Allegato B
Seduta n. 398 del 19/11/2010

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BIASOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 2001, in coerenza con il programma del Governo Berlusconi, teso a riavviare il sistema infrastrutturale del Paese con la predisposizione del Piano nazionale delle opere strategiche, la regione Liguria, sulla base della riforma del titolo V della Costituzione (legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 che assegna alle regioni rilevanti funzioni e responsabilità in materia di infrastrutture e trasporti) ha predisposto una proposta regionale di opere strategiche che fu integralmente recepita dal CIPE con la delibera 21 dicembre 2001;
sulla base della citata delibera e della legge Obiettivo, il 6 marzo 2002 fu firmata a Palazzo Chigi l'intesa istituzionale quadro che recepiva alla voce «Area Metropolitana di Genova» una serie di iniziative infrastrutturali tra cui «realizzazione di un adeguato collegamento tra le Autostrade A10, A12, A7 e A26 a monte della città, compresa la sistemazione dei nodi di Voltri, San Benigno e Polcevera al fine di decongestionare il traffico urbano e metropolitano e in particolare la sistemazione del nodo di Rapallo, compreso lo svincolo autostradale e i Tunnel stradali Fontanabuona-Rapallo/Rapallo-Santa Margherita»;
la regione Liguria sulla base di questa Intesa generale quadro, il 7 luglio 2002 ha sottoscritto un accordo con ANAS e Autostrade per l'Italia la quale si impegnava a realizzare con fondi propri, per un importo complessivo di 1836 milioni di euro, il nuovo collegamento a monte della città denominato Gronda di Ponente, il nodo di San Benigno e Voltri e il tunnel di adduzione autostradale Rapallo Santa Margherita mentre il tunnel Fontanabuona-Rapallo doveva rientrare nelle opere di competenza ANAS;
questo accordo è diventato parte integrante del IV atto aggiuntivo alla concessione tra ANAS e autostrade stipulato in data 23 dicembre 2002 e approvato con decreto legge dell'11 marzo 2004, registrato dalla Corte dei Conti in data 20 maggio 2004;
nel 2007 fu raggiunto un nuovo accordo tra ANAS e autostrade per l'Italia e la regione Liguria che, nel definire nuovi impegni da parte del concessionario per l'area genovese, confermava i precedenti impegni inseriti nel IV atto aggiuntivo diede vita ad una nuova, convenzione;
la nuova convenzione è stata ratificata dal Parlamento italiano e approvata con la legge n. 101 del 2008 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 132 del 7 giugno 2008;
nessun documento convenzionale succitato menziona il tunnel Fontanabuona-Rapallo nonostante lo stesso rivesta,

invece, caratteristiche di strategicità per lo sviluppo socio-economico dell'intera vallata e per il collegamento tra l'entroterra e la costa -:
se il Ministro interrogato non ritenga di inserire quest'opera, nel più breve tempo possibile, tra le opere strategiche del piano quinquennale di investimenti di ANAS o se, comunque, di dover individuare un percorso alternativo per la realizzazione di quest'opera fortemente richiesta ormai da oltre vent'anni dai territori che soffrono di un inadeguato collegamento con il sistema autostradale nazionale e con il resto della provincia di Genova.
(4-05276)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'intervento prevede il collegamento tra l'attuale svincolo di Rapallo sull'autostrada A12 e la Val Fontanabuona, località situata nella zona di levante della provincia di Genova.
L'interesse delle amministrazioni locali per la realizzazione di un collegamento tra la Val Fontanabuona e la costa ligure nasce circa 20 anni fa; tuttavia ad oggi non si è ancora riusciti a trovare un soluzione condivisa tra tutti i soggetti coinvolti.
Nel corso del 2009, l'ipotesi di intervento ha avuto un'accelerazione grazie ad uno studio di fattibilità realizzato dalla Filse Spa su incarico della regione Liguria, nel quale si ipotizzavano una serie di nuove alternative al tracciato.
Sulla base di tale studio Anas e Autostrade per l'Italia hanno approfondito ed individuato tre possibili soluzioni innovative che di seguito si riportano.
Soluzione A: 2 gallerie (Fontanabuona di 3780 m e Caravaggio di 1950 m), scavate con fresa, a doppio fornice monodirezionale, con breve tratto all'aperto intermedio. Per questa soluzione sono state studiate due alternative: «soluzione base» nella quale viene previsto il deposito dello smarino interamente concentrato sul versante lato Rapallo; «soluzione alternativa» nella quale viene previsto il deposito dello smarino parte sul versante lato Rapallo e parte in un'area di deposito nei pressi di Cicagna.
Soluzione B: unica galleria (Fontanabuona di 6210 m), scavata con fresa a doppio fornice monodirezionale. Anche per questa soluzione sono state studiate due alternative: «soluzione base» con deposito dello smarino interamente lato Rapallo; «soluzione alternativa» con deposito dello smarino parte sul versante lato Rapallo e parte in un'area di deposito nei pressi di Cicagna.
Soluzione C: 2 gallerie (Fontanabuona di 3300 m e Caravaggio di 2200 m), scavate con tecnica tradizionale, ad unico fornice bidirezionale, con breve tratto all'aperto intermedio e con riempimento distribuito in parte sul versante lato Rapallo e in parte su quello lato Cicagna. Per questa soluzione il deposito del materiale di scavo avverrebbe su entrambi i lati: Rapallo e Cicagna.
Lo studio di fattibilità in questione ha tuttavia evidenziato un significativo incremento del costo dell'intervento rispetto alle precedenti previsioni contenute nel documento predisposto per conto della regione Liguria.
Tra l'aprile e il luglio del 2010 si sono tenuti due incontri presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ai quali hanno partecipato Anas Spa Autostrade per l'Italia Spa e i rappresentanti degli enti locali interessati per verificare la compatibilità delle soluzioni proposte.
In particolare, all'esito dell'incontro del 21 luglio 2010, è stato concordato di verificare la fattibilità economico-finanziaria dell'opera attraverso un'analisi costi-benefici ed un piano economico-finanziario, necessari per valutare le condizioni di sostenibilità dell'intervento, da parte della medesima concessionaria Autostrade per l'Italia Spa.
La società concessionaria ha pertanto assunto l'impegno di completare tale approfondimento entro la fine del 2010, per fornire ogni elemento utile alle decisioni conclusive.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BOBBA. - Al Ministro dell'interno - Per sapere - premesso che:
a seguito delle dimissioni del presidente della provincia di Vercelli, Renzo Masoero, rassegnate in data 8 marzo 2010 e conseguenti all'arresto per reati di concussione, recentemente patteggiati dall'interessato, con decreto del prefetto di Vercelli - 0005678 del 29 marzo 2010, è stato sospeso il consiglio provinciale di Vercelli, e contestualmente è stato nominato il Commissario prefettizio nella persona del dottor Leonardo Cerenzia;
il commissario straordinario, con i poteri della giunta provinciale, con propria deliberazione n. 1 del 1° aprile 2010, e successivo decreto n. 2 del 1° aprile 2010, nelle more dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio provinciale di Vercelli, ha confermato per mesi due, a far data dall'adozione dei suddetti provvedimenti, l'incarico direttore Generale della Provincia al dottor avvocato Gianfranco Chessa, comprensivo degli incarichi dirigenziali relativi alle unità di massima dimensione: welfare e cultura, giovani, sport, allo stesso precedentemente affidati con incarico esterno intuitu personae dalla giunta e dal presidente della provincia decaduti;
il commissario straordinario, con proprio decreto n. 3 del 1° aprile 2010, nelle more dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio provinciale di Vercelli, ha confermato per mesi due a far data dall'adozione del suddetto provvedimento, l'incarico di capo di Gabinetto al signor Iuri Toniazzo, con contratto di lavoro a tempo determinato, allo stesso precedentemente conferito dal presidente della provincia decaduto avvalendosi della possibilità, prevista dal regolamento provinciale sull'ordinamento degli uffici, di potersi avvalere, per gli uffici di staff del presidente, di collaboratori esterni all'uopo individuati su base fiduciaria;
il commissario straordinario è stato recentemente affiancato da due sub-commissari al fine di garantire il necessario supporto alla propria attività e la struttura dirigenziale della Provincia è dimensionata adeguatamente, presentando le necessarie professionalità e competenze atte a garantire lo svolgimento di tutte le attività di competenza dell'ente;
la struttura operativa provinciale, a maggior ragione in presenza di una attività commissariale, risulta, anche in prospettiva, ampiamente in grado di corrispondere alle attività proprie dell'Ufficio di capo di gabinetto;
gli incarichi esterni in argomento hanno un costo a carico del Bilancio provinciale di parte corrente quantificabile in circa 180.000 euro annui;
gli incarichi di direttore generale e di capo di gabinetto sono stati affidati dalla decaduta amministrazione provinciale sulla base di espliciti rapporti fiduciari e avvalendosi di opportunità soggettive nell'esercizio di governo e di utilizzo delle risorse provinciali proprie della discrezionalità politica di organismi elettivi;
lo sviluppo delle indagini da parte della locale magistratura ha recentemente portato all'arresto per concussione anche dell'ex assessore al welfare Roberto Saviolo, mentre risulta destinatario di un avviso di garanzia anche l'ex assessore ai lavori pubblici, ponendo così in luce un metodo di gestione della cosa pubblica assai più pervasivo e tale quindi da rendere ancora più opportuno un taglio netto con le scelte e gli uomini della passata amministrazione provinciale, così da garantire una gestione commissariale improntata alla più totale trasparenza, autonomia ed imparzialità;
le conferme provvisorie di mesi due degli incarichi esterni di direttore generale della provincia di Vercelli nella persona del dottor avvocato Gianfranco Chessa e di capo di gabinetto nella persona del signor Iuri Toniazzo, operate dal commissario straordinario dottor Leonardo Cerenzia, appaiano un fatto assolutamente straordinario e auspicabilmente transitorio esaurendosi al più presto e comunque e definitivamente

alla scadenza, rimuovendo così ogni possibile dubbio circa una gestione commissariale autonoma, trasparente e imparziale -:
per quali ragioni il Commissario non abbia assunto, vista la situazione dell'ente locale, decisioni di forte discontinuità per quel che riguarda la scelta dei più stretti collaboratori.
(4-07701)

Risposta. - Va precisato, innanzitutto, che il compito istituzionale del commissario prefettizio è quello di assicurare la gestione provvisoria dell'ente e garantire la continuità dell'ordinaria azione amministrativa dell'ente. Pertanto, il rinnovo per soli due mesi degli incarichi attribuiti all'avvocato Chessa e al signor Toniazzo, può essere inquadrato in quella serie di atti propedeutici, posti in essere dallo stesso commissario, al fine di poter svolgere il proprio mandato avendo a disposizione ogni utile informazione e dati completi sull'attività svolta in precedenza. A conferma di quanto premesso, infatti, si precisa che allo scadere del primo rinnovo gli incarichi in questione non sono più stati rinnovati.
Il Commissario prefettizio Leonardo Cerenzia, insediandosi a capo dell'amministrazione provinciale di Vercelli, fin dal pomeriggio del 30 marzo 2010, si è subito posto il problema di definire la posizione del direttore generale e del capo di gabinetto.
Tenuto conto che il segretario generale dell'ente, Marzio Marini, aveva assunto servizio in concomitanza con l'arresto dello stesso presidente e che, quindi, non poteva essere a conoscenza dei fatti, delle circostanze e delle problematiche dell'amministrazione provinciale, il prefetto Cerenzia ha ritenuto che i due funzionari, ai quali erano stati attribuiti i più delicati incarichi dirigenziali, rappresentassero gli interlocutori più accreditati, se non gli unici, avendo esercitato da tempo le funzioni di raccordo e di filtro fra gli esponenti eletti e la struttura dell'ente.
Di conseguenza, il commissario stesso, con provvedimento del 1o aprile 2010, ha ritenuto opportuno e quasi doveroso - al fine di impostare correttamente il proprio lavoro - confermare nei loro incarichi i predetti funzionari - limitatamente alla durata di due mesi - nella consapevolezza che gli stessi costituissero la memoria storica più recente dell'ente. Gli stessi, infatti, avevano assicurato la continuità dal giorno dell'arresto del presidente Masoero, avvenuto in data 11 febbraio 2010, fino al 28 marzo 2010, data in cui le dimissioni dello stesso Masoero sono divenute irrevocabili.
La circostanza poi che il commissario sia stato successivamente affiancato da due
sub commissari e che, pertanto, la struttura dirigenziale della provincia appaia adeguatamente dimensionata non ha intaccato l'esigenza di disporre di una fonte privilegiata di informazione, come quella formata dall'avvocato Chessa e dal signor Toniazzo.
Va, altresì, precisato che la decisione del commissario e i motivi che l'hanno determinata sono stati resi pubblici dallo stesso commissario nel corso di interviste rilasciate agli organi di stampa e sono stati oggetto di precisazioni rese note a una ristretta delegazione dell'
ex minoranza nel corso di un incontro avvenuto il 7 aprile 2010, nonché ad esponenti politici locali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

BUCCHINO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la regolare presenza in Italia di milioni di lavoratori extracomunitari richiama la responsabilità dello Stato italiano per una tutela adeguata dei loro diritti previdenziali, con i criteri e le modalità con i quali tutela gli italiani residenti nel territorio della Repubblica e i lavoratori italiani emigrati;
i diritti previdenziali dei lavoratori extracomunitari immigrati in Italia oltre che essere adeguatamente tutelati, come già avviene, tramite la paritaria applicazione delle normativa nazionale in materia di sicurezza sociale, devono anche e soprattutto essere garantiti con la stipula di

accordi bilaterali di sicurezza sociale con i Paesi di provenienza per consentire ai lavoratori migranti di non perdere la contribuzione già versata in tali Paesi e di mantenere diritti già acquisiti o da acquisire e che a causa dell'emigrazione andrebbero persi;
la stipula di tali accordi bilaterali di sicurezza sociale potrebbe inoltre consentire ai lavoratori immigrati in Italia, che, per varie ragioni, al compimento dell'età pensionabile non siano in grado di perfezionare un diritto autonomo per insufficienza contributiva, di attivare il meccanismo della totalizzazione dei contributi versati nei Paesi contraenti, ai fini del perfezionamento del diritto ad un pro-rata e del proficuo utilizzo di contributi che altrimenti diventerebbero «silenti»;
in virtù di quanto disposto da tutti gli accordi di sicurezza sociale stipulati dall'Italia, la ripartizione dei costi è proporzionale ai contributi versati in ciascun Paese contraente che se ne assume l'onere in base alla propria legislazione;
nell'area dell'Unione europea la tutela sociale è assicurata da specifici regolamenti comunitari, che includono nel campo di applicazione soggettivo anche soggetti non cittadini che si spostano da un Paese all'altro e ai quali è garantita la copertura socio-previdenziale, mentre sul piano bilaterale l'Italia ha stipulato accordi di sicurezza sociale quasi esclusivamente con i Paesi nei quali sono presenti importanti collettività italiane;
la finalità degli accordi di sicurezza sociale è quella di garantire la parità di trattamento di lavoratori e pensionati dei Paesi contraenti è di assicurare i contributi previdenziali versati nei vari Paesi di emigrazione non vadano perduti, ma possano essere utilizzati per perfezionare il diritto alle varie prestazioni previdenziali e consentire l'esportabilità delle stesse;
l'Unione europea ha più volte concluso solennemente che i Paesi membri devono realizzare la parità di trattamento nel settore sociale tra cittadini comunitari e cittadini di Paesi terzi, concedendo a questi ultimi un insieme di diritti uniformi e analoghi a quelli di cui godono i cittadini dell'Unione;
con la stipula di numerose convenzioni multilaterali e bilaterali di sicurezza sociale lo Stato italiano ha garantito nel tempo un buon livello di tutela previdenziale ai nostri lavoratori emigrati all'estero;
per gli immigrati entrati in Italia dal 1° gennaio 1996 si applica ai fini pensionistici il metodo di calcolo contributivo che collega l'importo della pensione ai contributi effettivamente versati;
lo Stato italiano ha ratificato ad oggi solo due convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con i Paesi di immigrazione, e cioè con Tunisia e Capoverde (sono altresì in vigore accordi con i Paesi della ex-Jugoslavia);
sono stati invece firmati da anni ma non ancora ratificati gli accordi con le Filippine e il Marocco, mentre sono stati avviati ma mai conclusi i negoziati con altri Paesi originari dei principali flussi migratori come l'Egitto -:
quale sia la politica del Governo in relazione alla tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori extra-comunitari con regolare permesso o carta di soggiorno e quali siano i motivi per cui gli accordi bilaterali di sicurezza sociale con Paesi di forte immigrazione in Italia non sono attualmente in programmazione e quelli già firmati o in corso di stipula non sono stati ancora approvati;
quali eventuali iniziative si intendano adottare per verificare le reali implicazioni finanziarie che la ratifica di tali accordi comporta, anche alla luce della possibilità di limitare l'esportabilità delle prestazioni legate al reddito e alla residenza, e se non altro per procedere con la ratifica degli accordi già firmati.
(4-06490)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di informazione.


La materia dei diritti previdenziali dei lavoratori provenienti da paesi
extra Ue è disciplinata dall'articolo 22 comma 13 del testo unico sull'immigrazione n. 286/98. Esso prevede che, in caso di rimpatrio definitivo, il lavoratore extracomunitario conserva i diritti previdenziali e di sicurezza sociale gia maturati e può goderne, indipendentemente dalla vigenza di un accordo di reciprocità, solo a partire dal compimento del sessantacinquesimo anno di età.
Pertanto, un lavoratore extracomunitario che rientri definitivamente in patria e che abbia versato i contributi previdenziali in Italia dal 1o gennaio 1996, potrà ricevere la pensione a partire dal compimento del sessantacinquesimo anno di età. Si tratta di un beneficio previsto esclusivamente per i lavoratori extracomunitari, in deroga ai requisiti contributivi minimi previsti, previsione che però non si estende ai lavoratori cui si applichi il sistema di calcolo retributivo o misto, cioè a coloro che hanno versato contributi in Italia prima del 1996.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

CARLUCCI e BERNARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 1991, il Ministero delle finanze pro tempore ha stipulato con i soggetti già assegnatari un contratto di cessione in proprietà relativo ad alloggi situati nel comune di Grottaferrata, in piazza Giordano Bruno, 2 e largo XXV aprile, 26;
si tratta di alloggi popolari costruiti a totale carico dello Stato, ai sensi del decreto legislativo del Capo Provvisorio dello Stato 10 aprile 1947, n. 261, recante disposizioni per l'alloggio dei rimasti senza tetto in seguito ad eventi bellici e per l'attuazione dei piani di ricostruzione;
la vendita degli alloggi da parte del Ministero delle finanze è stata disciplinata ai sensi e per gli effetti della legge 8 agosto 1977, n. 513, recante provvedimenti urgenti per l'accelerazione dei programmi in corso e per il finanziamento di un programma straordinario e canone minimo dell'edilizia residenziale pubblica;
come specificato nel contratto di compravendita, infatti, anche il valore dei suddetti alloggi è stato determinato ai sensi dell'articolo 28 della legge 8 agosto 1977, n. 513, e successive modificazioni;
al momento della sottoscrizione del contratto di cessione in proprietà, gli assegnatari hanno versato un acconto e si sono impegnati a corrispondere il resto della somma in cento ottanta rate mensili costanti per un periodo di quindici anni;
nel dicembre 2006 le famiglie assegnatarie hanno ultimato il pagamento degli alloggi in questione, ma - nonostante ciò - il Ministero dell'economia e delle finanze si è rifiutato di fare il passaggio di proprietà -:
per quali motivi si rifiuti di fare il passaggio di proprietà degli alloggi venduti;
quali tempestive iniziative intenda predisporre in favore di coloro che, con regolare contratto di compravendita, hanno acquistato la proprietà dei suddetti alloggi di edilizia residenziale pubblica siti a Grottaferrata, ponendo rimedio in tal modo alla situazione di stallo che si è venuta a creare.
(4-02894)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante con l'interrogazione di cui trattasi, si fa presente quanto segue.
L'agenzia del demanio al riguardo ha fatto presente che nel 1991 vennero stipulati, tra l'amministrazione finanziaria e gli assegnatari aventi diritto, gli atti di cessione degli alloggi siti in Grottaferrata (RM), costruiti a totale carico dello Stato ai sensi del decreto legislativo n. 261 del 1947, con pagamento rateale del prezzo.
Dei ventiquattro contratti stipulati, inviati alla ragioneria provinciale dello Stato per l'approvazione, soltanto sette vennero registrati, mentre per i restanti atti venne ricusato il visto, per erronea applicazione della legge n. 51 del 1977.


La ragioneria provinciale, infatti, aveva ritenuto applicabile al caso di specie il regio decreto n. 827 del 1924 e successive modificazioni e non già la predetta legge n. 513 del 1977, in quanto gli alloggi in questione, costruiti direttamente dallo Stato per sopperire ad esigenze specifiche, non rientravano, ad avviso dell'organo di controllo, nel più generale ambito di edilizia residenziale pubblica.
La problematica è stata successivamente superata con l'emanazione della legge n. 560 del 1993, che ha ampliato il concetto di edilizia residenziale pubblica, comprendendovi tutti gli alloggi costruiti a carico ovvero con il concorso dello Stato.
La differenza tra le due citate normative, che hanno disciplinato la cessione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, attiene alla diversa, più gravosa modalità di calcolo del prezzo di cessione previsto dalla legge n. 569 del 1993.
D'altra parte la sanatoria dei contratti stipulati ai sensi della legge n. 513 del 1977, prevista dalla legge n. 136 del 1999 (articolo 15, comma 2), per i soli atti stipulati entro il 31 maggio 1991, non è risultata applicabile ai contratti afferenti gli alloggi in esame, in quanto sottoscritti in data successiva.
Al riguardo è opportuno rappresentare che l'agenzia del demanio in data 5 ottobre 2010 ha comunicato che «gli assegnatari degli alloggi costruiti a totale carico dello Stato ai sensi del decreto legislativo n. 261 del 1947 ubicati in Grottaferrata hanno manifestato la volontà di procedere alla stipula di contratti di cessione ai sensi della legge n. 560 del 1993 e pertanto è ragionevole ritenere che la vicenda possa pervenire ad una positiva conclusione.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Luigi Casero.

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Italia Oggi del 13 marzo 2010 entra nel territorio italiano dell'olio definito «lampante», meglio conosciuto come deodorato, e venduto come extra-vergine;
questo olio arriva da Paesi mediterranei come la Tunisia, il Marocco e la Spagna e transitando in un Paese comunitario acquisisce tale denominazione e supera agevolmente i controlli doganali;
tali oli non sono pericolosi per la salute e l'incolumità pubblica ma non sono affatto extra-vergine e non possono certamente ottenere l'etichetta di extra-vergine ma arrivano negli scaffali dei nostri supermercati a prezzi irrisori causando una concorrenza sleale a tutto danno dei nostri produttori;
una ricerca dell'università di Bologna ha stabilito che il 70 per cento dei campioni di oli extra-vergine acquistati nei supermercati e nei discount non sono tali;
un sistema ufficiale di analisi e di individuazione degli oli «deodorati» ed il loro transito negli oli contraffatti stabilito e valido nel territorio dell'Unione europea ancora non c'è, per cui la vendita degli oli deodorati non può essere vietata;
i ricercatori italiani hanno già scoperto un sistema per individuare questi oli ma l'Unione europea non ha ancora stabilito che l'attività di deodorazione è un'attività illegale;
a ciò si aggiunge il momento di forte difficoltà che stanno vivendo gli ispettori dell'Agenzia delle dogane e dell'ispettorato centrale della qualità a causa dei forti tagli di bilancio che impediscono una seria ed efficace azione di repressione e prevenzione delle frodi alimentari -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07549)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, concernente talune problematiche sulla commercializzazione di oli

«deodorati» come oli extravergini di oliva, faccio presente che l'ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, organo tecnico di controllo del Ministero che rappresento, pone in essere tutte quelle azioni finalizzate alla tutela delle produzioni agroalimentari italiane da possibili fenomeni fraudolenti, di imitazione e/o contraffazione, attraverso un esercizio costante dell'attività di controllo sull'intero territorio nazionale.
In particolare, nel settore oleario, l'attività di verifica è volta ad accertare la corrispondenza dei parametri chimico-fisici agli
standard previsti dalla normativa vigente, nonché la corretta etichettatura e l'origine geografica degli oli immessi in commercio.
Le principali irregolarità accertate, oltre che di carattere documentale e/o nel sistema di etichettatura e presentazione degli oli, hanno riguardato anche aspetti di rilevanza penale per frode in commercio a causa di miscelazioni di oli dichiarati extravergini con oli di semi o con oli di oliva di qualità inferiore.
Nel caso prospettato dall'interrogante, evidenzio che gli oli deodorati, in base alle definizioni contenute Reg. (CE) n. 1234/07, non possono essere considerati «oli d'oliva vergini» ma, al contrario, vanno classificati alla stregua degli oli raffinati. Di conseguenza, la miscelazione di oli di oliva deodorati con oli di oliva dichiarati vergini o extravergini costituisce una frode commerciale.
Con l'occasione mi preme segnalare che, recentemente, il consiglio oleicolo internazionale (Coi) ha introdotto una metodica per la determinazione di un nuovo parametro analitico
(contenuto di alchil-esteri), per differenziare ed individuare miscele di oli extra vergini di oliva e oli di bassa qualità, siano essi vergini, lampanti o deodorati.
In tale ambito l'Unione europea, in qualità di membro del Coi, sta provvedendo al recepimento del nuovo metodo citato attraverso una modifica al Reg. (CE) n. 2568/91.
Al riguardo sottolineo che il Ministero da me rappresentato, attraverso i laboratori dell'ispettorato suddetto, è già in grado di utilizzare il metodo di cui trattasi, avendo partecipato attivamente alla sperimentazione dello stesso nei due circuiti interlaboratorio organizzati dallo stesso Coi.
Non posso che convenire, infine, con l'interrogante che la riduzione della spesa pubblica, attraverso il taglio ai costi di funzionamento, nonostante la ponderata individuazione delle priorità e degli obiettivi da realizzare, incide necessariamente sullo svolgimento delle incombenze istituzionali.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tempo l'Unione europea emana sistematiche raccomandazioni nonché atti di indirizzo volti a far potenziare, da parte degli Stati membri, i sistemi di trasporto su rotaia delle merci;
in realtà, a fronte di una media dell'Unione europea del 12 per cento, le stime italiane si attestano su un 6 per cento di materiali trasportati su convogli;
il trasporto via treno, già ridottosi del 30 per cento nel 2009 rispetto all'anno precedente, dovrebbe deflettere di un ulteriore 8 per cento alla fine dell'anno in corso, secondo le stime del presidente della federazione di settore, Giacomo Di Patrizi -:
quali iniziative intenda adottare per una rapida inversione di rotta rispetto alla situazione in narrativa denunciata e se attualmente il nostro Paese risulti a rischio di infrazione da parte dell'Unione europea.
(4-07811)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Nell'ambito del trasporto ferroviario merci nel territorio nazionale, in regime privatistico dal 2001, ha avuto luogo una

consistente riorganizzazione interna del settore cargo di Trenitalia Spa, finalizzata ad operare con un modello industriale più flessibile in grado di competere con gli altri operatori di settore.
Attualmente, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti risultano 39 licenze merci attive, di cui 20 ad imprese intestatarie di contratto di utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria con Rete ferroviaria italiana per lo svolgimento operativo del servizio.
Ferrovie dello Stato evidenzia che, come ognuna delle altre imprese ferroviarie presenti in Italia, Trenitalia opera in una logica di mercato liberalizzato e organizza la propria attività di trasporto merci adeguando l'offerta alle reali esigenze e dimensioni del mercato, applicando prezzi adeguati ai costi di produzione del servizio.
Per quanto riguarda invece le misure di sostegno attualmente previste, si evidenzia che, con il comma 7-
octies dell'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito nella legge 26 febbraio 2010 n. 25 (cosiddetto «mille proroghe»), il Governo ha predisposto interventi di sostegno del trasporto combinato e trasbordato su ferro e degli investimenti delle imprese di autotrasporto merci, finalizzandoli al miglioramento dell'impatto ambientale ed allo sviluppo della logistica attraverso il finanziamento del cosiddetto ferrobonus.
Si segnala inoltre, quanto agli strumenti a sostegno del trasporto su ferro, il progetto italo-francese di autostrada viaggiante sulla direttrice Orbassano-Aiton volto a decongestionare il valico alpino. Avviato a titolo sperimentale all'inizio del 2004, esso è attualmente oggetto di una procedura di gara per l'affidamento del servizio «a regime», con correlato, tendenziale incremento del numero di navette offerte, a cura di uno specifico gruppo di lavoro italo-francese operante nell'alveo della Conferenza intergovernativa per la nuova linea Torino-Lione. Resta inteso che l'ultimazione della procedura e l'affidamento del servizio sono subordinati all'emanazione della legge di ratifica dell'accordo internazionale firmato tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti italiano e il suo omologo francese per definire obiettivi ed elementi salienti del progetto ed i correlati stanziamenti.
Infine, preme sottolineare che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti regola e sovvenziona l'erogazione di alcuni servizi mediante contratto di servizio pubblico stipulato con Trenitalia Spa; si tratta di trasporti caratterizzati da perdita strutturale, erogati essenzialmente a beneficio del sud del paese. In assenza dell'intervento dello Stato, è ragionevole ritenere che tali servizi, a motivo della mancanza di redditività che li connota, non sarebbero più erogati dall'impresa ferroviaria in regime di autonomia commerciale.
Ad oggi è in corso di definizione il nuovo contratto di servizio tra Stato e Trenitalia. Va infine evidenziato che, in condizioni di risorse finanziarie scarse e tendenzialmente in diminuzione nel corso degli anni ed attesa la necessità di un equilibrio economico del contratto, sarà necessario individuare adeguatamente la quantità, la tipo gia e le caratteristiche dei servizi da contrattualizzare.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

COSENZA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella risposta scritta all'interrogazione n. 4-02812, presentata nell'aprile 2009 e contenente la richiesta di interventi per rimediare all'endemica situazione di sporcizia che colpisce la generalità dei treni circolanti in Italia, compresi quelli sulle linee eurostar, il Ministro interrogato affermava: «Nei mesi scorsi proprio allo scopo di elevare lo standard di pulizia dei rotabili risultato insoddisfacente, Ferrovie dello Stato ha indetto nuove gare d'appalto per l'affidamento del servizio. Tali gare sono basate su capitolati rigorosi che assicurano, tra l'altro, prestazioni e qualità erogata facili da verificare e da sanzionare in caso di risultati inadeguati»;
il Ministro affermava inoltre: «Le operazioni di manutenzione vengono

svolte in linea con i Piani di manutenzione predisposti dal progettista e costruttore dei treni ed approvati dall'ANSF, l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, che effettua le verifiche sull'applicazione dei piani stessi»;
nel frattempo la situazione è rimasta del tutto immutata e le condizioni in cui si presentano i treni, perfino nelle prime tratte effettuate di mattino, rimangono del tutto insufficienti sul piano della pulizia e dell'igiene. Inoltre, non vengono effettuate operazioni elementari quali, per esempio, il cambio dei poggiatesta alla fine di ogni tratta effettuata dai treni -:
a che punto sia l'iter delle nuove gare d'appalto per l'affidamento del servizio di pulizia sui treni;
visti i risultati che ad avviso dell'interrogante, sono allo luce dei fatti insoddisfacenti, con quali modalità l'ANSF effettui le verifiche sulle operazioni di pulizia dei treni da parte delle ditte appaltanti e, ove ritenuto necessario, quali iniziative sia possibile assumere per migliorare l'attività dell'Agenzia stessa.
(4-06045)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, relativa al servizio di pulizia del materiale rotabile dei treni regionali si fa presente che nonostante il rallentamento delle procedure subito per effetto di una lunga serie di ricorsi amministrativi presentati dalle ditte uscenti, sono stati stipulati tutti i contratti relativi alla prima gara interessanti gli impianti di alcune regioni e sono in corso di completamento le procedure relative alla seconda gara riguardante gli impianti delle rimanenti regioni.
Si comunica, inoltre, che l'ambito di competenza dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, riguarda gli aspetti connessi alla sicurezza del trasporto ferroviario e non comprende le verifiche sui servizi di pulizia del materiale rotabile.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

DE ANGELIS. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 1999 recante «Recepimento dell'accordo sindacale per le Forze di polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione delle Forze di polizia ad ordinamento militare relativi al quadriennio normativo 1998-2001 ed al biennio economico 1998-1999», ha introdotto per il personale delle forze di polizia l'istituto del buono pasto quale sostitutivo del servizio di mensa;
il Corpo forestale dello Stato ha solamente due mense di servizio operative presso le sedi scuola e quindi è svantaggiate rispetto alle altre amministrazioni;
ad oggi il pagamento dei buoni pasto ha un ritardo cronico in tutte le sedi (in alcuni casi mancano le spettanze dal mese di gennaio 2010) e ciò comporta disagi e ripercussioni negative al personale e l'impossibilità concreta di godere di un diritto -:
se non sia il caso di intervenire affinché si snelliscano le procedure amministrative per l'acquisto e la pronta consegna dei buoni pasto.
(4-08026)

Risposta. - L'interrogazione in esame riguarda le procedure per l'acquisizione e la distribuzione dei «buoni pasto» alle forze di polizia che, per quanto qui interessa, è riferito al personale, rientrante in tale fattispecie, in servizio presso il Corpo forestale dello Stato.
Come noto all'interrogante, il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 16 marzo 1999 ha introdotto, per il personale delle forze di polizia, l'istituto del «buono pasto» quale sostitutivo del servizio di mensa. Esso è subordinato al rispetto delle condizioni previste al comma 3 dell'articolo 35 sul contenimento della spesa nei limiti dello stanziamento iscritto nei competenti capitoli di bilancio.
Tale recepimento normativo trae origine dai principi fissati dalla legge n. 203 del 1989 per il ristoro del personale tenuto a

permanere, per esigenze di servizio, sul luogo di lavoro in orari abitualmente destinati alla consumazione dei pasti.
Comprendo perfettamente il disagio del personale dell'Ispettorato generale del corpo forestale dello Stato per il ritardo accumulato nell'erogazione dei buoni sostitutivi del servizio mensa. Peraltro, mi preme sottolineare come la fornitura del servizio in questione sia necessariamente soggetta ad un complesso quanto articolato
iter procedimentale che, nella fattispecie (esaurita la disponibilità per l'acquisizione della fornitura in regime convenzionale Consip), si snoda necessariamente attraverso le cosiddette «procedure di affidamento» previste dal decreto legislativo n. 163 del 2006 che si articolano in molteplici fasi come, per citarne alcune, l'avvio della procedura di abilitazione all'acquisto, la successiva effettuazione degli ordinativi, l'organizzazione del servizio, la verifica dei presupposti richiesti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 novembre 2005 per l'affidamento e gestione dei servizi sostitutivi di mensa.
È bene sottolineare, peraltro, che analoghi ritardi non sono riscontrabili nelle sedi decentrate del Corpo forestale dello Stato che abbiano fruito di altri lotti geografici «aperti» relativi alla convenzione Consip Spa per i quali, quindi, ogni richiesta di approvvigionamento ha avuto tempestiva soddisfazione.
Al momento, per quanto riguarda il personale dell'Ispettorato generale, è in corso l'espletamento delle procedure di gara per l'acquisto di buoni relativi al periodo marzo-agosto dell'anno finanziario 2010. Ritengo, pertanto, che nei prossimi giorni si potrà procedere alla loro distribuzione.
Con l'occasione segnalo, infine, che è prevista a breve l'attivazione della convenzione Consip «buoni pasto» relativa al lotto 3 - Lazio che permetterà all'amministrazione che rappresento di approvvigionarsi per un periodo di 24 mesi.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

FADDA, CALVISI, FARINA COSCIONI, MELIS, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e SORO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo tessile russo Kord ha espresso la volontà di non procedere nell'acquisizione della Legler in quanto sarebbero state cambiate, con un aggravio finanziario ed economico insostenibile, le condizioni di vendita previste dal bando internazionale;
la decisione del gruppo tessile russo determina l'incertezza del futuro della Legler e, conseguentemente, accentua la drammatica situazione economica e sociale di tutto il territorio nuorese, dove l'intero comparto industriale è allo stremo e vive momenti di criticità senza precedenti;
le organizzazioni sindacali, le forze sociali, i comuni dei territori interessati, l'amministrazione provinciale di Nuoro - allarmate dal nuovo fronte di gravi contestazioni che si potrebbero aprire qualora le trattative con il gruppo russo si interrompessero definitivamente - chiedono con vigore che il Governo si assuma le responsabilità della trattativa e chiuda positivamente la vertenza Legler nel più breve tempo possibile, evitando, comunque, il ricorso ad un nuovo bando di gara internazionale che avrebbe tempi incerti, mentre certe ed estremamente gravi sarebbero le conseguenze che ricadrebbero sugli 800 lavoratori e sulle loro famiglie -:
se non ritenga indispensabile e urgente convocare un tavolo di confronto tra il commissario straordinario e il gruppo tessile Kord, con la partecipazione della regione Sardegna, degli enti locali del territorio delle forze sociali e sindacali, volto a chiarire e superare le cause che hanno portato il gruppo tessile russo a decidere di abbandonare l'iter procedurale e finanziario per l'acquisizione della Legler.
(4-07296)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
Con sentenza dell'agosto 2008, il tribunale di Bergamo ha dichiarato lo stato d'insolvenza della Texfer Spa, già Legler, e nominato il commissario giudiziale, già designato da questo Ministero con il parere trasmesso ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 270 del 1999.
Successivamente, con sentenze in data 18 novembre 2008, i tribunali di Oristano e Nuoro hanno dichiarato lo stato d'insolvenza rispettivamente della Legler Macomer Spa della Legler Ottana Spa della Legler Siniscola Spa, facenti parte del medesimo gruppo industriale, nominando lo stesso commissario giudiziale della Texfer Spa.
Successivamente, con decreto ministeriale in data 25 novembre 2008, il medesimo commissario giudiziale, è stato nominato commissario straordinario delle predette «procedure».
Con provvedimento datato giugno 2009, è stata autorizzata l'esecuzione del programma di cessione presentato dal commissario, che prevede, in via prioritaria, la dismissione unitaria dei complessi aziendali facenti capo alle società del gruppo, stante la stretta interdipendenza tra le imprese del polo sardo e del polo bergamasco.
Ove tale cessione unitaria non fosse perseguibile, il commissario si è riservato di valutare l'opportunità, qualora ciò fosse più conveniente per la «procedura», di dismettere i complessi aziendali separatamente.
Successivamente, il commissario giudiziale, espressamente autorizzato, ha dato avvio alla procedura di vendita dei complessi aziendali, mediante pubblicazione sui quotidiani internazionali, nazionali e locali, dell'invito a presentare offerte per i complessi aziendali facenti capo alle società del gruppo Legler, e per una centrale idroelettrica di Crespi d'Adda, considerata bene non essenziale, ai fini di una rapida ripresa dell'attività aziendale.
All'esito di tale procedura selettiva, conclusasi con l'apertura delle buste nel febbraio 2010, sono pervenute le seguenti offerte:

a) due offerte per la centrale idroelettrica, poi aggiudicata al miglior offerente a un prezzo superiore al valore di perizia;
b) un'offerta per il solo polo di Ottana, in un'ottica di riconversione industriale, con un prezzo sensibilmente inferiore al valore di perizia (circa un decimo); tale proposta è stata ritenuta dal commissario non accettabile, tenuto conto dell'esiguità del prezzo offerto;
c) un'offerta per l'intero complesso aziendale (polo sardo e bergamasco), da parte del gruppo russo Kord.

