XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 14 luglio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 20 OTTOBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
le infrastrutture di trasporto sono parte del cosiddetto capitale sociale di un Paese e costituiscono un potente fattore di crescita della produttività e di sviluppo di ogni altro settore dell'economia, ovvero di competitività complessiva del Paese;
per una razionale strategia in materia di politica infrastrutturale e dei trasporti, nonché per un efficiente riequilibrio modale è prioritario il riconoscimento e la quantificazione, seppure approssimativa, dei costi esterni (incidentalità, congestione, danno ambientale, inquinamento acustico ed elettromagnetico, deterioramento del paesaggio ed altro) di ciascuna modalità, al fine di avviare misure di internalizzazione attraverso adeguati interventi su pedaggi e imposte e investimenti in infrastrutture di modalità a minor impatto;
nel libro bianco dell'Unione europea «La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte», già nel lontano 2001, si affermava: «Secondo il principio fondamentale della tariffazione delle infrastrutture, il costo di uso di un'infrastruttura deve comprendere non solo i costi di infrastruttura, ma anche i costi esterni, ovvero i costi legati agli incidenti, all'inquinamento atmosferico, al rumore e alla congestione. Questo principio vale per tutti i modi di trasporto e per tutte le categorie di utenti, tanto per i veicoli privati che per quelli commerciali»;
se da una parte il 75-85 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea viene prodotto nelle città, queste sono anche quelle che hanno i maggiori problemi di inquinamento, rumore, congestione e incidenti, a causa del fatto che il 75 per cento degli spostamenti metropolitani sono effettuati in auto. Si è calcolato che nell'Unione europea la congestione del traffico costi circa l'1 per cento del prodotto interno lordo annuo dell'Unione europea, sia per il maggior uso di combustibili che per i danni provocati dall'inquinamento atmosferico ed acustico;
si stima che in Italia la congestione stradale costi 25 miliardi di euro all'anno, circa 1,4 per cento del prodotto interno lordo (dati freight leaders council), il doppio rispetto alla media dell'Unione europea;
come è noto, in particolare, il trasporto ferroviario di merci può vantare il più alto valore in termini di compatibilità ambientale, sia nei confronti del trasporto aereo, sia del trasporto su gomma, rispetto al quale registra un 77 per cento in meno di emissione di gas serra e un 77 per cento in meno di emissione di anidride carbonica; tale dato dovrebbe diventare il primo termine di riferimento di ogni ragionamento in materia di strategia dei trasporti, qualora si consideri che in vaste aree metropolitane del nostro Paese, e in quasi tutta la pianura padana, l'aria che si respira registra tassi di inquinamento periodicamente di molto superiori a quanto indicato come limiti di accettabilità dalle norme sanitarie fissate dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unione europea;
dai dati forniti da Ispra (Ispra - Inventario nazionale emissioni in atmosfera Corinair) emerge che all'interno del bacino padano ben il 52 per cento di ossidi di azoto (nox) sono imputabili al trasporto su strada, il 22 per cento al settore industriale, compreso quello energetico, e il 12 per cento al settore civile. Al riguardo, su impulso dei sindaci di Milano e di Torino, si è formato, nell'ambito dell'Anci, un coordinamento permanente dei sindaci del Nord, per affrontare, in modo coordinato con il Governo e le regioni, i problemi relativi all'inquinamento atmosferico da particolato;
come propugnato costantemente dall'Unione europea, il potenziamento del trasporto ferroviario costituisce in sé

obiettivo di interesse generale, tanto che il finanziamento pubblico della realizzazione e della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie non rientra nel campo di applicazione della normativa sugli aiuti di Stato;
per le ragioni sopra indicate l'obiettivo del miglioramento dei servizi di trasporto ferroviario assume straordinaria rilevanza rispetto alle potenzialità di crescita del Paese e, in particolare, dalla crescente esigenza di orientare la politica dei trasporti ad un progressivo trasferimento sulla infrastruttura ferroviaria di quote del traffico che attualmente transita su strade ed autostrade;
in questa prospettiva la realizzazione e l'attivazione della rete ad alta velocità/alta capacità rappresenta un risultato fondamentale per il potenziamento della dotazione infrastrutturale del Paese e il miglioramento del sistema dei trasporti;
al tempo stesso occorre dedicare particolare attenzione al servizio universale, e in particolare al trasporto di pendolari; le ragioni di lavoro e di studio che motivano il traffico pendolare e l'entità della popolazione coinvolta, nonché la crescita del fenomeno del pendolarismo richiedono infatti uno specifico impegno per assicurare servizi adeguati, sia per quanto riguarda i collegamenti che vengono effettuati, sia per quanto riguarda la qualità dei servizi, la puntualità, le condizioni dei treni. Sarebbero in proposito auspicabili, compatibilmente con il quadro delle risorse finanziarie disponibili, misure di agevolazione fiscale a favore degli utenti;
il servizio universale nel trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza ha trovato una prima disciplina nella legge finanziaria per il 2008. L'articolo 2, comma 253, definisce l'iter per la perimetrazione dei servizi universali ferroviari in termini di frequenza, copertura territoriale, qualità e tariffazione e prevede che tali servizi siano mantenuti in esercizio tramite contratti di servizio pubblico. Presupposto per la suddetta perimetrazione è l'effettuazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di un'indagine conoscitiva sul trasporto ferroviario sulla media e lunga percorrenza;
sotto questo profilo, notevole rilevanza assume la delibera Cipe del 17 dicembre 2009, con la quale, proprio sulla base dell'indagine conoscitiva predisposta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai sensi dell'articolo 2, comma 253, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), già conclusa, è stato individuato il perimetro dei servizi di utilità sociale relativi al trasporto passeggeri sulla media e lunga percorrenza, per i quali non è possibile raggiungere l'equilibrio economico e che dovranno, pertanto, essere mantenuti in esercizio tramite l'affidamento di contratti di servizio pubblico;
in ogni caso, è urgente esplicitare chiaramente la distinzione tra il servizio ferroviario universale finanziato da Stato e regioni, che garantisca la mobilità dei passeggeri, e i servizi di mercato remunerativi, aperti alla concorrenza;
le risorse relative al finanziamento dei necessari servizi ferroviari di trasporto pubblico, al fine della stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni a statuto ordinario con Trenitalia S.p.A., è stata indicata dall'articolo 25 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, per un importo pari a 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010. Occorre riconoscere che in virtù degli interventi adottati, è stato possibile pervenire alla stipula dei nuovi contratti di servizio con la maggior parte delle regioni; nell'ambito di tali contratti, è stata, altresì, introdotta una metodologia innovativa, che prevede la definizione di un catalogo di servizi predisposti da Trenitalia con i prezzi proposti alle regioni per l'acquisto e adottati sulla base di criteri oggettivi e trasparenti, al fine di perseguire obiettivi di maggiore efficienza e razionalizzazione delle spese; è stata, altresì, prevista, ai sensi dell'articolo 60 della legge n. 99 del 2009, la definizione di meccanismi certi e trasparenti di aggiornamento annuale delle tariffe. Appare comunque necessario

assicurare una puntuale verifica del pieno rispetto delle clausole del contratto di servizio relativo ai servizi di trasporto ferroviario passeggeri, di interesse nazionale, sottoposti a regime di obbligo di servizio pubblico per gli anni 2009-2014;
occorre altresì riconoscere che presupposto per un'efficiente gestione del servizio universale è la certezza delle risorse pubbliche ad esso dedicate per un periodo sufficientemente lungo per garantire un'adeguata programmazione dei servizi e degli investimenti, così come sottolineato anche dalla Corte dei conti nella sua recente relazione sulla gestione finanziaria di Ferrovie dello Stato: «Vi è, anzitutto, esigenza di certezza e di rispetto degli impegni vicendevolmente assunti. Alla programmazione e quantificazione congiunta degli interventi e degli oneri di interesse pubblico riferiti ad un determinato arco temporale - che si riflettono sul contratto di servizio e sul contratto di programma e dei quali Stato e gruppo Fs devono valutare "a priori" la sostenibilità finanziaria - non può non seguire la erogazione puntuale ed integrale delle somme stabilite»;
corrisponde all'obiettivo di assicurare una programmazione affidabile degli investimenti e del miglioramento del livello dei servizi, sulla base della certezza di risorse finanziarie su un arco temporale sufficientemente lungo, la previsione contenuta nell'articolo 7, comma 3-ter, del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 34 del 2009, con la quale si stabilisce che, al fine di garantire l'efficace pianificazione del servizio, degli investimenti e del personale, i contratti di servizio relativi all'esercizio dei servizi di trasporto pubblico ferroviario comunque affidati hanno durata minima non inferiore a sei anni rinnovabili di altri sei;
Trenitalia ha avviato un consistente piano di investimenti, indirizzati al rinnovo e al miglioramento del materiale rotabile, con oltre due miliardi di investimento destinati all'acquisto di 840 nuovi locomotori, carrozze e convogli, e la ristrutturazione di oltre 2.500 carrozze; nonostante iniziative di questo tipo i margini di miglioramento della qualità, soprattutto per quanto concerne il servizio universale di media e lunga percorrenza, corrispondente a circa il 46 per cento dell'offerta della divisione passeggeri, risultino ancora ampi. Miglioramenti che dovranno riguardare i parametri di puntualità, il decoro del servizio e l'assistenza alla clientela;
il trasporto passeggeri, infatti, a fronte di un miglioramento dei servizi confermatisi con il recente rilancio e ammodernamento delle linee ad alta velocità, presenta ancora evidenti difficoltà nella gestione dei collegamenti regionali e di interscambio con le linee locali, provocando notevoli disagi a quelle fasce di cittadini più deboli che utilizzano il trasporto ferroviario come strumento essenziale per svolgere le proprie principali attività lavorative e sociali;
al riguardo si segnala, a titolo di esempio, che a decorrere dal 13 dicembre 2010, con l'entrata in vigore delle nuove «condizioni generali di trasporto delle persone», con un'attuazione unidirezionale dello spirito del regolamento (CE) 1371/07, sono stati notevolmente ridimensionati gli indennizzi per i ritardi, rispetto a quanto riconosciuto in precedenza;
dal punto di vista dell'infrastruttura e del materiale rotabile, sostenere gli investimenti in tale settore rappresenterebbe, inoltre, un volano per il rilancio di importanti settori produttivi in cui il nostro Paese può vantare presidi di eccellenza, con evidenti ricadute positive sui livelli occupazionali;
le nostre infrastrutture ferroviarie, se completate, potranno essere favorite dal trovarsi in diretto rapporto con i tre corridoi principali del traffico ferroviario europeo: corridoio 5 Lisbona-Kiev, corridoio 1 Berlino-Palermo e corridoio 8, che il Governo italiano fa partire da Napoli verso Bari e proseguire nei Paesi balcanici, Grecia compresa;

per rispondere ed inserirsi nel suddetto quadro europeo ed internazionale risulta improcrastinabile predisporre un piano di completamento delle infrastrutture ferroviarie italiane, contenute nel piano nazionale dei trasporti e facenti parte delle rete europea;
un'apposita riflessione deve essere dedicata all'obiettivo del superamento del divario infrastrutturale, anche per quanto concerne il trasporto ferroviario, tra le diverse aree del Paese a scapito delle regioni meridionali, sostenendo la realizzazione dei tratti compresi nei corridoi transeuropei di interesse nazionale, con particolare riguardo per la Napoli-Bari;
occorre inoltre considerare il nuovo scenario che si determinerà con la liberalizzazione del trasporto ferroviario di passeggeri. A partire dal 2011, con l'avvento della liberalizzazione del settore ferroviario, nuovi operatori privati si affacceranno sul mercato ferroviario, il che imporrà profonde modifiche alle strategie attuate finora da Ferrovie dello Stato S.p.A., poiché si passerà dal monopolio di un operatore pubblico alla presenza di più operatori in concorrenza tra loro;
il cambio di modello richiede una più flessibile gestione del sistema ferroviario, che si tradurrà in una divisione netta tra la realizzazione e la gestione delle infrastrutture e dell'armamento, e quella della mobilità, dalla quale ne conseguirà la necessità di un profondo riordino delle società del gruppo, per avere un servizio di trasporto ferroviario, regionale e metropolitano, dotato di mezzi e linee più moderne, anche nelle zone deboli del Paese, come il Sud;
d'altra parte, il grado di apertura del nostro mercato ferroviario, sia dal punto di vista normativo che da quello economico, non trova riscontro con le condizioni praticate negli altri principali Paesi europei. Ciò determina una diversa permeabilità dei mercati e il rischio che nel nostro si rafforzi e diventi strutturale, senza la possibilità di reciprocità, una situazione in cui gli unici operatori di logistica integrata siano saldamente in mani straniere. Anche le modalità di recepimento del quadro normativo europeo (direttive 2001/12/CE, 2001/13/CE e 2001/14/CE) hanno determinato una situazione di squilibrio a danno dell'operatore ferroviario nazionale, che non trova riscontro negli altri Paesi dell'Unione europea; rispetto alla situazione che si era determinata hanno avuto una funzione di riequilibrio il complesso di misure relative alla disciplina del trasporto ferroviario di passeggeri, inserite nella legge n. 99 del 2009, che definiscono i requisiti, con specifico riferimento ai titoli autorizzatori, impongono limitazioni allo svolgimento dei servizi passeggeri in ambito nazionale, e rivedono il decreto legislativo n. 422 del 1997, relativo all'attribuzione a regioni ed enti locali del servizio di trasporto locale, il decreto legislativo n. 188 del 2003, con cui sono state recepite le direttive comunitarie in materia di trasporto ferroviario, nonché le norme di attuazione del regolamento (CE) n. 1370/2007 sul trasporto pubblico di passeggeri, in modo da intervenire sulle condizioni e modalità di partecipazione alle gare e di affidamento dei servizi, sull'accesso all'infrastruttura ferroviaria e sui relativi canoni di utilizzo;
di fronte alla liberalizzazione del servizio di trasporto passeggeri, occorre pertanto proseguire nell'adeguamento normativo e strutturale al quadro dettato dalla disciplina comunitaria, tenendo conto del fatto che il nostro Paese risulta già attualmente in posizione assai avanzata nel recepimento dei principi di apertura del mercato e di concorrenza, nonché dell'esigenza di evitare che si determinino situazioni di svantaggio per l'operatore nazionale rispetto a quelle dei principali operatori di altri Paesi europei;
anche il settore del trasporto merci ferroviario ha visto nel corso degli ultimi due decenni un importante processo di innovazione normativa, che è sfociato, nel 2007, nella liberalizzazione di esercizio;
a fronte di tale evoluzione legislativa, nel periodo 2003-2007 si è registrato

un incremento dei volumi di trasporto, che sono passati da 10,43 a 13,19 miliardi di tonnellate per chilometro, soprattutto lungo la direttrice Nord-Sud e con un corrispondente incremento degli investimenti da parte degli operatori privati italiani e stranieri;
la nostra infrastruttura ferroviaria può beneficiare dell'opportunità di trovarsi in diretta e funzionale correlazione con i tre principali assi di traffico europei: l'asse ovest (Portogallo, Spagna, Inghilterra, Francia e Italia); l'asse nord-sud (penisola scandinava, Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Italia); l'asse est (Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Balcani, Grecia e Italia);
come sostenuto nel mese di novembre 2009 da Federmobilità, l'associazione di assessorati ai trasporti di regioni, province e comuni, in occasione della prima edizione della manifestazione MercinTreno, il rilancio e l'incentivazione del trasporto ferroviario delle merci costituisce uno dei presupposti per dare maggiore competitività al sistema economico nazionale, anche in vista della prossima ripresa economica. La situazione della mobilità, già oggi molto difficile, rischierà di diventare ingovernabile, in assenza di azioni più incisive, quando l'economia ricomincerà a marciare ai livelli precedenti alla crisi economica;
tuttavia, i più recenti dati indicano per l'Italia volumi trasportati su rotaia in calo, con solo il 9,9 per cento rispetto al totale annuo, contro il 17,7 per cento della media europea (Eurostat yearbook 2009), mentre la gomma arriva al 90,1 per cento, contro il 76,7 per cento dell'Europa;
è pertanto necessaria una forte azione di sostegno nei confronti del trasporto ferroviario di merci, attraverso il potenziamento delle infrastrutture intermodali, l'effettiva apertura del mercato, realizzata in modo da garantire condizioni di parità per tutti i soggetti in esso operanti, e una politica di riequilibrio dei contributi e delle agevolazioni rispetto al trasporto delle merci su gomma;
bisogna altresì valutare gli sviluppi della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia, insieme ad altri 12 Paesi dell'Unione europea, tra cui Francia e Germania, per non aver pienamente adeguato la normativa nazionale a quanto previsto dal primo pacchetto sulla liberalizzazione sui servizi ferroviari: al riguardo sarebbe opportuno tener conto dell'esigenza di individuare un soggetto regolatore del settore;
all'interno di un mercato liberalizzato, peculiare rilevanza assumono le esigenze di tutela della sicurezza, con riferimento sia al settore del trasporto passeggeri sia a quello del trasporto merci, pur tenendo conto che l'Italia si trova comunque ai vertici europei in relazione agli standard di sicurezza; al riguardo, occorre richiamare l'impegno del Governo ad assumere iniziative in sede comunitaria per una modifica delle modalità di effettuazione delle verifiche sui treni e sulle carrozze adibite al trasporto di merci pericolose, introducendo il criterio dei chilometri effettivamente percorsi in luogo di quello basato sulla periodicità temporale,

impegna il Governo:

a definire, d'intesa con le regioni e le amministrazioni locali e con il coinvolgimento dei principali attori del settore, una strategia di sostegno e sviluppo del sistema dei trasporti ferroviari di persone e di merci, prevedendo, in particolare:
a) per quanto riguarda il trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza:
1) ad assicurare una congrua stabilità del finanziamento del servizio universale, che consenta la programmabilità degli impegni relativi ai servizi e agli investimenti necessari;
2) a definire con chiarezza l'area di separazione tra i servizi remunerativi e non, valutando la possibilità di favorire l'individuazione di un corretto e trasparente meccanismo di compartecipazione al finanziamento del servizio universale da

parte delle imprese ferroviarie autorizzate a operare nei servizi a più elevata redditività, con un effetto positivo in termini di finanza pubblica;
b) per quanto concerne il trasporto ferroviario pendolare:
1) a individuare risorse adeguate, finalizzate all'acquisto di un consistente stock di treni di nuova concezione, operazione che consentirebbe, inoltre, un'opportunità di rilancio di un settore strategico della nostra industria;
2) a considerare il servizio pubblico di trasporto ferroviario nazionale e regionale, con particolare riferimento al trasporto dei pendolari, una priorità nell'ambito delle finalità alle quali riservare, compatibilmente con la garanzia degli equilibri finanziari, risorse aggiuntive, e proseguendo una politica di razionalizzazione e trasparenza dei costi che non si traduca in una riduzione quantitativa e qualitativa dei servizi resi;
c) per quanto concerne gli investimenti infrastrutturali:
1) a promuovere la realizzazione delle opere relative all'ampliamento dell'infrastruttura ferroviaria, con particolare riferimento ai collegamenti compresi all'interno dei grandi assi transeuropei e alle linee che assumono una particolare rilevanza per ampie aree del territorio nazionale;
2) a sviluppare politiche di sostegno all'incremento dell'infrastrutturazione di rete nell'intero territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia, finalizzate al miglioramento della rete ferroviaria e dell'intermodalità di scambio e all'offerta di un servizio maggiormente qualitativo rispetto agli standard attuali;
d) per quanto concerne la liberalizzazione del mercato, ad assumere le opportune iniziative per evitare che nell'attuazione del processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario di passeggeri si determinino per l'operatore nazionale condizioni ingiustificate di svantaggio rispetto ai principali operatori degli altri Paesi europei e, in particolare:
1) ad adottare ogni iniziativa utile, sia a livello di Unione europea che a livello bilaterale, affinché anche negli altri Paesi dell'Unione europea vengano consentite condizioni di reciprocità operativa per le nostre imprese di trasporto ferroviario;
2) a promuovere la definizione di un quadro normativo, che, per quanto concerne la disciplina di accesso alla rete sia allineato in modo rigoroso alla normativa dell'Unione europea;
e) per quanto concerne in modo specifico il settore del trasporto ferroviario di merci, a favorirne la ripresa e lo sviluppo attraverso il potenziamento delle infrastrutture intermodali, l'effettiva apertura del mercato, realizzata in modo da garantire condizioni di parità per tutti i soggetti in esso operanti, e una politica di riequilibrio dei contributi e delle agevolazioni rispetto al trasporto delle merci su gomma; in particolare:
1) ad adottare, in linea con gli indirizzi comunitari e con le migliori pratiche degli altri Paesi dell'Unione europea, di una graduale revisione del sistema fiscale e di pedaggi, al fine di favorire le modalità di trasporto con minori costi esterni, così orientando la domanda di trasporto ferroviario di merci da parte delle imprese presenti sul territorio nazionale;
2) a stabilire un quadro nazionale di riferimento, attraverso una sollecita definizione del piano nazionale della logistica, per una razionale e coordinata politica di sostegno dell'intermodalità, volta a favorire le soluzioni coerenti con il sistema europeo di connessioni intermodali;
3) a individuare un programma di selezione e valorizzazione di un'efficiente rete nazionale di interporti, su cui concentrare gli sforzi finanziari dello Stato

e delle regioni, funzionale ai flussi di traffico e alle reali potenzialità dei territori;
f) ad adottare indirizzi affinché Trenitalia delinei la sua strategia aziendale in coerenza con gli strumenti negoziali sottoscritti, ma anche con riferimento all'interesse nazionale del riequilibrio tra le diverse modalità di trasporto.
(1-00414)
«Franceschini, Valducci, Monai, Misiti, Montagnoli, Vietti, Iannaccone, Cesario, Baldelli, Barbareschi, Bergamini, Biasotti, Boffa, Bonavitacola, Borghesi, Brugger, Cardinale, Enzo Carra, Cesaro, Ciccanti, Colucci, Compagnon, Desiderati, Di Stanislao, Donadi, Evangelisti, Fiano, Antonino Foti, Galletti, Gentiloni Silveri, Ginefra, Grimaldi, Iapicca, Laganà Fortugno, Landolfi, Laratta, Libè, Lo Monte, Lovelli, Pierdomenico Martino, Melandri, Mereu, Giorgio Merlo, Meta, Milo, Naro, Nizzi, Occhiuto, Piso, Proietti Cosimi, Quartiani, Rampi, Rao, Simeoni, Taglialatela, Tassone, Terranova, Testoni, Toto, Tullo, Velo, Verdini, Volontè».

La Camera,
premesso che:
emerge dalle notizie di stampa di questi giorni una vicenda che riguarda l'esistenza di un gruppo di persone, tra le quali alcuni pregiudicati, che in modo sistematico sembra che costruiscano o cerchino di costruire relazioni e contatti allo scopo dichiarato di orientare decisioni di organi costituzionali e politici;
questo gruppo trova udienza in esponenti del governo tra i quali il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Nicola Cosentino, che risulta indagato per violazione della legge 25 gennaio 1982, n. 17, in materia di associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata Loggia P2, cosiddetta legge Anselmi;
nei confronti dell'onorevole Cosentino era stata avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, la richiesta di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere (doc. IV, n. 5): la violazione di legge per la quale il titolo cautelare era stato emesso è quella prevista e punita dagli articoli 110-416-bis del codice penale (concorso esterno in associazione di stampo camorristico); la richiesta di autorizzazione per l'esecuzione della custodia cautelare, misura confermata dalla Corte di Cassazione, è stata respinta dalla Camera dei deputati nella seduta del 10 dicembre 2009;
come affermato nella mozione 1-00283, respinta dalla Camera lo stesso 10 dicembre 2009, già esistevano le ragioni politiche per rendere inaccettabile la posizione di Cosentino nel Governo, ma ancor di più la vicenda che viene alla luce in questi giorni aggiunge l'eventualità che quella posizione e il conseguente peso politico siano stati utilizzati per influenzare le sue vicende processuali e gli equilibri nella politica della regione Campania;
è compito della magistratura accertare l'eventuale responsabilità penale dell'onorevole Cosentino, ma in queste ore stanno emergendo in modo inequivocabile le ragioni politiche per le quali è opportuno che il Sottosegretario, rivestendo un ruolo di responsabilità nel Governo, faccia un passo indietro per restituire credibilità alle istituzioni e per agevolare quanto più possibile le attività di indagine,

impegna il Governo

ad invitare l'onorevole Nicola Cosentino a rassegnare le dimissioni da Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.
(1-00415) «Franceschini, Casini, Donadi».

La Camera,

premesso che:
emerge dalle notizie di stampa di questi giorni una vicenda che riguarda l'esistenza di un gruppo di persone, tra le quali alcuni pregiudicati, che in modo sistematico sembra che costruiscano o cerchino di costruire relazioni e contatti allo scopo dichiarato di orientare decisioni di organi costituzionali e politici;
questo gruppo trova udienza in esponenti del Governo, tra i quali il Sottosegretario alla giustizia, senatore Giacomo Caliendo;
il Sottosegretario Caliendo ha confermato in questi giorni la sua presenza a convivi con tale gruppo di persone, ma ha negato che, in sua presenza, si sia parlato di come condizionare organi dello Stato;
al di là della responsabilità penale, non può non essere politicamente censurabile la partecipazione del Sottosegretario Caliendo, che al momento non risulta indagato, a riunioni, in compagnia del capo degli ispettori ministeriali dottor Miller, con un bancarottiere pregiudicato sospettato di essere implicato in alcune delle vicende più torbide del dopoguerra,

impegna il Governo

ad invitare il Sottosegretario Giacomo Caliendo a rassegnare le dimissioni da Sottosegretario di Stato alla giustizia.
(1-00416) «Franceschini, Donadi, Amici».

