimirante politica di sviluppo sostenibile;
il recente rapporto Onu sulla missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, la relazione sulla protezione dei civili nei conflitti armati, rivela delle statistiche scioccanti: il numero dei civili uccisi in Afghanistan nei primi sei mesi del 2010 è salito del 31 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009 a causa di un aumento del numero di azioni ostili intraprese da parte di elementi armati;
il Governo afghano ha affermato che il numero di poliziotti afghani uccisi nel corso del 2010 è diminuito di circa il sette per cento, nonostante la violenza diffusa in tutto il Paese all'inizio del decimo anno di guerra;
le vittime straniere, militari e civili, sono giunte, invece, a livelli record, nonostante la presenza di circa 150.000 truppe a guida Nato. Il 2010 è stato l'anno più sanguinoso da quando i talebani sono stati cacciati dalle forze afghane sostenute dagli Stati Uniti alla fine del 2001;
Bashary, il portavoce del Ministero degli interni, ha dichiarato che 2.447 poliziotti afghani sono stati feriti, mentre 5.225 ribelli sono stati uccisi e 949 feriti;
un totale di 6.716 sono gli incidenti di sicurezza nel 2010, come agguati, bombe su strada, attentati suicidi e lanci di razzi;
la rivolta si è spostata, nel corso degli ultimi due anni, dalle sue tradizionali roccaforti nel sud-est in zone un tempo pacifiche del nord-ovest del Paese. Il nord, in particolare, è diventato un nuovo fronte mortale nella guerra;
le Nazioni Unite hanno detto che 2.412 civili sono stati uccisi e 3.803 feriti tra gennaio e ottobre del 2010, il 20 per cento in più rispetto al 2009;
il Ministero della difesa afghano ha reso noto che 821 soldati afghani sono stati uccisi nel 2010. Il generale di brigata Josef Blotz, un portavoce della missione Isaf-Nato, ha dichiarato che l'alto numero di vittime tra le forze di sicurezza afghane, «è un testamento al loro sacrificio, ai loro sforzi, al loro impegno, stanno combattendo per il proprio Paese» e che l'aumento del numero di truppe straniere in guerra in Afghanistan avvenuto l'anno scorso aveva portato a una prevedibile ripresa della violenza. Le forze straniere hanno subito un numero di decessi record nel 2010;
Georgette Gagnon, direttore dei diritti dell'uomo per Unama, ha dichiarato nella sua relazione che «dopo nove anni le misure per proteggere i civili afghani in modo efficace e per ridurre al minimo l'impatto del conflitto sulla base dei diritti umani sono più urgenti che mai»;
invitando tutti gli interessati a fare di più per proteggere i civili, rispettando i loro obblighi di diritto internazionale, nella citata relazione si raccomanda che le forze militari internazionali rendano più trasparente la propria responsabilità nel caso di perdite umane e di essere più attenti durante le attività aeree, e che il Governo afghano si impegni a creare un organismo speciale per rispondere agli incidenti e, infine, che i talebani cessino l'esecuzione di civili;
secondo la convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, le clausole prevedono chiaramente che le forze d'invasione hanno la responsabilità di proteggere i civili. Se dopo nove anni le vittime sono in aumento, allora risulta evidente una incapacità della Nato di condurre la missione con successo;
nonostante le dichiarazioni di alto profilo a Washington e Kabul circa i progressi compiuti in Afghanistan, il popolo afghano ha solo assistito e sofferto un conflitto armato intensificatosi negli ultimi mesi. Contrariamente alla promessa del Presidente americano, Barack Obama, secondo cui il dispiegamento di altre 30.000 forze Usa nel Paese avrebbe dovuto «distruggere, smantellare e sconfiggere» i ribelli talebani e i loro alleati di Al-Qaeda nella regione, l'insurrezione è diventata più elastica, più strutturata e mortale;
in termini di insicurezza, il 2010 è stato l'anno peggiore dalla caduta del regime talebano nel 2001. Non solo il numero di incidenti è stato maggiore, ma lo spazio e la profondità della rivolta e le guerriglie connesse non aiutano a contrastare la violenza e hanno, altresì, ingrandito enormemente il pericolo di sicurezza. Fino a 1.200 incidenti per la sicurezza sono stati registrati nel mese di giugno, il più alto numero di incidenti dal 2002;
