XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 21 settembre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 6 OTTOBRE 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
alcuni giorni or sono il quotidiano La Repubblica ha pubblicato la notizia che, in base al recentissimo piano industriale 2010-2014, la Fincantieri s.p.a. prevederebbe nel prossimo futuro un esubero di 2500 lavoratori nel settore della cantieristica e ipotizzerebbe la chiusura di alcuni stabilimenti navali tra cui il glorioso cantiere di Castellammare di Stabia, primo cantiere italiano, che occupa tra dipendenti diretti e dell'indotto circa 2000 persone;
invece, fino a qualche mese fa l'amministratore delegato della Fincantieri, dottor Bono - pur avendo evidenziato la crisi economica del settore navale in Italia e in Europa - aveva asserito la possibilità di un rilancio del cantiere navale stabiese attraverso la realizzazione di un moderno bacino di costruzione delle navi;
prontamente il consiglio comunale della città stabiese approvava un ordine del giorno condividendo la scelta di realizzare tale bacino, dando mandato al sindaco di intraprendere tutte le iniziative necessarie per sollecitare la parte imprenditoriale e i Governi regionale e nazionale allo stanziamento dei fondi necessari all'opera;
nell'attesa della realizzazione di detto bacino, il Governo, nella persona dell'ex Ministro Scajola, si era impegnato a commissionare due pilotine militari per far fronte, nell'immediato, alla mancanza di commesse e far rientrare i lavoratori stabiesi dalla cassa integrazione;
nella giornata di giovedì 16 settembre 2010 i lavoratori della Fincantieri, preoccupatisi della situazione di stallo, si recavano a Napoli presso la sede della regione Campania per sollecitare un incontro chiarificatore, ma oltre a non essere ricevuti dal presidente della giunta regionale o da un suo delegato erano anche caricati dalle forze dell'ordine mentre manifestavano pacificamente;
la situazione di tensione che si è venuta a creare tra i lavoratori e nella città stabiese va affrontata con tempestività;
la chiusura del cantiere navale stabiese darebbe un colpo mortale alla già fragile economia cittadina, riducendo alla povertà migliaia di nuclei familiari e rischiando di indurre al crimine, per disperazione, i futuri disoccupati;
la città di Castellammare di Stabia, con i suoi 70.000 abitanti, non può sopportare il contraccolpo economico della perdita di circa 2000 posti di lavoro e non può veder chiudere lo storico cantiere su cui invece fonda le sue speranze per un rilancio industriale -:
di quali elementi disponga il Governo in merito alle problematiche sollevate;
se si intenda promuovere un urgentissimo incontro a Roma, alla Presidenza del Consiglio dei ministri o presso la sede del Ministero dello sviluppo economico, tra tutte le parti interessate, rappresentanti dei lavoratori, dell'azienda, degli enti locali e della regione Campania per individuare prontamente le iniziative necessarie a rilanciare il cantiere navale di Castellammare di Stabia e l'economia cittadina.
(2-00827)
«Mazzarella, Nicolais, Mario Pepe (PD), Iannuzzi, Ciriello, Vaccaro, Picierno, Bossa, Strizzolo, Piccolo, Damiano, Lulli, Bellanova, Madia,

Braga, Zampa, Viola, Levi, Colombo, D'Antona, Garavini, D'Antoni, Gatti, Giovanelli, Gnecchi, Corsini, Pollastrini, Santagata, Berretta, Arturo Mario Luigi Parisi, Recchia, Ginefra, Ginoble, Miotto, Miglioli, Giorgio Merlo, Pes, Capano, Bobba, Bordo, Fiorio, Fogliardi, Antonino Russo, Cuomo, Fioroni, Castagnetti, Esposito, Ghizzoni, Boffa, Naccarato, Beltrandi, Martella, Merloni».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOSCA e FARINONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 13 maggio 2010 il Cipe - Comitato interministeriale per la programmazione economica - ha approvato i progetti preliminari del prolungamento della Metropolitana2 di Milano, da Cologno Nord a Vimercate per una lunghezza di circa 11 chilometri, con 6 stazioni (Brugherio, Carugate, Agrate Colleoni, Concorezzo, Vimercate Torri Bianche, Vimercate), il cui costo, in base al progetto preliminare, è di 477 milioni di euro. Sul finanziamento del progetto il Presidente del Consiglio dei ministri e alcuni Ministri interessati sono più volte intervenuti dando ampie garanzie sulla partecipazione dello Stato alla realizzazione dell'opera;
le amministrazioni locali operano da anni di concerto con la regione al fine di risolvere l'annoso problema della realizzazione del progetto, in quanto il prolungamento della Metro2 di Milano avrà ampie ricadute positive sul traffico automobilistico dell'area interessata, con riduzione del carico veicolare lungo le arterie stradali su tutto il quadrante nord-est dell'area metropolitana milanese, in particolare lungo la tratta settentrionale della tangenziale est;
la realizzazione del prolungamento della Metro2 fino a Vimercate sarà un volano di sviluppo economico e sociale in un area considerata strategica, densamente abitata e con la presenza di centinaia di piccole e medie aziende, centri direzionali, distretti industriali e nella quale insiste l'affluenza di migliaia di persone provenienti da Milano e dalle altre province lombarde;
desta preoccupazione l'annuncio di tagli finanziari ai trasferimenti per gli investimenti in infrastrutture da parte del Governo e non vi è ancora una risposta concreta e precisa sugli impegni più volte annunciati da esponenti del Governo -:
se il Governo non ritenga che la realizzazione del prolungamento della metropolitana2 di Milano sia una priorità di carattere programmatico e infrastrutturale nel quadrante nord-est di Milano;
se e quale sarà la copertura finanziaria dello Stato alla realizzazione del progetto indicato in premessa, quali siano le fonti di finanziamento previste e quali i tempi e le modalità previste per tale impegno.
(5-03429)

Interrogazione a risposta scritta:

PIONATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
un settimanale sportivo nelle edizioni del 24 agosto e 2 settembre 2010, riportava la notizia, per altro mai smentita dagli interessati, che il Presidente della Federazione italiana gioco calcio aveva sottoscritto i seguenti contratti privati a dirigenti federali, che secondo le norme organizzative della stessa federazione dovrebbero esercitare la loro funzione a titolo gratuito, come segue:
300 mila euro l'anno a favore del presidente del settore tecnico di Coverciano;

130 mila euro l'anno a favore del consigliere federale rappresentante degli allenatori, quale responsabile dei corsi di formazione degli stessi;
un contratto per il 2010 al responsabile delle squadre nazionali, un contratto per lo stesso per l'anno 2011 di circa 300 mila euro ed altri 300 mila euro per i suoi due vice -:
se nella predisposizioni del disegno di legge di bilancio e del disegno di legge finanziaria dello Stato per il 2011, il Governo, in un periodo di «gravi ristrettezze economiche» nel quale i sacrifici devono essere ripartiti tra tutti, al fine di dare un forte segnale allo sport, non intenda ridurre fortemente il contributo annuale che lo Stato assegna al Coni e che il Coni trasferisce alle varie federazioni, che nel 2010 ammontava a 450 milioni di euro.
(4-08681)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2010

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

OCCHIUTO, TASSONE e LIBÈ. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) ha introdotto una serie di disposizioni volte a ridurre il rischio idrogeologico; tra queste si segnala quella relativa all'adozione, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di piani strategici nazionali e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico, da attuare d'intesa con le autorità di bacino competenti, le regioni e gli enti locali interessati;
la legge finanziaria per il 2010 ha assegnato in via straordinaria al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 1 miliardo di euro per interventi straordinari per la difesa del suolo;
il 26 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha approvato una mozione unitaria che impegnava il Governo a presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico;
ad oggi nessuna indicazione è formalmente pervenuta in Parlamento da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare circa l'assegnazione delle risorse finanziarie né in merito alla definizione del piano nazionale per la difesa del suolo;
alcune regioni, per ultima la regione Lazio, hanno sottoscritto d'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'accordo di programma per gli interventi straordinari per il dissesto idrogeologico;
in merito alla generale situazione di grave e diffuso rischio idrogeologico del Paese si inquadra in modo particolare il territorio della regione Calabria;
in Calabria e nella provincia di Cosenza tra la metà di gennaio e la metà di febbraio 2010, si sono abbattuti una serie di nubifragi che hanno compromesso la già precaria situazione idrogeologica del territorio. Tra gli altri il centro abitato del comune di Parenti (CS), causa l'esondazione del fiume Savuto, che ha eroso il piede della scarpata, risulta interessato da un fronte di frana di circa 300 metri con l'isolamento di molte famiglie e il rischio di crollo di alcuni fabbricati;
inoltre nei primi giorni dei mese di febbraio 2010 una serie di frane hanno interessato i versanti su cui insiste la strada provinciale 242, unica arteria che collega il comune di Parenti con Rogliano e Cosenza, in particolare in località «Fuochi» di Rogliano una frana ha interessato un vasto versante, provocando lo scivolamento dell'intera carreggiata stradale per un tratto di circa 200 metri, mentre in più punti in frana la strada è stata ridotta ad una sola corsia;
in seguito a tali movimenti franosi l'amministrazione provinciale di Cosenza

con ordinanza del 17 febbraio 2010 ha disposto l'interruzione totale del transito sulla strada provinciale 242, decretando l'isolamento del comune di Parenti con enormi disagi per i pendolari che giornalmente raggiungono i luoghi dell'area urbana (lavoratori-studenti-malati cronici e altri) e sancendo di fatto la crisi totale delle attività produttive del comprensorio ( patate-acqua minerale-imprese boschive-attività artigiana e altre);
del particolare stato di disagio della popolazione ne ha preso atto lo stesso responsabile nazionale della Protezione civile, dottor Guido Bertolaso, che nella giornata del 22 febbraio 2010 ha visitato personalmente i luoghi interessati dagli eventi franosi e in sede di conferenza stampa tenutasi a Lamezia Terme alla presenza dei sindaci interessati, ha inserito, per la gravità riscontrata, la particolare situazione di Parenti tra le prime tre in ordine di priorità in Calabria (Maierato (VV) - Parenti (CS) - Jonà di Catanzaro (CZ));
ad oggi la strada provinciale risulta ancora interrotta al traffico veicolare pesante, con gravissime ricadute sull'economia del Paese, mentre il traffico leggero sulla frana in località «Fuochi» viene provvisoriamente garantito da una pista in terra battuta realizzata proprio sulla frana medesima;
le soluzioni provvisorie individuate per alleviare i descritti disagi della popolazione sono incompatibili e non praticabili con l'arrivo della prossima stagione invernale pena l'isolamento di un intero comune -:
quale sviluppo abbia avuto il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico di cui alla mozione approvata dalla Camera nella seduta del 26 gennaio 2010;
a quale punto sia l'iter di confronto con la regione Calabria in merito alla predisposizione dell'accordo di programma per l'individuazione degli interventi e l'attribuzione delle risorse destinate alla mitigazione del rischio idrogeologico;
se tra gli interventi oggetto di finanziamento risulti inserito quello inerente il centro abitato di Parenti e la messa in sicurezza dei versanti in cui insiste la strada provinciale 242 così come richiesto dal comune di Parenti.
(3-01234)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

GUIDO DUSSIN e ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni diversi soggetti operanti nel settore della rigenerazione delle cartucce di toner per stampanti ricevono indicazioni spesso contrastanti su quesiti da essi posti alle autorità territoriali competenti, circa la possibilità di poter svolgere le proprie attività artigianali di ricarica del materiale consumato, in laboratori aventi sedi nei perimetri delle città di riferimento, nonché riguardo alla esatta classificazione della tipologia delle loro attività;
il lavoro di tali soggetti consiste nel ricostituire le cartucce di toner in via di esaurimento, in tal senso rifornendo con nuovo materiale scrivente il pezzo consumato. L'operazione avviene previa consegna onerosa dello stesso pezzo da rifornire, dall'utente interessato all'operatore competente, realizzando per questo scopo un contratto di conto lavorazione;
nel caso in questione, le cartucce di cui trattasi rimangono sempre di proprietà dell'utente e l'operatore artigianale provvede, a titolo oneroso, ad assoggettare a manutenzione funzionale i componenti che riceve, rifornendoli di ricariche o altre sostanze tecniche necessarie al loro buon funzionamento;
in certi casi, purtroppo, le autorità locali competenti ad autorizzare l'apertura

di tali esercizi artigianali e commerciali, negano il rilascio del permesso, affermando che l'attività di manutenzione che essi svolgono rientra nell'ambito della disciplina della gestione dei rifiuti, in tal senso affermando che una cartuccia esaurita o in via di esaurimento costituisce di fatto un rifiuto;
la questione è stata pertanto rimessa alle autorità provinciali competenti ed anche in questo caso alcune province hanno confermato che le cartucce esaurite o in via di esaurimento sono da definire come rifiuti. Altre province, secondo l'interrogante correttamente, hanno escluso che si trattasse di gestione di un rifiuto esonerandoli dai relativi obblighi di legge;
sulla stessa questione si è espresso anche il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che già nel giugno 2007 aveva più puntualmente chiarito che l'attività in conto lavorazione per la ricarica delle cartucce dei toner sia da configurarsi come un rapporto contrattuale tra enti ed imprese che ha ad oggetto la cessione in conto lavorazione delle cartucce esauste da sottoporre a manutenzione, purché il contratto preveda anche la restituzione all'ente cedente delle medesime cartucce rigenerate. In tali circostanze l'operazione di ricarica si considera al di fuori della normativa dei rifiuti, in quanto l'ente cedente non intende disfarsi delle proprie cartucce di toner esaurite, ma intende unicamente sottoporle ad un processo di ricarica per poterle continuare ad utilizzare;
ad oggi, molti potenziali operatori del settore della ricarica delle cartucce di toner esausti che intendono aprire nuove attività, incontrano seri ostacoli ad entrare in esercizio proprio perché le amministrazioni locali interpretano come rifiuto il materiale consumabile esausto per le stampanti, a prescindere da ogni necessaria ed obbligatoria contestualizzazione della volontà da parte del relativo proprietario di mantenerlo nella propria disponibilità previa sottoposizione ad un processo di ricarica, oppure di volersene disfare ed abbandonarlo secondo la vigente normativa;
la giurisprudenza interna ha fornito numerosi elementi chiarificatori sulla nozione del rifiuto. Nella sentenza della Cassazione penale, sezione III, 26 giugno 1997, n. 6222 (udienza 22 maggio 1997), Gulpen e altro si legge: «In tema di smaltimento di rifiuti, la definizione di rifiuto deve essere improntata al criterio oggettivo della "destinazione naturale all'abbandono", non rilevando l'eventuale riutilizzazione né la volontà di disfarsi della sostanza o dell'oggetto, sicché, quando il residuo abbia il suddetto carattere, ogni successiva fase di smaltimento rientra nella disciplina del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915 e, dopo la sua abrogazione, in quella del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22»;
dalle decisioni giurisprudenziali in materia emerge, inoltre, come il problema di individuare il significato del termine disfarsi non si ponga tanto per le operazioni di smaltimento, in cui il definitivo distacco dal bene dal produttore e la perdita di utilità per lo stesso sono di regola evidenti, quanto per le operazioni tese al recupero e/o al reimpiego del bene;
il momento soggettivo (decisione di disfarsi) e il momento prescrittivo (l'obbligo di disfarsi) sono i due punti cardine del concetto di «nascita» del «rifiuto» in senso giuridico;
in merito alle cartucce di toner per stampanti esaurite o non più integre, per adempiere in maniera efficace la loro funzione, esse rappresentano un rifiuto del medesimo prodotto quando il relativo detentore intende «abbandonarle» ed, in tal senso, segue le procedure allo scopo dettate dalla normativa in materia di rifiuti;
in tale ambito, una volta assolto il momento soggettivo della decisione del disfarsi, e appurato che quindi si è di fronte ad un rifiuto, per la successiva gestione, si applicano le pertinenti misure del decreto 22 ottobre 2008;

appare evidente che se il detentore di cartucce di toner per stampanti non decide di disfarsene, esse rimangono un prodotto e non rientrano nell'ambito della normativa dei rifiuti;
appare altresì evidente che una rinnovata iniziativa chiarificatrice dei contenuti e della portata della normativa in materia, a partire dal fatto che non costituisce rifiuto la cartuccia di toner consumata che tramite un rapporto di conto lavorazione viene consegnata dal possessore all'operatore che ne effettua la manutenzione e dopo il processamento di ricarica viene riconsegnata allo stesso possessore in maniera funzionale, costituirebbe un fattore efficace per la nascita di nuove ed auspicabili attività imprenditoriali dirette alla rigenerazione delle cartucce di toner per stampanti e di altro materiale consumabile di analoga natura, con indubitabili effetti positivi anche in termini di contributo alla riduzione della produzione di rifiuti e delle emissioni climalteranti, evitando il consumo di ulteriori materie prime anche di origine petrolifera -:
se per le finalità di cui trattasi, non intenda chiarire definitivamente, nei termini di cui in premessa, che le complessive attività attinenti al processo di ricarica delle cartucce di toner per stampanti non rientrano fra quelle soggette alla normativa sui rifiuti.
(5-03433)

