XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 12 gennaio 2011

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all'Onu, in un recente rapporto ha quantificato in duecento milioni i cristiani che sono vittime di persecuzioni e discriminazioni;
in molti casi, questi gesti di gravissima intolleranza passano del tutto inosservati agli occhi della grande stampa internazionale;
stando al rapporto di monsignor Migliore, a gennaio dello scorso anno a Laos sono stati messi agli arresti 48 cristiani nel solo distretto di Ta-Oyl affinché rinunciassero alla loro confessione e che, a quanto raccontano gli esponenti dell'«International Christian concern», gli ufficiali del distretto hanno puntato le pistole alle teste dei cristiani che però si sono rifiutati di obbedire all'ordine di rinunciare alla propria fede;
il 13 di agosto del 2009 sette cristiani residenti in Sudan sono stati condotti in una foresta, appesi agli alberi e in altri casi sono stati letteralmente crocifissi e che, sempre stando al rapporto di monsignor Migliore, sono molti i cristiani residenti in Iraq che vengono stanati, minacciati e, in molti casi, trucidati. Medesime efferatezze in India, o nel Punjab pachistano dove fanatici islamisti bruciano vivi coloro che si professano cristiani;
Berthold Pelster, ricercatore di «Aiuto alla Chiesa che soffre», associazione che stila annualmente un rapporto sulla situazione dei cristiani nel mondo, ha stimato che tra il 75 e l'85 per cento degli atti compiuti contro una religione riguardano i credenti in Gesù Cristo;
detta associazione ha elencato 60 Paesi nel mondo nei quali la libertà religiosa è violata sia nella impossibilità di professare la propria fede o di esercitare il proprio culto fino alla repressione attuata attraverso la violenza e il sopruso che si concretizzano, spesso, in veri e propri massacri;
l'agenzia Fides della Congregazione vaticana per l'evangelizzazione dei popoli ha calcolato che nel solo 2009 sono stati uccisi 37 missionari (30 sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi, 3 volontari laici), il doppio dell'anno precedente;
alla fine dello scorso anno si è tenuta nella sede del Parlamento europeo la Conferenza sulla persecuzione contro i cristiani promossa dalla Commissione episcopati Unione europea, dai Gruppi dei conservatori e riformisti europei e del Gruppo del partito popolare europeo all'Europarlamento, in collaborazione con «Aiuto alla Chiesa che Soffre» e «Open Doors International»;
dai dati emersi nel corso di detta Conferenza, si è evinto che quella cristiana è la fede religiosa più perseguitata nel mondo: su 100 morti per crimini legati alla religione, 75 sono di fede cristiana. Si stima che siano stati martirizzati più cristiani nel ventesimo secolo che in tutti i 1.900 anni precedenti;
monsignor Sako, arcivescovo dei Caldei in Iraq, durante l'importante conferenza ha lanciato l'ennesimo grido di allarme denunciando che in Iraq il numero dei cristiani continua a diminuire e che scompariranno del tutto a causa delle continue persecuzioni, minacce e violenze. Dal 2003 ad oggi - ha fatto sapere il prelato - sono state assaltate 51 chiese, sono stati rapiti e poi uccisi un vescovo e tre sacerdoti; sono circa novecento i cristiani innocenti uccisi e centinaia di migliaia obbligati ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare un luogo sicuro in cui vivere;
monsignor Kussala, vescovo del Sudan ha chiesto all'Unione europea di fare pressione sulle Nazioni Unite affinché rafforzino la loro legislazione a difesa dei

diritti delle minoranze e specialmente dei cristiani e che all'interno si costituisca una Commissione dell'Onu sulla libertà religiosa internazionale;
monsignor Kussala ha chiesto che anche gli omicidi e le persecuzioni a sfondo religioso vengano perseguiti dal Tribunale penale internazionale;
la conferenza si è conclusa con la presentazione di una dichiarazione in cui si chiede all'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea, Catherine Ashton, di difendere la libertà di culto, includendo in tutti gli accordi con Paesi esterni alla Unione europea una clausola vincolante di rispetto di tale diritto fondamentale;
in Nigeria la vigilia del Natale scorso è stata funestata da alcune aggressioni contro la locale comunità cristiana che hanno provocato la morte di 32 persone e il ferimento di altre 70. A queste persone si aggiungono altre sei che sono rimaste uccise durante la messa di Natale in attacchi compiuti, a quanto pare, da estremisti islamici contro due chiese a Maiduguri, nel nord-est del Paese. Una delle due chiese è stata data alle fiamme e tra le sei vittime figura anche un prete;
un attacco simile è stato messo a segno da terroristi di Abu Sayaf durante la messa di Natale in un villaggio dell'isola di Jolo, nelle Filippine; sei fedeli sono rimasti feriti in seguito all'esplosione di una bomba adagiata sul tetto di una chiesa;
la notte dello scorso capodanno 21 persone sono morte e 79 sono rimaste ferite per l'esplosione di un'auto bomba parcheggiata dinanzi ad una chiesa copta ad Alessandria d'Egitto; l'ordigno è esploso quando dentro la chiesa c'erano quasi mille fedeli raccolti per i tradizionali riti organizzati per accogliere il nuovo anno;
il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato al Sommo Pontefice, Benedetto XVI, un lungo messaggio con il quale ha ribadito la necessità di difendere la libertà religiosa in tutte le democrazie;
il Sommo Pontefice, in occasione della Giornata mondiale della pace che si celebra il primo gennaio, ha invitato tutti a non rassegnarsi all'egoismo e alla violenza e a non abituarsi ai conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli;
il Papa ha sottolineato che la «libertà religiosa è elemento imprescindibile di uno Stato di diritto» esortando tutti «a pregare affinché giungano a buon fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo. Per questo difficile occorre l'impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall'autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente»;
il Ministro degli esteri, Franco Frattini, ha chiesto all'Alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera, Catherine Ashton, di discutere la questione della persecuzione nei confronti dei cristiani nell'incontro previsto per il 31 gennaio a Bruxelles, esprimendo il desiderio che si ipotizzino delle misure concrete da a promuovere per conseguire il rispetto della libertà di religione e di espressione in ogni parte del mondo,


impegna il Governo:


ad assumere tutte le iniziative possibili volte a contrastare la persecuzione delle comunità cristiane in tutti i Paesi del mondo;
a chiedere all'Unione Europea di subordinate i rapporti diplomatici e/o commerciali bilaterali o multilaterali con altri Paesi all'effettivo rispetto dei valori di tolleranza e di libertà di culto;
a promuovere ad ogni livello sanzioni contro quei Paesi che tollerano i fenomeni di violenza e di discriminazione religiosa;
a subordinare la stipula di accordi diplomatici, commerciali e di collaborazione tra l'Italia e altri Paesi al rispetto della libertà di culto;

a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado una campagna di sensibilizzazione contro la discriminazione dei cristiani e contro ogni forma di intolleranza religiosa;
a promuovere in sede ONU la costituzione di un osservatorio che monitori il fenomeno della discriminazione religiosa nel mondo e proponga provvedimenti volti alla soluzione del problema.
(1-00521)
«Iannaccone, Sardelli, Ruvolo, Belcastro, Gaglione, Gianni, Mannino, Milo, Pisacane, Porfidia, Razzi, Romano».

Risoluzione in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
nell'allegato 2 della deliberazione del CIPE del 21 dicembre 2001, n. 121 - legge obiettivo 1o programma delle infrastrutture strategiche (supplemento alla Gazzetta Ufficiale n. 68 del 21 marzo 2002) - tra gli interventi di preminente interesse nazionale risulta inserito anche l'ammodernamento della strada statale 45 Val Trebbia;
l'intesa generale quadro, sottoscritta il 19 dicembre 2003, tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Emilia-Romagna, include tra gli interventi aventi carattere di «preminente interesse strategico», sia di carattere nazionale che regionale, quelli riferiti alla strada statale 45 di Val Trebbia e specificatamente i seguenti:
a) ammodernamento del tratto tra Perino e Rio Cernusca - lavori di completamento (costo ipotizzato 13 milioni di euro);
b) collegamento della strada statale 45 con la A21 (costo ipotizzato 38 milioni e 250.000 euro, dei quali 23 milioni e 250.000 euro messi a disposizione dalla regione Emilia-Romagna e dagli enti locali);
c) ammodernamento della strada statale 45 nel tratto Rio Cernusca - Rivergaro (costo ipotizzato 36 milioni e 152.000 euro);
d) ammodernamento della strada statale 45 nel tratto Bobbio - confine regionale (costo ipotizzato 29 milioni e 827 mila euro);
l'intervento relativo ai lavori di costruzione del tratto compreso tra le località Perino e Rio Cernusca, inserito nel piano di investimenti ANAS 2007/2011 e ricompreso nel contratto di programma 2007, è attualmente in corso;
in più occasioni le competenti autorità sono state informate dello stato di grave trascuratezza e di conseguente pericolosità che caratterizza, sul versante piacentino, la strada statale 45 di Val Trebbia, in particolare nel tratto compreso tra Bobbio e Gorreto;
il 28 maggio 2010, nella sede del comune di Ottone, è stato sottoscritto il protocollo d'intesa per la promozione di interventi di messa in sicurezza e di riqualificazione della statale 45, promosso dalle amministrazioni provinciali di Piacenza e Genova. Detto protocollo coinvolge le regioni Emilia e Liguria, gli enti locali liguri ed emiliani della vallata, le camere di commercio di Piacenza e Genova, le associazioni di categoria piacentine (Unione commercianti, Confindustria, Libera Associazione commercianti, C.N.A., Libera artigiani, Confesercenti) e, nelle intenzioni dei sottoscrittori, individua non come controparti, ma come partner effettivi, i compartimenti ANAS di Emilia Romagna e Liguria;
il 4 ottobre 2010 nel tratto fra Marsaglia e San Salvatore della strada statale 45 Val Trebbia, un masso del diametro di circa un metro, probabilmente a causa del maltempo che imperversava sulla zona, si staccava dalla parete rocciosa precipitando verso la strada e colpiva una jeep sulla fiancata sul lato del guidatore che, per le gravissime ferite riportate, decedeva il giorno seguente;

il 17 dicembre 2010 l'Anas dava comunicazione dell'avvenuta aggiudicazione alla ditta «Romei srl», con sede in provincia di Reggio Emilia, della gara d'appalto per i lavori di consolidamento del ponte Lenzino sul fiume Trebbia, sulla strada statale 45 «della Val di Trebbia» (al chilometro 78,200), in provincia di Piacenza. L'intervento, del costo di circa 280 mila euro, rappresenta uno stralcio dei lavori minimale (poco più del 7 per cento della spesa prevista) rispetto al progetto iniziale;
quanto alla messa in sicurezza delle barriere stradali sull'asse della statale che qui interessa, risulta che il compartimento Anas di Bologna abbia redatto un progetto per la messa in sicurezza delle barriere stradali lungo la strada statale 45 per un importo di 1.630.000 euro, che doveva essere incluso nella rimodulazione del contratto di programma, con appaltabilità 2010;
risultavano altresì inseriti, nel contratto di appaltabilità 2010, i lavori urgenti di ripristino della stabilità della scarpata stradale a seguito di eventi franosi occorsi nel gennaio 2010 in comune di Marsaglia al chilometro 85+500 e Bobbio al chilometro 94+00 della strada statale 45. Il compartimento Anas di Bologna ha redatto, nel gennaio 2010, il progetto dell'intervento con una previsione di spesa di euro 90.000,00. Così pure risultavano inseriti nel contratto di programma con appaltabilità nel 2010 i lavori urgenti di ripristino - lungo la strada statale 45d - della stabilità della scarpata stradale a seguito di eventi franosi verificatisi nel gennaio 2010 in comune di Perino di Coli al chilometro 108+750 e Travo al chilometro 113+000;
nell'attesa degli interventi non effettuati di cui sopra ed inseriti nel contratto di appaltabilità 2010, in ragione di una frana verificatasi il 23 dicembre 2010 all'altezza di Cassolo, in comune di Bobbio, la strada statale 45 «della Val di Trebbia» è prima stata temporaneamente chiusa al traffico per un tratto di circa 2,3 km e poi riaperta a senso unico alternato,


impegna il Governo


a tener conto, nella predisposizione dello schema di contratto di programma relativo al 2011, anche delle entrate percepite dall'Anas nel corso del 2010 a seguito dell'attuazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 del decreto-legge n. 78 del 2010 e, conseguentemente, a destinare parte significative delle stesse alla messa in sicurezza della strada statale 45 Val Trebbia.
(7-00464)«Tommaso Foti, Polledri, Alessandri».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per i rapporti con le regioni, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
l'articolo 46 della legge regionale della Calabria n. 34 del 2010, contenuto nel titolo VI, integra la legge regionale n. 1 del 2005 contenente «Norme per l'elezione del Presidente della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale»;
in particolare il comma 1 del citato articolo 46 aggiunge il comma 6-ter all'articolo 1 della legge n. 1 del 2005, stabilendo la compatibilità, con la carica di consigliere regionale, delle cariche:
a) di presidente della giunta provinciale;
b) di assessore provinciale;
c) di sindaco;
d) di assessore comunale;
la citata norma stabilisce che le predette compatibilità vanno in deroga a due

norme statali, l'articolo 4 della legge n. 154 del 1981 e l'articolo 65 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (cosiddetto testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali);
in particolare, ad avviso dell'interpellante, quest'ultima norma viene derogata pur nell'assoluta impossibilità giuridica di farlo per l'evidente invasione della competenza statale a legiferare sulle cariche elettive di comuni e province;
infatti, il citato decreto legislativo n. 267 del 2000, già all'articolo 1, comma 2, stabilisce che «Le disposizioni del presente testo unico non si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano se incompatibili con le attribuzioni previste dagli statuti e dalle relative norme di attuazione» ed è pertanto evidente che le medesime disposizioni si applicano, in toto, alle regioni a statuto ordinario;
appare impensabile che lo status degli amministratori di comuni e province, con riguardo alle incompatibilità, sia fissato dalle regioni; la riserva di competenza statale sull'argomento, infatti, impedisce di incidere su cariche elettive di enti locali;
l'interpellante paventa l'incostituzionalità della norma in questione approvata dal consiglio regionale della Calabria, senza escludere le perplessità che nascono nella stessa interpellante alla luce del fatto che la norma regionale calabrese potrebbe essere legata alla prossima competizione elettorale di primavera -:
se non ritengano necessario ed urgente, considerato che la legge citata ed approvata dal consiglio regionale della Calabria eccede, ad avviso dell'interpellante, la competenza della regione, procedere alla relativa impugnazione a norma dell'articolo 127 della Costituzione italiana.
(2-00919)«Angela Napoli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO, GHIZZONI, DE BIASI e APREA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano «La Repubblica» in un articolo a firma Marco Pasqua, segnala oggi l'esistenza di un sito internet che ha sede negli Stati Uniti ma con sue diramazioni in diverse parti del mondo;
tale sito è denominato Stormfront ed è stato fondato nel 1995 da Don Black ex leader dei Ku Klux Klan;
su tale sito in diverse pagine sono presenti elenchi di ebrei coinvolti a vario titolo nella vita civile italiana;
sono presenti nomi e cognomi di moltissimi cittadini italiani ebrei e non impegnati nel mondo della comunicazione, della politica, dell'economia e dell'impresa;
in una parte del sito si afferma che lo scopo della pubblicazione di tali nomi di presunti ebrei è dovuto al fatto che: «Il dovere di ogni nazionalsocialista è quello di scovare l'ebreo camuffato, partendo dal vicinato, verificarne la reale fattura giudaica incrociando dati con reali osservazioni e diffondere la notizia in maniera capillare in modo che il giudeo possa risultare in qualche modo evidenziato a vita, con l'intento di ledere la sua posizione monopolizzatrice -:
se il contenuto di tale scritto possa essere riconducibile alle fattispecie previste nella cosiddetta legge Mancino, legge n. 205 del 25 giugno 1993, e successive modificazioni, se in particolare il contenuto di tale sito possa essere riconducibile all'articolo 1 di tale legge e cioè quello che si occupa della discriminazione per motivi, razziali, etnici o religiosi e, in tal senso, quali iniziative di competenza intenda assumere;
se il Ministro ritenga adeguata la normativa vigente in Italia circa la regolamentazione delle fattispecie di attività riscontrabili in tale sito e, in caso contrario, quali iniziative normative intenda assumere in proposito.
(5-04045)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;
il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella Diocesi di Cagliari è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento:completamento del restauro degli interni della chiesa e dell'annesso convento di San Francesco in Iglesias (CI) - III lotto - Ente: Provincia di Sardegna dei frati minori conventuali - Euro: 308.665,68 -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali

voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10326)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;
il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Brescia sono stati finanziati i seguenti progetti:
Intervento:restauro e valorizzazione delle prime quattro cappelle del santuario della Via Crucis annesso alla Chiesa parrocchiale di San Martino in Cerveno (BS) - Ente: Parrocchia di San Martino in Cerveno - Euro: 289.554,75;
Intervento:restauro della basilica di Santa Maria in Valvendra (BG) - Ente: Comune di Lovere - Euro: 1.140.377,37 -:
se le stesse opere non siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;

se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10327)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;
il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Biella sono stati finanziati i seguenti progetti:
Intervento:Opere di restauro interne ed esterne della Chiesa di Santa Fede in Graglia (BI) - Ente: Parrocchia di Santa Fede in Graglia (BI) - Euro: 138.806,32;

Intervento:Restauro e consolidamento del complesso monastico di San Masseo in Assisi (PG) - Ente: Comunità monastica di Bose Magnano (BI) - Euro: 1.306.033,63 -:
se le stesse opere non siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10328)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;
il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione

statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento:Opere provvisionali: Centinatura delle volte e copertura provvisoria del Palazzo vescovile in Acquaviva delle Fonti (BA) - Ente: Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti - Euro: 280.870,96;
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10329)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;
il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo

dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Andria è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento:Restauro e fruibilità della chiesa e di parte del complesso monastico di San Domenico in Andria (BT) - Ente: Diocesi di Andria - Euro: 761.208,40;
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10330)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;
il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre

2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento:Restauro e consolidamento della Chiesa Santa Maria della Cancellata - Lacedonia (AV) - Ente: Parrocchia di Santa Maria della Cancellata - Euro: 404.745,25;
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10331)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;

il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Avezzano è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento:Consolidamento statico e recupero conservativo della Chiesa S. Maria delle Grazie in Sante Marie (AQ) - Ente: Parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Sante Marie - Euro: 21.302,38;
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10332)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010 supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010 «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai

rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.»;
il 28 maggio 2010 al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Bari-Bitonto è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento:Completamento dei lavori di restauro della Chiesa Madre di Maria SS. Annunziata: Risanamento coperture, consolidamento facciate lapidee esterne, campanile, plafond ligneo e opere di finitura del paramento interno - Modugno (BA) - Ente: Arcidiocesi di Bari-Bitonto - Euro: 642.630,66;
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10333)

