XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 28 ottobre 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
nel mese di settembre 2010 è stata approvata la direttiva n. 2010/63/UE che abroga la direttiva 86/609/CEE in materia di utilizzo di animali per fini scientifici;
tale direttiva prevede, anche se in deroga, la possibilità di ricorrere per gli esperimenti a gatti e cani randagi e di utilizzare specie in via d'estinzione compresi i primati;
si prevedono, inoltre, il ricorso alla soppressione per inalazione di anidride carbonica come metodo di uccisione di riferimento, che provoca sofferenza gratuita agli animali e la possibilità di effettuare esperimenti senza anestesia, anche se implicano dolore per l'animale;
il ricorso a procedure alternative, metodi validati ampiamente dalla comunità scientifica internazionale, è previsto solo «ove possibile», di fatto scoraggiando la sperimentazione di questi metodi;
il Trattato di Lisbona del 2009, entrato in vigore da gennaio 2010, sancisce l'obbligo per gli Stati membri di tenere conto nella ricerca, come in altri settori, del benessere degli animali in quanto esseri senzienti;
sono stati 40 gli eurodeputati che hanno abbandonato l'aula in segno di disappunto e a nulla sono servite le richieste di rinvio della votazione;
la direttiva in questione porta solamente ulteriori vantaggi economici alle case farmaceutiche, le quali puntano ad un abbattimento dei costi della vivisezione;
il testo della direttiva rappresenta un passo indietro evidente rispetto alla legislazione italiana che già dal 1991 vieta la pratica della vivisezione su cani e gatti randagi;
il ricorso alla sperimentazione sugli animali e la presunta necessità della pratica della vivisezione sono stati messi in discussione dalla comunità scientifica internazionale, evidenziando l'erroneità del modello animale rispetto a quello umano;
nella consultazione promossa dall'Unione europea durante l'iter di approvazione della direttiva, che ha visto la partecipazione di 42.000 cittadini, ottenendo il terzo più alto responso avuto, è stata espressa la volontà di una maggiore tutela per gli animali utilizzati negli esperimenti (93 per cento) e di un investimento maggiore a livello europeo per lo sviluppo e la validazione di metodi sostitutivi alla sperimentazione animale (79 per cento),

impegna il Governo:

a ribadire in tutte le sedi l'assoluta contrarietà alle pratiche di vivisezione animale, soprattutto sui randagi, come previsto dalla legislazione nazionale fin dal 1991;
ad assumere iniziative normative che, nel recepire la direttiva 2010/63/UE, introducano previsioni restrittive atte ad abolire definitivamente la vivisezione, favorendo inoltre lo sviluppo di metodi di ricerca che non facciano uso di animali;
a promuovere nelle competenti sedi europee una modifica alla direttiva 2010/63/UE al fine di introdurre norme restrittive che tengano conto del benessere animale, così come previsto dal Trattato di Lisbona.
(1-00474)
«Aracri, Holzmann, Mazzoni, Giulio Marini, Lainati, Sammarco, Piso, Landolfi, Lusetti, Mazzocchi, Dima, Laboccetta, Nicolucci, Ciccioli, Bernardo, Tommaso Foti, Ghiglia, Garofalo, Speciale».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in applicazione delle norme di cui ai commi 159 e 161 dell'articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, il Ministero della giustizia ha esonerato dall'incarico il direttore generale dei beni e servizi del dipartimento dei minori;
la Corte Costituzionale, con sentenza n. 161 del 7 maggio 2008, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della predette norme;
la predetta sentenza è stata notificata dall'interessato al Ministero della giustizia in data 10 settembre 2008, unitamente alla domanda di reintegro che è rimasta priva di riscontro;
di seguito al formarsi del silenzio rifiuto dell'amministrazione, il suddetto direttore generale ha adito il tribunale di Roma che ha condannato (attraverso la sentenza n. 3622 del 25 maggio 2010) il Ministero al reintegro dell'ex direttore generale nel grado e nelle funzioni sue proprie, nonché al pagamento delle spese processuali dei due gradi di giudizio;
anche la predetta sentenza - munita di formula esecutiva - regolarmente notificata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero della giustizia in data 14 luglio 2010 - è rimasta ineseguita;
ad avviso dell'interpellante la nomina di altri dirigenti generali in luogo del reintegro del dirigente, anche dopo la notifica della sentenza di appello, costituisce atto illegittimo e causa di danno erariale -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della giustizia siano informati della grave inadempienza dei propri uffici, che, peraltro, produce grave pregiudizio economico a seguito del maturare di notevoli interessi moratori;
se non ritengano di dovere intervenire, ciascuno per la parte di propria competenza, allo scopo di porre fine a questa perdurante ed assurda situazione.
(2-00873) «Tassone».

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006, e successive modifiche ed integrazioni, prevede che all'individuazione dei siti di interesse nazionale, ai fini della bonifica, si provvede con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate, secondo i princìpi e criteri direttivi specificati nell'articolo stesso;
la procedura di bonifica di cui sopra è attribuita, dall'evocata norma, alla competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero dello sviluppo economico. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può avvalersi, per i detti fini, anche dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT), delle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente delle regioni interessate e dell'istituto superiore di sanità nonché di altri soggetti qualificati pubblici o privati;
tra i siti di interesse nazionale rientra quello che ospitava l'ex Carbochimica di Fidenza, in provincia di Parma, per il

quale fin dall'anno 2008 risultano accantonati i fondi statali necessari (circa 4 milioni di euro) per l'esecuzione dei lavori di bonifica;
risulta all'interrogante che, nel marzo del 2009, le risorse non assegnate per il programma strategico speciale «programma straordinario nazionale per il recupero produttivo dei siti industriali inquinati» sono state allocate in un fondo unico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;
riguardo al sito che qui interessa, il comune di Fidenza ha adempiuto alle incombenze dalla legge richieste, mentre il progetto preliminare relativo all'intervento prospettato risulta approvato e, successivamente, autorizzato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 3 giugno 2010 -:
quali siano i motivi per i quali a tutt'oggi non risultano assegnati, per l'attività di bonifica in questione, i previsti fondi statali.
(5-03685)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la sentenza 293/2010 della Corte costituzionale ha sancito l'incostituzionalità dell'articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001;
la Consulta ha bocciato un meccanismo, quello dell'acquisizione sanante in caso di espropri dichiarati poi illegittimi, che per le amministrazioni rappresentava un salvagente, per mandare avanti i cantieri e archiviare con un indennizzo l'errore procedurale o eventuali ritardi;
la sentenza ha ripercussioni sugli espropri di terreni agricoli per la realizzazione dell'idrovia Padova-Adriatico. Si tratta del progetto di congiungere l'interporto di Padova con la zona industriale di Marghera del 1963 attraverso un canale artificiale, 13 ponti stradali, 1 ponte ferroviario, chiuse mobili (molte delle quali realizzate ma in evidente stato di degrado). Solo la metà dei 27 chilometri di canale furono realizzati attivando 380 mila metri quadrati di espropri su un totale di 1.600.000 previsti;
poiché a seguito della sentenza non è più possibile che l'ente pubblico possa risarcire quei proprietari, che erano stati espropriati ancora a fine anni '60 per la costruenda idrovia qualora l'ente pubblico ora li usasse per altri fini come la realizzazione di una camionabile;
risulta agli interroganti che il presidente della regione Veneto Zaia avanzerà richiesta al Governo di inclusione del project financing dell'autostrada lungo l'idrovia nella legge obiettivo -:
se risponda al vero quanto riferito in premessa;
quale posizione intenda assumere il Governo in merito alla richiesta di inclusione dell'autostrada lungo l'idrovia nella legge obiettivo -:
se risponda al vero quanto riferito in premessa;
quale posizione intenda assumere il Governo in merito alla richiesta di inclusione dell'autostrada lungo l'idrovia nella legge obiettivo.
(4-09248)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta Terra del 27 ottobre 2010, i dati dell'Arpa Calabria sull'inquinamento del fiume Oliva, come conferma il procuratore di Paola (provincia di Cosenza) Bruno Giordano, raccontano

di «un quadro generale importante» con valori che, in alcuni casi, superano di sei volte i limiti stabiliti dalla legge;
«I carotaggi effettuati a venti metri di profondità - precisa il procuratore - hanno dimostrato molteplici picchi di arsenico e di idrocarburi pesanti». Il dato certo è che il fiume Oliva è pieno di rifiuti speciali di origine industriale sciaguratamente interrati nel corso degli anni. Secondo alcuni calcoli, sicuramente in difetto, vi sarebbero circa 100 mila metri cubi di rifiuti: l'equivalente di dieci campi di calcio;
«I dati confermano anche la presenza di rifiuti pericolosi», aggiunge Giordano. Si tratta di scarti dove si registra la presenza anche di metalli pesanti. Sono considerati tali l'arsenico, il cadmio, il cromo (VI), il rame, il piombo e il mercurio;
i risultati dell'Arpacal ora dovranno essere messi a confronto con quelli dell'Ispra, che tuttavia ha svolto attività di analisi solo per il 10 per cento dei campioni prelevati. La procura di Paola (Cosenza) ha anche chiesto all'università della Calabria di effettuare uno studio complementare sul percolato che fuoriusciva dalla briglia del torrente del fiume Oliva. Anche in questo caso, i risultati hanno confermato la presenza di componenti chimiche altamente nocive. Il confronto tra questi tre studi metterà fine alle tante illazioni che hanno accompagnato l'attività di carotaggio;
ora il processo di caratterizzazione prevedrebbe l'avvio immediato della bonifica del sito inquinato. «I sacrosanti tempi della magistratura non devono coincidere con la protezione della salute della popolazione - è il grido d'allarme di Nuccio Barillà, consigliere del comune di Reggio Calabria e componente del direttivo nazionale di Legambiente -. Occorre iniziare subito. Si è perso già troppo tempo a discapito della salute dei calabresi». Le indagini dimostrano che gli scarti che hanno avvelenato la Calabria provenivano dalle industrie del Nord. «Per questo sono convinto - continua Barillà - che si tratti di un'emergenza nazionale. E che il piano di bonifica debba essere studiato e reso operativo da Roma. La Calabria e, soprattutto, la procura di Paola non possono essere abbandonate. Se poi - conclude Barillà - le indagini dimostrassero un legame tra i rifiuti trovati nell'Oliva e la vicenda dello spiaggiamento della Rosso, si potrebbero riaprire scenari clamorosi». Anche secondo l'ex assessore regionale all'ambiente Silvio Greco, ora biologo marino presso l'Ispra, la bonifica «va fatta subito perché è una fonte di contaminazione perenne»;
la dimensione della vicenda già illustrata nell'interrogazione n. 4-07573 del 14 giugno scorso - nella quale si sottolineava, in particolare, la necessità di dichiarare lo stato di emergenza e altrettanto di condurre analisi sul pescato nel mare antistante e in tutte le aree, potenzialmente contaminate - alla quale, ad oggi, non è pervenuta alcuna risposta, è drammatica -:
se non ritengano di inserire l'area tra i siti da bonificare di interesse nazionale come peraltro richiesto dal consigliere Barillà.
(4-09256)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 NOVEMBRE 2010

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
da giorni un giovane skipper originario di Vetralla (Viterbo), il signor Federico Pavani, risulta essere scomparso nelle acque delle isole Fiji;
il signor Pavani, appassionato di viaggi e da circa dieci anni skipper di professione (attività - che lo ha portato a viaggiare in numerosi luoghi del mondo), doveva fare rientro in Italia dalle isole Fiji

nella prima decade di ottobre, ma ormai da diverso tempo i suoi genitori ne hanno perso le tracce;
il padre del signor Pavani, signor Alvise ha sporto denuncia per la scomparsa del figlio alla questura di Viterbo;
il signor Federico Pavani da metà del mese di marzo del 2010 è partito dalla Polinesia Francese, diretto alle isole Fiji; l'ultimo contatto telefonico risale al 24 settembre 2010, una comunicazione con la zia, signora Maria Luisa Bagnaia, nel corso della quale il signor Pavani comunicava di trovarsi presso la città di Suva, e annunciava che era in procinto di vendere la sua imbarcazione a un cittadino di nazionalità russa per circa seimila dollari in contanti;
sempre nel corso della stessa telefonata, il signor Pavani esprimeva una sua perplessità sulla destinazione del denaro ricavato dalla vendita dell'imbarcazione, proprio perché l'acquirente aveva espresso l'intenzione di pagare l'importo in contanti;
l'ultima email inviata dal signor Pavani alla fidanzata risale al 25 settembre 2010, e in detta email comunicava di trovarsi a bordo della sua imbarcazione e che stava uscendo dal porto di Suva;
il signor Pavani aveva un appuntamento con un connazionale a Singapore, il signor Marco Benagli il 15 ottobre 2010, appuntamento al quale, come riferito dallo stesso signor Benagli, il signor Pavani non si è presentato;
almeno fino al giorno 8 ottobre 2010 si sarebbe potuto accertare che la barca a vela del signor Pavani risultava regolarmente ormeggiata e chiusa dall'esterno con il «tender» issato a bordo, al porto di Suva, circostanza che, come comunicato dal responsabile del locale Yatch Club, farebbe ritenere che non ci fosse nessuna persona a bordo;
il console onorario italiano a Fiji avrebbe riferito al signor Stefano Pavani, fratello di Federico, che quest'ultimo non risultava ricoverato presso l'ospedale o detenuto presso il locale carcere, e che da ciò si ricava che la polizia di Suva ha effettuato controlli, senza peraltro individuare tracce del passaggio in frontiera in uscita dai confini nazionali delle isole Fiji del signor Pavani;
il padre di Federico, signor Alvise Pavani ha verbalizzato, presso la questura di Viterbo nella giornata del 18 ottobre 2010, di essere riuscito a reperire l'estratto conto di due carte di credito in uso del figlio, che dimostrano come le stesse siano state usate a breve intervallo di tempo da qualcuno che si è recato nella stessa giornata ad Auckland (Nuova Zelanda) e successivamente a Landau (Hong Kong);
come riferito dallo stesso signor Alvise Pavani, non ci sono particolari motivi per ritenere o sospettare che il signor Federico Pavani abbia fatto perdere le sue tracce in maniera intenzionale, non sussistendo problematiche di alcuna natura, e pertanto lo stesso genitore non si nasconde il timore per la sua incolumità o che gli sia capitata una disgrazia;
già numerosi siti internet e quotidiani hanno ipotizzato che il signor Federico Pavani sia rimasto vittima di una rapina conclusasi con la sua uccisione, come peraltro già accaduto nell'agosto del 2010 a un altro navigatore romano il signor Emiliano Astore, assassinato in Venezuela dai cosiddetti «pirati del mare» -:
quali iniziative siano state avviate per accertare cosa può essere accaduto al signor Federico Pavani;
se le autorità delle isole Fiji collaborino, e in che modo, con le autorità italiane, per accertare cosa sia accaduto al signor Federico Pavani;
quale tipo di assistenza sia stata assicurata alla fidanzata del signor Federico

Pavani che si è recata a Suva, per cercare di fare luce sulla scomparsa del signor Pavani.
(2-00874)
«Farina Coscioni, Fioroni, Melis, Touadi, Tullo, Cesare Marini, Maurizio Turco, Pedoto, Sposetti, De Angelis, Giulio Marini, Marantelli, Beltrandi, Trappolino, Mecacci, D'Incecco, Calvisi, Nannicini, Vaccaro, Baretta, Argentin, Ria, Barbi, Duilio, Burtone, Bossa, Murer, Ciccioli, Mario Pepe (PdL), Strizzolo, Di Virgilio, Narducci».

Interrogazione a risposta orale:

VILLECCO CALIPARI, MARAN, TEMPESTINI, PISTELLI e SARUBBI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 209 del 2000, relativa a misure per la riduzione del debito estero dei Paesi a più basso reddito e maggiormente indebitati, approvata all'unanimità dal Parlamento italiano, è stata non solo una delle leggi più avanzate in materia, ma ha previsto requisiti assai stringenti sia rispetto alle categorie di Paesi che possono essere beneficiari di un accordo per la cancellazione del debito (articolo 1, commi 2, 3, e 4); sia rispetto alle condizioni cui devono essere subordinate le cancellazioni accordate dall'Italia, quali ad esempio l'impegno del Paese debitore al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la rinuncia alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie, o il perseguimento del benessere e del pieno sviluppo sociale e umano, con particolare riferimento alla riduzione della povertà;
il regolamento attuativo della legge (decreto ministeriale 4 aprile 2001, n. 185) prevede altresì che la stipula e l'efficacia degli accordi bilaterali con i Paesi interessati sono subordinate alla verifica delle condizioni menzionate; che gli accordi bilaterali di cancellazione del debito debbano contenere modalità di monitoraggio circa la corretta attuazione dell'accordo e la procedura per la sua sospensione (articolo 4, comma 1, lettere c) e d)) stabilendo altresì all'articolo 5 che il mancato rispetto delle condizioni esposte costituisce «uso illecito», il cui accertamento è demandato al Ministero degli affari esteri, e definendo altresì l'eventuale procedura preliminare di sospensione dell'accordo;
da notizie a mezzo stampa, alla fine del 2004 il Ministro delle finanze di Antigua e Barbuda, Errol Cort, annuncia di aver negoziato con l'Italia la cancellazione del 90 per cento del debito del Paese caraibico nei confronti dell'Italia;
nel discorso tenuto alla nazione il 5 gennaio del 2005, l'allora Primo Ministro di Antigua e Barbuda, Baldwin Spencer, afferma che il Ministro delle Finanze del Paese Antillano sarebbe appena tornato da Roma con una conferma formale di sostanziale riduzione del debito per una somma che, sempre da notizie a mezzo stampa, sarebbe pari a circa 160 milioni di euro;
Antigua e Barbuda costituiscono un Paese che vanta un reddito pro-capite pari a 10.000 dollari, cifra ampiamente superiore a tutti i Paesi africani, e a molti Paesi asiatici, rispetto ai quali il nostro Paese non è stato in grado di onorare spesso gli impegni internazionali di aiuto e cooperazione;
la presunta cancellazione del 90 per cento del debito nei confronti di Antigua e Barbuda ha destato grave allarme e preoccupazione anche tra tutti gli attori impegnati a vario titolo in attività di cooperazione allo sviluppo, a fronte del mancato versamento delle quote promesse per il 2009 e il 2010 al fondo globale per la tubercolosi, la malaria, l'AIDS e le altre pandemie; a fronte dei soli 175 milioni stanziati alla cooperazione allo sviluppo dalla legge di stabilità attualmente all'esame della Camera e del cronico ritardo italiano nel raggiungimento degli obiettivi del Millennium;
da un esame di tutte le relazioni presentate ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 209 del 2000 - in base al quale il Ministro dell'economia e delle finanze trasmette entro il 30 settembre di ogni anno una relazione sullo stato di attuazione della legge, con informazioni relative ai Paesi beneficiari, l'ammontare, la data di erogazione e la durata del prestito, il tasso di interesse e la forma di restituzione in origine concordata, nonché la data e l'ammontare del credito annullato - Antigua e Barbuda non figura mai nella lista dei Paesi debitori interessati, né risulta che alcun debito sia mai stato cancellato nei suoi confronti ai sensi della legge n. 209 del 2000;
in particolare, nell'ultima relazione presentata dal Ministro alla Camera dei

