Allegato B
Seduta n. 398 del 19/11/2010

TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2011

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DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

SANI e RUGGHIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sull'aeroporto «Baccarini» di Grosseto da tempo è aperto un confronto tra istituzioni locali, Aeronautica militare e Ministero della difesa al fine di sviluppare ulteriormente l'attività civile dello scalo compatibilmente con la prioritaria attività militare;
l'attività civile rappresenta una straordinaria occasione di crescita per l'economia grossetana, basata su una naturale e spiccata vocazione turistica e su una produzione agro-alimentare che può trovare nell'aeroporto una infrastruttura fondamentale per l'export;
rispetto allo sviluppo dell'attività civile dell'aeroporto «Baccarini» si è creata nel corso degli anni, una forte aspettativa della comunità locale, delle istituzioni e del sistema delle imprese;
ad oggi, lo sviluppo delle attività civile ha forti limitazioni tra cui l'impossibilità di effettuare operazioni di volo oltre il tramonto;
al fine di verificare le condizioni per risolvere tale impedimento, in data 4 giugno 2010, i sottoscritti deputati hanno incontrato il Sottocapo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, generale Lodovisi;
nell'occasione, il generale Lodovisi ha rappresentato le intenzioni dello Stato maggiore dell'aeronautica di rilasciare, in tempi brevi, il nulla osta per il necessario

adeguamento impiantistico al fine di rendere possibile operazioni di volo dopo il tramonto;
in seguito alla pubblicazione di tale notizia sugli organi di stampa locale, si è registrata pronta, quanto, a quel che consta agli interroganti, non motivata nel merito, smentita del Ministero della difesa;
a fronte di tale smentita, i sottoscritti deputati, tramite lettera, hanno richiesto un incontro con il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, allo scopo di chiarire la questione, ottenendo una convocazione per il giorno 1o luglio 2010;
nell'incontro svolto presso il Ministero della difesa a cui, oltre ai sottoscritti deputati, hanno partecipato, presumibilmente su invito del Ministro, altri parlamentari eletti nella lista del PDL in Toscana, il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, ha preso impegno a dare risposta certa e definitiva, entro il 30 settembre 2010, circa la possibilità di realizzare adeguamenti strutturali sulla pista dell'aeroporto al fine di consentire attività civile dopo il tramonto;
nello specifico, il Ministro, nell'incontro, ha espresso la volontà di risolvere le limitazioni per l'attività civile, prevedendo di intervenire strutturalmente sui cavi d'acciaio presenti sulla pista, necessari all'arresto, in condizioni di emergenza, degli aerei militari, incompatibili, se non opportunamente interrati o illuminati, con le operazioni di volo civili;
l'intervento di interramento dei suddetti cavi, proposto dal Ministro, è stato proposto in alternativa a quanto prospettato nel richiamato incontro del 4 giugno, dal generale Lodovisi, relativo invece alla loro illuminazione;
recentemente la stampa locale ha riportato la notizia, attribuita a parlamentare del PDL, che l'intervento tecnico proposto dal Ministro, non è realizzabile e che si ritorna sull'ipotesi dell'illuminazione degli stessi per consentire l'attività civile fino alle ore 22, come rappresentato dal generale Lodovisi nell'incontro del 4 giugno;
le difficoltà a realizzare l'intervento proposto dal Ministro della difesa sono state più volte rappresentate in molteplici occasioni di confronto tra le istituzioni locali, l'Aeronautica militare e Ministero della difesa e, perciò, l'ulteriore verifica, anche alla luce degli esiti negativi riportati dalla stampa, potrebbe apparire come un'inutile e dannosa perdita di tempo;
al fine di consentire la migliore organizzazione dell'attività civile, anche in previsione della stagione turistica 20411, occorre dar corso alle decisioni assunte, considerato che il Ministro aveva preso impegno a rispondere entro il 30 settembre e che la soluzione più idonea era già stata individuata oltre sei mesi fa -:
se tali notizie corrispondano al vero e, in tal caso, quali siano gli impedimenti a realizzare l'intervento proposto dal Ministro della difesa e se questi erano già noti agli uffici dello stesso Ministero o dell'Aeronautica militare precedentemente alla data del 1o luglio 2010; e, alla luce delle decisioni eventualmente assunte, come si intenda formalmente procedere per mettere in condizione, in tempi rapidi, la società che gestisce lo scalo civile di poter organizzare al meglio le proprie attività compatibilmente con la prioritaria attività militare.
(5-03860)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 16 novembre 2010 il portale www.Grnet.it (portale di informazione indipendente per il comparto sicurezza e difesa) pubblica un articolo dal titolo «Afghanistan: morire ma con la branda in ordine»;
l'articolo riporta la storia di un soldato reduce dalla missione in Afghanistan. Il caporale in questione, mentre si

