XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 20 settembre 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
in conseguenza dell'apertura di una inchiesta giudiziaria riguardante il pagamento effettuato da terzi con fondi in nero per la conclusione di un contratto di compravendita in suo favore di un immobile sito a Roma, in data 4 maggio 2010, il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha presentato le proprie dimissioni dall'incarico svolto sino ad allora in seno al Governo;
in data 5 maggio 2010, dopo aver accolto le suddette dimissioni del Ministro dello sviluppo economico, il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha assunto ad interim tale incarico ministeriale;
appare opportuno ricordare come lo stesso Presidente del Consiglio abbia sin da subito dichiarato il proprio proponimento di assumere l'interim per un breve e determinato lasso temporale, utile esclusivamente alla proposta di una nuova nomina ministeriale, ma - nonostante quanto premesso - la vacatio al vertice del dicastero del Ministero dello sviluppo economico si protrae ormai da più di centoventi giorni;
diverse sono state in proposito le dichiarazioni del Presidente del Consiglio in merito alla durata del suo interim:
L'interim durerà qualche giorno, 6 maggio 2010;
«La prossima settimana sarà nominato il nuovo ministro dello sviluppo economico», 23 luglio 2010, durante la conferenza stampa conclusiva del vertice italo-russo con il presidente della Federazione russa, Dmitrij Medvedev;
«La settimana prossima sottoporrò al Capo dello Stato il nome di un nuovo Ministro dello sviluppo», 3 settembre 2010;
«Il nuovo Ministro per lo sviluppo economico? È questione di poco tempo, ma non posso dire il nome», 13 settembre 2010, intervista a Mattino 5;
ad oggi però la nomina del Ministro dello sviluppo economico non è stata ancora effettuata; inoltre la contingente crisi economica che ha colpito gli stabilimenti italiani della Fiat e ha messo in forte dubbio il futuro di aziende di centrale importanza come Telecom, Tirrenia, Ansaldo Breda-Firema, Agile-Eutelia, Indesit ex-Merloni e altre, richiederebbe sia una seria analisi delle prospettive di crescita e di sviluppo del panorama industriale italiano, sia una guida tecnica e politica adeguata a capo del Ministero dello sviluppo economico;
i dati degli istituti di ricerca rivelano come nel secondo trimestre del 2010 - in pieno interim - le aziende italiane che hanno portato i libri in tribunale per fallimento sono salite a 3.505 rispetto alle 2.897 dello stesso periodo del 2009. E secondo un report diffuso dallo stesso Ministero dello sviluppo economico a metà agosto 2010, i «tavoli» di crisi aziendale aperti presso il Ministero, nei primi otto mesi del 2010, sono passati da 100 a 170;
appare chiaro come il nostro Paese sia impegnato a fronteggiare l'anno più nero dell'industria italiana, nel cuore di una recessione economica di cui non si vede l'uscita e rispetto ad un Ministero strategico per la tenuta del sistema-Paese nel suo complesso e che gioca un ruolo di primo piano nel sostegno alle imprese;
dinanzi agli scenari economici e industriali che si stanno schiudendo a livello di globalizzazione e di nuove sfide del mercato è necessario e improcrastinabile, quindi, che il Governo italiano rimargini al

più presto quello che si sta trasformando in un vero e proprio vulnus di crescita a livello nazionale;
occorre urgentemente procedere alla nomina del titolare del dicastero, anche in considerazione delle competenze di politica energetica di rilievo nazionale attribuite al Ministero dello sviluppo economico; tale nomina appare, quindi, imprescindibile anche alla luce dei numerosi impegni che il Governo ha assunto in questo campo durante l'intera legislatura;
è d'uopo ricordare come il Ministero dello sviluppo economico si occupa - nello specifico - anche di commercio internazionale, promozione e tutela della proprietà industriale e telecomunicazioni; a tal proposito la contingenza che, il Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, si trovi ad essere titolare delle frequenze radiotelevisive e al contempo concessionario delle stesse determina, ad avviso degli interpellanti, una condizione di conflitto di interessi ancora più lampante rispetto a quella cui si è abituati -:
considerati anche i numerosi solleciti del mondo industriale, se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda non solo confermare l'intenzione, peraltro già espressa, della rapida conclusione del suo interim, ma concretizzi a breve quanto più volte sostenuto con una effettiva proposta di nomina per il vertice del Ministero dello sviluppo economico che consenta di affrontare puntualmente le suddette tematiche attraverso politiche di tutela delle produzioni, anche al fine di permettere all'Italia di vantare al tavolo europeo dei Ministri dell'industria un'adeguata rappresentanza degli interessi nazionali con il titolare del dicastero.
(2-00824)
«Vaccaro, Colaninno, De Micheli, Boccia, Dal Moro, Mazzarella, Mosca, Boffa, Brandolini, Bonavitacola, Marco Carra, Ciriello, Cuomo, Farinone, Garofani, Ginefra, Grassi, Losacco, Mariani, Mogherini Rebesani, Andrea Orlando, Picierno, Pistelli, Realacci, Sarubbi, Strizzolo, Recchia, Rossomando, Sanga, Vassallo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel periodo tra il 13 ed il 15 agosto 2010 si sono verificati violenti nubifragi nella zona di Lecco, con enormi danni alla rete di viabilità, colpita da smottamenti ed allagamenti;
le zone maggiormente colpite sono quelle di Olgiate Molgora, con 13 case allagate e sfollate e un ponte stradale divelto, e il Valmaderese, dove, a causa di una frana è stata interrotta la linea ferroviaria Monza-Molteno-Lecco;
altre frane e smottamenti hanno interessato la strada provinciale n. 58 e la strada provinciale n. 180, mentre numerosi allagamenti hanno reso difficile la circolazione su tutta la rete stradale;
a seguito degli eventi descritti i sindaci di Olgiate Molgora, Santa Maria Hoè, Perego, Cernusco Lombardone, Montevecchia, Merate, Osnago, Lomagna, Airuno, Brivio, Calolziocorte, Carenno, Casatenovo, Castello di Brianza, Colle Brianza, Dolzago, Erve, Molteno, Oggiono, Olginate, Sirone, Torre de' Busi, Valmadrera hanno inviato, il 18 agosto 2010, una lettera alla regione Lombardia, per segnalare lo straordinario disagio e i numerosi danni causati dalle abbondanti piogge e chiedere il riconoscimento dello stato di calamità naturale;
ad oggi non risulta che siano stati presi provvedimenti a beneficio delle comunità colpite dagli eccezionali eventi atmosferici del mese di agosto 2010 -:
quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare affinché sia dichiarato in tempi rapidi lo stato di calamità naturale nel comune di Olgiate Molgora e negli altri comuni colpiti dall'alluvione, consentendo

in tal modo l'individuazione di risorse straordinarie per fronteggiare la situazione di emergenza.
(5-03424)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'aprile del 2008 vennero stanziati trecento milioni di euro per evitare il fallimento della compagnia aerea di bandiera Alitalia;
per reperire quelle risorse si è attinto anche ai fondi raccolti per la ricerca, denaro che doveva implementare quello raccolto da Telethon, decisione che registrò le ferme, quanto inutili proteste del responsabile scientifico del programma di solidarietà dottor Andrea Balabio, e della presidente onoraria di Telethon, onorevole Susanna Agnelli;
all'epoca venne assicurato sia dal Governo che dal commissario straordinario di Alitalia, che i trecento milioni sarebbero stati restituiti entro il dicembre del 2008;
tale restituzione non risulta sia mai stata effettuata, e questo nonostante sia stata aperta dall'Unione europea una procedure d'infrazione contro il nostro Paese, ipotizzando che il prestito non fosse un credito a termine ma un aiuto a fondo perduto, e ciò in violazione delle regole della concorrenza a danno di altre compagnie -:
se il prestito di trecento milioni da parte di Telethon ad Alitalia sia stato nel frattempo restituito;
in caso negativo, perché non sia stato restituito;
quando si ritenga di restituirlo.
(4-08639)

DIONISI, DELFINO e POLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il servizio civile nazionale istituito comma legge n. 64 del 6 marzo 2001, dal primo gennaio 2005 si svolge su base esclusivamente volontaria e rappresenta una peculiare modalità di adempimento dei dovere di difendere la patria sancito dall'articolo 52 della costituzione;
tale servizio offre una possibilità unica nel suo genere rivolta a giovani dai 18 ai 28 anni di dedicare un anno della loro vita a finalità di ordine «solidaristico da intendersi quale impegno concreto per i bene di tutti e di ciascuno»;
il clima di «emergenza educativa» che caratterizza la nostra Società rende necessaria l'individuazione di iniziative ed esperienze come quella dei servizio civile nazionale che danno la possibilità di una duplice crescita sia per i giovani che lo espletano sia per gli utenti finali che ne beneficiano;
il servizio civile nazionale rappresenta un'opportunità di impiego solidaristico per i giovani che sono, in tal modo, impegnati in settori quali l'assistenza, la protezione civile, l'ambiente, il patrimonio artistico e culturale, l'educazione e la promozione culturale e il servizio civile all'estero;
si segnalano, in particolar modo, progetti presentati dall'unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti onlus miranti a fornire un'assistenza indirizzata non ad una utenza generica ma specificamente dedicata a singole persone, per sopperire ad esigenze legate al lavoro, alla salute, alla stessa aggregazione sociale dei soggetti minorati della vista;
una diminuzione anche parziale dell'erogazione di detto servizio inciderebbe gravemente sull'effettiva praticabilità di diritti costituzionali da parte di soggetti svantaggiati quali il diritto al lavoro, alla mobilità, alla vita di relazione;

l'erogazione di questo servizio su cui associazioni, famiglie, persone in difficoltà fanno affidamento rappresenta un valore non solo per i beneficiari del servizio medesimo e peri giovani che ne fruiscono, ma per tutta la società civile;
sembrerebbe che il Governo abbia intenzione di ritardare, o addirittura revocare totalmente, l'uscita dei bando che dovrebbe sostituire il personale che si congederà in data 7 gennaio 2010 -:
se sia vero che il Governo abbia intenzione di revocare l'uscita del bando per sostituire il personale che si congederà il 7 gennaio 2010 e, in tal caso quali provvedimenti urgenti intenda adottare e quali iniziative siano previste per salvaguardare i bisogni di assistenza, di tutela dei territorio, di recupero dei patrimonio artistico, duramente provato anche dalle recenti calamità.
(4-08644)

RAISI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nella legge 31 luglio 1997, n. 249, recante «Istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo», all'articolo 3, comma 5, si prevede che: «Le concessioni relative alle emittenti radiotelevisive in ambito nazionale devono consentire l'irradiazione dei programmi secondo i criteri tecnici stabiliti nell'articolo 2, comma 6, e comunque l'irradiazione del segnale in un'area geografica che comprenda almeno l'80 per cento del territorio e tutti i capoluoghi di provincia. Le concessioni relative alle emittenti radiofoniche in ambito nazionale devono consentire l'irradiazione del segnale in un'area geografica che comprenda almeno il 60 per cento del territorio e tutti i capoluoghi di provincia. Il piano nazionale di assegnazione delle frequenze riserva almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale e, di norma, il 70 per cento dei programmi irradiabili all'emittenza radiofonica in ambito locale»;
nella delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS recante criteri per la completa digitalizzazione delle reti televisive terrestri prevede nell'ambito dell'Allegato A, al punto 6, si prevede che: a) per consentire un pieno efficiente e pluralistico utilizzo della risorsa radioelettrica è necessario prevedere l'uso della tecnica SFN (Single Frequency Network), già sperimentata con successo nella regione Sardegna, al fine di pianificare il maggior numero di reti televisive possibili in ogni area territoriale, da suddividere tra reti nazionali e reti locali. Di esse un terzo è riservato, secondo la normativa vigente a emittenti televisive locali. Il piano di assegnazione dovrebbe prevedere 21 reti nazionali con copertura approssimativamente pari all'80 per cento del territorio nazionale da destinare al DV-T, ed ulteriori 4 reti nazionali sarebbero utilizzate per servizi DVB-H» e ancora: b) La conversione delle esistenti reti televisive locali analogiche in reti digitali pianificate, dovrà essere necessariamente effettuata nel rispetto delle previsioni normative che prevedono, come sopra detto, l'assegnazione di almeno un terzo delle risorse trasmissive disponibili a tale comparto. Ciò comporta che regole di conversione analoghe a quelle previste per le reti delle emittenze nazionali si applicano anche alle reti delle emittenti locali, con l'obbligo della restituzione delle frequenze all'atto dello switch-off e dell'utilizzo di reti digitali frequenziali»;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato la delibera n. 300/10/CONS in data 28 giugno 2010 con la quale emana il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiotelevisione televisiva terrestre in tecnica digitale (PNAF) che, all'Allegato 2) prevede che «... la scelta delle frequenze pianificabili sull'intera area tecnica o a livello sub-regionale o provinciale è stata effettuata tenendo conto dei vincoli di coordinamento internazionale e della presenza di allotment coordinati a Ginevra 2006. L'obiettivo principale è stato quello di garantire la pianificazione di almeno 13 «multiplex» a copertura regionale nelle

regioni della Pianura Padana (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Friuli) che sono le più critiche in termini di orografia e coordinamento internazionale;
durante la conferenza di Ginevra 2006, si è stipulato l'accordo internazionale che divide l'utilizzazione dello spettro elettromagnetico tra i Paesi confinanti. In particolare, per ciò che riguarda la fascia adriatica di Veneto e Friuli Venezia Giulia, sono stati assegnati all'Italia le seguenti frequenze dello spettro VHF e UHF: 5, 8, 9, 24, 25, 26, 30, 32, 36, 37, 38, 40, 42, 44, 47, 48, 49, 50, 52, 54, 55, 56, 58, 60, 62, 63, 65;
nella medesima conferenza di Ginevra 2006 sono stati assegnati a Slovenia e Croazia le seguenti frequenze dello spettro VHF e UHF: 6, 21, 22, 23, 27, 28, 29, 31, 33, 34, 35, 39, 41, 43, 45, 46, 51, 53, 57, 59, 61, 64, 66, 67, 68;
dall'esame del citato PNAF, approvato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, si evince che nell'area adriatica e segnatamente in Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia tutte le frequenze assegnate all'Italia nell'ambito dell'accordo di Ginevra 2006 (tranne il 62, 63 e il 65 che la disciplina internazionale riserva in futuro ai servizi telefonici di nuova generazione) sono state destinate all'emittenza nazionale, per la realizzazione di 25 reti nazionali;
questo è in contraddizione con quanto espressamente previsto dalla citata legge 31 luglio 1997, n. 249, nonché dalla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS;
per rispettare la riserva di legge di un terzo delle risorse in favore dell'emittenza locale, se sono previste 25 reti televisive nazionali (utilizzando 27 frequenze), allora dovrebbero essere utilizzabili per le locali almeno 13 frequenze coordinate internazionalmente; nell'area adriatica del Nord-Est e segnatamente in Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia tutte le 27 frequenze assegnate all'Italia nell'ambito di Ginevra 2006 vengono individuate come nazionali (tranne il 62, 63 e il 65 che la disciplina internazionale riserva in futuro ai servizi telefonici di nuova generazione), rendendo di fatto impossibile (anche se espressamente previsto nella citata delibera 300/10/CONS) la realizzazione di 13 reti regionali per l'emittenza locale;
solo attraverso le attività di coordinamento delle frequenze in sede internazionale nei confronti degli Stati della Slovenia e della Croazia, si potrebbe addivenire al risultato di coordinare ulteriori 13 risorse frequenziali nell'area del Nord-Est (per un loro utilizzo da parte dell'Italia), rendendo in tal misura attuabile - anche nelle aree tecniche 5, 6 e 7 il PNAF recentemente approvato dall'Agcom, con l'effettiva riserva prevista dalla legge di un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;
non si comprendono i motivi per i quali siano stati adottati criteri che hanno portato alla pianificazione, in favore delle emittenti nazionali, di tutte le frequenze coordinate internazionalmente per l'area Adriatica e segnatamente per le aree tecniche 5, 6 e 7 -:
se e quali iniziative si intendano assumere al fine di rispettare la prevista riserva di un terzo delle frequenze coordinate alle emittenti locali, posto che spetta al Ministero dello sviluppo economico applicare il PNAF approvato dall'autorità per le garanzie nelle comunicazioni procedendo all'assegnazione delle frequenze;
se e quali iniziative urgenti si intendano assumere nei confronti degli Stati della Slovenia e della Croazia, al fine di coordinare, prima dell'assegnazione definitiva delle frequenze, ulteriori 13 risorse frequenziali nell'area del Nord-est per un utilizzo da parte dell'Italia, rendendo in tal misura attuabile - anche nelle aree tecniche 5, 6 e 7 (Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia) il PNAF recentemente approvato dall'Agcom, con l'effettiva riserva prevista dalla legge di un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale;

se non si ritenga di posporre lo switch off nel Nord-Est, attualmente previsto per ottobre-novembre 2010, e dunque di non procedere con l'assegnazione delle frequenze ai soggetti legittimati fino a quando non saranno reperite le ulteriori 13 frequenze necessarie attraverso le attività di coordinamento internazionale con Slovenia e Croazia.
(4-08651)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 16 settembre 2010 sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno - Puglia - è stato pubblicato un articolo dal titolo «»Cacciato« dall'Aeronautica vinse ricorso al Tar. Scrive a Napolitano: mi aiuti»;
nell'articolo l'autore si rivolge chiaramente alle istituzioni affinché queste possano offrire una soluzione alla vicenda che sembra protrarsi sin dal 1985, a seguito della mancata esecuzione di una sentenza del tribunale amministrativo regionale della Lombardia, 6 giugno 1985, nr. 1113 -:
se siano a conoscenza dei fatti descritti nell'articolo di cui in premessa ed eventualmente quali siano state le ragioni che hanno impedito all'amministrazione militare di dare completa esecuzione alla sentenza in questione;
quali iniziative intenda assumere il Ministro della difesa per ristorare il grave danno eventualmente subito dal signor Gianvito Cristofaro e quali conseguenti provvedimenti intenda avviare nei confronti di coloro che, con un comportamento, ad avviso degli interroganti, innegabilmente omissivo, hanno disatteso l'ordine impartito dal giudice.
(4-08653)

LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
le dichiarazioni fatte dal Ministro Renato Brunetta sulla Calabria e sulla conurbazione Napoli-Caserta, ritenute aree dove è radicato un cancro etico, sociale e culturale, dove lo Stato non è presente, come non sono presenti la politica e la società, rappresentano attacchi, ad avviso dell'interrogante, generalizzati e vergognosi che mai ci si sarebbe aspettati di sentire da un Ministro della Repubblica. Affermare poi che se queste zone non esistessero, oppure se le stesse avessero gli stessi standard del resto del Paese, l'Italia sarebbe la prima nazione in Europa, significa voler rimarcare ed accentuare differenze che possono determinare l'esplosione di egoismi, recriminazioni e rancori che alimentano la cultura della disgregazione e del secessionismo, peraltro, proprio nel periodo in cui sono in atto i preparativi per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia;
se l'obiettivo del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione era quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'esigenza e sull'importanza di dare attuazione alla legge sul federalismo, avrebbe potuto indicare sicuramente altre motivazioni invece di indirizzare frasi che mortificano ingiustamente la sensibilità di milioni di italiani, abitanti la terra di Calabria e le province di Napoli e di Caserta, che, oltre a essere rispettosi delle leggi, sanno farsi onore guadagnandosi da vivere con il loro onesto lavoro;
il fatto di tirare in ballo parti del Mezzogiorno per nascondere le gravi disattenzioni del Governo verso i problemi che attanagliano quella parte di Italia e molte scelte sbagliate attuate fino a questo momento, è cosa già vista e sentita; sarebbe stato sicuramente più equo e più efficace sentire dalla voce del Ministro dichiarazioni di impegno rassicuranti sul versante del lavoro e su altri provvedimenti necessari e urgenti che potrebbero essere attuati per la valorizzazione e lo sviluppo delle risorse disponibili nell'ambito delle zone in questione. Infatti, è un comportamento che, secondo l'interrogante, denota leggerezza e superficialità quello di parlare di situazione di cancro etico, sociale e culturale quando poi si

investe sempre meno nel settore della pubblica istruzione e della cultura. E, al riguardo, non si può certo ignorare che negli ultimi 20 anni il centrodestra ha governato l'Italia per ben quattro volte e, quindi, non si può esimere dall'assumere parte della responsabilità in merito alle problematiche che sicuramente esistono in alcune zone del nostro Paese;
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, anziché riconoscere tutto questo, è tornato sulla questione in risposta alle varie critiche ricevute, confermando sostanzialmente le proprie affermazioni e sottolineando che è ora di finirla con il comportamento degli struzzi e che coloro che non sono ipocriti devono dire se si può dissentire sulle sue affermazioni -:
se il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione non ritenga che sia il caso di ritirare tutte le dichiarazioni fatte, chiedendo scusa ai milioni di italiani delle zone oggetto della critica a giudizio dell'interrogante inaccettabile, che vivono con dignità, onestà, senso di responsabilità civica e con il sudore del proprio lavoro;
se il Governo non ritenga di intervenire nei settori dell'istruzione, dello sviluppo economico e della giustizia per fronteggiare e rimuovere le situazioni di degrado, culturale ed economico, nonché di illegalità che sussistono nel nostro Paese, per conseguire una maggiore equità e omogeneità nei servizi sociali e nelle condizioni di vita di tutti i cittadini italiani.
(4-08655)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

GOZI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 18 agosto 2010, la Kfor, la Forza Nato in Kosovo, ha annunciato il trasferimento alla polizia kosovara delle funzioni di controllo e sicurezza su quattro monasteri serbo-ortodossi, provocando l'immediata protesta delle alte gerarchie ecclesiastiche ortodosse che temono una forte destabilizzazione della situazione e un deciso calo del livello di sicurezza;
in particolare, secondo un comunicato della Kfor, verranno lasciate alla polizia locale le mansioni di controllo su quattro monasteri serbi, quelli di Gracanica, Budisavci, Gorioc e Zociste, mentre resteranno per ora esclusi gli altri monasteri per i quali verrà stabilità una data successivamente;
secondo fonti locali, in una seconda fase verrà abbandonata dalle forze multilaterali anche la sorveglianza del patriarcato di Pec e del monastero di Decani;
la situazione in quest'area rimane molto tesa con frequenti scontri e tensioni a carattere etnico, come, peraltro, testimoniato anche dal fatto che lo stesso 18 agosto il Kosovo ha proibito le visite ufficiali di esponenti politici serbi, sospendendo l'emissione di permessi a funzionari di Belgrado, il che ha reso ancora più delicata la situazione relativa ai monasteri ortodossi, in quanto luoghi religiosi e di grandissima importanza per i serbi;
la decisione presa in ambito multilaterale rischia dunque di determinare un aggravamento delle tensioni già presenti su questo territorio, con il rischio di incrinare il già fragile equilibrio di un'area strategicamente e tradizionalmente prioritaria per il nostro Paese -:
quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare nelle opportune sedi multilaterali al fine di garantire una presenza italiana e multilaterale adeguata ad un'area geografica ancora altamente instabile e strategicamente prioritaria per il nostro Paese.
(3-01233)

Interrogazione a risposta scritta:

RAISI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella Repubblica Dominicana a Santo Domingo sono detenuti tre cittadini italiani, uno in attesa di giudizio mentre altri due stanno scontando una pena detentiva;
le condizioni di detenzione sarebbero al limite della sopravvivenza, si dormirebbe per terra, verrebbe fornito solo del cibo (scarso) e non l'acqua che dovrebbe essere comprata come ogni altro genere di prima necessità; a seguito di ciò, uno dei detenuti A.S. di 57 anni sta facendo lo sciopero della fame per cui è dimagrito 30 chilogrammi, tanto da spingere il direttore del carcere a scrivere una lettera all'ambasciata italiana;
per questi motivi i consolati di altri Stati europei provvedono mensilmente a sostenere i loro connazionali detenuti a Santo Domingo con visite periodiche e un sussidio che permette loro di vivere o almeno di comprare lo stretto necessario per la sopravvivenza (il consolato tedesco concede ai suoi connazionali detenuti nella Repubblica Domenicana un sussidio di 7.500 pesos, quello francese 6.500 pesos, quello spagnolo 4.500 pesos. Tutti forniscono vestiario, medicine, assistenza sanitaria e visite consolari), mentre, a quanto consta all'interrogante, il consolato italiano non agirebbe in tal senso (basterebbero 6 euro al giorno per provvedere ai bisogni dei tre detenuti) e sembrerebbe lasciare i nostri connazionali in condizioni che non assicurano il rispetto dei fondamentali diritti umani -:

se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e cosa si intenda fare per assicurare ai nostri connazionali la possibilità di scontare la loro pena in condizioni dignitose e per garantire un giusto processo in tempi brevi a chi è in attesa di giudizio.
(4-08636)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la OLA (Organizzazione lucana ambientalista) denuncia l'esistenza di accordi segreti tra la società Geogastock e pubblici amministratori, riguardo ad uno stoccaggio di gas in Val Basento;
la società italo-russa, facente parte della Energetic Source di Paderno Franciacorta (BS), è guidata da Alexandro Floris ed è controllata a sua volta da Avelar Energy Group, holding europea della Renova, colosso energetico russo guidato da Viktor Vekselberg;
preoccupano le dichiarazioni rilasciate, in proposito, dall'ex sindaco di Miglionico, attualmente consigliere regionale, Giuseppe D'Alessandro, il quale riferisce che sarebbero stati promessi 3 milioni di euro ai tre comuni coinvolti dall'affare gas, autorizzato con parere favorevole VIA dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, prima ancora che la regione abbia rilasciato tutte le autorizzazioni necessarie;
sul sito della società, in merito all'affare stoccaggio del gas in Val Basento, si legge che esiste un budget pluriennale pari a 400 milioni di euro per un mega-stoccaggio di gas, proveniente dal Mar Caspio, da 1,4 miliardi di metri cubi, il maggiore della penisola;
il consigliere D'Alessandro, citando compensazioni ambientali per 3 milioni di euro, parla di progetto «ampiamente valutato» e trae la conclusione che «bisogna

convivere con un ambiente che deve garanzie a tutti ed essere utilizzato per fini produttivi»;
tuttavia, omette di evidenziare che il progetto è stato oggetto di una diffida legale da parte dell'associazione Ambiente e Legalità Onlus e della OLA, nella quale tra numerose lacune ambientali si fa espressamente riferimento all'assenza del piano di gestione dei rifiuti previsto dal decreto legislativo n. 117 del 2008. Un piano che la società avrebbe dovuto presentare contestualmente alla VIA per valutare impatti di sostanze chimiche pericolose per l'ambiente e la salute dei residenti in Val Basento, già duramente sconvolti da queste problematiche;
la Ola e l'Associazione ambiente e legalità onlus hanno richiesto da tempo di poter accedere alle informazioni ambientali relative ai piani di gestione dei rifiuti petroliferi, considerata l'intensa attività che coinvolge quasi completamente la Basilicata, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 117 del 2008 -:
se sia vero, e per quali ragioni, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia autorizzato l'affare stoccaggio, con parere favorevole VIA, prima ancora che la regione rilasciasse tutte le autorizzazioni necessarie;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di una contrattazione segreta tra amministratori pubblici e società, e di quali ulteriori dati dispongano;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della diffida legale da parte di Ambiente e Legalità Onlus e della Ola, in riferimento all'assenza del piano di gestione dei rifiuti previsto dal decreto legislativo n. 117 del 2008, e per quali ragioni tale piano non sia stato predisposto;
se intendano procedere alle necessarie indagini al fine di tutelare la salute pubblica e l'ambiente, promuovendo quanto necessario a porre rimedio alle lacune presentate dal progetto;
per quali ragioni le associazioni richiedenti non abbiano ancora potuto accedere ai dati relativi ai piani di gestione dei rifiuti petroliferi e se i Ministri interrogati intendano tutelare la pubblicità in materia di informazioni ambientali.
(4-08632)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 16 settembre 2010 gli interroganti hanno appreso la notizia che presso il 17o stormo dell'Aeronautica militare con sede a Furbara (Roma) è deceduto, togliendosi la vita, il maresciallo Giuliano Mosca;
il fenomeno dei suicidi è in continua crescita nelle forze armate come in quelle di polizia -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto di cui in premessa e quali immediate iniziative intenda adottare per evitare il ripetersi in futuro di simili tragici eventi;
se sia noto quali siano state le ragioni e le modalità del gesto estremo compiuto dal maresciallo Mosca e, nel caso, quali siano state le iniziative che l'amministrazione militare aveva avviato per aiutare un proprio dipendente;
quanti siano i casi di suicidio avvenuti nell'ultimo decennio nell'ambito delle Forze armate.
(4-08643)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2011

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, CALVISI, PES, MELIS e PALOMBA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel 1994 gli uffici dell'Agenzia delle entrate e dell'Agenzia del territorio di Cagliari sono stati accorpati in un'unica sede, denominata «cittadella finanziaria», con l'intento di attribuire funzionalità ed efficienza agli uffici stessi e di semplificare i rapporti fra pubblica amministrazione e cittadini;
l'ipotesi della separazione degli sportelli riemerge ciclicamente da circa otto anni e grazie al lavoro congiunto delle istituzioni, con diverse interrogazioni parlamentari, decine di ordini del giorno dei consigli provinciali e comunali - dei sindacati e di alcuni ordini professionali è finora sempre stata scongiurata;
attualmente, secondo quanto dichiarato dalla proprietà, l'Agenzia del territorio corrisponde alla Nuova Italcostruzioni s.r.l., un canone annuale pari a 1.949.000 euro, iva esclusa, per circa 12.000 metri quadrati;
a fine luglio, l'Agenzia del Territorio ha inviato ai proprietari delle strutture di via Vesalio la disdetta del contratto d'affitto. Nella Cittadella Finanziaria dovrebbero rimanere l'area servizi e rapporti con il contribuente e l'area controllo delle entrate; l'altra parte degli sportelli, conservatoria e catasto, saranno trasferiti entro i primi mesi del 2011 in via Jenner;
la Nuova Italcostruzioni srl., proprietaria delle strutture dove ha sede l'Agenzia del Territorio, ricorda con una lettera inviata il 4 agosto alla Direzione Regionale e alla Direzione Centrale di Roma dell'Agenzia del Territorio, i termini del contratto sottoscritto da entrambe le parti il 5 marzo 1996, con cui l'Agenzia ha la «facoltà di risolvere il contratto solo in caso di cessazione totale o parziale del bisogno dei locali» e di trasferimento in edifici dello Stato adibiti ad uso ufficio. L'azienda, si legge, «era disponibile a ridurre anche superficie data in locazione a seconda delle esigenze dell'Agenzia», così come previsto dal contratto stipulato il 19 settembre 2003, che dava all'Agenzia del Territorio la facoltà di utilizzare un solo fabbricato, il B3, corrispondendo all'azienda di Murtas un canone minore. Inoltre, nella stessa nota la Società riferisce che, a seguito della ricerca di mercato promossa dall'Agenzia nel 2008, «per i metri quadrati richiesti dall'Agenzia, la Nuova Italcostruzioni ha fatto una proposta più bassa di quella dei proprietari dei locali di via Jenner";
i coordinatori regionali e provinciali della Uil agenzie fiscali, in una lettera inviata il 1o giugno ai Ministri dell'economia e delle finanze e della pubblica amministrazione e l'innovazione, al direttore dell'Agenzia del territorio e al segretario generale dello stesso sindacato UIL, confermano la notizia riportata il 21 agosto da L'Unione Sarda, secondo cui il contratto stipulato il 19 settembre 2003, dava la facoltà all'Agenzia del territorio di utilizzare un solo fabbricato al posto dei due impegnati attualmente. Con la conseguente riduzione del canone corrisposto alla Nuova Italcostruzioni S.r.l. Come dichiara formalmente il project manager dell'Agenzia del Territorio, l'accordo era «valido e vincolante fino al 2012». «Il fabbricato B2 "registri immobiliari" andava dismesso e inglobato nel fabbricato B3 "catasto"». Si sarebbero «risparmiati circa 6 milioni, che derivano dal canone annuo di circa 800.000 euro in più, corrisposto dal 2003 fino ad oggi»;
in data 25 maggio 2004 la Commissione finanze aveva approvato due risoluzioni sulla ricollocazione degli uffici finanziari di Cagliari presentate rispettivamente da Benvenuto e Maurandi (n. 7-00411) e da Antonio Pepe e Anedda (n. 7-00432), che confermano questi indirizzi; entrambe

le risoluzioni approvate impegnano il Governo a contrastare i progetti di scorporo degli uffici finanziari, a condurre analisi benefici/costi sui progetti stessi, ad acquisire i pareri degli enti locali, e nel caso specifico, a disporre la revoca del progetto di scorporo e trasferimento della cosiddetta cittadella finanziaria di Cagliari; finora non sembra che sia stato adottato alcun atto per porre in essere i comportamenti richiesti dalle risoluzioni approvate. Nella stessa seduta il sottosegretario riferiva che «l'Agenzia del Territorio ha reso noto di non aver intenzione di trasferire l'Ufficio Provinciale di Cagliari dalla cosiddetta Cittadella Finanziaria ad altra Sede, avendo sottoscritto un nuovo contratto di locazione che prevede l'esecuzione di lavoro di adattamento, i quali consentiranno una razionalizzazione degli spazi, con conseguente diminuzione della superficie locata e dell'affitto dai circa 1.738.000 euro attuali a circa 1.100.000 euro, con un risparmio nell'ordine di 638.000 euro annui al netto dell'IVA»;
è ormai noto che tale trasloco comporterebbe costi ulteriori, disservizi e, soprattutto, la fine della collaborazione tra agenzie del territorio e delle entrate, motivazione principale che ha portato alla nascita della «cittadella finanziaria»;
nei fatti, l'amministrazione finanziaria compirebbe un passo indietro di molti anni rispetto agli obiettivi raggiunti di: centralizzazione di tutti gli uffici finanziari in un'unica struttura; facile raggiungibilità della struttura da qualunque parte della città e dell'hinterland con ampia disponibilità di parcheggi per dipendenti ed utenti, grazie ad una intensa frequenza di mezzi pubblici e alla fermata della metropolitana leggera; economie di tempo per i dipendenti, i cittadini ed i professionisti; possibilità di trovare i servizi bancari prossimi a quelli finanziari centralizzati; strutture organizzate per una comoda e razionale attesa dei contribuenti; servizi di ristorazione;
i criteri di economicità invocati per motivare la scelta del trasferimento degli uffici sarebbero pesantemente controbilanciati dalla diseconomicità causata da: una minore disponibilità e tempestività dei cittadini contribuenti e dei professionisti a risolvere i propri problemi con l'amministrazione finanziaria in conseguenza delle maggiori difficoltà a raggiungere gli uffici per la scarsa presenza mezzi pubblici e l'accesso veicolare attraverso un tratto di strada già rischioso e congestionato;
infatti, la via Jenner è un tratto di strada cieco, a due corsie, che termina con l'ingresso secondario dell'Azienda ospedaliera Brotzu la più grande Azienda ospedaliera della Sardegna con circa 2.500 operatori e che ospitano reparti di eccellenza di interesse non solo regionale. Inoltre, nella Via Jenner si trova nell'ordine: l'hospis dell'ASL 8, il presidio ospedaliero Microcitemico - un presidio ospedaliero di rilevanza internazionale, che si occupa della cura e della ricerca della microcitemia e delle malattie rare che hanno una grande incidenza nella nostra Regione - e il presidio ospedaliero Businco che si occupa delle malattie Oncologiche per tutta la Sardegna con conseguente accesso quotidiano ai servizi sanitari di centinaia di cittadini sottoposti a terapie salvavita;
è evidente che il trasferimento degli uffici provinciali dell'Agenzia del territorio, che quotidianamente ricevono centinaia di utenti tra professionisti, notai o semplici cittadini costituirebbe un potenziale pregiudizio per il diritto alla salute di tutti i sardi che sarebbero ulteriormente gravati dall'aumento del traffico e dall'impossibilità di trovare parcheggio nelle vicinanza dei presidi ospedalieri in questione;
infine, va osservato che l'operazione di trasferimento e la conseguente rescissione del contratto stipulato nel 2003, espone l'Agenzia ad un possibile contenzioso legale, per altro già paventato dalla proprietà (vedi l'articolo su citato dell'Unione Sarda), assai rischioso -:
su quali elementi si fondi la scelta di abbandonare i locali di via Vesalio, posto che vi era la possibilità di realizzare il

medesimo risparmio sul canone senza procedere allo smembramento della cittadella finanziaria con il conseguente scadimento del livello dei servizi erogati dall'Amministrazione Finanziaria;
se non ritengano opportuno intervenire, anche in considerazione delle due risoluzioni approvate nel 2004, affinché gli uffici finanziari rimangano concentrati nella struttura di via Vesalio, funzionale alle necessità degli uffici e dell'utenza e facilmente raggiungibile dai dipendenti e dai contribuenti, valutando eventualmente la possibilità di acquistare la struttura e l'opportunità di rafforzare il polo finanziario trasferendo nella cittadella altri uffici fiscali, quali per esempio le commissioni tributarie, migliorando la qualità complessiva dei servizi e le sinergie tra le diverse strutture dell'amministrazione finanziaria.
(5-03423)