LIBÈ - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi 20 anni sono state installate sul Monte Canate (853 m di altezza), che si trova nel comune di Pellegrino (PR), una moltitudine di antenne radiotelevisive e di tralicci per il trasporto dell'energia elettrica;
in data 28 ottobre 1981, in seguito ad un esposto pervenuto alla stazione dei carabinieri del comune di Pellegrino, l'allora comandante della stazione dei carabinieri inviò una lettera all'ispettorato dipartimentale foreste di Parma, e per conoscenza al sindaco di Pellegrino, in cui si richiedeva l'adozione di provvedimenti volti a verificare il rispetto delle norme esistenti a protezione della salute dell'ambiente sul monte Canate (allora già erano state installate 14 antenne);
nella stessa lettera si sollevavano dubbi circa la presenza di radioattività nella zona, che avrebbe certamente recato danni all'uomo ed alla, fauna presente sul monte;
nel 1996 un comitato locale di cittadini inviò un esposto air ARPA, al prefetto di Parma, all'AUSL, al sindaco ed alle associazioni ambientaliste, in cui si lamentava non solo il mancato rispetto dell'ambiente a causa delle antenna e dei tralicci installati sul monte, quanto un forte aumento delle malattie tumorali nell'area, dovuto alle onde elettromagnetiche;
con lo stesso esposto venivano chieste l'immediata sospensione dei lavori in corso sui nuovi tralicci e la chiusura dei ripetitori in eccesso e si sollecitava un consulto nei centri abitati della zona, in modo particolare nelle località di Case Ghia, Case Cavallo e Grotta, per valutare il grado di inquinamento e di vivibilità delle zone;
l'ARPA, in risposta alla sollecitazione dei cittadini, effettuò nello stesso periodo le prime analisi nella zona, rilevando che nella stessa si fossero superati i limiti nei valori relativi al campo elettrico e magnetico;
in seguito agli stessi rilevamenti, e riservandosi di effettuare indagini più approfondite, appellandosi ai princìpi dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'ARPA propose in via cautelativa di non concedere ulteriori incrementi di potenza se non esclusivamente a fronte di dati utili alla valutazione del rischio da campi magnetici, per impianti esistenti, e di non procedere al rilascio di nuove concessioni fino al completamento delle indagini sulla valutazione puntuale del rischio;

in data 3 ottobre 1997 l'AUSL di Borgo Taro, in seguito alla precedente indagine dell'ARPA, non evidenziò particolari condizioni di rischio sanitario nelle località vicine all'insediamento di antenne del Canate, in quanto le misurazioni non rilevarono particolari valori di allerta. La stessa AUSL espresse dubbi circa l'attendibilità di eventuali dati statistici sulla mortalità della zona, giudicando esigua l'entità della popolazione interessata dalle onde;
nel 1998 un comitato di circa 400 cittadini inviò un esposto alla procura della Repubblica, agli allora Ministri dell'ambiente e della sanità, alla prefettura di Parma e al presidente della regione Emilia-Romagna Errani, in cui si metteva in risalto il continuo aumento di decessi per malattie tumorali e si chiedeva un censimento sulla potenza e sulla frequenza delle antenne, nonché la verifica della potenza complessiva delle linee elettriche;
nel 2000 il Ministero dell'ambiente, dopo aver inserito la zona del Monte Canate nella mappa sui siti italiani inquinanti da delocalizzare e bonificare, nella successiva versione definitiva, inspiegabilmente, depennò la zona dalla mappa originaria e la inserì nell'elenco dei 5 siti di valenza nazionale;
a seguito della richiesta avanzata dall'ENEL nel 2001, in merito al ripristino di quattro elettrodotti sulla vetta del Canate, fu inviato un nuovo esposto di protesta, dei cittadini (circa 300) al Ministro dell'ambiente, al presidente della regione ed al prefetto di Parma, in cui si esprimeva la più decisa opposizione all'aumento di potenza elettrica, nonché la richiesta di inserire nuovamente il Canate nelle zone inquinate e da delocalizzare e bonificare;
nel 2004 alcuni organi di stampa, nell'analizzare la vicenda, hanno citato una legge del 2001 in base alla quale avrebbe dovuto essere stilato il catasto delle emittenti, ma dopo diversi anni ancora non c'è traccia dello stesso;
nel 2003 la provincia di Parma ha approvato il PLERT, Nell'occasione 2 consiglieri (sostenuti da una raccolta di firme dei cittadini) hanno espresso il dissenso, proponendo di escludere il Canate dai siti a valenza nazionale, e di inserirlo nella categoria destinata ai siti da delocalizzare;
la provincia ha espresso parere negativo alla richiesta, pur ritenendo di non permettere ulteriori installazioni nel sito oltre a quelle già presenti, in considerazione del fatto che il sito di Monte Canate presenta comunque un altissimo numero di impianti situati su molti pali che hanno un evidente impatto paesaggistico ed in considerazione dell'impatto sociale che tale sito ha sulle comunità limitrofe;
la provincia ha inoltre disposto la recinzione del sito nonché il monitoraggio continuo attraverso apposite stazioni di rilevamento dell'inquinamento elettromagnetico da posizionare negli abitati situati nei dintorni del Monte Canate;
negli ultimi anni i cittadini hanno più volte sollecitato invano il sindaco del comune di Pellegrino a reperire i dati sui decessi tumorali degli ultimi anni nella zona, nonché a disporre la recinzione della zona e il monitoraggio come richiesto dalla provincia -:
se non ritenga di adottare tutte le iniziative di propria competenza al fine di verificare il rispetto delle normative sulla tutela dell'ambiente e della salute pubblica nella zona del Monte Canate, comune di Pellegrino (PR) disponendo controlli accurati nella zona in questione, in modo tale da rilevare eventuali rischi di malattie tumorali relative alle onde elettromagnetiche dei ripetitori, e conseguentemente di valutare l'opportunità di far inserire la zona di Monte Canate tra le aree a forte rischio di inquinamento e perciò da destinare a delocalizzazione e bonifica.
(5-03434)

PIFFARI e ZAZZERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il benzo(a)pirene è una sostanza altamente cancerogena per l'uomo e può

essere assorbita nell'organismo per inalazione, attraverso la cute e per ingestione. L'esposizione ripetuta o a lungo termine può causare danni genetici ereditari alle cellule germinali umane;
una delle principali fonti di questo pericoloso inquinante è l'Ilva, il più grande stabilimento industriale di Taranto, dove viene emesso il 92 per cento della diossina industriale italiana. Taranto è la città più inquinata d'Europa;
alcune analisi ventoselettive hanno infatti accertato che un'alta percentuale di tale sostanza è emessa proprio dall'impianto siderurgico tarantino;
secondo la relazione dell'ARPA Puglia (Agenzia regionale protezione ambiente), la centralina ambientale sita in via Macchiavelli, Rione Tamburi, ha rilevato che la cokeria Ilva è responsabile dell'emissione del 99,74 per cento degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), il cui componente più cancerogeno è il benzo(a)pirene;
«Il quartiere Tamburi, dopo Padova e Pordenone - si legge nella suddetta relazione - è la zona d'Italia maggiormente inquinata dal benzopirene, ma la convivenza tra la cokeria e la città non è impossibile. La regione Puglia deve tener conto di questa emergenza. Bisogna scendere sotto il valore di 1,3 nanogrammi e deve esserci il contributo di tutti: delle istituzioni, delle associazioni ambientaliste e dei cittadini. L'Ilva ricordi che oggi si sta sul mercato con una siderurgia eco-compatibile»;
nonostante nel 2009 lo stabilimento abbia ridotto la produzione di coke, l'emissione della sostanza cancerogena nel Rione Tamburi è di 1,3 nanogrammi al metro cubo, cioè ben il 30 per cento in più rispetto ad 1 nanogrammo stabilito dal decreto legislativo n. 152 del 2007;
il direttore dell'ARPA, Giorgio Assenato, ha manifestato preoccupazione riguardo ai rischi per la salute legati all'emissione di benzo(a)pirene;
l'associazione Altamarea di Taranto ha chiesto alla regione di provvedere ad un piano di azione e di risanamento per la qualità dell'aria, mentre il sindaco Ippazio Stafàno ha firmato un'ordinanza per limitare l'impatto ambientale dello stabilimento sulla città;
in particolare, il sindaco ha imposto all'Ilva di predisporre un piano di ottimizzazione degli impianti secondo le migliori tecniche disponibili ed avviare un sistema efficace di monitoraggio delle emissioni diffuse e convogliate;
il 7 giugno 2010 l'assessore regionale alla qualità dell'ambiente Lorenzo Nicastro ha incontrato Altamarea, e ha accolto pienamente le ragioni della diffida lanciata dall'associazione ambientalista. Altamarea ha inoltre evidenziato anche problemi strutturali per le cokerie che, «anche se dotate delle migliori tecnologie disponibili, non sarebbero in grado di far scendere le proprie emissioni di benzopirene sotto i 5 nanogrammi al metro cubo, precludendo alla radice la compatibilità ambientale con un centro abitato vicino. Per questa ragione le cokerie costituite accanto ai centri abitati ormai vengono chiuse in molte parti d'Europa e questa scelta radicale viene considerata una buona prassi per garantire una qualità dell'aria accettabile». Inoltre, considerato che l'ARPA ha accertato che alcuni decessi sono collegati alla sostanza prodotta dalla cokeria Ilva, stabilimento quindi identificato con precisione, si pone «un grave problema sanitario di tutela del diritto alla vita in termini di legalità ed urgenza»;
per queste ragioni l'autorizzazione di impatto ambientale (AIA) potrebbe essere negata per la cokeria qualora dovessero permanere gli attuali valori di emissione, e comunque la regione chiede al Ministero competente di inserire nella suddetta autorizzazione prescrizioni e misure più severe sulla base delle migliori tecnologie disponibili (BAT);
secondo l'assessore Nicastro, vista la situazione emergenziale che vive la città di Taranto, l'esigenza è ormai quella di ridurre

la concentrazione di benzo(a)pirene addirittura entro il 2010, e cioè ben prima del termine indicato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (31 dicembre 2012). La regione quindi si sarebbe attivata per un piano di azione diretto all'immediato ripristino dei valori stabiliti dalla legge -:
alla luce dei gravi fatti riportati in premessa, se il Ministro escluda che, nel caso in questione, l'emissione di benzo(a)pirene possa determinare rischi per la salute dei cittadini e, anche alla luce della relativa valutazione, se intenda rilasciare all'Ilva l'autorizzazione di impatto ambientale e quali prescrizioni intenda fissare nei confronti della proprietà dell'Ilva, al fine di far rispettare i parametri di emissione di benzo(a)pirene nei limiti previsti dalla legge.
(5-03435)

MARIANI e REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a quasi quattro anni dalla sua istituzione, il fondo rotativo per Kyoto - che stanzia 600 milioni di euro per investimenti in energie rinnovabili ed efficienza energetica - non è ancora partito;
il fondo rotativo per Kyoto è stato concepito come uno strumento finanziario, gestito dalla Cassa depositi e prestiti spa e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che prevede l'erogazione di 200 milioni di euro l'anno - per tre anni - a favore di cittadini, imprese (tra cui le E.S.Co., Energy service companies) e soggetti pubblici, sotto forma di prestiti a tasso agevolato, per un'ampia serie di interventi in tecnologie pulite;
il fondo rotativo per Kyoto è stato istituito dai commi 1110-1115 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006 (finanziaria 2007); entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge, si sarebbero dovute stabilire le modalità di erogazione dei finanziamenti per il triennio 2007-2009, mediante un decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
il decreto ministeriale venne firmato il 25 novembre 2008, mentre la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avvenne soltanto il 21 aprile 2009; entro 60 giorni da tale data si sarebbe dovuta emanare la specifica circolare applicativa;
il decreto del Ministro dell'economia delle finanze del 17 novembre 2009, pubblicato il 22 gennaio 2010, ha fissato il tasso d'interesse per i prestiti agevolati «nella misura dello 0,50 per cento annuo»;
al termine del lungo e travagliato iter il Fondo rotativo sembrerebbe essere quasi completamente definito, ma, per la sua definitiva operatività, è necessaria una circolare applicativa, attesa da oltre un anno e ad oggi mai pervenuta;
la pubblicazione del succitato decreto del 17 novembre 2009 aveva illuso molti cittadini e operatori del settore sull'imminente partenza del meccanismo; illusione in parte alimentata da alcune contraddittorie dichiarazioni, ad avviso dell'interrogante contraddittorie, da parte dello stesso Ministro interrogato, che non hanno certo contribuito a fare a chiarezza;
in data 9 luglio 2010, in un'intervista al portale libero-news, il Ministro interrogato ha rilasciato la seguente dichiarazione: «abbiamo attivato il fondo di rotazione per Kyoto, allo scopo di contribuire al superamento di parte delle difficoltà finanziarie che ancora ostacolano la diffusione di progetti e tecnologie per le rinnovabili e l'efficienza energetica, (...)», quando non è ancora possibile attingere alle risorse del Fondo;
il 14 luglio 2010, in occasione dell'inaugurazione dell'impianto Archimede a Priolo, il Ministro interrogato ha annunciato l'accordo con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Mariastella Gelmini per utilizzare una quota del fondo rotativo per Kyoto per finanziare progetti nel campo della ricerca energetica (fonte Radiocor - Il Sole 24 Ore);

in pratica si ha il fondato timore che risorse del fondo per Kyoto, prima ancora di vedere la luce, vengano stornate per altre finalità, pur lodevoli, ma non coerenti con le esigenze che avevano motivato la creazione del fondo;
non bisogna dimenticare che il termine per l'adeguamento ai parametri stabiliti dal protocollo di Kyoto è fissato per il 31 dicembre 2012 e la tardiva attivazione del fondo rende sempre più difficile l'avvio delle iniziative necessarie ad evitare le sanzioni previste per il mancato rispetto degli obiettivi di riduzione -:
in quali tempi il Ministro interrogato ritenga che verrà emanata la circolare applicativa di cui in premessa, consentendo così, dopo quasi quattro anni, di avviare una concreta politica di riduzione delle emissioni di gas serra, e se risponda a verità che il Governo intenderebbe utilizzare parte delle risorse del fondo per Kyoto per altre finalità in modo a giudizio dell'interrogante inappropriato, col rischio di compromettere il raggiungimento degli impegni assunti dall'Italia in ambito internazionale.
(5-03436)

GHIGLIA e STRADELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha già predisposto una bozza di un decreto di modifica del decreto ministeriale 3 agosto 2005 che prevede una parziale revisione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica, con modifiche importanti e urgenti tanto per gli operatori quanto per il rispetto dei dettami europei;
la conferenza permanente Stato-regioni con prot n. 73/ESR del 6 maggio 2010 ha formalmente reso il parere favorevole sullo schema di decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali recante «Definizione dei criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica» che sostituisce il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio del 3 agosto 2005 -:
quali siano i tempi di pubblicazione del citato decreto e i motivi di ritardo della stessa.
(5-03437)

Interrogazione a risposta scritta:

DE CAMILLIS e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel «Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale», dal 2002 fu inserito un sito ricadente nella regione Molise, denominato Guglionesi II, e il progetto di bonifica prevedeva un costo di circa un milione e duecento mila euro che ad oggi non è ancora stato terminato;
a fine agosto, il quotidiano Il Tempo Molise ha pubblicato un'inchiesta su: «Ambiente, è emergenza tumori» dalla quale emergerebbero dati allarmanti circa l'aumento di alcune patologie tumorali nell'area del Basso Molise dove ricade il sito Guglionesi II;
gli stessi dati erano stati utilizzati da il settimanale L'espresso, per stilare una mappa del cancro a livello nazionale, ed anche in quell'occasione si evidenziava che l'aumento dei tumori, pur essendo generalizzato, si concentrava in particolare in prossimità di siti industriali come il nucleo di Termoli ed il sito di Guglionesi;
le popolazioni che vivono in quell'area esprimono una giustificata preoccupazione per l'effettivo stato di salute ambientale che si ripercuoterebbe sull'aumento di alcune patologie specifiche, così come riportato dallo studio effettuato dall'Enea e dall'Istituto superiore di sanità -:
se sia previsto e in che tempi il completamento del programma di bonifica del sito Guglionesi II e se abbia la copertura finanziaria;

se e che tipo di monitoraggio sia stato garantito dal Ministero dall'individuazione del sito, cioè dal 2002;
se si ritenga ci possano essere correlazioni fra gli agenti inquinanti del sito e i dati dell'Istituto superiore di sanità che riferiscono di incrementi di alcune patologie tumorali nel Basso Molise;
se intenda promuovere un programma di ricerca per studiare le eventuali correlazioni fra i fattori ambientali dell'intera area Basso Molisana e l'incremento di alcune specifiche patologie tumorali.
(4-08683)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il maggiore R.O. Carlo Calcagni è un militare dell'Esercito al quale è stata riconosciuta la dipendenza della causa di servizio in relazione alle patologie contratte a seguito della partecipazione alle missioni internazionali di pace all'estero;
con propri atti autorizzativi nn.rr. 1070 dell'08 gennaio 2010 e 34573 del 27 maggio 2010, la A.S.L. di Brindisi - D.S.S. n. 4 - conformemente al parere espresso dal Centro regionale di riferimento - U. O. di ematologia presidio ospedaliero «Penino» -, ha autorizzato il maggiore R.O. Carlo Calcagni al ricovero all'estero, in forma indiretta, presso un centro di alta specializzazione, per essere sottoposto alle cure del caso;
il medesimo distretto socio sanitario n. 4, con la nota prot. n. 56773 del 17 settembre 2010 ha negato l'autorizzazione al proseguire la cura intrapresa, motivando che «Sarebbe necessario che l'Istituto di riferimento di Londra, ricalendarizzasse la frequenza dei controlli, proposti attualmente ogni tre mesi, che sembrano in verità troppo ravvicinati, allegando il protocollo degli esami necessari a monitorizzare adeguatamente le patologie da cui è affetto il Calcagni»;
il Ministero della difesa - direzione generale della sanità militare - con la nota protocollo n. 0013140 del 3 settembre 2010, ha invece autorizzato il militare a proseguire le cure intraprese, facendosi carico delle spese nella misura ad esso spettante -:
quanti siano attualmente i militari a cui effettivamente viene garantito il rimborso nelle misure previste dalla normativa vigente delle spese sostenute per le cure mediche e i farmaci necessari in relazione alle patologie sofferte e riconosciute come dipendenti da causa di servizio.
(4-08684)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sul sito internet dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato - AAMS, sono disponibili i dati mensili relativi alla raccolta dei giochi gestiti dalla medesima Amministrazione;
tali resoconti forniscono un quadro dettagliato e molto specifico di tutti i giochi gestiti: Bingo, Gioco a base ippica, Gioco a base sportiva, Lotterie, Lotto, giochi numerici a totalizzatore (Superenalotto) e giochi di abilità a distanza (skill games) e riportano invece un dato provvisorio in ordine agli apparecchi da gioco, le cosiddette «new slot», così come definiti dall'articolo 110, comma 6, lettera a), del regio decreto del 18 giugno 1931, n. 773 e

successive modifiche ed integrazioni, recente il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;
è riconosciuta la portata innovativa dei nuovi apparecchi da gioco di cui al citato comma 6, lettera a) rispetto ai precedenti, poiché garantiscono, attraverso un sistema di controllo più raffinato, basato sulle smart card, maggior certezza e sicurezza grazie al controllo telematico;
ai sensi dell'articolo 2 del decreto interdirettoriale del 19 settembre 2006, recante integrazioni e modifiche alle regole tecniche degli apparecchi di gioco, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 25 settembre 2006, n. 223, era stabilita la data entro la quale completare la totale sostituzione dei vecchi apparecchi cosiddetti «comma 6» con nuovi «comma 6o»;
tale decreto stabiliva il ciclo di vita degli apparecchi da intrattenimento, fissando al 15 dicembre 2009 il termine di validità dei titoli autorizzatori per le apparecchiature rilasciati nel 2006 ed entro il 31 dicembre 2007;
dal momento che il prossimo mese di ottobre alla Corte dei conti ripartirà il procedimento aperto verso i 10 concessionari per il presunto inadempimento che riguarda l'iniziale conduzione delle reti telematiche negli anni dal 2004 al 2006, con gli ormai noti 98 miliardi di euro, scesi a 70, di penali per mancate connessioni degli apparecchi, sarebbe opportuno evitare il ripetersi di tale cattiva gestione, in quanto i concessionari risultano essere ancora spesso inadempienti e in ritardo col versamento del PREU raccolto, stante le ripetute sanzioni emesse a loro carico da AAMS;
l'attuale Governo si è finora limitato a stabilire l'aumento del PREU sulle new slot, senza affrontare le questioni relative all'affidabilità del sistema di versamento dell'imponibile basato sulla lettura dei volumi di denaro introdotto negli apparecchi da gioco e rilevato nella banca dati di SOGEI -:
a quanto ammonti la raccolta derivante dagli apparecchi di gioco automatici censiti dalla banca dati SOGEI così come definiti dal sopra citato articolo 110, comma 6, lettera a), del TULPS, anche ai fini della necessità di adottare provvedimenti atti a stabilire con certezza i dati forniti nella comunicazione del PREU dichiarato e di quello realmente riscosso.
(5-03430)

BRAGANTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le VLT, o videolotterie, sono gli apparecchi da intrattenimento di cui all'articolo 110, comma 6, lettera b) del Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773; essi sono esteriormente simili alle new slot, ma sono caratterizzati da un'offerta multipla di gioco e da una possibilità di vincita più elevata;
il decreto dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato prot. N. 124/CGV del 22 gennaio 2010 stabilisce, all'articolo 9, che: "Gli apparecchi videoterminali possono essere installati esclusivamente in:
a) sale bingo di cui decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 31 gennaio 2000, n. 29, che abbiano uno spazio dedicato al gioco con gli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del TULPS, in misura non superiore ad 1/3 della superficie attualmente adibita allo svolgimento del gioco del bingo;
b) agenzie per l'esercizio delle scommesse su eventi sportivi, diversi dalle corse dei cavalli, e su eventi non sportivi di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 1o marzo 2006, n. 111, la cui convenzione tipo è stata approvata con decreto direttoriale 2006/22503/Giochi/UD del 30 giugno 2006;
c) agenzie per l'esercizio delle scommesse a totalizzatore e a quota fissa sulle corse dei cavalli di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 aprile 1998, n. 169, la cui convenzione tipo è stata

approvata con decreto interdirettoriale 2006/16109 del 12 maggio 2006;
d) negozi di gioco di cui all'articolo 38, commi 2 e 4 del decreto-legge del 4 luglio 2006 n. 223, aventi come attività principale la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici;
e) sale pubbliche da gioco allestite specificamente per lo svolgimento del gioco lecito prevedendo un'area separata per i giochi riservati ai minori;
f) esercizi dediti esclusivamente al gioco con apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6 del TULPS";
un recente comunicato dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha confermato che, secondo la vigente normativa, le videolotteries possono essere installate esclusivamente negli «ambienti dedicati» elencati nel decreto precedentemente citato, muniti della licenza ex articolo 88 del TULPS; al contrario sono esclusi dalla possibilità di ospitare tali apparecchi gli altri esercizi pubblici ed, in particolare, i bar, soggetti ad autorizzazione ex articolo 86 del TULPS;
secondo alcuni articoli apparsi recentemente sugli organi di stampa, la questura di una provincia ligure ha concesso l'autorizzazione all'installazione dei terminali per le videolotteries ad un bar, in violazione delle norme in materia;
tale violazione costituisce un pericoloso precedente che rischia di ampliare la diffusione delle VLT in tutti i pubblici esercizi, con pericolose ricadute economiche e sociali e con una potenziale sovrapposizione con le slot machine -:
in che modo il Governo, tramite l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, sia intervenuto nel caso specifico per verificare la corretta applicazione delle norme in materia di autorizzazione all'installazione delle VLT e se intenda intervenire con un provvedimento per chiarire ulteriormente gli ambiti in cui i terminali per le videolotterie possono essere installati.
(5-03431)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Banca centrale di Libia e la Libyan investment authority hanno acquisito negli ultimi mesi, rispettivamente, il 4,988 per cento ed il 2,075 per cento del capitale di Unicredit;
negli ultimissimi giorni gli organi di stampa hanno dato la notizia di un'ulteriore incremento della partecipazione libica nel capitale del predetto gruppo bancario;
in conseguenza di tali acquisizioni lo Stato libico detiene ben oltre il 7 per cento del capitale azionario di Unicredit;
l'articolo 5 dello statuto dell'istituto di credito stabilisce un limite al diritto del 5 per cento per ciascun azionista, anche qualora la partecipazione stessa sia detenuta da entità riconducibili al medesimo soggetto;
Unicredit, oltre ad essere la più grande banca italiana, costituisce uno degli attori fondamentali per il finanziamento delle famiglie e del sistema imprenditoriale italiano;
inoltre Unicredit, anche in quanto annovera tra i propri azionisti importanti fondazioni bancarie, ha radici profonde nel Paese, l'Italia, in cui è nata ed opera prevalentemente, e non può dunque essere oggetto di improprie operazioni di «colonialismo alla rovescia»;
il mutamento degli assetti proprietari di Unicredit determinato da tali operazioni di acquisto sta provocando sconcerto tra gli azionisti del gruppo, ed ha generato preoccupanti contrasti all'interno del management di Unicredit, il cui amministratore delegato, Alessandro Profumo, avrebbe recentissimamente dichiarato di non aver favorito tali acquisizioni;
in tale contesto, e considerate le ricadute che tale vicenda potrebbe avere sugli equilibri finanziari del Paese, appare evidente l'urgenza di fugare, attraverso l'azione di vigilanza della CONSOB, ogni ombra circa l'operazione appena descritta;

per tali ragioni l'esigenza di assicurare il pieno rispetto della normativa vigente in materia risulta in tale vicenda particolarmente pressante, anche in considerazione del fatto che le autorità libiche, e in particolare il suo leader, ad avviso dell'interrogante, si sono spesso dimostrati assai poco rispettosi delle norme vigenti negli altri Paesi;
in occasione del recente svolgimento di una precedente interrogazione sulla medesima materia il Governo aveva fornito una risposta non esaustiva, in quanto l'Esecutivo aveva dichiarato che le autorità libiche non avevano ancora dato riscontro alle richieste di informazioni avanzate da CONSOB relativamente a taluni aspetti delle citate operazioni di acquisizione -:
anche alla luce degli ultimissimi sviluppi della vicenda appena richiamata, quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, per fare piena luce sulle predette operazioni ed assicurare l'assoluto rispetto della normativa in materia, a garanzia della trasparenza nella gestione del gruppo bancario e dell'intero sistema finanziario nazionale, nonché a tutela dei diritti degli azionisti di minoranza del gruppo e di tutti i risparmiatori italiani, e, in particolare, se sia stata data risposta, da parte delle autorità libiche, alla richiesta di informazioni, avanzata dalla CONSOB tramite l'Ambasciata d'Italia a Tripoli, per accertare la percentuale aggiornata di capitale detenuta dai citati soggetti libici, i rapporti partecipativi sussistenti tra gli stessi, l'esistenza tra di essi di accordi di voto, nonché in ordine alle modalità di assunzione delle decisioni circa l'esercizio del diritto di voto relativo alle partecipazioni detenute in Unicredit dalla Banca centrale di Libia e dalla Libyan investment authority.
(5-03432)

Interrogazione a risposta scritta:

ROSSA e LENZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2, comma 106, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice;
di conoscere per le seguenti categorie di beneficiari, distribuiti nel dettaglio per ente previdenziale di appartenenza (INPS, INPDAP, eccetera), il numero:
a) dei pensionati delle seguenti categorie: 1) invalidi di qualsiasi percentuale o grado; 2), coniuge e figli anche maggiorenni (in mancanza i genitori) di invalidi di qualsiasi percentuale; coniuge e figli anche maggiorenni (in mancanza i genitori) di caduti sui loro trattamenti diretti;
b) dei superstiti pensionati degli invalidi di qualsiasi percentuale o grado e dei caduti sui loro trattamenti indiretti o di reversibilità -:
per i quali l'Agenzia Centrale delle Entrate, sui trattamenti diretti per le categorie indicate in a) e sui trattamenti indiretti o di reversibilità per le categorie in b), abbia provveduto a restituire con procedura accelerata l'IRPEF ed addizionali regionali e comunali trattenute dal 26 agosto 2004 al 31 dicembre 2006.
(4-08679)

TESTO AGGIORNATO AL 12 OTTOBRE 2010

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
rispondendo all'interrogazione n. 5-03528 dell'onorevole Palomba in Commissione Giustizia in data mercoledì 6 ottobre 2010, il Governo - nella persona del Sottosegretario Caliendo - ha ritenuto di precisare che lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero della giustizia, predisposto sin dal 2008, «è stato oggetto di alcune osservazioni da parte dei ministeri concertanti tali da comportare, di volta in volta, la modifica del testo (...)»; consta viceversa agli interpellanti che tali osservazioni in nessun modo riguardavano la giustizia minorile, oggetto della interrogazione dell'onorevole Palomba;
lo stesso Sottosegretario ha altresì precisato in tale occasione che l'aggiornamento del progetto si è reso necessario «dovendosi tener conto delle innovazioni normative intervenute e dei provvedimenti predisposti dai vari Dipartimenti del dicastero per la riorganizzazione del personale non dirigenziale nell'ambito dei singoli comparti»; consta viceversa agli interpellanti che la riorganizzazione del personale non dirigenziale riguarda solo l'organizzazione giudiziaria, per la quale si è addivenuti al decentramento in direzioni regionali, mentre per gli uffici giudiziari rimane attuale la problematica inerente la suddivisione dei poteri tra capi degli uffici e dirigenti amministrativi;
nella suddetta risposta del Governo, si mette in relazione necessaria la riorganizzazione proposta coi tagli al personale e alla spesa, mentre in altri Ministeri le stesse esigenze hanno condotto non ad una

riorganizzazione ma ad una semplice revisione degli uffici dirigenziali, ciò che si sarebbe potuto benissimo attuare anche nel settore della giustizia, senza intaccare l'autonomia della giustizia minorile;
ugualmente la citata risposta giustifica con analoghe necessità inderogabili l'accentramento in capo ai due dipartimenti «maggiori» (quello dell'organizzazione giudiziaria e quello dell'amministrazione penitenziaria) di tutta gestione del personale civile e della gestione dei beni, quando l'accentramento investe solo personale e beni della giustizia minorile, restando del tutto inalterato il quadro residuo e quando la riforma, ove attuata, sortirebbe l'effetto assai singolare di ripartire tra due distinti soggetti una materia oggi unitariamente amministrata nella giustizia minorile;
l'ulteriore argomento addotto dal Governo della necessaria gestione del personale e dei beni e servizi sul duplice livello centrale e periferico è poi, ad avviso degli interpellanti, privo di senso comune, godendo la giustizia minorile di un decentramento che risale al 1955 (decreto del Presidente della Repubblica n. 1538 del 28 giugno 1955), quando ad esempio il Dipartimento della amministrazione penitenziaria gode del decentramento solo dal 1991;
in realtà il progetto, frammentando tra gli organi degli altri dipartimenti esistenti le funzioni della giustizia minorile, sortirebbe, ad avviso degli interpellanti, l'unico risultato che una materia sino ad oggi organizzata e gestita unitariamente sarebbe adesso «governata» da ben tre dipartimenti; e ciò configurerebbe a dir poco un esempio unico di irrazionalità organizzativa ed amministrativa, con inevitabili inefficienze e maggiorazioni di spesa, ostacolando in modo decisivo lo svolgimento delle specifiche funzioni della giustizia minorile;
l'autonomia di tali funzioni si radica in una concreta ed evidente specializzazione, a sua volta avvalorata da una lunga tradizione virtuosa, affrancatasi nel tempo dalle culture carcerarie nel nome della peculiarità dei soggetti (i detenuti minori) al centro dell'attività dell'amministrazione;
l'esigenza di tale specializzazione viene unanimemente riconosciuta a livello nazionale e internazionale da tutti gli esperti del settore e anzi alcuni aspetti importanti della gestione trattamentale intra ed extracarceraria del comparto minorile costituiscono esempi significativi di innovazione in merito alla giustizia ripartiva o all'ipotesi di introdurre, anche nel mondo della giustizia ordinaria, la «messa in prova»;
pertanto gli istituti penali nel settore minorile, le comunità, i centri di prima accoglienza e gli uffici di servizio sociale devono, per la loro spiccata specialità, continuare a mantenere una linea di comando unica, facente capo a un Dipartimento della giustizia minorile;
se proprio si vuole risparmiare, si può in via subordinata e con sacrificio, comunque accettare l'idea di ridurre da tre a due le direzioni generali, accorpandone le funzioni, ma si deve al tempo stesso mantenere il decentramento oggi in atto, al quale corrispondono risparmi sicuri, essendo questo decentramento basato su uffici dirigenziali di livello non generale -:
se non ritenga il Ministro interpellato, tenendo conto delle molte critiche a suo tempo ricevute e delle specifiche caratteristiche della materia, la quale richiede d'essere organizzata con strutture autonome e sulla base di una forte specializzazione delle funzioni e del personale, di dover recedere dal progetto in corso di definitiva elaborazione e di dover riconsiderare la riforma nel pieno rispetto dell'autonomia della giustizia minorile.
(2-00825)
«Ferranti, Melis, Morassut, D'Incecco, Servodio, Concia, Zampa, Gianni Farina, Realacci, Pierdomenico Martino, Martella, Merloni, Minniti, Bellanova, Tidei, Capodicasa, Ferrari, Touadi, Peluffo, Veltroni, Samperi, Capano, Amici, De Pasquale, Maran, Motta, Pedoto, Sereni, Tenaglia, Velo, Zaccaria, Fioroni, Rosato, Lo Moro, Rossomando, Rubinato, Ciriello, Genovese».

Interrogazione a risposta immediata:

BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge comunitaria per il 2007 (legge 25 febbraio 2008, n. 34), all'articolo 28, ha previsto una delega al Governo per il recepimento e l'attuazione della decisione quadro 2005/214/GAI relativa all'applicazione

del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie, già oltre il termine ultimo, stabilito nel 22 marzo 2007, per il recepimento della decisione quadro negli Stati membri;
ai sensi dell'articolo 28 sopra citato il Governo aveva dodici mesi di tempo, a decorrere dall'entrata in vigore della legge, per emanare il decreto legislativo di attuazione;
la decisione quadro è nata dall'iniziativa del Regno Unito, della Francia e della Svezia ed è volta a consentire il reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie comminate dalle autorità giudiziarie e amministrative di un altro Stato membro in caso di infrazioni come la partecipazione ad organizzazioni criminali, il terrorismo, la tratta di esseri umani, il traffico illecito di armi, la truffa, lo stupro, il traffico di auto rubate ed altro: tutti reati della massima importanza;
da una relazione della Commissione europea del 22 dicembre 2008 è emerso che già 11 Stati membri avevano dato attuazione alla decisione quadro e altri se ne sono aggiunti nel frattempo, tanto che al momento dovrebbero essere circa 19 i Paesi che hanno recepito il principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie, sostanzialmente mantenendosi in linea con l'orientamento espresso dal Consiglio europeo nel 2005;
il Governo italiano è in notevole ritardo nell'attuazione della normativa europea in materia, insieme alla Grecia e alla Slovacchia, nonostante la Commissione europea abbia già invitato gli Stati membri ancora inadempienti a procedere con le iniziative legislative necessarie al recepimento della decisione quadro 2005/214/GAI -:
se si intendano adottare le opportune iniziative per consentire la più rapida attuazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie, come previsto dalla decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio europeo, e quali siano i motivi che hanno determinato l'eccessivo ritardo nell'attuazione della delega già prevista dall'articolo 28 della legge 25 febbraio 2008, n. 34 (legge comunitaria 2007).
(3-01241)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa ANSA del 29 agosto 2010, dopo aver consumato il consueto pranzo, circa 12 poliziotti penitenziari assegnati presso il carcere di Enna hanno accusato forti malori dopo aver consumato il consueto pranzo presso la mensa dell'istituto penitenziario e, dopo essere stati refertati dal medico di guardia, sono stati dispensati dal servizio a causa di una intossicazione alimentare;
a dare la notizia dell'accaduto è stato Filippo Garofalo segretario nazionale dell'Osapp, il quale ha dichiarato: «A distanza di 24 ore solamente 2 agenti sono tornati in servizio per miglioramento delle condizioni e ben 10 hanno deciso di rimanere a casa. Il cibo avariato e incriminato era uno spezzatino che poteva fare altre "vittime". Questa pietanza era stata conservata anche per la cena. Solo l'accortezza della cuoca ha evitato il peggio, decidendo di buttarlo per il cattivo odore che sprigionava. Non è la prima volta che accadono fatti simili. Infatti già nei mesi scorsi era accaduta la stessa cosa, solo grazie all'immediato intervento improvviso della commissione mensa si è evitata la somministrazione dei cibo avariato» -:
se il Ministro intenda avviare un'ispezione presso il carcere di Enna al fine di accertare per quali motivi sia arrivato cibo avariato alla mensa degli agenti penitenziari o perché lo stesso fosse tenuto in cattivo stato di conservazione;