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che,
a maggio 2008 107 Nazioni hanno firmato a Dublino la convenzione internazionale per la messa al bando delle bombe a grappolo, i micidiali ordigni che contengono al loro interno centinaia di bombe più piccole che si sparpagliano sul territorio creando molti più danni a cose e persone;
il trattato, è stato ufficialmente firmato a Oslo a dicembre dello stesso anno e impegna i firmatari a non usare in alcuna circostanza le cosiddette cluster bombs, né a produrre, acquistare, conservare o trasferire a chiunque, direttamente o indirettamente, questo tipo di armi;
l'accordo impegna altresì i Paesi firmatari all'assistenza delle vittime e alla bonifica delle aree interessate e a prevedere anche la distruzione degli arsenali nel giro di otto anni, ma lascerebbe la possibilità di impiego di bombe a grappolo più piccole di nuova generazione in grado di colpire gli obiettivi con maggiore precisione e provviste di un sistema di autodistruzione;
i Paesi aderenti al trattato possono continuare a cooperare nel settore della difesa con i Paesi non firmatari;
con le due ratifiche del trattato da parte di Burkina Faso e Moldavia la Convenzione ONU (Convention on cluster munitions - CCM) ha raggiunto il quorum di 30 Stati ratificanti necessario per la sua entrata in vigore che avverrà il prossimo 1o agosto 2010;
il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha definito questo traguardo come «un passo fondamentale nell'agenda del disarmo mondiale» e che «la ratifica dimostra la repulsione nei confronti di queste armi, inaffidabili e inaccurate»;
sebbene l'Italia abbia firmato il trattato a Oslo nel dicembre 2008 non è tra i primi 30 Paesi che lo hanno ratificato. Attualmente risultano 37 i paesi ratificanti;
inoltre da un documento di Human right watch, l'Italia risulta tra i Paesi che hanno prodotto munizioni cluster e possono averne stoccate un ampia quantità;
non vi è alcun dato sulla quantità e la tipologia di munizioni cluster in nostro possesso;

nel 2006 un rapporto dell'associazione Handicap international evidenzia che sarebbero circa 100 milioni le bombe a grappolo rimaste inesplose nel mondo delle oltre 440 milioni dal 1965. Da allora oltre 100 mila persone sono, nella quasi totalità civili, sono state uccise o mutilate dagli ordigni a grappolo e più di un quarto sono bambini che scambiano le bombe per giocattoli o lattine;
oltre ai soliti ritardi burocratici sul rallentamento risulta pesare una richiesta fatta già nel 2007 dal Ministero della difesa che chiedeva 160 milioni di euro per l'acquisizione di munizionamenti alternativi;
nello specifico, oltre all'esiguo e sopportabile impegno di spesa per la distruzione dello stock stimato in circa 8 milioni di euro da distribuire su un massimo di 8 anni, ne chiedeva 160 milioni per «l'acquisto di nuove armi per la realizzazione dei programmi di acquisizione di munizionamento alternativa di nuova generazione e per il mantenimento da parte delle Forze Armate delle capacità operative attualmente garantite dalle sub-munizioni cluster delle munizioni a grappolo»;
dal 7 al 9 giugno 2010 si è tenuta a Santiago del Cile la Conferenza internazionale dedicata alla Convenzione sulle munizioni a grappolo a cui hanno partecipato più di 98 Paesi e 120 organizzazioni della società civile provenienti da tutto il mondo;
in Cile, durante la Conferenza internazionale, è emerso che nessun Paese tra quelli che hanno già ratificato ha ricevuto richieste simili dai propri Ministeri della difesa in nessuna sede e in nessun caso;
la Conferenza è stata il più grande incontro internazionale sulla Convenzione dopo quella dell'apertura alla firma di Oslo. L'Italia ha tenuto secondo il sottoscrittore del presente atto di indirizzo un basso profilo in Cile, caratterizzato da scarsissima partecipazione e nessun intervento delle nostre delegazioni di rappresentanza;
va tenuto conto, inoltre, che il 16 gennaio 2007 è stata approvata la risoluzione 8-00027 che ha impegnato il Governo su tutti i fronti a vietare senza ambiguità la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento e l'uso delle munizioni a grappolo;
il 3 dicembre 2008 la Commissione difesa della Camera dei deputati ha dato parere favorevole al programma pluriennale di A/R n. SMD 03/08, relativo all'acquisizione di small diameter bomb (armamento di caduta leggero) e alla relativa integrazione sul velivolo Tornado (atto n. 43). Nel parere approvato è riportato: «[...] le small diameter bomb, come evidenziato sempre nella relazione illustrativa, sono destinate a sostituire definitivamente armamenti di tipo cluster di cui l'Italia ha deciso di disfarsi e, non solo saranno integrate sul velivolo Tornado, ma in futuro rappresenteranno l'armamento principale del velivolo Joint stright fighter (JSF) e verranno integrate sul velivolo Eurofighter. [...]»;
l'8 luglio scorso la Commissione europea ha approvato la risoluzione sull'entrata in vigore della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM) e il ruolo dell'Unione europea nella quale, tra l'altro, al punto 2, «esorta tutti gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi candidati a firmare e ratificare con urgenza la CCM, prima del 1o agosto 2010, inclusi gli Stati non firmatari (Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Polonia, Romania, Slovacchia e Turchia) e quelli che pur avendo firmato, non hanno ancora proceduto alla ratifica (Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Ungheria, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia)»; al punto 6 «esorta gli Stati membri che ancora non sono parti contraenti ad adottare provvedimenti temporanei in attesa dell'adesione, ad esempio una moratoria sull'uso, la produzione e il trasferimento di munizioni a grappolo e l'avvio della distruzione delle scorte di tali

munizioni, in qualità di misura urgente»; al punto 9 «esorta gli Stati membri dell'Unione europea che hanno firmato la Convenzione ad adottare gli atti normativi necessari per attuarla a livello nazionale»; al punto 14 «sollecita gli Stati membri dell'Unione europea a garantire la trasparenza in relazione alle misure adottate sulla base della presente risoluzione e a riferire pubblicamente sulle attività svolte»;
dall'8 al 12 novembre 2010 a Vientiane, nel Laos, ovvero il Paese più contaminato al mondo dalle munizioni a grappolo, si svolgerà la prima riunione delle parti contraenti (1MSP) a cui l'Italia, se non avrà ratificato il trattato, non potrà partecipare;
sebbene dal 1997 l'Italia abbia messo al bando le mine continua ad essere uno dei 57 paesi al mondo ad avere cluster bomb nei propri arsenali e tra i 32 Paesi produttori. Da una recente inchiesta è emerso che la Simmel Difesa, che a fine 2004 ha oscurato il proprio catalogo on line che riportava diversi modelli di queste armi, continua a esportare componenti di munizioni cluster. In particolare, è emersa l'esportazione di una tipologia di missili che le contengono, grazie all'esame delle relazioni annuali del Governo stilate in base alla legge 185 del 1990 sul commercio di armamenti,

impegna il Governo:

a prendere in considerazione la risoluzione approvata dalla Commissione europea subentrata in vigore della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM) e il ruolo dell'Unione europea e ad assumere le necessarie iniziative per la ratifica;
a fornire maggiori informazioni su produzione e stock delle munizioni cluster e a valutare l'opportunità di una moratoria nazionale sine die su uso, produzione e commercio di queste armi in relazione ai loro devastanti effetti sulle popolazioni colpite e l'avvio della distruzione delle scorte di tali munizioni, in qualità di misura urgente;
a dare spiegazioni relativamente al programma pluriennale di A/R n. SMD 03/08, relativo all'acquisizione di small diameter bomb (armamento di caduta leggero) e alla relativa integrazione sul velivolo Tornado (atto n. 43), a cui la Commissione ha dato parere favorevole in relazione alla messa al bando delle munizioni cluster;
a chiarire la posizione del Governo italiano relativamente alla sopracitata richiesta da parte del Ministero della difesa, pendente dal 2007, relativa ai 160 milioni per l'acquisto di nuove armi in cambio della messa al bando delle munizioni cluster.
(7-00372)«Di Stanislao».

La VI Commissione,
premesso che:
i commi da 325 a 340 dell'articolo 1 della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) delineano un articolato sistema agevolativo di carattere tributario a sostegno del settore cinematografico ed audiovisivo, fondato sul riconoscimento di un credito d'imposta (tax credit) in favore delle imprese non appartenenti al settore che effettuino apporti in denaro per la produzione di opere cinematografiche di nazionalità italiana; di crediti d'imposta in favore delle imprese di produzione, delle imprese di distribuzione e delle imprese di esercizio cinematografico per le spese sostenute per la produzione e distribuzione di opere cinematografiche italiane e per le spese di acquisizione di apparecchiature destinate alla proiezione digitale; di un credito d'imposta in favore delle imprese di produzione nazionali per i costi di produzione di opere filmiche realizzate su commissione di produzioni estere, nonché sulla detassazione (tax shelter) degli utili che imprese di produzione e distribuzione,

ovvero imprese operanti un settori diversi, reinvestano nella produzione o distribuzione di film italiani;
tali agevolazioni si applicano tuttavia, al massimo, fino al periodo d'imposta 2010, ed il loro venir meno rischia di privare il settore di uno strumento che ha riscosso notevole successo presso gli operatori del settore, tenuto conto che, nel solo 2010, circa 80 società hanno presentato domanda per fruire dei predetti benefici;
i principali esponenti del settore hanno pertanto recentemente rivolto un appello al Parlamento ed al Governo affinché si provveda alla proroga di tali strumenti fiscali di sostegno, evidenziando i positivi effetti che l'applicazione di tale meccanismo ha finora dispiegato sul comparto;
la progressiva riduzione dei fondi pubblici per il finanziamento diretto delle opere cinematografiche, che appare motivato, oltre che da necessità di riduzione della spesa pubblica, anche dall'esigenza di superare un sistema di incentivazione che non sempre ha premiato, in passato, la qualità e l'effettiva fruibilità delle opere finanziate, deve accompagnarsi alla complessiva revisione della strategia di incentivazione del comparto, che dovrà sempre più basarsi su un maggiore coinvolgimento degli investimenti privati nel finanziamento delle produzioni cinematografiche ed audiovisive;
in tale contesto non c'è dubbio che gli istituti, appena descritti, del tax credit e del tax shelter costituiscano elementi fondamentali di una politica moderna ed efficace di sostegno al sistema della produzione cinematografica, ed abbiano cominciato ora ad esplicare i loro positivi effetti, dopo una prima fase nella quale è stato necessario precisarne le modalità attuative;
appare dunque importante disporre quanto prima la proroga di tale importante strumento di sostegno ad un settore, quello cinematografico, che costituisce uno degli elementi di eccellenza dell'economia italiana, anche in considerazione del fatto che le imprese, per poter programmare i propri investimenti in questo campo, devono poter conoscere con anticipo il quadro giuridico e fiscale nel quale si trovano ad operare,

impegna il Governo

ad adottare iniziative di carattere normativo volte a prevedere la proroga delle agevolazioni tributarie in favore degli investimenti nel settore cinematografico costituiti dai crediti d'imposta e dalla detassazione degli utili reinvestiti di cui all'articolo 1, commi da 325 a 340, della legge n. 244 del 2007, anche al fine di valutare appieno l'efficacia di tali misure.
(7-00370) «Ventucci, Angelucci, Berardi, Bernardo, Gianfranco Conte, Del Tenno, Dima, Vincenzo Antonio Fontana, Germanà, Jannone, Laboccetta, Leo, Milanese, Misuraca, Pagano, Antonio Pepe, Pugliese, Savino, Soglia, Fluvi, Comaroli, Barbato, Occhiuto».

La VII Commissione,
premesso che:
a Timau, paese della Carnia, ultimo prima del confine austriaco, c'è un singolare monumento, inaugurato nel 1992 e intitolato a Maria Plozner Mentil e alle portatrici carniche, significativo riconoscimento voluto dalle popolazioni e dalle associazioni combattentistiche a ricordo della loro eccezionale impresa. La sua realizzazione, ad opera del professor Antonio Tinaglia di Udine, vincitore di un concorso pubblicato dal comune di Paluzza, è stata promossa per mantenere vivo il patrimonio storico-morale legato alla vicenda di queste donne;
la straordinaria pagina di storia delle Portatrici carniche, scritta tra l'agosto del 1915 e l'ottobre del 1917, è unica nella storia dei conflitti armati;
la Zona Carnia, ove erano dislocati 31 battaglioni, aveva un'importanza strategica nel quadro generale del fronte, in quanto rappresentava l'anello di congiunzione tra le armate schierate in Cadore sulla sinistra, e quelle delle prealpi Giulie e Carso sulla destra. Costituiva quindi

un'importante difesa delle maggiori direttrici di movimento del nemico: quelle del Passo di Monte Croce Carnico e del Fella;
le Portatrici di Paluzza operarono nel Sottosettore Alto But, ed anche nel Sottosettore Val Chiarsò, fino a ridosso della linea del fronte che si estendeva dal Monte Coglians (metri 2780), Cresta Collinetta (metri 2188), Passo di Monte Croce Carnico (metri 1360), Pal Piccolo (metri 1866), Freikofel (metri 1757), Pal Grande (metri 1809), Pizzo di Timau (metri 2117). Questa linea difensiva era servita dai battaglioni alpini locali di Tolmezzo e Val Tagliamento;
la forza media presente nella zona si aggirava intorno ai 10-12 mila uomini;
i soldati, per vivere e combattere nelle migliori condizioni di efficienza materiale e morale, avevano bisogno giornalmente di vettovaglie, munizioni, medicinali e materiali per rinforzare le postazioni, e di attrezzi vari;
i magazzini e i depositi militari, dislocati nel fondovalle, non avevano collegamenti con la linea del fronte, non essendovi rotabili che consentissero il transito di automezzi o di carri a traino animale e poiché la guerra si faceva sulle montagne, i rifornimenti ai reparti schierati dovevano essere portati a spalla;
la situazione venutasi a creare con i feroci combattimenti non permetteva che venissero sottratti soldati dalle linee per adibirli a questo servizio. Quindi il Comando logistico della zona e quello del genio dovettero rivolgersi alla popolazione;
ma gli uomini validi erano tutti alle armi, nelle case solo donne, anziani e bambini. Le donne di Paluzza avvertirono la gravità della situazione e aderirono subito all'invito drammatico di mettersi a disposizione dei comandi militari per trasportare a spalla quanto occorreva agli uomini della prima linea;
furono dotate di un apposito bracciale rosso con stampato il numero del reparto da cui dipendevano. Il carico dei rifornimenti da portare alle prime linee si aggirava sui 30-40 chilogrammi e anche più. La loro età variava da quindici a sessant'anni, e, nelle emergenze, venivano affiancate anche da vecchi e bambini. Se necessario, venivano chiamate ad ogni ora del giorno e della notte. Ricevettero il compenso di una lira e cinquanta centesimi a viaggio;
queste donne avevano ereditato dal loro passato la fatica. Abituate da secoli per l'estrema povertà di queste zone a indossare la «gerla» di casa, divenuta il simbolo della donna carnica, ora la mettevano sulle spalle al servizio del Paese in guerra. Fino ad allora, l'avevano caricata di granturco, fieno, legna, patate e di tutto ciò che poteva servire alla casa e alla stalla. Ora invece la gerla era carica di granate, cartucce, viveri e altro materiale;
venne costituito un vero e proprio corpo di ausiliarie formato da donne più o meno giovani, della forza pari a quella di un battaglione di circa 1000 soldati;
con disciplina militare (pur non essendo state militarizzate), partivano a gruppi di 15, 20 senza guide, imponendosi una tabella di marcia. Percorso il fondovalle con la gerla carica, «attaccavano» la montagna dirigendosi a raggiera verso la linea del fronte. I dislivelli da superare andavano da 600 a i 200 metri, quindi sostenevano due o quattro ore di marcia in ripida salita;
arrivavano a destinazione col cuore in gola, stremate dalla fatica disumana che diventava ancor più pesante d'inverno, quando affondavano nella neve fino alle ginocchia. Scaricavano il materiale per poi tornare a casa, dove c'erano ad aspettarle i bambini, i vecchi, la cura della casa e della stalla;
all'alba del giorno dopo si ricominciava con un nuovo «viaggio»;
qualche volta, al ritorno, veniva chiesto alle portatrici di trasportare a valle, in barella, i militari feriti o quelli caduti in combattimento;

i feriti erano poi avviati agli ospedali da campo, i morti venivano seppelliti nel cimitero di guerra di Timau, dopo che le stesse Portatrici avevano scavato la fossa;
tre di loro furono ferite, Maria Muser Olivotto, Maria Silverio Matiz di Timau e Rosalia Primus di Cleulis, mentre Maria Plozner Mentil fu invece colpita a morte;
«Anima» e guida trascinatrice delle Portatrici, Maria Plozner viene ricordata come una donna eccezionale, benvoluta per la bontà d'animo e lo spirito d'altruismo. Sempre in prima fila in ogni circostanza. Durante i bombardamenti delle artiglierie austriache e quando fischiavano le pallottole, infondeva coraggio alle compagne impaurite e smarrite;
era mamma di quattro figli in tenera età, e sposa di un combattente sul fronte del Carso. Il 15 febbraio venne colpita a morte da un cecchino austriaco, appostato a circa 300 metri, a Malpasso di Pramosio, sopra Timau, mentre assieme alla sua inseparabile amica Rosalia di Cleulis si concedeva un piccolo riposo dopo aver scaricato dalla gerla un pesante carico di munizioni;
aveva solo 32 anni e spirò la stessa notte nell'ospedale da campo di Paluzza, assistita da uno zio;
ebbe un funerale con gli onori militari, alla presenza di tutte le portatrici, e fu seppellita a Paluzza. Il 3 giugno del 1934 la sua salma fu traslata solennemente al cimitero di guerra di Timau, da dove nel 1937 venne definitivamente trasferita al locale Tempio Ossario, vicino ai resti di 1763 caduti sul fronte sovrastante;
nel 1997, il Presidente della Repubblica italiana le conferiva «motu proprio» la medaglia d'oro al valor militare alla memoria, quale eroina e quale ideale rappresentante di tutte le Portatrici;
con legge dello Stato del 1969 veniva conferita l'onorificenza del «Cavalierato di Vittorio Veneto» a tutte le Portatrici, senza distinzione delle zone in cui avevano prestato servizio durante il conflitto;
l'eroismo delle Portatrici Carniche è stato «raccontato» nell'ambito di un Convegno sulla Grande Guerra ospitato dalla Camera dei deputati nell'ottobre del 2008, suscitando una grande commozione in tutti i presenti, primo tra tutti il nostro attuale Presidente della Repubblica;
si ritiene che il monumento alle Portatrici Carniche sia rappresentativo di grande valore e significato per tutto il nostro Paese e meritevole quindi di essere riconosciuto «Monumento nazionale»,

impegna il Governo:

a dichiarare il Monumento alle Portatrici Carniche sito a Timau, comune di Paluzza, Provincia di Udine, monumento nazionale ai sensi di quanto disposto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, come da ultimo modificato con decreto legislativo n. 62 del 2008, recante il «Codice dei beni culturali e del paesaggio».
(7-00369)
«Di Centa, Contento, Gottardo, Compagnon, Fedriga, Follegot, Maran, Zazzera, Strizzolo, Capitanio Santolini».

La XII Commissione,
premesso che:
recenti dati statistici riferiscono che le persone con disabilità in Italia sono 2 milioni e 600, pari al 4,8 per cento della popolazione, ai quali bisogna aggiungere i soggetti ricoverati in Istituto e tutti quei casi, in prevalenza bambini, che sfuggono ai servizi pubblici;
le donne con disabilità che vivono in famiglia sono 1 milione e 727 mila e di queste, quelle in età fertile, sono 130 mila, mentre quelle che vivono in istituto sono 140 mila e di queste circa 14 mila sono in età fertile. Moltissime di queste donne riscontrano gravi difficoltà di comunicazione

che rende loro problematico l'accesso e l'ascolto in caso di controlli e visite di tipo ginecologico;
le donne con disabilità soffrono degli stessi problemi ginecologici di cui è afflitto tutto l'universo femminile e, per alcune di loro con malattie rare, è necessario uno screening costante per incidenza di patologie tumorali;
sono pochissime le strutture pubbliche che sono in grado di garantire prestazioni ginecologiche a donne affette da disabilità, perché munite di attrezzature e arredi adeguati, come ad esempio sollevatori e lettini regolabili, o semplicemente perché dotate di personale specializzato dedicato, formato e disponibile professionalmente e umanamente a rapportarsi con persone che esulano dal rapporto abituale medico-paziente. Una di queste è l'ospedale S. Anna di Torino, dove da 3 anni è attivo un ambulatorio ginecologico per la cura delle pazienti affette da disabilità, fisica o psichica, di vario grado;
a giudizio delle pazienti e dei loro familiari la possibilità di poter effettuare sullo stesso lettino, senza ulteriori spostamenti, la visita ginecologica, gli screening di prevenzione oncologica, l'ecografia ostetrica, ma anche ricevere assistenza durante il delicato periodo della gravidanza o, semplicemente, parlare dei propri problemi femminili è un enorme beneficio, sia in termini di accesso alle cure che di risparmio di tempo,

impegna il Governo:

a promuovere linee guida, in collaborazione con le regioni, affinché nell'ambito dei piani sanitari regionali e della normale attività ambulatoriale ospedaliera, sia predisposto in ogni asl del territorio nazionale un ambulatorio ginecologico, privo di barriere architettoniche, preposto all'accoglienza e alla cura delle pazienti affette da disabilità;
ad assumere iniziative volte a favorire una formulazione idonea del personale medico e paramedico, preparandolo anche per l'accoglienza personalizzata e l'ascolto delle pazienti affette da disabilità;
ad adottare iniziative affinché sia garantita una tempistica per le prestazioni sanitarie rivolte alle donne con disabilità diversa da quella standard, in funzione della necessità della paziente e all'interno di un percorso assistenziale continuo.
(7-00368)
«Livia Turco, Mattesini, Sereni, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Lenzi, Miotto, Murer, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini».

La XII Commissione,
premesso che:
l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) recentemente ha fissato i nuovi criteri che permettono di classificare l'obesità in base al BMI (body mass index o indice di massa corporea, ottenibile dal rapporto peso/altezza al quadrato ovvero kg/m al quadrato): come limite superiore di normalità è stato fissato un valore di BMI di 24,9, mentre sono state definite obesità di I, II e III grado quei valori di BMI compresi rispettivamente tra i 30 e 34,9 e fra i 35 e 39,9;
la sentenza della Corte di cassazione n. 16251 del 19 agosto 2004, della sezione lavoro, ha definito anzitutto l'obesità una malattia invalidante e inoltre ha stabilito che non sono più vincolanti le tabelle - fissate da un decreto ministeriale del 1992 - usate per misurare il punteggio di invalidità, che attribuiscono una percentuale di handicap agli obesi che in nessun caso supera il 40 per cento (per avere l'assegno di invalidità serve il 74 per cento). Ad avviso dei magistrati della suprema corte, invece, specie nelle forme gravi di accumulo adiposo, occorre valutare questa disfunzione in «maniera svincolata dai limiti tabellari» e dare punti più

elevati, superiori al 40 per cento, a chi ha un rapporto molto squilibrato tra altezza e peso corporeo;
quasi un italiano su dieci è obeso e i più a rischio sono gli uomini, rispetto alle donne. È quanto emerge dall'indagine Istat multiscopo sulle famiglie. I dati relativi al 2002 evidenziano che il 9 per cento della popolazione italiana è obeso, all'opposto appena il 3,9 per cento della popolazione adulta risulta sottopeso. Più si invecchia e più si tende ad ingrassare. Nella fascia di età da 18 a 24 anni la percentuale di obesi è del 2 per cento, in quella da 45 a 54 anni sale al 12,4 per cento per raggiungere il massimo in quella da 55 a 64 anni che è del 14,4 per cento;
in Italia ci sono circa sei milioni di persone con obesità di vario grado, di cui circa un milione affette da forme gravi, ovvero quando si supera del 60 per cento l'indice di massa corporea normale. Ancor più allarmante è il dato della crescita costante in età pediatrica non solo del fenomeno obesità in sé, ma anche delle forme gravi o morbigene (cosiddetta «superobesità»). In particolare l'obesità viscerale che rappresenta anche in età pediatrica un fattore di rischio per la sindrome metabolica se associato a dislipidemia, ipertensione, iperglicemia, iperinsulinemia. La sindrome metabolica predispone a complicanze cardiovascolari precoci. Questi dati dimostrano che tale condizione è pari percentualmente a quella di Paesi con eguale livello di benessere, quali ad esempio gli USA;
il Ministero della salute ha pubblicato i risultati della ricerca «Okkio alla salute», effettuata in un ampio numero di scuole per monitorare lo stato del benessere infantile;
tra i dati più preoccupanti vi è quello relativo alla crescita dei tassi di sovrappeso ed obesità infantile, secondo la ricerca dovuta a cattive abitudini alimentari e alla mancanza di adeguato esercizio fisico, che colpisce soprattutto nelle regioni meridionali e che minaccia seriamente il sano sviluppo delle giovani generazioni,

impegna il Governo

a promuovere, di intesa con le società scientifiche del settore, specifici programmi atti a migliorare le conoscenze di base e cliniche sull'obesità, al fine di trovare soluzioni idonee preventive, di diagnosi precoce, di terapia e di riabilitazione per una corretta alimentazione e l'igiene dei prodotti alimentari a tutela dei consumatori.
(7-00371)
«Farina Coscioni, Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in un anno la scuola italiana ha perso 40 mila cattedre di tutte le discipline, tranne l'IRC (insegnamento della religione cattolica) vede un incremento di 395 posti;
i docenti oggi sono chiamati ad avere di fronte alla cattedra un numero crescente di alunni (in certi casi ben oltre 30), mentre per quello di IRC ne basta anche solo uno;
vengono accorpate classi di concorso, sezioni, plessi nonché di alunni di più sezioni per gli insegnamenti curricolari, mentre l'IRC deve essere impartito classe per classe, fossero anche tre-quattro alunni «avvalentisi» di tale insegnamento «facoltativo». Ma i paradossi di questa situazione non finiscono qui;

la cattedra di IRC è subordinata al benestare del vescovo, se un insegnante di IRC a tempo indeterminato si vedesse revocato il benestare o decidesse di non insegnare più religione cattolica ritorna nell'organico della scuola pubblica e l'autorità scolastica competente deve trovargli un posto per l'insegnamento di una disciplina in conformità al titolo di abilitazione che possiede. Mentre ci sono decine di migliaia di precari che, magari già in possesso di una abilitazione, non sono mai riusciti ad avere un posto fisso e in questo modo difficilmente riusciranno ad averlo -:
quanti siano i docenti di IRC a tempo indeterminato che non insegnano più religione;
quale sia il trend di alunni che chiedono di avvalersi dell'IRC in relazione alle scuole materne, primarie e secondarie;
quanto costi ogni anno l'IRC compresi i corsi di aggiornamento professionale;
in cosa consista un corso di aggiornamento professionale in religione cattolica.
(4-08015)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta Terra di martedì 13 luglio 2010, il Lido d Venezia rischia di diventare l'ennesimo paradiso della speculazione edilizia sottocosto;
il punto attorno al quale ruota la denuncia del quotidiano ecologista è il commissariamento dei lavori per la costruzione del nuovo palazzo del cinema, ennesima grande opera;
dovendo il palazzone essere inaugurato nel giugno 2011 in occasione del 150o anniversario dell'Unità d'Italia, il Governo ha imposto un commissario governativo della Protezione civile, Vincenzo Spaziante, con l'obiettivo di velocizzare le pratiche, snellire le pratiche burocratiche e così via;
al commissario sono stati attribuiti però pieni poteri nel sovrintendere al rilancio di tutta l'isola ed in seguito gli è stato dato mandato di rilanciare il parco della vicina isola della Certosa. Il commissario ha quindi il potere, su mandato del Governo centrale, di decidere in materia di edificazione, senza dover rispettare piano regolatore, normative urbanistiche ed edilizie, pareri e visti della commissione di salvaguardia;
il commissariamento dell'isola avviene in concomitanza con l'acquisizione di vari immobili e aree da parte di una grande finanziaria, la Est Capital, che subito compra i due più grandi alberghi storici del Lido, l'Excelsior e il Des Bains. Su quest'ultimo sono già in corso i lavori per trasformarlo in residence di lusso. Quindi la Est Capital acquisisce l'area dell'ex ospedale al mare e il forte di Malomocco: aree verdi che diventano improvvisamente edificabili, senza alcun obbligo di rispettare parchi, costruzioni storiche e di pregio architettonico, luoghi di interesse artistico e ambientale;
i progetti prevedono edifici di venti metri di devastante impatto. Per non parlare dei «villini di lusso», all'interno del forte di Malomocco, che offendono la sua dignità storica;
tutta l'operazione sarebbe stata decisa tenendo all'oscuro gli abitanti del Lido;
nell'articolo si legge che riguardo al palazzo del cinema, Vincenzo Spaziante ha già dichiarato che, per varie e ineludibili contingenze, sarà impossibile rispettare i tempi previsti. Infatti, al cantiere del nuovo palazzone non lavora più nessuno da mesi. Nel frattempo, il commissario ha raso al suolo una indimenticabile pineta che era là dal tempo dei dogi, ha devastato un giardino storico tutelato dal Palav, ha distrutto la storica scalinata del Casinò e

cementato diverse aree verdi, come quelle che sorgevano in via Selva e nella «curva della morte» a Malomocco -:
quali siano le varie e ineludibili contingenze per cui sarà impossibile rispettare i tempi previsti di consegna del nuovo palazzo del cinema che avevano indotto il Governo a nominare un commissario governativo ad hoc;
se sia vero che i lavori di costruzione del nuovo palazzo del cinema sono stati abbandonati e rimandati a tempo indeterminato;
se davvero e per quale ragione non siano state rese di pubblico dominio le informazioni riguardo a tutte le altre operazioni riferite in premessa;
se, a fronte della situazione creatasi, il Governo non ritenga revocare nel più breve tempo la carica conferita al commissario, evitando ulteriori progetti di speculazione edilizia a grave impatto.
(4-08028)

BIAVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le sette associazioni venatorie, riconosciute a livello nazionale dalla legge statale n. 157 del 1992, percepiscono annualmente, dal Ministero del dell'economia e delle finanze, lo storno dell'addizionale di euro 5,16 pagata da ogni singolo cacciatore per un esborso complessivo da parte dello Stato ammontante a circa 4 milioni di euro pari al 95 per cento delle somme ricavate della citata addizionale;
da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, il 17 dicembre 2009 sui contributi erogati dal Coni, si apprende che continuano ad essere concessi finanziamenti alla FIDASC, sedicente associazione sportiva di conduttori di cani da caccia - entrata a far parte del Coni dopo che ne erano state estromesse le associazioni venatorie;
tale associazione sembrerebbe non avere nulla a che vedere con lo sport e meno che meno con le attività olimpiche;
la FIDASC è presieduta da Felice Buglione, dirigente della Federazione italiana della caccia, ed ha come vicepresidente Domenico Coradeschi, presidente della Federazione italiana della caccia di Arezzo e intestatario di un'azienda faunistico venatoria a Collacchioni - San Sepolcro - in cui si svolgono gare FIDASC anche con sparo su selvaggina;
risulterebbe, inoltre, che la FIDASC riceva un contributo annuale di 130.000 euro dalla Federazione italiana della caccia la quale verserebbe annualmente alla GREENTIME, società di riferimento della Federazione italiana della caccia una parte della somma introitata dalla FIDASC;
il presidente della Greentime, ed il presidente della Federazione Italiana della caccia, risulterebbe essere il signor Gianluca Dall'Olio;
risulterebbe anche che sul quindicinale Caccia e Tiro, edito dalla Greentime, compaia - ad ogni numero - un articolo di Felice Buglione, probabile frutto dell'accordo tra la FIDASC, la Federcaccia e Greentime -:
se il Governo non intenda assumere un'iniziativa normativa per abolire il finanziamento improprio alle associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, destinando diversamente - ed in modo migliore - questa grande quantità di risorse il cui utilizzo, da parte delle stesse associazioni, meriterebbe una seria verifica da parte delle autorità competenti, anche alla luce della grave situazione di crisi economica che sta interessando il nostro Paese, e visti i sacrifici che tutte le categorie economiche e sociali sono chiamate a sostenere;
se il Governo non ritenga opportuno acquisire elementi in merito al finanziamento pubblico, da parte dello Stato, alle associazioni venatorie in relazione alle attività da esse svolte e, sulla permanenza della FIDASC nel CONI.
(4-08038)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto diffuso dalle agenzie di stampa in data 13 luglio 2010, una superperizia tecnica affidata nel maggio del 2005 dal Gip Zaira Secchi al professore Andrea Micheli, conclusa dopo cinque anni di indagine tecnica, ha documentato che vi sarebbe «un'associazione importante, coerente, e significativa tra esposizione residenziale alle strutture di Radio Vaticana (le antenne della Storta), ed eccesso di malattia per leucemia e linfomi dei bambini» residenti a Cesano e nella zona di Roma Nord tra la fine degli anni '80 e il 2003;
questa risulta essere una delle conclusioni della perizia tecnica riguardante lo studio delle conseguenze sulla popolazione residente nelle zone in questione hanno avuto le emissioni provenienti dalle antenne di Radio Vaticana e, in minor misura, dal centro radar della Marina, che si trovano entrambe nella zona della Storta;
la perizia fu conferita nell'ambito dell'inchiesta scaturita dal processo che aveva visto tre esponenti di Radio Vaticana, Roberto Tucci, Pasquale Borgomeo (nel frattempo deceduto) e Costantino Pacifici (poi assolto nel giudizio di primo grado) accusati di getto pericoloso di cose a causa dell'elettrosmog provocato dalle antenne dell'emittente vaticana. Processo conclusosi con la prescrizione;
nella nuova indagine sono rimasti coinvolti Roberto Tucci ed anche tre militari in servizio presso il centro radar della Marina, Gino Bizzarri, Emanuele Vittorio Di Cecco e Roberto Emilio Guarini. Per loro fu ipotizzato il reato di omicidio colposo;
il tecnico Andrea Micheli ha dovuto valutare l'incidenza della mortalità da leucemia nelle zone di Cesano e La Storta e che nella relazione è scritto che «Per quanto concerne lo studio di mortalità relativo alle strutture di Radio Vaticana le condizioni di prova richiesta si sono verificate». Il perito poi aggiunge che «rischi importanti per la fascia di esposti tra i 5 e i 9 chilometri dall'emittente, per almeno 10 anni, di donne e uomini di tutte le età, dove il rischio di morte per tumori emolinfopoietici. Tutte le analisi svolte - si legge ancora nella perizia - hanno indicato condizioni di eccesso di rischio di morte su valori oscillanti su tutta l'area di studio fino a 12 chilometri dall'emittente, con eccessi importanti e significativi, con però mancata evidenza di rischio, per gli esposti adulti a 5 chilometri dall'emittente»;
secondo l'esperto «Lo studio suggerisce che vi sia stata una associazione importante, coerente e significativa tra esposizione residenziale alle strutture di Radio Vaticana ed eccesso di rischio di malattia per leucemia e linfomi nei bambini (0-14 anni), e che le strutture di MariTele, in modo limitato e additivo, abbiano plausimibilmente contribuito all'incremento di quel rischio»;
secondo le conclusioni della perizia epidemiologica di 139 pagine disposta dal gip Zaira Secchi nell'ambito dell'inchiesta avviata per far luce sulle morti per leucemia nella zona di Cesano e La Storta e le onde elettromagnetiche emesse dagli impianti di Radio vaticana e della Marina militare e che tale accertamento era finalizzato a verificare l'eventuale sussistenza tra i decessi avvenuti tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni del 2000 e le onde elettromagnetiche -:
se sia al corrente dei gravissimi danni asseritamente causati dalle antenne della Radio vaticana e, in parte da alcune installazioni radar militari, a centinaia di famiglie nella zona di Cesano - La Storta;
se le zone interessate a questa gravissima forma di inquinamento siano attualmente monitorate in maniera adeguata;
quali interventi di aiuto e sostegno siano state attivate nei confronti di quelle

famiglie che sono costrette a convivere con le persone ammalate apparentemente in Commissione con delle antenne della radio vaticana e di alcune installazioni radar militari.
(4-08039)

TESTO AGGIORNATO AL 19 LUGLIO 2010

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

GARAVINI, BUCCHINO, FEDI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - per sapere - premesso che:
il Ministero degli affari esteri sta procedendo nelle scadenze previste all'attuazione del piano di «razionalizzazione» della rete consolare, nonostante le manifestazioni di contrarietà sviluppatesi nelle comunità interessate e le posizioni critiche assunte dagli organismi di rappresentanza, quali i Comites e il Cgie;
alcune drastiche soluzioni riguardanti la comunità italiana in Germania, la più consistente a livello mondiale, sono state temperate a seguito di tali manifestazioni critiche convertendo la chiusura di alcuni consolati nella decisione di declassarli in sportelli consolari, come nel caso di Saarbrucken e Norimberga, consentendo in essi la permanenza di una parte del personale a contralto già impegnato;
la paziente attività di mediazione svolta dall'ambasciatore italiano in Germania e dal personale d'ambasciata ha consentito di superare il disappunto manifestato dalle autorità tedesche verso il declassamento dei consolati, per l'importante servizio da essi svolto a favore di consistenti comunità ubicate in aree di valore strategico dell'economia e del territorio tedeschi;
con la decisione di attivare gli sportelli consolari si è aperta, come ha sottolineato il Presidente del Comites di Norimberga in un messaggio indirizzato al Ministro degli esteri italiano, la questione della definizione della struttura degli sportelli, delle deleghe da assegnare e dell'efficienza del loro operato in modo che rispondano compiutamente alle complesse esigenze di servizio a favore delle cospicue comunità esistenti;
da prime informazioni relative all'organizzazione dello sportello consolare di Norimberga si manifesterebbe un orientamento a una riduzione degli spazi destinati agli uffici e al trasferimento dell'archivio cartaceo del consolato di quella circoscrizione, il che trasformerebbe lo sportello consolare in un semplice punto di raccolta di documenti da inviare successivamente a Monaco di Baviera;
si è in attesa delle decisioni che il Ministero degli affari esteri vorrà adottare per i consolati di Amburgo e di Mannheim, inseriti a loro volta nel piano di chiusura, per i quali, in mancanza della decisione di sospenderne la chiusura, andrebbero attivate almeno le operazioni per la conversione in sportelli consolari, coerentemente con quanto è avvenuto per Saarbrucken e Norimberga -:
se il modello organizzativo degli sportelli consolari di Saarbrucken e Norimberga per le deleghe ricevute e per le modalità operative adottate consenta di corrispondere pienamente alla domanda di servizi delle comunità interessate;
se sia stata già presa la decisione di uniformare le prospettive dei consolati di Amburgo e Maanheim quanto meno a quelle già delineate per i consolati di Saarbrucken e Norimberga, assicurando anche in quelle realtà una soglia minima di prestazioni attraverso l'attivazione di sportelli consolari.
(4-08011)

D'AMICO e STUCCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
gli istituti italiani di cultura, disciplinati dalla legge n. 401 del 1990 sono organi a tutti gli effetti della rete internazionale del Ministero degli affari esteri, con il compito di favorire la conoscenza

della cultura e della realtà italiane nel luogo in cui si trovano, di diffondere la lingua italiana all'estero e di supportare le comunità italiane ivi presenti;
si può sostenere dunque che la scelta di stabilire un istituto di cultura in una determinata sede deve rispondere a due criteri: la presenza di una forte collettività italiana o la forte richiesta di cultura e lingua italiana nel medesimo territorio;
la mappa degli istituti di cultura rispecchia una diffusione delle collettività italiane e italofone per sua natura soggetta a variazioni nel corso del tempo che può e anzi dovrebbe essere assecondata con la variazione delle sedi degli istituti di cultura;
oggi si verifica il caso in cui esiste una sede importante di istituto italiano di cultura a Vilnius, con una struttura attrezzata di strumenti e risorse, quando in tutta la Lituania sono residenti solo poche decine di connazionali (sono solo 46 gli iscritti all'AIRE a Vilnius) e poche centinaia di italofoni, con un trend per altro in calo negli ultimi anni;
per contro, nella vicina Bielorussia non esiste alcuna struttura che svolga le funzioni di un istituto di cultura se si eccettua la piccola biblioteca faticosamente creata presso l'ambasciata, a fronte invece di una fortissima domanda di lingua e cultura italiana soprattutto da parte dei giovani che dal 1986 effettuano soggiorni regolari nel nostro Paese, cosiddetti soggiorni di «risanamento», in Bielorussia l'afflusso di operatori economici e commerciali è in forte crescita, tanto che ad oggi si può stimare che ci siano nel Paese almeno 320.000 persone che parlano italiano;
la mancanza di un istituto di cultura a Minsk, come in tutta la Bielorussia, lascia insoddisfatta un'ampia domanda di iniziative relative alla nostra lingua e alla nostra cultura e non supporta adeguatamente il vasto panorama di attività che portano sempre più i nostri connazionali in quel Paese;
considerando anche la congiuntura economica che si sta attraversando, anche la rete degli istituti di cultura merita uno sforzo di razionalizzazione, al quale contribuirebbe sicuramente il trasferimento di una sede sovradimensionata per Vilnius a Minsk, dove a parità di risorse (e potenzialmente con qualche risparmio) si otterrebbero risultati notevolmente più validi in termini di efficacia -:
se il ministro ritenga opportuno operare una rimappattura della rete di istituti italiani all'estero, in particolare valutando l'opportunità di trasferire l'istituto di Vilnius nella vicina Bielorussia.
(4-08025)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Venezuela, spesso nel disinteresse dei media internazionali, il regime del presidente Chávez continua in una politica tesa ad indebolire i propri avversari, non sempre in modo democratico e corretto;
si apprende che sarebbe stato arrestato nei giorni scorsi il dissidente Alejandro Pena Esclusa, leader del gruppo politico Fuerza Solidaria;
altre fonti di stampa e reti televisive sono state recentemente chiuse dal regime chavista -:
quale sia l'attuale situazione politica in Venezuela;
se risulti che negli ultimi tempi vi sia stata una recrudescenza delle iniziative chaviste nei confronti dell'opposizione;
quali iniziative abbia in essere il Governo italiano per monitorare l'attuale situazione politica in Venezuela e se siano state intraprese iniziative sul piano politico-diplomatico tese a mantenere in Venezuela un minimo di democrazia e libertà di espressione.
(4-08027)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MADIA, GATTI, MARIANI, GHIZZONI e DAMIANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra), nato nel 2008 dalla fusione dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat), dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs), e dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram), ha una forte presenza di personale assunto con contratti a termine, spesso nei ruoli della ricerca;
nel novembre del 2009 di fronte all'ipotesi di mancato rinnovo di centinaia di contratti da parte dell'istituto, è partita una forte mobilitazione del personale precario, tradottasi in due mesi di occupazione del tetto della sede dell'istituto in Roma;
l'occupazione si è conclusa in seguito a una disponibilità del Ministro interrogato ad aprire un tavolo per la salvaguardia dei livelli occupazionali dell'Ispra. Un protocollo di intesa è stato siglato il 20 gennaio 2010;
da notizie di stampa risulta agli interroganti che le organizzazioni sindacali e i lavoratori abbiano lamentato che in molti punti vi sia stata la mancata applicazione del protocollo oltre a un generale disinteresse del Ministro per l'Ispra che verterebbe in una difficile situazione organizzativa e di strutture;
quale sia lo stato di applicazione del protocollo del 20 gennaio 2010 e quali siano gli intendimenti futuri del Ministro per la sua completa applicazione;
quali iniziative intenda promuovere il Ministro ai fini del rilancio di un ente pubblico così rilevante per la ricerca scientifica e la tutela ambientale del Paese.
(5-03229)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il Sole 24 Ore di lunedì 12 luglio 2010, l'Europa lancia l'allarme siccità: l'Agenzia europea dell'Ambiente (Aea), con una relazione sulle risorse idriche in Europa e, in particolare, sul problema della carenza idrica e della siccità, conferma che in molte parti d'Europa l'acqua viene utilizzata in modo insostenibile: finora, infatti, si è puntato a estrarre quantità sempre maggiori dalle risorse di superficie e di falda, saturando ogni capacità residua. Secondo la relazione, la via corretta da seguire è, invece, quella di limitare la domanda, riducendo al minimo le quantità di acqua estratta e aumentandone l'efficienza d'uso;
l'acqua, infatti, va sempre più scarseggiando e il trend degli ultimi anni lascia presagire che in futuro il fenomeno si accentuerà ancora di più, non solo in Africa o in varie regioni dell'Asia, ma anche in Europa;
la siccità che nel 2003 colpì l'Europa centro-meridionale causò - secondo stime della società di riassicurazione Munich RE - danni per ben 12 miliardi di euro. Stime della Commissione dell'Unione europea dicono che l'11 per cento della popolazione e il 17 per cento del territorio dell'Unione è affetto da carenza idrica, con un costo che nell'ultimo trentennio ha superato i 100 miliardi;
uno studio della commissione sui livelli di efficienza idrica (luglio 2009)

sostiene che si potrebbero ottenere forti risparmi adottando requisiti obbligatori per le apparecchiature che utilizzano acqua, nell'ambito dell'estensione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile. Se riguardasse tutti i prodotti che usano acqua, si potrebbe ridurre del 19,6 per cento il consumo pubblico totale europeo (-6 per cento circa se s'includessero solo i prodotti legati al consumo di energia, escluse lavastoviglie e lavatrici). Ne deriverebbe un taglio del 3,2 per cento de consumi annui totali europei. Ridurre il consumo di acqua per rubinetti, docce e vasche da bagno può inoltre generare un taglio indiretto dei consumi energetici (-20 per cento del fabbisogno di riscaldamento richiesto da tali prodotti). Quanto all'edilizia domestica, anche piccole modifiche nei comportamenti potrebbero dare ingenti risparmi: lievi riduzioni nei tempi dedicati alla doccia, nella frequenza di utilizzo della vasca da bagno o nell'uso dei rubinetti possono dare risparmi del 20-30 per cento;
in Europa sono in corso varie iniziative per il risparmio idrico, tra cui Aquawareness, programma di gestione e sensibilizzazione lanciato nel giugno 2008 dalla European water parternship (Ewp) -:
se e con quali strumenti i Ministri interrogati intendano sostenere e promuovere iniziative per il risparmio idrico, sull'esempio lanciato dalla Ewp, al fine di sensibilizzare la popolazione e gestire la sempre minore disponibilità di acqua.
(4-08010)

COMMERCIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la ditta San Leon Energy avrebbe ottenuto dal Governo italiano il permesso per effettuare ricerche petrolifere e di sostanze gassose nel tratto di mare lungo le coste del territorio di Marsala;
il tratto di mare interessato dalla concessione rientra all'interno del parco delle Egadi e del litorale trapanese;
il consiglio comunale di Trapani ha approvato all'unanimità un ordine del giorno del gruppo consiliare dell'MpA, con il quale ha espresso una posizione decisamente contraria all'installazione di piattaforme petrolifere nell'area delle Egadi;
la società San Leon Energy con sede in via Rubichi 93 nel comune di Monteroni di Lecce ha chiesto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di pronunciarsi in merito alla compatibilità ambientale;
la riserva dello Stagnone per le ricchezze paesaggistiche e culturali rappresenta il fulcro delle politiche economiche e turistiche del territorio -:
se siano a conoscenza dei fatti citati in premessa;
se non ritengano necessario opporre diniego alla richiesta della società San Leon Energy allo scopo di salvaguardare la riserva delle Egadi da danni ecologici e ambientali che arrecherebbero un gravissimo danno all'area e ottemperando alla richiesta del comune di Marsala.
(4-08018)

COMMERCIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'esplosione della piattaforma petrolifera della BP nel Golfo del Messico, che ha causato molte vittime, si è verificato un vero e proprio disastro ambientale di enormi dimensioni che sta causando danni ingenti alle coste della Louisiana e della Florida;
in Italia vi sono decine di piattaforme offshore gestite dall'Eni e dall'Edison, ubicate in particolare nel canale di Sicilia e in Adriatico;
recentemente sono state autorizzate altre sedici piattaforme estrattive a compagnie straniere; la società San Leon

Energy sembrerebbe che abbia avuto l'autorizzazione ad effettuare ricerche petrolifere e di sostanze gassose nel tratto di mare lungo le coste del territorio di Marsala che è parte del parco delle Egadi;
il disastro del Golfo del Messico ha avuto un forte impatto sui cittadini in particolare siciliani preoccupati della presenza di numerose piattaforme estrattive nelle vicinanze delle coste;
questo tipo di modalità estrattiva come si è visto può comportare rischi elevatissimi per l'ambiente e la salute dei cittadini e certamente non può essere sottovalutato e necessita di azioni da parte del Governo di efficace controllo e verifica sui sistemi di sicurezza;
rischi per l'ambiente possono derivare anche dalle attività di trasporto marittimo nonché di carico e scarico e infine dalla pratica incivile del lavaggio delle cisterne petrolifere in mare;
il Governo ha affermato che incidenti come quello avvenuto nel golfo del Messico, non possono avvenire in quanto le perforazioni offshore in Italia avvengono a profondità di molto inferiori a poche centinaia di metri e che, quindi, potrebbero essere facilmente tappate eventuali falle;
è bene ricordare che sempre nel golfo del Messico in occasione della falla apertasi dal pozzo Ixtoc I questi si trovava a 50 metri di profondità e causò la fuoriuscita di tre milioni di barili di petrolio per 294 giorni;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha recentemente annunciato un decreto con il quale si determinerà il divieto di installare piattaforme estrattive nel limite di cinque miglia (circa 9 chilometri) dalla costa che dovrebbero essere una forma di garanzia e difesa per il mare e aree naturalistiche;
anche in questo caso giova ricordare che il pozzo della Deepwater Horizon nel golfo del Messico era posto a 52 miglia e questo non ha evitato il disastro ambientale delle coste della Louisiana e della Florida;
in ogni caso il limite di cinque miglia qualora fosse attuato interdirebbe le attività petrolifere di meno del 10 per cento delle istanze e delle concessioni di ricerca e estrazione attive in Italia;
il Mar Mediterraneo è tale che la tutela può essere affidata alle sole capacità di depurazione e alle azioni degli Stati che si affacciano sul mare -:
se non ritengano necessario prevedere un monitoraggio diretto e continuativo, che sia aggiuntivo a quello effettuato dall'Eni e da Edison, da parte di strutture pubbliche di tutte le piattaforme offshore installate nel Mar Mediterraneo e in particolare nel canale di Sicilia allo scopo di verificare i livelli di sicurezza nonché la qualità ed efficienza degli stessi, sul principio di preoccupazione;
se siano stati approntati e quali siano i piani di emergenza in caso di incidenti che coinvolgano le piattaforme offshore marine;
se nell'autorizzare l'installazione di piattaforme estrattive marine siano stati valutati anche i costi ambientali ed economici da sostenere in caso di catastrofe derivante da incidente;
quali iniziative, anche di carattere normativo, che siano più efficaci del divieto di trivellazioni all'interno delle cinque miglia dalle coste, siano allo studio o siano state intraprese allo scopo di scongiurare il rischio di gravi catastrofi ambientali causate da piattaforme estrattive marine;
se non intendano procedere ad una valutazione dei costi e dei benefici derivanti dalla presenza di fronte alle nostre coste di piattaforme offshore al fine di prevederne una riduzione nel numero;
se non intendano rivedere l'autorizzazione a ricerche petrolifere e di sostanze gassose nell'area della riserva delle Egadi come richiesto all'unanimità dal consiglio comunale di Marsala.
(4-08019)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MAZZUCA, CAZZOLA, GARAGNANI e BERNINI BOVICELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a Bologna il teatro Duse non è di proprietà dell'ETI ma in affitto e il contratto scadrà alla fine del mese di agosto 2010;
già nel 2009 era in fase di definizione un progetto che avrebbe portato l'ETI a cedere, al termine di un percorso triennale, il personale e la gestione del teatro Duse di Bologna;
alla definizione di tale progetto avevano contribuito, anche in termini economici, il comune di Bologna e la regione Emilia Romagna;
in questa fase di incertezza il Duse di Bologna è l'unico, tra i diversi teatri, a non aver potuto ancora predisporre una propria programmazione teatrale per la prossima stagione, con un riflesso negativo sull'offerta culturale per la città di Bologna;
in data 7 giugno 2010, il Ministro per i beni e per le attività culturali, dichiarava che «Da tempo abbiamo dismesso il teatro Quirino di Roma, affidato nelle mani di soggetti privati che si interessano al mondo della cultura e stiamo discutendo delle dismissioni del teatro Duse di Bologna dove c'è un'offerta, dei privati e degli enti locali, di gestirlo autonomamente» -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, e alla luce di quanto affermato nel comunicato del 7 giugno 2010, intenda adottare le opportune iniziative per dare, - ove siano ancora validi gli intendimenti e le finalità progettuali - piena attuazione al progetto per il teatro Duse di Bologna promosso nel 2009 dall'ETI insieme al comune di Bologna e alla regione Emilia Romagna indicando nel contempo le responsabilità di attuazione del progetto medesimo;
quale sia lo stato delle recentissime trattative annunciate dal Ministro per l'affidamento ai soggetti privati, e agli enti locali del Duse di Bologna, anche al fine di dare continuità all'attività del teatro stesso, garantendo la sua normale gestione amministrativa e la programmazione teatrale per la prossima stagione, considerato che alla fine del prossimo mese di agosto scadrà l'affitto dello stabile in cui ha sede.
(5-03235)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CICCANTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 11 settembre 2007, con prot. 5202, l'Ispettorato delle infrastrutture dell'esercito sezione staccata autonoma di Pescara, esaminata la documentazione di progetto relativa all'allungamento da 50 a 100 metri del poligono di tiro di Ascoli Piceno, ha ritenuto l'intervento proposto rispondente alla «Direttiva Tecnica per i poligoni chiusi a cielo aperto» D.T./P2 edizione 2006, ad eccezione del numero dei «posti di controllo del tiro», per la cui deroga alla D.T./P2 citata, lo stesso progetto veniva inviato all'ufficio infrastrutture e poligoni del comando delle scuole dell'esercito polo del genio, per l'eventuale autorizzazione;
in data 1o giugno 2007 l'Unione italiana tiro a segno aveva espresso il parere favorevole n. 676;
in data 9 novembre 2009 il comandante della sezione staccata autonoma dell'ispettorato delle infrastrutture dell'esercito faceva conoscere al sottoscritto interrogante che, a seguito del sopralluogo effettuato in data 9 ottobre 2008, si riteneva

