XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 29 novembre 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'Italia si caratterizza per una pressione fiscale su famiglie e imprese tra le più alte d'Europa, nonostante un'offerta di servizi pubblici - dalla burocrazia al welfare, dal sistema giudiziario alle infrastrutture, dalla sicurezza all'istruzione - non sempre all'altezza delle esigenze e delle istanze di una società aperta e di un'economia avanzata;
come confermato anche dalla recente pubblicazione «Paying taxes», redatta dalla Banca mondiale, il peso del fisco e degli adempimenti burocratico-fiscali sulle imprese è un potente disincentivo agli investimenti diretti esteri nel nostro Paese e alla capacità delle aziende italiane di crescere dimensionalmente e di competere globalmente;
la quota di reddito personale e familiare assorbita dal fisco - attraverso l'imposizione diretta, indiretta e i contributi sociali - supera in media il 60 per cento del reddito prodotto, la qual cosa riduce pesantemente la libertà economica degli italiani, la loro capacità di consumo e risparmio, la creatività e la propensione al lavoro, con effetti negativi sulla produttività, l'innovazione e la competitività dell'intera economia;
l'elevata pressione fiscale finisce per incentivare l'evasione e l'elusione, determinando pesanti iniquità tra pochi grandi evasori (per i quali le strategie di «fuga» dal fisco risultano relativamente poco onerose) e i milioni di contribuenti su cui grava interamente il peso del mancato gettito;
il rapporto tra i piccoli contribuenti (redditi medio-bassi e piccole imprese) e l'amministrazione fiscale sconta le troppe inefficienze burocratiche e pare a volte ispirato ad un'inaccettabile «presunzione di colpevolezza» del contribuente;
l'assenza di un meccanismo di «imposta negativa» rende il modello fiscale italiano poco attento alle esigenze degli incapienti e dei redditi bassi, non «raggiunti» dai benefici fiscali dei sistemi di detrazione e deduzione fiscale; contestualmente, un'aliquota marginale sui redditi medio-alti particolarmente elevata rispetto agli standard internazionali rende l'Italia una meta poco attraente per i lavoratori e i professionisti altamente qualificati, produttivi e creativi;
durante la crisi economica e finanziaria dell'ultimo triennio, l'assenza di riforme, che, per contrastare l'inevitabile calo delle entrate, allentassero la forte rigidità nei grandi comparti della spesa pubblica italiana (la sanità, i consumi intermedi della pubblica amministrazione e le pensioni) e il costo del debito pubblico, ha pesantemente ridotto i margini per efficaci misure di rilancio dell'economia;
in un contesto di risorse estremamente scarse, si è ulteriormente ridotta la capacità del settore pubblico di implementare politiche di contrasto della povertà, mentre il sostegno al reddito dei disoccupati e la loro riqualificazione professionale sono stati possibili, solo parzialmente, in virtù del dirottamento di risorse da settori che pure necessitano urgentemente di investimenti pubblici;
l'assenza di una politica fiscale e di welfare orientata alla natalità e al sostegno delle famiglie - comunque esse intese - con figli minori, anziani e disabili a carico pesa sugli stessi nuclei familiari e, in particolare, sulle donne, il cui tasso di partecipazione al mondo del lavoro e alla vita attiva è drammaticamente inferiore a quello dei Paesi più avanzati;
se ben modulata nel tempo e accompagnata da un sistema di perequazione in grado di premiare il rigore amministrativo e le buone pratiche, la riforma in senso federale del sistema di

finanza pubblica può rappresentare un'opportunità cruciale per innescare una dinamica virtuosa di competizione fiscale tra territori, a patto che gli enti locali e le regioni siano dotati di una significativa autonomia impositiva;
i propositi di riforma e di riduzione del carico fiscale, pure ripetutamente annunciati dal Governo nel corso della XVI legislatura, non hanno purtroppo prodotto, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, risultati concreti: l'obiettivo programmatico di riportare la pressione fiscale sotto il 40 per cento non è stato accompagnato da alcuna riforma sistemica del fisco; l'introduzione di un'imposta sostitutiva al 20 per cento sui canoni di locazione (prevista in uno dei decreti attuativi del federalismo fiscale) rischia di non vedere la luce nel 2011; l'annunciata riforma dell'irap (con l'esclusione totale o parziale del costo del lavoro dalla base imponibile) pare archiviata, così come le ipotesi di agevolazione fiscale per gli investimenti privati nel Mezzogiorno, in ogni forma intesi; manca all'appello una riforma dell'irpef che introduca meccanismi agevolativi per le famiglie con minori, anziani e disabili a carico,


impegna il Governo:


ad assumere ogni iniziativa volta a realizzare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica:
a) la riduzione delle aliquote dell'imposta personale sul reddito e del numero delle aliquote stesse, da finanziare mediante il rientro dei consumi intermedi del settore pubblico ai livelli del 2002, rivalutati secondo l'inflazione;
b) la semplificazione del farraginoso sistema di deduzioni e detrazioni, con l'introduzione di un meccanismo di «imposta negativa» per gli incapienti, consistente nell'erogazione di un trasferimento pari alla detrazione spettante ma non godibile;
c) l'introduzione di un «bonus per i figli, gli anziani e i disabili a carico», istituto universale fruibile dai capienti nella forma della detrazione d'imposta e dagli incapienti come trasferimento a loro favore, riguardante tutti coloro che hanno figli minori, anziani o disabili a carico;
d) la sterilizzazione degli effetti del fiscal drag;
e) l'eliminazione graduale del costo del lavoro dalla base imponibile irap;
f) l'esenzione degli utili reinvestiti in azienda;
g) l'introduzione, fin dal 2011, dell'imposta sostitutiva del 20 per cento sui redditi da locazione per i contratti stipulati dopo l'entrata in vigore della misura, con un meccanismo di adesione al nuovo regime dei locatori titolari di contratti in essere condizionata al riconoscimento al locatario di una riduzione del canone;
h) la riforma e semplificazione degli studi di settore (anche attraverso la revisione delle modalità di calcolo), per evitare che essi siano di fatto una minimum tax per i piccoli contribuenti ed un inefficace strumento di contrasto dell'evasione;
i) l'attuazione di un piano straordinario di semplificazione degli adempimenti fiscali, di valorizzazione ed efficientamento degli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, anche attraverso un piano di mobilità intra-pubblica amministrazione;
l) l'introduzione della facoltà per i contribuenti di fare un invio provvisorio dei dati, precedente alla fase della dichiarazione definitiva, al fine di consentire all'Agenzia delle entrate una valutazione ed, eventualmente, invitare il contribuente a modificare, senza alcuna sanzione, i dati meno plausibili;
m) ferma restando l'introduzione di un sistema di perequazione in grado di premiare il rigore amministrativo e le buone pratiche, l'attuazione di un federalismo fiscale responsabile e competitivo, che preveda un'ampia ed effettiva autonomia impositiva di comuni, province e regioni

e che tenga conto delle regole e dei nuovi equilibri che scaturiranno dal nuovo patto di stabilità e crescita dell'Unione europea;
n) l'introduzione di meccanismi di esenzione fiscale decennale per gli investimenti produttivi nel Mezzogiorno, preventivamente concordati con l'Unione europea, con contestuale abbattimento dei sussidi alle imprese.
(1-00509)
«Bocchino, Della Vedova, Moroni, Lo Presti, Siliquini, Di Biagio».

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
a partire dal 1987, con la vittoria elettorale del generale Zine El-Abidine Ben Ali la situazione politica e sociale in Tunisia assume dei tratti di maggiore criticità, poiché il neo presidente forte dell'appoggio di alcune realtà internazionali ha operato una dinamica di rafforzamento del proprio potere e del proprio consenso, sotto più profili, avviando un meccanismo di epurazione dell'opposizione, costringendo i partiti minoritari ad operare e sopravvivere in clandestinità;
a partire dagli anni novanta nella Repubblica tunisina, la libertà di espressione, di associazione e di riunione è stata ampiamente limitata a causa di dinamiche repressive operate dal Governo centrale. Secondo le informazioni e i dati evidenziati dall'Euro-Mediterranean human rights network, molte organizzazioni a tutela dei diritti umani hanno subito nel corso degli ultimi anni pesanti pressioni e restrizioni oltre che il mancato riconoscimento legale;
attualmente come denunciano molti referenti del suindicato network l'attività dei partiti di opposizione «ufficiali» è ridotta ad uno «spauracchio»: coloro che si occupano di politica sono costantemente perseguitati, così come gli avvocati e gli uomini di legge che tentano di tutelare in maniera vana l'applicazione della normativa internazionale in materia di tutela delle libertà fondamentali;
secondo i dati del rapporto annuale Freedom of the press 2010 redatto da freedom house, la Repubblica tunisina si colloca al 186o posto, ricoprendo una delle ultime posizioni, classificandosi esplicitamente come paese in cui la stampa «non è libera»;
la libertà di espressione e di stampa è seriamente messa in discussione; come riporta un comunicato del Forum degli editori africani (TAEF) nel luglio 2010 le autorità tunisine hanno arrestato il giornalista Fahem Boukadous, condannato per «accordo criminoso» e «diffusione di notizie atte a turbare l'ordine pubblico», a causa di un reportage sulle manifestazioni del 2008 nelle zone minerarie di Gafsa. Nonostante le sue critiche condizioni di salute, il giornalista ha iniziato nel mese di ottobre uno sciopero della fame per denunciare le sue condizioni di detenzione e il processo farsa a cui è stato sottoposto;
attualmente in Tunisia esistono 400 associazioni indipendenti che si occupano di tutela dei diritti umani, molte delle quali operano in piena clandestinità. Molti dei referenti e degli attivisti impegnati pienamente tra le fila delle organizzazioni, sono costretti ad emigrare non potendo liberamente esercitare le loro attività;
il Governo esercita un severo controllo sugli edifici e spazi pubblici, e molte strutture originariamente destinate all'espletamento delle attività delle associazioni sono state chiuse e gli accessi sono stati bloccati;
il 15 giugno 2010 il parlamento tunisino ha approvato un nuovo emendamento al codice penale, concernente nuove discipline in materia di «sicurezza esterna» della Tunisia. Il nuovo articolo criminalizza ogni cittadino tunisino che abbia contatti con organizzazioni o con referenti di qualsiasi Paese straniero finalizzati

ad intervenire sulla situazione militare o diplomatica del Paese, allo scopo di danneggiare «gli interessi vitali della Tunisia» e la sua «sicurezza economica»;
stando alle denunce delle organizzazioni tunisine afferenti al citato network nelle carceri è costantemente praticata la tortura ed i maltrattamenti in detenzione, segnatamente nei confronti dei dissidenti, gli oppositori e coloro che hanno osato pubblicare notizie non in linea con i dettami governativi;
attualmente la Tunisia rappresenta uno dei principali Paesi in cui la censura e la repressione rappresentano strumenti inderogabili per il mantenimento del consenso nei confronti del partito dell'attuale Presidente in carica che ha già annunciato di volersi ricandidare alle prossime elezioni previste nel 2014;
queste dinamiche di repressione sono legittimate - come evidenzia Amnesty international - da un contesto di disprezzo per la legge e per gli standard internazionali sui diritti umani da parte delle autorità tunisine;
il programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Tunisia si inserisce nel quadro della politica europea di vicinato, in particolare della strategia 2007-2013 per la cooperazione transfrontaliera (CT) dello strumento europeo di vicinato e di partenariato finalizzata a «promuovere lo sviluppo sostenibile dei Paesi confinanti con l'UE, ridurre le differenze del livello di vita di questi, oltre che rilevare le sfide comuni e sfruttare le possibilità offerte dalla prossimità delle regioni interessate»;
l'Italia è il secondo partner economico della Tunisia dopo la Francia: i flussi commerciali tra le due sponde del mediterraneo afferiscono in particolare al settore energetico, al settore tessile, essendo terra di delocalizzazione di aziende italiane, ed agroalimentare. Si stima che in terra tunisina siano operanti circa 700 aziende italiane o a capitale misto per un investimento complessivo stimato intorno ai 103 milioni di euro;
malgrado i progetti di cooperazione e di partnership rafforzata sensibilmente nell'arco degli ultimi due anni, il nostro Paese si limita alla valutazione economica del partner tunisino, limitandosi ad interpretarne i valori macroeconomici come indice di sviluppo e di crescita, ignorando le migliaia si denunce da parte delle maggiori organizzazioni che si occupano di tutela dei diritti umani;
malgrado le esternazioni formali da parte dell'Italia, e i programmi di cooperazione attualmente vigenti, stando alle denunce delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, le strutture diplomatiche e consolari in territorio tunisino non hanno mai operato a tutela della società civile vessata dal regime restrittivo di Ben Ali, né sono stati mai avviati progetti di sostegno alle associazioni o di aperta denuncia delle istituzioni dinanzi alla mancata applicazione della normativa internazionale in materia;
gli obiettivi del piano di azione di vicinato in vigore dal 4 luglio 2005 sono stati rinnovati dalla Tunisia: il piano rappresenta uno strumento di cooperazione economica e politica che consente di raggiungere gli obiettivi già prefissati nell'Accordo d'associazione con l'Unione europea firmato nel luglio 1995;
l'articolo 2 del suindicato accordo, sancisce che il rispetto dei princìpi democratici e dei diritti fondamentali deve sottendere in maniera inderogabile le politiche interne e internazionali delle due parti,


impegna il Governo:


a sollevare in maniera puntuale e sentita il carattere inderogabile della tutela dei diritti inviolabili dell'uomo ad ogni livello di confronto bilaterale con la Tunisia;
a sollecitare - nelle opportune sedi - un impegno puntuale ed indifferibile dell'Unione europea affinché assuma una posizione stabile, condivisa e precisa contro la violazione sistematica dei diritti umani

in Tunisia, esigendo l'applicazione di quanto disposto dall'accordo del 1995 nonché dagli obiettivi confermati dalla Tunisia, in seno ai progetti di vicinato euro-mediterraneo;
a promuovere un confronto, anche in sede europea, con le organizzazioni indipendenti della società civile tunisina, oggetto di restrizione e persecuzione nel loro Paese, così come indicato dalle linee guida dell'Unione europea sui difensori dei diritti umani.
(7-00447)
«Menia, Di Biagio, Rosso».

