XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 3 febbraio 2011

TESTO AGGIORNATO AL 16 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
le società e le associazioni sportive dilettantistiche svolgono una importante azione sociale tesa alla formazione dei giovani sul piano fisico, civico e sociale;
nei piccoli paesi e nei quartieri periferici delle grandi città, le società sportive sono spesso gli unici punti di aggregazione e socializzazione;
lo sport ha notevole rilevanza nella vita della nostra società, sia come espressione di prestazione individuale, sia come aspetto sociale e collettivo, quale espressione di libertà e dignità umana, fattori che sono alla base della stessa attività sportiva, e che sono esplicitamente richiamati nella Costituzione italiana che sancisce inoltre la libertà di associazione per perseguire scopi d'interesse comune;
lo Stato garantisce al cittadino la libera iniziativa nella pratica sportiva sotto il profilo educativo, agonistico e anche di spettacolo ed assicura contemporaneamente interventi nell'istruzione e nella tutela della salute pubblica garantendo il diritto di ogni cittadino al benessere ed alla buona forma fisica;
il "mondo" dilettantistico sportivo rappresenta un importante vivaio per lo sport agonistico-professionistico che ha un ruolo fondamentale per l'immagine del Paese e rappresenta dal punto di vista economico un importante settore;
migliaia di società sportive impegnano spesso in maniera volontaria ed a proprio rischio un "esercito" di dirigenti ed organizzatori che contribuiscono alla formazione di milioni di atleti in ogni disciplina sportiva;
la legge n. 398 del 16 dicembre 1991 detta disposizioni di carattere tributario relative alle associazioni sportive dilettantistiche concedendo agevolazioni di carattere fiscale volte alla promozione ed al sostegno dello sport dilettantistico; in particolare il combinato disposto dell'articolo 1 e 2 della citata legge prevede che le associazioni sportive, affiliate alle federazioni sportive nazionali o agli enti nazionali di promozione sportiva, che svolgono attività sportive dilettantistiche e con una limitata attività commerciale, possono optare per l'applicazione agevolata dell'imposta sul valore aggiunto, dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche e dell'imposta locale sui redditi; l'opzione è esercitata mediante comunicazione a mezzo lettera raccomandata da inviare al competente ufficio dell'imposta sul valore aggiunto;
l'articolo 90 della legge n. 289 del 27 dicembre 2002 (legge finanziaria per il 2003) ha previsto ulteriori benefici ed in particolare il comma 11 è intervenuto modificando il testo unico imposte sui redditi - TUIR -, Decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n. 917, prevedendo nell'attuale articolo 149, l'esclusione delle associazioni sportive dilettantistiche della norma riguardante la perdita della qualifica di ente non commerciale qualora eserciti prevalentemente attività commerciale per un intero periodo d'imposta;
il comma 20 dell'articolo 90 aveva inoltre previsto l'istituzione presso il Comitato Olimpico nazionale italiano (CONI) del "registro delle società e delle associazioni sportive dilettantistiche" che prevedeva quanto a obbligatorietà dell'iscrizione e modalità di tenuta del Registro, un'apposita disciplina successivamente deliberata dal consiglio razionale del CONI;
la citata norma, prima abrogata dall'articolo 4 del decreto-legge n. 72 del 22 marzo 2004 convertito dalla legge 21 maggio 2004 n. 128, è stata poi istituita nuovamente dall'articolo 7 del decreto legge n. 136 del 25 maggio 2004 convertito dalla legge n. 186 del 27 luglio 2004 che è intervenuto specificando che l'iscrizione al CONI, per il riconoscimento ai fini sportivi,

è requisito essenziale per godere delle agevolazioni fiscali;
sulla scorta delle disposizione citata, il CONI, con delibera n. 1288 dell'11 novembre 2004, ha istituito il registro in questione, specificando nella delibera la necessità di modificare le deliberazioni n. 1197 del 1o agosto 2001 e n. 1225 del 15 maggio 2002 nel senso che alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate riconosciute ed agli enti di promozione sportiva riconosciuti è attribuita la delega del riconoscimento provvisorio ai fini sportivi delle associazioni e società sportive dilettantistiche con relativa raccolta, verifica e conservazione della documentazione necessaria e che il riconoscimento definitivo ai fini sportivi delle stesse è collegato all'iscrizione al Registro delle associazioni e società sportive dilettantistiche tenuto dal CONI per cui la mancata iscrizione comporta l'inapplicabilità delle agevolazioni previste;
l'obbligo di iscrizione che ne deriva non è stato all'epoca sufficientemente pubblicizzato tant'è che molti soggetti destinatari della norma non hanno adempiuto ritenendo adempiuto l'obbligo di iscrizione una volta ricevuta l'affiliazione alle federazioni sportive nazionali e ad enti di promozione sportiva regolarmente riconosciute dal CONI stesso;
pertanto da tale data si presume, ed in questo senso si sono uniformati gli organi di verifica, controllo e repressione (Agenzia delle entrate, Guardia di finanza, Siae eccetera) che il CONI è l'unico organismo certificatore delle effettive attività sportive svolte;
dal 2004 si sono verificati e si stanno tuttora verificando, moltissimi casi di processi verbali di verifica documentale redatti da funzionari della SIAE che scaturiscono in avvisi di accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate la quale contesta e sanziona la mancanza del riconoscimento sportivo rilasciato dal CONI pur avendo optato per il regime speciale Iva ed imposte dirette di cui all'articolo 2 della legge n. 398 del 1991;
nessuna verifica viene svolta sulla effettiva e reale attività sportiva senza fini di lucro ma quello che rileva nelle verifiche è esclusivamente l'avvenuta iscrizione al registro del CONI;
l'Agenzia delle entrate nei numerosi avvisi di accertamento non ritiene valida e automatica per l'iscrizione al CONI "l'affiliazione della società sportiva alle federazioni sportive nazionali o ad un ente di formazione sportiva riconosciuto" anche se riconducibile al CONI medesimo;
è necessario un intervento chiarificatore del legislatore per evitare che numerose società sportive interrompano la loro attività, con gravi conseguenze, sullo sport in generale e sulla nascita di nuovi campioni, che in tutte le discipline, hanno fregiato in questi anni il nostro Paese di numerosi allori;
è opportuno evitare che le numerose associazioni, sorte anche a titolo di volontariato, siano costrette a chiudere a causa delle sanzioni irrogate dall'Agenzia delle entrate per un mancato adempimento ad un obbligo burocratico che potrebbe essere automatizzato in capo alle federazioni stesse ed evitare che i dirigenti sportivi, che si assumono responsabilità e rischi a fronte di un servizio volontario che prestano spesso a proprie spese, siano chiamati «personalmente» a rispondere dei presunti inadempimenti fiscali con i risparmi di una vita,


impegna il Governo


ad assumere le iniziative conseguenti alle problematiche descritte in premessa al fine di assicurare che le società e le associazioni dilettantistiche, richiamate all'articolo 7 del decreto-legge n. 136 del 28 maggio 2004 convertito con modificazioni dalla legge n. 186 del 27 luglio 2004, che non abbiano ottemperato all'iscrizione nell'apposito registro instituito dal CONI, possono presentare richiesta di iscrizione, anche con valore retroattivo, o variare precedenti richieste già presentate nel presupposto che la facoltà di esaminare, giudicare

le richieste ed eventualmente riconoscere ai fini sportivi l'attività delle società e delle associazioni spetta comunque al CONI e dare istruzioni agli organi competenti che fino al definitivo giudizio della richiesta di iscrizione del CONI sono sospesi gli effetti degli eventuali avvisi di accertamento dell'Agenzia delle entrate o delle altre autorità che si fondino sulla mancata iscrizione al CONI.
(7-00487) «Fluvi, Vannucci, Lolli, Marco Carra, Strizzolo, Comaroli, Fugatti, Forcolin».

La VI Commissione,
premesso che:
l'articolo 13, commi da 8-sexies a 8-undecies, del decreto-legge n. 7 del 2007, ha introdotto la procedura automatica di cancellazione delle ipoteche a seguito dell'estinzione dei mutui immobiliari;
gli interventi legislativi operati in materia dal decreto legislativo n. 141 del 2010 e dal decreto legislativo n. 218 del 2010, sembrano mettere in discussione tale procedura automatica di cancellazione delle ipoteche, incidendo sull'ambito di applicazione delle norme contenute nei predetti commi dell'articolo 13;
infatti, l'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo n. 141 ha collocato, a decorrere dallo scorso 2 gennaio, le citate previsioni nel nuovo articolo 40-bis del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (TUB) di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993, nell'ambito della sezione I del capo VI del titolo II, concernente il «Credito fondiario e alle opere pubbliche», in cui sarebbero compresi anche i finanziamenti a medio e lungo termine alle imprese; inoltre il comma 1-bis dell'articolo 6 del predetto decreto legislativo n. 141, inserito dall'articolo 4, comma 1, del citato decreto legislativo n. 218, con la medesima decorrenza del 2 gennaio 2011, ha soppresso, tra l'altro, alla lettera b), i richiamati commi da 8-sexies a 8-undecies dell'articolo 13 del decreto-legge n. 7;
la nuova collocazione delle norme nell'ambito del TUB potrebbe mettere in dubbio l'applicazione della procedura automatica di cancellazione delle ipoteche prevista originariamente dal decreto-legge n. 7 del 2007 per quanto riguarda i mutui immobiliari, con il rischio che un'interpretazione restrittiva di tale disciplina da parte delle banche e dell'Agenzia del territorio possa ripristinare, per tali mutui, l'obbligo dell'autentica notarile ai fini della cancellazione delle relative ipoteche;
la restrizione del campo di applicazione delle disposizioni in materia introdotte dal decreto-legge n. 7 del 2007 appare contraria alla norma di delega, recata dall'articolo 33 della legge n. 88 del 2009 (legge comunitaria per il 2008), in forza del quale è stato adottato il decreto legislativo n. 141 del 2010, atteso che la delega legislativa conferita in merito al Governo riguarda l'attuazione della direttiva 2008/48/CE, nonché il coordinamento delle disposizioni contenute nel titolo VI del TUB con le altre disposizioni legislative, tra cui il citato decreto legge n. 7 del 2007, aventi ad oggetto operazioni e servizi disciplinati dal medesimo titolo VI;
la Banca d'Italia ritiene, in via generale, che la collocazione sistematica non sia decisiva per definire il campo di applicazione della predetta norma, dovendo, invece, prevalere la formulazione letterale della disposizione, che dovrebbe necessariamente mantenere una portata applicativa ampia;
nel corso dello svolgimento, presso la Commissione Finanze, dell'interrogazione a risposta immediata n. 5-04100, con la quale si chiedevano chiarimenti in merito al campo di applicazione della disciplina in questione, la risposta fornita dal rappresentante del Governo riconosceva che «sono stati effettivamente sollevati dubbi sul campo di applicazione della disposizione in relazione a lievi difformità dell'articolo 40-bis del TUB rispetto all'articolo 13, comma 8-sexies, del decreto-legge n. 7 del 2007 ed in relazione alla collocazione della previsione all'interno

di una sezione dedicata ai finanziamenti bancari aventi le caratteristiche del credito fondiario ovvero alle opere pubbliche», dubbi che alimenterebbero l'ipotesi di un'interpretazione restrittiva del campo di applicazione della norma, in termini sia soggettivi (in quanto la disposizione risulterebbe ora applicabile ai soli finanziamenti erogati da banche, e non più anche a quelli erogati da intermediari finanziari) sia oggettivi (in quanto la disposizione non interesserebbe più tutti i finanziamenti assistiti da ipoteca, ma solo quelli aventi le caratteristiche del credito fondiario);
in tale contesto, sebbene l'articolo 1, comma 5, della citata legge n. 88 del 2009, preveda la possibilità di apportare correzione al decreto legislativo n. 141 del 2010, nel termine di ventiquattro mesi dall'entrata in vigore di quest'ultimo, appare necessario un intervento interpretativo urgente che chiarisca l'ambito oggettivo e soggettivo della norma, considerata l'importanza di tale tematica ed il rischio di generare un notevole contenzioso,


impegna il Governo


ad assumere le necessarie iniziative dirette ad adottare quanto prima una norma di natura interpretativa finalizzata a chiarire che la disposizione recata dall'articolo 40-bis del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (TUB) di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993, riguardante la cancellazione automatica delle ipoteche a seguito dell'estinzione dei mutui, ha lo stesso ambito oggettivo e soggettivo di applicazione della disciplina prevista dall'articolo 13, commi 8-sexies e seguenti, del decreto-legge n. 7 del 2007, nonché a monitorare, nelle more dell'emanazione della predetta norma interpretativa, l'applicazione della citata disciplina.
(7-00488)
«Fluvi, Carella, Causi, Ceccuzzi, D'Antoni, Fogliardi, Graziano, Marchignoli, Piccolo, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo, Vaccaro, Verini».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
negli anni scorsi vaste aree della Sicilia, in particolare nella provincia di Messina, sono state colpite da drammatiche emergenze alluvionali;
la messa in sicurezza di significativi territori, considerati a rischio idrogeologico, procede a rilento per l'insufficienza delle risorse messe dallo Stato a disposizione della protezione civile della regione siciliana;
consistenti fondi indispensabili per gli interventi di consolidamento, in particolare novanta milioni per la zona di Giampilieri e settanta per quella dei Nebrodi, sono bloccati inspiegabilmente al Ministero dell'economia e delle finanze;
è previsto un accordo di programma fra Stato e regione che dovrebbe prevedere, nelle aree a rischio, un massiccio investimento: 160 milioni da Roma e 160 da Palermo -:
quali iniziative intenda adottare per sbloccare i fondi destinati alle aree della provincia di Messina, fortemente devastate dalle alluvioni e, quindi permettere a numerose famiglie il rientro nelle proprie abitazioni;
se non ritenga opportuno accelerare la definizione dell'accordo di programma tra Stato e regione siciliana per realizzare un piano di interventi nelle aree a rischio idrogeologico, inserendo la collina di Vampolieri (comune di Acicastello) colpevolmente trascurata.
(3-01439)

