XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 16 novembre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 13 DICEMBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione di sfiducia:

La Camera,
preso atto che il Governo non ha più il compiuto sostegno dell'originaria maggioranza,
considerato che la permanenza in carica dell'esecutivo non consente di affrontare e risolvere alcuno dei gravi problemi del Paese
esprime, ai sensi dell'articolo 94 della Costituzione, la propria sfiducia al Governo.
(1-00492)
«Franceschini, Donadi, Agostini, Albonetti, Amici, Argentin, Bachelet, Barbi, Barbato, Baretta, Bellanova, Benamati, Berretta, Bersani, Bindi, Bobba, Bocci, Boccia, Boccuzzi, Boffa, Bonavitacola, Bordo, Borghesi, Bossa, Braga, Brandolini, Bratti, Bressa, Bucchino, Burtone, Calvisi, Cambursano, Capano, Capodicasa, Cardinale, Carella, Marco Carra, Castagnetti, Causi, Cavallaro, Ceccuzzi, Cenni, Cimadoro, Ciriello, Codurelli, Colaninno, Colombo, Concia, Corsini, Coscia, Cuomo, Cuperlo, D'Alema, D'Antona, D'Antoni, D'Incecco, Dal Moro, Damiano, De Biasi, De Micheli, De Pasquale, De Torre, Di Giuseppe, Di Pietro, Di Stanislao, Duilio, Esposito, Evangelisti, Fadda, Gianni Farina, Farinone, Fassino, Favia, Fedi, Ferranti, Ferrari, Fiano, Fiorio, Fioroni, Fluvi, Fogliardi, Fontanelli, Aniello Formisano, Froner, Garavini, Garofani, Gasbarra, Gatti, Genovese, Gentiloni Silveri, Ghizzoni, Giachetti, Giacomelli, Ginefra, Ginoble, Giovanelli, Giulietti, Gnecchi, Gozi, Grassi, Graziano, Iannuzzi, La Forgia, Laganà Fortugno, Laratta, Lenzi, Letta, Levi, Lo Moro, Lolli, Losacco, Lovelli, Lucà, Lulli, Luongo, Madia, Maran, Marantelli, Marchi, Marchignoli, Marchioni, Margiotta, Mariani, Cesare Marini, Marrocu, Martella, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mattesini, Mazzarella, Melandri, Melis, Giorgio Merlo, Merloni, Messina, Meta, Migliavacca, Miglioli, Minniti, Miotto, Misiani, Mogherini Rebesani, Monai, Morassut, Mosca, Motta, Mura, Murer, Naccarato, Nannicini, Narducci, Nicolais, Oliverio, Andrea Orlando, Leoluca Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Paladini, Palagiano, Palomba, Pedoto, Peluffo, Mario Pepe (PD), Pes, Piccolo, Picierno, Piffari, Pistelli, Pizzetti, Pollastrini, Pompili, Porcino, Porta, Portas, Quartiani, Rampi, Razzi, Realacci, Recchia, Rigoni, Rosato, Rossa, Rossomando, Rota, Rubinato, Rugghia, Antonino Russo, Samperi, Sanga, Sani, Santagata, Sarubbi, Sbrollini, Scarpetti, Schirru, Scilipoti, Sereni, Servodio, Siragusa, Soro, Sposetti, Strizzolo, Tempestini, Tenaglia, Federico Testa, Tidei, Tullo, Tocci, Touadi, Trappolino, Livia Turco, Vaccaro, Vannucci, Vassallo, Velo, Veltroni, Ventura, Verini, Vico, Villecco Calipari, Viola, Zaccaria, Zampa, Zazzera, Zucchi, Zunino».

Mozione:

La Camera,
premesso che:
i violenti fenomeni meteorologici che si sono abbattuti sul nostro Paese nel periodo a cavallo tra il mese di ottobre e l'inizio di novembre 2010 hanno colpito in maniera drammatica una parte consistente del territorio italiano; le regioni interessate sono Veneto, Calabria, Liguria, Toscana e Friuli Venezia Giulia;
per la regione Veneto i fenomeni hanno interessato tutto il territorio regionale, ma gli eventi più devastanti hanno colpito 131 comuni delle province di Verona, Vicenza, Padova, Venezia, provocando ingenti danni a numerose attività commerciali, produttive ed agricole e danni alle infrastrutture pubbliche e private con migliaia di persone sfollate dalle proprie abitazioni o dai luoghi di cura; l'area compresa tra San Bonifacio, Verona e Soave, nel veronese, il centro di Vicenza, Caldogno e la maggior parte del territorio vicentino, sono state le zone più colpite dal maltempo;
l'autostrada A4 si è trasformata in un vero e proprio fiume nel tratto compreso tra i caselli di Soave e Montebello per lo straripamento dei fiumi Tramigna e di Alpone;
secondo i dati forniti dal sottosegretario Bertolaso durante l'informativa urgente alla Camera dei deputati del 10 novembre, e dagli amministratori locali e dal sistema economico produttivo la prima stima sommaria dei danni subiti dal territorio veneto ammonta ad oltre 500 milioni di euro, il presidente della regione indica in un miliardo la prima stima;
in Calabria, nella notte tra il 3 ed il 4 novembre, un forte nubifragio ha colpito la città di Crotone e provincia, in particolare i comuni di Cariati, Cirò Marina, Melissa, Strongoli, e Isola di Capo Rizzuto, costringendo la popolazione a salire sui tetti, causando l'interruzione dell'energia elettrica per alcune ore e procurando danni ingentissimi alle abitazioni ed alle varie attività economiche esistenti nell'area; le intense precipitazioni hanno creato tanti piccoli torrenti che dalle colline hanno portato a valle una enorme quantità di fango e di detriti, determinando, tra l'altro, l'interruzione dei collegamenti sulla linea ferroviaria Crotone-Catanzaro Lido; anche la piana di Gioia Tauro è stata colpita pesantemente;
l'ordine di grandezza della stima dei danni per la Calabria si attesta su diversi milioni di euro, in quanto le ripercussioni negative su tutto il tessuto cittadino e sulle attività economiche di agricoltori, negozianti, artigiani e piccoli e medi imprenditori si sono fatte sentire molto pesantemente;
sono pesantissimi i danni in agricoltura: terreni franati, campi interamente allagati e produzioni di agrumeti e uliveti fortemente compromesse; sono ingenti le ricadute negative sui sistemi economici locali e, in particolare, sui raccolti stagionali, che costituiscono la principale risorsa economica del territorio;
per la Liguria è scattata l'allerta per i fiumi e torrenti in piena: nella provincia di La Spezia in particolare nella zona di Pittelli e della Val di Magra dove si sono verificati esondazioni e allagamenti; in quella di Genova e in quella di Savona, compreso uno smottamento sulla linea Genova-Ventimiglia all'altezza di Bordighera, che ha causato un deragliamento che poteva concludersi con l'ennesima tragedia annunciata; dalle prime stime sulla quantificazione definitiva dei danni sembra si tratti di alcune decine di milioni che si vanno ad aggiungere agli oltre 120 milioni causati dall'alluvione del 4 ottobre 2010 che ha colpito i comuni di Varazze, Cogoleto, Arenzano e Genova con gravissimi danni nella zona di Sestri Ponente;
la regione Friuli Venezia Giulia è stata duramente colpita da fenomeni di dissesto idrogeologico che hanno determinato danni per oltre 100 milioni di euro; i comuni maggiormente colpiti sono stati

Pordenone, Sacile, Prata e Pasiano di Pordenone, mentre una nuova ondata di maltempo sta coinvolgendo i territori delle province di Gorizia e Udine; le criticità attualmente in corso riguardano la chiusura di alcune strade a seguito di allagamenti e smottamenti: si tratta della strada provinciale n. 3 all'altezza di Fratta, del sottopasso lungo la strada provinciale 4 a Gradisca, e la strada provinciale 14 a Dolegna del Collio, chiusa per la rimozione di smottamenti che hanno invaso la carreggiata, mentre sono costantemente sotto osservazione il fiume Isonzo, che ieri a Salcano (Slovenia) aveva raggiunto la portata massima ma risulta ancora sotto il livello di guardia in Italia, il Vipacco e i torrenti Torre e Judrio, e il fiume Natisone;
nella regione Toscana i principali fenomeni si sono registrati nella provincia di Massa Carrara e in quella di Lucca; nella provincia di Massa Carrara dove fenomeni franosi hanno provocato tre vittime nel comune di Massa sono stati coinvolti anche altri 9 comuni della Lunigiana e 5 comuni della costa provocando interruzioni di infrastrutture viarie, allagamenti e l'interruzione dei servizi pubblici essenziali; in provincia di Lucca 6 comuni della Versilia e 11 comuni della Valle del Serchio e 3 comuni della piana di Lucca, compreso il comune capoluogo sono stati interessati da frane e smottamenti sulle principali strade provinciali e comunali e da allagamenti; in totale i comuni delle province di Lucca e Massa Carrara che hanno segnalato criticità legate agli eventi atmosferici sono 39; da una prima stima provvisoria i danni ammontano ad oltre 50 milioni di euro;
il Consiglio dei ministri, il 5 novembre 2010, ha dichiarato lo stato di emergenza e, su richiesta del capo del dipartimento della protezione civile, ha stanziato un primo contributo economico di 20 milioni di euro per far fronte alle situazioni emergenziali nelle regioni indicate colpite dalle avversità atmosferiche;
la legge finanziaria per il 2008 aveva introdotto una serie di disposizioni volte a ridurre il rischio idrogeologico; nell'esercizio finanziario 2008 erano stanziati 558 milioni per la difesa del suolo, mentre la legge finanziaria per il 2010, per le stesse finalità, ha ridotto la previsione per gli anni 2010, 2011 e 2012 rispettivamente a 120, 94 e 89 milioni di euro;
i documenti di bilancio per il 2011 certificano l'ulteriore preoccupante riduzione degli stanziamenti destinati alla tutela dal rischio idrogeologico, che passano da oltre 40 a 31 milioni di euro e sono ridotte di 9 milioni di euro le dotazioni per la costruzione, sistemazione, riparazione e manutenzione di opere idrauliche e per interventi di sistemazione del suolo e per le necessita più urgenti in caso di pubbliche calamità;
la legge finanziaria 2010 aveva assegnato in via straordinaria al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 900 milioni di euro per interventi diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico nel Mezzogiorno, individuate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le autorità di bacino e il Dipartimento della protezione civile; e che ad oggi, solo otto accordi di programma sono stati sottoscritti tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e regioni prevedendone la compartecipazione finanziaria;
il 26 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha inoltre approvato una mozione unitaria che impegnava il Governo a presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico cui non risulta sia stato dato alcun seguito;
la situazione descritta desta particolare preoccupazione in riferimento a due aspetti: il primo riguardante l'assoluta insufficienza degli stanziamenti per la messa in sicurezza del territorio e per l'avvio di una vera opera di prevenzione; il secondo in ordine alle modalità di gestione degli interventi - sia per quanto riguarda la programmazione, sia per quanto riguarda l'emergenza - troppo spesso oggetto

di modifiche e di variazioni che riducono la chiarezza e l'efficacia dell'azione pubblica e sulle quali sembra si stia facendo strada il modello della gestione commissariale, preannunciato dal Governo con la bozza di accordo di programmazione e di finanziamento di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico;
la maggiore criticità esistente nel campo delle politiche della difesa del suolo, oltre alla scarsità di risorse su cui fare affidamento, è dovuta al mancato completamento del riassetto della governance prevista dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e da una frammentazione di competenze, soggetti e strumenti che appesantiscono, rendendolo meno efficiente, il sistema di prevenzione, programmazione e gestione degli interventi,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative volte a stanziare con la massima urgenza le risorse necessarie a coprire le esigenze a sostenere tutti i territori duramente colpiti dalle eccezionali avversità atmosferiche dell'ottobre e novembre 2010, che, a una prima stima, ammontano a circa 1 miliardo di euro, in aggiunta ai fondi ordinari per la difesa del suolo ed al piano straordinario previsto con la legge finanziaria per il 2010, stabilendo le priorità di erogazione in base alla gravità degli eventi calamitosi, al fine di poter trovare, in accordo con le regioni interessate, adeguate soluzioni che soddisfino le esigenze di risarcimento dei danni provocati dall'alluvione, per quanto riguarda gli enti locali, i singoli cittadini e le attività produttive;
a riconoscere lo stato di calamità per i territori agricoli danneggiati dalle avversità atmosferiche e ad attivare con celerità i meccanismi di protezione e di risarcimento previsti dal fondo di solidarietà nazionale;
ad assumere iniziative finalizzate ad escludere dal patto di stabilità interno relativo agli anni 2010 e 2011 le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte corrente e in conto capitale sostenute dalle province e dai comuni nonché le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza alluvionale e alle conseguenti opere di ripristino;
ad adottare iniziative per sospendere i termini di pagamento e gli adempimenti tributari in scadenza tra il 1o novembre 2010 e il 30 giugno 2011 per i contribuenti residenti nelle aree gravemente colpite;
ad assumere ogni iniziativa di competenza per sospendere l'applicazione degli studi di settore nel biennio 2010-2011 nelle citate aree;
a concedere indennizzi alle attività produttive danneggiate dagli eventi calamitosi per la riparazione e la ricostruzione di beni mobili distrutti o danneggiati, per il ripristino delle scorte andate distrutte o per il ristoro di danni derivanti dalla perdita di beni mobili strumentali all'esercizio delle attività;
a predisporre un programma di prevenzione ambientale di medio/lungo termine per rendere il sistema idrogeologico nazionale idoneo a fronteggiare in futuro situazioni di maltempo anche di forte entità.
(1-00493)
«Franceschini, Ventura, Baretta, Mariani, Oliverio, Fluvi, Lulli, Villecco Calipari, Maran, Rosato, Andrea Orlando, Tullo, Dal Moro, Fogliardi, Miotto, Mogherini Rebesani, Naccarato, Sbrollini, Federico Testa, Martella, Murer, Rubinato, Tempestini, Viola, Bindi, Ceccuzzi, Cenni, Cuperlo, De Pasquale, Fontanelli, Gatti, Giacomelli, Mattesini, Nannicini, Realacci, Rigoni, Sani, Scarpetti, Velo, Garofani, Melandri, Rossa, Zunino, Strizzolo, Lo Moro, Laganà Fortugno, Laratta, Cesare Marini, Minniti, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta».

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
la legge 24 dicembre 2007, n. 244, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008), prevede, all'articolo 2, comma 627: «In relazione alle esigenze derivanti dalla riforma strutturale connessa al nuovo modello delle Forze armate, conseguito alla sospensione del servizio obbligatorio di leva, il Ministero della difesa predispone, con criteri di semplificazione, di razionalizzazione e di contenimento della spesa, un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio di cui all'articolo 5, primo comma, della legge 18 agosto 1978, n. 497.»;
la stessa legge prevede il diritto alla continuità alla conduzione dell'alloggio, rimanendo in affitto, per coloro che non sono in grado di acquistare l'alloggio in cui abitano, se messo in vendita, all'articolo 2, comma 628, lettera b), laddove sancisce che sia assicurata «...la permanenza negli alloggi dei conduttori delle unità immobiliari e delle vedove, con basso reddito familiare, non superiore a quello determinato annualmente con il decreto ministeriale di cui all'articolo 9, comma 7, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, ovvero con componenti familiari portatori di handicap, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, aggiornato in base agli indici ISTAT»;
il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, all'articolo 6, comma 21-quater prevede:
«Con decreto del Ministero della difesa, adottato d'intesa con l'Agenzia del demanio, sentito il Consiglio centrale della rappresentanza militare, si provvede alla rideterminazione, a decorrere dal 1o gennaio 2011, del canone di occupazione dovuto dagli utenti non aventi titolo alla concessione di alloggi di servizio del Ministero della difesa, fermo restando per l'occupante l'obbligo di rilascio entro il termine fissato dall'Amministrazione, anche se in regime di proroga, sulla base dei prezzi di mercato, ovvero, in mancanza di essi, delle quotazioni rese disponibili dall'Agenzia del territorio, del reddito dell'occupante e della durata dell'occupazione. Le maggiorazioni del canone derivanti dalla rideterminazione prevista dal presente comma affluiscono ad apposito capitolo dell'entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnate per le esigenze del Ministero della difesa»,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative, anche normative, intese:
a) a prevedere, in sede di attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 6, comma 21-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, relative alla determinazione di nuovi canoni, la non applicabilità di maggiorazioni di canone rispetto a quello già in vigore nei confronti degli utenti con reddito familiare annuo lordo non superiore a quello fissato annualmente con decreto del Ministro della difesa;
b) a esplicitare che l'applicazione di qualunque variazione di canone ha efficacia solamente a partire dalla data di notifica al conduttore del nuovo canone determinato;
c) con particolare riguardo a quanto disposto nell'articolo 7, commi 4 e 5, lettera a), del regolamento del Ministro della difesa relativo al programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio per il personale militare, di cui all'articolo 2, comma 629, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), a garantire che l'esercizio del diritto di acquisto dell'usufrutto sia esercitato dai conduttori, così come definiti nell'articolo 7, comma 4, del citato regolamento, senza la necessità di corrispondere una caparra confirmatoria a mezzo assegno circolare non trasferibile ovvero fideiussione bancaria o assicurativa pari al 5 per cento del valore dell'usufrutto

considerato il carattere oneroso di tale garanzia che per altro risulta non necessaria in quanto l'amministrazione della difesa è già garantita, così come previsto dall'articolo 7, comma 4, lettera a), del regolamento, attraverso il pagamento del valore dell'usufrutto con il prelievo automatico di un importo non superiore al 20 per cento del reddito mensile del conduttore;
d) a disporre la sospensione delle procedure di recupero forzoso di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale n. 112 del 2010, sino all'emanazione del decreto di trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato degli alloggi da alienare di cui all'articolo 6, comma 3, dello stesso decreto n. 112 del 2010;
e) a riconoscere per quanto riguarda gli alloggi per i quali non si prevede la vendita, possibili ed alternative formule di acquisizione e/o conduzione dell'immobile, come l'acquisizione dell'usufrutto a vita, per i conduttori sine titulo ultrasessantacinquenni che manifestino la volontà di continuare nella conduzione stessa.
(7-00434)
«Rugghia, Villecco Calipari, Garofani, Mogherini Rebesani, La Forgia, Recchia, Laganà Fortugno, Gianni Farina, Vico».

La XII Commissione,
il 21 settembre 2010 è stata celebrata, a livello mondiale, la XVII giornata mondiale dell'Alzheimer, istituita nel 1994 dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Alzheimer's disease international (ADI);
l'obiettivo è quello di sensibilizzare le istituzioni con una campagna che ha come slogan «Alzheimer. È tempo di agire insieme!»;
in occasione della giornata mondiale, l'associazione ADI ha pubblicato un rapporto secondo il quale nel 2010 i costi relativi alla demenza senile si sono aggirati attorno ai 460 miliardi di euro, corrispondenti all'1 per cento del PIL mondiale;
i malati di Alzheimer e di altre demenze sono oltre 36 milioni nel mondo, più di 6 milioni in Europa e un milione in Italia;
ogni anno in Italia si registrano 150.000 nuovi casi di persone ammalatesi di Alzheimer;
in Italia il costo sanitario annuo varia, secondo lo stadio di evoluzione della malattia, da 15.000 a 50.000 euro pro capite, con un costo a carico delle famiglie fino a 30.000 euro; secondo le previsioni dell'ADI, la demenza e la sua forma più diffusa, l'Alzheimer, sono destinate ad aumentare sempre di più nel corso degli anni fino a raddoppiare entro i prossimi 20 anni, fino a toccare i 66 milioni nel 2030, i 115 milioni nel 2050, con aumento dei casi soprattutto nei Paesi poveri;
l'Associazione italiana malattie di Alzheimer e la federazione Alzheimer Italia, organizzazioni nazionali di volontariato senza fini di lucro, operano sul piano nazionale e internazionale promuovendo la ricerca e tutelando i diritti delle persone colpite dalla malattia;
è stata elaborata la «carta dei diritti del malato di Alzheimer», che ne tutela la dignità e l'accesso ai servizi sociosanitari e giuridici;
il morbo di Alzheimer è una patologia del sistema nervoso centrale che colpisce l'individuo anche in età presenile provocandone la demenza precoce;
non essendoci un censimento puntuale sull'incidenza annuale del morbo di Alzheimer è difficile stabilire l'insorgenza dei nuovi casi;
le persone portatrici di questa malattia presentano problematiche complesse per la cui soluzione, seppure parziale, è necessaria l'attività coordinata di specialisti medici e paramedici, oltre ad operatori socio-assistenziali;

la quantità di persone colpite da questa malattia e le problematiche ad essa correlate fanno dell'Alzheimer un problema non solo sanitario, ma anche economico e sociale; sotto il profilo sanitario il problema fondamentale è che, attualmente, non si conoscono i fattori eziologici e la patogenesi; mentre dal punto di vista socio-economico il problema peggiore risiede nel fatto che tale patologia colpisce soggetti anche in età presenile, rendendoli parzialmente o totalmente non autosufficienti, peggiorando la qualità della loro vita e conseguentemente di quella dei loro familiari;
la demenza è un problema sempre più diffuso ed è spesso peggiorata dal senso di solitudine, isolamento e stress psicologico cui sono esposti sia l'anziano che le persone che se ne prendono cura;
sul territorio nazionale le risposte ai bisogni dei malati e di chi li assiste risultano scarse e disomogenee. L'80 per cento dei malati è assistito unicamente dalla famiglia, come purtroppo succede per la maggior parte delle malattie croniche, e la durata della malattia è di 7-10 anni dal momento della diagnosi;
il peso di assistenza, cure, paure e angosce ricade tutto, o quasi, sulle famiglie. Il «Rapporto europeo demenza» (2006) conferma che la maggioranza dei malati di Alzheimer è curato in casa (86 per cento) e che solo una piccola minoranza è ricoverata in ospedale (10 per cento) o in residenze specializzate (1 per cento). Lo stesso rapporto, nel 2008, rileva che in media, in ogni famiglia con un malato, ci sono tre persone che lo assistono. Si può stimare che circa 19 milioni di europei siano direttamente o indirettarnente interessati dalle demenze,


impegna il Governo:


a prevedere una forma di censimento, a livello regionale e nazionale, delle persone affette dal morbo di Alzheimer e da altre demenze correlate;
a definire le linee guida per l'istituzione e l'attivazione di una rete integrata di servizi sociosanitari per la diagnosi, la cura e l'assistenza alle persone affette dal morbo di Alzheimer e da altre demenze correlate, da erogare nelle aziende sanitarie locali in ambito territoriale;
a promuovere, d'intesa con le regioni modelli organizzativi di supporto alle famiglie, creando, anche in risposta all'emergenza, servizi di cura ed assistenza domiciliare, servizi socio-assistenziali e semiresidenziali (centri diurni) o residenziali;
a promuovere, con adeguati finanziamenti, la ricerca per la prevenzione, cura e riabilitazione della malattia, anche in relazione con l'università;
a promuovere l'educazione sanitaria alla popolazione circa i primi sintomi della malattia attraverso campagne di informazione, corsi e seminari;
a promuovere la formazione e l'aggiornamento dei medici di base e del personale sanitario destinato ad operare nelle strutture specializzate, al fine di garantire la maggiore competenza e specializzazione nell'erogazione dei servizi;
ad assumere iniziative normative per l'istituzione di un fondo nazionale per un'adeguata assistenza;
a favorire l'uniformità su tutto il territorio nazionale delle procedure assistenziali allo scopo di superare disparità di diagnosi e di trattamento anche farmacologico;
a prevedere diverse forme di sostegno anche economico e normativo diretto ai familiari sia da un punto di vista del sostegno che dell'informazione e della formazione.
(7-00433)
«Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».

La XII Commissione,
premesso che:
l'e-commerce rappresenta una modalità di transazione sempre più diffusa per l'acquisto di beni e servizi;
l'utilizzo della «rete» per l'acquisto di farmaci registra un significativo aumento e, in Italia, si stima che circa il 37 per cento della popolazione vi faccia ricorso, sulla base di presunte garanzie di sicurezza, economicità e anonimato;
il principale veicolo di distribuzione di farmaci contraffatti e illegali è rappresentato da internet attraverso l'e-commerce farmaceutico;
le fonti ufficiali stimano che oltre il 50 per cento dei farmaci commercializzati tramite il web sia contraffatto;
le competenti autorità di controllo e vigilanza hanno accertato che una percentuale elevatissima di farmaci acquistati attraverso questi canali di vendita ha concentrazioni di principio attivo non corrispondenti a quelle dichiarate, contiene sostanze diverse da quelle dichiarate e, in alcuni casi, non contiene alcun principio attivo;
l'85 per cento per cento dei siti non chiede la prescrizione per la vendita dei farmaci, anche quando è obbligatoria per legge, mentre per l'8 per cento dei siti è sufficiente una ricetta inviata via fax e quindi ad alto rischio di falsificazione;
nel panorama internazionale la rete di distribuzione farmaceutica italiana è considerata tra le più sicure, grazie anche al sistema di tracciabilità del farmaco realizzata attraverso il bollino ottico, che consente il monitoraggio dei farmaci, dalla produzione alla dispensazione in farmacia, garantendo all'utente un elevato livello di sicurezza;
recentemente si registra una sempre maggiore proliferazione in rete delle cosiddette «farmacie virtuali», farmacie illegali, che operano a livello internazionale tramite transazioni commerciali con singoli soggetti;
secondo il servizio di verifica statunitense Legiscript, il 99 per cento delle farmacie on line non rispetta gli standard di legge;
preso atto che:
anche in Italia è stato registrato un aumento del numero di sequestri di farmaci illegali o contraffatti, di integratori alimentari e di cosmetici non autorizzati;
la vendita illecita di farmaci illegali o contraffatti, di integratori alimentari e di cosmetici attraverso il web e gli esercizi commerciali non autorizzati risulta in costante incremento;
preso atto, inoltre, che:
il farmaco è un bene etico di primaria importanza;
l'utilizzo di prodotti farmaceutici provenienti da canali non autorizzati espone al rischio di patologie iatrogene con conseguenze letali o dannose per la salute per motivi di tossicità o per mancanza degli effetti terapeutici attesi;
ai fini di una campagna informativa sui pericoli derivanti dall'assunzione di farmaci contraffatti, rivolta soprattutto alle fasce di popolazione più esposte al rischio, un ruolo fondamentale potrebbe essere svolto dalla sensibilizzazione del personale sanitario; l'articolo 440 del codice penale italiano prevede la fattispecie del medicinale contraffatto; tuttavia, la sentenza n. 1.503 del 17 maggio 1966 della Corte di cassazione stabilisce che «non può considerarsi pericoloso per la salute un medicinale contraffatto solo in considerazione del fatto che si "limiti" a non arrecare danni alla salute, che non reintegri l'organismo malato o con effetti curativi nulli: la pericolosità deve essere evinta dal rapporto di causa-effetto tra assunzione del medicinale e possibile danno»;

ad oggi, quindi, la semplice vendita di farmaci contraffatti rischia di non essere efficacemente perseguibile, con conseguente pregiudizio per le relative attività di contrasto;
in Italia, la dispensazione di alcune tipologie di farmaci è soggetta all'obbligo di prescrizione medica ai sensi degli articoli 87 e seguenti del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, recante «Attuazione della direttiva 2001/83/CE e successive direttive di modifica relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonché della direttiva 2003/94/CE»;
l'importazione di farmaci non autorizzati in Italia è consentita solo previa richiesta del medico e apposita autorizzazione del Ministero della salute (decreto Ministero della sanità 11 febbraio 1997 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 27 marzo 1997, n. 72); allo stato la normativa italiana non prevede la vendita di farmaci on line e, pertanto, l'acquisto di piccoli quantitativi per uso personale da farmacie estere parrebbe contrastare con essa;
attualmente sono in corso di approvazione (la negoziazione politica è prevista per la fine del 2010 alla quale segue l'iter di recepimento nelle normative nazionali) due importanti strumenti normativi a livello internazionale: 1) la revisione della direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 novembre 2001 mirata a rinforzare le norme del settore farmaceutico per impedire ai farmaci contraffatti l'accesso al mercato europeo; 2) la convenzione del Consiglio d'Europa «Medicrime», che prevede la criminalizzazione specifica delle attività legate alla contraffazione farmaceutica attraverso l'introduzione del concetto di crimine farmaceutico;
parrebbe opportuno prevedere azioni normative nazionali coordinate con i predetti due strumenti in corso di approvazione ed intervenire, ove possibile, nelle fasi di sviluppo dei testi per facilitare una preventiva armonizzazione delle nuove norme con quelle già vigenti in Italia;
sarebbe auspicabile che le farmacie on line legali, che rappresentano una minoranza dell'offerta disponibile in rete (che comprende anche farmacie false, dedite alla mera truffa informatica, e illegali, dedite alla distribuzione di prodotti non autorizzati e contraffatti), svolgessero la propria attività attenendosi alle normative del Paese dove sono autorizzate e di quelle dei Paesi dove intendono inviare i prodotti;
l'Italia rappresenta in Europa un modello di riferimento per l'approccio cooperativo; l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) sin dal 2005 si è fatta promotrice del progetto che ha portato alla costituzione della task force nazionale Impact Italia, della quale fanno parte, oltre all'AIFA medesima, l'Istituto superiore di sanità, il Comando carabinieri per la tutela della salute NAS, il Ministero della salute e l'Alto Commissariato per la lotta alla contraffazione (oggi disciolto e sostituito con il Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione, direzione generale per la lotta alla contraffazione, ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello sviluppo economico), l'Agenzia delle dogane e il Ministero dell'interno (determine AIFA 4 aprile 2007 e 30 aprile 2008);
l'istituzione e le attività della task force intersettoriale Impact Italia, basata sul modello di «singoli punti di contatto (SPOC)» dotato dal Consiglio d'Europa e dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), costituisce una delle più fruttuose esperienze nel settore ed è presa a modello da diverse nazioni europee,


impegna il Governo:


a promuovere l'adozione di una normativa volta a definire il ruolo di Impact Italia, disciplinandone le funzioni e le attività, e a prevedere, inoltre, al suo interno, la presenza di esperti provenienti dalle amministrazioni competenti in materia di medical devices, di cosmetici e di integratori alimentari e dalle associazioni dei consumatori e di rappresentanti delle categorie professionali sanitarie a maggior contatto con i pazienti; ad agevolare la

sinergia tra le competenze, le funzioni e le attività dei soggetti istituzionali impegnati in materia, definendo adeguate misure per un efficace raccordo tra le forze di polizia e le autorità regolatone, e per la centralizzazione e il coordinamento dell'attività investigativa nazionale;
ad incrementare il patrimonio dei saperi scientifici degli operatori nelle materie dell'e-commerce e della contraffazione anche promuovendo l'istituzione di eventi formativi nell'ambito del sistema di educazione continua in medicina (ECM);
a promuovere adeguate campagne di educazione e di informazione al fine di fornire agli utenti tutte le necessarie notizie sui rischi relativi all'acquisto di farmaci da canali non controllati;
a sensibilizzare i giovani di fascia scolare attraverso lezioni, conferenze, e altro da concordare con il Ministero dell'istruzione, università e ricerca;
a promuovere a livello internazionale una normativa quadro sulle farmacie on line;
a promuovere l'adozione di normative volte a disciplinare il settore della vendita di farmaci on line e a assumere iniziative normative al fine di rendere tempestivi i sequestri dei prodotti in transito nel nostro Paese o l'oscuramento dei siti sospetti;
ad assumere ogni iniziativa in sede nazionale e comunitaria per una più efficace azione di controllo, vigilanza e contrasto dell'e-commerce farmaceutico al fine di tutelare i pazienti.
(7-00435)
«Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».

