XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 7 febbraio 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PICIERNO e GRAZIANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Marcianise, zona fortemente colpita dalla crisi economica, è in corso una vertenza relativa all'azienda Competence, dove 800 dipendenti - l'80 per cento del totale - sono in cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore, mentre il restante 20 per cento dovrebbe riprendere l'attività produttiva a rotazione, a causa dei debiti insoluti per circa 70 milioni di euro, nonostante le promesse, restate tali, senza alcun investimento, di conversione della mission aziendale verso la produzione di cellule fotovoltaiche;
l'azienda Competence Emea venne costituita con un passaggio di azioni dalla vecchia proprietà Jabil (leader mondiale EMS che nel 2008 aveva fuso gli stabilimenti Siemens di Marcianise e Cassina de' Pecchi a quello proveniente all'acquisizione di oltre 500 addetti provenienti dal grappo Marconi Communications) al fondo statunitense Mercatech per un totale di 1400 unità, escluso l'indotto, stimato in altri 400 lavoratori, un'operazione su cui gravano ipotesi di irregolarità nei conti economici;
i lavoratori di Marcianise sono in protesta dal 24 gennaio 2011 e da ieri dieci di loro, fra cui i quattro delegati delle sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm, sono saliti sui tetti dello stabilimento, minacciando di lanciarsi nel vuoto in mancanza dei dovuti riscontri operativi, primo fra tutti la convocazione di un incontro da parte del governo per risolvere la crisi;
il consiglio regionale della Campania, il 2 febbraio 2011, ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno presentato dal consigliere Gennaro Oliviero, indirizzato alla giunta regionale, per l'istituzione immediata di un tavolo anticrisi presso il Ministero dello sviluppo economico -:
quali azioni intendano porre in essere al fine di dare vita con urgenza a un tavolo anticrisi nel quale garantire un impegno immediato da parte del Governo per la prosecuzione delle attività industriali della Competence e la salvaguardia dell'occupazione a Marcianise, nonché per un intervento nei confronti di Jabil, che ha disatteso gli impegni del Piano Industriale presentato a giugno al ministero dello sviluppo economico, e su cui emergono forti dubbi di legalità nei conti economici.
(5-04169)

Interrogazioni a risposta scritta:

OLIVERIO, LARATTA e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la regione Calabria e, in particolare, la provincia di Crotone rappresenta una delle zone del territorio italiano a più elevato rischio idrogeologico;
il progetto IFFI (inventario dei fenomeni franosi in Italia), il cui obiettivo era quello di ottenere una conoscenza globale del territorio nazionale, cercando di uniformare il più possibile i criteri di interpretazione e di definizione dei fenomeni franosi, ha evidenziato la diffusa fragilità del territorio crotonese;
secondo i dati del citato rapporto nella provincia di Crotone sono stati individuati ben 409 punti identificativi del fenomeno franoso, con 78 aree soggette a rischio frana, per un'estensione totale di territorio che supera i 40 chilometri quadrati;

a rendere più preoccupante il quadro, si aggiungono al dato statistico le emergenze concrete, come la frana che ha colpito la settimana scorsa il comune di Cirò, con comprensibili pericoli e disagi per la popolazione;
a causa della frana, che ha interessato un intero quartiere, che sorge a pochissime centinaia di metri dall'antico borgo medioevale, otto famiglie hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni a Cirò, a causa della compromessa stabilità delle case; sul posto si è reso necessario l'intervento e la presenza di vigili del fuoco e protezione civile - che ancora oggi stazionano di giorno e di notte - nonché di polizia municipale e carabinieri, mentre è stato disposto l'avvio di un'indagine geologica;
l'esposizione del territorio di Cirò alle frane ed alle alluvioni rappresenta un problema di eccezionale rilevanza socioeconomica per tutta la regione calabrese, sia per il numero di potenziali vittime di una calamità naturale, che per i danni prodotti agli edifici abitativi, alla vitivinicoltura di elevato pregio, agli insediamenti produttivi ed alle infrastrutture, alla circolazione di beni e di persone;
in numerose occasioni il primo firmatario del presente atto aveva segnalato al Governo la problematicità della situazione idrogeologica della regione Calabria e della zona della provincia di Crotone, chiedendo attenzione e l'attivazione di una politica di prevenzione e di messa in sicurezza; la questione è stata sollevata sia con interventi in assemblea, sia con atti di sindacato ispettivo (interrogazioni a risposta scritta a novembre 2009 e a marzo 2010, interrogazione a risposta in commissione ad aprile 2010) sia con atti di indirizzo (ordine del giorno a dicembre 2009), purtroppo in quella che appare una quasi totale indifferenza del Governo, che, a parere degli interroganti, si rende, anche moralmente, responsabile degli eventuali altri danni alle case, alle infrastrutture e alle persone -:
se il Governo intenda individuare ulteriori necessarie e adeguate risorse finanziarie destinate alla difesa del suolo e alla prevenzione del dissesto idrogeologico, stabilendo meccanismi di attribuzione delle stesse al fine di garantire che la distribuzione avvenga in modo da privilegiare le aree a più alto rischio franoso, come quella della Calabria e, in particolare, della provincia di Crotone e, oggi, del comprensorio del cirotano;
se il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, un piano organico di prevenzione e messa in sicurezza dei territori dei suddetti comuni colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali che sostenga e favorisca gli enti locali, che godono di scarse risorse e mezzi limitati e non sono in grado di far fronte ai danni subiti;
quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per garantire tempestivi interventi per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio della provincia di Crotone;
se il Governo ritenga opportuno definire un piano organico di prevenzione delle calamità naturali, da affiancare a quello della regione Calabria al fine di affrontare nella maniera più efficace le emergenze alluvionali ed il rischio idrogeologico del territorio (frane, alluvioni, smottamenti);
quali risorse finanziarie il Governo intenda mettere a disposizione per la riqualificazione dei centri storici ed il rafforzamento strutturale degli edifici e delle abitazioni dei comuni calabresi, nonché per la messa in sicurezza e il miglioramento delle infrastrutture viarie e stradali calabresi esistenti di competenza;
se il Governo intenda assumere, con estrema urgenza, iniziative al fine di dotare di adeguate abitazioni le famiglie che sono state costrette ad abbandonare le case pericolanti, oggi provvisoriamente ospitate da parenti e amici.
(4-10758)

LARATTA, CESARE MARINI, OLIVERIO, LO MORO e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri,

al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Reggio Calabria non ha evaso gli obblighi fiscali afferenti al versamento delle imposte erariali e locali, trattenute ai dipendenti ed ai lavoratori autonomi, per circa 20 milioni di euro;
presso lo stesso comune, alla data del 31 dicembre 2010, risultavano inevasi mandati per 79 milioni di euro e spese già liquidate, per le quali non vi era ancora l'emissione del relativo mandato, per 15,5 milioni di euro;
risultano non contabilizzate le somme relative ad una mole imponente di situazioni debitorie (contratti di derivati, debiti con la regione e con i fornitori, e altro);
la CGIA di Mestre, nell'ultimo rapporto sull'indebitamento dei comuni, ha calcolato in 301 milioni di euro i debiti del comune di Reggio Calabria al 2008, classificandolo al settimo posto tra i comuni più indebitati d'Italia;
è stata richiesta ispezione al Ministero dell'economia e delle finanze e il Governo, rispondendo ad interpellanza urgente, ha avuto modo di esprimere una forte preoccupazione per lo stato finanziario dell'ente, citando la relazione del prefetto che segnalava che solo a seguito dell'intervento dello stesso erano stati scongiurati problemi di ordine pubblico dovuti alla mancata erogazione delle spettanze ai lavoratori ed alle imprese;
i dipendenti delle società miste del comune e delle imprese che eseguono lavori per il comune scioperano sono in continuo stato di agitazione a causa della mancata regolare erogazione delle spettanze;
le procedure esecutive contro il comune si sono ulteriormente moltiplicate nel corso dell'anno 2010;
risulta che più soggetti hanno ricevuto liquidazioni illegittime per importi di particolare e significativa rilevanza, beneficiando della copertura di amministratori e soggetti preposti al controllo;
la giunta comunale ha da poco approvato il rendiconto 2010, con 10 mesi di ritardo rispetto al termine previsto dalla legge del 30 aprile e, secondo quanto consta agli interroganti, al fine di evitare di attestare la condizione di deficit strutturale del bilancio, avrebbe commesso due evidenti errori di calcolo per i parametri 5 e 7, ed avrebbe evitato di conteggiare l'avanzo nel parametro 10;
dopo appena 1 ora dalla conferenza stampa dell'opposizione che denunciava la non veridicità del rendiconto, il presidente della sezione calabrese di controllo della Corte dei conti trasmetteva all'agenzia Ansa un comunicato con il quale, in maniera manifestamente irrituale e senza precedenti, affermava l'inesistenza di una situazione di dissesto, pur non essendo a conoscenza delle risultanze del rendiconto 2010 deliberato soltanto dalla giunta comunale e ancora in attesa della relativa approvazione da parte del consiglio che ancora non è avvenuta -:
di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto riportato in premessa;
se il Governo non intenda anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica sottoporre a ispezione e verifica la situazione contabile del comune di Reggio Calabria.
(4-10767)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI, TOUADI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2011 è stato pubblicato su L'Unità un articolo dal titolo «Wikileaks,

accuse all'Italia: Eritrei respinti e picchiati»;
nell'articolo si riporta che in merito alla politica italiana dei respingimenti sono emersi nuovi e sconcertanti dettagli grazie ad alcune carte segrete svelate dal sito Wikileaks;
in particolare, un documento riservato datato 5 agosto 2009, riferisce il contenuto della riunione intercorsa tra l'ambasciatore americano in Libia Gene Cretz e l'Alto commissario dei rifugiati dell'ONU a Tripoli Mohamed Alwash;
oggetto della menzionata riunione era la definizione di un piano di accoglienza negli Stati Uniti di un gruppo di rifugiati politici eritrei respinti dall'Italia e in quel momento detenuti a Misratah;
durante la suddetta riunione, come riportato nell'articolo de L'Unità che cita quanto contenuto nel documento svelato dal sito Wikileaks, l'Alto commissario dei rifugiati a Tripoli Mohamed Alwash ha riferito quanto segue:
un'imbarcazione partita dalla Libia e diretta verso l'Italia con 89 passeggeri a bordo, tra cui 75 eritrei comprese 9 donne di cui una incinta e con urgente bisogno di cure mediche e 3 bambini, è stata intercettata dalla Marina militare italiana il 1o luglio 2009, a 33 miglia a sud di Lampedusa;
a seguito di tale intercettazione e del rifiuto da parte dei militari italiani di consentire ai migranti di chiedere protezione internazionale al comandante della nave, sono scoppiati violenti scontri fisici tra i migranti e i militari della Marina italiana, tanto è che almeno 6 persone sono state ferite;
causa degli scontri è stata, infatti, la volontà dei militari della Marina italiana, motivata da «ordini tassativi del Governo italiano», di respingere tali migranti in Libia, nonostante alcuni di essi avessero un attestato di rifugiato rilasciato dagli uffici dell'Alto commissariato dei rifugiati delle Nazioni Unite;
le autorità libiche, inoltre, si sarebbero rifiutate di inviare una propria motovedetta per il respingimento in Libia, e pertanto gli eritrei sono stati «consegnati a una piattaforma petrolifera dell'Eni al largo delle coste della Libia», da dove poi sono stati portati a terra e messi in detenzione;
solo dopo due giorni d'insistenti richieste, gli operatori delle Nazioni Unite hanno ottenuto l'autorizzazione a incontrare il gruppo dei respinti in carcere.
Mohamed Alwash avrebbe, poi, esplicitamente dichiarato che: «il Governo italiano fa intenzionalmente ostruzionismo alle Nazioni Unite. In particolare, l'ambasciatore italiano a Tripoli Francesco Trupiano si rifiuta di incontrarsi con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e nonostante quest'ultimo abbia più volte sollecitato il Governo italiano, senza ricevere alcuna risposta»;
il 2 luglio 2010, le autorità libiche hanno chiuso senza alcuna spiegazione né preavviso l'Ufficio dell'UNHCR a Tripoli, chiarendo definitivamente - per il momento - che non vogliono che sia garantita alcuna protezione internazionale a centinaia di migliaia di migranti che si trovano in Libia e che non hanno riconosciuto alcuno status giuridico;
il 9 novembre 2010, la Camera dei deputati ha approvato l'emendamento Mecacci 1-00484/1, riferito alla mozione Antonione n. 1-00484 concernente la mozione di revisione del Trattato Italia-Libia, poi approvata dalla Camera;
con tale emendamento si impegna il Governo «sollecitare con forza le autorità di Tripoli affinché ratifichino la Convenzione Onu sui rifugiati e riaprano l'ufficio dell'UNHCR a Tripoli, quale premessa per continuare le politiche dei respingimenti dei migranti in Libia»;
il 15 novembre 2010, la Libia ha pubblicamente respinto le raccomandazioni delle Nazioni Unite di ratificare la

suddetta Convenzione e di sottoscrivere un Memorandum d'intesa con l'UNHCR per consentire l'assistenza ai rifugiati -:
se i nuovi e sconcertanti fatti menzionati in premessa corrispondano al vero e quale sia la politica del Governo italiano nei confronti dei migranti provenienti dalla Libia, anche alla luce dell'impegno parlamentare che è stato assunto con l'approvazione della mozione Antonione 1-00484 come modificata dall'emendamento Mecacci 1-00484/1.
(5-04168)

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI e BITONCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la crisi esplosa sulla cosiddetta sponda sud del Mediterraneo sta creando un'instabilità diffusa, che in Egitto è culminata nell'esplosione di gravissimi disordini, che stanno assumendo una piega drammaticamente ostile agli interessi occidentali;
risulta, in particolare, iniziata una vera e propria caccia all'uomo nei confronti dei giornalisti stranieri e, pare, anche dei turisti occidentali che si trovano nella capitale egiziana -:
quali misure il Governo abbia adottato od intenda adottare per proteggere i cittadini italiani residenti in Egitto o anche solo temporaneamente ivi soggiornanti per turismo o per condurvi un'attività lavorativa.
(4-10731)

REGUZZONI e BITONCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la crisi esplosa sulla cosiddetta sponda sud del Mediterraneo sta creando un'instabilità diffusa;
l'instabilità politica e le proteste stanno avendo ripercussioni non soltanto sulla sicurezza interna degli Stati interessati, ma altresì sulla loro capacità di approvvigionare i rispettivi mercati;
la congiunzione della crisi politica a quella alimentare ed economica può assumere contorni drammatici suscettibili di ripercuotersi anche sul territorio nazionale italiano, in ragione della sua evidente prossimità ai teatri dei disordini -:
quali misure il Governo intenda adottare per scongiurare il pericolo di un afflusso improvviso di migranti economici dai Paesi della sponda sud e se del caso gestire la prevedibile crescita dei richiedenti asilo.
(4-10732)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Svizzera, come evidenziato dalla stampa locale, e in particolar modo dal Corriere del Ticino, il Consiglio di Stato del Cantone San Gallo ha deciso di rinunciare all'insegnamento liceale dell'italiano come materia di maturità;
in queste settimane si discute all'Amministrazione federale come dare seguito a quanto contenuto nell'ordinanza della legge sulle lingue e, a giudicare dalla scelta del Cantone San Gallo, le prospettive non sembrano favorevoli;
a Turgovia il numero degli iscritti ai corsi di italiano-maturità nell'insieme dei licei cantonali non supera le 81 unità e le sedi hanno fissato una soglia minima di 13 studenti, al di sotto della quale i corsi non hanno luogo;
ai Grigioni, alcuni mesi fa, in seguito alla decisione di anticipare l'insegnamento obbligatorio dell'italiano dalla quarta alla terza elementare, il CEO di una grande multinazionale con sede a Bonaduz si è espresso sull'italiano e il romancio giudicandoli «lingue folcloristiche», dichiarando che è difficile attirare nei Grigioni gli specialisti di cui hanno bisogno le ditte

straniere ad alto valore aggiunto se l'insegnamento dell'inglese per i loro figli viene posposto a quello dell'italiano;
in primavera la città di Coira è chiamata a votare sull'insegnamento bilingue (italiano-tedesco o romancio-tedesco) alle elementari e all'asilo, entrambi minacciati;
in Italia, il Governo ha tagliato di ben oltre il 50 per cento i fondi destinati agli organismi di tutela -:
se il Ministro interrogato intenda adottare misure straordinarie per contrastare la «debacle» della lingua italiana in Svizzera;
se intenda promuovere maggiormente lo studio della lingua italiana in Svizzera;
se ritenga necessario, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, promuovere adeguate campagne di diffusione per la tutela della lingua italiana all'estero.
(4-10739)

GARAVINI, BUCCHINO, FEDI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la linea di contenimento perseguita negli ultimi anni dalle leggi finanziarie in merito alla promozione della lingua e della cultura italiana all'estero ha determinato una situazione di tendenziale inadeguatezza dei servizi prestati, in controtendenza con la richiesta di apprendimento manifestatasi in diversi Paesi e soprattutto in quelli di storica immigrazione italiana, nei quali è obiettivo e interesse del nostro Paese preservare il legame con le comunità d'origine;
in tale quadro è quanto mai opportuno cercare di evitare tensioni particolari che, nascendo da comportamenti impropri della nostra amministrazione, possano ulteriormente aggravare la rete e la qualità dei servizi culturali rivolti a fruitori italiani e stranieri;
nella circoscrizione consolare di Liegi, nella quale sono presenti circa 80.000 nostri connazionali, il sistema di promozione della lingua e della cultura italiana si caratterizza in questo modo: la consistente presenza di 12 insegnanti di ruolo inviati dal Ministero degli affari esteri che, sotto la direzione dell'ufficio scolastico consolare, svolgono attività interculturale all'interno delle istituzioni scolastiche belghe, e l'attività di un ente gestore di corsi - ELICAI - che copre una quota del servizio;
circa il 60 per cento degli oltre 3.000 utenti è interessato alle attività di natura interculturale e il 30 per cento circa anche alle attività di apprendimento linguistico in senso specifico, gestite in particolare dall'ELICAI;
la complessa natura di questo tipo di attività interculturali consiglierebbe di rafforzare il carattere misto dell'offerta formativa difendendone l'articolazione organizzativa e didattica;
impiegando personale residente in loco, l'ELICAI garantisce la massima ottimizzazione delle risorse pubbliche di cui dispone, raggiungendo standard adeguati nell'offerta del servizio alla comunità italiana;
occorre tenere presente che l'ELICAI in Belgio, dopo la chiusura dell'ente gestore operante a Charleroi e la sospensione di quello di Bruxelles, è difatti l'unico ente attivo nel Paese e che il contributo alle attività dell'ELICAI è invece progressivamente diminuito negli ultimi anni; nello stesso tempo si sono manifestate serie e nocive tensioni con la direzione scolastica consolare, come attesta una petizione sottoscritta da una quarantina di enti e associazioni operanti nella comunità -:
se non ritenga di favorire il superamento delle tensioni che si sono sviluppate tra l'ufficio scolastico del consolato e l'ente gestore anche attraverso un avvicendamento

di responsabilità che garantisca nel modo più sereno e proficuo lo svolgimento delle attività;
se non intenda disporre un dignitoso sostegno delle attività svolte dall'ELICAI, assicurando un contributo adeguato per il futuro, sia pure entro il quadro di compatibilità delle recente disposizioni finanziarie.
(4-10752)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella serata del 31 gennaio 2011 - come pubblicato da numerosi quotidiani - il canale televisivo franco-tedesco «Arte» ha dedicato una intera trasmissione al Presidente del Consiglio italiano dipingendo un quadro inquietante e scandalistico, intervistando solo e soltanto oppositori ed esplicitamente indicando come «mafioso» Berlusconi e il partito forza Italia;
la costruzione del programma è stata del tutto faziosa, preconcetta e con gravissime accuse all'Italia, Paese «Dove gli italiani sono lobotizzanti da 25 anni con le tv commerciali di Berlusconi» e altro «Non quindi un reportage sull'Italia, ma la sua caricatura» (Alberto Mattioli, corrispondente da Parigi de La Stampa» - pagina 9 dell'edizione del 2 febbraio 2011);
una ricostruzione incredibile per una TV pubblica e che impone una pesante replica da parte delle nostre autorità diplomatiche per il buon nome del nostro Paese -:
quali iniziative siano state avviate dalla nostra rappresentanza diplomatica in Francia per chiedere adeguate rettifiche e - ove queste non fossero ancora state richieste - cosa intenda fare il Ministro per tutelare la credibilità dell'Italia in terra di Francia.
(4-10766)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale del 10 gennaio 2011 sono stati nominati commissari straordinari per la gestione nelle diverse regioni di programmi d'interventi legati al rischio idrogeologico e alla difesa del territorio;
in molti casi si tratta di gestire nuovi programmi d'intervento, mentre come nel caso della città di Genova si tratta di completare il terzo lotto di lavori in corso sul torrente Bisagno nel tratto tra la questura di Genova e la stazione ferroviaria di Genova Brignole;
in questi anni il lavoro di coordinamenti dei lavori era stato condotto dal presidente della regione affiancato dai tecnici dell'ente;
nell'ambito delle scelte dei commissari, si è determinata la scelta dell'ex prefetto di Genova Giuseppe Romano per la gestione di questa fase di lavori a Genova, funzionario conosciuto e apprezzato per il suo lavoro a Genova come prefetto o come per l'incarico di commissario di bonifica dell'ACNA di Cengio;
la stampa nel dare notizia della nomina aggiungendo che per garantire il funzionamento della nuova struttura che affiancherà il commissario, vi sarà un impegno economico molto significativo -:
per quale ragione si è fatta la scelta di costituire questa nuova struttura per la gestione degli interventi sul torrente Bisagno;
quali saranno i costi relativi al funzionamento della struttura.
(5-04162)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere:
se sia stata assentita dalla competente soprintendenza la collocazione in sito di uno spuntone ben visibile tra due merli del palazzo gotico di Piacenza, lato verso via Sopramuro;
quali provvedimenti repressivi la stessa Soprintendenza intenda assumere per la rimozione dell'elemento di cui trattasi, chiaro oltraggio all'eminente palazzo civico.
(5-04165)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in ogni parte d'Italia si stanno programmando celebrazioni per il 150o anniversario dell'unità d'Italia;
molti monumenti, cippi, ricordi o testimonianze sono legati ad eventi bellici e molti di essi si trovano all'interno di strutture militari - operative o dismesse - dove hanno avuto sede (o l'hanno tuttora) reparti delle nostre Forze Armate -:
se siano state promosse iniziative tese al restauro di elementi legati al nostro Risorgimento conservati all'interno di caserme o altre strutture militari e se siano state organizzate manifestazioni per la loro massima visibilità al pubblico, soprattutto ai cittadini più giovani e quindi più storicamente lontani a fatti d'armi legati alla nostra storia militare, dalle guerre risorgimentali all'ultimo conflitto mondiale.
(4-10729)

ZACCHERA. - Al Ministro della difesa. Per sapere - premesso che:
con interrogazione parlamentare 4-00755 (alla quale non risulta essere stata data risposta) l'interrogante aveva sottolineato il caso del Maresciallo Antonio Ciavarelli del Co.Ce.R. Marina, destinato alla capitaneria di porto di Taranto al quale il giorno 7 giugno 2008, venivano «contestati gli addebiti» in seguito ad un rapporto disciplinare inviato dall'ammiraglio Rosati (capo del 1o Reparto dello S.M.M.) su disposizione del Capo di Stato maggiore della Marina per un articolo scritto e apparso su siti internet ed alcuni organi di informazione dal titolo «Guardia Costiera l'unica arma, la buona volontà»;
quanto scritto dal maresciallo e le materie trattate riguardavano il pacchetto sicurezza ed in primo luogo la necessità di dotare il personale ufficiale ed agente di polizia giudiziaria della Guardia costiera di sistemi idonei di difesa. Il motivo principale era la tutela fisica, giuridica, la professionalizzazione e indirettamente il trattamento economico, quindi materie che rientrano proprio in quelle della legge e dei regolamenti riguardanti la rappresentanza militare;
Ciavarelli firmava l'articolo sia a titolo personale e sia come singolo delegato Co.Ce.R. e non a nome di un organo della rappresentanza. Per di più comunque, il decreto del Presidente della Repubblica del quale si contestava la violazione (articolo 590 del 1992), all'articolo 3 prevede che l'eccezione di divieto di rilascio di dichiarazioni ad organi di informazione sia per i soli componenti del Co.Ce.R.;
tale azione dello Stato maggiore nei confronti del delegato Ciavarelli, risulta essere secondo l'interrogante un fatto potenzialmente intimidatorio che comporta pressioni psicologiche sui delegati, tali da mettere in discussione la validità e legittimità del mandato;
quanto sopra è anche confermato dai tantissimi attestati di solidarietà e di stima provenienti dai più importanti sindacati di

polizia, nonché dalle forti prese di posizione dei singoli consigli di base, intermedi (capitanerie e Maridipart Taranto), delle sezioni Co.Ce.R. (compresa all'unanimità quella della stessa Marina militare) oltre che quella decisa del Co.Ce.R. interforze che ha chiesto al Capo di Stato maggiore della difesa di bloccare immediatamente il provvedimento intervenendo a tutela del mandato;
il personale delle capitanerie di porto nonostante le varie dipendenze funzionali da diversi dicasteri, prime fra tutte quella dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti (anche ambiente, interni, difesa, e altri), non hanno possibilità di essere rappresentati a livello centrale ma sono solo come uno dei nove Co.I.R. (consiglio intermedio) all'interno della forza armata, eccezion fatta nelle rare circostanze di delegati come Ciavarelli che riescono ad essere eletti in ambito Co.Ce.R. Marina e, quindi, a ricevere la considerazione di tutto il personale Marina, non solo delle Capitanerie;
se tale provvedimento dovesse permanere rappresenterebbe - a parere dell'interrogante - una grave limitazione della rappresentatività in particolare del personale della guardia costiera che svolge attività non prettamente di difesa ma di polizia marittima (concorso al traffico di stupefacenti, sicurezza della navigazione, antimmigrazione clandestina, antiterrorismo nei porti, controlli sulla salubrità e la filiera del pescato eccetera) con tutti i problemi di condizione militare e di tutela e che tale attributo comporta -:
quale sia stato il proseguimento dell'iter del procedimento e quali azioni intenda eventualmente intraprendere il Ministro, affinché non vengano messe in discussione le norme e la prassi consolidata del Consiglio centrale, in quanto si ritiene che il fatto non sussista perché oggettivamente non si intravedeva, nell'articolo del delegato Ciavarelli, alcuna prevaricazione delle competenze della rappresentanza militare, nelle quali la sicurezza e il trattamento economico e la professionalizzazione rientrano a pieno, oltre alla facoltà di qualsiasi militare di esprimere il proprio pensiero (ex articolo 9 della legge n. 382 del 1978);
se sia intenzione del Ministro della difesa far sì che al personale della guardia costiera possa essere riconosciuta finalmente una rappresentanza a livello centrale.
(4-10733)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
secondo l'ultima «Relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell'organizzazione delle Forze armate», consegnata in questi giorni dal Ministero della difesa al Parlamento è emerso che nel 2009 sono stati segnalati un caso di mobbing e ben 11 di molestie sessuali, tutti all'esame della magistratura. La relazione consegnata dal Ministero della difesa al Parlamento non entra nel merito dei singoli episodi, sui quali non vengono forniti particolari. Si sottolinea però che su questi fenomeni deve esserci particolare attenzione, considerato soprattutto che il numero delle donne nelle caserme è in continuo aumento;
nella relazione si legge, «seppure il fenomeno del nonnismo sembra debellato, si ritiene che razione di prevenzione e di contrasto contro qualsiasi episodio di sopraffazione fisica e morale all'interno delle strutture militari continui con livelli di attenzione elevati, in modo da cogliere sul nascere anche altre forme di comportamenti devianti (con particolare attenzione all'aspetto relativo alle molestie sessuali), direttamente connessi ad una sempre maggiore presenza di personale femminile nelle Forze armate»;
discutibile è la maniera in cui gli episodi vengono affrontati e classificati, dimostrando ancora una volta l'arretratezza culturale in cui vive e lavora il mondo delle Forze armate in questo Paese. Non ai fa un'analisi sociologica dei fenomeni, quasi sempre atti di prevaricazione fisica o psicologica molto violenti e

gravi, spesso a danno di ragazzi molto giovani e si archivia quasi sempre ogni questione come «scherzi» più o meno lievi -:
quale sia nel concreto l'azione di vigilanza e monitoraggio che ora le Forze armate stanno mettendo in atto anche nei confronti di tutti quei «fatti e situazioni riconducibili al mobbing e alle molestie sessuali», fenomeni sostanzialmente nuovi per il mondo militare;
quali siano altresì le azioni di prevenzione e contrasto tese sia alla miglior efficienza delle strutture che alla tutela del personale.
(4-10736)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che il giorno 18 ottobre 2010 si sia svolta una riunione del consiglio di base della rappresentanza militare del comando carabinieri Legione Lazio durante la quale è stata posta all'esame dell'assemblea consiliare la «Lettera n. 229/4-2009 in data 28 settembre 2010 del Servizio Amministrativo Legionale, avente per oggetto: Affidamento del servizio di somministrazione di vivande calde e fredde a mezzo distributori automatici (richiesta affidamento del servizio dell'Associazione CC in servizio "Podgora")»;
il parere espresso dall'organismo consiliare, con 17 voti favorevoli, 11 contrari e 4 astenuti ha confermato la predetta autorizzazione;
con numerosi atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno sollevato forti dubbi sulla legittimità dell'operato e dei rapporti intercorsi tra l'amministrazione militare e l'associazione «Podgora» i cui soci fondatori sono risultati essere membri della medesima rappresentanza militare Cocer, nonché del citato consiglio di base;
al verbale della seduta sono allegate alcune dichiarazioni di voto contrario ove si afferma che «Vi è un grave conflitto di interessi poiché molti delegati parlano da delegati della rappresentanza militare, da associati e dirigenti dell'associazione "Podgora". Come mai tutto questo è possibile? Tanto vale cambiare la rappresentanza in associazione "Podgora". È gradito sapere i nomi degli iscritti all'associazione "Podgora" che fanno parte del Co.Ba.R Lazio», «Voto contrario al rinnovo della gestione della somministrazione di bevande calde e fredde a mezzo di distributori automatici installate presso le Caserme dell'Arma, da parte della associazione Carabinieri in servizio "Podgora", perché: - sono state raccolte innumerevoli lamentele da parte del personale in servizio presso la caserma "Podgora" e dei comandi Arma di Ostia, ove, verosimilmente, le difficoltà riscontrate nel reperimento delle chiavette (che danno diritto ad uno sconto agevolato a chi le possiede e ne usufruisce) comporta un aggravio di spesa; - la mancata manutenzione e rifornimento non garantisce un buon utilizzo e spesso al posto delle bevande calde, verosimilmente, viene erogato solo acqua calda; - verosimilmente la "politica aziendale" di inserire poca acqua minerale, che và per la maggiore, costringe ai militari comandati di servizio nei giorni festivi e notturni di dissetarsi con bevande a costo superiore (che arriva anche a due euro - come da listino). Sono contrariato, inoltre, perché verosimilmente non si fa l'interesse del personale (vedesi l'aumento dei prezzi rispetto ai gestori precedenti che, oltretutto, pagavano l'energia e l'acqua a "defalco"!!!). Curioso e doveroso sarebbe opportuno sapere quanti delegati hanno il duplice incarico di rappresentante dei colleghi, che li hanno votati per tutelare i loro interessi, e di rappresentante, socio, iscritto o altro dell'associazione CC in servizio "Podgora", che oggi stanno paradossalmente votando, non si capisce per gli interessi di chi... (Conflitto d'interessi???). Chiedo inoltre, se possibile, di sapere quanti dei presenti sono iscritti ad associazioni, in modo da dare a chi ci chiama giustamente in causa la possibilità di un giusto metro di giudizio per l'interesse del personale!»;

risulta agli interroganti che 61 militari abbiano sottoscritto un documento indirizzato al comandante del nucleo radiomobile del comando provinciale di Roma con il quale «in considerazione del fatto che i nuovi distributori automatici installati presso la nostra struttura sono continuamente guasti e inadeguatamente controllati, vista la pessima qualità dei prodotti erogati e la scarsa pulizia delle macchinette stesse. Chiedono alla S.V. di voler valutare l'opportunità di congedare l'attuale società responsabile dei suddetti distributori automatici ripristinando invece la gestione della precedente azienda, distintasi nel tempo per puntualità, precisione e diligenza.»;
ferme restando le questioni sollevate con i precedenti atti di sindacato ispettivo è opinione degli interroganti che i vertici militari della Legione Lazio non abbiano saputo utilizzare la normale diligenza per impedire il verificarsi di situazioni che evidentemente si collocano al limite, se non oltre, o al di fuori della legalità -:
se il ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali immediate azioni intenda intraprendere per ripristinare la legalità violata;
se intenda accertare anche segnalando i fatti alle autorità giudiziarie competenti, i fatti esposti in premessa in merito all'affidamento e alla gestione dei distributori automatici in premessa e se sia intenzionato a perseguirne per quanto di competenza gli eventuali responsabili al fine di salvaguardare l'onore e il prestigio dell'Arma dei carabinieri.
(4-10738)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il comma 3 dell'articolo 627 del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 prevede che la categoria dei sottufficiali comprende i militari dal grado di sergente e corrispondenti sino al grado di primo maresciallo ed equiparati;
l'articolo 691 del predetto codice stabilisce che il personale del ruolo dei sergenti dell'Esercito italiano, della Marina militare e dell'Aeronautica militare è tratto mediante concorso interno a domanda per titoli ed esami e successivo corso di aggiornamento e formazione professionale;
l'articolo 840 del medesimo codice recita testualmente che «1. Al personale appartenente al ruolo dei sergenti sono attribuite, con responsabilità personali, mansioni esecutive, richiedenti adeguata preparazione professionale, che si traducono nello svolgimento di compiti operativi, addestrativi, logistico-amministrativi, tecnico-manuali, nonché il comando di più militari e mezzi. 2. Il personale appartenente al ruolo dei sergenti della categoria "nocchieri di porto" del Corpo delle capitanerie di porto della Marina militare, svolge, oltre agli specifici incarichi caratteristici del proprio ruolo, anche funzioni di ufficiale di polizia giudiziaria, ai sensi del codice della navigazione e delle altre leggi che lo prevedono»;
il sito internet ufficiale della Marina militare, sino al 31 gennaio 2011, riportava la seguente definizione del ruolo sergenti nell'area «Uomini e Mezzi Sottufficiali»: «Visto il reclutamento dei Sergenti esclusivamente tra i VSP, tale Ruolo è da considerarsi naturale prosecuzione della carriera da VSP. A questo proposito, sia il COCER che i vari COIR e COBAR hanno più volte proposto un definitivo accorpamento del ruolo VSP nel ruolo Sergenti sul modello americano. (In realtà gli odierni VSP sotto molti aspetti sono già considerati dei sottufficiali, ad esempio utilizzano di norma le uniformi prescritte per i sergenti, invece di utilizzare quelle normalmente in uso alla truppa che oggi si può dire limitata ai "volontari in ferma prefissata quadriennale" (VFP4) e i "volontari in ferma prefissata annuale" (VFP1)»;

tale definizione, oltre a non essere aderente al profilo giuridico dettato dalle norme citate in precedenza, ha generato un evidente malcontento tra il personale interessato e ravvisabile in diversi siti internet tra i quali www.sergenti.it e www.forzearmate.org;
in data 1o febbraio 2011, la suddetta pagina internet del sito ufficiale della Marina militare veniva modificata e corretta nel modo seguente: «Al ruolo Sergenti vengono attribuite, con responsabilità personali, mansioni esecutive, richiedenti adeguata preparazione professionale, che si traducono nello svolgimento di compiti operativi, addestrativi, logistico-amministrativi e/o tecnico-manuali, nonché il comando di più militari e/o mezzi. Sono reclutati tramite concorso interno dai volontari in servizio permanente che abbiano almeno 5 anni di anzianità di servizio, frequentando un corso di aggiornamento professionale, generalmente della durata di 6-8 mesi» -:
quale sia il motivo della pubblicazione della prima versione citata in premessa e quali siano i contenuti delle delibere degli organismi della rappresentanza militare della Marina militare che abbiano espresso un parere favorevole all'unificazione dei ruoli truppa e sergenti;
se dal 1995 vi siano stati delegati del COCER Marina appartenenti al ruolo dei sergenti;
quale sia il punto di vista ufficiale della Marina militare in tema di riordino delle carriere con particolare riferimento al ruolo dei sergenti.
(4-10759)

TESTO AGGIORNATO AL 1° MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

TASSONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia delle entrate, del territorio e delle dogane, enti pubblici non economici sono state istituite ai sensi del decreto legislativo 300 del 1999 ed attivate dal 1o gennaio 2001;
le suddette agenzie fiscali sono dotate di un proprio statuto e di un regolamento di amministrazione;
ai sensi dei suddetti strumenti di governance, le agenzie hanno proceduto sin dalla loro attivazione all'affidamento di incarichi dirigenziali, anche di particolare rilievo, a personale non dirigente, senza procedere, secondo il disposto regolamentare, alla contestuale attivazione dei concorsi per la copertura delle posizioni dirigenziali disponibili ed affidate temporaneamente;
allo stato attuale oltre il 60 per cento (oltre 900 posizioni) delle posizioni dirigenziali è affidata a personale non dirigente con incarichi provvisori;
la dotazione di personale dirigente di ruolo si è ulteriormente aggravata negli ultimi anni in quanto le agenzie fiscali si sono avvalse della facoltà prevista dall'articolo 72, comma 11, del decreto-legge del 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge del 6 agosto 2008, n. 133, sostituito dall'articolo 17, comma 35-novies, del decreto-legge del 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, risolvendo il rapporto di lavoro per dirigenti che avevano maturato 40 anni di servizio (contributivo);
la lotta all'evasione necessita di una macchina fiscale adeguata e una dotazione organica dirigenziale coerente con gli obiettivi affidati -:
se siano allo studio iniziative normative per l'inserimento del personale nel ruolo dirigenziale, attraverso apposite forme concorsuali, al fine dare definitiva copertura alle posizioni vacanti.
(3-01444)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni la Guardia di finanza e la magistratura sono intervenute innumerevoli volte per controlli legati alle attrezzature elettroniche destinate a giochi nei pubblici esercizi cui sono seguiti inizi di procedimenti giudiziari;
in moltissimi casi queste apparecchiature non sono infatti risultate conformi alle norme e vi sono stati innumerevoli sequestri -:
quanti apparecchi risultino non essere stati riscontrati a norma in questi ultimi anni;
quali iniziative siano state assunte nei confronti dei gestori di queste apparecchiature;
se non si ritenga di dover ulteriormente intervenire per limitare l'accesso a questi giochi (in particolare riducendo l'entità delle puntate massime) tenuto conto del pericolosissimo aspetto sociale legato alla dipendenza da gioco di molti cittadini, con conseguenze a volte catastrofiche per i bilanci delle famiglie.
(4-10728)

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 10, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 sono deducibili le spese mediche e quelle di assistenza specifica necessarie nei casi di grave e permanente invalidità o menomazione, sostenute dai soggetti indicati all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
le istruzioni al modello Unico 2010, rigo RP27 chiariscono che le spese di assistenza specifica sostenute dai disabili sono quelle relative a:
a) all'assistenza infermieristica e riabilitativa;
b) al personale in possesso della qualifica professionale di addetto all'assistenza di base o di operatore tecnico assistenziale esclusivamente dedicato all'assistenza diretta della persona;
c) al personale di coordinamento delle attività assistenziali di nucleo;
d) al personale con la qualifica di educatore professionale;
e) al personale qualificato addetto ad attività di animazione e/o di terapia occupazionale;
in merito quindi alla fattispecie illustrata si pone il problema di come considerare le prestazioni rese da una cooperativa sociale, Onlus di diritto, a favore di soggetti diversamente abili aventi i requisiti di cui alla legge n.104 del 1992. L'Agenzia delle entrate-DRE Lombardia in passato con risposta n. 904.117/2005 ha affermato che è consentita la deducibilità delle spese di assistenza specifica a favore di persone disabili anche quando siano rese da enti attraverso proprio personale specializzato;
tali prestazioni non vengono necessariamente rese direttamente e personalmente da un educatore professionale o da un soggetto in possesso di titolo analogo, anche se trovano comunque supervisione, organizzazione e coordinamento comunque in un educatore professionale o in personale qualificato. Infatti, le equipe di tutti i servizi della cooperativa sono formate da un numero di educatori variabile in base alla numerosità dell'utenza secondo un rapporto numerico stabilito dalla provincia. Ad ogni educatore sono affidati uno, due o più utenti, rispetto ai quali ha il compito di programmare e svolgere l'attività educativa individualizzata e di assicurare una costante continuità relazionale ed educativa all'interno del servizio. Ogni servizio è gestito da un responsabile che ne è referente. Le competenze di tutto il personale della cooperativa sono costantemente valutate dalla direzione;

a parere dell'interrogante non è chiaro cosa debba intendersi per personale specializzato, considerato che la norma non parla di prestazioni specialistiche ma di prestazioni specifiche -:
se siano deducibili, ex articolo 10, lettera b), del TUIR, le prestazioni socio-assistenziali ed educative svolte presso strutture residenziali, centri diurni e direttamente presso il domicilio della persona disabile dalle cooperative sociali - onlus, sul presupposto che sono comunque prestazioni di assistenza a favore di soggetti ex lege n. 104 del 1992, rese anche se in modo indiretto, da personale con i requisiti di educatore professionale o da personale qualificato.
(4-10740)

