XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 13 ottobre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 21 OTTOBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'8 ottobre 2010 il premio Nobel per la pace 2010 è stato assegnato a Liu Xiaobo, docente universitario e attivista cinese dei diritti umani, condannato ali anni di carcere da un tribunale della Repubblica Popolare Cinese il 25 dicembre 2009 per «istigazione alla sovversione»;
le motivazioni con le quali è stato assegnato a Liu Xiaobo il premio Nobel per la pace, sottolineano, in particolare, «i suoi sforzi costanti e non violenti in favore dei diritti dell'uomo in Cina»;
Liu Xiaobo, docente di letteratura cinese all'università di Pechino, fondatore nel 1989, insieme a due suoi studenti Wand Duan e Wu'er XI, della Federazione autonoma degli studenti, è stato animatore della rivolta pacifica di piazza Tienanmen, arrestato la prima volta nel 1989 e condannato a 18 mesi di prigione per «propaganda e istigazione controrivoluzionaria», condanna reiterata nel 1991 per ulteriori due anni di detenzione;
è stato nuovamente condannato nel 1996 a tre anni di lavori forzati per «disturbo della quiete pubblica» in un «laogai» (campo di rieducazione) per essere liberato soltanto nel 1999;
è stato licenziato dall'università di Pechino e costretto ad emigrare per poi rientrare nella Repubblica Popolare Cinese nel 2004;
sta scontando un'ingiusta e arbitraria terza condanna, colpevole soltanto di essere stato il promotore del manifesto «Charta 08», con il quale ha rivolto un appello al Governo della Repubblica Popolare Cinese per la libertà di espressione ed il rispetto dei diritti umani fondamentali;
alla notizia dell'assegnazione del Nobel per la pace si sono immediatamente registrate le positive prese di posizioni di molti Governi europei e di quello statunitense,

impegna il Governo:

a compiere un passo formale nei confronti del Governo della Repubblica Popolare Cinese per richiedere la liberazione del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo;
a richiedere al Governo della Repubblica Popolare Cinese di eliminare ogni restrizione di movimento e di comunicazione alla signora Liu Xia, moglie del premio Nobel, consentendole di fornire notizie verificabili circa la propria condizione;
a promuovere un'iniziativa di concerto con i partner dell'Unione europea, per riprendere un confronto con la Repubblica Popolare Cinese sul rispetto dei diritti umani fondamentali in quel Paese, dalla libertà stampa e di espressione, alla libertà religiosa, alla libertà di associazione politica;
a promuovere un'iniziativa di concerto con i partner dell'Unione europea, affinché il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo possa ritirare di persona il premio in occasione della cerimonia di assegnazione dei Nobel, il prossimo 10 dicembre 2010 a Oslo.
(1-00452) «Vernetti, Brugger, Della Vedova, Villecco Calipari, Boniver, Volontè, Mura, Brugger, Adornato, Barbieri, Bobba, Calgaro, Carlucci, Marco Carra, Colombo, Cuperlo, D'Antona, Damiano, Di Biagio, Di Stanislao, Esposito, Fadda, Farina Coscioni, Favia, Ferrari, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giulietti, Gnecchi, Goisis, Lanzillotta, Lo Monte, Mancuso, Mantini, Margiotta, Giorgio Merlo, Messina, Mogherini Rebesani, Orsini, Raisi, Realacci, Ria, Ruben, Sarubbi, Speciale, Stradella, Torrisi, Touadi, Maurizio Turco, Zacchera, Zazzera».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

MANTINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a seguito della decisione del comitato di Oslo, in data venerdì 8 ottobre 2010, il

premio Nobel per la pace 2010 viene assegnato all'intellettuale cinese in carcere Liu Xiaobo quale riconoscimento per gli alti ideali e l'elevata statura morale di un uomo che ha pagato di persona un prezzo altissimo in nome della sua lunga e non violenta battaglia in favore dei diritti umani fondamentali e dei princìpi di democrazia, giustizia sociale e libertà nel proprio Paese, la Repubblica Popolare Cinese;
il Nobel Institute di Oslo ritiene da tempo che ci sia uno stretto legame tra i diritti umani e la pace, poiché tali diritti sono un prerequisito per la «fratellanza tra le nazioni» della quale Alfred Nobel scrisse nel suo testamento. Si legge nella motivazione addotta dal comitato di Oslo «Durante gli ultimi decenni la Cina ha fatto enormi progressi economici, forse unici al mondo e molte persone sono state sollevate dalla povertà. Il Paese ha raggiunto un nuovo status che implica maggiore responsabilità nella scena internazionale, che riguarda anche i diritti politici. L'articolo 35 della Costituzione cinese stabilisce che i cittadini godono delle libertà di associazione, di assemblea, di manifestazione e di discorso, ma queste libertà in realtà non vengono messe in pratica». Per oltre due decenni, continua il comitato del Nobel, «Liu Xiaobo è stato un grande difensore dell'applicazione di questi diritti, ha preso parte alla protesta di Tienanmen nel 1989, è stato tra i firmatari e i creatori della »Charta 08« della democrazia in Cina. Liu ha costantemente sottolineato questi diritti violati dalla Cina. La campagna per il rispetto e l'applicazione dei diritti umani fondamentali è stata portata avanti da tanti cinesi e Liu Xiaobo è diventato il simbolo principale di questa lotta»;
il professor Liu Xiaobo è nato nella Repubblica Popolare Cinese a Changchun nel 1955, si è laureato nel 1982 in letteratura presso l'università di Jilin, ha ottenuto il dottorato all'università la Normale di Pechino, nella Columbia University, nell'università di Oslo, nell'università delle Hawaii e ha collaborato con molte altre ancora. L'attivismo di Liu Xiaobo ha inizio nella primavera del 1989, quando si è schierato con il movimento studentesco di Piazza Tienanmen, era tra i manifestanti e aveva partecipato agli scioperi della fame attuati dagli studenti. In quella occasione fu arrestato la prima volta con l'accusa di essere un controrivoluzionario, perse la cattedra a Pechino e finì in carcere per 2 anni. Nel 1991 fu condannato per propaganda ed istigazione controrivoluzionarie. Nel 1996, a causa delle sue critiche al partito comunista cinese e del sostegno alla causa tibetana, fu condannato a tre anni in un campo di rieducazione per disturbi alla quiete pubblica. È in carcere dall'8 dicembre 2008 per aver contribuito a diffondere l'appello di «Charta 08», un documento in cui prima delle Olimpiadi di Pechino oltre 10.000 persone tra attivisti, professori, studenti e intellettuali, chiedono al Governo di Pechino di rispettare i diritti umani, attuare riforme politiche e garantire l'indipendenza del potere giudiziario. La condanna comminata a natale 2009 per l'accusa di «istigazione alla sovversione contro i poteri dello stato» fu pesantissima: 11 anni di carcere. Nel 2004 è stato premiato da Reporter senza frontiere con il premio «Fondation de France» per il suo costante impegno nella difesa della libertà di stampa, ma nonostante i molti appelli dei leader mondiali intervenuti in suo favore, il professor Liu Xiaobo è a tutt'oggi recluso in carcere e non tornerà in libertà prima del 2020;
si apprende con preoccupazione che sua moglie Liu Xia, che ha voluto incontrare suo marito per annunciargli la notizia dell'assegnazione dell'altissima onorificenza sia stata fermata agli arresti domiciliari dalle autorità di polizia cinese;
quali iniziative sul piano diplomatico, nel doveroso rispetto del Governo dello stato della Repubblica Popolare Cinese, intenda intraprendere perché siano garantiti i fondamentali diritti di libertà di espressione del pensiero e sia altresì concesso al professor Liu Xiaobo di poter ritirare personalmente il premio Nobel per la pace a Oslo.
(3-01278)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è fatto carico alle organizzazioni denominate «enti accreditati» di realizzare i progetti di servizio civile nazione nel rispetto delle normative in materia e sulla base di quanto scritto nel testo valutato e messo a bando dall'Ufficio nazionale del servizio civile (UNSC);
è fatto carico all'UNSC di effettuare azione di controllo sulla base di quanto disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 febbraio 2009 «Prontuario per lo svolgimento delle azioni di controllo e verifica sulla attuazione dei progetti»;
il progetto «Verso un approdo sereno», presentato da ENDAS, è stato messo a bando il 22 giugno 2009 per un totale di 198 volontari il cui impiego era stabilito nella sede di Napoli per un totale di 54 volontari e nella sede di Sant'Anastasia per un totale di 144 volontari;
è stata inviata alle competenti autorità e alle redazioni locali di alcuni giornali una dettagliata denuncia relativa a gravi irregolarità nell'attuazione del progetto «Verso un approdo sereno», consistenti fra l'altro nell'impiego di 60 volontari presso un ente pubblico non previsto nel progetto, presso una sede di attuazione non prevista nel progetto e ubicata per di più in altro comune;
la normativa non fissava al momento della valutazione di questo progetto tetti al numero di giovani destinabili alla medesima sede di attuazione -:
quali siano le azioni messe in atto dall'UNSC per la verifica della fondatezza di queste denunce;
quali siano i provvedimenti presi tesi ad applicare la normativa vigente a salvaguardia delle finalità del Servizio civile nazionale, anche a tutela di quelle organizzazioni che applicano scrupolosamente queste disposizioni;
quali siano stati gli accorgimenti messi in atto dall'UNSC per approvare un progetto che prevedeva l'impiego di ben 144 volontari in una sola sede di attuazione, con particolare riferimento al rispetto delle normative in materia di sicurezza delle condizioni di impiego e di proficua attuazione individuale delle attività previste.
(4-09006)

DEL TENNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 562, della legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007) ha stabilito:
a) l'obbligo di contenere le spese di personale in relazione a quanto speso nell'anno 2004, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell'IRAP e con esclusione degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali;
b) il divieto di procedere a nuove assunzioni di personale, se non entro limiti ristretti e correlati a cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato complessivamente intervenute nell'anno precedente;
la normativa è stata integrata dall'articolo 3, comma 121, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria 2008), che ha introdotto possibili deroghe - da motivare adeguatamente - esclusivamente per i comuni che presentino parametri di virtuosità sia in termini di rapporto tra spesa di personale e spesa corrente che di rapporto fra numero di dipendenti e popolazione;
la legge n. 133 del 2008 (finanziaria per il 2009), ai sensi dell'articolo 76, comma 2, ha sancito che: «in attesa dell'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 6, le deroghe previste dall'articolo 3 comma 121 della legge 24 dicembre 2007 n. 244 sono sospese ad eccezione dei comuni

con un numero massimo di dipendenti a tempo pieno non superiore a dieci»;
sono sorte difficoltà interpretative concernenti il periodo nel quale devono essere avvenute le cessazioni dal servizio ai sensi dell'inciso di cui all'articolo 1, comma 562, della legge n. 296 del 2006, secondo il quale sono ammesse nuove assunzioni nei limiti delle «cessazioni (...) complessivamente intervenute nell'anno precedente»;
le possibili interpretazioni del disposto sopra richiamato sono così riassumibili:
la sezione delle autonomie della Corte dei Conti con deliberazione 8/AUT/2008 stabilisce che l'espressione «nel precedente anno» inserita nell'articolo 1, comma 562, della legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007), come modificato dall'articolo 3, comma 121, della legge finanziaria per il 2008, debba essere intesa quale «anno immediatamente precedente». Il che causa un continuo spostamento nel tempo degli effetti della norma medesima;
la sezione regionale di controllo per la Lombardia con le deliberazioni 33/pareri/2008 e Lombardia/473/2009/PAR (ultimi in ordine cronologico) ritiene che l'interpretazione di cui sopra determinerebbe una evidente discrasia tra i vincoli contenuti nell'articolo 1, comma 562: quello della spesa (frutto di un raffronto con quella sostenuta nel 2004) e quello dell'anno corrente e numero dei dipendenti (frutto di un raffronto con l'anno immediatamente precedente quello di riferimento). Per tale ragione la Corte conclude che il contenimento numerico delle assunzioni vada interpretato in coerenza con il tetto di spesa (entrambi riferiti al 2004). Appare così logico interpretare l'inciso «complessivamente intervenute nel precedente anno» nel senso di cessazioni dal servizio avvenute nel periodo di riferimento, vale a dire a partire dal 2004 -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative normative chiarificatrici che siano in grado di dissipare i dubbi interpretativi di cui in premessa e che coinvolgono le procedure di assunzioni di personale di comuni con meno di 5.000 abitanti non soggetti al patto di stabilità interno.
(4-09009)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

POLLEDRI e PINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio di agosto 2010 sul territorio del Pakistan, Paese di 170.000 di abitanti, si è abbattuto un intenso ciclo di piogge monsoniche e di veri e propri alluvioni che hanno fatto esondare i maggiori fiumi del Paese, tanto che quella vissuta dalla popolazione pakistana è stata definita la peggior catastrofe umanitaria della storia di questo Paese, peggiore dello tsunami, di Katrina e del terremoto del 2005, che provocò più di 73 mila morti nel nord del Pakistan;
le alluvioni di agosto hanno prodotto almeno 17 milioni di sfollati, persone che hanno perso tutto ciò che avevano e che ora sono minacciate prima di tutto dalla fame e dalla mancanza di generi di primissima necessità;
la comunità internazionale si è mobilitata con grande energia nella raccolta dei fondi da destinarsi all'opera di organizzazioni non governative sul territorio pakistano, ma immediatamente hanno trovato eco anche molte polemiche nella gestione di questi aiuti;
alla fine di settembre 2010 Asianews ha riportato le parole del primo ministro pakistano Syed Yusuf Raza Gilani, il quale ha affermato che «l'80 per cento degli aiuti esteri arriverà in Pakistan attraverso le Ong e metà di questi finirà con l'essere