deputati il 30 ottobre del 2009, vengono riportati tutti gli accordi di cancellazione del debito firmati dal 1o ottobre 2001 al 30 giugno 2009, senza che venga mai fatto alcun riferimento ad un possibile accordo di cancellazione del debito con questo Stato;
qualora la cancellazione del debito con Antigua e Barbuda venisse confermata, il mancato inserimento di questo accordo nelle relazioni annuali sullo stato di attuazione della legge sarebbe assai grave, sia dal punto di vista della mancata trasparenza ed informazione al Parlamento, sia perché non si comprendono i parametri o le condizioni in base alle quali tale debito sarebbe stato cancellato -:
se sia vero che l'Italia ha sottoscritto un accordo di cancellazione nel debito nei confronti dello Stato di Antigua e Barbuda, e per quale ammontare, e in caso affermativo, come, quando e soprattutto sulla base di quali parametri sia stata decisa la cancellazione del debito nei confronti di questo Stato che non figura nella lista dei Paesi così considerati ai sensi della legge n. 209 del 2000;
in caso affermativo, perché non se ne sia mai data notizia al Parlamento nella relazione di attuazione della legge n. 209 del 2000, che dovrebbe assicurare la trasparenza in ordine ad accordi di questo tipo;
in caso affermativo, essendo tale cancellazione avvenuta al di fuori delle condizioni e delle garanzie previste dalla legge n. 209 del 2000 a quali condizioni e con quali garanzie sia stata negoziata la cancellazione del debito. (3-01312)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 19 luglio 2010 il signor Giulio Recusani è partito da Parma in treno per Irun (Spagna) da dove ha intrapreso da solo, a piedi, il pellegrinaggio per Santiago de Compostela attraverso il Cammino de Norte;
arrivato a Santiago de Compostela il 17 agosto, il signor Recusani decide di proseguire per Finistrerra dove, fin dall'antichità è tradizione che i pellegrini si rechino per immergersi nell'oceano per un bagno purificatore;
arrivato a Finisterra il 20 agosto, la mattina successiva (21 agosto), accompagnato da alcuni amici incontrati durante il cammino, decide di recarsi in spiaggia dove verso le ore 13 si immergeva con alcuni di essi nell'oceano;
dalla testimonianza dei ragazzi con lui presenti in spiaggia e in acqua è emerso che nonostante si fossero inoltrati in mare per pochi metri, a causa dell'improvviso cambio del tempo numerose persone del luogo presenti in spiaggia hanno gridato ai ragazzi di uscire e vedendoli in difficoltà hanno immediatamente contattato il 112 per il soccorso in acqua;
due ragazzi e una ragazza sono faticosamente riusciti a giungere a riva mentre il signor Recusani e un altro ragazzo di nazionalità tedesca venivano spinti dalla corrente verso gli scogli dove il ragazzo tedesco approdava dopo 45 minuti, ferendosi una gamba;
su consiglio anche delle persone presenti in spiaggia il signor Recusani, per non sprecare energie, si era lasciato andare in attesa dei soccorsi pur mantenendosi a galla: i ragazzi l'hanno visto galleggiare per più di un'ora;

dopo 20 minuti dalla chiamata sono arrivati i primi soccorsi: tre ragazzi con una corda e un salvagente che tuttavia, accorgendosi di non poter far nulla con quei mezzi, sono tornati al porto e sono ripartiti con un gommone. Arrivati al promontorio che separa il porto dalla spiaggia del Mar de Fora sono tornati indietro perché il mare era molto agitato e l'imbarcazione troppo piccola;
solo successivamente è partita la lancia di salvataggio che è arrivata in loco dopo un'ora e mezza dalla prima chiamata ai soccorsi;
il signor Giulio Recusani si è inabissato dopo più di un'ora dalla chiamata dei soccorsi.
solo il giorno successivo, 22 agosto, alla famiglia è stato comunicato l'accaduto;
il corpo è stato recuperato dalla guardia costiera iberica il 7 settembre 2010 ma solo dopo quattordici giorni, il 21 settembre, le autorità spagnole confermano, a seguito degli esami di laboratorio effettuati, che il corpo è effettivamente quello del signor Giulio Recusani;
a causa dei ritardi, pare imputabili alle festività locali, con cui il tribunale di Corcubion ha sbrigato le pratiche per il rientro del corpo, le esequie del signor Recusani si sono svolte solo il 19 ottobre 2010, a quasi due mesi dall'incidente -:
quali iniziative diplomatiche il Ministro interrogato abbia assunto presso le autorità spagnole, e quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di avere risposte certe circa i ritardi con cui sono stati attivati i soccorsi nonostante la tempestiva chiamata al 112 da parte dei testimoni dell'incidente al signor Giulio Recusani.
(5-03688)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella nostra ambasciata a Yaoundè, in Camerun, operavano finora due diplomatici, ovvero l'ambasciatore ed il suo primo collaboratore, con una giurisdizione su ben quattro nazioni africane (Chad, Guinea, Repubblica Centrafricana) di enorme estensione geografica e con problematiche rilevanti in materia di emissione di visti e di immigrazione, ma anche di presidio in una zona sub-sahariana dove l'Italia ha interessanti prospettive economiche e commerciali;
notizie raccolte dall'interrogante lascerebbero presumere che verrà soppressa la figura del secondo diplomatico accreditato;
pur comprendendo le impellenti ragioni di bilancio, appare di ben difficile gestione un'ambasciata operante su di un così vasto territorio senza avere la costante presenza in sede di almeno un rappresentate diplomatico (cosa che non avverrebbe se vi fosse il solo ambasciatore) e comunque un adeguato controllo dell'area -:
se non si ritenga di dover confermare la figura del secondo diplomatico in Camerun riducendo eventualmente una presenza in un'ambasciata europea, dove il ruolo può essere svolto anche da personale non diplomatico (a Bruxelles, per esempio, tra ambasciata, NATO e Unione europea operano 27 diplomatici).
(4-09228)

TOUADI, GOZI e MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
attualmente il territorio del Sarahawi Occidentale è inserito nella lista dei Paesi sottoposti al processo di decolonizzazione e avviati verso l'autodeterminazione, diritto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite;
le Nazioni Unite in numerosi documenti ufficiali hanno riconosciuto il diritto del popolo saharawi all'autodeterminazione, di fatto con ciò respingendo le pretese di sovranità avanzate dal Marocco;

sono numerose le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza in forza delle quali si riconosce il processo di autodeterminazione del popolo saharawi, a tal fine è sufficiente menzionare le più recenti e significative risoluzioni del Consiglio di sicurezza 1754 e 1783 del 2007;
la presenza della forza di interposizione militare MINURSO testimonia che le dinamiche sul territorio non consentono ancora una piena affermazione del diritto all'autodeterminazione del popolo sarahawi, a tal proposito le ultime due informative del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla situazione relativa al Sahara Occidentale, la prima del 14 aprile 2008 e l'ultima del 13 aprile 2009, ribadiscono le difficoltà esistente affinché siano pienamente attuate le risoluzioni ONU, e al contempo registrano comunque l'ottimo lavoro di sostegno alle popolazioni profughe svolto delle diverse autorità ONU presenti sul campo (ACNUR e PAM);
recentemente, l'inviato speciale del Segretario generale dell'ONU per il Sahara occidentale Christopher Ross ha annunciato la ripresa dei negoziati tra il Fronte Polisario e il Marocco previsti per il 3 e 4 novembre prossimi a New York, alla ricerca di una soluzione politica giusta e durevole permettendo al popolo saharawi di scegliere tra tre opzioni seguenti: incorporazione dentro il Marocco, indipendenza oppure autonomia sotto sovranità marocchina;
dal 15 ottobre 2010, più di 12.000 cittadini saharawi sta attuando una protesta pacifica con accampamenti fuori dalle città occupate del Sahara occidentale occupate dal Marocco, segnatamente nelle città di El Aaiùn, Dajla, Bojador e Esmara;
nell'intento di smantellare questi accampamenti di protesta il Governo marocchino starebbe utilizzando metodi violenti. Il 25 novembre 2010 nei pressi dell'accampamento di protesta nella città di E1 Aaiùn un adolescente di 14 anni è stato colpito a morte dalla polizia marocchina e molti altri sarahawi sarebbero stati feriti;
a parere degli interroganti si ritiene che tali atti siano in palese violazione del diritto del popolo saharawi alla libertà di manifestare e, più in generale, rappresentano una violazione della relazione di Richard Howitt su «Diritti umani nel mondo 2005 e politica dell'UE in materia» all'interno del quale è stato inserito un emendamento, il 12o, nel quale si «sollecita la tutela delle popolazioni saharawi e il rispetto dei suoi diritti fondamentali» e si «reitera la richiesta di una soluzione equa e duratura del conflitto del Sahara occidentale basata sul diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi» -:
se il Governo sia a conoscenza di fatti di violazione dei diritti umani nelle città occupate dal Marocco e quali iniziative intenda intraprendere per garantire l'incolumità delle popolazioni profughe, la loro identità e i loro diritti fondamentali;
quale sia la posizione del Governo italiano rispetto all'annunciato negoziato di New York e, quali sforzi il nostro Governo intenda intraprendere per assicurare il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza per quanto riguarda il processo di autodeterminazione con la celebrazione del previsto referendum;
se intenda adottare ogni iniziativa utile sul piano diplomatico volta a favorire il riconoscimento effettivo della libertà di accesso e di circolazione nei territori del Sahara occidentale di osservatori internazionali indipendenti, della stampa e delle organizzazioni umanitarie.
(4-09230)

RUBINATO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dalle notizie della stampa locale (La Tribuna e il Gazzettino di Treviso del 17 ottobre 2010) si è appreso che nella notte di venerdì 15 ottobre 2010, tre imprenditori trevigiani, Roberto Migotto, Claudio Polesel e Claudio Carrer, diretti per un viaggio di lavoro in Romania, sono stati bloccati per ore al confine con la Serbia dagli agenti di frontiera;

secondo il racconto degli imprenditori, giunti intorno a mezzanotte al confine tra il Kosovo e la Serbia, sono stati trattenuti per un'ora e senza motivo dagli agenti della dogana, i quali hanno poi loro indicato che potevano passare solo dal valico con la Macedonia, distante 300 chilometri;
raggiunto dopo un paio d'ore il confine indicato dai poliziotti, i tre trevigiani hanno subito analoga sorte al confine con la Romania, dove sono stati nuovamente bloccati dagli agenti serbi perché privi del visto d'ingresso;
solo alle 8.30 del mattino seguente, dopo aver minacciato di rivolgersi all'ambasciata italiana, gli imprenditori sono riusciti a passare il confine e proseguire il loro viaggio in Romania -:
se, considerata la gravità dei fatti riferiti dagli imprenditori italiani, la Farnesina intenda richiedere alle competenti autorità serbe spiegazioni e chiarimenti per far luce sulla vicenda;
quali iniziative, anche diplomatiche, intenda adottare in sede bilaterale o in sede europea per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro.
(4-09243)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

DE POLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni nel Nord-est del Paese, in particolare nella zona della provincia di Padova, si sono intensificati, con ritmo incessante, eventi calamitosi quali forte pioggia, grandine, trombe d'aria, che hanno provocato ingenti danni ai cittadini;
recentemente il 23 luglio 2010 i comuni di Albignasego, Abano e Montegrotto Terme sono stati colpiti da una violenta tromba d'aria, comportando il danneggiamento di molte abitazioni private e degli stabilimenti del distretto termale, lo sradicamento di molti alberi, l'interruzione del traffico stradale e ferroviario;
nonostante gli impegni assunti dalle amministrazioni locali e regionali e da rappresentanti del Governo ad oggi non si riscontrano iniziative concrete, in particolare di natura finanziaria, volte a risarcire le situazioni di criticità dovute agli eventi calamitosi verificatisi;
è necessario un intervento chiaro e risolutore della situazione descritta, che sta fortemente compromettendo lo sviluppo delle attività economico-sociali di molti cittadini che vivono nell'area interessata -:
quali iniziative in suo potere intenda adottare per far fronte alla problematica sopraesposta e per permettere il risarcimento dei danni provocati ciclicamente da tali eventi calamitosi succedutisi in provincia di Padova.
(4-09224)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le cronache di questi giorni sottolineano la precarietà della situazione dell'area napoletana e vesuviana per quanto attiene alla raccolta dei rifiuti urbani;
la situazione sarebbe molto meno tesa e pericolosa, sia dal punto di vista ambientale che dell'ordine pubblico, se una parte significativa dei rifiuti fosse adeguatamente differenziata, riducendo in modo sostanziale la quantità di rifiuti urbani da raccogliere in modo indifferenziato e da inviare in discarica;
mentre nella zona napoletana la gran parte dei comuni non risulta aver avviato una significativa azione tesa a puntare alla differenziazione e riciclo dei rifiuti, in altre aree del paese molte città e comuni risultano invece aver superato quote anche

del 70 per cento di rifiuti differenziati senza per questo ottenere significativi vantaggi di carattere fiscale -:
se non si ritenga doveroso - di concerto tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'economia e delle finanze - studiare formule che incentivino i comuni a procedere sulla strada della differenziazione dei rifiuti e, per esempio, inseriscano nei parametri dei patti di stabilità dei bonus di maggiore possibilità di spesa al raggiungimento dei determinati obbiettivi ambientali.
(4-09233)

REALACCI, SERVODIO, CAPANO e GRASSI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa nazionale e locale riportano la notizia sull'imminente commissariamento dei due parchi nazionali di Puglia, rispettivamente: quello del Gargano e dell'Alta Murgia. Risulta infatti che il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare sia in procinto di nominare motu proprio due nuovi commissari per gli enti parco pugliesi;
il parco nazionale del Gargano è un'area naturale protetta, istituita ai sensi della legge n. 394 del 6 dicembre 1991, nell'estrema parte nord-orientale, e insiste, interamente nella provincia di Foggia. Attualmente è retto da Stefano Pecorella, assessore all'ambiente della provincia di Foggia come commissario facente funzione, il cui incarico scade il 1o novembre 2010;
il parco nazionale dell'Alta Murgia, istituito nel 2004, è un'area naturale protetta situata in a cavallo delle province di Bari e di Barletta-Andria-Trani. Il presidente Girolamo Pugliese è stato anch'esso nominato commissario facente funzione poiché il suo mandato è scaduto il 30 giugno 2010;
risulta poi da un articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 26 ottobre 2010, che la regione Puglia, anche nella persona del suo presidente Nichi Vendola, si sia dimostrata disponibile a trovare un'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la nomina dei vertici dei due parchi nazionali -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della posizione espressa dal presidente della regione Puglia e se non ritenga opportuno rendere note quali iniziative siano state messe in atto al fine di procedere, secondo la legge, e cioè d'intesa con la regione Puglia, alla nomina dei presidenti dei due parchi pugliesi al fine di scongiurare il rinnovo del commissariamento permettendo così di avviare un'ordinaria gestione delle aree protette del Gargano e dell'Alta Murgia.
(4-09247)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
gli istituti culturali costituiscono un settore di grande rilevanza quali significativi centri di studio, approfondimento e promozione culturale, assolvendo dunque a funzioni di interesse pubblico;
il settore è disciplinato dalla legge n. 534 del 1996 e dalla circolare n. 16 del 4 febbraio 2002, che prevedono requisiti e modalità per l'accesso ai contributi erogati dallo Stato. La legge n. 534 del 1996, all'articolo 1, prevede che gli istituti culturali, se in possesso di determinati requisiti, possono essere ammessi, a domanda, al contributo ordinario annuale dello Stato, mediante inserimento in apposita tabella triennale. In particolare essi devono: essere in possesso della personalità giuridica, non avere finalità di lucro, documentare attività di ricerca, elaborazione culturale e formazione di particolare interesse pubblico, disporre di un rilevante

patrimonio bibliografico, archivistico, museale, cinematografico, musicale, audiovisivo, fruibile dal pubblico in forma continuativa; svolgere e fornire servizi di accertato e rilevante valore culturale; sviluppare attività di catalogazione, sviluppare applicativi informatici; organizzare convegni, mostre e altre manifestazioni di valore scientifico e culturale in relazione all'attività svolta; svolgere l'attività sulla base di un programma triennale; svolgere attività editoriale o comunque di promozione di pubblicazioni; disporre di una sede adeguata e delle attrezzature idonee per lo svolgimento delle proprie attività; essere costituiti e svolgere attività continuativa da almeno cinque anni;
la legge n. 534 del 1996, inoltre, all'articolo 8 prevede la possibilità di concedere contributi annuali agli istituti non inseriti nella tabella triennale e che comunque svolgano la loro attività da almeno un triennio e sulla base di una programmazione triennale, prestino rilevanti servizi in campo culturale, promuovano e svolgano attività di ricerca, di organizzazione culturale e di produzione editoriale a carattere scientifico;
nel caso specifico la Rubiconia accademia dei Filopatridi, con sede a Savignano sul Rubicone, piccolo centro urbano ricco di storia e di civiltà, situato tra Cesena e Rimini, è un istituto culturale di elevato prestigio socio-culturale, che vanta origini e tradizioni antiche: conosciuta nel secolo XVI come Accademia degli Incolti, nel 1801 divenne «Rubiconia Simpemenia dei filopatridi», nome che sottolineava l'impegno di difensori della patria. Nel secolo XIX l'Accademia raggiunse il massimo dello splendore e fu punto di riferimento e fucina di personalità eminenti. Nel 1869 fu affidato a Giosuè Carducci l'incarico di riformare gli statuti dell'Accademia che, nel 1876, prese la nuova denominazione di Rubiconia Accademia dei filopatridi. Nel 1878 proprio a Giosuè Carducci fu conferito l'incarico di presidente;
l'Accademia, ai sensi dell'articolo 1 dello statuto accademico, dà opera a studi di storia e antichità patrie, di erudizione, di letteratura antica e moderna, di belle arti e arti applicate, di scienze morali e fisiche, di agraria;
l'Accademia, pur avendo tutti i requisiti previsti per l'inserimento nella tabella triennale ai fini dell'ammissione al contributo ordinario annuale statale, continua ad essere inserita soltanto tra gli istituti culturali cui viene erogato, in base all'articolo 8 della predetta legge, un contributo annuale piuttosto esiguo che certamente non è adeguato a supportare le attività ed il funzionamento dell'Accademia -:
se il Ministro sia a conoscenza di quali siano le ragioni che hanno indotto ad escludere la Rubiconia Accademia dei Filopatridi dalla tabella triennale relativa ai finanziamenti statali ordinari annuali previsti per gli istituti culturali in possesso dei requisiti previsti dalla legge n. 534 del 1996 (articolo 1) e dalla circolare n. 16 del 4 febbraio 2002, che prevedono requisiti e modalità per l'accesso ai contributi erogati dallo Stato, pur essendo tale Accademia chiaramente in possesso dei requisiti richiesti;
se non ritenga opportuno rivedere l'assegnazione delle risorse finanziarie all'interno del Ministero per i beni e le attività culturali, al fine di concedere il contributo a istituti culturali, come la Rubiconia Accademia dei filopatridi, di importante rilevanza culturale e di grande prestigio per il nostro Paese.
(4-09237)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta la Repubblica di Roma del 27 ottobre 2010, il progetto del Gran Premio presso il quartiere dell'Eur a Roma è stato presentato all'inizio di agosto al Campidoglio e adesso aspetta