BRAGANTINI, FUGATTI, FORCOLIN, COMAROLI, BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 7 luglio 2009, n. 88 - legge comunitaria 2008 - all'interno delle disposizioni riguardanti l'esercizio e la raccolta dei giochi a distanza, stabilisce, al comma 27 dell'articolo 24, che con regolamento del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottarsi di concerto con il Ministro dell'interno, vengono disciplinati i tornei non a distanza di poker sportivo;
tale regolamento non è stato ad oggi adottato e il 13 gennaio 2011 il TAR regionale della Puglia ha bloccato l'ordinanza di sospensione dell'attività emessa dalla questura di Lecce nei confronti di un club locale, affermando che è proprio l'assenza di tale regolamento che consente l'organizzazione dei tornei di poker sportivo, a condizione che siano rispettate le direttive espresse dal Consiglio di Stato con il parere n. 3237 del 2008;
il Consiglio di Stato, nel citato parere, richiama l'articolo 721 del codice penale che stabilisce che è gioco d'azzardo quello nel quale ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria e afferma che il gioco del poker sportivo non è considerato gioco d'azzardo a condizione che la quota di iscrizione non superi i 30 euro, che non vengano distribuiti premi in denaro, che il giocatore non possa rientrare dopo aver esaurito la dotazione iniziale di fiches e che l'organizzatore del torneo non svolga nella medesima serata e nella stessa località più di un torneo;
il TAR regionale della Puglia ha disposto con la medesima pronuncia che la questura effettui il riesame del proprio provvedimento ed ha fissato l'udienza di merito per il mese di aprile 2011;
conseguenza della decisione del TAR pugliese sarà la liceità dei tornei di poker nei circoli e nei club, ad avviso dell'interrogante vanificando, in parte, l'azione del Governo e delle forze sociali tesa, da un lato, a diffondere la cultura del «gioco responsabile», al fine di portare a conoscenza di tutti gli effetti devastanti della dipendenza da gioco e, dall'altro, a perseguire tutte le forme di gioco illegale -:
quando ed in che modo il Governo intenda intervenire per regolamentare i tornei non a distanza di poker sportivo, al fine di evitare la diffusione capillare di questo gioco nei club e nei circoli privati.
(4-10762)

PALAGIANO e CAMBURSANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la legge 23 dicembre 1996, n. 662 (commi 143 e 144 dell'articolo 3) è stata prevista l'istituzione dell'Irap (imposta regionale sulle attività produttive), la cui disciplina è stata poi statuita dal decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446;
l'IRAP non colpisce né il reddito (nelle sue diverse definizioni: reddito-entrata, reddito-prodotto, reddito-consumo) né il consumo né il patrimonio; il suo presupposto è costituito invece da uno speciale - ipotetico - indice di capacità contributiva che viene individuato nell'«esercizio abituale di un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione

o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi» (articolo 2 del decreto legislativo n. 446 del 1997 e succ. modo e int);
l'IRAP costituisce quindi un'imposta che assoggetta a tassazione «una capacità contributiva impersonale, basata sulla capacità produttiva che deriva dalla combinazione di uomini, macchine materiali eccetera» e, quindi, «una capacità contributiva autonoma, "reale", separata dalla capacità contributiva "personale" propria dei singoli individui, in qualità di proprietari, di percettori di redditi o di consumatori» (cosi F. Gallo, che ha presieduto l'apposita commissione ministeriale costituita per l'istituzione dell'IRAP). Si tratterebbe quindi di una capacità contributiva di «tipo reale», separata e aggiuntiva rispetto a quella «personale» dei singoli percettori di redditi e derivante dalla combinazione dei diversi fattori di produzione. L'attività sarebbe pertanto tassabile prescindendo dai suoi risultati, costituendo comunque, secondo gli assertori di tale teoria, un «potere di comando» su beni e servizi; il collegamento con i fatti espressivi di potenzialità economica si rinverrebbero, secondo la commissione Gallo, nei singoli fattori di produzione in concreto remunerati;
con l'introduzione dell'IRAP il legislatore ha inteso sostituire alcuni prelievi anteriori fra cui, in particolare, l'imposta patrimoniale, dalla quale erano stati esclusi i soggetti percettori di reddito di lavoro autonomo, e l'imposta locale sui redditi, alla quale erano - in origine - soggetti anche proventi da lavoro autonomo, sottratti successivamente a questo tributo, per effetto delle pronunzie della Corte costituzionale;
con l'istituzione dell'IRAP il legislatore delegante ha poi posto in essere, ad avviso degli interroganti, contro ogni evidenza giuridica e di fatto, una totale equiparazione tra impresa e lavoro autonomo che i canoni fondamentali del nostro ordinamento giuridico rifiutano. Inoltre, il legislatore delegato con il decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, ha ulteriormente aggravato la condizione fiscale dei lavoratori autonomi, assoggettandoli alla medesima aliquota Irap (4,25 per cento) prevista per le imprese (già soggette a ILOR e imposta patrimoniale), in tal guisa provocando di fatto un evidente spostamento del carico tributario a danno dei lavoratori autonomi;
l'IRAP attua, inoltre, una discriminazione qualitativa a danno del fattore lavoro non consentendo la deducibilità (articolo 11, comma 10, lettera c), del decreto legislativo n. 446 del 1997) dalla base imponibile del tributo, del costo dei lavoratori subordinati (e quelli parasubordinati: collaborazioni coordinate e continuative); discriminazione, secondo gli interroganti, pure in contrasto con i valori costituzionali che assegnano al lavoro un ruolo di preminenza e di conseguente massima tutela;
l'IRAP è un'imposta indeducibile dal reddito soggetto a IRPEF, del professionista-lavoratore autonomo, pur avendo l'IRAP stessa quale presupposto impositivo «l'esercizio di un'attività organizzata per la produzione di beni e servizi» (articolo 3, comma 144, lettera b), della legge si riporta in merito, quanto scritto da autorevole dottrina: «Anche per le imposte, in sostanza, deve valere il principio di inerenza attualmente espresso dal comma 5 dell'articolo 75 del TUIR, secondo il quale le spese e i componenti negativi sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che concorrono a formare il reddito. Alla stregua di tale principio non è lecito dubitare della inerenza (quindi della deducibilità) dell'IRAP, imposta che, come si è visto, colpisce l'esistenza di fatti e situazioni (i singoli fattori della produzione) in assenza dei quali i ricavi tassabili non possono nascere»;
la Corte costituzionale con sentenza n. 156 del 21 maggio 2001, ha indicato l'IRAP come un tributo anomalo che va a inserirsi in modo specifico tra le imposte

ordinariamente conosciute; tanto è vero che esso è assimilabile in tutto e per tutto ad una imposta reale che tende a colpire l'organizzazione dell'impresa o dei servizi in senso lato laddove siano sussistenti in modo continuativo elementi che possano far emergere un modello organizzativo. La Corte costituzionale, pur avendo cura di ritenere per altri versi l'IRAP del tutto legittima in quanto non offensiva dei precetti di capacità contributiva, non ha mancato di far emergere, in una sorta di sentenza interpretativa di rigetto quanto appresso, con particolare riguardo alle attività di lavoro autonomo in senso lato e quelle piccole in specie. Si legge infatti che: «È evidente che nel caso di una attività professionale che fosse svolta in assenza di elementi di organizzazione, il cui accertamento, in mancanza di specifiche disposizioni normative, costituisce questione di mero fatto, risulterà mancante del presupposto stesso dell'imposta sulle attività produttive, per l'appunto rappresentato, secondo l'articolo 2, dall'esercizio abituale di un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi, con la conseguente inapplicabilità dell'imposta stessa»;
la citata sentenza ha prodotto una puntuale giurisprudenza di merito, volta ad accogliere le doglianze dei contribuenti assoggettati illegittimamente all'IRAP, essendo essi privi di capitale e significativo lavoro altrui che non incide sulla sussistenza dell'attività professionale del titolare, fra cui si segnalano: commissione tributaria regionale di Bologna, sezione distaccata di Parma, dell'11 febbraio 2003, n. 11; Commissione tributaria regionale di Milano, sentenza del 27 gennaio 2004, n. 9; commissione tributaria provinciale di Milano, sentenza del 22 marzo 2004, n. 90/40/04; commissione tributaria provinciale di Napoli, sentenza del 13 ottobre 2005, n. 420; commissione tributaria regionale Puglia, sentenza del 17 gennaio 2006 n. 146/15/05; commissione tributaria regionale Veneto, sentenza del 18 gennaio 2006, n. 56; commissione tributaria regionale Campania, sentenza del 28 novembre 2006 n. 200/33/06; commissione tributaria regionale campania, sentenza del 28 marzo 2008 n. 53/32/08;
la sezione tributaria della Corte di Cassazione, con sentenza n. 21203 del 7 ottobre 2004, ha espressamente escluso l'assoggettamento ad IRAP del professionista che, seppur in presenza di beni strumentali e di occasionali compensi a terzi, dimostri di non avvalersi di una struttura organizzata stabile (con collaboratori subordinati e parasubordinati) né di capitali provenienti da mutui esterni;
per fornire una risposta unitaria e nello stesso tempo risolutiva che trattasse funditus il problema, ancorché nei limiti del controllo di legittimità che compete alla Suprema Corte, in un doppio collegio fissato il giorno 8 febbraio 2007, la sezione tributaria, con presenza della quasi totalità dei suoi consiglieri, ha preso in esame circa 80 ricorsi riguardanti le principali categorie professionali;
dalle oltre 200 sentenze pronunciate dalla Suprema Corte di Cassazione (fra cui la 8834 del 14 aprile del 2009 e la 19124 del 6 settembre 2010) ed aventi ad oggetto le più svariate categorie professionali, è emersa in maniera inequivocabile che l'imposizione all'Irap del professionista si legittima solo in presenza di una struttura organizzativa esterna del lavoro, che è presente quando ricorrano congiuntamente due condizioni: che il professionista sia responsabile dell'organizzazione in cui opera e che l'attività professionale sia svolta con l'utilizzo di fattori idonei ad accrescerne la produttività. Per il primo requisito è necessario che il soggetto interessato sia, sotto qualsiasi forma, il responsabile della struttura e non sia inserito in strutture organizzative riferibili all'altrui responsabilità o interesse (Cassazione n. 8366, 8374 e 9569/08). Finiscono per escludere questa condizione situazioni di monocommittenza o retribuzione scollegata al valore della pratica e/o all'attività effettivamente svolta. Il secondo requisito ricorre allorché il professionista si avvalga non occasionalmente del lavoro altrui e di

beni strumentali che eccedono, per quantità e valore, il minimo comunemente riconosciuto indispensabile per l'esercizio dell'attività (Cassazione n. 2579, 2702 e 9569/08), come nel caso delle attrezzature di ingente valore di cui si avvalgono taluni medici (ordinanza 2712/08), ovvero delle modalità di impiego di un collaboratore non occasionale (sentenza 1868/08): ipotesi, queste ultime, che non implicano l'assoggettamento ad Irap;
allo stesso modo è stato sancito in maniera univoca che il valore (o quantum) delle entrate (sentenza n. 26681/08) e/o delle spese (sentenza 19124/10), per quanto elevato, non può in alcun modo essere assunto ad indice di autonoma organizzazione;
la suprema Corte (sentenze n. 12108-12111 del 26 maggio 2009, n. 16220/2009 e 15249 del 24 giugno 2010), chiarendo che anche quando l'attività è produttiva di reddito d'impresa può ben essere assente il requisito di autonoma organizzazione, ha riconosciuto che non è soggetto ad Irap il reddito prodotto da un imprenditore non dotato di autonoma organizzazione;
la suprema Corte nelle due sentenze di maggio 2009 (n. 12108-12111), richiamando il precedente dell'Ilor, aveva osservato che non è «... la oggettiva natura dell'attività svolta a essere alla base dell'imposta, ma il modo - autonoma organizzazione - in cui la stessa è svolta, a essere la razionale giustificazione di una imposizione...»;
la stessa Agenzia delle entrate, anche se in maniera incomprensibilmente restrittiva, ha preso in qualche modo atto dell'orientamento consolidato della Suprema Corte emanando la circolare 45/E del 2008, la quale stabilisce:
«... sussiste, quindi, autonoma organizzazione ... a) impiego, in modo non occasionale, di lavoro altrui b) utilizzo di beni strumentali eccedenti, per quantità e valore, le necessità minime per l'esercizio della professione»;
sono da considerarsi in ogni caso esclusi dall'Irap, perché privi di autonoma organizzazione, i contribuenti identificati come «minimi» ai sensi dell'articolo 1, commi da 96 a 117, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, quelli, quindi, che hanno conseguito compensi non superiori a 30.000 euro, non hanno effettuato cessioni all'esportazione, non hanno sostenuto spese per lavoro dipendente o collaboratori e, nel triennio precedente non hanno effettuato acquisti di beni strumentali per un ammontare complessivo superiore a 15.000 euro;
al fine di individuare gli elementi che connotano autonoma organizzazione, ha invitato gli uffici ad esaminare le dichiarazioni presentate, con particolare riguardo al quadro concernete il reddito di lavoro autonomo e gli studi di settore, le altre informazioni di cui dispone l'Agenzia ed il prospetto dei beni ammortizzabili;
è, infine, necessario che un tale accertamento sia compiuto con riferimento ai singoli periodi d'imposta controversi, atteso che il professionista o l'artista può ovviamente modificare nel tempo la struttura organizzata di cui si avvale;
con due sentenze pubblicate il 13 giugno 2007 (n. 13810 e 13811), la Corte di Cassazione si è soffermata sugli elementi probatori che il giudice di merito deve valutare al fine di accertare, in capo al professionista, il ricorrere, o meno, del presupposto impositivo (vale a dire la più volte citata autonoma organizzazione): l'analisi del quadro RE del modello Unico, ovvero la certificazione dell'anagrafe tributaria in possesso dell'amministrazione finanziaria -:
se, alla luce dei fatti sopra esposti, gli uffici periferici dell'Agenzia delle entrate provvedano alla disamina delle situazioni dei singoli contribuenti e a riconoscere, se dovuto, la non assoggettabilità all'Irap, evitando la fase contenziosa, specie considerandone l'alto costo alla collettività;
quanti siano stati i giudizi instaurati, presso le giurisdizioni tributarie aventi ad

oggetto la debenza Irap a decorrere al 1998 e quale peso abbiano avuto sulla totalità delle liti tributarie;
quanti di questi siano stati definiti e/o risultino pendenti in Io grado, in IIo grado e/o presso la Suprema Corte con la precisazione del peso sulla totalità delle liti tributarie;
a quanto sia ammontato ad oggi il costo del contenzioso definito e pendente avente ad oggetto la debenza Irap e quale sia la stima del costo per la definizione del contenzioso pendente avente ad oggetto la debenza Irap;
quali iniziative intenda intraprendere per eliminare il contenzioso in materia di assoggettabilità ad Irap di professionisti, agenti di commercio, promotori finanziari e piccoli imprenditori.
(4-10763)

...

GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della gioventù, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alla luce di stime che prevedono che la popolazione mondiale sfiorerà i 7 miliardi entro la fine del 2011, il nuovo capo dell'agenzia delle Nazioni Unite, che paesi ad utilizzare i dati della popolazione nell'attuazione delle politiche di della povertà, ha sottolineato la necessità di concentrarsi sul grande numero di giovani nel mondo;
il direttore esecutivo del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), il nigeriano Barbatunde Osotimehin, ha infatti dichiarato che «investire nei giovani, nella loro salute riproduttiva e uguaglianza di genere può contribuire ad avviare gli Stati verso una crescita economica accelerata e sviluppo equo»;
UNFPA porrà in particolare l'accento sulla gioventù. Ogni persona dovrebbe godere dei diritti umani e della dignità umana, e dovrebbe avere l'opportunità di sfruttare al massimo le proprie potenzialità, è quanto ha affermato citando la rapida crescita urbana in Africa e Asia, il calo della fecondità, l'invecchiamento senza precedenti e il più alto numero di giovani;
oggi si stima che ci siano 1,8 miliardi di adolescenti e giovani nel mondo, quasi un terzo della popolazione mondiale, di cui il 90 per cento vive nei Paesi in via di sviluppo, questo dato aumenterà nei prossimi 20 anni. Loro hanno bisogno di un crescente sostegno e pretendono libertà, partecipazione e dignità;
in Italia, a dicembre 2010, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) continua a salire e si attesta al 29 per cento (+ 0,1 punti percentuali su novembre e + 2,4 punti percentuali su dicembre 2009). È il nuovo record da gennaio 2004 (la media europea è del 20,4 per cento);
le flessioni dell'economia hanno in linea di massima un notevole impatto negativo giovani e gli effetti rischiano di essere a lungo termine, pertanto si pongono ancora sfide riguardanti la disoccupazione giovanile, la partecipazione dei giovani all'istruzione e alla formazione, la povertà tra i giovani, i bassi livelli di partecipazione e di rappresentanza dei giovani nell'ambito del processo democratico;
l'obiettivo centrale deve essere quello di investire maggiormente e meglio nella formazione dei giovani al fine di dotarli delle competenze adatte a soddisfare la domanda del mercato del lavoro. A breve termine, equilibrare meglio le competenze offerte e le esigenze del mercato del lavoro e, a lungo termine, prevedere meglio competenze necessarie;

sono necessari interventi urgenti e mirati per arginare il fenomeno in continua crescita della disoccupazione giovanile -:
se il Governo non ritenga di definire misure a breve termine nei piani di rilancio per promuovere l'integrazione dei giovani nel mercato del lavoro, nonché misure strutturali che tengano conto dei giovani;
se il Governo intenda sviluppare servizi d'orientamento e di consulenza professionale, promuovere tirocini e periodi di apprendistato di qualità per facilitare l'ingresso e l'avanzamento nel mercato del lavoro, sostenere l'imprenditorialità dei giovani tra l'altro mediante la formazione all'imprenditorialità, il sostegno ai fondi di assistenza all'avvio di imprese e programmi di tutoraggio, e incoraggiare il riconoscimento delle imprese create dagli studenti («junior enterprise»);
se il Governo intenda sostenere lo sviluppo di strutture e reti europee al fine di promuovere l'imprenditorialità giovanile, anche nel settore dello sviluppo sostenibile.
(4-10737)

TESTO AGGIORNATO AL 12 APRILE 2011

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

POLLEDRI, REGUZZONI, DESIDERATI, MAGGIONI, TORAZZI, CHIAPPORI, MONTAGNOLI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Piacenza ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite legate ad organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10744)

MONTAGNOLI, REGUZZONI, DESIDERATI, TORAZZI, CHIAPPORI, POLLEDRI, MAGGIONI e BITONCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Verona ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite ad organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10745)

REGUZZONI, DESIDERATI, MONTAGNOLI, TORAZZI, CHIAPPORI, POLLEDRI e MAGGIONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Varese ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite ad organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10746)

MAGGIONI, REGUZZONI, DESIDERATI, MONTAGNOLI, TORAZZI, CHIAPPORI, POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Vigevano ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite ad

organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10747)

MAGGIONI, REGUZZONI, DESIDERATI, MONTAGNOLI, TORAZZI, CHIAPPORI, POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Pavia ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite ad organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10748)

CHIAPPORI, REGUZZONI, DESIDERATI, MONTAGNOLI, MAGGIONI, TORAZZI, POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Imperia ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite ad organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10749)

TORAZZI, REGUZZONI, DESIDERATI, MONTAGNOLI, MAGGIONI, CHIAPPORI e POLLEDRI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Crema ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite ad organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10750)

DESIDERATI, REGUZZONI, MONTAGNOLI, MAGGIONI, TORAZZI, CHIAPPORI, POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Monza ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite ad organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto alla criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10751)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 3 febbraio 2011, di

notte il carcere di Favignana, all'interno del quale sono reclusi circa 150 detenuti, è affidato alla vigilanza di due sole unità di polizia penitenziaria;
secondo quanto dichiarato dal vicesegretario generale del sindacato di categoria Osapp, Mimmo Nicotra, non si comprende per quale motivo il direttore disponga del contingente addetto alla navale, che oggi conta 20 unità, di cui 4 nel ruolo di ispettore, e nessuna di queste venga impiegata presso la struttura. Peraltro, delle 2 motovedette in dotazione, solo una è operativa. Quindi il personale «navale» non ha momentaneamente impiego completo. «Ecco perché facciamo appello al capo del Dap e al Provveditorato della Regione: non possiamo permetterci, soprattutto in Sicilia, di non impiegare al meglio il personale della polizia penitenziaria» -:
per quali motivi nessuna unità del contingente addetto alla navale venga impiegata all'interno del carcere di Favignana;
se non intenda adottare provvedimenti urgenti al fine di aumentare l'organico degli agenti di polizia penitenziaria assegnati presso la predetta struttura penitenziaria.
(4-10753)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - AL Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dalla stampa locale, continuano gli allagamenti all'interno del carcere di Enna ove alcune celle delle sezioni detentive femminile e maschile restano inagibili, con ripercussioni sull'operato degli agenti che devono farsi carico di questi disagi; il muro che costeggia il penitenziario è inagibile da diversi anni, il che rende difficile la circolazione delle auto, con serio disagio per la cittadinanza;
le mura del penitenziario ennese sono scrostate e piene di muffa, mentre i corridoi della mensa versano in analoghe condizioni. La struttura inoltre presenta in più punti evidenti segni di deterioramento, con pareti e soffitti scrostati, intonaco distaccato e muffa;
per questi motivi gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Enna hanno proclamato lo stato di agitazione aggiungendo che se non riceveranno risposte concrete da parte del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non esiteranno ad intraprendere forme di protesta pacifiche - dalla protesta di piazza ad oltranza allo sciopero bianco, al rifiuto della fruizione della mensa di servizio - sino a quando le autorità interessate non interverranno e verificheranno che poco è stato fatto e tanto si deve fare;
i sindacati di polizia penitenziaria chiedono con forza la chiusura del vecchio padiglione e l'immediata apertura di quello nuovo nonché l'invio di nuovi agenti;
a ferragosto 2010, la prima firmataria del presente atto ha visitato il carcere di Enna assieme al sindaco Paolo Garofalo e i gravi problemi sopra riportati erano stati già segnalati con precisi atti di sindacato ispettivo che, ad oggi, non hanno ottenuto risposta -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di risolvere i gravi problemi in cui versa la struttura penitenziaria di Enna denunciati dalle organizzazioni sindacali di categoria;
se non si ritenga opportuno disporre l'immediata chiusura del vecchio padiglione e l'apertura di quello nuovo.
(4-10754)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa AGI del 1o febbraio 2011, un

45enne, di origini napoletane, detenuto per condanne relative a reati contro il patrimonio, ha cercato di togliersi la vita all'interno del carcere Castrogno di Teramo;
l'uomo si è stretto attorno al collo un maglione, formando un vero e proprio cappio, dopodiché lo ha assicurato alle sbarre della finestrella. Un agente di polizia penitenziaria si è accorto di quanto stava accadendo ed è entrato subito all'interno della cella, chiedendo il supporto dei colleghi, che hanno liberato il detenuto e lo hanno accompagnato in infermeria per essere assistito da uno psichiatra -:
di quali informazioni disponga circa i fatti riferiti in premessa;
se l'uomo prima di compiere il gesto abbia potuto usufruire di un adeguato trattamento psicologico;
con quante persone l'aspirante suicida condividesse la cella al momento del tragico gesto;
a quanto ammonti il numero dei detenuti che dall'inizio dell'anno hanno tentato il suicidio o che hanno compiuto gesti di autolesionismo.
(4-10755)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi alcuni sindacati di polizia penitenziaria hanno lanciato l'allarme per le condizioni di assoluta invivibilità registrate nel carcere Sant'Anna di Modena, a causa dell'insostenibile sovraffollamento;
la situazione nel predetto penitenziario è diventata difficilissima sia per gli agenti, sia per i detenuti;
l'istituto può ospitare non più di 220 detenuti ed attualmente ne ospita circa 484;
in celle nate per ospitare un solo detenuto (celle di due metri per tre e anche meno) sono ristretti fino a cinque detenuti sistemati in letti a castello che arrivano sino al terzo piano;
invece dei 226 agenti di polizia penitenziaria previsti in pianta organica, ne risultano effettivamente in servizio solo 170, il che costringe il personale a rinunciare a diritti, quali riposi e congedi per «mantenere a galla» una struttura ormai al collasso -:
se non ritenga di intervenire con le più opportune iniziative per destinare: a) un numero maggiore di agenti, sì da far fronte all'alta presenza di detenuti, che continua a crescere costantemente; b) fondi per mettere in stato di sicurezza la struttura e, di conseguenza, l'incolumità degli agenti e degli stessi detenuti.
(4-10756)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
domenica 30 gennaio 2011, la prima firmataria del presente atto ha visitato la casa circondariale di Savona assieme ad Irene Testa (segretaria dell'associazione Il detenuto ignoto), Alessandro Rosasco e Gian Piero Buscaglia (membri del comitato nazionale di Radicali italiani) e Susanna Mazzucchelli (segretaria dell'Associazione Radicali Genova); la delegazione è stata accompagnata dal comandante Andrea Zagarella;
dalla visita ispettiva è emerso il seguente quadro:
il carcere di Savona nasce come convento e risale al XIV secolo; è una struttura vecchia, umida, male illuminata e fatiscente. In tutto ci sono 11 celle, 6 al pianterreno e 5 al piano interrato; le celle sono estremamente umide e con il wc alla turca; tutti i detenuti accedono 4 volte alla settimana ad uno spazio unico per le docce; le ore d'aria si svolgono in un cortile senza riparo (ma è l'unico luogo dell'istituto che riceve luce naturale); vi è

poi una piccola palestra, una biblioteca/cineforum e una cappella; nella sala colloqui, molto angusta e senza finestre per ricevere la luce naturale, non è stato ancora abbattuto il vietatissimo muretto divisorio per cui persino i colloqui dei detenuti con i minori si svolgono in una condizione pietosa; in futuro - rassicura il comandante - questo tipo di colloqui si svolgeranno nella cappella, in attesa della messa in funzione dell'area verde;
nel carcere di Savona, il giorno della visita erano presenti 80 detenuti, di cui 5 semiliberi, a fronte di una capienza regolamentare di 38 posti; 12 di loro con condanna definitiva, 34 in attesa di primo giudizio, 15 appellanti e 14 ricorrenti in cassazione; nell'istituto si registra un pesante turn over: in un anno, infatti, entrano tra i 500 e i 600 detenuti e gli «sfollamenti» che in passato l'amministrazione autorizzava quando usi raggiungeva quota 70 detenuti, oggi sono autorizzati a quota 90; con la legge 199 del 2010, ironicamente denominata «svuotacarceri», sono usciti non più di 4 detenuti;
i detenuti stranieri sono circa il 50 per cento mentre i tossicodipendenti sono 33 (41,5 per cento);
gli agenti di polizia penitenziaria sono sotto organico di almeno il 30 per cento: gli agenti sono infatti 52 di cui 47 effettivamente in servizio, mentre 5 di loro fanno parte del nucleo traduzioni; gli educatori sono 2 così come gli assistenti sociali; i volontari - a detta del comandante - sono una bella realtà che si distingue per la dedizione di «suor Cesarina» che ha messo su un gruppo di tre persone molto presenti;
quanto alla sanità, non esiste un presidio sanitario h 24, il medico di guardia incontrato non sapeva dove fosse il defibrillatore e, comunque, in caso occorresse usarlo di notte, gli agenti in servizio non sanno come si usi né sono tenuti a farlo; quanto al personale sanitario questo è così suddiviso: un medico dirigente sanitario, 3 medici convenzionati, 1 infermiere per turno, uno psichiatra per due ore alla settimana, 1 psicologo; è in funzione un'equipe del SERT composta da un medico, un assistente sociale e uno psicologo; le visite specialistiche si svolgono tutte all'esterno;
a seguito dell'ultimo taglio al capitolo di bilancio riguardante le mercedi, in tutto il carcere lavorano solo 9 detenuti; oggi, in un istituto fatiscente come quello di Savona, la direzione ha dovuto rinunciare persino agli addetti alla MOF (manutenzione ordinaria fabbricato) che in precedenza rientravano nei progetti finanziati dal provveditorato regionale;
lo stesso angusto locale viene utilizzato per i corsi di alfabetizzazione, la scuola media, il corso di ceramica, di pittura e di canto, la musicoterapia;
i familiari in visita ai detenuti non possono portare alimenti perché non c'è personale a sufficienza per fare i controlli perciò i detenuti possono acquistare alimenti solo allo spaccio interno dell'istituto che ha prezzi molto alti; l'amministrazione non è in grado di fornire ai detenuti il necessario per pulire le celle;
nella lavanderia dove presta servizio uno dei 9 detenuti che lavorano, si è appena rotta l'asciugatrice e lenzuola, federe e indumenti di coloro che non ricevono visite da parenti, ci mettono anche una settimana per asciugarsi vista l'umidità degli ambienti;
i detenuti passano sostanzialmente 20 ore chiusi in celle dove, per il sovraffollamento, è quasi impossibile muoversi; possono fare 4 telefonate al mese; nella 2a sezione, cella n. 3, sono in 8 (7 italiani e un albanese), il gabinetto alla turca, si trova in un loculo senza finestre ed è in condizioni pietose: perde acqua e la porta non si chiude; da 25 giorni non cambiano le lenzuola; nella cella n. 4, si trovano in 7 di nazionalità albanese e marocchina; c'è pochissima luce; nella cella 5 sono tutti malati; uno di loro che è rientrato in galera per un furto al supermercato, fuori era seguito dalla Caritas; un altro è visibilmente sofferente perché dice che stanno

facendo morire in un canile il suo bastardino di nome Ciro e, addirittura, gli hanno chiesto il permesso di abbatterlo; un altro ragazzo aspetta da due mesi il busto per una vertebra rotta a seguito di incidente stradale;
nella 1a sezione (quella ubicata nel seminterrato) nella cella n. 1, i detenuti affermano che dal wc alla turca escono i topi e, per questo motivo, tengono coperto il buco con una bottiglia; uno di loro (G.C.), che è alla sua prima esperienza carceraria ed è in attesa di giudizio, è inorridito «sto vivendo - afferma - la più incredibile, illogica e disumana condizione di vita che si possa anche solo immaginare», «siamo in compagnia quotidiana di topi, insetti, impianti fatiscenti, mura il cui intonaco cade a pezzi per l'umidità; i letti sono irrimediabilmente sporchi ed arrugginiti; mi sono preso una dermatite seborroica e mi sono dovuto rasare completamente la testa e a mie spese mi sono dovuto comprare una lozione al cortisone; la mia corrispondenza viene violata; il cibo puzza e chi può è costretto a comprarlo allo spaccio dell'istituto;
uno dei pochissimi aspetti positivi del carcere di Savona è l'ottimo rapporto dei detenuti con gli agenti nella casa circondariale di Savona non esiste il regolamento interno previsto dal secondo comma dell'articolo 32 della legge n. 354 del 1975: «I detenuti e gli internati, all'atto del loro ingresso negli istituti e, quando sia necessario, successivamente, sono informati delle disposizioni generali e particolari attinenti ai loro diritti e doveri, alla disciplina e al trattamento». D'altra parte la conoscenza delle disposizioni da parte dei detenuti è necessaria, visto che al terzo comma dello stesso articolo 32 si stabilisce che «essi devono osservare le norme e le disposizioni che regolano la vita penitenziaria» -:
se sia a conoscenza di quanto scritto in premessa;
in che modo intenda attivarsi e in quali tempi per superare gli evidenti problemi di sovraffollamento che si aggiungono a quelli, drammatici, di fatiscenza dell'edificio, delle celle e dei luoghi destinati alla socialità, di insalubrità di tutti gli ambienti della totale mancanza di applicazione delle più elementari norme igienico-sanitarie;
in che modo intenda ripristinare il fondo per il lavoro in carcere dei detenuti, visto che nelle condizioni attuali, solo un'estrema minoranza di loro ha la possibilità di svolgere un attività, peraltro poco qualificante, all'interno dell'istituto;
in che tempi verrà ripristinato l'organico degli agenti di polizia penitenziaria la cui carenza si ripercuote sulle attività trattamentali dei detenuti oltre che a creare enorme stress sul personale penitenziario che non può seguire normali turni di lavoro, di riposi settimanali e di ferie;
quando verrà abbattuto il muretto divisorio nella sala colloqui e allestita un'area verde per gli incontri dei detenuti con i loro figli minori;
cosa si intenda fare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti e, urgentemente, per far sì che venga assicurato un presidio sanitario h 24, oltre che la messa in sicurezza degli ambienti, a partire dalle celle e da tutti gli altri ambienti frequentati da detenuti, agenti e personale tutto;
in che tempi verrà sanata la violazione normativa riguardante l'inesistenza di un regolamento interno all'istituto.
(4-10760)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la struttura Ospedale psichiatrico giudiziario «Filippo Saporito», sito in via San Francesco, 81031, Aversa (Caserta), dislocato in aria urbana sotto la sorveglianza del tribunale di Napoli (ufficio di sorveglianza: Santa Maria Capua Vetere),

costruita nel 1881, si articola attraverso vari corpi separati ed uniti da corridoi o cortili ed ha una capienza regolamentare di 150 posti anche se ospita attualmente circa 300 pazienti (tutti di sesso maschile);
la struttura risulta in un avanzato stato di abbandono, soprattutto l'area riservata ad attività ricreative all'aperto, le condizioni igieniche sono precarie, con pazienti abbandonati a loro stessi; le stanze ospitano anche più di 6 (sei) pazienti contemporaneamente, con il rischio di creare reazioni violente fra pazienti e personale della struttura;
in queste condizioni frequenti sono gli incidenti avvenuti ai pazienti; lo scorso mese di agosto, ad esempio, un paziente ha aggredito un altro paziente, il quale ha subito un trauma cranico con una sutura di svariati punti;
il 4 gennaio 2011 all'interno della predetta struttura un paziente si è suicidato impiccandosi nella sua cella (vedi interrogazione a risposta scritta 4-10288, presentata dall'interrogante e dai suoi colleghi della delegazione radicale nel gruppo parlamentare del PD e pubblicata lunedì 10 gennaio 2011, seduta n. 414);
in relazione al citato suicidio sono state iscritte nel registro degli indagati 14 persone per omicidio colposo, tra i quali il personale in servizio in reparto, medici, psichiatri e i dirigenti della struttura, in particolare Adolfo Ferraro, direttore sanitario, e Carlotta Giaquinto, direttrice penitenziaria;
lo scorso mese di novembre i carabinieri dei Nas della commissione d'inchiesta del Senato sul servizio sanitario nazionale hanno sequestrato la farmacia dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa per le «gravi irregolarità riscontrate». Il predetto sequestro è avvenuto nell'ambito dell'inchiesta sulla salute mentale. L'iniziativa di polizia giudiziaria è stata presa per l'individuazione e il rischio del protrarsi di alcuni reati, segnatamente l'esercizio abusivo della professione medica e la detenzione e l'erogazione illegali di stupefacenti;
nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, sono stati notificati avvisi di garanzia all'ex commissario straordinario dell'ASL di Caserta Ferdinando Romano e alla direttrice del dipartimento di salute mentale ex ASL Caserta 2 Tiziana Celani, per omissione d'atti d'ufficio, nonché alla direttrice penitenziaria Carlotta Giaquinto e al direttore sanitario Adolfo Ferraro per omissione d'atti d'ufficio e maltrattamenti e per truffa per assenza sul posto di lavoro -:
se, con riferimento al suicidio avvenuto il 5 gennaio 2011, sia stata avviata o si intenda avviare un'indagine amministrativa interna al fine di verificare l'esistenza di eventuali responsabilità del personale in servizio presso la struttura psichiatrica giudiziaria di Aversa;
se si intenda avviare un'indagine amministrativa interna al fine di valutare eventuali profili di responsabilità disciplinare in capo ai soggetti coinvolti nell'inchiesta condotta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere;
quali misure amministrative i rispettivi Ministri intendano assumere, per quanto di loro competenza, in tempi immediati, per affrontare le condizioni di insostenibile degrado, di repressiva segregazione, anche laddove immotivata da diagnosi psichiatrica, di abbandono civile ed etico, cui sono sottoposti gli internati nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa.
(4-10761)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 4 febbraio 2011, il sito Repubblica.it ha riportato l'appello di Angelo Provenzano, 36 anni, primogenito di Bernardo Provenzano, affinché il padre malato, detenuto in 41-bis dal 2006, sia adeguatamente e tempestivamente curato;

«Chi ha perso un padre - ha detto Angelo Provenzano - credo che possa capirmi, anche se il mio dolore non è paragonabile al suo dolore, lo ho provato a immedesimarmi nei miei coetanei che hanno perso un genitore per morte violenta. Confesso di non esserci riuscito. Penso che provino un dolore immenso, che non riesco neanche a immaginare. E mi dispiace. Ognuno di noi paga un dazio, e anche io l'ho pagato solo perché esisto e perché sono figlio di un certo pezzo di storia di questo Paese. Oggi vorrei dire: anche un pluriergastolano ha diritto di essere trattato come un essere umano. Se poi l'esistenza di mio padre dà fastidio, qualcuno abbia il coraggio di chiedere la pena di morte, anche ad personam»;
sulla scorta di una perizia diagnostica disposta dalla corte d'appello a fronte della istanza di scarcerazione per motivi di salute, l'avvocato difensore Rosalba Di Gregorio afferma che tale perizia proverebbe che Provenzano sta da tempo molto male e che si sarebbero persi mesi preziosi per tentare di salvargli la vita;
gli autori della perizia, i dirigenti della medicina legale dell'università di Ferrara, Francesco Avato, della neurologia dell'università di Pavia, Giuseppe Micieli, e dell'urologia del San Raffaele di Milano, Francesco Montorsi, chiedono che venga eseguita al più presto una scintigrafia e soprattutto una terapia, «radio o chemio». Ci sarebbe infatti alcuni valori che fanno pensare al ritorno del tumore alla prostata per cui Provenzano fu operato nel 2003, a Marsiglia, ragion per cui i periti avrebbero scritto di una «prognosi non particolarmente favorevole a breve-medio termine» (circa 2-3 anni);
dalle carte depositate in corte d'appello risulterebbe che nel giugno 2009 era stata la seconda sezione del tribunale a chiedere il ricovero di Provenzano in un centro clinico, sulla base di una relazione del medico del carcere di Novara. Ma qualche giorno dopo, sarebbe arrivato un invito del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a riconsiderare il provvedimento. «La direzione di Novara tiene sotto controllo la situazione», avrebbe scritto il direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e, quando i giudici ribadirono l'ordinanza, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria avrebbe inviato una nuova nota, assicurando cure ed esami, sicché al tribunale non restò che revocare il ricovero;
fatto sta che ora, da quanto risulta dall'ultima perizia disposta dalla corte, secondo l'avvocato Di Gregorio «l'ombra di un tumore si è fatta minacciosa e l'ultima scintigrafia è stata fatta nel 2009»;
l'articolo 1 del decreto legislativo n. 230 del 1999 afferma che «I detenuti e gli internati hanno diritto, al pari dei cittadini in stato di libertà, alla erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, efficaci e appropriate»;
l'articolo 11 della legge n. 354 del 1975, al comma 2, recita «Ove siano necessarie cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati dai servizi sanitari degli istituti, i condannati e gli internati sono trasferiti, con provvedimento del magistrato di sorveglianza, in ospedali civili o in altri luoghi esterni di cura (...); al comma 5 «All'atto dell'ingresso nell'istituto i soggetti sono sottoposti a visita medica generale allo scopo di accertare eventuali malattie fisiche o psichiche. L'assistenza sanitaria è prestata, nel corso della permanenza nell'istituto, con periodici e frequenti riscontri, indipendentemente dalle richieste degli interessati»; al comma 6 «Il sanitario deve visitare ogni giorno gli ammalati e coloro che ne facciano richiesta; deve segnalare immediatamente la presenza di malattie che richiedono particolari indagini e cure specialistiche»; -:
se corrisponda al vero quanto esposto in premessa circa la gravità dell'attuale stato di salute di Bernardo Provenzano;
se corrisponda al vero che, di fronte alla richiesta avanzata nel 2009 dalla seconda sezione del tribunale di ricovero di Provenzano in un centro clinico, il direttore

del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia invitato il tribunale a riconsiderare il provvedimento fino a ottenerne la revoca sulla base di assicurazioni che per il detenuto sarebbero stati disposti esami e cure adeguate;
se sia noto quali cure ed esami siano stati effettuati dall'ultima scintigrafia del 2009 e, cosa intenda fare ora, nell'ambito delle proprie competenze, passati due anni dalla richiesta di ricovero in un centro clinico, per evitare che si perda altro tempo per una cura adeguata del male che dall'ultima perizia disposta dalla corte risulterebbe emergere.
(4-10765)