Tale proposta d'acquisto ha previsto un prezzo inferiore, di circa il 15 per cento, rispetto al valore di perizia, con pagamento dilazionato in 10 anni, ed è stata corredata da un piano industriale su base quinquennale, con la prospettiva di assorbimento graduale di tutto il personale in forza alla Legler (circa 1000 dipendenti).
La proposta di acquisto della Kord, tuttavia, non è stata accompagnata dalla cauzione, pari al 20 per cento del prezzo offerto, come previsto dal bando di gara; pertanto, conformemente a quanto stabilito dal disciplinare, il commissario, a ciò espressamente autorizzato, ha invitato l'offerente, oltre a fornire chiarimenti e integrazioni in meritò all'offerta presentata, a provvedere tempestivamente a depositare la cauzione.
La Kord, tuttavia, pur avendo migliorato la proposta sotto il profilo della riduzione del termine di dilazione del pagamento (cinque anni), non ha depositato la prevista cauzione nel termine assegnato, pur essendo stata a ciò ulteriormente sollecitata da parte del commissario.
Pertanto, con provvedimento in data 22 maggio 2010, il commissario giudiziale è stato autorizzato a esperire un nuovo passaggio pubblico, attraverso la pubblicazione sui quotidiani di un ulteriore avviso di vendita dei complessi aziendali.
Alla data fissata dal bando per la raccolta di offerte di acquisto dei complessi aziendali (19 luglio 2010), nonostante alcuni interessamenti pervenuti nelle more da parte di un gruppo indiano, e dello stesso

gruppo tessile russo, non è pervenuta alcuna offerta per l'intero complesso aziendale, mentre è pervenuta una sola offerta per un singolo lotto (stabilimento di Ottana) da parte del gruppo Clivati, offerta, peraltro, peggiorativa rispetto a quella presentata nell'ambito della prima gara, e già ritenuta inaccettabile dal commissario perché molto lontana dal prezzo di perizia.
Il commissario ha altresì riferito di aver ricevuto, il giorno successivo all'apertura delle buste dinanzi al notaio, una nota, da parte del gruppo tessile russo Kord con la quale è stata presentata un'offerta di acquisto a un prezzo pari a 5 milioni di euro, sensibilmente inferiore alla precedente offerta e, ancora una volta, senza depositare alcuna cauzione.
Il commissario ha, quindi, comunicato formalmente alla predetta società, di non poter accettare tale proposta non cauzionata e lontana dai valori di perizia.
Con nota in data 11 agosto 2010, il commissario ha svolto una relazione in merito agli esiti della sopra citata procedura, precisando di non poter accettare l'offerta Clivati, perché molto lontana dai valori di perizia, e di non poter prendere in considerazione l'offerta Kord, perché incompleta e soprattutto non cauzionata.
Per le vie brevi, il commissario ha, inoltre, riferito di aver recentemente presentato istanza di conversione della procedura in fallimento presso i competenti tribunali (Bergamo, Oristano e Nuoro), essendo ormai scaduto il termine di legge per l'esecuzione del programma (12 agosto 2010).
Infine, in data 28 settembre 2010, si è tenuta una riunione presso il Ministero dello sviluppo economico nel corso della quale il commissario straordinario, le confederazioni di categoria e le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali, hanno concordato quanto segue:
il commissario attiverà la procedura di mobilità volontaria per tutti i dipendenti, in attesa della pronuncia, da parte dei tribunali competenti, del decreto di conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento;
ai fini di garantire la continuità della copertura cassa integrazione guadagni straordinaria ai lavoratori, il commissario straordinario, precisa che le quattro società sottoposte ad amministrazione straordinaria si trovano, tuttora, in regime di continuità d'impresa.
In tale contesto il Mise continuerà a seguire la vicenda e, attraverso l'azione del commissario straordinario, proseguirà l'azione di salvaguardia dei lavoratori.

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Stefano Saglia.

RENATO FARINA, TOCCAFONDI, DI CENTA, MUSSOLINI e GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
«l'Africa resta una della priorità più grandi della Cooperazione italiana allo sviluppo e del Ministero degli Affari esteri», come ha ribadito il 5 luglio 2010 il Ministro degli affari esteri;
nello stesso giorno il Ministro dell'interno ha spiegato in un convegno che, dopo la chiusura delle rotte dalla Libia, «Malpensa è diventata la prima frontiera per l'immigrazione clandestina»;
facendosi largo a gomitate contro l'«altro bavaglio» dell'autocensura, come l'ha definito l'Unità, si è imposta ai giornali e al mondo politico la tragica vicenda dei duecento e più profughi eritrei che rischiano di morire di stenti e torture nel campo di Brak, nel sud della Libia, dove sono stati deportati dalle autorità libiche pur avendo i requisiti per ottenere lo status di profughi, e che hanno fatto giungere in Europa una disperata richiesta d'aiuto;
alcuni dei richiedenti asilo erano probabilmente stati respinti dall'Italia nei mesi scorsi, nonostante la Libia non abbia firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati;

di questo ieri i Ministri interrogati non hanno parlato; l'unica voce del Governo è stata quella di Margherita Boniver, presidente del Comitato Schengen ed inviato speciale per le emergenze umanitarie del ministro Frattini, che ha affermato che il Governo sta facendo tutto il necessario per risolvere la vicenda umana dei cittadini eritrei in territorio libico;
appare opportuno all'interrogante ricordare che gli accordi bilaterali e il diritto internazionale impongono al nostro Governo di distinguere tra immigrazione clandestina e profughi, che hanno necessità e diritto all'asilo, e ancor più che esiste una responsabilità politica prima ancora che morale che impone di richiedere ad un partner con cui si è stipulato un solenne «Trattato di amicizia» comportamenti virtuosi e non in contrasto con i diritti umani, e del diritto di asilo -:
quali siano gli intendimenti del Governo sulla vicenda;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere perché sia garantito il rispetto dei diritti umani e del diritto di asilo dei profughi eritrei.
(4-07938)

Risposta. - La Farnesina, attraverso la propria ambasciata a Tripoli, ha seguito la vicenda del trasferimento degli immigrati eritrei dal centro di raccolta di Misurata a quello di Sebha effettuato dalle autorità libiche. Sulla base di quanto riferito dalla nostra sede, nel centro di Misurata si sarebbe registrata una situazione di forti proteste e disordini generati dagli immigrati a seguito della distribuzione, da parte delle autorità libiche, di formulari per selezionare il personale da adibire ai lavori socialmente utili. Gli interessati avrebbero, invece, scambiato tali formulari per documenti atti alloro rimpatrio in Eritrea.
D'intesa con la Farnesina, la nostra ambasciata a Tripoli ha tempestivamente richiesto alle autorità libiche ogni possibile chiarimento sui motivi che avevano indotto ad effettuare tale trasferimento degli immigrati eritrei e rassicurazioni su come le stesse autorità intendessero procedere.
L'ambasciatore a Tripoli ha avuto conferma dal Vice Ministro libico degli affari esteri che le autorità avevano deciso di trasferire gli immigrati, da Misurata a Sebah, a seguito dei disordini e che erano state avviate nel centro di Sebah le procedure di raccolta dei dati personali degli immigrati eritrei (tramite appositi formulari) per poi affidarli ad alcune Shabie (una sorta di prefetture) ed inserirli in lavori socialmente utili. Secondo l'organizzazione internazionale per le migrazioni le procedure seguite dalle autorità locali sono state scrupolose e le domande contenute nei questionari effettivamente mirate ad accertare le capacità professionali degli interessati per il loro affidamento alle Shabie, incaricate di trovare loro un lavoro. Assicurato l'affidamento alle Shabie, sono ora in corso, come riferito dall'Unhcr, le procedure miranti a favorire il trasferimento dei cittadini eritrei in paesi terzi.
Sotto un profilo generale, va ricordato che il Governo italiano ha anche operato per fornire una soluzione alla questione della chiusura dell'ufficio dell'Unhcr a Tripoli. Il Ministro degli affari esteri Frattini si è personalmente attivato affinché venisse avviato un negoziato tra le autorità libiche e l'alto commissariato per la conclusione di un accordo quadro che consenta all'Unhcr di operare a pieno titolo in Libia. Tale negoziato è in corso. Nel frattempo l'Unhcr sta proseguendo, sia pure ufficiosamente, le attività di assistenza ai rifugiati nel paese, con l'obiettivo - secondo quanto riferito dallo stesso alto commissariato - di continuare l'assistenza ai quasi 9.000 rifugiati ivi registrati, completare le pratiche di
resettlement di circa 900 persone, nonché esaminare le richieste di asilo ancora pendenti contestualmente alle visite nei centri di raccolta libici in collaborazione con le organizzazioni operanti in loco.
Merita inoltre ricordare che la Libia, pur non essendo parte della convenzione di Ginevra del 1951, ha comunque firmato e ratificato la convenzione Oua del 1969 relativa a specifici aspetti della problematica dei rifugiati in Africa, testo complementare alla convenzione di Ginevra, riconosciuto dall'Unhcr, e che impegna a garantire

lo status di rifugiato secondo i criteri di Ginevra.
Nel corso degli ultimi anni è possibile riscontrare una crescente sensibilità delle autorità libiche nei confronti della problematica dei rifugiati ed una più chiara volontà di Tripoli di collaborare con le competenti organizzazioni internazionali a una migliore gestione del fenomeno. In particolare, l'attività in Libia dell'Unhcr e dell'Oim ha reso possibile lo
screening nei centri di raccolta di immigrati irregolari per il riconoscimento dello status di rifugiato, il rinnovo dei documenti di identità ai rifugiati soggiornanti in Libia, l'organizzazione di operazioni di ristabilimento (resettlement) di rifugiati (per lo più eritrei e somali) in altri paesi, tra cui l'Italia (abbiamo accolto 40 persone nel 2007, 29 nel 2008 e 67 nell'ottobre 2009), a ulteriore conferma dell'impegno umanitario del nostro paese in materia di tutela delle persone che necessitino di protezione internazionale.
Per quanto riguarda infine gli aspetti relativi alle richieste di asilo formulate da cittadini eritrei che giungono sul territorio italiano, si rileva che, anche in caso di decisione negativa da parte delle competenti istanze (Commissione nazionale per il diritto d'asilo), tenuto conto della situazione esistente nel paese e del principio del «non respingimento»
(non refoulement), ai cittadini eritrei viene di norma accordata la protezione sussidiaria che consente agli stessi di rimanere comunque sul territorio nazionale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come riferisce la giornalista del Corriere della Sera Luisa Pronzato il 12 maggio 2010;
un passeggero affetto da mieloma multiplo, il signor Angelo Pietrolucci, imprenditore romano, ha denunciato di aver subito maltrattamenti, e conseguente frattura dell'omero, sul volo Ryanair FR9186 Girona-Roma;
il signor Pietrolucci sostiene di aver richiesto assistenza per l'imbarco: «L'aereo è partito un'ora dopo il previsto», racconta «e l'assistente mi ha lasciato in attesa. Nel frattempo sono iniziati gli imbarchi. Quando l'assistente è arrivato, un quarto d'ora dopo che tutti erano saliti, mi ha accompagnato. Ma le prime file erano occupate. Mi sono seduto in terza. Mi hanno detto che dovevo passare alla 32esima, cioè la penultima»;
«il signor Pietrolucci racconta di essere andato al posto che gli avevano attribuito: "Arrivato alla 32esima fila, sono stato invitato a lasciare il velivolo. "Passeggero non gradito", mi hanno detto. Ho chiesto al personale di bordo il motivo e mi hanno risposto che non sapevano: "L'aereo è territorio del comandante e comanda lui", e hanno aggiunto che, se non fossi sceso, avrebbero chiamato la polizia. La polizia è arrivata. In tre per dirmi di scendere. Se non lo avessi fatto con le buone mi avrebbero ammanettato. E lo hanno detto mostrandomi le manette. Alla mia "resistenza passiva" un poliziotto mi ha strattonato, proprio sul braccio su cui sono stato da poco operato. Arrivato a Roma, sono andato al pronto soccorso. Mi hanno riscontrato la frattura all'omero»;
numerosi passeggeri presenti alla scena avrebbero protestato chiedendo agli agenti di lasciar stare il signor Pietrolucci, e numerosi passeggeri avrebbero dato nomi e riferimenti all'interessato per sostenere le sue denunce -:
se quanto sopra esposto corrisponda alla verità e se non intenda assumere ogni opportuna iniziativa sul piano diplomatico per rappresentare lo sconcerto del Governo in relazione all'episodio rappresentato in premessa.
(4-07234)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto

parlamentare si forniscono i seguenti elementi d'informazione.
Due giorni dopo l'episodio oggetto di questa interrogazione, il signor Pietrolucci ha scritto al Consolato generale di Barcellona per riferire quanto avvenuto sul volo
Ryanair tra Girona e Roma Ciampino. Il Consolato generale ha quindi contattato direttamente il connazionale. Questi ha fatto presente che non aveva nulla da aggiungere a quanto già scritto ed ha spiegato di aver inoltrato la comunicazione al Consolato generale di Barcellona solo al fine di rendere noto l'accaduto. Il Consolato generale si è messo comunque a disposizione per prestare ogni possibile supporto e ha provveduto ad inviare l'elenco dei legali di fiducia operanti a Barcellona e a Girona. Il signor Pietrolucci ha comunicato di aver già provveduto ad incaricare i propri avvocati al fine di intraprendere opportune azioni legali.
Parallelamente, anche per valutare l'esistenza di eventuali responsabilità di carattere istituzionale, il Consolato generale ha richiesto informazioni circostanziate alla direzione dell'aeroporto di Girona (la polizia non è infatti direttamente competente per gli interventi a bordo). La richiesta è stata inoltrata al direttore dell'aeroporto, il signor Luis Sala Montero.
Il 25 maggio 2010 è pervenuta al Consolato generale la relazione del direttore sulla vicenda. In tale rapporto si afferma che l'intervento della
Guardia civil sull'aeromobile della compagnia Ryanair è stato richiesto dal comandante del volo, al fine di allontanare il signor Pietrolucci in seguito ad un diverbio nato con una delle assistenti di volo circa l'assegnazione del posto a sedere (la Ryanair sostiene che al passeggero, che aveva prenotato l'assistenza per le persone a mobilità ridotta, erano riservati i posti vicini all'uscita di sicurezza e non quelli, in terza fila, in cui si era seduto). Il connazionale - secondo quanto riportato dal direttore dell'aeroporto - informato dagli agenti che avrebbe dovuto lasciare l'aeromobile su ordine del comandante di volo, responsabile della sicurezza dell'aereo, ha opposto un rifiuto e fatto presente le proprie condizioni di salute. Gli agenti hanno richiesto la presenza di personale sanitario, ma il signor Pietrolucci - riferisce sempre il rapporto - ha rifiutato l'assistenza medica.
Il direttore informa che gli agenti della
Guardia civil sostengono di aver agito con rispetto e correttezza, dialogando con il passeggero e con gli assistenti di volo, e non hanno fatto ricorso in nessun momento alla forza fisica, avendo anzi richiesto l'intervento del personale medico allo scopo di assistere al meglio e garantire la sicurezza del signor Pietrolucci.
Gli agenti hanno lasciato l'aereo quando il comandante ha comunicato loro - rilasciando in merito una dichiarazione scritta - che in qualità di responsabile della sicurezza a bordo avrebbe consentito al passeggero di viaggiare.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il presidente della «Fondazione Alberto Sordi» Giorgio Assumma ha lanciato un appello osservando che «mentre la cinematografia di Alberto Sordi si studia nelle università e negli Istituti di cultura oltre che nelle scuole artistiche, molti dei suoi film risultano irreperibili, o perché sono scomparsi i produttori e i distributori, o perché i supporti in pellicola non sono più reperibili o se lo sono, risultano usurati dal tempo e dunque non più utilizzabili»;
i quasi duecento film che Alberto Sordi ha interpretato sono infatti tutti fissati su supporti in pellicola, che con il tempo distrugge le immagini;
il presidente della «Fondazione Alberto Sordi», in occasione del novantesimo anno della nascita del grande attore, ha lanciato un grido d'allarme: «Non si può seppellire nel dimenticatoio una parte importante della cultura cinematografica, e

chiedo al Ministro Bondi di farsi promotore di un provvedimento di legge che solleciti l'intervento di sponsor privati affinché finanzino il trasferimento dei film in digitale permettendone l'uso gratuito a chi intende studiarli; le spese investite in questa operazione dovrebbero essere detratte dalla dichiarazione delle imposte» -:
se non ritenga di dover raccogliere l'appello-denuncia del presidente della «Fondazione Alberto Sordi»;
quali iniziative si intendano promuovere, adottare, sollecitare in relazione a quanto sopra esposto ed evidenziato.
(4-07673)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si osserva quanto segue.
Questo dicastero ritiene assolutamente lodevole e condivisibile l'appello del presidente della
«fondazione Alberto Sordi» in merito al trasferimento dei film dell'attore Alberto Sordi dal supporto in pellicola a quello in digitale.
Ad avviso del presidente della fondazione tale trasferimento potrebbe essere attuato mediante un provvedimento di legge che solleciti l'intervento di
sponsor privati disposti a finanziare tale operazione.
Tale ipotesi verrà sicuramente vagliata con la dovuta attenzione dai competenti uffici di questo Ministero, anche se occorre considerare che, da una parte si tratta di un'operazione di vaste dimensioni in quanto cospicua è la mole dei film girati da Alberto Sordi e, dall'altra, visto il particolare momento di difficoltà economica che il paese sta attraversando, vi sono numerose esigenze alle quali dover far fronte che vanno contemperate.
Preme comunque infine evidenziare che, al momento, la fondazione citata non ha ancora presentato istanza di sovvenzione presso la direzione generale per il cinema, che tra le sue competenze in materia di promozione cinematografica ha anche quella di finanziare le attività di
«conservazione e restauro del patrimonio filmico nazionale» (articolo 19 lett. d) decreto legislativo n. 28 del 2004).
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

FAVA, BRIGANDÌ, TORAZZI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione del comune di Brescia ha deciso di smantellare il proprio campo nomadi sito in via Orzinuovi trasferendo le famiglie di etnia sinti ivi residenti in strutture nuove che sorgeranno nel territorio provinciale di Mantova;
il progetto in corso, concertato tra comune di Brescia e le famiglie sinte interessate, è finalizzato a smantellare i grossi campi perché luoghi ghetto;
i nomadi della città di Brescia sono 123, persone che oggi vivono in roulotte e case di fortuna lungo gli argini del Mella in via Orzinuovi. La giunta di centrodestra guidata dall'onorevole Adriano Paroli, in accordo con la prefettura, sta appunto cercando nuove sistemazioni per loro. Così ha affidato l'operazione alla società controllata Brixia Sviluppo (che si occupa di infrastrutture e urbanistica);
il comune di Brescia, con i capitali della società controllata Brixia Sviluppo, ha acquistato nella provincia di Mantova alcuni terreni dove sorgeranno i nuovi insediamenti della comunità nomade di etnia sinti. L'operazione è stata condotta senza il coinvolgimento della amministrazioni comunali dove i nuovi insediamenti dovranno essere collocati;
gli amministratori bresciani hanno giustificato l'operazione di delocalizzazione dei campi nomadi nell'area territoriale di Mantova sostenendo che tale opzione nasce, proprio, dalla richiesta della popolazione nomade attualmente residente in via Orzinovi (Brescia), perché di origine mantovana;
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa locale, la società controllata dal comune, la Brixia Sviluppo, ha già acquistato un terreno a Birbesi di Guidizzolo e un altro sarebbe

stato individuato a Gazzo Bigarello. I terreni verranno poi rivenduti alle famiglie sinte, attraverso l'accensione di un mutuo ventennale. Qui si trasferiranno con le loro case mobili;
sempre stando alle notizie riportate dagli organi di stampa il progetto è gestito dall'associazione mantovana Sucar Drom, guidata da Carlo Berini, che interpellato dalla stampa sull'assenza di concertazione con le amministrazioni comunali di Mantova interessate ha dichiarato: «i sindaci locali non sono stati avvisati perché non è necessario. Questi sono italiani che comprano un terreno; non c'è da informare il Comune. Se gli amministratori vogliono informazioni, comunque, ci chiamino»;
ad avviso degli interroganti è censurabile l'atteggiamento dell'amministrazione comunale di Brescia che ha previsto lo spostamento del campo nomadi nella provincia di Mantova senza coinvolgere le amministrazioni comunali interessate;
lo spostamento dei campi nomadi nei piccoli comuni di Birbesi di Guidizzolo e Gazzo Bigarello inevitabilmente avrà un forte impatto sociale sulla cittadinanza ivi residente con possibili conseguenze sulla sicurezza e l'ordine pubblico -:
se il ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare al fine di evitare possibili ricadute sull'ordine e la sicurezza pubblica nei territori dei comuni di Birbesi di Guidizzolo e Gazzo Bigarello nonché al fine di favorire il coordinamento tra le amministrazioni comunali interessate.
(4-05969)

Risposta. - Il Ministero dell'interno ha seguito con attenzione la vicenda segnalata dall'interrogante pur nel rispetto delle autonome prerogative, costituzionalmente garantite, di cui godono gli enti locali interessati.
La problematica può ritenersi superata, posto che - come riferito dal prefetto di Mantova - il progetto di trasferimento di alcune famiglie Sinti dal campo nomadi di Brescia al territorio del comune di Guidizzolo risulta essere stato definitivamente accantonato.
L'abbandono del progetto è stato determinato dalle difficoltà di insediamento e dai vincoli imposti dalle nuove norme tecniche del piano generale territoriale del predetto comune, che di fatto non hanno consentito la costruzione delle quattro casette mobili in programma.
Il prefetto di Brescia ha riferito che l'amministrazione comunale di Brescia sta adottando provvedimenti idonei ad assicurare una sistemazione adeguata nel proprio territorio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

GALATI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è notizia dei giorni scorsi che il Consiglio di Stato del Ticino, ovvero il Parlamento dell'omonimo Cantone della Confederazione Elvetica, ha avanzato la richiesta di ritirare il messaggio nr. 5898 del 2007 con quale erano stati definiti i rapporti tra l'enclave di Campione d'Italia e la Repubblica del Canton Ticino. Accordo ritenuto «debole», dal punto di vista rossocrociato, in quanto non promanante da una delegazione dell'Esecutivo, bensì scaturito dagli incontri intervenuti tra il Cancelliere del Consiglio di Stato e l'allora commissario prefettizio di Campione d'Italia Umberto Calandrella;
la storia di questa prassi, legata alle relazioni intercorrenti tra l'enclave italiana ed il Governo ticinese, risale al 1982 anno in cui era stato convenuto, a livello locale, che il comune italiano in terra elvetica dovesse sborsare la somma di 5 milioni di franchi svizzeri (pari a poco meno di 3.5 milioni di euro) al Canton Ticino, a titolo di compensazione forfettaria per tutta una serie di servizi e prestazioni da questo resi alla comunità campionese;
successivamente, a seguito dell'applicazione dei cosiddetti «Patti Bilaterali»,

sono venuti meno diversi servizi e prestazioni in precedenza forniti e pertanto si è arrivati al sopraccitato accordo del 2007 che ha quantificato in 600 mila franchi svizzeri, la somma che il comune di Campione d'Italia era tenuto a corrispondere al Governo di Bellinzona;
è opportuno rilevare, in questa sede, che le dinamiche economiche che «ruotano» intorno all'enclave di Campione d'Italia hanno ricadute positive - dirette ed indirette sull'economia del Canton Ticino - di alcune decine di milioni di franchi svizzeri e ciò per una serie di ragioni impossibili da trattare analiticamente in questa sede (benzina, gasolio, elettricità, telefono, smaltimento rifiuti, auto, assicurazioni, beni di consumo e servizi vari e altro); inoltre, a seguito della nuova normativa varata dalla Confederazione Elvetica del 2002, il ruolo di monopolio in materia di case da gioco svolto da Campione d'Italia in quella realtà è venuto meno. La rapida apertura, da parte delle autorità ticinesi, di ben due casinò a ridosso di quello dell'enclave, nelle cittadine di Mendrisio e Lugano, oltre al rilancio di quello di Locarno, ha fortemente penalizzato l'economia del comune italiano in parola, nonché pesantemente influenzato i conti della locale casa da gioco, peraltro già in affanno per la rivalutazione dell'Euro nei riguardi del Franco Svizzero;
nella carenza di un quadro normativo organico di riferimento, relativo ai rapporti tra la Repubblica del Canton Ticino ed il comune di Campione d'Italia, si ritiene necessario l'intervento istituzionale dei competenti Ministeri, quali soggetti giuridici deputati a trattare sul piano internazionale - con la vicina Confederazione - problematiche che concernono diritti costituzionali garantiti a tutti i cittadini della Repubblica italiana. Aspetto questo, evidenziato anche dal Consiglio di Stato del Canton Ticino. La comunità campionese quindi non può essere lasciata sola, come avvenuto in passato, nel rapportarsi con entità istituzionali esterne e sovraordinate, nel trattare tematiche delicate che investono, tra l'altro, diritti e rapporti giuridici afferenti, la salute, il lavoro, l'istruzione, l'imposizione indiretta e doganale -:
se intenda attivare tutte le procedure, nonché gli eventuali canali diplomatici per conferire all'enclave italiana, calata in un oggettivo quadro geo-politico ed economico del tutto particolare, un complesso normativo specifico e duraturo nel tempo, del resto già prefigurato ma non compiutamente realizzato dall'articolo 3 della legge n. 59 del 1997 (cosiddetto Bassanini) con l'obiettivo di garantire i diritti ed i doveri dei cittadini campionesi nei confronti della madre-patria, sia a consentire loro di relazionarsi serenamente con la Confederazione Elvetica, con lo scopo ultimo di vedere finalmente risolte le problematiche che da lungo tempo affliggono la comunità di Campione d'Italia.
(4-05063)

Risposta. - In merito a quanto, rappresentato dall'interrogante nel presente atto di sindacato ispettivo, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Nel 2009 si è tenuta presso questo Ministero degli affari esteri una consultazione interministeriale su vari aspetti delle relazioni tra l'enclave italiana e la Svizzera, con particolare riferimento al regime doganale della medesima.
Oltre a venire incontro ad un'aspettativa della municipalità di Campione, che aveva rappresentato al nostro consolato d'Italia in Lugano le difficoltà in atto con le autorità ticinesi, tale consultazione era diretta ad esaminare una proposta svizzera di negoziato volta a definire, eventualmente con un'apposita convenzione, il regime doganale di Campione d'Italia.
Nel confermare la specificità della situazione di Campione, anche rispetto ad altre enclave in territorio svizzero, e la complessità di una prassi di relazioni fiscali tra la medesima e le autorità elvetiche che si presta ad interpretazioni discordanti, la suddetta consultazione ha lasciato all'approfondimento delle singole amministrazioni interessate una bozza svizzera di accordo, rilevandone comunque l'inaccettabilità

dell'assunto di base, ovvero la pretesa appartenenza di Campione al territorio doganale svizzero.
In alternativa all'ipotesi di accordo intergovernativo, che nella valutazione di alcune amministrazioni (segnatamente il Ministero dell'economia e delle finanze) presenta alcune difficoltà nell'attuale congiuntura delle relazioni italo-svizzere in materia fiscale, la delegazione del comune di Campione ha prospettato, nel corso della stessa riunione, la possibilità di un «Protocollo operativo», in corso di definizione da parte della stessa municipalità, che dovrebbe nella sostanza definire con le Autorità ticinesi un
modus vivendi rispettoso della extradoganalità di tale enclave.
In parallelo a tale esercizio di consultazione, nei normali contatti con questa ambasciata di Svizzera si è rappresentato il disagio del comune di Campione a fronte di pretese impositive delle autorità elvetiche che appaiono per certi versi in contrasto anche con la normativa svizzera.
La questione continua ad essere oggetto di esame nell'ambito delle consultazioni sulla cooperazione transfrontaliera in essere con il dipartimento federale per gli affari esteri svizzero.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

GALATI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in occasione della presentazione del dossier sulle importazioni di concentrato di pomodoro cinese, elaborato insieme alle cooperative agricole dell'Unci e alle industrie conserviere dell'Aiipa (Associazione italiana industrie prodotti alimentari), il presidente della Coldiretti ha lanciato l'allarme sull'«invasione» del pomodoro cinese in Europa. In particolare, nel trimestre dicembre-febbraio del 2010 in Italia sono arrivati 82 milioni di chili di concentrato da «spacciare» come made in Italy con un balzo del 174 per cento rispetto al precedente periodo del 2009. Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso, circa 1.000 al giorno, con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano; questo perché nei contenitori al dettaglio, precisa la Coldiretti, è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento ma non quello di coltivazione. L'allarme della Coldiretti è diretto principalmente alla difesa dei marchi italiani che vengono clonati, con confezioni identiche alle originali in cui compare addirittura la scritta «100 per cento prodotto italiano». Ma come tende a puntualizzare la stessa Coldiretti in base ad analisi sul prodotto in questione la presenza di pomodoro è alquanto scarsa con addirittura livelli di muffa che eccedono i limiti previsti dalla legislazione italiana -:
quali iniziative il Ministero intenda assumere a protezione del pomodoro italiano, in risposta all'allarme lanciato dalla Coldiretti.
(4-07596)

Risposta. - L'interrogazione in esame concerne talune problematiche relative all'importazione di conserve di pomodoro. Al riguardo, faccio presente che nell'ambito del mio Ministero opera il Dipartimento dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari che costituisce l'organo di controllo ufficiale, con il compito di prevenire e reprimere gli illeciti nei vari settori nel campo agroalimentare, compreso il settore delle conserve vegetali e, in particolare, quelle a base di pomodoro.
I controlli svolti dall'ispettorato consistono in verifiche ed accertamenti, fisici e documentali, sulla conformità dei processi produttivi, sulla regolare tenuta della documentazione prevista dalla legge, sulla sussistenza e sull'idoneità dei sistemi di tracciabilità, sulla correttezza e veridicità delle informazioni riportate nell'etichetta dei prodotti agroalimentari.
Le attività di controllo sono dirette, altresì, alla verifica della corretta commercializzazione dei prodotti agroalimentari nazionali che rappresentano la qualità italiana nel mondo, al fine di contrastare ogni forma di sleale concorrenza e di consolidare la rinomanza e la distinzione di tali produzioni

sia sul mercato interno che in ambito comunitario ed internazionale.
Con l'occasione, pongo in evidenza che l'ispettorato suddetto, in collaborazione con l'Agenzia delle dogane e le capitanerie di porto, ha rafforzato l'attività di monitoraggio dei flussi d'introduzione dei prodotti agroalimentari provenienti da paesi terzi, proprio al fine di evitare fraudolente commercializzazioni di falsi alimenti
made in Italy sul territorio nazionale.
Tale attività permette di contrastare più efficacemente la commercializzazione di prodotti «esteri» fraudolentemente etichettati come di origine italiana, in modo da evitare situazioni di concorrenza sleale nei confronti degli operatori italiani e, contemporaneamente, di garantire la corretta informazione al consumatore finale sull'origine dichiarata in etichetta.
Per quanto riguarda, nello specifico, l'incremento avuto negli ultimi mesi dei flussi d'importazione di conserve di pomodoro provenienti dalla Cina, da destinare alla trasformazione industriale, l'ispettorato ha promosso un'azione di controllo straordinaria sull'intero territorio nazionale.
I controlli, ancora in corso, interessano tutti i segmenti della filiera delle conserve di pomodoro per la produzione di concentrati e passate e riguardano, in particolare, i flussi di importazione, le eventuali rilavorazioni, la corretta etichettatura dei prodotti posti in commercio e la rintracciabilità degli stessi. Sono, inoltre, previsti dei controlli a campione nella fase di commercializzazione, al fine di rilevare l'eventuale presenza di sostanze estranee e la conformità delle conserve di pomodoro ai parametri chimico-fisici stabiliti dalla legge.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, ANDREA ORLANDO, PICCOLO e VELTRONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, è in realtà la terza città della Calabria per numero di abitanti e riveste particolare importanza economica per la presenza di numerose attività industriali e dell'aeroporto;
il comune è stato sciolto a seguito di accertate forme di infiltrazione da parte della 'ndrangheta una prima volta nel 1991 e una seconda volta nel 2002;
nelle relazioni della prefettura che accompagnavano la richiesta di scioglimento venivano messi in rilievo una serie di atteggiamenti di disponibilità verso gli interessi delle cosche locali attuati sia da parte dei componenti della giunta che da parte dei consiglieri comunali;
dopo il secondo scioglimento, l'amministrazione comunale è stata rinnovata nel 2005 e nuove elezioni del sindaco e del consiglio comunale si terranno nei giorni 28 e 29 marzo 2010;
prima dell'apertura della campagna elettorale si sono verificati alcuni episodi di minacce e di attentati contro esponenti politici locali, mentre nel corso di tutta la gestione amministrativa del sindaco uscente, Gianni Speranza, si sono susseguite minacce e gesti intimidatori contro l'amministrazione comunale, come pure contro esponenti delle forze di polizia, della chiesa, della magistratura e del mondo del lavoro -:
se coloro che erano amministratori all'epoca dei provvedimenti di scioglimento del 1991 e del 2002, citati a causa di parentele con esponenti della 'ndrangheta nelle relazioni di accompagnamento alle richieste di scioglimento, risultino essere candidati alle elezioni per il prossimo rinnovo del sindaco e del consiglio comunale;
se ci siano tra i candidati altre persone con stretti legami di parentela con esponenti della 'ndrangheta;
se siano state prese tutte le misure necessarie per garantire a tutti i cittadini un esercizio del voto pienamente libero da ogni condizionamento e per garantire piena sicurezza a tutti i candidati.
(4-06635)

