XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 7 ottobre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il patrimonio immobiliare della Difesa conta circa 18.500 abitazioni collocate su tutto il territorio nazionale, di cui circa 5.000 unità sono riconosciute ad utenti cosiddetto sine titulo, configurabili anche in personale militare in quiescenza che corrisponde un canone mensile non negoziato né negoziabile ma «imposto», variabile tra i 400 e i 1.200 euro;
attualmente sul versante del gettito l'amministrazione raccoglie circa 35 milioni di euro annui dalle suindicate concessioni, risorse non trascurabili perché rappresentano una voce indifferibile tra le entrate del Ministero della difesa;
la legge 24 dicembre 2007, n. 244, (legge finanziaria 2008), all'articolo 2, comma 627, ha stabilito che il Ministero della difesa predisponesse con criteri di semplificazione, di razionalizzazione e di contenimento della spesa, un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio di cui all'articolo 5, primo comma, della legge 18 agosto 1978, n. 497;
la suindicata legge all'articolo 2, comma 628, lettera b), pur prevedendo la possibilità di vendita di quella aliquota di alloggi non ulteriormente utili per soddisfare esigenze della difesa, riconosce il diritto di continuazione della locazione agli utenti che non possono sostenerne l'acquisto, assicurando la permanenza negli alloggi dei conduttori delle unità immobiliari e delle vedove, con basso reddito familiare, non superiore a quello determinato annualmente con il decreto ministeriale di cui all'articolo 9, comma 7, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, ovvero con componenti familiari portatori di handicap, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, aggiornato in base agli indici ISTAT;
malgrado il portato della suindicata legge, nel 2008 la cosiddetta problematica alloggiativa concernente gli immobili della difesa è stata oggetto di analisi di uno specifico gruppo di progetto che è approdato ad un apposito documento redatto sulla base dell'obiettivo 9 indicato nel piano attuativo della direttiva logistica interforze del 2006 che comprende «l'individuazione di soluzioni alternative per soddisfare le esigenze alloggiative del personale in servizio permanente»;
stando alle riflessioni tracciate nel suindicato documento, la risoluzione delle problematiche abitative rappresenterebbe un'esigenza fondamentale ed imprescindibile, in quanto tale elemento andrebbe addirittura ad incidere sulla mobilità del personale e, conseguentemente, sull'efficacia e sull'operatività dello strumento militare;
il documento provvede ad evidenziare un programma di interventi volti a massimizzare la disponibilità abitativa del comparto difesa, anche in deroga alle disposizioni vigenti in materia di gestione degli alloggi;
nelle «ipotesi di sviluppo finanziario complessivo», sancite nel documento suindicato, viene ipotizzato il rilascio delle unità abitative da parte degli utenti sine titulo attraverso la loro sottoposizione ad un fitto di libero mercato di portata tale che «il canone elevato che si viene a determinare risulta sicuramente antieconomico/insostenibile rispetto ad altra sistemazione abitativa (anche in zone periferiche) tratta dal libero mercato», determinando di conseguenza una maggiore disponibilità abitativa;
nell'obiettivo 9, di cui sopra, emerge, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una condizione di criticità e di seria difficoltà per un numero considerevole di utenti sine titulo che verrebbero indotti a lasciare le unità abitative

concesse loro in virtù delle precedenti disposizioni in materia che legittimavano la conduzione agli occupanti verso il pagamento di un equo canone (per i titolari di minor reddito) e di equo canone maggiorato del 50 per cento (per i titolari di redditi più elevati). Un approccio dalla ratio, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo di dubbia conformità al dettato costituzionale, aggravato dal fatto di essere tratteggiato nelle linee guida operative di un documento dell'amministrazione competente nonché di fruizione pubblica;
nel maggio 2010 è stato adottato il decreto ministeriale n. 112 recante regolamento per l'attuazione del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio per il personale militare, di cui all'articolo 2, comma 629, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008);
l'articolo 7 del suindicato decreto ministeriale stabilisce che gli alloggi di servizio non più funzionali sono alienati, con diritto di prelazione per il conduttore. In antitesi rispetto al diritto di continuità della locazione chiaramente sancito dalla legge finanziaria per il 2008, ai conduttori che abbiano manifestato la volontà di continuare nella conduzione dell'alloggio è riconosciuto il diritto di usufruire di un contratto di locazione che abbia la durata di nove anni, se il reddito del nucleo familiare non è superiore a 19.000 euro, ovvero a 22.000 euro nel caso di famiglie con componenti ultrasessantacinquenni o disabili, o di cinque anni, se il reddito del nucleo familiare è superiore a quello suindicato ma non superiore a quello determinato dal decreto di gestione annuale;
in questa prospettiva, si aggiunge la ratio dell'articolo 6, comma 21-quater del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, che prevede che, a decorrere dal 1o gennaio 2011, venga ridefinito il canone di occupazione dovuto dagli utenti sine titulo in atto conduttori di alloggi non compresi tra quelli posti in vendita, fermo restando per l'occupante l'obbligo di rilascio entro il termine fissato dall'amministrazione, anche se in regime di proroga. Tale ridefinizione del canone sarà operata sulla base dei prezzi di mercato, ovvero, in mancanza di essi, delle quotazioni rese disponibili dall'Agenzia del territorio, del reddito dell'occupante e della durata dell'occupazione;
a partire dai primi giorni di settembre 2010, è stata inviata la notifica di provvedimento di recupero forzoso degli immobili dall'Aeronautica militare agli utenti ricadenti nella fattispecie di cui sopra in deroga a quanto disposto dall'articolo 6, comma 3, del regolamento di cui al decreto ministeriale 18 maggio 2010, n. 112, in base al quale «la Direzione generale ne riferisce al Ministro della difesa, ai fini della verifica della coerenza delle attività rispetto agli indirizzi politico-amministrativi e, (...), approva l'elenco degli alloggi, non più funzionali alle esigenze istituzionali, da alienare». Una scelta operativa che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare unilaterale e non aderente ai principi costituzionali che, se confermata ed estesa a tutti i conduttori che si trovano in analoga posizione, rischia di mettere alla porta migliaia di famiglie italiane che hanno servito lo Stato e che - in moltissimi casi - si ritrovano a vivere difficili situazioni sotto il profilo umano ed economico;
le disposizioni suindicate secondo i firmatari del presente atto di indirizzo non appaiono conformi ai principi del buon andamento e dell'imparzialità dell'Amministrazione sanciti dalla Carta costituzionale, e contrastano, altresì, con i principi generali dell'ordinamento giuridico italiano, in base ai quali sono vietate le condizioni vessatorie, espressamente per i negozi giuridici di diritto civile, implicitamente e con evidente maggior cogenza, nei rapporti tra pubblica amministrazione e suoi dipendenti e/o privati cittadini,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative normative finalizzate a prevedere che le eventuali

maggiorazioni di canone, rispetto a quello già in vigore, derivanti dall'attuazione dell'articolo 6, comma 21-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, non siano applicabili nei confronti degli utenti con reddito familiare annuo lordo non superiore a quello fissato annualmente con decreto del Ministro della difesa, tenendo conto della sostenibilità dei nuovi canoni da introdurre in relazione ai redditi complessivi familiari dei conduttori degli alloggi;
ad adottare iniziative, anche normative, al fine di stabilire che l'applicazione di qualunque variazione dei canoni in atto vigenti abbia efficacia solo a partire dalla data di notifica formale, agli interessati, del nuovo canone, restando impregiudicato il diritto del conduttore a presentare ricorso avverso il provvedimento emesso;
a fornire chiarezza al portato dell'articolo 7 del decreto ministeriale n. 112 del 2010, garantendo che l'esercizio del diritto di acquisto dell'usufrutto ai sensi dello stesso articolo, sia riconosciuto ai conduttori, così come definiti nel citato comma 4, senza la necessità di corrispondere una caparra confirmatoria a mezzo assegno circolare non trasferibile ovvero fideiussione bancaria o assicurativa pari al 5 per cento del valore dell'usufrutto medesimo, considerato il carattere oneroso di tale garanzia che per altro risulta non necessaria, in quanto l'amministrazione della Difesa è già garantita, così come previsto dal comma 4, lettera a) dello stesso articolo 7, attraverso il pagamento del valore dell'usufrutto con il prelievo automatico di un importo non superiore al 20 per cento del reddito mensile del conduttore;
a prevedere - mediante appositi iniziative normative - la sospensione dei recuperi forzosi previsti all'articolo 2, comma 3, del citato decreto ministeriale, n. 112 del 2010 sino all'adozione del decreto di trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato degli alloggi da alienare propedeutico al procedimento di alienazione della proprietà, dell'usufrutto e della nuda proprietà degli alloggi risultati alienabili, di cui all'articolo 6, comma 3, dello stesso decreto n. 112 del 2010;
a riconoscere, con apposite iniziative normative, per quanto riguarda gli alloggi per i quali non si prevede la vendita, possibili ed alternative formule di acquisizione e/o conduzione dell'immobile, come l'acquisizione dell'usufrutto «a vita», per i conduttori sine titulo ultrasessantacinquenni che manifestino la volontà di continuare nella conduzione stessa.
(1-00451)
«Di Biagio, Bocchino, Granata, Patarino, Divella, Lo Presti, Proietti Cosimi, Angela Napoli, Siliquini, Briguglio».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
il patrimonio immobiliare della Difesa conta circa 18.500 abitazioni collocate su tutto il territorio nazionale, di cui circa 5.000 unità sono riconosciute ad utenti cosiddetti sine titulo, configurabili anche in personale militare in quiescenza che corrisponde un canone mensile non negoziato né negoziabile ma «imposto», variabile tra i 400 e i 1.200 euro;
attualmente sul versante del gettito l'amministrazione raccoglie circa 35 milioni di euro annui dalle sopra indicate concessioni, risorse non trascurabili perché rappresentano una voce indifferibile tra le entrate del Ministero della difesa;
l'articolo 2, comma 627, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, (legge finanziaria 2008), le cui previsioni sono ora confluite nell'articolo 297, comma 1, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, ha stabilito che il Ministero della difesa predisponesse con criteri di semplificazione, di razionalizzazione e di contenimento della spesa, un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio;
l'articolo 306, comma 3, del citato decreto legislativo n. 66 del 2010, pur prevedendo la possibilità di vendita di quella aliquota di alloggi non ulteriormente utili per soddisfare esigenze della difesa, riconosce il diritto di continuazione della locazione agli utenti che non possono sostenerne l'acquisto, assicurando la permanenza negli alloggi dei conduttori delle unità immobiliari e del coniuge superstite, alle condizioni di cui al comma 2, con basso reddito familiare, non superiore a quello determinato con il decreto ministeriale di cui al comma 2, ovvero con componenti familiari portatori di handicap, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, aggiornato in base agli indici ISTAT;
nel 2008 la cosiddetta problematica alloggiativa concernente gli immobili della difesa è stata oggetto di analisi di uno specifico gruppo di progetto che è approdato ad un apposito documento redatto sulla base dell'obiettivo 9 indicato nel piano attuativo della direttiva logistica interforze del 2006 che comprende «l'individuazione di soluzioni alternative per soddisfare le esigenze alloggiative del personale in servizio permanente»;
stando alle riflessioni tracciate nel sopra indicato documento, la risoluzione delle problematiche abitative rappresenterebbe un'esigenza fondamentale ed imprescindibile, in quanto tale elemento andrebbe addirittura ad incidere sulla mobilità del personale e, conseguentemente, sull'efficacia e sull'operatività dello strumento militare;
il documento provvede ad evidenziare un programma di interventi volti a massimizzare la disponibilità abitativa del comparto difesa, anche in deroga alle disposizioni vigenti in materia di gestione degli alloggi;
nelle «ipotesi di sviluppo finanziario complessivo», sancite nel documento sopra indicato, viene ipotizzato il rilascio delle unità abitative da parte degli utenti sine titulo attraverso la loro sottoposizione ad un fitto di libero mercato di portata tale che «il canone elevato che si viene a determinare risulta sicuramente antieconomico/insostenibile rispetto ad altra sistemazione abitativa (anche in zone periferiche) tratta dal libero mercato», determinando di conseguenza una maggiore disponibilità abitativa;
nell'obiettivo 9, di cui sopra, emerge, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una condizione di criticità e di seria difficoltà per un numero considerevole di utenti sine titulo, che verrebbero indotti a lasciare le unità abitative concesse loro in virtù delle precedenti disposizioni in materia, che legittimavano la conduzione agli occupanti verso il pagamento di un equo canone (per i titolari di minor reddito) e di equo canone maggiorato del 50 per cento (per i titolari di redditi più elevati). Un approccio dalla ratio, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, di dubbia conformità al dettato costituzionale, aggravato dal fatto di essere tratteggiato nelle linee guida operative di un documento dell'amministrazione competente, nonché di fruizione pubblica;
nel maggio 2010 è stato adottato il decreto ministeriale n. 112 recante regolamento per l'attuazione del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio per il personale militare;
l'articolo 7 del sopra indicato decreto ministeriale stabilisce che gli alloggi di servizio non più funzionali sono alienati, con diritto di prelazione per il conduttore. In antitesi rispetto al diritto di continuità della locazione chiaramente già sancito dalla legge finanziaria per il 2008, ai conduttori che abbiano manifestato la volontà di continuare nella conduzione dell'alloggio è riconosciuto il diritto di usufruire di un contratto di locazione che abbia la durata di nove anni, se il reddito del nucleo familiare non è superiore a 19.000 euro, ovvero a 22.000 euro nel caso di famiglie con componenti ultrasessantacinquenni o disabili, o di cinque anni, se il reddito del nucleo familiare è superiore a quello sopra indicato, ma non superiore a quello determinato dal decreto di gestione annuale;
in questa prospettiva, si aggiunge la ratio dell'articolo 6, comma 21-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, che prevede che, a decorrere dal 1o gennaio 2011, venga ridefinito il canone di occupazione dovuto dagli utenti sine titulo in atto, conduttori di alloggi non compresi tra quelli posti in vendita, fermo restando per l'occupante l'obbligo di rilascio entro il termine fissato dall'amministrazione, anche se in regime di proroga. Tale ridefinizione del canone sarà operata sulla base dei prezzi di mercato, ovvero, in mancanza di essi, delle quotazioni rese disponibili dall'Agenzia del territorio, del reddito dell'occupante e della durata dell'occupazione;
a partire dai primi giorni di settembre 2010, è stata inviata la notifica di provvedimento di recupero forzoso degli immobili dall'Aeronautica militare agli utenti ricadenti nella fattispecie di cui sopra, in deroga a quanto disposto dall'articolo 6, comma 3, del regolamento di cui al decreto ministeriale 18 maggio 2010, n. 112, in base al quale «la Direzione generale ne riferisce al Ministro della difesa, ai fini della verifica della coerenza delle attività rispetto agli indirizzi politico-amministrativi e, (...), approva l'elenco degli alloggi, non più funzionali alle esigenze istituzionali, da alienare». Una scelta operativa che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare unilaterale e non aderente ai principi costituzionali che, se confermata ed estesa a tutti i conduttori che si trovano in analoga posizione, rischia di mettere alla porta migliaia di famiglie italiane che hanno servito lo Stato e che - in moltissimi casi - si ritrovano a vivere difficili situazioni sotto il profilo umano ed economico;
le disposizioni sopra indicate, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, non appaiono conformi ai principi del buon andamento e dell'imparzialità dell'Amministrazione sanciti dalla Carta costituzionale e contrastano, altresì, con i principi generali dell'ordinamento giuridico italiano, in base ai quali sono vietate le condizioni vessatorie, espressamente per i negozi giuridici di diritto civile, implicitamente, e con evidente maggior cogenza, nei rapporti tra pubblica amministrazione e suoi dipendenti e/o privati cittadini,


impegna il Governo:


ad assumere iniziative normative finalizzate a prevedere che le eventuali maggiorazioni di canone, rispetto a quello già in vigore, derivanti dall'attuazione dell'articolo 6, comma 21-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, non siano applicabili nei confronti degli utenti con reddito familiare annuo lordo non superiore a quello fissato annualmente con decreto del Ministro della difesa, tenendo conto della sostenibilità dei nuovi canoni da introdurre in relazione ai redditi complessivi familiari dei conduttori degli alloggi;
ad adottare iniziative, anche normative, al fine di stabilire che l'applicazione di qualunque variazione dei canoni in atto vigenti abbia efficacia solo a partire dalla data di notifica formale, agli interessati, del nuovo canone, restando impregiudicato il diritto del conduttore a presentare ricorso avverso il provvedimento emesso;
a fornire chiarezza al portato dell'articolo 7 del decreto ministeriale n. 112 del 2010, garantendo che l'esercizio del diritto di acquisto dell'usufrutto ai sensi dello stesso articolo, sia riconosciuto ai conduttori, così come definiti nel comma 4 del citato articolo, senza la necessità di corrispondere una caparra confirmatoria a mezzo di assegno circolare non trasferibile ovvero fideiussione bancaria o assicurativa pari al 5 per cento del valore dell'usufrutto medesimo, considerato il carattere oneroso di tale garanzia, che, peraltro, risulta non necessaria, in quanto l'amministrazione della Difesa è già garantita, così come previsto dal comma 4, lettera a) dello stesso articolo 7, attraverso il pagamento del valore dell'usufrutto con il prelievo automatico di un importo non superiore al 20 per cento del reddito mensile del conduttore;
a prevedere - mediante apposite iniziative normative - la sospensione dei recuperi forzosi previsti all'articolo 2, comma 3, del citato decreto ministeriale n. 112 del 2010, sino all'adozione del decreto di trasferimento al patrimonio disponibile dello Stato degli alloggi da alienare propedeutico al procedimento di alienazione della proprietà, dell'usufrutto e della nuda proprietà degli alloggi risultati alienabili, di cui all'articolo 6, comma 3, dello stesso decreto n. 112 del 2010;
a riconoscere, con apposite iniziative normative, per quanto riguarda gli alloggi per i quali non si prevede la vendita, possibili ed alternative formule di acquisizione e/o conduzione dell'immobile, come l'acquisizione dell'usufrutto «avita», per i conduttori sine titulo ultrasessantacinquenni che manifestino la volontà di continuare nella conduzione stessa.
(1-00451)
(Nuova formulazione) «Di Biagio, Bocchino, Granata, Patarino, Divella, Lo Presti, Proietti Cosimi, Angela Napoli, Siliquini, Briguglio».

Risoluzioni in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
il decreto-legge n. 78 del 2010 contiene misure che intervengono su materie attinenti i trattamenti pensionistici allo scopo di stabilizzare ulteriormente il sistema e a contenere gli effetti della crisi per quanto riguarda l'incidenza della spesa pensionistica sul prodotto interno lordo;
nelle suddette misure è compresa anche l'adozione di un diverso criterio per l'esercizio del diritto al pensionamento dopo aver maturato i prescritti requisiti anagrafici e contributivi;
tale criterio prevede la possibilità di andare in quiescenza dopo un anno dal compimento dei suddetti requisiti;
nel provvedimento stesso sono state previste, in ragione di situazioni specifiche, delle deroghe a favore di taluni soggetti nei cui confronti, pertanto, continuano ad applicarsi le previgenti disposizioni di cui alla legge n. 247 del 2007, in tema di decorrenza dei trattamenti pensionistici;


tali deroghe non risolvono tutte le problematiche meritevoli di vedersi applicate le precedenti regole sulla decorrenza delle pensioni;
il Governo ha accolto, in sede di approvazione della legge di conversione del decreto-legge, alcuni ordini del giorno che invitavano il Governo stesso a farsi carico, compatibilmente con le condizioni di finanza pubblica, di ulteriori fattispecie a cui applicare i previgenti termini di decorrenza dei trattamenti, inferiori all'anno;
la legge di stabilità costituisce la sede propria per un riesame della materia,


impegna il Governo:


ad adottare iniziative normative - nel quadro della legge di stabilità - che includano tra i soggetti nei cui confronti continuano ad applicarsi, in deroga, le disposizioni in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge poi convertito dalla legge n. 122 del 2010 anche i lavoratori dipendenti che abbiano aderito ad un piano individuale incentivato di esodo con cessazione del rapporto di lavoro entro il 30 aprile 2010 (purché in attuazione di atti o accordi stipulati prima di tale data), nonché i lavoratori che, entro il 30 aprile 2010, siano stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione sociale a fini pensionistici da parte delle gestioni di previdenza obbligatoria a cui sono iscritti e abbiano in corso il versamento delle relative rate mensili e i soggetti che si trovino, alla medesima data, in stato di disoccupazione;
ad ampliare - ove se ne manifesti la necessità al fine di garantire uniformità di trattamento - il tetto di 10.000 domande riferito ai casi di mobilità di cui all'articolo 12, commi 5 e 6, della legge in esame;
ad impartire istruzioni alle pubbliche amministrazioni affinché tengano conto dei nuovi termini di decorrenza della pensione nei casi in cui decidano di avvalersi della facoltà di risolvere il rapporto di lavoro di quei soggetti che abbiano raggiunto il 40o anno di servizio, ciò al fine di evitare che il pubblico dipendente debba restare un periodo ragguardevole senza stipendio e senza pensione;
a promuovere analoghe forme di tutela nei confronti dei dipendenti privati onde evitare che perdano il posto di lavoro nel periodo intercorrente tra il momento della maturazione del diritto al pensionamento e la data di decorrenza della pensione stessa, un anno dopo;
a valutare l'opportunità di applicare, se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno, le deroghe previste dalla norma citata e mantenere i requisiti previgenti per l'esercizio del diritto al pensionamento (le cosiddette finestre) a favore delle lavoratrici alle dipendenze della pubblica amministrazione nei confronti delle quali la legge dispone che il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia sia elevato a 65 anni a partire dal 1o gennaio 2012, ciò allo scopo di evitare di aggiungere all'incremento del requisito anagrafico anche l'elevazione a un anno della decorrenza del trattamento.
(7-00403)
«Antonino Foti, Lo Presti, Vincenzo Antonio Fontana, Moffa, Cazzola, Scandroglio».

La XIII Commissione,
premesso che:
la filiera italiana del pomodoro sta attraversando la più grave crisi degli ultimi anni. Le elevate temperature meteo che hanno fatto maturare il prodotto in anticipo rispetto al previsto hanno stravolto il calendario concordato con l'industria conserviera, causando una sovrapproduzione che probabilmente resterà a marcire nei campi e un conseguente crollo dei prezzi;
i produttori di pomodoro, tramite le maggiori organizzazioni di categoria, chiedono di affrontare il problema con la massima tempestività e addebitano la crisi

al parziale o mancato ritiro del prodotto da parte delle industrie al fine di non rispettare gli impegni contrattuali. In particolare, le aziende trasformatrici del Sud starebbero lavorando a ritmi ridotti, sollevando questioni in merito alla qualità del prodotto, al fine di abbassare ulteriormente i prezzi o di non ritirare integralmente il pomodoro che resta nei campi a marcire;
il prezzo del pomodoro viene deciso con un OCM (organizzazione comune di mercato) a livello europeo. Sulla base di questo OCM le organizzazioni dei produttori (OP) e quelle delle industrie di trasformazione, stabiliscono il prezzo per tonnellata che sarà corrisposto alla raccolta successiva;
quest'anno il prezzo pattuito si aggirava intorno ai 70 euro a tonnellata (prezzo già inferiore all'anno precedente), ma nel contratto è prevista una clausola che prevede la possibilità di applicare una forbice del più o meno trenta per cento in base agli standard qualitativi;
la Coldiretti denuncia, infatti, che l'eccesso di pomodoro sta consegnando, nelle mani delle industrie più «disinvolte», il potere di fare la valutazione del prodotto anche senza passare dal laboratorio, con la conseguenza che, di fronte al rischio di non consegnare e di perdere l'aiuto «accoppiato» dell'Unione europea, l'agricoltore accetta di svendere il prodotto per dei difetti che in realtà non ha;
il presidente dell'ANICAV, l'Associazione nazionale industriali conserve alimentari e vegetali, pur condannando il comportamento degli industriali che non hanno rispettato il contratto, sostiene che la crisi è causata, in generale, da una cattiva programmazione agricola, che, combinata con le elevate temperature che hanno accelerato i tempi di maturazione, ha generato un eccesso di produzione;
fino al 2010, la normativa europea prevede l'erogazione di un sussidio alla produzione di pomodoro cosiddetto «accoppiato», ovvero che impone di fatto accordi tra produttori e industria di trasformazione, ma, a partire dal 2011, ci sarà il passaggio all'aiuto «disaccoppiato» con l'erogazione di un contributo ad ettaro, indipendentemente dal prodotto coltivato e dalla resa del terreno;
a fronte di questa gravissima crisi la Confederazione italiana agricoltori ha chiesto l'adozione di misure straordinarie a sostegno dei redditi dei produttori e una deroga alle penalizzazioni previste qualora il produttore non riesca a raggiungere la resa minima regionale, dato che la mancata consegna del prodotto non dipende dalla volontà di quest'ultimo;
il 30 agosto 2010 si è tenuto presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali un tavolo di filiera sulla crisi del pomodoro. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti delle regioni maggiormente interessate, i rappresentanti dei produttori e dei trasformatori e i vertici del Ministero che sono arrivati alle seguenti conclusioni:
a) è stata prevista l'istituzione di una task force per aumentare i controlli nel settore delle importazioni soprattutto dalla Cina;
b) i rappresentanti degli industriali sono stati fortemente invitati al rispetto dei contratti sottoscritti, sia in termini di prezzo che di quantità;
c) prima della prossima campagna il Ministero si è impegnato a favorire un accordo che preveda una forma di contratto a cui attenersi, onde evitare che vi possano essere contratti in cui non siano indicate le penalità da applicarsi per il mancato rispetto degli accordi;
d) il Ministro interrogato si è impegnato a portare la questione al successivo Consiglio dei ministri e a supportare politicamente a livello europeo la proposta italiana di un regolamento comunitario che definisca l'obbligo di etichettatura dell'origine del pomodoro utilizzato nei trasformati;

e) si è previsto il monitoraggio della problematica relativa all'obbligo di conferimento del 70 per cento della resa media regionale per il conseguimento della parte dell'aiuto «accoppiato» e si vaglierà l'ipotesi di derogare quanto prevede l'attuale normativa, in caso si rilevassero le condizioni di eccezionalità previste;
in data 5 settembre 2010 in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa il Ministro interrogato ha affermato che «le Regioni hanno la competenza primaria e decidono la ripartizione dei fondi. (...) Il Ministero non sarà più un bancomat a cui rivolgersi per ottenere contributi in situazioni di crisi. Non ci tiriamo indietro nel mettere in campo e finanziare progetti generali, ma i nostri interventi per agevolare l'agricoltura si concentreranno sulla sburocratizzazione e per ottenere dall'UE l'obbligo dell'etichettatura d'origine dei prodotti. (...) Io voglio seguire le orme del pensiero liberale di Cavour che già nella metà dell'Ottocento si meravigliava per il fatto che gli agricoltori chiedessero aiuti al Governo. Solo chi sa fare l'imprenditore può farlo»;
il Consiglio dei ministri si è riunito in data 7 settembre 2010 e la questione della crisi del pomodoro non è stata affrontata,


impegna il Governo:


a dichiarare lo stato di crisi per calamità naturale per le produzioni di pomodoro a causa delle alte temperature estive che hanno determinato la maturazione anticipata dei prodotti e la conseguente impossibilità di utilizzo per le industrie di trasformazione, così determinando il deterioramento della qualità del prodotto e il crollo dei prezzi;
ad intervenire, nell'ambito e nei limiti del regime di aiuti de minimis di cui al regolamento (CE) n. 1535/2007 e nell'ambito dei nuovi importi di aiuto previsti dalla Commissione europea nella comunicazione 2009/C/261/02, per sostenere la produzione di pomodoro mediante prestiti agevolati, contributi in conto interessi, sovvenzioni in denaro o esenzioni fiscali limitate, utilizzando a tal fine parte delle quote disponibili della riserva nazionale di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale 30 marzo 2009;
a negoziare in sede europea, a fronte delle pesanti ripercussioni sul comparto della produzione di pomodoro derivanti dalla crisi economica, l'eventuale ampliamento del plafond del regime de minimis destinato all'Italia, di cui al regolamento (CE) n.1535/2007;
a sostenere una maggiore razionalizzazione degli interventi finanziati con il cosiddetto aiuto specifico, di cui all'articolo 68 del regolamento (CE) n. 73/2009, cosiddetto health check della PAC e, in tale contesto, a prevedere una concentrazione delle risorse disponibili per il comparto di produzione di pomodoro;
a chiedere alla Commissione europea l'applicazione alla cosiddetta clausola d'urgenza di cui all'articolo 186 del regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM), come modificato dal regolamento (CE) n. 1140/2009 del Consiglio per la crisi del settore di produzione di pomodoro.
(7-00404)
«Oliverio, Cuomo, Mario Pepe (PD), Servodio, Zucchi, Brandolini, Marco Carra, Fiorio, Dal Moro, Agostini, Cenni, Marrocu, Sani, Trappolino».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

CESARE MARINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il clamore mediatico suscitato dai recenti episodi attorno alle pubblicazioni

del giornale L'Avanti!, edito e diretto da Valter Lavitola, sul tema dei presunti abusi sulla compravendita di un appartamento di proprietà del partito politico Alleanza Nazionale, di seguito confluito nel Popolo della Libertà, ha dato una negativa notorietà alla testata storica del partito socialista;
il quotidiano ripropone graficamente il nome del glorioso Avanti!, organo del Partito socialista italiano, fondato nel 1896, circostanza che di fatto, ad avviso dell'interrogante, finisce per generare confusione tra la pubblicazione di Lavitola, e l'originario organo di stampa socialista, con l'aggiunta di una «L» apostrofata;
la vicenda ha suscitato vivo scalpore nella società politica, indignazione e disorientamento tra i socialisti di ieri e di oggi, mortificando la gloriosa storia del primo quotidiano di partito nato in Italia;
corre voce di un cospicuo finanziamento concesso alle quattro pagine di Lavitola, diventate note per la partecipazione all'intrigo di Santa Lucia -:
quale sia l'entità del contributo pubblico che detto giornale riceve, in considerazione del fatto che non risulta all'interrogante che possieda un portafoglio abbonamenti degno di considerazione ed è quasi del tutto inesistente la distribuzione nelle edicole, e quali siano stati i criteri adottati per l'eventuale sostegno finanziario di un foglio, che viene utilizzato, ad avviso dell'interrogante, solo per fini scandalistici e se si ritenga, inoltre, di dover ritirare il finanziamento assegnato.
(4-08946)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 22 settembre 2010 sul quotidiano della Santa Sede - L'osservatore romano - è stato pubblicato il seguente «Comunicato della Segreteria di Stato»;
«È nota la chiara volontà, più volte manifestata da parte delle autorità della Santa Sede, di piena trasparenza per quanto riguarda le operazioni finanziarie dell'Istituto per le Opere di Religione (Ior). Ciò richiede che siano messe in atto tutte le procedure finalizzate a prevenire terrorismo e riciclaggio di capitali. Per questo le autorità dello Ior da tempo si stanno adoperando nei necessari contatti e incontri, sia con la Banca d'Italia sia con gli organismi internazionali competenti - Organisation for Economic Cooperation and Development (Oecd) e Gruppo di azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali (Gafi) - per l'inserimento della Santa Sede nella cosiddetta White List. La Santa Sede manifesta perciò perplessità e meraviglia per l'iniziativa della Procura di Roma, tenendo conto che i dati informativi necessari sono già disponibili presso l'ufficio competente della Banca d'Italia, e operazioni analoghe hanno luogo correntemente con altri istituti di credito italiani. Quanto poi agli importi citati si fa presente che si tratta di operazioni di giroconto per tesoreria presso istituti di credito non italiani il cui destinatario è il medesimo Ior. La Santa Sede tiene perciò a esprimere la massima fiducia nel presidente e nel direttore generale dello Ior.» -:
se, nell'ambito delle proprie relazioni diplomatiche, intenda chiedere alla Santa Sede se trovi applicazione anche nei confronti dello IOR la «Convenzione monetaria tra l'Unione europea e lo Stato della Città del Vaticano», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea il 4 febbraio 2010 (2010/C 28/05).
(4-08955)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAVALLOTTO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
alla Mostra del cinema di Venezia 2010 è stato presentato il film di Michele

Placido «Vallanzasca, gli angeli del male» che narra le vicende del noto criminale a cui il film è intitolato, che ha terrorizzato Milano negli anni '70 con rapine, sequestri, omicidi ed evasioni;
in seguito alla presentazione del film, si è aperto un dibattito sull'opportunità di far rivivere, con trasposizioni cinematografiche o letterarie, le gesta di criminali protagonisti di fatti di cronaca, rese attraenti da dialoghi romanzati e dalla presenza di attori famosi;
la presidente dell'associazione di volontariato Vittime del Dovere ha sottolineato, con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera, che i film, le fiction e i libri che ripercorrono le vite di noti criminali, raramente si soffermano ad evidenziare la sofferenza che quegli atti criminali hanno prodotto e dimenticano in questo modo di onorare la memoria delle vittime e di rispettare il dolore dei loro familiari;
è attesa per i prossimi giorni, da parte della commissione per la cinematografia del Ministero per i beni e le attività culturali, la decisione in merito all'attribuzione di un finanziamento pubblico alla pellicola di Michele Placido di cui sopra, per l'interesse culturale del prodotto cinematografico;
la sottocommissione ministeriale per il riconoscimento dell'interesse culturale, valuta le pellicole idonee a ricevere un contributo statale secondo la qualità artistica e tecnica del film, ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.28, senza apprezzare il contenuto del film e il messaggio veicolato attraverso di esso;
nel Regno Unito e negli Stati Uniti è previsto che, qualora un criminale che abbia commesso gravi reati decidesse di rendere pubblica, attraverso libri, memorie o film, la propria storia di delinquenza, l'autorità giudiziaria, su istanza di una enforcement authority, può disporre che una quota dei proventi a lui derivanti da queste iniziative sia destinata ad un fondo statale (Coroners and Justice Act 2009, Part 7) -:
se la pellicola di Michele Placido «Vallanzasca, angeli del male», sia stata giudicata idonea, dalla commissione per la cinematografia istituita presso il Ministero per i beni e le attività culturali, a beneficiare del contributo statale ed, eventualmente, a quanto ammonti detto contributo;
se il Ministro non ritenga opportuno inserire, fra i compiti svolti dalla sottocommissione ministeriale per il riconoscimento dell'interesse culturale, la valutazione del messaggio veicolato attraverso la pellicola in esame, al fine di evitare che film poco rispettosi della memoria di uomini e donne caduti nell'espletamento delle loro funzioni vengano finanziati con soldi pubblici;
se il Ministro, attraverso apposite iniziative normative, non ritenga doverosa l'introduzione nel nostro ordinamento di una disposizione tesa a far confluire parte dei ricavi economici dei film, dei libri e delle fiction ispirati alla vita di noti criminali, in un apposito fondo statale a favore delle vittime e delle loro famiglie.
(5-03550)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO, STRIZZOLO e MARAN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto interministeriale del 30 marzo 2010, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 marzo 2010 con immediata applicazione, ha sospeso le agevolazioni alle spedizioni postali della stampa periodica;
tale provvedimento ha messo in seria difficoltà la circolazione degli organi delle associazioni e delle organizzazioni non profit e di quelle testate che vendono prevalentemente su abbonamento;

dopo le polemiche scatenate da tale provvedimento, con il successivo decreto n. 2165 del 19 maggio 2010, il Governo ha stanziato 30 milioni di euro a favore delle associazioni non profit (articolo l, comma 2, legge n. 46 del 27 febbraio 2004);
L'Arena di Pola e altre testate delle associazioni degli esuli istriano-fiumano-dalmati lamentano, oltre all'annullamento delle agevolazioni postali, anche una cospicua riduzione dei contributi ex lege n. 172 del 2001 e la dilazione nei loro pagamenti, motivi per i quali tali giornali hanno già diminuito la foliazione e la tiratura e rinunciato alla spedizione di allegati e supplementi;
questi organi di stampa sono parte integrante della rete di collegamento tra gli esuli istriano-fiumano-dalmati e le loro associazioni, a causa della dispersione delle persone sul territorio nazionale e all'estero dalla fine del secondo conflitto mondiale e dopo il Trattato di pace del 10 febbraio 1947 e del Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954;
la Repubblica si è impegnata a coltivare la memoria dell'esodo degli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, anche istituendo, con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, la solennità civile del Giorno del Ricordo, evidentemente riconoscendo il valore morale delle tragiche vicende dell'Adriatico orientale nella storia del Paese -:
se i Ministri interrogati non ritengano che il ripristino delle agevolazioni postali debba riguardare anche gli organi di stampa delle associazioni della diaspora istriana, fiumana e dalmata.
(4-08945)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che «Da mesi la Banca d'Italia era preoccupata perché lo IOR, pur avendo promesso di conformarsi a un trattato fra Vaticano e Unione europea (ultima scadenza il 31 dicembre prossimo) non rispettava ancora le norme sulla trasparenza e contro il riciclaggio. Da gennaio, a norma di una legge italiana del 2007, lo IOR va considerato una "banca extracomunitaria" con obblighi rafforzati di verifica. Nella primavera scorsa, pare, le autorità vaticane erano state garbatamente avvertite che in assenza di novità lo Stato della Chiesa rischiava di essere assimilato a un "paradiso fiscale". Le novità non sono arrivate e il 9 settembre 2010 la Banca d'Italia ha inviato a tutte le aziende di credito una circolare dove si precisava che le banche extracomunitarie devono identificare tutti i clienti, e se questo non avviene occorre segnalare i casi sospetti. Il Credito Artigiano ha subito rispettato le indicazioni. Il 15 l'Uif intervenuto d'urgenza fermando i due bonifici, uno di 20 milioni alla JP Morgan Chase filiale di Francoforte, un altro di 3 alla Banca del Fucino» -:
se, nell'ambito delle sue competenze, conosca come veniva considerato lo IOR prima che entrasse in vigore il decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 «Attuazione della direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 290 del 14 dicembre 2007 - supplemento ordinario n. 268/L;
se sia noto se prima del 9 settembre 2010 le banche extracomunitarie avessero un obbligo di identificazione di tutti i clienti e come le aziende di credito operassero prima della stessa data nei rapporti con le banche extracomunitarie che non identificavano tutti i clienti.
(4-08956)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 6 ottobre il sito www.radiocarcere.it riportava un'indiscrezione intitolata «a giorni il sondaggio sulle carceri commissionato dal Dap»;
secondo «radiocarcere.it», il 13 ottobre verrà presentato alla stampa un sondaggio sulle carceri commissionato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Sondaggio, curato dalla IPR Marketing di Napoli, avente per oggetto non solo la considerazione da parte degli italiani della realtà carceraria ma addirittura il livello di conoscenza e di gradimento delle attività del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
ad avviso dell'interrogante compito istituzionale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è quello di amministrare il sistema penitenziario italiano secondo quanto disposto dalle leggi vigenti e, in primo luogo, attenendosi ai princìpi costituzionali, non certo quello di spendere denaro pubblico per sondare la percezione degli italiani della peraltro degradata realtà carceraria italiana;
l'osservazione di «radiocarcere.it» coincide con quella dell'interrogante quando rileva che oggigiorno «appare più importante vendere un'immagine, a prescindere dal servizio reso. Non interessa più la validità del lavoro svolto nella pubblica amministrazione. Interessa maggiormente come quella amministrazione appare» -:
se confermi l'indiscrezione anticipata dal sito www.radiocarcere.it;
in caso affermativo, quali siano le ragioni che hanno spinto il DAP a commissionare il sondaggio, quale utilizzo se ne intenda fare e quanto denaro pubblico sia stato speso per realizzarlo.
(4-08943)