dirottata ad altre funzioni nell'impunità generale». Conscio della gaffe, prosegue l'agenzia dei missionari, il premier si è subito corretto, dicendo che «il denaro non destinato all'acquisto di aiuti, serve alle organizzazioni locali per pagare le spese e gli stipendi del personale»;
secondo un diplomatico europeo in Pakistan, «la distribuzione degli aiuti è lenta perché i soldi che il Pakistan ha ricevuto in passato non sono mai stati gestiti con trasparenza». Il diplomatico ricorda come i 6 miliardi di dollari, donati dalla comunità internazionale per il terremoto del Kashmir nel 2005, non sono mai stati utilizzati per ricostruire le case danneggiate e le infrastrutture. «I problemi sul campo - afferma la fonte - sono dovuti alle Ong locali. Ci sono infatti molte organizzazioni nelle province di Multan, Faisalabad, Karachi, Hyderabad, Doba Tek, Singh e altre aree che fanno capo a una sola persona»;
è stato denunciato da più osservatori il ritardo dei soccorsi e il caos nella distribuzione degli aiuti, l'improvvisazione, che naturalmente penalizza gli anziani, gli infermi, i più deboli. La popolazione è sfiduciata perché non ha certezze su chi gestisce le operazioni, se il Governo, o i militari, o ancora gruppi organizzati in maniera non trasparente. In questa situazione, stanno avvenendo precise e volute discriminazioni nella destinazione degli aiuti;
il 28 agosto 2010 l'Osservatore Romano scrive: «Oltre 200 mila sfollati cristiani e 150 mila indù nel sud della provincia del Punjab sono tagliati fuori dagli aiuti umanitari e sono ancora in attesa di ricevere una minima assistenza per sopravvivere», rilanciando l'allarme che gli operatori umanitari della Caritas e di altre Ong hanno fatto pervenire dal Pakistan alla Fides. «In particolare - si legge - nel sud del Punjab sono attive diverse organizzazioni estremiste islamiche che stanno approfittando di questa tragedia per colpire ulteriormente le minoranze religiose». «Molti di questi gruppi si sono improvvisati »organizzazioni caritative« e si sono registrati come Ong locali, ma il loro operato - riporta il quotidiano - mira a eliminare i cristiani e il disastro offre loro una favorevole opportunità»;
sempre secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa, alcuni villaggi abitati da cristiani e indù sono stati allagati intenzionalmente per salvare dall'acqua i terreni di notabili e grandi proprietari terrieri. Si tratta di un fenomeno denunciato anche dalle Ong che operano nel territorio e confermati dall'ambasciatore del Pakistan all'Onu, Abdullah Hussain Haroon, che ha chiesto un'indagine ufficiale. Oltre al caso del villaggio cristiano di Khokharabad, si segnalano i casi di altri quattro villaggi nella provincia del Sindh: Mirpur Bathoro, Jati, Dharo e Laiqpur, abitati da minoranze cristiane e indù e dove circa 2800 famiglie sono rimaste senza casa e senza terra;
operatori umanitari e Ong impegnate in Pakistan raccontano che nel distretto di Thatta, a numerose famiglie cristiane sono stati negati gli aiuti, anche da funzionari governativi. Ad alcuni profughi cristiani l'assistenza è negata apertamente, come afferma l'Ong americana Open Doors, e ad altri viene detto di andarsene o di convertirsi all'Islam. «A subire discriminazioni sono anche gli ahmadi, considerati eretici dai musulmani, e i dalit, i fuori casta del Pakistan, che vengono cacciati dai campi profughi e maltrattati»;
l'Italia partecipa in prima linea alle azioni di aiuto al Pakistan, con stanziamenti complessivi di 80 milioni di euro, con la messa a disposizione di tende da campo da parte della Protezione civile nazionale, e di kit medici, generatori elettrici, unità di purificazione e contenitori per l'acqua per circa 30 tonnellate ed altri beni umanitari da parte del Ministero degli affari esteri per oltre 41 tonnellate complessive, oltre ai contributi a Pam, Oms, Unicef e Ficross. Di questi 80 milioni, 50 sono crediti di aiuto, 20 andranno per la cancellazione del debito, e altri 10 in aiuti d'emergenza;

a fronte di un simile impegno di aiuto, non può non essere primaria preoccupazione del Governo che gli aiuti raggiungano tutta la popolazione che ne abbia bisogno e che sia evitata ogni discriminazione a maggior ragione in un simile momento di bisogno e di sofferenza della popolazione pakistana -:
se e quali iniziative abbia adottato il Governo per assicurare che gli aiuti italiani ed internazionali siano distribuiti in modo da raggiungere tutta la popolazione, in particolare quella cristiana discriminata da altre linee di aiuto, e se non si ritenga necessario un monitoraggio particolare per quel che riguarda le minoranze cristiane spesso oggetto in Pakistan di violenze e soprusi.
(5-03573)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
al personale a contratto impiegato presso le sedi estere del Ministero degli affari esteri, ai sensi del contratto collettivo nazionale di lavoro 22 ottobre 1997, a far data dal 12 maggio 2001, a seguito del diritto d'opzione riconosciuto ex lege per rapporto precedente, deve essere riconosciuto il diritto alle maggiorazioni di famiglia ex articolo 162 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967;
il rapporto di lavoro della suindicata categoria è regolato dalla legge italiana, oltre che dalla contrattazione collettiva e da quella individuale;
l'accordo successivo per il personale assunto a tempo indeterminato presso le rappresentanze italiane e gli istituti italiani di cultura all'estero del 12 aprile 2001, all'articolo 7, dispone: «al personale di cui al presente CCNL continuano ad essere corrisposti gli assegni di cui all'articolo 162, ultimi due commi del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, ove spettanti»;
l'articolo 162 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 recita: «la retribuzione è aumentata del 10 per cento per gli impiegati coniugati con il coniuge a carico e del 5 per cento per ciascun figlio minorenne a carico (...)»;
con sentenza del tribunale di Roma, sezione lavoro (primo grado) n. 208859/02 del R.Gen. (dispositivo n. 3653), all'udienza del 20 dicembre 2002 e con sentenza della corte d'appello di Roma/sezione lavoro e previdenza del 15 gennaio 2007 n. 8527/06, R.G. n. 7398/03, Cronol. 9881/97, le corresponsioni suindicate sono già state riconosciute ad altri impiegati a contratto, con contratti regolati dalla contrattazione collettiva aventi le stesse caratteristiche contrattuali e lavorative della suindicata categoria contrattuale;
la citata categoria impiegatizia ha diritto a tali aumenti retributivi in ragione delle percentuali stabilite e previste per il coniuge e per ciascuno dei figli minori a carico dei richiedenti;
gli impiegati a contratto hanno avanzato più volte la richiesta di tale emolumento di attribuzione delle aggiunte di famiglia per coniuge e figli minori a carico, ai sensi del disposto dell'articolo 7, comma 2, dell'accordo successivo del 12 aprile 2001 che richiama l'articolo 162, ultimi due commi, del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, in corrispondenza delle percentuali previste per coniuge e figli minori a carico, con richiesta di pagamento secondum legem in ragione della retribuzione;
consta all'interrogante che il Ministero con missive ad hoc rigetta in maniera che appare poco chiara le richieste di diritto indicate in premessa, legittimando la definizione di rinnovati contenziosi tra impiegati e amministrazione, che - stando alle sentenze indicate - tendono a risolversi a vantaggio degli stessi impiegati, con conseguente quanto prevedibile danno all'erario oltre che criticità sugli interessi stessi della pubblica amministrazione -:
quali siano le ragioni ostative al versamento delle maggiorazioni come da legittima richiesta dei suddetti impiegati;

in virtù di quali ragioni il Ministero degli affari esteri reitera il diniego, consapevole del diritto acquisito degli impiegati richiedenti, avvalorato dalle risultanze indicate in premessa.
(4-09010)

...

DIFESA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
risulta da un'agenzia stampa de Il Velino del 5 ottobre che il Ministero della difesa e la C.R.I. si siano opposti alla sentenza del Tar (nel merito) con il ricorso al Consiglio di Stato. Grave discriminazione è la richiesta di sospensiva contro la prima donna arruolata Ciamei Stefania;
secondo quanto sostenuto dell'associazione famiglie militari, il ricorso si terrà il giorno 8 ottobre 2010 alle ore 9,30 presso il Consiglio di Stato IV sezione RG 9317/08;
in risposta all'interpellanza n. 2-00117 conclusa il 18 settembre 2008, concernente iniziative di carattere normativo per consentire alle donne di arruolarsi nel corpo militare della Croce rossa italiana, il sottosegretario di Stato per la difesa, Giuseppe Cossiga ha risposto: «Nel più ampio quadro di rivisitazione della normativa sulla Croce rossa italiana, il Ministero della difesa ha costituito un gruppo di lavoro Difesa-Croce rossa italiana, nell'ambito del quale sarà esaminata anche la problematica cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti. Si segnala, per opportuna e doverosa informazione, che, in data 22 maggio 2008, è stato assegnato alla IV Commissione permanente (Difesa) della Camera dei deputati il progetto di legge n. 298, di iniziativa parlamentare, recante »Delega al Governo per l'adozione di disposizioni volte a disciplinare il reclutamento delle cittadine italiane nel Corpo militare della Croce rossa italiana«. In merito a questo disegno di legge, l'Amministrazione della difesa esprime la più totale e piena condivisione e, ove chiamata, anche in tempi molto rapidi, ad esprimersi, si pronuncerà con ogni favorevole predisposizione al riguardo»;
il 20 novembre del 2008, il commissario straordinario della CRI, Francesco Rocca, dava disposizione all'ufficio legale dell'associazione di prestare acquiescenza e dunque di ritirare ogni ricorso avverso la sentenza emessa dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio che aveva accettato il ricorso di una aspirante volontaria che si era vista respingere dal Vertice della Componente la domanda di ammissione al Corpo militare, sostenendo che «Il Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ha una lunga tradizione al »femminile«. Negli anni sono molteplici gli esempi anche nel nostro Paese di tante donne impegnate all'interno dell'Associazione. Trovo quindi giusto e condivido che anche la CRI si adegui a questo ulteriore passo in avanti». Nel comunicato stampa della CRI, si legge testualmente «Nei prossimi giorni verranno date precise disposizioni agli uffici affinché l'ordinamento dei Corpo si adegui alla sentenza in tempi rapidissimi.»;
ancora, nella Seduta n. 116 del 19 gennaio 2009, anche in relazione alle posizioni espresse nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-03105, in data 16 gennaio, il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, rispondeva all'interrogazione 4-00382: «...nel più ampio quadro di rivisitazione della normativa sulla Croce rossa italiana, presso il Ministero della difesa è stato costituito un gruppo di lavoro difesa-CRI, nell'ambito del quale è in corso di esame anche la problematica cui fa riferimento l'interrogante. In conclusione, non può che ribadirsi la necessità di un intervento legislativo finalizzato alla definizione degli aspetti di criticità sino ad ora affrontati. Al riguardo, si segnala, per opportuna informazione, che in data 22

maggio 2008 è stato assegnato alla IV Commissione permanente (Difesa) della Camera dei deputati il progetto di legge n. 298, di iniziativa parlamentare, recante la »delega al Governo per l'adozione di disposizioni volte a disciplinare il reclutamento delle cittadine italiane nel corpo militare della Croce Rossa Italiana«, in merito al quale il Dicastero, ove chiamato ad esprimersi, si pronuncerà con ogni favorevole predisposizione al riguardo.»;
l'iter della proposta di legge n. 298: «Delega al Governo per l'adozione di disposizioni volte a disciplinare il reclutamento delle cittadine italiane nel Corpo militare della Croce rossa italiana», presentata il 29 aprile 2008, assegnata alla IV Commissione Difesa, risulta essere ancora fermo;
in riferimento a quanto sopra evidenziato, coerentemente con quanto dichiarato in Aula dal Ministro e dal Sottosegretario e soprattutto, alla luce degli ultimi avvenimenti palesemente discriminatori -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere per rimuovere l'anacronistica ed incostituzionale preclusione all'arruolamento femminile nel Corpo militare della Croce rossa italiana;
se non ritenga assumere iniziative per ridefinire con urgenza la completa disciplina sullo stato giuridico, il reclutamento, l'avanzamento ed il trattamento economico ed amministrativo del personale della Croce rossa italiana.
(2-00852) «Schirru, Gatti, Codurelli».

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARINELLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la vigente disposizione dell'articolo 5-quinquies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, dispone l'obbligo di comunicare le minusvalenze e le differenze negative di ammontare superiore a 50.000 euro derivanti da operazioni su azioni o altri titoli negoziati in mercati regolamentati. In caso di comunicazione omessa, incompleta o infedele, è prevista l'indeducibilità di tali componenti negativi;
poiché la comunicazione deve essere resa con modalità inusuali (invio di una lettera raccomandata all'Agenzia delle entrate entro 45 giorni dalla data di scadenza della dichiarazione dei redditi) del tutto sganciate dalle consuete procedure di rappresentazione dei componenti negativi che avviene, di regola, nelle apposite dichiarazioni dei redditi, al contribuente può accadere di omettere detta comunicazione, per mera dimenticanza ed in tutta buona fede;
sulla legittimità costituzionale della citata sanzione sono stati sollevati molti dubbi. La dottrina più autorevole (De Mita, Falsitta, Del Federico), sulla scorta di pronunce passate della Corte costituzionale, ha puntato il dito contro sanzioni siffatte per contrasto con il principio della capacità contributiva (articolo 53 della Costituzione), che ne risulterebbe alterato;
nel caso in questione si rende indeducibile un componente negativo di reddito altrimenti pienamente deducibile in quanto effettivamente sostenuto, inerente, certo e di competenza; inoltre la mancata comunicazione non reca alcun danno erariale;
obiezioni analoghe possono essere sollevate in relazione al comma 4 dell'articolo 1 del decreto-legge 24 settembre 2002, n. 209, convertito dalla legge 22 novembre 2005, n. 265, laddove l'indeducibilità si riferisce alla mancata comunicazione delle minusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni che costituiscono immobilizzazioni finanziarie -:
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative dirette a modificare le

norme individuate in premessa nel senso di prevedere, per la mancata comunicazione delle minusvalenze e delle differenze negative, l'irrogazione, a carico del contribuente inadempiente, delle sanzioni previste dal eponima 3-bis dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 471 del 1997, pari al 10 per cento delle minusvalenze e differenze negative non comunicate, con un minimo di 500 ed un massimo di 50.000 euro;
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative normative per estendere la sanzione più favorevole anche alle violazioni già contestate, ma per le quali il procedimento non sia già stato definitivamente chiuso.
(5-03571)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

SCHIRRU. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sono 309 i candidati che hanno superato il concorso per la nomina a notaio, D.D.G. del 10 luglio 2006, un numero ben maggiore rispetto ai soli 230 posti banditi. Le prove orali del suddetto concorso sono terminate il 15 dicembre 2009 e l'esecuzione delle ricorrezioni disposte dal Tribunale amministrativo regionale delle eventuali ricorrezioni che potrebbero essere disposte dal Consiglio di Stato, con possibile svolgimento delle prove orali e del tirocinio da parte dei ricorsisti dichiarati idonei, delinea un quadro della situazione concorsuale che non ha precedenti nella storia del concorso per la nomina a notaio. La tempistica del concorso in questione rischia di prolungarsi per l'intero 2011 e le nomine potrebbero addirittura accavallarsi con quelle del concorso successivo bandito nel 2008;
risulta che, in passato, in situazioni analoghe di esuberanza di candidati dichiarati idonei rispetto ai posti banditi, si è sempre provveduto ad adottare un provvedimento che nominasse notai tutti i candidati dichiarati idonei (ai sensi della legge n. 328 del 26 luglio 1995, nonché della legge n. 168 del 5 febbraio 1992); si evidenzia, infatti, che nella storia del notariato non è mai esistita la figura di un solo soggetto che, dichiarato idoneo all'esercizio delle funzioni notarili, non abbia ottenuto l'assegnazione della relativa sede;
laddove si procedesse anche in questa circostanza con un analogo provvedimento normativo, un eventuale ingresso in graduatoria di uno o più ricorsisti non avrebbe alcuna conseguenza pregiudizievole, in virtù dell'applicazione dell'articolo 2-bis della legge 6 agosto 1926, n. 1365, come modificato dall'articolo 13 del decreto legislativo 24 aprile 2006, n; 166. Tale norma consente, infatti, di rendere non modificabile l'attribuzione delle sedi già assegnate ai vincitori di concorso collocatisi in graduatoria prima dell'ingresso nella stessa dei ricorsisti;
le sedi notarili vacanti sul territorio nazionale risultano attualmente oltre mille, per cui l'eccezionale aumento dei posti a concorso richiesto in virtù della particolare situazione venutasi a creare sarebbe, senza dubbio, non solo possibile ma anche ampiamente auspicabile;
il Consiglio nazionale del notariato, per parte sua, ha già approvato sin dalla seduta del 24 luglio 2009 un ordine del giorno volto a rappresentare l'opportunità di adottare tutte le iniziative utili per l'assegnazione della sede a tutti i candidati risultati idonei. Tale volontà è stata ulteriormente ribadita nel XLIV congresso nazionale del notariato, tenutosi a Venezia dal 21 al 24 ottobre 2009, con l'indicazione fornita al Ministero dal Consiglio nazionale del notariato nel marzo 2010 ed infine in occasione dell'insediamento del nuovo Consiglio nazionale del notariato presieduto dal Ministro della giustizia, in data 2 luglio 2010;
in ogni caso, non appaiono ostacoli alla «certificazione» della conseguita idoneità

da parte di tutti i 309 sottoscritti che hanno superato le prove scritte e orali, affinché possano svolgere da subito le funzioni di coadiutore, ai sensi della vigente legge notarile. Ciò consentirebbe fortemente di allentare la tensione, dando a tutti un tangibile segnale di attenzione -:
quali iniziative intenda assumere per l'approvazione della graduatoria e l'assorbimento di tutti gli idonei e per permettere così a tanti giovani realmente meritevoli di entrare finalmente nel mondo del lavoro e di svolgere la professione alla quale hanno dedicato gli sforzi di una vita intera.
(4-09008)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