Risposta. - Come evidenziato dall'interrogante il comune di Lamezia Terme (CZ), è stato sciolto per infiltrazioni mafiose per due volte, nell'anno 1991 e nell'anno 2002.
Successivamente al secondo scioglimento, l'amministrazione è stata rinnovata nel 2005 ed è stato eletto sindaco della città il professor Gianni Speranza, il quale è stato rieletto in occasione delle consultazioni amministrative di marzo-aprile 2010.
Al fine di fronteggiare alcuni fatti delittuosi perpetrati nei confronti di rappresentanti politici locali, magistratura e chiesa, sono stati attivati e, laddove esistenti, intensificati, servizi di protezione. quali vigilanze dinamiche e generiche.
Per assicurare a tutti i cittadini l'esercizio del diritto di voto assolutamente libero da ogni pressione o influenza indebita. sono stati altresì potenziati i servizi di controllo del territorio con il contributo di tutte le Forze di polizia.
Si fa altresì presente che, da ulteriori accertamenti svolti, non è emerso che siano state elette nell'attuale Consiglio comunale persone con pendenze in contrasto con quanto sancito dalla vigente normativa (ai sensi dell'articolo 59 e seguenti del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267).
Si rappresenta, infine, che la previsione dell'incandidabilità degli amministratori che hanno dato causa allo scioglimento è stata introdotta con la legge n. 94 del 2009 (comma 11 dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000. come novellato dalla citata legge), e, quindi, non potrebbe trovare applicazione in relazione ai provvedimenti di scioglimento adottati come nel caso in esame, prima dell'entrata in vigore della nuova normativa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
negli istituti carcerari tedeschi è recluso un significativo numero di giovani italiani e di origine italiana condannati a pene che oscillano da tre a cinque anni per reati connessi all'uso diretto, allo spaccio e al trasporto di droga;
nei fenomeni di devianza dei giovani stranieri e di quelli di origine italiana un peso non insignificante è dato dalle particolari e persistenti difficoltà di integrazione che essi incontrano nel sistema formativo locale, notoriamente rigido e selettivo;
negli altri Paesi europei i casi di reclusione di giovani d'origine italiana in istituti di pena sono abbastanza diffusi, al punto da legittimare analoghe preoccupazioni sull'attuale condizione di questi soggetti e soprattutto sull'attivazione e sull'efficacia di un percorso di recupero a loro rivolto;
negli anni passati questi giovani sono stati oggetto di visite qualificate e sistematiche di operatori di centri di recupero e di associazioni religiose di diversa ispirazione, con lo scopo di rafforzare il sentimento della dignità personale e di avviare una riflessione sull'esigenza di un cambiamento di vita e di comportamento;
da qualche tempo, per ragioni organizzative e finanziarie, la rete dei contatti si è ristretta e sfilacciata, con la conseguenza che tra i giovani reclusi si è diffuso una sensazione di disinteresse e di abbandono da parte dello Stato italiano, una sensazione resa più acuta dalla constatazione che altri Stati e altre organizzazioni umanitarie, pur colpite da analoghe ristrettezze finanziarie, hanno conservato i livelli di contatto e di iniziativa precedenti;
la mancanza di un contatto periodico da parte di assistenti sociali di lingua italiana e di interventi volti al recupero, come corsi monografici, di informatica, di recupero scolastico, oltre a rappresentare l'elusione di un dovere di solidarietà e di rieducazione, rischia di comportare, in prospettiva, oneri maggiori, in considerazione della prassi dell'amministrazione tedesca di procedere all'espulsione verso l'Italia di molti giovani condannati per droga -:
quale sia il quadro effettivo dei giovani entro i trentacinque anni d'età reclusi

negli istituti di pena dei diversi Paesi europei;
se non ritenga di intervenire affinché la linea di contenimento della spesa che da qualche tempo riguarda gli interventi per gli italiani all'estero non si riversi automaticamente sulle iniziative di recupero dei giovani italiani reclusi in istituti di pena, in modo che non si neghi a persone che vivono un'esperienza di estremo disagio il conforto di una presenza qualificata e la possibilità di un diverso percorso di vita.
(4-08294)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Le condizioni detentive di tutti i connazionali reclusi nel mondo sono oggetto di costante monitoraggio da parte di questo Ministero degli affari esteri.
Le informazioni relative ai detenuti presenti in ogni circoscrizione consolare sono state messe in rete nell'ambito di una banca dati protetta - Mirta (monitoraggio in rete tutela e assistenza) - alla quale possono accedere gli operatori degli Uffici consolari ed il personale del Ministero preposto a questa attività.
Il portale consente di condividere in tempo reale le notizie sulle condizioni di detenzione, lo stato dei procedimenti giudiziari, il numero di visite consolari ed altre informazioni. Il Ministero è quindi in grado di monitorare puntualmente la situazione e - quando necessario - di dare le necessarie istruzioni agli uffici consolari, che comunque assistono i detenuti italiani, in particolare con visite consolari ed erogazione di sussidi a coloro che si trovino in situazioni di difficoltà.
In particolare, in Germania - nelle cui carceri sono reclusi 1008 connazionali su 2101 detenuti italiani nel mondo (dato aggiornato al 1o ottobre 2010) - le visite sono svolte dai consolati sulla base di programmi che mirano a garantire che tutti i detenuti - ivi compresi quelli reclusi in penitenziari lontani dalla sede consolare - siano visitati con cadenza periodica, e che coloro che si trovano in situazioni di particolare disagio vengano visitati con maggiore frequenza.
I sussidi economici vengono erogati, in base alla normativa vigente, ai detenuti in condizioni di comprovata indigenza e necessità.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da numerose notizie apparse sulla stampa locale fiorentina si apprende che domenica 16 maggio 2010 si è svolta nel salone del museo statale di Casa Martelli, che fa parte del Polo Museale Fiorentino, una festa privata per festeggiare il compleanno della soprintendente del medesimo, dottoressa Cristina Acidini Luchinat; a quanto si apprende, alla festa hanno partecipato circa settanta invitati ai quali è stato offerto un buffet e un concerto con la soprano Giulia Pori, accompagnata al pianoforte da Gregorio Nardi;
la legge n. 4 del 14 gennaio 1993 - cosiddetta «Legge Ronchey» - disciplina le concessioni governative dei beni demaniali, introducendo il principio che lo Stato, attraverso la riscossione di royaltie, contribuisce ad incrementare le risorse finanziarie necessarie alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale;
tra i campi che attengono alla disciplina delle concessioni è compreso quello dell'uso occasionale degli spazi demaniali, di cui il decreto dell'8 aprile 1994 fissa le relative tariffe e stabilisce i termini e le modalità di utilizzo;
gli spazi dei musei che fanno parte del Polo Museale Fiorentino possono essere concessi per uso occasionale; la eventuale autorizzazione ad uso temporaneo è subordinata al pagamento di un canone

diversificato, stabilito in base al contesto e alle esigenze dei richiedenti;
il Polo Museale Fiorentino è pertanto dotato di un apposito ufficio permessi e concessioni che istruisce ed evade le richieste, a seguito del parere espresso dal soprintendente, cui compete la decisione sulla concessione e sul relativo canone da applicare;
all'interrogante pare che la situazione configuri un'ipotesi di conflitto di interessi, per la coincidenza nella stessa persona, di chi ha beneficiato dell'uso temporaneo degli spazi museali e di chi, secondo il regolamento, ne ha autorizzato l'uso medesimo -:
se i fatti descritti in premessa corrispondano al vero e a quale canone sia stato concesso il salone del museo statale di Casa Martelli e se siano state rispettate le procedure previste dalla normativa vigente, come descritte in premessa.
(4-07849)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si osserva quanto segue.
La serata tenutasi il 16 maggio 2010 nel salone del museo statale di Casa Martelli ha avuto scopi del tutto diversi da quelli riportati dalla stampa concernenti il festeggiamento del compleanno della soprintendente Cristina Acidini.
Tale serata rientra, infatti, tra le manifestazione culturali che sono state programmate in base ad un accordo tra la soprintendenza speciale per il polo museale della città di Firenze e il
Kunsthistorisches institut in Florenz, istituto governativo tedesco appartenente alla Max-Planck-Gesellschaft, che è la più importante biblioteca e fototeca di storia dell'arte d'Italia.
La collaborazione trae le sue origini dal deposito temporaneo ma di medio-lungo corso del pianoforte del
Kunsthistorisches institut in Florenz presso il Museo di Casa Martelli e dalla vicinanza istituzionale fra lo stesso istituto e il polo museale, la cui collaborazione ha attraversato tutto il Novecento, specialmente nei momenti tragici della guerra, quando la biblioteca del «Kunst» fu ospitata agli Uffizi e salvata.
Dal deposito del pianoforte, nonché dagli studi interdisciplinari di musica e arti figurative attivati proprio dal «Kunst», nasce congiuntamente l'ipotesi di possibili attività fra musica e arti figurative presso l'antica dimora dei Martelli, nuovo museo fiorentino che per poter crescere nella sua offerta alla città, necessita proprio di attività collaterali a quella museale che le è propria.
In questo quadro di collaborazione tra soprintendenza e l'istituto tedesco e in quest'ottica di valorizzazione del museo, il 16 maggio 2010 è stata fissata la data della prima manifestazione concertistica.
La partecipazione all'evento si è svolta in forma privata su invito, in modo che il numero dei presenti non superasse le soglie prefissate in relazione ai parametri di sicurezza e di accoglienza della sala e dell'intero palazzo.
Le persone invitate sono state individuate nelle
mailing list di entrambi gli istituti sulla base dei rispettivi interessi musicali, affezione e conoscenza dell'ambiente: personale dell'istituto, colleghi delle soprintendenze, rappresentanti di università e istituzioni cittadine.
Scopo condiviso dell'iniziativa era altresì porre le basi per una costituenda associazione di «Amici di casa Martelli» al fine di affiancare e coadiuvare le iniziative del museo, sull'esempio di altre esistenti e funzionanti quali gli «amici della galleria degli Uffizi», di «Pitti», del «Museo nazionale del Bargello», di «palazzo Davanzati», della «Galleria del costume».
Trattandosi di una fase istruttoria in cui le caratteristiche dell'associazione non erano ancora tutte precisamente definite, il progetto non poteva essere e non fu formalizzato in atti ufficiali.
A tale evento hanno preso parte esponenti di rilievo del mondo della musica quali il soprano Giulia Peri e il maestro Gregorio Nardi a titolo gratuito, con la condizione espressa da parte loro che venisse stampato un programma di sala: condizione a cui la direzione aderiva, impaginando

e stampando in proprio sia gli inviti che il programma di sala.
Ugualmente gratuita e senza recupero ore o in servizio pomeridiano è stata la prestazione di vigilanza e custodia delle unità di personale presenti, assimilando l'evento ad altre iniziative esenti da fini di lucro, quali le serate di beneficenza e le aperture speciali fuori dell'orario consueto a carattere di promozione culturale.
Gli organizzatori resisi conto della vicinanza della data prescelta della manifestazione con il compleanno della soprintendente Cristina Acidini (15 maggio), hanno ritenuto di renderle la loro riconoscenza con un augurio e con un rinfresco, interamente preparato e gestito da persone volontarie senza costi per l'amministrazione.
Pertanto, la manifestazione ha avuto un molteplice scopo sperimentale, ben riuscito, e articolato come segue, ossia:
collaudare la collaborazione col KHI per eventi afferenti al rapporto tra musica e arti visive, comprendenti esecuzioni musicali dal vivo, in vista di mettere a punto un programma congiunto a partire dalla prossima stagione autunnale (per il quale si stanno formalizzando i contatti);
valutare le ricadute sul museo, così da indirizzare i contenuti di un accordo da stipularsi a firma soprintendenza e KHI;
sensibilizzare persone interessate, per formazione e attività, alla presenza dinamica e in crescita del museo di Casa Martelli nello scenario culturale fiorentino, in positiva interazione fra pubblico e privato;
avviare il processo di fidelizzazione di un'utenza specifica, entro la quale porre le basi per una costituenda associazione «amici di casa Martelli», che come avviene già in altri musei partecipi con azioni di sostegno alle attività istituzionali del museo stesso e si faccia carico di iniziative collaterali di valorizzazione e promozione.

Preme, inoltre, evidenziare che la manifestazione, essendo organizzata e gestita direttamente dalla soprintendenza per fini appartenenti alla propria missione culturale nell'area della valorizzazione, aveva carattere istituzionale e quindi non soggetto al disposto della ex-legge n. 4 del 1993.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

GIRLANDA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il ponte delle Torri di Spoleto, antico acquedotto di età romana, è una delle opere più caratteristiche e simboliche della città di indiscutibile importanza a livello architettonico, archeologico, paesaggistico e turistico;
ogni anno è teatro di svariati suicidi, già tre nella sola prima metà del 2010, che si sommano alla dozzina del 2009, da parte di persone che vi giungono anche da fuori regione;
già nel mese di settembre 2010 era stato depositato un fascicolo presso la procura della Repubblica chiedendone l'interdizione ai visitatori;
il sindaco della città, Daniele Benedetti, ha annunciato una serie di provvedimenti che poi sono rimasti disattesi a causa delle varie competenze che ricadono sulla gestione di quest'opera, tra cui quella della Soprintendenza ai beni archeologici -:
quali iniziative si intendano assumere per limitare il drammatico fenomeno dei suicidi, tutelando nello stesso tempo, la fruibilità dell'opera da parte di turisti e residenti.
(4-07817)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si osserva quanto segue.
Premetto che a seguito del ripetersi dei suicidi, il comune di Spoleto ha ritenuto opportuno porre tempestivamente una struttura in vetro a chiusura dell'apertura del ponte delle Torri.
Tale progetto è stato concordato ed approvato, per quanto di competenza, dalla Soprintendenza per i beni architettonici e

paesaggistici dell'Umbria che ha costantemente collaborato con l'amministrazione comunale di Spoleto nello studio dell'adozione di misure più idonee volte a scoraggiare il verificarsi di atti di suicidio.
In particolare, la Soprintendenza, nel vagliare tali interventi, si è anche preoccupata di studiare la loro compatibilità con le caratteristiche storiche e architettoniche del manufatto, di indiscusso interesse monumentale.
Il vetro posto in opera è stato però oggetto di atti vandalici con scritte deturpanti; pertanto, il comune ne ha disposto la sua rimozione e attualmente sta valutando, in collaborazione con la Soprintendenza, la possibilità di adottare nuove misure.
In particolare, si prospetta di installare un sistema di videosorveglianza nei punti maggiormente critici, o la posa in opera di inferriate metalliche o la chiusura al transito del ponte nelle ore notturne.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Olanda sarà il primo Paese dell'Europa ad introdurre un nuovo sistema tariffario per l'utilizzo delle strade, in base al quale il pedaggio non sarà più corrisposto soltanto in funzione delle distanze percorse, ma anche in considerazione dei danni ambientali arrecati;
il piano, che coinvolgerà tutti gli automobilisti e non soltanto il traffico merci, verrà realizzato installando su camion e su auto la cosiddetta «eurovignetta elettronica», ovvero un rilevatore satellitare che, attraverso una normale rete Gsm, trasmetterà una serie di dati ad un computer centralizzato destinato al calcolo del pedaggio. Tale calcolo verrà effettuato in base ad una molteplicità di criteri, che tengono conto, incrociandoli fra loro, della lunghezza del percorso, della stazza del veicolo, dell'efficienza energetica dello stesso, del consumo di carburante, delle emissioni di CO2, nonché dell'ora e del luogo in cui il veicolo avrà circolato;
l'iter per l'introduzione del nuovo sistema in Olanda è già avviato e ci si attende per il 2011 l'installazione delle vignette sul primo milione di mezzi pesanti, mentre entro il 2016 saranno nove milioni le auto ed i camion coinvolti da tale forma di controllo;
a L'Aja ci si attende che i proventi ottenuti attraverso l'eurovignetta elettronica sostituiscano con il tempo ogni tassa di circolazione e le imposte sull'acquisto di un veicolo, oltre ad una parte di quelle sui carburanti (il cui prezzo è oggi composto al 60 per cento proprio dalle tasse). Ma dall'eurovignetta elettronica ci si attendono anche altri benefici, in particolare che essa possa contribuire a «ripulire i cieli», poiché, secondo l'Unione europea, il nuovo sistema ridurrà potenzialmente del 6/8 per cento le emissioni di CO2 nei 27 Paesi membri e che abbia una funzione educativa, influenzando il comportamento degli automobilisti e convertendolo ad un utilizzo più consapevole dei veicoli;
un sistema tariffario simile, benché meno sofisticato rispetto a quello che verrà introdotto in Olanda è già stato collaudato con successo a Singapore, mentre in Europa Paesi quali Belgio, Lussemburgo, Danimarca e Svezia assicurano che adotteranno presto provvedimenti analoghi. In Italia, invece, nella città di Milano (così come avviene anche a Londra) si tassa l'entrata nel centro urbano, ma si tratta di un concetto diverso da quello che sta alla base dell'eurovignetta elettronica -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di ridurre l'impatto ambientale correlato al traffico su strada anche per garantire incentivi al trasporto su rotaia.
(4-06683)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri del 28

aprile 2010, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In ordine alla questione della internalizzazione dei costi esterni nei pedaggi stradali l'Italia è attualmente impegnata nel negoziato per la modifica della cosiddetta direttiva «Eurovignette» nell'ambito del Consiglio trasporti dell'Unione europea.
La Commissione europea ha infatti presentato, nel mese di luglio 2008, una proposta di modifica della direttiva «Eurovignette», che prevedeva l'internalizzazione nei pedaggi stradali di tre costi esterni (inquinamento atmosferico, inquinamento acustico e congestione) da applicarsi ai veicoli adibiti al trasporto di merci su strada, al fine di incentivare i comportamenti più eco-compatibili da parte degli operatori dell'autotrasporto mediante lievi variazioni di prezzo.
Nel corso del negoziato in seno al Consiglio, l'Italia ha sempre sostenuto che l'internalizzazione dovesse essere applicata a tutte le modalità di trasporto e non soltanto a quello su strada ed estesa a tutti i veicoli, anche privati, e non solo ai mezzi pesanti.
Da alcune simulazioni effettuate a livello interno, con le nuove tariffazioni proposte dalla Commissione europea, sono risultati potenziali rincari pari al 50 per cento circa degli attuali costi di pedaggio stradale che comporterebbero pesanti ripercussioni sulla filiera dei prezzi.
Tale proposta di modifica della direttiva «Eurovignette» è rimasta a lungo congelata a causa del mancato accordo tra gli Stati.
Proprio il 9 luglio 2010, sotto la Presidenza di turno belga dell'Unione europea, è ripresa la discussione sulla proposta, in cui si cerca di raggiungere un compromesso tra gli Stati attraverso lo stralcio del costo esterno congestione e della norma
earmarking finalizzata a decarbonizzare l'attività di trasporto, a promuovere un utilizzo efficiente dell'infrastruttura, al miglioramento delle prestazioni ambientali e al reperimento di ulteriori fondi da investire in trasporti sostenibili.
Rimarrebbero pertanto solo due costi esterni (inquinamento atmosferico ed inquinamento acustico) e non ci sarebbe più vincolo nella destinazione delle risorse aggiuntive generate dalla internalizzazione come invece auspicato dalla Commissione e sempre sostenuto dall'Italia.
L'Italia ha già richiesto di verificare il reale impatto di tali misure, evidenziando anche come la mancata riallocazione degli introiti verso il settore dei trasporti fa cadere quell'elemento di equilibrio della proposta che lega il segnale di prezzo ai comportamenti più ecologici in funzione del miglioramento del settore trasporto così come affermato, peraltro, anche nel testo approvato dal Parlamento europeo.
In ogni caso, il Governo è fortemente impegnato in tutte le attività che sono mirate allo sviluppo dell'intermodalità in genere proprio nella prospettiva di favorire l'ambiente attraverso l'utilizzo delle modalità meno impattanti.
In relazione ai nuovi sistemi di calcolo delle tariffe di pedaggio stradale proposti in sede europea, il Governo ritiene opportuno attendere la definizione del nuovo quadro normativo europeo prima di procedere a modifiche tariffarie che potrebbero incidere fortemente sull'autotrasporto.
Si aggiunge, per completezza di informazione, che la proposta olandese riferita dall'onorevole interrogante, è stata avanzata dal precedente esecutivo in carica mentre risulta attualmente in fase di ripensamento da parte del nuovo Parlamento eletto in Olanda il 9 giugno scorso.
Riguardo ad interventi decisi a livello nazionale per limitare il ricorso alla sola modalità stradale, con significativi effetti di riduzione dell'impatto ambientale, il Governo ha introdotto il cosiddetto
ecobonus, di promozione delle «autostrade del mare». Con esso, che trova la base nella legge 265 del 2002, sono stati previsti finanziamenti di potenziamento dell'intermodalità. A tale scopo, per gli incentivi destinati alle imprese di autotrasporto, sono state destinate risorse nei limiti di spesa di 77 milioni di euro annui per il primo triennio 2008-2010, con l'obiettivo di trasferire significative quote di traffico delle merci dalla strada al mare. Tale intervento è stato segnalato come best practice dalla Commissione europea nell'ambito delle politiche dell'intermodalità.


Un ulteriore intervento che si inserisce nel quadro generale del miglioramento ambientale è la previsione di uno stanziamento complessivo di 70 milioni di euro per l'erogazione dei contributi a favore delle imprese o dei raggruppamenti di imprese di autotrasporto che nel biennio 2007-2008 abbiano acquisito, anche mediante locazione finanziaria, autoveicoli adibiti al trasporto di merci di massa complessiva pari o superiore a 11,5 tonnellate, appartenenti alla categoria euro 5 o superiori. L'obiettivo, tra l'altro, è quello di fornire un primo ristoro allo stato di crisi in cui versano le imprese del comparto dell'autotrasporto, che hanno già sostenuto l'onere economico per l'acquisizione dei veicoli di ultima generazione.
Da ultimo si segnala il cosiddetto
ferrobonus e in particolare il comma 7 octies dell'articolo 5 del decreto legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito nella legge 26 febbraio 2010 n. 25 (cosiddetto «mille proroghe»), che permette di utilizzare le risorse, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 11 aprile 2006 n. 205 (regolamento che disciplina la modalità di concessione delle risorse di cui all'articolo 3, comma 2-ter, della legge 265 del 2002, cosiddetto ecobonus), anche per interventi di sostegno del trasporto combinato e trasbordato su ferro e per gli investimenti delle imprese di autotrasporto di merci finalizzati al miglioramento dell'impatto ambientale ed allo sviluppo della logistica.
L'attuazione della norma richiamata riveste particolare importanza tenuto conto che la crisi del settore industriale di questi ultimi anni ha determinato una contrazione nella movimentazione delle merci sul ferro, con gravi ripercussioni sulla congestione stradale e sulle emissioni inquinanti, nel 2008 sono state stimate emissioni, da parte dei veicoli industriali, di CO2, per circa 24,5 milioni di ton e di PM10 per circa 6900 ton.
L'immediata erogazione di nuove risorse pubbliche apporterebbe un concreto aiuto alle imprese di settore al fine di invertire il processo in un'ottica di rilancio del sistema logistico con conseguenti benefici effetti sullo sviluppo del Paese.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
solo in Italia l'industria dell'automobile da lavoro ad una filiera di 2 milioni di persone. Nel resto del pianeta il mercato è saturo e l'industria si muove grazie gli incentivi statali. Ma questo modello produttivo deve essere ripensato, dato che per essere sostenibile non può continuare ad andare avanti per conto suo, ma essere parte di un sistema di vasi comunicanti, dove si possano rinnovare anche il traffico e le tipologie di spostamento;
nelle principali città italiane, si contano ormai oltre 60 auto ogni 100 abitanti, contro una media europea di 46 auto e questo fa sì che l'automobile sia il mezzo non solo più posseduto, ma anche il più utilizzato dai cittadini. Vuol dire che in Italia ogni cittadini, dal bambino al centenario, possiede uno 0.6 per cento di automobile. Il tasso di motorizzazione è secondo solo agli Stati Uniti. Il giornale «The Economist» sosteneva qualche anno fa l'ipotesi di arrivare a 3 miliardi di auto circolanti in tutto il pianeta. Tale previsione, fortunatamente, è impossibile non solo per l'aumento dell'inquinamento, ma anche perché per far circolare un numero così alto di vetture, occorrerebbe un numero spropositato di strade e di circuiti stradali, a discapito del territorio;
diretta conseguenza del numero di auto, è il fatto che l'Italia sia uno dei principali consumatori mondiali di carburante, circa 40 milioni di tonnellate, più della metà del petrolio lavorato. Le persone si spostano di giorno mediamente, precisamente per un'ora e 22 minuti. Nel 1987, lo stesso numero era pari a 58-59 minuti. Cioè si percorrono solo più chilometri ma per fare le stesse cose: si sono

allontanate le case dai posti di lavoro, niente trasporto pubblico e la mobilità viene pagata da tutti i cittadini con le automobili. Sono spostamenti medi giornalieri di 3,1 chilometri per una durata di circa 21 minuti. Un intero sistema di mobilità organizzato per rimanere fermo per quasi 24 ore. E le città italiane trasformate in infrastrutture per automobili, senza marciapiedi, strisce pedonali, scivoli per persone disabili;
l'Istat afferma che la famiglia italiana mediamente al mese ha un reddito disponibile di 2.800 euro. Ne spende 650 per la casa, 450 per mangiare, 800 per l'automobile. Queste spese familiari, a livello nazionale, generano un flusso di spesa di circa 200 miliardi di euro l'anno, che producono 40 miliardi di euro l'anno di tasse. Lo Stato trasferisce ogni anno per la gestione dei trasporti pubblici, 6 miliardi. Se a questi 6 miliardi si sommano la spesa delle famiglie per i biglietti e gli abbonamenti per i trasporti pubblici, i costi di investimento nell'acquistare gli autobus e costruire nuove linee ferroviarie e metropolitane, si può arrivare ad un massimo di 20 miliardi di spesa, contro i 200 miliardi sostenuti attualmente per l'acquisto e la manutenzione delle autovetture. Per questo, c'è un rapporto di 10 a 1 tra spesa per l'auto e spesa per il trasporto pubblico;
la situazione è aggravate dalla mancanza di adeguati piani regolati. In una società civile, in una capitale come Roma, è inconcepibile che in un piano regolatore non vengano prima risolti il problema dei servizi e poi eventualmente la nascita dei palazzi, e quindi delle abitazioni e quindi delle persone. Ciò che è auspicabile è la densificazione, cioè non disperdere la città e trasporto pubblico, grazie alla quale si consumerà meno spazio, meno energia e si inquinerà meno. In base a tale logica, è fondamentale costruire un nuovo quartiere dove c'è già un collegamento ferroviario o tram viario se non c'è va costruito subito;
il flusso di spesa che ruota intorno all'automobile è di 200 miliardi l'anno. Quello che ruota intorno al trasporto pubblico, è di 20 miliardi l'anno. Uno sbilanciamento che si traduce in costi esterni, quelli causati dalla congestione, i danni da inquinamento, gli incidenti, il tempo perso, questi costi esterni sono quantificabili in 40 miliardi. Gli incentivi dati all'industria dell'automobile dovrebbero prevedere anche un network che si preoccupa di smaltire l'auto vecchia. Sempre più spesso si vedono, infatti, le macchine rottamate negli argini e questo causa un'ulteriore danno ambientale;
nel resto d'Europa i cittadini possiedono meno auto rispetto a quanto accade in Italia, perché ne hanno meno bisogno. Chi amministra decide dove si può abitare, dove lavorare e come collegarsi con il trasporto. Organizza l'intero sistema. Per i cittadini, ad esempio, è un grande vantaggio usare il car sharing e non dover essere costretti a possedere un'automobile. È questo che si cerca di fare nelle grandi metropoli nord-europee, insieme alla progettazione di una politica straordinariamente efficace intorno al 10 per cento di emissioni, con un conseguente, calo dei consumi dei prodotti petroliferi dell'ordine di 3-4 milioni di tonnellate solo di carburanti che però implica almeno un 10 milioni di tonnellate in meno di lavorazione di greggio. Questo porterebbe a risparmi sulla bilancia energetica intorno ai 5 miliardi di euro che potrebbero essere utilizzati per politiche volte a contenere gli effetti negativi che avremmo se dovessimo chiudere uno o due raffinerie. Ad Hannover e a Malmo, ad esempio, questa logica è già stata attuata 40 anni fa, con la pianificazione, dell'urbanizzazione e trasporti. Esigenze normali, sulle quali hanno continuato a lavorare perché il territorio cambia con aziende che chiudono, altre che aprono e la popolazione che cresce. Per loro il piano trasporti è un obiettivo nazionale. Basterebbe dirottare gli incentivi sugli autobus invece di continuare a premere sulla macchina da cambiare e l'industria starebbe in piedi lo stesso, oppure creare dei piani regolatori in cui l'attenzione principale sia rivolta alle esigenze basilari del cittadini, come il

tempo e la facilità di spostamento e la vicinanza dei servizi -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di promuovere una normativa regolamentare dello sviluppo delle città più attenta alle esigenze del cittadino;
quali iniziative il Ministro intenda attuare al fine di ridurre l'utilizzo delle autovetture private del singolo cittadino, a favore del trasporto pubblico locale e nazionale.
(4-07169)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Come noto l'assetto istituzionale nazionale lascia al governo territoriale e locale, regioni e comuni, la potestà pianificatoria delle città e dei relativi servizi, ivi compreso il trasporto pubblico locale.
Al Ministero delle infrastrutture e trasporti rimane unicamente la fissazione di regole e principi di carattere normativo generale sulla materia, oltre a misure di carattere finanziario a sostegno degli interventi e delle politiche di settore, da attuare d'intesa con le autorità territoriali e locali.
Il Governo nazionale, attraverso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è pertanto impegnato in programmi pluriennali finalizzati:

a) alla erogazione di contributi finanziari per consentire il rinnovo dei parchi veicolari destinati al trasporto pubblico locale (bus, tram, treni e metropolitane) attraverso il fondo per il potenziamento dello sviluppo del trasporto pubblico locale, articolo 1, comma 1031 della legge n. 296 del 2006;
b) alla concessione di contributi in conto capitale per la realizzazione di sistemi di trasporto rapido di massa, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 211 del 1992;
e) alla erogazione di contributi destinati al programma di interventi per il miglioramento della mobilità urbana, ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 472 del 1999, destinato alla realizzazione, tra gli altri, di sistemi di infomobilità e controllo della sosta nelle aree urbane di cui all'articolo 6 della legge n. 122 del 1989 (aree metropolitane).

Sul fronte normativo, l'azione dell'amministrazione è finalizzata all'attuazione del federalismo fiscale, legge n. 42 del 2009, nell'ambito del quale è prevista la definizione dei costi standard per i servizi di trasporto pubblico e l'individuazione di livelli adeguati di servizio per tutto il territorio nazionale.
Si prevede inoltre l'effettiva attivazione dell'Osservatorio nazionale sulle politiche dello sviluppo del trasporto pubblico locale, strumento questo, previsto dall'articolo 1 comma 300 della legge n. 244 del 2007, destinato ad avere grande valenza anche ai fini del processo di riforma del trasporto pubblico locale attualmente in atto.
Grande importanza si attribuisce altresì all'adozione dei piani urbani di mobilità (PUM) previsti dall'articolo 22 della legge n. 340 deI 2000. Tali piani sono intesi come progetti del sistema della mobilità comprendenti l'insieme organico degli interventi sulle infrastrutture di trasporto pubblico e stradali, sui parcheggi di interscambio, sulle tecnologie, sul parco veicoli, sul governo della domanda di trasporto attraverso la struttura dei
mobility manager, i sistemi di controllo e regolazione del traffico, l'informazione all'utenza, la logistica e le tecnologie destinate alla riorganizzazione della distribuzione delle merci nelle città.
I piani perseguono lo scopo di soddisfare i fabbisogni di mobilità della popolazione, assicurare l'abbattimento dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico, la riduzione dei consumi energetici, l'aumento dei livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale, la minimizzazione dell'uso individuale dell'automobile privata e la moderazione del traffico, l'incremento della capacità di trasporto, l'aumento della percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi anche con soluzioni di
car pooling e car sharing e la riduzione dei fenomeni di congestione nelle aree urbane.
Solo pochissimi comuni si sono dotati di tale strumento di regolazione a causa di

problemi burocratici e finanziari che potrebbero tuttavia essere affrontati e rimossi al fine di dare risposta ai problemi di sempre maggiore attualità legati ai fenomeni di congestione e di inquinamento.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è attivamente impegnato a perseguire gli obiettivi previsti dalle iniziative legislative testé citate, i cui benefici sono evidentemente legati all'entità delle risorse a tal fine stanziate dalle diverse leggi finanziarie ed in relazione alle quali si promuove il rifinanziamento per i prossimi esercizi finanziari.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

JANNONE. - Al MInistro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a Ercolano il museo «antiquarium» è una struttura fantasma: nonostante sia stato costruito 35 anni fa e inaugurato due volte, nel '78 e nel '93, non è mai stato aperto. I quattromila reperti archeologici che dovrebbe ospitare, giacciono da anni blindati nel caveau di una banca o depositati in magazzini, alcuni dei quali infiltrati dalle piogge. La «culla di legno carbonizzata», la «statua di bronzo di Bacco», le sculture della «casa dei cervi», gli «ori» riemersi fra gli scheletri, e poi la mobilia annerita dai 500 gradi della nube ardente vulcanica sono solo alcune delle perle del «museo che non c'è», negate alla curiosità dei trecentomila visitatori che si recano ogni anno a Ercolano. Anche le «terme», la parte più suggestiva degli scavi, sono chiuse al pubblico. I visitatori si trovano la porta di ingresso chiusa a chiave e nessun cartello a spiegare il perché. Stessa sorte per il «teatro antico», il più famoso essendo il primo scavo fatto nel '700: è inaccessibile al pubblico. I trecento calchi dei corpi carbonizzati dall'eruzione del 79 dopo Cristo, rinvenuti al livello della spiaggia sotto una coltre di 19 metri di fango vulcanico, ancora non sono stati esposti nel luogo di ritrovamento, nonostante i lavori per il loro allestimento siano iniziati 12 anni fa;
situazione analoga a Pompei, dove il sito dei fuggiaschi, un gioiello degli ultimi scavi della metà degli anni Novanta finanziati dai fondi Fio, è incredibilmente sbarrato da una fune sgualcita. Anche qui nessun cartello offre una qualsiasi spiegazione. Si trovano «nella regione prima, insula 22esima» del sito archeologico, a pochi metri dall'orto dei fuggiaschi. Ma i visitatori non possono accedere a questa area rialzata, di interesse eccezionale (si possono vedere i corpi di persone sopravvissute alla prima eruzione, ma uccise dai fanghi vulcanici mentre tentavano di fuggire sopra un metro di pomici), perché l'ingresso è loro impedito da una corda. Difficile tentare di dare una spiegazione al «male oscuro» che affligge da sempre gli scavi di Ercolano e Pompei, ma che s'è acuito in questi ultimi anni che hanno visto, di recente, il commissariamento da parte di un funzionario della Protezione civile. Tutta la macchina amministrativa delle Soprintendenze campane, sembra da tempo immersa in una coltre di confusione. La Soprintendenza di Salerno, da cui dipendono i siti archeologici di Avellino, Caserta e Benevento, è affidata alla dottoressa Maria Luisa Nava la cui nomina ha ottenuto il record degli annullamenti: l'hanno bocciata il Tar (con conferma del Consiglio di Stato), e un decreto della Presidenza della Repubblica -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di recuperare le aree archeologiche italiane, in particolar modo quelle di Ercolano e Pompei, e di garantire a breve una loro apertura al pubblico.
(4-08233)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, con la quale si intende conoscere quali iniziative questo Ministero intenda adottare al fine di recuperare le aree archeologiche di Ercolano e di Pompei al fine di garantire la loro fruibilità al pubblico, si osserva quanto segue.
Voglio, in primo luogo sottolineare il particolare impegno dell'amministrazione

per la salvaguardia delle suddette aree archeologiche.
In particolare con riguardo alla situazione degli scavi di Ercolano si rappresenta che:
l'edificio destinato ad ospitare i reperti archeologici degli scavi di Ercolano, fu realizzato alla fine degli anni settanta con un finanziamento della Cassa per il mezzogiorno;
viste le scarse risorse finanziarie a disposizione della Soprintendenza dell'epoca, non fu possibile colmare le gravi carenze dell'edificio, soprattutto in quanto attiene ai depositi archeologici e all'impiantistica; né, per altro, quelle risorse erano sufficienti per restaurare le strutture monumentali dell'area archeologica, che rapidamente scivolava in una condizione di sempre maggiore degrado.