in mezzo a preoccupazioni diffuse circa la corruzione dilagante e l'abuso di potere da parte della polizia, la Nato non solo ha continuato ad assumere i mal qualificati agenti, come riferito dai rapporti, ma ha ridotto il periodo di formazione a solo quattro settimane;
la stragrande maggioranza delle forze di polizia è analfabeta e vi è una mancanza di conoscenze adeguate circa i fondamenti della polizia per i diritti civili e umani. Molti agenti di polizia sono tossicodipendenti o hanno considerevoli precedenti penali;
la corruzione dominante e l'abuso di autorità da parte della polizia hanno un impatto devastante sugli individui e sulla comunità civile che hanno un disperato bisogno di un senso di sicurezza, di protezione e di regole di diritto;
la corruzione e l'abuso delle forze di polizia hanno anche contribuito alla criminalità diffusa, all'impunità penale e al diniego di accesso al popolo alla giustizia e ad altri servizi essenziali;
l'ultima revisione della strategia Usa in Afghanistan osserva che le truppe della coalizione stanno avendo successo contro i talebani sul campo di battaglia. Ma questo non ha fermato l'afflusso di denaro nelle casse dei talebani;
le pubblicazioni del sito di Wikileaks rivelano una crescente frustrazione degli Stati Uniti con gli alleati arabi e la loro incapacità di trattare con enti di beneficenza e donatori privati che inviano denaro ai gruppi estremisti talebani. Gli analisti e i funzionari affermano che le donazioni per i talebani potrebbe diventare un punto controverso data la loro crescente capacità di generare cassa per conto proprio;
da un recentissimo rapporto pubblicato da Human Rights Watch emerge che il Governo afghano e i suoi sostenitori internazionali hanno ignorato la necessità di tutelare le donne nei programmi per reintegrare i combattenti ribelli e non hanno garantito che i diritti delle donne saranno inclusi nei colloqui potenziali con i talebani;
il report affronta, tra l'altro, le sfide potenziali per i diritti delle donne derivanti da accordi di governo futuro con le forze ribelli e descrive come nelle zone sotto controllo talebano le donne siano spesso vittime di minacce, intimidazioni e violenze, e donne leader politici e attiviste siano attaccate e uccise impunemente;
«le donne afghane non sono tenute a rinunciare ai propri diritti in modo che il Governo possa tracciare un accordo con i talebani», ha detto Tom Malinowski, Direttore a Washington di Human Rights Watch. Sarebbe, infatti, un grave tradimento
ai progressi compiuti dalle donne e per le donne e ragazze nel corso degli ultimi nove anni;
nelle zone di controllo o di influenza talebana, hanno minacciato e aggredito le donne nella vita pubblica e donne normali che lavorano fuori casa;
ci sono pochi segni che finora il Governo del presidente Hamid Karzai abbia adeguatamente risposto alle preoccupazioni di questi attacchi nei suoi programmi per reintegrare i ribelli;
il Governo afghano ha offerto soltanto garanzie deboli per le donne che intendono salvaguardare la loro libertà, che hanno recuperato dopo la caduta del Governo talebano nel 2001. Nel marzo del 2009, per esempio, ha firmato la discriminatoria Shia personal status law (che nega alle donne sciite i diritti di custodia dei figli e la libertà di movimento, tra gli altri diritti), e nel 2008 ha perdonato due stupratori per motivi politici;
nonostante le promesse dei sostenitori internazionali dell'Afghanistan per promuovere i diritti delle donne. Human Rights Watch continua a essere preoccupata che anche loro possano sacrificare i diritti delle donne come parte di una strategia di uscita dall'Afghanistan;
il Governo afghano ha cercato di cooptare le fazioni dell'opposizione offrendo loro l'impunità per i crimini di guerra e altre gravi violazioni del diritto internazionale. Ma la giustizia e la responsabilità dei crimini gravi dovrebbero essere al centro di ogni processo di riconciliazione con i talebani e altri insorti;
la relazione descrive le condizioni che dovrebbero essere incluse in qualsiasi reintegrazione e negoziazione o di un processo di riconciliazione per garantire i diritti delle donne. Lavorare, ottenere un'istruzione e impegnarsi nella vita politica dovrebbero essere fattori esplicitamente salvaguardati. Gli individui con una storia di gravi abusi contro le donne e le ragazze dovrebbero essere esclusi dal potere. E i leader delle donne devono essere pienamente coinvolti nei processi decisionali per il reinserimento e la riconciliazione, in quanto essi stessi sono i migliori garanti dei loro diritti;