MISITI, LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il servizio ferroviario italiano è gestito dal gruppo Ferrovie dello Stato s.p.a, a totale partecipazione statale, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze;
il gruppo Ferrovie dello Stato possiede il 100 per cento delle azioni delle società Rete ferroviaria italiana (RFI), Trenitalia, Italferr, Ferservizi, FS Logistica, FS Sistemi Urbani e Fercredit, mentre possiede quote di maggioranza assoluta delle società Grandi Stazioni, Centostazioni e Sogin (Sita);
tale situazione di accentramento della gestione del sistema ferroviario italiano in mano ad un unico gruppo ingenera evidenti problemi di efficienza, come dimostrano i continui disagi a cui sono sottoposti i cittadini italiani;
il gruppo Ferrovie dello Stato, considerando il Mezzogiorno d'Italia una «zona a fallimento di mercato», non ha provveduto neppure allo studio di fattibilità del quadruplicamento della linea a sud di Battipaglia, necessario per il completamento del Corridoio 1 da Berlino a Palermo con infrastruttura AV/AC;
la contemporanea gestione di RFI e Trenitalia da parte del gruppo Ferrovie dello Stato appare agli interroganti non compatibile con la libera concorrenza, come ha denunciato la società «Nuovo Treno Viaggiatori - NTV» lamentando una presunta indisponibilità di RFI a concedere i binari per le indispensabili prove di pre-esercizio -:
se il Governo intenda valutare la possibilità di scorporare dal gruppo, separare e rendere autonome RFI e Trenitalia;
se intenda assumere un'iniziativa per riformare le disposizioni relative all'Autorità garante della concorrenza e del mercato al fine di prevedere che la vigilanza sulla concorrenza nei vari mercati, e, nella specie sul mercato ferroviario, sia oggetto di controllo della medesima Autorità, scongiurando un'ulteriore moltiplicazione delle autorità indipendenti.
(3-01279)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 2 febbraio 1992 l'ex colonnello dell'Aeronautica militare italiana, Sandro Marcucci, rimase vittima di un strano «incidente aereo», mentre era in missione di avvistamento incendi per la regione Toscana;
all'epoca è stata aperta un'inchiesta sull'incidente che, chiusa molto rapidamente, concludeva che le cause dell'accaduto erano da attribuirsi al forte vento e al fatto che il velivolo si trovava, senza poterlo fare, a una quota inferiore ai 500 piedi;

da documentazione fotografica sembra, però, che l'incendio del velivolo pilotato da Marcucci non sia scoppiato al momento dell'impatto a terra, ma quando il velivolo si trovava ancora in volo, tanto che l'albero accanto alla testa di Marcucci, che aveva il corpo completamente carbonizzato, non è stato minimamente toccato dal fuoco, né dal fumo dell'incendio;
per quanto riguarda il vento, secondo numerose testimonianze, sembra che quel giorno nel momento della disgrazia non ci fosse tale particolare condizione atmosferica avversa;
infine, sul fatto che il piper volava sotto i 500 piedi, si ricorda che la normativa che regola la supervisione aerea e la missione del C130 dotato di sistema Maffs stabilisce che proprio per la specifica missione di avvistamento e spegnimento degli incendi sia consentito volare sotto i 500 piedi vfr (normativa volo a vista): il C130, il G222 e il canadair volano, per spegnere gli incendi, a 150 piedi di altitudine tenuto conto dell'ostacolo più alto a terra; il velivolo leader e tutti gli aerei ad ala fissa, come il piper che pilotava Marcucci il 2 febbraio 1992, come il C130, i G222, il canadair, sono tutti autorizzati a volare sotto i 500 piedi vfr di altitudine, per la specifica missione di avvistamento incendi e supervisione aerea degli stessi;
Sandro Marcucci aveva svolto, insieme a Mario Ciancarella, ex capitano dell'Aeronautica militare italiana, un lavoro di indagine sulla strage di Ustica avvenuta il 27 giugno 1980, e sembra avesse trovato, all'epoca, due testimoni, entrambi militari, dei quali si riservava di fare i nomi a tempo debito e che sarebbero stati a conoscenza della circostanza, che erano disposti a riferire al giudice, che il Mig libico caduto sulla Sila fosse partito da Pratica di Mare;
ad un'interrogazione, di contenuto pressoché identico alla presente, presentata dapprima dall'onorevole Leoluca Orlando (n. 4-03104) e poi dall'onorevole Augusto Di Stanislao (n. 5-02540) in Commissione difesa il 24 febbraio 2010, è stata data risposta declinatoria di competenza, con la precisazione che «la materia delle inchieste riguardanti i sinistri occorsi ad aeromobili dell'aviazione civile rientrava nell'alveo di competenza dall'allora Ministero dei trasporti, ai sensi dell'articolo 826 del Codice della Navigazione. La suddetta materia è stata successivamente trasferita con l'entrata in vigore del decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66 all'Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo» -:
di quali elementi disponga il Governo relativamente a quanto esposto in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda adottare per fare chiarezza sulla vicenda.
(5-03575)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge 9 gennaio 1989, n.13, recante «Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati» (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 26 gennaio 1989, n. 21), prevede, all'articolo 10, l'istituzione, presso l'ex Ministero dei lavori pubblici (ora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), di un fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati;
detto fondo, sempre secondo l'evocata norma di legge, dovrebbe essere annualmente ripartito tra le regioni richiedenti con decreto del Ministro dei lavori pubblici di concerto con i Ministri per gli affari sociali, per i problemi delle aree urbane e del tesoro, in proporzione del fabbisogno indicato dalle regioni stesse;
alle regioni non verrebbe attribuita dall'anno 2004 alcuna risorsa economica, sicché di fatto le uniche risorse economiche disponibili, per le finalità previste dalla menzionata legge sarebbero, solo

specificatamente previste dalle regioni stesse -:
se per il corrente anno la dotazione del fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati sia stata prevista e quale ne sia stata l'eventuale ripartizione tra le regioni.
(5-03576)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PILI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle ultime settimane e negli ultimi giorni in particolar modo si sono verificati in Sardegna episodi che hanno riacceso l'attenzione su fenomeni terroristici e di eversione politica che hanno caratterizzato la cronaca sarda a più riprese;
nella giornata di ieri, 12 ottobre 2010, nella redazione dei quotidiani L'Unione Sarda e Nuova Sardegna sono state recapitate due analoghe lettere a firma Nuove Brigate Rosse sarde;
nelle missive sono contenute farneticanti dichiarazioni di guerra allo Stato, alle istituzioni in genere, dai rappresentanti istituzionali a sindacalisti e giornalisti;
ai precedenti (in ordine di tempo un attentato al magistrato che segue le inchieste sull'eversione politica) si aggiungono le considerazioni contenute nelle missive e che richiamano la Sardegna come «una terra in cui l'estremismo tenta l'esperimento, sinora fallito »in continente« di convogliare in un unico alveo le diverse istanze »anti-sistema«, in nome di un obiettivo comune che, in questo caso, si identifica con »la liberazione dello Stato colonizzatore italiano«»;
nelle missive uno spazio rilevante è riservato alla stampa con una minaccia esplicita a «non schierarsi nella guerra di classe contro il proletariato e le sue avanguardie; altrimenti ve ne assumerete in pieno il carico politico e...militare. Ricordiamo che esistono modi di informare non necessariamente forcaioli...»;
i fantomatici esponenti di questa nuova sigla annunciano poi il progetto di rinsaldare anarchismo, indipendentismo e vecchie Brigate Rosse, ma anche «nuovi soggetti» alla ricerca di collocazione;
il richiamo ad alcune figure anarchico-insurrezionaliste sarde del passato lasciano intendere che tali missive possano essere state prodotte da persone che hanno comunque un legame diretto e indiretto con il passato eversivo in Sardegna e non solo;
nella missiva vengono individuati anche i destinatari di queste minacce: «voi politici, amministratori locali, giornalisti, sindacalisti e traditori della Sardegna siete sotto il nostro mirino» -:
se non ritenga di dover avviare tutte le azioni necessarie a verificare l'attendibilità di queste missive;
se non ritenga necessario rafforzare tutte le azioni preventive tese ad evitare che possano rinsaldarsi frange di estremismo eversivo con fenomeni locali che nulla hanno a che vedere con legittime richieste autonomistiche del popolo sardo;
se non ritenga di dover urgentemente convocare apposito incontro tra i vertici dell'ordine pubblico in Sardegna anche alla luce di ripetuti gravi atti di intimidazione che hanno subito organi giudiziari e rappresentanti politici e amministratori locali;
se non intenda riferire con urgenza su questi fatti e gli intendimenti su come contrastare ogni forma di violenza ed eversione.
(5-03578)

FIANO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a ben tre anni dall'entrata in vigore del contratto per il personale della polizia

di Stato, decreto del Presidente della Repubblica n. 170 dell'11 settembre 2007, non è stata ancora approvata la legge per l'estensione di alcuni benefici economici e normativi ai funzionari dirigenti della polizia di Stato e qualifiche o gradi corrispondenti delle forze di Polizia civili e ad ordinamento militare;
i dirigenti, con riferimento ad alcuni trattamenti economici, sono pagati meno rispetto al personale di qualifica o grado dipendente;
l'effetto di tale ritardo, secondo il seguente schema, è paradossale: ad un agente di polizia, e gradi equiparati delle altre forze di polizia ed armate, è corrisposto un trattamento economico di missione forfettaria pari a euro 110,00;, in caso di trasferimento ad altra sede, il medesimo può richiedere un rimborso per il trasporto di mobili e masserizia fino a quintali 120, percepisce un'indennità di diaria aggiuntiva giornaliera pari a euro 8,00, infine gli è corrisposta una indennità di reperibilità pari a euro 17,50;
per un dirigente di polizia e gradi equiparati delle altre forze di polizia ed armate le somme corrisposte per le citate indennità sono inferiori, poiché esse sono ferme all'adeguamento relativo al contratto precedente, tanto che il dirigente percepisce per la missione forfettaria euro 100,00, può chiedere, se trasferito, il rimborso per il trasporto di mobili e masserizie fino a quintali 80, riceve per la diaria aggiuntiva giornaliera euro 6,00 ed, in ultimo, per la reperibilità incassa una somma di euro 6,20 -:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare affinché sia sanata la grave sperequazione ai danni dei dirigenti di polizia, e qualifiche o gradi corrispondenti delle forze di polizia civili ed a ordinamento militare e delle forze armate, per i trattamenti accessori previsti dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 170 dell'11 settembre 2007;
se si intenda, in merito, assumere iniziative per porvi rimedio, con la medesima decorrenza del citato decreto del Presidente della Repubblica, e se si ritenga di inserire specifiche disposizioni nel disegno di legge finanziaria per il 2010, stante l'attenzione richiamata più volte sul punto dalle categorie interessate.
(5-03580)

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge 31 maggio 2005, n. 89, in sede di conversione del decreto-legge 31 marzo 2005, n. 45, ha introdotto, con evidente carattere di urgenza ed indifferibilità, l'articolo 1-bis nel citato decreto-legge che, al comma 3, ha esplicitamente istituito nell'ambito dei ruoli dei dirigenti tecnici della polizia di Stato, di cui alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 24 aprile 1982, n. 337, e successive modificazioni, la qualifica unica di dirigente generale tecnico, per le funzioni di ispettore generale capo;
il comma 4 del predetto articolo 1-bis ha, altresì, previsto che la nomina del dirigente generale tecnico avrebbe dovuto aver luogo contestualmente alla riduzione delle qualifiche di perito tecnico e di perito tecnico capo, all'uopo rideterminate in 1.087 unità;
la ratio della norma è evidentemente sia quella di rimuovere l'esistente sperequazione, rispetto agli altri ruoli dirigenziali della stessa polizia di Stato, ai danni del ruolo dei dirigenti tecnici, i quali non avevano la possibilità di raggiungere la qualifica apicale di dirigente generale, sia quella di rispondere ad esigenze di maggiore funzionalità ed efficienza, in quanto la funzione ispettiva avrebbe garantito un diretto controllo di gestione nell'impiego delle risorse tecniche a disposizione del dipartimento della pubblica sicurezza;
risulta che la nomina del dirigente generale tecnico, nonostante la chiara formulazione della norma istitutiva della qualifica, dopo cinque anni non sia stata effettuata;

la mancata promozione alla formalmente istituita qualifica di dirigente generale tecnico arreca agli appartenenti al ruolo stesso un indubbio pregiudizio economico, morale e professionale, oltre che una sperequazione, vedendosi essi preclusa, a differenza dei colleghi degli altri ruoli, la facoltà di raggiungere la qualifica apicale del ruolo di appartenenza -:
quali concrete iniziative abbia adottato il Governo per rendere possibile la promozione alla qualifica in questione, e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per dare celermente concreta attuazione alla previsione normativa del comma 3 dell'articolo 1-bis del decreto-legge 31 marzo 2005, n. 45, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'amministrazione di pubblica sicurezza, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
(5-03583)

