XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2011
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
l'8 ottobre 2010 il premio Nobel per la pace 2010 è stato assegnato a Liu Xiaobo, docente universitario e attivista cinese dei diritti umani, condannato a 11 anni di carcere da un tribunale della Repubblica Popolare Cinese il 25 dicembre 2009 per «istigazione alla sovversione»;
Liu Xiaobo, docente di letteratura cinese all'università di Pechino, fondatore nel 1989, insieme a due suoi studenti Wand Duan e Wu'er Xi, della Federazione autonoma degli studenti, è stato animatore della rivolta pacifica di piazza Tienanmen, arrestato la prima volta nel 1989 e condannato a 18 mesi di prigione per «propaganda e istigazione controrivoluzionaria», condanna reiterata nel 1991 per ulteriori due anni di detenzione. Liu è stato nuovamente condannato nel 1996 a tre anni di lavori forzati per «disturbo della quiete pubblica» in un «laogai» (campo di rieducazione) per essere liberato soltanto nel 1999. È stato licenziato dall'università di Pechino e costretto ad emigrare per poi rientrare nella Repubblica Popolare Cinese nel 2004;
il Comitato per il Nobel rileva anche che: «Durante gli ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo, e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L'articolo 35 della Costituzione cinese Stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica»;
le motivazioni con le quali è stato assegnato a Liu Xiaobo il premio Nobel per la pace, sottolineano, appunto, «i suoi sforzi costanti e non violenti in favore dei diritti dell'uomo in Cina»;
dell'attivista cinese, il Comitato ricorda che: «Per oltre due decenni Liu Xiaobo è stato un grande difensore dell'applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tienanmen nell'89, è stato tra i firmatari e i creatori di Charta 08, manifesto per la democrazia in Cina»;
Charta 08 è un manifesto per la libertà di espressione, per il rispetto dei diritti umani e per libere elezioni, che sostiene la necessità di introdurre riforme democratiche nel sistema politico. Sottoscritto originariamente da circa 300 personalità, Charta 08 ha raccolto quasi 10.000 adesioni, da parte di cittadini di varia estrazione sociale ed origine etnica;
attualmente Liu Xiabo sta scontando un'ingiusta terza condanna ad 11 anni di reclusione, colpevole soltanto di essere stato il promotore del manifesto «Charta 08»;
le autorità cinesi hanno sottoposto agli arresti domiciliari la signora Liu Xia, moglie di Xiaobo, a cui viene impedita ogni comunicazione con l'esterno;
a seguito della diffusione della notizia dell'assegnazione del premio Nobel per la pace a Liu Xiaobo, si sono immediatamente registrate numerose positive prese di posizione di molti Governi europei e di quello statunitense,
impegna il Governo:
ad assumere, nei fori opportuni e di concerto con i partner UE, tutte le iniziative necessarie per chiedere alle autorità cinesi la liberazione del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo;
a richiedere al Governo della Repubblica Popolare Cinese, e sempre di concerto con i partner UE, la rimozione delle limitazioni alla libertà personale e di movimento adottate a seguito della concessione del Premio Nobel a Liu Xiabo a carico della moglie dello stesso Liu Xiaobo,
Liu Xia, consentendo a quest'ultima di fornire notizie verificabili circa la propria condizione;
a promuovere con i partner dell'Unione europea un'iniziativa per rafforzare il dialogo già esistente tra Unione europea e Cina, al fine di riprendere un confronto con la Repubblica Popolare Cinese sul rispetto dei diritti umani fondamentali in quel Paese, dalla libertà stampa e di espressione, alla libertà religiosa, alla libertà di associazione politica.
(1-00487)
«Vernetti, Villecco Calipari, Antonione, Evangelisti, Della Vedova, Volontè, Laura Molteni, Mecacci».
La Camera,
premesso che:
il patrimonio immobiliare abitativo della Difesa ammonta a circa 18.000 alloggi appartenenti alle diverse Forze armate e collocati su tutto il territorio nazionale realizzati nel tempo per le diverse esigenze dei militari;
nell'ambito di detto patrimonio immobiliare risulta che circa 5.000 alloggi siano utilizzati da utenti cosiddetti sine titulo ovvero da personale in quiescenza che corrisponde un canone fissato in forma variabile così come definito dall'Amministrazione della difesa, che da tali canoni raccoglie circa 35 milioni di euro all'anno;
la legge finanziaria per il 2008 n. 244 del 24 dicembre 2007, ha stabilito che il Ministero della difesa predisponga un programma per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio anche attraverso la vendita di quelli non più utili alle esigenze delle Forze armate, pur riconoscendo il diritto di continuazione della locazione agli utenti che non possono sostenerne l'acquisto, assicurando la permanenza negli alloggi dei conduttori delle unità immobiliari e delle vedove con basso reddito familiare, non superiore a quello determinato annualmente con il decreto ministeriale di cui all'articolo 9, comma 7, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, ovvero con componenti familiari portatori di handicap, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, aggiornato in base agli indici ISTAT;
nel maggio 2010 è stato emesso il decreto ministeriale n. 112 recante regolamento per l'attuazione del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio per il personale militare, di cui all'articolo 2, comma 629, della citata legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008);
l'articolo 6, comma 21-quater del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, prevede che, a decorrere dal 1o gennaio 2011, venga ridefinito il canone di occupazione dovuto dagli utenti sine titulo, fermo restando, per l'occupante, l'obbligo di rilascio entro il termine fissato dall'Amministrazione, anche se in regime di proroga. Tale ridefinizione del canone sarà operata sulla base dei prezzi di mercato, ovvero, in mancanza di essi, delle quotazioni rese disponibili dall'Agenzia del territorio, del reddito dell'occupante e della durata dell'occupazione,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative normative finalizzate a prevedere che le eventuali maggiorazioni di canone, rispetto a quello già in vigore, derivanti dall'attuazione dell'articolo 6, comma 21-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, non siano applicabili nei confronti degli utenti con reddito familiare annuo lordo non superiore a quello fissato annualmente con decreto del Ministro della difesa ai sensi dell'articolo 9, comma 7 della legge 24 dicembre 1993 n. 537, tenendo conto della sostenibilità dei nuovi canoni da introdurre in relazione ai redditi complessivi familiari dei conduttori degli alloggi;
ad assumere iniziative, anche normative, volte a chiarire che l'applicazione di qualunque variazione di canone abbia efficacia
solamente a partire dalla data di notifica al conduttore del nuovo canone in tal modo determinato;
a garantire, mediante apposite iniziative normative, la sospensione dei recuperi forzosi previsti all'articolo 2, comma 3, del citato decreto ministeriale, n. 112 del 2010, ciò almeno sino all'emissione del previsto decreto di trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato degli alloggi da alienare;
ad assumere iniziative per riconoscere agli occupanti di alloggi sine titulo, ultrasessantacinquenni, la facoltà di poter continuare nella conduzione dell'immobile mediante l'acquisizione di un usufrutto a vita, secondo quanto previsto dal decreto n. 112 del 2010, articolo 7, comma 4.
(1-00488)
«Bosi, Marcazzan, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Naro, Libè, Occhiuto, Rao».
NUOVA FORMULAZIONE
La Camera,
premesso che:
il patrimonio immobiliare abitativo della Difesa ammonta a circa 18.000 alloggi appartenenti alle diverse Forze armate e collocati su tutto il territorio nazionale realizzati nel tempo per le diverse esigenze dei militari;
nell'ambito di detto patrimonio immobiliare risulta che circa 5.000 alloggi siano utilizzati da utenti cosiddetti sine titulo ovvero da personale in quiescenza che corrisponde un canone fissato in forma variabile così come definito dall'Amministrazione della difesa, che da tali canoni raccoglie circa 35 milioni di euro all'anno;
il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ha stabilito che il Ministero della difesa predisponga un programma per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio, anche attraverso la vendita di quelli non più utili alle esigenze delle Forze armate, pur riconoscendo, all'articolo 306, comma 3, il diritto di continuazione della locazione agli utenti che non possono sostenerne l'acquisto, assicurando la permanenza negli alloggi dei conduttori delle unità immobiliari e del coniuge superstite, alle condizioni di cui al comma 2, con basso reddito familiare, non superiore a quello determinato con il decreto ministeriale di cui al comma 2, ovvero con componenti familiari portatori di handicap, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, aggiornato in base agli indici ISTAT;
nel maggio 2010 è stato emesso il decreto ministeriale n. 112 recante regolamento per l'attuazione del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio per il personale militare;
l'articolo 6, comma 21-quater del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, prevede che, a decorrere dal 1o gennaio 2011, venga ridefinito il canone di occupazione dovuto dagli utenti sine titulo, fermo restando, per l'occupante, l'obbligo di rilascio entro il termine fissato dall'Amministrazione, anche se in regime di proroga. Tale ridefinizione del canone sarà operata sulla base dei prezzi di mercato, ovvero, in mancanza di essi, delle quotazioni rese disponibili dall'Agenzia del territorio, del reddito dell'occupante e della durata dell'occupazione,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative normative finalizzate a prevedere che le eventuali maggiorazioni di canone, rispetto a quello già in vigore, derivanti dall'attuazione dell'articolo 6, comma 21-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, non siano applicabili nei confronti degli utenti con reddito familiare annuo lordo non superiore a quello fissato annualmente con decreto del Ministro della difesa, tenendo conto della sostenibilità dei nuovi canoni da introdurre in relazione ai redditi complessivi familiari dei conduttori degli alloggi;
ad assumere iniziative, anche normative, volte a chiarire che l'applicazione di qualunque variazione di canone abbia efficacia solamente a partire dalla data di notifica al conduttore del nuovo canone in tal modo determinato;
a garantire, mediante apposite iniziative normative, la sospensione dei recuperi forzosi previsti all'articolo 2, comma 3, del citato decreto ministeriale, n. 112 del 2010, ciò almeno sino all'emissione del previsto decreto di trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato degli alloggi da alienare;
ad assumere iniziative per riconoscere agli occupanti di alloggi sine titulo ultrasessantacinquenni la facoltà di poter continuare nella conduzione dell'immobile mediante l'acquisizione di un usufrutto a vita, secondo quanto previsto dal decreto n. 112 del 2010, articolo 7, comma 4.
(1-00488)
(Nuova formulazione) «Bosi, Marcazzan, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Naro, Libè, Occhiuto, Rao».
Risoluzione in Commissione:
La V Commissione,
premesso che:
i programmi nazionali di riforma (PNR) costituiscono lo strumento chiave per l'effettiva attuazione in ciascuno Stato membro degli obiettivi e delle azioni previste dalla nuova Strategia dell'UE per la crescita e l'occupazione (Europa 2020) ed assumono, pertanto, un rilievo centrale per uno stabile rilancio della crescita in Europa;
la predisposizione e la valutazione dei programmi si inserisce in un nuovo sistema di governance economica - ancora in fase di completamento - caratterizzato da meccanismi di coordinamento più stringenti non solo delle politiche di bilancio ma anche delle politiche economiche e dell'occupazione nazionali;
a seguito della crisi che ha colpito l'economia e la finanza mondiale nell'ultimo biennio e degli effetti sistemici in termini di instabilità evidenziatesi a seguito dell'emersione della grave situazione di indebitamento della Grecia, si è rafforzato il convincimento nelle istituzioni dell'Unione europea e nei governi degli Stati membri in ordine alla necessità di perseguire un più effettivo coordinamento ed un rafforzamento della sorveglianza delle politiche economiche in sede europea;
la nuova articolazione della procedura di sorveglianza multilaterale dei bilanci intende realizzare una più efficace integrazione tra le politiche per la crescita e l'occupazione, quelle per lo sviluppo sostenibile e quelle elaborate nel quadro del Patto di stabilità e crescita, prevedendo che, a partire dal 2011, nel mese di aprile gli Stati membri sottopongano contestualmente i programmi nazionali di riforma elaborati nell'ambito della Strategia UE 2020 e i piani di stabilità o convergenza;
in particolare, la nuova procedura di coordinamento ex ante e di sorveglianza multilaterale sulle politiche economiche, definita dal Consiglio ECOFIN del 7 settembre 2010 nell'ambito del cosiddetto «semestre europeo» - intende realizzare una più efficace integrazione tra le politiche per la crescita e l'occupazione, quelle per lo sviluppo sostenibile e i vincoli del Patto di stabilità e crescita, prevedendo che i programmi nazionali di riforma per l'attuazione della Strategia UE 2020 e i programmi di stabilità o convergenza siano elaborati, presentati e valutati contestualmente;
per un efficace applicazione, a partire dal 2011, della procedura del semestre europeo, assume particolare importanza la trasmissione alla Commissione, in via transitoria per l'anno in corso, delle bozze dei Programmi nazionali di riforma, che devono, in particolare, individuare gli scenari macroeconomici a medio termine, gli obiettivi nazionali da perseguire in conformità agli obiettivi della Strategia UE 2020, i principali ostacoli alla crescita e all'incremento dell'occupazione, nonché le fondamentali misure programmate in materia di iniziative a sostegno della crescita;
il Ministro per le politiche europee ha trasmesso il progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020, approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione del 5 novembre 2010;
occorre consentire al Parlamento di potersi esprimere efficacemente sul progetto di Programma nazionale di riforma da presentare in sede europea nel mese di aprile di ogni anno;
la bozza di PNR indica anzitutto gli obiettivi nazionali ai fini dell'attuazione dei grandi obiettivi fissati dalla Strategia Europa 2020 in materia di aumento del tasso di occupazione, spesa per ricerca sul PIL, istruzione terziaria o equivalente e abbandoni scolastici, efficienza energetica, energie rinnovabili e riduzione delle emissioni di gas serra, nonché di riduzione delle persone a rischio di povertà;
nel progetto di Programma nazionale di riforma sono altresì indicate quattro questioni fondamentali: meridionale, fiscale, nucleare e legale;
con riferimento alla prima questione, si sottolinea che le politiche di sviluppo, oltre che concentrarsi sulla istruzione e formazione, dovranno ispirarsi a tre logiche: prevedere una cabina di regia nazionale, senza demandare gli interventi all'esclusiva competenza regionale; concentrare gli interventi sulle grandi infrastrutture di unificazione nazionale; attribuire agli interventi la forma automatica dei crediti d'imposta e, più in generale, della fiscalità di vantaggio;
con riferimento alla questione fiscale, si afferma la necessità di una riforma generale al fine di sostenere lo sviluppo dell'economia, attraverso l'introduzione di norme più moderne e semplici;
riguardo la questione nucleare, partendo dalla considerazione che quasi tutti i paesi europei sono produttori di energia nucleare, si afferma la necessità di porre fine a quello che è divenuto un forte svantaggio competitivo;
quanto poi alla questione legale, si sottolinea l'esigenza di porre rimedio all'eccesso di regole che è un fattore di rallentamento dell'economia;
il documento propone un'attenta analisi dei principali ostacoli alla crescita dell'economia italiana;
in particolare, le azioni da intraprendere riguarderanno l'eliminazione degli squilibri macroeconomici, il miglioramento della competitività del Paese ed il rafforzamento del mercato dei prodotti e del lavoro, mantenendo e migliorando la sostenibilità delle finanze pubbliche, nonché maggiori investimenti nell'ambito della ricerca e dello sviluppo, al fine di addivenire ad un incremento dei livelli di competitività;
rispetto alle questioni individuate, il documento anticipa l'adozione di misure di medio-lungo periodo, cui andranno affiancate misure di riforma di più urgente attuazione al fine di accelerare la crescita nei prossimi due o tre anni;
alcune delle misure di riforma più urgenti, indicate dal documento, sono già state assunte, quali i provvedimenti di natura più squisitamente economica come la manovra di cui al decreto-legge n. 78 del 2010 e la riforma delle pensioni, che, dopo gli interventi già adottati negli ultimi anni, ha trovato un ulteriore elemento nella disciplina relativa al collegamento tra aspettativa di vita ed età pensionabile, nonché altre importanti riforme settoriali, come quella dell'istruzione superiore, della pubblica amministrazione e del relativo rapporto di impiego;
altre misure sono state già avviate, ancorché ancora non completate, tra queste, in particolare, si menzionano il processo di attuazione del federalismo fiscale, che dovrebbe comportare una maggiore responsabilizzazione nella gestione delle risorse da parte dei diversi livelli di governo; il completo recepimento della direttiva europea 2006/123/CE sulla liberalizzazione dei servizi nel mercato interno; l'introduzione della legge annuale per il
mercato e la concorrenza, che contribuirà a rendere il mercato italiano più aperto e competitivo; l'avvio di un programma per la produzione dell'energia nucleare; il sostegno alla diffusione della banda larga;
il documento indica quindi anche le riforme che sarà necessario attuare nel breve periodo, facendo tra l'altro riferimento a quella dell'università, all'attuazione del piano triennale del lavoro adottato dal Governo nell'estate del 2010, sottolineando in particolare le misure di produttività da attuarsi, attraverso una revisione della contrattazione collettiva, nonché all'adozione di un programma nazionale delle ricerca, al fine di allineare l'investimento in rapporto al PIL agli obiettivi concordati con la Strategia UE 2020;
con riferimento all'attuazione della politica regionale di sviluppo, volta ad aumentare la dotazione di servizi e infrastrutture e a migliorare la competitività dei territori, e finanziata con risorse aggiuntive di fonte comunitaria e nazionale, il documento evidenzia che, negli ultimi dieci anni, essa ha dato un apporto significativo alla Strategia europea per la crescita e l'occupazione, precisando che, nell'ultimo Quadro Strategico Nazionale 2007-2013, il 71,6 per cento delle risorse è stato finalizzato all'attuazione delle priorità di Lisbona,
impegna il Governo:
a trasmettere, al fine dell'espressione del relativo parere, in tempi congrui il progetto di Programma nazionale di riforma da presentare annualmente in sede europea nel mese di aprile;
a prevedere, nella versione definitiva del Programma nazionale di riforma, una più puntuale ed articolata definizione degli obiettivi, con l'indicazione delle misure, dei relativi tempi di attuazione e degli effetti finanziari delle riforme prospettate ed in corso di realizzazione richiamate nel documento, in linea con quanto richiesto in sede europea;
a valutare la possibilità di incrementare, nell'ambito del piano nazionale della ricerca, l'indicazione di misure volte al raggiungimento degli obiettivi europei relativamente alla percentuale di PIL, che dovrebbe raggiungere il 3 per cento entro il 2020, da investire nella ricerca e nello sviluppo;
a sviluppare ulteriormente la parte relativa all'occupazione ed alla competitività, al fine di rilanciare l'economia e di perseguire con maggiore determinazione l'obiettivo di ridurre di oltre 2 milioni il numero di poveri nel nostro Paese;
pur condividendo la scelta di indirizzare i fondi relativi alla politica regionale di sviluppo verso finalità compatibili con quelle di cui alla Strategia UE 2020, ad assicurare che tali risorse rivestano un carattere aggiuntivo, mantenendo le specifiche finalità, anche in vista della definizione del quadro finanziario dell'Unione europea post-2013;
a specificare in modo più puntuale, nella versione definitiva del Programma nazionale di riforma, le modalità di coinvolgimento dei diversi livelli di Governo e delle diverse categorie di soggetti interessati nella definizione e nell'attuazione delle riforme indicate nel medesimo Programma.
(7-00431)«Toccafondi».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta scritta:
LEOLUCA ORLANDO e EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
è scaduto il 5 giugno il termine fissato dal Consiglio d'Europa per la ratifica
del testo della Convenzione dell'Aja del 1996 sulla «competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori» da parte dell'Italia e di altri mesi europei;
la Convenzione del 1996, sulla responsabilità genitoriale e la protezione dei minori, è considerata un importante strumento per il miglioramento della cooperazione tra Stati in materia di protezione per l'infanzia. La sua applicazione, infatti, a quasi tutti i provvedimenti inerenti i minori quali, ad esempio, l'affidamento internazionale ed altre forme di tutela genitoriale, ad esclusione dell'adozione internazionale, già regolamentata dalla Convenzione del 1993, consentirebbe di dare risposte e prendere provvedimenti sulle migliaia di bambini e adolescenti che si trovano in difficoltà: i cosiddetti minori non accompagnati, quelli che provengono da Paesi colpiti da catastrofi naturali o conflitti, in difficoltà familiare. Si tratta di una convenzione fondamentale perché in grado di consentire una maggiore protezione dei diritti dei minori sottoposti a provvedimenti di «custodia» e di «tutela» che devono essere eseguiti in un Paese diverso da quello in cui sono emessi e di cui il minore è originario;
la Convenzione si applica in tutte le situazioni con elementi di internazionalità e ha i seguenti obiettivi specifici:
a) determinare quale Stato è competente ad adottare le misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore;
b) determinare la competenza delle autorità del Paese in cui il minore si trova fisicamente per l'adozione di tutti provvedimenti d'urgenza;
c) determinare la legge applicabile dalle autorità competenti;
d) determinare in particolare quale è la legge applicabile alla responsabilità genitoriale;
e) garantire il riconoscimento e l'esecuzione delle misure di protezione del minore in tutti gli Stati contraenti;
f)stabilire una cooperazione fra gli Stati coinvolti nell'emanazione e nel riconoscimento dei provvedimenti su minori;
la principale novità rispetto alla Convenzione del 1961 consiste nella creazione di un'autorità centrale e nell'istituzione di una procedura di consultazione fra le autorità dei due Paesi di residenza attuale e di residenza futura del minore (articolo 33): ciò garantirà alle decisioni in materia minorile un riconoscimento il più possibile uniforme nei vari Stati con il superamento del limite territoriale dello Stato in cui il provvedimento è stato emesso;
per il notevole ritardo e la mancata firma il nostro Paese è stato sollecitato e richiamato dal Consiglio dell'Unione europea, lunedì 5 luglio 2010 per fare il punto sullo stato di ratifica della Convenzione;
numerose associazioni, tra le quali Ai.Bi., associazione attiva per la difesa dei diritti dell'infanzia, manifestano rammarico e forte preoccupazione per il comportamento dell'Italia rispetto alla mancata ratifica della Convenzione de L'Aja;
la Convenzione permetterebbe all'Italia di sbrogliare una matassa che oggi impedisce a migliaia di minori abbandonati di essere figli. Si applica, infatti, anche ai provvedimenti che riguardano bambini e adolescenti ostaggi di sistemi giuridici nazionali che non dialogano fra loro;
l'esempio che fa più clamore è quello del riconoscimento della kafala (istituto conforme all'ordinamento italiano laddove disposta con provvedimento giudiziale, ovvero il più alto strumento di protezione dell'infanzia negli stati nordafricani). L'Italia, a differenza di altri Paesi europei, non prevede il riconoscimento di questo istituto e quindi non permette ai minori abbandonati provenienti dal Nord Africa di essere accolti dalle aspiranti famiglie adottive residenti in Italia, anche se lo
scorso 7 ottobre il Ministero degli affari esteri nella persona del sen. Vincenzo Scotti, rispondendo all'interrogazione immediata dell'onorevole Aldo Di Biagio ad oggetto l'urgenza della ratifica, ha reso noto l'avvenuto superamento della riserva posta dal Ministero dell'interno rispetto all'istituto della kafalah;
la situazione dell'infanzia abbandonata in questi Paesi è allarmante, al pari di molte altre realtà in cui le istituzioni italiane stringono accordi con i Governi locali pur di dare la possibilità ai minori abbandonati di essere accolti da una famiglia. Basti pensare che in Marocco sono più di 60mila i minori abbandonati costretti a vivere senza una famiglia. Nel Paese la condizione di abbandono in cui versano questi bambini è totale: la realtà marocchina infatti si distingue per il fatto che i minori non hanno più alcuna relazione con i familiari o i parenti. Gli ospiti dei centri sono infatti neonati abbandonati alla nascita o bambini di strada che non hanno più alcun legame con la famiglia di origine. Tuttavia questi minori, seppur completamente abbandonati a loro stessi, non hanno la possibilità di essere accolti in Italia perché il nostro Paese non ha riconosciuto la kafala come sistema di protezione dell'infanzia;
la Convenzione de L'Aja del 1996 è stata voluta e pensata anche per sbloccare queste situazioni di impasse giuridica. Prevede infatti una procedura di «consultazione» fra le autorità del Paese di origine del minore e quelle del Paese di residenza (articolo 33) per garantire la sua accoglienza familiare;
come la Convenzione de L'Aja del 1993 ha contribuito a regolamentare il sistema dell'adozione internazionale garantendo trasparenza e rigore alle politiche per l'accoglienza familiare di 81 Paesi del mondo, così la Convenzione del 1996 permetterebbe di dare una risposta a migliaia di casi di minori abbandonati e «prigionieri» delle logiche burocratiche e giuridiche;
nel trattato di Lisbona, in vigore dal 1o dicembre 2009, l'Unione europea ha inserito per la prima volta i diritti dei minori tra gli obiettivi comuni: nell'articolo 3 si legge che l'«Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociale, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore»;
negli scorsi mesi anche la Spagna, la Germania, la Polonia, il Lussemburgo e perfino la Romania (che non figura fra i Paesi storici dell'Unione) hanno provveduto alla ratifica della Convenzione, mentre l'Italia è l'unico Paese che ha sinora ignorato il richiamo delle istituzioni europee non avendo fornito alcuna risposta circa i tempi e la volontà stessa di provvedere alla ratifica;
così facendo il nostro Paese rischia una procedura di infrazione della decisione del Consiglio dell'Unione europea n. 2008/431/CE, in quanto non solo fa parte del gruppo dei Paesi «ritardatari» nel processo di ratifica, ma è anche l'unico a non rispondere alle sollecitazioni delle istituzioni europee rispetto alla ratifica di una Convenzione definita dallo stesso Consiglio dell'Unione Europea di «rilevanza comunitaria»;
l'Italia deve, dunque, ratificare al più presto la Convenzione e approvare altresì le norme necessarie all'attivazione delle procedure in essa previste, inclusa la nomina dell'autorità centrale, competente ai sensi della Convenzione stessa;
risultano inoltre superati gli ostacoli tecnici che erano stati ravvisati in una prima fase rispetto alla ratifica della Convenzione di cui si discute -:
se siano stati riavviati i lavori del tavolo interministeriale sulla questione, presieduto dal Ministero della giustizia, e, in particolare, se - al fine di evitare che dagli organi europei venga comminata una sanzione a carico del nostro Paese per il ritardo nella ratifica - sia possibile rendere noto sin d'ora entro quali tempi si giungerà alla predisposizione dell'iniziativa normativa necessaria al completo recepimento
della normativa internazionale nel nostro ordinamento.