SANI e ANDREA ORLANDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Massa Marittima, in provincia di Grosseto, l'amministrazione comunale, ai sensi dell'articolo 19, della legge n. 119 del 1981, ha realizzato, in qualità di stazione appaltante, un carcere mandamentale, successivamente trasformato in casa circondariale, attualmente in funzione;
l'opera è stata acquisita al patrimonio dello Stato con decreto del Ministero della giustizia in data 9 marzo 2000;
durante la realizzazione la direzione dei lavori ha provveduto a redigere varianti in corso d'opera a causa di riscontrata difformità geologica e a seguito di comunicazione prot. 659623/422-3 del 13 agosto 1990 del Ministero della giustizia, circa il venir meno dell'interesse dell'amministrazione penitenziaria alla costruzione degli istituti mandamentali, chiedendo la realizzazione di lavori compatibili anche con un utilizzo diverso dal penitenziario e confermando la possibilità di acquisizione della struttura al patrimonio statale;
ad una precedente comunicazione del 12 giugno 1990 prot. 657934/6.c del Ministero della giustizia, nella quale si ipotizza a un provvedimento normativo di soppressione delle case mandamentali, il comune di Massa Marittima, con lettera del 28 giugno 1990 prot. 9188, a firma del sindaco pro tempore, ha comunicato l'avvenuto avvio dei lavori e segnalato, senza produrre alcun effetto, le problematiche conseguenti alla sospensione degli stessi e al possibile cambiamento di destinazione dell'immobile, prospettando il rischio di contestazioni da parte dell'impresa esecutrice;
risulta dai verbali della direzione dei lavori che, in data 28 dicembre 1993, si è

disposta una ulteriore sospensione dei lavori, allo scopo di definire una nuova variante per mutate esigenze impiantistiche, in quanto il Ministero della giustizia era tornato alla decisione originaria di destinare la struttura a carcere;
sull'insieme della varianti e relative sospensioni dei lavori, l'impresa esecutrice, Pizzarotti & C. S.p.A., ha espresso riserve e, successivamente, promosso un contenzioso, affrontato in sede arbitrale e poi in corte di appello, che si è risolto recentemente a favore dell'impresa, addebitando all'amministrazione comunale il pagamento di maggiori oneri per euro 1.159.463,68, oltre alle spese legali e processuali;
l'amministrazione comunale ha, pertanto, riconosciuto un debito fuori bilancio, ex articolo 194 del decreto legislativo n. 267 del 2000, dandone pronta comunicazione alla competente Corte dei conti;
attualmente, diversamente da quanto ipotizzato nella richiamata comunicazione prot. 659623/422-3 del 13 agosto 1990 del Ministero della giustizia, la struttura, a differenza di casi analoghi, oltre ad essere stata effettivamente acquisita al patrimonio dello Stato, è funzionante come casa circondariale;
l'articolo 19 della legge n. 119 del 1981, al terzo comma, prevede la possibilità per gli enti locali di finanziare i maggiori oneri derivanti dalla costruzione dei nuovi edifici giudiziari, mediante la contrazione di mutui con la cassa depositi e prestiti;
tale situazione sta creando grave difficoltà all'amministrazione comunale di Massa Marittima, considerando le modeste dimensioni del comune e le già ridotte capacità finanziarie circa le capacità di investimento e gestione servizi;
il sindaco di Massa Marittima ha richiesto il rimborso delle somme relative ai maggiori oneri;
ad avviso degli interroganti tale vicenda può configurarsi come indebito arricchimento dello Stato a danno dell'amministrazione comunale di Massa Marittima -:
quali iniziative intenda assumere relativamente ai maggiori oneri derivanti dalla costruzione dell'istituto penitenziario di Massa Marittima anche nello spirito dell'articolo 19 della legge n. 119 del 1981, comma 3.
(4-08949)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 19 marzo 2007 il tribunale di Varese pronunciava la separazione dei coniugi tra i signori V. V. ed E. P. stabilendo le seguenti condizioni in relazione al loro unico figlio J.: a) affido condiviso del figlio; b) collocazione del bimbo presso la madre; c) un fine settimana con la madre e tre con il padre; un mese d'estate e sei giorni nel periodo natalizio col padre con auspicio di espansione dei tempi da trascorrere col padre medesimo; d) contributo economico del padre per il figlio e per la moglie;
in regime di separazione coniugale con affido condiviso, nonostante una pregressa e acclarata progettualità di educazione del figlio secondo basi non religiose (matrimonio solo civile, bimbo non battezzato) stabilita di comune accordo da entrambi i genitori, la madre ha iniziato a portare il figlio a catechismo con intenzione di sottoporlo ai sacramenti, tutto ciò contro il parere espresso dal padre e senza rispettare le disposizioni contenute nella legge n. 54 del 2006;
in data 20 aprile 2010 il signor V. V. depositava ricorso ex articoli 709-ter e 710 del codice di procedura civile chiedendo al tribunale ordinario di Milano: a) di sospendere il percorso di catechesi cattolica intrapreso dal figlio su impulso della madre in aperta violazione delle condizioni di separazione fissate con verbale omologato dal tribunale di Varese (sentenza R.G. 3053/2003); b) di disporre il risarcimento

dei danni, a carico della signora E. P. nei confronti del minore e, in subordine, c) di condannare la signora E. P. al pronto ed indicato pagamento di una somma a favore della cassa delle ammende;
il tribunale di Milano, sezione nona civile, composto dai magistrati Gloria Servetti, Delia Scirè e Anna Cattaneo, riunito in camera di consiglio, respingeva il ricorso condannando il ricorrente al pagamento degli oneri di lite;
nella sentenza, datata 7 luglio 2010 e depositata in cancelleria il 23 luglio dello stesso anno, è dato leggere i seguenti passaggi: «(...) il Collegio, qui chiamato a decidere sulle attività educative e ricreative più consone alle esigenze del minore, valuta favorevolmente e ritiene di approvare la scelta formativa e culturale compiuta dalla resistente, che - ben conoscendo al figlio e le sue ottime relazioni di amicizia con i coetanei del gruppo dell'oratorio, con i quali J. è abituato a giocare a calcio, a partecipare a gite estive, a recarsi in piscina - ha valorizzato l'inserimento del ragazzino in tale ambiente. Si tratta di ragazzi giovanissimi che, sotto la guida dei responsabili parrocchiali, fanno tante cose insieme, fra cui il catechismo e la partecipazione alla messa domenicale quale percorso formativo di maturazione personale utile e stimolante per socializzare con gli altri anche nell'apprendimento di quei valori morali e religiosi (solidarietà, fraternità, uguaglianza condivisione eccetera) che sono universali e radicati nella cultura umana e, comunque, di necessaria conoscenza per effettuare - domani - quelle consapevoli ed autonome scelte personali "di fede" oppure "non confessionali" che lo stesso ricorrente vuole consentire al figlio di compiere nel suo prossimo futuro di "giovane adulto". Anche l'insegnamento specifico della dottrina cattolica, così come l'insegnamento di ogni altra disciplina e materia di valenza culturale, non costituisce una impostazione dogmatica, ma la corretta spiegazione di eventi e concetti religiosi, di principi teologici, che arricchisce il bagaglio culturale e umano di ogni individuo»; e ancora: «(...) invero il padre non ha indicato alcuna opzione alternativa, di tal che non è possibile alcun giudizio comparativo fra concrete proposte differenti, sembrando perciò certamente opportuna la frequentazione del catechismo se non altro per evitare l'isolamento del fanciullo (magari davanti al computer) quando la madre è impegnata al lavoro, perché il gruppo dell'oratorio offre "accoglienza" ed anche "protezione" ad un bambino solo nella grande città»;
in sostanza il tribunale di Milano, senza addurre ragioni giuridiche ma con motivazioni a dir poco incredibili - confondendo l'ora settimanale di catechismo con altre attività oratoriali che col catechismo non hanno nulla a che vedere e che non hanno connotazione confessionale tipo la piscina o il calcio - ha fatto prevalere la scelta confessionale adottata dalla madre di J. rispetto all'opzione di aspettare la naturale evoluzione e la libera decisione del minore così come richiesto dal padre e così come stabilito dagli stessi genitori prima della separazione;
nella sentenza, poi appellata dal ricorrente, i giudici scrivono di approvare la scelta «formativa» e «culturale» di E. P. e ciò sebbene sia notorio che la partecipazione ai corsi di catechismo, a differenza dell'ora di religione o della frequenza dell'oratorio (che peraltro J. ha sempre frequentato come attività di natura ricreativa), ha innanzitutto valenza confessionale (prima che formativa e culturale) in quanto prepara a ricevere i sacramenti;
il padre non ha mai precluso al figlio l'apprendimento dei valori culturali del messaggio cristiano, atteso che il bambino frequenta da 3 anni l'ora di religione a scuola e, come detto, svolge attività ricreative anche all'oratorio senza nessuna opposizione da parte del padre. L'opzione formativa ed educativa indicata da quest'ultimo avrebbe lasciato libero il minore di praticare qualunque strada inclusa quella cattolica mentre la sentenza, approvando la scelta non condivisa e adottata

unilateralmente dalla signora E.P. con la quale è stato deciso di far frequentare a J. il catechismo extrascolastico pre-sacramentale, ha sostenuto ipso facto che la scelta cattolica è quella comunque sempre preferibile;
le conseguenze di questa sentenza rischiano di essere gravissime per tutti, credenti e non credenti: basti pensare ai contrasti tra genitori appartenenti a credi differenti tra loro; uno Stato laico e aconfessionale non dovrebbe consentire la discriminazione delle persone sulla base della mera appartenenza religiosa;
nel caso di specie, peraltro, tribunale non ha neppure preso in considerazione la violazione (l'ennesima) della legge sull'affido condiviso; violazione dimostrata dal fatto che la madre di J. ha deciso, in via unilaterale e senza previa consultazione del padre, di far frequentare al figlio il catechismo extrascolastico pre-sacramentale e ciò sebbene l'articolo 155 del codice civile, così come modificato dalla legge n. 54 del 2006 stabilisca che le decisioni di maggior interesse relative all'istruzione, all'educazione, all'indirizzo religioso ed alla salute della prole debbono essere assunte dai genitori di comune accordo -:
se non intenda assumere iniziative normative - anche urgenti - per chiarire i principi da applicare a casi come quello in premessa e per scongiurare il ripetersi dell'introduzione nel nostro ordinamento di effetti contrari ai principi giuridici ed etici nazionali e quindi incompatibili con il carattere laico e non confessionale del nostro Stato.
(4-08957)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
lo studio del Censis, intitolato «L'acqua tra responsabilità pubbliche, investimenti e gestioni economiche», rivela che le dispersioni dei servizi idrici rimangono un'emergenza grave in Italia: il 65 per cento dell'acqua erogata viene ancora disperso in rete o non viene fatturato;
alcuni numeri dello studio confermano infatti la situazione critica: la dispersione totale (perdite di rete e mancata fatturazione) resta alta. Nel 1999, per prelevare 100 litri di acqua era necessario erogarne 168, dieci anni dopo ne servono 165. Solo nel Sud c'è stato un miglioramento sensibile, anche perché si partiva da una situazione drammatica: servivano 216 litri erogati per prelevarne 100 nel 1999, dieci anni dopo ne servivano 198;
anche le dispersioni di rete rimangono stabili. Nel 1999 era necessario immettere in rete 148 litri per erogarne 100, ora ne servono 147. In tal caso nemmeno il Sud migliora, passando da 172 a 168 litri immessi in rete. In sintesi, su 165 litri immessi, 47 se ne vanno per la rete e 18 non vengono fatturati per l'abusivismo;
il servizio idrico integrato, che dovrebbe associare i servizi di depurazione e fognatura a quello di acquedotto, lascia scoperte ancora molte zone, Della depurazione, ad esempio, godono soltanto il 70,4 per cento degli abitanti italiani, solo il 57,4 per cento di quelli del Mezzogiorno. Il 15,3 per cento degli italiani, invece, non ha ancora un servizio di fognatura -:
se i Ministri interrogati siano al corrente della situazione rappresentata;
se e quali azioni urgenti di carattere generale intendano avviare al fine di ridurre drasticamente la dispersione dell'acqua e garantire una fornitura efficiente all'intera popolazione;
quali misure di carattere generale intendano adottare al fine di scongiurare la dispersione idrica per abusivismo.
(4-08942)

COMMERCIO, LO MONTE, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Mezzogiorno e, in particolare, la Sicilia sono segnati dalla presenza di una scarsa infrastrutturazione ferroviaria;
in termini di estensione della rete ferroviaria e di dotazione per abitante l'Italia si colloca in Europa all'11o posto;
la media europea di rete ferroviaria è di 44 chilometri ogni 100.000, abitanti, in Italia la media è di 20 chilometri per 100.000 abitanti;
in riferimento alla dotazione ferroviaria per le diverse regioni italiane, tenuto conto della elettrificazione della rete e della presenza del doppio o del singolo binario si evince un drammatico e incomprensibile ritardo del Mezzogiorno e delle isole, in particolare, rispetto alle altre aree del Paese;
fatto 100 l'indice di dotazione della rete delle Ferrovie dello Stato in Italia rispetto alle singole regioni e macro aree si riscontra che: in Sicilia è elettrificato il 29,2 della rete a doppio binario, in Sardegna non è elettrificata nessuna linea né a doppio binario né a singolo binario; in Puglia risulta elettrificato l'82,9 delle linee a doppio binario e l'80,2 delle linee a semplice binario. Complessivamente nel Mezzogiorno, escluse le isole risulta elettrificato il 55,3 delle linee a doppio binario e il 92,4 delle linee a binario unico; nelle isole sono elettrificate il 15,1 delle linee a doppio binario e l'83,1 delle linee a binario unico; al contrario, nel Centro Nord risulta elettrificato il 130,8 delle linee a doppio binario e il 105,2 delle linee a binario unico;
in relazione all'indice di dotazioni di stazioni e la relativa capacità di servizio, fatto l'indice 100 in Italia, la dotazione è del 79,8 in Sicilia, 66,2 in Puglia e 84,8 in Sardegna. Complessivamente nel Mezzogiorno l'indice di stazioni ferroviarie è 92, nelle isole 81, nel Centro Nord è 104,3;
anche per quanto riguarda l'offerta di servizi ferroviari ed, in particolare, il numero di collegamenti diretti di eurostar e intercity tra capoluoghi di regione e la relativa velocità media, emerge un quadro, se possibile, ancora più sconfortante e di maggiore arretratezza del Mezzogiorno. Infatti i collegamenti ferroviari diretti tra capoluoghi di regione sono il 20 per cento nel Sud e il 100 per cento nel Nord; il numero medio di eurostar al giorno è 2 al Sud e 14,7 al Nord; il numero medio di intercity al giorno è di 4,8 al Sud e il 13,6 al Nord; la velocità media degli eurostar al Sud è 73,3 e al Nord 95,2; la velocità media degli intercity è 64,3 al Sud e di 85,7 al Nord;
tenuto conto della sola spesa percentuale delle Ferrovie per il Mezzogiorno si riscontra che questa nel 1996 era il 29,5 per cento del totale, il 24,8 per cento nel 2000, il 12,2 per cento nel 2004 e il 17,8 per cento nel 2006;
lo stesso rapporto 2009 sugli interventi nelle aree sottoutilizzate presentato dal Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Fitto, afferma che in quelle aree «...per i servizi di trasporto permangono gravi e diffusi ritardi nel trasporto su ferro....», e conclude: «Permane quindi necessaria una decisa inversione di tendenza che non può che basarsi sull'azione convergente delle politiche ordinarie e di quelle aggiuntive nazionali e comunitarie, nel pieno rispetto del dettato costituzionale», tale decisa inversione di tendenza non si è determinata, ad avviso degli interroganti, negli ultimi due anni nei quali invece si è assistito al susseguirsi di storni di fondi fas per altri programmi spesso, anzi quasi sempre a beneficio del Nord;
relativamente alla sola alta velocità solo il 7,8 per cento di queste linee, cioè di fatto solo il tratto campano Roma-Napoli è localizzato nel Mezzogiorno;
è altresì inconcepibile come il piano di produzione presentato dalle Ferrovie dello Stato preveda di fatto l'isolamento ferroviario della Sicilia rispetto al Paese,

cancellando così la continuità territoriale; infatti, il piano prevede la cancellazione di 8 coppie di treni a lunga percorrenza, 16 treni tra intercity ed espressi, la chiusura delle officine di manutenzione di Messina, Siracusa e Palermo, la chiusura della sala operativa di Palermo;
con il piano di produzione presentato dalle Ferrovie dello Stato si fa l'esatto contrario di quanto si dovrebbe fare, si peggiorano i servizi a scapito dei pendolari, si producono gravi contraccolpi di carattere occupazionale e si peggiorano i servizi; se a questi si aggiunge la quasi completa soppressione del servizio di trasporti merci che costringe le imprese abusare l'oneroso trasporto su gomma, si può dire che la Sicilia è destinata all'apartheid della mobilità di persone e merci;
recentemente l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato spa ha dichiarato: «Nel nostro futuro non ci sono solo i confini nazionali, il Nord e il Centro Europa sono il nostro approdo principale e avremo un approccio immediato». Questo vuol dire che il Sud non è preso in considerazione, ma di questo i cittadini meridionali se ne erano già accorti sulla propria pelle -:
quali siano le iniziative, i programmi, i progetti e le dotazioni finanziarie con le quali il Governo intende sostenere la necessaria e decisa inversione di tendenza che non può che basarsi sull'azione convergente delle politiche ordinarie e di quelle aggiuntive nazionali e comunitarie, tenuto conto che fino ad oggi le Ferrovie dello Stato hanno operato nel continuo abbandono di qualsiasi impegno nel Mezzogiorno e, in particolare, in Sicilia;
quali iniziative intenda intraprendere il Governo nei confronti delle Ferrovie dello Stato spa affinché sia assicurato che nel futuro delle ferrovie, prima e contestualmente agli interventi nel Nord e Centro Europa, ci siano i programmi e gli interventi per il Mezzogiorno, che è area strategica, allo scopo di sostenere la competitività del Paese, considerato che i cittadini e le imprese del Sud e, in particolare, della Sicilia non sono di «serie B».
(4-08950)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

PEZZOTTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende dagli organi di stampa, contro la Cisl e i suoi dirigenti è in atto un'allarmante e permanente aggressione: quella del 6 ottobre 2010, contro la sede nazionale, anche se ha una particolare valenza simbolica, è stata l'ultima in ordine di tempo;
tali episodi sono inqualificabili e da condannare nel modo più assoluto, in quanto espressione di comportamenti estremisti e violenti che si pongono in netto conflitto con la storia del sindacalismo italiano;
è doveroso riconoscere il ruolo svolto da questa organizzazione nella promozione dei diritti nel lavoro, nonché il particolare coraggio che i suoi militanti e quadri hanno dimostrato e continuano a dimostrare nel difendere le proprie convinzioni, anche nelle situazioni più difficili;
le lavoratrici e il lavoratori, duramente colpiti dalla crisi economica (da troppi anni registriamo infatti bassissimi incrementi di PIL, la produttività ed il livello dei salari ristagnano) hanno bisogno di coesione, unico strumento per isolare i facinorosi;
queste derive del malessere sociale, sempre più frequenti nelle ultime settimane non devono essere in alcun modo sottovalutate: l'Italia ha già assistito ad episodi simili alla vigilia degli anni più bui della sua storia repubblicana e ha visto quale escalation possono raggiungere;
di fronte a forme inaccettabili di dimostrazioni del dissenso su cui non

bisogna abbassare la guardia, la risposta più adeguata da parte di tutti coloro che hanno responsabilità, politiche o sindacali, è quella di assumere una posizione unitaria -:
quali iniziative intenda assumere per fermare queste forme di intolleranza e di aggressioni che stanno avvelenando i rapporti sociali e che rischiano di far degenerare la già precaria situazione del Paese.
(3-01269)

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione n. 4-07008 era stata sollevata la questione della contemporanea assenza, in occasione delle celebrazioni per il 65o anniversario della Liberazione, del sindaco di Verona, del presidente della provincia di Verona e del prefetto di Verona;
nella risposta all'interrogazione, datata 21 settembre 2010, e sottoscritta dal sottosegretario Davico vengono date spiegazioni ad avviso dell'interrogante poco convincenti, a giudizio di scrive, sulle assenze di sindaco e presidente della provincia;
appare all'interrogante del tutto sorprendente la giustificazione addotta con riguardo al prefetto il quale sarebbe stato assente per un impegno istituzionale a Roma;
risulterebbe del tutto incongruo che nel giorno dell'anniversario di una delle più significative ricorrenze della Repubblica italiana e cioè la Festa della Liberazione vengano convocati incontri a Roma che prevedano la presenza dei Prefetti -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quale sia l'impegno istituzionale a Roma che ha impedito al prefetto di Verona di presenziare alle celebrazioni per il 65o anniversario della Liberazione.
(4-08953)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PELUFFO e QUARTIANI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Novaceta è un'importante realtà produttiva di Magenta (Milano) che, dopo varie interruzioni, ha fermato definitivamente la produzione un anno e mezzo fa con la conseguenza della cassa integrazione per circa 200 addetti presenti nell'azienda;
dopo oltre due anni di cassa integrazione con un compenso di 700 euro al mese, i dipendenti in cassa integrazione hanno dovuto affrontare i mesi di agosto e settembre senza aver avuto dall'azienda il compenso a loro spettante;
da circa due mesi gli stessi lavoratori aspettano la firma del decreto che prevede la deroga della cassa integrazione straordinaria presso il Ministero del lavoro -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché il decreto ministeriale che prevede la deroga alla cassa integrazione venga emanato e applicato urgentemente, al fine di evitare che i lavoratori della Novaceta rimangano senza cassa integrazione fino a dicembre 2010.
(5-03551)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo la Confagricoltura, il raccolto di castagne italiane quest'anno, potrebbe

diminuire anche del 70 per cento, a causa di un parassita arrivato dall'Oriente, che colpisce gli alberi, rendendo quasi sterili le piante più giovani e danneggiando gravemente quelle più adulte;
l'infestazione del parassita denominato «cinipide calligeno», sta mettendo a rischio una produzione di dieci qualità di castagne che hanno ottenuto il riconoscimento tra Dop e Igp;
l'assalto dell'insetto, a giudizio della Confagri, si manifesta quando sui germogli e sulle infiorescenze, all'interno della chioma, si formano escrescenze in cui si sviluppano larve e secondo la stessa associazione agricola, appaiono scarsamente efficaci gli interventi meccanici e chimici messi in atto da diverse unità di soccorso nelle regioni più colpite, in quanto le larve sono ben protette dall'effetto degli insetticidi e molte coltivazioni si trovano all'interno dei parchi;
il castagno è la specie forestale più ampiamente distribuita in Italia e in particolare nel Piemonte, oltre che in altre regioni, la cui economia è caratterizzata dalla larga prevalenza della coltivazione dei castagneti e della trasformazione dei loro prodotti come risorsa principale di un territorio, accompagnata dal consumo di castagne e loro derivati come base dell'alimentazione umana -:
quali iniziative nell'ambito delle sue competenze, intenda intraprendere al fine di tutelare la raccolta e la produzione delle castagne italiane, le cui coltivazioni, così come esposto in premessa, appaiono in pericolo a causa del parassita proveniente dall'Oriente che ne minaccia la crescita e lo sviluppo.
(5-03552)

Interrogazione a risposta scritta:

SERVODIO, CAPANO e GINEFRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Commissione agricoltura della Camera dei deputati, in data 30 giugno 2010, a seguito della profonda crisi e della mobilitazione degli operatori del settore ittico, è intervenuta approvando all'unanimità una risoluzione che impegnava il Governo ad adottare iniziative necessarie per conseguire la rapida attuazione di un fermo pesca straordinario chiamato, diversamente dal passato, a contribuire non solo alla soluzione del problema del sovrasfruttamento delle risorse, ma anche alla gestione della fine delle deroghe e dell'introduzione delle nuove maglie;
con la suddetta risoluzione il Governo si era impegnato, tra l'altro, ad accelerare le procedure per la definizione del programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura, prevedendo un piano di misure socio-economiche per il piccolo strascico costiero e, inoltre, ad attivare presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali le iniziative per la prosecuzione, con estensione ai lavoratori marittimi imbarcati su pescherecci di cui sono proprietari, della cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre 2011, in attesa di rendere tale istituto un ammortizzatore sociale ordinario;
la situazione del settore della pesca a poche ore dalla scadenza del «Fermo biologico», obbligatorio per 30 giorni per l'intera categoria, utile a favorire il ripopolamento del mare, rimane ancora molto critica;
il fermo biologico quest'anno è stato indetto in due tranche come disposto dopo alcune assemblee tra gli organi di federazione della pesca e le categorie: la prima dal 1o agosto al 30 agosto per i pescatori compresi nel territorio marittimo che va da Manfredonia a Bari e la seconda dal 1o settembre al 30 settembre per i pescatori compresi nel territorio marittimo che va da sud di Bari fino a Santa Maria di Leuca, passando per Monopoli;
il fermo è dunque terminato e i lavoratori della pesca dei suddetti territori marittimi hanno ripreso le attività;
è tuttora forte e giustificata la preoccupazione in quanto - a differenza

degli anni precedenti e nonostante tutte le assicurazioni - nell'anno 2009 il mondo della pesca non ha ricevuto alcun contributo;
non può essere fornita la giustificazione che il contributo non venga erogato per la circostanza che la categoria della piccola pesca non è tutelata da un contratto, nonostante fino al 2008 la stessa categoria ha sempre ricevuto puntualmente il contributo medesimo, utile ad alleggerire le tante spese dei pescatori, soprattutto piccoli;
il mancato stanziamento di questo fondo mette ancor più in ginocchio il settore ittico già fortemente vessato -:
in quale entità ed entro quanto tempo il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali erogherà effettivamente i contributi del Fondo, già assicurato negli anni in sede di contrattazione con la categoria, come forma di ammortizzatore sociale per i pescatori che non possono esercitare l'attività per tutta la durata temporale prevista dal fermo biologico stesso;
quali iniziative intenda assumere il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, a seguito della risoluzione di cui in premessa per riconoscere - al pari della categoria della grande pesca - la tipologia di lavoro «usurante» anche per quella dei lavoratori della piccola pesca, valorizzando la professionalità e l'indennità di rischio della categoria, soprattutto in considerazione dei pericoli ai quali molto spesso i lavoratori sono esposti durante le battute di pesca che solitamente durano anche più di una settimana;
quali interventi intenda assicurare il Governo per rendere effettivamente disponibili le risorse - pari a 30 milioni di euro - che il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali nel giugno 2010 ha destinato con proprio decreto, ancora in attesa del parere del Ministro dell'economia e delle finanze, per ammortizzare il costo del gasolio sui pescherecci e per attutire l'impatto delle nuove norme europee del regolamento Mediterraneo, entrato in vigore il 1o giugno 2010.
(4-08944)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI, LOMBARDO e MISITI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto prevede l'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010, a decorrere dal 1o gennaio 2011, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale per gli enti locali nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti;
la provincia regionale di Enna gestisce, sin dal 1982, due licei linguistici provinciali, ad Enna e ad Agira, riconosciuti scuole paritarie, ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, il cui personale docente viene reclutato tramite il ricorso alle procedure ed ai criteri previsti dalle vigenti disposizioni che regolano il funzionamento dei licei linguistici della suddetta provincia, attingendo da apposite graduatorie permanenti in ambito provinciale;
tali procedure vengono utilizzate dalla provincia regionale anche per il conferimento delle supplenze annuali mediante l'instaurazione di rapporti di lavoro a termine, in risposta al reale fabbisogno organico individuato dai rispettivi dirigenti scolastici, al fine di garantire il regolare avvio delle attività didattiche e dunque la funzionalità ed il buon andamento dei suddetti istituti;
nonostante gli sforzi compiuti dalla provincia regionale di Enna per assicurare il regolare avvio del corrente anno scolastico,

l'ente si è trovato a dover affrontare una spesa per il personale superiore a quella consentita dal dettato dell'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010;
il personale dei licei linguistici, al fine di ridurre al minimo i disagi degli studenti e delle famiglie, ha dato la sua disponibilità ad effettuare ore aggiuntive e a spostarsi da Enna ad Agira per assicurare l'insegnamento delle discipline scoperte ma nonostante gli sforzi compiuti non è stato possibile assicurare nelle due sedi la copertura di tutte le ore così che, attualmente, restano ancora scoperte le ore di religione e di sostegno per ben 5 alunni diversamente abili;
dal momento che le stesse esigenze connesse alla didattica, presenti nelle scuole statali ricorrono anche per le scuole paritarie gestite dagli enti locali e valendo altresì, per tutte, i princìpi sanciti dalla Costituzione in materia di diritto allo studio, all'istruzione e all'educazione si richiama l'attenzione sulla circolare n. 3 del 18 marzo 2008 del Dipartimento della funzione pubblica, intervenuta per dettare alcune linee di indirizzo in merito alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, in favore di una interpretazione derogatoria della legge finanziaria n. 244 del 2007, da applicarsi alle scuole gestite dagli enti locali, in analogia a quanto previsto per le scuole statali, in ordine al conferimento degli incarichi di supplenza;
tale orientamento è stato ribadito sempre dallo stesso dipartimento anche con il parere n. 56 del 2008, con riferimento all'applicazione dell'articolo 49 del decreto-legge n. 112 del 2008, come convertito dalla legge n. 133 del 2008, diretto a consentire agli enti locali, nella gestione del personale scolastico, in deroga alle rigide norme previste in materia di rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato, di potersi ispirare alla speciale disciplina prevista per le scuole statali -:
quali iniziative, anche normative, i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di estendere alle scuole paritarie, in materia di reclutamento di personale docente, la disciplina più favorevole prevista per quelle statali applicando l'interpretazione derogatoria sopra citata dal disposto dell'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010, consentendo così agli enti locali di gestire, nel rispetto delle autonome capacità di bilancio, la possibilità di reclutamento del personale scolastico secondo la disciplina vigente per le scuole statali e cioè a prescindere dai rigidi vincoli contenuti nella norma sopra richiamata.
(4-08951)

GIRLANDA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la legge 7 giugno 2000, numero 150 disciplina le attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni;
negli anni 2002 e 2003 sono state eseguite attività di monitoraggio sullo stato di attuazione della legge;
ad oggi ancora molte amministrazioni pubbliche, tra le quali si evidenzia un'alta percentuale di comuni con popolazione inferiore ai 3000 abitanti, mancano degli strumenti previsti dalla legge, tanto da denotare l'assenza anche di portali telematici dedicati alle attività dell'ente;
è alta la frequenza con la quale molti uffici stampa dei comuni si avvalgono di consulenti non in possesso dei requisiti previsti dalla legge suindicata;
la maggior parte delle pubbliche amministrazioni sovrappone i compiti delle figure professionali e degli uffici previsti dalla legge, tra cui in particolare il portavoce, l'ufficio stampa e l'ufficio relazioni con il pubblico -:
se dopo il 2003 siano state effettuate nuove operazioni di monitoraggio sullo stato di attuazione della legge nelle pubbliche amministrazioni;

se a fronte dello stato attuale di applicazione della legge si intenda promuovere una sua revisione o integrazione volta ad agevolare la piena applicazione di tutte le sue norme.
(4-08952)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Nazione nella sua edizione del 6 ottobre 2010 ha pubblicato un articolo intitolato «Devo vendere la casa per curare mia moglie», dove si riferisce del caso del signor Stefano Gensini, di Stia in provincia di Arezzo, coniugato con la signora Loriana Anichini, febbraio del 2010 ricoverata nella residenza sociale assistita di Stia in quanto malata di Sclerosi Laterale Amiotrofica;
il signor Gensini ha lanciato un disperato appello di aiuto per curare la consorte e poter continuare a garantire le cure necessarie; per questo la sua famiglia, per reperire risorse economiche, è stata costretta a vendere l'abitazione di proprietà -:
quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati, anche in relazione all'attività della Consulta delle malattie neuromuscolari e in vista dell'adozione dei nuovi livelli essenziali di assistenza, al fine di risolvere le gravi criticità rilevabili nel caso di cui in premessa e in quelli analoghi.
(4-08948)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRAZIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Firema Trasporti S.p.a. è una società leader del settore metalmeccanico che si occupa di progettazione, costruzione e riparazione di locomotive, treni, metropolitane e tram. Il gruppo finora ha occupato circa 900 persone, dislocate nei siti di Milano, Spello, Tito. Di esse, quasi 550 sono impiegate a Caserta;
l'evoluzione storica della gestione della proprietà ha portato ad una perdita di credibilità dell'azienda nei confronti di creditori e clienti, per cui i lavoratori sono oggi impegnati a combattere un'intensa battaglia per la conservazione del lavoro, sino al punto di lavorare anche senza retribuzione;
la grave situazione del gruppo deriva anche dalle penali prodotte dai ritardi delle consegne dei treni, da commesse in perdita, e da una gestione industriale antecedente che, avendo assunto anticipi sui treni da prodursi, rischia di compromettere la redditività delle commesse future. Esiste altresì un problema, precedente all'attuale gestione commissariale, di cessione di crediti a partner di Firema nell'associazione temporanea di imprese, problema che rischia di realizzare il paradosso di un'azienda che guadagna meno di quanto produce;
dal 2 agosto 2010, con decreto del Ministero dello sviluppo economico, Firema è ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria per ristrutturazione economica e finanziaria, a norma dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 347 del 2003, convertito con modificazioni, dalla legge n. 39 del 2004;
il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con sentenza del 13 agosto 2010, ha dichiarato lo stato di insolvenza dell'impresa in amministrazione straordinaria;
alla data di ammissione alla procedura, l'impresa occupa sul territorio nazionale

774 unità lavorative, di cui 81 apprendisti;
al fine di garantire ai lavoratori una misura di sostegno al reddito e di supportare il processo di ristrutturazione economico-finanziaria, sono state attivate le procedure idonee per l'ottenimento dell'integrazione salariale in favore di tutti i dipendenti, ivi compresi gli apprendisti;

invero, a norma dell'articolo 2, comma 138, della legge n. 191 del 2009 (legge finanziaria per il 2010) la concessione, per l'anno 2010, degli ammortizzatori sociali, anche senza soluzione di continuità e in deroga alla normativa vigente, è disposta sulla base di specifici accordi governativi e per periodi non superiori a dodici mesi, anche con riferimento a settori produttivi e ad aree regionali;
conseguentemente, l'impresa, le organizzazioni sindacali e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno convenuto, il 17 settembre 2010, che, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, del citato decreto-legge n. 347 del 2003, e dell'articolo 7, comma 10-ter, del decreto-legge n. 148 del 1993, convertito con modificazioni, dalla legge n. 236 del 1993, ad esclusione degli apprendisti, per i quali si ricorre all'istituto della cassa integrazione guadagni in deroga, la gestione straordinaria dell'impresa chieda, per tutta la sua durata, la concessione dell'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria a favore di 693 unità lavorative, sospese a zero ore, sulla base di esigenze tecnico-organizzative e produttive aziendali, e a rotazione, tenuto conto dell'attività lavorativa e della fungibilità dei profili professionali ricoperti. 414 unità sono occupate presso la sede di Caserta;
l'articolo 19, comma 8, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, prevede che le risorse finanziarie destinate agli ammortizzatori sociali in deroga alla normativa vigente possono essere utilizzate con riferimento a tutte le tipologie di lavoro subordinato, compresi i contratti di apprendistato e di somministrazione, e stabilisce la possibilità di modulare e differenziare le misure di tutela del reddito anche in funzione della compartecipazione finanziaria a livello regionale o locale;
l'accordo tra Governo, regioni e province autonome, siglato il 12 febbraio 2009, ha individuato il contributo nazionale e quelli regionali per interventi di sostegno al reddito, combinati ad azioni di politica attiva. In tal senso, il trattamento di sostegno al reddito spettante a ciascun lavoratore è integrato da un contributo connesso alla partecipazione a percorsi di politica attiva del lavoro, in misura pari al trenta per cento del sostegno al reddito, posto a carico del FSE-POR. Tale percentuale può essere calcolata mensilmente ovvero sull'ammontare complessivo del sostegno al reddito derivante dalla somma dei periodi autorizzati, con integrazione verticale dei fondi nazionali;
in seguito all'accordo raggiunto in data 17 settembre 2010, l'azienda si è impegnata a chiedere il ricorso all'ammortizzatore sociale in deroga, comprensivo del ricorso alla cassa integrazione guadagni in deroga, fino alla scadenza naturale del contratto di apprendistato, e del ricorso alla mobilità in deroga per il periodo residuo, della durata massima di 12 mesi a decorrere dalla data del 2 agosto 2010;
l'efficacia dell'accordo menzionato è condizionata dall'impegno manifestato dalla regione Campania ad erogare la propria quota parte di sostegno al reddito in favore dei lavoratori -:
quali azioni intenda intraprendere per risolvere urgentemente la questione della mancata corresponsione delle spettanze economiche ai lavoratori, gli unici finora richiamati al senso di responsabilità e al sacrificio, loro personale e delle loro famiglie;
se non intenda assumere le iniziative di competenza al fine di rilanciare il tessuto industriale della regione, già fortemente compromesso, in particolare l'intero settore ferroviario, istituendo un tavolo

di confronto istituzionale, aperto a tutti i livelli di interesse, per trovare soluzioni ai problemi delle penali e delle cessioni di crediti relativi alla precedente gestione aziendale;
quali misure intenda attivare affinché si garantisca ai lavoratori la loro occupazione, a partire dai 66 contratti di apprendistato in scadenza, i quali hanno realizzato un alto profilo professionale specifico per le attività del sito casertano, nonché la cassa integrazione per il 2011;
quale impegno sia in grado di assicurare per sostenere con impegni concreti il percorso di rilancio e di risanamento dell'azienda, di attivare un piano industriale in tempi rapidi (anche dando nuovo impulso al Contratto di programma per la reindustrializzazione di Ixfin, Finmek, Costelmar e 3M), individuando un acquirente o soggetto partner, per dare continuità all'azienda e scongiurare l'ipotesi disastrosa di affitto di ramo di azienda, che porterebbe alla chiusura definitiva della stessa, e di tutelare le aziende italiane del settore ferroviario, strategico, dal punto di vista industriale, per il nostro Paese;
se non ritenga opportuno sostenere l'attuale gestione commissariale affinché si apra una linea di credito per acquisire la liquidità necessaria per riavviare la produzione e stabilire un credibile piano di consegne dei treni sui programmi già acquisiti.
(5-03553)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE POLI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come si evince da recenti articoli apparsi su giornali locali e nazionali la Carrier Refrigeration Operation, leader mondiale nella produzione dei sistemi di refrigerazione, ha comunicato la decisione dell'azienda di smantellare lo stabilimento di Torreglia e l'immediata apertura della procedura di mobilità per tutti i 193 dipendenti (il 20 per cento sono donne) a partire dal 4 ottobre 2010;
forte è stata da subito la protesta sindacale. Alcuni giorni fa le rappresentanze sindacali di base avevano richiesto un incontro con l'azienda; come ha spiegato il segretario provinciale di Fim CISL Gianni Castellan, si voleva un confronto sullo stato di salute dell'azienda, si dovevano discutere i bilanci e verificare semplicemente l'andamento produttivo. L'annuncio è stato letto come un fulmine a ciel sereno, l'azienda infatti ha annunciato la sua intenzione di chiudere lo stabilimento per delocalizzare ad Est;
l'azienda secondo i sindacati ha fatto ricorso a pochissime ore di cassa integrazione, non ha usato in modo massiccio gli ammortizzatori sociali come invece è avvenuto per realtà aziendali davvero in crisi;
al momento le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione ritenendo la situazione insostenibile, annunciando di attivare la provincia e il comune di Torreglia per mettere in atto tutte le iniziative necessarie ad evitare questo disastro per il territorio padovano;
l'azienda ha già comunicato la possibilità di delocalizzare la produzione nei Paesi dell'Est, visto che da quelle parti la Carrier possiede altre due aziende, una in Ungheria e l'altra nella Repubblica Ceca;
sono molti a ritenere che la scelta di chiudere lo stabilimento di Torreglia non è in alcun modo imputabile ad una crisi strutturale del settore della refrigerazione, come dimostrato dalle numerose ore di straordinario regolarmente svolte dai dipendenti del gruppo Carrier nel mese di luglio 2010, ma deriva dalla strategia industriale adottata dalla dirigenza locale della multinazionale, intenzionata ad abbassare il costo del lavoro, delocalizzando la produzione nell'Est Europa. La chiusura dell'ex Criosbanc di Torreglia rappresenterebbe solo l'ultimo tassello di un

processo di smantellamento delle realtà produttive più significative del Veneto -:
quali iniziative intendano mettere in atto per risolvere questa gravosa situazione locale che vede l'imminente perdita del posto di lavoro per quasi 200 persone.
(4-08947)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nell'aprile 2010 il Garante italiano e altre autorità di protezione dei dati personali, in rappresentanza di oltre 375 milioni di persone, hanno chiesto a Google Inc. e ad altre multinazionali un rigoroso rispetto delle leggi sulla privacy in vigore nei Paesi in cui immettono nuovi prodotti on line. Nella lettera firmata dai presidenti delle Autorità di protezione dati personali di Italia, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Israele, Olanda, Nuova Zelanda, Spagna e Gran Bretagna, si esprimeva profonda preoccupazione per il modo in cui Google affrontava le questioni legate alla privacy, in particolare per quanto riguardava il recente lancio del social network, Google Buzz. «Troppo spesso - si afferma nella lettera - il diritto alla privacy dei cittadini finisce nel dimenticatoio quando Google lancia nuove applicazioni tecnologiche. Siamo rimasti profondamente turbati dalla recente introduzione dell'applicazione di social networking Google Buzz, che ha purtroppo evidenziato una grave mancanza di riguardo per regole e norme fondamentali in materia di privacy. Inoltre, questa non è la prima volta che Google non tiene in adeguata considerazione la tutela della privacy quando lancia nuovi servizi»;
le dieci Autorità di protezione dei dati personali sottolineano, inoltre, che i problemi di privacy legati al lancio di Google Buzz avrebbero dovuto essere «immediatamente evidenti» alla stessa azienda. Infatti attraverso Google Buzz, Google Mail (Gmail), nato come un servizio di posta elettronica one-to-one tra privati, è stato improvvisamente «trasformato» in social network. Questo è avvenuto, perché, in modo del tutto autonomo, Google ha assegnato ad ogni utente di Google Buzz una rete di «amici» ricavati dalle persone con cui l'utente risultava comunicare più spesso attraverso Gmail. Ciò senza informare adeguatamente gli interessati di quanto si stava facendo e senza specificare le caratteristiche dei nuovo servizio, impedendo in questo modo agli utenti di esprimere un consenso preventivo e informato. «Con questo comportamento - spiega una nota - è stato violato un principio fondamentale e riconosciuto a livello mondiale in materia di privacy: ossia, che spetta alle persone controllore l'uso dei propri dati personali». Le Autorità riconoscevano che Google non era l'unica società ad avere introdotto servizi on line senza prevedere tutele adeguate per gli utenti;
oltre a Google, anche Facebook, social network che vede iscritti 6 milioni di italiani, è stato messo sotto accusa a causa della disabilitazione di molti profili non motivata, che fa rimanere gli utenti senza alcuna tutela. Su Facebook un account significa una mole di dati personali che, disattivati?, senza alcuna motivazione, scompaiono nel nulla. Account oscurati, provvedimenti non comunicati agli utenti e decisioni arbitrarie hanno spinto molte persone a denunciare il social network, che peraltro non ha un customer care per i clienti italiani, costretti a utilizzare il servizio statunitense. Facebook è divenuta un'applicazione web con cui ci si deve confrontare quotidianamente. Ormai chi non ha un profilo facebook è un po' come se non avesse una casella di posta elettronica, ma, come spesso accade, il mezzo non risulta mai essere perfetto. Così, può accadere, all'improvviso di non riuscire più ad accedere al proprio account, perché disabilitato dagli amministratori del sistema. Diverse sono le testimonianze degli utenti che sono state vittime di questa «sciagura sociale sul web»;
Giovanni Cappellotto, in un esauriente post della fine del 2008, fa una fotografia della situazione basandosi sui

dati della licenza di utilizzo di Facebook e scrive, tra l'altro: «Quando ci iscriviamo per la prima volta a Facebook, ma vale per ogni servizio che adottiamo in rete, sottoscriviamo un accordo con gli utenti che non leggiamo mai. In questo sono presenti le condizioni di utilizzo, le clausole di esclusiva, la proprietà intellettuale, cosa si può e cosa non si deve fare. Spesso pensiamo che solo perché è gratuito tutto sia permesso e che le regole in fondo non valgano. Ogni giorno Facebook sospende moltissimi account per violazione delle politiche e degli accordi e contemporaneamente riceve migliaia di lettere di protesta. In linea di massima alla prima protesta si è riabilitati in modo automatico, ma diventa sempre più difficile in una seconda o terza occasione. Tuttavia, grave è scoprire che Facebook sembra imporre limiti di censura intellettuale, arrivando a cancellare post, link, note e status sulla base di giudizi di valore e contenuto. Uno dei tanti episodi ha a che fare con le dichiarazioni del Papa su aids e preservativi. È accaduto che la Rana (pseudonimo di una piccola redazione on-line che gestisce Rassegna Stanca commenti quotidiani alle notizie apparse sui giornali) parli nel suo spazio delle dichiarazioni di Ratzinger. Commenti, dibattito, confronto pacato. «Fila tutto liscio finché sulla home page di Rassegna Stanca non viene caricato» il titolo provocatorio «Un editoriale ultrasottile», il corsivo apparso in prima pagina sul quotidiano Avvenire di ieri che spiegava e giustificava le parole di Benedetto XVI», raccontano i curatori. «L'articolo del giornale di ispirazione cattolica è stato ripreso parola per parola, cambiando soltanto il titolo, e ha messo in moto uno scambio di idee appassionato, ma comunque pacato e non offensivo, coinvolgendo tantissimi utenti di Facebook». Senza alcuna motivazione, né preavviso il social network cancella gli editoriali e i commenti perché «potrebbero disturbare gli altri utenti»;
molti utenti sono stati disabilitati senza alcun motivo, hanno scritto decine di email con l'indirizzo di posta collegato al proprio account a disabled facebook, abuse facebook, warning facebook, info at facebook, tutte in inglese, mettendo secondo prassi, nome e cognome, indirizzo e-mail alcune parole di scuse avendo in qualche modo suscitato le ire dell'operatore di turno allertato dal programma che facebook utilizza per monitorare tutto il social network. E chiedendo se quantomeno era possibile sapere il motivo della disabilitazione, ma a tale procedura non è seguita alcuna risposta. Delle volte il blocco dell'account è stato causato dall'aver contattato troppi conoscenti, dall'aver fatto ricerche o dall'aver scritto post nelle bacheche dei contatti troppo velocemente. Di solito, i gestori del network pensano che chi scrive troppo velocemente, in realtà inserisca dei messaggi spam nella email degli altri contatti. Personaggi pubblici sono incorsi in questi assurdi errori. Nino Randisi, il giornalista antimafia, era stato sospeso per le sue denunce antimafia, ma venne poi riammesso dopo qualche settimana. A proposito del caso Randisi, il giornalista Vittorio Zambardino scrisse sul quotidiano Repubblica: «Randisi è uno dei tanti cui accade questa disavventura facebookistica. A un certo punto qualcuno ti «denuncia», le tue cose scompaiono, i dati e i contenuti che hai immesso, compresa la posta personale, svaniscono nel nulla. In molti casi - ci risulta - l'account viene riabilitato dopo le proteste, è successo perfino per qualche deputato. Ma intanto sapere «dove» e con chi protestare è molto complesso. Randisi sembra pensare che qualcuno, dall'Italia, possa aver chiesto l'intervento contro la sua pagina. Ma il punto certo è che Facebook, piattaforma dove oramai più di 6 milioni di italiani esprimono i loro pensieri e le loro proteste, pubblicano le loro immagini e si mandano la loro corrispondenza, non ha nel nostro Paese - che si sappia - nemmeno uno «sportello» cui indirizzare i propri reclami. Quella che ha colpito Randisi potrebbero essere censura o disguido. Si vedrà. Ma se almeno il danneggiato potesse parlarne a qualcuno, forse anche i sospetti diminuirebbero». Dopo la riattivazione, fonti interne al sito, ma che hanno preferito restare anonime, hanno

affermato che il tutto sarebbe nato da un errore di valutazione del software che Facebook usa per valutare eventuali violazioni del codice di condotta;
il software di controllo dovrebbe servire ad evitare che il network venga usato a fini commerciali o propagandistici. Ma in realtà vengono tenuti sotto controllo il volume delle comunicazioni di un account, il numero di video o di testi pubblicati, la direzione delle attività, ad esempio se un numero anomalo di messaggi viene indirizzato a una sola persona. Se una di queste situazioni si verifica, il software opera una sorta di sospensione cautelativa dell'account, non lo cancella. Un sistema, in teoria, molto sicuro, ma che incappa spesso in sviste. Uno di questi casi è quello del parlamentare Matteo Salvini, sospeso e riammesso circa un mese dopo. L'onorevole Salvini ha inviato una mail al centro assistenza di Facebook, il cui link si trova nell'home page del sito, ed ha dovuto attendere tre settimane prima che il profilo venisse riattivato. Anche in quel caso si erano rincorse voci di censura, e alla fine, in mancanza di comunicazioni chiare da parte degli amministratori, l'intera vicenda è rimasta coperta da mistero;
questo problema scaturisce dalla necessità di tutelare la privacy degli utenti di Facebook, principio che però non viene rispettato dai gestori che possono utilizzare e controllare i dati personali di ciascun utente. Nei mesi scorsi, in risposta alla raffica di critiche e dopo un lungo dibattito interno, Facebook ha annunciato una serie di cambiamenti alle impostazioni sulla privacy. La modifiche sono state immediatamente valutate dalla Electronic Frontier Foundation (EFF) che le considera un buon passo avanti, ma non ancora sufficienti a dare agli utenti del sito un controllo ottimale sui loro dati. «Abbiamo ancora alcuni dubbi sulla quantità di informazioni che Facebook scambia con le applicazioni di terze parti e i siti web», ha spiegato EFF, che consiglia, in ogni caso, di non scegliere le impostazioni raccomandate dal sito. «Speriamo quindi che questo sia solo un primo passo, e non l'ultimo, verso una dimensione più rispettosa della privacy. Facebook, si legge ancora sul sito EFF, deve rispettare i propri principi e i diritti degli utenti, dando loro il pieno controllo sulle informazioni che vogliono condividere». In sostanza, Facebook ha apportato tre grandi modifiche: la prima consente agli utenti di fissare un «livello di privacy by default» che sarà applicato in tutte le impostazioni individuali sulla base di vecchie opzioni o di un mix di livelli. Capovolgendo uno dei cambiamenti più controversi apportati ad aprile, Facebook rimetterà in funzione controlli per le informazioni sulle «connessioni» che indicano i gusti, gli interessi, l'istruzione, il lavoro, la città natale, piuttosto che richiedere che tutte le connessioni siano rese pubbliche. Tuttavia, il nome, la foto del profilo, il genere e il network restano «informazioni pubbliche» e la lista amici è sempre disponibile alle applicazioni. Un passo indietro è stato compiuto anche su un altro punto controverso introdotto a dicembre: Facebook ripristinerà la possibilità per gli utenti di decidere di non condividere alcuna informazione con le applicazioni e i siti sulla piattaforma Facebook, semplificando anche l'opt-out della condivisione delle informazioni con i siti del programma instant personalization. Il primo cambiamento, dice EFF, che da agli utenti il modo di sistemare molte impostazioni con un click, è un giusto equilibrio tra semplicità e controllo. Le modifiche, inoltre, non saranno cambiate in caso di nuovi aggiustamenti da parte della società e sono retroattive. E questo è un miglioramento significativo. «Facebook è un sito che molti hanno scelto quale alternativa più «privata» di My Space e Twitter e per restare in linea con le aspettative degli utenti, nessuna informazione dovrebbe essere resa pubblica di default, in conclusione, ha spiegato EFF, «apprezziamo che Facebook abbia trovato il tempo di ascoltare e rispondere alle critiche pubbliche sulle ultime modifiche e, sebbene i recenti cambiamenti non dissolvano tutte le nostre preoccupazioni, si tratta comunque di un primo passo verso quella che noi

speriamo sia una nuova direzione. Siamo ansiosi, conclude l'associazione, di continuare il dialogo con Facebook sull'ulteriore miglioramento della privacy» -:
quali siano le norme che regolano attualmente i social network e che tipo di controlli vengano effettuati per evitare abusi e censure al fine di garantire i diritti degli utenti registrati.
(4-08954)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Farina Coscioni e altri n. 1-00443, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarubbi.