Human Rights Watch sostiene il documento redatto dalle donne afghane leader della società civile, emesso il 29 gennaio 2010. Esso comprende una serie di raccomandazioni tra cui quella secondo la quale le donne dovrebbero essere consultate e rappresentate in tutte le autorità nazionali di sviluppo della pace e del programma di reinserimento;
inoltre, i Governi impegnati in Afghanistan per continuare lo sviluppo di una strategia di sicurezza nazionale devono agire coerentemente con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a favore delle donne e dei loro diritti nelle zone di conflitto (incluse la risoluzione 1325, che riconosce come fondamentale il ruolo delle donne per raggiungere pace e sicurezza, le risoluzioni 1820 e 1888 sulla prevenzione e l'accusa di violenza sessuale nei conflitti armati, e la risoluzione 1889 che mira a promuovere la partecipazione delle donne durante il post-conflitto e nei periodi di ricostruzione); e, ancora, devono elaborare un piano d'azione nazionale per la pace e la sicurezza in cui le donne devono essere integrate come elemento centrale della politica di sicurezza nazionale;
Human Rights Watch chiede, inoltre alle forze internazionali in Afghanistan di: riconoscere che le vittime civili, le incursioni notturne e le pratiche di detenzione hanno contribuito ad alimentare la rivolta; continuare gli sforzi per ridurre le morti inutili; avviare indagini approfondite e tenere conto del personale militare responsabile di atti illeciti; garantire che l'assistenza militare internazionale agli sforzi di reinserimento non aggravi l'impunità o la corruzione e che ogni impegno con le comunità o persone in cerca di reinserimento o di riconciliazione implichi adeguati controlli dei precedenti per gravi accuse di violazioni dei diritti umani compresi gli attacchi alle donne e all'istruzione
delle ragazze; garantire una significativa partecipazione femminile nei pertinenti organi decisionali al fine di creare i presupposti per il finanziamento di programmi di reinserimento e assicurare che i fondi di reinserimento vadano a beneficio delle famiglie e delle comunità, comprese le donne, piuttosto che ai singoli ex combattenti; sollecitare il Governo afghano ad abrogare la legge di amnistia e ad astenersi dal sostenere finanziariamente o pubblicamente qualsiasi processo di riconciliazione che non esclude le persone nei cui confronti vi sono accuse di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani;
un altro dato molto drammatico viene dalla condizione dei bambini in Afghanistan che pagano il prezzo più alto. Infatti, secondo il rapporto del Watchlist on children and armed conflict, un network di organizzazioni umanitarie che si batte contro le violazioni dei diritti dei minori nei Paesi colpiti da guerre e conflitti e di cui fa parte Save the children, «l'Afghanistan è di giorno in giorno sempre meno un paese per bambini»;
l'Afghanistan è tristemente noto per essere il Paese in cui si registra una delle percentuali più alte di bambini e bambine soldato. Casi documentati dimostrano che i bambini sono anche usati come attentatori suicidi da parte dei talebani. I bambini coinvolti vanno da 13-16 anni di età e, secondo le testimonianze degli attentatori falliti, vengono ingannati con promesse di denaro o altrimenti costretti a diventare kamikaze. Inoltre, molti bambini coinvolti in attacchi di tentato suicidio sono stati pesantemente indottrinati, molte volte in Paesi stranieri, e sono necessari ulteriori sforzi per combattere questa pratica. Alcuni rapporti indicano che bambini utilizzati negli ultimi episodi di attentati non erano a conoscenza di quello che portavano;
altresì c'è forte preoccupazione per la presenza di bambini nell'Afghan national army (Ana) e nella Polizia nazionale afghana (Anp);
dalla relazione 2010 del Segretario generale al Consiglio di sicurezza emergono casi di bambini in stato di detenzione da parte del Governo nazionale, presumibilmente per oneri relativi alla sicurezza, ed è confermato che un certo numero di questi bambini detenuti erano stati attirati con lo scopo di trasportare esplosivi o addestrati a condurre attacchi suicidi-tipo contro la sicurezza nazionale e forze internazionali o funzionari del Governo. Due bambini hanno rivelato che erano stati rapiti in Afghanistan e portati in Pakistan dove è avvenuto l'addestramento militare. Diversi casi sono stati confermati di bambini pakistani utilizzati per condurre operazioni militari in Afghanistan;
