XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 23 settembre 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il 5 maggio 2010 a seguito delle dimissioni dell'onorevole Claudio Scajola da Ministro dello sviluppo economico, il Presidente del Consiglio dei ministri onorevole Silvio Berlusconi ha assunto l'interim di quel dicastero;
in quei giorni le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri erano improntate a rassicurare la pubblica opinione e le forze politiche di opposizione riguardo alla breve durata dell'interim medesimo. L'ulteriore conflitto d'interessi apertosi con l'interim dell'onorevole Berlusconi allo sviluppo economico sconsigliava, infatti, come da più parti rilevato, una sua lunga permanenza alla direzione di un Ministero che, tra l'altro, sovrintende al settore nevralgico delle telecomunicazioni e dunque anche alla delicata materia delle televisioni. Un intreccio preoccupante, in quanto ancor più diretto, tra interessi aziendali e responsabilità istituzionali;
a distanza di oltre quattro mesi dal 5 maggio, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi non ha ancora provveduto a proporre il nome del nuovo Ministro;
nel fuoco della congiuntura drammatica per le imprese e i lavoratori, centinaia di tavoli di crisi aziendali sono senza guida ed indirizzo politico. Per quanto riguarda il Fas fondo che dovrebbe servire per lo sviluppo, non sarà più il Ministero a decidere come spenderli. Il disegno di legge annuale sulla concorrenza, strumento urgente per imprimere un'accelerazione e un conseguente miglioramento delle performance del sistema produttivo, è fermo da mesi. Si ha la sensazione, quindi, che l'esito di questa vicenda si avvii verso lo smantellamento di funzioni vitali del dicastero dello sviluppo economico;
del resto, i ripetuti annunci della nomina di un nuovo Ministro da parte del Presidente del Consiglio dei ministri testimoniano la necessità dell'individuazione di un Ministro pienamente responsabile del dicastero e avvalorano, al tempo stesso, i motivi di preoccupazione per la prolungata vacatio,


impegna il Governo


ed, in particolare, il Presidente del Consiglio dei ministri
ad assumere le iniziative di competenza, ferme restando le prerogative del Capo dello Stato, affinché cessi l'incarico ad interim di Ministro dello sviluppo economico e siano avviate immediatamente le procedure per la nomina di un nuovo Ministro.
(1-00438)
«Franceschini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIANI, BRESSA, FRONER, BRUGGER, GNECCHI e ZELLER. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il CIPE, con le delibere n. 89 del 2007 e n. 32 del 2008, aveva approvato il progetto preliminare delle opere di accesso al Brennero;

la Corte dei conti, con deliberazioni 3/2008/P del 13 febbraio 2008 e 19/2008/P del 13 novembre 2008, ricusava il visto e la conseguente registrazione alle due citate delibere CIPE;
il corto circuito burocratico innescato ha causato il blocco, a partire dal 2008, da parte di RFI, di ogni attività di progettazione e sviluppo del quadruplicamento ferroviario da Verona al Brennero;
di conseguenza si è di fronte al serio rischio che non si faccia in tempo ad avviare la progettazione definitiva delle tratte d'accesso entro novembre 2010, come stabilito dalla precedente programmazione di RFI;
a cascata, si profila l'eventualità che non venga realizzata e attivata la galleria ferroviaria di base del Brennero tra Fortezza e Innsbruck, come stabilito dal progetto definitivo approvato dal CIPE del 31 luglio 2009;
il potenziamento e miglioramento della linea ferroviaria di accesso sud del Brennero (quadruplicamento di 180 dei 236 chilometri della attuale linea a doppio binario elettrificata da Brennero-PC. Terme di Brennero a Verona P.N.-Bivio P.C. S. Massimo) è da attuarsi con la realizzazione di sei interventi già individuati;
il costo complessivo degli interventi è stimato in 7/8 miliardi di euro, di cui 4,2 miliardi di euro per le quattro tratte prioritarie individuate:
a) Fortezza-Ponte Gardena;
b) Circonvallazione di Bolzano;
c) Circonvallazione di Trento;
d) Ingresso a Verona da nord;
i ritardi accumulati rendano ad oggi difficoltoso il rispetto del piano di spesa 2008-2013 dichiarato nell'anno 2007 dell'Unione europea, in base al quale sono stati assentiti i finanziamenti comunitari finalizzati espressamente alla realizzazione delle tratte di accesso (58,8 miliardi di euro a carico dell'Unione europea, di cui 40 per la progettazione e 18 per la realizzazione nell'ambito del programma comunitario di finanziamento delle reti transeuropee di trasporto MIP 2007-2013 Mutual Annual Plannig);
per rispettare tali impegni assunti in sede europea, già a fine 2009, si sarebbero dovuti stanziare 11 milioni di euro, mentre nel 2010 si dovrebbero raggiungere i 71,6 milioni di euro di impegno, di cui 35,9 assicurati da finanziamenti della Unione europea, per rispettare la pianificazione di spesa dichiarata in sede comunitaria;
ulteriori ritardi nell'avvio delle attività progettuali mettono dunque a rischio, per i meccanismi di rendicontazione propri del finanziamento europeo, l'acquisizione dell'intero contributo richiesto e già assentito in sede comunitaria per la realizzazione delle opere di accesso al Brennero come rilevato recentemente dalla «Deliberazione n. 18/2010/G della Corte dei conti, Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato in adunanza congiunta dei Collegi I e II del 2 luglio 2010»;
al di là delle problematiche legate alla correttezza dell'iter procedurale finalizzato alla concretizzazione delle opere infrastrutturali di collegamento con il Brennero, appare evidente agli interroganti che la situazione di stallo a cui si sta assistendo - e le cui conseguenze sulla tempistica di adeguamento al sistema delle reti transeuropee di trasporto nuocerebbero alla competitività del nostro sistema economico e produttivo - sia imputabile all'inerzia dell'esecutivo come espressamente indicato dalla stessa Corte dei conti nella deliberazione citata in precedenza quando, nell'indicare «la insufficiente capacità progettuale di tipo economico-finanziario» tra le cause dei ritardi accumulati, nelle sue conclusioni e raccomandazioni, ne attribuisce la causa ai «meccanismi di finanziamento gestiti dal MEF (Ministero dell'economia e delle finanze), i quali capovolgono il principio della programmazione, rendendo costantemente provvisorie le risorse stanziate, ancorché inserite nei contratti di programma»;

è necessaria l'approvazione in tempi brevi di una nuova delibera del CIPE che autorizzi l'avvio delle progettazioni delle tratte di accesso utilizzando il finanziamento inserito nel contratto di programma RFI 2007-2011 in modo da poter rispettare i tempi stabiliti dal cronoprogramma;
a quanto risulta, da impegni assunti nella riunione del CIPE del 30 luglio 2010, dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri il 4 agosto si sarebbe dovuta tenere una nuova riunione per deliberare l'autorizzazione all'avvio della progettazione definitiva delle tratte di accesso, come richiesto dalla stessa Corte dei conti, in modo da salvaguardare i finanziamenti europei e rispettare i tempi previsti per l'opera, ma la riunione prevista non è mai stata convocata;
secondo quanto affermato dalla Corte dei conti il problema sarebbe pressoché esclusivamente di carattere economico, tenuto conto della chiara volontà politica, nazionale ed europea, che spinge per realizzare tale progetto, ma a cui ad avviso dell'interrogante non corrispondono conseguenti impegni finanziari del Governo -:
se sussiste il concreto rischio di definanziamento dei contributi europei, come affermato recentemente proprio da Pat Cox, coordinatore del corridoio Ten Berlino-Palermo, in un incontro con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per fare il punto sulla realizzazione della galleria di base e sulla progettazione delle tratte d'accesso;
come si intenda agire per il rispetto degli impegni assunti, sia rispetto all'Italia sia in ambito internazionale, per la realizzazione delle opere di accesso al Brennero.
(5-03462)

GIULIETTI, GHIZZONI, DE BIASI e ZAZZERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo a partire dal 1o aprile 2010 ha soppresso, senza alcun preavviso ed in modo ad avviso degli interroganti di dubbia legittimità, le tariffe postali agevolate, determinando pesanti difficoltà, per alcuni esiziali, a tutto il settore editoriale;
il Sottosegretario Gianni Letta l'8 aprile 2010 ha convocato a palazzo Chigi, alla presenza di alcuni Ministri e dirigenti del Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri le associazioni editoriali e Poste spa, invitandole a negoziare direttamente le possibili nuove tariffe postali, senza alcun onere per lo Stato;
le parti di cui sopra hanno raggiunto un accordo per le tariffe postali sia per l'immediato che per il futuro -:
quali siano le ragioni che hanno impedito al Governo di emanare il necessario decreto per adottare prontamente le nuove tariffe, riducendo i pesanti aggravi che stanno mettendo in grave difficoltà il settore;
quali siano le ragioni del ritardo, a giudizio degli interroganti incomprensibile, nell'adozione del decreto, più volte annunciato, relativo alle tariffe postali agevolate per l'editoria non profit, che rende difficoltosa la stessa sopravvivenza di strutture ed organizzazioni che svolgono compiti ed attività di grande rilievo sociale.
(5-03467)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il comando logistico Aeronautica Militare - direzione di commissariato, con foglio del 25 giugno 2010 (di cui si fa riferimento nel foglio SQA-021/1660 del 2 luglio 2010) informa che il personale dell'Aeronautica Militare impiegato per le

esigenze del G8 all'Aquila nel mese di luglio 2009 è ancora in attesa di percepire il pagamento delle ore di straordinario prestato per l'occasione, precisando che tale ritardo nel pagamento è dovuto al mancato accreditamento dei fondi relativi da parte del Dipartimento della protezione civile;
dalle cronache dei mesi scorsi è emersa, ad avviso degli interroganti una gestione quantomeno discutibile delle risorse impiegate dai vertici della Protezione civile a favore di imprenditori spregiudicati pronti a lucrare anche su eventi drammatici mentre meno attenta sembra nel voler riconoscere il giusto compenso per il lavoro svolto da quanti in prima persona si sono impegnati nell'ombra per consentire il successo di una manifestazione che ha dato l'occasione al Presidente del Consiglio dei ministri e a diversi Ministri di poterne rivendicare la paternità;
si tratta, nella fattispecie, di una penalizzazione che ricade sul personale di un comparto così delicato come quello difesa e sicurezza che dimostra inequivocabilmente, ancora una volta, ad avviso degli interroganti, la disattenzione di un Governo che è sempre pronto a chiedere ai cittadini in divisa sempre nuovi e maggiori sacrifici senza mai riconoscere loro concretamente ciò che la norma effettivamente prevede -:
se e quando la Protezione civile provvederà a sbloccare i fondi necessari a pagare le ore di straordinario prestate dal personale militare in occasione dell'evento citato in premessa;
quali siano i motivi che abbiano causato un simile ritardo, e quali le immediate iniziative che intenderanno avviare per sanzionare eventuali responsabilità amministrative e disciplinari.
(4-08733)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito da notizie stampa, a Bracciano è stata rimossa la collina ai piedi del celebre Belvedere del Riposo, sotto al castello Odescalchi di Bracciano, nonostante la zona sia tra quelle protette da vincoli paesaggistico, urbanistico e ambientale. Secondo quanto recita il progetto firmato dal vicesindaco Liberato Cavini e approvato dal Comune di Bracciano, la collina cederà il posto a un negozio di piastrelle e a vari garage;
nonostante diverse segnalazioni e denunce, sono emersi finora solo il silenzio e l'inerzia delle istituzioni preposte. Sarebbero persino arrivate intimidazioni da parte delle istituzioni locali;
sebbene l'area sia classificata B1 (risulta vietato costruire, inoltre gli scavi non devono superare 1.50 centimetri), sono state asportate con i TIR tonnellate di terra, provocando una ferita al paesaggio visibile da chilometri di distanza;
la Soprintendenza ai beni paesaggistici e architettonici del Lazio pur informata dei fatti, non è intervenuta né su questo né sui numerosi e mastodontici cantieri edili al limite della legalità, in zona di vincolo paesaggistico, che stanno distruggendo il lago di Bracciano, una delle zone turistiche più belle d'Italia;
in seguito, il sostituto procuratore della repubblica di Civitavecchia, Elena Neri, incaricata a tal punto delle indagini, avrebbe affidato il controllo agli stessi controllati, commissionando la perizia ai vigili e a un tecnico del comune stesso. Durante la sua assenza per ferie, è stata

