XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 13 gennaio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra sorge in un territorio compreso tra le province di Cagliari e Ogliastra, nella parte sud-orientale della Sardegna e svolge le sue attività in due diverse aree: un «poligono a terra», con sede a Perdasdefogu, dove si trova il comando, e un «poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo;
il «poligono a terra» occupa una superficie di circa 12.000 ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, dai confini sud orientali dell'abitato di Perdasdefogu arriva sin quasi ai margini della Baia di Capo San Lorenzo, distante in linea d'aria circa 20 chilometri. Il «poligono a mare», invece, occupa una superficie di circa 2000 ettari e si estende per quasi 5 chilometri lungo il tratto sud orientale della costa sarda, compreso fra Capo Bellavista, a nord, e Capo San Lorenzo, a sud;
nel Poligono si svolgono attività per la predisposizione operativa, tecnica e logistica e per la sperimentazione e la messa a punto di velivoli, missili, razzi e radiobersagli. Il Poligono è l'unico del genere in Italia e provvede, oltre alla sperimentazione di missili e razzi, all'addestramento del personale delle Forze armate ed alle esigenze di molti enti scientifici nazionali e stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche, fra cui il Centro italiano ricerche aerospaziali dell'università di Roma e l'Agenzia spaziale europea;
l'estensione del poligono lo rende oggettivamente limitrofo a zone abitate. Inoltre, l'insieme delle attività svolte ha un forte impatto ambientale sul territorio, che, proprio per questo, necessita di periodiche attività di bonifica;
secondo notizie riportate da organi della stampa sarda nei primi giorni del 2011, un rapporto dei veterinari delle asl di Lanusei e Cagliari, realizzato su incarico del Comitato di indirizzo territoriale ed elaborato sulla base dei dati parziali fin qui raccolti, registrerebbe un'incidenza di patologie tumorali fra gli allevatori della zona, in misura pari al 65 per cento;
inoltre indagini condotte sul bestiame attorno al poligono militare del Salto di Quirra, da Perdasdefogu a Capo San Lorenzo, in Sardegna, avrebbe rilevato la presenza di agnelli affetti da deformazioni congenite genetiche in tutti gli ovili della zona;
non è la prima volta che il poligono e le attività svolte in esso sono fonte di preoccupazione per le popolazioni fino al punto che si è arrivati a parlare di una vera e propria «sindrome di Quirra»;
la «Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale militare italiano impiegato nelle missioni internazionali di pace, sulle condizioni della conservazione e sull'eventuale utilizzo di uranio impoverito nelle esercitazioni militari sul territorio nazionale», che ha svolto i lavori nel corso della XIV legislatura, ha preso atto:
del ritrovamento, all'interno di numerosi campioni istologici di persone ammalate di tumori che vivono nelle adiacenze di poligono, della presenza di corpi estranei, anche di dimensioni nanometriche, di composizione chimica non rilevabile in natura e con caratteristiche morfologiche - in particolare la forma tondeggiante - che fanno ritenere che si tratti del prodotto di combustioni di origine antropica, ad altissime temperature;
dei risultati di un sopralluogo condotto all'interno del poligono di Salto di Quirra, che ha riscontrato la presenza, nelle vasche destinate al raffreddamento dei vapori di scarico dei motori del missile Ariane oggetto di prove tecniche, di composti di piombo, bismuto e antimonio

analoghi a quelli rinvenuti nei campioni istologici di alcuni dei pazienti ammalati di tumore,


impegna il Governo:


a completare al più presto l'attività di monitoraggio ambientale avviata nel 2008, con particolare riferimento ai lotti 1, 3 e 5 di detta indagine, affidandone la supervisione all'Istituto superiore di sanità, al fine di fornire in tempi ragionevoli una risposta completa e affidabile in ordine ai rischi di carattere sanitario, epidemiologico ed ambientale presenti nell'area di Quirra;
a disporre, in base ad un principio di ragionevole precauzione, la sospensione delle attività missilistiche a terra e in mare nonché di qualunque altra attività, addestrativa, operativa o sperimentale che comporti l'uso di esplosivi o il rilascio di sostanze inquinanti;
ad assicurare, un costante monitoraggio delle condizioni ambientali dell'area, rendendo possibile l'accesso ai relativi dati alle amministrazioni locali e alle associazioni interessate al fine di garantire che il prosieguo delle attività del poligono avvenga in totale sicurezza.
(1-00522)
«Soro, Rugghia, Garofani, Calvisi, Melis, Pes, Schirru, Bressa, Pierdomenico Martino, Losacco, Giacomelli».

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
l'articolo 15 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010 prevede l'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas Spa;
il comma 4, dell'articolo 1, del decreto-legge n. 125 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 163 del 2010 specifica che Anas «entro il 30 aprile 2011» debba provvedere alla realizzazione di impianti e sistemi occorrenti per il «pedaggiamento» di segmenti di infrastrutture viarie interconnesse con le autostrade;
fra i tratti gestiti dall'Anas e per cui è prevista l'introduzione del pedaggio è presente la Firenze-Siena e la Bettolle-Perugia: infrastrutture viarie che incidono in maniera rilevante sul diritto alla mobilità della popolazione e sulla promozione del tessuto sociale, economico e produttivo della Toscana e della provincia di Siena. La Firenze-Siena, in particolare, assume infatti un ruolo strategico di primo piano in quanto collega direttamente Siena con il capoluogo di regione e conseguentemente con il sistema autostradale del nord Italia;
in questo contesto va sottolineato come l'introduzione del pedaggio risulti però inaccettabile sia rispetto alle caratteristiche tecniche del tracciato (carreggiata di 13 metri che non rispetta lo standard europeo, mancanza di corsia di emergenza e limite massimo di velocità di 90 chilometri orari per la tortuosità dell'attuale percorso), sia in ordine alla situazione disastrosa del manto stradale dissestato e pericoloso, sia a causa della mancanza di una rete di infrastrutture accessorie capace oggi di elevare la fruibilità del tratto in oggetto (a riguardo basta ricordare come lo svincolo di Colle Nord per collegare con efficacia la Firenze-Siena al comune di Colle di Val d'Elsa, uno dei maggiori centri sociali, economici e produttivi del territorio, è ancora oggi in fase di completamento dopo decenni di attesa);
la situazione disastrosa sopracitata che caratterizza lunghi tratti della carreggiata è stata evidenziata anche ultimamente da due gravi episodi:
in primo luogo da venerdì 17 a lunedì 20 dicembre 2010 la Firenze-Siena ha registrato, a causa della eccezionale ondata di maltempo che ha interessato soprattutto il centro Italia, code di decine di

chilometri, rallentamenti alla viabilità ed addirittura la chiusura dell'intero tratto. Al di là delle dirette responsabilità degli organi competenti alla gestione della viabilità è indubbio come tali disagi siano stati aggravati dalla inadeguatezza strutturale in cui versa il percorso;
in secondo luogo, in data 25 dicembre 2010, una improvvisa frana di terra e pietre ha invaso la Firenze-Siena, in prossimità dell'uscita per San Casciano Val di Pesa, causando la chiusura immediata di entrambe le carreggiate e lo spostamento del traffico in una tortuosa viabilità alternativa. Si tratta di un ulteriore evento, che solo per una fortuita coincidenza non ha provocato conseguenze gravi per gli automobilisti, che testimonia ancora una volta come tale tratto non possa essere, con le attuali problematiche e caratteristiche morfologiche e strutturali, considerato come «autostrada»;
risulta quindi evidente come sia indispensabile, prima di prendere in considerazione l'introduzione del pedaggio, procedere alla messa in sicurezza e all'ammodernamento della Firenze-Siena. Nella XV legislatura il Governo ha accolto un ordine del giorno (alla Camera dei deputati, n. 9/03256/116 del 15 dicembre 2007) alla legge numero 244 del 2007 per l'adeguamento di tutto il tracciato. La regione Toscana ha fatto così accantonare 80 milioni di euro con i quali sarebbe stato possibile programmare interventi di ammodernamento e messa in sicurezza esclusivamente per il tratto Siena-Poggibonsi. Successivamente però, il Governo venendo meno agli impegni presi, ha distolto 60 milioni di euro da tali risorse, inizialmente stanziate per la Firenze-Siena, destinandole alla realizzazione dello Stretto di Messina. I finanziamenti rimasti ammontano quindi a 20 milioni di euro, necessari soltanto per gli interventi nel primo lotto (Siena-Badesse) per il quale è previsto l'espletamento della gara di appalto entro l'anno in corso;
occorrono comunque altri 200 milioni di euro per il rimanente tratto Poggibonsi-Firenze. In numerose occasioni l'attuale Governo si è impegnato a reperire tali risorse rimanenti anche se ad oggi non è stato stanziato alcun finanziamento aggiuntivo;
in questo contesto va poi segnalato che l'amministrazione comunale di Poggibonsi ha fatto ricorso contro il provvedimento disposto da Anas Spa che ha recentemente classificato la Firenze-Siena come autostrada. Rispetto a tale decisione va infatti evidenziato che l'attuale normativa (articolo 2 del codice della strada - decreto legislativo n. 285 del 1992 e successive modificazioni) non preveda la definizione di «raccordo autostradale» ma di «autostrada» (lettera «A») e successivamente di «strada extraurbana principale» (lettera «B»). Le peculiarità previste per le «autostrade» (secondo il citato provvedimento: articolo 2, comma 3, lettera a) del codice della strada) non sono oggettivamente presenti sul tratto Firenze-Siena che conseguentemente può essere catalogato esclusivamente come «Strada urbana principale»;
conseguentemente va ricordato che il tratto in oggetto, seppur definito inizialmente con il decreto ministeriale 1o aprile 1968 numero 1404 «raccordo autostradale RA3» è stato poi, con il decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 461, identificato non come autostrada ma tra la rete stradale a viabilità ordinaria di interesse nazionale (anche se l'Anas non ha mai provveduto formalmente ad aggiornare tale classificazione);
a supporto di tale tesi va poi rimarcato che ad oggi non esiste ancora un archivio nazionale delle strade poiché il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha ancora provveduto alla classificazione delle strade statali prevista dal codice della strada;
oltre ad essere quindi non giustificabile dal punto di vista «normativo» e «strutturale», l'introduzione del pedaggio produrrebbe inoltre conseguentemente notevoli ricadute negative per la popolazione residente e per l'intero sistema economico

locale: nel sistema viario territoriale, non esistono strade funzionali alternative. Il pedaggio (che rappresenta di fatto una ulteriore e pesante tassa per famiglie ed imprese) penalizza migliaia di cittadini che ogni giorno usufruiscono di tale tratto stradale per motivi di lavoro o di studio, le attività ed i distretti produttivi della zona ed il comparto del turismo, senza peraltro assicurare che i proventi della nuova imposta vadano a finanziare effettivamente gli interventi di Anas in Toscana;
va infatti evidenziato come il budget assegnato dal Governo ad Anas per la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le strade toscane sia stato ridotto di un terzo rispetto all'anno precedente (passando da 47 a 16 milioni di euro) e i milioni di euro incassati da Anas nei 34 giorni in cui è stato in vigore il pedaggio forfettario sulla Firenze-Siena (introdotto dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 e sospeso dall'ordinanza n. 3545/2010 del Tar del Lazio) non siano stati ad oggi impiegati per la manutenzione di tale tratta;
in data 29 luglio 2010 il Governo ha accolto un ordine del giorno (atto n. 9/03638/166) alla legge n. 122 del 2010 che lo impegnava tra l'altro a «valutare l'opportunità di introdurre ulteriori iniziative normative volte a rivedere il sistema tariffario autostradale in modo da ridurre il costo dei pedaggi e da razionalizzarne le entrate»; «a prevedere l'esclusione dal pedaggio, sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas Spa per i cittadini residenti nei comuni in cui insistono le rispettive autostrade e i raccordi autostradali»; «a prevedere che l'Anas spa debba destinare le maggiori entrate, provenienti dai singoli pedaggi introdotti per la fruizione delle autostrade e dei raccordi autostradali, ai rispettivi compartimenti regionali per consentire la corretta manutenzione ordinaria e straordinaria dei relativi tratti stradali»;
in data 30 settembre 2010 il Governo ha inoltre accolto un ordine del giorno alla legge n. 163 del 2010 (atto n. 9/03725/041) che lo impegna, tra l'altro, «a prevedere l'esclusione dal pedaggio» sul raccordo autostradale Firenze-Siena «per i cittadini residenti e per le imprese presenti sul territorio» ed «a prevedere che l'Anas Spa debba destinare le maggiori entrate sino ad oggi realizzate e che verranno realizzate», provenienti dal pedaggio sul raccordo autostradale Firenze-Siena, al «compartimento regionale Anas della Toscana per consentire la corretta manutenzione ordinaria e straordinaria» del tratto stradale in oggetto;
occorre infine segnalare che dallo scorso mese di luglio il presidente della provincia di Siena, il presidente della provincia di Firenze e l'assessore della regione Toscana alle infrastrutture per la mobilità, logistica, viabilità e trasporti, hanno richiesto al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senza ottenere ad oggi alcun riscontro, la convocazione di un tavolo istituzionale sulla situazione della Firenze-Siena,


impegna il Governo:


ad assumere le necessarie urgenti iniziative per ripristinare, in tempi brevi, l'entità del primo stanziamento di 80 milioni di euro previsti per gli interventi di ammodernamento e messa in sicurezza del tratto Siena-Poggibonsi della Firenze-Siena;
ad assumere le iniziative necessarie a stanziare, con una tempistica certa e celere, le risorse rimanenti necessarie per l'adeguamento, la messa in sicurezza e l'ammodernamento di tutto il tracciato della Firenze-Siena;
ad inserire quanto prima questa infrastruttura tra le priorità ricomprese nell'accordo Stato/regioni per l'invio al Cipe al fine di deliberare il relativo e necessario finanziamento;
a ripristinare, quanto prima, l'originaria classificazione della Firenze-Siena che secondo i parametri strutturali della

legislazione vigente è qualificabile soltanto come «strada extraurbana principale»;
a sospendere l'introduzione di ogni forma di pedaggio sull'intero tratto Firenze-Siena e Bettolle-Perugia fino alla conclusione dei lavori di adeguamento, messa in sicurezza e ammodernamento del tracciato, fino al momento, quindi, in cui tale tratto avrà i parametri strutturali riconosciuti dalla normativa nazionale ed europea per essere classificato come «autostrada»;
a prevedere comunque l'esclusione di ogni forma di pedaggio sulla Firenze-Siena per i cittadini residenti e per le imprese presenti sul territorio ed a stanziare le risorse provenienti dal pedaggio (ivi comprese quelle già incassate nel periodo transitorio citato in premessa) per la manutenzione ordinaria e straordinaria del relativo tratto;
a convocare il tavolo istituzionale, citato in premessa, richiesto da molti mesi sulla situazione della Firenze-Siena dal presidente della provincia di Siena, dal presidente della provincia di Firenze e dall'assessore della ragione Toscana alle infrastrutture per la mobilità, logistica, viabilità e trasporti.
(7-00465)
«Mariani, Ceccuzzi, Cenni, Sani».