BENAMATI e ZAMPA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la mattina del 6 dicembre 1990 un aereo militare da addestramento Aermacchi MB-326 partito dall'aeroporto di Verona-Villafranca impattò contro l'istituto scolastico «Gaetano Salvemini» di Casalecchio di Reno (Bologna) causando la morte di 12 giovani studenti quindicenni e il ferimento di 80 persone;
il combustibile fuoriuscito dal velivolo prese fuoco, incendiando l'edificio che dopo l'incidente venne ricostruito come casa della solidarietà per ospitare le associazioni di volontariato locali e per la sede della protezione civile e della pubblica assistenza;

il 26 gennaio 1998 la 4a sezione della Corte di Cassazione di Roma respingeva gli ultimi ricorsi dei familiari delle vittime e confermava l'assoluzione per tutte le parti coinvolte perché «il fatto non costituisce reato» e pertanto la strage venne attribuita ad un tragico incidente;
nel 2006 è stato realizzato un libro con DVD di Giuliano Bugani che raccoglie la storia e le testimonianze della strage, dal titolo «I ragazzi del Salvemini» in cui si analizzano le responsabilità delle persone coinvolte. Il ricavato del DVD è stato destinato all'Associazione Vittime del Salvemini;
l'Associazione Vittime del Salvemini da venti anni promuove iniziative e convegni collaborando con altri comitati civili che si battono contro silenzi e impunità per dare voce alle vittime di reato e calamità;
la regione Emilia-Romagna ha emanato la legge regionale n. 3 del 1999 «Riforma del sistema regionale e locale» che prevede all'articolo 220 la concessione di contributi alle associazioni ed alle organizzazioni di volontariato che operano a favore delle vittime di reati nel campo della sicurezza e della prevenzione dei reati, per la realizzazione di specifiche iniziative;
la regione Emilia-Romagna con l'articolo 7 della legge regionale n. 24 del 2003 «Disciplina della polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza» ha istituito la «Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati» a sostegno delle vittime dei reati, compresi gli appartenenti alle forze di polizia nazionali e alla polizia locale, quando, da delitti non colposi, ne derivi la morte o un danno gravissimo alla persona -:
se e come il Governo intenda attivarsi affinché tragedie come quelle indicate in premessa possano ottenere un equo riconoscimento culturale ed istituzionale a livello nazionale;
quale sostegno finanziario il Governo intenda attuare per la tutela delle vittime e dei familiari delle vittime di reato e di calamità.
(4-10340)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
un articolo pubblicato dal quotidiano La Repubblica dell'11 gennaio 2010 a firma G. Caporale riferisce che nel dossier del Gico (gruppo di investigazioni sulla criminalità organizzata della Guardia di finanza) de L'Aquila, che contiene decine di documenti sequestrati sia presso il dipartimento delle opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sia presso la sede della Protezione civile, sia in alcune aziende coinvolte nella vicenda, vi è una lettera (datata luglio 2009) inviata alla Presidenza del Consiglio dei ministri da una società che ha partecipato alla gara d'appalto per gli isolatori sismici (la Tis spa) in cui si legge: «Il prezzo di gara è stato orientato in modo da condizionare la fornitura solo sulla scelta del friction pendulum (fornito in Italia solo da due società Alga e Fip aggiudicatarie poi dell'appalto per 13 milioni di euro, ndr) e ci riesce veramente difficile credere che ciò sia stato fatto senza cognizione di causa. Ciò sta a palesare una precisa volontà a forzare una tecnologia »nuova" per imporla sul mercato come unica soluzione possibile;
ci sembra dunque davvero avventato affidare l'intera iniziativa per l'Aquila ad una tecnologia che ha evidenti limiti";
la lettera continua con un elenco dettagliato di questi limiti;
«È stata data pari dignità formale a tecnologie con esperienze sul campo enormemente diversa. L'isolamento in gomma è stato collocato in perfetta similitudine prestazionale con il cosiddetto friction pendulum. Ma se l'isolamento in gomma ha una validità consolidata e testata negli

anni, l'isolamento con il friction pendulum è invece di recentissima acquisizione, ha una pressoché nulla sperimentazione ». E conclude così: «Prendiamo atto della consueta logica che muove le cose in questo Paese»;
nell'articolo si legge inoltre che si è trattato di una tecnologia omologata in Italia solo dopo la realizzazione delle case del Governo post-sisma e che non c'erano al momento della installazione nel progetto C.a.s.e. nemmeno le prove e i test di laboratorio che ne certificassero il funzionamento e le reazioni davanti a una simulazione di terremoto;
si tratta di settemila isolatori sismici installati nelle 185 palazzine post-terremoto realizzate a L'Aquila -:
se corrisponda al vero quanto riferito in premessa ed in particolare se si sia trattato effettivamente di una tecnologia omologata in Italia solo dopo la realizzazione delle case del Governo post-sisma e se, al momento della installazione nel progetto C.a.s.e., non ci fossero le prove e i test di laboratorio che ne certificassero il funzionamento e le reazioni davanti a una simulazione di terremoto.
(4-10343)

BORDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel luglio 2004 l'area della località balneare di Lesina Marina, in provincia di Foggia, è stata interessata dall'emergere di un grave e diffuso fenomeno di dissesto idrogeologico che ha provocato l'apertura di voragini nel sottosuolo anche all'interno dell'abitato;
le indagini geologiche commissionate dal comune di Lesina, provincia di Foggia e regione Puglia hanno ricondotto tale fenomeno all'erosione degli strati gessosi immediatamente sottostanti la superficie in gran parte sabbiosa del suolo;
stando agli esiti dell'attività di monitoraggio, disposta ed effettuata dalla regione Puglia in collaborazione con i Vigili del fuoco e il dipartimento di protezione civile, l'area interessata da tale fenomeno è ormai punteggiata di crateri il cui diametro è in media di 8-10 metri e la cui profondità arriva anche a 4 metri;
la gravità del fenomeno ha indotto il Governo alla dichiarazione dello stato di emergenza, di recente prorogata, affidando la gestione alla Protezione civile e ad un commissario delegato all'attuazione degli interventi necessari a fronteggiare il dissesto e le sue conseguenze;
l'attività commissariale si è limitata all'adozione di ordinanze di sgombero degli edifici limitrofi alle voragini che continuano ad aprirsi nel sottosuolo del comprensorio balneare;
ad oggi non è stato adottato il piano di interventi necessario per utilizzare le risorse messe a disposizione dal Governo, che comunque sono insufficienti per garantire gli interventi minimi al fine di mettere in sicurezza il centro turistico;
alcune di queste voragini hanno provocato e continuano a provocare ingenti danni alla viabilità pubblica e fatto emergere rischi per la tenuta dell'equilibrio statico di centinaia di alloggi;
l'aggravarsi del fenomeno ha già determinato ripercussioni negative sull'economia turistica e, per conseguenza, sulle piccole e piccolissime imprese agricole, commerciali, agro-alimentari e artigianali della zona -:
se e come il Governo intenda intervenire per assicurare una diversa gestione dell'emergenza ed allargare il tavolo tecnico, insediato presso la prefettura di Foggia, al sindaco del comune di Lesina per garantire un più immediato e diretto raccordo tra la gestione commissariale e le legittime istanze della comunità.
(4-10350)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENTEMERO e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, nel corso del mese di dicembre 2010 sono stati pubblicati e distribuiti in 21 mila scuole europee tre milioni di diari scolastici per il 2010-2011 in cui sono segnalate molte festività di altre religioni, per esempio il Ramadan dei musulmani, ma non il Natale e la Pasqua dei cristiani;
in Italia è stata chiesta la diffusione del medesimo diario presso gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di secondo grado all'inizio del presente anno scolastico;
la pubblicazione dei diari è stata finanziata dalla Commissione europea con un contratto assegnato alla fondazione Generation Europe;
il partner del progetto in Italia è l'Unione nazionale consumatori;
la suddetta pubblicazione ha scopi non solo informativi ma anche educativi in quanto contiene specifiche sezioni relative alle istituzioni, alla storia e alla diffusione consapevole della politica delle scelte politiche dell'Unione europea su argomenti portanti come la tolleranza, l'ambiente, la sicurezza, la salute e il consumo consapevole (le sezioni sono: Unione europea, la vostra Europa, consumatori consapevoli, salute e sicurezza, ambiente, Europa e resto del mondo). L'iniziativa va avanti da sette anni e raccoglie sempre più successo, tanto che si è passati da una tiratura di 200 mila copie ai tre milioni di oggi;
il presidente Barroso inoltre nella prefazione del diario ne richiama esplicitamente la funzione educativa presso i giovani europei nell'ottica della realizzazione degli obiettivi UE2020 e per far sì che l'informazione sull'Unione europea veicolata attraverso i sistemi d'istruzione nazionale sia fondamentale per realizzare il progetto di coesione europea;
la mancata indicazione delle festività cristiane nel diario configura, pertanto, ad avviso dell'interrogante, una palese violazione del pluralismo e della libertà religiosa e pregiudica il valore educativo del medesimo, trascurando le radici cristiane del processo di integrazione europea;
il Ministro degli affari esteri ha inviato a José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, una lettera in cui si chiede espressamente il ritiro dei diari in questione -:
quali iniziative il Governo intenda assumere in merito a quanto riportato in premessa, tenuto conto che in molte scuole esso è stato già distribuito agli alunni il diario per il 2010-2011, e soprattutto in vista della eventuale pubblicazione del diario per il prossimo anno scolastico 2011-2012.
(5-04034)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
tra l'Italia ed il Brasile esiste un trattato di estradizione firmato a Roma il 17 ottobre 1989 ed entrato, in vigore il 1o agosto 1993;
in data 29 dicembre 2010 i media internazionali lasciano trapelare la decisione del presidente brasiliano Luiz Inàcio da Silva di non concedere l'estradizione del criminale italiano ex brigatista dei proletari armati per il comunismo Cesare Battisti condannato all'ergastolo in contumacia dalla magistratura italiana per l'omicidio di quattro persone fra il 1977 e il 1979, malgrado il parere favorevole alla stessa già espresso dal supremo tribunale federale in data 16 aprile 2010;
in data 31 dicembre 2010 il presidente uscente ha concesso lo status di rifugiato politico a Battisti, ufficializzando

la mancata estradizione del pluriomicida italiano attraverso una nota diramata dal Ministro degli esteri brasiliano, Celso Amorim, evidenziando che la decisione del Governo brasiliano non rappresenta un affronto verso un altro Paese «nel momento in cui si creano situazioni particolari che possono generare rischi per la persona, nonostante il carattere democratico dei due Stati», giustificando in tal modo l'orientamento;
le reazioni dell'Italia, che sono state additate come «impertinenti» dallo stesso Ministro Amorim nella suindicata nota, non sono tardate ad arrivare da ogni versante politico ed istituzionale;
attestati di sdegno e di richiamo non sono mancati nei confronti del Governo brasiliano sul caso Battisti, ma a questi annunci non ha fatto seguito una reale azione di protesta sul fronte bilaterale che non sia di natura esclusivamente interlocutoria;
molteplici sono i progetti ed i programmi di natura bilaterale che attualmente coinvolgono l'Italia ed il Brasile, segnatamente a seguito dell'incontro tra Berlusconi e l'allora presidente Lula a margine del Forum imprenditoriale «Nuovi partenariati strategici Brasile-Italia» lo scorso 29 giugno 2010;
la Farnesina e le autorità competenti sembrerebbero ancora impegnate con la definizione del progetto «Momento Italia-Brasil 2011-2012», un programma orientato al rafforzamento dei rapporti tra i due popoli in vari settori produttivi;
la Camera dei deputati italiana è in procinto di approvare la ratifica ed esecuzione dell'accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federativa del Brasile in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma l'11 novembre 2008;
tra l'Italia ed il Brasile esiste una solida relazione di partenariato e di stima, rafforzata dalla manifesta amicizia e disponibilità tra il nostro presidente del Consiglio dei ministri e l'ormai ex presidente Lula, emersa ampiamente in occasione del citato incontro Italia-Brasile nel giugno 2010;
malgrado la reciproca stima e le fattive esperienze di cooperazione bilaterale e la molteplicità dei progetti avviati e sostenuti dai due Paesi, il Governo brasiliano mantiene un approccio unilaterale che all'interrogante appare illogico ed incomprensibile nei confronti di una legittima istanza formulata dalle autorità italiane;
l'attuale posizione intransigente evidenziata dal Governo brasiliano nei confronti di un criminale come Battisti rischia di legittimare una patina di leggerezza su un momento drammatico della storia italiana e sul carico di dolore e di morte che certe azioni e certi crimini, come quelli perpetrati da Battisti negli anni '70, hanno sollevato nel tessuto umano, sociale e culturale del nostro Paese;
a differenza di quanto evidenziato a più riprese dall'ex presidente brasiliano Lula, secondo il diritto internazionale, qualora esista un accordo bilaterale in materia di estradizione tra due Paesi, la concessione dell'estradizione di un criminale straniero non è da considerarsi un atto sovrano dello Stato in cui risiede il criminale, che non è soggetto a censura da parte dello Stato richiedente l'estradizione -:
quale sia la reale strategia dell'Italia nei confronti del Brasile in merito alla mancata estradizione di un criminale quale Battisti, al fine di evitare che l'approccio unilaterale e, a giudizio dell'interrogante, illogico del Brasile rappresenti uno spregevole precedente agli occhi della comunità internazionale, in grado di legittimare, in violazione di qualsivoglia normativa di diritto internazionale, uno spiraglio di impunità nei confronti di chi si è macchiato di crimini gravissimi.
(4-10338)

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dalla tarda serata del 23 dicembre 2010 hanno avuto luogo violenze nei confronti della comunità cristiana in Nigeria, provocando oltre 90 vittime e 190 feriti nei primi quattro giorni di scontri;
tali violenze sono state rivendicate da sette islamiche che hanno attribuito alle stesse chiare motivazioni di carattere religioso;
la Nigeria è un Paese con una valenza strategica in ambito internazionale ed energetico, con il quale l'Italia intrattiene rapporti proficui ed in cui le missioni religiose, le aziende e le attività produttive italiane si sono insediate e lavorano con ottimi risultati;
il Ministero degli affari esteri si è immediatamente mobilitato presso le autorità nigeriane per chiedere la protezione dei cristiani, anticipando i rappresentanti diplomatici delle altre grandi democrazie e lo stesso Santo Padre, che ha condannato le violenze e invocato la difesa dei cristiani nel mondo -:
se nel bilancio degli scontri ad oggi risultino vittime o feriti di nazionalità italiana;
se le missioni religiose e le attività economiche e commerciali italiane attive nel Paese si trovino in condizioni di pericolo a medio e breve termine.
(4-10342)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
più volte l'interrogante - già dalla precedente legislatura - ha avuto modo di occuparsi del detenuto italiano negli USA signor Carlo Parlanti, che ha avuto modo di personalmente visitare anche nell'istituto penitenziario californiano dove è detenuto;
è noto che le autorità consolari di San Francisco e Los Angeles (aree rispettivamente di detenzione e condanna) si sono innumerevoli volte interessate del caso Parlanti;
si apprende che il detenuto è stato recentemente trasferito in una nuova struttura pur sempre nello stesso carcere di detenzione;
si sono moltiplicati sul «caso Parlanti» libri, appelli, interventi di associazioni, e altro tutti tesi a dimostrare l'iniquità di come si sia giunti alla condanna del nostro connazionale -:
se - anche alla luce di questi fatti più recenti - siano stati avviati o proseguiti contatti con le autorità USA al fine di meglio valutare la posizione processuale del detenuto;
se prosegua l'interessamento consolare a Carlo Parlanti e quali siano le attuali condizioni del condannato.
(4-10355)

TESTO AGGIORNATO AL 1° MARZO 2012

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e SORO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo un'indiscrezione pubblicata dal sito Indymedia.org il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare starebbe approntando un decreto destinato a dar corso ad un accordo generale con Eni: un protocollo d'intesa dal titolo «Protocollo d'Intesa per la determinazione degli obiettivi di riparazione ai fini della sottoscrizione di atti transattivi in materia di danno ambientale con riguardo ai siti di interesse nazionale di

Priolo Gargallo, Brindisi, Napoli orientale, Pieve Vergonte, Crotone, Cengio, Avenza, Mantova, Gela e Porto Torres»;
tale accordo mirerebbe ad evitare il ripetersi di sentenze come quella della corte di appello di Torino, che ha condannato la Syndial, controllata Eni, a risarcire il Ministero per oltre un miliardo e 800 milioni di euro (già richiesti dall'Avvocatura dello Stato) per l'inquinamento da ddt del lago Maggiore provocato dal sito Enichem di Pieve Vergonte;
l'esistenza di una tale trattativa sarebbe confermata dalle dichiarazioni del dottor Paolo Marchioni, consigliere dell'Eni e vicepresidente della provincia del Verbano Cusio Ossola: «Posso dire che esiste una trattativa tra Eni e ministero. Ma non sono a conoscenza dei contenuti, né se andrà a buon fine», ha infatti dichiarato il dottor Marchioni a «Verbania News»;
la Syndial (ENI) ha da tempo contratto l'obbligo di realizzare la bonifica dell'area industriale di Porto Torres, bonifica che, stando alle dichiarazioni recenti dell'amministratore delegato di tale azienda Sergio Polito, prevederebbe un investimento di 530 milioni e un programma di tredici interventi, da portarsi a termine in 7/10 anni;
i fondi per la bonifica sono accantonati in un apposito fondo per rischi ed oneri e precisamente alla voce fondo rischi ambientali, che alla data del 31 dicembre 2009 ammontava a 1.936 milioni di euro e precisamente per 1.412 milioni di euro destinati alla Syndial spa (si veda la tabella del fondo rischi e oneri bilancio ENI 2009);
per altro nel bilancio ENI 2009, a pagina 182 (allegato 9), si legge che i costi sono iscritti nell'esercizio in cui viene definito il programma; quindi i fondi citati presenti al 31 dicembre 2009 sarebbero in realtà accantonamenti per altri programmi di bonifiche diversi da quelli in oggetto, e i fondi per realizzare la bonifica a Porto Torres, per essere resi disponibili, avrebbero dovuto essere iscritti come tali nel terzo trimestre 2010;
nella relazione trimestrale ENI, e precisamente del terzo trimestre 2010 (quindi al 30 settembre), l'accantonamento sul fondo rischi ed oneri risulta di soli 6 milioni di euro, e non destinati al settore petrolchimico. Quindi niente è stato accantonato in più rispetto al 31 dicembre 2009 -:
se ritengano i Ministri interrogati di dover smentire l'allarmante notizia circa il protocollo d'intesa anticipata dal sito Indymedia.org e confermata sia pure in termini generici dal dottor Marchioni;
se, nel caso invece che tale accordo risultasse confermato, non ritengano i Ministri di dover urgentemente fornire elementi circa i suoi contenuti specifici e circa le sue ricadute economiche;
se ritengano di poter fornire assicurazioni circa il rispetto degli accordi sulla bonifica dell'area di Porto Torres a suo tempo sottoscritti dall'ENI;
quali siano (a quanto ammontino e in quali documenti contabili siano previste) le risorse destinate attualmente a tale bonifica;
per quale ragione tali risorse non risultino accantonate nei bilanci consolidati Eni alla data del 30 settembre 2010.
(3-01395)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI, CARLUCCI e MARGIOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Borgo di Boffalora - costituito dal castello di Boffalora, dall'oratorio San Giuseppe e da alcuni rustici, posto in comune di Agazzano (in provincia di Piacenza) - si erge sul versante di una delle prime colline che fanno da «quinta» alla pianura piacentina, a circa 300 metri di altitudine, in posizione paesaggistica emergente,