il via libera della conferenza dei servizi, convocata per il 9 novembre, e poi del consiglio comunale;
si tratta di due alti palazzi gemelli da una parte e dall'altra del verde delle Tre Fontane, davanti ai bianchi marmi dell'Eur, dove adesso si stagliano il rosso dei campi da tennis e delle piste di atletica e il verde di quelli da basket. Ognuno sarà un piccolo grattacielo, ben quindici piani fuori terra che si allungano in altri sette piani accanto, a forma di una L, e tutti e due ospiteranno appartamenti di lusso, uffici e negozi, messi in vendita per lanciare e realizzare il Gran premio di Roma;
i due palazzi del comprensorio si chiamano con nomi poetici, Porta dei Pini e Porta delle Tre Fontane, tuttavia sono 80 mila metri cubi che si abbatterebbero su uno degli angoli storici destinati a verde attrezzato del quartiere, quelli dove dagli anni Sessanta intere generazioni di ragazzi hanno cominciato a correre sulle piste, a giocare a tennis e a pallacanestro;
sono scese in campo anche le associazioni dei cittadini del quartiere (Comitato salute ambiente Eur, Coordinamento comitati e cittadini per la difesa dell'Eur, Coordinamento No alla Formula uno e La vita degli altri Onlus) e Italia nostra, con un dossier dal titolo «Le mani sull'Eur» e un appello al sindaco Alemanno, ma anche ai Ministri dei Beni e delle attività culturali, Sandro Bondi, e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Stefania Prestigiacomo, e al premier Silvio Berlusconi. «Ribadiamo» scrivono «la nostra estrema preoccupazione riguardo un progetto che sembra aver preso forma parallelamente alla concezione di Roma Capitale, dimostrando finalità e modi privatistici, troppo lontani dall'interesse pubblico. Un'impresa che si è avvalsa, finora, di modalità di comunicazione a nostro avviso poco chiare, basate sui più agili metodi dell'imprenditoria privata, quando l'oggetto in discussione sono un quartiere storico, gioiello del Razionalismo, e il benessere di migliaia di cittadini»;
i nuovi edifici, che si aggiungerebbero ai 150 mila metri cubi da costruire nell'ex Velodromo, spazzeranno via tutte le strutture sportive delle Tre Fontane, prima rase al suolo per far posto ai cantieri e, in seguito, ricostruite nello spazio rimanente;
il frutto dell'operazione sarebbero quei cento milioni che servono a Roma Formula Futuro - capitanata dal presidente degli industriali della Federlazio, Maurizio Flammini - per approntare le opere necessarie a far sfrecciare i bolidi per le strade dell'Eur: un progetto per il quale la contropartita per la città consisterebbe nel nuovo ponte su via delle Tre Fontane, nella ristrutturazione di via delle Tre Fontane, trasformata in un boulevard, e la recinzione dei parchi dell'Eur, da quello degli Eucalipti a quello del Ninfeo all'altro del Turismo;
la variante al piano regolatore, con relativo accordo di programma, che dovrebbe dar vita al comprensorio, sarebbe ricavata mettendo a disposizione di privati una parte di suolo pubblico destinata originariamente a verde e a servizi di livello locale come «paesaggio naturale di continuità» che collega la valle del Tevere al parco di Tormarancia. Insomma ente Eur e comune offrirebbero i terreni alla società costruttrice in cambio di altre opere necessarie per il Gran Premio;
«Un'operazione ridicola» attacca il consigliere Athos De Luca, uno degli storici difensori del verde della Capitale «se si pensa che gli edifici dovrebbero ospitare alla fine solo 720 abitanti e trecento addetti degli uffici»;
l'allargamento del ponte delle Tre Fontane, progettato per fare passare sotto il circuito, costerebbe 26 milioni di euro; si può, infine, ben prevedere l'enorme impatto determinato dagli almeno centomila spettatori (ad esempio in termini di parcheggi-auto) -:
se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per scongiurare l'ennesima speculazione edilizia a danno dell'ambiente, della salute pubblica e di un quartiere storico di grande importanza.
(4-09241)

MARINELLO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Venere di Morgantina venne scolpita nel V secolo a.C. (tra il 425 e il 400 a.C.), in Sicilia, nel sito di Morgantina nei pressi di Aidone (Enna), da un diretto discepolo di Fidia: si tratta di una statua alta 2, 20 metri, realizzata con il marmo, impiegato per il viso e per le parti del corpo nude e, con il tufo calcareo, per il drappeggio. A differenza delle statue realizzate nella stessa epoca, rifinite solo frontalmente, la Venere è lavorata da tutti i lati, dunque doveva essere esposta in un punto centrale, probabilmente nell'agorà di Morgantina;
la preziosa statua venne trafugata da Morgantina nella seconda metà del Novecento e venduta al Paul Getty Museum di Los Angeles che l'acquistò nel 1988 e da allora la espone come uno dei reperti più importanti: nell'asta che portò alla vendita della Venere, tenutasi a Londra, fu pagata 28 miliardi di lire;
in seguito alla chiusura di un contenzioso protrattosi per anni tra l'Italia e gli Stati Uniti, il rientro della Venere di Morgantina in Italia, proveniente appunto dal museo statunitense, è previsto tra gennaio ed aprile 2011;
fanno molto discutere sia la sede prevista per l'arrivo della statua sia tutti i preparativi programmati per accoglierla;
con i decreti assessoriali n. 45 e n. 46 del 17 settembre 2010 dell'ex assessore regionale Gaetano Armao, è stato deciso, ai fini della valorizzazione dell'evento, che «la Venere di Morgantina, prima che arrivi ad Aidone, venga celebrata ed esposta transitoriamente al palazzo dei Normanni a Palermo a maggior gloria della Sicilia e dell'assemblea regionale» e inoltre, la statua potrebbe anche transitare per Roma, con un'esposizione alle scuderie del Quirinale;
per problemi di sicurezza, come ricordato anche dal conservatore-capo per le antichità del Paul Getty Museum, Jerry Podany, che ha dichiarato che la statua è un'opera unica e irripetibile molto fragile soprattutto per quel che concerne il panneggio più esposto e perché di materiale facilmente friabile, è assolutamente sconsigliabile esporla in più luoghi per il serio pericolo di danneggiamento;
l'assessore provinciale ai beni culturali Maurizio Campo, in un'intervista, ha specificato chiaramente che la Venere di Morgantina deve tornare ad Aidone senza soste e deviazioni ed ha chiesto la revoca dei decreti dell'assessore Armao, in cui si preannunciava una sosta a palazzo dei Normanni;
a Palermo fervono preparativi per il grande avvenimento ed è stato istituito un comitato paritetico a cui è stato conferito il coordinamento delle attività propedeutiche alla realizzazione nel palazzo dei Normanni della mostra celebrativa per l'arrivo della Venere di Morgantina;
la sede scelta per ospitare il rientro è la chiesa sconsacrata di san Domenico o San Vincenzo Ferreri, attualmente di proprietà del Fondo edifici di culto presso il Ministero dell'interno, che ha comunque dichiarato la propria disponibilità a cederla alla regione siciliana;
anche se tale sede corrisponde alle esigenze di accoglienza di pubblico per la esposizione della statua, essa risulta ancora inagibile e le strade di accesso non sono state ancora completate, per cui si è pensato ad una soluzione provvisoria, ovvero di utilizzare un'ala del Museo archeologico di Aidone che, però, per dimensioni ridotte della sala espositiva, limiterebbe moltissimo l'impatto visivo da parte dei visitatori -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno ed urgente intervenire, al fine di evitare che, nel rientro in Italia della statua della Venere di Morgantina, siano compiute delle soste per la sua esposizione presso il Palazzo dei Normanni di Palermo e nella città di Roma, che possono

compromettere la conservazione della preziosa opera d'arte.
(4-09255)

TESTO AGGIORNATO AL 16 NOVEMBRE 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le cronache odierne riportano clamorosi risultati della Guardia di finanza che ha oscurato in questi mesi centinaia di siti internet proponenti giochi d'azzardo;
è estremamente facile proporre via internet truffe legate a questi giochi che possono coinvolgere una utenza molto debole anche dal punto di vista psicologico -:
quali iniziative di contrasto e di divieto intenda intraprendere il Ministero per combattere in modo più efficace ed in termini preventivi la piaga del gioco d'azzardo proposto via internet.
(4-09232)

NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 17 marzo 2010 la regione Lombardia con delibera di giunta regionale n. VIII/11498 del 17 marzo 2010, recante «VI Atto integrativo dell'Accordo di programma Quadro in materia di edilizia sanitaria del 3 marzo 1999 - annualità 2010 - programma investimenti articolo 20 legge n. 67 del 1988», approva il VI Atto integrativo in materia di edilizia sanitaria con la relativa documentazione prevista dall'Accordo tra Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 28 febbraio 2008 per la «Definizione delle modalità e procedure per l'attivazione dei programmi di investimento in sanità»;
il 20 aprile 2010, a seguito dell'istruttoria positiva del Ministero della salute, il nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici in sanità del Ministero della salute esprimeva parere favorevole al VI Atto integrativo all'Accordo di programma in Sanità per un importo a carico dello Stato pari a 491.532.299,81 euro, composto da 85 interventi di edilizia sanitaria;
tra gli 85 interventi previsti risultano particolarmente importanti quelli sui presidi di Cantù e di Mariano Comense, per un costo a carico dello Stato rispettivamente di 4.337.912,99 euro e di 6.197.018,55 euro;
i due presidi ospedalieri necessitano di importanti adeguamenti strutturali; l'ospedale di Cantù deve rimediare a gravi inadeguatezze del blocco operatorio, adeguare gli impianti antincendio, cucina e mensa, oltre ad altre opere nell'edificio «M», mentre l'ospedale di Mariano deve adeguare i propri impianti;
per il finanziamento degli interventi sull'ospedale di Cantù è previsto anche il contributo di un partner privato pari ad un milione di euro;
ad oggi il VI Atto integrativo, giacente al Ministero dell'economia e delle finanze dal 31 maggio 2010, è in attesa del prescritto concerto del Ministero medesimo;
successivamente all'avvenuta acquisizione del concerto del Ministero dell'economia e delle finanze e dell'avvenuta acquisizione dell'intesa con la Conferenza Stato-Regioni, l'atto integrativo potrà essere stipulato fra regione Lombardia, Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero della salute;
pertanto la Regione potrà iscrivere a bilancio le somme necessarie per la realizzazione degli interventi del VI Atto Integrativo, già in istruttoria da parte del Ministero della salute nel corso dell'anno 2009, solo dopo la sottoscrizione dell'accordo di programmi -:
quando il Ministero dell'economia e delle finanze darà il proprio assenso al VI Atto integrativo in materia di edilizia sanitaria

citato in premessa, dando il via alla sottoscrizione dell'accordo di programma per la realizzazione delle opere in materia di edilizia sanitaria in regione Lombardia, consentendo l'avvio dei lavori anche nei presidi di Cantù e di Mariano Comense.
(4-09238)

RAZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
al fine di razionalizzare la spesa in materia di composizione del Comitato di verifica per le cause di servizio, di cui all'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001, sarebbe opportuno, ad avviso dell'interrogante, favorire una maggior presenza di personale in quiescenza in seno al Comitato medesimo. Attualmente, infatti, vi è già la possibilità che i componenti consistano in soggetti collocati a riposo, ma si tratta di soggetti per i quali la nomina o la proroga sono intervenute prima della data di pensionamento -:
se si intendano assumere iniziative normative volte a sopprimere il limite quantitativo (una sola volta) e qualitativo (di fatto necessariamente almeno un giorno prima della pensione) della nomina e delle relative proroghe, al fine di destinare al Comitato di cui in premessa un maggior numero di soggetti in quiescenza, che non debbono così sottrarre il tempo da dedicare al Comitato alla normale attività di servizio.
(4-09246)

REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la comunità cinese in Italia ormai conta più di 150.000 persone, distribuite su tutto il territorio nazionale, con aggregazioni più numerose nelle zone di Milano, Prato e Firenze;
la presenza cinese si è trasformata nell'ultimo decennio: mentre i primi insediamenti erano dediti quasi esclusivamente alla produzione della seta, sfruttando a Milano il tessuto urbanistico del quartiere intorno a via Paolo Sarpi, successivamente la comunità si è dedicata alla produzione di pellame e di abbigliamento, a cui si è aggiunta poi l'attività di commercio all'ingrosso dei prodotti stessi;
proprio l'attività di commercio all'ingrosso, con la necessità di ampi spazi da adibire a magazzino e con la sostanziale incompatibilità con il commercio al minuto della zona, ha provocato negli anni scorsi la sollevazione dell'intero quartiere milanese di Canonica-Sarpi contro la comunità cinese, tanto che il comune di Milano ha deciso di limitare il traffico veicolare, delocalizzando le attività commerciali;
una parte preponderante dei commercianti cinesi si è quindi trasferita nella zona di Lacchiarella, sfruttando gli spazi del distretto commerciale «Il Girasole»;
le cronache nazionali riportano quotidianamente di blitz della Guardia di finanza all'interno delle industrie e delle attività commerciali cinesi, alla scoperta di lavoratori in nero e di ingenti somme sottratte al fisco italiano; accade spesso che venga regolarmente aperta un'attività e che la stessa venga chiusa dopo pochi mesi, prima della chiusura del primo esercizio e, quindi, prima del deposito del bilancio e delle dichiarazioni fiscali; la stessa attività viene riaperta a nome di altri soggetti poche settimane dopo; a ciò si aggiunge spesso la vendita senza l'emissione di scontrino fiscale o di fattura, la contraffazione dei marchi e la vendita sottocosto;
tali pratiche, oltre a sottrarre ingenti somme all'erario italiano, costituiscono palesi violazioni delle regole della concorrenza a danno dei commercianti italiani regolari;
è necessario, a parere dell'interrogante, rafforzare le misure di prevenzione e di controllo da parte dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, soprattutto dove la concentrazione di attività

commerciali e industriali, come a Lacchiarella, è alta; è necessario evitare che questi distretti diventino isole fuori dalla legalità e dal controllo -:
quali siano le azioni che il Governo intenda mettere in atto per prevenire e combattere i sempre più frequenti fenomeni di evasione fiscale e sfruttamento del lavoro irregolare messi in atto dalle imprese cinesi, soprattutto nelle zone dove la concentrazione di attività è più alta, come nel polo di Lacchiarella.
(4-09250)