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nell'ultimo atto ispettivo n. 2-00625, presentato il 23 febbraio 2010, l'interpellante aveva denunziato il preoccupante momento di crisi occupazionale registrabile nel Porto di Gioia Tauro, giacché la MCT fin da allora aveva chiesto l'applicazione degli ammortizzatori sociali per 400 lavoratori ed aveva, altresì, previsto il licenziamento per il personale con contatto a termine;
già allora, ad avviso dell'interpellante, la MCT si era avvalsa dell'alibi della crisi internazionale delle movimentazioni per fare altre scelte e posizionare altrove l'attività di transhipment;
nei giorni scorsi il gruppo terminalistico Contship Italia ha diffuso una nota (Informare 10 -11 gennaio 2011) in merito al fermo temporaneo dell'attività al container terminal di Gioia Tauro gestito dalla propria filiale MCT, che è avvenuto a cavallo della giornata di domenica 9 gennaio 2011;
nella nota Contschip Italia evidenzia l'eccezionalità della mancanza di attività al terminal puntualizzando che «la mancanza di lavoro per 30 ore ha colpito i media come una novità», novità che ad avviso di Contship «dovrebbe rimanere tale nell'interesse delle oltre tremila famiglie di lavoratori impegnati nella più grande attività industriale calabrese, perché sono più urgenti e necessarie che mai le azioni richieste al Governo nazionale ed a quelli regionali per consolidare ed avviare un'attività ad alta intensità di investimenti e di occupazione messa in discussione dalla agguerrita concorrenza dei Porti del Nord Africa»;
nella stessa nota la Contship invita Governo e sindacati a fare squadra per superare il momento critico affiancando l'azienda che «crede fortemente negli investimenti realizzati in Italia» ed affermando che «Contship Italia e MCT hanno sempre contato su se stessi riorganizzando, investendo, rinunciando al proprio profitto, promuovendo commercialmente le attività di Gioia Tauro e proponendo la collaborazione alle Istituzioni regionali per

integrare la propria attività con altre che possano creare impresa, ricchezza e lavoro» -:
dal 1994 ad oggi quante risorse statali abbia assorbito la Contship attraverso MCT di Gioia Tauro fra contratto d'Area, cassa integrazione straordinaria ed ordinaria e finanziamenti all'attività utili per l'acquisto di mezzi mobili, peraltro a Gioia obsoleti per quanto riguarda la metà delle gru e tutto il parco di strader-carrier;
a quanto ammonti la perdita per il demanio che a partire dal 1995 ha concesso alla MCT 1 milione e mezzo di metri quadrati per circa 1 miliardo di vecchie lire all'anno, prezzo politico e assolutamente fuori mercato per il terminal che per la sua posizione strategica, e fino a quando la Contship non ha acquisito il terminal di Cagliari e il secondo terminal di Tangeri, ha bruciato tutte le tappe nel qualificarsi primo porto del Mediterraneo;
se risponda verità che l'arresto totale del traffico, avendo la MTC ridotto il terminal calabrese a monocliente, dipenda da problematiche in corso per l'acquisizione fra Contship e MSC di quote societarie e in che termini l'Autorità portuale, rappresentante dello Stato nel porto sia al corrente di queste trattative;
se non si ritengano necessario ed urgente prevedere in una prossima iniziativa normativa un limite di cessione delle quote societarie di un terminalista che alimenta il proprio capitale dalle concessioni ottenute nelle aree depresse a prezzo politico e non in linea con il mercato;
a quanto ammonti il beneficio costituito nel 2010 per MCT, già beneficiata da 3 mesi di cassa integrazione e dalla continuità di traffico, e per MSC monocliente del terminal, dalla riduzione delle tasse di ancoraggio operata dall'Autorità portuale.
(2-00925) «Angela Napoli».

Interrogazione a risposta orale:

TASSONE, VOLONTÈ, NUNZIO FRANCESCO TESTA, DE POLI e PEZZOTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sembra ormai dimenticata dagli organi di stampa e dall'opinione pubblica la tragedia consumata i primi giorni del nuovo anno a Bologna, dove David, un neonato di venti giorni è morto molto probabilmente anche per il freddo, comunque per le sue condizioni di vita difficili, portato dalla madre e dal padre in giro per il centro di Bologna a zero gradi;
dopo la notizia riportata dai quotidiani all'indomani del verificarsi della tragedia è già piombato il silenzio. L'episodio, indegno di un Paese civile, è emblematico di un fenomeno diffuso ma sul quale non si è presa evidentemente sufficiente coscienza;
il nostro Paese si sta abituando da tempo ai drammi, alle tragedie, che avvengono all'interno delle famiglie. Si prova dolore, se di dolore si può parlare, il tempo necessario della notizia riportata ed emulata in modo ripetitivo dai mass media e poi con puntualità, ma soprattutto senza aver preso alcun provvedimento in merito, si dimentica la vicenda;
a nulla valgono i giochi di responsabilità tra istituzioni, servizi sociali e quant'altro, quando si parla della vita dei più deboli ed indifesi: i bambini, verso i quali la «naturale» solidarietà dovrebbe essere costantemente esercitata e non solo dichiarata -:
quali urgenti iniziative intendano adottare per contrastare la povertà infantile e soprattutto la povertà all'interno della famiglia e impedire il verificarsi di simili vicende drammatiche che portano solo al collasso di una solidarietà dichiarata ma non messa in pratica.
(3-01398)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella risposta resa dal Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Sonia Viale all'atto di sindacato ispettivo n. 5-03620 viene precisato che relativamente ai beni di cui all'atto in questione l'Agenzia del demanio ha fatto presente di non avere alcuna competenza gestoria e che, pertanto, per tali beni, eventuali specifiche attività di ricognizione, finalizzate all'attuazione del cosiddetto «federalismo demaniale», saranno svolte da altre amministrazioni dello Stato -:
quali siano le amministrazioni dello Stato competenti con riguardo alle attività e ai beni di cui al citato atto.
(5-04046)

BOFFA e DE GIROLAMO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
a causa delle gravi avversità metereologiche, verificatesi a partire dal mese di novembre, si sono determinati gravi danni in tutto il territorio di Arpaise (Benevento);
in particolare, nella nottata tra il 9 e il 10 del mese di novembre 2010 si sono verificati movimenti franosi che hanno interessato:
la piazza SS. Cosma e Damiano, ubicata alla frazione Terranova, con crollo di muro di cinta e parte della detta piazza adiacente a civili abitazioni e alla cappellina di Santa Maria del Rosario;
la frazione Pasquarielli e, precisamente, la via Papa interessata da un cedimento franoso a ridosso di civili abitazioni con allagamento delle stesse ed emissione da parte del sindaco di ordinanza di sgombero n. 15/2010;
la via Della Madonnina interessata anch'essa da un smottamento di terreno, sottoposto alla suddetta strada, con un fronte a valle di lunghezza pari a 20-25 metri circa, che si trova a monte di civili abitazioni;
il susseguirsi delle incessanti precipitazioni piovose verificatesi nei giorni seguenti hanno portato, poi, in data 4 dicembre alle ore 2:30 circa, nella contrada Covini, al cedimento della strada provinciale n. 1 «Ciardelli-Benevento»;
il cedimento verificatosi il 4 dicembre ha determinato l'ordinanza di sgombero di due abitazioni e di una struttura extralberghiera, interessate dall'accadimento franoso;
nel corso della nottata del 4 dicembre l'evento franoso assumeva un carattere sempre più preoccupante, con l'allargamento del fronte-frana che raggiungeva le dimensioni di circa 150-200 metri sul fronte strada;
con nota n. 3541 dello stesso giorno il comune di Arpaise allertava le autorità competenti circa la gravità dell'evento calamitoso; in seguito a tale segnalazione, interveniva il genio civile di Benevento, in rappresentanza della protezione civile regionale e del suo centro operativo, e, successivamente, i tecnici della provincia di Benevento che procedevano all'ordine di chiusura del tratto della strada provinciale Ciardelli interessato dall'evento;
successivamente, a seguito dell'evoluzione del fenomeno calamitoso, la zona interessata dal predetto movimento si andava allargando tanto da indurre, anche se in via cautelativa, ad emettere un'ulteriore ordinanza di sgombero per i fabbricati posti a valle della detta frana, ubicata ridosso della strada comunale «Terranova» o via «Correra»;
con l'intervento dell'assessorato regionale ai lavori pubblici, il comune di Arpaise ha potuto disporre di uno stanziamento di 40.000,00 euro onnicomprensivi che, sulla base del verbale di somma urgenza redatto dal settore provinciale del genio civile di Benevento e dall'ufficio tecnico comunale, permetteva di intraprendere

una azione più incisiva sul lavoro già avviato, prontamente, con propri fondi;
i lavori intrapresi e quelli indicati anche nel verbale di cui sopra, consistevano nel limitare l'estendersi del movimento franoso e nell'esecuzione di opere di drenaggio e regimentazione delle acque superficiali provenienti dal corpo di frana;
in data 6 dicembre 2010, alle ore 15,30, presso la provincia, si è tenuto un tavolo istituzionale e tecnico con il comune di Arpaise, la rappresentanza della regione Campania, la protezione civile regionale, l'autorità di bacino Liri-Garigliano, l'assessorato ai lavori pubblici provincia di Benevento, il settore provinciale del genio civile di Benevento e la prefettura di Benevento;
in detta riunione si è non solo confermata la validità dei lavori di somma urgenza intrapresi dalla ditta affidataria, ma si è anche deciso di ampliare detti interventi;
si è, pertanto, deciso di monitorare costantemente il movimento franoso con strumentazioni tecnologiche specifiche (impianto GPS differenziale) e di procedere ad interventi mediante drenaggi sub-orizzontali al fine di espellere le masse d'acqua dal corpo frana onde evitare ulteriori appesantimenti e scivolamenti a valle dello stesso;
l'operatività all'interno del corpo di frana, che è tutt'ora in movimento, è monitorata congiuntamente dalla protezione civile regionale - gruppo ARCADIS, dalla provincia di Benevento sotto la guida del professor Simonelli, dall'ufficio tecnico comunale e dall'ingegner Penna - responsabile gruppo CIMA, che effettua una raccolta dati del fenomeno;
ribadendo che l'evento calamitoso è ancora in itinere, sembra comunque opportuno effettuare una seppur sommaria valutazione dei danni che si sono verificati alla data odierna, e che riguardano in particolare:
la distruzione della sede stradale (S.P. Ciardelli);
la totale inagibilità e perdita del fabbricato per civile abitazione (con relativi arredi), direttamente interessato dal movimento franoso;
i danneggiamenti di una struttura extra-alberghiera con le relative aree di pertinenza;
i danneggiamenti alle abitazioni civili, ad oggi, lambite dal detto movimento;
i danneggiamenti di infrastrutture a rete (fognatura, acquedotto, linea telefonica, linea elettrica);
i crolli di manufatti agricoli;
il dissesto di una zona di terreno;
il comune di Arpaise ha proceduto con delibera di consiglio comunale n. 32 del 14 dicembre 2010 alla richiesta del riconoscimento di stato di calamità naturale sia per gli interventi urgenti messi in campo, sia per l'attivazione del monitoraggio da parte della protezione civile regionale che da parte della provincia con due gruppi tecnico-scientifici: ARCADIS e CIMA, il tutto metteva in condizioni di avere diritto ad un rapido riconoscimento, come avvenuto per altri luoghi d'Italia e della stessa regione Campania, dello «stato di calamità naturale» per il comune di Arpaise;
per il comune di Arpaise, tra i più piccoli della regione Campania, con un economia limitata, perdere contemporaneamente l'arteria provinciale più importante di raccordo con ben 8 comuni vicini, oltre che collegamento tra la provincia di Benevento e provincia di Avellino, significa un totale isolamento, la perdita delle poche attività economiche e un danno inestimabile sul piano sociale;
la strada provinciale Benevento-Ciardelli è l'unica che dà possibilità di mobilità ai lavoratori, agli studenti universitari sia verso l'università del Sannio che verso quella salernitana;

l'accadimento franoso, in un'area da turismo rurale, ha fatto saltare un'attività di ricezione alberghiera, la vita di un intero nucleo abitato estromettendo dal loro vissuto cittadini che, per storia personale hanno un rapporto più stretto tra la casa e la loro vita, perché la stessa è stata costruita in anni ed anni di sacrifici, il danno diventa ancor più pesante;
occorre dare una risposta positiva a questa piccola comunità del Sannio così profondamente ferita e metterla in condizione, con i dovuti aiuti, di riprendersi, di ridarsi quello slancio che anche un piccolo comune, impegnato ad ottimizzare le risorse pubbliche ottenute, ha diritto ad avere -:
se non ritenga il Governo opportuno dichiarare tempestivamente lo stato di calamità per il comune di Arpaise, rispondendo alle legittime aspettative della piccola comunità del beneventano così fortemente colpita e penalizzata dagli eventi franosi cominciati a verificarsi già la notte del 4 dicembre 2010.
(5-04050)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI, RIGONI e BARANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
straordinari eventi meteorologici hanno interessato tutto il territorio provinciale di Massa-Carrara nei giorni 31 ottobre e 1o novembre 2010 e successivamente nei giorni 23 e 24;
si è trattato, in entrambi i casi, di eventi assolutamente non prevedibili con punte di pioggia cumulata, per il primo evento, di oltre 279 millimetri nell'arco di sole 48 ore con una concentrazione in alcune ore e zone di quel territorio particolarmente significativa (ad esempio nell'area del Candia si sono registrate precipitazioni anche di 46 millimetri in una sola ora); nell'arco di un intero anno standard, le precipitazioni raggiungono, a malapena, i 1.300 millimetri;
sulla base di tali dati e se si considera che il valore medio delle precipitazioni, è pari a circa 220 millimetri di pioggia in 48 ore, si ottiene che in quei due giorni è piovuto sul territorio provinciale qualcosa come 32 volte la media giornaliera standard e, quindi, come se in anno cadessero non 1.300 millimetri citati come media, ma ben 41.600 millimetri;
anche il secondo evento, quello del 23 e 24 dicembre 2010, non è stato da meno, laddove solo ad Aulla si sono registrati in sole 6 ore ben 132 millimetri di pioggia, che si è ben presto tramutata in un'emergenza idrogeologica e alluvionale, con frane, smottamenti, strade chiuse, crolli, palazzi interi pericolanti, case distrutte, centinaia di persone evacuate, intere frazioni isolate e, purtroppo anche la scomparsa di tre cittadini massesi;
si tratta di una straordinarietà che, purtroppo, nel corso di questi ultimi anni, sta divenendo quasi «ordinarietà» e che costringerà, gioco forza, istituzioni, enti, imprese, società civile, semplici cittadini, a ripensare e rivedere il modello di sviluppo che, dovrà, necessariamente, risultare più attento alle esigenze del territorio anche decisamente «conformato» all'evidente cambiamento climatico in atto;
dopo le prime fasi dell'emergenza, in cui tutto il sistema di protezione civile ha più che egregiamente fronteggiato l'incalzare dei tragici eventi assieme alle forze dello Stato, di concerto con il pronto intervento della regione Toscana e delle squadre di volontariato regionale e provinciale, occorre adesso mettere mano alle operazioni di messa in sicurezza del territorio e al ripristino dei danni che si sono generati;
si tratta, è evidente, di un'opera rilevante che, da prime valutazioni, prevede uno sforzo di carattere finanziario di circa 70-80 milioni di euro e che le finanze della provincia e dei comuni non possono assolutamente sostenere, né con supposte «entrate libere» (che non esistono in nessun bilancio) né con eventuale ricorso a un indebitamento, non assolutamente «gestibile»

