XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 7 luglio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
le infrastrutture di trasporto sono parte del cosiddetto capitale sociale di un Paese e costituiscono un potente fattore di crescita della produttività e di sviluppo di ogni altro settore dell'economia, ovvero di competitività complessiva del Paese;
per una razionale strategia in materia di politica infrastrutturale e dei trasporti, nonché per un efficiente riequilibrio modale è prioritario il riconoscimento e la quantificazione, seppure approssimativa, dei costi esterni (incidentalità, congestione, danno ambientale, inquinamento acustico ed elettromagnetico, deterioramento del paesaggio, eccetera) di ciascuna modalità, al fine di avviare misure di internalizzazione attraverso adeguati interventi su pedaggi e imposte e investimenti in infrastrutture di modalità a minor impatto;
nel libro bianco dell'Unione europea «La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte», già nel lontano 2001, si affermava: «Secondo il principio fondamentale della tariffazione delle infrastrutture, il costo di uso di un'infrastruttura deve comprendere non solo i costi di infrastruttura, ma anche i costi esterni, ovvero, i costi legati agli incidenti, all'inquinamento atmosferico, al rumore e alla congestione. Questo principio vale per tutti i modi di trasporto e per tutte le categorie di utenti, tanto per i veicoli privati che per quelli commerciali»;
si stima che in Italia la congestione stradale costi 25 miliardi di euro all'anno, circa 2 punti percentuali di Pil (dati freight leaders council), il doppio rispetto alla media dell'Unione europea
come è noto, in particolare, il trasporto ferroviario di merci può vantare il più alto valore in termini di compatibilità ambientale sia nei confronti del trasporto aereo, sia del trasporto su gomma, rispetto al quale registra un 77 per cento in meno di emissione di gas serra e un 77 per cento in meno di emissione di anidride carbonica; tale dato dovrebbe diventare il primo termine di riferimento di ogni ragionamento in materia di strategia dei trasporti, qualora si consideri che in vaste aree metropolitane del nostro Paese, e in quasi tutta la pianura padana, l'aria che si respira registra tassi di inquinamento di molto superiori a quanto indicato come limiti di accettabilità, dalle norme sanitarie fissate dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unione europea;
dai dati forniti da ISPRA (Ispra - Inventario nazionale emissioni in atmosfera Corinair) emerge che all'interno del bacino padano ben il 52 per cento di ossidi di azoto (Nox) sono imputabili al trasporto su strada, il 22 per cento al settore industriale, compreso quello energetico, e il 12 per cento al settore civile. Al riguardo, su impulso dei sindaci di Milano e di Torino, si è formato, nell'ambito dell'ANCI, un coordinamento permanente dei sindaci del nord, per affrontare, in modo coordinato con il Governo e le regioni, i problemi relativi all'inquinamento atmosferico da particolato;
come propugnato costantemente dall'Unione europea, il potenziamento del trasporto ferroviario costituisce in sé obiettivo di interesse generale, tanto che il finanziamento pubblico della realizzazione e della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie non rientra nel campo di applicazione della normativa sugli aiuti di Stato;
il servizio universale nel trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza ha trovato una prima disciplina nella finanziaria 2008. L'articolo 2, comma 253, definisce l'iter per la perimetrazione dei servizi universali ferroviari in termini di frequenza, copertura territoriale, qualità e tariffazione e prevede che tali servizi siano mantenuti in esercizio tramite contratti di

servizio pubblico. Presupposto per la suddetta perimetrazione è l'effettuazione da parte del Ministero dell'infrastrutture e dei trasporti di un'indagine conoscitiva sul trasporto ferroviario sulla media e lunga percorrenza. Tale indagine ancora non si è conclusa ed è stata oggetto di più proroghe, lasciando il servizio universale a media e lunga percorrenza privo di un effettivo impianto regolatorio;
le risorse relative al finanziamento dei necessari servizi ferroviari di trasporto pubblico, al fine della stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni a statuto ordinario con Trenitalia s.p.a., è stata indicata dall'articolo 25, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, per un importo pari a 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010. Al riguardo appare necessario assicurare una puntuale verifica del pieno rispetto delle clausole del contratto di servizio relativo ai servizi di trasporto ferroviario passeggeri, di interesse nazionale, sottoposti a regime di obbligo di servizio pubblico per gli anni 2009-2014;
presupposto per una efficiente gestione del servizio universale è la certezza delle risorse pubbliche ad esso dedicate per un periodo sufficientemente lungo per garantire una adeguata programmazione dei servizi e degli investimenti, così come sottolineato anche dalla Corte dei conti nella sua recente relazione sulla gestione finanziaria di Ferrovie dello Stato: «Vi è, anzitutto, esigenza di certezza e di rispetto degli impegni vicendevolmente assunti. Alla programmazione e quantificazione congiunta degli interventi e degli oneri di interesse pubblico riferiti ad un determinato arco temporale - che si riflettono sul contratto di servizio e sul contratto di programma e dei quali Stato e gruppo Fs devono valutare "a priori" la sostenibilità finanziaria - non può non seguire la erogazione puntuale ed integrale delle somme stabilite»;
un segmento di particolare sofferenza è rappresentato dal pendolarismo: secondo i dati resi noti dal CENSIS nel mese di marzo 2008, sono più di 13 milioni i pendolari in Italia (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone; secondo l'indagine ISTAT il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, cioè più di 1,9 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
dare adeguata risposta alle esigenze dei pendolari, rafforzare, d'intesa con le regioni e gli enti locali, il trasporto ferroviario metropolitano e regionale, accelerare gli investimenti sui nodi, incrementare e ammodernare i treni, rappresentano obiettivi la cui realizzazione appare ogni giorno più lontana;
gli utenti dei servizi di trasporto pubblico locale, in gran parte, rappresentano quella fascia di cittadinanza che più delle altre risente degli effetti della crisi economica che sta investendo le principali economie e, in particolar modo, il nostro Paese;
pur in fase di recessione e di difficoltà di equilibrio dei saldi di finanza pubblica, rinunciare a sostenere e a investire sul sistema di trasporto ferroviario locale comporta un immediato peggioramento della condizione economica e di vita di milioni di cittadini, un inevitabile aggravamento della situazione di sovrautilizzazione delle infrastrutture viarie urbane e extraurbane, con il corollario di ulteriore sinistrosità e altissimi costi sociali e ambientali;
non si può non rilevare come, se confrontato con i dati della Germania e della Francia, il servizio universale nel nostro Paese risulti fortemente sottoremunerato dalle pubbliche amministrazioni e dal mercato. Secondo i dati forniti dalle Ferrovie dello Stato, in occasione di un'audizione presso la Commissione trasporti, nell'ottobre 2008, a fronte di un ricavo complessivo pari a 19,2 centesimi di euro per passeggeri/al chilometro in Germania,

di cui 11,8 di contribuzione delle pubbliche amministrazioni e 7,4 di ricavi da traffico, e di 22,1 centesimi di euro per passeggeri/al chilometro) in Francia, di cui 10,4 di contribuzione delle pubbliche amministrazioni e 11,6 di ricavi da traffico, in Italia si registra un valore di 11,8 di ricavo complessivo, generato da 8,2 di contribuzione delle pubbliche amministrazioni e 3,6 di ricavi da traffico;
pur alla luce delle richiamate criticità, è di tutta evidenza che i margini di miglioramento della qualità, soprattutto per quanto concerne il servizio universale di media e lunga percorrenza, corrispondente a circa il 46 per cento dell'offerta della divisione passeggeri, risultino ancora ampi. Miglioramenti che dovranno riguardare i parametri di puntualità, il decoro del servizio e l'assistenza alla clientela;
al riguardo si segnala, ad esempio, che a decorrere dal 13 dicembre 2010, con l'entrata in vigore delle nuove «condizioni generali di trasporto delle persone», con un'attuazione unidirezionale dello spirito del regolamento (CE) 1371/07, sono stati notevolmente ridimensionati gli indennizzi per i ritardi, rispetto a quanto riconosciuto in precedenza;
sostenere gli investimenti in tale settore rappresenterebbe, inoltre, un volano per il rilancio di importanti settori produttivi in cui il nostro Paese può vantare presidi di eccellenza, con evidenti ricadute positive sui livelli occupazionali;
una riflessione a parte deve essere dedicata all'obiettivo del superamento del divario infrastrutturale, anche per quanto concerne il trasporto ferroviario, tra le diverse aree del Paese a scapito delle regioni meridionali. Prioritariamente, portando celermente a conclusione la procedura di finanziamento della linea ad alta capacità Napoli-Bari;
anche il settore del trasporto merci ferroviario ha visto nel corso degli ultimi due decenni un importante processo di innovazione normativa che è sfociato, nel 2007, nella liberalizzazione di esercizio;
a fronte di tale evoluzione legislativa, nel periodo 2003-2007, si è registrato un incremento dei volumi di trasporto che sono passati da 10,43 a 13,19 miliardi di tonnellate per chilometro, soprattutto lungo la direttrice nord-sud e con un corrispondente incremento degli investimenti da parte degli operatori privati italiani e stranieri;
la nostra infrastruttura ferroviaria può beneficiare dell'opportunità di trovarsi in diretta e funzionale correlazione con i tre principali assi di traffico europei: l'asse ovest (Portogallo, Spagna, Inghilterra, Francia e Italia); l'asse nord-sud (penisola scandinava, Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Italia); l'asse est (Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Balcani, Grecia e Italia);
come sostenuto lo scorso novembre da Federmobilità, l'associazione di assessorati ai trasporti di regioni, province e comuni, in occasione della prima edizione della manifestazione MercinTreno, il rilancio e l'incentivazione del trasporto ferroviario delle merci costituisce uno dei presupposti per dare maggiore competitività al sistema economico nazionale, anche in vista della prossima ripresa economica. La situazione della mobilità, già oggi molto difficile, rischierà di diventare ingovernabile, in assenza di azioni concrete, quando l'economia ricomincerà a marciare ai livelli precedenti alla crisi economica;
tuttavia, i più recenti dati indicano per l'Italia volumi trasportati su rotaia in calo, con solo il 9,9 per cento rispetto al totale annuo, contro il 17,7 per cento della media europea (Eurostat yearbook 2009), mentre la gomma arriva al 90,1 per cento, contro il 76,7 per cento dell'Europa;
uno dei principali fattori di debolezza e di squilibrio del nostro sistema trasportistico è, senz'altro, rappresentato dalla mancanza di coerente strategia di sostegno della intermodalità. La scelta comunitaria della liberalizzazione del trasporto ferroviario delle merci e il necessario risanamento finanziario dell'incumbent,