se, una volta individuati i responsabili, il Ministro intenda promuovere l'applicazione nei loro confronti delle relative sanzioni disciplinari.
(4-08659)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Gazzetta del Sud del 29 agosto 2010 è apparso un articolo intitolato: «Foggia, il carcere è in emergenza; il Sappe incontra il Prefetto»;
dalla lettura del predetto articolo è dato appurare quanto segue: «Si è svolto ieri, presso la prefettura di Foggia, l'incontro tra una delegazione del sindacato autonomo polizia penitenziaria e il prefetto di Foggia Antonio Nunziante, sulla preoccupante situazione sanitaria del penitenziario del capoluogo dauno. A chiedere l'incontro nei giorni scorsi è stato proprio il Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) preoccupato da una situazione sanitaria che oltre a creare enormi problemi al già carente organico della polizia penitenziaria, sta iniziando ad avere ripercussioni anche per l'ordine e la sicurezza pubblica. Il Sappe ha illustrato con dati alla mano la situazione degli accompagnamenti presso strutture pubbliche nonché dei ricoveri dei detenuti al prefetto che si è mostrato molto sensibile sull'argomento, considerato che detenuti anche pericolosissimi escono dal carcere per patologie che prima erano curate all'interno del penitenziario. Proprio per questi motivi il Sappe ha chiesto al prefetto di convocare una tavolo tecnico presso la prefettura con dirigenti dell'amministrazione penitenziaria e dell'Asl al fine di trovare un accordo che ridimensioni un fenomeno che come si diceva prima, diventa sempre più preoccupante. "Alla nostra richiesta - si legge nella nota del Sappe - il prefetto Antonio Nunziante si è detto disponibile, ed ha comunicato che contatterà gli enti preposti affinché si trovi una soluzione che contemperi le esigenze dell'Asl, con quelle di sicurezza dell'amministrazione penitenziaria. Altro tema affrontato riguarda la carenza dell'organico della polizia penitenziaria per cui è stato chiesto al prefetto di voler intercedere presso le competenti autorità di governo affinché si utilizzino i militari per il controllo del muro di cinta così come avviene per le esigenze di ordine pubblico. L'utilizzo dei militari permetterebbe di recuperare personale di polizia penitenziaria da impiegare sia nelle sezioni detentive che per le traduzioni dei detenuti all'esterno del carcere. Anche su questa spinosa questione il prefetto non si è sottratto anche se, ha precisato che secondo l'attuale normativa non è possibile che i militari entrino all'interno del penitenziario per presidiare il muro di cinta. Discorso diverso è invece la possibilità di sorvegliare il carcere con pattuglie esterne al carcere per sorvegliare la struttura situazione per cui, farà un attenta verifica". Infine il Sappe ha rappresentato al prefetto la necessità che in questo periodo molto caldo per il carcere di Foggia, almeno nelle ore notturne dalle 24 alle ore 6, non vengano condotti in carcere gli arrestati, poiché in tali ore, proprio a causa della grave carenza di organico, il penitenziario è più sguarnito. "Anche su tale questione - prosegue la nota - il prefetto si è mostrato sensibile ed interessato. Mentre ancora una volta le istituzioni esterne al carcere dimostrano grande attenzione a quello che accade nel carcere di Foggia, dobbiamo registrare il voltafaccia dell'amministrazione penitenziaria di Roma, che a seguito delle proteste di tutti i sindacati che qualche tempo fa furono ricevuti dal prefetto per la carenza di organico, ha risposto che l'organico del penitenziario Foggiano è al completo e non necessitano nuovi arrivi. Purtroppo a Roma hanno dimenticato una cosa molto semplice e cioè che quell'organico fu costituito per far fronte ad una presenza di 370 detenuti, mentre oggi in media si registra un presenza di circa 750 detenuti nel carcere di Foggia"» -:
se intenda avviare un'ispezione ministeriale presso il carcere di Foggia;

quali misure intenda intraprendere affinché all'interno del predetto istituto di pena venga rispetto assicurato il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione.
(4-08660)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa APCOM del 30 agosto 2010, il giorno precedente nel carcere di Saluzzo (Cn) si sarebbe verificato un tentativo di evasione;
un detenuto del regime ordinario, che deve finire di scontare la pena nel 2022, è riuscito a scavalcare indisturbato le mura dei passeggi, ed è stato trovato e fermato dagli agenti di polizia penitenziaria vicino a una gru dell'area dove stanno costruendo il nuovo padiglione della casa circondariale;
secondo Leo Beneduci, segretario nazionale dell'Osapp, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, «il problema è che il personale è talmente scarso che non esistono controlli nella zona delle mura di confine, non ce lo possiamo permettere. È già un miracolo riuscire a fermare episodi di questo tipo. Il carcere di Saluzzo ha 430 detenuti, ma la capienza prevista è di 196, con una tollerabilità di 298 unità. Centodieci detenuti oltretutto sono particolarmente pericolosi. Il personale di polizia, che dovrebbe attestarsi a 250 uomini, è ridotto a 168. A Saluzzo sono state messe le terze brande in celle da due e la situazione è insostenibile» -:
quale sia l'esatta dinamica di questo episodio e se intenda aprire una rigorosa inchiesta sul tentativo di evasione indicato in premessa;
se non si reputi opportuno intervenire urgentemente al fine di potenziare il sistema di sicurezza dell'istituto;
se non si reputi opportuno intervenire in modo deciso per sopperire alla carenza dell'organico del personale di polizia penitenziaria assegnato al carcere di Saluzzo (Cn);
quali provvedimenti intenda adottare al fine di contrastare il grave sovraffollamento che si registra nell'istituto di pena indicato in premessa.
(4-08662)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa ANSA del 30 agosto 2010, una detenuta sarebbe stata trasferita otto volte in due anni, con un trasferimento disposto ogni tre mesi;
il fatto è stato denunciato da Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo diritti riforme, che ha raccolto l'appello del marito della donna, Gennaro D'Antonio, infartuato, in sedia a rotelle, con il 90 per cento d'invalidità e disturbi psichici, detenuto nel carcere cagliaritano di Buoncammino;
secondo quanto riferito da Maria Grazia Caligaris, «il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria merita l'iscrizione d'ufficio nel Guinness world record. È riuscito a far trasferire Anna Lucarella di 47 anni, condannata a 10 anni di reclusione in primo grado a Cagliari, da Pozzuoli, dov'è stata arrestata il 16 settembre 2008, a Palermo in cui si trova adesso, attraverso, tra gli altri, Cagliari, Bari, Messina, Taranto, Un record difficilmente eguagliabile fuori da qualunque logica e contrario ai diritti delle persone private della libertà. Una situazione paradossale considerati i costi delle traduzioni, anche alla luce dei continui richiami ai risparmi, con costanti tagli all'istruzione, all'igiene, alle attività di recupero e risocializzazione dei detenuti»;

Anna Lucarella ha chiesto di essere trasferita vicino a Ercolano dove vivono i figli di 12 e 14 anni -:
se non ritenga opportuno verificare la legittimità degli otto procedimenti in base ai quali sono stati disposti i ripetuti trasferimenti di Anna Lucarella;
se non ritenga opportuno adottare tutti i provvedimenti necessari per garantire alla detenuta Anna Lucarella di poter scontare la pena in un istituto penitenziario situato nei pressi del luogo di residenza dei suoi due figli.
(4-08663)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di stampa DIRE del 1o settembre 2010 ha diramato la seguente notizia: «Un detenuto di 44 anni è morto ieri sera all'interno del carcere della Dozza dopo essersi sentito male. L'uomo, ucciso probabilmente da un infarto, è caduto a terra mentre stava rientrando nella propria cella poco dopo essere uscito dall'infermeria, dove era stato appena visitato dagli infermieri: poco prima aveva infatti chiesto di essere controllato perché aveva dei dolori e non si sentiva bene. Durante la visita, però, non è stato riscontrato nulla di particolare e così l'uomo stava tornando in cella, quando all'improvviso si è accasciato al suolo ed è morto. A riferirlo, in una nota, è il segretario aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante: "Ieri un detenuto italiano di 44 anni ristretto nel carcere di Bologna è deceduto per cause naturali" si legge nella nota. Durante ricostruisce i fatti così: "Il detenuto, imputato, ha chiesto di essere visitato dopo essersi sentito male. L'agente della polizia penitenziaria lo ha accompagnato in infermeria, dove è stato visitato dal medico che, pare, non abbia riscontrato niente di particolare. Il detenuto, mentre stava facendo rientro in cella, è caduto a terra ed è morto". La direttrice del carcere, però, Ione Toccafondi, spiega che in infermeria il detenuto non è stato visitato dal medico, ma solo dagli infermieri. "In quel momento il medico non era all'interno dell'infermeria, c'erano solo gli infermieri, che hanno provato la pressione al 44enne, non riscontrando nulla di anomalo". A quanto riferisce Toccafondi, l'uomo lamentava "dolore" e diceva di non sentirsi bene. Non era il caso di far intervenire un medico? "Evidentemente non hanno ritenuto ci fossero le condizioni per chiamare il medico, che si trovava al piano di sotto. E guardi che di solito lo chiamano continuamente". Secondo quanto riferito da Toccafondi, l'uomo dopo essere uscito dall'infermeria si è accasciato al suolo mentre stava facendo rientro alla cella, a pochi passi di distanza. "È caduto in corridoio, davanti a molte persone, è stata una cosa fulminante. Sono intervenuti i medici ed è stata chiamato anche il 118, ma non c'è stato nulla da fare". Il 44enne, riferisce la direttrice del carcere, era imputato per associazione a delinquere di stampo mafioso ed si trovava rinchiuso alla Dozza da marzo: era finito in carcere dopo l'arresto effettuato a Reggio Emilia, nell'ambito di un'inchiesta di competenza non regionale. "In passato non aveva manifestato problemi cardiaci - dice Toccafondi - ma soffriva di pressione arteriosa elevata". Il controllo effettuato ieri sera in infermeria, però, aveva dato esito negativo in questo senso. La salma è stata messa a disposizione dell'autorità giudiziaria, aggiunge Toccafondi, che ora dovrà chiarire l'accaduto. "La morte di una persona è qualcosa che ci sconvolge sempre - afferma Toccafondi - tanto più che si trattava di una persona giovane. Siamo rimasti tutti sconvolti, soprattutto perché è stata una cosa fulminante, che non ha permesso nessun tipo di intervento, probabilmente quando si è accasciato al suolo era già morto". L'infermeria, chiarisce Toccafondi, »si trova a dieci passi dalla sua cella« e il 44enne vi è stato accompagnato subito, dal momento in cui aveva lamentato dolore. Poi, dopo la visita da parte degli infermieri, "nemmeno il tempo di uscire di lì ed è caduto a terra" conclude la direttrice. Il segretario del Sappe, dopo l'accaduto,

torna a sottolineare il tasto dolente del sovraffollamento: "I detenuti alla Dozza sono circa 1.100, all'inizio dell'estate erano circa 1,180". Invece, "mancano circa 200 agenti di Polizia penitenziaria", conclude» -:
quali iniziative di competenza intendano assumere per accertare se al detenuto 44enne morto di infarto nel carcere della Dozza sia stato consentito di sottoporsi tempestivamente a visite medico-specialistiche nonché di potersi adeguatamente curare, essendo, in caso contrario, stato negato al medesimo l'inalienabile diritto alla salute che appartiene ad ogni essere umano al di là dei delitti presuntivamente commessi;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano promuovere o adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare che, in sede di attuazione del riordino e del trasferimento delle funzioni in materia di sanità penitenziaria, siano tenute nella massima considerazione le esigenze di cura e assistenza dei detenuti.
(4-08664)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa ANSA del 2 settembre 2010, nel carcere di Poggioreale un detenuto di 32 anni sarebbe deceduto il 24 agosto 2010;
la notizia è stata diffusa dall'Associazione Antigone Campania, il cui portavoce ha dichiarato quanto segue: «A quanto ci risulta, L. S, (queste le iniziali), napoletano, classe 1978, è deceduto per cause da accertare. L'uomo, accusato di reati legati alla detenzione di stupefacenti, era detenuto nel reparto Roma. Sembra che ad un primo esame, la morte sia stata come arresto cardiocircolatorio. Una diagnosi insufficiente a fare luce su quanto accaduto. Noi ribadiamo, come facciamo sempre, l'esigenza di esami approfonditi, perché temiamo che troppo spesso le morti in carcere siano archiviate in fretta, senza il dovuto rispetto dovuto alla vita umana. Inoltre, solo indagini approfondite consentono di evitare o, almeno, prevenire simili episodi. Così come ribadiamo l'urgenza di provvedimenti legislativi che ridiano dignità al sistema penitenziario italiano e impediscano che la detenzione si trasformi in un trattamento inumano e degradante»;
è l'ottavo decesso (tre i suicidi) che avviene nelle carceri campane nel 2010, il secondo nel carcere di Poggioreale, Complessivamente negli ultimi 18 mesi, in Campania, abbiamo registrato 24 morti (di cui 13 suicidi). Un bilancio triste che ribadisce la gravità dello stato di emergenza che si vive nelle carceri italiane;
secondo i dati dell'Osservatorio sulla condizione della detenzione di Antigone nel carcere di Poggioreale sono, attualmente, presenti 2.602 detenuti a fronte di una capienza di 1.658 posti. In tutta la regione Campania sono presenti 7.613 detenuti su una capienza di 5.506 posti -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto sopra esposto e, in caso affermativo, quali iniziative intendano assumere, negli ambiti di rispettiva competenza, per accertare le cause che hanno provocato il decesso del detenuto e se al medesimo sia stato consentito di potersi adeguatamente curare essendogli stato negato, in caso contrario, l'inalienabile diritto alla salute che appartiene ad ogni essere umano al di là dei delitti presuntivamente commessi;
se ritenga opportuno effettuare delle ispezioni all'interno del carcere di Poggioreale e degli altri istituti di pena aventi sede in Campania.
(4-08665)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
su Il Resto del Carlino del 3 settembre 2010 è apparso un articolo intitolato: «Internato di 43 anni muore dopo il ricovero in ospedale»;

l'articolo dà conto del decesso di Massimiliano Calersi, quarantatreenne, avvenuto il 20 agosto 2010, pare per infarto, nella casa di lavoro Castelfranco Emilia di Modena. L'uomo, soccorso e trasportato in ospedale, è morto due giorni dopo il ricovero;
gli altri internati, compagni della persona deceduta, hanno denunciato ritardi nei soccorsi. Queste accuse sono state messe nero su bianco in un esposto a più firme che è finito in procura sul tavolo del pubblico ministero Giuseppe Tibis che sulla vicenda ha aperto un'indagine conoscitiva trasmettendo il fascicolo ai carabinieri e chiedendo l'acquisizione delle cartelle cliniche -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, un'indagine ministeriale al fine di accertare le cause che hanno provocato il decesso di Massimiliano Calersi e, in particolare, se al medesimo siano stati prestati tempestivi soccorsi.
(4-08666)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sull'Unione Sarda del 2 settembre 2010 è stato pubblicato l'articolo intitolato: «Tempio Pausania, mandate personale o chiudete tutto, carcere della Rotonda a rischio»;
nell'articolo è dato leggere quanto segue: «La direttrice del carcere di Tempio Teresa Mascolo non utilizza eufemismi nella comunicazione formale indirizzata ai sindacati, nel penitenziario che dirige la drammatica carenza di organico provoca: "evidenti ed incresciose compromissioni dei diritti dei lavoratori". Il riferimento, chiarissimo, è per le condizioni degli agenti di polizia penitenziaria. Mentre aumentano i detenuti (60 invece dei 25 previsti dai regolamenti) i poliziotti sono sempre di meno. La direttrice ha convocato i sindacati e ha chiesto una trattativa su una proposta semplice: per tappare i buchi dell'organico i turni di lavoro passano da sei a otto ore ed è necessario predisporre un piano di utilizzo sistematico degli straordinari. La risposta dei sindacati è arrivata subito: no ai tre turni giornalieri e niente extra per i poliziotti già gravati di un carico eccessivo di lavoro. Tutte le più importanti sigle hanno anche annunciato una vertenza sul caso Rotonda, la trattativa passa ad un livello superiore, mentre a Tempio restano tutti i drammatici problemi per gli agenti e i detenuti. La proposta della direttrice è stata bocciata, ma la dura presa di posizione dei sindacati non chiude certo la questione. Teresa Mascolo, con la sua nota, fotografa una situazione che non è certo di oggi e cerca una possibile soluzione al problema dei turni di lavoro. I sindacati hanno risposto picche, ma il problema resta tutto. Ieri mattina sono entrati nell'ufficio della direttrice i rappresentanti di Cisl, Cgil, Sappe, Sinappe e Cnpp (Antonio Cannas, Salvatore Spanu, Manuela Mameli, Luigi Arras, Alessandro Piliu, Roberto Fancellu, Salvatore Mulas, Piero Coda e Nina Carta) il confronto è stato franco e leale. I sindacalisti ritengono inaccettabile l'eliminazione di un turno e l'aumento degli straordinari. Il no è stato secco, anche davanti alla onesta presa di posizione della direttrice che parla apertamente di amministrazione in ginocchio davanti alle nuove difficoltà. Di fatto, rispetto ai 32 agenti in organico, sono disponibili soltanto meno di 20 unità. «Il vero problema - dice Antonio Cannas del Sappe - è questo. La ristrutturazione è avvenuta, ma gli agenti sono gli stessi. Non è cambiato niente e ora ci viene proposto un aumento degli straordinari quando sappiamo benissimo che non ci sono i soldi». Il responsabile nazionale del Sappe, Donato Capece, ha invitato il Ministero della giustizia a provvedere oppure a chiudere l'istituto. «Il personale è distribuito male - aggiunge Luigi Arras, coordinatore nazionale del Sinappe - qui