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la cittadinanza di Camin, località alla prima periferia di Padova, da molto tempo vive in una situazione di allarmante insicurezza, a causa dei vari campi nomadi rom venutesi a creare nell'area, non da ultimo quello sito in via Vigonovese;
nel pomeriggio del 9 ottobre 2010 si è verificato l'ennesimo episodio di degrado sociale, con l'incendio di due roulotte abbandonate in un'area pubblica ed evidente rischio per la cittadinanza medesima;
i cittadini di Camin, pur avendo dimostrato a più riprese il loro stato di preoccupazione all'amministrazione comunale di Padova, non hanno mai ottenuto precisa risposta e la situazione della sicurezza in città sta evidentemente degradando, viste le proteste di residenti di altre zone, come apparso sulla stampa locale;
l'esasperazione di tale situazione ha portato i cittadini di Camin, in questi ultimi giorni e come apparso sui giornali locali, a rivolgersi direttamente al Ministro interrogato affinché intervenga per poter ristabilire la sicurezza nell'area -:
se non ritenga di assumere iniziative nell'ambito delle proprie competenze allo scopo di porre fine all'attuale allarmante situazione.
(4-08997)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Sbai Youssef, imam in Italia da 30 anni, prima a Genova e poi a Massa Carrara, si è sempre adoperato in tutto questo tempo per aiutare i membri della comunità musulmana a aprirsi alla società italiana e a integrarsi rispettando il dettato costituzionale e le leggi vigenti;
negli anni ottanta, quando il dialogo interreligioso e interculturale non era ancora diffuso come lo è oggi, ha partecipato in qualità di responsabile del centro islamico di Genova con la comunità di Sant'Egidio per l'avvio dei primi incontri a livello nazionale con altre culture religiose e come insegnante di italiano per i cittadini marocchini;
nel corso degli anni ha continuato, oltre agli insegnamenti religiosi, a insegnare la cultura e la storia italiana e nello stesso tempo a partecipare agli incontri di dialogo tra culture e religioni, non solo nella provincia di Massa Carrara ove attualmente risiede; attualmente fa parte della Consulta per il dialogo con le confessioni religiose della regione Toscana;
dopo gli atti terroristici del 2001 ha pubblicamente preso le distanze dalla cultura del terrorismo e della violenza e continuando a diffonderla posizione dell'Islam moderato basato sul dialogo, la convivenza e il rispetto del diverso a fronte di un estremismo e di un fondamentalismo che ha sempre condannato;
il 13 maggio 2010 il Ministero dell'interno lo informava che l'istanza di concessione della cittadinanza italiana K10/138448/R che lo riguarda era stata

rifiutata, sebbene la prefettura di Massa Carrara avesse concesso il nullaosta in considerazione appunto degli anni trascorsi in Italia e del suo impegno sociale;
tramite la propria segreteria, l'interrogante ha più volte interpellato, da alcuni mesi ormai, gli uffici del Ministero a Roma per conoscere le ragioni di questa discrasia tra il nullaosta citato e la decisione del Ministero di negarne la concessione e ha constatato la impossibilità di poter interpellare il responsabile del servizio (sempre impegnato) e la costante «sufficienza» dei vari operatori nel riferire che al più presto l'interrogante sarebbe stato messo al corrente dell'esito di tale richiesta, cosa che naturalmente non è avvenuta -:
quali siano le ragioni del diniego della concessione di cittadinanza a Sbai Youssef, atteso appunto che la prefettura di Massa Carrara non ha rilevato alcun evidenze invalidanti concedendone, infatti, il nullaosta;
se non ritenga che gli uffici preposti a fornire un servizio utile tanto per i cittadini direttamente interessati alla propria pratica quanto per chiunque altro abbia interesse a conoscerne l'iter abbiano il dovere di rendersi disponibili a fornire le informazioni richieste.
(4-08999)

MURER, FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
manca il piano triennale di programmazione dei flussi previsto dal testo unico sull'immigrazione; tale piano è scaduto dal 2007 mentre l'ultimo decreto flussi risale al 2008 con 150.000 ingressi che si dovevano pescare dalle domande presentate l'anno precedente. Infatti nel 2007, a fronte di 170.000 ingressi autorizzati, erano arrivate 742.000 domande;
in mancanza di una programmazione dei flussi, ad oggi, nessun immigrato potrebbe entrare legalmente in Italia per motivi di lavoro e di conseguenza quelli che entrano lo fanno necessariamente in modo irregolare;
al tempo stesso, permane una situazione di forte ritardo nella gestione di tutte le procedure burocratiche per il rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno e dei ricongiungimenti famigliari;
gli sportelli unici che dovevano sovrintendere a tali procedure sono nel caos; la loro situazione si è ulteriormente aggravata in conseguenza della decisione contenuta nella manovra finanziaria di non rinnovare il contratto di lavoro interinale a 650 operatori; il contratto è scaduto il 31 luglio 2010 mentre un altro contratto a tempo determinato per altri 650 operatori scadrà il 31 dicembre prossimo;
questi operatori che lavorano agli sportelli unici sin dalla sanatoria del 2002 e rappresentano quasi l'80 per cento del personale civile in organico agli sportelli stessi, professionalmente sono coloro che hanno consentito i processi innovativi d'informatizzazione delle procedure. È quindi ragionevole pensare che senza di loro gli sportelli non possano funzionare e non siano in grado di garantire neanche il già intollerabilmente basso standard di servizio erogato sin qui;
da alcuni mesi il portale dell'ufficio immigrazione del Ministero dell'interno registra continue interruzioni e a farne le spese sono i lavoratori stranieri per i quali si allungano i tempi di attesa per ottenere il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, con i quali regolarizzano la loro presenza nel nostro Paese. Si tratta di migliaia di cittadini stranieri che proprio per il malfunzionamento del sistema informatico rischiano di presentare le domande oltre i termini previsti dalla legge;
la regolarizzazione di colf e badanti fatta a settembre dello scorso anno ha raccolto circa 300.000 domande e a distanza di 12 mesi, il 41 per cento (circa 130.000) di esse sono ancora inevase; delle circa 170.000 domande evase, circa 20.000 sono state rigettate con relativo decreto di espulsione;
la maggior parte delle domande respinte sono relative a quegli immigrati che

erano già destinatari di un decreto di espulsione e, quindi, dopo la legge 94 (pacchetto sicurezza) erano scivolati nel reato di clandestinità;
quando è iniziata la regolarizzazione, i patronati sindacali avanzarono un quesito al Ministero dell'interno per sapere se questa fattispecie poteva aspirare alla regolarizzazione ed il Ministero aveva risposto affermativamente. Sono state fatte quindi le domande e sono stati versati anche i contributi forfettari di 500 euro;
solo successivamente è stata diramata una circolare del capo della Polizia che disponeva il rigetto di queste domande;
ci sono numerosi casi di specie che sono stati impugnati dal sindacato e ci sono sentenze di vari Tar (Piemonte-Toscana) che hanno accolto la tesi sindacale. Il Ministero, per suo conto, ha ricorso al Consiglio di Stato e c'è una sentenza del 3 settembre 2010 che conferma i pronunciamenti dei Tar e dichiara illegittimo il respingimento delle domande;
ciò nonostante s'insiste su questa linea interpretativa e si continuano a respingere le domande con queste caratteristiche -:
quali siano le ragioni per cui non si è proceduto all'elaborazione di un nuovo piano triennale flussi previsto dal testo unico sull'immigrazione, dal momento che l'ultimo è scaduto dal 2007; in che modo si stiano organizzando i flussi in mancanza di una programmazione; quale sia la situazione di ritardo nelle procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno rispetto ai tempi stabiliti dalla legge e come si intenda sopperire ad essi; come si intenda far proseguire l'attività degli sportelli unici senza il rinnovo dei contratti al personale a tempo determinato; come si intendano risolvere i problemi dei portali internet a cui ci si collega per le procedure di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno; per quale ragione non si tenga conto delle sentenze dei Tar e del Consiglio di Stato sull'ammissione alla regolarizzazione di badanti e colf anche in presenza di un loro precedente decreto di espulsione.
(4-09001)

MINARDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Il Ministero dell'interno e, nello specifico, la direzione centrale della finanza locale ha destinato e trasferito le somme relative a «contributi ordinari» e «contributi per sviluppo investimenti»;
già lo scorso 4 ottobre 2010 tutte le province ed i comuni della regione Sicilia hanno ricevuto i rispettivi importi;
tra le province siciliane solo a quella di Ragusa non è stato effettuato il trasferimento relativo alla voce «contributi ordinari», ma solo «contributi per sviluppo investimenti»;
la provincia di Ragusa, nel corso del 2010 ha ottenuto le prime due erogazioni, la prima delle quali il 19 febbraio 2010 e la seconda il 15 maggio 2010. Viene pertanto a mancare la terza trimestralità;
nella provincia di Ragusa, come nel resto della regione, tutti i comuni hanno già ricevuto lo stanziamento relativo ai «contributi per sviluppo investimenti» con l'unica eccezione del comune di Comiso -:
quali siano le ragioni per cui alla provincia regionale di Ragusa ed ai relativi comuni non è stata assegnata la terza trimestralità dei «contributi ordinari»;
quale sia il motivo per cui al comune di Comiso non è stato riconosciuto il «contributo per sviluppo investimenti».
(4-09002)

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
i cittadini stranieri possono chiedere ai sensi dell'articolo 9, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, e successive modifiche ed integrazioni, comprese le disposizioni di cui alla legge 15 luglio

2009, n. 94, la cittadinanza italiana che verrà concessa con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno;
l'iter per l'ottenimento della cittadinanza consta ovviamente di diverse fasi, che permettono di poter valutare la regolarità della documentazione presentata e l'eventuale necessità di integrazione della stessa e di svolgere gli accertamenti in ordine ai motivi ostativi connessi alla sicurezza della Repubblica. Molti elementi ostativi, ad avviso dell'interrogante, vengono valutati spesso con ampia discrezionalità dalla pubblica amministrazione ledendo i diritti delle persone coinvolte;
la legge italiana pur riconoscendo alla pubblica amministrazione discrezionalità amministrativa nella predisposizione di un atto, vincola in ogni caso tale attività alla legge, in quanto la salvaguardia dell'interesse pubblico, deve comunque muoversi nei binari della legge, garantendo la massima garanzia di tutti gli interessi e diritti coinvolti;
il vincolo della conformità alla legge dell'attività amministrativa della pubblica amministrazione, la cui discrezionalità non è mai assoluta, oltre che soggetta al controllo della giustizia amministrativa, richiede norme comportamentali di autoregolamentazione interna, quali il rispetto del principio di imparzialità e di trasparenza, e il non porre in essere comportamenti sproporzionati rispetto agli obiettivi da raggiungere;
alla luce di queste premesse di carattere generale, in alcuni casi di atti di comunicazione o di rigetto della richiesta di cittadinanza ex legge n. 91 del 1992, in relazione ai quali la pubblica amministrazione ha un ambito di discrezionalità garantito dalla legge, si è potuto constatare un non logico iter amministrativo che sembra non assicurare il pieno rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti;
caso sintomatico della violazione dei diritti della persona coinvolta, è il caso della signora Alina Popova, che a fronte di una richiesta di cittadinanza italiana ex articolo 9, lettera c), della legge n. 91 del 1992, si è vista rigettare l'istanza per motivi inerenti «la sicurezza della Repubblica italiana», che non appaiono chiari, in fatto e in diritto, e in relazione ai quali sarebbe opportuno conoscere le valutazioni di merito;
la richiedente è cittadina russa e dal 1998 è impiegata al consolato generale d'Italia in San Pietroburgo (federazione russa), presso il quale svolge mansioni attinenti al disbrigo dei visti, avendo possibilità di accesso ai dati sensibili del Ministero degli affari esteri, oltre che l'accesso alla rete mondiale visti, occupandosi altresì del vaglio, comprendente controllo e valutazione delle pratiche dei visti stessi;
la richiesta di cittadinanza è stata presentata dalla signora Alina Popova il 29 marzo 2004 per aver prestato servizio alle dipendenze dello Stato italiano per più di cinque anni (articolo 9, lettera c), della legge n. 91 del 1992), pratica K10/74911. Nel luglio 2010 la richiedente ha ricevuto dal competente dipartimento del Ministero dell'interno, preavviso di diniego della richiesta di cittadinanza per motivi di «sicurezza della Repubblica»;
tali elementi di pericolosità per la sicurezza della Repubblica sono, ad avviso dell'interrogante, inesistenti, in quanto non sono stati mai segnalati dai consiglieri capi ufficio che si sono succeduti in questi anni e la stima a svolgere i compiti delicati affidati alla Popova è stata confermata dall'attuale console nonostante la comunicazione del preavviso di diniego di cittadinanza;
oltretutto, dall'accesso agli atti del fascicolo personale negli archivi del Ministero degli affari esteri, effettuato su richiesta formale e delega della signora Pamela Mingolla, in data 8 luglio 2010, in data posteriore alla comunicazione di intenzione di rigetto, non sono emersi relazioni, rapporti o qualsiasi altro elemento ostativo o pregiudiziale e meno ancora di pericolo per la Repubblica;

da tutti gli elementi raccolti, si evince che Alina Popova è in possesso di tutti i requisiti di legge per l'ottenimento della cittadinanza italiana, avendo prestato (e prestando attualmente) lodevole servizio alle dipendenze dello Stato italiano già da 12 anni, con incarichi di sempre crescente responsabilità, a riprova dell'onorabilità, fiducia e merito nello svolgimento delle sue mansioni, e godendo oltretutto della stima dei colleghi; la signora Popova è inoltre sposata con un cittadino italiano, impiegato di ruolo del Ministero degli affari esteri in partenza per sede bellica e dal quale ha avuto una bambina anch'essa, ovviamente, cittadina italiana;
la signora richiedente, ricevuto preavviso di diniego di cittadinanza, con la discriminatoria e sintetica locuzione di ostacoli inerenti «la sicurezza della Repubblica italiana», ha fatto più volte richiesta al Ministero dell'interno per avere un'adeguata indicazione dei motivi di diniego, ai fini di una eventuale controdeduzione e per la salvaguardia dei suoi diritti, a cui non ha mai avuto risposta;
alla luce di tanto, i fatti parrebbero evidenziare che il rigetto della istanza di cittadinanza «per motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica», pur costituendo esercizio di discrezionalità amministrativa e di autonomia decisionale della pubblica amministrazione nel salvaguardare un interesse pubblico, sacrifica senza adeguata valutazione dei presupposti di fatto e di diritto la richiesta di cittadinanza, e pertanto gli interessi e i diritti dei cittadini coinvolti, oltre ad avere in sé elementi che secondo l'interrogante contrastano con le norme generali di diritto, con la tutela della dignità umana e della onorabilità, con il diritto costituzionale di difesa e con la trasparenza dell'iter del procedimento amministrativo ex legge n. 241 del 1990 -:
se i Ministri interrogati possano chiarire, ciascuno per le proprie competenze essendo in corso ancora l'istruttoria sulla richiesta di cittadinanza della signora Alina Popova, quali siano gli elementi di fatto e di diritto e le ragioni giuridiche a sostegno delle motivazioni che hanno condotto a emettere un preavviso di diniego della cittadinanza per motivi inerenti alla sicurezza della Repubblica, che desta dubbi sul piano della legittimità per carente motivazione e violazione dei diritti fondamentali della persona umana;
se i Ministri interrogati intendano adottare o abbiano adottato iniziative atte a controllare i procedimenti amministrativi e gli atti emanati dalla pubblica amministrazione con valutazione discrezionale, anche relativi alle domande di cittadinanza e al relativo eventuale diniego, per garantire gli interessi e i diritti coinvolti ed evitare ipotesi di eccesso di potere;
se i Ministri interrogati ritengano di adottare iniziative atte a garantire l'economicità, l'efficienza e la legalità del procedimento che conduce alla concessione o al rigetto della cittadinanza ex legge n. 91 del 1992, oltre che ai fini della salvaguardia di diritti costituzionalmente garantiti, anche per evitare eventuali gravosi oneri finanziari a carico dello Stato.
(4-09004)