ed è raggiungibile dalla strada provinciale n. 33 che da Agazzano conduce a Pianello Val Tidone;
nella nota 7 novembre 2009, prot. n. 6073, inviata alla direzione generale per la difesa del suolo dal sindaco del comune di Agazzano, si evidenziava come «a seguito delle continue piogge del presente anno si sono verificati diversi smottamenti e movimenti franosi che hanno provocato cedimenti e fessurazioni degli edifici storici del Borgo di Boffalora, con rischio per gli abitanti». Nella detta nota si rappresentava, altresì, come «l'attuale sistema delle acque è insufficiente a smaltire le forti precipitazioni che raggiungono nei picchi di massima 20 mm/ora circa, inoltre gli esistenti fossi di guardia, presenti solo in parte, ai lati della strada sono in gran parte intasati da arbusti, pietrame e terra proveniente dall'erosione delle scarpate»;
alla nota in esame era allegato anche il progetto di sistemazione idrogeologica dell'area in questione -:
se se e quali iniziative di competenza risultino assunte al riguardo.
(5-04036)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
la pesca «a mosca» conta solo nel nostro Paese migliaia di appassionati e nel mondo è considerata l'élite della pesca sportiva;
l'istituzione di riserve di pesca «no kill» rappresenta un notevole passo in avanti sia nella cultura ambientale che nella preservazione delle acque e sarebbe quindi utile una campagna per moltiplicarle sul territorio;
riserve di qualità comportano un grande richiamo turistico sia a livello interno che internazionale -:
quali iniziative intenda perseguire il Governo, anche in collaborazione con le regioni, per favorire la diffusione di aree di pesca riservata «no kill» e particolarmente nei confronti di quegli enti locali più favorevoli alla loro istituzione.
(4-10353)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
si apprende che i curatori della mostra «La bella Italia. Arte e identità delle città capitali», uno degli eventi più importanti nell'ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, che si svolgerà dal 17 marzo 2010 presso la reggia di Venaria (TO), non avrebbero incluso tra le capitali inserite nella mostra, il Ducato di Modena e Reggio Emilia e quello di Parma e Piacenza;
il Ducato di Modena e Reggio Emilia nacque nel 1452 per concessione del Papa Nicolò V e assegnato agli Estensi e nel 700 inglobò anche quelli di Mirandola e di Massa e Carrara. Fu ricostituito dal Congresso di Vienna, dopo la parentesi delle repubbliche napoleoniche e del regno d'Italia, e assegnato agli Asburgo-Este e nel 1859 vi fu costituito un governo provvisorio assorbito in seguito dal regno di Sardegna prima e da quello d'Italia dopo;
il Ducato di Parma e Piacenza nacque nel 1545 per concessione del Papa Paolo III e assegnato ai Farnese. Nel 1731 passò ai Borbone, in seguito, dopo essere stato annesso da Napoleone al Regno d'Italia nel 1808, fu assegnato dal Congresso di Vienna agli Asburgo ed entrò nel regno d'Italia nel 1861;
l'omissione delle città di Modena e Parma risulta pertanto un grave errore commesso dai curatori della mostra, tanto

maggiore se consideriamo che tra le capitali sono state inserite due città che non c'entrano nulla come Bologna, che non è stata mai capitale e Genova, che lo era della omonima Repubblica;
secondo il professor Marco Cattini, docente di storia economica all'università Bocconi di Milano, che ha stigmatizzato l'esclusione inaccettabile delle due città emiliane, nel progetto della mostra mancano anche riferimenti a Ferrara e Mantova, le cui corti rappresentarono per secoli dei modelli europei nel campo dell'elaborazione culturale -:
chi abbia deciso l'esclusione delle città di Parma e Modena dalla citata mostra con ciò cagionando, ad avviso degli interpellanti, un vulnus inaccettabile dal punto di vista storico per le due città emiliane;
quali iniziative urgenti intenda adottare a riguardo.
(2-00920) «Barbieri, Lunardi, Carlucci».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 21 marzo 2007, nei locali della casa d'aste di Sotheby's di Londra vennero battuti all'asta numerosi oggetti d'arte conosciuti come «collezione di Alberto Bruni Tedeschi»;
fra i detti beni figurava anche l'olio su tavola, fondo oro, raffigurante «Miracolo di Sant'Antonio da Padova» di probabile attribuzione a Bartolomeo e Jacopino da Reggio, indicato dal catalogo d'asta come opera di «maestro del 1355». La predetta opera veniva aggiudicata ad un compratore di cui non si conosceva l'identità per 170.000 sterline;
l'opera che qui interessa risulta essere oggetto di indagini scientifiche che ne hanno ipotizzato l'appartenenza ad un trittico proveniente dalla Basilica di San Francesco di Piacenza, venne acquistata negli anni '70 dall'oggi defunto industriale e compositore Giuseppe Alberto Bruni Tedeschi, il quale, nel 1975, risulta avere chiesto ed ottenuto la licenza di esportazione, per numerose opere della sua collezione, tra le quali non risulta - tuttavia - quella oggetto della presente interrogazione;
in risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-01719 dell'interrogante, il rappresentante del Governo - nella seduta della Commissione VII della Camera del 27 novembre 2007 - affermava che «il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ha avviato accertamenti internazionali, tramite Interpol, al fine di acquisire elementi conoscitivi circa le modalità ed i tempi di uscita dell'opera dal Paese» -:
se e quali elementi conoscitivi risultino essere stati acquisiti al riguardo.
(5-04035)

MARCO CARRA, COLANINNO, CORSINI, PIZZETTI, FERRARI, TABACCI, MARCAZZAN, FAVA, ALESSANDRI, VOLPI, TORAZZI e COMAROLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2010, è stato nominato il dottor Stefano Casciu quale sovrintendente ai beni artistici della giurisdizione di Mantova, Brescia e Cremona;
tale nomina deve considerarsi ad interim in quanto il dottor Casciu è già titolare della giurisdizione di Modena e Reggio Emilia;
per tutto il 2010, là giurisdizione di Mantova, Cremona e Brescia è stata oggetto di reiterate nomine ad interim e ciò rende quest'ultima inaccettabile;
il patrimonio storico-artistico-culturale della città e province lombarde oggetto dell'interrogazione è di straordinario

pregio tale da meritare la nomina di un sovrintendente effettivo e non ad interim o «a scavalco» con altre realtà -:
se il Ministro intenda, direttamente o attraverso i propri uffici territoriali, rivedere la decisione assunta nel mese di dicembre 2010 circa la nomina di un sovrintendente ad interim per la giurisdizione di Mantova, Cremona e Brescia e procedere alla nomina di un sovrintendente effettivo per la medesima giurisdizione.
(5-04038)

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DIFESA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
dal 1972 la stazione dei carabinieri di Fiumefreddo, provincia di Catania, ha «provvisoriamente» avuto la propria sede in una civile abitazione, inagibile ai fini dell'ospitalità di un ufficio pubblico, e priva delle più elementari strutture per rendere accessibile il comando ad anziani e diversamente abili;
il 31 dicembre 2010 è scaduto il contratto di affitto di questa sede;
nell'impossibilità di continuare ad ospitare l'Arma dei carabinieri in tali locali, in attesa di trovare una soluzione definitiva con la costruzione di una nuova caserma, i carabinieri saranno ospitati presso i locali della scuola elementare di Gona, frazione di Fiumefreddo;
anche tale soluzione temporanea, è poco agevole, trovandosi la citata struttura lontana dal centro storico; ancora una volta inoltre si utilizza un immobile realizzato per altre finalità;
l'amministrazione comunale di Fiumefreddo ha dovuto affrontare le spese per l'adeguamento dei locali della scuola a caserma per un ammontare di 100.000 euro;
il progetto definitivo della costruzione di una caserma dei carabinieri da parte del comune di Fiumefreddo comporterebbe un forte indebitamento dell'ente comunale, al quale il comando dei carabinieri dovrebbe riconoscere un canone annuo di locazione di 150.000 euro -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se non ritengano, anche in considerazione della storica presenza criminale nel territorio del comune di Fiumefreddo, che sia necessario trovare una sede alla stazione dei carabinieri che con maggiore efficienza svolga la funzione di prossimità delle forze dell'ordine ai cittadini e di presidio del territorio;
se il Governo non ritenga di valutare l'opportunità di finanziare, anche parzialmente, la realizzazione della caserma dei carabinieri da parte del comune di Fiumefreddo.
(2-00918) «Berretta».

Interrogazioni a risposta scritta:

FADDA. - Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è necessario fare, chiarezza sullo stato di salute delle popolazioni del territorio interessato dal poligono interforze del Salto di Quirra in Sardegna;
da tempo desta notevole preoccupazione l'alta percentuale di neoplasie diagnosticate tra gli allevatori che operano nei territori antistanti il poligono interforze del Salto di Quirra;
le notizie apparse sulla stampa nei giorni scorsi, a seguito dell'indagine svolta dall'ASL di Cagliari, ha ulteriormente raf

forzato il giustificato allarme e timore per la salute della popolazione di quei territori;
non è ancora ufficialmente accertato qualsiasi nesso di casualità tra le attività di sperimentazione bellica e l'insorgenza di tali patologie sia negli uomini che negli animali;
è urgente, necessario e non più procrastinabile conoscere i risultati dello studio nel quale era previsto un monitoraggio ed un controllo della radioattività dei terreni, delle acque e delle emissioni radar, nonché l'impatto cancerogeno delle nanoparticelle di metalli pesanti residui delle attività svolte;
è necessario conoscere ufficialmente i risultati dell'indagine svolta dalla ASL di Cagliari viste anche le forti preoccupazioni da tempo espresse dai sindaci dei comuni limitrofi al poligono di Quirra -:
se si intenda finalmente fare immediata chiarezza su quanto sta avvenendo in questi territori della Sardegna, adottando - con l'urgenza del caso - tutti quei provvedimenti volti a stabilire il reale stato di inquinamento dell'area e necessari per garantire la tutela della salute delle persone e degli animali;
quali siano le risultanze delle indagini epidemiologiche per determinare l'eventuale correlazione tra attività del Poligono e le morti nell'abitato di Quirra;
se intendano riferire quali siano tutte le attività svolte nel poligono del Salto di Quirra e se tali attività siano poste costantemente sotto controllo, affinché sia verificato e quindi scongiurato un eventuale impatto inquinante e nocivo per l'ambiente.
(4-10337)

TIDEI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nonostante precedenti richieste formali e interrogazioni parlamentari, non si sono ancora ottenute risposta dal Governo sia circa l'ipotesi di una nuova discarica nel territorio a nord di Civitavecchia compreso tra i comuni di Allumiere, Tarquinia e Civitavecchia (4-10054) sia circa l'ipotesi di un sito di stoccaggio di cdr ed il suo successivo utilizzo nella centrale di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia;
secondo recenti notizie di stampa, va prendendo sempre più corpo la volontà di individuare il comprensorio militare di San Lucia, Centro tecnico logistico interforze (CeTLI) NBC, situato tra i comuni di Civitavecchia e Allumiere, come sito di una nuova discarica e di un nuovo inceneritore per rifiuti;
è stata confermata (in data 16 febbraio 2010, del Ministro della difesa rispondendo ad una interrogazione a risposta scritta n. 4-03913 presentata alla Camera dei deputati il 14 settembre 2009, primo firmatario Maurizio Turco del Partito democratico) l'esistenza di uno studio tecnico eseguito presso il CeTLI NBC di Civitavecchia, finalizzato all'individuazione di tecnologie alternative per la demilitarizzazione delle armi chimiche attraverso la realizzazione di un inceneritore per lo smaltimento delle suddette armi, sostituendo l'attuale tecnologia basata sulla ossidazione chimica con una basata sulla ossidazione termica;
comunità quali quelle di Civitavecchia, Allumiere e Tolfa sono già esposte a patologie di natura tumorale e alle vie respiratorie, così come certificato da ripetuti studi da parte accreditati di enti di ricerca, a causa della pesante servitù energetica imposta in questi territori, negli ultimi 50 anni, sia attraverso le centrali termoelettriche («Fiumaretta» prima, «Torre Valdaliga Nord», «Torre Valdaliga Sud» e «Alessandro Volta» poi) sia attraverso la presenza di centinaia di navi nel cosiddetto porto della Capitale;
se il Comune di Roma (nella persona del sindaco Gianni Alemanno) e il Ministero della difesa (nella persona dell'onorevole Ministro Ignazio La Russa) - quale proprietario dell'area abbiano già sottoscritto un'intesa sotto forma di convenzione - o comunque di accordo

scritto - per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti della Capitale all'interno dell'area del CeTLI NBC di Civitavecchia, sottolineando come ad avviso dell'interrogante, in presenza di tale accordo, sarebbe stato arrecato grave pregiudizio alle prerogative istituzionali di organi territoriali quali Regione e provincia preposti a programmare e ad intervenire per quanto concerne sia la materia specifica che l'ambito territoriale, ledendo insieme il diritto delle comunità interessate a far sentire la propria voce proprio tramite queste istituzioni.
(4-10341)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con le ultime rivelazioni di Wikileaks si è avuta notizia dell'esercito privato comparso nel Puntland, un piccolo stato semiautonomo nella parte settentrionale della Somalia, la cui presenza rischia di avere implicazioni gravi sul ripristino della stabilità dei Paese somalo e sugli equilibri della regione;
un esercito senza bandiera finanziato da uno stato islamico con forti interessi nell'area attraverso uno zakat, un fondo islamico che in genere raccoglie donazioni per beneficenza. Il committente ha poi coinvolto nella partita due nomi di grosso calibro della diplomazia americana: Pierre Richard Prosper, ambasciatore incaricato dall'ex presidente George Bush jr di seguire le questioni legate ai crimini di guerra, e Michael Shanklin, un tempo capocentro della Cia a Mogadiscio;
gente esperta che ha portato alla nascita di una forza militare che può già contare su 1050 uomini. Secondo quanto riferito dall'agenzia Associated Press, si è «diplomata» la prima classe di reclute: 150 soldati. La milizia potrà contare su 120 pick up, sei elicotteri da ricognizione e armi molto sofisticate, per un totale di circa 10 milioni di dollari tra equipaggiamento, stipendi e spese di formazione;
attualmente nessuna altra forza nell'area può contare su simili mezzi, né Al Shabaab, la milizia filo-qaedista più agguerrita e meglio organizzata, né le truppe del debole governo di transizione somalo;
la compagnia privata cui rispondono i soldati si chiama Saracen international, è registrata in Uganda ed è guidata da Bill Pelser, un sudafricano proveniente dalle forze speciali, poi impiegatosi presso la Executive Outcomes, una importante società nel settore della sicurezza;
i legami tra i vertici politici dell'Uganda e l'intelligence Usa risalgono al 2003 quando oltre diecimila ex soldati dell'esercito di Kampala furono arruolati in Iraq e Afghanistan da società di contractor statunitensi per fare la guardia a campi militari, obiettivi sensibili e zone strategiche;
sulla carta, la nuova milizia sarebbe stata messa in piedi in funzione di contrasto alla pirateria dilagante, L'analista di International Crisis Group, E.J. Hogendoorn ha affermato che non è dato ancora sapere se questa entità sconosciuta stia operando nell'interesse della Somalia o proprio. Se è una Società privata, ci sarà un do ut des in termini di petrolio e gas. Se dovesse essere uno Stato, cercherà di spostare l'equilibrio di poteri (della Somalia) a suo vantaggio;
gli Stati Uniti hanno negato qualsiasi coinvolgimento. Il portavoce del Dipartimento di Stato, P-J. Crowley, ha detto che non è Washington a finanziare la nuova armata, che gli Usa non sono stati consultati e che ritengono preoccupante la poca trasparenza riguardo alla sua origine e al suoi obiettivi;
con una lettera del marzo 2010, la Saracen International veniva messa sotto contratto dal capo di gabinetto dell'ex presidente somalo, Abdulkareem Jama, per l'addestramento della guardia presidenziale. Ma il 18 novembre 2010, il Governo del Puntland ne annunciava l'ingaggio per il contrasto alla pirateria. Il sospetto è che in ballo ci sia il controllo dei giacimenti di idrocarburi, gas e petrolio di cui il Puntland sembra essere ricco.

Perché le esplorazioni petrolifere lo accertino, bisogna stabilizzare la regione e liberarla dalla formazione islamista attiva nel distretto dei monti Galgala. Il suo leader, Mahamed Said Atom, ha imbracciato le armi accusando il Puntland di averlo tagliato fuori dagli accordi energetici;
altresì la Executive Operations, da cui arriva Pelser, ha incassato concessioni minerarie in cambio del proprio servizio in Sierra Leone;
stanno indagando anche le Nazioni Unite, che di questa misteriosa milizia vogliono saperne di più.
tra le iniziative assunte dalla comunità internazionale per la stabilizzazione del Corno d'Africa, con particolare riguardo alla situazione della Somalia e alle relative implicazioni a livello regionale, nel gennaio 2010 il Consiglio Europeo ha approvato l'invio di una missione militare per contribuire all'addestramento delle Forze di sicurezza somale, denominata European Union Training Mission to contribute to the training of Somali security forces (EUTM SOMALIA);
l'Italia contribuisce a tale operazione con la missione di provvedere all'addestramento di oltre 2.000 soldati delle forze armate somale -:
se il Governo sia a conoscenza del nuovo esercito privato comparso in territorio somalo e delle conseguenze che ne potranno scaturire considerati anche i forti interessi economici e commerciali nel territorio;
se lo scenario illustrato in premessa possa in qualche modo interferire o addirittura mutare la nostra partecipazione alla missione EUTM SOMALIA finalizzata all'addestramento delle forze armate somale.
(4-10352)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'8 settembre 2006 ad Herat (Afghanistan) il capo di 1o classe P.S. (nato a Premosello Chiovenda - (VB) - il 23 gennaio 1973, matricola 74GE105TR) veniva investito dall'esplosione di un IED radiocomandato;
in ragione delle lesioni riportate, il 3 aprile 2008, la 1o commissione medica ospedaliera di La Spezia dichiarava il P.S. permanentemente non idoneo al servizio a decorrere dal 3 aprile 2008;
seguito dalla competente direzione generale (Premivil) quale «vittima del terrorismo», il P.S. veniva mandato a visita per il riconoscimento del danno patito e gli veniva riconosciuta dalla predetta 1o commissione medica ospedaliera di La Spezia, con verbale modello BL7G - n. 3017/M.M. del 10 febbraio 2009, una percentuale d'invalidità pari al 67 per cento;
con decreto del 23 novembre 2009, a firma del capo del II reparto della direzione generale per il personale militare del Ministero della difesa, il capo di 1a classe P.S. veniva promosso al grado di primo maresciallo con decorrenza 2 aprile 2008 -:
quali siano i motivi per i quali a tutt'oggi il suddetto P.S. sia in attesa della pensione definitiva e della liquidazione dei 10 anni figurativi prevista ex lege;
se sia possibile disporre, previa effettuazione degli accertamenti relativi, la revisione della percentuale di invalidità riconosciuta al capo di 1a classe P.S.
(4-10361)

TESTO AGGIORNATO AL 1° MARZO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la base giuridica dell'istituto del deposito IVA è rappresentata dalla direttiva