nel corso degli anni se contestualmente insiste l'obbligo di fare riferimento ai vincoli di spesa che sono imposti dal «patto di stabilità»;
per queste ragioni dunque, e data la competenza per straordinarietà degli eventi, rimane in piedi solo la possibilità di un intervento statale che riconosca la calamità naturale, anche per gli eventi del 23 e 24 dicembre 2010 e che stanzi le dovute risorse per far fronte alle emergenze, consentendo così di procedere alle messe in sicurezza, alle riparazioni, e al risarcimento dei danni -:
come mai non siano state assunte iniziative volte a prevedere uno stanziamento per le gravi problematiche che si sono evidenziate nella provincia di Massa Carrara come per tutte le altre emergenze che hanno riguardato diverse province e comuni italiani;
se non ritenga di assumere iniziative per definire stanziamenti ad hoc come richiesto dalle amministrazioni locali particolarmente colpite al Nord come al Sud nel corso del 2010.
(4-10364)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'alluvione che ha colpito la provincia di Salerno tra l'8 e il 10 novembre 2010 ha provocato esondazioni dei corsi d'acqua, allagamenti e interruzioni della viabilità, danni alle abitazioni e alle infrastrutture, con enormi disagi per la popolazione coinvolta;
secondo le stime ufficiali, a seguito delle esondazioni dei fiumi, migliaia di ettari di coltivazioni sono andati completamente distrutti e centinaia di allevamenti danneggiati, con gravissime conseguenze per l'economia locale;
a causa del danneggiamento dell'acquedotto del Basso Sele, 14 comuni, per un totale di circa 500 mila abitanti, sono rimasti senz'acqua per oltre un mese, con incalcolabili spese per il reperimento delle risorse idriche necessarie al fabbisogno quotidiano e con grave pregiudizio per le attività produttive rallentate o sospese;
dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, avvenuta il 18 novembre del 2010, il Consiglio dei ministri ha nominato, con ordinanza del 24 novembre 2010, un commissario delegato per l'adozione di tutte le necessarie iniziative volte a «ripristinare la funzionalità della condotta idrica del Basso Sele»; altresì, il Consiglio dei ministri ha disposto lo stanziamento di cinque milioni di euro a carico del fondo della Protezione civile e ha autorizzato il commissario delegato ad utilizzare ulteriori ed eventuali risorse finanziarie, rese disponibili sul bilancio regionale;
nello stesso periodo anche il Veneto veniva gravemente colpito da eccezionali eventi alluvionali; con ordinanza del 13 novembre 2010, il Consiglio dei ministri delegava il presidente della regione Veneto all'adozione di tutte le iniziative necessarie per far fronte alla calamità; in particolare, la delega prevedeva la messa in sicurezza delle aree colpite, l'accertamento dei danni e la quantificazione del fabbisogno per la concessione di contributi alla popolazione e alle imprese danneggiate, la temporanea sospensione del pagamento delle rate dei mutui, degli adempimenti tributari e la possibile sospensione di contributi previdenziali e di premi assicurativi; il Consiglio dei ministri a tal fine stanziava 300 milioni di euro a carico del fondo della Protezione civile -:
di quali elementi disponga il Governo in merito alle attività di accertamento e quantificazione complessiva dei danni e delle risorse finanziarie necessarie al superamento della calamità;
quali urgenti iniziative e in quali tempi il Governo intenda intraprendere al fine di sostenere ed assistere la popolazione della provincia di Salerno così duramente colpita dall'alluvione, con particolare riferimento, oltreché ai più generali interventi di riparazione e ricostruzione

delle infrastrutture e degli edifici danneggiati, all'agevolazione e alla promozione concreta di una rapida ripresa delle attività produttive.
(4-10369)

BOSSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a Torre del Greco, provincia di Napoli, quarta città della Campania, nell'ambito dell'asl Napoli 3, opera l'ospedale «Agostino Maresca», che per oltre quarant'anni ha servito tutta la fascia costiera dell'area vesuviana, che va da S. Giorgio a Cremano a S. Sebastiano al Vesuvio, a Portici, a Ercolano con un bacino di utenza di circa 300.000 cittadini;
la regione Campania, nel 2010, per far fronte al disavanzo accumulato negli anni dal settore sanitario, ha deciso di intervenire su tale struttura declassificandola da ospedale di II livello emergenza-urgenza a semplice ospedale di lungodegenza e riabilitazione;
i criteri di valutazione adottati per il piano di rientro e le modalità di attuazione del piano sanitario regionale destano, a parere dell'interrogante, non poche perplessità. In particolar modo, non sono condivisibili i calcoli inerenti alla valutazione delle schede di dimissioni ospedaliere (sdo); dette schede, assai complesse nella loro formulazione e compilazione, hanno portato ad una errata determinazione dei costi relativi ai raggruppamenti omogenei di diagnosi (drg), portando al paradossale risultato di considerare presidi ospedalieri come quello dell'area boschese (relativo ad un bacino di utenza di circa 100.000 cittadini) come più produttivo del presidio Maresca (relativo ad un bacino di utenza di circa 300.000 cittadini);
la scelta conseguente è stata la non condivisibile decisione di utilizzare il presidio ospedaliero «S. Anna» di Boscotrecase come contenitore principale, ossia come ospedale di II livello emergenza-urgenza, declassando il «Maresca» a contenitore secondario, ossia come ospedale di lungodegenza e riabilitazione;
nel nosocomio boschese confluiranno tutti i reparti dell'ospedale torrese, che pur essendo più grande in termini di metratura e cubatura nonché in termini di posti letto (che al momento potrebbero arrivare a circa 200 unità) diventerà il contenitore più piccolo;
c'è da aggiungere, a tal proposito, che attualmente il S. Anna ha un numero di posti letto di 74 unità rispetto ai 150 previsti dal piano e per far fronte a tali evidenti deficienze viene lasciato temporaneamente attivo al «Maresca» un determinato numero di unità-posti letto, come se i due ospedali in questione, che per la verità distano tra di loro un bel po' di chilometri, fossero un unico edificio diviso in 2 scale;
più conveniente in termini logistico-territoriali nonché economicamente meno dispendioso sarebbe stato stabilire il contrario: cioè far rimanere al presidio ospedaliero di Torre del Greco il II livello di emergenza-urgenza e prevedere la lungodegenza e la riabilitazione al presidio ospedaliero di Boscotrecase, dal momento che quest'ultimo si presenta assolutamente inidoneo e inappropriato per il II livello di emergenza-urgenza, poiché addirittura non completato, visto che un'intera ala di tale struttura è totalmente priva di finestre, con pericolose commistioni tra reparti, con evidenti inadeguatezze di ambulatori e spazi;
il piano, nel momento in cui declassa il presidio Maresca in favore del S. Anna, inoltre, non tiene conto di una serie di dati oggettivi, vale a dire la facile raggiungibilità del presidio di Torre del Greco, la sua posizione baricentrica rispetto all'intera area vesuviana, la conseguente scopertura per tutta la citata fascia costiera vesuviana rispetto all'attività di un presidio di II livello emergenza-urgenza, la evidente difficoltà di raggiungibilità dell'ospedale di Boscotrecase, città non dotata di grandi arterie stradali urbane e extraurbane, la

palese insufficienza dei mezzi pubblici di trasporto che servono il territorio dove sorge l'Ospedale S. Anna di Boscotrecase, la illogica presenza in pochi chilometri di ben quattro ospedali di II livello urgenza-emergenza situati in delle città pressoché confinanti ossia Boscotrecase, Castellammare di Stabia/Gragnano, Vico Equense e Sorrento, la conseguente, illogica e irrazionale scopertura per tutta la citata fascia costiera vesuviana di un presidio ospedaliero di II livello emergenza-urgenza -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;
se non si ritenga che la situazione descritta arrechi un grave danno ai livelli essenziali di assistenza per i cittadini della fascia costiera vesuviana, in provincia di Napoli;
se non ritenga che quanto sopra esposto vada nella direzione contraria agli indirizzi di contenimento della spesa sanitaria fissati in sede di definizione dei piani di rientro dal disavanzo sanitario;
se il Governo, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, non ritenga di attuare un monitoraggio costante della situazione sanitaria in Campania, intervenendo in modo particolare sui criteri di nuova classificazione dei presidi ospedalieri territoriali, in modo che essi siano maggiormente rispondenti agli obiettivi di contenimento della spesa senza, al tempo stesso, incidere sulla qualità del servizio sanitario.
(4-10374)

TESTO AGGIORNATO AL 30 MARZO 2011

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
profonda preoccupazione desta ancora la sorte dei 250 africani, tra cui un'ottantina di profughi eritrei, ostaggio di una banda di predoni nel deserto del Sinai, trafficanti d'esseri umani che pretendono il pagamento di 8.000 dollari per la loro liberazione;
da varie settimane, infatti, ci sono uomini, donne e bambini che vivono in condizioni inumane, tenuti imprigionati e in catene e che stanno subendo ogni tipo di tortura e violenza; si teme per la loro vita e per il loro destino, perché queste persone rischiano di divenire vittime del traffico di organi, della prostituzione e dei lavori forzati;
da informazioni in possesso di don Mussiè Zerai, sacerdote eritreo e direttore della organizzazione non governativa Habeshia, che ha fatto conoscere al mondo ciò che stava accadendo risulterebbe che alcune di queste persone sono state torturate e uccise a sangue freddo e che altre sarebbero state uccise in seguito ad un tentativo di fuga represso con inaudita violenza;
il racconto dei profughi è drammatico, riguardo alla loro condizione: riferiscono di essere tenuti legati con le catene ai piedi da un mese, come si faceva una volta nel commercio degli schiavi, e di essere continuamente minacciati e maltrattati; raccontano di non avere a disposizione da 20 giorni acqua per lavarsi, di essere segregati nelle case nel deserto del Sinai, sotto minaccia di morte se non pagano gli 8.000 dollari richiesti. Riferiscono che ci sono molti altri profughi eritrei, etiopi, somali, sudanesi nella zona del Sinai, in simili condizioni: si parla di circa 600 persone;
in Egitto si sta consumando una grave violazione dei diritti umani e la comunità internazionale e l'Unione europea non possono rimanere indifferenti davanti a una simile tragedia anche in considerazione del fatto che l'Egitto fa parte delle principali organizzazioni internazionali umanitarie e si è impegnato a rispettare i diritti dell'uomo e dei migranti -:
se il Governo abbia contezza circa la reale situazione in cui versano questi profughi;

quali iniziative urgenti il Governo abbia adottato o intenda adottare, sia nelle opportune sedi internazionali sia nei confronti del Governo egiziano, qualora le notizie citate trovassero conferma, affinché queste persone vengano liberate e siano garantite loro incolumità e sicurezza.
(4-10370)

NEGRO e STUCCHI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
stando alle notizie riportate dagli organi di stampa la Commissione europea ha stampato più di tre milioni di copie di un «diario» in ognuna delle lingue dei Paesi dell'Unione da distribuire agli alunni delle scuole secondarie;
non entrando nel merito dell'opportunità di questa iniziativa considerati anche gli eccessivi costi che tale operazione ha comportato per le casse dell'erario pubblico comunitario, è necessario però stigmatizzare come questo diario ad avviso dell'interrogante violi il principio della libertà religiosa e si renda responsabile di offesa nei confronti della religione cristiana;
sempre stando alle informazioni rese note dai mass media si apprende, infatti, che nel diario promosso dalla Commissione europea siano ricordate tutte le festività religiose tranne quelle cristiane a tal punto che nella pagina dedicata al venticinque dicembre si faccia riferimento ad una fantomatica festa dell'amicizia invece che al Santo Natale;
l'Europa ha abbassato la guardia demograficamente, psicologicamente e spiritualmente, è incapace di reagire perché assuefatta ad ideali di multiculturalismo e mondialismo, necessari ad una concezione economicamente fruibile della realtà ma a prezzo di un relativismo senza uscita per quel che riguarda valori, identità, tradizioni;
un relativismo che altro non è se non una maschera del nichilismo, ossia la volontà del nulla, che nega l'esistenza di valori e di realtà comunemente ammessi: pari valore di tutte le culture significa azzeramento dei valori;
un'Europa che rinuncia alle sue stesse radici non può essere altro che un progetto fallimentare proprio per la fragilità valoriale su cui si fonda;
un Europa che nella sua carta dei diritti fondamentali non fa alcun riferimento alle radici cristiane che hanno apportato significati prevalentemente morali e spirituali elaborando il concetto di psiche, l'idea dell'uomo capace di intendere e di volere, l'importanza della cura dell'anima, il valore e la centralità dell'uomo come persona in rapporto con gli altri e con Dio, promuovendo i valori dell'uguaglianza, della tolleranza e della libertà oltre che della grandezza dell'umile, mettendo al centro dell'esistenza umana il principio dell'amore;
se la libertà religiosa, di credenza e di coscienza, è un diritto inviolabile consolidato nella cultura del popolo italiano e riconosciuto in modo inequivocabile dal combinato disposto degli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, è innegabile che il patrimonio storico culturale del nostro Paese affonda le proprie radici nella civiltà e nella tradizione cristiana;
il nostro Stato, attraverso il Concordato e la protezione costituzionale di cui esso gode a norma dell'articolo 7 della Costituzione, riconosce alla Chiesa cattolica un fondamentale ruolo storico e sociale dato da una antica ininterrotta tradizione che lega il popolo italiano alle vicende della Chiesa cattolica. Il Concordato del 1984, pur superando l'affermazione prevista dal Trattato del 1929 per cui «la religione cattolica apostolica romana» veniva considerata «la sola religione dello Stato», ha riaffermato allo stesso tempo che non sussiste una situazione di parità fra la Chiesa cattolica e le altre confessioni, né sul piano legislativo ordinario né sul piano costituzionale,

come confermato dall'importante missione educativa affidata alla Chiesa cattolica, dalla previsione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, dal riconoscimento degli effetti civili ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto canonico e dalla riserva ai tribunali ecclesiastici, nei limiti fissati dalla giurisprudenza costituzionale, delle relative sentenze di nullità;
va inoltre ricordato che la religione cattolica, rispetto alle altre fedi, gode di una maggiore protezione anche in sede penale nell'ipotesi di «delitti contro il sentimento religioso» e che la Corte costituzionale, più volte adita in materia, ha rigettato le istanze volte a mettere in luce una violazione del principio di uguaglianza e di libertà, considerata la maggiore intensità delle reazioni sociali che suscitano le offese alla fede cattolica dato l'inscindibile legame tradizionale con il popolo italiano;
la particolare tutela che il nostro Paese riconosce alla religione cattolica non costituisce, per altro verso, negazione o limitazione della libertà religiosa delle altre confessioni. Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la tradizione dei nostri popoli, se la decantata laicità della Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata;
rispetto a questo sentimento religioso diffuso, si stanno affermando tendenze «laiciste» che, in nome del rispetto della libertà religiosa, impongono l'abbandono di quelle tradizioni che costituiscono un punto di riferimento fondamentale per le nostre radici culturali; il riferimento, in particolare, è alle azioni avviate da alcuni insegnanti e presidi nelle nostre scuole per sospendere quei riti - come il presepe e i canti natalizi - che da sempre contraddistinguono il Natale cattolico;
l'integrazione europea, per essere non solo formale, ma anche sostanziale e valoriale, deve fondarsi su un rispetto delle identità che contraddistinguono i popoli europei. L'Europa non può ignorare da dove deriva la sua stessa democrazia. È, infatti, innegabile che sia proprio la tradizione cristiana ad aver consegnato alla storia il moderno concetto di persona (cioè dell'individuo che in quanto tale, prima ancora di essere cittadino, è portatore di dignità e di diritti), principio recepito come fondante da tutte le costituzioni laiche degli stati membri dell'Unione europea. Un'Europa che rinuncia alla propria anima è destinata a morire. Relegare la religione alla sfera privata, escludendo la tradizione religiosa dell'Europa dal dialogo pubblico è un grave errore che rischia di far precipitare le nuove generazioni in un vuoto valoriale -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali provvedimenti intenda adottare per farsi promotore, in tutte le sedi, comunitarie ed internazionali, di un istanza di tutela dei simboli identitari che contraddistinguono il patrimonio culturale e religioso del nostro popolo, adottando gli opportuni strumenti politici, normativi e giudiziari atti a delegittimare iniziative come quella descritta in premessa;
a promuovere, soprattutto nelle scuole, la tutela delle tradizioni e dei riti che contraddistinguono le festività cattoliche, a partire dal Natale, riconoscendo alle radici cristiane un valore fondante della nostra cultura.
(4-10375)

