Allegato B
Seduta n. 398 del 19/11/2010

TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la signora Milica Cupic, cittadina italiana, lamenta una serie di comportamenti quanto meno opinabili di organi della giustizia militare e civile in ordine a fatti da lei denunciati;
in più occasioni ed in data 4 ottobre 2003, la signora Cupic ha denunciato gravi fatti a sua detta ascrivibili a personaggi identificati e identificabili. In particolare riferiti al suo ex marito, generale a due stelle e dunque alta carica dell'Esercito italiano, che ella ebbe a denunciare già nel 1996 in relazione alla morte violenta della propria figlia e di un sottoufficiale dell'Esercito avvenuta il 3 febbraio 1986;
secondo quanto riferito dalla stessa signora Cupic ella avrebbe altresì avuto modo di segnalare come un alto grado della Guardia di Finanza avrebbe favorito la promozione al suo ex marito. Tale personaggio sarebbe poi diventato Comandante Generale della Guardia medesima;
la procura della Repubblica di Roma, dopo aver ricevuto l'esposto firmato dalla signora Cupic, lo avrebbe trasmesso al Procuratore Aggiunto, dottor Ettore Torri, come esposto anonimo, mentre, ad avviso dell'interrogante, ne risultava esattamente identificato il soggetto che lo aveva inviato;
tali denunce sono state archiviate, ma è evidente che in tal caso la signora Cupic avrebbe dovuto essere indagata per calunnia, cosa che non è mai avvenuta; sembra per la verità che la denuncia della signora Cupic in merito alla morte del Sottoufficiale e della propria figlia siano state archiviate, giustificandole con il fatto che la signora sarebbe affetta da «sindrome delirante lucida» e che di ciò la procura militare, per quanto riferito dall'interessata, sarebbe stata informata nel 1996, in modo improprio dal Tenente Colonnello dottor Corrado Ballarini di Bologna. La Cupic ha avuto più incontri, di sua spontanea volontà con il Capitano psichiatra criminologo Marco Cannavici nel 1995 presso il Policlinico Militare Celio di Roma, il quale fece in effetti un rapporto al direttore del Celio pro tempore sullo stato psicologico della signora, nel quale tuttavia mai pronunciò la diagnosi che avrebbe portato all'archiviazione;
in data 15 gennaio 2005, la signora Cupic presentò alla procura militare di Roma una formale denuncia contro il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Giulio Fraticelli, per «omissioni in atti d'ufficio», in relazione alle denunce presentate nei confronti dell'ex marito ed alla documentazione a suo dire inviata al generale Pompegnani. Il generale Fraticelli avrebbe comunicato alla signora Cupic di aver relazionato al procuratore Intellisano, il quale per altro in un incontro avvenuto con la Cupic il 7 dicembre 2004, negò di aver mai ricevuto nulla;
della denuncia di cui sopra esiste traccia nella lettera che la procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma ha inviato allo studio legale Lombardi in data 16 maggio 2005, (Numero 8/C/04INT «mod. 45» di protocollo) a firma del Procuratore Intellisano;
nel dicembre 2004 la Cupic ebbe a presentare una denuncia alla Procura Militare contro il Tenente Colonnello Ballarini inviandola al A.G. Maresciallo Cervelli -:
di quali informazioni dispongano sulla vicenda e se intendano adottare iniziative nell'ambito delle proprie competenze.
(5-03859)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con il suicidio di un 32enne cittadino sloveno a Bologna salgono a 7 i detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio di ottobre 2010 e a 58 da inizio anno: 48 si sono impiccati, 6 sono morti asfissiati con il gas della bomboletta da camping, 3 sono morti per avvelenamento da mix di farmaci e 1 è morto dissanguato dopo essersi tagliato la gola -:
se questo fenomeno sia stato preso in considerazione dal Ministero della giustizia;
quali si ritengano essere i motivi di questo abnorme numero di suicidi in carcere;
quali provvedimenti siano stati attivati per impedire nuove morti nelle carceri italiane.
(4-09551)

TIDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con la deliberazione del consiglio comunale n. 90/2003, il comune di Roma, primo in Italia, ha istituito la figura del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale;
nell'articolato approvato con la suddetta deliberazione è stato stabilito:
all'articolo 2, che «il sindaco nomina con propria ordinanza il Garante dei detenuti scegliendolo tra persone di indiscusso prestigio e di notoria fama nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani, ovvero delle attività sociali negli istituti di prevenzione e pena e nei centri di servizio sociale»;
all'articolo 2, che «L'incarico è incompatibile con l'esercizio di funzioni pubbliche nei settori della giustizia e della sicurezza pubblica»;
all'articolo 4, comma 3, che «il Garante almeno una volta l'anno, riferisce alla Consulta cittadini per i problemi penitenziari e alle associazioni maggiormente rappresentative dei detenuti, tenendo conto delle osservazioni da queste ricevute»;
è in vigore un protocollo sottoscritto in data 28 gennaio 2009 tra l'assessore alle politiche sociali del comune di Roma, della provincia di Roma e del garante regionale dei diritti dei detenuti del Lazio finalizzato ad una comune collaborazione per interventi per l'integrazione sociale culturale e lavorativa dei cittadini in esecuzione penale;
il sindaco di Roma Capitale, Gianni Alemanno, con propria ordinanza, il 29 ottobre 2010, in aperta contraddizione con la delibera 90/2003 senza il minimo coinvolgimento della consulta cittadina per i problemi penitenziari, ha nominato garante dei detenuti di Roma Capitale, il signor Vincenzo Lo Cascio;
il signor Vincenzo Lo Cascio, a tutt'oggi, risulta essere viceispettore del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria (Dap), e, per 9 anni, è stato impegnato nei Gruppi Operativi Mobili (GOM), ovvero il nucleo della Polizia Penitenziaria adibito all'intervento di urgenza, da attuarsi con modalità discrezionali, all'interno degli edifici carcerari;
tali elementi del curriculum professionale del signor Vincenzo Lo Cascio rendono la sua nomina in contrasto con le disposizioni menzionate in premessa, in quanto privo delle qualità indicate al primo comma dell'articolo 2 nonché incompatibile ai sensi del 2o comma dell'articolo 2 della delibera comunale 90/2003 ed infine inopportuna in riferimento ai compiti descritti all'articolo 3 della stessa delibera comunale;
la stessa nomina è in contrasto con il protocollo d'intesa citato nelle premesse siglato tra l'assessorato alle politiche sociali del comune e della provincia di Roma ed il Garante dei detenuti del Lazio;
le sentenze del TAR Lazio Roma sez. III-bis n. 73 del 4 gennaio 2006 e del

Consiglio di Stato sez. III-quater 8647 del 1o ottobre 2008 che obbligano il dipendente pubblico a rispettare le disposizioni sull'incompatibilità che «permane anche durante l'aspettativa per qualsiasi ragione concessagli» -:
se il Ministro interrogato ritenga che in ragione della nomina del signor Lo Cascio a garante comunale dei detenuti questi possa mantenere il ruolo di viceispettore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
(4-09566)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su Agenda Parlamento del 16 novembre 2010 è stata riportata la notizia circa l'esistenza di un progetto di riorganizzazione del Ministero della giustizia con il quale si vorrebbe accorpare il personale dei tre dipartimenti di cui esso si compone sotto l'egida dell'organizzazione giudiziaria;
il citato progetto prevederebbe lo smantellamento del dipartimento della giustizia minorile e la gestione separata del personale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria tra polizia penitenziaria e personale del comparto Ministeri, con la conseguente perdita della specificità di questi due delicati settori;
secondo le organizzazioni sindacali di categoria, tutto ciò causerebbe una grave retrocessione nel campo della rieducazione e del trattamento carcerario per i minori e per gli adulti, nonché una gravissima scelta politica che tenderebbe ad identificare il carcere con la parte meramente repressiva senza tener conto del valore più importante, scritto nella Costituzione, del trattamento mirato al reinserimento del detenuto nella società -:
se non ritenga opportuno rivedere il progetto di riorganizzazione del Ministero della giustizia nella parte in cui esso prevede lo smantellamento del dipartimento della giustizia minorile nonché la gestione separata del personale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria tra polizia penitenziaria e personale del comparto Ministeri.
(4-09567)

PINI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha già presentato all'attenzione del Ministro dell'interno e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti diversi atti di sindacato ispettivo volti a far chiarezza sulla realizzazione del nuovo Palacongressi di Rimini, comunemente denominato «Palas»;
a seguito di tali interrogazioni e di due diversi esposti alla procura della Repubblica di Rimini per sospetti di grave irregolarità strutturali, la società Palazzo dei Congressi - di diritto privato, ma a prevalenza di capitale pubblico - proprietaria dell'opera è stata costretta a rinviare l'inaugurazione del «Palas», in quanto la procura stessa pare avere riscontrato l'effettiva sussistenza di gravi irregolarità;
il presidente della società, dopo aver negato pubblicamente più volte l'esistenza di irregolarità - salvo essere poi smentito dai fatti -, da quanto emerso sulla stampa pare stia cercando di trovare una soluzione per l'apertura del «Palas», nonostante l'inchiesta aperta dalla magistratura, tanto da dichiarare che il «Palas aprirà prima di Natale» (articolo pubblicato il 1o ottobre 2010 sul sito di informazioni locali www.romagnanoi.it);
sempre a mezzo stampa - la Voce di Romagna, 30 ottobre 2010, «Palas, il Consiglio detta la linea alla Procura» - si apprende di pressioni sulla procura da parte del consiglio comunale di Rimini, il quale, approvando a maggioranza un documento, ove incredibilmente si legge «che la procura avrà tempo e modo di chiarire responsabilità di chiunque in merito alla vicenda in questione, e che debba far tutto il possibile affinché il Palas possa essere inaugurato nel più breve tempo possibile»,

pare effettivamente dettare perlomeno i tempi di una soluzione se non addirittura la soluzione stessa -:
se siano state avviate indagini in merito ad eventuali pressioni esercitate nei confronti dei magistrati che si occupano dell'inchiesta giudiziaria in corso.
(4-09594)