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOLLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a differenza di altri modelli sportivi nazionali, quello italiano ha una matrice organizzativa in cui il volontariato è essenziale. Le tantissime associazioni sportive che caratterizzano il nostro movimento sportivo molto spesso si organizzano, dal punto di vista gestionale, attraverso la figura del dirigente volontario e «tuttofare»; persona di buona volontà ma suo malgrado spesso non pienamente preparata a fronteggiare le problematiche sempre più complesse, determinate dai cambiamenti legislativi, economici e culturali che dal 1997 hanno fortemente ridisegnato l'inquadramento giuridico e fiscale delle associazioni sportive dilettantistiche;
le associazioni sportive dilettantistiche godono, infatti, di un particolare regime fiscale e di un sistema di regole specifico. Questa specificità riconosciuta alle associazioni sportive dilettantistiche è determinata dalla volontà di sostenere un movimento fondamentale per la crescita sociale dei territori e che vede un enorme numero di volontari coinvolti;
oltre 100.000 sono le associazioni sportive dilettantistiche del nostro Paese. Sono presenti in ogni quartiere delle nostre città, dai più difficili ai centri storici, dalle città metropolitane ai piccoli paesi. Milioni di persone, ed in particolare giovani e anziani, sono coinvolti nel lavoro e nelle attività di queste associazioni che si basano sul lavoro volontario e sul coinvolgimento di famiglie, amici e simpatizzanti;
in questi mesi l'Agenzia delle entrate ha avviato una capillare operazione di controllo e di verifica delle associazioni di promozione sociale. Qualsiasi controllo è certamente un atto positivo poiché mira a verificare la veridicità delle attività anche a difesa delle organizzazioni stesse contro millantatori e falsi;
il problema però è che l'Agenzia delle entrate sta elevando centinaia e centinaia di multe per migliaia di euro contestando alle associazioni controllate, nella gran parte dei casi, banalissimi problemi di natura formale, contabilità considerate incomplete o approssimate. Sono stati contestati, ad esempio, i simboli delle associazioni per i quali è previsto che la dicitura Associazione sportiva dilettantistica sia scritta per esteso mentre sono stati riscontrati simboli con l'acronimo ASD, sono state contestate modalità di convocazioni delle riunioni dei soci, tempistiche e iter meramente formali di comunicazioni;
l'enorme numero di sanzioni previste dall'Agenzia delle entrate, in particolare per i problemi di tipo formale, rischia di mettere in seria difficoltà il mondo sportivo dilettantistico oltre che coinvolgere in prima persona i dirigenti sportivi ed in particolare i presidenti che, come previsto nel codice civile, hanno la responsabilità solidale e illimitata per le obbligazioni assunte dall'associazione;
oggi, quindi, si richiede ai dirigenti sportivi una competenza ed una preparazione sempre più specialistica, gravata da oneri sempre maggiori con responsabilità civili e penali del loro operato; il tutto da ricondursi nel volontariato della loro azione, cosi come espressamente richiesto dagli statuti delle associazioni sportive. Questo volontariato, se lasciato solo, rischia di dover riconsiderare la propria gratuita disponibilità -:
se siano al corrente di questi fatti e se intendano assumere iniziati per verificare con l'Agenzia delle entrate la possibilità di aprire un tavolo di confronto per affrontare il tema dei rilievi formali, burocratici e procedurali riscontrati nei controlli.
(5-04156)

Interrogazione a risposta scritta:

TOTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri, nelle sedute n. 75 dell'11 dicembre 2009 e n. 78 del 13 gennaio 2010 nominò, rispettivamente, il presidente pro-tempore della regione Abruzzo, dottore Giovanni Chiodi, commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della regione Abruzzo, e la dottoressa Giovanna Baraldi sub commissaria;
tra le attività qualificanti dell'ufficio del commissario ad acta si segnala la delibera n. 45 del 5 agosto 2010 «Programma operativo 2010 ex L.N. 191/2009 e ss.mm. - ASSE 2 - Intervento 6: Razionalizzazione della rete di assistenza ospedaliera... (omissis)...»;
successivamente all'adozione della menzionata deliberazione del commissario ad acta e nelle more dell'attuazione delle statuizioni con la medesima approvate, sono occorse due circostanze di decisivo rilievo. La prima afferisce all'ordinanza del Consiglio di Stato 14-17 gennaio 2011, con la quale il giudice amministrativo, «ritenuto che all'esame proprio della fase cautelare non sembrano del tutto sfornite di fondamento le perplessità sollevate dagli appellanti nei confronti degli atti di chiusura dell'Ospedale di Guardiagrele in ordine alla mancata o insufficiente considerazione, quanto alla sufficienza ed all'adeguatezza delle misure alternative predisposte (con riferimento soprattutto ai presidi attivabili ed al Punto di Pronto Intervento H24), della particolare conformazione del territorio, dei comuni afferenti al bacino di utenza della struttura ospedaliera, della effettiva rapida raggiungibilità degli ospedali vicini soprattutto nel periodo invernale nonché della popolazione residente nel bacino territoriale dell'Ospedale di Guardiagrele, formata per la maggior parte da soggetti ultrasessantacinquenni» e «considerato che i contrapposti interessi in gioco possono essere opportunamente contemperati ordinando il riesame degli atti impugnati alla luce dei motivi di censura sollevati, con particolare riguardo a quelli attinenti al prospettato difetto di istruttoria», ha «bocciato» il piano sanitario ospedaliero adottato sul quale, peraltro, riverbera effetti l'altro evento di significativo momento costituito dalla sentenza della Corte Costituzionale 13-17 dicembre 2010, n. 361, con la quale il giudice delle leggi ha precisato che «la disciplina contenuta nel secondo comma dell'articolo 120 Cost. non può essere interpretata come implicitamente legittimante il conferimento di poteri di tipo legislativo ad un soggetto che sia stato nominato Commissario del Governo: anche volendosi interpretare la surrichiamata disposizione costituzionale come tale da legittimare il potere del Governo di adottare atti con forza di legge in sostituzione di leggi regionali, e quindi eccezionalmente derogando al riparto costituzionale delle competenze legislative fra Stato e Regioni, tramite l'esercizio in via temporanea dei propri poteri di cui all'articolo 77 Cost., resta evidente il divieto costituzionale di affidare ad un diverso organo gli eccezionali poteri di natura legislativa del Consiglio dei Ministri o - tanto più - di incaricarlo addirittura di adottare una legge regionale, che è invece un potere proprio del solo organo rappresentativo della Regione». Tale rigorosa, coerente e puntuale interpretazione dell'articolo 120 Cost. riverbera i suoi effetti sugli atti deliberativi del commissario ad acta laddove risultino essere modificativi di leggi regionali, quale la legge regionale 10 marzo 2008, n. 5 con la quale la regione Abruzzo adottò il proprio piano sanitario regionale, vigente al momento di adozione della menzionata deliberazione 5 agosto 2010, n. 45 del commissario ad acta;
in sede di audizione innanzi la V commissione consiliare «Affari sociali e Tutela della salute» del consiglio regionale dell'Abruzzo, in data 17 novembre 2010, la sub commissaria, dottoressa Giovanna Baraldi comunicò quanto segue: «...la rete

ospedaliera e l'unità operative complesse. Qui dentro, nella delibera 45, c'erano in venti pagine, ci sono in venti pagine, che sono comprensibili anche dalle persone più semplici e più umili se si degnano di leggerle c'è già scritto tutto. Cioè noi abbiamo già deliberato tutto. Le unità operative complesse, c'era già scritto qui quante devono essere quelle di ostetricia, quante di ortopedia, urologia, ci devono essere delle unità operativa, una per ogni azienda, ci devono essere delle unità operative invece interaziendali perché hanno bisogno di bacini più ampi. Non c'era scritto dove, e non è mio compito scrivere dove, quello che vi garantisco è che ci sono delle specializzazioni che devono avere non solo il bacino di utenza di 350 mila abitanti ma almeno di due aziende e questo è scritto qua in questa che è già diventata, approvata dai ministeri, una delibera. E si deve applicare entro il 31 dicembre, quindi qui dentro c'è già il disegno degli ospedali che sono ospedali che vanno a regime entro il 2013, naturalmente, anzi, diciamo nel 2011-2012, e c'è l'assetto organizzativo dei piccoli ospedali che hanno delle aree funzionali invece di avere delle unità operative...», aggiungendo, inoltre, «...hanno fatto dei commenti a Roma perché il Lazio, non perché ha 5 milioni di abitanti, ma perché hanno deciso di avere una strategia di fare un piano di 800 pagine. Allora, il piano di 800 pagine, e non voglio farvi dei paragoni con i piani precedenti ma lo dico solo per una questione di comprensione, sono dei tomi con dei numeri incomprensibili, tanto incomprensibili che noi ancora dobbiamo discutere, andare al TAR, con i privati, con le strutture, perché sono illeggibili. Quindi la forza di questo documento è che è una roba storica, epocale, che però in venti pagine è scritto tutto...»; di tal che è assolutamente chiaro e incontrovertibile che il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera è stato deciso dall'ufficio del commissario ad acta con estraneità assoluta del consiglio regionale alla formazione della volontà decisionale, in insanabile violazione dei propri limiti potestativi, come postulati dalla corretta lettura dell'articolo 120 Cost., e, inoltre, secondo un procedimento censurato dal Consiglio di Stato nella citata ordinanza 14-17 gennaio 2011;
appare di tutta evidenza, dunque, che l'operato dell'ufficio del commissario ad acta e, in particolare, del suo «commissario tecnico», mutuando l'espressione usata dalla dottoressa Baraldi medesima per definire il proprio ruolo nella richiamata circostanza dell'audizione innanzi la V commissione consigliare del consiglio regionale abruzzese, sia ad avviso dell'interrogante assolutamente inadeguato dal punto sul piano amministrativo, sostanziale e della legalità;
il dato conseguente alle scelte e agli indirizzi e agli atti adottati dall'ufficio del commissario ad acta e, per quanto alla stessa riconducibile, direttamente alla sub commissaria Baraldi, è che le disfunzioni nell'erogazioni delle prestazioni sanitarie e l'incremento della mobilità sanitaria interregionale «passiva» sono di tale evidenza che non mette neppure in conto di darne riscontro essendo copiosa e preoccupante la testimonianza che ne rendono quotidianamente i mezzi di comunicazione;
non sfugge all'attenta considerazione che il fenomeno della mobilità sanitaria «passiva», destinato a ingigantirsi, attese le condizioni assai precarie dell'offerta sanitaria regionale, concorrono a incrementare, da un lato, l'attività di altri servizi sanitari regionali ma, dall'altro, anche quella di strutture sanitarie private, soprattutto di fuori regione, specie quelle più attrezzate e qualificate e, dunque, anche più sollecite nel soddisfacimento dei bisogni dell'utenza. L'analisi dei flussi della domanda sanitaria costituisce un fattore di notevole importanza al fine di valutare l'impatto dei provvedimenti assunti dall'ufficio del commissario ad acta, rilevando l'allocazione della domanda sanitaria e le conseguenze in termini finanziari, per la spesa sanitaria regionale, e anche sociali, per i costi eventualmente direttamente accollati dai pazienti e dai loro congiunti, dei comportamenti indotti,