La mozione Binetti e altri n. 1-00449, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Anna Teresa Formisano.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Picierno e altri n. 4-08827, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Garavini.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bobba e altri n. 5-03544, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Schirru, Gnecchi, Miglioli, Boccuzzi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Cosenza n. 7-00352, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 340 del 21 giugno 2010.

La VIII Commissione,
premesso che:
le città italiane sono sempre più soffocate dal traffico e dallo smog prodotti da uno dei parchi automobili più numerosi e mediamente più vecchi dei panorama europeo. Non a caso città quali Napoli, Milano e Torino - ad appena quattro mesi dall'inizio del 2010 - hanno già ampiamente sforato le soglie annuali di tolleranza nel numero di giornate in cui la concentrazione delle polveri sottili è stata maggiore;
è evidente come, a peggiorare le cose per la qualità della vita, soprattutto per quella dei bambini e degli anziani, vi sia anche la generalizzata mancanza di adeguati spazi verdi, in particolare nei centri storici e nelle periferie delle metropoli italiane, che invece potrebbero offrire sollievo ai passanti ed esercitare quell'essenziale funzione di assorbimento delle sostanze inquinanti disperse nell'aria;
tale situazione spiega perché ad esempio, negli ultimi mesi, nelle due più grandi città italiane - Roma e Milano - siano stati più che mai d'attualità significativi dibattiti, che hanno coinvolto sia le rispettive amministrazioni comunali che alcuni dei più importanti architetti del mondo, sul come garantire una maggiore vivibilità sia nei centri storici che nelle periferie;
si pone quindi il problema di rivisitare le impostazioni urbanistiche attuali alla luce di una nuova consapevolezza in evoluzione su quanto il verde sia fondamentale per garantire una vita di maggiore qualità sia a livello ambientale, sia come fattore che favorisce anche forme più profonde di aggregazione sociale;
eppure in Italia, benché di fatto quasi mai applicata, esiste una normativa puntuale che, addirittura dagli ormai lontani anni Sessanta, detta precisi criteri, in termine di rapporti di superficie, per garantire la presenza in ogni insediamento residenziale di adeguati spazi verdi. Si tratta del decreto ministeriale 2 aprile

1968, n. 1444. Vi è poi una legge, la n. 113 del 1992, che addirittura pone l'obbligo, in capo ai comuni, di piantare un albero per ogni nuovo nato;
è necessario, da un lato, far sì che le leggi esistenti siano effettivamente applicate, al tempo stesso valutando le eventuali necessarie migliorie e aggiornamenti, e, dall'altro, un impegno da parte delle istituzioni per instillare nei giovani una nuova cultura ambientale;
tali tematiche sono peraltro già da tempo al centro dei dibattito politico in materia ambientale negli altri grandi Stati membri dell'Unione europea (a partire dalla Gran Bretagna, dove è in atto un grande piano per dotare le aree metropolitane di vere e proprie «cinture verdi» che limitino l'espansione urbanistica e contribuiscano alla preservazione dell'ambiente a fronte dell'inquinamento cittadino),

impegna il Governo:

ad effettuare un monitoraggio sull'applicazione data, sull'intero territorio nazionale, alle norme di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444;
a valutare i criteri in base ai quali, qualora i risultati dei monitoraggio dimostrassero che le norme di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444, sono generalmente male o non applicate, formulare le necessarie modifiche migliorative;
ad elaborare strumenti in grado di far sì che i comuni, i quali, a norma dell'articolo 6 dello stesso decreto ministeriale n. 1444 del 1968, si trovano nell'impossibilità, per mancanza di aree disponibili, di rispettare integralmente le norme in vigore in materia di rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e gli spazi riservati alle attività collettive e al verde pubblico, possano attuare piani volti a rivedere i propri assetti urbanistici in modo da aumentare la superficie riservata al verde pubblico;
ad elaborare un piano nazionale che fissi standard e linee guida per la creazione di aree verdi permanenti intorno alle maggiori conurbazioni, allo scopo di limitare l'espansione urbanistica e di preservare l'ambiente naturale;
ad elaborare linee guida per il recupero, nelle aree rurali circostanti agli insediamenti abitativi urbani, dei casali e dei terreni agricoli abbandonati per finalizzarli a utilizzi di carattere sociale, educativo o imprenditoriale;
ad effettuare un monitoraggio sull'applicazione data, sull'intero territorio nazionale, alle norme di cui alla legge 29 gennaio 1992, n. 113;
a valutare i criteri in base ai quali, qualora i risultati del monitoraggio dimostrassero che le norme di cui alla legge 29 gennaio 1992, n. 113, sono generalmente male o non applicate, formulare le necessarie proposte di modifiche migliorative;
ad inserire, nell'ambito dell'educazione ambientale, specifici programmi volti a diffondere tra gli alunni il rispetto e la promozione del verde pubblico, per esempio prevedendo l'organizzazione, in ogni provincia, di manifestazioni pubbliche che consentano agli alunni delle scuole primarie di mettere a dimora una piantina in parchi pubblici e spazi all'aperto, per poi poterne seguire nel tempo la crescita.
(7-00352) «Cosenza».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Berretta n. 2-00730 del 26 maggio 2010;
interrogazione a risposta in Commissione Giovanelli n. 5-03061 del 16 giugno 2010.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BOBBA e MARGIOTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'istituto nazionale della previdenza sociale nell'anno 2007 bandiva un concorso pubblico, per esami, per l'assegnazione di 50 posti nei ruoli del personale amministrativo dell'Inps, area funzionale B, posizione economica B1 e le cui prove si sono concluse nell'aprile 2010;
a fronte della partecipazione di circa 25.000 candidati soli 319 sono risultati idonei;
a norma dell'articolo 97 della Costituzione «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge». Il sistema di reclutamento concorsuale del personale pubblico è volto a garantire sia l'uguaglianza e le pari opportunità dei cittadini, sia l'andamento imparziale della pubblica amministrazione: solo assumendo quanti meritano effettivamente è possibile non far prevalere fenomeni di clientelismo;
a causa della grave carenza di organico l'Inps ha sottoscritto il 24 marzo 2010, 15 giorni prima della conclusione del concorso, un contratto per la fornitura di 900 lavoratori interinali, per 4 ore giornaliere, per 12 mesi, con mansioni di «addetto all'acquisizione dati su supporto informatico ed ai sistemi di archiviazione», profilo equivalente alla posizione B1 del contratto collettivo nazionale di lavoro degli enti pubblici non economici, con l'agenzia TEMPOR spa, specificatamente per il ruolo dell'area funzionale B, mentre il 25 giugno 2009 ne aveva assunti altri 750, per 4 ore giornaliere, per 3 mesi, sempre con le stesse mansioni e lo stesso inquadramento (sito www.inps.it);
nel 2008 l'Inps ha intrapreso un processo di riorganizzazione conducendo numerose iniziative finalizzate ad offrire servizi sempre più integrati, puntuali e funzionali ai cittadini, nel rispetto dei criteri di efficienza ed economicità, nonché a pervenire ad una sempre maggiore integrazione con le altre pubbliche amministrazioni;
la riorganizzazione aziendale dell'Inps si è rivelata un cambiamento radicale nei sistemi gestionali e organizzativi dell'istituto, apportandone mutamenti organizzativi che non sempre si sono accompagnati alla crescita dell'istituto;
tale processo di riorganizzazione aziendale si è reso necessario per fronteggiare le diverse esigenze dell'Istituto che nel contempo hanno realizzato una rilevante carenza di organico, come si rileva dal bilancio preventivo dell'Inps 2009, dal rapporto annuale Inps 2009, della deliberazione CIV Inps n. 4 del 30 marzo 2010, e dalle relazioni della Corte dei conti anno 2007 e 2008;

il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato non sola non pone rimedio all'endemica carenza di personale che caratterizza la vita dell'ente, ma ne acuisce le conseguenze, non consentendo utili sinergie tra i diversi uffici, tramite le quali, fino ad oggi, i vertici dell'istituto hanno fatto di necessità, virtù;
l'impiego degli idonei del concorso potrebbe garantire all'ente un risparmio di spesa e una maggiore efficienza nel soddisfare le esigenze dell'ente; infatti, dal profilo dei costi e dall'analisi della retribuzione tabellare del contratto collettivo risulta che per un impiegato Inps inquadrato nella fascia B1 è prevista una retribuzione pari a 18.218,00 euro l'anno, 21.254 euro se si aggiungono tredicesima e quattordicesima. Se si aggiunge il 40 per cento di questa cifra per le contribuzioni previdenziali e i buoni pasto e si moltiplica per i 319 concorsisti ed ancora per 12 mesi, la cifra che l'ente verrebbe a sostenere annualmente è pari all'incirca a 10.321.947 euro. Molto meno della metà dei 24 milioni di euro stanziati per il lavoratori con contratto a tempo determinato;
sotto tale profilo, la giurisprudenza consolidata ritiene che le deroghe legislative al principio dell'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso, seppure previste espressamente dallo stesso articolo 97, terzo comma, della Costituzione, sono sottoposte al sindacato di legittimità costituzionale;
in particolare, «l'area delle eccezioni» al concorso deve essere «delimitata in modo rigoroso» (sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006), ovvero le deroghe, sono legittime solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006);
da quanto si evince dall'interpretazione delle sentenze citate, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009; sentenza n. 9 del 2010);
il fatto che l'Inps ricorra all'assunzione di lavoratori a tempo determinato nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B, al di fuori di qualsiasi esigenza che si possa definire straordinaria o eccezionale, come è dimostrato dal fatto che questi contratti di somministrazione continuano ad essere rinnovati e si susseguono da svariati anni, dimostra una situazione di fabbisogno di personale oramai diventata strutturale -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro per risolvere le problematiche esposte in premessa;
se non si ritenga opportuno intervenire con urgenza, al fine di agevolare l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso già espletato.
(4-08034)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente il concorso pubblico bandito dall'Istituto nazionale previdenza sociale per 50 posti di impiegati amministrativi sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici del ministero dell'economia e delle finanze e dell'INPS, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 marzo 2010, l'istituto ha ottenuto l'autorizzazione all'assunzione per 40 unità in area B - posizione B1. Con successiva determinazione n. 3 del 4 giugno 2010 (pubblicata sul sito
internet dell'istituto) è stata approvata la graduatoria finale del predetto concorso a 50 posti.
Al fine di individuare le effettive destinazioni lavorative, si è, successivamente, provveduto a richiedere, ai primi 40 candidati inseriti nella graduatoria, la preferenza delle sedi regionali.
Il termine per effettuare la predetta scelta è scaduto il 13 luglio 2010, pertanto, effettuate le assegnazioni di sede, secondo l'ordine di merito e le preferenze espresse, si procederà alla sottoscrizione dei contratti di lavoro presumibilmente entro il mese di settembre 2010.
Come confermato dal ministero dell'economia e delle finanze, il ricorso a forme di lavoro flessibile non ha alcun riflesso su eventuali procedure concorsuali
in itinere,

dato che, dette tipologie di contratti, rispondono, per definizione, ad esigenze temporanee delle amministrazioni interessate e non modificano, in alcun modo, gli assetti relativi all'organico, pertanto, non rendono strutturale la relativa spesa.
A ciò si aggiunga che, nell'attuale fase limitativa delle assunzioni, ulteriori reclutamenti di personale debbono trovare specifici mezzi di copertura finanziaria e che l'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge 122 del 2010, ha previsto che, a decorrere dall'anno 2011, le pubbliche amministrazioni possono avvalersi di personale con rapporto di lavoro flessibile nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009.
Infine, si rappresenta che l'articolo 2, comma 8-
bis e seguenti, del decreto-legge 194 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge 25 del 2010, nel prevedere una riduzione degli uffici dirigenziali non generali e delle dotazioni organiche dirigenziali e non, fissa un nuovo blocco delle assunzioni, a decorrere dal 30 giugno 2010, per le amministrazioni ed enti destinatari che non abbiano provveduto nei tempi alla riduzione prevista.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si sono svolte in tutti i capoluoghi di provincia pubbliche manifestazioni in ricordo del 25 aprile, data che ufficialmente è riconosciuta come Festa della liberazione;
a nessuno può sfuggire il significato più profondo di questa ricorrenza che, da un lato, segna la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo e, dall'altro, è il fondamento stesso della nostra costituzione repubblicana;
il contributo alla liberazione dato dalla Resistenza, alla quale parteciparono italiani di diversa opinione politica, è non solo scolpito negli scritti e nella memoria di chi partecipò alla vicenda storica ma comprovato anche dagli studiosi che ne hanno raccolto e riscontrato le testimonianze, al di là di impropri revisionismi;
come ha riconosciuto il Presidente della Repubblica il 25 aprile deve essere anche considerato, a 65 anni dall'evento, una Festa della riconciliazione nazionale, della riconquista e condivisione del senso della Nazione e della Patria, di riaffermazione di una rinnovata identità e unità nazionale;
a Verona le celebrazioni hanno visto l'assenza di autorità quali il sindaco, il presidente della provincia, il prefetto;
in particolare l'assenza del prefetto, tuttora simbolo dello Stato sul territorio appare particolarmente significativa -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover impartire disposizioni affinché, in occasioni di grande significato e rilevanza politica come quella qui menzionata, il prefetto sia presente di persona alle cerimonie commemorative.
(4-07008)

Risposta. - Anche quest'anno, per il 65o anniversario della Liberazione, il calendario degli eventi scaligero è stato nutrito e curato nell'organizzazione, consolidata da anni, dal comune di Verona d'intesa con il comando forze operative terrestri: dopo la Sante messa e l'alza bandiera in piazza Bra, la deposizione delle corone a sei monumenti e siti cittadini, si è svolta una cerimonia alla gran Guardia durante la quale sono state consegnate le «medaglie della città» ai cittadini che si sono distinti per atti di eroismo durante la guerra. Ha chiuso le celebrazioni l'ammaina bandiera alle ore 18.00.
Alle manifestazioni della giornata celebrativa hanno preso parte per il comune di Verona il Presidente del Consiglio comunale, in rappresentanza di tutta la comunità cittadina, e il vice Presidente della provincia, essendo il Presidente impegnato a celebrare

a Isola della Scala nella sua veste ufficiale di sindaco di quel comune.
Per la prefettura era presente il viceprefetto vicario, in rappresentanza del Prefetto, assente dalla sede per un impegno istituzionale a Roma.
La necessità di perpetuare il ricordo di date così significative e importanti, quale il 25 aprile, per la conquista della democrazia seguita alla Liberazione è stata affermata sia dal vice Presidente della provincia che dal Presidente del Consiglio comunale e ribadita dal sindaco di Verona nel suo indirizzo di saluto durante la cerimonia allestita dalla prefettura in sinergia con il comune per la festa della Repubblica.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Tiziano Masaro nel mese di giugno 2008 è stato vittima di un grave infortunio sul lavoro. Lavorando ad una sega circolare è slittato con la mano sopra la lama amputandosi quattro dita. Dopo cinque interventi chirurgici e quasi due anni di convalescenza, nel mese di febbraio 2010 il medico INAIL di Treviso dottor Nicola De Cicco ha chiuso la pratica ritenendolo idoneo a rientrare al lavoro;
la sua odissea inizia da quel momento: in pratica, all'età di 38 anni, ha perso completamente l'uso della mano sinistra, ha perso il lavoro (perché non più idoneo a svolgere alcun tipo di mansione nella ditta in cui operava), ed in fine, cosa più riprovevole, gli è stato riconosciuto un banale grado di invalidità permanente del 23 per cento pari a una misera rendita mensile di 360 euro;
attualmente è in attesa dell'esito di un ricorso tramite l'ANMIL (associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro) che non ha grandi prospettive. L'uso della mano è praticamente nullo, ha estrema difficoltà anche a svolgere le cose più banali, quali allacciare le scarpe, abbottonarsi i pantaloni e altro; non può condurre un'automobile perché non ha la presa al volante e cosa più grave non raggiunge il 35 per cento di invalidità che gli consentirebbe di poter essere inserito nelle liste preferenziali ed avere una qualche possibilità di trovare un nuovo impiego;
la situazione è a dir poco paradossale;
la legge a cui fa riferimento l'INAIL, (il decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, articolo 13, il decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965 e in particolar modo il decreto ministeriale 12 luglio 2000 nel paragrafo «criteri applicativi, Tabella menomazioni 201-250», in questo specifico caso assegna un punteggio di invalidità che oscilla dal 23 per cento ad un massimo del 25 per cento che consente una rendita mensile di 350/380 euro;
a tutti gli effetti questi punteggi non sembrano rispecchiare assolutamente il reale ed effettivo stato di invalidità di cui il signor Masaro è vittima;
al paragrafo 240 della tabella sopra indicata si fa riferimento alla «perdita della mano», che riconoscerebbe un grado di invalidità del 45 per cento ed una pensione di circa 700 euro, ma, anche se a tutti gli effetti l'uso della mano è praticamente nullo l'INAIL non riconosce che un misero 23 per cento;
il Signor Masaro è già stato licenziato, lo stato della sua mano è evidente, la rendita vitalizia che è stata corrisposta è di 368 euro, cifra assolutamente insufficiente per vivere;
dopo due anni di lotta contro un gravissimo infortunio fra sale operatorie e reparti di degenza, il signor Masaro dovrà combattere una vita intera contro una menomazione acquisita, ed ora si trova a dover combattere per vedersi riconosciuta una pensione onesta -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano di dover intervenire mediante, apposite iniziative, anche normative,

affinché possa essere riconosciuta al signor Masaro e a coloro che si trovino nelle medesime condizioni una pensione di invalidità che gli consenta di poter sopravvivere, che sia onesta e che rispecchi l'handicap acquisito.
(4-07283)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
Le prestazioni economiche erogate dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro hanno carattere indennitario, in ragione della funzione sociale svolta dall'istituto nell'ambito del più generale sistema di tutele a carattere previdenziale apprestate dal nostro ordinamento giuridico.
Tali prestazioni hanno la finalità di assicurare al cittadino, che sia rimasto vittima di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale, i mezzi necessari a soddisfare le proprie esigenze di vita, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 38 della Costituzione.
La funzione indennitaria delle prestazioni Inail differenzia tale forma di assicurazione da quella privata che, invece, ha come finalità il risarcimento pieno ed integrale del danno derivante da atto o fatto illecito.
Alla diversa natura del ristoro corrisponde una diversa modalità di erogazione della prestazione, giacché in sede civilistica il risarcimento è di norma corrisposto in capitale mentre nel regime indennitario, almeno per le menomazioni di grado pari o superiore al 16 per cento, le condizioni di salute del danneggiato sono oggetto di valutazione nel tempo e comportano l'adeguamento e l'eventuale integrazione della prestazione corrisposta.
Con specifico riferimento alla rendita da inabilità permanente, l'istituto accerta l'esistenza di postumi invalidanti, che si concretizzano, da un lato, in una riduzione della capacità lavorativa generica suscettibile di utilità economica e, dall'altro, in un pregiudizio dell'integrità psico-fisica del lavoratore suscettibile di accertamento medico legale.
In altri termini, l'importo complessivo della rendita è dato dalla somma di due quote:
1) la prima, relativa al danno biologico, pari al valore che, in base al grado di menomazione, si rileva dalla «Tabella indennizzo danno biologico - indennizzo in rendita»;
2) la seconda, relativa al danno patrimoniale calcolato moltiplicando la retribuzione, da considerare ai fini della liquidazione della rendita - determinata ai sensi degli articoli 116 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965 - prima per il coefficiente che, a seconda della gravità della lesione, è stato rilevato dalla «Tabella dei coefficienti», e poi per il grado di menomazione, residuato dopo la guarigione clinica.
Pertanto, le prestazioni dell'INAIL, in considerazione del carattere indennitario e della specifica funzione sociale cui sono destinate, sono necessariamente ancorate ai princìpi di solidarietà che ne delimitano l'ambito di applicazione ed il valore economico.
Peraltro, è opportuno evidenziare che con il decreto interministeriale del 27 marzo 2009, in attuazione dell'articolo 1, commi 23 e 24, della legge n. 247 del 2007, è stato autorizzato un aumento in via straordinaria delle indennità dovute dall'Inail a titolo di danno biologico nella misura dell'8,68 per cento, al fine di adeguare, seppur parzialmente, gli importi della «Tabella indennizzo danno biologico», tenendo conto dell'indicizzazione Istat.
Riguardo alla fattispecie in esame, si evidenzia che in data 18 giugno 2008, il sig. Tiziano Masaro ha subito un infortunio sul lavoro nel corso dello svolgimento dell'attività di operaio assemblatore, con conseguente lesione alla mano sinistra.
La competente sede Inail di Treviso, accertata l'esistenza di postumi permanenti nella misura del 23 per cento, ha provveduto a costituire la relativa rendita, con decorrenza 1o febbraio 2010, nei termini e nella misura previsti dalla normativa vigente.
In data 30 aprile 2010, l'assicurato ha presentato opposizione, tramite il patronato, contestando il grado di inabilità permanente

e chiedendo il riconoscimento del danno nella misura del 30 per cento.
L'istituto, in data 28 giugno 2010 ha provveduto ad espletare una «collegiale medica», congiuntamente con il medico del patronato, al fine di effettuare una nuova valutazione medico legale circa l'attuale effettivo grado di menomazione.
In tale sede, il medico dell'Inail, pur confermando la valutazione del danno nella misura del 23 per cento, ha proposto un aumento del «coefficiente di menomazione» da 0,5 a 0,6 in considerazione del grave pregiudizio subito dall'assicurato.
Il medico del patronato, nel riconoscere la conformità alle vigenti tabelle della valutazione del 23 per cento di danno biologico effettuato dall'istituto, ha comunque ritenuto di non concordare con l'esito della collegiale in quanto, a suo avviso, vi è una inadeguatezza dei valori tabellari, di cui al decreto legislativo n. 38 del 2000;
La sede, ha, comunque, provveduto ad elevare il «coefficiente di menomazione» come precedentemente descritto.
Attualmente all'assicurato è stato riconosciuto, complessivamente, un danno pari al 34 per cento secondo le tabelle di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965 e successive modificazioni ed integrazioni.
Tale percentuale, secondo la vigente normativa riguardante l'iscrizione nelle liste di collocamento obbligatorio di cui alla legge n. 68 del 1999, consente all'infortunato di fruire dei relativi benefici di legge.
Al riguardo, la competente sede Inail di Treviso ha provveduto alla compilazione della «scheda riassuntiva delle capacità lavorative residue» contenente, ai fini del «collocamento mirato», gli specifici accertamenti medico-legali effettuati per valutare le capacità lavorative dell'assicurato, le mansioni e gli ambienti compatibili con la tipologia di menomazione riportata.
Sulla base della ripartizione delle competenze in materia di collocamento obbligatorio, i successivi adempimenti spettano ai centri per l'impiego, che provvedono alla programmazione, all'attuazione ed alla verifica degli interventi volti a favorire l'inserimento dei soggetti tutelati nel mondo del lavoro, all'iscrizione agli elenchi e graduatorie delle categorie protette, alla tenuta delle liste, eccetera.
Infine, con riferimento al quesito posto dall'interrogante in merito al fatto che la «Tabella delle menomazioni» riconosce un grado di invalidità del 45 per cento per la perdita della mano, l'Inail ha precisato che tale valutazione non può trovare applicazione al caso in oggetto, in quanto i postumi accertati non sono equiparabili né alla predetta menomazione, né alla perdita di tutte le dita della mano (che comunque sarebbero valutabili nella misura del 41 per cento di danno biologico).
Inoltre, il decreto ministeriale del 12 luglio 2000 specifica che: «nella valutazione del danno la perdita funzionale non è equiparata a quella anatomica. Quest'ultima assume, di norma, connotazione di maggiore gravità».

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BORGHESI, PALADINI, PORCINO e DONADI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel settembre 2007 l'INPS ha proceduto ad indire più concorsi pubblici per l'assunzione di personale;
tra questi vi è il concorso per l'assunzione di 50 posti nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B, area economica B1. Tale concorso, dopo una lunga gestazione, è in dirittura d'arrivo con la pubblicazione delle graduatorie dei vincitori. Le prove del concorso sono state superate da 319 candidati su circa 25 mila concorrenti;
in base all'articolo 97, comma terzo, della Costituzione il concorso pubblico è istituito come lo strumento fondamentale di accesso al lavoro nella pubblica amministrazione, al fine di garantire il suo buon andamento e l'imparzialità, nonché la legalità e l'oggettività del merito e limitare fenomeni di clientelismo;

tuttavia, l'INPS il 24 marzo 2010 ha sottoscritto un contratto per la fornitura di 900 lavoratori interinali, per 4 ore giornaliere, per 12 mesi, con mansioni di «addetto all'acquisizione dati su supporto informatico ed ai sistemi di archiviazione», profilo equivalente alla posizione B1 del CCNL degli enti pubblici non economici, con l'agenzia TEMPOR spa, specificatamente per il ruolo dell'area funzionale B, mentre il 25 giugno 2009 ne aveva assunti altri 750, per 4 ore giornaliere, per 3 mesi, sempre con le stesse mansioni e lo stesso inquadramento (i relativi avvisi sono disponibili sul sito internet dell'INPS);
la riorganizzazione dell'INPS negli ultimi anni ha determinato una crescita dell'efficienza e una riduzione degli sprechi. Tuttavia, a fronte di un aumento delle competenze dell'Istituto, il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione che si sono succedute al fine di contenere la spesa pubblica ha determinato una costante e progressiva flessione della consistenza del personale rispetto alla pianta organica dell'INPS;
la riduzione del personale dell'INPS, necessaria per tanti aspetti, deve essere comunque accompagnata da un'oculata gestione delle risorse umane che consenta di fare fronte in maniera efficiente anche alle accresciute funzioni dell'INPS e di continuare a garantire servizi di qualità;
non sembra che ciò stia accadendo, dal momento che l'INPS continua a ricorrere all'assunzione di lavoratori a tempo determinato nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B, al di fuori di qualsiasi esigenza che si possa definire straordinaria o eccezionale, come è dimostrato dal fatto che questi contratti di somministrazione continuano ad essere rinnovati e si susseguono da svariati anni, dimostrando una situazione di fabbisogno di personale oramai diventata strutturale;
non di rado, poi, questi lavoratori interinali sono impiegati in attività di informazione all'utenza ed in altre mansioni non riconducibili alla mera attività di acquisizione, come previsto dal bando dell'appalto richiamato, come denunciato, ad esempio, con lettera del 13 aprile 2010 diretta all'INPS dalle rappresentanze sindacali di base aderenti alla C.U.B;
rimane saldo inoltre l'insegnamento consolidato della giurisprudenza della Corte costituzionale, secondo cui le deroghe legislative al principio dell'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso, seppure previste espressamente dallo stesso articolo 97, terzo comma, della Costituzione, sono sottoposte al sindacato di legittimità costituzionale. In particolare, «l'area delle eccezioni» al concorso deve essere «delimitata in modo rigoroso» (sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006). Le deroghe, cioè, sono legittime solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006). In altre parole, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009; sentenza n. 9 del 2010);
sotto l'aspetto economico, inoltre, risulta che il costo finale dell'appalto per le assunzioni interinali non rappresenta un risparmio per la pubblica amministrazione, essendo addirittura economicamente più conveniente - fatte le debite proporzioni - l'assunzione a tempo indeterminato di tutti gli idonei del concorso rispetto al ricorso al lavoro somministrato. Infatti, il costo finale totale per la somministrazione dei 900 lavoratori interinali è di 23.397.877,40 euro, IVA al 20 per cento inclusa; mentre quello per i 750 dell'anno precedente è stato di 4.311.489,60 euro, IVA al 20 per cento inclusa. Al contrario dall'analisi della retribuzione tabellare del contratto collettivo risulta che la retribuzione di un impiegato, a tempo pieno e non solo per 4 ore giornaliere, inquadrato nella fascia B1 dell'INPS ammonta a 18.218,00 euro l'anno, che sale a 21.254 euro considerando la tredicesima e la quattordicesima mensilità. Aggiungendo a ciò le contribuzioni previdenziali

e i buoni pasto, viene fuori che per un anno di lavoro l'INPS spenderebbe 10.321.947 euro se assumesse i 319 candidati che hanno superato tutte le prove del concorso -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa;
se il Governo intenda promuovere l'assunzione di personale amministrativo stabile da parte dell'INPS nell'area funzionale B, facendo ricorso ai candidati risultati idonei al concorso appena concluso, per garantire il buon andamento della pubblica amministrazione, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione.
(4-07733)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente il concorso pubblico bandito dall'Istituto nazionale previdenza sociale per 50 posti di impiegati amministrativi sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici del ministero dell'economia e delle finanze e dell'INPS, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 marzo 2010, l'istituto ha ottenuto l'autorizzazione all'assunzione per 40 unità in area B - posizione B1. Con successiva determinazione n. 3 del 4 giugno 2010 (pubblicata sul sito
internet dell'istituto) è stata approvata la graduatoria finale del predetto concorso a 50 posti.
Al fine di individuare le effettive destinazioni lavorative, si è, successivamente, provveduto a richiedere, ai primi 40 candidati inseriti nella graduatoria, la preferenza delle sedi regionali.
Il termine per effettuare la predetta scelta è scaduto il 13 luglio 2010, pertanto, effettuate le assegnazioni di sede, secondo l'ordine di merito e le preferenze espresse, si procederà alla sottoscrizione dei contratti di lavoro presumibilmente entro il mese di settembre 2010.
Come confermato dal ministero dell'economia e delle finanze, il ricorso a forme di lavoro flessibile non ha alcun riflesso su eventuali procedure concorsuali
in itinere, dato che, dette tipologie di contratti, rispondono, per definizione, ad esigenze temporanee delle amministrazioni interessate e non modificano, in alcun modo, gli assetti relativi all'organico, pertanto, non rendono strutturale la relativa spesa.
A ciò si aggiunga che, nell'attuale fase limitativa delle assunzioni, ulteriori reclutamenti di personale debbono trovare specifici mezzi di copertura finanziaria e che l'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge 122 del 2010, ha previsto che, a decorrere dall'anno 2011, le pubbliche amministrazioni possono avvalersi di personale con rapporto di lavoro flessibile nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009.
Infine, si rappresenta che l'articolo 2, comma 8-
bis e seguenti, del decreto-legge 194 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge 25 del 2010, nel prevedere una riduzione degli uffici dirigenziali non generali e delle dotazioni organiche dirigenziali e non, fissa un nuovo blocco delle assunzioni, a decorrere dal 30 giugno 2010, per le amministrazioni ed enti destinatari che non abbiano provveduto nei tempi alla riduzione prevista.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le prime anticipazioni sul nuovo orario ferroviario in vigore dal 13 dicembre 2009 fanno prevedere un nuovo ridimensionamento dei collegamenti con treni Intercity sulle tratte Firenze-Roma e sulla Dorsale Tirrenica;
in particolare viene ventilata la riduzione del numero degli Intercity e un possibile aumento dei loro tempi di percorrenza sulla Firenze-Roma, e la riduzione notevole delle fermate lungo la Tirrenica, con la trasformazione da Intercity in Eurostar city, il che comporterebbe anche un aumento del costo del biglietto fra il 20 e il 30 per cento;

in tal modo verrebbero penalizzate, in particolare, le stazioni di Arezzo e di Chiusi sulla Firenze-Roma (e indirettamente i collegamenti con Siena da e per Roma) e di Cecina-Follonica-Grosseto-Orbetello sulla linea Tirrenica;
le Ferrovie dello Stato, che stanno conseguendo risultati certamente positivi e importanti nel settore dell'alta velocità, non possono penalizzare le tratte brevi ignorando le necessità della media e bassa velocità a scapito dei tanti utenti che usano il treno per motivi di studio e di lavoro e hanno bisogno di collegamenti adeguati, funzionanti e con tariffe compatibili -:
se non ritenga di intervenire presso le Ferrovie dello Stato per la valorizzazione del collegamento cosiddetto universale;
quali urgenti iniziative intenda assumere per evitare il taglio ulteriore del numero degli Intercity e delle fermate che vengono assicurate sulla Firenze-Roma e sulla Tirrenica nonché per l'aumento dei tempi di percorrenza;
se non ritenga, infine, di affrontare e definire con le Ferrovie dello Stato e, per la parte di loro competenza con le regioni, il rapporto tra treni ad alta velocità, collegamenti universali e treni regionali e interregionali per programmare un giusto equilibrio tra i tre livelli e garantire i diritti di tutti gli utenti del trasporto ferroviario.
(4-05126)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame riguardante i collegamenti ferroviari intercity ed eurostar city della linea tirrenica nord e della dorsale Roma-Firenze, previsti con il nuovo orario del 13 dicembre 2009, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato evidenzia che, con l'orario ferroviario in vigore da dicembre 2009, non è stata introdotta alcuna variazione nella programmazione dei treni
intercity che servono la linea tirrenica nord e la Roma-Firenze. Detti treni risultano, infatti, invariati rispetto al precedente orario, sia nel numero sia nella classificazione.
Per quanto attiene invece gli
eurostar city programmati solo sulla linea tirrenica nord, che sono treni a mercato effettuati a rischio d'impresa senza alcuna contribuzione pubblica, è stato attuato il potenziamento e la velocizzazione sia con l'istituzione di una nuova coppia di eurostar city destinata a rafforzare l'offerta nelle fasce di primo mattino e tarda sera sia con la razionalizzazione del sistema delle fermate tra Livorno e Roma tenendo conto anche dei volumi di traffico espressi dai rispettivi bacini.
Pertanto, con l'orario in vigore dal dicembre 2009 e con i successivi interventi di ricalibratura dell'offerta effettuati agli inizi del 2010, nelle località citate dall'interrogante sono state assegnate le seguenti fermate
eurostar city:
Cecina: 4 fermate;
Campiglia: 4 fermate;
Follonica: 2 fermate;
Orbetello: 2 fermate.

Occorre tuttavia fare riferimento all'orario estivo in vigore dal 13 giugno 2010 con il quale non è stata introdotta alcuna variazione nella programmazione dei treni intercity che servono la relazione Roma-Firenze, mentre per quelli che percorrono la linea tirrenica nord sono state apportate alcune modifiche, come di seguito specificato:
IC 505 Ventimiglia-Roma: inserita la fermata intermedia di Follonica;
IC 510 Salerno-Torino: inserite le fermate di Campiglia, Carrara, Viareggio e Sestri Levante; eliminate le fermate di Massa Centro, Chiavari e Rapallo;
IC 511 Torino-Salerno: inserita la fermata di Follonica;
IC 518 Napoli-Ventimiglia: inserita la fermata intermedia di Follonica;

Collegamenti eurostar city.
Con il cambio orario di giugno 2010 non è stata apportata alcuna modifica all'offerta
eurostar city di cui trattasi e pertanto, nelle località citate dall'interrogante,

è rimasto invariato il numero delle fermate precedentemente previsto:
Cecina 4 fermate;
Campiglia 4 fermate;
Follonica 2 fermate;
Orbetello 2 fermate.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

BRANDOLINI, BOFFA, FARINONE, CONCIA, DAL MORO, FOGLIARDI, FIORIO, MOTTA, GOZI, ESPOSITO, NANNICINI, BOCCUZZI, MARANTELLI, D'ANTONI, MARCO CARRA, LULLI, SCHIRRU e STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
alle ore 13 di venerdì 28 maggio 2005, all'Espace Hippomène di Ginevra, il presidente dell'Uefa Michel Platini ha annunciato che l'organizzazione dei Campionati europei di calcio del 2016 è stata affidata alla Francia, mentre l'Italia, superata anche dalla Turchia, non è arrivata neppure al ballottaggio;
la delusione è stata forte fra la delegazione italiana, che accanto ai vertici della Federazione italiana giuoco calcio e al project manager di Euro 2016 schierava i rappresentanti delle 12 città individuate dal comitato promotore come sede di gara (Bari, Cagliari, Cesena, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Roma, Torino, Udine e Verona);
la proposta complessiva, illustrata con determinazione dal presidente Abete, era di grande qualità e la riprova si è avuta durante la presentazione delle tre proposte concorrenti;
il progetto coinvolgeva 12 città dinamiche del nostro Paese, che erano pronte, grazie agli Europei e agli investimenti sugli impianti di calcio, a creare un volano economico immediato di 750 milioni per gli interventi sugli stadi e, soprattutto, in grado di produrre ulteriori benefici economici promuovendo un grande movimento turistico. Inoltre, era il progetto economicamente più sobrio, aspetto non trascurabile in una fase così difficile per l'economia continentale. Anzi, è quasi sorprendente che alla fine abbia prevalso la proposta più costosa: il progetto francese comporta una spesa di 1 miliardo e 700 milioni di euro, contro il miliardo previsto dalla Turchia, mentre la spesa preventivata dall'Italia era, si ribadisce, di 750 milioni di euro;
è mancato secondo gli interroganti un convinto sostegno da parte del Governo italiano a fronte della forte determinazione espressa dal Governo francese e da quello turco. Mentre a sostenere il progetto italiano c'era il sottosegretario allo sport Rocco Crimi, i francesi e i turchi erano rappresentati rispettivamente dal presidente Nicolas Sarkozy e dal presidente Abdullah Gul -:
se lo squilibrio evidente di rappresentanza del nostro Paese sia dovuto ad una sottovalutazione da parte del nostro Governo nazionale o, addirittura, ad una scarsa convinzione sulle effettive possibilità di successo dell'Italia.
(4-07454)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, comunico le notizie richieste, in ordine alla candidatura proposta dal nostro paese per curare l'organizzazione dei campionati europei di calcio del 2016.
In rappresentanza del Governo italiano, ho partecipato il 15 febbraio 2010 a Nyon (Ginevra) alla presentazione della candidatura italiana. A corredo della stessa, la Federazione italiana giuoco calcio ha prodotto un corposo
dossier comprensivo delle garanzie e degli impegni assunti per il Governo italiano dal Presidente del Consiglio dei ministri, in conformità alle prescrizioni della Unione delle federazioni calcistiche europee, riguardanti:
supporto e dichiarazione di pubblico interesse;
attuazione del contratto di organizzazione (sostegno alla Figc per l'applicazione delle condizioni del contratto di organizzazione);


protezione dei diritti di proprietà intellettuale specificati dalla Uefa;
supporto e vigilanza per le attività collegate alla registrazione dei marchi;
possibilità di importare beni e materiali necessari all'evento;
osservanza delle condizioni Uefa collegate alla cessione dei biglietti;
nomina di un comitato
ad hoc per la tutela dei diritti Uefa;
libero accesso dei soggetti impegnati nell'organizzazione e nello svolgimento dell'evento;
importazione ed esportazione di capitali (tasso di cambio);
applicazione del programma
antidoping Uefa;
imposizioni ed esenzioni fiscali collegate all'evento (tasse);
certificazione della veridicità delle informazioni sulla ricettività alberghiera in Italia;
piano di sicurezza;
sviluppo strategie per la protezione dell'ambiente e responsabilità sociale (programmi da sviluppare nel quadriennio che precederà Euro 2016: razzismo e integrazione, rispetto e responsabilità, pubblico e passione, accoglienza e formazione);
garanzie e assicurazione delle condizioni relative alla realizzazione dei progetti di costruzione o rinnovamento degli stadi.