L'VIII Commissione,
premesso che:
il sindaco Gianni Alemanno ha da tempo annunciato la volontà di organizzare un Gran Premio del campionato di Formula 1 nella città di Roma, all'Eur;
gli sponsor principali di questo nuovo circuito sono l'amministrazione comunale di Roma Capitale, il presidente della regione Lazio, Renata Polverini, e l'imprenditore romano, Flammini, assieme ad una cordata di altri imprenditori privati. Secondo un articolo de Il Sole 24 Ore, pubblicato il 10 marzo 2010, il via libera definitivo degli Enti Locali e della Soprintendenza ai beni culturali dovrebbe arrivare entro la fine del 2010;
il tracciato del Gran Premio di Roma insisterebbe all'interno del complesso monumentale delle «Tre Fontane» all'Eur. Sono previsti quattro punti di sorpasso e punte di 328 chilometri orari di velocità. Del progetto non sono stati chiariti gli strumenti di finanziamento, i conti economici della società Roma Formula Futuro s.p.a. e se il nuovo Gran Premio di Roma contempli anche nuovi interventi di edilizia residenziale;
il quartiere dell'Eur è un pregevole complesso urbanistico e architettonico di Roma, identificato per antonomasia con il trentaduesimo quartiere della Capitale. Fu progettato negli anni Trenta del Novecento in previsione di un'Esposizione Universale mai svoltasi ed ospita alcuni tra i più belli ed importanti esempi di architettura razionalista che convivono con edifici moderni costruiti nei decenni successivi. Vige per l'area interessata al previsto tracciato di F1 un vincolo relativo al passaggio di un corso d'acqua ed un ulteriore vincolo paesaggistico, ai sensi dei decreti ministeriali del 27 agosto 1953 e 3 luglio 1962. Dal 2009, inoltre, il sistema dei parchi dell'Eur è stato vincolato dal Ministero per i beni e le attività culturali come bene di interesse storico artistico ai sensi dell'articolo 10 del Codice dei beni culturali e ambientali;
normalmente all'interno degli autodromi per non incorrere in problemi di sordità si consigliano i tappi per le orecchie, ma il rumore giunge fino a 6 chilometri di distanza. A 35-40 decibel è già difficile lavorare o studiare, ma a quei livelli di rumore i problemi riguardano la salute. Al giorno del Gran Premio vanno naturalmente aggiunti i giorni dedicati alle prove, e alle categorie minori, definite come GP2, quantificabili in un totale di 5-7. A Monza, ad esempio, su 72 ore di evento, 25 sono destinate, oltre alla Formula 1, anche a Formula 2, Formula 3, Porsche e BMW. All'Eur, peraltro, oltre a uffici e abitazioni ci sono diversi luoghi protetti: due scuole elementari e d'infanzia, a circa 300 metri in linea d'aria dal circuito, due scuole superiori adiacenti al tracciato, una dioica privata, a 700 metri, l'ospedale Sant'Eugenio dista 900 metri dalla pista;
a causa del caotico traffico veicolare Roma è una città già particolarmente colpita dall'inquinamento atmosferico ed acustico. Nel 2009, ad esempio si sono registrati 67 giorni di sforamenti dei limiti di polveri sottili (PM10) nel comune di Roma, mentre per in quanto il rumore in 15 luoghi di rilevamento, senza distinzione tra centro e periferia, 13 sono al di sopra dei limiti di legge. Anche alla luce di tutto questo numerosi gruppi di cittadini ed associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, si sono dichiarate contrarie ad una competizione automobilistica di tale portata in

città, che non farebbe altro che aggravare una situazione già compromessa;
ai fini della tutela da eventuali ricorsi la giunta capitolina ha proposto una modifica al regolamento per l'inquinamento acustico, che prevedrebbe alcune deroghe alla legge vigente per particolari eventi programmati dalla pubblica amministrazione. In particolare, l'articolo 36 («Autorizzazioni in deroga ai limiti acustici per attività temporanee non di cantiere»), vede l'autorizzazione eccezionale delle attività a carattere temporaneo che derogano i valori di immissione. I circuiti cittadini non sono, infatti, previsti dalla regolamentazione delle emissioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 304 del 2001 dedicato alle attività motoristiche. E per questa ragione il regolamento fissa criteri per i quali possono essere rilasciate deroghe dai 20 ai 30 giorni in un anno, permettendo di superare del 40-50 per cento i valori previsti e cioè arrivando a dei valori che superano quelli di siti industriali non abitati (70 decibel + 50 per cento ovvero 105 decibel) ed esponendo così i cittadini a un inquinamento acustico pericoloso;
è chiaro che se questo progetto venisse attuato il futuro Gran Premio di Roma pregiudicherebbe l'esistenza di Monza, uno dei più antichi circuiti automobilistici d'Europa. Nel campionato internazionale di Formula 1 si è infatti assistito al fallimento delle doppie gare in un solo stato. L'Italia, fino a pochi anni fa, è stato l'unico Paese ad avere due Gran Premi di Formula Uno, rispettivamente Monza ed Imola. A fronte però della pressione di numerosi Paesi emergenti, interessati ad allestire manifestazioni di Formula Uno con opzioni che garantiscono a FIA maggiori rientri economici, quest'ultima ha cancellato il Gran Premio di San Marino, ad Imola;
l'autodromo di Monza occupa complessivamente circa 2000 posti di lavoro nell'area di Monza e di Milano. Inoltre con un Gran Premio d'Italia «condiviso» il Gran Premio di Monza, da sempre considerato a livello internazionale e storicamente il Gran Premio d'Italia per antonomasia, perderebbe, solo in termini di immagine e di brand italiano nel mondo, circa 350 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti circa 10 milioni per l'indotto prettamente turistico secondo una stima dell'ufficio studi della camera di commercio di Monza e Brianza;
andrebbe attentamente considerata - nel rispetto delle competenze dello Stato e degli enti locali - la maggiore opportunità di utilizzare i fondi di Roma Capitale, oltre che per il risanamento del dissesto finanziario del bilancio comunale, per interventi che incidano sull'inquinamento atmosferico e acustico di Roma, al fine di ridurne l'entità anche in un'ottica di rilancio del turismo nella città medesima,


impegna il Governo:


ad adottare ogni iniziativa di competenza affinchè le decisioni relative al progetto di competizione di Formula Uno nel comune di Roma siano assunte nel rispetto delle competenze statali previste dalla normativa vigente in materia di inquinamento atmosferico ed acustico, in modo comunque che sia evitato il rischio di un aumento del tasso di inquinamento atmosferico e acustico nella città, agevolando al riguardo l'individuazione di soluzioni concordate tra i diversi livelli istituzionali coinvolti in base al principio di leale cooperazione;
a valutare l'opportunità di destinare - nel rispetto delle competenze degli enti locali - i fondi di Roma Capitale a interventi strutturali e gestionali per la riduzione dell'inquinamento atmosferico e acustico di Roma, indispensabili anche per il rilancio di un'offerta turistica compatibile con la natura storico-artistica della città.
(7-00448)
«Realacci, Desiderati, Grimoldi, Tocci, Morassut, Giachetti, Gentiloni Silveri, Piffari, Della Vedova, Farinone, Mosca, Peluffo, Mariani, Braga, Guido Dussin, Margiotta, Bratti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la legge n. 154 del 1992, articoli 4 e 5, sulla trasparenza bancaria, poi trasfusa nel successivo decreto legislativo n. 385 del 1993, articolo 117 (Testo unico bancario), ha reso «...nulle e considerate non apposte le clausole contrattuali di rinvio agli usi per la determinazione dei tassi di interesse...»;
per effetto delle citate leggi bancarie, tutte le banche avrebbero dovuto provvedere a rinegoziare i precedenti contratti indeterminati, ancora non conclusi e, per i nuovi rapporti, a stipulare contratti con l'indicazione esatta e puntuale, sia degli interessi, che degli altri costi applicati;
ciò avrebbe comportato la restituzione, in favore dei correntisti, dei maggiori interessi (cosiddetti «ultralegali») e di tutte le spese e commissioni, non espressamente pattuite in forma scritta, applicati fino all'entrata in vigore della legge n. 154 del 1992, corrispondenti a svariate migliaia di milioni di euro, che logicamente avrebbero gravato sui bilanci delle banche;
anche alla luce delle risultanze emerse nei procedimenti giudiziari civili, instaurati al fine del recupero dei cosiddetti interessi «ultralegali» e per contestare i decreti ingiuntivi ottenuti per somme non vere, è un dato di fatto che la pressoché totalità degli istituti di credito risulta soccombente, non essendosi mai uniformata alle statuizioni del testo unico bancario, che sanciscono, come detto, la nullità degli interessi «uso piazza»;
sembrerebbe che le banche associate all'ABI avrebbero tutte scelto di affrontare e perdere qualche migliaio di contenziosi civili, piuttosto che rispettare i dettati normativi, che avrebbero comportato la restituzione di miliardi di, euro ad una sterminata massa di correntisti;
detto comportamento, se accertato, risponderebbe alla costituzione di un vero e proprio cartello, posta in essere dalle banche aderenti all'ABI, al fine di conseguire immensi profitti, abusando del proprio potere dominante e dello stato di sudditanza e di necessità, oltre che di indigenza e di bisogno, di milioni di loro utenti;
come ulteriore conseguenza delle violazioni alle leggi bancarie, la quasi totalità dei decreti ingiuntivi ottenuti dalle banche, con le modalità dell'articolo 50 del testo unico bancario, sono risultati costituiti da somme non dovute;
tali pratiche hanno consentito e consentono alle banche di realizzare profitti smisurati, cagionando danni gravi ed in molti casi irreparabili a milioni di famiglie, piccole imprese, artigianali e commercianti, ed una crescente diseconomia su scala nazionale. Inoltre, con l'entrata in vigore della legge antiusura, n. 108 del 1996, tali illegittime appropriazioni hanno comportato il supero dei tassi soglia per interessi infinitamente elevati;
detti comportamenti appaiono tanto più gravi in quanto posti in essere da soggetti istituzionalmente delegati al credito legale, i quali avrebbero violato deliberatamente i più elementari princìpi etici e morali, di solidarietà e correttezza professionale, per conseguire esclusivamente il massimo profitto, anche mediante l'uso distorto di mezzi formalmente leciti, come risultano essere quelli sopra indicati -:
se non si intendano adottare iniziative normative volte a rafforzare la disciplina in materia, eventualmente mediante un adeguamento del sistema sanzionatorio.
(2-00898)
«Scilipoti, Donadi, Borghesi, Messina, Barbato».

Interrogazioni a risposta scritta:

PICCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Cipe nel corso del 2010 ha dato ufficialmente il via all'assegnazione della somma di 22 milioni di euro a valere sul Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) a favore del Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici per la realizzazione del progetto Gemina concernente il Piano di consolidamento, potenziamento tecnologico, ampliamento e sviluppo del Centro -:
quale siano i risultati fino ad oggi raggiunti dal Centro e quali quelli da raggiungere con il finanziamento descritto in premessa;
come si intenda finanziare il progetto Gemina a partire dal 2013.
(4-09758)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
il professor Mario Di Giovacchino, docente dell'università di Chieti a margine di un convegno INAIL dedicato ai tumori professionali e agli infortuni sul lavoro, ha lanciato un drammatico allarme: la popolazione delle aree terremotate in Abruzzo nell'arco dei prossimi venti anni sarà esposta al rischio di tumori dovuti all'inalazione di amianto, che rischiano di diventare «una seconda piaga»;
come spiega il professor Di Giovacchino, «sebbene l'impiego di questo elemento sia fuori legge in Italia dal 1992, tanti palazzi all'Aquila, fra quelli che hanno registrato i crolli, hanno sparso moltissimo amianto nell'aria»;
il rischio è quello «che prima che compaiano patologie di questo tipo possano passare diversi anni dall'inalazione, perché allo stato attuale molecole di questo non sono state ancora isolate»;
di qui, la necessità di «sottoporre a diagnosi quante più persone possibili effettuando un grande lavoro di monitoraggio di prevenzione...Un'operazione che dovrebbe essere condotta parallelamente allo smaltimento di rifiuti e macerie» -:
quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all'allarme lanciato dal professor Di Giovacchino e quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, si intendano promuovere o adottare, a fronte di una così inquietante situazione.
(4-09765)

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi due mesi si è nuovamente riproposto alle cronache nazionali ed internazionali l'annoso problema dell'emergenza rifiuti in Campania, che oltre a provocare gravi disordini sociali per la prospettata apertura di nuove discariche o altri siti chiusi in passato, contribuisce a creare gravi danni per la salute umana e per la tutela ambientale di un territorio già profondamente messo alla prova da decenni di incuria, inadempienze amministrative, malaffare ed inquinamento;
un articolo pubblicato il 25 novembre 2010, curato dall'inviato del quotidiano Avvenire Antonio Maria Mira, oltre a riferire del pesante problema dell'impossibilità del ritiro e del trattamento della spazzatura, descrive la paradossale condizione degli impianti di tritovagliatura ed imballaggio , detti «Stir», che alternano situazioni di congestione, con file di camion compattatori in attesa di scarico di mondezza da giorni, come ad esempio quello di Caivano (NA), con aggravio di costi e turni di lavoro, ed altri, come

quello di Giugliano (NA) o Santa Maria Capua a Vetere, in provincia di Caserta, dove gli impianti sono deserti, ma non per efficienza, bensì perché il primo è pieno di umido mentre il secondo di parte secca da portare in discarica. Infatti tutti gli impianti, discariche, Stir e l'unico termovalorizzatore di Acerra sono passati in gestione alle province;
nel sopraccitato articolo così, l'assessore regionale all'ambiente Giovanni Romano, dichiara: «È un po' come il gioco delle tre carte. Giugliano (Napoli) riesce a portare il secco ad Acerra (Napoli) ma l'umido non sa dove portarlo perché le discariche (Chiaiano e Terzigno, NA) non ce la fanno. Santa Maria Capua Vetere (Caserta) riesce a scaricare l'umido nella grande discarica di San Tammaro (CE) ma il secco se lo deve tenere perché ad Acerra deve andare prima quello napoletano. »Ho chiesto - spiega ancora Romano - alla provincia di Caserta di far sversare a San Tammaro parte dell'umido di Giugliano, offrendo in cambio di portare ad Acerra il secco di Santa Maria Capua Vetere. Una sorta di favore reciproco. Mi è stato detto di no. Ma io cosa posso fare - si sfoga - se non capiscono che bisogna rendere più elastico il concetto di provincializzazione? Non è una proprietà loro assoluta. Bisognerebbe, invece, rispondere in termini regionali«. E invece tutto si blocca[...]»;
si può facilmente comprendere anche dalle descrizioni sopraesposte quanto la provincializzazione del trattamento dei rifiuti contribuisca ad inceppare la già pesante e farraginosa macchina di trattamento dei rifiuti in Campania;
a rendere più difficile la situazione con i cumuli di rifiuti che soffocano Napoli e provincia, resta il fatto che, pur essendo previsto per legge (articolo 11, comma 12, del decreto-legge n. 90 del 2008), il piano per concedere compensazioni ambientali per un totale di 141 milioni di euro ai territori campani in cui sono stati costruiti o dovranno essere costruiti nuove discariche e nuovi inceneritori non è mai partito per il mancato stanziamento dei fondi. Recentemente è stata fatta un'eccezione solo per Terzigno (NA), teatro delle difficili tensioni dei giorni scorsi, e per i 14 milioni di euro ad essa destinati di cui il Governo ha annunciato l'imminente concessione -:
se i Ministri interrogati non intendano mettere in campo iniziative urgenti volte verificare la situazione del conferimento-rifiuti agli Stir regionali e, di fronte ad una emergenza così grave, rendere disponibili le risorse e assumere iniziative di competenza per rivedere il criterio di provincializzazione del ciclo dei rifiuti che appare al momento, anche a detta dei vertici della regione, e come dimostrato da quanto descritto dal quotidiano Avvenire, un metodo inefficace ad affrontare l'emergenza dei rifiuti nel territorio campano;
se non sia poi necessario valutare l'opportunità di redigere un piano straordinario per il potenziamento e l«omogeneizzazione» in tutte le province della raccolta differenziata «spinta», che contempli anche nuovi strutture per il trattamento della parte umida pressoché inesistenti in Campania.
(4-09773)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

PICCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nell'ultima comunicazione alle Camere, il Governo aveva proposto la chiusura del consolato di Manchester, subordinandola al reperimento di nuovi locali per il consolato generale di Londra;
a tutt'oggi non è stata fatta alcuna comunicazione formale in merito al reperimento di nuovi locali per il consolato generale di Londra;
i disagi cui andrebbero incontro i connazionali residenti nella circoscrizione

consolare di Manchester sarebbero notevolissimi se si dovesse procedere alla chiusura del consolato senza prevedere un'agenzia consolare o uno sportello consolare sul modello di quanto già avvenuto a Bedford -:
quale sia lo stato del reperimento dei nuovi locali per il consolato generale di Londra;
quali iniziative saranno intraprese per garantire i servizi consolari per le decine di migliaia di cittadini residenti nella circoscrizione consolare di Manchester in caso di chiusura del consolato.
(4-09759)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VERINI, VANNUCCI, MARIANI, LOLLI, D'INCECCO, GOZI e DE TORRE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel gennaio 2005 la Snam Rete Gas s.p.a (avente come partner per la distribuzione la società British Gas) ha presentato un progetto volto alla realizzazione di un metanodotto denominato «Rete Adriatica» della lunghezza complessiva di 687 chilometri (tubazione di diametro 1200 millimetri a metri 5 di profondità, servitù di metri 40) e lungo un unico tracciato che va da Massafra (provincia di Taranto) fino Minerbio, (provincia di Bologna), in forza anche di dichiarazioni di pubblica utilità, alcune delle quali scadute e relative anch'esse, ad ogni singolo tratto;
il tracciato di cui sopra - secondo i documenti prodotti dalla Snam per gli studi di impatto ambientale - si sviluppa lungo i seguenti lotti funzionali: metanodotto Massafra-Biccari - DN 1220 (48»), lungo 194,7 chilometri; Metanodotto Biccari-Campochiaro - DN 1220 (48»), lungo 70,6 chilometri; metanodotto Sulmona-Foligno - DN 1200 (48»), lungo 167,7 chilometri; centrale di decompressione di Sulmona, n. 3 turbo compressori da 33 megawatt; metanodotto Foligno-Sestino - DN 1220 (48»), lungo 113,8 chilometri; metanodotto Sestino-Minerbio - DN 1200 (48»), lungo 142,6 chilometri;
si tratta - come si evince chiaramente da quanto illustrato - di un'opera le cui parti sono funzionalmente connesse e programmate per realizzare un'unica struttura di attraversamento di parte rilevantissima della dorsale appenninica, interessando dieci regioni, tre parchi nazionali, uno regionale ed oltre venti siti di rilevanza comunitaria;
il metanodotto - e la connessione delle singole tratte di cui esso è composto alla Rete adriatica - ha un indubbio valore strategico ed una rilevanza ultraregionale: le opere in questione collegano infatti metanodotti esistenti alla Rete nazionale, conferendo flessibilità al sistema di trasporto globale, di cui potenziano le capacità di compressione e riconnettono il nodo di Minerbio, dove convergono i metanodotti esistenti del Transmed e dell'importazione dalla Russia, ai terminali del trasporto dei volumi di gas attualmente immessi nei punti di entrata da Sud (Mazara del Vallo e Gela), in interconnessione con i metanodotti internazionali da Algeria e Libia, quindi anche indipendentemente dal rigassificatore di Brindisi, che pure consente il collegamento dall'Est Europa;
il rilievo ultraregionale del progetto è stato espressamente rivendicato dalla società SNAM rete gas SpA e riconosciuto da numerosi atti ministeriali adottati nel corso della fase autorizzativa;
alla luce delle caratteristiche del progetto e della sua rilevanza, appare irragionevole la decisione di procedere attraverso una serie di procedure di valutazione di impatto ambientale - V.I.A parziali

e minimali anziché essere assoggettato ad un preventivo e vincolante procedimento di valutazione ambientale strategica - V.A.S., qualora sia preso in considerazione quale «piano» o «programma» (direttiva n. 42/2001/CE) ovvero ad un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale - V.I.A. (direttive n. 85/337/CEE e n. 97/11/CE) qualora sia considerato quale «opera» unitaria;
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 agli articoli 4 e ss. - e successive modifiche ed integrazioni - stabiliscono che i piani o programmi che possono avere effetti sensibili sull'ambiente devono essere sottoposti a preventivo e vincolante procedimento di valutazione ambientale strategica V.A.S;
la prassi amministrativa seguita sino ad ora è secondo gli interroganti in palese violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali che impongono la valutazione complessiva degli interventi proposti come interpretato dalla giurisprudenza comunitaria e da quella amministrativa nazionale;
il tracciato del gasdotto interessa direttamente o indirettamente numerose aree naturali protette (così come definite dalla legge n. 394/1191 e successive modificazioni e integrazioni) tra cui i parchi nazionali della Maiella, dei monti Sibillini e del Gran Sasso, il parco naturale regionale del Velino-Sirente nonché diverse siti di importanza comunitaria (S.i.c) e/o zone di protezione speciale (Z.P.S.) tra cui: area delle Gravine (codice IT913007), valle Ofanto-Lago di Capaciotti (codice IT9120011), valle del Cervaro-bosco dell'Incoronata (codice IT9110032), sorgenti ed alta valle del fiume Fortore (codice IT8020010), bosco di Castelvetere in Valfortore (codice IT802006), bosco di Castelpagano (codice IT2020005), sella di Vinchiatauro (codice IT222296), la Gallinola-monte Miletto-monti del Matese (codice IT222287), Maiella (codice IT7140203), Maiella sud-ovest (codice IT7110204), monte Genzana (codice IT7110100), Parco nazionale della Maiella (Z.p.s., codice IT7140129), Fiumi-Giardino-Saggitario-Aterno-sorgenti del Pescara (codice IT7110097), Velino-Silente (codice IT1100130), fiume Topino (codice IT5210024), boschi bacino di Gubbio (codice IT5210010), Boschi di Pietralunga (codice IT5210004), valli e ripristini ambientali di Argenta, Medicina e Molinella (codice IT4050022), valli di Medicina e Molinella (codice IT4050017), biotopi e ripristini ambientali di Budrio e Minerbio (codice IT4050023), Valle Benni (codice IT4050006);
numerose sono poi le aree tutelate con vincolo paesaggistico e ambito di piano paesaggistico anche con misure di conservazione integrale, interessate dal tracciato del gasdotto;
come sopra esposto il gasdotto ha la finalità di realizzare il raddoppio delle infrastrutture di trasporto del gas lungo il versante adriatico del territorio nazionale in analogia a quanto realizzato sul versante tirrenico;
non è chiaro pertanto quali siano le reali motivazioni che hanno fatto sì che il tracciato all'altezza di Biccari (Foggia) sia stato dirottato lungo la dorsale appenninica dove incontra criticità - non esistenti sul versante adriatico - quali la presenza di aree boschive e aree protette, nonché il rischio idrogeologico che interessa l'area;
è altresì alquanto sorprendente che non si consideri il notevole tasso di sismicità della dorsale Appenninica quale elemento di criticità;
in data 7 ottobre 2010 la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale - VIA E VAS del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha espresso parere favorevole riguardo alla compatibilità ambientale del tratto di metanodotto Sulmona-Foligno e centrale di compressione di Sulmona - parere richiesto dal proponente Snam Rete Gas S.p.A.;
nello stesso, la Commissione pone come condizione che si ottemperi a numerose prescrizioni che appaiono contraddittorie rispetto alla stessa espressione del

parere favorevole e gli stessi funzionari del Ministero rilevano che «Il metanodotto in progetto Sulmona-Foligno DIM 1200 (48") e la centrale di Compressione di Sulmona, come si evince da Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani 2004 (CPTI04) redatto dal Gruppo di lavoro CPTI 2004 dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal DataBase Macrosismico Italiano 2008 (DBMI08, INGV), si trovano in un territorio ad elevata pericolosità sismica, sia dal punto di vista della frequenza di eventi che dei valori di magnitudo»;
avverso tale progetto, in data 25 giugno 2010 è stato presentato ricorso ex 226 del trattato CE alla Commissione europea da amministrazioni pubbliche (province di Pesaro-Urbino e di Perugia, comunità montana Catria e Nerone, comune di Gubbio e comune dell'Aquila), associazioni ecologiste e venatorie;
diversi enti territoriali hanno altresì espresso il loro parere in proposito, spesso negativo: consiglio regionale delle Marche con mozione n. 200 del 18 settembre 2007 ha dato all'unanimità parere negativo sull'opera, mentre con decreto dirigenziale n. 76/VAA-8 del 25 luglio 2008 è stato fornito parere positivo fortemente condizionato; la regione Umbria ha rilasciato un parere positivo condizionato nell'ambito di procedimento di V.I.A. con determinazione n. 3792 del 6 maggio 2005 e successive integrazioni di cui alla determinazione dirigenziale n. 6347 del 7 luglio 2006; la regione Toscana ha espresso parere positivo condizionato con deliberazione Giunta regionale n. 372 del 28 maggio 2007; la comunità montana del Catria e Nerone di Cagli, Pesaro e Urbino risulta avere espresso parere contrario; la comunità montana alto e medio Metauro ha espresso parere positivo condizionato; la comunità montana Alto Tevere Umbro e la comunità montana di Alto Chiascio, nei cui territori sono compresi i tratti che interessano Pietralunga, Città di Castello e Gubbio, non sono mai state coinvolte nell'istruttoria dell'atto in questione né hanno mai formulato alcun parere in merito e altro... l'elenco è lungo e riguarda comuni e Provincie interessate;
è grave l'assenza di una valutazione sull'impatto complessivo di una struttura che interessa dieci regioni del Paese e che ha una indubbia valenza strategica -:
se i Ministri, alla luce di quanto illustrato in premessa, non intendano convocare con urgenza un tapioche coinvolga, oltre a Snam, le amministrazioni locali interessate dal progetto, i comitati di cittadini e le associazioni ambientaliste al fine di valutare insieme le criticità del progetto in ordine al rischio sismico ed idrogeologico dei territori interessati dal progetto e alla pericolosità del prodotto trasportato assicurando altresì una più adeguata informazione, partecipazione e consapevole scelta delle comunità locali, in ossequio alle disposizioni comunitarie sulle informazioni pubbliche ambientali in ordine all'uso del territorio e valutando in quella sede tutte le possibili opzioni alternative di progetto, nell'ottica di minimizzazione degli impatti - che non sembrano finora essere state esaustivamente studiate - sullo sviluppo turistico ed agricolo delle zone coinvolte dal tracciato, con particolare riferimento all'interferenza dello stesso con aree naturali protette, ecosistemi, biodiversità;
se, in applicazione del principio di precauzione di cui all'articolo 174 del trattato istitutivo della Comunità Europa, non si intenda nell'immediato sospenderà cautelativamente l'iter procedurale in corso al fine di acquisire, sul complesso dell'opera e non soltanto sulle singole frazioni della medesima, una preventiva VAS, anche al fine di evitare in sede comunitaria responsabilità nazionali e nel rispetto della normativa nazionale;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro per i beni e le attività culturali riguardo all'impatto del progetto sulle aree tutelate da vincolo paesaggistico;
quali siano le tempistiche procedurali future delle singole tratte ancora oggetto di valutazione o autorizzazione, quali

siano i pareri degli enti gestori di aree protette nazionali acquisiti, i pareri delle autorità preposte ai diversi vincoli o misure di conservazione che interessano i territori attraversati dal tracciato, per la conseguente adozione degli opportuni provvedimenti che, nell'immediato, possano garantire la corretta osservanza del quadro normativo comunitario e nazionale posto a tutela dell'ambiente, assicurando in ogni caso che sia esperita una valutazione ambientale strategica o unitaria sul complesso del metanodotto di cui in parola;
se infine, considerate le problematiche espresse difficilmente superabili, non intendano bloccare le procedure riferite al percorso previsto, disponendo lo spostamento del tracciato del gasdotto dalla dorsale appenninica lungo altre direttrici come sopra ipotizzato, a partire da quella del corridoio adriatico.
(5-03901)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa risulta che da sei anni la compagnia petrolifera texana Panther Oil cerca di perforare i territori tra Noto, Ragusa e Vittoria. In particolare, l'area dove l'azienda del petrolio vorrebbe avviare le trivellazioni per l'estrazione del greggio è quella di Serra Grande, una contrada distante un paio di chilometri dalla cattedrale di Noto, a seguito di provvedimenti amministrativi contrari per la contrarietà dei cittadini, la Panther Oil aveva annunciato di voler rinunciare a queste operazioni in Sicilia;
recentemente, però, la corsa al petrolio potrebbe ripartire, in particolare dopo la recente sentenza emessa dal Consiglio di giustizia amministrativa (CGA) che ribalta una precedente decisone del Tar. Infatti, il Consiglio di giustizia amministrativa ha annullato il ricorso vinto in primo grado dall'amministrazione comunale per bloccare l'attività di ricerca della compagnia texana in Val di Noto. Quest'ultima, tutelata dall'UNESCO, costituisce una zona di altissimo valore paesaggistico e culturale;
si tratta di una vicenda che ha inizio nel 2004, quando la regione siciliana, presieduta allora da Salvatore Cuffaro, concesse alla Panther Oil i permessi per le trivellazioni nella zona;
il Comitato No-Triv ha sottolineato che «questo è l'ultimo capitolo della vicenda che ha inizio nel 2004, quando la Regione siciliana, presieduta allora da Salvatore Cuffaro, concesse alla Panther Oil i permessi per le trivellazioni nella zona»;
Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria, chiede la piena e completa attuazione dei piani paesaggistici, l'istituzione del Parco nazionale degli Iblei e l'approvazione immediata di una norma che escluda da quelle zone la presenza di impianti di ricerca petrolifera o di produzione energetica -:
quali siano state le procedure a cui è stata sottoposta l'autorizzazione alla Panther Oil;
quale sia lo stato dell'iter per l'istituzione del Parco nazionale degli Iblei.
(4-09763)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Wwf ha presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro l'approvazione del nuovo piano d'ambito

dell'Ato Peligno-Alto Sangro, aggiornamento del piano approvato nel 2002;
nella versione attuale, sono previsti progetti per 84 milioni di euro in 17 anni, denaro proveniente dalla tariffa pagata dai cittadini sulla base della revisione con altra delibera. L'Ato comprende 37 comuni e numerose aree di elevato valore ambientale nel parco nazionale della Majella, nel parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, nel parco nazionale Sirente Velino, in 5 riserve regionali, in 9 siti di interesse comunitario (Sic) e in 3 zone di protezione speciale istituite in base alle direttive «Habitat» e «Uccelli» dell'Unione europea;
secondo il Testo unico sull'ambiente, è espressamente previsto che le principali revisioni dei piani che interessano la gestione delle acque devono essere sottoposte valutazione ambientale strategica (Vas). Inoltre, tutti i piani e le loro revisioni che interessano aree della rete Natura2000 dell'Unione europea, come i siti di interesse comunitario e le zone di protezione speciale, e che possono incedere su habitat e specie prioritari per l'Unione europea, devono essere sottoposti a valutazione di incidenza ambientale;
si tratta di procedure che vengono svolte prima dell'adozione dei piani proprio per garantire, con la Vas, la partecipazione dei cittadini alle scelte strategiche che riguardano l'ambiente e, con la valutazione di incidenza ambientale, prevenire, mitigare o compensare incidenze negative su fauna e flora di particolare interesse;
il Wwf aveva scritto al commissario dell'Ato sulla necessità di avviare queste procedure prima dell'approvazione del piano ma, evidentemente, non è servito -:
di quali informazioni il Ministro disponga in merito e quali iniziative di propria competenza intenda assumere per il rispetto delle procedure indicate in premessa.
(4-09775)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

MOSELLA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia è il Paese che detiene il maggior numero di aree riconosciute dall'Unesco come patrimonio dell'umanità;
gli ispettori dell'Unesco saranno a Pompei nei prossimi giorni per valutare i provvedimenti presi dall'Italia per garantire la conservazione dell'area;
un eventuale parere negativo degli ispettori dell'Unesco, con il conseguente inserimento di Pompei nella «lista rossa» dei siti considerati «pericolo» a causa dell'incuria, avrebbe fortissime ripercussioni sul turismo, sull'economia e sull'immagine del nostro Paese -:
se vi siano delle strategie che il Ministro, per quanto di sua competenza, intenda attuare per scongiurare il pericolo di vedere una parte del nostro immenso patrimonio nazionale inserito, per la prima volta nella storia, fra i siti considerati a rischio, e quali esse siano.
(3-01352)

Interrogazioni a risposta scritta:

GUZZANTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la commissione della Sovrintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico per le province di Firenze, Pistoia e Prato starebbe valutando i requisiti delle imprese che hanno fatto richiesta di partecipare ai nuovi appalti del Polo museale fiorentino per stabilirne l'ammissibilità;
oltre ai servizi di accoglienza e di ristorazione sarebbe prevista anche la gestione dei bookshop dei musei fiorentini;

a tale gara d'appalto, secondo notizie di fonte giornalistica e sindacale, partecipano le aziende Giunti, Sillabe, Mandragora e Skirà, più una cordata composta da Mondadori-Electa e da Reunion des Musees Nationaux di Parigi;
a predisporre la frammentazione dei servizi accessori del polo museale sarebbe stato il direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali Mario Resca, che è anche membro del consiglio di amministrazione della Mondadori editore -:
se, ove i fatti riportati in premessa corrispondano al vero, non si configuri un'evidente ipotesi di conflitto d'interesse riguardante il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, proprietario effettivo della Mondadori editore e se il Ministro non ritenga di dover affidare l'incarico della gestione della gara d'appalto a persona diversa da Mario Resca.
(4-09778)