(4-09337)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una grave crisi ambientale nel corso degli anni '90, che ha avuto il suo periodo più acuto nella primavera del 1993, la laguna di Orbetello è stata dichiarata «area ad elevato rischio di crisi ambientale»;
successivamente, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto al «Ministro per il coordinamento della protezione civile», l'adozione di un'ordinanza che consentisse l'attuazione di interventi urgenti ed in conseguenza di ciò è stata emanata la prima ordinanza per la nomina del Commissario delegato al risanamento della laguna;
con una serie di ordinanze e di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, che si sono succeduti nel tempo, la situazione di emergenza nonché la gestione commissariale si è protratta sino ad oggi;
l'ultima ordinanza in ordine temporale prorogava il commissariamento sino al giugno 2009, mentre il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 giugno 2009 ha prorogato lo stato di emergenza per le attività di bonifica nella laguna di Orbetello fino al 31 dicembre 2010;
nonostante gli interventi di risanamento effettuati dal Commissario delegato per superare l'emergenza, la laguna di Orbetello costituisce un sistema ambientale assai delicato e vulnerabile, che abbisogna pertanto di una serie continuativa di interventi manutentivi e gestionali tali da conservare e migliorare progressivamente l'attuale stato di equilibrio ambientale;
con l'approssimarsi dello scadere della fase di emergenza ambientale, ad oggi non vi è alcuna certezza circa la futura gestione della laguna e si rende pertanto necessario individuare tempestivamente le modalità e le forme gestionali della stessa;
le diverse competenze esistenti in ambito lagunare hanno portato nel passato ad uno stato di insoddisfacente operatività, se non di inerzia, che ha contribuito al progressivo peggioramento della situazione ambientale ed al raggiungimento dello stato di emergenza;
tra l'altro, il consiglio regionale della Toscana, ha presentato proposta di legge al Parlamento, circa la costituzione di specifico soggetto giuridico per la gestione del complesso sistema lagunare di Orbetello, tenendo conto delle esigenze ambientali, economiche e giuridiche che si sono manifestate nel corso degli anni di gestione commissariale;
ad oggi, risulta la totale assenza di risorse finanziarie dello Stato utili alla gestione del complesso sistema lagunare rispetto ad un'emergenza ambientale ancora in essere -:
quali iniziative urgenti, sul piano gestionale e finanziario, intenda assumere per garantire la continuità nella gestione della laguna di Orbetello e se ritenga di accorpare le diverse competenze in ambito lagunare in un unico soggetto giuridico, come indicato nella proposta della regione Toscana.
(5-03732)
PELUFFO, MARIANI e BRAGA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 31 luglio 2009 Italferr spa in nome e per conto di Rete ferroviaria italiana RFI Spa ha pubblicato sui quotidiani Corriere della Sera e la Repubblica l'avviso
di avvio del procedimento finalizzato alla dichiarazione di pubblica utilità ai sensi dell'articolo 166 del decreto legislativo del 12 aprile 2006 n. 163 relativo al progetto definitivo per il potenziamento della linea ferroviaria Rho-Gallarate, infrastruttura strategica di interesse nazionale secondo l'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001 n. 443 - legge obiettivo;
in data 7 agosto 2009 Italferr, che ha redatto la progettazione in qualità di soggetto tecnico di RFI, ha trasmesso ai comuni interessati il progetto definitivo relativo al potenziamento della Linea Rho-Arona, tratta Rho-Gallarate per l'istruttoria e le valutazioni di competenza in particolare alle amministrazioni comunali di Vanzago, Pogliano e Rho, le quali hanno da subito manifestato contrarietà al progetto per via del notevole impatto urbanistico, territoriale, ambientale e sociale che tale potenziamento infrastrutturale produrrebbe a scapito della popolazione residente;
tale progetto, inserito nell'elenco delle opere connesse per l'Expo 2015, prevede il potenziamento della linea ferroviaria nel tratto Rho-Rho Fiera Milano, nello specifico un terzo e un quarto binario per la tratta Rho-Parabiago;
il 13 maggio 2010 il Cipe ha approvato il potenziamento della linea Rho-Gallarate relativamente al primo lotto Rho-Parabiago;
da informazioni assunte dagli organi di stampa si apprende che sull'ampliamento del primo lotto il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non abbia ritenuto opportuno sottoporre il nuovo progetto a valutazione d'impatto ambientale (VIA) di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006;
la modifica del progetto, nell'introduzione del IV binario, non risulta contemplato fra i casi di esclusione della valutazione dell'impatto ambientale previste dal decreto legislativo n. 152 del 2006;
l'articolo 2, paragrafo 3, lettera c), della direttiva 85/377/CEE prevede che nel caso in cui si ritenga opportuno l'esclusione della VIA, «gli stati membri informano la Commissione, prima del rilascio dell'autorizzazione, dei motivi che giustificano l'esenzione accordata e le forniscono le informazioni che mettono eventualmente a disposizione dei propri cittadini» -:
se corrispondano al vero le notizie di stampa, quali siano le motivazioni che hanno indotto il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a non prevedere una nuova valutazione dell'impatto ambientale sulla modifica del progetto del IV binario relativo alla tratta Rho-Parabiago;
quale procedura sia stata adottata per ottemperare alle indicazioni previste dall'articolo 2, paragrafo 3, lettera c), della direttiva europea 85/377/CEE.
(5-03749)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la prima ondata di maltempo dell'autunno 2010 ha messo in ginocchio l'Italia con un prezzo in termini di vite umane, di tre persone in Toscana, in provincia di Massa Carrara;
Nera Ricci e suo figlio Mattia, di appena due anni, sono morti dopo che una frana si è abbattuta sulla loro casa a Lavacchio, sul monte Brugiana. I vigili del fuoco li hanno estratti dal fango alle prime luci dell'alba del 1o novembre, abbracciati;
si sono salvati invece il marito della donna, che ha fatto in tempo a uscire di casa prima che l'ondata di detriti la investisse, e un'altra figlia, di 16 anni, che era fuori per una festa;
travolto dal fango anche Aldo Manfredi, di 48 anni: era uscito di casa con il padre a Mirteto, sul monte Candia, per controllare che le barriere che avevano posizionato nel punto in cui la collina era
già franata in passato, tenessero. Il cadavere dell'uomo è stato estratto dai detriti nel pomeriggio, mentre il padre si è salvato proprio perché coperto da una di quelle barriere;
il Governo ha introdotto la novità delle modalità di programmazione ed utilizzo delle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico che consiste nell'accordo di programma che consente di pianificare simultaneamente le risorse ministeriali e regionali per la realizzazione di un unico programma straordinario condiviso anche con la Protezione civile nazionale e con le autorità di bacino evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa -:
quale sia e di cosa consti l'accordo di programma per la regione Toscana.
(4-09327)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni a causa del maltempo si è verificata una situazione fortemente critica in Veneto, dove le province di Verona, Vicenza e Padova sono praticamente sott'acqua;
le piogge incessanti hanno fatto esondare il Bacchiglione a Vicenza, l'Alpone e il Trampigna nel veronese, il Frassine in provincia di Padova. L'acqua ha invaso strade e case, con migliaia di persone costrette a fuggire frettolosamente o a rifugiarsi sui tetti in attesa dell'arrivo dei vigili del fuoco: saranno almeno duemila le persone che trascorreranno la notte fuori casa;
a Caldogno, nel vicentino, si è sfiorata la tragedia: il paese è stato invaso da un metro e mezzo d'acqua e per alcune ore si è temuto che un uomo, sceso nella cantina di casa, fosse stato portato via dalle acque. Fortunatamente aveva fatto in tempo a rifugiarsi in casa ed è stato messo in salvo dai vigili del fuoco;
le piogge torrenziali hanno anche costretto i gestori a chiudere l'autostrada A4 Milano-Venezia (dove si è registrato anche un incidente mortale a causa del maltempo) tra il capoluogo scaligero e quello berico, perché le carreggiate sono state invase da 60 metri d'acqua;
a Vicenza il Bacchiglione ha invaso il 30 per cento del territorio cittadino, compresi gli scantinati del teatro Olimpico, gioiello del Palladio;
i cadaveri di due persone sono stati recuperati vicino Vicenza dai vigili del fuoco. Uno è Giuseppe Spigolon, 75 anni di Caldogno (Vicenza), scomparso da lunedì dopo l'esondazione del Timonchio. L'anziano è stato individuato nella cantina della propria abitazione, invasa da oltre due metri d'acqua. L'altra persona, della quale i vigili del fuoco di Vicenza spiegano che non sono ancora note le generalità e che non risultava ufficialmente dispersa, è stata recuperata nelle acque del fiume Astichello, un affluente del Bacchiglione nella zona di Cavazzale;
in provincia di Rovigo continuano le ricerche nel Po per trovare Rino Checchinato, 81 anni, probabilmente scivolato nel fiume, tra Guarda Veneta e Polesella, mentre stava controllando la sua barca;
il Governo ha introdotto la novità delle modalità di programmazione ed utilizzo delle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico che consiste nell'accordo di programma che consente di pianificare simultaneamente le risorse ministeriali e regionali per la realizzazione di un unico programma straordinario condiviso anche con la Protezione civile nazionale e con le autorità di bacino, evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa -:
quale sia e di cosa consti l'accordo di programma per la regione Veneto.
(4-09328)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni a causa del maltempo si è verificata una situazione fortemente critica nel Lazio nord, tra Cerveteri e la provincia di Viterbo;
il Governo ha introdotto la novità delle modalità di programmazione ed utilizzo delle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico che consiste nell'accordo di programma che consente di pianificare simultaneamente le risorse ministeriali e regionali per la realizzazione di un unico programma straordinario condiviso anche con la Protezione civile nazionale e con le autorità di bacino, evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa -:
quale sia e di cosa consti l'accordo di programma per la regione Lazio.
(4-09329)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni a causa del maltempo si è verificata una situazione fortemente critica in Calabria;
a Gioia Tauro, due quartieri sono stati devastati, centinaia di abitazioni danneggiate e auto sepolte da fango e detriti dalla furia del fiume Budello che ha esondato allagando una vasta zona di Gioia Tauro. La situazione nella città appare oggi ancora più drammatica. L'acqua tracimata in alcuni punti ha superato i due metri di altezza e si lavora per liberare case e strade dai detriti. Sul posto all'opera decine di uomini dei vigili del fuoco e numerosi volontari che hanno attivato un servizio antisciacallaggio nelle zone sgomberate. Oltre cento cittadini hanno dormito in albergo, mentre altrettanti sono stati ospitati dai parenti;
il Governo ha introdotto la novità delle modalità di programmazione ed utilizzo delle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico che consiste nell'accordo di programma che consente di pianificare simultaneamente le risorse ministeriali e regionali per la realizzazione di un unico programma straordinario condiviso anche con la Protezione civile nazionale e con le autorità di bacino, evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa -:
quale sia e di cosa consti l'accordo di programma per la regione Calabria.
(4-09330)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni a causa del maltempo si è verificata una situazione fortemente critica in Sicilia;
si sono verificati allagamenti a Licata. Un nubifragio che si è abbattuto durante la notte a Licata (Agrigento) ha allagato i quartieri Fondachello e Playa, ma anche piazza Gondar, nel centro storico. Protezione civile e vigili del fuoco stanno prosciugando le aree per evitare - soprattutto nel centro storico e nella zona della Marina, dove vi sono molte case diroccate e abbandonate - che si registrino cedimenti strutturali. Risultano allagati soprattutto magazzini e scantinati. Non si registrano danni rilevanti né feriti;
il Governo ha introdotto la novità delle modalità di programmazione ed utilizzo delle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico che consiste nell'accordo di programma che consente di pianificare simultaneamente le risorse ministeriali e regionali per la realizzazione di un unico programma straordinario condiviso anche con la Protezione civile nazionale e con le autorità di bacino,
evitando così duplicazioni di interventi e frammentazione della spesa -:
quale sia e di cosa consti l'accordo di programma per la regione Sicilia.
(4-09331)
ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un articolo di Carlo Vulpio del 19 novembre 2008 pubblicato sul Corriere della Sera il 19 novembre 2008, la Valle dei Templi è stata «cancellata» per decreto, a causa del rigassificatore. Il provvedimento, adottato il 28 settembre dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Stefania Prestigiacomo) «di concerto» con il Ministro per i beni e le attività culturali (Sandro Bondi), dichiara che il progetto di un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi l'anno, che l'Enel vuole realizzare nel porticciolo di Porto Empedocle, «non incide su zone speciali tutelate a livello comunitario, in quanto i proposti siti di interesse comunitario più vicini (pSic) distano da 13 a 20 km dall'area di intervento»;
il rigassificatore Enel aveva pertanto ottenuto il parere favorevole della commissione ministeriale di verifica dell'impatto ambientale (Via) perché non intaccherebbe i siti di interesse comunitario. Tuttavia, a meno di un chilometro (e non 13 o 20) dal punto in cui si vorrebbe realizzare l'opera (due serbatoi da 160 mila metri cubi ciascuno, 47 metri di altezza, 72 di diametro, più la torre della torcia, di 40 metri) si trova il Parco archeologico della Valle dei Templi, un sito di interesse mondiale: patrimonio dell'umanità, tutelato dall'Unesco. Sempre lì, inoltre, c'è anche la stupenda contrada Caos, dove si trova la casa di Luigi Pirandello, che è anche parco letterario. Facile immaginare come verrebbe stravolto il paesaggio, con i serbatoi del gas, la torcia, le centinaia di navi gasiere lunghe 2-300 metri in arrivo e in partenza da Porto Empedocle, dicono le associazioni riunite nel comitato «Salviamo la Valle dei Templi», guidato dal professor Pietro Busetta, Caterina e Gaetano Gaziano e Francesca Autiello;
sul tema è già stata proposta un'interrogazione parlamentare da parte dell'onorevole Ignazio Messina (n. 4-01763 del 27 novembre 2008). Nella risposta a cura del sottosegretario dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Roberto Menia (15 giugno 2009) si evidenziava, tra l'altro, che la commissione per le valutazioni dell'impatto ambientale ha escluso la possibilità che la realizzazione del terminale di rigassificazione di GNL in questione possa comportare impatti negativi sul detto sito UNESCO. Tuttavia, non è ancora giunta risposta da parte del Ministero per i beni e le attività culturali. Nella risposta del sottosegretario Menia si legge: «Per quanto riguarda i siti di interesse storico culturale, si rammenta che il giudizio di compatibilità ambientale è reso di concerto tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero per i beni e le attività culturali, pertanto, tutti questi aspetti, oltre ad essere stati esaminati dalla commissione di esperti ministeriale (commissione tecnica VIA Valutazione Ambientale Strategico), sono stati esaminati e valutati dal Ministero per i beni e le attività culturali, amministrazione competente in materia»;
Massimo Giannetti, il 15 gennaio 2008, scriveva sul Manifesto: «[...] nel 2004, ha iniziato a muovere i primi passi sotto altre generalità. Il progetto del rigassificatore, per la cui realizzazione è previsto un investimento di oltre 500 milioni di euro, è stato infatti formalmente presentato da una società a responsabilità limitata, la Nuova energie srl, di cui era titolare al 90 per cento il gruppo siderurgico bresciano Stabiumi, e del restante 10 per cento la Gi Gas di Siderurgia Investimenti. L'Enel ha rilevato la quota Stabiumi
soltanto nel giugno scorso, dopo cioè che il progetto aveva ottenuto l'approvazione della regione. "Perché - si chiede il presidente del comitato referendario Joseph Morici, che per la sua opposizione al rigassificatore ha anche ricevuto due minacce di morte di probabile matrice mafiosa - l'Enel non ha presentato direttamente il progetto, visto che già all'epoca si parlava di una sua acquisizione di Nuove energie? Che bisogno aveva di mandare avanti una scatola vuota? È perché la regione ha rilasciato le autorizzazioni a un'azienda che non solo non aveva nessuna esperienza sui rigassificatori ma non aveva neanche i soldi per realizzarlo?"»;
«il gas rigassificato - evidenzia Gaetano Gaziano, presidente Ass. Salviamo la Valle dei Templi - non servirebbe alla Sicilia che già esporta al resto d'Italia il 90 per cento del gas trasportato attraverso i gasdotti provenienti dalla Libia e dall'Algeria, e non servirebbe neppure all'Italia, come ha osservato Gibilisco, giornalista de il Sole 24 Ore, tant'è, nota sempre Gibilisco, che l'Italia ha chiesto di esportare gas. I rigassificatori servono solo alle lobby del gas e dell'energia che si sono buttati nel ghiotto e sporco business, in quanto una "generosa" delibera dell'autorità dell'energia e del gas ha stabilito che alle società di gestione dei rigassificatori spetterà in ogni caso l'80 per cento dei ricavi di riferimento (che in caso di Enel sono valutati a 3 milioni di euro l'anno) anche se dovessero restare inattive»;
da quasi 4 anni alcune associazioni - cui si uniscono il sindaco di Agrigento, Franco Zambuto, e Rosalia Camerata Scovazzo, presidente dell'ente parco Valle dei Templi - stanno portando avanti una disperata battaglia per evitare ciò che costituirebbe motivo di ignominia di fronte al mondo della cultura, sebbene con diversi ostacoli. Sono stati presentati ricorsi al Tar da parte di Gaetano Gaziano, presidente dell'associazione «Salviamo la Valle dei Templi di Agrigento», il sindaco di Agrigento, Legambiente, Arci, Italia Nostra, Codacons, Cittadinanzaattiva, Confimpresa, Il Cerchio, e altre venti associazioni e soggetti individuali. Vi sono state anche denunce dinanzi alla Commissione europea (Salviamo la Valle dei Templi, Confimpresa e Il Cerchio);
si ricordino le denunce penali in seguito agli abusi di ufficio che viziano la procedura mancando nel decreto di Via del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di ricordare la vicinanza del rigassificatore al parco archeologico di Agrigento;
l'onorevole Rita Borsellino ha presentato un'interrogazione in sede di Parlamento europeo: «per l'Unione Europea le procedure seguite sulla costruzione del rigassificatore di Porto Empedocle sono corrette e d'altra parte la decisione riguardante la costruzione di questo genere di impianti fa parte dell'attività di pianificazione ed è di competenza di ciascuno degli Stati membri al quale poi spetta di garantire che essi non abbiano gravi ripercussioni sul territorio sotto il profilo ambientale e archeologico». Questo è il contenuto della risposta fornita il 16 febbraio 2010 dal commissario all'ambiente della Stavros Dimas all'interrogazione presentata dall'europarlamentare Rita Borsellino sulla realizzazione del rigassificatore empedoclino;
un'interrogazione è stata presentata anche da Sonia Alfano e riguarda la denuncia presentata da numerose associazioni di cittadini italiani in data 3 febbraio 2009 alla Commissione Europea relativamente alla presunta violazione del divieto di aiuto di Stato ad imprese (articolo 107, par. 1, TFUE);
in un articolo di Elio Di Bella del 22 febbraio 2010 (agoravox.it) si legge che, in vista della costruzione del rigassificatore, i lavori iniziali consisteranno nel dragaggio del porto e dell'area in cui sorgerà l'impianto: la regione siciliana vuole riversare sulle spiagge agrigentine sabbia e fango di un'area portuale inquinata. Con l'escavazione dei fondali del porto di Porto Empedocle, infatti, «tonnellate di sabbia, arricchita dalle peggiori porcherie da decenni
scaricate dalle navi attraccate al porto empedoclino, potrebbero essere presto messe a disposizione dall'assessorato regionale territorio ed ambiente, diretto dall'agrigentino Roberto Di Mauro. I comuni agrigentini che si affacciano sul mare e la capitaneria di porto sono stati invitati a Palermo per discutere sull'opportunità di trasportare la sabbia empedoclina sulle proprie spiagge per il ripascimento della costa o per altre salutari operazioni»;
nel corso della recente cattura del boss mafioso di Porto Empedocle, Gerlandino Messina, sarebbero stati scoperti alcuni «pizzini» con indicazioni che Cosa nostra avrebbe messo le mani sul rigassificatore di Porto Empedocle;
nel frattempo, l'Enel sta facendo confluire su Porto Empedocle materiali per l'inizio dei lavori -:
se sia vero e di quali dati i Ministri interrogati dispongano in merito alle indicazioni di un'infiltrazione mafiosa nel progetto del rigassificatore di Porto Empedocle;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle conseguenze ambientali delle operazioni di dragaggio dell'area in cui sorgerà l'impianto;
per quali ragioni l'Enel non abbia presentato direttamente il progetto, considerato che all'epoca si parlava di una sua acquisizione di Nuove Energie;
per quali ragioni sia stato progettato il rigassificatore in questione, considerata l'autonomia della regione Sicilia che già esporta al resto dell'Italia il 90 per cento del gas per mezzo dei gasdotti.
(4-09342)
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta scritta:
PALOMBA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con lettera in data 24 settembre 2010, protocollo 11074/S.22.11.04.18.9, avente per oggetto «richiesta parere - ricostituzione organi di amministrazione», il direttore generale del predetto Ministero, dottor Salvatore Nastasi, riscontrava una nota del 22 settembre, prot. 6906/8, con la quale la fondazione teatro lirico di Cagliari chiedeva, probabilmente, chiarimenti in merito alle modalità e ai tempi di ricostituzione del consiglio di amministrazione ed ai poteri del sovrintendente uscente nel presente lasso di tempo;
con tale lettera, premesso che il consiglio di amministrazione decade quando non è più validamente costituito (articolo 6.5 statuto) e che i consiglieri restano in carica per un quadriennio a far data dall'atto di nomina (articolo 6.3 statuto), erroneamente si fanno decorrere i 45 giorni di prorogatio dalla data del 20 settembre 2006, data di insediamento del consiglio di amministrazione mentre la proroga va considerata ad personam secondo il seguente schema (nome consiglio di amministrazione, nomina da ente, data nomina, data scadenza):
Emilio Floris presidente sindaco;
Gualtiero Cualbu consigliere regione autonoma Sardegna 2 agosto 2006, 2 agosto 2010, 16 settembre 2010;
Gabriella Locci consigliere Ministero beni attività culturali 28 luglio 2006, 28 luglio 2010, 11 settembre 2010;
Antonio Arru consigliere Ministero beni attività culturali 28 luglio 2006, 28 luglio 2010, 11 settembre 2010;
Felice Contu consigliere comune di Cagliari 27 febbraio 2008, 27 febbraio 2012;
Maurizio Porcelli consigliere comune di Cagliari 27 febbraio 2008, 27 febbraio 2012;
Maurizio Pietrantonio sovrintendente consiglio di amministrazione 20 settembre 2006;
sempre nella medesima lettera si diceva che la prorogatio del consiglio di amministrazione viene estesa al sovrintendente che «...cessa dalla carica unitamente al consiglio di amministrazione che lo ha nominato ...» (articolo 9.1 statuto);
il consiglio di amministrazione pertanto non sarebbe più validamente costituito dal 2 agosto 2010 e vada da tale data in prorogatio per decadere 45 giorni dopo, il 16 settembre 2010;
con la decadenza del consiglio di amministrazione è automatica anche quella del sovrintendente (articolo 9.3 statuto) e del direttore artistico (articolo 9.4 statuto).
è perciò irrilevante la data di insediamento del consiglio di amministrazione ed assume invece rilievo quella di nomina dei singoli consiglieri che portano, come già dimostrato, alla decadenza degli organi alla data del 16 settembre 2010 e da tale data si versa ad avviso dell'interrogante, quindi, in una situazione di totale illegittimità e di nullità degli atti che vengono compiuti in carenza di legittimazione, oltre che versarsi in una situazione gravemente preoccupante che mette a rischio la stessa esistenza del teatro per mancanza di programmazione, con le disastrose ricadute in termini di lavoro dei dipendenti e di immagine;
gli enti preposti alla ricostituzione del consiglio di amministrazione sono in palese omissione, così come lo è il Ministero interrogato che non esercita la dovuta vigilanza;
in questa situazione, a parte il perentorio invito agli enti a ciò tenuti a nominare il nuovo consiglio di amministrazione, il Ministero deve esercitare la sua funzione di vigilanza provvedendo agli atti di propria competenza, non escluso il commissariamento, al fine di consentire la regolare gestione del teatro;
accogliendo l'ordine del giorno 9/3552/22, il Governo si era impegnato a riconoscere al teatro lirico di Cagliari una specifica tutela e dotare la Fondazione stessa di strumenti che le consentano di poter operare in deroga al decreto di riforma e di incentivare il ruolo di diffusione della cultura artistica italiana nel bacino interno e internazionale di riferimento;
lungi dall'attuare tale particolare tutela il Governo consente, invece, che il teatro permanga in una situazione di carenza degli organi statutari, di inerzia gestionale e di grave rischio per la sua tenuta economica e finanziaria -:
quali urgentissimi interventi il Ministro intenda porre in essere per ripristinare la legittimità degli organi e la regolarità gestionale e per rilanciare l'attività del teatro lirico di Cagliari;
se non ritenga opportuno assumere iniziative affinché tutte le fondazioni liriche, provvedano alla nomina dei sovrintendenti tramite bando pubblico con obbligo di presentazione di un piano industriale di durata minima triennale.
(4-09336)
...