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione a risposta scritta 4-06396 presentata dal firmatario del presente atto in data 8 marzo 2010 è stata evidenziata la critica situazione degli impiegati a contratto sottoposto alla legge locale operanti presso le sedi diplomatiche, consolari e istituti di cultura italiani nella Repubblica serba;
stando a quanto evidenziato in data 14 giugno 2010 dal Sottosegretario agli esteri Alfredo Mantica fornendo un riscontro alla citata interrogazione i relativi contratti sono stati predisposti sulla base delle indicazioni fornite dalla sede con il concorso del legale di fiducia, attestante la

conformità alle norme regolanti il trattamento giuridico economico e contributivo del personale a contratto;
sulla base delle indicazioni fornite dalla ambasciata d'Italia a Belgrado, l'amministrazione degli affari esteri ha provveduto ad avviare una verifica della conformità alle nuove norme, materia per materia, che non si è ancora conclusa per l'assenza di dati determinanti a livello amministrativo-contabile e non ha pertanto consentito, allo stato, di dar luogo alle conseguenti variazioni tabellari, ritardi che si ripercuotono sui livelli di sostentamento del personale;
nelle more della definizione delle variazioni in corso di accertamento, sono maturate rivendicazioni di natura giuridica, regolanti il trattamento di maternità corrisposto in termini difformi al disposto di legge, nella misura del 10 per cento della retribuzione;
la normativa serba in materia di contributi previdenziali, pensionistici e fiscali, ne prevede l'aggravio sulla retribuzione effettiva, non convenzionale, come invece avviene attualmente, che potrebbe dar luogo a eventuali sanzioni, sia a carico del datore di lavoro che dei lavoratori -:
quali siano i tempi entro i quali è possibile prevedere la conclusione di fatto degli adempimenti amministrativi, per evitare di arrecare ulteriori danni economici ai dipendenti causati da ritardi non sempre giustificabili, tenendo conto dei ritardi fatti registrare in materia di adempimenti a carico dell'amministrazione ed in considerazione delle assicurazioni fornite dal Sottosegretario Alfredo Mantica circa la conclusione delle accertamenti nella prima metà del 2010.
(4-10376)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

PALOMBA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa di questi giorni (La Nuova Sardegna del 4 e 5 gennaio 2011) da un'indagine (ancora non consegnata) svolta dai servizi veterinari delle aziende USL n. 8 (Cagliari) e n. 3 (Lanusei) emergerebbe che nella zona circostante il poligono interforze di Quirra-Perdasdefogu sarebbero numerose e gravi le malformazioni di animali e ben il 65 per cento degli allevatori di Quirra si sarebbero ammalati di leucemie e linfomi. Sembrerebbe una prima conferma di quanto sostenuto più volte dalla ricercatrice Antonietta Morena Gatti, direttrice del laboratorio dei biomateriali dell'università di Modena ed uno dei maggiori esperti in materia di nano patologie. Infatti, le particelle infinitesimamente piccole - le nano particelle - di materiali esplodenti e di metalli, quali il tungsteno, possono provocare tumori gravissimi e malformazioni;
l'assessorato regionale della difesa dell'ambiente (nota protocollo n. 15565 del 29 aprile 2004) e l'azienda U.S.L. n. 8 (nota protocollo n. 2942/95 del 23 aprile 2004) hanno risposto con una voluminosa serie di documentazioni alla richiesta di informazioni a carattere ambientale inoltrata (nota del 17 marzo 2004) dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d'intervento giuridico e rivolta alle amministrazioni pubbliche competenti (Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, assessorato regionale della difesa dell'ambiente, aziende USL n. 8 e n. 3, comuni di Villaputzu e di Escalaplano) sulle insorgenze tumorali e sulle malformazioni verificatesi nell'area di Quirra, vicino al poligono sperimentale e di addestramento interforze, nei comuni di Villaputzu e di Escalaplano;
risultava così che, con deliberazione della giunta regionale n. 2/1 del 21 gennaio 2003, era stato fatto il punto sullo stato di attuazione del programma di interventi relativo alla «compromissione

ambientale del Salto di Quirra» stabilito con la precedente deliberazione n. 8/3 del 14 marzo 2002 nei seguenti termini:
a) era stato avviato il programma per la valutazione del rischio chimico-tossicologico per la prevenzione della salute della popolazione all'esposizione di alte concentrazioni di metalli pesanti (importo 130.000,00 euro) da parte del P.M.P. dell'azienda U.S.L. n. 8;
b) era stata avviata l'indagine da parte dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna sulla catena alimentare al fine di evidenziare eventuali presenze di metalli pesanti ed arsenico oltre i limiti di legge (importo 59.000,00 euro);
c) i primi dati raccolti dal servizio igiene pubblica dell'azienda U.S.L. n. 8 esclusivamente sui dati relativi ai ricoveri ospedalieri dei residenti nel comune di Villaputzu (in particolare fra il 1998 ed il 2001) non avrebbero evidenziato alcuna anomalia: tuttavia, avrebbero dovuto essere completati da specifica indagine epidemiologica sulla popolazione interessata al fine di verificare eventuali patologie direttamente collegabili alla presenza dell'attività mineraria e dei relativi residuati (importo complessivo 150.000,00 euro);
d) era stato accelerato il monitoraggio delle acque superficiali ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 1999 e successive modifiche ed integrazioni dell'area in esame (avviato nel marzo 2002 in tutto il territorio regionale) ed è stata realizzata una stazione di prelevamento sul Rio Quirra: in merito non sarebbero stati evidenziati inquinamento da arsenico a valle del Rio Corr'e Cerbu;
e) era stato effettuato uno screening su un campione di n. 150 volontari (50 per cento residenti civili, 50 per cento dipendenti militari e delle Società Socam e Vitrociset) residenti nella zona di Quirra: fino al 13 novembre 2002 «non è emersa alcuna patologia immediatamente correlabile all'inquinamento», tuttavia l'indagine è stata limitata nota (si veda la nota azienda U.S.L. n. 8 prot. n. 2942/95 del 23 aprile 2004), di fatto a sole 131 persone;
f) con deliberazione giunta regionale n. 39/46 del 10 dicembre 2002 era stato concesso un finanziamento di 150.000,00 euro al comune di Villaputzu per la realizzazione del piano di caratterizzazione dell'area (articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997 e successive modifiche ed integrazioni decreto ministeriale n. 471 del 1999), la cui realizzazione era stata affidata dall'assessorato regionale della difesa dell'ambiente alla Progemisa s.p.a. nel luglio 2002;
g) i comuni di Villaputzu e di San Vito avevano adottato ordinanze contingibili ed urgenti (rispettivamente la n. 20 del 14 novembre 2002 e la n. 41 del 5 agosto 2002) relative al divieto di utilizzo di ampie aree lungo il corso del Rio Corr'e Cerbu a partire dalla miniera dismessa di Baccu Locci (circa 8 km.);
l'azienda U.S.L. n. 8, dopo le indagini effettuate, ha sottolineato che «è evidente la necessità di sviluppare ulteriormente l'osservazione epidemiologica ed ambientale con uno studio sia retrospettivo che prospettico». Il P.M.P. dell'azienda U.S.L. n. 8 (nota prot. n. 2626 del 27 febbraio 2003), al termine di un'indagine preliminare condotta con prelievi di terreno e sedimenti nell'alveo e nelle vicinanze del Rio Corr'e Cerbu e del Rio Quirra, ha affermato di aver riscontrato l'assenza di contaminazione da «uranio impoverito», mentre sono risultati presenti «quantità elevate di metalli pesanti ed in particolar modo di arsenico» (fino 1.402 milligrammi/chilo. In campione di terreno agricolo senza sedimenti prelevato alla confluenza del Rio Quirra con il Rio Corr'e Cerbu) lungo tutto il corso del Rio Corr'e Cerbu, anche nei campioni di acqua prelevati: «il quadro ambientale ... appariva molto critico per l'alta potenzialità dei metalli tossici capaci di interessare anelli decisivi della catena alimentare». Il medesimo P.M.P. affermava di ritener necessario il completamento di tutte le indagini ambientali in materia per averne un quadro affidabile;

a tutt'oggi non sono state fornite informazioni certe e definitive sull'evoluzione degli ulteriori accertamenti preannunciati con la documentazione sopra richiamata relativamente allo stato di inquinamento dell'area di Quirra e sullo stato epidemiologico della popolazione residente;
si susseguono, invece, le notizie più allarmanti, quali quelle riportate dagli organi di stampa e richiamate in premessa, dalle quali emergerebbe - se vere - che le amministrazioni centrali e regionali avrebbero omesso di tenere un costante monitoraggio sulla situazione che già da tempo appariva di pesante compromissione ambientale con gravissimo rischio per la salute di persone ed armenti. O, peggio ancora, avrebbero omesso di riconoscere e di comunicare l'esistenza di quelle serissime compromissioni che, però, mai può andare a discapito della tutela di diritti fondamentali, come quello alla salute riconosciuto dall'articolo 32 della nostra Costituzione;
in presenza di tale vivo allarme, occorre eliminare eventuali seri dubbi circa la compromissione ambientale e l'adempimento da parte delle amministrazioni pubbliche del loro dovere di accertare la situazione, di informarne le popolazioni interessate e di porre in essere i rimedi alla situazione di compromissione ambientale della salute -:
se siano a conoscenza della situazione esposta e se abbiano disposto indagini su di essa e quali ne siano gli eventuali risultati;
quali siano comunque le loro conoscenze in proposito e attraverso quali vie e strumenti le abbiano acquisite;
quali iniziative intendano attuare, eventualmente in raccordo con la regione autonoma della Sardegna, al fine di appurare il reale stato di inquinamento dell'area di Quirra e lo stato di salute delle persone e delle specie animali, selvatiche e di allevamento, ivi presenti;
quali siano le attività svolte presso il poligono sperimentale e di addestramento interforze di Perdasdefogu;
se tutte le attività ivi svolte avvengano effettivamente sotto il controllo delle autorità militari e civili italiane con particolare riferimento all'uso di materiale che sviluppa nano particelle perniciose ed ai controlli sulle ricadute per l'ambiente e la salute;
se vi siano, e quali siano, i risultati di iniziative precedenti e in corso volte ad appurare i reali effetti su ambiente, popolazione residente e specie animali presenti nelle zone circostanti di suddetto poligono interforze;
quali iniziative intendano attuare - con l'urgenza pari alla straordinaria gravità che sembra riguardare la situazione ambientale - per rendere edotte le popolazioni interessate, oltre che le amministrazioni locali, di tutto quanto risulta essere accertato in relazione a quanto riportato in premessa con il supporto dell'autorevolezza, ma anche con il peso della responsabilità, posto che le popolazioni sono ormai stremate dalle ricorrenti voci sul grave pericolo cui sono esposte insieme agli animali che ivi stazionano.
(3-01396)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in numerosi centri lucani sono presenti segni tangibili del Risorgimento italiano;
il comune di Corleto Perticara, in provincia di Potenza, è profondamente legato alla storia del Risorgimento italiano;

nel comune di Corleto Perticara (Potenza) è custodito il primo tricolore italiano, issato dallo stesso Giuseppe Garibaldi;
il tricolore di Corleto Perticara è quindi profondamente legato alla storia del Risorgimento e dell'Unità nazionale -:
se siano fondate le preoccupazioni, espresse da studiosi e ricercatori, circa le pessime condizioni di conservazione di questo importante cimelio storico e culturale;
se non si ritenga necessario intervenire affinché lo stato di conservazione della bandiera possa migliorare nell'immediato e possa essere garantito in futuro;
quali iniziative urgenti il Ministro intenda adottare per garantire che il «tricolore» di Corleto Perticara, nell'anno in cui si aprono le celebrazioni dell'Unità d'Italia, trovi opportuni riconoscimenti in Italia e all'estero;
se non si ritenga indispensabile, infine, garantire le necessarie risorse per la conservazione e tutela del nostro patrimonio storico e culturale.
(4-10372)

TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per le politiche europee, per sapere - premesso che:
il 20 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha approvato, a larga maggioranza, la risoluzione legislativa dell'onorevole Barbara Weiler sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento;
se non diversamente concordato dalle parti, la direttiva fissa a trenta giorni il limite massime per il pagamento di fatture relative a forniture di beni e servizi, sia nei rapporti tra soggetti privati, sia nei casi in cui il committente è un ente pubblico;
i termini potranno essere estesi, nel caso di transazione tra privati, a sessanta giorni, previo accordo tra le parti e purché non risulti gravemente iniquo per il creditore;
nel caso di una transazione coinvolgente un ente pubblico, gli Stati membri si impegnano ad assicurare che il termine dei pagamenti possa essere esteso oltre i trenta giorni solamente in circostanze oggettivamente giustificate dalla natura particolare del contratto, e in ogni caso non oltre i sessanta giorni;
nel caso di enti pubblici di assistenza sanitaria, gli Stati membri potranno prorogare i termini fino a sessanta giorni;
qualora i termini di pagamento non dovessero essere rispettati, il creditore avrà diritto agli interessi di mora pari all'8 per cento e a un importo forfettario per le spese di recupero, senza che sia necessario un sollecito;
il termine per il recepimento della direttiva da parte degli Stati membri è di due anni dall'approvazione;
in Italia, la problematica del ritardo nei pagamenti, e in particolare dei ritardi accumulati dallo Stato nei confronti dei suoi creditori, ha assunto da tempo dimensioni preoccupanti, poiché il termine medio dei pagamenti da parte degli enti pubblici è di 186 giorni, a fronte di una media europea di 63 giorni;
i ritardi nei pagamenti assumono particolare rilevanza in una fase di crisi economica come quella attuale, e in un tessuto produttivo in cui predominano le imprese di piccole e medie dimensioni, poco capitalizzate e quindi mal disposte a fronteggiare continui ritardi nei pagamenti delle loro prestazioni;

una misura di tale natura rappresenterebbe, inoltre, un'esigenza di imprescindibile equità nei confronti dei tanti prestatori d'opera che, con funzioni di collaborazione, consulenza o altre forme autonome, svolgono prestazioni lavorative per le quali si vedono corrispondere la relativa retribuzione con ritardi inaccettabili -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere alla luce della possibile emanazione entro termini molto rapidi della suddetta direttiva per assicurarne non solo il tempestivo recepimento nell'ordinamento italiano, ma anche per garantire che gli organi dello Stato ottemperino tempestivamente agli obblighi da essa derivanti.
(2-00926)
«Mosca, Vaccaro, Ginefra, Garavini, Miglioli, Santagata, Lovelli, Damiano, Baretta, Losacco, Pedoto, Verini, Bordo, Picierno, Cardinale, Antonino Russo, Ghizzoni, Pes, D'Antona, Bossa, Murer, De Biasi, Gatti, Recchia, Strizzolo, Madia, Fiano, Veltroni, Zampa, De Micheli, Levi, Vico, Lulli, Schirru, Melis, Touadi, Sanga, Piccolo, Rampi, Gnecchi, Migliavacca, Rubinato, Beltrandi».