Come richiesto, sono stati individuati un referente del Governo di coordinamento con la Figc per le questioni inerenti la documentazione da inserire nel dossier e un altro rappresentante con l'incarico di tenere i contatti con la Uefa per le questioni inerenti la protezione dei diritti IP (proprietà intellettuale) e l'ambush marketing.
Con lettera del 2 aprile 2010 al presidente della Figc, il Presidente del Consiglio dei ministri ha fornito formale assicurazione che sarebbero state adottate le opportune iniziative legislative volte a favorire l'organizzazione dell'evento sportivo, allineando l'ordinamento nazionale agli
standard richiesti dalla Uefa.
La Uefa, nell'ambito del calendario stabilito per l'effettuazione delle visite ufficiali nei paesi candidati, ha effettuato nei giorni 12 e 13 aprile 2010 la visita nel nostro paese, secondo un programma che prevedeva per il giorno 12 aprile 2010 l'incontro tecnico presso la sede della Figc, per affrontare i temi presenti nel
dossier di candidatura.
In tale occasione, il comitato Uefa, incaricato di valutare le diverse candidature, guidato dal presidente Gilberto Madail, è stato ricevuto a Palazzo Chigi, alla presenza di una delegazione composta dai presidenti del Coni, della Figc, della lega calcio e dai dodici sindaci delle città candidate ad ospitare gli europei di calcio 2016, invitati dal Governo a dare la loro adesione all'iniziativa intrapresa.
Il progetto di ospitare in Italia gli europei del 2016 vedeva infatti coinvolte dodici città italiane: Roma, Milano, Napoli, Palermo, Firenze, Bari, Verona, Udine, Cagliari, Torino, Cesena e Parma, nove come città titolari e tre come riserve; tutte ben note all'estero per le indubbie attrattive culturali storiche architettoniche e in grado di assicurare uno scenario impareggiabile alle competizioni che si fossero svolte presso di loro.
I sindaci di tali città avevano aderito con entusiasmo al progetto, assicurando ampio sostegno e partecipazione in caso di successo dell'assegnazione al nostro paese dell'organizzazione di Euro 2016.
Inoltre, in data 29 aprile 2010, è stato presentato un disegno di legge ad iniziativa di parlamentari della maggioranza di Governo e dell'opposizione (AS 2148 - senatore Alessio Butti Pdl al Senato e AC 3440 - onorevole Giovanni Lolli Pd alla Camera) a sostegno della candidatura dell'Italia ad ospitare i campionati europei di calcio «Uefa Euro 2016», con il quale sono stati resi concreti gli impegni assunti in precedenza all'adozione delle opportune iniziative legislative.
Con questo disegno di legge, infatti, il Parlamento, unitariamente, poneva in essere le condizioni per discutere e recepire le disposizioni relative all'organizzazione dell'evento nella speranza che gli europei del

2016 venissero assegnati all'Italia. In stretta sintonia con le indicazioni tecniche fornite dalla Figc, erano state previste una serie di disposizioni finalizzate a garantire il miglior risultato nell'organizzazione dell'evento: dalle misure a difesa dei segni distintivi dell'Uefa e dei marchi per Euro 2016 alla commissione per consentire l'ingresso in Italia a soggetti provenienti da tutte le federazioni associate all'Uefa compresi i paesi extra Unione europea anche in deroga all'attuale legge vigente; dalla tutela della salute dei non fumatori nel periodo di svolgimento della manifestazione, alla disincentivazione all'utilizzo di bevande alcoliche.
Il testo presentava, inoltre, nuovi spunti in materia di
merchandising sportivo e di repressione dei fenomeni di ambush marketing.
Si ricorda, infine, che il disegno di legge C. 2800 «Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi e stadi anche a sostegno della candidatura dell'Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale», approvato il 7 ottobre 2009 dalla commissione VII del Senato in sede legislativa, con un'ampia convergenza anche dei parlamentari dell'opposizione, ha ripreso dal mese di maggio 2010 il percorso parlamentare alla Camera dei deputati, presso la commissione VII in sede referente.
Quanto premesso, vale a testimoniare l'alto grado di condivisione che il progetto della candidatura italiana aveva raggiunto, ai diversi livelli istituzionali, con l'apporto determinante del Governo.
Non possono, pertanto, ritenersi accoglibili le osservazioni dell'interrogante in ordine alla mancanza di un convinto sostegno del Governo all'iniziativa, argomentato dalla presenza del sottosegretario con delega allo sport, invece del Presidente del Consiglio dei ministri, al momento della proclamazione del paese vincitore, che è da presumere non essere stata fondata sulla mera presenza dei rappresentanti dei Governi alla cerimonia indicata.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega allo sport: Rocco Crimi.

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da quanto ha appreso in questi giorni l'interrogante, la direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura sarebbe in procinto di emanare un decreto direttoriale in merito alle quote di pesca del tonno rosso;
da una bozza del decreto che circola in ambienti marittimi sembrerebbe che il 50 per cento della quota, 821.700 tonnellate, venga assegnata al sistema «circuizione» e, nello specifico, 397 tonnellate a quelle imbarcazioni che possiedono nella licenza di pesca il sistema detto palangaro. 248,8 tonnellate alle tonnare fisse, 94,7 tonnellate alla pesca sportiva e 81,2 alla UNCL;
il restante 50 per cento potrà essere ripartito, con successivo decreto direttoriale, in funzione dell'andamento della campagna di pesca 2010;
a giudizio dell'interrogante con questo decreto si dovrebbero tutelare gli interessi dei pescatori e delle loro licenze, soprattutto di quelli che esercitano la pesca locale con imbarcazioni inferiori ai 15 metri;
nell'ambito delle imbarcazioni con attrezzo detto palangaro vi sono alcune a cui sono state attribuite in passato delle quote di pescato ab origine con un criterio assolutamente arbitrario e discriminatorio, a giudizio dell'interrogante;
queste imbarcazioni andrebbero a togliere quote di pescato alle imbarcazioni con il palangaro ma senza la quota di tonno attribuita in precedenza;
questa situazione dovrebbe, sempre a giudizio dell'interrogante, essere corretta in favore di quelle imbarcazioni senza la quota in modo tale che la quota di pescato di tonno rosso sia veramente quella citata nel decreto direttoriale -:
se il Ministro interrogato intenda intervenire per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07329)

Risposta. - In virtù di quanto stabilito al comma 5 dell'articolo 1 del decreto ministeriale 15 aprile 2010, con il quale è stato disposto l'arresto temporaneo obbligatorio della pesca del tonno rosso con il sistema «circuizione», con decreto direttoriale del 20 aprile 2010, in via del tutto eccezionale e per la sola corrente campagna di pesca 2010, è stata stabilita la ripartizione del 50 per cento (pari a 821,7 tonnellate) della quota di cattura che sarebbe stata virtualmente assegnata al predetto sistema «circuizione», tra gli altri sistemi autorizzati a tali catture.
In particolare, tale riassegnazione eccezionale ha riguardato:
per 397,0 tonnellate, n. 30 unità autorizzate alla pesca del tonno rosso con il sistema «palangaro»;
per 248,8 tonnellate, n. 4 tonnare fisse autorizzate;
per 94,7 tonnellate, la pesca sportiva;
per 81,2 tonnellate, la quota non «classificata» (generalmente destinata alla copertura delle catture accessorie e/o accidentali).

Premesso quanto sopra, nel precisare, da un lato, che l'attribuzione delle quote di cattura, unitamente al dimensionamento delle flotte autorizzate, sono da sempre basati sui stringenti parametri e criteri stabiliti in sede internazionale (International Commission for the conservation of atlantic tunas) e comunitaria e, dall'altro, che, con riguardo alla possibile ulteriore destinazione del rimanente 50 per cento (pari ad altrettante 821,7 tonnellate) della richiamata quota «circuizione», non sono state, al momento, assunte decisioni, evidenzio che, in ogni caso, il numero complessivo e la corrispondente stazza lorda totale delle unità da pesca autorizzate, con permesso speciale, alla cattura del tonno rosso non può assolutamente eccedere, per ciascun sistema di pesca (compreso i «palangari») i limiti fissati dall'articolo 5, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 302/2009.
In termini esemplificativi, ciò significa che, sulla scorta della citata disposizione comunitaria, non è possibile il rilascio di ulteriori permessi speciali di pesca, con conseguente attribuzione di quote di cattura, ad unità che non siano ricomprese nel novero di quelle attualmente autorizzate (per ciascun sistema di pesca, compresi i «palangari»), il cui numero non può essere aumentato rispetto alla campagna dell'anno precedente, anzi, in ossequio alle decisioni assunte nel corso dell'ultimo
meeting dell'Iccat, le parti contraenti sono obbligate a pianificare un'ulteriore riduzione dello stesso (e, quindi, dello sforzo di pesca) nel prossimo triennio 2011-2013.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

CIMADORO, PIFFARI, ROTA, DI GIUSEPPE e MESSINA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi che da un anno ha investito l'economia mondiale continua a manifestare in pieno i suoi effetti, che risultano particolarmente gravi per l'agricoltura, tali da mettere a rischio la sopravvivenza di molte imprese;
la situazione dei mercati è sempre più drammatica con una riduzione dei prezzi all'origine di almeno il 20 per cento rispetto al 2008, mentre i costi di produzione aumentano costantemente e il prezzo di vendita, in molti settori non è più sufficiente a coprire i costi di produzione;
alle difficoltà economiche si aggiungono i crescenti ostacoli che impediscono di sviluppare una valida attività imprenditoriale, sottomettendo sempre più le aziende agricole a nuovi balzelli, vincoli ed adempimenti burocratici;
tutti i principali settori produttivi sono in ginocchio e si assiste ad un verticale crollo dei prezzi in tutti i settori;
da queste considerazioni nasce la mobilitazione nazionale e unitaria dell'agricoltura, finalizzata a far conoscere ai cittadini la gravità della crisi del settore e

a chiedere che il Governo intervenga finalmente con «soldi veri» per superare l'emergenza e con un'adeguata strategia di sviluppo per il futuro;
intervenire per salvare l'agricoltura vuol dire non solo salvaguardare il reddito e l'occupazione di centinaia di migliaia di operatori, ma anche salvaguardare il patrimonio culturale, paesaggistico, ambientale che l'agricoltura rappresenta quale fattore non secondario di competitività del nostro «sistema paese»;
l'attuale Governo, ad avviso degli interroganti si è distinto unicamente per il sostanziale azzeramento delle risorse dedicate all'agricoltura, con tagli per oltre 1 miliardo di euro nella finanziaria 2009 e nessuna previsione di recupero di risorse per il 2010;
sono stati azzerati il Fondo di solidarietà e il Piano irriguo nazionale, sono anche a rischio gli sgravi contributivi per le aree montane e svantaggiate, non è stato preso alcun provvedimento a favore del settore agricolo, completamente dimenticato nell'ambito delle misure contro la crisi, c'è stato il blocco di tutti i fondi per lo sviluppo dell'agricoltura, lasciata a sé stessa senza politiche di sostegno per il futuro;
occorrono da un lato interventi immediati per garantire il sostegno minimo necessario per arginare l'abbandono, e dall'altro lato politiche di lungo respiro per promuoverne lo sviluppo e la competitività;
il rilancio dell'agricoltura ha bisogno di una strategia che ne rafforzi la capacità competitiva sui mercati attraverso percorsi di innovazione di prodotto e di processo che pongano al centro, da un lato, la qualità ed il legame con il territorio e, dall'altro, il potenziamento di progetti di integrazione ed accorciamento delle filiere in grado di porre al centro l'impresa agricola, singola e/o associata, ed accrescerne la quota di valore aggiunto e di reddito;
la politica nazionale e regionale deve essere accompagnata da adeguati interventi a livello comunitario -:
se, di fronte alla gravità della situazione, il Governo non reputi urgente intervenire a tutti i livelli sia adottando misure straordinarie per evitare la chiusura di migliaia di imprese agricole, sia mettendo a punto una strategia di lungo respiro che ponga le condizioni per la competitività della nostra agricoltura, ripristinando le condizioni di mercato e riequilibrando i rapporti tra produzione e grande distribuzione.
(4-05398)

Risposta. - Lo sforzo negoziale messo in atto da questo ministero ha permesso di ottenere, con la legge finanziaria per il 2010, un risultato importante per il comparto agricolo attraverso lo stanziamento complessivo, per il solo triennio 2010-2012, di circa 1 miliardo e 115 milioni di euro.
Tra gli interventi che interessano il settore agricolo, reputo utile evidenziare il rifinanziamento del fondo di solidarietà nazionale, molto atteso dal mondo dell'agricoltura italiana, che permette di garantire la continuità degli interventi di gestione dei rischi in agricoltura; la proroga fino al 31 luglio 2010 della rideterminazione delle agevolazioni contributive per i datori di lavoro agricoli di zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate e la disponibilità di 100 milioni di euro a valere sulle disponibilità del fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008.
Inoltre, al fine di favorire l'accesso al credito da parte degli agricoltori attraverso il rafforzamento delle attività del fondo di garanzia nazionale e dei confidi agricoli, è previsto che per l'anno 2010 sia possibile accedere al fondo di garanzia costituito presso il Mediocredito centrale Spa nei limiti di 20 milioni di euro.
Oltre alle suddette misure nel quadro di una strategia di lungo respiro che rafforzi la competitività della nostra agricoltura, si inseriscono anche i contributi per il triennio 2010-2012 per progetti di sviluppo produttivo, coordinati dal Consiglio nazionale delle ricerche e dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, anche in materia di metodologie innovative per il
made in Italy agroalimentare.


Infine, in merito al riequilibrio dei rapporti tra produzione e grande distribuzione, faccio presente che intendo far riprendere i lavori del tavolo Industria-GDO, sospeso nell'ultimo biennio, al fine di definire regole comuni per rendere trasparenti e più efficienti i rapporti tra le parti.

Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

DE ANGELIS. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 284 del 1977 (articolo 3, comma 5) prevede la maggiorazione di un quinto del servizio prestato dagli appartenenti alle forze di polizia che percepiscono l'indennità di istituto di cui alla legge n. 1054 del 1970, ai fini della liquidazione e della pensione;
tale maggiorazione è stata inglobata nella cosiddetta indennità pensionabile con la legge 20 marzo 1984, n. 34;
con decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1984, n. 69, l'indennità di cui sopra è stata attribuita anche al personale dei ruoli tecnici del Corpo forestale dello Stato;
ad oggi al personale del Corpo forestale dello Stato che espleta attività tecnica-scientifica, tecnico-strumentale ed amministrativa non è data la possibilità di riscattare, sia ai fini pensionistici che ai fini della buonuscita, il beneficio della maggiorazione di un quinto -:
se non sia il caso di intervenire affinché tale sperequazione possa essere eliminata.
(4-06370)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame si rappresenta quanto segue.
L'articolo 43 della legge n. 121 del 1981 ha esteso a tutte le forze di polizia, il trattamento economico già spettante alla polizia di Stato. Conseguentemente, l'indennità pensionabile è stata riconosciuta anche nei confronti dell'intero Corpo forestale dello Stato, indipendentemente dalle funzioni effettivamente svolte.
Tuttavia in base a quanto previsto dall'articolo 3, comma 5, della legge n. 284 del 1977, l'aumento di un quinto, a fini pensionistici, del servizio retribuito con la predetta indennità, è attribuito esclusivamente al personale che svolga attività comportanti responsabilità e rischi connessi al servizio (infatti, la norma di cui all'articolo 3, comma 2, della legge n. 34 del 1984, nel disciplinare gli effetti dell'indennità pensionabile, fa riferimento esplicito a «funzioni di polizia»). Si tratta, pertanto, di una disciplina previdenziale differenziata in ragione della natura delle attività lavorative considerate. Tale disciplina, lungi dal costituire una disparità di trattamento, trova il proprio fondamento in una precisa scelta legislativa intesa ad assicurare una specifica tutela pensionistica correlata all'esercizio di funzioni ritenute particolarmente meritevoli di considerazione.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 26 maggio 2009, la trasmissione Striscia la Notizia, in onda su Canale 5, ha trasmesso un filmato che riprendeva un operatore portalettere di Poste Italiane SpA sul proprio ciclomotore, privo di casco di protezione, e nell'intento di svolgere le mansioni sancite dal proprio contratto professionale;
un eventuale incidente, dovuto alla negligenza e alla irresponsabilità del soggetto di cui sopra, potrebbe condurre a responsabilità a carico dell'azienda, Poste Italiane Spa che è partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze per il 65 per cento, con conseguente coinvolgimento della stessa amministrazione statale;

il sussistere di più casi di negligenza e di totale noncuranza della propria incolumità e del rispetto delle disposizioni in materia di sicurezza stradale e di sicurezza sui luoghi di lavoro da parte di dipendenti delle società partecipate e delle varie realtà pubbliche, sottolineano l'esigenza di chiarire ed eventualmente modificare la normativa esistente in materia di responsabilità sui luoghi di lavoro, segnatamente per ciò che concerne le dinamiche di corretta informazione e prevenzione;
immagini come quelle trasmesse dal programma di Canale 5, sebbene lodevoli sotto il profilo informativo, rappresentano un esempio drammatico per la società civile e segnatamente per i giovani, che in questo modo possono sentirsi legittimati nello svolgere determinate pratiche, che si collocano ben oltre la legalità e la correttezza civile, oltre che un esempio di incapacità e di inefficienza da parte di coloro che sono chiamati a svolgere una mansione per conto dell'Amministrazione dello stato o per conto di realtà ad essa legate -:
quali iniziative si intendano definire al fine di formulare un chiarimento ed eventualmente una modifica delle disposizioni in materia di informazione, formazione per i lavoratori, ed in materia di responsabilità e prevenzione degli incidenti sul luogo di lavoro, così come sancite dal decreto legislativo n. 81 del 2008.
(4-03155)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame e sulla base dei necessari elementi informativi acquisiti presso i competenti uffici del ministero del lavoro e delle politiche sociali si rappresenta quanto segue.
La promozione di comportamenti rispettosi delle norme di legge applicabili in materia di salute e sicurezza sul lavoro ed efficaci in funzione prevenzionistica è obiettivo che il ministero del lavoro e delle politiche sociali persegue sia completando l'attuazione del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modifiche e integrazioni, anche conosciuto come «testo unico» di salute e sicurezza sul lavoro, sia favorendo ogni iniziativa promozionale idonea a determinare un accrescimento delle conoscenze in materia di salute e sicurezza nelle aziende, nei lavoratori e negli studenti, con particolare attenzione alla formazione.
In particolare, con l'accordo in conferenza Stato regioni del 20 novembre 2008, è stata prevista l'attivazione di somme (pari a 50 milioni di euro) di cui all'articolo 11, comma 7, del «testo unico», da destinare per attività promozionali della salute e sicurezza, tra le quali una campagna di comunicazione (per l'importo complessivo di 20 milioni di euro) sulla salute e sicurezza sul lavoro ed attività di formazione su base regionale (per complessivi 30 milioni di euro).
Con riferimento alle risorse stanziate per l'anno 2009 (pari a oltre 37 milioni di euro), è stato predisposto il decreto interministeriale con il quale ripartire i finanziamenti per attività promozionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro tra i seguenti tre temi:
a) progetti di investimento in materia di salute e sicurezza per le piccole e medie imprese (5 milioni di euro); b) finanziamento di progetti formativi in materia (27 milioni di euro), dei quali oltre 14 da impegnare in una campagna nazionale di formazione, le cui finalità e caratteristiche vengano definite con accordo tra le parti sociali, da recepire in un bando INAIL (istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro), e tredici da impegnare su base regionale; c) finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione dirette a inserire nei rispettivi programmi il tema della salute e sicurezza sul lavoro (5 milioni di euro).
Per provvedere alle relative erogazioni, sono in preparazione i bandi Inail per il finanziamento di attività di cui al punto
a), sopra riportato, e al punto b), nel limite di 14 milioni di euro, ed è stata predisposta una carta d'intenti tra ministero del lavoro e delle politiche sociali, ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Inail per l'inserimento della salute e sicurezza nei programmi scolastici e universitari.
L'utilizzo delle risorse per l'anno 2010, pari a oltre 36 milioni di euro, è stato oggetto di ampio confronto nell'ambito di tre successive riunioni nell'anno 2010 della commissione consultiva per la salute e sicurezza sul

lavoro, all'esito delle quali è stata elaborata una bozza di decreto interministeriale che prevede il seguente utilizzo di fondi:
a) 20 milioni di euro per il finanziamento di attività promozionali per le piccole e medie imprese, delle quali 15 relative all'acquisto di attrezzature di lavoro rispettose delle previsioni comunitarie di riferimento e 5 da destinare al finanziamento della adozione di modelli di organizzazione e gestione della sicurezza da parte delle piccole e medie imprese;
b) circa 11 milioni di euro per attività formative su base regionale, in continuità con le scelte operate per il 2008 e il 2009;
c) 5 milioni di euro per il finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione dirette a inserire nei rispettivi programmi il tema della salute e sicurezza sul lavoro.

Al riguardo va segnalato che il provvedimento verrà inoltrato alla firma dei ministri competenti (lavoro e politiche sociali, salute, economia e finanze, istruzione, università e ricerca) una volta completata la procedura di «notifica» alla Commissione europea, resasi necessaria in ragione della scelta di destinare parte delle risorse ad attività di sostegno all'acquisto di attrezzature di lavoro, soggette alla normativa degli aiuti di Stato.
Si informa, inoltre, che il 23 agosto 2010, a cura del ministero del lavoro e delle politiche sociali, è partita la campagna di comunicazione «Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene».
L'obiettivo della campagna è quello di promuovere un processo collettivo di sensibilizzazione e responsabilizzazione, in cui ogni cittadino possa assumere un ruolo attivo per contrastare con efficacia il fenomeno degli infortuni sul lavoro.
Infine, sempre allo scopo di promuovere la diffusione di informazioni in materia, va rimarcato che il ministero del lavoro e delle politiche sociali ha predisposto e messo a disposizione dell'utenza una sezione del sito internet specificamente dedicata alla diffusione di notizie e pubblicazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

DI BIAGIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
presso ciascuna delle grandi stazioni ferroviarie italiane dal 2008 non è più presente l'ufficio oggetti smarriti e la società Trenitalia ha giustificato la decisione in ragione dell'esigenza di razionalizzare i servizi accessori, priorità di una società per azioni;
gli oggetti smarriti sui treni della società Trenitalia - non essendo più prelevati e conservati dal personale di Trenitalia al capolinea - sono oggetto di depredazione da parte di saltuari avventori a conoscenza della ignobile prassi;
l'assenza di un ufficio competente non è resa pubblica né spiegata agli utenti del servizio ferroviario che, in caso di smarrimento, - a partire dal giugno 2009 - sono costretti a fare riferimento ad un call center a pagamento, dove un operatore prende in carico la richiesta nel tentativo di ritrovare l'oggetto smarrito dall'utente denunciante;
dal 2009 la competenza in materia di conservazione di quel poco che viene recuperato sui treni al capolinea è passata agli uffici comunali competenti;
per un utente, contattare gli uffici comunali diventa un'impresa quasi impossibile, e molto spesso presso gli stessi uffici gli impiegati ammettono che da circa 2 anni Trenitalia non provvede a collocare gli oggetti smarriti nei treni anche in considerazione delle procedure farraginose e complesse che accompagnano la notifica di ciascuno degli oggetti smarriti;
attualmente soltanto i cosiddetti oggetti identificabili - partendo dai quali è

possibile identificare il proprietario - sono custoditi presso gli uffici della polizia ferroviario all'interno delle stazioni con ovvie criticità sotto il profilo logistico ed organizzativo, considerando le complessità di stoccaggio e di mantenimento degli oggetti, talvolta ingombranti, rinvenuti nelle vetture da Trenitalia;
l'assenza di un riferimento preciso per l'utente che malauguratamente perde un oggetto durante il suo viaggio in treno, rappresenta un vero e proprio incubo senza dimenticare che nella maggior parte dei casi gli oggetti smarriti hanno anche un significativo valore;
le difficoltà sono amplificate nel caso di utenti stranieri che nella maggiori parte dei casi sono completamente abbandonati. Questo stato di cose non contribuisce al mantenimento ed al rafforzamento della nostra immagine di Paese moderno ed efficiente;
la sussistenza di un ufficio oggetti smarriti all'interno di una delle stazioni ferroviarie più grandi e frequentate in Italia - come ad esempio la Stazione Termini di Roma - rappresenta un requisito indispensabile per poter parlare di efficienza e soprattutto di rispetto verso il consumatore di una azienda di servizio pubblico;
la mancanza di rispondenza delle strategie operative nonché delle dinamiche gestionali della citata società per azioni alle reale esigenze nonché alla tutela delle garanzie degli utenti lascia emergere delle criticità in merito alle scelte e alle programmazioni del corpo dirigenziale di Trenitalia -:
se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
se si ritenga di sollecitare attraverso gli opportuni mezzi ed iniziative la riapertura degli uffici oggetti smarriti nelle principali stazioni ferroviarie italiane, in quanto espressione della piena tutela dei diritti del consumatore;
se si ritenga auspicabile una rinnovata valutazione in itinere dell'efficienza nonché della capacità di gestione del patrimonio della società per azioni da parte del corpo dirigenziale di Trenitalia utilizzando come parametri di riferimento anche il livello di qualità dei servizi ed il grado di tutela riservato ai consumatori.
(4-08229)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
A seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, sono state abrogate, fra le altre, le norme di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1961, n. 197, concernente il trasporto delle cose sulle Ferrovie dello Stato, i cui articoli 9 e 10 disciplinavano il cosiddetto «servizio oggetti smarriti».
A tale abrogazione non è seguita altra regolamentazione della materia né in sede nazionale né in sede comunitaria.
Pertanto, qualora lo smarrimento del bagaglio escluda la responsabilità del vettore ferroviario, nel caso Trenitalia, e non si rilevino ragioni di sicurezza che impongano misure precauzionali particolari, si applica la normativa generale in materia regolata dal Codice civile in base al quale si prevede che chiunque rinvenga un oggetto smarrito a bordo treno è tenuto a consegnarlo allo specifico servizio comunale.
Rientra nelle decisioni di Trenitalia Spa, in regime di autonomia commerciale su cui non si estende la competenza del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'adozione di servizi aggiuntivi che si ritiene siano auspicabili attesa la farraginosità di quella attualmente prevista.
Tuttavia, Trenitalia ha comunicato che sta verificando la possibilità di adottare una procedura di cortesia attraverso la quale, il passeggero che ha dimenticato un oggetto a bordo treno, effettuando immediata segnalazione al servizio assistenza alla clientela, possa attivarne la ricerca da parte del personale di bordo del treno interessato, prima del termine di corsa dello stesso.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal 2004 è in corso di realizzazione nell'altipiano di Pranu Sanguini, località del comune di San Basilio in provincia di Cagliari, il Sardinian radio telescope una delle stazioni di radio astronomia più grande e importante d'Europa;
per tale realizzazione sono stati investiti 65 milioni di euro con il concorso finanziario del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica, dell'Agenzia spaziale italiana e della regione Sardegna;
il progetto per le sue caratteristiche si inserisce a pieno titolo in un ampio programma di ricerca spaziale e di sviluppo scientifico e tecnologico di rilevanza mondiale;
l'attivazione e la gestione di questo notevole strumento scientifico, oltre che consente il suo utilizzo da parte di scienziati di astrofisica provenienti da tutto il mondo, rappresenta una reale opportunità occupazionale per circa trenta persone, uno strumento di costante formazione universitaria e post-universitaria e un impulso deciso a favore del turismo scientifico che è piuttosto diffuso in altre parti del mondo dove sono localizzati impianti analoghi;
è reale il pericolo che il taglio dei fondi sulla ricerca scientifica, annunciato dal Governo, renda questa aspettata iniziativa una incompiuta e trasformi in ridicolo - se non incomprensibile - un progetto che per la sua valenza scientifica sarà capace di rendere noto in tutto il mondo questo territorio della Sardegna che per il suo rilancio economico si sta affidando a questa importante iniziativa;
è condivisibile e giustificata la preoccupazione dei sindaci dei comuni interessati, che a tutela delle popolazioni hanno chiesto alla Regione di farsi carico urgentemente del problema e portarlo con ferma decisione all'attenzione del Governo -:
se non si ritenga necessario un suo intervento immediato al fine di garantire le necessarie risorse per ultimare la realizzazione della stazione di radio astronomia;
quali iniziative intenda adottare perché non solo venga ultimato il progetto ma lo stesso venga opportunamente valorizzato, destinando ulteriori risorse finanziarie, in campo internazionale perché sia anche una risorsa per lo sviluppo economico di questi territori della Sardegna colpiti purtroppo da una crisi economica senza precedenti.
(4-05926)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame riguardante il progetto Sardinia radio telescope si comunica quanto segue.
Il progetto in parola, realizzato dall'Istituto italiano di astrofisica grazie al finanziamento di più enti (ministero e Regione Sardegna
in primis) non presenta allo stato attuale difficoltà di ordine finanziario; i fondi attualmente stanziati risultano sufficienti per la realizzazione dell'intera struttura, come dimostra anche il fatto che è attualmente all'esame del ministero soltanto una richiesta di proroga, presentata dall'INAF, relativa ai termini per il completamento del radiotelescopio, ma non una richiesta di ulteriori fondi.
L'entrata in funzione del radiotelescopio è prevista, come già detto, per la fine del 2011 e non è, pertanto, comprensibile la richiesta di un incremento dei fondi per la gestione del medesimo già a partire dall'anno in corso; la richiesta sarà presa in considerazione al momento opportuno e sulla base di precise valutazioni economico-finanziarie che dovranno essere correlate agli effettivi impieghi della struttura (programmi nazionali e internazionali, ore di lavoro previste, costi fissi e variabili, eccetera); l'aspetto relativo ai costi di esercizio, quindi, appare senz'altro prematuro e del tutto indipendente dall'ammontare delle risorse stanziate nel bilancio 2010.
L'agenzia spaziale italiana ha sostenuto il programma SRT sin dalle fasi iniziali e partecipa alla realizzazione ed alla gestione operativa del radiotelescopio mediante un

accordo con l'INAF, firmato nel novembre del 2008, che prevede diritti riservati di utilizzo pari al 20 per cento del tempo-antenna, al fine della sua utilizzazione per le comunicazioni con le sonde interplanetarie, nell'ambito delle attività di esplorazione interplanetaria che sta conducendo direttamente o in collaborazione con altre agenzie spaziali internazionali.
L'ASI, pertanto, ha contribuito alla progettazione ed alla realizzazione del radiotelescopio con 15 milioni di euro, dei quali 12,8 già erogati; per la gestione operativa, prevista a partire dal 2011, il contributo sarà di 1 milione di euro all'anno: il costo aggiuntivo relativo al suddetto sistema di comunicazione interplanetaria è previsto in 8,8 milioni di euro.
Tutte le spese trovano copertura nei bilanci, corrente e previsionale, dell'Agenzia stessa.

Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero ha pubblicato un articolo, intitolato «Pensioni Inpdap, scattano i tagli della operazione Red» firmato da Bruno Benelli, già funzionario dell'INPS ed esperto in materia previdenziale, nel quale si riferisce di riduzioni per i pensionati Inpdap degli «assegni a novembre e dicembre 2008; poi, da marzo 2009, partiranno i recuperi per gli arretrati. L'Inpdap ha concluso "l'operazione Red 2007", vale a dire il ricalcolo delle pensioni in base alle dichiarazioni relative ai redditi del 2006 rilasciate dagli interessati. Alcune prestazioni previdenziali, quali l'assegno al nucleo familiare e le pensioni di reversibilità, infatti, sono soggette a modifica in relazione agli eventuali cambiamenti del reddito o del nucleo familiare. Sulla base delle informazioni reddituali trasmesse dai pensionati per via telematica tramite Caf e altri soggetti abilitati all'operazione, l'istituto ha potuto verificare se l'importo delle pensioni poste in pagamento fosse o meno corretto»;
nel citato articolo, si riferisce anche che «i pensionati che percepiscono gli assegni per il nucleo familiare ricevono dalla mensilità di questo mese di novembre 2008 la pensione ricalcolata in considerazione sia dei redditi del 2006, sia delle nuove disposizioni intervenute in materia nello stesso periodo. Le eventuali somme pagate in più nei mesi precedenti verranno recuperate a decorrere dalla rata di marzo 2009»;
i titolari di pensione di reversibilità «vedranno la loro pensione modificata dalla rata di dicembre 2008, e le somme percepite in più nel periodo dal 1° gennaio 2006 al 30 novembre 2008 saranno recuperate dalla rata di marzo 2009»; inoltre le somme in più percepite dagli interessati «saranno, con trattenute mensili, fino ad un quinto della pensione, per un massimo di 60 rate»;
in parallelo con l'operazione Red è previsto «un altro importante appuntamento per i pensionati che hanno chiesto le detrazioni fiscali per familiari a carico. La legge stabilisce che ogni anno ogni interessato presenti apposita domanda con la quale dichiari di avere diritto alle riduzioni del fisco, indicando i familiari a carico. No domanda, no detrazioni»;
riassume il dottor Benelli: «entro il 28 novembre 2008 «agli interessati l'Inpdap ha inviato il modulo di dichiarazione. Chi non ha restituito il modulo ha poco tempo a disposizione. Entro il 28 di questo mese deve trasmettere le informazioni (anche a mezzo fax o posta: in questi casi va trasmessa anche fotocopia del documento di riconoscimento) agli uffici provinciali Inpdap.
Chi salta l'appuntamento della rata di gennaio 2009 ricordi che costringerà l'Inpdap a revocare le detrazioni a partire dalla rata di gennaio 2009.
Con la successiva rata di febbraio 2009 gli uffici completeranno l'opera recuperando le detrazioni fiscali 2008.

Il pensionato che rilevi inesattezze nei redditi utilizzati per la rideterminazione della pensione e dell'importo da recuperare, ovvero nel caso in cui vi siano state variazioni del reddito o del nucleo familiare rispetto al 2006, può recarsi, entro 30 giorni dall'avviso inviato dagli uffici, presso l'ufficio relazione con il pubblico della sede Inpdap che gestisce la pensione, per correggere l'errore ed evitare l'avvio del recupero.)»;
a seguito di questo articolo, sono giunte numerose lettere ed e-mail da parte di cittadini interessati; quello che segue ne è un campionario indicativo:
«Anche a me è stata decurtata la pensione di 1.049 ed ancora non so spiegarmi il perché. Dimenticavo la mia pensione è di circa 2.000 euro»;
«Vorrei sapere, quando dovrò ancora aspettare, che mi sia riconosciuto il figlio ancora studente universitario e senza alcun reddito, a carico, dopo aver presentato il modello familiari a carico per l'anno 2008 e successivamente per l'anno 2009, nella sede di Roma1, con l'aggravante a febbraio di un ritiro di 603 euro, senza che io abbia dato la notizia che il figlio non fosse più a mio carico»;
a gennaio mi era stato detto entro aprile tutto sarebbe stato messo a posto, ma io quei soldi continuo a non vederli sul mio statino. Quando dovrò ancora attendere?»;
«Sono un ex appartenente delle forze dell'ordine, avendo subito un incidente in servizio portando un blocco totale del funzionamento della spalla destra, chiedo sapere quanto tempo è per aver la riscossione della propria pensione ordinaria, in quanto è dal mese di dicembre che non percepisce stipendio, cioè nulla, ancora più grave che il ministero dell'interno ancora non ha dato neanche la liquidazione ed ha avuto il coraggio di chiedermi uno stipendio pagato in più. Dato che è il ministero in debito con me mi sapete rispondere in merito? Comunque oggi dico che non è lusinghiero essere italiano»;
«Mio padre si è visto accreditare la pensione Inpdap a metà il mese di febbraio. Come mai non abbiamo ricevuto nessun avviso o il modulo che dicono che avremmo dovuto presentare entro il 28 novembre 2008? Eravamo completamente all'oscuro di queste manovre traditrici sempre a danno dei pensionati poveri!!! A chi dobbiamo rivolgerci ora?»;
«Sono un pensionato Inpdap, ho moglie e due figli, di cui una minorenne ed uno maggiorenne a carico, mi hanno trattenuto 1.600 euro dalla pensione. Ho dovuto portare la copia che il CAF ha inviato all'INPDAP nei termini previsti, come faccio a pagare le varie rate e mantenere la famiglia? Vorrei sapere come posso ricorrere e se questo sopruso per quest'anno sia finito, poi vorrei sapere, perché quando devono dare, li riceviamo con il contagocce e quanto prelevano, tra parentesi senza avvisare, se li prendono tutti? Grazie»;
«Anche mio suocero è stato vittima di una decurtazione della pensione per errori commessi in passato da chi gli ha compilato la dichiarazione dei redditi. Mi chiedo: come mai a pagare deve essere sempre il contribuente e mai chi compila la dichiarazione dei redditi? Se non sbaglio la regola è "chi sbaglia paga"»;
«Mi sapete indicare dove trovo quale è il numero di legge e di che anno è esattamente? Perché anche a mia madre hanno trattenuto metà della pensione, senza un minimo preavviso. Grazie»;
«Ma come si possono controllare i conteggi fatti se non inviano nulla? Mio papà non ha ricevuto nulla!» -:
se quanto pubblicato da Il Messaggero corrisponda al vero;
in caso affermativo, a fronte di questa situazione, che si ha ragione sia più disagevole e di maggiori dimensioni rispetto a quanto sopra riportato fa ritenere, quali iniziative il ministro intenda adottare, promuovere e sollecitare.
(4-03934)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti presso l'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica, si rappresenta quanto segue.
La questione rappresentata dall'interrogante verte, in particolare, sulla cosiddetta «Operazione RED 2007», concernente il ricalcolo delle pensioni in base alle dichiarazioni relative ai redditi del 2006, rilasciate dai pensionati Inpdap.
L'Inpdap, infatti, quale sostituto di imposta, è tenuto ad effettuare il conguaglio fiscale dei redditi da pensione corrisposti ogni anno, entro il 28 febbraio dell'anno successivo. Spetta, invece, al contribuente (
ex articolo 1, comma 221, legge 24 dicembre 2007, n. 244), per potere beneficiare delle detrazioni di imposta per carichi familiari, di dichiarare di averne diritto fornendo i relativi dati: in mancanza il sostituto di imposta deve recuperare sulla pensione le detrazioni, eventualmente già attribuite, entro il termine ultimo previsto per l'effettuazione del conguaglio fiscale.
L'Istituto ha provveduto ad una capillare campagna informativa in proposito, non solo inviando direttamente ai pensionati una serie di comunicazioni ufficiali (con la precisazione che in assenza della prescritta dichiarazione, le detrazioni sarebbero state revocate con conseguente recupero dell'eventuale debito IRPEF), ma anche realizzando incontri specifici sia con le organizzazioni sindacali dei pensionati che con i patronati nonché diramando due comunicati stampa ufficiali.
Sulla base, pertanto, delle dichiarazioni ricevute dai pensionati, l'Inpdap ha disposto il recupero delle detrazioni fiscali provvisoriamente concesse nell'anno 2008 per circa 235.000 soggetti.
Il recupero delle somme indebitamente erogate è stato disposto a decorrere dalla rata di marzo 2009, al fine di mettere in condizione gli interessati di accertare l'esattezza dei dati pervenuti sulla base dei quali il debito è stato determinato. A tale scopo, agli interessati è stata preventivamente inviata apposita comunicazione.
Peraltro, tenuto conto che la norma fiscale non consente il recupero in forma rateale, l'Inpdap, al fine di evitare trattenute sugli importi di pensioni in una unica soluzione che avrebbero azzerato completamente il relativo rateo di pensione (febbraio 2009), ha richiesto indicazioni in proposito all'Agenzia delle entrate. L'agenzia ha definito non percorribile l'ipotesi rappresentata dall'Inpdap di trattenere, da marzo in poi, solo un quinto della pensione (soluzione che avrebbe consentito di lasciare maggiori somme nella disponibilità del pensionato). Conseguentemente l'istituto ha avviato la procedura di recupero garantendo a tutti gli interessati il trattamento pensionistico minimo pari a 458,20 euro mensili e l'eventuale ulteriore debito è stato rateizzato mensilmente secondo quanto disposto dall'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973. Per coloro che, invece, già godevano di un trattamento di pensione inferiore a euro 500, la trattenuta è stata effettuata nei limiti di un quinto del trattamento stesso.
Inoltre, sulla rata di pensione gennaio 2009 sono state revocate le detrazioni per carichi di famiglia relative all'anno 2008 mentre sulla rata successiva di febbraio sono stati recuperati, nei limiti di cui sopra, i debiti Irpef relativi al 2008.
In considerazione delle segnalazioni pervenute da alcuni pensionati che si sono visti revocare le detrazioni per carichi di famiglia provvisoriamente riconosciute nell'anno 2008, anche se avevano presentato la richiesta nei termini, l'Istituto ha sospeso, a decorrere dalla rata di marzo, il recupero del debito fiscale prevedendo di restituire, con la rata di aprile, ai pensionati che ne avessero diritto, il debito trattenuto e di modificare il Cud 2009 per i redditi 2008.
L'istituto, infine, ha accertato che un'ampia platea di pensionati, percettori in via provvisoria del beneficio fiscale, non avevano presentato la prescritta certificazione; pertanto ha concesso loro una ulteriore proroga per la presentazione della relativa certificazione.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, ZAMPARUTTI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 3 novembre 2009 l'agenzia di informazioni «ANSA», in un suo dispaccio proveniente da Taranto delle ore 15.24 informava che un giovane di 18 anni, affetto da handicap non poteva recarsi in treno a Napoli, «perché per quella tratta le ferrovie non hanno attrezzato carrozze per disabili», e che la madre del ragazzo aveva denunciato l'episodio ai carabinieri chiedendo loro di accertare in proposito eventuali responsabilità da parte di Trenitalia;
il giovane, affetto da tetraparesi spastica e costretto sulla sedia a rotelle, aveva dovuto rinunciare al viaggio, pur avendo acquistato regolarmente il biglietto, dopo aver appreso dai locali impiegati di Trenitalia che per avvalersi di una pedala mobile di sollevamento avrebbe dovuto contattare, con un numero telefonico a pagamento, una società privata;
la madre del ragazzo sostiene di aver telefonato a quel numero, e di aver appreso che non ci sono treni per Napoli in grado di garantire il trasporto di portatori di handicap che utilizzano la sedia a rotelle;
appare grave e intollerabile quanto accaduto -:
quali iniziative si intendano adottare e sollecitare perché non abbiano più a ripetersi episodi come quello sopra esposto.
(4-05158)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, sono state chieste informazioni alla società Ferrovie dello Stato che ha fornito i seguenti elementi di risposta.
Il servizio di assistenza alla clientela disabile fornito da Trenitalia in un circuito di 252 stazioni abilitate è coordinato ed organizzato dai centri di assistenza denominati «Sale Blu» che costituiscono il punto di riferimento per tutte le esigenze di viaggio di tale categoria di clienti. Le «Sale Blu» aperte tutti i giorni dalle 7.00 alle 21.00 assicurano i seguenti servizi:
informazioni;
prenotazioni di posti;
eventuale messa a disposizione di sedie a rotelle;
guida in stazione e accompagnamento al treno;
guida fino all'uscita di stazione o ad altro treno coincidente;
salita e discesa con carrelli elevatori (per i clienti su sedia a rotelle);
eventuale servizio (a richiesta e gratuito) di portabagagli a mano.

Inoltre, è a disposizione un nuovo servizio denominato «Posto Blu» che consente per alcune tipologie di viaggio di pre-riservare i posti al momento della richiesta di assistenza perfezionando successivamente il pagamento ed il ritiro del titolo di viaggio. Per poter usufruire del servizio di assistenza è necessaria una richiesta preventiva, il tempo varia da 1 a 24 ore prima, in base alla tipologia di viaggio e alle stazioni di partenza/arrivo che può essere effettuata attraverso diverse modalità:
direttamente presso le «Sale Blu» presenti in 14 stazioni principali;
presso i presidi di assistenza clienti;
attraverso posta elettronica (all'indirizzo
e-mail dell'assistenza disabili);
via telefono, utilizzando i diversi numeri telefonici abilitati e precisamente: il numero unico nazionale 199 303060, esclusivamente dedicato alla clientela disabile, il
call center Trenitalia al numero 199 892021 (opzione 7) oppure il numero urbano 06 3000 (opzione 7).