TESTO AGGIORNATO AL 17 NOVEMBRE 2010

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENNI, BRANDOLINI e ZUCCHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
in data 7 ottobre 2010 la Conferenza Stato-regioni ha approvato la relazione sullo stato di applicazione della legge n. 157 del 1992, «Norme per la protezione della fauna selvatica e per l'esercizio dell'attività venatoria»;
la suddetta relazione è prevista, nello specifico, dal comma 1 dell'articolo 35 della citata legge n. 157 del 1992;
da quanto denunciato, anche a mezzo stampa, da alcune associazione venatorie, sembra che tale approvazione sia avvenuta senza il parere preventivo del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale (Ctfvn), nonostante l'articolo 8 della legge n. 157 del 1992 conferisca a tale Comitato compiti di organo tecnico-consultivo per tutto ciò che concerne la corretta applicazione della normativa in questione (comma 3);
il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale (come dispone il comma 1 dell'articolo 8 della legge n. 157 del 1992) è composto «da tre rappresentanti nominati al Ministro dell'agricoltura e delle foreste, da tre rappresentanti nominati dal Ministro dell'ambiente, da tre rappresentanti delle regioni nominati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da tre rappresentanti delle province nominati dall'Unione delle province d'Italia, dal direttore dell'Istituto

nazionale per la fauna selvatica, da un rappresentante per ogni associazione venatoria nazionale riconosciuta, da tre rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale, da quattro rappresentanti delle associazioni di protezione ambientale presenti nel Consiglio nazionale per l'ambiente, da un rappresentante dell'Unione zoologica italiana, da un rappresentante dell'Ente nazionale per la cinofilia italiana, da un rappresentante del Consiglio internazionale della caccia e della conservazione della selvaggina, da un rappresentante dell'Ente nazionale per la protezione degli animali, da un rappresentante del Club alpino italiano»;
va segnalato in questo contesto che nel corso delle precedenti riunioni del Comitato tecnico faunistico-venatorie (a quanto risulta agli interroganti anche a seguito di precise segnalazioni di rappresentati di associazioni venatorie presenti) sia l'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, sia i delegati del medesimo dicastero, avevano assunto precisi impegni in ordine al coinvolgimento dei Comitato al fine di salvaguardarne le funzioni consultive. Il Comitato, attraverso i suoi componenti, avrebbe dovuto e potuto così esprimere un parere prima della presentazione del testo per la delibera della Conferenza Stato-regioni, atto che precede di fatto la presentazione della relazione stessa al Parlamento;
dal momento che è quasi un anno (precisamente dal 2 dicembre del 2009) che il Comitato faunistico-venatorie non viene convocato, non sembrano oggettivamente sussistere le condizioni affinché il Comitato stesso abbia potuto svolgere pienamente le proprie funzioni ed esprimere il parere sulla relazione concernente lo stato di applicazione della legge n. 157 del 1992 (che come già ricordato è stata approvata il 7 ottobre 2010 dalla Conferenza Stato-regioni);
si registra, al contrario, che è stato recentemente costituito, presso il Dipartimento per lo sviluppo, la competitività del turismo della Presidenza del Consiglio dei ministri, il Comitato «Animal Friendly», organo che si è espresso in numerose occasioni in tema di accesso venatorie ai fondi agricoli e di attività venatoria, e che dalle dichiarazioni emerse sulla stampa risulterebbe promotore di iniziative volte a rivedere le norme che regolano l'accesso ai fondi privati. In tale Comitato non sono presenti, al momento, rappresentanti delle associazioni venatorie, dell'Ispra, nonché le altre componenti previste dalla legge n. 157 del 1992 (che invece fanno già parte del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale);
da quanto appena esposto appare quindi chiaro che si sarebbe in presenza di una situazione di evidente non conformità ad una legge dello Stato: il Comitato tecnico faunistico-venatorie nazionale, ad avviso dell'interrogante, viene di fatto esautorato dalle proprie funzioni, mentre indirizzi e progettualità in merito alla caccia vengono assunte da un nuovo comitato costituito da un altro dicastero estraneo, per competenza, rispetto a tale materia -:
se sia vero quanto riportato in premessa, se quindi il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale non venga convocato da circa un anno e se, conseguentemente, non abbia potuto esprimere il proprio parere, come disposto dall'ordinamento vigente, in merito alla relazione dello stato di applicazione della legge n. 157 del 1992;
se non si ritenga opportuno convocare in tempi brevi il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, al fine di salvaguardarne le funzioni consultive in relazione agli indirizzi politici e programmatici in materia di caccia;
se il Comitato «Animal Friendly», costituito dal Ministro del turismo, abbia competenze specifiche in materia di attività venatoria e, in tal caso, quali iniziative urgenti si intendano intraprendere per evitare che altri dicasteri assumano unilateralmente ruoli e funzioni non previsti dall'ordinamento

nazionale vigente e chiaramente di competenza del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.
(5-03818)

LO PRESTI e DI BIAGIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i gravi fenomeni eruttivi connessi all'attività vulcanica dell'Etna nel territorio della provincia di Catania e gli eventi sismici concernenti la medesima area, verificatisi nel mese di ottobre del 2002, hanno avuto tali dimensioni da richiedere interventi imponenti e poteri straordinari e l'adozione di misure specifiche e differenziate, autorizzati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 29 ottobre 2002, con il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza, nonché con i successivi decreti con i quali lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre 2007;
tra le iniziative a sostegno della popolazione colpita dal sisma del 2002 sono stati sospesi per i cittadini residenti alla data del sisma in uno dei comuni colpiti, Acireale, Aci Catena, Giarre, Santa Venerina, Zafferana Etna, Milo, S. Alfio, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, Castiglione di Sicilia, Belpasso, Ragalna e Nicolosi, i tributi e contributi fino al 15 dicembre 2005;
con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 14 maggio 2005 è stata data la possibilità di pagare i tributi sospesi in un'unica soluzione alla data del 16 dicembre 2005 oppure con rateizzazione in 304 mensilità. Circa 20.000 contribuenti alla data indicata hanno pagato i contributi che erano rimasti sospesi, ed oggi hanno inoltrato richiesta di rimborso;
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), all'articolo 1, comma 1011, ha introdotto delle modifiche alle precedenti disposizioni riguardanti gli eventi eruttivi del vulcano Etna, introducendo delle agevolazioni per quei soggetti beneficiari che, non avendo definito la loro posizione debitoria, possono definire «la propria posizione entro il 30 giugno del 2008, relativamente ad adempimenti e versamenti, corrispondendo l'ammontare dovuto per ciascun tributo e contributo a titolo di capitale, al netto dei versamenti già eseguiti a titolo di capitale e di interessi, diminuiti del 50 per cento, ferme restando le vigenti modalità di rateizzazione»;
tale comma risulta fortemente penalizzante per coloro che hanno pagato puntualmente alla scadenza in quanto, solo per il fatto di aver pagato con puntualità, oggi si trovano a subire la discriminazione di non poter accedere, per le rate fino al 30 giugno 2007, al beneficio dell'abbattimento del 50 per cento;
alla luce di questi fatti si è costituito ad Acireale un comitato spontaneo Sisma 2002 con sede in via Martinez, 16, che con il suo coordinatore, dottor Rosario Calabretta, che ha intrapreso una battaglia di sensibilizzazione delle amministrazioni locali, degli organi dello Stato e dei parlamentari, al fine di vedere riconosciuto il diritto di pari trattamento sociale e contributivo dal nostro Paese;
le agevolazioni non hanno quindi coinvolto gli aderenti al comitato spontaneo, che da tempo hanno intrapreso questa legittima battaglia e alla quale si è associato il comune di Acireale ed il consiglio provinciale di Catania, al fine di ottenere la restituzione delle somme versate in eccesso, così da vedere riconosciuti pari diritti tra la collettività. Sono innumerevoli le iniziative susseguitesi, quali la sottoscrizione di una petizione popolare con la Confcommercio di Catania che ha visto la sottoscrizione di diversi esponenti del Governo nazionale, regionale e provinciale, delibere di condivisione dei 13 comuni interessati dal sisma del 2002, vari articoli di stampa;
il problema degli eventi sismici è un problema annoso per il nostro Paese, che ha subito nei decenni diverse devastazioni, dal Friuli all'Irpinia, alla Sicilia, alle Marche e all'Abruzzo;

gli eventi sismici che si sono susseguiti nel nostro Paese non si possono prevedere, ma si può prevedere e si deve gestire adeguatamente la fase successiva della emergenza, della ricostruzione, con interventi a sostegno dell'economia e dell'occupazione, con misure adeguate anche in tema di tasse;
il caso dell'Aquila rappresenta oggi la bandiera di tutti i diritti negati negli anni alle popolazioni colpite da sisma, che hanno dovuto intraprendere dure forme di protesta nei confronti del Governo per vedersi garantito il diritto di proroga della sospensione del pagamento delle tasse e dei tributi in un territorio duramente colpito e che fatica a riprendersi;
la similitudine di tutti gli eventi sismici che si sono susseguiti in Italia impone una seria riflessione sull'essenzialità di un quadro normativo certo, anche nei tempi, che possa dare reale sostegno a tutti i territori colpiti e a rischio di tracollo economico e ai cittadini, evitando di ricorrere a iniziative normative che possano celare oltre al danno la beffa per le popolazioni colpite da sisma, come quelle della cinta dell'Etna, che hanno subito e continuano, ad avviso degli interroganti, a subire una disparità di trattamento -:
se si intenda valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte, nel rispetto del principio di parità tra i cittadini, alla restituzione di quanto indebitamente versato a titolo di contributi dai cittadini o al riconoscimento di un credito pari al 50 per cento di quanto versato da utilizzare in compensazione in futuri esercizi, accogliendo così le richieste dei cittadini che hanno aderito al comitato spontaneo di Acireale e dei comuni aderenti, in modo da equiparare la loro posizione a quella dei cittadini che hanno goduto del beneficio della decurtazione del 50 per cento dei contributi e tributi da versare, in virtù del comma 1011 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007.
(5-03819)

Interrogazioni a risposta scritta:

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le avverse condizioni atmosferiche e le forti precipitazioni dei giorni scorsi hanno causato per l'ennesima volta gravi danni in provincia di Salerno, provocando tra l'altro l'interruzione del servizio idrico in molti comuni allacciati all'acquedotto del Basso Sele;
sono ingenti i danni provocati dal maltempo: oltre mille persone evacuate in provincia di Salerno e colture agricole completamente distrutte;
il Vallo di Diano, comprensorio a sud di Salerno, si è trasformato in una sorta di grande lago causa della violenta ondata di piogge e per l'esondazione del fiume Tanagro. Moltissimi poi sono i fabbricati allagati;
le campagne comprese tra i territori comunali di Sala Consilina, Teggiano e San Rufo sono completamente ricoperte d'acqua; sono inoltre impercorribili tutte le relative strade interpoderali;
a seguito dei sopralluoghi e degli accertamenti tecnici eseguiti, le somme occorrenti per i necessari lavori di ripristino e di messa in sicurezza delle condotte idriche ammontano almeno a 5/6 milioni di euro;
nelle more della definizione di un programma organico di interventi volti a superare l'emergenza ambientale determinatasi a seguito di detti eventi alluvionali con la contestuale dichiarazione dello stato di calamità naturale e lo stanziamento di idonee risorse da parte del Governo e della regione Campania, si potrebbe intanto disporre un finanziamento straordinario a favore dell'ente gestore

dell'acquedotto del Basso Sele a garanzia dell'immediata normalizzazione di un servizio pubblico essenziale -:
quali iniziative straordinarie il Governo intenda assumere, e con quali tempistiche, al fine di:
a) stanziare idonee risorse economiche per la risoluzione delle criticità sopra evidenziate;
b) garantire la fornitura gratuita dei servizi idrici nei comuni interessati dalle alluvioni, al fine di scongiurare eventuali speculazioni economiche e susseguenti danni alle famiglie;
c) concertare, con l'intervento della Protezione civile nazionale, gli atti da porre in essere allo scopo di poter eventualmente formalizzare procedure, anche in deroga al patto di stabilità interno, per una immediata e diretta esecuzione di tutte le opere occorrenti e necessarie.
(4-09416)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'emergenza socio-economico-ambientale del bacino del fiume Sarno si protrae da anni e l'opera, o meglio l'impresa, necessaria per superarla ha richiesto sforzi ingenti e impegni assai defatiganti diretti a risolvere quotidianamente situazioni di estrema complessità e difficoltà, oltre alla responsabilità afferente la gestione di centinaia di milioni di euro assegnati per il consistente programma di lavori;
tra gli obiettivi da perseguire da parte del commissario delegato - ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3270 del 2003 - per il superamento dell'emergenza socio-economico-ambientale del bacino idrografico del fiume Sarno, sin dal momento della sua istituzione, vi sono stati: opere in corso di esecuzione, mirate a realizzare il complessivo ciclo depurativo in seno al bacino attraverso la costruzione di impianti di depurazione, reti di collettori comprensoriali e reti fognarie comunali, oltre ad attività di «bonifica» e sistemazione idraulica di un tratto di fiume e di altri corsi d'acqua presenti nell'ambito interessato;
all'interno dello stesso bacino del fiume Sarno sono stati, sino ad oggi, 49 gli interventi principali avviati dal momento dell'istituzione del commissariato delega di cui 6 impianti di depurazione, 4 reti di collettori comprensoriali che si sviluppano per oltre 50 chilometri di lunghezza, 32 reti fognarie per circa 700 chilometri, 3 interventi di sistemazione idraulica e «bonifica» tra canali, affluenti e tratti di fiume, con approssimativamente 800 mila tonnellate di sedimenti da dragare, trattare e smaltire, 4 siti provvisori di stoccaggio e trattamento;
nei comuni che insistono su tale area, sono stati completati i lavori di costruzione del relativo depuratore che, ad oggi, funziona in modo sperimentale; inoltre, pur essendo in gran parte conclusi i lavori per la realizzazione degli appositi collettori fognari, permane nei comuni suddetti un inadeguato sistema fognario, inidoneo ad una efficace alimentazione del depuratore stesso;
nella fattispecie, nell'area del comune di Scafati, unico comune di quelli facenti parte del comprensorio del bacino idrografico del fiume Sarno a non aver ancora visto conclusi i lavori di completamento della rete fognaria interna, sono numerose le problematiche che determinano tale situazione; in primo luogo, si registra la mancanza di fondi: le cause del mancato completamento sono riconducibili innanzi tutto alla mancata partecipazione economica dell'ATO e della società Gori al progetto già appaltato della rete fognaria (tali enti evidenziano infatti una situazione economica al collasso); in secondo luogo, sussistono varie vertenze locali inerenti alle gare di appalto per la bonifica e il dragaggio; in ultimo, vanno citati gli errori di progettazione e di gestione politica delle scelte inerenti alla realizzazione degli impianti

fognari (vasche di laminazione e altro);
nella fattispecie, dei 160 milioni di euro previsti in sede governativa per la realizzazione complessiva del sistema fognario, circa 48 milioni spettavano agli enti suddetti, che, in difformità da quanto previsto dagli accordi stipulati, hanno determinato una situazione di penuria economica che mette a serio rischio la realizzazione definitiva del progetto di completamento fognario di Scafati;
inoltre, l'assoluta mancanza di un processo di «Agenda 21 locale» nell'area del Sarno rende ancora possibili piccole speculazioni politiche; in tutto questo pesano le enormi difficoltà dell'ente Parco, che dovrebbe svolgere il ruolo di regia complessiva, ad avviso dell'interrogante, attualmente assente. Preoccupa poi il silenzio dell'autorità di bacino che si vede mediaticamente scavalcata da originali proposte (riutilizzi vari del canale Conte Sarno) da parte di taluni sindaci -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta e quali iniziative di competenza intenda adottare, e in che tempi, al fine di garantire il completamento dei lavori di messa in sicurezza riguardo all'area del bacino idrografico del Sarno e alla rete fognaria interna al comune di Scafati, anche al fine di prevenire e impedire che si possano ripetere i frequenti allagamenti provocati, in primo luogo, dal ruscellamento di una grande quantità di acqua proveniente dal versante orientale del Vesuvio;
se il Governo non ritenga che sia necessaria una rinnovata convergenza d'intenti al fine di risolvere definitivamente le criticità presenti nell'area del bacino idrografico del Sarno, anche attraverso la convocazione di una riunione urgente tra tutti gli organi preposti, commissario straordinario di Governo, autorità di bacino, regione Campania, Protezione civile regionale, che mettano fine alle soluzioni temporanee che rischiano solo di allontanare la soluzione del problema.
(4-09417)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere _ premesso che:
è stata promossa una campagna di raccolta fondi con sms per l'Abruzzo;
i titoli di quei giorni erano, a titolo di esempio: «Tim e gli altri operatori telefonici attivano una raccolta fondi per le popolazioni colpite dal sisma», oppure «Attivo il 48580 per raccogliere fondi a favore dei terremotati abruzzesi» -:
quanto abbia prodotto la campagna sms per l'Abruzzo;
a chi fosse intestato il conto ed il contratto per la campagna di sms solidali;
chi e come abbia gestito queste risorse finanziarie.
(4-09423)

COSENZA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dopo l'estate è nuovamente esplosa l'emergenza rifiuti in Campania, che è foriera di disordini sociali e, soprattutto, di gravi danni per la salute umana e per la tutela ambientale di un ecosistema già sufficientemente messo alla prova da decenni di incuria e inquinamento;
pur essendo previsto per legge (articolo 11, comma 12, del decreto-legge n. 90 del 2008), il piano per concedere compensazioni ambientali per un totale di 141 milioni di euro ai territori campani in cui sono stati costruiti o dovranno essere costruiti nuove discariche e nuovi inceneritori non è mai partito per il mancato stanziamento dei fondi. Di recente è stata fatta un'eccezione solo per Terzigno, teatro delle nuove tensioni, e per i 14 milioni di euro ad essa destinati di cui il Governo ha annunciato l'imminente concessione;
l'effettiva e integrale erogazione delle compensazioni, in base sia al decreto-legge citato che al conseguente «Programma

strategico per le compensazioni ambientali nella regione Campania» siglato dal Governo e dalla regione Campania il 18 luglio 2008, è urgente e ormai non più differibile perché, grazie a tali risorse, le località campane individuate come sedi di discariche e impianti potrebbero finalmente avviare gli interventi, che sono necessari per tutelare la salute dei cittadini e l'ambiente in territori già gravemente compromessi da decenni di incuria e inquinamento senza controllo, finalizzati a:
rimuovere i rifiuti abbandonati;
mettere in sicurezza e bonificare le vecchie discariche;
bonificare i siti inquinati;
intervenire nel ciclo delle acque reflue;
attuare interventi di riqualificazione ambientale;
accrescere o avviare, lì dove essa sia totalmente assente, forme efficienti di raccolta differenziata, la quale è la strada maestra per prevenire il ripetersi di così gravi emergenze;
particolarmente significativo, per spiegare da quanto tempo le popolazioni campane attendano di ricevere gli strumenti per avviare la messa in sicurezza e la bonifica delle discariche, è il caso della provincia di Avellino (sede dell'impianto per produzione di CDR nelle vicinanze del capoluogo e delle discariche di Andretta, Ariano Irpino e Savignano Irpino), la quale si è finora sobbarcata un peso notevole offrendo solidarietà concreta ai territori teatro dell'emergenza rifiuti, accogliendo un'enorme quantità di rifiuti prodotti al di fuori dei suoi confini. Si pensi ad Ariano Irpino, sobbarcatasi di una mole notevole di rifiuti provenienti da località situate fuori provincia (pari a circa 1,2 milioni di metri cubi nell'arco di 15 anni), dove è addirittura dal 2006 che si attende, ma finora senza esito, le prevista messa in sicurezza della discarica di Difesa Grande. Per questo è necessario bonificare, facendoli ritornare allo status quo, i territori dell'avellinese attraverso i fondi delle compensazioni ambientali;
inoltre, al di là dell'emergenza campana e in un'ottica di più ampio respiro, è necessario riflettere sull'opportunità di definire norme che prevedano un meccanismo automatico di calcolo e di concessione di risorse economiche, da destinarsi ad attività di tutela della salute e dell'ambiente, anche al fine di rendere le popolazioni e le istituzioni locali davvero partecipi nelle scelte effettuate dal Governo nazionale, in tutti quei casi in cui vi siano alcuni territori in cui sia necessario effettuare attività penalizzanti -:
se il Governo intenda attribuire le compensazioni ambientali in favore dei territori individuati, in tutte le province campane, come sedi delle nuove discariche e dei nuovi inceneritori essenziali per superare l'emergenza rifiuti in Campania;
in particolare, quali iniziative si intendano assumere per stanziare gli specifici fondi in favore della provincia di Avellino alla luce dell'enorme sacrificio finora sopportato dalla sua popolazione e dal suo ecosistema pur di adempiere al proprio dovere di solidarietà verso gli altri territori campani disastrati dall'emergenza rifiuti;
quali eventuali iniziative normative si ritenga possibile avviare per introdurre un meccanismo automatico di calcolo e concessione di compensazioni economiche per i territori in cui sia necessario attuare attività potenzialmente penalizzanti, ancorché indifferibili, per le popolazioni locali.
(4-09425)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob) è composta da un presidente e da quattro membri, scelti tra persone di specifica e comprovata competenza

ed esperienza e di indiscussa moralità e indipendenza, nominati con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso;
essi duravano in carica cinque anni e potevano essere confermati una sola volta, ma con il decreto-legge n. 248 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, si è stabilita in sette anni la durata in carica dei membri della Commissione. D'altra parte, si fa notare che è rimasta senza risposta l'interrogazione 4-00126 sul rischio di illegittimità degli atti della Consob dall'aprile 2007, quando era venuta a scadenza la presidenza Cardia;
dal 1o luglio 2010, e quindi da oltre 90 giorni, la carica di presidente è vacante, come a giudizio degli interroganti era ampiamente prevedibile, e le relative funzioni sono svolte dal Commissario anziano Vittorio Conti;
in questi ultimi tre anni i mercati finanziari sono stati scossi da una crisi che non ha precedenti nella storia del secondo dopoguerra. La crisi, partita da un settore circoscritto del sistema bancario americano, si è propagata rapidamente all'intero sistema finanziario mondiale, evidenziando un grado di interconnessione mai visto prima tra fattori diversi e aree geografiche apparentemente distanti tra loro;
a settembre 2008, con il tracollo della banca d'affari statunitense Lehman Brothers, la turbolenza sembrava aver raggiunto l'apice, ma ancora oggi la lista delle «istituzioni problematiche» continua a crescere e conta centinaia di banche. Se a ciò si aggiunge che nessuno è in grado di prevedere come reagiranno gli istituti e il sistema finanziario quando saranno definitivamente finiti agli aiuti, risulta ancora più assurdo e incomprensibile comprendere il perché la Commissione si trovi ad operare in composizione incompleta o, meglio, decapitata;
in Italia la risorsa del risparmio resta, anche malgrado le recenti vicissitudini, fondamentale e strategica;
le tensioni sui mercati ripropongono con determinazione l'esigenza di un'attenta attività di vigilanza che può dirsi efficace solo se riesce a coniugare la tempestività all'azione;
per tutelare il mercato e i risparmiatori, per concorrere a ristabilire la fiducia e collaborare per la migliore salvaguardia degli interessi del Paese serve una Commissione al pieno della sua vitalità e non soltanto una comunicazione economica positiva -:
quali siano le motivazioni di tale inadempienza, particolarmente grave in un momento così delicato a livello internazionale per i mercati finanziari.
(4-09426)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se sia vero quanto riferisce il quotidiano il Fatto che il Dipartimento di protezione civile, prima dell'assunzione dell'incarico da parte di Guido Bertolaso contava 400 dipendenti mentre oggi ve ne sono 1.300;
quale sia la pianta organica e se si intenda pubblicarla on line sul sito della Protezione civile.
(4-09427)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
per amministrare il sito di Pompei, sono stati designati due commissari straordinari, prima il prefetto Renato Profili, poi Marcello Fiori della protezione civile;
il settimanale L'espresso, del 12 novembre, ha trovato l'elenco di quasi tutte le spese effettuate dalla struttura; da questo elenco emerge la spesa di sessantamila euro sotto la voce promozione culturale e

