XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 25 novembre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 21 DICEMBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il 16 novembre 2010, il sito web Repubblica.it ha pubblicato la notizia in possesso di «Reprieve», un'organizzazione umanitaria britannica che si batte contro la pena capitale e la tortura in tutto il mondo, secondo la quale la Hospira spa, un'azienda farmaceutica con base a Liscate, in provincia di Milano, è stata incaricata di produrre Sodium Thiopental (o Pentotal), un potente barbiturico utilizzato, tra l'altro, in tutti i protocolli di iniezione letale dei vari Stati della federazione americana;
secondo la notizia, a partire da gennaio 2010, la società milanese, sussidiaria di una multinazionale americana, dovrebbe esportare la sostanza negli Usa, dove la carenza di Pentotal ha già indotto una decina di Stati, tra cui il Kentucky, l'Ohio, il Missouri, l'Arizona e l'Oklahoma a rinviare le esecuzioni già programmate fino a che non riceveranno nuove dosi;
inoltre, secondo l'avvocato Clive Stafford Smith, direttore di «Reprieve», uno dei difensori dei diritti umani più famosi del mondo, la fabbrica milanese «è stata già usata in passato per questo scopo», cioè la produzione di Sodium Thiopental da destinare ai penitenziari americani, almeno fino a quando la produzione non riprenderà negli Stati Uniti;
negli Stati Uniti, la casa madre, la Hospira che ha sede nei sobborghi di Chicago, ha assicurato che le scorte potrebbero essere ripristinate nei primi mesi del 2011 e, sebbene abbia ribadito che «la ditta produce questo farmaco per migliorare o salvare una vita umana e che il suo uso va limitato esclusivamente alle indicazioni scritte sull'etichetta del farmaco», è probabile che le iniezioni letali con l'uso di Pentotal continuino come in passato;
nel frattempo, lo Stato dell'Arizona si è procurato un quantitativo di Pentotal prodotto da un'altra azienda farmaceutica in Gran Bretagna, con il quale il 25 ottobre 2010 è stata eseguita l'iniezione letale nei confronti di Jeffrey Landrigan nella prigione di Florence a Phoenix;
dopo l'esecuzione in Arizona con il farmaco letale importato dal Regno Unito, Reprieve ha intrapreso un'azione legale volta a evitare che il Pentotal britannico sia nuovamente esportato per l'esecuzione di altri detenuti americani, tra cui Ralph Baze in Kentucky e Edmund Zagorski, la cui esecuzione è stata programmata in Tennessee per l'11 gennaio 2011;
a seguito di un'ordinanza del tribunale emessa il 5 novembre 2010, lo Stato della California ha messo agli atti il 22 novembre un documento (Defendants' Notice) in cui si riporta che il California Department of Corrections and Rehabilitation (CDCR) ha ordinato 521 grammi di Sodio Thiopentale la cui consegna secondo il dipartimento penitenziario dovrebbe avvenire durante la settimana che inizia il 29 novembre 2010. Questo quantitativo di droga, la cui scadenza è prevista nel 2014 (lo stesso anno di scadenza del farmaco importato dal Regno Unito che è servito a giustiziare Jeffrey Landrigan in Arizona nell'ottobre 2010), molto probabilmente proviene dall'Europa e, considerato che per una iniezione letale ne bastano 5 grammi, può essere potenzialmente usato per uccidere oltre 100 condannati a morte;
in base a una norma europea (regolamento del Consiglio (CE) n. 1236/2005), «l'esportazione di merci che non hanno nessun utilizzo pratico se non quello per la pena capitale, la tortura o altri trattamenti crudeli e inumani... è proibita, indipendentemente dall'origine della merce»;
pur essendo originariamente un anestetico e in quanto tale incluso nella lista dei farmaci essenziali stilata dall'Organizzazione

mondiale della sanità, il Pentotal è oggi un farmaco obsoleto che è stato ampiamente sostituito in Occidente da altre droghe più moderne ed efficaci, mentre il suo utilizzo negli Stati Uniti è ormai destinato alla sola pratica dell'iniezione letale;
sarebbe paradossale che proprio il nostro Paese, che ha abolito la pena di morte ed è impegnata in queste settimane al Palazzo di Vetro per l'approvazione di una nuova risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali si rendesse complice di una serie di esecuzioni negli USA,


impegna il Governo


ad assumere ogni iniziativa di competenza volta a garantire che, nel pieno rispetto delle leggi interne delle norme europee che vietano di cooperare in qualsiasi moto alla pratica della pena capitale, della tortura o di altri trattamenti crudeli e inumani, la produzione e la vendita all'estero di Sodio Thiopentale da parte dell'azienda farmaceutica Hospira con sede a Liscate siano autorizzate esclusivamente per scopi medici, a tal fine prevedendo che nella licenza a produrre, sull'etichetta del farmaco e nei contratti di compravendita sia chiaramente specificato che l'utilizzo del prodotto non è consentito per la pratica dell'iniezione letale.
(1-00508)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Calgaro, Castagnetti, Codurelli, Mariani, Siragusa, Giulietti, Nicco, Malgieri, Ciccioli, Touadi, Boccuzzi, Braga, Bucchino, Colombo, Di Stanislao, Favia, Laratta, Mancuso, Mannino, Mantini, Zazzera, Marco Carra, Rampi, Melis, Evangelisti, Albonetti, Stefani, Della Vedova, Buonfiglio, Melandri, Di Virgilio, Fontanelli, Froner, Servodio, Gozi, Di Giuseppe, Rugghia, Sarubbi, Mosella, Motta, Villecco Calipari».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
il 16 novembre 2010 il sito web Repubblica.it ha pubblicato la notizia in possesso di Reprieve, un'organizzazione umanitaria britannica che si batte contro la pena capitale e la tortura in tutto il mondo, secondo la quale la Hospira spa, un'azienda farmaceutica con base a Liscate, in provincia di Milano, è stata incaricata di produrre sodio tiopentale (o Pentotal), un potente barbiturico utilizzato, tra l'altro, in tutti i protocolli di iniezione letale dei vari Stati della federazione americana (nei protocolli con tre farmaci costituisce il primo passaggio, mentre nei nuovi protocolli basati su un'unica, massiccia dose di anestetico, il Pentotal è proprio quello previsto);
secondo la notizia, a partire da gennaio 2011, la società milanese, sussidiaria di una multinazionale americana, dovrebbe esportare la sostanza negli Usa, dove la carenza di Pentotal ha già indotto una decina di Stati, tra cui il Kentucky, l'Ohio, il Missouri, l'Arizona e l'Oklahoma a rinviare le esecuzioni già programmate fino a che non riceveranno nuove dosi;
negli Stati Uniti, la casa madre, la Hospira che ha sede nei sobborghi di Chicago, ha assicurato che le scorte potrebbero essere ripristinate nei primi mesi del 2011 e, sebbene abbia ribadito che «la ditta produce questo farmaco per migliorare o salvare una vita umana e che il suo uso va limitato esclusivamente alle indicazioni scritte sull'etichetta del farmaco», è probabile che le iniezioni letali con l'uso di Pentotal continuino come in passato;
nel frattempo, lo Stato dell'Arizona si è procurato un quantitativo di Pentotal prodotto da un'altra azienda farmaceutica in Gran Bretagna, con il quale il 25 ottobre 2010 è stata eseguita l'iniezione letale nei confronti di Jeffrey Landrigan nella prigione di Florence a Phoenix;
dopo l'esecuzione in Arizona con il farmaco letale importato dal Regno Unito, Reprieve ha intrapreso un'azione legale volta a evitare che il Pentotal britannico sia nuovamente esportato per l'esecuzione di altri detenuti americani, tra cui Ralph Baze in Kentucky e Edmund Zagorski, la cui esecuzione è stata programmata in Tennessee per l'11 gennaio 2011;
il 28 novembre 2010 Vince Cable (Secretary of State for business, innovation and skills) ha stabilito un controllo sull'esportazione del sodio tiopentale e ha anche detto che avrebbe «esplorato con la Commissione europea, il Parlamento europeo e altri Stati membri la possibilità di porre un controllo sull'esportazione di sodio tiopentale a livello europeo»;
a seguito di un'ordinanza del tribunale emessa il 5 novembre 2010, lo Stato della California ha messo agli atti il 22 novembre 2010 un documento (Defendants' notice) in cui si riporta che il California department of corrections and rehabilitation (Cdcr) ha ordinato 521 grammi di sodio tiopentale, la cui consegna secondo il dipartimento penitenziario dovrebbe avvenire durante la settimana che inizia il 29 novembre 2010. Questo quantitativo di droga, la cui scadenza è prevista nel 2014 (lo stesso anno di scadenza del farmaco importato dal Regno Unito che è servito a giustiziare Jeffrey Landrigan in Arizona nell'ottobre 2010), molto probabilmente proviene dall'Europa e, considerato che per un'iniezione letale ne bastano 5 grammi, può essere potenzialmente usato per uccidere oltre 100 condannati a morte;
dopo la decisione del Governo britannico, la Hospira spa di Liscate rischia di essere la fonte più importante, se non l'unica, del farmaco per i penitenziari americani;
in base a una norma europea (regolamento del Consiglio (CE) n. 1236/2005), «l'esportazione di merci che non hanno nessun utilizzo pratico se non quello per la pena capitale, la tortura o altri trattamenti crudeli e inumani (...) è proibita, indipendentemente dall'origine della merce»;
pur essendo originariamente un anestetico e in quanto tale incluso nella lista dei farmaci essenziali stilata dall'Organizzazione mondiale della sanità, il Pentotal è oggi un farmaco obsoleto, che è stato ampiamente sostituito in Occidente da altre droghe più moderne ed efficaci, mentre il suo utilizzo negli Stati Uniti è ormai destinato alla sola pratica dell'iniezione letale;
oltre ai vincoli imposti dalle norme europee, esiste nel nostro Paese un ancora più stringente vincolo costituzionale, stabilito dall'articolo 27 della Costituzione e ribadito in numerose sentenze della Corte costituzionale;
nel 1996, ad esempio, la Corte costituzionale ha stabilito essere in conflitto con i principi fondamentali della Costituzione la possibilità di estradare negli Stati Uniti (Florida) un cittadino italiano (Pietro Venezia) lì sottoposto a un processo per un reato punito con la pena capitale, nonostante le assicurazioni offerte dalle autorità americane - che potevano essere considerate «sufficienti» secondo la norma sull'estradizione allora in vigore in Italia - in ordine alla mancata irrogazione o esecuzione di essa. «Il divieto contenuto nell'articolo 27, quarto comma, della Costituzione, e i valori ad esso sottostanti - primo fra tutti il bene essenziale della vita - impongono una garanzia assoluta», ha stabilito la Corte costituzionale;
in precedenza, nella sentenza n. 54 del 1979, la Corte costituzionale aveva già affermato che «deve considerarsi lesivo della Costituzione che lo Stato italiano concorra all'esecuzione di pene che in nessuna ipotesi, e per nessun tipo di reati, potrebbero essere inflitte in Italia nel tempo di pace»;
sarebbe paradossale che proprio il nostro Paese, che ha abolito la pena di morte ed è impegnata in queste settimane all'Onu per l'approvazione di una nuova risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, si rendesse complice di una serie di esecuzioni negli Usa,


impegna il Governo


ad assumere ogni iniziativa di competenza volta a garantire che, nel pieno rispetto delle leggi interne e delle norme europee che vietano di cooperare in qualsiasi modo alla pratica della pena capitale, della tortura o di altri trattamenti crudeli e inumani, la produzione e la vendita all'estero di sodio tiopentale da parte dell'azienda farmaceutica Hospira con sede a Liscate siano autorizzate esclusivamente per scopi medici, a tal fine prevedendo che nella licenza a produrre, sull'etichetta del farmaco e nei contratti di compravendita sia chiaramente specificato che l'utilizzo del prodotto non è consentito per la pratica dell'iniezione letale.
(1-00508)
(Nuova formulazione) «Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Calgaro, Castagnetti, Codurelli, Mariani, Siragusa, Giulietti, Nicco, Malgieri, Ciccioli, Touadi, Boccuzzi, Braga, Bucchino, Colombo, Di Stanislao, Favia, Laratta, Mancuso, Mannino, Mantini, Zazzera, Marco Carra, Rampi, Melis, Evangelisti, Albonetti, Stefani, Della Vedova, Buonfiglio, Melandri, Di Virgilio, Fontanelli, Froner, Servodio, Gozi, Di Giuseppe, Rugghia, Sarubbi, Mosella, Motta, Villecco Calipari, Tassone, Lovelli».

ULTERIORE NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
il 16 novembre 2010 il sito web Repubblica.it ha pubblicato la notizia in possesso di Reprieve, un'organizzazione umanitaria britannica che si batte contro la pena capitale e la tortura in tutto il mondo, secondo la quale la Hospira spa, un'azienda farmaceutica con base a Liscate, in provincia di Milano, è stata incaricata di produrre sodio tiopentale (o Pentotal), un potente barbiturico utilizzato, tra l'altro, in tutti i protocolli di iniezione letale dei vari Stati della federazione americana (nei protocolli con tre farmaci costituisce il primo passaggio, mentre nei nuovi protocolli basati su un'unica, massiccia dose di anestetico, il Pentotal è proprio quello previsto);
secondo la notizia, a partire da gennaio 2011, la società milanese, sussidiaria di una multinazionale americana, dovrebbe esportare la sostanza negli Usa, dove la carenza di Pentotal ha già indotto una decina di Stati, tra cui il Kentucky, l'Ohio, il Missouri, l'Arizona e l'Oklahoma a rinviare le esecuzioni già programmate fino a che non riceveranno nuove dosi;
negli Stati Uniti, la casa madre, la Hospira che ha sede nei sobborghi di Chicago, ha assicurato che le scorte potrebbero essere ripristinate nei primi mesi del 2011 e, sebbene abbia ribadito che «la ditta produce questo farmaco per migliorare o salvare una vita umana e che il suo uso va limitato esclusivamente alle indicazioni scritte sull'etichetta del farmaco», è probabile che le iniezioni letali con l'uso di Pentotal continuino come in passato;
nel frattempo, lo Stato dell'Arizona si è procurato un quantitativo di Pentotal prodotto da un'altra azienda farmaceutica in Gran Bretagna, con il quale il 25 ottobre 2010 è stata eseguita l'iniezione letale nei confronti di Jeffrey Landrigan nella prigione di Florence a Phoenix;
dopo l'esecuzione in Arizona con il farmaco letale importato dal Regno Unito, Reprieve ha intrapreso un'azione legale volta a evitare che il Pentotal britannico sia nuovamente esportato per l'esecuzione di altri detenuti americani, tra cui Ralph Baze in Kentucky e Edmund Zagorski, la cui esecuzione è stata programmata in Tennessee per l'11 gennaio 2011;
il 28 novembre 2010 Vince Cable (Secretary of State for business, innovation and skills) ha stabilito un controllo sull'esportazione del sodio tiopentale e ha anche detto che avrebbe «esplorato con la Commissione europea, il Parlamento europeo e altri Stati membri la possibilità di porre un controllo sull'esportazione di sodio tiopentale a livello europeo»;
a seguito di un'ordinanza del tribunale emessa il 5 novembre 2010, lo Stato della California ha messo agli atti il 22 novembre 2010 un documento (Defendants' notice) in cui si riporta che il California department of corrections and rehabilitation (Cdcr) ha ordinato 521 grammi di sodio tiopentale, la cui consegna secondo il dipartimento penitenziario dovrebbe avvenire durante la settimana che inizia il 29 novembre 2010. Questo quantitativo di droga, la cui scadenza è prevista nel 2014 (lo stesso anno di scadenza del farmaco importato dal Regno Unito che è servito a giustiziare Jeffrey Landrigan in Arizona nell'ottobre 2010), molto probabilmente proviene dall'Europa e, considerato che per un'iniezione letale ne bastano 5 grammi, può essere potenzialmente usato per uccidere oltre 100 condannati a morte;
dopo la decisione del Governo britannico, la Hospira spa di Liscate rischia di essere la fonte più importante, se non l'unica, del farmaco per i penitenziari americani;
in base a una norma europea (regolamento del Consiglio (CE) n. 1236/2005), «l'esportazione di merci che non hanno nessun utilizzo pratico se non quello per la pena capitale, la tortura o altri trattamenti crudeli e inumani (...) è proibita, indipendentemente dall'origine della merce»;
pur essendo originariamente un anestetico e in quanto tale incluso nella lista dei farmaci essenziali stilata dall'Organizzazione mondiale della sanità, il Pentotal è oggi un farmaco maturo, che è stato ampiamente sostituito in Occidente da altre droghe più moderne ed efficaci;
oltre ai vincoli imposti dalle norme europee, esiste nel nostro Paese un ancora più stringente vincolo costituzionale, stabilito dall'articolo 27 della Costituzione e ribadito in numerose sentenze della Corte costituzionale;
nel 1996, ad esempio, la Corte costituzionale ha stabilito essere in conflitto con i principi fondamentali della Costituzione la possibilità di estradare negli Stati Uniti (Florida) un cittadino italiano (Pietro Venezia) lì sottoposto a un processo per un reato punito con la pena capitale, nonostante le assicurazioni offerte dalle autorità americane - che potevano essere considerate «sufficienti» secondo la norma sull'estradizione allora in vigore in Italia - in ordine alla mancata irrogazione o esecuzione di essa. «Il divieto contenuto nell'articolo 27, quarto comma, della Costituzione, e i valori ad esso sottostanti - primo fra tutti il bene essenziale della vita - impongono una garanzia assoluta», ha stabilito la Corte costituzionale;
in precedenza, nella sentenza n. 54 del 1979, la Corte costituzionale aveva già affermato che «deve considerarsi lesivo della Costituzione che lo Stato italiano concorra all'esecuzione di pene che in nessuna ipotesi, e per nessun tipo di reati, potrebbero essere inflitte in Italia nel tempo di pace»;
sarebbe paradossale che proprio il nostro Paese, che ha abolito la pena di morte ed è impegnata in queste settimane all'Onu per l'approvazione di una nuova risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, si rendesse complice di una serie di esecuzioni negli Usa,


impegna il Governo


ad assumere ogni iniziativa di competenza volta a garantire che, nel pieno rispetto delle leggi interne e delle norme europee che vietano di cooperare in qualsiasi modo alla pratica della pena capitale, della tortura o di altri trattamenti crudeli e inumani, la produzione e la vendita all'estero di sodio tiopentale da parte dell'azienda farmaceutica Hospira con sede a Liscate siano autorizzate esclusivamente per scopi medici, a tal fine prevedendo che nell'autorizzazione all'immissione in commercio sia precisato che l'utilizzo del prodotto è consentito solo in strutture ospedaliere e nei contratti di compravendita sia chiaramente specificato che Hospira non consente la distribuzione del prodotto per la pratica dell'iniezione letale.
(1-00508)
(Ulteriore nuova formulazione) «Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Calgaro, Castagnetti, Codurelli, Mariani, Siragusa, Giulietti, Nicco, Malgieri, Ciccioli, Touadi, Boccuzzi, Braga, Bucchino, Colombo, Di Stanislao, Favia, Laratta, Mancuso, Mannino, Mantini, Zazzera, Marco Carra, Rampi, Melis, Evangelisti, Albonetti, Stefani, Della Vedova, Buonfiglio, Melandri, Di Virgilio, Fontanelli, Froner, Servodio, Gozi, Di Giuseppe, Rugghia, Sarubbi, Mosella, Motta, Villecco Calipari, Tassone, Lovelli».

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
la rete internet e i cosiddetti social network rappresentano uno strumento fondamentale per la libera espressione del pensiero, la facilitazione della comunicazione globale e la circolazione delle idee;
il ricorso a tali nuovi strumenti di comunicazione ha reso sensibilmente complessa la possibilità di individuare e sanzionare quelle manifestazioni del pensiero che, in base al nostro ordinamento giuridico, incitano alla discriminazione, all'odio o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
il decreto-legge del 26 aprile 1993, n. 122, ovvero la cosiddetta «legge Mancino», recante Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa costituisce il principale strumento normativo per la repressione di queste condotte;
secondo i dati del coordinamento della Polizia di Stato per la sicurezza informatica e per la protezione delle infrastrutture critiche informatizzate sul territorio nazionale si registra un preoccupante e costante incremento sulle piattaforme di internet e nei social network di siti di tipo razzista che dagli 836 rilevati del 2008 si è passati a 1.172 del 2009, con un aumento del 40 per cento;
in Italia si rilevano, limitando il calcolo ai soli siti internet e tralasciando i social network, 50 siti interamente dedicati alla diffusione dell'odio antiebraico, che pur essendo stati in passato oscurati, sono riusciti a eludere la legge italiana spostando i domini di registrazione in paesi stranieri;
il coordinamento tra le norme nazionali e l'operato delle autorità giudiziarie e di polizia a livello internazionale rappresenta l'obiettivo per la repressione dei reati informatici con particolare attenzione al fenomeno dell'antisemitismo online;
l'Italia ha già siglato e ratificato la Convenzione di Budapest sulla cybercriminalità del 2001, che definisce linee procedurali per l'attività investigativa e il contrasto dei crimini informatici, ponendo in collegamento a livello internazionale gli investigatori,


impegna il Governo


a siglare il Protocollo Addizionale alla Convenzione sulla cybercriminalità, relativo ai reati di tipo razzista e xenofobo commessi attraverso sistemi informatici, adottato dal Consiglio d'Europa nel 2003, in quanto strumento necessario per potenziare il coordinamento internazionale e adottare procedure più spedite per il contrasto di reati a sfondo xenofobo e razzista sui mezzi informatici.
(7-00445) «Nirenstein, Corsini».