hanno indotto un adeguamento dei prezzi della vezione ferroviaria da parte di Trenitalia che ha determinato, per questa via, una radicale riduzione di offerta. Una diversa distribuzione dei carichi fiscali, ora indirizzati sull'autotrasporto, volta a sostenere lo sviluppo di soluzioni intermodali, consentirebbe il perseguimento di interessi collettivi di maggiore rilevanza, rispetto al mantenimento di un assetto polverizzato del sistema italiano di trasporto merci su gomma;
l'attuale sistema di agevolazioni fiscali prevede un evidente squilibrio a favore del trasporto merci su gomma, a discapito di quello su rotaia, soprattutto per le tratte superiori a 250 km, e a differenza di quanto avviene negli altri paesi europei. Un sistema fiscale e dei pedaggi che, peraltro, finisce per trasferirsi quasi esclusivamente sulla committenza, attraverso un abbattimento delle tariffe dell'autotrasporto, a svantaggio delle altre modalità con minori esternalità e più compatibili con l'interesse generale;
il pur meritorio avvio, da parte di alcune regioni, di misure di incentivazione del mantenimento e dello sviluppo dei servizi intermodali, rischia di ridurne l'efficacia, stante l'inevitabile applicabilità nel corto e medio raggio, o, addirittura, di rappresentare un fattore di squilibrio, laddove non inserito in una cornice di intervento nazionale che tenga conto dell'obiettivo di inserirsi in un sistema europeo di connessioni intermodali. Al riguardo si evidenzia la carenza di un piano nazionale della mobilità, all'interno del quale definire il piano nazionale della logistica;
in questa ottica, appare necessario un radicale ripensamento della strategia in materia interportuale, concentrando l'attenzione e le risorse, attraverso un'attività di confronto e coordinamento tra Stato e regioni, volta a scongiurare la dispersione di finanziamenti e traffici in una rete disordinata e inefficiente, frutto più di interessi di edilizia speculativa che di reali logiche trasportistiche, peraltro, i cui oneri più rilevanti, relativi alle opere di infrastrutturazione viaria e ferroviaria, ricadono sui bilanci delle pubbliche amministrazioni;
il grado di apertura del nostro mercato ferroviario, sia dal punto di vista normativo che da quello economico, non trova riscontro con le condizioni praticate negli altri principali paesi europei. Ciò determina una diversa permeabilità dei mercati e il rischio che nel nostro si rafforzi e diventi strutturale, senza la possibilità di reciprocità, una situazione in cui gli unici operatori di logistica integrata siano saldamente in mani straniere;
anche le modalità di recepimento del quadro normativo europeo (direttive 2001/12/CE, 2001/13/CE e 2001/14/CE) hanno determinato una situazione di squilibrio a danno dell'operatore ferroviario nazionale, che non trova riscontro negli altri Paesi dell'Unione;
in tale quadro, la strategia aziendale di Trenitalia, alla luce di alcune scelte avviate in determinati ambiti regionali, appaiono contraddire la necessità di uno sforzo organizzativo e finanziario volto a potenziare e migliorare gli standard qualitativi del nostro sistema di trasporto merci su rotaia. Nel corso del 2009, si sono registrate, infatti, numerose chiusure di scali e di collegamenti in diverse aree del Paese. In tale contesto, va segnalata la direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri, emanata d'intesa con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze il 7 luglio 2009, autorizzerebbe Rete ferroviaria italiana SpA (RFI) a cedere alcuni scali merci ad altre società del gruppo, limitandone la fruibilità da parte di altro soggetti imprenditoriali. A parte l'anomalia dello strumento utilizzato per una decisione di tale rilievo, c'è il rischio che tale iniziativa possa compromettere il processo di liberalizzazione del mercato del trasporto ferroviario in Italia;
tali azioni di riduzione progressiva del perimetro di azione, con la chiusura di numerose relazioni di servizio e la riduzione consistente dei volumi, rischiano di

lasciare intere aree del paese sprovviste di collegamenti ferroviari per il trasporto ferroviario delle merci;
il conseguimento dell'obiettivo del risanamento del bilancio aziendale delle Ferrovie dello Stato rimane un'esigenza pienamente condivisibile. Tuttavia, l'interesse nazionale non può accettare un equilibrio finanziario attraverso il progressivo ridimensionamento del servizio, a scapito del diritto alla mobilità, della sicurezza e della qualità dei trasporti, nonché delle condizioni ambientali del nostro Paese. Così come avviene negli altri Paesi europei più lungimiranti, il Paese deve investire nel trasporto ferroviario, sia in termini infrastrutturali e di materiale rotabile, sia in termini di oneri di servizio;
infine, un discorso a parte merita il tema del superamento dell'anomalia italiana, rispetto alla quale è in corso una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, relativamente alla non corretta trasposizione delle direttive 91/440/CEE, e 2001/14/CE, per la violazione del principio dell'indipendenza delle funzioni essenziali e di un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture ferroviarie a tutte le imprese e a promuovere un mercato europeo dei trasporti ferroviari competitivo, laddove si stabilisce che le funzioni relative alla preparazione e all'adozione delle decisioni riguardanti le licenze delle imprese ferroviarie, l'assegnazione delle linee ferroviarie e l'imposizione dei diritti per l'utilizzo dell'infrastruttura nonché il controllo del rispetto degli obblighi di servizio pubblico previsti nella prestazione di taluni servizi debbano essere svolte da enti o società indipendenti economicamente e sul piano decisionale ed organizzativo nonché giuridicamente distinte dalla società che fornisce servizi di trasporto ferroviario. La scelta, ribadita con l'articolo 2, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, di attribuire al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la funzione di autorità di regolamentazione non sembra soddisfare l'esigenza dell'indipendenza rispetto alla società di gestione delle infrastrutture,

impegna il Governo:

a definire, d'intesa con le regioni e le amministrazioni locali, e con il coinvolgimento dei principali attori del settore, una strategia di sostegno e sviluppo del sistema dei trasporti ferroviari di persone e di merci prevedendo in particolare:
a) per quanto riguarda il trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza:
1) la sollecita conclusione dell'indagine conoscitiva prevista dall'articolo 2, comma 253, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, al fine di consentire una precisa perimetrazione dei servizi universali e la trasparente individuazione delle responsabilità di servizio;
2) la certezza di una congrua stabilità del finanziamento del servizio universale, che consentano la programmabilità degli impegni relativi ai servizi e agli investimenti necessari;
3) l'individuazione delle risorse necessarie per l'avvio dei progetti relativi al sistema alta capacità sulla linea Napoli-Bari;
b) per quanto concerne il trasporto ferroviario pendolare:
1) la riconsiderazione delle scelte che possano compromettere il mantenimento degli attuali livelli di servizio, adoperandosi al contrario per uno sforzo finanziario ulteriore atto a consentire a regioni e amministrazioni locali un aumento dell'offerta e della qualità del trasporto pendolare su ferro;
2) l'individuazione di risorse adeguate, anche attraverso una diversa allocazione dei finanziamenti ora destinati per opere la cui realizzabilità presenta tempi ed esiti incerti, finalizzate all'acquisto di un consistente stock di treni di nuova concezione, operazione che consentirebbe,

inoltre, un'opportunità di rilancio di un settore strategico della nostra industria;
3) iniziative per il ripristino delle disposizioni di agevolazione fiscale per l'acquisto di abbonamenti annuali di servizi di trasporto pubblico;
c) per quanto concerne il trasporto ferroviario di merci:
1) l'adozione, in linea con gli indirizzi comunitari e con le migliori pratiche degli altri paesi dell'Unione, di una graduale revisione del sistema fiscale e di pedaggi al fine di favorire le modalità di trasporto con minori costi esterni, così orientando la domanda di trasporto ferroviario di merci da parte delle imprese presenti sul territorio nazionale;
2) la definizione di un quadro nazionale di riferimento, attraverso una sollecita definizione del piano nazionale della logistica, per una razionale e coordinata politica di sostegno dell'intermodalità, volta a favorire le soluzioni coerenti con il sistema europeo di connessioni intermodali;
3) l'individuazione di un programma di selezione e valorizzazione di una efficiente rete nazionale di interporti, su cui concentrare gli sforzi finanziari dello Stato e delle regioni, funzionale ai flussi di traffico e alle reali potenzialità dei territori;
4) l'adozione di ogni iniziativa utile, sia a livello comunitario che bilaterale, affinché anche negli altri paesi dell'Unione vengano consentite condizioni di reciprocità operativa per le nostre imprese di trasporto ferroviario;
5) la revisione della disciplina di recepimento delle direttive comunitarie in materia ferroviaria, superando l'attuale quadro normativo che, per quanto concerne la disciplina di accesso alla rete, vede a carico della nostra impresa ferroviaria oneri di servizio che non trovano riscontro né nella lettera delle direttive in questione, né negli ordinamenti adottati dagli altri Paesi dell'Unione;
6) l'adozione di indirizzi affinché Trenitalia delinei la sua strategia aziendale in coerenza con gli strumenti negoziali sottoscritti, ma anche con riferimento all'interesse nazionale del riequilibrio tra le diverse modalità di trasporto;
a formulare una sollecita soluzione ai rilievi comunitari in materia di individuazione del soggetto regolatore dei servizi ferroviari, attraverso l'istituzione di un'apposita autorità indipendente, a tal fine favorendo, per quanto di sua competenza, un rapido iter delle proposte di legge di iniziativa parlamentare vertenti su tale problematica.
(1-00407)
«Franceschini, Velo, Meta, Lovelli, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Pierdomenico Martino, Melandri, Giorgio Merlo, Tullo, Laganà Fortugno, Quartiani, Rampi».