DIFESA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:
GIDONI, CHIAPPORI e DI VIZIA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a Marola, antica borgata marinara che sorge sulla sponda di ponente del golfo di La Spezia, nel territorio dell'omonimo comune, è costituita un'associazione significativamente denominata «Murati Vivi», nata per volontà di tutti i suoi circa 2 mila abitanti;
scopo della predetta associazione è quello di ottenere la restituzione dalla Marina militare di uno sbocco al mare libero ed autonomo, simile a quello goduto da altre borgate marinare del golfo;
dalla costruzione dell'Arsenale militare marittimo (1861-1869), il paese di Marola che si affacciava sulla baia di S. Vito è stato separato dal proprio mare con un lungo muragliene grigio e sporco, sormontato da filo spinato, che delimita tutta l'area militare fino al paese di Cadimare;
al nascente arsenale, destinato a divenire una delle più importanti basi navali del giovane Regno d'Italia, vennero sacrificate terre, poderi, abitazioni civili e religiose e persino un cimitero, ricostruiti altrove in nome del progresso tecnologico;
la realtà è nel frattempo significativamente mutata, giacché degli oltre 12 mila dipendenti civili un tempo in forza all'arsenale ne restano ormai meno di mille;
inoltre, degli 85 ettari che l'insediamento militare occupa, oltre i 3/4 sono inutilizzati e versano in stato di abbandono;
da tempo le autorità civili ed i cittadini reclamano la restituzione al paese di Marola - tuttora costretto a subire pesanti disagi e limitazioni alle proprie prospettive di sviluppo a fronte di necessità militari ormai svanite - delle aree non più utilizzate -:
cosa impedisca al Ministero della difesa di rinunciare alla disponibilità del cosiddetto Molo Carboni, inutilizzato dal 1945, alle vasche per la stagionatura del legname ed ai relativi accessi, in pratica inattivi dagli anni venti del secolo scorso, nonché alla disponibilità esclusiva del transito nella baia Duca degli Abruzzi.
(5-03744)
RUGGHIA, VILLECCO CALIPARI, GAROFANI, RECCHIA, LAGANÀ FORTUGNO, MOGHERINI REBESANI, LA FORGIA, ROSATO e GIANNI FARINA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 9, comma 1, della legge n. 382 del 21 luglio 1978, «Norme di principio sulla disciplina militare», stabiliva che: «I militari possono liberamente pubblicare i loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione»;
con tale norma, veniva garantito il diritto dei militari alla libertà di espressione, salvaguardando, per il tramite dell'autorizzazione, anche l'interesse militare a proteggere argomenti a carattere riservato;
il Consiglio di Stato ha successivamente specificato le condizioni di applicazione della norma, chiarendo che la trattazione di argomenti per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione sono esclusivamente quelli a carattere riservato, nel senso che essa non può ricomprendere tutti i fatti o le circostanze inerenti il servizio;
con il nuovo Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, entrato in vigore il 6 ottobre 2010, i contenuti dell'articolo 9, della legge n. 392 del 1978, sono rubricati nell'articolo 1472 che prevede: «I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare, di servizio o collegati al servizio per i quali deve essere ottenuta l'autorizzazione »;
la nuova formulazione, interviene in maniera restrittiva su di un diritto costituzionalmente protetto quale quello di espressione, modificandone sensibilmente l'ambito e attuando un intervento da considerare secondo gli interroganti al di fuori della delega concessa ai fini della semplificazione o al riassetto della materia -:
se intenda assumere le necessarie iniziative normative per correggere la formulazione dell'articolo 1472 del decreto legislativo n. 66 del 2010.
(5-03745)
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni si è letto che la crisi finanziaria che imperversa in tutta l'Europa ha portato i vari Governi a tagliare le spese militari;
la Difesa inglese in particolare rinuncia alla versione più costosa del caccia multiruolo F-35B (variante a decollo corto o verticale e atterraggio verticale (STOVL) dal costo di 120 milioni di dollari per quella meno costosa, l'F-35C, con una riduzione dei costi generali del 25 per cento. Anche la Francia e la Germania hanno annunciato una diminuzione delle spese militari di 3,5 miliardi di euro;
ad esempio, il Canada ha rimandato la decisione di comprare 15 F-35 al 2013 così come la Danimarca (rinvio al 2014), l'Olanda ha rinunciato all'acquisto (manterrà 2 prototipi) a favore di un aggiornamento degli F-16, Israele ne riceverà 20, ma l'acquisto degli aerei sarà coperto dagli aiuti che Israele riceve dagli Stati Uniti per la sua difesa: tre miliardi di dollari ogni anno per il prossimo decennio;
il Ministero della difesa italiano non solo non intende tagliare il numero degli F-35, ma manterrà anche la versione B che gli inglesi stessi hanno abbandonato per l'elevato costo;
le notizie dei giorni scorsi, con rivelazioni di stampa al momento non smentite, danno conto di un importante e dispendioso programma che l'Aeronautica militare ha messo in campo per il rinnovo della flotta di elicotteri. I compiti sono ricerca, salvataggio ma anche e soprattutto combattimento. Si tratterebbe dell'acquisto di 22 nuovi velivoli: 10 AW139 più piccoli e leggeri e 12 AW101. I primi avrebbero il compito di sostituire velivoli ormai vecchi dedicati a soccorso ed evacuazione aeromedica con un costo di 200 milioni complessivi. Le restanti 12 macchine, che si vogliono comprare nella versione da combattimento, salvataggio e soccorso, hanno un impatto monetario notevolmente più forte: 1 miliardo di euro è la stima dell'assegno da staccare per avere queste poderose macchine militari dalla rilevante potenza di fuoco;
in occasione dell'esame della legge di stabilità e di bilancio di previsione sono emerse molteplici criticità in relazione alla spesa per il personale militare e civile e all'esercizio. Riguardo alla spesa per il personale, le unità di personale impiegato diminuiscono, pregiudicando così in maniera significativa la dimensione quantitativa e qualitativa dello strumento militare necessaria all'assolvimento dei compiti assegnati. Nel settore dell'esercizio, inoltre, si registra una riduzione di 320,4 milioni di euro (pari al 18,2 per cento), superando la soglia delle risorse minime indispensabili al settore a fronte delle necessarie e adeguate azioni di intervento, con specifico riferimento al mantenimento in efficienza dei mezzi, all'addestramento del personale e al critico depauperamento delle scorte, delle parti di ricambio, dei carbolubrificanti e del munizionamento, necessarie per l'operatività dello strumento militare. Un aspetto poi non affrontato dal disegno di legge di stabilità è quello relativo al rifinanziamento delle missioni internazionali per l'anno 2011, che ammonta normalmente a oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro annui. Al momento, però, sono iscritte nel Fondo missioni internazionali dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze risorse per un ammontare pari a soli 4 milioni e 300 mila euro, per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013 -:
in relazione ai tagli che ogni Ministero deve adottare, quali siano le reali intenzioni del Ministero della difesa spiegando con quali criteri opera affinché non siano ancora una volta le armi e le macchine a prevalere sugli interessi e bisogni del personale militare tutto.
(5-03746)
TESTO AGGIORNATO AL 16 NOVEMBRE 2010
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta immediata:
BELLOTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Veneto, e in special modo le province di Padova e Vicenza, stanno vivendo ore drammatiche a seguito delle gravi calamità naturali che si sono verificate sul suo territorio, a seguito di un'ondata eccezionale di maltempo;
i numeri descrivono le proporzioni della tragedia: tre morti, 4 mila famiglie coinvolte, 2 mila tra case e capannoni colpiti, 200-300 mila capi di bestiame annegati;
se esiste un principio di solidarietà nazionale va messo in pratica in momenti in cui si verificano tragedie immani, specie se stanno colpendo gravemente una zona che contribuisce a creare tanta parte della ricchezza del Paese;
è infatti indispensabile non solo per il Nord-Est, ma per la stessa Italia far sì che il Veneto ritorni al più presto in uno stato di normalità, mettendo in condizione migliaia di cittadini e di imprese di riprendere la loro attività;
aiutare il Veneto in un momento di grave difficoltà significa non solo adempiere ad un preciso dovere dello Stato, ma è anche l'opportunità di rinsaldare i vincoli di coesione nazionale -:
quali misure intenda adottare il Governo per fronteggiare l'emergenza occorsa in Veneto a seguito degli ingentissimi danni causati dall'eccezionale ondata di maltempo e se non ritenga di adottare idonee iniziative per istituire con urgenza un contributo nazionale di solidarietà, in modo da far fronte alle necessità delle popolazioni colpite e consentire un rapido ritorno alla normalità per i territori alluvionati.
(3-01323)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
SOGLIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Banco Popolare è il terzo gruppo creditizio nazionale, ed è sorto il lo luglio 2007 dalla fusione tra Banca Popolare di Verona e Novara e Popolare Italiana, cui si è aggiunta, nel 2009, Banca Italease; il Banco dispone oggi di 20.329 dipendenti e di 2.271 sportelli;
il 10 marzo 2009 il Banco Popolare emetteva un duplice comunicato, in cui rendeva noto al mercato di aver presentato istanza per avvalersi dello strumento di patrimonializzazione previsto dall'articolo 12 del decreto-legge n. 185 del 2008 (i cosiddetti «Tremonti Bond») per un importo pari a 1,45 miliardi di euro, mentre il Consigliere delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, asseriva che l'operazione avrebbe assicurato una adeguata patrimonializzazione al Gruppo Banco Popolare;
il 15 marzo 2009 il Banco Popolare, ai sensi dell'articolo 114 del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF), comunicava che i consigli di amministrazione di Banco Popolare, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio e Banca Popolare di Milano, avevano approvato una complessiva operazione finalizzata a consentire la riorganizzazione ed il riassetto delle attività del Gruppo facente capo a Banca Italease S.p.A (cosiddetto Accordo Quadro), da realizzarsi tramite il lancio, da parte del Banco Popolare, di un'Offerta Pubblica di Acquisto (OPA) volontaria sulla totalità delle azioni ordinarie di Banca Italease (avente l'obiettivo di ottenere il delisting delle azioni dalle negoziazioni di Borsa), nonché attraverso la concentrazione, una volta perfezionata l'OPA e subordinatamente al verificarsi di determinate condizioni, di parte delle attività e passività del Gruppo Banca Italease
in società finanziarie di nuova costituzione, le cui quote di partecipazione sono poi state ripartite fra i predetti quattro soci sottoscrittori dell'Accordo Quadro;
tale comunicazione è avvenuta in totale contraddizione rispetto a quanto era stato comunicato al mercato sino a quel giorno, sia riguardo all'identità dei quattro soci aderenti al cosiddetto «Patto di Stabilità» (Banco Popolare, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio e Società Reale Mutua di Assicurazioni) sia in relazione all'avvenuto rinnovo dello stesso Patto fino al 30 giugno 2011 (comunicati stampa di Banca Italease del 10 e 24 ottobre 2008 ed estratti dei Patti Parasociali pubblicati il 30 ottobre 2008 e il 5 marzo 2009 dalla CONSOB);
la predetta comunicazione smentiva inoltre tutte le precedenti pubbliche dichiarazioni fatte dal Banco Popolare in merito alle indiscrezioni giornalistiche che anticipavano da mesi il programmato destino della Banca (comunicati stampa del Banco Popolare del 17 aprile 2008 e dell'11 dicembre 2008), nonché l'accorato appello, diramato nell'aprile 2008 dal Presidente del Consiglio di amministrazione e dall'Amministratore delegato di Banca Italease, in cui si chiedeva agli azionisti di conservare il proprio investimento in un'ottica di lungo termine;
Banca Italease è entrata a far parte del Gruppo Banco Popolare l'8 luglio 2009, a seguito della conclusione del periodo di adesione alla predetta OPA volontaria totalitaria lanciata dal Banco Popolare e della successiva rinuncia, da parte dello stesso Banco Popolare, alla condizione di efficacia dell'Offerta relativamente al raggiungimento di una quota pari ad almeno il 90 per cento del capitale sociale dell'emittente, manifestata al mercato il 2 luglio 2009;
la mancata corretta informazione al mercato da parte di Banca Italease (comunicati del 30 novembre 2008 e del 22 gennaio 2009) e dei membri del Patto di Stabilità (comunicati del 10-24 ottobre 2008 e 30 novembre 2008), nonché l'OPA lanciata inaspettatamente a marzo 2009 dal Banco Popolare, hanno praticamente costretto i piccoli azionisti a disinvestire la propria partecipazione a prezzi irrisori (senza avere neanche più la possibilità di poter usufruire dei vantaggi tipici dell'investimento azionario nel lungo periodo), con evidente grave nocumento nei loro confronti;
il cosiddetto «Patto di Stabilità», che aveva una scadenza determinata (30 giugno 2011), è stato inoltre risolto in palese violazione delle norme di diritto speciale e comune, le quali consentono lo scioglimento anticipato solo per il caso di giusta causa, che, nel caso di specie, non è però minimamente ravvisabile, in quanto, tra l'altro, dal combinato disposto del punto 10 dell'estratto del Patto parasociale pubblicato il 24 marzo 2009 sul sito internet della CONSOB e della condizione di efficacia dell'OPA totalitaria volontaria ai sensi dell'articolo 102, comma 1, del TUF, emerge chiaramente come la risoluzione dello stesso fosse condizionata all'esito dell'Offerta nel periodo di adesione;
Banco Popolare, a seguito delle operazioni compiute sul capitale di Banca Italease, ha speso complessivamente una cifra pari ad euro 1.371.797.109,21, cui vanno aggiunti i costi di organizzazione delle predette diverse operazioni, ovvero una somma pressoché analoga a quanto il Banco Popolare ha ottenuto tramite il ricorso ai cosiddetti «Tremonti Bond» (1,45 miliardi di euro) che, secondo quanto comunicato al mercato il 10 marzo 2009 dal Consigliere delegato Saviotti, avrebbero dovuta invece essere utilizzati per patrimonializzare il Gruppo;
il Banco Popolare ha quindi utilizzato le risorse pubbliche messe a disposizione ai sensi del decreto-legge n. 185 del 2008, non per sostenere il Gruppo durante la crisi finanziaria internazionale, ma per ampliarlo tramite l'acquisizione di Banca Italease e del relativo Gruppo;
non sembra che né la CONSOB, né la Banca d'Italia, siano state in grado di
garantire un'adeguata informazione al mercato, né di adottare tempestivi provvedimenti per la tutela dei piccoli azionisti, a differenza di quanto accaduto nella primavera/estate del 2007 in relazione alla nota vicenda «derivati» riconducibile alla vecchia gestione di Banca Italease;
il 7 ottobre 2010 il Banco Popolare ha presentato in via preliminare ai sindacati le linee guida sugli organici per il 2010-2011, le quali prevedono, a fronte di 80 nuove assunzioni, la fuoriuscita di 800 unità di personale, di cui 300 entro il 2010 e 500 nel 2011 -:
di quali informazioni disponga in merito all'operazione ricostruita in premessa, se intenda intervenire, per quanto di propria competenza, per garantire effettiva tutela ai risparmiatori, e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per evitare il ripetersi di simili vicende, in particolare al fine di migliorare la capacità delle autorità di vigilanza di intervenire tempestivamente per proteggere il risparmio, nonché di garantire un quadro regolamentare certo a tutti coloro che intendono investire nel nostro Paese.
(5-03750)
FLUVI, CAUSI, STRIZZOLO e GRAZIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'economia e delle finanze, nei mesi scorsi, ha inviato alle commissioni tributarie una lettera con la quale si annunciava, relativamente al primo semestre 2010, l'esaurimento delle risorse destinate ai compensi dei giudici tributari e la conseguente riduzione, salvo conguagli futuri, delle relative spettanze;
a seguito della ferma protesta dell'Associazione magistrati tributari il Ministero dell'economia e delle finanze è tornato sui suoi passi, anche se rimangono intatte le preoccupazioni per la liquidazione dei compensi relativamente al secondo semestre dell'anno in corso;
la Commissione finanze della Camera ha svolto, nei mesi scorsi, una serie di audizioni informali per conoscere lo «stato di salute» della giustizia tributaria;
durante le audizioni, sia il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria che le associazioni dei giudici tributari hanno messo in evidenza le difficoltà che questa magistratura sta attraversando. I temi dell'incompatibilità, della terzietà e del trattamento economico sono stati al centro del dibattito nella Commissione finanze;
nonostante questo, la magistratura tributaria riesce a definire, in tempi ragionevoli, un imponente mole di contenzioso tributario, dando piena attuazione al principio costituzionale del giusto processo;
durante la giornata celebrativa della giustizia tributaria, svoltasi nel marzo 2010, presso la Corte di Cassazione, il rappresentante del Governo si era impegnato a costituire una serie di tavoli tecnici per avviare a soluzione gli annosi e numerosi problemi che affliggono la magistratura tributaria -:
con quali tempi e con quali modalità il Governo intenda affrontare il tema del trattamento economico dei componenti delle commissioni tributarie ed avviare a soluzione i numerosi problemi di questa magistratura.
(5-03751)
BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie recentemente apparse sugli organi di informazione, la direzione distrettuale antimafia di Napoli, nell'ambito dell'operazione denominata «Golden goal», ha proceduto all'arresto della signora Concetta Falcone, moglie di un appartenente al Corpo della Guardia di finanza, per condotte criminose commesse nel territorio di Castellammare di Stabia e di Sorrento;
le accuse formulate dalla direzione distrettuale antimafia riguardano, in particolare,
l'associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio di capitali di provenienza illecita attraverso il sistema delle scommesse, all'esercizio abusivo di scommesse e di concorsi su pronostici che la legge riserva allo Stato o ad altri enti concessionari, nonché all'alterazione dell'esito di competizioni sportive organizzate dal CONI;
inoltre, gli organi di stampa hanno dato notizia del coinvolgimento di un sottufficiale della Guardia di finanza, il maresciallo Lorenzo Esposito, il quale è componente del consiglio comunale di Castellammare di Stabia, in un'inchiesta penale per truffa ai danni dello Stato che ha riguardato i componenti del predetto consiglio comunale;
in tale secondo caso le accuse attengono al fatto che il predetto sottufficiale, nella sua qualità di consigliere comunale, avrebbe, assieme agli altri consiglieri, percepito le indennità previste per lo svolgimento delle sedute del consiglio, senza aver partecipato alle stesse sedute;
il già citato maresciallo Esposito aveva altresì ricoperto, in passato, nelle file dell'allora gruppo di Alleanza nazionale, la carica di assessore presso il comune di Tufino (Napoli), il quale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose;
queste vicende sottolineano ancora una volta l'esigenza assoluta di adottare ogni misura utile ad evitare il rischio di gettare discredito sull'intero Corpo della Guardia di finanza, il quale svolge una funzione essenziale, soprattutto nell'azione di contrasto dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale e di riciclaggio dei capitali illeciti, nonché a garanzia della legalità sul territorio nazionale, ed i cui componenti si caratterizzano, nella stragrande maggioranza, per assoluta onestà e completa dedizione -:
di quali informazioni disponga in merito alle vicende richiamate in premessa, se ritenga di avviare ulteriori approfondimenti in merito e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito dei suoi poteri di indirizzo sul Corpo e nell'esercizio del suo ruolo di vertice gerarchico dello stesso, per rafforzare i meccanismi di monitoraggio, di controllo e di sanzione interni al Corpo medesimo, al fine di escludere ogni ombra sulla piena correttezza e trasparenza dell'operato del Corpo della Guardia di finanza.
(5-03752)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la paventata soppressione degli uffici delle Agenzie delle entrate di Cassino e a Sora preoccupa sempre più gli utenti, i professionisti, gli imprenditori e operatori economici che operano su due territori strategici per l'economia della provincia di Frosinone;
l'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili del circondario del tribunale di Cassino ha già sollecitato un incontro urgente coi direttori delle agenzie interessate in quanto la chiusura delle Agenzie delle entrate di Cassino e di Sora produrrebbe «un duro colpo per i servizi pubblici nel Cassinate e nel Sorano, proprio nel momento in cui la crisi economica grava con pesanti incertezze sul futuro del nostro territorio»;
la professionalità, la competenza e la disponibilità di funzionari e dipendenti dell'Agenzie delle entrate di Cassino e di Sora sono apprezzati da tutti e costituiscono un importante contributo alla giusta dinamica dell'economia dell'area del Lazio meridionale -:
quali siano i motivi degli annunciati provvedimenti di chiusura delle citate agenzie e se non ritenga di sospendere ogni eventuale decisione in tal senso, le cui conseguenze sarebbero disastrose per gli utenti e per le categorie professionali direttamente interessate, oltre che per gli imprenditori e gli operatori economici di Cassino, Sora e dei rispettivi hinterland.
(5-03724)
LIBÈ. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ammonterebbero ad oltre un milione i controlli in atto nei confronti dei contribuenti che hanno beneficiato del condono varato con la legge finanziaria per il 2003 (legge n. 289 del 2002), per effetto della combinazione di due fattori: la bocciatura della sanatoria iva da parte dell'Unione europea e l'allungamento dei termini per gli accertamenti sancito, in presenza di reati tributari, dal decreto Bersani del 2006;
tra il luglio 2008 e il settembre 2009, infatti, prima la Corte di giustizia dell'Unione europea e poi la Corte di Cassazione (sentenze 20068 e 20069) hanno bocciato il condono tombale e l'integrativa semplice approvati nel 2002, in quanto contrastanti con la normativa comunitaria in materia di Iva e di concorrenza;
sarebbero circa tre i miliardi di euro versati all'Erario attraverso il condono di un'imposta evasa di molto superiore;
grazie al decreto Bersani, quindi, per le irregolarità oggetto di condono commesse nel 2001 Guardia di finanza e Agenzia delle entrate possono eseguire verifiche fino al 31 dicembre 2010 (anziché fino al 31 dicembre 2006) mentre per quelle relative al 2002 c'è tempo invece fino al 31 dicembre 2011 (anziché fino al 31 dicembre 2007);
ed infatti, a distanza di anni, molti contribuenti sono stato già chiamati a spiegare situazioni contabili senza difesa, per le quali non hanno neanche più i documenti necessari, considerate archiviate per sempre e coperte da un patteggiamento con l'Erario;
prescindendo dalla valutazioni sulla opportunità e discutibilità del condono in via generale, molte aziende e contribuenti saranno messi in ginocchio da cartelle esattoriali onerose, con conseguenze facilmente immaginabili -:
se non ritenga che l'operato dell'amministrazione, formalmente corretto, ponendosi sostanzialmente in contrasto con il principio dell'affidamento, rischia di minare il rapporto di fiducia tra fisco e contribuenti e quali iniziative conseguenti intenda adottare per non pregiudicare irreparabilmente la situazione delle numerosissime azienda e contribuenti interessati dagli accertamenti in corso.
(5-03725)
CAUSI, VANNUCCI e BARETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nelle stime della decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013, la spesa per interessi sul debito si cifrerebbe nel 2010 in 72.069 milioni di euro, mentre per gli anni 2011 e 2012 la spesa si attesterebbe a 75.670 milioni di euro per il 2011 e a 80.151 milioni di euro per il 2012;
i dati relativi agli anni 2011 e 2012 rivedono al ribasso le stime della RUEF di 3.164 milioni di euro per il 2011 e di 6.902 milioni di euro per il 2012, un ridimensionamento ascrivibile all'adozione di uno scenario dell'andamento dei rendimenti attesi sui titoli di Stato italiani più favorevole di quello assunto in sede RUEF;
per quanto riguarda la spesa per interessi delle amministrazioni centrali, essa è prevista dalla decisione di finanza pubblica (DFP) aumentare da 67.953 milioni di euro del 2010 a 71.471 milioni di euro nel 2011 ;
nel disegno di legge di bilancio, il programma oneri per il servizio del debito registra uno stanziamento per il 2011 di 84.064 milioni di euro, quasi 4,5 miliardi di euro in più rispetto al bilancio di previsione 2010 (pari a 79.568 milioni di euro) e oltre 10 miliardi di euro rispetto al dato assestato per il 2010, pari a 73.991 milioni di euro;
la motivazione di tali rilevanti scostamenti fornita dal Viceministro Vegas nella seduta della Commissione bilancio del 28 ottobre 2010, fondata sulle differenze
tra le risultanze del saldo netto da finanziare, riferite alla spesa sostenuta dallo Stato in termini di competenza, e quelle del corrispondente aggregato di finanza pubblica, indicato nella decisione di finanza pubblica, da riferire alle stime sull'indebitamento netto del conto delle amministrazioni pubbliche, sono sembrate poco convincenti, soprattutto alla luce delle citate divergenze relative al medesimo bilancio dello Stato per l'anno 2010;
potrebbe, pertanto, ripetersi quanto accaduto nel 2009, anno nel quale il Governo ha rivisto in diminuzione il dato relativo agli oneri per il servizio del debito di circa 5,5 miliardi di euro nei soli sei mesi intercorsi fra il bilancio di previsione e il dato assestato, una circostanza che potrebbe far pensare che il Governo effettui in sede di previsione una sovrastima degli interessi sul debito per crearsi margini di discrezionalità nella spesa -:
quali siano le ragioni di scostamenti cosi ampi tra la spesa per gli interessi sul debito pubblico tra l'anno 2010 e l'anno 2011, anche alla luce del dato riportato nella decisione di finanza pubblica.