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 15 ottobre 2010 il GUP di Catanzaro ha provveduto al deposito della motivazioni della sentenza nel procedimento denominato «Why not» nella quale è stata sancita l'estraneità, rispetto a tutti gli addebiti in origine contestati, di due ex presidenti della regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti ed Agazio Loiero, oltre che di decine tra imprenditori, politici e pubblici funzionari. (Allegato 1 in CD);
la vicenda processuale, avviata e gestita con enorme clamore mediatico dall'ex pubblico ministero De Magistris, ha determinato, attesa la qualità ed il ruolo rivestito da alcuni personaggi coinvolti, un vero e proprio «terremoto politico-giudiziario» ed è stata, in parte, occasione del violentissimo scontro tra magistrati della procura della Repubblica di Salerno ed i colleghi della procura generale di Catanzaro;
occorre ricordare che nel registro degli indagati venivano iscritti, tra gli altri, l'onorevole Romano Prodi, unitamente a numerosi deputati e senatori della Repubblica, oltre all'allora Ministro della giustizia, senatore Clemente Mastella (quest'ultimo iscritto pochi giorni dopo avere avviato l'azione disciplinare nei confronti del De Magistris);
orbene, nella motivazione della sentenza sono contenute affermazioni gravissime in ordine alla conduzione dell'inchiesta;
il giudice, nel ricostruire minuziosamente gli accadimenti investigativi, in forza di oggettivi dati di natura documentale pone in risalto fatti di rilevante gravità concernenti la complessiva gestione dell'attività di indagine;
riferisce il giudice, infatti, di avere verificato, a parte il coinvolgimento di un sottufficiale dell'arma, maresciallo Giuseppe Chiaravalloti, nell'attività di indirizzo delle indagini unicamente volte a garantire l'impunità alla principale teste d'accusa, Caterina Merante, addirittura la falsificazione di un verbale di interrogatorio reso all'autorità giudiziaria;
si legge, infatti, alle pagine 191 e seguenti della decisione citata: «quanto appena detto è ancora più inquietante se si considera quanto si dirà in prosieguo circa le risultanze del primo interrogatorio cui la Merante veniva sottoposta, a seguito dell'avocazione delle indagini, innanzi al pubblico ministero, assistito sempre dal maresciallo Chiaravalloti per le operazioni di verbalizzazione. Nel corso di tale atto, come sotto si dirà in modo approfondito, la Merante dichiarava di confermare integralmente il contenuto delle precedenti dichiarazioni rese il 26 marzo 2007, così come già cristallizzate nel verbale in atti, verbale che a tal punto veniva (o meglio doveva essere) trasfuso senza alcuna modifica, nel corpo del nuovo atto. Ebbene dal confronto tra i due verbali, quello originario del 26 marzo 2007 e quello che doveva essere semplicemente confermato e riprodotto, emerge che quest'ultimo è stato completamente modificato, con l'aggiunta di fatti, dichiarazioni, precisazioni che spesso modificano completamente il significato delle prime dichiarazioni. Le modifiche apportate, infatti, in alcuni casi circostanziano e precisano le accuse mosse dalla Merante ad alcuni degli

odierni imputati, introducendo nuovi fatti che non si rinvengono nella precedente verbalizzazione. In altri punti, invece, nel nuovo verbale trasfuso, si altera completamente il significato di alcune precedenti propalazioni che in tal modo acquistano un contenuto diametralmente opposto a quello precedente, sostanziandosi in particolare in precisi addebiti di responsabilità, in origine del tutto mancanti»;
la sentenza, dunque, ad avviso degli interroganti contiene gli estremi di una notizia di reato a carico del magistrato procedente all'assunzione della deposizione testimoniale della Merante e di quanti collaboravano alla redazione di tale atto;
stando alle affermazioni contenute nella parte motiva del provvedimento decisorio, sono state rinvenute prove inconfutabili di attività mistificatorie consumate da pubblici ufficiali nell'esercizio delle funzioni loro attribuite dalla legge;
ancora, sempre alla pagina 193 della sentenza si legge: dalle conversazioni intercettate emerge come il Chiaravalloti (...) informava pedissequamente la Merante degli sviluppi delle indagini, comunicandole per telefono le notizie più rilevanti e rinviando a successivi reiterati appuntamenti (che avvenivano quasi quotidianamente anche a tarda ora od in giorni festivi) la narrazione puntuale degli avvenimenti e delle riunioni riservate a cui egli partecipava, quale investigatore di fiducia della procura generale. Egli inoltre, non si faceva scrupolo nel rassicurare costantemente la Merante in ordine alla sua posizione di «estraneità alle indagini»;
tali affermazioni inducono gli interroganti a ritenere fondatamente che, ai danni di una moltitudine di persone, è stata consumata una costante attività manipolatoria ed inquinante posta in essere attraverso la continua strumentalizzazione dei ruoli investigativi di quanti conducevano l'inchiesta;
emblematica dell'atteggiamento parziale del magistrato originariamente affidatario del procedimento appare la circostanza secondo la quale, pur essendo la Merante indagata in procedimento connesso e pur essendo stato acquisito agli atti dell'inchiesta il fascicolo delle indagini svolte dalla procura della Repubblica di Paola in relazione ad una serie di reati ipotizzati a carico della stessa Merante, il magistrato inquirente, a Catanzaro, proseguiva alla raccolta delle sue deposizioni testimoniali ad avviso dell'interrogante in aperta violazione di precise disposizioni normative. Si legge, infatti in sentenza a pagina 194. Al momento in cui si svolgevano le captazioni che di seguito vengono riportate, la Merante, non era soltanto la principale fonte d'accusa dell'indagine in corso le cui gravissime accuse dovevano essere rigorosamente riscontrate, ma era già iscritta nel registro degli indagati nell'ambito del procedimento penale n. 340/06 RGNR, i cui atti, già dal dicembre 2006 erano state acquisite al procedimento Why Not;
scrive, ancora il Gup della sentenza a pagina 194 «quanto tutto questo sia lontano dal modello di indagini delineato dal codice di procedura penale è sin troppo chiaro e manifesto. Così come estremamente chiara e manifesta è, ad avviso di chi scrive, la necessità di valutare la rilevanza penale e disciplinare delle gravissime condotte tenute dal maresciallo Giuseppe Chiaravalloti nell'ambito dell'indagine Why Not condotte che, senza alcuna remora, hanno letteralmente inquinato la genuinità delle investigazioni gestite per il tramite della sua persona, inducendo un dubbio insuperabile sulla genuinità di alcune importanti dichiarazioni poste a base dell'impianto accusatorio»;
è evidente che il giudicante ha formulato una serie di accuse che coinvolgono la responsabilità di magistrati ed appartenenti alla forze dell'ordine che avrebbero, in difformità dalle norme che regolano l'attività investigativa, posto in essere condotte penalmente rilevanti con l'avallo, addirittura, del legale di fiducia della stessa Merante;

risulta, infatti, dalla lettura della sentenza, a pagina 194: «il giorno 24 novembre 2007, all'indomani dell'avocazione delle indagini, Merante Caterina veniva sentita presso gli uffici del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Catanzaro dal PM, con l'assistenza, per finalità investigative, del Maresciallo Chiaravalloti Giuseppe (con la partecipazione dell'avvocato Diddi)»;
dopo l'espletamento dell'atto di cui trattasi, la Merante, preoccupata dell'andamento della sua deposizione, chiedeva lumi al Chiaravalloti in ordine al risultato conseguito. Il Chiaravalloti, come si ricava dalle intercettazioni riportate a pag. 195, rispondeva facendo intendere che il magistrato inquirente «... era molto interessato e che l'interesse suo era prima di tutto la sua salvaguardia»;
testualmente riferiva il maresciallo: «...lui l'ho visto molto interessato, voglio dire... quindi visto che prendeva... cose, poi come hai capito l'interesse suo è prima di tutto salvaguardare te... quindi abbiamo anche parlato di quel discorso abbiamo riflettuto a lungo prima di fare un passo... hai capito?... cioè tu hai visto a me... quello, quello è il modo di lavorare che ho sempre fatto e io mi trovo a nozze in quella maniera, hai capito?... e devi essere preciso e poi fare i passi uno alla volta, hai capito?... senza andare... li abbiamo fatto un gran minestrone...
a pagina 196 della sentenza viene riportato il resoconto di un ulteriore accadimento di gravissimo significato. La Merante, sottoposta ad indagini dal PM di Paola, intendendo eludere quelle investigazioni, si rivolge al maresciallo Chiaravalloti al fine di trovare un escamotage rispetto alla comparizione già stabilita. Ebbene, quella comparizione venne elusa attraverso il compiacente intervento del maresciallo e la partecipazione, consapevole o non, del magistrato inquirente. La conversazione telefonica intercettata e trascritta in sentenza, sul punto, appare inequivoca: «allora... se è possibile se io venerdì venissi a testimoniare davanti al PM Bruni... Ok? mi fate una notifica ed io ovviamente sono impegnata con un'altra autorità giudiziaria». La risposta non si fa attendere: «va bene, va bene ok, allora facciamo così, appena è.... lo ho la possibilità di chiamarlo, penso che non ci sono problemi appena riesce a chiamarmi io gli dico subito il fatto e ti do conferma per venerdì». Alle ore 17,45 dello stesso giorno il Chiaravalloti richiamava la Merante accordandosi con l'avvocato difensore di costei e discutendo con quest'ultimo della necessità di eliminare interferenze tra le attività investigative condotte da diverse procure. Alle ore 17,53 il Chiaravalloti comunicava alla Merante «... allora, tutto a posto, con le maniere un po' forzate si ottiene tutto. Sta andando il Maggiore li dal PG e sta venendo apposta per tutta la situazione»;
le intercettazioni telefoniche disposte ed eseguite dalla Procura della Repubblica di Paola hanno consentito di verificare come il Chiaravalloti soleva informare in tempo reale la testimone d'accusa di tutte le attività investigative in corso. A Pagina del documento de quo, viene riportato il testo di una captazione dal tenore sconcertante: il maresciallo informava la Merante del fatto che: «stava prendendo un decreto nel quale aveva già inserito tutte le aziende ma che, per quanto riguardava i soggetti gli serviva la sua cosa in quanto, a suo giudizio, quelli già inseriti erano pochi e sicuramente c'era qualche altro che andava inserito»;
era, dunque, la Merante a segnalare all'investigatore la necessità di procedere ad effettuare perquisizioni e sequestri anche nei confronti di ulteriori soggetti non ricompresi tra quelli di cui all'elenco stilato dal carabiniere;
ancora, a quel che sembra il maresciallo Chiaravalloti, insoddisfatto dell'esame testimoniale reso da tale Simona dinanzi al PG dottor Garbati, avrebbe ripetuto l'atto, questa volta in perfetta solitudine, dopo averlo concordato con diverso pubblico ministero, secondo l'0pinione degli interroganti al fine evidente

di allinearne il contenuto ai riferimenti della Merante;
i fatti rappresentati nella sentenza più volte citata consegnano un quadro a dir poco allarmante circa la complessiva condizione di illegalità che ha segnato l'attività investigativa nel procedimento Why Not;
è bene ricordare che l'inchiesta ha avuto, negli anni, risonanza nazionale in forza delle molteplici apparizioni del pubblico ministero dell'epoca Luigi De Magistris nel corso di «puntate dedicate» della trasmissione televisiva ANNOZERO condotta dal giornalista Michele Santoro ed in virtù di una vera e propria «campagna di stampa" condotta da un gruppo di giornalisti e magistrati che ne hanno sostenuto la validità in modo aprioristico e strumentale perseguendo finalità ormai definitivamente individuate;
se non intenda assumere, alla luce di quanto riportato in premessa, immediate iniziative ispettive ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza.
(2-00872)
«Laboccetta, De Siano, Malgieri, Stracquadanio, Lorenzin, Pionati, Gioacchino Alfano, Savino, Vitali, Paniz, Moles, Di Caterina, Sbai, Lamorte, Nicolucci, Angelucci, Scelli, Lisi, Antonino Foti, Lehner, Ventucci, Polidori, Ascierto, Paolo Russo, Speciale, Dima, Porcu, Contento, Taddei, Antonione, Catanoso, Papa, Sisto, Mazzocchi, Cristaldi, Pittelli».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA e CAPANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in una recente intervista (20 ottobre 2010) rilasciata alla Gazzetta di Mantova, il capo della procura di Mantova dottor Antonino Condorelli ha denunciato la carenza di fondi per far funzionare gli uffici della procura stessa, al punto che non ci sono le condizioni per acquistare carta, cartellette e toner;
il dottor Condorelli, ha chiesto un intervento economico agli enti locali mantovani, al fine di consentire l'acquisto di quei beni di «prima necessità» per far funzionare gli uffici;
se gli enti locali dovessero corrispondere alla richiesta del dottor Condorelli si troverebbero, ancora una volta, a sopperire ai pesanti tagli attuati dal Governo;
la situazione nella quale si trova la procura della Repubblica di Mantova è, ad avviso degli interroganti, inaccettabile e mette seriamente a rischio il suo normale funzionamento nella lotta alla criminalità -:
se il Ministro interrogato intenda garantire i finanziamenti alla procura della Repubblica di Mantova per consentire il normale funzionamento degli uffici a partire dall'acquisto di beni di «prima necessità» quali carta, cartellette e toner, così come denunciato dal procuratore capo dottor Condorelli, senza coinvolgere ancora una volta gli enti locali.
(5-03680)

Interrogazione a risposta scritta:

GNECCHI, BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come è noto, nell'ambito territoriale della provincia di Bolzano, i cittadini, compresi quelli dell'Unione europea, hanno il diritto di usare, nei rapporti con la pubblica amministrazione e nei procedimenti giudiziari, la lingua tedesca e la necessità di assicurare il pieno rispetto delle norme sul bilinguismo rende più complessa anche l'attività demandata al personale della polizia giudiziaria. In proposito va evidenziato, che ben oltre la metà dei procedimenti, sia civili che penali, di cui si occupa questa procura, sono in lingua tedesca o bilingui e che la

popolazione di lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano è del 69,15 per cento (26,47 per cento italiana, 4,37 per cento ladina, dato censimento 2001 - Astat /Istat);
nonostante tale fondamentale premessa, peraltro sancita da norme di livello costituzionale, già con il decreto interministeriale 20 luglio 2010 l'organico della sezione polizia giudiziaria della procura della Repubblica di Bolzano presso il tribunale per i minorenni è stato ridotto da 6 a 5 unità per il biennio 2009-2010;
la riduzione proprio di carabinieri, qualifica in cui è presente personale di lingua tedesca, priva quindi l'ufficio dell'indispensabile collaborazione di uno degli ufficiali di polizia giudiziaria madre lingua tedesca;
in applicazione del recente protocollo d'intesa, sottoscritto dalla procura ordinaria e procura minorile, che peraltro ha consolidato una prassi già in uso, nei procedimenti penali per reati ai danni di minori, è prevista la collaborazione, ai fini delle indagini, della polizia giudiziaria assegnata alla procura minorile di Bolzano, che deve far fronte di conseguenza ad un maggior carico di lavoro, oltre tutto particolarmente delicato ed impegnativo;
sono già iniziate le riunioni della commissione interministeriale che dovrà rideterminare per il biennio 2011-2012 l'organico delle sezioni di polizia giudiziaria nelle procure della Repubblica presso i tribunali ordinari e presso i tribunali dei minorenni;
la procura minorile di Bolzano, come tutti gli uffici giudiziari della provincia di Bolzano, ha notevoli carenze di organico nei ruoli del personale amministrativo, si pensi che di 6 dipendenti in servizio su 9 previsti dalla pianta organica, ben 4 sono in servizio part-time, pertanto in più occasioni il personale della sezione di polizia giudiziaria ha dovuto necessariamente supplire alle predette carenze -:
come intenda procedere il Ministro interrogato, per ripristinare la precedente pianta organica della sezione di polizia giudiziaria presso gli uffici giudiziari di cui sopra, al fine di assicurare il pieno rispetto delle norme sul bilinguismo.
(4-09249)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 6 novembre 2009 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) ha approvato il progetto definitivo del Sistema viabilistico pedemontano lombardo per la costruzione di una nuova autostrada di 67 chilometri, che collegherà le province di Bergamo, Monza e Brianza, Milano, Como, Varese e tramite li completamento del sistema tangenziale di Varese Nord si congiungerà con il valico svizzero del Gaggiolo;
l'autostrada Pedemontana lombarda è un'opera infrastrutturale annunciata da tempo e strategica per lo sviluppo delle zone nord-occidentali lombarde, che deve essere realizzata tenendo conto delle opportune esigenze di trasparenza nella gestione dei lavori e delle necessarie opere di mitigazione ambientale;
il progetto esecutivo della Pedemontana lombarda, oltre ad impattare fortemente sui boschi della Brianza e del comasco, ultimi spazi verdi a nord della provincia di Milano, interesserà la zona del «Bosco delle Querce», sita nei comuni di Seveso e Meda (Monza e Brianza). Il progettato sbancamento della area verde, che, ad oggi, consta di 42,8 ettari e 21.753 piante arboree completamente bonificata, è finalizzato ad ottenere un risparmio nei costi di costruzione e garantire una velocità ai veicoli non inferiore ai 130 km/h in tratto autostradale in questione;

la citata delibera del Cipe, pubblicata nel supplemento ordinario n. 34 della Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2010, prevede alcune prescrizioni obbligatorie che interessano diverse aree contaminate da diossina e il terreno del «Bosco delle Querce», tra cui:
«Tratta B2 - in corrispondenza del tratto compreso tra il km 6,058 al km 6,203 la viabilità locale di superficie dovrà essere spostata sul lato Est del tracciato autostradale, la rotatoria e i relativi rami di adduzione dovranno essere posti al di fuori del perimetro del Parco delle Querce»;
«Tratta B2 - in corrispondenza dell'interferenza del tracciato con le aree influenzate dall'incidente Icmesa dei comuni di Seveso, Meda, Cesano Moderno e Bovisio Masciago dovranno essere realizzate ulteriori indagini dettagliate sui terreni interessati da contaminazione da diossina, poiché nel corso delle indagini preliminari per la verifica della concentrazione residua sono stati riscontrati superamenti dei valori limite per questo parametro, ai fini della gestione secondo l'articolo 5 del decreto ministeriale 3 agosto 2005»;
«Tratta 132 - Le aree di cantiere poste all'interno del perimetro del parco delle querce nella "zona A" dell'area contaminata dall'incidente Icmesa dovranno essere delocalizzate in siti esterni al perimetro stesso»;
«Tratta B2 - La riduzione dei costi di realizzazione della tratta B2 prevista dal progetto definitivo rispetto a quanto stimato nell'ambito del progetto preliminare dovrà confluire nell'ambito del conto economico della tratta quale costo per misure compensative. Tali risorse economiche dovranno essere destinate ad opere o iniziative che interessino i comuni di Seveso, Meda, Lentate sul Seveso, Cesano Maderno e Barlassina secondo una parametrazione che verrà concordata fra i comuni medesimi e la regione Lombardia, da presentarsi al collegio di vigilanza dell'accordo di programma per la realizzazione del Sistema viabilistico pedemontano lombardo, e che riguardino: opere e interventi per la qualità ambientale, politiche di governo del traffico e opere ed interventi per la mobilita ivi inclusi l'abbassamento del piano del ferro delle linee FNM Milano Asso-Seveso-Camnago (per garantire una maggior permeabilità viaria e un'adeguata accessibilità al sistema autostradale) e opere/centri di interscambio per la mobilità sostenibile e ciclopedonale»;
«nell'eventualità che i lavori coinvolgano l'area denominata "Bosco delle Querce", si prescrive che qualsiasi nuovo intervento che possa interessare le vasche di deposito dei rifiuti, le opere necessarie per il controllo ambientale della falda e dei depositi citati quali piezometri, pozzetti di protezione,sia acquisito il parere favorevole dell'ASL Monza-Brianza»;
il tracciato prevede inoltre successivi sbancamenti di terreni adiacenti la zona bonificata o in aree che recenti indagini hanno classificato ancora contaminate e non ancora bonificate;
il 10 luglio 1976, dallo stabilimento Icmesa di Seveso, uscì infatti una nube altamente tossica, composta da tetraclorodibenzo-p-diossina, «TCDD», che contaminò il comune di Seveso con 54 per cento del proprio territorio inquinato, Cesano Maderno il 52 per cento, Meda il 20 per cento e Desio il 18 per cento e costringendo la popolazione dei territori interessati al domicilio coatto in altri luoghi;
a seguito dell'incidente di Seveso, il 2 giugno 1977 il consiglio regionale della Lombardia approvò cinque programmi di intervento per bonificare il territorio inquinato. La realizzazione fu affidata all'ufficio speciale per Seveso. Abbandonata l'idea di costruire un forno inceneritore per eliminare il materiale inquinato, tra il 1981 e il 1984, furono costruite due vasche impermeabilizzate in cui depositare il materiale contaminato. Nel 1983 si decise di progettare, in quella che era la zona «A» e dove si trovano le predette vasche, un parco, il futuro «Bosco delle Querce»;

dall'anno 2000 il «Bosco delle Querce» è diventato definitivamente proprietà pubblica, acquisito dalla regione Lombardia. Tale acquisizione assunse il segno di una vittoria di una comunità, di un'importante azione di tutela del territorio e la restituzione alla comunità di un'area così violentemente dal primo grave disastro ecologico europeo. La stessa regione Lombardia con propria legge n. 60 del 1985 aveva sancito l'inviolabilità dell'area da qualsiasi attività edificatoria e di trasformazione al suolo. Nel 2005, con legge regionale 2005, il Bosco delle Querce è diventato a tutti gli effetti parco naturale regionale;
successivamente con legge regionale 15 del 2008, articolo 4, comma 9, la regione Lombardia ha deciso di derogare alla precedente norma che imponeva il divieto assoluto di interventi all'interno del «Bosco delle Querce» -:
se i Ministri interrogati non intendano verificare l'opportunità di una revisione del progetto dell'autostrada Pedemontana lombarda che tenga conto delle obbligatorie prescrizione del CIPE volte ad evitare lo sbancamento nel Bosco delle Querce nella porzione medese dello stesso e se non sia inoltre necessario provvedere alle necessarie tutele di salute pubblica ed ambientale in caso di sbancamenti di aree inquinate da diossina non bonificate.
(4-09222)