Risoluzione in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
da un rapporto dell'associazione ambientalista americana Natural resources defense council emerge che gli Stati uniti mantengono in Italia 90 bombe nucleari: 50 ad Aviano (Pordenone) e 40 a Ghedi Torre (Brescia). Altre circa 400 sono dislocate in Germania, Gran Bretagna, Turchia, Belgio e Olanda. Sono bombe tattiche B-61 in tre versioni, la cui potenza va da 45 a 170 kiloton (13 volte maggiore di quella della bomba di Hiroshima);
le bombe sono tenute in speciali hangar insieme ai caccia pronti per l'attacco nucleare: tra questi, i Tornado italiani che sono armati con 40 bombe nucleari (quelle tenute a Ghedi Torre). A tal fine, rivela il rapporto, piloti italiani vengono addestrati all'uso delle bombe nucleari nei poligoni di Capo Frasca (Oristano) e Maniago II (Pordenone);
ora ciò viene confermato ufficialmente, per la prima volta, nel Nuclear Posture Review 2010, dove si afferma che «i membri non nucleari della Nato posseggono

aerei specificamente configurati, capaci di trasportare armi nucleari»;
il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
nell'aprile 2010 Barack Obama e Dmitri Medvedev hanno firmato uno «storico» trattato per la riduzione delle armi nucleari. Annunciano «un mondo più sicuro». Parlano di una «nuova era» nelle relazioni tra le due superpotenze ex-nemiche della guerra fredda, proclamano il superamento di tensioni e diffidenze ancora recenti;
il 28 maggio 2010 dopo quasi un mese di lavori, si è conclusa a New York la conferenza quinquennale di revisione del trattato di non proliferazione nucleare: i 189 Paesi membri hanno approvato un documento finale di 28 pagine nel quale si dettagliano i passi successivi nella strada verso il disarmo globale. In sostanza, le cinque potenze nucleari riconosciute (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) si impegnano ad accelerare la riduzione degli arsenali, a diminuire l'importanza strategica delle armi nucleari e a presentare un rapporto sui progressi di tali iniziative nel 2014. Inoltre, viene indetta per il 2012 una Conferenza internazionale «per la denuclearizzazione del Medio Oriente» e l'eliminazione dalla regione di altre armi di distruzione di massa;
il 3 giugno 2010 è stata approvata dalla Camera la mozione unitaria che ha impegnato il Governo:
a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, ed in particolare nel processo di revisione del concetto strategico della NATO, confermando e rafforzando la visione sancita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo in avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire nuovi processi di disarmo, che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche da parte dei Paesi che le possiedono;
a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta la pietra angolare, per l'entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia;
a prendere parte attiva nello sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro del deterrente nucleare all'interno dei confini europei, anche nel quadro di un processo negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti;
ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione;
in questo scenario il Governo di coalizione tedesca ha elaborato la proposta di rimuovere le armi atomiche attualmente esistenti in Germania. Ad assumere la leadership per l'eliminazione delle armi nucleari in Europa sono poi stati i Paesi del Benelux, primo fra tutti il Belgio, sostenuti dalla Norvegia, che tuttavia non

ospita armi nucleari sul suo territorio. Anche l'Olanda ha avviato un dibattito in merito;
tra l'altro, l'attuale posizione dell'Italia non è in sintonia con alcuni recenti atti della politica estera italiana, come il trattato italo-libico del 2008, che, all'articolo 21, impegna i due Paesi a fare del Mediterraneo una regione priva di armi di distruzione di massa;
è evidente che le armi nucleari tattiche che stazionano sul territorio italiano sono inutili e l'Italia dovrebbe unirsi alla Germania e agli altri Paesi continentali che ne chiedono la rimozione,

impegna il Governo

ad avviare tutte le procedure necessarie al ritiro e alla distruzione delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio italiano nonché ad avviare un serio e concreto dibattito al fine di mantenere tutti gli impegni assunti in ambito nazionale ed internazionale per il disarmo nucleare.
(7-00362) «Di Stanislao».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», al secondo capoverso, recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»; all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che: «Le attività di controllo del Ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia. Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca »disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi« ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente. Il relativo regolamento di attuazione (il decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio. Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata

legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al Ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza. Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge»;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferite alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi sono:
la «Parrocchia di Maria S.S. Annunziata-Tuglie (Lecce)» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 16 marzo 2007» per un importo di 165.000 euro per la realizzazione del progetto «Santuario Madonna del Monte Grappa (restauro)»;
la «Parrocchia di San Giovanni Elemosiniere (Morciano di Leuca Lecce)» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 09 aprile 2008 (Progetti deliberati e contrattualizzati)» per un importo di 400.000 euro per la realizzazione del progetto «Parrocchia San Giovanni Elemosiniere (restauro)» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto la «Arcidiocesi di Lecce» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07914)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», al secondo capoverso, recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»; all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che: «Le attività di controllo del Ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia. Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca "disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente. Il relativo regolamento di attuazione (il decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio. Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza. Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge»;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sowenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferite alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16

ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi sono:
il «Vicariato di Roma» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi DI. 16 marzo 2007» per un importo di 500.000 euro per la realizzazione del progetto «Gesù Nazareno all'Argentina (Restauro Affreschi)»;
la «Parrocchia Santa Maria in Trastevere» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 9 aprile 2008 (Progetti deliberati e contrattualizzati)» per un importo di 800.000 euro per la realizzazione del progetto «Palazzina Fumasoni Biondi (restauro)»;
la «Basilica Parrocchiale S. Andrea delle Fratte» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 9 aprile 2008 (Progetti deliberati e contrattualizzati)» per un importo di 700.000 euro per la realizzazione del progetto «Consolidamento strutturale e restauro Basilica S. Andrea delle Fratte Roma»;
la «Basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 9 aprile 2008 (Progetti deliberati e contrattualizzati)» per un importo di 300.000 euro per la realizzazione del progetto «Restauro del chiostro della Basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma»;
il «Polo museale città di Roma» inserite nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento Triennio 2010-2012» per un importo di 165.000 euro per la realizzazione del progetto «Lavori di restauro del soffitto ligneo dipinto e della tela centrale della Chiesa di S. Lucia della Tinta (sec. XVIII)»;
il «Provveditorato interregionale alle opere pubbliche Lazio-Abruzzo-Sardegna» inserite nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento Triennio 2010-2012» per un importo di 450.000 euro per la realizzazione del progetto «Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, Roma: Lavori di manutenzione e risanamento della facciata principale e della rettoria» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto la «Diocesi di Roma» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07915)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro

dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», al secondo capoverso, recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»; all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che: «Le attività di controllo del Ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia. Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca "disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente. Il relativo regolamento di attuazione (il Dpr 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio. Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al Ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza. Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge»;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferite alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di

indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi sono:
l'«Arcidiocesi di Torino» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 16 marzo 2007» per un importo di 2.000.000 euro per la realizzazione del progetto «Auditorium (realizzazione)»;
la «Chiesa Parrocchiale Santa Maria del Pino» inserita nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento Triennio 2010-2012» per un importo di 800.000 euro per la realizzazione del progetto «Restauro e manutenzione straordinaria della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria del Pino»;
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto la «Arcidiocesi di Torino» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07916)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», al secondo capoverso, recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»; all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che: «Le attività di controllo del Ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia. Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca «disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi» ed è

frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente. Il relativo regolamento di attuazione (il Dpr 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio. Il controllo del ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza. Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge»;
dai dati diffusi dalla conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferite alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi sono:
la «Chiesa S. Maria Assunta di Mogliano Veneto (TV)» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 16 marzo 2007» per un importo di 490.000 euro per la realizzazione del progetto «Abbazia Benedettina di Mogliano Veneto (Recupero)»;
la «Parrocchia di S. Maria Assunta» inserita nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento Triennio 2010-2012» per un importo di 500.000 euro per la realizzazione del progetto «Chiesa di S. Gottardo in Asolo-Progetto di restauro conservativo e suo riuso come spazio per la musica» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società

che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto la «Diocesi di Treviso» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07917)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 , «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», al secondo capoverso, recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»; all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che: «Le attività di controllo del ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia. Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca »disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi« ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente. Il relativo regolamento di attuazione (il Dpr 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio. Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza. Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale

italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge»;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferite alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è la «Diocesi suburbicaria di Palestrina» inserita:
nell'«Aggiornamento Piano di Interventi 2004» per un importo di 40.000 euro per la realizzazione del progetto «Paliano-Roma (Palestrina)- Recupero percorso giubilare»;
nell'«Aggiornamento Piano Interventi Anno 2005» per un importo di 300.000 euro per la realizzazione del progetto «Percorso Palestrina (Progetto)»;
nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento Triennio 2010-2012» per un importo di 500.000 euro per la realizzazione del progetto «Restauro, consolidamento ed adeguamento impiantistico della Chiesa di San Nicola» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto la «Diocesi suburbicaria di Palestrina» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07918)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia

e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è la « Basilica di Santa Cecilia in Trastevere» delle «Missionarie della Divina Rivelazione» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 16 marzo 2007» per un importo di 350.000 euro per la realizzazione del progetto «Basilica di Santa Cecilia in Trastevere (restauro superfici decorate delle navate)» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici;
se nella concessione del contributo sia stata presa in considerazione l'effettiva necessità del medesimo, anche considerate l'entità delle risorse e la consistenza del patrimonio delle «Missionarie della Divina Rivelazione».
(4-07919)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi sono i « Missionari dei Sacri Cuori (Beato Gaetano Errico)» inseriti nell'« Aggiornamento Piano Interventi D.I. 09 aprile 2008 (Progetti deliberati e contrattualizzati)» per un importo di 185.000 euro per la realizzazione del progetto «Santuario Addolorata (restauro)» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;

se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici;
se nella concessione del contributo sia stata presa in considerazione l'effettiva necessità del medesimo, anche considerate l'entità delle risorse e la consistenza del patrimonio dei «Missionari dei Sacri Cuori (Beato Gaetano Errico)».
(4-07920)

PES. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il sito «Is Arenas» appartiene alla regione biogeografia mediterranea e si estende per 1.283 ettari nella provincia di Oristano, precisamente nei comuni di Cuglieri, Narbolia e San Vero Milis;
è stato proposto come sito di interesse comunitario nel maggio del 2005 ed iscritto nel relativo elenco con decisione della Commissione 2006/613/CE;
nel 2000 la Commissione, dopo essere venuta a conoscenza del progetto per realizzare un complesso alberghiero e residenziale con campo da golf, ha segnalato all'Italia la violazione della direttiva «habitat»;
in seguito a tale segnalazione sono state quindi sospese le procedure di autorizzazione e i lavori di realizzazione del progetto immobiliare, anche se la realizzazione del campo da golf autorizzata nel 1999 dal comune di Narbolia, era ormai terminata;
in seguito ad una valutazione delle incidenze, il comune di Narbolia ha autorizzato il progetto del complesso turistico;
nel 2004 la Commissione, ritenendo che la valutazione delle incidenze non fosse stata effettuata correttamente, ha inviato una lettera di diffida complementare;
nel 2007 è stata inviata una nuova diffida in quanto «i lavori continuavano sulla base del progetto originario in violazione della direttiva "habitat"»;
la Corte di giustizia europea, con sentenza Sez. IV, 10 giugno 2010 nella causa C-491-08, ha condannato l'Italia per non aver protetto in modo adeguato il sito di interesse comunitario di Is Arenas (Oristano);
nella sentenza del 10 giugno 2010 si legge: «la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza della direttiva »habitat« non avendo adottato, prima del 19 luglio 2006, misure idonee a proteggere l'interesse ecologico del sito proposto e, dopo il 19 luglio 2009, misure appropriate al fine di evitare il degrado degli habitat naturali per i quali il sito è stato designato»;
nella stampa locale (L'Unione Sarda, 12 giugno 2010) il sindaco di Narbolia dichiara che «il Commissario (Europeo) potrebbe anche non applicare la sanzione di nove milioni di euro»;
si legge inoltre, nello stesso articolo di stampa che «la società che in questi anni ha realizzato un complesso ricettivo articolato e un impianto da golf non ritiene di essere coinvolta nella sentenza europea» -:
se il Presidente del Consiglio e i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative si intendano assumere per evitare l'apertura di una nuova procedura d'infrazione del diritto comunitario con conseguente e scontata condanna pecuniaria contro il nostro Paese, gravante ancora una volta sul bilancio dello Stato.
(4-07930)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
per quanto riguarda lo sviluppo, si legge nel comunicato a seguito del recente