centinaia di bambini sono stati arrestati dalla direzione nazionale della sicurezza e delle forze militari internazionali con accuse relative alla sicurezza nazionale, compreso il loro presunto coinvolgimento o l'associazione con i gruppi talebani e altri gruppi armati. L'accesso alle strutture di detenzione continua a essere difficile e le informazioni sui bambini detenuti dalle forze filo-governative restano limitate. L'uso di tecniche di interrogatorio duro e pratiche per costringere a dichiarare confessioni di colpevolezza da parte della polizia nazionale afghana e della direzione nazionale della sicurezza sono state ampiamente documentate, compreso l'uso di scosse elettriche e percosse;
nel febbraio 2010, il rappresentante speciale del Segretario generale Onu per i bambini coinvolti in conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, a conclusione della sua visita di sette giorni in Afghanistan, ha affermato che la protezione dei bambini deve essere al centro dell'agenda di riconciliazione del governo afghano, come sostenuto dalla comunità internazionale;
il rappresentante speciale ha dichiarato che i bambini devono essere protetti e di essere pronto a lavorare con l'Isafe le forze armate governative per lo sviluppo di procedure operative standard che tutelino i bambini durante le operazioni
militari, il che significa utilizzare un protocollo per risolvere le problematiche dei bambini associati a gruppi armati, e avviare iniziative atte a portare chiarezza nella delineazione di attività civili e militari, in modo che l'assistenza umanitaria e gli operatori umanitari non vengano a trovarsi in pericolo;
l'allora comandante generale Nato Stanley McChrystal aveva assicurato al rappresentante speciale che avrebbe lavorato con le Nazioni Unite per assicurare la migliore protezione dei bambini;
il clima generale di impunità, il vuoto normativo e la totale mancanza dei diritti hanno pregiudicato la denuncia della violenza e degli abusi sessuali contro i bambini alle autorità e il perseguimento dei colpevoli. Secondo la relazione del luglio 2009 intitolata «Il silenzio è la violenza», redatta da Unama, l'ufficio delle Nazioni Unite e l'Alto Commissario per i diritti umani, questi crimini sono collegati a rappresentanti del potere locale, come al Governo, a funzionari eletti, a comandanti, a membri dei gruppi armati illegali e a bande criminali;
sono aumentati attacchi alle scuole, le chiusure forzate, l'uso delle strutture scolastiche, i combattimenti o le esplosioni di ordigni nei pressi di edifici scolastici, gli attacchi militari mirati e le minacce nei confronti di allievi e personale docente;
la vendita e il trasferimento di minori sfruttati poi in attività spesso illegali con il Pakistan o l'Iran sono documentati ampiamente e molte sparizioni e rapimenti di bambini in Afghanistan sono collegati al traffico di esseri umani. Talora sono gli stessi familiari, ridotti in povertà, che vendono a reti criminali i propri figli. I minori vengono impiegati come corrieri e spacciatori di droga o di derrate alimentari. Talvolta vengono rapiti dagli stessi sfruttatori e trafficanti, magari nei campi di sfollati interni dove si stima vivano circa 80 mila minori. Nel 2009 sarebbero stati oltre mille i bambini impiegati nel trasporto e nel trasferimento di farina dall'Afghanistan al Pakistan;
l'Afghanistan è il secondo Paese al mondo per tasso di mortalità infantile, con 257 bambini con meno di 5 anni morti su ogni 1.000 nati vivi, e il Paese in cui mamme e bambini stanno peggio al mondo, secondo l'indice sullo stato delle madri di Save the Children. Ancora oggi oltre il 70 per cento dei parti avviene in casa senza alcuna assistenza specializzata. Un dottore segue in media 5.500 pazienti. Molto preoccupante è la diffusione e il consumo di droga, che a volte riguarda l'intera famiglia. Si calcolano in 60 mila i bambini sotto i 15 anni dipendenti da droga. Inadeguate sono l'assistenza e la cura dei bambini tossicodipendenti e anche di quelli colpiti da disturbi mentali e psicologici;
Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, ha lanciato un chiaro allarme e ha chiesto «che venga approntato un piano quinquennale per la protezione dei bambini, con degli obiettivi misurabili, come per esempio la riduzione del numero di attacchi alle scuole. Chiede inoltre che sia messo in opera un meccanismo per le vittime che renda facile la denuncia delle violazioni e accessibile l'informazione sul procedimento in corso. Chiede infine la definizione di criteri chiari e validi ovunque per l'assegnazione di sussidi ai familiari delle vittime della guerra e delle violenze. Il successo degli sforzi di portare la pace in Afghanistan risiede nella nostra abilità di proteggere i bambini di questa nazione. È urgente stabilire le giuste priorità per riuscire in questa missione»;
è in pieno svolgimento una lotta determinante per le sorti dell'economia afghana e quindi per il destino di milioni di contadini e delle loro famiglie, ovvero per la stragrande maggioranza del popolo di quel Paese: la lotta tra l'oppio talebano e le colture alternative promosse dalla coalizione internazionale, tra le quali spicca per produttività lo zafferano;
il generale di brigata Josef Blotz, portavoce della Forza internazionale di
assistenza alla sicurezza (Isaf), durante una conferenza stampa a Kabul, ha affermato che i talebani sono tornati a convincere gli agricoltori della provincia afghana di Herat a coltivare l'oppio e ad abbandonare, di conseguenza, le coltivazioni legali, prima tra tutte, appunto, quella dello zafferano;
gli insorti, ha confermato, sono stati visti distruggere campi di coltivazioni legali e minacciare gli agricoltori nella provincia occidentale di Herat, dove ha sede il Regional Command West a guida italiana e dove sono dispiegati i militari italiani;
due camion carichi di bulbi di zafferano sono stati attaccati dai talebani, in un agguato che è costato la vita agli autisti dei mezzi. L'attacco, ultimo di una serie, quindi, secondo la Nato, sembra confermare che i talebani non sono intenzionati a rinunciare agli introiti derivanti dal narcotraffico, che ogni anno porta nelle loro casse circa 500 milioni di dollari. Anche i militari italiani quest'anno sono rimasti coinvolti in uno scontro a fuoco con gli insorti durante un'attività per la consegna nell'ovest del Paese dei bulbi di zafferano;
la produzione e traffico di droga sono anche effetti della instabilità politica e trovano ampio spazio in uno Stato debole in cui «i signori della guerra» possono intimidire o corrompere i funzionari delle autorità incaricate o le forze di sicurezza;
nel breve e anche medio termine l'Afghanistan rischia di essere il luogo con il primato nella produzione di droga. Attualmente ha un enorme vantaggio di prezzo rispetto ai suoi rivali più vicini come produttore illecito di oppio, in quanto fornisce circa il 90 per cento del mercato mondiale e ha una quota maggiore anche nel mercato dell'emisfero orientale;
come il fattore «addestramento», anche quello delle colture alternative è un elemento essenziale nel faticoso cammino dell'Afghanistan verso la costruzione di uno Stato democratico e la lotta oppio versus altre coltivazioni va necessariamente vinta, da qui al 2014;
e ancora, i medicinali e i prodotti farmaceutici donati allo scopo di mantenere l'esercito e la polizia afghani spariscono prima di raggiungere ospedali e cliniche militari. È stato rimosso dal suo incarico l'alto ufficiale medico dell'esercito nell'ambito di un'inchiesta per presunta corruzione che dovrà chiarire anche la relazione tra la scomparsa di medicinali del valore di 42 milioni di dollari, che gli Stati Uniti hanno donato quest'anno, e la morte di molti soldati afghani;
la strategia europea in materia di sicurezza comune adottata dal Consiglio europeo ha rivendicato un ruolo più incisivo per l'Unione europea nel contesto internazionale. In particolare, si sottolinea la necessità, da parte dell'Unione europea, di assumersi le proprie responsabilità di fronte ad alcune minacce globali (terrorismo, criminalità organizzata, proliferazione delle armi di distruzione di massa, conflitti regionali);
i leader della Nato hanno convenuto al vertice di Lisbona nel mese di novembre 2010 di porre fine alle operazioni di combattimento e di sicurezza e di lasciare la responsabilità in mano a forze afghane entro la fine del 2014. Obama ha promesso di iniziare a ritirare le truppe Usa a partire dal luglio 2011;