necessaria una rivisitazione del progetto a cura degli organi preposti del Ministero della difesa;
la pratica è in essere dal 28 agosto 2003 quando, con lettera prot. N. 2365, fu sottoposta al Ministero della difesa, segretariato generale, 1o Reparto, senza che a tutt'oggi se ne conosca l'esito, nonostante l'Unione italiana tiro a segno abbia svolto una articolata quanto esemplare attività di informazione e chiarimento presso i competenti uffici dell'Esercito italiano, deputati alla trattazione della pratica;
si rende urgente e necessario definire l'intervento richiesto stante la necessità di servire per l'addestramento al tiro, oltre che le forze di polizia ed i privati anche il 235o Battaglione Piceno, che cura l'addestramento per la ferma breve per le donne che si arruolano nell'Esercito italiano -:
se si intenda realizzare o meno il progetto di allungamento da 50 a 100 metri del poligono di tiro di Ascoli Piceno presso la sezione del tiro a segno;
se intenda far definire nei dettagli tecnici eventuali aggiornamenti del progetto da parte degli uffici tecnici dell'Esercito Italiano;
se intenda finanziarlo ed appaltare i lavori e con quali tempi.
(5-03224)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i giudici dell'ottava sezione penale del tribunale di Milano il giorno 12 luglio 2010 hanno condannato il generale dell'Arma dei carabinieri Giampaolo Ganzer alla pena di 14 anni di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre a 65.000 euro di multa;
con la medesima sentenza sono stati condannati anche altri 12 militari dell'Arma;
dalla lettura di numerose sentenze pronunciate dai tribunali amministrativi regionali e dal Consiglio di Stato, facilmente consultabili sul sito web della giustizia amministrativa è possibile apprendere che l'amministrazione militare, nei casi di procedimento penale nei confronti di un appartenente alle Forze armate o alle Forze di polizia a ordinamento militare, ha adottato immediati provvedimenti, ai sensi delle leggi 10 aprile 1954, n. 113 e 31 luglio 1954, n. 599, a tutela del superiore interesse pubblico dell'amministrazione anche dove l'ipotesi di reato o delitto contestato all'indagato, o all'imputato, prevedesse una pena edittale nettamente inferiore a quelle dei previste dai reati contestati ai predetti militari, condannati a rilevanti pene detentive dal tribunale di Milano -:
quali immediati provvedimenti intenderà adottare il Ministro interrogato nei confronti dei predetti militari, quale sia la loro posizione di stato alla data del pronunciamento della sentenza e quali siano le motivazioni addotte dall'amministrazione.
(4-08009)

EVANGELISTI, DI STANISLAO e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
all'interno della Rivista Italiana Difesa, diretta da Andrea Nativi, uno dei più autorevoli e informati analisti militari, autore tra l'altro del dossier sulle forze armate della fondazione Icsa, è apparsa la notizia secondo la quale tra i 1.200 e i 1.500 sarebbero i talebani uccisi dai militari italiani (e si tratterebbe solo di una stima per difetto, perché potrebbero essere molti di più);
il calcolo delle vittime riguarda tutti i sette anni della presenza tricolore in Afghanistan, cominciata nel 2003 con l'invio di un piccolo contingente a Khost, nella zona sul confine pakistano, e potenziata dal 2005 con lo schieramento di una forza sempre più grande nella regione sud-occidentale e a Kabul. Mentre fino al

2007 le truppe impegnate in combattimento erano pochissime - circa 150 uomini più un nucleo di commandos della Task Force 45 - dal 2008 c'è stata un'escalation: attualmente ci sono tre «raggruppamenti da battaglia» che impegnano quasi 1500 alpini e bersaglieri in azioni di fuoco contro i talebani;
sempre secondo notizie riportate dalla citata rivista, gli scontri avvengono quasi tutti i giorni, con utilizzo di mortai pesanti da 120 millimetri per proteggere le basi avanzate, soprattutto nella zona caldissima di Bala Murghab e in quella di Shindad. Frequenti sono anche gli interventi degli elicotteri Mangusta armati con cannoncini da 20 millimetri a tiro rapido e missili aria-terra;
gran parte di quei caduti nelle file degli insorti sarebbero però stati inflitti dalla Folgore durante la lunga campagna estiva dello scorso anno. Dalla fine di maggio 2009 i paracadutisti hanno reso molto più incisiva la presenza occidentale nei punti chiavi della regione affidata agli italiani. I combattimenti sono stati intensi in tutta la fascia sul confine della regione di Kandahar, la roccaforte dei talebani, per intercettare i guerriglieri islamici che tentavano di fuggire all'accerchiamento anglo-americano. Diverse operazioni sono state lanciate poi dalla Folgore per riprendere il controllo della zona sulla frontiera turkmena da cui transitano i carichi di oppio e i rifornimenti di armi gestiti dai fondamentalisti;
inoltre, dal maggio 2009 è venuta meno ogni differenza tra forze italiane e statunitensi: il comando di tutta la Nato è passato a un generale americano e i reparti dei due Paesi hanno cominciato a combattere fianco a fianco, spesso chiedendo l'intervento dei bombardieri dell'Us Air Force per spianare i nuclei di resistenza. Una stagione di scontri sempre più intensi, segnata dal grande attentato di Kabul in cui hanno perso la vita sei parà e da una serie di attacchi con l'uso di kamikaze contro le nostre pattuglie;
nessun osservatore, nemmeno la propaganda talebana, ha mai accusato gli italiani di sparatorie dirette o «collaterali» contro civili quindi è da supporre che le 1200-1500 vittime provocate dai nostri soldati sarebbero quindi tutti miliziani. Spesso i corpi dei caduti vengono perquisiti e fotografati per ottenere informazioni utili sulla loro nazionalità e cercare di capire quanti guerriglieri stranieri siano ancora al fianco dei talebani di nazionalità afghana o pakistana -:
quali siano le notizie in possesso del Governo circa il numero degli insurgents uccisi dai soldati italiani nel corso della missione di pace in Afghanistan e se non ritenga di darne comunicazione al Parlamento.
(4-08017)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella mattinata del giorno 1o luglio 2010, presso la Camera dei deputati si è tenuta una riunione secondo quanto risulta da un comunicato del Cocer convocata dall'onorevole Filippo Ascierto, e altri parlamentari del PdL, alla quale hanno preso parte alcuni delegati della Rappresentanza militare (Cocer, Coir e Cobar);
lo stesso giorno sul sito web istituzionale dell'Arma dei carabinieri veniva pubblicato un comunicato stampa del Cocer - Sezione Carabinieri dal titolo «Carabinieri in Liquidazione. La sicurezza per il Governo è un termine privo di significato.», nel quale si legge di un incontro con i capigruppo di Senato e Camera del Popolo delle Libertà (PdL) organizzato dal deputato Filippo Ascierto;
numerosi delegati della rappresentanza militare sono stati candidati nelle liste di Forza Italia, Alleanza Nazionale e, da ultimo in quelle del Popolo delle libertà e quindi eletti a cariche amministrative -:
quali siano i nominativi dei delegati che hanno preso parte all'incontro, se siano stati regolarmente autorizzati dai propri superiori gerarchici e se vi abbiano

partecipato a titolo personale o in rappresentanza del personale militare della Forza armata di appartenenza;
se i delegati in premessa che hanno partecipato all'incontro in premessa siano stati solo quelli iscritti al PdL o eletti a cariche amministrative; se si trovavano in attività di servizio o in missione per partecipare alle riunioni dei rispettivi Consigli della rappresentanza militare e, nel caso, quali siano stati i provvedimenti adottati;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiarire le ragioni di tale incontro e se non ritenga opportuno dover intervenire per escludere possibili strumentalizzazioni della compagine militare, e in particolare dell'Arma dei carabinieri, per fini politici della maggioranza e del Governo.
(4-08037)

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2010

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAPARINI e FEDRIGA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ONPI - Opera nazionale pensionati italiani fu istituita nel 1948 con fini di mutualità e di assistenza, allo scopo, in particolare, di prestare assistenza ai pensionati e provvedere, con le sue disponibilità, all'istituzione di case di riposo;
per l'attuazione di detti scopi il decreto istitutivo dell'ente prevedeva l'applicazione di un contributo, a carico dei titolari di pensione Inps, da riscuotersi mediante ritenute mensili;
con la legge n. 641 del 1978 l'ONPI è stato soppresso, con conseguente trasferimento di funzioni, personale e beni alle Regioni, nonché l'attribuzione alle Regioni medesime delle relative entrate, ripartite in proporzione al numero dei pensionati residenti e destinate all'assistenza agli anziani;
nonostante siano trascorsi oltre 40 anni, la soppressione dell'Onpi non ha portato alla cessazione della contribuzione da parte dei pensionati, che continua ad essere tuttora in vigore e, seppur di un solo centesimo al mese, in relazione a tanti pensionati è una cifra che si aggira intorno ai 2,5 milioni di euro complessivi, di cui non si conosce più la destinazione finale;
infatti a seguito della soppressione e del relativo trasferimento di funzioni e beni, le somme ex ONPI introitate dovrebbero esser trasferite dall'Inps al Ministero dell'economia e delle finanze e suo tramite alle regioni, che le inseriscono tra i propri flussi in entrata, senza peraltro certezza di destinazione per gli scopi originari;
tuttavia risulta agli interroganti che per il Friuli Venezia Giulia, ad esempio, il Ministero dell'economia e delle finanze abbia cessato di erogare alla regione le quote di entrata ex ONPI dal 1984;
la trattenuta ex Onpi appare agli interroganti un'ingiustizia morale per i pensionati, che suona come l'ennesimo balzello a carico di una tra le categorie più deboli, e, nonostante l'irrilevanza della ritenuta individuale, sarebbe opportuno prevederne l'abrogazione;
se solo il Friuli Venezia Giulia non introiti più alcuna somma dal Ministero dell'economia e delle finanze a tale titolo, ovvero anche altre regioni e, in tal caso, quali e da quanto tempo e se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative per la soppressione del contributo citato.
(5-03236)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 15 aprile 2010 è stato pubblicato dall'Agenzia delle dogane il rapporto

«Organizzazione attività statistica anno 2009»;
da tale rapporto si evince come la regione Lombardia sia la regione più interessata dalle operazioni doganali di import-export, che si attestano a 6.879.872 su un totale di 14.212.680, con un valore di oltre 60 miliardi di euro sui 250 miliardi di euro dell'intero Paese;
le operazioni di import-export per addetto in Lombardia sono 4.485 contro una media nazionale di 1.611, con punte negative in Sardegna (57), Sicilia (112), Puglia e Basilicata (324);
il personale in servizio al 31 dicembre 2009 in Lombardia è pari a 1.534 unità, con una differenza di 1078 unità rispetto alla pianta organica stilata nel 2007 che prevedeva 2.612 unità;
in tutte le altre regioni italiane la carenza di personale è di lieve entità o addirittura in alcune regioni il personale è in sovrannumero rispetto alla pianta organica del 2007;
inoltre, per i controlli sulle operazioni di import-export, la Lombardia si attesta a 318 operazioni per addetto, contro una media nazionale di 131 (con punte negative in Sardegna, 7, Sicilia, 14, Campania e Calabria, 74) -:
se i Ministri siano a conoscenza della situazione di forte carenza di personale in forza all'Agenzia delle dogane della regione Lombardia e se non intendano intervenire per sanare l'evidente squilibrio tra tale regione ed il resto del Paese.
(4-08023)

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI, LOMBARDO e MISITI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la Sose spa è una società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze per l'89 per cento e dalla Banca d'Italia per l'11 per cento, e svolge, in concessione, la elaborazione degli studi di settore e di ogni altra attività di studio e ricerca in materia tributaria, in forza di una convenzione della durata di nove anni con il dipartimento delle politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze che, a norma di legge, è il soggetto competente in materia di studi di settore, peraltro forniti come indicatori per l'attività della commissione tecnica per l'attuazione del federalismo fiscale;
per svolgere tutte le attività relative alla costruzione, realizzazione e aggiornamento degli studi di settore, nonché ogni altra attività di supporto metodologico all'amministrazione finanziaria in materia tributaria e di economia d'impresa, si è strutturata con un pool di tecnici e di consulenti, avvalendosi anche di una serie di rapporti con università e primari istituti di ricerca, con associazioni di categoria e ordini professionali, nonché con l'Agenzia delle entrate, formando appositi comitati;
la Società per gli studi di settore, nel suo sito web istituzionale, in atto non rende noto la composizione e i nominativi del consiglio di amministrazione, dei componenti del collegio dei revisori né tantomeno pubblica il proprio bilancio, contravvenendo così al principio della pubblicità degli atti al quale le società partecipate debbono uniformarsi, finendo così per agire in piena autonomia e discrezionalità;
la Sose spa, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, non pubblicando sul sito web il nominativo dei componenti degli organi societari, dei consulenti, con la specifica indicazione dei compensi e il loro ammontare, viola l'articolo 3, comma 44, della legge 244 del 2007 (finanziaria 2008);
lo stesso articolo 3, comma 44, della legge 244 del 2007 (finanziaria 2008) prescrive come nessun atto comportante spesa può ricevere attuazione, se non preventivamente reso noto, prevedendo che l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno

erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita;
non pubblicando il proprio bilancio sul suo sito internet, oltre a contravvenire al principio della pubblicità degli atti al quale le società partecipate con denaro pubblico debbono uniformarsi, non osserva il principio formulato dall'articolo 2, lett. I, della legge n. 42 del 2009, con il quale è previsto l'indicazione di pubblicazione dei bilanci nei siti internet, anche in modo semplificato, così da fare individuare facilmente entrate e uscite -:
se siano a conoscenza della grave situazione sopra descritta e se intendano attivarsi affinché la Sose spa, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, provveda alla sollecita pubblicazione sul suo sito web, secondo i termini previsti dall'articolo 3, comma 44, della legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008), dei nominativi dei componenti degli organi societari e dei consulenti con i relativi compensi percepiti, nonché dei bilanci societari.
(4-08030)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, MELIS, CALVISI, FADDA e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 12 luglio 2010, la sottoscritta interrogante, accompagnata da un rappresentante della Polizia penitenziaria, dal direttore e dal comandante di reparto, ha visitato la casa di reclusione di Isili;
nella suddetta casa di reclusione gli internati sono 243 (tutti uomini) mentre la capienza regolamentare prevede al massimo 192 reclusi e quella tollerabile 197; solo 26 sono le celle;
tra le persone attualmente recluse, la maggioranza è rappresentata da stranieri (per i quali non risulta essere attivo nessun presidio di mediazione culturale) e il 30 per cento circa, sono tossicodipendenti;
l'obsoleta struttura carceraria, risalente all'800, nonostante la consueta manutenzione e i recenti restauri, appare inadeguata: vecchi gli impianti elettrici ed idrici; le celle sono scarsamente illuminate; le celle le cui dimensioni variano da circa tre metri e mezzo per due metri e mezzo accolgono dai quattro ai sei internati, quelle da sei metri per tre, ospitano dai sedici ai diciotto internati; i letti, nella maggior parte dei casi, sono di tre piani; assenti le docce nelle celle della prima sezione, che sono collocate nel corridoio e che risultano essere a dir poco fatiscenti, alcune non funzionanti e in gravissime e discutibili condizioni igienico-sanitarie. I bagni delle celle (alcuni alla turca), nella maggior parte dei casi non hanno finestre e sicuramente sono troppo piccoli e inadeguati per il numero di persone che ne deve usufruire. I lavatoi con docce sono insufficienti con servizi sanitari obsoleti. La persona per fare una doccia è costretto a fare un ora di attesa. Nelle celle è consentito fumare (non si distingue tra fumatori e non) e non sono presenti aspiratori. Non sono presenti impianti di aereazione, né di condizionamento che possano favorire il riciclo dell'aria, con gravi conseguenze sulla salute dei detenuti e dello stesso personale. Da qualche mese ai detenuti non viene più fornito il vino, limitando così gli episodi di renitenza;
sconcertante e grave che in una diramazione della casa di reclusione, alcune celle siano collocate a fianco della porcilaia, una situazione insostenibile per i reclusi e per gli stessi agenti di Polizia penitenziaria, costretti a convivere con il fetore degli animali, le esalazioni del letame, gli insetti, situazione che ovviamente si aggrava nei mesi estivi, a causa della forte calura e dell'afa;
come riferito da alcuni detenuti, ma confermato dagli stessi operatori, i contatti personali tra detenuti e familiari sono difficili, poiché, come sostenuto in premessa, la maggior parte dei detenuti è

straniero e ha i familiari lontani. Inoltre, risulta difficile raggiungere la colonia, a causa della difficile posizione geografica e degli scarsi collegamenti pubblici;
analogamente a quanto denunciato per le altre case di reclusione sarde, anche per quella di Isili è difficile distinguere la stessa da un carcere vero e proprio poiché sono pochi i detenuti che lavorano e se lavorano lo fanno per periodi limitati; i detenuti che hanno dato prova di buona condotta, possono svolgere attività lavorative retribuite e socialmente sostenute; alcuni detenuti possono svolgere, per poche ore al mese, attività lavorativa scarsamente qualificata, come in mensa, al bar, per le pulizie, alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria. Ovviamente, i detenuti trascorrono il resto del loro tempo (talvolta 20 ore) stipati e ammassati nelle proprie celle;
troppo poche le ore d'aria consentite giornalmente, tra l'altro in un cortile interno molto simile a quello di un carcere, come rari sono i momenti di socialità o sportivi; anche la semplice attività di passeggio è messa in discussione dal sovraffollamento con grave pregiudizio per la sicurezza degli agenti e dei detenuti;
gli educatori in servizio sono solo tre, un solo medico incaricato, un medico e psicologo del sert per soli 2 giorni alla settimana, i poliziotti penitenziari 102, costretti a ricoprire più mansioni e ai doppi turni, come denunciato dalle organizzazioni sindacali. Un numero evidentemente insufficiente vista anche la crescita della popolazione detenuta nell'ultimo anno. L'area sanitaria, l'infermeria e la «sala dentistica», risultano essere inadeguate e poco confortevoli per favorire un adeguato rapporto tra l'operatore e il detenuto; anche in questo caso sono assenti le finestre, gli aeratori per il ricambio dell'aria e discutibili sono anche gli apparecchi di igienizzazione degli strumenti;
tuttavia, la casa di reclusione di Isili rappresenta un centro piuttosto avanzato per quanto riguarda lo svolgimento di attività lavorative, con la possibilità di effettuare laboratori (per 12 detenuti è stato attivato un corso di macellazione delle carni), un macello, un caseificio, l'azienda agricola e gli allevamenti di ovini, polli, maiali, anche se difficile resta l'occupazione della maggioranza dei detenuti, commercializzare i prodotti agricoli, le carni e i derivati -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori casa di reclusione di Isili ed entro quali tempi si intende intervenire per garantire che si rientri nei posti previsti;
se non intenda provvedere con urgenza ad immediati interventi per migliorare la funzionalità della casa di reclusione di Isili, considerata, allo stato attuale, in condizioni di insostenibile degrado, obsoleta e pericolosa per la salute dei detenuti e degli stessi operatori;
se non ritenga opportuno adottare con urgenza iniziative volte ad aumentare l'organico degli agenti penitenziari, degli educatori, e, per quanto di competenza, degli psicologi e degli assistenti sociali in servizio presso la casa di reclusione di Isili;
se non ritenga opportuno assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, per tutti i condannati a pene inferiori ai tre e cinque anni di reclusione.
(5-03226)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 6 luglio 2010 è stata presentata a Roma l'ANREL (Agenzia nazionale reinserimento e lavoro) avente il meritorio ed encomiabile scopo sociale del reinserimento lavorativo dei detenuti;

secondo quanto affermato nel corso della conferenza stampa tenuta dal Ministro della giustizia e dal capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Ionta, l'agenzia sarà finanziata dalla Cassa delle ammende con il cospicuo stanziamento di 4,8 milioni di euro;
a gestire l'ANREL sarà la fondazione «Monsignor Di Vincenzo» e a guidare il progetto il movimento ecclesiale «Rinnovamento nello Spirito Santo», in collaborazione con altre realtà, tra cui la Caritas italiana, le Acli, la Coldiretti e Prison Fellowship International;
Repubblica online del 6 luglio 2010 specificava che il progetto partirà in 5 regioni pilota (Sicilia, Campania, Lazio, Lombardia e Veneto) e che l'obiettivo è quello «di dare un'alternativa a circa 1.800 ex detenuti: di questi avviati al lavoro, 1100 dovrebbe essere collocati in cooperative sociali, 550 come dipendenti e 150 avvieranno nuove imprese o si aggregheranno a progetti esistenti. Cento in totale le imprese che - stimano i promotori - potranno essere costituite dai detenuti. Sarà creata una banca dati dove inserire i curriculum (circa seimila) dalla quale i datori di lavoro possano attingere informazioni e, eventualmente, risorse. Tra gli obiettivi, la presa in carico delle famiglie dei detenuti con la creazione di Cittadelle su territori confiscati alle mafie»;
nel contempo, secondo i dati diffusi dalla rivista Ristretti Orizzonti, la regione Veneto sta procedendo a poderosi tagli in bilancio, penalizzando molte delle associazioni di volontariato che da tempo si occupano del percorso riabilitativo e lavorativo di detenuti ed ex detenuti; in particolare, risultano fortemente decurtati quattro fondi che direttamente o indirettamente sono stati destinati in passato a sostenere il percorso riabilitativo dei soggetti che hanno vissuto l'esperienza della carcerazione:
azioni regionali per il potenziamento dei servizi destinati alle persone che versano in situazioni di povertà estrema e senza fissa dimora (legge 328 del 2000 articolo 28);
fondo regionale per le politiche sociali - trasferimenti alle amministrazioni pubbliche per il sostegno e le iniziative volte alla soluzione di situazione di emergenza sociale;
interventi regionali in materia penitenziaria;
interventi a tutela e promozione della persona per contrastare l'abuso e lo sfruttamento sessuale (legge regionale 41/97);
tali fondi sono passati da 2.774.000 euro del 2008 a 1.900.000 del 2009 fino ad arrivare quest'anno a solo un milione di euro;
inoltre, se guardiamo direttamente agli istituti e alla risorse destinate dal Ministero della Giustizia al lavoro in carcere, queste sono talmente ridotte all'osso che solo ad un'estrema minoranza dei detenuti viene data l'opportunità di lavorare durante il periodo della reclusione con percentuali che si aggirano intorno al 10 per cento;
quanto all'approccio dell'Agenzia nella realizzazione del progetto, il sito online terranews, riporta le dichiarazioni del coordinatore del rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, che spiega: «si tratta di rimuovere le cause del male, riconciliarsi con se stessi proprio quando i valori dello spirito sono stati traditi dall'atto criminale»; non è un caso, scrive ancora terranews, che tra le attività previste nel progetto, compare la dicitura «formazione spirituale» -:
con quale procedura si sia giunti all'assegnazione del cospicuo finanziamento alla fondazione «Monsignor Di Vincenzo» e al Movimento Ecclesiale «Rinnovamento nello Spirito Santo»;
quali credenziali abbiano presentato le associazioni che gestiranno l'ANREL nel settore lavorativo dei detenuti;