(5-03730)
Interrogazioni a risposta scritta:
NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'entrata in vigore della legge delega 2 agosto 2004, n. 210, sono stati emanati il decreto legislativo 20 giugno 2005, n. 122, e il decreto interministeriale del 2 febbraio 2006, con i quali si istituisce e si disciplina il «Fondo di solidarietà per gli acquirenti di beni immobili da costruire»; con il medesimo decreto legislativo n. 122 del 2005 viene introdotto l'obbligo a carico del costruttore di procurare il rilascio ed a consegnare all'acquirente, all'atto della stipula di un contratto che abbia come finalità il trasferimento non immediato della proprietà o di altro diritto reale di godimento su un immobile da costruire o di un atto avente le medesime finalità, a pena di nullità del contratto che può essere fatta valere unicamente dall'acquirente, una fideiussione di importo corrispondente alle somme e al valore di ogni altro eventuale corrispettivo che il costruttore ha riscosso e, secondo i termini e le modalità stabilite nel contratto, deve ancora riscuotere dall'acquirente prima del trasferimento della proprietà o di altro diritto reale di godimento;
il Fondo ha lo scopo di assicurare un indennizzo, nell'ambito delle risorse del medesimo Fondo, agli acquirenti che, a seguito dell'assoggettamento del costruttore a procedure implicanti una situazione di crisi aperte in data precedente all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 122 del 2005; hanno subito la perdita di somme di denaro o di altri beni e non hanno conseguito il diritto di proprietà o altro diritto reale di godimento su immobili oggetto di accordo negoziale con il costruttore ovvero l'assegnazione in proprietà o l'acquisto della titolarità di un diritto reale di godimento su immobili da costruire per iniziativa di una cooperativa»;
il Fondo è alimentato dal contributo obbligatorio a carico dei costruttori, dovuto per un periodo massimo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 122 del 2005 ovvero, se antecedente, sino alla data nella quale risultino acquisite al Fondo risorse sufficienti ad assicurare il soddisfacimento delle richieste di indennizzo presentate dagli aventi diritto; la misura del contributo è fissata nel cinque per mille dell'importo complessivo di ciascuna fideiussione;
il Fondo si articola in sezioni autonome corrispondenti ad aree territoriali interregionali individuate con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base della quantità e della provenienza territoriale delle richieste di indennizzo presentate;
sul sito internet della Consap s.p.a., che gestisce il Fondo per conto del Ministero dell'economia e delle finanze, si legge che il termine per la presentazione delle domande di accesso al Fondo è scaduto il 15 gennaio 2009, ma che, a causa delle insufficienti disponibilità del fondo, non è possibile definire le aree territoriali e le corrispondenti sezioni autonome del Fondo e, quindi, non è possibile procedere all'erogazione degli indennizzi, nemmeno pro quota;
all'interrogante è giunta l'istanza di un cittadino di Olgiate Comasco, il signor Emilio Gobbo, il quale, vittima del fallimento della società costruttrice dell'immobile situato a Castello Dell'Acqua (Sondrio), per il quale aveva pagato l'intero costo, si è rivolto alla Consap per avere l'indennizzo; la Consap, confermando le difficoltà di erogare gli indennizzi, avrebbe affermato che pochi sono stati i versamenti che hanno alimentato il fondo nel tempo;
è un dovere civile, morale e politico far sì che i costruttori versino regolarmente il contributo obbligatorio, in modo da risarcire adeguatamente le vittime dei fallimenti dei costruttori -:
a quanto ammontino, ad oggi, i contributi obbligatori versati dai costruttori e quante siano le richieste di indennizzo arrivate alla Consap; se risponda a verità che i versamenti obbligatori sono stati pochi e come intenda operare il Governo per recuperare i contributi non versati dai costruttori.
(4-09338)
RAZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Sviluppo Italia/Invitalia Spa è finanziata con risorse pubbliche;
a quanto consta all'interrogante, l'ufficio stampa di Invitalia avrebbe chiesto di sapere preventivamente come verranno utilizzate informazioni richieste da soggetti istituzionali e che dovrebbero di per sé essere pubbliche -:
se sia vero quanto riportato in premessa.
(4-09346)
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta immediata:
ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a gennaio 2008 si sono concluse le procedure di riqualificazione per i passaggi interni alle aree B e C del personale in servizio presso la casa circondariale di Bolzano con l'approvazione delle graduatorie finali, a norma dell'articolo 15 del contratto collettivo nazionale di lavoro 1998-2001 del personale dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia, i cui posti erano stati banditi in base alla pianta organica approvata dallo stesso Ministero nel 2002;
nel resto del territorio nazionale le stesse procedure si sono concluse e perfezionate già nel 2002 e nel 2004 (scorrimenti con doppi passaggi), mentre in provincia di Bolzano si è avuto un ritardo a causa di un diverso iter più complesso che deve perfezionarsi con il recepimento della pianta organica in un'apposita norma di attuazione che dovrà approvare la commissione paritetica;
il personale, dunque, non è stato ancora debitamente inquadrato, a livello giuridico ed economico, a causa del mancato recepimento della nuova pianta organica con un'apposita norma di attuazione, primariamente per il ritardo nella costituzione della commissione paritetica per la XVI legislatura, in secondo luogo per l'esito negativo dei pareri espressi dalle amministrazioni interessate sulle nuove tabelle organiche, dal momento che, nelle more della loro approvazione, è intervenuto anche l'articolo 74 del decreto-legge
n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, che ha previsto un ulteriore ridimensionamento strutturale e organico;
è opportuno e, a questo punto, indispensabile che il personale interessato possa essere debitamente inquadrato e ottenere i benefici contrattuali delle vecchie riqualificazioni con le stesse decorrenze dei colleghi sul resto del territorio nazionale, al fine di evitare situazioni di disparità di trattamento;
l'inquadramento derivante dalle riqualificazioni è prioritario e va fatto subito e prima che intervengano le future progressioni economiche per il personale della casa circondariale di Bolzano, come è avvenuto per tutto il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
già è capitato che tre persone che hanno concluso il percorso di riqualificazione nell'autunno 2009 per i passaggi interni tra le aree - da A a B e da B a C - e a marzo 2010 sono stati inquadrati nella posizione economica superiore con decorrenza dall'effettivo superamento dell'esame finale -:
quali siano i suoi intendimenti per risolvere tempestivamente la problematica esposta in premessa, soprattutto al fine di evitare evidenti situazioni di disparità di trattamento tra il personale impiegato.
(3-01321)
REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, a Roma, è stato sospeso lo svolgimento della terza prova scritta del concorso notarile per i disordini e le contestazioni legati alla singolare coincidenza tra la traccia della prova scritta e l'esercizio svolto in una scuola notarile di Roma appena tre settimane prima;
dell'accaduto è stata data ampia diffusione nei telegiornali e sui maggiori quotidiani nazionali;
il Ministro interrogato ha acquisito il verbale della prova d'esame e nei prossimi giorni deciderà se annullare l'intero concorso o solo la prova d'esame incriminata;
la clamorosa sospensione della prova, per ragioni di ordine pubblico, dopo la scoperta che la traccia di esame era già nota a centinaia di candidati, si somma ai dubbi sollevati da più parti riguardo la provenienza dei componenti la commissione esaminatrice, esclusivamente del Centro-Sud;
l'attuale concorso a 200 posti di notaio è stato indetto con decreto del Ministro interrogato del 28 dicembre 2009, anche se i due concorsi precedenti non si sono ancora conclusi, dato che per quello svoltosi nel 2006 è tuttora pendente il ricorso davanti al tribunale amministrativo regionale, mentre per quello svoltosi nel 2008 sono ancora in corso di svolgimento le correzioni degli elaborati;
da quanto esposto è chiaro che il sereno svolgimento del concorso non possa non essere inficiato dai presenti accadimenti, che alimentano forti sospetti sulla doverosa imparzialità richiesta ad un concorso pubblico per esami;
in aggiunta, quanto accaduto si è già verificato in passato durante le precedenti
prove scritte, con grave discredito per gli organizzatori del concorso e per la categoria professionale dei notai -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dovere intervenire in modo netto e deciso per porre fine ad una gestione oscura dell'accesso alle prove concorsuali in difformità dalle più elementari regole di par condicio, disponendo la modifica dell'intero sistema per l'accesso al concorso notarile, i cui vizi sono posti ad unico ed esclusivo carico dei candidati-cittadini, valutando la possibilità di regionalizzare, nei modi e nelle forme più opportune, il concorso notarile, constatato il fallimento del concorso nazionale a Roma, e valutando anche per il presente concorso che la commissione esaminatrice sia scelta in rappresentanza delle diverse aree geografiche.
(3-01322)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 250 posti a
Bolzano con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03735)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, QUARTIANI, FARINONE, CODURELLI, BERNARDINI e AMICI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro
non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 400 posti a Milano con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 22.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03736)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 400 posti a Roma con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 22.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03737)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, RUBINATO e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare,
che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Venezia con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03738)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, SIRAGUSA e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi
sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Mistretta con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03739)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, SIRAGUSA e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i
quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Marsala con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03740)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, SIRAGUSA e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio
dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Catania con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03741)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, SIRAGUSA e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Sciacca con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03742)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Bari con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale
procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03743)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI e PICIERNO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il Commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n, 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal Capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti) per un importo totale di 231 milioni di euro e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Torino con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale carcere sia stata già effettuata la localizzazione ai sensi del comma 1 dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla
legge n. 26 del 2010, se per questa si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03747)
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
da anni «Ferrovie dello Stato Spa» sta praticando nel territorio della Regione siciliana, in maniera inesorabile e determinata, una politica di disimpegno, di ridimensionamento e di assoluta esclusione dai piani di investimento;
tale politica ha causato nell'ultimo decennio una riduzione dei flussi dei passeggeri del 30 per cento e delle merci del 40 per cento a favore, nel caso delle merci, del trasporto stradale andando così ad aggravare una situazione già insostenibile, anche a causa della inadeguatezza della rete infrastrutturale, per la sicurezza e per gli effetti sull'ambiente;
dallo scorso anno ad oggi i collegamenti nello Stretto di Messina, invece di migliorare, sono sensibilmente peggiorati. È infatti in atto un piano di dismissione operato da Rete ferroviaria italiana (Rfi) che prevede riduzioni delle tabelle d'armamento;
dal canto suo, inoltre, la divisione passeggeri nazionale/internazionale di Trenitalia ha deciso di eliminare diverse vetture dalle tratte Palermo-Roma, Siracusa-Roma, Palermo-Milano andata e ritorno, Siracusa-Milano andata e ritorno, e di sopprimere dal 13 dicembre 2010 i treni a lunga percorrenza da Siracusa e Messina e viceversa da Agrigento a Roma e viceversa;
la strategia di disimpegno di Trenitalia nell'area dello Stretto prevede in pratica il taglio delle cosiddette «antenne», quei treni che partono da Palermo e Siracusa per poi unirsi a Messina e dirigersi verso il centro nord del Paese, e che, nelle previsioni del nuovo piano, verranno sostituite da pullman fino a Messina con una riduzione pratica di vagoni e posti viaggiatori che raggiunge il 50 per cento dell'offerta di servizio;
tali direttive di Trenitalia, formulate unilateralmente e non concordate con le parti sociali e le istituzioni locali hanno determinato ad oggi una palese violazione degli standard minimi qualitativi del servizio di trasporto ferroviario;
l'area geografica dello Stretto di Messina costituisce un sistema conurbato ove operano costantemente lavoratori, professionisti e studenti universitari ed ove si registra un fenomeno di pendolarismo che raggiunge una media di quasi 10.000 viaggi di andata e ritorno al giorno;
la suddetta politica di disimpegno, tra l'altro, ha avuto un ulteriore effetto negativo
in Sicilia nel settore occupazionale, soprattutto nella provincia messinese ove si è assistito ad una riduzione del 75 delle maestranze alla quale va aggiunta la percentuale occupata nelle officine meccaniche che si occupano della manutenzione;
tale notevole riduzione dell'offerta commerciale comporta l'inevitabile disaffezione della clientela siciliana, che costretta fra inefficienze e disservizi a scegliere altri mezzi di trasporto, vede mortificato il suo diritto alla continuità territoriale, diritto che si colloca nell'ambito della garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini al quali deve essere consentito di spostarsi nel territorio nazionale con pari opportunità;
ogni Stato deve garantire a tutti i cittadini il diritto alla mobilità indipendentemente dalla loro dislocazione geografica e, quindi, in particolare di fronte allo svantaggio dell'insularità, dotandoli di un efficiente sistema dei trasporti;
martedì 27 ottobre 2009 rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo il Governo dichiarava testualmente che: «........alla dismissione della nave Sibari (la quale sarà venduta portando a quattro il numero delle navi disponibili) corrisponde il rinnovo della nave Logudorue, e che il Governo sta operando per lo sviluppo del Meridione, e della Sicilia in particolare, poiché è primario interesse di tutti consentire, attraverso adeguati interventi infrastrutturali e adeguate misure in materia trasportistica, lo sviluppo socioeconomico di questa regione.......»;
la Sicilia che deve essere considerata, a tutti gli effetti, un'area strategica in termini trasportistici, al contrario, da anni subisce una politica di disimpegno da parte del vertici del gruppo Ferrovie dello Stato Spa che ne sta compromettendo le potenzialità di sviluppo territoriale, relegandola ai margini del sistema Paese -:
se sia a conoscenza di quali siano le ragioni della politica di disimpegno di Ferrovie dello Stato Spa nella Sicilia, ancora una volta privata di servizi indispensabili, che rischia di aggravare ancora di più il divario esistente tra il nord ed il sud del Paese;
se il Governo, nel suo ruolo di azionista unico del gruppo Ferrovie dello Stato Spa, e di decisore strategico, non ritenga opportuno intervenire In modo risolutivo sul vertici di Trenitalia per assicurare ai passeggeri che dalla Sicilia si dirigono verso il resto del Paese il diritto ad una mobilità efficiente e sicura e quali iniziative intenda intraprendere al fine di eliminare la misura che sopprime i convogli a lunga percorrenza;
se non ritenga necessario adottare, nell'ambito dell'attuazione della perequazione infrastrutturale, una seria politica di investimenti infrastrutturali che accrescano il diritto alla mobilità territoriale soprattutto nelle aree più svantaggiate del Paese.
(2-00884)
«Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Misiti, Brugger».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il 18 ottobre 2010 lungo la strada statale 21 «Colle della Maddalena», nel tratto compreso tra il comune di Argentera (provincia di Cuneo) e il confine di Stato, si sono verificate delle situazioni di criticità causate da precipitazioni nevose;
l'ANAS non avrebbe effettuato tempestivamente né lo sgombero neve né l'insalamento del tratto interessato;
per la presenza di ghiaccio, infatti, al chilometro 57+300 un mezzo pesante ha ostruito completamente la carreggiata, in quanto il rimorchio e la motrice si sono fermati contro il muro di contenimento, causando il blocco della circolazione;
la strada statale 21 risulta priva del parco macchine per lo sgombero neve e l'insalamento, e con il sopraggiungere della stagione invernale, tale mancanza rischia di mettere a repentaglio l'incolumità pubblica,
non garantendo il transito di eventuali mezzi di soccorso qualora dovessero ripresentarsi analoghe situazioni di criticità;
risulta quanto mai necessario promuovere adeguate iniziative al fine di ottenere dall'Anas un preciso e puntuale programma di interventi, con le appropriate risorse finanziarie, che assicuri in modo tempestivo ed efficace lo sgombero neve nella prossima stagione invernale su questa fondamentale arteria stradale, vitale per l'economia della provincia di Cuneo -:
se l'ANAS abbia assunto Iniziative per evitare, in presenza di nuove precipitazioni nevose, le situazioni di criticità già verificatesi nell'occasione citata in premessa;
se il Ministro non ritenga necessario promuovere un incontro tra l'ANAS, la regione Piemonte, gli enti locali e le associazioni economiche interessate per discutere e definire un concreto ed effettivo programma di interventi sulla strada statale 21, come indicato in premessa, per far fronte alle difficoltà che potrebbero nuovamente presentarsi, data la grande e strategica importanza che tale collegamento rappresenta.
(2-00885)
«Delfino, Galletti, Mereu, Compagnon».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, che fanno riferimento ad uno studio della FIT CISL della Sicilia, Trenitalia sta operando e vero e proprio smantellamento del servizio ferroviario nella regione Sicilia con gravi conseguenze sul sistema dei trasporti nazionali e sulle reti;
dai 56 treni a lunga percorrenza che attraversavano l'Italia nel 2005 si passerebbe, secondo i programmi aziendali ed in mancanza di un intervento del Governo, a 14 treni dall'entrata in vigore dell'orario invernale previsto a dicembre 2010;
la situazione delle ferrovie in Sicilia, inoltre, si è aggravata a partire dal 1o ottobre 2010 con il taglio di oltre 500 posti/passeggero sugli stessi convogli e sulla stessa pesano anche le ulteriori soppressioni, in vigore dal 13 dicembre 2010, delle tratte Agrigento-Roma e Siracusa-Roma;
in tale situazione, i passeggeri provenienti da Agrigento e Siracusa dovranno servirsi di autobus fino a Messina e solo da lì potranno prendere il treno, saranno poi soltanto due i convogli che resteranno in servizio con destinazione Venezia, Milano e Torino;
in questo modo si è passati da 81 carrozze alle attuali 66, da 4.004 posti/passeggero a 2.760 in tutto, quasi la metà;
questa scelta di Trenitalia si concretizzerebbe il 13 dicembre 2010 e diventerebbe il «regalo di Natale» dell'azienda di Stato ai cittadini della Sicilia;
a tale preoccupante situazione, stante le riduzioni operate sulle navi traghetto passate da sei a due con conseguente riduzione del numero delle carrozze che hanno attraversato lo stretto nel triennio 2006-2009, ridottesi di ben 5.445 unità, va aggiunta quella del traghettamento;
a tutto ciò si aggiungono le preoccupazioni del sindacato sul fronte occupazionale, nell'arco di sette anni infatti, secondo i dati resi noti dallo stesso sindacato, «da 142 macchinisti si è passati a 64, da 115 capitreno a 63 e da 257 operatori della manutenzione agli attuali 151, senza tener conto della perdita dei posti di lavoro dell'indotto ferroviario»;
tale situazione, già di estrema gravità, peggiorerà con la soppressione, dal mese di dicembre 2010, dei treni a lunga percorrenza in partenza e arrivo da Siracusa e da Agrigento; in più esiste il rischio concreto che i passeggeri in futuro siano costretti a traghettare a piedi per poi
prendere un altro treno una volta giunti in continente e viceversa, con enormi disagi e consistenti allungamenti dei tempi di percorrenza;
il sindacato CISL, in merito a ciò, si è fatto portavoce di una pubblica denuncia per condannare lo smantellamento che si sta attuando nella rete ferroviaria siciliana senza tener conto delle esigenze dei passeggeri siciliani e degli utenti che intendono raggiungere la Sicilia attraverso il mezzo ferroviario;
lo smantellamento sta avvenendo nella totale indifferenza degli enti locali, con particolare riferimento alla regione Sicilia;
ad avviso degli interpellanti, le scelte di Trenitalia rischiano di «ghettizzare» il trasporto ferroviario in Sicilia isolando la regione dal resto del Paese e colpendo in maniera grave i passeggeri e i livelli occupazionali, oltre alla stessa qualità, già precaria, del servizio reso -:
se e quali iniziative s'intendono assumere nei confronti di Trenitalia affinché sia rivista adeguatamente la politica di disimpegno dell'azienda pubblica verso la Sicilia;
se e quali siano state le valutazioni in merito al piano di Trenitalia che penalizza pesantemente il sistema dei trasporti ferroviari del Mezzogiorno e della Sicilia in particolare;
quali iniziative urgenti s'intendano assumere per evitare scelte così dannose;
se non si ritenga, al contrario, che occorrerebbe intraprendere ogni iniziativa per arrivare ad un accordo di programma sulle infrastrutture che parta con il confronto fra le parti (Trenitalia, Rfi, istituzioni nazionali regionali e parti sociali) e se non si ritenga, di conseguenza, di attivarsi per aprire tale tavolo di confronto;
se non si ritenga necessaria la realizzazione di un programma decennale di investimenti strategici infrastrutturali, con tempi certi di realizzazione e la garanzia dei treni a lunga percorrenza in una logica di continuità territoriale;
se non si ritenga, in questo quadro, che sia necessario il rilancio del traghettamento sullo Stretto di Messina, assieme ad una politica di sviluppo per il traffico merci e una seria politica di rinnovo del materiale rotabile, affiancando questo con un programma di interventi mirati alla realizzazione di un ammodernamento della rete dei trasporti in Sicilia, al fine di integrare le ferrovie con il trasporto gommato.
(2-00886)
«Ruvolo, Belcastro, Drago, Gaglione, Iannaccone, Mannino, Milo, Pisacane, Porfidia, Romano, Sardelli, Brugger».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni alcuni articoli di stampa seguiti da denunce di alcuni rappresentanti sindacali del settore del trasporto ferroviario, hanno riportato la notizia dell'intenzione da parte di Trenitalia Spa e RFI di operare nel prossimo futuro una nuova riduzione e soppressione di convogli nelle tratte per il sud, con un conseguente assemblaggio di altre vetture;
a subire le conseguenze maggiori sarà la Regione Calabria, già interessata recentemente da altri provvedimenti di ridimensionamento dell'operatività delle corse considerate improduttive, che riceverebbe un ulteriore taglio che porterebbe a più di 20 il numero dei treni soppressi in un anno;
le nuove soppressioni riguarderebbero i treni che servono la costa jonica e quelli sulla direttrice principale verso la capitale che ridurrebbero soltanto a tre o quattro i treni a lunga o media percorrenza;
l'effetto immediato sarà quello della sostituzione dei materiali con altri più obsoleti e un ulteriore diminuzione dei
posti offerti a cui conseguirebbe l'aumento dei tempi di percorrenza che graverebbero ancora una volta sui cittadini calabresi e di tutto il meridione, che già subiscono una condizione di disparità in termini di qualità del servizio ferroviario offerto rispetto ai cittadini del Nord;
da quanto sopra descritto si verificherebbe, inoltre, un drammatico aumento dei prezzi e di riduzione del personale operante che minerebbe ancor di più il già debole sviluppo economico-occupazionale di un parte del territorio del nostro Paese, il Mezzogiorno, che fa i conti con un elevatissimo tasso di disoccupazione;
il tutto se collegato alla mancata esecuzione dei programmi di sviluppo promessi da RFI per il porto di Gioa Tauro rende di fatto palese la scelta inaccettabile di abbandonare il Sud del Paese e la regione Calabria in particolare da parte di Trenitalia e Rfi e di smantellare ogni ipotesi di sviluppo promessa dal governo di un territorio costretto in realtà alla marginalizzazione -:
se corrispondano al vero le notizie denunciate di un imminente ridimensionamento del servizio di trasporto ferroviario nel mezzogiorno e in Calabria in particolare;
se non intenda farsi promotore della convocazione di un tavolo concertativo tra Ministero, governi regionali, responsabili Trenitalia e organizzazioni sindacali per mettere in atto strategie di rilancio del settore ferroviario nel meridione del Paese.
(2-00887)«Tassone, Galletti».
Interrogazione a risposta orale:
MOFFA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strategia EU2020 ha definito ambiziosi obiettivi di diffusione della banda larga e ultralarga, quali vettori per il rilancio dell'innovazione e dell'economia, tramite la cooperazione di tutti gli attori di mercato. In questo senso, occorre incentivare gli investimenti in reti in fibra ottica e non premiare la rendita delle vecchie reti in rame;
il recente schema di provvedimento con cui l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) aveva invece deciso un nuovo incremento del canone di unbundling (ULL) per l'accesso alla rete fissa dell'operatore incumbent, che dava indicazioni esattamente in senso contrario, mettendo in discussione la capacità dell'Italia di contribuire al perseguimento dell'Agenda digitale europea;
l'autorità italiana, infatti, aveva definito le nuove tariffe ULL in base ad un modello di calcolo cosiddetto BULRIC (bottom-up-long-run-incremental-cost) la cui applicazione doveva essere quella di fissare i prezzi dei servizi all'ingrosso di telecomunicazioni per contribuire alla competitività complessiva del sistema. Il risultato finale avrebbe dovuto, coerentemente con quanto accade in Europa (ad esempio in Belgio), portare ad un calo delle tariffe e non ad un loro aumento che, per il triennio 2010-2012, passerebbe da 8,49 euro/mese (2009) a 9,67 euro/mese (2012);
la Commissione europea, in linea con il quadro regolamentare europeo per le comunicazioni elettroniche, ha recentemente inviato una lettera di commenti all'AGCOM, criticando la modalità di applicazione del modello di calcolo, specie in riferimento all'erronea valutazione di alcuni elementi di costo (quelli commerciali e quelli di manutenzione), invitando l'Autorità a ricalcolare le tariffe in maniera più equa;
la Commissione europea, in tal modo, ha voluto evitare che il provvedimento dell'AGCOM potesse rappresentare un pericoloso precedente in Europa, imitabile da altri Paesi, i cui effetti avrebbero potuto compromettere il perseguimento dell'obiettivo di garantire un accesso equo alla banda larga a tutti i cittadini entro il 2013;
il presidente dell'AGCOM, Corrado Calabrò, ha assicurato che l'autorità ha già avviato un supplemento di istruttoria per rielaborare il provvedimento in linea con i commenti della Commissione europea -:
quali iniziative di competenza si intendano assumere per assicurare il pieno rispetto delle indicazioni fornite dalla Commissione europea al fine di favorire un equo accesso alla banda larga, rafforzando la concorrenza nei servizi e fornendo agli attori di mercato impegnati nella costruzione delle reti in fibra ottica una corretta linea di investimento.