DESIDERATI, BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 144 del 4 agosto 2008 recepisce la direttiva 2006/22/CE sul controllo dei tempi di guida e di riposo dei conducenti dei veicoli pesanti, su strada e nei locali dell'impresa;
l'articolo 3 del predetto decreto legislativo stabilisce che, a partire dal 1o gennaio 2010, la percentuale di controlli da effettuare, su strada ed in azienda, delle giornate di lavoro effettivo dei conducenti, sia pari almeno al 3 per cento con possibilità di aumento al 4 per cento dal 1o gennaio 2012;
sempre l'articolo 3 del decreto legislativo al comma 2, stabilisce che i controlli in esame vadano effettuati per almeno il 30 per cento su strada ed il 50 per cento nella sede delle imprese;
l'articolo 2 del decreto legislativo n.144 del 4 agosto 2008, attribuisce al ministero delle infrastrutture e dei trasporti le funzioni dell'ufficio di coordinamento previste dall'articolo 7 della direttiva 2006/22, per il controllo su strada ed in azienda dei tempi di guida e di riposo dei conducenti dei veicoli pesanti;
le attività di controllo effettuate, ciascuno nei propri ambiti, dai ministeri competenti (interno, infrastrutture e trasporti e lavoro e politiche sociali), sono state finora eseguite adottando strumenti informatici diversi tra loro, di cui non sono noti i criteri interpretativi della normativa di settore che sono stati adottati, nella lettura dei dati scaricati dal tachigrafo digitale;
la direttiva 2009/4/CE del 23 gennaio 2009, formalmente recepita dal nostro Paese con il decreto legislativo n. 245 del 23 dicembre 2010, prevede al quarto considerando che «affinché tali controlli siano efficaci, è inoltre necessario definire con maggiore precisione la strumentazione standard da fornire ai funzionari incaricati dell'applicazione della normativa»;
in attuazione del sopracitato considerando, il nuovo allegato II del decreto legislativo n. 144 del 2008 (introdotto dal predetto decreto legislativo n. 245 del 2010) prevede che nello svolgimento dei controlli previsti nell'allegato I del medesimo provvedimento (quindi, nelle verifiche su strada ed in quelle nei locali delle imprese), i soggetti a ciò preposti dispongano di una strumentazione standard per leggere ed analizzare i dati dell'unità di bordo e della carta del conducente del tachigrafo digitale;
pertanto, in applicazione di quanto appena detto, è necessario che il ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in virtù del ruolo di coordinamento assegnatogli dalla direttiva dell'Unione europea 2006/22, definisca al più presto con i dicasteri interessati (interni e lavoro) le specifiche tecniche standard degli apparecchi da utilizzare nello svolgimento di questi controlli, ponendo così fine alle anomalie registrate soprattutto nelle verifiche presso i locali delle imprese, che stanno originando danni economici ingentissimi verso le medesime, dovute proprio alla mancanza di una strumentazione standard di controllo -:
in che tempi e con quali modalità intenda dare esecuzione all'allegato II del decreto legislativo n. 144 del 2008 (come introdotto dal decreto legislativo n. 245 del 2010) onde far si che gli operatori di polizia e gli ispettori del lavoro vengano dotati al più presto di un'unica strumentazione standard per controllare, su strada ed in azienda, i tempi di guida e di riposo di cui al Regolamento (CE) n. 561 del 2006.
(4-10721)

TESTO AGGIORNATO AL 30 MARZO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in moltissimi esercizi pubblici sono presenti apparecchiature elettroniche per giochi che spesso non sono stati e non sono conformi alle normative;
il numero di questi «giochi» si è moltiplicato in maniera esponenziale sul territorio creando veri e propri casinò ciascuno con decine di apparecchiature le più diverse;
ogni comune di fatto applica propri regolamenti circa gli orari di utilizzo di queste apparecchiature -:
se non si ritenga di dover assumere iniziative, anche normative, a livello nazionale al fine - almeno a livello provinciale -

di regolarizzare, uniformare e auspicabilmente ridurre gli orari di utilizzo di questi giochi elettronici tenendo conto del grave pericolo sociale concretizzato dalla gioco-dipendenza di innumerovoli cittadini.
(4-10727)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica e politica in atto sulla cosiddetta sponda sud del Mediterraneo sta creando un'instabilità diffusa, che interessa per il momento Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto e Giordania, Stati geograficamente prossimi all'Italia;
difficoltà si sono altresì osservate in un Paese vicino come l'Albania;
si è già osservato un significativo incremento dei migranti diretti verso l'isola di Lampedusa -:
quali siano le previsioni e le valutazioni del Governo circa i possibili effetti dei disordini e del malcontento esploso nei Paesi mediterranei sotto il punto di vista dell'afflusso di nuove ondate di migranti economici diretti verso il nostro Paese e se questa eventualità possa accrescere il pericolo di infiltrazioni terroristiche.
(4-10730)

NICOLA MOLTENI, RIVOLTA e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 1o ed il 2 febbraio 2011 la sede del municipio di Bregnano, in provincia di Como, è stata oggetto di un atto vandalico e intimidatorio, consumato poco dopo la conclusione di una riunione della giunta;
in particolare, risulta esser stata scagliata, da ignoti, una bottiglietta di plastica esplosiva, che ha colpito l'edificio in prossimità della finestra corrispondente ai locali che ospitano gli archivi municipali, senza causare danni materiali alla struttura dell'edificio;
a seguito di tale gesto intimidatorio, l'amministrazione comunale ha prontamente sporto denuncia contro ignoti alle competenti autorità di sicurezza che sono celermente intervenute per gli opportuni adempimenti del caso;
il gesto intimidatorio fa comunque seguito ad un sensibile deterioramento delle situazioni di sicurezza complessive del territorio comunale, che sta sperimentando una crescita significativa dei furti in appartamento, generando tra la popolazione una paura sempre più diffusa, nonostante gli opportuni e idonei strumenti di controllo del territorio messi in opera grazie alla collaborazione tra la polizia locale e le forze dell'ordine dello Stato -:
quali misure il Governo intenda adottare per favorire il ristabilimento dell'ordine pubblico nel territorio di Bregnano e nelle aree limitrofe e soprattutto per prevenire e monitorare con gli strumenti più idonei l'innesco di forme e atti striscianti di intimidazione nei confronti dell'amministrazione comunale e dei suoi cittadini, come quello verificatosi nella notte tra il 1o e il 2 di febbraio 2011.
(4-10742)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto interministeriale del 22 aprile 1996 fissa i compensi per l'attività di docenza prestata presso gli istituti superiori per le industrie artistiche (ISIA);
il compenso è determinato per ogni ora di insegnamento settimanale;
il compensi risultano inadeguati in quanto non aggiornati da anni;
i docenti dei quattro ISIA di Faenza, Firenze, Roma e Urbino vista l'alta professionalità da ricercare per l'attività degli

istituti, e considerato il rapporto non a tempo pieno risiedono spesso in altre città;
i compensi sono onnicomprensivi di ogni spesa e sono a carico dei professori le spese di viaggio, di vitto e alloggio;
l'attuale compenso appare pertanto inadeguato e rischia di abbassare la qualità della docenza;
il numero dei docenti interessati appare piuttosto ridotto ed un adeguamento dei compensi, magari differenziato per i professori fuori sede, non pare di considerevole aggravio per il bilancio -:
il Ministro intenda affrontare la problematica esposta in premessa adeguando i compensi dei docenti ISIA parametrandoli a quelli di altre strutture dello Stato quali ad esempio la scuola superiore della pubblica amministrazione di Caserta.
(5-04163)

VANNUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
siamo in assenza nel nostro Paese di un quadro di certezza normativa circa le regole di accreditamento di istituzioni private a rilasciare titoli di alta formazione aventi valore legale nell'ambito del design;
numerose sono le istituzioni private che fanno domanda di accreditamento nel settore del design nell'ambito dell'alta formazione artistica e musicale (IED - Domus Accademy - scuola politecnica del design - IAD ed altre);
la valutazione deve avvenire sulla concreta rispondenza dei corsi a modelli e schemi formativi e normativi definiti;
l'assenza di schemi comuni di riferimento genera una grave incertezza normativa che ha riflessi negativi sul piano della polverizzazione dell'offerta formativa e delle garanzie di qualità;
l'ANVUR, che sarebbe chiamata a dare pareri non è stata istituita, non può essere considerato esaustivo il parere del nucleo di valutazione del sistema universitario essendo differenti compiti e funzioni;
la situazione consiglierebbe l'inopportunità di procedere alla approvazione di nuovi corsi professionalizzanti evitando così sovrapposizioni e contraddizioni fra diplomi omologhi basati su corsi formativi diversi;
la formazione nel settore del design è già oggi offerta da una molteplicità di soggetti all'interno delle università e dell'AFAM;
il tavolo tecnico sul design istituito presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e costituito dal CNAM e dal CUN ha preso posizione con una mozione approvata il 26 novembre 2010 nel senso delle premesse e chiedendo «di fatto» di sospendere nuove autorizzazioni;
malgrado questa importante e significativa presa di posizione in data 10 dicembre 2010 il Ministro interrogato ha emesso il decreto ministeriale n. 292 autorizzando al rilascio titoli di alta formazione l'Istituto europeo di design (IED);
la materia potrebbe produrre contenzioso legale amministrativo -:
quali siano le ragioni per le quali non sia stato ascoltato il tavolo tecnico del design che suggeriva di non rilasciare ulteriori autorizzazioni;
se non intenda riconsiderare la cosa sospendendo il decreto per evitare pesanti contenziosi;
quali azioni intenda assumere per dare certezza normativa circa le regole di accreditamento per il rilascio di titoli di alta formazione.
(5-04164)

Interrogazione a risposta scritta:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
più di 850.000 lavoratori di ruolo della scuola, tra docenti e personale amministrativo, nel cedolino unico di gennaio

hanno subito la proroga di due anni delle classi e degli scatti stipendiali che avrebbero dovuto maturare con decorrenza successiva al 1o gennaio 2011, come anticipato nella nota informativa n. 181 del 29 dicembre 2010 a firma del dirigente del ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi, direzione centrale dei sistemi informativi e dell'innovazione;
il decreto interministeriale n. 3 del 14 gennaio 2011 del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le organizzazioni sindacali rappresentative, in particolare Snals Confsal, Cisl Scuola, Uil Scuola, prevede l'utilizzo di 320 milioni per il recupero dell'utilità dell'anno 2010 ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali e dei relativi incrementi economici del personale docente, educativo ed ATA, grazie all'utilizzo delle forzose economie di spese realizzate dai pesanti tagli avvenuti a seguito dell'adozione del piano di dimensionamento e di razionalizzazione della rete scolastica previsto dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, mentre rimane vago per il recupero degli anni successivi;
l'articolo 9, comma 23, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, dispone che «Per il personale docente, Amministrativo, Tecnico ed Ausiliario (A.T.A.) della Scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti. È fatto salvo quanto previsto dall'articolo 8 comma 14»;
l'articolo 8, comma 14, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevede che «Fermo quanto previsto dall'articolo 9, le risorse di cui all'articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono comunque destinate, con le stesse modalità di cui al comma 9, secondo periodo, del citato articolo 64, al settore scolastico. La destinazione delle risorse previste dal presente comma è stabilita con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative» -:
quale sia la ragione per cui si è deciso a priori di bloccare hic et nunc per due anni le classi degli scatti stipendiali che avrebbero dovuto maturare con decorrenza successiva al 1o gennaio 2011, senza attendere, come per il 2010, se rispettivamente nel 2011 e nel 2012, si possano effettivamente rendere disponibili le risorse di cui all'ultimo periodo del medesimo articolo 64 comma 9 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
se il recupero dell'utilità dell'anno 2010 ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali e dei relativi incrementi economici del personale docente, educativo ed ATA, previsto dal decreto interministeriale, sia in contrasto o meno con quanto previsto dalla norma di legge e se possa essere valutato ai fini pensionistici e previdenziali;
se il Governo intende assumere un'iniziativa, anche normativa ove necessario, con cui si vieti, nei meccanismi di carriera, la distribuzione in maniera indifferenziata o sulla base di automatismi e premi collegati alla performance in assenza delle verifiche e attestazioni sui sistemi di misurazione e valutazione adottati ai sensi del decreto legislativo n. 150 del 2009.
(4-10722)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

RAISI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 104 del 1996, articolo 6 del comma 5 prevede che «Agli attuali conduttori delle unità immobiliari ad uso residenziale e riconosciuto il diritto di prelazione, che può essere esercitato dagli stessi, ... sempre che non sia stata accertata in via definitiva l'illegittimità dell'assegnazione dell'immobile a suo tempo effettuata»;
la legge n. 417 del 2001 articolo 3, comma 6 prevede che «I diritti dei conduttori sono riconosciuti se essi sono in regola con il pagamento dei canoni e degli oneri accessori e sempre che non sia stata accertata l'irregolarità della locazione»;
l'articolo 3, comma 109 della legge n. 662 del 1996 lettera a) prevede che «È garantito, nel caso di vendita frazionata, il diritto di prelazione ai titolari dei contratti di locazione in corso ovvero di contratti scaduti e non ancora rinnovati purché si trovino nella detenzione dell'immobile»;
vi sono moltissime sentenze che, sulla base della normativa sopra riportata, hanno dato ragione ai conduttori facendo valere il loro diritto di prelazione in situazioni di controversia quando fosse stato intimato loro lo sfratto per finita locazione;
a Bologna l'Inpdap sin dal luglio 2000 ha intimato lo sfratto per finita locazione a 21 inquilini/famiglie in via dei Mille n. 18, 20 e 22 e in via Montebello 2/2 e 4, nonostante sin dal 1998 l'Inpdap stessa avesse già inoltrato ai predetti inquilini le cosiddette denuntiatio praelationis debitamente riscontrate dalle dichiarazioni dei conduttori di esercizio del diritto di prelazione, con possibilità di tutela ex articoli 2932 del codice civile (Cassazione n. 12599 del 2001), tutela già attivata con altro procedimento in corso presso lo stesso tribunale di Bologna, assieme ad altri 40 inquilini/famiglie degli stessi fabbricati e di altri fabbricati sempre in Bologna;
pur se con il beneficio del dubbio, gli intimati di sfratto per finita locazione ritengono che l'atteggiamento ostile dell'Inpdap potrebbe essere stato ispirato da un intento ritorsivo nei loro confronti, dal momento che questi stessi inquilini, nel 1999, avviarono una causa per ripetizione di indebito contro l'Inpdap per l'eccessiva onerosità di alcune annualità degli oneri accessori: in merito si rileva che nella circostanza la causa di sfratto fu intentata dall'Inpdap di Bologna esclusivamente nei confronti dei 21 inquilini (sui circa 80 del complesso edilizio di via dei Mille e via Montebello) che avviarono in precedenza la causa per restituzione di indebito e che, inoltre, salvo errore, non risulta che alcun ente previdenziale pubblico abbia mai intrapreso nei confronti dei propri inquilini in regola con i pagamenti sfratto per finita locazione, giusta le disposizioni legislative sopra riportate;
questo vanifica nella sostanza il diritto di prelazione degli inquilini esponendo l'ente ad ulteriori cause per risarcimento danni -:
come si intenda procedere per salvaguardare i diritti degli inquilini a cui è stato notificato lo sfratto.
(4-10720)

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, articolo 12 comma 3, ha modificato significativamente le decorrenze pensionistiche; per i lavoratori dipendenti la finestra si è spostata di 12 mesi, per gli autonomi di 18 mesi;
chi utilizza il criterio della «totalizzazione», improvvisamente e con effetto immediato si trova di fronte ad una finestra

di 18 mesi; tutti con eccezione gli Iscritti al fondo di previdenza del clero;
nel periodo transitorio delle finestre pensionistiche, i cittadini che hanno un lavoro non possono essere licenziati, chi si trova nelle forme di assistenza continuerà a percepirla, chi come il signor Walter Parenti ha un lavoro e nessuna forma di assistenza si deve arrangiate;
con l'entrata in vigore della legge 8 agosto 1995, n. 335, che ha istituito una apposita gestione separata presso l'Istituto nazionale previdenza sociale (I.N.P.S.) per talune figure professionali si è iniziato a versare i contributi pensionistici presso l'INPS;
l'articolo n. 51, comma 2, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, ha previsto, per i soli titolari di rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (parasubordinati) iscritti alla predetta gestione, la facoltà di riscattare annualità di lavoro svolto in periodi precedenti all'entrata in vigore dell'assoggettamento all'obbligo contributivo (INPS - parasubordinati e professionisti senza cassa di categoria e contributi a riscatto);
il signor Parenti ha già pagato le tasse per 46 anni, ha lavorato come dipendente per 24 anni, poi ha svolto dal 1986 la professione di disegnatore tecnico in maniera autonoma; fino al 1995, anno in cui è entrata in vigore l'obbligo dei versamenti dei contributi previdenziali alla gestione separata dell'INPS, non poteva versare alcun contributo previdenziale obbligatorio in quanto non esisteva nessuna cassa in cui versare;
all'inizio del 2009 l'attività del signor Parenti ha avuto un crollo verticale, egli ha dovuto chiudere la partita iva e si è iscritto al centro per l'impiego di Modena senza nessuno dei diritti che altri suoi concittadini hanno. Inoltre gli è stata rifiutata anche l'esenzione dal ticket sanitario in quanto ex lavoratore autonomo;
l'interessato si trova senza un lavoro e senza un reddito e deve continuare a pagare i contributi volontari all'INPS per potere accedere ai 40 di contribuzione -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti;
come intenda procedere per fare in modo che, a fronte di un cambio così rilevante nelle decorrenze pensionistiche, questa tipologia di lavoratori sia tutelata anche facendo riferimento ai principi fondamentali della Costituzione italiana di cui agli articoli 3, 4 e 38.
(4-10725)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2011 si è verificato un incidente sul lavoro a Custonaci, nel Trapanese, nel corso del quale è rimasto vittima un operaio di 49 anni, che si è ustionato mentre lavorava con della resina in uno stabilimento -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine alla dinamica dell'incidente e se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10743)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 5 febbraio 2011 a Palazzolo Acreide si è verificato un incidente mortale sul lavoro;

in particolare, un muratore, il signor Alfio Bugliarello, di Ferla, è morto, schiacciato dal tetto di un'abitazione che stava ristrutturando -:
di quali elementi disponga in ordine alla dinamica dell'incidente;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10757)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

MURGIA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la commissione Unione europea per la pesca ha ripartito per l'Italia una quota tonno di 1.787,91 tonnellate tra tonnare fisse e mobili;
la bozza di schema di decreto del Ministero per l'Agricoltura e la Pesca, per la ripartizione nazionale, prevedrebbe un taglio delle quote tonno per le tonnare del Sulcis da 280 a 80 tonnellate;
la decisione definitiva andrà presa a breve da parte della Commissione consultiva centrale della pesca;
questa ripartizione non tiene conto della specificità delle tonnare del Sulcis che, con la loro secolare attività di pesca altamente selettiva con l'uso di sole tonnare fisse, ha garantito il mantenimento della risorsa ittica ed il lavoro per tante famiglie in una zona martoriata da una crisi economica senza precedenti;
attrezzature, imbarcazioni, professionalità, innovazione tecnologica e filiera del pescato hanno un costo fisso predeterminato;
il ricavato della quota di 80 tonnellate, ipotizzata dal Ministero per il Sulcis, non sarebbe sufficiente nemmeno a coprire le spese di una singola tonnara, portando di fatto alla chiusura di tutto il sistema di pesca;
la situazione descritta determinerebbe la fine di un'attività economica che determina una ricaduta rilevante, per tutto il territorio, da secoli -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione sopra descritta;
quali provvedimenti urgenti intenda mettere in atto per evitare che si abbia una riduzione delle quote tonno per il Sulcis che di fatto porterebbero alla chiusura delle attività di pesca per il 2011 con dei danni incalcolabili per la disastrata economia del territorio.
(4-10719)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MATTESINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 150 del 2009 (riforma Brunetta) ha stabilito l'obbligo per i medici di inviare all'Inps per via telematica i certificati di malattia, dei dipendenti sia pubblici che privati. Cessa dunque l'obbligo da parte del lavoratore di inviare il certificato tramite raccomandata A/R al proprio datore di lavoro entro due giorni lavorativi;
il decreto stabilisce inoltre che la mancata osservanza da parte del medico degli obblighi di trasmissione telematica

costituisce un illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per le strutture e i professionisti convenzionati, la decadenza della convenzione stessa;
i sindacati di categoria, a distanza di pochi mesi dall'avvio della riforma, hanno dichiarato che la situazione è caotica e il sistema presenta troppe criticità: dalla piattaforma informatica che spesso si blocca al call center che non sempre funziona, al sistema per i medici ospedalieri che ancora va studiato;
la piattaforma digitale, a detta dei medici, non è in grado di sopportare l'affollamento di richieste del lunedì, in cui si accumulano anche le malattie iniziate nel weekend, e che ancora si è alla ricerca di una soluzione per non aggravare ulteriormente il lavoro dei medici del pronto soccorso, anche loro coinvolti nella nuova procedura;
i medici, inoltre, denunciano che solo il 50 per cento dei medici, in realtà, è pronto a inviare i certificati online, archiviando la carta e l'applicazione della normativa sul territorio nazionale lascia molto a desiderare. Se in alcune regioni (Lombardia, Emilia-Romagna) oltre il 90 per cento dei medici invia i certificati per via telematica, in altre la situazione è drammatica;
secondo i dati forniti dal Ministero, negli ultimi 6 mesi sono stati trasmessi on line oltre 2 milioni e 800 mila certificati. Mentre a detta dei medici il sistema a regime dovrebbe garantire la trasmissione di 20 milioni di certificati l'anno, con una media di 1 milione e mezzo al mese;
martedì 1o febbraio 2011 è stato la giornata inaugurale del sistema di trasmissione telematica obbligatoria dei certificati medici, ma anche dell'entrata in vigore del sistema sanzionatorio così come previsto dal decreto legislativo suddetto, che prevede il licenziamento del medico o l'interruzione della sua convenzione con il sistema sanitario nazionale dopo due mancate trasmissioni on line del certificato di malattia all'Inps. La sanzione viene applicata a prescindere dall'assenza di attrezzature adeguate all'invio del certificato o in caso di cattivo funzionamento del sistema informatico del Ministero;
a poche ore dall'avvio ufficiale, il sistema di trasmissione on line dei certificati è andato in tilt, probabilmente per una sottovalutazione sul numero dei contatti (e dell'influenza di questi giorni). Il sistema non ha retto l'urto della marea di connessioni tentate dai medici, intoppo ammesso anche dalla Sogei, la società che gestisce il server l'operazione per conto del dipartimento della funzione pubblica;
il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, il 2 febbraio 2011, nel corso di una conferenza stampa si è reso disponibile in merito alla possibilità di risolvere i problemi che hanno causato i disservizi e i disagi citati in premessa;
il bilancio della «riforma», comunque, dalla prima mattina di ieri, è di lunghe attese al call center con ritardi e disagi nell'assistenza ai cittadini (fino a 18 minuti per una risposta), di un server centrale che non è in grado di sostenere gli accessi e il traffico, di numerose telefonate di protesta;
il disservizio amministrativo ha causato inoltre una grossa perdita di tempo sottratta all'assistenza dei pazienti -:
se non reputi necessario assumere le necessarie iniziative per prorogare la fase sperimentale delle norme contenute nel decreto legislativo n. 150 del 2009 al fine di valutarne l'efficacia e l'efficienza, rinviandone di almeno 6 mesi l'entrata in vigore e conseguentemente il termine per la decorrenza del sistema sanzionatorio nei confronti di medici ed operatori;
se non ritenga, al contempo, necessario aprire un tavolo di confronto con la presenza di rappresentanti del Ministero della salute e del dipartimento della funzione pubblica e delle categorie dei medici, mai consultati in precedenza, come risulta dalle denunce dei giorni scorsi.
(5-04167)

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Rosa Grazia Arcifa, funzionaria dell'Agenzia delle entrate, ha denunciato sul suo blog presunti sprechi, inefficienze e ingiustizie del sistema fiscale. Per tali motivi è stata licenziata;
la causa del licenziamento sarebbero le seguenti frasi:
1) sull'Agenzia delle Entrate: «Sappiamo benissimo che la responsabilità dell'inefficienza è da addebitare agli sprechi determinati dal sistema degli appalti e delle esternalizzazioni. Qui potrei fare un elenco dei parenti dei miei colleghi ex tesserati alla P2, che hanno svolto presunti lavori di collaborazione esterna. Colleghi che ora trovo ai massimi vertici dell'Equitalia e della stessa Agenzia delle Entrate» (1o luglio 2009);
2) sul sistema fiscale e sul funzionamento dell'apparato amministrativo: «Le continue riforme in materia fiscale, come per la giustizia, invece di accelerare i tempi e far pagare le tasse ai veri evasori, paradossalmente glieli evitano perché non si possono fare controlli a certi soggetti in quanto appartenenti alla casta parlamentare, mentre si possono fare al venditore ambulante perché magari, mangiando pane e cipolla, è riuscito a farsi un monolocale. E se qualcuno, come noi, onesti servitori dello Stato, formula delle proposte costruttive per modificare lo stato delle cose, viene sospeso dal servizio per reati che non esistono neanche nei manuali processuali dei regimi dittatoriali» (1o luglio 2009);
3) «Non si può difendere l'operato dello Stato in un contenzioso tributario se sappiamo che è errato applicare quel tipo di accertamento ad un determinato soggetto, solo perché l'Agenzia deve raggiungere gli obiettivi» (1o novembre 2009);
4) «Trovo inaccettabile essere sospesa senza aver commesso nessun reato, ma solo perché ho avuto l'ardire di segnalare degli illeciti commessi da altri dipendenti, alcuni dei quali occupano dei posti importanti. Per le mie denunce sono stata oggetto di fatti moralmente aberranti ed eticamente riprovevoli, addirittura delittuosi. Mi auguro che le istituzioni non possono più far finta di non vedere i gravissimi danni che omissioni e favoreggiamenti, dovuti ad interessi privati, condizionamenti politici o quant'altro certamente non lecito hanno prodotto a carico dei contribuenti e del lavoratore del fisco che ha sempre correttamente svolto il proprio dovere» (25 ottobre 2009);
5) «Nel 2002 denunciai degli illeciti amministrativi-contabili, con tanto di prove documentate, che avvenivano nell'Ufficio dove prestavo servizio, nel giro di alcuni mesi venni trasferita per la famosa "incompatibilità ambientale": A proposito, chi fece gli illeciti è stata ora promossa Direttrice di un importante ufficio, nonostante non abbia mai partecipato e tanto meno vinto un concorso dirigenziale. Mentre io continuo a cambiare uffici...» (6 luglio 2009);
6) «Tanto per fare un esempio su come funziona tutta la giustizia in Italia... Aula tributaria: mi è capitato di discutere in giudizio casi identici, ebbene, la stessa sezione della Commissione Tributaria Provinciale o Regionale, ha pronunciato sentenze completamente opposte. Ho anche notato durante la discussione che alcuni giudici tributari non ascoltano e leggono il giornale, anche perché disconoscono proprio la materia tributaria, però hanno le sentenze pronte». «Durante un'udienza in Commissione Tributaria a Pavia, uno dei giudici mi ha rimproverata dicendo che gli facevo perdere tempo su un ICI, perché la parola di un sindaco, valeva più delle mie argomentazioni di diritto e vidi in bella mostra sul suo tavolo che tutto il mio carteggio era ancora con le graffette. Non era stato neanche aperto. La sentenza: ricorso non accolto, motivazione priva di qualunque riferimento tributario» (6 luglio 2000);
7) sugli accertamenti tributari fondati sugli studi di settore: «A questo punto

è doveroso chiedere a chi, ingiustamente, è stato destinatario di "accertamenti pazzi" basati sui famosi studi di settore, considerato il minor coinvolgimento emotivo nel diritto tributario, se è scoppiato a ridere» (15 luglio 2009);
come è evidente e chiaro si tratta di critiche assai generiche che tutti i giornali riportano quotidianamente sulle questioni tributarie e che molti cittadini sostengono nei sondaggi di opinione;
gli stessi giudizi si ritrovano in numerose interrogazioni parlamentari ed in svariati siti web -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se tali dichiarazioni che, secondo l'interrogante, sono solo espressione della libertà di critica sancita dalla Costituzione, abbiano fondato la sanzione del licenziamento della signora Arcifa;
se non ritengano di intervenire affinché si possa ridare il diritto al lavoro a chi per 27 anni non è mai stato oggetto di richiami per il suo operato;
se non ritengano di disporre una ispezione interna sui comportamento del responsabile del licenziamento.
(5-04171)

Interrogazione a risposta scritta:

MATTESINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legge 31 maggio 2010 n. 78 recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica» convertito dalla legge 30 luglio 2010 n. 122, novella in materia di trattamento economico di amministratori e componenti gli organi istituzionali locali, in particolare circa il diritto alla corresponsione del gettone di presenza in occasione della effettiva partecipazione a consigli e commissioni (articolo 5, comma 6);
dopo alterne vicende in sede di conversione legislativa, la quantificazione del relativo ammontare è stata rinviata ad un decreto del Ministro dell'interno (articolo 5, comma 7);
tale decreto, che doveva essere adottato entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge n. 122, ai sensi dell'articolo 82, comma 8 del decreto legislativo n. 267 del 2000, non è stato ancora emanato, mentre è definita la soglia mensile fissata in un quarto della indennità massima prevista per il rispettivo sindaco o presidente (articolo 5, comma 6);
molte amministrazioni comunali e provinciali in assenza del suddetto decreto, hanno approvato la liquidazione dei gettoni di presenza con riserva di conguagli parametrati in ammontare ed in decorrenza al dettato del provvedimento ministeriale, ma che anche molte amministrazioni hanno deciso di non erogare gettoni di presenza in attesa del suddetto decreto;
il ritardo nella emanazione del decreto crea problemi e disfunzioni -:
quali siano i motivi del ritardo nella emanazione del decreto;
quali siano i tempi previsti per la emanazione del decreto.
(4-10734)

...

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
in base alla delibera 2916 del 2005 fu approvato dal Ministero della salute il progetto riguardante la realizzazione del nuovo ospedale S. Marco e del centro di eccellenza ortopedico in località Librino per un importo complessivo di milioni 168 milioni dei euro. Il suddetto finanziamento

è a carico del Ministero della salute per il 90 per cento e della regione Sicilia per il 10 per cento;
in seguito a tale programma, il 5 aprile 2007 è stata approvata la gara per la realizzazione del suddetto ospedale alla ditta UNITER per euro 125 milioni circa più Iva, stabilendo un tempo di esecuzione di 1.115 giorni. Il progetto appaltato prevede la realizzazione, chiavi in mano, di poco più di 700 posti letto, di cui 100 circa allocati in una torre destinata al centro di eccellenza di ortopedia e i rimanenti 600 posti letto destinati alle unità operative del vecchio ospedale Vittorio Emanuele che sarebbe stato successivamente dismesso. Inoltre il progetto prevede anche la realizzazione di una piattaforma comune di servizi per il centro di eccellenza ed il nuovo ospedale S. Marco;
il nuovo piano sanitario regionale approvato di recente dalla regione Sicilia prevede per la provincia di Catania l'accorpamenti dell'azienda O.V.E., S. Marta, S. Bambino e Ferrarotto, con l'azienda ospedaliera policlinico universitario per un totale di 1.050 posti letto così distribuiti: 700 circa al policlinico universitario e 400 circa da locarsi presso il costruendo ospedale S. Marco di Librino;
di recente è stata data notizia dalla stampa locale che il centro di eccellenza di ortopedia non verrà più realizzato e che al suo posto, nella cosiddetta «Torre», verrà realizzato un posteggio multipiano, asilo nido per i dipendenti e negozi, i posti letto dell'ospedale S. Marco di Librino saranno ridotti a 450 circa;
da quanto su esposto si evince chiaramente la perplessità degli interpellanti sulla validità e sulla correttezza della operazione non essendo sicuramente le spese per la realizzazione delle modifiche paragonabili a quelle necessarie per la realizzazione dei posti letto ridotti di circa 200 -:
considerato che il Ministero della salute è il principale finanziatore di tali opere e se sia a conoscenza delle suddette modifiche di realizzazione del progetto e quali iniziative intenda assumere con urgenza nell'ambito delle proprie competenze, essendo l'opera in avanzato stato di costruzione.
(2-00957)
«Palumbo, Germanà, Catanoso, Scapagnini, Porcu, Mancuso, Grimaldi, Vincenzo Antonio Fontana, Torrisi, Gibiino, Scandroglio, Bocciardo, Garofalo, Aprea, Mario Pepe (IR), Moles, D'Anna, Fallica, Di Virgilio, Fucci, Romano, Girlanda, Pagano, Biava, Castellani, Cristaldi, Pelino, Pianetta, Gianni, Razzi, Rondini, Romele, Stagno D'Alcontres, De Camillis, Divella, Milanato, Antonio Pepe».

Interrogazione a risposta orale:

BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA e DE POLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - Premesso che:
dal 1o febbraio 2011 sono scattate le sanzioni a carico dei medici previste per
la mancata trasmissione per via telematica dei certificati di malattia dei pubblici dipendenti, come disposto dall'articolo 55-septies del decreto legislativo n. 165 del 2001, così come modificato dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, recante la cosiddetta riforma Brunetta, sull'invio telematico dei certificati medici;
nelle ipotesi di violazione dell'obbligo di trasmissione telematica, scatterà un illecito disciplinare che, in caso di reiterazione, «comporta l'applicazione della sanzione del licenziamento o, per i medici convenzionati la decadenza dalla convenzione»;
il rischio di sanzioni pesanti (fino alla revoca della convenzione per i medici di famiglia o alla sospensione dal servizio), se i medici non sono in condizione di rispondere ai cittadini, è, ad avviso degli interroganti, eccessivo anche in considerazione delle differenti criticità rilevate, a partire dalla piattaforma, che spesso si blocca, fino al call center che non funziona;

inoltre, oggi l'impiegato o qualsiasi dipendente che avesse bisogno di certificare l'indisponibilità a recarsi in ufficio per motivi di salute potrebbe subire disagi non indifferenti perché, secondo quanto dichiarato da diverse categorie di settore, vi sono difficoltà evidenti, anche per chi nel proprio studio si è organizzato per rispondere ai pazienti in modo moderno, nel contattare il call center centrale o perché si perde tempo a causa del fatto che la rete va spesso in tilt;
i medici e i sindacati di categoria lamentano disagi dovuti ad un sistema di grandi proporzioni, con situazioni estremamente variabili (dall'ambulatorio al pronto soccorso), che ha necessità di un ulteriore periodo di verifica, collaudo e adattamento alle varie realtà -:
se non ritenga necessario intervenire con urgenza con iniziative atte ad impedire che le regole messe in atto per i medici, tenuti ad attestare la patologia dei lavoratori via internet, si trasformino in forte disagio per il malato prima ancora che in sanzioni per il medico.
(3-01443)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 5 febbraio 2011 una donna, Silvana Fionda, è morta all'ospedale di Cassino a causa di un infarto che i medici avrebbero scambiato per una lombosciatalgia;
la signora Silvana Fionda di 56 anni, è deceduta il 4 febbraio 2011, dopo otto ore di attesa al pronto soccorso dell'ospedale Santa Scolastica di Cassino; secondo il racconto fornito dai familiari, la signora Fionda sarebbe rimasta per ben otto ore al pronto soccorso in uno stato di affaticamento respiratorio e dolori al petto e una volta concluso l'iter di accertamenti, i medici avrebbero stabilito il suo ricovero nel reparto di ortopedia, ma mentre veniva trasferita ai piani superiori, la donna è stata colta in ascensore da infarto ed è deceduta;
la figlia della donna morta - che insieme con i fratelli ha sporto denuncia ai carabinieri contro l'ospedale di Cassino, il Santa Scolastica - ha rilasciato alla stampa le seguenti dichiarazioni: «sono incompetenti, questo e il problema. Hanno continuato a dire, per tutto il tempo, che mia madre era solo ansiosa, che doveva stendersi e rilassarsi. E quel dolore lancinante, per il quale si è lamentata tutto il tempo, lo hanno preso per una lombosciatalgia. Devono pagare tutto adesso. Del resto, è lo stesso ospedale in cui due anni fa hanno ammazzato mio marito, curandolo male. E noi li avevamo già denunciati. Io mi sono rivolta a tutti loro più volte, ho detto che non mi sembrava affatto normale che soffrisse così. Ma loro continuavano ad attribuire tutto all'ansia. Alla fine, mentre la portavamo al quarto piano in sedia a rotelle per ricoverarla in un reparto di ortopedia, si è sentita male in ascensore. È stato l'attacco finale. Quando siamo usciti da lì è pure caduta dalla sedia. Nel corridoio c'erano solo un ausiliario e un infermiere. Nessun medico. A quel punto mia madre è rimasta a terra per oltre dieci minuti, e poi è stata portata in una stanzetta, inadeguata, dove è rimasta altri dieci minuti in attesa di un medico. Ecco come è morta mia madre -:
di quali elementi disponga il Governo in merito alla dinamica dei fatti di cui in premessa;
se non intenda, anche per il tramite del commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari, adottare o promuovere iniziative per acquisire ogni dato utile ad accertare le cause dell'accaduto sia in merito ad eventuali criticità organizzative che a mancanze od omissioni da parte del personale medico.
(4-10764)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'incontro che si è svolto nei giorni scorsi a Roma, volto a definire la questione della fornitura di olio combustibile da destinare allo stabilimento Eurallumina di Portovesme, si è concluso con un rinvio lasciando in sospeso la soluzione del problema;
per riavviare gli impianti l'azienda necessita di 270 mila tonnellate all'anno di olio combustibile, ma, attualmente, ne sono disponibili solo 180 mila;
oltre al quantitativo mancante non c'è l'accordo sul prezzo del combustibile, anche se il Governo mostra ottimismo sulla chiusura della trattativa;
il Ministro dello sviluppo economico. Romani, ha garantito che seguirà personalmente l'evolversi della vicenda e ha previsto a breve un nuovo incontro per chiuderla definitivamente;
oltre all'intesa sul combustibile è necessario raggiungere un accordo su altri punti importanti per consentire all'impianto di ripartire: l'investimento nella nuova caldaia a carbone ed il bacino dei fanghi rossi sotto sequestro;
intanto rischia di aggravarsi la questione occupazionale: la cassa integrazione in deroga per gli oltre 700 lavoratori impegnati in Eurallumina, infatti, scaduta a dicembre del 2010, è stata prorogata fino al 31 marzo 2011, ma secondo le organizzazioni sindacali se entro quella data non ci saranno segnali positivi per la riapertura dell'impianto, il rischio di non accedere alla cassa integrazione guadagni straordinaria sarà fondato ed occorrerà prorogare ancora la cassa integrazione guadagni in deroga che comporta una decurtazione salariale del 10 per cento a partire dal secondo anno di proroga -:
quali iniziative intenda adottare al fine di evitare di giungere al prossimo incontro senza una soluzione definitiva alle problematiche esposte in premessa, anche alla luce delle negative ricadute occupazionali che un ulteriore rinvio o una mancata intesa produrrebbero sul territorio del Sulcis Iglesiente.
(3-01445)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FUGATTI, NEGRO e BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico - Per sapere - premesso che:
il mondo della fornitura, soprattutto nell'attuale fase economica, sta attraversando un momento critico dovuto alla concreta difficoltà che le aziende hanno di veder soddisfatti in tempi ragionevoli i propri crediti;
le piccole imprese, già fortemente provate dalle difficoltà di accesso al credito bancario, accusano più delle grandi i ritardi nei pagamenti, rischiando la propria stessa sopravvivenza, con conseguenze dannose per l'intera filiera produttiva;
alcuni fornitori sono riusciti a scongiurare il fallimento mettendosi in rete ed aggregandosi con le grandi aziende, ma si tratta di una percentuale molto bassa, mentre la maggior parte delle aziende rischia di essere tagliata fuori dal mercato per mancanza di liquidità;
nell'Unione europea occorrono in media 63 giorni per il pagamento di una fattura da parte della pubblica amministrazione, con una media di 36 giorni in Germania, di 30 giorni in Norvegia e di 24 giorni in Finlandia, mentre i giorni si riducono in media a 55 per il pagamento da parte di una impresa privata;
lo scorso 24 gennaio 2011 il Consiglio europeo ha approvato in via definitiva la nuova direttiva sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali che intende garantire alle imprese creditrici gli strumenti

per esercitare pienamente ed efficacemente i loro diritti quando sono pagate in ritardo;
in Italia, il debito accumulato dalla pubblica amministrazione verso i fornitori ammonta a 60 miliardi di euro. I tempi medi di pagamento nella pubblica amministrazione sono di 186 giorni, mentre l'impresa privata paga mediamente in 96 giorni;
il perpetuarsi del fenomeno dei ritardi di pagamento, soprattutto da parte della pubblica amministrazione, rischia di generare danni irreparabili al nostro tessuto imprenditoriale che verrebbe privato delle risorse necessarie da investire nella crescita e nello sviluppo;
l'economia francese sta traendo un notevole beneficio dall'istituzione della figura del «mediatore della sub-fornitura» dislocato presso il Ministro dell'industria e incaricato di difendere le piccole e medie imprese dall'oppressione delle grandi che ritardano i pagamenti di fornitura -:
se sia nelle intenzioni del Ministro interrogato adottare quanto prima iniziative normative di modifica dell'attuale disciplina sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, con particolare riguardo alle pubbliche amministrazioni, volte a garantire alle imprese creditrici gli strumenti per esercitare pienamente ed efficacemente i loro diritti, anche tenendo conto delle positive esperienze raggiunte in altri paesi dell'Unione europea come ad esempio in Francia.
(5-04166)

VIGNALI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 128 del 2010 - che ha modificato il decreto legislativo n. 152 del 2006 - impone il divieto di svolgere attività di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, oltre che nelle aree marine costiere protette, in un raggio di dodici miglia marine dal perimetro esterno di tali aree e, per gli idrocarburi liquidi, nella fascia marina compresa entro cinque miglia marine dalla linea di base delle acque territoriali, lungo l'intero perimetro costiero nazionale;
il settore industriale della ricerca e coltivazione di idrocarburi in Italia contribuisce alla riduzione della bolletta energetica per circa 5 miliardi di euro l'anno, contribuisce al gettito fiscale per 1,2 miliardi di euro, e porta con se un indotto made in Italy che negli anni si è affermato nel mondo ed occupa oltre 65 mila addetti;
il provvedimento, pur non salvaguardando le coste da possibili rischi provenienti da attività in alti fondali ed in acque non italiane nel Mediterraneo, taglia del 50 per cento il gettito fiscale nell'arco di pochi anni, induce un crollo a breve di investimenti pianificati, e relativi ordinativi all'indotto, per oltre tre miliardi di euro, al quale rischia di aggiungersi il rapido abbandono del territorio italiano da parte degli investitori attivi nell'esplorazione e produzione idrocarburi, fa prevedere un calo conseguente nell'occupazione diretta e indiretta, vanifica quel potenziale di risorse che, in termini di risparmio della bolletta energetica è stato quantificato in oltre 100 miliardi di euro solo nell'arco dei prossimi 25 anni;
il decreto legislativo n. 128 del 2010 non prevede alcuna copertura per le minori entrate derivanti dalla sua applicazione, né per far fronte alle presumibili operazioni di ripristino dei siti minerari non più utilizzabili;
risulta ad avviso dell'interrogante impossibile applicare il provvedimento in questione senza ridurre drasticamente il gettito fiscale e senza indurre un calo dell'occupazione nell'attuale momento di crisi economica mondiale;
inoltre, considerando che molteplici attività di esplorazione e produzione idrocarburi sono in atto nei paesi del Nord Africa e dell'Adriatico, in mari non italiani,

in molti casi a ridosso del limite delle acque di interesse economico italiane, dopo l'abbandono delle attività off-shore da parte degli operatori nazionali, non si comprende quale Ente potrà garantire operazioni di primi intervento, per contenere «oil spill» in mare, a protezione delle nostre coste e con quali risorse;
risulta infatti che solo le maggiori compagnie petrolifere, che operano nel nostro off-shore, dispongono di attrezzature, mezzi navali, risorse ed esperienze per fronteggiare situazioni simili;
le misure introdotte, oltre a produrre un danno certo all'economia nazionale, quantificabile in miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro, rischiano di produrre complessivamente un danno ambientale rappresentato dalle infrastrutture di produzione che saranno abbandonate ed un rischio conseguente all'impossibilità di svolgere le previste operazioni di manutenzione, non più autorizzabili dagli enti preposti -:
quali iniziative di competenza i Ministri intendano assumere per far fronte alle criticità rappresentate in premessa e se non ritengano opportuno assumere le necessarie iniziative normative per riconsiderare le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 128 del 2010.
(5-04170)

Interrogazione a risposta scritta:

STRACQUADANIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dallo scorso 19 dicembre 2010, l'intera zona denominata Parco di Guerra nel comune di Massafra, in provincia di Taranto, è risultata telefonicamente isolata sino al 12 gennaio 2011, per una disfunzione grave della rete. Tale disservizio, soprattutto in considerazione del suo protrarsi, e della mancanza di interventi tempestivi e risolutivi, non ha rappresentato solo un grave disservizio per tutti i cittadini, ma soprattutto un danno economico rilevante alle imprese della zona, che si sono trovati nella condizione di non poter utilizzare i più comuni strumenti di comunicazione, e tenuto conto che tutto ciò accadeva nel periodo delle feste natalizie -:
cosa il Ministro intenda fare per chiarire le cause della disfunzione e delle consecutive gravi inadempienze;
cosa il Ministro interrogato intenda fare perché tali eventi non si ripetano.
(4-10723)

...