con quali modalità intenda dar conto ai cittadini del modo in cui verranno spesi i fondi destinati al progetto e in che modo i cittadini potranno verificare l'efficacia dei risultati;
come intenda far fronte, anche tramite la Cassa delle ammende, all'ulteriore decurtazione che le regioni - e, in particolare la regione Veneto - hanno fatto dei fondi in passato destinati al volontariato sociale che, con pochi spiccioli ma con grande efficacia, si è occupato del reinserimento lavorativo dei detenuti;
come intenda far fronte alla scandalosa riduzione che rasenta l'azzeramento dei fondi destinati alle mercedi per il lavoro che i detenuti dovrebbero svolgere dentro il carcere.
(4-08014)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su La Gazzetta di Mantova del 10 luglio 2010 è apparso un articolo di Umberto Persegati intitolato: «A Mantova sono stati spesi 6 miliardi di lire per un carcere che non è mai stato aperto»;
l'articolo dà conto della costruzione dell'edificio reverese, ultimata anni or sono. L'edificio non è mai stato utilizzato, ed è in completo abbandono. Per ostacolare il saccheggio degli infissi (già arrivato a buon punto) è stato costruito un fossato. Tutti i tentativi (compreso quello a mezzo televisivo, in connessione con la denuncia del sovraffollamento carcerario) per saperne di più, non hanno prodotto visibili risultati;
la costruzione in questione è già costata 6 miliardi delle vecchie lire, oltre a tutti i soldi necessari per riparare i danni provocati dal saccheggio e dall'incuria -:
se il Governo intenda intervenire, e come, sul penitenziario di Mantova costruito e mai utilizzato e ignorato dal piano carceri, e se non ritenga di considerarlo una risorsa concreta ed immediata per fronteggiare l'emergenza annunciata.
(4-08021)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
accade sempre più spesso che malati terminali di Aids vengano prelevati dalle loro abitazioni dalle autorità competenti per essere rinchiusi negli istituti di pena al fine di scontare un residuo di pena;
nel corso degli ultimi anni sono aumentati i casi di malati gravi detenuti nelle carceri italiane nonostante la recente legge sull'incompatibilità -:
quali iniziative intenda intraprendere per accertare lo stato di applicazione della legge sull'incompatibilità carceraria per i malati gravi di Aids.
(4-08022)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 8 luglio 2010 è uscito un lancio dell'agenzia di stampa DIRE nel quale si dà conto del decesso di un detenuto 32enne avvenuto nel carcere bolognese della Dozza;
il giovane è stato trovato morto nel suo letto. Tossicodipendente e in carcere dal settembre 2009 per scontare una condanna definitiva, R.M. non era la prima volta che si trovava dietro le sbarre: aveva infatti alle spalle diversi precedenti;
secondo quanto emerso dall'autopsia, eseguita l'altro ieri dal medico legale Eva Montanari su ordine della procura, l'uomo sarebbe morto il 5 luglio 2010 per una intossicazione da sostanze psicotrope;

solo l'esito degli esami tossicologici potrà dire se l'intossicazione sia dovuta a sostanza stupefacente o a psicofarmaci, oppure a un mix di entrambi;
il pubblico ministero, Luca Tampieri, che si occupa della vicenda, ha aperto un fascicolo, contro ignoti, con le ipotesi di omicidio colposo e morte in conseguenza di altro reato;
se gli esami tossicologici rivelassero che a uccidere il 32enne è stata la droga, occorrerà chiarire come tale sostanza sia arrivata all'interno del carcere e da chi l'abbia avuta il detenuto; mentre, se l'intossicazione è stata causata da psicofarmaci, andrà fatta una serie di approfondimenti, a partire dal tipo di terapia che il 32enne, essendo tossicodipendente, stava seguendo -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e se il Ministro non intenda chiarire, ricorrendo ai suoi poteri ispettivi presso il carcere, i motivi che hanno provocato la morte del 32enne R.M.;
se nel carcere il detenuto sia stato seguito adeguatamente dal presidio medico lì presente;
se e come intenda procedere qualora siano accertate eventuali responsabilità del direttore del carcere in questione, anche alla luce delle modalità e delle circostanze in cui è venuta maturando la morte del detenuto.
(4-08029)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 8 luglio è uscito un lancio dell'agenzia di stampa ANSA nel quale si dà conto della situazione in cui si trovano costretti a vivere i ragazzi reclusi nel carcere minorile Beccaria;
nell'istituto di pena in questione i lavori in corso stanno comportando una riduzione notevole degli spazi per le persone ivi recluse, tra cui anche la chiusura della piscina, e, soprattutto con l'arrivo della stagione estiva, il sovraffollamento rende il carcere un inferno rovente per i giovanissimi che vi sono rinchiusi; anche perché l'inizio delle ferie degli operatori ha in parte ridotto le attività, il che costringe i detenuti a trascorrere le giornate a 40 gradi nel completo ozio;
sulla vicenda il cappellano del carcere, don Gino Rigoldi, ha dichiarato quanto segue: «I ragazzi sono una quindicina in più di quello che dovrebbero essere e ogni giorno ne arrivano altri. I lavori è vero tolgono spazi, si sta stretti. Diciamo che la situazione non è al limite, ma di grosso disagio»;
in pratica i detenuti sono stipati tutti in un'ala del carcere, mentre la seconda è un cantiere. Per questo già il 23 aprile 2010 ci fu un principio di rivolta dei detenuti, che appiccarono un incendio;
secondo la direttrice del carcere, Daniela Giustiniani, quella del 23 aprile non fu una protesta ma «solo dabbenaggine, cecità e imprudenza»; mentre il sindacato della polizia penitenziaria ha parlato apertamente di rivolta per il disagio da sovraffollamento patito dai giovanissimi detenuti -:
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di risolvere le criticità del carcere minorile Beccaria meglio descritte in premessa;
se il Ministro intenda aumentare gli organici di coloro che prestano servizio di ordine, di rieducazione e di sostegno psicologico presso la struttura carceraria minorile Beccaria;
quali misure il Ministro intenda adottare per attuare in tutte le strutture carcerarie minorili italiane, sull'esempio di ciò che accade a Bollate, dei percorsi rieducativi e di reinserimento nella società, che possano preservare i ragazzi, una volta usciti dal carcere, da contatti con ambienti criminali o malavitosi.
(4-08031)

SCILIPOTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
in Italia vengono attivati corsi di memoria, lettura veloce e crescita personale, basati sulla programmazione neuro linguistica (PNL); si tratta di una tecnica psicologica, la cui valenza scientifica è ancora da assodare, che teorizza la possibilità di influire sugli schemi comportamentali di soggetti attraverso la manipolazione di processi neurologici messi in atto tramite l'uso del linguaggio; la teoria della PNL è che i pensieri, i gesti e le parole dell'individuo interagirebbero tra loro nel creare la percezione del mondo. Modificando la «mappa del mondo», cioè il sistema di credenze relativo a ciò che è la realtà esterna e a ciò che è la realtà interna, la persona può potenziare le proprie percezioni, migliorare le proprie azioni e le proprie prestazioni; applicando opportune tecniche di cambiamento, sia la percezione del mondo che la risposta ad esso, si possono modificare; dietro questi corsi si celano vere e proprie psico-sette;
il comitato di volontariato Telefono antiplagio ed il consorzio di associazioni European Consumers, promotori del «Progetto Antiplagio» per la regione Lazio, sono stati contattati dai familiari di quattro giovani vittime che hanno frequentato in regioni diverse la stessa società, Your Trainers Groups & High Consulting, cambiando radicalmente la loro vita;
nessuno dei membri di questa società è laureato in psicologia, pedagogia, scienze della formazione e medicina (psichiatria), e quindi abuserebbe della professione;
per convincere le vittime, soprattutto giovani, verrebbero usate suggestioni di massa; ma ancor peggio, viene utilizzata la tecnica della PNL (Programmazione Neuro Linguistica), che dovrebbe essere riservata agli psicologi;
tutto ciò avverrebbe attraverso una persuasione sottile, che modifica il carattere e le abitudini dell'individuo, come: dormire poco, avere sempre meno tempo per la vita privata, abbandonare le amicizie, distaccarsi;
nel nostro Paese sono nate tante imprese analoghe a quella menzionata, collegate tra loro, che aprono e chiudono dopo un anno o due e che riescono, con l'espediente di aver trovato lavoro agli adepti, a passarseli di mano, convincendoli che si tratta del loro futuro e sfruttandoli -:
se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, promuovendo iniziative normative, affinché tale inaccettabile comportamento venga sanzionato e non sia consentito ai responsabili della società in questione e di altre società analoghe di attivare e pubblicizzare corsi che hanno a che fare con la salute, in particolare con la mente umana;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno informare, urgentemente, l'opinione pubblica e far allertare le scuole e le università, dove i nostri giovani vengono irretiti più facilmente, con riferimento a tali corsi.
(4-08036)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, dottoressa Maria Luisa Paolicelli, prima assegnataria del fascicolo Telecom Sparkle-Fastweb, è stata nominata commissaria d'esame al concorso per magistrati e sostituita dal giudice per le indagini preliminari, dottor Aldo Morgigni, per tutti i fascicoli di sua competenza;
il 28 maggio 2010, terminato il periodo di esonero, la dottoressa Paolicelli ha ripreso servizio. A quel punto, sulla base delle regole tabellari del Consiglio superiore della magistratura sulla funzione del giudice naturale, la dottoressa Paolicelli avrebbe dovuto riprendere in

mano tutti i fascicoli a lei precedentemente assegnati, fra cui quello Telecom-Fastweb;
in data 26 maggio 2010 il presidente del tribunale di Roma, dottor Paolo De Fiore, scrive al presidente della corte d'appello di Roma, Giorgio Santacroce, chiedendo che il dottor Aldo Morgigni prosegua il suo mandato pro tempore di giudice per le indagini preliminari fino al 22 luglio. La richiesta viene motivata scrivendo, fra l'altro, che: a) il dottor Morgigni ha adottato rilevanti provvedimenti cautelari di cui si è occupata anche la cronaca nazionale dei principali quotidiani e la cui gestione risulta essere molto complessa; b) lasciare il fascicolo Telecom-Fastweb alla dottoressa Paolicelli comporterebbe gravi difficoltà essendo la collega del tutto ignara della complessa vicenda;
la questione delle motivazioni della proroga al dottor Morgigni (compreso il fatto che si dica esplicitamente che il caso Telecom-Fastweb ha avuto ampia rilevanza mediatica) ha sollevato le proteste di diversi avvocati difensori degli indagati, i quali hanno portato la questione all'attenzione della camera penale degli avvocati di Roma;
la camera penale si è attivata chiedendo alla corte d'appello di Roma di sapere qual sia «il provvedimento adottato» e di verificare se in effetti il provvedimento di proroga concesso dal tribunale affidi al dottor Aldo Morgigni «tutti i fascicoli precedenti»;
dalle verifiche effettuate dalla camera penale di Roma, emerge che il dottor Morgigni continui ad occuparsi non di tutti i fascicoli precedenti, ma solo dell'inchiesta Telecom-Fastweb, sicché i penalisti romani hanno scritto il 1o luglio 2010 una lettera al presidente della corte di appello, dottor Giorgio Santacroce (e per conoscenza al presidente del tribunale, Paolo De Fiore, al presidente dell'ufficio GIP, Carlo Figliolia e al vicepresidente del CSM, Nicola Mancino) nella quale si evidenzia, tra l'altro, che: «nonostante il provvedimento del Presidente della Corte di Appello, il Dott. Morgigni è di fatto materialmente assegnato al solo processo Telecom-Fastweb, non occupandosi in alcun modo del restante ruolo dei procedimenti "a lui precedentemente assegnati"»;
per tali ragioni, la camera penale di Roma chiede che «vengano adottati con immediatezza tutti i provvedimenti necessari per ristabilire la legalità processuale, rimuovendo tutte le condizioni di fatto e di diritto che abbiano consentito, in conclusione, l'individuazione in proroga di una competenza elettiva di un giudice in relazione ad un solo procedimento, esito certamente e radicalmente precluso da tutti i princìpi generali del nostro sistema processuale ed ordinamentale» -:
se, con riferimento ai fatti esposti in premessa, il Ministro interrogato intenda attivare i propri poteri ispettivi presso il tribunale e la corte di appello di Roma e, nel caso ne sussistano i presupposti, promuovere le iniziative di competenza.
(4-08040)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:

GALLETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 26, punto 2, lettera b) dello statuto dell'aero club d'Italia prevede che tre membri del Consiglio Federale devono essere scelti tra i presidenti delle Federazioni sportive aeronautiche (FSA) stabilendo pertanto, indirettamente, una compatibilità tra le due cariche (membro del consiglio e presidente di FSA);
si tratta di una vera e propria quota riservata alle FSA per via dell'alta rappresentatività delle federazioni e dei loro vertici, funzionale alle importanti decisioni sulle materie di competenza del Consiglio federale dell'aero club d'Italia;

le Federazioni sportive aeronautiche sono nate perché ogni disciplina aeronautica ha regole, caratteristiche ed esigenze diverse, anche se l'elemento che le accomuna è il volo in tutte le sue forme;
posto che l'articolo 35 dello Statuto istituisce la Commissione centrale sportiva aeronautica (CCSA) competente esclusivamente in materia limitata alla sfera agonistico-sportiva escludendo quindi gli aspetti di indirizzo e gestione propri del Consiglio Federale;
in data 8 settembre 2009 l'aero club d'Italia inviava al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un quesito sulla questione del doppio incarico e la risposta del capo dell'ufficio legislativo del Ministero, Consigliere Gerardo Mastrandrea, conteneva un'interpretazione restrittiva, secondo la quale le due cariche erano tra loro incompatibili;
in forza di tale interpretazione, il presidente dell'aero club d'Italia, senatore Giuseppe Leoni, a seguito del rifiuto dei presidenti di Federazione eletti il 31 ottobre 2009 di dimettersi dalla carica, ne ha dichiarato l'incompatibilità e ha convocato una Assemblea ordinaria in data 10 luglio 2010 per l'elezione suppletiva, convocazione delegittimata dall'assemblea al punto riguardante l'elezione suppletiva -:
se il Ministro intenda prendere in considerazione una revisione dell'interpretazione data dal capo dell'ufficio legislativo del Ministero rispetto alla incompatibilità delle due cariche descritta in premessa, che di fatto toglie ruolo, funzioni e credibilità alle Federazioni di specialità (rappresentative delle oltre quattrocento associazioni sportive e di oltre ventimila iscritti) alterando così, ad avviso dell'interrogante, il disegno ordinativo dell'ente.
(3-01183)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere:
con riferimento all'atto di sindacato ispettivo n. 5-02987 e alla relativa risposta resa dal Sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti in Commissione VIII il 29 giugno 2010, se risponda al vero la notizia che il progetto per la costruzione di una nuova sede dei vigili del fuoco di Piacenza prevede la costruzione di un'autorimessa di circa 650 metri quadrati, del tutto insufficiente alle esigenze del soccorso (basti pensare che, nell'attuale sede, l'autorimessa ha una superficie di circa 1200 metri quadrati e, ciò nonostante, alcuni mezzi vengono custoditi presso il genio pontieri di Piacenza).
(5-03222)

LO PRESTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le imprese di trasporto viaggiatori operanti sul territorio nazionale ricevono dallo Stato, periodicamente, finanziamenti a parziale copertura dei costi conseguenti ai rinnovi contrattuali del personale dipendente;
da monitoraggi effettuati dalle associazioni di categorie (ANAV-ASSTRA) presso i rispettivi associati, si evince che in relazione alla annualità 2008-2009, le erogazioni statali a copertura dei maggiori oneri derivanti dalla applicazione dei rinnovi dei bienni contrattuali (legge n. 47 del 2004 rinnovo 2002/2003; legge n. 58 del 2005 rinnovo 2004-2005; legge n. 296 del 2006 rinnovo 2006/2007) non sono ancora pervenute alle aziende beneficiarie;
in particolare, i suddetti contributi statali sono destinati da una parte alle gestioni commissariali governative e, dall'altra, alle aziende del comparto attive esclusivamente nei territori delle regioni Friuli-Venezia Giulia e Sicilia per rinnovo 2002-2003 e 2004-2005 e nei territori delle regioni a statuto speciale e province autonome per il rinnovo 2006-2007. Come noto, infatti, le aziende operanti nelle regioni a statuto ordinario ricevono gli importi in questione direttamente dalle regioni di appartenenza, in base al sistema

della compartecipazione all'accisa sul gasolio introdotto dalla legge finanziaria per il 2008;
da informazioni assunte presso i competenti uffici ministeriali si apprende che il ritardo è ascrivibile all'attuale mancanza della disponibilità di cassa sul capitolo 1314 dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
di fronte a siffatto contesto molte aziende coinvolte, allo scopo di poter corrispondere ai propri lavoratori gli aumenti dovuti, si vedono obbligate a rivolgersi al mercato delle anticipazioni bancarie, che, stante l'attuale congiuntura creditizia, incide pesantemente, in termini di interessi passivi, sugli esercizi aziendali -:
quali iniziative intenda assumere e quali provvedimenti intenda adottare al fine di liquidare, in tempi brevi, le partite finanziarie sopra esposte, attivando la disponibilità di cassa del capitolo 1314 dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in favore delle aziende di trasporto viaggiatori del Friuli-Venezia Giulia e Sicilia che a breve si troveranno nell'impossibilità di continuare ad anticipare le somme per i rinnovi contrattuali dei propri dipendenti.
(5-03234)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie della stampa locale si apprende che non per cause di forza maggiore ma con un atto programmato la biglietteria ferroviaria di Busto Arsizio è chiusa nei sabati di luglio;
in questo periodo sarebbe oltremodo importante e necessario che vi fosse una persona esperta presso la biglietteria di una città di 80 mila abitanti in grado di dare informazioni e rilasciare i biglietti per diverse destinazioni italiane, consigliando le tariffe e le coincidenze, nella ridda di Freccerosse, Eurocity, regionali e suburbani;
invece nella suddetta stazione ferroviaria vi è un'emettitrice automatizzata che però risulta essere un modello antiquato che eroga solo biglietti per destinazioni lombarde, ma non accetta di dare il resto, né di essere pagata con carta di credito o bancomat -:
quali ragioni inducano Trenitalia a non mettere a disposizione un dipendente nei fine settimana estivi, quando la domanda di mobilità è più consistente, e se e come si intenda provvedere al disservizio segnalato in premessa.
(4-08020)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:

RUGGHIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio del 1995 il Comune di Roma individuava nel territorio «La Barbuta», sito al confine con il territorio comunale di Ciampino, il luogo dove insediare un campo nomadi provvisorio;
il campo, allocato nei pressi del sentiero di avvicinamento dei velivoli (I.L.S.), e precisamente in testa alla pista 15 ed in coda alla pista di atterraggio dell'aeroporto di Ciampino, ospita manufatti posticci che ostacolano la visuale agli aerei in avvicinamento;
il campo insiste su un'area la cui parte sottostante funge da falda acquifera per la sorgente Appia, pertanto ogni insediamento o utilizzo umano espone il rischio di inquinamento della falda stessa;
l'area ove sorge il campo è individuata nel piano territoriale paesistico della Regione Lazio come zona di interesse

archeologico (vincolo cdm 058-159) e quindi soggetta a vincolo ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004;
il «campo» è situato su un'area in cui l'insediamento umano risulta incompatibile con quanto previsto dalle normative vigenti in materia di restrizioni nelle zone all'interno dei coni di volo aeroportuali, previste dalla legge n. 58 del 1963, del decreto legislativo n. 2006 del 09 maggio 2005 e decreto ministeriale 20 aprile 2006 Ministero della Difesa;
all'interno del campo si verificano, frequentemente, incendi di media, e grande portata, che hanno costretto e costringono i vigili del fuoco e le forze dell'ordine ad intervenire con assidua frequenza per evitare , tra l'altro, pericoli alla sicurezza del traffico aereo e a quello veicolare nell'attiguo GRA;
il T.A.R. del Lazio, sezione seconda, con sentenza n. 1283/2004 ha annullato l'efficacia della ordinanza sindacale del comune di Roma che aveva istituito il campo provvisorio, attestata appunto la non provvisorietà dello stesso, dichiarandolo - di fatto - illegittimo;
in data 3 agosto 2009 il comune di Roma, senza alcuna concertazione con i comuni confinanti, ha pubblicato sul proprio sito web il nuovo «Piano Nomadi», con decorrenza immediata individuandone 13 villaggi autorizzati, a fronte degli oltre 100 campi nomadi oggi esistenti tra insediamenti abusivi, campi cosiddetti «tollerati» e villaggi autorizzati;
il comunicato del 3 agosto 2009 riporta che il Piano è stato presentato dallo stesso Prefetto, dal Sindaco Alemanno e dall'Assessore Comunale alle Politiche Sociali Sveva Belviso, alla presenza del Ministro dell'interno Maroni nel corso di una conferenza stampa;
il piano non contempla la chiusura del campo «La Barbuta», inserendolo nell'elenco dei 13 villaggi autorizzati individuati, con la specifica di campo «ristrutturato»;
dal comunicato non si evincono gli estremi degli atti amministrativi con i quali il Piano è stato approvato;
precedentemente a tale presentazione, il sindaco di Ciampino ha contattato la segreteria del commissario straordinario per l'emergenza nomadi nel territorio della regione Lazio, chiedendo di essere informato sull'esito della richiesta da parte del comune di Ciampino di chiusura immediata del campo nomadi «La Barbuta» e dell'inserimento dell'intervento tra le priorità del «Piano Nomadi»;
il Sindaco di Ciampino ha presentato, in data 25 settembre 2009, istanza di accesso agli atti amministrativi attraverso i quali veniva approvato il piano e/o veniva inserito il campo «La Barbuta» all'interno dello stesso;
il sindaco di Roma rispondeva, in data 9 novembre 2009, che da parte dell'amministrazione comunale di Roma non erano stati adottati, per mancanza di competenza, atti amministrativi propedeutici al Piano nomadi;
il commissario delegato per l'emergenza nomadi nel territorio della regione Lazio rispondeva, in data 3 dicembre 2009, che da parte dello scrivente non era stata adottata alcuna determinazione sulla idoneità del sito in parola per la costruzione di un villaggio autorizzato;
il comune di Ciampino, in data 4 dicembre 2009, pubblicava sul proprio sito web, un video attraverso il quale veniva dimostrato l'esistenza di un cantiere e l'attività all'interno di esso, nonostante dalle risposte del sindaco di Roma e del commissario delegato per l'emergenza nomadi si negava l'esistenza di alcun intervento nell'area;
in data 10 dicembre 2009 sulla home page del Ministero dell'interno veniva pubblicata la notizia della firma del Ministro al decreto di ripartizione del fondo per finanziare l'emergenza nomadi in Lombardia, Lazio e Campania;

nell'allegato elenco dei progetti finanziati, il secondo era descritto come «diversi campi ed insediamenti nel territorio comunale di Roma [...] e accertamenti archeologici presso il campo autorizzato Barbuta in vista della stabilizzazione dell'insediamento» per un importo complessivo pari a euro 19.975.400,00;
in data 9 marzo 2010 il sindaco di Ciampino ha presentato formale istanza di accesso agli atti nei confronti del Ministro dell'interni, per conoscere il dettaglio degli interventi previsti nel finanziamento sopracitato, la quota parte ed il dettaglio relativi agli interventi sul campo «La Barbuta», i soggetti pubblici e/o privati ai quali gli importi sono destinati, la tempistica degli interventi previsti, gli atti amministrativi che avessero trasformato lo status del campo in «autorizzato» e quelli che ne avessero deliberato la sua stabilizzazione;
in data 3 marzo 2010 il Ministro dell'interno rispondeva al sindaco di Ciampino rappresentando che la richiesta non poteva essere accolta attesa la carenza in capo al sindaco della titolarità di un interesse diretto, concreto ed attuale all'esercizio del diritto di parola, tenuto conto che i provvedimenti di cui all'oggetto sono destinati a produrre i propri effetti nell'ambito territoriale del comune di Roma;
in data 5 luglio 2010 il Sindaco di Roma ha tenuto una conferenza stampa sul tema dell'attuazione del «Piano Nomadi» illustrando come a partire dal mese di settembre inizieranno i lavori per tre nuovi campi nomadi oltre a quelli per l'ampliamento del campo «La Barbuta» dagli attuali 480 occupanti a 680;
dai dati in possesso del comune di Ciampino e del Municipio X di Roma, l'attuale numero di occupanti del campo è pari a non più di 310 unità, e non 480 come dichiarato dal Sindaco, e che uri eventuale ampliamento a 680 corrisponderebbe non ad un ampliamento ma a più che un raddoppio -:
se il campo nomadi «La Barbuta» sia stato definitivamente autorizzato con ampliamento del numero degli occupanti ed eventualmente quali siano i motivi che hanno portato alla decisione di stabilizzare un campo che è, ad avviso dell'interroganti abusivo, sito in una conca collocata su di un'area protetta da vincolo idrogeologico, a pochi metri dal sedime aeroportuale, in pieno cono di volo dell'aeroporto di Roma-Ciampino e sottostante ad un tratto del Grande Raccordo Anulare.
(3-01181)

LOLLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 7 luglio 2010 si è tenuta a Roma una manifestazione dei terremotati aquilani costretti a scendere in piazza per rivendicare lo stesso trattamento degli altri cittadini del nostro Paese colpiti da eventi simili;
per la manifestazione del 7 luglio 2010 sono partiti da L'Aquila e dai comuni del cratere circa 40 pullman ai quali si sono aggiunte anche numerose auto private;
i pullman sono stati organizzati dai comuni, dai comitati e dalle forze sociali, dalla Confindustria, dalle organizzazioni sindacali e dalle strutture ecclesiali;
alla manifestazione erano presenti numerosi gonfaloni dei comuni, sindaci, consiglieri comunali, provinciali e regionali oltre che parlamentari della Repubblica, tutte le personalità presenti sono state sempre alla testa della manifestazione;
una parte dei telegiornali e della stampa ha parlato esclusivamente di scontri, dando per certa la versione degli infiltrati, senza parlare delle proposte e dei problemi di chi protestava, senza dare voce ai cittadini aquilani e soprattutto senza mostrare le immagini con i gonfaloni dei comuni in prima fila anche nei momenti più complicati e tesi della manifestazione;

si è parlato di scontri ma nessuno vetrina è stata infranta, nessun cassonetto rovesciato, nessuna automobile o motorino è stato toccato, nessun appartenente alle forze dell'ordine è stato colpito, insomma niente che ricordi neanche da lontano le dinamiche degli scontri di cui solitamente si parla è avvenuto;
il continuo riferimento a presunte infiltrazioni non è altro, ad avviso dell'interrogante, che un modo per distogliere l'attenzione dal reale coinvolgimento unitario, al di là di appartenenze politiche e sociali, della cittadinanza aquilana e dei comuni del cratere che pongono all'opinione pubblica domande e presentano una realtà che si discosta enormemente dall'immagine che si è voluta dare sino ad oggi della situazione delle zone colpite dal sisma del 6 aprile 2009 -:
stante che è stato più volte affermato che degli esponenti non aquilani della cosiddetta area «antagonista» avrebbero condotto o istigato gli scontri, cosa che, secondo l'interrogante, identificherebbe le migliaia di cittadini aquilani e molti loro rappresentanti istituzionali come degli sprovveduti, come sia possibile definire strumentalizzata ed eteroguidata una manifestazione che, per esperienza diretta dell'interrogante - oltre che per testimonianza di decine di video e centinaia di fotografie - ha visto alla sua testa in ogni momento i cittadini aquilani e i rappresentanti delle istituzioni locali e quali siano le informazioni e le ricostruzioni disponibili in relazione ai fatti avvenuti nel corso della manifestazione.
(3-01182)