DI PIETRO e ZAZZERA. - Al Ministro per beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da recenti articoli di stampa di testate giornalistiche nazionali risultano numerosi favoritismi che caratterizzano l'operato del Ministro interrogato;
innanzitutto, risulta essere stata affidata al signor Roberto Indaco, ex marito di una deputata e attuale compagna del Ministro, una consulenza di 25.000 euro; la relativa voce di spesa risulta nella relazione del FUS 2009, per la non meglio precisata competenza specifica in «Arte e moda»;
si legge, inoltre, che Fabrizio Indaco, laureando in architettura, figlio dell'onorevole, compagna del Ministro, lavora per il Ministero per i beni culturali nella direzione generale del cinema con un contratto al centro sperimentale di cinematografia;
l'attività del signor Fabrizio Indaco, consisterebbe più specificamente nell'affiancare i servizi della direzione generale per la realizzazione della piattaforma on line per la presentazione delle domande di finanziamento;
è indispensabile sottolineare che la riduzione progressiva del personale del Ministero per i beni e le attività culturali è pari, nel 2009, al 7,86 per cento;
tra i beneficiari del Fus (Fondo unico per lo spettacolo), ci sarebbero anche la banda musicale di Novi, dove vive la compagna del Ministro e la compagnia teatrale di Mariano Anagni, vicina a Fivizzano, paese del ministro Bondi, che beneficerebbe di ben 285 mila euro di finanziamenti;
i contratti e i finanziamenti di cui sopra, difficilmente si giustificano davanti ad un mondo dello spettacolo in sciopero costante per una politica di tagli che non conosce tregua: il totale dei tagli nel periodo 2008-2011 è di oltre 1 miliardo e 700 milioni e quello previsto nel periodo 2008-2013 è di oltre 2 miliardi e 800 milioni;
inoltre, risulta che in occasione del 60o anniversario della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà Fondamentali, il Ministro per i beni e le attività culturali ha conferito il premio speciale Action for women al film di coproduzione italo-bulgara «Goodbye Mama» di Michelle Bonev;
sulle pagine del Fatto Quotidiano, si legge che ad insistere su questo premio sia stato il Ministro per i beni e le attività culturali Sandro Bondi, infatti l'attrice-regista sarebbe molto cara al primo ministro bulgaro, nonché al Presidente del Consiglio italiano;
sempre sulle stesse pagine si legge che il Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe istituito un fantomatico premio speciale della biennale, inventato ad hoc da consegnare durante la Mostra, durante l'evento Action for women, concorso di cortometraggi;

al seguito della Bonev, sarebbe risultata una delegazione bulgara composta da ben 32 persone, ospitata al Lido di Venezia dal 3 al 6 settembre scorso -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero; in tal caso, in base a quali criteri il Ministro abbia gestito i soldi dello Stato, con particolare riferimento al premio conferito alla signorina Bonev e come sia stato pagato vitto e alloggio dell'intera delegazione bulgara;
in base a quali criteri sia stata assegnata una consulenza di 25.000 euro a Roberto Indaco e assegnato una collocazione presso la direzione generale del cinema a Fabrizio Indaco;
cosa giustifichi tra i beneficiari del Fus (Fondo unico per lo spettacolo) il finanziamento alla banda musicale di Novi e alla Compagnia teatrale di Mariano Anagni.
(4-09780)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
una nota di agenzia Ansa del 24 novembre scorso ha diffuso la notizia che «discariche aree militari, PM chiede rinvio giudizio generale - Richiesta di rinvio a giudizio per il generale Giuliano Taddei, ex direttore del Polo di mantenimento pesante nord di Piacenza. È accusato di aver creato due discariche abusive presso aree militari della città emiliana. Altri nove indagati sono coinvolti a vario titolo nell'inchiesta. L'indagine, condotta dal PM Antonio Colonna, risale al 2006 e contempla varie ipotesi di reato fra cui la violazione del decreto Ronchi che disciplina la gestione dei rifiuti, corruzione, truffa ai danni dello Stato, falso e furto. L'alto ufficiale, oggi in servizio al ministero della Difesa, con due marescialli - Francesco Paonessa e Bernardino Politi - è accusato in particolare di aver creato discariche nelle area dell'ex Perite e dell'ex Staveco. Contestato il reato di corruzione agli imprenditori Costatino Bellocchio, di Bobbio, e Claudio Barella, di Noceto. La truffa ai danni dello Stato è stata invece contestata alla ditta »Fagioli«, nella figura del suo proprietario Alessandro Fagioli e del dirigente Paolo Quaglia: secondo l'accusa avrebbero fatto figurare di aver effettuato i trasporti dei rifiuti, in realtà delegati a Barella e Bellocchio. I viaggi compiuti sarebbero inoltre stati aumentati per ottenere maggiori introiti dallo Stato. Altri indagati sono finiti nel mirino dei carabinieri per marginali episodi di furto di attrezzature.» -:
quale sia la tipologia dei rifiuti smaltiti nelle aree in premessa e quali immediate azioni intenda avviare per bonificare le medesime e i territori circostanti;
quali immediati provvedimenti cautelari intenderà assumere nei confronti dei militari coinvolti nella vicenda in premessa.
(4-09760)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nelle giornate del 18 e 19 novembre 2010, presso il Comando delle forze operative terrestri con sede a Verona, si è svolta una riunione tra i delegati della categoria «B» del consiglio intermedio e quelli dei consigli di base provenienti dagli enti dipendenti dal citato comando;
durante tale riunione i delegati hanno approvato con 132 voti favorevoli su 133 votanti un documento con il quale si appellano al Presidente della Repubblica nella qualità di Capo Supremo delle Forze Armate e massimo garante della Costituzione, affinché siano tutelati i diritti della libertà personale e di espressione di cui

devono godere indistintamente tutti i cittadini, ancorché militari in attività di servizio;
nel citato documento i convenuti all'assemblea hanno richiamato le nuove limitazioni introdotte con il codice dell'ordinamento militare emanato con il decreto legislativo del 15 marzo 2010, n. 66, tra cui desta particolare preoccupazione la disposizione contenuta nell'articolo 1349, comma 3, che stabilisce che «Agli ordini militari non si applicano i capi I, III e IV della legge 7 agosto 1990, n. 241.»;
con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-05315 gli interroganti avevano chiesto chiarimenti in merito alle affermazioni fatte dal generale Roggio (direttore generale della direzione generale per il personale militare) nel corso di un'audizione svoltasi, nel corso dell'indagine conoscitiva sulla condizione del personale delle forze armate e delle forze di polizia ad ordinamento militare, presso la 4a Commissione permanente del Senato il 4 novembre 2009;
le richieste avanzate dal generale Roggio, nel corso della citata audizione, sono state integralmente recepite nel citato articolo 1349, ancorché appaiano ad avviso degli interroganti poco di dubbia legalità e contrarie ai princìpi ispiratori della legge n. 241 del 1990, cosiddetta legge sulla trasparenza degli atti amministrativi;
il codice ha rappresentato per i vertici militari l'attesa occasione con cui attuare una rivisitazione delle norme dell'ordinamento militare, e finanche la loro riscrittura, con l'effetto di incidere di fatto negativamente sui diritti costituzionali di cui devono poter godere anche i cittadini militari, destando molti dubbi sul piano della legalità e del diritto;
ad avviso degli interroganti, la disposizione contenuta nell'articolo 1349 può dare luogo all'emanazione di provvedimenti amministrativi non in linea con gli interessi delle Forze armate e del personale militare -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e delle preoccupazioni espresse dai rappresentanti del personale militare;
quali siano le motivazioni poste a fondamento della disposizione contenuta nell'articolo 1349 citato in premessa, se intenda assumere iniziative per porvi rimedio e come.
(4-09779)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla ristrutturazione operata sull'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) in base al decreto legislativo n. 283 del 1998, i dipendenti dichiarati in esubero non avrebbero dovuto subire alcuna penalizzazione;
contrariamente a quanto previsto dal citato decreto legislativo n. 283 del 1998 è stata inserita nel testo del decreto-legge n. 78 del 2010, poi convertito dalla legge n. 122 del 30 luglio 2010, all'articolo 9, comma 25, una disposizione che prevede l'inquadramento forzato nell'ente presso il quale gli ex dipendenti in esubero dei Monopoli prestano servizio;
questi lavoratori si sono visti bloccata la carriera, non potendo partecipare alle procedure di progressione economica, sia orizzontali che verticali, e non hanno più percepito alcun tipo di retribuzione incentivante, né presso l'amministrazione di provenienza né presso quella di destinazione;
la disposizione inserita nel citato decreto-legge n. 78 del 2010, poi convertito dalla legge n. 22 del 30 luglio 2010, priverà ingiustamente i sopraccitati lavoratori ex Monopoli anche dei benefici dell'iscrizione

al fondo di previdenza del Ministero dell'economia e delle finanze (MEF), e renderà totalmente riassorbibile l'assegno integrativo corrisposto quale differenza tra il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) dei Monopoli e quello del Ministero dell'economia e delle finanze;
in conseguenza di ciò le retribuzioni saranno bloccate per moltissimi anni, con evidente disparità di trattamento rispetto agli altri lavoratori,
il decreto-legge n. 78 del 2010 sembrerebbe accollare dal 1o gennaio 2011 agli enti di destinazione gli oneri di spesa relativi a questi lavoratori salvo «eventuale differenza tra il trattamento economico in godimento e il trattamento economico spettante nell'ente di destinazione»;
il comune di Margherita di Savoia ha attualmente assegnati 24 lavoratori ex Amministrazione autonoma monopoli di Stato e, stante la situazione del bilancio comunale, non è assolutamente in grado di far fronte agli oneri derivanti da un assorbimento totale dei lavoratori ex Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato -:
se non ritenga opportuno intervenire con urgenza per assicurare ai lavoratori dell'ex Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato quanto previsto dal decreto legislativo n. 283 del 1998, che espressamente stabiliva che i lavoratori in questione non avrebbero dovuto subire alcuna penalizzazione, questo sia per evitare evidenti ingiustizie e disparità di trattamento tra lavoratori sia per non contraddire le finalità dello stesso decreto legislativo n. 283 del 1998,

se il comune di Margherita di Savoia sia sul piano normativo obbligato ad assorbire i lavoratori dell'ex Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e a dover corrispondere mediante fondi propri di bilancio l'intero trattamento economico, pur in assenza di alcun trasferimento di risorse destinate a tale scopo da parte dell'amministrazione centrale.
(5-03899)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Bologna sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Bologna restauro Basilica di Santo Stefano 350.000 48528
Arcidiocesi di Bologna manutenzione straordinaria Curia Arcivescovile 30.000 77740
Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro - Istituto Veritatis Splendor - Bologna potenziamento delle strutture e della strumentazione per l'attività di istituto 300.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09747)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Biella sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia di San Martino - Gifflenga (BI) Opere di consolidamento e risanamento 150.000 48528
Parrocchia di Veglio (BI) Risanamento e manutenzione parrocchia 50.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;

se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09748)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Benevento sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Ente Morale Parrocchia «S. Gennaro» Via N. Calandra 2 Benevento Ristrutturazione ed adeguamento dell'auditorium con laboratorio sartoria e attrezzatura teatrale 50.000 48528
Istituto Santa Maria Mazzarello - Casa Religiosa Via Cappelle - Pesco Sannita (BN) Ristrutturazione asilo dell'istituto 25.000 48528
Parrocchia «SS. Addolorata» Via Carlo Poerio 4 Benevento Ristrutturazione casa parrocchiale completamento campo polivalente e campo bocce 40.000 48528
Parrocchia Madonna della Purità San Pio e San Leone Via Tito Minniti 1 Montesarchio (BN) Ristrutturazione della chiesa e sistemazione tettoia 50.000 48528
Parrocchia San Ciriaco Via Roma Foglianise (BN) Ristrutturazione e rifacimento tetto 60.000 48528
Parrocchia Santa Maria degli Angeli P.zza SS. Annunziata 1 Pietrelcina (BN) Manutenzione e ristrutturazione parrocchia - santuario diocesano San Pio da Pietrelcina 50.000 48528
Parrocchia SS. Salvatore Largo Chiesa Madre - Pesco Sannita (BN) Ristrutturazione della parrocchia 25.000 48528
Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo - San Nicola Manfredi (BN) ristrutturazione interna della chiesa madre 10.000 77740
Parrocchia di San Gennaro - Benevento rifacimento intonaco, della canonica e delle sale parrocchiali 30.000 77740
Parrocchia SS. Addolorata - Benevento restauro e conservazione della parte esterna della Parrocchia 50.000 77740
Santuario dei Santi Cosmo e Damiano - Arpaise (BN) ampliamento strutturale della Parrocchia «Casa del Pellegrino» 10.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità

naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09749)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;

con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;

in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Bari - Bitonto sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Arcidiocesi di Bari Recupero e ristrutturazione chiese 350.000 48528
Parrocchia di San Giuseppe (BA) Restauro interni ed arredi 100.000 48528
Parrocchia S. Maria Maggiore Gioia del Colle (BA) Restauri della chiesa di Santa Maria Maggiore 100.000 48528
Santuario SS. Medici Cosma e Damiano - Bitonto (BA) Opere di ristrutturazione 600.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;

se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09750)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Avezzano sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Apostole del Sacro Cuore di Gesù Avezzano (AQ) Lavori di copertura campo sportivo scuola «Sacro Cuore» 6.000 48528
Diocesi di Avezzano (AQ) Lavori di adeguamento parrocchia San Giuseppe Artigiano Borgo Caruscino Avezzano 100.000 48528
Diocesi di Avezzano (AQ) Acquisizione immobile per casa di accoglienza 93.000 48528
Diocesi di Avezzano (AQ) Ristrutturazione Parrocchia S. Felicita Collarmele (AQ) 30.000 48528
Diocesi di Avezzano (AQ) Lavori di consolidamento cappella centrale e muri Parrocchia S.S. Trinità in Avezzano 100.000 48528
Parrocchia Madonna del Passo in Borgo Pineta - Avezzano (AQ) Lavori completamento ristrutturazione scuola materna 45.000 48528
Parrocchia Regina della Pace Acquisto organo per la chiesa in Borgo Ottomila Celano (AQ) 6.000 48528
Parrocchia Regina della Pace Celano (AQ) Realizzazione parco giochi frazione Borgo «Strada 14» Celano 6.000 48528
Parrocchia San Giuseppe Capistrello (AQ) Intervento restauro tetto chiesa parrocchiale 50.000 48528
Parrocchia Santa Croce in Antrosano Avezzano (AQ) Lavori di consolidamento mura della Chiesa 70.000 48528
Parrocchia di Santa Felicita - Collarmele (AQ) restauro della Chiesa 30.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità

naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09751)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;

con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;

in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Aversa sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Aversa (CE) Recupero ambientale e ristrutturazione Chiesa S. Francesco finalizzata allo sviluppo economico e turistico 100.000 5164
Parrocchia S. Antonio - S. Antimo (NA) recupero e potenziamento locali per attività sociali 50.000 77740
Rettoria di San Francesco - Aversa (CE) ristrutturazione con recupero ambientale chiostro della Chiesa Monumentale S. Francesco e locali annessi 140.000 77740
Santuario S. Antimo - S. Antimo (NA) messa in sicurezza ed ampliamento edifici per comunità giovanili 100.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;

se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09752)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Ascoli Piceno sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Istituto Sacro cuore di Gesù (AP) contributo a realizzazione casa anziani 100.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09753)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini

della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Amalfi - Cava de' Tirreni sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Positano (SA) Recupero ambientale locali museo sacro di S. Assunta del 700 d.c. 50.000 5164