Apposizione di firme ad interpellanze.

L'interpellanza Garagnani n. 2-00816, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interpellanza Garagnani n. 2-00822, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Mario Pepe (IR) n. 3-01225, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Renato Farina n. 4-08526, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-08527, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Girlanda n. 4-08567, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Girlanda n. 4-08568, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Girlanda n. 4-08569, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08571, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08573, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08574, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08575, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08576, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08577, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08578, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cirielli n. 4-08588, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Garagnani n. 4-08589, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08590, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08591, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Mancuso e altri n. 5-03394, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Contento n. 5-03396, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-08617, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-08618, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Angela Napoli n. 4-08620, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Gioacchino Alfano n. 4-08621, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Lazzari n. 4-08633, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Angela Napoli n. 4-08647, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Bertolini n. 4-08652, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-03414, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-03415, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Laratta e altri n. 4-10710, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Burtone, Calvisi, Fluvi, Pedoto, Iannuzzi, La Forgia, Bossa, Scarpetti, Schirru, Tempestini, Pizzetti, Bordo, Fogliardi, Agostini, Mecacci, D'Incecco, Naccarato, Codurelli, Cenni, Santagata, Giovanelli, Miotto, Sarubbi, Touadi, Mario Pepe (PD), Coscia, Madia, Ferranti, Tenaglia, Livia Turco, Zucchi, Froner, Giacomelli, Colombo, Antonino Russo, Vico, Gianni Farina, Marchignoli, Arturo Mario Luigi Parisi, Barbi, Lulli, Tullo, Zunino, Sbrollini, Rugghia, Fadda, De Micheli, Bellanova, Picierno, Motta, Rampi, Strizzolo, Margiotta, Rossa, Pes, Ciriello, Piccolo, Albonetti, Graziano, Bachelet, Narducci, Nicolais, Vannucci.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

Il seguente documento è stato così trasformato dal presentatore:
interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-06574 del 18 marzo 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n.5-04171.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BOCCUZZI, MARCHIONI, BOBBA, BERRETTA, MIGLIOLI, RAMPI e ESPOSITO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato un procedimento per il completamento della revisione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale DVB-T;
lo schema di piano sottoposto a consultazione da parte dell'Agcom si basa su criteri completamente diversi da quelli in precedenza adottati dalla stessa Agcom, con buoni risultati, per definire la pianificazione delle sei aree tecniche già completamente digitalizzate (Sardegna, Valle D'Aosta, Piemonte Occidentale corrispondente alle province di Torino e di Cuneo, Trentino Alto Adige, Lazio esclusa le province di Viterbo e Campania), tanto è vero che in tali aree tutte le tv nazionali e locali esistenti hanno potuto convertire le proprie reti in tecnologia digitale realizzando peraltro un dividendo di frequenze da assegnare a nuovi entranti;
i nuovi ipotizzati criteri di pianificazione contrastano con i principi in precedenza espressi dall'Agcom (in particolare con la delibera n. 181/09/CONS) in quanto prevedono la realizzazione di numerose reti K-SFN (cioè composte da più frequenze) in luogo di reti SFN (composte con una sola frequenza) e non garantiscono alle tv locali, almeno un terzo delle risorse sotto il profilo tecnico-qualitativo destinando alle stesse tv locali solo frequenze non previste dal piano di Ginevra 2006 (GE2006) e quindi non utilizzabili nelle aree italiane di confine;
la citata delibera n. 181/09/CONS è stata, peraltro recepita dall'articolo 45 della legge 7 luglio 2009, n. 88 che ha modificato l'articolo 8-novies, comma 4 del decreto-legge 8 aprile 2008, n. 59, convertito, con modificazioni, della legge 6 giugno 2008, n. 101, sicché l'eventuale modifica dei criteri di pianificazione ivi espressi dovrebbe ora avvenire con legge e non attraverso un provvedimento amministrativo dell'Agcom;
qualora i nuovi criteri di pianificazione venissero effettivamente approvati verrebbero drasticamente ridotti gli spazi frequenziali delle tv locali e ciò comporterebbe la chiusura di moltissime imprese operanti da oltre trentacinque anni, con grave danno per il pluralismo del settore televisivo, per l'informazione sul territorio e per l'occupazione lavorativa nel comparto;
che, inoltre, il contenzioso giudiziale generato da tale situazione, causerebbe inevitabili ritardi al processo di digitalizzazione televisiva -:
di quali elementi disponga in relazione a quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in proposito.
(4-07193)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo, indicato in oggetto, concernente la revisione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale DVB-T, sulla base degli elementi pervenuti dalla direzione generale competente e dall'autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si rappresenta quanto segue.
Come noto in Italia l'elaborazione e l'approvazione dei piani nazionali di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione sonora e televisiva è di competenza dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), ai sensi della legge n. 249 del 1997 (articolo 1, comma 6, lettera
a), n. 2).
Il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiodiffusione televisiva terrestre in tecnica digitale, elaborato dall'AGCOM e pubblicato con delibera 300/10/CONS, si riferisce all'intero territorio nazionale e prevede che almeno un terzo delle risorse pianificabili sia riservata all'emittenza locale (articolo 1 comma 6); il numero di tali reti è comunque non inferiore a 13 (allegato 2 alla delibera 300/10/CONS, paragrafi 3.5 e 4.2.4).
Le frequenze da utilizzare per le reti nazionali devono presentare dei requisiti minimi (capacità trasmissiva di 20MBits/s con una qualità del 90 per cento di probabilità di servizio - Location probability) nell'80 per cento del territorio nazionale.
In particolare l'allegato tecnico alla succitata delibera specifica che il piano ha individuato, in accordo alla delibera n. 181/09/CONS, un totale di 21 reti nazionali in tecnica DVB-T di cui 3 in VHF e 18 in UHF, tutte basate sulla tecnica SFN (
Single Frequency Network), cioè con assegnazione, per ogni emittente, di una sola frequenza su tutto il territorio nazionale.
Solo sei delle citate reti possono operare in tecnica K-SFN (K= numero di frequenze assegnate) ovvero possono impiegare, in alcune specifiche aree tecniche, frequenze alternative al posto di quella pianificata (primaria), operando comunque all'interno della singola area tecnica in
Single Frequency Network.
In particolare per ognuna di queste reti è prevista un'unica frequenza alternativa, configurandosi così come reti 2-
Single Frequency Network in cui la frequenza «primaria», o alternativa, non rimane nella disponibilità dell'operatore nazionale e può essere utilizzata per le reti locali.
Il citato piano, inoltre, specifica che l'identificazione di dettaglio delle reti da destinare all'emittenza locale in ciascuna area tecnica è effettuata tramite la convocazione, per ciascuna area, di un tavolo tecnico (articolo 1, comma 7), in cui vengono affrontate le particolarità della specifica area.
Lo scopo di tali tavoli tecnici è tra l'altro quello di garantire, in ciascuna area tecnica, un terzo, minimo 13, delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali, con copertura regionale, in accordo con quanto già stabilito nella delibera AGCOM 181/09/CONS ed identificare le frequenze attribuibili alla pianificazione sub regionale o provinciale.
Il ministero dello sviluppo economico, sulla base delle risorse disponibili, che sono quelle individuate dall'autorità a seguito della citata attività di pianificazione, effettua poi l'assegnazione del diritto d'uso delle frequenze agli operatori che ne hanno i requisiti.
Inoltre, in aggiunta ai tavoli tecnici previsti dall'AGCOM, questo ministero ha già avviato degli incontri bilaterali con i Paesi confinanti, con l'obiettivo di concordare un utilizzo condiviso delle frequenze che l'accordo di Ginevra 2006 ha assegnato in esclusiva ai singoli Paesi.
Tale trattativa è sostenuta dall'interesse comune dei Paesi confinanti di vedere aumentati i canali televisivi utilizzabili.
Tutto ciò è facilitato dalla proprietà della tecnica digitale di essere meno sensibile ai disturbi, ovvero di sopportare valori di campo elettromagnetico interferente superiori a quelli sopportati dalla tecnica analogica.
Da non dimenticare, infine che il piano di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva prevede inoltre che

l'elenco delle frequenze previste dalla delibera 300/10, così come le frequenze che saranno assegnate alle emittenti locali ad esito delle pianificazioni delle singole aree tecniche, sono rivedibili alla luce delle eventuali necessità di compatibilizzazione derivanti dall'evoluzione delle trattative di coordinamento internazionale e del completamento della digitalizzazione delle reti televisive terrestri su tutto il territorio nazionale.
Si precisa, infine, che il Piano tiene conto degli specifici obblighi di servizio pubblico, dell'articolare regionale di RAI 3 e dell'informazione, nonché dello sviluppo dei servizi innovativi e riserva, come detto, un terzo delle frequenze alle emittenze televisive locali, al fine di garantire il massimo pluralismo e di favorire un uso efficiente ed effettivo delle frequenze.

Il Ministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il 6 novembre 2008 è stato presentato da parte dell'ANIEF ricorso al TAR del Lazio dove si impugna il decreto Del Ministero della P.I. del 16 marzo 2007 nella parte in cui afferma che «ai sensi dell'articolo 1, comma 607 della legge n. 296/06 .... È consentito solo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce», nonché la nota direttoriale prot, n. 5485 del successivo 19 marzo nella parte in cui dispone che «con la riapertura dei termini sarà consentito, per l'ultima volta, di iscriversi nelle graduatorie permanenti, trasformate in graduatorie ad esaurimento. Nel successivo biennio scolastico 2009/2011 si potrà solo aggiornare il punteggio o trasferire la propria posizione in altra provincia, ma in "coda" a tutte le fasce»;
il TAR del Lazio con sentenza n. 10809 ha accolto il ricorso;
il Ministero sembra tuttavia orientato a non recepire la sentenza;
in passato era prassi normale la richiesta di trasferimento per motivi familiari sia tra regioni collocate al Nord e al Sud, sia ad Est ed Ovest. Ora per effetto dell'annullamento del comma 4 dell'articolo 5-bis dei decreto Gelmini, il quale permetteva il cambio di provincia da parte degli insegnanti senza penalizzazioni, un gran numero di insegnanti teme che possa essere negata la possibilità di chiedere trasferimenti in altre province secondo la posizione spettante in relazione al punteggio -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e cosa intenda fare affinché siano rispettate le sentenze del TAR del Lazio e le ordinanze del Consiglio di Stato.
(4-02947)

BORGHESI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il nuovo lodo del decreto-legge n. 134 del 2009 voluto dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca per legittimare un decreto (decreto ministeriale n. 42 del 2009) di aggiornamento delle graduatorie che è stato più volte annullato dal giudice amministrativo al punto da costringerlo a «commissariare» il Ministero dell'istruzione, per i giudici viola sei articoli della Costituzione, pone il potere legislativo in contrasto con il potere giudiziario, annulla l'autonomia della magistratura, nega la certezza dei diritto a un equo processo e tradisce la Convenzione europea sui diritti dell'uomo;
secondo il Tar del Lazio (ordinanza 230 del 2010), la disposizione di cui all'articolo 1 comma 4-ter del decreto-legge

25 settembre 2009, n. 134 (la norma blocca-processi pro inserimento a pettine, patrocinati dall'ANIEF) potrebbe non essere conforme alla Costituzione e, pertanto, deve essere rimessa al giudizio del Giudice delle leggi;
il 7 maggio 2009 l'interrogante ha presentato un'interrogazione parlamentare n. 4-02947 nella quale si faceva riferimento al ricorso presentato dall'ANIEF e accolto dal Tar del Lazio con sentenza n. 10809, alla quale ancora non si è ricevuta risposta -:
cosa intenda fare affinché siano rispettate le sentenze del Tar del Lazio e le ordinanze del Consiglio di Stato.
(4-06570)

Risposta. - L'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, rileva come la sentenza del tribunale amministrativo regionale Lazio n. 10809 del 6 novembre 2008 abbia annullato il Ddg del 16 marzo 2007 nella parte in cui, in premessa, considera che «ai sensi dell'articolo 1, comma 607 della citata legge n. 296/06, ... dall'a.s. 2009/2010 è consentito solo l'aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra Provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce», e della nota prot. n. 5485 del 19 marzo 2007 nella parte in cui disciplina l'applicazione della richiamata disposizione normativa.
Al riguardo si fa presente che in sede di attuazione dell'articolo 1, comma 605, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (finanziaria 2007) si è preso atto della mutata natura giuridica delle graduatorie permanenti, trasformate in graduatorie ad esaurimento. Coerentemente, nella fase di aggiornamento per il biennio scolastico 2007/2009, si era consentito, per l'ultima volta, di iscriversi nelle suddette graduatorie e si prevedeva, per il successivo biennio scolastico 2009/2011, la possibilità di aggiornare il punteggio o di trasferire la propria posizione in diversa provincia con collocamento in posizione subordinata, ovvero «in coda» al personale incluso in III fascia.
La normativa richiamata disciplinava in modo equilibrato le aspettative degli aspiranti in quanto in sede di prima applicazione non si avevano modifiche sostanziali rispetto alla precedente disciplina, mentre nel successivo aggiornamento la mutata natura giuridica esplicava pienamente i suoi effetti.
Tale valutazione non è stata condivisa dalla richiamata pronuncia giurisdizionale.
Peraltro, in sede di conversione del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, il legislatore è intervenuto sulla materia confermando in via interpretativa per gli anni scolastici 2009/2011 l'operato dell'amministrazione.
Contestualmente, al fine di superare le problematiche inerenti la legge di conversione del 24 novembre 2009, n. 167, dispone altresì che, per il successivo aggiornamento biennale relativo agli anni 2011/2013, le modalità previste dal citato comma 605 vengano esplicitate attraverso il ritorno al sistema del trasferimento da una provincia ad un'altra con l'inserimento nel posto derivante dalla piena valutazione del punteggio attribuito.
Le disposizioni succitate sono state oggetto di impugnativa innanzi alla Corte costituzionale la quale non si è ancora pronunciata al riguardo.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

CAPODICASA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con decreto del viceministro delle infrastrutture e dei trasporti n. P/71/05 del 2 marzo 2005 è stata approvata la graduatoria delle proposte di contratto di quartiere II presentate dai comuni della regione Sicilia, in tale graduatoria la proposta presentata dal comune di Palma di Montechiaro (per un importo di 9,3 milioni di euro) è stata inserita all'ottavo posto e ammessa a finanziamento per l'importo 6 milioni di euro, con una riduzione di 3,3 milioni di euro rispetto alla proposta del comune di Palma di Montechiaro (Agrigento);

l'undici aprile 2006 il comune di Palma di Montechiaro ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture il progetto definitivo, rimodulato rispetto alla proposta originaria, per tener conto della riduzione dell'importo ammesso a finanziamento, nel rispetto dei termini e delle modalità previste dall'accordo di programma quadro sottoscritto il 27 dicembre 2005 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione siciliana ed il comune di Palma di Montechiaro;
nell'aprile del 2007, Ministero e regione hanno proposto al comune di Palma di Montechiaro una riduzione del progetto a poco più di 3 milioni di euro;
il 12 giugno 2008, nella sede del Ministero, il comitato paritetico ed il sindaco di Palma di Montechiaro, hanno sottoscritto un accordo per la rimodulazione del progetto finalizzato ad eseguire opere quantificate, col prezziario vigente, presuntivamente in 5,2 milioni di euro;
con nota n. 18222 del 9 settembre 2008 il comune di Palma di Montechiaro ha trasmesso il progetto definitivo, come da accordo sottoscritto, per l'importo di 5,2 milioni di euro;
ad oltre un anno e mezzo da tale data, il comune di Palma di Montechiaro non ha ancora ricevuto il finanziamento, già previsto nel 2006;
a causa dell'inspiegabile ritardo nella erogazione del finanziamento, i costi per la realizzazione del progetto sono inevitabilmente lievitati, essendo entrato in vigore il nuovo prezziario e il 9 agosto 2009 il comune ha trasmesso i nuovi elaborati contabili del progetto per un importo complessivo di circa 5,5 milioni di euro;
i lavori previsti dal programma di quartiere II, già nel 2006, quando il progetto venne presentato, rivestivano carattere di urgenza in tema di riqualificazione urbana, in una città che soffre pesantissime condizioni di degrado, determinate da decenni di attività edilizia abusiva, ai quali, da alcuni anni, l'amministrazione comunale ha provato a porre rimedio con interventi di riqualificazione urbana, come il contratto di quartiere I -:
per quali motivi non sia stato ancora erogato il finanziamento ottenuto dal comune di Palma di Montechiaro, a conclusione della selezione concorsuale espletata e in attuazione dell'accordo sottoscritto presso il Ministero delle infrastrutture il 12 giugno 2008;
quali progetti siano stati fino ad oggi finanziati, nell'ambito degli interventi di riqualificazione urbana denominati contratti di quartiere II, quanti in esecuzione della selezione effettuata, quanti per scorrimento della graduatoria;
se corrisponda al vero che, mentre il progetto del comune di Palma di Montechiaro, che occupava un posto utile nella graduatoria del contratto di quartiere II, siano stati finanziati progetti, all'esito della selezione concorsuale, risultati esclusi dal finanziamento e collocati in graduatoria molto dopo il suddetto comune, addirittura ben oltre il ventesimo posto.
(4-06196)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come è noto ministero delle infrastrutture e dei trasporti è da tempo impegnato per dare risposte concrete al tema del recupero e della riqualificazione urbana. Tra le ultime iniziative assunte in tale ambito rientrano i contratti di quartiere II; tali interventi richiedono un approccio integrato in quanto la riqualificazione urbana non può limitarsi al costruito ma deve incrementare i servizi e le dotazioni infrastrutturali.
L'obiettivo dei contratti di quartiere II, ricorrendo sia alle risorse pubbliche che alla partecipazione finanziaria dei privati, pertanto, è quello di migliorare l'offerta abitativa ed insediativa strutturando gli ambiti urbani degradati con la dotazione di un tessuto connettivo denso di relazioni spaziali e funzionali, prestando attenzione non soltanto agli aspetti edilizi ed urbanistico-ambientali ma anche a quelli sociali

ed occupazionali e a quelli connessi alla partecipazione dei residenti.
In tale programma il comune di Palma di Montechiaro mediante la sottoscrizione dell'accordo di programma in data 27 dicembre 2005 e dei successivi atti aggiuntivi del 6 luglio 2007 e 29 novembre 2007, ha ottenuto un finanziamento di 6 milioni di euro poi ridefinito in euro 5.200.000,00.
Conseguentemente, è stato stipulato in data 6 agosto 2010 il protocollo d'intesa e la convenzione attuativa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Sicilia per l'importo complessivo di euro 5.200.000,00 così ridotto dal comitato paritetico ministero regione siciliana a seguito dell'avvenuta rimodulazione del progetto definitivo.
Si segnalano in particolare, i contenuti tecnico-urbanistici del programma che il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha finanziato:
acquisizione e recupero di edifici da adibire a edilizia pubblica (15 alloggi);
opere di urbanizzazione riqualificazione delle strade;
costruzione plesso scolastico «Liceo scientifico G.B. Odierna»;
costruzione impianto sportivo polivalente;
costruzione 36 alloggi cooperativa città futura;
costruzione comunità alloggio per anziani e disabili;
opere di urbanizzazione;
realizzazione a 2 piani di lottizzazione;
recupero del patrimonio di edilizia scolastica.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CONCIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il bando del concorso per allievi di prima classe dell'Accademia navale per l'anno accademico 2009-2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale, n. 96 del 9 dicembre 2008 (si confronti l'allegato n. 1), prevede, all'articolo 8, comma 3, che «...solo per i concorrenti per il Corpo sanitario militare marittimo, in caso di positività al test HIV-Ab determinato con test Elisa di III o IV generazione, la commissione procederà all'esclusione degli interessati...»;
risulta all'interrogante inoltre che lo Stato Maggiore della Marina - ispettorato della sanità - abbia emanato e divulgato un documento, per uso esclusivo d'ufficio, intitolato «Requisiti fisici e sensoriali per l'idoneità ai vari corpi, ruoli e categorie, specialità e abilitazioni del personale della M.M.» (si confronti l'allegato n. 2) dal quale è dato evincere che l'accertamento della sieropositività è richiesto, previo consenso informato, per il solo personale non dirigente, risultando da tale accertamento esclusi gli ufficiali medici;
da un'analisi della documentazione si evince un quadro che conferma quanto già riscontrato sulla base delle numerose segnalazioni negli anni effettuate al servizio legale dell'Associazione NPS Italia Onlus da parte di lavoratori sieropositivi appartenenti alle Forze armate e di polizia, e cioè un approccio dei vertici che prevede la progressiva e sistematica rimozione dalle fila delle Forze armate e di polizia di tutti i lavoratori e di tutti i candidati all'arruolamento che risultino essere sieropositivi all'esito di accertamenti condotti su larga scala e per categorie di soggetti, fatta, a quanto pare, la sola eccezione degli ufficiali medici;
i succitati accertamenti sierologici, introdotti solamente nel 2010 all'interno dei bandi di concorso indetti dalla direzione generale del personale militare, limiterebbero di fatto la progressione di carriera dei lavoratori sieropositivi già in forza presso le quattro Forze Armate i quali, in virtù di quanto sopra esposto, non godrebbero dei requisiti psico-fisici necessari per poter concorrere ad incarichi/ruoli dirigenziali presso il Ministero della difesa;

la legge 5 giugno 1990, n. 135 (Piano degli interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all'AIDS), prevede, agli articoli 5 (accertamento dell'infezione) e 6 (divieti per i datori di lavoro), precise norme volte a tutelare la riservatezza dei dati sanitari e a garantire la non discriminazione di tutti i lavoratori e di tutti i candidati all'assunzione. Si rileva altresì come sulla base dell'articolo 7 della stessa legge siano state adottate con decreto ministeriale 28 settembre 1990 precise disposizioni per la protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private; tali disposizioni hanno precisato che, nell'impossibilità «di identificare con certezza tutti i pazienti con infezione da HIV» il legislatore ha previsto alcune «precauzioni finalizzate alla protezione dal contagio (....), nei confronti della generalità delle persone assistite»;
va considerato, tuttavia, che il giudizio sui citati articoli della legge n. 135 del 1990 effettuato dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 218/1994 abbia parzialmente mutato il quadro normativo, giustificando l'esecuzione di accertamenti sanitari allorquando vi sia necessità di contemperamento delle esigenze dei singoli con gli interessi della comunità, consistenti in particolare nella salute collettiva e nella protezione dei terzi, alla luce dei principi costituzionali contenuti nell'articolo 32 della Costituzione, sottolineando, però, come la stessa Corte abbia precisato che, anche in tali limitati casi in cui è consentito effettuare accertamenti volti alla rilevazione dell'infezione da HIV, non debba mai trattarsi di «...controlli sanitari indiscriminati, di massa o per categorie di soggetti, ma di accertamenti circoscritti sia nella determinazione di coloro che vi possono essere tenuti, ..., sia nel contenuto degli esami. Questi devono essere funzionalmente collegati alla verifica dell'idoneità all'espletamento di quelle specifiche attività e riservati a chi ad esse è, o intende essere, addetto». La Corte più avanti precisa altresì che i trattamenti sanitari trovano sempre un limite invalicabile nel rispetto della dignità della persona, anche al fine di «...contrastare il rischio di emarginazione nella vita lavorativa e di relazione»;
il bando di cui sopra appare, dunque, estremamente penalizzante nei confronti di un'ampia categoria di soggetti, che verrebbero ad essere preventivamente esclusi dall'esercizio di una attività lavorativa per la quale è richiesta una preparazione che richiede anni di studio e di tirocinio professionale;
inoltre nel bando per i concorsi per i licei militari diramati dal Ministero (concorso, per esami, per l'ammissione di centoquarantaquattro giovani ai licei annessi alle scuole militari dell'Esercito per l'anno scolastico 2010-2011, concorso, per esami, per l'ammissione di cinquantuno giovani ai licei annessi alla Scuola navale militare «Francesco Morosini» per l'anno scolastico 2010-2011), sono contenute le seguenti previsioni: «Visto il decreto ministeriale 4 aprile 2000, n. 114, concernente il regolamento recante norme per l'accertamento dell'idoneità al servizio militare, con annesso elenco delle imperfezioni ed infermità che sono causa di inidoneità; Vista la direttiva tecnica 5 dicembre 2005 della Direzione generale della sanità militare, integrata con il decreto dirigenziale 30 agosto 2007, riguardante l'accertamento delle imperfezioni e delle infermità che sono causa di inidoneità al servizio militare, di cui all'annesso al sopracitato decreto ministeriale 4 aprile 2000, n. 114»;
la formulazione suddetta indica come cause di esclusione gli stessi motivi in base ai quali era possibile chiedere l'esonero dal servizio di leva (quando questo era obbligatorio), trasformando, di fatto, una norma di favore per gli obbligati alla leva in una causa di esclusione dall'accesso ad un liceo -:
se il Ministro non ritenga di dover adottare le necessarie misure atte a intervenire sulle suddette procedure di selezione e sulle linee guida interne, al fine di modificare le condizioni di accesso al citato concorso e le prassi in atto all'interno della Marina Militare e delle Forze

armate in generale, così evitando il rischio di ledere gravemente la dignità e la professionalità di un numero indeterminato di soggetti, anche in relazione all'esigenza di garantire, pur rimanendo nell'alveo della fondamentale tutela del diritto alla salute di tutti i cittadini, il rispetto dei principi di solidarietà e di inclusione dei soggetti più deboli propri del nostro ordinamento.
(4-07512)

Risposta. - La legge 5 giugno 1990, n. 135, recante «Programma d'interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS», per quanto attiene, in generale, all'accertamento dell'infezione da HIV, prevede il divieto di:
sottoporre chiunque senza il suo consenso ad analisi tendenti ad accertare l'infezione da HIV (articolo 5, comma 3);
discriminare i portatori di tale sindrome per l'accesso o il mantenimento di posti di lavoro (articolo 5, comma 5);
svolgere indagini che consentano ai datori di lavoro, pubblici e privati, di accertare - in soggetti presi in considerazione per l'instaurazione di un rapporto d'impiego - l'esistenza di uno stato di sieropositività (articolo 6, comma 1).

Al riguardo, devo citare, tuttavia, la sentenza della Corte Costituzionale n. 218 del 1994 che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del citato articolo 5 (commi 3 e 5), «nella parte in cui non prevede accertamenti sanitari dell'assenza di sieropositività all'infezione da HIV come condizione per l'espletamento di attività che comportano rischio per la salute di terzi».
Secondo la Corte, il divieto di accertamento della positività a tale infezione è inapplicabile, non solo nel settore della sanità e dell'assistenza, ma in ogni altro settore in cui vi sia un serio rischio di contagio, legittimando l'accertamento preventivo della positività all'infezione da HIV anche in settori per i quali, in passato, doveva ritenersi escluso.
Sulla base di tale pronuncia, è indubbio che le Forze armate rientrano a pieno titolo tra i settori a rischio contagio, in considerazione delle peculiari modalità di svolgimento dei compiti a loro devoluti, nonché degli evidenti fattori di rischio esistenti per la salute sia del personale militare, sia di terzi o della collettività in generale.
Fattori di rischio, peraltro, sussistono anche per lo stesso soggetto sieropositivo, la cui infermità sarebbe elemento ostativo per l'effettuazione della prevista schedula vaccinale obbligatoria.
L'impiego, infatti, sia sul territorio nazionale che, soprattutto, in zone operative fuori area, prevede, quale indispensabile cautela, l'effettuazione di una serie di procedure vaccinali volte a prevenire gravi malattie infettive diffusive derivanti sia dalla vita in comunità (esempio meningite meningococcica, febbre tifoidea da salmonella eccetera), che in relazione alle regioni geografiche dove il militare è portato ad operare (esempio vaccinazione antiamarillica).
Le immunizzazioni vaccinali agiscono grazie all'attivazione e alla conseguente moltiplicazione delle cellule del sistema immunitario, dove proprio il
virus dell'immunodeficienza umana (HIV) ha preferenziale accesso e dove si moltiplica.
Le pratiche vaccinali determinerebbero, dunque, un aumento della viremia HIV e, conseguentemente, un possibile peggioramento del quadro diagnostico, così come è stato scientificamente dimostrato.
Per tale motivo l'attuale normativa prevede l'incompatibilità dell'infezione da HIV con l'accesso alle carriere militari: ne consegue che l'eventuale sussistenza dell'infezione da HIV debba essere necessariamente indagata nel corso degli accertamenti sanitari concorsuali, poiché finalizzata alla tutela della salute del candidato che, in questo caso, prevale sul diritto di non discriminazione dello stesso, conformemente a quanto affermato dalla Corte Costituzionale che ha più volte sostenuto essere la salute un bene primario, costituzionalmente protetto (articolo 32).
Inoltre, «la tutela della salute - come affermato nella menzionata sentenza - implica e comprende il dovere dell'individuo di non ledere né porre a rischio con il

proprio comportamento la salute altrui... Gli accertamenti che comprendendo prelievi ed analisi, costituiscono "trattamenti sanitari" nel senso indicato dall'articolo 32 della Costituzione, possono essere legittimamente richiesti solo in necessitata correlazione con l'esigenza di tutelare la salute dei terzi (o della collettività in generale).
Essi si giustificano, quindi, nell'ambito delle misure indispensabili per assicurare questa tutela e trovano un limite non valicabile nel rispetto della dignità della persona che vi può essere sottoposta.
In questo ambito, il rispetto della persona esige l'efficace protezione della riservatezza, necessaria anche per contrastare il rischio di emarginazione nella vita lavorativa e di relazione».
Di fatto, l'eventuale stato di sieropositività è noto al solo personale sanitario che ha effettuato l'accertamento.
«Le attività - si legge ancora nella sentenza - che, in ragione dello stato di salute di chi le svolge, rischiano di mettere in pericolo la salute dei terzi, possono essere espletate solo da chi si sottoponga agli accertamenti necessari per escludere la presenza di quelle malattie infettive o contagiose, che siano tali da porre in pericolo la salute dei destinatari delle attività stesse».
Tale principio irrinunciabile di salvaguardare, oltre che la propria, anche l'altrui salute, dà fondamento alla previsione dell'articolo 3 della direttiva tecnica 5 dicembre 2005 riguardante l'accertamento delle imperfezioni e delle infermità che sono causa di inidoneità al servizio militare, che contempla - tra le cause d'inidoneità - anche la positività agli anticorpi HIV; previsione che presuppone la necessità dei conseguenti accertamenti in fase di reclutamento del personale militare.
Del resto, sono note da tempo le caratteristiche di diffusività della sindrome da immunodeficienza acquisita, tanto da essere inserita (decreto ministeriale 28 novembre 1986) nell'elenco delle malattie diffusive e infettive, che comportano l'adozione di provvedimenti sanitari e misure di protezione.
Non a caso, il decreto-legge n. 276 del 1990, considerata l'esistenza di rischi di diffusione della malattia connessi allo svolgimento di determinate attività, ha stabilito per il personale appartenente alle forze di polizia che «per la verifica dell'idoneità all'espletamento di servizi che comportano rischi per la sicurezza, l'incolumità e la salute dei terzi possono essere disposti, con il consenso dell'interessato, accertamenti dell'assenza di sieropositività all'infezione da HIV»; prevedendo, altresì, l'esclusione - dai servizi che presentano rischio per i terzi - di chi abbia rifiutato di sottoporsi agli accertamenti.
Dopo questa premessa a carattere generale, in relazione al bando del concorso per allievi di prima classe dell'accademia navale per l'anno accademico 2009-2010, preciso che l'accertamento della sieropositività per infezioni da HIV, inizialmente previsto, in fase concorsuale, per il solo personale sanitario è stato, successivamente, esteso a tutti gli aspiranti alle carriere militari, previo consenso informato.
Il bando prevede che, in sede di reclutamento del personale sanitario, venga eseguito l'accertamento relativo all'infezione da HIV e si proceda all'eventuale esclusione del concorrente che ne risulti infetto.
Ciò, in linea con quanto motivato dalla Corte costituzionale nella citata sentenza 218/1994, di cui, in premessa, ho richiamato i passaggi più significativi.
Con riferimento, invece, alla pubblicazione dello Stato Maggiore della Marina, cui è fatto cenno nell'interrogazione in esame, faccio presente che l'accertamento della sieropositività è previsto per tutto il personale del corpo sanitario, ivi inclusi gli ufficiali medici, sempre previo consenso informato.
Per il personale sanitario della Marina Militare - e delle Forze armate in generale - bisogna anche considerare che, soprattutto nell'eventualità di assistenza sanitaria in operazioni fuori area, potrebbe non essere possibile per gli operatori l'adozione delle «misure di barriera» volte alla prevenzione del contagio, con conseguente ulteriore rischio per la terza persona che dovrebbe beneficiare della prestazione.


Vorrei aggiungere, ancora, che l'applicazione degli atti regolamentari (decreto ministeriale n. 114/2000 e direttiva tecnica 5 dicembre 2005) è legittimata proprio dallo
status di «militare» assunto dai frequentatori dei licei militari e, pertanto, come già chiarito, dalla necessità di tutelare la salute del personale eventualmente assunto, dei terzi o della collettività in generale.
Per quanto riguarda, invece, il personale che durante il servizio abbia contratto o sia venuto a conoscenza di essere affetto da «sindrome da immunodeficienza acquisita», è il caso di sottolineare che il militare sieropositivo può mantenere il suo rapporto di servizio, seppure condizionandolo a controlli periodici e a limitazioni operative che lo tutelino da possibilità di aggravamenti, salvaguardando anche la collettività da rischi infettivi di contagio.
Sempre con riferimento al personale in servizio, l'accertamento della sieropositività HIV in occasione dei controlli sanitari periodici viene offerto, per le categorie più a rischio (e su richiesta e/o indicazione clinica a tutto il personale) ed effettuato solo previo consenso dell'interessato e con modalità idonee a garantire l'assoluta riservatezza, finalizzato esclusivamente alla tutela della salute del personale militare, sulla base delle motivazioni scientifiche e d'impiego che ho già illustrato.
In ogni caso, per il personale già in servizio, il solo stato di sieropositività (peraltro conosciuto dal solo personale sanitario che ha effettuato l'accertamento), in assenza di manifestazioni patologiche, non è di per sé motivo di esclusione dall'impiego, tanto meno di ostacolo alcuno alla progressione di carriera.
Quanto, in ultimo, alla tipologia dei controlli, posso assicurare che si tratta «di accertamenti circoscritti, sia nella determinazione di coloro che vi possono essere tenuti, costituendo un onere per poter svolgere una determinata attività, sia nel contenuto degli esami» e non di «... controlli sanitari indiscriminati, di massa o per categorie di soggetti...».

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Val d'Arzino, in provincia di Pordenone, è da qualche giorno al centro di vivaci polemiche dopo che la società «Poste Italiane» ha annunciato una drastica riduzione degli orari di funzionamento dell'ufficio di Anduins e la soppressione dello sportello di Pielungo;
la situazione di disagio per la popolazione locale, in larga maggioranza anziana, si spiega anche con la notevole distanza chilometrica tra le varie frazioni della valle (a tratti ammontante financo a 15 chilometri), nonché con la contemporanea chiusura del limitrofo recapito di Flagogna (Udine);
uno dei precipui motivi di timori si lega alla possibilità che lo stesso servizio di consegna della corrispondenza venga ridimensionato;
il caso di specie può essere in considerazione come esempio per altri episodi simili attualmente registrabili sul territorio nazionale;
all'interrogante non sfuggono il contingente quadro macroeconomico e la conseguente necessità di ridurre i servizi, laddove gli stessi si rivelino grandemente in sofferenza, ma, al contempo, non può non tenersi in debito conto la fondatezza del rischio di futuri disservizi -:
quali iniziative intenda adottare per scongiurare che gli annunciati tagli di «Poste Italiane» in Val d'Arzino (Pordenone) comportino disagi e problemi vari all'utenza, in particolar modo nel recapito quotidiano della corrispondenza.
(4-07708)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, riguardante il piano di rimodulazione estiva degli orari di apertura di alcuni uffici postali in territorio friulano, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dalla società poste italiane, si rappresenta quanto segue.


Durante il periodo estivo appena trascorso, in Val d'Arzino non è stata prevista alcuna rimodulazione degli orari di apertura degli uffici postali, sia per quanto attiene quelli appartenenti alla provincia di Pordenone (comune di Vito d'Asio), sia per quelli rientranti nel territorio provinciale di Udine (comune di Forgaria del Friuli).
Più precisamente, l'ufficio postale di Anduins non ha subito riduzioni ed è attivo, dal lunedì al venerdì, con orario 8,30-13,45, ed il sabato con orario 8,30-13,00.
Non è prevista alcuna soppressione per l'ufficio postale di Pielungo che, già dal 2007, è aperto il martedì ed il giovedì, dalle ore 8,30 alle 13,45, ed il sabato dalle 8,30 alle 13,00.
Per quanto riguarda l'ufficio postale di Flagogna, nel comune di Forgaria del Friuli, Poste italiane ha precisato che tale ufficio non è stato sottoposto a rimodulazione estiva dell'orario di apertura ed è attivo nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì, con orario 8,00-13,15.
Per completezza d'informazione poste italiane ha voluto specificare che, il servizio di recapito dipende dai centri di distribuzione e, nel caso specifico, dal presidio decentrato di distribuzione (PDD) di Pinzano al Tagliamento, che a sua volta dipende dal centro primario di distribuzione (CPD) di Spilimbergo, in provincia di Pordenone, pertanto tale servizio, non essendo connesso all'attività specifica degli uffici postali, non risente di eventuali iniziative di rimodulazione degli orari di apertura degli stessi.
Al riguardo, si rende noto che, durante i recenti mesi estivi, il servizio di recapito, nelle località di interesse dell'interrogante, è stato espletato con regolarità e nel rispetto dei previsti standard di qualità.
Sarà, comunque, cura del ministero dello sviluppo economico far effettuare, nell'ambito delle proprie competenze e attraverso gli uffici preposti, monitoraggi e sopralluoghi, al fine di verificare che un servizio così essenziale come quello postale, sia erogato nel modo migliore, onde assicurare alla cittadinanza un servizio sempre efficiente e di qualità.