G8, «dieci anni di impegni politici e di sforzi congiunti con i nostri partner hanno condotto a una serie di progressi significativi verso degli Obiettivi di Sviluppo del millennio, anche se i Paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo sono chiamati a fare di più; nel frattempo, la crisi ha messo in pericolo il conseguimento di alcuni degli obiettivi fissati per il 2015. E quindi necessario rinnovare gli impegni reciproci»;
com'è noto, nel 2000 sono stati fissati dalle Nazioni Unite otto obiettivi del millennio, che impegnano gli Stati membri ad adottare politiche volte a contrastare la povertà estrema, a rendere universale l'istruzione elementare, a promuovere l'uguaglianza di genere, a ridurre la mortalità infantile, a migliorare la salute materna, ad arrestare la diffusione di Hiv/Aids, malarie e altre malattie e ad assicurare la sostenibilità ambientale entro il 2015;
dopo aver annunciato fondi addizionali di 5 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni in favore della salute delle donne e dei bambini nei Paesi in via di sviluppo (obiettivo 4 e 5 del Millennio), gli otto grandi hanno quindi «esortato tutti i partner di sviluppo affinché, in occasione della riunione plenaria di alto livello dell'ONU sugli obiettivi di sviluppo del millennio che si terrà nel settembre 2010, rafforzino la volontà collettiva di accelerare i progressi verso tali obiettivi e chiedano un risultato ispirato all'azione»;
al G8 si sono riconfermati in modo rituale gli impegni già assunti negli anni passati: nessun riferimento al mancato raggiungimento degli impegni sottoscritti a Gleneagles, nonostante un ammanco di 18 miliardi di dollari;
l'Italia è giunta al summit con un «buco» di 21 miliardi di dollari rispetto alle promesse mancate di questi anni, senza aver saldato i conti con il Fondo globale per la lotta all'Aids per circa 280 milioni di euro, e rimanendo nelle ultime posizioni nell'iniziativa per la sicurezza alimentare annunciata nel 2009 a L'Aquila;
questo G8 poteva rappresentare per l'Italia la possibilità di ristabilire la sua credibilità internazionale come partner affidabile. Nonostante ciò, secondo l'interrogante la voce del nostro Governo è stata debole, lanciando messaggi contraddittori di sostegno alla Muskoka initiative e facendo mancare l'appoggio all'adozione di una tassa sulle transazioni finanziarie (FTT);
il Governo deve approntare il piano di riallineamento per portare le risorse investite per la lotta alla povertà in linea con gli obiettivi stabiliti a livello internazionale, come promesso dal Ministro dell'economia e delle finanze un anno fa;
la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) può contribuire a coprire i costi generati dalla crisi e, soprattutto, potrebbe rappresentare un sostegno importante al flusso degli aiuti diretti ai Paesi in via di sviluppo. Si stima che, tassando dello 0,05 per cento ogni compravendita di titoli non-statali e strumenti finanziari, nella sola Unione europea si potrebbe registrare un gettito tra i 163 e i 400 miliardi di dollari annui. A livello mondiale, il gettito sarebbe compreso tra 400 e 946 miliardi di dollari l'anno. Si tratta di risorse che potrebbero essere destinate ai Paesi più poveri, contribuendo quindi al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio;
contestualmente Banca d'Italia e Autorità garante della concorrenza e del mercato dovrebbero vigilare, affinché la maggiore tassazione non abbia assolutamente nessuna ricaduta su famiglie e imprese;
l'Italia si è assunta dei grandi impegni a livello nazionale ed internazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione (anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, la campagna del millennio, la dichiarazione di Parigi) e sono oggettivi ed evidenti gli scarsi risultati che ha ottenuto fin'ora per raggiungerli;
ci sono degli interventi in settori specifici che sono assolutamente prioritari

come gli interventi che potenziano il «capitale umano» delle popolazioni povere: sopravvivenza e salute, in primo luogo, istruzione e conoscenza in secondo. Non c'è sviluppo senza sufficiente alimentazione, se non ci sono condizioni ambientali (e disponibilità di acqua) accettabili e quindi salute decente, se manca quel minimo di conoscenze che permetta di orientarsi in un mondo sempre più complesso ed urbanizzato;
al G8 de L'Aquila il Presidente del Consiglio aveva promesso un adeguamento dell'Italia agli obiettivi della campagna del millennio delle Nazioni unite e ciò non è avvenuto -:
se il Governo, dopo gli esiti del summit dei giorni scorsi, non ritenga di dover avviare un dibattito al fine di predisporre un programma concreto per raggiungere gli obiettivi per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, anche in vista del summit che si terrà a New York nel mese di settembre 2010.
(4-07947)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il dissidente cubano Guillermo Farinas «è in pericolo potenziale di morte» a causa dello sciopero della fame intrapreso il 24 febbraio 2010: lo afferma, sabato 3 luglio, il Granma, organo ufficiale del Partito comunista dell'isola;
Guillermo Farinas, giornalista e psicologo di 48 anni, ha cominciato lo scorso 24 febbraio uno sciopero della fame per chiedere alle autorità cubane la liberazione di decine di prigionieri politici rinchiusi in carcere, e per protestare per la morte di Orlando Zapata Tamayo, un altro dissidente morto dopo un lungo sciopero della fame;
nei giorni scorsi lo stato di salute di Farinas è diventato «critico», secondo la famiglia, a causa di una trombosi alla vena giugulare e di un'infezione batteriologica che gli impedisce di continuare a ricevere l'alimentazione endovenosa;
Farinas ha più volte detto che porterà avanti lo sciopero «fino alle ultime conseguenze»;
nel corso del colloquio del 5 luglio scorso tra l'ambasciatore della Repubblica di Cuba in Italia, Rodney Lopez Clemente e il sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti, quest'ultimo si è fatto interprete delle «preoccupazioni del Governo e del Parlamento circa lo stato precario in cui versa Guillermo Farinas»: lo riporta una nota della Farnesina;
occorre, tra l'altro, ricordare che:
il 10 giugno 2010, l'Aula di Montecitorio ha discusso e votato mozioni in materia di diritti umani a Cuba, con particolare riferimento ai dissidenti politici e ai detenuti per reati di opinione;
l'Aula ha dato il via libera a documenti che impegnano il Governo italiano «ad adoperarsi sia nell'ambito dei rapporti bilaterali, sia nelle sedi internazionali con particolare riferimento all'Onu e all'Unione europea, affinché siano esercitate le più opportune ed efficaci pressioni possibili per ottenere la fine delle persecuzioni e dei maltrattamenti da parte del regime comunista cubano nei confronti dei dissidenti politici e dei detenuti per reati di opinione, e che il loro trattamento sia reso meno disumano e rispettoso del principio fondamentale di civiltà dell'habeas corpus» (mozione 1-00338);
con tali documenti, inoltre il Governo s'impegna a «esercitare pressioni sul Governo cubano affinché esso decida l'immediata scarcerazione dei dissenzienti attualmente detenuti, l'immediata ratifica dell'Accordo internazionale sui diritti civili

e politici e l'immediata eliminazione della legislazione restrittiva delle libertà fondamentali, come quelle di espressione, associazione e riunione» -:
se non ritenga opportuno di intensificare l'iniziativa politica a sostegno della dissidenza cubana subordinando la collaborazione economica e politica con il Governo cubano alla garanzia della libertà e della salute dei prigionieri politici a Cuba.
(5-03194)

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il nuovo servizio diplomatico europeo (Seae) entrerà in funzione con ogni probabilità subito dopo l'estate, anche se per la sua completa entrata a regime ci vorrà ancora molto tempo;
l'accordo recentemente raggiunto tra l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea (AR) e il Parlamento europeo sull'organizzazione e il funzionamento del Seae, salvaguarda i punti di fondo del compromesso che era stato sottoscritto a fine aprile con gli Stati membri, anche se riconosce al Parlamento europeo un maggior ruolo di controllo sulla politica estera e sull'azione esterna dell'Unione europea;
il compromesso raggiunto con il Parlamento, dopo mesi discussioni, mantiene l'autonomia amministrativa e di bilancio del servizio, pur prevedendo un leggero spostamento (rispetto al testo di aprile) degli equilibri complessivi del Seae a favore della Commissione. La gestione dei programmi per l'azione esterna dell'Unione europea rimarrà sotto la diretta responsabilità della Commissione, mentre al Seae farà capo la loro programmazione strategica. All'Alto rappresentante il compito di garantire il coordinamento e l'armonizzazione complessiva della struttura;
nel caso dei fondi per gli aiuti allo sviluppo (il cespite più ricco del bilancio dell'azione esterna, ammontando a circa sei miliardi di euro all'anno), la responsabilità non solo della gestione, ma anche della programmazione continuerà a rimanere tuttavia nelle mani del commissario competente, il lettone Andris Piebalgs (e che siede anche, a nome del collegio, nel Consiglio affari esteri presieduto dalla Ashton), che insieme all'Alto rappresentante sottoporrà le decisioni al collegio dei commissari;
il Parlamento l'ha inoltre spuntata sull'introduzione di una quota minima (60 per cento) di funzionari del Seae che dovrà provenire dai ranghi delle istituzioni comunitarie;
per limitare i poteri del Segretario generale «esecutivo» che sarà, sotto l'autorità dell'Alto rappresentante, a capo del Seae (il nome più accreditato continua a essere quello dell'ambasciatore di Francia a Washington, Pierre Vimont) il Parlamento ha ottenuto la creazione della figura di un direttore generale responsabile del bilancio e dell'amministrazione del servizio che, con ogni probabilità, proverrà dai ranghi della Commissione. I nomi degli italiani più accreditati per questo o per altri incarichi di primo livello sono quelli dell'attuale direttore generale aggiunto della direzione generale Relex e del direttore generale allo sviluppo e alle relazioni con i paesi Acp, entrambi nella Commissione, nonostante il primo sia un diplomatico di carriera;
il Seae è l'anello centrale del nuovo «sistema» di politica estera europea configurato dal nuovo Trattato e sarà il più importante banco di prova del suo successo. Quello che conta è che il nuovo servizio aiuti l'Alto commissario a coordinare meglio le scelte di politica estera compiute in un contesto intergovernativo, con le politiche e gli strumenti finanziari gestiti dalla Commissione. Con l'obiettivo non ancora di avere una politica estera unica dell'Unione europea, ma una politica estera in grado di utilizzare tutti propri strumenti in maniera più efficace e coerente;

sono evidenti le complessità e le molteplici sfaccettature nella strutturazione e nell'organizzazione del Servizio europeo per l'azione esterna;
l'obiettivo è creare un servizio diplomatico cui sia assegnato, nella maniera più efficace, trasparente ed equa possibile, il personale necessario, conformemente alle finalità del Trattato. A tal scopo è importante garantire una rappresentanza adeguata e l'equilibrio geografico del personale appartenente ai servizi diplomatici nazionali degli Stati membri;
gli Stati membri sono chiamati a raccogliere una sfida importante: collaborare affinché l'Europa diventi un interlocutore credibile e affidabile sullo scacchiere mondiale;
come ha dichiarato Catherine Ashton: «È importante che l'Ue faccia sentire il proprio peso nelle aree afflitte da crisi e conflitti. Ciò rientra nelle responsabilità di un »global player«, ma è anche parte integrante di una politica di sicurezza per l'Europa» -:
quale sia la posizione dell'Italia all'interno dell'ormai imminente avvio del Servizio europeo di azione esterna ed in che modo intenda dare il proprio contributo, qualora vi fosse l'intenzione, al fine di raggiungere gli alti obiettivi comuni a tutti gli Stati dell'Unione europea.
(4-07927)