Interrogazione a risposta orale:

MARAN e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
recentemente l'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, in una comunicazione indirizzata alle sedi territoriali di Gorizia e Genova di Confindustria, ha annunciato la sospensione per il 2011 del pagamento della quota associativa dell'azienda;
questa decisione di Fincantieri comporta che Confindustria dovrà rinunciare in un sol colpo a 347 mila euro così ripartiti: 267 mila per l'iscrizione all'associazione di categoria del capoluogo ligure e gli 80 mila per quella di Gorizia;
le motivazioni addotte dall'azienda sono: «Fincantieri si riconosce pienamente nella linee generali della politica di Confindustria, ma nelle dinamiche delle due realtà locali lamenta di non aver sentito la dovuta vicinanza dell'associazione alla quale è associata nel momento in cui la dialettica sindacale è stata più forte». Inoltre si leggerebbe in una lettera di poche righe, firmata dall'amministratore delegato Giuseppe Bono e spedita a metà dicembre, che preludeva alla sospensione delle quote territoriali di Genova e Gorizia: «Con tutto il rispetto che si deve all'associazione confindustriale, le istanze dell'azienda non vengono in alcun modo considerate»;
se ricadono alcuni sospetti per la defiance dell'azienda su di un malcontento serpeggiante in quel di Genova per la nomina repentina e non annunciata ai vertici di Fincantieri di due manager di Finmeccanica alla carica di vicepresidenti di Confindustria, di diversa natura sarebbe, nei fatti, la decisione di dimissioni dall'associazione goriziana: un'Assindustria «inadeguata» alle sfide della Fincantieri in un momento «caldo» della crisi globale;
Fincantieri è una società controllata al 99,355 per cento (bilancio consolidato 2009) dalla Finanziaria per i settori industriali e dei servizi s.p.a. - Fintecna, società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze -:
se la decisione di non aderire più all'associazione di categoria delle due realtà territoriali citate rappresenti o meno un atto determinato da un preciso indirizzo di politica industriale del Ministero dell'economia e delle finanze e comunque quali siano in merito gli orientamenti del Governo.
(3-01399)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MEREU. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito del processo di privatizzazione della Tirrenia spa, alcune tratte sarde sono state sospese da qualche mese rendendo impossibile la prenotazione per la stagione estiva;
secondo alcuni notizie di stampa, a seguito di tale situazione, le compagnie di navigazione Moby e Grandi Navi Veloci avrebbero di fatto realizzato un cartello, forti della posizione semi-monopolistica, e rincarato fortemente le tariffe per le tratte Genova-Olbia, Genova-Porto Torres e Civitavecchia-Olbia;
secondo le compagnie il rincaro sarebbe da attribuire all'andamento del costo del carburante che rappresenta una componente significativa dei costi di gestione delle navi;
è chiaro che la mancanza di alternative non potrà che peggiorare i disagi economici per l'utenza, basti pensare che in assenza di Tirrenia i trasferimenti per Cagliari potranno essere effettuati solo per via aerea;
le ricadute economiche di questa situazione si prefigurano drammatiche anche perché la concorrenza di altre destinazioni, sicuramente più economiche e di più agevole accesso già si sta già facendo sentire e molti turisti affezionati all'isola sono scoraggiati e tentati di abbandonare la loro meta preferita;
sulla Sardegna, oltre alle conseguenze negative di un forte calo della presenza turistica estiva, pesa anche la citata confusione legata alla fase di privatizzazione di Tirrenia con tutto quello che ciò comporta dal punto di vista dei livelli occupazionali -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per definire in tempi rapidi la vicenda della privatizzazione della Tirrenia e per consentire ai turisti di poter accedere ad un ventaglio di soluzioni alternative per i trasferimenti verso l'isola, soprattutto in vista della prossima stagione estiva.
(5-04051)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

PELUFFO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 23 dicembre 2010 la giunta regionale Lombardia, su proposta del presidente Roberto Formigoni, di concerto con gli assessori regionali alla sanità, Luciano Bresciani, e alla famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale, Giulio Boscagli, ha varato le nomine dei direttori generali delle 15 Asl, delle 29 aziende ospedaliere della Lombardia e dell'Areu, l'azienda regionale emergenza e urgenza;
nell'elenco risulta nella casella Asl Milano 1 la nomina a direttore del dottore Pietrogino Pezzano di Palizzi, provincia di Reggio Calabria, direttore della Asl della provincia Monza e Brianza incarico con decorrenza 1 gennaio 2005 e scadenza 31 dicembre 2007 (delibera della giunta regionale n. 19984 del 23 dicembre 2004) e successivamente riconfermato con decorrenza 1 gennaio 2008 e scadenza 31 dicembre 2010 (delibera della giunta regionale n. 006334 del 22 dicembre 2007), legale rappresentante dell'ente con esercizio dei poteri di gestione e responsabilità dei risultati come risulta dal suo curriculum vitae, presente nella rete;
nell'articolo de la Repubblica Milano «Le mani della 'ndrangheta sui palazzi della sanità» del giornalista Davide Carlucci si legge: «Nelle carte dell'inchiesta è finito anche Pietrogino Pezzano, direttore generale dell'Asl di Monza, fotografato in compagnia di Candeloro Polimeno e Saverio Moscato, altri due personaggi considerati

in odor di 'ndràngheta - Moscato è nipote del boss Natale Iamonte - e per questo arrestati nel blitz. Pezzano avrebbe parlato di un appalto per condizionatori d'aria con un imprenditore mafioso arrestato, Giuseppe Sgrò. E sarebbe stato in contatto anche con Pino Neri, altro personaggio di spicco della 'ndrangheta a Pavia, molto legato a Chiriaco e considerato tramite con la politica e la massoneria»; Chiriaco è in carcere da luglio 2010 dopo il maxi blitz avvenuto seguito delle indagini della direzione distrettuale antimafia di Milano;
nel corso della trasmissione «Annozero» andata in onda il 9 dicembre 2010, nel servizio «Ndrangheta - appalti e sanità» il giornalista Stefano Bianchi ha intervistato il dottor Pietrogino Pezzano detto dottor Doberman per la sua passione per i cani;
nella stampa del luglio del 2010 si fa riferimento ad atti in cui si parla di «una reciproca disponibilità esistente tra gli accoliti della "locale di Desio" e Pezzano» come dimostrato da un «favore» che Giuseppe Sgrò rende a Pezzano per il tramite del capo-società Candeloro Pio (entrambi arrestati nell'operazione «Infinito»), il quale mette a disposizione uno dei suoi camion per trasportare fino in Calabria alcune piante destinate al Pezzano stesso -:
se corrispondano al vero le notizie apparse sulla stampa e quali iniziative intenda intraprendere alla luce del fatto che il dottor Pietrogino Pezzano risulta coinvolto nell'inchiesta «Infinito» del luglio del 2010, in particolare se non ritenga opportuno inviare una commissione di accesso ai sensi del combinato disposto degli articoli 143 e 146 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000), presso la ASL Milano 1, al fine di accertare la sussistenza dei presupposti per la rimozione degli organi direttivi della medesima ASL.
(3-01397)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 20 luglio 2010 nel porto di Genova al terminal del VTE di Voltri, nel corso di una serie di controlli che quotidianamente vengono effettuati dall'autorità portuale con appositi scanner, è stata rilevata un'emissione radioattiva causata da cobalto 60 all'interno di un container proveniente dagli Emirati Arabi;
il container partito dal porto saudita di Gedda a bordo di una nave della compagnia MSC, spedito dalla Sunmeal Casting Ile di Aiman, specializzata nel recupero di materiali di siti industriali dismessi, prima di giungere a Genova venne sbarcato nel Porto di Gioia Tauro, dove nessun controllo ha rilevato la presenza di radioattività;
il container è stato isolato su una banchina del «sesto modulo» del porto genovese e trattato fin dalle prime ore da una squadra dei vigili del fuoco arrivata appositamente dal Veneto; in questi mesi è stato «isolato» attraverso una barriera costruita da container contenenti acqua e altri cemento ed è stato annunciato che entro il mese di febbraio 2010 sarà aperto da un robot comandato a distanza e dotato di telecamere per poter ispezionare il contenuto;
tutto ciò ha determinato motivo di preoccupazione per i lavoratori coinvolti nelle operazioni di scarico, visto che il container ha sostato su aree comuni prima di essere isolato tra il 14 ed il 21 luglio 2010 e la popolazione residente;
i controlli effettuati anche in altre occasioni da parte dell'autorità portuale di Genova sono di per sé un elemento di garanzia e capaci di favorire uno sviluppo dei traffici e del lavoro compatibili con le esigenze ambientali e di sicurezza per i cittadini -:
quali controlli vengano effettuati nei porti italiani e come possano essere resi

più efficaci e qualificati per garantire, come è avvenuto nel caso sottoposto, di scoprire carichi che emettono radioattività e/o sostanze pericolose alla salute;
quali garanzie di lavoro in sicurezza può offrire il robot che verrà utilizzato visto che si parla di uno strumento realizzato appositamente e quindi che opererà per la prima volta a Genova;
se non si ritenga di costruire un nucleo speciale interministeriale capace in futuro di operare con maggiore tempestività per organizzare come prevede la legislazione italiana il ritorno dei container ai luoghi di partenza o comunque in siti adeguati a trattarli in sicurezza, attraverso operatori specializzati, mezzi e fondi adeguati.
(5-04048)

Interrogazioni a risposta scritta:

BRAGA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la condotta del sindaco di Bregnano (CO) è da tempo oggetto di discussione sia in consiglio comunale sia sui locali mass-media;
in particolare, è assai dubbia - ad avviso dell'interrogante - la regolarità delle verbalizzazioni delle sedute del consiglio comunale;
spesso i verbali sono redatti con ritardo e non fedelmente;
per questi motivi nelle sedute del 15 e del 29 novembre 2010, l'interrogante (che riveste altresì la qualità di consigliere comunale), insieme ai consiglieri Tambasco e Dubini ha portato in consiglio dei registratori, quanto meno per registrare i propri interventi;
inopinatamente, in entrambe le occasioni - nelle quali la registrazione era stata correttamente preannunziata al sindaco - questi ha deciso di usare la forza per sottrarre i registratori ai legittimi titolari;
nella seduta del 29 novembre 2010 addirittura il sindaco si è servita dell'intervento di un agente di polizia municipale;
gli apparecchi di registrazione sono stati dunque sequestrati dal sindaco senza che questi godesse - a termini del testo unico sugli enti locali n. 267 del 2000 - di alcun potere a questo riguardo;
nei confronti dell'interrogante, inoltre, l'effettuazione di un atto forzoso si accosta a parere dell'interrogante a una violazione delle prerogative dei parlamentari. È noto infatti che i parlamentari non possono - ai sensi dell'articolo 68, secondo comma, della Costituzione - essere perquisiti né subire restrizioni della loro libertà di movimento senza la previa autorizzazione della Camera d'appartenenza;
peraltro, del sequestro non è stato redatto verbale alcuno, ciò che attesta l'inequivoco carattere illecito dell'atto commesso dal sindaco;
per tali gravissimi fatti, che conculcano la libertà dei consiglieri d'opposizione e che violano quanto meno l'articolo 43 del predetto testo unico del 2000, l'interrogante ha inviato una lettera al prefetto di Como, dottor Tortora. Ha inoltre sporto denunzia alla procura della Repubblica e ha informato, per doverosa conoscenza il Presidente della Camera;
allo stato attuale l'intervento della prefettura di Como si è limitato ad una interlocuzione burocratica con il sindaco di Bregnano e successivamente con l'interrogante;
rilevando la gravità del caso esposto, che ad avviso dell'interrogante denota un complesso di atti do dubbia legittimità, appare opportuno un intervento più incisivo da parte delle istituzioni, volto a ripristinare un clima di legittimità amministrativa nel comune di Bregnano -:
se intenda assumere con ogni tempestività dal prefetto di Como informazioni circostanziate al riguardo;

se non ritenga sussistenti gli estremi per un'accurata verifica amministrativa che porti eventualmente allo scioglimento del consiglio comunale ai sensi dell'articolo 141 del testo unico n. 267 del 2000.
(4-10377)