trovava in missione in Afghanistan, a Farah, ha subito una punizione perché la sua branda era in disordine. La più solenne delle punizioni, la «consegna di rigore» che quasi sicuramente gli rovinerà le note caratteristiche e gli avanzamenti di carriera;
nella lettera datata 29 luglio 2010 con oggetto «illecito disciplinare avente rilevanza interna» viene inflitta al caporale la «sanzione di giorni 7 di Consegna di Rigore». Nella motivazione si fa riferimento ad un «normale controllo espletato alle tende adibite ad alloggi del personale di servizio presso la Task Force South in Farah (Afghanistan) durante il quale una di queste veniva trovata in un grave stato di disordine»;
nella lettera firmata dal comandante della task force «South» si parla, altresì, di «pessimo esempio» nei confronti dei subalterni e «mancanza di iniziativa e scarso senso di responsabilità»;
il caporale al suo ritorno in patria ha presentato ricorso contro il provvedimento;
il portale GrNet commenta: «Facciamo davvero fatica ad immaginare quale sia il nesso tra una branda in disordine, magari lasciata in quello stato per guadagnare qualche minuto in più di sonno, e il "senso di responsabilità" del Caporale»;
la missione in Afghanistan, dopo nove anni, vede mutare profondamente lo scenario in termini politici, di sicurezza, di avversità e di raggiungimento degli obiettivi che hanno spinto l'Italia a dare il proprio contributo, mettendo a rischio, ad avviso dell'interrogante, più del dovuto e più del necessario le migliaia di militari impiegati, che devono subire quotidianamente decisioni politiche e strategiche di notevole rilevanza senza adeguate informazioni sulle motivazioni;
l'episodio va valutato alla luce della legge 11 luglio 1978, n. 382 «Norme di principio sulla disciplina militare», con particolare riferimento ai criteri definiti per i procedimenti disciplinari all'articolo 15 della citata legge;
va tenuto conto inoltre del clima nel quale i militari devono operare nei territori in Afghanistan, ove si assiste a quotidiani attacchi, attentati, kamikaze, bombe e decessi di vittime civili, bambini, donne, operatori umanitari, in costante aumento -:
se il Governo intenda verificare, controllare e monitorare lo stato nel quale operano i militari di ogni ordine e grado impegnati nei territori in Afghanistan, affinché si accerti la congruità di un provvedimento che all'interrogante appare sproporzionato e che si consuma all'interno di un contesto di guerra, tanto da apparire un atto ritorsivo, piuttosto che sanzionare un comportamento non consono da parte del militare che ci si augura non rappresenti la punta di un iceberg di un malessere ben più ampio e profondo.
(4-09580)

JANNONE e CARLUCCI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nelle relazioni internazionali e strategiche, la costante di questo inizio di XXI secolo è l'interdipendenza. La tutela collettiva della sicurezza ha come primo obiettivo la galassia delle minacce non-statuali, o asimmetriche, la cui pericolosità cresce proporzionalmente alla moltiplicazione dei possibili strumenti di offesa. È il caso del terrorismo di matrice integralista, il cui messaggio è veicolato anche grazie alla diffusione di internet e degli strumenti di comunicazione virtuale, o della minaccia posta dalla proliferazione di armi di distruzione di massa, stimolata dalla capacità di sofisticazione delle reti criminali transnazionali o del terrorismo nel garantirsi l'accesso a tecnologie sensibili e segreti industriali;
se nella lunga parentesi della guerra fredda la tecnologia è stata un fattore di superiorità strategica nella competizione tra le due superpotenze, impegnate anche