per effetto delle scelte operative deliberate nel settore, nell'utenza del servizio sanitario regionale abruzzese;
da recenti notizie sembrerebbe che al «Tavolo regionale di monitoraggio» si siano riscontrati peggioramenti nei conti del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Abruzzo e che azioni ulteriori in funzione della loro correzione siano state decise anche con il concorso e con il coinvolgimento operativo di un consigliere regionale, già membro della giunta regionale abruzzese, con delega alle politiche della salute -:
se il Governo, anche alla luce delle citate decisioni della giustizia amministrativa e della Corte Costituzionale, non ritenga di esaminare e di analizzare l'operato dell'ufficio del commissario governativo ad acta, compreso quello della sub commissaria, dottoressa Giovanna Baraldi, al fine di valutarne la congruità della sua azione amministrativa e, all'esito della verifica, trarre, eventualmente, le decisioni conseguenti, ivi inclusa quella della revoca delle nomine commissariali operate dal Consiglio dei ministri, nelle sedute sopra menzionate;
se, alla stregua anche della sentenza della Corte Costituzionale n. 361 del 2010, il Governo non intenda portare una seria e risolutiva riflessione sull'istituto stesso del commissariamento previsto dall'articolo 4 del decreto-legge 1o ottobre 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222 che, di fatto, si attaglia quale strumento surrettizio per l'esercizio statale della competenza in materia sanitaria per i territori delle regioni che non si dotino di attività, legislative e amministrative, idonee al raggiungimento di obiettivi programmati, quasi in riforma, sul punto dato, della natura della materia sanitaria in una considerata non più esclusiva delle regioni e neppure concorrente ma, quantomeno, «prevalente», nel senso di porla nella condizione di soggiacere, a determinate condizioni, a scelte e decisioni prevalentemente operate, indicate e monitorate da amministrazioni, Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze, e organismi sovraordinati rispetto al livello regionale, (Tavolo di verifica degli adempimenti e Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza) emergendo, peraltro, dall'attività dei commissari ad acta la preoccupazioni di conseguire, in via di fatto esclusiva, obiettivi di natura puramente economico-finanziaria, anche penalizzando la qualità e la quantità dell'offerta nel sistema sanitario regionale interessato alla procedura come, di tutta evidenza, si è verificato e si continua a riscontrare, in Abruzzo.
(4-10718)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
come già segnalato con numerosi atti di sindacato ispettivo, in molte aree del Mezzogiorno, ed in particolare della Campania, si sta sempre più profilando un nuovo possibile disastro ambientale legato al malfunzionamento degli impianti di depurazione delle acque, che è tra le principali cause dei gravi fenomeni di inquinamento che colpiscono alcuni dei nostri tratti di mare più belli sul piano ambientale e più importanti sul piano economico per effetto del turismo;
l'Italia si trova, sotto questo profilo, in una situazione di inadempienza tale che la Commissione europea, l'anno scorso, ha annunciato il deferimento del nostro Paese per violazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane;
in un tale contesto, bisogna registrare un ulteriore aggravio della situazione in

Campania dopo quanto emerso negli ultimi giorni in merito ai gravissimi fenomeni di sversamento del percolato (rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani) che, in violazione delle norme a tutela dell'ambiente, veniva immesso senza alcun trattamento nei depuratori dai quali finiva direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa della Campania, dal salernitano fino al casertano;
per le sue caratteristiche ambientali uniche al mondo l'Italia, anche sotto lo specifico aspetto della depurazione delle acque e dell'importanza che essa ha per lo stato di salute del mare, dovrebbe essere leader nella tutela dell'ambiente, anche in ambito europeo, attraverso l'adozione di politiche che favoriscano la tutela del patrimonio ambientale, la protezione della salute dei cittadini e lo sviluppo della «green economy»;
se da un lato la gestione degli impianti di depurazione è regionale, d'altro canto in gioco sono la tutela dell'ambiente e la salute dei cittadini, materie sulle quali l'articolo 117 della Costituzione riconosce allo Stato rispettivamente competenza esclusiva e competenza concorrente;
per tali ragioni la situazione deve essere affrontata in modo urgente ed organico -:
quali urgentissime ed indifferibili iniziative di competenza intenda assumere il Governo per garantire il corretto utilizzo e la messa in efficienza degli impianti di depurazione delle acque nella regione Campania, così da prevenire lo sviluppo di una nuova e devastante emergenza ambientale che vada ad aggiungersi a quella dei rifiuti.
(2-00956)
«Cosenza, Bocchino, Della Vedova, Moroni, Giorgio Conte, Di Biagio, Scalia, Ruben, Lo Presti».

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI, MARIANI, BRATTI, MARGIOTTA e BRAGA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sono molte le fonti di emissione che quotidianamente riversano nell'aria grandi quantità di sostanze inquinanti. Le principali fonti di inquinamento atmosferico a livello nazionale sono rappresentate dal settore industriale e della produzione di energia (responsabili del 26 per cento delle emissioni di Pm10, del 23 per cento di NO2, 79 per cento di SOx e 34 per cento di idrocarburi policiclici aromatici rispetto al totale nazionale) e dai trasporti (dove il contributo maggiore è attribuibile al trasporto su strada che contribuisce per il 22 per cento alle emissioni totali di Pm10, 50 per cento di NO2 e il 45 per cento di CO e il 55 per cento del benzene rispetto al totale nazionale) (fonte: Ispra - Inventario nazionale emissioni in atmosfera);
analizzando le fonti di emissione solo nelle aree urbane, l'inquinamento maggiore arriva dal traffico veicolare: a Roma e Milano ad esempio emette circa il 60 per cento delle polveri sottili e degli ossidi di azoto; a Napoli contribuisce per il 50 per cento del PM10 e a Torino per oltre il 50 per cento circa degli NOx (fonte: Legambiente/elaborazione LaMiaAria.it su dati Arpa, Comuni, Regioni);
nel 2006 l'OMS ha dimostrato, con uno studio sulle principali città italiane, che, riportando i valori medi annui di polveri sottili al di sotto dei 20 microgrammi/metro cubo, si potrebbero evitare oltre 8220 morti all'anno, mentre uno studio promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) del 2009, ha messo in relazione la presenza degli inquinanti in atmosfera e gli effetti negativi a breve termine sulla salute in Italia. Secondo questo studio le conseguenze immediate dell'esposizione ad elevati livelli di inquinamento atmosferico

sono molto gravi, soprattutto nei soggetti più sensibili come dimostra il forte incremento dei ricoveri di asma per i bambini (+9 per cento), in relazione all'aumento di NO2;
nel gennaio 2009 è stata avviata una procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti dell'Italia per l'elevato livello di polveri sottili e per l'insufficienza dei piani di risanamento dell'aria delle regioni e la mancanza del piano di risanamento nazionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il nostro Paese dovrà rientrare nei limiti di qualità entro il 2011 per non dover pagare ulteriori sanzioni. Dopo aver presentato per la seconda volta una richiesta di moratoria (la prima è già stata bocciata da parte dell'Europa), si aspettano i prossimi mesi per il responso finale;
il 15 giugno 2010 è stata approvata all'unanimità in VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) una risoluzione che impegna il Governo ad avviare un programma di interventi strutturali su vasta area per contrastare dell'inquinamento atmosferico, coerenti ed integrati, così da creare le condizioni per la sua risoluzione definitiva -:
a che punto del suo iter si trovi la procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti del nostro Paese per l'elevato livello di polveri sottili e per l'insufficienza dei piani di risanamento dell'aria;
con quali azioni sia stato dato seguito alla risoluzione approvata all'unanimità lo scorso mese di giugno dal Parlamento che impegnava il Governo ad un programma strutturale di interventi per combattere l'inquinamento atmosferico.
(4-10711)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in provincia di Mantova, oltre 500 tra insegnanti, bidelli e assistenti amministrativi hanno deciso di ricorrere al giudice del lavoro rivendicando la stabilizzazione del loro rapporto di lavoro con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
tra coloro i quali sono stati assunti con contratto a tempo determinato, vi sono persone che, procedendo di sostituzione in sostituzione, ne hanno firmati alcune decine;
l'Unione europea, in base ad una specifica direttiva, vieta la reiterazione dei contratti a termine, senza chiarire oltre quale soglia non si possa procedere con contratti a termine. Tuttavia, l'orientamento giurisprudenziale fa pensare che il numero dei contratti a termine oltre il quale non è possibile alcuna proroga sia tre;
è opportuno ricordare che, negli ultimi mesi, ci sono state diverse sentenze favorevoli ai precari quali quello della corte di appello di Brescia e quello del giudice del lavoro di Siena -:
se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda dar corso alla stabilizzazione del rapporto di lavoro con l'immissione in ruolo dei dipendenti della pubblica istruzione, riconoscere gli scatti di anzianità persi nel corso degli anni e pagare le mensilità estive (anche quelle non incassate tra un contratto e l'altro).
(5-04158)

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il problema del gioco compulsivo è un fenomeno in forte crescita che sta generando molti problemi e innumerevoli drammi familiari;
anche in Italia il gioco d'azzardo e lo scommesse in generale (corse, lotterie eccetera) rappresentano un'attività molto diffusa;
a livello collettivo tollerare queste forme di gioco d'azzardo non fa che assecondare la creazione di ambienti, che instaurano pericolosi legami con una criminalità organizzata che si è ormai impossessata della gestione di questa proficua attività. Infatti, quello che era stato inventato come un piacevole passatempo ha purtroppo prodotto in alcune persone forme di dipendenza patologiche del tutto simili all'abuso di alcolici o sostanze stupefacenti. Ne consegue che con l'aumento dell'offerta e della disponibilità del gioco d'azzardo legalizzato vi è un correlato aumento di forme di gioco d'azzardo patologico. Non può non sollevare preoccupazioni la circostanza che negli ultimi 10-15 anni, anche per effetto dell'introduzione di sempre nuove forme di scommesse, lotterie e giochi elettronici, il fenomeno in Italia ha conosciuto una costante e forte espansione;
il 17 novembre 2010 la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia ha presentato una relazione (Doc. XXIII, n. 3) sui profili del riciclaggio connessi al gioco lecito ed illecito. Il Presidente dell'Antimafia, Giuseppe Pisanu ha sottolineato come «tutti i dati raccolti indichino una allarmante continuità e contiguità, tra gioco lecito e illecito, entrambi utilizzati dalle mafie per infiltrarsi nella società e nell'economia». Un exploit che fa registrare secondo la relazione, un fatturato di 100 miliardi l'anno per la criminalità organizzata, da profitti di giochi e scommesse leciti ed illeciti. Sempre secondo il Presidente Pisanu, «si tratta di un fenomeno che forse noi tutti abbiamo sottovalutato e che, peraltro, si accompagna quasi invariabilmente ai reati di usura e riciclaggio»;
si apprende da confronti con le associazioni di mutuo aiuto che operano sul territorio provinciale, che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato non scorpora dal dato nazionale volumi del giocato di ogni singola regione;
tutto ciò sarebbe una scelta che non fornendo dati specifici, rende le regioni impossibilitate a conoscere l'entità economica del problema ed estremamente in difficoltà nell'elaborare strategie di contrasto, sulle quali intervenire, con campagne di stampa, di sensibilizzazione, o con altre iniziative che possano disincentivare questo terribile fenomeno, che in tempi di crisi e di mancanza di lavoro sta mietendo molte vittime e sta diventando una vera e propria piaga sociale;
sarebbe opportuno imporre ai Monopoli di Stato la pubblicazione sul sito dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato il volume del giocato per ogni regione -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza al fine di regolare tale situazione, affinché venga garantita la piena trasparenza del sistema dei giochi.
(4-10709)

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GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta in Commissione:

MADIA. - Al Ministro della gioventù, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa l'interrogante ha appreso che i Ministri della gioventù, del

lavoro e delle politiche sociali e dell'istruzione, dell'università e della ricerca starebbero per stanziare 1 miliardo di euro destinati a sostenere l'occupazione giovanile, divisi tra il fondo sociale europeo e gli stanziamenti dei tre Ministeri. Il Ministero della gioventù stanzierebbe più di 100 milioni di euro;
prima di Natale, in un'altra conferenza stampa in occasione del voto di fiducia al Governo, il Ministro della gioventù e il Presidente del Consiglio dei ministri promettevano circa 200 milioni per favorire l'occupazione giovanile -:
quale rapporto vi sia tra gli stanziamenti promessi nella conferenza stampa di gennaio 2011 e quella di dicembre 2010, se siano gli stessi stanziamenti ovvero siano aggiuntivi, se le somme promesse dai Ministri in oggetti si riferiscono a provvedimenti già votati in Parlamento o se, alle conferenze stampa, seguiranno dei nuovi disegni di legge e con quali mezzi di copertura il Governo intenda fare fronte ai nuovi stanziamenti;
se i Ministri non ritengano, anche alla luce del dato diffuso dall'ISTAT il 1o febbraio 2011 sul tasso di disoccupazione e inattività che tocca ormai un terzo dei giovani, di promuovere il più ampio confronto tra le forze politiche presenti in Parlamento sulle misure da intraprendere.
(5-04161)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BOFFA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 2 aprile del 2009, il sottoscritto presentava un'interrogazione a risposta scritta nella quale si chiedeva «se non ritenesse, il Ministro della giustizia, di riconfermare la scelta di Benevento quale sede meridionale della scuola superiore della magistratura, con provvedimento motivato, previa adeguata istruttoria, anche in considerazione delle ingenti risorse stanziate dalla provincia di Benevento per ospitare questo importante presidio o di sostituire il predetto decreto con provvedimento analogo fornito di adeguata istruttoria preliminare anche al fine di sanare la controversia che in questo momento vede contrapposte le realtà territoriali di Benevento e Catanzaro»
l'istituzione della sopra citata scuola superiore della magistratura è, infatti, prevista dalla legge di riforma dell'ordinamento giudiziario (legge 25 luglio 2005, n. 150);
la stessa legge n. 150 aveva inoltre previsto tre sedi, una per il Nord del Paese, una per il Centro ed una per il Sud. Con il decreto interministeriale del 27 aprile 2006 le sedi venivano individuate nelle città di Bergamo per il Nord Italia, Latina per il Centro e Catanzaro per il Sud;
successivamente, con il decreto 30 novembre 2006, n. 26, Benevento veniva designata come sede meridionale della scuola superiore di magistratura in luogo di Catanzaro;
il suddetto decreto oltre ad indicare il capoluogo sannita quale sede meridionale della Scuola, individuava Firenze per il Centro Italia e Bergamo per il Nord, modificando in parte quanto stabilito dal precedente decreto;
in data 24 febbraio 2007, è stato siglato un accordo di programma tra Ministero della giustizia, comune e provincia di Benevento e università degli studi del Sannio per l'insediamento della struttura nei locali della ex caserma Guidoni sita in città;
alla scelta contenuta nel decreto 30 novembre 2006, n. 26, si sono opposte la regione Calabria, la provincia ed il comune di Catanzaro con appositi ricorsi al Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio che, con sentenza n. 3087 del 2009, ha poi accolto il ricorso contro il decreto che designò Benevento come sede meridionale

della Scuola superiore di magistratura, adducendo tra le ragioni dell'inefficacia del decreto ministeriale la carenza di istruttoria preliminare;
lo stesso TAR Lazio ha però dichiarato inammissibili i ricorsi, egualmente finalizzati ad opporsi all'insediamento nel capoluogo sannita, presentati dalla regione Calabria e dal comune di Catanzaro;
la suddetta sentenza ha vanificato il successivo accordo quadro siglato il 24 febbraio 2007 tra Ministero della giustizia, comune e provincia di Benevento e università degli studi del Sannio;
nel frattempo la provincia di Benevento, sulla base di quanto deciso dai competenti organi ministeriali, ha investito per la sola Scuola una cifra che si aggira intorno ai 4 milioni di euro di fondi propri ed ha inoltre richiesto alla regione Campania, nell'ambito del cosiddetto «Parco progetti», ulteriori fondi per 4,9 milioni di euro e tale richiesta è stata accolta;
i lavori di adeguamento, ristrutturazione e sistemazione del complesso della ex caserma Guidoni al viale degli Atlantici di Benevento sono stati realizzati nel rispetto dei programmi;
all'interrogazione sopra citata del 2 aprile del 2009 non è mai stata data risposta e così, il 24 luglio del 2009, il sottoscritto presentava una nuova interrogazione, sempre indirizzata al Ministro della giustizia al quale si chiedeva di «esprimersi con urgenza sulla controversia in questione e riconfermare la scelta di Benevento quale sede meridionale della Scuola superiore della magistratura, sostituendo il predetto decreto con provvedimento analogo fornito questa volta di adeguata istruttoria preliminare ed adeguata motivazione»;
anche questa seconda interrogazione non ha ricevuto alcuna risposta;
il 18 novembre del 2009 si è poi tenuto un vertice istituzionale convocato dal Ministro della giustizia, per discutere della sede beneventana della scuola superiore di magistratura, l'incontro si è svolto alla presenza dell'interrogante e di altri parlamentari sanniti e rappresentanti istituzionali;
in quel vertice, il Ministro della giustizia diede assicurazioni sul fatto che sarebbe stato studiato dall'esecutivo nazionale e dai tecnici del Ministero un provvedimento ad hoc per salvaguardare tutte le 4 sedi territoriali indicate nei decreti;
nessun atto concreto ha però fatto seguito a quell'incontro e la vicenda appare ancora poco chiara e, certamente, non definita;
si è così determinata una situazione paradossale considerato che, come evidenziato nelle due interrogazioni precedentemente presentate, la provincia di Benevento nel frattempo ha compiuto quegli investimenti finanziari, organizzativi e programmatici indispensabili all'insediamento della scuola di magistratura nella città di Benevento. Una situazione che, da quanto si apprende, non riguarda soltanto Benevento ma anche altre città, come Bergamo, interessate dalla questione -:
se il Ministro della giustizia non ritenga doveroso fare definitivamente chiarezza sulla vicenda nella consapevolezza che il silenzio di questi mesi non rende merito all'impegno profuso dalle amministrazioni interessate e alle attese dei territori e non da concreta applicazione a quanto stabilito e previsto dal decreto legislativo del 30 gennaio del 2006, generando una confusione istituzionale senza precedenti che non fornisce certezze alle attività e al lavoro delle forze politiche e sociali.
(4-10712)

SCILIPOTI. - Al Ministro della giustizia - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa e da copia di provvedimenti giudiziari sembrerebbe che la Cassa di Risparmio di Parma e di Piacenza, nel periodo in cui presidente era Luciano Silingardi (settembre

1997) avrebbe ideato una convenzione riservata denominata L52023 destinata ai magistrati del tribunale di Parma;
tale convenzione, valida in ambito esclusivamente locale, prevedeva erogazioni (senza alcuna garanzia) di finanziamenti al tasso pari al prime rate Abi diminuito di un punto percentuale;
il dottor Silingardi rivestiva, contemporaneamente, anche i ruoli di consulente del gruppo Parmalat e componente di alcuni collegi sindacali nonché domiciliatario di alcune società del signor Calisto Tanzi;
tra i beneficiari della riservata convenzione risulterebbero l'attuale presidente del Tribunale di Parma dottor Roberto Piscopo con il proprio nucleo familiare, il giudice Renato Mari e familiari, il pubblico ministero dottor Francesco Gigliotti, il pubblico ministero dottor Francesco Saverio Brancaccio e moglie e l'ex GIP dottor Adriano Padula e moglie;
il dottor Brancaccio, nella funzione di pubblico ministero ed il dottor Padula, nella funzione di GIP, avrebbero, nel corso degli anni, proceduto ad anomale richieste di archiviazione dei procedimenti a carico dei responsabili di Parmalat e del sistema bancario gravitante all'epoca nel gruppo Parmalat-Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza e Banca Monte Parma (all'epoca presieduta da Francesco Gorreri tesoriere della Parmalat ed uomo di fiducia del Cav. Tanzi) in particolare: procedura penale 164/94, 13/94, 1017/95, 1030/00;
il figlio del dottor Brancaccio, Andrea, sarebbe stato assunto nel 2000, su precisa richiesta dello stesso Tanzi, dalla Eurolat Spa di Roma, acquistata in data 2 febbraio 1999 dal gruppo Cragnotti Cirio;
il dottor Brancaccio, fra il 21 febbraio 1993 ed il 24 aprile 2001, ha ottenuto dalla Cariparma, presieduta da Luciano Silingardi, senza alcuna garanzia, 465 milioni di vecchie lire di finanziamenti nonché 175 milioni a seguito di transazione giudiziaria in data 5 dicembre 2000 mentre ha ottenuto 140.000 euro dalla Banca del Monte di Parma, presieduta Franco Gorrier in data 28 novembre 2002;
tali ingenti finanziamenti venivano erogati al dottor Brancaccio nel periodo in cui il magistrato era preposto ai predetti procedimenti e ne chiedeva, l'archiviazione che veniva sempre accolta dal GIP Padula;
il gruppo Parmalat anche in considerazione delle archiviazioni richieste dilatava la propria esposizione debitoria da 2,6 miliardi di euro del 95 a 9,8 miliardi nel 99 per raggiungere, nel settembre 2003, alla vigilia del crack, i 13,8 miliardi di euro;
l'ex GIP dottor Adriano Padula, in periodo coevo alle predette archiviazioni dei procedimenti del gruppo Parmalat, Tanzi, Gorreri, Cariparma, risultava fruitore di viaggi turistici organizzati dalla società turistica di Tanzi - Parmatours.p.a. - con trasferimenti da Parma all'aeroporto di Linate e viceversa con vettura Limousine con autista nonché di viaggi gratuiti al seguito del Parma Calcio A.C. dal quale riceveva anche due tessere VIP tribuna stadio Tardini di Parma;
il CSM a quanto risulta da un'intervista resa dal dottor Bruno allora presidente del tribunale avrebbe costretto il magistrato a separare il processo Parmalat in numerosi procedimenti affidati a giudici provenienti da sezioni civili anziché celebrarne uno solamente sotto la direzione del giudice esperto in reati finanziari, dottor Roberto Spanò, che a tal fine aveva richiesto il trasferimento a Parma da Brescia;
la procura della Repubblica di Parma, al momento del crack tentò di avocare a sé anche l'indagine sull'aggiotaggio di competenza del tribunale di Milano;
il processo instauratosi avanti alle autorità giudiziarie meneghine ha portato alla condanna di Calisto Tanzi a dieci anni, di Luciano Silingardi a tre anni e di Giovanni Bonici, difeso dall'avvocato Tuccari, a due anni e mezzo di carcere;

detta condanna è stata impugnata in Cassazione, mentre invece i numerosi processi instauratisi a Parma con giudici inesperti ed incompatibili tra di loro non hanno terminato l'iter del primo grado e quindi si concluderanno sicuramente con non luogo a procedere per prescrizione;
i magistrati beneficiari dei finanziamenti ai sensi della convenzione riservata L52023 hanno continuato ad occuparsi dei processi aventi parte la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza nonostante l'evidente conflitto di interessi, come ad esempio il giudice Renato Mari che ha emesso sentenza nel processo in cui era parte offesa la signora Olivieri Anna nel procedimento civile n. 948/06 ed i magistrati Padula e Brancaccio nel procedimento 13/94, i magistrati Padula, Brancaccio e Gigliotti nel procedimento penale n. 521/01;
il procedimento 13/04 si era instaurato a seguito di interrogazione dei senatori Sinisi e altri proprio sui bilanci della Parmalat e sui rapporti del gruppo con il sistema bancario parmense; affermazioni quelle degli interroganti confermate in pieno dalle indagini svolte dal pubblico ministero Brancaccio -:
se non intende assumere immediate iniziative ispettive per l'esercizio dei poteri di competenza.
(4-10717)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