mancano gli agenti, come a Cagliari e Sassari, altrove ci sono anche 30 unità in più». I detenuti pagano per tutti, due hanno iniziato un nuovo sciopero della fame» -:
se quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria corrisponda al vero;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, sollecitare e/o promuovere al fine di risolvere i gravi problemi denunciati dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria del carcere di Tempio Pausania.
(4-08667)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Unione Sarda del 3 settembre 2010 è stato pubblicato l'articolo intitolato: «L'odissea dei parenti dei detenuti, ore di attesa per poter parlare con i propri cari»;
secondo quanto riportato nel predetto articolo, nel carcere di Buoncammino ogni giorno decine di persone fanno la fila dall'alba per poter parlare coi familiari reclusi, e spesso la loro attesa si protrae sino al pomeriggio;
l'associazione «5 novembre», per bocca del presidente Roberto Loddo, sostiene che «nel carcere di Buoncammino i familiari dei detenuti sono costretti a trascorrere ore e ore di snervante attesa in piedi sotto il sole o la pioggia prima di riuscire a entrare in una sala d'aspetto piccola, sporca e sempre affollata. Nel carcere sardo, al di là della buona volontà e della disponibilità della direzione e degli operatori, il sistema dei colloqui è un disastro perché i familiari sono privi di qualsiasi assistenza»;
l'orario di visita comincia alle 9, ma già alle 6 di fronte al carcere ci sono decine di persone in attesa. Quando le porte del penitenziario si spalancano si crea subito la ressa, perché all'interno possono accedere solo dodici persone alla volta. Il primo gruppo entra, gli altri restano fuori. Alla fine c'è chi deve attendere le quattro del pomeriggio per riuscire a parlare col proprio caro;
a giudizio della prima firmataria del presente atto, l'immagine degradante dei familiari stipati in una stanzetta prima di arrivare alla sala dei colloqui è indegna di un Paese che si definisce civile. Viste le condizioni in cui si svolgono i colloqui, i familiari dei detenuti si sentono le vittime innocenti di un sistema carcerario che non funziona; al contrario, a tutte queste persone deve essere riconosciuto il diritto di poter mantenere rapporti affettivi e sociali coi loro familiari reclusi in condizione di umanità e rispettose -:
se quanto denunciato dal presidente dell'associazione «5 novembre» corrisponda al vero;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di risolvere i gravi disagi che i familiari dei detenuti ristretti nel carcere di Buoncammino devono affrontare nel momento in cui si recano a colloquio con i propri cari.
(4-08668)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa APCOM del 5 settembre 2010, un detenuto italiano quarantaduenne avrebbe tentato il suicidio tramite impiccagione nell'istituto penitenziario di Torino Lo Russo-Cotugno e sarebbe stato salvato grazie al pronto intervento degli agenti di polizia penitenziaria;
il fatto è stato reso noto da Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, il quale ha ricordato come nel carcere torinese, a fronte di 1,092 posti regolamentari,

il 31 agosto 2010 erano presenti oltre 1.630 detenuti mentre sarebbero ben 305 gli agenti di polizia penitenziaria che mancano dagli organici;
l'uomo, arrestato nell'ottobre del 1998 e condannato a 15 anni per omicidio, strage e violazione delle leggi sulle armi, ha tentato di impiccarsi alle sbarre della sua cella. Attualmente si troverebbe in una camera di sicurezza del Casellario, piantonato a vista dalla polizia penitenziaria -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti del detenuto che ha tentato il suicidio fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora;
se non ritenga necessario adottare misure urgenti volte a rimuovere il grave sovraffollamento del carcere Lo Russo Cotugno di Torino, in modo da garantire l'esistenza di condizioni minime di vivibilità della struttura, il rispetto pieno degli standard di sicurezza e funzionalità e l'adeguatezza della stessa alle proprie finalità costituzionali.
(4-08669)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa ANSA del 5 settembre 2010, un detenuto quarantenne ristretto nell'infermeria del penitenziario di Tratti ha tentato il suicidio ed è stato salvato da dall'intervento di un agente della polizia penitenziaria in servizio;
l'uomo era recluso da circa una settimana per reati legati alla tossicodipendenza e pare avesse deciso di farla finita perché erano state respinte alcune sue richieste di attenuazione della reclusione;
l'accaduto è stato reso noto dal vicesegretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, Mimmo Mastrulli, per il quale a Trani sarebbero ristretti alla data odierna circa 260 detenuti in un solo plesso detentivo contro una forza generale di ricettività di 220 detenuti;
a quanto reso noto da Mastrulli, l'aspirante suicida aveva già legato il lenzuolo della propria branda alla finestra della cella e stava per impiccarsi quando è intervenuto l'agente di servizio che lo ha soccorso -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti del detenuto che ha tentato il suicidio fossero state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza siano state adottate dall'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;

se non si intenda adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
più in particolare quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora;
se non ritenga necessario adottare misure urgenti volte a rimuovere il grave sovraffollamento del carcere di Trani, in modo da garantire l'esistenza di condizioni minime di vivibilità della struttura, il rispetto pieno degli standard di sicurezza e funzionalità e l'adeguatezza della stessa alle proprie finalità costituzionali.
(4-08670)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in un comunicato dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere composto da Radicali italiani, Antigone, A buon diritto, Il detenuto ignoto, Ristretti orizzonti e Radio carcere, Moez Atadi, tunisino di 33 anni, detenuto presso il carcere Don Bosco di Pisa, è deceduto il 6 settembre 2010, pare a causa di un malore provocato da un mix di farmaci assunti in modo sbagliato;
stando ad una prima ricostruzione dell'accaduto, il tunisino ha incominciato a sentirsi male tra venerdì 4 e sabato 5 settembre 2010. Come di prassi, il detenuto è stato subito ricoverato presso il Centro clinico del carcere Don Bosco;
già nei giorni precedenti l'uomo aveva accusato problemi respiratori e dolori polmonari. La sua situazione clinica ha cominciato a peggiorare nella nottata di sabato e quindi è stato disposto il trasferimento immediato presso una struttura civile più attrezzata come l'ospedale Santa Chiara, ma sembra che l'uomo sia deceduto ancor prima di arrivare al pronto soccorso;
sulla morte del detenuto, il pubblico ministero, dottor Antonio Giaconi, ha aperto un fascicolo d'indagine ed ha disposto l'autopsia che verrà eseguita domani dal medico legale Marco Di Paolo. Al momento l'ipotesi di un suicidio sembra improbabile, almeno stando ai racconti dei compagni di cella, che sono stati interrogati dalla polizia penitenziaria. Il tunisino era in carcere dal 16 giugno 2010 perché inottemperante ai dispositivi della legge Bossi-Fini;
con il decesso di Moez Atadi il totale dei detenuti morti nel 2010, tra suicidi, malattie e cause da accertare arriva a 121 (negli ultimi 10 anni i morti di carcere sono stati 1.681, di cui 600 per suicidio) -:
se il Ministro interrogato non intenda urgentemente attuare iniziative di competenza per verificare, anche attraverso l'avvio di un'indagine interna, se vi siano responsabilità sul piano amministrativo e disciplinare in ordine a quanto capitato al detenuto Moez Atadi;
se si ritenga necessaria e indifferibile, proprio per garantire i diritti fondamentali delle persone, la creazione di un «osservatorio» per il monitoraggio delle morti che avvengono in situazioni di privazione o limitazione della libertà personale, anche al di fuori del sistema penitenziario, osservatorio in cui siano presenti anche le associazioni per i diritti dei detenuti e degli immigrati.
(4-08672)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI

e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in un articolo pubblicato il 6 settembre 2010 sul quotidiano Il Secolo XIX, un detenuto 21enne ristretto nella casa circondariale di via Fontevivo (La Spezia) avrebbe tentato di togliersi la vita provando ad impiccarsi con un lenzuolo;
l'uomo è stato salvato dagli agenti di polizia penitenziaria, che allertati dal compagno di cella dell'aspirante suicida, sono riusciti a sollevare il ragazzo da terra ed a staccarlo dal lenzuolo, dopodiché gli hanno subito praticato le prime manovre di rianimazione;
il detenuto è ora ricoverato in prognosi riservata ovvero in gravissime condizioni nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Sant'Andrea. La prognosi è riservata;
i casi di suicidio e tentato suicidio in carcere aumentano ogni anno, in particolare nelle strutture più affollate, quelle delle grandi città -:
se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
se intenda avviare una indagine amministrativa interna, al fine di appurare se nei confronti del detenuto che ha tentato il suicidio fossero state messe in atto adeguate misure di sorveglianza;
se e quali misure precauzionali e di vigilanza intenda adottare l'amministrazione penitenziaria nei confronti del detenuto dopo questo episodio;
se non si intendano adottare o implementare, per quanto di competenza, le opportune misure di supporto psicologico ai detenuti, al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio, tentato suicidio e di autolesionismo;
quanti siano i tentativi di suicidio che si sono registrati nelle carcere italiane nel solo 2010;
più in particolare, quali iniziative, anche normative, si intendano prendere per rafforzare l'assistenza medico-psichiatrica ai detenuti malati, sia attraverso un'attenta valutazione preventiva che consenta di identificare le persone a rischio, sia per sostenere adeguatamente sotto il profilo psicologico le persone che tentano il suicidio, senza riuscirci la prima volta, ma spesso ben decisi a tentare ancora.
(4-08673)

LO PRESTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
non è stata ancora fatta luce sul massacro che lo scorso 23 febbraio 2010 ha portato alla morte l'onorevole avvocato Enzo Fragalà;
l'inchiesta giudiziaria a sette mesi dall'uccisione dell'onorevole avvocato Enzo Fragalà non ha ancora individuato assassini e movente;
è necessario arrivare quanto prima a verità e giustizia per la sicurezza della città di Palermo, degli avvocati e dei professionisti che vi lavorano, del Paese tutto, e per onorare la memoria del collega scomparso e la sua famiglia -:
quali iniziative di competenza intenda assumere a supporto delle attività di magistratura e polizia nella individuazione dei colpevoli.
(4-08686)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

BELLOTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 31 luglio 2010 è apparsa, su diversi articoli di stampa, tra cui il Corriere del Veneto, la notizia che, su indicazione del presidente della regione Veneto, Luca Zaia, il Ministro interrogato avrebbe individuato nella località nota come Zelo, nel

comune di Ceneselli (Rovigo), l'area destinata ad ospitare un centro di identificazione ed espulsione degli immigrati;
nella stessa località è, infatti, sita l'area logistica di quella che fu la sede del 79o gruppo intercettori teleguidati, che ospitò per anni nel dopoguerra soldati americani ed italiani e che portò sviluppo al territorio;
la definizione di questo sito come futuro centro di identificazione ed espulsione degli immigrati è, tuttavia, per varie ragioni, inopportuna: tale struttura, oltre a non portare alcun beneficio ai centri limitrofi, come rimarcato da un documento sottoscritto da 11 sindaci dell'alto polesine, sarebbe posizionata in una zona scarsamente servita dalle opere infrastrutturali, necessarie per garantire un rapido collegamento con le realtà da cui gli immigrati provengono;
la base dista, infatti, 75 chilometri da Verona, 116 da Venezia e 82 da Bologna, realtà che maggiormente potrebbero essere interessate da un suo utilizzo;
come si sottolinea, inoltre, nel documento dei sindaci sopra citato «la presenza di queste strutture va a pesare gravemente sulla percezione di sicurezza dei cittadini, in un contesto caratterizzato da un indice di vecchiaia molto alto (per ogni ragazzo quattordicenne vi sono tre adulti ultra-sessantacinquenni)»;
la scelta è, inoltre, scarsamente comprensibile anche sotto un profilo economico: l'investimento per ripristinare l'ex base di Zelo, in completo stato di abbandono dal 1998, risulta spropositato in confronto ad altri siti in miglior stato di conservazione, come la vicina ex base dell'aeronautica di Bovolone, che è stata dismessa solo nell'aprile del 2010;
punto ancor più essenziale è che il centro non servirebbe alla provincia di Rovigo, che non conosce fenomeni migratori massicci, ma alla provincia e ancor più al comune di Verona, che ne sfrutterebbero così tutti i benefici senza dover scontare alcun onere;
la gestione poco trasparente della vicenda è indice, a parere dell'interrogante, di una visione proprietaria delle istituzioni, che si evince peraltro dalla scarsa concertazione col territorio, escluso totalmente dal processo decisionale che è stato, invece, accentrato ai rappresentanti di un unico partito, i quali, più che per reale ponderazione, sono pervenuti ad una scelta per ragioni di opportunità e di consenso, facendo ricadere sul piccolo territorio polesano i costi di questa loro determinazione;
ciò che infine colpisce in questa vicenda è la mancanza assoluta di chiarezza: le conferme alla designazione definitiva del sito si rincorrono alle smentite, tra cui quella del presidente della regione Luca Zaia, che, smentendo il Ministro interrogato, ha dichiarato in un incontro con le rappresentanze territoriali che una decisione definitiva non è stata ancora assunta -:
se sia stato ufficialmente scelto il sito dell'ex base dell'Aeronautica militare, in cui era insediato il 79o gruppo intercettori teleguidati di Zelo, quale sede di un centro di identificazione ed espulsione di immigrati clandestini, e se, per le ragioni descritte in premessa che indicano chiaramente l'assoluta inadeguatezza di tale area, non ritenga più opportuno considerare una dislocazione alternativa.
(3-01238)

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI,

VOLPI e ZAFFINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le polemiche sviluppatesi nelle ultime settimane intorno ai rimpatri volontari di cittadini comunitari di etnia rom, disposti dal Governo francese, hanno riportato alla ribalta, anche nel nostro Paese, il problema del censimento e del controllo degli insediamenti abusivi di rom sul territorio italiano;
In Italia le stime sulla presenza di cittadini di etnia rom e sinti riferiscono di cifre oscillanti tra i 120 mila ed i 170 mila, diffusi in tutte le regioni italiane;
il Governo attualmente in carica ha posto particolare attenzione ai problemi legati alla presenza in molte città italiane di campi nomadi, che erano spesso sottratti a qualsiasi tipo di controllo e di censimento;
già con l'ordinanza di protezione civile firmata il 30 maggio 2008, il Governo avviò un'operazione diretta all'identificazione di tutti coloro che vivono nei campi nomadi, partendo dalle regioni Campania, Lombardia e Lazio, in considerazione del fatto che gli oltre 700 campi nomadi abusivi censiti sono concentrati nelle città di Roma, Napoli e Milano;
i prefetti di Roma, Milano e Napoli sono stati nominati, con l'ordinanza del 30 maggio 2008, commissari delegati per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nei territori delle rispettive regioni; per la migliore efficacia delle azioni, i commissari delegati hanno potuto attivare le necessarie forme di collaborazione con le regioni e altri soggetti pubblici e, per i profili umanitari e assistenziali, con la Croce rossa italiana;
le iniziative intraprese, ampliate di recente anche ad altre regioni (Veneto e Piemonte), e la tempestività con la quale il Governo ha affrontato il problema hanno consentito di evitare l'adozione di misure emergenziali di rimpatrio, portando alla chiusura dei campi abusivi e alla costruzione di insediamenti regolari; tuttavia le più recenti iniziative intraprese dal Governo francese evidenziano la necessità di colmare le lacune attualmente esistenti nella normativa comunitaria sulla libera circolazione, che subordinano la permanenza dei cittadini comunitari in uno Stato membro diverso da quello di cittadinanza a determinati requisiti, imponendo, altresì, l'iscrizione nell'anagrafe della popolazione residente, ma non predispongono un apparato sanzionatorio, limitandosi a prevedere l'invito ad allontanarsi dal territorio italiano, per quanti non soddisfino i requisiti richiesti -:
quali siano i risultati che il Governo ha raggiunto attraverso le iniziative volte ad affrontare la questione dei campi nomadi abusivi ed il censimento delle persone in essi presenti, nonché quali iniziative intenda adottare per colmare le evidenziate lacune della normativa comunitaria sulla libera circolazione.
(3-01239)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da un lancio dell'agenzia di stampa ANSA del 30 agosto 2010, otto immigrati sarebbero evasi dal Centro di Identificazione ed Espulsione (CIE) di Gradisca d'Isonzo;
gli immigrati extracomunitari sono riusciti a evadere dal centro nella tarda serata di venerdì al termine di una sommossa;
l'allarme è scattato poco dopo le 22, quando un gruppo di clandestini, in massima parte di etnia maghrebina, si è impossessato della «zona blu» appiccando il fuoco ai materassi delle stanze. Approfittando del marasma molti immigrati - secondo una prima ricostruzione un'ottantina - hanno raggiunto la «zona rossa» e quindi raggiunto il tetto della struttura. In 15 sono scattati verso le barriere lanciandosi nel vuoto, Solamente 7 sono stati

ripresi. A polizia, carabinieri e militari che presidiano il perimetro esterno sono servite quasi due ore per tentare di intercettare alcuni dei fuggitivi e ripristinare l'ordine all'interno, in un clima tesissimo. Non si registrano feriti fra gli addetti alla sorveglianza. Solo qualche graffio e contusione per i clandestini che erano riusciti a varcare le barriere;
il CIE di Gradisca d'Isonzo negli ultimi tempi è stato oggetto di evasioni, incendi, episodi di autolesionismo, minacce e sgarri tra diverse etnie costrette a convivere al suo interno;
nel corso di questi eventi si sono verificati danni per almeno un milione di euro, tanto che la capienza del Centro è stata ridotta ben al di sotto di quella ufficiale (240 posti) perché molti locali sono inagibili dopo le continue sommosse. I sistemi antifuga a infrarossi e per la videosorveglianza sono andati praticamente distrutti nell'estate 2009 e mai ripristinati totalmente -:
se intenda avviare un'ispezione ministeriale all'interno del Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo;
quale sia l'esatta dinamica di questo episodio e se intenda aprire una rigorosa inchiesta sulla evasione degli otto immigrati extracomunitari dal Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d'Isonzo;
se non si reputi opportuno intervenire urgentemente al fine di migliorare le condizioni degli immigrati ristretti all'interno del centro.
(4-08661)