Soltanto nel 1995, malgrado le perduranti difficoltà finanziarie, la Soprintendenza archeologica di Pompei destinava i necessari finanziamenti per i lavori di completamento delle opere edili e di impiantistica, tali da rendere la struttura adeguata e conforme alle funzioni museali.
I lavori, affidati nell'aprile del 1997, non venivano portati a termine, costringendo la Soprintendenza a riprendere in consegna il cantiere nel 2001 e, assistita dall'Avvocatura dello Stato, a intraprendere un'azione di rivalsa, eseguendo, nel settembre del 2005, i lavori incompiuti con procedura di somma urgenza e in danno alla ditta inadempiente.
Ad oggi, tale vertenza non è ancora stata definitivamente risolta.
Il lungo tempo trascorso a causa del tortuoso
iter amministrativo ha reso, frattanto, evidenti ulteriori necessità di adeguamenti funzionali.
La parte dell'edificio non destinata all'esposizione museale, piuttosto limitata rispetto al volume nel suo complesso, è utilizzata. In essa ha sede l'«ufficio scavi di Ercolano», con la direzione, gli uffici amministrativi, l'archivio scientifico, il laboratorio di restauro e i depositi archeologici, ove sono attualmente custoditi 4.552 reperti archeologici provenienti dagli scavi a cielo aperto eseguiti a Ercolano a partire dal 1927 (tutti i rinvenimenti del periodo borbonico sono invece conservati nel museo archeologico nazionale di Napoli).
In particolare, i mobili di legno carbonizzato, perfettamente restaurati, sono conservati in un deposito dedicato, la cosidetta «galleria dei legni», in cui le condizioni ambientali sono calibrate per tale esigenza.
Ovviamente, all'esposizione permanente sarà dedicata una parte rappresentativa, non certo la totalità dei 4.552 reperti, mentre in un apposito padiglione espositivo, anch'esso climatizzato, il cosiddetto «padiglione della barca», a partire dal luglio del 2009 è già esposta al pubblico la straordinaria barca di legno carbonizzato, lunga 9 metri, rinvenuta nel 1982 sull'antica spiaggia, e con essa una serie di oggetti e arnesi legati alle attività marinare.
Tutti i reperti sono frattanto stati oggetto non solo di restauro (con cospicui investimenti finanziari), ma anche di catalogazione scientifica informatizzata e corredata di documentazione fotografica.
Al momento si dispone di una sistematica organizzazione delle conoscenze scientifiche e dello
status amministrativo di ogni opera, integra o frammentaria, essenziale anche in considerazione dei frequenti prestiti per mostre di rilievo internazionale.
La competente Soprintendenza ha assicurato e assicura l'accessibilità di tutti i reperti non permanentemente esposti sia attraverso esposizioni temporanee (fra le più importanti «
die letzen stunden von Herculaneum» - Haltern, Berlino, Bremen, Monaco, Nimega - e «Ercolano. Tre secoli di scoperte» - museo archeologico nazionale di Napoli), sia garantendo l'accesso ai depositi per ragioni di studio, riprese televisive eccetera.
Le ulteriori opere di adeguamento dell'edificio museale, anche in relazione ai servizi per il pubblico, e il conseguente allestimento rappresentano attualmente una priorità per la Soprintendenza, ma il problema va inquadrato nell'ambito di una strategia globale riguardante gli scavi e non perdendo di vista i connessi problemi di un piano di gestione e della disponibilità di

personale in quantità sufficiente, condizione al momento nient'affatto garantita.
Fino a questo punto la Soprintendenza, dal momento che dalla fine degli anni settanta e fino alla fine degli anni novanta del Novecento le condizioni di conservazione del sito avevano raggiunto i minimi storici, ha dovuto affrontare in primo luogo i gravissimi problemi di conservazione dei beni immobili e mobili, rinviando necessariamente a una fase successiva, secondo un logico ordine di priorità, gli aspetti più propriamente di valorizzazione, fra cui anche l'allestimento di un museo di sito, perché, per definizione, per valorizzare un patrimonio bisogna prima fare in modo che esso non si perda.
Si ritiene opportuno evidenziare, inoltre, che nel 2001 a seguito di un'importante collaborazione fra la Soprintendenza e il «
Packard Humanities institute», fondazione americana senza scopo di lucro, in seguito potenziata anche dal coinvolgimento della «British School at Rome», ha preso vita «l'Herculaneum Conservation Project», un ambizioso programma di conservazione, ricerca e valorizzazione degli scavi di Ercolano, che, insieme a tutti gli interventi realizzati con i fondi strutturali europei mediati dal Programma Operativo della Regione Campania (2000-2006), ha permesso in pochi anni di ricondurre il sito a un buon livello di conservazione, restituendo alla pubblica fruizione, dopo anni di chiusura, numerose aree del parco archeologico e aprendone di nuove, come proprio il «Padiglione della Barca».
Al momento, come già sopra rappresentato, per i reperti da presentare al pubblico si è innanzitutto assicurato il loro completo restauro e si è promossa la loro conoscenza attraverso una capillare politica di mostre che li ha portati in giro per il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, dal Messico alla Nuova Zelanda.
Sul piano dell'offerta culturale complessiva non va dimenticato che gli scavi di Ercolano, come del resto quelli di Pompei, autentici musei all'aperto, fanno sistema con il Museo archeologico nazionale di Napoli, che raccoglie i capolavori provenienti dalle esplorazioni di età borbonica nei siti vesuviani. Al momento attuale, risolti i più gravi problemi di conservazione, e identificati modelli di gestione sostenibili per la futura manutenzione del sito sempre con il sostegno del
Packard humanities institute può essere affrontato anche l'aspetto dell'esposizione al pubblico dei reperti.
In un recente incontro tenutosi presso questo Ministero alla presenza di alti rappresentanti degli organi centrali (segretario generale, direzioni per le antichità e per la valorizzazione del patrimonio) e degli uffici di diretta collaborazione del Ministro (ufficio legislativo e consiglieri), il presidente del
Packard humanities institute, dottor David W. Packard, ha manifestato apertamente la volontà di sostenere la Soprintendenza nell'adozione delle misure necessarie per offrire ai visitatori degli scavi di Ercolano servizi museali all'avanguardia con tutte le risorse e le strutture per la didattica, la ricerca, le attività di coinvolgimento della comunità locale eccetera che un moderno complesso museale deve avere e che l'unicità della collezione di Ercolano merita.
Il primo passo concreto a testimonianza dell'interesse del dottor Packard alla conservazione del sito ed alla valorizzazione del suo patrimonio di reperti, è rappresentato dalla consegna alla Soprintendenza, nel luglio 2010, di uno studio di fattibilità dal quale risulta evidente come l'attuale edificio museale richieda ancora importanti opere di adeguamento alla normativa vigente, nel contempo, i vantaggi di prevedere nuove strutture museali attigue a quella esistente per rispondere alle reali esigenze espositive di un sito di tale rilievo internazionale.
Le terme suburbane non sono ancora aperte al pubblico a causa della carenza di personale di vigilanza. Comunque presso la biglietteria degli scavi vengono fornite informazioni ai visitatori sugli edifici aperti o chiusi al pubblico. Le autorizzazioni per accedere all'edificio per motivi di studio o di documentazione vengono rilasciate dalla Soprintendenza, organizzando all'occorrenza un temporaneo servizio di vigilanza. Dal 1o agosto al 31 dicembre 2010, grazie a un progetto locale per la vigilanza, questo

edificio termale sarà quotidianamente aperto al pubblico.
Il teatro antico, edificio scavato nel Settecento non a cielo aperto, ma solo attraverso pozzi di discesa e cunicoli praticati nel poderoso interro dell'eruzione del 79 d.C. (alto circa 20 metri), si trova all'esterno del parco archeologico propriamente detto, a circa 15 minuti di cammino lungo il corso Resina.
Il monumento, suggestiva testimonianza delle esplorazioni borboniche, non è mai stato aperto al pubblico in maniera continuativa non solo per le oggettive difficoltà per raggiungere il sito e per la carenza di personale di vigilanza, ma soprattutto perché per le sue caratteristiche di scavo borbonico non è ancora fruibile in condizioni di sicurezza.
Il percorso, che porta il visitatore nelle «viscere della terra» ove per altro sussistono fortissime condizioni di umidità nonché la presenza di
radon (un gas radioattivo naturale emanato in modo particolare da lave, tufi e pozzolane e che raggiunge importati concentrazioni negli ambienti interrati), si snoda, infatti, lungo cunicoli stretti e bui e scalette ricavate nel banco tufaceo al momento dell'esplorazione borbonica.
L'accessibilità a questo complicato monumento è stata sempre garantita dalla Soprintendenza per esigenze di studio o per riprese fotografiche e filmate, richiedendo la sottoscrizione di un apposito «scarico di responsabilità».
In occasione di queste visite particolari è necessario mettere in movimento una complessa macchina organizzativa. Occorre infatti distaccare per almeno due ore dalle normali zone di consegna nel parco archeologico due custodi muniti di torce, per sopperire ad eventuali difetti dell'indispensabile impianto di illuminazione lungo i cunicoli (comunque realizzato dalla Soprintendenza con tutte le difficoltà a operare in ambienti sotterranei, fortemente umidi e in presenza dell'acqua di falda). Poiché non è possibile far scendere nei cunicoli più di dieci persone per volta e la discesa fino al piano della scena del teatro e la successiva risalita richiedono almeno 30/35 minuti per ciascun gruppo di 10, la visita nel suo complesso non impegnerà meno di due o tre ore.
La musealizzazione in sito dei calchi degli scheletri dei circa 300 fuggiaschi messi in luce sull'antica spiaggia di Ercolano è attualmente in corso.
Questo intervento rappresenta lo stadio finale di un lavoro complesso che ha richiesto innanzitutto una laboriosa opera di sistemazione, conservazione e studio antropologico degli scheletri veri e propri, condotta a partire dal gennaio 2008 con metodo e accuratezza scientifica, considerati l'unicità e peculiarità dei reperti oggetto dell'intervento.
Il lavoro antropologico, propedeutico alla realizzazione dei calchi, è, infatti, consistito nella preparazione degli individui, nella pulizia e nel consolidamento degli elementi ossei con riposizionamento di quelli instabili; nell'assistenza nella fase di esecuzione del calco negativo, nel recupero degli individui e nella conseguente pulizia, schedatura e immagazzinamento, previa catalogazione con siglatura e documentazione grafica e studio antropologico con particolare riguardo alle anomalie e patologie dentarie e ossee.
I lavori di riproduzione a calco degli scheletri, iniziati nel maggio 2008, sono attualmente conclusi. La vera e propria musealizzazione dei calchi, che saranno ricollocati all'interno dei Fornici che si aprono sull'antica spiaggia, sarà conclusa alla fine di dicembre del 2010.
Quanto agli scavi di Pompei si precisa che:
l'Orto dei fuggiaschi, in cui sono conservati i calchi di alcuni fuggitivi, è stato ed è aperto al pubblico e costituisce anzi uno dei momenti di maggior interesse del percorso di visita notturno «Le lune di Pompei».

Il sito dei fuggiaschi, invece, dove vennero rinvenuti negli anni novanta del secolo scorso altri corpi di cui si ottennero calchi, pur se adeguatamente protetto da una copertura, non può essere al momento aperto per ragioni di sicurezza, trovandosi in un'area marginale degli scavi non ancora accessibile al pubblico, anzi, distante dal

percorso di visita fruibile dai visitatori (ciò giustifica anche la mancanza di cartelli indicatori) e per giunta in un'insula non ancora scavata.
Si rappresenta, tuttavia, che i corpi dei fuggiaschi pompeiani, visibili in più punti della città antica, quali la necropoli fuori porta Nocera, il Macellum, le Terme Stabiane, i Granai del Foro, la villa dei Misteri, sono oggetto attualmente di un intervento teso ad ottimizzarne la presentazione al pubblico nel rispetto dovuto ad esseri umani, che non sono meri oggetti di fruizione, ma emblemi stessi della catastrofe, cui va rivolta commozione e
pietas.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.

LANZARIN e BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
notizie provenienti dal territorio regionale Veneto, dai mass media e dai rappresentanti delle associazioni no profit informano che Trenitalia direzione passeggeri regionale Veneto ha aumentato in maniera spropositata i prezzi per l'effettuazione dei treni storici;
in passato per assicurarsi l'effettuazione di un treno storico a vapore per un giorno c'era un costo di circa 9.000 euro;
i treni storici si effettuano nelle regioni, ed il Veneto è una di queste, ove esiste il parco rotabile storico, dove esiste una domanda, nonché le associazioni no profit che convenzionate con Trenitalia, garantiscono tramite il loro crescente drappello di lavoratori appassionati la manutenzione e il mantenimento in esercizio di tutto il materiale storico assegnato;
con il mantenimento in vita di queste vecchie vaporiere e delle carrozze d'epoca, si dava vita, negli anni passati, nella regione Veneto a circa 10 treni storici all'anno, che vedevano la partecipazione di turisti e appassionati; ora dai 10 treni/anno si è passati a 0 e/o 1 treno all'anno e solo quando esiste la partecipazione di enti e amministrazioni, visti i prezzi proposti da Trenitalia direzione regionale Veneto;
l'offerta commerciale storica è un attrazione in diffuso aumento, che promuove il territorio e che vede come clienti, associazioni del territorio, agenzie di viaggio, case di produzione cinematografiche e televisive;
il Ministro per i beni e le attività culturali intervenuto all'inaugurazione delle rinnovate Terme di Boario ha invitato a riscoprire i luoghi della provincia di questa bellissima Italia, magari a bordo di un vecchio convoglio storico che percorre i tanti binari minori che attraversano il Bel Paese, dove la ferrovia Brescia Iseo Edolo, che passa da Boario, diventa un esempio di come il treno si inserisca superbamente nel paesaggio naturale, creando un binomio turismo-natura che è compatibile;
il Ministro per il turismo, nelle linee programmatiche del Governo in materia di turismo, ha sostenuto che l'analisi sull'andamento del nostro comparto turistico deve partire dal noto dato obiettivo, secondo cui l'Italia sta perdendo quote di mercato e rischia di perderne altre, se non si porrà mano a una strategia che, con un approccio finalmente sistemico, sia in grado di determinare un complessivo rilancio;
sulla domanda turistica pesa la crisi economica, che sul bilancio delle famiglie viene determinata dalla forte impennata dell'inflazione e dall'aumento quasi esponenziale dei prezzi il nostro Paese conta in gran parte sul turismo domestico, con una percentuale di circa il 60 per cento, contro il 30 per cento del turismo dall'estero. E il turismo domestico risente certamente della crisi economica, del generalizzato calo dei consumi, che già si è avvertito in questo primo semestre dell'anno;
il mantenimento in esercizio di tutto il materiale rotabile storico nella regione Veneto è da più di undici anni effettuato ad opera dei volontari no profit A.V.T.S., convenzionata con Trenitalia;

il viaggiatore/turista in occasione di un'offerta di un treno storico a vapore può accettare l'aumento del biglietto di circa il 100 per cento in confronto ad un tragitto con un treno ordinario, proprio in virtù del mezzo eccezionale che si utilizza;
con la politica di Trenitalia direzione passeggeri regionale Veneto si costatata la quasi totale eliminazione dell'offerta di treni storici. E tanti treni richiesti dopo l'analisi dei preventivi da parte dei committenti, clienti e associazioni, vengono disdetti;
in altre regioni, dove le direzioni Trenitalia, avendo anche direttori legati al territorio, sono più attente alla valorizzazione dell'offerta storica, si riesce a garantire un'offerta superiore: circa 50 treni/anno
in Toscana, circa 30 treni/anno in Lombardia con un costo medio di circa 8/9.000,00 euro;
per il festeggiamento dello «Sbarco dei Mille» a Marsala (Sicilia), è stata utilizzata la locomotiva a vapore 685 089 di Pistoia, la quale è stata inviata da Pistoia a Marsala (andata e ritorno), con un costo di 12.000,00 euro;
Trenitalia ha adottato un catalogo anche per l'effettuazione dei treni storici, con l'obiettivo di incentivare la commercializzazione e non per ostacolare la loro effettuazione. E come succede in altre regioni la direzione Trenitalia competente ha piena autonomia sulla preventivazione e sulla loro realizzazione. Si constata che nella direzione regionale Veneto, anche perché, ad avviso degli interroganti, non legata con il territorio, invece lo si utilizza per scoraggiare la richiesta di treni storici, soprattutto in occasioni legate alla valorizzazione e il ricordo delle tradizioni e della storia del territorio;
anche nella stipula del preventivo per questo evento, l'interpretazione del catalogo da parte di Trenitalia direzione regionale Veneto è stata ad avviso degli interroganti incerta, tanto da far valutare più conveniente, alla stessa direzione mobilità della regione Veneto, utilizzare un materiale lombardo, con l'abbattimento di circa 3.000 euro sul costo del treno. E quindi il treno è stato garantito con un treno/materiale che è arrivato, ha effettuato l'evento nei giorni 24 e 25 luglio ed è ritornato dalla Lombardia e più precisamente da Tirano ad un costo di 24.000,00 euro, anziché con un treno/materiale di assegnazione della direzione regionale Veneto con sede a Verona che sarebbe rimasto nel Veneto durante una manifestazione del Veneto, con personale del Veneto e con associazioni di volontari del Veneto che, secondo il preventivo della direzione regionale Veneto sarebbe costato circa 27.000,00 euro;
benché i veneti, proprio perché legati all'attaccamento territoriale, abbiano sempre trovato le risorse per garantire i treni, sembra opportuno che venga invertita la rotta;
viste le interpretazioni contrattuali dei direttori di Trenitalia regionali, che in questo caso nel Veneto ostacolano o promuovono l'offerta dei treni storici, secondo criteri che appaiono agli interroganti poco condivisibili, sarebbe consigliabile che Trenitalia considerasse la possibilità che i preventivi e l'offerta dei treni storici sia gestita da una sola struttura che valuti e uniformi la produzione e la commercializzazione, nonché, dove esistono, stimi le economie prodotte dalla associazioni convenzionate, in maniera che tutti i committenti a livello nazionale abbiano lo stesso trattamento -:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere al fine di assicurare continuità, efficienza e regolarità e di garantire che Trenitalia mantenga l'offerta commerciale dei treni storici con tariffe accessibili e uniformi nel territorio nazionale.
(4-08737)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In merito alle tariffe dei «treni storici», il cui parco è gestito e curato per la quasi

totalità dalle direzioni regionali di Trenitalia, Ferrovie dello Stato fa presente che i treni di cui trattasi richiedono interventi specifici relativi a:
rimessaggio, effettuato negli spazi di pertinenza delle direzioni regionali (impianti, parchi, rimesse) avendo cura, per quanto possibile, di assicurare, in particolare, il ricovero al coperto dei mezzi di trazione a vapore (come avviene negli impianti di Rimini, Bussoleno, Tirano, Fabriano e in quello di Firenze Romito);
conservazione, che per la particolarità del materiale richiede specifici interventi di manutenzione straordinaria - al fine di assicurarne il mantenimento in efficienza e sicurezza che vengono svolti sia nelle officine ferroviarie che in quelle private;
preparazione e condotta in esercizio.

Tali interventi comportano costi di una certa rilevanza e molto superiori a quelli dei treni ordinari, di cui è necessaria la copertura; in tale ottica e in linea con l'analogo criterio introdotto per la definizione dei nuovi contratti di servizio con le regioni per i servizi ordinari, anche per l'utilizzo dei treni storici è stato adottato un sistema di prezzi cosiddetto «a catalogo». Tali tariffe, distinte per tipologia di materiale rotabile (vapore, elettrico, diesel, automotrici), consentono la copertura dei costi sia di esercizio specifici sia di quelli relativi ai necessari interventi di mantenimento in efficienza sopra citati. Nell'ambito del catalogo sono, fra l'altro, previste riduzioni di prezzo nel caso in cui determinate operazioni (accensione, accudienza, eccetera) vengano, eventualmente, svolte direttamente dalle associazioni che richiedono il noleggio.
Infine, per quanto di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ferma restando l'indubbia condivisibilità delle considerazioni e delle finalità sottese all'atto ispettivo in esame e salve le necessarie verifiche in ordine alla compatibilità con la disciplina normativa dei contratti di servizio, si evidenzia come la regolazione con contratto di servizio avverrebbe, a parità di risorse, a scapito del finanziamento di treni destinati al trasporto di passeggeri (segnatamente:
intercity e treni notturni). Tali risorse sono costantemente sottodimensionate rispetto al fabbisogno effettivo con conseguente contrazione, nel tempo, del perimetro dei servizi contribuiti.
Considerata la diversa
ratio sottesa alla salvaguardia dei treni storici rispetto alla erogazione di servizi di trasporto, è auspicabile destinare risorse finanziarie ad hoc allo scopo di consentire l'intervento dello Stato a tutela dei treni storici.
Ciò posto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è disponibile ad approfondire le prospettive di intervento pubblico in tale settore, verosimilmente con il ruolo precipuo dell'amministrazione preposta alla salvaguardia dei beni storici, al fine di garantire la preservazione e la fruizione pubblica di tale patrimonio.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Acquedolci (Messina) in data 27 aprile 2009 otto consiglieri comunali di Acquedolci, Benedetto Crivillaro, Benedetto Spitaleri, Giovanni Fontana, Daniela Zingale, Calogero Carcione, Salvatore Natoli, Giovanna Re e Graziella Pintaudi rassegnavano le dimissioni;
la contestualità di dette dimissioni è stata immediatamente contestata dai consiglieri comunali non dimissionari, non ricorrendo i presupposti di cui all'articolo 141 del Testo unico delle leggi degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000), e dell'articolo 11 della legge regionale n. 35 del 1997, non sussistendo la fattispecie delle dimissioni contestuali, inoltrando nel contempo richiesta di convocazione urgente del consiglio comunale indirizzata al Presidente del Consiglio comunale ed al Prefetto di Messina;
il Presidente del consiglio comunale ha tempestivamente provveduto alla convocazione del Consiglio;

successivamente l'Assessorato alla famiglia ed alle autonomie locali della Regione siciliana faceva pervenire una nota in data 30 aprile 2009 con la quale si riteneva inibito il Consiglio comunale dal compiere ulteriori adempimenti;
tale nota è stata contestata dai consiglieri comunali, con ulteriore missiva inviata per conoscenza anche al Prefetto di Messina, rimasta senza riscontro;
come sopra detto, il Presidente del consiglio comunale ha proceduto alla convocazione del Consiglio per il 2 e il 3 maggio 2009;
siffatta convocazione parrebbe esser stata ostacolata dai funzionari del Comune di Acquedolci;
è stata effettuata una specifica denuncia all'autorità giudiziaria per abuso d'ufficio e falso ideologico contro ignoti;
in data 2 maggio 2009 il Presidente del consiglio comunale è stato contattato dalla Questura di Messina e dal Commissariato di pubblica sicurezza di Sant'Agata di Militello, ed allo stesso è stato notificato un «verbale di diffida a tenere riunione in luogo pubblico ai sensi dell'articolo 18 del TULPS per i giorni 2 e 3 maggio 2009 per non avere dato il dovuto avviso almeno tre giorni prima al signor Questore della Provincia di Messina. In difetto sarà deferito alla competente Autorità Giudiziaria»;
tale provvedimento, emesso dalla Questura di Messina e dal Commissariato di Sant'Agata di Militello, ha come destinatario un cittadino che esercita una pubblica carica e precisamente quella di Presidente del Consiglio comunale di Acquedolci al quale è stato inibito di essere presente alla data di prima convocazione del Consiglio comunale ed alla seconda, nonché di esercitare i diritti riconosciuti dalla Costituzione italiana;
gli altri consiglieri comunali non hanno potuto esercitare il loro mandato elettorale e le loro pubbliche funzioni, in quanto il Municipio è rimasto chiuso nonostante la diramazione degli inviti di convocazione del civico consesso;
gli organi di stampa ed emittenti televisive locali hanno diffuso approfondite notizie sulla vicenda di Acquedolci, ipotizzando che il presunto scioglimento del Consiglio comunale potesse essere stato organizzato dalla maggioranza e dall'amministrazione comunale attiva per eludere ed impedire il controllo istituzionale demandato al Consiglio comunale, il tutto ai danni della minoranza e dell'intera collettività acquedolcese;
tali fatti sembra tendano a sovvertire i principi di diritto e le prerogative democratiche delle Istituzioni locali, con grave danno all'immagine ed alla rilevanza sostanziale delle medesime istituzioni e dello Stato -:
quali siano i fatti ed i provvedimenti adottati dalla Prefettura di Messina, dalla Questura di Messina, e dal Commissariato di Sant'Agata di Militello in riferimento alle dimissioni dei consiglieri comunali di Acquedolci, ai comportamenti ed alle omissioni del personale di Segreteria dell'amministrazione comunale.
(4-03051)

Risposta. - Per disposizione dello Statuto regionale adottato con legge costituzionale l'ordinamento degli enti locali della regione Siciliana è attribuito alla potestà legislativa esclusiva di quest'ultima. Spetta, altresì, al competente assessorato regionale ogni funzione in materia di controllo sugli organi dei comuni della Sicilia, ad eccezione del caso di cui all'articolo 143 decreto legislativo n. 267 del 2000. Detto regime specialistico - che non consente al Governo alcuna forma d'intervento - si applica anche al caso cui fa riferimento l'interrogazione, relativo al comune di Acquedolci.
Nella fattispecie in esame, il Presidente della regione siciliana, nell'ambito delle proprie autonome prerogative, con decreto n. 481 del 13 agosto 2010 ha preso atto della decadenza del Consiglio comunale di Acquedolci ed ha nominato il commissario straordinario in sostituzione di tale organo.


Tale decisione è stata assunta dopo la definitiva archiviazione del procedimento penale instauratosi a carico del segretario comunale a seguito della querela presentata da sette consiglieri comunali avverso la comunicazione del predetto funzionario attestante le dimissioni contestuali degli altri otto consiglieri.
Per quanto concerne l'intervento delle autorità locali di pubblica sicurezza, si fa presente che le stesse si sono limitate ad inibire una manifestazione in luogo pubblico, non regolarmente preavvisata ai sensi dell'articolo 18 testo unico leggi di pubblica sicurezza, e ciò al fine di prevenire possibili turbative all'ordine pubblico, a causa del clima di tensione determinatosi in relazione alla vicenda.
Infatti, nelle more del procedimento di scioglimento, il Presidente del Consiglio comunale aveva convocato il consesso, in seduta pubblica urgente, per la data del 2 maggio 2009, proponendo all'ordine del giorno la surroga dei consiglieri dimissionari e manifestando verbalmente, tra l'altro, l'intenzione di riunire l'organo fuori dal palazzo municipale, in una pubblica piazza.
In seguito al predetto atto di diffida, peraltro, il Presidente del Consiglio comunale ha recepito le prescrizioni dell'autorità di pubblica sicurezza, impegnandosi a non dare corso all'iniziativa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

LO MONTE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
fonti dell'ambasciata italiana di Caracas (Venezuela) confermano il rapimento di Francesco Giunta, un giovane italo-venezuelano di 22 anni di origine messinese, avvenuto a Ciudad Ojeda, la terza città più grande della regione di Zulia, al confine con la Colombia;
secondo le testimonianze, il giovane è stato avvicinato da quattro persone armate mentre si trovava con la sua auto nel parcheggio di un edificio, dove stava per accomiatarsi dalla fidanzata. I malviventi, puntandogli contro le armi, lo hanno trascinato a bordo di un'altra auto, mentre la ragazza, urlando, assisteva inerme al rapimento;
la polizia dello Stato di Zulia sta vagliando tutte le ipotesi del sequestro senza escludere un legame con quello del nonno omonimo, commerciante di suini, avvenuto nel 2004;
a distanza di oltre cinque giorni dal rapimento del giovane non ci sono ancora sue notizie né richieste di riscatto;
Francesco Giunta, che soffre di problemi neurologici e che versa in precarie condizioni di salute, si stava sottoponendo ad un rigoroso trattamento medico la cui protratta interruzione potrebbe provocargli gravi difficoltà motorie -:
se non ritenga opportuno attivarsi, nelle competenti sedi, al fine di fare piena luce sulla vicenda, promuovendo ulteriori iniziative diplomatiche affinché si giunga quanto prima alla liberazione del giovane Francesco Giunta.
(4-06166)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il 7 febbraio 2010, alle ore 21.00 locali circa, il signor Francesco Giunta e la sua fidanzata la signorina Karina Rojas Rodriguez, cittadina venezuelana, stavano rientrando presso l'abitazione di quest'ultima nella città di Ciudad Ojeda. Dopo aver parcheggiato la
Chevrolet Silverado di proprietà del Giunta, venivano avvicinati da due uomini armati di pistola che, agendo a volto scoperto, costringevano Francesco Giunta a salire a bordo di una Yunday Accent colore rosso-bordeaux (poche le lettere della targa rilevate), dandosi alla fuga.
Già dal giorno successivo i sequestratori stabilivano un contatto con il signor Franco Giunta, padre della vittima, su un'utenza mobile venezuelana che questi manteneva attiva in Italia, rivendicando il rapimento. Dopo alcuni giorni, veniva contattata

anche la signora Giuseppina Giunta, zia di Francesco Giunta, residente a Ciudad Ojeda.
In Venezuela il sequestro è stato denunciato presso il
Cuerpo de investigaciones cientificas y criminalisticas di Ciudad Ojeda. In Italia, la denuncia del padre della vittima al Comando stazione Carabinieri di Fondachelli Valdina (Messina), ha portato la direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica presso il tribunale di Messina ad aprire un procedimento penale a carico di ignoti, delegando le indagini del caso agli ufficiali di Polizia Giudiziaria del locale Comando Provinciale Carabinieri. Nelle ricerche sono state coinvolte anche l'Interpol e le forze di Polizia venezuelane.
La Farnesina da tempo finanzia la missione di un esperto antisequestri a Caracas (si alternano nel ruolo agenti dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza), incaricato di indagare sui rapimenti di cittadini italiani che si registrano purtroppo con cadenza periodica da diversi anni in Venezuela. Nel seguire l'evolvere della vicenda il Ministro degli affari esteri ha assicurato un costante contatto con i familiari in Italia di Francesco Giunta.
A seguito di un articolato lavoro in stretto raccordo con gli interlocutori venezuelani, il 25 febbraio 2010 Francesco Giunta veniva rilasciato in buone condizioni psicofisiche, nonostante alcuni problemi di salute già noti.
La sua famiglia ha ringraziato la Farnesina, l'esperto antisequestri a Caracas e l'Arma dei carabinieri per il sostegno ricevuto e l'impegno profuso per la soluzione del caso.
Circa la possibilità di promuovere interventi normativi utili a stroncare il fenomeno dei sequestri in Venezuela, proprio gli esperti anti-sequestro del Ministero dell'interno, che si sono avvicendati a Caracas fin dal 2004, hanno fornito continue consulenze al Governo del Venezuela. Queste sono infine confluite in una legge approvata dal Parlamento venezuelano nel 2009 e di cui si attendono ora gli effetti. Nel corso del 2008 e del 2009, inoltre, l'Unità di crisi della Farnesina ha finanziato due corsi di formazione per esperti anti-sequestro in Venezuela, tenuti da istruttori del nostro Ministero dell'interno, volti ad innalzare le modalità operative delle forze di polizia venezuelane, mettendo a disposizione l'esperienza italiana.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

LOVELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Alessandria con un ordine del giorno del consiglio provinciale in data 17 luglio 2008, n. 36, e con precedenti e successive note inviate al Ministero dell'interno, la n. 39984 del 20 marzo 2007, la n. 39701 del 10 marzo 2008, la n. 163741 del 12 novembre 2008 e la n. 137313 del 20 ottobre 2009, ha lamentato la mancata erogazione di trasferimenti spettanti per anni arretrati e per importi rilevanti;
nella segnalazione più recente n. 39046 del 22 marzo 2010 il presidente della provincia rileva che questa situazione «comporta gravi danni all'Ente costretto a limitare le proprie attività di spesa e a ricorrere all'anticipazione di cassa», sottolineando che «perdurando lo stato di inadempienza questa Amministrazione provinciale si troverà costretta a tutelare i pochi interessi ricorrendo ad ulteriori azioni nelle opportune sedi»;
la situazione denunciata dalla provincia di Alessandria rientra nella più generale problematica dei trasferimenti dello Stato agli enti locali, particolarmente rilevante nel caso delle province le cui entrate sono in gran parte di natura derivata -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione in premessa evidenziata e quali siano le ragioni per cui non si sia data risposta alle reiterate richieste inviate dalla provincia di Alessandria;

come si intenda comunque rispondere al più recente sollecito sopra menzionato, al fine di consentire uno svolgimento ordinario più efficace delle attività dell'Ente.
(4-06883)