scavata una voragine di circa 10 metri di profondità seguita dalle prime colate di cemento -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire il rispetto della normativa vigente a tutela del paesaggio.
(4-08720)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GATTI e FONTANELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Certosa di Calci, conosciuta come Certosa di Pisa, è uno dei complessi monumentali più importanti della Toscana;
come si apprende da notizie riportate dalla stampa locale (La Nazione, venerdì 6 agosto 2010) la splendida struttura versa, purtroppo, in gravi condizioni a causa della mancanza di adeguata manutenzione;
da contatti intrattenuti dall'interrogante con il sindaco del comune di Calci, Bruno Possenti, si è appreso che in data 9 agosto 2010 il primo cittadino ha inviato una lettera al Ministro interrogato per segnalare le precarie condizioni in cui versa lo storico complesso e per invitarlo a verificarne di persona l'inadeguato stato di conservazione. Nella missiva si evidenziava come, all'interno della Certosa, vi siano ampie zone delle coperture poste «in uno stato di degrado per mancanza di interventi manutentivi. Le infiltrazioni di acqua rischiano di compromettere, in maniera irreparabile, preziosi affreschi. Recenti piogge hanno aggravato la situazione. Quanto sopra accade per mancanza di adeguati finanziamenti»;
il 31 agosto 2010 l'interrogante, accompagnata dal sindaco e dalla direttrice del museo della soprintendenza di Pisa, Maria Teresa Lazzarini, ha visitato la Certosa constatando personalmente la problematicità della situazione. Purtroppo, alla facciata, oggetto di un notevole restauro effettuato nel corso degli ultimi anni, si contrappone il critico stato di parte del tetto, delle grondaie e degli infissi. Di conseguenza sia gli affreschi di alcune cappelle che quelli del refettorio, tutti di grande valore, stanno risentendo pericolosamente delle infiltrazioni di acqua e inoltre in alcune zone dei corridoi l'intonaco è già sollevato;
l'interrogante ha anche avuto modo di verificare con preoccupazione lo stato del chiostro principale, nel giardino del quale, negli anni '70, sono stati piantati pini e abeti, peraltro estranei al contesto ambientale, le cui radici hanno ormai divelto la pavimentazione dei vialetti e ora minacciano la stabilità delle colonne. È chiaro che in mancanza di solleciti interventi manutentivi si rischiano danni irreparabili;
non occorre essere esperti della materia per comprendere che lo stato di conservazione dello splendido complesso monumentale non è adeguato a una struttura di tale bellezza e importanza storico-architettonica -:
se sia al corrente della pericolosa situazione in cui versa il complesso monumentale della Certosa di Calci;
se non intenda visitare il complesso per verificare di persona lo stato di conservazione della struttura;
se non intenda adoperarsi al più presto per finanziare urgentemente i lavori di manutenzione, al fine di salvaguardare uno dei complessi monumentali più belli della Toscana, risalente, nel suo nucleo fondamentale, al 1366.
(5-03457)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 23 giugno 2000 è stato siglato fra il Ministero della difesa, il Ministero dell'economia e delle finanze, la regione Calabria, la provincia di Crotone e il comune di Cutro un accordo di programma per la realizzazione di un insediamento militare a livello di reggimento con area addestrativa viciniore, in una località appositamente individuata nel comune di Cutro;
a seguito di tale accordo, il suddetto comune, sostenendo una spesa iniziale per complessivi 4 milioni di euro, ha provveduto a compiere tutto ciò che era di propria competenza per l'avvio della realizzazione dell'opera, acquistando a ridosso del centro abitato, un area in località Mascino di oltre 20 ettari, che avrebbe dovuto ospitare circa 1.000 militari (800 soldati e 200 ufficiali);
un primo lotto funzionale relativo alla realizzazione dell'area destinata agli alloggi è stata appaltata per un importo di circa 14.000.000 di euro a favore dell'impresa Consorzio artigiani romagnoli di Rimini, i cui lavori, consegnati in data 5 febbraio 2003, sono stati ultimati e collaudati il 18 dicembre 2009;
le palazzine, che comprendono complessivamente 96 alloggi sia per il personale militare nubile e celibe che con famiglie, sono state integrate di aree verdi, parcheggi e parchi gioco per bambini e oggi sono costantemente vigilati dall'esercito per evitare occupazioni abusive;
per la realizzazione delle infrastrutture operative e logistiche della caserma militare, nel 2008 è stato redatto il progetto esecutivo per un importo di 50 milioni di euro, ma ad oggi i lavori non risultano essere stati appaltati;
con finanziamenti comunali e regionali sono stati indennizzati i proprietari terrieri per l'esproprio dei terreni per un importo pari a 1.600.000 euro;
in data 9 giugno 2009 il Ministero, attraverso il Sottosegretario Giuseppe Cossiga, rispondendo ad un interrogazione parlamentare (n. 5-02931) presentata dall'onorevole Di Stanislao (primo firmatario), ha messo a conoscenza che per effetto dei provvedimenti discendenti dal combinato disposto di cui al decreto legislativo n. 215 del 2001 ed alla legge n. 226 del 2004, che ha determinato la sospensione del servizio di leva obbligatorio, con conseguente adozione del servizio di leva su base esclusivamente volontaria, è venuta meno la motivazione posta alla base dell'originario progetto nascente dalla necessità di dare concreta attuazione all'articolo 1 della legge 23 dicembre 1996 n. 662, accantonando perciò la possibilità di dar seguito al completamento della struttura militare, e confermando quanto comunicato precedentemente dallo stesso Sottosegretario al comune di Cutro con nota del 6 maggio 2009;
in data 6 luglio 2009 il consiglio regionale ha votato all'unanimità un ordine del giorno a prima firma dell'onorevole Francesco Sulla con cui impegna la giunta regionale ed il suo presidente, in qualità di sottoscrittore dell'accordo di programma del 2000, ad intraprendere presso il Governo nazionale e nello specifico il Ministero della difesa, tutte le iniziative tese a scongiurare il pericolo di una ulteriore «incompiuta» sul territorio regionale che penalizzerebbe ulteriormente le prospettive di sviluppo della Calabria;
in data 16 luglio 2010, presso il comune di Cutro, si è tenuta una riunione per sollecitare la ripresa dei lavori di completamento dell'insediamento militare a livello di reggimento, alla quale hanno partecipato oltre al sindaco Salvatore Migale

e agli assessori comunali, il presidente della provincia di Crotone Stano Zurlo, il vice presidente della giunta regionale Antonella Stasi e il generale Giuseppe Coppola del Genio difesa in rappresentanza del Ministero della difesa, nel corso della quale è emersa la forte volontà da parte della regione Calabria e della provincia di Crotone di ritenere il completamento dell'investimento militare a Cutro strategico sia per motivi di sicurezza che per lo sviluppo economico che ne sarebbe scaturito per tutta la provincia crotonese;
l'accantonamento definitivo del progetto determinerebbe un enorme danno per l'intera comunità locale, dato che molti cittadini hanno effettuato investimenti per creare servizi che avrebbero dovuto sostenere il funzionamento della caserma, ed eviterebbe soprattutto in un periodo di grave crisi economica nazionale, un ulteriore spreco di risorse pubbliche. Per gli interventi finora realizzati sono stati spesi oltre 20 milioni di euro;
la presenza di una struttura militare in questo territorio si rende inoltre necessaria per la presenza radicata e diffusa in questi territori di pericolose organizzazioni criminali e per il fatto che a pochi chilometri di distanza nel comune di Isola di Capo Rizzuto è ubicato il centro di prima accoglienza per gli immigrati e ciò consentirebbe anche allo Stato di rafforzare la propria presenza in un territorio già martoriato da tante nuove e antiche problematiche, prima fra tutte quella dell'occupazione -:
se il Governo non ritenga necessario rivedere le proprie decisioni in merito all'ipotesi di accantonamento dei lavori di completamento della caserma militare, convocando immediatamente un tavolo tecnico con tutte le parti interessate per stabilire la data di ripresa dei lavori del II lotto;
se non ritenga, in attesa del completamento del progetto originario, di predisporre un piano per utilizzare da subito le infrastrutture sinora realizzate e collaudate al fine di evitare il rischio incombente di un loro progressivo degrado.
(5-03459)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 19 settembre 2010, sul sito web www.famigliacristiana.it è stato pubblicato un articolo a firma di Francesco Anfossi dal titolo «Alla scuola militare» nel quale si illustra sommariamente un accordo tra i Ministri interrogati per dare vita a un corso d'istruzione che prevede la divisione degli studenti in «pattuglie», lezioni di tiro con la pistola ad aria compressa e percorsi «ginnico-militari» -:
se i fatti esposti nell'articolo corrispondano al vero e in caso affermativo quali siano i termini dell'accordo stipulato, con chi, e quali le risorse stanziate;
se siano intenzionati a rivedere nel merito le finalità e le modalità di esecuzione dell'accordo di cui in premessa nel senso di provvedere ad istituire corsi informativi e seminari volti a favorire nello studente la consapevolezza e la conoscenza dei limiti che l'ordinamento militare e le gerarchie militari impongono ai cittadini in divisa in tema delle libertà e dei diritti della persona.
(4-08719)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 17 settembre 2010 da fonti di stampa è stato possibile apprendere, prima del ferimento di due militari italiani facenti parte della «task force 45», una unità speciale formata in seno al reggimento d'assalto Col Moschin impegnata in

un'operazione militare in Afghanistan, e poi della morte di uno di loro, il tenente Alessandro Romani;
lo stesso giorno un'agenzia di stampa riportava una breve descrizione dei fatti: «.... Il tenente Romani - celibe, con molte missioni in prima linea alle spalle - è stato ucciso nel distretto di Bakwa, nella parte orientale della provincia ad altissimo rischio di Farah, ad un anno esatto dalla strage di Kabul, in cui vennero uccisi altri sei parà della Folgore. Tutto era cominciato di prima mattina, quando un aereo senza pilota Predator dell'Aeronautica militare italiana aveva avvistato quattro persone intente a posizionare una bomba sotto l'asfalto, lungo la strada che collega Farah a Delaram. Sempre il Predator ha «seguito» gli attentatori e segnalato il luogo dove questi si erano rifugiati. A questo punto è scattata l'operazione affidata alla «task force 45», composta dagli uomini delle Forze speciali italiane. Il team di incursori del 9/o Col Moschin della Folgore è partito da Farah a bordo di un elicottero Ch 47, scortato da due elicotteri d'attacco Mangusta. Dopo poco è giunto sul posto ed è atterrato nei pressi della casa dove si erano nascosti gli insorti. Durante l'incursione, però, due dei commandos italiani sono stati centrati da un numero imprecisato di colpi di arma da fuoco. Li hanno soccorsi e portati via, all'ospedale militare da campo di Farah. Le loro condizioni, in un primo momento, non erano state definite gravi («feriti a una spalla»), anche se uno dei due era un «codice A». È stato sottoposto ad un intervento chirurgico durante il quale ci sarebbero state «complicazioni». La notizia della sua morte è arrivata inattesa a Camp Arena, il quartier generale italiano di Herat. L'altro ferito, un militare di truppa sempre del Col Moschin, non correrebbe invece pericolo. Sull'operazione non si conoscono altri particolari, così come ammantata dal riserbo è l'attività della task force 45, di cui si conosce pochissimo. Ignota pure la sorte dei talebani: quello che è certo è che i due elicotteri Mangusta hanno scaricato contro il loro rifugio l'enorme potenziale di fuoco di cui sono dotati. «Sono tornati scarichi», ha detto una fonte, e questo rende l'idea di che inferno possa essere stato. ...»;
le notizie riportate dall'agenzia stampa ANSA venivano successivamente confermate anche dagli altri organi di informazione con dovizia di particolari;
il Sottosegretario di Stato alla difesa Guido Crosetto ha dichiarato a CNRmedia che «Il Tenente Romani è morto in un'azione di polizia. La sua unità era impegnata, per usare una similitudine più consona alla nostra realtà, nella cattura di latitanti, ma c'erano più persone di quante si pensasse ed è successo quello che è successo. Ma non era un'azione di guerra»;
secondo gli interroganti il fatto avvenuto pone dei seri dubbi sulla legittimità dell'azione svolta dai militari italiani e ancor più rende palese l'esistenza di una situazione bellica fortemente compromessa che sicuramente è sfuggita al controllo del vertice militare e politico;
ad avviso degli interroganti le modalità dell'attacco sferrato dai militari italiani contro i Talebani, con un massiccio uso di uomini e armamenti come in una cruenta azione di guerra o di deliberata rappresaglia, contrastano apertamente con lo scopo della missione autorizzata dal Parlamento e smentiscono inequivocabilmente le affermazioni del Sottosegretario -:
se tra le regole che disciplinano l'agire dei militari italiani in Afghanistan ve ne siano alcune che prevedono di poter attaccare liberamente chiunque sia intenzionato a compiere un atto potenzialmente nocivo sul territorio dello Stato afgano, oppure alcune che consentano di effettuare attacchi preventivi o ritorsivi;
quando sia stata costituita l'unità speciale denominata «task force 45», di quante unità sia composta e quali siano i compiti operativi;