Interrogazione a risposta scritta:

GALATI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nell'attività parlamentare l'interrogante tiene costantemente conto di dover essere uno strumento di rappresentanza delle esigenze e dei bisogni dei cittadini, un «megafono» diretto che riesca a far emergere ed affrontare tutte le zone grigie e le criticità che si appalesano anche a livello locale. In quest'ottica l'interrogante intende porre l'attenzione sullo stato di totale degrado e abbandono in cui versa il pontile dell'area ex Sir di Lamezia Terme. L'opera, di proprietà del demanio, avrebbe dovuto costituire il terminale dell'enorme complesso chimico realizzato nella piana di Sant'Eufemia dalla Sir (Società italiana resina) nei primi anni settanta. Un manufatto costruito per consentire l'attracco di petroliere per lo scarico del greggio, necessario per il funzionamento degli impianti, che non è mai entrato in funzione. I ritardi negli interventi nel corso degli anni ne hanno compromesso inevitabilmente le condizioni strutturali, e a seguito di sopralluoghi dei tecnici incaricati l'accesso all'opera è stato vietato, con tanto di divieti nell'area circostante, al fine di evidenziarne l'inagibilità. Un'ulteriore opera incompiuta che va inopportunamente a rimpinguare il gruppo dei cosiddetti ecomostri con risvolti negativi per l'ambiente e lo sviluppo economico dell'intera area. Bisogna dunque intervenire, prima che lo stato di degrado comprometta totalmente la salubrità dell'ambiente circostante, o attraverso lo smantellamento dell'opera stessa o attraverso una ristrutturazione che possa rappresentare metaforicamente un ponte verso il futuro, risollevando le sorti di Lamezia Terme e di tutto il suo comprensorio -:
se i Ministri, alla luce di quanto descritto in premessa, intendano intervenire per risolvere tale problematica, trasformando uno dei simboli del fallimento industriale nel meridione in un elemento di possibile svolta per la rinascita della Calabria.
(4-08631)

TESTO AGGIORNATO AL 3 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRAZIANO e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ospedale psichiatrico giudiziario (OPG), «Filippo Saporito» di Aversa è una struttura che ospita persone sottoposte a misure di sicurezza. Attualmente, le persone rinchiuse per una valutazione di pericolosità sociale sono numericamente superiori alla capienza massima prevista dalla struttura;
in data 20 aprile 2010, il Comitato del Consiglio d'Europa per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (CPT) ha pubblicato il rapporto

relativo alla sua quinta visita periodica in Italia, effettuata dal 14 al 26 settembre 2008. Il rapporto pone in evidenza le scadenti condizioni, anche materiali della struttura, le procedure seguite con riguardo alla contenzione fisica dei pazienti e la necessità di migliorare il regime quotidiano di degenza dei pazienti, aumentando il numero e la varietà dei trattamenti quotidiani loro garantiti. Nella stessa pubblicazione si riscontra che alcuni pazienti sono trattenuti nella struttura più a lungo di quanto non lo richiedano le loro condizioni e altri sono trattenuti nell'ospedale anche oltre lo scadere del termine previsto dall'ordine di internamento;
di recente, la struttura è stata oggetto di attenzione critica da parte della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali e della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale;
nel mese di agosto 2010, durante una visita all'ospedale, l'interrogante ha potuto personalmente verificare le drammatiche condizioni in cui vivono i reclusi e il contesto in cui operano il personale sanitario e gli agenti penitenziari:
grave sovraffollamento degli ambienti rispetto alla reale capacità della struttura, fonte, questo, di continue e frequenti risse tra i degenti;
penalizzanti condizioni di lavoro e di sicurezza, con oggettivi presupposti di rischio per l'incolumità fisica degli operatori medici, paramedici e non solo per loro;
disumane condizioni strutturali e igienico-sanitarie;
sofferenza organica degli agenti di polizia penitenziaria preposti ai servizi di sorveglianza interna, nonostante lo sforzo profuso, notevole e impegnativo, per mantenere basso il livello di suicidi, evasioni e atti di autolesionismo;
carenza di personale sanitario, di cure specifiche e attività di recupero;
cronica carenza di risorse finanziarie;
le criticità evidenziate rendono di fatto la struttura inadeguata a svolgere i suoi compiti e le sue funzioni e le stesse si ripercuotono negativamente sulle condizioni di salute mentale dei degenti e sulle loro possibilità di recupero;
esiste l'immediata esigenza di rafforzare il personale socio-sanitario e penitenziario e affrontare le carenze strutturali evidenziate in premessa;
le constatate e denunciate condizioni dell'ospedale rendono evidenti due strade alternative: ingenti investimenti in termini di sicurezza, sanità e umanità (rideterminazione delle risorse professionali, finanziarie e strumentali, innovazione del trattamento penitenziario) per non ledere la dignità personale dei degenti e a salvaguardia della professionalità degli operatori ovvero la chiusura della struttura e il superamento della stessa;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008, recante «Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria» ha previsto, nell'allegato C, le fasi di deflazione, regionalizzazione per macroaree, chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e tutto questo non si è realizzato -:
se non si ritenga opportuno, in relazione a quanto esposto i premessa, disporre un'ispezione alla struttura;
quale soluzione chiara e definitiva si intenda dare al futuro degli ospedali psichiatrici giudiziari, soluzione che, anche con la collaborazione della regione, superi la logica dell'emergenza imposta dalla situazione penitenziaria.
(5-03419)

Interrogazioni a risposta scritta:

SORO, MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da diverse settimane, all'interno del carcere di Badu e' Carros a Nuoro, sono in atto lavori di sbancamento per la realizzazione di un nuovo padiglione detentivo;
l'amministrazione comunale non è a conoscenza della destinazione che il Ministro della giustizia intende adottare per il nuovo padiglione. Il timore dell'amministrazione comunale, che accompagna l'avvio di questi lavori, è che il nuovo padiglione possa venire assegnato alla custodia dei detenuti in regime 41/bis, cioè in regime di sorveglianza speciale, destinato appunto ai carcerati considerati di «massima pericolosità»;
in passato proprio a Nuoro la presenza di detenuti in simile stato ha generato conseguenze tragiche, sia sul piano dell'ordine interno al carcere sia su quello del «contagio» del territorio (diffusione in Sardegna di inediti reati di banda armata, terrorismo e associazione mafiosa);
la Sardegna è già oggi gravata da pesanti servitù nello specifico settore carcerario, che ne penalizzano ulteriormente lo stato di regione in crisi, con altissimi tassi di disoccupazione e presenza di un manifesto disagio sociale;
esiste un protocollo d'intesa tra regione sarda e amministrazione penitenziaria che prevede l'applicazione del criterio della territorialità della pena, con destinazione ai carceri dell'isola di detenuti sardi (attualmente sui 2.206 sardi custoditi in Italia solo 1.165 sono nelle carceri della Sardegna) -:
se il Ministro confermi o smentisca recisamente (come gli interroganti si augurano vivamente) gli elementi assolti dal sindaco di Nuoro e se possa assicurare che non saranno destinati a Badu e' Carros, data la delicata situazione del nuorese, detenuti sottoposti al regime del 41/bis.
(4-08635)

BERTOLINI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da alcuni quotidiani del 10 settembre 2010 si apprende che il tribunale dei minori di Trento ha emesso una sentenza che rende adottabile una bambina di pochi mesi, solo perché figlia di una donna considerata troppo povera, anticipando addirittura i termini necessari stabiliti dalla legge per l'adozione;
alla madre della bambina, già durante la gravidanza, pare sia stato consigliato dai medici di abortire, proprio a causa delle sue precarie condizioni economiche, ma che la donna abbia deciso invece di portare avanti la gravidanza;
appena nata la bambina è stata presa in carico dalle assistenti sociali e non è stato consentito alcun contatto fra lei e la mamma, che da allora ha disperatamente chiesto di essere aiutata per poter riavere la figlia;
sia il tribunale che i servizi sociali coinvolti, pare, abbiano deciso del futuro della bambina, basandosi esclusivamente sulle condizioni di indigenza della donna, senza minimamente considerare la volontà della stessa madre;
se ciò che si legge sui giornali corrispondesse al vero, si tratterebbe, ad avviso dell'interrogante, di una sentenza gravissima, che lede i diritti della madre e della sua piccola, oltre a non rispettare le norme del nostro ordinamento in materia di tutela della vita e della maternità;
è risaputo che in Trentino il sistema di assistenza è di buon livello, superiore alla media italiana; appare incomprensibile che non si siano attivate tutte le strade per aiutare questa mamma, prima di arrivare ad una decisione difficile come quella della adozione -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e di quali elementi dispongano al riguardo;

se si intendano assumere iniziative di carattere ispettivo ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di competenza.
(4-08654)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da decenni i paesi di Demonte, Vinadio e Aisone (provincia di Cuneo) attendono la realizzazione della variante relativa alla strada statale 21, verso il valico internazionale della Maddalena;
il 12 agosto 2010 si è tenuta a Demonte l'ennesima protesta dei cittadini per sollecitare l'avvio dei lavori per un'opera che non è un capriccio ma una priorità per la vivibilità dei residenti, che ogni giorno devono convivere con il transito di migliaia di tir, diretti e provenienti dalla Francia;
da anni sono state puntellate numerose abitazioni del centro storico di Demonte per contenere le vibrazioni causate dal continuo passaggio dei mezzi pesanti;
più volte l'Anas e le istituzioni regionali e locali hanno sostenuto la disponibilità di 57 milioni di euro, che sarebbero stati inseriti nel piano triennale dell'Anas; purtroppo, i continui rinvii e l'adeguamento dei prezzi avrebbero fatto raddoppiare l'entità delle risorse necessarie;
allo stato attuale, il progetto preliminare risulta approvato, ma servono i finanziamenti per quello definitivo, indispensabili per rendere l'opera immediatamente cantierabile;
l'Anas, però, ha dichiarato di non disporre delle risorse necessarie per l'approvazione definitiva del progetto e, quindi, per l'avvio dei lavori per la realizzazione della variante;
la provincia ha già chiesto un incontro con il presidente dell'Anas per individuare soluzioni concrete e realizzabili a breve, data la grave insostenibilità della situazione;
ad oggi, risulterebbe che la provincia stia valutando l'ipotesi di individuare nuove soluzioni per la realizzazione di tale infrastruttura;
a giudizio degli amministratori locali e di molti operatori economici, la definizione di nuove soluzioni, però, potrebbe comportare un ulteriore slittamento nella realizzazione dell'opera, per la quale sono già state coinvolte tutte le forze economiche, sociali, istituzionali e politiche;
considerata l'importanza strategica dei collegamenti della strada statale 21, risulta quanto mai prioritario assicurare il reperimento delle risorse necessarie, affinché l'Anas possa procedere con l'approvazione della progettazione definitiva -:
quale siano stati effettivamente, nel corso degli anni, gli impegni assunti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti circa l'approvazione dei diversi progetti esaminati, anche in sede di VIA;
quali risorse siano state inserite, negli anni, nei piani triennali dell'Anas per finanziare l'opera in questione, e quali siano le ragioni che hanno impedito la concreta attivazione dell'appalto e la realizzazione dei lavori;
quale sia, ad oggi, la reale situazione e se sia stato approvato un cronoprogramma nel quale siano chiaramente indicati i tempi per l'approvazione definitiva del progetto e per l'assegnazione dei fondi necessari alla sua realizzazione, al fine di garantire la mobilità al traffico pesante indispensabile per l'economia provinciale e regionale, nonché di assicurare ai residenti ottimali condizioni di vivibilità e sicurezza.
(5-03412)

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2010 è avvenuto l'ennesimo incidente stradale all'interno del tunnel del Tenda con gravi disagi nei soccorsi, impossibilitati ad intervenire tempestivamente;
incidenti stradali o blocchi meccanici rischiano ogni giorno di paralizzare per ore il traffico internazionale in prossimità della galleria, per i ritardi nella realizzazione dell'opera Tenda-bis, fondamentale per la messa in sicurezza del tunnel e per garantire condizioni ottimali di viabilità;
dagli organi di stampa si è appreso che la lettera per l'avvio delle procedure di gara è alla firma dei capi delle delegazioni italiana e francese nella Conferenza intergovernativa;
dagli stessi, risulterebbe inoltre che il bando di gara sia già stato integrato nelle parti che risultavano non ancora definite, come la destinazione del materiale di risulta dei cantieri;
al momento, dunque, sulla base delle informazioni riportate dai giornali, non dovrebbero esserci più motivi per eventuali altri rinvii nella realizzazione della suddetta opera -:
quale sia, ad oggi, il reale stato del cronoprogramma relativo alla procedura della gara per l'affidamento definitivo dei lavori in questione.
(5-03413)

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerose le notizie di disservizi che si registrano sulle linee di trasporto ferroviario regionale laziale, in particolar modo nel tratto che collega la capitale con Cassino e la provincia di Frosinone;
negli ultimi giorni la situazione è a dir poco peggiorata con nuove soppressioni di convogli sulla tratta Roma-Cassino e con ritardi continui, che rendono insostenibile la viabilità sulla tratta;
a pagare le conseguenze di un tale disservizio sono soprattutto i lavoratori e gli studenti pendolari che ogni giorno assistono impotenti alla vergognosa inadeguatezza che ormai caratterizza il trasporto ferroviario regionale laziale;
è necessario un urgente e tempestivo intervento risolutore della problematica che sta recando continui disagi a moltissimi cittadini laziali, rendendone insostenibile la qualità della loro vita e le attività lavorative e familiari;
la vicenda è stata segnalata nei mesi scorsi con altri atti di sindacato ispettivo che denunciavano le criticità, ma ad oggi non si riscontrano miglioramenti oggettivi ne tanto meno nessun intervento è stato disposto, mentre il Governo continua a fare annunci trionfalistici sul miglioramento dei sistemi ferroviari locali nel Paese -:
quali urgenti iniziative nei confronti di Trenitalia Spa intenda adottare per risolvere gli ormai insostenibili disagi che ricadono gravemente sui cittadini che utilizzano l'intera rete di trasporto ferroviario regionale laziale e in particolar modo sulla tratta Roma-Cassino.
(5-03417)