La richiesta preventiva consente di programmare accuratamente il servizio tenendo conto di tutte le possibili variabili che intervengono nelle varie fasi di organizzazione del viaggio stesso, tra cui:
l'individuazione di stazioni attrezzate e adeguate alle esigenze di viaggio della clientela

con disabilità motoria, compresa la definizione dell'itinerario ottimale;
l'organizzazione del servizio di accompagnamento e di assistenza nelle stazioni di partenza e arrivo;
l'individuazione del materiale rotabile idoneo e attrezzato per il trasporto dei disabili motori;
l'utilizzo del carrello elevatore nelle stazioni di origine e destino;
la verifica del grado di autosufficienza del cliente, della presenza eventuale di una accompagnatore e del tipo di sedia a rotelle utilizzata;
la valutazione di ulteriori, diverse necessità del cliente.

Tali informazioni e le attività complesse e delicate che concorrono all'organizzazione del servizio di assistenza per la clientela disabile, necessitano di un contatto preventivo e diretto con gli operatori specializzati del settore, circuito di assistenza per la clientela disabile, che possono, se necessario, proporre al cliente tutte le soluzioni idonee a soddisfare le diverse esigenze di trasporto del viaggiatore disabile.
Relativamente al caso specifico a cui si riferiscono gli interroganti, si evidenzia che ove il servizio fosse stato prenotato in linea con la tempistica prevista sarebbe stato possibile offrire al cliente in questione tutta l'assistenza necessaria e un percorso di viaggio alternativo (via Bari) per poter raggiungere Napoli.
Trenitalia comunica, infine, che dedica un'attenzione particolare alle esigenze della clientela diversamente abile, come testimoniano le progressive implementazioni del servizio alla stessa dedicato, i rapporti - costanti e costruttivi - in atto con le associazioni delle categorie interessate e i quasi 160.000 interventi di assistenza effettuati nello scorso anno, nello specifico, in Puglia vengono effettuati mediamente circa 25 interventi di assistenza al giorno.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
quanti siano i dipendenti dell'Istituto agronomico d'oltremare;
a quanto ammontino nell'anno 2009 le spese e le relative voci, sostenute dall'Istituto agronomico d'oltremare.
(4-06959)

Risposta. - La dotazione organica dell'Istituto agronomico d'oltremare risulta essere complessivamente di 45 unità, di cui 3 unità appartenenti alle qualifiche dirigenziali e 42 unità appartenenti alle aree funzionali. Il personale in servizio tuttavia risulta essere pari a 34 unità, di cui 2 unità dirigenziali e 32 unità funzionali.
Per quanto attiene altresì al secondo quesito posto dagli interroganti per conoscere l'ammontare delle spese sostenute dall'Istituto agronomico nello stesso periodo finanziario, si rappresenta che le spese ammontano complessivamente ad euro 4.953.526,00, riconducibili alle voci «Spese per il personale» di euro 1.409.220,00, «Spese correnti», di euro 828.986,00 e «Spese per la gestione di progetti di cooperazione allo sviluppo» pari ad euro 2.715.320,00.
In base alla normativa vigente, lo Iao svolge attività di studio e formazione in campo tecnico, scientifico e nei settori dell'agricoltura tropicale e sub-tropicale e della produzione ambientale.
Fornisce altresì assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo e conduce attività di ricerca e formazione nell'ambito della rilevazione geografica.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale della previdenza sociale nell'anno 2007 bandiva un concorso pubblico, per esami, per l'assegnazione di 50 posti nei ruoli del personale

amministrativo dell'INPS, area funzionale B, posizione economica B1 e le cui prove si sono concluse nell'aprile 2010;
a fronte della partecipazione di circa 25.000 candidati soli 319 sono risultati idonei;
a norma dell'articolo 97 Cost. «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge». Il sistema di reclutamento concorsuale del personale pubblico è volto a garantire sia l'uguaglianza e le pari opportunità dei cittadini, sia l'andamento imparziale della pubblica amministrazione che immette quindi nei ruoli posti a concorso solo quanti lo meritano effettivamente, sulla base procedure selettive trasparenti e non discriminatorie;
tuttavia, a causa della grave carenza di organico l'Inps ha sottoscritto il 24 marzo 2010 (ben 15 giorni prima della conclusione del concorso), un contratto per la fornitura di 900 lavoratori interinali, per 4 ore giornaliere, per 12 mesi, con mansioni di «addetto all'acquisizione dati su supporto informatico ed ai sistemi di archiviazione», profilo equivalente alla posizione B1 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro degli enti pubblici non economici, con l'agenzia TEMPOR spa, specificatamente per il ruolo dell'area funzionale B, mentre il 25 giugno 2009 ne aveva assunti altri 750, per 4 ore giornaliere, per 3 mesi, sempre con le stesse mansioni e lo stesso inquadramento (i relativi avvisi sono disponibili sul sito www.inps.it);
nel 2008 l'Inps ha intrapreso un processo di riorganizzazione conducendo numerose iniziative finalizzate ad offrire servizi sempre più integrati, puntuali e funzionali ai cittadini, nel rispetto dei criteri di efficienza ed economicità, nonché a pervenire ad una sempre maggiore integrazione con le altre pubbliche amministrazioni;
la riorganizzazione aziendale Inps si è rivelata un cambiamento radicale nei sistemi gestionali e organizzativi dell'istituto apportandone mutamenti organizzativi che non sempre si sono accompagnati alla crescita dell'Istituto;
tale processo di riorganizzazione aziendale si è reso necessario per fronteggiare le diverse esigenze dell'istituto ma che nel contempo hanno realizzato nel processo organizzativo una rilevante carenza di organico (confronta il bilancio preventivo Inps 2009, rapporto annuale Inps 2009, deliberazione CIV Inps n. 4 del 30 marzo 2010, le Relazioni della Corte dei conti anno 2007 e 2008);
il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato non solo non pone rimedio all'endemica carenza di personale che caratterizza la vita dell'ente, ma ne acuisce le conseguenze, non consentendo utili sinergie tra i diversi uffici, tramite le quali, fino ad oggi, i vertici dell'Istituto hanno fatto di necessità, virtù;
i soli 269 candidati idonei, a differenza del notevole numero degli interinali che incidono notevolmente sul bilancio dell'ente, si sono riuniti in comitato e chiedono la precedenza assoluta rispetto agli interinali a rivestire la posizione richiesta nel bando nonché la deroga al blocco delle assunzioni alla luce del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78;
i membri del comitato hanno espresso, in più occasioni, la netta contrarietà all'utilizzo di tale strumento di lavoro interinale e chiedono l'ampliamento dei posti messi a concorso;
inoltre, l'impiego degli idonei del concorso potrebbe garantire all'ente in questione un risparmio di spesa e una maggiore efficienza nel soddisfare le esigenze dell'ente. Ed invero, sotto il profilo dei costi, dall'analisi della retribuzione tabellare del contratto collettivo risulta che per un impiegato Inps inquadrato nella fascia B1 è prevista una retribuzione pari a 18.218,00 euro l'anno, 21.254 euro se si aggiungono tredicesima e quattordicesima. Se si aggiunge il 40 per cento di questa cifra per le contribuzioni previdenziali, i buoni pasto, si moltiplica per i 319 concorsisti ed ancora per 12 mesi, la cifra che

l'ente verrebbe a sostenere annualmente è pari all'incirca a 10.321.947 euro. Molto meno della metà dei 24 milioni di euro stanziati per i lavoratori con contratto a tempo determinato;
sotto tale profilo, la giurisprudenza consolidata ritiene che le deroghe legislative al principio dell'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso, seppure previste espressamente dallo stesso articolo 97, terzo comma, della Costituzione, sono sottoposte al sindacato di legittimità costituzionale. In particolare, «l'area delle eccezioni» al concorso deve essere «delimitata in modo rigoroso» (sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006). Le deroghe, cioè, sono legittime solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006). In altre parole, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009; sentenza n. 9 del 2010);
non si può omettere di sottolineare il fatto che l'Inps ricorra all'assunzione di lavoratori a tempo determinato nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B, al di fuori di qualsiasi esigenza che si possa definire straordinaria o eccezionale, come è dimostrato dal fatto che questi contratti di somministrazione continuano ad essere rinnovati e si susseguono da svariati anni, dimostrando una situazione di fabbisogno di personale oramai diventata strutturale e che non è possibile colmare anche in considerazione dell'ultimo intervento legislativo decreto-legge n. 78 del 2010 -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze ed in caso contrario perché, intenda adottare le più opportune iniziative, anche di natura normativa, volte a dare soluzione alle problematiche esposte in premessa e al fine di agevolare l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso già espletato, anche in considerazione del fatto che l'Inps presenta una grave carenza di organico per il ruolo di personale amministrativo area B.
(4-08032)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente il concorso pubblico bandito dall'Istituto nazionale per la previdenza sociale per 50 posti di impiegati amministrativi sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici del Ministero dell'economia e delle finanze e dell'Inps, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 marzo 2010, l'istituto ha ottenuto l'autorizzazione all'assunzione per 40 unità in area B-posizione B1. Con successiva determinazione n. 3 del 4 giugno 2010 (pubblicata sul sito
internet dell'Istituto) è stata approvata la graduatoria finale del predetto concorso a 50 posti.
Al fine di individuare le effettive destinazioni lavorative, si è, successivamente, provveduto a richiedere, ai primi 40 candidati inseriti nella graduatoria, la preferenza delle sedi regionali.
Il termine per effettuare la predetta scelta è scaduto il 13 luglio 2010, pertanto, effettuate le assegnazioni di sede, secondo l'ordine di merito e le preferenze espresse, si procederà alla sottoscrizione dei contratti di lavoro presumibilmente entro il mese di settembre 2010.
Come confermato dal ministero dell'economia e delle finanze, il ricorso a forme di lavoro flessibile non ha alcun riflesso su eventuali procedure concorsuali
in itinere, dato che, dette tipologie di contratti rispondono, per definizione, ad esigenze temporanee delle amministrazioni interessate e non modificano, in alcun modo, gli assetti relativi all'organico, pertanto, non rendono strutturale la relativa spesa.
A ciò si aggiunga che, nell'attuale fase limitativa delle assunzioni, ulteriori reclutamenti di personale debbono trovare specifici mezzi di copertura finanziaria e che l'articolo 9, comma 28, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, ha previsto che a decorrere dall'anno 2011, le pubbliche amministrazioni possono avvalersi di personale con rapporto di lavoro flessibile nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009.
Infine, si rappresenta che l'articolo 2, comma 8-
bis e seguenti, del decreto-legge

n. 194 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 25 del 2010, nel prevedere una riduzione degli uffici dirigenziali non generali e delle dotazioni organiche dirigenziali e non, fissa un nuovo blocco delle assunzioni, a decorrere dal 30 giugno 2010, per le amministrazioni ed enti destinatari che non abbiano provveduto nei tempi alla riduzione prevista.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

TOMMASO FOTI, DE MICHELI e POLLEDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Intergas S.A., società cilena costituita da capitali italiani, ha investito ad oggi 70 milioni di dollari (a fronte di un ammontare globale del progetto stimato in 270 milioni di dollari), costruendo e gestendo reti per la distribuzione di gas naturale nel centro-sud del Cile al fine di servire utenze residenziali, commerciali ed industriali;
non vi è dubbio che Intergas è uno dei più importanti investitori italiani in Cile, leader del settore - oltre che punto di riferimento - nella zona di pertinenza, ed ha contribuito al miglioramento del servizio pubblico del gas;
prima di iniziare l'attività sopra indicata, Intergas S.A. ha effettuato studi dettagliati di natura tecnica, giuridica, fiscale e di mercato, e si è peritata di verificare l'interesse anche delle autorità politiche per il proprio progetto;
anche l'Ambasciata Italiana a Santiago ha, in più occasioni, assicurato Intergas S.A. sulla stabilità economica e politica del Cile, paese in cui è stato evidenziato essere possibile realizzare buoni investimenti anche in ragione della stabilità giuridica e della certezza del diritto. Ne è riprova il fatto che, ancora oggi, l'ambasciata italiana in Cile promuove periodiche missioni d'intercambio commerciale e d'investimenti italiani in quel paese;
quanto al caso di cui si tratta, il principale problema è dato dal fatto che il Cile non possiede gas naturale nel centro-sud (lo possiede solo nella zona sud, ma non è possibile integrarlo con il resto del paese per problemi geoambientali e di distanza) e che lo stesso viene acquistato interamente dall'Argentina;
Intergas S.A. ha, quindi, innanzitutto attentamente valutato il contesto giuridico energetico che regola la commercializzazione del gas nell'area sopra detta: l'esistenza di un Protocollo facente parte di un trattato internazionale bilaterale che assicura una regolamentazione delle quantità e del prezzo del gas naturale dall'Argentina ha rappresentato l'elemento decisivo per suggerire a Intergas S.A. di intraprendere l'investimento, essendo il gas naturale la materia prima che consente lo sviluppo degli investimenti di Intergas S.A.;
come accennato più sopra si evidenzia che il Protocollo Sostitutivo n. 2 sulla «Integrazione Gasifera» è parte integrante dell'Accordo di Complementazione Economica n. 16 del 1991 (ACE n. 16) firmato tra Argentina e Cile. A sua volta, gli ACE sono accordi di esecuzione del Trattato di Montevideo del 1980, che è stato ratificato dal Cile nel 1981 e che ha permesso la creazione dell'Associazione Latinoamericana d'Integrazione (ALADI). Giova evidenziare, in merito, che le norme del Protocollo sull'Integrazione gasifera sono equivalenti a leggi di adempimento obbligatorio in Cile;
il predetto Protocollo Cile-Argentina sul Gas Naturale garantisce, in primo luogo, il trattamento paritario e non discriminatorio tra i consumatori di gas naturale dei due Paesi, Cile e Argentina, sicché, anche a fronte di qualsiasi evento di forza maggiore o caso fortuito, si deve mantenere la proporzionalità. In secondo luogo il protocollo stabilisce che il trattamento fiscale all'esportazione di gas non può essere superiore al trattamento fiscale delle esportazioni dei derivati del petrolio, né maggiore a quello dei prodotti che utilizzano gas come

materia prima, che - rispettivamente - sono in vigore in ciascun paese;
dall'anno 2004 in Argentina si è verificata una progressiva insufficienza di gas naturale per sostenere la domanda interna argentina e conseguentemente per i volumi esportati in Cile;
a seguito di ciò, il Governo Argentino non ha applicato la proporzionalità come stabilita nel Protocollo di cui sopra (e, cioè, l'applicazione di una restrizione proporzionale in entrambi i paesi di circa il 15 per cento). Nei fatti, dunque, l'Argentina ha applicato restrizioni del 93 per cento per le esportazioni verso il Cile e solamente del 5 per cento al consumo interno e ciò nonostante il fatto che i volumi di gas che l'Argentina sta esportando oggi in Cile, in forma restrittiva, rappresentano solo l'1 per cento dell'offerta Argentina di gas;
oltre alle sopra citate restrizioni asimmetriche dei volumi di gas, a partire dal 2006 il Governo Argentino ha introdotto una barriera doganale all'esportazione del gas naturale verso il Cile che, nell'anno 2008, ha raggiunto livelli insostenibili, triplicando il costo base del gas esportato dall'Argentina, rendendone quindi estremamente difficoltosa la commercializzazione in Cile e, conseguentemente, pregiudicando in modo sostanziale il ritorno degli investimenti realizzati da Intergas S.A.;
in particolare il Governo Argentino, nel corso del 2008, ha applicato una tassa sulle esportazioni del gas superiore di circa il 200 per cento in estate ed il 300 per cento in inverno rispetto al normale costo del gas (5.5 US$/MM BTU) e cioè tra gli 11 e i 17 dollari per milione di BTU;
neppure nel suesposto caso il Protocollo Cile-Argentina sopra evocato risulta essere rispettato in quanto, applicando le regole relative al trattamento fiscale delle esportazioni di gas argentino, le imposte non avrebbero dovuto superare il 5 per cento del costo normale. Ne è la riprova che prodotti petrolchimici derivati dall'uso del gas come materia prima quali il polietilene, i polimeri e l'urea hanno un gravame fiscale non superiore al 5 per cento;
pare evidente che l'applicazione di gravami impositivi tanto estremi impedisce di fatto la sostenibilità economica delle poche esportazioni, esportazioni che risultano però indispensabili a Intergas S.A. per esercitare la propria attività;
il Cile, dunque, a tutt'oggi non ha preteso l'adempimento del Protocollo Cile-Argentina sul gas naturale e non ha attivato nei confronti del Governo Argentino le procedure di risoluzione delle controversie previste nello stesso Protocollo, ovvero la procedura arbitrale;
non solo, ma il governo cileno, anziché esigere come detto l'adempimento del Protocollo Cile-Argentina sul Gas Naturale, ha preferito sviluppare l'importazione di gas naturale liquido via nave (cosiddetto «LNG») da destinazioni diverse dell'Argentina;
l'importazione di gas naturale via nave servirà a rifornire, tuttavia, la sola zona centrale del Cile ma non quella del centro-sud, e pertanto non potrà costituire una soluzione alla fornitura di gas naturale a prezzi ragionevoli nelle regioni dove Intergas S.A. ha sviluppato gli investimenti. Inoltre, anche nel caso in cui il «LNG» potesse rifornire la zona centro-sud del Cile, il costo sarebbe il doppio di quello argentino;
è a questo punto doveroso ricordare che il gas necessario per rifornire la regione centro-sud del Cile oggi rappresenta solamente lo 0,2 per cento della produzione di gas argentina;
Intergas S.A. ha sollecitato in diverse occasioni l'intervento del Governo Cileno, sia con note sia con specifici incontri, con l'obiettivo dichiarato di vedere aperta una vertenza arbitrale con l'Argentina o ricercata una soluzione volta a garantire l'investimento realizzato da Intergas S.A.;
nonostante le rassicurazioni di comprensione della situazione e di condivisione delle ragioni di Intergas S.A. alle

richieste, nulla in concreto è stato promosso dalle competenti autorità cilene per rimediare la situazione sopra descritta, come risulta chiaramente dal documento inviato dal CNE Commissione Nazionale dell'Energia alla predetta società -:
se e quali urgenti iniziative intenda promuovere al fine di verificare la volontà o meno da parte del Cile di esigere dall'Argentina il compimento del Protocollo bilaterale Cile-Argentina che regolamenta la «interconnessione gasifera e la fornitura di Gas Naturale», ovvero dare corso ad una soluzione equivalente, in modo di dare sicurezza giuridica agli investimenti che vengono realizzati in Cile, nella fattispecie a quello realizzato dalla Intergas S.A.;
se e quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo italiano rispetto al caso descritto in premessa, la gravità del quale non può certamente sfuggire e la cui omessa risoluzione, a giudizio dell'interrogante, oltre a danneggiare in modo irreversibile Intergas S.A. rischia di scoraggiare l'imprenditoria italiana ad investire in Cile.
(4-05260)

Risposta. - L'apertura del rigassificatore di gas naturale liquido, Gnl, di Quintero, il 22 ottobre 2009, dotato di una capacità eccedente il fabbisogno della regione centrale del Cile, potrebbe costituire un importante strumento di approvvigionamento per l'area meridionale del Paese, dove opera l'impresa italiana. La costruzione di un gasdotto di collegamento nord-sud, della lunghezza complessiva di circa 400 chilometri, è ancora in fase di valutazione e, in ogni caso, non potrebbe concretizzarsi prima del 2013-2014. In attesa di tali eventuali sviluppi, la fornitura agli stabilimenti Intergas potrebbe essere assicurata dal trasporto con camion speciali in grado di caricare il Gnl nel sito di origine di Quintero. Questo richiederà il completamento di un impianto per la liquefazione del gas, già in fase avanzata di sviluppo e che dovrebbe essere ultimato entro 6/8 mesi, che renderebbe il combustibile trasportabile con i camion.
In vista di tale scenario, la società italiana ha deciso, con il costante supporto della nostra ambasciata a Santiago, di concentrare la propria azione per sensibilizzare il Governo cileno affinché il trasporto, da Quintero al sud del paese, non aggravi eccessivamente il costo del gas, oltre alle spese effettive per il trasporto terrestre, potendo invocare l'applicazione delle norme a tutela della libera concorrenza e quindi pretendere un trattamento non discriminatorio.
L'Ambasciata italiana in Cile, di concerto con la società Intergas, sta monitorando attentamente la situazione, sia per raggiungere tale obiettivo che per fare in modo che alla società italiana vengano garantiti quantitativi di combustibile tali da soddisfare le esigenze di distribuzione nella regione meridionale del paese. In occasione di un recente incontro del nostro ambasciatore a Santiago con il gerente
general di Intergas, Larrondo, e con il proprietario italiano della società, Stefano Garilli, è stato concordato di attendere i nuovi assetti del Governo, in particolare l'insediamento del Presidente Pinera, nel prossimo mese di marzo, per valutare eventuali ulteriori passi di sensibilizzazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Enzo Scotti.

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la località Sette larici dell'altopiano della Predaia, in seguito ad una forte nevicata verificatasi l'inverno scorso, ha subito dei danni alle linee telefoniche, che hanno provocato e provocano tuttora, periodicamente, l'isolamento della zona dai collegamenti telefonici;
i tecnici della compagnia Telecom Italia, sollecitati dalle chiamate di denuncia effettuate al numero verde dagli utenti insoddisfatti ogni volta che si verificano questi gravi disservizi, riparano provvisoriamente il danno, ma il problema si ripropone a distanza di qualche mese;
l'ultimo episodio di isolamento telefonico si è verificato i primi giorni di

novembre 2009 e si è protratto per quattro giorni consecutivi;
gli operatori commerciali, che svolgono il proprio lavoro principalmente attraverso prenotazioni telefoniche, comunicazioni fax o pagamenti tramite carta di credito e bancomat hanno subito notevoli disagi a causa di questo disservizio;
i cavi che dovrebbero garantire il collegamento telefonico della zona sono cavi volanti legati, per alcuni tratti, agli alberi a circa un metro d'altezza, e per alcuni tratti lasciati a terra nel bosco, in percorsi regolarmente battuti da mezzi agricoli che trasportano legname e che potrebbero quindi tranciarli senza nemmeno averne coscienza;
essendo questa una zona di montagna, anche il segnale telefonico mobile risente di problemi di copertura e questo, in caso di emergenza, causa ulteriori problemi di comunicazione, principalmente per le persone che vivono sole;
questo problema e i gravi disagi arrecati alla popolazione di queste zone sono stati portati all'attenzione della compagnia telefonica Telecom Italia più volte, ma la compagnia afferma di non poter intervenire in altri modi;
un utente della zona, proprietario di un ristorante e quindi particolarmente danneggiato da questi periodici disservizi, ha proposto alla compagnia Telecom Italia di pagare personalmente la posa dei cavi della linea telefonica; ma la compagnia ha rifiutato l'offerta;
la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, «Codice delle Comunicazioni elettroniche» di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale;
i cittadini e gli esercizi commerciali, pagando regolarmente il canone alla Telecom Italia pretendono che vengano garantiti i loro diritti e che la compagnia telefonica rispetti gli impegni assunti in termini di garanzia del servizio pubblico -:
quali interventi il Ministro intenda mettere in atto per garantire la tutela dei diritti degli utenti consumatori, compresi gli abitanti e gli esercenti della località Sette Larici dell'altopiano della Predaia, che subiscono disagi e danni, sul piano personale e professionale, imputabili alla compagnia Telecom Italia;
se il Ministro sia in possesso delle informazioni adeguate ed aggiornate sull'efficienza nella fornitura del servizio universale da parte di Telecom Italia e quali misure il Ministero intenda prendere per far rispettare gli impegni che la medesima Società ha assunto in termini di garanzia nell'erogazione del servizio pubblico.
(4-04964)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fornisce la seguente risposta sulla base delle informazioni pervenute dalla società Telecom Italia.
I disagi riscontrati nell'altopiano della Predaia, località Sette Larici sono stati causati da fenomeni meteorologici che hanno provocato danneggiamenti alla linea telefonica tali da provocare l'isolamento della zona dai collegamenti telefonici.
Nel mese di novembre 2009 la società ha dato corso ai lavori necessari a mettere a norma la rete telefonica tramite la posa di un nuovo raccordo su nove nuove campate di cavetto autoportante nella zona boschiva nella quale si sviluppa la palificazione della rete a supporto della località di Sette Larici.
Poiché l'esecuzione dei lavori implicava l'abbattimento di circa 15 piante, l'intervento è stato subordinato al permesso del custode forestale ed è stato definitivamente espletato il giorno 18 novembre 2009.
Il Ministero dello sviluppo economico comunque, non mancherà, nell'ambito delle proprie competenze, di verificare il rispetto, da parte della società Telecom Italia, degli obblighi inerenti lo svolgimento del servizio universale, al fine di evitare disservizi ai cittadini residenti, soprattutto, nelle aree più disagiate.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a distanza di tre mesi dal passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, molti cittadini della provincia di Trento, in particolare nei territori di Rovereto e dintorni, lamentano numerosi problemi riferiti alla ricezione del segnale Rai;
il problema sembra essere imputabile ad un livello troppo basso del segnale Rai;
alcuni cittadini si sono rivolti, a proprie spese, all'ausilio di tecnici antennisti per potenziare l'impianto di ricezione;
le associazioni dei consumatori hanno convocato un'assemblea presso il comune di Rovereto (Trento), alla quale hanno partecipato un centinaio di persone con lo scopo di raccogliere le firme dei cittadini danneggiati e chiedere un risarcimento danni;
il piano di transizione alla televisione digitale terrestre, promosso dal Ministero dello sviluppo economico e dalla provincia autonoma di Trento porta avanti l'obiettivo dell'abbattimento del cosiddetto «divario digitale» e per farlo deve garantire il segnale anche alle zone con basso numero di utenti, a prescindere dalle valutazioni economiche degli operatori;
nei fatti, sono i comuni come Rovereto, Mori e Isera a vivere questi disagi e il perdurare dei disservizi sembra ricadere proprio sulle fasce deboli dell'utenza;
la popolazione di questi comuni della provincia di Trento ritiene che non siano state attivate azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema che doveva offrire, nelle dichiarazioni iniziali, maggiori servizi, portando ad un miglioramento della situazione preesistente;
non appare giusto all'interrogante che queste famiglie non percepiscano il segnale Rai, pur continuando ugualmente a pagare il canone -:
quali iniziative il Ministro intenda mettere in atto per salvaguardare il diritto dei cittadini della provincia di Trento di accesso alle reti di trasmissione del segnale Rai sulla televisione digitale terrestre almeno nella misura in cui lo stesso accesso era prima assicurato dalla televisione analogica;
se il Ministro non ritenga di assumere iniziative, anche promuovendo un tempestivo incontro, con tutti i soggetti istituzionali interessati, al fine di trovare una soluzione rapida, ad esempio attraverso il potenziamento del segnale, ai disagi che vive la popolazione dei comuni della zona.
(4-05993)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a distanza di tre mesi dal passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, molti cittadini della provincia di Trento, in particolare nei territori di Rovereto e dintorni, lamentano numerosi problemi riferiti alla ricezione del segnale Rai;
il problema sembra essere imputabile ad un livello troppo basso del segnale Rai;
alcuni cittadini si sono rivolti, a proprie spese, all'ausilio di tecnici antennisti per potenziare l'impianto di ricezione;
le associazioni dei consumatori hanno convocato un'assemblea presso il comune di Rovereto (Trento), alla quale hanno partecipato un centinaio di persone con lo scopo di raccogliere le firme dei cittadini danneggiati e chiedere un risarcimento danni;
il piano di transizione alla televisione digitale terrestre, promosso dal Ministero dello sviluppo economico e dalla provincia autonoma di Trento porta avanti i obiettivo dell'abbattimento del cosiddetto «divario digitale» e per farlo deve garantire il segnale anche alle zone con basso numero di utenti, a prescindere dalle valutazioni economiche degli operatori;
nei fatti, sono i comuni come Rovereto, Mori e Isera a vivere questi disagi e

il perdurare dei disservizi sembra ricadere proprio sulle fasce deboli dell'utenza;
la popolazione di questi comuni della provincia di Trento ritiene che non siano state attivate azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema che doveva offrire, nelle dichiarazioni iniziali, maggiori servizi, portando ad un miglioramento della situazione preesistente;
non appare giusto all'interrogante che queste famiglie non percepiscano il segnale Rai, pur continuando ugualmente a pagare il canone;
la condotta della Rai, ad avviso dell'interrogante, si configura di fatto come una pratica commerciale scorretta, evidenziando la violazione di obblighi previsti dagli articoli 20, 21, 22, 24 e 25 del codice del consumo, obbligando i propri utenti che non riescono a captare il segnale digitale a cambiare antenna per poter visionare i programmi in digitale -:
se il Ministro non ritenga di assumere iniziative, anche di carattere normativo, volte ad assicurare un indennizzo per i danni subiti da quegli utenti del servizio pubblico radiotelevisivo che, oltre al pagamento del canone, si trovino costretti ad affrontare le spese necessarie a dotarsi di nuove antenne per poter ricevere il segnale RAI.
(4-06274)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in seguito al passaggio dalla televisione di tipo analogico al metodo digitale terrestre, la ricezione del segnale Rai non copre tutte le zone di utenza e presenta quindi molte problematiche in diverse aree del territorio del Trentino, probabilmente a causa di un segnale troppo basso delle antenne installate dalla concessionaria, che riescono a trasmettere solo alle zone immediatamente limitrofe;
il piano di transizione alla televisione digitale terrestre, promosso dall'allora Ministero delle comunicazioni e dalla provincia autonoma di Trento, si è prefisso l'obiettivo di contribuire all'abbattimento del digital divide, reputando necessario garantire il segnale nelle diverse aree territoriali, anche in quelle con basso numero di utenti residenti;
il piano di transizione, per quanto riguarda la situazione di diffusione del segnale televisivo analogico in Trentino, dava conto di 150 impianti, alcuni dei quali realizzati nel passato con un forte impegno della provincia, la quale aveva operativamente contribuito con la creazione di alcuni ripetitori affidati alla gestione di Ray Way, che ha garantito di fatto la copertura del segnale anche nelle zone che, a causa di un basso numero di utenti, erano e rimangono, sotto il profilo economico, commercialmente non interessanti e quindi non meritevoli di interventi da parte delle società private;
considerata la rete di ripetitori esistenti, la responsabilità dei disservizi sembra essere imputabile a quelle società di gestione che hanno ritenuto di non effettuare gli investimenti necessari all'aggiornamento del segnale;
nell'ambito di un progetto complesso di transizione alla televisione digitale terrestre, l'impegno della politica deve essere quello di tutelare le fasce deboli della popolazione, che sono rappresentate anche da coloro che vivono in aree territoriali nelle quali l'investimento tecnologico di aggiornamento risulta economicamente non interessante;
alcuni cittadini del comune di Rovereto si sono visti costretti a sostituire, a proprie spese, l'antenna per poter ricevere un segnale migliore;
l'articolo 20 del codice del consumo definisce una pratica commerciale scorretta se contraria alla diligenza professionale, e falsa o idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio che essa raggiunge o al quale è destinata;
la popolazione della provincia di Trento ritiene che non siano state attivate

azioni mirate al fine di garantire una reale situazione di accesso al nuovo sistema che doveva offrire, nelle dichiarazioni iniziali, maggiori servizi, portando ad un miglioramento della situazione preesistente;
l'articolo 21 del codice del consumo, considera ingannevole una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero o idonea ad indurlo in errore sulle caratteristiche principali del prodotto, quali la sua disponibilità, i vantaggi, i rischi, la necessità di una manutenzione o riparazione;
l'associazione Federconsumatori del Trentino ha presentato, in data 26 gennaio 2010, un'istanza all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per l'emissione di un provvedimento sanzionatorio nei confronti della Rai;
ad avviso dell'interrogante la condotta della Rai è tale da configurare di fatto una pratica commerciale scorretta, secondo quanto previsto dagli articoli 20 e seguenti del codice del consumo, in quanto idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio, obbligandolo di fatto a cambiare antenna per poter visionare i programmi in digitale -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, il Ministro intenda assumere al fine di tutelare il diritto di accesso alle reti di trasmissione del segnale per la televisione digitale terrestre nel territorio del Trentino, almeno nella misura in cui lo stesso accesso era prima assicurato dalla televisione analogica, senza che lo stesso diritto ponga in capo ai cittadini l'ulteriore costo per l'installazione della parabola.
(4-06364)

Risposta. - Si risponde congiuntamente alle interrogazioni in esame, trattando le stesse del medesimo argomento.
La zona di Rovereto riceve i segnali Rai da due impianti con campi ampiamente sufficienti alla copertura dell'intera area comunale: uno ubicato nel comune di Rovereto stesso, l'altro in località Forcella di Mari.
Entrambi i predetti impianti, in occasione del recente passaggio del segnale terrestre da analogico a digitale, irradiano frequenze diverse, pur rimanendo comprese nella banda III VHF.
In particolare l'impianto nel comune di Rovereto è passato dal canale E (analogico) al canale 11 (digitale), l'impianto sito in località Forcella di Mari è passato dal canale H (analogico) al canale 5 (digitale).
In merito alle criticità evidenziate nelle interrogazioni in esame, la Rai ha precisato che dalle verifiche effettuate dalle strutture tecniche competenti, risulta che tali problematiche non dipendono da difficoltà tecniche o carenze di servizio imputabili all'azienda, ma esclusivamente dai sistemi di ricezione utilizzati da taluni utenti locali.
In molti casi, infatti, si è provveduto ad installare un «amplificatore selettivo di frequenza» all'interno degli impianti d'antenna centralizzati presso alcuni condomini, mentre in altri casi, come nella città di Trento, si è scelto di utilizzare amplificatori a banda larga, in grado di ricevere qualsiasi canale della banda III VHF, che non hanno fatto riscontrare alcun problema di ricezione.
La scelta di amplificatori selettivi impostati sui vecchi canali analogici, di fatto, impedisce di ricevere i nuovi canali, anche se si utilizzano antenne perfettamente in grado di fruire dei segnali Rai in banda III VHF.
Pertanto, in assenza di ulteriori problematiche attinenti all'impianto di ricezione, è da ritenersi che le problematiche evidenziate siano da ricondursi agli amplificatori selettivi che impediscono all'utenza che ne fa uso la ricezione dei segnali Rai e, quindi, la tematica potrebbe essere risolta con un'opportuna sostituzione di detti amplificatori o taratura degli stessi sulle frequenze utilizzate dalla Rai.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

GINEFRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
«Telebari» è da sempre stata considerata la televisione dei baresi: nata il 19

aprile 1973, agli inizi della sua storia, la rete si è proposta come tv via cavo collegando buona parte del capoluogo regionale; nel corso di oltre trent'anni ha maturato esperienze irripetibili nei settori dell'editoria, dello spettacolo, delle telecomunicazioni, della pubblicità, del marketing, della realizzazione di eventi volti ad attirare e a coinvolgere grandi masse di pubblico;
a testimonianza del buon lavoro svolto si possono citare alcuni dei personaggi dello spettacolo e dell'informazione che, nati professionalmente negli studi di «Telebari», sono poi saliti alla ribalta nazionale realizzando carriere di grande successo: tra gli altri, Paolo Longo, Beppe Capano, Attilio Romita, Susanna Napolitano, Fortunata dell'Orzo e molti ancora;
la rete si è proposta, dunque, come una scuola di giornalismo e palcoscenico di lancio di grandi attori e personaggi del mondo dello spettacolo, come ad esempio l'attore Emilio Solfrizzi, e storiche rimarranno anche le prime telecronache di affidate alle voci di Beppe Capano, Paolo Longo e Nanni Besostri;
importante, inoltre, è stata in questi anni anche l'attività di coinvolgimento del pubblico televisivo, più volte messo al centro del processo produttivo dell'informazione;
da tempo, però, «Telebari» subisce interferenze sul Canale 48 che, nonostante le ripetute denunce all'ispettorato di Puglia e Basilicata del Ministero dello sviluppo economico, continuano a manifestarsi;
analogo trattamento subisce anche l'unico canale radiofonico 88.8 da parte di altre emittenti e tale situazione, nonostante reiterate denunce, non ha trovato, ad oggi, alcuna soluzione;
da qualche settimana, la situazione si è ulteriormente aggravata: «Telebari» è costretta subire dannose interferenze da parte di un'altra emittente che è stata autorizzata, dall'Ispettorato di Puglia e Basilicata del Ministero dello sviluppo economico, a trasmettere sul Canale «G», utilizzato in tecnica digitale dalla stessa emittente sin dal 1985;
apparirebbe, dunque, leso un diritto per altro riconosciuto da sentenze della magistratura, in particolare dal pretore di Bari e dalla prima sezione civile del tribunale di Bari;
ci troveremmo, dunque, di fronte ad un vero e proprio sopruso che starebbe arrecando notevoli danni non solo sul piano tecnico e dell'immagine della rete, ma sul corretto svolgimento di un lavoro come quello dell'informazione, delicato, importante e che non tollera interferenze di alcun tipo;
è stata inoltrata una richiesta di chiarimenti all'ispettorato che ad oggi non ha avuto alcun esito;
come è noto, il periodo elettorale costituisce uno dei maggiori introiti per tutte le reti, soprattutto alla luce dei tagli operati al sistema dell'emittenza radiotelevisiva locale, a seguito del recente decreto milleproroghe (Legge 26 febbraio 2010, numero 25) e per il quale l'interrogante auspica un repentino ravvedimento da parte del Governo;
di fronte ai problemi fin qui illustrati, i proprietari della rete, dopo aver attivato ogni possibile azione, compresa quella giudiziaria, qualora non dovessero essere rimosse non le difficoltà di trasmissione e quindi di ricezione da parte dell'utenza, si vedrebbero costretti ad interrompere il rapporto di lavoro con tecnici, operatori e giornalisti;
allo stato attuale, quindi, c'è il rischio di una drastica riduzione di personale e, di conseguenza, di licenziamento per tutte le figure professionali impegnate nelle due emittenti -:
come il Ministro intenda intervenire per tutelare la libertà di informazione dei giornalisti delle due testate, evitando che il sopra citato provvedimento pregiudichi l'occupazione di tutti i lavoratori che attualmente operano in «Telebari» e «Radiobari»;

come intenda rimediare alla penalizzazione di tutte le emittenze radiotelevisive alla luce dei tagli operati con l'approvazione del recente decreto milleproroghe (Legge 26 febbraio 2010, numero 25), e con quali azioni intenda ripristinare le risorse.
(4-07821)

Risposta. - La complessa vicenda dell'emittente Telebari è da tempo seguita con attenzione dal competente ispettorato della Puglia-Basilicata del Ministero dello sviluppo economico, il quale è intervenuto più volte al fine di risolvere i problemi interferenziali rappresentati dall'emittente locale pugliese.
Per quanto riguarda, in particolare, le interferenze sul canale G/Vhf, esistenti tra l'impianto di Telebari e quello della società TV Italia, il citato ispettorato ha comunicato che in data 10 maggio 2006 quest'ultima aveva richiesto di trasferire l'impianto a C.da Nisco di Cassano Murge (Bari), manifestando l'intenzione di procedere alla disattivazione dell'impianto operante sul canale G/Vhf di Bari.
A seguito di tale richiesta, al fine di risolvere la situazione interferenziale, l'ispettorato rilasciava un'autorizzazione che prevedeva una ulteriore riduzione della potenza del trasmettitore a solo 10 watt anziché a 20 watt e un sistema radiante orientato in direzione opposta alla città di Bari, tale da eliminare, eventuali interferenze nell'area di servizio dell'impianto di Telebari.
In tal senso i responsabili delle due emittenti Telebari e Tv Italia venivano convocati per il 31 marzo 2010 per effettuare le verifiche degli impianti e concordare eventuali interventi congiunti. Tale incontro, rinviato all'8 aprile 2010 a causa dell'indisponibilità di TV Italia, non ha prodotto risultati in quanto in tale data non è stato possibile effettuare le necessarie verifiche poiché, al momento dell'accertamento, l'impianto di TV Italia risultava spento.
L'ispettorato della Puglia e Basilicata ha, inoltre, comunicato, che il ricorso presentato dall'emittente Telebari al Tar Puglia, per ottenere l'accertamento del diritto della società ad irradiare le proprie trasmissioni sul canale G/Vhf, senza subire alcuna interferenza, risulta cancellato dal ruolo per rinuncia da parte della stessa emittente.
Va, inoltre, evidenziato che Telebari esercisce anche l'impianto canale 48 Uhf la cui potenzialità è in grado di assicurare un servizio esente da interferenze in tutta l'area di copertura. Risulta, infatti, che i problemi interferenziali lamentati dall'emittente sul canale 48, siano stati definitivamente risolti attraverso provvedimenti finalizzati a modificare i parametri radioelettrici.
Quanto all'impianto di radiodiffusione sonora 88,8 MHz risultante in capo all'emittente radio Bari che subisce interferenze dall'emittente radio Dee Jay, si evidenzia che nonostante il trasferimento dell'impianto di quest'ultima continuano a sussistere reciproche interferenze che, allo stato, le due emittenti interessate, convocate lo scorso gennaio presso la sede dell'ispettorato, non sono state in grado di risolvere con adeguate soluzioni tecniche.
Relativamente, infine, all'impianto di radiodiffusione televisiva CH 48 Uhf Bari-Modugno sono stati convocati numerosi incontri fra le emittenti Telebari e Videoemme finalizzati a modificare i rispettivi parametri radioelettrici allo scopo di eliminare le denunciate interferenze; l'ultimo incontro, avvenuto in data 26 febbraio 2010, non ha evidenziato problemi interferenziali fra le predette due emittenti.
Tutto ciò premesso non sembra possa sostenersi l'inerzia dell'amministrazione nella vicenda che coinvolge l'emittente Telebari, nei confronti della quale nessun comportamento scorretto o lesivo è stato posto in essere.
Il Ministero dello sviluppo economico continuerà, comunque, a seguire attivamente la vicenda ponendo in atto ogni provvedimento necessario per la risoluzione dei problemi evidenziati, tenuto conto che i problemi interferenziali, allo stato esistenti, potranno, comunque, trovare soluzione con il passaggio definitivo delle trasmissioni in tecnica digitale, previsto per l'anno prossimo.
In merito, infine ai tagli operati dal decreto milleproroghe sulle provvidenze all'editoria riconosciute all'emittenza radiotelevisiva locale, si evidenzia che il Governo

è cosciente della situazione di difficoltà del settore ed è impegnato in sede tecnica per individuare ogni possibile soluzione.
Il Viceministro dello sviluppo economico: Paolo Romani.