La VIII Commissione,
premesso che:
sul territorio nazionale, secondo i dati pubblicati da Enea, sono installati circa 5.200 megawatt;
nel Piano nazionale di sviluppo delle fonti rinnovabili, presentato alla Commissione europea ai sensi della direttiva 2009/28, si prevede un contributo dell'eolico per raggiungere gli obiettivi fissa i materia di energia e di lotta ai cambiamenti climatici particolarmente importante e stimato in 16.000 megawatt al 2020 di cui 1.000 attraverso impianti off-shore;
il Governo ha approvato a luglio 2010 le linee guida per l'autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003. Le Regioni hanno perciò tempo fino a gennaio 2011 per adeguare le proprie indicazioni normative ai contenuti delle linee guida;
la fase che si apre risulta fondamentale per determinare un quadro di regole efficace e trasparente in tutto il territorio nazionale per la tutela del paesaggio e l'integrazione dell'eolico nel territorio, dopo diversi anni di assenza totale di riferimenti nazionali a cui le regioni hanno dovuto porre rimedio con provvedimenti che sono risultati incostituzionali proprio per l'assenza dell'intervento statale ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003;
occorre ancora chiarire alcuni aspetti di delicata applicazione delle regole per l'approvazione dei progetti eolici, quali le linee guida per gli impianti off-shore, le indicazioni per la valutazione dell'impatto sull'avifauna e i riferimenti per lo studio e il monitoraggio. Inoltre occorre potenziare la rete elettrica in modo da superare i problemi di conferimento limitato dell'energia prodotta presenti in alcune aree dell'Appennino e in Sicilia anche verificando lo stato degli investimenti di Terna in queste zone critiche e valutare iniziative per semplificare la costruzione degli impianti di piccola taglia,


impegna il Governo:


a verificare, a partire dal gennaio 2011, lo stato del processo di recepimento, da parte delle regioni, delle indicazioni contenute nelle linee guida per l'approvazione dei progetti da fonti rinnovabili;
a riferire rispetto alla situazione che si è andata definendo da un punto di vista normativo nelle diverse regioni, per garantire regole trasparenti, efficaci e omogenee;
a valutare gli effetti delle indicazioni rispetto alle previsioni del piano di sviluppo delle fonti rinnovabili e alla quota assegnata rispetto al burden sharing che dovrà essere definito ai sensi delle leggi n. 244 del 2007 e n. 13 del 2009;
ad assumere iniziative normative per la valutazione degli impianti eolici off-shore, in modo da chiarire le aree non idonee per motivi ambientali, paesaggistici, trasportistici, e da definire procedure di valutazione complessiva e integrata nel caso di presenza di diversi progetti presentati entro una distanza fissata;
ad approvare, su proposta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dei riferimenti per lo studio, il monitoraggio, la valutazione di impatto sull'avifauna e organizzare una banca dati dei risultati delle ricerche e degli studi in materia.
(7-00446)
«Realacci, Margiotta, Mariani, Braga, Bratti».

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI, CORSINI e QUARTIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie apparse sulla stampa che il Ministro interrogato si sta occupando di caccia, anche insediando presso il dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo della presidenza del Consiglio appositi comitati, facoltà, a quanto consta agli interroganti, non prevista nell'ambito della sua delega;
le posizioni e le iniziative assunte dal Ministro interrogato hanno sollevato numerose proteste per le modalità usate;
ne è esempio il fatto che la ditta Fiocchi di Lecco di circa 430 lavoratori, esclusi quelli dell'indotto, in queste settimane ha chiesto la cassa integrazione ordinaria per centinaio di addetti, adducendo anche la responsabilità alla campagna del Ministro interrogato, che, utilizzando la propria veste istituzionale, porta avanti una battaglia strumentale, senza invece lavorare affinché le innumerevoli leggi che regolamentano il settore siano rispettose delle direttive europee;
ancor più a quanto risulta da comunicati di stampa, il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, durante la campagna elettorale per le elezioni europee 2009 in occasione di un'assemblea di cacciatori svoltasi a Vicenza il 30 maggio 2009 ha assicurato - telefonando in diretta - che le modifiche alla legge 157 del 1992, in discussione presso la Commissione ambiente del Senato sarebbero state approvate rapidamente allo scopo di equiparare i cacciatori italiani, nei diritti e nei doveri, a tutti gli altri cacciatori europei;
al contrario, ora il Ministro usa affermazioni che paiono offensive nei confronti di quanti praticano l'attività venatoria, attività condivisa o meno, che resta disciplinata dalle leggi vigenti sino a modifiche legislative asserendo che analoghe posizioni sono condivise anche dal Presidente del Consiglio, utilizzando impropriamente, ad avviso dell'interrogante la delega ministeriale e creando allarmismo in un momento già difficile per l'economia -:
quale sia la posizione del Governo in relazione all'ipotesi di riforma della legge 157 del 1992, e se la caccia rientri nelle deleghe del Ministro per il turismo.
(5-03894)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo dati aggiornati e forniti dall'Adoc Basilicata, Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori, in Basilicata 14 comuni sono privi di un servizio di depurazione e 38 comuni sono serviti solo parzialmente da Acquedotto Lucano: questo significa che 28.186 abitanti non sono serviti, mentre 309.665 sono serviti solo parzialmente;
i comuni parzialmente serviti sono: Accettura, Aliano, Calciano, Ferrandina, Garaguso, Irsina, Matera, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pisticci, Salandra, Tursi, Acerenza, Atella, Avigliano, Castelgrande, Castronuovo di Sant'Andrea, Episcopia, Filiano, Genzano di Lucania, Latronico, Maratea, Marsico Nuovo, Muro Lucano, Nemoli, Palazzo San Gervaso, Picerno, Potenza, Rivello, Roccanova, San Fele,

San Severino Lucano, Sarconi, Savoia di Lucania, Tito, Trecchina, Vietri di Potenza, Viggianello;
i comuni totalmente sprovvisti di depurazione sono: Tricarico, Albano di Lucania, Barile, Calvera, Carbone, Cersosimo, Chiaromonte, Fardella, Pietragalla, San Chirico Nuovo, San Chirico Raparo, San Costantino Albanese, Sasso di Castalda, Teana;
la sentenza della Corte costituzionale n. 335/2008 ha introdotto il principio secondo il quale gli utenti residenti in comuni che fossero sprovvisti di impianti centralizzati di depurazione, o dove questi fossero temporaneamente inattivi, non sono tenuti al pagamento della relativa tariffa;
moltissimi utenti di Acquedotto Lucano hanno provveduto ad inoltrare domanda per chiedere la sospensione e la restituzione del pagamento della tassa. Nel frattempo gli utenti che hanno presentato domanda e che sono effettivamente scollegati dagli impianti di depurazione, in attesa di definire i criteri per la restituzione del canone, si sono visti sospendere il pagamento della tassa;
l'Unione europea ha da tempo aperto una procedura di infrazione per il mancato trattamento delle acque reflue in ben 525 comuni italiani con oltre 15mila abitanti -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto espresso in premessa e se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative al riguardo, considerate le gravi conseguenze ambientali di tale carenza, e la necessità di rispettare gli obblighi assunti nell'ambito dell'Unione europea.
(4-09709)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta da archivi militari britannici (National Archives: dossier WO 188/685) e fonti bibliografiche attendibili (Infield, Glenn B., Disaster at Bari, The Macmillan, New York, 1971; Atkinson Rick, The Day of the Battle: The War in Sicily and Italy, 1943-1944, Henry Holt and Company, New York) sarebbero state inabissate davanti alla costa pugliese a partire dal dicembre 1943 fino a tutto il 1946 centinaia di migliaia di tonnellate, di ordigni bellici a caricamento convenzionale ed a caricamento speciale, i quali ultimi contenenti yprite, adamsite, lewisite, fosforo bianco, arsenico, acido solforico, cianuro, cloruro di pricrina, cloruro di cianogeno, e altro, in tutto 26 tipi di veleni diversi;
secondo documenti tratti dai predetti archivi militari e dell'Archivio di Stato di Bari, come anche dall'articolo di Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe» pubblicato sul n. 49 di Diario 7 dicembre 2001 pagine 22-23, tali inabissamenti hanno interessato anche la costa di Manfredonia, Vieste, Ortona, Pescara, Teramo, Pesaro, Rimini, Ischia, Aviano, il lago di Garda, ed altri siti ancora;
già a partire dal 1970 i primi ordigni e fusti contenti tali sostanze, hanno rilasciato lentamente il loro contenuto mortale, nei fondali e nelle acque antistati la costa del medio e basso Adriatico, come in altri siti secondo campioni sottoposti ad analisi tossicologiche (Nave Calypso); nel 1999 lo studio Achab dell'Icram aveva evidenziato tali anomalie;
in particolare, a partire da 1998, progressivamente è scomparso il pesce stanziale dei litorali pugliesi ed è rimasto imbrigliato nelle reti dei pescatori solo pesce migratore, anch'esso in quantità molto ridotte;
sui fondali le alghe e la posidonia oceanica dell'area antistante la costa molfettese che fa parte integrante del «Parco

nazionale della Posidonia Oceanica San Vito di Barletta» sono assenti del tutto;
secondo una documentata inchiesta giornalistica di Gianni Lannes, pubblicata dal settimanale Left (Avvenimenti) il 16 marzo 2007 (numero 11, pagine 14-26) dal 1946 a tutt'oggi numerosi pescatori sono risultati vittime di incidenti in mare a causa di predetti ordigni; altri più recentemente hanno cominciato ad avvertire forti bruciori agli occhi durante le battute di pesca, con occhi gonfi che lacrimano, offuscamento della vista, mani e zone esposte all'acqua che si spaccano e si riempiono di bolle piene di siero, che diventano, nei giorni successivi, dolorosissime. Inoltre avvertono problemi respiratori. Dopo una giornata di pesca i marinai di Molfetta sono costretti a rimanere a letto molti giorni, circa venti, perché non hanno forze e perché non si reggono in piedi. A bordo, quando le reti sono sul ponte ad asciugare con la barca attraccata, essi non possono fermarsi nemmeno dieci minuti, perché gli occhi cominciano a lacrimare e bruciano. Inoltre, compaiono difficoltà respiratoria con dispnea e cianosi. I pescatori devono fare dieci minuti a bordo e venti a terra, per riprendersi dalle esalazioni che le reti da pesca emanano;
alcune volte, le reti, una volta salpate a bordo, prendono fuoco spontaneamente e incomprensibilmente. Inoltre, molti pescatori quando salpano le reti a bordo, perdono conoscenza inaspettatamente e misteriosamente;
è stata segnalata inoltre la presenza inaspettata della Ostreopsis ovata, la cosiddetta alga killer, in tutti i siti in cui furono inabissati questi veleni; è la caratteristica costante dei mari e delle acque, tipica espressione del grave dissesto e della grave perdita di diversità biologica e della vita di tali siti;
in concomitanza alla bonifica del porto iniziata nel 2008, si è verificato un aggravamento dei problemi agli occhi ed alle mani dei pescatori, nonché dei problemi respiratori ed è stato segnalato un calo dell'80 per cento del pescato;
a Molfetta la bonifica è effettuata da parte dei sommozzatori del gruppo SDAI (servizio difesa antimezzi insidiosi) della marina militare comandati dal comandante di fregata Giambattista Acquatico, e dalla ditta Lucatelli incaricata dei lavori di bonifica;
la superficie oggetto della bonifica, che viene chiamata zona rossa, si trova all'imboccatura del porto e nell'area antistante il porto, dove sarà costruito il nuovo porto commerciale e dove vi sarebbe un'enorme quantità di ordigni;
a giudizio degli interroganti, questa bonifica, dove sono state concentrate tutte le risorse, è irrisoria ed insufficiente, trattandosi di una area limitatissima rispetto a quella che fu interessata all'inabissamento (ad esempio Torre Gavetone);
notizie attestate dal giornalista Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe». Diario, numero 49, 7 dicembre 2001, pagine 22 23 riferiscono di una «bonifica» che avviene recuperando gli ordigni facendoli esplodere tutti, convenzionali e non convenzionali, al largo delle coste;
va rilevato che, dopo più di 67 anni dall'affondamento dei primi ordigni a caricamento speciale e la semina di tali bombe davanti all'ingresso del porto molfettese, nella cosiddetta zona rossa, per opera dei pescatori che facevano parte degli equipaggi di quei pescherecci che trovavano tali ordigni impigliati nelle reti e li ributtavano a mare proprio davanti all'ingresso del porto prima di attraccare ai moli, il riconoscimento di quelli a caricamento speciale non è più possibile per naturali fenomeni di corrosione da parte dell'acqua marina;
l'Arpa Puglia e l'università Federico II di Napoli, hanno condotto le indagini e le analisi sulle acque su segnalazione della capitaneria di porto nel 1998;
mentre l'arpa Puglia dice che c'è solo la presenza di alga killer, l'università di

Napoli riferisce che c'è arsenico, la lewisite, ed altro ancora, oltre alla presenza della citata alga -:
se quanto riferito in premessa sia vero;
se e quali iniziative si intendano assumere per finanziare la bonifica di tutti i siti del nostro mare interessati dalla presenza di tali ordigni, estendendo, per quanto riguarda Molfetta, l'area della bonifica ben oltre l'attuale sito del porto di Molfetta interessato dalla costruzione del nuova porto commerciale;
se e con quali risorse si intenda sostenere il ripristino dell'habitat naturale, ossia del «Parco nazionale della posidonia oceanica San Vito di Barletta» e della flora a fauna marina, con campagne di semina delle così dette «olive» della posidonia oceanica e delle alghe, e quindi ottenere il ripopolamento, al fine di permettere la ricomparsa e la successiva conservazione delle specie marine e ripristinare la pescosità dei nostri mari, per consentire la sopravvivenza alimentare delle generazioni future.
(4-09713)

OCCHIUTO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che la conclusione delle indagini ambientali sul fiume Oliva in particolare nei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra D'Aiello, ordinati dalla procura di Paola, che sta indagando sulle possibili cause dell'aumento delle malattie tumorali nella zona, hanno evidenziato la presenza indebita di numerose migliaia di metri cubi di fanghi industriali altamente inquinanti e pericolosi per la salute dei cittadini residenti nell'area;
la zona è quella circostante il letto del fiume Oliva dove, dalla relazione allegata alla perizia, risultano essere stati ritrovati elementi quali il cesio 137, berillio, cobalto, rame, stagno, mercurio, zinco, antimonio, cadmio e altri radionuclidi di uso medicinale e industriale, fortemente nocivi per la salute di chi è esposto al contatto;
tra la popolazione residente nei comuni adiacenti al corso d'acqua, infatti, negli ultimi anni si è registrata una fortissima incidenza di patologie maligne che certificano un eccesso statisticamente significativo di mortalità rispetto al restante territorio della provincia di Cosenza e della regione Calabria in generale, che vanno ricondotte, sempre da quanto sottolineato dalla perizia sopra menzionata, alla presenza dei contaminanti radioattivi presenti di cui si sospetta l'origine esogena;
la salute e la vita stessa dei cittadini che abitano in queste zone sotto il pericolo continuo di ammalarsi necessitano di un intervento forte e risolutivo da parte del Governo e delle autorità competenti per attivare in tempi ristrettissimi le opere di bonifica delle aree in questione e con l'impiego di tutti gli strumenti consentiti dalle tecnologie più avanzate per rimuovere tutto ciò che di nocivo sia possibile rinvenire, facendo prevalere la salute pubblica su ogni altra esigenza;
quanto sopra esposto costituisce l'ultimo di una serie di episodi di saccheggio e utilizzo «criminale» del territorio dell'intera regione Calabria come evidenziano gli episodi recentemente venuti alla luce a Crotone o a Reggio Calabria nel Comune di Motta S. Giovanni dove è stato scoperto un pericoloso traffico di rifiuti, per finire con le nota vicenda delle navi dei veleni cariche di rifiuti radioattivi affondate dalla criminalità a largo delle coste tirreniche calabresi;
la Calabria, dagli ultimi indicatori di analisi effettuate dagli istituti di studio sul settore, viene indicata tra le prime regioni nella classifica delle illegalità ambientali del 2009 con ben più di duemila infrazioni commesse e un giro di affari vastissimo legato alla attività criminali che testimonia ancora di più come sia necessario un intervento chiaro e risolutore che preveda

la bonifica di tutte le aree interessate al dissesto ambientale e il controllo ancora più capillare del territorio -:
quali urgenti iniziative in suo potere intenda adottare per verificare l'effettivo stato della situazione e della problematica in questione, monitorando la bonifica dell'area interessata e scongiurando così il pericolo per la salute dei cittadini residenti.
(4-09714)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in un servizio del Tgr Basilicata del 18 novembre 2010 emerge il sospetto che i terreni nelle vicinanze del pozzo petrolifero Tempa Rossa 2 nelle campagne di Corleto Perticara, provincia di Potenza, possano ospitare una vera e propria discarica per lo smaltimento di fanghi e detriti derivanti dalle perforazioni petrolifere;
fino al mese di giugno 2010 le campagne dell'area erano coltivate e i prodotti di queste terre finivano sulle nostre tavole. Eppure, c'è il timore che ormai da decenni sotto questi terreni giacciano fanghi derivanti dalle perforazioni;
da quest'estate i carabinieri del Nucleo Operativo sequestro e il 18 novembre 2010, hanno terminato una 3 giorni di campionamenti finalizzati alle analisi;
si tratta dell'agro di Corleto Perticara, 6.000 metri quadrati a valle del pozzo Tempa Rossa 2, in località Tempa Rossa, e due ettari a monte in località Serra d'Eboli: aree agricole affittate negli anni Novanta dalla Total Mineraria spa, nelle quali c'è il sospetto possano essere stati sversati fanghi e detriti provenienti dalle perforazioni petrolifere;
nel 1992 la giunta regionale allora presieduta da Antonio Boccia autorizzò il progetto presentato dalla multinazionale per la realizzazione di una discarica: due vasche in terra, proprio in quella zona di Corleto, che avrebbero dovuto accogliere 2.000 metri quadri di rifiuti e che all'epoca non erano soggette neppure alla procedura di valutazione di impatto ambientale; l'ente deputato a vigilare la provincia di Potenza;
è stata, pertanto, messa in funzione una discarica utilizzata durante tutti gli anni Novanta. In seguito, i terreni su cui è sorta sono stati restituiti al legittimo proprietario senza preoccuparsi della messa in sicurezza dell'area. Di conseguenza, su quei terreni si è ripreso a coltivare almeno fino all'intervento dei Noe. Al momento sono in corso da parte della procura di Potenza -:
quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo.
(4-09717)