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09754)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;

in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Altamura - Gravina Acquaviva delle fonti sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia SS. Pietro e Paolo Gravina in Puglia Ristrutturazione, ampliamento servizi 900.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09755)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Alba sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Santuario N.S. del Todocco (CN) Restauro conservativo e realizzazione casa del pellegrino 100.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità

naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09756)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

NICOLA MOLTENI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sembrerebbe persistere il debito del Ministero della giustizia nei confronti delle imprese che attualmente realizzano le intercettazioni;
la transazione dello scorso anno proposta dal Ministero ha garantito la soluzione della questione del debito nella misura del 22 per cento del debito complessivo. Al 31 dicembre 2009, era sceso a 350 milioni, mentre attualmente il debito contratto risalirebbe a 500 milioni e sarebbe il risultato dell'accumulo di prestazioni nel settore intercettazioni fornite negli anni e non pagate, secondo il grido di allarme lanciato da ILIIA, associazione di categoria che riunisce cinquanta delle circa cento aziende impegnate nel supporto tecnico e tecnologico delle attività tecnico-investigative della polizia giudiziaria e delle procure della Repubblica;
tale esposizione debitoria rischia di determinare conseguenze gravi ed irreparabili, se è vero che molte delle imprese che forniscono il servizio di intercettazione si troveranno costrette a cessare la propria attività, facendo mancare un prezioso servizio a supporto delle investigazioni, con prevedibili ripercussioni sia sulla occupazione sia sulla lotta alla criminalità -:
quali interventi il Ministro intenda adottare al fine di elaborare di concerto una soluzione definitiva allo stato di crisi, anche a salvaguardia dell'occupazione del comparto, e a garanzia della continuità nello svolgimento delle attività tecniche di supporto alle funzioni investigative, che rappresentano uno strumento imprescindibile per l'individuazione e la repressione dei reati;
quali altri interventi il Ministro ritenga necessari per una ristrutturazione dei meccanismi di liquidazione dei servizi in questione.
(5-03896)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sull'agenzia ANSA del 25 novembre è apparsa la notizia del tentato suicidio di Diego Calì, 57enne, siciliano, rinchiuso nel carcere di Badu 'e Carros (Nuoro) per associazione mafiosa;
il pronto intervento dei poliziotti penitenziari in servizio in quel momento nella sezione EIV (elevato indice di sorveglianza) è riuscito a salvare la vita all'uomo;
Calì aveva tentato il suicidio anche sei mesi fa. Imprenditore con l'appoggio di Cosa nostra, secondo gli inquirenti Calì voleva acquisire il monopolio del racket del caro estinto, ed era stato arrestato, con

l'accusa di associazione mafiosa, dai carabinieri di Caltanissetta, il 28 febbraio 2010 -:
di quali informazioni dispongano circa i fatti riferiti in premessa;
su quale supporto psicologico potesse contare il detenuto prima di cercare di togliersi la vita, visto che lo stesso aveva tentato il suicidio già qualche mese prima;
a quali trattamenti medico-sanitari sia stato sottoposto Diego Calì dopo quest'ultimo tentativo di suicidio;
se intendano, negli ambiti di rispettiva competenza, aprire una indagine amministrativa interna al fine di verificare se nei confronti del detenuto fossero state messe in atto tutte le misure di supporto e sostegno psicologico e se lo stesso fosse sottoposto a una continua vigilanza dopo il primo tentativo di suicidio.
(4-09770)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Francesco Molinaro, segretario del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria ha denunciato la situazione di assoluta invivibilità in cui versa il carcere calabrese di Lamezia Terme;
all'interno del predetto istituto di pena vi sono nove persone rinchiuse in una sola cella per 20 ore al giorno. Tutti affollati su tre letti a castello, intorno a un tavolino in un corridoio stretto, e con un bagnetto;
nel carcere di San Francesco vi sono 90 detenuti e 20 agenti penitenziari attivi nei corridoi, altri 10 negli uffici amministrativi. Ma l'istituto potrebbe ospitare massimo 50 persone, e dovrebbe essere dotato di un agente per ognuno di loro;
secondo gli esponenti del SAPPE, «il carcere lametino è interessato da tempo da un notevole sovraffollamento se si considera che la capienza regolamentare è di 30 posti e quella tollerabile di 50, mentre i detenuti oscillano dagli 80 ai 90, determinando una percentuale di sovraffollamento tra le più alte d'Italia. C'è un solo sovrintendente in servizio per turno perché tanti agenti sono distaccati altrove, e diversi non si trovano al lavoro per motivi di salute, e presto potrebbero andare in prepensionamento. Personale ridotto significa anche, secondo il sindacato, che c'è un solo agente donna e quando c'è l'accesso al carcere dei familiari dei detenuti bisogna fare ricorso a dipendenti di supporto che arrivano da altre sedi. Manca anche un educatore, ogni tanto ne arriva uno che deve far fronte alle richieste di 90 detenuti. La situazione obbliga il personale ad effettuare gravose ed estenuanti turnazioni di lavoro, senza che possano essere assicurate adeguate condizioni di sicurezza nella struttura penitenziaria» -:
come il Governo intenda intervenire per:
a) superare la situazione come sopra evidenziata e ricondurre il numero dei detenuti entro i limiti imposti dalla capienza regolamentare dell'istituto;
b) ripristinare adeguate condizioni logistiche e organizzative, nonché un numero adeguato di agenti di polizia penitenziaria nel penitenziario di cui sopra, onde preservare legalità e sicurezza.
(4-09771)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di stampa ANSA del 25 novembre 2010 ha battuto la seguente notizia: «Campobasso: prima di morire chiede di rivedere la figlia detenuta a Torino ma le negano il permesso»;
l'agenzia di stampa riporta il disperato appello del padre di una trentenne molisana rinchiusa nel carcere a Torino per furto e alla quale è stato negato di poter rivedere per l'ultima volta il padre che è in fin di vita. L'uomo, che è malato

di tumore, dopo essere stato ricoverato in ospedale è tornato a casa, a San Polo Matese (Campobasso), con un verdetto, quello dei medici, che non lascia speranze;
la trentenne, che finirà di scontare la sua pena nel prossimo mese di marzo, ha presentato istanza alla direzione carceraria per vedere anche per una sola ora il padre, ma si è sentita negare il permesso; ha deciso quindi di ricorrere non solo al magistrato di sorveglianza, ma di presentare anche un esposto al garante per i diritti dei detenuti -:
di quali informazioni disponga circa i fatti riferiti in premessa;
per quali motivi sia stato negato alla figlia il permesso di vedere per l'ultima volta, anche solo per un'ora, il padre morente;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna per appurare l'eventuale esistenza di profili di illegittimità nel comportamento del direttore del carcere.
(4-09772)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sull'agenzia di stampa AGI del 25 novembre 2010 sono stati riportati ampi stralci della drammatica lettera-denuncia scritta dalla madre siciliana di un detenuto di 40 anni, ristretto nel carcere di Nuoro, che non vede il figlio da due anni non avendo la possibilità, per problemi di salute e per motivi economici, di affrontare il viaggio per raggiungere Nuoro;
la donna, ammalata, si è rivolta alle massime autorità dello Stato, al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al tribunale di sorveglianza, al garante dei detenuti del comune di Nuoro ed all'associazione Socialismo diritti e riforme;
nella lettera-denuncia è scritto quanto segue: «Mio figlio, ergastolano, detenuto a Bad'e Carros, ha iniziato lo sciopero della fame il 27 ottobre per protestare contro l'amministrazione penitenziaria in quanto, dopo 20 anni di carcere, non è ancora riuscito, nonostante le numerose richieste, ad ottenere un trasferimento che gli permetta di avvicinarsi alla famiglia. Per punizione gli è stata tolta la cella singola a cui ha diritto e in seguito a una sua crisi è stato trattato in maniera disumana nonostante fosse debilitato dalla prolungata astinenza dal cibo. Sono molto preoccupata per le sue condizioni. Mio figlio è stato tenuto in una cella di isolamento priva di qualsiasi servizio ed è stato trattato come un animale. È stato visitato dal medico che gli ha riscontrato numerose ecchimosi e contusioni»;
sulla vicenda Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo diritti e riforme, ha dichiarato: «È un episodio preoccupante, a conferma dell'assoluta incompatibilità del detenuto con il carcere di Bad'e Carros. In venti anni di detenzione, l'uomo, padre di due figlie e nonno di un nipotino, ha girato numerosi carceri della penisola senza mai usufruire di un permesso. Ristretto a Bad'e Carros dal gennaio 2010, nel luglio scorso, si è rivolto al Dap chiedendo il trasferimento in un istituto penitenziario dove poter intraprendere un percorso professionale e didattico. La richiesta è purtroppo rimasta senza risposta» -:
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di riavvicinare il detenuto alla propria famiglia;
se corrisponda al vero la circostanza che al detenuto in questione sia stata tolta la cella singola come forma di punizione a causa del suo sciopero della fame condotto per protestare contro il mancato trasferimento;
se corrisponda al vero il fatto che il detenuto in questione sia stato tenuto in una cella di isolamento priva di qualsiasi servizio;
sei il medico del carcere di Nuoro abbia effettivamente riscontrato ecchimosi e contusioni sul corpo del detenuto;

se non ritenga opportuno aprire un'indagine amministrativa interna al fine di appurare se il trattamento al quale è stato sottoposto il detenuto in questione sia conforme alle norme dell'ordinamento penitenziario.
(4-09774)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 14 novembre 2010, l'interrogante è tornata a visitare il carcere di Favignana (TP) accompagnata dai referenti in Sicilia di Radicali italiani Donatella Corleo (Palermo) e Gianmarco Ciccarelli (Catania);
la precedente visita si era svolta il 16 agosto 2010 nell'ambito dell'iniziativa Ferragosto in carcere e aveva dato luogo al deposito dell'atto di sindacato ispettivo n. 4-08506 presentato in data 8 settembre 2010 (con sollecito il 12 ottobre 2010), a tutt'oggi rimasto senza risposta;
le ragioni della seconda visita originano da alcune segnalazioni ricevute a proposito di un ulteriore indurimento dell'atteggiamento punitivo della direzione nei confronti dei detenuti che il 16 agosto avevano risposto alle domande della presentatrice del presente atto in merito alle condizioni di vita nell'istituto;
il 14 novembre, la delegazione è ricevuta e accompagnata dal sovrintendente di polizia penitenziaria Pino Buggea;
i ristretti presenti sono 122 (70 detenuti e 52 internati) ai quali si aggiungono due semiliberi; altri 5 internati sono in licenza sperimentale e il loro rientro nella struttura è previsto a giorni;
nella casa di lavoro è presente un numero consistente di internati affetti da patologie di tipo psichiatrico; anche i tossicodipendenti sono molti (gli agenti ammettono: «almeno 25 internati dovrebbero andare in una comunità di recupero»);
l'organico di polizia penitenziaria effettivamente in servizio si conferma fortemente carente;
dal punto di vista strutturale le condizioni del carcere continuano ad essere oltremodo fatiscenti, assolutamente inadeguate ad ospitare esseri umani;
un nuovo istituto penitenziario capace di ospitare 128 persone, ubicato a poche centinaia di metri, è ancora in fase di collaudo, nonostante la consegna fosse prevista per il 30 giugno 2010; «ma sarà impossibile renderlo funzionante con l'attuale numero di agenti di polizia penitenziaria», sottolineano gli stessi agenti;
nel quarto reparto (internati), nella cella n. 1, che a sua volta si compone di 3 piccole cellette senza finestra (i cosiddetti «cubicoli»), sono ristrette 6 persone;
A.G., residente a Castellammare di Stabia (Napoli) è all'interno della struttura da circa 6 mesi, lamenta di non aver mai usufruito di una licenza e di non aver ancora avuto la «relazione di sintesi»; A.G. ha quattro figli, il più piccolo dei quali è nato lo scorso 8 settembre («è venuta a Favignana mia moglie con il neonato, altrimenti non lo avrei nemmeno visto»);
S.C, residente a Nettuno (Roma) deve essere operato alla tiroide; racconta di essere stato per 9 mesi nel centro clinico del carcere di Messina, in cui il chirurgo gli avrebbe confermato la assoluta necessità e urgenza di procedere all'intervento; S.C. aggiunge: «il ministero, in un primo tempo, mi aveva detto che potevo andare ad operarmi al centro clinico di Pisa, dove ho già fatto esami ed analisi; io sto veramente male, perché non mi ci mandano?»;
G.R., proveniente da Marcianise (Caserta), all'interno della struttura da circa 17 mesi, lamenta di non aver mai potuto beneficiare di una licenza; lamenta, inoltre, un grave ritardo nell'assistenza sanitaria: «ho dei polipetti alla gola, per avere una visita di controllo ho dovuto attendere un anno»;

un'altra persona lamenta: «l'educatore non si vede mai, e il magistrato di sorveglianza è a Palermo!;
la cella n. 2 è chiusa per lavori di ristrutturazione;
nell'ottavo reparto, la cella n.1 ospita 4 internati; «fino a poco tempo fa qua dentro eravamo in 9», sottolineano gli internati; la cella si presenta in condizioni strutturali pessime; sui muri sono applicati fogli di giornale per evitare che l'intonaco cada sui letti; il tetto del bagno è in cemento-amianto; gli internati lamentano carenze nel rapporto con gli educatori: «qui non si vedono»; lamentano la carenza di lavoro e la scarsa retribuzione: «la retribuzione massima per i "fortunati" che lavorano è di 160 euro, a cui vanno sottratte le spese di mantenimento»;
R.A., proveniente da Napoli, afferma di aver terminato il 26 giugno 2010 l'anno di internamento che era stato disposto nei suoi confronti e lamenta il fatto che non gli sia stato notificato alcun provvedimento: «sarei dovuto rimanere solo un anno, ma sto qui da un anno e mezzo e non mi hanno mai notificato niente»;
G.D.M. afferma di non fare un colloquio con i familiari da 7 mesi; ha cinque figli che vivono a Salerno e vorrebbe essere trasferito in una casa di lavoro meno distante dalla sua famiglia; G.D.M lamenta gravi carenze nell'assistenza sanitaria: «ho seri problemi cardiaci e ho perso l'occhio sinistro a causa di un incidente stradale, chiedo assistenza da 4 mesi ma qui non mi curano e rischio di perdere anche l'altro occhio; ho un'invalidità dell'80 per cento non ce la faccio più a soffrire così»;
M.F., proveniente da Cosenza, racconta: «ho cominciato a fare uso di sostanze stupefacenti a 11 anni; ho finito la mia pena nel 2006, sono stato in ospedale psichiatrico giudiziario ad Aversa, lì sono stato legato varie volte, mi hanno anche picchiato...»; M.F. prosegue: «quando sono uscito non avevo dove andare, mio padre e mia madre sono morti, io dormivo sulla spiaggia e camminavo a piedi scalzi, stavo male dal punto di vista fisico e psicologico, sudavo a fiumi»; e aggiunge, iniziando a piangere: «mi sono venuti a prendere il 2 ottobre, mi hanno portato qui senza motivo, ma io ho già pagato i miei conti con la giustizia! Ora sto male, non dormo la notte, ho psicosi cronica e paranoia, sento chiasso in testa, non ce la faccio più»;
la cella n. 2 ospita 6 persone:
R.B., residente a Paternò (Catania), lamenta la mancata concessione di licenze: «se non chiudono le relazioni di sintesi per noi è un problema; inoltre, i magistrati di sorveglianza cambiano spesso: in 8 mesi ne ho visti 2; se ci fosse un magistrato di sorveglianza fisso sarebbe meglio». R.B. racconta di aver fatto domanda per andare alcuni giorni a raccogliere le olive nel terreno di suo padre, che è morto; «la mia famiglia è povera, da questa attività avrei potuto ricavare un po' di denaro per mantenerla»; il magistrato di sorveglianza - a detta di R.B, - non avrebbe acconsentito perché non era stata redatta la relazione di sintesi; in 7 mesi R.B. ha fatto un solo colloquio con la moglie e, aggiunge «devo ringraziare il mio compagno di cella, pure lui della provincia di Catania, che ha fatto portare mia moglie dalla sua famiglia, altrimenti non l'avrei potuta incontrare»;
i ristretti lamentano che il prezzo di molti articoli del sopravitto è superiore al prezzo di mercato: «i tovaglioli, ad esempio, qui costano 3 euro; se ci consentissero l'invio da parte dei nostri familiari avremmo un risparmio: perché costringere le persone che stanno qua ad acquistare, ad un prezzo più alto, prodotti che fuori costano meno?»;
lamentano anche l'inadeguatezza della struttura in cui sono ristretti: «qui siamo all'acqua e al vento»; tutte le celle si affacciano su un cortile-passeggio senza copertura e sono sprovviste di doccia; a detta degli internati, la direzione del carcere non permette l'ingresso di cappotti pesanti;