IAPICCA e BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con delibera 21 dicembre 2001, n. 121 il CIPE, ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 443 del 2001 («legge obiettivo»), ha approvato il 1o Programma delle infrastrutture strategiche, che, all'allegato 1, include la voce «Costa romagnola metropolitana» per un importo complessivo di 2,582 milioni di euro e che all'allegato 2,

nella parte relativa alla Regione Emilia Romagna, tra le «Metropolitane», include il «Sistema di trasporto a guida vincolata nell'area metropolitana della costa romagnola Ravenna-Rimini-Cattolica»;
con successiva delibera 20 dicembre 2004, n. 86 il Comitato ha approvato il progetto preliminare del «Trasporto rapido costiero (TRC) Rimini Fiera-Cattolica - 1o stralcio funzionale tratta Rimini FS-Riccione FS», individuando nell'agenzia Tram il soggetto aggiudicatore e fissando il limite di spesa in circa 92 milioni di euro;
con nota 21 marzo 2006, n. 218 - integrata con nota 28 marzo 2006, n. 234 - il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha trasmesso al CIPE la relazione istruttoria sul progetto definitivo del «Trasporto rapido costiero (TRC) Rimini Fiera-Cattolica: 1o stralcio funzionale tratta Rimini FS-Riccione FS», con la quale viene proposta solo l'approvazione del progetto in questione, mentre non viene riproposta l'assegnazione di un finanziamento, a valere sulle risorse destinate all'attuazione del programma, per l'acquisto del materiale rotabile;
con successiva delibera del 29 marzo 2006, n. 93 il CIPE ha approvato il «Trasporto rapido costiero (TRC) Rimini Fiera-Cattolica: 1o stralcio funzionale tratta Rimini FS-Riccione FS», consentendo la realizzazione di tutte le opere, prestazioni e attività previste nel progetto approvato; dei 92 milioni di euro previsti per la realizzazione del progetto, 42,8 sono a valere sulla legge obiettivo, 7,7 a carico della regione, 20 a carico del comune di Rimini, circa 4 a carico del comune di Riccione e circa 7 a carico dell'agenzia Tram, aggiudicatrice del progetto;
l'intervento «Trasporto rapido costiero Rimini Fiera-Cattolica - 1o stralcio funzionale tratta Rimini FS-Rimini Fiera» è stato confermato anche a seguito della rivisitazione del 1o Programma delle infrastrutture strategiche, operata dal CIPE con delibera 6 aprile 2006, n. 130;
con delibere n. 130 del 2006 e n. 137 del 2007 è stato differito il termine per la consegna delle attività e dei lavori dapprima al dicembre 2007 e quindi al marzo 2008;
la delibera del CIPE 6 marzo 2009, recante una ricognizione sullo stato di attuazione del Programma delle infrastrutture, ha evidenziato la mancata attivazione di mutui relativa allo stanziamento di 42,9 milioni di euro destinato alla realizzazione del 1o stralcio funzionale tratta Rimini-Riccione, nell'ambito del progetto del Trasporto rapido costiero (TRC) Rimini Fiera-Cattolica;
nell'audizione del Ministro per le infrastrutture e i trasporti tenutasi il 25 marzo 2009 presso le Commissioni riunite trasporti e ambiente della Camera dei deputati sul programma delle infrastrutture strategiche e sul piano degli interventi nel triennio 2009-2011, il Ministro ha evidenziato che accanto al quadro programmatico, sempre nel 2009, si sarebbero contestualmente attuati una serie di interventi già esaminati ed approvati dal CIPE e supportati finanziariamente tra i quali l'asse Rimini-Riccione;
occorre tener conto dell'intenzione del Governo di prendere in considerazione gli interventi già previsti dai documenti di programmazione economico-finanziaria antecedenti a quello approvato nel 2008, tra cui quello della tranvia Rimini-Riccione, tenendo conto delle conseguenze positive che l'immediata attivazione del processo di realizzazione delle opere può avere sulla crescita del PIL e sull'occupazione;
il comma 177-bis dell'articolo 4 della legge n. 350 del 2003, introdotto dalla legge n. 296 del 2006, ha integrato la disciplina in materia di contributi pluriennali prevedendo in particolare, che il relativo utilizzo, anche mediante autorizzazione, è disposto con decreto del Ministro competente, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa verifica dell'assenza di effetti peggiorativi

sul fabbisogno e sull'indebitamento netto rispetto a quelli previsti dalla legislazione vigente;
il citato comma 177-bis ha disposto, in particolare che, in caso si riscontrino effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, gli stessi possano essere compensati a valere sulle disponibilità del Fondo per la compensazione degli effetti conseguenti all'attualizzazione dei contributi pluriennali;
a seguito delle verifiche effettuate ai sensi del citato comma 177-bis è risultato che l'utilizzo dei contributi pluriennali, mediante operazioni di attualizzazione, determina effetti peggiorativi sul fabbisogno e sull'indebitamento netto rispetto a quelli previsti a legislazione vigente per una serie di interventi, tra cui il 1o stralcio funzionale tratta Rimini-Riccione, nell'ambito del progetto del Trasporto rapido costiero (TRC) Rimini Fiera-Cattolica;
in data 26 gennaio 2010 e in data 3 febbraio 2010 sono stati resi i pareri favorevoli, rispettivamente, dalle Commissioni riunite ambiente e trasporti e dalla Commissione bilancio della Camera sull'atto del Governo n. 179, diretto a consentire l'utilizzo del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente, mediante attualizzazione di contributi poliennali per la realizzazione delle infrastrutture nei settori dei trasporti stradali, portuali e ferroviari -:
se e in quale modo il Governo intenda intervenire per rispondere all'esigenza emersa dalle comunità locali e regionali di poter disporre di un servizio di trasporto pubblico non inquinante e sicuro che trasferisca il traffico dalle strada al sistema di trasporto rapido costiero, rispettando il principio della mobilità sostenibile;
se il Ministro non ritenga opportuno mettere in atto tutte le opportune iniziative volte a pervenire ad un rapido sblocco dei fondi destinati alle opere assegnate dal CIPE per la realizzazione delle opere relative al trasporto rapido costiero Rimini-Riccione.
(5-03426)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
non esiste una mappatura unica e criteri standard quanto all'adeguatezza degli scali aerei e delle infrastrutture annesse: strade, ferrovie, e altro alla normativa vigente;
ad esempio manca un'applicazione a tutti gli scali aeroportuali del parametro di «zonizzazione acustica» volto, ex lege n. 447 del 1995, a valutare l'inquinamento acustico di uno scalo per evitare di avere aeroporti vicini a zone sensibili, come scuole ed ospedali, e favorire la ricerca di soluzioni per ridurre l'impatto acustico nelle zone abitate adiacenti allo scalo;
secondo il quotidiano ecologista Terra, il mancato rispetto delle norme sui livelli di sicurezza, riguarda soprattutto i piccoli scali di provincia e i secondi scali delle grandi città siti in zone abitate, piccoli aeroporti ad elevato traffico di voli low cost dove le amministrazioni locali difficilmente hanno promosso azioni di verifica e di contrasto delle irregolarità degli aeroporti;
il problema assume una particolare rilevanza anche in ragione delle previsioni dell'Enac (ente nazionale per l'aviazione civile) che stima un aumento del traffico aereo che porterà i passeggeri dai 130 milioni attuali ai 295 milioni di passeggeri annuali, entro il 2030 -:
se si intenda provvedere, ed in che tempri, alla realizzazione di una mappatura, costantemente aggiornata e di pubblica visibilità, sulle condizioni degli aeroporti in Italia;
se e quali iniziative si intendano adottare nei confronti di quei soggetti che non si siano ancora adeguati agli standard vigenti.
(4-08648)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dal primo rapporto di Legambiente sulle biciclette in Italia emerge che, nonostante l'estensione delle piste ciclabili urbane italiane sia triplicata, dal 2000 ad oggi, passando da 1.000 a 3.227 chilometri, nello stesso periodo, la percentuale di spostamenti urbani in bicicletta - calcolata sul totale degli spostamenti - è rimasta identica: il 3,8 per cento;
inoltre, si legge che «in Italia alcune delle città dove si pedala di più (Bolzano, Parma, Ferrara) non necessariamente sono quelle dove ci sono più piste ciclabili»;
i costi calcolati per realizzare 1 chilometro di pista ciclabile sono di circa 150 mila euro prevalentemente per avere tracciati molto visibili e rialzati, e non per motivi di sicurezza;
da un sondaggio Isfort emerge che il 26,3 per cento degli italiani userebbe la bicicletta come mezzo di trasporto «a patto di poter disporre di una vera rete di percorsi ciclabili che attraversa la città; il 15,6 per cento se ci fosse meno traffico e quindi una maggiore sicurezza per la viabilità ciclistica»;
in Italia continua a prevalere il trasporto su auto con una persona su due tra coloro che si spostano in macchina che la usa per tragitti non superiori ai 5 chilometri -:
in che modo si intenda favorire, per quanto di competenza, la realizzazione di piste ciclabili che consentano di spostarsi da un punto all'altro di una città;
quali iniziative di si intendano realizzare affinché le piste ciclabili rispondano a criteri di sicurezza e non a criteri di mera esteticità o visibilità;
se e come si intenda contenere il ricorso all'uso dell'auto privata per spostamenti all'interno delle città, prendendo ad esempio alcuni modelli europei (Olanda o Germania).
(4-08649)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in data 21 luglio 2010, le indagini della maxi-inchiesta denominata «Santa Tecla», hanno portato all'arresto di 67 persone su ordine del giudice per le indagini preliminari di Catanzaro Emma Sonni e su richiesta del sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia Vincenzo Luberto; sulla maggior parte degli arrestati, tra le altre, grava l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso;
l'indagine «Santa Tecla» ha sconvolto profondamente la cittadina di Corigliano Calabro, in quanto l'operazione vede attualmente indagata per concorso esterno in associazione mafiosa Pasqualina Straface, sindaco della città, e arrestati i suoi due fratelli, Mario e Franco;
questi ultimi, arrestati nel blitz del 21 luglio 2010 e detenuti con il regime del 41-bis, con provvedimento riconfermato anche dal tribunale del riesame, sarebbero stati indicati dai collaboratori di giustizia come storicamente legati alla cosca di Corigliano; in particolare, sono accusati di estorsione, compiuta nell'ambito della realizzazione di un villaggio turistico in località Thurio. Secondo l'accusa, il titolare della società Airone srl, che stava realizzando la struttura, sarebbe stato costretto da Maurizio Barilari, ritenuto il capo della cosca di Corigliano, ad affidare un appalto milionario, prima per la sola fornitura del

cemento e poi per tutta l'opera, alla Straface srl di Mario e Franco; i due imprenditori avrebbero poi scelto le imprese subappaltatrici che hanno fatturato alla ditta Straface importi non dovuti, grazie ai quali sono stati creati fondi neri girati poi alla cosca. Secondo l'accusa, i fratelli Straface, con l'appoggio dei vertici della cosca, hanno imposto all'imprenditore condizioni economiche tali da determinare un aggravio di spesa superiore al 20 per cento dell'importo dei lavori;
dopo il blitz del 21 luglio 2010, il prosieguo delle indagini ha maggiormente evidenziato i rapporti tra la 'ndrangheta e l'amministrazione comunale: il sindaco Pasqualina Straface il 30 luglio ha dichiarato in una conferenza stampa la sua completa estraneità ai fatti e la sua volontà di non dimettersi, ma dal 27 agosto, come riportato dalla stampa, ella risulta iscritta nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa;
Pasqualina Straface è consigliere comunale dal 1993 ed in costante e continua ascesa politico-elettorale dal 1997: una mole di preferenze sul suo nome segnano le comunali del 1997 e quelle del 2001, le provinciali del 1994 e le comunali di nuovo nel 2006. Fino alla sua consacrazione elettorale a primo cittadino di Corigliano il 29 giugno del 2009;
secondo quanto riportato da notizie della stampa, le indagini - supportate da intercettazioni e da dichiarazioni di pentiti - avrebbero evidenziato situazioni ricorrenti di illegalità riconducibili non solo a forme di condizionamento e di infiltrazioni di alcuni imprenditori locali nei confronti degli amministratori dell'ente ma anche all'uso distorto della cosa pubblica da parte del sindaco, che si sarebbe concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente ai propri personali interessi, da una rete di parentele, affinità, amicizie e frequentazioni;
secondo quanto emergerebbe dalle indagini il sindaco si sarebbe prestato ad accreditare presso la regione e la provincia le aziende del fratello Mario per l'esecuzione di lavori pubblici, a sollecitare ai medesimi organi l'erogazione dei compensi per l'opera prestata; mentre i lavori pubblici eseguiti nella città di Corigliano, sotto la sua amministrazione, risulterebbero viziati da preoccupanti irregolarità riguardanti gli appalti e l'esecuzione;
in particolare, si starebbe indagando sui lavori di bitumazione che hanno riguardato, nei mesi scorsi, numerosissime arterie viarie cittadine e la realizzazione di una rotatoria stradale nella popolosa frazione dello Scalo, opera che ha, tra l'altro, infiammato il dibattito pubblico locale per la sua effettiva utilità. I magistrati della direzione distrettuale antimafia stanno vagliando l'aggiudicazione alla ditta dell'imprenditore Gianluca Gallo della gara d'appalto indetta dal comune di Corigliano per il miglioramento e messa in sicurezza della viabilità nella frazione Scalo. Dalle intercettazioni telefoniche disposte dagli inquirenti emerge che l'imprenditore sarebbe stato indotto da più persone a rifornirsi di bitume presso l'impresa dei fratelli Mario e Franco Straface. I magistrati avrebbero individuato i «consigliori» nelle persone dell'assessore ai lavori pubblici, Giuseppe Curia, e nell'imprenditore coriglianese, Agostino Sposato, anch'esso impegnato nel settore dei lavori pubblici e la cui impresa, secondo i magistrati, graviterebbe intorno a quelle degli Straface per via dei subappalti;
inoltre, i lavori per la rotatoria dello Scalo, vennero iniziati con qualche irregolarità che sarebbe poi divenuta occasione di ricatto politico e di pressione sul sindaco, in quanto, come scrivono i magistrati nelle loro carte, l'impresa Straface avviò i lavori prima ancora che venisse firmato il contratto d'appalto. Una presunta grave irregolarità che portò, secondo la ricostruzione degli inquirenti, all'interruzione dei lavori per l'intromissione di un consigliere comunale, identificato dagli stessi magistrati nella persona di Cataldo Russo, capogruppo consiliare e segretario cittadino dell'Udc, il partito che con il Pdl costituisce l'ossatura della maggioranza di centrodestra a sostegno del sindaco Straface.

Come ricostruito dai magistrati il sindaco Straface premeva sui fratelli per la celere esecuzione dei lavori stante la campagna elettorale per le regionali 2010 in corso e tutto ciò avveniva in un momento politico caldo anche per la stessa compagine amministrativa coriglianese: il sindaco avrebbe dovuto rimpiazzare i posti lasciati vacanti nella sua giunta da parte di due ex assessori appartenenti a un movimento civico e probabilmente a quei due posti era interessato l'Udc di Russo;
il pubblico ministero antimafia Luberto, da alcune telefonate intercettate, ipotizza, inoltre, ingerenze dirette di Mario Straface in alcune decisioni della giunta guidata dalla sorella, in particolare, in una del 6 settembre 2009 su cui è stato tolto il segreto istruttorio, Mario Straface telefona al sindaco per sollecitare il pagamento di una fattura in favore di un imprenditore che aveva eseguito lavori per il comune di Corigliano;
i contatti e la contiguità tra il sindaco e la 'ndrina locale risalgono già alla campagna elettorale e dunque gettano un'ombra sull'elezione del sindaco che sarebbe stata supportata dalla cosca in base ad un accordo stretto tra Franco Straface e Maurizio Barilari, secondo le dichiarazioni rese dal pentito Vincenzo Curato al pubblico ministero Luberto in data 23 aprile 2008; inoltre il collaboratore di giustizia Carmine Alfano, cognato di Maurizio Barillari, in sede di interrogatorio reso il 13 dicembre 2007 di fronte al pubblico ministero Luberto afferma: «Il legame tra gli Straface e la famiglia coriglianese si è ancor più consolidato per il tramite di Pasqualina Straface che è sorella di Franco e Mario. Pasqualina Straface è stata individuata quale rappresentante politico di quello che possiamo definire il sodalizio intercorrente tra i fratelli Straface e l'onorata società coriglianese. Il debutto politico di Pasqualina Straface si è avuto in occasione delle elezioni comunali in esito alle quali è risultato sindaco Gerace. Non ricordo in quale anno queste elezioni si sono svolte ma sono certo che Pasqualina è stata fortemente appoggiata tanto da risultare la prima tra gli eletti al Consiglio comunale. L'onorata società coriglianese è in grado di incidere pesantemente sul corpo elettorale». A proposito delle elezioni provinciali del 2004 lo stesso Alfano afferma: «Per le elezioni provinciali del 2004 i voti sono stati racimolati da Barilari in favore di Pasqualina Straface e Franco Bruno ambedue candidati nelle liste di AN». Infine a proposito delle comunali 2006 afferma: «Per queste elezioni il candidato della cosca era Pasqualina Straface la quale avrebbe dovuto essere il consigliere comunale più votato e quindi condizionare l'operato del sindaco Gerace secondo gli interessi di Barilari e "giravite"»;
le indagini stanno creando grave sconcerto tra i cittadini di Corigliano, divisi tra chi crede ancora nel sindaco e chi chiede a gran voce le sue dimissioni. Le notizie giunte a mezzo stampa gettano, infatti, ombre su tutto l'operato dell'amministrazione e non è più possibile amministrare il Comune con l'autorevolezza e la credibilità necessaria. I cittadini di Corigliano hanno diritto di ottenere chiarezza sulla vicenda ed un'amministrazione senza ombre che operi nella legalità e per l'interesse collettivo; il comune, tra l'altro, con l'elezione del sindaco Straface usciva già da una burrascosa fase amministrativa apertasi dopo le elezioni del 2006 che aveva visto alternarsi il sindaco eletto De Rosis con commissari straordinari per questioni di irregolarità elettorali;
anche il dibattito politico è infiammato e il 3 settembre 2010 sono state depositate le dimissioni del consigliere comunale del gruppo misto Gioacchino Campolo, eletto nella lista civica di Movimento Amico che ha dichiarato tra l'altro di non voler reintegrare il consigliere uscente; anche i tre consiglieri della lista Polis Amica minacciano di dimettersi nel caso in cui il sindaco non si dimetta;
negli ultimi giorni il prefetto di Cosenza, Antonio Reppucci, sembra essersi interessato alla vicenda e ha inoltrato richiesta alla direzione distrettuale

antimafia di Catanzaro di acquisire gli atti giudiziari inerenti l'inchiesta «Santa Tecla»;
i gravissimi fatti su esposti evidenziano la necessità che il Governo nazionale intervenga per ripristinare la legalità sul territorio con il preliminare invio di una commissione di indagine per l'accesso agli atti del comune al fine di verificare l'intera attività amministrativa della giunta Straface e del consiglio comunale di Corigliano Calabro per accertare così se sussistano le condizioni per lo scioglimento del consiglio comunale di cui all'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 -:
se il Ministro, per quanto sopra premesso, non ritenga opportuno assumere iniziative per accertare l'eventuale condizionamento diretto o indiretto della criminalità organizzata nell'attività amministrativa dell'ente locale e conseguentemente attivare urgentemente, ove ne sussistano i presupposti, la procedura per lo scioglimento del consiglio comunale.
(2-00823)
«Di Pietro, Donadi, Messina, Borghesi, Cambursano».