quali siano le modalità con cui si è svolta l'azione bellica in cui ha trovato la morte il tenente Alessandro Romani.
(4-08721)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BORGHESI e CAMBURSANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
lo stato delle finanze pubbliche del nostro Paese, con uno stock del debito in sensibile ascesa dal 105,7 per cento sul prodotto interno lordo nel 2008, al 115,8 per cento nel 2009, al 118,4 per cento nel 2010 ed al 119,5 per cento nel 2011, non permette di incrementare ulteriormente la spesa pubblica, mentre rende, viceversa, necessarie politiche di risparmio e di riqualificazione dei conti pubblici;
con lettera del 30 luglio 2010 al presidente della Commissione bilancio della Camera dei deputati, gli interroganti, a nome del Gruppo dell'Italia dei Valori, in merito al riparto delle risorse dei contributi di cui all'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, come incrementato e da ultimo, dall'articolo 2, comma 48, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, nonché in merito alla ripartizione delle risorse stanziate ai sensi dell'articolo 2, comma 1-bis, del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, relativamente alle quote per le quali competeva al Gruppo dell'IdV indicare le finalità, hanno espresso la volontà di destinare tali risorse per l'anno 2010 e per gli anni futuri, al fondo ammortamento titoli di Stato di cui alla legge n. 432 del 1993, e successive modificazioni;
a tale Fondo, infatti, possono affluire, tra le altre, le risorse finanziarie provenienti dalle dismissioni sia del patrimonio immobiliare sia di partecipazioni dello Stato, da entrate straordinarie dello Stato, nonché da eventuali assegnazioni da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
in data 30 luglio 2010 è stata approvata dalla V Commissione bilancio della Camera una risoluzione (n. 8-00087) in merito all'assegnazione di contributi di cui all'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, nella quale, tra l'altro, si legge che: «...il gruppo dell'Italia dei Valori ha proposto che una quota pari a euro 1.300.000 delle predette risorse sia destinata al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 2003, n. 398;
risulta necessario provvedere in tempi brevi a ripartire la restante quota parte delle predette risorse nella disponibilità della Camera (...)» -:
se il Ministro abbia già provveduto a predisporre gli atti conseguenti per destinare le risorse indicate dal Gruppo dell'Italia dei Valori al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.
(5-03466)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella scorsa settimana l'interrogante si è recato per due giorni nella zona di Tropea (provincia di Vibo Valentia) e con sorpresa ha potuto personalmente constatare che non gli è mai stato rilasciato uno scontrino fiscale, nonostante alcune consumazioni in esercizi pubblici e acquisiti;
l'interrogante, persona non nota nella zona, ha avuto una netta impressione che non sia d'uso il rilascio, neppure ai turisti, degli scontrini fiscali -:
se in quella zona la Guardia di finanza operi controlli adeguati, quali risultanze

risultino dall'attività di controllo e se il Ministro interrogato abbia sottolineato la necessità che l'intero territorio nazionale venga monitorato con la stessa intensità e precisione;
ove ciò non fosse, quali siano le motivazione per cui ciò non sia avvenuto.
(4-08729)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'Italia settentrionale è diffusa l'impressione che la Guardia di finanza operi controlli soprattutto nelle regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Sud;
l'interrogante ritiene che invece l'attività della Guardia di finanza sia stata puntuale e diffusa sull'intero territorio -:
quanti accertamenti le «Fiamme gialle» abbiano operato negli anni scorsi nelle diverse regioni italiane e se i controlli siano stati proporzionali agli abitanti delle singole regioni e/o al numero delle imprese operanti, con particolare riguardo all'emissione degli scontrini fiscali;
quale percentuale di evasione sia stata riscontrata a seconda dell'area territoriale controllata.
(4-08730)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
per effetto del decreto «Visco-Bersani» (decreto-legge n. 223 del 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 248 del 2006), sono state apportate rilevanti modifiche alla disciplina IVA applicabile alle operazioni di cessione e locazione di immobili;
per la cessione di fabbricati abitativi, l'articolo 10, comma 1, n. 8-bis), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 stabilisce, in particolare, un regime generale di esenzione da IVA, salvo l'unica eccezione relativa ai trasferimenti posti in essere dalle imprese «costruttrici» o «ristrutturatici» delle medesime abitazioni, entro 4 anni dall'ultimazione dei lavori, mentre, al di fuori di tale ipotesi, tutte le operazioni di cessione di immobili residenziali sono esenti da IVA;
per la locazione di abitazioni, l'articolo 10, comma 1, n. 8, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, prevede un generale regime di esenzione dall'IVA, tranne l'ipotesi di edilizia convenzionata;
la mutata disciplina fiscale delle cessioni e locazioni di immobili residenziali ha interessato anche le imprese di costruzioni, per le quali l'effettuazione di operazioni esenti da IVA comporta, da un lato, la necessità di procedere alla rettifica della detrazione inizialmente operata in sede di costruzione dei medesimi fabbricati (ai sensi dell'articolo 19-bis2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972) e, dall'altro, l'incidenza sul generale diritto alla detrazione (cosiddetto «pro-rata generale» - articolo 19, comma 5, e articolo 19-bis, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972);
ciò comporta un notevole incremento dei costi di produzione, penalizzando anche le imprese virtuose che, per le note avverse condizioni di mercato, non riescono a vendere interamente gli immobili costruiti entro 4 anni dall'ultimazione, ovvero che, nelle more della vendita, hanno l'opportunità di locarli temporaneamente a terzi;
una soluzione normativa è rintracciabile nella stessa direttiva comunitaria 2006/112/CE, che, nel dettare i princìpi generali dell'imposta sul valore aggiunto, in particolare all'articolo 137, riconosce agli Stati membri la facoltà di accordare il diritto di optare per l'imposizione IVA sia per la cessione che per l'affitto e la locazione di beni immobili, senza alcuna distinzione in ordine alla destinazione d'uso (abitativi e non);

in virtù di tale disposizione comunitaria, sarebbe quindi possibile introdurre nel nostro ordinamento una norma che permetta l'assoggettamento ad IVA su opzione anche per la cessione di fabbricati a destinazione residenziale, effettuata oltre il quadriennio dall'ultimazione dei lavori, e per la locazione dei medesimi fabbricati, così come già previsto per gli immobili strumentali;
altri Stati membri hanno adottato il citato meccanismo dell'IVA su opzione, tra i quali la Francia dove, nel marzo 2010, è stato introdotto un nuovo sistema impositivo per le operazioni immobiliari, che prevede non solo che la cessione di un'abitazione sia soggetta ad IVA, se effettuata entro 5 anni (e non 4 anni, come in Italia) dall'ultimazione dei lavori di costruzione, ma che l'impresa venditrice, anche dopo 5 anni dall'ultimazione dei lavori, abbia la possibilità di optare per il mantenimento dell'IVA -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica sopra riportata;
se non intenda adottare iniziative normative volte a riconoscere il diritto d'opzione per l'imposizione IVA sia per le cessioni di fabbricati abitativi effettuate, oltre i 4 anni dall'ultimazione dei lavori, dalle imprese «costruttrici» degli stessi o dalle imprese che vi hanno eseguito interventi incisivi di recupero edilizio, che per le locazioni di fabbricati abitativi effettuate dalle imprese che li hanno costruiti per la vendita.
(4-08734)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 27 marzo 2007 è stato siglato un accordo con le organizzazioni sindacali, di comparto sulla mobilità interna personale amministrativo dell'organizzazione giudiziaria;
sulla base delle disposizioni in esso contenute la domanda di trasferimento riguardava, oltre ai posti individuati vacanti e disponibili dal Ministero, anche quei posti che si sarebbero resi vacanti a seguito del trasferimento ad altra sede in conseguenza dell'interpello (cosiddetti posti di risulta);
ad oltre tre anni dall'inizio del procedimento, peraltro sospeso nel mese di agosto del 2008 e riavviato nel maggio 2009 anche a seguito dell'intervento dell'autorità giudiziaria che ha riconosciuto l'illegittimità della sospensione, l'azione amministrativa non è stata completata e non tutti i posti individuati vacanti e disponibili, rimasti tali a seguito della revoca della domanda di trasferimento, sono stati coperti né tantomeno i posti di risulta;
a tutt'oggi i destinatari della proposta di trasferimento e della conseguente immissione in possesso sono stati solo ed esclusivamente gli aspiranti meglio graduati nelle rispettive graduatorie, attribuendo al processo di mobilità le stesse caratteristiche di una procedura concorsuale;
con la circolare n. 4 del 18 aprile del 2008 in materia di mobilità, i citati posti vengono coperti, nell'ambito di una non meglio definita discrezionalità, attraverso le applicazioni temporanee di personale, in modo ad avviso dell'interrogante non conforme alle disposizioni contenute nel citato accordo e alle direttive fornite dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica;
nel mese di agosto 2010 il Capo Dipartimento della organizzazione giudiziaria, aderendo alle richieste avanzate da alcune organizzazioni sindacali ha convocato le medesime per un analisi congiunta delle criticità attinenti all'applicazione dell'accordo sulla mobilità del personale sottoscritto il 27 marzo 2007;

nell'occasione, tutte le organizzazioni sindacali partecipanti al tavolo delle trattative hanno richiesto il rispetto degli impegni assunti con l'accordo e, in maniera particolare, di procedere alla copertura di tutti i posti individuati vacanti e disponibili con il personale legittimamente collocato in graduatoria;
il Capo Dipartimento, nel rinviare ogni decisione nel mese di settembre 2010, ha anticipato il probabile avvio della mobilità intercompartimentale, per colmare i buchi di organico, e si è riservato di procedere alla pubblicazione, dopo il periodo feriale, di un interpello «parziale» verso quegli uffici che presentano particolari e gravi scoperture di organico, quali ad esempio gli uffici della regione Veneto -:
quali urgenti iniziative intenda attuare al fine di rispettare gli impegni assunti con l'Accordo del 27 marzo 2007;
se non ritenga necessario, prima ancora di procedere ai trasferimenti intercompartimentali e parziali, completare la mobilità già avviata procedendo alla copertura di tutti i posti ancora vacanti e disponibili e di «risulta» con il personale utilmente collocato in graduatoria che consentirebbe non solo di colmare i buchi e le scoperture di organico, ma, anche e soprattutto, di fornire taluni uffici delle risorse umane necessarie per fronteggiare il grave stato di criticità di cui si è diffusamente parlato in questi ultimi mesi.
(5-03461)

Interrogazione a risposta scritta:

LUSSANA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con decisione alquanto discutibile il tribunale dei minorenni di Trento ha deciso di sospendere la potestà genitoriale di una giovanissima madre non appena nel mese di luglio 2010 ha dato alla luce la sua bambina, in quanto giudicata troppo povera e assolutamente incapace di provvedere al sostentamento della piccola con uno stipendio di cinquecento euro mensili;
fino ad oggi, la madre non ha mai potuto né vedere né tenere in braccio la sua bambina, nonostante da subito abbia espresso la ferma volontà di costruire un significativo e valido rapporto con la piccola;
i giudici hanno già dichiarato adottabile la bambina di pochi mesi, provvedimento considerato da più parti grave e tale da recidere in modo irreparabile i rapporti tra madre e figlia, dato che la legge sancisce lo stato di adottabilità di un minore solo al termine di un lungo percorso organizzato dal tribunale al fine di recuperare ogni problematico rapporto tra i genitori e i figli;
nella vicenda in esame sembra che la decisione di pronunciare lo stato di adottabilità sia fondata sulle indicazioni del servizio sociale locale, che avrebbe imputato alla madre immaturità, povertà materiale ed emotiva e considerato l'evento della gravidanza come fragilità, mentre secondo l'avvocato, che assiste la giovane madre nella causa di appello contro la decisione del tribunale, sarebbe stata valutata superficialmente la consulenza svolta;
in ogni caso la decisione di proclamare lo stato di adottabilità di un minore, in questo caso di appena pochi mesi, deve comunque essere adottata in presenza di gravi motivi, come la comprovata e seria inadeguatezza del genitore di garantire un'idonea educazione ai figli;
si tratta di una vicenda drammatica che suscita allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente del posto e che contrasta con quanto sancito dalla Corte di cassazione e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, che dichiarano come prima di un simile distacco vadano indagate ed attivate tutte le possibilità di sussidi ed aiuti territoriali per poter rispettare il diritto del minore a crescere con i genitori naturali;

sembra riproporsi con forza la necessità di rivedere gli orientamenti della giustizia minorile e le relative prassi;
anche in questa vicenda si intuisce che i servizi sociali ormai siano sempre più incidenti nelle decisioni dei giudici minorili, avendo spesso stravolto, ad avviso dell'interrogante, il loro compito di limitarsi a registrare una determinata situazione senza ergersi a giudici né, tanto meno, suggerire ai magistrati l'adozione di provvedimenti giurisdizionali -:
se i Ministri siano a conoscenza della vicenda segnalata e quali eventuali iniziative, anche normative ritengano necessarie per evitare che possano verificarsi vicende come quella segnalata in premessa;
se non ritengano, alla luce degli elementi esposti, di predisporre un'eventuale ispezione ministeriale per verificare il funzionamento degli organi interessati, considerato che, ad avviso dell'interrogante, la vicenda è stata trattata secondo modalità di estrema approssimazione e noncuranza.
(4-08726)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI, VERINI e MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i presidenti delle provincie di Pesaro-Urbino, Perugia e Arezzo hanno organizzato una manifestazione per stigmatizzare i ritardi succedutisi negli anni per la realizzazione della Fano Grosseto E-78, per tre giorni e due notti sarà occupata la galleria della Guinza dal 24 settembre;
l'occupazione ha più carattere «istituzionale» e simbolico in quanto la strada non è aperta al traffico;
le regioni marche, Umbria e Toscana hanno infatti aderito all'iniziativa, oltre ai comuni interessati ed a numerose personalità istituzionali e politiche di ogni appartenenza politica, essendo la piattaforma proposta di carattere unitario e non «contro» qualcuno ma esclusivamente «per» il completamento;
il completamento della E 78, la cosiddetta «due mari», è inserita nella legge n. 21 dicembre 2001, n. 443 - legge obbiettivo - è strategica per il Paese, per il collegamento del centro Italia dal Tirreno all'Adriatico ed in particolar modo, per il collegamento delle due autostrade più importanti A1 e A14;
si sono conclusi nel mese di maggio 2010 i lavori della commissione tecnica, mista, istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la definizione del tracciato di collegamento alla E45 nel tratto umbro e toscano con ampia e generale soddisfazione;
tale evento è di assoluta importanza in quanto aveva fino ad ora bloccato il progresso dell'opera;
a questo punto occorre fissare tempi ed impegni per affrontare decisamente l'obiettivo del completamento della progettazione e del finanziamento della realizzazione;
a questo proposito si trovano presso la struttura tecnica del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la definitiva approvazione e finanziamento da parte del CIPE i progetti per il lotto 4o ed il lotto 10o che potrebbero essere finanziati nel 2010, nel mentre si completano le progettazioni per gli altri due lotti che potrebbero avere programmazione di finanziamento negli anni 2011, 2012, 2013, un lotto all'anno;
è in corso l'approntamento dell'allegato infrastrutture alla «decisione di finanza pubblica» nel quale l'opera dovrà assolutamente essere ricompresa;

i presidenti di regione e di provincia hanno da tempo richiesto di incontrare il Ministro per fare il punto sul progresso dei lavori -:
se intenda convocare con urgenza l'incontro con le regioni e le province interessate e gli altri «attori» che riterrà utili;
in quali termini intenda concordare, con le istituzioni richiamate, la programmazione dell'avanzamento, con la fissazione di tempi e modi per il completamento delle procedure e del finanziamento a stralci dell'opera per l'obiettivo prioritario di innesto alla E45.
(5-03460)