2006/112/CE del Consiglio del 28 novembre 2006 (la cosiddetta direttiva sul sistema comune di imposta sul valore aggiunto);
in ragione di quanto disposto dall'articolo 157 della predetta direttiva, l'operazione di mera presa in carico documentale delle merci equivale a tutti gli effetti all'introduzione (fisica) in deposito delle merci, atteso che rimane impregiudicato l'accertamento dell'imposta da parte delle autorità doganali, realizzandosi di fatto solamente una modalità diversa della corresponsione dell'IVA (non più versata in dogana, ma assolta tramite «reverse charge»);
la detta direttiva, dunque, ed il codice doganale comunitario consentono ad un cittadino comunitario identificato ai fini IVA - direttamente o mediante rappresentante fiscale in un Paese membro - di immettere la merce in libera pratica e trasferirla in un altro Paese membro, dove, sulla base di una documentazione commerciale (bolletta doganale, documento di trasporto ed altro) provvederà ad assolvere l'IVA mediante il sistema del «reserve-charge»);
l'amministrazione finanziaria, di recente, ha contestato ad alcuni operatori l'utilizzo virtuale, esclusivamente contabile, del deposito fiscale ai fini IVA, sul presupposto che la disciplina dell'istituto che qui interessa presuppone la materiale introduzione fisica dei beni nel deposito e non ritenendo, dunque, più sufficiente la sola annotazione nel registro di cui al comma 3 dell'articolo 50-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331. Alla luce di detta interpretazione della norma in questione, l'amministrazione procede al recupero dell'imposta non assolta in dogana dagli operatori in ragione dell'esenzione di cui al comma 4, lettera b), del predetto articolo 50-bis;
l'orientamento assunto sul punto dall'amministrazione finanziaria comporta, tuttavia, come conseguenza paradossale ed inaccettabile, in fatto e in diritto, la duplicazione nell'applicazione dell'IVA sul medesimo presupposto impositivo sostanziale, disciplinato dall'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 663 del 1972 e rappresentato dall'importazione di beni nel territorio nazionale. L'imposta che l'amministrazione finanziaria pretende di recuperare sui beni risulta, infatti, già assolta dai soggetti passivi al momento dell'estrazione dei beni stessi dal deposito fiscale IVA ai sensi del comma 6, dell'articolo 50-bis, del decreto-legge n. 331 del 1993;
il mancato allineamento alle disposizioni comunitarie espone l'Italia al rischio di eventuali sanzioni per violazione ed errata trasposizione del diritto comunitario, ma, cosa sicuramente più grave, finisce per produrre effetti pregiudizievoli sul piano economico per gli operatori nazionali, di fatto disincentivati ad utilizzare il deposito IVA;
i giudici tributari aditi (si veda al riguardo la decisione 74/2008 della Commissione tributaria regionale di Torino) hanno in più occasioni accolto i ricorsi presentati dagli operatori a fronte del summenzionato orientamento dell'amministrazione finanziaria e ciò fino alla pronuncia da parte della Suprema Corte di Cassazione (sentenza 12262/10), che non pare - a giudizio dell'interrogante - tenere nel debito conto la disposizione di cui al comma 5-bis dell'articolo 16 del decreto-legge n. 185 del 2008 (che considera «introduzione» le prestazioni di servizi di cui al comma 4 dell'articolo 50-bis del decreto-legge n. 331 del 1993 rese sui beni consegnate al depositario), né quanto specificatamente disposto dagli articoli 1766 e seguenti del codice civile, in ragione dei quali risulta consentito alle parti del contratto di deposito di concordare liberamente il luogo di consegna e quello di restituzione dei beni da custodire;
l'istituto del deposito IVA - va ricordato - è stato introdotto dalla normativa comunitaria al fine di concedere un vantaggio agli operatori localizzati all'interno dell'Unione, consentendo agli stessi di posticipare il pagamento dell'IVA dal momento

dell'immissione in libera pratica a quello dell'immissione in consumo. La situazione sopra rappresentata determina, senza alcun dubbio, l'instradamento di una parte dei traffici in altri Stati membri dell'Unione, con perdite di entrate fiscali e tasse portuali, oltre che di opportunità, sia per l'Italia che per gli operatori nazionali, con prevedibili e gravi ripercussioni sui livelli occupazionali nel settore logistico -:
se non ritenga improcrastinabile l'adozione di adeguate iniziative volte ad assicurare una corretta ed autentica interpretazione alla normativa vigente e a chiarire definitivamente che:
a) i beni non comunitari possono essere introdotti in un deposito fiscale ai fini IVA anche attraverso la sola annotazione della relativa operazione nel registro di cui al comma 3 dell'articolo 50-bis del decreto-legge n. 331 del 1993;
b) l'imposta sul valore aggiunto su tali operazioni non è comunque ulteriormente dovuta qualora la stessa sia stata integralmente assolta, seppure irregolarmente, attraverso il meccanismo dell'inversione contabile al momento dell'estrazione dei beni stessi dal deposito IVA, a termini del comma 6 del citato articolo 50-bis e del comma 2 dell'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica n. 663 del 1972, precisando che alle predette irregolarità si applica la sanzione amministrativa di cui al comma 9-bis, terzo periodo, dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 471 del 1997.
(5-04029)

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la città di Roma ha avuto dal 1960 il suo luna park permanente conosciuto come il «Luneur» e la società «L.U.P.P.R.O S.p.A.» ha gestito il complesso in tutti questi anni, effettuando tutte le opere di urbanizzazione a sue complete spese;
in prossimità della scadenza del contratto si sono svolti innumerevoli incontri con l'allora amministratore delegato Mauro Miccio, nominato dal comune di Roma, con sindaco Walter Veltroni, e già consigliere di amministrazione di alcune società del gruppo Cinecittà, il cui presidente è Luigi Abete, al fine di cercare di garantire il rinnovo del contratto di locazione con la salvaguardia di tutti gli operatori del parco;
a tali incontri tutte le proposte del società conduttore «L.U.P.P.R.O. S.p.A.», comprendenti importanti investimenti di riqualificazione, garantiti dal medio credito centrale e da una banca inglese, sono state rifiutate dall'allora amministratore delegato Mauro Miccio;
nel luglio 2007 «Eur S.p.A.» comunicava l'avvio di una gara ad evidenza pubblica europea per la selezione di un gestore a cui affidare la conduzione del complesso;
il bando conteneva tra l'altro condizioni di tutela dei cosiddetti sub-conduttori e dei lavoratori stessi, meglio descritto nell'articolo 3 del citato bando di gara;
il bando di gara è stato vinto dalla società «Cinecittà Entertaiment S.p.A.», il cui presidente Luigi Abete si è avvalso della società veicolo «Luneur Park S.p.A.»;
a tutt'oggi l'«Eur S.p.A.» non ha convocato i sub-conduttori per sapere la loro collocazione nel business plan di cui all'articolo 3 del bando di gara;
nella seduta convocata dalla commissione consiliare trasparenza del comune di Roma dello scorso 30 settembre 2010, commissione effettuata su richiesta degli operatori, venivano convocati il consiglio di amministrazione di Eur S.p.A. nella persona dell'attuale amministratore delegato Riccardo Mancini, nominato dall'attuale amministrazione comunale, ed il consiglio di amministrazione della società veicolo di «Cinecittà Entertaiment S.p.A.», società «Luneur Park S.p.A.», che è risultata assente;

l'amministratore delegato di «Eur S.p.A.» Riccardo Mancini, nella seduta della commissione, dichiarava che nel testo del contratto di locazione che è stato firmato tra «Eur S.p.A.» e «Cinecittà Entertaiment S.p.A.» (necessario per partecipare alla fase vincolante del bando di gara, insieme alla domanda e a tutti i documenti previsti nell'articolo 5 del bando di gara) sparisce il riferimento alle prescrizioni vincolanti dei punti «i-l» ed appare al suo posto la dicitura «libero da cose e persone»;
sempre l'amministratore delegato di «Eur S.p.A.» Mancini dichiara che l'omissione dei riferimenti al futuro degli operatori, e delle attrezzature, che invece era stato puntualmente previsto nel bando di gara, rende molto difficile l'attuale situazione per gli operatori, considerato che «Eur S.p.A.», trovandosi in presenza di un contratto regolarmente sottoscritto non può che adempiervi;
nel verbale di verifica della commissione istituita per il bando da «Eur S.p.A.» viene riportata solo ed esclusivamente la proposta fatta a latere dell'offerta vincolante, e non tutti i documenti previsti dall'articolo 3, tale obbligo viene sostanzialmente aggirato con l'articolo 6 del bando, che recita «Eur S.p.A.» selezionerà le offerte vincolanti a suo insindacabile giudizio, tenuto conto degli elementi contenuti nelle offerte vincolanti e delle eventuali ulteriori informazioni fornite dai candidati a qualificazione delle medesime»;
la società veicolo «Luneur Park S.p.A.», invece di firmare tutte le obbligazioni sottoscritte da «Cinecittà Entertaiment S.p.A.» come previsto nel bando di gara, si avvale dell'articolo 6 e firma un nuovo contratto di locazione che non tutela i sub-conduttori;
l'amministratore delegato Mancini ribadisce ulteriormente che «Eur S.p.A.» in questa vicenda è un soggetto danneggiato, in quanto ha firmato un nuovo contratto; lo stesso Mancini non ha però spiegato perché è stato firmato un contratto diverso da quello presentato in sede di gara dove invece erano previsti gli elementi di tutela sia di «Eur S.p.A.» sia dei sub-conduttori;
la commissione trasparenza inviava successivamente una lettera al sindaco in cui evidenziava le gravi anomalie tra il bando di gara ed il contratto sottoscritto tra «Eur S.p.A.» da una parte e da «Cinecittà Entertaiment S.p.A.» ed il veicolo «Luneur Park S.p.A.» all'uopo costituita;
i soci di «Eur S.p.A.» sono il Ministero dell'economia e delle finanze per il 90 per cento ed il comune di Roma per il restante 10 per cento -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione; perché il Ministero, quale socio di riferimento di «Eur S.p.A.», non richieda chiarimenti relativamente a queste anomalie; se non intenda intervenire con estrema urgenza presso «Eur S.p.A.» per scongiurare il drammatico destino di tutti gli operatori coinvolti nella vicenda e quindi delle loro famiglie (circa 150 nuclei) che vedevano il loro futuro garantito dal bando di gara ad evidenza europea indetto da «Eur S.p.A.», modificato successivamente nel nuovo contratto di locazione.
(5-04039)

Interrogazioni a risposta scritta:

FOLLEGOT e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica ha peggiorato i conti pubblici tanto che il debito è circa il 120 per cento del prodotto interno lordo, vi è la necessità di eliminare gli sprechi e di razionalizzare la spesa, al fine di liberare risorse da destinare ai sevizi essenziali, il numero delle «auto blu», in Italia - nonostante non vi siano dati certi - è largamente superiore a quello degli altri Paesi, il costo per l'acquisto delle auto, la manutenzione ed il personale può essere drasticamente ridotto senza intaccare la

qualità del servizio, un recente studio ha quantificato in 1,5 miliardi il risparmio che si potrebbe ottenere con scelte oculate e una razionalizzazione mirata -:
quali iniziative intenda intraprendere per il rientro della spesa citata in parametri accettabili e coerenti con l'attuale situazione economica.
(4-10347)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
presso l'Agenzia delle entrate, si è assistito al consolidamento della prassi di assegnare a funzionari livellati posizioni dirigenziali, attraverso semplice affidamento d'incarico: a seguito della recente riorganizzazione della struttura amministrativa dell'Agenzia delle entrate sono stati persino conferiti incarichi dirigenziali (seconda fascia - livello di posizione 1) a personale di area C, ex VIII livello, per la copertura di incarichi di alto rilievo funzionale presso gli uffici locali, direzioni regionali e direzioni centrali;
presso il Dipartimento delle finanze, sono state assegnate posizioni di I, II e III fascia economica inerenti a funzioni per le quali è richiesta, fra l'altro, un'alta specializzazione e professionalità: in occasione delle recenti assegnazioni di posti vacanti, le scelte operate sono state vagamente motivate con riferimento ai generici princìpi fissati con il provvedimento del capo del dipartimento per le politiche fiscali del 17 dicembre 2003, registrato alla Corte dei conti il 29 dicembre 2003 (registro n. 007 economia e finanze, foglio n. 144);
in entrambi i casi si ravvisa la necessità di porre rimedio al fenomeno del «precariato dirigenziale», affidando gli uffici dirigenziali a dirigenti, che siano stati selezionati con trasparenza, sulla base delle competenze possedute e garantendo una giusta remunerazione dei ruoli e delle funzioni svolte; soprattutto a seguito del varo del decreto legislativo n. 150 del 2009, che riconosce, in capo ai dirigenti, maggiori responsabilità amministrative, è necessario il ripristino di un'equa ripartizione dei ruoli -:
se il Ministro, con riferimento all'Agenzia delle entrate, non ritenga opportuno dare trasparenza ai criteri di assegnazione delle posizioni dirigenziali non generali, attraverso il bando di concorsi pubblici per l'individuazione, in maniera oggettiva e costituzionalmente corretta (articolo 97 della Costituzione) di personale altamente qualificato a garanzia della missione amministrativa pubblica;
se il Ministro non ritenga opportuno varare dei criteri obiettivi che rendano trasparenti le assegnazioni delle posizioni dirigenziali non generali, superando la predetta genericità.
(4-10354)

DI PIETRO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i tagli di risorse promossi dal Ministro interrogato in relazione all'attività delle ditte esterne che forniscono assistenza informatica ai tribunali produrrebbero, secondo l'Associazione nazionale magistrati, un rischio di «paralisi totale della giustizia» in Italia, quasi un ritorno all'era in cui le sentenze venivano scritte a mano e gli scambi di informazioni e le comunicazioni tra gli uffici avvenivano solo per telefono o via posta. Insomma, una sorta di intoppo, che metterebbe in ginocchio la già lenta macchina della giustizia in Italia;
rischiano di saltare, secondo i magistrati, le gare d'appalto per le imprese, le iscrizioni a ruolo, i concorsi pubblici e sarebbero rallentate, con il rischio prescrizione, anche molte cause pendenti, civili e penali, rendendo oltremodo difficile la relazione tra i pubblici ministeri e la polizia giudiziaria;
privi di assistenza informatica si torna inevitabilmente indietro di vent'anni con danni irreparabili alle indagini, ai rapporti tra polizia e procure e ai processi

civili. Diventa sempre più arduo assicurare la ragionevole durata dei processi e a pagare il prezzo più alto sono i cittadini;
nei 1800 uffici giudiziari e 3000 edifici, ci sono 60 mila computer per altrettanti addetti e 5 mila server. Una macchina che per funzionare ha bisogno di assistenza continua, appaltata all'esterno e, anche a detta dei dirigenti del Ministero, l'allarme per la sospensione dei servizi di assistenza tecnica è più che giustificato;
negli ultimi anni i fondi sono drasticamente calati: nel '98 per i servizi informatici erano previsti 85 milioni di euro, diminuiti a 58 milioni nel 2009, 44 milioni nel 2010 e oggi 27,3 milioni; servirebbero, secondo i calcoli del Ministero della giustizia, altri trentatré milioni nel corso dell'anno, diciotto dei quali subito, per evitare quel rischio crac paventato ormai da tutti;
l'intoppo maggiore si è creato soprattutto con le modifiche alla legge finanziaria approvata nel dicembre 2009 che, per limitare il deficit delle amministrazioni statali, ha introdotto per gli impegni pluriennali una necessità di copertura annuale con previo assenso del Ministero dell'economia e delle finanze: assenso che il Ministro, a quanto consta all'interrogante, ha finora negato;
come afferma il presidente dell'associazione nazionale magistrati Palamara, le conseguenze possono variare dall'impossibilità di rilasciare certificati all'iscrivere una causa a ruolo, dall'iscrizione nel registro degli indagati alla catalogazione delle notizie di reato. E c'è il rischio concreto di un vero collasso;
ancora una volta una politica fatta di annunci e continue conferenze stampa dei Ministri della giustizia e per la pubblica amministrazione e l'innovazione sulla piena informatizzazione e modernizzazione degli uffici giudiziari si scontra con la dura realtà: e la dura realtà vede il taglio drastico, miope e pericoloso, sui servizi informatici;
fonti giornalistiche riferiscono che la misura del taglio sarebbe addirittura del 50 per cento delle risorse: se così fosse, non solo sarebbero certamente frustrati gli sforzi comuni per la realizzazione del processo telematico, ma finanche la quotidiana attività degli uffici sarebbe messa a rischio, giacché l'informatizzazione delle procedure è ormai un elemento imprescindibile per un corretto svolgimento delle funzioni -:
se i Ministri interrogati intendano nel modo più rapido possibile assumere ogni iniziativa utile ad assicurare la copertura delle spese per l'assistenza e la gestione tecnica informatica presso tribunali e procure e a garantire al settore l'apporto di risorse necessario per la quotidiana attività degli uffici.
(4-10358)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, ANDREA ORLANDO, PICCOLO e VELTRONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere -
premesso che:
nonostante i recenti successi nell'attività di contrasto alla criminalità organizzata operante sul territorio calabrese, tradottasi nell'ultimo anno in centinaia di arresti e nella ricostruzione degli assetti e delle attività delle più potenti cosche della regione, le associazioni tradizionalmente operanti sul territorio continuano a mantenere intatta la loro capacità militare e di controllo di vasti strati della società e della economia, tanto che essi non hanno che superficialmente scalfito il tessuto di omertà in cui quelle organizzazioni criminali hanno potuto allignare e prosperare;
un'analisi del percorso di ciascuna ordinanza cautelare, non limitata al momento della sua esecuzione, ma spinta a distanza di qualche mese lascia rilevare

che esponenti tratti in arresto al termine di complesse attività investigative, vengono posti agli arresti domiciliari prima del passaggio in giudicato delle sentenze di condanna;
tale inquietante fenomeno finisce per svolgere un effetto di amplificazione dei potere di sopraffazione delle cosche in quanto, da un lato, perpetua nei cittadini la sensazione di una situazione di impunità di coloro che su di essi svolgono quotidiane angherie e sopraffazioni; dall'altro, consente a coloro che beneficiano di questo favorevole trattamento di non interrompere il proprio rapporto con il territorio, evitando in larga parte o del tutto il carcere, dato che il periodo di detenzione svolto presso il proprio domicilio viene interamente computato sulla pena definitiva da espiare;
dalle notizie apparse sui quotidiani della Calabria sembra che l'incidenza della applicazione degli arresti domiciliari per soggetti detenuti per reati di mafia sia, in quella regione, significativamente superiore, dal punto di vista statistico, rispetto a quanto avviene in altre realtà territoriali pure caratterizzate da un'elevata presenza di organizzazioni mafiose ed appare, per giunta, inspiegabile in quanto, notoriamente, essa dovrebbe costituire un evento eccezionale, data la previsione legislativa della obbligatorietà della custodia carceraria, salva la specifica e positivamente provata assenza di esigenze cautelari di qualsiasi tipo, con la sola eccezione della comprovata incompatibilità delle condizioni di salute dell'arrestato con il regime carcerario ovvero della indispensabilità della prestazione d'opera del detenuto per reati di mafia al fine di garantire l'assistenza alla prole a causa delle condizioni di salute della, madre;
risulta, in particolare, che per alcuni procedimenti penali la diffusione degli stati di morbilità sia stata tale da condurre alla sostanziale vanificazione dei risultati investigativi conseguiti. Così, ad esempio, nel procedimento cosiddetto «Nepetia» risultano essere stati posti agli arresti domiciliari per motivi di salute o connessi alla necessità di accudire la prole, tre pericolosissimi esponenti della criminalità organizzata della zona di Amantea, Eugenio Gabriele, Guido Giacomino e Luca Azzinnaro; nell'operazione «New Sunrise», a carico della cosca Lo Bianco, era stato posto agli arresti domiciliari Andrea Mantella, uno degli elementi di vertice del gruppo criminale; nell'operazione «Omnia», Pasquale Forastefano, uno dei capi della omonima cosca operante in Castrovillari, alla quale apparteneva anche Lo Vato Samuele, poi divenuto collaboratore di giustizia, pure in precedenza destinatario di analogo provvedimento di scarcerazione;
il fatto che la Corte di cassazione abbia annullato alcune scarcerazioni per motivi di salute lascia fondatamente ritenere che alcuni di tali provvedimenti siano stati del tutto ingiustificati. Alcuni tra i soggetti menzionati, tra l'altro, come Lo Vato Samuele e Pasquale Forastefano, erano sottoposti al regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, per cui sembra doversi ritenere che in tale casi - sebbene l'ordinamento penitenziario ed il codice di procedura penale prevedano espressamente la possibilità di svolgimento della detenzione carceraria presso strutture sanitarie facenti capo alla stessa amministrazione penitenziaria, ovvero anche pubbliche - noti mafiosi sono stati collocati agli arresti domiciliari, senza alcuna valutazione della eccezionale rilevanza delle esigenze cautelari a base del loro stato di detenzione, che pure avevano determinato quel provvedimento di rigore e che, se ritenute sussistenti, sarebbero risultate ostative alla concessione del beneficio, passando così direttamente dall'isolamento alla detenzione in comode e confortevoli strutture sanitarie private, dove ovviamente nessuna precauzione può assumersi al fine di evitare che essi proseguano nello svolgimento delle loro attività criminali;
non è dato sapere, allo stato, se tali decisioni siano state precedute da un approfondito accertamento sulla possibilità,