relative alla visita di Berlusconi a Pompei prevista per il 2008 ma mai avvenuta, cui vanno aggiunti 11 mila euro per la «pulizia delle aree di visita del Presidente del Consiglio» e 9.600 euro per «l'accoglienza»;
la lista comprende anche 12 mila euro pagati per rimuovere 19 pali della luce; 100 mila per il «potenziamento dell'illuminazione» delle strade esterne al sito; 99 mila finiti a una ditta che ha rifatto «le transenne». Oltre 91 mila euro sono andati a un Centro di ricerche musicali per l'installazione di planofoni (strumenti per la diffusione del suono nello spazio), e 665 euro sono serviti a cambiare le serrature di un punto di ristoro. Quasi 47 mila euro sono serviti per metter in piedi l'evento «Torna la vite»; 185 mila per il progetto PompeiViva destinati alla onlus romana CO2Crisis Opportunity fondata da Giulia Minoli, figlia di Gianni e Matilde Bernabei, che ha avuto Gianni Letta come testimone delle nozze con Salvo Nastasi, direttore generale del Ministero dei beni culturali;
al piano di valorizzazione è stata chiamata anche Wind: importo previsto, 3,1 milioni di euro;
le convenzioni, a Pompei, costano caro: 547 mila euro sono stati spesi per un progetto intitolato «Archeologia e Sinestesia» curato dall'Istituto per la diffusione delle scienze naturali, altri 72 mila sono stati dati all'associazione Mecenate 90 (presidente onorario Gianni Letta, presidente Alain Elkann) per un'indagine conoscitiva sul pubblico, e ben 724 mila all'università di Tor Vergata «per lo sviluppo di tecnologie sostenibili»;
qualche maligno sostiene che ci possa essere un conflitto d'interessi: Fiori, si legge nel suo curriculum, è stato docente universitario del corso «Pianificazione degli interventi per la sicurezza del territorio» proprio a Tor Vergata. Supermarcellino, come lo chiamano gli amici, fedelissimo di Guido Bertolaso, ex vice-capogabinetto di Rutelli, è l'uomo-chiave degli ultimi 18 mesi, l'esperto che afferma di aver speso il 90 per cento dei 79 milioni di euro a disposizione «per la tutela e la messa in sicurezza». Sarà, ma sono molte le spese che stonano. Passi per i 1.668 euro per i nuovi arredi del suo ufficio, ma forse i 1.700 euro per la divisa del suo autista o i 4 mila per la sua «parete attrezzata» poteva risparmiarli. Come i 10 mila per un altro ufficio presso l'Auditorium, i 113 mila per lo spettacolo «Pompei in scena» o i 955 mila per il «progetto multimediale» alla casa di Polibio -:
se quanto sopra riferito corrisponda al vero e se e quando si intenda pubblicare sul sito la rendicontazione completa ed analitica di quanto speso dalla struttura commissariale per il sito di Pompei;
in particolare a chi siano stati destinati i 60 mila euro per le attività legate alla visita del Presidente del Consiglio a Pompei, gli 11 mila euro per la «pulizia delle aree di visita del Presidente del Consiglio» e i 9.600 euro per «l'accoglienza»;
come siano stati impiegati gli oltre 91 mila euro andati al centro di ricerche musicali per l'installazione di planofoni;
in che cosa siano consistiti l'evento «Torna la vite» e il progetto PompeiViva della onlus romana CO2 Crisis Opportunity;
cosa abbia realizzato Wind per l'importo di 3,1 milioni di euro;
in che cosa si sia concretizzato il progetto intitolato «Archeologia e Sinestesia» curato dall'istituto per la diffusione delle scienze naturali;
a che conclusioni sia addivenuta l'indagine conoscitiva sul pubblico dell'associazione Mecenate 90;
in che cosa consti il progetto dell'università di Tor Vergata «per lo sviluppo di tecnologie sostenibili» e quali applicazioni concrete abbia avuto.
(4-09428)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta Terra dell'11 novembre 2010, in Abruzzo sarebbe stato avviato un nuovo business del dopo sisma che consentirebbe di guadagnare e al tempo stesso di essere meno controllati. Le imprese edili di tutta Italia hanno, infatti, indirizzato da mesi la propria attenzione alla ristrutturazione dei condomini privati: in causa ci sono centinaia di milioni di euro, tutti soldi pubblici, gestiti con pochissima vigilanza. Lo Stato versa i soldi senza controllare e le ditte si aggiudicano i lavori attraverso affidamenti diretti o, molto più raramente, mediante negoziazioni private: non è previsto alcun bando di gara pubblico. A decidere chi lavora e chi no, spesso, sono gli amministratori di condominio;
in alcuni casi si sono venuti a creare veri e propri «cartelli» e vi sono sospetti di infiltrazioni mafiose;
per mezzo dell'ordinanza n. 30803 della Protezione civile, lo Stato non rimborsa solo gli edifici di fascia E, che hanno ricevuto i danni maggiori, ma anche quelli di fascia A, B e C, che dal terremoto sono stati meno intaccati. Pertanto, quasi tutti i condomini che necessitano di ristrutturazioni o riparazioni possono chiedere il contributo ai comuni del cratere che, secondo quanto prevedeva l'ordinanza, andava versato entro 30 giorni dalla domanda;
la Protezione civile ha inoltre stabilito che ad occuparsi delle pratiche relative alle singole palazzine deve essere l'amministratore del condominio: si occupa della parte burocratica e spetta sempre a lui proporre all'assemblea dei condòmini il nome della ditta che svolgerà i lavori. Sono quindi quasi assoluti i poteri degli amministratori di condominio nell'area del cratere in questo momento;
il controllo dello Stato viene esercitato da Fintecna, Cineas (il Consorzio universitario per l'ingegneria nelle assicurazioni) e Reluis (il consorzio dei laboratori di ingegneria sismica), ma solo per quello che riguarda la parte tecnica dei progetti. Le imprese edili sono tenute ad avere un unico requisito: il certificato antimafia. Sul resto viene lasciato campo libero;
la Molisana Inerti Conglomerati (Mic), di proprietà di Gabriele Gravina, ex proprietario del Castel di Sandro, è riuscita ad aggiudicarsi la ristrutturazione di ben 16 condomini. Il caso di questa ditta, sollevato dal quotidiano on-line Abruzzoweb, diretto da Berardino Santilli, è degno di attenta considerazione. In nove di queste palazzine il progettista (vale a dire il tecnico che viene consultato dall'assemblea dei condòmini) è lo stesso: Paolo Petrella. In sei casi ricorre anche lo stesso amministratore di condominio: Mauro Basile, che è pure presidente provinciale dell'Ance, l'associazione degli amministratori di condominio. La Mic, che nel 2009 ha fatturato poco più di 3 milioni e mezzo di euro, ha finora eseguito lavori per oltre 40 milioni di euro;
secondo alcuni imprenditori locali, rimasti fuori dal giro dei grandi appalti, lo stesso sistema a triade (impresa-progettista-amministratore) si riscontrerebbe in molti altri casi. La dirigenza nazionale dell'Ance si sta interessando al problema: «È un argomento molto delicato. Abbiamo svolto diverse riunioni sul territorio per capire cosa sta succedendo», riferisce il segretario nazionale, Andrea Finizio. Altri amministratori, vista la delicatezza della fase hanno scelto di muoversi in un altro modo: «Quando vado in assemblea, non mi presento con alcuna proposta riguardo alle ditte che potrebbero svolgere i lavori», spiega Massimiliano Aniballi;
per questo varco potrebbe aver provato a passare anche la 'ndrangheta. Il 6 novembre 2010 la procura di Reggio Calabria ha arrestato il boss Francesco Zindato, interessato a entrare negli appalti della ricostruzione. Un suo prestanome, Carmelo Gattuso, secondo l'accusa, sarebbe

entrato nella Tesi costruzioni, un'impresa edile costituita pochi mesi dopo il terremoto. Il 50 per cento della società apparteneva a Stefano Biasini, che al momento non risulta indagato, figlio di Lamberto, uno dei più quotati amministratori di condominio dell'Aquila -:
se il Governo sia al corrente dei fatti di cui in premessa e di quali dati disponga in merito all'eventualità di infiltrazioni della criminalità organizzata nel giro d'affari;
per quali ragioni l'ordinanza emessa dalla Protezione civile non abbia previsto una forma di controllo relativamente all'assegnazione dei lavori;
se e quali iniziative intendano adottare al fine di scongiurare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel settore considerato.
(4-09430)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
Marcello Fiori, ex dirigente dell'Acea (società che si occupa di gestione di servizi energetici, ambientali e idrici), poi responsabile dell'ufficio emergenze del dipartimento della Protezione civile è stato anche commissario straordinario per l'emergenza dell'area archeologica di Pompei, senza alcuna competenza specifica nel campo dei beni culturali;
la Corte dei conti ha mosso eccezioni a proposito di questa gestione emergenziale e la procura di Torre Annunziata, dopo un esposto della UIL, ha aperto un fascicolo per rilevare eventuali responsabilità;
l'esperto, secondo il settimanale L'espresso avrebbe speso 1.668 euro per i nuovi arredi del suo ufficio, 1.700 euro per la divisa del suo autista e 4 mila per la sua «parete attrezzata», oltre ai 10 mila per un altro ufficio presso l'Auditorium, i 113 mila per lo spettacolo «Pompei in scena» o i 955 mila per il «progetto multimediale» alla casa di Polibio -:
se sia vero quanto riferito in premessa;
quali provvedimenti si intendano assumere di confronti della gestione emergenziale di Marcello Fiori.
(4-09432)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
su l'agenzia di stampa 9Colonne, in data 11 novembre 2010, è stata diramata la notizia che il segretario generale della Uil Pa Penitenziari, dottor Eugenio Sarno, ha inoltrato al Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi, al sottosegretario Letta ed ai Ministri Alfano, Tramonti e Brunetta una lettera circa la mancata erogazione degli anticipi e del saldo per i servizi di missione per traduzione effettuati dai poliziotti penitenziari, nonché per il parziale pagamento del lavoro straordinario effettuato dagli stessi;
a causa dei mancati pagamenti, secondo il dottor Eugenio Sarno, «il personale impiegato nei servizi di traduzione dei detenuti per assicurare il servizio è costretto ad attingere dai bilanci familiari i fondi necessari per vitto, alloggio e spese varie (tra le quali anche l'acquisto dei carburanti per i mezzi di servizio) che dovrebbero essere anticipate, nella misura dell'80 per cento, dall'Amministrazione Penitenziaria. A questa già intollerabile ed insostenibile condizione si coniuga anche il mancato pagamento delle indennità per i servizi di missione già espletati da personale di polizia penitenziaria da diversi mesi»;
a giudizio della prima firmataria del presente atto non è pensabile che lo Stato,

per assicurare il diritto alla difesa, costituzionalmente sancito, e garantire la presenza degli imputati detenuti nei dibattimenti in aula, possa pensare di continuare a gravare sulle spalle degli operatori addetti al servizio traduzioni -:
quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare al fine di garantire, per un verso, l'immediata erogazione degli anticipi e del saldo per i servizi di missione per traduzione effettuati dai poliziotti penitenziari e, per altro verso, il parziale pagamento del lavoro straordinario effettuato dagli stessi.
(4-09435)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 10 novembre 2010 si è svolta un'informativa urgente del Governo sui recenti eventi alluvionali, con l'intervento del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso;
nel corso dell'esposizione delle criticità susseguenti ai particolari e pesanti eventi atmosferici che hanno interessato diverse regioni del nostro territorio, naturalmente è stato fatto cenno anche a quanto occorso nella provincia di Massa Carrara, in particolar modo nelle zone di Mirteto e Lavacchio del comune di Massa;
dopo un'ampia esposizione delle difficoltà riscontrate e dei danni subiti dalle popolazioni, il Sottosegretario ha precisato che, per quanto riguarda gli stanziamenti per fronteggiare la situazione in atto, verrà prelevato dal fondo imprevisti del Ministero dell'economia e delle finanze, un contributo di 300 milioni di euro che si aggiungerà ai primi 20 milioni annunciati a caldo, ad avviso dell'interrogante, un po' incautamente vista l'esiguità dello stanziamento stesso, per il Veneto; nessun cenno di stanziamento per tutte le altre situazioni di criticità occorse in altre parti del nostro territorio (da ultimo proprio quello della provincia di Salerno);
la questione rilevante è che questo annuncio di stanziamento riguardi appunto «solo» quella regione, mentre dovrebbe riguardare le gravi emergenze verificatesi in altre zone del Nord come del Sud, e che sia stato «sbandierato» nel corso della visita nel Veneto, governato dalla Lega, ad avviso dell'interrogante insolitamente pronta e tempestiva, del Presidente del Consiglio nei luoghi del disastro; mentre nessuno ha ancora fatto notare che nei territori colpiti dalle calamità in Toscana non si sono visti né sottosegretari del Governo, né tantomeno i Ministri toscani, Sandro Bondi e Altero Matteoli;
per riparare i guasti provocati dalle frane che nel comune di Massa tra il 31 ottobre e il 1o novembre 2010 hanno causato tre morti e che hanno colpito anche la Lucchesia, la regione Toscana ha comunicato di aver già stanziato 7 milioni di euro, mentre dal Governo non è arrivato alcun impegno finanziario, come certificato dal citato intervento del Sottosegretario. La stima dei danni del maltempo è valutata intorno ai 50 milioni di euro, una cifra probabilmente destinata a crescere -:
come mai non sia stata assunta alcuna iniziativa finalizzata a definire uno stanziamento per le gravi problematiche che si sono evidenziate nella provincia di Massa Carrara, come per tutte le altre emergenze che hanno riguardato diverse province e comuni italiani;
se non ritenga urgente, invece, assumere iniziative volte a prevedere stanziamenti ad hoc come richiesto dalle amministrazioni locali, particolarmente colpite al Nord come al Sud.
(4-09445)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, BUCCHINO, GIANNI FARINA, FEDI, NARDUCCI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
risulta che il Ministero degli affari esteri abbia prospettato il trasferimento degli uffici dell'ENIT di Monaco di Baviera nella sede del locale istituto italiano di cultura;
l'immobile in questione, oltre agli uffici dell'istituto, ospita le aule in cui vengono effettuati i corsi di lingua italiana e l'ufficio del COMITES di Monaco di Baviera; non dispone quindi di locali idonei a soddisfare le esigenze dell'ENIT;
i corsi di lingua italiana costituiscono per la comunità italiana, e in particolare per le giovani generazioni nate in Germania, un punto di riferimento per non perdere il legame con il Paese d'origine, soprattutto dopo che le autorità tedesche hanno sospeso l'insegnamento della lingua e cultura italiana all'interno delle scuole elementari bavaresi. In una zona economicamente strategica come quella bavarese, i corsi costituiscono altresì un fondamentale strumento per promuovere la cultura e l'immagine italiana. I corsi sono fonte di rilevanti entrate finanziare per l'Istituto al punto da rappresentare quasi la metà delle entrate annuali complessive;
privando l'Istituto italiano di cultura di Monaco delle entrate derivanti dai corsi di lingua che organizza, lo stesso finirebbe per disporre soltanto dei fondi versati dal Ministero degli affari esteri con il risultato di essere a stento in grado di coprire le spese ordinarie e di vedersi paradossalmente impossibilitato ad espletare la propria funzione, ossia l'organizzazione e la promozione delle attività culturali;
l'istituto italiano di cultura di Monaco ha conosciuto negli ultimi anni un positivo rilancio della propria immagine, dopo una critica esperienza pluriennale che lo aveva allontanato dalla popolazione locale -:
nel caso di trasferimento degli uffici dell'ENIT nel locale istituto italiano di cultura, come s'intenda mettere a disposizione dell'ENIT degli spazi che convengano alle esigenze dell'ente stesso senza sacrificare le attività già ospitate dall'istituto italiano di cultura e senza comprometterne irrimediabilmente l'immagine risollevata con tanta difficoltà;
come s'intenda garantire che l'istituto italiano di cultura possa continuare ad offrire i fondamentali corsi di lingua alla comunità italiana e alla popolazione locale considerando anche la loro imprescindibilità per la gestione del bilancio dell'istituto stesso.
(4-09419)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i danni del maltempo negli ultimi giorni si sono trasferiti in Campania, colpendo, questa volta, soprattutto la provincia di Salerno;
la Coldiretti parla di oltre 3 mila ettari di terreno sott'acqua in tutto il salernitano con intere colture di frutta e verdura, destinate ad essere vendute già tagliate e pulite in sacchetto, andate distrutte. A rischio l'olivicoltura e il bestiame, bufale comprese;
sono più di 300 le persone evacuate, i danni ammontano a decine di milioni di euro e quattro sono i fiumi esondati (Tanagro, Sele, Sarno e Solofrana), cui si aggiungono le frane, gli smottamenti e la

caduta di massi che hanno costretto a chiudere totalmente al traffico cinque strade provinciali, mentre altre 53 sono parzialmente bloccate;
in 14 comuni è stata sospesa per i prossimi giorni anche l'erogazione dell'acqua potabile per danni alle infrastrutture dell'acquedotto Basso Sele. Rubinetti vuoti anche nella zona orientale di Salerno, Pontecagnano, Battipaglia, Eboli e Agropoli;
risultano interrotti per frane, allagamenti e alberi caduti diversi tratti di strade statali: la 268 del Vesuvio, la 166 degli Alburni, la 163 Amalfitana e la 18 Tirrena inferiore. Disagi anche sull'autostrada A3 per l'allagamento del piano viabile e il forte vento. Vigili del fuoco, forze dell'ordine e Croce rossa sono al lavoro per limitare i disagi. Oltre 200 persone, nonostante l'invito delle autorità, non hanno voluto lasciare le proprie abitazioni minacciate dall'acqua temendo episodi di sciacallaggio;
il presidente della provincia di Salerno parla di una situazione che «potrebbe ulteriormente peggiorare», tanto da aver chiesto un «intervento immediato da parte del governo» per l'attuale stato di calamità. «Non c'è solo il Veneto», ha spiegato, mentre l'assessore provinciale ai lavori pubblici, Marcello Feola, sollecita la regione Campania a scendere in campo quanto prima, dal momento che «le risorse economiche a disposizione non bastano a fronteggiare i numerosi danni causati dalle piogge e dai conseguenti allagamenti registrati in tutta la provincia»;
secondo Legambiente, ben 474 comuni campani sono a rischio frane o alluvioni, cioè l'86 per cento del totale;
inoltre, la provincia di Salerno, tra i 5 capoluoghi della Campania, è la più fragile con addirittura il 99 per cento delle municipalità classificate a rischio;
i problemi maggiori si registrano soprattutto nella piana del Sele e nell'agro nocerino-sarnese. I vigili del fuoco hanno tratto in salvo tre persone trovate aggrappate ad un tronco di albero in località Ponte Barizzo, per lo straripamento del Sele. «Diverse aree della piana, tra cui Ponte Barizzo, spesso chiuso perché allagato, per l'Autorità di bacino rientrano nella zona rossa, ma gli interventi non sono stati mai fatti - denuncia il geologo Rocco Tasso -. Inoltre, a causa dello sviluppo urbano non pianificato, in alcune aree mancano le fognature e l'impermeabilizzazione della Piana per uso agricolo fa affluire tutte le acque reflue nel Sele che non regge il carico»;
è critica anche la situazione del fiume Sarno. «Nell'agro nocerino-sarnese - continua il geologo - ai problemi di carattere geologico (la conformazione calcarea può dare luogo a colate rapide di fango, come nella zona del Sarno e della Costiera amalfitana) si somma l'utilizzo selvaggio della montagna con assenza di controlli e mancata cura del territorio». «Completa il quadro la rete di raccolta delle acque, inesistente in quasi tutta la provincia di Salerno», conclude Tasso;
il Governo ha introdotto la novità delle modalità di programmazione ed utilizzo delle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico che consiste nell'accordo di programma che consente di pianificare simultaneamente le risorse ministeriali e regionali per la realizzazione di un unico programma straordinario condiviso anche con la Protezione civile nazionale e con le autorità di bacino, evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa -:
quale sia e di cosa consti l'accordo di programma per la regione Campania.
(4-09424)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
notizie del 12 novembre 2010 riferiscono che la procura della Repubblica di

Catania ha aperto una inchiesta sul taglio - avvenuto nella zona «B» del Parco dell'Etna, in località Piano D'Ario, in territorio di Randazzo - di un bosco di oltre 2.500 querce per trasformare in un vigneto un'area di quattro ettari;
tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato di violazione delle leggi ambientali sulle aree protette e deturpazione di bellezze naturali: l'ingegnere Nino Bevilacqua, 48 anni, presidente dell'Autorità portuale di Palermo, il fattore della tenuta Antonio Minissale e l'agronomo Maurizio Cutrera -:
se il Ministro intenda costituirsi parte civile nel processo;
quali forme di controllo e sorveglianza fossero previste a tutela del Parco dell'Etna.
(4-09429)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

COSCIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto denunciato da Antonio Parisella, presidente del Museo della liberazione di via Tasso a Roma e secondo quanto riportato da due articoli pubblicati il 7 novembre 2010 da Il Corriere della Sera e l'8 novembre dal quotidiano la Repubblica, dal 2 gennaio 2011 il citato Museo della liberazione rimarrà senza fondi. Un edificio storico che durante l'occupazione nazifascista fu luogo di reclusione e tortura e che oggi custodisce la memoria di migliaia di antifascisti. Si apprende, infatti, che il Ministero per i beni e le attività culturali abbia assegnato ad oggi soltanto un terzo di quanto dovuto per il 2010, circa 50.000 euro, e che, inoltre, non sia in grado di confermare se potrà accreditare il resto dello stanziamento entro l'anno in corso né su quale entrata certa il Museo potrà contare per il 2011;
i motivi dichiarati di questa grave inadempienza che potrebbe condurre alla chiusura di un'istituzione culturale cosi importante per la memoria storica del nostro Paese sono, dunque, di natura meramente contabile. A nulla è valso il raddoppio dei visitatori del museo, giunti a circa 12.000 l'anno;
questa situazione è tanto più sconcertante, ad avviso dell'interrogante, data la crescente vitalità del museo, con richieste di spazi per riprese cinematografiche e teatrali e progetti già avviati anche con il Consiglio nazionale delle ricerche. Tutto rischia di finire il 2 gennaio 2011, lasciando deserte e abbandonate quelle mura che dal settembre 1943 al giugno dell'anno successivo ospitarono il carcere dove le SS, sotto la guida del maggiore Herbert Kappler, seviziarono partigiani, ebrei, antifascisti;
ad avviso dell'interrogante, il mancato stanziamento, impossibile da giustificare con ragioni di contabilità, trattandosi di un contributo di 50 mila euro annui, dimostra l'estraneità di questo Governo ai valori sui quali si fonda la nostra Repubblica -:
se non intenda adottare urgentemente le iniziative più opportune per garantire la continuità della meritoria e preziosa attività svolta dal Museo della liberazione di via Tassa a Roma, dando seguito agli impegni assunti dal Governo con l'ordine del giorno 9/3638/288 approvato dalla Camera dei deputati il 29 luglio 2010, attraverso l'erogazione della parte mancante del contributo relativo all'anno 2010 e la garanzia circa la continuità delle risorse per gli anni successivi.
(5-03821)

Interrogazione a risposta scritta:

PES e CALVISI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
durante i lavori per la realizzazione di un centro commerciale e residenziale nel centro di Olbia, in Sardegna, è stata rinvenuta una necropoli punico-romana;
le tombe puniche, databili al secolo a.C., sono: tre a fossa (scavo della fossa, deposizione del defunto con corredo e ricopertura con terra) e quattro a camera (scavo della tomba, deposizione dei defunti e ricopertura con un po' di terra, chiusura dell'accesso dal corridoio alla camera con anfore e pietre);
oltre alle tombe sono stati scoperti molti corredi funebri: brocche da vino, anforette, balsamari, monete, oggetti di ferro simili a coltelli, cucchiai per raschiare gli unguenti dal corpo; oggetti che, come sostenuto dal responsabile della Soprintendenza, erano necessari alla preparazione del cadavere per la sepoltura;
le tombe romane sono diciassette, di cui quindici del tipo «alla cappuccina», ovvero col defunto adagiato sulla terra o sulla roccia, appositamente sagomata e poi ricoperti con tegole o anfore, due «in anfora» e una «a cassettone» (fossa foderata da un muretto in pietra);
tranne una defunta che esibiva un anello di bronzo e un sottile bracciale d'argento, un paio di orecchini d'oro a rosetta di finissima fattura con una piccola pietra centrale rossa, il resto dei corredi è piuttosto povero, il che dimostrerebbe l'appartenenza alla classe sociale medio-bassa;
il responsabile della Soprintendenza Rubens D'Oriano - che ha illustrato il ritrovamento - ha dichiarato che le tombe romane saranno asportate, mentre quelle a camera verranno ricoperte e che quindi non saranno visibili per tanti motivi, primo tra tutti la mancanza di fondi: la Soprintendenza infatti non ha le risorse economiche necessarie per espropriare né per valorizzare l'area -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno intervenire nell'immediato e con tutte le iniziative necessarie, perché la necropoli sia recuperata e sottratta all'oblio;
se non sia opportuno assumere ogni iniziativa di competenza affinché sia garantito un forte impegno nella tutela preventiva del patrimonio archeologico della Sardegna, considerato quanto già è accaduto in relazione a Tuvixeddu, l'anfiteatro di Cagliari, o allo smottamento di Nora e altro ancora.
(4-09415)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la nota 6/44552/9.7.50 del 17 settembre 2010 il Capo di gabinetto del Ministro interrogato ha trasmesso allo Stato maggiore della difesa un «Approfondimento delle attività organizzative inerenti alle celebrazioni del 4 novembre 2010, Giorno dell'Unità d'Italia e Giornata delle Forze Armate», dal quale risulterebbe che per le attività militari siano stati stanziati fondi per 373.870,22 euro da destinarsi al Comando regione militare centro, all'Esercito, alla Marina, all'Aeronautica e all'Arma dei carabinieri;
con le note del Gabinetto del Ministro della difesa, datate 13 ottobre 2010, con i protocolli numero 2/45681/9.7.50/2010, 2/45682/9.7.50/20 e 2/45684/9.7.5/2010, il generale di corpo d'armata Claudio Graziano, nell'ambito delle iniziative riferite alle celebrazioni del 4 novembre, ha impartito disposizioni volte a promuovere

la compiuta realizzazione delle procedure tecnico-amministrative tese a soddisfare le richieste del Ministro interrogato circa la realizzazione di concerti e spettacoli musicali da svolgersi nelle città di Trieste, Catania e Firenze;
risulta all'interrogante che per il solo concerto realizzato a Catania il 5 novembre 2010 l'amministrazione militare abbia dovuto sostenere una spesa complessiva di 192.720,00 euro;
con la nota 2/46378/9.7.50/2010 del 18 ottobre 2010, il medesimo ufficiale, nell'ambito dell'emanazione delle comunicazioni e disposizioni relative alle citate celebrazioni, ha comunicato allo Stato maggiore della difesa che «...al fine di assicurare l'ottimale sviluppo di tali attività, coniugata all'efficace contenimento delle spese, è comunque necessario, per gli eventi in oggetto limitare al massimo il ricorso al lavoro straordinario. Tuttavia, laddove indispensabile, ci si dovrà avvalere del recupero compensativo nella misura del 50 per cento delle eccedenze lavorative prodotte...» -:
quali siano stati gli importi economici complessivamente sostenuti per i concerti realizzati nelle città di Trieste, Catania e Firenze dagli artisti Giovanni Allevi, Gigi D'Alessio ed Enrico Ruggeri, e quali siano le motivazioni di tali scelte;
se non ritenga che a fronte della contingente crisi economica le risorse impegnate avrebbero potuto essere destinate alla sistemazione di quelle strutture alloggiative destinate al personale militare del ruolo truppa che attualmente in molti enti delle forze armate risultano essere carenti dal punto strutturale igienico e sanitario e quali immediate ed urgenti iniziative intenda avviare per evitare che in futuro siano così destinate altre importanti risorse al bilancio della difesa;
quale sia il totale delle ore di lavoro straordinario effettuate dal personale militare nell'ambito delle iniziative riferite alle celebrazioni di cui in premessa e se il Ministro interrogato non ritenga doveroso disporre la completa remunerazione delle eccedenze lavorative prodotte dal medesimo personale militare.
(4-09447)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con due distinte note del Gabinetto del Ministro della difesa, datate 23 settembre 2010, con i protocolli numero 7/42520/9.7.50/10 e 7/42521/9.7.50/10, il generale di corpo d'armata Claudio Graziano, nell'ambito delle iniziative riferite alle celebrazioni del 4 novembre, ha ritenuto di dover impartire disposizioni volte ad avviare i procedimenti amministrativi «per addivenire alla stipula di apposito atto negoziale con la citata Società» in relazione all'affidamento di determinate attività di comunicazione mediante affissioni pubblicitarie e realizzazione di spot televisivo/radiofonico a due ben individuate società -:
a quali società siano stati affidati i lavori di cui alle note in premessa e, nel caso siano state appaltate alle medesime società indicate dallo stesso generale Graziano, quali siano stati i motivi che hanno impedito all'Amministrazione della difesa di effettuare una regolare gara di appalto e quali siano stati gli importi corrisposti per i servizi resi dalle citate società.
(4-09449)