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e TORTOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel corso del 2001, Concari Ettore - ora deceduto - concedeva in locazione un capannone di sua proprietà ubicato in via Miglioli 3 a Fiorenzuola d'Arda (in provincia di Piacenza) alla ditta Siderplastgommelegno snc - avente sede legale in Orio Litta (Lodi) - con l'intesa contrattuale che l'immobile venisse utilizzato per lo stoccaggio di parti plastiche e vetrose di autovetture, come da oggetto sociale esposto nella visura camerale prodotta dalla ditta stessa;
il 24 maggio 2002, il predetto Concari Ettore, sostenendo che il conduttore gli impediva l'accesso all'immobile locato alfine di esercitare il diritto contrattuale di verifica dello stato dell'immobile, presentava un esposto-denuncia alla comando stazione dei Carabinieri di Fiorenzuola d'Arda;
contestualmente veniva avviata dal Concari anche la procedura di sfratto, giunta a termine ma mai portata ad esecuzione in quanto, a causa dei tempi tecnici processuali, all'esito della procedura stessa l'immobile risultava del tutto ingombro di pneumatici usati;
indagini avviate dalla procura della Repubblica di Piacenza sulla Siderplast portavano ad accertare che altri immobili, tra i quali quelli ubicati a Castel San Giovanni - in provincia di Piacenza - e a Pessina Cremonese - in provincia di Cremona -, risultavano essere stati locati ed utilizzati con le stesse modalità di cui sopra e, quindi, abbandonati ingombrati di pneumatici usati;
il 29 aprile 2003, il comune di Fiorenzuola d'Arda emanava ordinanza di sgombero del capannone in questione, rimasta senza esiti;
nel dicembre 2003 veniva disposto il sequestro preventivo dell'immobile in questione e di quanto nello stesso contenuto (secondo stima risultavano stoccati circa 2.300 metri cubi di pneumatici di vario formato); nel procedimento penale n. 2787/2002 NR, 342/2005 RG avviato nei confronti dei responsabili legali della Siderplast si costituivano parti civili il signor Concari, il comune di Pessina Cremonese e il comune di Castel San Giovanni;

ascoltato quale teste, il comandante dei vigili del fuoco di Piacenza confermava la pericolosità - per l'incolumità e la salute pubblica - della situazione creatasi in particolare a Fiorenzuola;
nel corso del processo veniva accertata la qualità di rifiuto del materiale stoccato e veniva ricostruito il complesso modus operandi seguito (esibizione di false autorizzazioni ai vari gommisti del nord Italia, stoccaggio abusivo con trasferimento del materiale da un sito all'altro);
il processo, che accertava la completa mancanza di responsabilità nella vicenda del Concari Ettore (peraltro mai indagato), si concludeva con la condanna dei responsabili (sentenza n. 844/2007). Al momento pende appello;
la Corte di Cassazione, sezione 3, con sentenza n. 23494 del 19 maggio 2006, (depositata il 6 luglio 2006), pronunciandosi rispetto ad altro procedimento riguardante la vicenda in questione, ha sancito che «i pneumatici usati, dei quali il detentore si disfa o che vende a terzi perché siano riutilizzati previa rigeneratura o ricopertura, costituiscono rifiuti, stante la loro destinazione ad una operazione di recupero individuata dall'Allegato C del decreto legislativo n. 22 del 1997» nel corso dell'intera vicenda, il Comune di Fiorenzuola si è limitato all'emanazione di n. 2 ordinanze di sgombero (la prima riformata per vizio di identificazione dei responsabili, la seconda - come detto - rimasta del tutto priva di attuazione);
il detto comune, infatti, non si è costituito quale parte civile nel procedimento penale sopra richiamato, perdendo con ciò ogni diritto di rivalsa nei confronti dei responsabili dei fatti più sopra descritti, nell'eventualità - per verità remota - che venissero individuati beni esecutabili riconducibili alla Siderplastgommelegno e/o ai suoi responsabili legali;
a quasi 10 anni dall'inizio della vicenda, il capannone è ancora ingombro e sottoposto a sequestro penale, mentre la proprietà è comunque gravata dell'onere di pagare l'ICI -:
se e quali urgenti iniziative intendano sollecitare o assumere al riguardo, tenuto conto anche della grave situazione di pericolo ambientale e di rischio per l'incolumità pubblica venutasi a creare in ragione dei fatti sopra descritti.
(5-03240)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il nucleo regionale del movimento terra di Piacenza, rappresenta uno dei due nuclei della regione Emilia-Romagna ed uno dei centri di eccellenza del comando provinciale dei vigili del fuoco di Piacenza a livello nazionale;
rispetto all'altro nucleo regionale di Ferrara, quello di Piacenza può vantare un più ampio parco mezzi, personale specializzato superiore nel numero e personale istruttore;
al fine di mantenere ed implementare l'eccellenza del nucleo di Piacenza, allo stesso dovrebbero essere assegnati un mezzo cingolato pesante (avente portata di 200-250 quintali) ed un mezzo con carrello per il trasporto dello stesso -:
se sia possibile il conferimento al nucleo movimento terra di Piacenza dei detti mezzi, tenuto conto che gli stessi potrebbero essere reperiti anche tra quelli confiscati dallo Stato o dismessi dal Ministero della difesa.
(4-08024)

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane il quotidiano la Repubblica ha dato notizia della prossima stabilizzazione alla Protezione civile di un certo numero di dipendenti a tempo determinato e collaboratori che sarebbero, in molti casi, parenti diretti di giudici ed importanti funzionari dello Stato, alcuni dei quali preposti al controllo degli atti della Presidenza del Consiglio;

secondo la Cgil Funzione Pubblica questa selezione sarebbe una truffa visto che alla stessa hanno potuto partecipare solo coloro i quali avevano in essere un contratto con il suddetto dipartimento;
quali siano stati i metodi di selezione con cui questi dipendenti a tempo determinato e collaboratori siano stati scelti all'atto del loro primo rapporto lavorativo con il dipartimento e quali fossero i loro titoli e le loro mansioni.
(4-08041)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MATTESINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
fino a pochi anni fa per diventare insegnanti era necessario frequentare un corso universitario di 2 anni detto SSIS (scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario) che permetteva di ottenere l'abilitazione all'insegnamento secondario per una classe o materia;
per quanto riguarda l'insegnamento della musica, nel 2007 con il decreto ministeriale 137 è stato attivato, nell'anno 2007/2008, nella maggior parte dei conservatori d'Italia, un primo corso di abilitazione per l'insegnamento della suddetta materia alle scuole medie e per lo strumento musicale nelle scuole medie ad indirizzo musicale. Nell'anno 2008/2009 si sono attivate le medesime iscrizioni per il biennio di secondo livello;
a luglio 2008, con un emendamento al decreto-legge n. 112 del 2008, il Governo ha annullato il precedente decreto ministeriale del 7 maggio 2008 con cui si fissava il numero di posti per il X ciclo SSIS. Dall'anno 2008/2009 quindi la SSIS è abolita, e attualmente non esiste un percorso abilitante alternativo;
il decreto ministeriale n. 42 dell'8 aprile 2009 ha permesso l'inserimento con riserva nelle graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti iscritti ai corsi abilitanti attivati nell'anno accademico 2007/2008. Tale inserimento con riserva non è stato invece ad oggi garantito ai docenti iscritti ai medesimi corsi abilitanti autorizzati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nell'anno accademico 2008/2009;
appare all'interrogante ingiusto e discriminatorio non consentire l'iscrizione con riserva nelle graduatorie ad esaurimento ai docenti che stanno frequentando i sopra citati corsi abilitanti dall'anno accademico 2008/2009 -:
cosa intenda fare per sanare questa situazione incresciosa.
(5-03220)

CICCANTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
per accedere all'insegnamento della classe di concorso «A019 - Discipline giuridiche ed economiche negli Istituti di Istruzione secondaria di II grado» i laureati in economia e giurisprudenza devono aver sostenuto o sostenere esami integrativi che, come richiesto dal Ministero, prevedono:
a) per politica economica: 12 crediti formativi nel settore SECS-P/02;
b) per economia aziendale: 12 crediti formativi nel settore SECS - P/07;
c) per economia politica: 12 crediti formativi nel settore SECS-P/01;
d) per statistica: 12 crediti formativi nel settore SECS-S/03;
varie facoltà, come la facoltà di economia dell'università «Carlo Bo» di Urbino riconoscono:
a) per politica economica ed economia delle aziende solo dieci crediti a fronte dei 12 previsti dal Ministero;

b) per statistica solo 10 crediti, per di più, nel settore SECS-S01 e non nel SECS-S/03;
gli interessi di numerosi laureati - che hanno già sostenuto gli esami integrativi previsti dagli atenei, anche con dispendio di denaro per il pagamento delle tasse - non possono venire lesi dalle divergenze tra i vincoli crediti/settori posti dal Ministero per l'accesso alla classe di concorso e quelli riconosciuti da vari atenei -:
se non ritenga opportuna l'assunzione di iniziative volte a fare in modo che i crediti formativi acquisiti e corrispondenti alla preparazione culturale ottenuti possano essere sempre sufficienti di integrare i requisiti ministeriali e, per quanto concerne l'esame di statistica, il settore SECS-S01 sia considerato omogeneo al SECS-S/03.
(5-03237)

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Ente nazionale assistenza magistrale è stato creato e sostenuto dagli stessi assistiti con la quota, obbligatoria, detratta mensilmente dal proprio stipendio, l'incarnazione della solidarietà della categoria verso coloro che si trovano in situazioni di difficoltà e bisogno. Un'istituzione, quindi, che non rappresenta in alcun modo una fonte di spesa per lo Stato e che appartiene, eticamente, alla categoria magistrale che ne ha costituito, dalla sua fondazione nel 1947 ad oggi, il solido patrimonio immobiliare e mobiliare;
sembra corretto, quindi, nei confronti dei circa 300.000 docenti e dirigenti scolastici contribuenti e dei quasi 1.300.000 assistiti (dati dell'Ente), prima di eventualmente pensare una legge che vada a far cessare una realtà significativa e ancora attuale, avviare un percorso condiviso di consultazione con i sopra menzionati interessati, considerando inoltre che, non più tardi dello scorso 22 febbraio, il Consiglio di Stato ne riconosceva il ruolo nel sistema sociale nel «[...] sostenere e supportare fasce di cittadini che potrebbero essere non sufficientemente sorrette dal sistema pubblico»;
recentemente anche l'Associazione Italiana Maestri Cattolici, che tanto contribuì alla nascita dell'ENAM, ha preso posizione in questo senso nei confronti dell'Ente, riaffermando l'inderogabile etica necessità di coinvolgere democraticamente tutta la categoria magistrale in qualsiasi decisione sul futuro dell'Ente, patrimonio dei docenti e dei dirigenti -:
e il Ministro non ritenga urgente ed indispensabile avviare prioritariamente un ampio, condiviso e approfondito confronto che democraticamente coinvolga tutti gli assistiti-contribuenti in premessa menzionati, prima di eventualmente andare a modificare o addirittura a sopprimere lo storico Ente nazionale di assistenza magistrale, segno, contributo e patrimonio di solidarietà nell'ambito del corpo insegnante e dirigente scolastico di scuola primaria.
(5-03239)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GNECCHI, MATTESINI, MIOTTO, LENZI, CODURELLI, BELLANOVA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 della Costituzione, riconosce i seguenti principi fondamentali: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.»;
l'Italia ha un buon livello di legislazione a favore della parità e contro le discriminazioni fra i sessi, ma nonostante

i buoni principi giuridici, sia nell'accesso al lavoro, sia in termini di occupazione in generale, le disuguaglianze fra uomini e donne sono ancora notevoli, come sono ancora significative le differenze retributive e di possibilità di carriera. La pensione è la sintesi del percorso lavorativo, dimostra in modo evidente la durata e la consistenza della contribuzione versata durante tutta la propria attività produttiva. È risaputo che l'integrazione al trattamento minimo sia un fenomeno tipicamente femminile come altrettanto le pensioni di anzianità siano tipicamente maschili. Purtroppo anche verificando gli importi delle pensioni di nuova liquidazione, si confermano i dati storici: mediamente le donne hanno pensioni che corrispondono alla metà dell'importo medio degli uomini. I motivi sono storicamente purtroppo sempre gli stessi, il percorso lavorativo delle donne registra molte interruzioni, lavoro a tempo parziale, poca carriera, retribuzioni più basse. In compenso però la società gode di tanto lavoro gratuito delle donne. Le baby pensionate del pubblico per anni hanno garantito un'economia di servizi parallela a quella istituzionale. I mille lavori invisibili delle donne hanno sostenuto di fatto il sistema di welfare. Purtroppo il lavoro in famiglia non viene rilevato dalle statistiche ufficiali e se non fossero le donne ad occuparsi della pulizia della casa, della cura dei bambini e degli anziani e di tutte quelle mansioni invisibili, ma indispensabili all'interno della famiglia, questi servizi dovrebbero essere acquistati sul mercato e quindi assumerebbero un preciso valore economico quantificabile (dal libro di Alberto Alesina e Andrea Ichino: «L'Italia fatta in casa»);
l'attuale sistema di servizi alla famiglia lascia vuoti che in particolare le donne si vedono costrette a colmare, sostituendosi all'offerta dei servizi per la cura dei figli, degli anziani e dei disabili. Si pensi, infatti, che solo per quanto riguarda i servizi di supporto alla prima infanzia (0-3 anni), l'Italia offre una copertura in media del 10 per cento contro il 33 per cento richiesto dall'Unione Europea. In tal senso, «la scelta» delle donne di star fuori dal mondo del lavoro o di ripiegare forzatamente sul part time o altre forme di lavori atipici, che consentano loro di conciliare al meglio l'impegno del lavoro di cura, risulta quindi quasi una decisione obbligata, che però non corrisponde sicuramente al progetto di ideale lavorativo cui le donne avrebbero aspirato.
se prendiamo a riferimento gli altri Paesi europei, prescindendo dalla tutela della gravidanza maternità (cioè il periodo a ridosso della nascita) che esiste in tutti i Paesi europei, è presente una generosa forma di contribuzione figurativa per la crescita dei figli. In Francia, alle lavoratrici madri sono riconosciuti 2 anni di contribuzione figurativa a figlio e fino a tre anni (a scelta tra madre e padre), oltre ad un eventuale supplemento di pensione (pari al 10 per cento in più) per chi abbia avuto almeno tre figli. La Francia è uno dei Paesi con tasso di fecondità più elevato in Europa. In Grecia, sono riconosciuti da uno ad un massimo di quattro anni di contribuzione figurativa, in relazione al numero di figli avuti;
la scelta quasi obbligata delle donne di assenza dal mercato del lavoro, più o meno per brevi o lunghi periodi comporta una ulteriore penalizzazione sulle donne, soprattutto per quanto attiene l'aspetto previdenziale. A differenza degli uomini, sono molte di più le donne che arrivano alla pensione di vecchiaia perché per la scarsità di contributi accumulati nel corso degli anni, sono poche le donne che maturano i requisiti per l'accesso al pensionamento per anzianità contributiva;
va considerato inoltre che sono ben 4,5 milioni le pensioni integrate al trattamento minimo, con un importo medio di integrazione di circa 3100 euro annui per pensione. Su 4,5 milioni di pensioni integrate, ben 3,5 milioni sono pensioni di donne (dati del Ministero dell'economia e finanze - ragioneria dello Stato anno 2005). Si consideri, come detto sopra, che per le pensioni liquidate con il sistema contributivo, non esisterà più l'integrazione

al trattamento minimo e ciò comporterà un ulteriore reale peggioramento, per le donne in particolare;
la distribuzione per classi di anzianità contributiva nel territorio nazionale delle pensioni dirette INPS di vecchiaia e invalidità (circa 8.439.000 pensioni - Isfol 2003 su dati INPS), evidenzia che il 52 per cento delle pensioni erogate a donne, è liquidato con una contribuzione fino a 20 anni (in particolare fino a 15 anni il 25 per cento delle pensioni e da 15 a 20 anni il 27 per cento delle pensioni «femminili» e solo il 9,9 per cento delle titolari donne raggiungono la fascia di contributi fra 35 e 40 anni;
fino al 1992 si poteva realmente pensare che esistesse una condizione di favore per la pensione delle donne: nel pubblico impiego potevano cessare il lavoro dopo 14 anni 6 mesi e un giorno e percepire una pensione, anche se bassa, dai 19 anni 6 mesi e un giorno, mentre nel privato 15 anni di contribuzione e 55 anni di età per la pensione di vecchiaia, e come detto sopra, la stragrande maggioranza delle pensioni delle donne veniva integrata al trattamento minimo.
l'integrazione al trattamento minimo esiste dal 1952 (articolo 10 legge 218/52) ed ha diritto solo chi non possiede redditi assoggettabili all'irpef per un importo lordo annuo superiore a 2 volte l'ammontare della pensione minima, però dal 1994 ha rilievo anche il reddito del coniuge. I redditi cumulati non devono superare il quadruplo della pensione minima Inps, nel 2010 pari a 23.970,44 euro;
tutte le riforme e le modifiche che si sono attuate negli ultimi 18 anni hanno pesantemente modificato i requisiti e le condizioni in particolare per le donne, tutti i risparmi fatti avrebbero dovuto essere investiti per aumentare l'occupazione femminile e restituire, quindi, alle donne ciò che veniva loro tolto in modo da favorire la loro autonomia e la realizzazione di un progetto di vita anche nel lavoro -:
quante fossero le donne titolari di pensione integrata al trattamento minimo, specificando anche il costo complessivo di integrazione e, se possibile, specificando le quote di integrazione al 31 dicembre 1993 sull'universo femminile di titolari di pensione e quante siano e con relativi importi e costi ad oggi al fine di verificare quanto abbia inciso il cumulo di reddito con il coniuge per ridurre le pensioni delle donne e valutare il conseguente risparmio posto che tali dati sono ritenuti dagli interroganti indispensabili per «quantificare» il credito che le donne hanno maturato in questi anni rispetto alle pensioni e per poter affrontare con cognizione di causa gli interventi sulle pensioni di cui si va parlando.
(5-03221)

GNECCHI, MIOTTO, MATTESINI, GATTI, SCHIRRU, RAMPI, CODURELLI, LENZI e GIOVANELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Italia la pensione ai superstiti è stata introdotta con il Regio decreto legislativo n. 636 nel 1939 e fino alla legge di parità n. 903 del 1977 la pensione ai superstiti era liquidata solo alle donne, perché nella storia si erano consolidate nettamente le divisioni dei ruoli all'interno delle coppie e delle famiglie, si dava per scontato che tale divisione dei ruoli familiari comportasse il lavoro retribuito per sostenere la famiglia come obbligo per i maschi e il lavoro domestico gratuito per le donne, quindi in caso di morte del coniuge la mancanza del sostentamento maschile costituiva per la donna diritto alla pensione;
in una società in cui si realizzino pari opportunità tra uomini e donne e fosse possibile la piena occupazione si potrebbe immaginare che la pensione al coniuge superstite non abbia più ragione di esistere, ma fino a quando non si realizzeranno queste condizioni la pensione ai superstiti è spesso indispensabile per garantire la sopravvivenza;

in base all'articolo 1, comma 41, della legge n. 335 del 1995 è stata introdotta la valutazione del reddito del beneficiario della pensione, solo fino ad un reddito inferiore a tre volte la pensione minima Inps la titolare, il titolare ha diritto alla misura intera, il 60 per cento di quanto avrebbe percepito o percepiva in vita il dante causa, superato questo limite di reddito si applica la riduzione del 25 per cento fino a quattro volte il trattamento minimo, del 40 per cento tra quattro e cinque volte, del 50 per cento se il reddito del beneficiario supera cinque volte il trattamento minimo della pensione Inps;
questa norma è stata dettata dalla necessità di risparmio della spesa previdenziale, però vale la pena di ricordare che le pensioni delle donne sono a tutt'oggi pari alla metà degli importi delle pensioni degli uomini per i motivi noti. Le donne dal 1992 ad oggi sono quelle che sono state maggiormente penalizzate dalle riforme, è opportuno ricordare che le donne in generale godevano almeno dell'integrazione al trattamento minimo, ma il decreto legislativo n. 503 del 1992 oltre ad aver alzato l'età pensionabile di 5 anni e il requisito contributivo da 15 a 20 anni, ha anche introdotto la valutazione del reddito del coniuge per il diritto all'integrazione, quindi anche quella che per tanti anni era stata ritenuta un'azione risarcitoria nei confronti delle donne per tutto il lavoro gratuito per la famiglia, ma anche per la società tutta, a copertura della mancanza di servizi e di strutture di assistenza è venuta meno;
va considerato che le donne godevano di requisiti che tenevano conto del loro impegno nella famiglia e nella società, oggi però si continua ad intervenire sulle pensioni ed in particolare sulle pensioni delle donne e sono sempre di più le donne che chiedono di rivedere almeno i limiti di reddito per godere della pensione ai superstiti. Non va dimenticato che le pensioni contributive e quindi progressivamente la generalità delle pensioni non avranno neppure l'integrazione al trattamento minimo, quindi è urgente avere un quadro della situazione attualmente in essere -:
quante siano le donne titolari di pensione ai superstiti che percepiscono la misura intera, quante abbiano la riduzione del 25 per cento, quante del 40 per cento e quante del 50 per cento, e quali siano i titolari di pensione ai superstiti di sesso maschile posto che ciò è necessario, da un lato per capire il fenomeno di pensione ai superstiti «al maschile» e per valutare la differenza di genere, dall'altro per capire la dimensione delle riduzioni per permettere quindi valutazioni rispetto alle possibili modifiche da proporre.
(5-03225)

GATTI, LOLLI, DAMIANO, MIGLIOLI, RAMPI, CODURELLI, SCHIRRU, GNECCHI, SANTAGATA, MOSCA, BERRETTA, BELLANOVA e MADIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 10 novembre 2009 presso la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera si è tenuta l'audizione dell'allora Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, sulla situazione occupazionale nelle aree delle regione Abruzzo colpite dal sisma dell'aprile 2009, nella quale sono stati forniti una serie di elementi che hanno evidenziato la grave crisi in cui versava il territorio;
il 24 giugno 2010, allo scopo di richiamare l'attenzione sui problemi della ricostruzione post-terremoto, chiedere la proroga della sospensione fiscale e avere certezza sui fondi della ricostruzione, si è tenuto a Roma, in piazza Navona, a pochi metri dal Senato, un consiglio comunale straordinario de L' Aquila, allargato a tutti i sindaci dei territori colpiti e al presidente della provincia;
in quest'occasione il sindaco del capoluogo abruzzese, Massimo Cialente, ha ribadito per l'ennesima volta la difficoltà di operare senza avere a disposizione i soldi stanziati per la ricostruzione, lamentando la mancata istituzione di «una tassa

di scopo, un contributo di solidarietà che permettesse di avere il denaro di cui c'era bisogno» e ricordando che in occasioni del genere si era invece sempre ricorsi a provvedimenti simili;
il 7 luglio 2010 si è svolta a Roma una manifestazione molto partecipata indetta da diversi comitati di cittadini e dal consiglio comunale de L'Aquila, assieme ai sindaci di tutti i comuni del cratere, ai Sindacati, alla Confindustria e a tutte le altre forze sociali, che ha avuto l'adesione del consiglio regionale, del consiglio provinciale. La manifestazione aveva l'obiettivo di richiamare l'attenzione delle istituzioni nazionali sui tanti problemi ancora aperti nei territori colpiti dal terremoto, a partire dai ritardi non più tollerabili del processo di ricostruzione. Inoltre si contestavano tempi, modalità e quantità del recupero fiscale dei tributi preventivamente sospesi per quelle aree. La manifestazione ha vissuto purtroppo momenti di grande tensione, al punto che alcuni ragazzi sono stati feriti, per fortuna in modo non grave, negli scontri con le forze dell'ordine;
a destare grande preoccupazione è anche la situazione occupazionale della aree colpite dal sisma, la quale sembra purtroppo non mostrare segnali di ripresa. A tal fine gli interroganti chiedono di conoscere, a distanza di otto mesi dalla suddetta audizione svolta dal Sottosegretario Viespoli, i dati che consentano di avere quadro più chiaro della evoluzione della situazione -:
quale sia il tasso di attività lavorativa della popolazione tra i 15 e i 64 anni di età e quale sia la differenza in termini numerici e percentuali rispetto al mese di novembre 2009;
quali siano le risorse disponibili riguardo alla cassa integrazione e alla cassa integrazione in deroga, quali siano le scadenze di tali ammortizzatori sociali e quanti lavoratori abbiano terminato il periodo di fruizione degli stessi;
quante siano le imprese e le attività commerciali, operanti nelle aree in questione precedentemente al terremoto del 6 aprile, che abbiano ripreso la propria attività e quante invece siano state costrette a cessarla definitivamente;
quale sia lo stato dei servizi sanitari, scolastici e universitari, e quanti siano i lavoratori ancora in essi impegnati;
quale sia la situazione complessiva dell'apparato produttivo del territorio a 15 mesi di distanza dal terremoto.
(5-03228)