TESTO AGGIORNATO AL 26 GENNAIO 2011

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

Le sottoscritte chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
un articolo pubblicato dal quotidiano Il fatto quotidiano in data 18 novembre 2010 dà la notizia secondo cui il signor Fabrizio Indaco, figlio dell'onorevole Repetti, laureando in architettura, lavora per il Ministero per i beni e le attività culturali nella direzione generale del cinema;
la notizia è confermata nel medesimo articolo dal signor Indaco e dall'onorevole Repetti, deputata del PdL;
il dottor Nicola Borrelli, direttore generale del Ministero, conferma al giornalista quanto segue:
che il signor Indaco ha un contratto con il centro sperimentale di cinematografia che fornisce al Ministero alcuni servizi;

che il signor Indaco affianca i servizi della direzione generale per la realizzazione della piattaforma on line per la presentazione delle domande di finanziamento;
che la convenzione con il centro sperimentale di cinematografia non sarà rinnovata in quanto il Ministero si avvarrà del personale delle ETI, ente già sciolto dal medesimo Ministero;
appare, ad avviso delle interpellanti, anche solo eticamente inammissibile una commistione fra legami privati ed incarichi pubblici, non importa se stabili o temporanei;
ad avviso delle interpellanti è altresì scandaloso che con i finanziamenti del Fus decurtato del 36,6 per cento per il 2011 si proceda ad assunzioni quantomeno discutibili -:
se i fatti sopra menzionati corrispondano al vero;
in base a quali criteri professionali sia stato selezionato il signor Indaco;
quali azioni intenda intraprendere per impedire che vi possano essere sospetti di canali privilegiati di accesso ai finanziamenti per il cinema;
quali siano le ragioni che portano all'interruzione della convenzione con il centro sperimentale di cinematografia visto che il personale dell'ETI si è sempre occupato di teatro.
(2-00896) «De Biasi, Ghizzoni».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CORSINI, GHIZZONI e LARATTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la soprintendenza archeologica speciale di Roma e quella di Napoli e Pompei, le due soprintendenze archeologiche più importanti d'Italia, sono prive di un titolare regolarmente proveniente dal ruolo dei dirigenti archeologi rispettivamente dal 5 marzo e dal 16 aprile 2010;
per la prima si era adottata la soluzione senza precedenti di conferire l'incarico con contratto triennale ad un pensionato, e cioè al dottor Giuseppe Proietti, che fino al giorno prima era stato segretario generale del Ministero, con una sorta di «retrocessione sul campo» che faceva trapelare, secondo gli interroganti, una grande incapacità di adottare soluzioni normali; soluzione respinta dalla Corte dei conti, che aveva ammesso la possibilità per il pensionato di lavorare solo fino al compimento del sessantacinquesimo anno di età, cioè il 29 settembre 2010;
il bando, previsto da un decreto ministeriale del 16 maggio 2007 per la copertura del posto di soprintendente di Napoli e Pompei, è stato bandito con inspiegabile ritardo, il 28 aprile 2010, e che per sopperire alla relativa vacanza non si è trovato di meglio che affidare un incarico ad interim allo stesso Proietti, malgrado il carico di lavoro del tutto anomalo che si addossava ad un pensionato;
quando infine si doveva nominare il soprintendente di Napoli e Pompei, si è invece sospesa la procedura, con decreto del 28 maggio 2010 sostenendo che non era possibile operare una scelta duratura, sulla base di una nota del direttore generale per le antichità, che asseriva che al candidato meglio collocato in graduatoria, Angelo Maria Ardovino, mancavano solo 14 mesi alla pensione, e confermando cosi l'interim al precedente pensionato;
a seguito delle proteste di questi, che ha dimostrato che, essendo nel frattempo cambiate le norme di settore, al suo pensionamento mancavano 56 e non 14 mesi, il direttore generale per le antichità il 2 settembre gli ha comunicato l'avvio del procedimento per il conferimento dell'incarico di soprintendente di Napoli e Pompei, in modo che almeno il problema di una delle due sedi pareva avviato a soluzione;

nell'ottica di una possibile normalizzazione, anche il posto di soprintendente archeologico di Roma veniva messo a bando l'8 settembre, e successivamente, il 16 settembre 2010 venivano messi a bando anche altri 4 posti da soprintendente archeologo;
invece il 23 settembre il direttore generale per le antichità segnalava un ingorgo di procedure di nomina, che così sommate non parevano organicamente gestibili, soprattutto se vi si aggiungeva l'imminente quiescenza dei titolari della soprintendenza archeologica della Toscana e della stessa direzione generale per le antichità;
a seguito di ciò il 29 settembre venivano revocate le circolari di bando dei posti di Napoli e di Roma, che ormai parevano avviate al compimento, oltre, per un conseguente aggiustamento tecnico, un posto di dirigente archeologo presso il Ministero;
malgrado che l'ingorgo prospettato riguardasse l'insieme di tutte le nomine, le altre procedure non sono state revocate, ed addirittura si è bandito il posto di direttore generale per le antichità, sicché le sole sedi che rimarranno senza titolare saranno proprio le prime per cui la procedura era iniziata, sia pure con lungaggini e ritardi, e cioè la soprintendenza archeologica speciale di Roma e quella di Napoli e Pompei;
appare inverosimile che tale blocco, senza precedenti, che penalizza due istituti di primaria importanza, possa spiegarsi con l'obiettivo di avversare questo o quel candidato, data l'evidente sproporzione tra ciò ed i mezzi adottati. A meno che non si debba prendere atto dell'evidente approssimazione dei vertici del Ministero nel risolvere problemi minuti -:
quali siano le ragioni che determinano da marzo 2010 la crisi di due importantissime soprintendenze ed impediscano la nomina regolare di dirigenti di provata esperienza, e perché l'amministrazione, invece di renderle pubbliche, abbia preferito ricorrere ad iniziative che ai più appaiono illogiche e stravaganti.
(5-03889)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIOACCHINO ALFANO e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale del 25 febbraio 2010 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 53 del 5 marzo 2010, il Commissario delegato per l'emergenza dell'area archeologica di Napoli e Pompei è stato individuato quale ente beneficiario per l'anno 2009 della somma di centomila euro per il «Recupero ambientale villa rustica «Cuomo» sito archeologico Sant'Antonio Abate», contributo previsto ai sensi dell'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, in relazione alle priorità fissate dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati;
lo stesso decreto ministeriale indicava nel 31 agosto 2010 il termine perentorio per l'impegno del contributo da parte dell'ente beneficiario;
con decreto n. 745 del 29 luglio 2010 del Commissario delegato per l'emergenza dell'area archeologica di Napoli e Pompei è stato approvato il progetto di variante per il «Recupero Ambientale Villa Rustica «Cuomo» per un importo totale di 109.118,46 euro, di cui centomila euro derivanti dal contributo suddetto e 9.118,46 euro mediante altri fondi. Tale progetto prevede lavori urgenti di restauro delle strutture murarie e degli apparati decorativi della villa;
nello stesso decreto, trattandosi di progetto di variante, si delibera di estendere il contratto d'appalto alla ditta aggiudicatasi la gara d'appalto nel 2008 (per lavori che hanno avuto inizio nel 2008 e sospesi nel corso del 2009) e di trasmettere il decreto al competente ufficio della soprintendenza per la formalizzazione del relativo contratto d'appalto;

non risulta che la Soprintendenza che a tutt'oggi abbia provveduto a dar seguito al contratto;
nel sito di Sant'Antonio Abate nel 1974, si è riportata alla luce, solo parzialmente a causa di un iter di espropri non ancora concluso, una villa rustica del I secolo d.C. Tale villa, che dai numerosi reperti ritrovati si è compreso essere una fattoria agricola collegata alla produzione di olio, vino e grano, in piena attività al momento dell'eruzione, costituisce un'importante testimonianza dell'urbanizzazione dell'area stabiana precedente al 79 d.C., come è possibile evincere dalle pubblicazioni che archeologi di chiara fama hanno pubblicato su di essa;
è stato pubblicato dal giornale la Repubblica del 8 novembre 2010 un articolo, a firma di Conchita Sannino, nel quale si riporta addirittura della volontà di taluni archeologi di seppellire di nuovo il sito;
il ritardo negli adempimenti necessari per l'avvio dei lavori rischia di pregiudicare il finanziamento di centomila euro erogato al sensi dell'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008 -:
se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti in merito ai ritardi della citata soprintendenza ricordati in premessa.
(4-09716)

PORFIDIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'arte musicale figura da sempre come un tratto distintivo tra le capacità italiane nel mondo. È senza dubbio uno dei pilastri delle nostre ricchezze culturali, rappresentando un patrimonio riconosciuto e apprezzato a livello globale;
la musica italiana, nonostante sia da sempre autrice di lavori di ottimo livello e goda di un pubblico vasto, in Italia e nel mondo, è spesso poco valorizzata dal sistema radiofonico nazionale che predilige trasmettere canzoni straniere provenienti per lo più dal mercato Usa e inglese. In un mercato musicale inondato da prodotti stranieri, la vita delle produzioni italiane e dei musicisti locali è sempre più dura;
nel '97 nasceva all'interno della Fiera di Faenza la prima edizione del MEI. Il meeting delle etichette indipendenti italiane. Nel tempo il «raduno» annuale degli operatori della musica italiana indipendente ha attirato a sé sempre più consenso ed interesse (www.meiweb.it);
oggi il meeting delle etichette indipendenti, che si tiene a Faenza ogni fine novembre, ospita nella durata del festival (3/4 giorni) circa 30 mila persone, con circa 5 mila paganti. La gran parte del personale è pubblico gratuito costituito da espositori, musicisti e operatori del settore con tutto il loro seguito; è la più importante vetrina per la nuova scena musicale italiana ed ha come prima finalità la valorizzazione del prodotto musicale made in Italy contro la globalizzazione del mercato discografico;
l'edizione 2009 del MEI ha registrato, anche grazie al sostegno del Ministro della gioventù, regione Emilia Romagna, comune di Faenza e altri enti territoriali, su oltre 15 mila metri quadrati di spazi espositivi, più di 30 mila presenze, più di 400 artisti dal vivo, 350 espositori, 350 videoclip, 200 media presenti, 150 convegni, presentazioni e incontri e 100 operatori dall'estero. Iscritto e patrocinato da WIN - l'Associazione mondiale per il settore professionale musicale indipendente e aderente a «La Rete dei Festival aperti ai Giovani», supportato dal Ministro della gioventù e dall'Anci, il MEI, durante i 3 giorni della manifestazione, produce nel territorio oltre 3.000.000 di euro di fatturato totale (dati: Terre di Faenza - Sistema di informazione turistica della regione Emilia-Romagna) con una ricaduta mediatica calcolata per la stessa cifra indicativa (dato: Mn Italia - Agenzia di promozione);
l'edizione del MEI 2010, si terrà per la sua quattordicesima edizione dal 26 al

28 novembre 2010 a Faenza presso la Fiera, il Palazzo delle esposizioni, il teatro Masini, la piazza del Popolo, l'Auditorium di Sant'Umiltà e in altri 30 spazi cittadini;
all'interno del MEI, al fine di tutelare e promuovere gli interessi delle piccole e medie etichette discografiche italiane e per far conoscere la realtà delle etichette indipendenti in Italia alle istituzioni e agli organismi che operano nel settore culturale e musicale per la loro valenza dal punto di vista occupazionale, culturale, artistico, sociale e aggregativo, è nata nel marzo 2000 Audio Coop (www.audiocoop.it - www.retedeifestival.it);
Audiocoop ha lanciato l'idea di un'unica federazione degli indipendenti in Italia ed è riuscita a far ottenere ai suoi associati il riconoscimento alla ripartizione per i diritti connessi sulla copia privata e sulla diffusione sui media radio-televisivi. Audiocoop collabora ai master di comunicazione e spettacolo di diverse università. È parte attiva ed integrante del «Coordinamento nazionale amici della musica» soggetto propulsivo per un'azione innovatrice sui temi del settore musicale. Stipula contratti di distribuzione digitale per i cataloghi dei propri associati tramite gli aggregatori digitali Believe e M-Tunes. Redige ogni settimana il primo indice di gradimento musicale Indie Music Like stilato da oltre 200 new media (web radio e tv, siti, blog, radio e tv locali) pubblicato da Rockstar, e da altri autorevoli organi d'informazione. In ambito internazionale durante il 2007, ha promosso e svolto attività nelle maggiori manifestazioni internazionali come: EuroSonic (Olanda); Midem di Cannes, la 3o edizione di FMI 2007 - Brasilia International Independent Music Fair (Brasile), London Calling (Londra), PopKomm (Berlino), Womex (Spagna) più altri eventi minori;
secondo i dati raccolti da Audiocoop il 60 per cento dei compact disk venduti in Italia è di musica italiana, ma i più grandi network radiofonici commerciali che operano sul territorio nazionale trasmettono meno del 30 per cento della musica italiana e, sostanzialmente, quasi nessun autore proveniente da piccole o medie etichette (unica eccezione il marchio Sugar della produttrice Caterina Caselli che promuove artisti quali Negramaro, Elisa, Malika Ayane);
la situazione è ancora meno florida se si analizza il servizio pubblico televisivo: in genere pochissimo spazio per la scena musicale indipendente, men che meno sulle televisioni private;
di fatto si registra un danno fortissimo verso tutte le piccole e medie etichette discografiche italiane con risvolti negativi sulla musica made in Italy che rischia di cancellare la tradizione rinnovata della nuova musica italiana, il suo rapporto col territorio e le tradizioni locali, con il grave risultato di omologare il gusto degli ascoltatori alla globalizzazione musicale;
secondo Audiocoop è necessario intervenire subito e con la massima urgenza per uscire da una situazione dannosa per i giovani autori di musica e l'industria discografica italiana, che potrebbe danneggiare tutta la filiera, dando il via finalmente a un'iniziativa normativa urgente che preveda, come in Francia, l'inserimento nei palinsesti di quote di musica italiana e provenienti dai territori all'interno dei programmi giornalieri di tutte le radio e tv, pubbliche e private; è urgente inoltre attivare un tavolo di confronto tra produttori discografici e radio e tv presso il Ministero per i beni e le attività culturali per trovare sistemi di reciproco riconoscimento e sostegno a favore della nostra musica anche attraverso l'introduzione di sgravi e incentivi per chi lavora a questo importante e strategico settore della cultura italiana che deve fare sistema per tenere il passo nel suo Paese e tornare a fare conoscere le musiche italiane e regionali nel mondo. Con l'attuale tipo di scelte e di programmazioni dei grandi network tv e radio sono nei fatti a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro nel settore musicale;

su questo tema AudioCoop ha al suo fianco tutti i principali artisti del settore -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere iniziative, nelle proprie aree di competenza, al fine di promuovere la musica italiana ed eventualmente fare in modo che vi siano delle quote per il made in Italy nelle radio e tv del Paese (40 per cento di musica prodotta in Italia, analogamente a quanto accade in Francia, della quale il 20 per cento di opere prime) e sgravi e incentivi su chi investe per opere prime, promozioni all'estero e diffusione sui nuovi mercati on line;
se non si ritenga necessario aprire un tavolo di confronto con produttori, discografici e radio e tv nazionali per trovare insieme strategie per promuovere la buona musica italiana;
se non si ritenga necessario siglare un accordo per la promozione della piccola e media discografia indipendente italiana per la promozione della nuova musica italiana all'estero e se non si ritenga fondamentale continuare a sostenere tali importanti manifestazioni con sostegni diretti, sgravi e incentivi per i produttori di opere prime e di investimenti on line.
(4-09730)

TESTO AGGIORNATO AL 26 GENNAIO 2011

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI e CARLUCCI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in occasione della riunione SME del 9 giugno 2010, alle organizzazioni sindacali nazionali fu data informazione sulla scheda recante le principali tematiche riguardanti riconfigurazioni, soppressioni e razionalizzazioni di alcuni enti militari della Difesa, dislocati sul territorio nazionale; nel corso della riunione, tra l'altro, fu data informazione anche sulla prevista razionalizzazione dell'Istituto geografico militare (IGM) di Firenze;
da parte delle relative organizzazioni sindacali sono state sollevate fondate perplessità sull'organizzazione proposta per l'IGM ed in particolar modo l'inaccettabilità della riconfigurazione interna della scuola superiore di scienze geografiche in quanto ritenuta irrazionale ed in contrasto con gli alti compiti istituzionali a cui la stessa è chiamata a far fronte, con personale tecnico civile e militare di altissima e rara specificità professionale;
secondo le organizzazioni sindacali, infatti, qualora tale riconfigurazione venisse pienamente adottata, emergerebbero evidenti le seguenti discrasie:
il direttore della scuola (colonnello), contrariamente a quanto avvenuto nel passato (direttore della scuola un dirigente civile F3 e direttore didattico un colonnello ingegnere cartografo) avrebbe alle dirette dipendenze sezioni (al comando di ufficiali inferiori) anziché servizi o dipartimenti (al comando di ufficiali superiori), generando un'anomalia in contrasto con i criteri fondamentali su cui si basa la Struttura Gerarchica della Forza Armata;
la mancanza di una figura professionale tecnica di personale C3 coordinatore, come Vice Direttore, pregiudicherebbe, per gli aspetti funzionali e formali, la corretta gestione della Scuola in assenza del titolare;
nessun capo sezione, ad eccezione della sezione geomatica per gli impieghi fuori area geotacprint, risulta avere alle dipendenze personale tecnico in grado di assicurare la continuità dell'attività della sezione in assenza del titolare;
gli ufficiali inferiori specialisti, peraltro carenti in ambito IGM, idonei a svolgere le funzioni di capo delle sezioni sono generalmente impiegati per lunghi periodi all'estero nell'ambito dei nuclei geotacprint e, quando presenti in patria, sono inseriti nel turno dei servizi di caserma

che, oltre all'impegno diretto nello svolgimento del servizio, comporta i recuperi compensativi. Gli stessi ufficiali inferiori trovandosi ancora nella fase di formazione professionale, devono frequentare corsi di formazione e/o assolvere agli incarichi di comando/attribuzioni specifiche previsti nel grado e conseguentemente la loro presenza effettiva presso la scuola superiore di scienze geografiche sarebbe limitata nel tempo e non garantirebbe la necessaria continuità;
il reimpiego degli ufficiali superiori attualmente effettivi alla scuola, potrebbe porre problemi di collocazione organica in altri ambiti dell'IGM, senza considerare che negli attuali incarichi ora impegnati, trovano proficuo impiego nell'attività di pianificazione, di direzione dei corsi oltre a costituire adeguata interfaccia con gli omologhi pari grado dei comandi superiori ed enti esterni -:
quali iniziative si intendano attuare, onde evitare la dispersione dell'alto patrimonio di professionalità che l'IGM costituisce;
se non si ritenga opportuna l'apertura di un tavolo di concertazione con le competenti rappresentanze sindacali, al fine di verificare la sussistenza delle perplessità formulate dalle medesime e di addivenire a una soluzione che salvaguardi le specificità e le funzionalità dell'istituto.
(4-09736)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo numero 85 del 28 maggio 2010 prevede, in attuazione dell'articolo 19 della legge n. 42 del 5 maggio 2009, l'attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio;
in particolare, l'articolo 5, comma 1, lettera e) del medesimo decreto legislativo n. 85 del 2010, prevede la possibilità di assegnare a titolo non oneroso - dallo Stato agli enti locali - anche beni costituiti da strade ferrate dismesse;
nel comune di Spilimbergo (provincia di Pordenone), così come in altri comuni del territorio spilimberghese, vi è una area dismessa relativa al sedime della ex tratta ferroviaria Casarsa della Delizia-Pinzano al Tagliamento;
tale area risulta disponibile per un possibile riuso già dal 14 gennaio del 2005;
l'amministrazione comunale di Spilimbergo ha più volte manifestato interesse ad acquisirla per realizzarvi la nuova autostazione cittadina, necessaria per dare soluzione ad un problema annoso che riguarda, oltre che la cittadinanza, anche i moltissimi pendolari - studenti e lavoratori - che convergono quotidianamente nella comunità spilimberghese in cui sono gestiti servizi e attività economico-produttive di rilevanza comprensoriale;
le procedure per l'assegnazione da parte del demanio statale dei beni agli enti territoriali, come da normativa contenuta nei provvedimenti sopra richiamati, risultano essere in corso anche per quanto riguarda la regione autonoma Friuli Venezia Giulia -:
quale sia lo stato dell'iter relativo ai diversi beni il cui trasferimento dall'agenzia nazionale del demanio interessa la regione Friuli Venezia Giulia;
quale sia lo stato dell'iter e l'orientamento del Ministro interrogato circa il trasferimento al comune di Spilimbergo e agli altri comuni della zona interessati al riutilizzo e alla valorizzazione del sedime dell'ex tratta ferroviaria Casarsa della Delizia-Pinzano al Tagliamento.
(4-09715)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Civita Castellana sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia di Sant'Andrea apostolo di Vallerano (VT) Restauro organo Chiesa Santa Maria del Ruscello 100.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09718)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da

parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Conversano - Monopoli sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Confraternita di Sant'Onofrio di Castellana Grotte (BA) Restauro chiesa dei Santi Onofrio e Nicola 250.000 48528
Comune di Conversano (BA) Restauro chiesetta rurale di Santa Caterina 100.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09719)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Concordia - Pordenone sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia di San Giorgio Martire - Pordenone Recupero in ottica ambientalista delle infrastrutture ex scuola site nel centro di Pordenone 700.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono

utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09720)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Como sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Chiesa San Quirico e Giuditta del Comune di Lezzeno - Piazza Chiesa - 22025 Lezzeno (CO) Manutenzione straordinaria chiesa e casa canonica 40.000 48528
Parrocchia di Loveno - Chiesa San Lorenzo e Agnese - P.zza San Lorenzo - 22017 Menaggio (CO) Restauro conservativo degli affreschi presenti nella Chiesa di Loveno 80.000 48528
Comune di Zelbio (CO) Ristrutturazione oratorio parrocchiale e sistemazione aree antistanti 80.000 48528
Comune di Dubino (SO) Ristrutturazione tetto Chiesa Parrocchia SS. Pietro e Paolo 100.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi

di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09721)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Chieti - Vasto sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Arcidiocesi di Chieti - Vasto Recupero chiese: S. Francesco - S. Giustino - S.M. degli Angeli - S.F. di Paola - S. Pio X S. Agostino - S. Martino 330.000 48528
Arcidiocesi di Chieti - Vasto Restauro cupola cattedrale S. Giustino 100.000 48528
Parrocchia S. Rocco Roccamontepiano (CH) Recupero Santuario e sistemazione aree esterne 120.000 48528
Parrocchia San Nicola Manoppello (PE) Recupero danni terremoto chiesa San Pancrazio 100.000 48528
Parrocchia SS. Trinità dei Pellegrini Chieti Lavori di restauro chiesa parrocchiale 100.000 48528
Comune di Villamagna (CH) Recupero palazzo Arcivescovile 200.000 48528
Provincia di Chieti Abbattimento barriere architettoniche Basilica e Abbazia S. Giovanni in Venere nel comune di Fossacesia 50.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;

se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09722)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Cesena - Sarsina sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Diocesi di Cesena - Sarsina Restauro Chiesa di Sant'Agostino 200.000 48528
Ente Morale Monastero S. Maria del Monte Cesena Consolidamento e restauro 350.000 48528
Parrocchia S. Pietro Apostolo Cesena Lavori di ristrutturazione Chiesa S. Pietro Apostolo 150.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09723)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro

dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Cerreto Sannita - Telese - Sant'Agata de' Goti sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri P.zza San Filippo Guardia Sanframondi (BN) Ristrutturazione pulpito del 700 e rifacimento dipinti della Basilica di S. Maria Assunta e S. Filippo Neri 55.000 48528
Monastero Regina Coeli Suore Clarisse Piazza Vittoria Airola (BN) Ristrutturazione 195.000 48528
Parrocchia «Santo Stefano» Via Iannicchino 1 Telese Terme (BN) Manutenzione straordinaria ed adeguamento norme sicurezza 50.000 48528
Parrocchia San Michele Arcangelo Via Municipio 17 Arpaia (BN) Recupero funzionale e restauro della chiesa 40.000 48528
Parrocchia SS. Annunziata Via Caudina Sant'Agata dei Goti (BN) Restauro e rifacimento pavimento chiesa 50.000 48528
Comune di Airola (BN) Ristrutturazione e consolidamento archi e volte Chiesa SS. Addolorata 200.000 48528
Comune di Airola (BN) Restauro e consolidamento chiesa Madonna delle Neve 200.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09724)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI,

MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Cefalù sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia Sant'Agata Villaggio Pescatori Cefalù (PA) Ristrutturazione ospizio anziani 60.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09725)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione

di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Caserta sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Caserta Contributo per il recupero e la valorizzazione della Chiesa Maria Santissima di Macerata 140.000 5164
Comune di Caserta Lavori di messa in sicurezza chiesa Santa Lucia 15.000 77740
Comune di Caserta Lavori di messa in sicurezza Eremo di San Vitaliano 15.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09726)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Camerino - San Severino Marche sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Ordine Frati Minori Cappuccini Provincia Picena Marche Lavori manutenzione convento Renacavata - Camerino 20.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09727)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Brindisi - Ostuni sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Locorotondo (BA) Recupero chiesa San Giorgio Martire 200.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;

se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09728)

TESTO AGGIORNATO AL 26 GENNAIO 2011

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre 2002 è stato indetto dal Ministero della giustizia, con decreto ministeriale dell'8 novembre 2002, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 13 dicembre 2002, un concorso pubblico per la copertura di n. 443 posti di ufficiale giudiziario;
il suddetto concorso si è concluso con n. 443 vincitori e n. 750 idonei e ad oggi restano da assumere n. 43 vincitori idonei;
a quanto consta all'interrogante, l'ufficio concorsi e personale del Ministero della giustizia ha comunicato di poter procedere all'assunzione di tutti gli idonei anche se al momento non è possibile proseguire su questa strada a causa degli adempimenti da assolvere in ordine al ridimensionamento degli uffici;
la graduatoria del suddetto concorso scadrà il prossimo 31 dicembre 2010 -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per una proroga della scadenza della graduatoria, in attesa di autorizzare l'assunzione dei vincitori idonei.
(4-09711)

FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dal 2 al 5 dicembre 2010 si svolgerà a Rimini, presso la sede di Riminifiere, il secondo salone della giustizia, di cui dà ampio risalto il sito www.salonedellagiustizia.it;
tra i partecipanti spiccano, oltre al Ministro interrogato, i Ministri dell'interno, della difesa, dell'istruzione, della sanità e delle infrastrutture, oltre a molti altri esponenti del Governo e della maggioranza che lo sostiene, mentre è isolata la presenza di esponenti dell'opposizione;
ad avviso dell'interrogante la manifestazione si presta in tal modo ad essere considerata come una iniziativa di propaganda politica, tra l'altro con un programma ricco di tavole rotonde, incontri e dibattiti aventi ad oggetto i temi più disparati, come la salute, la droga, i palazzi storici della giustizia;
tra le varie sigle che sponsorizzano o patrocinano la manifestazione, in un mix di pubblico e privato, compare anche il logo del Ministero della giustizia -:
a quale titolo venga usato il logo istituzionale del Ministero e se siano stati stanziati fondi per l'organizzazione dell'evento in questione da parte del Ministero stesso e, in caso affermativo, quale sia il loro ammontare e la relativa voce di bilancio.
(4-09732)

FIANO, VENTURA, VELTRONI, ANDREA ORLANDO e GARAVINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 23 novembre 2010 presso la corte d'assise di Firenze si è aperto un procedimento penale avente come oggetto la cosiddetta strage di via dei Georgofili, contro Leoluca Bagarella ed altri;
in tale sede i legali rappresentanti del Governo non si sono presentati;
al contrario il Ministero dell'interno e dell'istruzione si erano costituiti parte civile nel primo grado di tale procedimento penale sin dal 1996;
il procedimento è stato notificato alla pubblica amministrazione per pubblici annunzi

(articolo 155 del codice di procedura penale) e pubblicato in Gazzetta Ufficiale -:
se il Governo intenda chiarire come mai sia da rilevarsi la grave assenza degli avvocati dello Stato e la mancata costituzione di parte civile da parte del Governo;
se il Governo intenda porre rimedio a tale mancata costituzione e con quali iniziative.
(4-09734)

BOSSA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la Scuola di formazione e aggiornamento del Corpo di polizia e del personale dell'amministrazione penitenziaria di Portici, in provincia di Napoli, è la più antica struttura formativa del settore penitenziario italiano, con un'attività che va avanti dal lontano 1932;
per mandato istituzionale, la Scuola organizza e svolge corsi di formazione e aggiornamento rivolti a tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria, compresi funzionari e dirigenti, in riferimento ad alcune tipologie diversificate;
la Scuola è sede di seminari, convegni, iniziative varie dell'amministrazione penitenziaria, avvalendosi anche di moderni strumenti di videoconferenza; essa è una struttura complessa e polivalente. È organizzata in aree e servizi fra di loro interdipendenti e interagenti: area formazione, area segreteria, area amministrativo-contabile, area sicurezza con armeria e parco automezzi. È dotata di biblioteca, palestra, bar, sala tv, mensa, oltre a locali preposti alla residenzialità e alle attività didattiche;
la Scuola occupa un antico edificio di Portici, dall'elegante facciata neoclassica, denominato Palazzo Valle, che prende il nome dalla famiglia che ne era proprietaria e che rappresenta una delle sedi più prestigiose della città di Portici;
Palazzo Valle fu trasformato da re Ferdinando IV di Borbone, nel 1787, in caserma di cavalleria per ospitare il reggimento delle guardie reali del corpo, il cosiddetto «Quartiere delle Reali guardie del corpo»; all'inizio del secolo si accasermarono le regie guardie di pubblica sicurezza. Nel 1909 fu trasformato in carcere giudiziario. Non appena fu terminata la costruzione del carcere di Poggioreale, dove furono poi trasferiti tutti i detenuti, l'edificio fu adattato, nel 1932, a Scuola allievi agenti di custodia e fu intitolato a «Gaetano Semmola». Dopo l'entrata in vigore della legge n. 395 del 1990 la Scuola ha assunto l'attuale denominazione;
esiste la preoccupazione tra il personale della Scuola e nelle forze economiche e sociali della città di Portici che l'importante insediamento formativo di Palazzo Valle possa essere a breve chiuso in ragioni di scelte strategiche dell'amministrazione penitenziaria;
tale eventuale chiusura sarebbe un danno per la città che ha nella Scuola un punto di riferimento, per il corpo della polizia penitenziaria, che ha nella Scuola di Portici un simbolo, per il personale stesso della Scuola, che in tantissimi anni di esperienza sul campo, gestisce uno spazio polivalente che è un centro promotore di conoscenza e cultura che va al di là dello specifico settore formativo e allarga la sua influenza sul contesto -:
se siano fondate le notizie sulla prossima chiusura della Scuola di formazione e aggiornamento del corpo di polizia penitenziaria di Portici;
in caso affermativa, quali siano le ragioni che hanno indotto ad assumere tale decisione, penalizzando una sede storica e prestigiosa, e se non ritenga il Ministro di intervenire per salvaguardare un presidio storico di cultura e formazione che ha un valore oggettivo anche per il territorio.
(4-09739)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VICO, GINEFRA e MARGIOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia prevede di sopprimere nel nuovo orario del 12 dicembre 2010 i treni Eurostar 9360 e 9363 Taranto-Roma delle ore 6,15, sostituendoli con un intercity alle ore 7,50 (otto ore per arrivare a Roma), e di cancellare senza alcuna sostituzione i treni Roma-Taranto e gli analoghi treni Espresso 956 e 951;
tali servizi, pur svolti con carrozze non adeguate e con frequenti ritardi (martedì 16 novembre si è registrato l'ennesimo ritardo) risultano comunque di essenziale importanza per Taranto, essendo l'unico collegamento (via Potenza-Napoli) con la Capitale;
in questi ultimi due anni, da Taranto, sono stati soppressi ben sei treni a lunga percorrenza in direzione Reggio Calabria, Milano e Torino;
il danno derivante da questa ultima scelta all'utenza jonica e lucana sarebbe enorme;
gli assessori regionali ai trasporti della Puglia, Guglielmo Minervini, e della Basilicata, Rosa Gentile, hanno prontamente scritto formale lettera all'amministratore delegato di Trenitalia, Vincenzo Soprano, chiedendo di confermare nel prossimo orario i treni citati -:
quali iniziative intenda assumere il Governo affinché Trenitalia, concessionaria di un pubblico servizio, receda da un proposito fortemente penalizzante per i cittadini di Taranto e lucani.
(5-03884)

MARGIOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia prevede di sopprimere nel nuovo orario del 12 dicembre i treni Eurostar 9360 e 9363 Taranto-Roma e Roma-Taranto e gli analoghi treni Espresso 956 e 951;
tali servizi, pur svolti con carrozze non adeguate, e con frequenti ritardi (martedì 16 novembre, ad esempio, lo scrivente era a bordo e il treno è arrivato a Napoli con un'ora e mezza di ritardo), risultano comunque di essenziale importanza per il territorio regionale lucano, estraneo all'alta velocità, e non dotato di scalo aeroportuale;
il danno derivante da questa scelta all'utenza lucana sarebbe enorme;
l'assessore regionale della Basilicata ai trasporti, Rosa Gentile, ha prontamente scritto formale lettera all'amministratore delegato di Trenitalia, Vincenzo Soprano, chiedendo di confermare nel prossimo orario i treni citati -:
quali iniziative intenda assumere il Governo affinché Trenitalia, concessionaria di un pubblico servizio, receda da una volontà fortemente penalizzante per i cittadini lucani e pugliesi.
(5-03885)

Interrogazione a risposta scritta:

PILI, MURGIA e NIZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che
il 23 novembre 2010 RFI Rete ferroviaria italiana, gruppo Ferrovie dello Stato, con il suo amministratore delegato intervenendo nella commissione trasporti della Camera dei deputati ha presentato nel corso di un'audizione informale lo schema di aggiornamento del contratto di programma 2007-2011 per la gestione degli investimenti tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana;
nei testi depositati alla Camera dei deputati e nell'illustrazione proposta alla commissione si evince che:
l'articolo 3 comma 2 del contratto di programma (CdP) 2007-2011, parte investimenti, stabilisce che, entro il mese di

gennaio di ciascun anno, le parti definiscano eventuali modifiche ai contenuti delle tabelle e delle tavole allegate al contratto stesso, per tenere conto delle variazioni alle coperture finanziarie disposte dalla legge finanziaria e dalle leggi ad essa collegate per l'anno di riferimento;
per l'aggiornamento 2009, il termine contrattuale fissato è stato prorogato, al fine di definire gli aspetti rilevanti evidenziati nel corso dell'interlocuzione tecnica tra il Ministero ed RFI, a valle delle sedute del CIPE (6 marzo, 26 giugno, 15 luglio, 31 luglio e 22 settembre 2009) in materia di programmazione e finanziamento delle opere strategiche;
la situazione attuale del CdP 2007-2011 è la seguente: malgrado il contratto di programma preveda che le modifiche annuali siano perfezionate entro il mese di gennaio, non è stato ancora approvato l'aggiornamento 2009;
l'iter per l'aggiornamento 2010 è nella sua fase iniziale e saremmo già prossimi alla scadenza dell'aggiornamento 2011;
nell'aggiornamento 2009 gli investimenti precedentemente ricompresi nelle tabelle programmatiche (B, C e D), sono stati riuniti in un unico documento denominato «Opere programmatiche per lo sviluppo della Rete ferroviaria nazionale» con la relativa pianificazione indicativa dei fabbisogni finanziari di competenza;
il gestore è impegnato nella realizzazione delle opere ricomprese nella tabella A che mantiene la denominazione di «Opere in corso», in essa sono ricompresi unicamente interventi dotati di copertura finanziaria e articolati in classi, come di seguito rappresentato:
manutenzione straordinaria, manutenzione migliorativa/evolutiva (upgrading) ed adeguamento agli obblighi di legge;
tecnologie per la sicurezza, la circolazione, nonché per l'efficientamento gestionale;
potenziamento e sviluppo infrastrutturale rete convenzionale, ivi compreso il potenziamento degli impianti di stazione, degli impianti merci, degli impianti industriali, nonché delle infrastrutture ferroviarie a servizio dei porti;
sviluppo infrastrutturale rete alta capacità;
sviluppo infrastrutturale rete alta velocità/alta capacità Torino-Milano-Napoli;
per tutti gli investimenti presenti nella tabella A sono state iscritte risorse in misura da garantire la copertura di intere opere o di fasi funzionali;
nell'aggiornamento 2009 del contratto, ai sensi dell'articolo 2 comma 232 della legge finanziaria per il 2010, è stata introdotta una nuova categoria di opere, aventi il requisito di opere strategiche, di complessità tecnica e di impegno finanziario rilevante, che vengono ricomprese nella Tabella A1:
alta velocità/alta capacità Treviglio-Brescia;
tunnel di base del Brennero - quota italiana;
alta velocità/alta capacità Milano-Genova: terzo valico dei Giovi;
per tali interventi è stata prevista dallo Stato una modalità di finanziamento «a tranches» per consentirne l'avvio e la realizzazione tramite l'esecuzione di «lotti costruttivi» anche non funzionali, a fronte di una serie di formali condizioni autorizzative essenziali così come stabilito dall'articolo 2 commi 233 e 234 della stessa legge finanziaria per il 2010. Nel contratto, per questi progetti, vengono indicati gli impegni programmatici che lo Stato assume a garanzia della completa realizzazione delle opere che complessivamente ammontano a 8.446 milioni di euro, così ripartiti:
919 milioni di euro per il completamento della linea alta velocità/alta capacità Treviglio-Brescia;

2.847 milioni di euro per il completamento del nuovo tunnel di base del Brennero;
4.680 milioni di euro per il completamento della linea alta velocità/alta capacità Milano-Genova:terzo valico dei Giovi;
il rallentamento nel processo di aggiornamento del contratto di programma è stato inoltre determinato dalle misure di definanziamento degli investimenti;
in particolare, nel 2009 (come effetto della relativa legge finanziaria e di altri atti normativi quali il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9/2008 e il decreto-legge 180/2008) si è verificata una complessiva riduzione delle coperture finanziarie già contrattualizzate pari a 3.677 milioni di euro, di cui 3.669 milioni di euro per la rete convenzionale (capitolo 7122) ed 8 milioni di euro per il sistema alta velocità/alta capacità Torino-Milano-Napoli (capitolo 7124);
per far fronte a tale definanziamento rete ferroviaria italiana ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), dichiara RFI, hanno proceduto concordemente ad individuare i progetti che disponevano di risorse finanziarie, «immobilizzate» nelle tabelle del contratto di programma cosiddette «programmatiche», non già impegnate con atti negoziali con terzi, sulla base dei criteri contenuti nella delibera CIPE n. 10 del 6 marzo 2009;
tuttavia, poiché il definanziamento, riguardante unicamente gli stanziamenti sul capitolo 7122 del bilancio dello Stato, non ha trovato piena capienza nelle risorse iscritte nella parte programmatica, la riduzione è stata estesa anche alla tabella A per interventi previsti oltre l'arco temporale di validità del contratto;
per quanto riguarda le opere su cui incidono le variazioni in riduzione, si riportano qui di seguito comunque i principali:
il completamento del raddoppio Genova-Ventimiglia (- 576,7 milioni);
il raddoppio Giampilieri-Fiumefreddo, l'itinerario Messina Siracusa (- 1.711,8 milioni);
il raddoppio Spoleto-Terni (- 511,4 milioni);
le disponibilità residue per la copertura degli oneri finanziari alta velocità relativi al sistema di finanziamento ISPA - società infrastrutture S.p.a. (- 346 milioni);
il potenziamento del collegamento tra porti e rete ferroviaria (quota parte, - 133 milioni);
con l'aggiornamento 2009 sono state iscritte coperture aggiuntive a valere su fonti con vincolo di destinazione su investimenti ben individuati (legge obiettivo, FAS, TEN, FESR, eccetera), per un importo pari a 3.778 milioni di euro;
le principali opere che risultano beneficiarie delle nuove risorse contrattualizzate sono le seguenti:
tratta Treviglio-Brescia della linea alta velocità/alta capacità Milano-Verona (565 milioni);
terzo valico dei Giovi (500 milioni);
tunnel di base del Brennero (443 milioni), nuova linea Torino-Lione (470,7 milioni);
adeguamento rete ferroviaria meridionale (391 milioni);
potenziamento Gallarate-Rho (292,5 milioni);
raddoppio Berceto-Chiesaccia e Parma-Fornovo (234,6 milioni);
partecipazione ponte sullo Stretto di Messina (133 milioni);
adeguamento Siracusa-Ragusa-Gela (120 milioni);
itinerario Napoli-Bari (107 milioni);
nodo di Torino: tratta Susa-Stura (52,7 milioni);

ammodernamento infrastrutturale (95,2 milioni);
la situazione finanziaria per la futura programmazione degli investi menti si presenta critica particolarmente per i prossimi anni;
continuano, infatti, a non trovare copertura gli interventi definiti improcrastinabili, cioè quelli di manutenzione straordinaria (annualità 2010 e 2011) e quelli legati al piano della sicurezza definito dall'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria (esempio rilevamento termico boccole, portali multifunzionali, SSC, pese dinamiche), che necessitano, nel periodo 2010-2013, di un fabbisogno medio annuo pari a circa 950 milioni di euro (di cui 860 milioni/anno per la sola manutenzione straordinaria della rete e degli impianti). Si tratta di un fabbisogno prioritario per esigenze irrinunciabili, essendo destinato al rinnovo o alla sostituzione delle infrastrutture ferroviarie, al fine di mantenerne o migliorarne affidabilità, sicurezza e produttività;
a quanto sopra si aggiunge la manovra finanziaria 2010 che, ai sensi della legge n. 122/2010, ha previsto la riduzione definitiva delle dotazioni finanziarie di cassa iscritte a legislazione vigente per gli anni 2011 e seguenti per un importo complessivo di 922 milioni di euro. Ciò comporterà, inevitabilmente, una pari riduzione delle risorse di competenza sulle opere in corso;
la conseguenza di quanto descritto è l'ulteriore contrazione degli investimenti con conseguenti flessioni nella capacità realizzativa e allungamento dei tempi di ultimazione delle opere, incidendo anche sulla situazione già critica relativa alla disponibilità di risorse per la manutenzione straordinaria;
nel corso del 2008 si sono succeduti una serie di atti normativi che hanno determinato, a valere sui capitoli del bilancio dello Stato dedicati agli investimenti di RFI, una significativa riduzione di risorse per un totale di 3.677 milioni di euro, di cui 3.669 milioni di euro per la rete convenzionale (capitolo 7122) ed 8 milioni di euro per il sistema alta velocità/alta capacità Torino-Milano-Napoli (capitolo 7124);
il suddetto definanziamento deriva dai seguenti provvedimenti:
3.561 milioni di euro per gli effetti del decreto-legge n. 112 del 2008;
40 milioni di euro di cui 32 milioni sulla rete convenzionale e 8 milioni sulla rete alta velocità/alta capacità per gli effetti del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 settembre 2008;
25 milioni di euro per gli effetti del decreto-legge n. 180 del 2008;
50 milioni di euro per la riduzione dalle dotazioni del bilancio dello Stato di quanto accantonato e reso indisponibile per gli anni 2007 e 2008, ai sensi dell'articolo 1 comma 507 della legge finanziaria per il 2007;
per la concreta applicazione del definanziamento di legge si sono attese le indicazioni del CIPE che, con delibera n. 10/2009, ha definito le linee di azioni da seguire: ridurre prioritariamente le disponibilità finanziarie degli interventi ricompresi nelle Tabelle programmatiche (Tabelle B, C e D) non ancora oggetto di atti negoziali verso terzi e, ove fosse necessario, anche quelle delle opere incluse in Tabella A;
in linea con tali principi la riduzione è stata ripartita nel seguente modo:
346 milioni di euro relativi alle disponibilità residue per la copertura degli oneri finanziari alta velocità/alta capacità relativi al sistema di finanziamento ISPA cessato a seguito della soppressione della società infrastrutture S.p.A. e del passaggio alla Cassa depositi e prestiti di tutti i diritti e i rapporti giuridici in essere (legge finanziaria per il 2006);