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2010

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo un'indagine Istat, tra le prime trenta città europee più inquinate da pm 10, ben 11 sono italiane. Tra queste Torino risulta la quarta città più inquinata d'Europa in termini di numero di giorni di superamento del valore limite segnalato dall'Unione europea;
le particulate matter (PM), le polveri sottili, sono quell'insieme di particelle solide e liquide che si trovano nell'aria e sono responsabili dell'incremento di decessi e patologie di carattere respiratorio. La pericolosità del particolato diviene rilevante quando le particelle sono piccole, al di sotto di 10 micron (da cui PM10);
un recente studio rileva che le elevate concentrazioni di PM10 in atmosfera sono responsabili di 5.876 decessi all'anno in tutta Italia. Di questi, «534 sono riferibili ai tumori maligni della laringe, della trachea, dei bronchi e dei polmoni», ma «se si considerano gli effetti acuti relativi a malattie del sistema circolatorio e respiratorio» il numero sale a 953. La città dove le presunte morti da eccessivo inquinamento dell'aria sono maggiori è Roma (1.508), seguita da Milano (906) e Torino (813). In coda a questa «classifica» delle vittime da polveri sottili ci sono Bari (130 morti), Messina (124), Catania (110). Per quanto riguarda invece i livelli medi di concentrazione di polveri sottili nel triennio 2006-2008, la capitale tocca i 40,4 microgrammi al metro cubo. Nelle prime 15 città italiane per popolazione, oltre a Roma, le performance peggiori sono concentrate nelle città del Nord e in particolare nell'area della pianura padana, come Milano (49,2), Torino (56,5), Bologna (41,3), Verona (47), Padova (46,7);
lo studio analizza il burden of disease (il peso della malattia) relativo all'inquinamento da PM10 delle città italiane. La letteratura sanitaria rileva come elevati livelli di PM10 producano una forte riduzione della speranza di vita e siano responsabili di patologie come: l'alterazione delle funzionalità polmonari, la riduzione di alcune capacità fisiche, l'asma e la bronchite (specie nei bambini) e l'aumento delle malattie cardio-respiratorie. Ciò si traduce anche in incrementi dei costi economici per i ricoveri ospedalieri, producendo

indirettamente un peggioramento dell'efficienza del sistema sanitario nel suo complesso;
sul fronte dei costi, lo studio segnala che nel 2007 i costi da ricoveri da PM10 relativi solamente alle città di Milano, Roma e Bologna superano i 5,3 milioni di euro. Per avere una stima del peso economico dell'inquinamento sulla collettività, a questi costi andrebbero sommati i costi relativi alle terapie non ospedaliere (farmaci, riabilitazioni) e la perdita di ore di lavoro causate dalle patologie. L'impatto economico delle sole patologie respiratorie e cardiocircolatorie attribuibili al PM10 sarebbe di 6,4 milioni di euro annui, considerando anche il decremento delle retribuzioni. Un costo che andrebbe considerato dagli amministratori e dai politici, soprattutto perché coinvolge o meglio sconvolge le vite di intere famiglie -:
se il Governo abbia intenzione di affrontare concretamente il problema dell'inquinamento da PM10 e quali soluzioni abbia intenzione di mettere in campo per arginare le dannose conseguenze, soprattutto in campo sanitario.
(4-07925)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo i risultati delle analisi condotte su campioni d'acqua prelevati di recente la Legambiente lungo tutto il litorale del Friuli Venezia Giulia, in nove punti critici individuati dagli ambientalisti, i valori hanno spesso sforato di gran lunga i limiti consentiti dalla legge;
quest'anno è entrata in vigore la nuova normativa sulla balneabilità, che ha introdotto limiti assai più permissivi rispetto al passato;
sotto accusa il sistema di depurazione: spesso inefficiente, in alcuni casi del tutto assente. Quando esistono i depuratori, mancano gli allacciamenti degli utenti, e, se esistono gli impianti, vengono tenuti malamente;
a Trieste, ad esempio, si è riscontrata una falla sul depuratore sottomarino di Servola: il liquame scarica in mare proprio nei pressi dell'area protetta di Miramare, proprio vicino a dove il castello incornicia il paesaggio a lato del golfo di Trieste. In quel punto, le analisi hanno dimostrato che l'acqua è gravemente inquinata, con livelli di contaminazione sei volte superiori ai limiti di legge;
«Il risultato - denuncia Legambiente - è un grave pericolo per la salute dell'ecosistema marino»; in Friuli Venezia Giulia l'allarme inquinamento si è alzato la settimana scorsa dal porto di San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine, dove ha attraccato la Goletta Verde di Legambiente: il 25o anno consecutivo che la barca costeggia la Penisola affiancata da un'equipe di biologi che provvede ai prelievi d'acqua. Lo scopo è quello di monitorare lo stato di salute delle coste e delle acque italiane, individuando i punti considerati più a rischio. I campioni d'acqua vengono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero fino al momento delle analisi, effettuate in laboratori mobili entro le 24 ore. Oltre alla temperatura dell'acqua e alla sua salinità, vengono indagati i parametri microbiologici: la quantità di enterococchi intestinali ed escherichia coli presenti su 100 millilitri d'acqua;
le minacce più gravi per i 111 chilometri di coste friulane arrivano dalle foci dei fiumi, che rappresentano quattro dei nove punti critici rilevati dall'imbarcazione ambientalista. Sotto accusa le foci dell'Aussa Corno, dell'Isonzo, dello Stella e del Tagliamento. Ancora, le località Pantanel di Lignano Sabbiadoro (vicino a dove scarica il depuratore), Marina Julia di Monfalcone che invece è un lido accessibile alla popolazione, due località del comune di Grado, Punta Sdobba e il canale Fossalon;
la situazione si aggrava se si considerano anche i casi di illegalità: tra abusi

edilizi, pesca illegale, scarichi abusivi e infrazioni al codice della navigazione, la Goletta Verde ne ha contati in media 1,6 per chilometro di costa -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa;
se e con quali strumenti intenda intervenire, per quanto di competenza, per superare in via definitiva il problema delle depurazioni e degli scarichi illeciti a livello nazionale, oltre che per degli altri abusi riferiti in premessa e diffusi su tutto il territorio nazionale.
(4-07937)

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel settembre del 2008 nel territorio della città di Desio (MB), presso la cava di via Molinara, è stato rinvenuto un traffico illecito di rifiuti, controllato dalla 'ndrangheta, che ha portato all'arresto di 8 persone;
la polizia provinciale, che aveva avviato le indagini, aveva altresì iniziato delle attività di analisi dei rifiuti, che si sono però arenate per mancanza di fondi;
il comune di Desio ha recentemente incaricato un esperto per valutare i danni subiti dall'amministrazione comunale in seguito alla scoperta del traffico illecito;
da un primo esame sembra che serviranno almeno due milioni di euro per bonificare la cava di via Molinara, ma si parla anche di tre milioni;
la bonifica dell'area è assolutamente necessaria ed urgente perché, oltre ai rifiuti generici e al materiale inerte (tra cui carcasse di automobili), nella cava sarebbero sepolti rifiuti pericolosi, quali cromo, eternit, piombo e metalli, tutte sostanze cancerogene;
sotto esame vi sono almeno 110 mila metri cubi di scavo abusivo, per una profondità di circa 6 metri; in alcuni punti però ci sono buche che raggiungono gli 11 metri;
per capire quanto sia grande il danno per la salute dei cittadini, occorre analizzare anche la falda acquifera, installando dei «piezometri» a monte e a valle, e prelevare dei campioni di terreno estratti ad una profondità che va oltre i 12 metri;
al momento non è stato ancora deciso chi dovrà pagare le costose analisi e soprattutto le operazioni di bonifica -:
se intenda acquisire elementi in relazione alla bonifica citata in premessa in modo da tutelare la sicurezza dell'ambiente e della salute delle persone.
(4-07944)

DONADI, MESSINA, PIFFARI e SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel 2007, gli Stati Uniti hanno proposto l'inserimento di tutte le specie del genere corallium e paracorallium in appendice II della Cites (la Convenzione di Washington sul commercio internazionale di flora e fauna minacciate di estinzione), dopo vari incontri internazionali tra cui il workshop di Napoli, nel marzo di quest'anno; la Conferenza delle parti Cities (CoP15) riunitasi a Doha, in Qatar, non ha approvato là proposta degli Stati Uniti non raggiungendo i due terzi dei voti previsti;
in un lancio stampa Ansa del 21 marzo 2010 il Sottosegretario agli esteri Vincenzo Scotti, si dichiarava soddisfatto dell'esito della votazione in quanto la posizione del nostro Paese, di opposizione all'inclusione del corallo nell'appendice II della Cities, era a favore delle famiglie e di quanti operano nel settore e che continuano a lavorare in un momento di crisi socio-economica molto difficile;
nel portale tutela del mare del sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'elenco delle aree marine protette (AMP) si evince come, tra le altre prerogative, le aree marine in questione siano caratterizzate

dallo svilupparsi di colonie di coralli più o meno rari che caratterizzano la bellezza e unicità di queste zone;
nell'agosto 2009 in un progetto di monitoraggio della biodiversità marina in Calabria gestito dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Ispra (ex Icram) sono state scoperte delle vere e proprie foreste di corallo nero (antipathes sub pinnata), circa trentamila colonie adagiate tra i 50 e i 100 metri di profondità nei fondali di Scilla, catalogandola come la più importante colonia di corallo nero esistente al mondo;
nello stesso monitoraggio l'occhio elettronico del sottomarino Rov, utilizzato per le ricerche, ha evidenziato immagini di specie di coralli, gorgonie, alcionari, pennatulacei e pesci rarissimi, molti dei quali mai osservati nel loro ambiente naturale;
nel golfo di Lamezia Terme, gli studiosi dell'Ispra, hanno rinvenuto una rarissima specie di corallo nero, (Antipathes dichotoma), di cui esistono pochissimi esemplari al mondo di cui fino ad oggi non esistevano immagini dal vivo;
nel novembre 2009, grazie ad alcuni fotografi subacquei, è stata scoperta una rara colonia della variante bianca (albina) del corallo rosso nelle acque tra Palmi e Bagnara Calabra;