nella cella n. 3 sono presenti 5 internati; il bagno non ha il tetto («prima era in amianto», dicono) e come copertura sono state applicate le buste di plastica nere che si utilizzano per la spazzatura, che si prolungano fino a coprire il piccolo piano con il fornello, per evitare cadute di intonaco sullo stesso; anche nella parte bassa della porta d'ingresso della cella è applicata una busta nera («per evitare che entrino piccioni e topi», affermano gli internati); il rapporto con gli educatori è una delle maggiori criticità dell'istituto, a detta degli internati; anche loro lamentano il fatto di non poter indossare un cappotto e mostrano un giubbetto di cotone e la parte di sopra di una tuta: «questi sono i giubbotti più caldi che abbiamo!»; anche loro lamentano: «i prezzi del sopravitto sono più cari del prezzo di mercato, e rispetto al listino del carcere di Trapani abbiamo meno prodotti e a prezzi più cari»; a detta degli agenti di polizia penitenziaria, i prezzi all'interno del carcere sono in linea con i prezzi dell'isola di Favignana;
L.C., proveniente da Napoli, afferma che in data 10 maggio 2010 pesava 105 chilogrammi mentre in data 29 ottobre 2010 il suo peso corporeo era di 77 chilogrammi; L.C. si trova nella casa di lavoro di Favignana da 6 mesi e dovrà stare ancora un anno e mezzo. Dice di essere schizofrenico e fortemente depresso, e di essere stato in passato in un ospedale psichiatrico giudiziario; inoltre afferma di essere malato di diabete e aggiunge: «sto perdendo la gamba sinistra, da un mese e mezzo ho fatto la richiesta per una stampella»; già 6 mesi fa, al momento del suo ingresso nella struttura, ha fatto richiesta di essere trasferito in un istituto meno distante dalla famiglia: «vorrei andare a Sulmona, dove c'è un presidio medico»; la moglie è gravemente malata («ha un tumore», dice); L.C. lamenta il fatto di non aver potuto partecipare al matrimonio della figlia, lo scorso 13 settembre; «anche il magistrato di sorveglianza - afferma L.C. - ha statuito che non posso stare in qui»;
anche F.C., residente a Viterbo, ha chiesto di essere trasferito in una struttura meno distante dalla sua famiglia: «non vedo i figli da 16 mesi, vorrei andare a Sulmona o a Modena». F.C. ammette il suo passato burrascoso ma sottolinea (lo aveva fatto anche a ferragosto) di essere stato raggiunto dalla misura di sicurezza detentiva quando già il suo passato era una pagina chiusa: «prima ero una capa malata, ma poi mi ero rifatto una vita, lavoravo sulle autoambulanze della Croce Rossa Italiana»;
A.I.,sottolinea i problemi strutturali e la presenza di topi, sia in cucina (dove ha lavorato) sia in cortile («escono dai tombini, a volte entrano nelle celle»);
G.E., di aver ricevuto un rapporto disciplinare per essersi presentato con un giubbino, al rientro dopo alcuni giorni di licenza;
E.H., cittadino italiano d'origine croata, si trova ristretto a Favignana da un mese, dopo aver scontato la sua pena nel carcere milanese di Opera. A Milano ha la moglie e i figli (di 3,7 e 10 anni); «vorrei avvicinarmi alla mia famiglia - dice -, perché devo stare a 1500 km di distanza?»;
le celle dei reparti quarto e ottavo si affacciano direttamente su cortili-passeggio privi di pensiline o coperture; quando piove, lamentano gli internati, il vitto si bagna; anche i panni (indumenti, biancheria, asciugamani etc.) degli internati vengono stesi nel cortile, coperti da buste nere di plastica per la spazzatura: «quando piove dobbiamo rilavare i panni», lamentano gli internati;
alcuni denunciano di dover acquistare buste nere per la spazzatura da utilizzare per la raccolta differenziata (3 buste al giorno per cella): «se non le acquistiamo, ci fanno un rapporto»;
gli agenti - rispondendo ad una domanda della prima firmataria del presente atto - affermano che la ASL di riferimento fa visite all'istituto ogni sei mesi, rilasciando «regolari» documenti di

idoneità; nel reparto «isolamento», sono presenti 4 piccole celle, fredde e buie. Soltanto una ha il bagno separato, le altre tre hanno il wc alla turca a vista e il letto in ferro fissato al suolo;
«nudo a cella liscia» in isolamento, cioè completamente nudi e senza materasso, è il trattamento che viene minacciato e in alcuni casi riservato a chi dà in escandescenze, così avevano detto alcuni internati incontrati in precedenza;
nell'unica cella con bagno un cittadino cileno è ristretto da 5 giorni in isolamento giudiziario;
il passeggio del reparto «isolamento» è un rettangolo angusto di cemento con la grata a delimitare lo spazio superiore;
al reparto «osservazione» si accede, attraverso una porta, dal reparto «isolamento»: 11 celle che si affacciano su un corridoio lungo e stretto coperto da una pensilina; 5 celle sono vuote, 6 ospitano altrettanti internati; il reparto «osservazione» è un reparto ordinario della casa di lavoro, secondo quanto riferito dagli agenti che accompagnano la delegazione nella visita; tutte le celle sono prive di finestra; in molte celle il wc è a vista, con evidente lesione del diritto alla privacy;
nella cella n. 1 è ristretto un internato di Palermo; nella cella n. 2 è ristretto un internato di Milano in regime di sorveglianza particolare (ex articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario), proveniente dalla casa di lavoro di Castelfranco Emilia, in questa cella il wc è a vista;
nella cella n. 3 è ospitato un internato che lamenta: «non vedo l'assistente sociale da 10 mesi»;
anche in questa cella il wc è a vista;
nella cella n. 5 è ristretto un internato di nome R.I. che non riesce a spiegarsi il motivo della sua permanenza nella casa lavoro e dice: «sono uscito da carcere di Ancona nel 2006 e mi sono rifatto una vita in Spagna: mia moglie e mia figlia sono spagnole, e io in Spagna lavoravo ma adesso ho perso il lavoro!; se non vivo più in Italia ormai da anni, come faccio ad essere pericoloso?»; R.I. non vede la figlia da 8 mesi; in questa cella il wc è a vista; l'internato racconta che il suo avvocato spagnolo, non essendo al corrente del fatto che in Italia una persona possa essere carcerata anche senza una condanna da dover scontare, avendo appreso che il suo cliente era stato assegnato ad una casa di lavoro, gli ha detto: «le hanno dato una casa ed un lavoro, di cosa vi lamentate?»;
nella cella n. 8 è ristretto un internato che dice di trovarsi nella casa di lavoro di Favignana da 3 anni; anche in questa cella il wc è a vista;
l'interrogante conferma tutte le domande contenute nel precedente atto di sindacato ispettivo, auspicando quelle risposte che non possono più attendere per chi abbia a cuore la salvaguardia dei diritti umani garantiti dalla nostra Costituzione -:
se abbia intenzione di verificare la messa in atto di atteggiamenti punitivi da parte della direzione nei confronti dei detenuti e internati che hanno interloquito con la presentatrice del presente atto nel corso della precedente visita di sindacato ispettivo;
cosa intenda fare per garantire la pienezza della prerogativa di sindacato dei deputati prevista dall'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975);
quali siano i motivi della mancata apertura del nuovo istituto già prevista al 30 giugno 2010 in base a quale elementi si confermi costantemente l'agibilità dell'istituto visto quanto riportato in premessa.
(4-09781)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcune notizie pubblicate sulla cronaca locale, risulta che l'ANAS abbia indetto la gara d'appalto per installare sul raccordo Perugia-Bettolle barriere di rilevazione telematica per procedere al pagamento del pedaggio;
la regione Umbria, unitamente a tutte le altre in sede di Conferenza Stato-regioni, si è opposta all'introduzione dei pedaggi sulle superstrade;
il 20 settembre scorso la Giunta regionale ha presentato un ricorso alla Corte costituzionale, reclamando la competenza su una materia concorrente che impone al Governo di ascoltare le regioni;
il pedaggio sul raccordo Perugia-Bettolle verrebbe introdotto senza apportare alcuna miglioria alla viabilità a vantaggio degli utenti -:
se non ritenga necessario tener conto del parere della regione Umbria e bloccare nel frattempo l'installazione di barriere di rilevazione per il pedaggio sul raccordo Perugia-Bettolle.
(5-03897)

TESTO AGGIORNATO AL 31 GENNAIO 2011

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

ANGELA NAPOLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 15 dicembre 2008, con decreto del Presidente della Repubblica, è stato sciolto il consiglio comunale di Rosarno (RC) a causa della «sussistenza di forme di ingerenza della criminalità organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi»;
nel decreto di scioglimento veniva puntualmente riferito che «le ingerenze della criminalità organizzata espongono l'Amministrazione comunale a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione comunale di Rosarno»;
durante il periodo di commissariamento straordinario la città di Rosarno è assurta alle cronache nazionali per le note vicende che hanno investito gli immigrati clandestini presenti su quel territorio, ma anche per la presenza delle potenti cosche della 'ndrangheta, Bellocco e Pesce, le quali hanno ormai esteso la loro pervasività anche in altre regioni d'Italia;
è dei giorni scorsi l'operazione «All'inside 2» che ha evidenziato la collusione tra la 'ndrangheta di Rosarno, la politica e pezzi importanti dello Stato;
per il 28 e 29 novembre 2010 è stata indetta la tornata elettorale per il rinnovo delle elezioni amministrative di Rosarno;
sul sito «Malitalia», nella giornata di ieri 25 novembre 2010, è stato pubblicato l'articolo «A Rosarno: un voto in odor di mafia?» redatto da Angela Corica;
nel citato articolo vengono evidenziate le presenze in alcune liste elettorali di candidati facenti parte dell'amministrazione sciolta per mafia o di loro stetti parenti o di altri collusi o imparentati con uomini delle locali cosche delle 'ndrangheta;
le citate presenze, lo scioglimento del consiglio comunale nel dicembre 2008, e la recente operazione «All'inside 2», stanno creando grosse preoccupazioni in quella città;
durante la predisposizione delle liste, secondo quanto riferito da alcuni quotidiani regionali, un noto esponente politico della provincia di Reggio Calabria si sarebbe scagliato contro i magistrati e la prefettura definendoli «stupratori della democrazia» -:
se non ritenga necessario ed urgente definire le iniziative utili a garantire gli

adeguati controlli affinché venga impedito l'inquinamento del voto da parte degli uomini della locale 'ndrangheta.
(3-01351)

Interrogazioni a risposta scritta:

FIANO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 23 novembre 2010, nell'asilo di via Orlando a Milano ignoti sono penetrati rompendo lo scaldabagno e lasciandolo poi divelto sul marciapiede di fronte all'entrata;
gli stessi vandali hanno rotto le tubature dell'acqua e rovesciato tutti i contenitori dei vestiti dei bambini nella vasca da bagno e sui pavimenti già allagati;
in conseguenza di quanto sopra, l'accesso delle educatrici e dei bambini si è reso ovviamente impraticabile;
il settore lavori pubblici e infrastrutture del comune di Milano era stato a suo tempo avvisato per precedenti e analoghi episodi di vandalismo e già era stata posta in essere, da consiglieri comunali del gruppo del Partito democratico, la richiesta dell'installazione di un sistema di allarme anti-intrusione collegato a telecamere quale deterrente per nuovi episodi di vandalismo e per permettere eventuale identificazione dei colpevoli;
nessun di tali provvedimenti era stato posto in essere dall'amministrazione del comune di Milano -:
se siano state adottate, dalla questura e dalla prefettura di Milano, misure idonee per fronteggiare tali episodi di vandalismo già denunciati;
se siano state avviate indagini in relazione all'episodio di cui in premessa.
(4-09761)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
domenica 28 novembre 2010, il sito www.radicali.it, riportava la dichiarazione di Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni, e di Giuseppe Rossodivita, consigliere regionale della lista Bonino-Pannella e segretario del comitato radicale per la giustizia Piero Calamandrei, riguardante le inquietanti ripetute minacce di cui è vittima l'avvocato Filomena Gallo, vicesegretaria dell'associazione Luca Coscioni;
Cappato e Rossodivita, nella dichiarazione, si soffermano, in particolare, sull'ultimo episodio, verificatosi domenica 28 novembre: «Si è realizzata stamane a Salerno l'ennesima azione di grave minaccia contro il Vicesegretario dell'Associazione radicale Luca Coscioni presso il suo domicilio. Come da lei stessa denunciato alle forze dell'ordine, un martello avvolto in fogli di giornale è stato depositato davanti alla porta del suo appartamento, all'interno dello stabile dove Filomena Gallo risiede, in pieno giorno in una delle vie più centrali e di passaggio della città. L'episodio è solo l'ultimo di una lunghissima serie di azioni, nell'ambito di una vera e propria opera di persecuzione - per telefono, per citofono, con recapito di oggetti come chiodi e altri - che una o più persone indisturbate da oltre un anno realizzano ai danni dell'avvocato Gallo presso il suo domicilio. Si tratta di una o più persone che hanno spesso fatto riferimento verbale, in occasione di telefonate e citofonate anonime, all'attività politica di Filomena Gallo, notoriamente esposta sul fronte delle iniziative per la libertà di ricerca scientifica e di cura. In particolare. Filomena Gallo è stata animatrice dei Comitati referendari per l'abolizione della legge 40 e coordinatrice dei ricorsi giudiziari che hanno portato la Corte costituzionale a statuire l'illegittimità costituzionale di parte della legge stessa»;
concreta appare la gravità delle minacce, la prossimità fisica che i criminali

riescono indisturbati a realizzare, le informazioni precise delle quali dispongono sui suoi spostamenti, il numero e la costanza degli episodi e delle rispettive denunce presentate alle forze dell'ordine da parte della vicesegretaria dell'associazione Luca Coscioni -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
cosa intenda fare nell'immediato per assumere finalmente tutte le misure necessarie per mettere le forze dell'ordine nelle condizioni di assicurare alla giustizia i responsabili di queste azioni, nonché per garantire l'incolumità fisica dell'avvocato Filomena Gallo.
(4-09769)

MIGLIORI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 2009 la Corte dei conti e la procura della Repubblica di Montepulciano hanno avviato degli accertamenti nei confronti del comune di Piancastagnaio (Siena) per presunte irregolarità nella gestione di bilancio;
tale indagine ha determinato l'invio di diversi avvisi di garanzia nei confronti del sindaco Fabrizio Agnorelli e di alcuni funzionari comunali con ipotesi di reato di abuso di ufficio, ai sensi degli articoli 110 e 323 del codice penale;
le opposizioni, in consiglio comunale e a mezzo stampa, hanno più volte espresso perplessità e critiche per la disinvolta gestione del bilancio e per l'uso dei debiti in fuori bilancio, che ha pertanto causato un grave disavanzo nella gestione delle finanze comunali, che hanno visto negli ultimi cinque anni un progressivo deterioramento, particolarmente aggravatosi negli ultimi due;
l'attuale situazione pregiudica il dovuto e corretto funzionamento dell'amministrazione comunale, distraendo l'attenzione dalle difficoltà economiche e sociali del territorio -:
se non ritenga opportuno accertare, anche per il tramite dei SIFIP, la situazione riportata in premessa;
se sussistano i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale di Piancastagnaio, alla luce di quanto rappresentato in premessa.
(4-09777)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

PEDOTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni note vicende hanno dimostrano come i test per l'accesso ai corsi di laurea siano stati spesso caratterizzati da irregolarità tanto da produrre più inchieste giudiziarie, generando aspre polemiche, forti dubbi ed una diffusa insoddisfazione negli studenti che accusano le istituzioni di scoraggiare chi vuole emergere per meriti personali e di non promuovere lo studio e la cultura nel nostro Paese;
il Governo di centrosinistra, al termine della XV legislatura, ha approvato il decreto legislativo 14 gennaio 2008, n. 21, volto a realizzare, a beneficio degli studenti, percorsi di orientamento ai corsi universitari e a prevedere che i risultati ottenuti nella scuola secondaria abbiano un valore aggiunto per accedere ai corsi a numero chiuso, puntando ad introdurre il principio del giusto merito per l'accesso alle università e ad aiutare i giovani a compiere una scelta consapevole, che gli permetta un'affermazione nel mondo del lavoro;
il criterio meritocratico per l'accesso all'università introdotto dal suddetto decreto siglato dall'allora Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è stato disatteso dall'azione politica dell'attuale Governo;
ulteriori dubbi e grande insoddisfazione suscita la recente notizia apparsa il

20 novembre 2010 in più organi di stampa del nipote del boss di una delle cosche di 'ndrangheta calabrese che, iscritto alla facoltà di architettura dell'università Mediterranea di Reggio Calabria, riesce a sostenere in meno di quarantacinque giorni ben nove esami;
la procura di Reggio Calabria, in seguito a diverse intercettazioni registrate tra il giovane studente e il responsabile della segreteria studenti di architettura, nelle quali si fa riferimento a raccomandazioni e interventi su diversi professori e ai regali da inviare, sta già indagando nel merito;
in relazione alle suddette indagini il rettore dell'università Mediterranea di Reggio Calabria ha disposto la convocazione del senato accademico straordinario in cui costituire una commissione d'inchiesta interna di ateneo, per accertare i fatti denunciati e valutare l'adozione di provvedimenti di autotutela nei confronti degli inquisiti. Ciò a garanzia delle migliaia e migliaia di studenti onesti e centinaia di docenti e funzionari che ogni giorno adempiono con onore e straordinario impegno al loro dovere;
tutti i giovani studenti hanno il diritto di crescere e formarsi nel rispetto della legalità -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno per quanto di competenza acquisire elementi in relazione a quanto accaduto nella facoltà di architettura presso l'università Mediterranea di Reggio Calabria, al fine di garantire e tutelare gli studenti più meritevoli e dare loro la possibilità di avviare il proprio percorso formativo nel rispetto delle proprie conoscenze e delle loro reali competenze.
(5-03900)

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel constatare la gravissima situazione in cui versano gli atenei italiani, risulta indispensabile ribadire una sostanziale critica al Governo, in merito al massiccio ridimensionamento del Fondo per il finanziamento ordinario alle università italiane. Ridimensionamento che si ripercuote sia sulla qualità del sistema universitario, già messo a dura prova da riforme fallimentari, sia sul bilancio economico degli studenti e delle proprie famiglie, consacrando un sistema che, di fatto, comprime il diritto all'elevazione culturale, riservandolo, in esclusiva, come diritto «privilegiato» alle classi più abbienti. Non di meno è il criterio di applicazione dei tagli, criterio posto in essere in maniera «orizzontale», senza tener conto dei comportamenti virtuosi o dei demeriti degli atenei italiani, in un sistema universitario che comunque è, in media, se confrontato con la media OCSE e con i più importanti Paesi europei, sottofinanziato (in relazione al numero di studenti);
al contrario di quanto affermato dal Ministro interrogato i tagli al sistema universitario ed il medesimo disegno sono stati decisi senza consultare alcuno degli organismi democraticamente eletti e rappresentativi del mondo universitario (quali il Consiglio universitario nazionale (CUN), Rete 29 Aprile, CNRU, ADI). Quando questi organismi, rappresentazione diretta e democratica di tutte le parti interessate e non solo dei «baroni» dell'università, si sono espressi, lo hanno fatto in maniera volontaria attraverso documenti di condanna sia nei confronti della proposta di riforma sia nei confronti dei tagli economici a un sistema già caratterizzato da un sottofinanziamento di notevole entità. Appelli che tutt'ora rimangono inascoltati;
negli scorsi mesi, numerose proteste spontanee sono nate negli atenei di tutta Italia ad opera, attenzione, non già dei cosiddetti «baroni» universitari ma, delle componenti più fragili del complesso quali studenti, ricercatori e precari della ricerca. Tutte persone che, non fosse altro per l'età, non possono essere responsabili dei problemi del sistema universitario;

persone che hanno a cuore un'istituzione efficiente, un'istituzione caratterizzata da una ricerca vera e una didattica universitaria di qualità, la quale si discosta molto da quanto proposto dal Governo come l'antidoto ai problemi dell'università. Anzi, si dispone una centralizzazione del potere decisionale che, insieme ai tagli finanziari previsti, porterà a un impoverimento del sistema di formazione a danno soprattutto degli studenti e delle loro famiglie;
è stato ed è offensivo per i ricercatori e per gli studenti sentir definire queste proteste sempre e comunque come «vecchi slogan». A testimonianza di quanto asserito fin qui c'è lo smisurato dissenso che hanno manifestato le parti sociali. Solo a titolo informativo si riporta uno stralcio del Corriere della Sera del 16 novembre scorso «Circa 5.000 persone secondo la Cgil (2.500 secondo la questura) hanno preso parte al corteo, tra loro, studenti, ricercatori e docenti dell'Università. In testa al corteo un cartello trafitto da un grande coltello con la scritta "Patto sociale, profitto per i padroni, sfruttamento e repressione per tutti gli altri". Singolari proteste sono state messe in campo all'interno della manifestazione dai ricercatori di biologia e fisica che indossavano camici bianchi con la scritta "Università pubblica, condizioni gravissime" e i lettori di lingua dell'Università che hanno esposto cartelli con la scritta "Più democrazia, più università in 25 lingue". Nel proporre un tale disegno di legge non si può non tenere conto di tutti i dissensi manifestati dai ricercatori, dagli studenti e da tutte la parti direttamente coinvolte; sarebbe come comprimere il diritto cardine su cui si basa una vera democrazia, lo stesso diritto che circa sessant'anni addietro, i padri costituenti della nostra repubblica formalizzavano in queste poche parole: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento" -:
se e quando si intenda aprire un dialogo con le parti interessate quali: il consiglio universitario nazionale CUN, Rete 29 Aprile, CNRU, ADI;
se e quali iniziative si intendano assumere al fine di garantire una stabilità ai ricercatori precari;
quale sia l'orientamento del Ministro con riferimento alle richieste dei ricercatori in merito all'assenza di una programmazione e di una definizione di percorsi di carriera precisi;
se e quali controlli si intendano effettuare e con quali modalità affinché gli obiettivi prefissati dalla riforma vengono raggiunti anche con riferimento al rischio concreto di insostenibili aumenti delle tasse universitarie che porranno in essere gli atenei;
se e come intenda rispondere alle proteste e alle mobilitazioni che dilagano su tutto il territorio nazionale.
(4-09776)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i dati sulle morti bianche in Italia continuano ad essere sconfortanti. Al 13 novembre 2010 dall'inizio dell'anno ci sono stati 528 morti per infortuni sui luoghi di lavoro contro i 498 dello stesso periodo del 2009. L'aumento delle vittime è del 5,7 per cento;
la Meleam srl è una società con sede in Puglia, specializzata in servizi per la sicurezza nei luoghi di lavoro e la certificazione aziendale;
la Meleam srl si è distinta per aver lanciato voci quali l'acquisto di squadre calcistiche come il Bologna, il Bari Calcio, il Gallipoli, la Leonessa Altamura e persino la Juve. Iniziative mai terminate a buon fine, ma che hanno trovato spazio su importanti quotidiani nazionali;

il 3 marzo 2008 presso lo stabilimento della Truck Center di Molfetta, società che si occupa del lavaggio di autoveicoli, si è verificato un incidente in cui sono morte intossicate 5 persone mentre stavano manutenendo un'autocisterna per il trasporto di zolfo in polvere;
la procura di Trani accertò che fu proprio la Meleam a rilasciare alla Truck Center le certificazioni previste dall'ex legge n. 626 del 1994, per questo sequestrò tutti i fascicoli e la documentazione digitale all'azienda. Secondo il pubblico ministero Giuseppe Maralfa, la Meleam «avrebbe certificato superficialmente la sicurezza della Truck Center»;
qualche giorno dopo, il 6 marzo, nell'ambito delle audizioni svolte presso la prefettura di Bari da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, in merito al fatto succitato emerse che «...dalle indagini del NIL sta venendo fuori che non era stato adeguatamente valutato neanche il rischio chimico dalla società Meleam di Bitonto, che la Truck Center, la ditta di cui stiamo parlando, aveva incaricato per effettuare la verifica sotto il profilo della sicurezza e quant'altro necessario a tal fine»;
la sentenza di primo grado del processo Truck Center, emessa il 26 ottobre 2009 ha condannato la Meleam Puglia srl e le altre società coinvolte nel caso al risarcimento dei danni a favore delle parti e la Truck Center alla sanzione amministrativa di 400 mila euro;
le motivazioni, costituite da ben trecentocinquantadue pagine, precisano che «ognuno dei soggetti avrebbe potuto e dovuto evitare di innescare o almeno avrebbe potuto e dovuto neutralizzare la drammatica, prevedibile, sequenza causale, scatenata a monte da una inquietante trascuratezza e tracimata a valle in una scriteriata gestione di una situazione altamente pericolosa. (...) Se vi fosse stata l'ordinaria premura per l'incolumità fisica dei soggetti rimasti prevedibilmente incastrati nelle maglie del pericolo, se vi fosse stata la dovuta attenzione nel prevenire i riverberi esiziali di determinati comportamenti e se vi fosse stata l'occorrente cura nell'applicazione di regole scritte specifiche, oltre che di misure prudenziali comuni, il 3 marzo del 2008 non sarebbe accaduto nulla di grave presso l'impianto della Truck Center»
la Meleam è sotto indagine da parte della procura anche per presunte irregolarità nella gestione dei corsi di formazione e di visite mediche. L'inchiesta «è partita da una vicenda che ha riguardato una società di Alberobello per la quale, per ora, risultano indagate tre persone, tra cui l'ex amministratore della Meleam» (Gazzetta di Bari del 9 novembre 2010);
in particolare, le indagini sarebbero volte a far luce sull'effettivo svolgimento di corsi per responsabile di sicurezza prevenzione e protezione, di rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, di addetto antincendio o primo soccorso;
si sta facendo luce anche sulla corretta esecuzione delle visite mediche periodiche, che per legge, «devono essere eseguite dal medico responsabile indicato dalla singola azienda quale incaricato della sorveglianza sanitaria. (...) L'azienda, da quanto è emerso, si sarebbe avvalsa della consulenza di due medici per l'esecuzione di tali visite. Uno di questi professionisti, che non ha più rapporti con la Meleam, è stato rinviato a giudizio in un altro procedimento per presunti episodi di falso: l'accusa, in questo caso, è aver apposto timbri su certificazioni in maniera non regolare» (Gazzetta di Bari del 9 novembre 2010) -:
se il Ministro sia conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per rafforzare i controlli su aziende come la Meleam autorizzate al rilascio di certificazioni di qualità per la sicurezza sul lavoro.
(5-03898)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione del 25 novembre 2010 riferiva, in un ampio articolo della giornalista Roberta Pumpo, l'incredibile vicenda di cui è rimasto vittima il signor Mauro Di Marzio, malato dal 1985 di sclerosi multipla a placche; dal 1988 il signor Di Marzio è costretto sulla sedia a rotelle e dal 1989 gli è stata riconosciuta l'invalidità al 100 per cento e una pensione di accompagnamento di 750 euro, sufficiente appena per pagare l'affitto e le prestazioni di una badante; «una mattina», si legge nella cronaca de Il Messaggero, «arrivò una lettera dell'INPS: sembrava un opuscolo informativo, e finì nel cestino. Invece conteneva una convocazione. L'INPS stava rivedendo tutte le posizioni in qualche modo sospette, e Mauro era finito nella lista. Con la sua sedia a rotelle non ci andò mai, non immaginandolo proprio che cercassero proprio lui. Fino a che, ad agosto scorso, la misera pensione non è arrivata più»; alla figlia del signor Di Marzio, che si è rivolta all'INPS per avere spiegazioni, è stato detto: «Prima di sei-sette mesi se va tutto bene è impossibile che la situazione si possa risolvere»;
da allora il signor Di Marzio è privo di pensione, non è in condizione di pagare l'affitto, rischia lo sfratto; ha dovuto rinunciare anche alle prestazioni della badante;
all'INPS, secondo la cronaca fornita da Il Messaggero, «parlano di documenti che devono partire e devono arrivare. Abbiamo bisogno che dalla ASL mandino la documentazione sanitaria alla nostra commissione medica, che deve emettere parere favorevole...Entro Natale non è escluso che tutto torni come prima...»;
ci si chiede come sia possibile che, nell'era dell'informatica, siano ancora necessari sei-sette mesi per porre rimedio a una situazione che, con tutta evidenza, è frutto di una disattenzione, e che comunque dovrebbe risultare chiara, dal momento che il signor Di Marzio, già titolare di una pensione, evidentemente ha dovuto produrre a suo tempo una documentazione attestante la sua invalidità documentazione che dovrebbe essere nella disponibilità dell'INPS -:
se non si ritenga di assumere ogni iniziativa di competenza per superare quelli che sono, in tutta evidenza, intoppi burocratici che impediscono di risolvere la questione in tempi ragionevoli.
(4-09766)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il fatturato del falso nel settore alimentare presso gli Stati esteri produce, attraverso l'uso di immagini, parole simili, luoghi e territori che richiamano quelli italiani, un business di un valore superiore ai 60 miliardi di euro;
in Italia il falso made in Italy viene immesso sul mercato spacciando, per prodotti della filiera italiana prodotti e materie prime importate sfruttando la mancanza dell'obbligo di indicare, sull'etichetta, l'origine;
sotto il profilo economico, ma anche sotto quello della sicurezza alimentare, i nostri prodotti vengono pesantemente penalizzati, in quanto si vedono sottrarre continuamente spazio sui mercati da prodotti che imitano i marchi, i nomi e quant'altro si presti a creare convinzione

sufficiente a far credere che il prodotto acquistato è di origine italiana e dotato di una qualità unica;
si ingigantisce la sofferenza di commercializzare prodotti locali unici per tradizioni, metodi e territori di coltivazione, perché i prodotti non italiani, ma spacciati per tali, non aggravati dai costi necessari a renderli appetibili, vengono immessi sui mercati, in particolare quelli esteri, con prezzi notevolmente più economici e a discapito della qualità; la qual cosa crea anche una derivata ulteriore sofferenza nella commercializzazione di prodotti italiani genuini, dovuta alla delusione che si ripercuote, per associazione, anche sull'acquisto mancato di prodotti nostrani da parte di clientela estera;
ad oggi, per rendere obbligatoria, sull'etichetta, l'indicazione del luogo d'origine o di provenienza, in assenza di denominazione di origine o di indicazione geografica, come stabilito dalla direttiva 2000/13/CE e dal decreto legislativo n. 109 del 1992, occorre che la mancanza dell'indicazione possa creare una evidente certezza di errore nel consumatore, inducendolo a comprare merci o prodotti con qualità diverse da quelli che voleva acquistare;
come specificato dal disegno di legge sulla competitività del sistema agro-alimentare, e come già previsto da risoluzione della Commissione europea, è importante rendere obbligatoria l'indicazione dei luoghi in cui sono stati prodotti non solo il prodotto, ma soprattutto la materia prima, al fine di tutelare l'esigenza di chi voglia ricevere dettagli e informazioni maggiori sul luogo di origine di ciò che viene messo in commercio e acquistato al fine di comprare prodotti genuini e di provabile qualità -:
se il Governo intenda mettere in atto iniziative idonee a tutelare efficacemente i prodotti di origine italiana, rendendo obbligatoria sull'etichetta l'indicazione del luogo di origine o di provenienza, cosi da assicurare una perfetta informazione agli acquirenti e ai consumatori e rimettere in marcia un settore italiano, l'agro-alimentare, di grandi e conosciute qualità.
(4-09757)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della politica agricola comunitaria, la Commissione europea finanzia fin dal 1987 la distribuzione di prodotti alimentari destinati alla popolazione indigente che si trova sul territorio nazionale;
in Italia esso è applicato dall'organismo pagatore agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), per il tramite delle organizzazioni caritative formalmente riconosciute ed iscritte al relativo albo istituito presso l'AGEA, con delibera del consiglio di amministrazione n. 164 del 12 maggio 2006. L'elenco delle organizzazioni caritative riconosciute è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 145 del 15 dicembre 2007 - parte II. L'accesso di nuove organizzazioni caritative è consentito nel rispetto della procedura stabilita nella richiamata delibera del consiglio di amministrazione n. 164;
da un comunicato stampa dell'AGEA del 20 ottobre si apprende che:
a) «Attualmente sono in fase di distribuzione, sotto l'egida di Agea, oltre 60 mila tonnellate di alimenti e 22,7 milioni di litri di latte, che rappresentano la tranche finale del quantitativo di aiuti assegnati all'Italia per il 2010»;
b) il numero totale degli indigenti assistiti è di 2.733.736;
c) gli enti caritativi riconosciuti iscritti all'Albo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale sono: Croce Rossa Italiana; Caritas Italiana; fondazione Banco alimentare dell'Emilia Romagna, delle Marche; associazione Banco alimentare del Piemonte, della Toscana, dell'Abruzzo, della Calabria;