D'IPPOLITO VITALE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il porto di Gioia Tauro, se adeguatamente potenziato come dice giustamente il nuovo piano nazionale della logistica, può costituire una risorsa per l'economia nazionale, oltre che regionale;
la regione Calabria è fortemente impegnata nel confronto con il Governo nazionale per avviare azioni concrete di utilizzo e valorizzazione dell'importante infrastruttura esistente;
il porto di Gioia Tauro, per assicurare un forte contributo al valore aggiunto logistico del nostro Paese, in coerenza con le sue potenzialità, non può - però - essere limitato esclusivamente al suo ruolo di transhipment, ma deve essere necessariamente collegato alla rete ferroviaria nazionale, da cui il nostro Paese si aspetta un consistente aumento del trasporto ferroviario merci;
con specifico riferimento all'economia calabrese ed alla necessità di favorire uno sviluppo intermodale dei territori, si sottolinea - altresì - la fondamentale importanza di un suo collegamento ferroviario con l'area industriale di Lamezia Terme, tenuto conto delle infrastrutture aeroportuali e stradali già esistenti, che possono utilmente incrementare le potenzialità complessive di interscambio nazionale, europeo ed internazionale del trasporto merci -:
quali iniziative siano in corso o si intendano attivare per realizzare gli obiettivi di cui in premessa.
(4-10713)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'iscrizione all'anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero (AIRE) è regolata dalla legge n. 470 del 27 ottobre 1988 («Anagrafe e censimento degli italiani all'estero») e dal relativo regolamento di esecuzione, decreto del Presidente della repubblica n. 323 del 6 settembre 1989;

l'AIRE contiene i dati dei cittadini che hanno dichiarato spontaneamente, ai sensi dell'articolo 6 della citata legge n. 470 del 1988, di voler risiedere all'estero per un periodo di tempo superiore ai dodici mesi o, per i quali, è stata accertata d'ufficio tale residenza;
l'iscrizione all'AIRE è di norma effettuata a seguito della dichiarazione, resa dall'interessato, all'Ufficio consolare di residenza, attraverso la compilazione di un apposito modello (Cons/01);
tale modello viene trasmesso dall'ufficio consolare al comune italiano di ultima residenza dell'interessato oppure, in caso di nascita e residenza continuativa all'estero del cittadino, al comune di ultima residenza della madre, del padre o dei suoi antenati;
il consolato generale di Melbourne ha trasmesso al comune di Bianchi (CS), da oltre due anni, il modello Cons/01 per la pratica di registrazione AIRE del signor Silvano Marasco, nato a Melbourne il 21 maggio 1957, residente in Australia, senza che da quella data si sia concluso l'iter amministrativo di iscrizione -:
se non si ritenga di verificare il livello di efficacia amministrativa dello stesso comune, le procedure di iscrizione AIRE, i tempi di completamento delle pratiche di iscrizione, la trasparenza degli atti amministrativi e quindi il pieno rispetto delle leggi sulla trasparenza amministrativa e sui rapporti tra cittadini e pubbliche amministrazioni;
se non si intenda adottare urgenti iniziative per garantire che l'iscrizione AIRE nei comuni italiani avvenga entro tempi ragionevoli, garantendo efficienza nello svolgimento delle attività, trasparenza nell'informazione ai cittadini, efficacia nel soddisfare i fabbisogni formativi interni, adeguati investimenti tecnologici e continuo monitoraggio delle procedure organizzative e dei tempi di completamento delle pratiche;
se sussistano fondate motivazioni per un tale ritardo nella registrazione AIRE del signor Silvano Marasco e dei suoi famigliari e se non si ritenga necessario intervenire presso il comune di Bianchi (CS) al fine di sollecitarne l'iscrizione AIRE.
(4-10707)

CESARE MARINI, LARATTA, OLIVERIO, VILLECCO CALIPARI, LO MORO, TIDEI, SERVODIO, CAPODICASA, BURTONE, CALVISI, FLUVI, PEDOTO, IANNUZZI, LA FORGIA, BOSSA, SCARPETTI, SCHIRRU, TEMPESTINI, PIZZETTI, BORDO, FOGLIARDI, AGOSTINI, MECACCI, D'INCECCO, NACCARATO, CODURELLI, CENNI, SANTAGATA, GIOVANELLI, MIOTTO, SARUBBI, TOUADI, MARIO PEPE (PD), COSCIA, MADIA, FERRANTI, TENAGLIA, LIVIA TURCO, ZUCCHI, FRONER, GIACOMELLI, COLOMBO, ANTONINO RUSSO, VICO, GIANNI FARINA, MARCHIGNOLI, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, BARBI, LULLI, TULLO, ZUNINO, SBROLLINI, RUGGHIA, FADDA, DE MICHELI, BELLANOVA, PICIERNO, MOTTA, RAMPI, STRIZZOLO, MARGIOTTA, ROSSA, PES, CIRIELLO, PICCOLO, ALBONETTI, GRAZIANO, BACHELET, NARDUCCI, NICOLAIS e VANNUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78 «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», convertito dalla legge n. 122 del 2010, stabilisce all'articolo 14, comma 2, che i trasferimenti erariali, comprensivi della compartecipazione Irpef, dovuti alle province dal Ministero dell'interno sono ridotti di 300 milioni per l'anno 2011 e di 500 milioni per l'anno 2012;
l'articolo 14, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, demanda alla Conferenza Stato-Città ed autonomie locali di fissare criteri e modalità di riparto secondo princìpi che tengano conto dell'adozione di misure idonee ad assicurare il rispetto del Patto di stabilità interno, della minore incidenza percentuale della spesa per il personale rispetto alla spesa corrente complessiva ed al conseguimento di adeguati indici di autonomia finanziaria;
l'articolo 14, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, prevede che, in caso di mancata deliberazione della Conferenza permanente entro i 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge 30 luglio 2010 n. 122 di conversione del suddetto decreto, il Ministero dell'interno entro i successivi 30 giorni emana il decreto di riparto di riduzione dei trasferimenti secondo un criterio proporzionale;
in virtù del citato decreto del 9 dicembre 2010, per l'anno 2011 viene determinata una riduzione di trasferimenti in modo proporzionale a ciascuna provincia, per un ammontare pari al 22,934 per cento, rispetto all'importo assunto

a base di riferimento per la riduzione, quest'ultimo costituito dal totale generale di trasferimenti erariali attribuiti in spettanza alla data del 16 novembre 2010, con la sola esclusione delle somme relative alla restituzione dell'addizionale energetica dell'anno 2004;
il criterio di riduzione proporzionale, pari a 22,934 per cento per ogni provincia, previsto dal citato decreto ministeriale, ha determinato un considerevole squilibrio oggettivo tra le medesime province, in quanto alcune concorrono al risanamento dei conti pubblici con un'incidenza media pro-capite di 3 euro, mentre altre concorrono con una incidenza di 18 euro pro-capite;
pertanto, il decreto ministeriale appare in contrasto con quanto previsto dal decreto-legge n. 78 del 2010, che ai fini delle decurtazioni fa riferimento esclusivamente ai trasferimenti erariali e alle compartecipazioni Irpef, mentre nel decreto sono stati inclusi anche i trasferimenti relativi alle funzioni trasferite con decreto legislativo n. 112 del 2008 (strade competenza ANAS e mercato del lavoro);
in particolare, dal quadro di riparto pubblicato dal Ministero dell'interno, si evince una sperequazione tra le province in quanto alcune concorrono alla riduzione dei trasferimenti con una percentuale altissima mentre altre in maniera minore;
sarebbe quindi auspicabile un criterio più oggettivo ed equo al fine di concorrere, da parte di tutti, al risanamento dei conti pubblici, ovvero, in modo lineare come da più parti segnalato, ovvero, sulla base della popolazione residente per come letteralmente previsto dalla legge (esclusivamente sui trasferimenti erariali comprensivi della compartecipazione Irpef) -:
quali iniziative urgenti intenda assumere per apportare i necessari e opportuni correttivi al criterio adottato con il decreto ministeriale del 9 dicembre 2010, al fine di pervenire ad un riparto più equo tra le province, che tenga conto esclusivamente dei trasferimenti erariali, compresa la compartecipazione Irpef, e non anche delle spettanze relative alle funzioni trasferite che, peraltro, non sono state adeguate al tasso di inflazione programmato, tenuto conto che le suddette decurtazioni comporterebbero un mancato espletamento delle stesse funzioni.
(4-10710)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
negli anni scorsi la pulizia delle scuole è stata effettuata da circa 400 lavoratori alle dipendenze della Catania Multiservizi, di proprietà del comune di Catania;
la ditta milanese Dussman Service, vincitrice dell'appalto per l'intero territorio regionale, dovrebbe assorbire, per poter svolgere l'attività, tutto il personale, negli anni scorsi impiegato;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato ai dirigenti scolastici una ridotta disponibilità di risorse per questo servizio rispetto agli anni precedenti, rendendo possibile l'assunzione della Dussman dei lavoratori solo per 12 ore settimanali, con conseguente riduzione degli stipendi che non dovrebbero superare i duecento, trecento euro mensili -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro, con la massima urgenza, per evitare l'esplosione di una nuova vertenza di lavoratori che verrebbero pesantemente colpiti dal punto di vista economico, in un'area già pesantemente gravata da problemi occupazionali;

se non ritenga che la vertenza dei lavoratori possa creare difficoltà nell'espletamento del servizio di pulizia delle scuole, con la conseguente nascita di problemi igienico-sanitari.
(3-01438)

PALOMBA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il piccolo C. Giuseppe, nato a Nuoro il 22 ottobre 2007, frequenta il primo anno della scuola dell'infanzia presso l'istituto comprensivo di Jerzu;
il 9 giugno 2010 al bambino è stato diagnosticato il diabete mellito di tipo 1;
a causa di tale patologia, Giuseppe necessita della somministrazione dell'insulina e dell'effettuazione, nel corso della giornata, di diversi controlli dei valori glicemici;
Giuseppe, per la sua tenera età, non è in grado di gestire in autonomia la patologia che lo affligge e, perciò, necessita di assistenza per l'effettuazione del controllo glicemico e per la somministrazione dell'insulina;
i genitori, per svolgere le rispettive attività lavorative (sottoufficiale dell'aeronautica militare il padre, insegnante di scuola primaria la madre), si recano ogni mattina rispettivamente a Perdasdefogu e Tertenia, per cui non si trovano a Jerzu durante l'orario scolastico del bambino;
nel mese di luglio 2010 hanno inoltrato richiesta scritta al direttore amministrativo dell'ASL n. 4 di Lanusei per avere indicazioni sul da farsi al fine di assicurare al bambino la possibilità di frequentare la scuola dell'infanzia con l'assistenza necessaria per i dovuti controlli glicemici. Tale richiesta è rimasta priva di riscontro;
nel medesimo mese di luglio hanno inoltrato la medesima richiesta alla responsabile dei servizi sociali del Comune di Jerzu, la quale, ha demandato la soluzione alla scuola;
si sono, pertanto, recati dal dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Jerzu, al quale hanno esposto il problema. Ma sono stati invitati a ripresentarsi a settembre al fine di poter affrontare la questione insieme a tutto il personale docente e non docente;
nel mese di settembre hanno rinnovato la suddetta richiesta al dirigente scolastico, il quale, però, ha declinato ogni responsabilità;
la responsabile dei servizi sociali, dal canto suo ha comunicato che la soluzione poteva eventualmente essere offerta dalle agevolazioni previste per il familiare di un disabile dalla legge n. 104 del 1992;
in vista della possibilità di usufruire delle agevolazioni della legge n. 104 del 1992, in data 21 ottobre 2010 Giuseppe è stato sottoposto a visita dinnanzi alla commissione medica incaricata dall'INPS. Ad oggi non si conosce l'esito della domanda;
il 15 settembre 2010 sono iniziate le lezioni della scuola dell'infanzia e la madre, al fine di consentire al bambino di frequentare la scuola, ha dovuto prendere 10 giorni di congedo dal proprio lavoro, atteso che non era stata garantita alcuna assistenza né dal dirigente scolastico né dai servizi sociali del comune;
nel mese di ottobre la sottoscritta ha chiesto la disponibilità ad effettuare i controlli glicemici ad una collaboratrice scolastica, la quale, dimostrando grande sensibilità e generosità, ha immediatamente acconsentito;
la suddetta collaboratrice ha, però, potuto farsi carico dell'incombente solo per una decina di giorni, in quanto il dirigente scolastico avrebbe inibito alla stessa e alla collega l'effettuazione dei controlli glicemici;
non essendogli assicurato il dovuto controllo dei valori glicemici, Giuseppe non ha potuto frequentare per alcuni