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto firmato l'8 agosto 2009 si regolamentava il fenomeno delle cosiddette «ronde», istituendo appositi albi presso le prefetture e prevedendo rigidi requisiti per gli aspiranti volontari -:
quante siano le associazioni di volontari che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto;
se sia vero che il Ministro interrogato intenda entro la fine dell'anno promuovere una revisione della normativa sulle ronde «per valutare cosa funziona e cosa no», e quali siano i criteri dell'annunciata revisione;
se risulti che, nonostante siano scaduti i sei mesi previsti di fase transitoria per consentire alle associazioni di volontariato già esistenti di continuare a svolgere le attività senza necessità d'iscrizione, molte associazioni non si sono iscritte in prefettura, e hanno tranquillamente continuato ad operare;
in caso affermativo, quali siano queste associazioni, e dove operino.
(4-08640)

ANGELA NAPOLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 21 luglio 2010, con l'operazione denominata «Santa Tecla», coordinata dalla procura e dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, sono state eseguite 67 ordinanze di custodia cautelare in carcere e sequestrati beni per circa 250 milioni di euro, a carico di presunti appartenenti e affiliati ad una pericolosa organizzazione 'ndranghetistica con base nell'alto Jonio cosentino, ed in particolare nella città di Corigliano;
nell'operazione sono stati coinvolti anche una dozzina di imprenditori perché ritenuti dagli inquirenti organici alla locale cosca;
alle persone coinvolte nell'operazione «Santa Tecla», sono stati contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti;
tra le persone arrestate risultano anche Mario e Franco Straface, imprenditori e fratelli del sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface;
l'operazione «Santa Tecla» è stata compiuta anche grazie alle dichiarazioni di 7 collaboratori di giustizia; le investigazioni sul campo, durate oltre tre anni (dalla fine del 2007 al luglio 2010), sono state condotte attraverso l'utilizzo di tecniche investigative e di ricerca della prova, che hanno permesso di riscontrare l'apporto degli stessi collaboratori di giustizia;
nei primi giorni del mese di agosto 2010, gli imprenditori Franco e Mario

Straface, fratelli del sindaco di Corigliano, e arrestati nel corso dell'operazione «Santa Tecla», sono stati assegnati al regime di isolamento carcerario (41-bis), a causa probabilmente degli elementi di prova forniti dal pubblico ministero, che potrebbero aver sottolineato un'ipotetica ramificazione, anche dal luogo di reclusione, di contatti e canali di informazione legati ai due fratelli, contatti in grado di mettere a rischio le indagini;
dalla relazione del pubblico ministero antimafia, con la quale ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di applicare la misura cautelare in carcere nei confronti di Franco e Mario Straface, si comprende come per lo stesso pubblico ministero i due fratelli abbiano assunto nel corso degli anni un ruolo di primo piano nell'ambito della organizzazione malavitosa; convinzione corroborata dall'accolta richiesta di applicazione nei confronti di Franco e Mario Straface della misura detentiva del 41-bis;
gli stessi collaboratori di giustizia avevano deposto sul ruolo che i fratelli Straface avrebbero avuto all'interno dell'organizzazione malavitosa coriglianese, riuscendo anche ad ottenere commesse di lavori edili, per il tramite degli «uomini d'onore» di Corigliano, i quali venivano poi ricompensati con una partecipazione agli utili;
la maxi-inchiesta «Santa Tecla» ha altresì aperto uno squarcio, sin dal 2005, sui presunti rapporti 'ndrangheta-politica-rappresentanti istituzionali a Corigliano;
gli strumenti investigativi hanno fatto emergere l'influenza dei fratelli Mario e Franco Straface sulle elezioni comunali svoltesi a Corigliano nel 2006, nonché sulle elezioni comunali del giugno 2009 che hanno portato all'elezione nella carica di sindaco, proprio la sorella, Pasqualina Straface, inizialmente non indagata;
alcune intercettazioni hanno portato il pubblico ministero ad ipotizzare ingerenze di Mario Straface in alcune decisioni della giunta comunale guidata dalla sorella Pasqualina;
sono emersi, altresì, contatti tra il sindaco, Pasqualina Straface, ed un parente molto stretto di Santo Carelli, boss fondatore della consorteria 'ndranghetista di Corigliano, oggi condannato all'ergastolo con sentenza definitiva; i contatti risalgono al periodo immediatamente precedente alle ultime elezioni comunali del 2009 e rivelano, tra l'altro, una raccomandazione fatta dal candidato sindaco, Pasqualina Straface, al familiare del «mammasantissima», per mantenere l'appoggio promesso alla sua candidatura, anche con l'inserimento di un altro parente nelle sue liste, garantendo in cambio il mantenimento per sé stessa della delega alla pesca (garanzia poi mantenuta) e tranquillizzando così tutta la marineria coriglianese, storicamente controllata proprio dalla famiglia Carelli;
negli ultimi giorni del mese di agosto 2010, anche il sindaco di Corigliano, Pasqualina Straface, i cui due fratelli, Mario e Franco, rimangono sottoposti al regime del 41-bis, è stata iscritta nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa;
nei confronti del sindaco di Corigliano il pubblico ministero ipotizza un accordo con i clan di Corigliano, i quali avrebbero votato e fatto votare la Straface nelle elezioni del 2009;
addirittura, da notizie di stampa, si apprende dell'ipotesi di una probabile matrice politica dietro il duplice omicidio avvenuto pochi giorni prima della campagna elettorale svoltasi a Corigliano nel 2009;
sempre notizie di stampa riferiscono di ulteriori indagini relative all'operazione «Santa Tecla» che potrebbero coinvolgere numerose altre persone, tra le quali anche «nomi eccellenti»;
nella seduta del consiglio comunale, svoltasi il 27 agosto 2010, l'intera maggioranza consiliare ha approvato una mozione di conferma della fiducia al sindaco Pasqualina Straface, la quale non ha poi nemmeno, ad oggi, ritenuto di dover rimettere il mandato affidatole;

il prefetto di Cosenza avrebbe già chiesto alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro tutti gli incartamenti sulla vicenda di Corigliano, ma ad oggi non si hanno notizie sul dovuto invio di una commissione d'accesso a quel comune;
alcuni consiglieri comunali di opposizione hanno già presentato le loro dimissioni, ma si parla, persino, di un rimpasto degli incarichi di giunta coriglianese -:
se non ritenga necessario ed urgente avviare tutte le procedure utili a decretare lo scioglimento del consiglio comunale di Corigliano per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso.
(4-08647)

SARUBBI e TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la mattina del 14 settembre 2010 il Ministro interrogato è intervenuto nel corso della trasmissione televisiva «Mattino 5» in merito al mitragliamento di un peschereccio italiano da parte di una motovedetta donata dall'Italia alle forze armate libiche nell'ambito del Trattato di amicizia Italia-Libia, dichiarando testualmente quanto segue: «Evidentemente c'è stato un errore di interpretazione. Posso immaginare che abbiano scambiato il peschereccio, come avviene ogni tanto, per una barca che non fermandosi all'alt immaginavano potesse avere a bordo dei clandestini o cose del genere»;
la gravità delle affermazioni del Ministro è, ad avviso degli interroganti, evidentemente inaudita, laddove lascerebbero intendere che l'uso di armamenti contro imbarcazioni non militari è consentito nel caso in cui esse trasportino migranti;
risulta inoltre agli interroganti:
che le motovedette italiane date in dotazione alla Libia abbiano una destinazione d'uso circoscritta alla lotta all'immigrazione irregolare, quindi all'esclusivo pattugliamento del mare, all'avvistamento ed all'eventuale respingimento - nel rispetto dei trattati internazionali - di imbarcazioni adibite al trasporto di migranti non regolari;
che tali motovedette non possano montare armi fisse, circostanza che, se violata, avrebbe dovuto essere a conoscenza delle autorità competenti, essendo presente a bordo personale della Guardia di finanza italiana in funzione di addestramento ed osservazione;
che, soprattutto, in nessun caso e da nessun accordo sia consentito l'utilizzo di armi contro le imbarcazioni intercettate -:
se il Ministro non intenda fare urgente ed immediata rettifica delle dichiarazioni riportate, escludendo esplicitamente la possibilità da parte delle imbarcazioni in questione di utilizzare armi nello svolgimento dei loro compiti ed, in particolare, contro la popolazione civile, a prescindere dallo stato giuridico;
se non intenda chiarire una volta per tutte quali siano le competenze previste dal Trattato di amicizia Italia-Libia per tali imbarcazioni ed in cosa consistano precisamente le regole di ingaggio.
(4-08656)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOBBA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in Italia, i docenti di terza fascia (ovvero quella categoria di docenti che può insegnare nelle scuole, ma è priva del titolo abilitante) che abbiano svolto più di 360 giorni di insegnamento sono circa 43.000, mentre i docenti di terza fascia con meno di 360 giorni di insegnamento

sono circa 17.000 mila, per un totale di circa 60.000 docenti precari non abilitati;
gli insegnanti di terza fascia possono insegnare nelle scuole, hanno sempre contribuito a garantire il servizio scolastico, ma, essendo privi di abilitazione, lavorano esclusivamente a tempo determinato e senza la possibilità di diventare di ruolo, se non dopo il conseguimento dell'abilitazione;
a seguito dei provvedimenti assunti dal Ministro interrogato, lo scorso anno scolastico, meno di 10.000 di questi docenti hanno potuto insegnare, quasi tutti presso la scuola primaria e dell'infanzia, mentre pochissime sono state le possibilità dei non abilitati di lavorare nella scuola secondaria di primo e di secondo grado;
l'anno scolastico in corso rischia di escludere la quasi totalità dei docenti di terza fascia, lasciandoli non solo senza lavoro, ma, di conseguenza, anche in condizioni economiche e psicologiche drammatiche;
a parere dell'interrogante, negli ultimi anni i diritti di questa categoria di lavoratori, già precari a «tempo indeterminato», hanno subito ulteriore pregiudizio, se si considera che con l'istituzione delle graduatorie di coda nell'aggiornamento relativo al biennio 2009-2011, è stata data la possibilità ai docenti abilitati di potersi inserire nella graduatorie di quattro diverse province, consentendo loro in questo modo di essere privilegiati rispetto ai migliaia di docenti di terza fascia, ai quali non è stata consentita la stessa possibilità;
i docenti di terza fascia hanno potuto invece iscriversi nelle graduatorie di una sola provincia e, conseguentemente, migliaia di questi docenti di scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado, hanno perso il lavoro nell'anno scolastico 2009-10, ovvero hanno lavorato solo per pochi mesi;
i docenti di terza fascia sono stati esclusi dal decreto ministeriale n. 134 del 2009, conosciuto come «salvaprecari», riservato esclusivamente ai docenti abilitati che abbiano lavorato per almeno 180 giorni nell'anno scolastico 2008-2009, per cui oltre alla perdita del lavoro, i docenti di terza fascia hanno potuto godere, come unico ammortizzatore sociale, del requisito di disoccupazione ordinaria, della durata massima di 8 mesi per i lavoratori al di sotto dei 50 anni di età;
il decreto ministeriale 30 luglio 2010, n. 68, ha riproposto gli stessi contenuti del decreto «salvaprecari» del 2009, escludendo anche quest'anno i docenti non abilitati che pure hanno prestato regolarmente servizio nelle scuole per gli interi anni scolastici 2008/2009 e 2009/2010;
dal 2011 dovrebbero essere attuati i tirocini formativi attivi, TFA, corsi abilitanti promossi dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che consistono in 12 mesi di lezioni, corsi ed esami, i quali terminano con la discussione di una tesi e conferiscono il titolo per accedere ai nuovi esami di Stato, che, se superati, attribuiranno anche ai docenti di terza fascia il titolo di abilitazione all'insegnamento;
per i docenti di terza fascia i TFA potrebbero costituire una importante soluzione per conseguire l'abilitazione, ma così come formulati rischiano di essere ulteriormente discriminanti, se si considera che l'accesso ai TFA sarà fortemente selettivo, essendo prevista addirittura una tripla selezione, due esami scritti ed uno orale; inoltre, superate le tre prove si accederà solo ad una graduatoria di merito sulla base della quale verranno ammessi ai corsi solo i docenti con punteggio maggiore;
paradossalmente, quindi, nemmeno il superamento delle tre prove può portare alla sicurezza di poter accedere al TFA, infatti non è stata chiarita la consistenza della fase transitoria, per cui i docenti che non supereranno la tripla selezione al primo tentativo e non arriveranno nei primi posti in graduatoria, potrebbero non avere la possibilità di abilitarsi rischiando di fatto l'esclusione dall'insegnamento;

secondo quanto si apprende dall'Associazione docenti invisibili da abilitare, l'ADIDA, l'unica associazione di categoria accreditata, i posti di accesso ai TFA dovrebbero essere pochissimi; ciò significa che la terza fascia, anche per quanto concerne i docenti con più di 360 di servizio, all'incirca 43.000 in Italia, rischia di essere definitivamente azzerata senza aver avuto nemmeno la possibilità di acquisire l'abilitazione;
a parere dell'interrogante, i docenti di terza fascia hanno una preparazione idonea, riconosciuta anche dallo stesso Ministero che ha istituito e compilato le graduatorie in cui sono iscritti e visto che, attingendo da esse, le scuole assumono questi docenti a pieno titolo, sarebbe iniquo e mortificante sottoporli ad una selezione vincolante e, forse, non ripetibile, in caso di esito negativo, mentre sarebbe opportuno, per non disperdere professionalità acquisite e riconosciute, istituire un corso abilitante riservato a questa categoria di docenti, gestito a livello locale, senza preselezione all'ingresso -:
se non si intenda convocare un tavolo tecnico coinvolgendo l'associazione ADIDA, per raggiungere un accordo adeguato, che garantisca ai docenti di terza fascia il diritto al lavoro e rispetti il percorso finora svolto, costituito dal servizio prestato da questi docenti presso le scuole italiane di ogni ordine e grado, con identiche mansioni e identici obblighi dei docenti abilitati e di ruolo.
(5-03420)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della gioventù, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
secondo le rilevazioni del centro studi dell'Associazione «Tutti a Scuola» mancherebbero circa 65 mila insegnanti, per coprire i bisogni degli studenti disabili;
risulterebbero essere circa 190 mila gli alunni disabili iscritti per l'anno scolastico 2010-2011, ben 16.500 in più rispetto allo scorso anno: di questi 165.000 sono disabili psichici, tra cui il 75 per cento in condizioni «gravi»;
gli insegnanti di sostegno saranno 90.460: insufficienti per soddisfare quel rapporto di uno a due, previsto dalla legge, che nei casi gravi si trasforma in uno a uno;
sono particolarmente significativi i dati di alcune regioni: in Campania, per esempio, il totale degli insegnanti di sostegno è di 11.931, mentre gli alunni disabili sono 22.010, di cui 17.200 invalidi al 100 per cento: occorrerebbero quindi, stando ai calcoli del centro studi, almeno 19.500 insegnanti di sostegno per soddisfare le necessità degli studenti con disabilità nella regione;
in Calabria gli insegnanti di sostegno per l'anno scolastico 2010-2011 sarebbero 3.699, a fronte di 6.450 alunni disabili di cui 5.110 invalidi al 100 per cento: servirebbero circa 5.800 insegnanti di sostegno per rispondere alle loro necessità;
la Corte Costituzionale, con la sua sentenza n. 80 del 2010, ha riconosciuto l'impossibilità di imporre un tetto al numero degli insegnanti di sostegno -:
quali iniziative si intendano adottare a fronte di quanto sopra esposto e per la soluzione dei problemi sopra evidenziati.
(4-08641)

ROSSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il taglio di quasi 8 miliardi di euro in tre anni agli organici del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA), pari al taglio di poco meno di 132.000 posti, previsto dal decreto-legge n. 112 del 2008 varato dal Governo e

convertito dalla legge n. 133 del 2008 sta producendo effetti devastanti all'intero sistema d'istruzione pubblica;
a fronte di un aumento della popolazione studentesca, 20.000 studenti in più nell'anno scolastico in corso, la riduzione del tempo scuola in ogni ordine e grado e la cancellazione di posti di insegnamento previsti dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, alla quale è corrisposto il mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato, hanno determinato una riduzione di 3.700 classi, con un conseguente incremento del numero degli alunni per classe anche in presenza di alunni disabili;
permane la decurtazione delle risorse necessarie al normale funzionamento delle istituzioni scolastiche che vantano, altresì, nei confronti dello Stato crediti per oltre un miliardo di euro;
l'aumento del numero degli alunni per classe inciderà negativamente sulla qualità dell'insegnamento e quindi dell'apprendimento;
l'elevato numero di alunni per classe determinerà il mancato rispetto dei parametri per la sicurezza antincendio e per l'agibilità delle aule (solo il 46 per cento delle scuole italiane ha il certificato di agibilità statica);
in molti casi gli edifici scolastici non solo necessitano di essere messi in sicurezza, ma anche di essere ampliati per venire incontro alle nuove esigenze che l'aumento della popolazione scolastica richiede;
sono numerose le denunce che stanno arrivando da parte degli enti locali che non riescono a far fronte finanziariamente alla messa in sicurezza delle aule scolastiche;
la provincia di Genova riceverà dallo Stato 5,6 milioni di euro per garantire la sicurezza in 80 edifici scolastici, contro i 50 milioni di cui avrebbe bisogno -:
per sapere come il Ministro interrogato intenda far fronte alle esigenze delle famiglie per garantire la qualità dell'istruzione, il successo formativo, il buon funzionamento organizzativo delle istituzioni scolastiche, la sorveglianza degli alunni, la sicurezza e l'idoneità delle strutture scolastiche.
(4-08642)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda «Alstom Ferroviaria» di Savigliano (Cuneo) ha disposto la Cassa integrazione ordinaria per 85 dipendenti, da attuare a rotazione fino al mese di ottobre 2010;
tale decisione è stata presa a seguito di una drastica riduzione del lavoro, derivata non solo dalla mancanza di commesse ma anche dal ritardo nella consegna dei materiali per quelle in giacenza nello stabilimento;
al momento, il provvedimento preso dai vertici aziendali coinvolge solo i lavoratori del settore «finizione»;
a seguito della decisione, in merito alla conclusione di tutti i contratti atipici, le organizzazioni sindacali hanno richiesto il blocco degli straordinari nelle aree coinvolte dalla crisi;
dagli organi di stampa si è appreso che nel mese di settembre 2010 sono previsti diversi incontri tra le parti interessate, per quanto concerne le decisioni relative al calo del lavoro nelle unità produttive dello stabilimento;
gli operai e le organizzazioni di settore si dicono preoccupati per l'eventuale blocco della produzione, ipotesi che se confermata costituirebbe una crisi senza

precedenti per quella che è la più grande azienda metalmeccanica della provincia di Cuneo -:
quali urgenti iniziative intenda attivare al fine di scongiurare il blocco della produzione nello stabilimento saviglianese;
quali siano le soluzioni emerse nel corso del tavolo di confronto, tenutosi tra le parti interessate, in relazione alla definizione di un nuovo piano industriale per il rilancio dell'azienda in questione.
(5-03410)

DELFINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nonostante l'INAIL abbia registrato, negli ultimi anni, un calo degli infortuni sul luogo di lavoro, sono tanti i lavoratori che hanno subito gravi menomazioni durante lo svolgimento della propria attività lavorativa;
esemplare è il caso di un operaio di 38 anni di Treviso, al quale è stata riconosciuta un'invalidità del 23 per cento, a seguito di un grave incidente sul lavoro, che ha compromesso definitivamente l'uso della mano sinistra;
a seguito di ciò, l'azienda presso la quale era impiegato lo ha licenziato perché impossibilitato a svolgere qualsiasi tipo di mansione presso la stessa;
nel corso di nuove valutazioni, presso gli uffici dell'INAIL di Treviso, il ricorso presentato dall'operaio in questione, circa la possibilità di un aumento del punteggio di invalidità assegnatogli, è stato respinto in base ai criteri applicativi imposti dalla «tabella menomazioni» prevista dal decreto ministeriale del 12 luglio 2000;
nella fattispecie, la «tabella menomazioni» non prevedrebbe adeguati riconoscimenti che permettano alle vittime di infortuni sul lavoro di vivere dignitosamente, non potendo questi usufruire di una pensione di invalidità proporzionata alla reale gravità del loro handicap -:
quali urgenti iniziative intenda avviare al fine di assicurare la continuità lavorativa ai lavoratori che abbiano subito gravi menomazioni a seguito di un infortunio sul lavoro, anche mediante la mobilità o altri strumenti normativi;
se non si ritenga necessaria, per le vittime di gravi infortuni sul lavoro, come nel caso sopra riportato, un'opportuna revisione della «tabella menomazioni» del suddetto decreto ministeriale.
(5-03411)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 giugno 2010 n. 102 «Proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia», convertito dalla legge 3 agosto 2010, n. 126 prevede, tra l'altro all'articolo 5, comma 7, che per il coniuge e i figli superstiti, ovvero i fratelli conviventi e a carico qualora siano gli unici superstiti, dei soggetti deceduti o resi permanentemente invalidi, a causa di vari atti meritori, non si applichi per l'assunzione al lavoro la quota specifica loro riservata dell'1 per cento sui montanti previsti per i cittadini disabili dalla legge 12 marzo 1999, n. 68 «Norme per il diritto al lavoro dei disabili»;
tale quota di riserva a favore di familiari, ancorché non disabili, di cittadini che hanno compiuto azioni di alto senso civico, e che quindi, senza ombra di dubbio, sono pienamente meritevoli di adeguate tutele anche per l'avviamento al lavoro, era prevista dall'articolo 18, comma 2, della legge 12 marzo 1999, n. 68, ma il suo inserimento nel contesto di una normativa sulle persone con disabilità, trovava giustificazione anche giuridica, dall'essere una norma «ponte», come si evince dallo stesso tenore letterale dell'incipit del comma medesimo che recita: «in attesa di una disciplina organica del diritto al lavoro degli orfani e dei

coniugi superstiti di coloro che siano deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio, ovvero in conseguenza dell'aggravarsi dell'invalidità riportata per tali cause, nonché...»;
viceversa a ragione di tale esclusione ed in virtù che tali soggetti hanno diritto al collocamento obbligatorio in base alla legge n. 407 del 1998, si tenta di immettere una categoria di non disabili nella disciplina generale delle quote della legge 1999/68 il cui titolo «Norme per il diritto al lavoro dei disabili» delimita con tutto evidenza il campo di applicazione, con la conseguenza, per ragioni di tutta evidenza, che il mondo datoriale preferirà per assolvere, quando raramente lo fa, agli obblighi della legge ricorrere a cittadini non disabili, che, se pur pienamente meritori di adeguate tutele, non dovrebbe essere messi in concorrenza con gli altri cittadini disabili. Aggravando ancora di più il dato sull'occupazione delle persone con disabilità in età lavorativa, che, come dall'ultimo rapporto ISTAT «La disabilità in Italia Periodo di riferimento: Anni 2004-2005», è meno del 18 per cento contro il 54 per cento delle persone non disabili. Viceversa ogni azione finalizzata ad incrementare l'occupazione dei cittadini con disabilità consentirebbe di riversare le risorse economiche dell'attuale sistema di welfare loro dedicato, esclusivamente a favore dei disabili inabili al lavoro rendendo più congrui i livelli molto bassi dei sussidi ora erogati, il tutto senza aggravio di spesa pubblica -:
quali iniziative urgenti intendano tempestivamente intraprendere per ovviare alla previsione dell'articolo 5, comma 7 del decreto-legge 102 del 2010, che, nei fatti, ad avviso degli interroganti, stravolge le finalità della stessa legge 1999/66 riassunte efficacemente fin dal titolo della medesima; «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», posto che tale stravolgimento, presentando anche delle fortissime criticità di ordine giuridico, darà luogo a prevedibili e molteplici azioni giurisdizionali, basate sull'illegittimità dell'inserimento, con la legge 126 del 2010, di una categoria di non disabili in una disciplina speciale, quale è quella dettata dalla legge 1999/68, la cui specialità è data dal fatto di riguardare i disabili, elemento sui cui peraltro si fonda costituzionalmente la possibilità di tale legge di dettare un disciplina fortemente derogatoria rispetto all'accesso al mondo del lavoro.
(5-03422)

DELFINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda «Monetti S.pA», con sede a Racconigi (Cuneo) e leader nel settore della produzione di vassoi e contenitori termici per l'industria agroalimentare, ha dichiarato il fallimento il 10 agosto 2010;
la crisi economica dell'azienda, iniziata due anni fa, si è acutizzata nei mesi scorsi con il mancato pagamento degli stipendi ai 70 dipendenti;
le organizzazioni sindacali e le amministrazioni locali si sono da subito attivate per analizzare tutte le possibili iniziative, al fine di salvaguardare la sopravvivenza dell'azienda e soprattutto il futuro dei suoi dipendenti, che hanno presieduto gli stabilimenti per tutto il mese di agosto 2010 scongiurandone la chiusura;
le parti interessate hanno già avviato le procedure per la richiesta della cassa integrazione straordinaria per i 70 dipendenti, inoltre è stata resa nota la massima disponibilità da parte delle amministrazioni locali, delle banche e delle fondazioni a collaborare per l'anticipo della cassa integrazione, in attesa del decreto ministeriale;
dal tavolo di crisi, tenutosi in provincia il 1o settembre tra le organizzazioni sindacali, le amministrazioni locali e il curatore fallimentare dell'azienda, è stato accordato un bando di gara per l'affitto degli stabilimenti aziendali;
dagli organi di stampa si apprende, inoltre, che vi sarebbero alcuni soggetti interessati all'acquisto dell'azienda e, in

particolare, del marchio «Melform», conosciuto in tutto il mondo per i prodotti destinati all'industria agroalimentare;
le parti interessate, se da un lato si dicono fiduciose per una probabile ripresa dell'attività produttiva, dall'altro si mostrano più caute, in quanto rimangono ancora aperte le questioni relative al contenuto del piano industriale e soprattutto quelle di natura occupazionale;
è indubbio che una ripresa a breve dell'attività produttiva sia indispensabile per scongiurare la perdita dei clienti e salvaguardare il futuro dell'azienda -:
quali urgenti iniziative intenda avviare per rendere esecutiva la richiesta della cassa integrazione straordinaria per i 70 dipendenti dell'azienda in questione;
se non ritenga necessario attivare un tavolo di confronto con tutte le parti interessate per affrontare e coordinare la questione occupazionale e il rilancio di un nuovo piano industriale.
(5-03425)

SCHIRRU, CALVISI, PES, MELIS e DAMIANO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
E Polis S.p.A. è la società editrice, con sede legale ed operativa a Cagliari, che pubblica in Italia 19 edizioni locali dell'omonimo quotidiano e impiega oltre 120 giornalisti, 30 poligrafici e, attraverso la controllata Publiepolis Spa, impiega oltre 100 tra agenti e amministrativi. A Cagliari ha sede la direzione centrale delle testate, che cura le due edizioni regionali ed offre servizi di supporto alle altre edizioni locali con l'impiego di 35 giornalisti e 27 poligrafici;
dopo una prima crisi nel 2007 e una ripartenza con un cambio dei vertici aziendali, nell'autunno 2009 E Polis S.p.A. ha presentato al tribunale fallimentare di Cagliari la richiesta di ristrutturazione del debito attraverso abbattimento dello stesso tramite procedura 182-bis;
nel luglio 2010 il tribunale di Cagliari ha ritenuto di non omologare il piano di ristrutturazione del debito e da allora è calato un sempre più allarmante silenzio che ha di fatto portato all'interruzione di tutte le comunicazioni da parte della società ai propri dipendenti e alle organizzazioni sindacali. Alle reiterate richieste di incontro i vertici aziendali non hanno dato seguito;
in tutta Italia sono 130 i redattori a rischio a cui si aggiungono i poligrafici, il personale amministrativo e tutto l'indotto che comprende anche la stampa, la distribuzione e la pubblicità delle diciannove edizioni locali del giornale;
secondo le informazioni pubblicate dal quotidiano Italia Oggi, il debito del Gruppo E Polis è, nel frattempo, passato dai precedenti 63 milioni di euro agli attuali 83 milioni di euro (107 milioni di euro secondo altre fonti) senza che sia chiaro come siano stati utilizzati i 29 milioni di euro annui di raccolta pubblicitaria; sempre da fonti giornalistiche si apprende poi, della volontà della proprietà della possibile destrutturazione della vecchia società e della nascita di una nuova impresa senza che di questo siano stati informati i dipendenti e garantita la permanenza a Cagliari della direzione centrale della società editoriale;
alle reiterate richieste di incontro da parte delle organizzazioni sindacali i vertici aziendali non hanno dato seguito e dal luglio si sono interrotte tutte le comunicazioni da parte della società ai propri dipendenti, ai quali non è stata corrisposta la retribuzione per i mesi di luglio ed agosto e, non è stato possibile verificare il regolare versamento degli oneri previdenziali. Tutti i dipendenti sono stati messi in ferie forzate fino al 6 settembre 2010, giorno in cui avrebbero dovuto riprendere le pubblicazioni, ad oggi nessuna ripresa delle attività è iniziata e anzi sono tanti i segnali che adombrano sulla reale possibilità di ripresa delle stesse;
il 9 settembre 2010 è stata data esecuzione alla sfratto da parte dell'ufficiale

giudiziario, in quanto scaduto da tempo e non rinnovato il contratto di affitto dei locali che ospitano la società. Sono stati accatastati nell'ala posteriore dell'edificio mobili ed arredi; sono stati sottratti ai giornalisti computer e telefoni mobili, con il rischio di vulnerabilità di tutti i dati sensibili in possesso della redazione; è stato clonato il server centrale e trasferiti telematicamente in un host di Milano il sistema editoriale. Di fatto i dipendenti sono stati privati del diritto ad operare e tenuti all'oscuro delle intenzioni della società;
la Società E Polis S.p.A. ha in atto un prestito con SFIRS pari a tre milioni di euro che vincola la società a mantenere la sede legale in Sardegna fino al 2011. La situazione sopra evidenziata è stata oggetto anche di un'interrogazione al presidente della regione Sardegna, che a mezzo stampa, ha assicurato il proprio impegno e fissato un incontro con i vertici dell'azienda per giovedì 16 settembre;
contestualmente, il presidente dell'Assostampa Sardegna ha anticipato le linee guida del piano che sarà presentato al sindacato, mercoledì 15 a Roma nel corso dell'incontro tra l'editore e la Federazione nazionale della stampa per discutere appunto del nuovo piano di rilancio delle 19 testate che non hanno ancora ripreso le pubblicazioni. Il progetto già presentato dall'editore al comitato di redazione prevedrebbe la richiesta di un concordato preventivo con i creditori, la creazione di una nuova testata denominata Epolis Italia e la vendita a imprenditori locali dei 19 giornali del gruppo. Sarebbe stata anche garantita la permanenza della sede della stessa Epolis Italia a Cagliari. Per i giornalisti e i poligrafici del gruppo, in attesa della chiamata al lavoro dalle nuove testate, sarebbe previsto un periodo di cassa integrazione. Il presidente dell'Assostampa Sardegna ha sottolineato l'importanza di arrivare all'incontro con condizioni ben precise da sottoporre all'editore: tra queste il pagamento degli stipendi arretrati. Anche il presidente dell'ordine dei giornalisti, ribadendo che è necessario ottenere dall'editore garanzie sia per i giornalisti, sia per le associazioni di categoria, ha riaffermato l'importanza di salvaguardare i posti di lavoro e il pluralismo dell'informazione;
il quotidiano E Polis è un free press che si trova gratis nei distributori e si scarica gratuitamente da internet, venduto anche in edicola al costo di cinquanta centesimi di euro, rappresentando così, non solo un'importante realtà editoriale isolana, ma un prezioso e valido strumento d'informazione su scala nazionale -:
se siano a conoscenza dei fatti sopra evidenziati e quali iniziative intendano assumere per salvaguardare la testata giornalistica così da difendere i posti di lavoro a garanzia del pluralismo dell'informazione e degli spazi di dibattito democratico.
(5-03427)

Interrogazioni a risposta scritta:

QUARTIANI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da parte direzioni locali dell'INPS sono stati inviati solleciti di pagamento e sanzioni a guide alpine e maestri di sci attraverso comunicazioni che riguardavano la contribuzione degli interessati per ipotetici versamenti non effettuati in favore di enti o casse professionali, contenenti inoltre l'iscrizione d'ufficio alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26 della legge n. 339 del 1995;
i professionisti guide alpine e maestri di sci godono del trattamento previdenziale loro riconosciuto dall'articolo 29 della legge n. 306 del 1975, n. 160, che li autorizza a versare presso l'INPS, gestione commercianti, il contributo previsto per la loro attività;
gli interessati raggiunti dalla comunicazione dell'INPS sono stati pertanto costretti a procedere al ricorso per annullare

l'iscrizione d'ufficio alla gestione separata e contestare la sanzione e la richiesta di arretrati;
alcuni uffici regionali INPS hanno compreso l'errore, ma non è stata resa al riguardo alcuna comunicazione scritta formale, mentre gli uffici di Lombardia, Piemonte e Veneto hanno inviato la comunicazione di cui sopra;
risulta all'interrogante che la sede centrale INPS di Roma avrebbe rassicurato i rappresentanti del collegio nazionale delle guide alpine e dei maestri di sci che si tratta di un errore interpretativo, ma non è essendo ancora stato prodotto alcun documento che certifichi tale errore, a conferma di quanto sostenuto verbalmente da parte degli uffici competenti -:
se il Ministro non intenda verificare con l'INPS l'opportunità di porre termine all'invio alle guide alpine e ai maestri di sci delle erronee comunicazioni contenenti i solleciti di pagamento di cui in premessa e se non intenda fornire in via definitiva un'interpretazione autentica della norma richiamata in premessa riguardante gli obblighi previdenziali delle categorie professionali citate, al fine di evitare anche pratiche burocratiche inutili e costose per gli interessati e per la pubblica amministrazione.
(4-08630)

LAZZARI e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a luglio di quest'anno Telecom Italia ha annunciato un piano triennale 2010-2012 con oltre 6.822 esuberi, di cui 3.700 entro giugno 2011. A seguito di tale annuncio il Governo ha prontamente convocato un tavolo di confronto tra l'azienda ed i sindacati. Successivamente Telecom Italia ha annunciato di congelare i 3.700 esuberi e di avviare un confronto con Governo;
da tale confronto è emersa l'apertura di una nuova procedura di mobilità volontaria per n. 3.900 lavoratori del gruppo eccedenti rispetto alle proprie necessità tecniche ed organizzative con termine 31 dicembre 2012, e per i restanti sono previsti contratti di solidarietà e formazione;
i principali sindacati confederali hanno comunque sollecitato Telecom Italia ad avviare un piano industriale che preveda investimenti importanti per la modernizzazione delle reti di telecomunicazione;
ruolo principale in questo scenario di crisi che continuiamo ad affrontare è rivestito dalla realizzazione di una nuova rete in fibra ottica (NGAN) che però comporta un impegno notevole sia economico che tecnico;
appare però evidente che non è nelle intenzioni di Telecom Italia investire nell'ammodernamento della rete passando dalla obsoleta rete in rame a quella evoluta in fibra. Lo dimostra il fatto che continuando a lucrare sul prezzo dell'affitto agli altri operatori dell'ultimo miglio, ha ottenuto dall'Autorità di settore anche l'aumento del relativo canone;
tale rete che fu costruita con il denaro dei contribuenti, rappresenta una delle principali fonti di guadagno per Telecom Italia, infatti il costo a chilometro del canone dell'ultimo miglio (ULL) che gli altri operatori versano a Telecom Italia, è quasi il doppio rispetto alla media dei principali paesi europei -:
se il Governo, ferme restando le competenze della regolazione indipendente, intenda agire attuando le giuste scelte di politica industriale a beneficio del Paese;
se siano stati valutati concretamente gli effetti sui consumatori, dell'aumento dei costi dei servizi wholesale in rame.
(4-08633)