a militarizzare lo spazio e a sviluppare reti informatiche che potessero servire le rispettive strategie militari, oggi sempre più l'accento si sposta sulla virtualizzazione delle relazioni internazionali e quindi, potenzialmente, dei conflitti. Lo spazio cibernetico è un nuovo fondamentale campo di battaglia e di competizione geopolitica nel XXI secolo. Lo Stato nazionale può proiettare i propri interessi e dispiegare le proprie strategie difensive sulla grande «autostrada virtuale» costituita dal web dalle reti di comunicazione, dai circuiti telematici, dai sistemi e dalle reti computerizzate. Sono molte le analisi strategiche che evidenziano come le prossime guerre tra Stati non verranno più iniziate dalle Forze armate, ma saranno concentrate su un massiccio utilizzo di attacchi informatici per sabotare preventivamente la capacità di risposta o di offesa degli avversari e per arrecare pesanti danni, non virtuali, ma materiali. Al tempo stesso, nello spazio cibernetico si concentrano attori asimmetrici che, da soli, costituiscono una seria minaccia alla sicurezza delle Nazioni. Il grande spazio telematico globale, di dimensioni virtualmente infinite, è solcato anche da reti criminali organizzate, il cui obiettivo è di sottrarre denaro, truffare o raggirare a scopo di lucro cittadini ed organizzazioni; da movimenti del terrorismo fondamentalista, impegnati a cementare consenso, attrarre nuovi adepti o diffondere messaggi attraverso la rete; agenzie di spionaggio non governative, in grado di sottrarre informazioni rilevanti alla business community, falsando in questo modo la leale concorrenza;
la comunità internazionale oggi accetta il fatto che la protezione dell'atmosfera, dell'idrosfera, della litosfera e della biosfera, considerati «beni universali», sia responsabilità di tutti i Paesi. La stessa considerazione deve applicarsi alla «cyber-sfera», che è fondamentale per la nostra vita quotidiana, il nostro benessere materiale e la nostra sicurezza. In un'era in cui gli attacchi informatici stanno crescendo in tutto il mondo, il segretario di Stato Hillary Clinton ha avuto ragione nell'affermare che un attacco ad una rete di computer di una nazione «può essere un attacco a tutte quante». Queste aggressioni non fanno che ricordarci che il cyber-spazio, nuovo elemento costitutivo dei beni comuni è già minacciato. Esso deve essere considerato come proprietà comune per il bene di tutti, proprio come lo spazio esterno, le acque internazionali e gli spazi aerei internazionali. E come succede per la pirateria oceanica e il dirottamento di aerei, il crimine informativo non dovrebbe restare impunito se vogliamo salvaguardare i nostri interessi condivisi e collettivi;
la molteplicità dei possibili autori di un attacco informatico e dei loro fini fa sfumare il valore dei parametri necessari per tarare e impostare una strategia difensiva. L'assenza di barriere all'ingresso, l'anonimato, l'asimmetria nella vulnerabilità del bersagli implica una capacità diffusa di esercitare il potere e determina il superamento del tradizionale confronto tra Stati-nazione come attori centrali delle relazioni internazionali, tre secoli e mezzo dopo il Trattato di Westphalia, che ne sancì la primazia. La vera novità di questo XXI secolo è, invece, la frammentazione del potere. La tecnologia, prevalentemente a causa dei suoi bassi costi, sembra favorire il decentramento politico attraverso l'universalizzazione virtuale dell'uso del potere;
secondo uno studio dell'Institute for Technology Studies del 2008, la Cina è la sola potenza emergente che abbia già sviluppato capacità operative nei cinque domini relativi alla superiorità cibernetica: elaborazione di una dottrina operativa, capacità addestrative, capacità di simulazione, creazione di unità addestrate alla guerra cibernetica, sperimentazione di attacchi hacker su larga scala. Rispetto a quest'ultimo punto, significativa è stata la campagna conosciuta con il nome in codice «Titan Rain», nella quale tra il 2003

ed il 2005 centinaia di computer di uffici dell'amministrazione americana e di governi dell'Europa occidentale furono sistematicamente attaccati da hacker i cui server di accesso alla rete, venne poi verificato, si trovavano nella provincia cinese del Guadong;
di fronte a questi rapidi sviluppi, i principali attori della scena mondiale sono impegnati ad assumere iniziative di difesa il più possibile efficaci. Con un provvedimento senza precedenti, il Senato americano ha approvato una legge che autorizza la Casa Bianca ad assumere pieni poteri di emergenza in caso di cyber-attacco alle infrastrutture strategiche del Paese. Il Parlamento ha redatto, con il supporto degli uffici governativi, una lista di provider internet, siti, autostrade telematiche e telefoniche considerate strategiche per la sicurezza nazionale. A tali operatori privati, il Presidente degli Stati Uniti potrà imporre lo spegnimento in caso di minaccia impellente alla sicurezza nazionale o di possibile perdita di vite umane. Tale provvedimento fa seguito alla revisione della strategia nazionale di protezione dello spazio cibernetico richiesta dal Presidente americano, che ha evidenziato le principali vulnerabilità del sistema nazionale, suggerendo possibili rimedi. Gli attori che possono avvalersi dello strumento informatico per azioni ostili vanno dall'hacker individuale che agisce a scopo di lucro, fino all'apparato governativo che persegue obiettivi geopolitici o propagandistici, come nel caso degli attacchi informatici verso l'Estonia nel 2007, passando per la criminalità organizzata e i gruppi terroristici -:
quali misure il Ministro intenda attuare al fine di creare una protezione efficace del cyber-spazio nazionale, per eludere attacchi di hacker professionisti internazionali, nonché di terroristi.
(4-09587)