(3-01317)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il cantiere per la costruzione di Bre.Be.Mi è stato inaugurato nel luglio del 2009;
secondo quanto dichiarato dalla società Bre.Be.Mi alla stampa, e riportato da L'Eco di Bergamo del 29 giugno 2010, i lavori per la realizzazione dell'autostrada procedono in «perfetto orario» e i macrocantieri di Fara Olivana e Cassano d'Adda sono «pienamente operativi»;
dalla stessa fonte si apprende che tra le questioni da risolvere ci sarebbe il caso di «Cascina Lina», caseggiato abitato da 8 famiglie nei pressi del comune di Cassano d'Adda e collocato sul tracciato dell'autostrada a un passo dalla linea dell'alta velocità;
secondo quanto pubblicato da L'Eco di Bergamo del 9 settembre 2010, nel corso di una conferenza stampa, i comuni di Truccazzano, Cassano d'Adda, Rivolta d'Adda, Casirate d'Adda, Treviglio e Fara d'Adda, hanno chiesto a Brebemi risposte chiare in merito alle numerose questioni, dal tracciato alle opere di viabilità connesse e alla mitigazione ambientale, dalie cave di prestito alle modalità e tempi degli espropri;
da quanto appreso dalla stampa, il 18 settembre 2010, Brebemi e il consorzio BBM, composto da impresa Pizzarotti, Consorzio cooperative costruzioni e Unieco, che ha ratificato il contratto di affidamento il 28 ottobre 2009, come risulta dal sito ufficiale della società Brebemi, hanno garantito incontri periodici con le amministrazioni locali, a seguito dell'incontro tra queste e il direttore generale di Brebemi, Bruno Bottiglieri del 16 settembre 2010, per discutere delle criticità specifiche legate alla realizzazione dell'autostrada sui territori di competenza;
da L'Eco di Bergamo del 30 ottobre 2010 si apprende che l'edificio rurale in frazione Cascine San Pietro (Cascina Lina) doveva essere abbattuto entro dicembre 2009, e l'esproprio di tale caseggiato e il relativo risarcimento dovuto alle 8 famiglie residenti sarebbe stato elargito, come da accordo, al 50 per cento tra Brebemi e Rete ferroviaria italiana;
il 5 novembre 2010 si apprende da L'Eco di Bergamo che, a causa del ritardo nel risarcimento degli espropri da parte di RFI, il direttore generale di Brebemi, in una conferenza stampa congiunta con il sindaco di Cassano d'Adda, Edoardo Sala, ha dichiarato che i tempi per la realizzazione dell'autostrada potrebbero protrarsi oltre il febbraio 2013;
secondo quanto riportato dalla stampa locale la costruzione della linea ferroviaria alta velocità (Tav) parallela a Brebemi, sta procurando problemi ai lavori dell'autostrada. Oltre alle interferenze di elettrodotti e gasdotti, i cui gestori devono essere rimborsati anticipatamente delle spese per lo spostamento delle infrastrutture, anche il rimborso degli espropri ai privati, causano forti ritardi al lavori, a causa dell'insolvenza di Rfi;
il ritardo nel pagamento delle quote di rimborso di competenza di Rfi persiste nonostante l'accordo stipulato tra Brebemi, Rfi e Cal secondo il quale qualora i lavori delle due infrastrutture non fossero proceduti di pari passo, Rfi si sarebbe impegnata a non causare ritardi e nonostante,
di recente, dal Ministero interrogato sia arrivata l'autorizzazione a Rfi per l'uso dei 155 milioni di euro dei fondi previsti per l'alta velocità Brescia-Treviglio -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per impegnare Rfi al rispetto degli accordi stipulati con Cal e Brebemi, al fine di scongiurare ritardi nella realizzazione dell'autostrada Brebemi e nel rispetto dei diritti dei cittadini privati espropriati.
(5-03734)
Interrogazioni a risposta scritta:
VACCARO, MAZZARELLA, CUOMO, NICOLAIS e SARUBBI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 7 luglio 2008 è stato pubblicato dall'ANAS il bando di gara per l'appalto integrato dei lavori di costruzione del 3o tronco della strada statale 268, ivi compreso lo svincolo di Angri di innesto sulla autostrada A3 Napoli-Salerno;
il suddetto bando fa seguito alla stipula di un Accordo preliminare tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Campania, avvenuto in data 28 febbraio 2007, nel quale si dava atto che per l'urgenza delle opere e la rapida cantierabilità, la regione Campania provvedeva a finanziare direttamente con propri fondi disponibili - tra gli altri interventi - l'opera in oggetto;
in data 4 luglio 2007 si stipulava una convenzione tra la regione Campania e l'ANAS per effetto della quale l'opera risultava finanziata, su un totale di 60 milioni di euro, per 47,5 milioni dai fondi «POR 2007-2013» e per 12,5 milioni dai fondi «POR 2000-2006»;
la costruzione della strada statale 268 ha avuto inizio nel 1978, e oggi, a circa trenta anni di distanza, non risulta ancora completata poiché allo stato dell'arte dei lavori manca sia l'ultimo tratto che, nel comune di Angri, il raccordo con l'autostrada A3 Napoli-Salerno;
la strada statale 268 rappresenta uno degli assi stradali più importanti del comprensorio vesuviano e costituirebbe una delle principali vie di fuga dal Vesuvio in caso di calamità naturale;
ove il territorio continuasse a non essere dotato di un'adeguata rete stradale, nella fattispecie la strada statale 268, la programmazione dell'evacuazione affidata al piano della protezione civile sarebbe potenzialmente destinata a trasformarsi in un fallimento, con conseguenze catastrofiche sulla popolazione civile;
qualora infatti si verificassero manifestazioni eruttive, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'ANAS e la protezione civile potrebbero verosimilmente incorrere in una forma di responsabilità oggettiva in conseguenza delle gravissime limitazioni che subirebbero le evacuazioni dei cittadini a causa dei suddetti ritardi nella realizzazione del completamento dell'opera;
ad oggi non si ha alcun riscontro circa l'avvio dei lavori a ben due anni dalla pubblicazione del bando -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e in quale modo, e in che tempi, abbia in programma di intervenire per dare seguito all'accordo preliminare intervenuto con la regione Campania e, quindi, al prosieguo dei lavori;
quale sia lo stato della procedura di affidamento dei lavori da parte dell'ANAS e quali ragioni eventualmente giustifichino il mancato completamento della gara di appalto o delle fasi successive dell'avvio dei lavori.
(4-09335)
JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la politica dell'Unione europea si sta dirigendo verso la realizzazione di un'edilizia sempre più «bio» ed ecologicamente sostenibile, grazie all'entrata in vigore, il 9 luglio scorso, della nuova direttiva comunitaria sull'efficienza energetica. Nel settore, c'è già chi parla di un green new deal parafrasando il verbo di J. M. Keynes. La direttiva stabilisce che i nuovi edifici, costruiti a partire dal 2020, dovranno rispettare tutti i caratteri della sostenibilità, incluso l'indirizzo di sistemi che sfruttino le fonti di energia rinnovabile, per raggiungere tre obiettivi: taglio dei costi in bolletta, risparmio del 20 per cento di energia e riduzione del 20 per cento delle emissioni di CO2. A dare il buon esempio, mettendo in pratica la nuova direttiva con due anni di anticipo, nel 2018, saranno le amministrazioni locali che dovranno applicarla nella costruzione degli edifici pubblici. La Gran Bretagna, per esempio, ha anticipato al 2014 la scadenza europea del 2020, mentre la Danimarca si è impegnata a rendere autosufficiente dal punto di vista energetico l'intero patrimonio edilizio, compreso l'esistente, a far data dal 2050;
almeno sulla carta l'obiettivo dell'efficienza energica non è più un miraggio per i Paesi membri della Ue. Obiettivo raggiunto dopo due anni di discussioni, cioè da quando la Commissione ha deciso di riprendere e modificare la direttiva del 2002. Tuttavia, qualche perplessità è sorta, in particolare a riguardo del capitolo dedicato alla ristrutturazione di immobili esistenti, per renderli «green». Si parla di interventi mirati, parzialmente incentivati da Bruxelles, come la sostituzione di impianti di riscaldamento, idraulici o di climatizzazione con altri ad alta efficienza o come l'installazione di contatori intelligenti, ma gli scettici contestano che questo sia ancora un'azione minima rispetto al da farsi. Tra i critici più convinti ci sono quelli del gruppo europarlamentare verde che, attraverso un suo autorevole esponente, Yannick Jadot, esprime delusione per il carente intervento di Bruxelles a favore delle ristrutturazioni. «La Ue - dichiara Jadot - si concentra sulle nuove costruzioni, senza valutare sufficientemente le esigenze di rinnovamento degli edifici esistenti, che rappresentano il 40 per cento dei consumi di energia e il 36 per cento delle emissioni di gas serra in Europa»;
qualche perplessità viene espressa anche dall'industria del mattone, rappresentata a livello europeo dalla Fiec, che chiarisce: «Non basta focalizzarsi sull'efficienza energetica dei nuovi immobili per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico del 20 per cento fissati da Bruxelles per il 2020». Perché, osserva la Fiec, «ad oggi, le ristrutturazioni di vecchi edifici riguardano solo l'1 per cento del mercato immobiliare. Ed è su questo ingente capitale - aggiunge - che bisogna indirizzare gli sforzi di efficienza energetica se si vuole arrivare al traguardo». Dall'Europa all'Italia, il disagio dei costruttori si concentra in particolare sull'utilizzo dei due sistemi di calcolo differenti per la determinazione della classe di edifici. A sollevare il problema è Pietro Torretta, vice presidente Ance, che riporta la posizione dell'Intergovernmental panel on climate change, secondo cui «il settore edilizio ha la possibilità di contribuire per il 50 per cento al taglio delle emissioni, ossia ha un impatto potenziale nella lotta ai gas serra superiore a quello ottenibile con l'adozione delle rinnovabili. L'edilizia, infatti, incide per il 40-42 per cento sul totale della bolletta energetica nazionale e per il 32 per cento sulle emissioni di gas serra»;
secondo il vice presidente Ance, è quindi necessario che «la certificazione acquisti un ruolo propositivo non solamente nella costruzione di edifici nuovi, ma anche nella ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Si calcola che nel nostro Paese quattro edifici su cinque siano inefficienti dal punto di vista energetico: si tratta, quindi, di 23 milioni di costruzioni il cui recupero potrebbe costituire una spinta importante per l'economia
italiana». E non solo: perché qui è in ballo il rilancio economico europeo. Di fatto, la direttiva, se applicata integralmente, potrebbe generare un enorme business, ad oggi non ancora quantificabile, e nuovi posti di lavoro. Un'idea di massima si può avere confrontando due report di settore. Il primo, commissionato da Eurima, ha scoperto che «gli edifici nella Ue 15 consumano 270 miliardi di euro ogni anno per mancanza di misure basiche di efficienza energetica, come tetti e pareti isolanti». Il secondo, commissionato da Greenpeace, sottolinea invece come «un milione di euro di investimenti in efficienza energetica in genere comporta da 8 a 14 posti di lavoro in più ogni anno». Se ci si basa su questi dati si evince che, se la Ue investe 270 miliardi di euro in ristrutturazioni di efficienza energetica, potrebbe creare quasi 3 milioni di nuovi posti di lavoro in Europa. Il problema maggiore, tuttavia, riguarda sempre la ristrutturazione degli edifici già esistenti. Se infatti, esistono a livello internazionale gli standard di certificazione per la sostenibilità dei nuovi edifici - Leed, Itaca e Casaclima, tra i principali - ancora non esistono gli standard di certificazione per gli edifici da ristrutturare -:
quali misure il Ministro intenda realizzare al fine di adeguare la normativa italiana, in materia di edilizia sostenibile, a quella dell'Unione europea;
quali interventi il Ministro intenda adottare al fine di realizzare degli «standard qualitativi di certificazione», attinenti la sostenibilità degli interventi di costruzione di nuovi edifici, nonché di ristrutturazione di quelli già esistenti.
(4-09343)
GARAVINI, ANDREA ORLANDO, FERRANTI, TIDEI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, PICCOLO e VELTRONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 17 settembre 2009 è stato presentato, presso l'aula Cutuli del comune di Civitavecchia, il progetto della «Marina»;
risulta dagli organi di stampa che a detta presentazione erano presenti il sindaco Moscherini, l'assessore ai lavori pubblici, Enrico Zappacosta, il progettista dell'opera, architetto Filippo Andrea Scafi e l'onorevole, Francesco Lollobrigida, coordinatore provinciale del PDL;
i lavori erano già iniziati da qualche giorno ed il sindaco Moscherini ne illustrava i pregi, mentre l'assessore Zappacosta ne illustrava le modalità di realizzazione;
i lavori erano stati appaltati alla società Cogese S.r.l. per un importo di 4 milioni e 658,131 euro;
gli organi di stampa in data 20 ottobre 2010 hanno trattato della posizione di «tre vecchi boss della Magliana» a capo del business dell'usura, precisando che si tratta di «una triade che si divide la piazza dell'usura nella capitale», con una rete di prestasoldi porta a porta e strozzini di quartiere e che governa un impero finanziario da milioni e milioni di euro ed una lucrosa attività di riciclaggio;
trattando di detti personaggi si è evidenziato che, mentre uno di essi - Massimo Fedeli detto «er fruttarolo» - è un «personaggio evanescente e quasi sconosciuto a polizia e carabinieri che nascondeva un tesoro da oltre 2 milioni di euro» un altro è proprio l'architetto Andrea Filippo Scafi uno dei tanti «signor Nessuno» dei prestiti capestro -:
se l'architetto Andrea Filippo Scafi arrestato a Roma, abbia od abbia avuto altri incarichi di progettazione ed esecuzione lavori nel Lazio ed, in particolare, a Civitavecchia ovvero se siano stati affidati nel medesimo territorio appalti ovvero subappalti a imprese allo stesso comunque riconducibili e per quali importi da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti o da altri enti vigilati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(4-09345)
MARSILIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha redatto la relazione prot. n. 0012227 del 27 ottobre 2009, nell'ambito del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, notificato in data 4 maggio 2009, proposto dal signor Sebastian Freitag per l'annullamento, previa sospensiva, del permesso di costruire n. 143 del 14 agosto 2007 prot. 28983 rilasciato dal comune di Castiglione del Lago;
in detta relazione il Ministero dichiara che l'articolo 64, comma 2, delle norme tecniche di attuazione del vigente piano regolatore generale del comune di Castiglione del Lago, laddove consente la ricostruzione di «edifici esistenti distrutti o demoliti in precedenza all'approvazione del presente piano», richiede - per la concessione del permesso di costruire - che l'edificio da ricostruire esista almeno come rudere al momento dell'approvazione del piano regolatore generale;
detta affermazione contrasta in maniera evidente con il tenore letterale della premessa e richiamata norma tecnica di attuazione, che, infatti, prevede che in tutte le zone di piano regolatore generale (escluse le aree di inedificabilità ed oggetto di esproprio) è consentita la ricostruzione in situ di edifici esistenti distrutti o demoliti in precedenza all'approvazione del presente piano», purché tali immobili siano stati oggetto di adeguata documentazione circa le caratteristiche di consistenza e forma. Tali immobili dovranno comunque essere compatibili con le attuali prescrizioni della zona di sedime;
nella medesima relazione il Ministero dichiara che per sostenere la legittimità della lamentata traslazione dell'immobile de quo non si ritiene possa essere invocato, come invece fa il comune, l'articolo 13, comma 1, della legge regionale n. 1 del 2004, che riguarda gli interventi di ristrutturazione essendo pacifico che gli stessi presuppongono, necessariamente, la preesistenza dell'edificio da ristrutturare;
anche detta affermazione contrasta con il tenore letterale dell'articolo 7, comma 2, del regolamento della regione Umbria n. 9/2008 secondo cui «nel caso di interventi di ristrutturazione edilizia, effettuati ai sensi dell'articolo, 13, comma 1, lettera c) della Legge Regionale n. 1 del 2004, l'area di sedime di un edificio esistente può essere modificata sia come forma che come superficie, a condizione che la variazione mantenga un punto di contatto con l'area di sedime esistente, nel rispetto dei parametri edilizi e di specifici limiti stabiliti dallo strumento urbanistico o dal regolamento comunale per l'attività edilizia e purché le modifiche siano tali da garantire migliori soluzioni architettoniche, ambientali e paesaggistiche. Tra gli interventi di ristrutturazione di cui sopra rientra la delocalizzazione degli edifici determinata da norme speciali, anche qualora la nuova area di sedime non mantenga alcun punto di contatto con la precedente area»;
il tenore letterale del sopratrascritto articolo 7, comma 3, del regolamento della regione Umbria n. 9/2008 prevede espressamente che tra le attività di ristrutturazione edilizia consentite è ricompresa anche la demolizione totale del fabbricato, con ricostruzione anche parziale sull'area di sedime ed anche in forma diversa dal fabbricato originario, purché vi sia (come nel caso di specie) almeno un punto di intersezione tra le due aree di sedime;
sarebbe opportuno che il Ministero, preso più compiuto atto del tenore letterale delle richiamate norme, faccia propria la tesi secondo cui, in base all'articolo 64, comma 2, delle norme tecniche di attuazione del vigente piano regolatore generale del comune di Castiglione del Lago, sia possibile la ricostruzione di edifici distrutti o demoliti e, quindi, non più esistenti alla data di approvazione (2 luglio 1999) della variante generale del piano regolatore generale di Castiglione del Lago (anche in considerazione di quanto stabilito con riferimento all'istituto della sola
ricostruzione dalla sentenza della Cassazione, sezione civile II, del 7 settembre 2009 n. 19287);
inoltre, in base all'articolo 7, comma 3, del regolamento della regione Umbria n. 9/2008 - e soprattutto conformemente ad altre previsioni normative e ad interpretazioni che comunemente erano già state date in precedenza in merito al fatto che la modesta traslazione dell'immobile rientra nell'istituto della variante non essenziale, che non altera le caratteristiche peculiari dell'edificio preesistente (si veda quanto statuito a riguardo dalla sentenza del Consiglio di Stato del 20 novembre 2008 n. 5743) - risulta ad avviso dell'interrogante legittimo che, tra le attività edilizie consentite in questo caso, è ricompresa la ricostruzione dell'edificio anche parzialmente sull'area di sedime originaria, purché vi sia almeno un punto di intersezione tra detta area di sedime e quella relativa all'opera ricostruita -:
se il Ministero nel redigere la relazione di cui in premessa abbia tenuto conto di quanto rappresentato e per quali ragioni non abbia ritenuto di considerare tali elementi sufficienti a giustificare la legittimità delle condotte ricordate in premessa.
(4-09347)
...
INTERNO
Interrogazione a risposta immediata:
DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un articolo di stampa pubblicato sul Il Fatto Quotidiano del 3 novembre 2010 emergono ulteriori particolari relativi alle feste che si svolgono nella residenza ad Arcore e a villa Certosa, di proprietà del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi;
nell'articolo si racconta del disagio che avrebbero espresso alcuni carabinieri membri della scorta del Presidente del Consiglio dei ministri per il lavoro che svolgono, ovvero «scortare» talvolta anche ragazze ospiti delle feste nelle residenze del Presidente del Consiglio dei ministri; in particolare, si racconta di carabinieri «costretti a proteggere interi convogli di ragazze» ospiti del Presidente del Consiglio dei ministri;
sempre dall'articolo citato emerge che «alle feste che si svolgono ad Arcore dal venerdì al lunedì e che nell'estate si moltiplicano, arrivano numerosissime ragazze, con ogni mezzo, auto a noleggio o anche accompagnate da ospiti illustri; alcune restano per la notte e altre vanno via a fine festa»;
secondo l'articolo, alcuni carabinieri si sarebbero lamentati del fatto che, pur essendo addestrati a difendere le più alte personalità dello Stato, si ritrovano a fare da scorta e da accompagnatori agli ospiti e alle ragazze che partecipano ai festini;
nell'articolo si legge anche che, durante queste feste, il Presidente del Consiglio dei ministri qualche volta è uscito fuori dalla villa a scherzare e a scambiare battute con i militari, facendosi a volte accompagnare da ragazze, e, inoltre, risulta che una volta ha mandato una ragazza che ha ballato per loro la danza del ventre;
i carabinieri di scorta, che operano con orari massacranti e con innumerevoli ore di straordinario non pagate, si ritrovano a lavorare, anziché per le istituzioni e in difesa dello Stato, fuori dalle ville «in attesa di riaccompagnare ragazze nei residence o anche personalità con la ragazze di turno, a volte fino all'ingresso del loro appartamento»;
l'Italia ha un apparato di scorte che non ha paragoni col resto d'Europa e che - secondo un calcolo molto approssimativo - costa circa 100 milioni di euro ogni anno; infatti, dagli ultimi dati disponibili (relativi al gennaio 2009) risulta che nel nostro Paese sarebbero circa 2.500 gli uomini (tra poliziotti, carabinieri e finanzieri)
impegnati quotidianamente nei servizi di scorta e tutela e in quelli di vigilanza ai luoghi sensibili;
il servizio scorte è certamente utile ed in alcuni casi (come, per esempio, la tutela dell'incolumità personale del Presidente del Consiglio dei ministri) estremamente necessario, ma tale necessità non può fungere da paravento per far svolgere al personale addetto compiti impropri rispetto al suo ruolo: appare, pertanto, opportuno verificare in concreto sia l'uso effettivo che viene assegnato ai vari servizi di scorta, sia l'esistenza e la persistenza in capo alle varie personalità scortate della necessità di ricorrere a tale mezzo di tutela -:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga urgente intervenire, al fine di limitare il servizio scorte solo ai casi effettivamente necessari, e, soprattutto, se non ritenga utile diramare ulteriori specifiche direttive (oltre a quelle già in essere che evidentemente vengono disattese) al personale addetto ed alle personalità scortate, al fine di inquadrare esattamente i compiti istituzionali del servizio e di ribadire il divieto assoluto di utilizzare tale servizio per finalità e personalità diverse da quelle a cui è stato assegnato (prevedendo anche - in caso di inosservanza - la rimozione del servizio e l'addebito del danno erariale).
(3-01324)
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
I Commissione:
FAVIA e MESSINA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Alfio Elmiro Cariati, nato a Cosenza il 25 settembre del 1976 e residente nel comune di Torano Castello, nel luglio 2007 veniva sottoposto, in via provvisoria, ad uno speciale programma di protezione per testimoni di giustizia su richiesta della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro;
successivamente la direzione distrettuale antimafia esprimeva parere favorevole all'adozione delle speciali misure di protezione, in via definitiva, in qualità di testimone di giustizia;
i data 8 ottobre 2008 la Commissione centrale di protezione, determinava un cambiamento di status da testimone di giustizia a collaboratore, ritenendo inoltre inammissibile l'adozione di un programma di protezione definitivo per testimoni di giustizia e deliberando invece sull'ammissione ad uno speciale programma di protezione quale collaboratore;
l'attribuzione del nuovo status creava un disagio sempre maggiore nel Cariati che richiedeva la fuoriuscita volontaria dal programma di protezione per collaboratori e, il 12 luglio 2009, come forma di estrema protesta, dopo aver informato il nucleo operativo territoriale di protezione, abbandonava la località protetta ritornando al suo paese di origine dove, stante il perdurare della situazione di pericolo, si tratteneva solo pochi giorni prima di richiedere di essere nuovamente messo in sicurezza dal servizio centrale di protezione e di essere portato in una nuova località protetta;
il 30 luglio 2009 la Commissione centrale accetta la richiesta di capitalizzazione, fatta dal Cariati in un momento di forte tensione e stress, con la conseguente fuoriuscita volontaria dal programma di protezione per collaboratori;
il signor Cariati continua ad essere oggetto di intimidazioni e il 20 maggio 2010 è stato minacciato di morte al telefono da sconosciuto, fatto regolarmente denunciato presso la stazione dei carabinieri di Torano Castello;
su richiesta del procuratore Capo della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il direttore della pubblica sicurezza Capo della polizia ha deliberato nuove misure urgenti di protezione per Cariati e la sua famiglia ed ha ordinato il loro trasferimento presso una struttura alberghiera in attesa che la competente
commissione centrale di protezione del Ministero dell'interno deliberi sulle eventuali misure speciali di protezione;
sono passati circa due mesi dalle deliberate misure urgenti di protezione ma la Commissione centrale non si è ancora espressa, lasciando il Cariati e la sua famiglia in uno stato di profonda insicurezza e agitazione, privi di adeguate informazioni e misure assistenziali. In particolare, nessuno ha comunicato al signor Cariati come comportarsi per permettere al figlio di otto anni di frequentare la scuola dell'obbligo;
in data 4 ottobre 2010 il Cariati, non avendo ancora ricevuto indicazioni dalla commissione centrale decide di tornare nella sua abitazione di residenza in attesa della delibera, per garantire a suo figlio minore la possibilità di frequente la scuola. Come dichiarato dallo stesso Cariati nell'esposto depositato presso gli uffici del comando stazione carabinieri di Torano Castello, egli non intende con ciò abbandonare il programma di protezione urgente, ma chiede piuttosto un rafforzamento delle misure di protezione presso la sua abitazione;
la situazione appare connotata da estrema urgenza e delicatezza come già peraltro evidenziato al Ministro con un'interrogazione parlamentare depositata in data 7 giugno ed ancora in attesa di risposta -:
quali provvedimenti si intendano prendere per garantire l'incolumità del signor Cariati e dei suoi familiari.