DI PIETRO e PALOMBA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la pastorizia sarda produce l'80 per cento del latte ovicaprino italiano, rappresentando così un'industria di straordinaria importanza per l'economia italiana e sarda in quanto basata sulla produzione e non sulla virtualità o sul terziario;
questo comparto sardo, che si regge sugli enormi sacrifici degli allevatori-produttori, incontra gravissime difficoltà perché il prezzo del latte non è remunerativo dei costi e dei sacrifici incontrati per produrlo, mentre la trasformazione, concentratasi prevalentemente sulla fabbricazione del pecorino romano, trova difficoltà di collocazione che danno luogo ad un rilevante stoccaggio del prodotto;
gli allevatori sardi hanno più volte lanciato grida accorate con richieste di soccorso anche alla regione sarda;
il Movimento pastori sardi, dopo le manifestazioni di cui si è reso protagonista a Cagliari ed in altre parti dell'Isola, afferma di non avere ricevuto risposte dalla regione sarda attraverso la recente legge regionale in materia, che esso definisce una «truffa» in quanto non dà risposte strutturali al comparto ma si risolve in una parziale elargizione a pioggia, che presenta aspetti ad avviso degli interroganti clientelari e non di sistema, che viene lasciato morire senza risposte;
gli allevatori sardi protestano e manifestano per evitare che muoiano essi stessi e l'intero comparto, che è essenziale per l'economia sarda e nazionale, chiedendo l'intervento delle autorità regionali, nazionali ed europee;
per questa ragione una numerosa delegazione di allevatori aderente al Movimento pastori sardi il 28 dicembre 2010 si è recata a Roma in nave, a costo di enormi sacrifici di denaro e di spostamento accentuati dall'insularità, dalla rilevante durata del trasferimento, dalla sua difficoltà connessa con la situazione meteorologica e con lo stato del movimento marino, per protestare contro la mancanza di interventi strutturali in favore del comparto e per chiedere la comprensione e l'intervento del governo nazionale in Italia ed in Europa;
per tutta risposta, invece che trovare ascolto in nome di diritti costituzionalmente garantiti, hanno trovato la polizia che li ha fermati a Civitavecchia per quanto risulta agli interroganti per ordine del Ministro dell'interno che pensava potessero essere applicate agli studenti le misure di prevenzione previste per i tifosi violenti, fino al fermo preventivo. Ma se così fosse vi sarebbe stato un drammatico errore di valutazione perché si sarebbe confuso chi esercita una violenza cieca per pura frenesia distruttiva, come i tifosi violenti, con chi, come i pastori, opera per rappresentare e conseguire una finalità di altissimo valore sociale;
a giudizio degli interroganti e di gran parte dei commentatori e della stampa, tale atteggiamento sarebbe proprio di uno stato di polizia;
un'ulteriore discriminazione sarebbe stata operata tra pastori sardi ed allevatori nordisti e leghisti. Questi ultimi sono stati visti occupare indisturbati la sede stradale con i trattori ed abbandonarsi ad atti violenti (mentre il Movimento dei pastori sardi non ne ha posto in essere), malgrado ciò venendo accontentati con l'accollo allo Stato delle multe per la violazione del regime europeo delle quote latte da loro operata;
di fronte a due identiche vertenze e a due industrie del latte sembrano, perciò, essere stati applicati due pesi e due misure: l'estrema durezza ed il pugno di

ferro verso i pastori sardi, l'accondiscendenza ed il privilegio verso gli allevatori del nord leghista;
ritengono gli interroganti che il Ministro dell'interno e quello dell'agricoltura avrebbero dovuto esercitare i loro doveri istituzionali e costituzionali consentendo ai manifestanti di portare le loro istanze nelle competenti sedi di governo, svolgendo una adeguata azione di mediazione che avrebbe consentito al Movimento di esercitare i diritti costituzionalmente garantiti di locomozione e di manifestazione, evitando di porre in essere una condotta che, alla luce di dati obiettivi, appare ispirata a parzialità ed a sostanziale disuguaglianza tra nord e sud del Paese;
in modo particolare, gli interroganti sono fortemente preoccupati per il rischio che la decisione assunta possa costituire un gravissimo precedente laddove si affermasse che si possono preventivamente limitare le libertà costituzionali al di fuori di una legittimazione giuridica e sulla base di presupposizioni e di pre-giudizi che non è consentito all'autorità di polizia di porre a base di condotte limitative di diritti costituzionali -:
quali siano le valutazioni dei Ministri interrogati sugli inammissibili fatti avvenuti il 28 dicembre 2010 nei confronti degli allevatori del MPS e se non ritenga il Ministro dell'interno di dare disposizioni opposte alle forze di polizia in tali frangenti ed il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di adoperarsi efficacemente per dare risposte concrete alla disperazione dei pastori e degli allevatori sardi, anche attraverso una presa di contatto con la loro rappresentanza organizzata.
(4-10378)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOLLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in data 23 novembre 2010 con nota n. 4200, ha comunicato all'università dell'Aquila la conferma del professor Sergio Tiberti quale suo rappresentante in seno al consiglio di amministrazione della stessa università;
nell'ultimo anno all'interno dell'università dell'Aquila si sono verificate tensioni sfociate in denunce e querele che hanno visto protagonisti il rettore e lo stesso membro del consiglio di amministrazione;
per la denuncia del professor Sergio Tiberti del 2009 nei confronti del rettore è stata richiesta l'archiviazione per inconsistenza delle accuse;
è necessario ristabilire una situazione di collaborazione e di condivisione del lavoro all'interno dell'università -:
se non si ritenga di effettuare un quanto mai opportuno ripensamento su tale designazione anche per non lasciare adito al sospetto che possa essere collegata all'atteggiamento critico assunto dal rettore dell'università dell'Aquila professor Ferdinando di Orio nei confronti della legge di riforma del sistema universitario e degli interventi messi in atto dal Governo e dalla protezione civile nella fase di ricostruzione post-sismica della città dell'Aquila.
(5-04056)

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2011

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI, LULLI e VELO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Rail Service International Italia (RSI) spa di Costa Masnaga (Lecco) è un'azienda che opera nel settore metalmeccanico,

esercente l'attività di costruzione, ammodernamento, arredamento e manutenzione di materiale rotabile e di mezzi di trasporto; attualmente conta 280 lavoratori in tutta Italia, di cui ben 150 a Costa Masnaga. È una storica azienda che vanta la presenza di personale qualificato (durante i suoi tempi d'oro, contava circa 500 dipendenti) e che rappresenta un settore strategico per il nostro Paese;
in data 14 ottobre 2010 l'azienda, d'accordo con le parti sociali, ha convenuto il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) per crisi aziendale ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 223 del 1991 e dell'articolo 1 del decreto ministeriale 31826/02, comma 1, lettera e), per 12 mesi a decorrere dal 1o novembre 2010 per n. 151 lavoratori, pari all'intero organico dell'unità operante in Costa Masnaga;
RSI aveva in portafoglio la lavorazione di 3 commesse (commessa MU ROF, Commessa T3S, Commessa IMC), il cui committente finale era Trenitalia. Tali contratti facevano prevedere per il primo anno di attività 2009 un fatturato di euro 21.655.200, con l'impiego dell'intera forza lavoro in tutti i siti produttivi aziendali. L'anno 2009 ha visto invece realizzarsi un fatturato di soli euro 15.045.547 a seguito della sospensione di fatto da parte di Trenitalia di una delle 3 commesse per richieste di modifica dei requisiti tecnici iniziali a tutt'oggi non meglio specificati e formulati in modo definitivo;
inoltre a decorrere da ottobre 2009, proseguite anche nel 2010, si sono registrate mensilmente delle irregolarità nei pagamenti da parte di Trenitalia, con ritardi ingiustificati rispetto alle scadenze che non hanno consentito quindi di alimentare la produzione in modo adeguato al raggiungimento del budget di fatturato 2009;
tutto ciò ha evidentemente ridotto le attività produttive del sito di Costa Masnaga, ha prodotto un calo notevole del fatturato previsto e ha indotto l'azienda ha ricorrere prima alla casa integrazione guadagni (CIG) e in seguito alla cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) quale unico strumento per gestire la crisi produttiva ed occupazionale;
gli interroganti, così come il sindacato, hanno più volte contattato l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, e Vincenzo Soprano, amministratore delegato di Trenitalia, sullo stato delle commesse tutt'ora bloccate (commessa MU ROF, commessa T3S, commessa IMC) che, sbloccate, garantirebbero almeno un anno di lavoro all'azienda;
il piano di investimenti infrastrutturali quinquennale annunciato a Milano il 6 aprile 2010 da Trenitalia e Le Nord, che riguarderà infrastrutture ferroviarie e materiale rotabile, ammonta a oltre 1,3 miliardi di euro; per questo diventa ancor più incomprensibile questo ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) per crisi aziendale -:
se il Governo non reputi urgente e doveroso acquisire da Trenitalia ogni utile informazione relativa alla sospensione delle commesse di cui in premessa, e, alla luce anche degli investimenti sopra citati, se non ritenga di impegnarsi a tutti i livelli affinché la cassa integrazione guadagni straordinaria possa cessare al più presto, ripristinando l'attività produttiva e occupazionale dell'azienda, rispondendo ad un territorio molto provato dalla crisi economica in atto.
(5-04055)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riferisce l'agenzia ANSA del 12 gennaio 2011, un operaio di 50 anni, il signor Claudio Liaci, di Veglie, vicino Lecce, è morto in seguito al crollo di un solaio, mentre stava lavorando in un cantiere edile a Porto Cesareo, in località Ingegna;

secondo i primi accertamenti, nel cantiere erano in corso lavori di demolizione quando ha ceduto una pensilina a tre metri di altezza, e un solaio è crollato, travolgendo l'operaio che è morto all'istante -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito all'esatta dinamica dell'incidente;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10365)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'11 gennaio 2011, numerose agenzie di informazioni hanno riferito della morte di un operaio di 40 anni, il signor Pasquale Amatrice, deceduto mentre stava sistemando la «rulliera» di un nastro trasportatore in un'azienda ceramica di San Clemente, in provincia di Rimini;
l'uomo è rimasto impigliato nel meccanismo del nastro trasportatore rimanendo mortalmente ferito alla gola ed alla base del cranio -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione all'esatta dinamica dell'incidente;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10366)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come ha riferito l'agenzia ANSA il 12 gennaio 2011, un autotrasportatore di 31 anni, il signor Alessandro Benvenuto, è morto nel quartiere napoletano di Poggioreale, dopo essere stato travolto dal cancello di un'autorimessa;
l'uomo aveva appena effettuato le operazioni di chiusura del cancello d'ingresso dell'autorimessa quando è stato travolto dal cancello carraio che, dopo essere fuoriuscito dalla guida, gli è cascato addosso schiacciandolo;
i carabinieri hanno accertato il malfunzionamento del sistema elettromeccanico del cancello in questione -:
di quali elementi disponga in relazione all'esatta dinamica dell'incidente;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10367)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia ANSA il 12 gennaio 2011 ha riferito della morte a Capri di un operaio, il signor Raffaele Buonocore, deceduto mentre lavorava in un cantiere edile abusivo dell'isola;

secondo le prime informazioni disponibili il decesso sembra essere avvenuto nella tarda mattinata, in seguito ad un malore avvenuto nel cantiere;
Buonocore con un'auto privata sarebbe stato portato al Pronto soccorso dell'ospedale, dove i sanitari non hanno potuto fare altro che constatarne la morte, apparentemente dovuta ad arresto cardiocircolatorio;
le forze dell'ordine, intervenute sul posto, hanno accertato che Buonocore lavorava «in nero» -:
di quali elementi disponga in merito all'esatta dinamica del decesso del signor Buonocore e se effettivamente stesse lavorando «in nero» e in un cantiere abusivo;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10368)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA, OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO, TRAPPOLINO, PIZZETTI e VIOLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 3 gennaio 2011 numerosi allevamenti di polli e tacchini sono stati chiusi in Germania, nella Bassa Sassonia, dopo la scoperta di uova con un alto tasso di diossina;
la contaminazione da diossina sembra sia dovuta a delle sostanze industriali utilizzate illegalmente nella fabbricazione dei mangimi animali;
negli ultimi giorni, le autorità tedesche hanno annunciato che l'emergenza diossina non è circoscritta alle uova ma risulta estesa anche alla carne di maiale e che sono centinaia i capi che sarà necessario abbattere;
infatti, un test effettuato sulla carne di maiale proveniente da un allevamento della Bassa Sassonia ha fatto rilevare un «alto contenuto» di diossina (il tasso effettivo non è stato reso noto), che ha costretto le autorità a dichiarare la carne non commerciabile: gli animali coinvolti saranno abbattuti e le loro carcasse bruciate;
la scoperta avviene nel momento in cui la crisi - legata fino ad ora alle uova - sembrava superata: il numero di allevamenti chiusi dalle autorità era stato ridotto a 558, rispetto ai 4.700 iniziali;
sono ancora attesi gli esiti dei test effettuati sul latte di mucca e sulla carne di pollo, che potrebbero allargare ulteriormente lo scandalo;
se l'allarme diossina nelle uova appare circoscrivibile in quanto per tali prodotti, in tutto il territorio comunitario, è obbligatorio un codice di tracciabilità in etichetta che consente di risalire al tipo di allevamento, allo stato in cui è stato deposto l'uovo, al comune, alla sigla della provincia ed al codice distintivo dell'allevatore, la stessa cosa non può dirsi dei maiali e dei prodotti da essi derivati sui quali non vige alcun obbligo di etichettatura che identifichi la provenienza della materia prima;
l'Italia è un forte importatore di carne di maiale, soprattutto destinata alla produzione di prosciutti (circa 13 milioni di pezzi all'anno) per un totale di 220 milioni di chili di carne nei primi nove mesi del 2010 con un aumento del 12 per cento rispetto all'anno 2009;

l'Italia è anche un forte importatore dalla Germania di latte e derivati, con quasi 41 milioni di quintali all'anno tra latte, latticini e formaggi e di uova (2,7 milioni di chili);
per le uova il sistema di tracciabilità consente di evitare le importazioni di prodotti contaminati dalla diossina, mentre né per la carne di maiale né per i prodotti lattiero-caseari, nel caso in cui gli esiti dei test effettuati riscontrassero contaminazioni dal diossina nel latte, esiste un identico sistema di tracciabilità -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda avviare, anche in sede comunitaria, al fine di estendere anche alla carne di maiale e ai prodotti derivati un sistema di tracciabilità che consenta di individuare l'origine della materia prima a tutela dei consumatori e del sistema agro-alimentare nazionale;
quali siano gli strumenti che il Ministro interrogato ritiene possano essere validamente utilizzati al fine di evitare le importazioni di alimenti contaminati dalla diossina e in modo particolare per controllare le importazioni di carne di maiale e di prodotti lattiero-caseari che contengano diossina.
(5-04049)

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
lo scandalo diossina che ha determinato nelle scorse settimane la chiusura di oltre 4700 allevamenti di polli e maiali in Germania, la scoperta di 527 tonnellate di mangime contaminato e di 136 mila uova a rischio esportati in Olanda e da lì spedite in particolare nel Regno Unito, rappresenta l'ennesima emergenza alimentare che rischia di provocare il panico anche nel nostro Paese, nonostante gli importanti provvedimenti introdotti dal Governo, e in particolare del Ministro interrogato sulla tutela della provenienza dei prodotti agro-alimentari venduti in Italia;
appare evidente, a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto suesposto rendere pienamente operativa l'Autorità nazionale per la sicurezza alimentare, istituita dall'articolo 11 del decreto legge n. 248 del 31 dicembre 2007 e convertito, con modificazioni, dalla legge n. 31 del 28 febbraio 2008, al fine di garantire ulteriore sicurezza alle continue emergenze sul rischio della qualità dei prodotti che affliggono l'intera filiera agro-alimentare del nostro Paese, spesso provenienti dall'estero e in particolare dall'area asiatica;
il suesposto ente consentirebbe, infatti, di garantire sia ai consumatori che agli operatori del settore, un ruolo sicuramente più efficiente per l'intera agricoltura italiana e per l'importanza economica che essa riveste nel nostro Paese, contribuendo ad essere un «bollino di garanzia» per i consumatori e per le aziende agricole costantemente assediate dalle insidie della cosiddetta agro-pirateria -:
quali orientamenti il Ministro intenda esprimere con riferimento alle considerazioni esposte in premessa;
se non intenda, nell'ambito delle sue competenze, conseguentemente valutare l'opportunità di accelerare i tempi previsti al fine di rendere pienamente operativa la suesposta Authority, peraltro già normativamente prevista.
(5-04054)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

TRAPPOLINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
tra i fenomeni significativi legati allo sviluppo dell'ICT sta assumendo particolare rilievo quello che va sotto il nome di software open source (OSS): qualsiasi sistema

di gestione delle informazioni e delle comunicazioni che consente la disponibilità del codice sorgente;
sono sempre più numerose le esperienze, anche in Italia, di uso di software a sorgente aperto presso le pubbliche amministrazioni, come dimostra l'esempio del comune di Modena che ha ottenuto risparmi pari ad un milione di euro all'anno grazie alla migrazione verso soluzioni software open source;
il decreto legislativo n. 85 del 2005 - articolo 68 - impone alle pubbliche amministrazioni di realizzare una valutazione comparativa prima d'acquisire il software da utilizzare;
la contrazione delle risorse in direzione degli enti pubblici dovrebbe sollecitare i diversi livelli del governo ad una attenta e informata ricognizione delle possibilità di risparmio, unitamente alle prestazioni e agli standard di sicurezza, offerti dai OSS (open source software);
il Cnipa (oggi DigitPA), in attuazione della direttiva del Ministro per l'innovazione e le tecnologie del 19 dicembre 2003 (G.U. 7 febbraio 2004, n. 31), ha costituito l'Osservatorio open source;
l'Osservatorio open source - così come indicato nel sito web http://www.osspa.cnipa.it/ - «svolge un'importante funzione di catalizzatore delle »best practice« e della conoscenza in materia di open source»;
secondo quanto riferito da un'autorevole testata (corriere.it dell'11 novembre 2010) il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca «ha di fatto sospeso qualunque attività di monitoraggio degli Oss su scala nazionale, tant'è che il dirigente preposto »è in attesa di indicazioni dai vertici«» -:
se corrisponda al vero la notizia della sospensione dell'attività di monitoraggio su scala nazionale realizzata dall'Osservatorio open source presso il DigitPA;
se il Ministro intenda dare continuità all'Osservatorio open source e secondo quali indirizzi;
se il Ministro intenda procedere, e con quali strumenti, ad una ricognizione delle esperienze italiane più significative sull'uso dei software open source (OSS) all'interno della pubblica amministrazione al fine di individuare quelle «best practice» che possono essere replicate e consentire quindi alle pubbliche amministrazioni di raggiungere risparmi significativi.
(5-04053)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

RONDINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i bandi di ammissione per i laureati in farmacia alle scuole di specializzazione in farmacia ospedaliera sono autonomamente emanati dalle università sulla base di studenti iscrivibili, tenendo conto delle strutture in loro possesso o in convenzione;
in effetti l'articolo 8 della legge n. 401 del 2000 detta disposizioni in merito alla formazione specialistica dei «laureati non medici» dell'area sanitaria: la norma dispone che sia determinato con le stesse modalità prescritte per i medici dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 368 del 1999, anche il fabbisogno triennale dei laureati appartenenti alle categorie dei veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi da iscrivere alle scuole di specializzazione post-laurea, anche ai fini della ripartizione annuale delle borse di studio;
la suddetta disposizione non ha alcuna copertura finanziaria, in quanto, a differenza di quanto avviene per i medici, la rilevazione annuale del fabbisogno dei suddetti specialisti, ulteriore requisito indispensabile

dopo la copertura finanziaria, non è mai stata attuata dal Ministro interrogato;
a decorrere dall'anno accademico 2008/2009 è entrato in vigore il nuovo ordinamento didattico delle scuole di area sanitaria, decreto ministeriale 5 agosto 2005, e i relativi «standard e requisiti minimi delle scuole di specializzazione», decreto ministeriale 20 marzo 2006, che ha previsto in specie «la classe delle specializzazioni in farmaceutica» nella tipologia di «farmacia ospedaliera»;
l'attuazione del predetto decreto ministeriale non ha comunque determinato equiparazione fra le categorie di medici e non medici, in quanto mentre per i laureati in medicina le risorse sono stornate per effetto delle direttive comunitarie e dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 257 del 1991, per i laureati in farmacia l'insussistente rilevazione e relativa programmazione, riconduce la questione «all'esercizio di una discrezionalità amministrativa» non suffragata in termini di «atto dovuto da un espresso supporto normativo»;
l'assimilazione del percorso formativo dei laureati in medicina ed in farmacia nelle rispettive scuole di specializzazione, viene peraltro data attraverso un provvedimento normativo regolamentare di natura secondaria (decreto ministeriale 1o agosto 2005), che oltretutto non pone in termini espressi la postulata equiparazione degli uni con gli altri;
di fatto sembrerebbe che i corsi riservati ai «non medici» non rientrino in quelli di particolare interesse per il sistema sanitario nazionale, quindi da considerarsi alla stregua delle scuole di specializzazione dell'area giuridica, dell'area psicologica e dei beni culturali;
tale discriminazione comporta la progressiva impossibilità di realizzare il fisiologico turn over del personale farmacista ospedaliero, il cui fabbisogno occupazionale risulta essere di circa 150 unità annue -:
alla luce dei possibili ed eventuali rilievi di responsabilità civile dell'amministrazione dello Stato per omessa trasposizione delle direttive comunitarie, se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative per predisporre lo stanziamento di idonee risorse per la programmazione formativa dei farmacisti ospedalieri, nonché per la corresponsione del trattamento economico annuo agli specializzandi, in modo da rendere cogente l'articolo 8 della legge 401 del 2000.
(5-04052)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un lancio dell'AgenParl del 13 dicembre 2010, l'aria che si respira nella metropolitana di Milano sarebbe carica di veleni e fino a dieci volte più inquinata che all'esterno;
in particolare, ci sarebbero picchi del valore di pm10, le polvere sottili, di 327 microgrammi per metro cubo di aria, mentre nel pieno del traffico del centro la media non supera i 32-37 microgrammi;
lo studio citato è stato condotto dall'Agenzia per l'ambiente della Lombardia per conto della procura di Milano che l'ha trasmesso al sindaco di Milano, Letizia Moratti, all'Atm e all'Asl;
non è dato sapere quali siano i valori delle polvere sottili nella metropolitana di Roma;
secondo quanto riporta la stessa AgenParl in un lancio del 16 dicembre 2010, la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia europea in

quanto «non è stato finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di pm10» -:
di quali elementi dispongano i ministri interrogati in merito agli effetti di un'esposizione quotidiana a tali valori di polveri sottili;
quali siano le valutazioni e i provvedimenti adottati per tutelare la salute dei lavoratori che svolgono il loro servizio nella metropolitana di Milano e dei numerosi viaggiatori quotidiani, anche in relazione agli obblighi derivanti dalla partecipazione dell'Italia all'Unione europea;
se siano a conoscenza di recenti studi volti a rilevare i valori delle polvere sottili nella metropolitana di Roma e, in caso negativo, se non ritengano opportuno disporne l'immediato svolgimento, oltre che sollecitare un'urgente ispezione dei carabinieri del Nas.
(4-10373)

HOLZMANN e CARLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con sentenza del 29 maggio 2006 il tribunale di giustizia amministrativa, sezione di Bolzano, ha accolto il ricorso presentato dal collegio provinciale di Bolzano degli infermieri contro la provincia autonoma di Bolzano per l'annullamento della deliberazione della giunta provinciale n. 3775 del 18 ottobre 2004, avente per oggetto l'approvazione della formazione di livello C per autisti e soccorritori;
la deliberazione di cui sopra sarebbe in contrasto con l'articolo 117, comma 2, lettera m), della Costituzione che stabilisce la competenza legislativa dello Stato in materia di determinazione dei livelli assistenziali delle prestazioni che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale e violerebbe la legge 26 febbraio 1999, n. 42, «Disposizioni in materia di professioni sanitarie» -:
se intenda assumere iniziative normative volte a regolamentare l'istituzione di figure professionali a cui affidare compiti che si presentano contigui o complementari a quelli della professione infermieristica, in particolare sulle ambulanze di livello A, posto che nell'attuale quadro costituzionale tale disciplina dovrebbe essere riservata alla legislazione statale.
(4-10379)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
con numerosi e diversificati atti di sindacato ispettivo si è, più volte, messa in evidenza la drammatica situazione che stanno attraversando i lavoratori dello stabilimento FMA di Pratola Serra;
il gruppo FIAT ancora oggi, nonostante le numerose sollecitazioni e gli incontri con le parti sociali e il Governo, non ha chiarito quale piano industriale abbia in mente per lo stabilimento citato;
attualmente la situazione produttiva della FMA continua ad essere molto critica, con produzioni a singhiozzo e nessuna sicurezza per il futuro, con il risultato che i lavoratori hanno perso, dall'inizio della crisi, una media di 13 mila euro a testa;
nel mese di ottobre 2010 sono stati previsti solo 8 giorni di lavoro, a fronte dei 10 del mese di settembre;
tale situazione sta, come è prevedibile, creando una situazione di forte tensione in virtù del fatto che, oltretutto, alla fine del mese dovrebbe scadere la cassa integrazione straordinaria senza che l'azienda abbia comunicato i propri intendimenti;
il risultato è che tutto il comparto produttivo dell'Irpinia sta subendo profondi contraccolpi che rischiano di seppellire ogni ipotesi di sviluppo nell'intera area stante l'enorme influenza che il comparto FIAT ricopre in quel territorio;

nella provincia di Avellino vi sono 80 mila disoccupati che corrispondono ad una percentuale del 30-35 per cento della popolazione; se a questi si dovessero aggiungere le attuali maestranze della FMA e i lavoratori dell'indotto FIAT, si registrerebbe, sul fronte occupazionale, una crisi profonda che colpirebbe l'intera economia dell'Irpinia, andando ad aggravare ulteriormente la già difficile situazione delle popolazioni locali;
è indispensabile che i vertici FIAT siano richiamati alla loro responsabilità e che si pronuncino in maniera definitiva sulle loro intenzioni in merito al destino dello stabilimento di Pratola Serra, senza dimenticare gli impegni che, almeno verbalmente, avevano preso di inserire l'impianto di Pratola Serra in un ampio contesto di ristrutturazione di tutto il comparto motori;
in questo senso era stata prevista la possibilità che nell'impianto di Pratola Serra fosse avviata la produzione di motori per auto di piccola cilindrata (le panda) o dei futuri ed innovativi motori ibridi;
in questa situazione di totale precarietà si ritrovano in un vicolo cieco i lavoratori di aziende, collegate alle attività dello stabilimento di Pratola Serra, come la «Leoni Cablauto» o la «Logi Service», che rischiano di perdere definitivamente il posto di lavoro;
il Governo, rispondendo ad un precedente atto di sindacato ispettivo (3-00323), si era impegnato a verificare il collegamento tra gli incentivi per i siti ubicati nel Sud d'Italia e la garanzia assoluta al mantenimento dei posti di lavoro da parte dell'azienda;
pur registrando, con soddisfazione, l'impegno assunto dalla attuale compagine governativa al fine di salvaguardare i posti di lavoro dei lavoratori FIAT, è innegabile che l'Azienda sta mantenendo un clima di attesa e di incertezza del tutto, a questo punto, ingiustificabile -:
se e quali iniziative il Governo intenda, ulteriormente, intraprendere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e le possibilità di sviluppo che gli impianti FIAT e quelli collegati a tale circuito, soprattutto nel Mezzogiorno, rappresentano, individuando le reali intenzioni del gruppo;
se non si ritenga indispensabile accertare quale sia il piano industriale del gruppo e se risulti l'intenzione di rilanciare la produzione, ad esempio, allo stabilimento FMA di Pratola Serra o se, al contrario, emerga intenzione di spostare la produzione di motori in altri Paesi;
se vi sia la volontà di spostare la produzione dei motori per le auto di piccoli cilindrata o la produzione dei motori ibridi allo stabilimento FMA o se, al contrario, si sia già deciso di spostare simili produzioni rispettivamente in Polonia e negli USA;
come s'intenda agire per salvaguardare il futuro e la sicurezza del reddito per tutti i lavoratori coinvolti, loro malgrado, in questo processo di dismissioni, compresi quelli legati all'indotto dello stabilimento FMA di Pratola Serra;
se non si ritenga urgente, stante il pericolo imminente di perdita del posto di lavoro, ove richiesto, convocare un tavolo di concertazione con le parti sociali e le imprese per discutere dei casi specifici riguardanti i lavoratori della «Leoni Cablauto» e della «Logi Service».
(2-00927)
«Iannaccone, Belcastro, Gaglione, Mannino, Milo, Pisacane, Porfidia, Romano, Ruvolo, Sardelli, Brugger».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'attivazione del servizio del digitale terrestre, avvenuto nei primi

giorni del corrente mese di dicembre, il segnale Rai è scomparso in varie zone della città di Pordenone;
da notizie di stampa, il servizio pubblico sarebbe venuto meno persino nell'area urbana nella quale trova sede lo studio di Rai Tre regionale;
non è ancora nota la causa tecnica per cui un capoluogo di provincia, situato in zona pianeggiante e senza particolari difficoltà di natura orografica, sia stato privato dell'importante canale di comunicazione -:
se sia a conoscenza dell'episodio indicato in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di rimediare al più presto all'inconveniente e quali siano le ragioni tecniche che hanno portato ad un oscuramento del segnale Rai in un sito così popoloso e nevralgico del territorio del Friuli Venezia Giulia.
(5-04047)

LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche», agli articoli 4, 14, e 23 effettua la distinzione delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo da quelle della gestione amministrativa, mentre l'articolo 19 contiene le disposizioni generali in materia di incarichi di funzioni dirigenziali presso le singole amministrazioni dello Stato;
l'articolo 20 del contratto collettivo nazionale del personale dirigente dell'area 1, per il quadriennio 2002-2005, sottoscritto il 21 aprile 2006, contiene la disciplina specifica del conferimento degli incarichi dirigenziali;
con direttiva del Ministro dello sviluppo economico, emanata il 15 febbraio 2009, è stata disciplinata la procedura per il conferimento degli incarichi di livello dirigenziale generale;
inoltre, con decreto del 7 maggio 2009, il Ministro dello sviluppo economico ha provveduto a definire le procedure e le modalità per il conferimento degli incarichi dirigenziali di livello non generale;
l'attuale organico dei dirigenti di prima fascia - ovvero dirigenti generali - del Ministero dello sviluppo economico, in base al decreto del Presidente della Repubblica n. 197 del 2008, è pari a 29 unità di cui 4 capi dipartimento, 17 direttori generali, 2 dirigenti generali presso gli uffici di diretta collaborazione e 6 dirigenti generali con incarico di studio; mentre l'organico dei dirigenti di seconda fascia è di 208 unità;
con riferimento all'attribuzione degli incarichi ai dirigenti generali a seguito della riorganizzazione prevista dal decreto del Presidente della Repubblica, n. 197 del 1998, che ha dato luogo ad un notevole spoil system, risultano attivati numerosi contenziosi che, con riferimento a quelli al momento definiti, hanno visto la soccombenza del Ministero;
si è in presenza ad avviso dell'interrogante di una situazione poco trasparente, caratterizzata dall'utilizzo di professionalità esterne, dal mancato rispetto delle percentuali previste dai commi 5-bis e 6 dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 165, e da un notevole aggravio per il bilancio conseguente alle sentenze di reintegro a favore di dirigenti rimossi, che attualmente raggiungerebbero il numero di cinque;
si riscontra, inoltre che, mentre gli incarichi di dirigente generale con funzioni di studio sono ricoperti da dirigenti di prima fascia di ruolo di comprovata esperienza, dal 1o aprile 2010 è scoperto il posto di direttore generale peri servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione e dal 10 ottobre 2010 anche quello di direttore generale per le piccole e medie imprese e gli enti cooperativi;
si è in presenza ad avviso dell'interrogante non solo di un'evidente carenza organizzativa ma anche, e soprattutto, di

un persistente stato di grave incertezza amministrativa in quanto le relative funzioni di direttore generale sono state avocate e, comunque, svolte di fatto dai rispettivi capi dipartimento, Roberto Sambuco e Giuseppe Tripoli, che in base alle norme vigenti non possono svolgere le funzioni di direttore generale ad interim;
secondo la normativa vigente, nelle more della nomina dei titolari, la reggenza dell'ufficio doveva, in modo trasparente «essere affidata ad un altro dirigente del medesimo livello dirigenziale con un incarico ad interim, ai sensi dell'articolo 61 del CCNL 2002-05;
le menzionate direzioni generali sono titolari di provvedimenti che incidono sul sistema delle imprese in quanto al direttore generale per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione compete, in particolare: la stipula e gestione del contratto di servizio con la società concessionaria per il servizio pubblico di radiodiffusione; la disciplina di regolamentazione per i settori delle comunicazioni elettroniche e della radiodiffusione; l'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze per i servizi di comunicazione elettronica e radiodiffusione e dei diritti d'uso delle numerazioni; mentre al direttore generale per le piccole e medie imprese e gli enti cooperativi compete, fra l'altro, la vigilanza sul sistema cooperativo, la decisione sulle gestioni commissariali, gli scioglimenti e le liquidazioni coatte amministrative delle società cooperative;
da quanto premesso risulta evidente che lo stato di incertezza creatosi al Ministero dello sviluppo economico, dopo che per cinque mesi è mancato il titolare, ha prodotto e continua a produrre una grave situazione organizzativa che mette in dubbio la correttezza ed il buon andamento dell'azione amministrativa;
la situazione appare ancora più grave ed inaccettabile se si considera che la direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione svolge una funzione fondamentale nel delicato settore delle comunicazioni ed, in particolare, della radiodiffusione televisiva pubblica e privata, aspetto oltremodo delicato in un Paese nel quale sono sostanzialmente riconducibili al Presidente del Consiglio dei ministri una serie di reti televisive e radiofoniche -:
se si intenda porre fine al persistente stato di grave inadempienza ed attivare le procedure di competenza per la nomina del direttore generale per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione e del direttore generale per le piccole e medie imprese e gli enti cooperativi;
quali provvedimenti siano stati emessi dal capo dipartimento per le comunicazioni nello svolgimento delle funzioni di direttore generale per i servizi di comunicazione elettronica e di radiodiffusione nel corso dei circa otto mesi trascorsi e quali di questi provvedimenti siano a rischio di impugnativa.
(5-04057)

Interrogazione a risposta scritta:

VESSA e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
desta forte preoccupazione la situazione che si è venuta a determinare nel ramo responsabilità civile auto, in particolare per l'assicurazione obbligatoria;
risulta essere in atto, da alcuni anni, un tendenziale, significativo aumento del costo dei sinistri con danni alla persona, a causa di recenti decisioni giurisprudenziali;
un impatto rilevante sull'elevata frequenza di sinistri, soprattutto in alcune aree del Paese, è sicuramente legata alla piaga delle frodi, infatti i dati ufficiali rilevati dall'Isvap riportano solo le truffe scoperte dalle imprese attraverso i limitati mezzi che le compagnie possono impiegare per contrastare il fenomeno (il 2.5 per cento dei sinistri risulterebbe d'origine fraudolenta);
tali dati sono assolutamente parziali rispetto all'entità del grave fenomeno e

mostrano peraltro che le truffe sono concertate prevalentemente in specifiche aree del Mezzogiorno con «casi» di frodi accertate pari al 12,2 per cento dei sinistri a Caserta, all'11,4 per cento a Napoli all'8,9 per cento a Foggia;
le compagnie, proprio dove è più alta l'incidenza delle frodi assicurative, Campania e Puglia, per liberarsi di clienti «scomodi», applicano tariffe altissime, che inducono il cliente a non assicurarsi;
in questo modo intere aree del Paese, dove potenzialmente si concentrano molti incidenti «costosi», vengono emarginate e non più assicurate;
l'Isvap ha disposto l'apertura di otto istruttorie nei confronti di altrettante compagnie per sospetta elusione dell'obbligo a contrarre, previsto dalla legge;
alcune compagnie hanno operato una «disdetta di massa» in alcune regioni quali, la Campania, Calabria e Puglia, per non assicurare più i clienti potenzialmente costosi, come documentato dalle crescenti segnalazioni degli utenti che pervengono all'Autorità di Vigilanza;
in questo quadro internazionale di crisi economica, oltre agli utenti danneggiati dai rincari, c'è un'intera categoria, gli agenti assicurativi, che sono stati lasciati soli e messi in ginocchio dal comportamento delle compagnie, soprattutto nelle regioni meridionali;
lo SNA (Sindacato nazionale agenti di assicurazione) si è attivato per cercare di affrontare in modo deciso le difficoltà lamentate dagli agenti del Sud Italia e i problemi che riguardano in modo così pressante il ramo delle responsabilità civili auto;
le agenzie assicurative stanno chiudendo i battenti e molti sono i posti di lavoro persi, in un territorio già segnato fortemente dalla disoccupazione, senza contare che l'aumento incontrollato dei premi assicurativi per la responsabilità civile auto complica la situazione, alimentando il malcontento e la nascita di circuiti d'assicurazione illegali che offrono polizze (fuori legge) a costi molto bassi, truffando a propria volta numerosi guidatori onesti -:
quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di rimuovere definitivamente le criticità strutturali evidenziate in premessa che impediscono in Italia la concorrenza concreta del mercato assicurativo con particolare riferimento al plurimandato al fine di contrastare l'aumento smisurato delle tariffe responsabilità civile auto e la chiusura delle agenzie assicurative;
in che modo il Governo intenda intervenire al fine di risolvere i gravi problemi del mercato assicurativo, problemi che penalizzano in maniera grave soprattutto i consumatori;
se si intenda convocare un tavolo di concertazione con le organizzazioni sindacali degli agenti e delle imprese di assicurazione, per porre rimedio ad una situazione non più procrastinabile.
(4-10371)

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Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Pezzotta e altri n. 1-00408, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marchioni.

La mozione Antonione e altri n. 1-00519, pubblicato nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini n. 4-09859, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-09864, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-09881, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Cavallotto e altri n. 4-09954, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-10014, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-10120, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Antonione n. 1-00519, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 415 dell'11 gennaio 2011.

La Camera,
premesso che:
il cittadino italiano Cesare Battisti, ex militante della formazione «Proletari armati per il comunismo», è stato condannato all'ergastolo con sentenza della Corte d'assise d'appello di Milano del 1988 (definitiva in Cassazione nel 1993), per omicidio plurimo, oltre che per i reati di banda armata, rapina e detenzione di armi;
complessivamente ben sette processi e ventiquattro giudici italiani ne hanno stabilito la colpevolezza;
sottrattosi alla giustizia italiana e rifugiatosi in Francia, Battisti è stato tratto in arresto l'11 febbraio 2004 in esecuzione di una richiesta di estradizione avanzata dalla giustizia italiana, ma non appena Parigi si è pronunciata in senso favorevole all'estradizione, egli si è reso latitante;
nel 2006 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Battisti contro il provvedimento di estradizione concesso dalla Francia, stabilendo, tra l'altro, che i giudici italiani avevano perfettamente rispettato gli standard europei (quanto al diritto d'accesso e informazioni sul procedimento, diritti della difesa);
sulla base delle richieste sia italiana che francese, il 18 marzo 2007 Battisti è stato arrestato a Rio de Janeiro, ed il 24 marzo dello stesso anno l'Italia ne ha richiesto l'estradizione;
il 13 gennaio 2009 l'allora Ministro della giustizia brasiliano ha concesso a Battisti lo status di rifugiato politico;
nella seduta del 18 novembre 2009, il tribunale supremo federale ha dichiarato nullo il provvedimento di rifugio, concesso l'estradizione richiesta dall'Italia e autorizzato il Presidente brasiliano a consegnare Cesare Battisti al nostro Paese in conformità al vigente trattato bilaterale in materia di estradizione, pur precisando che la pronuncia faceva salve le competenze del Presidente stesso;
il Capo dello Stato e il Governo italiano, nelle molteplici occasioni di contatto, hanno ripetutamente sottolineato alle autorità brasiliane che si aspettavano il rispetto della decisione del tribunale supremo federale di concessione dell'estradizione di Battisti;
il 30 dicembre 2010, l'avvocatura generale dello Stato brasiliana ha reso pubblico il proprio parere, approvato dal Vice avvocato generale, che richiamando

l'articolo 3, capo I, lettera F, del trattato bilaterale di estradizione (l'estradizione non sarà concessa se la Parte richiesta ha serie ragioni per ritenere che la persona richiesta verrà sottoposta ad atti persecutori o discriminatori per motivi di razza, di religione, di sesso, di nazionalità, di lingua, di opinioni politiche o di condizioni personali o sociali, o che la situazione di detta persona rischia di essere aggravata da uno degli elementi suddetti), si poneva in senso contrario alla concessione dell'estradizione di Battisti;
il 31 dicembre 2010 l'ex Presidente brasiliano ha reso nota la propria decisione - conforme al parere dell'Avvocatura generale dello Stato brasiliana - che non accoglie la richiesta di estradizione dell'Italia nei confronti del connazionale;
la mancata estradizione di Cesare Battisti configura, nell'opinione di autorevoli giuristi, una violazione del predetto trattato bilaterale di estradizione del 1989 da parte del Brasile, e ciò implicherebbe la responsabilità del Brasile sul piano internazionale per aver disatteso le disposizioni dell'accordo stesso;
la decisione brasiliana di addurre come motivazione l'articolo 3, capo I, lettera F del trattato bilaterale di estradizione rende tale diniego profondamente ingiusto sul piano dei principi e infondato sul piano legale;
il Presidente del tribunale supremo federale del Brasile, con decisione del 6 gennaio 2011, ha negato la scarcerazione di Battisti e inviato gli atti al giudice relatore per un ulteriore esame del caso in sede plenaria;
il caso Battisti, infine, non sembra limitarsi ad una semplice questione bilaterale tra Italia e Brasile, in quanto, dubitando che il sistema giudiziario dell'Italia sia in grado di offrire adeguate garanzie al condannato, il provvedimento brasiliano mette in discussione il rispetto dei principi stessi di civiltà giuridica da parte di tutta l'Unione europea - quale omogenea comunità di valori e spazio di libertà e giustizia - essendone l'Italia un Paese membro,


impegna il Governo:


a percorrere tutte le strade sul versante giudiziario offerte dal tribunale supremo federale, non lasciandone intentata alcuna fino ad adire, eventualmente, la Corte internazionale di giustizia, affinché il rifiuto opposto dall'ex Presidente brasiliano alla concessione dell'estradizione venga rimosso e Cesare Battisti possa essere assicurato alla giustizia italiana, a completamento del procedimento di estradizione, come previsto dal trattato bilaterale;
ad esperire nel prosieguo legale della vicenda ogni strumento reso disponibile dall'ordinamento giuridico del Brasile per impugnare il diniego all'estradizione, nonché, ove necessario, ricorrere nelle sedi multilaterali ed europee in tale stessa direzione, anche affinché vengano rispettati i principi di civiltà giuridica che sono alla base dello spazio di giustizia europeo e della stessa Unione europea;
nel quadro delle ottime relazioni tradizionalmente in essere con il Brasile e in parallelo con il percorso giudiziario, a mantenere costantemente viva la questione in sede di dialogo politico con quel Governo, cogliendo l'occasione di tutti i possibili contatti con la nuova amministrazione, per rappresentare alle autorità brasiliane la nostra aspettativa per una corretta interpretazione del contenuto del trattato bilaterale e, quindi, per l'accoglimento dell'estradizione;
a fare in modo che la soluzione finale della vicenda sia in sintonia con le norme di tale trattato e con i sentimenti di un'opinione pubblica che, senza distinzioni di colori ed orientamenti, è sorpresa e indignata per gli ultimi sviluppi.
(1-00519)
(Nuova formulazione) «Antonione, Nirenstein, Baldelli, Biancofiore, Angeli, Bonciani, Boniver, Renato Farina, Lunardi,

Malgieri, Migliori, Moles, Osvaldo Napoli, Nicolucci, Pianetta, Picchi, Scandroglio, Valducci, Zacchera».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interpellanza urgente Iannaccone n. 2-00902 del 1o dicembre 2010.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Contento n. 4-10134 del 21 dicembre 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-04047.

...

ERRATA CORRIGE

Mozione Casini n. 1-00517 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 414 del 10 gennaio 2011. Alla pagina 18414, seconda colonna, dalla riga trentesima alla riga trentunesima, deve leggersi: «essere coerente con il testo dell'articolo 3, capo I, lettera F del trattato di estradizione fra» e non «essere coerente con il testo dell'articolo 1, comma 3, del trattato di estradizione fra», come stampato.
Contestualmente alla pagina 18415, prima colonna, dalla riga ottantaquattresima alla riga novantaseiesima, deve leggersi: "(1-00517) «Casini, Cesa, Galletti, Buttiglione, Tassone, Mantini, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Naro, Rao, De Poli, Adornato, Binetti, Bosi, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Delfino, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Lusetti, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Nunzio Francesco Testa, Zinzi»." e non: "«Casini, Cesa, Galletti, Mantini, Buttiglione, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Naro, Rao, De Poli, Tassone, Adornato, Binetti, Bosi, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Delfino, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Lusetti, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Nunzio Francesco Testa, Zinzi»." come stampato.
Interrogazione a risposta orale Mazzocchi n. 3-01385 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 415 dell'11 gennaio 2011. Alla pagina 18505, prima colonna, dalla riga ventesima alla riga ventunesima, deve leggersi: «vacanti ovvero direzione audit e previdenza;» e non «vacanti ovvero direzione audit e presidenza;» come stampato.