DE POLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'area del Nord-est, in particolar modo nell'area della provincia di Padova il bacino di utenza dei servizi ferroviari è molto elevato e frequentemente riscontra gravi e ripetuti disagi, come spesso evidenziato dalle molteplici segnalazioni pervenute dalle associazioni dei pendolari;
i treni locali vengono usati da molti cittadini per raggiungere scuole e sedi di lavoro;
l'elevato numero di passeggeri nei treni locali e regionali, associato al basso numero di vettori circolanti, comporta disagi notevoli legati alle temperature elevate all'interno dei convogli, alla difficoltà nel salire e scendere dagli stessi, alle lunghe e ripetute soste nei pressi delle stazioni ferroviarie;
la circolazione dei treni locali e regionali è subordinata al passaggio dei treni ad alta velocità, comportando ulteriori disagi e prolungate soste che causano lunghi ritardi e influiscono notevolmente nella qualità di vita dei passeggeri, che trovano conseguenti difficoltà per recarsi nei luoghi di lavoro -:
quali urgenti iniziative intenda adottare nei confronti di Trenitalia per far fronte agli evidenti disagi legati al trasporto ferroviario riscontrati in provincia di Padova.
(4-09223)

GARAGNANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni, un numero rilevante di treni per pendolari, nella tratta Bologna Centrale-Porretta Terme, di competenza Trenitalia (Gruppo FS), sono stati soppressi senza validi e reali motivi (guasti al materiale rotabile o sulla linea ferroviaria);
oramai la cadenza di queste soppressioni avviene quasi quotidianamente, anche nelle ore di maggiore afflusso di passeggeri pendolari;
l'esasperazione di alcune migliaia di persone che fruiscono di quel trasporto è arrivata veramente al limite, specie se si considera che vengono avvertiti solo qualche minuto prima o direttamente in itinere. Sovente accade, infatti, che vengono fatti scendere dal treno ed invitati a prendere il treno successivo;

qualcuno sta minacciando denunce alla procura della Repubblica per interruzione ed omissione di servizio pubblico -:
quanti treni e con quali motivazioni siano stati soppressi nella tratta suddetta e, pur considerate le difficoltà economiche del delicato momento, quali siano le iniziative che intenda assumere per evitare che il servizio pubblico venga interrotto portando come conseguenza lo spopolamento della zona per effetto della migrazione della popolazione a basso reddito che fruisce del servizio non potendo utilizzare altri mezzi.
(4-09235)

TESTO AGGIORNATO AL 16 NOVEMBRE 2010

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

AMICI, CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il sindaco di Gavardo (provincia di Brescia), signor Emanuele Vezola, ha emesso, il 23 novembre 2009, un'ordinanza in materia di iscrizione anagrafica volta ad accertare la sussistenza delle condizioni minime igienico-sanitarie, di sicurezza e di abitabilità;
tale ordinanza, sistematicamente per le zone e le vie individuate in uno specifico allegato, prende di mira in modo «dedicato» e selettivo un ambito territoriale prevalentemente abitato da cittadini di provenienza extra-comunitaria o straniera e soltanto in subordine viene estesa alle restanti zone del territorio comunale;
il quotidiano «la Repubblica» in data 8 ottobre 2010 riferisce che l'UNAR (Ufficio nazionale anti discriminazione razziali del Ministero per le pari opportunità retto dall'onorevole Mara Carfagna), ha trasmesso al succitato sindaco una nota secondo la quale il «provvedimento viola il principio di parità di trattamento», sottolineando particolarmente l'anomalia in esso contenuta quanto alla «parte in cui si introducono nuovi e più restrittivi requisiti riguardanti la comunicazione di ospitalità»;
in un'ulteriore nota si invita il sindaco a rivedere l'ordinanza in quanto «si determina una discriminazione evidente sia per l'ospitato che per l'ospitante, visto che è nel fondamentale diritto della vita privata e di relazione di ognuno di noi ospitare (...) il numero ed il tipo di persone (razza) che vogliamo»;
il sindaco sostiene di aver trasmesso al prefetto di Brescia il testo dell'ordinanza in questione, comunicandolo preventivamente;
come risulta dal verbale di deliberazione del consiglio comunale di Gavardo n. 133 del 28 dicembre 2009, il sindaco rende noto che l'ordinanza è stata condivisa punto per punto della prefettura;
dal periodico dell'amministrazione comunale di Gavardo «il Gattopardo» si evince che l'ordinanza del sindaco è esplicitamente mirata ai cittadini extra-comunitari e stranieri -:
quali iniziative si intendano assumere rispetto ad un'ordinanza che presenta chiari profili discriminatori;
se il Prefetto di Brescia sia al corrente delle note trasmesse dall'Unar e se risulti che il prefetto abbia richiamato il sindaco al rispetto delle norme vigenti nel nostro Paese;
se ritenga che il prefetto, esprimendo parere favorevole circa la legittimità dell'ordinanza, possa essere ritenuto affidabile nell'espletamento delle sue funzioni di rappresentante istituzionale del Governo e quali provvedimenti il Ministro intenda eventualmente assumere.
(5-03684)

Interrogazioni a risposta scritta:

ASCIERTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella serata del 17 ottobre 2010, in un incidente stradale avvenuto a Piove di

Sacco, in provincia di Padova, sono morte tre persone e diverse altre sono rimaste ferite;
ad innescare l'incidente, uno dei morti, un nomade giostraio di 22 anni, residente a Piove di Sacco; il giovane, senza patente, ha provoco lo scontro mortale correndo a velocità folle su una Bmw serie Uno, il cui tachigrafo è rimasto bloccato sui 190 chilometri/orari;
la Bmw ha centrato frontalmente la vettura di un uomo di 48 anni, con a bordo la moglie e il figlio con la fidanzata. I due ragazzi, di 18 e 19 anni, sono morti all'istante. Sono ancora critiche le condizioni del guidatore e della moglie. Da quanto riferiscono i quotidiani locali, l'auto era stata segnalata dagli automobilisti per la guida pericolosa, ma la vettura dei carabinieri che ha tentato di raggiungere la Bmw che zigzagava a velocità folle non è giunta in tempo per evitare l'incidente;
l'autista della Bmw era un pregiudicato con precedenti per furto aggravato, porto abusivo d'armi, resistenza a pubblico ufficiale; il giovane era quindi sottoposto alla sorveglianza speciale delle forze dell'ordine in quanto delinquente abituale;
è opportuna una valutazione in merito alla sorveglianza dei delinquenti abituali; esistono infatti tecnologie anche relativamente economiche per controllare in maniera efficace le azioni di tali persone, e provare così a bloccare eventuali comportamenti che rischiano di provocare gravi danni per la società civile;
con la tecnologia che ormai ha raggiunto livelli impensabili fino a qualche anno fa, quello del braccialetto elettronico è forse il miglior modo di controllo a distanza di detenuti e pregiudicati;
già il decreto-legge 24 novembre 2000, n. 341, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 gennaio 2001, n. 4, prevede, al Capo VII, nuove norme in materia di applicazione di particolari strumenti tecnici di controllo alle persone sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari e ai condannati in stato di detenzione domiciliare; tale misura però sembra ancora non aver trovato applicazione;
nel resto d'Europa il braccialetto sembra funzionare. È in via di sperimentazione in Svizzera, con buoni risultati. In Francia è in corso un progetto pilota che, dopo essere stato applicato in tre province ora è esteso a tutto il territorio. Pronti a lanciare il braccialetto elettronico anche Spagna e Portogallo. È già da anni in funzione in Svezia, Belgio e Olanda. In Inghilterra, Paese pioniere nell'utilizzo del personal identification device, si è rivelato particolarmente utile per i minorenni condannati, evitando ai ragazzi permanenze prolungate in riformatorio, pur facendogli scontare la pena inflitta. Altrettanto utile si è dimostrato per la sorveglianza dei detenuti impegnati in attività di lavoro e per favorire il reinserimento sociale al termine del periodo di detenzione -:
quali provvedimenti i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di dare piena attuazione alle norme che disciplinano l'applicazione di strumenti elettronici di controllo, e se intendano avviare l'utilizzo di tali strumenti anche per il controllo di pregiudicati e delinquenti abituali, magari sperimentando i nuovi dispositivi con progetti-pilota proprio nel padovano.
(4-09229)

BOSSA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 25 ottobre del 2010, a Torre del Greco, in provincia di Napoli, c'è stata una operazione della Polizia di Stato contro un giro di corruzione nell'ambito dei controlli antiabusivismo sul territorio dell'importante comune dell'area metropolitana di Napoli;

l'operazione è stata la conseguenza di una indagine compiuta dalla procura della repubblica di Torre Annunziata, originata da un esposto del comandante della polizia municipale del comune di Torre del Greco; nell'esposto il capo dei vigili chiedeva di far luce su alcuni comportamenti equivoci posti in essere da alcuni appartenenti al suo ufficio in occasione di un sopralluogo effettuato presso l'abitazione di un consigliere comunale;
l'operazione ha portato all'arresto in carcere per otto persone e ai domiciliari per altre sette. Tra questi, cinque vigili urbani, due consiglieri comunali, due tecnici dell'ufficio comunale; complessivamente gli indagati sono quaranta;
l'indagine, inizialmente circoscritta ai soli vigili urbani responsabili del settore antiabusivismo del municipio, in seguito, grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, a testimonianze e sopralluoghi, si sono ampliate ad un congruo numero di vigili urbani e di dipendenti comunali in servizio presso l'ufficio tecnico che, secondo le accuse, avevano costituito un giro di malaffare avente come scopo quello di ottenere un indebito profitto personale nello svolgimento delle proprie funzioni di ufficio;
vigili urbani, tecnici comunali e consiglieri comunali ricevevano, secondo le accuse, dazioni in denaro, e anche in generi alimentari, per evitare controlli antiabusivismo, sigilli e sequestri;
nell'indagine risulterebbe indagato per abuso d'ufficio anche il sindaco attualmente in carica;
a Torre del Greco, e sull'intera zona circostante, risulta una presenza forte di clan camorristici che, in tutta l'area, hanno nell'attività edilizia, spesso abusiva, uno dei principali campi d'azione economica -:
se non ritenga necessario assumere, con la massima urgenza, atti di propria competenza, per avviare, anche attraverso gli uffici territoriali di Governo, l'accesso agli atti del comune di Torre del Greco, per la verifica di eventuali infiltrazioni e condizionamenti camorristici nonché per avviare, qualora ne esistano le condizioni, le procedure di commissariamento dell'ente ai sensi degli articoli 141 e 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, al fine di ristabilire il rispetto della trasparenza nella gestione amministrativa nel Comune di Torre del Greco.
(4-09253)

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni (TUEL), all'articolo 43, sui diritti dei consiglieri comunali, prevede che i consiglieri comunali abbiano diritto di ottenere dagli uffici del comune, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato. Inoltre è altresì prescritto che il sindaco o gli assessori da essi delegati rispondono, entro 30 giorni, alle interrogazioni e ad ogni altra istanza di sindacato ispettivo presentata dai consiglieri;
con lettera dell'11 ottobre 2010, i consiglieri comunali del comune di Canossa (Reggio Emilia), Angela Chiapponi, Antonio Veraldi, Gianni Pera, Maurizio Giuseppe Ferrari, hanno segnalato al Ministro dell'interno e al prefetto una «situazione incresciosa e preoccupante che contrasta la possibilità di svolgere la loro funzione di consigliere comunale»;
essi, nell'esercizio del loro mandato, hanno richiesto al segretario ed al sindaco del comune di Canossa copia di documentazione di atti del comune stesso, in base al regolamento comunale e la stessa richiesta di documentazione doveva essere evasa in modo rapido, e comunque non oltre 30 giorni dalla richiesta;
si tratterebbe ad ogni modo non di una sola richiesta inevasa, bensì di numerose istanze di documentazione, purtroppo mai riscontrate;

queste circostanze ostacolano lo svolgimento dell'attività nel ruolo dei consiglieri comunali sopra richiamati, impedendone il corretto espletamento delle proprie funzioni anche riguardo alla possibilità di poter rispondere ai cittadini su problematiche di estrema importanza per il territorio di riferimento -:
di quali elementi disponga e quali iniziative di competenza intenda assumere in proposito.
(4-09257)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a Roncoferraro (MN), nel corso di un assemblea pubblica, l'amministrazione comunale e l'istituto comprensivo hanno evidenziato che, in ragione di stipendi pagati ad insegnanti per supplenze da parte dell'istituto comprensivo stesso, lo Stato deve rimborsare la spesa di 78.000 euro;
tale situazione ha determinato un aggravamento della situazione finanziaria dell'istituto comprensivo, al punto che, per garantire il funzionamento dei laboratori, è stato richiesto un contributo alle famiglie pari a 12 euro a bambino/a;
tutto ciò è intollerabile in quanto le famiglie pagano le tasse per vedersi garantiti diritti fondamentali, quali quello allo studio, mentre, in ragione di pesanti decurtazioni finanziarie alle politiche scolastiche, si trovano ad affrontare costi aggiuntivi per consentire l'applicazione dei programmi scolastici;
questa vicenda è intollerabile anche perché determina, ad avviso dell'interrogante, una perdita di credibilità dello Stato che, invece di sanare il debito che ha maturato nei confronti dell'istituto comprensivo di Roncoferraro (MN), tiene un comportamento molto discutibile che potrebbe determinare un effetto emulativo da parte di altri soggetti istituzionali -:
se il Ministro interrogato intenda sanare il debito di 78.000 euro nei confronti dell'istituto comprensivo di Roncoferraro, non solo per affermare il comportamento corretto dello Stato, ma anche per evitare che le famiglie interessate debbano versare un contributo di 12 euro a bambino/a per vedere riconosciuto il diritto allo studio per il/le bambini/e stessi/e.
(5-03681)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
come definito dallo stesso Ministero, il liceo scientifico con opzione scienze applicate (LisSa) «fornisce allo studente competenze particolarmente avanzate negli studi afferenti alla cultura scientifico-tecnologica, con particolare riferimento alle scienze matematiche, fisiche, chimiche, biologiche e all'informatica e alle loro applicazioni». Il LisSa «raccoglie l'eredità» delle sperimentazioni del liceo scientifico tecnologico;
da quanto risulta all'interrogante, le ultime bozze del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca precludono agli attuali insegnanti di chimica, titolari della classe di concorso A013, l'insegnamento nel LisSa. Tali docenti infatti, a seguito della revisione delle classi di concorso, non possono più essere impiegati nei licei, sebbene l'allegato H consenta alle scuole che intendano ampliare la propria offerta formativa, di inserire anche la chimica;
conseguentemente, docenti specializzati in altre materie sarebbero autorizzati ad impartire lezioni di questa particolare disciplina, privando il LisSA delle specifiche competenze disciplinari;
in tal modo il Ministero equiparerebbe il percorso di studi di scienze applicate

al tradizionale liceo scientifico, entrando in contrasto con la definizione di cui sopra -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
in caso affermativo, come il Ministro intenda tutelare le peculiarità del liceo scientifico con opzione scienze applicate (LisSa), nel rispetto del percorso di studi prescelto, e consentire ai docenti di chimica, titolari della classe di concorso A013, di impartire lezioni in materia, al fine di assicurare l'adeguata formazione scientifico-tecnologica agli studenti del liceo.
(4-09226)

ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la riforma dell'istruzione secondaria di II grado, il Governo ha istituito i nuovi licei musicali, eliminato la disciplina di educazione musicale da tutti gli istituti superiori;
i nuovi licei tuttavia, essendo poco numerosi, non sono sufficienti a garantire stabilità lavorativa per i docenti di educazione musicale inseriti nella classe di concorso 31/A;
pertanto, tali docenti non hanno più prospettiva di incarico né di passaggio in ruolo e neppure possono utilizzare i punteggi accumulati durante il lungo periodo di precariato;
le note ministeriali di riordino non sembra abbiano né risolto né chiarito il problema. Vi sarebbero inoltre alcune contraddizioni, considerato che si consente ad alcuni docenti, senza essere in esubero, né perdenti posto o soprannumerari, ma che occupano una cattedra di 18 ore, di tenere una cattedra alla secondaria di I grado e una nel liceo musicale di nuova istituzione;
se così fosse, si autorizzerebbero docenti in possesso della sola licenza media e del diploma di strumento musicale, ad insegnare nei licei di II grado, minando così la qualità stessa dell'insegnamento;
mentre dunque i docenti della classe di concorso 31/A si trovano in grave condizione di incertezza lavorativa, altri insegnanti, pur occupando già cattedre, ricoprirebbero doppi incarichi, creando disagi a livello organizzativo-didattico e amministrativo-contabile -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
in caso affermativo, quali iniziative il Ministro intenda assumere per sanare la condizione di precarietà dei docenti di educazione musicale inseriti nella classe di concorso 31/A.
(4-09227)