3.068 milioni di euro su coperture finanziarie relative ad investimenti delle tabelle programmatiche (B-C-D);
255 milioni di euro su coperture finanziarie relative a progetti della tabella A;
si tratta - sostiene RFI nella relazione alla Camera dei deputati - di un definanziamento che non è in nessun modo associabile a volontà della società RFI, in quanto deriva da disposizioni normative alle quali il gestore dell'Infrastruttura ferroviaria nazionale deve obbligatoriamente attenersi;
altro aspetto rilevante - secondo RFI - è rappresentato dalla circostanza che il definanziamento non ha in alcun modo pregiudicato le attività in corso sui singoli progetti di investimento, sia in termini di rescissione di atti negoziali, sia in termini di interruzione di progettazioni già avviate nell'ambito del Gruppo ferrovie dello Stato. In questo senso si conferma la prosecuzione delle attività di progettazione relative ai seguenti investimenti:
raddoppio Spoleto-Terni;
completamento del raddoppio Genova-Ventimiglia: tratta Andora-Finale;
nodo di Novara;
completamento del raddoppio Messina-Catania: tratta Giampilieri-Fiumefreddo;
in sostanza il definanziamento ha riguardato risorse destinate ad attività realizzative che erano previste oltre l'arco di piano oppure sospese per vincoli di natura autorizzativa;
gli interventi interessati dalle suddette riduzioni ricompresi nelle «Opere programmatiche per lo sviluppo della Rete Ferroviaria Nazionale» risultano essere i seguenti:
nuovo terminal intermodale di Sesto San Giovanni: la riduzione delle risorse previste nella tabella D è pari a 10,2 milioni di euro. Casalmaggiore: riallocazione scalo e polo logistico: la riduzione delle risorse previste nella tabella D è pari a 11,3 milioni di euro. Potenzia mento collega mento tra porti e rete ferroviaria: la riduzione delle risorse previste nella tabella C è pari a 133 milioni di euro;
rete sarda: ulteriore fase di potenziamento Cagliari-Oristano: la riduzione è pari a 23,3 milioni di euro e riguarda risorse di competenza previste in Tabella C, non impegnate con atti negoziali con terzi. L'investimento in questione resta classificato nelle «Opere programmatiche per lo sviluppo della Rete Ferroviaria Nazionale»;
itinerario Messina-Siracusa, raddoppio Giampilieri-Fiumefreddo: la riduzione delle risorse previste in Tabella C è pari a 1.711,8 milioni di euro e riguarda finanziamenti non operativi destinati alla fase realizzativa dell'investimento;
nodo di Novara, passante ferroviario merci: la riduzione riguarda risorse previste in tabella C pari a 45,4 milioni di euro, destinate alla fase realizzativa e non impegnate con atti negoziali con terzi;
nuova linea Ferrandina-Matera La Martella-Venusio (nell'arco di piano esclusa la realizzazione Matera La Martella-Venusio;
completamento raddoppio Genova-Ventimiglia, tratta Andora-Finale: la riduzione è pari a 576,7 milioni di euro, riguarda il completamento del raddoppio della linea Genova-Ventimiglia ed in particolare le risorse destinate a parziale copertura della fase realizzativa previste nella Tabella C;
raddoppio Spoleto-Terni: la riduzione è pari a 511,4 milioni di euro, interessa le risorse previste nella Tabella B e quindi non operative;
altri interventi minori: la riduzione si riferisce ad un importo complessivo di 5 milioni di euro;
la documentazione prodotta in commissione trasporti della Camera dei deputati

da RFI prevede anche una rappresentazione grafica degli interventi futuri 2011-2015;
in tale rappresentazione grafica risulta evidente la cancellazione della regione Sardegna non solo da gli stanziamenti ma anche dalla cartina geografica dell'Italia, dove sono illustrate tutte le regioni italiane tranne la Sardegna;
l'articolata proposta di definanziamento proposta da Rfi risulta alquanto iniqua, discriminante e viola il principio sancito dall'articolo 22 della legge n. 42 del 2009 relativamente alle misurazioni e compensazioni derivanti dal divario insulare;
si tratta di un'articolazione che non tiene in alcun modo conto delle precedenti attribuzioni e, soprattutto, per quanto riguarda lo stanziamento che viene cancellato per la Sardegna, si aggiunge ad una situazione gravissima già denunciata in precedente atto di sindacato ispettivo dal quale si evince che la Sardegna ha subito una sottrazione di 629.876.683 euro nell'ultimo periodo di programmazione;
il sistema dei trasporti in Sardegna è ancora caratterizzato da condizioni di grave disagio e deficit infrastrutturale, gestionale ed organizzativo che producono non solo una bassa qualità del servizio offerto ma costituiscono un ostacolo al decollo della crescita e dello sviluppo economico;
alle oggettive difficoltà derivanti dalla insularità, dalla conformazione prevalentemente montuosa del territorio regionale, dalla bassa densità insediativa, si somma uno storico deficit di infrastrutturazione complessiva, che incide negativamente sullo sviluppo «sistemico» dell'intera regione, costituendo un ostacolo al decollo della crescita e dello sviluppo economico;
al costo ed alle difficoltà proprie della condizione insulare, col conseguente basso livello di accessibilità alla rete nazionale ed europea, si unisce la debolezza delle connessioni interne all'isola, causate sia da forti carenze della rete stradale, sia dalla insufficiente dotazione infrastrutturale e dai mediocri livelli di servizio in particolare sulle linee ferroviarie;
nel futuro del sistema ferroviario in Sardegna permangono gravissimi motivi di preoccupazione, peraltro posti in maggiore evidenza dai recenti incidenti mortali;
in data 15 giugno 2007 lungo la tratta a scartamento ridotto Nuoro-Macomer, nel quale hanno perso la vita due passeggeri e un macchinista;
in data 27 dicembre 2009 lungo la tratta a scartamento ordinario Chilivani-Sassari, nel quale ha perso la vita un macchinista. La tratta, interessata da fenomeni franosi, è a tutt'oggi chiusa all'esercizio;
nelle Ferrovie sarde persiste, da oltre un ventennio, una condizione di criticità grave, che rischia di condurre l'intera regione ad un assetto trasportistico monomodale (tutto strada) in totale controtendenza rispetto alle tendenze nazionali ed europee;
alcune carenze assimilabili ai contesti del Mezzogiorno e della Sardegna si riferiscono ai bassi livelli di accessibilità alla rete nazionale ed europea, nonché al proprio interno, causati da insufficienti dotazioni infrastrutturali ed ancora più da mediocri livelli di servizio sia delle linee che delle infrastrutture, ad una disomogenea distribuzione territoriale delle residenze e delle attività che evidenziano aree a bassa densità di popolazione;
l'infrastruttura regionale risulta essere collegata solo teoricamente alla direttrice tirrenica, afferente l'asse ferroviario numero 1 Berlino-Verona/Milano Bologna-Napoli-Messina-Palermo, attraverso i collegamenti marittimi e il tratto ferroviario di connessione con il porto di Civitavecchia;
la necessità di un effettivo ammodernamento del sistema ferroviario della Sardegna, risulta a tutt'oggi non condivisa ed estranea alla pratica operativa, di RFI, TRENITALIA, CARGO, confermandosi

una situazione di deficit d'esercizio sintetizzabile a partire dal dato, antistorico, di una velocità media (lungo la rete ferroviaria nazionale) nell'ordine dei 70 chilometri/ora;
la condizione di criticità prefigura un futuro di abbandono per un patrimonio costituito da 436 chilometri di tracciato a scartamento ordinario, non elettrificata, per grandissima parte a semplice binario, sin qui gestita da FS-SpA, e da altri 626 chilometri da linee a scartamento ridotto, passati alla gestione regionale con l'ingiustificabile e grave assenso della precedente giunta regionale, ma in assenza di qualsiasi risorsa sufficiente ad una seppur minima messa in sicurezza né tantomeno al suo adeguamento infrastrutturale;
la provincia di Cagliari, la più popolosa, per fare un esempio, risulta 98o tra le province italiane, terzultima nel Mezzogiorno, ha un indice relativo alla rete ferroviaria di 24,7, leggermente superiore alla media regionale (24,5) ma comunque, nettamente al di sotto della media delle regioni del Mezzogiorno (84,7);
la dotazione regionale di infrastrutture ferroviarie, la rete di livello nazionale, gestita da RFI, è costituita da 436 chilometri di linea (2,6 per cento del totale nazionale) a scartamento ordinario, semplice binario e non elettrificata. Solo 16,6 chilometri sono a doppio binario (Cagliari-Decimomannu), cui s'aggiungono circa 8 chilometri nella nuova tratta in galleria a Bonorva;
la densità ferroviaria, indice d'accessibilità del territorio, rapporto tra estesa delle linee e superficie regionale, è di 18 metri/chilometro quadrato, contro un valore medio nazionale di 55; il grado di diffusione ferroviario della Sardegna è quindi 1/3 di quello nazionale;
la rete è suddivisa in linee fondamentali (Cagliari-Chilivani-Olbia), complementari (Chilivani-Porto Torres) e secondarie (Decimomannu-Iglesias; Villamassargia-Carbonia) con riferimento alla relativa funzione e all'entità del traffico;
il piano regionale dei trasporti, ed il piano regionale delle merci, come da ultimo approvato dalla giunta regionale con deliberazione n. 12/26 in data 16 aprile 2002 hanno indicato tra i progetti prioritari l'ammodernamento e velocizzazione della rete ferroviaria sarda l'intesa generale quadro stipulata l'11 ottobre 2002 tra il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e del territorio, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio ed il presidente della regione autonoma della Sardegna, nella quale sono indicate quali opere «di preminente interesse nazionale» ha individuato gli interventi ricadenti nel territorio sardo tra quelli inseriti nel 1o programma delle infrastrutture strategiche;
in tale intesa le parti hanno convenuto che le risorse finanziarie occorrenti per la realizzazione degli interventi ivi previsti «saranno comunque rese disponibili fino alla completa realizzazione delle opere secondo gli importi che risulteranno dai quadri economici dei progetti approvati» e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti «si impegna fin d'ora a sostenere, con risorse proprie e/o delle aziende vigilate, gli oneri economici per la progettazione di specifiche opere rientranti fra quelle per le quali le parti determineranno di collaborare»;
il documento n. 161 del 22 gennaio 2003, sottoscritto tra il capo del dipartimento coordinamento e sviluppo del territorio del Ministero delle infrastrutture e trasporti e il capo del dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione del Ministero dell'economia e delle finanze, è finalizzato ad armonizzare i contenuti delle intese istituzionali di programma e degli accordi di programma quadro con quanto previsto nelle Intese generali quadro in ordine al 1o programma delle infrastrutture strategiche di cui alla citata delibera CIPE 21/2001 anche ai fini dell'appropriata gestione e rafforzamento delle attività di monitoraggio;
il programma attuativo, conseguente all'Intesa del 2002 e all'accordo approvato

dalla giunta regionale nel 2003, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, prevedeva:
ampliare, potenziare e velocizzare la rete ferroviaria, al fine di renderla idonea a garantire un adeguato livello di qualità nonché ad aumentare l'offerta del servizio esistente, anche attraverso una sostanziale riduzione dei tempi di percorrenza. A questo fine le parti concordano che gli interventi infrastrutturali previsti nel presente accordo, con le risorse disponibili e quelle programmate, sono funzionali all'obiettivo di ridurre, entro il quadriennio 2004-2007, i tempi di percorrenza sulle due relazioni Cagliari-Sassari-Porto Torres e Cagliari-Chilivani-Olbia-Golfo Aranci, in misura tale da elevarne il livello di concorrenzialità con le altre modalità di trasporto;
potenziare le principali linee ferroviarie per realizzare un significativo spostamento modale di quote di traffico dal sistema su gomma a quello su ferro. Tale obiettivo, peraltro, dovrà essere realizzato anche attraverso un riordino dei sistemi su gomma diretto ad eliminare eventuali parallelismi nell'offerta e, viceversa, a favorire l'interscambio gomma/ferro in prossimità delle stazioni;
realizzare interventi di collegamento ai nodi urbani ed ai servizi portuali ed aeroportuali;
la definitiva attribuzione delle risorse del PON Trasporti 2000-2006 registra una pesante penalizzazione subita dalla regione Sardegna, in particolare nel settore delle ferrovie, ove il responsabile nazionale delle misure 1.1 e 2.1 risulta non aver proceduto a sviluppare la progettualità necessaria all'attuazione di un complesso di intervento mirati alla velocizzazione della principale linea ferroviaria regionale (Cagliari/Porto Torres/Golfo Aranci);
il recente documento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti «Selezione dei progetti per la realizzazione del PON Trasporti 2000/2006 - Lista Progetti CdS 25/05/09» mostra, per il settore delle ferrovie una situazione che emerge in tutta la sua gravità;
il Programma operativo nazionale trasporti 2000-2006 in Sardegna alla misura 1.1 - miglioramento della rete e del servizio ferroviario attraverso l'adeguamento della linea - con una dotazione di 1.518.420.228 euro (il 33,6 per cento dell'intero PON Trasporti) ha totalmente escluso dall'intervento la regione Sardegna;
la misura 3.3 - sviluppo delle infrastrutture finalizzate all'intermodalità delle merci, che ha avuto grosse difficoltà anche alla scala nazionale, per incertezze connesse al rispetto delle regole della concorrenza, ed alla conseguente impossibilità di finanziare infrastrutture destinate ad operatori privati ha anche in questo caso escluso la Sardegna nei bilanci di RFI, responsabile delle misure 1.1 e 2.1 del PON trasporti 2000-2006, è effettivamente entrata una assegnazione complessiva di 2.086.936.887 euro. L'ammontare di risorse teoricamente destinato alla regione, stimabile sulla base della quota dell'11,95 per cento in 249 milioni di euro circa, in ragione dell'assenza di Progettazione, è stato distribuito sui territori delle altre regioni del Mezzogiorno;
nella programmazione 2007-2013 si rende necessario recuperare con somma urgenza tali risorse, opportunamente rivalutate anche per non perseverare nella seguente inaccettabile programmazione 2007-2013:
il Programma nazionale «Reti e Mobilità», inizialmente destinato a tutte le regioni del Mezzogiorno non ha infatti ricompreso Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna, risultando a tutt'oggi operativo solamente nella sezione finanziata del FERS, per le sole regioni rimaste nell'obiettivo 1 (giova al riguardo rilevare che lo sforamento statistico di taluni indici economici non equivale ad un recupero del deficit infrastrutturale pregresso);
il programma di interventi relativo all'alta velocità e all'adeguamento infra

strutturale delle dorsali ferroviarie nazionali non ricomprende, tra le regioni destinatarie, la Sardegna;
gli interventi del Fondo infrastrutture sin qui definiti interessano solo marginalmente la regione sarda, comunque esclusa dagli interventi di adeguamento della rete ferroviaria;
gli interventi previsti dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, che approva con modifiche, il decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il Quadro strategico nazionale, destinano una specifica sezione di intervento, per 2.400 milioni di euro al sostegno delle ferrovie e del trasporto pubblico locale, utilizzando a tal fine le risorse del FAS 2007-2013;
l'articolo 25 della legge 28 gennaio 2009, n. 2, al comma due cita esplicitamente i soli contratti di servizio di Trenitalia con le sole regioni a statuto ordinario «Per assicurare i necessari servizi ferroviari di trasporto pubblico, al fine della stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni a statuto ordinario con Trenitalia s.p.a., è autorizzata la spesa di 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011»: una restrittiva applicazione di tale norma condurrebbe quindi ad una paradossale penalizzazione di tutte le regioni a statuto speciale, contraddicendo lo stesso principio ispiratore dell'omogeneità del sistema ferroviario italiano;
analoga perplessità riguarda la ripartizione delle risorse, al cui onere (1.440 milioni di euro per l'anno 2009 e 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011), ai sensi dei commi 3 e 4 del citato articolo 25, «si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 61, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, relativa al Fondo per le aree sottoutilizzate, a valere sulla quota destinata alla realizzazione di infrastrutture ai sensi dell'articolo 6-quinquies del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133» ... «Ferrovie dello Stato s.p.a. presenta annualmente al Ministro dell'economia e delle finanze una relazione sui risultati della attuazione del presente articolo, dando evidenza in particolare del rispetto del criterio di ripartizione, in misura pari rispettivamente al 15 per cento e all'85 per cento, delle quote di investimento riservate al nord e al sud del Paese»;
risulta, secondo l'interrogante, inaccettabile che tali risorse relative al fondo aree sottoutilizzate, all'interno del contesto nazionale, ed in particolare del Mezzogiorno violino i criteri di ripartizione che non dovrebbero discostarsi per alcuna ragione da quelli assunti dal Quadro strategico nazionale 2007-2013, che hanno da tempo codificato, in favore della Sardegna, una quota di ripartizione pari al 12,61 per cento del totale delle risorse dedicate al Mezzogiorno (Delibera CIPE 166/2007, tabella 4);
un eventuale scostamento da tali criteri di ripartizione andrebbe adeguatamente motivato, ad esempio sulla base di una compensazione per il pregresso non assegnato, ovvero assumendo criteri specifici relativi al fabbisogno infrastrutturale, misurabile attraverso fattori oggettivi quali l'estesa chilometrica, o l'insufficienza della velocità commerciale lungo linea: va detto sin d'ora che criteri di assegnazione delle risorse fondati sul riconoscimento dell'effettivo deficit infrastrutturale, condurrebbero a coefficienti di ripartizione delle risorse destinate al Mezzogiorno sensibilmente superiori al quantum sin qui solo teoricamente riconosciuto alla regione Sardegna. E di fatto comunque negato nell'ambito della richiamata programmazione;
i criteri di ripartizione di tali somme all'interno del contesto nazionale, ed in particolare del Mezzogiorno non devono discostarsi in alcun modo se non per incrementarli, ai fini di ulteriore compensazione del pregresso sottratto, da quelli

che il QSN utilizza per la distribuzione delle risorse alla scala regionale, com'e noto pari 12,61 per cento per ciò che attiene la regione Sardegna (delibera CIPE 166/2007, tabella 4);
i criteri di riparto dovrebbero essere sensibilmente superiori a tale quota, sopratutto se si prendesse in considerazione ad esempio il dato di fabbisogno infrastrutturale (rilevabile dalla estesa chilometrica, e dalla modesta velocità commerciale lungo linea);
la stima del quantum di risorse FAS, riparto nazionale, da assegnarsi alla regione Sardegna va comunque effettuata con la massima celerità al fine di recuperare i divari registrati e incrementati negli anni il citato comma due della legge 28 gennaio 2009, n. 2, non ha esplicitamente inserito nel riparto le regioni a Statuto speciale, richiamando esclusivamente le sole regioni a statuto ordinario;
una restrittiva applicazione della norma costituirebbe una paradossale penalizzazione per tutte le regioni a statuto speciale, contraddicendo lo stesso principio ispiratore dell'omogeneità del sistema ferroviario italiano;
il sostanziale disimpegno di RFI ha condotto ad un progressivo abbattimento dei livelli di servizio sul sistema ferroviario della Sardegna;
come emerge dalla lettura degli orari riportati dal sito Trenitalia a velocità commerciale media sulla rete RFI) s'aggira, in Sardegna, sui 65-70 chilometri/ora;
soltanto uno dei 5 collegamenti Cagliari-Sassari (261 chilometri in ferrovia, 215 chilometri sulla SS 131) è infatti effettuato dal treno più veloce in 2 ore e 50 mm (velocità commerciale 92 chilometri/ora), gli altri quattro impiegano delle 3 ore e 30 minuti alle 4 ore, con una velocità commerciale media oscillante tra i 75 ed i 65 chilometri/ora tempo superiore del 50 per cento rispetto a quello «impiegabile» da un'autovettura di media cilindrata sulla strada statale 131;
il collegamento Sassari-Olbia (116 chilometri) è coperto in circa 1 ora e 50 minuti, alla velocità commerciale inferiore ai 65 chilometri/ora;
la tratta «inter-city» a più alto traffico (Cagliari-Oristano, 94 chilometri), che si sviluppa su tracciato in piano, è percorsa da circa 18 treni giornalieri, ma solamente 2 corse/die effettuano la tratta in 56 minuti circa, alla velocità commerciale di oltre 100 chilometri/ora: per le altre, i tempi di connessione giungono ai 70, 80, 110 minuti, segnate quindi da uno standard di esercizio che abbatte le velocità commerciali sino ai 60 e addirittura ai 47 chilometri/ora;
a tale rete si aggiungono 620 chilometri di rete ferroviaria a scartamento ridotto, passata dalla gestione governativa alla gestione regionale in assenza di alcun progetto di ammodernamento, sulla quale la velocità di percorrenza oscilla tra i 60 chilometri/ora della Sassari-Alghero e della Cagliari-Mandas, per ridursi ai 33 chilometri sulle Tratte a valenza turistico e paesisistica: Sorgono-Mandas-Arbatax, Palau-Arzachena-Tempio-Nulvi, Nuoro-Macomer-Bosa;
per tale sottosistema ferroviario regionale, sono necessari importanti momenti di riqualificazione:
sulle tratte a maggiore valenza urbana, per le quali si prospetta (con fonti regionali, nazionali e comunitari) il completamento delle azioni già avviate con le metropolitane leggere di Cagliari e Sassari, con la estensione delle tratte elettrificate, e la semplificazione degli attuali passaggi a livello, da ricondurre a normali intersezioni semaforiche;
per le tratte gravitanti sui centri urbani, per le quali occorre a ricondurre a standard in particolare sulle tratte pianeggianti, le velocità di esercizio;
sulle tratte che attraversano i territori montani, segnandone paesaggio e storia, sulla quali la domanda di «turismo ambientale» ha mantenuto trend di crescita nell'ordine del 7-8 per cento all'anno, sino a lasciare inevase quote elevate di