giorni la scuola, ed è stato costretto a seguire i sottoscritti genitori nelle rispettive sedi di lavoro;
la classe di Giuseppe è frequentata anche da un'altra bimba diabetica, S., alla quale i controlli glicemici vengono effettuati dalla madre, che si reca quotidianamente nei locali della scuola e agli orari prescritti;
nei primi giorni del mese di novembre, su richiesta della sottoscritta, la mamma di S. ha acconsentito, con grande disponibilità, ad effettuare i controlli anche a Giuseppe;
da allora, la possibilità per Giuseppe di frequentare la scuola è condizionata dalla contemporanea presenza alle lezioni della compagna diabetica;
a metà novembre la madre, ritenendo inaccettabile l'idea di non poter garantire al bambino una regolare frequenza alla scuola e la conseguente socializzazione e integrazione con i bimbi della sua stessa età, ha rinnovato la richiesta di assistenza alla responsabile dei servizi sociali, prospettando la possibilità di avvalersi, per esempio, di una dipendente della cooperativa sociale operante nel paese;
a seguito della risposta non soddisfacente la madre comunicava l'intenzione di adire le vie legali e dopo qualche ora la responsabile dei servizi sociali avrebbe contattato telefonicamente i genitori comunicando loro di aver probabilmente trovato la soluzione;
il giorno seguente, essi si sono recati per l'ennesima volta negli uffici della responsabile dei servizi sociali, la quale ha segnalato loro le raccomandazioni del 2005 del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministro della salute, contenenti «le linee guida per la definizione degli interventi finalizzati all'assistenza di studenti che necessitano di somministrazione di farmaci in orario scolastico», dicendo loro che avrebbe contattato il dirigente scolastico al fine di trovare una soluzione condivisa;
il giorno seguente, la predetta responsabile avrebbe comunicato che il dirigente scolastico avrebbe richiesto una richiesta formale da parte dei genitori;
con nota racc. a.r. in data 9 dicembre 2010, inviata al dirigente scolastico e, per conoscenza, alla responsabile dei servizi sociali, i genitori hanno rinnovato formalmente la richiesta di assistenza per Giuseppe, chiedendo, anche alla luce delle predette raccomandazioni, che il dirigente verificasse la disponibilità degli operatori scolastici in servizio presso l'istituto scolastico comprensivo di Jerzu, a garantire l'effettuazione dei controlli glicemici e l'eventuale somministrazione dell'insulina, e che, nell'ipotesi in cui non vi fosse alcuna disponibilità da parte del personale scolastico, il medesimo dirigente si attivasse, nell'ambito delle prerogative scaturenti dalla normativa vigente in tema di autonomia scolastica, al fine di individuare altri soggetti disposti ad effettuare le suddette operazioni;
con nota in data 15 dicembre 2010, asseritamente inviata per conoscenza anche ai servizi sociali del comune di Jerzu e al reparto di pediatria dell'ospedale di Lanusei, il dirigente scolastico ha comunicato che: «i collaboratori scolastici non hanno frequentato corsi di formazione che li abiliti a fare quanto richiesto; nell'edificio della scuola dell'infanzia non esistono spazi attrezzati, stante la ristrettezza degli stessi, dove poter svolgere in sicurezza sia i controlli glicemici che la somministrazione dell'insulina», demandando ai servizi sociali e al servizio di pediatria il compito di individuare una figura professionale per svolgere il servizio richiesto;
a fronte di tale ennesimo diniego di assistenza, la madre ha evidenziato al dirigente scolastico la disponibilità degli operatori sanitari del reparto di pediatria dell'ospedale di Lanusei, in cui è seguito il bambino, a recarsi presso la scuola per fornire al personale docente e non docente informazioni sulla malattia e le istruzioni necessarie per eseguire in sicurezza i predetti controlli glicemici;

anche tale proposta non è stata accolta dal dirigente;
la madre si è, pertanto, recata in comune per conoscere le determinazioni della responsabile dei servizi sociali, ma il contatto non ha prodotto alcun risultato -:
come i Ministri interrogati ritengano che, alla luce della legislazione e delle direttive vigenti, debba essere rispettato, ed a cura di chi, il contemporaneo diritto di Giuseppe all'istruzione ed alla salute, e se non ritengano di dover impartire le opportune disposizioni affinché quel diritto sia tutelato dalle istituzioni competenti, non essendo pensabile che l'esercizio di esso sia condizionato alla disponibilità della madre di S. ed alla presenza di quest'ultimo nella scuola frequentata da Giuseppe, tenuto anche conto del fatto che S. l'anno prossimo lascerà la scuola dell'infanzia per frequentare la scuola primaria, per cui il «problema» dell'assistenza si ripresenterebbe comunque all'inizio del nuovo anno scolastico.
(3-01442)

TESTO AGGIORNATO AL 9 FEBBRAIO 2011

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BORDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 6 dicembre 2010 la direzione della SITA S.p.A. di Foggia, azienda che effettua trasporto pubblico e privato, ha deciso e notificato il licenziamento di un proprio dipendente, Antonio Totta, distintosi per l'attività sindacale a difesa dei propri colleghi, asserendone l'inidoneità fisica;
lo stesso, il 24 settembre 2010, a seguito di visita medica di controllo presso l'unità sanitaria territoriale delle Ferrovie dello Stato di Bari, era stato dichiarato temporaneamente inidoneo, per il periodo di un mese, a svolgere la mansione di operatore di esercizio;
il 27 ottobre 2010, a seguito di ulteriori accertamenti sanitari, è stato sottoposto a visita di controllo dalla stessa unità sanitaria, riconosciuto idoneo alla propria mansione e reinserito nei turni per la guida degli autobus;
il 30 ottobre 2010, nell'esercizio delle sue funzioni di rappresentante sindacale, ha inviato alla Direzione aziendale una lettera di richiesta chiarimenti in merito al documento di valutazione dei rischi;
alle ore 13,20 dello stesso giorno, la SITA gli ha comunicato l'inidoneità fisica a svolgere le proprie mansioni, richiamandosi agli esiti della citata visita medica del 27 ottobre, e lo ha sostituito nei turni di lavoro;
il 2 novembre 2010 gli è stato notificato l'esonero dall'azienda a causa della mancata disponibilità di posti per mansione diversa;
a seguito del ricorso presentato dal dipendente, il 13 novembre 2010 gli è stata notificata comunicazione di accoglimento dell'aspettativa fino al giudizio di idoneità della mansione di operatore di esercizio ovvero alla deliberazione dell'esonero definitivo;
il 18 novembre 2010 lo stesso Antonio Totta ha formalmente avanzato una richiesta di valutazione dello «stress da lavoro correlato» per gli operatori di esercizio dell'impianto della SITA S.p.A. di Foggia;
il 23 novembre ha effettuato la visita medica presso la direzione sanitaria delle Ferrovie dello Stato ed il 6 dicembre 2010 stato licenziato dopo 26 anni di servizio e senza alcuna considerazione per la sua condizione familiare, essendo l'unico percettore di reddito -:
se e come il Governo intenda intervenire per accertare quanto riportato

in premessa e ripristinare, conseguentemente, la piena legalità e agibilità sindacale all'interno dell'impianto SITA di Foggia.
(5-04155)

GINEFRA e VICO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da una serie di articoli riportati a mezzo stampa, è stata recentemente data notizia che 45 dipendenti della «Servirail Italia» società che gestisce in appalto da Trenitalia il servizio accompagnamento notte sulle vetture con cuccette letto, starebbero per essere licenziati dall'azienda;
il personale dell'azienda è in stato di agitazione in quanto la «Servirail Italia» avrebbe deciso, nell'ambito della riorganizzazione del lavoro, la procedura di mobilità per i dipendenti;
a quanto si apprende la riorganizzazione dei servizi si sarebbe resa necessaria perché Trenitalia ha ridotto il numero dei treni di notte in circolazione con evidente riflesso economico sulla stessa «Servirail Italia»;
relativamente a tali decisioni, otto mesi fa l'azienda raggiunse un accordo con i sindacati per avviare il contratto di solidarietà con riduzione dell'orario di lavoro per i 304 lavoratori, da un minimo del 16 per cento (relativo alla sede di Bari) fino al 30 per cento (relativo alla sede di Torino);
alla sede di Bari è stata assegnata la percentuale minore di riduzione dell'orario di lavoro, poiché è riconosciuta come una delle sedi più produttive;
lo scorso mese di settembre la «Servirail Italia» ha preso atto della soppressione di 32 vetture da parte di Trenitalia e ha dato il via ad una procedura di mobilità per i 163 dipendenti, dei quali 45 sono in carico alla sede di Bari;
a quanto si apprende attualmente, pare che sia la sede di Bari quanto quella di Messina dovrebbero essere soppresse: la motivazione di tale scelta riguarderebbe il fatto che non si tratterebbe di due sedi di testa o di arrivo;
la sede di Bari, in precedenza, è sempre risultata quella con meno esuberi - ovvero 11 lavoratori - rispetto alle altre presenti sul territorio nazionale;
tale scelta, quindi, appare incomprensibile per una sede che ha sempre funzionato e che è stata riconosciuta in più occasioni una delle più funzionali della «Servirail Italia» -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno convocare con urgenza un tavolo fra le parti-coinvolte nella vicenda al fine di dare immediato avvio ad un confronto che possa portare ad una soluzione condivisa a tutela della stabilità occupazionale dei lavoratori della «Servirail Italia» della sede di Bari.
(5-04160)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la pubblicazione della relativa graduatoria, il 27 ottobre 2010, si è concluso il concorso a 30 posti C3 profilo informatico presso l'Inps: i vincitori e gli idonei di tale concorso si sono riuniti nel Comitato COFII. In questa veste si sono rivolti alle organizzazioni sindacali ed ai parlamentari al fine di rendere nota la loro situazione;
secondo quanto risulta all'interrogante risulterebbero state autorizzate, per il 2010, le assunzioni di soltanto i primi 10 dei 30 vincitori. Sollecitato telefonicamente, l'Inps avrebbe risposto ai giovani vincitori di concorso che i restanti 20 dovrebbero aspettare il conferimento delle autorizzazioni per il 2011;
la situazione venutasi a creare è tale per cui sorge una evidente disparità tra due sottoinsiemi dei 30 legittimi vincitori, che a questo punto verranno ammessi in

servizio in due distinti scaglioni, pur avendo maturato il medesimo diritto all'assunzione;
i vincitori posizionati dall'11o al 30o posto si vedranno penalizzati rispetto ai primi 10, specialmente per quel che riguarda la maturazione dell'anzianità di servizio;
diventa, però, più problematica la situazione se si rivolge uno sguardo anche agli idonei che stante l'attuale e certificata carenza di organico dell'Istituto ne rende incerto il futuro percorso professionale -:
se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali intenda far sì che l'istituto possa assumere tutti i vincitori senza ulteriore indugio e quali siano i propri propositi nei confronti degli idonei;
se i Ministri interrogati abbiano intenzione di promuovere la stipula di accordi o convenzioni con altri enti per l'assunzione degli idonei della graduatoria C3 informatici, simili a quello stipulato con l'Agenzia del territorio per l'assunzione degli idonei della graduatoria C1, ispettori di vigilanza sempre dell'Inps;
quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-10708)

D'INCECCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel 1983 il management di Fater, azienda italiana leader di mercato nel settore dei pannolini per bambini e assorbenti per igiene intima femminile, decide di investire nella ricerca e crea la Faricerca Spa;
nel 1985 tutto il personale di ricerca viene ricollocato nel nuovo centro appena costruito a Sambuceto (Pescara). Il centro vive una crescita molto rapida dall'immediato sia grazie ad un programma di assunzione che ha permesso di selezionare i migliori talenti che il mercato offriva e sia per la dinamicità del settore. I programmi di ricerca definiti hanno permesso alla società Fater di consolidare ulteriormente la posizione di leadership sul mercato nazionale e addirittura espandersi anche oltre frontiera entrando nel mercato inglese e iberico (Spagna e Portogallo);
un fattore determinante per la crescita dell'organizzazione di ricerca è stato anche l'opportunità di accedere a programmi di finanziamento governativi;
nel 1992 il gruppo Fater, Fameccanica e Faricerca stipulano una joint venture paritaria con Procter & Gamble e nel 1995 la Faricerca viene completamente acquisita da P&G e diventa a tutti gli effetti un Centro R&D integrato nell'organizzazione globale;
in base alle competenze molto specifiche che vengono riconosciute anche dai leader di P&G, il centro di Sambuceto si focalizza sullo sviluppo di tecnologie per il segmento dei prodotti per igiene intima femminile. Le responsabilità del centro rivestono un ruolo globale e conseguentemente le tecnologie sviluppate sono applicate in tutti i mercati mondiali;
nel centro attualmente lavorano circa 140 persone, tutte ad altissima professionalità; tra questi circa il 10 per cento copre un ruolo dirigenziale, circa l'85 per cento quello di ricercatori specializzati ed il restante 5 per cento tra ruoli amministrativi, logistica e servizi generali; il personale ha una esperienza lavorativa media di 15-20 anni, sviluppatosi in un ambiente molto competitivo, e con una classe dirigente dove quasi il 100 per cento ha prestato lavoro in altri centri mondiali;
nonostante le dimensioni contenute per un centro di ricerca in accordo ai criteri P&G, le competenze sono molto estese in quanto coprono diversi settori ed hanno permesso di avere un ruolo di leadership per lo sviluppo di tecnologie rivelatesi critiche per lo sviluppo del mercato disposable per igiene intima femminile.