GIRLANDA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 23 ottobre 2010 Confartigianato ha reso nota l'elaborazione di uno studio basato sui dati del rapporto 2010 Excelsior-Unioncamere, secondo il quale le aziende italiane troveranno difficoltà a coprire oltre 147 mila posti di lavoro a fronte di 550 mila nuove assunzioni nel 2010;
nonostante la crisi economica e l'innalzamento del tasso della disoccupazione giovanile vi sono mestieri per i quali abbonda l'offerta di lavoro, dinamica che avviene prevalentemente per le attività tipicamente artigiane;
professioni quali quella di parrucchiere, estetista, pasticciere, sarto, tagliatore artigianale, falegname specializzato, barista e cameriere rientrano tra le categorie più richieste nell'ambito sopra individuato;
le associazioni di categoria lamentano l'assenza di politiche scolastiche e lavorative volte a promuovere la conoscenza diretta di questi mestieri, che oggi vedono l'introduzione di regole e macchinari di cui è necessaria una conoscenza

preliminare non più demandabile alla semplice attività di praticantato, limitata tutt'al più a brevi periodi di stage nel corso del ciclo di studi superiori di alcuni particolari indirizzi, nonché l'esistenza di veri e propri indirizzi scolastici rivolti ai mestieri succitati, da attivarsi in modo particolare a seconda delle peculiarità del mercato del lavoro delle singole macroaree o realtà regionali -:
se i Ministri interrogati intendano attivare iniziative nei rispettivi settori di competenza volte a promuovere una maggiore conoscenza dei mestieri per i quali abbonda l'offerta di lavoro nonché prevedere percorsi volti a facilitare l'accesso a tali professioni.
(4-09231)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel nostro Paese, il diritto allo studio delle persone portatrici di handicap è garantito, in primis, dalla nostra Costituzione che, all'articolo 2, sancisce che «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale...», all'articolo 3, al comma 1, sancisce che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale...» e, al comma 2 che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana...»; all'articolo 34, comma 1, che afferma che «la scuola è aperta a tutti» e, all'articolo 38, comma 3 che «gli inabili e i minorati hanno diritto all'educazione...»;
la legge 104/1992 - con le ulteriori modifiche e integrazioni introdotte dalla legge 8 marzo 2000, n. 53, e dal decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 - è la legge-quadro sui diritti delle persone disabili e contiene le modalità e i tempi con i quali tale diritto viene garantito, precisati negli articoli 12 (diritto all'educazione e all'istruzione), 13 (integrazione scolastica), 14 (modalità di attuazione dell'integrazione), 15 (gruppi di lavoro per l'integrazione scolastica), 16 (valutazione del rendimento e prove di esame);
la conseguenza dovrebbe essere, come si evince da tutti questi articoli, che il disabile è garantito e tutelato. Invece non è così: dall'anno scolastico 2008/2009 gli alunni disabili sono rimasti privi di sostegno, perché anno dopo anno sono diminuiti gli insegnanti di sostegno;
altro grave e increscioso problema è quello del disabile che, pur essendo iscritto a scuola, non può frequentare perché, avendo raggiunto la maggiore età, i comuni di residenza negano il trasporto in quanto adulti;
si parla di diritto all'integrazione, di diritti della personalità inviolabili e sacri, ma è veramente deprecabile che in tutte le scuole italiane, ma soprattutto al Sud, si segnali la violazione di un concreto diritto allo studio, all'integrazione, alla riabilitazione, all'ottimizzazione di quelle capacità residue che, se non trattate adeguatamente, corrono il rischio di causare serie ed irreversibili involuzioni.
l'Osservatorio sulla legalità e i diritti ha evidenziato che:
i diritti fondamentali della personalità, di uguaglianza e solidarietà sociale, sanciti dalla nostra Costituzione, non possono essere soppressi da nessuna legge ordinaria;
la legge 104/1992 e successive modificazioni e integrazioni, ai cui princìpi non si può derogare, è la normativa diretta ad assicurare l'integrazione degli alunni disabili e a rendere effettivo il loro diritto d'istruzione;
la Corte costituzionale, con sentenza n. 80 del 2010, ha dichiarato illegittimo l'articolo inserito nella finanziaria del 2008;

oggi alla luce della nuova legge finanziaria poco è mutato, anzi permane il problema gravissimo del recupero e l'integrazione del soggetto disabile nelle scuole -:
se e con quali iniziative anche normative urgenti il Governo e i Ministri interrogati intendano garantire al disabile sia il trasporto con personale qualificato, sia l'inserimento e l'integrazione sociale, che non siano meramente assistenziali, così come è a tutt'oggi nelle nostre scuole, affinché al disabile possa realmente essere data dignità di pari e possa essere mirata l'azione educativa personalizzata, e sia finalmente e decisamente disincentivato l'insidioso pensiero che farebbe vedere il disabile emarginato, non integrato e allontanato dalla vita sociale.
(4-09239)

LO MORO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione a risposta in Commissione 5-03167 del 1o luglio 2010, ancora priva di risposta, si faceva riferimento ad una delibera di proroga del mandato del rettore dell'università di Messina e degli altri organi accademici, sollecitando l'intervento del Ministro, «anche alla luce delle disposizioni contenute nel disegno di legge di riordino del sistema universitario promosso dallo stesso Ministro»;
nell'atto, a supporto della richiesta di intervento, si evidenziava «apparendo tali rilievi non trascurabili, che secondo le notizie diffuse dalla stampa, l'attuale rettore, professor Francesco Tomasello, è attualmente sottoposto a giudizio per abuso di ufficio e tentata concussione, pendente davanti al tribunale penale di Messina, per le quali accuse è stato sospeso per due mesi dal GIP. Si aggiungeva che «lo stesso rettore è stato, inoltre, sospeso una seconda volta per due mesi in altro procedimento pendente davanti al giudice dell'udienza preliminare di Messina», sottolineando che «entrambe le vicende hanno destato grande allarme nella comunità universitaria e cittadina messinese»;
nel frattempo la situazione è molto peggiorata;
come emerge da quanto di seguito specificato, si è aggravata la posizione del rettore dell'università di Messina professor Francesco Tomasello, che è personalmente sottoposto a una pluralità di procedimenti penali pervenuti a stadi diversi per fatti che hanno avuto grandissima risonanza sugli organi di informazione nazionali ed hanno costituito anche oggetto di programmi televisivi nazionali di approfondimento, con la ulteriore complicazione che a procedimento penale è sottoposta anche la moglie del rettore, Grasso Carmela, per reati commessi utilizzando la relazione familiare:
a) nel 2007 è stato prima sospeso per due mesi e poi rinviato a giudizio per rispondere dei reati di tentata concussione e abuso d'ufficio perché, secondo l'accusa, avrebbe favorito il figlio del preside del tempo della Facoltà di Veterinaria in un concorso universitario per professore di seconda fascia. Tale processo è in fase di istruttoria dibattimentale e l'Università si è costituita parte civile contro gli imputati; non lo ha fatto contro il rettore, né ha avviato procedimento disciplinare a suo carico, in pendenza del procedimento penale;
b) nel 2008 il professor Tomasello è stato sospeso dell'A.G. dalle funzioni di rettore dell'università di Messina una seconda volta. Sono stati ipotizzati brogli in un altro concorso presso il Policlinico universitario a favore del presidente del consiglio comunale della Città. Il tribunale del riesame, nel confermare la sospensione, parlava di «allarmante ostinazione manifestata dall'indagato nella conduzione clientelare della propria carica», nonché di una «pericolosa quanto diffusa inclinazione alla rimozione assoluta del disvalore morale insito nelle condotte in esame ed alla sua sostituzione con un atteggiamento di compiaciuta, disinvolta ed opportunistica

solidarietà rispetto al beneficiario dell'abuso, che poco giova al prestigio e all'autorevolezza dei pubblici uffici coinvolti in simili dinamiche». Per tale seconda ipotesi di reato, la procura della Repubblica di Messina ha notificato da tempo agli indagati l'avviso di conclusione delle indagini;
c) gli organi di informazione locali hanno reso noto che la procura della Repubblica di Reggio Calabria ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini del cosiddetto «Caso Siciliano», dal nome dell'ex procuratore aggiunto della Repubblica di Messina, con delega ai reati contro la pubblica amministrazione, accusato di gravissimi reati contro la pubblica amministrazione, che nel 2009 fu sottoposto ad un lungo periodo di detenzione cautelare. Secondo quanto si apprende dalla stampa, l'avviso di conclusione indagini sarebbe stato notificato anche al rettore dell'università di Messina per i reati di abuso d'ufficio e divulgazione di atti coperti da segreto d'ufficio che sarebbero stati compiuti al fine di favorire il conseguimento di un posto di ricercatore universitario per il figlio del procuratore Siciliano. Dal quadro accusatorio delineato dalla procura di Reggio Calabria emergerebbero gravissime illegalità, segnate da inedite distorsioni e commistioni nell'esercizio del potere accademico e di quello giudiziario;
d) nei giorni scorsi la procura della Repubblica di Messina ha notificato il provvedimento chiusura delle indagini in un procedimento penale che coinvolge ventuno persone, tra la quali la signora Carmela Grasso dipendente dell'università di Messina, indagata per concussione aggravata dalla continuazione, che sarebbe stata compiuta utilizzando la relazione familiare, in quanto moglie del rettore, nella gestione di appalti di servizi resi all'Università;
con riferimento, poi, alla delibera di autoproroga, va rilevato quanto segue:
la citata delibera di autoproroga è stata oggetto di richiesta di riesame con nota a firma del direttore generale dottor Marco Tomasi 29 luglio 2010, n. 2155, con cui si rileva che «il prolungamento dei mandati in corso previsto dall'articolo 57, comma secondo, si configura di fatto come una proroga automatica degli attuali mandati rispetto alla quale non vien data agli elettori la possibilità di esprimersi e, di conseguenza, come suggerito da copiosa giurisprudenza, si pone in contrasto con la necessità di garantire al corpo elettorale il diritto/dovere di verificare in concreto l'oberato dell'eletto alla scadenza del mandato», invitando al riesame della proposta modifica statutaria ai sensi dell'articolo 6, comma 9, della legge;
sulla base della proposta del rettore, il Senato accademico ha approvato il 2 agosto 2010 la proposta di inserire nello statuto d'Ateneo un articolo 57-bis del seguente contenuto: «la modifica statutaria relativa al prolungamento dei mandati elettivi, ai cui all'articolo precedente, non ha effetto ed è perciò salva la loro scadenza ordinaria qualora ne faccia richiesta scritta in tal senso, entro tre mesi dalla pubblicazione della presente modifica di Statuto, la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto»;
pertanto, con l'ultima modifica statutaria viene introdotto una specie di referendum abrogativo a voto palese, per il quale si richiede una maggioranza addirittura superiore di quella necessaria per eleggere il rettore (cfr. l'articolo 8 dello statuto d'ateneo che prevede la possibilità che il rettore sia eletto anche con la semplice maggioranza dei votanti);
in particolare, gli «aventi diritto al voto» nell'Università di Messina sono oltre 30.000 persone, posto che per eleggere le varie cariche accademiche sono chiamati a votare docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti e quindi, per impedire la proroga disposta dal Senato accademico occorrerebbe la «richiesta scritta» di oltre 15.000 persone;
il rettore ha dichiarato che il Miur avrebbe approvato espressamente tale ultima modifica statutaria;

i fatti di cui sopra gettano un gravissimo discredito sul sistema universitario nazionale e sull'università messinese -:
se risponda al vero che il controllo ministeriale sulla modifica dell'articolo 57 dello statuto dell'Ateneo di Messina sia stato esercitato oltre il termine perentorio previsto dall'articolo 6, comma 9, legge n. 168/89;
in caso di risposta affermativa, quali siano le ragioni di tale circostanza e le iniziative che intende assumere il Ministro, anche avuto riguardo alla dichiarata intenzione del rettore di dar corso a tale modifica statutaria nonostante i rilievi ministeriali;
se risponda al vero che il Ministero abbia approvato la delibera concernente l'articolo 57-bis dello statuto d'ateneo, il quale, anziché porre rimedio agli accertati vizi di legittimità e di merito dell'articolo 57, li aggrava palesemente; ed in caso di risposta affermativa, quali siano le ragioni di tale riscontro positivo, pur in presenza dei ricorsi presentati da diversi docenti;
se il Ministero, con le modalità ed i termini di legge, intenda costituirsi parte civile in processi a carico del rettore, a tutela dell'immagine del sistema universitario nazionale già in sede di udienza preliminare;
se intenda emanare il decreto di proroga nella carica del rettore dell'università di Messina, che ha già subito due sospensioni cautelari, che hanno superato il vaglio degli organi giurisdizionali di riesame.
(4-09242)

RAZZI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (Cnvsu), composto da nove illustri docenti, nel rapporto sullo stato delle università italiane, ha evidenziato mali e malcostumi degli 11 campus telematici italiani;
in particolare, è stato rilevato che dei 222 docenti di ruolo necessari a coprire i 74 corsi di studio attivati nell'anno accademico 2009/2010 ne sono presenti solo 42;
le università telematiche hanno indetto decine di concorsi a cattedra, ma senza assumere, a quanto consta all'interrogante, quasi mai i docenti idonei, ricorrendo piuttosto spesso a personale a contratto e, per darsi lustro, a qualche docente delle università statali, che viene pagato con cifre considerevoli;
l'università telematica «Marconi» di Roma, che risulta essere la più frequentata di tali atenei, assorbendo oltre l'80 per cento del mercato italiano, con oltre 8000 iscritti e solo 13 docenti di ruolo, ha indetto addirittura 53 concorsi in tre anni, assumendo poi solo 9 «vincitori», di cui 2 ordinari, 2 associati e 5 ricercatori; pertanto, anziché assumere i docenti dichiarati idonei al termine delle procedure concorsuali, si è preferito fare ricorso a docenti a contratto, meno costosi di quelli di ruolo, ma che certamente «non possono garantire l'offerta formativa promessa dai corsi di laurea pubblicizzati» come sostiene il professor Giovanni Azzone del Cnvsu;
il rettore della «Guglielmo Marconi» ha giustificato tale scelta sostenendo che nessuno tra i vincitori del concorso «era in grado di fare il lavoro che serviva nella nostra università» in quanto privi di competenze tecnologiche, per cui si è stati costretti a ripiegare su altre risorse;
se una procedura concorsuale non è in grado di accertare il possesso o meno di determinati requisiti di cui i docenti devono essere forniti, ci si chiede con quali criteri vengono invece individuati i docenti da assumere a contratto e quale commissione esaminatrice valuta o meno la loro idoneità all'incarico -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto sopra esposto;
quale sia il numero dei docenti assunti a contratto e con quali criteri siano

stati assunti e se non ritenga opportuno e urgente intervenire, per quanto di competenza e nei modi e con i mezzi più opportuni, al fine di garantire la qualità dell'insegnamento impartito nei corsi di studio attivati presso le università telematiche in genere e presso la «Guglielmo Marconi» in particolare.
(4-09244)

AGOSTINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore della riforma scolastica, delle scuole, primarie e secondarie di primo grado sono state emandate diverse circolari ministeriali che dettano i criteri numerici per il dimensionamento scolastico e per la formazione delle classi;
la scelta degli accorpamenti orizzontali, o verticali, non può essere fatta a tutela di interessi che non siano esclusivamente quelli della continuità scolastica, della conservazione del numero totale di ore di istruzione, della conservazione delle scuole a tempo pieno e dell'attivazione di nuove scuole dello stesso tipo, nelle realtà in cui tale necessità si evidenzi;
il Governo ha notevolmente ridimensionato la spesa complessiva per l'istruzione in questi anni pregiudicando notevolmente la qualità dell'offerta scolastica e rendendo pertanto necessari accorpamenti che non sempre vengono effettuati in maniera razionale;
nella provincia di Ascoli Piceno i comuni, in particolare quelli dell'entroterra e di montagna trovano numerose difficoltà a rientrare nei parametri dettati dalle circolari ministeriali;
nel comune di Ascoli Piceno il piano di dimensionamento scolastico proposto dall'amministrazione comunale pare non sia improntato alla salvaguardia della continuità scolastica, ma piuttosto a scelte di dubbia razionalità, che porterebbero a gravi ripercussioni in particolare nel circolo Ascoli-Centro;
gli uffici preposti hanno giudicato negativamente tali proposte;
l'amministrazione comunale di Ascoli Piceno non ha tenuto minimamente conto che il circolo di Ascoli-Centro, privato di due plessi importanti, potrebbe essere messo a serio rischio nel giro di pochi anni, con ripercussioni sul tessuto sociale del centro storico e con il conseguente depauperamento dell'offerta formativa -:
se siano previsti nuovi stanziamenti finanziari tendenti a superare le attuali situazioni di difficoltà incontrate dai comuni, in particolare quelli più piccoli e delle zone montane per i piani di dimensionamento scolastico;
di quali elementi disponga il Ministero in merito al piano di dimensionamento scolastico della provincia di Ascoli-Piceno e, in particolare, nel comune di Ascoli Piceno, con specifico riguardo all'esigenza di assicurare la continuità didattica e la conservazione del numero totale di ore di istruzioni;
se il Ministero, attraverso l'ufficio scolastico provinciale intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di risolvere le criticità del circolo di Ascoli centro riportate in premessa e che in questi giorni stanno provocando la protesta dei genitori e del corpo insegnante.
(4-09245)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GATTI, DAMIANO, MARIANI e FONTANELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 5 ottobre 2010, seduta n. 378, è stata presentata l'interpellanza urgente n. 2-00842, a prima firma Gatti, nella quale si evidenziava la drammatica condizione in cui versa la società Lenci calzature s.p.a., la quale per affrontare le