per tutte le persone indicate, di essere assistite adeguatamente presso centri clinici dell'amministrazione penitenziaria -:
quale sia l'incidenza statistica dei detenuti per appartenenza alla 'ndrangheta o comunque arrestati per reati posti in essere avvalendosi della capacità di intimidazione di tale organizzazione criminale o per favorirla, rispetto al numero complessivo dei soggetti tratti in arresto;
se, nel caso di detenuti per reati di mafia, siano mai stati concessi gli arresti domiciliari per motivi diversi da quelli concernenti l'incompatibilità delle loro condizioni di salute con il regime detentivo o la necessità di prestare assistenza alla prole in caso di impedimento dell'altro coniuge;
se, nel caso di arresti domiciliari determinati dall'incompatibilità delle condizioni di salute del detenuto con il regime detentivo, siano sempre stati svolti accertamenti finalizzati a verificare la possibilità di fronteggiare la situazione in un centro clinico dell'amministrazione penitenziaria e quale ne sia stato l'esito;
quali siano state le iniziative assunte o che si intendono assumere con riferimento alla problematica evidenziata ed alle specifiche vicende verificatesi.
(4-10334)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il giorno 7 gennaio 2011 sul sito internet Umbria24 è apparso un articolo scritto da Daniele Bovi intitolato: «Le carceri umbre sovraffollate e violente. Capanne quarta in Italia per atti di autolesionismo»;
nell'articolo sono riportati alcuni dati forniti dalla UIL-PA Penitenziari e relativi alla difficile situazione che stanno attraversano gli istituti penitenziari umbri;
in particolare nelle carceri dell'Umbria - pur registrandosi un tasso di sovraffollamento «solo» del 47,4 per cento e, quindi, ben lontano dall'81 per cento di Puglia ed Emilia Romagna 0 dal 77 per cento della Calabria - si sono registrati, nel solo 2010, un suicidio, 19 tentati suicidi, 258 atti di autolesionismo, 13 aggressioni agli uomini e alle donne della polizia penitenziaria e 125 detenuti in sciopero della fame;
in particolare, nel solo carcere di Capanne, si sono verificati ben 146 atti di autolesionismo: un dato che piazza il penitenziario umbro al quarto posto in Italia dietro Firenze Sollicciano (302), Lecce (214) e Bologna (155);
sempre secondo i dati forniti dalla Uil-Pa Penitenziari, nel 2010 gli atti autolesionistici registrati a Spoleto sono stati 67, contro i 38 di Terni e i sette di Orvieto. Sei invece le aggressioni a Perugia, contro le tre a testa di Spoleto e Terni e l'unica di Orvieto. Sei i tentati suicidi a Perugia, Terni e Spoleto contro uno soltanto a Orvieto. Cinquantadue infine i detenuti in sciopero della fame nel carcere di Perugia contro i 59 di Spoleto, i 12 di Orvieto e i due di Terni -:
se non intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, una indagine ispettiva presso gli istituti di pena umbri, in particolare presso il carcere di Capanne;
quanti degli atti suicidiari e autolesivi indicati in premessa siano stati compiuti dai detenuti durante la fase iniziale della carcerazione e quanti nel corso del periodo di isolamento;
quanti reclusi, tra quelli che hanno tentato il suicidio o che hanno compiuto atti autolesivi, fossero tossicodipendenti;
se in tutti gli istituti di pena umbri sia presente e funzionate il servizio «nuovi giunti» e lo staff multidisciplinare che lo compone;
se, alla luce dell'alto tasso di suicidi, tentati suicidi e atti di autolesionismo

registrato nel solo 2010 nelle carceri umbre e, in particolare, in quello di Capanne, non ritengano, negli ambiti di rispettiva competenza, di dover intensificare - così come previsto nella circolare GDAP n. 0177644-2010 del 24 aprile 2010 - l'attività di sostegno e riabilitazione dei detenuti mediante la predisposizione ed il miglioramento di moduli procedurali che coinvolgano la polizia penitenziaria, gli operatori dell'area educativa, il personale sanitario e gli assistenti volontari nelle seguenti attività: a) effettuazione di sempre più accurate scelte dell'ubicazione detentiva; b) approfondimenti dell'osservazione della personalità; c) più celeri attivazioni di eventuali programmi diagnostici e terapeutici anche, ad esempio, con il coinvolgimento del SE.r.T.;
se e quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare e promuovere al fine di aumentare gli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché per quanto di competenza dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi in servizio presso gli istituti di pena umbri, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone ivi recluse.
(4-10336)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
in data 29 dicembre 2010, si è verificato un crollo dei tre conci dello sfioratore della diga di Montedoglio sul Tevere (AR) e che tale crollo, ha generato situazioni di criticità che sollecitano interventi urgenti;
tale crollo, che ha visto un rapido intervento dell'ente irriguo umbro toscano, nonché delle due Regioni e degli enti locali interessati, nonché del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha ingenerato serie preoccupazioni nelle popolazioni dei territori della Valtiberina toscana ed umbra;
tali preoccupazioni suggeriscono di fatto il coinvolgimento delle istituzioni locali, provinciali e regionali, nei monitoraggi e sorveglianza dell'invaso stesso;
si è verificato il sequestro della diga da parte dell'autorità giudiziaria al fine di addivenire alla definizione delle responsabilità del crollo stesso;
è evidente la necessità di una riparazione tempestiva dello scarico di superficie sia per la messa in sicurezza dell'invaso, che come è noto svolge un compito insostituibile per la laminazione delle piene finalizzata alla salvaguardia dei territori a valle;
la riparazione tempestiva è indispensabile per ritornare in tempi rapidi alle quote di invaso consentite tenendo conto che l'invaso svolge un ruolo determinante sia nell'approvvigionamento idropotabile che riguarda ben tre province umbro-toscane, sia per l'uso irriguo di un vasto comprensivo agricolo;
l'ente irriguo umbro toscano che è il soggetto gestore dell'invaso risulta inserito tra gli enti inutili ed in conseguenza di quanto previsto dall'articolo 2 comma 4, del decreto-legge n. 194 del 2009, terminerà la propria competenza tra pochi mesi;
è chiara la necessità di definire in tempi brevi, e comunque entro il termine di decadenza di funzioni dell'ente irriguo umbro toscano, quale soggetto debba assumersi la competenza della gestione, visto che la suddetta legge n. 194 del 2009, parlando di liquidazione, sembra escludere la possibilità di una successione del nuovo soggetto nei diversi rapporti in corso;

l'evento ha interessato ed interessa numerosi agricoltori, sia in considerazione del fatto che l'opera è destinata anche a fini irrigui, sia per i danni prodotti dal crollo;
con lettera in data 10 gennaio 2011, a firma dei presidenti delle regioni Toscana ed Umbria viene richiesto un incontro urgente con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e delle politiche agricole, alimentari e forestali al fine di discutere sia degli aspetti finanziari e procedurali sottesi al ripristino del pieno funzionamento dell'invaso, sia del tema del percorso istituzionale connesso al trasferimento di funzioni dell'ente irriguo umbro toscano ad un nuovo soggetto gestore -:
quali iniziative intendano assumere ed in che tempi i Ministri interpellati al fine di:
a) recepire le risorse per il ripristino e la messa in sicurezza della diga di Montedoglio;
b) definire il percorso istituzionale per dare vita ad un nuovo soggetto gestore da definire in un percorso istituzionale che coinvolga tutti i soggetti interessati, entro il termine di decadenza dalle funzione dell'ente irriguo umbro toscano;
c) intervenire a sostegno delle imprese agricole danneggiate.
(2-00921)
«Mattesini, Verini, Cenni, Trappolino, Mariani, Nannicini, Minniti, Sereni, Coscia, Boccuzzi, Berretta, Motta, La Forgia, Laganà Fortugno, Mazzarella, Ginoble, Giorgio Merlo, Porta, Rigoni, Colombo, Fontanelli, Gianni Farina, Pistelli, Fluvi, De Pasquale, Zunino, Cesare Marini, Fadda, Bellanova, Zamparutti, Bernardini, Mecacci, Castagnetti, Bucchino, Servodio».

Interrogazione a risposta orale:

MATTESINI e NANNICINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
tenuto conto che la stazione ferroviaria di Arezzo è interessata da pesanti economie di personale pur con l'aumento di carichi di lavoro derivanti dalla presenza di nuove imprese ferroviarie, che si attestano su Arezzo per sottoporre i convogli a verifiche tecniche;
tali provvedimenti di riduzione del personale sono adottati in assenza di modificazioni dell'organizzazione del lavoro che non ha infatti subito variazioni;
altre realtà vicine, pur in presenza di un concreto minor carico di lavoro, preservano la dotazione organica al completo e senza riduzioni;
gli attuali accordi sottoscritti prevedono:
a) per gli addetti alla circolazione, 3 agenti per turno, mentre ad oggi si verifica che sia utilizzato, ed in più occasioni, 1 solo operatore e tale situazione sembra essere quella che RFI vuole rendere definitiva per la stazione di Arezzo;
b) per il settore manovra, dipendente da Trenitalia, il modulo è di 3 addetti, ed invece anche in questo caso le economie di personale riducono ad 1 solo agente;
tale situazione determina una concreta e pericolosa diminuzione della sicurezza di esercizio, nonché la stessa regolarità di circolazione, come dimostrano le ultime nevicate che hanno evidenziato lo scarso livello di presidio degli impianti ed i conseguenti e noti disservizi;
tali scelte producono delle ricadute negative in una realtà che vede molte stazioni impresenziate. Infatti da Pontassieve (FI) a Chiusi (SI) sono presenziate regolarmente le realtà di Arezzo, Terontola e Chiusi e da ciò risulta evidente che ricorrere ad ulteriori economie di personale implica l'amplificazione di criticità come è accaduto per le recenti nevicate;

tale situazione ha determinato la proclamazione di uno sciopero che rende evidente l'insicurezza per tutto il sistema ferroviario dell'area interessata, creando molto allarme tra i cittadini ed i pendolari in primo luogo;
la Stazione di Arezzo ha subito nel tempo impoverimento di funzioni, come la scomparsa di CARGO e delle relative funzioni di scalo merci -:
cosa intenda fare il Governo affinché si assicuri alla stazione di Arezzo il personale necessario per garantire la sicurezza del sistema ferroviario nonché dei cittadini ed utenti.
(3-01393)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i veicoli adibiti al trasporto non di linea di persone per conto terzi sono autorizzati all'accesso alle zone a traffico limitato (ZTL) e all'uso delle corsie riservate ai servizi pubblici (articolo 7 del codice civile della strada e legge quadro per i servizi pubblici non di linea n. 21 del 15 gennaio 1992) e sono esentati dal pagamento dei relativi pedaggi come da circolare del Ministero dei trasporti del 21 luglio 1997, n. 3816 (Gazzetta Ufficiale n. 213 del 12 settembre 1997);
l'uso, da parte delle amministrazioni locali, delle porte telematiche per i rilievi elettronici degli accessi alle ZTL e alle corsie preferenziali obbliga, di fatto, all'installazione a bordo dei veicoli predetti di strumenti elettronici denominati telepass (non citati in alcun articolo del codice della strada) o a fornire agli uffici locali interessati, via fax, copia della carta di circolazione e dell'autorizzazione NCC o della licenza di TAXI;
la gestione delle informazioni sugli accessi segnalate dalle porte elettroniche è di regola affidata a società private che non hanno accesso alle informazioni sulla destinazione d'uso dei veicoli custodite nella banca dati della motorizzazione civile;
l'interrogante segnala la criticità e la inesigibilità di questo sistema che, ove non procuri l'attivazione di impraticabili ed onerose procedure preventive di segnalazione della regolarità degli accessi (non prescritte dal codice della strada e persino ostili alle sue previsioni), è causa di una mole di errate contestazioni a carico degli operatori;
le procedure sanzionatorie che ne derivano espongono, da una parte, le amministrazioni locali a sostenere i relativi costi di accertamento e di contestazione; da altra parte, onerano gli imprenditori ad innumerevoli contenziosi avanti ai giudici di pace, alle prefetture o alle esattorie per ottenere l'annullamento delle pretese erariali e dei relativi verbali di contestazione delle solo apparenti infrazioni e, in ultima parte, causano agli uffici giudiziari o amministrativi l'oneroso carico di lavoro per assolvere alle conseguenti procedure giudiziarie attivate dai citati contenziosi -:
se e quali iniziative normative intenda avviare perché questa situazione non abbia a perpetuarsi, comportando essa danni alla pubblica amministrazione e intralci ed oneri ingiusti e sperequativi alle imprese esercenti tale pubblico servizio.
(5-04030)

VANNUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 73-bis di Bocca Trabaria in territorio umbro risulta completamente chiusa alla circolazione, a seguito di un movimento franoso, dai primi giorni di dicembre 2010;
analoga situazione è stata vissuta per un lungo periodo nei primi mesi dell'anno 2010;
l'arteria rappresenta l'unico collegamento verso l'Umbria e la Toscana dei comuni marchigiani della Valle del Metauro;

in particolare, i cittadini dei comuni di Borgo Pace Mercatello sul Metauro, S. Angelo in Vado sono costretti a percorsi alternativi con allungamento di 80 chilometri di percorso e con aggravio di spesa e di tempo per recarsi a lavoro, a scuola o accedere ai servizi primari;
la situazione è gravissima sotto ogni punto di vista;
a differenza del caso di inizio anno, che provocò analoga chiusura, in questo, risulta che la causa sia dovuta a caduta di massi provenienti da proprietà private;
per questa ragione gli uffici dell'Anas interessati ritengono che gli interventi vadano eseguiti dalla regione Umbria che ha competenza sul regime dei suoli e/o dai proprietari dei terreni;
a parere dell'interrogante è invece prioritario intervenire da parte dell'Anas, rimuovendo il pericolo e garantendo il pubblico servizio salvo poi rivalersi, se del caso, con i responsabili;
non si hanno notizie su azioni intraprese verso la regione o i privati stessi;
la situazione appare statica senza adeguate notizie alle istituzioni locali ed ai cittadini -:
se il Ministro sia informato del caso e quali iniziative intenda adottare, nell'esercizio del ruolo di indirizzo e vigilanza spettante al Ministro stesso verso l'ANAS, affinché vengano assunte le azioni necessarie alla pronta riapertura della viabilità sulla strada in questione ripristinando il pubblico servizio anche con interventi, diretti, salvo rivalsa sui responsabili;
se intenda convocare immediatamente le parti interessate, regione Umbria, Anas, Protezione civile, autorità locali per dirimere la situazione.
(5-04033)

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Alessandria, anche su invito dei pendolari, ha recentemente promosso un'iniziativa, coinvolgente le amministrazioni comunali del territorio, finalizzata a sollecitare Trenitalia, sulla messa in opera di una serie di interventi per il miglioramento dei collegamenti ed il rinnovo del materiale rotabile sia sulle linee di trasporto regionale, che su quelle di lunga percorrenza interregionale, utilizzate dagli utenti alessandrini;
l'assessore provinciale ai trasporti, Giancarlo Caldone, ha quindi inviato una lettera all'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, nella quale ha evidenziato i principali problemi del trasporto ferroviario in provincia di Alessandria e in particolare:
la necessità di potenziare i collegamenti tra le stazioni del territorio della provincia di Alessandria verso le maggiori località della regione Piemonte, i principali centri delle regioni confinanti (Genova-Milano), nonché le principali città della costa adriatica, di quella Tirrenica e con Roma Capitale;
il cadenzamento dell'orario sulla linea Acqui Terme-Alessandria e la razionalizzazione del trasporto sulle linee Genova-Ovada-Acqui e Alessandria-Acqui-Savona;
l'assegnazione delle fermate a Novi Ligure e Tortona di tutti i treni intercity in esercizio sulla direttrice Genova-Milano e Genova-Torino;
il potenziamento dei collegamenti sulle seguenti direttrici Alessandria-Genova, Alessandria-Torino, Alessandria-Tortona-Milano, Casale-Vercelli-Milano, Alessandria-Mortara-Milano e Asti-Casale-Mortara al fine di garantire ai cittadini del Basso Piemonte Orientale collegamenti veloci, confortevoli e frequenti con Milano e l'area metropolitana per meglio soddisfare le esigenze di trasporto dell'utenza pendolare e per portare viaggiatori al sistema dell'alta velocità ferroviaria Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli al fine ai sfruttare adeguatamente le opportunità che

consentono i nuovi collegamenti con treni ad alta velocità (Frecciarossa e Frecciargento) recentemente messi in funzione da parte di Trenitalia S.p.A.;
il ripristino dei treni Eurostar Torino-Alessandria-Bologna-Bari-Lecce e Torino-Alessandria-Genova-Pisa-Roma;
l'impegno da parte di Trenitalia affinché venga garantito, l'avvio di un appropriato piano di investimento per il rinnovo del materiale rotabile;
il miglioramento del servizio ferroviario sia in termini qualitativi che quantitativi rappresenterebbe un elemento trainante per il rilancio dell'economia del territorio ed il miglioramento delle condizioni dei pendolari alessandrini che utilizzano quotidianamente il trasporto su rotaia per spostarsi per motivi di lavoro e di studio -:
se sia a conoscenza dell'iniziativa intrapresa dalla provincia di Alessandria e dai comuni di quel territorio nei confronti di Trenitalia;
quali siano le valutazioni del Ministero in merito alle proposte degli enti locali e delle associazioni dei pendolari e quali iniziative intenda mettere in atto il Ministro interrogato per consentire un positivo accoglimento delle proposte stesse.
(5-04037)

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dai dati riportati nelle dichiarazioni EMAS della concessionaria Enel riguardante l'impianto idroelettrico di Isola Serafini, nel tratto che interessa territorialmente i comuni di Caorso, Monticelli d'Ongina, Caselle Landi, Castelnuovo Bocca d'Adda, Corno Giovine, Crotta d'Adda, San Rocco al Porto, Santo Stefano Lodigiano, Spinadesco, risulta una grande differenza tra le caratteristiche della derivazione concessa con decreto interministeriale (lavori pubblici e finanze) del 16 settembre 1961 e le effettive portate d'acqua mediamente utilizzate, il salto utile e relative potenze nominali;
essendo i sovra canoni ex articolo 53 del decreto n. 1775 del 1993 e successive modificazioni parametrati al valore della potenza nominale ne consegue che l'Enel ha corrisposto dal 1994 al 200 al Ministero delle finanze, dal 2001 alla regione Emilia-Romagna e dal 1989 agli enti locali rivieraschi interessati dall'impianto somme molto inferiori a quelle dovute;
risulta che l'Enel in data 5 marzo 1993 abbia presentato al Ministero dei lavori pubblici, provveditorato alle opere pubbliche per l'Emilia-Romagna, domanda di variazione della potenza nominale media di concessione -:
quali siano i motivi per i quali detta istanza sia rimasta senza seguito, sicché ancora oggi canoni e sovra canoni vengono corrisposti in base alla potenza nominale di 35.813 chilowatt della concessione originaria e, quindi, in misura molto ridotta rispetto a quella prevista dalle norme.
(5-04040)