la data del 2014 fissata dal presidente Hamid Karzai è stata da più parti criticata in quanto troppo ambiziosa poiché vi sono carenze in Afghanistan e nelle sue forze di sicurezza, e anche perché la fissazione di una data per il ritiro delle truppe rende più forti e temerari gli insorti;
nella relazione inviata nel mese di gennaio 2011 alle Nazioni Unite da parte di Staffan De Mistura, responsabile della missione Onu di assistenza all'Afghanistan, viene riportato che i «prossimi mesi saranno duri e ci sarà un peggioramento
delle condizioni di sicurezza». I talebani «sono ancora là e programmano spettacolari attentati» a macchia di leopardo in tutto il Paese;
una realtà drammatica, pertanto, in cui i talebani sono sempre più forti, il traffico di droga è aumentato, i signori della guerra si sono arricchiti, diventando sultanati indipendenti, la corruzione regna sovrana, le elezioni sono state inficiate da brogli elettorali di ogni genere, come è stato certificato da organismi internazionali, le donne e i bambini sono sempre in pericolo costante;
appare acclarato ormai che la missione di pace, sia essa di keeping o di enforcing, alla quale era stato destinato il nostro contingente ha prodotto un fallimento e ciò va ammesso, in ragione del fatto che tale missione ha in maniera evidente cambiato la propria natura nel corso del tempo trasformandosi in presenza militare, ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo, in violazione dell'articolo 11 della Costituzione; va segnalato, in tal senso, che, per le sole missioni Isaf e Eupol, il Governo italiano ha stanziato, dal 2002 a oggi, oltre 3 miliardi di euro dei quali circa il 90 per cento destinati per armamenti e equipaggiamento e solo il restante per interventi di carattere civile, per interventi di ricostruzione e aiuto alla popolazione;
non è più pensabile di restare in quel drammatico teatro di guerra solo per coprire errori di strategia altrui, che stanno producendo una perdita dolorosa in termini di vite umane, sacrificate per stare in un Paese martoriato da troppi conflitti interni, e un dispendio considerevole in termini finanziari; parimenti non è più pensabile solo rivedere il senso della missione in Afghanistan come già deliberato nel 2010 nel corso del dibattito sulle mozioni presentate in tale direzione;
il momento che si accinge a vivere l'Afghanistan è uno dei più difficili e soprattutto pericolosi in assoluto da quasi dieci anni a questa parte;
sebbene gli altri alleati, a cominciare da Barak Obama, hanno convenuto di voler attuare una revisione della strategia di guerra, l'Italia non ha affatto posto il problema; ciò, malgrado il 20 gennaio 2010 la Camera dei deputati abbia impegnato il Governo, con la mozione n. 1-00239 (Di Pietro e altri), a contribuire nelle sedi multilaterali all'aggiornamento e alla messa in opera della strategia di intervento per il ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è stata invece completamente ignorata;
il principale obiettivo delle missioni internazionali che vedono impegnato in prima linea il nostro Paese è la cooperazione allo sviluppo e al sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione,
impegna il Governo:
a farsi promotore con gli alleati di un maggiore controllo e monitoraggio sulle conseguenze che la missione in Afghanistan ha sulla popolazione civile;
a valutare l'opportunità di individuare iniziative al fine di agevolare l'azione delle organizzazioni non governative che operano per fini umanitari in Afghanistan e Pakistan;
ad avviare un monitoraggio e un controllo più diretto e mirato degli aiuti internazionali inviati a sostegno della popolazione civile afgana, al fine di dare un concreto aiuto al processo di ricostruzione del Paese, di legalità e di trasparenza;
ad adottare ogni utile iniziativa per affrontare le molteplici problematiche che i bambini di questi territori sono costretti a subire con tragiche conseguenze;
a valutare la reale condizione drammatica delle donne e delle ragazze nei territori dell'Afghanistan e i dati emersi dal rapporto di Human Rights Watch, una delle maggiori organizzazioni non governative internazionali che si occupa della difesa dei diritti umani, e a recepire le richieste di Human Rights Watch e delle
donne e delle ragazze che vivono nei territori martoriati dalla guerra in linea con un mandato teso al mantenimento della sicurezza nell'interesse della ricostruzione e degli sforzi umanitari;
a elaborare, a breve termine, un piano di rientro del nostro contingente militare dall'Afghanistan.