nell'area dello Stretto di Messina sono presenti undici siti di importanza comunitaria (SIC), due zone di protezione speciale (ZPS), un'area di riserva orientata e tutto lo Stretto di Messina è stato dichiarato IBA (Important bird areas) perché una delle tre rotte migratorie più importanti d'Europa;
a parere dell'interrogante tutta l'area costiera calabrese è di interesse naturalistico, oltre che storico e culturale di superflua elencazione, e potrebbe benissimo tentare di ottenere il riconoscimento di patrimonio mondiale dell'Unesco -:
se il Ministro non ravveda in quanto rappresentato in premessa gli estremi per esercitare le prerogative di competenza perché non si dia seguito al progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, che vedrebbe la sicura distruzione ambientale di quanto sopra esposto.
(4-07945)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
durante l'incontro avvenuto a Lussemburgo (Lussemburgo) l'11 giugno 2010, i Ministri dell'ambiente europei, tra gli altri punti in agenda, hanno affrontato il tema dei cambiamenti climatici nel contesto di diversi settori d'interesse: l'obiettivo di medio termine di riduzione delle emissioni di gas serra dell'Unione europea, la scarsità di risorse idriche e la protezione delle foreste;
innanzitutto, il Consiglio ha esaminato la recente comunicazione della Commissione europea che il 26 maggio 2010 ha presentato uno studio sulla possibilità di rafforzare l'impegno unilaterale di riduzione delle emissioni di gas serra dell'Unione europea, portando dal 20 per cento attuale al 30 per cento l'obiettivo dei tagli da raggiungere entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990;
i Ministri concordano nel voler discutere in maggiore dettaglio le questioni delineate dalla Commissione, accogliendo con favore ulteriori analisi sulle opzioni, i costi e i benefici di tale passo, anche, eventualmente, da svolgersi a livello nazionale;
l'Italia, a margine dei lavori del Consiglio, tramite la voce del Ministro interrogato, si è dichiarata apertamente contraria al passaggio unilaterale dal 20 per cento al 30 per cento di riduzione delle emissioni, chiamando in causa il risultato insoddisfacente della Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici del dicembre 2010 e la crisi economica mondiale;
il sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare

riporta il comunicato Ansa del Ministro a margine del Consiglio: «l'Italia non è assolutamente disponibile ad avallare il passaggio unilaterale dal 20 per cento al 30 per cento di riduzione del CO2. Con il risultato di Copenaghen, è evidente che le condizioni per passare dal 20 al 30 per cento non ci sono. Il passaggio non è perseguibile oggi per via della crisi economica mondiale che colpisce duramente anche l'Europa. È fuori dal mondo continuare a sentire proposte di passaggio in maniera unilaterale, sganciandolo addirittura dall'accordo e dal negoziato globale. Se il consiglio andrà avanti su questa strada sarà destinato a dividersi. Ciò non significa negare la necessità di andare avanti, ma di pensare ad una tempistica diversa»;
inoltre il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare afferma: «innalzare gli obiettivi di riduzione della CO2 dal 20 per cento al 30 per cento entro il 2020 è fattibile solo nel libro dei sogni». E, ancora, «Il mio è stato un richiamo alla realtà, che è opportuno e necessario: forse non è un linguaggio gradito, ma qualche volta serve che qualcuno faccia richiami alla realtà»;
si erano invece espressi a favore i Ministri dell'ambiente di Francia e Germania. Il francese Jean-Louis Borloo, in particolare, aveva auspicato «un'accelerazione nello studio dettagliato sulle opzioni possibili per passare al più presto al 30 per cento»;
dietro la proposta di innalzare al 30 per cento gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020 c'è non solo la preoccupazione per l'ambiente e l'inquinamento, che mina la qualità della vita della popolazione europea, ma anche un ritorno economico;
stando ad un recente studio, commissionato proprio dalla Commissione europea, i costi per il passaggio dal 20 al 30 per cento sono inferiori rispetto a due anni fa. La crisi economica, infatti, avrebbe avuto come effetto secondario proprio la diminuzione delle emissioni. Ecco perché questo sarebbe il momento propizio per fare il salto di qualità e puntare in alto. A conti fatti, ci sarebbero meno sacrifici anche per il mondo dell'industria. Se rinascita deve essere, che sia una rinascita che punti sulla green economy. E la pensa così anche il Sottosegretario inglese Chris Huhne che afferma: «Noi pensiamo che portare i nostri sforzi di riduzione al 30 per cento sia realizzabile. Potrebbe essere una buona cosa per noi e per le nostre economie.»;
è evidente che per il Ministro dell'ambiente italiano la Francia e la Germania, come la Spagna, la Gran Bretagna e i Paesi nordici, non perseguono obiettivi realistici ma, a detta dell'interrogante il compito di un Ministro è quello di migliorare la realtà, o perlomeno, di provarci -:
se il Governo, che comunque non ha negato la necessità di andare avanti, intenda dettagliare la sue prospettive con relativi tempi e modalità in materia di riduzione delle emissioni di gas serra dell'Unione europea, oltre alia scarsità di risorse idriche e la protezione delle foreste.
(4-07949)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Calabria è una regione da oltre 12 anni commissariata per l'emergenza ambientale ed è stata in tal senso destinataria di numerosi finanziamenti;
alla direzione dell'ufficio del commissario per l'emergenza regionale si sono alternati diversi prefetti, alcuni dei quali hanno stilato relazioni puntuali e preoccupanti e sono stati anche auditi dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti del tempo;
la nuova amministrazione regionale in Calabria ha, purtroppo, ereditato una

situazione di sfascio ambientale, nonostante tutto il citato tempo di commissariamento;
è dei giorni scorsi lo stanziamento, da parte della giunta regionale calabrese di 5 milioni di euro per un piano «tampone» per fronteggiare la prevedibile emergenza depurazione nei comuni costieri in vista dell'estate; servirebbero ben 300 milioni di euro per far fronte a parte del degrado ambientale esistente in Calabria -:
quali siano gli intendimenti in materia di commissariamento per l'emergenza ambientale in Calabria;
se non si ritenga di revocare la nomina in atto del commissario per l'emergenza ambientale;
di quali e quanti finanziamenti abbia goduto la Calabria dal periodo di istituzione del commissario per l'emergenza ambientale ad oggi.
(4-07957)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo un articolo di Gian Antonio Stella pubblicato su corriere.it di martedì 6 luglio 2010, il Museo civico di storia naturale di Verona, aperto nel 1861 nella scia di collezioni ancora più antiche, come il museo Calzolari del 1550 o il Moscardo del 1611, è organizzato sul modello viennese in quattro sezioni: geologia e paleontologia, zoologia, botanica e preistoria. Quest'ultima sezione, grazie ai ricchissimi ritrovamenti sui monti Lessini e negli insediamenti di palafitte sul lago di Garda e nella Bassa veronese, risulta una delle più celebri del pianeta;
tuttavia, le quattro stanze un tempo dedicate alla preistoria sono state ridotte (con l'aggiunta di una aula per la didattica) a una sola di una cinquantina di metri quadrati. Inoltre, il sito internet del museo è stato sostituito da un link nel portale del Comune dove accanto a due foto non solo non si fa cenno ai tesori esposti (l'incisione del leone e dello stambecco trovati al Riparo Tagliente, le ceramiche e i bronzi delle palafitte del Garda o della necropoli di Franzine Nuove) ma neppure all'esistenza stessa della sezione nella sede centrale di palazzo Pompei, ma solo alla direzione e al magazzino (non aperti al pubblico) dell'Arsenale. Infine, lo spazio assai modesto rispetto all'importanza della raccolta (ad esempio, gli studi sul Dna di un neandertaliano trovato a Riparo Mezzena e la scoperta che aveva la pelle chiara, gli occhi azzurri e i capelli rossi sono finiti in copertina su «Science») costringe a tenere nei depositi migliaia di oggetti tra cui tutti quelli trovati negli ultimi 20 anni, compresi pezzi straordinari quali quelli recuperati dallo scavo subacqueo di Lazise;
alcuni anni fa, il comune di Verona ha deciso di indire un concorso internazionale per sistemare l'Arsenale militare e trasferirvi il Museo di storia naturale. Il progetto messo a punto dal vincitore, l'architetto inglese David Chipperfield, poiché prevedeva una spesa enorme, è stato pagato con la vendita di alcuni palazzi donati nei secoli al municipio: prima il Castel San Pietro, comprato dalla fondazione Cariverona, in seguito il Palazzo Forti, il palazzo Gobetti, il palazzo Pompei e l'ex convento francescano di San Domenico. Il convento «rappresenta una preziosa testimonianza artistica dell'architettura del XVI-XVII secolo». Palazzo Gobetti «è uno dei palazzi più caratteristici della rinascenza veronese, con armoniosa facciata quattrocentesca, balconi traforati e portale dagli stipiti finemente scolpiti». Palazzo Forti, dono «all'amata Verona» di un ricco ebreo morto un anno prima delle leggi razziali, ospita la Galleria d'arte moderna;

infine, proprio palazzo Pompei e palazzo Gobetti erano sedi del Museo di storia naturale;
tutti questi palazzi storici sono stati venduti a ribassi d'asta clamorosi (per il «Forti», la Cariverona invece di pagare i 65 milioni pretesi dal comune ne ha pagati 33; Palazzo Gobetti, messo in vendita per 10 milioni, è stato venduto a 6 e mezzo scarsi; il centralissimo palazzetto del Bar Borsa, in vendita per 6 milioni e mezzo, è stato ceduto per 4,8 alla «Valpadana Costruzioni»); eppure, due settimane fa è emerso che di quei soldi, al comune, non è arrivato alcun versamento;
nel frattempo, tutto il materiale preistorico, che non potendo essere esposto per mancanza di spazio era in deposito parte a Castel San Pietro e parte nel palazzo Gobetti, è stato sgomberato dagli edifici venduti e accatastato in due stanzoni al piano terra e al primo piano dell'Arsenale che, al momento, è costituito da due magazzini semi-diroccati;
mentre i reperti al piano superiore, per quanto messi a rischio da umidità e sbalzi di temperatura, si sono conservati decentemente, quelli al piano inferiore hanno subito una sorprendente metamorfosi: molti sono diventati blu, subendo un danno così grave che, a detta del conservatore Laura Longo, «in tanti casi non valgono più nulla: massicciata per le strade». Gilberto Artioli, del dipartimento di Geoscienze di Padova, ipotizza che il magazzino al piano terra fosse impregnato di qualche sostanza non ancora ben definita;
un titolo dell'Arena è dedicato al tema: «Palazzo Gobetti regala rotatorie a San Michele». Vi si legge che grazie alla vendita del palazzo che ospitava parte del museo di storia naturale, il Comune «ha stanziato 900mila euro per la costruzione di due rotatorie a San Michele» e «un milione e 100mila per il campo sportivo Audace» -:
quali misure intenda adottare il Ministro a tutela dell'immenso patrimonio del Museo civico di storia naturale di Verona;
se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative normative per porre un limite all'utilizzo del patrimonio culturale nazionale da parte degli enti locali.
(4-07941)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è in corso un difficile confronto per il rinnovo del contratto dei diritti connessi tra la SCF, la società di collecting delle imprese musicali che raccoglie i compensi dovuti ad artisti e produttori, e la RNA, che rappresenta le radio nazionali associate;
tale contratto risulta scaduto dal 2006 e, anche in virtù di anomalie nella normativa attualmente vigente, non si è raggiunta un'intesa volta a ridefinire una piattaforma condivisa per l'adeguamento dei corrispettivi per i diritti discografici;
il mancato rinnovo del contratto nazionale sta producendo una serie di distorsioni nella remunerazione dei diritti con grave pregiudizio degli editori e degli artisti oltreché una profonda lacerazione nei rapporti tra i due soggetti che dovrebbero invece essere partner per il sostegno al patrimonio artistico del nostro Paese;
oltre allo stallo delle trattative, è in corso un contenzioso legale in cui i network radiofonici nazionali sono stati chiamati in giudizio per il mancato pagamento dei diritti ai legittimi titolari, ai sensi dell'articolo 73 della legge 22 aprile 1941, n. 633;
al di là delle ragioni di merito del contendere e delle legittime esigenze di ciascuna delle parti in causa, risulta all'interrogante che le emittenti radiofoniche abbiano unilateralmente deciso di sospendere dai palinsesti la programmazione dei nuovi brani di cantanti italiani, sospensione che sta seriamente danneggiando i