PILI e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 18 del Trattato dell'Unione europea riconosce il diritto al cittadino dell'Unione di «circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri secondo le procedure e le condizioni previste dal trattato stesso e dalla legislazione successiva»;
il trasporto marittimo non rientra fra le materie attribuite dall'articolo 117 della Costituzione alla legislazione dello Stato né fra quelle rimesse alla legislazione concorrente Stato-regioni. Tuttavia, le disposizioni volte a garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo, sono riconducibili alla materia «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e

sociali», di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, di competenza statale;
in sede di conversione del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125 sono stati definiti gli obiettivi al fine di assicurare il conseguimento della privatizzazione di cui all'articolo 19-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, garantendo la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo e la continuità territoriale con le isole;
le convenzioni di cui al comma 6 del predetto articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, sono state conseguentemente prorogate dal 1o ottobre 2010 fino al completamento della procedura competitiva limitatamente alle clausole necessarie alla gestione del servizio pubblico per assicurare la continuità territoriale;
in base al suddetto decreto dell'agosto 2010, per far fronte alla gestione di criticità del settore del trasporto marittimo, legate all'esigenza di garantire la continuità territoriale, e per favorire la conclusione dei processi di privatizzazione in atto, le regioni possono utilizzare le risorse del fondo per le aree sottoutilizzate relative ai programmi di interesse strategico regionale di cui alla delibera del CIPE n. 1/2009 del 6 marzo 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 137 del 16 giugno 2009;
tali precise indicazioni contenute nel decreto richiamato dovrebbero indurre l'amministrazione straordinaria della Tirrenia a porre in essere tutte le iniziative necessarie al fine di garantire la continuità territoriale tra la Sardegna e gli altri scali portuali del Paese;
risulta fin troppo evidente che, se tali procedure tese a garantire il rispetto della continuità territoriale di cui alle convenzioni richiamate non venissero messe in atto, finirebbero per favorire già dalla prossima stagione estiva una situazione di vero e proprio «sequestro» di massa ai danni dei sardi e di un isolamento senza precedenti della regione;
il mancato inserimento tra le rotte già prenotabili della Tirrenia della Olbia-Genova sta di fatto generando una situazione gravissima sul piano del rincaro dei prezzi dei biglietti da parte delle altre compagnie che dinnanzi a questo scenario indefinito e complice finiscono di fatto, ad avviso dell'interrogante, per agire in regime di cartello monopolistico ai danni della Sardegna;
sono stati denunciati rincari dei prezzi dei biglietti da parte delle compagnie marittime che risultano in alcuni casi quasi raddoppiate;
la generica affermazione delle stesse compagnie secondo le quali si tratterebbe di un rincaro dovuto al prezzo del carburante risulta ingiustificata non plausibile se non con il tentativo di approfittare di quella che appare una situazione di totale assenza di controllo sul rispetto della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna;
la privatizzazione del gruppo Tirrenia risulta in fase avanzata senza che ancora si conoscano i partecipanti che hanno già aderito alla prima fase della procedura selettiva e quali siano i tempi che si intendano utilizzare per completare la procedura di vendita -:
se non si ritenga di dover fornire elementi, nelle competenti sedi parlamentari sullo stato d'attuazione delle procedure di privatizzazione della Tirrenia;
se non si ritenga di dover definire con l'amministrazione straordinaria della Tirrenia un cronoprogramma in grado di fissare i tempi necessari per la completare le procedure;
se non si ritenga di dover con immediatezza convocare la stessa Tirrenia per definire il rispetto di tutte le clausole relative alla continuità territoriale e l'attivazione di tutte quelle rotte indispensabili

al fine di evitare comportamenti monopolistici da parte di altre compagnie di navigazione;
se non ritengano di dover immediatamente attivare, per quanto di propria competenza, un monitoraggio sulle condizioni economiche praticate dalle compagnie di navigazione operanti sulle tratte sarde;
se non si ritenga di dover assumere iniziative, anche normative, in merito alla continuità territoriale marittima da e per la Sardegna, anche con l'eliminazione del doppio regime residenti - non residenti, che risulta anacronistico e non rispettoso del principio di eguaglianza e della parità dei diritti di movimento dei cittadini europei in tutte le regioni a pari condizioni.
(5-04041)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRAZIANO e PETRENGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 7 ottobre 2010, il treno Eurostar 9357, partito da Roma alle 16.45 e diretto a Lecce, con arrivo previsto alle 18.20, ha subito un guasto di natura elettrica che ha comportato la rottura dell'impianto di condizionamento. Il guasto ha provocato nell'immediato una fiammata vistosa, quindi una nuvola di fumo che ha invaso l'ultima carrozza della vettura e una situazione di panico diffusa tra i passeggeri;
il fatto, vissuto personalmente insieme ad altri colleghi, è accaduto nei pressi di Ceccano, in provincia di Frosinone, intorno alle 17.30 circa. Il treno è rimasto fermo a lungo, per oltre due ore, nelle campagne circostanti e isolate dal centro abitato. Il fumo diffuso ha prodotto un'atmosfera pesante e maleodorante, costringendo, nell'attesa forzata, alcuni passeggeri a rompere i vetri e altri a scendere dalla vettura e a sostare sui binari. Il tutto in condizioni di sicurezza altamente rischiose, anche in considerazione del transito di altri treni avvenuto durante l'attesa. Nel frattempo le risorse di acqua a disposizione sono terminate;
un'agenzia di stampa delle 18.13 lanciata dall'Ansa ha riferito della partenza del treno, prevista nel tempo di alcuni minuti, previo trasferimento dei passeggeri nelle altre vetture e isolamento di quella invasa dal fumo;
invece, dopo ancora un'ora la situazione non era affatto migliorata. Invero, un'agenzia di stampa, sempre di fonte Ansa, delle 19.23, ha riportato l'intenzione, tardiva, di Ferrovie dello Stato di sostituire l'intero treno con un altro per garantire maggiori livelli di sicurezza ai viaggiatori. A seguito di questo, il nuovo treno sarebbe ripartito per Lecce con un ritardo di oltre due ore sull'orario di marcia previsto;
i tempi di attesa appaiono sproporzionati rispetto a quanto accaduto e fanno ragionevolmente credere che l'azienda versi in condizioni di mancanza di risorse umane e/o strumentali dinanzi ad eventi straordinari e urgenti -:
quali iniziative intenda promuovere nei confronti di Trenitalia, affinché l'azienda nelle sue scelte future provveda a svolgere in modo soddisfacente, nei tempi e nelle modalità, la propria missione industriale concernente la circolazione dei treni, la puntualità e qualità del servizio, la sicurezza d'esercizio, migliorando la performance delle vetture;
quali iniziative il Ministro interrogato ritenga tempestivamente di assumere, per il tramite della società Trenitalia, al fine di assicurare l'adozione di tutte le misure necessarie per risolvere disagi simili a quelli rappresentati in premessa, evitare che si ripeta l'accaduto e fare in modo che in situazioni analoghe sia fornita alle persone a bordo tempestiva assistenza e informazione.
(4-10339)

BORDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le associazioni di rappresentanza dei consumatori hanno attivato una capillare campagna di informazione a livello nazionale e locale per portare all'attenzione dell'opinione pubblica il tema dei vertiginosi aumenti delle polizze assicurative responsabilità civile auto;
le denunce dei consumatori si fondano sulle attività ed i documenti dell'ISVAP, che ha avviato indagini conoscitive su 14 società assicurative che avrebbero applicato tariffari gonfiati artificiosamente, e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha rilevato aumenti fino al 30 per cento e un incremento medio annuo del 7,7 per cento a fronte della media europea del 5,4 per cento;
i rincari sono particolarmente gravosi per gli automobilisti delle regioni meridionali, i quali, a parere dell'ISVAP, hanno subito un aumento medio del 19 per cento, più che doppio rispetto alla media nazionale;
tale disparità è riconducibile al maggior numero di sinistri e truffe registrati al Sud, come pure alla sempre più ridotta disponibilità delle compagnie assicurative ad investire in quest'area del Paese a vantaggio delle più ricche e motorizzate regioni settentrionali;
nella provincia di Foggia il quadro è ulteriormente aggravato dagli effetti determinati dalla chiusura di 17 agenzie nel corso del 2010, che ha prodotto, a parere delle associazioni dei consumatori, l'alterazione della corretta relazione tra compagnia assicuratrice e utente, costringendo quest'ultimo ad accettare la sottoscrizione di altra polizza senza tenere in alcun conto la classe di merito maturata -:
se e quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda assumere per la governance dei prezzi di base delle polizze assicurative, attesa l'obbligatorietà delle stesse, anche introducendo meccanismi di calmierazione tali da attuare forme di mutualità tra le diverse regioni.
(4-10348)

DIMA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stampa regionale, nelle ultime settimane, ha giustamente evidenziato e sottolineato i molteplici episodi di disservizio che hanno riguardato i treni a lunghi percorrenza da e per la Calabria e che, di conseguenza, hanno provocato numerosi disagi per i viaggiatori che si sono tradotti non solo in un ritardo sugli orari di percorrenza ma anche e soprattutto in guasti tecnici a volte molto gravi;
l'ultimo caso riguarda il treno Intercity Milano/Reggio Calabria che, molto probabilmente, passerà alla storia dei disagi provocati da Trenitalia ai viaggiatori perché completamente privo di servizi igienici funzionanti, tanto da costringere i passeggeri presenti a bordo a non poter usufruire delle toilette presenti nelle carrozze per tutta la durata del viaggio, quindi per più di dodici ore;
l'inefficienza, nello specifico, è stata così evidente e macroscopica che lo stesso treno ha dovuto effettuare delle soste straordinarie nelle stazioni di Roma, Formia e Napoli per permettere ai viaggiatori di poter usufruire dei servizi in stazione senza che, nel frattempo, venissero riparati quelli di bordo;
questo episodio è l'ultimo di una lunga serie di inconvenienti registrati sui treni a lunga percorrenza di Trenitalia come per esempio quello che ha riguardato l'Intercity Roma/Reggio Calabria che si è fermato a Napoli per un guasto tecnico che ha provocato il ricorso al servizio sostitutivo su gomma, con conseguenti disagi e ritardi;
è sempre più evidente che le politiche di Trenitalia penalizzano la Calabria se si pensa non solo al fatto che il materiale

rotabile utilizzato dalla società per i viaggi da e per la regione non è affatto efficiente, tanto da provocare le disavventure evidenziate e quelle che si possono immaginare in casi simili, ma anche e soprattutto con riferimento al nuovo orario invernale che ha visto la forte riduzione di collegamenti ferroviari per il Nord -:
quali iniziative, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, intenda porre in essere per far sì che si possa registrare un'inversione di tendenza nelle politiche dei trasporti della società nei confronti della Calabria che rischia, per l'evidente assenza di reti di trasporto moderne ed efficienti, di essere ancora di più penalizzata sul versante dei trasporti ferroviari.
(4-10357)

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 30 dicembre 2010 accadeva un grave cedimento strutturale presso la diga di Montedoglio (AR), a seguito del quale si verificava una situazione di crisi lungo il corso del fiume Tevere ed in particolare in Valtiberina toscana ed in Altotevere Umbro;
a seguito di tale incidente si verificavano allagamenti importanti lungo il tratto umbro del fiume Tevere, nei comuni di San Giustino, Citerna, e Città di Castello e nell'abitato di Piosina;
in un primo momento a seguito del diffondersi incontrollato di notizie ufficiose, una buona parte della popolazione, conscia dei pericoli connessi con la presenza dell'invaso di Montedoglio, abbandonava le proprie case per rifugiarsi sulle colline circostanti l'alta valle del Tevere;
la crisi verificatasi a seguito dei fatti di cui in premessa, sebbene fortunatamente si sia risolta con pochi danni, ha ingenerato nella popolazione dell'Alto Tevere un elevato allarme;
tale fatto ha evidenziato problematiche di sicurezza collegate alla presenza di una delle dighe più grandi d'Europa, con una capacità di 150 milioni di metri cubi;
a quanto è dato conoscere, l'incidente si è verificato durante le procedure di collaudo finale della diga -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti di cui in premessa e in particolare, se risulti che i comuni umbri siano stati preventivamente informati dello svolgimento delle procedure di collaudo e se le procedure previste dal piano di emergenza siano state rispettate;
se non intenda intervenire affinché le cause dell'incidente siano appurate nel più breve tempo possibile;
se il Ministro non ritenga opportuno che la diga di Montedoglio (AR) non venga più gestita da un ente del quale è prevista la soppressione ma venga concessa ad una società partecipata da Ministero e regioni Umbria e Toscana.
(4-10360)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

SORO, MELIS, CALVISI, MARROCU, PES, FADDA, ARTURO MARIO LUIGI PARISI e SCHIRRU. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 dicembre 2010, una delegazione di circa 200 cittadini italiani, rappresentante il settore economico della pastorizia sarda, sbarcava nel porto di Civitavecchia, dove aveva noleggiato cinque pullman che avrebbero dovuto condurla a Roma;
intenzione del gruppo era quello di pacificamente portarsi davanti al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali improvvisandovi una conferenza stampa e chiedendo un incontro al Ministro per illustrargli le ragioni della richiesta di interventi del Governo e dell'Unione europea per fronteggiare la crisi del settore;

le forze di polizia, impegnate nel servizio di ordine pubblico, hanno impedito ai manifestanti di lasciare l'area del porto di Civitavecchia, bloccando l'accesso ai pullman e l'utilizzazione di qualsiasi altro mezzo di trasporto, per raggiungere la città di Roma. Dopo il blocco dei mezzi di trasporto sono nati tafferugli, nei quali diversi manifestanti sono rimasti contusi;
la delegazione dei pastori sardi è stata trattenuta nell'area portuale sino alle ore 23 del giorno 28 dicembre 2010, quando ha potuto reimbarcarsi su una nave diretta ad Olbia, senza aver potuto presentare le proprie istanze a nessuna istituzione competente;
il giorno 29 dicembre 2010 il consiglio regionale della Sardegna, con il consenso di tutti i gruppi politici rappresentati, ha impegnato la giunta regionale ad inoltrare al Governo nazionale formale protesta per quanto accaduto;
i principi costituzionali di libera manifestazione del pensiero e di libera circolazione delle persone appaiono violati dalla riferita e osservata preventiva azione di impedimento di una pacifica manifestazione, posta in essere da operatori economici privati che agivano a volto scoperto, non armati, perfettamente identificabili dalle forze dell'ordine in caso di violazioni di legge, ad oltre ottanta chilometri dal luogo dove avrebbe potuto svolgersi l'incontro con i rappresentanti ministeriali -:
se sia coerente agli indirizzi del Governo l'impedimento della manifestazione del 28 dicembre 2010 mediante il blocco preventivo, dei partecipanti in una struttura portuale distante ottanta chilometri dalla Capitale, che appare agli interroganti in contrasto con la Costituzione e la legge;
se la pratica di impedire preventivamente l'accesso alla città di Roma, a gruppi di consistenza minima come quello dei pastori provenienti dalla Sardegna, sia stata precedentemente posta in essere ed in quali casi;
se non ritenga di dover impartire adeguate e precise disposizioni affinché la denunciata modalità di gestione dell'ordine pubblico non sia più adottata;
se non ritenga che una più accorta gestione dell'ordine pubblico, volta a ridurre le tensioni sociali determinate dalla crisi economica, possa essere perseguita favorendo e rendendo possibile, in condizioni di sicurezza per manifestanti e rappresentanti delle istituzioni, il dialogo ed il confronto tra le parti.
(3-01394)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 9 gennaio 2010, nel comune di Vasto alla Ford C-Max di proprietà di Peppino Forte parcheggiata in via Ettore Ianni è stato appiccato un incendio, che secondo le prime ricostruzioni dei vigili del fuoco è inequivocabilmente di natura dolosa;
nei confronti dello stesso Peppino Forte, presidente del consiglio comunale di Vasto, già nel 1987 era stato compiuto un analogo attentato;
lo stesso Forte ha sporto denuncia presso i carabinieri;
lo stesso Forte è segretario cittadino del Partito Democratico;
il prefetto di Chieti ha presieduto una riunione straordinaria del comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica dei fatti e alla matrice dell'attentato.
(5-04031)

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2010 due cartucce per fucile sono state trovate nella buca delle lettere nel palazzo di Potenza dove abita il giornalista di Televideo Rai Nello Rega;

dal settembre dell'anno precedente lo stesso Rega ha ricevuto numerosissime minacce, proiettili e anche una testa di agnello;
lo stesso Rega ha recentemente pubblicato un libro dal titolo «Diversi e divisi», sulla convivenza tra cristiani e islamici;
diversi indizi e la testimonianza dello stesso Rega inducono a pensare che tali minacce siano riconducibili ad una matrice islamica;
il comitato provinciale per la sicurezza nei giorni scorsi ha provveduto ad assegnare una scorta a Nello Rega, dopo un ennesimo e gravissimo attentato avvenuto la notte del 6 gennaio 2011, mentre il Rega percorreva da solo a bordo della sua auto la statale 407 Basentana e dove lo stesso Rega è stato fatto oggetto di colpi da arma da fuoco -:
se esista, allo stato, una ricostruzione soddisfacente della dinamica, delle minacce e degli attentati che hanno avuto come oggetto il giornalista Nello Rega e quale sia la matrice dei fatti criminosi in questione.
(5-04032)

Interrogazione a risposta scritta:

OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da diversi mesi il comando provinciale dei vigili del fuoco di Catanzaro versa in uno stato di profondo disagio operativo, che penalizza fortemente l'efficacia dei compiti ad esso assegnati;
in particolare, la mancanza di personale in organico, la carenza del parco mezzi e la scarsità di risorse necessarie a gestire le sedi di servizio, non consentono al Corpo dei vigili del fuoco di Catanzaro di affrontare bene, nonostante la professionalità e l'impegno dei valorosi operatori, le tante emergenze, mettendo a repentaglio la sicurezza dei cittadini, nonché degli stessi vigili del fuoco costretti a lavorare in condizioni di estremo disagio;
la sede di Catanzaro non ha, al momento, una colonna mobile (cioè mezzi efficienti e pronti a intervenire in caso di calamità) ma solo «singoli pezzi», che in molti casi non sono neanche utilizzabili. Per esempio, l'escavatore è fuori servizio, la pala gommata è funzionante ma non c'è un mezzo idoneo al trasporto, il carro luci è stato sospeso dal servizio, vi è una sola autoscala funzionante, montata su meccanica Iveco 160 Nc, ovvero un mezzo commerciale del 1975, che consente di viaggiare in caso di urgenza ad una velocità limitatissima; sono diversi, inoltre, gli autocarri non più idonei al servizio;
problemi particolari e diffusi riguardano anche molte sedi distaccate. In quella di Sellia Marina e dell'aeroporto di Lamezia Terme non funzionano, ad esempio, gli impianti di riscaldamento; è carente, inoltre, il servizio di pulizia in quasi tutte le sedi;
il personale, per carenze di risorse, non riesce a fare più formazione né addestramento per il mantenimento delle specializzazioni conseguite negli anni precedenti. Le professionalità venute meno per trasferimenti ad altri comandi, oppure per pensionamenti o transito ad altri ruoli, non vengono da tempo rimpiazzate;
la situazione sta diventando ormai insostenibile. Diversi sono state negli ultimi anni le manifestazioni di protesta promosse dai vigili del fuoco e dalle associazioni di categoria, per informare l'opinione pubblica della gravissima situazione in cui sono costretti e che potrebbe mettere a repentaglio la stessa incolumità dei cittadini -:
se il Ministro interrogato intenda celermente intervenire al fine di salvaguardare un essenziale ed adeguato livello qualitativo al Corpo provinciale dei vigili del fuoco di Catanzaro che, in quanto capoluogo di regione, dovrebbe costituire il fiore all'occhiello della intera Calabria e che, invece, è oggi alla più totale deriva, garantendo ad esso, con la massima sollecitudine, le risorse umane necessarie allo svolgimento degli insostituibili compiti assegnati;

se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative volte a stanziare adeguate risorse finanziarie indispensabili per mettere in condizioni il suddetto Corpo di poter contare sulla disponibilità di nuovi mezzi adeguati al soccorso e all'assistenza ai cittadini.
(4-10335)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:

il collegio dei docenti dell'istituto tecnico-nautico «Luigi Rizzo» di Riposto, provincia di Catania, richiamando l'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, ha deliberato di modificare l'assetto orario di alcune discipline;
la determinazione del collegio dei docenti, effettuata all'unanimità, aveva lo scopo principale di garantire la specificità dell'indirizzo nautico sin dal primo anno, attraverso il mantenimento dell'insegnamento della disciplina esercitazioni nautiche, che la riforma dell'istruzione superiore aveva eliminato;
tale disciplina costituisce elemento determinante per l'acquisizione di alcuni elementi essenziali per l'iscrizione degli studenti nel registro della gente di mare di prima categoria, che presuppone il superamento degli esami di nuoto e di voga, attività curriculari in tale disciplina;
il dirigente scolastico, in sede di determinazione dell'organico di diritto, ha comunicato all'ufficio scolastico provinciale la modifica richiesta e la conseguente tabella oraria deliberata dal collegio dei docenti;
contrariamente alle tre ore richieste per ciascuna classe prima, l'ufficio scolastico provinciale, male interpretando la richiesta avanzata, attribuiva le ore per una sola delle cinque classi prime;
l'istituto, rilevato l'errore, ribadiva la richiesta inviando una tabella che rappresentava la distribuzione delle ore di insegnamento per la «classe prima» che si intendeva da moltiplicare ed attuata per tutte e cinque le classi;
tuttavia, l'ufficio si rifiutava di adeguare l'organico a fronte dell'ulteriore specificazione presentata dall'istituto Rizzo, affermando che il suddetto istituto nell'avanzare la richiesta non aveva specificato che le ore si riferivano a tutte le classi prime e che, di conseguenza, l'ufficio provinciale aveva operato correttamente;
la motivazione dell'ufficio scolastico provinciale appare all'interpellante di dubbia legittimità, in quanto appare illogico che l'istituto intendesse diversificare l'offerta formativa tra le classi prime effettuando soltanto in una un corso di studi che prevede l'insegnamento delle esercitazioni nautiche;
l'ufficio scolastico regionale per la Sicilia, al quale l'istituto nautico di Risposto ha presentato regolare esposto, ha confermato il diritto dell'istituto ad ottenere la modifica delle ore di insegnamento, secondo le specifiche a suo tempo indicate nella richiesta avanzata;
nonostante i ripetuti solleciti ed i numerosi incontri, l'ufficio scolastico provinciale non ha fornito alcuna motivazione riguardo al rifiuto di ottemperare alla richiesta avanzata dall'istituto -:
se ritenga che sia conforme alla normativa vigente l'operato dell'ufficio scolastico provinciale, che non intende concedere all'istituto tecnico-nautico «Luigi Rizzo» di Riposto il mantenimento dell'insegnamento della disciplina esercitazioni nautiche per tutte le classi prime, così come da richiesta avanzata e quali iniziative intenda assumere al riguardo.
(2-00923) «Berretta».