Banco Alimentare della Liguria, della Lombardia, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, dell'Umbria, del Lazio, della Sardegna, della Puglia, della Sicilia, della Campania; Associazione amici banco alimentare Palermo, Associazione banco alimentare Roma, Associazione «Sempre insieme per la Pace»; Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale di Solarino (SR); Ente diocesano assistenza di Matera, di Tursi Lagonegro (PZ); Opera diocesana assistenza di Campobasso, di Trivento (CP), di Lanusei (NU); comunità di Sant'Egidio;
d) i prodotti vengono distribuiti alle organizzazioni caritative tenendo conto delle attività svolte (numero indigenti, giorni di distribuzione) e delle richieste inserite nella domanda annuale. Viene, in pratica, coinvolta una diffusa rete distributiva, che poggia complessivamente su circa 250 enti caritativi capofila di ambito regionale e provinciale e oltre 15.000 strutture distributive su tutto il territorio nazionale, la quale consente un flusso di prodotti che raggiunge in modo capillare anche le località più periferiche;
e) il sistema di aiuti agli indigenti attuato in Italia è stato assoggettato negli ultimi 5 anni a 2 verifiche ispettive da parte dei servizi della Commissione europea, comprensive di controlli in loco, entrambe conclusesi senza alcun rilievo -:
se disponga dei dati individuali dei 2.733.736 indigenti ovvero se tale cifra sia desunta dalle autodichiarazioni delle organizzazioni caritative;
se per avere diritto all'aiuto vi sono annunci pubblici e meccanismi di selezione o la situazione di «indigente» derivi da una dichiarazione delle organizzazioni caritative;
se disponga dell'elenco dei «circa 250 enti caritativi capofila di ambito regionale e provinciale» e delle «oltre 15.000 strutture distributive su tutto il territorio nazionale» ovvero se tale cifra desunta dalle autodichiarazioni delle organizzazioni caritative e se tale elenco sia pubblico e consultabile;
se tra le 15.000 strutture distributive vi siano enti che gestiscono direttamente o tramite enti, o società associate, ospedali, mense, scuole, case di ferie, o altre strutture simili;
se le organizzazioni caritative ricevano denaro per la distribuzione dei viveri e/o del relativo stoccaggio.
(4-09767)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DONADI, MONAI, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 53 del 2000, al suo articolo 7 (anticipazione del trattamento di fine rapporto), come integrato dal decreto legislativo n. 151 del 2001, prevede che:
oltre che nelle ipotesi di cui all'articolo 2120, ottavo comma, del codice civile, il trattamento di fine rapporto può essere anticipato ai fini delle spese da sostenere durante i periodi di fruizione dei congedi di cui all'articolo 7, comma 1, della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, come sostituito dall'articolo 3, comma 2, della presente legge, e di cui agli articoli 5 e 6 della presente legge. L'anticipazione è corrisposta unitamente alla retribuzione relativa al mese che precede la data di inizio del congedo. Le medesime disposizioni si applicano anche alle domande di anticipazione per indennità equipollenti al trattamento di fine rapporto, comunque denominate, spettanti a lavoratori dipendenti di datori di lavoro pubblici e privati;
gli statuti delle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, e successive modificazioni, possono prevedere la possibilità di conseguire, ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del citato decreto legislativo

n. 124 del 1993, un'anticipazione delle prestazioni per le spese da sostenere durante i periodi di fruizione dei congedi di cui agli articoli 5 e 6 della presente legge;
con decreto del Ministro per la funzione pubblica, di concerto con i Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, del lavoro e della previdenza sociale e per la solidarietà sociale, sono definiti i requisiti, i criteri e le modalità applicative delle disposizioni del comma 1 in riferimento ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni;
non risulta agli interroganti che fino ad oggi, a parte un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 dicembre 1999 ed una conseguente circolare dell'INPDAP, la n. 29 dell'8 giugno 2000, nulla sia stato predisposto per dare attuazione a tali disposizioni;
di fatto sono stati penalizzati i pubblici dipendenti rispetto ai lavoratori del settore privato in materia di anticipazione del trattamento di fine rapporto -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per porre fine a tale discriminazione.
(4-09768)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa risulta che, su disposizione della procura di Aosta, il Corpo forestale valdostano ha sequestrato il bacino di contenimento della vasca di sodatura ossidante della Cogne Acciai Speciali di Aosta, dove in passato avveniva un pretrattamento di decapaggio. Tale impianto è fuori servizio dal 2006 a seguito dell'entrata in funzione di nuovi impianti;
il provvedimento è stato adottato nell'ambito di un'inchiesta sull'inquinamento della falda acquifera nelle zone limitrofe allo stabilimento siderurgico; i sigilli all'impianto sono stati messi la settimana scorsa -:
quali iniziative di competenza intenda adottare in merito all'inquinamento della falda e per la salvaguardia della salute e la tutela dell'ambiente.
(4-09762)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Giornale dell'Umbria, nella sua edizione del 26 novembre 2010, pubblicava un articolo del giornalista Christian Cinti, dal significativo titolo: «Quel pasticciaccio dell'acqua all'arsenico»;
nel citato articolo si riferisce che la Commissione europea «ha quasi chiuso i rubinetti di 128 comuni italiani, tre dei quali in provincia di Terni: Orvieto, Castel Giorgio e Castel Viscardo, rifiutando al governo italiano una terza deroga per quanto riguarda la presenza di arsenico nelle tubature»;
l'arsenico viene definito come «semimetallo» ed è potenzialmente tossico; composti contenenti arsenico sono cancerogeni e in particolare, sono implicati nel carcinoma della vescica, nel carcinoma mammario e in alcune neoplasie dell'apparato tegumentario;
la Commissione europea ha stabilito di poter concedere deroghe temporanee, ossia sforamenti autorizzati, «per valori di arsenico unicamente fino a 20 microgrammi al litro, mentre valori di 34, 40 o 50 microgrammi al litro determinerebbero rischi sanitari superiori, in particolare talune forme di cancro»;
la ASL, così come prevede la legge, fa eseguire all'ARPA controlli di verifica sul

l'acqua potabile, «ma i risultati di tutti questi monitoraggi non sono consultabili su nessun sito Internet»;
interpellati, gli operatori delle varie strutture si limiterebbero a fornire rassicurazioni sul fatto che «non c'è pericolo», ma chi volesse vedere, nero su bianco, quanti microgrammi di arsenico ci sono nell'acqua del rubinetto, si trova di fronte a notevoli resistenze -:
quali siano i risultati dei monitoraggi eseguiti sull'acqua potabile dei comuni di Orvieto, Castel Giorgio e Castel Viscardo;
quale sia il motivo per cui questi risultati non sono resi accessibili e pubblicati in nessun sito internet; se sia vero quanto riferisce Il Giornale dell'Umbria che a chi chiede delucidazioni circa la quantità di arsenico nell'acqua potabile, ci si limita a rassicurare che «non c'è pericolo», ma non vengono forniti dati ufficiali;
in caso affermativo, a cosa se debba un simile comportamento;
quali iniziative si intendano adottare, promuovere e sollecitare perché possa cessare una simile pratica.
(4-09764)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
la legge 25 febbraio 1992, n. 215, prevedeva contributi in favore dell'imprenditoria femminile;
tale misura ha riscontrato un non modesto successo, specie al sud dove sono state numerose le iniziative imprenditoriali, vecchie e nuove, che si sono avvalse o intendevano avvalersi di tali contributi;
a distanza di parecchi anni, dall'effettiva realizzazione degli investimenti previsti, e nonostante sia terminata la fase di rendicontazione e collaudo, numerose imprese pur risultando beneficiarie dei contributi non avrebbero ancora ricevuto l'erogazione della seconda quota del contributo ovvero non avrebbero ancora ricevuto la terza ed ultima quota del contributo;
i ritardi nell'erogazione dei contributi sarebbero attribuibili ad una scarsità di risorse umane del Ministero dello sviluppo economico, destinate alla verifica della documentazione finale trasmessa dai titolari dell'agevolazione;
inoltre, attualmente il capitolo di bilancio a ciò destinato risulterebbe incapiente, rispetto alle risorse spettanti a quanti, ammessi al finanziamento, hanno già completato l'investimento, ed inviato la documentazione finale;
i fondi destinati alla legge n. 215 del 1992 sarebbero già, almeno in parte, soggetti a perenzione amministrativa, rendendo impossibile l'erogazione dei contributi già assegnati -:
se quanto su esposto corrisponda al vero;
se non intenda attribuire risorse umane straordinarie all'ufficio imprenditoria femminile presso il proprio Ministero al fine di portare a conclusione tutte le pratiche ancora pendenti relative alla agevolazioni previste dalla legge n. 215 del 1992;
quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare a tutti i titolari di agevolazioni ai sensi della legge n. 215 del 1992 l'erogazione di tutti i contributi di cui risultano beneficiari.
(2-00897) «Antonino Russo».

Interrogazione a risposta scritta:

SIRAGUSA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Tributi Italia s.p.a. nasce nel novembre del 2008 dalla fusione di San Giorgio

s.p.a., Gestor s.p.a., IPE srl e da altre piccole società del settore;
la società di cui sopra, dopo meno di due anni ha chiuso tutte le agenzie presenti sul territorio nazionale e ha messo in cassa integrazione tutti i suoi dipendenti che, oltretutto, da ottobre 2009 sono senza stipendio;
l'attività principale di Tributi Italia s.p.a. è la riscossione dei tributi e delle imposte degli enti locali, comuni e province. I tributi come la TARSU (tassa sui rifiuti solidi urbani), la TOSAP (tassa sull'occupazione del suolo pubblico), le imposte come la tanto odiata ICI (imposta comunale sugli immobili), ICP (imposta comunale sulla pubblicità e pubbliche affissioni) che possono essere riscossi direttamente dagli enti pubblici, in economia, oppure attraverso società specializzate e regolarmente iscritte all'albo dei concessionari, appositamente istituito con decreto legislativo n. 446 del 1997, presso il Ministero dell'economia e delle finanze;
quello che, negli intenti, sarebbe dovuto essere il grande colosso dei tributi in Italia, secondo solo a Equitalia s.p.a., nasce dalle ceneri di una miriade di altre società, le quali sono confluite nella stessa;
tra gli scopi originari di questa operazione, vi era anche quello di risanare la situazione debitoria di tutte queste società, ma la stessa, di fatto, non solo non è rientrata ma si è ulteriormente ingrandita fino ad assumere dimensione abnormi e non più, evidentemente, arginabili;
nella prassi accadeva, infatti, che i tributi incassati confluissero prima nei conti correnti della società e poi, con cadenza trimestrale, venivano riversati sui conti correnti intestati ai comuni, previa trattenuta dell'aggio per il servizio svolto;
questi termini non sempre venivano rispettati o addirittura, in certi casi, non si riversava niente di quanto incassato;
soldi pubblici, versati dai contribuenti italiani che non sono mai arrivati nelle casse dei comuni, che per legge devono incassare i tributi per poter poi erogare i servizi necessari alla collettività;
alla fine del 2009 si scopre che la società ha una situazione economica disastrosa poiché risulta avere debiti, nei confronti dei circa 500 comuni che gestisce in tutta Italia, per svariati milioni di euro;
i vertici dell'azienda e la proprietà, sono finiti sotto la lente della magistratura e della Guardia di finanza, con l'accusa di appropriazione indebita e falso in bilancio;
il Ministero dell'economia e delle finanze in data 14 dicembre 2009 è intervenuto decidendo di cancellare dall'Albo dei riscossori la società Tributi Italia s.p.a.;
in realtà la società in questione è ancora in vita poiché ha fatto ricorso al TAR, successivamente, confermata la cancellazione da parte del TAR, si è rivolta al Consiglio di Stato, il quale non si è comunque pronunciato definitivamente, in quanto il Governo è intervenuto, a marzo 2010, con l'ultimo decreto incentivi, estendendo la legge Marzano anche alle società di riscossione dei tributi che versano in situazioni di crisi aziendale, commissariando la società Tributi Italia e nominando un commissario straordinario, insediatosi a luglio 2010;
fino alla data del 15 marzo 2010 i circa 600 dipendenti sono rimasti lì, hanno continuato a portare avanti le attività rimaste, hanno continuato a sperare che alla situazione si potesse trovare, anche con l'intervento dei sindacati, una soluzione;
in data 9 settembre 2010, presso il Ministero dello sviluppo economico si è svolta una riunione alla presenza del commissario della suddetta società, dottor Luca Voglino, e dei rappresentanti delle regioni Sicilia, Lazio, Puglia e Liguria;
in tale sede e in virtù delle proposte avanzate dal commissario, sarebbe emersa la disponibilità delle regioni interessate a trovare al più presto idonee soluzioni allo

stato di crisi e le stesse regioni sono in attesa di ricevere una proposta risolutiva -:
quali siano i contenuti della relazione del commissario straordinario, quale sia quindi la situazione della società e quali iniziative il Ministro intenda assumere a garanzia dei lavoratori.
(4-09746)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Zamparutti ed altri n. 1-00508, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Boccuzzi, Braga, Bucchino, Colombo, Di Stanislao, Favia, Laratta, Mancuso, Mannino, Mantini, Zazzera.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Donadi ed altri n. 4-07750, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Evangelisti.

L'interrogazione a risposta orale Casini ed altri n. 3-01296, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbieri.

Trasformazione di un documento del Sindacato Ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in commissione Siragusa n. 5-03880 del 24 novembre 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09746.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Codurelli e altri n. 5-03894 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 402 del 25 novembre 2010. Alla pagina 17644, prima colonna, alla riga quattordicesima deve leggersi: «del Consiglio appositi comitati, facoltà, a» e non «del Consiglio, appositi comitati, facoltà; a», come stampato.
Alla pagina 17644, prima colonna, dalla riga trentaduesima alla riga trentaseiesima deve leggersi: «ancor più a quanto risulta da comunicati di stampa, il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, durante la campagna elettorale per le elezioni europee 2009 in occasione di un'assemblea di cacciatori svoltasi a Vicenza il» e non «ancor più a quanto risulta da comunicati di stampa, il Ministro interrogato, durante la campagna elettorale per le elezioni europee 2009 in occasione di un'assemblea di cacciatori svoltasi a Vicenza il», come stampato.