Risposta. - Le disposizioni relative al monitoraggio dei flussi di cassa di cui all'articolo 47, comma 1, della legge n. 449 del 1997, così come modificato dall'articolo 66 comma 1 della legge n. 388 del 2000, avevano stabilito che i trasferimenti di cassa venissero effettuati a favore delle province e dei comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti solo «al raggiungimento dei limiti di giacenza che per categorie di enti, vengono stabiliti con decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica». In sostanza, i trasferimenti di cassa venivano effettuati solo allorché la disponibilità di cassa scendeva al di sotto di tale limite.
La legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008) non ha prorogato le predette disposizioni sul monitoraggio dei flussi di cassa le quali sono state applicate fino al triennio 2005-2007, come previsto dall'articolo 1, comma 20 della legge n. 311 del 2004. Di conseguenza, dall'anno 2008, i trasferimenti vengono effettuati a tutti gli enti locali alle scadenze previste nel corso dell'anno di riferimento.
Tuttavia, restano ancora da attribuire alla provincia di Alessandria, come ad altri enti locali, i fondi sospesi in forza delle disposizioni sul monitoraggio.
Tali fondi, divenuti nel frattempo residui, sono stati collocati in perenzione amministrativa e, pertanto, non sono più nella disponibilità di questo Ministero che già da tempo ha provveduto a richiedere la reiscrizione delle somme al Ministero dell'economia e delle finanze.
Ad oggi, sono state acquisite solo le assegnazioni dei residui perenti di parte capitale, a titolo di contributo per lo sviluppo degli investimenti relativo agli anni 1999 e 2002, di cui è già stata disposta l'erogazione agli enti destinatari.
In particolare per la provincia di Alessandria, i competenti uffici del Ministero dell'interno, hanno richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze la reiscrizione in bilancio di residui perenti per la somma di euro 18.647.916,19.
Nel corso del 2008, in considerazione della disponibilità del fondo di riserva di parte corrente, alla provincia di Alessandria è stata destinata la somma di euro 7.518.616,93.
Nel corso del 2009 sono stati erogati gli importi spettanti a titolo di contributo per lo sviluppo investimenti degli anni 1999 e 2002, pari rispettivamente ad euro 50.264,14 e 388.359,65.
Per i restanti euro 10.690.675,45, è stata riproposta nuovamente, al competente Ministero dell'economia e delle finanze, la reiscrizione in bilancio.
Il Ministero dell'economia e delle finanze ha comunicato che la reiscrizione in bilancio di somme derivanti da residui passivi perenti, in favore della provincia di Alessandria, potranno essere accolte compatibilmente con le esigenze di tutte le Amministrazioni, valutate nel loro complesso e nei limiti delle disponibilità dell'apposito fondo speciale di cui all'articolo 27, comma 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

MANCUSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 1° luglio 2010 i veicoli che entrano o escono dalla barriera autostradale di Mercato San Severino dell'A30 e dal casello di Avellino dell'A16 pagano un sovrapprezzo sul pedaggio autostradale, nel presupposto che il raccordo Salerno-Avellino sia un raccordo autostradale dell'ANAS (come, ad esempio, il raccordo autostradale Sicignano-Potenza), collegato ad un'autostrada con pagamento di pedaggio, quale l'A30 e l'A16;
il raccordo Salerno-Avellino, cui è stato assegnato il numero RA02, ha la segnaletica stradale con sfondo verde, prescritta per legge (codice della strada) per

le autostrade ed i raccordi autostradali, mentre il decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 461 lo include tra la rete stradale ordinaria di interesse nazionale, in cui la segnaletica stradale è con sfondo blu. L'ANAS, proprietaria e gestore del raccordo SA-AV, lo include nella viabilità ordinaria. Tanto è vero ciò che nella Convenzione, firmata pochi giorni fa, tra il Ministero dell'interno (dipartimento della pubblica sicurezza) ed ANAS, quale gestore di autostrade e raccordi autostradali, sui quali ha la vigilanza stradale esclusiva la polizia stradale, non è compreso il raccordo Salerno-Avellino, mentre sono presenti l'autostrada SA-RC e il raccordo Sicignano-Potenza -:
se il Governo intenda intervenire per porre fine ad un esborso di denaro non dovuto da parte di cittadini, che credono di percorrere un tratto autostradale che, in realtà, è una strada ordinaria e che inoltre subiscono anche un danno economico quando pagano un sovrapprezzo, compreso nel pedaggio autostradale, entrando o uscendo dalla barriera di Mercato S. Severino dell'A30 e dal Casello di Avellino Est dell'A16.
(4-08273)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Anas, in attuazione delle disposizioni normative di cui al decreto-legge n. 78 del 2010, convertito con modifiche dalla legge n. 122 del 2010, ha applicato dal 1o luglio 2010 le maggiorazioni tariffarie, previste dall'articolo 15, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio, interconnesse con la rete autostradale Anas, individuata come da allegato A) nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2010.
Per l'annullamento di detto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di individuazione delle stazioni di esazione sono stati proposti ricorsi presso i competenti tribunali amministrativi regionali da parte di alcune province, comuni, regioni nonché dal movimento per la difesa del cittadino.
L'applicazione della maggiorazione tariffaria è stata sospesa a partire dal 4 agosto 2010 per i transiti a mezzo di
telepass e dal 5 agosto per i transiti regolati con altri sistemi di pagamento.
Ciò in esecuzione delle ordinanze cautelari del Tar Lazio e Piemonte. La fase cautelare si è quindi conclusa con la pronuncia in secondo grado del Consiglio di Stato, che ha respinto l'appello presentato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dall'Anas, per l'annullamento dell'ordinanza del Tar Lazio, confermando la sospensione disposta in 1o grado, limitatamente per le province di Roma, Rieti e Pescara.
I limiti nell'ambito territoriale della sospensione, disposta dal Consiglio di Stato sono stati, poi, superati dall'accoglimento di un nuovo ricorso contro l'applicazione della maggiorazione tariffaria, proposta dal movimento difesa del cittadino al Tar Lazio, che in data 4 settembre 2010 ha sospeso l'applicazione del provvedimento in ambito nazionale.
Per quanto attiene i rimborsi richiesti dagli utenti utilizzatori delle autostrade a pedaggio dal 1o luglio al 5 agosto, Anas ha rilevato che la giustizia amministrativa non ha ancora deciso sul merito del provvedimento e pertanto solo dopo il pronunciamento definitivo degli organi giudiziari si procederà a detto rimborso.
Il decreto-legge n. 125 del 2010, convertito dalla legge 1o ottobre 2010, n. 163, ha, tra l'altro, stabilito la data del 30 aprile 2011 perché Anas applichi il pedaggio sulle autostrade e raccordi autostradali in gestione diretta.
Alla luce dell'articolo 15, comma 1, della citata legge n. 122 del 2010 e in attesa che vengano con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabiliti i criteri e le modalità relative all'applicazione del pedaggio nonché l'elenco delle tratte autostradali interessate a tale applicazione, Anas ha pubblicato il bando di gara per la fornitura e messa in opera di un sistema di esazione senza barriere sulle autostrade e raccordi autostradali, che permetta di evitare code e disagi agli utenti, attraverso il pagamento diretto del pedaggio, con un sistema di

telerilevazione a distanza, basato sulla effettiva percorrenza chilometrica delle tratte.
Tuttavia, l'introduzione degli aumenti in questione, che potranno consentire ad Anas di disporre della necessaria autonomia finanziaria per gli indispensabili interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla viabilità statale, sarà commisurata attraverso misure, ad oggi in fase di studio, volte a contenere l'impatto su di alcune particolari fasce di utenza quali, ad esempio, il traffico pendolare.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

GIORGIO MERLO e ROSSOMANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che individua nei caselli autostradali di Bruere, Caselle e Settimo i luoghi dove aumentare il pedaggio di 20 centesimi è, a giudizio degli interroganti, incomprensibile, carico di incognite e profondamente dannoso per i cittadini;
un pedaggio che l'Anas può far applicare dall'Ativa a partire dal 1° luglio 2010 e che punta a fare cassa anche con i raccordi autostradali gestiti direttamente dall'Anas;
la provincia di Torino ha già calcolato che l'aumento porterà almeno 5 milioni di euro in più nella casse dell'Ativa, mentre provocherà forti aumenti di traffico assolutamente imprevisti sulle arterie provinciali dei dintorni;
il rincaro delle tangenziale deciso dal Governo e concesso all'Anas in attesa che si realizzi una barriera a pagamento sulla superstrada di Caselle verso l'aeroporto torinese è, ad avviso degli interroganti, del tutto privo di fondamento alla luce del fatto che il sistema della tangenziale di Torino è aperto. Motivo per cui il balzello non ricadrà affatto su chi si reca a Caselle, ma prevalentemente sui cittadini che ogni giorno viaggiano da e per Torino dalla zona Ovest e dalla valle di Susa per andare a lavorare, per raggiungere gli ospedali e le scuole;
appare agli interroganti inopportuno aumentare il pedaggio solo su questi 3 caselli, escludendo gli altri, una scelta discriminante e del tutto fuori luogo che può mettere ulteriormente in ginocchio la già fragile economia delle famiglie torinesi in un periodo di forte crisi -:
quali siano le motivazioni politiche e tecniche di questa decisione del Governo.
(4-07884)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Anas, in attuazione delle disposizioni normative di cui al decreto-legge n. 78 del 2010, convertito con modifiche dalla legge n. 122 del 2010, ha applicato dal 1o luglio 2010 le maggiorazioni tariffarie, previste dall'articolo 15, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio, interconnesse con la rete autostradale Anas, individuata come da allegato A) nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2010.
Per l'annullamento di detto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di individuazione delle stazioni di esazione sono stati proposti ricorsi presso i competenti tribunali amministrativi regionali da parte di alcune province, comuni, regioni nonché dal movimento per la difesa del cittadino.
L'applicazione della maggiorazione tariffaria è stata sospesa a partire dal 4 agosto 2010, per i transiti a mezzo di telepass e dal 5 agosto per i transiti regolati con altri sistemi di pagamento.
Ciò in esecuzione delle ordinanze cautelari del Tar Lazio e Piemonte. La fase cautelare si è quindi conclusa con la pronuncia in secondo grado del Consiglio di Stato, che ha respinto l'appello presentato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dall'Anas, per l'annullamento dell'ordinanza del Tar Lazio, confermando la sospensione

disposta in 1o grado, limitatamente per le province di Roma, Rieti e Pescara.
I limiti nell'ambito territoriale della sospensione, disposta dal Consiglio di Stato sono stati, poi, superati dall'accoglimento di un nuovo ricorso contro l'applicazione della maggiorazione tariffaria, proposta dal movimento difesa del cittadino al Tar Lazio, che in data 4 settembre 2010 ha sospeso l'applicazione del provvedimento in ambito nazionale.
Per quanto attiene i rimborsi richiesti dagli utenti utilizzatori delle autostrade a pedaggio dal 1o luglio al 5 agosto, Anas ha rilevato che la giustizia amministrativa non ha ancora deciso sul merito del provvedimento e pertanto solo dopo il pronunciamento definitivo degli organi giudiziari si procederà a detto rimborso.
Il decreto-legge n. 125 del 2010, convertito dalla legge 1o ottobre 2010, n. 163, ha, tra l'altro, stabilito la data del 30 aprile 2011 perché Anas applichi il pedaggio sulle autostrade e raccordi autostradali in gestione diretta.
Alla luce dell'articolo 15, comma 1, della citata legge n. 122 del 2010 e in attesa che vengano con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabiliti i criteri e le modalità relative all'applicazione del pedaggio nonché l'elenco delle tratte autostradali interessate a tale applicazione, Anas ha pubblicato il bando di gara per la fornitura e messa in opera di un sistema di esazione senza barriere sulle autostrade e raccordi autostradali, che permetta di evitare code e disagi agli utenti, attraverso il pagamento diretto del pedaggio, con un sistema di telerilevazione a distanza, basato sulla effettiva percorrenza chilometrica delle tratte.
Tuttavia, l'introduzione degli aumenti in questione, che potranno consentire ad Anas di disporre della necessaria autonomia finanziaria per gli indispensabili interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla viabilità statale, sarà commisurata attraverso misure, ad oggi in fase di studio, volte a contenere l'impatto su di alcune particolari fasce di utenza quali, ad esempio, il traffico pendolare.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

RICARDO ANTONIO MERLO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 7 febbraio 2010 mentre si trovava in vacanza presso i suoi familiari a Ciudas Ojeda, la terza città più grande dello stato di Zulia, Francesco Giunta, 22 anni, cittadino italiano è stato sequestrato da quattro uomini armati;
questo sequestro è solo l'ultimo che va a sommarsi alla lunga serie di analoghi delitti - sembra centinaia all'anno - registrati a carico di cittadini italiani residenti in Venezuela, noti anche come sequestri lampo, alcuni dei quali, purtroppo, risoltisi drammaticamente con la morte violenta del sequestrato;
i ripetuti incontri istituzionali tra autorità italiane e venezuelane, realizzati nell'ottica del rilancio delle relazioni bilaterali, non lasciano intravedere alcun sostanziale intervento risolutivo delle problematiche con le quali è chiamata a confrontarsi la collettività italiana residente in Venezuela, in particolare sotto il profilo della sicurezza -:
date le dimensioni assunte dal fenomeno dei sequestri, quali provvedimenti il Ministro interrogato stia, oggi, mettendo in atto per monitorare che le azioni delle autorità venezuelane, volte a proteggere la collettività italiana, ivi residente, siano adeguate, e che quelle dirette ad assicurare alla giustizia i responsabili dei sequestri stessi, siano svolte con la necessaria accuratezza;
se non ritenga utile dover intervenire presso le autorità venezuelane per chiedere che per la questione dei sequestri possa esserci una sorta di collaborazione tra Venezuela e Italia, eventualmente anche con la costituzione di una task force nazionale, costituita da rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell'ordine, da inviare in missione in Venezuela, con lo scopo di:
a) promuovere quegli interventi normativi (intercettazioni, pene severe per i mediatori e gli omertosi e anche eventuale

blocco dei beni) che in Italia permisero di stroncare un fenomeno che per alcuni anni è stato devastante;
b) stare vicino alle famiglie vittime di questi delitti per dimostrare che l'Italia non si ricorda degli emigrati soltanto nelle cerimonie ufficiali (come ad esempio per il Columbus Day) ma è presente soprattutto nei momenti di difficoltà.
(4-06276)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto di sindacato ispettivo si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il 7 febbraio 2010, alle ore 21.00 locali circa, il signor Francesco Giunta e la sua fidanzata la signorina Karina Rojas Rodriguez, cittadina venezuelana, stavano rientrando presso l'abitazione di quest'ultima nella città di Ciudad Ojeda. Dopo aver parcheggiato la
Chevrolet Silverado di proprietà del Giunta, venivano avvicinati da due uomini armati di pistola che, agendo a volto scoperto, costringevano Francesco Giunta a salire a bordo di una Yunday Accent colore rosso-bordeaux (poche le lettere della targa rilevate), dandosi alla fuga.
Già dal giorno successivo i sequestratori stabilivano un contatto con il signor Franco Giunta, padre della vittima, su un'utenza mobile venezuelana che questi manteneva attiva in Italia, rivendicando il rapimento. Dopo alcuni giorni, veniva contattata anche la signora Giuseppina Giunta, zia di Francesco Giunta, residente a Ciudad Ojeda.
In Venezuela il sequestro è stato denunciato presso il
Cuerpo de investigaciones cientificas penales y criminalisticas di Ciudad Ojeda. In Italia, la denuncia del padre della vittima al Comando stazione Carabinieri di Fondachelli Valdina (Messina), ha portato la direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica presso tribunale di Messina ad aprire un procedimento penale a carico di ignoti, delegando le indagini del caso agli ufficiali di Polizia giudiziaria del locale Comando provinciale Carabinieri. Nelle ricerche sono state coinvolte anche l'Interpol e le Forze di Polizia venezuelane.
La Farnesina da tempo finanzia la missione di un esperto antisequestri a Caracas (si alternano nel ruolo agenti dell'arma dei carabinieri e della guardia di finanza), incaricato di indagare sui rapimenti di cittadini italiani che si registrano purtroppo con cadenza periodica da diversi anni in Venezuela. Nel seguire l'evolvere della vicenda il Ministero degli affari esteri ha assicurato un costante contatto con i familiari in Italia di Francesco Giunta.
A seguito di un articolato lavoro in stretto raccordo con gli interlocutori venezuelani, il 25 febbraio 2010 Francesco Giunta veniva rilasciato in buone condizioni psicofisiche, nonostante alcuni problemi di salute già noti.
La sua famiglia ha ringraziato la Farnesina, l'esperto antisequestri a Caracas e l'Arma dei Carabinieri per il sostegno ricevuto e l'impegno profuso per la soluzione del caso.
Circa la possibilità di promuovere interventi normativi utili a stroncare il fenomeno dei sequestri in Venezuela, proprio gli esperti anti-sequestro del Ministero dell'interno, che si sono avvicendati a Caracas fin dal 2004, hanno fornito continue consulenze al Governo del Venezuela. Queste sono infine confluite in una legge approvata dal Parlamento venezuelano nel 2009 e di cui si attendono ora gli effetti. Nel corso del 2008 e del 2009, inoltre, l'Unità di crisi della Farnesina ha finanziato due corsi di formazione per esperti anti-sequestro in Venezuela, tenuti da istruttori del nostro Ministero dell'interno, volti ad innalzare le modalità operative delle forze di polizia venezuelane, mettendo a disposizione l'esperienza italiana.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

MIGLIORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le difficoltà nel settore agricolo si trascinano da anni e hanno visto un ulteriore peggioramento a causa della presente

crisi economica internazionale, tanto che il Governo ha già dovuto mettere a disposizione del medesimo risorse di sostegno;
l'Italia è nazione leader del comparto, e in particolare nel settore florovivaistico, che costituisce una cospicua fetta del Prodotto interno lordo di molte regioni, come per esempio la Toscana, dove l'operosità di queste imprese determina una notevole ricaduta anche di carattere occupazionale;
la competitività delle imprese florovivaistiche italiane vede una crescente difficoltà nell'affermarsi, dovuta ad una disparità di spese rispetto ai competitor comunitari, che godono di un costo dell'energia inferiore e di agevolazioni per le stesse fonti di energia, nonché di quelli extracomunitari, che oltre ad essere avvantaggiati da climi più favorevoli, non debbono sottostare ad obblighi e norme ambientali e sulla manodopera;
il continuo aumento dei costi, e in particolare del prezzo del gasolio per riscaldamento delle serre, è arrivato a livelli insostenibili e ha messo in allarme le associazioni agricole, che chiedono il ripristino dell'esenzione dall'accisa sul combustibile destinato a tale finalità -:
quali iniziative urgenti si intendano attuare, affinché non sia ulteriormente pregiudicato lo stato finanziario (e di conseguenza occupazionale) delle aziende del settore florovivaistico, e perché ne sia garantita la sopravvivenza.
(4-07324)

Risposta. - L'interrogazione in esame riguarda il settore florovivaistico la cui importanza è ben nota all'amministrazione da me rappresentata, sia sotto l'aspetto economico e sociale (in considerazione del numero di occupati e delle attività indotte), sia perché caratterizzato da peculiarità pedoclimatiche delle specie interessate, dalla notevole variabilità delle tipologie produttive e dalle molteplici destinazioni finali che possono dare origine a una domanda di mercato particolarmente complessa e diversificata.
Infatti il settore comprende oltre 2.000 specie che appartengono a moltissime famiglie botaniche, annuali, biennali, poliennali, erbacee, arbustive o arboree, interessando sia il settore della floricoltura che quello del vivaismo.
Tuttavia, nonostante la grave congiuntura economico-commerciale che stanno attraversando le aziende italiane, e l'affacciarsi di nuovi paesi estremamente competitivi sul mercato mondiale, il settore manifesta comunque una notevole dinamicità al suo interno, grazie alla variabilità di specie coltivate ed alle tipologie produttive sul territorio. Questa dinamicità dimostra che alla base c'è una forte capacità imprenditoriale che permette di superare sia i notevoli ostacoli strutturali sia la mancanza di un'organizzazione comune di mercato capace di dare adeguate garanzie a livello normativo.
Alla luce di tali considerazioni è stato attivato il tavolo di filiera del settore (già istituito con decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2005) al fine di realizzare un «piano di settore 2010/2012», condiviso da tutte le componenti della filiera, recante proposte operative, alcune sicuramente innovative, da affrontare nel prossimo triennio.
Al piano di settore per il periodo 2010/2012 (comprensivo di un allegato tecnico), approvato il 29 aprile 2010 dalla Conferenza permanente Stato-regioni, è stata attribuita una dotazione finanziaria di circa 2 milioni di euro. Esso include un'analisi dettagliata della situazione attuale e delle problematiche in atto, dei suoi punti di forza e di debolezza, nonché gli interventi finalizzati al potenziamento economico e produttivo del settore (che, è bene ricordarlo, risulta uno dei più forti della nostra economia) al fine di estenderne la competitività sui mercati comunitari e internazionali.
Ovviamente, dovranno poi essere le regioni a livello locale, nell'ambito dei rispettivi piani di sviluppo regionale, ad investire ulteriori fondi per realizzare e completare sul territorio le azioni proposte congiuntamente e, comunque, cercare di raggiungere

gli obiettivi prioritari in funzione della realtà e delle peculiarità regionali del settore.
Tra gli «obiettivi primari» del piano ve ne sono alcuni che, probabilmente, caratterizzeranno il settore nei prossimi anni. Mi riferisco alle «fonti energetiche rinnovabili» che, nel quadro socio-economico comunitario e mondiale, hanno acquisito particolare importanza, viste le ripercussioni sull'ambiente ed i cambiamenti climatici connessi; alla tematica del «verde pubblico, privato e industriale, urbano e periurbano», con le implicazioni sulla qualità della vita e al fenomeno della «delocalizzazione produttiva», soprattutto nel continente africano, che è talmente consistente da rappresentare la ragione prevalente di questo aumento progressivo dell'
import.
Al riguardo, faccio presente che alcune grandi aziende europee, spinte soprattutto dal basso costo della manodopera, hanno avviato produzioni intensive nei Paesi in via di sviluppo determinando, in tal modo, gli ultimi pesanti squilibri tra domanda ed offerta, e il conseguente crollo dei prezzi, nell'ambito del mercato comunitario.
È evidente che la crisi del settore floricolo europeo, negli ultimi due anni, è stata esacerbata anche dalla crisi economica generale poiché, all'aumento dell'
import, si è aggiunta una progressiva riduzione dei consumi.
Ciò nonostante, la complessità del problema deve sicuramente essere affrontata con molteplici strumenti che insieme concorrano a facilitare una ripresa del settore, garantendone la sopravvivenza. Quelli che ritengo prioritari, oltre ad una revisione delle politiche comunitarie (che oggi prevedono facilitazioni e sostegni per le aziende che investono fuori dal mercato europeo) riguardano l'inserimento, nell'ambito delle politiche della politica agricola comune
post 2013, di strumenti di sostegno al settore florovivaistico e una revisione della normativa comunitaria, con particolare riferimento alla possibilità di concedere agevolazioni sull'accisa gasolio che, in Italia, negli ultimi anni, hanno avuto un ruolo importante di sostegno per i produttori florovivaistici attraverso uno specifico intervento da parte del Governo.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.>

MONTAGNOLI e CROSIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le associazioni dell'autotrasporto hanno sottoscritto, prima della pausa estiva, un intesa con il Governo che prevedeva la messa a disposizione delle risorse necessarie ad acconsentire, entro il mese di ottobre 2009, la riduzione dei pedaggi autostradali per un importo pari a 60 milioni di euro;
le associazioni di fronte ai silenzi del Governo si sono viste costrette alla proclamazione del fermo dei servizi che si sarebbe dovuto effettuare a partire dal 9 dicembre 2009;
il primo di dicembre, al termine dell'incontro convocato dal Ministro interrogato, l'azione di fermo è stata sospesa con la sottoscrizione di un protocollo di intesa che definiva precisi impegni da parte del Governo;
tra questi la garanzia che le imprese di autotrasporto avrebbero potuto utilizzare, entro il 31 dicembre 2009, i 60 milioni concordati per le riduzioni dei pedaggi autostradali;
con una e-mail del 4 dicembre 2009 Invitalia dava notizia dell'avvenuto storno della somma suddetta, attraverso bonifico avente valuta 7 dicembre, a favore del capitolo n. 2368 del bilancio dello Stato;
il 17 dicembre 2009, durante un incontro avuto presso il dicastero delle infrastrutture e dei trasporti su sollecitazione delle associazioni il rappresentante del Governo confermava che il termine del 31 dicembre sarebbe stato rispettato anche perché la procedura era in stato avanzato;
nonostante le assicurazioni fornite, solo il 18 dicembre 2009 l'Albo veniva

informato della comunicazione del 4 dicembre di Invitalia;
il 22 dicembre 2009 lo stesso Albo, anche su sollecitazione delle associazioni di categoria che avevano ricevuto l'indicazione a procedere in tal senso dai rappresentanti del Ministero nel corso dell'incontro del giorno 17 dicembre predisponeva una nota per il Ministro interrogato con la quale si formulava la proposta di riassegnazione dei fondi;
il 7 gennaio 2010 l'Albo, con ulteriore nota, rappresentava nuovamente al Ministro interrogato la necessità di chiedere al Ministero competente la riassegnazione dei fondi;
solo l'8 gennaio 2010, nonostante le assicurazioni fornite, veniva sottoposta alla firma del Ministro la richiesta di riassegnazione;
le imprese di autotrasporto, che avevano fatto affidamento sugli impegni assunti, potranno usufruire della riduzione forse alla fine di gennaio 2010 -:
se il Ministro interrogato possa indicare tempi certi per la riassegnazione dei fondi al fine di sostenere un comparto che ha dovuto sopportare i pesanti effetti della crisi economica che ha colpito il Paese.
(4-05739)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Al fine di dare attuazione al sistema di riduzione compensata dei pedaggi autostradali previsto dall'articolo 2, comma 3, del decreto-legge 28 dicembre 1998, n. 451, convertito in legge con modificazioni dalla legge 26 febbraio 1999, n. 40, nonché in attuazione dell'articolo 17 comma 35, del decreto-legge n. 78 del 2009 convertito dalla legge n. 102 del 2009, per la prosecuzione delle previste misure sono stati assegnati ulteriori fondi per euro 60.000.000,00, riassegnati al pertinente capitolo di bilancio 1330.
In virtù dell'accordo sottoscritto in data 1o dicembre 2009 tra il Governo e le associazioni di categoria degli autotrasportatori, i predetti ulteriori fondi assegnati sono stati destinati ad integrare le riduzioni dei pedaggi relativi all'anno 2007.
A seguito di tale ulteriore assegnazione di fondi si è reso necessario l'aggiornamento delle percentuali indicate nella delibera n. 38 del 2008 del comitato centrale dell'albo degli autotrasportatori, nel rispetto delle modalità disposte dal punto 8 della delibera n. 9 del 2008 del medesimo ente.
Pertanto, all'esito di detto aggiornamento, l'importo sufficiente da utilizzare ad integrale soddisfazione della percentuale suindicata è stato quantificato in euro 58.022.699,43.
Con successiva delibera n. 3 del 2010 si è provveduto, quindi, a eseguire l'aggiornamento e la rideterminazione delle percentuali di riduzione indicate nella delibera n. 38 del 2008, ad applicare le ulteriori deduzioni da erogare ai soggetti elencati nel relativo allegato, nonché ad autorizzare l'impegno della somma complessiva di euro 58.022.699,43 dello stato di previsione della spesa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2010.
Conseguentemente, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto n. 310/ATM 245 del 29 gennaio 2010 ha autorizzato l'impegno e il pagamento della somma di euro 57.757.396,43 sul capitolo 1330 P.G.1 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'esercizio finanziario 2010, a favore di Autostrade per l'Italia spa che gestisce il sistema di pagamento differito dei pedaggi sulle tratte autostradali.
Nel contempo, con il medesimo decreto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha autorizzato l'impegno della somma complessiva di euro 265.303,00 sul medesimo, capitolo 1330 P.G.1 a favore di Autostrade per l'Italia spa/agenzia delle entrate per i pagamenti delle somme dovute ai beneficiari inadempienti.
Infine, l'ufficio centrale di bilancio con atto del 23 febbraio 2010 ha definitivamente emesso a favore di Autostrade per l'Italia spa l'ordine di accreditamento delle suddette somme relative alla riduzione

compensata dei pedaggi autostradali per i transiti effettuati nell'anno 2007.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il primo turno dell'ultima competizione elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Lamezia Terme ha reso necessario in alcuni casi l'intervento della polizia di Stato;
presso il seggio del quartiere Scinà è stato individuato un elettore nel mentre fotografava la scheda elettorale già votata;
nel quartiere Bella sono stati sorpresi davanti al seggio due giovani con in mano i fac-simili che indicavano un candidato sindaco ed un candidato consigliere della stessa lista collegata al sindaco;
in altri seggi alcuni elettori non sono riusciti a votare perché i loro nomi non risultavano più negli elenchi di quella sezione ed erano stati trasferiti senza previa comunicazione agli stessi da parte del comune;
nella giornata di lunedì una persona, già nota alle Forze dell'ordine, è stata tratta in arresto perché individuata con tre schede all'uscita di un seggio nel quale era entrata con due schede;
tutte le citate anomalie, registrate durante il primo turno elettorale a Lamezia Terme, sono state prontamente denunziate, ma, ad oggi, non si conosce se le stesse anomalie possono essersi registrate anche in altri seggi e se pertanto le stesse hanno vincolato le elettrici e gli elettori della città;
durante la campagna elettorale nella città di Lamezia Terme sono stati attuati numerosi episodi di intimidazione contro esponenti politici locali;
la città di Lamezia Terme è già stata investita, per ben due volte, dallo scioglimento del locale civico consesso per infiltrazione mafiosa -:
se il Ministro abbia posto in essere o intenda porre in essere ogni iniziativa per accertare se le anomalie registrate durante il primo turno elettorale nella città di Lamezia Terme possano avere inficiato il risultato dello stesso;
se non ritenga, altresì, necessario ed urgente accertare se tra i candidati alla competizione elettorale in questione vi siano stati elementi che risultino giudiziariamente legati alle cosche locali della 'ndrangheta.
(4-07211)

Risposta. - In merito alle presunte irregolarità che avrebbero avuto luogo durante le ultime elezioni amministrative del 2010 nella città di Lamezia Terme (Catanzaro), si evidenzia, innanzitutto, che, in occasione di ogni consultazione elettorale - al fine di assicurare la trasparenza dello svolgimento delle operazioni di votazione e di scrutinio - la normativa elettorale prevede, in capo ai dirigenti delle liste, la facoltà di designare, presso ciascun ufficio di sezione (nonché presso ciascun ufficio preposto alla proclamazione dei risultati), due rappresentanti di lista i quali, fra l'altro, possono assistere a tutte le operazioni dell'ufficio elettorale e far inserire a verbale eventuali dichiarazioni concernenti le operazioni stesse.
Le operazioni svolte in ciascuna fase del procedimento elettorale non sono sindacabili in via amministrativa da parte del Ministero dell'interno.
Invero, il potere di controllo sul corretto svolgimento delle operazioni elettorali viene esercitato attraverso i tradizionali mezzi di tutela previsti dall'ordinamento, da esperire in sede giurisdizionale, mediante ricorso ai sensi dell'articolo 83/11 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570.
Eventuali indagini di carattere penale sui fatti riportati nell'atto di sindacato ispettivo sono di competenza dell'autorità giudiziaria.
In ogni caso, dagli accertamenti fin qui svolti, non risultano elette nell'attuale Consiglio

comunale persone con pendenze in contrasto con quanto sancito dalla vigente normativa (articolo 59 e seguenti del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267).
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

NIRENSTEIN, ORSINI, VERNETTI, RENATO FARINA, PIANETTA, FERRARI e CORSINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta da notizie di stampa che le catene di supermercati COOP e CONAD avrebbero deciso di escludere dai loro scaffali le merci prodotte in Israele;
tale scelta si basa su un pregiudizio ideologico verso lo stato di Israele uno stato amico ed alleato dell'Italia, una delle poche democrazie compiute del medio oriente;
questi atteggiamenti ricordano in modo inquietante il boicottaggio dei negozi ebraici posto in atto da alcune dittature negli anni '30 in Europa -:
se il Governo sia informato di quanto esposto e intenda fornire ulteriori elementi in merito;
se non ritenga il Governo opportuno - pur nel rispetto della libertà di impresa doveroso in una nazione ad economia di mercato - prendere posizione in ordine a tale scelta, che fra l'altro penalizza gravemente i consumatori italiani;
se non ritenga il Governo di ravvisare in quanto esposto una violazione di norme contro le discriminazioni razziali, politiche o religiose previste dal nostro ordinamento.
(4-07373)

Risposta. - Mi riferisco all'interrogazione in esame concernente l'esclusione della vendita di alcune merci prodotte in Israele da catene di supermercati come la Coop e la Conad.
In ordine a quanto segnalato dall'interrogante, secondo il quale le catene di supermercati Conad e Coop avrebbero deciso di escludere dalla vendita molte merci, specie di carattere agroalimentare, prodotte in Israele, rappresento che l'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, operante presso il dipartimento per le pari opportunità, ha provveduto ad avviare un'istruttoria volta a ricostruire le circostanze di fatto del caso, accertando che il tentativo di danneggiare prodotti ortofrutticoli israeliani provenienti dai territori palestinesi occupati risale all'ottobre 2009 ed è riconducibile all'iniziativa di alcune associazioni (Attac, donne in nero, federazione della sinistra, forum Palestina,
pax Christi Italia, un ponte per, ebrei contro l'occupazione) che, dando vita ad una rete denominata «Stop-Agrexo» ha avviato incontri in tutta Italia per promuovere l'interruzione della commercializzazione di tali prodotti.
Si precisa a riguardo che, secondo quanto riferito dall'Unar, la Agrexo è una multinazionale che esporta in tutto il mondo prodotti alimentari coltivati nei territori occupati da Israele e che vengono commercializzati con l'etichetta «made in Israel».
Dal gennaio 2010 le attività della rete «Stop-Agrexo» (lettere, segnalazioni,
sit-in nei supermercati) hanno assunto sempre maggiore visibilità e capillarità e sono state rivolte anche ad importanti realtà commerciali della distribuzione dei prodotti agroalimentari come Coop e Conad.
Alla fine del maggio 2010 il caso ha assunto rilevanza mediatica a seguito della forte presa di posizione sia di singoli che di associazioni di consumatori nei confronti delle due aziende.
La Coop, interpellata a riguardo dal Ministero degli affari esteri, ha riferito di essersi rivolta all'importatore israeliano Agrexo per ottenere una migliore identificazione dell'origine dei prodotti intendendo avvalersi di filiere produttive che offrano garanzie di tracciabilità del prodotto. L'azienda israeliana ha precisato che circa il 99,5 per cento del prodotto agroalimentare

israeliano venduto in Italia proviene da Israele, mentre solo il restante 0,4 per cento proverrebbe da stabilimenti produttivi siti nei territori palestinesi. A quest'ultima categoria di prodotti, in presenza di documenti di accompagnamento chiaramente comprovanti la loro produzione all'interno di insediamenti in Cisgiordania, viene quindi applicata la sospensione delle forniture da parte di Coop.
Quanto a Conad, essa ha specificato che nessun punto vendita della rete ha attuato misure restrittive su prodotti provenienti da Israele e che l'interscambio con tale Paese ha avuto un aumento dall'inizio dell'anno.
Quanto alla problematica del boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dai territori attuata dal governo dell'autorità nazionale palestinese, il Ministero degli affari esteri ha riferito di avere chiesto un ripensamento, sia perché l'Italia è contraria a qualunque boicottaggio di Israele e dei prodotti israeliani, sia perché ciò non agevola il ristabilimento di un clima di fiducia reciproca fra le parti idoneo alla prosecuzione dei negoziati di pace faticosamente riavviati.

Il Ministro per le pari opportunità: Maria Rosaria Carfagna.

OLIVERIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Nocera Terinese, antico centro della provincia di Catanzaro di circa 5.000 abitanti, è una importante meta turistica che può vantare antiche e ricche di tradizioni e una straordinaria bellezza del mare e delle sue spiagge;
il Comune è retto da una Giunta da quasi 7 anni che non dialoga con le forze dell'opposizione che da tempo chiedono, tra l'altro, un maggiore coinvolgimento dei cittadini alla vita amministrativa comunale, una gestione più trasparente delle risorse finanziarie ed il pieno rispetto della normativa vigente (nemmeno le ordinanze della giustizia amministrativa vengono applicate);
stenta a partire la salvaguardia ambientale della costa di Villaggio del Golfo, i cui lavori, per un importo di un milione e mezzo di euro sono a carico della regione Calabria e la cui gestione è passata al comune; tali lavori rischiano di impantanarsi a causa di contrasti tra impresa e direzione dei lavori e oggi sembrano non avere alcuno sbocco operativo, anzi appare fondata la preoccupazione di molti cittadini che vivono nel timore che i fondi possano essere destinati ad altre finalità;
la situazione ambientale ultimamente si è aggravata per il verificarsi di una ulteriore mareggiata che ha danneggiato sia le strutture del Villaggio che le stesse abitazioni fronte mare, causando l'ennesima protesta dei cittadini che sono proprietari delle abitazioni;
a Nocera Terinese è urgente una forte azione per contrastare l'erosione della costa e per difendere gli abitati prossimi al mare, ottenendo anche il miglioramento del paesaggio e dell'ambiente della fascia costiera;
i lavori del capannone ubicato a Fangiano (costati 1,5 milioni di euro) sono rimasti fermi, anche a causa dell'abbandono dell'impresa, e il comune è in procinto di rescindere il contratto, così come riportano i quotidiani locali Calabria Ora del 10 dicembre 2009 e Il Quotidiano del 9 dicembre 2009;
l'ordinanza del Tar Calabria sul Piano Spiaggia e del relativo bando per i chioschi non è stata ancora rispettata, ponendosi, dunque, un problema di conformità alle norme e alla giurisprudenza in un settore particolarmente strategico per il rilancio delle attività commerciali ed economiche;
la Corte dei Conti - sezione regionale di controllo per la Calabria - nella delibera adottata nell'adunanza del 28 aprile 2009, ha riscontrato l'esistenza di alcune criticità nell'attività del consiglio comunale relativamente alla tardiva approvazione del rendiconto 2007, all'assenza di un inventario aggiornato (l'ultimo aggiornamento

risale al 2000), al disavanzo di gestione di parte corrente, sebbene riequilibrato attraverso l'applicazione di entrare del titolo IV e plusvalenze da alienazioni, all'anticipazione di cassa non completamente estinta nel corso dell'esercizio, alla carente riscossione delle entrate per contributi permesso a costruire, sanzioni e recupero evasione tributaria, alle elevate partite residuali, anche remote, al mancato rispetto dei limiti in ordine alla spesa del personale sostenuta nel 2007, al conto del patrimonio che non rappresenta compiutamente le risultanze gestorie in ordine ai crediti, ai debiti di funzionamento e di finanziamento e ai conti d'ordine;
qualche settimana fa la regione Calabria ha nominato un commissario ad acta per il recupero di un debito contratto dall'amministrazione comunale relativamente alla gestione dei rifiuti (quasi euro 100.000);
utilizzando le procedure di riscossione coattive ai sensi del decreto legislativo del 26 febbraio 1999 il commissario ad acta, un funzionario della Corte dei Conti, dopo aver più volte intimato all'Amministrazione comunale il pagamento dei debiti arretrati ha in modo coattivo prelevato le somme dovute dal comune alla regione Calabria direttamente dalla tesoreria del comune attraverso una deliberazione ad hoc;
la situazione del comune di Nocera Terinese è decisamente delicata: è di pochi giorni infatti la notizia che l'Amministrazione ha perfino contratto un debito per l'erogazione dell'energia elettrica; si parla di un debito di 267.567,11 euro per fatture relative al 2008/09 e addirittura per alcune fatture (ad esempio la n. 20001431 del 6 agosto 2009) di 12.549,13 euro, nonché di un debito nei confronti di Lamezia Multiservizi di 600.000 euro per la raccolta rifiuti solidi urbani, nonostante i cittadini abbiano già pagato i relativi tributi;
la costruzione del nuovo cimitero che doveva essere terminato nel 2007 non è, ad oggi ancora ultimata; i cittadini hanno già pagato le loro quote ma non esiste ancora nessuna assegnazione dei loculi;
nel marzo del 2009, la Residenza Sanitaria Assistenziale in costruzione, finanziata con un mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, di oltre un milione di euro è stata sequestrata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, per gravi irregolarità nell'esecuzione dei lavori;
gli imprenditori titolari dell'impresa, il sindaco, alcuni amministratori e funzionari comunali risultano essere indagati per la vicenda, così come apparso dal sito «Nuova Cosenza.com» in data 17 marzo 2009. A tutti sono contestati i reati di abuso d'ufficio, corruzione e truffa aggravati dall'essere stati perpetrati, per agevolare una cosca mafiosa lametina;
con l'ultimo consiglio comunale con cui sono state approvate le linee guida del nuovo Piano strutturale comunale (PSC) è stata deliberata una massiccia possibilità di edificabilità per circa un milione di metri cubi, che andrebbero ad «invadere» una zona paesaggistica di notevole rilievo; tant'è vero che la minoranza ha abbandonato il consiglio, in quanto non è stata data alla stessa la possibilità di visionare le carte, prima del consiglio stesso;
i cittadini di Nocera Terinese hanno costituito un comitato per la raccolta di firme per chiedere l'intervento di una Commissione d'accesso per una maggiore trasparenza degli atti amministrativi, come riportano i giornali locali Calabria Ora e Il Quotidiano del 2 dicembre 2009 -:
se il Ministro interrogato intenda attivarsi nei tempi più utili affinché venga nominata la Commissione accesso sugli atti del Comune di Nocera Terinese per dare la possibilità a tutti i cittadini che lo hanno chiesto o che intendono chiederlo di acquisire ogni utile e consentita informazione;
se intenda, inoltre, il Ministro interrogato, alla luce delle informazioni che verranno acquisite attraverso gli organi dello Stato preposti, promuovere tutte le iniziative utili a ristabilire il rispetto della

normativa vigente e la trasparenza nella gestione amministrativa dal Comune di Nocera Terinese.
(4-05754)

Risposta. - In relazione alla situazione del comune di Nocera Terinese (Catanzaro), si rappresenta che l'ordinamento vigente non riserva allo Stato e, per esso, al Ministero dell'interno, alcun potere di sindacato sulla legittimità degli atti degli enti locali, se non nei limiti previsti dalla legge (articoli 141, 142 e 143 del testo unico degli enti locali).
Da quanto rappresentato dal Prefetto di Catanzaro - in merito alle pur complesse vicende amministrative alle quali fa riferimento l'interrogante nell'interrogazione in esame - non si rileva, al momento, la sussistenza dei presupposti per richiedere al Ministro la delega ad esercitare i poteri di accesso, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, come sostituito dall'articolo 2, comma 30, della legge n. 94 del 2009.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 20 aprile, la direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emanato un decreto che regolamenta la ripartizione delle quote di pesca del tonno rosso per la campagna 2010, con il quale, si stabilisce, in particolare, che il 50 per cento della quota assegnata al sistema «circuizione» - pari a 821,700 tonnellate - dovrà essere attribuito eccezionalmente al palangaro (397,0 tonnellate), alla tonnara fissa (248,8 tonnellate), alla pesca sportiva (94,70 tonnellate) ed alle quote di riserva (81,20 tonnellate), già assegnatari della loro quota ab origine;
nello stesso decreto si legge, inoltre, che il restante 50 per cento potrà essere ripartito, con successivo decreto direttoriale, in funzione dell'andamento della campagna di pesca 2010;
il criterio di ripartizione adottato nel citato decreto penalizza fortemente il sistema di pesca con licenza di «palangaro» che, pur rappresentando il tipico metodo di pesca degli operatori locali siciliani del settore, ad essa è consentita una quota accidentale assolutamente irrisoria di 750 chilogrammi;
tale situazione, aggiungendosi alla crisi economica in atto, mette in serio pericolo i livelli occupazionali del settore della pesca marittima, siciliana e castellese in particolare;
il sistema del palangaro, rappresenta una realtà lavorativa locale assolutamente da tutelare, che vede impegnati circa 200 pescatori marittimi professionali, e che in passato si è visto assegnare quote ad avviso dell'interrogante assolutamente arbitrarie, traendo da ciò un grave danno -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno e auspicabile un intervento ulteriore, al fine di ripristinare una situazione di maggiore equità, prevedendo l'assegnazione delle restanti quote in favore dei palangari.
(4-07417)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, occorre premettere che il Reg. (CE) n. 302/2009 obbliga gli Stati membri ad adottare misure necessarie per assicurare che lo sforzo di pesca della flotta autorizzata alla pesca del tonno rosso sia commisurato alle possibilità di cattura assegnate dall'Unione europea.
L'attribuzione delle quote di cattura, unitamente al dimensionamento delle flotte autorizzate, sono basati sui rigorosi parametri e/o criteri stabiliti in sede internazionale (Iccat) e comunitaria. Da ciò consegue che il numero complessivo (e la corrispondente stazza lorda totale) della unità da pesca autorizzate, con permesso speciale, alla cattura del tonno rosso non può assolutamente eccedere, per ciascun sistema di pesca (compreso i «palangari») i limiti fissati dall'articolo 5, paragrafo 2,

del Reg. CE n. 302/2009. Ciò significa che il numero delle unità autorizzate, per ciascun sistema di pesca (compreso i «palangari») non può essere aumentato rispetto alla campagna dell'anno precedente; anzi, in ossequio alle decisioni assunte nel corso dell'ultimo meeting dell'Iccat (formalizzate con Raccomandazione n. 2009-06), le parti contraenti (tra cui, l'Unione europea e, quindi, l'Italia) sono obbligate a pianificare un'ulteriore progressiva riduzione delle stesse (e, quindi, dello sforzo di pesca) nel prossimo triennio 2011-2013.
Alla luce di quanto sopra, qualsiasi provvedimento l'Italia intendesse adottare nel breve-medio termine per i fini sopra citati non può che essere in linea con le pertinenti disposizioni impartite a livello comunitario che, a loro volta, riflettono le decisioni assunte nell'ambito dei consessi internazionali (Iccat e Cites) di cui la stessa Unione (non i singoli Stati membri) è parte contraente.
Tutto ciò premesso, considerato che la quota assegnata all'Italia con il Reg. (CE) n. 23/2010 non avrebbe consentito ai soggetti autorizzati al sistema «circuizione» un profittevole svolgimento della campagna di pesca 2010 e che l'arresto temporaneo obbligatorio della pesca con il suddetto sistema avrebbe avuto esiti positivi ai fini della ricostituzione degli
stock di tonno rosso, ho ritenuto di disporre, con decreto ministeriale del 15 aprile 2010, l'arresto temporaneo della pesca del tonno rosso con il sistema «circuizione» prevedendo, al contempo, la corresponsione di un aiuto pubblico ai sensi del Reg. (CE) n. 1198/2006 del Consiglio.
Avendo peraltro previsto la modifica provvisoria delle quote già assegnate con il decreto ministeriale 22 marzo 2010, ho disposto (con decreto del 20 aprile 2010) la distribuzione del 50 per cento della quota a suo tempo assegnata al sistema «circuizione», tra gli altri sistemi autorizzati alla cattura della predetta specie. Per quanto riguarda il rimanente 50 per cento (pari a 821,7 tonnellate) assegnato
ab origine alla quota «circuizione», non sono state, al momento, assunte decisioni.
Con l'occasione, mi preme evidenziare che gli impegni internazionali già assunti, prevedono un'ulteriore riduzione dello sforzo di pesca in parola (anche con il sistema palangari).

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il consolato di Stoccarda serve una foltissima comunità di connazionali residenti nel territorio, e negli ultimi tempi numerosi cittadini utenti segnalano disagi che sembrano essere collegati a problemi di personale e carichi di lavoro degli uffici oberati di attività, con conseguenti difficoltà nella gestione delle pratiche e con frequenti complicazioni tecniche nella gestione delle pratiche più semplici;
i cittadini segnalano, inoltre, un calo del livello delle attività della sede e, in pari tempo, un crescente malcontento dei cittadini utenti a causa presumibilmente di una non adeguata organizzazione dei vari servizi offerti alla comunità, che provocherebbe disorientamento dell'utente medio alle prese con i problemi derivanti dal disinteresse della amministrazione verso le esigenze del pubblico;
non si riesce a comprendere per quali motivi sia stato soppresso il centralino, la cui utilità è di tutta evidenza, mentre invece bisogna rivolgersi direttamente all'ufficio competente tra mille difficoltà, e sempre che l'utente riesca ad individuare tale soggetto, sembra comunque impraticabile il dialogo e il reperimento di chiare informazioni senza un adeguato filtro, e non si riesce a capire a quale scopo sia stato creato il cosiddetto sportello accoglienza, che in teoria dovrebbe indirizzare i cittadini agli uffici competenti, ma che in effetti in pratica risulta essere solo un irragionevole dispendio

di mezzi e personale oltre che una ulteriore, inutile barriera burocratica per gli utenti;
i cittadini denunciano anche la soppressione dell'ufficio commerciale, sintomatica, a loro avviso, della scarsa attenzione verso settori importanti della società quali quelli imprenditoriali ed artigianali;
non si capisce perché gli uffici competenti per il rilascio del passaporto, a causa delle nuove procedure, debbano essere sovraccarichi di lavoro. In questo campo, si apprende che si è dovuto registrare una sorta di contingentamento, cioè la fissazione di un numero massimo giornaliero oltre il quale l'ufficio non fornisce i passaporti. Infatti, coloro che riescono a superare lo sportello accoglienza, e a fare poi la fila per il passaporto, corrono il rischio di arrivare quando l'ufficio non può più accettare richieste e di dovere, quindi, ritornare, da località di residenza anche assai distanti nel Baden-Württemberg, successivamente al Consolato per rifare le stesse file daccapo;
significativo sembra essere l'episodio del 2009 riguardante l'imposizione della tassa di 40 euro a carico degli studenti aspiranti alla partecipazione dei corsi di italiano, e nonostante la compatta ed unanime reazione indignata della comunità, nessuna istituzione sembra essere intervenuta o si sia preoccupata di rassicurare l'opinione pubblica su un tema cruciale quale è l'integrazione culturale nel Baden-Württemberg;
sia l'Ambasciata che il Ministero che sarebbero stati avvisati ed aggiornati sulla situazione degli uffici del Consolato e, pur tuttavia, ad oggi non hanno fornito nessuna spiegazione a quanto denunciato;
tutto ciò va evidentemente a discapito del pubblico interesse e del legittimo diritto di ognuno di usufruire di servizi amministrativi soddisfacenti, e fa registrare in tal modo un forte senso di irritazione inasprito dalla percezione/sensazione di abbandono di una attività di leale e forte vicinanza alle esigenze della nostra comunità, da cui nasce il disagio di chi deve lottare quotidianamente in un ambiente ostile e caratterizzato da un clima di incertezza tipico di questa fase di difficile crisi economica e che rischia di ledere le garanzie di uno dei servizi più importanti per i nostri connazionali oltre confine -:
quali iniziative intenda urgentemente promuovere il Ministro al fine di verificare se quanto denunciato dai cittadini in riferimento alla gestione, al funzionamento e al comportamento delle autorità consolari di Stoccarda corrisponda al vero e quali eventuali responsabilità ne deriverebbero;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di garantire una maggiore efficienza e affidabilità dei servizi prestati dal Consolato di Stoccarda ai numerosi cittadini italiani che risiedono nel territorio e che si sentono abbandonati e fortemente penalizzati in una situazione di grave crisi economica già di per sé problematica e penalizzante.
(4-08370)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il Consolato generale d'Italia in Stoccarda può contare su un organico che appare adeguato, pur a fronte delle dimensioni della collettività italiana residente nella circoscrizione. Conta infatti - oltre che sul Capo dell'Ufficio consolare - su 34 unità di personale, fra dipendenti di ruolo (16 unità) e a contratto (18 unità). Alla luce di tali presenze, la sede consolare di Stoccarda risulta, con il Consolato generale a Francoforte sul Meno, il nostro Ufficio consolare in Germania meglio dotato sotto il profilo delle risorse umane.
Il Consolato generale ha provveduto nell'ottobre 2009 a sostituire il centralino telefonico a voce, inidoneo a rispondere a tutte le chiamate in entrata, con un centralino automatico che permette di reindirizzare direttamente la chiamata ai vari Uffici.


Nel settembre 2009 le competenze dell'Ufficio relazioni esterne sono state trasferite alla segreteria. Le risorse umane resesi così disponibili sono state destinate ai servizi al pubblico.
Tali misure sono state accompagnate dall'apertura dello sportello accoglienza, creato principalmente per informare il pubblico ed indirizzarlo all'Ufficio competente. L'esperienza quotidiana dimostra che spesso chi accede al Consolato non ha i documenti necessari per ottenere il servizio richiesto: in tali casi, lo sportello accoglienza ricorda gli adempimenti documentali preliminari a carico dell'utente risparmiandogli una inutile attesa. Infine, lo portello accoglienza evade direttamente tutta una serie di operazioni di
routine (ad esempio alcuni casi di iscrizioni e cancellazioni anagrafiche) che, per la loro semplicità, possono esservi svolte rapidamente, evitando all'utente il maggiore tempo di attesa che incontrerebbe presso l'Ufficio competente.
Questi provvedimenti sono stati altresì accompagnati dal ricorso alle tecnologie informatiche per la trasmissione dei dati e dalla possibilità di effettuare i pagamenti delle percezioni consolari via bancomat.
Per quanto riguarda l'asserita soppressione dell'Ufficio commerciale, il Consolato generale ha fatto presente che presso la sede non era operativo un autonomo Ufficio commerciale: le attività in materia svolte dall'Ufficio relazioni esterne, sono ora svolte direttamente dal Console generale, al quale peraltro non sarebbe pervenuta alcuna lamentela.
Per quanto concerne il servizio passaporti, occorre ricordare che nessuna norma impone il rilascio del passaporto a vista. Malgrado le nuove procedure (passaporti biometrici con rilevazione delle impronte digitali) abbiano reso maggiormente oneroso per l'Ufficio il servizio, nell'attesa di estendere la prenotazione
on-line ora attiva in forma limitata e sperimentale, il Consolato generale ha optato per il rilascio del documento a vista qualora possibile, avvalendosi di diversi accorgimenti a favore dell'utenza (ad esempio richieste anticipate di nulla osta). L'esperienza ha tuttavia dimostrato che in molti casi l'utenza richiede il passaporto poco prima del viaggio.
Al riguardo, risulta che ad agosto 2010 non vi erano richieste di rilascio di passaporto pendenti, mentre un anno prima esse erano circa 800.
Infine, a partire dall'anno scolastico 2009-2010, è stato introdotto un contributo pari a 40 euro da parte delle famiglie, i cui figli si iscrivono ai corsi di lingua e cultura italiana, per l'acquisizione di materiale didattico (nel caso di più figli 60 euro complessivi). Chi non versa la cifra perché non interessato all'acquisto, riceve comunque del materiale, sia pure in forma ridotta ed in fotocopia. Le famiglie in difficoltà ne sono esentate. A tal fine la cifra di 40 euro è leggermente superiore al costo dei libri, al fine di offrire gratuitamente il materiale ai non abbienti.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

PINI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
interrogante ha ricevuto numerose informazioni e documenti, che hanno destato forti preoccupazioni sulla regolarità nella realizzazione del nuovo Pala-Congressi di Rimini;
in particolare, l'interrogante ha avuto modo di verificare copie di verbali che attestano la presenza nel cantiere di funzionari del Consiglio superiore dei lavori pubblici fin dal gennaio 2009, al fine di verificare l'effettivo utilizzo di acciaio di provenienza libica senza i prescritti preventivi controlli di accettazione;
l'interrogante è venuto a conoscenza, tra l'altro, di un esposto, inviato alla procura competente da un libero professionista di Rimini, in merito alla presunta mancanza o insufficienza di staffe in alcuni pilastri;
in seguito a tale esposto sarebbe stato redatto un documento, sottoscritto da due ingegneri, uno della regione Emilia Romagna

- servizio tecnico di bacino Romagna (l'ex Genio civile di Rimini) e l'altro del comune di Rimini (evidentemente inviati sul cantiere a verificare la fondatezza dell'esposto), nel quale, è parere dell'interrogante vi siano elementi che possano essere di interesse, oltre che per la competente procura, anche per il Ministero preposto al controllo delle opere di pubblica utilità in quanto:
a) dal documento, che risulta all'interrogante redatto a seguito di un incarico conferito dalla procura di Rimini, si apprende che i sopraccitati ingegneri, dopo avere sentito l'autore dell'esposto, affermano correttamente che una violazione delle norme in materia strutturale si configurerebbe come una potenziale pericolosità per la pubblica incolumità;
b) gli stessi ingegneri proseguono dichiarando che in data 24 febbraio 2010 la direzione lavori del Palacongressi ha fatto eseguire un sondaggio sul pilastro d'angolo tipo 37, demolendo per una superficie di ½ mq (mezzo metro quadro) il cappotto di rivestimento di polistirolo e il copriferro. Dal sondaggio si è evidenziata la presenza di 4 staffe, a passo variabile, da circa 20 a circa 30 cm (centimetri), il passo delle staffe previsto in progetto è di 20 cm, mentre quello massimo consentito dalle norme tecniche è di 25 cm;
c) gli ingegneri affermano in seguito, in maniera che all'interrogante appare dubbia sul piano della coerenza, che, al di là del sondaggio effettuato, che ha evidenziato che il passo di 2 staffe è superiore al valore massimo consentito dalle norme tecniche, non sono in grado di controllare la veridicità di quanto sostenuto nell'esposto;
d) gli stessi concludono poi dicendo: «Sulla base delle indagini effettuate i sottoscritti non sono in grado di riferire in merito alla potenziale pericolosità della struttura. I sottoscritti ritengono, comunque, che la valutazione della potenziale pericolosità della struttura, sia attività complessa, tale da non poter essere automaticamente correlata alla sola presenza di alcune isolate, non conformità alle norme tecniche»;
le prescrizioni contenute nel decreto ministeriale 9 gennaio 1996, utilizzato dal progettista, nel punto di interesse recitano esplicitamente: «5.3.4. Pilastri. Nei pilastri soggetti a compressione centrata od eccentrica deve essere disposta un'armatura longitudinale di sezione non minore dello 0,15 NSd / fyd, dove NSd è la forza normale di calcolo in esercizio per combinazione di carico rara ed fyd è la resistenza di calcolo, e compresa fra lo 0,3 per cento e il 6 del cento della sezione effettiva. Quest'ultima limitazione sale al 10 per cento della sezione effettiva nei tratti di giunzione per ricoprimento. In ogni caso il numero minimo di barre longitudinali è quattro per i pilastri a sezione rettangolare o quadrata e sei per quelli a sezione circolare. Il diametro delle barre longitudinali non deve essere minore di 12 mm. Deve essere sempre prevista una staffatura posta ad interasse non maggiore di 15 volte il diametro minimo delle barre impiegate per l'armatura longitudinale, con un massimo di 25 cm. (omissis)»;
i citati tecnici concludono dicendo sostanzialmente che non si ravvisano rischi nonostante siano state riscontrate dagli stessi tecnici passi tra le staffe anche di 30 cm, quindi ben oltre il limite di 25 cm consentito dalle norme tecniche;
le attuali norme (N.T.C. 2008) sono molto più severe al riguardo;
nessuno, ad avviso dell'interrogante, può arrogarsi il diritto di sostenere tesi che condurrebbero alla discrezionalità nell'applicazione della norma;
l'articolo 29 della legge 2 febbraio 1974, n. 64, «Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche», recita: «Art. 29. Vigilanza per l'osservanza delle norme tecniche. Nelle località di cui all'articolo 2 della presente legge e in quelle sismiche di cui all'articolo 3 gli ufficiali di polizia giudiziaria, gli ingegneri e geometri degli uffici

del Ministero dei lavori pubblici e degli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali, le guardie doganali e forestali, gli ufficiali e sottufficiali del corpo nazionale dei vigili del fuoco e in generale tutti gli agenti giurati a servizio dello Stato, delle province e dei comuni sono tenuti ad accertare che chiunque inizi costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni sia in possesso dell'autorizzazione rilasciata dall'ufficio tecnico della regione o dall'ufficio del genio civile a norma degli articoli 2 e 18. I funzionari di detto ufficio debbono altresì accertare se le costruzioni, le riparazioni e ricostruzioni procedano in conformità delle presenti norme. Eguale obbligo spetta agli ingegneri e geometri degli uffici tecnici succitati quando accedano per altri incarichi qualsiasi nei comuni danneggiati, compatibilmente coi detti incarichi»;
considerato che gli ingegneri sopra citati hanno ravvisato la violazione di alcune norme, già con un sondaggio che rappresenta una piccolissima porzione della struttura complessiva, ci si chiede per quali motivi non siano stati effettuati ulteriori accertamenti;
un ulteriore, gravissimo aspetto su cui occorre far luce, che l'interrogante ha peraltro sottoposto direttamente all'autorità giudiziaria, è costituito dal fatto che, in base alla normativa vigente, nel momento in cui in corso d'opera viene rilevata una violazione delle norme in materia strutturale, la chiusura della pratica passa obbligatoriamente attraverso un progetto in sanatoria. In quel caso il committente non sarebbe più libero di scegliere il collaudatore, ma ciò verrebbe rimesso all'Ordine degli ingegneri che sarebbe tenuto a fornire una terna di nomi (collaudo su terna);
in relazione a quanto enunciato nel capoverso precedente, ad avviso dell'interrogante il collaudatore incaricato non sarebbe stato più titolato a pronunciarsi sulla collaudabilità delle opere;
il direttore dei lavori, secondo notizie di stampa del 4 luglio 2010, ha dichiarato che tutto è in regola e di non conoscere difformità rispetto alla disciplina vigente;
sempre secondo il verbale sottoscritto dai tecnici incaricati dalla procura risulta invece che l'apertura del pilastro n. 37, nel
quale è stata immediatamente rilevata l'infrazione, sarebbe stata disposta proprio dalla direzione lavori;
risulta all'interrogante anche una relazione conclusiva redatta dai funzionari del servizio tecnico centrale presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici, dalla quale emerge una violazione dei disposti contenuti nell'allegato 8 - paragrafo 3 - al decreto ministeriale 9 gennaio 1996 -:
se il Ministro sia informato sui fatti in premessa;
se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, un tempestivo intervento ed un sopralluogo urgente da parte dei tecnici del Ministero al fine di disporre le doverose verifiche del caso estese a tutte le strutture;
se non ritenga opportuno affidare ad una commissione di periti indipendenti ed autorevoli l'incarico della verifica strutturale dell'opera attesa la sua importanza e considerato che, alla luce di quanto riportato in premessa, è quantomai opportuno ad avviso dell'interrogante un ulteriore approfondimento in via amministrativa a tutela della pubblica incolumità.
(4-08138)

Risposta. - Si fa preliminarmente presente che ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 la verifica della corretta applicazione delle norme nei casi concreti, nonché l'attività di vigilanza sui singoli cantieri, è demandata agli uffici regionali territorialmente preposti. Infatti il decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 attribuisce, fra le altre cose, ai competenti uffici tecnici regionali la responsabilità della vigilanza sull'osservanza delle norme tecniche. Al riguardo le regioni, in relazione alle disposizioni generali di cui al citato decreto del Presidente della Repubblica

n. 380 del 2001, hanno emanato nel corso degli anni provvedimenti autonomi, leggi regionali e relativi regolamenti di attuazione, in ordine alle modalità di svolgimento, da parte dei propri uffici, delle attività di vigilanza e di verifica dei progetti e delle costruzioni nel proprio territorio. Pertanto, in materia di vigilanza sull'osservanza delle norme tecniche negli specifici casi e cantieri, si deve rimandare al corrispondente ordinamento regionale.
Riguardo invece alla citata presenza nel cantiere in oggetto di funzionari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si fa presente che, ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 246 del 1993, che recepisce la direttiva 89/106/CEE sui prodotti da costruzione, dell'articolo 9, comma 1, lettera
i) del decreto del Presidente della Repubblica n. 204 del 2006, recante Regolamento di riordino del Consiglio superiore dei lavori pubblici e del punto 11.1 del decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, recante le nuove norme tecniche per le costruzioni, il servizio tecnico centrale del Consiglio superiore dei lavori pubblici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è autorità di vigilanza sul mercato dei prodotti da costruzione ad uso strutturale.
In applicazione di detta normativa il servizio tecnico centrale, nell'ambito della partecipazione all'osservatorio siderurgico istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 1-
bis del decreto legge 20 giugno 1994, n. 396, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 1994, n. 481, svolge anche supporto tecnico al predetto Ministero ed, operativamente, alla Guardia di finanza, Nucleo speciale per la tutela dei mercati, nell'effettuazione dei controlli sulla destinazione d'uso di materie prime e semilavorati ai sensi dell'articolo 36 della legge n. 273 del 2002.
In tale contesto, in data 16 settembre 2009 il Nucleo speciale tutela mercati della Guardia di finanza ha comunicato al servizio tecnico centrale un presunto indebito uso finale, anche di tipo strutturale, di laminati d'acciaio non qualificati. A seguito di opportune indagini, lo stesso Nucleo speciale avrebbe accertato che tali prodotti sono stati destinati, fra gli altri, anche al cantiere del nuovo Palacongressi di Rimini, citato nell'interrogazione in esame.
Facendo seguito a tale segnalazione, si è avviata un'attività di vigilanza sulla quale si riferisce, brevemente, quanto segue.
Nella citata comunicazione del 16 settembre 2009, il Nucleo speciale tutela mercati della Guardia di finanza segnalava, per le conseguenti valutazioni di natura tecnica, l'importazione di travi/profilati di acciaio (profili tipo LNP e UPN 180 e 200) con origine e provenienza libica, classificati, all'atto dell'importazione, come AC3, ossia prodotto non qualificato per essere utilizzato in impieghi con funzioni strutturali nelle costruzioni di ingegneria civile. A seguito dei successivi accertamenti e controlli sulla destinazione finale di tali elementi, effettuati dalla Guardia di finanza stessa, si evidenziava come parte di detto materiale fosse stato presumibilmente impiegato, con uso strutturale, per la realizzazione delle passerelle e della copertura dell'aula grande, presso il cantiere del nuovo Palacongressi di Rimini.
Riguardo tale opera si precisa che questa è risultata regolarmente autorizzata con concessione edilizia n. 154/05 del 7 giugno 2007, i lavori sono stati consegnati in data 12 settembre 2007 e che se ne prevedeva l'ultimazione in data 15 aprile 2009. Pertanto, la realizzazione dell'opera ha avuto inizio prima del 1o luglio 2009 e quindi, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legge 31 dicembre 2007, n. 248 così come modificato dalla legge di conversione 28 febbraio 2008, n. 31, e da ultimo dall'articolo 1-
bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito con modificazioni dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, continuerebbe ad applicarsi la normativa tecnica utilizzata per la redazione dei progetti, quindi il decreto ministeriale 9 gennaio 1996 e non necessariamente le nuove norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale del 14 gennaio 2008, fino all'ultimazione dei lavori e all'eventuale collaudo.