conseguenze della grave crisi che ha investito l'intero settore e, al tempo stesso, cercare di attenuare le negative conseguenze sui livelli occupazionali, aveva stipulato un contratto di solidarietà ai sensi dell'articolo 1, del decreto-legge 30 ottobre 1984, n. 726, convertito dalla legge 19 dicembre 1984, n. 863;
nell'interpellanza suddetta si ricordava che, secondo quanto stabilito dal comma 6, articolo 1, del decreto legge 1 luglio 2009, n. 78, l'ammontare del trattamento di integrazione salariale prevista per i lavoratori che accedano ai contratti di solidarietà è stato elevato, in via sperimentale per il biennio 2009-2010, all'ottanta per cento della retribuzione; si faceva inoltre menzione dell'importante disposizione contenuta nel comma 4, articolo 6, del decreto legge 1o ottobre 1996, n. 510, prevedente la riduzione dell'ammontare della contribuzione previdenziale e assistenziale per i datori di lavoro;
il decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 53530, relativo all'approvazione del contratto di solidarietà della società Lenci calzature s.p.a., evidenziava, purtroppo, l'indisponibilità delle risorse destinate a finanziare la decontribuzione prevista dal citato decreto-legge 510 del 1996;
«l'impresa in questione, così come - si presume - la gran parte delle imprese nelle medesime condizioni», continuava l'interpellanza, «lamenta l'impraticabilità della soluzione concordata con le organizzazioni sindacali, a fronte della mancata decontribuzione, che fa venir meno le condizioni economiche per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali»;
si domandava quindi al Ministero interpellato quali urgenti iniziative intendesse assumere anche attraverso apposite misure di rifinanziamento del fondo per la decontribuzione, al fine di scongiurare che un importante strumento come i contratti di solidarietà possa essere compromesso dalla mancata corresponsione della agevolazioni contributive;
la risposta del Governo all'interpellanza in questione, svolta il 14 ottobre 2010 nel corso della seduta n. 383 dal senatore Guido Viceconte, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, è stata, a parere dell'interrogante, assolutamente insoddisfacente. Il rappresentante del Governo si è infatti limitato a ribadire le modalità tecniche di corresponsione delle agevolazioni contributive cui si faceva riferimento e a indicare nella somma di 5.160.000 di euro le risorse finanziarie che annualmente sono destinate ad incentivi alla riduzione dell'orario di lavoro senza però entrare nel merito delle domande poste dagli interroganti. Nulla si è chiarito riguardo allo stato finanziario del fondo, e in particolare sulla sua effettiva consistenza a questo punto dell'anno -:
quali interventi il Governo intenda mettere in atto, compreso il rifinanziamento del Fondo di cui in premessa per favorire la reale efficacia dei contratti di solidarietà stipulati tra aziende e lavoratori e in particolare del contratto di solidarietà stipulato dalla Lenci calzature s.p.a.
(5-03682)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
fra tutti i militari facenti parte delle Forze di completamento, ogni anno sono richiamati in servizio dal congedo una piccola quantità di ufficiali (120 unità circa all'anno) in possesso di specifici requisiti, allo scopo di far fronte alle particolari esigenze delle Forze armate sempre a seguito di un provvedimento legislativo di autorizzazione che di anno in anno viene prodotto dal Parlamento per effetto dell'articolo 25 del decreto legislativo n. 215 del 2001;
oltre ai periodi prestati come richiamati questi ufficiali hanno precedentemente svolto servizio di prima nomina,

rafferma volontaria biennale o ferma prefissata, andando quindi complessivamente a maturare pluriennali periodi di servizio (che vanno da un minimo di tre anni a salire sino a casi estremi di sette anni o più);
per essere richiamati come riservisti i requisiti di età arrivano sino ai 45 - 48 anni, mentre per partecipare al concorso in servizio permanente il limite per gli appartenenti alle FDC è di 40 anni. Quindi da un lato si chiede di mantenere le caratteristiche operative considerandole valide per il richiamo, ma allo stesso tempo le si esclude dalla procedura concorsuale che darebbe la stabilità del lavoro; inoltre si concorre per il posto da ufficiale in servizio permanente nella stessa aliquota di posti riservata ai sergenti che possiedono ovviamente tanti anni di servizio in più e quindi già solo con i titoli di servizio scavalcano in partenza le altre figure;
alla luce del parere favorevole espresso dalla XI Commissione della Camera il 14 luglio 2010, dopo aver esaminato il disegno di legge atto Camera n. 3610 riguardante la stabilizzazione di talune categorie di personale precario delle Forze armate, ci si chiede se sarà possibile prevedere una delle due seguenti alternative;
un concorso straordinario per solo titoli (due bandi spalmati su 2 anni) ed accertamento dei requisiti psico-attitudinali esclusivamente riservato agli: ufficiali appartenenti alle Forze di completamento per esser stati richiamati in servizio per le esigenze delle Forze armate ai sensi del decreto legislativo n. 215 del 2001, articolo 25 e ponga come limite di età lo stesso limite proposto per i richiami;
il transito in servizio permanente per i soli ufficiali appartenenti alle forze di completamento per esser stati richiamati in servizio per le esigenze delle Forze armate ai sensi del decreto legislativo n. 215 del 2001, articolo 25, a domanda se in possesso del requisito dei tre anni di servizio (sommando anche i periodi di prima nomina, ferma o rafferma contratte), come già avvenne nel 1980 dove gli ufficiali di complemento a domanda transitarono in servizio permanente (legge n. 574 del 1980, sul ruolo ad esaurimento);
tutto questo considerando che il numerico complessivo della categoria con i requisiti sarebbe intorno alle 100 unità e non costituirebbe per la Forza armata squilibrio alcuno a fronte di oltre centomila unità che la costituiscono -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover intervenire con apposita iniziativa normativa che consenta l'attuazione di quanto la XI commissione della Camera ha osservato per l'espressione del parere favorevole.
(4-09251)

MADIA - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società di call center Ermetel srl fa parte di un gruppo che fa riferimento all'imprenditore Giorgio Arcobello Varlese, già oggetto di un atto di sindacato ispettivo (5-03570) concernente l'azienda di call center Herla Italia e la mobilitazione dei suoi dipendenti per la liquidazione degli stipendi e delle altre spettanze non versate, come il trattamento di fine rapporto;
attorno al gruppo dell'imprenditore Arcobello Varlese ruotano diverse società oltre Ermetel come: Bulè srl, Serviti srl, Sercomm srl, Serinf srl, Servimm srl, Carivass srl, Crossing net srl, Nemera Srl, Sirva Srl, Serform srl, Serna srl, Nover srl, Fidecom Call srl;
questa complessa galassia societaria ha affrontato numerosi problemi legati a licenziamenti, e mancato versamento di mensilità di stipendio, trattamenti di fine rapporto e contribuzioni previdenziali;
la Crossing net srl, società che si occupa di outsourcing, per la vendita di contratti di telefonia mobile, fissa e forniture

energetiche ad esempio, ha visto nel 2009 un blocco continuativo degli stipendi con arretrati di oltre tre mesi e azioni legali dei dipendenti verso la società madre della Crossing net la Serviti per interposizione illecita di manodopera attraverso il dirottamento degli introiti delle commesse (quotidiano Roma 28 luglio 2009 e 29 luglio 2009);
la Ermetel srl ha cessato le proprie attività nell'aprile del 2009. Al 28 aprile 2009 risulta cancellata dal registro delle imprese. La società pur operando in Italia ed essendo riconducibile al gruppo Arcobello ha ufficialmente sede a Burgas Zar Samoil (Bulgaria). Nell'aprile del 2009 la Ermetel srl ha attivato le procedure di licenziamento o ricevuto le dimissioni per giusta causa di tutti i 117 dipendenti. Di questi molti sono stati riassunti in Sercomm, Serviti o Herla, e altre società del gruppo; altri non sono stati richiamati nelle altre società del gruppo;
gli ex lavoratori Ermetel vanterebbero debiti nei confronti della società per le ultime mensilità di stipendio, il trattamento di fine rapporto, trattamenti accessori e bonus;
l'Inps ha rifiutato ai lavoratori che lo hanno richiesto la liquidazione del corrispettivo del TFR vantato presso Ermetel srl a valere sul fondo di garanzia del trattamento di fine rapporto, di cui all'articolo 2 della legge 29 maggio 1982, n. 297 di attuazione della direttiva della Comunità europea 20 ottobre 1980, n. 987;
la motivazione dell'Inps è che la società è un'azienda sottoposta alla disposizione del regio decreto legge fallimentare con un capitale investito superiore ai 200.000 euro;
in pratica, poiché l'azienda ha una sede fittizia in Bulgaria, l'attivazione delle procedure di fallimento da parte dei lavoratori creditori risulterebbe molto più onerosa che se la società fosse anche de jure italiana. Pertanto tale procedura non è stata attivata e l'Inps non avrebbe autorizzato l'utilizzo del fondo per il versamento del TFR ai lavoratori;
se l'Inps non intenda retrocedere dal suo atto e consentire che i lavoratori creditori abbiano accesso al fondo di garanzia che sostituisce l'azienda insolvente;
se il Ministro sia a conoscenza della situazione delle società del gruppo Arcobello Varlese anche in relazione ai livelli occupazionali e al regolare versamento delle retribuzioni e dei trattamenti di fine rapporto vantati dai lavoratori.
(4-09252)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENNI. - Al Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
Il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA), istituito con il decreto legislativo n. 454 del 1999, è un ente nazionale di ricerca e sperimentazione con competenza scientifica generale nel settore agricolo, agroindustriale, ittico e forestale;
il CRA ha personalità giuridica di diritto pubblico, è posto sotto la vigilanza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e ha autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria;
il Consiglio opera sulla base di un piano triennale di attività, aggiornabile annualmente, con cui determina obiettivi, priorità e risorse umane e finanziarie per l'intero periodo, tenuto conto anche dei programmi di ricerca dell'Unione europea e delle esigenze di ricerca e sperimentazione per lo sviluppo delle regioni. Tale istituto collabora con le università, con il consiglio nazionale delle ricerche, con gli altri enti di ricerca del comparto agricolo e con le stazioni sperimentali per l'industria;
il CRA svolge e coordina, tra l'altro, attività di ricerca di interesse nazionale e

internazionale al fine di favorire uno sviluppo ispirato a criteri di qualità, sostenibilità e multifunzionalità, sensibile alla valorizzazione degli spazi rurali e dei sistemi acquei e all'integrazione delle aree marginali e svantaggiate; sostiene obiettivi di qualificazione competitiva dei sistemi agro-alimentari ed agro-industriali; favorisce l'integrazione delle conoscenze provenienti da differenti ambiti di ricerca e stimola sinergie con le attività di ricerca a carattere regionale, nazionale, comunitario e internazionale; attiva tavoli di dialogo permanente con le regioni, con le organizzazioni dei produttori e del comparto agro-industriale e con le associazioni dei consumatori e pertanto rappresenta un importante strumento per il sistema agricolo italiano;
lo statuto del CRA prevede, tra i suoi organi direttivi, un presidente ed un consiglio di amministrazione (formato da sette membri);
nei giorni scorsi sono state ricevute dai presidenti e dai componenti delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, comunicazioni e lettere che portano a conoscenza gli interroganti dell'esistenza di un clima molto teso tra componenti del consiglio di amministrazione e il presidente del CRA;
dal medesimo carteggio viene segnalato alle Commissioni ed allo stesso Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali da parte dei consiglieri di amministrazione, come il «clima di fattiva collaborazione all'interno del consiglio di amministrazione» si sia nelle ultime sedute «notevolmente deteriorato»;
in particolare si fa riferimento alla mancata convocazione da parte del presidente del consiglio di amministrazione straordinario richiesto, ai sensi dello statuto e dei regolamenti vigenti, da 4 consiglieri per deliberare gli indirizzi necessari alla redazione del bilancio, nonché all'incertezza nella convocazione della seduta del consiglio di amministrazione del 28 ottobre 2010 per l'approvazione del bilancio 2011, tra l'altro senza rispondere a specifiche e reiterate richieste rivolte dai consiglieri al presidente e al direttore circa l'invio di informazione è documentazione relative alle poste iscritte nel bilancio 2011 nonché della relazione al bilancio del collegio dei revisori;
tali comportamenti, oltre alle violazioni delle norme statutarie e regolamentari, non consentono al consiglio di amministrazione, oltre ad un adeguato approfondimento ed esame della documentazione, di espletare correttamente le proprie funzioni e di assolvere al ruolo d'indirizzo previsto dalle norme;
la riunione in questione dovrebbe rappresentare un momento importante di verifica e programmazione per il CRA, in un quadro «particolarmente difficile sul piano finanziario, in considerazione dei tagli operati dalla Finanziaria 2011, che sono destinati ad avere ricadute sulle attività di ricerca, sul personale e sugli stessi assetti delle strutture»;
in una delle lettere sopraccitate viene inoltre sostanzialmente imputata al presidente una gestione non «collegiale» del CRA;
il ruolo del CRA risulta di grande rilievo per le istituzioni che si occupano di innovazione in agricoltura -:
se sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa ed in particolare del deteriorato clima di collaborazione all'interno del consiglio di amministrazione del CRA denunciato dai consiglieri e se risulti vera la notizia che i consiglieri stessi non siano stati messi nelle condizioni di svolgere le funzioni di indirizzo previste dalle norme e di poter valutare e discutere un documento essenziale di programmazione dell'ente quale è il bilancio preventivo del 2011;
quali provvedimenti urgenti intenda comunque assumere affinché sia garantita la piena ed efficace operatività del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, che rappresenta un ente pubblico di rilievo per la crescita e lo sviluppo

del settore agricolo, agro-industriale, ittico e forestale italiano.
(5-03686)

CECCACCI RUBINO, GIAMMANCO e REPETTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
un gravissimo episodio si è verificato l'8 ottobre 2010, di Ischia (Napoli), dove due volontari della LIPU - Lega italiana protezione uccelli sono stati aggrediti da bracconieri scoperti ad utilizzare richiami elettromagnetici vietati dalla legge. L'aggressione ha comportato il ricovero in ospedale delle guardie volontarie LIPU;
quello di Ischia è l'ennesimo episodio, tra i molti avvenuti anche di recente, di aggressione da parte di bracconieri a volontari o rappresentanti delle Forze dell'ordine nello svolgimento dei propri compiti di vigilanza antibracconaggio e tutela ambientale;
il fenomeno del bracconaggio nel nostro Paese è tale da mettere a rischio l'esistenza di numerose specie di fauna selvatica e danneggiare l'immagine del Paese, con danni reali e potenziali allo stesso turismo naturalistico. In alcune aree del nostro territorio - come lo stretto di Messina, le valli lombarde, l'arcipelago pontino campano, la Sardegna meridionale e le zone umide della Puglia - ha assunto dimensioni allarmanti. Basti ricordare che sul versante calabrese dello stretto di Messina si stima che vengono abbattuti, ogni anno, da bracconieri nascosti in bunker o, addirittura, nelle loro case, centinaia di rapaci in migrazione protetti, tra cui il falco pecchiaiolo, oppure nel casertano dove, nascosti in laghetti artificiali, molti dei quali gestiti dalla camorra, i bracconieri causano ogni anno la morte di oltre 6.000 uccelli protetti, tra i quali l'airone, i cavalieri d'Italia, i fenicotteri, i falchi di palude, i chiurli, le pittime reali e le garzette;
questo fenomeno registra la sua impennata durante la stagione venatoria, quando per carenza di controlli, molti cacciatori non esitano a cacciare specie protette e ad utilizzare mezzi impropri di richiamo e di offesa. I dati degli interventi messi a segno dal nucleo operativo antibracconaggio del Corpo forestale dello Stato sono esemplificativi del livello di irregolarità registrate; nel solo 2009 sono state conseguite 135 notizie di reato trasmesse all'autorità giudiziaria competente che hanno portato alla denuncia di ben 151 persone; sono state altresì sequestri 3428 mezzi illeciti quali trappole, archetti, lacci e reti, 33 richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, 59 armi comuni di sparo, 805 esemplari di fauna deceduta e la liberazione di 374 capi di fauna selvatica. Dalle indagini effettuate il 52,32 per cento delle persone denunciate per bracconaggio nel 2009 risultavano non essere in possesso di licenza di porto d'armi;
questi dati pur confermando l'enorme impegno del Corpo forestale dello Stato e dei volontari delle organizzazioni protezioniste, come la Lega Italiana protezione uccelli LIPU e la Lega per l'abolizione della caccia LAC, sono ben lontani da debellare il fenomeno se consideriamo che nella sola provincia di Cagliari, quindi di una sola provincia italiana, gli uccelli catturati illegalmente sono almeno 600 mila all'anno;
tale gravità è confermata dal prestigioso settimanale «The New Yorker», che nel numero del 26 luglio 2010, ha dedicato una lunga inchiesta al fenomeno del bracconaggio agli uccelli migratori nel bacino del mediterraneo. Dall'inchiesta dal titolo «Emptying the skies» (cieli svuotati), a cura dello scrittore e reporter Jonathan Franzen, emerge un immagine desolante del nostro Paese considerato un buco nero per la fauna migratoria, perché responsabile del depauperamento dei migratori del mediterraneo con gravi conseguenze per tutto l'ecosistema regionale e per la nostra immagine internazionale;

per sradicare questo fenomeno occorre aggredire le cause che lo originano e queste sono in egual misura di natura economica, perché il bracconaggio alimenta un fondo mercato illegale di vendita nei mercati e nei ristoranti delle cosiddette «carni pregiate», utili per la preparazione di piatti tipici, e culturale perché, molto spesso, l'intreccio di queste pratiche venatorie con usi e tradizioni locali non le fanno percepire come illegali. Tra l'altro i dati sulla composizione socio demografica della popolazione venatoria evidenzia un quadro non confortante. Dei 900 mila cacciatori attuali il 40 per cento ha più di 60 anni e non ha mai avuto l'abilitazione all'uso delle armi. Oltre un terzo dei cacciatori italiani, quindi, non ha mai sostenuto l'esame di abilitazione all'uso delle armi, avendo la licenza di caccia da più di 40 anni quando l'abilitazione non era richiesta. Di conseguenza, non possiedono un'adeguata conoscenza delle leggi che regolamentano il settore;
in data 8 ottobre 2010, la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome ha approvato lo schema di strategia nazionale per la biodiversità predisposta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che diventa così operativa a tutti gli effetti. La strategia nazionale per la biodiversità oltre a confermare gli impegni assunti dall'Italia, con la ratifica della Convenzione sulla diversità biologica (Rio de Janeiro, 1992), per il raggiungimento dell'obiettivo di fermare la perdita di biodiversità entro il 2010, si pone come strumento di integrazione delle politiche nazionali sulla biodiversità, riconoscendo la necessità di mantenerne e rafforzarne la conservazione e l'uso sostenibile in quanto elemento essenziale per il benessere umano;
la tutela e l'uso sostenibile della biodiversità, che passa anche attraverso la promozione e il controllo della legalità ambientale e dunque la lotta al bracconaggio, è una priorità non solo ambientale ma anche economica per il nostro Paese essendo il turismo naturalistico, insieme a quello culturale, la ragione prima del forte appeal internazionale dell'Italia;
il bracconaggio rappresenta una delle cause prime del depauperamento della biodiversità nel nostro Paese che può essere debellato solo agendo in sinergia su più fronti, quello repressivo, educativo e della comunicazione -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, sia di carattere urgente che a medio e lungo termine, per contrastare il fenomeno del bracconaggio e se non ritengano opportuno istituire un tavolo interministeriale, anche con il Ministero dell'istruzione, dell'università e delle ricerca, affinché vengano avviate campagne di sensibilizzazione e formazione sulla questione.
(5-03687)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la Commissione commercio internazionale del Parlamento europeo ha adottato a larga maggioranza una determinazione per regolamentare l'indicazione del Paese di origine di alcuni prodotti importati da Paesi terzi;
i settori più interessati per dare una corretta informazione ai consumatori e più soggetti ad incertezze sull'effettiva provenienza dei prodotti vanno dall'abbigliamento al tessile, alle calzature, alla ceramica, all'oreficeria e all'occhialeria;
l'Unione europea deve recuperare lo svantaggio competitivo nei confronti dei suoi principali partner commerciali, Stati Uniti, Canada, Cina e Giappone, che impongono l'obbligo di un marchio di origine sulle importazioni e di porre di conseguenza le basi per il rilancio dell'economia europea;