PES, CALVISI, FADDA, MARROCU, MELIS, SCHIRRU e FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel pomeriggio dell'11 ottobre 2010 un centinaio di migranti ospiti del Centro di prima accoglienza di Elmas (Cagliari) ha occupato il Centro e la pista dell'aeroporto dello scalo cagliaritano «Mario Mameli», provocando la chiusura dello stesso per diverse ore e la cancellazione di dodici voli e il dirottamento di quattro;
i migranti - nel tentativo di evasione - hanno sfondato gli infissi, distrutto bagni, finestre, mobili, manomesso le telecamere di sorveglianza esterna e venti di loro sono riusciti a scavalcare la rete di recinzione alta quasi quattro metri che li separava dall'aeroporto, uno si è fratturato una gamba;
le forze dell'ordine hanno isolato alcuni migranti e ricercato coloro che mancano all'appello;

per dieci migranti è scattato l'arresto con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento;
dopo aver verificato la presenza di tutti i migranti, è stato riaperto l'aeroporto;
il Centro di prima accoglienza di Elmas (Cagliari) è stato aperto il 4 giugno 2008 con l'arrivo di un centinaio di somali che avevano chiesto asilo;
la sede del Centro di prima accoglienza è una palazzina dell'ex caserma avieri all'interno dell'aeroporto militare e a pochi metri dalla pista dell'aeroporto civile di Elmas;
la struttura può ospitare 240 persone, ma sino all'11 ottobre erano agibili poco più della metà degli spazi, quasi tutti occupati dai 104 migranti arrivati nelle ultime settimane;
per presidiare la struttura sono impegnati 40 carabinieri e poliziotti;
quanto accaduto segue precedenti ribellioni: la prima risale al 19 settembre 2008; il 26 novembre 2008 fuggono dal centro cinque clandestini e l'aeroporto viene chiuso; il 10 e il 15 dicembre si generano sommosse per favorire la fuga di due algerini; l'11 giugno 2010 quattro algerini vengono ricoverati in ospedale per aver ingoiato shampoo; il 16 agosto otto extracomunitari tentano l'evasione; il 5 ottobre una quarantina di immigrati danneggiano le telecamere e incendiano arredi e materassi;
l'interrogazione presentata il 21 giugno 2010 dall'onorevole Amalia Schirru, che metteva in evidenza i disordini verificatisi fino a quel momento nel centro, è rimasta senza risposta;
in seguito ai disagi creati ai passeggeri per i ripetuti episodi di rivolta e fuga degli immigrati, le associazioni dei consumatori chiedono lo spostamento del Centro di prima accoglienza in altra struttura non vicina a punti strategici -:
se il Ministro interrogato ritenga opportuno verificare che le attuali condizioni logistiche del Centro di prima accoglienza di Elmas siano ancora idonee, da un punto di vista sanitario e della sicurezza, alla prima accoglienza dei profughi immigranti;
quali misure intenda intraprendere per incrementare le forze del personale in servizio;
se sia fondata la notizia che il centro ospiti anche immigrati che escono dal carcere e coloro che sono stati già destinatari di un decreto di espulsione;
se non ritenga opportuno individuare una destinazione alternativa per il centro, anche in considerazione del fatto che le stesse società di gestione lamentano la difficoltà di convivenza tra il Centro di prima accoglienza e il vicino aeroporto.
(4-09005)

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 3 ottobre 2010, a Novi di Modena, si è consumata l'allucinante e disumana vicenda dell'omicidio della signora Shahnaz Begum, commesso dal proprio marito ed il crudele ferimento della ragazza Nosheen, perpetrato dal relativo fratello;
tali fatti efferati sono solo gli ultimi di una serie di eventi agghiaccianti che sempre più spesso si scoprono accadere tra le comunità islamiche presenti nel nostro Paese, ma che non sempre riescono ad emergere ed essere conosciuti, e perciò da condannare, da parte della società civile;
la vicenda di Novi è l'esempio evidente di come discriminazioni arcaiche presenti e messe in atto in certe culture fondate sul fanatismo religioso si trasformano in eventi di inaudita e letale violenza;
il fondamentalismo islamico, in particolare, considera le donne come esseri inferiori, senza diritti, piegate all'uomo padrone che le relega al ruolo di serve e ciò in ragione della Sharia (legge islamica);

l'integrazione degli immigrati nel nostro Paese è un principio senz'altro da perseguire e sostenere, ma a condizione che non comporti anche l'accettazione di fenomeni retrivi, intollerabili e contrari ai diritti fondamentali dell'essere umano, soprattutto delle donne come nel caso di Novi;
la tragedia di Novi non va considerata come un fatto isolato ed eccezionale, ma al contrario come un monito per casi equivalenti che potrebbero verificarsi di nuovo, soprattutto nella regione Emilia Romagna. Infatti, vista la situazione del carico di immigrati di origine islamica che si è creata nella regione Emilia Romagna, non si dovrebbe sottovalutare il rischio che gesti inauditi analoghi a quello di Novi si ripetano in altri luoghi in cui è elevata la presenza di immigrati potenzialmente osservanti di tradizioni fondamentaliste che disprezzano la donna o che minano i valori della parità e della coesione sociale. Come si evince dai dati pubblicati dalla regione Emilia Romagna, negli ultimi anni sono aumentate le persone titolari di permessi di soggiorno di lunga durata, che si ottengono dopo cinque anni e non necessitano del rinnovo annuale. Dalle 41.228 del 2004 sono diventate 65.817 del 2005, 82.679 del 2006 e 100.393 del 2007, collocando l'Emilia Romagna ai primi posti tra le regioni italiane;
riguardo alla tragedia di Novi, le cronache di questi giorni riportano notizie secondo cui il predetto Snhez Begh avrebbe commesso l'omicidio della moglie mentre ancora indossava la tunica, in quanto era di ritorno dalla moschea dove si era recato in preghiera;
le notizie riferiscono che la moschea sia stata realizzata in un vecchio magazzino di sua proprietà dove si esercitava regolarmente la religione coranica;
da tempo la Lega Nord conduce costanti e mirate iniziative tese a vigilare sulla conforme e legittima apertura di sedi da adibire a moschee sul territorio soprattutto al fine di evitare che esse, oltre che essere abusive, possano essere luoghi in cui professare e rafforzare idee fondamentaliste e propositi violenti incompatibili con la cultura occidentale ed i princìpi della non discriminazione, ma anche per impedire che si creino luoghi di affollamento incontrollato capaci di mettere a rischio la sicurezza della popolazione che vi risiede. In tal senso, in più occasioni le operazioni messe in atto dalla Lega Nord sono risultate appropriate e idonee ad impedire la nascita di incompatibili centri di assembramento umano, privi di requisiti di sicurezza e molto critici dal punto di vista della compatibilità sociale -:
se non intenda intraprendere iniziative urgenti volte ad impedire che nelle comunità degli immigrati islamici presenti nel nostro Paese, soprattutto in Emilia Romagna, si professino idee e riti basati sul fondamentalismo religioso che violano i diritti fondamentali dell'uomo e soprattutto il diritto delle donne di partecipare pienamente alla vita sociale, economica, culturale e politica del territorio in cui vivono;
se non intenda adottare iniziative volte a contrastare la nascita incontrollata di moschee abusive, spesso celate dietro la denominazione di centri culturali, nei luoghi in cui sono presenti immigrati islamici, se del caso anche in collaborazione con gli enti locali competenti;
se non ritenga opportuno assumere iniziative normative che impongano l'uso della lingua italiana, oltre quella di origine araba, nelle comunicazioni pubbliche concernenti l'attività delle associazioni e dei centri culturali islamici.
(4-09012)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

AMICI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'ordinanza ministeriale n. 40 del 23 marzo 2005, registrata alla Corte dei

Conti il 5 maggio 2005, concernente il conferimento degli incarichi di presidenza nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, nelle scuole secondarie superiori e nelle istituzioni educative risulta tuttora vigente nell'ambito delle operazioni riguardanti la conferma degli incarichi già conferiti in applicazione dell'articolo. 1-sexies del decreto-legge n. 7 del 2005, convertito con modificazioni, dalla legge n. 43 del 2005;
la suddetta ordinanza ministeriale, articolo 5, comma 18, per la revoca degli incarichi già conferiti prevede che il dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale o suo delegato, per gravi e documentati motivi, sentito il parere della commissione di cui al primo comma dell'articolo 4 della citata ordinanza, con provvedimento motivato, da comunicare all'interessato, può disporre la nomina in sede diversa da quella a cui l'interessato avrebbe avuto titolo secondo la graduatoria o la revoca dell'incarico di presidenza -:
se la suddetta disposizione risulti ancora in vigore e, nel caso, per quale motivo nell'anno scolastico 2009-10 non risulti applicata nell'ufficio scolastico della regione Lazio in occasione della revoca dell'incarico nei confronti del dirigente scolastico incaricato della direzione didattica 1o Circolo di Velletri.
(5-03574)

TESTO AGGIORNATO AL 14 OTTOBRE 2010

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GINEFRA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane s.p.a. nell'ultimo decennio ha assunto migliaia di lavoratori precari con contratti non definitivi e atipici, reiterati nel tempo, in un periodo in cui azienda - in fase di ristrutturazione e di privatizzazione - poteva ancora attingere con una certa facilità ad istituti di matrice pubblicistica speciali e derogatori rispetto alla disciplina di diritto del lavoro comune;
la fine del «periodo agevolato» e la mancata riconferma di tali contratti atipici da parte di Poste Italiane, ha provocato una serie di vertenze di lavoro, dagli esiti altalenanti, che - negli anni 2004 e 2005 - hanno obbligato l'amministrazione postale ad effettuare circa 5000 reintegri;
l'argomentazione principale sostenuta dall'azienda è stata la sussistenza di una contrattazione collettiva che legittima la stipulazione di forme contrattuali ulteriori e sui generis rispetto a quelle di stretta matrice legale: in passato l'Azienda si era avvalsa di questa «legittimazione pattizia» - concordata con le parti sociali firmatarie del contratto collettivo di categoria - specie per quanto concerne la successione nel tempo di contratti a termine ovvero la non applicabilità ad essi della sanzione legale della conversione contrattuale nel caso di mancata indicazione del termine ed ancora l'omissione di individuazione del nominativo del lavoratore pro tempore sostituito dal nuovo lavoratore precario assunto con contratto a termine;
molti lavoratori hanno quindi fatto causa all'azienda sindacando giudizialmente la sussistenza nel caso concreto dei presupposti che hanno legittimato la loro assunzione mediante contratto a termine e tali presupposti sono rappresentati dall'effettività delle esigenze aziendali di Poste Italiane come individuate nel piano di ristrutturazione: sostituzione di lavoratori assenti e per i quali sussiste il diritto alla conservazione del posto, presenza di nuovi processi produttivi e di nuovi servizi predeterminati nel tempo e aventi carattere straordinario, esigenze eccezionali conseguenti

alla fase di ristrutturazione degli assetti occupazionali in corso; parametri la cui ricorrenza è necessaria per integrare il requisito della specialità del rapporto di lavoro e per giustificare la limitazione temporale della durata dello stesso;
in data 13 gennaio 2006, Poste Italiane spa ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali un accordo teso a regolamentare le migliaia di sentenze di reintegro emesse dai vari giudici del lavoro aditi: l'accordo prevedeva, in sede di conciliazione, la sottoscrizione di un verbale con il quale il lavoratore ricorrente si impegnava alla restituzione delle somme percepite per il periodo non lavorato - ossia quello intercorrente tra la data della scadenza del contratto a tempo determinato e la sentenza di riassunzione - in cambio della desistenza all'appello e ai gradi superiori della giustizia da parte dell'azienda;
in data 10 luglio 2008, è stato sottoscritto un ulteriore accordo tra Poste Italiane e organizzazioni sindacali, con il quale venivano esclusi, dai supposti benefici del precedente accordo citato, coloro che si trovavano in servizio in forza di una sentenza del giudice del lavoro adito, ma la cui origine del rapporto di lavoro con Poste Italiane era stata un'assunzione da agenzia interinale anziché un'assunzione diretta da parte di Poste;
in data 27 luglio 2010, Poste Italiane spa ha sottoscritto un ulteriore accordo con le organizzazioni sindacali, per meglio regolare le situazioni derivanti dai contratti a tempo determinato e dei riammessi in servizio a seguito di sentenza giurisdizionale e con tale accordo si dava la possibilità di conciliare anche a tutti coloro i quali erano risultati esclusi dai primi due accordi, fatta eccezione per gli ex-interinali;
anche con questo ultimo accordo del 27 luglio 2010, però, sono stati esclusi coloro i quali erano stati riammessi in servizio dal giudice del lavoro, pur essendo stati assunti da agenzie interinali e non direttamente dall'azienda, e questi, pur godendo parimenti agli altri di una sentenza di riammissione in servizio da parte del giudice del lavoro adito, non hanno potuto conciliare la propria posizione giudiziale con l'azienda subendo una vera e propria discriminazione nel trattamento a parità di condizione data dall'iter giudiziario;
è importante precisare che la succitata esclusione dei lavoratori di Poste ex-interinali non si evince in maniera esplicita dalla lettura dell'accordo del 27 luglio 2010, bensì è stata estrinsecata verbalmente dai responsabili dell'azienda alle organizzazioni sindacali in sede di stesura dello stesso -:
quali motivazioni d'ordine giuridico e di strategia aziendale ancora oggi vengano addotte per escludere da una regolamentazione transattiva quelle centinaia di lavoratori che hanno avuto una sentenza di reintegro al lavoro e hanno dichiarato la loro disponibilità a restituire gli emolumenti percepiti per il periodo non lavorato, con trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, solo perché assunti da agenzia interinale nonostante diversi giudici dei tribunali del lavoro in Italia li hanno paragonati agli ex-ctd, ovvero i lavoratori con contratto a tempo determinato.
(5-03577)

GATTI, FONTANELLI e REALACCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la C-GLOBAL spa è una società di servizi, prevalentemente bancari, detenuta al 17 per cento da POSTEL spa e all'83 per cento dalla capogruppo CEDACRI spa. Essa impiega 304 dipendenti cosi dislocati: 198 nella sede centrale di Collecchio (PR), 24 nella filiale di Castellazzo (AL), 65 in quella di Pisa e 17 nella sede di Firenze;
il 9 agosto 2010 la società ha ufficializzato un progetto «di razionalizzazione delle attività e della struttura» comportante la chiusura delle sedi di Pisa e