Inoltre, si precisa che per quanto riguarda la qualificazione dei prodotti laminati a caldo per impieghi strutturali si applica in maniera univoca, a partire dal 1o settembre 2006, la procedura di marcatura CE ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 246 del 1993 sulla base della norma europea armonizzata EN 10025-1:2004.
In data 12 novembre 2009, il personale del servizio tecnico centrale del Consiglio superiore dei lavori pubblici, congiuntamente con militari del Nucleo speciale della Guardia di finanza, ha effettuato, ai sensi della normativa sopra richiamata, una prima visita ispettiva presso il suddetto cantiere. Nel corso della visita veniva richiesta la documentazione tecnica relativa alla qualificazione ed accettazione dei prodotti siderurgici già impiegati ed installati nella costruzione delle strutture. Successivamente il direttore dei lavori ha provveduto, in data 18 novembre 2009, alla trasmissione della relativa documentazione.
A seguito dell'esame di detta documentazione, risultando necessario chiarire alcuni aspetti, si è effettuata presso il cantiere una seconda visita ispettiva congiunta in data 23 febbraio 2010. Durante questa seconda visita veniva effettuato un esteso esame, con controllo visivo e rilievo fotografico, degli elementi metallici installati al fine di accertare la corrispondenza fra i profili effettivamente impiegati e la documentazione stessa. Successivamente, in data 22 marzo 2010 è pervenuta ulteriore documentazione integrativa trasmessa dal direttore dei lavori al fine di completare la documentazione richiesta.
Gli esiti della suddetta attività di vigilanza sono contenuti in una relazione tecnica predisposta dal servizio tecnico centrale in data 9 marzo 2010, successivamente integrata con note il 16 giugno 2010. In tale relazione si sono evidenziate una serie di problematiche riguardanti la qualificazione ed accettazione dei materiali metallici utilizzati nell'opera riguardanti, in particolare, la non completa rintracciabilità e tracciabilità del materiale utilizzato e l'avvenuta installazione di materiale strutturale senza avere effettuato la preventiva verifica della documentazione di qualificazione nonché senza avere effettuato le prescritte prove di accettazione di cui al decreto ministeriale 9 gennaio 1996, allegato 8 paragrafo 3 (prove di accettazione disposte ed eseguite, con prelievo di campioni direttamente dalle strutture in opera, solo a seguito dell'avvio dell'attività di vigilanza in oggetto). Infine, per quanto è stato possibile visionare, si è ravvisato che in alcuni casi i certificati presentati non sembravano corrispondere ai prodotti rinvenuti in cantiere; non è stato perciò possibile accertare la provenienza di detti profili e quindi, in quei casi, escludere che sia stato utilizzato materiale non qualificato.
La documentazione tecnica contenente gli esiti di tale attività di vigilanza è stata trasmessa in data 9 marzo 2010 al Nucleo speciale tutela dei mercati della Guardia di finanza per il seguito di competenza, nonché in data 19 marzo 2010, in applicazione dell'articolo 96 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, agli uffici territorialmente preposti, ai sensi dello stesso decreto, alla concreta vigilanza sulle singole opere e cantieri (nel caso in esame alla regione Emilia Romagna - Servizio tecnico bacini Conca e Marecchia -
ex Ufficio del genio civile e al comune di Rimini) al fine di avviare gli adempimenti di competenza delle stesse Amministrazioni ai sensi del Capo II, Sezione II e III e del capo IV, sezioni II e III del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001.
Per quanto risulta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la Guardia di finanza ha successivamente coinvolto l'autorità giudiziaria, mentre i suddetti uffici regionali e comunali hanno aperto un procedimento di accertamento. Sulla base di notizie disponibili a mezzo stampa si è desunto che detta procedura, che ha condotto alla temporanea sospensione dei lavori, ai sensi dell'articolo 70 del citato decreto del Presidente della Repubblica, si sarebbe infine conclusa agli inizi del mese di luglio 2010 a seguito del collaudo statico dell'opera.
Si sottolinea quindi, come il servizio tecnico centrale abbia espletato le attività di

vigilanza di propria competenza, con esclusivo riguardo agli aspetti legati alla qualificazione dei profilati metallici impiegati, in risposta alla richiesta originaria della Guardia di finanza, quale supporto tecnico alle attività delle fiamme gialle. Gli esiti di tali attività sono stati quindi trasmessi, come prevede la legge, agli organi territorialmente preposti per quanto di competenza.
Riguardo a quanto ulteriormente segnalato nell'interrogazione in esame, nel ribadire che la vigente normativa di settore non assegna la competenza per la sorveglianza e vigilanza sui singoli cantieri all'Amministrazione centrale e a questo Ministero ma, come accennato sopra, agli uffici regionali territorialmente preposti, si può comunque aggiungere quanto segue.
Nessuna notizia è giunta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti riguardo quanto riferito nell'interrogazione circa le verifiche che sarebbero state effettuate da tecnici regionali e comunali, già a partire dal febbraio 2010 e quindi parallelamente agli accertamenti del servizio tecnico centrale, sull'interasse delle staffe dei pilastri in cemento armato.
Riguardo la funzione del collaudatore statico si sottolinea che, ai sensi dell'articolo 67 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, e fatte salve eventuali ulteriori disposizioni regionali, questi è nominato dal committente contestualmente alla denuncia di inizio lavori effettuata, ai sensi dell'articolo 65, presso il locale sportello unico.
Solo quando non esiste il committente ed il costruttore esegue l'opera in proprio, l'articolo 67 al comma 4 prevede, sempre fatte salve eventuali ulteriori disposizioni regionali, la scelta del collaudatore attraverso una terna indicata dal locale ordine degli ingegneri. È opportuno ribadire che anche la valutazione dell'atto di collaudo statico, discendente dalla piena assunzione di responsabilità da parte del professionista incaricato riguardo il convincimento della collaudabilità e sicurezza statica dell'opera, rientra fra le competenze esclusive degli uffici tecnici regionali territorialmente preposti.
Riguardo la richiesta di effettuare ulteriori sopralluoghi urgenti da parte di tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al fine di disporre le doverose verifiche del caso estese a tutte le strutture, si ribadisce che, per quanto di competenza, i tecnici del servizio tecnico centrale hanno già effettuato, come precedentemente riferito, due visite ispettive, congiuntamente con i militari della Guardia di finanza, di cui si è compiutamente riferito alle autorità competenti.
Infine, riguardo il possibile affidamento ad una commissione di periti indipendenti ed autorevoli dell'incarico della verifica strutturale dell'opera stessa, nel confermare la disponibilità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ad offrire qualsiasi utile supporto tecnico-scientifico, non può non ravvisarsi che l'attività di tale commissione potrebbe sovrapporsi a quella dell'organo giudiziario, già coinvolto ed attivato sull'argomento, nonché dell'organo amministrativamente responsabile, costituito, come detto più volte, dai competenti uffici tecnici regionali e/o comunali.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

RAMPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i comuni novaresi di Oleggio, Marano Ticino, Pombia, Varallo Pombia e Castelletto sopra Ticino, la provincia di Novara e la regione Piemonte dal 2005, a seguito di un'indicazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti inviata ad ENAC (ente nazionale aviazione civile), hanno fatto parte della commissione aeroportuale dell'aeroporto di Malpensa, successivamente sono stati estromessi, secondo l'interrogante, in modo improprio dallo stesso ENAC sulla base di una propria circolare del luglio 2007;
se questa situazione fosse confermata il territorio novarese non avrebbe modo di partecipare alle decisioni della commissione

aeroportuale, che ha il compito di studiare, scegliere e far applicare gli scenari e le modalità di avvicinamento e decollo degli aerei al fine di contenerne l'inquinamento acustico;
secondo l'attuale piano investimenti di SEA, società di gestione dello scalo di Malpensa, vi è il progetto di realizzare una terza pista in previsione di un'espansione di traffico a 50 milioni di passeggeri, sebbene il contesto attuale sia cambiato rispetto alle previsioni del 2007 a cui si riferisce lo studio per questa terza pista, tanto che l'attività dell'aeroporto di Malpensa, che nell'anno 2007 aveva gestito circa 23.800.000 passeggeri e una media di 734 movimenti al giorno nel 2009 è stata poco più di 17.500.000 con una media 521 movimenti al giorno, è molto lontana dai livelli di saturazione;
per la costruzione della terza pista la SEA si pone l'obiettivo sottoporre il progetto esclusivamente a VIA-valutazione d'impatto ambientale, sfruttando le procedure straordinarie previste per l'Expo, e non alla VAS (valutazione ambientale strategica). La VAS è il solo strumento che permette di valutare la convivenza tra sviluppo e ambiente su vasta area;
con le migliorie eseguite e in completamento nel 2010 al terminal 1 e quelle previste per il terminal 2 per il 2011 la capacità dell'aeroporto con le attuali infrastrutture potrebbe probabilmente arrivare a 40 milioni di passeggeri senza dover fare la terza pista, quindi ampiamente capace di superare l'incremento di passeggeri per l'Expo 2015 previsto nell'ordine di 6 milioni di passeggeri;
la previsione mondiale di sviluppo del trasporto aereo è stato calcolato del 3,9 per cento all'anno per cui i 40 milioni di passeggeri verrebbero raggiunti a Malpensa solamente nel 2030, rendendo non giustificata la costruzione nel breve/medio periodo di una terza pista;
oltretutto il traffico attualmente autorizzato senza necessità di VIA è di 21.300.000 di passeggeri o 940 movimenti al giorno (gli attuali movimenti sono 550) e che il superamento di questo limite impone la VIA sulla struttura attuale dell'aeroporto;
l'inquinamento del traffico aeroportuale coinvolge un'area con raggio di almeno 20 chilometri dall'aeroporto e che con la terza pista comprometterebbe ancora più di oggi la qualità della vita e la salute dei cittadini dell'Ovest Ticino, oltre alla flora e la fauna del parco del Ticino, dichiarato dall'UNESCO «riserva della biosfera»;
occorre ragionare in termini di sistema aeroportuale complessivo del Nord Italia, abbandonando logiche di accentramento, non economiche e dannose per l'ambiente;
nel contesto dell'adozione del piano territoriale regionale della Lombardia è stato approvato il nuovo piano d'area nel quale sono indicate le procedure per la VAS, procedura da attivare precedentemente all'approvazione dello stesso;
il piano d'area di Malpensa attualmente in vigore è vecchio di 10 anni e non ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato;
nel quadro della revisione strategica per lo sviluppo del sistema aeroportuale del Nord Italia, con particolare riferimento allo scalo di Malpensa, appare opportuno istituire un tavolo permanente tra regione Piemonte, regione Lombardia, parti sociali ed enti locali ai fini di assicurare politiche attive per l'occupazione diretta ed indiretta;
contestualmente appare logico che la regione Lombardia, con il coinvolgimento istituzionale della regione Piemonte e la provincia di Novara, riconsideri la struttura del piano d'area individuando, nel polo aeroportuale, nel polo fieristico milanese e nel polo logistico di Novara, una vasta area integrata di funzioni e servizi;
di conseguenza dovrebbe essere impedito l'avvio di ogni intervento infrastrutturale,

anche in itinere, che non sia stato precedentemente sottoposto a VAS;
sia istituito un luogo di consultazione permanente tra tutte le istituzioni presenti sul territorio per una comune condivisione delle scelte -:
quali provvedimenti intendano i Ministri interrogati adottare in merito:
a) alla ipotizzata costruzione della terza pista di Malpensa rispetto alla situazione di traffico aereo attuale alle prospettive di evoluzione del traffico nel breve termine;
b) alla necessità che i comuni e gli enti piemontesi vengano riammessi a pieno titolo nella commissione aeroportuale, esclusi dall'ENAC, peraltro in contrasto con le indicazioni diramate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(4-08045)

Risposta. - Si comunica che l'Ente nazionale per l'aviazione civile (l'Enac) ha recentemente espresso il proprio nulla osta tecnico sul master plan dell'aeroporto di Malpensa presentato da SEA Spa. Tale strumento prevede la realizzazione nel medio periodo di una nuova pista di volo parallela alle due esistenti.
A tal riguardo, si rappresenta che in base a determinazioni assunte e formalizzate dalla Comunità europea, i
master plan aeroportuali non sono soggetti a procedura di Vas (valutazione ambientale strategica) ma a procedura Via (valutazione di impatto ambientale).
Ciò premesso l'Enac, in qualità di soggetto proponente, ha comunicato che attiverà a breve la procedura di Via presso il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; nell'ambito di tale procedura ad evidenza pubblica, i comuni interessati potranno fornire le proprie osservazioni e valutazioni.
Peraltro, considerata la delicatezza del tema, è anche stato costituito un tavolo tecnico presso il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con la partecipazione dell'Enac che sta già lavorando per valutare tutte le migliori modalità di interazioni con il territorio, istituzioni pubbliche e parti sociali al fine di assicurare un percorso trasparente e di puntuale informazione.
All'esito positivo di procedura (Valutazione impatto ambientale) da parte del suddetto ministero seguirà la procedura di compatibilità urbanistica (
ex articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 e successive modificazioni e integrazioni) con la Conferenza dei servizi cui saranno invitati, oltre alle istituzioni statali, anche gli enti territoriali.
Per quanto riguarda l'inclusione dei comuni citati dall'interrogante nella commissione aeroportuale di Malpensa, si rappresenta che in generale la partecipazione a tale Commissione è legata alla presenza dei comuni nelle zone dell'intorno aeroportuale in cui sia stato riscontrato un livello di inquinamento acustico superiore a 60 decibel.
Ciò posto, la realizzazione di una terza pista costituirebbe un ampliamento del sedime aeroportuale con conseguente rimodulazione del traffico aereo e modifica dell'impronta acustica.
Si evidenzia che la commissione aeroportuale potrà effettuare valutazioni circa l'inclusione dei comuni interessati dagli atti ispettivi in oggetto solo quando sarà presentato il progetto di ampliamento dell'aeroporto di Malpensa da parte della società di gestione. Attraverso simulazioni basate su previsioni di traffico attendibili, la commissione potrà infatti identificare preliminarmente l'impronta acustica, individuando quindi quei comuni che avranno i requisiti per partecipare ai lavori.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

RAZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le Ferrovie dello Stato sono supportate da finanziamenti pubblici;
le Ferrovie dello Stato gestiscono la freccia rossa e la freccia argento e con

scelte che all'interrogante appaiono talvolta discutibili e unilaterali;
le Ferrovie dello Stato gestiscono vari treni accelerati, diretti, regionali, rapidi, intercity, freccia argento e freccia rossa, che per una differenza di 5 chilometri di velocità, fanno pagare 5 euro in più (comunque un euro al minuto) anche su tragitti brevi, poco superiori all'ora di viaggio;
il servizio delle Ferrovie dello Stato peggiora in quanto aumentano i collegamenti terminali e vengono eliminate le fermate intermedie, e si risparmia riversando i costi sul cittadino e sulla collettività con danno per lo sviluppo economico;
in questa maniera le Ferrovie dello Stato diventano le ferrovie per i grandi agglomerati ed emarginano ampie zone del Paese;
è discutibile il sistema di manutenzione delle ferrovie;
sono sotto gli occhi di tutti i deragliamenti, gli incidenti e gli ultimi disastri ferroviari;
anche nei treni tipo freccia rossa e freccia argento spesso avviene che le luci e i bagni siano non funzionanti;
nelle Ferrovie dello Stato, ad avviso dell'interrogante, vi è carenza di cultura di marketing e commerciale e sarebbe opportuno, che si sviluppasse una classe dirigente più orientata a tali obiettivi -:
se non si intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di rimuovere le inefficienze e i disservizi di cui in premessa e garantire una gestione più oculata delle risorse finanziarie da parte delle Ferrovie dello Stato.
(4-06165)

Risposta. - Contestualmente al completamento dell'alta velocità tra Torino e Salerno, Trenitalia ha attuato una ulteriore fase di riorganizzazione dell'offerta attraverso una considerevole riduzione dei tempi di percorrenza e mediante collegamenti più frequenti e cadenzati fra i centri metropolitani di primaria importanza.
Ciò ha consentito di creare un sistema di trasporto integrato con linee sempre più specializzate per i diversi tipi di traffico.
Al fine di differenziare i diversi prodotti ferroviari e velocizzare i collegamenti è stato ridotto il numero delle fermate tenendo conto dei volumi di traffico ed è stato realizzato un efficace sistema di connessioni con i treni alta velocità che ha consentito di estendere i benefici dell'alta velocità anche a località che non sono direttamente interessate dai nuovi tracciati alta velocità stessa.
La riorganizzazione del sistema di trasporto dei passeggeri, conseguente all'introduzione dell'alta velocità, è stata realizzata da Ferrovie dello Stato nell'ottica di utilizzare appieno le potenzialità offerte dagli ingenti investimenti infrastrutturali individuati nel nostro Paese e di assicurare un servizio migliore ai viaggiatori che si muovono sulle distanze medio-lunghe a cui sono prevalentemente destinati questi collegamenti.
Relativamente alla manutenzione del materiale rotabile di Trenitalia, nel far presente che tutti i rotabili sono sottoposti ad operazioni di manutenzione programmata secondo piani manutentivi che ciclicamente si ripetono in base alla percorrenza chilometrica e/o alla scadenza temporale prevista per i vari tipi di rotabili, Ferrovie dello Stato ha evidenziato che il processo manutentivo è organizzato secondo un piano di manutenzione che, attraverso varie fasi di controlli, verifiche ed interventi effettuati a livelli differenti, determina il ciclo di impiego del materiale rotabile. Tale trama manutentiva programmata viene, peraltro, integrata da interventi di manutenzione correttiva finalizzati a risolvere eventuali guasti insorti durante i singoli viaggi.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nel constatare che l'interrogazione in esame pone una serie di questioni ad ampio spettro, ritiene opportuno riepilogare l'assetto normativo del settore ferroviario ed il proprio ruolo e competenze.


Come è noto, in ragione della normativa comunitaria vigente, l'erogazione di servizi di trasporto ferroviario è soggetta a regime di liberalizzazione, essendo subordinata, diversamente dal previgente regime concessorio, alla titolarità di licenza oltre che del certificato di sicurezza e della disponibilità delle tracce. Il decreto legislativo 8 luglio 2003 n. 188, modificato da ultimo all'inizio dell'anno corrente (con decreto legislativo 25 gennaio 2010 n. 15, che recepisce la direttiva 2007/58/CE), disciplina tale assetto in recepimento delle direttive 2001/12/CE, 2001/13/CE e 2001/14/CE e successive modificazioni e integrazioni.
Lo stesso decreto legislativo n. 188 del 2003, all'articolo 4 comma 1, codifica lo
status delle imprese ferroviarie, delle quali è sancita l'indipendenza in relazione alla gestione, all'amministrazione ed al controllo interno in materia amministrativa, economica e contabile.
I servizi di trasporto ferroviario sono dunque oggetto delle autonome scelte industriali e commerciali dell'impresa ferroviaria.
Le tematiche sollevate nell'interrogazione in esame ai servizi «Freccia rossa» e «Freccia argento» afferiscono a questo scenario: si tratta di servizi erogati senza contribuzione pubblica e declinati autonomamente, quanto a quantità e caratteristiche dell'offerta, dall'impresa ferroviaria.
Le autorità pubbliche possono intervenire soltanto mediante contratti di servizio, regolati con regolamento comunitario 2007/1370/CE, con i quali esse commissionano taluni servizi che, in quanto non remunerativi per l'impresa ferroviaria, non sarebbero erogati o lo sarebbero a condizioni diverse.
Sono attualmente regolati con contratto di servizio i treni regionali (sulle cui caratteristiche qualitative-quantitative lo Stato non ha titolo ad intervenire, a motivo dell'autonomia costituzionalmente garantita alle Regioni e dell'avvenuto trasferimento a queste ultime di funzioni e risorse) ed alcuni servizi di media e lunga percorrenza, in particolare treni notturni e alcuni Intercity giorno. Questi ultimi hanno caratteristiche di maggiori capillarità rispetto ai collegamenti erogati con Eurostar/Alta velocità secondo una logica di
hub, e consentono di soddisfare anche la domanda di un'utenza con minore disponibilità a pagare poiché hanno tariffe più contenute.
Naturalmente, il perimetro e le caratteristiche dei treni commissionati dallo Stato sono funzione di molteplici variabili tra le quali, in primo luogo, le risorse disponibili che, nel tempo, sono risultate drasticamente sottodimensionate rispetto al paniere di servizi di volta in volta individuato.
La rimozione delle inefficienze e dei disservizi auspicata dall'interrogante, in sé pienamente condivisibile, va dunque collocata e riferita a questo scenario; si tratta di un settore ad elevata complessità per la coesistenza di servizi con caratteristiche strutturalmente diverse (regionali, a media e lunga percorrenza in autonomia commerciale e a media e lunga percorrenza in regime di servizio pubblico) e con una competenza ripartita, quanto alla committenza pubblica, tra Stato e Regioni. Il tutto, in un contesto di risorse scarse.
Resta fermo che, in ragione della totale partecipazione statale in capo al Ministero dell'economia e delle finanze, che connota Ferrovie dello Stato, appartengono all'azionista pubblico alcune scelte e orientamenti di fondo che possono incidere, invia mediata, sulla
policy dell'impresa ferroviaria.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Acquedolci (Messina) in data 27 aprile 2009 il consigliere comunale, signor Benedetto Crivillaro rassegnava le dimissioni dalla carica elettiva per esigenze di natura strettamente personale;
come certificato dall'ufficio protocollo, trascorsi 15 minuti circa dalle predette dimissioni, ulteriori sette consiglieri comunali, ovvero i signori Spitaleri Benedetto, Fontana Giovanni, Zingale Daniela,

Carcione Calogero, Natoli Salvatore, Re Giovanna, Pintuaudi Graziella, ritenevano opportuno rassegnare le dimissioni dal mandato elettivo per ragioni di carattere squisitamente politico;
l'assenza di contestualità tra dette dimissioni e la prima, che, per l'appunto si consumava in un lasso temporale precedente, veniva immediatamente rilevata e contestata dai consiglieri non dimissionari, consapevoli della finalità ultima della manovra in atto: addivenire alla formale decadenza di organi elettivi dell'Ente;
al fine di evitare cospicui danni all'Ente, i consiglieri non dimissionari si attivavano, celermente, con richiesta di convocazione urgente del consiglio comunale inoltrata alle autorità competenti;
successivamente la Regione Sicilia, per tramite l'Assessorato Enti Locali, faceva pervenire, in data 30 aprile 2009, una nota con la quale inibiva formalmente ed a tutti gli effetti di legge il consiglio comunale di Acquedolci dall'intraprendere ulteriori adempimenti;
la nota del 30 aprile 2009 veniva ritualmente contestata dai consiglieri comunali non dimissionari con tanto di missiva, inviata per conoscenza anche all'autorità prefettizia;
a seguito di ciò il Presidente del Consiglio comunale di Acquedolci procedeva alla convocazione dell'organo consiliare per il giorno 2 e 3 maggio 2009;
l'iter amministrativo riguardante la convocazione del Consiglio comunale subiva dei rallentamenti dovuti al fatto che, nel periodo previsto per la celebrazione dello stesso, la competente segretaria comunale sarebbe rimasta assente per ferie, tant'è che veniva inoltrata susseguente richiesta di assistenza al Prefetto di Messina;
lo stesso Presidente riteneva doveroso recarsi in Prefettura per esporre i fatti accaduti e chiedere l'intervento dell'autorità prefettizia, riscontrando peraltro la presenza in loco del vicesindaco e di un assessore dell'amministrazione comunale di Acquedolci;
nelle more, l'Assessorato regionale riceveva copiosa documentazione dalla quale emergerebbe con estrema chiarezza «la non contestualità temporale delle dimissioni e la carenza delle formalità prescritte dalla Circ. Num. 15 del 24 settembre 2007»;
in data 2 maggio 2009 il Presidente del consiglio comunale veniva contattato, per disposizione della Questura di Messina, dal commissariato di pubblica sicurezza di sant'Agata di Militello che gli notificava «verbale di diffida a tenere riunione in luogo pubblico ai sensi dell'articolo 18 del TULPS per i giorni 2 e 3 maggio 2009 per non avere dato il dovuto avviso almeno tre giorni prima al signor Questore della Provincia di Messina. In difetto sarà deferito alla competente Autorità Giudiziaria»;
in base al provvedimento emesso dalla Questura di Messina, il Presidente del Consiglio comunale di Acquedolci, era dunque impossibilitato a prender parte alla data di prima convocazione del consiglio comunale ed anche alla seconda;
il civico consesso, nonostante regolarmente convocato, tramite avvisi notificati, al fine di procedere alla surroga dei consiglieri dimissionari, non si svolgeva per causa esterna ed indipendente dalla volontà dei consiglieri non dimissionari: la totale ed ingiustificata chiusura dei locali municipali;
in ordine all'accaduto veniva presentata formale denuncia querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Patti, con la quale si chiedeva alla magistratura competente di far luce sull'accaduto, tenuto conto che nelle condotte di alcuni pubblici funzionari del Comune di Acquedolci poteva riscontrarsi la fattispecie di abuso d'ufficio e falso ideologico, condotte tutte sanzionabili a norma di legge;

successivamente, in data 6 maggio 2009, il consiglio comunale riusciva a riunirsi per operare la surroga, riportando la composizione dell'organo al numero di 10 consiglieri in carica, ma le deliberazioni del consiglio comunale non risulterebbero ancora pubblicate nell'Albo Pretorio del Comune;
il Sindaco del comune di Acquedolci, nonostante a tutt'oggi non vi sia alcun provvedimento di decadenza del Consiglio comunale da parte del Presidente della Regione siciliana, né tanto meno alcun provvedimento di sospensione per iniziativa prefettizia o assessoriale, ha, più volte pubblicamente dichiarato di disconoscere il consiglio comunale in carica, con ciò stesso avvalorando le voci correnti ipotizzanti un coinvolgimento diretto dell'Amministrazione comunale nella delicata vicenda;
paradossalmente in data 18 maggio 2009 il Sindaco stesso ed il segretario comunale riunivano la Commissione elettorale, alla quale prendevano parte due consiglieri di maggioranza, componenti della Commissione elettorale comunale, ma già decaduti in seguito alle dimissioni predette dalla carica di consigliere comunale e dunque automaticamente anche da quella di membri stessi della Commissione elettorale, non potendo nel caso di specie trovare applicazione il principio della prorogatio dell'organo come da consolidata giurisprudenza (vds. Consiglio di Stato, sezione V, 28 gennaio 1972 n. 51);
tutto quanto accaduto, in particolare l'innaturale e forzato scioglimento del consiglio comunale rappresenta un episodio inusitato che impone dettagliati ed approfonditi accertamenti, anche attraverso specifiche attività ispettive;
i fatti, se riscontrati, rappresenterebbero ad avviso dell'interrogante, un tentativo di sovversione dei principi di diritto e delle prerogative democratiche delle istituzioni locali, con gravissimo danno all'immagine ed alla rilevanza sostanziale delle medesime istituzioni della Regione -:
se il Governo e il Ministro interrogato siano a conoscenza dei fatti aventi ad oggetto il commissariamento e la contestuale decadenza del consiglio comunale di Acquedolci (Messina);
quali siano le iniziative adottate dalla Prefettura di Messina, dalla Questura di Messina e dal Commissariato di Sant'Agata di Militello con riferimento alle dimissioni dei consiglieri comunali di Acquedolci.
(4-03080)

Risposta. - Per disposizione dello Statuto regionale - adottato con legge costituzionale - l'ordinamento degli enti locali della Regione Siciliana è attribuito alla potestà legislativa esclusiva di quest'ultima. Spetta, altresì, al competente Assessorato regionale ogni funzione in materia di controllo sugli organi dei comuni della Sicilia, ad eccezione del caso di cui all'articolo 143 decreto legislativo n. 26 del 2000. Detto regime specialistico - che non consente al Governo alcuna forma d'intervento - si applica anche al caso cui fa riferimento l'interrogante, relativo al Comune di Acquedolci.
Nella fattispecie in esame, il Presidente della Regione Siciliana, nell'ambito delle proprie autonome prerogative, con decreto n. 481 del 13 agosto 2010 ha preso atto della decadenza del Consiglio comunale di Acquedolci ed ha nominato il Commissario straordinario in sostituzione di tale organo.
Tale decisione è stata assunta dopo la definitiva archiviazione del procedimento penale instauratosi a carico del Segretario comunale a seguito della querela presentata da sette consiglieri comunali avverso la comunicazione del predetto funzionario attestante le dimissioni contestuali degli altri otto consiglieri.
Per quanto concerne l'intervento delle Autorità locali di pubblica sicurezza, si fa presente che le stesse si sono limitate ad inibire una manifestazione in luogo pubblico, non regolarmente preavvisata ai sensi dell'articolo 18 del testo unico leggi di pubblica sicurezza e ciò al fine di prevenire possibili turbative all'ordine pubblico, a causa del clima di tensione determinatosi in relazione alla vicenda.


Infatti, nelle more del procedimento di scioglimento, il Presidente del Consiglio comunale aveva convocato il consesso, in seduta pubblica urgente, per la data del 2 maggio 2009, proponendo all'ordine del giorno la surroga dei consiglieri dimissionari e manifestando verbalmente, tra l'altro, l'intenzione di riunire l'organo fuori dal palazzo municipale, in una pubblica piazza.
In seguito al predetto atto di diffida, peraltro, il Presidente del Consiglio comunale ha recepito le prescrizioni dell'Autorità di pubblica sicurezza, impegnandosi a non dare corso all'iniziativa.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il comparto agrumicolo siciliano attraversa una fase di estrema crisi;
il 22 febbraio 2010, l'assessorato delle risorse agricole ed alimentari della regione Sicilia, ha pubblicato un bando di gara per il «Ritiro straordinario di arance da destinare previa trasformazione in succhi ad aiuti umanitari»;
«la Regione Siciliana - si legge nello stesso - in relazione alle difficoltà di mercato della produzione arancicola 2009/2010 ha ritenuto opportuno dare corso ad un ritiro straordinario di agrumi per un quantitativo complessivo di circa 50.000 tonnellate di arance, per avviarlo alla trasformazione in succo da destinare ad aiuti umanitari per il tramite della Protezione Civile o altri Enti Caritatevoli»;
la dotazione finanziaria a sostegno di tale misura è di 12,5 milioni di euro;
in data 8 marzo 2010 è stato pubblicato sul sito internet dell'assessorato regionale alle risorse agricole l'elenco dei produttori ammessi al conferimento di arance con le relative quote di assegnazione nell'ambito del ritiro delle 50.000 tonnellate di arance. Il dipartimento ha anche provveduto a identificare i tredici centri di raccolta per le arance che saranno trasformate;
in data 25 febbraio Assitrapa (associazione italiana trasformatori prodotti agricoli) scrive all'Assessore delle risorse agricole ed alimentari della regione Sicilia chiedendo di postergare il bando al 10 aprile 2010 per evitare che ci possano essere turbative di mercato che danneggerebbero tutto il settore della trasformazione. Nella missiva l'associazione definisce «oneroso» il coinvolgimento delle aziende trasformatrici nell'operazione di aiuto al mondo agricolo;
in data 28 febbraio Confindustria Palermo scrive all'assessore rilevando che «le industrie di trasformazione degli agrumi hanno già dato la loro disponibilità alla trasformazione delle arance in eccedenza purché il ritiro di queste arance avvenga in maniera tale da non provocare alcuna turbativa di mercato»;
alle suddette proteste si è aggiunta, sempre con una lettera inviata all'assessore, anche il Citrag (consorzio italiano industrie di trasformazione agrumi) che ha messo in luce il fatto che «non tutte le industrie sono nelle condizioni di potere partecipare (al bando ndr). Soltanto 2-3 aziende hanno l'impianto di confezionamento da 1 lt con le caratteristiche previste dal bando. Le rimanenti 12-13 aziende non hanno quest'impianto e pertanto rimarrebbero tagliate fuori.» Inoltre, prosegue il Citrag «togliere dal mercato 50.000 ton. di arance nel centro della campagna di raccolta (dal 10/03 al 23/04), provocherebbe una forte sperequazione fra le aziende di trasformazione siciliane non partecipanti al bando ed una forte turbativa di mercato con gravi danni per tutto il settore. Il succo d'arancia rosso naturale "NFC" è un prodotto di "élite" ed il più delicato dal punto di vista qualitativo. Le aziende aggiudicatarie del bando dovrebbero consegnare 5.000.000 di litri di succo d'arancia che, confezionati come previsto dal bando, dovrebbero essere mantenuti e distribuiti nella linea refrigerata

(0/+4oC) e dovrebbero necessariamente essere consumati entro 50 giorni dal confezionamento. È quindi evidente che il prodotto così concepito non sarebbe idoneo ad essere utilizzato negli interventi per aiuti umanitari»;
secondo quanto dichiarato dalle associazioni di cui sopra, le aziende rimaste fuori dal bando pubblico rischiano di non poter rispettare i contratti di export già siglati in Italia e all'estero;
mentre l'intervento a sostegno degli agrumicoltori risulta necessario, considerato lo stato di crisi che perdura e che anzi si è quest'anno particolarmente aggravato, la scelta operata dalla regione siciliana di distribuire succhi in aiuti umanitari e il conseguente bando creano forti disagi alle industrie di trasformazione e rischiano di turbare il mercato, come segnalato dalle associazioni di categoria e da Confindustria Sicilia;
peraltro risulta che la regione Siciliana non abbia previsto il costo del trasporto dei succhi nei territori colpiti dai terremoti (Haiti, Argentina, e altri) né nei Paesi in via di sviluppo a cui sarebbero destinati come aiuti umanitari i succhi di arancia -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se risulti che siano state attivate le necessarie azioni di coordinamento con la protezione civile per il trasporto dei succhi nei territori a cui sono destinati.
(4-06618)

Risposta. - Com'è noto all'interrogante la Regione Sicilia, in considerazione dello stato di crisi del comparto agrumicolo del proprio territorio, ha ritenuto di dar corso ad un bando per il ritiro straordinario di 50.000 tonnellate di arance da destinare, previa trasformazione in succhi, ad aiuti umanitari.
Al riguardo, faccio presente che nel maggio 2010 la Commissione europea, al fine di poter valutare l'intervento in questione, ha chiesto l'invio dei dati concernenti la produzione, nazionale e regionale, delle arance e i relativi prezzi. Gli elementi richiesti (suddivisi per Regione e con riferimento alle ultime 4 campagne) sono stati forniti alla Commissione il 17 settembre 2010.
Mi preme peraltro evidenziare che l'(Agenzia per le erogazioni in agricoltura), con una nota del 19 luglio scorso diretta alla Commissione europea, ha ritenuto possibile l'attivazione di procedure per il reperimento, la trasformazione e la consegna del prodotto a quegli enti (il Ministero degli affari esteri e la Fondazione banco alimentare - Onlus) che si erano resi disponibili a ricevere il prodotto.
Nella medesima nota Agea ha altresì precisato che, secondo la Regione Sicilia, l'intervento in parola è stato effettuato in aggiunta alla normale attività di trasformazione ed ha riguardato le arance «scendi albero» e non quelle derivanti dallo scarto di lavorazione dei magazzini di confezionamento e seleziono.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

TOCCAFONDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
per quanto si apprende da organi di stampa è stata introdotta una disciplina che prevedrebbe nuovi pedaggi di 1 euro per le auto e di 2 euro per veicoli pesanti pagati dagli automobilisti in 26 caselli italiani in corrispondenza di 22 tratte stradali;
in Toscana, sarebbero 2 i raccordi in cui sarebbe prevista l'entrata in vigore di questo nuovo pedaggio: la Firenze-Siena per il quale sarebbe previsto il pedaggio a chi attraversa il casello Firenze Certosa dell'A1 e lo svincolo di Valdichiana in direzione Perugia, al casello della A1;
se la modalità di pedaggio della Firenze-Siena fosse quella di aumentare di 1 o 2 euro il pagamento al casello autostradale di Firenze Certosa questo significherebbe far pagare la stessa cifra a coloro che quella strada la percorrono tutta, fino

a Siena, e coloro che ne percorrerebbero solo un brevissimo tratto e questo comporterebbe una difformità rispetto alla regola della proporzione che sta alla base dell'istituzione del pedaggio autostradale;
il pagamento si configura come il pagamento di un tributo e non di un corrispettivo per l'uso effettivo di un servizio. Infatti, nel caso della Firenze-Siena il pagamento potrebbe essere dovuto da chiunque esca al casello autostradale di Firenze Certosa, anche se poi non usufruisce della strada gestita da Anas Firenze-Siena, così come chi ne usufruisce per l'intero tratto partendo da Siena e arrivando a Firenze decide di non servirsi dell'autostrada e quindi del casello di Firenze Certosa pur avendo fruito del servizio non versa nulla -:
se per il tratto stradale gestito da Anas Firenze Siena verrà previsto un pedaggio e quale sarà il metodo di pagamento dello stesso;
come si intenda mantenere, nei casi di nuova attivazione di pagamento di un pedaggio, la regola della proporzione del pedaggio autostradale.
(4-07992)

Risposta. - Anas, in attuazione delle disposizioni normative di cui al decreto-legge n. 78 del 2010, convertito con modifiche dalla legge n. 122 del 2010, ha applicato dal 1o luglio 2010 le maggiorazioni tariffarie, previste dall'articolo 15, comma 2, del decreto-legge, n. 78 del 2010, presso le stazioni di esazione delle autostrade a pedaggio, interconnesse con la rete autostradale Anas, individuata come da allegato A) nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 giugno 2010.
Per l'annullamento di detto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di individuazione delle stazioni di esazione sono stati proposti ricorsi presso i competenti Tar da parte di alcune Province, Comuni, Regioni nonché dal Movimento per la difesa del cittadino.
L'applicazione della maggiorazione tariffaria è stata sospesa a partire dal 4 agosto 2010 per i transiti a mezzo di
telepass e dal 5 agosto 2010 per i transiti regolati con altri sistemi di pagamento.
Ciò in esecuzione delle ordinanze cautelari del Tar Lazio e Piemonte. La fase cautelare si è quindi conclusa con la pronuncia in secondo grado del Consiglio di Stato, che ha respinto l'appello presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall'Anas, per l'annullamento dell'ordinanza del Tar Lazio, confermando la sospensione disposta in 1o grado, limitatamente per le Province di Roma, Rieti e Pescara.
I limiti nell'ambito territoriale della sospensione, disposta dal Consiglio di Stato sono stati, poi, superati dall'accoglimento di un nuovo ricorso contro l'applicazione della maggiorazione tariffaria, proposta dal movimento difesa del cittadino al Tar Lazio, che in data 4 settembre 2010 ha sospeso l'applicazione del provvedimento in ambito nazionale.
Per quanto attiene i rimborsi richiesti dagli utenti utilizzatori delle autostrade a pedaggio dal 1o luglio al 5 agosto 2010, Anas ha rilevato che la giustizia amministrativa non ha ancora deciso sul merito del provvedimento e pertanto solo dopo il pronunciamento definitivo degli organi giudiziari si procederà a detto rimborso.
il decreto-legge n. 125 del 2010, convertito dalla legge 1o ottobre 2010, n. 163 ha, tra l'altro, stabilito la data del 30 aprile 2011 perché Anas applichi il pedaggio sulle autostrade e raccordi autostradali in gestione diretta.
Alla luce dell'articolo 15, camma 1, della citata legge n. 122 del 2010 e in attesa che vengano con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabiliti i criteri e le modalità relative all'applicazione del pedaggio nonché l'elenco delle tratte autostradali interessate a tale applicazione, Anas ha pubblicato il bando di gara per la fornitura e messa in opera di un sistema di esazione senza barriere sulle autostrade e raccordi autostradali, che permetta di evitare code e disagi agli utenti, attraverso il pagamento (diretto del pedaggio, con un sistema di telerilevazione a distanza, basato sulla effettiva percorrenza chilometrica delle tratte.