Il Ministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto emerge da notizie riferite dalla stampa, e in particolare dalla trasmissione «Mi manda RAI Tre», tra l'ospedale di Saronno e la clinica Macedonio Melloni di Milano si sarebbe consumato l'ennesimo caso di malasanità, frutto di diagnosi palesemente opposte ignorate e di medici frettolosi e distratti;
detto episodio vede per protagonista-vittima la signora Maria Antonietta Maturo, di Biandronno, in provincia di Varese, che oggi non ha più il seno sinistro, asportato per un tumore maligno che non è mai esistito;
il calvario della signora Maturo è cominciato tre anni fa, quando è iniziata la sua odissea tra gli ospedali; nel maggio del 2007 la signora Maturo nota un nodulo sul seno sinistro e inizia l'odissea degli esami diagnostici: si rivolge a un medico privato di Milano che la sottopone a un ago aspirato e le prescrivo altri esami; all'ospedale di Saronno fa una mammografia, da cui risulta che il nodulo è benigno, e un'ecografia mammaria che invece dà esito incerto; quando torna all'ospedale per ritirare il referto scopre che la diagnosi («cellule tumorali maligne») si riferisce al seno destro anziché al sinistro; decide allora di chiedere altri pareri, e si rivolge all'istituto dei tumori di Milano, ma qui i tempi di attesa sono troppo lunghi. Quindi i primi di luglio la signora Maturo si rivolge alla Macedonio Melloni, dove viene visitata da due specialisti; il 17 luglio viene ricoverata all'ospedale Fatebenefratelli, dove viene sottoposta a un intervento di mastectomia sottocutanea sinistra, nonostante le discrepanze tra i precedenti esami; rimane ricoverata fino alla fine del mese quando il chirurgo plastico dell'ospedale la informa che dall'esame istologico del seno asportato non risulta alcuna cellula cancerogena. Anzi, la diagnosi è di una patologia benigna che non aveva alcun bisogno di quell'operazione che costringe

in seguito la donna a vari trattamenti di chirurgia plastica; la signora Maturo, che non ha ancora ricevuto alcun indennizzo e vive della generosità dei suoi vicini perché non è più in grado di svolgere il lavoro che esercitava prima di essere sottoposta all'operazione, ha citato in giudizio entrambi gli ospedali; due sono le cause aperte: una civile, in cui chiederà i danni biologici e morali alle due strutture, l'altra penale -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare in relazione a un così grave episodio.
(4-06745)

Risposta. - Il ministero della salute è a conoscenza della questione segnalata nell'interrogazione parlamentare in esame, in considerazione di una nota acquisita dall'azienda ospedaliera «Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico» di Milano, per il tramite della prefettura - ufficio territoriale del governo di Milano.
Questo ministero non ritiene, allo stato, di dover avviare specifiche iniziative al riguardo, tenuto conto che sono in corso indagini condotte dalla magistratura, relative ad un procedimento innanzi al tribunale penale di Milano, attualmente alla fase iniziale.
La stessa azienda ospedaliera «Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico» di Milano ha comunicato che è altresì pendente un giudizio civile per l'accertamento ed il risarcimento dei danni innanzi al tribunale di Milano, in cui risultano convenuti l'azienda ospedaliera di Busto Arsizio, l'azienda ospedaliera di Milano e i sanitari direttamente interessati.

Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Comitato dei pendolari ternani ha già da tempo espresso il suo disappunto per il mancato ripristino di alcuni collegamenti da Orte per Terni, in particolare quello delle 19.52, evidenziando che l'attuale servizio sostitutivo è cessato domenica 13 giugno 2010, e quindi molti pendolari non hanno più treni regionali per raggiungere da Roma le città di Terni, Narni e Nera Montoro tra le 18,30 e le 20,30, con evidente, conseguente disagio;
il Comitato dei pendolari richiama in particolare l'attenzione sulla soppressione dei convogli Eurostar, e chiede il ripristino dei collegamenti per «coprire» il «buco» che va dalle 7.35 alle 10.35; e si chiedono garanzie per il mantenimento dei convogli sulla linea direttissima soprattutto in vista dell'entrata di nuove linee e dell'Alta velocità su Orte -:
se non si ritenga di assumere iniziative opportune per garantire un cadenza mento dei convogli sulla tratta Spoleto-Perugia che ricalchi quello già adottato a dicembre 2009 sulla linea Foligno-Perugia-Firenze;
quali siano le ragioni che hanno indotto Trenitalia a penalizzare in modo così evidente i pendolari e la città di Terni e comuni limitrofi;
come si intenda sopperire agli evidenti ed incontestabili disagi delle locali popolazioni, pendolari e non solo.
(4-07632)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre premettere che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto di interesse regionale che, per le regioni a statuto ordinario a seguito dell'attuazione del decreto legislativo n. 422 del 1997 come modificato dal decreto legislativo n. 400 del 1999, non sono più di diretta competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle regioni medesime tramite appositi contratti di servizio stipulati direttamente con Trenitalia S.p.A.


Al fine di fornire comunque una esaustiva risposta ai quesiti posti con l'atto ispettivo in esame è stata interessata la società Ferrovie dello Stato che ha riferito quanto segue.
Con l'orario attualmente in vigore, Trenitalia sta effettuando il volume di servizi previsto dal Contratto di servizio in essere tra le stessa Trenitalia e la regione Umbria.
Il treno regionale 21636 Orte 19.52 - Terni 20.17, il cui servizio era affidato alla Ferrovia centrale umbra, a partire dall'orario di dicembre 2009 è stato sostituito con il bus PG084 Orte 20.05 - Terni 20.55 in considerazione degli scarsi indici di frequentazione, al massimo 43 viaggiatori al giorno. Tale servizio, inizialmente previsto fino al 12 giugno 2010, è stato prorogato fino al 31 luglio 2010 con una frequentazione media giornaliera di circa 25/30 passeggeri. A partire dal 13 settembre 2010 detto servizio è stato nuovamente affidato dalla regione Umbria alla ferrovia centrale umbra.
Inoltre Ferrovie dello Stato informa che nella fascia oraria tra le 18.30 e le 20.30 il collegamento Roma-Terni è assicurato dal treno regionale 12176, Roma Termini 18.28 Terni 19.42, che effettua la fermata anche nelle stazioni di Orte, Nera Montoro e Narni-Amelia.
Relativamente all'offerta sulla tratta Spoleto-Perugia, Ferrovie dello Stato evidenzia infine che con l'orario in vigore dallo scorso giugno è stata migliorata l'offerta in fascia pendolari. In particolare, sono stati ridotti i tempi di percorrenza di tre collegamenti regionali circolanti tra le 6.00 e le 9.00 che attualmente coprono il percorso in poco più di un'ora. Per il prossimo orario di dicembre 2010 è, peraltro, allo studio di fattibilità e al vaglio dell'ente programmatore, ossia la regione Umbria, una migliore organizzazione dell'offerta fra Perugia e Spoleto nella fascia oraria tra le 15.00 e le 18.00 come richiesto da comitato pendolari.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si apprende da notizie di stampa - il signor Marcello Giunta, direttore della farmacia comunale di Camaiore, è deceduto nella clinica privata «Villa Tirrena» di Livorno, dove aveva deciso di farsi operare;
il dottor Giunta doveva sottoporsi a un intervento definito di routine: la sistemazione ortopedico dell'alluce valgo del piede sinistro, con la deviazione sulle falangi; un intervento, secondo il responso, «riuscito perfettamente», e tuttavia qualche ora successiva il paziente è deceduto;
come riferisce «La Nazione» del 23 giugno 2010, il decesso «è avvolto da un mistero fittissimo. Tanto fitto che i familiari hanno presentato un esposto in Procura perché chiarite le cause della morte»;
quale sia l'esatta dinamica che ha portato al decesso del signor Giunta;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative si intendono promuovere, sollecitare, adottare per accertare le cause del decesso del dottor Giunta.
(4-07781)

Risposta. - In merito all'episodio verificatosi presso la «Casa di Cura Villa Tirrena» di Livorno, riportato nell'interrogazione parlamentare in esame, si precisa che sono tuttora in corso indagini da parte della procura della repubblica di Livorno, tendenti all'accertamento di eventuali responsabilità di natura penale: al momento, risultano indagate in stato di libertà cinque persone per il reato di cui all'articolo 589 del codice penale.
Questo ministero non ritiene, allo stato, di dover avviare specifiche iniziative al riguardo, tenuto conto delle indagini attualmente in corso.

Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane spa ha avviato, ormai da diversi anni, un processo di razionalizzazione degli uffici postali, procedendo sia alla chiusura degli stessi, sia alla riduzione degli orari di apertura degli sportelli in diverse aree del territorio nazionale;
l'accorpamento degli sportelli nella città di Trento, soprattutto nel centro, ha più che raddoppiato la presenza dei clienti, aumentando notevolmente la quantità di raccomandate e assicurate giacenti;
alcuni incaricati del Ministero dello sviluppo economico hanno svolto un'indagine sulla questione e, al momento della verifica, nella sede centrale hanno rilevato 1160 buste giacenti;
la problematica della posta giacente e dell'elevato numero di utenti è stato rilevato dagli ispettori ministeriali anche negli altri sportelli postali che hanno subito accorpamenti;
sono in programma altri accorpamenti di sportelli postali nel comune di Trento;
il servizio di distribuzione di raccomandate, assicurate e atti giudiziari deve essere tempestivo ed efficiente per non arrecare danni agli utenti;
la situazione sta creando notevoli disagi ai cittadini del comune di Trento, provocando gravi disfunzioni nell'offerta del servizio postale, che è un servizio pubblico essenziale;
il contratto di programma tra lo Stato e Poste Italiane spa per l'espletamento del servizio postale universale prevede, quale dovere per la società, quello di conseguire determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste;
il 9 giugno 2010 la Confartigianato nazionale ha diffuso i dati di un sondaggio sul tempo trascorso in coda dagli utenti davanti agli sportelli dei servizi pubblici, valutandolo in 6 ore per gli abitanti di Trento;
le Poste italiane spa sono una società di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze che ha ricevuto nel 2010 dallo Stato circa 300 milioni di euro, al fine di assicurare la fornitura su tutto il territorio nazionale delle prestazioni comprese nel servizio universale -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire in merito alle problematiche espresse in premessa, promuovendo una concertazione tra la direzione di Poste Italiane spa e le amministrazioni locali del comune di Trento, anche considerando la possibilità di ripristinare il servizio di distribuzione della posta urgente negli uffici in cui il servizio è stato soppresso, al fine di tutelare i diritti degli utenti che chiedono di veder garantita l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità.
(4-07663)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, riguardante la razionalizzazione degli uffici postali in provincia di Trento, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dalla società poste italiane, si rappresenta quanto segue.
Nella città di Trento sono dislocati 22 uffici postali, nove dei quali sottoposti a rimodulazione estiva ai sensi del decreto ministeriale 28 giugno 2007. Tra gli uffici interessati alla rimodulazione, sei sono normalmente operativi su turno unico (Mattarello, Ravina, Martignano, Povo, Villazzano e Trento 5), mentre tre sono normalmente aperti con modalità doppio turno (Trento 1, Trento 2 e Trento 3).
In particolare, per quelli di norma operativi con turno unico, l'azienda ha reso noto che gli uffici di Mattarello, Ravina, Martignano e Povo, nella settimana dal 9 al 15 agosto scorso, sono rimasti aperti quattro giorni, invece di sei; l'ufficio di Villazzano, nella stessa settimana, è rimasto aperto cinque giorni, mentre l'ufficio di Trento 5, ha assicurato un'apertura di

quattro giorni a settimana nell'intero periodo interessato alla rimodulazione (dal 14 giugno all'11 settembre 2010).
Gli uffici di Trento 1, Trento 2 e Trento 3, attivi normalmente con doppio turno di apertura, hanno erogato il servizio al pubblico nel solo orario antimeridiano (per l'esattezza dal 2 agosto all'11 settembre il primo, e dal 14 luglio all'11 settembre gli altri due).
Poste Italiane ha evidenziato che anche nei confronti degli uffici postali ubicati nelle località montane, genericamente richiamati nell'atto in esame, vengono applicate modalità di apertura in linea con la domanda di servizi registrata durante i periodi estivi negli anni precedenti.
I disguidi a cui si fa riferimento nell'atto in esame, relativi alla consegna della corrispondenza inesitata segnalati nella città di Trento, sono da imputare alla recente riorganizzazione di tale servizio che, introducendo una nuova ripartizione logistica degli uffici postali abilitati allo svolgimento dello stesso, al pari di qualsiasi innovazione organizzativa, ha fatto registrare, nella sua fase iniziale, qualche rallentamento, reso ancora più evidente dal considerevole numero di destinatari assenti nel periodo estivo.
Si assicura che la situazione è sottoposta a continuo monitoraggio e, dalle verifiche recentemente effettuate, non emergono situazioni che al momento richiedano l'introduzione di ulteriori modifiche all'organizzazione del servizio. In tutti i casi, si soggiunge che, qualora dovessero registrarsi in futuro criticità di qualsivoglia natura, sarà, ovviamente, valutata l'opportunità di tempestivi interventi al riguardo.
Poste Italiane ha comunicato, infine, che tutti gli interventi di rimodulazione oraria, effettuati nel territorio oggetto del presente atto di sindacato ispettivo e dettagliatamente sopra esposti, sono stati adottati nel rispetto delle disposizioni in materia di «standard minimi di servizio degli uffici postali nei periodi estivi» (decreto ministeriale 28 giugno 2007) e che tutti gli uffici postali citati, come già segnalato, terminato il periodo di rimodulazione estiva, hanno ripristinato il normale orario di apertura.
Il ministero dello sviluppo economico, sempre attento alle esigenze dei cittadini, non mancherà, comunque, di far effettuare, nell'ambito delle proprie competenze e attraverso gli uffici preposti, monitoraggi e sopralluoghi, al fine di verificare che un servizio così essenziale come quello postale, sia erogato nel modo migliore, onde assicurare alla cittadinanza un servizio sempre efficiente e di qualità, anche nelle piccole comunità montane e nelle piccole città di provincia.

Il Ministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il settore lombardo delle poste è attraversato da difficoltà che si palesano nei due fronti di conflitto aperti, nella regione, tra i sindacati e la società Poste Italiane spa;
il primo scontro con Poste Italiane (che porterà ad uno sciopero all'inizio di aprile 2010) è stato aperto nel febbraio 2010 dai sindacati di categoria regionali Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Ugl e riguarda la carenza negli organici di circa 400 unità alla sportelleria, i mancati investimenti in innovazione, strutture e mezzi, nonché una formazione ritenuta insufficiente e non adeguata a fornire al personale gli strumenti necessari per poter offrire servizi di qualità;
accanto alle problematiche comuni all'intera regione, a Bergamo i sindacati (unitamente alle rappresentanze sindacali unitarie di filiale 1 e 2) hanno aperto una seconda vertenza contro Poste Italiane, che attiene ad una dimensione esclusivamente provinciale, per risolvere i disagi che colpiscono i lavoratori del recapito, e, di riflesso, anche i cittadini;
i sindacati denunciano al riguardo il mancato rispetto degli accordi e delle regole contrattuali nella gestione della carenza

di personale addetto allo smistamento della posta ed una situazione di vera e propria disorganizzazione aziendale, nella quale si registra, tra l'altro, un utilizzo non regolare della flessibilità prevista per assenze improvvise di personale: l'azienda infatti ricorrerebbe a tale strumento anche per coprire periodi di ferie, ovvero assenze di personale ampiamente prevedibili -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di verificare la veridicità delle mancanze contestate a Poste Italiane spa nel rispetto degli impegni assunti, e quali misure intendano assumere per contenere i disagi subiti da lavoratori e cittadini per quanto concerne l'erogazione dei servizi postali in Lombardia e nella provincia di Bergamo.
(4-06687)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, riguardante la complessa dialettica relazionale che, nel corso del 2010, è intercorsa in Lombardia tra la società poste italiane e le organizzazioni sindacali, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dalla società poste italiane, si rappresenta quanto segue.
I rapporti tra le parti si sono svolti attraverso un confronto articolato e costruttivo che, recentemente, ha trovato una sintesi nell'Accordo regionale del 7 ottobre 2010, firmato dai rappresentanti di tutte le organizzazioni sindacali regionali.
Tale accordo costituisce la declinazione regionale dell'intesa nazionale del 27 luglio 2010, con la quale le parti hanno delineato il riassetto dei servizi postali, al fine di aumentare la competitività aziendale in tale ambito.
In particolare, il coinvolgimento regionale, esplicitamente previsto dall'Intesa, è finalizzato a cogliere alcune specificità territoriali, inquadrandole nella generale cornice organizzativa prevista per il settore.
Inoltre, dal punto di vista dei servizi resi ai cittadini, l'accordo consentirà di dare nuovo slancio ai servizi postali svolti da poste italiane, offrendo una risposta più efficace alle mutate esigenze della clientela, sempre più orientata verso servizi integrati ed innovativi e, pertanto, contribuirà anche a contrastare il calo dei volumi di corrispondenza, evidenti anche in ambito internazionale.
Infatti, il nuovo modello organizzativo, introdotto dal citato accordo, prevede la semplificazione e l'integrazione del servizio di recapito, dei trasporti e della rete logistica ed è funzionale all'arricchimento dell'offerta aziendale che, pertanto, comprenderà, accanto ai servizi di base, anche nuovi servizi a valore aggiunto.
Infine, le risorse che a seguito del succitato riassetto del settore postale dovessero eventualmente risultare in eccedenza, saranno in larga misura riqualificate attraverso mirati percorsi formativi ed assegnate alla sportelleria; ciò per rafforzare il
front end e favorire il business degli uffici postali, con conseguenti positive ripercussioni anche sull'offerta che l'azienda propone alla clientela nel settore finanziario.
Il ministero dello sviluppo economico, sempre attento alle esigenze dei cittadini, non mancherà, comunque di far effettuare, nell'ambito delle proprie competenze e attraverso gli uffici preposti, monitoraggi e sopralluoghi nella regione Lombardia ed, in particolare, nella provincia di Bergamo, al fine di verificare che un servizio così essenziale come quello postale, sia erogato nel modo migliore, onde evitare disagi alla cittadinanza ed alle aziende del territorio in questione.

Il Ministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

JANNONE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è esploso in Italia il caso relativo alle cosiddette «mozzarelle blu», mozzarelle provenienti dalla Germania sequestrate dai Nas. I controlli sono stati realizzati su tutto il territorio nazionale e i sequestri sono stati effettuati per ora solo nei discount, ha spiegato il comandante dei Nas Cosimo Piccino. «Ne stiamo sequestrando parecchie in diverse

regioni e stiamo monitorando a livello nazionale tutta la filiera delle mozzarelle che provengono dalla Germania. Anche nella zona di Roma ne abbiamo sequestrate diverse confezioni, a partire anche da una precisa denuncia arrivata da Ostia di una mozzarella acquistata che una volta aperta è diventata blu»;
a Teramo alcuni cittadini hanno consegnato le mozzarelle incriminate al servizio di igiene degli alimenti di origine animale della Asl che le ha girate per le analisi ai laboratori specializzati dell'Istituto zooprofilattico. L'Asl ha disposto la verifica e il controllo sul ritiro dal mercato da parte degli operatori alimentari delle mozzarelle identificabili attraverso il codice «DE-BY106-EG» apposto sulle confezioni. In provincia di Teramo tutti i prodotti sono stati ritirati dai banchi di vendita di negozi e supermercati. La colorazione blu si evidenzia solo dopo alcune ore dall'apertura della confezione e, comunque, al momento, non ci sono segnalazioni di disturbi da parte di chi le ha consumate;
nel Lazio sono stati effettuati sequestri a Subiaco, Vitinia e Ostia per 77 chilogrammi. I carabinieri del nucleo antisofisticazioni di Sassari hanno sequestrato cinque partite di mozzarelle sospette in altrettanti discount della provincia dopo un caso denunciato a La Maddalena. La Confederazione italiana agricoltori chiede di aprire subito un tavolo di confronto tra i Ministeri della salute e delle politiche agricole alimentari e forestali e tutte le componenti della filiera lattiero-casearia, in quanto la vicenda delle cosiddette «mozzarelle blu» rischia di provocare contraccolpi tra i produttori per un possibile calo dei consumi. Ogni allarmismo è, però, «totalmente ingiustificato, ricorda la Cia, i prodotti made in Italy sono sicuri e di grande qualità». Però «non bisogna sottovalutare l'effetto domino che creano questi scandali, di cui gli agricoltori italiani non sono affatto responsabili»;
dopo l'Italia e la Slovenia, si è scoperto che il prodotto sotto accusa era destinato anche al mercato francese, russo e della Bielorussia. «La mozzarella sotto inchiesta era destinata anche a Francia, Russia e Bielorussia, come dimostrano i certificati d'esportazione della società tedesca», spiega Frederic Vincent portavoce del commissario europeo alla sanità John Dalli. Il processo di produzione del formaggio, con la presenza del batterio pseudomonas di cui è stata esclusa la tossicità, passerà nei prossimi giorni sotto la lente di ingrandimento degli esperti dell'Agenzia dell'alimentazione europea. «Due ispettori dell'Ue partiranno forse già mercoledì per la Baviera dove ha sede l'azienda di produzione tedesca della mozzarella sotto inchiesta», ha aggiunto Vincent. La Commissione europea comunque, «è fiduciosa nella cooperazione tra i Paesi interessati per giungere a un chiarimento rapido su quanto è avvenuto». Dal canto suo la Coldiretti ha sottolineato che la metà delle mozzarelle in vendita sono realizzate con latte straniero o addirittura una su quattro con cagliate industriali provenienti dall'estero. L'associazione dei coltivatori ha aggiunto che l'operazione dei Nas di Torino fa luce su un fenomeno che inganna consumatori e allevatori italiani e mette a rischio la salute dei cittadini. Dalle frontiere italiane sono passati in un anno, sostiene la Coldiretti, ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 130 milioni di chili di polvere di latte, di cui circa 15 milioni di chili di caseina utilizzati in latticini e formaggi all'insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori -:
quali iniziative si intendano adottare al fine di realizzare controlli più restrittivi sugli alimenti «semilavorati» che arrivano in Italia dall'estero;
quali iniziative si intendano attuare al fine di tutelare maggiormente il made in Italy soprattutto per quanto attiene la produzione alimentare.
(4-07876)

Risposta. - L'interrogazione in oggetto riguarda la questione inerente la presenza sul mercato nazionale delle cosiddette «mozzarelle blu» e i relativi controlli. Al

riguardo, faccio presente che l'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, organo ufficiale di controllo del mio ministero, ha il compito di prevenire e reprimere gli illeciti nei vari settori nel campo agroalimentare compresi i mezzi tecnici di produzione agricola.
In particolare, i controlli svolti dall'Ispettorato riguardano la conformità dei processi produttivi, la regolare tenuta della documentazione prevista dalla legge, le materie prime utilizzate in lavorazione, ivi compresi il latte e gli eventuali semilavorati (cagliate) provenienti dall'estero, la sussistenza e l'idoneità dei sistemi di tracciabilità, la correttezza e la veridicità delle informazioni riportate nell'etichetta di tutti i prodotti agroalimentari.
Nell'ambito delle proprie attività, l'Ispettorato opera anche in concorso con altri organi di controllo che agiscono sul territorio nazionale, quali il comando carabinieri salute (NAS), i nuclei di polizia tributaria della guardia di finanza, il corpo forestale dello Stato, la polizia di Stato, il comando carabinieri politiche agricole, l'Agea, l'agenzia delle dogane e le capitanerie di porto.
In questi ultimi anni l'ispettorato ha posto particolare attenzione alle produzioni di qualità più rappresentative del
made in Italy (formaggi, vini, olio d'oliva, pasta, frutta, salumi, conserve vegetali ecc.), al fine di tutelarne l'immagine sui mercati nazionali ed internazionali. A tal fine sono state rafforzate, in collaborazione con l'agenzia delle dogane e le capitanerie di porto, le attività di monitoraggio dei flussi d'introduzione dei prodotti agroalimentari provenienti da paesi terzi. Tali operazioni permettono, non solo, di contrastare più efficacemente la commercializzazione di prodotti «esteri» fraudolentemente etichettati made in Italy, ma anche di evitare situazioni di concorrenza sleale nei confronti degli operatori italiani garantendo, al contempo, la corretta informazione al consumatore finale circa l'origine dichiarata in etichetta.
In merito alle note vicende relative alla presenza sul mercato di mozzarelle dal colore «blu», evidenzio che l'ispettorato ha effettuato al riguardo un accertamento straordinario sull'intero territorio nazionale, i controlli sono stati indirizzati principalmente presso la grande distribuzione organizzata, i discount e le piattaforme distributive, con lo scopo di verificare la qualità merceologica dei prodotti posti in vendita (soprattutto quelli a basso prezzo), la corretta etichettatura e la rintracciabilità delle materie prime utilizzate.
Nell'ambito della suddetta attività sono stati analizzati, fino ad oggi, 185 campioni di mozzarelle di varie tipologie (mozzarelle, mozzarelle fior di latte, mozzarelle specialità tradizionale garantita) di produzione sia italiana che estera, riscontrando solo 2 casi irregolarità riconducibili a frode nell'esercizio del commercio per la presenza di grassi estranei e per valori di furosina oltre i limiti consentiti. Quest'ultima, tra l'altro, è indice di un possibile utilizzo di latte in polvere o proteine del latte ricostituite nella preparazione di formaggi freschi a pasta filata.
Per entrambi i casi sono state inoltrate le notizie di reato alle procure della Repubblica competenti per territorio.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in Spagna il sistema scolastico ha messo in atto dei programmi speciali, ad hoc, per i bambini plusdotati, cioè particolarmente inclinati verso una specifica materia, o più materie. Il Ministero dell'educazione spagnolo promette che, dal gennaio 2011, ai migliori allievi dell'Eso, la scuola secondaria obbligatoria (che si frequenta fra i 12 e i 16 anni), saranno offerti gratuitamente corsi fuori orario di approfondimento della o delle materie nelle quali eccellono. Il progetto è stato anticipato da Miguel Soler, direttore generale della formazione professionale del Ministero, all'inaugurazione dei corsi di formazione

del corpo docente dell'educazione infantile e primaria dell'università internazionale Menendez Pelayo di Santander. Secondo Soler, l'iniziativa dovrebbe aiutare a colmare le lacune riscontrate in Spagna da ricerche internazionali, come gli studi Pisa-Ocse, ai due estremi della classifica del profitto scolastico: da un lato quel 30 per cento di alunni che nemmeno arrivano al diploma di media superiore, dall'altro quell'imprecisata quantità di giovanissimi talenti che potrebbero arrivarci in largo anticipo e ai quali non viene dedicata invece alcuna attenzione speciale. Perché, di solito, ci si preoccupa di sostenere chi resta indietro e non di potenziare chi già rende tutto quanto gli è richiesto dalla scuola;
da qui l'idea di sviluppare, con le comunità autonome, una corsia riservata per quanti eccellono in una delle materie di insegnamento: «Da noi esiste una lunga tradizione in proposito due scuole di eccellenza, la Ortega Y Gasse e la Blas Cabrera, offrono programmi specifici e incentivi a neo diplomati particolarmente brillanti - informa Virginia Maquieria D'Angelo, vice rettore della Menendez Pelayo - ma è indispensabile formare anche la classe docente e lo staff direttivo perché questi progetti funzionino davvero». A 12 anni «c'è già modo di motivare la crescita, premiare i risultati, valorizzare le inclinazioni. È uno strumento che va certamente articolato secondo i diversi livelli educativi, ma indispensabile per la grande trasformazione di una società della conoscenza»;
appena annunciato, comunque, il proposito del Governo ha subito sollevato dubbi e obiezioni, come quello, più che lecito, se, a emergere, fossero inevitabilmente i rampolli delle famiglie benestanti che dispongono, a casa, di buone librerie e solide tradizioni culturali. «Nella selezione si terrà conto non soltanto dei risultati scolastici, ma anche di inclinazioni, interessi, motivazione degli allievi - ha specificato Soler -. E saranno i professori a segnalare non solo i migliori in tutte le materie, ma anche chi si distingue in una in particolare». Il rischio che ragazzi brillanti, ma senza mezzi finanziari, restino esclusi è tuttavia alto, come dimostra l'esperienza di un professore ora in pensione, Francisco Caballero, che all'istituto La Sisla di Sonseca (Toledo) fu tra i primi con classi per l'insegnamento in inglese di alcune materie: «Entravano quelli con le valutazioni migliori - testimonia al quotidiano El Pais - e in maggioranza appartenevano a famiglie di alto livello socio-economico». Ciò non toglie che l'esperimento si sia dimostrato proficuo: «Spendendo la metà della metà di quanto si investe nei programmi di sostegno per gli studenti che vanno peggio». Per l'ex Sottosegretario all'educazione, Alejandro Tiana, la valutazione degli scolari meritevoli di un trattamento extra non va lasciata al solo professore: «Occorre anche un riscontro esterno, o può prodursi l'effetto Pigmalione»;
in Italia sul tema, a differenza di quanto sta per avvenire in Spagna, non esiste ancora un progetto dedicato né gruppi di lavoro di interesse. Qualche scuola si è posta il problema, ma prima di arrivare alle lezioni dedicate agli studenti speciali, ci si è fermati agli incentivi per spingerli a studiare di più: un liceo di Ancona, il Savoia, spediva i suoi ragazzi migliori a seguire i corsi di fisica e di informatica al Politecnico di Torino, ad esempio. L'istituto tecnico industriale Rosatelli di Rieti regalava ai più bravi un viaggio premio. Diverse scuole hanno regalato una piccola somma a chi finiva gli studi con il massimo dei voti. Per trovare l'unica traccia paragonabile al progetto spagnolo bisogna entrare nelle scuole Faes, istituti finanziati dalle famiglie con una retta intorno ai 4 mila euro l'anno, che seguono il modello di Josemaria Escrivá, fondatore dell'Opus Dei;
«per i nostri studenti - racconta Claudio Marcellino, segretario generale dell'associazione Faes, e professore di filosofia e storia al liceo da Vinci di Milano - abbiamo un'attività di tutoraggio che mira ad individuare potenzialità e lacune. Fuori dall'orario classico, offriamo attività

aggiuntive anche per sviluppare le qualità di chi si dimostra particolarmente dotato in alcune materie». Il problema, in realtà, non è mai stato al primo posto nella scala della priorità, «e questo perché nel nostro Paese, come in tutta Europa, la super intelligenza fa ancora paura», dice Federica Formando, ex bimba prodigio, psicoterapeuta e già docente dell'università di Bergamo di «Riconoscimento e didattica dell'allievo superdotato». «In generale temiamo che i super intelligenti possano prendere il potere e quindi li consideriamo potenzialmente antidemocratici. Gli anni Settanta e l'egualitarismo hanno portato alla negazione delle differenze in più, lasciando vedere solo le differenze in meno, che non fanno paura a nessuno». In altri Paesi non è così. I corsi, addirittura le scuole per i migliori, sono una realtà negli Stati Uniti, in Israele, in Cina. «E lo erano in Unione Sovietica con Akademgorodok, la cittadella della scienza dove venivano concentrati i piccoli geni della matematica». Quello era un metodo sbagliato, secondo la professoressa, ma non le lezioni per aumentare la curiosità e per allargare gli orizzonti degli studenti -:
quali iniziative il Ministro intenda realizzare al fine di porre in essere corsi di approfondimento per i bambini plusdotati nelle scuole italiane, sul modello di quanto già avviene in Spagna e nelle scuole dell'associazione Faes.
(4-08755)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare indicata in oggetto con la quale si chiede che anche in Italia, come sta avvenendo in Spagna, vengano attivati nelle scuole statali corsi di approfondimento riservati ad allievi plusdotati.
Al riguardo si precisa che le istituzioni scolastiche, utilizzando gli strumenti dell'autonomia didattica ed organizzativa, hanno la possibilità, singolarmente o in rete, di ampliare la propria offerta formativa sia nell'ambito del sistema scolastico, sia a mezzo di integrazioni e raccordi con le realtà del territorio. Inoltre, le quote di flessibilità previste per l'attuazione dell'autonomia rendono possibile un ulteriore potenziamento delle opportunità di istruzione e formazione, anche per valorizzare e potenziare le capacità e le abilità degli allievi più dotati.
Si fa anche presente che è in corso un complesso processo di armonizzazione tra le indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati, allegate al decreto legislativo 19 febbraio 2004 n. 59 e le indicazioni per il curricolo di cui al decreto 31 luglio 2007.
Tale processo, avviato con la pubblicazione dell'atto di indirizzo dell'8 settembre 2009, intende proseguire l'obiettivo di fondere in modo equilibrato gli assetti pedagogici, didattici ed organizzativi con gli obiettivi previsti dal regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica del 20 marzo 2009, n. 89 al fine di rivedere l'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione anche nella prospettiva di migliorare i livelli di apprendimento degli allievi e di valorizzare e premiare le eccellenze.
Si tratta, infatti di venire incontro alle esigenze di tutti gli allievi, nessuno escluso, sostenendo la cultura della promozione del successo formativo per tutti e la ricerca delle strategie e dei percorsi atti a valorizzare vocazioni e potenzialità di ciascuno.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

MARCHI, CASTAGNETTI e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del 15 giugno 2010, il Ministro interrogato ha disposto la revoca dell'incarico fiduciario di commissario ad acta dell'Ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI) del signor Marco Lusetti, conferito con decreto ministeriale n. 3907 del 20 aprile 2009;
secondo quanto espressamente riportato nel succitato decreto ministeriale, la revoca dall'incarico del signor Lusetti sarebbe

motivata da «gravi disfunzioni registrate nell'espletamento dell'incarico di Commissario ad acta, concretatesi in una serie di comportamenti e di atti illegittimi, adottati in violazione del potere conferito ed in spregio delle procedure dettagliate nell'articolo 4 del D.M 3907 del 20 aprile 2009» sostenendo che «dall'esame della documentazione trasmessa dall'ENCI al Ministero emergono comportamenti eccedenti il mandato di Commissario ad acta, come definito nel decreto ministeriale n. 3907 del 20 aprile 2009 ed, in alcuni casi, contrari al diritto»;
nello stesso decreto si fa riferimento a 62 delibere riguardanti aspetti organizzativi, amministrativi e economici relativi all'ENCI adottate dal signor Lusetti dichiarate nulle con la nota ministeriale n. 5238 del 25 maggio 2010 in quanto ritenute in violazione dell'articolo 4 del citato decreto ministeriale n. 3907 del 20 aprile 2009 -:
quali siano in dettaglio le violazioni di merito contestate al signor Marco Lusetti a giustificazione del provvedimento di revoca dell'incarico fiduciario di commissario ad acta dell'Ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI) e in particolare, quale sia il contenuto delle citate delibere;
quali siano stati i criteri che hanno condotto il Ministero a nominare il signor Lusetti commissario ad acta dell'ENCI, sembrando impossibile agli interroganti che siano state esclusivamente affinità di tipo politico a determinare tale scelta;

quali misure il Ministro intenda assumere affinché sia garantita per il futuro piena trasparenza relativamente alle nomine e alla gestione stessa di ENCI e degli altri enti controllati dal Ministero.
(4-08095)

Risposta. - L'interrogazione in oggetto riguarda la revoca, al signor Marco Lusetti, dell'incarico fiduciario di commissario ad acta dell'ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI).
Al riguardo, ritengo opportuno ripercorrere brevemente alcuni momenti essenziali della vicenda in questione.
Il 20 aprile 2009 il signor Marco Lusetti è stato nominato commissario
ad acta dell'ente nazionale della cinofilia italiana dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali pro tempore. La scelta è stata determinata dal rapporto di fiducia esistente con l'allora Ministro.
Con l'incarico conferitogli il Lusetti avrebbe dovuto assicurare, nell'arco di sei mesi, l'applicazione del disciplinare del libro genealogico del cane di razza, e delle relative norme tecniche di applicazione, conferendo operatività alla commissione tecnica centrale, all'ufficio centrale e al comitato esperti del predetto libro genealogico.
L'incarico è stato prorogato, alla sua scadenza naturale, sino al 30 aprile 2010, successivamente prorogata al 30 aprile 2011 a seguito dell'emanazione del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194 convertito con modificazioni in legge 26 febbraio 2010, n. 25.
A seguito di verifiche effettuare da una commissione ministeriale nominata dal Ministro
pro tempore il 20 gennaio 2010, sul possesso, in capo all'Enci, dei requisiti tecnico-strutturali previsti per poter gestire il libro genealogico (regolarmente posseduti), sono peraltro emerse delle criticità, sotto il profilo organizzativo e gestionale che, in caso di mancata risoluzione, avrebbero potuto compromettere il regolare funzionamento del libro genealogico.
Per dare soluzione alle problematiche emerse nel suddetto controllo, a seguito di un incontro tra la mia amministrazione, i rappresentanti dell'Enci, il commissario
ad acta in questione e il presidente della commissione ministeriale, è stato convenuto di costituire un tavolo di confronto periodico Mipaaf-ENCI, ristabilendo così reciproci rapporti di correttezza istituzionale. In tale contesto sono state altresì illustrate le linee guida per affrontare i punti critici nella gestione del libro genealogico e l'Enci si è impegnato ad elaborare un documento con le possibili soluzioni e la relativa tempistica.
Contrariamente a quanto concordato il signor Lusetti, invece di collaborare al raggiungimento degli obiettivi fissati nella

suddetta riunione, tra il 5 ed il 25 maggio scorso ha adottato, in qualità di commissario ad acta, ben 62 delibere, trasmesse al mio ministero dal presidente dell'Enci.
Tali delibere sono state adottate senza la previa consultazione dei competenti uffici ministeriali (come previsto nel provvedimento di nomina) e, in più occasioni, risultano incongruenti rispetto al mandato conferito.
Tali circostanze mi hanno indotto, non solo, ad invitare l'Enci a non dar seguito alle delibere in parola, ma anche ad avviare la procedura di revoca dell'incarico conferito.
Trascorsi senza riscontro i 10 giorni assegnati al Lusetti per eventuali osservazioni al riguardo, considerate le gravi disfunzioni rilevate nell'espletamento dell'incarico (disfunzioni concretatesi in una serie di comportamenti ed atti illegittimi, adottati in violazione del potere conferito ed in spregio alle procedure dettagliate indicate nel decreto di nomina) il 15 giugno scorso gli è stato revocato l'incarico in parola.
Con lo stesso provvedimento ho nominato nuovo commissario
ad acta il signor Balducci, attuale presidente dell'Enci riconoscendo, così, la validità dell'impegno preso dall'ente per la realizzazione di una gestione corretta e trasparente del libro genealogico e delle attività legate al settore cinofilo.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

MIGLIORI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel sobborgo di Fossato, frazione del comune di Cantagallo (PO), è presente un ufficio postale da oltre cinquanta anni;
esso è l'unico della Valle del Limentra Orientale, e a tale struttura fanno riferimento gli abitanti di Torri, Lentula e Acqua nel comune di Sambuca Pistoiese;
in tale zona la cittadinanza, con un'alta incidenza di anziani, non ha sportelli bancari nel raggio di 20 chilometri ed il più vicino ufficio postale dista 25 chilometri, privo, oltre tutto, di collegamenti pubblici con le località stesse;
nella mattinata del 24 luglio 2010, all'ingresso del summenzionato ufficio postale, è stato affisso un cartello che avvertiva la clientela della chiusura dello stesso e della conseguente cessazione di tutti i servizi a partire da lunedì 26 luglio 2010, con trasferimento degli stessi presso l'ufficio postale di Usella;
già negli anni '80 vi fu un precedente tentativo di chiudere l'ufficio, causa inidoneità della struttura, poi superato con l'offerta, da parte di una associazione di pubblica assistenza, di un'adeguata collocazione nei propri locali ad un costo di affitto simbolico e, successivamente, in poco tempo è stato ridotto il servizio a soli due giorni lavorativi (martedì e giovedì) -:
quali iniziative urgenti si intendano attuare affinché l'ufficio postale di Fossato venga riaperto, continuando così a garantire una presenza pubblica in questa zona, dando ai cittadini, e in particolare alla popolazione anziana, un minimo, seppur indispensabile, servizio in una zona già disagiata.
(4-08377)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, riguardante l'ufficio postale ubicato nella frazione di Fossato, nel comune di Cantagallo (Prato), sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dalla società Poste Italiane, si rappresenta quanto segue.
Premesso che nel comune suddetto, in cui risiedono 2.800 abitanti, sono presenti i due uffici postali «Usella» e «Luicciana», a decorrere dallo scorso 26 luglio, l'ufficio postale di Fossato è stato chiuso, in considerazione degli esigui flussi di traffico che presentava, consistenti, mediamente, in circa quindici operazioni giornaliere. Tale chiusura risulta rispettosa della vigente normativa di settore (decreto ministeriale 7 ottobre 2008).
Al riguardo, si precisa che la regione Toscana ha effettuato uno stanziamento a

favore della locale comunità montana, finalizzato all'organizzazione di un servizio di trasporto a disposizione degli abitanti di Fossato, per agevolare il raggiungimento degli uffici postali ubicati nelle vicinanze.
Il progetto per l'organizzazione del servizio è già stato sottoposto per la relativa approvazione al presidente della comunità stessa ed ai sindaci dei tre comuni interessati (Cantagallo, Vernio e Vaiano).
Per completezza di informazione, si segnala, infine, che la clientela della frazione di Fossato può anche avvalersi dei limitrofi uffici di Treppio, Sambuca Pistoiese e S. Quirico di Vernio.
Il ministero dello sviluppo economico, nell'ambito delle sue competenze, non mancherà di sollecitare la concessionaria poste italiane, perché valuti la possibilità che tale ufficio venga riaperto, almeno nel caso che la richiesta dell'utenza torni a dei livelli per i quali debba ritenersi necessario ripristinare il precedente servizio.