Firenze entro il dicembre 2010. Tale soluzione, a detta dell'azienda, permetterebbe di concentrare le attività attualmente svolte a Pisa e Firenze presso la sede principale di Collecchio, ottimizzando le risorse e adeguando la struttura organizzativa aziendale;
il nuovo piano aziendale prevede, quindi, il trasferimento a Collecchio entro la fine dell'anno di 82 dipendenti, 65 a Pisa e 17 a Firenze, impiegati in Toscana. Il timore è che i trasferimenti possano tradursi in altrettante perdite di posti di lavoro, poiché la distanza tra le sedi toscane e quella centrale di Collecchio non è certo di modesta entità e comporterebbe lo stravolgimento della vita di 82 famiglie;
le preoccupazioni legate alle sorti dei lavoratori toscane sono acuite dall'atteggiamento di chiusura dell'azienda, che ha risposto negativamente a un invito formulato dall'assessore al lavoro della regione Toscana, Gianfranco Simoncini, volto a organizzare un incontro con le organizzazioni sindacali per una verifica congiunta delle prospettive della C-GLOBAL. Come affermato dallo stesso assessore nel corso di una lettera indirizzata al direttore generale della C-GLOBAL, Giorgio Guerreschi, «succede di rado, per non dire quasi mai, in Toscana che si declinino inviti a riunioni che ovviamente hanno come unico intento quello di ricercare confronti tra le parti»;
il 27 settembre la C-GLOBAL, rispondendo a una missiva inviata dagli interroganti il 22 settembre allo scopo di sollecitare «da parte aziendale un ulteriore sforzo indirizzato alla ripresa del dialogo con le parti sociali e le istituzioni locali interessate» e di stigmatizzare l'atteggiamento poco collaborativo della società, affermava di essere disponibile «ad incontrare le istituzioni ed aggiornarle circa le evoluzioni inerenti la riorganizzazione in atto»;
a tale apertura non ha fatto seguito nessun fatto concreto. Anzi, come riportato dai media locali la situazione è in rapida e pericolosa evoluzione, visto che nella mattinata di lunedì 11 ottobre i dirigenti della C-GLOBAL, senza alcun preavviso, si sono recati presso la sede di Ospedaletto per consegnare le lettere di trasferimento ai 60 e più lavoratori della sede pisana. Nelle lettere si comunicava che dal 29 novembre avrebbero dovuto prendere servizio a Parma. Al rifiuto (suggerito dai rappresentanti sindacali presenti in sede), opposto da molti lavoratori al ritiro della lettera, motivato con la richiesta che venisse invece inviata una raccomandata, i dirigenti della società hanno tentato di convocare il personale di ogni reparto per effettuare la comunicazione a voce, leggendo la lettera, in presenza di testimoni;
l'atteggiamento della dirigenza della C-GLOBAL, unito al clima di preoccupazione e incertezza che si respira all'interno della sede dell'Ospedaletto, ha contribuito ad accendere gli animi, tanto che «una dipendente, G. D, si è sentita male, perdendo conoscenza, ed è stata portata al pronto soccorso, mentre un'altra, A. G., cadendo, ha avuto una lesione a un polso» (Il Tirreno, 12 ottobre 2010). Il tutto mentre i rappresentanti della società hanno deciso di abbandonare l'edificio senza portare a compimento il proprio lavoro, a seguito di una contestazione effettuata da alcuni lavoratori esasperati dalla situazione;
la Cisl fa sapere che «le organizzazioni sindacali hanno presentato una causa contro l'azienda per comportamento antisindacale e per non aver rispettato il contratto firmato nel febbraio del 2010 in cui la stessa azienda si impegnava a non spostare e chiudere le filiali toscane». Le organizzazioni sindacali ricordano inoltre che è stata fissata per il 22 di ottobre l'udienza da parte del tribunale a fronte di questa istanza che è stata presentata. Nel frattempo, lavoratori e sindacati, proseguono gli incontri per riuscire a salvare il proprio posto di lavoro. Infatti è previsto il 12 ottobre, un incontro con l'amministratore delegato di «Banco Desio» Nereo Dacci, azionista di C-GLOBAL, mentre nella giornata di venerdì si svolgerà a

Firenze una nuova riunione del tavolo proposto dalla regione per evitare la chiusura delle sedi di Pisa e Firenze dell'azienda -:
se non si intenda intervenire con la più assoluta urgenza per agevolare un confronto tra la C-GLOBAL, gli enti locali, le organizzazioni sindacali e le parti sociali interessate, allo scopo di cercare un'intesa che possa conciliare le esigenze di razionalizzazione dell'attività dell'azienda e quelle dei lavoratori alla tutela del proprio posto di lavoro.
(5-03579)

DI BIAGIO, MADIA e ANGELA NAPOLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
stando ai dati tracciati nel dodicesimo rapporto sulla condizione occupazionale di Alma Laurea il tasso di disoccupazione giovanile tra coloro che hanno conseguito una titolo di studio universitario è sensibilmente aumentato rispetto ai dati a disposizione per il 2007;
infatti si è passati dal 16,5 al 21,9 per cento di disoccupazione per le laurea di primo livello, e dal 13,9 al 20,8 per le laurea specialistiche;
il mercato del lavoro italiano non riesce ad assorbire le eccellenze: profili professionali con una formazione medio-alta, il più delle volte con perfezionamento o specializzazione conseguita all'estero e conoscenza ottimale di uno o più lingue straniere non riescono a collocarsi nel tessuto produttivo italiano poiché questo non ha gli strumenti per recepirli e valorizzarli;
le criticità risultano amplificate per i profili femminili, che risultano il più delle volte penalizzati: negli ultimi due anni si sta assistendo ad una preoccupante divaricazione del gap tra maschi e femmine sul versante della disoccupazione dei giovani laureati;
stando ai dati a disposizione dell'interrogante, per quanto riguarda molte posizioni di lavoro valorizzate da appositi annunci sebbene rivolte ad ambosessi ai sensi della legge n. 903 del 1977, esistono precise ed inderogabili linee guida dettate dalle aziende «ai cacciatori di teste» o alle agenzie interinali, in base alle quali viene imposta la ricerca esclusivamente di profili maschili. Molte candidate sono costrette a vani e fittizi percorsi di selezione, spesso anche lontano dai propri domicili, oltre che a sostenere i relativi costi di viaggio a proprio carico;
alle vergognose criticità di natura sessista suindicate che si verificano soprattutto nei grandi gruppi italiani, si aggiungono i parametri discutibili e incomprensibilmente vincolanti a cui si attengono i selezionatori sia essi interni alle aziende che esterni;
molto spesso sono chiamati ad analizzare le candidature e a selezionare i profili, professionisti che non hanno adeguati strumenti e competenze nel settore in cui si ricerca il candidato: esauriente è il caso di selezionatori con qualifica di psicologo del lavoro chiamati a giudicare l'adeguatezza di un candidato con laurea in ingegneria dei materiali o biologia marina;
stando ai dati dell'interrogante, molti selezionatori, siano essi esterni o interni alle aziende in cerca di personale, utilizzano tecniche attinenti all'analisi transazionale e alla programmazione neuro linguistica nell'intervista del candidato: pratiche che - per quanto attendibili e valide in altri settori - a detta dell'interrogante risultano scarsamente adeguabili ad un percorso di ricerca e selezione delle eccellenze professionali;
le attuali dinamiche di selezione - soprattutto nelle grandi aziende - tendono dunque a valorizzare inevitabilmente e paradossalmente chi per fortuna o per astuzia si comporta, si muove, sorride o altro secondo le logiche delle citate pratiche pseudo-psicologiche che hanno davvero poco a che vedere con la reale capacità professionale, tecnica e scientifica del candidato selezionato;

a ciò si aggiunge il fatto che molte selezioni, che si contraddistinguono in snervanti e farraginosi iter in cui quasi mai si mette alla prova la competenza del profilo, constano anche di test in cui i candidati sono chiamati a rispondere a domande che nulla hanno a che vedere con il profilo per cui si sono candidati e con la formazione universitaria richiesta negli annunci: ad esempio problemi di matematica o finanza internazionale o addirittura algebra per posizioni nel settore della comunicazione;
a tali aspetti attinenti al modus in cui si svolge la selezione si aggiungono i parametri stringenti a cui i profili dei candidati devono attenersi per essere in linea con quelli ricercati: per tutte le aree operative - ad eccezione di quelle tecniche - della maggior parte delle aziende italiane, aree che vanno dal settore amministrativo, commerciale, passando per il settore acquisti e risorse umane sembrano essere ricercati esclusivamente laureati con un età non superiore ai 26/28 anni, con un'esperienza di almeno due anni e soprattutto con una laurea in ingegneria gestionale o economia e commercio anche se talvolta per le posizioni aperte sarebbero più indicate formazioni attinenti ad altri percorsi universitari. Dunque a netto svantaggio della formazione e della specificità settoriale;
buona parte delle aziende italiane piuttosto che analizzare case by case i profili professionali candidati alle posizioni aperte continuano a prediligere i suindicati meccanismi di selezione standardizzati e poco funzionali oltre che scarsamente validi, piuttosto che optare per competenze realmente funzionali alle nuove necessità delle imprese e al contesto globalizzato e trasversale entro cui queste si trovano ad operare;
in alternativa a quanto sopra indicato, risultano essere appetibili alle grandi aziende italiane esclusivamente quei profili che hanno conseguito un master post-laurea sponsorizzato dalle stesse aziende, e che il più delle volte risulta oneroso e insostenibile per buona parte dei giovani laureati privi di risorse da investire nella propria formazione. Sebbene esistano forme di sostegno o pseudo borse di studio che consentano anche ai laureati «poveri» di poter accedere all'«olimpo» dei grandi master italiani, queste sono sempre poche o irrisorie e molto spesso risultano inesistenti per i master più prestigiosi;
un'ulteriore causa del mancato recepimento di eccellenze nel comparto industriale produttivo italiano va ricercato nell'esponenziale ridimensionamento dei finanziamenti, pubblici e privati, destinati alla ricerca, il principale motore dello sviluppo economico di un Paese. Infatti l'Italia si colloca agli ultimi posti nell'Unione europea per quanto riguarda la spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al prodotto interno lordo;
l'incapacità di gestire le eccellenze, unita all'inadeguatezza dei meccanismi di selezione nel settore privato e all'incapacità di valorizzare la microsettorialità formativa contribuiscono anche questi a massimizzare le criticità dell'economia italiana, accrescendo i limiti della competitività industriale del nostro Paese e la capacità dei nostri comparti produttivi di essere realmente sfidanti a livello internazionale, oltre che favorire i tassi di disoccupazione soprattutto tra i giovani che non rientrano nei discutibili parametri di cui sopra;
i giovani che per età, sesso, «mancata sintonia psico-relazionale» con il selezionatore, o che non sono ingegneri gestionali, e che quindi sono estromessi dalle discutibili dinamiche di accesso al mondo del lavoro sono coloro che vanno a formare quello stuolo di «cervelli in fuga», che poi si ha il piacere di ritrovare nel management delle aziende straniere -:
se si è sia conoscenza delle criticità espresse in premessa;
se si intendano promuovere campagne informative volte a diffondere criteri di selezione del personale innovativi e più efficaci da parte del sistema delle imprese,

che prevedano come priorità la valorizzazione del merito e delle capacità del tutto svincolata dal tipo di laurea o formazione conseguita, dal sesso del candidato e dalla sua capacità di rientrare o meno nei parametri simil-psicologici dei selezionatori, così favorendo l'incontro tra domanda e offerta di lavoro;
se si intenda avviare un'indagine ministeriale sull'inserimento dei giovani laureati nel mercato del lavoro e sui limiti che ne condizionano le dinamiche.
(5-03581)

Interrogazioni a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
sono migliaia i giovani vincitori di concorso pubblico che attendono da tempo di essere assunti, tanto che sembra essersi creata una nuova categoria di disoccupati, i cosiddetti «vincitori di concorsi pubblici non assunti», vale a dire giovani, che pur avendo sostenuto una prova concorsuale ed avendola vinta, si trovano nella condizione di non poter accedere, di fatto, al posto per il quale hanno studiato e sostenuto sacrifici anche economici. Una volta superate le prove concorsuali, infatti, e pubblicata la graduatoria definitiva, l'immissione nel posto di lavora viene continuamente rimandata, anche per anni, tale categoria riguarda tutti i comparti della pubblica amministrazione e, secondo le notizie diffuse dal «Comitato vincitori non assunti della Pubblica amministrazione», attraverso l'omonimo sito Internet, sarebbero circa 70.000 i cittadini vincitori, ovvero idonei, di concorsi pubblici che si trovano dopo mesi e a volte anni in attesa di assunzione;
nella situazione sopra descritta si trovano, in particolare, 404 vincitori di concorso dell'Inail;
l'Inail, infatti, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 gennaio 2007, ha bandito due concorsi, il primo, a 735 posti, riservato al personale interno per i lavoratori che intendevano effettuare il passaggio a funzionario C1, ed il secondo, a 404 posti sempre per funzionario, riservato ai candidati esterni; a tale seconda determinazione l'Inail è pervenuto in seguito a sentenza del Tar, confermata al Consiglio di Stato nel maggio 2006, che accanto al bando riservato al personale interno, imponeva analogo bando di concorso per il personale esterno all'istituto medesimo. A tale secondo concorso ha partecipato, in realtà, parte del personale a tempo determinato, che non aveva diritto a partecipare al bando riservato al personale interno. Tale personale, però, al momento, non può più usufruire di contratti a termine, in quanto l'Istituto, ad avviso dell'interrogante inopinatamente, si rifiuta di rinnovare i contratti a coloro che risultano essere vincitori di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato;
le prove concorsuali si sono tenute a partire dal 21 giugno 2007 e già nel novembre dello stesso anno veniva autorizzata l'assunzione di 738 vincitori interni a cui seguivano altri 232 il 23 giugno 2008 ed ulteriori 31 il 17 novembre 2009; si tratta, dunque di un numero complessivo di 1001 assunzioni di interni, tramite scorrimento graduatoria, contro le 735 unità inizialmente previste dal bando di concorso;
la pubblicazione delle graduatorie per il concorso di 404 unità, veniva resa pubblica solo nel febbraio del 2010, dunque, con un margine temporale ben più ampio, rispetto al concorso degli interni, per il quale si è provveduto all'assunzione in numero molto superiore al previsto;
si apprende che di tali 404 vincitori di concorso l'amministrazione intenderebbe assumerne solo 25 per il 2010, poiché il blocco del turn-over non permetterebbe all'istituto, al pari di tanti altri vincitori di concorso in ministeri ed enti,