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Carlo Colombo spa di Agrate Brianza (MB) è una società con sede legale a Milano che ha sviluppato la propria attività nella lavorazione dei semilavorati di rame sull'area di 55.000 metri quadrati dello stabilimento di Agrate Brianza;
nel maggio del 2008 viene comunicata l'intenzione da parte dell'azienda di riprogrammare e rilanciare il sito produttivo di Agrate; tale riprogrammazione comprendeva un taglio di 30 unità fra operai ed impiegati;
nonostante le notevoli difficoltà da parte dei lavoratori e le trenta unità messe in mobilità, nel giugno del 2008 gli azionisti comunicano la chiusura del sito produttivo di Agrate Brianza (MB);
da quel momento gli operai della Carlo Colombo spa iniziano un presidio con blocco diurno e notturno della portineria, sette giorni su sette;
il primo ottobre 2008 si arriva ad un accordo con le parti sociali che comprende 38 persone da ricollocare, 28 da incentivare, 10 da accompagnare alla pensione;
l'azienda, al contrario delle parti sociali, ad oggi non ha minimamente rispettato tale accordo;
pochi giorni fa presso la sede della provincia di Monza e Brianza si è tenuto un incontro per cercare di trovare una soluzione alla vertenza, ma non ha avuto esito positivo;
dal 18 giugno 2010 i lavoratori hanno deciso di occupare i tetti dell'azienda a tempo indeterminato, e la forte protesta continua tuttora, a 20 giorni di distanza;
provati dalle alte temperature e dallo sciopero della fame intrapreso nei giorni scorsi, i lavoratori hanno manifestato l'intenzione di continuare la loro drammatica protesta finché non saranno rispettati i contenuti dell'accordo del 2008 -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione della Carlo Colombo spa di Agrate Brianza (MB) e se non ritenga opportuno intervenire a favore dei lavoratori per risolvere definitivamente la delicata vertenza.
(4-07936)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, inerente le vicende occupazionali della società Carlo Colombo spa, sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali nonché di quelle fornite dalla regione Lombardia, si rappresenta quanto segue.
Preliminarmente pare opportuno ricordare che, in attuazione dell'accordo sottoscritto dalle parti sociali il 10 ottobre 2008, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha autorizzato, con decreto n. 45526 del 2009, la corresponsione del trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale in favore dei dipendenti del sito di Agrate Brianza, per un massimo di 78 unità lavorative, relativamente al periodo 1o gennaio-31 dicembre 2009.
Con successivo decreto n. 51665 del 2010, è stata concessa la proroga del predetto trattamento, per il periodo dal 1o gennaio al 31 dicembre 2010, per un massimo di 67 unità lavorative.
Tanto premesso, si fa presente che il 7 luglio 2010, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le rappresentanze sindacali aziendali e quelle dei lavoratori hanno sottoscritto, alla presenza delle competenti istituzioni locali, un nuovo verbale di accordo successivamente ratificato all'unanimità dall'assemblea dei lavoratori.
L'accordo prevede l'attuazione di un Piano per la ricollocazione professionale dei lavoratori del sito di Agrate Brianza interessati dall'intervento della cassa integrazione guadagni straordinaria, con il coinvolgimento diretto dei competenti enti istituzionali

locali nell'ambito degli interventi di formazione e riqualificazione degli stessi.
Il piano ha, in particolare, previsto l'erogazione di un contributo economico
(Dote incentivante alla ricollocazione, alla formazione e all'esodo), integrativo di quello contenuto nell'accordo del 2008 ed interamente finanziato dall'azienda, in favore di ogni lavoratore concretamente coinvolto nella procedura di ricollocazione.
Si precisa, al riguardo, che il su citato contributo verrà erogato con le seguenti modalità: 1550 euro lorde per ogni lavoratore che avrà sottoscritto, entro il 31 luglio 2010, un Piano individuale di ricollocazione (distinto in un patto di servizio ed in un piano di intervento personalizzato); 1400 euro lorde per ogni lavoratore ricollocato entro l'anno 2010, previa sottoscrizione di verbale di conciliazione individuale e rinuncia a qualsiasi successiva pretesa nei confronti della società riguardo all'intercorso rapporto di lavoro.
Nell'ambito del predetto accordo, la regione Lombardia si è resa disponibile ad attivare lo strumento degli ammortizzatori sociali in deroga in favore di quei lavoratori non ancora ricollocati al termine della cassa integrazione guadagni straordinaria per un periodo massimo di 4 mesi (ulteriormente rinnovabili); nel corso di tale periodo, inoltre, la società si è impegnata ad incentivare percorsi formativi per la ricollocazione professionale mediante l'erogazione di un contributo
(Dote Formazione), pari a 700 euro lorde mensili, in favore di ogni lavoratore che abbia partecipato ai corsi.
L'accordo ha infine previsto un'incentivazione economica finalizzata all'esodo di quei lavoratori prossimi al raggiungimento dei requisiti pensionistici al termine del periodo di cassa integrazione guadagni straordinaria.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, pertanto, seguirà con attenzione lo stato di attuazione dell'accordo al fine di tutelare le posizioni dei lavoratori in parola.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

HOLZMANN. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il precedente Governo ha deciso, con il voto del Parlamento, d'inviare un contingente militare in Libano, come forza d'interposizione, per porre fine al conflitto armato tra le diverse fazioni;
uno dei principali presupposti per l'intervento del nostro contingente UNIFIL era il rispetto della risoluzione ONU n. 1701 che prevede, tra l'altro, il disarmo della componente armata degli Hezbollah;
all'interrogante non risulta che tale disarmo sia effettivamente avvenuto dal momento che un deposito di missili Katiusha è esploso a breve distanza da un nostro comando -:
se vi siano atti formali con i quali gli Hezbollah si sono impegnati a consegnare le armi in loro possesso;
se sussistano pericoli di natura diversa, rispetto alle condizioni iniziali, per il nostro contingente militare;
se il disarmo degli Hezbollah stia avvenendo e, in caso contrario, quali siano le condizioni per il mantenimento della nostra presenza militare in Libano.
(4-03758)

Risposta. - Secondo l'ultimo rapporto del segretario generale ONU sull'applicazione della risoluzione 1701 del consiglio di sicurezza, «Hezbollah continua a mantenere una capacità militare sostanziale distinta da quella dello stato libanese». Al di là di quanto segnalato dall'ONU, si rileva comunque che, pur non essendovi a tutt'oggi atti formali con cui le milizie libanesi si impegnano a disarmare, dopo la formazione del governo di unità nazionale nel novembre 2009, è ripresa anche, nel marzo 2010, la «conferenza del dialogo» tra i principali leader politico-confessionali, nella quale le forze di maggioranza e gli esponenti della coalizione dell'8 marzo stanno affrontando, fra i temi cruciali per il futuro del Libano, anche quello del disarmo della «resistenza».


Per quanto riguarda più in generale la situazione sul terreno, essa permane sostanzialmente calma ancorché fragile. La presenza e l'efficacia della missione UNIFIL hanno contribuito alla stabilizzazione dell'area e al regolare svolgimento delle recenti elezioni, svoltesi nel paese in un clima più disteso. Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel rinnovare il mandato della missione, ha recentemente confermato l'aspettativa per una lenta ma positiva evoluzione del quadro generale nell'area. A tal riguardo, va rilevato che il primo obiettivo di UNIFIL è di mantenere la cessazione delle ostilità. In tal senso, in quattro anni le azioni ostili fra le due parti si sono ridotte considerevolmente.
Questo risultato è ancora frutto del decisivo contributo della missione UNIFIL, che ha restituito credibilità alle forze armate libanesi, rafforzandone il prestigio e contribuendo in modo indiretto ma significativo alla stabilità interna del paese.
Proprio le autorità libanesi, insieme a quelle israeliane, hanno espresso in più circostanze l'apprezzamento per l'operato del nostro contingente.
Per quanto concerne la nostra partecipazione, è stato portato a conclusione un processo di razionalizzazione dell'impegno italiano in questo teatro operativo a seguito della cessione del comando della missione alla Spagna.
Si è trattato di un fisiologico ridimensionamento delle forze, dell'ordine di qualche centinaio di militari, dovuto proprio alle mutate esigenze connesse alla cessione delle responsabilità di gestione della missione e che quindi non costituisce un indebolimento delle capacità operative del nostro contingente dispiegato sul terreno. In particolare, è stata attuata una riduzione a circa 1900 uomini (circa 1690 militari sul terreno e circa 210 nella componente navale).
Dal 1o dicembre 2009 e fino al 30 settembre 2010 l'Italia assicura il comando della
Maritime Task Force (TF448) alla quale ha fornito un contributo di un'unità classe maestrale (fino al 1o luglio 2010) e di un'unità classe comandanti, più piccola e quindi con oneri più contenuti, fino al 30 settembre 2010.
Al termine del 2009 è stato avviato un processo di revisione complessivo della struttura di UNIFIL diretto dal dipartimento per le operazioni per il mantenimento della pace (DPKO) che, nella sostanza e sentite le parti (Israele e Libano), ha confermato l'esigenza di mantenere una forza credibile della consistenza attuale.
Quanto precede anche in considerazione del fatto che al successo conseguito nello stabilire adeguate condizioni di sicurezza, non hanno ancora fatto seguito sviluppi politico-diplomatici tali da passare dalla «cessazione delle ostilità» al «cessate il fuoco».
Occorre peraltro ricordare che la componente Hezbollah era presente anche in precedenti Governi, in particolare in quello che nell'estate del 2006 ha approvato e sostenuto la risoluzione 1701 del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite posizione che ha sempre confermato.
Va anche sottolineato che la predetta risoluzione non contempla un preciso riferimento al disarmo di Hezbollah, ma più in generale si richiamerebbe alla risoluzione 1559, la quale chiede il disarmo di tutte le milizie esistenti in Libano.
Inoltre, se nel rapporto sopracitato il segretario generale dell'ONU nota che il Governo libanese non ha segnalato violazioni dell'embargo sulle armi nel periodo cui il rapporto fa riferimento, egli riconosce anche che la porosità dei confini può permettere l'introduzione di armi. Tale violazione dell'embargo - segnala ancora il rapporto - è stata denunciata da Israele, ma «le Nazioni Unite... non sono in condizione di verificare questa informazione indipendentemente».
Infine, per quanto attiene ai possibili sviluppi futuri per l'Italia, e rammentando che l'ONU ha già confermato il prolungamento dell'impegno di UNIFIL nei termini attualmente in vigore fino al giugno 2001, è in corso uno studio da parte dello Stato maggiore della difesa per attuare una rimodulazione

del nostro contingente, tale da mantenerne una consistenza in grado di garantire all'Italia un ruolo preminente nell'ambito della missione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

IANNACCONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro ha bandito un concorso pubblico per esami di n. 404 posti per l'area C - posizione C1 - profilo delle attività amministrative, da assumere con contratto di lavoro a tempo determinato;
detto concorso è stato regolarmente espletato;
l'Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro ha reso noto l'elenco dei vincitori, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 11 del 9 febbraio 2009;
alla data odierna l'INAIL non ha ancora provveduto all'assunzione dei vincitori del suddetto concorso -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle ragioni che hanno impedito finora l'assunzione dei vincitori del concorso pubblico per esami di n. 404 posti per l'area C - posizione C1 - profilo delle attività amministrative e se non ritenga di adottare ogni utile e necessario provvedimento finalizzato ad accelerare le procedure di assunzione.
(4-07447)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente il concorso pubblico bandito dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per 404 posti per il profilo amministrativo, sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici dell'Inail, si rappresenta quanto segue.
L'Inail ha avviato una procedura concorsuale per il reclutamento di n. 404 risorse per il profilo amministrativo, posizione economica C1, conclusasi con la pubblicazione della graduatoria dei vincitori nella gazzetta ufficiale, IV serie speciale, n. 11 del 9 febbraio 2010.
Come previsto dalla normativa di riferimento, è stato emanato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, pubblicato nella
Gazzetta ufficiale n. 148 del 28 giugno 2010, contenente autorizzazione all'assunzione per complessive 47 unità, di cui 25 del concorso in parola.
Va precisato che, nelle more dell'emanazione del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è intervenuto il decreto legge n. 194 del 2009, convertito con modificazioni nella legge n. 25 del 2010, che ha previsto un'ulteriore riduzione, in misura non inferiore al 10 per cento, degli uffici dirigenziali di livello non generale e delle dotazioni organiche. Tale decreto ha stabilito, a carico delle amministrazioni che non abbiano provveduto nel termine del 30 giugno 2010 alle predette riduzioni, il divieto di assunzione a qualsiasi titolo.
Inoltre, l'articolo 7, comma 1 del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 122 del 2010, ha previsto la soppressione dell'istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro e dell'istituto di previdenza per il settore marittimo, con attribuzione delle relative funzioni all'Inail, e l'incremento della dotazione organica dell'istituto con il personale proveniente da tali enti incorporati. Detta norma ha avuto rilevante incidenza sul processo di rivisitazione degli organici, attualmente in corso.
Pertanto, l'istituto potrà procedere all'assunzione delle risorse di cui al citato decreto autorizzativo solo successivamente all'adozione del provvedimento formale di ridefinizione della dotazione organica.
Riguardo al numero di risorse che l'ente potrà assumere nel corso dei prossimi anni (necessari al completo scorrimento della graduatoria in questione), si sottolinea come l'istituto debba comunque confrontarsi sia con la necessità di far fronte ad una pluralità di esigenze derivanti da gravi carenze di altre figure professionali (quali dirigenti, medici, infermieri, assistenti sociali,

legali eccetera), sia con il rispetto dell'attuale normativa riguardante il turn over.
Tale normativa, infatti, impone alle amministrazioni un regime di limitazione delle assunzioni, calcolato in base al numero di cessazioni dal servizio dell'anno precedente (nello specifico, per le richieste di assunzione di competenza anno 2009, detta percentuale è pari al 10 per cento).
Ne consegue che l'immissione in servizio di tutti i vincitori del concorso di cui trattasi, sarà condizionata dal numero di risorse acquisibili nel rispetto delle percentuali e della spesa, fissate per legge che, in base all'attuale assetto normativo, sono pari al 20 per cento, per gli anni 2010/2013 e al 50 per cento per l'anno 2014.
Ad ogni modo, compatibilmente con gli obblighi imposti dalla vigente normativa, resta ferma la volontà dell'istituto di procedere all'assunzione dei citati 404 vincitori di concorso, profilo amministrativo, in quanto funzionale alla copertura delle relative carenze di organico.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

JANNONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il lavoro non sicuro rappresenta una minaccia alla convivenza civile: istituzioni e società interna devono reagire per affermare il significato etico, sociale e politico della salvaguardia della vita umana nei luoghi di lavoro. In questa materia quanto si fa non è mai abbastanza ed occorre un impegno costante nella ricerca di continui miglioramenti. Miglioramenti che comunque ci sono e si evincono dai dati statistici. Il presidente dell'Inail ha recentemente confermato che le prime stime a consuntivo per il 2008 indicano una ulteriore riduzione degli infortuni mortali, al di sotto delle 1.200 unità;
è chiaro che anche un solo infortunio mortale rappresenta una sconfitta per la società civile ma fare strumentalmente leva sul comprensibile clima di allarme che si determina al verificarsi di eventi tragici e non riconoscere la bontà di quanto fin qui è stato fatto e i risultati che sta producendo, altera e distorce la percezione del fenomeno, compromettendo l'efficacia degli interventi. Le strategie da mettere in campo per abbattere lo zoccolo duro degli infortuni che ancora avvengono devono puntare in primo luogo all'emersione del lavoro nero e dell'economia sommersa, che sono la causa principale, quando non unica, di povertà, precarietà, sfruttamento, morte sul lavoro;
l'approccio ai temi della salute e sicurezza sul lavoro deve saper coniugare coesione sociale e sviluppo economico, attraverso il rafforzamento nei lavoratori e negli imprenditori dell'attitudine culturale alla prevenzione dei rischi lavorativi. Non c'è contraddizione tra cultura della sicurezza e cultura d'impresa: la neutralizzazione delle fonti di rischio è parte integrante delle attività di impresa e l'attitudine alla prevenzione altro non è che un riflesso della propensione imprenditoriale alla qualità, all'efficienza e alla redditività degli strumenti di produzione;
dunque l'interazione/identificazione tra cultura di impresa e cultura della sicurezza in luogo delle vecchie logiche formalistiche viene prima della pur necessaria deterrenza repressiva, per una decisa riduzione del fenomeno infortunistico. Inoltre è necessario che l'impegno delle aziende e dei lavoratori sia adeguatamente sostenuto da un valido sistema normativo. L'obiettivo da tener presente è quello di incidere sul fenomeno infortunistico, per accelerarne in modo decisivo il trend discendente, attraverso un complesso di azioni mirate a rendere gli imprenditori, i manager e i lavoratori delle aziende associate ancora più consapevoli della fondamentale valenza culturale della salute e sicurezza sul lavoro, quale imperativo etico e di responsabilità sociale, oltre che di qualità del lavoro, prima ancora che obbligo giuridico;

una fondamentale direzione di marcia deve essere la promozione di stili di comportamento culturalmente improntati alla sicurezza e di condotte, anche istintive, orientate in modo funzionale e coerente con l'assimilazione dell'esigenza di tutela per se stessi e per gli altri. A questi fini la formazione continua a tutti i livelli può certo fare molto e oggi si dispone di strumenti e metodiche idonei. Tuttavia, per ottenere uno stabile ed effettivo radicamento culturale dei comportamenti sicuri occorre operare sui tempi lunghi e, a questo fine, è assolutamente indispensabile intervenire con adeguati strumenti educativi sui giovani, vale a dire i cittadini e i lavoratori di domani -:
quali interventi il Ministro intenda adottare, al fine di prevenire comportamenti illegali che possano nuocere alla salute del lavoratore e alla qualità dell'ambiente in cui esso opera.
(4-07063)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente le iniziative intraprese per la promozione della cultura della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro, sulla base delle informazioni acquisite dai competenti uffici del ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, si rappresenta quanto segue.
Il tema della salute e sicurezza sul lavoro costituisce ambito privilegiato di competenza istituzionale, e come tale rappresenta oggetto di costante impegno per una piena tutela della salute, dell'integrità e della dignità della persona in ogni ambiente di lavoro. In tal senso, e nel rispetto di quanto stabilito dagli articoli 1 e 4 della Costituzione, promuovere la salute e la sicurezza nell'ambiente di lavoro significa attivare misure adeguate ed azioni positive che assicurino al cittadino la possibilità di esercitare compiutamente il proprio diritto al lavoro.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in linea con quanto stabilito dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, meglio noto come «testo unico» di salute e sicurezza sul lavoro, si ripropone di costruire e diffondere la cultura della sicurezza e della prevenzione riservando ampio spazio a tutte le attività ed iniziative che contribuiscono a promuovere nei lavoratori comportamenti responsabili improntati alla tutela non solo della propria incolumità ma anche di quella altrui e alla individuazione di strategie che concorrono ad un efficace contrasto del fenomeno degli infortuni sul lavoro.
Al riguardo il Ministero, coadiuvato dal confronto costante con gli attori sociali che lavorano quotidianamente sul terreno dell'applicazione concreta delle regole della sicurezza, oltre a procedere, sul versante legislativo, al completamento della riforma della normativa vigente, iniziata con legge 3 agosto 2007, n. 123 e proseguita con decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, attraverso la predisposizione dei relativi provvedimenti di attuazione, svolge, nelle forme istituzionali previste dal medesimo decreto, un'azione di monitoraggio dello stato di attuazione delle vigenti disposizioni finalizzata alla disamina dei correlati problemi applicativi e, in tale ottica, all'elaborazione di interventi migliorativi del «testo unico».
In proposito va sottolineato, che il predetto testo unico rimette alla Commissione consultiva per la salute e sicurezza sul lavoro (articolo 6 decreto legislativo n. 81 del 2008) molte delle iniziative volte a definire le attività di promozione e le azioni di prevenzione. Tale commissione, composta in maniera paritaria, da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali competenti in materia, delle regioni, dei sindacati e delle organizzazioni dei datori di lavoro, annovera, infatti, tra i propri compiti, l'elaborazione di «linee metodologiche» per la valutazione dello stress lavoro-correlato, l'individuazione di un sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, che dovrà operare dapprima nel settore edile per poi essere esteso in altri ambiti, (cosiddetta «patente a punti») e l'elaborazione delle procedure standardizzate per la redazione del documento di valutazione dei rischi.
Diverse sono, poi, le attività per l'attuazione delle disposizioni del cosiddetto «testo

unico» di salute e sicurezza poste in essere direttamente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, tra le quali si ricordano:
la definizione dei contenuti e delle modalità della formazione del datore di lavoro che intenda svolgere «in proprio» i compiti del servizio di prevenzione e protezione;
la costituzione e regolamentazione del sistema informativo nazionale per la prevenzione (cosiddetto Sinp);
l'individuazione delle modalità per la effettuazione delle verifiche periodiche delle attrezzature di lavoro e dei criteri per l'abilitazione dei soggetti pubblici o privati legittimati a realizzare tali verifiche.

L'esistenza in concreto di una efficace strategia di contrasto al fenomeno infortunistico non passa solo attraverso il completamento - attraverso la normazione di rango secondario rispetto al decreto legislativo n. 81 del 2008, e successive modificazioni e integrazioni - del quadro giuridico di riferimento quanto anche per mezzo della realizzazione di una serie di azioni pubbliche e private dirette a migliorare la prevenzione e i livelli di tutela in tutti gli ambienti di lavoro.
In tale ottica si colloca la definizione, con accordo in conferenza Stato regioni del 20 novembre 2008, dei criteri di impiego delle somme (pari a 50 milioni di euro) di cui all'articolo 11, comma 7, del «testo unico» da destinare una parte (20 milioni di euro) ad una campagna di comunicazione, che sta portando alla realizzazione di
spot mediatici sulla salute e sicurezza sul lavoro ed la restante parte (30 milioni di euro) ad attività di formazione su base regionale.
Si informa, altresì, che è stato predisposto, per l'anno 2009, il decreto interministeriale, di cui all'articolo 11, comma 2, decreto legislativo 81 del 2008, con il quale ripartire i finanziamenti per attività promozionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro, nel modo seguente: a) progetti di investimento in materia di salute e sicurezza per le piccole e medie imprese (5 milioni di euro); b) finanziamento di progetti formativi in materia di salute e sicurezza per le piccole e medie imprese (27 milioni di euro, dei quali 14 da impegnare in una campagna nazionale di formazione e 13 da impegnare su base regionale); c) finanziamento di attività di istituti scolastici, universitari e di formazione dirette a inserire nei rispettivi programmi il tema della salute e sicurezza sul lavoro (5 milioni di euro).
Dal punto di vista contabile, tutte le risorse anzidette sono state regolarmente impegnate e sono, quindi, totalmente disponibili per le rispettive attività.
Per quanto riguarda la ripartizione per l'anno 2010 delle predette risorse, è stata elaborata una bozza di decreto interministeriale che prevede il seguente utilizzo di fondi:
20 milioni di euro per il finanziamento di attività promozionali per le piccole e medie imprese, dei quali 15 per l'acquisto di attrezzature di lavoro e 5 da destinare al finanziamento di modelli di organizzazione e gestione della sicurezza;
11 milioni di euro, circa, per attività formative su base regionale;
5 milioni di euro per il finanziamento di istituti scolastici, universitari e di formazione al fine di inserire nei rispettivi programmi la tematica della salute e sicurezza sul lavoro.

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, attraverso le sue articolazioni territoriali (direzioni regionali e provinciali del lavoro), ha, inoltre, attivato una serie di incontri con gli studenti volti a diffondere la cultura della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e più in generale il rispetto delle norme riguardanti il rapporto di lavoro.
Per il futuro, si intende impartire linee guida uniformi sul territorio nazionale per le attività di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, attraverso l'azione del comitato di valutazione di cui all'articolo 5 del «testo unico». Saranno razionalizzati gli interventi

ispettivi sul territorio, indirizzandoli in modo mirato e intensificando la cooperazione ed il coordinamento tra i vari soggetti (ad esempio con l'Arma dei carabinieri e con la Guardia di finanza), soprattutto per la lotta al lavoro sommerso e irregolare, nelle regioni dei Sud a rischio della criminalità organizzata e nei settori più esposti (edilizia e agricoltura). Si è scelto, cioè, di individuare priorità precise, concentrando i controlli su determinati settori e attività e distinguendo tra violazioni sostanziali e formali.
La promozione della cultura della sicurezza sul lavoro nel mondo della scuola costituisce da anni uno degli obiettivi principali anche per l'Inail.
L'istituto ha creduto fortemente in tale impostazione e ha sviluppato nel tempo, sia a livello centrale che sul territorio, un forte impegno di proposte per assicurare una efficace partecipazione nell'opera di coinvolgimento della scuola sui temi della sicurezza, rafforzando e diversificando i programmi di intervento.
Le esperienze più significative, realizzate a livello nazionale e territoriale, hanno coinvolto il mondo scolastico in tutte le sue principali componenti: studenti, docenti, genitori, dirigenti e responsabili amministrativi, referenti istituzionali. In particolare, sono stati attivati percorsi formativi, attività didattiche di sensibilizzazione, reti di collaborazione tra scuole, prodotti di informazione, iniziative ludiche, mostre itineranti, rappresentazioni teatrali. Nel corso degli ultimi anni sono stati banditi concorsi per l'assegnazione di premi a studenti delle scuole secondarie superiori e delle università per lavori o progetti sul tema della sicurezza, mentre ulteriori e diverse iniziative potranno essere realizzate in futuro in attuazione di nuovi accordi con il competente Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
L'esigenza di valorizzare la funzione educativa della scuola è, anche, uno dei fondamenti su cui si basa il progetto Silos (scuola, innovazione, lavoro, organizzazione, sicurezza), ideato e realizzato con la collaborazione dell'associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) e del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Attraverso la realizzazione di materiali didattici, la formazione degli insegnanti e le testimonianze dei rappresentanti dell'Anmil, il progetto Silos esprime le sue potenzialità quale metodo innovativo per una nuova didattica della sicurezza, intesa come parte integrante del percorso formativo.
Per quanto riguarda più in generale le politiche per la formazione, il quadro legislativo in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro ne prevede il rafforzamento quale punto cardine del miglioramento dei livelli di qualità dell'azione prevenzionale. In questo senso le istituzioni competenti vengono impegnate a cercare nuove forme, modalità e strumenti di formazione oltre che di aggiornamento e orientamento professionale. L'obiettivo è quello di pervenire ad un modello integrato a livello nazionale e regionale che permetta a tutti i soggetti che, a vario titolo, usufruiscono della formazione, di avere un riconoscimento del proprio
curriculum formativo spendibile a tutti i livelli (sistema dei crediti formativi).
Nell'offerta formativa l'Inail ha seguito due direttrici a diverso livello:
la prima indirizzata a favorire il processo formativo indicato dal legislatore per i soggetti attori dell'applicazione della normativa in materia di sicurezza e salute, (responsabili e addetti dei servizi di prevenzione e protezione aziendali, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) in sviluppo verso la formazione costante degli stessi in relazione alle evoluzioni normative e tecnologiche;
la seconda finalizzata a «costruire» figure specialistiche (in particolare progettisti e consulenti) a sostegno dell'impostazione e del consolidamento nelle aziende di sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro (Sgsl).

Per dare una dimensione del fenomeno nel 2009 sono state formate circa 1.400 persone provenienti dal mondo pubblico e da quello privato per un totale di 3.000 ore di formazione erogata.
Sono stati, inoltre, sviluppati specifici percorsi per target di particolare rilevanza,

il cui andamento infortunistico è particolarmente critico tra i quali gli stranieri, migranti.
Non da ultimo le recenti disposizioni del decreto legge 78 del 2010 - che agli articoli 7, comma 1 e seguenti, prevedono la soppressione dell'Ipsema e dell'Ispesl - nascono dall'esigenza di concentrare le funzioni in materia assicurativa e della salute e sicurezza sul lavoro presso l'Inail.
La razionalizzazione prevista dal citato decreto legge consentirà di porre le basi affinché la prevenzione acquisti la dovuta centralità nel Paese mediante la realizzazione del polo salute e sicurezza a vantaggio della compiuta tutela privilegiata prevista dall'articolo 38 della Costituzione.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

LEHNER. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 l'INPDAP ha avviato una procedura per l'affidamento dell'appalto di servizi di organizzazione di viaggio per soggiorni estivi in Italia e all'estero in favore dei figli e degli orfani di iscritti all'Istituto; nell'estate del 2009, novemila ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni hanno effettuato un soggiorno in Inghilterra per l'apprendimento della lingua inglese;
il capitolato speciale indicava espressamente i requisiti minimi richiesti per l'erogazione del servizio oggetto della procedura di affidamento. Ciò affinché le strutture da utilizzare corrispondessero a standard qualitativi tali da «assicurare la corretta erogazione del servizio, sia per quanto riguarda il soggiorno, sia per quel che concerne lo studio e l'apprendimento delle lingue» (capitolato lotto estero articolo 3 - definizione di pacchetto -, pagina 3);
in particolare, nel capitolato speciale d'appalto (requisiti del servizio) è stato inequivocabilmente scritto che il corso di studio deve essere riconosciuto e accreditato, per l'inglese in Gran Bretagna dal «British Council» e per l'inglese in Irlanda dall'Acels. Si è poi ulteriormente precisato da parte dell'Istituto che «l'accreditamento è riferito alla possibilità di un rilascio di un attestato di fine corso riconosciuto in tutto il territorio della Comunità Europea»;
a quanto consta all'interrogante, nonostante sia stato segnalato all'INPDAP, prima dell'aggiudicazione dell'appalto, che alcune delle strutture collocate in graduatoria non fossero dotate dell'accreditamento del British Council, quest'estate ben 4000 ragazzi (per un costo totale a carico dell'INPDAP di oltre 7 milioni di euro) sono stati ospitati in strutture e hanno seguito un corso di studi della lingua inglese non legalmente valido ai sensi del citato capitolato;
lo stesso British Council ha inviato all'INPDAP una lettera nella quale ha rilevato che ben 7 college offerti dalle società Meridiano Viaggi s.r.l. e Turismo e Accademia Britannica s.r.l., utilizzati per i servizi di soggiorno appaltati dall'INPDAP sono privi di accreditamento;
alla luce di tale comunicazione, sorgono, ad avviso dell'interrogante, gravi perplessità sulla qualità del servizio di cui hanno usufruito ben 4000 minori, sulla validità dei certificati rilasciati agli stessi studenti e sulla legittimità della spesa sostenuta dall'INPDAP -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative per verificare quanto affermato in premessa e, se del caso, avviare gli opportuni procedimenti amministrativi, anche ai fini del recupero delle somme indebitamente percepite.
(4-05004)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente i soggiorni studio all'estero organizzati dall'Inpdap, si rappresenta quanto segue.
Annualmente l'Istituto organizza e gestisce soggiorni studio all'estero in favore dei figli e orfani di dipendenti pubblici in servizio e in quiescenza; per la stagione

2009 sono stati messi a concorso 27mila posti suddivisi per le tradizionali quattro lingue di studio; il servizio non è operativamente gestito direttamente dall'Inpdap, ma affidato a operatori turistici specializzati con procedure pluriennali di affidamento; nella gara 2009/2010, tra i requisiti a salvaguardia della qualità del pacchetto offerto, l'istituto richiedeva che il corso di lingua fosse riconosciuto e accreditato da enti preposti.
Due soggetti concorrenti hanno proposto ricorso innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio per il parziale annullamento della gara nei confronti dei soggetti citati nell'interrogazione, Meridiano viaggi e Accademia britannica, per l'asserita carenza del sopra descritto requisito presso alcune strutture selezionate.
Il Tar del Lazio ha emesso, in data 10 dicembre 2009, sentenza di rigetto del ricorso riconoscendo come valido l'operato dell'Inpdap.
In particolare, il tribunale amministrativo, ha osservato che: «...omissis essendo l'accreditamento una certificazione di qualità, esso si riferisce in via esclusiva e diretta al soggetto che tiene ed organizza il corso di lingua, che è poi l'oggetto principale della prestazione dedotta in appalto ...omissis; l'accreditamento, pertanto, non può che avvenire con riguardo alle capacità formative del soggetto accreditando, in termini di qualificazione e dimensione del corpo docente e delle strutture ed attrezzature disponibili, pur quando si avvalga di siti terzi ...omissis Nel caso di specie, la prescrizione di gara ......omissis era testualmente chiara ed inequivoca nel senso di richiedere l'accreditamento, non già della struttura, bensì del «corso» di studio, con immediato, diretto e inequivoco riferimento ad operatori specializzati accreditati per curare il corso stagionale con personale e strumenti idonei in base agli standard qualitativi... omissis» dell'ente preposto all'accreditamento (British Council) (sent. 00451/2010 Tar Lazio - sez. terza ter).

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

MARINELLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2007 l'INPS ha bandito un concorso pubblico per esami per 296 ispettori previdenziali di vigilanza INPS, posizione economica C1;
a fronte di una richiesta ufficiale dell'INPS di poter assumere 444 unità ispettive allo stato attuale sono invece stati autorizzati-assunti soltanto 310 ispettori;
tale richiesta è stata peraltro ritenuta legittima dal Ministero dell'economia e delle finanze sia sotto il profilo del contingentamento del personale, sia sotto quello della copertura finanziaria di spesa, in conformità agli obblighi prescritti dalla legge n. 78 del 2009;
l'INPS ha assolto agli obblighi prescritti dalla legge n. 78 del 2009, ovvero di riduzione del personale e conseguimento dei risparmi di spesa, certificati dal MEF;
l'assunzione di un ispettore INPS C1 costa 38.000 euro lordi annui, a fronte di 700.000-1.000.000 di euro di evasione contributiva recuperata alle casse dello Stato, oltre a svolgere un ruolo fondamentale in termini di repressione e prevenzione;
ogni anno ci sono 1000 morti sul lavoro, a cui vanno aggiunti oltre 200.000 infortuni non mortali;
la sicurezza sul lavoro costituisce una questione delicata ed importante, per cui il blocco delle assunzioni degli ispettori preposti al controllo della sicurezza penalizza fortemente proprio i lavoratori nel diritto sancito dalla Costituzione ad un lavoro salubre, sicuro e regolare, oltre ad una garanzia contro la diffusione del lavoro nero e del lavoro effettuato senza il rispetto delle norme di sicurezza e di igiene sul lavoro e in materia di regolarità contributiva e retributiva -:
se i vincitori e gli idonei del concorso bandito dall'INPS nel 2007 rientrino nelle disposizioni normative di cui all'articolo 176, comma 7, del decreto-legge n. 70 del

2009 (cosiddetto «decreto anticrisi») relativo al blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere iniziative idonee finalizzate all'assunzione dei vincitori e di un congruo numero di idonei, necessari a ricoprire la carenza di organico.
(4-07845)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente il concorso pubblico per esami per 293 ispettori di vigilanza bandito dall'Istituto nazionale previdenza sociale nel 2007, sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici del ministero dell'economia e delle finanze e dell'Istituto, si rappresenta quanto segue.
Negli ultimi anni l'Istituto, a fronte delle disposizioni legislative finalizzate alla riduzione della spesa relativa al personale, ha comunque ottenuto corpose autorizzazioni all'assunzione di personale a tempo indeterminato, tra le quali anche 310 unità di ispettori di vigilanza appartenenti al concorso in parola.
Pertanto, nel mese di maggio 2010, numerosi vincitori di tale concorso hanno sottoscritto il contratto di lavoro e sebbene siano pervenute un cospicuo numero di rinunce, l'istituto ha provveduto a colmarle con i candidati idonei utilmente collocati in graduatoria.
In ottemperanza a quanto disposto dall'articolo 2, commi 8-
bis e 8-quater, del decreto-legge 194 del 2009, convertito dalla legge n. 25 del 2010, l'Istituto ha effettuato la riduzione delle dotazioni organiche degli uffici dirigenziali e del personale non dirigente.
A seguito della predetta riduzione risulta, allo stato, una modesta carenza nel profilo degli ispettori di vigilanza e più in generale nell'area C di riferimento, destinata, comunque, ad essere implementata dai concorsi attualmente in fase di espletamento.
Si precisa, infine, che ai sensi dell'articolo 66 del decreto-legge n. 112 del 2008, come modificato dal decreto n. 78 del 2010, per il quadriennio 2010-2013 le pubbliche amministrazioni possono procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente ad una spesa pari al 20 per cento di quella relativa alle cessazioni avvenute nell'anno precedente. In ogni caso il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascuna amministrazione, il 20 per cento delle unità cessate nell'anno precedente.
Compatibilmente con i vincoli stabiliti dalla normativa in materia sopra richiamata l'Istituto si attiverà al fine di implementare le risorse carenti entro le disponibilità organiche.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

MARSILIO. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli inquilini degli immobili - di proprietà dell'ENPAM (Ente di Previdenza dei Medici e degli Odontoiatri) - siti a Roma in Via Chiala, Via Suvereto e Via Pienza non hanno condiviso le decisioni che l'istituto ha preso per i rinnovi contrattuali dei canoni di locazione ad uso abitativo;
gli ultimi contratti di fitto che l'ENPAM aveva stipulato a partire dall'anno 2000, dopo l'entrata in vigore della legge n. 431 del 1998, erano stati calcolati tenendo conto delle quote di fitto dell'equo canone, il che aveva condotto ad un aumento di circa il 150 per cento dei fitti di allora;
successivamente è stato applicato l'aumento ISTAT che - anno dopo anno - ha fatto crescere quel rinnovato canone di locazione di un ulteriore 18 per cento;
l'ente proprietario ha firmato un documento di accordo con alcune rappresentanze sindacali a seguito del quale i nuovi contratti concordati di affitto prevederanno un incremento di canone annuo, rispetto ad oggi, di oltre il 50 per cento in più;

il canone attuale dovrebbe salire da 66,5 euro a 100 euro al mq/anno, su cui ovviamente bisogna calcolare l'incremento percentuale dell'ISTAT;
gli inquilini, inoltre, non solo dovranno pagare la superficie dell'immobile ma - in differente percentuale - anche il posto auto, il giardino, il cortile, la cantina, il balcone (più o meno il 12-15 per cento di metri quadri in più);
l'aumento del canone, nell'attuale situazione di crisi socio-economica che sta attraversando il nostro paese, metterà in seria difficoltà moltissime famiglie nonostante l'ENPAM abbia previsto in tali accordi un trattamento di maggior favore per coloro che hanno un reddito lordo inferiore ai 42.000 euro l'anno;
tale beneficio è in realtà irrisorio in quanto raggiungere la soglia prevista sarà sin troppo facile se in una famiglia si lavora in due;
il TAR del Lazio, nella sentenza n. 4060 del 2007, ha riconosciuto il carattere pubblico dell'ENPAM e il Consiglio di Stato, nella sentenza n. 4059 del 2007, ha qualificato l'ente come «organismo di diritto pubblico»;
l'ENPAM, pertanto, deve ancora considerarsi un ente pubblico -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di garantire e tutelare i diritti degli inquilini degli alloggi in questione e, in particolare, se non ritenga opportuno convocare un apposito tavolo tecnico con l'ENPAM e le rappresentanze degli inquilini, al fine di rinegoziare i contratti di locazione e giungere ad una soluzione più equa e condivisa da un punto di vista socio-economico.
(4-00908)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame e sulla base dei necessari elementi informativi acquisiti presso l'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri e i competenti uffici del ministero del lavoro e delle politiche sociali, si rappresenta quanto segue.
Il decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, nel prevedere la trasformazione degli enti previdenziali di diritto pubblico in enti con personalità giuridica di diritto privato, ha riconosciuto ai medesimi autonomia gestionale, organizzativa e contabile lasciando peraltro immutato il carattere pubblicistico dell'attività istituzionale di previdenza ed assistenza da essi svolta.
La sentenza citata dall'interrogante ha qualificato l'Enpam quale organismo di diritto pubblico, al pari di altri enti previdenziali privatizzati, nell'ambito di una controversia avente per oggetto la normativa pubblicistica applicabile in tema di gare d'appalto per lavori edili. A seguito dell'emanazione del decreto legislativo n. 163 del 2006 (cosiddetto codice degli appalti) l'Enpam, essendo stato ricompreso nell'ambito degli organismi di diritto pubblico, applica le disposizioni contenute nel suddetto decreto legislativo in tema di appalti di lavori, servizi e forniture.
Sotto diverso profilo gli enti previdenziali privati, in forza dell'autonomia riconosciuta dalla normativa di riferimento e, da ultimo, dall'articolo 3, comma 12, della legge 8 agosto 1995, n. 335, come modificato dall'articolo 1, comma 763, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, devono assicurare l'equilibrio di bilancio e riferire la stabilità delle relative gestioni previdenziali ad un arco temporale non inferiore a 30 anni.
Coerentemente, gli enti in questione, sono tenuti ad adottare i provvedimenti necessari per la salvaguardia dell'equilibrio finanziario di lungo termine, pena l'adozione, da parte delle amministrazioni competenti, delle misure di cautela previste dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509.
Ne consegue che ciascuna deliberazione, ivi comprese quelle relative alla gestione del patrimonio immobiliare, deve essere improntata al criterio di massima redditività a garanzia del ricordato obiettivo di stabilità di lungo periodo imposto dal legislatore. Ciò non comporta, peraltro, che gli stessi enti di previdenza siano esentati dal rispetto delle norme poste dalla normativa civilistica

a tutela dei conduttori, in materia di gestione e alienazione degli immobili.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 17 dicembre 2009 (giovedì mattina), come hanno riferito diversi siti riformisti iraniani, un giovane di soli 20 anni e di origine curda, Mosleh Zamani è stato impiccato nella prigione di Kermanshah (ad ovest dell'Iran) insieme ad altri quattro detenuti non identificati;
né i funzionari iraniani né i media governativi hanno menzionato la notizia delle cinque esecuzioni di Kermanshah;
il giovane è stato impiccato dopo essere stato condannato a morte per uno stupro che avrebbe commesso nei confronti della fidanzata quando era ancora minorenne. Infatti Mosleh Zamani è stato condannato a morte nel 2006, quando aveva solo 17 anni e nel 2007 la Corte Suprema ha confermato la sentenza;
Sanaz Zamani, sorella del condannato, durante un'intervista con la Bbc in lingua persiana, ha dichiarato che la fidanzata di Mosleh non ha né lamentato alcuna violenza né denunciato mai suo fratello. Anzi, la stessa fidanzata ha sempre affermato che i rapporti sessuali tra loro erano consenzienti e ha quindi chiesto ai giudici di risparmiare la vita a Mosleh;
nonostante ciò, il fratello è stato condannato per «Shararat», un termine piuttosto impreciso che indica «atti malefici» e viene frequentemente utilizzato per indicare la violazione della legge e dell'ordine o comportamenti sociali inappropriati. Così motiva la sentenza: Mosleh Zamani deve essere messo a morte «per dare l'esempio» a tutti i giovani iraniani;
Amnesty International, unendosi alle voci dei familiari e amici del giovane, ha tentato invano di chiedere all'Iran di non eseguire la sentenza capitale. Amnesty non solo condanna la pratica dell'impiccagione, ma afferma che questa è la quinta esecuzione di un minorenne al momento del reato nel corso del 2009, e almeno la 46esima dal 1990. Amnesty afferma inoltre che la situazione del Paese è alquanto grave dal momento che nel braccio della morte vi sono circa 140 prigionieri come Mosleh Zamani -:
quali iniziative abbia intenzione di adottare il Governo italiano nei confronti di quello iraniano al fine di evitare ulteriori casi che costituiscono una violazione del diritto internazionale, visto che, l'Iran è vincolato al rispetto di due trattati internazionali - la Convenzione internazionale per i diritti del fanciullo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici - che proibiscono l'uso della pena di morte nei confronti di imputati minorenni.
(4-05870)

Risposta. - L'Italia è particolarmente sensibile alle tematiche relative al rispetto dei diritti umani e svolge un'azione incisiva per promuoverli nel mondo, nella convinzione che essi costituiscano una componente essenziale per garantire la pace e la sicurezza internazionale. Per questo l'Italia si e' soprattutto impegnata nel promuovere la moratoria universale della pena di morte e ha sostenuto in seno alle Nazioni Unite ed agli altri consessi multilaterali una politica di contrasto alle esecuzioni capitali. Come paese fondatore e membro dell'Unione europea, l'Italia si è attivata per promuovere un ruolo sempre più attivo dell'Europa nella difesa dei diritti fondamentali e ha promosso la politica dell'Unione europea di contrasto all'applicazione della pena di morte con l'obiettivo di pervenire alla sua universale abolizione.
Nei casi in cui la pena di morte sia mantenuta, l'Italia sostiene la politica dell'Unione volta a sollecitare l'introduzione di una moratoria delle esecuzioni o comunque a vigilare sulle modalità di esecuzione inumane

e degradanti, che violano gli standard internazionali stabiliti dall'ECOSOC nel 1984.
L'Italia presta tradizionalmente grande attenzione alla situazione dei diritti umani in Iran e svolge, di concerto con gli altri
partner europei, un'azione costante per ottenere il rispetto dei diritti umani da parte del governo iraniano. Sul piano multilaterale, il Canada ha presentato nel corso della 64a sessione dell'assemblea generale delle Nazioni Unite, come negli anni precedenti, una risoluzione di forte condanna della situazione dei diritti umani in Iran, in particolare per quanto riguarda l'uso della tortura; il ricorso a forme disumane di esecuzione, come la lapidazione; la crescente discriminazione nei confronti delle minoranze etniche, linguistiche e religiose e le severe limitazioni alla libertà di espressione e di religione. Da segnalare, in particolare, che la risoluzione, co-sponsorizzata dall'Italia e dagli altri partner dell'Unione europea, è stata adottata con un numero maggiore di voti favorevoli e un numero minore di voti contrari rispetto a quella approvata nel 2008 (74 voti favorevoli, 49 contrari e 59 astenuti del 2009 rispetto ai 69 voti favorevoli, 54 contrari e 57 astenuti del 2008) e che, soprattutto, non è stata presentata la tradizionale «no-action motion», la mozione procedurale volta a non fare votare la risoluzione.
Da ultimo, l'8 febbraio 2010, l'alto rappresentante dell'Unione europea e gli USA hanno emesso una dichiarazione congiunta per condannare le continue violazioni dei diritti umani compiute dalle elezioni del giugno 2009 - in particolare, le minacce nei confronti dei sostenitori delle proteste, l'intimidazione delle famiglie delle persone detenute e il diniego del diritto alla libertà di pacifica espressione - nonché per scongiurare ulteriori atti di intimidazione in occasione dell'anniversario della repubblica islamica dell'11 febbraio. In generale, Unione europea e USA fanno appello al governo iraniano affinché rispetti tutti gli obblighi internazionali relativi ai diritti umani, ponendo fine agli abusi commessi nei confronti dei propri stessi cittadini.
Nell'ambito del processo di revisione periodica universale del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, l'Italia intende porre domande e raccomandazioni sulle citate violazioni dei diritti umani e adoperarsi perché l'Iran possa pienamente garantire i diritti fondamentali della persona, come peraltro previsto dalla stessa costituzione iraniana.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'anticipazione sulla stampa del nuovo orario invernale di Trenitalia ha allarmato la comunità aretina che verrebbe fortemente penalizzata dai tagli e dalla ristrutturazione dei treni;
in particolare i collegamenti dalla città capoluogo di Arezzo a Roma e viceversa sarebbero falcidiati. Il treno Intercity fino ad oggi in partenza da Roma alle 17.55 che consentiva di poter tornare alle 19.55 viene sostituito con un Intercity in partenza alle 19.40; i due attuali Eurostar in partenza da Roma alle 19.50 e alle 20.30 sostituiti con un solo Eurostar in partenza alle 20.15 per giunta con un tempo di percorrenza maggiore (arrivo ore 21.49). Resterebbe l'Eurostar per Roma del mattino ma con orario cambiato: partenza ore 7.36 (invece delle attuali 7.14) e arrivo ore 8.45. In generale poi tutti i treni Intercity da e verso Roma subirebbero un aumento del tempo di percorrenza di ulteriori 10 minuti; gli interregionali verso Roma di ben 20 minuti e invece quelli provenienti da Roma addirittura fino a un incremento di 35 minuti;
già lo scorso anno il treno Eurostar delle 17.55 che riportava pendolari, o non solo, ad Arezzo con arrivo alle 19 e 10 è stato soppresso aumentando notevolmente il disagio di chi, lavorando a Roma, è stato obbligato ad allungare la trasferta nella capitale per causa di forza maggiore. Con

il nuovo orario tra le 16.44 e le 19.40 ci sarebbe letteralmente un buco senza alcun collegamento veloce e con un interregionale a cui si è aumentato il tempo di percorrenza;
per decisione unilaterale di Trenitalia, inoltre, nessun Eurostar ferma già oggi ad Arezzo nei week-end e nei giorni festivi, questo danneggiando gravemente una realtà che fa del turismo e del suo sviluppo un punto di forza;
Arezzo è l'unica città capoluogo di provincia ad essere collocata sulla tratta Roma-Firenze ed l'unico capoluogo d'Italia che ha visto pesantemente allungare i tempi di percorrenza, salvo pochissime eccezioni ora per di più ulteriormente ridotte, da e per la capitale, a causa della decisione di Trenitalia di tagliarla fuori dal collegamento veloce;
già da sei mesi è stato soppresso l'unico Eurostar che partiva da Arezzo alle 6.30 arrivando a Milano alle 10.00, danneggiando anche in questo caso i cittadini delta provincia di Arezzo;
la direttissima, pagata con la fiscalità generale - e dunque anche con le tasse dei cittadini della provincia di Arezzo -, attraversa tutto il Valdarno e la Valdichiana aretina e il territorio della stessa città capoluogo. I cittadini di questa provincia non comprendono perché la loro comunità debba essere esclusa di fatto dai benefìci di questa importante infrastruttura -:
se e quali iniziative intenda assumere il ministro interrogato su Trenitalia affinché siano garantiti collegamenti veloci (Intercity ed Eurostar) da e per la città di Arezzo con Roma, Firenze e Milano in orari che risultino di maggiore utilità e praticità per i cittadini aretini.
(4-05193)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I servizi ferroviari di media e lunga percorrenza comprendono:
il «servizio universale» che deve garantire la mobilità ai cittadini e il cui sbilancio economico tra ricavi e costi, compreso il costo del capitale investito, è coperto mediante un contratto di servizio con lo Stato;
i «servizi a mercato» che vengono effettuati da Trenitalia a rischio d'impresa e devono, pertanto, avere caratteristiche di redditività in un contesto competitivo e nell'ambito di un perimetro ben definito.