NEGRO, RAINIERI e MUNERATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo le recenti notizie di stampa, il rendiconto 2009 dell'Inps, trasmesso nei giorni scorsi dal presidente dell'istituto, Antonio Mastrapasqua, al consiglio di indirizzo e vigilanza, evidenzierebbe un risultato della gestione ordinaria in rosso per 1,2 miliardi di euro, a fronte di trasferimenti statali netti per 76,5 miliardi di euro, 4 in più rispetto all'anno precedente;
nel 2008, infatti, sebbene i trasferimenti statali netti dello Stato all'Inps siano stati di 72,3 miliardi di euro, per l'appunto, 4,2 miliardi in meno, il bilancio Inps ha chiuso con un risultato ordinario in positivo, pari a +8,1 miliardi di euro;
per sanare il «buco» Inps è intervenuta la recente manovra economica (decreto-legge n.78 del 2010) che ha disposto l'agganciamento automatico dell'età pensionabile alla crescente speranza di vita ed, al contempo, ha previsto lo slittamento delle finestre per il pensionamento di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per gli autonomi;
secondo le previsioni fatte dallo stesso istituto ed inoltrate ai Ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali, le predette misure daranno un contributo di circa 40 miliardi di euro ai conti pubblici in 10 anni;
secondo quanto pubblicato sul Corriere della Sera del 22 giugno 2010 se l'Inps

non rimette i conti a posto, «i risparmi messi in cantiere dal Governo non serviranno all'economia ma all'Inps medesimo» -:
se non convenga sull'opportunità di interventi strutturali sull'istituto, per un'organizzazione efficiente e produttiva del medesimo, al fine di evitare che i risparmi previsti dalle nuove misure, in materia pensionistica, finiscano con il sanare deficit di bilancio dell'istituto e, conseguentemente, scongiurare in futuro ulteriori misure restrittive sulle prestazioni pensionistiche a danno esclusivo dei contribuenti.
(5-03230)

MOTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nelle scorse settimane numerosi parlamentari, tra cui l'interrogante, hanno preso conoscenza della vicenda di un lavoratore vittima di un grave infortunio sul lavoro che ha subito l'amputazione di quattro dita della mano sinistra;
a fronte di questo infortunio e sulla base della tabella delle menomazioni adottata con decreto ministeriale del 12 luglio 2000 dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, l'INAIL ha riconosciuto al lavoratore un'invalidità permanente del 23 per cento cui corrisponde una rendita mensile di circa 370 euro;
la percentuale di invalidità e la rendita mensile riconosciute risultano essere evidentemente insufficiente a garantire a qualsivoglia lavoratore, vittima di un così grave infortunio, la possibilità di sostenersi economicamente, stante il fatto che la perdita dell'uso della mano compromette di fatto l'abilità al lavoro e quindi il livello di occupabilità del soggetto;
la ridotta percentuale di invalidità riconosciuta a questa tipologia di infortunio non consente ai lavoratori colpiti di accedere ai benefici di cui alla legge 12 marzo 1999, n. 68, «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», che dispone il sostegno al collocamento lavorativo, tra le altre fattispecie indicate all'articolo 1, «alle persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33 per cento, accertata dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (INAIL) in base alle disposizioni vigenti»;
la normativa attualmente vigente, dunque, pare non consentire ai lavoratori vittima di una grave menomazione, quale la perdita dell'uso della mano, di poter giovare di un congruo sostegno economico e di un efficace sostegno al reinserimento lavorativo -:
se il Ministro interrogato, anche avvalendosi dell'INAIL, non ritenga di operare una ricognizione circa l'effettiva congruità dei criteri applicativi della tabella delle menomazioni di cui al decreto ministeriale del 12 luglio 2000 del Ministero del lavoro e della previdenza sociale;
se il Ministro non ritenga di valutare l'opportunità di introdurre nella sopraccitata tabella delle menomazioni la fattispecie «perdita dell'uso della mano» in funzione della particolare gravità di tale circostanza;
se, inoltre, il Ministro interrogato non ritenga necessario provvedere quanto prima alla previsione di un meccanismo di rivalutazione automatica degli importi indicati nella tabella indennizzo danno biologico, rispondendo così efficacemente alle sollecitazioni delle associazioni che difendono i diritti dei lavoratori colpiti da infortunio.
(5-03231)

SCHIRRU, BELLANOVA, GNECCHI, CODURELLI, MIGLIOLI, MATTESINI, GATTI, RAMPI, MADIA, BOCCUZZI, FRONER, LULLI e VICO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha promosso diverse iniziative normative volte a verificare le «false invalidità». L'articolo 80 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con

modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, per esempio, reca il piano straordinario di verifica delle invalidità civili. Per ridurre ed accelerare tempi e modalità per l'erogazione dei benefici derivanti dal riconoscimento dello stato invalidante, l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, intitolato «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», attribuisce all'Inps nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, della cecità civile, della sordità civile, dell'handicap e della disabilità: contestualmente sono state riviste le modalità di presentazione delle domande di accertamento, la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni ed il ricorso in giudizio;
con l'ultima legge finanziaria per il 2010 è stato previsto un programma di 100 mila verifiche aggiuntive rispetto ai 200 mila accertamenti, di cui al suddetto decreto-legge n. 112 del 2008 nei confronti dei titolari di invalidità civile;
peraltro, anche con il recente varo della manovra correttiva, si prevedono ulteriori misure caratterizzate dalla medesima finalità -:
quante siano le visite di verifica effettuate nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010 e per quali patologie, quale sia il numero dei cosiddetti «falsi invalidi» e quali siano i costi e relativi risparmi per lo Stato.
(5-03232)

FUGATTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 17 giugno 2010 è stato sottoscritto a Roma il verbale di intesa per la cassa integrazione ordinaria dei dipendenti di Arcese, storica azienda trentina dell'autotrasporto;
l'accordo è stato siglato dalle segreterie nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil trasporti ed ha previsto la decorrenza della cassa integrazione a zero ore dal 28 giugno fino al 17 dicembre, appunto 23 settimane, per un massimo di 180 lavoratori, così ripartiti: 160 autisti, 10 operai e 10 impiegati;
l'azienda - che oggi impiega circa 1.200 lavoratori, di cui 550 autisti - ha giustificato il ricorso alla Cigo evidenziando le difficoltà prodotte dalla crisi economica generale, che ha ridotto in modo drastico anche il movimento di merci e quindi le commesse ed il lavoro stesso per l'azienda, ma ha anche preannunciato un piano, di riorganizzazione interna, che prevede il potenziamento delle attività intermodali e la riqualificazione del personale attualmente in forze, attraverso percorsi formativi che interesseranno gli autisti del gruppo posti di volta in volta in cassa integrazione;
secondo i Cobas - non riconosciuti dall'azienda pur conteggiando 100 iscritti su 400 dipendenti che operano su Rovereto ed Arco - tuttavia il ricorso alla cassa integrazione è irregolare ed ingiustificato, in quanto è in atto una delocalizzazione strisciante;
stante la loro denuncia, sembrerebbe che l'Arcese affidi i rimorchi a camionisti assunti formalmente a Bratislava (ove l'azienda ha già una sede), con contratto slovacco, che arrivano in Italia con motrici immatricolate nel loro Paese;
se così fosse sarebbe gravissimo, in quanto vorrebbe significare che l'azienda, per massimizzare gli utili, sta operando clamorosi abusi e elusioni delle norme di legge, a scapito dei dipendenti locali e dell'Inps -:
se corrisponda al vero la denuncia di cui in premessa e, in caso di risposta affermativa, se, visto l'uso improprio e strumentale della cassa integrazione da parte della Arcese, quali iniziative intenda adottare nei confronti dell'azienda.
(5-03233)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Padova rappresenta, nel panorama economico italiano, una realtà molto importante. Secondo i dati dell'ufficio studi di Confindustria Padova, diffusi nel corso dell'assemblea annuale dell'organizzazione di categoria, il numero di imprese presenti nel territorio della provincia - relativo all'anno 2009 - è pari a 94.100 con una produzione complessiva di prodotto interno lordo pari a 26 milioni 320 mila euro e un totale occupati di 406.995 unità (di cui 113.517 unità nel settore manifatturiero);
rispetto all'anno 2008, il numero di imprese presenti nel territorio della provincia è diminuito di 582 unità, la produzione complessiva di prodotto interno lordo è calata di 1 milione 465 mila euro;
sempre secondo l'ufficio studi di Confindustria Padova, esaminando i dati relativi alla congiuntura economica nel corso del 2009, la produzione industriale è calata del 19,3 per cento, valore peggiore della media registrata nella regione Veneto (-14,9 per cento). Anche sul fronte del fatturato si è registrata nel 2009 una sensibile riduzione, pari al 18,6 per cento. Gli ordini dall'interno hanno subito un calo del 17,6 per centro, così come gli ordini dall'estero (-16,9 per cento), soprattutto per effetto della crisi economica globale che ha colpito i maggiori Paesi clienti dell'industria padovana;
la crisi economica colpisce in particolare le imprese manifatturiere padovane il cui prodotto lordo, nel 2009, è calato del 12,7 per cento, una contrazione in linea con quella media nella regione Veneto (- 12,4 per cento) e più contenuta rispetto al dato nazionale (-15,1 per cento). Si registra anche la flessione del valore aggiunto nel settore delle costruzioni (- 6,2 per cento), in linea con la variazione a livello regionale (- 6,1 per cento) e nazionale (- 6,7 per cento);
i dati sopra richiamati relativi alla provincia di Padova rispecchiano chiaramente la situazione di generale difficoltà della produzione industriale;
si moltiplica, da parte di molte aziende in crisi a causa del calo della produzione e dei consumi, il ricorso alla cassa integrazione o, peggio, al licenziamento, per un gran numero di lavoratori, creando così evidenti difficoltà per il sostentamento di numerose famiglie;
in particolare, sempre secondo i dati diffusi da Confindustria Padova, nel 2009 il ricorso alla cassa integrazione guadagni (di seguito CIG) nell'industria registra un preoccupante aumento del 399,9 per cento. Inoltre, nei primi cinque mesi del 2010, il numero complessivo delle ore di CIG nell'industria ha continuato a crescere rispetto allo stesso periodo del 2009, registrando un aumento del 157 per cento -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali concrete misure i Ministri interrogati intendano porre in essere per fronteggiare la crisi economica mondiale che sta investendo il nostro Paese anche in zone considerate tradizionalmente ricche come il Nord-est e per supportare la produzione industriale agevolando, per quanto di competenza, l'erogazione dei finanziamenti necessari alle imprese italiane per mantenere adeguati livelli di produzione;
quali iniziative i Ministri intendano promuovere per difendere i livelli di occupazione nel settore industriale, garantendo il funzionamento di un adeguato sistema di ammortizzatori sociali per coloro che perdono il lavoro mettendoli in condizione di trovare, nel più breve tempo possibile, una nuova occupazione.
(4-08013)

VINCENZO ANTONIO FONTANA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale della previdenza sociale nell'anno 2007 bandiva un concorso pubblico, per esami, per l'assegnazione di 50 posti nei ruoli del personale amministrativo dell'INPS, area funzionale B, posizione economica B1 e le cui prove si sono concluse nell'aprile 2010;
a fronte della partecipazione di circa 25.000 candidati soli 319 sono risultati idonei;
a norma dell'articolo 97 Cost. «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge». Il sistema di reclutamento concorsuale del personale pubblico è volto a garantire sia l'uguaglianza e le pari opportunità dei cittadini, sia l'andamento imparziale della pubblica amministrazione che immette quindi nei ruoli posti a concorso solo quanti lo meritano effettivamente, sulla base procedure selettive trasparenti e non discriminatorie;
tuttavia, a causa della grave carenza di organico l'Inps ha sottoscritto il 24 marzo 2010 (ben 15 giorni prima della conclusione del concorso), un contratto per la fornitura di 900 lavoratori interinali, per 4 ore giornaliere, per 12 mesi, con mansioni di «addetto all'acquisizione dati su supporto informatico ed ai sistemi di archiviazione», profilo equivalente alla posizione B1 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro degli enti pubblici non economici, con l'agenzia TEMPOR spa, specificatamente per il ruolo dell'area funzionale B, mentre il 25 giugno 2009 ne aveva assunti altri 750, per 4 ore giornaliere, per 3 mesi, sempre con le stesse mansioni e lo stesso inquadramento (i relativi avvisi sono disponibili sul sito www.inps.it);
nel 2008 l'Inps ha intrapreso un processo di riorganizzazione conducendo numerose iniziative finalizzate ad offrire servizi sempre più integrati, puntuali e funzionali ai cittadini, nel rispetto dei criteri di efficienza ed economicità, nonché a pervenire ad una sempre maggiore integrazione con le altre pubbliche amministrazioni;
la riorganizzazione aziendale Inps si è rivelata un cambiamento radicale nei sistemi gestionali e organizzativi dell'istituto apportandone mutamenti organizzativi che non sempre si sono accompagnati alla crescita dell'Istituto;
tale processo di riorganizzazione aziendale si è reso necessario per fronteggiare le diverse esigenze dell'istituto ma che nel contempo hanno realizzato nel processo organizzativo una rilevante carenza di organico (confronta il bilancio preventivo Inps 2009, rapporto annuale Inps 2009, deliberazione CIV Inps n. 4 del 30 marzo 2010, le Relazioni della Corte dei conti anno 2007 e 2008);
il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato non solo non pone rimedio all'endemica carenza di personale che caratterizza la vita dell'ente, ma ne acuisce le conseguenze, non consentendo utili sinergie tra i diversi uffici, tramite le quali, fino ad oggi, i vertici dell'Istituto hanno fatto di necessità, virtù;
i soli 269 candidati idonei, a differenza del notevole numero degli interinali che incidono notevolmente sul bilancio dell'ente, si sono riuniti in comitato e chiedono la precedenza assoluta rispetto agli interinali a rivestire la posizione richiesta nel bando nonché la deroga al blocco delle assunzioni alla luce del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78;
i membri del comitato hanno espresso, in più occasioni, la netta contrarietà all'utilizzo di tale strumento di lavoro interinale e chiedono l'ampliamento dei posti messi a concorso;
inoltre, l'impiego degli idonei del concorso potrebbe garantire all'ente in questione un risparmio di spesa e una maggiore efficienza nel soddisfare le esigenze dell'ente. Ed invero, sotto il profilo dei costi, dall'analisi della retribuzione tabellare del contratto collettivo risulta che per

un impiegato Inps inquadrato nella fascia B1 è prevista una retribuzione pari a 18.218,00 euro l'anno, 21.254 euro se si aggiungono tredicesima e quattordicesima. Se si aggiunge il 40 per cento di questa cifra per le contribuzioni previdenziali, i buoni pasto, si moltiplica per i 319 concorsisti ed ancora per 12 mesi, la cifra che l'ente verrebbe a sostenere annualmente è pari all'incirca a 10.321.947 euro. Molto meno della metà dei 24 milioni di euro stanziati per i lavoratori con contratto a tempo determinato;
sotto tale profilo, la giurisprudenza consolidata ritiene che le deroghe legislative al principio dell'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso, seppure previste espressamente dallo stesso articolo 97, terzo comma, della Costituzione, sono sottoposte al sindacato di legittimità costituzionale. In particolare, «l'area delle eccezioni» al concorso deve essere «delimitata in modo rigoroso» (sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006). Le deroghe, cioè, sono legittime solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006). In altre parole, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009; sentenza n. 9 del 2010);
non si può omettere di sottolineare il fatto che l'Inps ricorra all'assunzione di lavoratori a tempo determinato nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B, al di fuori di qualsiasi esigenza che si possa definire straordinaria o eccezionale, come è dimostrato dal fatto che questi contratti di somministrazione continuano ad essere rinnovati e si susseguono da svariati anni, dimostrando una situazione di fabbisogno di personale oramai diventata strutturale e che non è possibile colmare anche in considerazione dell'ultimo intervento legislativo decreto-legge n. 78 del 2010 -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze ed in caso contrario perché, intenda adottare le più opportune iniziative, anche di natura normativa, volte a dare soluzione alle problematiche esposte in premessa e al fine di agevolare l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso già espletato, anche in considerazione del fatto che l'Inps presenta una grave carenza di organico per il ruolo di personale amministrativo area B.
(4-08032)

BOBBA e MARGIOTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'istituto nazionale della previdenza sociale nell'anno 2007 bandiva un concorso pubblico, per esami, per l'assegnazione di 50 posti nei ruoli del personale amministrativo dell'Inps, area funzionale B, posizione economica B1 e le cui prove si sono concluse nell'aprile 2010;
a fronte della partecipazione di circa 25.000 candidati soli 319 sono risultati idonei;
a norma dell'articolo 97 della Costituzione «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge». Il sistema di reclutamento concorsuale del personale pubblico è volto a garantire sia l'uguaglianza e le pari opportunità dei cittadini, sia l'andamento imparziale della pubblica amministrazione: solo assumendo quanti meritano effettivamente è possibile non far prevalere fenomeni di clientelismo;
a causa della grave carenza di organico l'Inps ha sottoscritto il 24 marzo 2010, 15 giorni prima della conclusione del concorso, un contratto per la fornitura di 900 lavoratori interinali, per 4 ore giornaliere, per 12 mesi, con mansioni di «addetto all'acquisizione dati su supporto informatico ed ai sistemi di archiviazione», profilo equivalente alla posizione B1 del contratto collettivo nazionale di lavoro degli enti pubblici non economici, con l'agenzia TEMPOR spa, specificatamente per il ruolo dell'area funzionale B,

mentre il 25 giugno 2009 ne aveva assunti altri 750, per 4 ore giornaliere, per 3 mesi, sempre con le stesse mansioni e lo stesso inquadramento (sito www.inps.it);
nel 2008 l'Inps ha intrapreso un processo di riorganizzazione conducendo numerose iniziative finalizzate ad offrire servizi sempre più integrati, puntuali e funzionali ai cittadini, nel rispetto dei criteri di efficienza ed economicità, nonché a pervenire ad una sempre maggiore integrazione con le altre pubbliche amministrazioni;
la riorganizzazione aziendale dell'Inps si è rivelata un cambiamento radicale nei sistemi gestionali e organizzativi dell'istituto, apportandone mutamenti organizzativi che non sempre si sono accompagnati alla crescita dell'istituto;
tale processo di riorganizzazione aziendale si è reso necessario per fronteggiare le diverse esigenze dell'Istituto che nel contempo hanno realizzato una rilevante carenza di organico, come si rileva dal bilancio preventivo dell'Inps 2009, dal rapporto annuale Inps 2009, della deliberazione CIV Inps n. 4 del 30 marzo 2010, e dalle relazioni della Corte dei conti anno 2007 e 2008;
il ricorso a contratti di lavoro a tempo determinato non sola non pone rimedio all'endemica carenza di personale che caratterizza la vita dell'ente, ma ne acuisce le conseguenze, non consentendo utili sinergie tra i diversi uffici, tramite le quali, fino ad oggi, i vertici dell'istituto hanno fatto di necessità, virtù;
l'impiego degli idonei del concorso potrebbe garantire all'ente un risparmio di spesa e una maggiore efficienza nel soddisfare le esigenze dell'ente; infatti, dal profilo dei costi e dall'analisi della retribuzione tabellare del contratto collettivo risulta che per un impiegato Inps inquadrato nella fascia B1 è prevista una retribuzione pari a 18.218,00 euro l'anno, 21.254 euro se si aggiungono tredicesima e quattordicesima. Se si aggiunge il 40 per cento di questa cifra per le contribuzioni previdenziali e i buoni pasto e si moltiplica per i 319 concorsisti ed ancora per 12 mesi, la cifra che l'ente verrebbe a sostenere annualmente è pari all'incirca a 10.321.947 euro. Molto meno della metà dei 24 milioni di euro stanziati per il lavoratori con contratto a tempo determinato;
sotto tale profilo, la giurisprudenza consolidata ritiene che le deroghe legislative al principio dell'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso, seppure previste espressamente dallo stesso articolo 97, terzo comma, della Costituzione, sono sottoposte al sindacato di legittimità costituzionale;
in particolare, «l'area delle eccezioni» al concorso deve essere «delimitata in modo rigoroso» (sentenza n. 215 del 2009; sentenza n. 363 del 2006), ovvero le deroghe, sono legittime solo in presenza di «peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico» idonee a giustificarle (sentenza n. 81 del 2006);
da quanto si evince dall'interpretazione delle sentenze citate, la deroga al principio del concorso pubblico deve essere essa stessa funzionale alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione (sentenza n. 293 del 2009; sentenza n. 9 del 2010);
il fatto che l'Inps ricorra all'assunzione di lavoratori a tempo determinato nei ruoli del personale amministrativo dell'area funzionale B, al di fuori di qualsiasi esigenza che si possa definire straordinaria o eccezionale, come è dimostrato dal fatto che questi contratti di somministrazione continuano ad essere rinnovati e si susseguono da svariati anni, dimostra una situazione di fabbisogno di personale oramai diventata strutturale -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro per risolvere le problematiche esposte in premessa;
se non si ritenga opportuno intervenire con urgenza, al fine di agevolare l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso già espletato.
(4-08034)

GIORGIO MERLO e ESPOSITO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la notizia del trasferimento di quasi 500 lavoratori della Tecnimont da Torino a Milano getta un ulteriore colpo sulla tenuta dell'occupazione nel capoluogo subalpino. Si tratta di un'azienda che è il frutto della fusione tra le società di engineering di Edison e Fiat e che attualmente gode di una apparente buona salute e nella quale, al momento, non sono previste riduzioni di organico;
sono comunque a tutt'oggi pressoché ignote le motivazioni del trasferimento - che creeranno ingenti problemi per gli stessi lavoratori - e che sembrerebbero agli interroganti dettate da ragioni di «inefficienza operativa» dei vertici aziendali;
ora, sul netto ridimensionamento di Torino da parte dell'azienda - dopo una smentita iniziale - arriva la certezza con un incontro svoltosi all'Unione industriale tra l'impresa e i sindacati -:
se il Ministro intenda avviare un'iniziativa presso i vertici aziendali per conoscere se realmente c'è la volontà da parte del gruppo di procedere ad un drastico ridimensionamento dell'occupazione - seppur attraverso il trasferimento dei lavoratori - o se ci si trova di fronte ad una ristrutturazione, peraltro dettata da motivazioni, ad avviso degli interroganti, alquanto fumose e poco comprensibili.
(4-08042)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

DE ANGELIS. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 1999 recante «Recepimento dell'accordo sindacale per le Forze di polizia ad ordinamento civile e del provvedimento di concertazione delle Forze di polizia ad ordinamento militare relativi al quadriennio normativo 1998-2001 ed al biennio economico 1998-1999», ha introdotto per il personale delle forze di polizia l'istituto del buono pasto quale sostitutivo del servizio di mensa;
il Corpo forestale dello Stato ha solamente due mense di servizio operative presso le sedi scuola e quindi è svantaggiate rispetto alle altre amministrazioni;
ad oggi il pagamento dei buoni pasto ha un ritardo cronico in tutte le sedi (in alcuni casi mancano le spettanze dal mese di gennaio 2010) e ciò comporta disagi e ripercussioni negative al personale e l'impossibilità concreta di godere di un diritto -:
se non sia il caso di intervenire affinché si snelliscano le procedure amministrative per l'acquisto e la pronta consegna dei buoni pasto.
(4-08026)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIOVANELLI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
secondo le indagini in corso della magistratura su un filone della maxi inchiesta sui cosiddetti appalti nell'eolico in Sardegna, il coordinatore del PdL, l'onorevole Denis Verdini, l'imprenditore Flavio Carboni già in carcere, il Sottosegretario all'economia Nicola Cosentino e il senatore Marcello Dell'Utri, sono stati iscritti nel registro degli indagati per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi contro le società segrete, poiché avrebbero formato un'associazione segreta volta a

condizionare in maniera illecita la politica, le nomine e la magistratura di Firenze che indaga sugli appalti del G8 alla Maddalena;
tra questi sembra essere coinvolto, pur essendo la sua situazione ancora al vaglio degli inquirenti, l'avvocato generale della Cassazione Antonio Martone, nonché Presidente della commissione per la valutazione, l'indipendenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche, poiché sembra abbia partecipato il 23 settembre 2009, a una cena in casa del deputato Denis Verdini, nel corso della quale si sarebbe discusso fra l'altro su come avvicinare i giudici della Consulta che avrebbero deliberato entro pochi giorni dalla suddetta data, sul cosiddetto lodo Alfano;
Antonio Martone di 69 anni ha richiesto due giorni fa, di avviare una pratica di pensionamento secondo l'interrogante insolita, quando, per il ruolo che ricopre in cassazione potrebbe lavorare fino al 75esimo anno di età;
il presidente dell'associazione nazionale magistrati Luca Palamara, appellandosi alla cosiddetta questione morale, richiede la necessità da parte delle istituzioni di nominare persone indipendenti dai poteri centrali;
la nomina dei componenti la Commissione per la valutazione, l'indipendenza l'integrità delle amministrazioni pubbliche (articolo 12 del decreto legislativo n. 150 del 2009 «Brunetta») avviene con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione;
la carica di presidente della Commissione per la valutazione, l'indipendenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche è da ritenersi anche solo dal punto di vista simbolico un ruolo personificante l'indipendenza, la trasparenza, la correttezza che si vuole affermare nella pubblica amministrazione in generale e nella valutazione di chi è chiamato a dirigerla -:
se il Ministro interrogato non valuti opportuno prendere l'iniziativa per rimuovere ogni ombra che possa gravare sulla detta commissione agendo concretamente e urgentemente nel senso di un ricambio alla presidenza e sollecitando un passo indietro del dottor Antonio Martone che allo stato appare all'interrogante necessario e opportuno.
(5-03223)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Repubblica italiana esercita, per il tramite dell'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, il monopolio dei prodotti del tabacco, attività che assicura cospicue entrate all'Erario;
d'altro canto è scientificamente provato che tali prodotti comportano gravi rischi per gli utenti/consumatori, rischi che spesso si traducono in serissimi problemi di salute le cui conseguenze non restano nella sfera privata dell'utente/consumatore, ma si riflettono dapprima sulle persone che lo circondano, famiglia in primis, e successivamente sull'intera collettività per la maggiore richiesta di prestazioni a carico del sistema sanitario nazionale;
ciononostante, lo Stato non intende rinunciare alle entrate derivanti dai suddetti nocivi prodotti, continuando a consentire la vendita di tabacco, seppure tale permissività rappresenti una palese violazione dell'articolo 32 della Costituzione ai sensi del quale «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», precetto che evidentemente ritiene di rispettare limitandosi a promuovere inefficaci e discutibili campagne antifumo;