di prevedere un'immissione maggiore di unità, nonostante che il direttore generale dell'Inail, abbia dichiarato in occasione del recente forum PA 2010 a Roma che l'applicazione del decreto legislativo 150 del 2010 abbia portato alla luce diversi problemi in ordine alla carenza di personale. «Non mi sembra congruo che un dirigente sia costretto a rispondere a standard operativi sempre più elevati sulla base di risorse a disposizione spesso sconosciute, a volte ridotte in corso d'opera. Negli ultimi anni l'Inail ha visto una drastica flessione dei propri dipendenti da 11 mila fino a poco più di 9 mila unità previste a fine 2011, a fronte di un vertiginoso aumento delle funzioni previste dalla legge - soprattutto sul fronte della riabilitazione e della prevenzione - che alle condizioni attuali, di certo non potranno essere assolte con pienezza»;
il blocco del turn-over e l'impossibilità per le amministrazioni di procedere alle assunzioni dei vincitori di concorso è stato «sospeso a tempo indeterminato» ad opera dell'articolo 17, comma 7, del decreto-legge 10 luglio 2009, n. 78, convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, che ha introdotto un ulteriore blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni dopo che già l'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, aveva previsto il divieto di procedere ad assunzioni in mancanza di riduzioni degli assetti organizzativi; tale nuovo blocco è venuto meno con l'articolo 2, comma 8-septies, del decreto-legge 30 dicembre 2009,n. 194, convertito dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25; quindi, le amministrazioni che hanno ottemperato alle previsioni di cui all'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, potranno procedere all'assunzione di personale; occorre evidenziare, però, che la legge n. 25 del 2010, all'articolo 2, prevede un nuovo intervento di riduzione degli assetti organizzativi, che doveva essere effettuato entro il 30 giugno 2010. I ministeri e gli enti, dunque, potevano assumere, ma entro il 30 giugno 2010, oltre quella data scatta di nuovo il blocco a meno che non si attui una nuova razionalizzazione di spesa che prevede il taglio del 10 per cento del numero dei posti di dirigenti di prima e seconda fascia e la riduzione dei non dirigenti del 10 per cento della relativa spesa;
l'Inail non ha proceduto ad effettuare gli adempimenti previsti dalla legge n. 25 del 2010 entro il 30 giugno 2010, e soltanto il 15 settembre 2010 è stato predisposto il documento volto a realizzare il taglio imposto da suddetta normativa. Per tale motivo neanche i 25 vincitori, la cui assunzione è stata ormai autorizzata con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 marzo 2010 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 28 giugno 2010, sono stati convocati. Le assunzioni sono, dunque, ad oggi ancora pari a zero -:
se i Ministri interrogati non ritengano di dover effettuare un monitoraggio al fine di stabilire il numero effettivo dei vincitori di concorso non assunti nelle varie amministrazioni dello Stato, fornendo i relativi dati;
quali iniziative intendano adottare affinché le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici rispettino le percentuali di assunzioni relativamente ai posti banditi riservati al personale interno ed esterno;
quali iniziative intendano adottare al fine di garantire ai 404 candidati vincitori del concorso presso l'Inail il diritto all'assunzione, dato che rischiano di veder vanificati i propri sacrifici dopo un ritardo di 2 anni e mezzo rispetto alla pubblicazione della graduatoria dei vincitori interni;
se non ritengano, infine, di dover stabilire delle forme di assunzione, anche a tempo determinato, in attesa dell'immissione in ruolo in tempi certi a tempo indeterminato, per i vincitori del citato concorso presso l'Inail di cui non si prevede l'assunzione immediata, e che tale possibilità venga estesa anche ai vincitori di concorso delle altre pubbliche amministrazioni.
(4-08996)

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'INPS, con Gazzetta Ufficiale n. 50 del 26 giugno 2007, ha bandito un concorso pubblico per esami per l'assunzione di 293 unità nel profilo di «ispettore di vigilanza, area funzionale C», le cui prove hanno avuto termine nel luglio del 2009;
terminate tutte le prove concorsuali e pubblicata la graduatoria (24 febbraio 2010), a fronte di una richiesta ufficiale dell'INPS di poter assumere 444 unità ispettive, risultano, ad oggi, essere invece stati autorizzati-assunti soltanto 310 ispettori e residuano ancora circa 500 idonei;
il Governo si è formalmente impegnato a contrastare gli illeciti nel campo della legislazione sociale e del diritto del lavoro e il fenomeno dell'evasione contributiva, emergente tra gli obiettivi precipui della manovra finanziaria, si potrebbe validamente fronteggiare e contrastare anche con la sollecita assunzione dei restanti 500 giovani laureati risultati idonei;
l'assunzione di un ispettore INPS C1 costa 38.000 euro lordi annui, a fronte di 700.000-1.000.000 di euro di evasione contributiva recuperata alle casse dello Stato, oltre a svolgere un ruolo fondamentale in termini di repressione e prevenzione;
ogni anno ci sono 1.000 morti sul lavoro, a cui vanno aggiunti oltre 200.000 infortuni non mortali;
l'assunzione di tali risorse umane impiegate nella funzione ispettiva, non solo, andrebbero a garantire un ricambio generazionale dell'ente, ma si rivelerebbe come essenziale, perché il recupero riguardante i contributi evasi o omessi producono un'entrata, che, altrimenti, resterebbe non recuperata in assenza di un consistente corpo di vigilanza;
ulteriore ragione a sostegno di una sollecita assunzione degli idonei di questo concorso è che appare evidente la riduzione di personale nel profilo di ispettore di vigilanza, se si considera, non solo, che l'ultimo concorso per ispettori di vigilanza INPS C1 è stato espletato nel 1998, ma anche che, a fronte di una pianta organica che dovrebbe contare circa 2.000-2.200 ispettori, alla fine del 2010 residueranno circa 1.000 unità, tenuto conto che molti in servizio, avranno, per quella data, maturato l'anzianità contributiva necessaria per il pensionamento;
la mancata assunzione di tali risorse umane impegnate nella funzione ispettiva costituirebbe una forte limitazione per l'attività di vigilanza dell'ente previdenziale, comportando quindi tale carenza il rischio di un grave danno erariale -:
se e come il Governo intenda intervenire per fare in modo che l'Inps, attesa la carenza di organico citata, possa aumentare il corpo ispettivo dell'ente, al fine di contribuire a contrastare il fenomeno dell'evasione contributiva.
(4-08998)

DE POLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei primi giorni di luglio 2009 si apprendeva dai giornali lo sforzo messo in atto dalle istituzioni per tutelare l'occupazione dei cento lavoratori della Emerson Network Power di Piove di Sacco che rischiavano e rischiano tuttora il posto. La multinazionale americana leader nella produzione di impianti di climatizzazione, non ritirò il progetto di delocalizzare una parte della produzione a Bratislava in Slovacchia e restava la speranza di veder spostati gli operai a rischio in un altro settore dello stabilimento;
successivamente, a seguito di un incontro tra i vertici dell'azienda e le organizzazioni sindacali è stato deciso di ricorrere alla cassa integrazione straordinaria per un periodo di due anni a partire dallo scorso settembre, permettendo così di evitare il licenziamento dei lavoratori in esubero;

fu siglato un accordo in cui si dava il via libera a 47 esuberi, ma su base volontaria e con un congruo incentivo economico da concordare a settembre dello scorso anno. Inoltre, la multinazionale chiedeva la cassa integrazione straordinaria a rotazione, per 24 mesi, per 157 lavoratori che nel periodo di riposo forzato avrebbero partecipato a corsi di riqualificazione professionale pagati con il contributo della regione e della provincia;
a distanza di un anno sindacati e dipendenti vivono ancora una situazione di incertezza che aleggia sul futuro dell'azienda. A distanza di un anno - fanno notare i sindacalisti della Cgil - la realizzazione del piano industriale ha mostrato i propri limiti, a fronte della difficile ripresa economica e delle previsioni per il futuro che non permettono di essere ottimisti. I sindacati hanno chiesto garanzie e rassicurazioni per l'occupazione, ma l'azienda non ha fornito risposta così come non ha dato riscontro in merito al trattamento di cassa integrazione prevista per un altro anno;
recentemente ha avuto luogo uno sciopero indetto da Fim Cisl e Fiom Cgil per proseguire questa battaglia per l'occupazione. Alla base delle preoccupazioni dei dipendenti dell'azienda c'è la difficile ripresa economica che sta rallentando l'avvio del nuovo piano industriale;
il 7 ottobre durante una manifestazione a Piove di Sacco si è puntato il dito ancora una volta su questa difficile situazione, per chiedere lumi ai vertici della multinazionale americana sulle prospettive occupazionali, dal momento che il piano industriale annunciato un anno fa per risollevare le sorti dell'azienda stenta ancora a partire -:
in che modo si intenda risolvere questa difficile situazione per i dipendenti dell'azienda che chiedono certezze e rassicurazioni per il futuro, rivendicando i loro diritti.
(4-09000)

QUARTIANI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Autorità per l'energia elettrica e il gas è stata istituita con la legge n. 481 del 1995 del 14 novembre 1995, facendo riferimento direttamente all'Antitrust e indirettamente alla Banca d'Italia per quanto concerne il trattamento giuridico-economico dei dipendenti (articolo 2, comma 28);
i primi dipendenti sono stati assunti (dal 1997) in regime previdenziale Inps;
un parere del Consiglio di Stato (anno 1999), in ordine ad un contenzioso sorto presso l'Antitrust, confermò che la gestione previdenziale cui dovevasi riferire l'Antitrust stessa, in qualità di pubblica amministrazione, ancorché indipendente ed autonoma, fosse l'Inpdap e fu decisivo il concetto che la materia previdenziale fosse regolata da normativa primaria e non facesse riferimento al trattamento giuridico-economico richiamato nei vari regolamenti delle Autorità;
tale riferimento non vale per i dipendenti di tutte le Autorità terze e indipendenti, come nel caso di Banca d'Italia e Consob, che, in qualità di organismi pubblici con funzioni di controllo e regolazione nel settore creditizio continuano a mantenere il sistema previdenziale Inps, potendosi avvalere di una norma del lontano 1957, quando ancora le Autorità non erano state istituite;
la legge n. 25 del 26 febbraio 2010 (articolo 1, comma 23-quater) ha stabilito che il termine per il versamento all'Inpdap delle differenze contributive a qualunque titolo dovute dalle amministrazioni di cui alle leggi 10 ottobre 1990, n. 287 (Autorità garante della concorrenza e del mercato), 14 novembre 1995, n. 481 (Autorità per l'energia elettrica e il gas) e 31 luglio 1997, n. 249 (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), rispetto a quanto precedentemente versato all'Inps, veniva prorogato al 1o luglio 2010, senza applicazione di interessi o sanzioni per il periodo

pregresso e che ciascuna amministrazione provvedesse al predetto pagamento senza oneri a carico della finanza pubblica e del personale dipendente;
l'articolo 1 della legge n. 29 del 7 febbraio 1979 dava la facoltà (fino al 30 giugno 2010) di ricongiungere i contributi Inpdap presso Inps senza alcun onere a carico dei lavoratori;
la manovra finanziaria di cui al decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, articolo 12-septies, ha previsto che, a decorrere dal 1o luglio 2010, alle ricongiunzioni di cui all'articolo 1, primo comma, della legge 7 febbraio 1979, n. 29, si applichino le disposizioni di cui all'articolo 2, commi terzo, quarto e quinto della medesima legge e, pertanto, l'onere da porre a carico dei richiedenti venga determinato in base ai criteri fissati dall'articolo 2, commi da 3 a 5, del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184;
ne deriva che per i dipendenti con pregresso Inps si determinano in tal modo conseguenze pesanti e onerose;
infatti l'articolo 12-septies del decreto-legge n. 78 del 2010, con efficacia retroattiva, al 1o luglio 2010, non riconosce i diritti già acquisiti al momento dell'approvazione della legge e non permette di usufruirne;
il legislatore, a febbraio 2010 obbliga al regime previdenziale Inpdap dal 1o luglio, ma dallo stesso 1o luglio l'articolo 1 della legge n. 29 del 1979 non è più utilizzabile, per cui il passaggio Inpdap-Inps diventa oneroso;
i lavoratori dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ad esempio, non hanno potuto avvalersi del predetto articolo 1 della legge n. 29 del 1979 prima del 1o luglio, in quanto presso l'Inpdap non era aperta, prima di tale data, alcuna posizione assicurativa a loro nome;
la legge richiamata non lascia pertanto alcuna possibilità di azione al lavoratore;
i contributi versati all'Inpdap sono maggiori di quelli dovuti all'Inps e, a giudizio dell'interrogante, non si evince alcuna ragione giuridica per rendere oneroso il passaggio;
se ne deduce che qualunque sia la scelta che il lavoratore farà riguardo all'ente che erogherà la sua pensione, Inps o Inpdap, essa comporterà il pagamento di una ricongiunzione;
sussistono casi nei quali alcuni lavoratori, avendo già compiuto 65 anni e avendo chiesto e ottenuto di continuare a lavorare fino a fine 2011, a quella data non hanno certezza relativa a quale ente fare domanda per la riscossione della pensione; saranno costretti comunque a versare pesanti contributi a Inps o Inpdap e forse la lentezza dei conteggi che gli enti dovranno effettuare non permetterà l'erogazione della pensione per tempo;
la norma penalizza i lavoratori che, avendo già compiuto i 65 anni, sono rimasti al lavoro e che, dopo aver versato contributi per 40 anni, si vedono costretti ad una ricongiunzione onerosa;
all'interrogante risulta che presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali in sede di coordinamento per l'attuazione della legge n. 25 del 2010 tra Autorità per l'energia elettrica e il gas, Inps e Inpdap, sarebbe stato concordato che chi è stato assunto con contributi pregressi Inpdap, avendo chiesto la ricongiunzione all'Inps, possa chiedere di cancellare la richiesta di ricongiunzione senza oneri;
non si considera invece anche il caso opposto degli iscritti Inps che andrebbero essi stessi tutelati senza obbligo di passaggio all'Inpdap dopo 40 anni di versamenti Inps -:
se il Ministro intenda intervenire per rendere chiara la situazione e certo il diritto dei lavoratori richiamati in premessa senza oneri a carico degli interessati.
(4-09003)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali elabora e coordina le linee della politica agricola, forestale, agroalimentare e per la pesca a livello nazionale, europeo ed internazionale;
nelle attività di sua competenza il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si avvale dell'operato di importanti enti collegati: l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA); Buonitalia; il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA); l'Istituto nazionale di economia agraria (INEA); l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA); l'Istituto nazionale per gli alimenti e la nutrizione (INRAN); l'Istituto sviluppo agroalimentare S.p.A. (ISA); l'Unione nazionale incremento razze equine (UNIRE);
nell'espletamento delle proprie missione istituzionali, alcuni dei suddetti enti vigilati dal il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, si avvalgono essi stessi di altri organismi a cui sono stati delegati particolari compiti;
ad esempio, l'Agea utilizza i CAA (Centri di assistenza agricola) i quali svolgono le attività di supporto nella predisposizione delle domande di ammissione ai benefici comunitari e nazionali su mandato degli imprenditori interessati; inoltre l'ufficio monocratico di AGEA, che svolge le funzioni di organismo pagatore ai sensi del Reg. (CE) n. 885/2006, assicurando la conformità delle erogazioni effettuate dall'organismo pagatore alle normative comunitarie, attraverso il governo della struttura di gestione e controllo degli aiuti, premi e contributi comunitari, mediante l'adozione di procedure dirette alla più razionale utilizzazione delle risorse, strumenti e mezzi, si avvale, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo n. 173 del 1998, dei servizi del SIAN, attraverso opportune convenzioni;
il SIAN viene gestito e sviluppato dalla società SIN srl partecipata al 51 per cento dall'AGEA, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, e al 49 per cento da un socio privato, quale sistema di servizi complesso ed interdisciplinare a supporto delle competenze istituzionali del comparto agricolo, agroalimentare, forestale e della pesca;
la società mista è un soggetto giuridico di diritto pubblico, nell'ambito del quale il socio pubblico (Agea) si fa carico delle competenze e delle responsabilità amministrative, mentre i soci privati (RTI vincitore della gara) mettono a disposizione il loro patrimonio di competenze e di conoscenze tecniche, informatiche ed organizzative necessarie a garantire l'erogazione dei servizi per la realizzazione degli obiettivi di legge;
anche l'ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), è un ente pubblico economico istituito con l'accorpamento dell'Istituto per studi, ricerche e informazioni sul mercato agricolo (già ISMEA) e della Cassa per la formazione della proprietà contadina, con decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 419, concernente il «riordinamento del sistema degli enti pubblici nazionali»;
nell'ambito delle sue funzioni istituzionali l'ISMEA, anche attraverso società controllate, realizza servizi informativi, assicurativi e finanziari e costituisce forme di garanzia creditizia e finanziaria per le imprese agricole e le loro forme associate, al fine di favorire l'informazione e la trasparenza dei mercati, agevolare il rapporto con il sistema bancario e assicurativo, favorire la competitività aziendale e ridurre i rischi inerenti alle attività produttive e di mercato;
l'ISMEA affianca le regioni nelle attività di riordino fondiario, attraverso la