Tenendo conto di questa distinzione già a partire dall'orario di dicembre 2009 è stato avviato un programma di razionalizzazione dell'offerta per pervenire ad una più marcata differenziazione dei diversi prodotti, per cui i treni Eurostar devono svolgere la funzione di collegamenti veloci tra i grandi nodi metropolitani, gli intercity devono assicurare i collegamenti tra i centri di dimensioni intermedie, con caratteristiche differenti di servizio in termini di capillarità e tempi di percorrenza, demandando la mobilità di corto raggio ai servizi di trasporto regionale la cui programmazione, peraltro, rientra nelle competenze delle regioni.
Ciò premesso, tra Arezzo e Roma e viceversa l'offerta di media/lunga percorrenza, con l'attuale orario in vigore dal 13 giugno 2010, è rimasta complessivamente invariata rispetto al precedente orario, con 2 treni
eurostar AV, 14 treni intercity, 3 collegamenti notte, a cui si aggiungono i collegamenti del trasporto regionale.
In ordine ai rilievi specifici posti dall'interrogante, si osserva che:
la coppia di
eurostar AV 9421/9454 Firenze-Napoli e viceversa, che effettuava la fermata di Arezzo è stata soppressa con l'orario del 13 dicembre 2009. Tuttavia, nella medesima fascia oraria, il collegamento viene attualmente assicurato dalla coppia di eurostar AV 9501/9536 Bologna-Napoli e viceversa con fermate previste ad Arezzo alle 7.36 (direzione sud) e 21.49 (direzione nord);
relativamente ai collegamenti da/per Milano la stazione di Arezzo dispone nell'arco della giornata di 8 collegamenti diretti con treni
intercity, oltre alle numerose

soluzioni alternative di viaggio con interscambio nella stazione di Firenze con il sistema alta velocità.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
i disservizi ferroviari sulla linea faentina (tra Firenze e Faenza) sono all'ordine del giorno, colpendo in modo particolare l'ingente movimento di pendolari fra il Mugello e il capoluogo toscano;
i treni sono in condizioni fatiscenti, con continui guasti anche con risvolti di pericolosità per l'incolumità dei passeggeri, come accadde la scorsa estate quando, sulla linea summenzionata, si è verificato un incendio dell'impianto frenante, ovvero pochi giorni orsono, addirittura con infiltrazioni di acqua dal soffitto;
gli stessi treni di capienza insufficiente, sovente allestendo un solo vagone, creano così sovraffollamento e conseguentemente una pericolosa situazione di disagio e di assenza dei minimi requisiti igienico-sanitari;
da Trenitalia non arrivano spiegazioni sui continui ritardi (mediamente superiori a 15 minuti e solitamente neanche segnalati), che creano ulteriori, forti disagi -:
quali iniziative intendano assumere al fine di garantire, anche in collaborazione con le regioni, un miglioramento dei trasporti ferroviari dei pendolari sulla linea faentina.
(4-07700)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In relazione al servizio ferroviario regionale sulla linea faentina, tra Firenze e Faenza, preme ricordare che la programmazione dei servizi regionali è di competenza delle singole regioni i cui rapporti con Trenitalia sono disciplinati da specifici contratti di servizio; nell'ambito di tali rapporti vengono definiti, tra l'altro, il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare nonché i relativi
standard qualitativi e i meccanismi di penalità da applicare nei casi di eventuali difformità dai parametri contrattualmente stabiliti.
Al fine di fornire comunque elementi conoscitivi all'interrogante, sono state richieste informazioni a Ferrovie dello Stato circa la qualità del servizio ferroviario sulla direttrice di cui trattasi.
La società ferroviaria ha pertanto fatto conoscere quanto segue.
Sulla linea faentina (a binario unico, non elettrificata) attualmente circolano due tipologie di mezzi diesel: i nuovi convogli «Minuetto» (treni di ultima generazione progettati specificatamente per le esigenze del trasporto regionale) e automotrici «ALN 668», che - sebbene più datate - sono state recentemente oggetto di un intervento di ristrutturazione, che ha comportato il rinnovo integrale di tutti i sedili.
Il materiale rotabile viene regolarmente sottoposto sia alle operazioni di manutenzione programmata - che comprendono gli interventi di officina effettuati in base alle scadenze prestabilite - che alle lavorazioni di manutenzione correttiva con interventi specifici in caso di avarie.
Relativamente ai casi di sovraffolamento citati dall'interrogante, Ferrovie dello Stato fa presente che al fine di limitare il disagio dei viaggiatori per tali possibili episodi, sono stati adottati - sino all'inizio del periodo estivo - alcuni provvedimenti di potenziamento della composizione di due treni che presentavano il rischio di tale criticità: il regionale 6808 (Faenza 8.20-Firenze Santa Maria Novella 10.11), al quale è stato aggiunto in composizione un secondo complesso «Minuetto» e il Regionale 21479 (Firenze Santa Maria Novella 17.40-Faenza 19.32), al quale sono state aggiunte 2 automotrici ALN.
Oltre a ciò, al fine di corrispondere alle esigenze manifestate dai pendolari ed in accordo con la regione Toscana, l'effettuazione

del regionale 21464 (Borgo S. Lorenzo 12.32-Firenze Santa Maria Novella 13.11) e del Regionale 21471 (Firenze Santa Maria Novella 14.40-Borgo S. Lorenzo 15.20) - dei quali era programmata la sospensione in coincidenza con la pausa scolastica estiva - è stata prolungata fino al 31 luglio.
Per quanto attiene alla puntualità del servizio, si evidenzia che sulla linea faentina, è stato in effetti rilevato un periodo transitorio di minore affidabilità della regolarità di marcia dei convogli dovuta sia alle condizioni meteorologiche particolarmente avverse dello scorso inverno, che hanno determinato problemi all'infrastruttura e ai rotabili, sia al coincidente periodo fisiologico di «rodaggio» del nuovo sistema di sicurezza della linea (Ssc), attivato nel settembre 2009. Si è tuttavia registrato, nel periodo marzo-maggio 2010, un tendenziale, graduale miglioramento degli indici di puntualità, con una percentuale media del 91 per cento di treni giunti a destinazione entro i 5 minuti dall'orario di arrivo previsto, in linea con la media regionale contro l'89 per cento del precedente periodo ottobre 2009-febbraio 2010.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

MIOTTO e NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la regione Veneto con decreto Giunta regionale 2470 del 4 agosto 2009 ha approvato il piano regionale di dimensionamento e di offerta formativa, accompagnato dalle linee-guida per l'anno scolastico 2010-2011;
il predetto provvedimento, fra l'altro, ha fissato i criteri per il dimensionamento della rete scolastica per l'anno 2010/2011 precisando che «gli indirizzi di studio e le specializzazioni funzionanti nella medesima sede scolastica sono costituite con non meno di 20 alunni», ed aggiunge che «per ragioni di carattere eccezionale, debitamente motivate e documentate o nel caso in cui si preveda un incremento della popolazione scolastica nel rispetto dei parametri indicati, è consentito di ridurre i parametri fino al 10 per cento»;
nel quadro dell'adeguamento alla riforma degli ordinamenti in Veneto, la regione ha ritenuto di recepire le proposte provenienti dai sistemi provinciali, nel rispetto degli indirizzi di programmazione e dei criteri generali adottati dalla regione stessa;
il consiglio comunale di Piove di Sacco in data 15 settembre 2009 ha recepito la proposta proveniente dall'istituto di istruzione superiore A. Einstein con sede a Piove di Sacco, per l'attivazione del liceo classico;
l'amministrazione provinciale di Padova con delibera della giunta provinciale in data 30 dicembre 2009 ha approvato il piano di dimensionamento della rete scolastica e offerta formativa per l'anno 2010/2011 prevedendo l'attivazione di pochi nuovi indirizzi ritenuti improcrastinabili sulla base delle esigenze emerse dai livelli locali e fra questi viene individuato «l'indirizzo liceo classico presso l'I.I.S. Einstein di Piove di Sacco, poiché tale tipo di offerta è totalmente assente nel distretto formativo;
con decreto Giunta regionale 495 del 2 marzo 2010 la giunta regionale del Veneto ha approvato il piano di confluenza dell'offerta formativa ed il piano di dimensionamento della rete scolastica e programmazione dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2010/2011, confermando il numero minimo di 20 alunni per l'attivazione di un indirizzo negli istituti di secondo grado, con margine di oscillazione del 10 per cento per motivate ragioni ed includendo nell'elenco di nuove attivazioni, il liceo classico presso l'I.I.S. Einstein di Piove di Sacco;
in questi giorni il dirigente dell'I.I.S. Einstein ha segnalato ai sindaci del Piovese che gli iscritti al nuovo indirizzo liceo classico, sono 18, di cui un ragazzo presenta condizione di grave disabilità e pertanto non ricorrono, al momento, le condizioni

per l'attivazione del liceo classico con il prossimo anno scolastico;
qualora dovesse essere confermato tale orientamento, il distretto del piovese sarebbe l'unico nella provincia di Padova, privo di un corso di liceo classico e, ciò determinerebbe un impoverimento dell'offerta formativa del territorio con un pendolarismo verso Padova che comporterebbe riflessi negativi sia nella organizzazione delle famiglie e degli studenti sia sulle potenzialità dell'intero polo scolastico locale;
peraltro, l'indagine promossa nelle scuole di primo grado nel Piovese, aveva fatto emergere potenzialità interessanti verso l'iscrizione al liceo classico che si aggiravano intorno a 90 unità, ma la fase di incertezza che in questi mesi caratterizza la scuola italiana si è trasferita sulle famiglie compresse fra tempi ristretti per operare le scelte all'atto della iscrizione e la incertezza sui parametri che consentirebbero un arricchimento dell'offerta formativa;
quanto sta accadendo nel territorio del Piovese è fortemente influenzato dagli orientamenti che il Ministero ha assunto con le recenti ordinanze ministeriali, nonché dalle restrizioni economiche imposte anche al comparto della scuola italiana a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008 -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere per modificare i provvedimenti recentemente assunti e per ripristinare gli stanziamenti ridotti con il decreto-legge n. 12 del 2008, al fine di consentire a regioni e province di adottare i piani di dimensionamento della rete scolastica in funzione della domanda formativa che i territori presentano.
(4-07848)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame, concernente la proposta di istituzione di una prima classe di liceo classico presso l'istituto di istruzione superiore «A. Einstein» di Piove di Sacco, in provincia di Padova.
A tale riguardo, sono state richieste le necessarie informazioni al competente direttore scolastico regionale il quale, a conferma di quanto già noto all'interrogante, ha comunicato che la prima classe di liceo classico presso il suddetto istituto non è stata istituita in organico di diritto, per l'anno scolastico 2010-2011, non sussistendo le condizioni richieste dall'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009, recante «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.
Infatti, gli iscritti alla classe prima di liceo classico risultavano essere 18 unità (tra cui un alunno disabile), mentre il numero totale degli iscritti a tutti gli indirizzi presenti nell'istituzione scolastica risultava di 226 alunni. Tenuto conto di quanto stabilito dal citato articolo 16 per la formazione delle classi iniziali negli istituti e scuole di istruzione secondaria di secondo grado (di norma non meno di 27 allievi), l'ufficio ha potuto autorizzare n. 9 classi prime e non 10.
Il direttore scolastico regionale ha fatto inoltre presente che si era già espresso in senso negativo riguardo all'attivazione del nuovo indirizzo da parte della regione, non ricorrendo le condizioni previste.
Ove in futuro dovessero realizzarsi le condizioni prescritte dalla normativa vigente, la relativa proposta sarà oggetto della massima attenzione.
Con riguardo, infine, alla richiesta di iniziative per la modifica dei provvedimenti assunti in attuazione delle disposizioni in materia di organizzazione scolastica introdotte dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, si fa presente che le misure ivi previste sono dirette ad una migliore qualificazione dei servizi scolastici e ad una piena valorizzazione del personale docente. Non va peraltro dimenticato che la Corte costituzionale, con sentenza n. 200 del 24 giugno 2009, ha riconosciuto la legittimità

costituzionale dell'impianto complessivo dello stesso articolo 64.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Mariastella Gelmini.

MOSCA e FARINONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Società Carlo Colombo fondata nel 1947, dal 1963 ha sviluppato la propria attività nella lavorazione dei semilavorati di rame sull'area di 55.000 m2 dello stabilimento di Agrate Brianza;
nello stabilimento erano presenti le più moderne macchine per la lavorazione di conduttori di rame nudi e stagnati per una capacità complessiva di circa 80.000 tonnellate per anno;
la produzione della Carlo Colombo SPA, realizzata a partire dalla vergella di rame ETP1 o lega Cu-Ag proveniente principalmente dalle colate del gruppo, è commercializzata sia sul mercato nazionale che in Europa e nel resto del mondo, proponendo un elevato livello qualitativo e di riconosciuta affidabile in conformità alle norme internazionali;
la Colombo SPA ha concluso importanti investimenti che si sono particolarmente concretati sulla gamma produttiva delle barre in rame con sezioni tonde e piatte;
nel maggio del 2008, la nuova dirigenza, nel nome di Marco Negrini (amministratore delegato), Maurizio De Faveri (direttore di stabilimento), ha comunicato l'intenzione di avviare una nuova programmazione per il rilancio del sito stesso, che comprendeva una riduzione del personale (30 fra operai ed impiegati) posti in mobilità;
nel mese di giugno 2008 un repentino quanto inspiegabile cambio di strategia aziendale ha portato all'annuncio della chiusura del sito;
la direzione avrebbe motivato la scelta con la volontà di perseguire un incremento di redditività potenziando le sedi di Pizzighettone (Cremona) e Pisa;
il 1° ottobre 2008 viene siglato un accordo con le parti sociali, che sancisce la chiusura dello storico stabilimento di Agrate Brianza e che comprende il ricorso alla Cassa integrazione guadagni straordinaria a decorrere dal 1° gennaio 2009 e fino al 31 dicembre 2009 per un massimo di 81 lavoratori;
l'accordo prevede la disponibilità dell'azienda ad effettuare l'ulteriore anno di Cassa integrazione guadagni straordinari dal 1° gennaio al 31 dicembre 2010 per il residuo numero di lavoratori in forza al 31 dicembre 2009;
contestualmente all'intervento di Cassa integrazione guadagni straordinari l'Accordo sancisce che la Carlo Colombo attivi la procedura di mobilità per gli 81 lavoratori fino a tutto il 31 dicembre 2009 e nel caso di concessione della Cassa integrazione guadagni straordinari per il 2010 fino a tutto il 31 dicembre 2010;
viene altresì siglato il piano di gestione degli esuberi che prevede per il 2009 la ricollocazione presso lo stabilimento di Pizzighettone di circa 7 lavoratori, la ricollocazione di 20 lavoratori presso altre imprese del territorio e l'accesso al trattamento pensionistico di 5 dipendenti e per l'anno 2010 l'accesso al trattamento pensionistico di 5 lavoratori, la ricollocazione per 18 e le dimissioni incentivate per 26 dipendenti;
l'accordo è stato ratificato dal Ministero dello sviluppo economico nel mese di gennaio 2009;
dall'autunno 2009 i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno chiesto verifiche nelle sedi preposte in merito all'attuazione dell'accordo, tali richieste non hanno avuto esito positivo, da qui le proteste culminate il 16 giugno nell'occupazione della fabbrica ed otto operai sono saliti sul tetto per chiedere il rispetto degli

impegni che la proprietà si era assunta siglando l'accordo;
detti operai minacciano altresì di voler intraprendere un'iniziativa di sciopero della fame a tempo indeterminato in quanto, a seguito dell'ulteriore incontro del tavolo di trattativa svoltosi in data 21 giugno 2010 presso la provincia di Monza e Brianza, la direzione della Carlo Colombo non avrebbe dato risposte concrete in merito a quanto sottoscritto nel mese di ottobre del 2008;
la situazione creatasi nel territorio Brianzolo dove la crisi della Carlo Colombo si aggiunge alle pesanti ristrutturazioni e delocalizzazioni appare preoccupato e tale situazione sembra che possa derivare dai troppi anni di mancati investimenti industriali su innovazione del prodotto, tecnologia e organizzazione, che rischiano di portare al disfacimento un tessuto industriale diffuso e qualitativamente elevato con le conseguenti ricadute negative sociali, occupazionali e di reddito -:
se non ritenga di dover convocare con urgenza le parti imprenditoriali e sociali per individuare adeguate forme di garanzia che impegnino la proprietà di cui in oggetto al rispetto dell'accordo siglato in data 1° ottobre 2008 a tutela dei diritti dei lavoratori ed alla luce del disagio degli 8 dipendenti che dal 16 giugno sono accampati sul tetto dell'azienda;
quali iniziative intenda adottare per scongiurare il drastico ridimensionamento del settore hi-tech (3.200 lavoratori a rischio soltanto nella Brianza est) e per salvaguardare il patrimonio industriale del territorio e delle aziende stesse.
(4-07718)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, inerente le vicende occupazionali della società Carlo Colombo spa, sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici del ministero del lavoro e delle politiche sociali nonché di quelle fornite dalla regione Lombardia, si rappresenta quanto segue.
Preliminarmente pare opportuno ricordare che, in attuazione dell'accordo sottoscritto dalle parti sociali il 10 ottobre 2008, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha autorizzato, con decreto n. 45526 del 2009, la corresponsione del trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinari, per crisi aziendale in favore dei dipendenti del sito di Agrate Brianza, per un massimo di 78 unità lavorative, relativamente al periodo 1o gennaio-31 dicembre 2009.
Con successivo decreto n. 51665 del 2010, è stata concessa la proroga del predetto trattamento, per il periodo dal 1o gennaio al 31 dicembre 2010, per un massimo di 67 unità lavorative.
Tanto premesso, si fa presente che il 7 luglio 2010, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le rappresentanze sindacali aziendali e quelle dei lavoratori hanno sottoscritto, alla presenza delle competenti istituzioni locali, un nuovo verbale di accordo, successivamente ratificato all'unanimità dall'assemblea dei lavoratori.
L'accordo prevede l'attuazione di un Piano per la ricollocazione professionale dei lavoratori dei sito di Agrate Brianza interessati dall'intervento della Cigs, con il coinvolgimento diretto dei competenti enti istituzionali locali nell'ambito degli interventi di formazione e riqualificazione degli stessi.
Il piano ha, in particolare, previsto l'erogazione di un contributo economico (Dote incentivante alla ricollocazione, alla formazione e all'esodo), integrativo di quello contenuto nell'accordo del 2008 ed interamente finanziato dall'azienda, in favore di ogni lavoratore concretamente coinvolto nella procedura di ricollocazione.
Si precisa, al riguardo, che il su citato contributo verrà erogato con le seguenti modalità: 1550 euro lorde per ogni lavoratore che avrà sottoscritto, entro il 31 luglio 2010, un Piano individuale di ricollocazione (distinto in un patto di servizio ed in un piano di intervento personalizzato); 1400 euro lorde per ogni lavoratore ricollocato entro l'anno 2010, previa sottoscrizione di verbale di conciliazione individuale e rinuncia a qualsiasi successiva

pretesa nei confronti della società riguardo all'intercorso rapporto di lavoro.
Nell'ambito del predetto accordo, la regione Lombardia si è resa disponibile ad attivare lo strumento degli ammortizzatori sociali in deroga in favore di quei lavoratori non ancora ricollocati al termine della Cigs, per un periodo massimo di 4 mesi (ulteriormente rinnovabili); nel corso di tale periodo, inoltre, la società si è impegnata ad incentivare percorsi formativi per la ricollocazione professionale mediante l'erogazione di un contributo (Dote Formazione), pari a 700 euro lorde mensili, in favore di ogni lavoratore che abbia partecipato ai corsi.
L'accordo ha infine previsto un'incentivazione economica finalizzata all'esodo di quei lavoratori prossimi al raggiungimento dei requisiti pensionistici al termine del periodo di Cigs.
Con specifico riferimento al quesito formulato dall'interrogante in ordine alle iniziative da intraprendere per scongiurare il ridimensionamento del settore
hi-tech, la regione Lombardia ha comunicato di aver sostenuto la competitività del sistema economico lombardo attraverso un sistema di incentivi in favore dei diversi settori produttivi.
Tale sistema ha come principale riferimento il Programma operativo regionale (POR) - competitività 2007-2013 che prevede un processo di focalizzazione degli interventi nel campo dell'innovazione e dell'economia della conoscenza.
Il su citato processo ha consentito di individuare aree tematiche prioritarie metadistrettuali, all'interno delle quali concentrare interventi e risorse in un'ottica che include e interessa i diversi settori produttivi e le diverse aree geografiche (biotecnologie, nuovi materiali, Itc).
La ricerca e l'innovazione negli investimenti industriali sono anche sostenute attraverso specifici bandi che privilegiano lo sviluppo sostenibile e la collaborazione interaziendale sui temi dell'energia, della mobilità sostenibile e dell'organizzazione delle filiere produttive.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

OLIVERIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto di Lamezia Terme è il più importante scalo calabrese con oltre un milione e mezzo di passeggeri serviti solo nell'ultimo anno. Forte è la sua crescita, infatti, nel 2009, secondo i dati sul traffico negli scali italiani pubblicati dall'Enac Lamezia fa registrare un +8,5 per cento in controtendenza rispetto ai grandi scali nazionali dove spiccano molti segni meno, così come in aumento è il flusso di passeggeri +9,5 per cento rispetto al 2008. Nel primo trimestre 2010 i passeggeri sono stati già 311.380 a fronte di 242.696 dello stesso periodo del 2009 pari a +28,30 per cento, un inizio che potrebbe portare l'aeroporto a raggiungere la soglia dei 2 milioni a fine anno;
la compagnia aerea Ryanair - la più importante compagnia low-cost in Europa con 65 milioni di passeggeri trasportati nel 2009 - fino a qualche mese fa ha operato, con due voli giornalieri diretti di andata e ritorno sulla tratta Londra Stansted-Lamezia Terme, voli particolarmente frequentati, soprattutto da turisti che si recano ogni estate e durante le festività in vacanza nelle diverse località turistiche calabresi, nonché da molti calabresi che si spostano per varie ragioni nel Regno Unito;
la soppressione di tali voli sta determinando gravi disagi agli utenti, costretti a una vera e propria via crucis per raggiungere la Calabria. Molti turisti, spinti da queste difficoltà sono costretti a scegliere altre località per trascorrere le vacanza;
il diretto per Londra Stansted è stato cancellato dalla compagnia in seguito al decremento operativo della base inglese di Stansted che ha coinvolto, oltre al volo verso lo scalo lametino, anche altre diverse destinazioni europee;
qualora tale decisione fosse confermata definitivamente, ricadute molto negative si ripercuoterebbero sull'intero movimento turistico regionale, visto l'avvio

della stagione estiva, che vedrebbe perdere così una grossa fetta di utenza, penalizzando ulteriormente territori già privi d'infrastrutture moderne assolutamente insufficienti per garantire un adeguato servizio pubblico;
ad essere maggiormente colpito sarebbe il crotonese, in particolare tutta l'area del cirotano e i territori di Isola Capo Rizzuto e le Castella, dove i turisti frequentatori della costa e dell'entroterra negli anni passati sono stati prevalentemente inglesi;
attualmente la provincia di Crotone è quasi isolata dal resto del mondo a parte qualche limitato volo nazionale dall'aeroporto S. Anna di Crotone per Roma, Milano, Bologna, e Bergamo. I voli verso e dall'estero costituiscono solo un'utopia, pur rientrando il citato aeroporto tra gli scali ritenuti essenziali per lo sviluppo economico della regione e nonostante costituisca ormai un punto di riferimento per oltre 100.000 passeggeri l'anno;
il ripristino di una base Ryanair a Lamezia Terme ridurrebbe di gran lunga il numero di persone che sono costrette a spostarsi utilizzando voli con scali intermedi e con tariffe poco concorrenziali, generando così un incremento dei passeggeri per la scalo di Lamezia Terme con positive ricadute economiche, occupazionali e turistiche, che favorirebbero un'elevata visibilità a livello continentale per la nostra poco fortunata regione e consentirebbe di attrarre nuovi investimenti migliorandone quindi la competitività;
la crescita economica e sociale di un territorio risulta, infatti, strettamente legata alla possibilità di disporre di strutture e servizi di trasporto che permettono di supplire alle carenze di un'area e di movimentare, quindi incrementare, le proprie risorse -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in relazione alla situazione descritta in premessa, visto il ruolo realmente strategico dei collegamenti in questione per lo sviluppo economico dell'intera Calabria e che consentirebbe, in attesa di risposte concrete da parte del Governo circa la completa realizzazione delle opere infrastrutturali indispensabili per la crescita economica e sociale dell'intero territorio, di dare una boccata d'ossigeno al settore turistico regionale.
(4-07946)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Relativamente alla soppressione della rotta Londra Stansted-Lametia Terme operata dalla compagnia
Ryan air, di nazionalità irlandese, si rappresenta che non è consentito agli stati membri dell'unione europea di intervenire presso i vettori aerei per orientare le politiche tariffarie e di traffico.
Ciò alla luce dell'emanazione del regolamento n. 1008 del 24 settembre 2008 del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme comuni per le prestazioni di servizi aerei nella Comunità. Tale regolamento ha sancito la facoltà per gli operatori titolari di licenza di trasporto aereo sia di scegliere liberamente le rotte sulle quali operare sia di fissare le tariffe per il trasporto di passeggeri e di merci.
In base alle normative europee in vigore, quindi, le compagnie aeree sono libere di scegliere le tipologie, le modalità e le frequenze dei voli secondo le logiche commerciali a loro più congeniali senza possibilità di intervento da parte dei singoli stati.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale della previdenza sociale nell'anno 2007 ha bandito un concorso pubblico, per esami, per l'assegnazione di 50 posti nei ruoli del personale amministrativo dell'INPS, area funzionale B, posizione economica B1, le cui prove si sono concluse nell'aprile 2010;

a fronte della partecipazione di circa 25.000 candidati, solo 319 candidati sono risultati idonei;
a causa della grave carenza di organico nell'anno 2009 l'INPS ricorreva, attraverso contratti di lavoro di somministrazione e a tempo determinato, all'utilizzo di circa 750 interinali B1 per 3 mesi e, nell'anno 2010, all'utilizzo di circa 900 interinali B1 per 12 mesi, e il costo dell'intero contratto risulterebbe ammontare a 24 milioni di euro;
i vincitori del concorso espletato nell'anno 2007 lamentano la violazione dell'articolo 97 della Costituzione, che recita: «I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione. Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge»;
i 319 candidati risultati idonei, a differenza del notevole numero degli interinali che incidono notevolmente sul bilancio dell'ente, si sono riuniti in comitato e chiedono la precedenza assoluta rispetto agli interinali nel rivestire la posizione richiesta nel bando nonché la deroga al blocco delle assunzioni ed esprimono la netta contrarietà all'utilizzo di tale strumento lavoro interinale chiedendo l'ampliamento dei posti messi a concorso;
l'impiego dei vincitori e degli idonei del concorso potrebbe garantire all'ente in questione un risparmio di spesa e una maggiore efficienza nel soddisfare le proprie esigenze; in quanto, sotto il profilo dei costi, dall'analisi della retribuzione tabellare del contratto collettivo risulterebbe che per un impiegato dell'INPS inquadrato nella fascia B1, è prevista una retribuzione pari a 18.218,00 euro l'anno, 21.254 euro se si aggiungono tredicesima e quattordicesima. Se si aggiunge il 40 per cento di questa cifra per le contribuzioni previdenziali e i buoni pasto, si moltiplica per i 319 idonei ed ancora per 12 mesi, la cifra che l'ente verrebbe a sostenere annualmente è pari all'incirca a 10.321.947 euro, quindi molto meno della metà dei 24 milioni di euro stanziati per i lavoratori con contratto a tempo determinato -:
se risulti che l'INPS presenti una grave carenza di organico per il ruolo di personale amministrativo dell'area B e, in caso affermativo, se non si ritenga opportuno intervenire, con i modi e i mezzi che si riterranno opportuni, al fine di agevolare l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso INPS in area B, posizione economica B1.
(4-07801)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, concernente il concorso pubblico bandito dall'Istituto nazionale previdenza sociale per 50 posti di impiegati amministrativi sulla base delle informazioni acquisite presso i competenti uffici del Ministero dell'economia e delle finanze e dell'Inps, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 marzo 2010, l'istituto ha ottenuto l'autorizzazione all'assunzione per 40 unità in area B - posizione B1. Con successiva determinazione n. 3 del 4 giugno 2010 (pubblicata sul sito
internet dell'istituto) è stata approvata la graduatoria finale del predetto concorso a 50 posti.
Al fine di individuare le effettive destinazioni lavorative, si è, successivamente, provveduto a richiedere, ai primi 40 candidati inseriti nella graduatoria, la preferenza delle sedi regionali.
Il termine per effettuare la predetta scelta è scaduto il 13 luglio 2010, pertanto, effettuate le assegnazioni di sede, secondo l'ordine di merito e le preferenze espresse, si procederà alla sottoscrizione dei contratti di lavoro presumibilmente entro il mese di settembre 2010.
Come confermato dal Ministero dell'economia e delle finanze, il ricorso a forme di lavoro flessibile non ha alcun riflesso su eventuali procedure concorsuali in itinere, dato che, dette tipologie di contratti, rispondono, per definizione, ad esigenze temporanee delle amministrazioni interessate e non

modificano, in alcun modo, gli assetti relativi all'organico, pertanto, non rendono strutturale la relativa spesa.
A ciò si aggiunga che, nell'attuale fase limitativa delle assunzioni, ulteriori reclutamenti di personale debbono trovare specifici mezzi di copertura finanziaria e che l'articolo 9, comma 28, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni dalla legge n. 122 del 2010, ha previsto che a decorrere dall'anno 2011, le pubbliche amministrazioni possono avvalersi di personale con rapporto di lavoro flessibile nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009.
Infine, si rappresenta che l'articolo 2, comma 8-
bis e seguenti, del decreto-legge n. 194 del 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 25 del 2010, nel prevedere una riduzione degli uffici dirigenziali non generali e delle dotazioni organiche dirigenziali e non, fissa un nuovo blocco delle assunzioni, a decorrere dal 30 giugno 2010, per le amministrazioni ed enti destinatari che non abbiano provveduto nei tempi alla riduzione prevista.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la tabacchicoltura rappresenta uno dei settori trainanti dell'economia nazionale e la crisi che attraversa, determinata dall'incremento di molti fattori, in particolare di quelli energetici, deve richiamare tutti ad un impegno politico istituzionale;
la crisi tabacchicola si ripercuote pesantemente, oltre che sulla già fragile economia con una forte contrazione della produzione di tabacco, sull'occupazione, mettendo a rischio molti posti di lavoro e destando preoccupazioni e disagio in quanti hanno investito coraggiosamente per realizzare un vero distretto agro-industriale -:
quali siano le iniziative che il Ministro intende assumere in concreto per garantire ai tabacchicoltori e a tutti gli occupati della filiera il diritto al «lavoro» ed alla conservazione di questo importante settore produttivo.
(4-07940)

Risposta. - La Commissione europea ha giudicato valida una proposta quadro nazionale di azione agroambientale, da inserire nei programmi di sviluppo rurale (Psr), a favore delle regioni tabacchicole.
Tale azione permette di compensare l'aumento dei costi e la diminuzione dei redditi degli agricoltori che decidono volontariamente di rispettare un insieme di impegni agroambientali connessi con la coltivazione del tabacco, aumentando le prestazioni ambientali dell'azienda agricola.
Il nodo da sciogliere è quello dell'importo del pagamento agroambientale da corrispondere ai beneficiari, ritenuto eccessivo dalla Commissione.
Alla fine di aprile 2010 in seguito ad un mio intervento presso la Commissione europea, è stata manifestata una disponibilità a valutare ipotesi di pagamento più elevato negli anni iniziali, ove le regioni siano in grado di dimostrare, con dati oggettivi, maggiori oneri per i produttori nella fase di adesione alla nuova misura.
Lo schema di azione è stato trasmesso alle regioni interessate affinché, sulla base delle procedure previste dal regolamento (CE) n. 1698/05, provvedano a modificare opportunamente il relativo Psr, adattando la proposta quadro in base alle specificità regionali.
Sarà poi compito delle singole regioni negoziare l'approvazione dell'azione con la Commissione europea.
Inoltre, è da segnalare la presenza nei Psr della misura 144 - Aziende agricole in via di ristrutturazione in seguito alla riforma dell'organizzazione comune di mercato, che prevede l'utilizzo delle risorse anche da parte delle aziende produttrici di tabacco.
Questa misura consente di erogare, per azienda, un aiuto forfetario decrescente negli

anni 2011, 2012 e 2013, pari rispettivamente a 4.500 euro, 3.000 euro e 1.500 euro.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

POLI e DELFINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il comma 100, dell'articolo 1, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ha prorogato di un triennio i termini di validità delle graduatorie per le assunzioni di personale presso le amministrazioni pubbliche che erano state soggette a limitazioni delle assunzioni per gli anni 2005, 2006 e 2007;
l'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, recita che: "Il termine di cui all'articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è prorogato al 31 dicembre 2010 e si applica alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1° gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni.";
la lettera delta norma in esame, laddove evidenzia che si applica alle graduatorie approvate successivamente al 1° gennaio 1999, induce ad una interpretazione che esclude dalla proroga al 31 dicembre 2009, tutte le graduatorie approvate entro il 31 dicembre 1998;
la citata interpretazione, ad avviso dell'interrogante, renderebbe il dato normativo illogico, irragionevole ed ingiusto oltre che di dubbia costituzionalità -:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di prorogare il termine di cui in premessa, applicandolo anche alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1° gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni.
(4-07542)

Risposta. - In merito alla richiesta dell'interrogante si rappresenta che la disciplina concernente la vigenza delle graduatorie dei concorsi pubblici è recata dall'articolo 35, comma 5-ter del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
La norma citata, introdotta dalla legge finanziaria per il 2008 e successivamente modificata dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, prevede che «le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un termine di tre anni dalla data di pubblicazione». Si tratta di una regola generale motivata da fondamentali esigenze di certezza del diritto nonché dalla necessità di assicurare alle pubbliche amministrazioni la possibilità di rinnovare le procedure di reclutamento al fine di acquisire le migliori risorse umane.
Come rilevato dall'interrogante, sono state previste in più occasioni norme di proroga a tale precetto di portata generale; ciò in considerazione di esigenze eccezionali di reclutamento non altrimenti fronteggiabili, viste le stringenti limitazioni poste alle assunzioni dalle leggi finanziarie degli ultimi anni con riferimento al cosiddetto
«turn-over», nonché gli impegni assunti in sede europea al fine del contenimento della spesa per il personale pubblico.
Al riguardo, occorre, tuttavia sottolineare che, come confermato da consolidata giurisprudenza, le norme di «ultrattività» delle graduatorie non creano di per sé un obbligo dell'amministrazione di coprire i posti liberi e un corrispondente diritto degli idonei in graduatoria all'assunzione. Una diversa interpretazione delle norme sulla «ultrattività» delle graduatorie di concorso si esporrebbe alla denuncia d'illegittimità costituzionale per violazione del principio di buona ed efficiente amministrazione sancito dall'articolo 97 della Costituzione: il principio costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione, infatti, risponde a finalità ed esigenze che prescindono dall'interesse del singolo risultato idoneo, riguardando, piuttosto, l'interesse

generale alla corretta gestione della finanza pubblica. Le amministrazioni pubbliche devono, infatti, organizzarsi in funzione del servizio pubblico ad esse affidato, che deve essere svolto al minor costo compatibile col miglior risultato.
A ciò va aggiunto che le norme di proroga in esame trovano applicazione, in ogni caso, con riferimento a graduatorie di recente formazione, escludendo quelle approvate in data risalente; le norme richiamate dall'interrogante hanno, infatti, prorogato le «graduatorie relative ad assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999».
Tali limitazioni temporali sono volte a contemperare le necessità assunzionali delle pubbliche amministrazioni con l'esigenza - riconducibile ai superiori principi di imparzialità e buon andamento degli uffici pubblici - di acquisire personale reclutato mediante procedure svolte in tempi recenti, secondo criteri selettivi attuali, tali da garantire l'immissione nelle pubbliche amministrazioni delle migliori e più giovani risorse umane. L'esigenza da ultimo richiamata è, peraltro, confermata dalla previsione di cui all'articolo 3, comma 7, della legge 15 maggio 1997, n. 127, come modificato dall'articolo 2, della legge 16 giugno 1998, n. 191, secondo la quale, ove due o più candidati ottengono, a conclusione delle operazioni di valutazione dei titoli e delle prove di esame, pari punteggio, è preferito il candidato più giovane di età.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

QUARTIANI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta da una lettera indirizzata al Ministro degli affari esteri da parte del Commissario alla fiscalità della Commissione europea, Lazlo Kovacs, l'intenzione della stessa Commissione di mettere in mora l'Italia per gli incentivi sul decommissioning nucleare, sul Cip6 e sulla ricerca in materia energetica previsti nelle componenti tariffarie A2, A3, e A5 a carico degli utenti del servizio elettrico;
in particolare, le componenti A2 e A3 sarebbero ravvisate come discriminanti per i produttori esteri, in quanto componenti tariffarie applicate alla distribuzione dell'energia elettrica nazionale e proveniente da altri Stati membri, mentre i gettiti provenienti da questi sovrapprezzi sono impiegati a beneficio dei soli produttori nazionali;
la procedura di infrazione risale già al 1° aprile del 2004;
sul decommissioning nucleare l'infrazione suddetta sarebbe riferita al fatto che Enel e le società collegate prima operanti nel nucleare sarebbero le nuove beneficiarie e che Sogin sarebbe un'azienda che, benché controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, funge unicamente da veicolo di conduzione dell'attività che genera i costi che devono essere coperti dalla componente tariffaria e che dovrebbero essere altrimenti sostenuti dagli stessi produttori; nonché le mansioni dovute all'attività di smantellamento fanno parte dei costi fissi che le stesse società sarebbero tenute a pagare;
sul CIP6 l'infrazione risalirebbe alla ragione che solo gli impianti costruiti sul territorio italiano beneficiano del sostegno tramite la componente A3 della tariffa e che ciò agevolerebbe società quali Edison, Sarlux, Erg, Rosen, Rosignano Energia ed Enel;
sulla ricerca non sarebbe chiaro se i fondi siano accessibili a produttori di altri Stati membri;
solo per la parte riguardante CIP6, si tratta di conseguenze rilevanti per le casse dello Stato e/o dei produttori e degli utenti italiani, pari ad almeno 6 miliardi di euro -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per rispondere alle osservazioni mosse dalla Commissione europea, al fine di preservare il sistema elettrico italiano

da una grave crisi che deriverebbe dall'eventuale procedura di infrazione e messa in mora per gli incentivi sul decommissioning nucleare, sul CIP6 e sulla ricerca contenuti nelle componenti tariffarie di cui in premessa.
(4-06248)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione in mora al Governo italiano chiedendo spiegazioni in merito ad alcune componenti tariffarie - cosiddetti «oneri di sistema» - addebitati sulla bolletta elettrica.
Secondo la Commissione tali corrispettivi penalizzerebbero l'energia importata ostacolando la libera circolazione delle merci fra gli Stati membri dell'Unione europea, in quanto «incidono sul prezzo finale dell'energia elettrica nazionale e di quel importata che sono in concorrenza tra loro» e «i gettiti provenienti da questi sovrapprezzi sono impiegati a beneficio dei soli produttori nazionali».
Le componenti tariffarie, contestate nella misura in cui si applicano anche all'energia elettrica proveniente da altri Stati membri dell'Ue, sono l'A2, l'A3 e l'A5.
La componente A2 copre i costi relativi allo smantellamento delle centrali nucleari dismesse.
I fondi raccolti attraverso tale corrispettivo sono destinati a Sogin Spa società interamente detenuta dal ministero dell'economia, nonché - in quota parte - direttamente al bilancio dello Stato in ragione delle leggi finanziarie 2005 e 2006.
Infatti, il decreto «Bersani» ha imposto ad Enel la creazione di Sogin e il trasferimento ad essa di tutti i beni e rapporti giuridici relativi allo smaltimento delle centrali elettronucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del combustibile e alle attività connesse e conseguenti.
Nel caso dell'A2 la lettera di messa in mora sostiene che «i costi inerenti alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare e alle attività connesse non hanno nulla a che vedere con la chiusura prematura degli impianti nucleari e che i costi devono essere calcolati nel prezzo del chilowattore e devono essere sopportati dai produttori di elettricità» e che «una quota delle risorse finanziarie avrebbe dovuto essere messa da parte dagli operatori nucleari durante il ciclo di vita produttivo degli impianti».
Gli oneri connessi alla sospensione ed all'interruzione dei lavori per la realizzazione delle centrali nucleari, nonché quelli relativi alla loro chiusura definitiva, sono stati determinati nel 1998 dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas con la delibera n. 58, pubblicata a valle del processo di consultazione avviato nello stesso anno.
In relazione agli oneri per lo smantellamento delle centrali, l'autorità sembra aver applicato il principio di riconoscere le quote residue di costo che non potevano più essere accantonate per effetto della chiusura anticipata delle centrali nucleari.
Infatti l'Enel aveva provveduto, «durante la vita produttiva delle centrali nucleari, ad effettuare gli accantonamenti necessari per la costituzione di due fondi: il fondo smantellamento impianti nucleari, destinato alla copertura delle spese da sostenere nelle fasi di disattivazione dell'impianto, scarico del combustibile irraggiato, messa in stato di conservazione, decontaminazione e smantellamento dell'impianto e bonifica del terreno; ed il fondo trattamento e smaltimento del combustibile nucleare, destinato a coprire le spese future per trasporto del combustibile irraggiato, trattamento chimico del combustibile irraggiato, trattamento dei residui, immagazzinamento temporaneo dei residui, smaltimento definitivo dei residui».
Al momento della costituzione di Sogin, l'Enel ha trasferito un fondo di circa 800 milioni di euro, disponibilità liquide per circa 370 milioni di euro e crediti verso la Cassa Conguaglio per circa 460 milioni di euro.
Pertanto diversamente da quanto sostenuto nella lettera di messa in mora le risorse necessarie alla copertura dei costi sono state, almeno in parte, raccolte durante il ciclo di vita degli impianti.
Gli oneri che gravano oggi sulle bollette elettriche attraverso la componente A2 sono

riconducibili a risorse che non è stato possibile raccogliere durante il periodo di esercizio delle centrali in virtù della loro chiusura anticipata.
La componente A2 può essere valutata come una compensazione dei maggiori costi (relativi agli accantonamenti residui per oneri di smantellamento delle centrali) che la produzione nazionale avrebbe dovuto sostenere effetto della chiusura anticipata delle centrali, in aggiunta al costo dei chilowattora prodotti successivamente a tale chiusura.
La componente A3 è destinata a raccogliere risorse per incentivare la produzione di energia elettrica degli impianti da fonti rinnovabili e assimilate.
Tale incentivazione è finalizzata a ristorare i produttori dei maggiori costi di investimento e di esercizio sostenuti in relazione all'utilizzo di impianti di produzione da fonti rinnovabili e assimilate rispetto a quelli che sarebbero stati sostenuti utilizzando impianti di produzione da fonti convenzionali.
Inoltre occorre sottolineare, come riportato nella lettera di messa in mora, che i produttori nazionali che possono beneficiare degli incentivi CIP 6 sono in numero limitato in quanto le relative domande di ammissione sono state accolte fino al 1996 a causa del limitato
budget disponibile. Rimborsare i produttori esteri, anche se producono energia verde come sembrerebbe essere accaduto in Austria, equivarrebbe a riaprire a posteriori i termini di un provvedimento chiuso 20 anni fa.
La componente A5 copre i costi per l'attività di ricerca e sviluppo finalizzata all'innovazione tecnologica di interesse generale del sistema elettrico.
L'articolo 10.1 punto
d) del decreto 26 gennaio 2000 dispone che i costi relativi alle attività di ricerca e sviluppo costituiscono un onere generale di sistema qualora tali attività «non si configurino come servizi prestati alle aziende e non siano in alcun modo sostitutive di attività direttamente svolte dai singoli soggetti operanti nel settore dell'energia elettrica nell'ambito della loro gestione caratteristica di impresa».
Il medesimo decreto all'articolo 10.2 distingue tra:
le attività di ricerca a totale beneficio degli utenti del sistema elettrico nazionale (rientrano in questa categoria i progetti di ricerca realizzati a seguito della stipula di accordi di programma tra il Ministero e soggetti pubblici o organismi a prevalente partecipazione pubblica);
le attività di ricerca a beneficio degli utenti del sistema elettrico nazionale e contestualmente di interesse specifico di soggetti operanti nel settore dell'energia elettrica nazionale o internazionale.