Il Ministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

MISIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 26 Giugno 2009 è stato pubblicato il bando 2009 per la selezione di giovani per la partecipazione a progetti di Servizio civile nazionale, in attuazione della legge n. 64 del 2001;
dalla lettura dei dati emerge che a fronte di 96.564 posti per progetti Italia richiesti dagli enti accreditati, in diminuzione rispetto ai 100.138 dell'anno precedente, sono stati finanziati solo 25.679 posti pari al 26,6 per cento;
data l'attuale articolazione organizzativa del Servizio civile nazionale, regolato dall'Accordo Governo-Regioni e province autonome del 26 Gennaio 2006 che ha dato una prima attuazione al Decreto Legislativo n. 77 del 2002 nelle parti riguardanti la «leale collaborazione» fra UNSC e regioni e province autonome, rispetto ai posti presentati negli albi regionali, sono stati finanziati 11.401 posti, equivalenti al 27,2 per cento e nell'albo nazionale sono stati finanziati 14.278 posti, equivalenti al 26,1 per cento. Sugli albi regionali, con dotazioni in gran parte in capo ad alcune amministrazioni regionali, sono stati finanziati in modo aggiuntivo 824 posti e sull'albo nazionale sono stati finanziati in modo aggiuntivo, grazie a dotazioni di amministrazioni centrali statali, altri 37 posti;
come negli anni precedenti, acuite dalla carenza di risorse statali investite sul Servizio civile nazionale, nonostante i provvedimenti di razionalizzazione compiuti dall'autunno 2008, sono esplose polemiche sulla presunta concentrazione di progetti finanziati su enti di dimensione nazionale e di concentrazione in specifiche regioni del Paese del numero di posti messi a bando;
questa situazione è particolarmente delicata, anche in considerazione del preannunciato intervento governativo di riforma della legislazione nazionale vigente -:
quali e quanti siano i soggetti sociali anche attraverso i codici fiscali delle sedi di attuazione dei progetti finanziati suddivisi in enti pubblici e enti no profit, che effettivamente impiegheranno i giovani selezionati, articolati per regione e albo di appartenenza;
quale sia la complessiva offerta di posti su base regionale a prescindere dall'albo di iscrizione dell'ente accreditato;
quali siano i dati dei punti 1 e 2 relativi ai progetti depositati al 31 Ottobre 2008 per comprendere l'impatto della valutazione pubblica dei progetti sulla libera partecipazione degli enti al Servizio civile nazionale;
quale sia l'articolazione per settore e area d'intervento dei progetti depositati al 31 Ottobre 2008 e dei progetti effettivamente messi a bando, articolata per soggetti pubblici e no profit, per classe di appartenenza degli enti e per albo nazionale e regionali;
se e quali iniziative abbia intrapreso il Governo per l'aumento dei fondi per l'anno 2009 e 2010 e quando intenda inviare al Parlamento le proposte di modifica della legislazione nazionale in materia di Servizio Civile Nazionale.
(4-03511)

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto l'interrogante evidenzia la carenza di risorse statali investite sul servizio civile nazionale nonché le polemiche esplose sulla presunta concentrazione dei finanziamenti dei progetti a favore degli enti iscritti all'albo nazionale e in specifiche regioni.
In particolare chiede al Governo una serie di elementi: 1) quali e quanti siano i soggetti, suddivisi per enti pubblici e
no-profit, che hanno impiegato effettivamente i volontari selezionati, articolati per regione e albo di appartenenza; 2) quale sia l'offerta di posti di volontari su base regionale da parte degli enti, a prescindere dall'albo di iscrizione dell'ente accreditato; 3) quali siano i dati dei punti precedenti, con riferimento alla data di presentazione dei progetti del 31 ottobre 2008, al fine di comprendere l'impatto della valutazione dei progetti sulla libera partecipazione degli enti al Servizio civile nazionale; 4) quale sia la suddivisione per settore dei progetti presentati al 31 ottobre 2008 e dei progetti inseriti nel bando del 26 giugno 2009, ripartita per soggetti pubblici e no-profit, per classe di appartenenza degli enti e per albo nazionale e regionale; 5) quali iniziative il Governo abbia intrapreso per l'aumento dei fondi per il servizio civile per gli anni 2009 e 2010.
Al fine di fornire elementi di risposta in merito a quanto chiesto dall'interrogante, si ritiene opportuno rappresentare quanto segue.
Il sistema del servizio civile è finalizzato a selezionare giovani da impiegare, presso enti pubblici o enti e organizzazioni privati senza scopo di lucro, in attività di elevata utilità sociale. Per realizzare tale scopo l'Ufficio nazionale per il servizio civile, (UNSC) ha individuato tre sistemi di selezione: il primo volto a consentire, attraverso la procedura di iscrizione agli albi nazionale e regionali degli enti di servizio civile, l'ingresso nel sistema solo agli enti in possesso di particolari requisiti; il secondo finalizzato a verificare, attraverso la procedura di valutazione dei progetti presentati dagli enti iscritti agli albi, l'effettiva utilità sociale delle attività di impiego dei volontari; il terzo teso a selezionare i giovani da impiegare nei progetti.
Per quanto concerne il procedimento relativo all'iscrizione agli albi di servizio civile la normativa di riferimento prevede che gli enti pubblici e privati senza scopo di lucro che hanno sedi di attuazione dei progetti in più di quattro regioni possano iscriversi all'albo nazionale mentre gli enti pubblici e privati che hanno sede legale nella regione o provincia autonoma interessata e sedi di attuazione in non più di altre tre regioni possano iscriversi agli albi regionali e delle Province Autonome.
In proposito si evidenzia che gli enti possono iscriversi agli albi singolarmente o in forma associata. In questo ultimo caso i vincoli possono essere associativi, consortili, federativi, canonico-pastorali (questa ultima forma associativa è stata introdotta dalla circolare del 17 giugno 2009) oppure possono essere costituiti da accordi di partenariato, stipulati per la realizzazione di progetti di servizio civile nazionale e riconducibili ad un contratto tra le parti ai sensi degli articoli 1321 e seguenti del codice civile.
In alcuni casi, sia l'ente accreditato che l'ente associato possono essere composti da più soggetti (come ad esempio le comunità montane per gli enti pubblici ed i consorzi di cooperative per gli enti del privato
non profit).
Occorre altresì precisare che i soggetti affiliati (vale a dire legati ad un ente iscritto all'albo di servizio civile da vincoli associativi, federativi o consortili o da accordi di partenariato) non possono iscriversi autonomamente agli albi; tuttavia sono registrati negli albi stessi e partecipano al sistema del servizio civile. Infatti, nell'ambito del procedimento di accreditamento è previsto che gli accertamenti, volti a verificare la sussistenza in capo agli enti dei requisiti previsti dall'articolo 3 della legge 6 marzo 2001, n. 64, vengano effettuati relativamente a tutti gli enti, a prescindere dalla loro collocazione nel sistema.
È evidente che il sistema, così come descritto, rappresenta una realtà molto complessa, atteso che attorno ad esso gravitano

oltre gli enti iscritti agli albi una molteplicità di enti affiliati.
Tanto rappresentato, prima di esaminare i singoli quesiti posti dall'interrogante, appare opportuno fare alcune precisazioni di carattere metodologico relative ai dati di seguito illustrati e contenuti nelle tabelle allegate.
In primo luogo si segnala che l'elaborazione di tali dati è stata effettuata con esclusivo riferimento agli enti che realizzano progetti ed impiegano volontari in Italia, con esclusione, quindi, dei progetti realizzati all'estero. Tale elaborazione, inoltre, ha tenuto conto dei progetti finanziati soltanto con i fondi statali, con esclusione dei progetti auto-finanziati dalle Regioni, dalle Province autonome o dagli enti accreditati pubblici o privati.
In secondo luogo va precisato che il termine «enti» si riferisce a tutti i soggetti coinvolti nel sistema del servizio civile nazionale, individuati mediante codice fiscale, e quindi sia agli enti accreditati sia agli enti legati a questi ultimi dalle varie forme associative sopra indicate. Diversamente, il termine «ente accreditato» è relativo ai soggetti a cui è stato attribuito, nell'ambito del procedimento di accreditamento, un codice di iscrizione all'albo nazionale o agli albi delle Regioni e delle Province autonome. Gli enti legati all'ente accreditato mediante forme associative sono individuati con lo stesso codice dell'ente accreditato, con l'aggiunta di un ulteriore elemento identificativo (una lettera e due cifre).
Un'ulteriore precisazione riguarda i dati relativi al numero complessivo di volontari richiesti dagli enti sulla base dei progetti presentati al 31 ottobre 2008. Come si evince dalla tabella 1 il numero dei posti di volontari richiesti da impiegare nei progetti è pari a 96.573 volontari; tuttavia le elaborazioni contenute nelle altre tabelle allegate sono effettuate su 92.648 volontari, con uno scarto pari al 4 per cento del totale. Tale scarto è da imputare agli effetti delle decurtazioni del numero dei volontari, originariamente richiesto dagli enti, che sono state disposte a fronte di anomalie riscontrate durante la valutazione dei progetti; comunque l'esiguità dello scarto è tale da non inficiare le analisi statistiche effettuate, atteso che alla riduzione del numero di volontari non corrisponde alcuna riduzione del numero degli enti e dei progetti approvati.
Per quanto concerne il primo quesito posto dall'interrogante, volto a conoscere, con riferimento al bando per la selezione dei volontari del 26 giugno 2009, quali e quanti siano i soggetti, suddivisi per enti pubblici e
no-profit, che hanno impiegato effettivamente i volontari, articolati per regione e albo di appartenenza, sono state elaborate le tabelle 2 e 3 nelle quali è stato individuato il numero degli enti - suddivisi tra pubblici e privati - con l'indicazione del numero di volontari richiesti, ripartiti per regioni. Tali tabelle si riferiscono rispettivamente ai progetti presentati per il bando del 26 giugno 2009 e a quelli finanziati ed inseriti nel medesimo bando.
In particolare nella tabella 2 sono riportati gli enti (10.887), a qualunque titolo partecipanti al sistema del servizio civile nazionale, che hanno presentato progetti per il bando 2009. Nell'ambito del dato relativo al totale degli enti, si osserva che 3.191 enti sono soggetti di natura pubblica (pari al 29,31 per cento del totale) e 7.696 di natura privata (pari al 70,69 per cento).
Con riferimento agli albi di iscrizione, si rileva che 6.286 enti (57,74 per cento) fanno capo all'albo nazionale e 4.601 (42,26 per cento) agli albi regionali e delle Province autonome.
L'analisi per singola regione evidenzia, con riferimento al totale degli enti pubblici e privati (10.887), che la Campania, la Sicilia e la Lombardia hanno il maggior numero di enti, corrispondente ad una percentuale superiore al 10 per cento del totale degli enti presenti su tutto il territorio nazionale; le Regioni Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto hanno un numero di enti corrispondente ad una percentuale che si pone tra il 5 e il 10 per cento mentre tutte le altre Regioni si collocano al di sotto della soglia del 5 per cento.
La stessa analisi effettuata con riferimento agli enti - pubblici e privati -

iscritti all'albo nazionale, non registra sostanziali variazioni, anche se i pesi percentuali delle singole realtà regionali sono leggermente diversi da quelli complessivi, ad eccezione del Veneto che scende al 3,9 per cento. Anche con riferimento agli enti iscritti agli albi regionali e delle Province autonome, le percentuali non subiscono rilevanti variazioni, ad eccezione delle Marche e del Veneto che si collocano nel gruppo delle Regioni la cui percentuale si pone nel range 10 - 5 per cento e la Toscana che registra una presenza di enti pari al 3,3 per cento.
Nella tabella 3 sono riportati, suddivisi per Regioni, gli enti che hanno ottenuto il finanziamento dei progetti inseriti nel bando del 26 giugno 2009. Nell'ambito di tali enti si rileva che, su un totale di 4.167 enti, 2.025 sono iscritti a vario titolo negli albi regionali e delle Province autonome e rappresentano il 48,60 per cento del totale, mentre nell'albo nazionale sono iscritti 2.142 enti, pari al 51,40 per cento.
Dalla lettura della suddetta tabella si evince altresì che gli enti con il maggior numero di progetti finanziati sono gli enti privati
no-profit (2.692), che rappresentano il 64,6 per cento del totale indicato nella tabella stessa (4.167). Gli enti pubblici sono, invece, 1.475 e costituiscono il 35,4 per cento del totale. L'albo nazionale è caratterizzato da una fortissima presenza degli enti del privato no-profit (1.935), pari al 90,34 per cento di tutti gli enti iscritti a tale albo (2.142), e da una minor presenza degli enti pubblici (207) inferiore al 10 per cento. Il rapporto tra enti privati ed enti pubblici si inverte nel caso degli albi regionali e delle Province autonome, laddove gli enti pubblici (1.268) rappresentano il 62,62 per cento di tutti gli enti iscritti a tali albi (2.025) e gli enti privati (757) il 37,38 per cento.
Ponendo a confronto i dati riportati nelle tabelle 2 e 3, riguardanti rispettivamente i progetti presentati e quelli finanziati, si evince che di tutti gli enti che hanno presentato progetti (10.887), il 38,28 per cento ha ottenuto il finanziamento degli stessi e l'inserimento nei bandi del 26 giugno 2009 (4.167). Raffrontando i dati delle due tabelle con riferimento agli enti pubblici, si rileva che del totale di tali enti che hanno presentato progetti (3.191) il 46,22 per cento ha avuto i progetti finanziati (1.475), mentre con riferimento agli enti privati la percentuale si attesta al 34,98 per cento (2.692 enti sul totale di 7.696).
Il confronto degli stessi dati effettuato con riferimento agli enti iscritti all'albo nazionale rileva che gli enti inseriti nei bandi (2.142) sono pari al 34,08, per cento di quelli che hanno presentato progetti (6.286). Sempre nell'ambito dell'albo nazionale, gli enti che hanno avuto il maggior numero di progetti finanziati sono gli enti privati. Infatti, a fronte di 5.565 enti privati che hanno presentato progetti, 1.935 enti hanno ottenuto il finanziamento dei progetti, ossia il 34,77 per cento. Per quanto riguarda gli enti pubblici soltanto il 28,71 per cento è riuscito ad ottenere il finanziamento dei progetti.
Per quanto concerne gli enti iscritti agli albi regionali e delle Province autonome, il rapporto tra enti che hanno presentato progetti e quelli i cui progetti sono stati finanziati è del 44,01 per cento: nettamente superiore sia al dato complessivo, che a quello dell'albo nazionale. Detto rapporto sale addirittura al 51 per cento per gli enti pubblici, per attestarsi intorno al 35,5 per cento per quelli privati.
Sempre con riferimento al primo quesito, al fine di fornire all'interrogante gli ulteriori elementi richiesti, riguardanti i singoli «soggetti sociali» che hanno impiegato i giovani selezionati, sono state predisposte le sotto elencate tabelle nelle quali sono stati individuati, mediante un codice, gli enti che hanno presentato progetti, con l'indicazione del numero dei volontari richiesti e del numero dei volontari effettivamente inserito nel citato bando del 26 giugno 2009. Tali enti sono stati ripartiti per albo di competenza, natura pubblica o privata e regioni di ubicazione degli stessi:
- Tabella a 1 enti pubblici iscritti a vario titolo all'albo nazionale;
- Tabella a 2 enti privati iscritti a vario titolo all'albo nazionale;

- Tabella b 1 enti pubblici iscritti a vario titolo agli albi regionali e delle Province autonome;
- Tabella b 2 enti privati iscritti a vario titolo agli albi regionali e delle Province autonome.

Analizzando gli enti pubblici iscritti all'albo nazionale, di cui alla tabella a 1, si rileva che l'Università di Bologna risulta l'ente con il maggior numero di volontari inseriti nel sopra citato bando, pari a 132 unità; segue il Comune di Campobasso (60 unità) e la Provincia di Salerno (40 unità). Tutti gli altri enti hanno avuto un numero di volontari inferiore alle 40 unità.
Passando agli enti privati iscritti all'albo nazionale, di cui alla tabella a 2, si osserva che al primo posto si colloca l'Unione Italiana Ciechi (U.I.C.) della Sicilia con 431 volontari, segue l'Associazione Futura in Calabria con 348 volontari, l'ENDAS in Campania (198 unità), la
Caritas Diocesana di Pozzuoli (170 unità), l'Ispettoria Salesiana Sicula (157 unità) e l'Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) con 150 unità. Tutti gli altri enti inseriti nel bando hanno ottenuto un numero di volontari inferiore alle 150 unità.
Con riferimento agli albi regionali e delle Province autonome, si rileva dalla lettura dei dati inseriti nella tabella b 1 che tra gli enti pubblici al primo posto si colloca il comune di Roma con 128 volontari, seguono il consorzio dei comuni del cassinate (122) per la regione Lazio, l'università degli Studi di Palermo (122) per la Regione Sicilia, l'Azienda Zona territoriale n. 9 di Macerata (111) per la Regione Marche, l'Università degli Studi di Padova (94) per la regione Veneto. Tutti gli altri si collocano al di sotto della soglia delle 94 unità.
Per quanto riguarda gli enti privati iscritti agli albi delle Regioni e Province autonome di cui alla tabella b 2, si rileva che il primo posto è occupato da due enti siciliani: COSAM TOTUS cooperativa sociale con 104 volontari e Istituto figlie della misericordia e della luce con 92 unità. I restanti enti si posizionano tutti al di sotto delle 92 unità.
Con riferimento al secondo quesito posto dall'interrogante, volto a conoscere l'offerta, da parte degli enti, di posti di volontari su base regionale a prescindere dall'albo di iscrizione degli enti medesimi, l'UNSC ha analizzato i dati relativi ai volontari richiesti e ai volontari inseriti nel bando del 2009 elaborandoli nella tabella 4, che si riferisce alle singole regioni e all'albo di appartenenza degli enti, e nella tabella 5, riguardante le aree geografiche e l'albo di appartenenza degli enti.
Dalla lettura dei dati riportati nella tabella 4, e in particolare nella sezione che si riferisce al numero totale dei volontari richiesti da ciascuna regione a prescindere dall'albo di iscrizione, si evince che i valori più significativi sono quelli relativi alla Regione Sicilia nell'ambito della quale sono stati presentati progetti per l'impiego di un numero di volontari pari a 21.250, corrispondente al 22,93 per cento del totale dei volontari richiesti in tutta Italia. La suddetta Regione risulta, pertanto, avere la percentuale più alta di volontari richiesti, seguita dalla Campania con 16.698 posti richiesti, pari al 18,02 per cento del totale nazionale. Nessun altra Regione ha un peso percentuale in doppia cifra, infatti al di sotto del 10 per cento si collocano le Regioni Lazio (8,36 per cento), Calabria (7,69 per cento), Toscana (6,17 per cento), Puglia (5,98 per cento) e Lombardia (5,63 e per cento), mentre le altre Regioni si collocano al di sotto del 5 per cento e nell'ambito di quest'ultimo
range il dato più elevato è quello registrato in Piemonte con il 4,72 per cento, ed il più basso in Valle d'Aosta con lo 0,04 per cento.
Gli stessi dati, sempre riferiti al totale dei volontari richiesti, ripartiti per aree geografiche dimostrano, come si evince dalla tabella 5, che al Sud, isole comprese, è richiesto il maggior numero di volontari (54.139), corrispondente al 58,41 per cento del totale, segue il Centro con 20.030 volontari, pari al 21,61 per cento, e da ultimo si colloca il Nord con 18.515 volontari, corrispondente al 19,98 per cento.
La stessa analisi dei volontari richiesti effettuata per albo nazionale e albi regionali e delle Province autonome non evidenzia

differenze significative, come si rileva dalla lettura della tabella 4, confrontando le sezioni riguardanti gli albi. Con riferimento all'albo nazionale si conferma, infatti, la Sicilia come regione che ha richiesto il maggior numero di volontari - 10.847 - pari al 20,38 per cento del totale dei volontari richiesti dagli enti nazionali. La Campania risulta essere la seconda regione con una richiesta di volontari, da parte degli enti nazionali, pari a 9.949, corrispondente al 18,69 per cento del totale. Nessun'altra regione, con riferimento all'albo nazionale, ha un peso percentuale pari a quello della Sicilia e della Campania. Infatti, la percentuale dei volontari richiesti si attesta tra il 10 per cento ed il 5 per cento nelle seguenti Regioni: Calabria (9,70 per cento, Toscana (7,79 per cento), Lazio (6,89 per cento), Puglia (5,87 per cento) e Lombardia (5,39 per cento).
I valori sopra esaminati sono confermati anche nell'analisi dei medesimi dati - relativi ai volontari richiesti dagli enti iscritti all'albo nazionale - effettuata per aree geografiche e riportata nella tabella 5. Tale analisi, infatti, rileva che al primo posto si pone il sud, isole comprese, con una percentuale pari al 57,98 per cento del totale dei volontari richiesti da tutti gli enti iscritti all'albo nazionale. Tale percentuale risulta inferiore dello 0,43 per cento rispetto al complesso dei posti richiesti da tutti gli enti del sud a prescindere dall'albo di appartenenza. Il centro, con una quota pari al 21,69 per cento del totale dei volontari richiesti dagli enti nazionali, si pone in linea con il dato registrato nell'intero universo degli enti corrispondente al 21,61 per cento; mentre il nord con una quota pari al 20,33 per cento, riferita ai volontari richiesti dagli enti nazionali, registra una percentuale leggermente superiore a quella individuata con riferimento al totale complessivo delle richieste di tutti gli enti, corrispondente al 19,88 per cento.
Anche dall'analisi dei dati relativi ai volontari richiesti dagli enti iscritti agli albi regionali e delle province autonome, riportata nella tabella 4, si rileva che la Sicilia è la regione che ha richiesto il maggior numero di volontari, 10.403, pari al 26,36 per cento del totale dei volontari richiesti da tutti gli enti iscritti agli albi regionali o provinciali. Tale percentuale risulta superiore sia al dato complessivo relativo al totale dei volontari richiesti che a quello registrato con riferimento al totale dei volontari richiesti dagli enti nazionali, dove lo scarto in termini percentuali è di circa 6 punti. Meno vivace la Campania che, pur conservando il secondo posto, registra una percentuale meno elevata (17,10 per cento) rispetto agli altri due ambiti considerati. Inoltre i dati riportati evidenziano la vivacità degli enti iscritti all'albo della regione Lazio, infatti la percentuale dei volontari richiesti (10,34 per cento) supera di gran lunga i valori registrati con riferimento sia agli enti iscritti all'albo nazionale che all'intero universo degli enti. Per quanto riguarda le altre regioni le gerarchie rimangono pressoché immutate: la percentuale dei volontari richiesti dagli enti regionali in Puglia e in Lombardia si attesta, infatti, tra il 10 per cento e il 5 per cento, mentre in Toscana scende al 3,98 per cento.
L'analisi dei dati sopra riportati è confermata dall'esame effettuato per aree geografiche e riportato nella tabella 5. Da tale esame emerge sempre al primo posto il sud, comprese le isole, con una percentuale pari al 59 per cento del totale dei volontari richiesti da tutti gli enti iscritti agli albi regionali e delle province autonome. Questa percentuale risulta superiore sia rispetto a quella relativa al complesso dei posti richiesti in tale area territoriale dagli enti nazionali, che a quella riferita al numero di volontari richiesti da tutti gli enti per il Sud, a prescindere dall'albo di appartenenza. Il centro rimane sostanzialmente stabile con il 21,50 per cento mentre nel Nord si registra una flessione dello 0,83 per cento rispetto all'albo nazionale e dello 0,48 per cento rispetto al dato complessivo.
Al fine di chiarire all'interrogante l'impatto della valutazione dei progetti sulla libera partecipazione degli enti al servizio civile nazionale, l'ufficio ha analizzato i dati riguardanti i volontari, ponendo a confronto i posti offerti dagli enti e quelli inseriti nei bandi relativi ai progetti finanziati

e ha evidenziato significative dinamiche sotto il profilo dei risultati delle operazioni di valutazione sugli assetti innanzi descritti relativi ai volontari richiesti.
Secondo quanto risulta dai dati riportati nella tabella 4, si evince che, complessivamente, il rapporto tra i posti di volontari inseriti nei bandi e i volontari richiesti dagli enti iscritti agli albi, sia nazionale che regionali, è pari al 27,7 per cento. Se si considera tale rapporto, con riferimento ai soli enti iscritti all'albo nazionale, la percentuale dei posti di volontari inseriti nel bando scende al 26,8 per cento Per quanto concerne gli enti iscritti agli albi regionali e delle province autonome il rapporto considerato è pari al 28,9 per cento. Le differenze registrate sono confermate anche da un'altra analisi effettuata in base al peso percentuale dei dati relativi all'albo nazionale e agli albi regionali delle province autonome, concernenti le richieste dei volontari e di quelli inseriti nel bando. Nell'albo nazionale le richieste sono pari al 57,42 per cento del totale, mentre il peso di quelli finanziati è del 55,6 per cento cioè circa 2 punti percentuali in meno. Di contro, negli albi regionali e delle province autonome le richieste pesano per il 42,58 per cento mentre i finanziati per il 44,4 per cento.
Con riferimento alla sezione riguardante i dati complessivi si evince che in alcune regioni il rapporto tra volontari richiesti e inseriti nel bando supera la percentuale del 27,70 per cento, in particolare si collocano al di sopra di tale percentuale l'Abruzzo (28,5 per cento), l'Emilia Romagna (41,4 per cento), il Friuli Venezia Giulia (37,5 per cento), la Liguria (31,4 per cento), la Lombardia (39 per cento), il Molise (40,1 per cento), il Piemonte (28,1 per cento), la Puglia (32,8 per cento), la Sardegna (33,7 per cento), la Toscana (35,3 per cento), il Trentino Alto-Adige (33,7 per cento), l'Umbria (34,3 per cento), la Valle d'Aosta (62,5 per cento) e il Veneto (46,2 per cento). Diversamente il rapporto risulta inferiore al dato complessivo per Basilicata (22,8 per cento), Calabria (19,2 per cento), Campania (26 per cento), Marche (22,3 per cento) e Sicilia (19,9 per cento).
I valori sopra esaminati sono confermati anche nell'analisi dei medesimi dati effettuata per aree geografiche e riportata nella tabella 5. A livello di aree geografiche il Nord registra il rapporto più elevato (36,9 per cento) tra posti di volontari inseriti nei bandi e volontari richiesti, superiore di oltre 9 punti percentuali al dato complessivo; segue il centro con una percentuale pari al 30,1 per cento superiore di 2,4 punti rispetto al dato complessivo; da ultimo si colloca il sud, isole comprese, con il 23,7 per cento percentuale inferiore di 4 punti rispetto al dato complessivo.
Anche con riferimento agli enti iscritti all'albo nazionale si evince, nell'apposita sezione della tabella 4, che in alcune Regioni il rapporto tra posti messi a bando e volontari richiesti supera la percentuale del 26,8 per cento. Tali valori si registrano nelle regioni Abruzzo (36,4 per cento), Campania (30 per cento), Emilia Romagna (33,9 per cento), Friuli Venezia Giulia (32,3 per cento), Lazio (30,3 per cento), Molise (47,4 per cento), Puglia (30,8 per cento), Sardegna (41,8 per cento), Toscana (35,8 per cento), Umbria (30 per cento), Valle d'Aosta (37,5 per cento), e Veneto (33,5 per cento).
Gli stessi dati analizzati con riferimento alle aree geografiche dimostrano, come si evince dalla tabella 5, che al primo posto si pone il centro che riporta la percentuale più elevata (31,7 per cento) di volontari inseriti nei bandi rispetto a quelli richiesti, segue il nord con il 28,1 per cento ed infine il sud, isole comprese, con il 24,6 per cento)
Per quanto concerne gli enti iscritti agli albi regionali e delle province autonome, occorre anzitutto precisare che le regioni, nell'ambito della quota del contingente dei volontari loro destinata annualmente, stabiliscono il numero di volontari da assegnare ad ogni singola realtà regionale in base a criteri scelti in piena autonomia e non condivisi con l'Unsc. Pertanto i dati di seguito esaminati, relativi al numero dei posti di volontari messi a bando, derivano dalle determinazioni effettuate dalle regioni stesse all'atto del riparto. Inoltre tali dati si riferiscono solo ai volontari impiegati nei progetti finanziati con i soli fondi statali.

I dati contenuti nella tabella 4, in particolare nella sezione relativa agli enti iscritti agli albi regionali e delle province autonome, rilevano che il rapporto complessivo tra i posti di volontari messi a bando e i volontari richiesti è, come gia evidenziato, pari al 28,9 per cento, superiore sia a quello totale che a quello riscontrabile nell'ambito dell'albo nazionale.
Se si esaminano tali dati con riferimento alle singole regioni si osserva che il rapporto tra posti di volontari messi a bando e volontari richiesti è pari al 100 per cento nella Valle d'Aosta (in questo caso il dato non è rilevante in considerazione dell'esiguità del valore assoluto dei volontari richiesti pari a 16 unità). Seguono, con valori superiori al dato complessivo del sottouniverso considerato (28,9 per cento), il Veneto (59,9 per cento), l'Emilia Romagna (54,7 per cento), la Lombardia (54,2 per cento), la Liguria (53,6 per cento), il Friuli Venezia Giulia (46,3 per cento), l'Umbria (43,6 per cento), il Trentino Alto-Adige (39,5 per cento), la Puglia (35,5 per cento), il Piemonte (34,5 per cento), la Toscana (34,2 per cento), le Marche (30,3 per cento) ed il Molise (29,9 per cento). Si collocano al di sotto della soglia complessiva la Sardegna (25,8 per cento), il Lazio (25,4 per cento), la Calabria (23,9 per cento) la Basilicata (22,7 per cento ), l'Abruzzo e la Sicilia (20,4 per cento) e la Campania con il 20,1 per cento.
A livello di aree geografiche, come si evince dalla tabella 5 nella sezione relativa agli enti iscritti agli albi regionali e delle Province autonome, il Nord si colloca al primo posto, se si considerano i valori relativi al rapporto tra posti di volontari messi a bando e volontari richiesti, con una percentuale pari al 49,4 per cento e un differenziale di oltre 20 punti percentuali rispetto al dato complessivo (28,9 per cento). Seguono il Centro con il 27,9 per cento ed il Sud, isole comprese (22,5 per cento).
Si ritiene pertanto che le analisi fin qui condotte chiariscano ampiamente la situazione evidenziata dall'interrogante circa la presunta concentrazione dei finanziamenti dei progetti a favore degli enti iscritti all'Albo nazionale e in determinate aree geografiche.
Per quanto riguarda l'eccepita concentrazione dei finanziamenti a favore degli enti nazionali, occorre tener conto dei risultati dell'indagine effettuata su tutti gli enti coinvolti nel servizio civile (contraddistinti da un codice di iscrizione ed elencati nelle tabelle a1, a2, b1 e b2). Tale indagine fornisce un quadro dettagliato del sistema del servizio civile in cui emerge che i 180 enti accreditati all'albo nazionale (diminuiti a 143 a seguito della conclusione dell'ultimo procedimento di accreditamento) nella realtà comprendono ben 6.286 enti, quasi un terzo in più rispetto ai 4.601 enti iscritti a diverso titolo agli albi regionali e delle Province autonome (vedi tabella 2). È evidente che il numero elevato di enti che gravita nell'albo nazionale, comporta la presentazione, da parte degli stessi, di un maggior numero di progetti e di conseguenza una maggiore richiesta di volontari. Sotto questo profilo i dati relativi al numero di posti di volontari richiesti dagli enti (di cui alla tabella 2) e quelli relativi al numero dei volontari inseriti nei bandi (di cui alla tabella 3) risultano in linea in relazione ai rispettivi pesi percentuali.
Un'eccessiva concentrazione si riscontra unicamente in due enti privati iscritti all'albo nazionale, l'Unione italiana ciechi della Sicilia e l'Associazione futura in Calabria, come si evince dai dati contenuti nelle tabelle a1, a2, b1 e b2. Tale situazione si giustifica tenendo conto che la logica del servizio civile non è quella di ripartire a pioggia le risorse disponibili, ma di intervenire nelle realtà dove il rapporto tra cittadini e istituzioni presenta aspetti più critici.
Con riferimento all'affermazione dell'interrogante relativa alla presunta concentrazione dei progetti finanziati su determinate regioni del Paese, si evidenzia che i dati relativi al rapporto tra posti di volontari inseriti nei bandi e volontari richiesti dagli enti seguono un diverso andamento, con riferimento alle differenti aree geografiche.
Infatti, come già evidenziato nell'esame della tabella 5, tale rapporto è molto più

elevato nel nord Italia rispetto alle restanti aree geografiche e a tutti gli universi considerati. Ed invero, il sud, comprese le isole, presenta valori inferiori sia a quelli dell'intero universo sia alle altre aree considerate nonché ai totali dei due sub universi considerati, relativi all'albo nazionale e agli albi regionali e provinciali. Il centro Italia presenta valori superiori a quelli dell'intero universo complessivamente considerato, ma inferiori a quelli del nord e superiori a quelli del sud.
Tuttavia il dato più significativo che emerge dalle analisi fin qui condotte è relativo al rapporto tra volontari inseriti nel bando (espressione della capacità finanziaria del sistema relativamente ai soli fondi statali) e volontari richiesti (espressione indiretta delle potenzialità concretamente espresse dalle singole aree). Ebbene, questo rapporto è favorevole all'area del nord in qualsiasi modo lo si esamini: in altri termini le aree del nord ricevono in proporzione finanziamenti superiori rispetto al numero dei posti richiesti dagli enti dislocati nelle predette aree. In alcune regioni del nord la probabilità di finanziamento è circa il doppio rispetto a quella delle restanti aree territoriali del Paese.
Con riferimento all'ulteriore quesito volto a conoscere la suddivisione per settore dei progetti presentati al 31 ottobre 2008 e dei progetti inseriti nel bando del 26 giugno 2009, ripartita per soggetti pubblici e
no-profit, per classe di appartenenza degli enti e per albo nazionale e regionale, sono state predisposte le tabelle n. 6, 7, 8 e 9.
In particolare, la tabella 6 fornisce i dati relativi al numero dei volontari richiesti dagli enti e al numero dei posti di volontari messi a bando suddivisi per settore di impiego e natura degli enti (pubblici e privati). Dalla lettura di tale tabella si evince che il settore dell'assistenza, con il 51,79 per cento presenta la più elevata concentrazione di richieste di volontari (come si rileva dai dati complessivi), segue il settore dell'educazione e promozione culturale (27,73 per cento), quello del patrimonio artistico e culturale (11,19 per cento), dell'ambiente (6,70 per cento) ed infine il settore della protezione civile (2,59 per cento).
Con riferimento al numero dei posti messi a bando si rileva, dalla lettura della medesima tabella, che l'ordine dei settori resta identico ma i pesi percentuali si modificano in modo significativo. Infatti il settore dell'assistenza, pur rimanendo al primo posto, registra un aumento di oltre 6 punti nella percentuale relativa ai posti di volontari messi a bando (57,84 per cento), rispetto a quella relativa alla richiesta di volontari (51,79 per cento). Anche il settore del patrimonio artistico e culturale registra un aumento di oltre 2 punti nella percentuale relativa ai posti di volontari messi a bando (13,28 per cento) rispetto alla percentuale dei volontari richiesti. Subiscono invece una flessione i settori dell'ambiente (3,91 per cento), dell'educazione e promozione culturale (23,58 per cento) e della protezione civile (1,38 per cento).
Facendo un rapporto tra il numero dei volontari richiesti e il numero dei posti di volontari messi a bando emerge che i settori più favoriti sono quelli del patrimonio artistico e culturale (32,88 per cento) e dell'assistenza (30,94 per cento) che registrano una percentuale superiore alla media pari a1 27,7 per cento. Molto al di sotto di tale media si collocano i settori dell'educazione e promozione culturale (23,56 per cento), dell'ambiente (16,16 per cento) e della protezione civile (14,82 per cento). Tale rapporto chiarisce gli effetti della valutazione sui singoli settori di intervento.
Le stesse dinamiche si riscontrano analizzando i medesimi dati (concernenti il numero dei volontari richiesti e il numero dei posti di volontari messi a bando) con riferimento agli albi di appartenenza degli enti. Infatti dall'esame della tabella 7 si evince che, sia nell'albo nazionale che negli albi delle regioni e province autonome, il settore dell'assistenza registra il maggior numero di richieste di volontari nonché di posti messi a bando. Segue il settore dell'educazione e promozione culturale, quello del patrimonio artistico e culturale, dell'ambiente ed infine il settore della protezione civile. Dalla stessa tabella si evince,

ponendo in rapporto il numero dei volontari richiesti e il numero dei posti di volontari messi a bando, che il settore predominante è quello del patrimonio artistico e culturale (32,30 per cento), seguito dall'assistenza (29,5 per cento) e dall'educazione e promozione culturale (29,08 per cento). Al di sotto della soglia del sottouniverso in esame (28,89 per cento) si collocano la protezione civile (23,76 per cento) e l'ambiente (21,17 per cento).
Dopo una disamina condotta per enti individuati per codice fiscale non assume particolare significato, in relazione alle preoccupazioni espresse dall'interrogante, condurre delle analisi per enti accreditati e per le relative classi di iscrizione. Innanzitutto perché gli enti di 1° e 2° classe, qualunque sia l'albo di iscrizione, racchiudono in se più enti ed è chiaro quindi che sia in valori assoluti, sia in termini relativi qualunque confronto è improponibile. Il peso percentuale della prima classe (62,97 per cento) dei volontari a bando è troppo elevato ed influenza in modo significativo il risultato finale (tab. 8). In questo caso bisogna considerare che la quasi totalità degli oltre 6.000 enti dell'albo nazionale è racchiusa negli enti accreditati alla prima classe. In un confronto infra-classi per singoli settori emerge l'attenzione degli enti più piccoli per la protezione civile, l'educazione e promozione culturale (26,86 per cento) ed ambiente (9,09 per cento). Gli enti di seconda classe privilegiano l'assistenza (71,77 per cento), penalizzando tutti gli altri settori. Di contro i dati della 1° classe risultano in linea con quelli nazionali, ma in questo caso sono i primi a determinare in modo significativo i valori dei secondi (tab. 8).
Appartenere ad un ente di grandi dimensioni (1o classe) aiuta ad ottenere performance migliori in termini di volontari inseriti nei bandi (tab. 9). Infatti, il rapporto volontari a bando/volontari richiesti è pari al 29,54 per cento, a fronte del 27,7 per cento del totale. Vicino al valore nazionale anche gli enti di 2° e 3° classe rispettivamente con il 26,15 per cento ed il 26,37 per cento. Crolla invece al 23,48 per cento il valore del predetto rapporto per gli enti iscritti alla 4° classe. Evidentemente risultano premiate le sinergie e le conoscenze degli enti inseriti a vario titolo nelle classi maggiori, rispetto a quelli di ridotte dimensioni entrati in modo autonomo nel sistema del servizio civile nazionale.
L'interrogante chiede inoltre al Governo di conoscere quali iniziative sono state intraprese per aumentare i fondi destinati al servizio civile.
Al riguardo, il Governo, pur in considerazione della grave situazione economica in cui versa il Paese, si sta impegnando al fine di ottenere uno stanziamento straordinario a favore del fondo nazionale per il servizio civile non disgiunto tuttavia da una serie di approfondimenti intesi ad individuare nuove forme di razionalizzazione delle spese, anche anticipando alcune ipotesi normative previste nel disegno di legge di riforma del servizio civile nazionale, attualmente all'esame della Ia Commissione parlamentare del Senato. Al tale ultimo riguardo, si preme evidenziare che sono stati sensibilizzati i competenti uffici del Senato per l'avvio dell'esame del provvedimento, attesa l'urgente necessità di affrontare, superandole, le criticità che l'attuale sistema ha fatto emergere nel corso degli anni.
(Allegati disponibili presso il Servizio Assemblea).

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Carlo Giovanardi.

NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nell'epoca dell'informatizzazione e della nuova gestione logistica di tutti i servizi postali, parlare di disservizi legati alla lentezza di recapito delle missive pare un'assurdità;
nello specifico le notizie e le informazioni che giungono dal comune di Cantù (Como) come diligentemente segnalate dal settimanale locale Il Giornale di Cantù attestano l'esistenza di alcuni disservizi nel servizio postale locale;

in particolare, viene segnalato che una lettera ordinaria spedita da Cantù con destinazione lo stesso comune abbia impiegato ben 32 giorni per giungere a destinazione;
la lettera risulta essere arrivata al centro di smistamento di Roserio (Milano) il 5 giugno 2010, ma il postino ha provveduto al recapitato della missiva il giorno 7 luglio, dopo 768 ore dalla partenza;
la situazione segnalata sembrerebbe essere solo l'ultimo episodio di alcuni disservizi nella consegna delle missive, dalle normali cartoline alle più importanti scadenze economiche, che fotografano una realtà quotidiana di disagi e disservizi con cui i cittadini devono fare i conti ormai quotidianamente;
sarebbe importante che Poste italiane verificasse i disservizi anche attraverso un'analisi strutturale della situazione sui territori di tutti i paesi dell'area al fine di riorganizzare le proprie risorse e ottimizzare la funzionalità del servizio nell'interesse dei cittadini e delle numerose imprese e aziende presenti sul territorio canturino, brianzolo e comasco in generale;
infatti il territorio locale è caratterizzato dalla presenza di un tessuto economico produttivo particolarmente efficiente e sviluppato, per cui le aziende locali non possono sopportare il peso di ritardi e disservizi e quindi di costi aggiuntivi anche e soprattutto in una situazione di crisi economica -:
se il Ministro, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire presso Poste italiane al fine di evitare i tanti disagi per i nostri cittadini e i danni economici per le nostre aziende che i disservizi citati arrecano, in un epoca in cui le comunicazioni si basano sulla velocità e sulla certezza del recapito;
se, quali e quante visite ispettive, spontanee e a seguito di segnalazione degli utenti, abbia effettuato il Ministero nei confronti di Poste italiane spa e con quali risultati; se il Ministro non ritenga opportuno incrementare le visite ispettive nei confronti di Poste italiane spa; se il Ministro non intenda adottare opportune iniziative,e quali, per contrastare il fenomeno dei disservizi postali imputati a Poste italiane spa e tutelarne gli utenti.
(4-08137)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in oggetto, riguardante i disagi verificatisi in alcuni uffici postali ubicati nel territorio della provincia di Como, sulla base degli elementi forniti dalla direzione generale competente e dalla società concessionaria Poste italiane, si rappresenta quanto segue.
Il territorio comasco è servito da 10 centri distribuzione (5 primari e 5 secondari) ed è ripartito in 360 zone di recapito, che sono servite da ben 448 risorse, di cui 29 operatori assunti con contratto a tempo determinato.
Questi ultimi vengono impiegati per permettere ai portalettere la fruizione delle ferie estive programmate, nonché per garantire la copertura delle zone di recapito, in caso di improvvise ed impreviste assenze del personale.
Per quanto riguarda, in particolare, il comune di Cantù, Poste italiane ha precisato che il relativo territorio è ripartito in 44 zone di recapito, cui sono assegnate 52 risorse.
Il servizio si svolge generalmente con regolarità e dal consueto monitoraggio, nonché dagli ulteriori appositi accertamenti effettuati, è emerso che negli ultimi mesi non si sono verificate situazioni di criticità che abbiano determinato ritardi o disservizi a carico della clientela.
Pertanto il ritardo nella consegna di una missiva, cui si fa esplicito riferimento nell'atto parlamentare a cui si risponde, va considerato un occasionale ed isolato disguido e non è assolutamente indice di una situazione di precarietà del servizio.
Per completezza di informazione Poste italiane precisa che, nel caso specifico, trattandosi di corrispondenza non registrata, risulta tecnicamente impossibile accertare le circostanze e/o le cause di tale ritardo.