giovani artisti e i talenti emergenti. Un danno che in questa fase di crisi rischia di mettere a repentaglio gli investimenti in ricerca e sviluppo nella musica -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'attuale stato dei fatti;
se non ritengano quanto mai urgente convocare un tavolo con la partecipazione di tutti i soggetti interessati per trovare una soluzione negoziata e porre termine al supposto blocco della programmazione radiofonica degli artisti italiani;
quali ulteriori iniziative, necessarie ed urgentissime, intendano attuare per dare soluzione al problema di cui in premessa, nell'eventualità in cui la soluzione proposta dagli interroganti non venga recepita.
(4-07950)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
su esplicita richiesta del comandante provinciale di carabinieri di Terni, in data 20 aprile 2010 veniva emanata ordinanza comunale, tesa a disciplinare la circolazione stradale in via Radice, ove ha luogo la caserma dei carabinieri;
con la predetta ordinanza veniva istituito un parcheggio per autovetture a rotazione di 120 minuti nel tratto prospiciente la caserma sede del comando provinciale carabinieri di Terni. Venivano altresì istituiti n. 6 spazi di sosta riservati al veicoli in dotazione all'Arma dei carabinieri e n. 3 spazi riservati allo sosta di veicoli a servizio di persone con limitata o impedita capacità motoria rispettivamente alla sinistra ed alla destra della porta carraia.
la dubbia utilità dell'ordinanza de quo ha comportato, e continua a comportare, che i cittadini che si rivolgano all'Arma, e sostino per un tempo superiore ai 120 minuti, siano destinatari della sanzione amministrativa prevista dal codice della strada;
l'inopportunità sanzionatoria del provvedimento ha esclusivamente comportato un detrimento del prestigio dell'Arma dei carabinieri nella provincia terzana;
l'accertamento delle sanzioni di cui sopra è stato demandato, dal richiedente della predetta ordinanza, ai militari del pronto intervento che pertanto hanno visto snaturare il proprio ruolo decisivo nel contrastare il verificarsi di eventuali reati, poiché impegnati nel verbalizzare, quotidianamente, eventuali denuncianti o propri colleghi richiamati in servizio e con il disco orario scaduto;
l'inutilità dei 6 posti riservati ai mezzi dell'Arma all'esterno della caserma è, ad avviso dell'interrogante evidente, poiché tali posti auto potrebbero essere riservati ai cittadini che si recano in caserma oppure ai militari che si apprestano a prendere servizio;
i 3 posti riservati agli invalidi, seppur di lodevole iniziativa, di fatto appaiono all'interrogante non a norma, poiché in chiara violazione del codice della strada, del regolamento attuativo (articolo 149) e del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, non essendo stato riservato uno spazio libero necessario per consentire l'apertura dello sportello del veicolo nonché la manovra di entrata e di uscita dal veicolo stesso, ovvero per consentire l'accesso al marciapiede;
si tratta, pertanto, secondo l'interrogante di un deleterio ed inutile provvedimento che scredita inevitabilmente l'immagine dell'Arma e di chi la rappresenta -:
se il Governo sia a conoscenza del fatto esposto ed in che modo intenda intervenire al fine di ripristinare le ottimali condizioni lavorative e gestionali.
(4-07952)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VICO, LULLI e SCARPETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Eni s.p.a. è una società partecipata per il 20,31 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e per il 9,99 per cento dalla Cassa depositi e prestiti s.p.a.;
l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, nella delibera PAS 3/10, p. 21, afferma che «Sotto il profilo della concorrenzialità, il mercato del gas presenta ancora oggi livelli di per sé bassi e di certo molto inferiori rispetto a quelli propri del settore elettrico. Basti rilevare che, a quasi dieci anni dall'apertura dei mercati, Eni rappresenta ancora circa il 70 per cento delle disponibilità nazionali (importazioni nette più produzione nazionale), includendo le cessioni alla frontiera (le cosiddette vendite innovative)»;
analogamente, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato nella relazione annuale 2010 (pagina 49), sostiene che «pur non essendo caratterizzata da condizioni di monopolio naturale, l'attività di stoccaggio è tuttavia attualmente un monopolio di fatto», dato che per il 97 per cento è un'attività svolta da una società, Stogit s.p.a, facente parte del gruppo ENI;
al contrario, nel corso di un'audizione informale svoltasi il 15 giugno 2010 nella X Commissione della Camera dei deputati in sede di esame dello schema di decreto legislativo recante misure per la maggior concorrenzialità nel mercato del gas naturale e il trasferimento dei benefici risultanti ai clienti finali (Atto n. 213), l'amministratore delegato di Eni s.p.a., Paolo Scaroni, ha dichiarato che, in fatto di effettiva concorrenzialità nel mercato del gas, l'ENI avrebbe avuto nel 2009 una quota di «mercato vendite gas» del 39 per cento, cui aggiungere un 10 per cento venduto ai grossisti: tali percentuali, tuttavia, non includono nel volume complessivo delle vendite quelle effettuate nel mercato che l'azienda controlla indirettamente attraverso altri contratti di lungo termine: vendite innovative, contratti del gas libico, contratto Promgas, che porterebbero la quota di mercato dell'Eni a livelli certamente superiori;
nella medesima audizione, l'amministratore delegato dell'ENI ha affermato che la quota di capacità di stoccaggio conferita all'Eni è pari al 28 per cento: anche in questo caso, a quanto consta all'interrogante, si tratta di un dato inesatto, poiché tale quota si riferisce esclusivamente allo stoccaggio prioritario, legato al mercato delle utenze civili;
il problema dell'attendibilità delle dichiarazioni rese in sede di audizioni parlamentari è rilevante e rende necessaria un'attenta riflessione del Parlamento;
nel caso specifico, la parzialità, a giudizio dell'interrogante, dei dati forniti dall'amministratore delegato dell'ENI s.p.a. Paolo Scaroni nel corso di un'audizione relativa a un provvedimento finalizzato ad aumentare la concorrenzialità nel mercato del gas, può contribuire a fornire una rappresentazione distorta della realtà;
la limitazione della concorrenza nel mercato del gas è uno dei fattori più rilevanti alla base degli aumenti dei prezzi del gas nel mercato degli utenti finali e ha una ricaduta diretta e negativa sulle famiglie;
l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha sottolineato la «scarsa concorrenza» e le «inefficienze del sistema», elementi che, sommati all'aumento delle quotazioni petrolifere (oltre il 25 per cento negli ultimi 12 mesi), hanno determinato a decorrere dal 1o luglio 2010 un aumento del 3,2 per cento delle tariffe del gas metano, un ulteriore aggravio per le famiglie che stanno già sopportando una lunga e difficile crisi -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere in merito alla vicenda;

quali siano i dati a disposizione del Governo e, qualora essi risultino coincidenti con quelli forniti dalle autorità di settore, quali indirizzi intenda dare in qualità di azionista affinché il Parlamento sia messo nelle condizioni di acquisire gli elementi necessari e attendibili per una piena conoscenza e un'efficace valutazione dell'effettiva situazione in materia di concorrenzialità nel mercato del gas naturale.
(5-03198)

Interrogazioni a risposta scritta:

TORRISI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 1o luglio 2010 lo sportello della Serit Sicilia s.p.a. di Misterbianco, grosso centro abitato della provincia di Catania, è stato chiuso;
questo fatto ha creato confusione ed esasperazione nei cittadini, i quali, non solo per pagare le esose cartelle esattoriali, ma anche per la trattazione delle delicate pratiche riguardanti il «fermo amministrativo» le «ipoteche sugli immobili» ed altro, dovranno affrontare molti disagi, con grande fatica e dispendio di tempo per le affollatissime file da fare altrove;
Misterbianco, che conta una popolazione di circa 54.000 abitanti di cui 50.000 effettivi residenti, nonché una densa, vasta e rinomata zona commerciale, trovasi ubicata in un punto strategico della rete viaria (snodo delle autostrade siciliane) ed è particolarmente raggiungibile da quanti sono giornalmente interessati al contatto con lo sportello Serit Sicilia s.p.a. che è stato ed è notevolmente determinante ed indispensabile anche per gli abitanti dei comuni del circondario;
oggi gli amministratori anziché potenziare tale sportello lo hanno soppresso definitivamente, creando solo vuoti e non servizi alla popolazione, vanificando così le aspirazioni di alcuni giovani che hanno espletato e vinto il concorso di «ufficiale di riscossione». Ci si dimentica, con molta facilità, della funzione sociale e si mira , ad avviso dell'interrogante, solo alla gestione economica, mortificando efficienza e democrazia;
tutto ciò genera smarrimento e disaffezione ai princìpi di buon governo;
si ribadisce che, l'eliminazione di un servizio così delicato ed importante, in un momento particolare in cui la crisi economica sta attanagliando tutte le famiglie e le difficoltà sono tante, può generare solo turbativa all'ordine pubblico;
al riguardo, l'interrogante si fa interprete dei sentimenti della popolazione di Misterbianco e dei comuni del circondario -:
quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per far sì che lo sportello della SERIT SICILIA s.p.a. di Misterbianco venga riaperto per consentire agli utenti, non solo di Misterbianco ma anche dei comuni del circondario, di continuare a usufruire dei servizi così come lo è stato nel passato.
(4-07922)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
già nel recente passato l'interrogante ebbe a presentare interrogazioni parlamentari sottolineando come presso l'Agenzia delle entrate si è assistito al consolidamento della prassi di assegnare a funzionari livellati posizioni dirigenziali, attraverso semplice affidamento d'incarico;
presso il Dipartimento delle finanze, sono state assegnate posizioni di I, II e III fascia economica inerenti a funzioni per le quali è richiesta, fra l'altro, un'alta specializzazione e professionalità: in occasione delle recenti assegnazioni di posti vacanti, le scelte operate sono state vagamente motivate con riferimento ai generici principi fissati con il provvedimento del capo del dipartimento per le politiche fiscali del 17 dicembre 2003, registrato alla