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 18 dicembre 2010 i giornalisti ed i lavoratori della Filmmaster Television, fornitrice di tutti i servizi tecnici e redazionali di Dahlia Tv Sport, hanno annunciato lo stato di agitazione, a seguito delle difficoltà finanziarie della società, paventando il mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato, in scadenza il 31 dicembre 2010;
Filmmaster Television vanta crediti da parte di Dahlia tv s.p.a. di cui è fra gli azionisti;
l'assemblea dei soci Dahlia tv s.p.a, convocata in data 10 dicembre 2010, per affrontare tali difficoltà è andata deserta, per l'assenza dell'azionista di maggioranza, Airplus TV;
in assenza di un aumento di capitale, Dahlia tv non sarebbe in grado di affrontare il rilancio necessario ad affrontare la crisi in corso e garantire la continuità occupazionale degli oltre 150 lavoratori della Filmmaster Television;
la crisi della Dahlia tv sarebbe stata generata dal crearsi nel settore delle pay tv del digitale terrestre di un monopolio ovvero di una posizione dominante che impedirebbe il crearsi di condizioni di libera concorrenza rispetto a Mediaset Premium, principale soggetto operante in tale settore;
la scelta della tecnologia del digitale terrestre - compiuta per moltiplicare l'offerta di contenuti televisivi ed al fine di favorire la creazione di nuovi soggetti imprenditoriali nel campo della comunicazione, risultata onerosa per i cittadini costretti, con non poche difficoltà, a dotarsi di un decoder - risulterebbe inspiegabile se anche in questo settore si ricostituissero le medesime posizioni dominanti presenti nelle comunicazioni tv analogiche -:
se non ritenga di assumere ogni iniziativa utile, con il coinvolgimento della dirigenza della Filmmaster Television, di Dahlia tv s.p.a. e dei rappresentanti dei lavoratori e dei professionisti, affinché sia scongiurata la cessazione delle attività della Filmmaster Television e quali iniziative intenda intraprendere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali;
se il Governo intenda richiedere all'Autorità garante della concorrenza e del mercato un'indagine nel settore delle pay tv del digitale terrestre per valutare se sussistano fenomeni di monopolio o di posizioni dominanti che impediscono il naturale e corretto svolgimento del libero mercato in tale settore, ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990.
(2-00924) «Berretta».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GNECCHI, VICO, MIGLIOLI e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 335 del 1995, sulla riforma delle pensioni, ha introdotto il sistema contributivo per il calcolo delle pensioni, prevedendo nel contempo l'abolizione dell'integrazione al trattamento minimo. È a tutti noto che il tasso di sostituzione delle future pensioni sarà circa del 50-60 per cento dell'ultima retribuzione, sempre che non vi siano stati periodi di interruzione dell'attività lavorativa. Anche l'istituzione del secondo pilastro previdenziale, riferito ai fondi di previdenza complementare, copre solo una parte della platea di lavoratori dipendenti e autonomi. Da qui la necessità di consentire a qualsiasi lavoratore di utilizzare tutti i contributi versati durante la propria attività lavorativa;

con il decreto legislativo 2 febbraio 2006, n. 42, recante «Disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi», in vigore dal 3 marzo 2006, è stata disciplinata la facoltà di richiedere la totalizzazione dei periodi assicurativi. Il decreto legislativo detta una nuova disciplina dell'istituto della totalizzazione dei periodi assicurativi, in sostituzione delle disposizioni di cui all'articolo 71 della legge n. 388 del 2000 e del relativo regolamento di attuazione di cui al decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 57 del 2003. Il meccanismo della totalizzazione dei periodi assicurativi si basa su presupposti completamente diversi rispetto a quelli della ricongiunzione. Infatti, nel caso della totalizzazione, non si dà luogo all'unificazione delle posizioni assicurative e ai conseguente trasferimento di contributi da una forma all'altra, bensì ogni gestione eroga in via autonoma all'assicurato - in possesso del requisito dell'età pensionabile nonché di quello dell'anzianità contributiva in virtù di una fictio iuris (sommando, cioè, i periodi maturati presso le diverse gestioni) - una quota di pensione in relazione ai contributi e secondo il proprio ordinamento;
va rilevato però che la nuova disciplina introdotta con decreto legislativo n. 42 del 2006 ha fortemente penalizzato chi aveva già maturato in più fondi un'anzianità contributiva di diciotto anni al 31 dicembre 1995 che si ritrova, a differenza di altri lavoratori in possesso di identici requisiti ma iscritti in un unico fondo, a vedersi calcolata la propria pensione con il solo sistema contributivo;
in tale materia si ricorda che la Corte costituzionale con la sentenza 5 marzo 1999, n. 61, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale degli articoli 1 e 2 della legge n. 45 del 1990, «nella parte in cui non si prevedono, in favore dell'assicurato che non abbia maturato il diritto ad un trattamento pensionistico in alcuna delle gestioni nelle quali è, o è stato iscritto, in alternativa alla ricongiunzione, il diritto di avvalersi dei periodi assicurativi pregressi;
la sentenza della Corte trae origine dalla constatazione dell'eccessiva onerosità, in molte situazioni, dell'istituto della ricongiunzione (attraverso il quale il lavoratore, che vanta periodi contributivi presso diverse forme pensionistiche può ottenere l'unificazione delle posizioni assicurative ed il conseguente trasferimento di contributi da una forma all'altra) e della conseguente necessità di prevedere meccanismi alternativi che consentano di ottenere comunque un trattamento pensionistico al lavoratore che non abbia maturato i requisiti di accesso alla prestazione previdenziale in nessuno degli ordinamenti ai quali abbia contribuito nel corso della sua vita;
l'articolo 71, comma 1, della richiamata legge n. 388 del 2000 ha esteso ai soggetti rientranti in tutto o in parte nel sistema retributivo la possibilità di totalizzazione (gratuita) dei periodi assicurativi non coincidenti maturati presso le singole gestioni obbligatorie di base, qualora essi, considerati separatamente, siano insufficienti ai fini del diritto al trattamento. Tale facoltà era concessa solo con riferimento alla pensione di vecchiaia o ai trattamenti per inabilità; resta esclusa la pensione di anzianità. Il cumulo opera anche a favore dei superstiti degli assicurati, ancorché questi ultimi siano deceduti prima del compimento dell'età pensionabile. La possibilità di cui al comma 1 concerne anche i periodi maturati (e i soggetti iscritti) presso le forme obbligatorie gestite da enti previdenziali trasformati in persone giuridiche di diritto privato. Ai sensi del successivo comma 2 dell'articolo 71, ciascuna gestione accerta la sussistenza del diritto a pensione e definisce la misura della quota di trattamento a proprio carico sulla base dei requisiti e dei criteri del relativo ordinamento. Tali quote si determinano in proporzione all'anzianità assicurativa e contributiva maturata presso ogni gestione. Per le quote (o frazioni di esse) da liquidare con il sistema retributivo, la misura è calcolata applicando all'importo teorico risultante dalla somma di tutti i periodi assicurativi (oggetto della totalizzazione)

un coefficiente pari al rapporto tra l'anzianità contributiva maturata nella singola gestione e quella relativa al complesso dei periodi suddetti. I trattamenti liquidati costituiscono quote di un'unica pensione, la quale è oggetto di rivalutazione e di integrazione al minimo secondo l'ordinamento e con onere a carico della gestione che eroga la frazione di importo maggiore. Qualora il soggetto si avvalga, invece, della facoltà di ricongiunzione, egli, fino alla conclusione del relativo procedimento, può optare per la totalizzazione (sempre che ne ricorrano i presupposti), con la conseguente restituzione - da parte della gestione competente - degli importi già versati ai fini della ricongiunzione, maggiorati degli interessi legali. Le modalità di attuazione dell'articolo 71 della legge n. 388 sono state definite con decreto ministeriale 7 febbraio 2003, n. 57, emanato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con quello dell'economia e delle finanze;
l'articolo 4, comma 5, del decreto legislativo n. 42 del 2006 si discosta dal principio di delega di cui all'articolo 1, comma 2, lettera o), della legge n. 243 del 2004, che espressamente prevede che «ogni ente presso cui sono stati versati i contributi sarà tenuto pro quota al pagamento del trattamento pensionistico, secondo le proprie regole di calcolo». Invece l'articolo in esame prevede l'applicazione del metodo contributivo, a prescindere dal metodo di calcolo previsto dalla singola gestione per la generalità degli iscritti, sia per la quota a carico degli enti previdenziali pubblici sia (con limitate eccezioni) per la quota a carico degli enti previdenziali privatizzati. Dalla relazione si desume che la scelta della previsione dell'applicazione, in ogni caso, del metodo contributivo di calcolo si pone in linea con l'esigenza di non compromettere la loro sostenibilità finanziaria e nel rispetto dell'autonomia gestionale delle Casse di previdenza per i liberi professionisti. Nondimeno la disposizione in esame contrasta in maniera evidente con i princìpi di delega. Si ricorda che il combinato disposto dell'articolo 71, comma 2, della legge n. 388 del 2000 e dell'articolo 6 del decreto ministeriale n. 57 del 2003 dispone il principio per cui le gestioni interessate, ciascuna per la parte di propria competenza, determinano il trattamento pro quota secondo le regole del proprio ordinamento, vigente al momento della presentazione della domanda. Per le pensioni o quote da liquidare con il sistema retributivo ciascuna gestione determina la quota di propria pertinenza, stabilisce l'importo teorico della pensione cui l'iscritto avrebbe diritto se i periodi di assicurazione totalizzati per effetto del cumulo fossero compiuti in base al proprio ordinamento, quindi applica a tale importo teorico il coefficiente dato dal rapporto tra l'anzianità di propria competenza e quella risultante in base al cumulo;
con riferimento all'impatto sui destinatari delle norme, si introduce una disciplina meno favorevole per quanto riguarda le modalità di calcolo per la liquidazione della pensione totalizzata, prevedendo in sostanza l'applicazione del metodo contributivo, sia per la quota a carico degli enti previdenziali pubblici sia (con limitate eccezioni) per la quota a carico degli enti previdenziali privatizzati. Si ricorda che invece la vigente normativa prevede che ciascun fondo, accertata la sussistenza del diritto, provvede a calcolare la misura del trattamento secondo i criteri previsti dal proprio ordinamento (articolo 71, comma 2, della legge n. 388 del 2000 e articolo 6 del decreto ministeriale n. 57 del 2003);
sono necessarie delle modifiche alla normativa vigente sulla totalizzazione che consentano di mantenere il precedente diritto maturato da chi, già iscritto a una o più forme pensionistiche obbligatorie, ha raggiunto il requisito contributivo pari o superiore a diciotto anni, al 31 dicembre 1995, applicando per il sistema di calcolo della pensione il sistema retributivo. Per coloro, invece, che non rientrano nei suddetti requisiti, sia consentita la totalizzazione di qualsiasi periodo assicurativo, prescindendo dalla durata, in un unico

trattamento pensionistico calcolato con il sistema contributivo per tutte le gestioni previdenziali. Ogni gestione o fondo eroga un trattamento pro quota in base ai contributi di cui dispone come versamenti effettuati;
è presente una proposta di legge, la n. 3871, che se approvata potrebbe risolvere le problematiche sopra evidenziate -:
come intenda procedere il Ministro interrogato per correggere le vigenti norme sulla totalizzazione che hanno fortemente penalizzato, tutti coloro che intendono usufruire della totalizzazione e che vantano un'anzianità contributiva pari o superiore a diciotto anni al 31 dicembre 1995.
(5-04043)

GNECCHI, BELLANOVA, BOBBA, CODURELLI, BOCCUZZI, BERRETTA, MADIA, SCHIRRU, GATTI, MATTESINI, RAMPI, SANTAGATA, MIGLIOLI, MOSCA e DAMIANO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 78 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, ha introdotto significative modifiche nel sistema previdenziale che stanno comportando pesantissime conseguenze a tutti in generale e drammatiche su una vasta platea di lavoratori e lavoratrici;
le suddette modifiche risultano comportare anche conseguenze, che probabilmente non erano neanche state valutate, sui lavoratori messi in mobilità a seguito degli accordi, firmati antecedentemente anche dai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, riguardanti la riduzione di personale dipendente dalle aziende del settore telefonico, che prevedevano l'inserimento in mobilità o l'esodo incentivato;
in data 30 settembre 2010 le organizzazioni sindacali nazionali del settore comunicazioni, hanno richiesto con lettera raccomandata, un intervento urgente del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, motivando nel dettaglio le pesanti ripercussioni sui diritti previdenziali dei lavoratori di questo settore a seguito del citato decreto-legge;
in data 1o dicembre 2010 anche le organizzazioni sindacali nazionali del settore elettrico hanno richiesto con lettera raccomandata, un intervento urgente del Ministro interrogato, a tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori dipendenti dalle aziende del settore elettrico, a seguito delle modifiche introdotte dal decreto-legge n. 78 del 2010;
da quanto hanno dichiarato i rappresentanti nazionali delle organizzazioni sindacali di settore ai parlamentari della Commissione lavoro, in occasione dell'incontro con una delegazione del presidio in piazza Monte Citorio del giorno 11 gennaio 2011, il Ministro non ha mai dato alcun riscontro alle istanze di cui sopra;
il lavoratori e le lavoratrici di questi settori possono dimostrare le conseguenze del citato decreto-legge portando i conteggi previdenziali fatti dall'INPS sull'onere da sostenere per le ricongiunzioni, con importi pro capite anche superiori a 100.000 euro;
sempre in data 11 gennaio 2011 era prevista presso la Commissione lavoro la discussione della risoluzione 7-00427 inerente le problematiche di cui sopra, ma il Ministro Sacconi ha rinviato la propria presenza mostrando la disponibilità a essere presente in Commissione nella giornata del 19 gennaio -:
come e quando intenda il Ministro interrogato affrontare le questioni sollevate e porre in atto i necessari provvedimenti che consentano, non solo di onorare accordi sottoscritti con le parti sociali in sede ministeriale, ma anche fornire idonee soluzioni alle circostanziate problematiche segnalate dalle organizzazioni sindacali e da tutti i lavoratori e le lavoratrici che stanno vivendo la drammatica situazione

di non avere certezza rispetto alla propria pensione a seguito dell'emanazione del decreto-legge n. 78 del 2010.
(5-04044)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di informazioni «AdN-Kronos» l'11 gennaio 2011 ha riferito che un operaio quarantenne è morto a Medicina, vicino Bologna, vittima di un incidente sul lavoro;
pare che la vittima stesse tenendo l'estremità di un tubo per la gettata delle fondamenta di una palazzina, quando il terreno sottostante il camion per la mescola del cemento ha ceduto, facendo inclinare l'intero macchinario e colpendo violentemente l'operaio al volto -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica dei fatti e se risulti che i lavori nel cantiere procedessero rispettando le norme di sicurezza primarie interne.
(4-10344)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riferiscono le agenzie di informazione - un operaio di 30 anni è morto la mattina dell'11 gennaio 2011 all'interno di un capannone a Corbetta, vicino Milano;
il giovane stava lavorando al tetto del magazzino ad un'altezza di circa sei metri quando ha perso l'equilibrio ed è precipitato nel vuoto morendo sul colpo -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito alla dinamica dell'incidente, se l'operaio fosse di nazionalità italiana o straniera e se fosse al suo primo incarico di lavoro.
(4-10345)

DI PIETRO, ZAZZERA, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Siet (poi Nuova Siet) arriva a Taranto nel 1971 ed inizia a svolgere lavori di movimentazione stradale e trasporti collegati al ciclo integrato per la produzione di acciaio e relativi derivati per l'allora Italsider (successivamente Ilva), impiegando fino a 600 dipendenti;
il 28 febbraio del 1999 la famiglia Riva, alla guida dell'Ilva, procede alla risoluzione di tutti gli appalti con la Nuova Siet, imponendole la cessione dei beni aziendali e assorbendo e continuando tutte le attività precedentemente svolte da quest'ultima attraverso gli ex dipendenti e con gli stessi lavoratori e gli stessi macchinari, nel frattempo messi in mobilità e riassunti il 1o marzo 1999 a seguito di una vera e propria novazione contrattuale;
questa novazione, nonostante gli accordi sindacali prevedano espressamente il passaggio diretto e immediato a parità di condizioni economiche e status giuridici conquistati in anni di rivendicazioni e battaglie, comporta invece decurtazioni salariali nell'ordine di un milione di lire per gli operai e due milioni per gli impiegati, oltre al mancato riconoscimento di quanto maturato in anni di servizio, mentre l'Ilva attinge integralmente ai benefici contributivi previsti ex legge per la riassunzione del personale dalle liste di mobilità;
i lavoratori tornano a svolgere le medesime attività, a condizioni peggiori, per la società guidata dalla famiglia Riva, non ravvisando prospettive alternative di fronte allo spettro della disoccupazione;
il sindacato Slai Cobas deposita un esposto presso la procura di Taranto, a seguito del quale vengono uditi circa 200 lavoratori, attivate iniziative ispettive da parte dell'Inps e sequestrate diverse documentazioni, incluso un accordo transattivo fatto firmare in bianco ai lavoratori reinseriti in produzione;

il 20 marzo 2007, dopo circa 40 udienze e decine di testimonianze, la sentenza di primo grado riconosce ai dipendenti e alle loro famiglie, oltre che alla stessa Inps, il diritto al risarcimento dei danni subiti per svariati milioni di euro, e condanna per truffa i Riva a quattro anni di reclusione, pena ridotta ad un anno e sei mesi per il capo del personale dell'azienda;
le parti condannate ricorrono in appello contro questa sentenza: dopo ripetute profferte di transazioni ai lavoratori, regolarmente respinte dai medesimi, il processo di appello si conclude con l'assoluzione degli imputati, perché «il fatto non sussiste». È l'11 dicembre 2009 ed il presidente della corte si riserva di depositare le motivazioni della sentenza entro 90 giorni;
a più di un anno di distanza non risulterebbero ancora depositate le suddette motivazioni, mentre la città di Taranto, i 300 lavoratori interessati e le loro famiglie, la stessa Inps attendono di conoscere se effettivamente l'Ilva e i suoi dirigenti abbiano internalizzato illegittimamente la Nuova Siet e violato le leggi a tutela del lavoro. Ed intanto il giudice Marzano titolare della causa risulterebbe essere in pensione, senza aver depositato la sentenza;
sulla medesima questione è stata già depositata un'interrogazione (4-09398) dell'11 novembre 2010 dell'onorevole Zazzera, cui ad oggi non è pervenuta alcuna risposta -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
se e quali iniziative intendano assumere al fine di evitare che il gravissimo ritardo, ove confermato, del deposito delle motivazioni possa pregiudicare eventuali azioni di impugnativa da parte dei lavoratori;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover promuovere un'attività ispettiva ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza.
(4-10359)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia si caratterizza per elevati livelli di qualità della propria produzione agricola nei campi più diversi;
tramite i marchi di qualità e di origine si dà certezza al consumatore di quanto viene prodotto -:
quanti siano ad oggi i marchi di origine protetta e controllata di prodotti agricoli italiani, in quali aree geografiche e in quali settori principali.
(4-10356)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

...