BERNARDINI, BELTRANDI, MAURIZIO TURCO, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su La Nuova Sardegna del 13 settembre 2010 è apparso un articolo con il quale si racconta la storia di Laura Ametovic, rom venticinquenne, identificata nel mese di agosto 2010 nel campo rom di Cagliari e tratta in arresto in quanto non aveva ottemperato ad un ordine di espulsione del 2005;
a seguito del giudizio direttissimo Laura Ametovic è stata condannata dal tribunale monocratico a 5 mesi di reclusione;
Laura Ametovic per la legge italiana risulta essere clandestina e non ha diritto al permesso di soggiorno nonostante sia nata in Italia e abbia sempre vissuto ad Olbia. Per il suo avvocato, Michele Satta, la donna si trova in una situazione paradossale in quanto «per legge non ha più diritto ad ottenere il permesso, La sua situazione è emblematica di quella che vivono tanti rom»;
sul caso di Laura Ametovic la Fondazione Anna Ruggiu ha già lanciato un appello alla mobilitazione;
la 25enne di etnia rom ha sempre vissuto in Italia e regolarmente iscritta all'anagrafe del comune di Cagliari, non conosce altra lingua che l'italiano e il romané. Secondo la legge italiana, la donna dovrebbe immediatamente uscire dal Paese per recarsi non si sa dove, in un luogo che non ha mai visto, dove si parla una lingua che non conosce e senza il minimo mezzo di sussistenza -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero;
quali iniziative urgenti ed indifferibili intenda porre in essere l'attuale Governo al fine di semplificare la procedura di concessione della cittadinanza a tutti quegli individui che si trovano nelle condizioni di Laura Ametovic.
(4-08671)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:

CORSINI, MARAN, AMICI, QUARTIANI, GIACHETTI, CASTAGNETTI, FERRARI,

NARDUCCI, MELIS, MATTESINI, RAMPI, CODURELLI e MAZZARELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il caso della scuola di Adro da vicenda locale è ormai rimbalzato sulla grande stampa nazionale, nonché sugli organi radiotelevisivi;
nel paese franciacortino, in provincia di Brescia, è stata recentemente inaugurata una scuola di evidente regime «leghista-padano»; infatti, simboli leghisti sono stati ovunque collocati: dai banchi agli zerbini, dai cestini dei rifiuti ai tavoli, dai cartelli alle finestre, dalla segnaletica alle pedane, dalle sedie alle volte di copertura, in numero di circa 700;
il sindaco di Adro è già salito alla ribalta della cronaca per iniziative che appaiono agli interroganti di palese carattere discriminatorio, quali il rifiuto del servizio mensa ai figli minori di famiglie extracomunitarie morose, nonché di carattere intollerante e razzista, quali la somministrazione di cibi a prescindere da vincoli di natura religiosa che ne consentono o meno la consumazione;
lo stesso sindaco, incapace di essere coerente con la scelta adottata, richiesto di spiegazioni, è ricorso all'escamotage di negare il carattere leghista del simbolo - il sole delle Alpi - ovunque disseminato, sostenendo, in ciò spalleggiato anche da autorevoli esponenti della Lega Nord, che si tratterebbe di un segno di identità e di tradizione presente ad Adro, un'iconografia antica riconoscibile anche nella chiesa parrocchiale, un'asserzione, questa, palesemente infondata, come sostenuto dagli studiosi locali, i quali, peraltro, negano pure che tale simbolo sia presente nello stemma e nel gonfalone del comune;
al di là delle inconsistenti giustificazioni del sindaco, la questione rimanda a quello che gli interroganti ritengono un arbitrario, illegittimo, offensivo, uso di un simbolo di partito in una sede pubblica;
la scuola svolge una funzione istituzionale ed appartiene all'intera comunità, a prescindere da convinzioni politiche, ideologie, appartenenze di partito delle famiglie;
la scuola è per definizione il luogo della ricerca, del dialogo, della tolleranza e non può essere sottoposta ad indebite appropriazioni di partito che rimandano ad una concezione totalitaria e antidemocratica dell'educazione e della formazione di cui la storia del Novecento ha dato, purtroppo, ampia testimonianza con l'esperienza dei regimi dittatoriali fascisti e comunisti;
il Ministro interrogato in un primo tempo si è limitata a parlare di episodio folkloristico e di un estremismo da lei non condiviso, e in un secondo tempo ha, invece, assecondato la versione del sindaco;
il prefetto di Brescia sino ad oggi non ha dato segni pubblici d'intervento, evidentemente condividendo la scelta del sindaco di Adro, o facendo finta di non vedere, nonostante una legge recente vieti l'esposizione nelle scuole di simboli che non siano quelli esplicitamente menzionati;
gli insegnanti della scuola di Adro, riuniti in assemblea sindacale, si sono apertamente dissociati dall'iniziativa, denunciando la sopraffazione dovuta al sindaco;
lo stesso dirigente scolastico ha investito del caso la dirigente provinciale, chiedendo la rimozione del simbolo leghista;
il padre priore della scuola carmelitana di Adro è intervenuto richiamando fondamentali diritti di rispetto delle convinzioni e delle scelte di ciascuno, sottolineando, altresì, l'obbrobrio di crocifissi letteralmente inchiodati alle pareti;
la vicenda di Adro, riconducibile a tutt'altro che a folklore, costituisce, secondo gli interroganti, un segno della volontà di disgregazione del Paese e del suo stesso tessuto connettivo, rappresentando

un caso di negazione di fondamentali principi di civiltà, di legalità e di senso delle istituzioni;
l'iniziativa del sindaco rappresenta una prova palese di strumentalizzazione dei bambini a scopo politico e propagandistico;
la scuola potrebbe essere sede di seggio elettorale in cui viene esibita propaganda illegittima;
si corre il rischio che vengano utilizzate risorse pubbliche per rimuovere i simboli leghisti finalizzati ad una impropria e illegittima, oltre che diseducativa, «pedagogia padana» -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per ricondurre in un quadro di legalità la situazione segnalata in premessa.
(3-01240)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nelle date del 12 e 13 maggio del 2010, si sono tenute in tutte le sedi universitarie le elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale degli studenti universitari (CNSU);
in data 25 giugno 2010, si è provveduto a emanare il decreto ministeriale che ha dato ufficialità alla nuova composizione del CNSU, sulla base dei risultati registrati nella consultazione di maggio;
a tutt'oggi, non è ancora stata convocata la riunione di insediamento del consesso degli studenti universitari, come stabilito dall'articolo 2, comma 1, del regolamento dell'organo;
in ragione della peculiare delicatezza della fase che sta attraversando il nostro sistema universitario, anche alla luce degli annunciati intenti riformatori, appare quanto mai urgente assicurare l'operatività dell'organismo di rappresentanza degli studenti, in tal modo consentendo la possibilità di esercitare la propria funzione consultiva relativamente a provvedimenti di tale rilevanza;
peraltro, la mancata convocazione del CNSU impedisce anche la formazione della componente studentesca all'interno del CUN -:
quali siano le ragioni del richiamato ritardo nella convocazione del Consiglio nazionale degli studenti universitari, posto che appare gravemente lesiva dei diritti degli studenti la mancata operatività del loro organo di rappresentanza, proprio in una fase in cui vengono avanti progetti di riforma molto discussi e discutibili, rispetto ai quali viene meno la possibilità di avvalersi del contributo di coloro che sono tra i protagonisti del mondo universitario.
(5-03438)

Interrogazione a risposta scritta:

TOCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213 recante «Riordino degli enti di ricerca in attuazione dell'articolo 1 della legge 27 settembre 2007, n. 165» pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 1o febbraio 2010, n. 25, ha avuto inizio il riordino degli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
il Ministro ha nominato, per i dodici enti sottoposti al riordino (ASI, CNR, INFN, INAF, INGV, OGS, INRIM, Area Tecnologica di Trieste, INDAM, Istituto Enrico Fermi, Istituto A. Dohrn, Istituto studi Germanici) cinque esperti che integreranno i consigli d'amministrazione degli enti coinvolti per la prima stesura di statuti e regolamenti;
per un periodo di 6 mesi a partire da metà febbraio, gli organi degli enti di ricerca sono rimasti in carica senza potere effettuare il normali ricambi dei vertici previsti dagli statuti vigenti;

sulla base delle scadenze prospettate dal decreto, gli schemi degli statuti e regolamenti sono stati deliberati, previo parere dei consigli scientifici, e comunicati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca entro il 16 agosto 2010;
sulla base delle scadenze prospettate dal decreto, il Ministro, ha la facoltà di formulare osservazioni di merito e di legittimità, con la clausola del silenzio-assenso, entro sessanta giorni dalla ricezione degli stessi;
dopo l'approvazione seguirà la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e, entro il bimestre successivo, il completamento delle procedure di nomina di presidenti e consigli d'amministrazione, tenuto conto del fatto che il decreto prevede testualmente che «Gli organi degli enti in carica o scaduti» alla data d'entrata in vigore rimangano in carica «fino alla data di entrata in vigore dei nuovi statuti o fino al completamento delle procedure di nomina»;
agli enti di ricerca è riconosciuta autonomia statutaria nel rispetto dell'articolo 33, sesto comma, della Costituzione, ed in coerenza con i principi della Carta europea dei ricercatori, allegata alla raccomandazione n. 2005/251/CE della commissione, dell'11 marzo 2005;
di conseguenza, gli enti di ricerca adottano o adeguano i propri statuti in conformità alle disposizioni della legge 27 settembre 2007, n. 165, e del decreto legislativo citati, nonché con quelli compatibili dei rispettivi ordinamenti vigenti, prevedendo forme di sinergia tra gli enti di ricerca, le strutture universitarie ed il mondo dell'impresa, nonché modelli organizzativi tendenti alla valorizzazione, partecipazione e rappresentanza dell'intera comunità scientifica nazionale di riferimento;
nell'acquisire i pareri delle competenti Commissioni parlamentari del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, il Ministro ha ritenuto di non accogliere una serie di condizioni espresse dalle Commissioni stesse, in particolare;
a) la condizione espressa dalla VII Commissione permanente del Senato relativa all'applicazione anche all'INFN della disciplina generale prevista per i consigli di amministrazione degli enti data la peculiarità dell'organizzazione dell'ente medesimo;
b) la condizione espressa dalla VII Commissione permanente del Senato relativa al ripristino del parere delle commissioni parlamentari sulle nomine dei presidenti degli enti in quanto la nuova procedura si fonda su una scelta dei candidati attraverso criteri selettivi e di valutazione operati da uno specifico comitato selettivo di alto profilo;
c) la condizione espressa dalla VII Commissione permanente del Senato circa la possibilità, nella fase di prima attuazione della riforma, per i presidenti di essere rinominati qualora abbiano ricoperto l'incarico medesimo per meno di otto anni in quanto si è accolta una condizione differente, posta sul medesimo comma, dalla VII Commissione della Camera al fine di uniformare il trattamento tra presidenti e componenti dei consigli di amministrazione;
d) la condizione espressa dalla VII Commissione permanente della Camera relativa all'eliminazione del numero massimo dei componenti dei consigli di amministrazione e dei consigli tecnico-scientifici in quanto entrambe le disposizioni realizzano la delega prevista dalla legge n. 165 del 2007, fissando limiti e metodo della prevista riduzione;
occorre tener conto della rilevanza del processo di riordino in atto, che coinvolge l'intera comunità scientifica italiana e della necessità di portarlo a compimento nei tempi e termini di legge nonché nel rispetto dell'autonomia degli enti di ricerca prevista dalla legge n. 165 del 2007, in modo da permettere agli enti stessi di riprendere le normali modalità operative;

la ripartizione del fondo ordinario per gli enti di ricerca finanziati dal Ministero, di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, e successive modificazioni, è effettuata sulla base della programmazione strategica preventiva, di cui all'articolo 5, nonché tenendo conto della valutazione della qualità dei risultati della ricerca, effettuata dall'Agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca (ANVUR);
con decreto ministeriale di luglio il Ministro ha stabilito una riorganizzazione delle competenze degli ufficio della direzione ricerca del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in particolare ha disposto che le competenze relative ai distretti tecnologici siano gestiti dallo stesso ufficio che si occupa della vigilanza, della valutazione e del finanziamento degli enti di ricerca (ASI, CNR, INFN, INAF, INGV, OGS, INRIM, Area Tecnologica di Trieste, INDAM, Istituto Enrico Fermi, Istituto A. Dohrn, Istituto studi Germanici);
al momento attuale non è stato ancora varato il piano di riparto per il 2010 -:
quale sia lo stato della procedura in atto, in particolare:
quanti e quali dei dodici schemi di statuto siano stati consegnati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca entro il termine del 16 agosto 2010 ed in quali date;
a che punto sia il processo di approvazione/modifica degli schemi di statuto da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
se gli schemi di statuto dei vari enti di ricerca rispondano ad uno schema coerente tra diversi enti di ricerca e in accordo con il decreto legislativo 31 dicembre 2009, in particolare prevedendo esplicitamente negli statuti le specifiche caratteristiche professionali per i ruoli di presidente e componenti dei consigli di amministrazione degli enti di ricerca di designazione governativa nonché le modalità per la selezione e la nomina secondo quanto previsto nello stesso decreto legislativo 31 dicembre 2009;
se, come previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo 31 dicembre 2009, sia stata effettuata la nomina da parte del Ministro di comitati di selezione per i ruoli di presidente e membri del consiglio di amministrazione, e, in caso positivo per quali tra gli enti vigilati;
quale sia l'ammontare del fondo funzionamento ordinario (FFO) dedicato agli Enti di Ricerca per il 2010 e come esso sia suddiviso;
quali risorse aggiuntive al fondo funzionamento ordinario saranno dedicate ai distretti tecnologici per il 2010 e per gli anni successivi;
quali misure verranno attuate per evitare che parte del fondo funzionamento ordinario relativo agli enti di ricerca vengano utilizzati invece per il finanziamento dei distretti tecnologici, tenuto conto che ora sia gli enti che i distretti fanno riferimento allo stesso ufficio della Direzione della ricerca.
(4-08680)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di informazione «Dire», il 20 settembre 2010, ha diffuso un flash nel quale si rende nota la vicenda che vede protagonista sul malgrado il signor Francesco Spoto, 49 anni, di Gravina di Catania, affetto da sclerosi laterale amiotrofica dal 2002;

il signor Spoto, tracheostomizzato, respira grazie a un ventilatore artificiale, può muovere solo gli occhi grazie ai quali riesce a comunicare con il mondo attraverso un sintetizzatore vocale;
ciò nonostante l'INPS da qualche giorno gli ha sospeso la pensione di invalidità;
la vicenda è stata raccontata dallo stesso Spoto in un video pubblicato su internet, e proiettato in piazza Duomo a Catania durante la prima edizione del Festival della solidarietà, un evento a cui hanno partecipato altri disabili gravi per raccontare le difficoltà di convivere non solo con una malattia altamente disabilitante, ma con un'assistenza troppo spesso carente;
come tanti altri il signor Spoto ha ricevuto a casa la comunicazione dell'INPS inviata a quanti non si sono presentati alla convocazione medica. «Sono due mesi che l'INPS mi manda comunicazioni - racconta il signor Spoto - dicendo che devo andare a visita di controllo minacciandomi di sospendere la pensione di invalidità. Ma io ho fornito i certificati medici e li ho invitati ad una visita domiciliare, ma non ci sentono»;
ci sono stati numerosi contatti telefonici con gli uffici dell'INPS, da cui sono arrivate rassicurazioni da parte dell'Istituto che non si sarebbe arrivati alla sospensione della pensione, che però non hanno avuto alcun seguito pratico;
appaiono agli interroganti condivisibili le amarissime considerazioni del signor Spoto: «Si devono vergognare. Nelle mie condizioni, tracheostomizzato e attaccato ad un ventilatore per respirare devo andare a fare la visita. Vergogna, vergogna a tutti i responsabili dell'INPS» -:
di quali elementi dispongano in relazione alla vicenda di cui in premessa e come si giustifichi il comportamento dell'INPS, che appare agli interroganti assurdamente burocratico e che non ha tenuto in alcun conto delle condizioni in cui versa il signor Spoto;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, si intendono promuovere o adottare in ordine a quanto sopra esposto, e in particolare perché la pensione al signor Spoto sia ripristinata.
(4-08657)

ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), prevede quattro distinte categorie di beneficiari:
a) invalidi con inabilità inferiore al 25 per cento e invalidi con inabilità compresa tra il 25 per cento ed il 79 per cento (che non abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa);
b) invalidi con inabilità compresa tra 25 per cento ed il 79 per cento che abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa;
c) invalidi con inabilità pari o superiore all'80 per cento;
d) coniuge e figli anche maggiorenni, e in loro mancanza i genitori, di invalidi di qualsiasi percentuale e dei caduti -:
quale sia per tutte le categorie di beneficiari, e in relazione ai loro trattamenti diretti:
a) il numero dei già pensionati al 26 agosto 2004, distribuiti nel dettaglio per ente previdenziale di appartenenza (INPS, INPDAP eccetera);

b) il numero delle domande pervenute dopo l'agosto 2004, quante sono state accolte, quante respinte e quante ancora inevase;
c) a quanti sia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o trattamento equipollente di cui all'articolo 2 comma 1 della legge;
d) a quanti sia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o equipollente di cui all'articolo 3 per Ente previdenziale;
e) a quanti sia stata applicata l'esenzione totale della pensione dall'IRPEF ed addizionali e la restituzione di tali imposte al pensionato per l'anno 2007 fino alla mensilità precedente per la quale l'esonero totale fiscale sulla pensione non era stato attuato, effettuata dall'Ente previdenziale di appartenenza;
quale sia la spesa complessivamente sostenuta dai singoli enti previdenziali per l'applicazione della legge 206;
quale sia lo stanziamento previsto dai singoli enti per gli anni 2008, 2009, 2010;
con quali atti interni si sia data applicazione alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 luglio 2007 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 178 del 2 agosto 2007.
(4-08674)

ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), prevede quattro distinte categorie di beneficiari:
a) invalidi con inabilità inferiore al 25 per cento, e invalidi con inabilità compresa tra il 25 per cento ed il 79 per cento (che non abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa);
b) invalidi con inabilità compresa tra 25 per cento ed il 79 per cento, che abbiano raggiunto il periodo massimo pensionabile anche con il concorso dei 10 anni di contribuzione figurativa;
c) invalidi con inabilità pari o superiore all'80 per cento;
d) coniuge e figli anche maggiorenni, in mancanza i genitori, di invalidi di qualsiasi percentuale e dei caduti -:
quale sia per i beneficiari di cui al punto d) e in relazione ai loro trattamenti indiretti o di reversibilità, il numero delle domande pervenute dopo l'agosto 2004, quante sono state accolte, quante respinte e quante ancora inevase;
a quantisia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o trattamento equipollente di cui all'articolo 2 comma 1 della legge;
a quanti sia stata riconosciuta la liquidazione del trattamento aggiuntivo di buonuscita o equipollente di cui all'articolo 3 per Ente previdenziale;
a quanti sia stata applicata l'esenzione totale della pensione dall'IRPEF ed addizionali e la restituzione di tali imposte al pensionato per l'anno 2007 fino alla mensilità precedente per la quale l'esonero totale fiscale sulla pensione non era stato attuato, effettuata dall'Ente previdenziale di appartenenza;
quale sia la spesa complessivamente sostenuta dai singoli enti previdenziali per l'applicazione della legge 206;
quale sia lo stanziamento previsto dai singoli enti per gli anni 2008, 2009, 2010;
con quali atti interni si sia data applicazione alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 luglio

2007 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 178 del 2 agosto 2007.
(4-08675)

ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice -:
con dettaglio numerico distribuito per Istituto pensionistico (INPS, INPDAP, eccetera) il numero dei titolari di pensione di reversibilità o indiretta di invalidi con inabilità pari o superiore al 25 per cento, nonché dei titolari di pensione di reversibilità o indiretta di caduti, ai quali sia stata riconosciuta, dal rispettivo ente previdenziale del trattamento indiretto, l'indennità delle due annualità comprensiva della tredicesima;
i criteri di computo del beneficio e l'applicazione o meno della ritenuta fiscale.
(4-08676)

ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice -:
con dettaglio numerico distribuito per Ente previdenziale di appartenenza (INPS, INPDAP, eccetera) o Ministero dell'interno - Dipartimento Libertà civili per gli invalidi sprovvisti di copertura assicurativa obbligatoria, il numero degli invalidi con la su indicata percentuale ai quali sia stato attribuito l'assegno vitalizio mensile di euro 900;
i criteri seguiti per il riconoscimento di detto beneficio.
(4-08677)

ROSSA e LENZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come noto, la legge 3 agosto 2004, n. 206 così come modificata dall'articolo 1 commi 792, 794, 795 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), dall'articolo 34 comma 3 del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e dall'articolo 2 comma 106 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Finanziaria 2008), dispone un complesso insieme di misure in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice;
considerando l'attuazione articolo 6 comma 1 della legge n. 206 del 2004 e punto 9 della Direttiva della Presidenza del Consiglio del 27 luglio 2007 -:
quale sia il numero degli invalidi, con percentuali di invalidità già riconosciute in base alla normativa vigente al 26 agosto 2004, per i quali dette percentuali siano state rivalutate, dalle competenti commissioni mediche ospedaliere militari, tenendo conto dell'aggravamento fisico e del riconoscimento del danno biologico e morale, con l'espressione di un unico valore percentuale di invalidità permanente;
quali siano le tabelle ed i criteri considerati per la valutazione dell'aggravamento fisico ed i criteri seguiti per la valutazione successiva del maggior danno

biologico, di quello morale ed infine della definitiva determinazione, sulla base della valutazione percentuale dei due danni precedenti, dell'unico valore percentuale di invalidità permanente.
(4-08678)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il settore agroalimentare è stato assoggettato nel corso del 2000 ad una profonda crisi che è stata particolarmente grave per alcuni comparti quale il lattiero-caseario;
il comparto ovino è quello più coinvolto con particolare riferimento alla Sardegna dove viene realizzato circa il 50 per cento della P.L.V. del comparto nazionale e dove operano circa 17.000 aziende;
gli interventi predisposti celermente dalla Commissione europea per fronteggiare la crisi del latte mediante la stabilizzazione del mercato non hanno comunque riguardato la crisi delle produzioni agricole lattiere casearie del comparto ovicaprino;
ad oggi la crisi del comparto ovino ha raggiunto una intensità non più sostenibile mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende;
dopo un lungo periodo caratterizzato da importanti ed impegnativi investimenti nelle aziende ovicaprine, sia nelle strutture sia nel miglioramento genetico e nella salute animale, ed a seguito di un lungo periodo di stagnazione della contrattazione tra le parti per la determinazione del prezzo del latte, il comparto agropastorale versa oggi in una crisi gravissima, con la gran parte delle aziende agropastorali che producono praticamente in perdita;
nelle regioni italiane a vocazione agropastorale, la crisi del comparto ovino colpisce il cuore del sistema agricolo in termini economici e occupazionali e la cultura stessa di quei popoli mettendo in discussione anche alcuni tratti fondamentali delle loro identità;
l'allevamento ovicaprino svolge inoltre un ruolo ambientale fondamentale, tra cui la preservazione naturale di zone meno fertili e la salvaguardia del paesaggio e di ecosistemi sensibili; spazi naturali, come i pascoli, si sono preservati per secoli grazie all'allevamento ovicaprino; inoltre il comportamento alimentare degli animali in questione, che sono soliti brucare, contribuisce a mantenere la biodiversità della flora, a proteggere la fauna selvatica e a ripulire gli spazi naturali dalla materia vegetale secca, il che è essenziale, nei paesi mediterranei, ai fini della prevenzione degli incendi;
il settore ovicaprino dell'Italia, concentrato soprattutto nelle zone svantaggiate, sta subendo un grave declino in termini di produzione e un esodo di produttori che denota un'assenza totale di attrattiva per i giovani allevatori ovicaprini;
le proteste dei pastori e del mondo delle campagne di queste settimane rappresentano il sintomo di una crisi grave e di lungo periodo e la preoccupazione di chi non riesce più a vivere pur lavorando duramente;
da lungo tempo il punto debole della filiera del comparto ovicaprino è rappresentato dalla gestione del mercato e dalla programmazione delle produzioni certificando cosi la debolezza e la crisi strutturale dell'operato dei soggetti che, operando a valle delle aziende pastorali, sovraintendono alla trasformazione del latte, alla commercializzazione dei formaggi ed alla programmazione delle produzioni;

negli ultimi 10 anni il sistema delle imprese di trasformazione è stato destinatario di un consistente piano di investimenti finalizzati soprattutto alla modernizzazione degli impianti e alla diversificazione produttiva, senza che si riuscisse ad ammodernare anche l'intero sistema di mercato e con si ciò facesse registrare alcuna ricaduta positiva, diretta o indiretta, sul sistema delle imprese agropastorali che, anzi, hanno assistito ad un costante calo del prezzo del latte, fermo ai livelli dei primi anni '90, ed al raddoppio dei costi di produzione;
nonostante il settore lattiero caseario ovino rappresenti una delle punte di diamante dell'export agroalimentare italiano, negli ultimi anni le aziende agropastorali hanno potuto sopravvivere solo grazie agli aiuti comunitari, mentre l'abbandono della strategia di valorizzazione del ruolo delle Organizzazioni dei produttori, perseguito negli ultimi tempi, ha coinciso con il riacutizzarsi della crisi del settore;
per uscire da una situazione di costante penalizzazione degli interessi dei pastori, è necessario altresì spingere tutti gli attori in campo a contribuire affinché il prezzo del latte venga determinato sulla base dei prezzi di mercato delle quattro maggiori categorie merceologiche dei formaggi pecorini (pecorino romano quotazione USA, pecorino romano quotazione Italia, pecorino sardo e altre specialità tipiche semistagionate, formaggi a pasta molle) e da un sistema di calcolo che tenga conto dei costi di produzione, delle rese e dei cali di peso delle diverse tipologie, ossia dell'insieme dei diversi costi di filiera, in piena trasparenza, nell'ambito di un'intesa di filiera che porti alla sottoscrizione di un contratto quadro e contratti di fornitura tra le parti che diano garanzie ad entrambe, secondo la legislazione vigente;
la assenza nelle varie realtà regionali di una adeguata politica del credito in agricoltura ha reso debole la situazione finanziaria delle aziende pastorali che sono esposte al ricatto di chi può erogare caparre di campagna e ha rafforzato il ruolo dei mediatori e accaparratori di latte con nessun beneficio per i pastori e con danno evidente del sistema;
la tutela degli interessi legittimi degli allevatori passa in particolare attraverso il potenziamento e il rilancio su basi nuove dell'associazionismo, con particolare riferimento alle organizzazioni dei produttori, indispensabili per realizzare tutta la filiera, compresa la commercializzazione, al fine di garantire il massimo delle ricadute a favore degli allevatori medesimi;
è necessario definire una serie di proposte finalizzate a rispondere nell'immediato all'emergenza ma rivolte anche alla soluzione di nodi storici irrisolti, alle novità maturate negli ultimi anni con la globalizzazione e l'evoluzione mondiale del settore;
l'health check della Pac ha introdotto una nuova forma di sostegno, chiamata sostegno specifico, prevista dall'articolo 68 del Registro CE 73/2009. Mediante tale sostegno si ha la possibilità di finanziare ben cinque tipologie di misure, molto diverse tra di loro;
una delle cinque misure è specifica per attivare un sostegno specifico alla zootecnia estensiva (vacche nutrici, ovicaprini), con il triplice obiettivo del miglioramento dell'ambiente, della qualità del prodotto e dell'attivazione delle economie locali;
il sostegno alla zootecnia estensiva è una delle più importanti misure assunte dalla Francia, che manterrà un premio accoppiato per vacche nutrici ed ovicaprini; la Francia è un Paese direttamente concorrente dell'Italia per la zootecnia, per cui è auspicabile creare condizioni di parità nell'ambito delle politiche di sostegno;
una seconda misura, adattabile alle realtà agropastorali, consentita dal sostegno specifico dell'articolo 68, è quella che consente di erogare pagamenti supplementari a favore di produttori dei settori lattiero-caseario, delle carni bovine, delle

carni ovicaprine e del riso in zone vulnerabili dal punto di vista economico o sensibili dal punto di vista ambientale;
questo sostegno è molto importante per l'Italia, che potrà utilizzarlo per salvaguardare la zootecnia da latte e da carne in montagna, soprattutto per arginare le conseguenze di una maggiore competitività nel settore lattiero-caseario dopo l'eliminazione delle quote latte;
l'articolo 68 si presenta come una nuova forma di sostegno della Pac, con un importo finanziario abbastanza importante, circa 430 milioni di euro di cofinanziamento nazionale e oltre 693 milioni di euro di risorse assegnate dall'Europa all'Italia, risorse la cui programmazione avviene esclusivamente a livello nazionale al fine di fare una politica che tenga conto delle specificità nazionali;
l'articolo 68 andrebbe, quindi, utilizzato al massimo livello finanziario e scegliendo attentamente le misure da attuare, le imprese e i territori da sostenere, i contributi da concedere, evitando la suddivisione del sostegno tra tante misure;
la possibilità per l'Italia di decidere l'allocazione di risorse importanti è un'occasione da non perdere. Ma occorre una politica nazionale coraggiosa, in grado di fare scelte virtuose evitando le erogazioni a pioggia;
ad esempio le risorse dell'articolo 68 andrebbero concentrate sulla zootecnia di montagna e delle zone svantaggiate e, in particolare, sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine, al pari di quanto fatto dalla Francia di Sarkozy;
ad oggi questo purtroppo non avviene e lo schema nazionale di riparto delle risorse dell'articolo 68 per l'anno in corso assegna alla zootecnia ovicaprina pochissime risorse, pari a dieci milioni di euro su un plafond di oltre 300 milioni, non sufficienti nemmeno per affrontare l'emergenza di questi giorni;
il tavolo tecnico per risolvere la crisi del comparto ovicaprino, istituito il 6 settembre 2010 presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del Ministero, i rappresentanti delle regioni Sardegna, Toscana, e Lazio, l'AGEA e il Consorzio del pecorino romano, potrebbe rappresentare il luogo ideale in cui fare la scelta di concentrare le risorse dell'articolo 68 sulla zootecnia di montagna e, in particolare, sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine, al pari di quanto fatto dalla Francia;
il lavoro del tavolo tecnico è altresì importante alla luce delle evoluzioni che si registrano a livello europeo; infatti a seguito della situazione di crisi in cui si è venuto a trovare tutto il mercato lattiero nell'anno 2009, il Commissario europeo all'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş ha istituito un gruppo di esperti di alto livello sul latte, incaricato di analizzare i provvedimenti da adottare a medio e lungo termine per il settore lattiero-caseario;
costituito da rappresentanti degli Stati membri e presieduto dal direttore generale per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Jean-Luc Demarty, il gruppo di alto livello ha ricevuto ed esaminato contributi scritti e orali da parte dei maggiori gruppi europei di portatori di interesse del settore lattiero-caseario, oltre ad autorevoli contributi di esperti invitati del mondo accademico, di rappresentanti di paesi terzi, della direzione generale concorrenza, delle autorità nazionali preposte alla concorrenza e della direzione generale AGRI rispetto a talune questioni specifiche;
il gruppo di alto livello è stato invitato a esaminare soluzioni normative per stabilizzare il mercato e i redditi dei produttori e migliorare la trasparenza del mercato. Nel giugno 2010 il gruppo ha presentato una relazione, approvata all'unanimità, in cui si riassumevano i risultati dei lavori e si formulavano alcune raccomandazioni;
il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş ha dichiarato: «Mi complimento per il lavoro

del gruppo di alto livello e per la sua relazione. Intendo studiarla in maniera approfondita per presentare proposte legislative entro la fine dell'anno. Il mio principale obiettivo è quello di proporre misure a medio e lungo termine che tengano conto degli insegnamenti tratti dalla crisi dell'anno scorso per strutturare meglio il settore nel suo insieme.»;
risulta pertanto fondamentale che vengano individuate le misure necessarie per fronteggiare l'emergenza e per offrire prospettive efficaci di rilancio e sviluppo produttivo del comparto lattiero-caseario ovicaprino, dando così seguito ed attuazione alle numerose iniziative chieste dal Parlamento europeo con la risoluzione del 19 giugno 2008 sul futuro del settore ovicaprino in Europa, al fine di negoziare con l'Europa un pacchetto di misure specifiche da inserire nelle proposte legislative che il commissario Dacian Cioloş intende presentare entro il 2010;
accanto alle misure del sostegno specifico e, soprattutto del futuro pacchetto legislativo europeo per il comparto lattiero-caseario, sarebbe opportuno esaminare e individuare anche delle risposte immediate per ricondurre l'emergenza delle produzioni agricole ovicaprine a una dimensione sostenibile; sarebbe pertanto importante verificare se esistano i presupposti per attivare alcune misure vigenti che potrebbero aiutare le aziende agropastorali, sostenendone i redditi e stabilizzando il mercato delle produzioni interessate;
innanzitutto sarebbe necessario chiarire l'effettiva operatività dello strumento della dichiarazione dello stato di crisi di mercato per specifiche produzioni agricole di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge 28 febbraio 2005 n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2005, n. 71; tale strumento utilissimo in situazioni come quella delle produzioni ovicaprine di fatto non è mai stato utilizzato e sembrerebbe che nemmeno la necessaria notifica alla Commissione europea sia mai stata effettuata;
sarebbe poi importante verificare la disponibilità del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ad intervenire sia per incrementare le risorse del regime di aiuti de minimis di cui al regolamento CE 1535/2007 mediante parte delle quote disponibili della riserva nazionale di cui all'articolo 2, comma 3 del decreto ministeriale 30 marzo 2009, sia per negoziare in sede europea la possibilità di ampliare il plafond del regime de minimis destinato all'Italia;
un'altra misura di efficacia immediata per il settore ovicaprino che si chiede di assumere è la possibilità di un ammasso straordinario privato per le eccedenze di pecorino romano sollecitando il Ministero ad aprire un negoziato con la Commissione europea basato sia sulle recenti iniziative autorizzate per il burro, per il quale è stato reintrodotto un ammasso privato per il periodo da gennaio 2009 a febbraio 2010;
andrebbe inoltre valutata la possibilità di chiedere alla Commissione europea l'applicazione alle produzioni del comparto ovicaprino della cosiddetta clausola d'urgenza di cui all'articolo 186 del Regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM), come modificato dal Regolamento (CE) n. 1140/2009 del Consiglio, che consente alla Commissione di intervenire immediatamente in caso di turbolenze di mercato permettendo, tra le altre cose, agli Stati membri di acquistare con risorse comunitarie i prodotti lattiero-caseari per un migliore equilibrio di mercato;
infine risulta di fondamentale importanza che le produzioni lattiero casearie del comparto ovicaprino siano interessate da un intervento diretto di acquisto da destinare agli indigenti nella Comunità e ai paesi in via di sviluppo, ai sensi del Regolamento (CE) del 14 settembre 2010 n. 807, che disponga, per il tramite di AGEA, un acquisto di almeno 30.000 quintali di formaggio pecorino romano, e formaggi diversi dal romano, anche al fine di favorire la diversificazione produttiva;
il Regolamento (CE) 807/2010 prevede che gli Stati membri comunichino la loro