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2010

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il comune di Reggio Calabria non ha ancora approvato il conto consuntivo

2009, nonostante il termine di legge sia ampiamente scaduto (comma 7, articolo 151 del decreto legislativo n. 267 del 2000) e che a tutt'oggi non è stata fissata nessuna data utile al consiglio comunale per deliberare sul rendiconto 2009;
la mancata approvazione del bilancio dell'ente comunale reggino preclude qualsiasi utilizzo dell'eventuale avanzo di amministrazione nonché una limitazione alla possibilità, da parte dello stesso, di ricorrere all'indebitamento esterno;
la mancata presentazione delle apposite certificazioni sui principali dati del bilancio di previsione e del rendiconto che gli enti locali sono tenuti a redigere, ai sensi del comma 1 dell'articolo 161 del citato decreto legislativo n. 267 del 2000, presuppone la sospensione dell'ultima rata di trasferimenti statali;
si è registrato, nonostante gli obblighi di legge e statutari che regolano il normale funzionamento degli enti locali, da parte del settore finanziario del comune, il reiterarsi di atteggiamenti omissivi e reticenti che hanno reso sinora impossibile all'organo consiliare la conoscenza di dati essenziali del bilancio comunale, indispensabili ai fini delle deliberazioni amministrative a cui esso è, di volta in volta, chiamato;
è documentata agli atti l'esistenza di una gravissima situazione debitoria e di una mole straordinaria di decreti ingiuntivi e di procedure esecutive subite dall'ente comunale reggino, per il pagamento di debiti fuori bilancio, divenuti esecutivi per il mancato rispetto dei termini legali fissati per il pagamento (120 giorni a partire dalla data della sentenza esecutiva). In particolare, nell'ultimo anno solare, si sono registrati oltre 236 decreti ingiuntivi per un corrispondente valore di 9 milioni di euro e 473 pignoramenti per 9,2 milioni di euro;
è accertata l'esistenza di una pesante esposizione debitoria da parte del comune reggino nei confronti di società miste di cui l'ente stesso è azionista di maggioranza (con una quota azionaria del 51 per cento). In particolare l'ente comunale reggino è debitore di 9 milioni di euro verso la Leonia SPA; di 13 milioni di euro verso la Società Multiservizi SpA;
altri enti pubblici avanzano rilevanti pretese creditorie nei confronti del comune di Reggio Calabria; per esempio, l'ENEL vanta un credito di 10 milioni di euro ed ha minacciato una consistente riduzione del servizio di energia elettrica; Acquereggine spa (società concessionaria del servizio di depurazione delle acque) per 12 milioni di euro, dopo che con la stessa il comune di Reggio Calabria aveva sottoscritto un piano di rientro (delibera di G.C. n. 156/2010) con rate mensili da 750.000 euro che sino ad oggi non risulta che il comune abbia onorato;
la regione Calabria vanta un credito di 80 milioni di euro per forniture idropotabili pregresse e SORICAL spa (società a partecipazione maggioritaria regionale) vanta un credito di oltre 9 milioni per quelle attuali, e sulle quali la stessa società ha proposto ed ottenuto decreto ingiuntivo;
i contributi regionali per «l'acquisto della prima casa» (ai sensi della legge regionale 22 maggio 2002 n. 2 articolo 6) erogati al comune di Reggio Calabria con più decreti dirigenziali tra gennaio e maggio 2010, pari ad un importo di 1,5 milioni di euro (somme vincolate), malgrado i mandati emessi dal comune tra gennaio e giugno 2010, non risultano liquidati ai beneficiari;
anche il commissario per l'emergenza rifiuti vanta un credito verso il comune di Reggio Calabria;
anche la Corte dei conti in passato ha più volte richiamato il comune di Reggio Calabria sull'enorme quantità di residui attivi accumulati, spesso rivelatisi inesigibili, in particolare per la «leggerezza» con cui gli amministratori comunali hanno previsto di riequilibrare il rapporto tra entrate e spese, facendo ricorso alla vendita di prestigiosi immobili di proprietà

comunale (come, per esempio, l'albergo Miramare), che registrano vincoli di interesse storico ed archeologico che ne abbatteranno inevitabilmente il valore, o prefigurando creative operazioni di project financing;
il comune di Reggio Calabria sta esercitando nei confronti dei cittadini una sempre più forte pressione fiscale attraverso l'aumento dei principali tributi comunali (+60 per cento del canone idrico e per il pagamento della TARSU, +35 per cento dei canoni cimiteriali);
si registra l'assenza totale di qualsiasi forma di controllo gestionale e di rendicontazione sull'efficienza, l'efficacia e l'economicità della gestione amministrativa dell'ente;
non si è proceduto, così come previsto dallo statuto comunale, alla costituzione della commissione di accesso per il controllo degli atti della ragioneria;
si ha motivo di credere che il comune di Reggio Calabria non adotti correttamente le procedure previste dall'articolo 95 del Tuel sulle somme vincolate, che spesso vengono distratte e utilizzate per altre destinazioni, lasciando in coda i pagamenti a cui erano originariamente destinate. Per esempio, di recente, come si apprende da attendibili fonti informative, la società multinazionale spagnola, Gas Natural che aveva provveduto alla metanizzazione della città, ha promosso un ricorso al TAR (diffida dell'11 giugno 2010), per vedersi riconosciuto il proprio diritto al pagamento delle somme (4,6 milioni di euro) che la Cassa depositi e prestiti aveva trasferito all'ente comunale un anno prima per il pagamento dei lavori di metanizzazione. Agli atti, infatti, esiste un provvedimento di liquidazione datato 4 dicembre 2009 e sul quale non vi è stata l'ordinazione a favore della Gas Natural;
persino l'INPDAP è dovuta ricorrere ad un decreto ingiuntivo per farsi accreditare le somme dovute dalla cessione del quinto dello stipendio di 207 dipendenti comunali, ai quali il comune aveva comunque trattenuto le somme in tempo, ma che non aveva, evidentemente, versato nelle casse dell'INPDAP;
i dipendenti delle società partecipate al 51 per cento (LEONIA, MULTISERVIZI) non ricevono da mesi lo stipendio, se non attraverso acconti riconosciuti dai soci privati. Gli stessi operai hanno più volte protestato ed interessato il prefetto della città e minacciano di fermare servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti e la manutenzione urbana;
gli operai delle ditte che stanno operando sul costruendo Palazzo di giustizia hanno dovuto più volte sospendere i lavori, (anche per molti giorni) ottenendo dal comune pochi acconti e molte promesse a fronte di un consistente debito maturato dalla propria ditta rispetto agli stati di avanzamento lavori maturati;
esistono agli atti numerose messe in mora o disdette per morosità (anno 2009 e 2010) di privati cittadini e di società che hanno concesso in locazione immobili al comune (per compiti istituzionali e per scuole elementari);
consta che i dipendenti comunali attendano da tre anni la liquidazione della produttività;
non esisterebbero elementi certi sulla restituzione alla contabilità speciale del «decreto Reggio» (legge n. 246 del 1989 «Decreto Reggio» e successivi rifinanziamenti) delle somme dei mutui e dei trasferimenti utilizzati in contabilità ordinaria;
sono ormai sette mesi che non si pagano le imprese e i professionisti del cosiddetto «decreto Reggio»;
lo stesso sindaco facente funzioni, il dottor Giuseppe Raffa, ha pubblicamente dichiarato in una conferenza, stampa di non avere contezza della situazione finanziaria del comune. Il sindaco facente funzioni Raffa, sempre nel corso di pubbliche esternazioni, ha affermato che, nonostante precise richieste al competente settore finanziario, non gli è mai stato fornito alcun

dato contabile e finanziario, tanto da decidere di non assegnare la delega al bilancio ad alcun assessore di giunta, avocandola interamente a sé;
il bilancio analitico è incredibilmente negato da due anni ai consiglieri di minoranza in maniera, ad avviso degli interpellanti, pretestuosa ed in contrasto con le disposizioni di legge;
consta agli interpellanti che il comune di Reggio Calabria sarà beneficiario di 71 milioni di euro di trasferimenti statali -:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza delle predette questioni, della preoccupante esposizione finanziaria e delle pesanti poste debitorie del comune di Reggio Calabria;
se intendano verificare con urgenza, anche attraverso l'invio dei servizi ispettivi di finanza pubblica, la reale situazione di bilancio dell'ente in modo da renderla chiara ai cittadini;
se sia vero che saranno assegnati al comune di Reggio Calabria 71 milioni di euro di trasferimenti statali.
(2-00890)
«Minniti, Ventura, Villecco Calipari, Laganà Fortugno, Laratta, Lo Moro, Cesare Marini, Oliverio, Franceschini».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

PAGANO e MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 5-quinquies del decreto-legge n. 203 del 2005 prevede l'obbligo di comunicare le minusvalenze e le differenze negative di ammontare superiore a 50.000 euro derivanti da operazioni su azioni o altri titoli negoziati in mercati regolamentati, stabilendo, in caso di comunicazione omessa, incompleta o infedele, l'indeducibilità di tali componenti negativi;
poiché la predetta comunicazione deve essere resa con modalità inusuali (invio di una lettera raccomandata all'Agenzia delle entrate entro 45 giorni dalla data di scadenza della dichiarazione dei redditi), del tutto sganciate dalle consuete procedure di rappresentazione dei componenti negativi, che avviene, di regola, mediante le apposite dichiarazioni dei redditi, al contribuente può accadere di omettere detta comunicazione, per mera dimenticanza ed in tutta buona fede;
sulla legittimità costituzionale della citata sanzione sono stati sollevati molti dubbi: la dottrina più autorevole (De Mita, Falsitta, Del Federico), sulla scorta di pronunce passate della Corte costituzionale, ha infatti stigmatizzato come sanzioni siffatte contrasterebbero con il principio di capacità contributiva sancito dall'articolo 53 della Costituzione, che ne risulterebbe alterato;
nel caso in questione si rende indeducibile un componente negativo di reddito altrimenti pienamente deducibile in quanto effettivamente sostenuto, inerente, certo e di competenza, senza che la mancata comunicazione rechi alcun danno all'erario;
obiezioni analoghe possono essere sollevate in relazione al comma 4 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 209 del 2002, laddove l'indeducibilità si riferisce alla mancata comunicazione delle minusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni che costituiscono immobilizzazioni finanziarie -:
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative normative nel senso di prevedere, per la mancata comunicazione delle minusvalenze e delle differenze negative, l'irrogazione, a carico del contribuente inadempiente, delle sanzioni previste dal comma 3-bis dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 471 del 1997, pari al 10 per cento delle minusvalenze e differenze

negative non comunicate, con un minimo di 500 ed un massimo di 50.000 euro, e se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative normative per estendere la sanzione più favorevole anche alle violazioni già contestate, ma per le quali il procedimento non sia già stato definitivamente chiuso.
(5-03814)

FLUVI e SANGA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le società in house providing sono disciplinate nel nostro ordinamento dall'articolo 13, comma 5, lettera c), del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 il quale, con riferimento alla gestione ed erogazione di servizi pubblici locali, prevede che l'erogazione del servizio possa avvenire anche a mezzo di società in house;
la normativa e la giurisprudenza comunitaria hanno delineato la figura delle società in house (Direttive 92/50/CEE e 2004/18/CEE, Corte di giustizia CE causa n. C-107/1998-Teckal) e hanno stabilito, come requisiti per la qualifica di tali società quali «organismi di diritto pubblico»: che il capitale sia interamente pubblico; che il controllo esercitato dall'ente affidante il servizio analogo a quello esercitato sui propri servizi; che l'attività esercitata della società deve realizzarsi prevalentemente con l'ente che esercita il controllo; la definizione di organismo pubblico è stata recepita nel nostro ordinamento dall'articolo 3, comma 26, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (cosiddetto Codice dei contratti pubblici) che ha specificato che l'organismo di diritto pubblico può essere costituito anche in forma societaria purché sia: istituito per soddisfare specificamente esigenze di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale; dotato di personalità giuridica; l'attività sia finanziata in modo maggioritario dallo Stato, dagli enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico oppure la cui gestione sia soggetta al controllo di questi ultimi oppure il cui organo d'amministrazione, di direzione o di vigilanza sia costituito da membri dei quali più della metà è designata dallo Stato, dagli enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico;
l'Agenzia delle entrate, con risoluzione n. 129/E del 9 novembre 2006, ha affermato che le società in house providing non possono fruire del regime di esenzione IVA di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, in quanto la «definizione di organismo di diritto pubblico dettata dal codice in materia di appalti pubblici non può ritenersi, in mancanza di qualsiasi indicazione normativa al riguardo, immediatamente applicabile ai fini fiscali per la delimitazione dell'ambito applicativo delle norma tributarie riferite ad enti ed organismi pubblici;
l'Agenzia delle entrate, con risoluzione n. 37 dell'8 marzo 2007, ha inoltre ribadito che la disposizione che esclude dall'Iva gli enti pubblici (articolo 4, secondo comma, n. 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972) non può essere applicata tout-court a soggetti aventi una natura giuridica diversa: l'esclusione dall'Iva dei predetti enti pubblici, tra cui gli enti locali, nello svolgimento di determinate attività di carattere autoritativo, deriva dal loro peculiare status giuridico, che non può essere trasferito automaticamente e in via interpretativa in capo ad altri soggetti;
è di tutta evidenza come una tale ambiguità abbia condotto a un incremento del contenzioso -:
se non si ritenga di assumere iniziative normative in ambito tributario in modo da estendere l'ambito di esenzione Iva anche alle prestazioni di servizi fornite agli enti locali da società operanti in house providing.
(5-03815)

COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 81, comma 16, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha introdotto un'addizionale pari a 5,5 punti percentuali all'imposta sul reddito delle società che operano nei settori della ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi; nella raffinazione del petrolio, produzione o commercializzazione di benzine, petroli, gasoli per usi vari, oli lubrificati e residuati, gas di petrolio liquefatto e gas naturale; della produzione o commercializzazione di energia elettrica;
l'articolo 56, comma 3, della legge 23 luglio 2009, n. 99, ha aumentato tale percentuale di un punto, portandola al 6,5 per cento, destinando il maggior gettito al finanziamento dell'editoria;
quali sia il gettito per l'anno 2009 e la stima di gettito per l'anno 2010, derivante dell'incremento di un punto percentuale, dal 5,5 per cento al 6,5 per cento, dell'addizionale introdotta dall'articolo 81, comma 16, del decreto-legge n. 112 del 2008, così modificata dall'articolo 56, comma 3, della legge n. 99 del 2009.
(5-03816)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il tenente colonnello della Guardia di finanza Pino Falvelli è in servizio presso il Centro della Guardia di finanza situato nell'aeroporto di Pratica di Mare (RM);
il predetto tenente colonnello è stato recentemente trasferito presso la sezione aerea di manovra della Guardia di finanza ubicata presso l'aeroporto di Grottaglie (TA);
il tenente colonnello Falvelli è delegato COBAR del reparto logistico aeronavale di Pratica di Mare: pertanto il trasferimento gli impedirebbe di svolgere le funzioni di delegato cui lo stesso è stato eletto;
il citato trasferimento comporterebbe inoltre gravissime difficoltà per il predetto ufficiale, sia dal punto di vista economico, sia sotto il profilo familiare, anche in quanto egli è attualmente coinvolto in una dolorosa vicenda di separazione matrimoniale, per il quale è in corso un procedimento giudiziale contenzioso -:
quali siano le motivazioni che abbiano indotto i comandi del Corpo della Guardia di finanza a disporre il trasferimento del tenente colonnello Falvelli, e se non intenda di accogliere l'istanza di revoca del predetto trasferimento presentata dallo stesso Falvelli, anche al fine di consentire a quest'ultimo di svolgere appieno le proprie funzioni di delegato COBAR.
(5-03817)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in Italia il settore della panificazione coinvolge 26.000 aziende per un totale di quasi 350.000 addetti;
l'attività di panificazione consiste in una trasformazione secondaria, in quanto si basa sulla farina, a sua volta ottenuta per macinazione del grano e quindi correttamente considerata quale prodotto di prima trasformazione;
tale attività può essere esercitata da chiunque sia in possesso dei requisiti strutturali e igienico-sanitari previsti dal decreto-legge n. 223 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 248 del 2006;
con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 5 agosto 2010 (Individuazione dei beni che possono essere oggetto delle attività agricole connesse di cui all'articolo 32, comma 2, lettera c) del testo unico delle imposte sui redditi) si

verrebbe a configurare un trattamento fiscale differente, a fronte della realizzazione dello stesso prodotto, tra le aziende artigiane e l'agricoltore, in tal modo ponendosi in contrasto ad avviso dell'interrogante, con il combinato disposto degli articoli 3 e 41 della Costituzione;
il citato decreto amplia le tabelle dei prodotti che possono essere oggetto delle attività agricole, nelle quali è stata ricompresa l'attività di produzione di prodotti di panetteria freschi, cosa che, secondo quanto dichiarato dall'associazione di riferimento, inserendo questa attività tra quelle soggette a tassazione agricola, creerebbe una gravissima disparità di trattamento fiscale a danno delle aziende artigiane di panificazione e che rischia di portare significative distorsioni della concorrenza e quindi del mercato;
la tassazione per gli agricoltori è forfettaria e raggiunge il tetto del 15 per cento circa, mentre quella per le imprese di panificazione artigianale tra imposte dirette e indirette arriva al 52 per cento sul reddito trasformato;
la citata legge n. 248 del 2006, con la quale si liberalizzava l'attività di panificazione e allo stesso tempo si prevedevano anche i criteri per l'individuazione del pane fresco e di quello conservato con l'obiettivo di dare una corretta informazione ai consumatori e valorizzare il pane fresco italiano, è rimasta disattesa a causa della mancata emanazione del regolamento attuativo, nonostante i pareri positivi della Commissione europea -:
se non si intendano assumere tempestivamente iniziative per rimuovere la disparità di trattamento fiscale e se non si ritenga necessario provvedere con urgenza all'emanazione del regolamento attuativo di cui in premessa.
(5-03801)

LIBÈ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'attività di riscossione della società Equitalia Nomos S.p.A. sta assumendo proporzioni notevoli in termini di numero di contribuenti (cittadini, professionisti e aziende) oggetto di procedure esecutive vessatorie, praticate oltretutto con interessi moratori elevati (si parla di oltre il 35 per cento annuo, più aggi, compensi, sanzioni e diritti di cancelleria);
le continue lamentele dei contribuenti hanno spinto il Consiglio regionale del Piemonte ad approvare, all'unanimità, un ordine del giorno relativo alla costituzione di un Osservatorio regionale su Equitalia al fine di monitorare l'attività della società di riscossione e studiare soluzioni per evitare la chiusura delle aziende e l'emergenza abitativa delle famiglie oggetto di procedure esecutive su beni immobili;
per avviare l'iter costitutivo dell'osservatorio, il consigliere regionale del gruppo UdC, Alberto Goffi, vice presidente della III Commissione permanente regionale, ha chiesto formalmente all'amministratore delegato di Equitalia Nomos S.p.A. di conoscere i dati aggiornati relativi alle cartelle emesse, ai pignoramenti immobiliari e sui conti correnti, le iscrizioni di ipoteche e i fermi amministrativi effettuati nei confronti di persone fisiche e giuridiche sul territorio piemontese nelle province di competenza;
l'amministratore delegato non ha dato seguito a tale richiesta ritenendo che le richieste di dati, al fine di poter essere evase, debbano provenire dalla regione, attraverso uno dei suoi organi;
Equitalia Nomos è società partecipata a capitale pubblico -:
se non ritenga censurabile il diniego dell'amministratore delegato a fornire i dati pubblici sull'attività della società di riscossione ad un consigliere regionale ai fini della costituzione di un organismo approvato dall'assemblea legislativa regionale all'unanimità e quali iniziative, di sua competenza, intenda adottare a riguardo.
(5-03812)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
quando esistevano le Ferrovie dello Stato, quelle con la famosa sigla FS, i treni che movimentavano, «unendole», le sponde della Calabria con quelle della Sicilia, erano innumerevoli. Poi, piano piano, la Società Ferrovie dello Stato S.p.A. si è ostinata ad attuare un costante ed irrefrenabile smantellamento del servizio ferroviario nello stretto di Messina, come hanno, sempre di più, denunciato cittadini e sindacati;
i vertici della Società Ferroviaria ragionano, ad avviso dell'interrogante, come se già ci fosse l'alta velocità (TAV) e il ponte sullo stretto, mentre, come tutti sanno, non c'è né l'uno, né l'altro;
c'è il rischio che non sia garantito nemmeno quel minimo di servizio universale previsto dalle normative vigenti;
le motivazioni addotte dalla società per giustificare i tagli vanno ricercate nella mancanza o esiguità di utenti. Ma non ci sono vagoni-letto sufficienti, si fanno viaggiare i meridionali su treni indecenti, con servizi igienici luridi, vagoni privi di aria condizionata o di riscaldamento;
vengono svuotate le stazioni, privandole di biglietterie, di sale d'attesa e di uffici informazioni, il costo dei biglietti aumenta senza che la qualità migliori;
appare logico che l'utente, cosi costretto, privilegi altri mezzi di trasporto, autobus di lunga percorrenza compresi (e sempre pieni);
in definitiva, ciò che la società ferroviaria sta realizzando, non è per niente etico, ed è apprestato ad esclusivo danno di siciliani e calabresi, stanziali e immigrati;
alla luce dei massicci investimenti delle società private sul trasporto ferrato, nasce prepotente il dubbio che questo smantellare il servizio pubblico possa essere un preparare l'arrivo dei privati che si garantiranno i servizi su ferrovia, con costi rilevanti per gli utenti;
licenziare e tagliare i rami secchi (o ancora «verdi») non aiuta comunque a far quadrare il bilancio pubblico delle Ferrovie. Né, tantomeno, mantenere economicamente dieci società, con partecipazioni dal 100 per cento al 55 per cento di Ferrovie dello Stato (RFI, Trenitalia, Italferr, Ferservizi, FS Logistica, FS Sistemi Urbani, Fercrediti, Grandi Stazioni, Centostazioni, Sogin) e dieci consigli di amministrazione anziché uno solo con competenze differenziate -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare nei confronti delle Ferrovie dello Stato per far fronte agli evidenti gravi disagi e disservizi continui, legati al trasporto ferroviario in genere, subiti dalla collettività e, in particolare, dagli utenti ferroviari dello stretto di Messina fino ad Agrigento, nonché per frenare l'enorme dispendio di denaro pubblico, utilizzato anche per il mantenimento di ben dieci società.
(4-09420)

CAVALLARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Comunanza agraria di Borgiano è un ente non commerciale che, dal 1897, riunisce «tutti i capi di famiglia della Parrocchia» e «altri possidenti locali» e si occupa della gestione e dello sfruttamento di proprietà collettive, costituite da fondi di natura boschiva, seminativa, pascolativa, compresi all'interno dei confini della frazione di Borgiano, nel maceratese e pervenuti alla comunità medesima dal signor Bezzi cavaliere Antonio;
i partecipanti alla suddetta comunanza agraria, per regolamento, godono del diritto di pascere tanto nei boschi come in tutti gli altri terreni seminativi e pascolativi e di provvedere al taglio dei boschi in conformità delle leggi forestali;

a seguito di segnalazioni del pericolo di un grave rischio di frana, da parte di due geologi, interessante una vasta area montana, ricadente nell'ambito dei fondi agricoli gestiti dalla Comunanza agraria, il comune di Serrapetrona ha emesso una serie di ordinanze a tutela della pubblica utilità;
il 19 giugno 2007, nel corso di conferenza di servizi è stato approvato un progetto per la messa in sicurezza e bonifica idrogeologica dell'intera area montana rientrante nel rischio di smottannento, in ottemperanza della quale, data l'urgenza, il sindaco con un'ordinanza n. 31 del 29 giugno 2007 ha ordinato alla Comunità agraria l'esecuzione dei lavori, fissandone prescrizioni e tempi di realizzazione;
la Comunanza agraria ha immediatamente affidato l'appalto dei lavori necessari per la messa in sicurezza ad una ditta avente i requisiti tecnici e professionali richiesti, stabilendo come corrispettivo «la facoltà esclusiva, irrevocabile e irretrattabile» della stessa «di utilizzare - trattenendolo per sé o facendone uso o commercio in ogni modalità - tutto il materiale lapideo e di ogni altra consistenza e natura, che dovrà essere asportato dall'area in questione sulla base del progetto di risistemazione della frana...»;
poiché la consistenza del materiale rimosso avrebbe potuto avere un valore eccedente quello del servizio reso in appalto e gli interventi sul sito finivano in ogni caso per procurare un danno patrimoniale alla comunanza agraria, a causa della perdita di significative aree boschive e di pascolo, nel contratto di appalto veniva riconosciuto alla comunanza agraria «...a titolo di indennizzo e di ristoro... la somma di euro 0,55... al metro cubo... di materiale ...asportato dal sito oggetto di risistemazione...»;
in ciò la Guardia di finanza di Camerino, intervenuta in funzione ispettiva, su apposita richiesta della comunità montana dei monti azzurri, effettuati i dovuti controlli e riscontri, ha rilevato che «la Comunanza agraria di Borgiano, pur operando sotto una veste di ente non commerciale, negli anni di imposta 2006, 2007 e 2008 ha esercitato attività prevalentemente commerciale, consistente nella vendita di materiale lapideo, di terra o di altro materiale, ricavabile da terreni di sua proprietà» e ciò in base a quanto previsto dall'articolo 149 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, indipendentemente dalle previsioni statutarie, comporta la perdita della qualifica di ente non commerciale;
in particolare sono state contestate alla comunanza agraria violazioni formali e sostanziali, riguardanti l'omessa fatturazione, registrazione e dichiarazione ai fini dell'IRES, dell'IRAP e dell'IVA, dei ricavi, relativi ai periodi d'imposta sopra menzionati, rappresentanti la quasi totalità degli introiti conseguiti, a seguito delle quali l'Agenzia delle entrate - direzione provinciale di Macerata - ha emesso i conseguenti atti accertativi e sanzionatori;
l'articolo 74, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 stabilisce espressamente che taluni soggetti pubblici, fra cui «...gli enti gestori di demanio collettivo ...non sono soggetti all'imposta»;
nel caso della Comunanza agraria di Borgiano non è stata posta in essere alcuna condotta inquadrabile come esercizio d'impresa, in quanto la stessa non svolge alcuna attività economica organizzata per la produzione e lo scambio di beni e servizi e di fatto, durante i controlli della Guardia di finanza non sono stati rinvenuti attrezzature o automezzi a carico della comunanza stessa;
in ogni caso ai fini delle imposte dirette il combinato disposto dell'articolo 144, comma 1, e dell'articolo 55 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, stabilisce che «sono redditi di impresa quelli che derivano dall'esercizio di imprese commerciali...» per il quale «...si intende l'esercizio, per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività indicate nell'articolo 2195 del

codice civile...» nonché «i redditi derivanti dall'attività di sfruttamento di miniere, cave...»;
analogamente, ai fini dell'IVA l'articolo 4, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 stabilisce che «per esercizio di impresa si intende l'esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, delle attività commerciali... di cui agli articoli 2195... del codice civile, anche se non organizzate in forma di impresa...»;
con riferimento ad entrambi i casi la comunanza agraria non svolge come «professione abituale» attività estrattiva o di commercio inerenti, ma nel caso imputatole, si è limitata ad eliminare una situazione di grave pericolo per l'incolumità pubblica, con conseguente onere, costo in natura e indennizzo per la perdita patrimoniale subita;
tale intervento, oltre a configurarsi come attività del tutto accidentale, particolare e speciale il cui unico scopo è il ripristino di una situazione idrogeologica di sicurezza e non quello di realizzazione di un profitto, ha provocato anche un impoverimento della comunanza agraria per effetto della rimozione di ampie zone boschive e di pascolo e della conseguente impossibilità di esercitare il godimento a cui è preordinata per tutta la durata dei lavori -:
se, a seguito dello svolgimento dell'attività di messa in sicurezza di un'area di proprietà della medesima, tra l'altro oggetto di un'ordinanza comunale, la comunanza agraria di Borgiano debba considerarsi ente commerciale e come tale soggetto al pagamento delle imposte dirette e dell'IVA e se debba considerarsi rilevante ai fini dell'IVA l'indennizzo ricevuto dall'impresa appaltatrice, quale compenso in natura commisurato al materiale asportato.
(4-09422)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Trani - Barletta - Bisceglie sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
comune di Bisceglie (BA) Recupero ambientale e riqualificazione antiche cisterne e chiesa di San Michele e della Concattedrale di San Pietro 200.000 5164
Ancelle della Divina Provvidenza Bisceglie (BA) Mensa dei poveri 100.000 48528
Arcidiocesi di Trani-Bisceglie-Barletta Recupero chiesa del Purgatorio ed ex cimitero 200.000 48528
Parrocchia di San Sivestro-Bisceglie (LE) messa in sicurezza chiesa di San Silvestro 50.000 77740

in base all'articolo 44 della legge 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09446)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Tortona sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia «Beata Vergine Assunta» in comune di Viguzzolo (AL) Restauro organo 70.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose-:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;

se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09448)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Torino sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
comune di Carignano (TO) Ristrutturazione Chiesa di San Remigio 66.500 5164
Comune di Nole (TO) Ristrutturazione abitazione custode Santuario di S.Vito 67.000 5164

in base all'articolo 44 della legge 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere non siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 dei 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di comuni, province, regioni o altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09450)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno

2010, e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Tivoli sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Curia Vescovile di Tivoli (Roma) Manutenzione arredi 100.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985, la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali» quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985, dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09451)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Teramo sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
comune di Silvi Marina (TE) Completamento Centro Pastorale S.Pio da Pietralcina 100.000 48528

in base all'articolo 44 della legge 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; e in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali» quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato.
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09452)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Tempio-Ampurias sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Istituto San Vincenzo Via E. Dandolo 7 La Maddalena (OT) Opere miglioramento Istituto San Vincenzo 100.000 48528
Parrocchia Stella Maris Di Porto Cervo (OT) manutenzione straordinaria della Chiesa di San Padre Pio in Abbiadori-Arzachena (OT) 50.000 77740

in base all'articolo 44 della legge 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; e che in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali» quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere non siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;

se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09453)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010, e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Tivoli sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Ottati (Sa) Lavori di recupero ambientale San Biagio 220.000 5164
Parrocchia di San Michele Arcangelo Bellosguardo (Sa) Ristrutturazione sala parrocchiale 60.000 48528
Parrocchia San Biagio Ottati - Salerno Manutenzione straordinaria 40.000 77740
Diocesi di Teggiano-Policastro-Teggiano Riqualificazione del Museo diocesano di Policastro 70.000 77740
Parrocchia di San Michele Arcangelo - Bellosguardo (Sa) Intervento di ristrutturazione 40.000 77740
Parrocchia San Nicola e San Daniele - Camerota (Sa) Realizzazione centro aggregazione giovanile 70.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985, la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali» quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere non siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985, dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;

se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09454)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Taranto sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Torricella (TA) Sviluppo economico e rilancio turistico-culturale del centro abitato. Interventi di consolidamento e recupero paesaggistico delle chiese SS. Rosario e Madonna delle Grazie e Madonna di Loreto 200.000 5164
Parrocchia S. Martino Martina Franca (TA) Restauro biblioteca 600.000 48528
Parrocchia di San Marco Evangelista - Torricella (TA) manutenzione chiesa e ristrutturazione del Presbiteri della Chiesa della SS. Trinità 150.000 77740
Parrocchia di S. Nicola - Lizzano (TA) interventi di ristrutturazione dei locali parrocchiali e Chiesa del Rosario 80.000 77740
Parrocchia Maria SS. Immacolata - San Giorgio Jonico (TA) lavori di restauro al prospetto su via XXIV maggio e lavori di ristrutturazione delle opere parrocchiali 100.000 77740
Parrocchia Nostra Signora di Fatima - Talsano (TA) lavori di ristrutturazione degli spogliatoi e rifacimento manto erba sintetica del campo sportivo 100.000 77740
Parrocchia Santa Maria in Campitelli - Grottaglie (TA) ristrutturazioni architettoniche della Parrocchia 30.000 77740
Parrocchia Santa Maria La Nova - Pulsano (TA) lavori di costruzione locali per centro giovanile dell'oratorio Madonna di Lourdes 80.000 77740
Parrocchia Santa Rita - Taranto costruzione nuove aule e rifacimento ambienti parrocchiali adibiti per didattica ed attività educativa 150.000 77740

in base all'articolo 44 della legge 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità

naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali» quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato-:
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09455)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto legislativo n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Torino sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia San Michele Arcangelo-Beaulard-Oulx (TO) Contributo per la manutenzione straordinaria della Chiesa parrocchiale 380.000 77740

in base all'articolo 44 della legge 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali» quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato.
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09456)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Sulmona-Valva sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia Madonna della Libera Pratola Peligna (AQ) Recupero Parrocchia Santuario della Madonna della Libera danneggiata dal sisma 250.000 48528
Parrocchia San Michele Arcangelo Roccacasale (AQ) Ripristino tetto Chiesa parrocchiale 50.000 48528
Comune di Ofena (AQ) Messa in sicurezza Chiesa convento francescano 200.000 48528
Parrocchia Santa Maria della Pace - Capestrano (AQ) Sistemazione Chiesa 100.000 77740

in base all'articolo 44 della legge 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali» quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere non siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato-:
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09457)

TESTO AGGIORNATO AL 18 NOVEMBRE 2010

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
II Commissione:

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la situazione di disagio in cui versa ormai da tempo il tribunale di Como

dovuta alle gravi carenze di organico tanto del personale amministrativo quanto dei magistrati giudicanti sia civili che penali è divenuta insostenibile per gli operatori del diritto e per i cittadini che attendono giustizia;
infatti, ben quattro giudici della sezione civile diverranno inattivi presso il tribunale di Como (due giudici si avviano al pensionamento, altri due giudici hanno già ottenuto il trasferimento presso altra sede) con un accumulo del contenzioso civile a carico dei rimanenti 8 giudici e ciò evidentemente rischia di determinare una seria paralisi di tutta l'attività giudiziaria del tribunale comasco con danno evidente nei confronti dei cittadini-utenti del sistema giustizia;
questo notevole ridimensionamento dei magistrati civili si colloca inoltre in un contesto di evidente crisi economica che ha colpito anche il territorio comasco, da sempre caratterizzato da una significativa attività produttiva grazie alle numerose aziende che vi operano;
il malfunzionamento o un non adeguato funzionamento del tribunale e della giustizia civile in generale in tale situazione di crisi riversa pertanto anche sul tessuto economico produttivo del territorio lariano ulteriori elementi di difficoltà e di criticità in termini di ritardi oltremodo negativi per l'economia territoriale, disincentivando eventuali investimenti stranieri frenati dalla farraginosità e dalle lungaggini della macchina della giustizia italiana;
si calcola infatti che circa 1500 fascicoli, quindi circa 1500 contenziosi civili, rischiano notevoli rallentamenti e ritardi in attesa di essere riassegnati e ridistribuiti ad altri giudici della sezione civile;
tale situazione già in passato segnalata dagli interroganti attraverso altre interrogazioni parlamentari rischia di compromettere il funzionamento del tribunale con un evidente rischio di cortocircuito giudiziario;
il presidente del tribunale di Como, dottor Laudisio, recentemente ha provveduto a segnalare al Ministero della giustizia i disagi sopra indicati, senza però ottenere ad oggi alcuna risposta in merito;
alla situazione sopra descritta si aggiunga anche che i giudici di pace - le cui competenze oggi sono state notevolmente incrementate tanto in ambito civilistico quanto nel campo penale a seguito dei provvedimenti legislativi varati dal Parlamento - attualmente in servizio sono 7 rispetto ai 15 previsti dalla pianta organica, e due di questi sono prossimi al pensionamento, con la conseguenza che l'organico scenderà a sole 5 unità;
tali carenze rischiano di compromettere seriamente il funzionamento degli uffici dei giudici di pace i quali oggi più che mai, unitamente alla magistratura onoraria di tribunale (GOT, VPO, GOA), svolgono un ruolo determinante anzi indispensabile per il dignitoso dispiegarsi del sistema giustizia in Italia, evitando grazie alla loro attività il blocco del sistema nel complesso;
croniche carenze di personale si segnalano anche tra i giudici onorari, dato che mancano 11 giudici rispetto ai 20 indicati dal Consiglio superiore della magistratura, e tra i vice procuratori onorari, in relazione ai quali mancano 3 unità;
la situazione complessiva rischia di determinare entro breve la paralisi di tutte le attività esercitate, vanificando i risultati positivi mantenuti per lungo tempo;
non sono assolutamente comprensibili i motivi che impediscono di intervenire efficacemente per riportare a normalità l'organico del tribunale di Como, implementando adeguatamente le carenze sopra segnalate, al fine di consentire il puntuale e corretto svolgimento dell'attività giudiziaria oggi ad avviso degli interroganti seriamente compromessa -:
quali immediate iniziative di competenza il Ministro intenda adottare in merito, al fine di ripristinare una situazione

di efficienza presso il tribunale di Como nell'interesse degli operatori del diritto comaschi e dei cittadini lariani.
(5-03822)

CONTENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su Il Fatto Quotidiano del 10 novembre 2010, è stato pubblicato un articolo dal titolo «Telefonate pericolose» nel quale testualmente si legge: «Il Fatto Quotidiano ha visionato i tabulati telefonici della ragazza nei quattro anni che hanno segnato la sua ascesa dall'Emilia alla capitale...»;
il riferimento è agli atti di un'indagine trasmessa, per competenza, dalla procura di Palermo a quella di Milano in cui sarebbe coinvolta tale signora Perla Genovesi e, in particolare, alle telefonate effettuate ad una utenza telefonica di Arcore o, comunque, ad utenze telefoniche utilizzate, sempre stando alle notizie diffuse, da un parlamentare europeo e da un parlamentare nazionale;
nell'articolo viene poi fatto riferimento alla possibilità di fare, al momento, solo ragionamenti basati sulle altre telefonate «fin quando non saranno rese pubbliche le trascrizioni delle conversazioni»;
appare all'interrogante assai singolare che i tabulati telefonici relativi a conversazioni che hanno avuto come protagonisti dei parlamentari siano stati acquisiti agli atti di indagine e ciò anche se le utenze non erano intestate a costoro ma erano pacificamente dagli stessi utilizzate;
altrettanto singolare risulta la pubblicazione di notizie relative alla riconducibilità delle utenze e, in particolare, di alcune conversazioni a questo o a quel parlamentare;
ulteriormente singolare, in quanto in aperta violazione del segreto di indagine, la pubblicazione del contenuto di tali atti;
secondo la Corte costituzionale anche i dati rilevabili dai tabulati sono riconducibili alla riservatezza costituzionalmente garantita dalla Costituzione e, sempre secondo la medesima Corte, anche le telefonate indirette che coinvolgono parlamentari sono sottoposte all'autorizzazione del Parlamento quando, come parrebbe nel caso, è pacifico che il deputato utilizza l'utenza in questione anche se allo stesso non intestata;
secondo l'interrogante non era e non è necessario alcun accertamento per chiarire che l'utenza relativa alla residenza di Arcore è utilizzabile da almeno un parlamentare ed altrettanto vale per tutti quei parlamentari che, per ragioni politiche, abbiano frequentato o frequentino il luogo trattandosi - ben si potrebbe dire - di un fatto notorio;
inquietante risulterebbe l'eventuale intercettazione disposta su quell'utenza e riferita a centinaia di telefonate come risulterebbe dai dati rinvenibili dalla lettura dell'articolo;
un'eventuale responsabilità non potrebbe che fare capo all'ufficio che ha disposto l'acquisizione dei tabulati e a quello, naturalmente, che ha disposto o prorogato le intercettazioni senza dire, infine, di quell'ufficio o di quegli uffici che non hanno curato la segretezza degli atti adottando ogni utile misura necessaria alla tutela della riservatezza ed a tutela dell'istituzione parlamentare -:
se il Ministro, alla luce di quanto sopra descritto, intenda procedere ad una ispezione presso tutti gli uffici giudiziari coinvolti dalla vicenda, al fine di valutare l'opportunità di esercitare l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati eventualmente responsabili di illeciti.
(5-03823)

FERRANTI, ANDREA ORLANDO, CAPANO, CAVALLARO, CIRIELLO, CONCIA, CUPERLO, MELIS, PICIERNO, ROSSOMANDO, SAMPERI, TENAGLIA, TIDEI e TOUADI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti, da notizie di stampa riportate da vari quotidiani nazionali

nei giorni 26 e 27 ottobre 2010, che in data 26 novembre 2009 è deceduto, nel carcere romano di Regina Coeli, il detenuto Simone La Penna, condannato a due anni e quattro mesi per detenzione di stupefacenti, reato per il quale era in stato di detenzione domiciliare fino al 27 gennaio 2009, giorno in cui fu trasferito dalla sua abitazione presso la casa circondariale di Viterbo;
arrivato in buone condizioni fisiche nella suddetta struttura, La Penna ha cominciato a perdere velocemente peso e ad avere frequenti crisi di vomito, fino ad essere condotto nel reparto di medicina protetta dell'ospedale Belcolle di Viterbo, dove, sottoposto a specifica terapia, aveva dato qualche segno di miglioramento;
ricondotto nella casa circondariale di Viterbo, a seguito di un nuovo peggioramento della sue condizioni è stato trasferito, in data 8 giugno 2009, presso il reparto medico del carcere di Regina Coeli a Roma, dove nel giro di un mese lo stato di denutrizione di Simone La Penna è ulteriormente peggiorato, tanto da rendersi necessario il ricovero, in data 7 luglio 2009, presso l'ospedale Sandro Pertini di Roma;
la mattina del 26 novembre 2009 Simone La Penna è deceduto, secondo quanto affermato nella relazione medica di 1800 pagine firmata dai consulenti del pubblico ministero dottor Albamonte, per «arresto cardiaco provocato da uno squilibrio elettrolitico»;
quando è sopraggiunto il decesso, La Penna aveva un peso corporeo di 49 chili, circa 30 in meno rispetto al suo peso al momento della sua reclusione (80 chili);
gli avvocati di Simone La Penna hanno presentato, tra maggio e luglio 2009, cinque istanze per incompatibilità con il sistema carcerario, sempre respinte dal tribunale di sorveglianza: quando infine, il 13 novembre 2009, è stata accolta la richiesta di perizia, l'udienza è stata rinviata al 16 dicembre, ma nel frattempo è sopraggiunta la morte del loro assistito;
anche il Garante dei detenuti della regione Lazio, Angiolo Marroni, aveva segnalato agli organi competenti che La Penna «aveva mostrato un calo fisico tragico e non aveva più la capacità di rispondere a qualunque tipo di sollecitazione. Dissi chiaramente che doveva essere portato fuori dal carcere perché incompatibile con la detenzione, ma questa mia opinione fu contraddetta dai medici del carcere stesso»;
risulta agli interroganti che la procura della Repubblica di Roma stia indagando, per i fatti suesposti, sette persone tra medici e infermieri del carcere di Regina Coeli, alcuni dei quali avrebbero inviato al giudice di sorveglianza relazioni rassicuranti che attestavano la compatibilità di Simone La Penna con il regime carcerario -:
di quali elementi il Ministro interrogato disponga sulle modalità di trattamento del detenuto Simone La Penna in relazione al suo quadro clinico e sulle cause del suo decesso e se non intenda assumere iniziative per fare piena luce circa i fatti suesposti, al fine di contribuire, per quanto di competenza, ad accertare la verità su quanto accaduto.
(5-03824)

BELCASTRO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a gennaio 2008 si sono concluse le procedure di riqualificazione per i passaggi interni alle aree B e C del personale in servizio presso la casa circondariale di Bolzano con l'approvazione delle graduatorie finali, a norma dell'articolo 15 del Contratto collettivo nazionale 1998-2001 del personale dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia, i cui posti erano stati banditi in base alla pianta organica approvata dallo stesso Ministero nel 2002;
nel resto del territorio nazionale le stesse procedure si sono concluse e perfezionate già nel 2002 e 2004 (scorrimenti

con doppi passaggi), mentre in provincia di Bolzano si è avuto un ritardo a causa di un diverso iter più complesso che deve perfezionarsi con il recepimento della pianta organica in un'apposita norma di attuazione che dovrà approvare la Commissione paritetica;
il personale dunque non è stato ancora debitamente inquadrato, a livello giuridico ed economico, a causa del mancato recepimento della nuova pianta organica con un'apposita norma di attuazione, innanzi tutto per il ritardo nella costituzione della Commissione paritetica per la XVI legislatura e, in secondo luogo, per l'esito negativo dei pareri espressi dalle amministrazioni interessate sulle nuove tabelle organiche, dal momento che, nelle more della loro approvazione, è intervenuto anche l'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, che ha previsto un ulteriore ridimensionamento strutturale e organico;
è opportuno e, a questo punto, indispensabile che il personale interessato possa essere debitamente inquadrato e ottenere i benefìci contrattuali delle vecchie riqualificazioni con le stesse decorrenze dei colleghi sul resto del territorio nazionale, al fine di evitare situazioni di disparità di trattamento;
l'inquadramento derivante dalle riqualificazioni è prioritario e va fatto subito e prima che intervengano le future progressioni economiche per il personale della casa circondariale di Bolzano, come è avvenuto per tutto il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
già è capitato che tre persone che hanno concluso il percorso di riqualificazione nell'autunno 2009 per i passaggi interni tra le aree - da A a B e da B a C - e a marzo 2010 sono stati inquadrati nella posizione economica superiore con decorrenza dell'effettivo superamento dell'esame finale -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato per risolvere tempestivamente la problematica esposta in premessa, soprattutto al fine di evitare evidenti situazioni di disparità di trattamento tra il personale impiegato.
(5-03825)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BORGHESI e PALOMBA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il comitato vincitori idonei del concorso per educatori penitenziari intende segnalare una gravissima vicenda che sta avendo luogo proprio in questo delicatissimo momento in cui le nostre carceri si trovano in pieno stato emergenziale;
esiste una graduatoria, ancora vigente, relativa ad concorso pubblico per esami a 397 posti nel profilo professionale di educatore, area C, posizione economica C1, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 30 del 16 aprile 2004, indetto con PDG 21 novembre 2003;
dopo ben quattro anni di procedura concorsuale, il 15 dicembre 2008 nel bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 23, veniva pubblicata la graduatoria ufficiale definitiva del suddetto concorso. Solo nel bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 12 del 30 giugno 2009 veniva avviata la procedura di assunzione soltanto dei primi 86 vincitori del suddetto concorso a cui seguirono altre 16 vincitori, come da bollettino ufficiale n. 16 del 31 agosto 2009;
infine, il 12 aprile del 2010 è avvenuta l'assunzione dell'ultima tranche rimanente, ovvero dei restanti 295 vincitori. In tale data, con qualche aggiunta successiva, sono emerse ben 44 rinunce tra i vincitori, che immediatamente avrebbero potuto essere coperte mediante scorrimento della vigente graduatoria, ma in data 24 maggio 2010, tramite comunicazione scritta, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria invitava gli idonei utilmente collocati, a redigere in ordine di preferenza, un fax contenente le sedi rimaste vacanti a causa delle rinunce;

da quel momento non si hanno più notizie circa l'assunzione di questi 44;
presso l'ufficio concorsi del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, le sedi rimaste vacanti a seguito delle rinunce del 12 aprile sono già state assegnate ai 44 idonei anzidetti e i decreti di assunzione di questi ultimi non possono essere emessi in quanto si attende la firma del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la riduzione delle piante organiche presso la funzione pubblica, come previsto dalle recenti leggi;
infatti, l'assunzione dei 44 educatori idonei, adesso divenuti a pieno titolo vincitori di concorso, è praticamente a costo zero, in quanto subentrano per rinuncia, e quindi essa risulta praticamente già precedentemente autorizzata (con le assunzioni del 12 aprile 2010);
inoltre, si segnala anche che la graduatoria cesserà di avere validità proprio nel 2011 -:
come il Ministro intenda intervenire affinché venga immediatamente firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di procedere con il completamento dell'assunzione dei 44 idonei suddetti.
(5-03826)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sito riviera24.it, in data 11 novembre 2010, riporta un appello rivolto al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dal Sindacato autonomo polizia penitenziaria (SAPPE) nel quale si chiede che a Sanremo venga aperta immediatamente un sezione detentiva femminile;
la richiesta è dovuta al fatto che le arrestate nella provincia di Imperia vengono inevitabilmente tradotte nella casa circondariale di Genova Pontedecimo, cosa che provoca gravi disagi al personale di polizia penitenziaria che deve trasportate le arrestate, ma anche ai familiari ed in particolare ai figli delle donne arrestate;
da tempo il Sappe chiede la chiusura della sezione detentiva per collaboratori che c'è nel carcere di Sanremo, attualmente gestita dal personale di polizia penitenziaria dell'istituto e non da quello istituzionalmente previsto, appartenente al Gruppo operativo mobile, il che accentua ulteriormente le già critiche condizioni operative del reparto sanremese, sotto organico di ben 84 agenti;
la casa circondariale di Sanremo ospita in media 360/370 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di posti letto pari a numero 209: erano 365 il 31 ottobre 2010. Il reparto di polizia penitenziaria, invece delle 253 unità previste in organico, ha in forza 169 appartenenti al Corpo (ben 84 in meno rispetto al previsto), 25 dei quali distaccati in altre sedi penitenziarie a vario titolo. A giudizio della prima firmataria del presente atto la forte carenza di organico degli agenti di polizia penitenziaria e il forte tasso di sovraffollamento del predetto istituto di pena vanno ad incidere inevitabilmente sui livelli di sicurezza della struttura carceraria e sull'organizzazione complessiva dei servizi -:
se non intenda aprire una sezione detentiva femminile nella città di Sanremo, cosi come richiesto dalle organizzazioni sindacali di categoria;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di rimediare alla grave mancanza di agenti di polizia penitenziaria assegnati presso la casa circondariale di Sanremo;
se non intenda adottare misure urgenti al fine di ridurre sensibilmente il numero dei detenuti presenti nella casa circondariale sanremese.
(4-09436)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in un articolo pubblicato sul quotidiano Il Corriere Adriatico del 10 novembre 2010, la situazione generale delle carceri marchigiane sarebbe grave sotto gli aspetti strutturali ovvero sovraffollamento, sanità e attività rieducativa;
è il carcere di Fermo (AP) a presentare la situazione più grave di tutte, atteso che nella predetta struttura penitenziaria gli spazi vitali sono scarsi e quasi inesistenti quelli di recupero e ricreativi, mentre i rapporti col volontariato e associazionismo esterni sono quasi del tutto inesistenti;
le condizioni della casa circondariale di Fermo sono caratterizzate da un elevato sovrannumero di detenuti, da una elevata carenza di organico, nonché da precarie condizioni della struttura, così come più volte denunciato nelle richieste di sindacati, articoli di quotidiani locali e richieste della direzione della casa circondariale stessa -:
quali iniziative urgenti intendano adottare al fine di risolvere i gravi problemi strutturali (sovraffollamento, sanità e attività ricreativa) che affliggono gli istituti di pena marchigiani;
se non si reputi opportuno intervenire in modo deciso per sopperire alla carenza dell'organico del personale di polizia penitenziaria assegnato al carcere di Fermo e per contrastare l'elevato tasso di sovraffollamento che si registra al suo interno;
se il Ministro della giustizia intenda convocare i sindacati di polizia penitenziaria e le rappresentanze di tutto il personale penitenziario delle carceri marchigiane al fine di un confronto concreto e costruttivo sulle problematiche degli istituti di pena presenti in quella regione e degli operatori che ivi svolgono la propria attività.
(4-09437)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, l'agenzia di stampa DIRE ha diramato la seguente notizia: «Il garante Corleone accusa l'amministrazione penitenziaria: "Situazione surreale: in un momento cosi grave, il direttore Cacurri è stato collocato in ferie forzate per 45 giorni per il rispetto di circolari burocratiche, in un momento così grave per il carcere"». Così Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti di Firenze, si esprime in merito al comportamento dell'amministrazione penitenziaria. «Sono preoccupato che in un momento di cosi grave emergenza il carcere di Sollicciano sia decapitato per la mancanza di un direttore. L'impegno mio e delle associazioni presenti è di avere comunque l'indicazione di chi è l'interlocutore da qui alla fine dell'anno» -:
per quali motivi il direttore del carcere di Sollicciano sia stato collocato in ferie forzate;
se non ritenga opportuno rivedere questa decisione e dotare il carcere di Sollicciano di un direttore pienamente operativo, stante la situazione di grave emergenza e sofferenza che sta vivendo la struttura penitenziaria in questione.
(4-09438)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia Il Velino del 10 novembre 2010, un detenuto di origine domenicana ha tentato di togliersi la vita nel carcere di Augusta;
l'uomo ha cercato di impiccarsi all'interno della sua cella. Solo il tempestivo

intervento dell'agente di sezione ha evitato il peggio, atteso che lo stesso, nel mentre effettuava un giro di controllo, si era accorto che il detenuto stava appeso alla finestra della cella con una stringa ricavata da un lenzuolo;
con l'aiuto degli altri colleghi, il detenuto è stato portato in infermeria per le cure del caso ed è rimasto controllato a vista tutta la notte;
Augusta conta attualmente 650 detenuti circa a fronte di 320 previsti e una presenza di 200 poliziotti penitenziari circa, con un ammanco di 140 unità per le condizioni ottimali -:
di quali informazioni disponga circa i fatti riferiti in premessa;
se il detenuto che ha cercato di togliersi la vita sia attualmente seguito da uno psicologo e a quali trattamenti medici lo stesso risulti essere sottoposto;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare per riportare il numero dei detenuti presenti all'interno del carcere di Augusta entro i limiti imposti dalla capienza regolamentare del medesimo istituto di pena;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di aumentare l'organico degli agenti di polizia penitenziaria adeguando il medesimo al numero dei detenuti presenti all'interno della struttura carceraria.
(4-09439)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
su La Gazzetta del Mezzogiorno del 14 novembre 2010 è apparso un articolo intitolato: «Mio figlio Luca ha bisogno di cure che in carcere non sono garantite»;
l'articolo riporta l'appello di Maria Grazia C., madre di un ragazzo tossicodipendente detenuto nel carcere di Potenza, la quale si dice preoccupata da quando ha saputo che suo figlio, condannato per spaccio di sostanze stupefacenti, rischia di essere trasferito in un ospedale psichiatrico giudiziario;
l'articolo citato riporta le seguenti dichiarazioni rilasciate dalla donna: «Mio figlio è malato, è tossicodipendente e ha bisogno di cure. A tal proposito voglio fare un appello ai giudici, al personale sanitario e al direttore del carcere affinché vengano garantite a mio figlio le cure necessarie per le gravissime patologie di cui soffre mediante il ricovero presso il reparto psichiatrico dell'ospedale San Carlo di Potenza. Mio figlio ha bisogno di cure, non certo di finire in un manicomio criminale situato fuori regione»;
la vicenda è stata richiamata anche in una dichiarazione rilasciata da Maurizio Bolognetti, membro della direzione nazionale di Radicali Italiani, il quale ha sottolineato la gravità di un eventuale ricovero del detenuto presso l'ospedale psichiatrico giudiziario, stante le precarie condizioni di salute dell'uomo;
da tempo la Corte costituzionale ha manifestato il proprio dissenso circa il trattamento penale riservato agli autori di reato infermi di mente arrivando a segnalare l'esigenza di una «attenta revisione» dell'intera disciplina dell'applicazione delle misure di sicurezza e, ancor più drasticamente, dichiarando con la sentenza n. 253 del 2003 l'illegittimità dell'articolo 222 codice penale (ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario) e con la n. 367 del 2004 dell'articolo 206 codice penale (applicazione provvisoria delle misure di sicurezza) nella parte in cui non consentivano al giudice di adottare, nei riguardi del soggetto prosciolto per infermità psichica e giudicato socialmente pericoloso, in luogo del ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa misura di sicurezza, tra quelle previste dalla legge, «idonea a soddisfare contemporaneamente le esigenze di cura dell'infermo di mente con quelle di controllo della sua pericolosità sociale»;
attualmente al sistema penitenziario viene affidata la maggiore responsabilità