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
i tumori rappresentano la seconda causa di mortalità per la popolazione italiana (dopo le malattie cardiocircolatorie), con 254.979 morti stimati per il 2010;
la ricerca farmacologica ha messo a punto alcuni farmaci innovativi, specifici per il contrasto delle patologie tumorali ed oncoematologiche, che si sono rivelati particolarmente efficaci. Si tratta di farmaci autenticamente «salvavita» in quanto suscettibili di rappresentare per i pazienti che li assumono, la differenza tra la sopravvivenza e la morte. Per questi farmaci

il concetto di «salvavita» va dunque considerato in senso letterale e non come termine utilizzato per indicare categorie di farmaci importanti, per i quali viene riconosciuto un più favorevole regime di assoggettamento al ticket;
come tutti i farmaci, anche questi prodotti subiscono un rigoroso processo di verifica e di accertamento a cura dell'Agenzia europea del farmaco (EMA) e, successivamente, a richiesta delle aziende produttrici, a cura dell'Agenzia italiana per il farmaco (AIFA), organismo quest'ultimo nel quale sono rappresentate anche le Regioni italiane;
nel 2010 l'osservatorio permanente sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, (costituito dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (FAVO), Minsalute, Associazione medici oncologici (AIOM), Associazione italiana radioterapia oncologica (AIRO), INPS, CENSIS) ha pubblicato il 2o rapporto sulla condizione assistenziale del malati oncologici, documentando la sostanziale trascuratezza del sistema sanitario pubblico per la fase successiva ai trattamenti terapeutici salvavita, i quali, mentre evitano la morte dei malati producono effetti invalidanti, che richiedono controlli continui, riabilitazione specifica, assistenza domiciliare integrata, riconoscimenti d'invalidità e sostegni di vario tipo;
tale situazione interessa oltre 2 milioni e 200 mila ammalati. In questo campo le carenze sono gravi e le differenze tra regioni parimenti rimarchevoli e pregiudizievoli. Il rischio è che con il federalismo incombente le divaricazioni tendano ad aumentare in violazione del principio dell'uguaglianza dei trattamenti;
nel decreto di attuazione del federalismo si sta introducendo il principio dei costi standard per tipi definiti di prestazioni, cosi da stimolare tutte le regioni a confrontarsi alle buone pratiche delle regioni migliori -:
se non ritenga opportuno, in sede di determinazione dei costi standard individuare, nell'ambito della Conferenza permanete per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano uno specifico costo standard riferito all'assistenza post acuzie di patologie gravi;
se non ritenga opportuno che tale norma debba essere assistita da un monitoraggio a cura del Ministero della salute e dalla previsione dell'esercizio di un potere sostitutivo nei casi di inadempienza, trattandosi di comportamenti che incidono negativamente sulla condizione di salute ed esistenziale dei malati oncologici.
(2-00922)
«Mario Pepe (PdL), Di Centa, De Girolamo, Bernini Bovicelli, Bruno, Osvaldo Napoli, Biasotti, Garagnani, Giorgio Conte, Proietti Cosimi, Carlucci, Misuraca, Papa, Milanese, Del Tenno, Nirenstein, Sbai, Scelli, Gioacchino Alfano, Renato Farina, Contento, Palumbo, Lehner, Ventucci, Mannucci, Franzoso, Cristaldi, Stradella, Speciale, Scapagnini, Baccini, Mussolini, Dell'Elce, Lazzari, Gava, Golfo, Pianetta, Stanca».

Interrogazioni a risposta scritta:

MIOTTO, FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il territorio della Ussl 17 di Este-Monselice in Veneto ospita oltre ad una discarica di rifiuti anche tre cementifici che sono considerati dalla normativa vigente industrie insalubri con forte impatto ambientale;
in particolare i cementifici godono di una normativa particolarmente favorevole per quanto attiene ai limiti di emissione di alcuni pericolosi inquinanti rispetto ai limiti più severi imposti agli inceneritori e questa situazione determina allarme fra la popolazione che giustamente chiede sia tutelato il loro diritto alla salute;

il registro tumori della regione Veneto consultabile sul sito dello I.O.V. presenta dati riassuntivi che non consentono di comprendere l'andamento delle patologie oncologiche in quel territorio ed è necessario pertanto ricorrere ai dati analitici trasmessi al registro tumori presso l'istituto superiore della sanità;
la conoscenza dei dati è elemento essenziale sia per la necessaria informazione dei cittadini sia per la osservazione epidemiologica e l'attuazione di indispensabili strategie di prevenzione -:
quale sia l'andamento dei casi di neoplasia rilevati nel territorio della Ussl 17 Este-Monselice divisi per anno, nonché quali siano le ulteriori valutazioni sulla incidenza, prevalenza, sopravvivenza e mortalità riguardanti i cittadini di tale territorio.
(4-10349)

GARAGNANI e CARLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla situazione di disagio prodottasi a Bologna a seguito delle dichiarazioni del pubblico ministero che, indagando sul mancato conferimento di un incarico al professor Ignazio Marino presso il policlinico S. Orsola Malpighi, pur chiedendo l'archiviazione del procedimento, ha affermato che il mancato incarico fu «di natura prettamente politica e l'operato della direzione del Policlinico sicuramente censurabile»;
a parte le ovvie considerazioni sul fatto che affermazioni di tale gravità necessitano, a parere dell'interrogante, di ulteriori indagini, dal momento che non è la prima volta che il policlinico universitario è oggetto di indagini da parte della magistratura (la vicenda di «concorsopoli» che ha coinvolto con condanne significative alcuni insigni medici del nosocomio è ancora presente nell'opinione pubblica), esiste la necessità inderogabile di fare chiarezza sul rapporto politica-sanità, non solo nel policlinico in questione ma in tutta la sanità bolognese ed emiliano romagnola, in presenza di varie denunce di cittadini e di operatori sanitari che lamentano i condizionamenti politici nell'assegnazione di determinati incarichi di primariati o di responsabilità;
in questo senso le difese d'ufficio della giunta regionale degli alti dirigenti non risolvono il problema fondamentale che è costituito dalla mancanza di garanzie atte a tutelare adeguatamente la salute dei cittadini ed il diritto del sanitario, sia esso dipendente del sistema sanitario regionale o dell'università, a non essere penalizzato in occasione di concorsi o dell'affidamento di altri incarichi in nome della ragione politica, cosa che parrebbe essersi verificata nel caso del senatore Marino;
non è ammissibile che in ambito universitario o strettamente regionale la tessera di partito o l'affiliazione a determinate consorterie contino eventualmente più della professionalità: tutto questo rischia di provocare danni significativi alla salute dei cittadini che non hanno la possibilità di ottenere le prestazioni mediche migliori con evidenti conseguenze anche economiche;
le affermazioni riportate in premessa per la loro gravità non possono essere passate sotto silenzio e riguardano non solo la competenza regionale ma l'interesse dello Stato ad assicurare a tutti i cittadini la migliore assistenza sanitaria possibile -:
se non intenda assumere iniziative, anche normative, al fine di evitare, senza incorrere in generalizzazioni improprie, che condizionamenti politici prevalgano sulla funzione sanitaria-assistenziale così garantendo la tutela della salute dei cittadini ed evitando casi come quelli ricordati in premessa.
(4-10362)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 31 dicembre 2010 a partire dalle ore 19 fino alla mattina alle ore 4.30 del 1o gennaio 2011, l'interrogante ha visitato l'istituto penale Due Palazzi di Padova insieme all'onorevole Marco Pannella, agli esponenti radicali Matteo Angioli e Maria Grazia Lucchiari e alla direttrice di Ristretti orizzonti, Ornella Favero; la visita, che ha comportato il giro cella-cella in tutte le sezioni dell'istituto, è stata guidata dal sovrintendente capo Giuseppe Racioppi;
proprio nel corso della visita, la delegazione è stata messa al corrente della drammatica situazione sanitaria, determinata in primo luogo dall'emergenza infermieristica; l'appalto per tale assistenza è stato vinto recentemente dalla Medical service assistance (Via Cristoforo Colombo 440 - Roma) che ha sostituito la cooperativa Alba Solidarietà Sociale (Via Garibaldi, Padova); questo passaggio di testimone ha comportato e comporta una serie di disfunzioni, tra le quali si segnalano:
a) gli infermieri precedentemente in servizio, alcuni dei quali prestavano la loro opera da quasi un decennio, si sono visti proporre un nuovo contratto che dimezza il loro già misero compenso orario (5 euro al posto dei 10 euro all'ora assicurati dalla Cooperativa) con l'onere aggiuntivo di doversi pagare un'assicurazione privata;
di fronte al rifiuto degli infermieri di accettare tali condizioni che ad avviso degli interroganti sono vere e proprie condizioni capestro, la Medical service assistance, ha fatto venire da Roma il personale sostitutivo che, non avendo alcuna esperienza di medicina penitenziaria, non solo non è riuscito e non riesce a coprire le 44 ore al giorno di servizio previste dal contratto (ne copre al massimo 32), ma non è in grado assicurare la continuità assistenziale, non conoscendo le problematiche dell'istituto;
il turn over dei nuovi infermieri - che vengono sistematicamente sostituiti - non garantisce nemmeno quel minimo di assistenza assicurato con la precedente convenzione essendo fondamentale in questo tipo di lavoro non solo una professionalità generica, ma una conoscenza del paziente e una capacità di ascolto che solo la continuità del servizio prestato è in grado di salvaguardare;
il metadone da somministrare ai detenuti tossicodipendenti viene, con la nuova gestione, preparato dal SERT di Padova perché il nuovo personale non conosce le procedure per la somministrazione che fino a ieri era assicurata dall'interno dell'istituto: ciò ha comportato e comporta notevoli ritardi nella distribuzione del farmaco;
la terapia insulinica non viene somministrata negli orari previsti e il ritardo - anche di alcune ore - comporta gravi rischi e sofferenza per i detenuti diabetici;
i prelievi di routine, che prevedono una particolare procedura informatica che i nuovi infermieri disconoscono e perciò non sono in grado di seguire, subiscono gravi ritardi che comportano seri deficit nei controlli -:
di quali elementi disponga il Governo, in ordine a quanto riportato in premessa anche per il tramite dell'osservatorio permanente sulla sanità penitenziaria di cui all'allegato A al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008, modalità e criteri per il trasferimento al servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria;
se la situazione rappresentata in premessa non comporti una grave compromissione dei livelli essenziali di assistenza e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo.
(4-10363)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

PILI e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Keller Elettromeccanica spa, una tra le più importanti aziende private, interamente italiane, attive nella progettazione, costruzione e revamping di materiale rotabile opera nell'area industriale di Villacidro, nella provincia del Medio Campidano, nella regione Sardegna;
negli stabilimenti Keller, la produzione di materiale rotabile spazia dal trasporto passeggeri a quello merci, viene effettuata in due stabilimenti produttivi - il più grande in Sardegna, il secondo in Sicilia - ed impiega oltre 500 addetti;
la collocazione strategica dei due stabilimenti situati nell'area centrale del Mediterraneo, l'esperienza, gli specialisti qualificati, i sistemi produttivi di ultima generazione, le apparecchiature di controllo ed il continuo aggiornamento del personale, rendono Keller una realtà altamente competitiva;
la Keller ha posto obiettivi di rilancio principalmente verso il Nord Africa, comunità di Stati indipendenti (ex URSS), regioni Balcaniche e regioni del Medio ed Estremo Oriente. In questi Paesi, infatti, il tasso di sviluppo del mercato ferroviario atteso per il prossimo futuro è in continuo aumento, grazie ad alcuni importanti fattori, primi tra tutti la crescita della popolazione, l'aumento degli indici di urbanizzazione e l'incremento economico che potrà sostenere investimenti nelle infrastrutture al pari degli aspetti ecologici;
nello stabilimento di Villacidro è attiva la Cassa integrazione guadagni straordinaria, in accordo col piano di ristrutturazione aziendale, presentato ai primi di luglio 2010. Il ripristino della piena attività per lo stabilimento sardo di Villacidro è previsto per gennaio 2011;
la Keller ha predisposto e presentato al Ministero dello sviluppo economico il piano industriale dell'azienda per la relativa approvazione con il seguente via libera all'accesso al credito bancario di 15 milioni di euro concesso dalle banche;
l'erogazione di credito consentirebbe la ripresa della produzione e, di conseguenza, di quel ciclo economico fondamentale per garantire occupazione e sviluppo;
il Ministero dello sviluppo economico non avrebbe ancora definito l'iter autorizzativo, attesa che si protrae da ormai sei mesi;
l'approvazione da parte del Ministero del piano industriale prevede l'invio anche alla Commissione europea per il relativo assenso concernente la compatibilità comunitaria;
il piano industriale per il quadriennio 2010-2013 prevede la produzione concentrata negli stabilimenti di Villacidro;
al Ministero dello sviluppo economico sarebbe stato presentato un piano di commissioni del valore di quasi 100 milioni di euro;
il nuovo piano strategico prevede la concentrazione delle produzioni in Sardegna, con una significativa riorganizzazione della fabbrica di Villacidro, dove il ripristino della piena occupazione è previsto per l'inizio del 2011;
la Keller opera in un territorio duramente provato dalla crisi economica e occupazionale e la ripresa produttiva costituirebbe un importante segnale per l'intera comunità -:
se il Ministero abbia esaminato la proposta di piano industriale avanzata dalla Keller e se la stessa abbia ricevuto parere positivo;
se il Ministero intenda trasmettere tale eventuale parere positivo alla Commissione europea e se non intenda concordare

anche in via preventiva con gli stessi organismi comunitari una possibile soluzione;
se non intenda provvedere, qualora ciò non sia avvenuto, ad un rapido esame del piano industriale proprio in considerazione della gravissima situazione economica e occupazionale della Sardegna e, in particolar modo, della provincia del Medio Campidano.
(5-04042)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'attivazione del servizio del digitale terrestre, avvenuto nei primi giorni dello scorso mese di dicembre, il segnale Rai è scomparso in diverse zone della provincia di Udine a partire da alcune aree di montagna dove il servizio Rai già presentava alcune forti lacune;
notizie di stampa locale riferiscono anche in questi giorni molte difficoltà a intercettare adeguatamente il segnale dei canali Rai anche in territori che normalmente godevano di una buona ricezione;
il disservizio sta creando pesanti conseguenze nella normale attività di informazione, soprattutto in relazione al buon livello di ascolti che la Rai del Friuli Venezia Giulia riscontra in larga parte del territorio regionale;
la situazione è insostenibile soprattutto per le persone anziane e per le famiglie con meno possibilità economiche che si sono già sobbarcate il costo per l'installazione del decoder e che, nonostante ciò, non riuscendo a ricevere il segnale dei canali della Rai, (avvantaggiando così indirettamente gli ascolti delle televisioni private) sono costrette a ricorrere a ulteriori costi per verifiche tecniche sui propri impianti antennistici che non sempre sono risolutivi -:
se sia a conoscenza della situazione indicata in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di rimediare al più presto agli inconvenienti tecnici e quali siano le motivazioni reali che hanno determinato un così vasto oscuramento del segnale Rai in territori così ampi della provincia di Udine e del Friuli Venezia Giulia.
(4-10346)

STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 30 dicembre 2010, il quotidiano Messaggero Veneto nell'edizione di Udine, a pagina 5, riportava la notizia di una grave disfunzione nel servizio di distribuzione della posta titolando il relativo articolo «Tonnellate di posta non consegnata»;
tale grave disservizio viene ricondotto all'avvio di un nuovo assetto del recapito della posta nella città di Udine e nelle diverse zone di cui si compone il territorio della provincia;
la notizia richiamata mette in evidenza una situazione di grave emergenza nella correttezza e nella tempestività della distribuzione della posta;
la segnalata giacenza di tonnellate di posta non consegnata, se confermata, determina una intollerabile e negativa condizione a danno delle persone, delle famiglie e delle imprese in un settore molto delicato e di grande rilevanza sotto il profilo economico, sociale e della garanzia di un servizio essenziale per ogni comunità civile;
tale grave situazione si aggiunge a un già più volte segnalato disagio che colpisce diverse realtà della provincia di Udine per quanto attiene alla pesante riduzione negli orari di apertura di molti uffici postali, privando - soprattutto in alcune zone montane - le comunità locali, le attività economiche e le persone sole e anziane di un servizio essenziale e spesso unico;

viene rappresentata, altresì, una forte carenza di mezzi e di persone in numero adeguato a garantire un livello accettabile nella distribuzione della posta -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi gravi e inaccettabili disservizi che colpiscono una parte significativa della popolazione friulana;
quali iniziative intenda assumere per assicurare in tempi brevi un adeguato e tempestivo servizio di distribuzione della posta nella provincia di Udine.
(4-10351)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Casini e altri n. 1-00516, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Misiti.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Ferranti e altri n. 2-00915, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rubinato, Fogliardi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni e Madia n. 5-03531, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale;

l'interrogazione a risposta scritta Giovanelli e altri n. 4-10132, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Boccuzzi, Capodicasa, Pedoto, Bocci, Gnecchi, Pizzetti;

l'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti n. 5-04026, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Mazzocchi n. 1-00486 dell'8 novembre 2010;
mozione Fioroni n. 1-00515 del 10 gennaio 2011;
mozione Casini n. 1-00516 del 10 gennaio 2011;
mozione Leoluca Orlando n. 1-00518 dell'11 gennaio 2011;
mozione Reguzzoni n. 1-00520 dell'11 gennaio 2011;
mozione Iannaccone n. 1-00521 del 12 gennaio 2011.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Graziano e Petrenga n. 5-03606 del 18 ottobre 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10339.