gli imprenditori italiani da tempo chiedono adeguati strumenti per difendersi dalla concorrenza di chi senza scrupoli immette sul mercato prodotti di qualità estremamente bassa e dannosi per la salute umana, facendoli passare come made in Italy quando in realtà non lo sono;
in Italia la materia è regolata dalla legge Reguzzoni-Versace, 8 aprile 2010, n. 55, recante disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri, che promuove e sostiene l'industria manifatturiera italiana attraverso l'introduzione di un sistema di etichettatura a garanzia della qualità del made in Italy;
l'Italia è uno dei Paesi più danneggiati dallo sviluppo del mercato del falso perché, oltre a disporre di una struttura produttiva che ha difficoltà ad attrezzarsi adeguatamente per contrastare il fenomeno, ha anche una significativa quota di produzione, quella del made in Italy appunto, che risulta maggiormente esposta alla concorrenza sleale dei prodotti contraffatti;
nel 2008 il mercato del falso in Italia ha fatturato 7 miliardi e 107 milioni di euro ed ha sottratto all'economia regolare oltre 130 mila posti di lavoro. Il settore maggiormente colpito dal fenomeno è risultato quello dell'abbigliamento e degli accessori con 2,6 miliardi di euro;
l'Italia nel triennio 2006-2008 è stato il terzo Paese europeo per numero di prodotti contraffatti, con oltre 44 mila prodotti sequestrati, pari all'11,5 per cento del totale europeo. Nel 2008, il 54,6 per cento dei prodotti contraffatti è arrivato dalla Cina, mentre in Europa ogni minuto vengono sequestrati 186 prodotti contraffatti provenienti dalla Cina;
le posizioni che l'Unione europea ha assunto in merito all'indicazione del luogo di origine e all'etichettatura rappresentano un importante segnale di cambiamento che il Governo italiano dovrebbe perseguire, in Italia e in Europa, per dare concreta attuazione alle istanze espresse dalle imprese manifatturiere per una maggiore tutela del made in Italy -:
come intenda adoperarsi il Governo in sede europea affinché venga quanto prima adottato il regolamento sull'indicazione del Paese di origine dei prodotti importati dai Paesi extra-comunitari;
come si stia operando per dare attuazione alla legge Reguzzoni-Versace dell'8 aprile 2010, n. 55, recante disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri,e se non intenda assumere le opportune iniziative per estendere l'applicazione delle disposizioni in essa contenute ad altri settori industriali ed in particolare all'occhialeria, all'oreficeria e al comparto del mobile.
(4-09234)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 NOVEMBRE 2010

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

MASTROMAURO, GIOVANELLI, VICO, RUBINATO, ROSATO, GARAVINI, PIZZETTI, FEDERICO TESTA, DE PASQUALE, BRAGA, SIRAGUSA, CONCIA, CECCUZZI, MOTTA, BRANDOLINI, GOZI, MARCO CARRA, GATTI, TOUADI, FOGLIARDI, BERRETTA, VIOLA, MOSELLA e GRAZIANO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
molte imprese italiane, in particolare le piccole-medie imprese, versano in una situazione di grave crisi e rischiano il fallimento anche a causa dei ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni;
secondo stime di ABI-Confindustria la pubblica amministrazione è debitrice nei confronti delle imprese per una cifra pari a 60 miliardi di euro, mentre Confcooperative estende il calcolo a tutti i tipi di forniture e a tutte le amministrazioni pubbliche compresi comuni e province,

facendo ammontare la cifra del credito dovuto alle imprese a 200 miliardi di euro;
in Italia i ritardi medi di pagamento superano i 200 giorni, in netta crescita rispetto ai 150 giorni di attesa stimati alla fine del 2007; il nostro Paese rappresenta altresì il fanalino di coda dell'Europa, essendo stato superato dalla Spagna (153 giorni), dal Portogallo (141 giorni) e dalla Grecia (155 giorni); a differenza di Francia, Regno Unito e Germania dove rispettivamente i giorni lavorativi in media per effettuare i pagamenti ai propri fornitori sono 65, 48, 36;
il piano europeo di ripresa economica indica, tra le dieci azioni prioritarie per contrastare la crisi, l'accelerazione del rimborso dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche; il pagamento delle fatture alle piccole e medie imprese per forniture e servizi entro un mese e l'adozione di interventi per il rimborso dei crediti arretrati dovuti da enti pubblici entro il 31 dicembre 2011;
il 21 ottobre 2010 è stata approvata la direttiva europea sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione a favore delle imprese private, fissando il limite in 30 giorni che possono essere estesi a 60 principalmente nel caso degli enti pubblici del settore sanitario;
il mancato rispetto di questi impegni farà scattare una penale di almeno l'8 per cento relativa agli interessi, cui verrebbe aggiunta una somma per coprire i costi di recupero del credito sempre a carico del debitore troppo lento;
a titolo di esempio, un imprenditore di Andria ha rischiato il fallimento a causa di un ritardo di pagamento dello Iacp per lavori regolarmente appaltati e regolarmente eseguiti. L'Istituto, secondo l'imprenditore, possedeva le risorse finanziarie per onorare il debito, ma non poteva eseguire il pagamento perché violava il patto di stabilità -:
quali iniziative, i Ministri intendano assumere al fine di risolvere il problema del forte ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese e al fine di evitare la bancarotta di migliaia di piccole e medie imprese, già colpite dalla recessione economica;
quali iniziative intendano assumere per non incorrere nelle pesanti sanzioni che l'Italia dovrà pagare qualora non si dovesse adeguare alla recente direttiva europea in materia.
(4-09240)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

ARACRI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel mese di settembre 2010 è stata approvata la direttiva n. 2010/63/UE, che abroga la direttiva 86/609/CEE in materia di utilizzo di animali per fini scientifici;
tale direttiva prevede, anche se in deroga, la possibilità di ricorrere per gli esperimenti a gatti e cani randagi e di utilizzare specie in via d'estinzione compresi i primati;
si prevedano inoltre, il ricorso alla soppressione per inalazione di anidride carbonica come metodo di uccisione di riferimento, che provoca sofferenza gratuita agli animali, nonché la possibilità di effettuare esperimenti senza anestesia, anche se implicano dolore per l'animale;
il ricorso a procedure alternative, metodi validati ampiamente dalla comunità scientifica internazionale, è previsto solo «ove possibile», di fatto scoraggiando la sperimentazione di questi metodi;
il Trattato di Lisbona del 2009, entrato in vigore da gennaio 2010, sancisce l'obbligo per gli Stati membri di tenere

conto nella ricerca, come in altri settori, del benessere degli animali in quanto esseri senzienti;
sono stati 40 gli eurodeputati che hanno abbandonato l'Aula in segno di disappunto e a nulla sono servite le richieste di rinvio della votazione;
la direttiva in questione porta solamente ulteriori vantaggi economici alle case farmaceutiche, le quali puntano ad un abbattimento dei costi della vivisezione;
il testo della direttiva rappresenta un passo indietro evidente rispetto alla legislazione italiana che già dal 1991 vieta la pratica della vivisezione su cani e gatti randagi;
il ricorso alla sperimentazione sugli animali e la presunta necessità della pratica della vivisezione sono stati messi in discussione dalla comunità scientifica internazionale, evidenziando l'erroneità del modello animale rispetto a quello umano;
nella consultazione promossa dall'Unione europea durante l'iter di approvazione della direttiva, che ha visto la partecipazione di 42.000 cittadini, ottenendo il terzo più alto responso avuto, è stata espressa la volontà di una maggiore tutela per gli animali utilizzati negli esperimenti (93 per cento) e di un investimento maggiore a livello europeo per lo sviluppo e la validazione di metodi sostitutivi alla sperimentazione animale (79 per cento) -:
quali iniziative il Governo intenda assumere, anche in sede europea, per porre rimedio alla situazione e per ribadire l'assoluta contrarietà alle pratiche di vivisezione animale, soprattutto sui randagi, come previsto dalla legislazione nazionale fin dal 1991;
se il Governo intenda assumere iniziative normative che, nel recepire la direttiva di cui in premessa, introducano previsioni restrittive atte ad abolire definitivamente la vivisezione, favorendo inoltre lo sviluppo di metodi di ricerca che non facciano uso di animali.
(4-09254)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 NOVEMBRE 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
all'Iveco di Brescia,unica grande fabbrica bresciana rimasta, lavorano ancora oggi circa 2.700 persone;
tuttavia la terziarizzazione del reparto stampaggio lamiere (circa 250 persone), del reparto plastica (200 persone circa) e a breve dello stampaggio telai (230 persone circa) suscitano non infondati quanto preoccupati interrogativi sul futuro dell'azienda;
il 24 aprile 2009 venne firmato un accordo che prevedeva investimenti di 20 milioni di euro per una ristrutturazione tecnologica (linea unica) e strutturale a fronte di maggiore flessibilità; a tal proposito forse è utile sottolineare la circostanza che tale passaggio fu salutato dal quotidiano Il Giorno che scrisse, sintetizzando che lo stabilimento di Brescia era salvo; vale però altrettanto la pena di azienda e sindacato (Fiom);
nella convenzione de quo si statuiva che lo stabilimento sarebbe stato polo di produzione del veicolo di «gamma inedia», pur non citando l'avvio della produzione del nuovo veicolo, che in altri protocolli era indicato e che avrebbe dato una seria e concreta indicazione intorno alla vera politica Fiat sulla realtà produttiva di Brescia, prospettando la possibilità per l'impianto industriale di continuare a produrre con una programmazione di lungo respiro;
il 21 aprile 2010 FIAT annunciava la scissione e lo scorporo di IVECO (veicoli industriali), CNH (macchine agricole) e

FPT (motopropulsori e trasmissioni) in una nuova società: FIAT Industriali, che verrà quotata in Borsa a far data dal 1o gennaio 2011;
il 29 aprile 2010 l'amministratore delegato Paolo Monferino (sostituito da Alfredo Altavilla, oggi in carica), dichiarava che in Cina nel 2013 sarebbe stato prodotto un nuovo veicolo di gamma media rivolto al mercato cinese ed a quello europeo;
il 22 settembre 2010 i quotidiani nazionali riportavano in evidenza la notizia che Daimler avrebbe potuto acquistare IVECO -:
se le notizie e le questioni riportate in premessa siano note ai Ministri interrogati;
se esistano iniziative al riguardo tese ad assicurare tutte le condizioni possibili per garantire e mantenere una delle realtà industriali più significative del Paese;
se non si ritenga opportuno promuovere iniziative volte ad affrontare la questione con il coinvolgimento dei rappresentanti dei più alti livelli istituzionali dell'area.
(5-03683)

Interrogazioni a risposta scritta:

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
più di un migliaio di cittadini della Val di Non, in particolare dei comuni trentini di Livo e Bresimo, lamentano numerosi problemi riferiti alla ricezione dei canali Mediaset, anche quelli a pagamento, che risultano da settimane addirittura oscurati;
i problemi sono emersi in seguito al passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre e la causa sembrerebbe essere imputabile ad un segnale di trasmissione troppo basso in questa zona;
i disservizi, risolti solo momentaneamente in seguito alle segnalazioni degli utenti, perdurano tutt'oggi e solo gli utenti che possiedono una parabola per ricevere il segnale satellitare sono nelle condizioni di accedere a Canale 5, Italia 1, Rete 4 e La7;
mentre nella zona di Trento la popolazione ha la possibilità di ricevere ben cento canali visibili, godendo di ampia e diversificata scelta, nelle aree della Val di Non il carnet di canali si riduce, arrivando, in alcuni giorni, addirittura a ricevere i soli tre canali Rai;
la nuova tecnologia di trasmissione in digitale terrestre dovrebbe permettere, all'intera popolazione, di fruire di un segnale in qualità audio/video superiore rispetto all'analogico e di una più ampia scelta di programmi, a prescindere dall'ubicazione territoriale, dal numero di residenti e dalla vocazione turistica della zona;
gli abitanti della Val di Non pretendono che vengano loro garantite condizioni di accesso alle reti almeno pari se non superiori, alla situazione garantita con il sistema analogico e non reputano giusto essere costretti ad installare una parabola per vedere i canali che nelle altre aree del Paese e della regione si possono vedere con il decoder;
la transizione alla televisione digitale terrestre persegue anche l'obiettivo dell'abbattimento del cosiddetto «divario digitale» dovuto principalmente all'ubicazione territoriale, in modo da impedire che l'innovazione tecnologica sia fruita in maniera differenziata dai cittadini e che la copertura del segnale sia assicurata anche nelle zone che, sotto il profilo economico, non sono commercialmente interessanti e quindi non meritevoli di interventi da parte delle società private -:
nell'ambito delle politiche tese all'abbattimento del divario digitale, quali iniziative il Ministro intenda intraprendere, in questa complessa e delicata fase di passaggio dalla televisione di tipo analogico a quella digitale terrestre, per garantire ai cittadini delle aree della Val di Non

il diritto di accesso alle reti di trasmissione del segnale per la televisione digitale terrestre almeno nella misura in cui lo stesso accesso era prima assicurato dalla televisione analogica, senza che lo stesso diritto sia vincolato all'acquisto e all'installazione della parabola.
(4-09225)

GIORGIO MERLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore ferroviario, a differenza di altri comparti meno fortunati, è recentemente oggetto di positive sollecitazioni e di interessanti opportunità per l'intera filiera tecnico-produttiva italiana;
infatti, in questo momento la nostra nazione è di riferimento europeo e mondiale per l'importanza dei programmi interni già avviati e presto operativi;
opportunità e sfide che sono state raccolte con grande impegno dall'industria italiana, in prima fila con il Gruppo Finmeccanica e con la sua società specializzata e dedicata al settore ferroviario: l'Ansaldobreda spa;
tra le aziende che appartengono alla «storica» filiera tecnico-industriale ferroviaria italiana è presente anche la Faiveley Transport Italia spa, una società che fin dal 1906 progetta e produce sistemi frenanti di sicurezza, e che, attraverso le sue diverse evoluzioni societarie, ha sempre effettuato importanti investimenti nell'ambito della ricerca tecnica, ed ha sempre garantito lo sviluppo del livello produttivo ed occupazionale locale;
inoltre, la Faiveley Trasport Italia spa, allo scopo di vincere la permanente ed impegnativa sfida con il mercato, è molto attiva ed investe in:
a) ricerca ed innovazione tecnologica con laboratori all'avanguardia con 30 ingegneri dedicati R&D;
b) collaborazioni con il mondo accademico locale e nella specie con il politecnico di Torino;
c) collaborazioni tecnico-industriali con altre aziende posizionate sul territorio della Regione Piemonte;
ora il progetto V300Zefiro è il programma ferroviario più importante e più ambizioso mai lancialo prima dalle Ferrovie dello Stato. Programma fortemente voluto dall'amministratore delegato, Mauro Moretti, per esportare l'immagine e la tecnologia italiana nel mondo. Parliamo di cinquanta treni interoperabili, in grado di poter circolare in ben otto diversi Paesi, garantendo così l'ingresso della nostra eccellenza ferroviaria nei nuovi mercati europei;
dopo aver lavorato alla preparazione della proposta tecnico-economica, sia con il personale tecnico di Ansaldobreda che quello di Bombardier, è stato comunicato alla Faiveley Transport Italia che tutta la fornitura degli impianti di sua potenziale produzione (freno pneumatico-condizionamento-porte di salita) è stata assegnata, per intero, ad una società tedesca: la Knorr Bremse, con sede e stabilimenti a Monaco di Baviera. Il valore complessivo del contratto ammonta a circa novanta milioni di euro. Va inoltre sottolineato che il processo decisionale, gestito da Ansaldobreda, ha subito «accelerazioni» proprio nel momento in cui si stavano ancora definendo importanti particolari tecnici. Una decisione che ha mortificato la storia, l'industria nazionale, la tecnologia ed i lavoratori italiani. Per la Faiveley Transport Italia di Piossasco (TO), la fornitura dell'impianto di sicurezza del freno pneumatico rappresenta, oltre che la possibilità di continuare la propria tradizione tecnico-produttiva, una assoluta necessità per la sopravvivenza dello stabilimento di Piossasco (TO). Questa commessa avrebbe consentito al Gruppo Faiveley di continuare ad investire localmente in risorse, nuove assunzioni, ed in impianti e reparti dello stabilimento. Piano industriale che viceversa dovrà essere aggiornato in negativo, avviando serie considerazioni sulla futura presenza nazionale del gruppo. La commessa, inoltre, avrebbe parzialmente

compensato, con importanti garanzie occupazionali locali, i disagi che presto si creeranno sul territorio a seguito dell'avvio dei lavori relativi alle infrastrutture TAV. Infatti un significativo numero di lavoratori Faiveley Trasport Italia sono residenti nella vicina valle di Susa. L'ultima considerazione è relativa ai venticinque anni di servizio della flotta V300Zefiro: la Farvele Transport Italia dispone di una rete di assistenza tecnica che già copre, con efficacia, l'intero territorio nazionale e, nel tempo, ha sviluppato importanti collaborazioni sia con i maggior costruttori nazionali che con gli impianti di manutenzione dei rotabili di Trenitalia. Esperienza e patrimonio tecnico che, se confermata la volontà di Ansaldobreda, sarà perduta a favore di tecnici stranieri per l'intero ciclo di vita dei rotabili (almeno venticinque anni) -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero per far sì che l'industria italiana del settore non subisca ulteriori penalizzazioni e un progressivo indebolimento sul fronte produttivo ed occupazionale.
(4-09236)

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Bersani e altri n. 1-00471, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Baretta, Fluvi.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Di Cagno Abbrescia e Baldelli n. 2-00865, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Distaso.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Polledri e Rainieri n. 4-08284, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni e altri n. 4-08432, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-08692, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini n. 4-08838, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Pini n. 4-08893, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-08917, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-08921, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-09034, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi e Nicola Molteni n. 4-09095, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-09099, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Garavini e altri n. 4-09150, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fiano.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Laboccetta n. 4-09212 del 27 ottobre 2010.