VIOLA, MARIANI e RUBINATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come è noto il territorio del nord Italia è attraversato dal corridoio 5 da Barcellona a Kiev;
sono in corso di realizzazione e in parte realizzati i sistemi di infrastrutturazione della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità;
la definizione del tracciato compete alle regioni interessate dall'attraversamento di tale opera;
nella tratta tra Venezia e Trieste solo la regione Friuli Venezia Giulia ha presentato il proprio progetto definitivo in parallelo con il sistema autostradale dell'A4, mentre nulla si sa del tratto che riguarda il Veneto e la provincia di Venezia in modo particolare;
la regione Veneto con una delibera del 2006 aveva deciso il non affiancamento del progetto dell'AC/AV al sistema autostradale esistente rappresentato dall'A4, peraltro in corso di ampliamento per la realizzazione della terza corsia;
la provincia di Venezia al contrario nel proprio piano territoriale provinciale ha individuato il sedime del tracciato affiancato all'A4;
notizie di stampa dicono di un contrasto tra RFI, che vorrebbe l'affiancamento con l'autostrada e la regione Veneto che, come sopra visto, ha previsto il non affiancamento;
il coordinatore per il progetto a livello comunitario il danese Jan Brinkhorst, ha segnalato che se non sarà definito il tracciato entro il 31 dicembre 2010 c'è la certezza di perdere i necessari e fondamentali contributi comunitari per la realizzazione dell'opera;
grande preoccupazione è stata manifestata dalle associazioni imprenditoriali del Nord est per tale eventualità, dopo che nei mesi scorsi importanti risorse sono state dirottate dal Governo nazionale dalla tratta vicentina dell'AC/AV a quella lombarda con inevitabili ritardi nella realizzazione dell'opera;
dalle due regioni si fa sapere che tale data sarà rispettata;
comunque i comuni eventualmente interessati dalle ipotesi di progetto (affiancamento all'autostrada o spostamento verso il litorale) al momento non sono stati minimamente coinvolti;
sono in corso carotaggi nei pressi dei comuni affiancati all'autostrada da parte di tecnici incaricati da RFI;
in un'interpellanza parlamentare del 14 aprile 2007, gli interroganti avevano sollevato la questione e la preoccupazione che il tracciato spostato verso il litorale avrebbe comportato una grave compromissione ambientale di un territorio di particolare pregio quale è quello del Veneto orientale e delicato dal punto di vista geologico essendo terreno di bonifica -:
quali sia il progetto sul quale sta lavorando RFI e per il quale la regione Veneto ha stanziato un contributo di 3 milioni di euro, quali siano i motivi delle attività di carotaggio da parte di RFI in corso in molti comuni del territorio (Ron- cade

e Portogruaro ad esempio) e quale sia lo stato delle procedure amministrative in atto che, ad avviso degli interroganti, devono coinvolgere tutti gli enti interessati, inclusi i comuni.
(5-03465)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia sostiene da tempo, per giustificare i ritardi dei treni pendolari sulla linea Milano-Domodossola, che la linea è intasata soprattutto nell'area di Milano e che non è possibile di fatto migliorare il servizio o inserire nuove corse;
la società «Arenaways» che gestisce privatamente treni e servizi ferroviari inaugurerà il 27 settembre 2010 propri convogli sulla linea Milano-Torino, annunciando che è in fase di predisposizione anche un servizio sulla Domodossola-Milano -:
se Trenitalia, anche per questa potenziale concorrenza, non ritenga doveroso intervenire sugli orari di questa tratta, migliorando la qualità del servizio, soprattutto per quanto attiene il traffico pendolare su Milano.
(4-08731)

CALVISI, SCHIRRU, SORO, MARROCU e PES. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'autorità marittima di Cagliari ha avviato in data 19 maggio 2010 una procedura di delimitazione definitiva delle aree demaniali di pertinenza del Porto Canale di Cagliari;
analoga procedura fu avviata e conclusa altre quattro volte nel corso degli anni che seguirono la fine dei lavori di costruzione e l'entrata in esercizio del porto;
in questa ultima proposta di delimitazione si modifica la precedente in modo tale da sconvolgere l'assetto consolidato delle aree ricomprese nel consorzio CACIP di Cagliari, in particolare si riconduce alla pertinenza demaniale del porto luoghi dove insistono da tempo iniziative di aziende private che hanno regolarmente acquisito le aree dal consorzio con atti di acquisto regolarmente registrati e consolidati da molto tempo;
tutto ciò appare in netta contraddizione con gli orientamenti presenti nel decreto legislativo recentemente varato dal Governo in materia di trasferimento agli enti territoriali dei beni demaniali, il cosiddetto federalismo demaniale;
le aree non hanno alcuna correlazione alla specifica attività del porto e all'esercizio delle attività portuali, pertanto la revisione avrebbe esclusivo interesse di carattere patrimoniale;
i comuni di Assemini, Sarroch, Capoterra, Elmas, Uta, Cagliari e la provincia di Cagliari patrimonialmente titolari delle aree oggetto della proposta delimitazione hanno espresso netta contrarietà e si apprestano ad aprire un conflitto in sede di giurisdizione -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle specifiche attività poste in essere dall'autorità marittima e dall'Agenzia del demanio territorialmente competenti;
se non ritengano opportuno assumere ogni utile iniziativa volta ad evitare un conflitto fra soggetti pubblici per la contesa di aree ormai da tempo destinate ad altre attività di interesse pubblico e privato, qualora la delimitazione in corso mantenesse gli obiettivi proposti dall'autorità statale che ha avviato la procedura.
(4-08735)

LANZARIN, BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
notizie provenienti dal territorio regionale Veneto, dai mass media e dai rappresentanti delle associazioni no profit informano che Trenitalia direzione passeggeri regionale Veneto ha aumentato in maniera spropositata i prezzi per l'effettuazione dei treni storici;
in passato per assicurarsi l'effettuazione di un treno storico a vapore per un giorno c'era un costo di circa 9.000 euro;
i treni storici si effettuano nelle regioni, ed il Veneto è una di queste, ove esiste il parco rotabile storico, dove esiste una domanda, nonché le associazioni no profit che convenzionate con Trenitalia, garantiscono tramite il loro crescente drappello di lavoratori appassionati la manutenzione e il mantenimento in esercizio di tutto il materiale storico assegnato;
con il mantenimento in vita di queste vecchie vaporiere e delle carrozze d'epoca, si dava vita, negli anni passati, nella regione Veneto a circa 10 treni storici all'anno, che vedevano la partecipazione di turisti e appassionati; ora dai 10 treni/anno si è passati a 0 e/o 1 treno all'anno e solo quando esiste la partecipazione di enti e amministrazioni, visti i prezzi proposti da Trenitalia direzione regionale Veneto;
l'offerta commerciale storica è un attrazione in diffuso aumento, che promuove il territorio e che vede come clienti, associazioni del territorio, agenzie di viaggio, case di produzione cinematografiche e televisive;
il Ministro per i beni e le attività culturali intervenuto all'inaugurazione delle rinnovate Terme di Boario ha invitato a riscoprire i luoghi della provincia di questa bellissima Italia, magari a bordo di un vecchio convoglio storico che percorre i tanti binari minori che attraversano il Bel Paese, dove la ferrovia Brescia Iseo Edolo, che passa da Boario, diventa un esempio di come il treno si inserisca superbamente nel paesaggio naturale, creando un binomio turismo-natura che è compatibile;
il Ministro per il turismo, nelle linee programmatiche del Governo in materia di turismo, ha sostenuto che l'analisi sull'andamento del nostro comparto turistico deve partire dal noto dato obiettivo, secondo cui l'Italia sta perdendo quote di mercato e rischia di perderne altre, se non si porrà mano a una strategia che, con un approccio finalmente sistemico, sia in grado di determinare un complessivo rilancio;
sulla domanda turistica pesa la crisi economica, che sul bilancio delle famiglie viene determinata dalla forte impennata dell'inflazione e dall'aumento quasi esponenziale dei prezzi il nostro Paese conta in gran parte sul turismo domestico, con una percentuale di circa il 60 per cento, contro il 30 per cento del turismo dall'estero. E il turismo domestico risente certamente della crisi economica, del generalizzato calo dei consumi, che già si è avvertito in questo primo semestre dell'anno;
il mantenimento in esercizio di tutto il materiale rotabile storico nella regione Veneto è da più di undici anni effettuato ad opera dei volontari no profit A.V.T.S., convenzionata con Trenitalia;
il viaggiatore/turista in occasione di un'offerta di un treno storico a vapore può accettare l'aumento del biglietto di circa il 100 per cento in confronto ad un tragitto con un treno ordinario, proprio in virtù del mezzo eccezionale che si utilizza;
con la politica di Trenitalia direzione passeggeri regionale Veneto si costatata la quasi totale eliminazione dell'offerta di treni storici. E tanti treni richiesti dopo l'analisi dei preventivi da parte dei committenti, clienti e associazioni, vengono disdetti;
in altre regioni, dove le direzioni Trenitalia, avendo anche direttori legati al territorio, sono più attente alla valorizzazione dell'offerta storica, si riesce a garantire un'offerta superiore: circa 50 treni/anno

in Toscana, circa 30 treni/anno in Lombardia con un costo medio di circa 8/9.000,00 euro;
per il festeggiamento dello «Sbarco dei Mille» a Marsala (Sicilia), è stata utilizzata la locomotiva a vapore 685 089 di Pistoia, la quale è stata inviata da Pistoia a Marsala (andata e ritorno), con un costo di 12.000,00 euro;
Trenitalia ha adottato un catalogo anche per l'effettuazione dei treni storici, con l'obiettivo di incentivare la commercializzazione e non per ostacolare la loro effettuazione. E come succede in altre regioni la direzione Trenitalia competente ha piena autonomia sulla preventivazione e sulla loro realizzazione. Si constata che nella direzione regionale Veneto, anche perché, ad avviso degli interroganti, non legata con il territorio, invece lo si utilizza per scoraggiare la richiesta di treni storici, soprattutto in occasioni legate alla valorizzazione e il ricordo delle tradizioni e della storia del territorio;
anche nella stipula del preventivo per questo evento, l'interpretazione del catalogo da parte di Trenitalia direzione regionale Veneto è stata ad avviso degli interroganti incerta, tanto da far valutare più conveniente, alla stessa direzione mobilità della regione Veneto, utilizzare un materiale lombardo, con l'abbattimento di circa 3.000 euro sul costo del treno. E quindi il treno è stato garantito con un treno/materiale che è arrivato, ha effettuato l'evento nei giorni 24 e 25 luglio ed è ritornato dalla Lombardia e più precisamente da Tirano ad un costo di 24.000,00 euro, anziché con un treno/materiale di assegnazione della direzione regionale Veneto con sede a Verona che sarebbe rimasto nel Veneto durante una manifestazione del Veneto, con personale del Veneto e con associazioni di volontari del Veneto che, secondo il preventivo della direzione regionale Veneto sarebbe costato circa 27.000,00 euro;
benché i veneti, proprio perché legati all'attaccamento territoriale, abbiano sempre trovato le risorse per garantire i treni, sembra opportuno che venga invertita la rotta;
viste le interpretazioni contrattuali dei direttori di Trenitalia regionali, che in questo caso nel Veneto ostacolano o promuovono l'offerta dei treni storici, secondo criteri che appaiono agli interroganti poco condivisibili, sarebbe consigliabile che Trenitalia considerasse la possibilità che i preventivi e l'offerta dei treni storici sia gestita da una sola struttura che valuti e uniformi la produzione e la commercializzazione, nonché, dove esistono, stimi le economie prodotte dalla associazioni convenzionate, in maniera che tutti i committenti a livello nazionale abbiano lo stesso trattamento -:
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere al fine di assicurare continuità, efficienza e regolarità e di garantire che Trenitalia mantenga l'offerta commerciale dei treni storici con tariffe accessibili e uniformi nel territorio nazionale.
(4-08737)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO, LIBÈ, POLI e TASSONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il «piano di riordino del settore aereo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco» presentato dal Ministro interrogato il 22 luglio 2010 e destinato a diventare operativo a breve, prevede la redistribuzione della flotta aerea in dotazione ai 12 reparti di volo dislocati in tutta Italia;
in particolare in Piemonte, nell'ottica della riduzione delle spese destinate a mezzi ed attrezzature, il reparto volo dei vigili del fuoco verrebbe privato dell'elicottero tipo Augusta Bell AB-412, rimanendo soltanto il tipo AB-206;