(1-00530)
(Nuova formulazione) «Di Stanislao, Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Leoluca Orlando, Borghesi».
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-10811, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 432 del 09 febbraio 2011.
DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'11 gennaio scorso Il Fatto Quotidiano, a pagina 9, ha pubblicato un articolo dal titolo «Giuseppe Gennaro, magistrato e quella foto con il boss», con il quale sono stati riportati alla memoria dei lettori i fatti del cosiddetto «Caso Catania», ovvero gli anomali comportamenti della Procura di Catania nelle indagini sul clan mafioso operante nel territorio di San Giovanni La Punta e, quindi, le vicende relative l'imprenditore mafioso Carmelo Rizzo;
Carmelo Rizzo era il delegato agli affari del boss di San Giovanni La Punta, Alfio Laudani, ma era stato ucciso il 24 febbraio 1997 da uomini del suo stesso gruppo mafioso per il timore che Rizzo potesse collaborare con la giustizia;
il dottor Gennaro - importante magistrato catanese che fin dalla seconda metà degli anni ottanta si occupò di indagini sul clan Laudani di San Giovanni La Punta, che nel 1994 fu eletto al Consiglio superiore della magistratura, che al suo rientro in ruolo assunse le funzioni di procuratore aggiunto presso il tribunale di Catania, con l'incarico di coordinare i sostituti procuratori assegnatari delle indagini sul clan Laudani, e che tutt'oggi è in servizio presso quell'ufficio requirente con l'aspettava di esserne nominato alla guida all'imminente pensionamento dell'attuale procuratore capo dottor Vincenzo D'Agata - ha sempre negato di avere mai conosciuto l'imprenditore Carmelo Rizzo;
l'articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano segnala asserite lacune nell'azione della procura della Repubblica di Catania nei confronti del boss Alfio Laudani, anche relativamente all'omicidio Rizzo;
a seguito delle dichiarazioni rese alla Commissione parlamentare antimafia dal dottor Scidà e dal dottor Marino, fra il dicembre del 2000 e il gennaio del 2001, la procura della Repubblica presso il tribunale di Messina, competente ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale su magistrati del distretto di Corte di appello di Catania, aveva avviato un procedimento penale che ha visto indagati il dottor Giuseppe Gennaro, tra gli altri reati per concorso esterno in associazione mafiosa, l'allora Procuratore della Repubblica di Catania, dottor Mario Busacca, ed i sostituti di quel medesimo ufficio, dottor Ignazio Fonzo, dottor Carlo Caponcello, dottoressa Agata Santonocito e dottor Amedeo Bertone;
tale procedimento venne definito con la richiesta di archiviazione proposta dal pubblico ministero di Messina il 18 luglio 2003, accolta con decreto emesso dal giudice per le indagini preliminari il 24 marzo 2004;
se è vero che la procura della Repubblica ed il giudice per le indagini preliminari di Messina ritennero insussistenti i presupposti per l'esercizio dell'azione penale nei confronti del dottor Gennaro e degli altri magistrati catanesi, è pur vero che essi attestarono che il dottor Gennaro avesse avuto rapporti personali con l'imprenditore mafioso Carmelo Rizzo;
in particolare, nella richiesta di archiviazione la procura della Repubblica di Messina scrisse: «Che, poi, il dottore Gennaro abbia negato di conoscere Rizzo Carmelo, in ciò smentito dalle dichiarazioni di Caruso Carmelo, Gemma Antonino, Villaggio Giuseppe e dall'assegno di c/c dell'importo di lire 9.000.000 emesso nel febbraio 1991 dal magistrato all'ordine di se stesso e poi girato alla "G.C. F.lli Rizzo s.n.c.", non appare significativo sotto il profilo probatorio. Si tratta infatti di una scelta difensiva del dottore Gennaro tesa a prendere le distanze da un malavitoso, senza che sulla condotta del magistrato possano trarsi giudizi di illegalità»;