(5-03726)
FERRARI, BRESSA e CORSINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, all'articolo 1-ter, conteneva misure volte all'emersione del lavoro domestico di assistenza familiare «irregolare»;
la norma prevedeva che il datore di lavoro, per ottenere la regolarizzazione, presentasse una dichiarazione presso lo sportello unico degli immigrati previo versamento di una somma forfettaria di 500 euro, entro il 30 settembre del 2009, ed era limitata, per i lavoratori extracomunitari, per ciascun nucleo familiare, ad una persona per il lavoro domestico di sostegno al bisogno familiare e a due persone per le attività di assistenza a soggetti affetti da patologie o handicap che ne limitano l'autosufficienza;
quella che era stata annunciata dal Governo come una grande azione di regolarizzazione di lavoratori domestici e nel campo dell'assistenza familiare, alla prova dei fatti si è dimostrata un'operazione a dir poco farraginosa, che ha causato la frustrazione di decine di migliaia di lavoratori immigrati nel nostro Paese, lavoratori che avevano sperato di uscire, finalmente, dalla loro condizione di irregolarità e di privazione dei più elementari diritti, oltre che il disagio di moltissime famiglie seriamente intenzionate a mettere in regola lavoratori per loro preziosi;
nella maggior parte dei casi ci si riferisce a persone presenti da molto tempo sul territorio italiano, inserite nel mondo del lavoro in modo irregolare contro la loro volontà: infatti è proprio dalla condizione di irregolarità che spesso derivano inaccettabili condizioni di sfruttamento;
la scelta del Governo di consentire l'emersione esclusivamente del lavoro domestico e di assistenza familiare ha concesso solo ad una minima parte di lavoratori immigrati di regolarizzarsi, e il fatto che l'iniziativa e l'onere economico spettasse al datore di lavoro ha aperto un varco a falsi datori di lavoro e ad intermediari privi di scrupoli che hanno lucrato sulla necessità delle persone e messo in piedi un vero e proprio traffico di contratti falsi e di dichiarazioni fittizie;
il combinato disposto delle criticità suesposte e dell'introduzione e messa a regime del reato di clandestinità ha fatto
il resto: il tema è, ad esempio, quello dell'esclusione dalla sanatoria delle persone condannate per non aver ottemperato all'ordine del questore di abbandonare il territorio nazionale;
il discrimine tra la possibilità o meno di accedere alla sanatoria è diventato nei fatti casuale, come nel caso, ad esempio, di un immigrato condannato per illecita permanenza in Italia in seguito ad espulsione (una condotta di per sé non ostativa alla sanatoria): può accedere alla regolarizzazione chi è stato denunciato ma non ancora condannato per quel reato (previsto dall'articolo 14, comma 5-ter del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286) e addirittura non verrà più processato, mentre chi è stato già condannato, magari da un giorno rispetto ai termini previsti dalla norma, ne risulterà escluso;
si è arrivati al paradosso che ha visto, in una prima fase di applicazione della normativa, alcune prefetture, tra le quali quella di Brescia, non considerare ostativa la condanna per il reato di clandestinità, e in seguito, in «corso» d'opera, si è assistito ad una vera e propria sterzata nella direzione opposta;
lo scorso 17 marzo 2010, infatti, con una circolare a firma del capo della Polizia, il Ministero dell'interno ha fornito un'interpretazione restrittiva della norma, escludendo così la possibilità di ottenere la regolarizzazione per i soggetti condannati per l'inottemperanza all'ordine di espulsione;
il risultato di tale gestione confusa e contraddittoria ha creato un enorme incremento di ricorsi al Tar, e ha generato una serie di proteste: solo anno fa, infatti, circa 300mila immigrati hanno fatto domanda per la regolarizzazione, nella speranza di ottenere un permesso di soggiorno in Italia, ad oggi solo 170 mila richieste sono state esaminate, ne restano ancora 130 mila e moltissime altre sono state respinte o bloccate per i motivi suesposti;
nella sola Brescia sono centinaia i lavoratori coinvolti che hanno fatto ricorso al Tar e che sono scesi in strada a protestare;
appare necessario, alla luce della caotica ed evidentemente iniqua situazione alla quale ha dato luogo l'emanazione della circolare ministeriale del 17 marzo 2010, compiere i passi occorrenti per rimettere ordine nella vicenda della regolarizzazione prevista dal decreto-legge n. 78 del 2009, e procedere ad un'immediata sospensione della definizione delle pratiche destinate al rigetto o alla dichiarazione di inammissibilità, anche in considerazione delle somme inutilmente versate;
appare altresì necessario individuare un percorso che porti al rilascio di un permesso di soggiorno per «attesa di occupazione» per tutti coloro che hanno presentato domanda di emersione là dove; ovviamente, non si ravvisino cause ostative, anche nel rispetto della direttiva 2009/52/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009, che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare -:
in che modo il Governo intenda risolvere il problema esposto nelle premesse.
(5-03727)
TASSONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si è verificato a Catanzaro un gravissimo episodio di intolleranza politica che ha avuto e ha grande riscontro negli organi di stampa: un ventisettenne è stato ferito nella tarda serata di sabato scorso davanti la sede del collettivo Riscossa di Catanzaro;
l'aggressione solo per puro caso non si è trasformata in tragedia, in quanto il giovane ha subito un accoltellamento alla schiena;
l'atto, dai contorni oscuri ed indecifrabili, si inquadra in un clima divenuto sempre più difficile sul piano della sicurezza,
considerando gli innumerevoli e sempre più frequenti episodi di violenza verificatisi nel capoluogo di regione;
la vicenda ha suscitato molta preoccupazione nella città: l'attentato per motivi politici costituisce, infatti, un fatto inqualificabile sul piano civile;
a tale episodio se ne è aggiunto un altro, che ha seguito il ferimento suddette -:
quali urgenti misure intenda adottare al riguardo, al fine di evitare il ripetersi di simili accadimenti, anche attraverso un'azione forte di prevenzione tesa a scardinare eventuali organizzazioni estremiste che stanno prendendo corpo sul territorio.
(5-03728)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
LOLLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni il Corpo nazionale dei vigili del fuoco in osservanza dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 139 del 2006, richiama in servizio temporaneo il personale discontinuo, sia nelle proprie sedi centrali che in quelle periferiche;
l'amministrazione dei vigili del fuoco fa uso di massicci richiami di personale volontario in tutti i comandi d'Italia per mansioni che esulano dalle necessità dovute a calamità naturali e maxiemergenze;
attualmente il Ministero dell'interno annualmente affronta una spesa pari a 110 milioni di euro per richiamare in servizio personale precario;
si potrebbe procedere ad assumere il personale precario idoneo dalla graduatoria della «stabilizzazione» personale che, essendo già formato, presenterebbe un netto risparmio per l'amministrazione -:
quali siano le motivazioni che inducono il Ministero dell'interno, dipartimento soccorso pubblico e difesa civile, a tale azione continuata nel tempo ed alla conseguente spesa economica che l'amministrazione affronta annualmente per l'impiego di tale personale.
(5-03723)
GHIGLIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione del collegamento Tav Torino-Lione per il Governo è la priorità assoluta per il rilancio del Sistema Italia nello scenario internazionale e la linea operativa sino ad oggi condotta dall'osservatorio, in stretto contatto con il Governo e la regione, ha consentito di avviare un percorso di realizzazione dell'opera condiviso dalla gran parte delle istituzioni, delle realtà produttive e delle comunità locali interessate dal futuro collegamento ferroviario;
in alcuni dei comuni della valle di Susa interessati dalla cantierizzazione di quest'opera strategica - Venaus, Chiomonte, Susa, Borgone, Bruzolo, Vaie, Condove e Villarbasse - i presìdi No Tav occupano, per di più abusivamente e comunque in totale assenza di permessi da parte degli uffici tecnici territorialmente competenti, aree vincolate di proprietà comunale o aree private su cui tuttavia non e' ammissibile costruire in deroga alle vigenti leggi in materia urbanistica;
tale situazione, ascrivibile all'opera di boicottaggio messa in atto dai gruppi No Tav attraverso i presìdi permanenti, causa evidenti problemi di ordine pubblico e sicurezza non solo alla cittadinanza ma anche agli amministratori che, sostenendo l'opera e chiedendo il rispetto dei regolamenti urbanistici e della legge in generale, ricevono, a quanto consta all'interrogante, minacce e intimidazioni. Situazione, questa, che inficia e ostacola il cronoprogramma dei lavori in vista dell'inizio della cantierizzazione;
gli striscioni e le bandiere No Tav - appese anche sui lampioni lungo tutta la strada statale 25 (del Moncenisio) che va da Rivoli a Villarfocchiardo passando per Avigliana e Susa, la strada statale 24 (del Monginevro) che va da Villarfocchiardo a
Susa e la strada provinciale 184 che va da Rivoli a Reano passando per Villarbasse -, i cartelli, i manifesti contro i sondaggi, le scritte sul Musinè e i presìdi sono stati giustificati da talune amministrazioni come «espressioni di libertà e democrazia» in quanto «difficilmente possono essere oggetto di distrazione per i conducenti»;
le amministrazioni comunali schierate contro l'opera in ultima istanza scaricano la responsabilità di quanto sopra asserito al comune limitrofo piuttosto che all'ente provincia (responsabile delle strade provinciali di collegamento) e, solo la settimana scorsa, alcuni amministratori della valle partecipavano a manifestazioni anti-Tav con indosso la fascia tricolore simbolo della Repubblica italiana presentando le delibere anti-tav votate in tutti i consigli comunali su indicazione della comunità montana Valli di Susa e Sangone -:
quali attività si intendano intraprendere al fine di:
a) garantire il rispetto della legalità e l'uguaglianza di trattamento davanti alla legge di tutti i cittadini italiani a prescindere dalle inclinazioni politiche e sociali, facendo rimuovere, su invito del prefetto, le baracche abusive costruite dai gruppi No Tav - senza autorizzazioni da parte degli uffici tecnici e in aree vincolate - ad oggi presìdi permanenti del movimento, causa di evidenti problemi di sicurezza di ordine pubblico;
b) garantire il rispetto della legalità facendo rimuovere bandiere e pennoni sulle illuminazioni pubbliche e a ridosso della tangenziale;
c) a ribadire il corretto utilizzo della fascia tricolore da parte degli amministratori che manifestano al di fuori dell'ambito istituzionale;
d) ad assumere ogni iniziativa di competenza per la rimozione della scritta tav = mafia che campeggia sul Musiné e per questo, ad avviso dell'interrogante, contravviene sia alla legge Galasso che vincola i territori boscati, sia al codice «Urbani» sui beni ambientali e culturali.
(5-03733)
Interrogazioni a risposta scritta:
TENAGLIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
lunghissime permanenze in uno stesso comune di appartenenti alle forze dell'ordine sono sempre sconsigliabili, anche perché possono dar luogo più facilmente a problemi di incompatibilità ambientale;
fra i vari episodi del genere ne va evidenziato uno che ha determinato una grave situazione di sconcerto nella popolazione di Castro dei Volsci comune nel quale il maresciallo Filippo De Paolis, comandante della stazione dei Carabinieri presta servizio da oltre 15 anni; l'episodio è riferito al rinvio a giudizio per un reato edilizio di uno stretto congiunto del maresciallo, Cinzia Preziosi;
tale vicenda potrebbe influire sul buon nome ed il prestigio dell'Arma benemerita, che da sempre rappresenta un'assoluta garanzia di imparzialità e di tutela del rispetto della legalità -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere con riferimento alla situazione evidenziata e per tutelare la credibilità delle istituzioni, a cui è demandata la tutela dell'ordine pubblico e del rispetto della legge.
(4-09340)
DI PIETRO, FAVIA, PALOMBA, LEOLUCA ORLANDO, MESSINA e SCILIPOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in questi due anni di Governo, su tutti gli organi di comunicazione, sono venute alla ribalta notizie di colpi durissimi inflitti alla mafia e al racket del pizzo in Sicilia;
il Governo, giustamente, invita alla denuncia del racket del pizzo da parte dei cittadini, e il mondo dell'associazionismo si organizza per la tutela delle vittime, la F.A.I. e l'Associazione comitato Addiopizzo sono fra le tante attive e presenti quotidianamente sul territorio e infatti molti imprenditori e commercianti coraggiosi stanno denunciando questo giro di malaffare, ma molti di loro, dopo, si trovano soli ad affrontarne le conseguenze, se da un lato è un diritto e dovere denunciare il racket del pizzo, dall'altro è un diritto e un dovere venire tutelati a seguito di ciò;
paradossale è il caso della signara Valeria Grasso, imprenditrice palermitana, che da oltre 15 anni subisce le vessazioni le ritorsioni dalla mafia, dopo aver denunciato i suoi aguzzini, e che le impediscono ad oggi di riprendere la sua attività lavorativa;
la signora Grasso gestisce una palestra in uno stabile confiscato e sottoposto ad amministrazione giudiziaria, concessole in locazione dall'amministratore giudiziario stesso;
l'attività della signora Grasso era stata posta in vendita per far fronte alle gravi perdite subite a causa dell'ingerenza mafiosa ma, proprio a causa del giro di racket che veniva effettuato sullo stabile, non è riuscita a trovare acquirenti, e ad oggi la signora Grasso è afflitta da debiti vari;
le intimidazioni alla signora Grasso però non sono terminate: danneggiamenti alle auto, alla casa del padre, nei locali di Mondello le sono state raffigurate delle croci nere su i muri e le sono stati tagliati i cavi della luce e proprio a settembre 2010 un danno doloso l'ha costretta a chiudere la palestra e a tutt'oggi l'attività non è potuta riprendere;
in base alle sentenze del tribunale di Palermo n. 830/08 del 20 novembre 2008 e n. 3732/09 del 9 luglio 2009, la signora Grasso doveva ricevere un indennizzo dagli imputati che ad oggi è stato effettuato con acconti che coprono solo un quarto del dovuto;
dalle associazioni antiracket la signora Grasso ha ricevuto un aiuto di 10.000 euro;
il 15 agosto 2010 il Ministro della giustizia ha partecipato a Palermo alla riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, in quell'occasione la signora Grasso gli ha fatto pervenire una lettera nella quale, la signora, chiedeva aiuto la sua sicurezza e quella della sua famiglia, evidenziando tutto quello che sin lì le era occorso;
nel mese di settembre la signora Valeria Grasso è stata ricevuta dal presidente della commissione antimafia, che ha partecipato alla sua situazione;
nei primi giorni di ottobre la signora Valeria Grasso aveva una appuntamento con il prefetto di Palermo che all'ultimo minuto, per impegni di lavoro, non l'ha potuta ricevere e l'ha dirottata ad una sua incaricata che, dopo aver ascoltato la signora Grasso, si è impegnata a farle pervenire notizie in merito ad eventuali azioni che si sarebbero potute intraprendere;
ad oggi la signora Valeria Grasso non ha più avuto contatti con le persone precedentemente elencate e la sua attività è bloccata -:
se i Ministri in indirizzo non intendano verificare se sussistono le condizioni di sicurezza per la vita della signora Valeria Grasso e della sua famiglia e per il continuo della sua esistenza lavorativa come da diritto di ogni cittadino che compie il proprio dovere nei confronti dello Stato;
quali misure i Ministri interrogati intendano porre concretamente in essere per dare una risposta effettiva a quanti, mettendo a rischio la propria vita, denunciano la mafia e il racket del pizzo per poi trovarsi spesso del tutto soli ad affrontare la ricostruzione della loro esistenza.
(4-09344)
DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dagli organi della stampa si è appreso di un'inchiesta della procura di Milano culminata, nella notte del 27 maggio 2010 con il fermo in questura della minorenne Karima El Mahroug, detta «Ruby», priva di documenti di riconoscimento, sulla quale gravavano una denuncia per furto ed una segnalazione per aver abbandonato senza permesso la casa-famiglia cui era stata affidata diversi mesi prima;
dai quotidiani si è appreso che, poche ore dopo il fermo della ragazza, siano pervenute alla questura una o più telefonate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - circostanza, questa, confermata dal capo di gabinetto della questura, oltre che da diversi funzionari e collaboratori, ma della quale non sono state chiarite le origini;
scopo della o delle telefonate sarebbe stata la richiesta di rilasciare la ragazza debitamente trattenuta in questura, ragazza che, nel corso di una telefonata, sarebbe stata indicata come la nipote del presidente egiziano Mubarak;
dai quotidiani che hanno riportato le dichiarazioni del personale della questura, si apprende che le case-famiglia di Milano cui avrebbe dovuto essere affidata la ragazza secondo le consuete procedure non avrebbero avuto posti disponibili;
la vicenda si sarebbe conclusa con l'affidamento della ragazza ad una consigliera della regione Lombardia, giunta nel cuore della notte negli uffici della questura per offrirsi di prendersene cura in qualità di conoscente -:
se non intenda, in attesa che la magistratura definisca le eventuali responsabilità penali, avviare una rigorosa attività ispettiva al fine di chiarire se, nella notte sopraindicata, siano state esercitate pressioni sugli organi della questura, da chi, in quale modo e con quale risultato.
(4-09348)
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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
GHIZZONI, BACHELET, NICOLAIS e TOCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del comma 1 dell'articolo 1 della legge n. 165 del 2007 di delega al Governo - che ha attuato l'autonomia statutaria degli enti pubblici ricerca nel rispetto dell'articolo 33, sesto comma, della Costituzione - e del successivo decreto legislativo n. 213 del 2009, tutti gli enti di ricerca pubblici vigilati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca devono dotarsi di un nuovo statuto;
in particolare per il CNR:
lo schema del nuovo statuto è stato elaborato dal Consiglio di amministrazione integrato da 5 esperti nominati dal Ministro, così come previsto dal comma 1 dell'articolo 27 della legge n. 69 del 2009;
l'interrogante ha già evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo 5-03355 come l'integrazione del consiglio di amministrazione con componenti esterni che non includono i ricercatori dell'ente abbia sortito, nella formulazione dello schema di statuto, i prevedibili effetti di condizionamento dell'autonomia, di incoerenza con i principi contenuti nella Carta europea del ricercatore e soprattutto di sostanziale esclusione della comunità scientifica interna;
l'11 agosto 2010, lo schema di statuto è stato inviato al Ministro, come previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo n. 213 del 2009, per il controllo di legittimità e di merito;
in data 7 ottobre 2010, con lettera prot. n. AOOUFGAB9394/GM, il Ministro ha fatto pervenire al presidente i propri rilievi e osservazioni che, a parere degli interroganti, accentuano le distorsioni già evidenziate nel citato atto 5-03355, poiché tendono agli obiettivi della ulteriore limitazione
dell'autonomia dell'ente e della centralizzazione e burocratizzazione del sistema di organizzazione e funzionamento dell'ente, in aperta contraddizione con i principi contenuti nell'articolo 1 della legge delega n. 165 del 2007;
a tali obiettivi sono volti, in particolare, i seguenti rilievi e osservazioni del Ministro:
in riferimento all'articolo 11, comma 3, (rapporto di lavoro del direttore generale), la valutazione che in prima applicazione dello statuto la nomina del direttore generale sia riservata al Ministro stesso, motivandola con la necessità di dare «nell'immediato attuazione a importanti (ma non meglio precisati) processi di riordino dell'assetto organizzativo dell'Ente»; tale osservazione, che dispone la nomina politica di colui che avrà la responsabilità gestionale dell'ente, non può che essere valutata negativamente in quanto rappresenta il tentativo di commissariare il CNR per trasformarlo, con eccesso di delega, in un mero dipartimento ministeriale, contraddicendo i principi di autonomia previsti dalla legge delega n. 165 del 2007 è sanciti dall'articolo 33 della Costituzione;
rispetto al comma 1 dell'articolo 15 (autonomia finanziaria e gestionale degli istituti nei limiti definiti dal regolamento di amministrazione, contabilità e finanza), la riformulazione per disporre che «i poteri di spesa e di acquisizione delle entrate non possono che far capo al Direttore Generale ovvero a dirigenti da lui delegati... Il regolamento di amministrazione, contabilità e finanza potrà stabilire i limiti entro i quali potranno essere delegati ai Direttori di Istituto poteri di spesa e di acquisizione delle entrate». Tali rilievi, che muovono dalla considerazione che «è il Direttore Generale a predisporre il bilancio preventivo e consuntivo», contraddicono la disposizione dell'articolo 7, comma 2, sull'approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo annuali che spetta al consiglio di amministrazione su proposta del presidente, e sono in difformità rispetto all'articolo 15, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, che chiaramente prevede che, negli enti di ricerca, le attribuzioni della dirigenza amministrativa non possano estendersi alla gestione della ricerca e dell'insegnamento. Peraltro, il riferimento ministeriale alla «istituzione del direttore generale» nell'invito alla riformulazione del comma, pare attribuire a tale figura il rilievo di un organo dell'Ente, mentre, lo sono esclusivamente il presidente, il consiglio di amministrazione, il consiglio scientifico e il collegio dei revisori dei conti;
circa l'articolo 13 (dipartimenti) e l'articolo 15 (istituti), la necessità di limitare a 7 il numero dei dipartimenti - che già l'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 127 del 2003 fissa a dodici in numero massimo - e di ridurre anche quello degli istituti, peraltro senza fare alcun riferimento a processi di valutazione scientifica, si configura, ad avviso degli interroganti, come un'azione diretta a condizionare l'organizzazione del CNR in ambiti che hanno una forte connotazione scientifica e pertanto estranei al controllo di legittimità e al controllo ministeriale;
inoltre, si stigmatizza che si siano attesi due mesi dall'invio dello schema di statuto per «acquisire l'avviso del Ministero dell'economia e delle finanze» riguardo alle disposizioni sulla riduzione del numero di componenti degli organi d'amministrazione, contenute nel comma 5 dell'articolo 6 del citato decreto-legge n. 78 del 2010 e che si pongono in contrasto con quanto già previsto in merito dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 213 del 2009; di fatto, permane una condizione di incertezza sulla composizione dell'organo di governo del CNR, manifestando l'assenza del ruolo di coordinamento del Ministro competente con il resto delle politiche del Consiglio dei ministri;
anche per la stesura degli statuti degli altri enti di ricerca vigilati dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, quali l'INAF, l'INGV, la Stazione zoologica di Napoli, e altri occorre rilevare
iniziative ministeriali del tutto improprie alla realizzazione di statuti realmente autonomi -:
se il Ministro non ritenga che i contenuti dei rilievi e delle osservazioni espressi sullo schema di statuto del CNR e le iniziative assunte nei confronti degli altri enti pubblici di ricerca, esposti in premessa, non accentuino il contrasto con i principi ispiratori della legge n. 165 del 2007, e successive modificazioni, volti a «salvaguardare l'indipendenza e la libera attività di ricerca» dei detti enti (lettera a) del comma 1, dell'articolo 1), e se pertanto non intenda modificare il proprio orientamento.
(5-03731)
Interrogazione a risposta scritta:
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sono allarmanti i risultati contenuti in un rapporto redatto dall'associazione «Cittadinanzattiva», che ha effettuato tra i mesi di aprile e di maggio 2010 un'inchiesta in 82 edifici scolastici di otto regioni;
in particolare, dal citato rapporto emerge:
a) il 93 per cento delle aule risulterebbe non avere porte antipanico e il 29 per cento degli edifici scolastici a più piani risulterebbe sprovvisto di scale di sicurezza;
b) il 38 per cento delle aule avrebbe finestre non integre;
c) il 20 per cento delle aule avrebbe pavimenti difformi;
d) il 27 per cento delle aule avrebbe prese e interruttori rotti o divelti;
e) il 27 per cento delle aule avrebbe cavi elettrici volanti;
f) l'intonaco si stacca dalle pareti dei corridoi, dei bagni e delle aule rispettivamente nel 29, 21, 20 per cento degli istituti ispezionati;
g) circa il 19 per cento dei laboratori scolastici ispezionati risulterebbe sprovvisto della cassetta del pronto soccorso;
h) nel 15 per cento delle scuole ispezionate risultano esserci crepe e nel 28 per cento degli istituti visitati si registrerebbe un deficit di interventi di manutenzione;
i) l'88 per cento degli istituti ispezionati avrebbe necessità di interventi di manutenzione ordinaria, il 46 per cento di interventi straordinari;
l) solo il 37 per cento degli istituti scolastici ispezionati disporrebbe della certificazione di agibilità statica, sebbene ben il 55 per cento del campione si trovi in zona e territori a rischio sismico;
m) solo un istituto scolastico su quattro sarebbe provvisto della certificazione igienico-sanitaria;
n) solo il 31 per cento degli istituti scolastici ispezionati possiede la certificazione di prevenzione incendi, e solo il 51 per cento rispetta le norme anti-incendio;
o) solo il 63 per cento delle scuole ispezionate avrebbe l'impianto elettrico a norma;
p) il 21 per cento delle scuole ispezionate non dispone di una palestra propria;
q) il 21 per cento degli istituti scolastici dotati di palestra presenta barriere architettoniche; nel 10 per cento delle palestre ispezionate si registra distacco di intonaco; nel 13 per cento segni di grave fatiscenza; nell'11 per cento attrezzature danneggiate; nel 24 per cento assenza della cassetta del pronto soccorso; nel 17 per cento assenza di spogliatoi;
r) il 35 per cento degli istituti ispezionati sarebbe risultato sprovvisto di
carta igienica nei bagni; nel 39 per cento sprovvisto di sapone; nel 68 per cento sprovvisto di asciugamani -:
se siano a conoscenza della grave situazione evidenziata dal rapporto curato dall'associazione «Cittadinanzattiva», e in particolare se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
in caso affermativo, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, a fronte di quanto sopra esposto, quali urgenti iniziative si intendano promuovere, sollecitare o adottare.
(4-09333)
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LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
PORCINO e PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dopo diversi anni di iscrizione nelle liste dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, istituite ai sensi del comma 12 dell'articolo 5 della legge n. 638 del 11 novembre 1983, e dopo molti anni dall'approvazione e dalla piena operatività delle liste speciali, i medici titolari di incarico fiduciario INPS, che in Italia sono circa 1.400, non hanno ancora ottenuto il riconoscimento di una posizione giuridica che permetta loro di poter svolgere la professione con adeguata retribuzione e con le tutele sociali tipiche di qualsivoglia rapporto;
si tratta di medici che hanno rapporti di lavoro che non li configurano come dipendenti né come convenzionati, al pari dei medici ASL che svolgono analogo servizio, ma ai sensi della normativa vigente sono considerati «liberi professionisti al di fuori di qualsiasi vincolo gerarchico» con retribuzione a prestazione, senza avere un reddito sicuro, in quanto la disciplina in vigore non obbliga l'INPS a garantire nessun carico di lavoro;
la tipologia del rapporto non consente la valutazione del servizio prestato ai fini concorsuali e di inclusione nelle graduatorie regionali della medicina generale, e per le pesanti incompatibilità in vigore fino al 2000, molti medici sono rimasti esclusi dalla possibilità di venire incaricati come medici di continuità assistenziale, specialistica ambulatoriale e medicina di famiglia;
di recente l'INPS ha indetto 2 bandi per il reclutamento di 798 medici da destinare alle commissioni invalidità, e non ha tenuto in nessuna considerazione i medici fiscali che pure vantano una lunga esperienza in medicina legale, preferendo invece sanitari appena specializzati e senza esperienza, e con specializzazioni che nulla hanno a che fare con la medicina legale;
i Ministeri del lavoro e della salute, con decreto interministeriale (Lavoro-Salute) dell'8 maggio 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. l57 del 7 luglio 2008 avevano disposto che: «al fine di pervenire ad una regolazione del contenuto e delle modalità di esplicazione del rapporto tra l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) ed i medici iscritti nelle liste speciali di cui all'articolo 5, comma 12, della legge n. 638 del 1983, più rispondente alle esigenze della qualità del servizio reso all'Istituto e a quelle professionali dei medici di controllo, si rende indilazionabile l'adozione di iniziative legislative di adeguamento del quadro normativo che finora ha regolato la specifica materia»;
le esigenze di modifica ritenute indilazionabili nel decreto interministeriale non hanno avuto ancora seguito, né sul piano della rimodulazione dei compensi dell'attività dei medici di controllo, nonostante il tempo trascorso dall'ultimo rinnovo, né su quello della consistenza numerica dei medici iscritti nelle liste e della procedura per la reintegrazione delle stesse, fino alla completa rivisitazione della materia;
il predetto decreto non è mai stato rispettato dalle sedi locali INPS, ed i
medici conducono battaglie giornaliere per vedersi assegnate, quando va bene, 2 visite al giorno, a fronte di 6 visite previste dal decreto -:
quali iniziative intenda adottare sia al fine di dare piena esecuzione decreto interministeriale dell'8 maggio 2008, visto che ad oggi, a distanza di oltre 2 anni, il Governo non ha ancora presentato, alcun disegno di legge a modifica della legislazione vigente (commi 12 e 13 dell'articolo 5 della legge 638 del 1983) che consenta una revisione dell'attuale tipologia del rapporto che i medici fiscali intrattengono con l'INPS, sia al fine di tutelare la consistenza numerica dei sanitari inseriti nelle liste alla data del 31 dicembre 2007, anche a fronte di ventilate ipotesi di rimodulazione della disciplina a legislazione costante che l'INPS sembra voglia proporre e che, se rispondente al vero devono essere immediatamente respinte, con rischi di riapertura delle liste e diminuzione del numero dei sanitari oggi impegnati su tutto il territorio nazionale.