Tuttavia, l'introduzione degli aumenti in questione, che potranno consentire ad Anas di disporre della necessaria autonomia finanziaria per gli indispensabili interventi di manutenzioni ordinaria e straordinaria sulla viabilità statale, sarà commisurata attraverso misure, ad oggi in fase di studio, volte a contenere l'impatto su di alcune particolari fasce di utenza quali, ad esempio, il traffico pendolare.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

VOLONTÈ. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il vescovo della diocesi di Tombura-Yambo, nel Sudan meridionale, Monsignor Eduardo Hiibiro Kussala, ha riportato la notizia della drammatica fine di sette cattolici, rapiti mentre pregavano in chiesa;
il fatto è accaduto verso la metà di agosto ma la notizia è giunta a noi solo in questi giorni a causa delle difficoltà di comunicazione;
si tratta dell'ennesimo raid oltre frontiera dei ribelli ugandesi della Lord's Resistance Army, un gruppo armato nato nel l'Uganda del Nord e responsabile di attacchi contro i civili nella zona confinante con il Sudan;
il fatto si caratterizza per l'efferatezza dell'esecuzione, in quanto chi ha scoperto i cadaveri ha descritto la scena come «una parodia di una crocefissione»;
il vescovo Kussala ha lanciato un appello alla comunità internazionale «senza un intervento esterno non sarà possibile fermare le violenze e garantire la sicurezza di donne, bambine e civili innocenti, divenuti il bersaglio di attacchi quasi quotidiani»;
secondo l'ONU gli attacchi dei ribelli nel Sudan meridionale stanno aumentando nel corso delle settimane;
la comunità cattolica in Sudan conta circa 20 mila fedeli -:
se non ritenga di attivare iniziative urgenti a livello internazionale per garantire la sicurezza di donne, bambini e civili innocenti presenti nel Sudan, minacciata dai raid dei ribelli sanguinari ugandesi.
(4-08857)

Risposta. - Il grave episodio, riportato dal Monsignor Eduardo Hiibiro Kussala, della drammatica fine di sette cristiani nella diocesi di Tombura Yambio, in sud Sudan, verificatosi nell'agosto 2009, sarebbe da attribuirsi ai membri del Lord resistance army/Lra. Si tratta di un gruppo di ribelli di origine ugandese guidato da Joseph Kony su cui grava dal 2005 un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Da anni essi compiono attacchi contro le popolazioni civili nel sud Sudan, nella Repubblica democratica del Congo e nella Repubblica centrafricana e sembrano aver goduto, almeno in passato, di sostegni da parte del Sudan per contrastare il partito rappresentativo del sud Sudan (Splm).
Le violenze dell'Lra hanno provocato dal settembre del 2008 almeno 2.200 vittime e causato la fuga di varie decine di migliaia di persone, costrette ad abbandonare i loro villaggi per sottrarsi alla barbarie dei ribelli.
L'impegno del Governo semi autonomo del sud Sudan nel fronteggiare le violenze perpetrate dal Lra è testimoniato, da un lato, dal lancio, tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, di un'offensiva militare congiunta con la Repubblica democratica del Congo e l'Uganda contro il gruppo ribelle, rivelatasi in parte infruttuosa. Dall'altro lato, il Governo sud sudanese appoggia i cosiddetti «
arrows boys», gruppi di giovani armati di frecce per la difesa dei propri villaggi dallo scorso settembre anche con fondi per meglio armarli e formarli.
Giova tuttavia ricordare che il Nord ed il sud Sudan, il primo a maggioranza musulmana, il secondo a maggioranza cristiano-animista, sono impegnati dal gennaio 2005 in un processo di pacificazione nazionale, alla cui base si pone l'attuazione

di un accordo di pace che ha posto fine a venti anni di guerra civile. Dal successo di questo processo dipendono la pace e la stabilità del paese, elementi essenziali per il suo sviluppo sociale, civile ed economico.
Da parte del governo italiano l'impegno di sostegno a tale processo rimane elevato. Infatti continuiamo ad assicurare il contributo finanziario alle missioni di pace internazionali nel paese, all'Unmis (delle Nazioni unite), all'Unamid (Nazioni unite ed Unione africana), e siamo convinti assertori - anche in sede europea - della necessità di rafforzare le capacità di governance del sud Sudan, indispensabili anche per assicurare un efficace controllo del territorio ed una migliore difesa dei suoi cittadini. Tale convinzione è altresì presente in ambito internazionale, infatti di recente si è svolta a Bruxelles una specifica conferenza per il sostegno allo sviluppo delle capacità di governance del sud Sudan. Essa ha costituito l'occasione per il sud Sudan di evidenziare le proprie priorità funzionali, tra cui il rafforzamento delle istituzioni cui si fonda lo stato di diritto.
Si rammenta altresì che il sud Sudan rappresenta un'area in cui siamo tradizionalmente impegnati con le iniziative di cooperazione allo sviluppo, specie nei settori dell'istruzione, della sanità e dello sviluppo urbano e rurale, proprio per incidere positivamente sul miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale.
L'Italia segue inoltre, con costante attenzione, il rispetto dei diritti umani anche attraverso l'attività dell'esperto indipendente delle Nazioni unite in materia nel Sudan, attualmente mister Mohamed Chande Othman, della Tanzania.
Va tenuto presente inoltre che, proprio a seguito di atti di violenza condotti contro le minoranze religiose - in particolare quelle cristiane - in varie parti del mondo, il nostro paese ha rafforzato la propria azione a tutela della libertà di religione e degli appartenenti a minoranze religiose. Si è pertanto promossa l'adozione da parte del Consiglio affari generali per le relazioni esterne di conclusioni
ad hoc sulla libertà di religione e di un «piano d'azione» lanciato a luglio 2010 dalla «task force dell'Ue sulla libertà di religione o di culto», che prevede diverse misure concrete per quattro settori di intervento: l'azione bilaterale, le iniziative multilaterali, il sostegno finanziario, la formazione/capacity building.
In linea con tale approccio, si continuerà a seguire anche in sede comunitaria la tutela di tale libertà nel Sudan.
In ambito multilaterale, l'Unione europea presenterà alla corrente sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite la tradizionale risoluzione sull'intolleranza religiosa.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta da ampie notizie di stampa che le catene di supermercati COOP e CONAD avrebbero deciso di escludere dalla vendita molte merci prodotte in Israele, soprattutto di carattere agroalimentare, in aree da molti anni oggetto di colonizzazione israeliana, sostenendo che la non specificazione di particolari provenienze sulle etichette dei prodotti potrebbe non dare ai consumatori tutte le «tracciabilità» necessarie;
tale scelta si basa invece, a giudizio dell'interrogante, su un pregiudizio ideologico verso lo stato di Israele, uno stato da sempre amico del nostro Paese, nonché l'unica vera democrazia esistente in medio oriente;
questi atteggiamenti ricordano in modo grave ed inquietante il boicottaggio dei negozi ebraici posto in atto da alcune dittature negli anni 30 in Europa, ricordando la formula del «Qui si vendono solo prodotti ariani»;
non risulta che le stesse catene distributive abbiano usato lo stesso criterio per altre nazioni che a loro volta hanno

occupato enormi territori, come ad esempio avvenuto per la Cina comunista nei confronti del Tibet: sui prodotti cinesi - in vendita in larga quantità negli stessi negozi - nulla è indicato circa l'area di provenienza e quindi manca una seria «tracciabilità» dei prodotti -:
se il Governo sia informato di quanto riportato in premessa e intenda fornire ulteriori elementi in merito;
se non ritenga il Governo opportuno - pur nel rispetto della libertà di impresa - prendere pubblicamente posizione in ordine a tale scelta, che fra l'altro penalizza gravemente gli stessi consumatori italiani;
se non ritenga il Governo di ravvisare in quanto esposto una violazione di norme contro le discriminazioni razziali e religiose previste dal nostro ordinamento.
(4-07398)

Risposta. - Mi riferisco all'interrogazione in esame concernente l'esclusione della vendita di alcune merci prodotte in Israele da catene di supermercati come la Coop e la Conad.
In ordine a quanto segnalato dall'interrogante, secondo il quale le catene di supermercati Conad e Coop avrebbero deciso di escludere dalla vendita molte merci, specie di carattere agroalimentare, prodotte in Israele, rappresento che l'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, operante presso il dipartimento per le pari opportunità, ha provveduto ad avviare un'istruttoria volta a ricostruire le circostanze di fatto del caso, accertando che il tentativo di danneggiare prodotti ortofrutticoli israeliani provenienti dai territori palestinesi occupati risale all'ottobre 2009 ed è riconducibile all'iniziativa di alcune associazioni (Attac, donne in nero, federazione della sinistra, forum Palestina,
pax Christi Italia, un ponte per, ebrei contro l'occupazione) che, dando vita ad una rete denominata «Stop-Agrexo» ha avviato incontri in tutta Italia per promuovere l'interruzione della commercializzazione di tali prodotti.
Si precisa a riguardo che, secondo quanto riferito dall'Unar la Agrexo è una multinazionale che esporta in tutto il mondo prodotti alimentari coltivati nei territori occupati da Israele e che vengono commercializzati con l'etichetta «
made in Israel».
Dal gennaio 2010 le attività della rete «Stop-Agrexo» (lettere, segnalazioni,
sit-in nei supermercati) hanno assunto sempre maggiore visibilità e capillarità e sono state rivolte anche ad importanti realtà commerciali della distribuzione dei prodotti agroalimentari come Coop e Conad.
Alla fine del maggio 2010 il caso ha assunto rilevanza mediatica a seguito della forte presa di posizione sia di singoli che di associazioni di consumatori nei confronti delle due aziende.
La Coop, interpellata a riguardo dal Ministero degli affari esteri, ha riferito di essersi rivolta all'importatore israeliano Agrexo per ottenere una migliore identificazione dell'origine dei prodotti intendendo avvalersi di filiere produttive che offrano garanzie di tracciabilità del prodotto. L'azienda israeliana ha precisato che circa il 99,5 per cento del prodotto agroalimentare israeliano venduto in Italia proviene da Israele, mentre solo il restante 0,4 per cento proverrebbe da stabilimenti produttivi siti nei territori palestinesi. A quest'ultima categoria di prodotti, in presenza di documenti di accompagnamento chiaramente comprovanti la loro produzione all'interno di insediamenti in Cisgiordania, viene quindi applicata la sospensione delle forniture da parte di Coop.
Quanto a Conad, essa ha specificato che nessun punto vendita della rete ha attuato misure restrittive su prodotti provenienti da Israele e che l'interscambio con tale paese ha avuto un aumento dall'inizio dell'anno.
Quanto alla problematica del boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dai territori attuata dal governo dell'Autorità nazionale palestinese, il Ministero degli affari esteri ha riferito di avere chiesto un ripensamento, sia perché l'Italia è contraria a qualunque boicottaggio di Israele e dei prodotti israeliani, sia perché ciò non agevola il ristabilimento di un clima di fiducia

reciproca fra le parti idoneo alla prosecuzione dei negoziati di pace faticosamente riavviati.
Il Ministro per le pari opportunità: Maria Rosaria Carfagna.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è in corso di validità una convenzione tra Italia e Confederazione Elvetica circa la pesca nei laghi Maggiore e di Lugano - oltre che nel fiume Tresa, che congiunge i due bacini - ovvero nelle comuni acque internazionali;
tale convenzione è stata oggetto di una proposta di modifica che, già approvata a livello svizzero, è stata trasmessa al Ministero degli affari esteri per la sua definitiva ratifica -:
se non si ritenga che debba essere sollecitamente concluso l'iter di cui in premessa;
in quali tempi si ritenga possa essere definitivamente approvata anche da parte italiana.
(4-08225)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto di sindacato ispettivo si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il 18 novembre 2009 il Ministero degli affari esteri ha provveduto a richiedere il pertinente parere sulla proposta di modifica della convenzione in oggetto, avanzata l'11 novembre 2009 dalla controparte svizzera e da effettuarsi con scambio di note, ai Ministeri delle politiche agricole e forestali, dell'ambiente e dell'economia e delle finanze.
Il Ministero dell'ambiente, pur facendo presente che la materia non rientra nelle proprie competenze in quanto la pesca nelle acque interne è materia demandata dallo Stato alle amministrazioni locali, ha comunque suggerito il 31 marzo 2010 alcune modifiche al testo proposto da parte svizzera al fine di assicurarne la coerenza con la normativa italiana in materia di salvaguardia della fauna nelle superfici acquatiche.
Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha espresso il 24 agosto 2010 parere positivo allo scambio di note in oggetto.
Questo Ministero, non appena avrà ottenuto riscontro da parte del Ministero dell'economia e finanze, inoltrerà alla Confederazione elvetica il nuovo progetto di testo dello scambio di note.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il gruppo dei parlamentari europei sulla Birmania (EPCB), che rappresenta i parlamentari di 15 Paesi europei ha chiesto agli stati membri della Unione europea di sostenere ufficialmente la costituzione di una Commissione di inchiesta dell'ONU sulla situazione nello Myanmar (già Birmania). La richiesta viene appena alcuni giorni dopo che gli USA sono diventati il quinto Paese a sostenere pubblicamente una commissione di inchiesta. L'Unione europea sta elaborando la prossima risoluzione sulla Birmania all'Assemblea generale ONU, che dovrebbe includere la costituzione di tale commissione di inchiesta;
il regime militare in Birmania è responsabile per la violazione dei diritti umani e delle libertà nel Paese in modo sistematico, pianificato, diffuso. Tali abusi includono stupri e violenze sessuali, la deportazione e il trasferimento forzato di civili, il reclutamento di bambini soldato, la persecuzione delle minoranze etniche, l'utilizzo della tortura e di altri crimini contro l'umanità tra cui il lavoro forzato;
da molti anni si sottolinea come nell'ex Birmania siano sistematicamente violati i diritti umani e purtroppo non mancano gli esempi che lo confermano;

conseguentemente un gruppo di parlamentari europei ritiene che una commissione di inchiesta dell'ONU che permetta una indagine complessiva e la documentazione di tali crimini, insieme alla definizione di raccomandazioni sulle azioni e sulle politiche future, sia un passo cruciale che la comunità internazionale dovrebbe sostenere a favore della libertà di espressione nella ex Birmania;
nel marzo 2010 il relatore speciale dell'ONU sui diritti umani in Birmania, Tomàs Ojea Quintana, ha incluso nel suo rapporto presentato al Consiglio ONU per i diritti umani, la nomina di una commissione di inchiesta, sottolineando «la natura sistematica e enorme» degli abusi che avvengono in quel Paese dell'estremo oriente;
a giugno 2010 un nuovo rapporto «Crimini contro l'Umanità nella Birmania Occidentale: la situazione dei Rohingyas» è stato pubblicato dall'Irish Centre for Human Rights ed ha raccomandato che il Consiglio di sicurezza dell'ONU costituisca una commissione di inchiesta sui crimini indicati nel rapporto;
in questo documento si sottolinea come «le atrocità in atto nel Paese dimostrano il bisogno e l'urgenza di una azione rafforzata da parte della comunità internazionale. I singoli Stati e la UE devono prendere l'iniziativa e sostenere ufficialmente la costituzione di una Commissione di Inchiesta ONU che sarebbe un passo preliminare cruciale ed efficace per porre fine alla costante attuazione di gravi abusi e di crimini in Birmania» -:
quale politica intenda proseguire il Governo italiano a proposito del Myanmar;
quale sia l'attuale situazione nel Paese in rapporto al riconoscimento di diritti umani;
quali siano gli intendimenti del Governo anche alla luce delle prossime elezioni che si terranno in questa Nazione e se l'Italia proseguirà a livello di Unione europea una politica di attenzione verso quanto succede in questo Paese, in particolare - ove ciò avvenisse a livello europeo come sembra probabile - se non riconoscesse l'esito delle elezioni stesse.
(4-08572)

Risposta. - La grave situazione in cui versa il Myanmar sia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani sia, più in generale, da quello economico-sociale, è ormai da anni all'attenzione della comunità internazionale e, in particolare, al centro dell'azione dell'Italia, anche nel contesto delle organizzazioni internazionali (Unione europea in primis) e dei fora a cui il paese partecipa.
L'Italia, come il resto dell'Unione europea, sostiene il mandato del relatore speciale Onu per i diritti umani Tomas Quintana e valuta positivamente il suo operato.
In riferimento alla possibilità che una Commissione di inchiesta venga istituita in ambito Onu per indagare sulle violazioni dei diritti umani in Myanmar, tale proposta è ora attentamente al vaglio della comunità internazionale. A livello europeo, pur a fronte di adesioni di massima da parte di alcuni stati membri, non è ancora stata stabilita una posizione comune al riguardo, anche in considerazione dell'opportunità di attendere l'esito delle elezioni in Myanmar.
Per quanto attiene alla politica USA nei confronti del Myanmar, essa è stata oggetto di una profonda revisione attuata nel corso del 2009 che, partendo dalla consapevolezza dell'inefficacia di un'azione basata principalmente sulle sanzioni, ha portato alla decisione di dare avvio a forme di dialogo critico fra Usa e Myanmar.
L'appoggio all'istituzione di una commissione di inchiesta Onu, da avviare comunque in seguito agli esiti delle elezioni, rappresenta uno dei possibili strumenti per spingere il Governo del Myanmar ad avviare un processo di dialogo critico: il governo di Washington sta infatti prendendo in considerazione la proposta di Quintana, giudicandola uno strumento appropriato, sebbene sia necessaria un'attenta riflessione sui meccanismi per approntarla e vi sia l'esigenza che un passo del genere

trovi comunque l'appoggio dell'Ue e dei maggiori partner asiatici.
Il Myanmar figura fra le priorità dell'azione di cooperazione allo sviluppo italiana, tesa a favorire il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale, incrementandone i mezzi di sussistenza e favorendo la formazione di una società civile consapevole e strutturata.
Con riferimento all'Ue, l'Italia svolge da anni un ruolo attivo nel processo di formazione delle politiche europee, sostenendo la missione dell'inviato speciale dell'Ue, Fassino, recentemente riconfermato nel suo incarico fino al 31 agosto 2011.
L'impegno dell'inviato speciale è infatti pienamente in linea con le priorità del Governo, volto a mantenere allo stato attuale un dialogo critico con il Myanmar, al fine di spingere il Governo di Naypyidaw ad avviare un reale processo di transizione democratica, di cui sono precondizione la liberazione di tutti i detenuti politici (a partire da Aung San Suu Kyi, che dovrebbe riacquistare la libertà solo il 13 novembre) e l'avvio di un dialogo reale ed inclusivo fra le parti. Sotto tale aspetto, sarà importante lo svolgimento delle elezioni politiche del 7 novembre 2010, e se tale processo favorirà un rinnovo della classe al potere e l'effettiva inclusione di rappresentanti delle minoranze e dell'opposizione nei processi decisionali.
L'Italia è anche attualmente impegnata, in sede di dibattito comunitario, per favorire il raggiungimento di una posizione comune tra gli Stati membri sull'atteggiamento che l'Ue dovrà tenere a seguito delle elezioni, e sui messaggi che dovranno essere veicolati ai nuovo Governo birmano.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il cittadino italiano signor Simone Righi viene arrestato il 7 ottobre 2007 durante una manifestazione animalista a Cadice (Spagna) contro il canile privato e pensione a pagamento «El Refugio» di Puerto Real (Cadice), all'interno del quale sarebbero stati uccisi numerosi animali 3 dei quali di proprietà del signor Righi.
il ritrovamento del cadavere di uno di essi dentro un congelatore e la denuncia alle autorità competenti (Guardia Civil) consentirono la chiusura della struttura e l'incriminazione di cinque persone. L'autopsia di Holly rivelò l'utilizzo illegale di un paralizzante muscolare utilizzato per la soppressione degli animali, farmaco a poco prezzo che garantisce una morte lenta, cosciente e agonizzante all'animale.
Righi stava partecipando alla manifestazione di Cadice, indetta da un'associazione di Madrid a sostegno di coloro che da anni si battevano contro la struttura, stranamente «difesa» dai comuni convenzionati con la stessa per la raccolta dei randagi. Cadice era uno dei comuni convenzionati. La differenza, rispetto ad altre denunce precedenti era che i tre cani uccisi erano di proprietà, dotati di passaporto europeo e iscrizione all'anagrafe canina in Italia, membri della famiglia. Durante la manifestazione la folla (2.000 persone) si mosse in prossimità della chiesa «Santo Domingo», dove si commemorava la patrona della città (Virgen del Rosario). Alla funzione religiosa partecipava la sindaca di Cadice, Teofila Martinez Saiz (Senatrice del PP) e un gruppo di consiglieri comunali. La giunta, uscendo dalla chiesa trovò i manifestanti che urlavano giustizia, chiedevano in coro la chiusura del canile lager;
la delegazione passò attraverso i manifestanti, allontanandosi; poi inspiegabilmente un cordone di polizia si mosse verso Righi colpendolo ripetutamente, prima dell'arresto. Immagini e video testimoniano l'evento. Venti giorni dopo l'arresto Righi fu imputato di intento di attentato alle istituzioni, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie;
il 7 dicembre 2007, dopo due lunghi mesi d'ingiusta detenzione e grazie all'aiuto del Governo italiano e dei tanti sostenitori, Righi fu liberato, ma privato

del passaporto e con obbligo di firma il 15 di ogni mese presso il Tribunale;
l'avvocato José Ignacio Quintana ha fatto ricorso, chiedendo il proscioglimento di Righi dalle assurde accuse, prive di fondamenta e prove circostanziali. Il 4 ottobre 2010 verrà celebrato il processo contro Simone Righi con capi d'accusa ancor più pesanti e tali da fargli rischiare una lunga pena detentiva -:
quali iniziative abbia intrapreso il Ministero, attraverso i nostri rappresentanti diplomatici, in Spagna, perché al signor Righi sia assicurato un equo processo e la più ampia possibilità di difesa.
(4-08599)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Poiché il signor Righi non si è rivolto all'ambasciata con richieste di assistenza in vista del processo, questa è intervenuta d'ufficio sia presso il locale Ministero degli affari esteri sia presso il tribunale di appello di Cadice per avere un aggiornamento della situazione.
La sede ha provveduto altresì a contattare l'avvocato difensore del connazionale, il quale ha riferito che il Pubblico ministero intenderebbe chiedere una condanna a 10 anni di reclusione per aggressione ad un esponente del Governo municipale.
Si conferma che questo Ministero degli affari esteri continuerà a seguire con la massima attenzione, in raccordo con l'ambasciata d'Italia a Madrid, la vicenda in questione.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta La Repubblica di lunedì 12 luglio 2010, a Ercolano il museo antiquarium è una struttura fantasma: nonostante sia stato costruito 35 anni fa e inaugurato due volte, nel 1978 e nel 1993, non è mai stato aperto;
i quattromila reperti archeologici che dovrebbe ospitare giacciono da anni blindati nel caveau di una banca o depositati in magazzini, alcuni dei quali infiltrati dalle piogge, tra le quali la mobilia annerita dai 500 gradi della nube ardente vulcanica e la «statua di bronzo di Bacco»;
anche le «terme», la parte più suggestiva degli scavi, sono chiuse al pubblico: i visitatori si trovano la porta d'ingresso chiusa a chiave e nessun cartello a spiegare il motivo. Stessa sorte per il «teatro antico», il più famoso essendo il primo scavo fatto nel 700: è inaccessibile al pubblico. I trecento calchi dei corpi carbonizzati dall'eruzione del 79 d.C., rinvenuti al livello della spiaggia sotto una coltre di 19 metri di fango vulcanico, ancora non sono stati esposti nel luogo di ritrovamento, nonostante i lavori per il loro allestimento siano iniziati 12 anni fa;
una situazione del tutto simile si ritrova a Pompei dove, ad esempio, il sito dei fuggiaschi, un gioiello degli ultimi scavi della metà anni Novanta finanziati da fondi Fio, è incredibilmente sbarrato da una fune sgualcita. Anche qui nessun cartello offre una qualsiasi spiegazione -:
per quali ragioni i musei di Ercolano e Pompei non siano accessibili al pubblico;
quali provvedimenti si intendano adottare per tutelare il patrimonio ancora sottratto alla vista dei visitatori nell'attesa di renderlo fruibile e quali azioni si intendano promuovere a tal fine.
(4-08067)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante, intende conoscere quali iniziative questo Ministero voglia adottare al fine di garantire la fruibilità delle aree archeologiche di Ercolano e di Pompei, si osserva quanto segue.


In merito alle denunce apparse nell'articolo pubblicato sul quotidiano
La Repubblica, menzionato nell'interrogazione, relative a presunte criticità di alcuni luoghi archeologici campani, osservo che:
L'edificio destinato ad ospitare i reperti archeologici degli scavi di Ercolano, fu realizzato alla fine degli anni settanta con un finanziamento della Cassa per il mezzogiorno.
Viste le scarse risorse finanziarie a disposizione della Soprintendenza dell'epoca, non fu possibile colmare le gravi carenze dell'edificio, soprattutto in quanto attiene ai depositi archeologici e all'impiantistica; né, per altro, quelle risorse erano sufficienti per restaurare le strutture monumentali dell'area archeologica, che rapidamente scivolava in una condizione di sempre maggiore degrado.
Soltanto nel 1995, malgrado le perduranti difficoltà finanziarie, la Soprintendenza archeologica di Pompei destinava i necessari finanziamenti per i lavori di completamento delle opere edili e di impiantistica, tali da rendere la struttura adeguata e conforme alle funzioni museali.
I lavori, affidati nell'aprile del 1997, non venivano portati a termine, costringendo la Soprintendenza a riprendere in consegna il cantiere nel 2001 e, assistita dall'Avvocatura dello Stato, a intraprendere un'azione di rivalsa, eseguendo nel settembre del 2005, i lavori incompiuti con procedura di somma urgenza e in danno alla ditta inadempiente.
Ad oggi, tale vertenza non è ancora stata definitivamente risolta.
Il lungo tempo trascorso a causa del tortuoso
iter amministrativo ha reso, frattanto, evidenti ulteriori necessità di adeguamenti funzionali.
La parte dell'edificio non destinata all'esposizione museale, piuttosto limitata rispetto al volume nel suo complesso, è utilizzata, infatti, in essa ha sede l'«ufficio scavi di Ercolano», con la direzione, gli uffici amministrativi, l'archivio scientifico, il laboratorio di restauro e i depositi archeologici, ove sono attualmente custoditi 4552 reperti archeologici provenienti dagli scavi a cielo aperto eseguiti a Ercolano a partire dal 1927 (tutti i rinvenimenti del periodo borbonico sono invece conservati nel museo archeologico nazionale di Napoli).
In particolare, i mobili di legno carbonizzato, perfettamente restaurati, sono conservati in un deposito dedicato, la cosiddetta «galleria dei legni», in cui le condizioni ambientali sono calibrate per tale esigenza.
Ovviamente, all'esposizione permanente sarà dedicata una parte rappresentativa, non certo la totalità dei 4552 reperti, mentre in un apposito padiglione espositivo, anch'esso climatizzato, il cosiddetto «padiglione della barca», a partire dal luglio del 2009 è già esposta al pubblico la straordinaria barca di legno carbonizzato, lunga 9 metri, rinvenuta nel 1982 sull'antica spiaggia, e con essa una serie di oggetti e arnesi legati alle attività marinare.
Tutti i reperti sono frattanto stati oggetto non solo di restauro (con cospicui investimenti finanziari), ma anche di catalogazione scientifica informatizzata e corredata di documentazione fotografica.
Al momento si dispone di una sistematica organizzazione delle conoscenze scientifiche e dello status amministrativo di ogni opera, integra o frammentaria, essenziale anche in considerazione dei frequenti prestiti per mostre di rilievo internazionale.
La competente Soprintendenza ha assicurato e assicura l'accessibilità di tutti i reperti non permanentemente esposti sia attraverso esposizioni temporanee (fra le più importanti
Die letzen stunden von Herculaneum - Haltern, Berlino, Bremen, Monaco, Nimega - e «Ercolano. Tre secoli di scoperte» museo Archeologico nazionale di Napoli -), sia garantendo l'accesso ai depositi per ragioni di studio, riprese televisive eccetera.
Le ulteriori opere di adeguamento dell'edificio museale, anche in relazione ai servizi per il pubblico, e il conseguente allestimento rappresentano attualmente una priorità per la Soprintendenza, ma il problema va inquadrato nell'ambito di una strategia globale riguardante gli scavi e non perdendo di vista i connessi problemi di un piano di gestione e della disponibilità di

personale in quantità sufficiente, condizione al momento nient'affatto garantita.
Fino a questo punto la Soprintendenza, dal momento che dalla fine degli anni settanta e fino alla fine degli anni novanta del Novecento le condizioni di conservazione del sito avevano raggiunto i minimi storici, ha dovuto affrontare in primo luogo i gravissimi problemi di conservazione dei beni immobili e mobili, rinviando necessariamente a una fase successiva, secondo un logico ordine di priorità, gli aspetti più propriamente di valorizzazione, fra cui anche l'allestimento di un museo di sito, perché, per definizione, per valorizzare un patrimonio bisogna prima fare in modo che esso non si perda.
Si ritiene opportuno evidenziare, inoltre, che nel 2001 a seguito di un'importante collaborazione fra la Soprintendenza e il «Packard
humanities institute», fondazione americana senza scopo di lucro, in seguito potenziata anche dal coinvolgimento della British school at Rome, ha preso vita l'Herculaneum Conservation project, un ambizioso programma di conservazione, ricerca e valorizzazione degli cavi di Ercolano, che, insieme a tutti gli interventi realizzati con i fondi strutturali europei mediati dal programma operativo della regione Campania (2000-2006), ha permesso in pochi anni di ricondurre il sito a un buon livello di conservazione, restituendo alla pubblica fruizione, dopo anni di chiusura, numerose aree del parco archeologico e aprendone di nuove, come proprio il «padiglione della barca».
Al momento, come già sopra rappresentato, per i reperti da presentare al pubblico si è innanzitutto assicurato il loro completo restauro e si è promossa la loro conoscenza attraverso una capillare politica di mostre che li ha portati in giro per il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, dal Messico alla Nuova Zelanda.
Sul piano dell'offerta culturale complessiva non va dimenticato che gli scavi di Ercolano, come del resto quelli di Pompei, autentici musei all'aperto, fanno sistema con il museo archeologico nazionale di Napoli, che raccoglie i capolavori provenienti dalle esplorazioni di età borbonica nei siti vesuviani. Al momento attuale, risolti i più gravi problemi di conservazione, e identificati modelli di gestione sostenibili per la futura manutenzione del sito sempre con il sostegno del Packard
humanities institute può essere affrontato anche l'aspetto dell'esposizione al pubblico dei reperti.
In un recente incontro tenutosi presso questo Ministero alla presenza di alti rappresentanti degli organi centrali (segretariato generale, direzioni per le antichità e per la valorizzazione del patrimonio) e degli uffici di diretta collaborazione del Ministro (ufficio legislativo e consiglieri), il Presidente del Packard
humanities institute, dottor David W. Packard, ha manifestato apertamente la volontà di sostenere la Soprintendenza nell'adozione delle misure necessarie per offrire ai visitatori degli scavi di Ercolano servizi museali all'avanguardia con tutte le risorse e le strutture per la didattica, la ricerca, le attività di coinvolgimento della comunità locale eccetera che un moderno complesso museale deve avere e che l'unicità della collezione di Ercolano merita.
Il primo passo concreto a testimonianza dell'interesse del dottor Packard alla conservazione del sito ed alla valorizzazione del suo patrimonio di reperti, è rappresentato dalla consegna alla Soprintendenza, nel luglio 2010, di uno studio di fattibilità dal quale risulta evidente come l'attuale edificio museale richieda ancora importanti opere di adeguamento alla normativa vigente, nel contempo, i vantaggi di prevedere nuove strutture museali attigue a quella esistente per rispondere alle reali esigenze espositive di un sito di tale rilievo internazionale.
Le terme suburbane non sono ancora aperte al pubblico a causa della carenza di personale di vigilanza. Comunque presso la biglietteria degli scavi vengono fornite informazioni ai visitatori sugli edifici aperti o chiusi al pubblico. Le autorizzazioni per accedere all'edificio per motivi di studio o di documentazione vengono rilasciate dalla Soprintendenza, organizzando all'occorrenza un temporaneo servizio di vigilanza. Dal 1o agosto al 31 dicembre 2010, grazie a un progetto locale per la vigilanza, questo

edificio termale sarà quotidianamente aperto al pubblico.
Il teatro antico, edificio scavato nel Settecento non a cielo aperto, ma solo attraverso pozzi di discesa e cunicoli praticati nel poderoso interro dell'eruzione del 79 d.C. (alto circa 20 metri), si trova all'esterno del parco archeologico propriamente detto, a circa 15 minuti di cammino lungo il corso Resina.
Il monumento, suggestiva testimonianza delle esplorazioni borboniche, non è mai stato aperto al pubblico in maniera continuativa non solo per le oggettive difficoltà per raggiungere il sito e per la carenza di personale di vigilanza, ma soprattutto perché per le sue caratteristiche di scavo borbonico non è ancora fruibile in condizioni di sicurezza.
Il percorso, che porta il visitatore nelle «viscere della terra» ove per altro sussistono fortissime condizioni di umidità nonché la presenza di
radon (un gas radioattivo naturale emanato in modo particolare da lave, tufi e pozzolane e che raggiunge importati concentrazioni negli ambienti interrati), si snoda, infatti, lungo cunicoli stretti e bui e scalette ricavate nel banco tufaceo al momento dell'esplorazione borbonica.
L'accessibilità a questo complicato monumento è stata sempre garantita dalla Soprintendenza per esigenze di studio o per riprese fotografiche e filmate, richiedendo la sottoscrizione di un apposito «scarico di responsabilità».
In occasione di queste visite particolari è necessario mettere in movimento una complessa macchina organizzativa. Occorre infatti distaccare per almeno due ore dalle normali zone di consegna nel parco archeologico due custodi muniti di torce, per sopperire ad eventuali difetti dell'indispensabile impianto di illuminazione lungo i cunicoli (comunque realizzato dalla Soprintendenza con tutte le difficoltà a operare in ambienti sotterranei, fortemente umidi e in presenza dell'acqua di falda). Poiché non è possibile far scendere nei cunicoli più di dieci persone per volta e la discesa fino al piano della scena del teatro e la successiva risalita richiedono almeno 30/35 minuti per ciascun gruppo di 10, la visita nel suo complesso non impegnerà meno di due o tre ore.
La musealizzazione in sito dei calchi degli scheletri dei circa 300 fuggiaschi messi in luce sull'antica spiaggia di Ercolano è attualmente in corso.
Questo intervento rappresenta lo stadio finale di un lavoro complesso che ha richiesto innanzitutto una laboriosa opera di sistemazione, conservazione e studio antropologico degli scheletri veri e propri, condotta a partire dal gennaio 2008 con metodo e accuratezza scientifica, considerati l'unicità e peculiarità dei reperti oggetto dell'intervento.
Il lavoro antropologico, propedeutico alla realizzazione dei calchi, è, infatti, consistito nella preparazione degli individui, nella pulizia e nel consolidamento degli elementi ossei con riposizionamento di quelli instabili; nell'assistenza nella fase di esecuzione del calco negativo, nel recupero degli individui e nella conseguente pulizia, schedatura e immagazzinamento, previa catalogazione con siglatura e documentazione grafica e studio antropologico con particolare riguardo alle anomalie e patologie dentarie e ossee.
I lavori di riproduzione a calco degli scheletri, iniziati nel maggio 2008, sono attualmente conclusi. La vera e propria musealizzazione dei calchi, che saranno ricollocati all'interno dei Fornici che si aprono sull'antica spiaggia, sarà conclusa alla fine di dicembre del 2010.
Quanto agli scavi di Pompei si precisa che:
l'orto dei fuggiaschi, in cui sono conservati i calchi di alcuni fuggitivi, è stato ed è aperto al pubblico e costituisce anzi uno dei momenti di maggior interesse del percorso di visita notturno
Le lune di Pompei.
Il sito dei fuggiaschi, invece, dove vennero rinvenuti negli anni novanta del secolo scorso altri corpi di cui si ottennero calchi, pur se adeguatamente protetto da una copertura, non può essere al momento aperto per ragioni di sicurezza, trovandosi in un'area marginale degli scavi non ancora accessibile al pubblico, anzi distante dal percorso di visita fruibile dai visitatori (ciò giustifica anche la mancanza di cartelli

indicatori) e per giunta in un'insula non ancora scavata.
Si rappresenta, tuttavia, che i corpi dei fuggiaschi pompeiani, visibili in più punti della città antica, quali la necropoli fuori porta Nocera, il Macellum, le Terme Stabiane, i Granai del Foro, la villa dei Misteri, sono oggetto attualmente di un intervento teso ad ottimizzarne la presentazione al pubblico nel rispetto dovuto ad esseri umani, che non sono meri oggetti di fruizione, ma emblemi stessi della catastrofe, cui va rivolta commozione e
pietas.
Il Ministro per i beni e le attività culturali: Sandro Bondi.