Con riferimento alla richiesta di informazioni sulla qualità e la quantità delle visite ispettive realizzate da questo Ministero nel settore postale, si evidenzia che, nel periodo giugno 2009 - giugno 2010, gli Ispettorati Territoriali hanno effettuato, autonomamente, 943 visite ispettive, erogando 54 sanzioni amministrative.
L'Ufficio ispettivo centrale ha disposto 93 visite ispettive sul mercato dei prodotti a «data e ora certa», al fine di incrementare la qualità nei servizi di consegna della corrispondenza, in un settore a valore aggiunto già liberalizzato.
Nell'ambito del progetto sperimentale «Efficacia e qualità dell'azione ispettiva», sono stati disposti dall'Ufficio centrale ulteriori 51 accertamenti sul territorio, scaturenti da segnalazioni di irregolarità amministrative, reclami concernenti disservizi di particolare gravità ed atti di sindacato ispettivo parlamentare.
Il Ministero dello sviluppo economico, attraverso gli uffici competenti, compatibilmente alle risorse umane e finanziarie disponibili, non ha mancato e continuerà a vigilare, sul rispetto degli obblighi connessi allo svolgimento del servizio postale universale, per assicurare alla cittadinanza un servizio in linea con i vigenti standard di qualità, sempre più efficiente e adeguato alle esigenze dei cittadini e delle aziende operanti sul territorio.

Il Ministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

MOSELLA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il sistema della Posta elettronica certificata (PEC) sta mostrando gravi disservizi, come mostra un'inchiesta giornalistica che ha evidenziato come su quattro comuni interpellati, solo uno abbia risposto e soddisfatto le esigenze del cittadino che si era avvalso della PEC;
le comunicazioni ai tribunali, all'ACI e perfino al Ministero per la Pubblica amministrazione e l'innovazione cadono nel vuoto;
di fronte a cittadini che hanno seguito le indicazioni del Ministro interrogato sono le pubbliche amministrazioni a non fare certo bella figura non rispondendo, e in alcuni casi, neppure attivando una casella di posta certificata -:
se al Ministro interrogato risultino i disservizi sopra esposti e, in caso affermativo, cosa intenda fare per rendere effettivamente funzionante uno strumento come la Posta elettronica certificata (PEC), che, secondo il Ministro stesso, è stato creato per rendere più agevoli i rapporti dei cittadini con la pubblica amministrazione, snellendo le lungaggini burocratiche, e che invece all'interrogante appare essere divenuto per la quasi totalità degli uffici un'operazione inutile e quasi un intralcio per i cittadini.
(4-09144)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto indicata, con la quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione alcuni chiarimenti in merito al sistema di posta elettronica certificata (PEC), si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, è d'uopo segnalare che nella attuale legislatura è stato dato impulso alla semplificazione delle comunicazioni con la pubblica amministrazione con la finalità di rendere effettive le prescrizioni contenute nel codice dell'amministrazione digitale (CAD), di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.
Quest'ultimo, infatti, prevede che le amministrazioni utilizzino la posta elettronica certificata con tutti i soggetti che la richiedano e che hanno preventivamente dichiarato il proprio indirizzo (articolo 6), che le comunicazioni e le trasmissioni di documenti tra le pubbliche amministrazioni avvengano di norma mediante l'utilizzo della posta elettronica o con posta elettronica certificata e che siano valide ai fini del procedimento amministrativo una volta verificatane la provenienza, ed, infine, che le amministrazioni si dotino di almeno una casella di posta elettronica istituzionale ed una casella di posta elettronica certificata ai sensi del decreto del Presidente della

Repubblica 11 febbraio 2005, n. 68, per ciascun registro di protocollo (articolo 46). Riscontrata una scarsa applicazione delle citate previsioni il legislatore è nuovamente intervenuto nella materia ribadendo l'obbligo di istituire una casella di posta elettronica certificata per ogni registro di protocollo (articolo 16 del decreto-legge n. 185 del 2008) e prevedendo l'attribuzione di una casella PEC ai cittadini che ne fanno richiesta (articolo 16-bis del decreto-legge n. 185 del 2008); ciò al fine assicurare quanto già stabilito dal codice dell'amministrazione digitale nei citati articoli 6 e 48, ossia garantire la comunicazione e i procedimenti amministrativi di interesse dei cittadini attraverso tale strumento.
A ciò si aggiunga l'ulteriore intervento finalizzato ad obbligare imprese e professionisti a dotarsi di una casella di posta elettronica certificata per agevolare le comunicazioni con la pubblica amministrazione semplificandone i rapporti e riducendo i costi amministrativi a carico dei medesimi (articolo 16 del decreto-legge n. 185 del 2008).
Così completato il quadro normativo si è avviata una fase di sperimentazione tramite la sottoscrizione di appositi protocolli con ACI e INPS, in data 30 settembre 2009; tale fase ha anticipato i tempi di realizzazione del nuovo percorso, poi avviato con l'affidamento in concessione del servizio di posta certificata al cittadino.
Il servizio è stato avviato il 26 aprile scorso e si accompagna ad altre iniziative finalizzate a dare piena attuazione alle previsioni normative richiamate. In primo luogo parallelamente all'avvio del servizio stesso DigitPa ha aggiornato l'indice delle pubbliche amministrazioni, che raccoglie gli indirizzi di posta elettronica certificata delle amministrazioni, rendendolo disponibile sull'archivio informatico accessibile tramite il sito
www.indicepa.gov.it ed ha sviluppato un apposito sito, www.paginepecpa.gov.it, per rendere più agevole la ricerca degli indirizzi di posta elettronica certificata.
Si evidenzia, altresì, che è stata definita dal Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione con rete imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Confesercenti e Casartigiani) un'intesa finalizzata ad estendere l'utilizzo della posta elettronica certificata, per le comunicazioni con la pubblica amministrazione a tutti i suoi associati (oltre 2,5 milioni di imprese). Grazie alla definizione dell'accordo le Confederazioni si sono impegnate a realizzare un programma di interventi volto a sviluppare l'innovazione digitale nel settore delle piccole e medie imprese, così da incrementare l'accessibilità dei sistemi di
e-government e facilitare le relazioni amministrative con i cittadini. Rete Imprese Italia ha avviato tutte le procedure necessarie affinché ogni suo associato si doti di posta elettronica certificata e la utilizzi obbligatoriamente, come previsto dalla normativa, per le comunicazioni con la pubblica amministrazione.
Da segnalare al riguardo, anche gli interventi normativi proposti in sede di disegno di legge sulla semplificazione (atto senato 2243) destinati a rafforzare e rendere esclusivo l'uso delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni con la pubblica amministrazione per la semplificazione dei rapporti dei cittadini e le imprese con le istituzioni.
Al fine, poi, di verificare il grado di adeguamento delle Amministrazioni alle previsioni normative richiamate, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ha affidato al Formez un monitoraggio della dotazione effettiva di caselle di posta elettronica certificata da parte delle amministrazioni.
All'esito di tali attività ed in relazione al mancato assolvimento degli obblighi da parte di alcune amministrazioni, è stata avviata dall'Ispettorato della funzione pubblica una specifica attività di controllo e verifica volta a individuare gli eventuali inadempimenti, richiamando le Amministrazioni stesse ad una tempestiva osservanza delle previsioni normative in materia.
Per supportare adeguatamente le amministrazioni nell'espletamento degli adempimenti conseguenti sono state, altresì, emanate dal dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l'innovazione tecnologica le circolari n. 1/2010/Ddi, del 18 febbraio 2010 e n. 2/2010/Ddi del 19

aprile 2010, che intendono fornire i necessari chiarimenti normativi ed operativi; in particolare, evidenziano come, nel quadro degli interventi posti in essere in merito alla riforma del pubblico impiego, di cui al decreto legislativo n. 150 del 2009, la mancata attuazione delle disposizioni sulla posta elettronica certificata incide sulla misurazione della performance individuale e organizzativa e quindi sul calcolo della retribuzione di risultato dei dirigenti preposti agli uffici competenti.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

PALAGIANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ogni anno, secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, in Italia si registrano 900 casi di meningite batterica (causata prevalentemente dal pneumococco, dal meningococco - in particolare B e C - e dal haemophilus influenzae), con una mortalità di circa il 12-14 per cento;
la meningite è una infiammazione di quelle membrane, le meningi, che rivestono il cervello e il midollo spinale. Questa infiammazione può essere di tipo virale, batterica o causata da agenti esterni (funghi, sostanze chimiche e altro);
un terzo dei casi di meningite batterica che ogni anno interessano il nostro Paese è dovuto al meningococco. L'infezione da meningococco può colpire chiunque, ma in particolare i bambini, si trasmette attraverso portatori sani anche con un semplice starnuto ed ha un'evoluzione rapida, con possibile esito fatale già entro 1-2 giorni dal contagio. Chi sopravvive a questo tipo di infezione, spesso, riporta danni neurologici permanenti;
il vaccino è l'unico strumento preventivo per questa grave patologia. In Italia è attualmente disponibile la vaccinazione contro il meningococco di tipo C, ma, nel giro di tre o quattro anni dovrebbe essere commercializzato anche un vaccino - attualmente alla seconda fase di sperimentazione anche in sei centri italiani - contro il meningococco di tipo B, i cui ceppi sono molto più resistenti e variabili del batterio di tipo C;
la vaccinazione contro il meningococco C è, nel nostro Paese, non obbligatoria, ma fortemente raccomandata per i soggetti a rischio (diabetici, immunodepressi, affetti da patologie respiratorie croniche);
la diffusione e la possibilità di accesso alla vaccinazione variano da regione a regione, dando vita alla classica distribuzione a «macchia di leopardo» tipica di molti servizi di assistenza sanitaria nel nostro Paese;
in particolare, secondo l'ultimo studio Icona (indagine copertura vaccinale nazionale) diffuso dall'Istituto superiore di sanità nel 2009, la copertura nazionale media per il vaccino pneumococcico è del 55 per cento - variando dal 95,2 per cento dell'Emilia Romagna al 29,8 per cento della Campania - mentre per il meningococco C non si arriva al 37 per cento - oscillando tra l'86 per cento della Valle D'Aosta e il 15,2 per cento dell'Abruzzo;
nel nostro Paese la vaccinazione, oltre a non essere obbligatoria, non è gratuita. L'accesso gratuito all'anti-meningococco C varia da regione a regione. In Lombardia, ad esempio, il vaccino è gratuito per tutti coloro che ne fanno richiesta, mentre in Sicilia o nelle Marche hanno la possibilità di vaccinarsi gratuitamente solo i soggetti a rischio. In alcuni casi - Lazio, Abruzzo, Campania - esiste una parziale copertura del costo del vaccino a carico del servizio sanitario per chi lo richiede;
considerando la sempre più elevata diffusione della malattia, tenendo conto del cambiamento degli stili di vita e della presenza di una grossa fetta di immigrati, che spesso non hanno modo di tutelare i propri figli attraverso la vaccinazione, il piano nazionale vaccini 2008-2010, non ancora emanato, prevedeva l'inserimento

del vaccino anti meningite nei livelli essenziali di assistenza, e la vaccinazione gratuita per i bambini dai 12 ai 14 mesi, o in alternativa al dodicesimo anno di età;
bisogna inoltre ricordare che il vaccino attualmente distribuito in Italia contro lo pneumococco non è quello più recente ed aggiornato, che protegge da 13 ceppi virali contro i 7 di quello attuale;
il 28 aprile 2010 presso il Senato della Repubblica, in occasione del convegno «Le nuove sfide della meningite per la salute pubblica: l'impatto del federalismo vaccinale e della globalizzazione», diversi esponenti del mondo parlamentare e medico-scientifico - tra cui diverse società scientifiche e dei pediatri - hanno sottoscritto la «Carta dell'impegno italiano contro la meningite», un documento che sancisce l'impegno corale per la diffusione di un corretto approccio a questa patologia grazie alla promozione di politiche di prevenzione omogenee su tutto il territorio nazionale -:
se intenda assumere iniziative volte a rendere obbligatoria e gratuita per i bambini la vaccinazione contro la meningite batterica e se al più presto abbia intenzione di procedere all'emanazione del piano nazionale vaccini inserendo definitivamente l'anti meningococco nei livelli essenziali di assistenza, garantendo in questo modo una omogeneità nazionale nell'accesso a tale, unico, metodo per prevenire la meningite batterica e tutelando la salute della popolazione italiana o immigrata nel nostro Paese;
se intenda garantire, nel più breve tempo possibile, la sostituzione dell'attuale vaccino anti pneumococco con quello più recente che copre ben 13 ceppi virali;
quali siano i reali e concreti obiettivi scaturiti dalla «Carta dell'impegno italiano contro la meningite» ed in che modo intenda promuovere, anche attraverso questo impegno, politiche di prevenzione uniformi.
(4-07242)

Risposta. - Il ministero della salute avverte in modo sempre più forte la necessità di strategie vaccinali omogenee e comuni, non solo per garantire ai cittadini un uniforme diritto alla prevenzione vaccinale, ma anche perché soltanto comuni strategie possono evitare il rischio che l'ecologia microbica si differenzi tra le diverse aree geografiche del nostro Paese, tanto da ridurre l'impatto di contrasto che si intende ottenere con le vaccinazioni.
Nel rispetto dei principi della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, recante «Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione» (articolo 117), lo Stato formula le linee fondamentali in materia di strategie vaccinali, ma non interviene sulle modalità di attuazione di principi ed obiettivi, perché ciò rientra nella competenza esclusiva delle regioni.
Il piano nazionale Vaccini 2005-07, adattandosi alla nuova realtà determinata dalla modifica del titolo V della Costituzione, nel tentativo importante del coordinamento tra le diverse istanze delle regioni e le necessità complessive del Paese, forniva indicazioni generali per i vaccini per i quali non fosse già previsto un programma esteso di immunizzazione a livello nazionale (antipneumococco, antimeningococco C ed antivaricella), fermo restando l'opportunità che essi venissero offerti prioritariamente alle categorie a rischio espressamente definite.
Tale piano, in sostanza, si proponeva di mantenere un coordinamento delle strategie vaccinali, pur nel rispetto dell'autonomia regionale prevista, con la possibilità di poter offrire l'apertura all'introduzione di nuovi vaccini nel Paese, con la gradualità e la programmazione ritenute necessarie ed opportune.
Al suo interno, ed attraverso la sua applicazione, veniva disegnata, infatti, una strategia innovativa per la politica vaccinale del Paese: l'ottimizzazione dell'impegno vaccinale nell'offerta attiva, ma anche nell'adeguamento dei servizi e nella costruzione di un idoneo ed efficiente sistema informativo vaccinale, a partire dalle anagrafi vaccinali fino alla implementazione progressiva delle nuove vaccinazioni.
Di fatto, però, in merito all'offerta dei cosiddetti nuovi vaccini, si è venuta a

creare nel Paese una situazione di forte eterogeneità, con la stessa vaccinazione offerta gratuitamente a tutti i nuovi nati in alcune regioni e solo ad alcuni soggetti a rischio in altre o, addirittura, con differenze all'interno della stessa regione, per i diversi comportamenti delle singole aziende sanitarie locali.
In tale contesto si riconferma la necessità di elaborare una strategia, condivisa da tutte le regioni nel rispetto della loro legittima autonomia, il più possibile in armonia con le politiche europee, anche allo scopo di garantire equità di accesso al servizio sanitario nazionale, uguale qualità delle prestazioni erogate, sicurezza di fronte al rischio di diffusione interregionale di eventuali focolai epidemici.
Alla luce del piano di contenimento e razionalizzazione delle spese delle amministrazioni pubbliche, l'incarico di predisporre la nuova bozza di piano nazionale vaccinazioni è stato affidato al Consiglio superiore di sanità (CSS).
Presso la sezione III, competente in tema di profilassi delle malattie infettive e diffusive, è stato istituito un apposito gruppo di lavoro comprendente esperti del Css rappresentanti della direzione generale della prevenzione sanitaria di questo ministero e dell'Istituto superiore di sanità.
L'agenda del gruppo è fitta di scadenze di lavoro stringenti e l'impegno è che il nuovo Piano possa essere concluso nel più breve tempo possibile, per essere approvato come intesa Stato-Regioni entro la fine del 2010.
Il piano in lavorazione prevede la definizione del percorso decisionale e dei criteri per l'introduzione in calendario di nuove vaccinazioni, per le quali sia plausibile e raccomandabile l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza.
Riguardo al nuovo vaccino antipneumococcico polisaccaridico coniugato Prevenar 13 (
Wyeth Lederle Vaccines S.A.), si precisa che è stato autorizzato con procedura centralizzata europea con la decisione del 9 dicembre 2009. Con determinazione del 16 aprile 2010, l'agenzia italiana del farmaco ne ha stabilito il regime di rimborsabilità ed il prezzo di vendita.
Detto vaccino contiene i 7 sierotipi di
streptococcus pneumoniae presenti nel Prevenar (Pcv7) più 6 sierotipi aggiuntivi. Gli studi clinici controllati effettuati ad oggi hanno dimostrato una immunogenicità non inferiore a quella del Pcv7 per i 7 sierotipi comuni ed una immunogenicità superiore a 0,35 U.I./ml (valore considerato dal'organizzazione mondiale della sanità come correlato di protezione) per i 6 nuovi sierotipi presenti nel Pcv 13 (seppur con una certa variabilità tra i vari ceppi).
In considerazione del fatto che numerose regioni, da tempo, hanno incluso nel proprio calendario vaccinale l'offerta attiva generalizzata ai nuovi nati della vaccinazione antipneumococcica (il piano nazionale vaccini 2005-07 prevedeva l'estensione di questa offerta in tutte le regioni entro il triennio del Piano), e che l'azienda titolare dell'autorizzazione sta procedendo alla sostituzione del Pcv 7 con il Pcv 13 su tutto il territorio nazionale, la competente direzione generale della prevenzione sanitaria di questo Ministero, sentito il parere del Consiglio Superiore di Sanità, ha ritenuto opportuno emanare, in data 27 maggio 2010, una lettera circolare destinata agli assessorati alla sanità delle Regioni e pubbliche amministrazioni ed agli operatori dei centri vaccinali, nella quale vengono fornite indicazioni univoche riguardanti la somministrazione.

Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

SCILIPOTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sono stati finalmente pubblicati i risultati del più grande studio mai effettuato sui rischi di tumore connessi all'uso dei cellulari. Condotto da un team di ricercatori di 13 paesi, Interphone - costato oltre 19 milioni di euro - ha analizzato 2.708 casi di glioma e 2.409 di meningioma, con 5.634 controlli, giungendo alla conclusione che sono necessarie ulteriori ricerche;
la prima pubblicazione collegiale dell'Interphone è uscita in ritardo di ben

cinque anni sul previsto, a causa dei dissidi interni tra i ricercatori delle nazioni partecipanti;
essa non aggiunge nulla ai lavori precedenti usciti sotto la medesima etichetta: infatti, il 90 per cento dei valori di rischio sui meningiomi (tumori cerebrali benigni) e sui gliomi (tumori cerebrali maligni) indicherebbero un effetto protettivo dell'uso dei cellulari, effetto che gli stessi autori ritengono impossibile, attribuendo questo dato ad una lunga serie di errori e condizionamenti del protocollo usato;
dalla lettura attenta dei dati, scorporando quelli relativi al gruppo di soggetti con i livelli più elevati di utilizzo dei cellulari, si osserva, viceversa, che il 90 per cento dei valori di rischio in questo gruppo per i meningiomi e il 100 per cento dei dati per i gliomi indicano incrementi statisticamente significativi (superiore al raddoppio) dell'incidenza di questi tumori cerebrali;
quanto sopra risulta confermato dai dati emersi nelle meta-analisi fornite dallo scienziato svedese Hardell, i cui risultati sono stati convalidati anche dall'Associazione Italiana degli Oncologi Medici (AIOM) fin dal 2007, e dimostra che gli errori metodologici ed i condizionamenti che hanno caratterizzato il protocollo Interphone hanno dato luogo ad una sistematica e rilevante sottovalutazione del rischio;
lo studio Interphone è stato varato dallo IARC nel 2000, finanziato dalla Comunità europea e co-finanziato per oltre il 50 per cento dal Mobile Manufacturers Forum (ente che accorpa 12 tra le principali industrie di telefonia mobile), dalla GSM Association (altra potente lobby della telefonia mobile) e dalla Canadian Wireless Telecommunications Association. Inoltre molti studi locali sono stati finanziati da Compagnie nazionali di telefonia;
il dottor Paolo Vecchia, direttore dell'Istituto superiore di sanità, direttamente impegnato nel progetto Interphone, immediatamente dopo la pubblicazione dei primi risultati, ha affermato ai media che:
Interphone non ha evidenziato alcun aumento del rischio di gliomi e meningiomi tra gli utilizzatori di telefoni cellulari;
non è stata osservata alcuna relazione con la durata dell'uso, con il tempo di utilizzo (inteso come numero di anni), ma anche come ore cumulate di uso;
Interphone è lo studio più informato finora realizzato anche per la omogeneità delle procedure -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire, adottando le necessarie iniziative, affinché:
a) l'Istituto superiore di sanità, organo tecnico-scientifico del servizio sanitario nazionale italiano, che svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica, si faccia promotore di conoscenza imparziale sul continuo aumento di utilizzo di questa tecnologia di comunicazione;
b) venga chiarito come mai sia stata data dal dottor Vecchia una lettura che appare radicalmente diversa dalla posizione di tantissime personalità scientifiche, media, organizzazioni pubbliche internazionali, qualificate ed indipendenti, volta, invece, a richiamare la necessità di una profonda revisione del principio di precauzione oggi in essere;
c) venga chiarito il ruolo dei soggetti co-finanziatori privati del progetto Interphone, per stabilire se il robusto sostegno economico elargito, stante la natura di produttori di tecnologie per le comunicazioni senza fili dei medesimi soggetti, possa aver contribuito ad «orientare» i risultati della ricerca verso la innocuità dei cellulari, configurandosi in tal modo un deprecabile fenomeno di conflitto di interessi.
(4-07557)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame sulla base

degli elementi pervenuti dall'Istituto superiore di sanità (ISS).
In primo luogo, l'Iss afferma che non corrisponde al vero che la pubblicazione Interphone sul rischio dei tumori cerebrali in relazione all'uso dei telefoni cellulari sia uscita «in ritardo di ben cinque anni sul previsto, a causa dei dissidi interni tra ricercatori delle nazioni partecipanti».
La raccolta dei dati è partita tra la fine del 2000 e l'inizio del 2001 ed è terminata nel 2005. Nel 2006-2007 i centri locali hanno trasmesso alla
International agency for research on cancer (IARC) i loro «data-set» anonimi e il gruppo di coordinamento ha avviato dettagliati controlli di qualità, predisposto il piano delle analisi ed il piano delle pubblicazioni e realizzato le analisi statistiche previste per ciascun articolo.
Nello studio
interphone, la valutazione dell'esposizione a radiofrequenze da telefoni mobili si basa sulle risposte di casi e controlli a una dettagliata intervista sulla storia d'uso del cellulare. Tuttavia, le informazioni fornite dai soggetti possono essere affette da errori, che possono comportare distorsioni nelle stime di rischio.
Per valutare l'entità e l'impatto atteso di tali errori sono stati condotti studi di confronto tra le risposte all'intervista ed i dati di traffico registrati dagli operatori di rete su campioni di soggetti non partecipanti ad
interphone e su campioni di casi e controlli inclusi nello studio.
I risultati di queste indagini hanno indicato che la storia d'uso del cellulare da intervista è molto imprecisa, con una tendenza a sottostimare leggermente il numero di chiamate (-8 per cento) e a sovrastimare decisamente la loro durata (+40 per cento); l'intensità d'uso viene inoltre sottostimata da chi utilizza effettivamente meno il cellulare e sovrastimata da chi lo utilizza di più.
Dal confronto dell'accuratezza del ricordo tra casi e controlli, nell'ambito delle ricerche non sono emerse evidenze di errori differenziali nell'uso riferito a periodi recenti rispetto all'intervista, mentre si è osservata una sovrastima da parte dei casi, e non dei controlli, sui periodi più lontani. Ciò comporta una sovrastima del rischio tra gli utilizzatori con più elevato tempo cumulativo d'uso.
È stato valutato il potenziale per distorsioni da partecipazione differenziale allo studio. A questo scopo sono state utilizzate informazioni fornite da un campione di casi e controlli che avevano rifiutato la partecipazione allo studio. I risultati di questa indagine suggeriscono che il rifiuto a partecipare è associato ad una minore prevalenza d'uso del cellulare, sia tra i casi che tra i controlli.
Poiché l'esposizione alle radiofrequenze emesse dai cellulari è localizzata, se esiste un rischio derivante da tale esposizione, è verosimile che tale rischio sia maggiore per i tumori che insorgono nelle zone con il maggiore assorbimento di energia. Pertanto, per valutare la distribuzione spaziale dell'assorbimento di energia nel cranio e nell'encefalo, è stato realizzato uno studio dosimetrico basato su misure effettuate su più di 100 diversi modelli di telefoni cellulari. Il maggior assorbimento di energia (97-99 per cento a seconda della frequenza, 900 MHz o 1800 MHz) ha luogo nell'emisfero cerebrale corrispondente al lato in cui il telefono viene utilizzato. Il rateo di assorbimento specifico (Sar) medio relativo più alto si osserva nel lobo temporale e diminuisce rapidamente all'aumentare della profondità, non risultando praticamente più misurabile a 5 cm di distanza dalla sorgente.
In secondo luogo, l'ISS afferma di non avere contezza del fatto che l'Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) abbia mai convalidato i risultati degli studi condotti dal dottor Hardell. Questi studi, che sono anche stati criticati dal punto di vista metodologico, sono gli unici a riportare incrementi del rischio di tumori cerebrali in relazione all'uso del telefono cellulare anche a breve distanza dall'inizio dall'esposizione. Se tali incrementi fossero reali, sarebbero già stati evidenziati nelle indagini di sorveglianza dell'andamento temporale dell'incidenza di tumori cerebrali, ma ciò non è avvenuto.


In terzo luogo, l'Iss afferma che non è vero che lo studio
interphone «non aggiunge nulla ai lavori precedenti».
L'analisi internazionale dello studio
interphone ha permesso per la prima volta di analizzare con sufficiente potenza statistica il rischio di tumore cerebrale, in relazione all'uso a lungo termine di telefoni cellulari (per 10 anni e più). Inoltre, interphone non è soltanto lo studio più vasto sulla relazione tra uso del cellulare e rischio di tumori cerebrali condotto sino ad ora, ma è anche l'indagine che ha dedicato sforzi senza precedenti alla verifica dell'affidabilità delle proprie osservazioni, come testimoniano i numerosi studi collaterali che hanno permesso di interpretare correttamente i risultati dello studio stesso.
Il progetto
interphone, a differenza di quanto sostenuto nell'interrogazione parlamentare in oggetto, non è stato finanziato «per oltre il 50 per cento dalla MMF, GSM e CWTA». Come riportato nel comunicato stampa della Citata Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) n. 200 del 17 maggio 2010, lo studio è costato 19,2 milioni di euro, dei quali 5,5 milioni sono di fonte industriale (meno del 30 per cento). Di questi ultimi, una quota pari a 3,5 milioni di euro è stata fornita dal «Mobile manifacturers' forum» (MMF) e dalla «GSM Association» attraverso un meccanismo di «firewall» garantito dalla «International union against cancer» (UICC) per preservare l'indipendenza degli scienziati. La maggior parte dei rimanenti 2 milioni di euro di provenienza industriale è pervenuta indirettamente ai centri locali attraverso tasse e sovvenzioni raccolte da agenzie governative. Solo una quota pari a 500.000 euro (il 2,5 per cento del costo totale dello studio) è stata fornita direttamente dall'industria ai centri locali di Canada e Francia; anche in questo caso, tuttavia, attraverso contratti che preservavano la totale indipendenza dei ricercatori.
In merito ai quesiti posti nell'interrogazione, l'Iss precisa quanto segue;

a) allo studio interphone, ritenuto fondamentale dall'Iss nel processo di acquisizione di nuove conoscenze imparziali sui rischi connessi all'utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione senza fili, ha partecipato anche l'Italia è la direzione dello studio italiano e stata affidata proprio all'Iss. La dottoressa Susanna Lagorio è stata il responsabile scientifico dello studio epidemiologico italiano ed il dottor Paolo Vecchia ha partecipato all'indagine come presidente del comitato di valutazione dell'esposizione;
b) tra gli utilizzatori regolari di telefoni cellulari, lo studio non ha riscontrato alcun aumento di rischio di gliomi o meningiomi cerebrali e, anzi, queste persone presentavano un'apparente diminuzione del rischio. Si tratta dell'effetto di una distorsione comune a tutti gli studi caso-controllo. I casi (soggetti con patologie) accettano più facilmente dei controlli (persone sane della popolazione generale), di partecipare ad indagini scientifiche, perché sono direttamente interessati alla ricerca sulle cause delle malattie che li hanno colpiti. In interphone, infatti, hanno accettato di partecipare allo studio il 78 per cento dei pazienti con meningioma, il 64 per cento dei malati di glioma ed il 53 per cento dei controlli. Se la decisione di partecipare allo studio è associata alla malattia ed anche all'esposizione d'interesse (l'uso del cellulare, nel caso specifico), ne può derivare una distorsione delle stime del rischio di malattia in funzione dell'esposizione.

In effetti, lo studio condotto sui non-rispondenti ha evidenziato una preferenza ad accettare la partecipazione allo studio da parte degli utilizzatori di cellulari, sia tra i casi che tra i controlli. A causa della minore partecipazione dei controlli rispetto ai casi, questa tendenza si traduce in una sottostima del rischio, intorno al 10 per cento. Inoltre, un altro fenomeno ha probabilmente contribuito all'apparente «effetto protettivo» dell'uso del cellulare sul rischio di tumori cerebrali. Si tratta di un fenomeno di causalità inversa, dovuto al fatto che i sintomi precoci del tumore cerebrale (nella fase che precede la diagnosi clinica e che può durare anche diversi anni)

rendono i futuri casi di glioma o meningioma meno propensi ad iniziare ad utilizzare un telefono cellulare (o ad utilizzarlo intensamente) delle persone sane dello stesso sesso ed età. Anche questo fenomeno si traduce in una sottostima del rischio relativo.
Per questi motivi, gli autori dello studio
interphone interpretano i deficit di rischio di tumori cerebrali osservati tra gli utilizzatori di cellulare come «artefatti metodologici». Ciò, tuttavia, è cosa ben diversa dalla «lunga serie di errori e condizionamenti del protocollo usato» a cui l'interrogazione in esame attribuisce tali osservazioni. Non è stato riscontrato nessun aumento del rischio di tumore cerebrale all'aumentare della durata d'uso del cellulare, neppure tra coloro che usavano il telefonino da dieci anni o più.
Per quanto riguarda il rischio associato a livelli crescenti d'uso del cellulare, è stato osservato un apparente incremento del rischio di glioma (e in misura minore di meningioma) tra gli utilizzatori classificati nel decile più elevato di ore cumulative d'uso. In questa categoria, però, livelli d'uso inverosimili (5 o addirittura 12 ore al giorno) sono stati riferiti più frequentemente da casi che non da controlli. Al contrario, non si è osservato alcun incremento del rischio di glioma o meningioma in nessuno dei nove decili inferiori di ore cumulative d'uso, e non è stata riscontrata alcuna relazione tra il rischio e il numero cumulativo di chiamate effettuate né per il glioma né per il meningioma.
Questi dati suggeriscono che l'apparente aumento di rischio nella fascia di persone con i valori più elevati di ore cumulative d'uso non possa essere interpretato come evidenza del fatto che i telefoni cellulari causino tumori. Tra gli utilizzatori di cellulare, inoltre, non è stato osservato alcun aumento del rischio di tumori cerebrali in sede temporale (l'area dell'encefalo che riceve la dose maggiore di energia a radiofrequenza durante l'uso del cellulare). Ai soggetti che hanno partecipato all'indagine è stato, infine, chiesto di riferire da quale parte (destra o sinistra) usavano il telefono cellulare, ma da questa informazione non è stato possibile trarre alcuna conclusione. Il fatto che i malati di glioma e meningioma sapessero in quale parte del cranio si era sviluppato il loro tumore, infatti, potrebbe facilmente avere distorto i ricordi e le dichiarazioni dei pazienti relativamente al lato impiegato per parlare al telefono cellulare.
Nel complesso, dunque, questa ricerca non ha evidenziato incrementi del rischio di tumore cerebrale attribuibili all'uso del telefono cellulare. Si tratta di un'osservazione coerente con i risultati di numerosi studi di laboratorio che non hanno documentato effetti cancerogeni o genotossici in animali o in sistemi cellulari esposti ai campi elettromagnetici a radiofrequenza usati nella telefonia cellulare, né hanno individuato i meccanismi attraverso cui le radiofrequenze potrebbero provocare il cancro.
Pertanto, il quadro d'insieme che emerge dallo studio interphone e dalla letteratura scientifica preesistente non suggerisce una relazione causale tra uso del telefono cellulare e tumori cerebrali. La durata d'uso del cellulare a cui si riferiscono le evidenze oggi disponibili, però, è piuttosto limitata e non si hanno praticamente informazioni su eventuali rischi evidenziabili dopo 15 anni o più dall'inizio dell'esposizione. Per questa ragione, sono indicate ulteriori ricerche;

c) non c'è stata alcuna influenza dell'industria della telefonia mobile sull'indagine e non si è verificato alcun conflitto di interessi. I fondi di provenienza industriale, necessari per supportare lo studio, sono stati gestiti da associazioni indipendenti, quali lo Uicc, mediante contratti che garantivano l'assoluta indipendenza dei ricercatori. Il finanziamento dello studio italiano è stato interamente garantito dall'Unione Europea e dalla Iarc, ente specialistico dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

SCILIPOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il volo Roma-Catania di venerdì 28 maggio 2010 ore 11,10 della compagnia Wind Jet è partito con un'ora di ritardo con tutti i passeggeri ma, all'insaputa di tutti, con solo metà dei loro bagagli;
consta all'interrogante che le valigie di circa 40 persone erano rimaste a Roma: era stato comunicato che sarebbero state imbarcate, ma non erano state fornite garanzie sui tempi;
la Wind Jet non recapita il bagaglio a casa, ma è necessario recuperarlo all'aeroporto. Chi abita a 100-200 chilometri di distanza è costretto a spendere per riavere la propria valigia, per l'imbarco della quale si paga un costo di 10 euro;
sono evidenti i disagi per i turisti e non solo, ma anche per le famiglie in viaggio con neonati o bambini, i disabili, gli anziani, i viaggiatori comuni -:
se sia vero quanto riportato in premessa;
se il Ministro interrogato, a fronte del caso riportato, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, atte a rendere uniformi gli obblighi delle compagnie aeree nei confronti dei passeggeri e dei loro diritti, anche di semplice ma doverosa informazione, e a tutelarli da carenze organizzative;
se, in carenza di chiare normative a difesa dei viaggiatori, il Ministro interrogato voglia adottare misure urgenti e assumere iniziative normative per evitare che possano ripetersi, come spesso succede, accadimenti che causano notevoli disagi e non indifferenti danni economici ai passeggeri.
(4-07572)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, relativa al mancato imbarco di bagagli sul volo Wind jet IV 561 del 28 maggio 2010, si rappresenta quanto segue.
Il volo in questione risulta partito con un ritardo di 50 minuti dovuto alla decisione del comandante di attendere l'imbarco di alcuni bagagli che a causa di un mal funzionamento del sistema smistamento bagagli centralizzato (BHS) tardavano ad essere caricati a bordo dell'aeromobile.
Protraendosi il mal funzionamento del sistema smistamento bagagli centralizzato (BHS), dopo 50 minuti di attesa il comandante decideva, comunque, di partire lasciando a terra parte dei bagagli.
Si rappresenta che la materia relativa ai diritti dei passeggeri in tema di bagagli è disciplinata dalla Convenzione per l'unificazione di alcune regole relative al trasporto aereo internazionale, firmata a Montreal il 28 maggio 1999 (convenzione di Montreal) nonché dal Regolamento (CE) n. 2027/97 del Consiglio del 9 ottobre 1997 così come modificato dal Regolamento (CE) n. 889/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 maggio 2002 sulla responsabilità del vettore aereo con riferimento al trasporto aereo dei passeggeri e dei loro bagagli. Tali previsioni normative prevedono ipotesi di risarcimento del danno per ritardata consegna di bagagli ovvero per i danni da essi subiti.
Tuttavia, nell'ottica di individuare le azioni più opportune per il miglioramento dei servizi e delle infrastrutture aeroportuali, l'ente nazionale per l'aviazione civile con circolare n. Apt 31 dell'8 giugno 2009 ha istituito negli aeroporti con traffico superiore a due milioni di passeggeri l'anno un comitato aeroportuale per il «miglioramento continuo della regolarità e qualità dei servizi aeroportuali». Il comitato è composto dai diversi soggetti che operano in ambito aeroportuale il cui obiettivo primario è quello di analizzare la regolarità delle operazioni e gli indicatori di qualità dei servizi aeroportuali con l'intento di determinare, ove necessario, azioni correttive di miglioramento definendo i soggetti a cui attribuire la loro implementazione e concordando i tempi necessari per la loro esecuzione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ai sensi della legge n. 200 del 2003 e del decreto ministeriale 5 maggio 2006 «tutti gli equidi residenti in Italia devono essere identificati ed iscritti dell'anagrafe equina;
il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha individuato nell'AIA, presente sul territorio attraverso le Apa, il gestore dell'anagrafe stessa;
vanno iscritti all'anagrafe tutti i cavalli, asini, muli e bardotti presenti in Italia nati dopo il 1° gennaio 2007 o sprovvisti di qualsiasi documento di identificazione (passaporto o libretto sanitario) conforme alle decisioni 93/623/CEE e 2000/68/CE;
il costo dell'identificazione e il rilascio di passaporti è:
per i cavalli di euro 55 per i soci Apa e di 66 per i non soci Apa;
per gli asini, muli o bardotti di euro 40 per i soci Apa e di euro 48 per i non soci Apa;
la vidimazione della scheda per il puledro destinato alla macellazione e di euro 5 per i soci e di euro 6 per i non soci;
fino al 31 dicembre 2006 l'identificazione con rilascio del passaporto senza l'applicazione del microchip era svolto dai veterinari ASL con un costo di euro 15, a fronte degli attuali oneri richiesti dall'A.I.A. che sono da ritenersi eccessivi;
i soggetti da sottoporre al riconoscimento sono, molto frequentemente, cavalli da carne di scarso valore, pony, asini di piccola taglia: il costo dell'identificazione, oggettivamente, a volte è sproporzionato rispetto al valore dell'animale;
si dovrebbero considerare due linee:
una per i cavalli da carne o derivati tali, comprensivi anche dei pony e degli asini/muli, per i quali si dovrebbe applicare una tariffa agevolata (del tipo di 15/20 euro);
una per i cavalli da sella e/o corsa per i quali si potrebbe applicare la tariffa piena;
gli animali da carne sono allevati in zona svantaggiata e/o montana e i costi di marcatura risultano spesso molto onerosi per gli allevatori del posto, con il rischio che si dismetta l'allevamento degli animali, creando danno anche ambientale per l'abbandono dei prati e pascoli alpini -:
se non si ritenga di affidare la gestione dell'anagrafe equina anche alle ASL (sistema sanitario nazionale), in modo da rendere i costi di identificazione più consoni e, nel contempo, di consentire ai veterinari ufficiali di operare con un'adeguata vigilanza sanitaria.
(4-07566)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto, inerente la gestione dell'anagrafe equina, evidenzio che l'articolo 8, comma 15, della legge n. 200 del 2003 dispone che l'Unire organizza e gestisce l'anagrafe equina nell'ambito del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), avvalendosi anche dell'AIA, attraverso le sue strutture provinciali (APA) per la raccolta dei dati e per il loro successivo aggiornamento.
In adempimento alla predetta disposizione, il decreto interministeriale 5 maggio 2006 (Politiche agricole alimentari e forestali e Salute) ha dettato le «Linee guida e principi per l'organizzazione e la gestione dell'Anagrafe equina da parte dell'Unire».
Con successivo decreto del 9 ottobre 2007 sono state definite le modalità operative dell'anagrafe degli equidi.
Al riguardo ritengo opportuno evidenziare che, a seguito dell'emanazione del Regolamento (CE) n. 504/2008 che, in attuazione alle direttive CEE n. 90/426 e n. 90/427, ha dettato norme in materia di identificazione degli equidi, si è reso necessario adeguare le predette «linee guida» attraverso il decreto ministeriale 29 dicembre 2009.