lo stesso decreto di archiviazione riporta le parole del collaboratore di giustizia Mario Demetrio Basile, secondo cui Carmelo Rizzo era stato destinatario di una indebita rivelazione che gli aveva consentito di sottrarsi all'ordinanza di custodia cautelare emessa in un procedimento denominato «Fico d'India» a carico di numerosi esponenti del clan Laudani, eseguita nell'ottobre 1996. Grazie a quella fuga di notizie Carmelo Rizzo si era dato alla latitanza. In quella condizione aveva atteso l'esito della sua impugnazione al tribunale del riesame, che aveva annullato per lui la misura cautelare, ma poi la Corte di cassazione aveva annullato il provvedimento del tribunale del riesame. Sennonché, in attesa di un nuovo pronunciamento, Carmelo Rizzo il 24 febbraio 1997 era stato ucciso per timore che mettesse in pratica propositi che aveva già evocati, circa una sua collaborazione con la giustizia;
nella richiesta di archiviazione e nel decreto di archiviazione del procedimento a carico del dottor Gennaro non si fa riferimento a quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia Basile, secondo il quale signor Carmelo Rizzo, pur avendo appreso la notizia della prossima emissione della misura cautelare nel procedimento «Fico d'India», pubblicò un corposo dépliant pubblicitario, recante la data del 3 ottobre 1996, con il quale illustrò tutte le realizzazioni edilizie di cui si era reso artefice nel corso della sua carriera imprenditoriale. Significativamente, nella copertina comparve in primo piano la villa del dottor Gennaro, che pure nella forma non era stata costruita da Rizzo ma dall'impresa Di Stefano Costruzioni. Sennonché, il «Complesso Arcidiacono» (nome del complesso edilizio al quale appartiene la villa del dottor Gennaro) di San Giovanni La Punta comparve in quell'opuscolo propagandistico proprio fra le realizzazioni di Carmelo Rizzo;
tutte le circostanze rappresentate dall'interrogante e i documenti segnalati con il presente atto di sindacato ispettivo dimostrano come tuttora le pregresse vicende del «Caso Catania» gravano come una cappa insuperabile nel privare gli uffici giudiziari catanesi, con particolare riferimento alla locale procura della Repubblica, delle necessarie condizioni di serenità -:
se non ritenga il Ministro della giustizia, avuto riguardo alle situazioni descritte in premessa, nell'ambito del concerto che il Ministro medesimo è tenuto ad esprimere, di valutare se sia opportuno che il dottor Gennaro possa rivestire il ruolo di procuratore della Repubblica di Catania per il quale egli attualmente concorre.(4-10811)
Ritiro di un documento di indirizzo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
mozione Di Stanislao n. 1-00448 del 4 ottobre 2010.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interpellanza Ruvolo n. 2-00212 del 7 novembre 2008.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta orale Paladini n. 3-00893 del 3 febbraio 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04201.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Realacci n. 4-06268 del 24 febbraio 2010 in interrogazione a risposta orale n. 3-01458;
interrogazione a risposta in Commissione Alessandri n. 5-02607 dell'8 marzo 2010 in interrogazione a risposta orale n. 3-01459.
...
ERRATA CORRIGE
Risoluzione in Commissione Servodio ed altri n. 7-00491 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 432 del 9 febbraio 2011. Alla pagina 19388, seconda colonna, dalla riga trentatreesima alla riga quarantaquattresima deve leggersi: «a prevedere la partecipazione dell'Associazione nazionale città delle ciliegie - cui aderiscono 53 comuni, 2 comunità montane, l'amministrazione provinciale sull'intero territorio nazionale e che, quindi, rappresenta in modo significativo i territori sui quali si svolge l'attività di coltivazione di ciliegie - al tavolo di settore da istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nonché ad ulteriori organismi operanti nelle attività sopra indicate.» e non «a prevedere la partecipazione dell'Associazione nazionale città delle ciliegie - cui aderiscono 53 comuni, 2 comunità montane, l'amministrazione provinciale sull'intero territorio nazionale e che, quindi, rappresenta in modo significativo i territori sui quali si svolge l'attività di coltivazione di ciliegie - nonché di ulteriori organismi operanti nelle attività sopra indicate al tavolo di settore da istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.», come stampato.