il reparto volo dei vigili del fuoco Piemonte verrebbe privato della linea AB 412, caratterizzata da bimotori quadripala progettato per portare i soccorritori nelle zone più impervie, in alta montagna o in caso di grandi e gravi calamità, restando operativa soltanto la linea AB-206, caratterizzata da velivoli «leggeri», monoturbina, da ricognizione, meno capiente e quindi di prestazioni ridotte specie in montagna;
tale impostazione ha destato vive preoccupazioni nelle istituzioni, nel comparto dei vigili del fuoco e tra le popolazioni interessate, in merito alle minori misure prestabilite in grado di assicurare interventi rapidi e puntuali per ogni emergenza, atti a garantire un'adeguata sicurezza e tutela dei cittadini stessi di fronte ad incidenti, calamità e disastri di ogni tipo;
tale assetto operativo risulterebbe così incompatibile con il territorio piemontese, che presenta una morfologia sostanzialmente impervia con ambienti antropizzati di difficile accesso agli ordinari mezzi di soccorso, nonché una frequenza, sempre più ricorrente, di fenomeni metereologici alluvionali che il regime torrentizio del territorio non consente di gestire con sufficiente anticipo;
in particolare, la zona della Val di Susa sta per essere interessata da un intervento infrastrutturale di rilevante complessità, quali i cantieri per l'alta velocità, che per la natura delle problematiche territoriali e sociali, è prevedibile che richieda la garanzia di un immediato supporto aereo di soccorso tecnico-urgente qualificato, attualmente disponibile solo attraverso la struttura del Comando nazionale dei vigili del fuoco;
l'assetto operativo proposto, con un solo elicottero da ricognizione, non sarà più in grado di rispondere a sopradette esigenze, in quanto la copertura aerea della linea AB 412 sarebbe garantita esclusivamente dalle basi aeree di Genova e Malpensa;
il reparto volo dei Vigili del fuoco Piemonte è il 2o in Italia per un numero di interventi, secondo solo a quello di Genova, che però viene utilizzato anche come supporto al 118; infatti, il reparto suddetto dal 1985 ad oggi ha svolto ben 10.666 missioni a servizio della popolazione piemontese, di cui 4895 di soccorso e 764 per incendi, soccorrendo 5.794 persone. Soltanto nel 2009 le missioni operative sono state 697, di cui 458 di soccorso e 54 per incendi, con 277 persone salvate;
l'attuazione del piano in questione comporterà inevitabilmente la perdita delle risorse e delle competenze fin qui sviluppate, la mancanza di fatto di un mezzo aereo risultato strategico per la rapidità di intervento nelle recenti emergenze alluvionali e nivologiche, nonché un evidente incremento del rischio per gli operatori, che cercheranno di mantenere un livello minimo di operatività avendo a disposizione solo la ormai obsoleta e meno efficiente linea AB-206 -:
se non ritenga opportuno in vista dell'attuazione del piano di riordino del settore aereo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, rivedere le misure che penalizzerebbero ingiustamente il reparto volo dei vigili del fuoco del Piemonte, 2o in Italia per un numero di interventi;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato, valutata la situazione di fatto, intenda attuare al fine di garantire al Corpo Volontario dei Vigili del Fuoco le risorse tecniche ed economiche per l'acquisto e la manutenzione dei propri mezzi operativi, grazie ai quali ogni giorno i cittadini piemontesi possono sentirsi più sicuri e tutelati di fronte ad incidenti, calamità e disastri di ogni tipo.
(3-01245)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
una recente sentenza della Corte di cassazione (n. 18702 del 13 agosto 2010)

ha stabilito che i compensi agli amministratori di società di capitali non siano deducibili, in quanto tale figura sarebbe equiparabile a quella dell'imprenditore individuale anziché a quella di un lavoratore dipendente;
pur non entrando in merito al contenuto dell'arresto giurisprudenziale (che, comunque, pare fondarsi su una norma di legge non più in vigore, attesa l'intervenuta abrogazione dell'articolo 62 del previgente T.U.I.R. - decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 da parte del decreto legislativo n. 344 del 2003) è palese che lo stesso potrebbe creare particolare confusione tra gli operatori del settore, nonché dare origine a disparità di trattamento rispetto a quanto sinora avvenuto in materia di deducibilità delle spese societarie -:
quali iniziative, anche di natura normativa, intenda assumere per scongiurare un'applicazione analogica, dell'istituto della non deducibilità a casi non espressamente previsti dal legislatore o, comunque, per evitare ulteriori costi a carico delle società.
(5-03463)

Interrogazioni a risposta scritta:

LATTERI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il dipartimento per gli affari interni e territoriali - Direzione centrale per le risorse umane - divisione V del Ministero dell'interno, con circolare n. 51 prot. Nr. M/4112/9 del 2 settembre 2002 trasmetteva ai soggetti istituzionali competenti copia del decreto n. 215 emesso in data 10 maggio 2002 dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti con il quale venivano fissati i criteri per l'assegnazione degli alloggi, i requisiti di ammissione, i limiti di reddito, i criteri per la determinazione dei canoni di locazione;
il decreto n. 215 del 2002 del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è un atto applicativo dell'articolo 18 della legge 12 luglio 1991, n. 203, che ha dato avvio ad un programma di edilizia residenziale da concedere in locazione o in godimento ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato quando è strettamente necessario alla lotta alla criminalità organizzata, con priorità per coloro che vengono trasferiti per esigenze di servizio;
uno degli enti attuatori del programma di cui all'articolo 18 della legge n. 203 del 1991, è il comune di Catania che con le convenzioni nn. 2323, 2324, 2325 del 4 giugno 1997 ha approvato tre programmi di edilizia sovvenzionata per complessivi 276 alloggi;
in data 2 luglio 2004 la direzione lavori pubblici e infrastrutture del comune di Catania trasmetteva con nota n. 3923 del 10 maggio 2002, alla prefettura di Catania lo schema di avviso relativo al bando di assegnazione degli alloggi di edilizia sovvenzionata;
al punto 7 dell'avviso di assegnazione sono riportate le cause della decadenza e revoca dell'assegnazione degli alloggi, queste sono 4: a) cessazione dell'incarico con il trasferimento in uffici di altra provincia; b) la cessazione dal servizio che ha costituito titolo per l'assegnazione; c) l'assegnazione ottenuta sulla base di dichiarazioni mendaci o falsità in atti; d) l'acquisto da parte dell'assegnatario di un alloggio adeguato alle esigenze del nucleo familiare nello stesso comune;
queste norme sono state riportate nei decreti prefettizi di assegnazione integrate da altri motivi di decadenza dall'assegnazione relativi alla conduzione e utilizzo dell'unità immobiliare;
la prefettura di Catania da tempo sta agendo contro gli assegnatari, servitori dello Stato, che sono andati in pensione a vario titolo per giusta causa, ad esempio raggiunti limiti di età e causa di servizio, facendo rientrare tali mutate situazioni dello stato di servizio degli appartenenti alle forze di polizia e agli impiegati civili delle medesime forze dell'ordine, nella

fattispecie delle cessazione dal servizio previsto dal punto 7, lettera B) dell'avviso di assegnazione;
le convenzioni stipulate tra comune di Catania e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, prevedevano come unica causa di decadenza automatica dall'assegnazione la cessazione dell'incarico di servizio determinato dalla medesima assegnazione;
la prefettura ha inviato lettere di richiesta di rilascio dell'alloggio e decreti di revoca di assegnazione a oltre 30 assegnatari molti dei quali posti in quiescenza;
le lettere pervenute agli assegnatari hanno generato tra gli stessi, sgomento, ansia e forte preoccupazione tenuto conto che si tratta di cittadini che hanno servito lo Stato;
una soluzione a tutela delle famiglie interessate, potrebbe venire dalla possibilità di acquisire gli alloggi in questione, garantendo loro la stabilità abitativa;
al fine di affrontare la questione potrebbe essere proposta una disposizione normativa che permettendo di acquistare gli alloggi, anche al fine di evitare speculazioni, preveda: a) la possibilità di riscatto per chi va in pensione o che viene posto in quiescenza per invalidità sia essa dipendente da causa di servizio e non; b) la facoltà di rivendere l'alloggio solo dopo almeno 5 anni dall'acquisto, mentre per coloro che non hanno raggiunto gli anni di servizio per il pensionamento, ma che hanno comunque maturato un'anzianità di servizio non inferiore a 20 anni, l'acquisto potrebbe essere vincolato alla vendita dell'alloggio alle stesse condizioni, ma gli anni dall'acquisto alla possibilità di rivendita dovrebbero essere proporzionalmente aumentati, sommando la differenza tra età di servizio ed età pensionabile più i 5 anni previsti dalla normativa vigente -:
se non ritengano di assumere iniziative normative che consentano l'acquisto da parte degli assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica destinati ai dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, evitando che persone che hanno servito lo Stato nel contrasto alla criminalità organizzata, con il collocamento in pensione, subiscano lo sfratto.
(4-08722)

ANGELA NAPOLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il commissariato di polizia di Stato di Castrovillari (Cosenza) ha una competenza su ben 39 comuni, alcuni dei quali insistono sul territorio della Sibaritide ad altissimo tasso criminale, dove si è resa necessaria e perdura una forte attività investigativa che ha già portato ad importanti operazioni giudiziarie;
purtroppo negli ultimi due anni si è attuato un depotenziamento del commissariato in questione, con il trasferimento di ben 10 uomini della polizia di Stato, senza la relativa sostituzione;
risulta bloccato persino l'iter amministrativo per il trasferimento della molto precaria sede del commissariato, in altro stabile, per il quale sarebbero già stati acquisiti tutti gli atti relativi all'idoneità alla sicurezza;
tutto il proficuo lavoro che quel Commissariato di polizia di Stato sta attuando lo si deve solo allo spirito di sacrificio che investe il dirigente ed i pochi uomini rimasti -:
quali urgenti iniziative intenda attuare per adeguare l'organico del commissariato di polizia di Stato di Castrovillari (Cosenza);
quali i motivi del blocco dell'iter amministrativo per il trasferimento in una sede idonea (già identificata) del commissariato di polizia di Stato di Castrovillari.
(4-08727)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

TRAPPOLINO, VERINI, SERENI, BOCCI e GOZI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 64 della legge del 6 agosto 2008 n.133 «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico e la stabilizzazione della finanza pubblica» stabilisce che «ai fini di una migliore qualificazione dei servizi scolastici e di piena valorizzazione del personale docente, a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010 sono adottati interventi e misure volti a incrementare gradualmente di un punto il rapporto alunni/docenti da realizzare entro l'a.s. 2011/2012»;
conseguentemente al provvedimento legislativo, nell'ambito della regione Umbria si è prodotto un lavoro di riordino il cui primo risultato ha determinato la chiusura o l'accorpamento di classi, la chiusura effettiva o programmata di interi istituti, l'espulsione dal mondo della scuola di circa 800 insegnanti e personale ATA;
nei decreti del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81 e n. 89, sulla riorganizzazione della rete scolastica e sull'assetto ordinamentale e organizzativo della scuola, la condizione di «Comune montano» dispone il legislatore all'esercizio di una particolare attenzione, tale da suggerire e consigliare nell'applicazione dei criteri che presiedono la determinazione del contingente di organico una opportuna flessibilità. Infatti, l'articolo 2 comma 5 del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, riferisce che nella determinazione del contingente di organico «si tiene conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, con particolare riguardo ai comuni montani e alla piccole isole, nonché alle aree che presentano elevati tassi di dispersione e di abbandono». In sostanza, si prevede la possibilità di formare classi con un numero ridotto di alunni che da 18 scende fino a 10 per la scuola primaria e secondaria di primo grado;
in Umbria su 92 comuni, 69 sono totalmente montani definiti tali dalla legge nazionale e certificati dall'UNCEM (Unione nazionale comunità comuni montani), collocando l'Umbria al primo posto fra le regioni a statuto ordinario per percentuale di comuni montani e al terzo per percentuale di comuni totalmente montani, superficie montana e popolazione montana (elaborazioni UNCEM su dati ISTAT 2008);
in relazione agli adempimenti preliminari all'avvio dell'anno scolastico 2010-2011 - come segnalato dall'ordine del giorno approvato dall'ANCI Umbria del 23 luglio 2010 - sono state rivolte alla direzione generale dell'ufficio scolastico regionale dell'Umbria, autorità alla quale competono tutte le operazioni relative agli organici delle scuole della regione, diverse sollecitazioni sia da parte dei comuni che da parte dell'ANCI, per la salvaguardia della formazione di classi autonome nella scuola primaria e secondaria di primo grado;
nonostante tali sollecitazioni, la direzione generale dell'ufficio scolastico regionale ha ritenuto di procedere alla determinazione degli organici senza tener conto delle condizioni di disagio legate a specifiche situazioni locali, con particolare riguardo ai comuni montani, quindi non cogliendo appieno la possibilità indicata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009 come indicato dal documento dell'ANCI Umbria «Per la difesa della scuola pubblica salvaguardiamo le scuole di montagna» posto all'indirizzo del Ministro della pubblica istruzione e dei parlamentari umbri, in conseguenza del forte taglio all'organico avvenuto dal Ministero, il metodo per la formazione delle classi utilizzato dall'ufficio scolastico regionale dell'Umbria è stato uniforme su tutta la regione, concedendo deroghe con