Questo ruolo di leadership è stato anche confermato recentemente dallo Chef Technology Officer a mezzo di comunicazione a tutto il personale del centro;
il centro si è avvalso anche dell'opportunità di ampliare i programmi di ricerca attraverso l'accesso ai piani di finanziamento da parte della Comunità europea. Al momento c'è un programma attivo dove oltre alla P&G sono coinvolti Accademia e Piccola/Media Industria per sviluppare tecnologie biomarine per riapplicazione in vari settori. Negli ultimi 3 mesi sono state inoltrate domande per programmi di finanziamento per altri 2 progetti il cui esito verrà comunicato in autunno 2011;
ad aprile 2010 il centro è stato insignito del prestigioso «Premio dell'Innovazione» dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente della Confindustria Emma Marcegaglia;
il 19 gennaio 2011, nonostante tutto quanto esposto, l'azienda ha improvvisamente comunicato la decisione di chiudere il centro tecnico di Sambuceto; le attività verranno interrotte al più tardi a giugno 2012. Il lavoro attualmente svolto nel centro verrà trasferito nelle altre sedi mondiali e precisamente tra Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Singapore;
secondo l'azienda, la chiusura non è relativa a problemi di performance ma piuttosto al fatto che il centro di Sambuceto non rientra nella visione sviluppata per l'organizzazione R&D del futuro. In pratica si vuole riorganizzare la ricerca in maniera da diventare più competitivi, mediante la creazione di mega hub, dove sviluppare molte più sinergie e offrire un ambiente di lavoro molto più dinamico anche dal punto di vista di crescita professionale;
a tutti i dipendenti è stata data la possibilità di continuare il loro lavoro nella nuova sede, all'estero; chi sarà impossibilitato a spostarsi perderà il posto di lavoro;
tale decisione ha un impatto drammatico sia per i lavoratori che per le loro famiglie dal momento che solo pochi ricercatori avranno la possibilità materiale di accettare la proposta di ricollocazione all'estero mentre, data la specificità del lavoro svolto, le possibilità di ricollocazione sul territorio sono praticamente inesistenti;
si apre anche un problema per tutto l'indotto collegato con il lavoro del centro tecnico. Si può stimare che circa ulteriori 500 persone saranno impattate negativamente da tale decisione;
aspetto molto negativo, inoltre, è che con la chiusura del centro, il territorio perderà un know-how unico e molto consolidato, confermando come l'Italia non riesca assolutamente a proteggere il settore della ricerca, settore presupposto a ridefinire il rilancio economico del Paese -:
se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e come intendano attivarsi, nell'ambito delle loro rispettive competenze, per evitare che un centro di ricerca di eccellenza come quello di Sambuceto, che dà lustro al nostro Paese, che crea lavoro e sviluppo, venga chiuso improvvisamente, impoverendo un territorio, determinando una situazione di crisi occupazionale per centinaia di persone.
(4-10716)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo gli ultimi dati forniti dall'Ismea, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, sull'indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione agricoli,

negli ultimi dieci anni i costi produttivi a carico degli agricoltori sono aumentati più del doppio dei prezzi praticati sui campi;
tra il 2000 e il 2010 infatti, le spese per i fattori produttivi hanno registrato un tasso di crescita annuo del 3,7 per cento mentre i prezzi dei prodotti agricoli sono aumentati mediamente dell'1,5 per cento;
a giudizio della Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori, i suesposti dati, testimoniano che le imprese continuano a fare i conti con gli oneri di produzione in costante ascesa, mentre i prezzi all'origine restano non remunerativi;
quanto predetto determina, a giudizio dell'interrogante, una situazione dai pesanti riflessi sul reddito degli agricoltori, che appaiono ormai in caduta verticale;
nel 2009 infatti il reddito ha segnato un calo del 21 per cento, mentre nel 2010 è «risalito» a - 7 per cento;
il 2010 ha chiuso complessivamente con un incremento dello 0,5 per cento dei costi degli agricoltori mentre i mangimi ed energia, secondo i dati diffusi dalla stessa Ismea, rappresentano le voci che hanno fatto segnare le maggiori tensioni nell'anno appena concluso;
l'analisi del medesimo istituto, prosegue più specificatamente, analizzando il rialzo del 5,4 per cento avuto per i composti destinati all'alimentazione animale, rispetto al 2009, mentre i prodotti energetici hanno registrato un rincaro del 2,7 per cento, con punte di +4,7 per cento per i carburanti; anche i salari, secondo l'Ismea, hanno subito una crescita pari all'1,5 per cento, mentre per gli animali da allevamento +1,1 per cento;
l'indice dei costi dei fattori produttivi ha fatto registrare, soltanto nel mese del dicembre scorso, un rialzo dello 0,7 per cento sul mese precedente e del 4,3 per cento a livello tendenziale;
tale crescita, a giudizio dell'interrogante, risulta imputabile al costo del carburante, in particolare in un periodo in cui, pioggia e gelo hanno costretto molti produttori a ricorrere ancora più spesso al riscaldamento delle strutture serricole, determinando un incremento dei consumi di energia, con relativo aggravio nella gestione aziendale;
risulta pertanto importante prevedere per il comparto agricolo, adeguate misure volte ad agevolare il carico dei costi che come precedentemente esposto, appare evidentemente sempre più oneroso -:
quali iniziative nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di garantire per il settore agricolo, ulteriori misure volte a sostenere il comparto, interrompendo la crescente emorragia dell'aumento dei costi agricoli che, come esposto in premessa, determinano una caduta dei redditi così netta;
se non ritengano opportuno, valutare l'opportunità di prevedere un'iniziativa normativa ad hoc, al fine di introdurre il cosiddetto «bonus-gasolio» per gli agricoltori, i quali nonostante i positivi interventi introdotti dal Governo a sostegno del settore primario quale quello agricolo, versano in una fase di difficoltà economica innegabile..
(5-04157)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Brunetta si è impegnato affinché la normativa vigente per il pubblico impiego venisse conformata allo spirito della sua riforma; il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ceni), comparto ministeri, regolamentava le progressioni di carriere e i relativi sviluppi economici

disciplinando in modo chiaro i criteri di selezione, i quali potevano solo eventualmente essere integrati con gli accordi in sede di contratto collettivo nazionale integrativo (Ceni), sulla base dell'esperienza professionale maturata e dei titoli coerenti con la posizione da ricoprire (articolo 12, comma 2, e 17, comma 3);
suddetto contratto recita che i passaggi alle fasce retributive successive a quella iniziale avvengono sulla base di criteri di meritocrazia (articolo 18, comma 6), escludendo l'utilizzo di titoli legati a percorsi formativi interni laddove essi non fossero garantiti a tutto il personale interessato; il Ceni relativo al personale non dirigenziale del Ministero della giustizia, in particolare quello per il personale dell'amministrazione penitenziaria, ha modificato in modo significativo quei criteri attribuendo punteggi per esperienza professionale (e non per titoli culturali) a percorsi formativi interni, peraltro non garantiti a tutti gli interessati; attribuendo punteggi per «iscrizioni all'albo», per la progressione di profili professionali che non richiedono alcun albo professionale (come, per esempio, per la professionalità informatica); eliminando ogni riferimento all'anzianità del ruolo ricoperto dal personale: il solo buon senso è sufficiente per capire che è significativa, ai fini della valutazione dell'esperienza professionale, non la mera anzianità di servizio complessiva in un ente, bensì l'anzianità nel ruolo specifico, quello appunto per il quale si chiede la progressione economica;
questi passaggi economici stanno avvenendo, per l'ennesima volta, senza un reale aggiornamento delle piante organiche dell'amministrazione penitenziaria, che stabilisca il fabbisogno di risorse umane, in quantità qualità, per ogni singolo ufficio, per cui non sempre c'è corrispondenza tra fascia economica e responsabilità effettiva esercitata nel posto di lavoro;
l'utilizzo del Fondo unico di amministrazione non è stato suddiviso equamente e proporzionalmente su tutti i profili professionali;
i provvedimenti della direzione generale che ne sono derivati danno l'impressione di voler avvantaggiare coloro che in passato hanno beneficiato di riqualificazioni interne, basate sul vecchio concetto per il quale nella pubblica amministrazione si assicura carriera sulla base della mera anzianità, piuttosto che, come tutti vorremmo, sulla base della professionalità e del merito, ma soprattutto in base alle reali necessità delle amministrazioni;
ad avviso dell'interrogante, occorre evitare che si crei un contenzioso legale (costoso per tutte le parti coinvolte) derivante da ricorsi amministrativi di dipendenti che potrebbero ritenersi danneggiati -:
quali iniziative intendano assumere, nell'ambito delle rispettive competenze, per vigilare sull'operato dell'alta dirigenza nell'amministrazione penitenziaria, affinché gli sviluppi economici siano realizzati salvaguardando il pieno rispetto della coerenza e dello spirito della riforma della pubblica amministrazione;
se intendano provvedere, nell'ambito delle rispettive competenze, affinché vengano ritirati i provvedimenti citati in premessa, in quanto non coerenti né con la riforma né con il Contratto collettivo nazionale del lavoro attualmente in vigore.
(4-10714)

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RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:

BOFFA. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 244 del 24 dicembre del 2007, all'articolo 2, ha attribuito alle regioni a statuto ordinario l'obiettivo di finanza pubblica di riduzione delle spese

delle comunità montane attraverso l'adozione di proprie leggi di riordino delle stesse;
con la legge regionale n. 12 del 30 settembre 2008, in ottemperanza della legge 244 del 2007, la regione Campania ha approvato il nuovo ordinamento e disciplina delle comunità montane, con l'individuazione dei nuovi ambiti territoriali;
la legge regionale n. 12, in particolare, ha previsto che le comunità montane debbano procedere alla rideterminazione delle dotazioni organiche in funzione delle loro effettive necessità;
ai sensi dell'articolo 33 del decreto legge n. 165 del 2001, mediante applicazione dei criteri di cui all'articolo 5, comma 1, della legge n. 223 del 23 luglio 1991, sono state collocate in mobilità diciassette dipendenti della comunità montana del Fortore;
i diciassette dipendenti messi in mobilità erano stati assunti con la legge n. 285 del 1977 e n. 730 del 1986 «leggi speciali con fondi consolidati dal Ministero dell'interno»;
anche in virtù dei tagli operati dallo Stato negli anni 2007/8/9 che hanno causato una situazione di forte crisi finanziaria per le comunità montane, le diciassette persone messe in mobilità, e alle quali si fa riferimento nel testo dell'interrogazione, non percepiscono l'indennità dovuta da oltre sette mesi;
in una situazione complessiva di difficoltà finanziarie che investe l'intero comparto delle comunità montane in tutta Italia, l'atto con cui la comunità montana del Fortore ha proceduto alla messa in mobilità dei diciassette dipendenti rappresenta un caso isolato;
la Corte Costituzionale con la sentenza n. 326 del 2010, depositata il 17 novembre 2010, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 187, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2010), nella parte in cui: a) nel primo periodo, nel richiamare l'articolo 34 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 (Riordino della finanza degli enti territoriali, a norma dell'articolo 4 della legge 23 ottobre 1992, n. 421), sopprime il concorso dello Stato al finanziamento delle comunità montane con il fondo nazionale ordinario per gli investimenti, b) nel medesimo primo periodo, contiene l'inciso «e dalle altre disposizioni di legge relative alle comunità montane», c) nel secondo periodo, prevede la devoluzione ai comuni, già facenti parte delle comunità montane, del trenta per cento delle risorse provenienti dal fondo ordinario nazionale per gli investimenti, d) nel secondo periodo, contiene l'inciso «e alle citate disposizioni di legge relative alle comunità montane»;
la comunità del Fortore opera in un contesto socio-economico già difficile, da anni è in atto un processo forte di desertificazione sociale ed inoltre, in virtù anche della diminuzione del livello essenziale dei servizi (trasporti, sanità, istruzione), la sopravvivenza dei centri abitati è sempre più a rischio;
risultano comprensibili le ragioni alla base di misure volte a porre fine a sprechi e disservizi, ma queste vanno adottate nella consapevolezza che esiste un livello qualitativo dei servizi in favore della collettività che va salvaguardato e migliorato, in particolare in quelle aree già fortemente penalizzate e ad alto rischio di desertificazione sociale;
con il mancato trasferimento di risorse, inoltre, si riducono notevolmente le attività e i progetti di difesa del suolo e del territorio che vedono anche l'impegno di tanti lavoratori idraulico-forestali che svolgono una funzione essenziale nella salvaguardia del nostro territorio;
a ciò si aggiunge l'incertezza determinata dalla regione Campania che, tagliando risorse in tutti i settori, non garantisce l'impegno finanziario su comparti significativi come la difesa del suolo, le

iniziative idraulico-forestali e la bonifica montana, producendo un doppio danno perché si colpiscono sia i lavoratori che l'ambiente, con il conseguente verificarsi di frane e altri avvenimento dannosi e pericolosi per i cittadini, le nostre comunità, il nostro territorio -:
quali provvedimenti, i Ministri interrogati, intendano adottare per uniformare la disciplina inerente le comunità montane a quanto previsto dalla sentenza della Corte costituzionale del 17 novembre 2010 ripristinando i capitoli di spesa che le riguardano, al fine di consentire alle stesse una seria e concreta attività di programmazione che possa evitare quanto verificatosi presso la comunità del Fortore con la messa in mobilità dei diciassette lavoratori.
(4-10715)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:

VICO, LULLI e FEDERICO TESTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli alti prezzi del gas sostenuti dalle famiglie e dalle imprese italiane, danneggiano particolarmente queste ultime nella competizione internazionale;
i prezzi del gas possono essere ridotti solo attraverso un mercato del gas realmente concorrenziale, sono pertanto necessarie misure strutturali, tra le quali un ruolo di primaria importanza assume la separazione proprietaria delle attività di stoccaggio, di trasporto e di dispacciamento, come dimostra l'esperienza nel settore dell'energia elettrica con la separazione dell'operatore di rete dall'incumbent:
la separazione della rete di trasporto e delle connesse attività di dispacciamento, è infatti un elemento imprescindibile per poter realizzare una borsa del gas, il cui avvio è stato peraltro previsto dall'articolo 30 della legge 99 del 2009, che sia reale e non solo virtuale;
in particolare la predetta separazione deve prevedere la presenza di diversi soggetti operanti sul lato dell'offerta del gas, posti in concorrenza tra loro anche sul prezzo, come avviene nell'ambito della borsa elettrica;
sono altresì necessarie, nell'ambito del servizio di dispacciamento, negoziazioni con esito assicurato da un soggetto che sia terzo ed indipendente da tutti gli operatori presenti sia «a monte» - soggetti che offrono gas - sia «a valle» - soggetti che acquistano il gas;
grazie alla creazione di Terna e di un gestore di mercato indipendente si è assistito ad una vera e propria rivoluzione quanto a sviluppo della concorrenza ed investimenti effettuati;
gli operatori, infatti, certi che la loro produzione sarebbe stata regolarmente dispacciata e remunerata secondo criteri di merito economico, in dieci anni hanno effettuato investimenti per 15 miliardi di euro, realizzando così anche uno straordinario incremento dell'efficienza media, passata dal 40 per cento di dieci anni fa a più del 50 per cento attuale;
tale valore è, ad oggi, il più elevato al mondo e ha consentito, oltre ad un drastico contenimento delle emissioni di anidride carbonica, anche di compensare gli effetti negativi determinati dai continui rialzi dei prezzi dei combustibili - in particolare del petrolio - sul prezzo del chilowattora finale, pagato da famiglie e dalle imprese italiane;
notevoli sono state anche le ricadute sul piano industriale, occupazionale e di crescita del PIL nazionale e ricadute di portata analoga è lecito attendersi dalla separazione proprietaria dello stoccaggio, della rete di trasporto del gas e delle connesse attività di dispacciamento;
la società proprietaria e gestrice della rete di trasporto, infatti, venuto meno il

legame con l'operatore dominante potrebbe dedicarsi ad investire non tanto e non solo nella rete di trasporto nazionale, quanto nello sviluppo dei gasdotti e delle interconnessioni internazionali, che rappresentano il cuore delle carenze del sistema gas del nostro Paese;
gli investimenti dovrebbero essere diretti ai rigassificatori, ai nuovi metanodotti di importazione e agli stoccaggi, le cui prospettive appaiono incerte e la cui effettiva realizzazione apporterebbe, invece, enormi benefici in termini di sicurezza e competitività del sistema;
tali misure consentirebbero di ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese dai tradizionali partner commerciali, favorendo anche la concorrenza tra gli stessi Paesi produttori di idrocarburi, in un nuovo quadro di concorrenza internazionale in cui l'offerta è abbondante;
un rinnovato intervento sulle infrastrutture energetiche più importanti per il Paese può dare luogo a un riallineamento dei prezzi del gas in Italia con quelli medi europei, con un risparmio annuo a regime stimabile in circa 4 miliardi di euro;
lo sviluppo di una reale concorrenza nel settore, con conseguente riduzione del prezzo finale del gas, è impossibile anche perché queste attività essenziali (trasporto, stoccaggio e dispacciamento) sono svolte da società di diretta espressione dell'operatore dominante ENI, che controlla di fatto la quasi totalità delle infrastrutture di importazione di gas nel Paese ed è dunque sempre in grado di influenzare il prezzo;
gli operatori diversi da ENI sono costretti, per realizzare il proprio business, a servirsi di una rete posta nelle mani del loro principale rivale commerciale, non potendo dunque contare su un gestore indipendente ed equidistante da tutti gli interessi economici e commerciali coinvolti;
ciò costituisce anche, per tutti i possibili investitori, un pesante disincentivo alla realizzazione delle infrastrutture di cui invece il sistema-Paese ha assoluto bisogno;
il gestore di rete, divenuta indipendente, sarebbe un interlocutore affidabile e credibile a livello europeo consentendo al Paese di assumere un ruolo di leadership nello sviluppo delle infrastrutture anche a livello internazionale;
l'esigenza di separare proprietariamente le attività di trasporto e dispacciamento dall'operatore dominante ENI è peraltro oggi rafforzata da quanto disposto dalla direttiva 2009/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 luglio 2009, direttiva quadro recante la nuova disciplina comunitaria in tema di mercato interno del gas naturale, cui gli Stati membri hanno l'obbligo di conformarsi entro il 3 marzo 2011;
tale direttiva individua nella separazione proprietaria, la soluzione migliore per garantire la terzietà delle reti, l'equidistanza e la neutralità dei gestori dei sistemi di trasporto da tutti gli operatori presenti nelle fasi a monte ed a valle della filiera, al fine di assicurare la parità delle armi tra gli operatori e la creazione di un mercato europeo del gas aperto e competitivo, che apporti efficienza e benefici per il sistema;
la separazione deve avvenire nel quadro di un rafforzamento del controllo pubblico sulla rete attraverso, per esempio, la cessione a Cassa depositi e prestiti, prevedendo anche apposite clausole di neutralità rispetto al restante capitale, da cui dovrebbero essere esclusi operatori di rete di altri Paesi, specie se a loro volta non societariamente separati;
deve essere, infine, considerato l'effetto positivo che la misura di separazione proprietaria avrebbe sulla stessa ENI, che vedrebbe liberate ingenti risorse finanziarie che il Gruppo potrebbe utilizzare per potenziare le attività di core business e

segnatamente quelle di ricerca e sviluppo, oggi tanto necessarie a livello internazionale -:
quali indirizzi, quali orientamenti e decisioni intenda assumere, riguardo alla separazione proprietaria delle attività di stoccaggio, di trasporto e di dispacciamento del gas, anche in attuazione della direttiva 2009/73/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 luglio 2009.
(3-01440)

RAO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 31 gennaio 2011, per più di un'ora, si è verificato un black out dei canali RAI in diverse regioni, tra cui il Lazio compresa la città di Roma;
secondo le spiegazioni fomite dalla RAI si sarebbe trattato di «un'avaria alla rete di distribuzione elettrica in uno degli impianti dell'azienda a Roma»;
per alcune ore della stessa giornata si sono verificate difficoltà di connessione per i siti della RAI;
l'USIGRAI ha chiesto un incontro urgente con l'azienda, definendo «semplicistica e gravemente minimizzante la spiegazione ufficiale della RAI»;
su tutti i social network, a cominciare da Facebook e Twitter è immediatamente dilagata la protesta;
è assai grave che nel 2011 un simile guasto, per di più limitato a un impianto della città di Roma, possa causare un disservizio di questa portata -:
quali siano state le effettive dimensioni dell'avaria;
quali indagini per quanto di competenza siano state avviate per comprendere le reali dimensioni e le cause del fenomeno;
quali misure si intendano mettere in atto per evitare il ripetersi in futuro di simili disservizi;
quali siano i rischi concreti di oscuramento del segnale RAI in tutta l'Italia in caso si verifichino problemi tecnici agli impianti di Roma;
se non ritenga che si debbano prevedere ulteriori e più efficaci strumenti di contrasto ad eventuali situazioni di emergenza, che potrebbero interrompere un servizio pubblico di fondamentale importanza.
(3-01441)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BARANI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore dell'RC auto è stato interessato negli ultimi anni da un ventaglio di interventi di carattere normativo e regolamentare, nonché da iniziative volte sia ad accrescere la mobilità dei consumatori, sia a contenere il costo del sistema nel suo complesso;
nel settore assicurativo le problematiche che determinano gli incrementi tariffari derivano da fattori strutturali e comuni all'intero territorio nazionale, quali l'elevata frequenza dei sinistri che è pari all'8,6 per cento, il doppio rispetto alla Francia e superiore del 40 per cento a quella della Germania (in provincia di Napoli raggiunge un valore del 15,4 per cento), la piaga delle frodi, l'anomala incidenza dei danni alla persona ed altri;
i fenomeni patologici dovuti alle criticità di sistema sono oramai concentrati non più esclusivamente nel Mezzogiorno, ma si stanno diffondendo pesantemente su tutto il territorio nazionale;
l'industria assicurativa dichiara che per i problemi segnalati occorrono soluzioni nell'interesse generale, ma continua a scaricare sulla collettività il costo delle proprie inefficienze;
l'industria assicurativa poi, nelle aree meridionali del Paese, sta procedendo al ridimensionamento della presenza delle reti produttive e delle proprie strutture

liquidative sul territorio, perdendo il controllo delle informazioni sulla clientela e sui danneggiati;
le inefficienze organizzative delle imprese non consentono di accertare nell'imminenza dei fatti la dinamica dei sinistri ed i relativi danni riportati, agevolano il diffondersi dei fenomeni fraudolenti, allungano i tempi di liquidazione dei sinistri, innalzano il relativo costo medio e inducono ad affrontare il contenzioso spesso solo per l'inerzia iniziale delle imprese;
non si riscontrano per alcune imprese le opportune strategie di investimento in risorse umane e nuove tecnologie per accelerare il risarcimento dei sinistri con offerte congrue e in tempi rapidi, evitando contenziosi inutili e contrastando i fenomeni fraudolenti delle organizzazioni che sistematicamente operano a danno delle imprese;
le imprese vivono certamente un momento di difficoltà ma la loro reazione non può limitarsi all'aumento dei prezzi in modo smisurato, ribaltando sulla collettività e principalmente su determinate, circoscritte categorie di assicurati, ad esempio i giovani meridionali, costi impropri ed inefficienze;
il fenomeno delle compagnie false o talloncini falsi sta generando un aumento al ricorso del fondo di garanzia delle vittime della strada che nel giro di pochi anni ha visto aumentare il ricorso a tale fondo passando da 11 mila e 500 persone con incidente a 24 mila;
a giudizio dell'interrogante la rilevanza sociale dell'assicurazione RC auto impone una forte cooperazione fra tutte le parti in causa ed in particolare tra le imprese assicuratrici e la politica -:
con riferimento a quanto esposto, quali siano le iniziative che il Governo intenda assumere con estrema urgenza al fine di evitare da parte delle imprese interessate comportamenti lesivi dei princìpi della concorrenza e della trasparenza dei mercati, che nel nostro Paese hanno determinato ingiustificati aumenti dei costi delle assicurazioni rispetto alla media europea e tempi e modalità di risarcimento del danno insostenibili per i cittadini.
(5-04159)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Mastromauro e altri n. 2-00904, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rubinato.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Galati n. 4-08631, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Bertolini n. 4-08654, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Graziano n. 5-03419, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta De Camillis n. 4-08683, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta orale Golfo n. 3-01242, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Toccafondi n. 4-08691, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Stracquadanio n. 4-08695, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Scandroglio e altri n. 4-08698, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08699, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08700, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta D'Ippolito Vitale n. 4-08706, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Dima e altri n. 4-08712, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Pugliese n. 4-08713, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-08714, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bertolini n. 5-03443, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Simeoni n. 5-03446, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Angela Napoli n. 4-08727, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08729, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08730, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08731, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08753, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08754, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08755, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08756, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08757, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08758, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08759, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08760, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08761, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08762, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08764, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08767, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08768, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08785, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Scelli n. 4-08792, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Bertolini n. 4-08793, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Barbieri n. 4-08803, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08817, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08826, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Maggioni e altri n. 4-10682, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Maggioni e altri n. 4-10685, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Torazzi e altri n. 4-10686, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli e altri n. 4-10688, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Torazzi e altri n. 4-10690, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli e altri n. 4-10693, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta immediata in Commissione Tassone n. 5-04150 del 2 febbraio 2011.

...

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 31 gennaio 2011, n. 426, alla pagina 19084, seconda colonna, si intende soppressa la quarantunesima riga, inoltre si intendono soppresse alla pagina LXXXI, seconda colonna, le righe dalla sesta alla quarantasettesima e le pagine LXXXII, LXXXIII, LXXXIV e LXXXV, prima colonna, fino alla riga trentaseiesima.