Tale decreto, in conformità con la disciplina comunitaria dispone, tra l'altro, che sono responsabili del funzionamento del sistema, ciascuno per le proprie competenze, le associazioni nazionali allevatori di specie e di razza, se accreditate presso BDE, per gli equidi iscritti nei rispettivi libri genealogici; l'associazione italiana allevatori (AIA) e le sue strutture provinciali (APA), se accreditate presso la BDE, per altri libri genealogici e registri anagrafici ed i cavalli privi di genealogia; l'Unire per i libri genealogici delle razze cosiddette sportive.
Le suddette organizzazioni provvedono, in sostanza, all'identificazione degli equidi, al rilascio del passaporto ed alla registrazione delle informazioni necessarie nella banca dati centrale dello Stato membro in cui l'equide è nato (come stabilito dall'articolo 21 del regolamento CE n. 504/2008).
Tengo ad evidenziare che le procedure relative alla banca dati centrale (BDE), istituita presso l'Unire, sono state ultimate a fine 2009 con l'acquisizione dei dati presenti nelle banche dati delle organizzazioni stesse. Attualmente, rispetto ai 341.320 equidi identificati, sono stati rilasciati 340.759 passaporti.
Per quanto riguarda le tariffe per l'identificazione ed il rilascio del passaporto richieste dall'AIA per i soggetti di sua competenza, faccio presente che le stesse variano secondo le categorie in cui rientrano. A titolo informativo, rappresento che ammontano a 55 euro + IVA per i cavalli privi di genealogia; a 40 euro + IVA per i cavalli e gli asini iscritti ai registri anagrafici; a 40 euro + IVA per gli asini, i muli e i bardotti; a 8 euro + IVA per i puledri destinati al macello. Per i cavalli da carne, infine, è prevista una tariffa agevolata di 15 euro + IVA.
In particolare, per quest'ultima categoria, faccio presente per i cavalli destinati al macello prima dei 12 mesi di età (e non all'esportazione) è prevista la possibilità di un'identificazione semplificata, con un costo inferiore a quello del normale passaporto (8,00 euro + IVA) in quanto non è necessaria l'applicazione del microchip ma solo una fascetta identificativa contenente microchip.
Per tutti gli allevamenti da carne, per andare incontro alle necessità degli allevatori interessati è prevista una tariffa agevolata (tariffa agevolata carne) di 15 euro + IVA, in perdita totale, nonostante sia necessaria l'applicazione del microchip per tutti i cavalli.
Faccio inoltre presente che i suddetti importi sono determinati tenendo conto dei costi sostenuti per le necessarie procedure (come l'applicazione del microchip da parte di un veterinario che deve raggiungere l'allevamento), per il materiale da utilizzare (microchip e relativi lettori), per l'espletamento delle procedure informatiche dell'anagrafe (all'interno dell'APA accreditata presso la BDE) nonché per la stampa di passaporti ed etichette adesive e, quindi, per il relativo costo del personale, dei locali e per la manutenzione delle apparecchiature.
Attribuire, quindi, al SSN il compito dell'identificazione e del rilascio dei passaporti per animali da carne non comporterebbe alcuna semplificazione del servizio né una riduzione dei costi. Peraltro, l'APA è competente per qualsiasi altro evento (cambio proprietà, furto, morte dell'animale, smarrimento dell'animale o del passaporto, eccetera) che comporta l'inserimento in banca dati.
Evidenzio, inoltre, che l'applicazione del microchip è condizione indispensabile per permettere l'espletamento dei controlli necessari non solo per i cavalli sportivi (vigilanza nell'ambito dei concorsi ippici, controlli antidoping, eccetera) ma anche, e soprattutto, per i cavalli da carne, in quanto destinati al consumo umano.
Al riguardo, faccio presente che l'attuale funzionamento dell'anagrafe consente facilmente alle aziende sanitarie locali di operare un'adeguata vigilanza sanitaria, essendo le stesse connesse alla BDE tenuta e gestita dall'Unire. Evidenzio infine che, in ogni caso, alle aziende sanitarie locali è sempre consentito identificare cavalli in caso di urgenze per profilassi sanitarie.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il maggiore R.O. Carlo Calcagni è un militare dell'Esercito al quale è stata riconosciuta la dipendenza della causa di servizio in relazione alle patologie contratte a seguito della partecipazione alle missioni internazionali di pace all'estero;
con propri atti autorizzativi nn.rr. 1070 dell'08 gennaio 2010 e 34573 del 27 maggio 2010, la A.S.L. di Brindisi - D.S.S. n. 4 - conformemente al parere espresso dal Centro regionale di riferimento - U. O. di ematologia presidio ospedaliero «Penino» -, ha autorizzato il maggiore R.O. Carlo Calcagni al ricovero all'estero, in forma indiretta, presso un centro di alta specializzazione, per essere sottoposto alle cure del caso;
il medesimo distretto socio sanitario n. 4, con la nota prot. n. 56773 del 17 settembre 2010 ha negato l'autorizzazione al proseguire la cura intrapresa, motivando che «Sarebbe necessario che l'Istituto di riferimento di Londra, ricalendarizzasse la frequenza dei controlli, proposti attualmente ogni tre mesi, che sembrano in verità troppo ravvicinati, allegando il protocollo degli esami necessari a monitorizzare adeguatamente le patologie da cui è affetto il Calcagni»;
il Ministero della difesa - direzione generale della sanità militare - con la nota protocollo n. 0013140 del 3 settembre 2010, ha invece autorizzato il militare a proseguire le cure intraprese, facendosi carico delle spese nella misura ad esso spettante -:
quanti siano attualmente i militari a cui effettivamente viene garantito il rimborso nelle misure previste dalla normativa vigente delle spese sostenute per le cure mediche e i farmaci necessari in relazione alle patologie sofferte e riconosciute come dipendenti da causa di servizio.
(4-08684)

Risposta. - La materia esposta nell'atto di sindacato ispettivo in esame è regolamentata dalle disposizioni emanate dalla difesa in applicazione del decreto del ministero della salute 3 novembre 1989.
In particolare, le prestazioni assistenziali presso centri di altissima specializzazione all'estero, sono autorizzate e a carico di:
azienda sanitaria locale di appartenenza, nella misura dell'80 per cento dell'importo necessario per coprire le spese delle prestazioni richieste;
amministrazione difesa, per la restante quota.

Ciò premesso, con specifico riferimento al quesito posto dall'interrogante, il rimborso delle spese sanitarie sostenute per patologie riconosciute dipendenti da causa di servizio, è garantito, attualmente, a un numero di 130 militari, ovviamente, come già detto, nella misura prevista dalla normativa vigente.
Preciso, inoltre, che la difesa non rimborsa le spese per i farmaci e i
tickets dovuti al servizio sanitario nazionale in regime di compartecipazione alla spesa sanitaria, come confermato dal Consiglio di Stato con parere n. 1547 del 19 novembre 1999: «... nei confronti del personale militare che abbia contratto ferite, lesioni o infermità dipendenti da causa di servizio, anche per quanto riguarda le spese relative alle cure domiciliari ...deve trovare integrale applicazione la ... disciplina di cui all'... articolo 8, comma 14, del... decreto-legge n. 537 del 1993».
In particolare, detto articolo stabilisce che i farmaci essenziali e per malattie croniche «sono a totale carico del Servizio sanitario nazionale con la corresponsione, da parte dell'assistito, di una quota fissa per ricetta...».

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 7 ottobre 2010, presso la Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, si è svolto il galà dell'Aeronautica militare con il concerto della banda dell'Aeronautica militare, la partecipazione straordinaria del soprano Cecilia Gasdia e del maestro, Enrico Giaretta e l'esibizione delle campionesse del mondo della squadra di ginnastica ritmica dell'Aeronautica militare -:
quali siano stati i costi dell'evento e chi li abbia sostenuti, se sia stato impiegato personale militare durante lo svolgimento dell'evento, con quali compiti e se al medesimo sia stato corrisposto l'eventuale compenso per il lavoro straordinario prestato;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, a causa dei severi tagli economici operati di recente nei confronti del personale militare, sospendere ogni iniziativa che esula dallo svolgimento dei primari compiti d'istituto delle Forze armate.
(4-08980)

Risposta. - L'evento denominato «Galà dell'Aeronautica Militare», che ha avuto luogo il giorno 7 ottobre 2010 presso la sala «Santa Cecilia» dell'auditorium parco della musica di Roma, ha avuto come fine principale quello di consolidare il senso di appartenenza, il cosiddetto spirito di corpo del personale alla forza armata; nella circostanza è stata prevista unicamente la presenza di una limitata rappresentanza di tutte le Forze armate in qualità di ospite.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti più prettamente organizzativi, si rappresenta che:
lo svolgimento dell'evento era già stato programmato per il mese di novembre 2009, nell'ambito delle celebrazioni per il centenario del primo volo a motore in Italia. Lo stesso era stato poi annullato a seguito del tragico incidente di volo occorso nel medesimo periodo al velivolo C 130, nei cieli di Pisa;
il concerto, in quanto organizzato a favore della compagine militare dell'aeronautica militare, non contemplava la presenza di operatori dei media, né, per il medesimo motivo, è stata data pubblicità all'evento all'esterno della forza armata;
la partecipazione della soprano Cecilia Gasdìa, dell'attore Luca Ward e del maestro Enrico Giarretta, non ha comportato oneri per la difesa, in quanto i citati artisti hanno voluto sottolineare, con la partecipazione a titolo gratuito, la loro vicinanza alle Forze armate;
l'Aeronautica militare, non ha sostenuto alcuna spesa per l'utilizzo della sala «Santa Cecilia» dell'auditorium parco della musica di Roma, giacché i relativi costi sono stati sostenuti da società terze, nell'ambito dei rapporti di collaborazione avviati dall'aeronautica stessa nel settore dell'uso dell'araldica di forza armata, in aderenza alla vigente normativa che disciplina l'istituto delle permute. In ragione di tali accordi la citata attività, già prevista come prestazione di servizi in favore dell'Aeronautica militare per il 2009 (anno in cui era inizialmente programmato il concerto in argomento) è stata rinviata e confermata al 2010;
il personale militare che ha assistito all'esibizione della banda musicale dell'Aeronautica militare ha partecipato a titolo personale e volontario, al di fuori del normale orario di servizio.

Ciò premesso si rappresenta, per completezza d'informazione, che per la realizzazione dell'evento in parola è stato impiegato il personale della banda musicale e alcuni atleti del centro sportivo dell'Aeronautica militare e un limitato numero di elementi per il supporto logistico.
A tale ultimo riguardo è opportuno sottolineare che:
per le modalità organizzative della fattispecie non è stata corrisposta alcuna indennità per servizio fuori sede;


la limitata attività svolta dal predetto personale, oltre il normale orario di servizio, non ha comportato la corresponsione di emolumenti a carico del bilancio dello Stato, in quanto si è fatto ricorso al recupero compensativo delle ore di attività prestate in eccedenza così come, peraltro, avviene frequentemente per il personale della banda musicale e per gli atleti del centro sortivo dell'Aeronautica militare, in funzione dell'orario di servizio osservato dal citato personale, discendente dal particolare impiego degli stessi;
l'attività concertistica e quella sportiva svolta dal personale della banda musicale e del centro sportivo dell'Aeronautica militare rientrano nei compiti istituzionali di forza armata e si configurano proprio come specifico addestramento.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 4 novembre 2010 si sono svolte le celebrazioni per la ricorrenza della «Festa delle Forze armate»;
per l'occasione sono stati impiegati un ingente numero di mezzi, di supporto e logistici, oltre a un rilevante numero di militari e civili dell'amministrazione della difesa -:
se gli Stati maggiori di Forza armata abbiano impartito disposizioni o diffuso comunicazioni per richiedere al personale militare dipendente di partecipare agli eventi, indossando l'uniforme di servizio, unitamente ai propri familiari;
quanti mezzi aerei terrestri e navali e/o di supporto e quanti dipendenti militari e civili siano stati impiegati nelle attività per le celebrazioni di cui in premessa, per quanto tempo e quale la spesa complessivamente sia stata sostenuta;
quali siano stati la spesa economica per le manifestazioni e gli eventi non militari collegati alla celebrazione della ricorrenza di cui in premessa;
quante siano state le ore di lavoro straordinario complessivamente effettuate al personale militare e quante quelle effettivamente retribuite, per singola Forza armata e per ogni fascia di grado gerarchico.
(4-09298)

Risposta. - Quest'anno le celebrazioni per la ricorrenza del 4 novembre, giorno dell'unità nazionale e giornata delle Forze Armate, sono state sviluppate con riferimento al tema del «150o anniversario dell'Unità d'Italia», integrando le iniziative ormai consolidate, a fronte delle positive risultanze degli anni 2008 e 2009, con progetti a carattere storico e perseguendo l'obiettivo di realizzare un ampio coinvolgimento delle cittadinanze, e in particolare dei giovani.
In merito ai quesiti posti dall'interrogante si rappresenta che una stima delle spese sostenute è quantificabile complessivamente in circa 2,4 milioni di euro di cui 0,4 milioni di euro per straordinari. Al riguardo è ancora in corso l'acquisizione dei dati a consuntivo, comprensivi di quelli relativi al numero dei mezzi e del personale militare e civile impiegati.
Si tratta, con tutta evidenza, di un vero piccolo capolavoro di oculatezza e risparmio tenuto conto del numero di città coinvolte, della qualità e quantità degli eventi, del livello degli artisti che si sono esibiti a Trieste, Catania e Firenze, dell'efficacia della comunicazione (radiotelevisiva, circuiti video-promozionali, poster 6x3 e, in 45 città capoluogo di regione e provincia, manifesti 70x100) e, non ultimo, dell'apprezzamento dell'altissimo numero di cittadini intervenuti oltre a quelli che hanno seguito in televisione, anche in diretta da casa, i principali eventi.
Le spese, in relazione al tema «150o anniversario dell'Unità d'Italia», hanno trovato copertura su stanziamenti individuati da norme primarie nelle previsioni dell'articolo 55 - comma 5-
septies della

legge 30 luglio 2010, n. 122 - conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, senza incidere, pertanto, in alcun modo, sul bilancio della difesa.
Quanto in ultimo alle «disposizioni o comunicazioni per chiedere al personale dipendente di partecipare agli eventi in uniforme», faccio presente che:
una
e-mail in tal senso ha riguardato solo personale dell'Aeronautica militare dell'area di Roma;
la partecipazione nel senso indicato era tesa a favorire l'incontro della popolazione con i militari, in linea con lo spirito della manifestazione, per rendere il più possibile partecipi i cittadini delle attività che le Forze armate svolgono a favore della collettività;
la comunicazione non aveva assolutamente carattere obbligatorio, nello spirito di coinvolgere oltre al personale in servizio anche i loro familiari.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

VITALI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli uliveti pugliesi, così come quelli di altre regioni, ormai da alcuni anni sono flagellati dalla cosiddetta «lebbra dell'olivo» che sta arrecando gravissimi danni anche in ragione della scarsa efficacia dei rimedi attualmente utilizzati. Si ricorda infatti che tale malattia determinata dal fungo (Gloeosporium olivarum/Colletotrichum gloeosporioides/glomerella cingulata) colpisce le drupe determinando una marcescenza delle stesse con conseguenza cascola e perdita di qualità dell'olio;
oggi la «lebbra dell'olivo» viene ad essere trattata con anticrittogamici a base di rame (poltiglia bordolese) che nell'ultimo periodo, anche e soprattutto a seguito del manifestarsi di un nuovo ceppo, sembrerebbero non avere più una grande efficacia;
in funzione di tanto si renderebbe necessario l'affiancamento di fitofarmaci che utilizzino molecole come le strobilurine nonché l'utilizzo di antiperenosporici il cui utilizzo in Italia è consentito su vigneti ed altre coltivazioni mentre risulta essere vietato per l'olivo;
la maggiore efficacia di tali trattamenti sulle piante dell'olivo sarebbe già stata accertata in Spagna ove sarebbe stata altresì verificata l'assenza di elementi di fitotossicità verso le piante e di eventuali residualità nel prodotto dell'olio di oliva -:
quali iniziative, studi e ricerche siano stati intrapresi o intendano intraprendere gli organi competenti, anche di concerto con le regioni interessate - in particolare con la regione Puglia - e con l'Osservatorio fitosanitario regionale ed all'università degli studi - facoltà di agraria, per valutare e verificare la possibilità di eventuali registrazioni e/o autorizzazioni, anche in deroga, all'utilizzo dei fitofarmaci-trattamenti innanzi indicati.
(4-08139)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto, premetto che i prodotti fitosanitari utilizzati in agricoltura sono soggetti ad un iter autorizzativo di competenza del ministero della salute.
In particolare, la registrazione di un prodotto fitosanitario inizia con la presentazione di una domanda da parte della ditta produttrice, corredata da un dossier di dati tecnico-scientifici necessari per valutare, oltre all'efficacia, anche i prevedibili rischi, immediati o futuri, che il prodotto in commercio può comportare per l'uomo, gli animali e l'ambiente.
Il ministero della salute sottopone le domande di autorizzazione di un prodotto fitosanitario al parere della commissione consultiva dei prodotti fitosanitari, costituita ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194, in recepimento della direttiva 91/414/CEE.


Nell'eventualità che un prodotto fitosanitario sia già autorizzato per la difesa di altre colture e/o avversità è possibile, da parte della ditta produttrice, presentare al ministero della salute una «domanda di estensione di impiego» alla coltura e/o al parassita di interesse, eventualmente supportata da associazioni di produttori o servizi fitosanitari regionali, e corredata di adeguati studi.
Evidenzio che, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, del succitato decreto, il ministero della salute, sentita la commissione consultiva per i prodotti fitosanitari, può autorizzare, in circostanze eccezionali, l'immissione in commercio di un prodotto fitosanitario per un periodo massimo di 120 giorni e per un'utilizzazione limitata e controllata, qualora tale provvedimento si renda necessario per contrastare un pericolo
imprevedibile che non può essere combattuto con altri mezzi.
In tale ipotesi, il portatore di interessi (associazioni e organizzazioni agricole, enti locali, o eccezionalmente, imprese produttrici di prodotti fitosanitari) ne dà comunicazione al mio ministero, al ministero della salute e, per conoscenza, al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, esponendo il problema. Al riguardo, faccio presente che la mia amministrazione si pronuncia, dal punto di vista tecnico agronomico, in merito sia all'imprevedibilità dell'avversità da fronteggiare che alla mancanza di valide alternative fitoiatriche disponibili.
Evidenzio infine che, ad oggi, non sono a conoscenza di richieste di estensione di impiego presentate al ministero della salute né ho ricevuto richieste di autorizzazioni eccezionali di prodotti fitosanitari per la difesa dall'avversità in questione.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

ZACCHERA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
quest'anno la stagione di pesca sul lago Maggiore è stata particolarmente critica anche per le condizioni climatiche, causando grandi difficoltà per i pescatori di mestiere che ancora ivi esercitano questa attività professionale -:
se non si ritenga di predisporre particolari e straordinarie forme di assistenza a favore dei pescatori professionisti del lago Maggiore stante lo stato di crisi del settore.
(4-08590)

Risposta. - L'interrogazione in oggetto riguarda le difficoltà in cui versano i pescatori professionali che esercitano l'attività nelle acque del lago Maggiore.
Al riguardo faccio presente che la materia afferente la pesca professionale nelle acque interne è affidata alla competenza delle amministrazioni locali.
Pertanto, il mio ministero non dispone di risorse finanziarie per la predisposizione di forme specifiche e/o straordinarie di assistenza in favore dei predetti pescatori.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lo svincolo di Baveno, sull'autostrada A26, dal 1995 - anno di inaugurazione - non è stato completato con l'approntamento della rampa di accesso in direzione nord verso Gravellona Toce;
tale mancanza comporta che il traffico sulla strada statale 33 in direzione nord va convogliato attraversando i paesi della costa intasando più avanti il centro di Gravellona Toce;
da anni si parla di un completamento dello svincolo -:
quando la società Autostrade provvederà a quest'opera, anche in collaborazione con gli enti locali interessati che non mancano di sollecitarne la realizzazione, di obbiettiva necessità e relativamente poco costosa.
(4-08591)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Lo svincolo di Baveno dell'autostrada A26 è posto nel tratto cosiddetto «aperto» a nord della barriera di lago Maggiore che si innesta sulla strada statale 33 del Sempione in parallelo al lago, tra Stresa e Feriolo. L'attuale configurazione è sprovvista del ramo di ingresso verso nord; lo svincolo successivo di Gravellona Toce è posto a circa 4 chilometri di distanza sull'A26.
Sin dal 2004 fu data da ANAS la disponibilità alla realizzazione dell'opera. Sebbene inizialmente gli enti locali si dichiararono disposti a sostenere una parte degli oneri, successivamente non diedero più seguito all'iniziativa.
Il presidente della provincia di Verbano-Cusio-Ossola, con lettera del 28 gennaio 2010, ha nuovamente domandato alla concessionaria Autostrade per l'Italia S.p.A. di completare lo svincolo confermando la disponibilità a sostenere le spese di gestione dell'infrastruttura.
Attualmente l'ANAS e la Società concessionaria stanno esaminando, nell'ambito della Convenzione unica, la possibilità di inserire l'opera nei capitoli di spesa previsti per gli interventi di miglioramento del sistema di adduzione alla rete autostradale.
Infine, si evidenzia che gli enti locali dovranno, comunque, sostenere i maggiori costi di gestione derivanti dalla realizzazione della nuova rampa in quanto, come precisato in premessa, il traffico che la percorrerà è diretto verso nord, ossia al termine dell'autostrada senza attraversare alcun punto di esazione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
agli inizi degli anni '90 fu realizzato il nuovo tracciato della strada statale 33 del Sempione da Ornavasso (termine della A26) al confine di Iselle, prevedendo un tratto a quattro corsie da Ornavasso a Domodossola;
i lavori per realizzare le massicciate, a quanto consta all'interrogante, non furono certo compiuti a regola d'arte tanto che in caso di pioggia sono periodici gli allagamenti; inoltre la pendenza delle curve risulta a volte in controtendenza, e soprattutto il fondo stradale è periodicamente in stato critico con centinaia di buche soprattutto nel periodo invernale;
più volte si è posto mano ad interventi di riasfaltatura che però - incomprensibilmente - risultano di pessima qualità tanto che devono essere rifatti con una ritmo superiore a qualsiasi altra strada a conoscenza dell'interrogante;
dopo molte proteste di cittadini ed autorità locali 2009 si procedette a rifare larghi tratti delle corsie principali di marcia con una spesa notevole;
quest'anno si sta riprocedendo nel lavoro anche per tratti da poco sistemati secondo una logica che sfugge all'interrogante -:
quali lavori siano stati programmati per la sistemazione di questo tratto della strada statale 33 e per quale importo, se i lavori fatti negli anni scorsi siano stati eseguiti a regola d'arte, e quali siano le ragioni per cui l'ANAS riproponga periodicamente il rifacimento del manto di copertura dell'asfalto e non un lavoro più radicale e definitivo, tale da risolvere i problemi di questa importante strada statale di collegamento internazionale.
(4-08699)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Lo strato superiore delle pavimentazioni stradali risulta soggetto ad usura per effetto del transito degli automezzi, precisamente dell'azione di rotolamento dei pneumatici; di conseguenza esso viene sottoposto a manutenzione straordinaria con periodicità.
La pavimentazione stradale nel suo complesso è composta, oltre che dallo strato superiore detto appunto di usura, da ulteriori due strati bituminosi: uno di collegamento detto
binder ed uno più profondo

detto di base, quest'ultimo poggia su quella che viene identificata come fondazione stradale costituita da cementato e stabilizzato.
La vita utile di uno strato di usura, soggetto al consumo per effetto dell'azione di rotolamento e sfregamento dei pneumatici, è mediamente di cinque anni mentre quella degli strati più profondi e di fondazione risulta regolata dai cicli di carico e scarico a cui sono sottoposti per effetto dei passaggi degli automezzi, il cosiddetto fenomeno di fatica.
Il dimensionamento di tali strati più profondi è concepito in modo tale da garantire una vita utile pari al doppio di quella dello strato di usura e di qualche decina di anni per la fondazione stradale.
Risulta chiaro che tutti gli elementi strutturali della strada tendono ad invecchiare con il passare del tempo necessitando di una costante manutenzione per preservarne le caratteristiche, non solo entro i limiti di accettabilità ma anche nel rispetto degli
standard di qualità, durata e comfort.
I programmi di manutenzione straordinaria proposti dall'Anas si basano sulle considerazioni di cui sopra e vengono sottoposti al vaglio della conferenza Stato-Regioni; in tale sede sono decisi gli interventi da effettuare mentre la copertura economica viene successivamente stabilita con apposita legge finanziaria dello Stato.
Poiché non tutti gli interventi proposti dall'Anas sono approvati e finanziati, a volte la conseguente carenza di manutenzione può generare uno stato di ammaloramento delle pavimentazioni e la sua possibile estensione agli strati più profondi del manto stradale. Tale circostanza impone, pertanto, interventi maggiormente invasivi ed economicamente più gravosi.
Il compartimento dell'Anas di Torino predispone periodicamente con aggiornamento annuale sulla rete stradale di competenza, compresa la statale del Sempione dal chilometro 56+006 al chilometro 144+430, una perizia dedicata alla manutenzione dei piani viabili.
I funzionari compartimentali controllano il tratto di strada da sistemare, analizzano lo stato delle pavimentazioni e predispongono una lista di priorità di interventi da effettuare in coerenza con i fondi a disposizione. Tale modello di pianificazione, oltre a nascere dall'esperienza pluridecennale dell'Anas, è stato anche validato dal consiglio nazionale delle ricerche e pubblicato sul bollettino ufficiale (Norme Tecniche) del 20 aprile 1988 A. XXII n. 125.
Pertanto, compatibilmente con i finanziamenti assegnati, l'Anas esegue annualmente lavori di ripristino degli strati di usura e di
binder maggiormente ammalorati (evidenzianti retinature della superficie, fenomeni di pumping con la conseguente formazione di «buche», eccetera) su tratti stradali differenti, come si deduce dagli atti progettuali e contabili oltre che dall'evidenza in sito.
In particolare, l'Anas fa sapere che nel corso dell'anno 2009 lungo il tratto della strada statale 33 «del Sempione» sono state eseguite pavimentazioni per un importo complessivo pari a 925.000,00 euro, con interventi che hanno interessato, ove necessario, gli strati di
binder e di usura. Detti interventi hanno rivestito carattere d'urgenza a causa delle numerose buche createsi prevalentemente lungo le corsie di marcia dopo le abbondanti piogge invernali, il cosiddetto effetto pumping.
Inoltre, considerato che i tronchi della strada statale in questione sono in esercizio da almeno venti anni, risulta naturale un dissesto del piano viabile che, a causa dei fenomeni sopra descritti, ha interessato anche gli strati più profondi della pavimentazione.
In merito, poi, alla corretta esecuzione dei lavori di costruzione della tratta, non risultano all'Anas elementi tecnici sostenibili che le possano far ritenere un'irregolare esecuzione delle opere. Lo stato di degrado, fa presente sempre l'Anas è da attribuirsi esclusivamente alle sollecitazioni di normale esercizio dell'arteria, accelerato dall'alluvione del 2000, che ha provocato la saturazione dei terreni costituenti il rilevato stradale con un consolidamento non uniforme, causa principale delle evidenti irregolarità trasversali del piano viabile.
Infine, pur in presenza di una forte riduzione dei finanziamenti statali per la

manutenzione straordinaria delle strade, l'Anas assicura, tramite i suoi uffici compartimentali, l'impegno a svolgere al meglio una adeguata manutenzione delle strade che gestisce direttamente.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 27 gennaio 2010 è stato arrestato a Baiamare, in Romania, il connazionale Massimo Loddo, nato a Nuoro il 14 settembre 1977 con l'accusa di aver partecipato ad una rapina ad un portavalori in data 15 settembre 2009;
secondo i famigliari ciò non sarebbe stato possibile in quanto il congiunto nel giorno della rapina era in Sardegna e sarebbero poi progressivamente cadute altre prove presuntivamente a suo carico -:
quale sia la situazione del connazionale e se vengano osservate dalle autorità romene le norme vigenti in materia di carcerazione preventiva, se le nostre autorità consolari in Romania abbiano visitato il detenuto ed in quali condizioni lo abbiano trovato, se si abbiano notizie circa il processo che si instaurerà a suo carico, se sia garantito il diritto alla difesa.
(4-09504)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il signor Loddo, arrestato in Romania il 27 gennaio 2010 con l'accusa di rapina a mano armata a danno di un furgone portavalori, è attualmente detenuto presso il penitenziario di Gherla.
L'ambasciata d'Italia a Bucarest, in stretta collaborazione con il consolato generale a Timisoara, con il corrispondente consolare di Baia Mare e con il vice console onorario a Cluj, nonché con questo ministero, si è costantemente adoperata per assistere il connazionale.
In particolare:
sono state effettuate due visite consolari ed una terza avrà luogo a breve;
l'ambasciatore a Bucarest ha inviato una lettera al Ministro della giustizia rumeno sottolineando la necessità di garantire adeguate condizioni di detenzione del nostro connazionale;
i rappresentanti consolari onorari hanno messo a disposizione (senza oneri per il signor Loddo) il proprio legale di fiducia, che segue la vicenda in raccordo con gli avvocati ingaggiati dal nostro connazionale;
il corrispondente consolare di Baia Mare ha presenziato, assieme ai legali del nostro connazionale, a tutte le udienze tenutesi finora;
i familiari sono stati assistiti e costantemente aggiornati in merito allo stato di salute del signor Loddo ed al procedimento giudiziario.

L'ambasciata a Bucarest ha inoltre informato che nel processo è garantito il diritto alla difesa ed al contraddittorio tra le parti.
Il connazionale, infine, pur provato dalla detenzione, si presenta in buone condizioni di salute e può comunicare periodicamente con i familiari e con i funzionari consolari.
Il ministero degli affari esteri continuerà a seguire con la necessaria attenzione, in raccordo con l'ambasciata d'Italia a Bucarest e con il consolato generale a Timisoara, la vicenda del signor Loddo, pur nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia dell'operato della magistratura locale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 28 agosto 2010 è morto in Venezuela - presumibilmente ucciso - il connazionale Emiliano Astore, nato il 17 maggio 1974, in località Isola Margherita;

le autorità venezuelane non hanno ancora restituito il corpo della vittima alla famiglia e non si sa quando saranno ultimate le relative pratiche;
si è a conoscenza che le autorità consolari italiane si sono già interessate al caso tanto che era previsto il rientro della salma nelle scorse settimane, mentre ora si apprende che il rientro sarebbe stato procrastinato al mese di marzo 2011 -:
quale sia la situazione delle indagini relative al decesso del nostro connazionale e quali siano i tempi previsti per il rientro della salma in Italia.
(4-09505)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il signor Astore è stato rinvenuto senza vita dalle autorità venezuelane, a bordo della barca di sua proprietà nella rada del porto di Palomar (Isola Margarita), lo scorso 29 agosto.
Il consolato generale a Caracas, in raccordo con il corrispondente consolare a Margarita e con il ministero degli esteri italiano, ha fornito fin dall'inizio assistenza alla famiglia e tenuto i rapporti con le autorità locali.
Il padre di Emiliano Astore è stato ricevuto agli inizi di settembre dal console generale a Caracas e, una volta giunto a Palomar, è stato assistito dal corrispondente consolare
in loco sia in occasione dell'identificazione del corpo che durante i colloqui con le autorità di polizia.
In merito al rimpatrio della salma del connazionale, il consolato generale ha da subito informato i familiari circa la possibilità di tempi lunghi. La procedura prevede infatti una duplice autorizzazione: del pubblico ministero e delle autorità sanitarie. Quest'ultima pare essere la più complicata da ottenere a causa dei controlli previsti, resi difficili dallo stato della salma al momento del ritrovamento.
Alla luce di quanto sopra, il consolato generale a Caracas è costantemente in contatto con le autorità locali onde accelerare i tempi di rimpatrio, che rimangono comunque di difficile previsione.
In merito allo stato delle indagini si fa presente che i responsabili dell'omicidio sono stati individuati ed assicurati alla giustizia in pochi giorni. Essendo stata fatta chiarezza sulla dinamica dei fatti e sulle persone coinvolte nell'omicidio, il pubblico ministero ha già formulato la richiesta di rinvio a giudizio degli imputati. Questo ministero, in raccordo con il consolato generale a Caracas, continuerà a seguire la vicenda e ad assistere la famiglia del signor Astore al fine di ottenere il rimpatrio della salma in tempi quanto più possibile rapidi.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle politiche agricole ha lanciato con McDonalds l'operazione Mc Italy dandone il patrocinio;
l'associazione altro consumo avrebbe dimostrato che facendo il confronto tra i valori nutrizionali del Mc Italy e del classico Big Mac, il «panino ministeriale» non ne esce vincente. Il Big Mac, infatti, è meno calorico (495 calorie, il 25 per cento del fabbisogno quotidiano) e contiene meno sale (2,3 grammi, ovvero il 46 per cento del fabbisogno quotidiano);
il Mc Italy invece conterrebbe ben 715 calorie, ovvero il 36 per cento del fabbisogno quotidiano di una donna e 3,3 grammi di sale, cioè il 66 per cento del fabbisogno quotidiano (quando l'Oms consiglia max 5 grammi al dì). Da solo, questo panino ci dà quindi più della metà del sale che dovremmo assumere nell'arco di un'intera giornata -:
se e quanto sia costato il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali dell'operazione Mc Italy

e se siano corretti i dati forniti dall'associazione Altroconsumo sui valori nutrizionali del Mc Italy.
(4-06354)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto relativa, tra l'altro, ai valori nutrizionali del prodotto «Mc Italy» commercializzato nei punti vendita McDonalds, comunico che il mio ministero ha fornito al «progetto Mc Italy» esclusivamente un «patrocinio morale» non comportando quindi, né direttamente né indirettamente, alcun costo per la pubblica amministrazione.
Per quanto concerne la correttezza dei dati forniti da Altroconsumo, inerenti il valore proteico e il contenuto di sale dei prodotti «Big Mac» e «Mc Italy», faccio presente che l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, interpellato al riguardo, non ha potuto provvedere al confronto dei valori relativi ai suddetti prodotti in quanto, dallo scorso mese di marzo, il «Mc Italy» non viene più commercializzato nei punti vendita
McDonalds.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferisce Marco Aurelio Pasti, presidente nazionale dell'Associazione italiana maiscoltori (Aim), «gli Ogm in Italia sono presenti da anni». Infatti, spiega «ogni anno in Italia vengono seminati accidentalmente svariati milioni di semi di mais geneticamente modificato contenuto in tracce nei sacchi di sementi di mais non Ogm»;
«Le attuali norme per il controllo delle sementi - ha spiegato Pasti - prevedono infatti che i lotti con meno di 1 seme geneticamente modificato su 2.000 possano, di fatto, essere commercializzati come non Ogm, e non potrebbe essere diversamente, dati i limiti posti dalla statistica nell'esecuzione dei campionamenti per il controllo delle sementi». Quindi Pasti ha spiegato che «componenti geneticamente modificati nelle filiere di molti prodotti a denominazione di origine e indicazione di origine protette sono presenti da anni nel nostro Paese»;
«Insomma, come avviene per i generi alimentari, dove è ammessa l'eventuale presenza di una percentuale minima di prodotti geneticamente modificati - ha concluso Pasti - anche nelle coltivazioni di mais il cosiddetto Ogm free non esiste»;
di quali dati sia in possesso il Ministro sulla dimensione del fenomeno della semina accidentale di semi di mais Ogm;
se confermi che in Italia non si può più ormai parlare di Paese Ogm free;
se non ritenga pertanto di regolamentarne l'uso.
(4-07199)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in parola occorre innanzitutto premettere che la normativa comunitaria e nazionale del settore non prevede alcuna soglia di esenzione, per quanto riguarda l'etichettatura, circa la presenza accidentale di sementi geneticamente modificati in lotti di sementi convenzionali. L'unica soglia che viene presa in considerazione è quella definita dello «zero tecnico», ovvero la soglia di rilevazione insita nel sistema analitico di rilevazione adottato. Resta però, di fatto, la possibilità che lotti inquinati possano arrivare dall'estero.
L'articolo 5, comma 8, del decreto legislativo n. 212 del 2001 stabilisce che sulle etichette e sui documenti che accompagnano i prodotti sementieri, l'indicazione relativa alla presenza di varietà geneticamente modificate può essere omessa esclusivamente nel caso in cui il prodotto risulti, all'analisi, totalmente esente da varietà geneticamente modificate. In tutti gli altri casi deve essere specificata la percentuale di sementi derivanti da varietà geneticamente modificate, eccetto che per le frazioni inferiori all'1 per cento per le quali è, comunque,

obbligatoria la dicitura: «Contiene sementi derivate da varietà geneticamente modificate in misura inferiore all'1 per cento».
Peraltro, dal 2003 è partita una «campagna di controlli» (cui hanno partecipato l'Ente nazionale delle sementi elette, l'agenzia delle dogane, l'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari e i servizi fitosanitari) mirata ad accertare l'eventuale «presenza accidentale» di sementi geneticamente modificati in lotti di sementi convenzionali. Tali organismi hanno provveduto al prelievo di campioni per accertare l'eventuale presenza di sementi geneticamente modificati e proceduto, in caso di esito positivo, alla segnalazione all'autorità giudiziaria e al blocco del lotto inquinato.
I risultati dei controlli effettuati hanno evidenziato, nel corrente anno, una contrazione della percentuale di irregolarità nel mais rispetto alle annate precedenti (0,6 per cento di campioni irregolari, rispetto all'1,3 per cento degli anni precedenti), mentre per la soia le irregolarità seguono un trend in diminuzione a partire dal 2007. Da tali dati si evince che l'inquinamento accidentale di organismi geneticamente modificati nei semi di mais e di soia, è estremamente contenuto e sotto controllo.
Con l'occasione, tengo a sottolineare che l'espressione «Ogm free» usata nel linguaggio comune, non rientra in alcuna definizione normativa comunitaria o nazionale.
Per quanto riguarda, infine, la regolamentazione in materia di organismi geneticamente modificati faccio presente che è in corso un dibattito, a livello di Unione europea, su una proposta della commissione relativa ad autorizzazioni alla coltivazione dei singoli Stati membri, cui la mia amministrazione partecipa attivamente con l'obiettivo di contemperare le esigenze degli imprenditori agricoli (transgenici e convenzionali) con quelle dei consumatori.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie della stampa locale si apprende che non per cause di forza maggiore ma con un atto programmato la biglietteria ferroviaria di Busto Arsizio è chiusa nei sabati di luglio;
in questo periodo sarebbe oltremodo importante e necessario che vi fosse una persona esperta presso la biglietteria di una città di 80 mila abitanti in grado di dare informazioni e rilasciare i biglietti per diverse destinazioni italiane, consigliando le tariffe e le coincidenze, nella ridda di Freccerosse, Eurocity, regionali e suburbani;
invece nella suddetta stazione ferroviaria vi è un'emettitrice automatizzata che però risulta essere un modello antiquato che eroga solo biglietti per destinazioni lombarde, ma non accetta di dare il resto, né di essere pagata con carta di credito o bancomat -:
quali ragioni inducano Trenitalia a non mettere a disposizione un dipendente nei fine settimana estivi, quando la domanda di mobilità è più consistente, e se e come si intenda provvedere al disservizio segnalato in premessa.
(4-08020)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si premette che la programmazione e la gestione dei servizi regionali è di competenza delle singole regioni, i cui rapporti con le imprese affidatarie sono regolati da specifici contratti di servizio, nell'ambito dei quali vengono disciplinati anche i servizi accessori come quello di biglietteria.
I nuovi contratti di servizio cosiddetti «a catalogo», infatti, prevedono che ciascuna Regione possa scegliere autonomamente ed acquistare anche i servizi ritenuti utili nelle stazioni del territorio, tra cui quelli di biglietteria.
Tuttavia, ai fini di fornire elementi di risposta agli specifici quesiti posti, sono

state chieste informazioni alla società Ferrovie dello Stato che ha riferito quanto segue.
Il servizio di biglietteria della stazione di Busto Arsizio è articolato su due sportelli e osserva il seguente orario:
dal lunedì al sabato dalle ore 6.00 alle ore 19.35 (sabato uno sportello);
la domenica ed i giorni festivi dalle ore 6.00 alle ore 12.35 (uno sportello).

Nei mesi di luglio e agosto 2010, in concomitanza del fisiologico calo di traffico pendolare che di norma caratterizza il periodo estivo, è stata disposta la chiusura della biglietteria in qualche pomeriggio del sabato. Il servizio è stato, comunque, sempre assicurato nella medesima giornata nel turno antimeridiano.
Per l'acquisto dei titoli di viaggio ferroviari regionali la clientela in partenza dalla stazione di Busto Arsizio può disporre di 2 punti vendita abilitati situati all'interno della stazione: l'edicola, aperta dalle 6.00 alle 19.00 ed il bar aperto tutti i giorni, compresa la domenica, dalle 5.30 alle 24.00. Nell'atrio della biglietteria è, inoltre, disponibile una emettitrice automatica di ultima generazione per l'emissione dei titoli di viaggio regionali. La vendita dei titoli di viaggio per i treni della media-lunga percorrenza è assicurata oltre che dalla biglietteria anche da 6 agenzie di viaggio presenti nel centro cittadino di Busto Arsizio.
Ferrovie dello Stato fa presente, infine, che i biglietti ferroviari possono essere acquistati in qualsiasi momento attraverso il sito web di Trenitalia e che i biglietti del servizio regionale del tipo cosiddetto «a fasce chilometriche», non hanno scadenza né sono vincolati a specifiche stazioni di partenza o destinazione e, pertanto, possono essere acquistati anche con largo anticipo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.