per lo meno, però, in passato il legislatore ha mostrato un particolare riguardo per i minori soprattutto per quanto attiene al fumo vietando, con sanzioni esclusivamente simboliche di poche decine di euro, la vendita dei prodotti del tabacco ai minori degli anni 16, in virtù dell'articolo 25 del regio decreto 24 dicembre 1934 n. 2316, ed ai minori degli anni 14, in virtù dell'articolo 730 del codice penale;
siamo innanzi ad una legislazione carente soprattutto nei riguardi dei minori degli anni diciotto, certamente più esposti ai pericoli derivanti dai vizi del fumo. Tuttavia, in attesa di un intervento del legislatore in materia, molto potrebbe fare l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, intervenendo sul piano regolamentare, sanzionatorio e di prevenzione -:
quanti e quali controlli sul rispetto delle norme in materia di divieto di vendita di tabacco ai minori siano stati effettuati sull'intero territorio nazionale nel corso degli anni 2008, 2009 e nel primo semestre del 2010;
quante e quali violazioni delle norme in materia di divieto di vendita di tabacco ai minori siano state accertate nel corso degli anni 2008, 2009 e nel primo semestre del 2010;
quante e quali sanzioni delle norme in materia di divieto di vendita di tabacco ai minori siano state comminate ai trasgressori nel corso degli anni 2008, 2009 e nel primo semestre del 2010;
quante campagne di informazione contro il tabagismo siano state finanziate dalla amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nel corso degli anni 2008, 2009 e nel primo semestre 2010 e quante risorse siano state destinate a tali campagne per gli anni 2008, 2009 e 2010.
(3-01180)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA, DI GIUSEPPE e ROTA. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il regolamento (CE) n. 822/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004 «relativo ai controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali» prevede che «per organizzare i controlli ufficiali dovrebbero essere disponibili adeguate risorse finanziarie. Le autorità competenti degli Stati membri dovrebbero pertanto essere in grado di riscuotere tasse o diritti per coprire i costi sostenuti per i controlli ufficiali. In questo contesto, le autorità competenti degli Stati membri avranno la facoltà di stabilire le tasse e i diritti come importi forfettari basati sui costi sostenuti e tenendo conto della situazione specifica degli stabilimenti. Se si impongono tasse agli operatori, dovrebbero essere applicati princìpi comuni. E quindi opportuno stabilire i criteri per la fissazione dei livelli delle tasse di ispezione»;
in particolare l'articolo 27, comma 5, del suddetto regolamento dispone che nel fissare le tasse gli Stati membri devono tener conto dei seguenti elementi:
a) il tipo di azienda del settore interessata e i relativi fattori di rischio;
b) gli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva;
c) i metodi tradizionali impiegati per la produzione, il trattamento e la distribuzione di alimenti;
d) esigenze delle aziende del settore situate in regioni soggette a particolari difficoltà di ordine geografico;
i criteri stabiliti dal dispositivo sono finalizzati ad impedire eccessivi aggravi fiscali per le categorie interessate;
il decreto legislativo del 19 novembre 2008, n. 194 nel recepire il regolamento comunitario, introduce nel nostro paese la «Disciplina delle modalità di rifinanziamento

dei controlli sanitari ufficiali», applicabile non soltanto per le industrie agro-alimentari, ma anche per tutte quelle aziende, anche di piccole dimensioni, che svolgono la medesima attività;
il decreto fissa tariffe uniformi e obbliga le aziende al pagamento di una tariffa alle aziende sanitarie locali perché possano eseguire i controlli;
conseguentemente il suddetto decreto non recepisce le indicazioni del regolamento che al contrario, prevede precisi criteri per salvaguardare gli operatori del sistema, differenziando l'aggravio fiscale in base alle caratteristiche delle aziende;
ciò sta provocando seri danni al settore, tanto che le associazioni di categoria hanno già dichiarato che il decreto penalizza fortemente le piccole aziende del settore, che in Italia sono moltissime, rendendole anche molto meno competitive. La regione Lombardia ha addirittura previsto un periodo di sospensione del decreto per un maggiore approfondimento della questione;
il provvedimento sta determinando dunque molti malumori tra le aziende agro-alimentari, che in molti casi si presume ricorreranno all'evasione e alla disapplicazione della legge -:
quali iniziative normative i Ministri interrogati ritengano opportuno adottare al fine di prevedere misure tariffarie differenziate, così come descritto in premessa, nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (CE) n. 822/2008, salvaguardando così il futuro delle nostre aziende.
(5-03238)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere:
se sia vero che circa otto milioni di vaccini contro l'influenza A giacciono nei container-frigo della Croce rossa italiana a Roma, e sono ormai prossimi alla scadenza: 58 mila dosi, in particolare, scadranno alla fine del mese di luglio 2010; altre scadranno il 31 agosto, il 30 settembre, il 31 di ottobre, e che di conseguenza verranno smaltiti e distrutti;
se sia vero che i vaccini siano costati circa sessanta milioni di euro, 7,7 euro per dose;
se sia vero che i vaccini inutilizzati siano stati restituiti da Asl e aziende ospedaliere cui nei mesi scorsi erano stati consegnati; quanto sia costata questa operazione di consegna e riconsegna, e a carico di chi gravano queste spese;
se sia vero che altri 2,4 milioni di dosi del vaccino siano state consegnate all'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), perché siano destinati ai Paesi in via di sviluppo;
perché siano state consegnate all'OMS solo 2,4 milioni di dosi, e se non si ritenga preferibile consegnare anche le restanti dosi, piuttosto che lasciarle scadere e dunque destinarle alla distruzione;
se le dosi consegnate all'OMS siano state cedute a titolo gratuito, o al contrario siano state pagate, e quanto.
(4-08008)

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dell'uccisione di animali domestici mediante l'uso di sostanze velenose facilmente reperibili in commercio, come topicidi, pesticidi, diserbanti o persino liquidi anticongelanti registra una crescita preoccupante, soprattutto in seguito alle crescenti campagne di sensibilizzazione e le iniziative legislative volte a contrastare il drammatico fenomeno dell'abbandono degli animali;
un primo importante passo è stato effettuato con l'emanazione dell'ordinanza contingibile e urgente concernente norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati;

l'articolo 544-bis del codice penale prevede il reato di avvelenamento di animale e l'articolo 146 del Testo unico delle leggi sanitarie proibisce e punisce la distribuzione di sostanze velenose e prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e un'ammenda da 51,65 euro fino a 516,46 euro;
la cooperazione con gli enti locali e le istituzioni amministrative e sanitarie territoriali è fondamentale per mantenere un monitoraggio costante del territorio, al fine di identificare autori di tali gesti;
la recente emanazione di queste disposizioni vede ancora una scarsa conoscenza e applicazione, soprattutto in relazione alla sensibilità del corpo sociale, non ancora conscio delle potenzialità che tali norme offrono come elemento attivo nel contrasto a questo genere di delitti -:
se il Ministro intenda promuovere campagne di sensibilizzazione più incisive e mirate sulle tematiche di cui in premessa;
se il Ministro ritenga opportuna l'istituzione di un registro degli acquirenti di sostanze potenzialmente letali per gli animali, con particolare riguardo a quelli domestici, presso gli esercizi commerciali, al fine di poter immediatamente restringere il campo d'indagine in merito a denunce inerenti la proditoria uccisione di animali.
(4-08016)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NEGRO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno dei ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali sta mettendo in ginocchio molte piccole e medie imprese italiane, già fortemente provate, oltre che dalla difficile fase di congiuntura economica, anche da enormi difficoltà di accesso al credito bancario;
è questo il caso dell'azienda Equasoft di Vicenza, che organizza corsi di informatica per il l'inserimento nel mondo del lavoro di disoccupati, di lavoratori in mobilità e di cassaintegrati, la quale mediamente viene pagata dalla pubblica amministrazione con ritardi di oltre quattro mesi;
simili prassi rischiano di portare al fallimento le piccole aziende come la Equasoft;
l'azienda, in mancanza di liquidità, fatica a pagare i dipendenti e i docenti, vedendosi costretta a fare ricorso al sostegno degli istituti di credito con un inevitabile aggravio di costi, che allontanano ogni possibilità di pianificazione di investimenti futuri;
l'Italia è il Paese europeo che fa registrare i ritardi maggiori nelle transazioni commerciali; per gli enti pubblici il tempo medio di pagamento è di 61 giorni in più rispetto alla media europea, mentre le aziende private saldano i propri debiti in media con 32 giorni in più rispetto alle concorrenti europee;
l'Unione europea ha recentemente adottato la proposta di direttiva 2009 (COM) 126 dell'8 aprile 2009, che modifica la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/35/CE del 29 giugno 2000, recepita in Italia con decreto legislativo 9 ottobre 2002, al fine di introdurre in tutti gli Stati membri, efficaci misure contro i tardivi pagamenti dei crediti commerciali;
alcuni Paesi, come Francia e Spagna, in linea con gli obiettivi dell'Unione europea, hanno già adottato provvedimenti volti ad eliminare i ritardi nelle transazioni commerciali attraverso l'introduzioni di termini certi di pagamento e di sanzioni più severe per i trasgressori;
è necessario che i tempi della burocrazia siano resi compatibili con quelli dell'impresa in particolare per quelle imprese

che operano in settori strategici del Paese come quello della formazione -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare, in attesa dell'approvazione della citata direttiva europea sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, similmente con quanto fatto in altri Paesi europei, per tutelare le piccole aziende italiane, che rischiano il fallimento a causa dei ritardati pagamenti da parte della pubblica amministrazione e dei privati.
(5-03227)

DAL LAGO, MONTAGNOLI e DESIDERATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il passaggio dalla trasmissione di tipo analogico al metodo digitale terrestre dovrebbe avvenire, nella Regione Veneto, fra il 15 ottobre e il 15 novembre prossimi;
in Italia esistono 25 emittenti nazionali e un totale di 55 frequenze, ma nelle regioni Veneto, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia, le frequenze si abbassano a 27, a seguito degli accordi internazionali ratificati nella convenzione di Ginevra del 2006 che hanno destinato le altre frequenze a Croazia e Slovenia;
l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM), con la delibera 300/10/CONS, ha identificato il numero delle reti televisive nazionali digitali terrestri e le correlate frequenze, specificando che viene riservato almeno un terzo delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali, così come previsto dalla delibera n. 181/09/CONS e dalla legge n. 249 del 1997;
la suddetta delibera relativa al piano nazionale di assegnazione delle frequenze, pubblicata in data 28 giugno 2010, riporta, all'allegato 2, che la scelta delle frequenze pianificabili sull'intera area tecnica o a livello sub-regionale o provinciale è stata effettuata tenendo conto dei vincoli di coordinamento internazionale e della presenza di allotment coordinati a Ginevra 2006;
viene altresì specificato che si garantisce la pianificazione di almeno 13 multiplex a copertura regionale nelle regioni della pianura padana che presentano maggiori criticità in termini di orografia e coordinamento internazionale, specificamente in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Friuli Venezia Giulia;
dal piano di assegnazione delle frequenze pubblicato dall'Agcom, sembrerebbe che tutti i canali attribuiti siano destinati all'emittenza nazionale, con l'unica eccezione dei canali 62, 63 e 65, che, presumibilmente, in linea con gli orientamenti emergenti a livello europeo, verranno destinati ai servizi di telefonia mobile;
in questo modo, il piano di assegnazione risulterebbe in pieno contrasto con la legge n. 249 del 31 luglio 1997 e con le successive delibere firmate dall'Agcom, che assegnano un terzo delle frequenze pianificabili alle emittenti televisive locali;
le emittenti locali stanno affrontando ingenti spese per proseguire negli investimenti per passare al digitale terrestre e continuare a garantire l'alto livello di informazione su tutto il territorio di competenza, con un costo minimo di 3 milioni di euro;
gli editori di alcune televisioni locali venete hanno stretto un accordo per presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, l'unico competente in materia, al quale chiederanno di bloccare il piano in tutto il Paese;
al Ministero dello sviluppo economico spettano le attività di coordinamento delle frequenze in sede internazionale e le competenze sulle modifiche del piano nazionale di ripartizione delle frequenze;
anche se lo Stato italiano adottasse gli opportuni provvedimenti nei confronti degli Stati della Slovenia e della Croazia al fine di coordinare ulteriori risorse frequenziali da assegnare alle reti locali, il

segnale sarebbe presumibilmente disturbato da continue interferenze -:
se intenda valutare, per quanto di competenza, l'opportunità che l'articolazione del digitale terrestre sul territorio nazionale abbia come fondamento quello di un'adeguata attribuzione di frequenze alle televisioni regionali individuando procedure e soluzioni idonee a rendere tale processo applicabile senza danni alle emittenti locali.
(5-03241)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni i cittadini di Lecce e provincia stanno vivendo un pesante disagio a causa di varie disfunzioni che si stanno verificando in molti uffici postali. Difatti, i cittadini salentini per ritirare una raccomandata cosiddetta «inesitata», cioè quelle che vengono depositate presso l'ufficio postale più vicino perché il destinatario risulta irreperibile al momento della consegna, sono costretti ad affrontare file lunghissime anche della durata di un paio d'ore;
le ragioni di questo caos organizzativo sembrerebbero essere rivenienti da scelte che Poste italiane avrebbe adottato rivisitando, senza coinvolgere le parti in causa e le organizzazioni sindacali, il piano degli uffici abilitati alla consegna dei prodotti postali ed accorpando uffici postali che servono aree della città molto ampie e densamente popolate con il conseguente sovraffollamento anche per sedi postali di limitate dimensioni;
per i lavoratori che hanno necessità di adempiere ad operazioni di routine attinenti alla vita quotidiana, come il ritiro di una raccomandata o compiere qualsiasi altra operazione postale, è quasi impossibile conciliare gli orari d'ufficio con gli orari di apertura degli sportelli che spesso aprono dopo le nove del mattino ed in molti casi non prevedono una turnazione o un'apertura pomeridiana. Va detto, inoltre, che il ritiro della cosiddetta «raccomandata 1», prodotto implementato da Poste italiane per rendere più efficiente e veloce il servizio per gli utenti, a Lecce sta creando ulteriori difficoltà poiché si è pensato bene di dislocare l'ufficio addetto presso il Cpo di Lecce in via Lequile non tenendo in considerazione le difficoltà della struttura, visto che lo stesso è situato al primo piano, nelle quali possono incorrere persone anziane e disabili;
a rendere più gravosa la situazione vi è la situazione di decine di uffici postali dei piccoli centri e delle frazioni comunali del Salento che resteranno del tutto chiusi, quattro giorni su sei per tutto il periodo estivo. Questa scelta operata dall'azienda, sempre in modo autonomo e senza sentire neanche l'Associazione nazionale comuni italiani, rischia di penalizzare fortemente molte aree ad alta vocazione turistica del nostro territorio che in questo periodo si popolano maggiormente e che avrebbero necessità non di una chiusura ma semmai di un potenziamento del servizio postale al cittadino ed al turista;
sembra chiaro che a soffrire di tutto questo siano in primo luogo i cittadini, ma non di meno i lavoratori degli uffici postali, i quali, viste le decine di pensionamenti avvenuti in questo ultimo anno ed il mancato turnover degli stessi sportellisti, sono sottoposti ad un carico di lavoro esorbitante. Il potenziamento dell'organico potrebbe rappresentare un valore aggiunto per l'azienda che offrirebbe maggiore efficienza nel servizio e potrebbe peraltro essere anche un incentivo occupazionale territoriale molto utile per la nostra economia -:
se il Ministro interrogato, vista la gravosità della situazione sopra esposta, non ritenga opportuno intervenire con urgenza affinché le difficoltà che stanno incontrando i cittadini salentini si risolvano quanto prima e congiuntamente farsi carico delle problematicità alle quali gli stessi lavoratori di Poste italiane sono sottoposti quotidianamente col fine di migliorare il servizio territoriale a vantaggio di tutti i soggetti interessati.
(4-08012)

GIANNI FARINA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 160 del 31 luglio 2005 ha ratificato l'accordo bilaterale italo-russo, firmato a Roma il 5 novembre 2003, per lo smantellamento dei sommergibili nucleari dismessi dalla marina militare russa;
l'accordo prevede per l'Italia un onere di 360 milioni di euro su un arco di 10 anni da destinare ad una serie di progetti e di attività elencate sommariamente all'articolo 2 dell'accordo;
l'articolo 3 dell'accordo designa le autorità competenti alla gestione dello stesso e precisamente: il Ministero delle attività produttive (ora Ministero dello sviluppo economico) per la parte italiana e Minatom (ora Rosatom) per la parte russa;
lo stesso articolo 3, nel designare il Ministero delle attività produttive come autorità competente, completa la frase chiamando in causa Sogin (società gestioni impianti nucleari) assegnandole l'incarico di: «... provvedere al coordinamento generale ed allo svolgimento delle attività amministrative e operative finalizzate alla realizzazione di progetti negli ambiti di cui all'articolo 2 del presente Accordo»;
le autorità competenti, in base all'articolo 4, comma 1, dell'accordo nominano un comitato direttivo formato da 4 membri (due di parte italiana e due di parte russa) con funzioni di controllo e vigilanza sull'andamento complessivo dell'accordo, approvazione dei singoli progetti, monitoraggio delle attività dell'unità di gestione progettuale. Le funzioni dell'unità di gestione progettuale (definite nel comma 2 dello stesso articolo) prevedono «... lo svolgimento delle attività tecnico gestionali e la risoluzione delle questioni operative ...» riguardanti la realizzazione dei progetti;
l'unità di gestione progettuale, costituita ai sensi dello stesso comma 2, è formata in maniera paritetica da personale italiano e russo. Il personale italiano presente nell'unità di gestione progettuale, tutto di estrazione tecnica, è dipendente della Sogin;
il progetto più importante dell'accordo è la realizzazione dell'impianto di trattamento e stoccaggio di rifiuti radioattivi solidi e liquidi nella penisola di Kola e precisamente nella località di Andreeva Bay. L'importo presunto dei lavori, tra progettazione e realizzazione oscilla tra 140 e 170 milioni di euro;
la società prescelta per la progettazione e la realizzazione dell'impianto è stata Ansaldo nucleare che ha designato Sogin come subappaltatrice per le attività riguardanti il deposito di stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Attualmente sembrerebbe in fase conclusiva la commessa per la progettazione dell'impianto per un importo intorno ai 12/14 milioni di euro;
in base all'articolo 27 comma 9 della legge 23 luglio 2009 n. 99 Sogin è stata commissariata ed è stato nominato commissario l'ingegner Mazzuca, già presidente di Ansaldo nucleare;
l'articolo 27 comma 8 della stessa legge n. 99 del 2009 prevede che, con atto di indirizzo strategico del Ministero dello sviluppo economico, vengano definite «... le modalità per disporre il conferimento di beni o rami di azienda della Sogin Spa ad una o più società, partecipate dallo Stato in misura non inferiore al 20 per cento, operanti nel settore energetico»;
per quanto non nominata direttamente dalla legge n. 99, risulta di tutta evidenza, come del resto anche riportato da organi di stampa, che la società partecipata dallo Stato in misura non inferiore al 20 per cento sia la stessa Ansaldo nucleare di cui, come detto in precedenza, l'ingegner Mazzuca è stato presidente;
per dovere di obiettività si ricorda tuttavia, che il recente decreto-legge 31 maggio 2010 «misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria», all'articolo 7, comma 23, abroga i commi 8 e 9 dell'articolo 27,

annullando ogni ipotesi di conferimento di beni e riportando Sogin nell'alveo di una gestione ordinaria;
prescindendo dai futuri assetti organizzativi delle due società si deve comunque sottolineare il ruolo di Sogin che, pur vestendo nel caso specifico il ruolo di subappaltatore di Ansaldo, ha, nella sostanza, a quanto consta all'interrogante, il potere che le deriva dall'essere in Italia il principale committente di Ansaldo ed artefice di larga parte del fatturato della stessa Ansaldo;
con l'architettura messa in atto Sogin, ad avviso dell'interrogante, controlla se stessa tramite l'unità di gestione progettuale e con il potere che le deriva dall'essere il principale committente di Ansaldo nucleare, senza contare a peggioramento del tutto, il ruolo assegnatole dall'accordo che, come ricordato in precedenza le assegna l'incarico di «... provvedere al coordinamento generale e allo svolgimento delle attività amministrative e operative finalizzate alla realizzazione di progetti negli ambiti di cui all'articolo 2 del presente accordo» -:
quale sia stata la procedura di affidamento ad Ansaldo nucleare della commessa per la progettazione e la realizzazione dell'impianto di trattamento e stoccaggio di rifiuti radioattivi solidi e liquidi;
se la figura di Ansaldo nucleare come committente di una parte del lavoro in Russia a Sogin, sia influenzata dal fatto che gran parte del fatturato di Ansaldo nucleare in Italia è dovuto a commesse di Sogin;
se non si intenda, nella probabile ipotesi che il lavoro sia stato assegnato ad Ansaldo nucleare con procedura di affidamento diretto, effettuare una rigorosa valutazione del prezzo offerto da Ansaldo nucleare e, nel seguito, un non meno rigoroso controllo durante lo svolgimento dei lavori;
se l'unità di gestione progettuale sia adatta a svolgere tale funzione di controllo in quanto formata da personale Sogin e quindi, secondo l'interrogante, in evidente conflitto di interessi, venendosi a trovare nella posizione di controllare il proprio datore di lavoro;
come e con quali mezzi si intenda superare tale situazione che vede nell'immediato la necessità di valutare la congruità di un'offerta evitando di ricorrere a risorse legate direttamente o indirettamente a Sogin;
se non si ritenga infine doveroso dare conto di tutta la gestione dell'accordo, a decorrere dal 2005 ad oggi.
(4-08033)

COMPAGNON. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la conversione del segnale televisivo da analogico a digitale terrestre in Friuli Venezia-Giulia è prevista per il prossimo 15 ottobre 2010;
l'Autorità garante delle comunicazioni ha approvato il piano nazionale di assegnazione delle frequenze televisive (PNAF) con propria delibera n. 300/10 CONS. dd. 15 giugno 2010;
la legge 31 luglio 1997 n. 249, istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo, all'articolo 3, comma 5, stabilisce che: «(...) Il piano nazionale di assegnazione delle frequenze riserva almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale (...)»;
il recente PNAF viola il diritto di riserva stabilito dalla norma succitata, in virtù del quale, per le aree tecniche 6 e 7 (relative a Veneto e Friuli Venezia-Giulia) su ventisette canali pianificabili e coordinati secondo la Convenzione di Ginevra del 2006, doveva pianificare diciotto reti nazionali e nove reti locali;
il PNAF esclude di fatto in modo vessatorio dalla digitalizzazione le emittenti locali del Friuli Venezia-Giulia, residuando

loro le frequenze assegnate agli Stati frontalieri adriatici (Slovenia e Croazia);
l'ineluttabile passaggio alla tecnologia del digitale terrestre - che dovrebbe rappresentare una garanzia per il pluralismo dell'informazione - nel Nord-Est si sta realizzando in modo controverso, essendo mancate la necessaria gradualità ed il coinvolgimento del tessuto televisivo locale, il quale ultimo rischia, peraltro, un'esiziale crisi economico-occupazionale;
le sorti del settore televisivo locale sono strettamente legate alle piccole e medie imprese che rappresentano l'asse portante dell'economia locale e che alle televisioni locali storiche e di qualità affidano la propria comunicazione commerciale;
risulta all'interrogante che numerosi editori del Nord-Est starebbero predisponendo i ricorsi al tribunale amministrativo regionale del Lazio (che ha competenza esclusiva sul PNAF), al quale chiederanno la sospensione del procedimento attuativo dell'AGCOM per poter giungere ad un'assegnazione condivisa delle frequenze;
il problema di scarsa ricezione del segnale televisivo, già oggi segnalato da migliaia di famiglie residenti nelle aree di montagna del Friuli Venezia-Giulia, potrebbe addirittura peggiorare qualora la copertura del segnale televisivo in digitale terrestre non fosse totale ed effettiva -:
se, come ed in che tempi intenda intervenire per ristabilire il diritto violato delle emittenti locali del Friuli Venezia-Giulia e per adottare nuove e coerenti scelte in materia di assegnazione delle frequenze, in linea con la legislazione nazionale ed internazionale summenzionata;
come intenda affrontare le preoccupanti ricadute che tale situazione avrà, nel caso in cui la pianificazione non venisse modificata, sul piano del fondamentale principio della pluralità d'informazione garantito dall'emittenza locale e dai suoi notiziari, delle pari opportunità e di una effettiva concorrenzialità dell'offerta televisiva;
quale sia, nelle aree di montagna del Friuli Venezia-Giulia, l'effettiva copertura del segnale televisivo in digitale terrestre, quali azioni siano state poste in essere negli ultimi dodici mesi per evitare ogni possibile disagio al momento dello switch-off.
(4-08035)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Cesario e altri n. 1-00413, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Calearo Ciman.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Biasotti e altri n. 7-00366, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Pedoto ed altri n. 2-00788, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Biasi, Motta, Siragusa, Farinone.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Lo Presti e Ghiglia n. 5-02855, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tortoli.

L'interrogazione a risposta scritta Borghesi ed altri n. 4-07733, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Stanislao.

L'interrogazione a risposta in Commissione Velo n. 5-03186, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Realacci.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Vietti ed altri n. 3-01175, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Binetti.

L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Franceschini ed altri n. 3-01179, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Samperi.

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Franceschini n. 1-00407 del 7 luglio 2010;
mozione Monai n. 1-00409 del 13 luglio 2010;
mozione Misiti n. 1-00410 del 13 luglio 2010;
mozione Vietti n. 1-00411 del 13 luglio 2010;
mozione Valducci n. 1-00412 del 13 luglio 2010;
mozione Cesario n. 1-00413 del 13 luglio 2010;