domanda, per l'insufficienza dei treni (dedicati alla domanda pendolare) e per la carenza di figure rare quali quelle dei macchinisti, in favore dei quali per i quali sono state peraltro applicate le norme relative al prepensionamento degli addetti;
ai sensi dell'articolo 837 dell'articolo 1 della Finanziaria 2007 tali linee sono passate alla gestione regionale. Senza alcuna risorsa aggiuntiva, e senza registrare, e quantificare, i danni conseguenti ad oltre un cinquantennio di sostanziale assenza di investimenti, all'interno di un accordo a tutt'oggi privo delle risorse necessarie alla messa in sicurezza ed all'ammodernamento dell'infrastruttura;
il «Corridoio Plurimodale Sardegna Continente» è privo del servizio di traghettamento ferroviario delle merci, sospeso da Trenitalia a partire dal luglio 2008;
la rete ferroviaria sarda, con particolare riferimento alle condizioni di sicurezza risulta evidente la penalizzazione subita dalla Sardegna sia in termini di mancata assegnazione di risorse pregresse, sia in termini di continuo decadimento del livello di servizio ferroviario;
appare impegno inderogabile la stima del quantum da assegnarsi alla regione a valere sul riparto nazionale (e/o sul fondo infrastrutture) delle risorse FAS 2007-2013, risorse statali riparto nazionale, da effettuarsi con la massima celerità, al fine di recuperare i divari registrati e incrementati negli anni, col concorso del Ministero dell'economia e del Ministero delle infrastrutture, d'intesa con la regione autonoma della Sardegna;
la legge 5 maggio 2009, n. 42 «Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione» pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 103 del 6 maggio 2009 all'articolo 22 prevede:
(Perequazione infrastrutturale).

1. In sede di prima applicazione, il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con il Ministro per le riforme per il federalismo, il Ministro per la semplificazione normativa, il Ministro per i rapporti con le regioni e gli altri Ministri competenti per materia, predispone una ricognizione degli interventi infrastrutturali, sulla base delle norme vigenti, riguardanti le strutture sanitarie, assistenziali, scolastiche nonché la rete stradale, autostradale e ferroviaria, la rete fognaria, la rete idrica, elettrica e di trasporto e distribuzione del gas, le strutture portuali ed aeroportuali. La ricognizione è effettuata tenendo conto, in particolare, dei seguenti elementi:
a) estensione delle superfici territoriali;
b) valutazione della rete viaria con particolare riferimento a quella del Mezzogiorno;
c) deficit infrastrutturale e deficit di sviluppo;
d) densità della popolazione e densità delle unità produttive;
e) particolari requisiti delle zone di montagna;
f) carenze della dotazione infrastrutturale esistente in ciascun territorio;
g) specificità insulare con definizione di parametri oggettivi relativi alla misurazione degli effetti conseguenti al divario di sviluppo economico derivante dall'insularità, anche con riguardo all'entità delle risorse per gli interventi speciali di cui all'articolo 119, quinto comma, della Costituzione.

2. Nella fase transitoria di cui agli articoli 20 e 21, al fine del recupero del deficit infrastrutturale, ivi compreso quello riguardante il trasporto pubblico locale e i collegamenti con le isole, sono individuati, sulla base della ricognizione di cui al comma 1 del presente articolo, interventi finalizzati agli obiettivi di cui all'articolo 119, quinto comma, della Costituzione, che tengano conto anche della virtuosità degli enti nell'adeguamento al processo di convergenza ai costi o al fabbisogno standard. Gli interventi di cui

al presente comma da effettuare nelle aree sottoutilizzate sono individuati nel programma da inserire nel Documento di programmazione economico-finanziaria ai sensi dell'articolo 1, commi 1 e 1-bis, della legge 21 dicembre 2001, n. 443 -:
se il governo non ritenga di dover disporre un'immediata rimodulazione dell'aggiornamento del contratto di Programma di rete ferroviaria italiana tesa a restituire alla regione Sardegna le risorse parametrate spettantigli;
se non ritenga di dover disporre non solo la riassegnazione delle risorse che gli sono state sottratte con la proposta di aggiornamento del contratto di programma ma a provvedere ad una assegnazione congrua del periodo di programmazione 2011/2015 dove la Sardegna risulta totalmente esclusa;
se non ritenga di dover provvedere alla definizione di parametri certi per l'attribuzione delle risorse dei contratti di programma che risultano totalmente sbilanciati su alcune regioni a scapito di altre, su tutte la regione Sardegna;
se non ritenga di dover inserire la Sardegna nelle regioni dotate di una rete ad alta velocità capace di riequilibrare la dotazione infrastrutturale che vede sempre maggiore il divario proprio nel settore ferroviario tra l'Italia e la Sardegna;
se non ritenga di dover richiamare RFI al rispetto della regione Sardegna che non può essere ignorata come invece risulta dagli elaborati proposti da RFI scongiurando l'impugnazione degli atti adottati.
(4-09741)

TESTO AGGIORNATO AL 12 APRILE 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VIOLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la recente relazione ISTAT sulla sicurezza effettiva e percepita, resa pubblica il 22 novembre 2010 dice che la maggior parte dei cittadini ritiene il livello di sicurezza invariato rispetto all'anno precedente e un quinto ritiene che sia diminuito;
quando si lamentano del livello di sicurezza i cittadini chiedono soprattutto un numero maggiore di presenze di forze dell'ordine e maggiori controlli da parte loro;
anche il territorio della provincia di Venezia è colpito costantemente da serie ripetute di reati che potremmo ascrivere a fenomeno di microcriminalità come testimoniano le cronache locali;
l'interrogante ha già avuto modo, con atti di sindacato ispettivo indirizzati al Ministro, di chiedere elementi informativi sulla situazione della sicurezza nel territorio della provincia di Venezia, con particolare riferimento all'impiego delle forze dell'ordine, specie nel periodo estivo sul litorale veneziano;
l'interrogante ha già segnalato, sulla scorta di informazioni giornalistiche, la presenza inquietante di fenomeni di usura nel territorio provinciale sui quali non si è mai avuto risposta;
le cronache di queste settimane segnalano ulteriori e gravissimi episodi di rapine e furti nelle abitazioni private e rapine in pubblici esercizi, specie nella zona del Miranese;
l'amministrazione comunale di Mirano aveva individuato, nel recente passato, un'area per la realizzazione di una nuova caserma dei carabinieri più adeguata alla necessità del territorio (comuni di Mirano e Santa Maria di Sala) -:
quale sia la reale operatività di uomini e mezzi delle forze dell'ordine e delle ronde di controllo eventualmente istituite ai sensi della normativa vigente, con particolare riferimento al comune di Mirano, se, vista la particolare situazione, non si ritenga di aumentare le risorse umane e i mezzi destinati a quel territorio ed infine

a quale punto sia l'iter amministrativo per la realizzazione di una nuova caserma dei carabinieri.
(5-03886)

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comune di Dosolo (MN) ha deciso di tinteggiare di verde lo sfondo delle strisce pedonali;
con questa scelta, l'amministrazione di Dosolo mette a rischio l'incolumità dei pedoni, in quanto la segnaletica orizzontale è poco visibile;
nelle settimane scorse, in un caso analogo a S. Martino di Lupari (PD), il Ministero dell'interno ha dichiarato tale situazione non conforme al codice della strada -:
se il caso verificatosi a Dosolo possa essere equiparato a quello di S. Martino di Lupari e, quindi, non conforme al codice della strada.
(5-03895)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
650 dipendenti del Ministero dell'interno impiegati presso lo sportello unico per l'immigrazione delle prefetture e questure d'Italia versano in una posizione di estrema precarietà; tale personale assunto per esigenze di funzionamento dello sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture, con contratto a tempo determinato della durata totale di 36 mesi (a partire dal gennaio 2008), a conclusione di una procedura concorsuale destinata al personale precario del Ministero dell'interno, è stato di fatto utilizzato sin dal marzo 2003 per far fronte ad una più efficace gestione dei compiti connessi alla procedura di regolarizzazione (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3262 del 31 gennaio 2003);
detto sportello unico per l'immigrazione ha assunto nel corso degli ultimi anni un numero crescente di compiti, alcuni dei quali di notevole rilevanza e di estrema delicatezza: procedure per l'emersione del lavoro irregolare di colf e badanti, pratiche di ricongiungimento familiare per gli stranieri e di assunzione di lavoratori neo-comunitari, procedimenti di conversione del permesso di soggiorno e di perfezionamento dell'ingresso per attività di lavoro subordinato a tempo determinato o indeterminato;
nell'esercizio di tali compiti, il personale suddetto ha acquisito e migliorato le proprie competenze, assolvendo pienamente alle funzioni richieste derivate da un'esigenza tuttora improrogabile e presente che è quella di rafforzare in maniera adeguata ed immediata l'organizzazione dello sportello unico per l'immigrazione, al fine di garantire in modo più efficace la continuità delle attività relative all'espletamento delle procedure amministrative connesse all'attuazione della normativa in materia di immigrazione;
i 650 addetti con nomina a tempo determinato continuano ad operare quotidianamente con serietà in queste importanti attività; per tale motivo sono stati oggetto di note di merito da parte di diversi questori e prefetti con numerose comunicazioni inviate dalle medesime autorità al Ministero dell'interno, da dove si evince la volontà di mantenere le 650 unità in servizio ben oltre il 2010;
la necessità di avere una maggiore legalità e sicurezza è emersa su più fronti ed anche il Governo sembra propenso all'adozione di interventi per la stabilizzazione dei precari -:
se il Ministro interrogato, trascorso il periodo di contratto a tempo determinato della durata totale di 36 mesi (cioè fino al 1o gennaio 2011), non intenda prendere in considerazione l'avvio di risolute iniziative atte a mantenere in servizio il suddetto personale;
se non ritenga opportuno accogliere tale richiesta, mantenendo le forze dell'ordine

nei loro specifici compiti, senza, come sembra, sostituire il personale civile assunto per esigenze di funzionamento dello sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture con personale di polizia.
(4-09710)

STRIZZOLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 settembre 2009, un delegazione di parlamentari del PD ha visitato il Centro di identificazione e di espulsione (CIE) di Gradisca d'Isonzo in provincia di Gorizia;
il sopralluogo è avvenuto anche a seguito di gravi episodi che nella settimana precedente avevano interessato la struttura: una rivolta interna, la scomparsa di materiale contundente, tentativi di fuga di alcuni immigrati trattenuti e, soprattutto, una perquisizione operata dalle forze di polizia e da militari, all'esito della quale, secondo alcune immagini riprese con il telefono cellulare e trasmesse su youtube.com, alcuni immigrati avrebbero riportato lesioni;
in occasione della visita, la delegazione ha potuto constatare personalmente quale sia il clima di tensione e di esasperazione nel quale vivono, ogni giorno, gli immigrati trattenuti - che il 28 settembre erano 194 - e, con loro, gli operatori della sicurezza e dell'ente gestore;
la difficoltà maggiore deriva dalla modifica normativa dei tempi di permanenza nel CIE, che il recente «pacchetto sicurezza» ha prolungato da sessanta a centottanta giorni. Un termine cosi lungo non favorisce il ricambio degli immigrati trattenuti, costretti a vivere in una condizione di reclusione;
il Centro trattiene, nello stesso contesto, persone che hanno avuto percorsi ed esperienze diverse: immigrati che hanno commesso reati già espiati o che versano in condizioni precarie di salute, immigrati entrati irregolarmente e finanche immigrati che avendo perso il lavoro non hanno più il permesso di soggiorno (i cosiddetti overstayers), e, ancora, immigrati che hanno dichiarato la volontà di rimpatrio nel loro Paese d'origine e che, pur in possesso della documentazione necessaria, devono attendere molto tempo prima di poterlo effettuare: tutti costoro, in attesa dell'espulsione, sono costretti ad un trattenimento che ingiustamente li equipara, affollando la struttura;
la condizione indistinta di permanenza, protratta in un termine assai lungo, è elemento di instabilità del centro che rende difficile lo svolgimento di un'attività ordinaria da parte del personale gestore e costringe ad un alto livello di attenzione gli operatori delle Forze di polizia e delle Forze armate;
successivamente si sono verificati molti altri episodi di fuga, di tentativi di fuga, di distruzione di arredi e attrezzature, causando centinaia di migliaia di euro di danni e determinando presso le locali autorità amministrative e nella popolazione una crescente preoccupazione;
la condizione di costante grave pericolo all'interno della struttura, per le persone preposte alla gestione dei servizi, per le persone ivi ospitate ma anche per le forze dell'ordine, presenti con organici ridotti e mezzi sempre più scarsi, fa presagire possibili nuove situazioni di rischio;
risulta, altresì, che la gestione di servizi e la manutenzione delle strutture date in appaltato a società private e/o esterne non sempre siano corrispondenti a quanto previsto dai contratti e dagli specifici capitolati, nonché rispettose delle normative in materia previdenziale, di sicurezza e prevenzione sul lavoro;
risulta, inoltre, all'interrogante che siano in corso o vi siano state delle vertenze giudiziarie relativamente alle modalità, alle caratteristiche e ai requisiti richiesti ai soggetti che hanno preso parte alle gare per l'assegnazione dei singoli appalti e/o destinatari di appalti o sub-appalti presso il CIE di Gradisca d'Isonzo;

a una precedente interrogazione a risposta scritta depositata in data 1o ottobre 2009, nonostante ben sei solleciti effettuati direttamente in Assemblea, non è ancora pervenuta alcuna risposta da parte del Ministro interrogato -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e se analoga situazione di tensione esista anche negli altri CIE presenti sul territorio;
se il Ministro abbia mai dato disposizioni per una verifica approfondita circa lo scrupoloso rispetto, oltre che nel CIE di Gradisca d'Isonzo, nelle varie realtà territoriali interessate dalla presenza di CIE o CARA, delle modalità di assegnazione a privati degli appalti di servizi svolti all'interno delle strutture e sulla effettiva corrispondenza della qualità, della efficacia ed efficienza delle singole gestioni a quanto previsto dai vari capitolati, ciò anche con riferimento ai tempi e alle modalità dei pagamenti dei servizi stessi;
se il Ministro interrogato non ritenga necessario distinguere gli ambiti di trattenimento in relazione al percorso personale degli immigrati e, in questo senso, non valuti anche la necessità di garantire le condizioni per l'espulsione degli immigrati condannati ad una pena detentiva quando essi sono ancora in carcere, affinché non transitino nei CIE nonché di garantire modalità diverse di uscita dal territorio dello Stato per quegli immigrati che sono passati da una condizione di regolarità;
se, alla luce di quanto sta accadendo nei CIE, il Ministro interrogato non ritenga che trattenere l'immigrato irregolare fino al termine massimo di 180 giorni sia di ostacolo al migliore governo delle strutture e alla sicurezza degli ospiti nonché di tutto il personale impiegato.
(4-09712)

GIULIO MARINI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che numerosi sono, soprattutto nel Centro-Sud d'Italia, gli atti intimidatori da parte delle tifoserie, nei confronti di calciatori ed arbitri;
in occasione del derby campano Juve Stabia-Nocerina del 14 novembre 2010, l'allenatore della Nocerina a fine partita dichiarava di essere stato sistematicamente sottoposto a sputi e lanci di oggetti, da parte dei tifosi della Juve Stabia;
qualche giorno dopo, anche l'allenatore dell'Atletico Roma si sarebbe lamentato per la scarsa gestione della gara da parte della terna arbitrale, accusandola di essere stata intimidita e condizionata dal clima causato dalle tifoserie, minacciando il ritiro della squadra dal campionato;
quanto sopra è la dimostrazione di come gli atteggiamenti delle tifoserie, soprattutto per i gironi minori (C1, C2 e Lega), possano viziare non solo singoli incontri, ma interi campionati -:
se e come intenda intervenire, affinché venga posta la massima attenzione sulla sicurezza nei campi sportivi della Campania e del Sud Italia in generale, vista la condotta intimidatoria di alcune tifoserie, nei confronti di giocatori delle squadre avversarie ed arbitri.
(4-09735)

PINI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3, commi 7-13, della legge 15 luglio 2009, n. 94, prevede, per l'esercizio dell'attività di addetto ai servizi di controllo per il pubblico spettacolo ed intrattenimento, il rilascio di un attestato a seguito di formazione mediante idonei corsi;
con il decreto del Ministro dell'interno 6 ottobre 2009, all'articolo 8, si prevedeva la possibilità dell'esercizio dell'attività per gli addetti che, in tale data, fossero già in possesso dei requisiti richiesti ed in particolare dell'attestato di formazione;
con successivo decreto del 31 marzo 2010, tenuto conto di quanto emerso dalla

nota della Conferenza Stato-regioni, il Ministro dell'interno prorogava l'applicazione delle disposizioni transitorie al 31 dicembre 2010;
entro la data del 31 dicembre 2010 le regioni devono aver già deliberato ed avviato i corsi di formazione richiesti e il personale addetto deve aver completato il corso:
ad oggi, non appare possibile rispettare tale data, poiché alcune regioni (quali la Campania, che, pur avendo deliberato a giugno il corso di 120 ore, è in attesa di riesame; il Lazio, che, con delibera del 15 aprile 2010 ha delegato l'avvio dei corsi formativi alle province ed è ancora in attesa di decisione; il Piemonte che ha deliberato il 3 novembre 2010; la Toscana che con delibera del 25 febbraio 2010 ha delegato alle province l'avvio dei corsi ed è ancora in attesa, il Veneto che ha deliberato e finanziato un primo corso il 2 marzo 2010 per 200 operatori e il 15 ottobre 2010 ha deliberato l'integrazione per ulteriore corso), non saranno in grado di avviare materialmente i corsi e/o gli operatori eventualmente iscritti non potranno completare il percorso formativo al 31 dicembre 2010;
ad oggi, con la legge 15 luglio 2009, n. 94, e i decreti ministeriali del 6 ottobre 2009 e del 31 marzo 2010 si sono formati con attestazione circa 2.000 operatori in un settore dove la domanda non è inferiore alle 40.000 unità -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per prorogare di ulteriori 6 mesi il termine finale di cui in premessa per consentire l'avvio dei corsi di formazione da parte delle regioni e delle province all'uopo incaricate e per permettere agli operatori già iscritti ai corsi formativi entro il 31 dicembre 2010 di poter completare il percorso, al fine di ottenere l'attestato di frequenza richiesto.
(4-09745)