nel contrasto al fenomeno delle tossicodipendenze, quando è ormai noto che i tassi di recidiva per chi esce dal carcere sono estremamente elevati, assai più di quelli di chi sconta la propria pena in misura alternativa, e che il gruppo con il maggior tasso di recidiva è proprio quello dei tossicodipendenti;
secondo il sesto rapporto sulle carceri redatto dalla associazione Antigone, il numero di tossicodipendenti che annualmente transitano dalle carceri italiane è decisamente superiore a quello di coloro che transitano dalle comunità terapeutiche, il che dimostra come l'approccio terapeutico per questo tipo di detenuti sia stato concretamente abbandonato -:
se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
se il detenuto tossicodipendente indicato in premessa, attualmente ristretto presso l'istituto penitenziario di Potenza, sia mai stato preso in carico dai medici del Ser.T. e/o delle ASL al momento del suo ingresso in carcere;
per quali motivi il detenuto non sia stato ancora trasferito presso il reparto psichiatrico dell'ospedale San Carlo di Potenza;
se siano a conoscenza di quali siano attualmente le sue condizioni di salute e se lo stesso risulti mai essere stato sottoposto ad un adeguato trattamento medico;
quali misure di carattere generale e quali iniziative di carattere normativo intendano assumere, anche alla luce della sentenza n. 253 del 2003 della Corte Costituzionale, al fine di ottenere, per tutti i detenuti tossicodipendenti e malati psichici che rischiano di vedersi rinchiusi in un ospedale psichiatrico giudiziale, un migliore contemperamento tra istanze di difesa sociale e l'insopprimibile garanzia del diritto alla salute e del rispetto della dignità dell'uomo.
(4-09441)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da anni 'l Gazetin, giornale indipendente di cronaca civile - edito dalla Società LABOS Cooperativa laboratorio sociale in Morbegno (Sondrio) - si sta occupando di casi di mala giustizia, tra cui le drammatiche vicende occorse alle famiglie di Gianoncelli Franco e Gianoncelli Peppino (deceduto nel 2001), dichiarati falliti dal tribunale dichiarati falliti dal tribunale di Sondrio in data 3 dicembre 1997, a seguito del fallimento della società Gianoncelli Franco Peppino & Bruno s.n.c. di cui erano soci;
avendo, il giornale, seguito e documentato tali vicende, il curatore del predetto fallimento, dottor Marco Cottica, promuoveva causa civile nei confronti dei signori Enea Sansi e Vanna Mottarelli, rispettivamente direttore e redattore del periodico 'l Gazetin, sentendosi diffamato da taluni articoli, pubblicati a cura del «Comitato Insieme per la Giustizia» (associazione di volontariato) e della redazione su 'l Gazetin nel periodo tra il settembre 2000 e l'aprile 2001 (archiviati on line nella documentazione del «Caso fallimento Gianoncelli» sul sito web del giornale medesimo);
il tribunale di Sondrio, in persona del giudice dottor Fabio Giorgi, a seguito di approfondito dibattimento con l'escussione di testi, rigettava la domanda del dottor Cottica, escludendo la sussistenza di qualsivoglia carattere diffamatorio degli articoli incriminati e accertando il rigoroso rispetto della verità storica dei fatti relazionati nei medesimi. Nel corso del procedimento il curatore proponeva altresì, per uno degli stessi articoli (per il quale artatamente presumeva ancora sussistessero i termini previsti dalla legge per agire) e per un nuovo commento del direttore del periodico circa la causa civile intentata,

due querele penali, entrambe archiviate dai GIP su richieste ampiamente motivate dei pubblici ministeri;
la Corte d'appello di Milano, senza approfondimenti probatori ulteriori ma basando il sommario esame su un testo fantasioso che estrapolava e diversamente combinava talune espressioni tratte dagli articoli senza attenersi fedelmente al testo letterale degli stessi, riteneva sussistente il reato di diffamazione (avverso la predetta sentenza è stato presentato ricorso in Cassazione);
la Cooperativa LABOS, stante la provvisoria esecutività della sentenza della corte d'appello, ha dovuto versare al curatore dottor Marco Cottica un importo di 29.055,23 euro (superiore alle entrate di un anno di attività);
i signori Enea Sansi e Vanna Mottarelli, sempre in reazione alle vicende Gianoncelli, in data 25 novembre 2009 sono stati condannati penalmente dal tribunale di Brescia, rispettivamente alla pena di euro 400,00 ed euro 600,00 di multa, per avere criticato con un articolo pubblicato su 'l Gazetin del mese di agosto 2004 («Fanfarillo "one self man"»), l'operato del giudice delegato al fallimento, dottor Fabrizio Fanfarillo, e sono stati condannati alle spese di giudizio (euro 3.375,00) e al risarcimento danni (euro 10.000,00). La sentenza è stata appellata;
dal 31 gennaio 2010 (come si apprenderà poi) il dottor Fanfarillo è sollevato dalla funzione di giudice delegato al fallimento Gianoncelli avendo «mutato funzioni in ragione di modifiche tabellari»;
il dottor Marco Cottica, nel mese di dicembre 2009, manifestando l'intenzione di promuovere (per i medesimi articoli inerenti la causa promossa nel 2001) nuova causa di merito (con nuova richiesta, quindi, di risarcimento danni per lo stesso titolo), facendo riferimento alla sentenza della corte d'appello (pronunciata nel 2008 e non ancora definitiva) ha chiesto (con dieci anni di ritardo), con ricorso d'urgenza al tribunale di Sondrio che i predetti articoli venissero rimossi dall'archivio on line del giornale;
il ricorso veniva assegnato in un primo tempo al giudice Fabio Giorgi, il quale chiedeva di potersi astenere motivando che aveva deciso (con esito favorevole per la Labos) il precedente giudizio e che riteneva insussistente il carattere diffamatorio degli articoli, nonostante il diverso avviso della corte d'appello di Milano;
la vertenza veniva successivamente assegnata al giudice dottor Pietro Paci, il quale, allorché il dottor Cottica aveva promosso la precedente causa (nel 2001) per gli stessi articoli, aveva chiesto di astenersi motivando di avere «instaurato e consolidato con il detto professionista un cordiale rapporto di amicizia». «Tale rapporto», proseguiva il giudice nella richiesta del 24 ottobre 2001, «per comune passione sportiva, ha reso consuetudinaria una frequentazione presso il "Tennis Club" di Sondrio fra il sottoscritto, il dottor Cottica ed altri amici»;
il giudice dottor Paci, espressamente invitato dal difensore della cooperativa Labos ad astenersi, non ravvisando evidentemente più sussistenti i presupposti che lo avevano indotto nel 2001 a rinunciare al giudizio, in data 12 marzo 2010 decideva il ricorso d'urgenza proposto dal dottor Marco Cottica, ordinando, si legge nel provvedimento, «alla Cooperativa Laboratorio Sociale (LABOS) di porre fine, quale società editrice del sito internet www.labos.valtellina.net, alla condotta illecita perpetrata in danno di Cottica Marco all'uopo rimuovendo dal medesimo sito gli articoli apparsi sul settimanale "l' Gazetin" da settembre 2000 a gennaio 2001 articoli ai quali fa riferimento il ricorrente e che sono stati oggetto di giudizio da parte della Corte d'Appello di Milano nella sentenza sopra citata» e condannava «la suddetta Cooperativa a rifondere al ricorrente le spese di causa che si liquidano in complessivi euro 3.601,12 di cui euro 1.915,00 per onorari»;

a diffusione della notizia e relativi commenti da parte di taluni organi di stampa, i senatori Marco Perduca e Donatella Foretti presentavano interrogazione una risposta scritta rivolta al Ministro della giustizia in data 27 aprile 2010 (atto n. 4-03061, seduta n. 366); interrogazione alla quale fino a questo momento non risulta essere data alcuna risposta;
a seguito di reclamo proposto dai signori Mottarelli e Sansi, il tribunale di Sondrio, con ordinanza 17 maggio 2010 (comunicata alle parti il 10 giugno 2010), revocava il provvedimento emesso dal dottor Paci il 12 marzo 2010 condannando il dottor Cottica a rifondere alla Cooperativa LABOS la metà delle spese di lite;
il giorno successivo - a mezzo raccomandata del legale avvocato Bonomo del 18 maggio 2010 - il giudice dottor Fabrizio Fanfarillo comunicava volontà di agire giudizialmente nei confronti di autore (Enea Sansi) ed editore (LABOS) dell'articolo pubblicato sul numero di giugno 2008 del Gazetin dal titolo «Dopo il Curatore ora è il Giudice a querelare il giornale», salvo la pubblicazione di una «dichiarazione di scuse» e il «risarcimento del danno cagionato» al medesimo. A stretto giro di posta editore/autore rispondevano offrendo, benché ampiamente scaduti termini di legge (articolo risalente a due anni prima), completa disponibilità a pubblicare risposta/rettifica ex articolo 8 legge n. 47 del 1948;
in data 10 settembre 2010 il giudice dottor Fanfarillo mandava a notificare atto di citazione in giudizio di Enea Sansi e cooperativa LABOS (tribunale di Brescia, prima udienza fissata per il 12 gennaio 2011) indicando in euro 30.000,00 il danno non patrimoniale patito dall'attore;
il 13 settembre 2010 (iniziativa preannunciata con comunicato del 9, reso pubblico il 10 settembre 2010) Radicali Sondrio e Avanti Diritto Onlus tengono ma manifestazione davanti a Palazzo di Giustizia di Sondrio con distribuzione di una lettera aperta al presidente del tribunale ed al procuratore della Repubblica, consegnata agli uffici quella stessa mattina. Quel giorno era in programma il «pignoramento» dell'appartamento della signora Patrizia Gianoncelli (una della «terza generazione di Gianoncelli» cui si faceva riferimento nell'articolo dell'agosto 2004), inopinatamente coinvolta nella serie innumerevole di cause e procedimenti innestati sulla procedura fallimentare;
in data 28 settembre 2010 anche il curatore, dottor Marco Cottica, mandava a notificare nuovo atto di citazione in giudizio di Vanna Mottarelli, ritenuta «uno dei componenti di spicco del comitato firmatario degli articoli in questione» ed «essa stessa autrice di alcuni pezzi», di Enea Sansi, quale direttore responsabile del periodico, e della società editrice Cooperativa LABOS, per gli stessi articoli pubblicati tra il settembre 2000 e l'aprile 2001, ritenuti diffamatori dalla corte d'appello di Milano (ora in Cassazione) e raccolti nell'archivio web del giornale, circostanza per la quale aveva inutilmente promosso la procedura cautelare nel dicembre 2009, per l'appunto preannunciando l'odierna «causa di merito». La prima udienza avanti il tribunale di Sondrio è fissata per il 26 gennaio 2001 e il dottor Cottica chiede risarcimento dei danni subiti - per diffusione e permanenza degli articoli su internet - quantificati in 25.000,00 euro;
il Ministro interrogato, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 109 del 2006, ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare nei confronti di magistrati eventualmente incorsi in illeciti disciplinari di cui agli articoli 1 e 2 del medesimo decreto legislativo;
i fatti denunciati negli articoli de 'l Gazetin sono stati posti in essere dal curatore e dal giudice delegato dei fallimenti Gianoncelli, soggetti entrambi che istituzionalmente agiscono in rappresentanza dello Stato (Ministero della giustizia) per finalità di pubblico interesse;
a giudizio degli interroganti è abnorme, ovvero equiparabile a sequestro di stampa, il contenuto del provvedimento,

con cui il giudice dottor Pietro Paci - in accoglimento di ricorso d'urgenza proposto dal dottor Marco Cottica, al quale, per sua stessa ammissione, era legato da sentimenti di cordiale amicizia, e a seguito di «accertamento sommario» trattandosi di procedura cautelare - ha ordinato, con provvedimento del 12 marzo 2010, la rimozione dall'archivio on line de 'l Gazetin di articoli pubblicati dieci anni prima e già oggetto di condanna con sentenza della Corte d'appello attualmente al vaglio della Corte di cassazione;
quanto alla ratio stessa del provvedimento d'urgenza, va rilevato che esso viene emesso nonostante: a) la domanda fosse stata formulata con dieci anni di ritardo; b) l'odierno reclamante, dottor Marco Cottica, non avesse chiesto nel corso della causa da lui promossa nel 2001 (né, peraltro, successivamente) la rimozione degli articoli catalogati nell'archivio on line; c) la Corte d'appello nulla avesse pronunciato riguardo alla rimozione degli articoli on line (né, peraltro, dei medesimi articoli in edizione cartacea); d) il ricorso pendente in Cassazione per l'annullamento della sentenza della Corte d'appello -:
se il Ministro interrogato ritenga di dover promuovere un'attività ispettiva finalizzata a verificare la sussistenza dei presupposti per attivare, ai sensi dell'articolo 14 del decreto legislativo n. 109 del 2006, azione disciplinare nei confronti di magistrati che in relazione alle vicende in premessa siano eventualmente incorsi in illeciti di cui agli articoli 1 e 2 dello stesso decreto legislativo.
(4-09444)

TESTO AGGIORNATO AL 18 NOVEMBRE 2010

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LIBÈ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da agenzie e articoli di stampa, la gara d'appalto indetta dall'Anas per l'affidamento del servizio di «pulizia neve» per il prossimo triennio è andata deserta per il tratto di superstrada E45 di competenza del compartimento Anas di Bologna;
tale problematica è stata oggetto di attenzione nel corso di una riunione presso la prefettura di Forlì in vista dell'approntamento del «piano emergenza» per fronteggiare eventuali blocchi della circolazione stradale a causa di neve o ghiaccio;
sempre secondo notizie della stampa, sembrerebbe che la direzione compartimentale dell'Anas procederà ad affidamenti diretti del servizio, come previsto dalla legge in questi casi;
si rileva che non è la prima volta che una gara d'appalto concernente il tratto romagnolo della E45, caratterizzato da difficili condizioni climatiche con forti ed improvvise perturbazioni che spesso sfociano in precipitazioni a carattere nevoso intenso, vada deserta -:
se sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative intenda intraprendere per assicurare il pieno rispetto delle norme di sicurezza per la percorribilità dell'arteria E45;
quali siano i motivi che hanno causato il mancato buon fine delle gare risultate più volte «deserte» e se le normative in materia di gare d'appalto siano state pienamente rispettate.
(5-03802)

MISITI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato ha presentato recentemente alla stampa i nuovi servizi viaggiatori il cui avvio è contestuale al cambio di orario del 12 dicembre 2010; si riscontra la soppressione di alcune corse da Roma a Reggio di Calabria di treni detti ad alta velocità; per fine anno è prevista la chiusura

del servizio di metropolitana leggera Melito Porto Salvo-Rosarno. Inoltre è in programma la soppressione del collegamento nazionale Reggio di Calabria-Roma, via Catanzaro, e del collegamento regionale Paola-Crotone, via Sibari. Se si aggiungono i tagli dei treni a lunga percorrenza, da e per la Sicilia, già effettuati in passato, appare evidente che la Calabria è destinata a essere sempre più isolata;
i collegamenti da/e per Reggio di Calabria, Palermo e Siracusa con il resto d'Italia, instradati sulla linea AV/AC Napoli Roma, aperta nel dicembre del 2005 e in esercizio commerciale dal dicembre 2009, sono costretti a transitare nel «nodo di Napoli» (stazione di testa, con conseguente necessità di «regresso») non essendo completata la nuova stazione di Napoli Afragola, importante nodo della attuale linea AV/AC Torino-Salerno -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative nei confronti delle Ferrovie dello Stato per ripristinare i servizi essenziali ai viaggiatori meridionali, fortemente penalizzati;
quale sia lo stato dei lavori della nuova stazione ferroviaria di Napoli Afragola, infrastruttura ferroviaria, armamento e segnali, compresa tra il bivio di Gricignano di Aversa e il bivio di Casoria Nord;
se quest'ultima infrastruttura possa essere utilizzata per velocizzare i collegamenti Nord-Sud, evitando il transito nel nodo di Napoli, almeno per i treni a lunga percorrenza, in attesa che la nuova stazione venga ultimata;
se lo studio di fattibilità per linea ferroviaria AC/AV tra Salerno e Reggio di Calabria e la progettazione della tratta compresa tra Castelbuono-Patti siano stati completati;
quali siano lo stato di avanzamento e i tempi di completamento previsti dei lavori sul tratto ferroviario Fiumetorto-Castelbuono.
(5-03804)

IAPICCA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a partire dal settembre 2010 sono stati soppressi dalla società Trenitalia spa una serie di collegamenti ferroviari in territorio irpino e in particolare sulla linea ferroviaria che interessa la stazione di Ariano Irpino;
già nel 2008 Trenitalia spa aveva modificato l'assetto dei servizi ferroviari nella regione Campania, apportando modifiche estremamente penalizzanti per il collegamento di Ariano Irpino con Benevento, Roma e Foggia;
la nuova programmazione della società penalizza fortemente la comunità arianese e quelle di tutti gli altri comuni circostanti, deprimendo ogni forma di sviluppo socio-economico e soprattutto incidendo negativamente sulla mobilità che le precedenti percorrenze assicuravano;
tale programmazione rischia di inficiare pesantemente le potenzialità dell'intera valle dell'Ufita, cagionando altresì difficoltà nei collegamenti alle comunità dei territori interessati sia dal punto di vista sociale che economico;
la soppressione di tali collegamenti crea un evidente disagio ai pendolari e agli studenti, che costituiscono la principale utenza sulle suddette linee, trasferendo peraltro sulla strada una notevole porzione di traffico prima affidata alle rotaie;
una politica del trasporto coerente con i bisogni dell'utenza non può dimenticare i territori più emarginati, dove la domanda di trasporto, seppure più debole che nelle grandi aree metropolitane, è senz'altro allo stesso modo necessaria;
l'offerta dei servizi di trasporto pubblico ferroviario non dovrebbe rispondere esclusivamente a logiche di profitto e dovrebbe altresì privilegiare le fasce più deboli della popolazione e le aree più emarginate e sottoutilizzate del Paese;
lo sviluppo di un territorio si misura anche in ragione della rete di trasporto

ferroviario, che deve essere in grado di mettere in comunicazione i territori, soprattutto quelli più marginali, con le principali direttrici di traffico;
il taglio dei collegamenti nella zona campana crea un grave impedimento al diritto alla mobilità garantito dalla Costituzione e costituisce un ulteriore elemento di isolamento di un'area già depressa del Paese;
le comunità interessate hanno espresso vive proteste e disappunto per il programma di sospensioni recentemente approvato da Trenitalia spa, come si evince, tra l'altro, dalle delibere approvate dalle giunte dei comuni di Villanova del Battista (AV) e di Flumeri (AV) e dagli articoli apparsi sulla stampa locale -:
se il Ministro sia a conoscenza delle soppressioni nelle aree sopracitate;
se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza nei confronti di Trenitalia spa, al fine di evitare la pesante penalizzazione che si viene a determinare nei collegamenti ferroviari nella regione irpina a seguito dei fatti richiamati in premessa.
(5-03805)

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Arenaways ha ottenuto la licenza per l'esercizio del trasporto ferroviario passeggeri sulla tratta Torino-Milano a partire dal 15 novembre 2010;
l'URSF, ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari, ha comunicato alla società stessa che non saranno possibili le programmate fermate intermedie a Novi Ligure, Alessandria, Asti, Santhià, Vercelli, Novara, Pavia e Voghera, in quanto le stesse verrebbero a compromettere l'equilibrio economico del contratto di servizio pubblico svolto su tali tratte da Trenitalia ai sensi dell'articolo 59 della legge n. 99 del 2009;
il pronunciamento di URSF è conseguente alla segnalazione pervenuta dalla regione Piemonte, la quale sta attualmente ricontrattando con Trenitalia Spa il contratto di servizio per il trasporto ferroviario regionale per il quale la precedente amministrazione regionale aveva bandito una gara aperta anche ad eventuali operatori privati interessati;
tale situazione si inserisce in una realtà di disagio del trasporto pubblico dei pendolari nell'area piemontese, anche nei suoi rapporti con le regioni limitrofe, ripetutamente denunciata dalle associazioni dei pendolari e oggetto di precedenti atti di sindacato ispettivo dell'interrogante -:
se sia a conoscenza della situazione evidenziata in premessa e se ritenga che le decisioni assunte da URSF siano in linea con le previsioni di cui all'articolo 59 della legge n. 99 del 2009;
se, per quanto di competenza, intenda acquisire elementi in relazione all'adeguatezza del servizio ferroviario sulla tratta Torino-Milano in termini di puntualità, pulizia e comfort per gli utenti.
(5-03811)

TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a seguito della gara per la pulizia del materiale rotabile in Italia, indetta da Trenitalia, l'azienda Fulgens vincitrice dell'appalto per la regione Liguria ha sostituito la società Pietro Mazzoni Ambiente, operante da oltre venti anni;
la società Pietro Mazzoni Ambiente s.p.a. occupava 331 lavoratori fino al 7 febbraio 2010, che sono stati riassunti dalla società vincitrice del nuovo appalto;
attualmente questi lavoratori sono ancora in attesa delle ferie residue, dei buoni pasto e soprattutto del trattamento di fine lavoro; per alcuni di loro, impiegati

da 20/25 anni nella Mazzoni S.p.A., si tratta di cifre che arrivano a toccare i 50 mila euro;
secondo quanto disposto dal comma 911 dell'articolo 29 del decreto legislativo n. 276 del 10 settembre 2003 come modificato dalla legge finanziaria 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) in caso di «appalto di opere servizi il committente imprenditore o datore di lavoro, è obbligato in solido con l'appaltatore nonché con ciascuno degli eventuali ulteriori sub-appaltatori entro il limite di due anni dalla cessazione dell'appalto, a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e contributivi previdenziali dovuti» e quindi anche Trenitalia è coinvolta direttamente alla vertenza in corso;
la vertenza si protrae da oltre nove mesi e, fino ad oggi, benché la Mazzoni s.p.a. abbia rifiutato di aprire un tavolo di trattativa, ha visto i lavoratori e le organizzazioni sindacali, nonostante la gravità della situazione, responsabilmente evitare di promuovere agitazioni sindacali e scioperi per non creare danni agli utenti e alla nuova società subentrata a Mazzoni S.p.A. -:
se siano a conoscenza della situazione che si è determinata;
quali iniziative si intendano promuovere al fine di affrontare e risolvere questa complessa vertenza che vede coinvolte anche Ferrovie dello Stato e la società Trenitalia e soprattutto 331 lavoratori, già duramente colpiti dall'attuale crisi economica, i quali attendono giustamente il pagamento di quanto dovuto da parte di Mazzoni S.p.A.
(5-03813)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le problematiche che affliggono la regione Sicilia in materia di infrastrutture e trasporti si trascinano insolute, e mentre la stessa isola è interessata dai grandi circuiti turistici ed economici a livello nazionale e internazionale, viene esclusa dal sistema dell'alta capacità e dell'alta velocità, previsto dal servizio universale relativo alla lunga percorrenza e posto in essere con gli accordi contrattuali di servizio stipulati dallo Stato con Trenitalia;
la necessità del mantenimento di tale servizio per il traffico passeggeri e merci non ha bisogno di ulteriori motivazioni in quanto è già bastante la semplice ragione di coerenza sociale, sufficiente di per sé ad assicurare la mobilità lungo la direttrice nord-sud tra Sicilia e resto d'Italia;
data la naturale propensione al turismo della Sicilia, corre l'obbligo, da parte di Trenitalia, di migliorare l'offerta riqualificando tratte e materiale impiegato all'uopo: cosa che non sta avvenendo, verificandosi invece un continuo e costante abbandono di una politica a favore dei trasporti da e per l'isola, con continui e puntuali tagli dei collegamenti Sicilia-continente e della vanificazione di ogni investimento già realizzato -:
quali misure siano alvaglio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per ovviare ai gravi problemi che affliggono i trasporti da e per la Sicilia e ovviare in maniera qualificante alla crisi occupazionale del comparto e ai disagi innumerevoli che caratterizzano i trasporti su rotaie, a danno delle popolazioni dei numerosi centri dell'isola;
quali urgenti interventi il Ministro interrogato intenda approntare al fine di impedire l'ulteriore disimpegnarsi delle Ferrovie dello Stato, programmato a far data dal 13 dicembre 2010.
(4-09442)