In relazione ai dubbi espressi dalla commissione sul fatto che soltanto i produttori nazionali possono trarre vantaggio dal gettito della componente A5 si evidenzia che:
nel primo caso i risultati delle ricerche non possono formare oggetto di alcun diritto di uso esclusivo o prioritario, né di alcun vincolo di riservatezza;
nel secondo caso si tratta di attività finanziate mediante apposite procedure concorsuali alle quali possono partecipare sia soggetti italiani che esteri. A tale proposito si evidenzia che nei bandi di gara uno dei requisiti di ammissibilità previsti è il possesso di una stabile organizzazione di ricerca sul territorio nazionale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo è impegnato in un notevole e condivisibile sforzo teso ad ammodernare la rete ferroviaria nazionale;
detto sforzo è sostenibile, oltre che tramite l'utilizzo di cospicui investimenti pubblici, anche mediante la compartecipazione degli enti gestori della rete attraverso

appositi accantonamenti sugli incassi derivanti dalla vendita dei biglietti e degli abbonamenti;
il mancato controllo della convalida dei biglietti da parte dei passeggeri sui convogli comporta - nel lungo periodo - una mancanza cronica di fondi disponibili che viene a gravare necessariamente sulle finanze pubbliche -:
quale sia l'effettivo importo delle multe annualmente erogate sull'intera rete ferroviaria nazionale con particolare riferimento ai dati generali, ai dati suddivisi per regione, ai dati relativi alle linee maggiormente significative;
se vi siano e quali siano dati o stime sull'evasione o sull'elusione della normativa tariffaria;
se vi siano e quali siano i dati sulle multe e sull'evasione riferite ad altri Paesi europei;
quale o quali siano i destinatari di tali importi raccolti e se - allo scopo di incrementare tali cifre - non si ravvisi l'opportunità di predisporre misure alternative in ordine ai controlli sui convogli.
(4-04083)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, sono state chieste informazioni a Ferrovie dello Stato spa che ha comunicato quanto segue.
Per contenere il fenomeno dell'evasione e dell'elusione del pagamento dei titoli di viaggio ferroviari Trenitalia ha avviato campagne antievasione in tutta Italia, fin dal gennaio 2007, ponendosi quali obiettivi primari sia quello di far osservare il principio fondamentale che per poter viaggiare è necessario essere in possesso di un regolare biglietto sia di recuperare ingenti mancati introiti.
In tale ambito sono state attuate attività di controllo oltre che a bordo treno anche a terra con l'intervento di squadre speciali addette ad operazioni di verifica a campione finalizzate ad accertare il possesso e la corretta obliterazione del titolo di viaggio.
Al riguardo, è opportuno sottolineare che dall'entrata in vigore del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 16 gennaio 2009, le sanzioni, comminate con apposito verbale ai trasgressori e non pagate, dopo 60 giorni diventano cartelle esattoriali per le quali Trenitalia può dar corso alla riscossione coattiva dei crediti.
La massiccia attività antievasione attuata ha consentito un'apprezzabile diminuzione del fenomeno dell'evasione/elusione che nel 2009 si è ridotto complessivamente intorno al 2,5 per cento con una lieve maggiore incidenza nei servizi regionali rispetto a quelli di media/lunga percorrenza; al riguardo si fa presente che il numero dei treni regionali è notevolmente maggiore di quello dei treni di media/lunga percorrenza così come è diversa la tipologia di servizio e di evasione/elusione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

REGUZZONI. - Al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
la regione Trentino-Alto Adige è ai vertici della classifica delle regioni italiane per presenze turistiche, stanti i dati 2006;
la regione Campania, la regioni Puglia, la regione Calabria ed in generale le regioni del centro-sud, nonostante la presenza di moltissimi chilometri di meravigliose coste, hanno una presenza turistica ciascuna di gran lunga inferiore al citato Trentino-Alto Adige;
le presenze turistiche nella città di Roma e nel Lazio in generale sono inferiori a quelle del Trentino-Alto Adige, e di poco superiori a quelle di Lombardia e Veneto, dato sorprendente vista la presenza della capitale -:
quali siano i motivi di arretratezza delle regioni del sud anche in campo turistico;

quale sia il motivo per il quale, nonostante la presenza della capitale e della Città del Vaticano, le presenze turistiche nel Lazio non costituiscano eccezione assoluta nel panorama italiano e mondiale;
quali siano i dati più aggiornati a disposizione e se questi confermino le valutazioni di cui sopra.
(4-04165)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
I dati che si riportano, di fonte Istat e relativi all'anno 2007, confermano solo parzialmente le valutazioni formulate dall'interrogante.
Per quanto concerne il Trentino Alto Adige si conferma, anche per l'anno 2007, che la stessa regione è al vertice della classifica delle regioni italiane per le presenze turistiche (2o posto), caratterizzandosi per le diverse destinazioni a doppia stagionalità.
Ed invero, le presenze nei mesi estivi nella regione stessa occupano quasi la metà del movimento turistico.
Per le regioni del sud e centro sud, occorre, preliminarmente, sottolineare la diversa
performance della regione Campania (7o posto) rispetto a quelle della Calabria (15o posto) e la Puglia (12o posto).
I motivi di arretratezza possono essere ricercati in via del tutto generale:
1) nella mancata valorizzazione delle politiche comunitarie in chiave turistica;
2) nel ritardo strutturale delle
information and comunication technologies e, più in particolare delle on line travel agencies;
3) nella mancata valorizzazione del comparto
business e suoi derivati;
4) nella limitata diffusione delle linee
low cost orientate anche al turista indipendente;
5) ed infine, nel mancato recupero delle destinazioni d'arte (cfr. Mercury XVI Rapporto sul turismo italiano, 2009).

Per quanto attiene la regione Lazio (5o posto) bisogna far presente che le presenze turistiche sono inferiori a quelle del Trentino Alto Adige e a quelle del Veneto (1o posto) ma non inferiori a quelle della Lombardia (6o posto).
Dette presenze non costituiscono, quindi, eccezione assoluta nel panorama italiano sia perché in termini numerici la dimensione della movimentazione balneare risulta maggiore (si veda, infatti, la regione dell'Emilia Romagna che occupa il 4o posto), sia perché Roma costituisce il valore aggiunto del sistema Italia congiuntamente a Firenze (la regione Toscana occupa il 3o posto) e Venezia.
Il potere monopolistico di queste tre città è molto forte, considerando ognuna di esse in modo autonomo, ma assume una valenza ancor maggiore nel loro insieme quale rete delle grandi città d'arte che rappresentano l'itinerario culturale più richiesto dai turisti stranieri ed in particolare, da quelli intercontinentali di lungo raggio (cfr. Ont, il turismo delle città d'arte, 2009).
Ed infine, per quanto concerne la regione Lombardia va evidenziata la triplice vocazione per il turismo montano e, con riferimento alla città di Milano, per un importante turismo
business e turismo culturale di rilievo.
I dati sopra riportati sono stati presi da fonte Istat (anno 2007), Mercury XVI Rapporto sul turismo italiano (anno 2009) e Ont, il turismo delle città d'arte (anno 2009).
Ad ogni buon fine, si allega una tabella esplicativa della classifica delle regioni in base alle presenze sul territorio.

RANK REGIONE PRESENZE TOTALI
VENETO 61.529.573
TRENTINO ALTO ADIGE 14.703.083
27.293.308
41.996.391
TOSCANA 41.695.840
EMILIA ROMAGNA 38.174.466
LAZIO 31.107.593
LOMBARDIA 28.648.519
CAMPANIA 19.774.742
SICILIA 14.602.145
LIGURIA 14.170.265
10° MARCHE 13.584.582
11° SARDEGNA 11.851.213
12° PUGLIA 11.481.603
13° PIEMONTE 10.317.171
14° FRIULI 8.734.021
15° CALABRIA 8.731.335
16° ABRUZZO 7.374.646
17° UMBRIA 6.252.102
18° VALLE D'AOSTA 3.106.584
19° BASILICATA 1.856.789
20° MOLISE 652.171

Il Ministro del turismo: Michela Vittoria Brambilla.

REGUZZONI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la semplificazione normativa. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha ben operato nel senso della semplificazione e della trasparenza;
i meccanismi di calcolo della pensione sono molto complessi e per un lavoratore che desidera sapere oggi di quale pensione godrà al momento del collocamento a riposo i calcoli - ammesso di conoscere ogni meccanismo e ogni formula - paiono troppo complessi -:
come possa un lavoratore conoscere la pensione che percepirà al momento del collocamento a riposo, a chi possa chiedere informazioni simili;
se non sia possibile - e come - evidenziare le modalità di calcolo.
(4-05387)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, concernente la possibilità per i lavoratori di conoscere l'importo della pensione al momento del collocamento a riposo, si rappresenta quanto segue.
Preliminarmente, si fa presente che il cittadino, collegandosi al sito
internet dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (all'indirizzo www.inps.it), può ottenere una svariata serie di informazioni e approfondimenti su varie tematiche previdenziali; con la medesima modalità, è inoltre, possibile reperire e compilare un cospicuo numero di moduli.
In tal modo si è voluto rendere più agevole l'accesso alle informazioni e alla modulistica di interesse con il fine ultimo di conseguire un risparmio in termini di tempo e di denaro.
L'Inps, inoltre, per tutelare la riservatezza e la sicurezza degli utenti, fornisce un numero di identificazione personale (Pin), indispensabile per accedere ai molti servizi telematici, composto da una prima parte rilasciata al momento della richiesta, e da una seconda parte che, per evidenti ragioni di riservatezza, è recapitata al domicilio dell'utente previa verifica telefonica da parte del
contact center dell'istituto.
Con specifico riferimento al calcolo della pensione, i possessori del Pin possono, attraverso le procedure telematiche, richiedere il proprio estratto contributivo, nonché ricercare, nelle sezioni dedicate, maggiori dettagli ed approfondimenti.
In merito poi alla modalità di calcolo, si osserva che le informazioni presenti nel sito Inps tengono necessariamente conto, considerata la complessità della normativa, delle disposizioni di carattere generale.
Qualora ci siano particolari situazioni o il lavoratore intenda conoscere in modo più specifico la propria situazione lo stesso può rivolgersi o alle direzioni periferiche dell'istituto dove sono state istituite «isole di consulenza» al servizio del cittadino o agli enti di patronato anch'essi presenti nell'ambito delle direzioni periferiche.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Pasquale Viespoli.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 10 giugno 2010, a Napoli, si svolgeranno le celebrazioni per la Festa della Marina, con l'intervento di numerose autorità civili e militari;
per l'occasione la Forza armata impegnerà un ingente numero di unità navali, di personale, di mezzi di supporto e logistici;
recentemente la stampa nazionale si è occupata della Marina militare con puntuali riferimenti alla mancata corresponsione al personale del compenso forfetario di impiego (C.F.I.) -:
quante unità navali e quanti militari saranno impegnati per le celebrazioni di cui in premessa, per quanto tempo e quale sia la previsione di spesa;
se il Ministro interrogato non ritenga più opportuno destinare le risorse economiche stanziate per detti festeggiamenti per il pagamento del C.F.I. spettante al personale della Marina militare.
(4-07041)

Risposta. - La ricorrenza del 10 giugno è la principale celebrazione annuale della Marina militare. L'evento, tradizionalmente onorato dalla presenza del Capo dello Stato, si sviluppa in un contesto che ne richiami la solennità e, per quanto possibile, ponga in risalto la marittimità che rappresenta l'elemento caratterizzante la Forza armata.
Quest'anno, così come l'anno prossimo, l'evento è stato inserito nelle commemorazioni, promosse a livello interministeriale dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, connesse con il 150o anniversario dell'Unità d'Italia e in concomitanza con i 150 anni dalla fondazione della Marina militare (già Regia Marina).
A valle di queste considerazioni è derivata la scelta di Napoli per le celebrazioni del 2010, in quanto teatro storico nel quale, nel 1860, prese concreto avvio l'unificazione delle Marine del Regno di Sardegna e del Regno delle due Sicilie.


Le motivazioni storiche rievocative, il legame che lega Napoli alla Marina e, soprattutto, la partecipazione del Presidente della Repubblica, sono stati gli elementi di riferimento per la manifestazione.
L'impegno della Marina, in linea con quanto avvenuto in occasione delle feste istituzionali delle altre Forze armate, è stato quello di programmare per il 10 giugno una cerimonia militare solenne sul lungomare Caracciolo, rotonda Diaz, nel cui ambito sono stati previsti interventi delle massime autorità, la consegna di onorificenze, una minima presenza aeronavale, in ossequio all'alto significato della celebrazione, e la resa degli onori da parte degli equipaggi al Capo dello Stato con il tradizionale saluto alla voce.
Le unità intervenute, che partecipavano ad un'esercitazione aeronavale nell'area, si sono mosse verso il golfo di Napoli per sottolineare idealmente, con la loro presenza, il ruolo e la funzione della Marina per la sicurezza e la difesa marittima del Paese e dei suoi interessi.
Hanno partecipato complessivamente 4 unità navali (Cavour, Duilio, Etna e Cigala Fulgosi) e una motovedetta delle capitanerie di porto.
Un sommergibile e la nave scuola Vespucci hanno sostato alla fonda nella baia di fronte alla rotonda Diaz per il tempo necessario alla cerimonia.
Tutte le unità alla fine della cerimonia, hanno ripreso le loro attività addestrative, al termine delle quali sono rientrate nei propri sorgitori, come previsto a prerogativa dei compiti primari d'istituto.
Va sottolineato che i periodi di attività in mare che, per l'occasione, sono stati strettamente limitati alla resa degli onori al Capo dello Stato, s'inquadrano in una programmazione delle attività che non ha determinato alcun incremento delle ore di moto complessive o incrementi di oneri finanziari associabili, rispetto a quanto già previsto nell'ambito delle pianificazioni globali dell'anno.
L'impiego del personale militare operante a terra (secondo composizione e tipologia prestabilita) ed inserito, nell'ambito della cerimonia sulla rotonda Diaz, a costituire il cosiddetto «schieramento d'onore» per la resa degli onori e la rassegna del Capo dello Stato, è un atto dovuto di carattere istituzionale.
Non va sottaciuto che, sia per la particolare interrelazione fra la Marina e le istituzioni locali (comune, provincia, regione, autorità marittima), sia per la rilevanza dell'evento - destinato a suscitare particolare interesse da parte della popolazione anche per la presenza stessa del Capo dello Stato - la maggior parte degli oneri associati alla realizzazione e a corredo della cerimonia saranno ristorati mediante apposite collaborazioni/sponsorizzazioni.
Quanto, infine, alla richiamata problematica della remunerazione dei compensi forfettari d'impiego (C.f.i) relativi all'attività 2009, si rappresenta che alla data odierna risulta sanata ogni pendenza.
In particolare, il C.f.i maturato dal personale per le attività espletate nell'anno 2009 è stato interamente erogato agli aventi diritto che ne hanno fatto richiesta, in quanto è stato possibile recuperare le residue risorse finanziarie, grazie soprattutto ad una rimodulazione dello stanziamento in ambito interforze.
Anche per il futuro resta comunque impregiudicato il principio che, qualora particolari esigenze di carattere operativo rendessero necessario superare il normale orario lavorativo, nell'impossibilità di remunerare completamente tale impegno straordinario con i fondi stanziati per il C.f.i - sempre che ne ricorrano i presupposti - o con quelli per lo «straordinario», sarà comunque sempre assicurato il diritto al recupero compensativo.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il giorno 2 giugno 2010 si sono svolte le celebrazione della ricorrenza della festa della Repubblica, oltre alla sfilata dei

reparti delle Forze armate, di quelli della polizia di Stato, dei corpi armati e civili dello Stato;
per l'occasione sono stati impiegati un ingente numero di mezzi e di attrezzature di supporto e logistiche, oltre a un rilevante numero di appartenenti alle Forze armate e ai corpi armati e civili dello Stato -:
quanti uomini e mezzi siano stati effettivamente impiegati nelle attività per le celebrazioni in premessa, per quanto tempo e quale sia la spesa complessivamente sostenuta.
(4-07474)

Risposta. - Le Forze armate, attraverso la tradizionale parata del 2 giugno - che nel 2010 ha avuto come tema «la Repubblica e le sue Forze armate» - hanno reso omaggio all'Italia e alle sue istituzioni repubblicane ma, allo stesso tempo, hanno ricevuto la gratitudine e la vicinanza dei cittadini e dei rappresentanti istituzionali del Paese per l'impegno, la dedizione, il senso del dovere che animano il loro servire la Patria.
La parata permette tradizionalmente di ricordare, tra l'altro, tutto il personale militare al servizio della Nazione che opera quotidianamente a tutela della sovranità e della sicurezza nazionale, e contribuisce ad accrescere il ruolo e l'immagine dell'Italia nel mondo, partecipando attivamente, attraverso le operazioni di sostegno della pace, a quell'azione multidisciplinare e multinazionale che costituisce valida risposta alle sempre crescenti esigenze di stabilità internazionale, in una prospettiva di effettivo sviluppo e pacifica convivenza tra i popoli.
Ritengo, però, che la celebrazione del «2 giugno» vada oltre e sia oggi testimonianza di una coesione nazionale indispensabile per affrontare in tutti i modi le sfide del presente e del futuro, anche in un momento difficile qual'è l'attuale congiuntura economica internazionale.
Solo il sentirsi figli della stessa storia, dello stesso destino e della stessa Patria e solo il saper riconoscere i motivi fondanti della nostra unità - sentimenti e valori ai quali molto hanno concorso in ogni epoca le Forze armate con il loro sacrificio, la loro dedizione, il loro attaccamento e amore per la Patria - credo sia alla base della celebrazione e delle ragioni per cui occorre continuare a considerare questo evento un momento centrale.
Ciò premesso, mi preme rilevare che, in analogia a quanto è stato fatto nella precedente edizione, ho inteso, senza nulla togliere alla celebrazione, adottare misure atte a conferire all'evento toni di sobrietà e rigore in un'ottica di contenimento dei costi.
Gli oneri previsionali per la cerimonia sono ammontati a circa 3,5 milioni di euro, con una seppur limitata riduzione rispetto ai 3,6 milioni di euro sostenuti nel precedente E.F. 2009, ottenuta anche ricomprendendo nel contratto per l'allestimento delle tribune alcune altre specifiche tipologie di attività (segnaletica, materiali elettrici, noleggio sedili, eccetera) per circa 600.000 euro, sostanzialmente in linea con le spese sostenute nell'E.F. 2009, che, ricordo, erano state ridotte di 1 milione di euro rispetto al 2008.
Per quanto concerne il profilo organizzativo, la parata, così come negli anni passati, è stata articolata in sette settori tematici in rappresentanza dei reparti delle Forze armate, dei Corpi armati dello Stato a ordinamento sia civile sia militare e di organizzazioni civili.
In tale ambito, va messo in evidenza come sia stata ampia la partecipazione di personale appartenente a tutte quelle istituzioni e agenzie dello Stato che concorrono con analogo senso del dovere, dedizione e spirito di sacrificio alla sicurezza dei cittadini e ad affermare la sovranità dello Stato sul territorio.
Alla sfilata inoltre hanno preso parte i gonfaloni delle regioni d'Italia e delle province autonome, i labari delle associazioni combattentistiche e d'arma, nonché 18 delegazioni estere e 11 organizzazioni internazionali, a testimonianza della condivisione dell'impegno di tanti membri della Comunità internazionale per garantire condizioni di stabilità e sicurezza nel mondo.


Complessivamente hanno sfilato circa 5.600 militari, 442 civili e 260 mezzi.
Al termine della sfilata, sull'area antistante alla Scalea del Vittoriano, si è tenuta un'esibizione da parte di un complesso musicale composto da 75 elementi, 15 per ciascuna banda militare (Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di finanza) e diretto a rotazione dai rispettivi maestri direttori.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

VELTRONI, DAMIANO, MADIA e GATTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono migliaia i giovani che, vincitori di concorso pubblico attendono da tempo di essere assunti;
siamo di fronte infatti ad una nuova categoria di «disoccupati», vale a dire giovani, che pur avendo sostenuto una prova concorsuale ed avendola vinta, si trovano oggi senza poter accedere al posto per il quale hanno studiato e sostenuto sacrifici anche economici. Una volta superate le prove concorsuali, infatti, e pubblicata la graduatoria definitiva, l'immissione nel posto di lavoro che gli spetta viene continuamente rimandata, anche per anni, al punto di poter dire che si è creata una nuova categoria di disoccupati i cosiddetti «vincitori di concorsi pubblici non assunti»;
tale categoria riguarda tutti i comparti della pubblica amministrazione e secondo le notizie diffuse dal «Comitato vincitori non assunti della pubblica amministrazione», attraverso l'omonimo sito Internet, sarebbero circa 70.000 i cittadini vincitori ovvero idonei di concorsi pubblici che si trovano dopo mesi e a volte anni in attesa di assunzione;
nella situazione sopra descritta si trovano, in particolare 404 vincitori di concorso dell'Inail, che da 3 anni attendono il decreto di assunzione;
l'istituto, infatti, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2007, ha bandito due concorsi, il primo, a 735 posti, riservato al personale interno per i lavoratori che intendevano effettuare il passaggio a funzionario C1, ed il secondo, a 404 posti sempre per funzionario, riservato ai candidati esterni; a tale seconda determinazione l'Inail è pervenuto in seguito a sentenza del Tar, confermata al Consiglio di Stato nel maggio 2006, che accanto al bando riservato al personale interno, imponeva analogo bando di concorso per il personale esterno all'Istituto medesimo. Vi è da dire che a tale secondo concorso ha partecipato, in realtà, parte del personale a tempo determinato, che non aveva diritto a partecipare al bando riservato al personale interno. Tale personale, però, al momento, non può più usufruire di contratti a termine, in quanto l'Istituto, ad avviso degli interroganti inopinatamente, si rifiuta di rinnovare i contratti a coloro che risultano essere vincitori di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato;
le prove concorsuali si sono tenute a partire dal 21 giugno 2007 e già nel novembre dello stesso anno veniva autorizzata l'assunzione di 738 vincitori interni a cui seguivano altri 232 il 23 giugno 2008 ed ulteriori 31 il 17 novembre 2009; si tratta, dunque di un numero complessivo di 1001 assunzioni di interni, tramite scorrimento graduatoria, contro le 735 unità inizialmente previste dal bando di concorso;
la pubblicazione delle graduatorie per il concorso di 404 unità, veniva resa pubblica solo nel febbraio del 2010, dunque, con un margine temporale ben più ampio, rispetto al concorso degli interni, per il quale si è provveduto all'assunzione in numero molto superiore al previsto;
si apprende che di tali 404 vincitori di concorso l'amministrazione intenderebbe assumerne solo 25, poiché il blocco del turn over non permetterebbe all'istituto,

al pari di tanti altri vincitori di concorso in ministeri ed enti, di prevedere un'immissione maggiore di unità, nonostante che il direttore generale dell'Inail, abbia dichiarato in occasione del recente Forum PA 2010 a Roma che l'applicazione del decreto legislativo n. 150 del 2010 abbia portato alla luce diversi problemi in ordine alla carenza di personale. «Non mi sembra congruo - ha dichiarato il direttore generale - che un dirigente sia costretto a rispondere a standard operativi sempre più elevati sulla base di risorse a disposizione spesso sconosciute, a volte ridotte in corso d'opera. Negli ultimi anni l'Inail ha visto una drastica flessione dei propri dipendenti da 11 mila fino a poco più di 9 mila unità previste a fine 2011, a fronte di un vertiginoso aumento delle funzioni previste dalla legge - soprattutto sul fronte della riabilitazione e della prevenzione - che alle condizioni attuali, di certo non potranno essere assolte con pienezza»;
il blocco del turn over e l'impossibilità per le amministrazioni di procedere alle assunzioni dei vincitori di concorso è stato «sospeso a tempo indeterminato» ad opera dell'articolo 17, comma 7, del decreto-legge 10 luglio 2009, n. 78, convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, che ha introdotto un ulteriore blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni dopo che già l'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, aveva previsto il divieto di procedere ad assunzioni in mancanza di riduzioni degli assetti organizzativi; tale nuovo blocco è venuto meno con l'articolo 2, comma 8-septies, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25; quindi, le amministrazioni che hanno ottemperato alle previsioni di cui all'articolo del decreto-legge n. 112 del 2008, potranno procedere all'assunzione di personale; occorre evidenziare, però, che la legge n. 25 del 2010, all'articolo 2, prevede un nuovo intervento di riduzione degli assetti organizzativi, che deve essere effettuato entro il 30 giugno 2010. I ministri e gli enti, dunque, possono assumere, ma entro il 30 giugno 2010, oltre quella data scatta di nuovo il blocco a meno che non si attui una nuova razionalizzazione di spesa che prevede il taglio del 10 per cento del numero dei posti di dirigenti di prima e seconda fascia e la riduzione dei non dirigenti del 10 per cento della relativa spesa -:
se non ritenga di dover effettuare un monitoraggio al fine di stabilire il numero effettivo dei vincitori di concorso non assunti nelle varie amministrazioni dello Stato, fornendo alle Camere i relativi dati;
quali iniziative si intendano adottare affinché le Pubbliche Amministrazioni e gli enti pubblici rispettino le percentuali di assunzioni relativamente ai posti banditi riservati al personale interno ed esterno;
quali iniziative si intenda adottare al fine di garantire ai 404 candidati vincitori del concorso presso l'Inail il diritto all'assunzione, dato che rischiano di veder vanificati i propri sacrifici dopo un ritardo di 2 anni e mezzo rispetto alla pubblicazione della graduatoria dei vincitori interni;
se non si ritenga di dover stabilire delle forme di assunzione, anche a tempo determinato, in attesa dell'immissione in ruolo in tempi certi a tempo indeterminato, per i vincitori del citato concorso presso l'Inail di cui non si prevede l'assunzione immediata, e che tale possibilità venga estesa anche ai vincitori di concorso delle altre pubbliche amministrazioni.
(4-08417)

Risposta. - La questione prospettata dall'interrogante circa l'assunzione dei vincitori di concorsi pubblici e l'effettuazione di un monitoraggio in materia, necessita di essere correttamente inquadrata precisando, in via preliminare, che il diritto dei vincitori di concorsi ad essere assunti dalle pubbliche amministrazioni può essere garantito solo nell'ambito e nel rispetto del regime assunzionale previsto dalla normativa vigente.


Al riguardo, i vincoli posti dalle leggi finanziarie degli ultimi anni con riferimento al cosiddetto
turn-over nonché gli impegni assunti in sede europea al fine del contenimento della spesa per il personale pubblico, hanno determinato, come è noto, una consistente riduzione delle assunzioni presso le pubbliche amministrazioni.
Per il quadriennio 2010-2013, la legge finanziaria per il 2008 (articolo 3, comma 102 della legge n. 244 del 2007) ha, infatti, previsto che le amministrazioni possono procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, previo svolgimento delle procedure di mobilità, nel limite del 20 per cento della spesa relativa al personale cessato nell'anno precedente, precisando che, in ogni caso, il numero delle unità di personale da assumere non può eccedere, per ciascun anno, il 20 per cento delle unità cessate nell'anno precedente. Analoghe limitazioni sono state introdotte dalle successive leggi di natura finanziaria confermando l'obiettivo della riduzione dei costi delle amministrazioni pubbliche.
Occorre dunque tener conto di tali stringenti vincoli ogni qual volta si intende affrontare il problema della mancata assunzione di candidati risultati vincitori o idonei a concorsi pubblici.
In particolare, va considerato, non solo che le risorse finanziarie destinate al reclutamento di personale pubblico sono limitate ma anche che, per l'utilizzo di tali risorse, ciascuna amministrazione è chiamata a valutare autonomamente le proprie esigenze organizzative, scegliendo, ad esempio, quali graduatorie utilizzare e se procedere all'esaurimento delle stesse o, in alternativa, all'indizione di nuovi concorsi pubblici.
Le determinazioni relative all'avvio di procedure di reclutamento sono, infatti, di competenza di ciascuna amministrazione e devono essere assunte sulla base della programmazione triennale del fabbisogno di personale. Ne consegue che la corretta programmazione dei fabbisogni di personale è indispensabile ai fini di una efficace gestione delle politiche assunzionali in quanto idonea ad evitare che i concorsi pubblici vengano banditi senza tener conto delle reali necessità delle amministrazioni diversamente potrebbe ingenerarsi nei candidati selezionati una aspettativa ad essere assunti non tutelabile dall'ordinamento giuridico.
Ciò è quanto disposto dalla disciplina vigente in materia di ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche (decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) la quale, peraltro, non prevede, nell'ambito delle procedure di competenza del dipartimento della funzione pubblica, alcun controllo sulle scelte assunzionali, rimesse, sulla base delle autorizzazioni rese dal citato dipartimento, alla discrezionalità di ciascuna amministrazione.
Pertanto, ai sensi della normativa vigente, non è possibile quantificare, come richiesto dall'interrogante, il numero di procedure concorsuali avviate dalle pubbliche amministrazioni e non ancora concluse. Tuttavia, il dipartimento della funzione pubblica, nell'ambito del nuovo sistema integrato degli adempimenti a carico delle pubbliche amministrazioni, basato su tecnologie
open source e noto con il nome «PER LA PA», ha intenzione di valutare la possibilità di acquisire anche i dati relativi ai concorsi pubblici.
«PER LA PA» può rappresentare la sede appropriata per una rilevazione di questo tipo trattandosi di uno strumento essenziale per la
governance dei dati e del patrimonio informativo della PA (esempio: incarichi conferiti, consorzi e società partecipati, ruoli dirigenziali, eccetera), per l'avvio di una reale cooperazione applicativa con le amministrazioni, per la riduzione dei tempi di comunicazione degli adempimenti e, quindi, per il potenziamento della trasparenza.
In merito, infine, alle assunzioni presso l'INAIL, sollecitate dall'interrogante, valgono naturalmente le medesime considerazioni generali sopra esposte alle quali va aggiunto, da un lato, che eventuali deroghe ed eccezioni a favore di una singola amministrazione innescano rischiosi effetti emulativi tali da vanificare di fatto gli obiettivi che le vigenti normative impongono di perseguire e, dall'altro, che l'eventuale

assunzione a tempo determinato suggerita dall'interrogante non appare di facile praticabilità.
Anche per tale forma contrattuale sono infatti previsti vincoli stringenti: il decreto legge n. 78 del 2010 stabilisce all'articolo 9, comma 28, che le amministrazioni possono avvalersi di personale a tempo determinato o con convenzioni ovvero con contratti di collaborazione coordinata e continuativa nel limite del 50 per cento della spesa sostenuta per le stesse finalità nell'anno 2009.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con il nuovo orario ferroviario in vigore dallo scorso 13 dicembre Trenitalia ha stabilito che nessun treno di carattere internazionale fermi più alla stazione di Verbania - capoluogo di provincia - dove si limiteranno a sostare i soli treni per pendolari e regionali su Milano;
ciò ha provocato rabbia, sconcerto e proteste da parte dell'utenza tenendo conto che sulla stazione di Verbania Fondotoce gravita un bacino di utenza di oltre 100.000 persone e la città conta oltre un milione di presenze turistiche all'anno, secondo centro del Piemonte per visitatori;
viene penalizzata un'utenza utilizzatrice di biglietti a piena tariffa e quindi la soppressione della fermata appare davvero antieconomica per Trenitalia e società collegate;
ulteriori difficoltà per i viaggiatori è data dal fatto che quasi tutti i treni residui sono attestati alla stazione di Milano Porta Garibaldi e non Milano Centrale e quindi per proseguire verso altre località italiane occorre trasbordare di stazione con costi, disagi e perdite di tempo;
anche l'unica stazione della zona dove ancora fermano treni importanti è quella di Stresa (località peraltro che ha popolazione di meno di un sesto di Verbania) e che non è collegata - a differenza di Verbania - con la rete di bus interurbana -:
per quali motivi Trenitalia abbia operato tali scelte, tenuto conto che il tempo guadagnato sopprimendo la fermata di Verbania è calcolabile in 2 minuti compresa la fase di decelerazione e ripartita del treno e che molto spesso i convogli sostano per lunghi periodi tra Milano e Rho per l'intasamento delle linee;
non si ritenga di dover ripristinare le fermate esistenti - ed anzi potenziarle con ex treni Cisalpino - a decorrere dal prossimo orario ferroviario estivo.
(4-05825)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
A partire dall'orario del 13 dicembre 2009 la società Cisalpino che gestiva i collegamenti ferroviari internazionali tra l'Italia e la Svizzera, controllata pariteticamente da Trenitalia e dalle Ferrovie svizzere Sbb, ha cessato la propria attività in quanto il suo mantenimento non rispondeva più all'interesse dei partecipanti.
Tuttavia, la società Trenitalia e la Sbb hanno concordato di proseguire in cooperazione il servizio precedentemente gestito da Cisalpino, riorganizzando e dimensionando l'offerta sulla base delle reali esigenze del mercato, sia sull'asse del Gottardo sia su quello del Sempione, affinché fosse economicamente sostenibile e orientata prevalentemente al mercato internazionale.
La ristrutturazione dell'offerta ha comportato una riduzione dei servizi, soprattutto sull'asse del Sempione (via Domodossola) ma nel contempo ha consentito un miglioramento complessivo della qualità del servizio offerto, ottenuta anche attraverso la velocizzazione dei collegamenti, conseguente all'impiego di materiale rotabile di ultima generazione (Etr 610) e alla razionalizzazione delle fermate in territorio italiano, attuata tenendo conto dei volumi di traffico internazionale espressi da ciascuna.


Relativamente agli specifici rilievi posti dall'interrogante, si fa presente che in considerazione della mobilità turistica che interessa la stazione di Verbania nel periodo estivo, con il nuovo orario ferroviario entrato in vigore il 13 giugno 2010, è stata introdotta la fermata della coppia di treni internazionali EC 35/42.
Si fa presente, inoltre, che le esigenze di mobilità della clientela di Verbania restano assicurate durante l'intero arco dell'anno dal servizio regionale che prevede oltre 30 collegamenti giornalieri con la città di Milano, da dove è possibile raggiungere qualsiasi destinazione attraverso l'efficace sistema di connessione con i treni alta velocità.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito in un articolo del corriere.it, le Ferrovie dello Stato avrebbero comunicato che un improvviso guasto alla rete elettrica della società Acea di Roma ha provocato dalle 8.30 del 25 giugno 2010, per alcune ore, il temporaneo blocco ai sistemi informativi centrali gestiti dalla società Tele sistemi ferroviari (Tsf) esterna al gruppo Ferrovie dello Stato con l'impossibilità fino alle 12-12.30 di acquistare e prenotare i biglietti su tutta la rete di vendita di Trenitalia e di aggiornare in automatico i tabelloni informativi delle stazioni. Le informazioni ai viaggiatori sono state assicurate da Rete ferroviaria italiana con annunci effettuati dal personale. La situazione a fine mattinata è poi tornata alla normalità, con solo qualche coda nelle principali stazioni. Trenitalia ha sottolineato però che è stato fatto il massimo per diminuire i disagi dei viaggiatori, permettendo in alcuni casi anche di viaggiare senza biglietto;
una versione quella del blocco alla rete elettrica di Acea smentito però dalla società elettrica romana, secondo la quale «Il blocco tecnico che ha provocato l'impossibilità di acquistare e prenotare i biglietti su tutta la rete di vendita di Trenitalia non è dipeso in alcun modo dalla fornitura e dal servizio Acea». «Nessun guasto, né anomalia, si è verificato sulla parte di rete Acea che alimenta l'utenza delle Ferrovie dello Stato (cabina 8252 di via Scalo Prenestino) ha spiegato l'azienda in una nota. Alle prime ore del mattino Ferrovie dello Stato ha scambiato l'alimentazione dalla linea Esquilino con quella Tiburtino, mediante manovre effettuate solo ed esclusivamente sulla sua rete proprietaria. Così, come evidenziato dall'esame dei carichi assorbiti, non si è verificata alcuna interruzione nella fornitura Acea». L'Acea sottolinea poi che «alle 11.40 - sempre in base a quanto risulta dall'esame dei carichi assorbiti - la rete delle Ferrovie si è rialimentata sempre con manovre interne a schema normale, senza alcun intervento tecnico da parte delle squadre di Acea» -:
quali iniziative abbia adottato il Ministro per accertare da cosa sia dipeso il blocco riferito in premessa e a quali conclusioni sia giunto;
quali azioni siano state adottate per evitare che un simile blocco abbia a ripetersi.
(4-07768)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato fa conoscere che il temporaneo blocco dei sistemi informatici verificatosi nella mattinata del 25 giugno 2010, è stato causato da una perdita di alimentazione elettrica - dalle ore 8,10 alle ore 8,45 - all'interno del centro elaborazione dati (Ced), ubicato in Roma, di proprietà della società Almaviva-TSF Spa che gestisce, in base ad un contratto di servizio, i sistemi informatici di Ferrovie dello Stato.
Lo spegnimento di tutti i sistemi informatici ospitati e gestiti nel Ced ha comportato la non operatività di tutti i siti
web del gruppo Ferrovie dello Stato, la sospensione di tutti i servizi telematici e della

posta elettronica, l'inattività del sistema di prenotazioni - sia per quanto riguarda la parte web, che per quanto riguarda le biglietterie e le agenzie di viaggio - la non operatività del sistema di informazioni «Viaggiatreno» e il passaggio al sistema di aggiornamento manuale dei sistemi di informazioni al pubblico (Iap) nelle stazioni.
Nell'arco della stessa mattinata sono state ripristinate in parallelo le applicazioni critiche tra cui i sistemi di circolazione, i sistemi di vendita ed i servizi di base (
web, posta elettronica).
In un primo momento, sulla base di informazioni verbali provenienti da Almaviva Tsf, il malfunzionamento di cui sopra era stato erroneamente attribuito ad una interruzione nell'erogazione della corrente elettrica da parte di Acea; successivamente, un comunicato stampa di Almaviva Tsf ha chiarito che la rete Acea non era interessata e che il guasto era avvenuto nell'ambito del suddetto Ced.
È attualmente all'opera una commissione d'inchiesta della società Almaviva Tsf, che si è impegnata a fare piena luce su quanto accaduto, identificando eventuali responsabilità e mettendo in atto tutti gli accorgimenti tecnici al fine di impedire il ripetersi di eventi di questo genere.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.