(5-03748)
TESTO AGGIORNATO ALL'11 NOVEMBRE 2010
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta scritta:
PINI e STUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i servizi veterinari della ASL svolgono quotidianamente la loro attività istituzionale a strettissimo contatto con l'imprenditoria agricola ed il mondo allevatoriale in genere presente nel territorio cogliendone e partecipando anche agli umori e alle preoccupazioni che da questi provengono;
in questo contesto, il servizio veterinario (area di sanità pubblica veterinaria) della ASL di Forlì sarebbe venuto a conoscenza di situazioni di insofferenza e disagio di allevatori, agricoltori, utenti appartenenti al settore della sicurezza alimentare a causa dell'attività di alcuni comandi del Corpo forestale dello Stato della provincia di Forlì-Cesena (in particolar modo, i comandi di Civitella di Romagna e Predappio) che avrebbe dato luogo ad un'applicazione delle norme in materia agricola e di allevamento che appare improntata a criteri di eccessivo rigore;
in alcuni di tali episodi, si è avuta, ad avviso dell'interrogante, un'azione pesante e continua nei confronti dell'utente coinvolto, attraverso ripetute contestazioni di violazioni amministrative e penali relative non tanto a questioni di carattere sostanziale, quanto ad aspetti formali che, spesso, si prestano ad interpretazioni diverse, quando, addirittura, non sono frutto di scarsa informazione e scarsa formazione degli operatori;
oltre all'aspetto punitivo legato a sanzioni per diverse migliaia di euro e/o all'avvio dei procedimenti penali, pesa notevolmente l'aspetto psicologico di tale pressione, tale da indurre l'abbandono dell'attività imprenditoriale ed il trasferimento, quando possibile, in zone dove sia presente un clima più sereno»;
da parte dei cittadini e dei sindaci dei vari comuni in cui questi agenti operano sono state formalizzate ripetute segnalazioni e petizioni riguardanti le tensioni appena descritte;
all'inizio dell'estate il servizio veterinario della ASL di Forlì avrebbe informato di ciò le massime autorità provinciali (prefetto, presidente della provincia) ed auspicato che tale situazione, generatrice di esasperazione e sfiducia negli operatori con conseguenze di «abbandono» facilmente ipotizzabili, si risolvesse positivamente;
a partire dalla fine di agosto (sono iniziati i «blitz» del Corpo forestale dello Stato, il primo presso le strutture del servizio veterinario della AUSL di Forlì; nel dettaglio: quattro agenti del Corpo forestale dello Stato (in pratica l'intero
effettivo dei due comandi stazione sopra citati) sono intervenuti per verificare le condizioni di salute e di detenzione di due cigni (provenienti entrambi da cattività) per i quali hanno dichiarato di aver ricevuto un esposto anonimo nel quale si ipotizzava maltrattamento;
in quanto appena descritto non vi sarebbe nulla di strano se non fosse che tutti gli accertamenti si sarebbero svolti senza che dal Corpo forestale dello Stato siano stati comunicati ad alcuno la presenza degli agenti ed il motivo della visita; ciò sarebbe avvenuto solamente in un secondo momento ed a seguito di specifica richiesta di un ufficiale veterinario che si è trovato a passare nei luoghi; questo nonostante che ci si trovasse nella sede di un servizio pubblico, in orario di apertura e le due istituzioni interessate abbiano ampiamente collaborato fra loro nello svolgimento delle rispettive attività di istituto;
ai primi di ottobre un altro «blitz» con modalità che appaiono all'interrogante sproporzionate e con la presenza di ben sette agenti del Corpo forestale dello Stato è stato eseguito presso l'abitazione del direttore della unità operativa di igiene degli alimenti di origine animale, sempre afferente al servizio veterinario della ASL di Forlì, dove, in un recinto messo a disposizione dal proprietario, era detenuto un capriolo recuperato in pronta disponibilità veterinaria con problemi neurologici ascrivibili ad una patologia zoonosica e quindi con risvolti di salute pubblica non solo nei confronti degli altri animali ma, anche, dell'uomo stesso;
l'animale, peraltro formalmente affidato da parte del direttore del servizio veterinario era detenuto presso quel recinto opportunamente isolato proprio con il duplice scopo di evitare le diffusione del patogeno sospetto verso specie recettive (libere o tenute in cattività) e studiare la malattia di cui si sospettava l'animale fosse affetto come pianificato con l'istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia - sezione di Forlì;
a seguito di uno specifico quesito, la provincia di Forlì-Cesena ha indicato che «l'attività di primo soccorso e cura prestata dal Servizio veterinario nazionale della AUSL agli esemplari di fauna selvatica rinvenuti feriti nel territorio provinciale, non necessita di alcuna preventiva autorizzazione provinciale, essendo riconosciuta istituzionalmente al Vs. Servizio, e con in capo all'Ente provincia, una specifica funzione in materia di accertamenti e cure veterinarie»;
in entrambi i casi tutta la documentazione atta a dimostrare le circostanze descritte è stata messa a disposizione degli appartenenti al Corpo forestale dello Stato;
nonostante le motivazioni alla base della detenzione degli animali e la documentazione esibita, gli appartenenti al Corpo forestale dello Stato hanno proceduto a denunciare alla procura della Repubblica sia il direttore del servizio veterinario sia il direttore della unità operativa di igiene degli alimenti di origine animale per detenzione di «animale pericoloso» (ex articolo 6, commi 1 e 4, della legge n. 150 del 1992 e successive modificazioni in riferimento agli allegati A e B del decreto ministeriale 19 aprile 1996 articolo 110 codice penale) e, per l'episodio dei cigni, per violazione dell'articolo 727 del codice penale relativo al maltrattamento di animali e della legge n. 157 del 1992 «norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio»;
gli interventi degli agenti del Corpo forestale dello Stato, negli spazi del servizio veterinario dell'AUSL, hanno innescato di fatto un «conflitto» relazionale fra autorità istituzionali;
si ritiene che, se protratto nel tempo, un siffatto «conflitto» nuocerebbe gravemente non solo all'immagine delle istituzioni, andando a minare il rapporto di fiducia con la popolazione che le stesse istituzioni hanno faticosamente costruito in anni di impegno sul territorio, ma anche alle sinergie ottenibili dalle attività
congiunte, e riportate dalla stampa stessa, che fino ad ora hanno dato ottimi risultati in termine di salute e benessere animale e sicurezza del consumatore;
l'attività del servizio veterinario di Forlì nei confronti della fauna selvatica in difficoltà è sempre stata elemento di distinzione per il servizio stesso che è uno dei pochi a livello italiano a sostenere questo tipo di professionalità con tutto quello che comporta (collaborazione con tutti gli enti istituzionali preposti e organizzazione di un servizio di qualità che permette anche fonti di risparmio agli enti preposti alla gestione di questa tipologia di animali) -:
se competano agli agenti del Corpo forestale dello Stato funzioni in materia sanitaria tali da poter giudicare l'idoneità delle modalità di detenzione che il veterinario ha individuato per gli esemplari di fauna selvatica che si trovino in stato di «difficoltà» per la presenza di patologie diagnosticate o sotto indagine;
quali iniziative di competenza si intendano assumere al fine di far cessare conflitti fra istituzioni che producono come effetto più la delegittimazione reciproca che la tutela degli interessi collettivi e che potrebbero portare alla sfiducia dei cittadini nei confronti delle medesime;
nel caso che realmente vi sia, da parte di alcuni agenti del Corpo forestale dello Stato, un atteggiamento che, pur non violando alcuna norma di legge, risulti vessatorio e generi inutile tensione nel mondo agricolo zootecnico, quali iniziative si intendano assumere al fine di ripristinare un corretto rapporto tra controllori ed imprenditori agricoli, in modo che tale intervento sia costruttivo e conduca a risultati positivi per gli interessi sia della collettività sia del mondo imprenditoriale operante nel settore agrozootecnico che, in tutta la regione Emilia Romagna, rappresenta un elemento portante dell'economia e che, attualmente, soffre a causa della profonda crisi che sta attraversando il settore.
(4-09349)
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SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata:
DI VIRGILIO e BALDELLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia ogni anno perdono la vita 60.000 persone circa per fibrillazione ventricolare (1 su 1.000 abitanti); un numero enorme che corrisponde al 10 per cento dei decessi che si verificano annualmente nel nostro Paese. La percentuale di sopravvivenza all'arresto cardiaco è inferiore al 2 per cento, poiché i sistemi tradizionali di soccorso molto spesso non arrivano in tempo per eseguire con successo l'unica terapia in grado di ristabilire la normale attività cardiaca, ovvero la defibrillazione elettrica, precoce, applicata in tempi brevi;
l'articolo 2, comma 46, della legge 23 dicembre 2009, n 191, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale (legge finanziaria 2010)», autorizza la spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2010 e di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 per favorire la diffusione di defibrillatori semiautomatici e automatici esterni, secondo i criteri e le modalità da individuare con un decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con la Conferenza unificata;
i fondi stanziati nella legge finanziaria per il 2010 risultano insufficienti in considerazione del fatto che bisognerebbe prevedere un defibrillatore ogni 1.000 abitanti; ciò significa che per una popolazione di riferimento di 60.045.068 occorrerebbero circa 60.000 defibrillatori, a fronte di una spesa di circa 60 milioni di euro (1.000 euro è il costo di un defibrillatore);
già la legge 3 aprile 2001, n. 120, recava norme sull'«Utilizzo dei defibrillatori in ambiente extraospedaliero» e successivamente l'accordo Stato-regioni del 27 febbraio 2003 approvava le «linee guida
per il rilascio dell'autorizzazione all'utilizzo extraospedaliero dei defibrillatori semiautomatici» -:
quale sia lo stato dell'iter del suddetto decreto del Ministro della salute, attuativo di quanto previsto dall'articolo 2, comma 46, della legge 23 dicembre 2009, n 191, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale (legge finanziaria 2010)», e se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a prevedere un incremento dei fondi ivi finanziati nell'ambito dei prossimi interventi normativi di natura economica.
(3-01319)
ARGENTIN, MARAN, QUARTIANI e GIACHETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare-sezione laziale è una onlus, ai sensi del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460;
come prevede il suo statuto, scopo di detta onlus è un'attività ispirata esclusivamente ai princìpi della solidarietà sociale e, quale organo territoriale dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, volta a perseguire nel proprio ambito tutte e ciascuna delle finalità espresse dallo statuto nazionale, ovvero:
«a) assicurare a tutte le persone affette da distrofia muscolare e da malattie neuromuscolari in generale il diritto alla piena espressione della loro personalità;
b) rimuovere le barriere sociali, culturali, economiche ed architettoniche che ostacolano la piena e completa integrazione dei disabili;
c) favorire il definitivo superamento del tradizionale concetto di beneficenza e la definitiva e concreta affermazione del disabile come persona titolare dei diritti e dei doveri riconosciuti a tutti i cittadini dalla Carta Costituzionale»;
in coerenza con tali finalità, lo statuto, inoltre, esclude la possibilità di svolgere attività diverse da quelle indicate nell'atto costitutivo;
nel corso degli ultimi anni, precisamente a partire dall'anno 2003, periodo in cui è iniziata l'amministrazione tuttora in carica, si sono registrati diversi episodi e decisioni che destano preoccupazione e perplessità circa la coerenza della gestione e dell'utilizzo delle risorse con gli obiettivi statutari;
in questo periodo, l'andamento economico-finanziario dell'associazione sarebbe stato caratterizzato dalla costante negatività di bilancio, conseguita anche negli anni in cui sono state significativamente aumentate le entrate relative alle attività svolte in accreditamento, risultato reso possibile dalla puntuale attuazione della nuova normativa regionale in materia di riabilitazione (delibera giunta regionale del Lazio n. 583 del 2002). Nell'anno 2002 la struttura aveva chiuso il proprio bilancio con 528.206 euro di avanzo di gestione, mentre nei successivi esercizi ha sempre chiuso in deficit e nel 2009 la perdita è stata di euro 480.171;
peraltro, l'attuale grave deficit economico della sezione non risulta dovuta all'incremento dei servizi - come ci si sarebbe aspettato da una onlus - ma ha addirittura causato nel 2010 una notevole diminuzione degli stessi;
dal 2003 la sezione sembra sostenere significativi costi di consulenza con lo «Studio FM», che inizialmente è intervenuto nella riorganizzazione della struttura e, successivamente, nella formazione e nella certificazione di qualità. La continuità della consulenza sarebbe stata mantenuta nonostante l'oggettiva assenza di risultati ad un costo di circa 70.000 euro annui;
è stato scelto di sostenere costi per conseguire la certificazione di qualità, anche se la normativa che regola l'espletamento delle attività svolte in accreditamento prevede l'applicazione di specifici
criteri organizzativi - la cui verifica è demandata alla regione Lazio - ed è, pertanto, pleonastica qualsiasi altra certificazione di qualità che non escluderebbe l'obbligatorietà delle verifiche di competenza istituzionale;
nel 2006 sarebbero state sostenute spese per un importo di 290.000 euro per la ristrutturazione di un padiglione del complesso «Santa Maria della pietà», precisamente il XXVIII, al secondo piano, che sarebbe dovuto servire per ampliare l'attuale sede. Padiglione che, conclusi i lavori, non è stato possibile utilizzare per trasferire parte delle attività riabilitative, non avendo ottenuto dall'azienda sanitaria locale le necessarie autorizzazioni a causa della non compatibilità della destinazione d'uso dei locali con l'espletamento negli stessi di attività sanitarie. In sostanza, sono stati decisi e avviati lavori particolarmente onerosi, senza aver conseguito preventivamente l'autorizzazione dell'amministrazione competente;
come se tutto ciò non bastasse, è risultato che tali lavori sarebbero stati affidati a un'impresa che ha, a sua volta, assegnato la direzione dei lavori al fratello del presidente della onlus; nel 2008 è stato messo un apposito fondo rischi di 110.000 euro nell'eventualità che la causa in essere dovesse avere risvolti negativi;
nel 2008, in piena crisi finanziaria mondiale, sarebbero stati decisi investimenti in titoli azionari per un valore di 982.455 euro con l'Unicredit che hanno registrato una perdita di euro 117.969, rinnovandoli nel 2009, con Unicredit e Santander, con una perdita di circa 107.000 euro, guadagnando, quindi, 10.000 euro dalle perdite del 2008, non messi in bilancio sfruttando il «decreto-legge anticrisi»;
si sarebbe scelto di sostenere costi per retribuire un consulente con funzioni di «responsabile delle risorse umane» anche se la quasi totalità del personale in organico afferisce al direttore sanitario, che, per legge, è identificato quale figura responsabile delle attività di assistenza sanitaria previste dai relativi decreti autorizzativi;
la sezione sembra che continui a sostenere le perdite di una società controllata - il relativo deficit ammonta a 796.160 euro - che è convenzionata con le aziende sanitarie locali, per la fornitura di ausili ortopedici, e non è mai riuscita a divenire economicamente autosufficiente perché appesantita da costi di personale in costante soprannumero rispetto al necessario. Nel 2009 sono state coperte le ulteriori perdite di suddetta società con un fondo rischi di 120.000 euro. Per di più, sui rapporti tra la gestione della sezione e la citata società, sarebbero in corso indagini da parte della magistratura, in seguito alla denuncia presentata da due medici che avrebbero subito forti pressioni affinché i pazienti con necessità di assegnazione in convenzione di ausili ortopedici fossero orientati a rivolgersi verso questa stessa società;
si sarebbe scelto di affidare onerosi lavori di ristrutturazione edilizia e di ordinaria/straordinaria manutenzione degli impianti e dello stabile dal 2007 ad oggi, per importi superiori ai 350.000 euro, a società e consulenti professionisti con legami di parentela con esponenti degli organi di vertice della sezione;
a discapito dei princìpi di trasparenza e democraticità, esponenti di vertice impedirebbero la consultazione dell'elenco dei soci ed eserciterebbero un costante controllo delle richieste di iscrizione, custodendo personalmente sia i bollettini che le relative domande. Inoltre, alcune richieste di iscrizione sarebbero state respinte, con l'avallo del consiglio direttivo, adducendo motivazioni capziose ed infondate, al solo scopo di impedire il confronto democratico con chiunque esprima critiche alle modalità di gestione dell'attuale gruppo dirigente; infine, risultano versamenti per quote di iscrizione a socio che sono state contabilizzate come donazioni, impedendo ai diretti interessati di esercitare i diritti/doveri previsti dallo statuto;
l'insieme di episodi sommariamente sopra esposti suscita forti preoccupazioni circa la stabilità finanziaria dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare-sezione laziale e appare in aperto contrasto con le sue previsioni statutarie, nonché difficilmente compatibile con il regime giuridico e fiscale riconosciuto alle onlus -:
quali siano gli elementi a disposizione del Governo rispetto al quadro evidenziato in premessa e le iniziative che intende assumere al fine di verificare la correttezza e la trasparenza della gestione della citata sezione negli ultimi anni, qualora siano confermate le evidenze esposte, al fine di ripristinare le condizioni di oculata gestione delle risorse finanziarie della sezione, in piena coerenza con le sue finalità statutarie e nell'esclusivo interesse delle persone affette da distrofia muscolare e da malattie neuromuscolari del territorio di riferimento.
(3-01320)
Interrogazioni a risposta scritta:
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), conosciuta anche come «Morbo di Lou Gehrig», «malattia di Charcot» o «malattia dei motoneuroni», è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria;
le cause della SLA sono ancora sconosciute e inoltre si tratta di una malattia molto difficile da diagnosticare;
al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l'unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia;
sul sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali (OsSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risultano nove sperimentazioni aperte, e segnatamente:
a) EudraCT Number: 2007-004165-17; codice protocollo 2289/2007; titolo protocollo: Valutazione della efficacia della terapia con ceftriaxone in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 27 luglio 2007; promotore: Azienda ospedaliera pisana; area terapeutica: neurologia;
b) EudraCT Number: 2009-010060-41; codice protocollo 2707/2009; titolo protocollo: valutazione dell'efficacia della terapia con sali di litio in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 23 gennaio 2009; promotore: Azienda Ospedaliera Pisana; area terapeutica: neurologia;
c) EudraCT Number: 2004-004158-23; codice protocollo 3303; titolo protocollo: Double-blind placebo-controlied trial on the use of acetyl-l-carnitine for the treatment of amyotrophic lateral scleroris (ALS); data di registrazione, 2004; promotore: Ist. di ricerche farmacologiche M. Negri; area terapeutica: neurologia;
d) EudraCT Number: 2005-005152-40; codice protocollo ALALS; titolo protocollo: Studio multicentrico, a doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo, sul trattamento della sclerosi laterale amiotrofica con acido alfa lipoico (ALALS); data di registrazione: 24 ottobre 2005; promotore: Azienda sanitaria ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino; area terapeutica: neurologia;
e) EudraCT Number: 2006-001688-49; codice protocollo ALS-GA-201; titolo protocollo: studio multinazionale, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, a gruppi paralleli, di valutazione dell'efficacia, della tollerabilità e della sicurezza di Glatiramer acetato 40 mg., formulazione per iniezione, in pazienti affetti da sclerosi laterale
amiotrofica; data di registrazione: 24 aprile 2006; promotore: TEVA; area terapeutica: neurologia;
f) EudraCT Number: 2009-016066-91; codice protocollo EP0200901; titolo protocollo: Sicurezza ed efficacia di eritropoietina nella sclerosi laterale amiotrofica: trial clinico controllato, randomizzato verso placebo; data di registrazione: 28 ottobre 2009; promotore: Istituto Neurologico «Carlo Besta»; area terapeutica: neurologia;
g) EudraCT Number: 2008-001094-15; codice protocollo LitALS; titolo protocollo: Studio a singolo cieco, randomizzato, a gruppi paralleli di ricerca della dose sul trattamento della sclerosi laterale amiotrofica con litio (LitALS); data di registrazione: 19 febbraio 2008; promotore: azienda sanitaria ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino; area terapeutica: neurologia;
h) EudraCT Number: 2008-006722-34; codice protocollo SLA-Litio; titolo protocollo: Studio I multicentrico, randomizzato in doppio cieco sugli effetti dell'uso combinato di sali di litio e riluzolo in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 13 novembre 2008; promotore: Istituto Superiore di Sanità; area terapeutica: neurologia;
i) EudraCT Number: 2005-003248-75; codice protocollo STEMALS 01; titolo protocollo: Studio pilota su sicurezza e tollerabilità di ripetute procedure di mobilizzazione di cellule di derivazione osteo-midollare in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 5 luglio 2005; promotore: Azienda sanitaria ospedaliera S. Giovanni Battista di Torino; area terapeutica: neurologia -:
quali siano i tempi di chiusura delle sopra citate sperimentazioni;
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo delle sopra citate sperimentazioni;
se siano disponibili e dove i risultati parziali delle sopra citate sperimentazioni, e se saranno divulgati in congressi nazionali ed internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-09325)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), conosciuta anche come «morbo di Lou Gehrig», «malattia di Charcot» o «malattia dei motoneuroni», è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria;
le cause della SLA sono ancora sconosciute e inoltre si tratta di una malattia molto difficile da diagnosticare;
al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l'unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia;
sul sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali (OsSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risultano sette sperimentazioni concluse, e segnatamente:
a) EudraCT Number: 20087-001879-30; codice protocollo 2327/2007; titolo protocollo: Studio in singolo cieco con placebo sull'efficacia della terapia con sali di litio e riluzolo verso riluzolo verso rifusolo in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 4 aprile 2008; promotore: Azienda ospedaliera pisana; area terapeutica: neurologia;
b) EudraCT Number: 2008-002062-62; codice protocollo ALS-TAL-201; titolo protocollo: Studio multinazionale, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, a gruppi paralleli, di valutazione dell'efficacia, della tollerabilità
e della sicurezza di Talampanel in soggetti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 22 maggio 2008; promotore: Teva Italia SrL; area terapeutica: neurologia;
c) EudraCT Number: 2004-002855-15; codice protocollo CTCH346A2211E1; titolo protocollo: Estensione a lungo termine dello studio multicentrico, randomizzato, stratificato, in doppio cieco, controllato verso placebo, a gruppi paralleli, di valutazione di quattro dosi di TCH346 (1,2,5,7,5 e 15 mg) somministrate per via orale una volta al giorno in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 12 ottobre 2004; promotore: Novartis farma; area terapeutica: neurologia;
d) EudraCT Number: 2009-010570-38; codice protocollo EI/01/09/IT; titolo protocollo: Studio di farmacocinetica di Myonal 100 mg compresse (eperisone HCI) in volontari sani dopo somministrazione di dose singola e doppia; data di registrazione: 27 febbraio 2009; promotore: EISAI LTD UK; area terapeutica: malattie dell'apparato muscolo-scheletrico;
e) EudraCT Number: 2005-005873-31; codice protocollo EPO200501; titolo protocollo: studio pilota, controllato, randomizzato, in doppio cieco vs placebo, per la valutazione dell'efficacia e la tollerabilità di eritropoietina somministrata per via endovenosa come trattamento add-on in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 2 marzo 2006; promotore: Istituto Neurologico «Carlo Besta»; area terapeutica: neurologia;
f) EudraCT Number: 2006-002660-26; codice protocollo ONO-2506POE014; titolo protocollo: A multi-centre, randomised, double blind, placebo controlied, parallel group study to investigate efficacy and safety of ONO-2506PO compared to placebo, in the presence of riluzole, to patients diagnosed with amyotrophic lateral sclerosis (ALS), who have had onset of musche weakness within 14 months of randomisation; data di registrazione: 20 settembre 2006; promotore: ONO Pharma UK LTD; area terapeutica: neurologia;
g) EudraCT Number: 2007-004723-37; codice protocollo ONO-2506POE015; titolo protocollo: Studio di estensione multicentrico, di fase II, per investigare la sicurezza a lungo termine di ONO-2506PO in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 6 febbraio 2008; promotore: ONO Pharma UK LTD; area terapeutica: neurologia -:
quali siano i risultati di tali ricerche;
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti SLA sia di inclusione che di esclusione sulla sperimentazione;
quali siano i costi della sperimentazione;
quali siano gli obiettivi primari e secondari delle ricerche;
dove i risultati delle sopra citate ricerche siano reperibili, e se non si ritenga opportuna, necessaria e urgente un'adeguata divulgazione dei risultati ottenuti.