RONDINI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Melzo e di Pozzuolo Martesana la stazione ferroviaria è oggetto di lamentele da moltissimo tempo sia dai

pendolari che sono costretti ad utilizzarla quotidianamente sia dai cittadini che abitano nei dintorni;
la struttura risulta avere carenze gravi per quanto riguarda la mancanza di sicurezza, la sporcizia ed il degrado;
le ferrovie sono state ripetutamente interpellate al fine di porre rimedio alla situazione che oltre alle problematiche legate alle infrastrutture risultano danneggiati o fuori uso anche i tabelloni che informano i passeggeri, la panchine e le obliteratrici;
nel comune di Melzo inoltre l'area è in una situazione di completo degrado, stante la mancanza quotidiana di pulizia, i muri sporchi e imbrattati, i detriti dei cantieri ancora negli angoli;
in merito alla sicurezza degli utenti i pavimenti, oltre ad essere sporchi, sono pericolosi in momenti di forte umidità e abbondanti piogge, in quanto lisci e scivolosi;
all'avvicinarsi del periodo invernale, si corre il rischio che si riproponga quanto avvenuto lo scorso anno: quando nevica non risulta chiara la competenza della pulizia, fatto che ha provocato gravi disagi alla cittadinanza;
a tutto questo si aggiunge il problema della sicurezza; infatti l'area di sedime ferroviario a sud della fermata, di proprietà di RFI ha da tempo la recinzione divelta ed è in stato di totale abbandono;
a differenza di quanto previsto dall'accordo di programma non sono ancora state realizzate alcune opere di mitigazione ambientale previste e le barriere fonoassorbenti non sono ancora state tutte montate -:
se il Ministro, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire nei confronti di RFI affinché ponga rimedio alla situazione di disagio che grava sui pendolari ed i cittadini di Melzo, recuperando il grave stato di degrado ed abbandono in cui versa la struttura.
(4-09443)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAVALLARO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il pubblico ministero presso il tribunale per i minori di Milano dottoressa Anna Maria Fiorillo ha inviato, a quanto reso noto anche dalla stampa una lettera al Consiglio superiore della Magistratura nella quale fra l'altro si legge: «Con riferimento alle dichiarazioni rese dal ministro dell'interno Maroni ieri 9 novembre al Senato in merito al caso della minorenne in oggetto (n.d.A., si tratta del caso denominato «Ruby», dal nome della minorenne sedicente nipote di Mubarak consegnata in asserito «affidamento» nel cuore della notte, dopo essere stata fermata per furto dagli uffici della Questura di Milano, all'igienista dentale e consigliere regionale signorina Nicole Minetti), essendo stata personalmente coinvolta nella vicenda in veste di pubblico ministero della Procura per i minorenni di Milano di turno il 27 e il 28 maggio 2010, osservo che esse non corrispondono alla mia diretta esperienza»;
«Poiché il ministro» - prosegue la missiva - «ha tenuto a rimarcare che il corretto comportamento degli agenti è stato confermato anche dall'autorità giudiziaria per voce del procuratore Edmondo Bruti Liberati all'esito di specifica istruttoria, chiedo che la discrepanza con i dati di realtà che sono a mia conoscenza venga chiarita»;
alla notizia della richiesta della dottoressa Fiorillo il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati non ha voluto fare commenti, ma risulta che il Ministro

dell'interno, sottolineando che la propria posizione è la stessa del procuratore capo di Milano, avrebbe poi ribadito: «Il caso è chiuso»;
secondo la ricostruzione fatta dal Ministro dell'interno al Senato e poi alla Camera dei deputati nella gestione della vicenda non si erano evidenziate modalità che potessero «richiamare frettolosità o superficialità della questura di Milano» dove la notte del 27 maggio erano state rispettate «tutte le procedure previste dalla legge, dai regolamenti e dalla costante prassi»;
ripercorrendo le tappe del caso - dalla chiamata di una volante da parte della donna che aveva subito un furto al trasferimento in questura della minorenne per l'identificazione - il Ministro ha anche riferito che «stanti anche le indicazioni fornite in merito dal pubblico ministero di turno presso il tribunale per i minorenni venivano svolti tutti gli accertamenti» per dare un nome alla marocchina Karima el Mahroug, «da rintracciare» perché allontanatasi da una comunità di Messina;
Karima «veniva fotosegnalata e, successivamente, compiutamente identificata, anche sulla base delle notizie acquisite dalla questura di Messina e dai genitori della stessa presenti a Letojanni, in provincia di Messina»;
in verità, anche mediante la richiamata missiva e precedentemente, il pubblico ministero presso il competente tribunale per i minori Annamaria Fiorillo, che era di turno nel giorno del fermo di Ruby, aveva chiarito di non aver mai dato «l'autorizzazione all'affido della ragazza» alla consigliera regionale con incarico alla Presidenza del Consiglio Nicole Minetti e di non aver mai raggiunto alcun «accordo» per l'affido della giovane alla consigliera regionale e che non lo avrebbe raggiunto nemmeno nel caso fosse arrivata negli uffici di via Fatebenefratelli una copia dei documenti di identità di Ruby, che peraltro non c'erano né ivi pervennero in quella notte prima dell'improprio «affidamento»;
la dottoressa Fiorillo ha sempre sostenuto di aver chiesto di accertare se la ragazza era «quello che diceva di essere» (e la medesima non ha mai parlato di parentela né con un egiziano, né con un capo di Stato straniero), di verificare la sua storia e le sue fughe dalla comunità, che erano note;
il magistrato avrebbe scoperto solo settimane dopo che Ruby non era rimasta in questura, ma era stata lasciata alla Minetti, e poi, alla strada;
le conclusioni a cui nei giorni scorsi è arrivato il procuratore di Milano Bruti Liberati si sono basate invece sulla relazione inviata dal procuratore della Repubblica dei minori Monica Frediani e da quelle degli ispettori di polizia e della questura che quella notte si occuparono di Ruby;
oltre all'accertamento della verità dei presupposti di fatto di tutta la vicenda, resta pertanto da chiarire interamente quanto avvenne la sera fra il 27 ed il 28 maggio negli uffici di via Fatebenefratelli, ivi compresa l'esistenza ed i contenuti della telefonata arrivata dalla presidenza del Consiglio, nella quale si diceva che la ragazza era nipote del presidente egiziano Mubarak; non si comprende come mai nonostante la giovinetta fosse stata «affidata» (istituto sconosciuto al nostro ordinamento minorile nelle modalità in cui venne praticato) a Nicole Minetti in realtà abbia trascorso i giorni successivi a casa di un'amica brasiliana con cui poi il 5 giugno litigò, finendo in ospedale, infine, su disposizione di un altro pm dei minori, in una comunità in Liguria -:
se non sussistano ampi e solidi motivi affinché il Ministro dell'interno non ritenga affatto chiuso il caso e proceda all'accertamento delle eventuali responsabilità di chi operò in quella vicenda nella questura di Milano e di chi riferì all'autorità giudiziaria fatti non veri o solo parzialmente tali, omettendo altre circostanze essenziali ed affinché il Ministro della giustizia non disponga adeguati accertamenti ispettivi negli uffici della procura

presso il tribunale per i minori di Milano e nella procura della Repubblica presso il tribunale di Milano, per l'esercizio delle prerogative di competenza.
(5-03827)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 29 ottobre 2010 sono state annullate le prove per il concorso pubblico nazionale notarile in corso di svolgimento a Roma per l'impossibilità di svolgere la terza prova scritta, a cui partecipavano oltre tremila candidati per 200 posti, per motivi di ordine pubblico, l'estrema gravità dell'episodio, che non ha precedenti, impone di verificare l'esatto svolgimento dei fatti e di accertare le relative responsabilità;
da notizie di stampa risulta che le irregolarità sono consistite per la seconda prova nella sostanziale identità della traccia dettata con quella di una esercitazione effettuata pochi giorni prima presso la scuola notarile romana «Anselmo Anselmi» e, per la terza prova, nel grave ritardo, al limite dei tempi consentiti, nella dettatura della traccia, di cui alcuni candidati sembra avessero già conoscenza -:
quale sia stata l'esatta dinamica degli eventi risultante dal contenuto di tutti i verbali redatti dalla Commissione d'esame;
quali siano i nominativi, le qualifiche professionali dei componenti la Commissione d'esame e i criteri adottati per la loro nomina ed il procedimento a tal fine utilizzato;
quale sia il procedimento utilizzato, in ciascuna giornata d'esame, per l'elaborazione delle tracce sottoposte a sorteggio nonché i nominativi dei commissari che le hanno proposte;
quale sia la motivazione che ha portato il Presidente a dettare la terza traccia in grave ritardo e quella che successivamente ha determinato l'annullamento delle prove;
chi fosse il funzionario responsabile dell'organizzazione del concorso;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per porre rimedio a quanto accaduto.
(4-09431)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2008 il Governo ha adottato un pacchetto di misure d'emergenza che conferivano poteri straordinari ai prefetti di Napoli, Roma e Milano per l'adozione di provvedimenti aventi come destinatari i rom residenti nei cosiddetti campi nomadi di Campania, Lazio e Lombardia. Nel maggio 2009 lo stato di emergenza è stato prorogato fino alla fine del 2010 ed esteso alle regioni del Piemonte e del Veneto;
le misure d'emergenza del 2009 sono state utilizzate per condurre un censimento dei campi nomadi e, conseguentemente, delle persone di etnia rom e sinti residenti in Italia, che ha implicato il rilevamento delle loro impronte digitali, o delle loro fotografie, o dei loro documenti e la creazione di una o più banche dati rom presso le amministrazioni locali responsabili del censimento. Secondo il Ministero dell'interno, durante il primo anno della cosiddetta «emergenza nomadi», 167 campi rom sono stati soggetti al censimento e sono stati compiuti controlli d'identità su 12.346 persone, di cui 5.436 erano minori. Il censimento è proseguito nel 2009 e 2010 con l'estensione dell'emergenza ad altre due regioni. Il Ministero, dopo le garanzie fornite all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e alla Commissione europea con le linee

guida del luglio 2008, non ha mai riferito su quale sia stato e quale sarà l'impiego dei dati personali sensibili raccolti;
la creazione di una o più banche dati sui rom tramite la raccolta e il trattamento di dati sensibili di natura etnica riguardanti i soli rom viola il codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, e l'articolo 8 della direttiva europea 95/46/CE sulla protezione dei dati personali, che vieta ai Governi di raccogliere informazioni sull'origine razziale senza un obiettivo dichiarato e senza adeguate tutele. In Italia i dati sono stati ottenuti senza consenso informato o chiara necessità e con il coinvolgimento intimidatorio e illegittimo delle Forze di polizia e dell'esercito, in violazione del diritto al rispetto della vita privata e all'abitazione garantito dall'articolo 8 della CEDU e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
le richieste formali sul modello fornito dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato inoltrate a due delle amministrazioni responsabili dell'emergenza nomadi e del conseguente trattamento dei dati personali, le prefetture di Roma e di Milano, al fine di accedere o modificare i dati personali raccolti nel 2008 non hanno, ad oggi, ricevuto alcuna risposta -:
se le identificazioni effettuate dopo l'adozione delle linee guida del 2008 e nel contesto dell'estensione temporale e geografica dell'emergenza nomadi (2009-2010) siano avvenute in ottemperanza alle garanzie di consenso informato e libero e di anonimato dei dati etnici richieste dalla legge;
se le autorità incaricate della raccolta e del trattamento di tutti i dati personali acquisiti nei campi nomadi dal 2008 in poi siano le stesse identificate come responsabili dell'attuazione delle misure emergenziali;
se i dati del censimento dei nomadi siano accessibili e modificabili da parte delle persone censite e con quali modalità;
se i dati siano mantenuti per un obiettivo specifico, e quale esso sia, e se tale obiettivo non sia stato raggiunto dall'inizio della proclamazione dell'emergenza nel maggio 2008, nel qual caso le banche dati non avrebbero più motivo di essere;
se i dati siano stati utilizzati ad oggi, con quale obiettivo e in quale forma (anonima o meno).
(4-09433)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta Terra del 10 novembre 2010, dalle dichiarazioni di Consolato Villani - 'ndranghetista (figlio di Caterina Lo Giudice, cugina di primo grado del boss della 'ndrangheta Antonino Lo Giudice) che dal 27 settembre 2010 ha cominciato a raccontare le sue conoscenze del contesto mafioso nel quale è stato inserito ed ha operato - ritenute attendibili dagli inquirenti calabresi, emergerebbero, tra l'altro, rapporti tra la cosca dei Lo Giudice e alcuni esponenti delle forze dell'ordine;
Luciano Lo Giudice, infatti, era in rapporti con un ufficiale della direzione investigativa antimafia, il capitano Saverio Spadaro Tracuzzi, un passato anche nel Nucleo operativo ecologico e da pochi giorni trasferito a Livorno. Un patto saltato dopo la cattura di Luciano nell'ottobre del 2009;
del capitano Tracuzzi, finito ora nel mirino della procura reggina, si parla anche in una nota inviata alla Procura militare di Palermo da un suo ex «uomo», il maresciallo Giampà, trasferito a Palermo dallo stesso Tracuzzi. Il sottufficiale lancia nuove accuse al suo ex capo, alimentando nuovi sospetti sull'operato dell'allora comandante dei Noe. Tra i tanti episodi anomali del dossier di Giampà, si segnala anche l'insabbiamento di un'inchiesta

avviata nell'aprile del 2005 dallo stesso carabiniere circa «l'abbandono di rifiuti pericolosi e/o radioattivi in Aspromonte». Redatta la relazione informativa per l'inizio delle indagini, Giampà - secondo quanto riferito alla procura militare di Palermo - «veniva escluso dal prosieguo delle indagini e la stessa veniva accentrata dall'ufficiale comandante del nucleo». Dell'indagine non si seppe più nulla fino al 18 novembre 2009, quando il caso venne sollevato di nuovo da Nuccio Barillà del direttivo nazionale di Legambiente. Di fronte alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, l'esponente calabrese sollecitava l'organismo, presieduto da Gaetano Pecorella, ad un approfondimento sull'interramento e sul tombamento dei rifiuti che avveniva proprio in alcune zone dell'Aspromonte. Nel dettaglio, Barillà metteva in evidenza che «i Noe di Reggio Calabria avrebbero presentato alla procura un'informativa che riguarda la località di Pettotondo di Mammola, dove, in una cava, grossi blocchi di cemento sarebbero stati interrati di notte. Se ciò è stato attenzionato alla procura - aggiungeva Barillà - è facile capire se è stato verificato e a quali conclusioni si è arrivati». Tuttavia, quelle verifiche non sono mai state fatte -:
se i Ministri siano al corrente dei fatti di cui in premessa e di quali ulteriori dati dispongano in merito all'intreccio tra traffico dei rifiuti e criminalità organizzata nella provincia di Reggio Calabria e, in particolare, nell'area dell'Aspromonte;
se non ritengano opportuno avviare un'ampia indagine per verificare l'interramento e il tombamento di rifiuti nei territori citati in premessa.
(4-09434)

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 2009 Alberico Gambino, già sindaco della cittadina di Pagani, in provincia di Salerno, ed eletto alla regione alle elezioni amministrative del 2010 è stato condannato in appello per peculato;
la condanna è arrivata dopo un'inchiesta durata circa quattro anni e fa riferimento all'utilizzo improprio della carta di credito del comune di Pagani, alla quale ha fatto seguito la sospensione della carica di sindaco;
nell'aprile 2010 Alberico Gambino è tra gli indagati per uno scandalo di abusi edilizi che ha visto coinvolti molti referenti politici ed istituzionali della cittadina del salernitano;
sulla base degli accertamenti portati avanti dalla Guardia di finanza, emergono delle chiare irregolarità riguardanti l'adozione di delibere della giunta comunale, in base alle quali sarebbero state concesse in maniera illecita assegnazioni o modifiche di lotti sulla base di cosiddette trattative private, in violazioni dei fondamentali princìpi delle procedure ad evidenza pubblica;
a tali aspetti si sarebbero aggiunte anche criticità nella gestione del rilascio dei permessi, avvenuti in contrasto con la normativa vigente, nell'ambito della zona sottoposta a sequestro;
alle accuse avanzate dagli inquirenti, il sindaco di Pagani ha risposto evidenziando come gli abusi edilizi e le criticità in materia di gestione del territorio fossero antecedenti al suo mandato e pertanto attribuibili ad amministratori precedenti;
l'indagine al momento in corso e la pregnanza economica e politica dei profili coinvolti rischiano di determinare risvolti critici sotto il profilo economico ed occupazionale, oltre che amministrativo, per l'intero comparto economico e produttivo dell'area, poiché la paralisi operativa legittimata dall'inchiesta sta creando i presupposti del fallimento di molte aziende attive nelle aree di insediamento produttivo dell'agronocerino -:
se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
quali iniziative di carattere urgente intenda predisporre - nei limiti delle proprie competenze - anche al fine di garantire

un'adeguata continuità amministrativa nella gestione del comune in provincia di Salerno che consenta di non intaccare i livelli di crescita e di sviluppo nonché i risultati raggiunti in questi anni dalla città.
(4-09458)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PEDOTO e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 3-bis, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, prevede la soppressione dell'Ente nazionale di assistenza magistrale (ENAM), istituito in base al decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 21 ottobre 1947, n. 1346, ratificato dalla legge 21 marzo 1953, n. 90, e successive modificazioni e, le sue funzioni sono attribuite all'Inpdap che succede in tutti i rapporti attivi e passivi;
l'ENAM come ente pubblico non economico, da più di sessant'anni, fa assistenza sociale e sanitaria ai suoi soci e come ha sostenuto all'inizio di quest'anno il Consiglio di Stato agisce per «sostenere fasce di cittadini non sufficientemente sorrette dal sistema pubblico» e cioè proprio quei maestri delle scuole materne ed elementari che hanno stipendi molto bassi e, ora bloccati, che hanno vinto la partita per il ripristino degli scatti di anzianità, ma che ora si vedono nuovamente attaccati;
attualmente, il suddetto ente si finanzia con l'0,80 per cento dello stipendio dei maestri in servizio, nonché dei dirigenti scolastici, ex direttori didattici, e ha 330 mila soci, ma assicura prestazioni a una platea di 1,3 milioni di persone considerando pensionati e familiari;
l'85 per cento delle entrate serve a coprire prestazioni sociosanitarie (circa 20 milioni di euro nel 2009), interventi per eventi eccezionali come il sisma in Abruzzo (3 milioni di euro) e a sostegno di casi di particolare indigenza e di soggetti non autosufficienti nonché borse di studio agli orfani degli iscritti;
va rilevato che sussidiarietà e solidarietà, valori fondativi dell'Enam, sono da sempre apprezzati da sociologi, politici, istituzioni, tant'è che si è affermata la prassi che quando una categoria di cittadini riesce a operare in solidarietà da sé, autofinanziandosi, per iniziative di carattere sociale, culturale, e di altro tipo, tali scelte devono essere apprezzate e sostenute;
nel caso di accorpamento dell'Enam all'Inpdap, deve essere trasferito anche l'ingente patrimonio immobiliare di case e centri estivi e climatico-termali (con la presenza media annuale di 10 mila persone) costruiti in oltre sessant'anni di risparmi e investimenti. Un patrimonio che, come ha stimato nel 2009, l'Agenzia del territorio, ha un valore totale di oltre 107 milioni di euro, che oggi è a disposizione dei maestri italiani e in relazione al quale un eventuale accorpamento si configurerebbe, ad avviso degli interroganti, come un vero e proprio esproprio;
il Governo in sede di discussione del succitato decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, accogliendo l'ordine del giorno n. 193 presentato dalla prima firmataria del presente atto, si è impegnato a verificare gli effetti applicativi della soppressione del suddetto Ente;
il previsto accorpamento all'Inpdap può determinare l'assenza di un organo di rappresentanza della categoria magistrale fino ad oggi eletto dagli iscritti, a livello centrale e a livello provinciale, con compiti di indirizzo, verifica e controllo -:
se siano stati valutati gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa, considerato che la soppressione e l'eventuale accorpamento all'Inpdap possono determinare

una carenza delle prestazioni assistenziali oggi assicurate dall'Enam, e se, nell'effettuare eventualmente l'accorpamento, non si ritenga altresì necessario garantire un organo di rappresentanza della categoria magistrale.
(5-03800)

PES e FEDERICO TESTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 11 febbraio 2010 gli interroganti hanno presentato un'interrogazione (5-02467) che rappresentava l'ambiguità della disciplina relativa ai congedi di cui possono usufruire i titolari di assegni di ricerca, chiedendo se anche questa categoria abbia diritto ad un'aspettativa senza assegni utile ai fini della progressione di carriera, del trattamento di quiescenza e di previdenza, così come avviene espressamente per i titolari di dottorato di ricerca e di borse post dottorato;
in essa, i docenti della scuola che si impegnano a qualificare il proprio profilo chiedono che l'aspettativa per assegno di ricerca e per borsa di studio post-dottorato abbia le stesse tutele dell'aspettativa per dottorato di ricerca, ovvero sia utile ai fini della progressione di carriera, del trattamento di quiescenza e di previdenza, così come avviene espressamente per i titolari di dottorato di ricerca e di borse post dottorato;
il Governo, nella persona del Sottosegretario Guido Viceconte, in data 27 aprile 2010, rispondendo all'interrogazione 5-02467, dichiara che «è in corso di emanazione una circolare con cui saranno forniti ulteriori chiarimenti in merito alle problematiche scaturenti dall'applicazione della normativa trattata dalla circolare ministeriale n. 120 del 4 novembre 2002, alla quale si fa riferimento nell'interrogazione, e, in tale sede sarà chiarita anche la questione riguardante i titolari degli assegni di ricerca»;
in data 27 luglio 2010, la segreteria del Sottosegretario, rispondendo a un sollecito degli interroganti, comunicava che «da notizie apprese presso la competente Direzione Generale del MIUR, la circolare è stata predisposta ed in questi giorni è sottoposta al visto degli organi di controllo»;
ad oggi la suddetta circolare non risulta ancora emanata -:
quale sia il motivo di tale ritardo e se il Ministero sia intenzionato, per quanto di competenza, a provvedere al più presto.
(5-03803)

TESTO AGGIORNATO AL 30 NOVEMBRE 2010

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

FOLLEGOT e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'amianto o asbesto - minerale naturale a struttura fibrosa - è causa di gravi patologie; la legge n. 257 del 1992 lo ha messo al bando, interessandosi dei lavoratori e introducendo benefici a loro favore;
è stato usato in misura massiccia nell'edilizia, ma anche nell'industria e in prodotti di consumo; in particolare è stato usato, per lungo tempo, per la coibentazione dei treni;
la procura della Repubblica presso il tribunale di Udine ha avviato un'inchiesta, per omicidio colposo nei confronti di alcuni degli allora dirigenti delle Ferrovie dello Stato, per quanto successo, negli anni ottanta, nelle ex officine meccaniche delle stazioni ferroviarie di Udine e Trieste dove avveniva la manutenzione e la riparazione dei convogli -:
se sia conoscenza di quanto avvenuto nelle sopracitate officine;
se vi siano altri casi che interessano altri siti delle allora Ferrovie dello Stato;

quali iniziative intenda intraprendere al fine di eliminare i rischi di gravi patologie per coloro che vengono a contatto con questo minerale nei siti citati.
(4-09440)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

CALLEGARI, FOGLIATO, NEGRO e RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di amministrazione dell'UNIRE, con deliberazione n. 93 del 27 febbraio 2009 ha adottato i programmi triennali (2009-11) di sostegno alle attività di allevamento in riferimento a documenti di programmazione predisposti dalle aree «trotto», «galoppo» e «sella»;
la delibera di cui sopra - sottoposta all'approvazione da parte dell'amministrazione vigilante, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 161 del 1998 e dell'articolo 2, lettera h), dello statuto dell'UNIRE - ha ricevuto parere favorevole, comunicato allo stesso UNIRE con lettera prot. n. 0015935 del 7 luglio 2009, relativamente all'anno 2009, e con lettera prot. n. 0009900 del 4 novembre 2009, per il 2010, entrambe a firma del Ministro protempore delle politiche agricole alimentari e forestali;
per ciascuno di entrambi gli anni 2009 e 2010, gli importi da destinare al sostegno delle attività di cui sopra erano di euro 21 milioni;
i finanziamenti relativi all'anno 2009 sono stati regolarmente erogati, mentre niente è stato ancora ricevuto dai beneficiari relativamente all'anno 2010, nonostante gli stessi abbiano proseguito l'attività di attuazione dei programmi, sostenendo le relative spese;
la mancata erogazione dei contributi già deliberati sta determinando grave pregiudizio ai soggetti beneficiari che, se tale situazione non sarà sanata, sono seriamente esposti al rischio di vedere compromesso il prosieguo delle loro attività -:
se e quali provvedimenti intenda adottare per assicurare la sollecita erogazione ai beneficiari degli importi ad essi spettanti in forza della richiamata delibera UNIRE.
(5-03807)

OLIVERIO, BRANDOLINI, ZUCCHI, CENNI, TRAPPOLINO, FIORIO e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in data 5 agosto 2010 - prot. n. 0012350, il dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualità - direzione generale dello sviluppo agro-alimentare e della qualità del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emesso il bando relativo al programma frutta nelle scuole per l'anno scolastico 2010 del 2011;
il termine per la presentazione delle domande è scaduto il 20 settembre 2010;
era fondamentale la tempestiva assegnazione dei lotti al fine di avviare fin dall'inizio dell'anno scolastico il progetto per la distribuzione della frutta e delle attività di supporto, onde evitare di dover successivamente integrare la programmazione scolastica -:
quali ostacoli abbiano finora impedito di pubblicare l'esito della gara e se saranno pienamente rispettate le regole e i criteri previsti dal bando.
(5-03808)

DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore ortofrutticolo vive una stagione di grande crisi ormai da molto tempo;
di fronte a tali difficoltà gli operatori hanno sollecitato un intervento di Bruxelles per risollevare le sorti del comparto;
al centro delle richieste, particolare attenzione meritano l'adeguamento delle indennità di ritiro e l'aumento delle percentuali ammesse a questo strumento di intervento sulla crisi;
una richiesta forte, sostenuta da Italia, Francia e Spagna riunite in un «gruppo misto» che si è formalmente costituito a metà aprile 2010 e al quale partecipano le amministrazioni governative, oltre alle rappresentanze degli operatori. Un inedito sodalizio a tre, nato e reso solido dalla profondità della crisi, che colpisce tutta l'Unione europea;
sono impetosi a questo proposito i «numeri» diffusi da ISMEA: l'offerta di frutta fresca nei 27 Paesi dell'Unione europea si è fermata nel 2009 a quota 31,8 milioni di tonnellate, con una flessione del 2 per cento rispetto all'anno precedente;
i cali più vistosi riguardano mele (-5,2 per cento), kiwi (-2,2 per cento) e uva da tavola (-0,7 per cento), riduzioni che vanno viste attraverso la lente di ingrandimento delle difficoltà sui mercati internazionali e delle inevitabili conseguenze sui flussi di import-export;
Russia, Ucraina e Svizzera, principali mercati di sbocco delle produzioni comunitarie di frutta fresca, hanno confermato nel 2009 le quantità di acquisti, ma a fronte di listini che si sono ridotti, in media, del 21 per cento. Alcuni prodotti, come le mele, hanno visto ridursi del 15 per cento le spedizioni extra Unione europea, a causa delle minori richieste della Russia, solo in parte compensate dall'aumento dell'export verso Algeria, Libia e Arabia Saudita;
se il quadro internazionale è irto di difficoltà, la situazione italiana non è da meno;
il 2010, è ancora ISMEA a renderlo noto con un suo studio, si è aperto con un leggero incremento delle quotazioni, subito eroso però dal parallelo incremento dei costi di produzione;
il confronto fra il primo trimestre del 2010 con l'analogo periodo del 2009 non lascia spazio all'ottimismo, il prezzo delle mele è crollato del 24,5 per cento, quello delle pere del 26,1 per cento, quello dei kiwi del 20,5 per cento -:
quali iniziative si ritenga opportuno assumere al fine di attuare programmi operativi che diano delle risposte concrete ai produttori e operatori del settore e in particolare quali concreti provvedimenti siano in corso di definizione per una migliore regolamentazione dei rapporti con la grande distribuzione organizzata, nonché quali misure si ritenga di intraprendere per rivedere la mappatura delle produzioni secondo una logica di diversificazione e di vocazionalità.
(5-03809)

BECCALOSSI e CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
come ogni anno arriva puntuale il blocco, sotto forma di divieto ministeriale, della pesca del pesce spada dal 1o ottobre al 30 novembre allo scopo, doveroso e legittimo, di tutelare il pesce spada piccolo per garantirne la crescita e la qualità della stessa pesca;
sull'argomento il primo firmatario del presente atto ha presentato ben due atti di sindacato ispettivo, il n. 5-01856 e il n. 5-00460, cui il Governo ha dato risposta in Commissione agricoltura;
a differenza degli altri anni, quest'anno la direzione generale per la pesca, per istituire il divieto, si è basata su una raccomandazione ICCAT non recepita dall'ordinamento comunitario con conseguente regolamento, ma fondata sul fatto

che il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede che gli accordi conclusi dall'Unione vincolino le istituzioni dell'Unione stessa e gli Stati membri;
la tutela della crescita del pesce spada si potrebbe meglio realizzare vietando l'utilizzo di attrezzi da pesca di piccole dimensioni, i veri responsabili della cattura dei giovani esemplari di pescato;
a giudizio degli interroganti, il Governo dovrebbe intervenire in sede europea al fine di promuovere una modifica della normativa comunitaria nel senso espresso in precedenza e non con i soliti divieti temporanei di pesca, che procurano solo danni economici ai nostri pescatori e nessun beneficio alla fauna marina, colpita dalle marinerie dei Paesi non aderenti all'ICCAT che non sono obbligati al rispetto di alcuna normativa nazionale e/o internazionale;
i risarcimenti previsti dallo Stato per i casi di fermo/divieto negli anni passati, per quest'anno non sono stati né previsti né annunciati e quelli degli anni passati non sono bastati e avrebbero dovuto essere incrementati ed estesi, ove possibile, anche agli armatori;
il periodo di divieto di pesca del pesce spada, cui non si sono aggiunti gli aiuti economici alla marineria, ha creato notevoli danni economici e sociali alle imprese di pesca che esercitano l'attività in questione e bisogna intervenire, a giudizio degli interroganti, in tempi rapidi ed efficacemente -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per venire incontro alle legittime esigenze e richieste della marineria italiana esposte in premessa.
(5-03810)

TESTO AGGIORNATO AL 1° FEBBRAIO 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