TESTO AGGIORNATO AL 31 GENNAIO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il comune di Celleno è ente capofila del progetto per i «Rifugiati richiedenti asilo» promosso dal Ministero dell'interno;
il comune di Celleno gestisce, attraverso il finanziamento del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo amministrato dal dipartimento per le libertà civili per l'immigrazione, un centro di accoglienza per famiglie di richiedenti asilo e rifugiati;
le famiglie di rifugiati in accoglienza sono composte molto spesso se non prevalentemente da minori in età scolastica;
è stata soppressa la prima classe della scuola primaria del comune di Celleno facente parte dell'istituto comprensivo «Pio Fedi» di Grotte Santo Stefano;
i bambini dovranno raggiungere il plesso scolastico della frazione di Grotte S. Stefano del comune di Viterbo che, pur essendo il più vicino, dista più di 10 chilometri;
non esistono mezzi di trasporto pubblico che collegano Celleno con Grotte di S. Stefano;
l'ufficio regionale scolastico, interpellato in merito dalla prefettura di Viterbo, ha confermato la determinazione per cui la suddetta classe, unitamente ad altre dislocate in altri comuni della provincia, non possa essere attivata per questo e per i prossimi anni scolastici, poiché non rispondente al requisito minimo, disposto dal decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo, n. 81, di 15 iscritti per la la costituzione di una classe di scuola primaria;
il mantenimento dell'offerta scolastica, sin dalla scuola primaria, appare condizione indispensabile per la corretta gestione del rapporto stesso;

appare concreta, come indicato nel protocollo numero 26660 inviato dalla prefettura UTG di Viterbo al Ministero dell'interno in data 5 agosto 2010, la possibilità che il numero degli alunni della prima classe della scuola primaria, attualmente pari a 10, nel corso dell'anno possa subire variazioni in ragione dei nuclei familiari stranieri ospitati dall'amministrazione;
grazie al progetto rifugiati, infatti, il numero complessivo degli utenti della scuola potrà subire un aumento nel corso dell'anno in funzione delle assegnazioni che il Ministero dell'interno avrà necessità di fare;
la prefettura UTG di Viterbo ha segnalato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con lettera del 9 settembre 2010, la soppressione della prima classe della scuola primaria del comune di Celleno chiedendo di valutare attentamente la possibilità di un eventuale intervento che possa consentire il mantenimento della suddetta classe -:
se, alla luce di tutto quanto sopra, non ritenga opportuno intervenire affinché, proprio sulla base del carattere di eccezionalità del progetto a cui il comune di Celleno aderisce in qualità di ente capofila, si disponga una deroga alle disposizioni in essere, posto che l'offerta educativa e di integrazione, infatti, che si realizza grazie all'istituzione scolastica è elemento inderogabile ed indispensabile per la realizzazione e la gestione operativa del progetto «Celleno e il Viterbese per i rifugiati e richiedenti asilo operativo dal 2001».
(5-03891)

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il regolamento recante disposizioni correttive e integrative al decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2003, n. 132, definisce le modalità di nomina dei presidenti delle istituzioni artistiche e musicali;
il presidente è nominato dal Ministro entro una tema di soggetti, designata dal consiglio accademico, in possesso di alta qualificazione professionale e manageriale, nonché di comprovata esperienza maturata nell'ambito di organi di gestione di istituzioni culturali ovvero avente riconosciuta competenza nell'ambito artistico e culturale;
il consiglio accademico effettua la designazione di cui al comma 2 entro il termine di sessanta giorni antecedenti la scadenza dell'incarico del presidente uscente. Il Ministro provvede alla nomina entro il termine di trenta giorni dalla data di ricezione delle predette designazioni;
in data 15 novembre 2010, il consiglio accademico dell'Accademia di belle arti di Reggio Calabria ha approvato a maggioranza la terna proposta dal presidente del medesimo organo nonché direttore dell'istituzione artistica professor Rocco Lazzaro, designando i professori Antonio Marcellino, Giuseppe Fera e Enrico Costa;
in data 20 novembre 2010 è apparso sui mass media locali e nazionali che il professor Giuseppe Fera è stato raggiunto da un avviso di garanzia perché indagato per favoreggiamento e contatti confidenziali ed amichevoli (intercettazioni tra il professor Fera e lo studente Antonio Pelle di S. Luca);
in data 24 novembre 2010 è apparso su Il Quotidiano della Calabria che il professor Enrico Costa, in qualità di direttore del dipartimento di scienze ambientali e territoriali della facoltà di architettura dell'università «Mediterranea» di Reggio Calabria, è stato condannato il 18 gennaio scorso, con sentenza di primo grado, per alcune irregolarità relative ad un doppio incarico al ricercatore Sante Foresta, anche lui condannato; il professor Costa avrebbe autorizzato il ricercatore allo svolgimento di attività esterna, nonostante

fosse in corso un rapporto di lavoro con l'università. (ingiusto vantaggio patrimoniale derivante dal cumulo degli incarichi e dalla percezione dei relativi emolumenti) -:
se non ritenga necessario ed urgente assumere ogni iniziativa di competenza affinché il consiglio dell'accademia di Belle Arti di Reggio Calabria riveda la delibera del 15 novembre 2010 e riproponga, pertanto, una nuova terna di soggetti, in possesso di alta qualificazione professionale e manageriale, nonché di comprovata esperienza maturata nell'ambito di organi di gestione d'istituzioni culturali ovvero avente riconosciuta competenza nell'ambito artistico e culturale e che siano esenti da implicazioni giudiziarie di alcun genere.
(4-09731)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta orale:

PEZZOTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi il gruppo Tamoil ha formalizzato ai sindacati la dismissione degli impianti della raffineria di Cremona;
secondo il parere dei vertici del gruppo, la raffineria Tamoil di Cremona perde circa 60 milioni di euro l'anno, ma - dicono i sindacati - la perdita è legata ai mancati investimenti e insistono perché l'azienda valuti altre possibilità alternative alla chiusura, come la vendita o la riconversione industriale;
anche se la scarsa visibilità dei piani industriali dell'azienda aveva fatto presagire scenari poco favorevoli per il futuro, tuttavia non si prevedeva una situazione di tale improvvisa drammaticità;
l'azienda, di proprietà libica, ha infatti annunciato di dismettere l'attività produttiva di raffinazione, trasformando il sito in un deposito;
sul piano occupazionale ciò significa passare da 350 a 50 dipendenti, ma, ciò che rende più drammatica la situazione è che si comprometterà un indotto di altre 700 persone;
1.000 persone in una città con meno di 70.000 abitanti, su un territorio privo di insediamenti industriali e con la crisi economica in atto, rappresentano un gravissimo problema per la risoluzione del quale non saranno sufficienti gli interventi a livello locale, ma occorrerà intervenire a livello delle istituzioni nazionali -:
se non ritengano necessario aprire un tavolo di concertazione negoziale tra Governo, enti locali interessati e organizzazioni sindacali, che sia in grado di scongiurare il pericolo annunciato, con lo scopo di realizzare valide premesse per un processo di reindustrializzazione a salvaguardia dell'occupazione e dell'economia del territorio.
(3-01349)

LO PRESTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7-ter del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43 ha istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento della funzione pubblica, il fondo speciale per il personale dipendente delle Ferrovie dello Stato, con una dotazione pari a 8 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2005-2007;
durante la XIV legislatura, l'impegno della Commissione lavoro della Camera dei deputati ha consentito di formulare un testo unificato delle varie proposte di legge presentate da tutti i gruppi politici;
nella seduta del 21 aprile 2004 l'Assemblea della Camera ha approvato, all'unanimità

con 426 voti favorevoli su 426 presenti e votanti, un provvedimento il cui spirito è sintetizzato nel già citato articolo 7-ter della legge n. 43 del 2005;
a differenza della legge n. 43 del 2005, il provvedimento approvato dalla Camera dei deputati individua le finalità ed i destinatari delle risorse in dotazione al fondo;
nel mese di ottobre 2006, d'intesa tra il Ministro della ex funzione pubblica ed il sindacato autonomo pensionati Or.s.a., fu definita l'ipotesi di un percorso per una chiara e sollecita definizione normativa della anzidetta questione;
nella seduta n. 282 del Senato della Repubblica del 27 febbraio 2008, il Governo ha accolto un ordine del giorno n. G6.100 che impegnava lo stesso Governo ad assumere iniziative volte a definire i criteri di ripartizione della dotazione di bilancio;
in data 8 maggio 2009 con nota del capo di gabinetto del Ministero dell'economia e delle finanze veniva segnalata la variazione di bilancio ed il nulla osta alla costituzione di un tavolo tecnico finalizzato alla individuazione di criteri e destinatari per l'utilizzo delle dotazioni finanziarie;
con nota del 10 febbraio 2010 la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica ha rappresentato la costituzione del tavolo tecnico con la partecipazione dei rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'Inps, tavolo tecnico i cui lavori risultano ultimati prima della pausa estiva;
con nota del 13 luglio 2010 la Presidenza del Consiglio dei ministri ha informato che le risorse finanziarie, pari ad euro 24.000.000, assegnate per le finalità del fondo, non sarebbero più disponibili in attuazione della manovra di bilancio pubblica per gli anni 2011-2013 adottata con il decreto-legge n. 78 del 2010 -:
stante l'attuale situazione, quali iniziative, anche normative, si intendano assumere al fine di consentire l'integrazione al trattamento di quiescenza del personale dipendente dalle Ferrovie dello Stato cessato dal servizio nel periodo compreso tra il 1o gennaio 1981 e il 31 dicembre 1995, secondo criteri di proporzionalità e tenendo conto dei benefici economici relativi alla progressione degli stipendi nelle vigenze dei contratti triennali ivi succedutisi, evitando di far ricadere sugli stessi pensionati le conseguenze delle lungaggini burocratiche nell'applicazione dei provvedimenti normativi.
(3-01350)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2010, all'articolo 2, commi 145 e 146, prevede, nei limiti di 65 milioni per l'anno 2010, che venga concesso: «a) un incentivo di 1.200 euro per ogni lavoratore oggetto di intermediazione che viene assunto con contratto a tempo indeterminato o con contratto a termine di durata non inferiore a due anni, con esclusione della somministrazione di lavoro e del contratto di lavoro intermittente; b) un incentivo di 800 euro per ogni lavoratore oggetto di intermediazione che viene assunto con contratto a termine di durata compresa tra uno e due anni, con esclusione della somministrazione di lavoro e del contratto di lavoro intermittente; c) un incentivo tra 2.500 e 5.000 euro per l'assunzione, con contratto a tempo indeterminato, di inserimento al lavoro o a termine non inferiore a dodici mesi, dei lavoratori disabili iscritti nelle liste speciali che presentino particolari caratteristiche e difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario»;
a norma del comma 146, gli stessi incentivi possono essere riconosciuti anche agli operatori privati del lavoro, accreditati ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo

10 settembre 2003, n. 276, anche mediante elenchi regionali sperimentali o provvisori;
numerose agenzie del lavoro nonché operatori privati hanno attivato nell'anno in corso contratti di lavoro, anche sulla base degli incentivi previsti dalla legge;
al momento risulta che nessuno degli incentivi richiesti sia stato effettivamente erogato -:
se sia vero che tali incentivi sono stati effettivamente erogati agli aventi diritto che ne abbiano fatto richiesta;
se sia stato raggiunto il limite di 65 milioni di euro pari alle risorse stanziate e, in caso contrario, a quanto attualmente ammontino le risorse effettivamente erogate a tale scopo previste dall'articolo 2, commi 145 e 146 della legge finanziaria per il 2010.
(5-03888)

Interrogazione a risposta scritta:

DIVELLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 9 agosto 2002 la gara d'appalto per la conduzione dei servizi di call center e contact center di INPS e INAIL fu vinta dal consorzio formato inizialmente da Poste Italiane, Omnia Network e Intouch s.r.l. Successivamente, nel settembre 2007, la seconda azienda si ritirò dal consorzio passando tutti i suoi lavoratori alla prima azienda;
nel contact center, dal settembre 2004, sono impiegati circa 400 lavoratori, 180 dei quali nella sede di Bitritto, che si trova in una provincia, quella di Bari, in cui i livelli di disoccupazione giovanile sono superiori alla media nazionale;
questi lavoratori, già adeguatamente formati, svolgono un importante compito di assistenza informativa verso tutti quei cittadini italiani che necessitano di contatti con due importanti enti pubblici, quali l'INPS e l'INAIL;
da diversi anni tali lavoratori sono impiegati con contratto a progetto sebbene l'opera prestata appaia di tipo subordinato. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nel giugno 2006, pubblicava una circolare nella quale si cercava di regolamentare il lavoro nei call center e nei contact center;
a seguito delle denunce di alcune trasmissioni (per esempio Le Iene, Report e Annozero) ci fu l'intervento degli ispettori del lavoro, in seguito al quale Omnia Network si rese disponibile a forme di stabilizzazione;
c'è stata una transazione tra i lavoratori e l'azienda a seguito della quale i primi firmavano una liberatoria di rinuncia a tutti i diritti precedentemente acquisiti, mentre la seconda procedeva alla stipula di contratti di stabilizzazione con decorrenza 1o aprile 2007;
tuttavia, poco dopo, nell'ottobre 2007, scadeva l'appalto per la fornitura dei suddetti servizi di call center e di contact center. Da quel momento c'è stata una serie di proroghe trimestrali in attesa della nuova gara d'appalto, nella quale è poi stata inserita la clausola di salvaguardia dei livelli occupazionali che avrebbe permesso ai lavoratori già formati di poter continuare a lavorare, evitando tra l'altro che il cambio potesse provocare disfunzioni a questo importante servizio per i cittadini;
ad oggi risulta però che, nonostante questa clausola di salvaguardia, siano stati esclusi circa trenta dei giovani precedentemente impiegati, ai quali sembrerebbe siano stati preferiti dei lavoratori ancora da formare -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali eventuali iniziative, per quanto di sua competenza, intenda assumere per salvaguardare i livelli occupazionali e garantire un livello adeguato di servizi ai cittadini che utilizzano i servizi di call center attivi presso INPS e INAIL.
(4-09740)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TRAPPOLINO, VERINI, OLIVERIO e POLIDORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la filiera italiana della produzione del tabacco, secondo il recente rapporto Nomisma, realizzato in collaborazione con Filtabacco, osservatorio sulla filiera del tabacco in Italia, conta circa 66.000 addetti, a cui vanno aggiunti 138.800 occupati nelle rivendite al dettaglio, le tabaccherie;
il valore economico delle vendite di tabacchi lavorati è di rilevante entità: nel 2008, ha raggiunto i 17,996 milioni di euro; il gettito fiscale conseguente, nel 2008, è stato di oltre 13.300 milioni di euro; tra Iva e accise, tale gettito rappresenta circa il 7 per cento delle entrate complessive da imposte indirette;
l'Italia è il primo Paese produttore ed esportatore europeo di tabacco, il sesto esportatore mondiale per valore e il decimo produttore per volumi;
è rilevante anche il valore dell'indotto attivato nei settori extra-agricoli dalla sola fase di coltivazione del tabacco in Italia, stimato almeno pari a 173 milioni di euro; a questo deve aggiungersi il valore generato dall'indotto connesso al processo di trasformazione (prima lavorazione e manifattura), che, a sua volta, attiva sugli altri settori esterni oltre 640 milioni di euro, di cui 250 milioni a titolo di valore aggiunto;
la filiera del tabacco attraversa una fase di profonda crisi produttiva: alla congiuntura internazionale negativa e all'incremento di circa l'8 per centro dei costi di produzione si sommano gli effetti derivanti dall'entrata in vigore della riforma dell'organizzazione comune di mercato, che prevede, per il settore, aiuti non legati alla produzione e ridotti del 50 per cento, con un taglio rilevante dei premi comunitari riscossi dalle aziende;
nel marzo 2010 è stata approvata in Commissione XIII una risoluzione che impegnava il Governo ad intervenire in sede comunitaria per individuare misure di ristrutturazione e sostegno per il settore, e l'erogazione di un contributo triennale ai coltivatori di tabacco; la stessa risoluzione impegnava altresì il Governo ad assumere, con il coinvolgimento delle regioni tabacchicole, le iniziative necessarie all'introduzione di misure agro-ambientali specifiche per il tabacco, in modo da utilizzare parte dei fondi comunitari già destinati al settore, nonché ad adoperarsi affinché le quattro maggiori aziende manifatturiere mondiali continuassero ad impegnarsi, mediante accordi pluriennali, all'acquisto di adeguati volumi di tabacco nazionale, a prezzi congrui per i produttori -:
quali iniziative intendano assumere:
a) per garantire la sostenibilità della produzione di tabacco e ridare certezza e stabilità alle migliaia di imprese agricole ed ai lavoratori della filiera;
b) per convocare in tempi brevi un tavolo tecnico con la partecipazione dei Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali, dello sviluppo economico, dell'economia e delle finanze e delle politiche comunitarie, le organizzazioni dei produttori del settore e le aziende manifatturiere mondiali per favorire il rinnovo degli accordi pluriennali per l'acquisto di adeguati volumi della produzione nazionale di tabacco, a livelli economici coerenti, per garantire la sostenibilità economica delle coltivazioni, per razionalizzare e rendere agevole il percorso del prodotto all'interno della filiera, per massimizzare la qualità della coltivazione del tabacco in Italia, incrementandone la competitività sui mercati internazionali, riducendo le intermediazioni e creando valore aggiunto per i produttori e stabilità alla filiera.
(5-03892)

POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI BIAGIO. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il 15 giugno 2010 il Parlamento tunisino ha approvato un nuovo emendamento al codice penale, concernente nuove discipline in materia di «sicurezza esterna» della Tunisia;
il nuovo articolo 61-bis criminalizza ogni cittadino tunisino che abbia contatti con organizzazioni o con referenti di qualsiasi Paese straniero finalizzati ad intervenire sulla situazione militare o diplomatica del Paese, allo scopo di danneggiare «gli interessi vitali della Tunisia» e la sua «sicurezza economica»;
stando alle disposizioni del citato provvedimento, i tunisini riconosciuti colpevoli di questo reato rischiano fino a 20 anni di detenzione e una pena minima di 5 anni;
le citate modifiche al codice penale sembrano coinvolgere in particolare le organizzazioni nonché gli attivisti impegnati sul territorio e all'estero nell'ambito della tutela dei diritti umani per le campagne di sensibilizzazione e di discussione sul tema che portano avanti a livello internazionale;
paradossalmente la suindicata riformulazione normativa creerebbe delle serie difficoltà operative a quegli attivisti che nell'ambito dei progetti di rafforzamento delle relazioni tra l'Unione europea e la Tunisia hanno lavorato in maniera attiva ed efficace;
la nuova disposizione giuridica sembrerebbe violare l'articolo 2 dell'accordo di associazione fra la Tunisia e l'Unione europea del 1995, in base al quale il rispetto dei princìpi democratici e dei diritti fondamentali deve sottendere in maniera inderogabile le politiche interne e internazionali delle due parti -:
se abbia notizia di quali iniziative intenda predisporre l'Unione europea in materia di diritti umani nei confronti della Tunisia alla luce della dichiarazione finale del Consiglio di associazione Unione europea-Tunisia dell'11 maggio 2010 e se la recente approvazione del citato articolo 61-bis del codice penale tunisino possa rappresentare un ostacolo alle dinamiche di rafforzamento delle relazioni Unione europea-Tunisia.
(5-03890)

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RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIOLI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale con sentenza n. 326/2010 ha bocciato l'articolo 2, comma 187, della legge n. 191 del 2009 nella parte in cui veniva soppresso il concorso dello Stato al finanziamento degli enti montani;
nel merito la sentenza precisa che quando il Governo con la legge finanziaria per il 2010 ha disposto la cessazione dei finanziamenti statali alle comunità montane, riducendo il fondo nazionale per gli investimenti destinato al pagamento delle rate di ammortamento dei mutui, non dispose alcuna altra indicazione che «pure sarebbe stata necessaria» su come gli enti montani avrebbero potuto onorare gli impegni presi con il concorso dello Stato. Per questo, continua la sentenza, si tratta di una questione «irragionevole» che «si riverbera sull'autonomia finanziaria delle regioni e degli enti locali», privando di copertura finanziaria «un settore di rilievo quale è quello degli investimenti effettuati mediante la stipulazione di mutui garantiti dal finanziamento statale»;
la Consulta ha di fatto accolto le ragioni sollevate da diverse regioni e che furono oggetto, nel corso dell'esame della legge finanziaria per il 2009, di interventi nelle sedi parlamentari di diversi deputati

dell'opposizione che sottolinearono non solo l'inopportunità e l'errore della penalizzazione delle comunità montane, ma anche la dubbia costituzionalità del provvedimento che ha eliminato risorse per oltre 60 milioni di euro alle comunità stesse -:
come il Ministro interrogato intenda adempiere ai contenuti della sentenza della Corte sopra richiamata.
(4-09738)