(4-09326)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che anche In Italia vi siano numerosi casi di giovani donne che ricevono la cosiddetta diagnosi di P.O.F. (premature ovarian failure), ossia di menopausa precoce, che, anche in giovane età di fatto espropriano chi ne viene colpita della possibilità di procreare e pregiudicano la salute di chi ne viene colpita;
la P.O.F. è una grave malattia endocrina, che si accompagna sempre ad altre patologie sistemiche, genetiche o di natura autoimmunitaria, e provoca un rapido ed inesorabile deterioramento degli organi, dunque un invecchiamento prematuro;
la medicina non dispone di terapie in grado di ripristinare la funzionalità ovarica e in Italia non esistono centri preposti alla presa in carico delle giovani affette da P.O.F;
in Italia questa malattia, a tutti gli effetti cronica, non prevede neppure l'esenzione sanitaria;
secondo alcuni esperimenti condotti da ricercatori statunitensi le cellule staminali potrebbero trovarsi anche nell'ovaio della donna, e consentirne la rigenerazione;
un altro gruppo di ricercatori suggerisce che la fonte della fertilità femminile si potrebbe trovare nel midollo osseo, ove verrebbero prodotte cellule staminali progenitrice della linea germinale, che rifornirebbero di ovociti l'ovaio stesso;
se anche una sola di queste teorie si rivelasse fondata, sarebbe possibile eliminare la menopausa, sia precoce che fisiologica;
in Italia questo tipo ricerche sono completamente ignorate -:
se non si ritenga di dover effettuare un'indagine conoscitiva per accertare quante siano le donne colpite da premature ovarian failure e conoscere così le dimensioni del fenomeno;
se non si ritenga di dover assicurare per questa malattia l'esenzione sanitaria;
se non si ritenga di dover acquisire la documentazione e i risultati delle ricerche che all'estero sono effettuate sui casi di premature ovarian failure;
se non si ritenga, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, di doversi adoperare perché anche in Italia siano effettuate ricerche scientifiche così come avviene in altri Paesi.
(4-09332)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), conosciuta anche come «Morbo di Lou Gehrig», «malattia di Charcot» o «malattia dei motoneuroni», è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria;
le cause della SLA sono ancora sconosciute; inoltre è una malattia molto difficile da diagnosticare;
al momento non esiste una terapia capace di guarire la SLA: l'unico farmaco approvato è il Riluzolo, la cui assunzione può rallentare la progressione della malattia;
sul sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali (OsSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risultano quattro sperimentazioni in fase di approvazione, e segnatamente:
a) EudraCT Number: 2007-002379-16; codice protocollo 2007-002379-16; titolo protocollo: studio multicentrico in singolo cieco con placebo sull'efficacia della terapia con sali di litio e riluzolo verso riluzolo in pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 24 aprile 2007; promotore: I.N.M. Neuromed (ICRCCS) SrL già Sanatrix; area terapeutica: neurologia;
b) EudraCT Number: 2010-020257-14; codice protocollo 21404132; titolo protocollo: studio pilota di fase II, prospettico, randomizzato, in aperto con end point cieco di tollerabilità ed efficacia di Eperisone nella sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 8 giugno 2010; promotore: azienda ospedaliera maggiore della carità di Novara; area terapeutica: neurologia;
c) EudraCT Number: 2010-020010-28; codice protocollo EDTA; titolo protocollo: valutazione della funzionalità dei muscoli respiratori nei pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica intossicati da metalli pesanti; data di registrazione: 9
aprile 2010; promotore: azienda ospedaliera di Parma; area terapeutica: malattie dell'apparato respiratorio;
d) EudraCT Number: 2005-004329-24; codice protocollo MEM-ALS/05; titolo protocollo: Trial pilota con memantina nella sclerosi laterale amiotrofica; data di registrazione: 18 maggio 2006; promotore: ULSS 16; area terapeutica: neurologia -:
quali siano i tempi previsti per la definitiva approvazione dei quattro protocolli sopra citati;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, si intendano promuovere, sollecitare, adottare per garantire un'adeguata divulgazione e conoscenza dell'accesso ai citati protocolli.
(4-09334)
FUCCI e DISTASO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 9 settembre 2010 è scaduto il mandato del dottor Rocco Canosa, direttore generale della ASL Andria Barletta Trani (BT). Nella stessa data, con procedura e finalità del tutto difforme dalla vigente legislazione che regola materia del rinnovo dell'incarico di direttore generale di azienda sanitaria pubblica, la giunta regionale della Puglia ha nominato il medesimo dottor Rocco Canosa commissario della ASL BT, senza indicare le gravi, eccezionali e straordinarie ragioni che per la continuità della gestione aziendale giustificassero il provvedimento. In realtà la gestione commissariale si pone in assoluta e totale continuità con quella ordinaria precedente e ne mantiene integralmente le caratteristiche;
identico provvedimento la giunta regionale ha adottato per la ASL di Taranto (Taranto), nominando commissario il dottor Domenico Colasanto, pur in mancanza di leggi regionali che regolino il potere di nominare commissari e circoscrivano le fattispecie giuridiche di grave compromissione della ordinaria gestione aziendale che giustifichino il commissariamento delle aziende sanitarie;
l'articolo 3-bis, comma 2, del decreto legislativo n. 502 del 1992 afferma: «La nomina del direttore generale deve essere effettuata nel termine perentorio di sessanta giorni dalla data di vacanza dell'ufficio. Scaduto tale termine, si applica l'articolo 2, comma 2-octies»;
a sua volta l'articolo 2, comma 2-octies, del decreto legislativo n. 502 del 1992 afferma che, in caso di inosservanza della norma sopra richiamata, «il Ministro della sanità, sentite la regione interessata e l'Agenzia per i servizi sanitari regionali, fissa un congruo termine per provvedere; decorso tale termine, il Ministro della sanità, sentito il parere della medesima Agenzia e previa consultazione della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, propone al Consiglio dei Ministri l'intervento sostitutivo, anche sotto forma di nomina di un commissario ad acta» per adempiere alla nomina del direttore generale delle aziende sanitarie;
inoltre l'articolo 3, comma 6, del decreto legislativo n. 502 del 1992 afferma: «In caso di vacanza dell'ufficio o nei casi di assenza o di impedimento del direttore generale, le relative funzioni sono svolte dal direttore amministrativo o dal direttore sanitario su delega del direttore generale o, in mancanza di delega, dal direttore più anziano per età». In nessun caso è prevista la nomina di un Commissario per la gestione ordinaria delle aziende sanitarie;
la giunta regionale della Puglia avrebbe dovuto o nominare un nuovo direttore generale, o affidare la temporanea gestione dell'ente al direttore amministrativo o al direttore sanitario, ma limitatamente al tempo consentito dalla legge nazionale per procedere alla nomina del direttore generale;
nel caso di specie occorre altresì mettere in luce che i due commissari,
dottor Canosa e dottor Colasanto sono rimasti nella carica di direttore generale, rispettivamente delle aziende sanitarie locali BT e TA, per tre anni senza che la giunta sottoponesse a verifica, a metà mandato e al termine del mandato, l'attività da loro svolta e il grado di raggiungimento degli obiettivi secondo il mandato ricevuto;
appare, secondo gli interrogati, eluso, quindi, dai fatti oggetto dell'interrogazione, anche l'articolo 3-bis, comma 6, del decreto legislativo n. 502 del 1992 che afferma: «Trascorsi diciotto mesi dalla nomina di ciascun direttore generale, la regione verifica i risultati aziendali conseguiti e il raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 5 e, sentito il parere del sindaco o della conferenza dei sindaci di cui all'articolo 3, comma 14, ovvero, per le aziende ospedaliere, della Conferenza di cui all'articolo 2, comma 2-bis, procede o meno alla conferma entro i tre mesi successivi alla scadenza del termine»;
nell'IRCCS oncologico di Bari, il direttore generale dell'istituto, dottor Giuseppe Lonardelli, ha rassegnato le dimissioni da oltre sei mesi e da allora la reggenza della direzione generale dell'Istituto è affidata al direttore amministrativo, dottor Luciano Lovecchio, e si protrae da ben oltre il termine massimo di sessanta giorni stabilito dal già richiamato comma 6, del decreto legislativo n. 502 del 1992, senza che nel comitato di indirizzo e verifica dell'Istituto, né l'assessore alle politiche della salute e la giunta regionale assumano iniziative per normalizzare la situazione;
a parere degli interrogati, i suddetti provvedimenti adottati dalla giunta regionale travalicano l'autonomia regionale nella materia sanitaria in contrasto con la normativa nazionale di cui al decreto legislativo n. 502 del 1992 compromettono la gestione delle aziende sanitarie per la possibile annullabilità degli atti adottati da commissari nominati irritualmente e da direttori generali facenti funzione oltre i prescritti termini di legge -:
se non intenda assumere ogni iniziativa di competenza in relazione a quanto rappresentato in premessa.
(4-09339)
TESTO AGGIORNATO AL 10 NOVEMBRE 2010
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta immediata:
RUGGERI, LIBÈ, ANNA TERESA FORMISANO, PEZZOTTA, GALLETTI e COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1-quater del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 agosto 2010, n. 129, dispone che sono fatti salvi gli effetti relativi alle procedure di denuncia di inizio attività, di cui agli articoli 22 e 23 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che risultino avviate in conformità a disposizioni regionali con soglie superiori a quelle di cui alla tabella A del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, a condizione che gli impianti siano entrati in esercizio entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto;
è necessario esplicitare meglio gli elementi per l'applicabilità della norma, al fine di evitare effetti retroattivi su iniziative per le quali il limite dei centocinquanta giorni non dovesse essere rispettato per cause non dipendenti dalla volontà delle aziende proprietarie degli impianti;
in data 3 agosto 2010, nel corso dell'iter del provvedimento di conversione del decreto-legge medesimo, il Governo ha accolto un ordine del giorno teso ad evitare gli effetti di cui in premessa -:
se non ritenga di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a sospendere i termini limite fissati dal decreto-legge n. 105 del 2010 per l'entrata in esercizio degli impianti, qualora, pur avendo il soggetto proponente
dimostrato la completa esecuzione dei lavori, gli impianti non dovessero entrare in esercizio per cause di forza maggiore, derivanti dall'impossibilità del gestore locale di rete di completare le opere e/o le attività a proprio carico.
(3-01318)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARIO PEPE (PD). - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il 26 aprile 2010 l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private (ISVAP) ha emesso, senza peraltro un preventivo coinvolgimento della interessata, un provvedimento con cui ha vietato alla società maltese EIG, autorizzata dalla stessa ISVAP in regime di libera prestazione di servizi, di concludere nuovi contratti nel territorio della Repubblica italiana, con ciò violando il diritto comunitario ed il principio dello Home Country Control ribadito anche dalla direttiva 2009/138 (articolo 155) e dalla legislazione italiana (articolo 193 codice delle assicurazioni);
tale provvedimento, imponendo il blocco delle attività della compagnia e la espulsione, de facto, di un soggetto comunitario dal mercato italiano delle assicurazioni, ha indotto la Commissione europea, su denuncia della stessa compagnia, ad interessarsi della questione per accertare eventuali violazioni, in quanto il tentativo di estromissione di EIG dal mercato sembra finalizzato a ridurre il campo della concorrenza nel settore delle assicurazioni private più che motivato da finalità di protezione dei consumatori dei servizi assicurativi -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere per evitare, causa la mancata autorizzazione alla società di cui sopra, una plausibile procedura di infrazione della Commissione europea nei confronti dello Stato italiano onde, da un lato, ricondurre l'ordinamento interno in linea con gli obblighi comunitari e, dall'altro, tutelare la concorrenza nel mercato delle assicurazioni italiane afflitto da un atavico atteggiamento oligopolistico.
(5-03729)
Interrogazione a risposta scritta:
RAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Sviluppo Italia fu istituita ex (articolo decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1 (Gazzetta Ufficiale n. 7 dell'11 gennaio 1999) prima con il nome di Sviluppo Italia e poi Invitalia;
l'articolo 2 ai punti 1, 2, 4 e 6 del decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1 riporta che:
ai fini della costituzione della società Sviluppo Italia, il Presidente del Consiglio dei ministri adotta, su proposta del CIPE, una o più direttive con le quali sono determinati i tempi e le modalità di esercizio dei diritti dell'azionista ai fini della costituzione del capitale e degli organi sociali, le iniziative e gli adempimenti delle amministrazioni pubbliche interessate e delle società da esse controllate, le procedure per l'attribuzione alla società Sviluppo Italia delle risorse finanziarie e per la relativa gestione da parte delle sue dirette controllate;
al capitale sociale iniziale della società Sviluppo Italia si provvede anche con le disponibilità del Fondo di cui all'articolo 1, comma 5, della legge 30 giugno 1998, n. 208. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con propria direttiva, determina i criteri per l'individuazione dell'ammontare del capitale sociale iniziale in relazione ai compiti affidati alla società;
nello stesso Fondo di cui alla legge 30 giugno 1998, n. 208, a decorrere dall'esercizio 2000, il CIPE riserva le risorse necessarie al finanziamento dei nuovi programmi di promozione imprenditoriale presentati dalla società Sviluppo Italia;
i diritti dell'azionista in riferimento alla società Sviluppo Italia sono esercitati,
in base alle direttive del Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, d'intesa con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e con il Ministro per le politiche agricole;
l'articolo 4, punto 1, del decreto legislativo 9 gennaio 1999, n. 1 riporta che la società Sviluppo Italia presenta annualmente, a decorrere dal 30 settembre 1999, al Presidente del Consiglio dei ministri un rapporto sul proprio assetto organizzativo, nonché sull'attività svolta, con l'indicazione delle iniziative assunte, dei progetti realizzati, nonché dei risultati raggiunti. Il Presidente del Consiglio dei ministri trasmette il rapporto alle Camere, per l'esame e le valutazioni delle competenti commissioni; alle Camere sono altresì comunicate preventivamente le direttive del Presidente del Consiglio dei ministri emanate ai sensi del presente decreto;
anche a seguito di atti di sindacato ispettivo si decise di cambiare i vertici in conseguenza degli andamenti gestionali;
per quanto riguarda la relazione annuale di Sviluppo Italia/Invitalia risulta che sia la Corte dei conti a trasmettere al Parlamento un documento denominato «determinazione e relazione della Corte dei Conti sull'Agenzia Nazionale per l'Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d'Impresa Spa (Invitalia), per l'esercizio (anno di riferimento)»;
Sviluppo Italia/Invitalia interviene in aeree particolari come in settori particolari -:
se la denominazione ufficiale di Sviluppo Italia sia Agenzia nazionale per l'attivazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa spa;
se dal luglio 2007 la denominazione sia mai stata formalmente cambiata da Sviluppo Italia spa in Invitalia spa;
in caso affermativo con quale atto;
se le gare che vengono organizzate nel territorio del Sud d'Italia rispondano ai criteri di certezza di comunicazione;
se vi siano possibilità di danni per l'ente che, essendo a partecipazione pubblica, si rifletterebbero sulla casse dello Stato;
se i progetti da realizzare nel sud Italia rispondano a criteri di gestione economica oppure facciano correre il rischio di creare nuove cattedrali nel deserto;
chi abbia effettuato tali progetti economici;
se il tutto non venga a gravare senza certezza sulla casse di Sviluppo Italia/Invitalia con parcelle, viaggi, consulenze, spese, diarie e pernottamenti anche per i dipendenti;
quali siano i livelli degli stipendi dei vertici aziendali;
quali siano le retribuzioni del consiglio di amministrazione;
quale sia lo stipendio del direttore generale e quali le sue competenze;
quali siano stati gli equilibri di bilancio per il gruppo Sviluppo Italia/Invitalia negli ultimi cinque anni;
quali siano gli utili economici realizzati per il Paese Italia.
(4-09341)
...
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Reguzzoni e altri n. 1-00476, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Callegari.
Apposizione di una firma ad una interpellanza.
L'interpellanza urgente Ferranti e altri n. 2-00878, pubblicata nell'allegato B ai
resoconti della seduta dell'8 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni n. 5-02297, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.
L'interrogazione a risposta in commissione Tommaso Foti n. 5-03240, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tortoli.
L'interrogazione a risposta in commissione Ferranti e altri n. 5-03714, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.
L'interrogazione a risposta in commissione Ferranti e altri n. 5-03715, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Graziano.
Ritiro di documenti di indirizzo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Vernetti n. 1-00452 del 13 ottobre 2010;
mozione Villecco Calipari n. 1-00464 del 26 ottobre 2010.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni n. 4-09269 dell'8 novembre 2010;
interrogazione a risposta scritta Lo Monte n. 4-09280 dell'8 novembre 2010;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-09302 dell'8 novembre 2010.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Peluffo n. 4-09266 dell'8 novembre 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-03749.
...
ERRATA CORRIGE
Nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 391 dell'8 novembre 2010:
alla pagina 16785, seconda colonna, dopo la riga ventottesima deve leggersi:
«Mozione:
Agostini 1-00477»;
alla pagina 16917 seconda colonna, dopo la riga quarantunesima deve leggersi:
«Si pubblica il testo riformulato della mozione Agostini n. 1-00477, già pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 391 dell'8 novembre 2010.
La Camera,
premesso che:
le imprese del settore ittico sono al centro di una grave e prolungata crisi di redditività imputabile ai problemi di eccessivo sfruttamento, ad un insostenibile aumento dei costi di produzione (+ 240 per cento dal 2006 al 2009) e all'impossibilità di incidere sui meccanismi di formazione del prezzo con un'adeguata presenza nella rete distributiva;
la filiera ittica è caratterizzata da forti limiti strutturali, come, ad esempio, le ridotte dimensioni aziendali, la frammentazione dell'offerta e l'assenza di
forme di organizzazione commerciale e di vendita, che ostacolano l'avvio di urgenti forme di integrazione, innovazione e sviluppo della filiera;
è in scadenza la proroga, concessa per l'anno 2010, del primo programma nazionale della pesca e dell'acquacoltura 2007/2009, unico strumento di programmazione a disposizione del settore secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 154 del 2004;
se entro fine 2010 non verranno impegnati i fondi del fondo europeo per la pesca (fep) a valere sulla programmazione 2008, per la regola comunitaria dell'«n+2», si attiverà il meccanismo di disimpegno automatico, con il rischio concreto che un'entità cospicua di risorse non impegnate andrebbero perdute a danno del settore già fortemente penalizzato;
la legge comunitaria 2009 (legge n. 96 del 2010), in vigore dal 7 luglio 2010, all'articolo 28, delega il Governo ad adottare decreti legislativi per il riassetto, il riordino, il coordinamento e l'integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e acquacoltura entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della disposizione;
il 19 ottobre 2010 è stato approvato definitivamente il cosiddetto collegato lavoro, che, tra l'altro, delega il Governo ad adottare provvedimenti per la revisione della disciplina in tema di lavori usuranti, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione;
la scadenza a giugno 2010 di una serie di deroghe comunitarie, previste dal regolamento sulla pesca mediterranea (regolamento n. 1967/2006) su attrezzi, dimensione delle maglie delle reti e distanza dalla costa, sta generando una situazione emergenziale e di crescente tensione nelle marinerie italiane, non solo per i pesanti impatti socioeconomici che interessano tutte le realtà costiere, ma soprattutto per una serie di problemi lasciati aperti dal processo di adeguamento alle disposizioni comunitarie;
in particolare, nel suddetto regolamento è prevista la possibilità per gli Stati membri di adottare autonomi piani di gestione, volti a disciplinare attività di pesca specifiche, coniugando la sostenibilità ambientale, in linea con gli obiettivi della politica comune della pesca (pcp), con quella economica e con il diritto al lavoro;
con la legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007, articolo 2, comma 120) è stato esteso l'ambito di applicazione del fondo per l'imprenditoria giovanile in agricoltura, prevedendone l'utilizzo anche per l'imprenditoria giovanile nel settore della pesca e una dotazione annua di 10 milioni di euro l'anno per il quinquennio 2007/2011;
non è stato predisposto alcun bando per l'utilizzo di tali risorse per il comparto della pesca marittima, al contrario le risorse del fondo sono state ripetutamente rimodulate in diminuzione e, per la restante parte, sono rimaste inutilizzate;
annualmente vengono ripartite tra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano le risorse finanziarie del fondo unico agricoltura e pesca, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2001, attuativo del decreto legislativo n. 143 del 1997;
per un concreto sviluppo del settore ittico nazionale rivestono un'importanza strategica le politiche di cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo; il Trattato italo-libico firmato il 30 agosto 2008 ed entrato in vigore con la legge di ratifica e di esecuzione n. 7 del 2009, stabilisce un "nuovo partenariato bilaterale", nel cui ambito è prevista una collaborazione economica e industriale, che ha per oggetto anche la pesca (articolo 17);
tuttavia, i continui problemi che i pescherecci italiani, in particolare quelli siciliani, hanno con gli altri Paesi rivieraschi, in primo luogo con la Libia, dimostrano l'insufficienza e l'inadeguatezza degli accordi bilaterali fin qui assunti e
devono indurre il Governo ad assumere iniziative immediate per fare in modo che l'attività della pesca possa rappresentare per tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo un elemento di sviluppo;
i rapporti italo-libici in materia di pesca costituiscono, tra l'altro, solo un aspetto di una questione più ampia riguardante la disciplina dello sfruttamento delle risorse ittiche e della loro conservazione nell'intero Mediterraneo; le politiche bilaterali del Mediterraneo dovrebbero essere, a loro volta, parte di una più ampia visione multilaterale in grado di essere la base per una disciplina giuridica dei mari "semichiusi",
impegna il Governo:
a prorogare anche per l'anno 2011 l'applicazione del programma triennale della pesca e dell'acquacoltura per dare tempo all'amministrazione di redigere il nuovo programma triennale, che dovrà tenere conto degli attuali mutamenti di scenario in atto;
ad intraprendere una forte azione politica e diplomatica nei confronti della Commissione europea per scongiurare il disimpegno automatico a fine 2010 dei fondi del fondo europeo per la pesca (fep) anche mediante un confronto con gli altri Stati membri dell'Unione europea che evidenziano ritardi nelle azioni di impegno dei fondi, come Spagna e Grecia, al fine di raggiungere una posizione unitaria per chiedere, in via straordinaria, lo slittamento di un anno dei termini relativi al meccanismo del disimpegno automatico ("n+3");
ad avviare al più presto le procedure per l'attuazione della delega contenuta nella legge comunitaria 2009 per il riassetto, il riordino, il coordinamento e l'integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e acquacoltura, mediante la compilazione di un unico testo normativo;
ad assumere ogni iniziativa di competenza al fine di inserire la pesca marittima tra i lavori usuranti;
in vista della verifica del regolamento sulla pesca mediterranea (regolamento n. 1967/2006), a predisporre, d'intesa con le regioni, uno studio tecnico-scientifico sulle condizioni del Mar Mediterraneo, al fine di riconsiderare in ambito di Unione europea le decisioni di maggior impatto socioeconomico per l'Italia e al fine di dare soluzioni concrete e non penalizzanti al settore ittico nazionale, in relazione al processo di adeguamento alle disposizioni comunitarie;
a caldeggiare una rapida approvazione dei piani di gestione inviati a Bruxelles, in materia di pesche speciali per scongiurare il ritardato o addirittura mancato avvio della campagna di pesca 2010-2011, che tradizionalmente inizia a novembre;
ad attivare misure a favore della pesca a valere sulle risorse del fondo per l'imprenditoria giovanile in agricoltura e pesca, definendo una riserva di quota parte alla filiera ittica, nonché ad assumere iniziative per il rifinanziamento del fondo stesso;
a mettere in atto tutte le azioni e gli strumenti per individuare una dotazione separata e distinta per la pesca all'interno della ripartizione annuale del fondo unico agricoltura e pesca, dando certezza di programmazione al settore;
ad attivare nuove forme di supporto agli investimenti delle imprese ittiche ed allo sviluppo di azioni innovative, anche attraverso nuove modalità di intervento, in linea con la più recente normativa europea sugli aiuti di Stato per le piccole e medie imprese di settore, favorendo gli investimenti orientati alla crescita delle dimensioni aziendali, alle ristrutturazioni e ai salvataggi, alle concentrazioni e alle fusioni e ai prestiti partecipativi;
a disporre una revisione della proposta sul fermo biologico, prevedendo un prolungamento dei giorni, nell'ambito di una diversificazione dei periodi di fermo e di una diversificazione per specie;
nel quadro dei rapporti italo-libici, a negoziare ulteriori intese volte ad assicurare che nelle zone dell'alto mare siano garantite le tradizionali libertà e che, in particolare, non venga impedita in alcun modo la libertà di navigazione;
nel quadro dei rapporti italo-libici, ad adottare ogni iniziativa diplomatica volta a modificare la decisione libica di estendere il controllo delle acque sino a 72 miglia dalla propria costa, così consentendo l'esercizio della pesca in acque internazionali ai pescherecci italiani;
a farsi promotore nelle opportune sedi internazionali e, in particolare nell'ambito della politica europea di vicinato, della necessità di giungere ad una disciplina equa dello sfruttamento delle risorse ittiche e della loro conservazione nell'intero Mediterraneo.
(1-00477)
(Nuova formulazione) "Agostini, Sani, Oliverio, Zucchi, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino"», e non come stampato.
Mozione Mecacci e altri n. 1-00485 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 391 dell'8 novembre 2010. Alla pagina 16813, prima colonna, dalla riga ventisettesima alla riga ventottesima deve leggersi: «a promuovere la revisione del trattato di "amicizia" con la Libia affinché sia in linea con gli» e non «a rivedere il trattato di "amicizia" con la Libia affinché sia in linea con gli», come stampato.
Interpellanza urgente Madia e altri n. 2-00880 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 391 dell'8 novembre 2010, alla pagina 16889, prima colonna, alla riga quarantatreesima, deve leggersi: 2011 e quali siano gli orientamenti e le» e non 2010 e quali siano gli orientamenti e le», come stampato.