MARINELLO e CARLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2003, la titolare del centro estetico «Stefy», signora Stefania Naso, sito nel comune di Este, (PD), ha acquistato dalla ditta Kosmo un macchinario per la foto epilazione, denominato MINI-IPL-HR-Spectron, e un macchinario per il foto ringiovanimento denominato MINI IPL-SR;
solo successivamente all'acquisto veniva scoperto che i prodotti acquistati erano da considerarsi ai sensi della normativa vigente, dispositivi medici;
i dispositivi medici sono beni la cui produzione e commercializzazione sono disciplinate in Italia dal decreto legislativo 24 febbraio 1997, n. 46, e successive modificazioni il quale ha recepito nell'ordinamento interno la direttiva del Consiglio del 14 giugno 1993 n. 93/42/CEE, concernente i dispositivi medici;
al fine di favorire la libera circolazione delle merci, salvaguardando nello stesso tempo la sicurezza del prodotto, il legislatore ha posto in essere un meccanismo di controllo particolare, il quale prevede che i dispositivi medici possano essere messi in commercio solo ove rechino una marcatura di conformità CE la quale viene apposta solo se essi rispondono ai, requisiti essenziali di sicurezza (RES);
per quanto attiene alla verifica del rispetto dei RES, il decreto legislativo n. 46 del 1997, prevede l'applicazione da parte del fabbricante di procedure standardizzate atte a verificare la conformità dei dispositivi medici rispetto ai RES, le quali variano a seconda del livello di rischio dei dispositivi medici stessi;
per i dispositivi medici a più alto rischio è previsto il coinvolgimento, ai fini del controllo, di soggetti definiti «organismi notificati» (O.N.);

nel caso in cui il fabbricante superi il controllo, l'organismo notificato emette un documento - denominato certificato CE - e sulla base di tale certificato il fabbricante è tenuto ad emettere una autodichiarazione denominata dichiarazione di conformità, con la quale garantisce che il dispositivo medico è conforme alla normativa vigente;
a quel punto il dispositivo medico, corredato del citata dichiarazione di conformità e dalla certificazione CE rilasciata dall'organismo notificato, può essere messo in commercio con la sua etichettatura e le relative istruzioni per l'uso;
va da sé che il certificato Ce, rilasciato dall'organismo notificato la dichiarazione di conformità del fabbricante, l'etichettatura e le istruzioni per l'uso devono essere tra loro uniformi e coerenti, mentre nel caso dei dispositivi medici venduti al centro estetico di Este tale coerenza mancava totalmente;
per quanto riguarda le apparecchiature acquistate dalla signora Naso, infatti, è stato chiaro fin dall'inizio che esse non erano in regola con la normativa vigente: infatti la documentazione sopra descritta non risultava né corretta né conforme tanto che una società di leasing ha rifiutato alla titolare del centro estetico il finanziamento per l'acquisto, i macchinari, presentavano notevoli problemi di funzionamento e le istruzioni per l'uso consegnate alla signora Naso erano solo in lingua inglese;
tali elementi sono stati esaminati e riscontrati anche nel corso della causa civile - instaurata tra la signora Naso e la ditta Kosmo, presso il Tribunale di Verona - dal consulente tecnico d'ufficio (CTU) - nominato dal giudice - il quale dopo aver verificato di persona le apparecchiature, nella relazione tecnica finale ha affermato chiaramente che i dispositivi medici venduti alla signora Naso dalla ditta Kosmo non erano coperti da Marcatura CE ovvero che la marcatura CE presente sulle apparecchiature risultava apposta indebitamente sotto il profilo giuridico in quanto dai documenti prodotti in causa non risultava esserci alcuna coincidenza tra le denominazioni dei dispositivi, le etichette apposte sui dispositivi stessi, le istruzioni per l'uso, le certificazioni dell'organismo notificato nonché le società a favore delle quali tali certificazioni sono state rilasciate -:
quali tempestive iniziative intenda porre in essere ai sensi delle disposizioni di legge per accertare le citate violazioni del decreto legislativo 24 febbraio 1997, n. 46, e successive modificazioni, tutelando in tal modo il diritto alla salute dei cittadini costituzionalmente garantito.
(4-09421)

TESTO AGGIORNATO AL 1° FEBBRAIO 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2010 la regione Sardegna, la Portovesme Srl e le organizzazioni sindacali hanno siglato a Cagliari un protocollo d'intesa per il rilancio dell'impresa strutturato sullo sviluppo di tre settori portanti che rappresentano la base di rilancio dell'azienda, fortemente compromessa dalla crisi nazionale e internazionale che si sta vivendo negli ultimi anni;
nello specifico l'accordo prevedeva l'impegno da parte della regione ad adottare tutte le iniziative finalizzate al rinnovo degli accordi attualmente in essere tra Enel e Portovesme srl, la cui scadenza è prevista per il 31 dicembre 2010, a dare sostegno concreto per lo sviluppo del progetto di energia eolica presentato dall'azienda, a vigilare sulla corretta conclusione dell'istruttoria tecnica per il contratto di programma di competenza del Ministero dello sviluppo economico e a garantire misure di sostegno economico per l'aggiornamento professionale dei lavoratori;

si prevedeva, inoltre, l'espletamento di tutte le pratiche amministrativo-burocratiche necessarie per il finanziamento dei fondi che sono state regolarmente inviate al CIPE, che, a quanto si apprende da organi di stampa, il giorno 5 del mese di novembre 2010 doveva riunirsi per l'approvazione esecutiva del programma e la risoluzione della vertenza;
ad oggi però l'approvazione risulta non essere resa esecutiva a causa di un ulteriore rinvio da parte del Cipe, che rischia di compromettere in maniera definitiva la risoluzione della vertenza e che determina la mancata corresponsione dei 300 milioni di euro da destinare al rilancio dello stabilimento industriale;
la Portovesme srl è impegnata in un investimento innovativo di rilevanza nazionale per oltre 300 milioni di euro che necessita, infatti, di riscontri amministrativi e certezze procedurali non ulteriormente procrastinabili per poter dare avvio al progetto e garantire così competitività alle produzioni ed un futuro ai propri lavoratori all'interno del territorio regionale;
la situazione appare di notevole criticità e necessita di un intervento tempestivo da parte del Governo per evitare una tragica conclusione della vicenda che potrebbe portare alla chiusura dello stabilimento e al conseguente crollo economico occupazionale di tutto il settore produttivo del Sulcis-Iglesiente, nonché la messa in mobilità di circa 500 risorse lavorative -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché possa essere approvato da parte del Cipe l'accordo di programma riguardante la Portovesme srl così scongiurando la mancata corresponsione dei fondi previsti per il rilancio dell'azienda.
(3-01329)

MONDELLO e MEREU. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Torre Marconi situata a Sestri Levante (GE) nel golfo del Tigullio è conosciuta universalmente nell'ambiente dei radiamatori con la sigla IY1TTM;
nell'ottobre 2007, su iniziativa di alcuni radioamatori locali, è stata creata l'associazione Tigullio Torre Marconi, con il preciso scopo di preservare e diffondere la memoria marconiana in questi luoghi. Nella Torre è presente una stazione radio, alla quale è da tempo immemorabile assegnato il nominativo di chiamata IY1TTM (è cioè con prefisso IY che può essere utilizzato esclusivamente per manifestazioni commemorative marconiane);
considerata l'importanza storica del monumento, l'associazione ARI per gli eventi di carattere storico rivendica l'assegnazione dei nominativi permanenti che, nel caso della Torre Marconi, vengono invece rilasciati su base annuale rinnovabile;
la soluzione migliore, tuttavia, sarebbe equiparare il nominativo IY1TTM ad un nominativo permanente di durata almeno decennale (se non perpetua), assegnandolo all'associazione o ad uno dei suoi rappresentanti, in maggioranza radioamatori;
risulterebbe da colloqui intercorsi tra l'interrogante e gli uffici competenti in materia del Ministero dello sviluppo economico che la legge vigente non disciplinerebbe l'assegnazione del nominativo speciale permanente;
sarebbe opportuno prevedere quindi una modifica alla normativa vigente in questione, stante l'assoluta importanza del citato monumento e delle associazioni marconiane -:
se non ritengano opportuno assumere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per risolvere la problematica sopraesposta e consentire così l'assegnazione del nominativo speciale permanente per la frequenza della Torre Marconi di Sestri Levante.
(3-01330)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e SORO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società Euroallumina rappresenta - con i suoi impianti unici nell'area del Mediterraneo capaci di produrre ossido di alluminio e integrare la filiera dell'alluminio primario italiano con gli impianti di ALCOA e Fusina - una strategica realtà nazionale di produzioni ad elevata tecnologia;
l'incontro programmato per il 9 novembre 2010 tra il Governo, ENI, sindacati e la multinazionale United Company Rusal Limited - gruppo produttore mondiale di alluminio di cui fa parte l'Euroallumina S.p.A. - incontro volto a verificare e a valutare le risultanze del lavoro svolto dal Governo in ordine alla possibilità di abbattere le tariffe dell'olio combustibile destinato ad alimentare le caldaie per la produzione del vapore necessario per la produzione della bauxite, è stato annullato senza alcuna motivazione;
l'Euroallumina - i cui impianti sono fermi come è noto dal marzo del 2009 - nonostante le promesse del Ministero dello sviluppo economico, che si era impegnato nel marzo del 2010 affinché l'Euroallumina venisse inclusa tra le imprese energivore con la possibilità di accesso all'energia elettrica prelevata dagli impianti di generazione in Sardegna mediante il sistema dell'operatore elettrico virtuale, previsto dalla legge n. 99 del 2009, non ha potuto godere di tali opportunità in quanto le direttive ministeriali hanno imposto la vendita di detta energia agli intermediari del mercato elettrico e non alle imprese industriali;
l'impegno dello stesso Ministero ad estendere i benefici di un contratto di programma in essere con l'Euroallumina, ridefinendone i contenuti, per la realizzazione di un nuovo bacino per lo smaltimento dei residui di lavorazione di bauxite, non ha sortito ancora alcun effetto in quanto l'operazione deve trovare compatibilità con la annunciata riforma degli incentivi alle imprese;
perdura lo stato di crisi per circa 600 lavoratori addebitabile principalmente al Governo nazionale che non riesce a definire con l'ENI un programma di abbattimento dei costi dell'olio combustibile per quelle imprese costrette per vari motivi alla sospensione delle loro produzioni per un periodo superiore a sei mesi, alla regione sarda che non esercita le necessarie iniziative presso il Governo per portare a soluzione la crisi industriale in Sardegna e in particolare nell'area del Sulcis-Iglesiente drammaticamente colpita in tutto il sistema produttivo;
al rinvio dell'incontro non segue alcuna comunicazione di nuovo incontro determinando una comprensibile forte preoccupazione tra gli amministratori locali e nelle maestranze dell'Euroallumina che hanno annunciato l'innalzamento dei toni della loro protesta;
dal 21 settembre ad oggi nessun programma è stato elaborato per la ripresa produttiva degli impianti -:
quali siano le motivazioni del rinvio dell'incontro del 9 novembre 2010;
se non ritenga urgente e necessario stabilire una nuova immediata convocazione delle parti e procedere alla soluzione della crisi dell'Euroallumina, rispettando gli impegni presi precedentemente dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri nel gennaio del 2009 in modo tale che la RUSAL sia messa di fronte alle proprie responsabilità e non abbia alcun motivo per continuare il fermo della produzione.
(5-03806)

VELO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la MTM srl, azienda italiana con sede legale a Cherasco (CN), proprietaria del

marchio BRC Gas Equipment è attiva nella produzione e commercializzazione di componenti ed impianti di conversione a gas metano e gpl per autotrazione;
nel 2008 la società si espande e inizia la propria attività nel territorio livornese;
in poco tempo la società acquista spazio nel mercato dovuto sia all'aumento esponenziale del costo del greggio sia alla politica di incentivazione del Governo per i veicoli ecologici e nel 2009 la sede di Guasticce (LI) arriva a contare al suo attivo 700 dipendenti; oggi ne conta circa 170, appena un quarto;
gran parte delle linee di produzione ad oggi sono ferme e gli addetti in cassa integrazione;
il settore dell'auto ha risentito della difficilissima crisi economica globale ed, in particolare, sul settore del gpl ha pesato anche lo stop governativo per il rinnovo della concessione degli ecoincentivi;
dal 1o gennaio 2010 sono venuti meno gli ecoincentivi che hanno permesso agli italiani di acquistare oltre un milione di autovetture, secondo quanto riportato dall'Automobile Club d'Italia sulla base degli archivi del pubblico registro automobilistico, con un incremento del 357 per cento per le vetture alimentate a gpl;
le disposizioni contenute in particolare nella legge finanziaria per il 2009, miravano a stimolare il mercato dell'auto con una decisa politica di ecoincentivi, diretti soprattutto alla riduzione delle emissioni inquinanti, ecoincentivi in relazione ai quali le vetture alimentate a gpl rappresentano una delle categorie direttamente interessate -:
se il Governo non intenda assumere iniziative volte a ripristinare gli ecoincentivi per l'acquisto di veicoli a basso impatto ambientale o a prevedere altri incentivi a supporto del settore, posto che il sostegno all'installazione degli impianti gpl e metano per auto rappresenta, ad avviso dell'interrogante, una misura di maggiore sostenibilità ambientale per la mobilità urbana.
(5-03820)

Interrogazione a risposta scritta:

GERMANÀ e CARLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il metano è un idrocarburo presente in molti gas naturali ed è considerato un combustibile pregiato, ma soprattutto, è uno dei più ecologici oggi in uso, se si considera che il livello di emissioni gassose prodotte da un motore alimentato a metano, è addirittura inferiore a quello previsto dalle norme comunitarie vigenti in materia di inquinamento;
il metano consente di raggiungere ottime prestazioni in termini di potenza, buon funzionamento del motore, ridotto inquinamento e anche bassi consumi, poiché il metano è ecologico, pratico, economico e sicuro;
le caratteristiche intrinseche del metano, lo rendono il combustibile più pulito tra quelli attualmente più diffusi, visto che sono completamente assenti benzene, piombo, composti di zolfo e idrocarburi policiclici aromatici;
i motori a metano producono fino all'80 per cento in meno di composti promotori di ozono, che è un agente irritante per occhi e vie respiratorie, nonché dannoso per i monumenti, e fino al 25 per cento in meno di anidride carbonica, ed è proprio per questo che il metano è stato utilizzato nella realizzazione e nella commercializzazione dei veicoli a minimo impatto ambientale che comportano una riduzione delle emissioni fino al 90 per cento rispetto ai limiti più severi oggi in vigore, ovvero gli ULEV californiani. Attualmente la rete di distribuzione conta 760 impianti ed è in fase di forte espansione, grazie a due accordi di programma per lo sviluppo della rete distributiva del metano nelle principali aree urbane, sottoscritti il 7 settembre 2006, tra il Ministero

dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Federmetano ed altre associazioni di categoria, ovvero ANCI, Unione petrolifera, Assopetroli, Consorzio grandi reti ed NGV System Italia;
il primo accordo, incentivi per l'acquisto di veicoli alimentati a metano o bi-fuel destinati a coloro che gestiscono i servizi integrativi e complementari al trasporto pubblico e i servizi di pubblica utilità (taxi e noleggio) ed a chi opera nei settori del commercio, dell'artigianato e dell'industria, si è concluso il 31 dicembre 2007 ed ha permesso l'incentivazione all'acquisto di 3.534 nuovi veicoli a metano;
il secondo accordo prevede uno stanziamento complessivo di 10 milioni di euro per finanziare la realizzazione di impianti di distribuzione di metano con un incentivo massimo di 150.000 euro per ogni nuovo distributore realizzato nei comuni aderenti all'iniziativa; purtroppo, questo accordo non è stato reso operativo ed è quindi scaduto il 31 dicembre 2007;
inoltre, presso il Ministero dell'interno è in corso di approvazione una norma tecnica per il rifornimento in modalità self-service;
sotto il profilo puramente economico, occorre rilevare che rispetto ai quattro carburanti usati per l'alimentazione dei motori cioè benzina, gasolio, gpl e metano quest'ultimo è sicuramente il più conveniente, visto che a parità di chilometri percorsi, l'utilizzo del metano permette di risparmiare fino al 65 per cento rispetto alla benzina, fino al 30 per cento nei confronti del gpl e fino al 45 per cento nei confronti del gasolio;
in conclusione, si ricorda che il rispetto dei parametri imposti e previsti dal protocollo di Kyoto è un obbligo fondamentale assunto nei confronti dell'intera comunità internazionale -:
quali iniziative e annessi provvedimenti il Governo intenda assumere affinché non solo vengano attivati e messi in funzione i 284 impianti (sui 1.028 presenti sul territorio) ancora non aperti, ma sia estesa ulteriormente la distribuzione di un carburante pratico economico e sicuro.
(4-09418)

TESTO AGGIORNATO AL 2 DICEMBRE 2010

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Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

La mozione Mazzocchi ed altri n. 1-00486, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dagli onorevoli Baccini, Barbieri, Bertolini, Biancofiore, Catanoso, Cimadoro, Renato Farina, Giammanco, Lamorte, Polidori, Vignali. Contestualmente, su richiesta del presentatore, l'ordine delle firme viene così modificato: «Angelucci, Laboccetta, Pittelli, Speciale, De Nichilo Rizzoli, Antonio Pepe (PdL), Aracri, Baccini, Barani, Barbieri, Beccalossi, Bergamini, Bertolini, Biancofiore, Binetti, Calabria, Capitanio Santolini, Carlucci, Castellani, Catanoso, Cimadoro, Colucci, Cosenza, De Camillis, Delfino, Renato Farina, Fucci, Ghiglia, Giammanco, Ginoble, Gottardo, Laffranco, Lamorte, Landolfi, Lehner, Lisi, Lorenzin, Lusetti, Malgieri, Mancuso, Migliori, Minasso, Nola, Pagano, Paglia, Polidori, Porcu, Raisi, Rao, Razzi, Saltamartini, Savino, Valducci, Ventucci, Vignali, Zacchera».

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Mastromauro e altri n. 1-00490, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Braga, Concia, Motta, Codurelli.

La mozione di sfiducia Ghizzoni e altri n. 1-00491, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Scarpetti, Merloni, Fedi, Tullo.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Mattesini e altri n. 7-00425, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Antonino Foti, Pelino, Cazzola, Vincenzo Antonio Fontana.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-00293, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-01517, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bragantini n. 4-01753, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 novembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli n. 4-08122, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-08485, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Lanzarin e Bitonci n. 4-08737, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Di Vizia n. 4-08745, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci e Forcolin n. 4-08819, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Callegari e altri n. 4-08906, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Di Vizia n. 4-08932, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Di Vizia n. 4-09019, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-09020, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Follegot n. 4-09041, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Follegot n. 4-09042, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Negro n. 4-09100, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Cavallotto e Allasia n. 4-09169, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Di Pietro n. 5-03668, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Monai.

L'interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni n. 4-09238, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-09257, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni n. 4-09338, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Callegari e Chiappori n. 4-09392, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ferranti n. 5-03797, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Concia.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ferranti e Rosato n. 5-03799, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Concia.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Reguzzoni n. 1-00476, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 391 dell'8 novembre 2010.

La Camera,
premesso che:
le straordinarie avversità atmosferiche verificatesi tra le giornate di domenica 31 ottobre e martedì 2 novembre 2010, hanno colpito duramente 131 comuni delle province venete, e in particolare delle province di Verona, Vicenza e Padova, Bellico e Treviso, hanno creato gravi disagi per più di 500.000 persone e hanno provocato frane, smottamenti, allagamenti, straripamento di fiumi, interruzioni stradali e autostradali, sfollamenti e ingenti danni alle abitazioni, all'agricoltura e alle aziende; 4.000 sono gli sfollati con 3 persone morte;
l'intensità dei fenomeni atmosferici è stata persino superiore a quella delle alluvioni tristemente note del 1966, con precipitazioni che in alcuni punti hanno raggiunto il mezzo metro;
l'area compresa tra San Bonifacio, Verona e Soave, nel Veronese, il centro di Vicenza, Caldogno e la maggior parte del territorio vicentino, sono state le zone più colpite dal maltempo;
a Monteforte, l'intero paese ha rischiato di essere evacuato per l'esondazione del fiume Alpone;
l'autostrada A4 si è trasformata in un vero e proprio fiume nel tratto compreso tra i caselli di Soave e Montebello per lo straripamento di Tramigna e di Alpone;
la provincia di Padova, e più nello specifico, i paesi di Ponte San Nicolò, Saletto, Megliadino San Fidenzio, Megliadino San Vitale, Montagnana, Ospedaletto, Este, Bovolenta, Casalserugo, Cervarese di Santa Croce, Veggiano, Carceri, Vighizzolo,

Selvazzano e la stessa Padova sono stati pesantemente colpiti da allagamenti provocati dalla rottura degli argini di fiumi e canali, costringendo quasi tremila cittadini a lasciare le proprie case, distruggendo irrimediabilmente numerose abitazioni e attività produttive, soprattutto agricole, e causando danni incalcolabili per tutto il territorio della bassa padovana;
si tratta della più grande emergenza affrontata nel Veronese e Vicentino negli ultimi anni che rischia di mettere in ginocchio l'economia della regione Veneto, se non affrontata con prontezza e con la dovuta attenzione, con gravi conseguenze per l'economia dell'intero Paese;
l'emergenza ha colpito anche la vicina provincia di Mantova, ed in particolare Asola, ove ha straripato il fiume Chiese che attraversa il paese, travolgendo i propri argini e allagando gli scantinati e i piani terra di abitazioni civili e attività commerciali, rendendo inagibili le strade della zona industriale e provocando l'evacuazione di 300 persone;
il Governo e la protezione civile sono stati mobilitati nell'immediato per poter far fronte alla prima emergenza; nel territorio fra Vicenza e Verona 400 militari, oltre a 400 vigili del fuoco e circa 1.000 volontari, hanno lavorato incessantemente per mettere in sicurezza i centri abitati e occuparsi degli sfollati;
il Consiglio dei ministri, il 5 novembre 2010, ha dichiarato lo stato di emergenza e, su richiesta del capo del dipartimento della protezione civile, ha stanziato un primo contributo economico di 20 milioni di euro per i primi interventi urgenti e di emergenza sia nella regione Veneto, sia nelle regioni Friuli, Liguria, Toscana e Calabria, anche esse colpite dalle avversità atmosferiche;
il presidente della regione Veneto si è già impegnato ad assicurare due milioni di euro per i primi interventi;
tali iniziali stanziamenti dovranno essere utilizzati per la messa in sicurezza delle situazioni di pericolo ancora esistenti, per la copertura delle spese affrontate dalle amministrazioni locali, per gli interventi di emergenza e per le prime attività di ripristino nelle aree colpite dalle frane e dagli allagamenti;
tuttavia, una prima e sommaria stima dei danni evidenzia necessità finanziarie per 1 miliardo di euro, importo in fase tuttora di valutazione, che ha necessariamente obbligato il presidente della regione Veneto a chiedere uno sforzo importante al Governo per poter superare la catastrofiche conseguenze della calamità naturale;
il capo della protezione civile, Sottosegretario Guido Bertolaso, ha affermato che i comuni colpiti dai fenomeni atmosferici potranno derogare dai vincoli imposti dal patto di stabilità per poter affrontare l'emergenza;
il relativo riferimento legislativo è il comma 7-bis dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, che recita «nel saldo finanziario di cui al comma 5 non sono considerate le risorse provenienti dallo Stato e le relative spese di parte correnti e in conto capitale sostenute dalle province e dai comuni per l'attuazione delle ordinanze emanate dal Presidente del Consiglio dei ministri a seguito di dichiarazione dello stato di emergenza. L'esclusione delle spese opera anche se esse sono effettuate in più anni, purché nei limiti complessivi delle medesime risorse»;
tuttavia, i comuni colpiti dalla calamità naturale riceveranno solo una parte dei fondi necessari da parte dello Stato, a ripristino delle condizioni di sicurezza, e senz'altro dovranno intervenire ulteriormente anche con fondi propri;
risulta chiaro quindi che, ai sensi della normativa vigente, i comuni e le province potranno beneficiare della deroga prevista solo per le somme ricevute dallo Stato e non per le risorse proprie impiegate e pertanto, attualmente, comuni e province stanno fronteggiando l'emergenza utilizzando risorse proprie senza sapere se

tali spese, sia di parte corrente che in conto capitale, influiranno negativamente sul computo del patto di stabilità;
la nota criticità idrogeologica del territorio nazionale negli ultimi anni ha accentuato i fenomeni calamitosi provocati dalle avversità atmosferiche; in risposta a tali esigenze, il Governo ha dimostrato un impegno profuso per garantire la messa in sicurezza delle situazioni di rischio idrogeologico ed, in particolare, con l'articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191, comma 240, ha destinato ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, individuate dalla direzione generale competente del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentite le autorità di bacino, le risorse assegnate per interventi di risanamento ambientale con delibera del CIPE del 6 novembre 2009, pari a 1.000 milioni di euro, a valere sulle disponibilità del fondo infrastrutture e del fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale;
l'articolo 17, comma 2-bis, del decreto-legge 20 dicembre 2009, n. 195, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 26, ha destinato una parte di tali finanziamenti, pari a 100 milioni di euro ad interventi urgenti concernenti i territori delle regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana colpiti dagli eventi meteorici eccezionali dell'ultima decade di dicembre 2009 e dei primi giorni del mese di gennaio 2010;
la restante parte delle risorse, pari a 900 milioni di euro, secondo modalità descritte dal sopra citato articolo 17, sono destinate ad interventi urgenti nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico e al fine di salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture e il patrimonio ambientale e culturale, da utilizzare anche previo «accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che definisce, altresì, la quota di cofinanziamento regionale a valere sull'assegnazione di risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, che ciascun programma attuativo regionale destina a interventi di risanamento ambientale»;
da quanto emerge dalla risposta del Governo il 21 ottobre 2010, all'interrogazione a risposta immediata in Commissione ambiente, presentata dagli onorevoli Dussin ed altri, ad oggi sono stati sottoscritti quattro accordi di programma, con le regioni Sicilia, Lazio, Liguria e Abruzzo, ne sono stati predisposti altri cinque, con le regioni Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Campania mentre i restanti accordi dovrebbero essere conclusi entro il mese di ottobre 2010;
l'attuazione degli interventi è condizionata all'erogazione delle risorse economiche attribuite a tal fine dalla legge finanziaria, non ancora disponibili nel bilancio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
la situazione di emergenza in cui versa attualmente la regione Veneto rende indispensabile la revisione degli interventi programmati e l'immediata assegnazione delle risorse spettanti a tale regione,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative per stanziare con la massima urgenza le risorse necessarie a sostegno dei territori del Nord-Est duramente colpiti dalle eccezionali avversità atmosferiche dell'ottobre e novembre 2010, al fine di poter trovare, in accordo con le regioni interessate, adeguate soluzioni che soddisfino le esigenze di risarcimento dei danni provocati dall'alluvione, per quanto riguarda gli enti locali, i singoli cittadini e le attività produttive;
a riconoscere lo stato di calamità per i territori agricoli danneggiati dalle avversità atmosferiche e ad attivare i meccanismi di protezione e di risarcimento previsti dal Fondo di solidarietà nazionale;

ad assumere iniziative per escludere dai saldi ai fini del patto di stabilità, per gli enti locali rientranti nell'ordinanza che dichiara lo stato di emergenza, le risorse proprie di tali enti impiegate per far fronte all'emergenza alluvionale e alle conseguenti opere di ripristino;
ad attuare una revisione degli interventi programmati a valere sulle risorse destinate ad interventi urgenti nelle situazioni a più elevato rischio idrogeologico e a provvedere all'immediata assegnazione delle risorse spettanti alla regione Veneto.
(1-00476)
«Reguzzoni, Montagnoli, Bitonci, Dal Lago, Stefani, Lanzarin, Bragantini, Negro, Dozzo, Luciano Dussin, Guido Dussin, Gidoni, Goisis, Munerato, Forcolin, Fava, Callegari».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Siliquini n. 5-03639 del 20 ottobre 2010.
interrogazione a risposta in Commissione Oliverio n. 5-03692 dell'8 novembre 2010.

Trasformazione di un atto di sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Borghesi n. 3-01257 del 30 settembre 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03826.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-09396 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 394 dell'11 novembre 2010. Alla pagina 17106, prima colonna, alla riga ventiduesima, deve leggersi: «decreto-legge 78 del 2010 -:» e non «decreto-legge 782 del 2010 -:», come stampato.