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI e NANNICINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il documento recante «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo», presentato dal Ministro della salute in conferenza Stato-regioni, prevede la razionalizzazione progressiva dei punti nascita con un numero di parti inferiore a 1.000 all'anno. Il documento prevede però alcune eccezioni sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni reali delle varie aree geografiche interessate;
è essenziale il rafforzamento di linee di indirizzo che facciano salve quelle realtà ad alta specificità territoriale, nonché elevata professionalità, pur con un numero di parti inferiore ai 1.000 all'anno, e ciò tanto più in quelle regioni, come ad esempio la Toscana, che hanno già ottemperato alla razionalizzazione/ottimizzazione dei plessi ospedalieri e che hanno anche raggiunto il pareggio di bilancio;
la regione Toscana infatti, proprio sulla base della razionalizzazione compiuta, ha derogato al limite dei 500 parti all'anno per i punti nascita come quello di Bibbiena (AR) con i suoi 350 parti annuali facendo perno sulla qualità del servizio reso (aumento costante delle nascite, nessun caso di morte nel corso dell'anno, escluse quelle in utero, rianimazione notturna h24, parto in analgesia, un'attenzione particolare all'umanizzazione dell'assistenza alla nascita, la promozione dell'allattamento al senso, e altro), testimoniato anche dall'alto numero di donne che scelgono il punto nascita di Bibbiena da altre zone della provincia, e facendo altresì perno proprio sulla particolare conformazione territoriale oro-morfologica del Casentino, sulla necessità di tempi lunghi per organizzare un servizio di emergenza-urgenza territoriale in grado di intervenire con perizia e mezzi adeguati (mancanza di elisuperfici in tutta la vallata), a sostegno delle madri e dei neonati. Inoltre sarebbero necessari adeguamenti delle strutture verso le quali sarebbero indirizzate le quasi quattrocento partorienti Casentinesi -:
se non reputi essenziale e doveroso:
a) rafforzare ulteriormente le linee di indirizzo che facciano salve le realtà ad alta specificità territoriale ed elevata professionalità;
b) garantire a tutte quelle persone che scelgono di nascere, crescere e vivere in montagna od in territori non vicini a grandi arterie di viabilità e comunicazione, pari diritti di accesso alle strutture sanitarie, così come previsto dalla Costituzione, salvaguardando quindi quelle realtà ospedaliere che, pur registrando meno di 500 parti all'anno, sono ben funzionanti ed assicurano alla cittadinanza un servizio di qualità.
(5-03887)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI, MARIANI, MARGIOTTA, SARUBBI e BRATTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è del 28 ottobre 2010 la decisione della Commissione europea che impedisce il ricorso ad ulteriori deroghe per distribuire

acqua potabile con concentrazioni di arsenico superiori al limite di legge (10 microgrammi per litro) in 128 comuni italiani e per l'ennesima volta sono emerse gravi responsabilità da parte delle istituzioni nazionali e locali e di chi gestisce il servizio idrico in quei territori. Un provvedimento che di fatto rende l'acqua che esce dai rubinetti di oltre un milione di cittadini non a norma e quindi non più utilizzabile a fini potabili, un provvedimento che necessita della massima attenzione e che riguarda però solo l'1,7 per cento della popolazione nazionale;
per quanto riguarda l'arsenico - si legge nella decisione della Commissione europea - le prove scientifiche nei documenti indicati in riferimento negli orientamenti dell'Organizzazione mondiale della sanità e nel parere del comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali consentono deroghe temporanee fino a 20 microgrammi per litro, mentre valori di 30, 40 e 50 microgrammi per litro determinerebbero rischi sanitari superiori, in particolare talune forme di cancro. Pertanto occorre autorizzare unicamente deroghe per valori di arsenico fino a 20 milligrammi per litro;
come riportato anche da numerosi organi di stampa, prima fra tutti l'agenzia di stampa parlamentare AgenParl, le deroghe dovevano servire ad affrontare e risolvere definitivamente il problema, peraltro noto, della concentrazione di alcuni inquinanti presenti nelle acque distribuite in alcune regioni e invece sono diventate l'ennesimo escamotage per non intervenire;
in un dossier presentato in data odierna da Legambiente si fa il punto della situazione deroghe e possibili soluzioni, ricordando che su 157 comuni che avevano fatto richiesta di deroga per tre parametri (boro, fluoruro e arsenico), 128 non l'hanno ottenuta sull'arsenico perché hanno chiesto di innalzare la sua concentrazione nell'acqua dal valore stabilito di 10 microgrammi per litro a 30, 40 o 50 microgrammi per litro, mentre è stata concessa fino a un massimo di due anni a 92 comuni per il fluoruro, a 17 per il boro e a 8 per l'arsenico ma solo fino a 20 microgrammi, seguendo le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS);
per rientrare nei limiti è sufficiente procedere ad interventi praticabili in pochi mesi, come è già avvenuto in diverse parti d'Italia. Infatti, nel 2003 le richieste di deroga erano state avanzate da 13 regioni su 10 parametri, mentre nel febbraio 2010 la richiesta di rinnovo inviata dall'Italia ha riguardato solo 6 regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria) per tre parametri. Dunque, la diminuzione delle richieste, sia in termini di territori coinvolti che di parametri, dimostra che, con adeguati investimenti, è possibile uscire dalla deroga garantendo ai cittadini acqua potabile nel rispetto della legge;
i comuni che hanno ottenuto la deroga dovranno mettersi in regola entro i prossimi mesi e, in particolare, nelle 10 aree in cui è stata rinnovata sono previsti interventi per oltre 175 milioni di euro, mirati ad abbattere le concentrazioni di arsenico, fluoruro e boro nelle acque e quindi ad evitare di dover ricorrere a nuove deroghe. Gli interventi prevedono o la costruzione di nuovi acquedotti per l'approvvigionamento di acqua da fonti che hanno valori di concentrazione delle sostanze inferiori a quelli previsti dalla legge, oppure la realizzazione di sistemi di trattamento e di miscelazione delle acque,
le deroghe hanno una durata di tre anni con possibilità di essere rinnovate al massimo per altre due volte. Le prime due deroghe vengono decise dal Ministero della salute mentre la terza deve avere il via libera da parte della Commissione europea -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato al fine di gestire un'emergenza che coinvolge la salute di decine di migliaia di cittadini;
quali siano le motivazioni per cui non si è ancora proceduto ad adottare

un'adeguata campagna d'informazione, ad un mese dalla decisione europea che nega la deroga, sui rischi connessi all'assunzione di arsenico;
se il Ministro intenda sollecitare i carabinieri del Nucleo anti sofistificazione e sanità al fine di monitorare costantemente la potabilità dell'acqua nei comuni a rischio;
se siano note le motivazioni che hanno di fatto bloccato la messa a norma di alcuni acquedotti già tristemente noti per le ordinanze di non potabilità in relazione ai valori di arsenico.
(4-09729)

D'INCECCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
alcuni mesi fa è stato reso noto il rapporto Osservasalute nel quale si afferma che la regione Abruzzo conquista un primato tra le regioni che combattono gli sprechi nella sanità dal momento che si tratta della regione che più di tutte ha ridotto il tasso d'ospedalizzazione passando dal 263,2 per mille del 2005 al 217,7 per mille del 2007, avvicinandosi alla media italiana di 193;
tale operazione di risanamento è stata possibile anche grazie ad un forte coinvolgimento e la responsabilizzazione della medicina di base mentre non risultano potenziate, ai fini di una deospedalizzazione, la medicina del territorio e le cure primarie;
al 31 dicembre 2008 la spesa sanitaria in Abruzzo era pari a 700 milioni 244mila euro, mentre al 31 dicembre 2009 era 689 milioni 793mila euro, con un contenimento superiore a 10 milioni;
secondo il governatore della regione Abruzzo, nel 2009 la regione è stata la più incisiva nel contenimento della spesa per la medicina convenzionata di base, garantendo gli stessi livelli essenziali di assistenza degli anni precedenti. Infatti, secondo il presidente e commissario per il risanamento Chiodi, i tagli hanno inciso esclusivamente sulle prestazioni facoltative erogate dai medici di base;
in realtà, il piano operativo per il rientro dal disavanzo sanitario in Abruzzo, ha fissato un tetto massimo di spesa per la Medicina generale che sembra insufficiente a garantire i livelli essenziali di assistenza;
la precedente giunta regionale, pur nella necessità di raffreddare i costi della medicina di base, aveva assegnato al settore una quantità di risorse sufficienti per garantire i servizi. Infatti con la delibera 592 del 2008 definì un tetto di spesa adeguato e la nota congiunta del Ministero della salute e dell'economia (pos. 22084/1G) approvando la delibera stessa riconosce quanto riportato nell'allegato 1 al citato decreto giunta regionale ovvero che «... la Regione riconosce il valore strategico del ruolo svolto dall'Assistenza Sanitaria di Base e, quindi, ritiene che gli interventi di contenimento della spesa debbano opportunamente considerare l'esigenza di mantenere un livello di spesa coerente con le politiche regionali e per il rafforzamento, nei limiti posti dai Ministeri»;
il tetto di spesa per la medicina generale, per il 2010, è stato definito solo ad agosto con la delibera 47; venuti a conoscenza della delibera, le organizzazioni sindacali, in data 14 settembre 2010, hanno posto delle osservazioni che erano state recepite con un accordo dall'assessore; la vicenda, però, successivamente, è passata nelle competenze del commissario Chiodi che riscrivendo la delibera ha ulteriormente ridotto il tetto di spesa per la assistenza primaria e in particolare per la ASL di Pescara;
l'azienda sanitaria di Pescara, con provvedimento protocollo n. 1550 del 4 novembre 2010, avendo superato il tetto di spesa assegnato con delibera commissariale n. 47 del 2010 ha sospeso una serie di voci che incidono fortemente sulle prestazioni dei medici di base e che riduce di fatto i compensi per questi ultimi nell'ordine di 2-3 mila euro mensili;

con una nota trasmessa alle organizzazioni sindacali della categoria l'Asl ha comunicato che con effetto immediato non saranno più garantiti i finanziamenti necessari per assicurare alcuni servizi fondamentali dei medici di base quali il personale segretariale e infermieristico e le associazioni mediche;
con la soppressione della medicina in rete verrà meno la possibilità per i pazienti - soprattutto gli anziani - di avere lo studio del proprio medico di famiglia vicino alla propria abitazione; inoltre le associazioni in gruppo, in questi anni, hanno realizzato strutture aperte tutta la giornata con personale segretariale e infermieristico sempre presente. Con la decisione assunta dalla Asl di Pescara i medici saranno costretti a chiudere questi ambulatori con gravissime ripercussioni in termini di servizi ai cittadini e sul piano occupazionale; le conseguenze per gli utenti saranno un allungamento delle liste di attesa, il ritorno del caos negli sportelli dei Cup, un aumento della ospedalizzazione e del ricorso al pronto soccorso;
tutto ciò nonostante che il tetto di spesa per la Asl di Pescara per il 2010 appaia superiore a quello del 2009, anno nel quale esso, grazie ad una oculata gestione, non è stato sforato e non ha provocato tagli su prestazioni fondamentali della medicina di base;
una seria programmazione avrebbe consentito, quindi, di evidenziare per tempo la criticità e concordare con le organizzazioni sindacali i correttivi necessari; una adeguata vigilanza, inoltre, in sede regionale avrebbe consentito che in sede di riparto del budget assegnato non si determinasse una così grave penalizzazione per i medici di famiglia di Pescara;
nonostante queste criticità esiste la possibilità di utilizzare la quota che sostiene l'accordo nazionale sui costi dell'accordo regionale ed evitare quindi il taglio ai medici di base, il quale va ad incidere sui compensi e quindi, di riflesso, su diversi fattori per il buon funzionamento delle attività (costi dello studio e delle attrezzature, acquisto di beni e servizi, costi del personale);
i medici di base della Asl di Pescara chiedono la revoca di tali provvedimenti e minacciano di interrompere, per protesta, la campagna di vaccinazione e hanno proclamato uno sciopero dal 6 al 10 dicembre 2010;
il riparto del Fondo sanitario nazionale assegna, con delibera del Cipe del 29 aprile 2010, alla medicina di base il 7 per cento del fondo sanitario; la regione Abruzzo ne destina molto meno, indirizzando la parte rimanente altrove;
non sembra ammissibile che una regione destini alla medicina di base meno di quanto previsto dal riparto del fondo sanitario nazionale e non sono chiari né la metodologia di concertazione adottate né il monitoraggio del fenomeno per evitare che il tetto di spesa fissato pregiudichi i livelli essenziali di assistenza -:
sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative intenda assumere, alla luce di quanto esposto, per garantire, in Abruzzo, il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, che vanno tutelati come elemento fondamentale del diritto costituzionale alla salute.
(4-09733)

BOSSA. - Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'isola di Procida, in provincia di Napoli, non dispone di un ospedale ma solo di un posto di pronto soccorso, che non è in grado, ovviamente, di fronteggiare emergenze significative e casi specifici, che richiedono, invece, un rapido trasporto presso un presidio ospedaliero;
l'isola di Procida, per i trasporti sanitari di emergenza, dispone di un eliporto su cui far atterrare eliambulanze, le quali però possono trasportare solo alcune tipologie di pazienti;

per la maggior parte delle emergenze sanitarie, l'isola di Procida disponeva di una idroambulanza, vale a dire un trasporto specifico via mare, l'unità CP454, guidata dagli uomini della capitaneria di porto e gestita dalla Guardia costiera;
tale servizio ha consentito di trasferire sugli ospedali della terraferma partorienti, malati gravi, traumatizzati anche in condizioni di mare avverso, quando i traghetti fermavano le loro corse e gli elicotteri avevano difficoltà ad effettuare i trasporti di emergenza, potendo esse, in particolare, utilizzare porticcioli come quello di Torregaveta o Acquamorta di Monte di Procida con venti da sud-est fino ad ovest;
con le idroambulanze, che servono anche le Isole di Ischia e Capri, sono state effettuate, da quando sono entrate in funzione, nel marzo del 1997, mediamente duecento trasferimenti di urgenza l'anno;
dall'agosto 2010 le idroambulanze delle isole di Procida e di Ischia sono state fermate a causa della vetustà dei motori, due Isotta Fraschini da 350 cavalli, che sono in condizioni difficili e lasciano i natanti spesso in panne;
le due imbarcazioni sono state acquistate dalla regione Campania nel 1996. Le spese sostenute per il servizio in questione sono a carico della regione che, tramite l'ASL Napoli 2, provvede a liquidare le competenze per il servizio espletato dalla Guardia costiera;
le autorità competenti non sembrano intenzionate a procedere alla riparazione dei natanti e al ripristino della loro funzione;
il blocco delle idroambulanze desta particolare preoccupazione, soprattutto nell'isola di Procida, dove la mancanza di un ospedale e la presenza del solo pronto soccorso espone i residenti, e i turisti, a gravi rischi per la salute e la vita, soprattutto in determinate condizioni meteorologiche;
tale preoccupazione è stata avanzata dalle autorità comunali di Procida che hanno scritto sia alla regione Campania e alla ASL competente, sia a prefetto di Napoli, al fine di segnalare il grave allarme sociale e sanitario sul suo territorio; il consiglio comunale di Procida ha approvato all'unanimità un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare «Insieme per Procida», nel quale si invoca una soluzione rapida che metta al riparo residenti e turisti di Procida dai rischi legati all'eventuale mancato trasporto d'urgenza su ospedali della terraferma in caso di emergenza -:
se siano a conoscenza della grave situazione che si è venuta a creare nelle isole del Golfo di Napoli, e in particolare nell'isola di Procida, riguardo al fermo delle idroambulanze e se non ritengano che la mancanza su un'isola che non dispone di ospedale di un mezzo di trasporto rapido per le emergenze sanitarie, esponga i cittadini a gravi pericoli per la salute e la vita e se, in ragione di ciò, non ritengano di intervenire, nell'ambito delle loro competenze, per garantire su quel territorio i livelli essenziali di assistenza in campo sanitario.
(4-09737)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il morbo di Alzheimer è una patologia del sistema nervoso centrale che colpisce l'individuo anche in età presenile provocandone la demenza precoce;
le persone portatrici di questa malattia presentano problematiche complesse per la cui soluzione, seppure parziale, è necessaria l'attività coordinata di specialisti medici e paramedici, oltre ad operatori socio-assistenziali;
la quantità di persone colpite da questa malattia e le problematiche ad essa correlate fanno dell'Alzheimer un problema non solo sanitario, ma anche economico e sociale;

sotto il profilo sanitario il problema fondamentale è che, attualmente, non si conoscono i fattori eziologici e la patogenesi; mentre dal punto di vista socio-economico il problema peggiore risiede nel fatto che tale patologia colpisce soggetti anche in età presenile, rendendoli parzialmente o totalmente non autosufficienti, peggiorando la qualità della loro vita e conseguentemente di quella dei loro familiari;
la demenza è un problema sempre più diffuso ed è spesso peggiorata dal senso di solitudine, isolamento e stress psicologico cui sono esposti sia l'anziano che le persone che se ne prendono cura;
sul territorio nazionale le risposte ai bisogni dei malati e di chi li assiste risultano scarse e disomogenee. L'80 per cento dei malati è assistito unicamente dalla famiglia, come purtroppo succede per la maggior parte delle malattie croniche, e la durata della malattia è di 7-10 anni dal momento della diagnosi;
il peso di assistenza, cure, paure e angosce ricade tutto, o quasi, sulle famiglie -:
se non si ritenga opportuno e necessario:
a) promuovere, con adeguati finanziamenti, la ricerca per la prevenzione, cura e riabilitazione della malattia, anche in relazione con l'università;
b) promuovere l'informazione sanitaria tra la popolazione circa i primi sintomi della malattia attraverso campagne di informazione, corsi e seminari;
c) favorire l'uniformità su tutto il territorio nazionale delle procedure assistenziali allo scopo di superare disparità di diagnosi e di trattamento anche farmacologico;
d) prevedere diverse forme di supporto anche economico e normativo diretto ai familiari sia da un punto di vista del sostegno che dell'informazione e della formazione.
(4-09742)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'associazione Alzheimer's disease international ha pubblicato un rapporto secondo il quale nel 2010 i costi relativi alla demenza senile si sono aggirati attorno ai 460 miliardi di euro, corrispondenti all'1 per cento del PIL mondiale;
i malati di Alzheimer e di altre demenze sono oltre 36 milioni nel mondo, più di 6 milioni in Europa e un milione in Italia;
ogni anno in Italia si registrano 150.000 nuovi casi di persone ammalatesi di Alzheimer;
in Italia il costo sanitario annuo varia, secondo lo stadio di evoluzione della malattia, da 15.000 a 50.000 euro pro capite, con un costo a carico delle famiglie fino a 30.000 euro;
secondo le previsioni dell'ADI, la demenza e la sua forma più diffusa, l'Alzheimer, sono destinate ad aumentare sempre di più nel corso degli anni fino a raddoppiare entro i prossimi 20 anni, fino a toccare i 66 milioni nel 2030, i 115 milioni nel 2050, con aumento dei casi soprattutto nei Paesi poveri;
è stata elaborata la «carta dei diritti del malato di Alzheimer», che ne tutela la dignità e l'accesso ai servizi socio-sanitari e giuridici -:
se non si ritenga necessario, opportuno e urgente:
a) predisporre una forma di censimento, a livello regionale e nazionale, delle persone affette dal morbo di Alzheimer e da altre demenze correlate;
b) definire le linee guida per l'istituzione e l'attivazione di una rete integrata di servizi socio-sanitari per la diagnosi, la cura e l'assistenza alle persone affette dal morbo di Alzheimer e da altre demenze correlate, da erogare nelle aziende sanitarie locali in ambito territoriale;

c) adottare provvedimenti di carattere generale che impegnino le regioni a definire modelli organizzativi di supporto alle famiglie, creando, anche in risposta all'emergenza, servizi di cura ed assistenza domiciliare, servizi socio-assistenziali e semiresidenziali (centri diurni) o residenziali.
(4-09743)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 21 settembre 2010 è stata celebrata, a livello mondiale, la XVII giornata mondiale dell'Alzheimer, istituita nel 1994 dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Alzheimer's disease international (ADI);
l'obiettivo è quello di sensibilizzare le istituzioni con una campagna che ha come slogan «Alzheimer. È tempo di agire insieme!» -:
quali iniziative si siano adottate o si intendano adottare e promuovere al fine appunto di sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica in ordine a tale grave problema che riguarda direttamente o indirettamente milioni di persone.
(4-09744)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Deco Scala di Castrocielo (FR) sembrerebbe intenzionata a chiudere lo stabilimento e vendere la struttura, destinata peraltro ad altra destinazione d'uso;
attualmente sono 41 i dipendenti dello stabilimento, il cui marchio Scala per la produzione di detersivi, è stato venduto ad una società emiliana intenzionata a delocalizzare l'intera produzione in Emilia Romagna;
a Castrocielo rimarrà solo la produzione residuale di detersivi in polvere che sul mercato occupano una fetta sempre più limitata dopo l'arrivo dei detersivi liquidi e delle pasticche;
questa della Deco Scala è l'ennesimo caso nel territorio della provincia di Frosinone di un'azienda in difficoltà che rischia la chiusura con tutto quello che ne consegue dal punto di vista economico ed occupazionale -:
se non ritenga di adottare misure immediate che scongiurino la chiusura dello stabilimento della Deco Scala e di convocare un tavolo istituzionale allargato alle parti sociali per esaminare la situazione economica in generale della provincia di Frosinone.
(5-03893)

...

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Pedoto e altri n. 4-09621, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Incecco, Froner.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Occhiuto n. 5-03219 del 13 luglio 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09714.

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Froner e Marchioni n. 4-09684 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 401 del 24 novembre 2010. Alla pagina 17636, prima colonna, alla riga quinta deve leggersi: «commi 3 e 6), il settore attende le necessarie disposizioni da parte» e non «commi 3 e 6), il settore attende da parte», come stampato.