formazione e l'ampliamento della proprietà agricola e favorisce il ricambio generazionale in agricoltura in base ad uno specifico regime di aiuto approvato dalla Commissione europea;
in Agea e in generale alcune società controllate dal MIPAF accade che componenti del management o componenti del consiglio di amministrazione abbiano anche incarichi nelle società controllate e tale incrocio di incarichi si estende anche a doppi e tripli ruoli tra gli stessi enti -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non ritenga opportuno affidarsi, nel definire i diversi assetti del Consiglio di amministrazione a criteri tendenti ad evitare sovrapposizione di funzioni, e se non ritenga altresì che la situazione esposta in premessa rechi pregiudizio all'operatività delle singole società laddove capita che ente controllore e ente controllato siano gestiti da medesime persone.
(4-09011)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento al Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna presso il quale sono apparsi, accanto alle indicazioni in italiano, cartelli in inglese e arabo che segnalano i reparti, i dipartimenti ed in genere tutte le altre informazioni inerenti la struttura;
se l'intenzione dell'amministrazione ospedaliera è di internazionalizzare non si capisce perché non sia stato sufficiente l'inglese che comunemente è la lingua più conosciuta e parlata, o altre lingue quali per esempio il francese, che è la seconda lingua comunitaria;
in ogni caso l'interrogante ritiene che detto provvedimento, esulando dalle competenze della direzione dell'AUSL bolognese sia conflittuale con la normativa dell'Unione europea e del nostro Paese e configuri un vero e proprio abuso ai danni non solo della identità culturale italiana, ma anche di altre etnie che potrebbero sentirsi escluse, costituendo di fatto un precedente pericoloso;
l'interrogante, al riguardo, non nasconde il fatto che a Bologna ed in Emilia Romagna esiste un non condivisibile orientamento culturale di sinistra che tende, a livello degli enti locali istituzionali, in nome di un multiculturalismo fine a se stesso e di fatto sprezzante dei valori dell'«italianità», a favorire oltremodo culture come quella musulmana ed araba, che molto spesso rifiutano di integrarsi nel nostro sistema sociale, ad avviso dell'interrogante, pretendendo anzi privilegi non dovuti e manifestando scarso senso di rispetto della legislazione nazionale -:
se non si intendano assumere iniziative, anche normative, volte ad assicurare l'utilizzo della lingua italiana ed, eventualmente, di una lingua comunitaria di particolare diffusione, negli uffici delle pubbliche amministrazioni, in modo da evitare situazioni come quella di cui in premessa che appare all'interrogante inspiegabile e foriera di sviluppi imprevedibili.
(4-09013)

...

RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha recentemente deliberato l'impugnazione avanti la Corte costituzionale

di due norme regionali del Friuli Venezia Giulia;
trattasi, nello specifico, della legge regionale n. 14 del 2010 concernente lo sconto agevolato sui carburanti e della legge regionale n. 16 del 2010 sul personale del pubblico impiego -:
con quali princìpi o disposizioni costituzionali siano state ritenute in contrasto le norme impugnate dal Governo, anche in relazione alla specialità dello statuto regionale del Friuli Venezia Giulia.
(4-09007)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

NUNZIO FRANCESCO TESTA, GALLETTI e BINETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
risulterebbe temporaneamente scomparso dal mercato nazionale il farmaco Questran, prodotto dalla Bristol-Myers e Squibb, indispensabile per il controllo della diarrea nei pazienti che hanno subito resezioni intestinali, per i quali rappresenta dunque un ausilio fondamentale per condurre una vita normale, senza timore di uscire di casa;
questa condizione crea uno spaventoso impoverimento della qualità di vita e di relazione dei pazienti con colite ulcerosa e malattia di Crohn e allo stato attuale non vi sono prodotti che abbiano un'efficacia corrispondente;
la situazione dovrebbe risolversi nella seconda metà di ottobre anche se, già settembre, doveva essere il mese indicato come risolutivo;
la carenza del prodotto sembrerebbe derivare dal cambio di sistema di produzione, anche se la scomparsa per altri sarebbe stata causata da un contrasto tra produttore e Ministero in ordine al prezzo (attualmente di euro 4,54 per una scatola da 12 bustine, dose media una bustina al giorno);
poiché non esistono farmaci equivalenti o sostitutivi sul mercato nazionale per chi ne è rimasto senza, le prospettive nelle prossime settimane sono alquanto tristi, in particolare proprio per la pessima qualità della vita che la mancata assunzione comporta -:
se non ritenga di fornire un chiarimento al riguardo e quali iniziative intenda adottare per risolvere la vicenda in modo rapido e positivo per i molti pazienti che attendono con ansia di avere a disposizione nuovamente il farmaco.
(5-03584)

BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dai giornali del 12 ottobre 2010 la giunta toscana con nota ufficiale ha commissariato la Asl 1 di Massa Carrara per una «incongruità nel bilancio»;
sempre da quanto si apprende le cosiddette incongruenze sarebbero un buco di bilancio di svariate decine di milioni di euro: dai 40 ai 60, anche se ovviamente di conferme ufficiali non ce ne sono;
il deficit della Asl 1 di Massa Carrara non sarebbe il solo fuori controllo e questo farebbe crescere di molto il buco della sanità toscana;
a rendere ancora più preoccupante la situazione contabile è che, nel 2008, almeno a quanto dice la regione Toscana, era regolare ed invece negli ultimi mesi è scattato l'allarme dei mancati pagamenti a fornitori e strutture convenzionate, fatture da saldare per quasi 20 milioni;
il rischio per i mancati pagamenti, da quanto denunciano i sindacati, sono il taglio dei posti di lavoro nell'area socio-assistenziale;

questa situazione potrebbe aversi anche in altre Asl toscane, con la conseguenza di un aumento del deficit sanitario della regione Toscana;
anche presso la Commissione d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali nel 2009, durante l'audizione dell'allora assessore Enrico Rossi erano state segnalate situazioni che potevano prefigurare problemi di carattere finanziario;
il problema del deficit sanitario, negli ultimi anni, ha colpito molte altre regioni italiane e due di esse - il Lazio e l'Abruzzo - sono state commissariate dal Governo e hanno sottoscritto accordi per il rientro dai loro passivi che contemplano l'attribuzione di risorse provenienti da parte dello Stato in cambio, però, della predisposizione di forti e credibili misure di razionalizzazione -:
se sia valutabile o meno l'ipotesi del commissariamento, da parte del Governo, della sanità della regione Toscana qualora i debiti riconosciuti alla Asl 1 di Massa Carrara ammontassero a quelli letti sulla stampa.
(5-03585)

LIVIA TURCO, MIOTTO, LENZI, MURER e PEDOTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
recenti allarmi delle organizzazioni sindacali del personale medico hanno messo in luce la condizione di fabbisogno di personale per il sistema sanitario pubblico che fra qualche anno non troverà sul mercato del lavoro, sufficiente offerta qualificata, in ragione di uno squilibrio fra pensionamenti e nuovi laureati specializzati -:
quale sia allo stato attuale, la reale situazione del personale medico e quale sia la previsione nel breve e nel lungo periodo considerando coloro che andranno in pensione e coloro che verranno assunti e come il Ministro intenda attivarsi e quali iniziative intenda assumere per evitare il peggioramento della qualità del servizio sanitario nazionale conseguente alla eventuale carenza di personale qualificato.
(5-03586)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in una conferenza stampa di venerdì 8 ottobre 2010 a cui hanno partecipato il Ministro interrogato, il presidente dell'Istituto superiore di sanità, professor Enrico Garaci, il vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia e il direttore scientifico della Fondazione Cellule Staminali di Terni, professor Angelo Vescovi è stato annunciato che il laboratorio cellule staminali, Cell Factory e Biobanca di Terni ha ottenuto dall'AIFA (Agenzia italiana del farmaco), l'autorizzazione alla produzione di cellule staminali cerebrali umane utilizzabili per terapie avanzate sull'uomo;
tale autorizzazione potrebbe consentire tra sei-otto mesi l'inizio della sperimentazione clinica di fase 1 su un piccolo gruppo di pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA);
la certificazione di buone norme di fabbricazione (Gmp) per le cellule staminali ottenuta dalla Fondazione Cellule Staminali di Terni rappresenta un aspetto importante al fine di garantire il massimo grado di sicurezza ai pazienti che saranno trapiantati. Altro passo che seguirà sarà l'autorizzazione per l'utilizzo di uno strumento chirurgico che consentirà l'iniezione delle cellule nel midollo spinale del paziente;
tale strumento è stato autorizzato negli Stati Uniti dalla Food and Drug Administration per una sperimentazione simile, ma in Europa deve acquisire la certificazione CE; parallelamente sono in corso le procedure per l'approvazione del protocollo di fase 1 che potrà consentire il trattamento di 10-12 pazienti affetti da

sclerosi laterale amiotrofica seguiti per un periodo di follow-up di sei mesi-un anno dopo il trapianto delle cellule;
dallo stesso professor Vescovi arriva la dichiarazione che i pazienti su cui sarà effettuata la fase 1 saranno persone con uno stadio medio-avanzato di compromissione motoria, ma con una buona capacità respiratoria, in relazione ai possibili rischi della procedura chirurgica -:
quali siano i centri clinici che aderiranno alla sperimentazione, nonché il criterio e le modalità di reclutamento dei pazienti.
(5-03582)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
presso l'impianto ex ITREC della Trisaia di Rotondella (Matera) sin dagli anni '60 sono custodite 64 barre di uranio irraggiato provenienti dagli Stati Uniti, note come combustibile Elk-River;
nella giornata dell'11 ottobre 2010, al tavolo regionale della trasparenza istituito dalla regione Basilicata il commissario della Sogin, dottor Francesco Mazzuca, ha presentato il piano triennale di decommissioning, che prevede come data per l'ultimazione delle operazioni il 2013;
il presidente della regione, De Filippo, ha definito inaccettabile il cronoprogramma, tenuto conto che in precedenza Sogin si era impegnata a concludere le operazioni entro il 2010;
indiscrezioni giornalistiche affermano che la «Carta preliminare delle aree potenzialmente idonee» per il deposito unico nazionale delle scorie individua nuovamente, tra i 52 siti, anche quello di Scanzano Jonico, già scelto nel 2003 da Sogin e dal precedente Governo Berlusconi, idea che fu poi abbandonata in virtù della grande protesta democratica delle istituzioni e dei cittadini lucani -:
quali iniziative si intendano intraprendere per velocizzare le operazioni di decommisioning delle 64 barre ELK-River;
quali iniziative si intendano assumere per evitare che si riproponga, nella assoluta contrarietà dei cittadini e delle istituzioni lucane, Scanzano Jonico quale sito per il deposito unico nazionale delle scorie.
(5-03572)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci e Sereni n. 5-03078, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Froner.

L'interrogazione a risposta in Commissione Codurelli e altri n. 5-03564, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rubinato, Cenni, Bucchino, Servodio.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Scilipoti n. 4-08717, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 372 del 22 settembre 2010.

SCILIPOTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come di recente divulgato dai media, sono emerse nelle prestazioni erogate dall'azienda ospedaliera universitaria policlinico «G. Martino» di Messina gravi problematiche inerenti l'attività clinico-assistenziale,

richiedenti, ad avviso dell'interrogante, sanzioni esemplari da irrogare ai diretti responsabili, sia da un punto di vista amministrativo-disciplinare, che penale;
le predette irregolarità sono sintetizzabili nel fenomeno dell'«abusivismo», che si configura nell'attività assistenziale svolta da personale sanitario medico e non medico non iscritto agli albi nazionali e da medici privi di rapporto di lavoro con la stessa azienda ospedaliera;
a proposito dell'attività svolta da medici privi di rapporto di lavoro con il policlinico, un docente dell'università degli studi di Messina operante in questo stesso nosocomio, il professor Luigi Giuseppe Angiò, ha dichiarato, in un'intervista rilasciata per la trasmissione Vita in diretta di RAI 1 del 13 settembre 2010 - in studio il dottor Massimo Russo, Assessore alla Salute della regione Sicilia - che già da tempo aveva inoltrato esaustivi esposti-denunzia (peraltro più volte ripresi da organi di stampa) al Ministero dell'università e agli organi accademici e aziendali sulla circostanza di un chirurgo (dottor Fabio Crescenti) che, pur non avendo un rapporto di lavoro con il policlinico tale da consentirgli di svolgere legittima attività assistenziale, espletava attività chirurgica nel complesso operatorio della chirurgia d'urgenza;
gli esposti-denunzia inoltrati non hanno a tutt'oggi indotto i destinatari degli stessi ad assumere opportune determinazioni sanzionatorie nei confronti di chi promuoveva e di chi consentiva tale illecito;
lo stesso docente aveva avuto modo di fare notare nei citati esposti-denunzia come il duraturo illecito (la presenza nella sala operatoria della chirurgia d'urgenza del policlinico di Messina del chirurgo «abusivo», dipendente della casa di cura Villa Aurora di Reggio Calabria) fosse stato coperto con meccanismi fraudolenti, evidenziabili in «discrepanze» esistenti nella documentazione clinica di pazienti della predetta unità operativa complessa di chirurgia d'urgenza, in particolare tra i verbali operatori e le schede anestesiologiche relativamente alla composizione delle équipes operatorie -:
se il Ministro interrogato abbia già inviato un'ispezione presso la citata struttura ospedaliera;
quali siano gli esiti della citata ispezione e quali eventuali ulteriori iniziative di competenza il Ministro intenda assumere.(4-08717)

Ritiro di una mozione presentata ai sensi dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Franceschini n. 1-00444 del 30 settembre 2010.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Vaccaro n. 2-00840 del 4 ottobre 2010.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Zucchi n. 5-03549 del 6 ottobre 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09011.