GALATI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
una realtà produttiva in disfacimento e decine di famiglie che rischiano di essere ingoiate dalla crisi e da speculazioni imprenditoriali. Questa descrizione

è lo specchio di una situazione altamente negativa che sta per colpire, con tutta la sua forza dirompente, il territorio di Lamezia Terme a causa dell'imminente e molto probabile chiusura definitiva di due aziende: Treofan e Lameskin. La multinazionale Treofan è controllata dalla banca d'affari Goldman Sachs dall'aprile 2005, ed è leader mondiale nel packaging, l'impacchettamento di prodotti vari: sacchetti per la pasta e le caramelle, bottiglie per shampoo e saponi, pellicole per prodotti alimentari freschi, vaschette per gelati e formaggi. Nei primi anni Novanta Treofan arrivò nell'area industriale lametina incassando circa 40 miliardi di vecchie lire con la legge n. 488 del 1992, per impiantare due fabbriche: Lamezia Speciality Film e Lameskin. Questa è brevemente la storia di una realtà industriale che rischia di lasciare a casa decine di lavoratori. Sono in discussione due piccole realtà produttive della regione Calabria e dell'area industriale lametina con decine di lavoratori sui quali incombe la cassa integrazione e, nella peggiore delle ipotesi, il licenziamento e, soprattutto, il depotenziamento di un'area nata all'epoca della Sir negli anni '70 che avrebbe dovuto catalizzare e irrorare l'intera economia regionale. Dal suo canto, l'azienda Treofan ad avviso dell'interrogante, adducendo la crisi economica sta di fatto smantellando lo stabilimento, realizzato, tra l'altro, con soldi dei contribuenti, mirando a delocalizzare la sua produzione e non mantenendo fede a quelli che erano gli accordi per rilanciare l'azienda attraverso nuovi investimenti produttivi volti ad assicurare la continuità del lavoro e la relativa organizzazione. In questa delicata situazione emerge, in effetti, una nota dissonante che ha visto la Treofan negli anni `90 appoggiarsi al finanziamento pubblico della legge n. 488 del 1992, per la ristrutturazione e la riconversione a fini industriali dello stabilimento in cui ha avviato la sua produzione, abbandonando i suoi propositi per logiche che all'interrogante appaiono prettamente speculative e legate a mancati ed adeguati margini di profitto -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato sulla vicenda Treofan e Lameskin e si intenda impegnarsi nella ricerca di possibili soluzioni sia sul fronte occupazionale che su quello produttivo.
(4-08634)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
numerosi organi di stampa e in particolare dall'emittente radio «RMC» si è riferito del caso di una truccatrice, Andrea D., milanese, 38 anni, spostata dalla trasmissione «Io canto», in onda su Canale 5, condotta da Alfonso Signorini, perché transessuale;
secondo il racconto riferito dallo stesso Signorini, Andrea D. avrebbe confidato: «Siamo professionisti come tutti gli altri e meritiamo rispetto», ha detto la truccatrice trans, «faccio questo lavoro da tanti anni e non mi era mai capitato un episodio del genere. Queste sono cattiverie gratuite, che calpestano la dignità delle persone. E importante capire che noi siamo gente che desidera avere una vita normale e che si impegna e lavora tanto quanto gli altri. Ho già truccato bambini per altre trasmissioni e nessuno di loro mi ha mai fatto domande imbarazzanti, anche perché alla loro età non hanno la malizia per pensare che una persona abbia intrapreso un diverso percorso sessuale. Mi sono sempre trovata bene con loro»;
l'episodio sembra configurare un inaccettabile e odioso caso di discriminazione -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità, e in particolare se la signora Andrea D, sia effettivamente stata allontanata dalla trasmissione «Io canto» perché

transessuale e in tal caso quali iniziative di competenza intendano assumere.
(4-08646)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge finanziaria per il 2008 aveva introdotto una nuova prestazione, con decorrenza dal 1o gennaio 2008, a favore delle vittime (o loro eredi) che hanno contratto una patologia asbesto correlata per esposizione all'amianto e alla fibra fiberfrax;
la legge finanziaria per il 2008 ha istituito il fondo vittime dell'amianto, con una dotazione per un quarto, a carico delle imprese e, per tre quarti, a carico dello Stato. L'onere a carico dello Stato è pari a 30 milioni di euro per gli anni 2008 e 2009 e di 22 milioni di euro a decorrere dal 2010;
è stato rimesso ad un apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dello sviluppo economico la fissazione, tra l'altro, delle modalità di erogazione della nuova prestazione;
tale decreto doveva essere adottato entro 90 giorni dalla entrata in vigore della legge finanziaria per il 2008;
in attesa della pubblicazione del regolamento attuativo della misura prevista dalla legge finanziaria per il 2008, l'INAIL, nella nota protocollo n. 4553/2010, ha dettato istruzioni per la ricognizione della platea dei beneficiari, e ha spiegato, prima di tutto, che l'importo erogato dal nuovo fondo si configura come una prestazione aggiuntiva alla rendita diretta o in favore di superstiti. Una prestazione che verrà erogata d'ufficio dallo stesso istituto, in misura percentuale della rendita stessa;
per i periodi precedenti al 2008, invece, è necessario che ad attivarsi per la ricognizione siano le sedi territoriali. Inoltre, è necessario che i dirigenti medici si esprimano sui singoli casi, al fine della valutazione circa la possibile correlazione delle patologie con l'agente amianto -:
per quale motivo i Ministri interrogati non abbiano ancora provveduto ad adottare il decreto attuativo della misura prevista dalla legge finanziaria per il 2008;
con quali azioni ed entro quali termini i Ministri interrogati intendano assicurare che sia resa effettiva la prestazione prevista dalla legge finanziaria per il 2008 anche attraverso l'operato degli enti coinvolti.
(4-08650)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta dal recente rapporto presentato da Confindustria, il fenomeno dell'economia sommersa in Italia è in ascesa;
le elaborazioni del centro studi hanno infatti previsto al rialzo la percentuale del 20 per cento del prodotto interno lordo, con un importo dell'evasione stimato in circa 135 miliardi di euro;
il settore con maggiore concentrazione di evasione è a giudizio di Confindustria, l'agricoltura (unitamente ai servizi) che costituisce un fenomeno preoccupante e diffuso, sia pure in misura

diversa, su tutto il territorio nazionale, e che presenta caratteristiche indubbiamente particolari;
la presenza di tale fenomeno rappresenta, infatti, un problema oltre che per lo Stato, anche per le imprese agricole in regola, che adempiono puntualmente agli obblighi burocratici ed economici connessi ai rapporti di lavoro dipendente;
risultano tuttavia apprezzabili gli interventi introdotti da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, nel corso della XVI legislatura, con particolare riferimento alle politiche di controllo e di monitoraggio che costantemente predispone, nei riguardi delle imprese del settore, al fine di verificare il regolare svolgimento dell'attività, nonché la correttezza degli adempimenti fiscali e previdenziali del comparto interessato -:
se i dati forniti da Confindustria con particolare riferimento al settore agricolo, sul fenomeno dell'economia sommersa, trovino conferma in quelli in possesso del Governo;
in caso affermativo, quali iniziative si intendano intraprendere al fine di fronteggiare con maggiore incisività il lavoro irregolare nel comparto agricolo, settore strategico per l'economia nazionale.
(5-03414)

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi astigiana del vino, secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano Il Corriere della Sera, perdura da troppo tempo, a causa delle eccedenze in cantina, delle difficoltà da parte dei produttori nella gestione del vigneto e del mercato, nonché delle problematicità economiche dei consorzi, degli enti pubblici e delle organizzazioni del settore;
il medesimo articolo, riporta che il Ministro interrogato, si è impegnato a far fronte allo stato di crisi dei vignaioli piemontesi e alle DOCG e DOC, Barbera, Dolcetto e Brachetto d'Acqui, destinando una parte dei fondi previsti del programma nazionale di sostegno del settore;
a giudizio dell'interrogante, nonostante negli ultimi trent'anni i finanziamenti alle cooperative vinicole piemontesi siano stati altissimi, l'ultimo biennio 2007-2009, pari a circa 8 milioni di euro, almeno la metà della cifra è stata utilizzata in maniera evidentemente sbagliata;
risultano infatti palesi, come confermato anche da autorevoli produttori di vino piemontesi, una seria di errori commessi in Piemonte di una parte dei produttori del settore: dagli investimenti sbagliati, alla vendita di vino sottocosto e sprechi finanziari di altro genere, ad un immobilismo da parte delle nuove generazioni di produttori, incapaci di sviluppare e rilanciare i vini piemontesi fra i migliori e più pregiati al mondo -:
se corrisponda al vero, quanto esposto in premessa, con riferimento all'iniziativa da parte del Ministro interrogato, sulla destinazione dei fondi del programma nazionale di sostegno al settore, nei riguardi dei vini piemontesi;
se corrisponda altresì al vero la decisione di accordare la distillazione di crisi per eliminare le scorte di oltre 200 mila ettolitri di prodotto, consentendo per i produttori piemontesi di trasformare in alcol le uve in eccedenza;
se non ritenga, infine, opportuno in considerazione della situazione di crisi in cui versa il settore vinicolo piemontese, la cui filiera rappresenta un importante elemento per l'economia regionale e nazionale, di convocare un incontro con i rappresentanti del settore e le categorie interessate, al fine di addivenire a rapide soluzioni, che possano rilanciare lo sviluppo e la competitività dei vini piemontesi, la cui tradizione enologica è famosa in Italia e nel mondo.
(5-03415)

OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO, TRAPPOLINO e SCHIRRU. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Lactitalia srl è una società di diritto romeno, con sede a Izvin, nei pressi di Timisoara, costituita al 100 per cento da investitori italiani che, così come riportato dal sito internet www.lactitalia.ro, è specializzata in allevamento di bovini da latte, ovini e caprini e produce una grande varietà di prodotti di tradizione italiana col latte romeno. I formaggi sono venduti con marchi che richiamano il made in Italy, quali toscanella, dolce vita, mozzarella e pecorino;
sempre secondo il sito internet della società Lactitalia srl i prodotti finiti sono commercializzati verso gli USA, l'Unione europea e, da ultima, la Romania;
da notizie riportate dalla stampa si apprende che dai registri della camera di commercio di Bucarest la società Lactitalia srl risulta posseduta al 29,5 per cento dalla Simest, società controllata dal Ministero dello sviluppo economico e al 70,5 per cento dalla Roinvest, con sede a Sassari, con amministratori, tra gli altri, Andrea Pinna, vicepresidente del consorzio di tutela del pecorino romano e Pierluigi Pinna, consigliere dell'organismo di controllo dei formaggi pecorino Roma, sardo e fiore sardo DOP, organismi la cui mission dovrebbe essere la promozione del vero pecorino e la lotta alla concorrenza sleale e alle contraffazioni;
secondo la Coldiretti la presenza di prodotti di imitazione del pecorino sui mercati internazionali è la principale ragione del calo del 10 per cento delle esportazioni dei formaggi di pecora made in Italy con la quale viene motivata una insostenibile riduzione dei prezzi riconosciuti agli allevatori in Sardegna dove un litro di latte viene pagato solo 60 centesimi, 25 per cento in meno rispetto a due anni fa;
la Simest, società per azioni costituita con la legge n. 100 del 24 aprile 1990, è controllata dal Governo italiano che ne detiene il 76 per cento del pacchetto azionario, ed è partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria. Tale società è stata creata per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro attività all'estero;
in particolare, si legge dal sito internet della Simest «Per una impresa italiana, soprattutto se di dimensioni medio/piccole, la decisione di investire all'estero rappresenta spesso un momento delicato della sua vita aziendale. La partecipazione di SIMEST al capitale delle imprese estere consente di condividere il rischio potenziale della nuova iniziativa con un partner istituzionale che immette capitali propri, e mette a disposizione la propria esperienza pluriennale sui mercati esteri basata sulla partecipazione a centinaia di progetti in tutto il mondo. La presenza di SIMEST, che opera in stretto rapporto con un network di istituzioni internazionali ed ha attivato una politica di partnership con banche o istituzioni di Paesi con i quali sono in programma accordi di sviluppo bilaterale, costituisce una garanzia per il partner estero ed un "ombrello" di protezione per l'azienda italiana»;
il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, in data 24 maggio 2010, in una nota pubblicata sul sito internet del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali così commentava la denuncia della CIA (Confederazione italiana agricoltori) del problema del falso made in Italy nell'agroalimentare: «Ha fatto bene la Cia a cogliere l'occasione per denunciare quelli che sono veri e propri atti di pirateria. La verità è che se da una parte questo può anche inorgoglirci, se ci imitano vuole dire che siamo bravi, d'altra parte si tratta di veri e propri furti. Si ruba il nostro stile di vita, la nostra immagine e soprattutto la sapienza creati dei nostri produttori che sono alla base del successo del made in Italy nel mondo. Se si riuscisse a recuperare

anche solo parte di quello che non esitiamo a definire il mal tolto, si tratta di milioni di euro, si darebbe un'iniezione all'economia italiana, che di questi tempi, credo, compiacerebbe anche il nostro Ministro dell'economia. Per questo è necessario uno sforzo da parte di tutti per porre fine a queste diverse forme di pirateria economica che oltre a sottrarre risorse ai produttori che operano nella legalità incidono sempre di più sull'immagine del nostro made in Italy, procurandoci così un doppio danno. Dobbiamo difendere la qualità e l'identità, nel senso più stretto del termine, dei nostri prodotti, sia dentro che fuori i nostri confini nazionali»;
in un articolo di Andrea Franceschi del Sole24ore del 6 settembre 2010, si legge che «Il ministero dello sviluppo economico, azionista di maggioranza della Simest, non commenta ufficialmente la denuncia dell'associazione. Chi invece vuole fare chiarezza è il titolare delle Politiche agricole Giancarlo Galan che si è impegnato ad indagare istituendo un'apposita Commissione di inchiesta sul caso e per verificare se ce ne siano altri analoghi. Dalla Simest, che attende di fare le verifiche necessarie prima di replicare alle accuse della Coldiretti, fanno sapere di non vederci nulla di male nell'investimento in Romania. "La nostra funzione è quella di supportare le aziende che vanno all'estero e creano nuovi mercati. In questo caso non c'è stata nessuna delocalizzazione, ma semplicemente un'impresa italiana che ha deciso di portare prodotti italiani in un altro paese»;
nel corso della manifestazione degli allevatori organizzata dalla Coldiretti a Roma il 6 settembre 2010, per discutere il problema del prezzo eccessivamente basso del latte al produttore e per denunciare casi di concorrenza sleale quali quello della Lactitalia si è svolto un incontro per discutere della questione al quale non hanno partecipato né il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, né il presidente della regione Sardegna, Ugo Cappellacci -:
se e quali iniziative urgenti il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali intenda intraprendere per la tutela dei prodotti made in Italy e, in particolare, se non ritenga che la produzione di prodotti caseari di tradizione italiana con latte romeno effettuata dalla società Lactitalia srl non danneggi gli interessi economici e l'immagine del made in Italy agroalimentare;
se non si intendano assumere iniziative per chiarire la vicenda della società Lactitalia srl partecipata dallo Stato, al fine di evitare che possano essere sostenute delocalizzazioni all'estero che contribuiscono a mettere in crisi la produzione nazionale attraverso quelle che appaiono azioni di concorrenza sleale.
(5-03416)

CALLEGARI, RONDINI, RAINIERI e FOGLIATO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
tra quest'anno e il 2011 avranno luogo le operazioni per il VI censimento dell'agricoltura; le procedure stabilite per detto censimento prevedono che le rilevazioni vengano fatte per sede sociale e non per sede operativa delle aziende agricole;
tali procedure comportano il rischio che i dati sulle aziende, le attività, le produzioni, i capi di bestiame, la superficie utilizzata si discostino dalla realtà;
il censimento potrebbe anche essere occasione per rilevare i dati concernenti l'erogazione di aiuti di Stato, contributi europei, assegnazione di quote latte e altro -:
se sia intenzione del Governo rivedere i criteri di svolgimento del VI censimento dell'agricoltura al fine di evitare le criticità descritte in premessa.
(5-03418)

OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nonostante i buoni segnali da parte di alcuni mercati stranieri (USA e Giappone), il settore vitivinicolo italiano risente pesantemente degli effetti della difficile congiuntura economica, come testimonia il calo dei consumi, sempre più critico, nei mercati nazionale ed internazionale;
la stagnazione del mercato nonché la mancanza di un'adeguata remunerabilità delle transazioni di vino inducono molti operatori del settore a ponderare seriamente l'adozione di drastiche decisioni circa il proprio avvenire produttivo;
gli effetti della crisi economica si stanno manifestando in tutto il territorio nazionale ed in maniera accentuata nel sistema vitivinicolo della regione Calabria e, in particolare, all'interno della filiera di qualità Cirò e Melissa, che, tra l'altro, sta scontando il peso di una forte crisi i cui effetti risalgono dal 2005;
durante la vendemmia 2009, per mancanza di richiesta di acquisto sia da parte del micromercato locale che da parte delle cantine, le uve anche se in quantità non rilevanti (circa 5.000 quintali) sono rimaste abbandonate in vigneto, nel giugno successivo i dati ufficiali hanno riferito di una giacenza di oltre 50.000 ettolitri, per la DOC Cirò e Melissa;
la disciplina comunitaria di cui al regolamento (CE) n. 479/2008 del Consiglio, del 29 aprile 2008, relativo all'organizzazione comune del mercato vitivinicolo e al regolamento (CE) n. 555/2008 della Commissione, del 27 giugno 2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 479/2008, dispone la possibilità dell'apertura della distillazione di crisi, una volta accertata l'esistenza di eccedenze di vino e l'esistenza della crisi del settore;
tale disciplina stabilisce le procedure e i passaggi per giungere alla distillazione di crisi che prevedono che le regioni inoltrino formalmente al Ministero la richiesta specifica, relazionando con un'adeguata indagine di mercato;
fino ad oggi, così come disposto dalla normativa dell'Unione europea, lo strumento della distillazione di crisi al fine di ridurre l'eccedenza e nel contempo garantire la continuità di rifornimento da un raccolto all'altro, era stato adottato esclusivamente per i vini da tavola;
lunedì 13 settembre 2010, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, si è riunito un tavolo tecnico sulla crisi del settore vitivinicolo piemontese per esaminare le problematiche del settore ed individuare strategie e iniziative di contrasto alla crisi di mercato che ha prodotto, come primo importante risultato, una disponibilità da parte del suddetto dicastero ad attivarsi per valutare la possibilità di aprire la distillazione di crisi straordinaria per i vini a denominazione di origine in difficoltà, destinando a ciò fondi del programma nazionale di sostegno del settore vitivinicolo;
al fine di evitare, al momento del raccolto, l'abbandono delle uve alla vite per mancanza di richiesta di acquisto, è urgente intervenire con adeguate misure per non danneggiare l'economia locale calabrese e produrre gravi danni all'importante immagine territoriale costruita nel corso degli anni intorno alle denominazioni di origine vitivinicole -:
se non si ritenga opportuno:
a) istituire un tavolo di crisi sul settore con i rappresentanti istituzionali, delle categorie e i consorzi per illustrare la grave situazione delle vitivinicoltura calabrese al fine di: individuare un percorso che, alla luce dell'applicazione dell'Ocm vino recentemente approvata dal Governo, permetta di individuare strumenti che consentano di affrontare la situazione e di mettere in campo una strategia per ristrutturare il comparto enologico calabrese; verificare la possibilità di rimodulare le risorse alla luce di una ricognizione dell'impiego delle disponibilità attraverso

gli strumenti normativi; verificare la possibilità di aprire la distillazione di crisi per i vini DOC calabresi, come richiesto da altre regioni alla luce di un progetto di ristrutturazione del comparto regionale;
b) individuare un percorso di sostegno e di promozione adeguato ad un comparto regionale con potenzialità in grado di mantenere e crescere sul versante occupazionale, ma che oggi necessita di interventi di ristrutturazione improrogabili;
c) promuovere un confronto al tavolo della Conferenza Stato-regioni sulla questione vitivinicola nazionale alla luce dell'applicazione dell'Ocm vino, della distribuzione e dell'impiego delle risorse previste e della possibilità di un'eventuale rimodulazione delle risorse disponibili;
d) promuovere un tavolo di concertazione permanente con la partecipazione dei rappresentanti istituzionali e delle categorie dei diretti operatori del settore dai quali potrà venire un apporto indispensabile, frutto di «competenze e sofferenze» vissute sui campi e nelle cantine.
(5-03421)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

...

SALUTE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
si fa riferimento all'errore diagnostico da parte di un team di sanitari dell'ospedale Sant'Anna di Ferrara che, basandosi soltanto su di un «sospetto diagnostico di tumore», ha intrapreso un intervento chirurgico con carattere di urgenza ed un trattamento terapeutico rivelatosi sbagliato, vista la diagnosi errata;
il caso risale al 2005 quando al piccolo Marco di appena 40 giorni viene diagnosticata una «massa tumorale maligna con sanguinamento» al cervello ed in seguito a ciò, viene prospettato ai genitori del piccolo paziente di procedere subito ad un intervento chirurgico «senza drenare perché l'emorragia si riassorbe da sola»;
effettuato l'intervento e, come riferito dai medici, asportata la neoplasia, il bambino non si riprende facilmente presentando movimenti anomali agli arti superiori ed inferiori di ipertensione e intrarotazione, con mani chiuse a pugni e scarso o quasi nullo controllo del capo;
il referto dell'esame istologico non evidenzia alcuna cellula tumorale tanto che i genitori si rivolgono ai medici per sapere cosa hanno tolto con l'intervento; gli stessi sanitari si lanciano in spiegazioni poco comprensibili continuando tuttavia a sostenere, a dispetto del referto istologico, la diagnosi di tumore;
una volta dimesso dall'Ospedale il piccolo continua a piangere ed, in generale, non presenta miglioramenti tanto da procedere ad un nuovo ricovero ed a un trattamento che prevede un ulteriore intervento chirurgico per l'applicazione di una valvola di drenaggio dalla scatola cranica al peritoneo che però non viene applicata in quanto «il liquido è troppo proteico ed emorragico». Intanto Marco presenta la sindrome di West e viene trattato con farmaci antiepilettici. A questo punto i genitori si rivolgono all'ospedale Meyer di Firenze per un consulto durante il quale i sanitari del medesimo concludono dicendo che «ritiene che dalla TAC e Risonanza non si poteva dire che c'era tumore, ci poteva essere il sospetto ma, data la diagnosi di cisti dei plessi coriodei, era più facile ipotizzare che il plesso di destra avesse collassato provocando l'emorragia perché il danno che può provocare la stessa è superiore ad ogni altra cosa; «in altre parole» il sangue brucia le cellule cerebrali e l'emorragia andava subito tolta e non lasciata con la speranza che si riassorbisse da sola»;

a Firenze Marco subisce altri due interventi, il primo per mettere il catetere arterioso ed il secondo per l'inserimento di una valvola subduroperitonale e viene trattato con farmaci per curare la sindrome di West che nel frattempo è molto peggiorata;
è stata effettuata, per incarico dei genitori, anche una perizia da parte del professor Ivan Galliani dell'università di Modena e Reggio Emilia, specialista in medicina legale e delle Assicurazioni, il cui esito ha confermato l'errore diagnostico, basato solo su di un «sospetto diagnostico di tumore», nonché l'errore di impostazione trattamentale. Secondo la perizia medico legale in primis non doveva essere effettuato l'intervento chirurgico e dovevano essere effettuate quotidiane aspirazioni del liquor per diminuire l'ipertensione endocranica ed evitare i danni cerebrali e un dubbio sorge anche con riguardo alla tecnica operatoria altamente lesiva e probabilmente non idonea per un neonato»;
in conclusione, tale complesso di errori ha causato lo stato attuale del bambino che ha una tetraparesi spastica con grave encefalopatia, epilessia e ritardo psicomotorio gravissimo;
la AUSL di Ferrara nel 2006 ha riconosciuto l'invalidità totale e permanente e l'inabilità lavorativa con necessità di assistenza continua al piccolo Marco, perché non in grado di compiere gli atti della vita quotidiana;
tutto ciò ha comportato nei genitori del piccolo paziente uno stravolgimento della vita in tutti i sensi con necessità di sostegno psicologico per entrambi, depressione ed un notevole carico economico -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, intenda assumere al fine di assicurare una migliore gestione del rischio clinico e limitare il fenomeno degli errori in campo sanitario.
(2-00822)«Garagnani, Carlucci».

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli anni '60, '70 e '80, a causa di incredibili e colpevoli superficialità da parte di dirigenti industriali e rappresentanti di enti statali, alcune migliaia di persone sono rimaste vittime di sangue e plasma infetto;
questo contagio ha comportato centinaia di decessi per epatite e AIDS che si sarebbero potute e dovute evitare;
nel 2003 centinaia di cause penali e civili hanno sancito e certificato la responsabilità del Ministero della salute e si consegue un primo risultato concreto: con una transazione, circa 700 emofiliaci vengono risarciti dal Ministero della salute con circa 400.000 euro a testa;
nel 2006 un altro centinaio di emofiliaci si vede riconosciuto lo stesso risarcimento;
nel 2007 una legge, votata dall'intero Parlamento, apre le transazioni a tutti i circa seimila cittadini contagiati da sangue infetto che hanno una causa in corso; la transazione, dice la legge, dovrà essere analoga e coerente con quella del 2003; trasfusi, thalassemici, vaccinati, altri emofiliaci, si aspettano le stesse condizioni;
seguono tre anni di lunghe e logoranti trattative con il Ministero della salute, fino al 2010, anno definito dagli interessati, «della doccia fredda»: scompare infatti l'iniziale «analogia» e «coerenza», e compare la cosiddetta «prescrizione» e il requisito del «danno minimo»; compare inoltre quella che viene definita la «discriminazione tra categorie»: per lo stesso danno fisico il Ministero della salute propone a un emofiliaco 400.000 euro, e a un emotrasfuso 68.000 euro; sei volte di meno; per finire, il Ministero della salute propone di pagare subito chi ha «le carte in regola», mentre chi ha problemi -

secondo i criteri del Ministero - di prescrizione, dovrebbe confidare in un decreto-legge «salva esclusi» successivo, di cui non esiste alcuna garanzia o impegno scritto;
l'epidemia che ha provocato centinaia di morti per contagio e migliaia di infettati è stata ipotizzata da tre procure della Repubblica (Trento, Napoli, Roma), imputata da due (Trento e Napoli) e confermata da quattro organi giudicanti penali: il GUP di Trento nel 2002; il tribunale di Trento nel 2005; il GUP di Napoli due volte, nel 2007 e nel 2008;
in particolare, nella richiesta di rinvio a giudizio della procura della Repubblica di Trento a carico di Marcucci Guelfo, Poggiolini e altri, si sancisce la «diffusione di epidemie da virus HIV, HCV, HBV, manifestatasi in numerosi soggetti sottoposti, per esigenze terapeutiche, a somministrazione di emoderivati, nel periodo dal 1980 al luglio 1996, data approssimativa di scadenza degli ultimi farmaci»; nel decreto che dispone il giudizio, il GUP di Trento, a carico di Marcucci Guelfo, Poggiolini Duilio e altri, si sancisce che «la verificazione dell'evento dei delitti di epidemia contestati costituisce... ipotesi sostenibile in giudizio»; nell'ordinanza del GIP di Napoli a carico di Marcucci Guelfo, Poggiolini Duilio e altri, si sancisce che «in Italia si è verificato un fenomeno epidemico, che senza esitazione può essere definito una grave tragedia umana degli anni '90... è accertato che il fenomeno di epidemia di cui si tratta si è sviluppato in data anteriore al 1987»;
come si vede, si tratta di autorità giudiziarie che hanno vagliato attentamente e approfonditamente le accuse mosse agli indagati e agli imputati, stabilendo che il reato di epidemia è concreto;
le associazioni e i comitati dei contagiati e le loro famiglie, si oppongono a quelle che definiscono discriminazioni tra emofiliaci e thalassemici da un lato, e altre categorie dall'altro, e sostengono che tutti i contagiati devono essere risarciti egualmente, senza distinzione di categorie, e senza considerare la prescrizione, e che se per motivi tecnici si renderà necessario emanare due decreti, il cosiddetto decreto-legge «salva esclusi» sia pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo stesso giorno del decreto dirigenziale che darà il via alle transazioni dei «non esclusi» -:
se non si ritengano ragionevoli e accoglibili le richieste avanzate dalle vittime delle trasfusioni di sangue infetto;
se non si ritenga di dover includere nelle procedure di indennizzo tutti coloro che hanno avuto il riconoscimento del nesso di causa e che, pur rischiando la vita a causa dell'epatite, hanno un cosiddetto danno ritenuto «non ascrivibile» secondo la legge n. 210 del 1992, magari per una non corretta valutazione medico-legale, garantendo che siano ammessi con riserva alla procedura transattiva, almeno fino a quando i contenziosi sull'ascrivibilità del danno non saranno esauriti.
(4-08637)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da settembre 2009 a oggi si registrano almeno 19 parti finiti in tragedia;
l'Italia risulta essere prima in Europa per il numero di parti cesarei: da due a quattro volte più rischiosi di quello naturale;
i parti conclusisi tragicamente sono da imputare a ritardi ed esitazioni nella scelta fra parto naturale e cesareo, fino ad accuse di «imperizia» e «negligenza» nei confronti dei medici;
un recente rapporto dell'Istituto superiore di sanità ha definito allarmante il costante aumento dei parti cesarei in Italia: il 38 per cento nel 2008 contro il 15 per cento indicato come il limite massimo dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms);
secondo il direttore dell'Istituto di igiene dell'università Cattolica di Roma,

esperto dell'Osservatorio nazionale sulla salute della donna, dottor Walter Ricciardi, «il motivo dell'elevato ricorso al bisturi è da ricercarsi nella disorganizzazione delle strutture, soprattutto al Sud»;
nelle regioni del Centro e del Nord Italia «troppe donne optano per il cesareo perché nessuno propone loro una vera alternativa (il parto indolore con l'epidurale è garantito gratuitamente solo nel 16 per cento dei casi)» -:
a fronte di quanto sopra esposto, quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro abbia adottato o promosso.
(4-08638)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino nella sua edizione del 18 settembre 2010 riferiva del decesso della signora Iolanda Boccuni, deceduta dopo essere caduta da una barella nel reparto di diagnostica dell'ospedale Cardarelli di Napoli il 29 agosto 2010;
secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, l'anziana era stata portata in ospedale dalla figlia in seguito a una caduta nella quale si era fratturata un femore. Mentre veniva accompagnata da tre infermieri a fare le radiografie, la donna era caduta dalla barella riportando una grave ferita alla testa; in seguito alla caduta e alle ferite riportate, la donna ha cessato di vivere la mattina di mercoledì 15 settembre;
secondo il legale della famiglia della donna morta, il personale del Cardarelli è stato «incredibilmente superficiale, sia prima della caduta sia dopo, durante la degenza»;
secondo Federico Vigoriti, figlio della signora Boccuni la sorella aveva fatto molte raccomandazioni agli infermieri e ai tecnici di radiologia, informandoli che la madre soffriva di Alzheimer e si era offerta di assistere la madre: «Ma si è sentita rispondere, in modo sgarbato, che non poteva entrare. Dopo dieci minuti ha visto un infermiere che usciva con la barella spingendola velocemente. Il cuscino era intriso di sangue. Alla sua richiesta di spiegazioni, il dipendente si è limitato a rispondere: "Non abbiamo fatto le radiografie perché c'è stato un problema"» -:
quali iniziative - nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà - intenda promuovere o intraprendere per fare piena luce su quanto riportato on premessa.
(4-08645)

BERTOLINI e CARLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa locale dei giorni scorsi si è appresa la notizia che la sala operatoria di ginecologia dell'ospedale di Mirandola, in provincia di Modena, è stata chiusa e sottoposta a disinfestazione, a causa della presenza di mosche ed insetti provenienti da un locale adiacente, invaso da guano di uccelli, che vi avevano nel tempo trovato rifugio;
nei locali comunicanti con la sala operatoria sarebbero state trovate, oltre a grandi quantità di guano, anche carcasse putrefatte di volatili;
nel corso di un primo intervento per liberare dal guano i locali, un operatore dell'ospedale sarebbe stato colpito da malore, a causa degli odori del materiale organico depositato;
l'ospedale di Mirandola è stato già sede di gravi problemi strutturali, che hanno provocato l'allagamento di reparti ed uffici e, di recente, forti disagi ai pazienti diretti o provenienti dal nuovo reparto di endoscopia, a causa del sottodimensionamento del nuovo ascensore -:
se abbia valutato o intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'invio dei nuclei antisofisticazione dei Carabinieri e in caso positivo come intenda tempestivamente operare.
(4-08652)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

RAO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la cosiddetta legge Gasparri sull'ordinamento radiotelevisivo prevede che la Rai e il Ministero dello sviluppo economico firmino un contratto di servizio di durata triennale, sul quale la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi deve esprimere un parere non vincolante;
il contratto di servizio fissa importanti obblighi in capo alla Rai, per indirizzarne l'azione in relazione al suo ruolo di concessionaria del servizio pubblico;
il Ministero, in data 24 febbraio 2010, ha trasmesso la bozza di contratto di servizio alla Commissione di vigilanza, che, esaminato il testo con attenzione, ha espresso il proprio parere favorevole il 9 giugno 2010, nonostante in quel periodo si sia svolta la campagna elettorale per le elezioni regionali;
l'iter in Commissione prevede l'acquisizione del testo, l'esame da parte dei gruppi parlamentari e dei singoli membri, la presentazione delle eventuali condizioni, il dibattito e la votazione per parti separate;
diversamente da quanto accaduto in precedenti esperienze e grazie a una proficua opera di mediazione tra le varie forze politiche, la Commissione ha espresso il proprio parere favorevole all'unanimità, sottoponendolo a un numero ragionevole di condizioni, tutte ampiamente condivise;
il lavoro della Commissione si è svolto a ritmi serrati per assecondare le richieste del Ministero, che ha affermato di voler giungere alla firma del Contratto di servizio in un primo tempo entro la metà del mese di luglio 2010 e successivamente entro le vacanze estive;
ad oggi, tre mesi dopo l'approvazione del parere da parte della Commissione, il contratto non è ancora stato firmato, senza che di questo fatto sia stata data una spiegazione ufficiale;
ad avviso dell'interrogante, questo atteggiamento del Governo appare rivelatore di un atto di sostanziale sfiducia nei confronti dello strumento del contratto di servizio, che pure è stato introdotto per volontà dell'allora Ministro Gasparri -:
quali siano le ragioni che hanno determinato questa situazione e quali previsioni si possano fare in ordine alla data in cui sarà firmato il contratto di servizio;
se corrispondono a verità le voci secondo cui il ritardo nella firma potrebbe essere connesso alla nomina del nuovo Ministro, per evitare che sia il Presidente del Consiglio a firmare il contratto di servizio tra la Rai e il Governo;
se e quali danni stia creando alla Rai e ai telespettatori la prorogatio del vecchio contratto di servizio, firmato nel 2006, e se sia possibile individuare specifiche responsabilità;
quali siano i vantaggi che Mediaset e gli altri concorrenti della Rai potrebbero trarre, o stiano traendo, da questa situazione di stallo.
(5-03428)

...

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Braga n. 5-03017 del 9 giugno 2010.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Dionisi e altri n. 3-00783 del 19 novembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08644.

interrogazione a risposta scritta Iapicca e Bergamini n. 4-08614 del 16 settembre 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-03426.