classi di dimensioni ridotte solo laddove non erano possibili altre soluzioni perché, ad esempio, ciò avrebbe comportato pluriclassi fuori dai limiti consentiti, quindi, a fortiori, soprassedendo nuovamente alle indicazione del citato decreto del Presidente della Repubblica;
le scuole di montagna rappresentano, in una regione dalle peculiari caratteristiche orografiche, geo-morfologiche e socio-culturali quale l'Umbria, un presidio indispensabile al fine di garantire la permanenza della popolazione in loco. In seguito all'applicazione del decreto-legge n. 112 del 2008 e dei regolamenti attuativi, in tutta la regione si sono già registrate situazioni di sofferenza con soppressione di plessi, carenza di collaboratori scolastici e crescita delle pluriclassi;
la diminuzione della offerta scolastica e l'aumento delle pluriclassi, con il conseguente abbassamento della qualità dell'insegnamento, costituisce una ulteriore forte penalizzazione proprio delle aree più marginali della montagna umbra dove il numero di iscritti è diminuito significativamente negli anni a causa del progressivo isolamento e spopolamento;
le conseguenze più gravi derivanti dalla riduzione del numero delle classi e dall'aumento significativo delle pluriclassi si verificano nei piccoli plessi scolastici delle aree montane dell'Umbria, ancor di più in quelle colpite dal sisma del 1997 che presentano un decremento demografico in quegli anni riflesso per l'a.s. 2009/2010 e 2010/2011 nelle classi della scuola primaria e secondaria di primo grado;
la Costituzione della repubblica italiana sancisce il principio di uguaglianza tra i cittadini, impegnandosi a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per garantire la piena godibilità dei diritti e il libero svolgere della personalità;
l'articolo 34 sancisce inoltre il diritto allo studio per tutti i cittadini e quindi come diritto fondamentale della persona e deve essere garantito indipendentemente dal territorio in cui si nasce e si vive;
i cittadini che risiedono nei comuni montani risultano svantaggiati dal punto di vista dei trasporti e dei servizi ed è per questo che sono tutelati maggiormente nell'articolo 44 della Costituzione: «la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane»;
34 comuni montani dell'Umbria, l'Assessore regionale all'istruzione e diritto allo studio, l'assessore alla pubblica istruzione della provincia di terni e l'assessore politiche dell'istruzione della provincia di Perugia, il coordinatore scuola dell'ANCI Umbria e il presidente dell'Uncem Umbria hanno sottoscritto un documento con cui si richiede all'ufficio scolastico regionale dell'Umbria di rivedere la formazione delle classi nei comuni montani e di chiedere congiuntamente una maggior dotazione di organico al Ministero, vista la situazione reale e le particolarità del territorio regionale -:
come il Ministro intenda sollecitare gli uffici scolastici regionali ad una più attenta e puntuale ricognizione delle esigenze dei plessi scolastici situati nei comuni montani al fine di una corretta applicazione delle possibilità offerte agli stessi comuni in forza del decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009;
se il Ministro intenda circoscrivere i limiti di discrezionalità dell'ufficio scolastico regionale relativamente all'interpretazione delle prerogative stabilite dal citato decreto del Presidente della Repubblica per i comuni montani;
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare al fine di rendere concretamente applicabili i contenuti relativi ai comuni montani contenuti nel già citato decreto del Presidente della Repubblica - capo II, articolo 8, comma 1, capo III, articolo 10, comma 4 e capo III, articolo 11, comma 3 - circa la possibilità per gli stessi comuni di formare classi con numero inferiore di alunni a quello minimo stabilito di 18 per classe, arrivando fino a 10 alunni;

come il Ministro intenda intervenire, anche in termini di ampliamento di organico, affinché siano ripristinate quelle classi (19 classi in provincia di Perugia e 11 in provincia di Terni) la cui mancata istituzione è imputabile alla mancata applicazione dei criteri previsti per i comuni montani dal citato decreto del Presidente della Repubblica.
(5-03456)

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GATTI, MIGLIOLI e MADIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2010, legge 23 dicembre 2009, n. 191, ha previsto degli specifici incentivi in materia di assunzione, al fine di consentire ai lavoratori in condizioni svantaggiate maggiori possibilità di reinserimento nel mercato del lavoro;
l'articolo 2, commi 134 e 135, stabilisce delle riduzioni contributive, concesse a domanda e nel limite di 120 milioni di euro per il solo anno 2010, a favore dei datori di lavoro che assumano: i beneficiari dell'indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali che abbiano compiuto 50 anni di età; i lavoratori in mobilità o che beneficino dell'indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali, che abbiano almeno 35 anni di anzianità contributiva, fino alla data di maturazione del diritto al pensionamento e comunque non oltre la data del 31 dicembre 2010;
il comma 151 del medesimo articolo si riferisce invece ai datori di lavoro che, senza esservi tenuti, assumano a tempo pieno e indeterminato lavoratori destinatari dei trattamenti di disoccupazione ordinaria con requisiti normali o di quella speciale edile, e che non abbiano effettuato nei 12 mesi precedenti riduzione di personale avente la stessa qualifica dei lavoratori da assumere. Essi possono beneficiare da parte dell'INPS di un incentivo - previsto per il solo 2010, concesso a domanda e nei limiti delle risorse stabilite, ammontanti a 12 milioni di euro, ed erogato attraverso il conguaglio con le somme dovute dai datori di lavoro a titolo di contributi previdenziali - pari all'indennità spettante al lavoratore nel limite di spesa del trattamento cui ha diritto e con esclusione di quanto dovuto a titolo di contribuzione figurativa per il numero di mensilità di trattamento di sostegno al reddito non erogate;
i benefici di cui sopra, come detto valevoli per il solo anno 2010, per divenire operativi necessitano dei relativi decreti attuativi, i quali, però, a tutt'oggi, non sono stati ancora emanati;
nell'attuale situazione di grande sofferenza economica e occupazionale sarebbe estremamente grave se i già poco sostanziosi incentivi, destinati alle imprese che assumono lavoratori svantaggiati, non dovessero essere utilizzati a causa della mancata emanazione, nei tempi dovuti, dei relativi decreti attuativi -:
a quale punto sia l'iter relativo all'emanazione dei decreti attuativi relativi agli sgravi contributivi previsti dai commi 134, 135 e 151 dell'articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191.
(5-03458)

Interrogazioni a risposta scritta:

COMMERCIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa ha anticipato la notizia che Fincantieri avrebbe intenzione di procedere ad un pesante piano di ristrutturazione;
se quanto anticipato dalla stampa fosse confermato, pregiudicherebbe definitivamente l'assetto industriale e occupazionale

del Gruppo in tutte le realtà territoriali nelle quali è presente Fincantieri e le conseguenze sociali sarebbero pesantissime;
il piano di ristrutturazione di Fincantieri inoltre sarebbe, secondo l'interrogante, in aperta violazione del protocollo siglato il 18 dicembre 2009 presso il Ministero dello sviluppo economico che prevedeva il rilancio del settore navalmeccanico, in particolare nell'attuale fase di crisi;
il citato protocollo prevedeva il finanziamento di commesse pubbliche, il trasferimento della società Tirrenia alle regioni, come opportunità di rinnovamento della flotta, e investimenti infrastrutturali, anche con il concorso delle regioni, allo scopo di modernizzare i cantieri, in particolare di Palermo;
ad oggi quanto previsto dal protocollo del 18 dicembre 2009 è stato disatteso, non sono stati neanche finanziati ancora da parte dello Stato gli interventi strutturali sui cantieri;
fortissima è la preoccupazione e la tensione tra i lavoratori di Fincantieri e dell'indotto, i meno tutelati, che si sono riuniti in assemblea a Palermo, che temono di perdere il posto di lavoro e hanno contestato la decisione di Saipem di trasferire all'estero la piattaforma Scarabeo 8 per il completamento degli allestimenti;
presso la Fincantieri di Palermo al momento non ci sono commesse, fatta salva qualche opera di riparazione del traghetto «Florio» della Tirrenia, tanto che è stata proposta la cassa integrazione per 470 dei 500 lavoratori in organico;
è inaccettabile il ridimensionamento della fabbrica palermitana come previsto dal piano di ristrutturazione, che avrebbe pesantissime ripercussioni nell'economia del capoluogo e di tutta la Sicilia;
il comparto navalmeccanico è strategico ed importantissimo e devono essere immediatamente attivate azioni adeguate atte allo sviluppo e non al ridimensionamento del settore;
i sindacati metalmeccanici hanno promosso unitariamente per il 1o ottobre 2010 una manifestazione a Roma e una mobilitazione nazionale;
il 27 settembre è previsto un incontro dei sindacati con Fincantieri;
è improrogabile ed urgente l'apertura di un tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri al quale partecipino tutti i soggetti interessati: Ministri competenti, organizzazioni sindacali e regioni, al fine di contrastare il piano di ristrutturazione previsto da Fincantieri, sbloccare le commesse pubbliche già finanziate, ma mai avviate, e definire una politica efficace di un settore che conta 70.000 addetti tra diretti e indotto e che è da tutti definito strategico -:
se non ritengano improrogabile e urgente convocare immediatamente un tavolo che veda la partecipazione dei Ministri competenti, delle organizzazioni sindacali e delle regioni interessate al fine di:
a) pervenire ad una modifica del piano di ristrutturazione previsto da Fincantieri;
b) sbloccare le commesse pubbliche già finanziate, ma mai avviate;
c) definire una politica efficace di un settore che conta 70.000 addetti tra diretti e indotto da tutti definito strategico.
(4-08724)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
si viene a conoscere dall'articolo «Amianto, indennità in vista» , pubblicato dal quotidiano Italia Oggi, in data 17 settembre 2010, alla pagina 27, quanto segue;

la legge finanziaria per il 2008 aveva introdotto una nuova prestazione, con decorrenza dal 1o gennaio 2008, a favore delle vittime dirette e, nei casi di premorienza, in favore degli eredi che hanno contratto una patologia asbesto correlata per esposizione all'amianto (fibra fiberfrax);
la legge finanziaria per il 2008 ha istituito il fondo vittime dell'amianto, con una dotazione per un quarto, a carico delle imprese e, per tre quarti, a carico dello Stato. L'onere a carico dello Stato è pari a 30 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009 e di 22 milioni di euro a decorrere dal 2010;
è stata rimessa ad un apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, la fissazione, tra l'altro, delle modalità di erogazione della nuova prestazione;
tale decreto doveva essere adottato entro 90 giorni dalla entrata in vigore della legge finanziaria per il 2008;
in attesa della pubblicazione del regolamento attuativo della misura prevista dalla legge finanziaria per il 2008, l'INAIL, nella nota protocollo n. 4553/2010, ha dettato istruzioni per la ricognizione della platea dei beneficiari, e ha spiegato, prima di tutto, che l'importo erogato dal nuovo fondo si configura come una prestazione aggiuntiva alla rendita diretta della malattia professionale per i superstiti o in favore degli eredi per i casi di premorienza; prestazione che verrà erogata d'ufficio dallo stesso istituto, in misura percentuale della rendita stessa;
ai fini dell'individuazione degli aventi diritto, l'INAIL sta elaborando i dati in possesso nei propri archivi che, tuttavia, consentono l'evidenziazione dei beneficiari di rendite in vigore nel periodo «dal gennaio 2008 al maggio 2010»;
per i periodi precedenti al 2008, invece, è necessario che ad attivarsi per la ricognizione siano le sedi territoriali (INAIL). Inoltre, è necessario che i dirigenti medici si esprimano sui singoli casi, al fine della valutazione circa la possibile correlazione delle patologie con l'agente amianto -:
per quale motivo i Ministri interrogati non abbiano ancora provveduto ad adottare il decreto attuativo della misura prevista dalla legge finanziaria per il 2008;
con quali azioni ed entro quali termini i Ministri interrogati intendano assicurare che sia resa effettiva la prestazione prevista dalla legge finanziaria per il 2008 anche attraverso l'operato degli enti coinvolti.
(4-08728)