volontà di attuazione entro il 1o febbraio dell'anno di riferimento informando più dettagliatamente la Commissione entro il successivo 31 maggio. Entro il 1o ottobre la Commissione europea adotta il Piano annuale di distribuzione; al momento non sono noti i prodotti alimentari che il Ministero delle, politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato alla Commissione al fine di inserirli nel Piano annuale, né è nota la programmazione dei futuri Piani annuali di distribuzione;
con la legge finanziaria per il 2010 (legge 23 dicembre 2009, n. 191, articolo 2, comma 57) si è autorizzata una spesa pari a 10 milioni di euro, per il solo esercizio 2010, destinati alla erogazione di contributi alla produzione per i prodotti agricoli che hanno necessità di una stagionatura prolungata e che si possano fregiare di una denominazione protetta DOP o IGP. Sono compresi in tale definizione alcune categorie di formaggi e alcuni prodotti a base di carne. Nel comparto lattiero caseario ovicaprino rientrano nella categoria talune varietà a stagionatura prolungata come il pecorino romano da grattugiare (almeno 8 mesi) o quello sardo maturo (che può arrivare a 12 mesi);
la norma prevedeva che entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge, un decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze definisse le modalità d'attuazione e l'erogazione delle risorse -:
se il Ministro ritenga che esistano i presupposti per decretare la dichiarazione dello stato di crisi di mercato per le produzioni di formaggio pecorino ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 28 febbraio 2005 n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2005, n. 71 e in caso affermativo se la misura sia di immediata applicazione o, al contrario, necessita ancora dell'iter di notifica presso le sedi comunitarie;
se il Ministro, nell'ambito e nei limiti del regime di aiuti de minimis di cui al regolamento CE 1535/2007 e nell'ambito dei nuovi importi di aiuto previsti dalla Commissione europea nella comunicazione 2009/C/261/02, intenda intervenire per sostenere la produzione agricola del pecorino mediante prestiti agevolati, contributi in conto interessi, sovvenzioni in denaro o esenzioni fiscali limitate utilizzando a tal fine parte delle quote disponibili della riserva nazionale di cui all'articolo 2, comma 3 del decreto ministeriale 30 marzo 2009 e nel caso in cui, come risulta da affermazioni fatte dal presidente della regione Sardegna, tale ipotesi sia concretamente realizzabile quale sia l'ammontare delle risorse che il Ministero intende mettere a disposizione;
se il Ministro, a fronte delle pesanti ripercussioni sul comparto ovino caprino derivanti dalla crisi economica, ritenga praticabile negoziare in sede europea la possibilità di ampliare il plafond del regime de minimis destinato all'Italia di cui al regolamento CE 1535/2007;
se il Ministro ritenga possibile che si realizzi una maggiore razionalizzazione degli interventi finanziati con il cosiddetto aiuto specifico, articolo 68 health check della PAC, e in tale contesto prevedere una concentrazione delle risorse disponibili per il comparto ovicaprino;
a che punto sia il lavoro del tavolo tecnico istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per superare la grave crisi del comparto ovicaprino e se siano già state individuate le misure con cui dare risposte concrete alle aziende agropastorali;
su quali misure di rilancio del settore ovinocaprino il Ministro intenda avviare un negoziato con la Commissione europea nell'ambito dell'obiettivo dichiarato dal commissario Dacian Cioloş di predisporre proposte legislative entro il 2010 di sostegno e rilancio dell'intero settore lattiero-caseario;
se sia intenzione del Ministro negoziare con l'Unione europea un ammasso straordinario privato per le eccedenze di pecorino romano per congrui quantitativi

e adeguata remunerazione al pari di quanto avvenuto per il burro per il quale la Commissione europea ha autorizzato, in maniera eccezionale per stabilizzare il mercato, la reintroduzione dell'ammasso privato per il periodo da gennaio 2009 a febbraio 2010;
se il Ministro intenda chiedere alla Commissione europea l'applicazione alla cosiddetta clausola d'urgenza di cui all'articolo 186 del Regolamento (CE) n. 1234/2007 (regolamento unico OCM), come modificato dal Regolamento (CE) n. 1140/2009 del Consiglio per i prodotti lattiero caseari del comparto ovicaprino;
se il Ministero abbia già previsto l'acquisto di formaggi, in particolare di formaggio pecorino, nelle Comunicazioni inviate alla Commissione europea, negli scorsi mesi di febbraio e di maggio, in attuazione del Regolamento (CE) 807/2010 recante modalità d'esecuzione delle forniture di derrate alimentari provenienti dalle scorte di intervento a favore degli indigenti e, in caso contrario, se non ritenga urgente autorizzare per il tramite di AGEA un acquisto di almeno 30.000 quintali di formaggio pecorino romano, e formaggi diversi dal romano, anche al fine di favorire la diversificazione produttiva;
se il decreto di attuazione di cui all'articolo 2, comma 57 delle legge 23 dicembre 2009, n. 191, relativo alla erogazione di contributi alla produzione per i prodotti agricoli a stagionatura prolungata con denominazione protetta DOP o IGP sia stato emanato e, in caso negativo, quali siano state le cause ostative e soprattutto se si intende procedere celermente all'attribuzione delle risorse al fine di evitare che le risorse autorizzate per il solo esercizio di bilancio 2010, vadano in economia;
quali siano gli effetti che la mancata proroga delle agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo nelle modalità più vantaggiose previste dall'articolo 01, comma 2, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito con modificazioni, dalla legge n. 81/2006 nelle zone di montagna e svantaggiate venuta meno il 31 luglio 2010, sulla crisi del settore lattiero-caseario e in che modo intenda intervenire anche alla luce dei risultati della simulazione fatta dal ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sulla base dei parametri indicati dall'Unione europea in ordine all'iter di ridefinizione delle zone svantaggiate in Europa.
(2-00826)
«Calvisi, Ventura, Marrocu, Soro, Fadda, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Pes, Schirru».

Interrogazione a risposta immediata:

BALDELLI e NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le api e i prodotti dell'apicoltura costituiscono una ricchezza che va tutelata e valorizzata;
dal 2003 ad oggi, gli apicoltori in Europa sono passati da poco più di 470.000 a quasi 600.000, con una crescita del 21 per cento;
il patrimonio apistico dei 27 Stati membri dell'Unione europea è cresciuto di circa il 3 per cento negli ultimi tre anni ed è attualmente pari a 13.985.091 alveari, di cui 1.127.836 in Italia che, con tale consistenza, si classifica al quinto posto, subito dopo la Spagna (2.459.373 alveari), la Grecia (1.502.239 alveari), la Francia (1.338.650 alveari) e la Romania (1.280.000 alveari);
in considerazione del ruolo fondamentale delle api nella salvaguardia degli equilibri ambientali, lo stato di salute dell'apicoltura costituisce elemento di altissimo valore e significato;
l'elevata mortalità delle api, registrata negli ultimi tempi, oltre a rendere difficile la situazione economica degli operatori del settore, rappresenta una minaccia per la tutela della biodiversità -:
quali siano le iniziative del Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze,

per tutelare e salvaguardare il patrimonio apistico nazionale e promuovere l'attività e la produzione del settore.
(3-01236)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZUCCHI e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
recentemente il Presidente di Agea Dario Fruscio ha dichiarato: «nel rispetto della legge, Agea è ormai nelle condizioni di dover consegnare a giorni, a Equitalia, gli elenchi dei produttori di latte che, destinatari di multe, non hanno aderito alla rateazione prevista dalla legge 33. E in questi casi Equitalia procederà attraverso decreti già esecutivi. L'agenzia che rappresento è un ente estremamente tecnico e di tipo operativo. In quanto tale non possiede né titolo, né interesse per imbarcarsi in pareri e valutazioni su norme, direttive e regolamenti nazionali e comunitari. Essa non ha altro compito che operare secondo osservanza e attuazione pedisseque del quadro disciplinare che regola la sua attività. Di conseguenza a noi non resta che procedere applicando le norme vigenti»;
e ancora «i produttori interessati vanno incontro a un grave rischio patrimoniale con l'intervento di Equitalia. Mi risulta - ribadisce ancora Fruscio - che già soltanto con l'annuncio dell'emendamento poi tradottosi nell'articolo 40-bis della legge 122/2010, si è innescato un forte e progressivo rallentamento nelle adesioni alla legge 33/2009. Voglio dire che l'iniziativa per il rinvio della scadenza di giugno ha prodotto, fin dall'inizio, una sorta di stop agli effetti della legge 33. E a questo punto, a meno di interventi legislativi dell'ultimo momento, su questo drappello di disorientati calerà una pioggia di notifiche di nuove intimazioni di pagamento, con anche l'avvio delle procedure per la revoca delle quote latte assegnate, evidentemente, ancora una volta come dispone la l. 33/2009, quanti non riusciranno a far fronte alle richieste di pagamento di Equitalia, si troveranno in piena procedura esecutiva, con rischio di perdita d'ogni cosa: in primis della fiducia in chi li ha distolti dalla loro linearità contadina e dalla loro cultura e abitudine al rispetto delle leggi; poi rischieranno la perdita anche dei loro beni;
«Io continuo, anzi voglio continuare a sperare che chi ne ha facoltà possa lavorare fattivamente nella prospettiva di risolvere il caso. In sostanza che la politica voglia trovare per questo drappello di brava e laboriosa gente una via d'uscita. Diversamente sarà il dramma. Dietro questi produttori ci sono migliaia di famiglie, le quali si traducono in chissà quant'altre decine di migliaia di portatori di speranze e di angosce. Chi più può, chi ha più sensibilità, amore e rispetto per la proprietà contadina e per il mondo rurale, più fortemente dovrà sentirsi impegnato a togliere da tale possibile baratro una parte così significativa del mondo rurale. È uno sforzo riparatorio di generosità che la politica deve alla "gente della terra", indipendentemente da posizioni e divisioni politiche e da più o meno responsabilità di ciascuna parte rispetto alla gravità della questione»;
il ruolo del presidente dell'Agea dovrebbe essere svolto nel totale rispetto e nella totale applicazione delle leggi vigenti in materia;
gli estremi dell'appello soprattutto nella parte dove testualmente si dice «chi ne ha facoltà possa lavorare fattivamente nella prospettiva di risolvere il caso. In sostanza che la politica voglia trovare per questo drappello di brava e laboriosa gente una via d'uscita» possa prefigurare come un invito neanche tanto mascherato di provvedere ad ulteriori proroghe e rinvii rispetto all'applicazione delle leggi in materia -:
quali siano gli intendimenti del Ministro rispetto alle citate dichiarazioni, e se possano considerarsi incompatibili con il ruolo del presidente di Agea ed ancora

come intenda attivarsi affinché le leggi in materia possano trovare piena applicazione evitando ulteriori momenti di turbativa.
(5-03439)

...

RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta immediata:

OCCHIUTO, GALLETTI, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, VOLONTÈ, TASSONE, MANTINI, RAO, RIA e LIBÈ. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni le regioni italiane hanno contratto debiti con le imprese fornitrici dai 60 ai 70 miliardi di euro per fatture insolute;
nel dicembre 2009, il ministero dell'economia e delle finanze aveva stimato tale debito in «soli» 37 miliardi di euro;
la stima di questo enorme debito potrebbe anche aumentare, tenuto conto che si sta parlando solo di fatture non pagate alle aziende di servizi;
questi dati sono stati denunciati dal Taiis, il tavolo delle imprese dei servizi di cui fanno parte, tra gli altri, la Fipe, Confindustria, Confcooperative, Legacoop, Confesercenti, Confcommercio, Confapi ed i sindacati di categoria Cgil e Uil, in rappresentanza di oltre 18 mila imprese e 870 mila dipendenti;
l'esposizione debitoria del solo settore della sanità, per i ritardati pagamenti, supera abbondantemente i 50 miliardi di euro, ma nel complesso il valore corrisponde a circa 4 punti di prodotto interno lordo;
la direttiva europea Late payements, riguardante il problema del ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni e che sarà approvata nel mese di ottobre 2010 dal Parlamento europeo, rappresenta un passo avanti, stabilendo in 60 giorni il ritardo massimo accumulabile oltre il quale scatterà una penale dell'8 per cento, ma i tempi per il suo recepimento in Italia non saranno brevi;
i debiti delle regioni, oltre a rappresentare la causa di molti fallimenti di imprese altrimenti solvibili, costituisce un ostacolo sulla strada del federalismo -:
se e quali soluzioni di tale problema intenda promuovere, anche considerato che le regioni incontreranno oggettive e serie difficoltà nell'attuazione dello stesso federalismo fiscale.
(3-01237)

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SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, DI GIUSEPPE, PALAGIANO e MURA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Corte dei conti - sezione delle autonomie - con la delibera n. 17 del 2010 e relativa relazione del 4 agosto 2010, in riferimento agli anni 2007, 2008 e 2009, ha rilevato un costante peggioramento dei bilanci finanziari della sanità relativi alla regione Molise;
infatti, mentre nel 2007 il deficit sanitario del Molise era pari a 66,6 milioni di euro (208 euro pro capite - gli abitanti del Molise sono 320 mila), nel 2008 il deficit è stato pari a 70,4 milioni (220 euro pro capite), mentre nel 2009 il deficit ha raggiunto la cifra di 72,3 milioni (225 euro pro capite);
i bilanci sanitari della regione Molise sono i peggiori tra quelli delle regioni italiane (con l'esclusione del Lazio);
con riferimento alla regione Molise, nel corso del 2009 si è proceduto alla nomina di un commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro nella stessa persona del presidente della regione,

Michele Iorio, primo responsabile del dissesto dei conti sanitari di tale regione;
nel corso della verifica del giugno 2009, il tavolo tecnico ed il comitato permanente hanno constatato il permanere di criticità e di inadeguatezze nella realizzazione del piano, tali da confermare la situazione già evidenziata nel corso del 2008 -:
se, alla luce della grave situazione finanziaria determinata dai ritardi nell'attuazione del piano di rientro, dall'adozione di atti in contrasto con lo stesso piano e dalla mancata adozione dei programmi operativi 2010 e della rete ospedaliera coerenti con gli obiettivi finanziari programmati, il Governo non intenda adottare ogni iniziativa, anche normativa, per sostituire tempestivamente il presidente della regione Molise quale commissario ad acta per la gestione della sanità, nominando una persona qualificata e di comprovata professionalità ed esperienza in materia di gestione sanitaria e che non presenti conflitti di interesse in questo ambito.
(3-01235)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come riferisce l'agenzia AdN-Kronos in un suo flash del 20 settembre 2010, sabato 18 settembre 2010 la signora Maria Sganga è morta dopo essersi sentita male al matrimonio della figlia, nel cosentino. Secondo quanto denunciato dai familiari al ristorante dove si stava svolgendo la festa, ad Altomonte, è arrivata un'ambulanza senza l'attrezzatura necessaria per curarla adeguatamente; a quel punto è stata chiamata un'altra ambulanza che ha portato la signora Sganga all'ospedale di Castrovillari dopo due ore e mezza, troppo tardi per salvarle la vita -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda promuovere o adottare per far piena luce sull'accaduto.
(4-08658)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 20 settembre 2010 come riferiscono tutte le agenzie di stampa, si è appreso che a poco più di un mese da un episodio analogo sempre a Messina un'altra lite tra medici avrebbe procurato gravi lesioni ad un neonato;
il fatto sarebbe avvenuto all'ospedale «Papardo», dove secondo i genitori del nascituro il diverbio sarebbe sorto per decidere se procedere con un taglio cesareo o con un parto naturale;
gli stessi genitori del neonato, la signora Ivana Rigano e il signor Nicola Mangraviti, hanno presentato una denuncia, e la procura della città siciliana ha aperto un'inchiesta;
il piccolo è ricoverato al policlinico in coma farmacologico; il bimbo è intubato e tenuto in coma farmacologico;
stando alle prime ipotesi, al momento della nascita non sarebbe arrivato per qualche secondo l'ossigeno al cervello e questo avrebbe creato lesioni cerebrali, cosicché il piccolo potrebbe aver riportato delle lesioni neurologiche che gli potrebbero provocare problemi al movimento degli arti;
appare sconcertante e inaccettabile che in poco più di un mese si siano verificati due episodi di inaudita gravità, caratterizzati da violenti litigi tra medici che hanno messo a repentaglio la vita di due neonati -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in ordine a quanto esposto in premessa e quali urgenti iniziative, nell'ambito

delle proprie facoltà e prerogative, intenda promuovere o adottare anche al fine di evitare il ripetersi di simili episodi.
(4-08685)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 31 luglio 2005, n, 177, recante il «Testo unico della radiotelevisione» pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 208, del 7 settembre 2005, disciplina, al titolo VIII, le modalità con le quali vengono definiti i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo «affidato per concessione a una società per azioni, che, nel rispetto dei princìpi di cui all'articolo 7, lo svolge sulla base di un contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero»;
con la delibera n 614/09/CONS, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha provveduto all'approvazione delle linee-guida sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo ai sensi dell'articolo 17, comma 4, della legge 3 maggio 2004, n. 112, e dell'articolo 45, comma 4, del testo unico della radiotelevisione;
la bozza del contratto di servizio 2010-2012 è stata licenziata con grande ritardo dal consiglio di amministrazione della RAI solo l'11 febbraio 2010;
la Commissione bicamerale per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha potuto esprime solo il 9 giugno 2010 il parere obbligatorio sul contratto di servizio 2010-2012;
nonostante si sia ormai prossimi al mese di ottobre 2010, quindi in gravissimo ritardo rispetto a quanto previsto dall'ordinamento giuridico, il contratto di servizio per gli anni 2010-2012 non è ancora stato sottoscritto dalle parti obbligate a ciò, una delle quali è rappresentata dal Ministro interrogato, in virtù d'una norma tuttora vigente nel nostro ordinamento giuridico -:
quali iniziative urgentissime intenda porre in essere per assicurare la piena attuazione delle norme vigenti in materia di concessione del servizio pubblico radiotelevisivo, ovvero quando avverrà la sottoscrizione del contratto di servizio.
(4-08682)

...

Trasmissione di documenti del sindacato ispettivo

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Rossa e Lenzi n. 5-00296 del 31 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08674;
interrogazione a risposta in Commissione Rossa e Lenzi n. 5-00297 del 31 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08675;
interrogazione a risposta in Commissione Rossa e Lenzi n. 5-00298 del 31 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08676;
interrogazione a risposta in Commissione Rossa e Lenzi n. 5-00299 del 31 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08677;
interrogazione a risposta in Commissione Rossa e Lenzi n. 5-00300 del 31 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08678;
interrogazione a risposta in Commissione Rossa e Lenzi n. 5-00301 del 31 luglio 2008 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08679.