CONCIA e FARINA COSCIONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
da notizie provenienti dalla stampa (Repubblica, Corriere della Sera, Il Tempo, la Gazzetta del sud e da altri quotidiani) si apprende di alcune gravissime discriminazioni subite da un lavoratore della provincia di Latina sul posto di lavoro, da molti anni, discriminazioni dovute al suo essere transessuale;
lunedì 13 settembre 2010, la trentacinquenne S. T. transessuale F to M (da
donna a uomo), operaia presso l'industria di latticini G. Cuomo di Aprilia (Latina), sfinita dalle vessazioni subite per anni, tentava il suicidio sul proprio posto di lavoro;
l'operaia in questione è, a detta di tutti, un'operaia «modello»: ogni anno riceve premi produzione e riconoscimenti dai suoi superiori;
cinque anni fa sceglie di intraprendere il percorso di transizione per arrivare al cambiamento di sesso, per diventare finalmente anche nel corpo la persona che

realmente si sente, da sempre, di essere, e cioè un essere umano di sesso maschile, un uomo;
decide dunque di iniziare le cure ormonali necessarie, cosa della quale, per correttezza, informa sia l'amministrazione dell'azienda che le colleghe;
esattamente da quel momento ha inizio il suo calvario: ogni giorno veniva schernita e ridicolizzata, le urlavano insulti quali «sei mezzo frocio e mezza lesbica»;
viene soprannominata transformer, comincia a trovare nell'armadietto personale assorbenti usati e fazzoletti sporchi, a mensa viene costretta a mangiare da sola poiché nessuno osava avvicinarsi;
le veniva continuamente ripetuto da alcuni colleghi «un po' alla volta ti faremo impazzire, vedrai, piano piano ci riusciremo»;
il suo lavoro veniva continuamente ostacolato, e lei fatta oggetto di gravi violenze;
un'operaia anziana, intervenuta a difenderla, sarebbe stata punita;
nel corso del 2008 comincia a ricevere lettere di richiamo ingiustificate, nelle quali la Direzione le diceva espressamente che se fosse stata lei ad andarsene avrebbe ricevuto i soldi che le spettavano, altrimenti, se fossero stati loro a licenziarla, non avrebbe visto un soldo;
i soprusi, le angherie e le violenze, piccole e grandi, si sono susseguite fino al 13 settembre del 2010, giorno in cui non ce l'ha fatta più e si è tagliata i polsi con un taglierino all'interno dell'azienda, alla presenza di colleghe e dirigenti, e, dopo essere stata strattonata dalla moglie di un dirigente, ha fatto pochi metri e si è accasciata sul ciglio della strada: sono stati gli operai di una ditta vicina a prestarle soccorso e a chiamare l'ambulanza;
trasportata d'urgenza all'ospedale S. Maria Goretti di Latina riceve le prime cure, la prognosi è di 15 giorni;
ad avviso dell'interrogante i fatti suesposti delineano, in modo del tutto chiaro, un quadro di vessazioni inflitte ad un lavoratore sul luogo di lavoro, tale da scatenare una situazione di sofferenza con l'effetto di determinare danni al soggetto che ne è vittima: il mobbing;
è, infatti, ormai giuridicamente acclarata la definizione del cosiddetto mobbing inteso come insieme di condotte vessatorie reiterate durature individuali direttive rivolte ad un lavoratore da parte di soggetti investiti di posizione gerarchica superiore (mobbing verticale) e/o dei colleghi (mobbing orizzontale): a ciò va aggiunto il fenomeno del cosidetto bossing, che si verifica allorquando si riscontra una precisa strategia aziendale diretta estromissione del lavoratore dall'azienda;
il fenomeno viene integrato da pratiche il cui effetto è quello di intaccare gravemente l'equilibrio psichico del lavoratore, menomandone le capacità, la fiducia in se stesso, provocandone la rottura di equilibri emotivi con l'insorgenza di depressione e di moti autodistruttivi;
nel modello italiano di mobbing sono individuate ben 6 fasi, l'ultima delle quali, indicata come eventuale, porta la storia del mobbing ad un epilogo: le dimissioni del lavoratore oppure addirittura al suicidio;
nel caso specifico la causa del comportamento aziendale come sopra rappresentato è da rinvenirsi solo ed esclusivamente nella scelta del lavoratore di cambiare sesso e quindi è di natura discriminatoria;
eppure il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 216, intitolato «Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro» pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 187 del 13 agosto 2003, dispone le misure necessarie affinché nel contesto lavorativo sia attuata la parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione, dalle convinzioni personali, dagli handicap, dall'età e dall'orientamento sessuale;

l'articolo 2 del citato Decreto sancisce che «Ai fini del presente decreto e salvo quanto disposto dall'articolo 3 commi da 3 a 6, per principio di parità di trattamento si intende l'assenza di qualsiasi discriminazione diretta o indiretta a causa della religione delle convinzioni personali degli handicap dell'età o dell'orientamento sessuale»;
da tale principio discende la non praticabilità di alcuna discriminazione diretta, che si realizza, quando per ragioni di orientamento sessuale, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata, o sarebbe trattata un'altra in una situazione analoga;
ad avviso dell'interrogante ciò che è accaduto alla lavoratrice di Latina è di estrema gravità, poiché oltre ad aver causato un pregiudizio irreparabile alla dipendente, porterebbe riflettersi negativamente sulla qualità generale delle condizioni lavorative dei lavoratori omosessuali -:
quali iniziative, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di arginare gli effetti delle scelte dell'azienda in questione rispetto alla situazione descritta;
quali siano le iniziative poste in atto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalle strutture da esso dipendenti per far fronte a tale grave e per certi aspetti drammatica condizione di lavoro delle persone LGBT nel settore pubblico e privato;
quali misure iniziative e controlli il Ministero del lavoro e delle politiche sociali intenda adottare, con urgenza, al fine di assicurare il rispetto della normativa che vieta le discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale sui posti di lavoro.
(4-08738)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 NOVEMBRE 2010

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi dell'agricoltura nel nostro Paese non accenna a diminuire, con gravi ripercussioni su migliaia di imprese agricole che, incapaci di recuperare margini di efficienza e di produrre reddito da destinare all'innovazione ed agli investimenti, sono sull'orlo del tracollo, soprattutto quelle che operano nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno, prive di prospettive future certe;
gli imprenditori agricoli, tutt'altro che favoriti nell'accesso al credito, non possono operare sotto il peso opprimente di costi produttivi e contributivi ormai insostenibili e di oneri sociali più gravosi, oltre che con la mancanza di risorse adeguate, mentre, di contro, i prezzi praticati sui campi continuano a scendere in maniera preoccupante ed allarmante e gli adempimenti burocratici si fanno sempre più farraginosi -:
quali iniziative, concrete e mirate, nei confronti di un'agricoltura che sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia recente, il Ministro interrogato intenda adottare per avviare un tavolo di confronto interistituzionale con la partecipazione di tutta la filiera agro-alimentare e delle regioni, onde ridare slancio e vigore all'azione ed all'impegno degli imprenditori agricoli che hanno investito in innovazione e qualità, nonché garantire quelle certezze e quelle prospettive che oggi mancano all'intero comparto agricolo.
(5-03468)

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
oltre 22 milioni di tonnellate di pomodori provenienti dalla Tunisia e spacciati

per pomodorini siciliani sono stati venduti in Italia nel 2009 a ditte anche della grande distribuzione;
tale stato di cose è stato accertato dalla Guardia di finanza di Ragusa nell'ambito di un'attività di indagine più complessa scaturita in prima battuta da controlli della polizia valutaria tesi ad approfondire un flusso sospetto di denaro contante tra persone residenti nel comune di Vittoria e persone residenti in Tunisia;
la Guardia di finanza ha accertato che le persone coinvolte non avevano titolo per operazioni economiche e risultavano dipendenti di una ditta agroalimentare operante a Vittoria;
tre persone, due residenti a Vittoria, e una residente a Scicli, tutte rappresentanti di imprese del settore della produzione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli sono state denunciate per frode nell'esercizio del commercio e contraffazione dei prodotti agroalimentari;
l'agropirateria è ormai un pericoloso business che agisce nei confronti delle produzioni tipiche e di qualità in Italia e, in particolare, di quelle meridionali, valutabile in circa 60 miliardi di euro;
la commercializzazione di prodotti agroalimentari è un pesante fardello per il Sud che si somma alla gravissima crisi del settore agroalimentare che rischia di dare il colpo mortale definitivo all'economia del Mezzogiorno e ai livelli occupazionali del settore agroalimentare;
è necessario incentivare le azioni di contrasto nell'importazione di produzioni dall'estero che puntano al commercio e contraffazione di prodotti made in Italy -:
quali azioni intenda intraprendere al fine tutelare le produzioni tipiche e di qualità italiane, e in particolare del Mezzogiorno, allo scopo di evitare la contraffazione e commercializzazione di prodotti tipici italiani e di garantire ai consumatori la qualità dei prodotti in vendita.
(4-08723)

FEDRIGA e STUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il tonno rosso, è una specie ittica che, secondo il parere non solo delle associazioni ecologiste ma di molti autorevoli scienziati, è a rischio di estinzione, a seguito dei livelli crescenti di pesca;
al fine di tutelarne la conservazione, la gestione della pesca del tonno rosso è, da tempo, affidata ad un organismo internazionale, l'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), al quale aderisce anche la Unione europea;
nell'Unione europea gli orientamenti maturati in sede ICCAT sono stati trasformati in disposizioni normative, attraverso il regolamento comunitario (CE) n. 302/2009 del 6 aprile 2009, concernente la ricostituzione e la salvaguardia delle popolazioni dei tonni nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo;
le norme a tutela del tonno rosso prevedono, tra l'altro, il contingentamento delle catture, la fissazione di una taglia minima sotto la quale è vietata la pesca, un piano di controlli, da eseguirsi, anche da parte degli ispettori ICCAT, ai quali deve essere prestata la massima collaborazione, da parte dei pescherecci dei Paesi aderenti a tale organismo;
le modalità di svolgimento dei controlli, inclusi i programmi internazionali di ispezione reciproca, sono oggetto di specifiche disposizioni contenute negli articoli dal 25 al 32 del succitato regolamento (CE) n. 302/2009;
la Turchia, sebbene aderisca all'ICCAT, si è data regole proprie per la cattura del tonno rosso, ignorando totalmente le quote concordate in sede dello stesso ICCAT ed opponendosi ad ogni forma di controllo incrociato, fino ad impedire fisicamente l'accesso alle imbarcazioni ad osservatori di nazionalità diversa da quella turca;

quella turca è, attualmente, la più grande flotta di pesca al tonno del Mediterraneo e, nel caso del perdurare dei suddetti atteggiamenti di inosservanza delle regole di gestione del tonno rosso, è concreto il rischio di una sua rapida estinzione, con danni enormi, sia per l'ecosistema marino, sia per l'economia di tutti gli altri Paesi del bacino mediterraneo che, da anni, si stanno impegnando in attività di pesca sostenibili -:
se e quali iniziative si intendano adottare, in sede sia comunitaria sia internazionale, al fine di assicurare il rispetto delle regole ICCAT sulla gestione del tonno rosso, da parte di tutti i Paesi aderenti a tale organismo;
se e quali iniziative sul piano politico-diplomatico si intendano assumere nei confronti della Turchia e, in specie, se non si ritenga di far rientrare i problemi di cui in premessa nell'ambito del dossier sull'ampliamento della Unione europea alla stessa Turchia.
(4-08736)

TESTO AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2010

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RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:

SPOSETTI, TOCCI e VANNUCCI. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Gli «attrattori culturali» sono luoghi di eccellenza di riconosciuto rilievo nazionale ed internazionale dal punto di vista archeologico, architettonico o paesistico sui quali la Regione Lazio ha concentrato negli ultimi anni energie e risorse finanziarie;
la regione Lazio con delibera di giunta n. 149 del 13 marzo 2009, ha approvato, ai fini dell'attuazione dell'attività II.5 «Interventi per la valorizzazione e la promozione dei Grandi Attrattori Culturali», la scheda attuativa contenente i dettagli relativi al contenuto tecnico delle operazioni cofinanziabili, alle spese ammissibili, alle procedure amministrative, tecniche e finanziarie. Nella stessa delibera è prevista l'istituzione di una specifica commissione tecnica con l'obiettivo di elaborare i piani di valorizzazione dei grandi attrattori culturali (GAC) e di valutare e selezionare le proposte progettuali da ammettere a finanziamento. All'attuazione degli interventi per la promozione dei grandi attrattori culturali veniva assegnata una somma pari a euro 35.000.000;
con la determinazione 1588 del 4 giugno 2009 veniva approvato il documento tecnico «Valutazione e selezione delle proposte progettuali relative ai grandi attrattori Culturali - griglia dei punteggi»;
la commissione tecnica, nominata con decreto del Presidente della regione n. T0474 del 2 luglio 2009, nella seduta del 30 ottobre 2009, approvava le graduatorie delle proposte progettuali pervenute relative a ciascun Gac;
con determinazione n. D3822 del 19 novembre 2009 veniva approvata la graduatoria relativa a ciascun Gac secondo la ripartizione effettuata dalla commissione tecnica. Nella stessa determinazione veniva prevista un ulteriore fase di confronto e di partecipazione allargata con i potenziali beneficiari al fine di acquisire ulteriori elementi tecnici ed economico-finanziari;
la commissione tecnica nella riunione del 25 febbraio 2010 approvava il quadro degli interventi per ciascun Gac. Successivamente con determinazione n. D1107 del 12 marzo 2010 veniva approvato il quadro degli interventi per ciascun Gac con le specifiche articolazioni attuative, il loro costo complessivo ammissibile e il contributo concedibile per le venti proposte progettuali selezionate come ammissibili e finanziabili;
con successive comunicazioni la direzione regionale competente invitava i

comuni interessati ad incontri di approfondimento delle prescrizioni contenute nelle schede tecniche relative alla proposte progettuali selezionate nell'ambito dei piani di valorizzazione dei Gac;
in seguito a tali incontri gli stessi enti locali depositavano presso la Regione Lazio i relativi progetti definitivi riformulati in base alle prescrizioni indicate;
la legge regionale n.3 del 10 agosto 2010 «Assestamento del bilancio annuale e pluriennale 2010-2012 della Regione Lazio» afferma la decisione di procedere alla rimodulazione del POR FESR 2007-2013 con particolare riguardo alle risorse già destinate, tramite bando pubblico, a 20 progetti per lo sviluppo dei grandi attrattori culturali (35 milioni di euro) modificando con «due righe» il piano strategico regionale, definito in sede di commissione europea e CIPE, di fondi FESR;
in questi mesi le istituzioni locali e regionali coinvolte hanno operato con perseveranza ed elevata capacità istituzionale e tecnica. I cinque piani di valorizzazione degli attrattori culturali, dedicati al polo tiburtino, alla via del Sale, alle mura poligonali della Ciociaria, all'abbazia di Fossanova ed al riequilibrio delle aree interne dei Lepini, per finire con il Parco di Vulci come porta di tutta l'area etrusca con i relativi siti UNESCO, rappresentano qualcosa di unico nel Lazio e costituiscono per molti comuni una straordinaria occasione di valorizzazione economica ed occupazionale. Attraverso l'assegnazione delle risorse impegnate e la realizzazione degli interventi programmati i territori interessati riusciranno a definire con maggiore efficienza la propria identità e fare delle proprie eccellenze un elemento di forte attrattività;
i 20 progetti relativi ai Gac della Regione Lazio, oltre ad aver visto coinvolte le amministrazioni provinciali di Rieti e Frosinone, circa 45 comuni in tutto il Lazio, le università, il CNR, e diversi altri organismi pubblici di promozione del territorio, risultano pronti e cantierabili, selezionati in base a criteri di sviluppo del territorio tramite i beni culturali. Progetti innovativi, che partono dagli interventi di restauro di beni pubblici, statali o comunali, per arrivare alla creazione di occupazione con il coinvolgimento di risorse dei privati -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto riportato in premessa, con particolare riferimento all'eventuale rinegoziazione dei fondi comunitari Por Fesr 2007-2013 destinati ai grandi attrattori culturali, e se, data l'importanza della situazione esposta ed il numero degli enti interessati, non si ritenga utile, per quanto di competenza, approfondire la situazione con una rapida ricognizione delle cause che stanno determinando gravi ritardi in merito all'assegnazione dei fondi Por Fesr 2007-2013.
(5-03464)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

MIOTTO, FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 3 settembre 2010 dopo un ricovero prima a Piove di Sacco e poi a Padova una donna incinta al settimo mese, perdeva il bambino e subiva l'asportazione dell'utero a seguito di un distacco di placenta;
la vicenda ha avuto grande eco nella stampa ed in televisione ed ha provocato preoccupazioni estese a causa di giudizi affrettati sull'inadeguatezza dei piccoli ospedali mentre l'ospedale di Piove di Sacco è un ospedale per acuti ed annualmente ospita 700 parti;
la commissione ministeriale ha svolto le indagini in data 17 settembre 2010 -:
quali siano le conclusioni a cui è pervenuta la commissione di esperti designata dal Ministro.
(4-08732)

TESTO AGGIORNATO AL 23 NOVEMBRE 2010

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
il 18 dicembre 2009 veniva firmato un protocollo presso il Ministero dello sviluppo economico che prevedeva il finanziamento di commesse pubbliche, il trasferimento della società Tirrenia alle regione, che avrebbe garantito il rinnovamento della flotta traghetti ed investimenti infrastrutturali per modernizzare i principali cantieri navali;
nella medesima occasione il Governo si è impegnato, anche, a sostenere a livello europeo il programma di rinnovamento dei mezzi navali da trasporto merci e passeggeri, al fine di favorire il miglioramento della sicurezza e limitare l'impatto ambientale negativo;
allo stato non si hanno tracce delle commesse promesse dalla Difesa, la situazione della Tirrenia è ancora indefinita e non vi è traccia dei finanziamenti dei contratti di programma per gli interventi strutturali sui cantieri;
la situazione della cantieristica italiana, tuttavia, è andata sempre più aggravandosi, tanto che le organizzazioni sindacali di settore, già nell'aprile 2010, hanno chiesto l'apertura di un tavolo per definire in tempi rapidi un piano di politica industriale con tutte le misure necessarie a sostenere efficacemente il settore;
da alcuni giorni, inoltre, gli organi di stampa hanno annunciato l'avvio di un pesante piano di ristrutturazione predisposto dalla Fincantieri che dovrebbe prevedere l'esubero di circa 2.500 lavoratori nel settore della cantieristica e la chiusura o il forte ridimensionamento di alcuni stabilimenti, tra cui i cantieri di Riva Trigoso e Sestri Ponente in particolare;
è fondamentale ricordare come il settore navalmeccanico italiano rappresenti un'area di eccellenza e storicamente un patrimonio tecnologico, produttivo ed occupazionale fondamentale; per alcune realtà territoriali inoltre fanno capo al cantiere di Riva Trigoso il programma delle FREMM ed altri carichi di lavoro che impegnano da ora per parecchio tempo le maestranze del cantiere;
se tale piano fosse confermato verrebbe pregiudicato definitivamente l'assetto industriale ed occupazionale del gruppo, ma soprattutto si avrebbero ricadute economiche ed occupazionali pesantissime sui territori interessati che comprendono, oltre ai citati cantieri liguri, anche Castellammare e Palermo;
la situazione che tale settore sta vivendo colpisce sia la cantieristica pubblica (Fincantieri e NCA) che quella privata e tutto l'indotto -:
se non ritengano di attivare un tavolo di confronto con tutti i soggetti e le parti sociali interessati per la definizione di ogni utile iniziativa volta a dare seguito agli impegni previsti dal protocollo, al fine di preservare il comparto, in generale, e la Fincantieri, in particolare, da operazioni di ridimensionamento occupazionale e produttivo di evitare che l'attuale crisi possa trasformarsi da congiunturale a strutturale e per rilanciare il settore.
(2-00830)«Mondello, Libè».

Interrogazione a risposta scritta:

CROSIO e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'attuale sviluppo delle tecnologie e il progresso hanno portato ad un naturale passaggio dalla rete in rame alla più evoluta in banda larga;
ciò è vero in Europa; ma lo stesso non può dirsi in Italia;

in particolare, nel nostro Paese la rete in rame, detenuta da Telecom Italia, supporta, ormai, un transito di dati piuttosto contenuto e a velocità limitata. Ciò infatti ha portato, congiuntamente allo sviluppo delle tecnologie e della multimedialità, all'esigenza di realizzare una nuova rete di accesso in fibra ottica (NGAN) in grado di supportare nuove necessità che la vecchia rete non è in grado di realizzare;
gli altri operatori e gli internet provider hanno deciso di investire 14 miliardi di euro in innovazione e sviluppo;
nonostante ciò la recente decisione di innalzare il canone di affitto dell'ultimo miglio agli altri operatori stabiliti, a detta dell'interrogante, appare controversa, soprattutto considerando la crisi che il nostro Paese sta attraversando e la necessità dell'Italia di non rimanere indietro rispetto agli altri Paesi;
la rete in rame italiana, nonostante sia la più corta d'Europa, continua ad essere altamente profittevole per Telecom Italia; ciò appare ben chiaro nel confronto con gli attuali costi a chilometro dei canoni pagati in media dai principali Paesi europei (Germania, Spagna, Francia, Gran Bretagna) di gran lunga inferiori;
Telecom Italia, che ha registrato utili per ben 1,5 miliardi di euro di ricavi netti, aveva preannunciato un piano triennale (2010-2012) di circa 7000 esuberi. Contestualmente all'annuncio, è arrivata la decisione dell'Autorità competente di accettare la richiesta di Telecom Italia di innalzare il canone per l'ultimo miglio;
anche se gli aumenti sono stati fissati su livelli inferiori a quanto stabilito in precedenza, le nuove tariffe risultano, ad avviso dell'interrogante inadeguate e rischiano di pesare ancor di più sulle tasche dei consumatori; il dato è stato confermato anche dal report di implementazione della Commissione europea secondo cui tra il 2009 e il 2008 vi è stata una riduzione del prezzo medio dell'ULL rame dell'8 per cento portando la media dell'Unione europea dai 9,29 euro del mese di ottobre 2008 a 8,55 euro del mese di ottobre 2009 (Olanda, Austria, Romania);
quindi, anche se le nuove tariffe sono aumentate meno del previsto, i 9,48 euro per il 2012 fanno dell'Italia uno dei Paesi più cari a livello europeo in termini di ULL;
a tal punto, appare chiaro come l'intenzione di Telecom Italia, a detta dell'interrogante, sia ben lontana dall'unirsi agli altri operatori negli investimenti per lo sviluppo e l'innovazione del Paese, ma tenda a continuare a sfruttare i proventi che ad essa provengono dalla rete in rame, eliminando la concorrenza a scapito dei consumatori -:
se, ferme restando le competenze dell'Autorità di regolazione, siano stati valutati concretamente gli effetti dell'aumento del canone ULL, peraltro retroattivi, sui consumatori, sulla concorrenza e sugli investimenti futuri;
di quali elementi disponga in merito all'eventuale intenzione di Telecom Italia di investire sulla fibra e quindi sullo sviluppo del Paese e non di perseverare sulla vecchia rete in rame.
(4-08725)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta orale Fedriga n. 3-01244, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Follegot.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta orale Fedriga n. 3-01244, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 372 del 22 settembre 2010.

FEDRIGA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la notte del 18 settembre 2010 in via Forlanini, nella città di Trieste, si è verificato un incidente stradale dall'esito mortale provocato da un giovane ventiquattrenne di etnia rom, che viaggiava a folle velocità su un'auto rubata mentre usufruiva di un permesso premio;
il conducente dell'auto rubata è Massimo Cari, 24 anni, che ha causato la tragedia mentre si trovava fuori dal carcere dove sta scontando la pena inflitta a seguito di varie incriminazioni riconosciute a suo carico, tra le quali si annoverano un'inseguimento d'auto con sparatoria, una rapina, un furto di auto conclusosi con incidente e conseguente danneggiamento a sette vetture;
nell'incidente in questione, Massimo Cari ha provocato la morte del giovane fratello di 15 anni che viaggiava con lui a bordo dell'auto di proprietà di un anziano abitante della zona, rubata mentre era parcheggiata nel garage dello stabile inserito nel quadrilatero di Rozzol Melara dove i due rom abitano;
dopo aver rubato l'auto, Massimo Cari ha lanciato la vettura a velocità elevatissima, ma dopo poche centinaia di metri si è andato a schiantare contro una cancellata con impatto violentissimo e, mentre il fratello era oramai in fin di vita, ha avuto la prontezza di rubare un'altra auto di un soccorritore fermatosi nel frattempo per accertarsi di quanto accaduto, con la quale dopo essere partito a folle velocità si è nuovamente schiantato contro un muro;
dopo aver tentato di fuggire alle Forze dell'ordine che erano nel frattempo sopraggiunte al suo inseguimento, il giovane rom si trova adesso in arresto con l'accusa di furto aggravato, omicidio colposo e omissione di soccorso nei confronti del fratello più giovane che nel frattempo era già deceduto;
un simile episodio di cronaca suscita sconcerto, non solamente per le modalità in cui si è verificato, ma anche perché avvenuto durante un arco temporale in cui il giovane rom usufruiva di un permesso premio, la cui concessione dovrebbe avvenire entro gli stringenti limiti che la legge attualmente impone -:
se non intenda adottare con urgenza iniziative ispettive con riguardo alle vicende descritte in premessa, ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza;
se non ritenga che le valutazioni in merito alla possibilità di concedere misure alternative al carcere o benefici di legge, debbano essere sottoposte ai rigidi criteri attualmente previsti e se intenda assumere iniziative normative per rendere applicabili tali criteri in modo più stringente.
(3-01244)

Ritiro di una firma da una mozione.

Mozione Bocchino e altri n. 1-00436, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, è stata ritirata la firma del deputato Patarino.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Gatti e Fontanelli n. 4-08581 del 15 settembre 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03457.
interrogazione a risposta scritta Trappolino e altri n. 4-08689 del 22 settembre 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03456.
interrogazione a risposta scritta Gatti e altri n. 4-08702 del 22 settembre 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03458.