Corte dei conti il 29 dicembre 2003 (registro n. 007 economia e finanze, foglio n. 144);
in entrambi i casi si ravvisa la necessità di porre rimedio al fenomeno del «precariato dirigenziale», affidando gli uffici dirigenziali a dirigenti, che siano stati selezionati con trasparenza, sulla base delle competenze possedute e garantendo una giusta remunerazione dei ruoli e delle funzioni svolte;
soprattutto a seguito del varo del decreto legislativo n. 150 del 2009, che riconosce, in capo ai dirigenti, maggiori responsabilità amministrative, è necessario il ripristino di un'equa ripartizione dei ruoli, che eviti ogni forma di ambiguità;
anche i contratti collettivi di lavoro per la dirigenza dell'Area I (21 aprile 2006) dell'Area VI (1o agosto 2006), dell'Area VIII (13 aprile 2006) prevedono, ai rispettivi articoli 20 che le amministrazioni «adottino i criteri generali relativi all'affidamento» e «provvedano alla pubblicizzazione in maniera aggiornata degli incarichi conferiti e dei posti vacanti»;
lo stesso decreto legislativo n. 165 del 2001 all'articolo 19 prevede la necessità di valutare in modo oculato gli affidamenti a personale non dirigente o a dirigenti non appartenenti al ruolo e contempla che essi non debbano andare a pregiudizio della posizione del personale dirigenziale di ruolo e che, comunque, debbano rispettare i caratteri di eccezionalità, di residualità e di breve durata;
la Corte costituzionale, con sentenza n. 313 del 1996, ha fondato il rapporto dirigenziale di seconda fascia su criteri «di merito e di anzianità», riconoscendo il valore discrezionale solo nell'individuazione dei dirigenti generali, in quanto «raccordo tra potere politico e comune dirigenza»;
l'orientamento della Corte costituzionale è stato più volte ripreso dalla giurisprudenza univoca del TAR Lazio (TAR Lazio, Sezione II-ter, 19 febbraio 2003, nn. 3277 e 3278; TAR Lazio, Sezione II-ter, 8 aprile 2003, nn. 3273, 3274, 3275 e 3276; TAR Lazio, Sezione I, 4 giugno 2003, n. 6715) secondo cui «il conferimento di funzioni dirigenziali, essendo strettamente legato ai principi costituzionali di imparzialità e buon andamento, presuppone - salvo che per gli organi costituzionali dello Stato - la valutazione dell'idoneità tecnica dei dirigenti interessati a perseguire gli obiettivi posti dal potere esecutivo»;
la Corte dei conti - sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato - II Collegio - adunanza dell'11 novembre 2004 - Deliberazione n. 24/2004/G (recante la relazione in materia di «riordino della dirigenza statale: l'attuazione della legge 15 luglio 2002, n. 145, e i nuovi strumenti per la selezione e la formazione dei dirigenti») ha denunciato che «Nessuna amministrazione ha provveduto a fissare i criteri generali relativi all'affidamento, al mutamento ed alla revoca degli incarichi di funzione di livello generale, mentre limitato è il numero delle amministrazioni che ha provveduto a stabilire quelli relativi agli incarichi di livello non generale [...] tale lacuna costituisce, a giudizio della Corte, un non lieve vulnus nel sistema voluto dal legislatore. Chiaro è, infatti, il dettato del primo comma dell'articolo 19 del decreto legislativo 165/2001 che nello stabilire quale siano in astratto i criteri che devono ispirare il conferimento di ciascun incarico non distingue fra incarichi di livello generale e non»;
la metodologia di valutazione delle posizioni di livello dirigenziale diverse da quelle di vertice, basata sul metodo Hay, adottata dall'Agenzia delle entrate prevede una graduazione in quattro fasce di posizione, in virtù di: «competenza», «complessità nella soluzione dei problemi» e «finalità»;
appaiono all'interrogante di notevole genericità delle disposizioni contenute nel menzionato provvedimento del capo del dipartimento per le politiche fiscali del 17 dicembre 2003 -:
se il Ministro, con riferimento all'Agenzia delle entrate, non ritenga opportuno

dare trasparenza ai criteri di assegnazione delle posizioni dirigenziali non generali, attraverso il bando di concorsi pubblici per l'individuazione, in maniera oggettiva e costituzionalmente corretta (articolo 97 della Costituzione) di personale altamente qualificato a garanzia della missione amministrativa pubblica;
se il Ministro, con riferimento al suo dicastero, non ritenga opportuno varare dei criteri obiettivi che rendano trasparenti le assegnazioni delle posizioni dirigenziali non generali, superando la predetta genericità.
(4-07932)

VACCARO e IANNUZZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito dell'autostrada A3 Napoli-Salerno, si è verificato un aumento della tariffa che ha prodotto i suoi maggiori effetti negativi e paradossali nel tratto di percorrenza che porta all'uscita di Nocera Inferiore e a quella di Cava de' Tirreni. In precedenza, infatti, per percorrere tale tratta era previsto a carico dell'automobilista un pagamento ammontante ad 1 euro e 60 centesimi; ora, in conseguenza di tali aumenti tariffari, gli automobilisti sono costretti a versare all'ANAS un importo di 2 euro. Sono già attivi, inoltre, ulteriori aumenti del pedaggio che coinvolgono anche i mezzi pesanti, aumenti questi che oscillano da 50 centesimi ad 1 euro e 30 centesimi;
i previsti aumenti del pedaggio portano anche ad effetti inspiegabili e non razionali: infatti l'utente autostradale che entra in A3 a Napoli ed esce a Salerno, pur percorrendo cinquantasei chilometri, paga 1 euro e 60 centesimi; chi, al contrario, esce con il proprio mezzo al casello di Nocera o di Cava de' Tirreni, diretto in qualsiasi direzione successiva, anche percorrendo quattro chilometri fino a raggiungere il casello più vicino, subisce indiscriminatamente l'aumento del pedaggio dovendo versare 2 euro. Dunque l'iniquità del balzello, del tutto sproporzionato rispetto all'effettivo chilometraggio percorso dall'utente della strada, appare evidente;
ulteriori aumenti tariffari hanno poi coinvolto numerose altre tratte stradali campane: da Castel San Giorgio a Mercato San Severino da 70 a 80 centesimi, da Sarno a Mercato San Severino da 1,10 a 1,50 euro, da Nocera Inferiore a Mercato San Severino da 2,20 a 2,70 euro e da Caserta Sud a Mercato San Severino da 3,40 a 4,20 euro;
le conseguenze di questi aumenti indiscriminati gravano essenzialmente sui pendolari e sui piccoli autotrasportatori, i quali vedono aumentare la tariffa del pedaggio al corrispondente aumento degli assi del proprio automezzo -:
se il Governo intenda scongiurare, o quanto meno razionalizzare, i previsti aumenti tariffari applicati sull'autostrada A3 che colpiscono economicamente, in modo indiscriminato, quanti percorrono la stessa tratta in premessa.
(4-07939)

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI, LOMBARDO e MISITI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2008, in adempimento agli impegni assunti dalla Repubblica italiana nella presentazione della candidatura di Milano, quale città ospitante l'esposizione universale del 2015, è stata costituita la società Expo 2015 S.p.A., i cui soci sono il Ministero dell'economia e delle finanze - 40 per cento, la regione Lombardia, il comune di Milano, la provincia di Milano e la camera di commercio industria agricoltura e artigianato;
la società Expo 2015 S.p.A., pertanto risulta tra le società partecipate dal Ministero dell'economia e pertanto soggiace alle previsioni normative dello Stato in materia di pubblicità degli atti e, in particolare all'articolo 3, comma 44, della legge n. 244 del 2007 (finanziaria per il

2008), che prevede di rendere noto attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione, l'indicazione nominativa dei destinatari di eventuali compensi e a quanto ammontano;
la società Expo 2015 S.p.A. deve realizzare, l'organizzazione e la gestione dell'evento «EXPO Milano 2015, quale soggetto aggiudicatore e stazione appaltante, delle opere di preparazione e costruzione del sito nel quale sarà realizzato l'evento; delle opere infrastrutturali di connessione del sito; delle opere riguardanti la ricettività; nonché delle altre opere connesse o comunque utili e/o opportune ai fini della realizzazione di tale evento; la progettazione e l'esecuzione delle opere sopra ricordate con la stipula dei relativi contratti; la promozione di tutte le azioni e iniziative necessarie alla realizzazione delle opere anzidette; la gestione delle opere così realizzate e delle altre opere, beni e/o servizi strumentali alla realizzazione dell'evento; la gestione operativa anche mediante la stipula dei relativi contratti di gestione; il sostegno all'attività di cooperazione allo sviluppo, centrale e decentrata, bilaterale e multilaterale; la promozione, la realizzazione e l'attivazione di programmi e progetti di cooperazione allo sviluppo; il co-finanziamento di programmi e progetti di cooperazione allo sviluppo;
Expo 2015 S.p.A. ha, dunque, la gravosa responsabilità di organizzare e gestire l'evento Expo Milano 2015, nonché di realizzare tutte le opere di preparazione e costruzione del sito espositivo, le opere infrastrutturali di connessione del sito al territorio circostante, le opere riguardanti la ricettività e le opere di natura tecnologica;
Expo 2015 S.p.A., come si evince dal sito web, si è dotata del consiglio di amministrazione formato da cinque componenti, del collegio sindacale con tre componenti, di un comitato scientifico con undici componenti nazionali e dieci internazionali di un management di 11 membri formato da importanti soggetti provenienti dal mondo delle professioni;
Expo 2015 S.p.A., ha un commissario straordinario, nominato dal Governo (di recente il sindaco di Milano ha sostituito l'onorevole Lucio Stanca) che, oltre a rappresentare il Governo italiano, è garante della realizzazione dell'Expo Milano 2015, vigila sull'organizzazione e sulla tempestiva realizzazione delle opere infrastrutturali essenziali e dei servizi; riferisce periodicamente al Presidente del Consiglio dei ministri sullo stato di attuazione e sull'organizzazione dell'evento; partecipa alle riunioni del CIPE, su invito del suo presidente; esercita poteri di impulso sull'esecuzione delle opere nonché poterti sostitutivi in caso di necessità ed urgenza nei limiti di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008; promuove l'attivazione degli strumenti necessari per il reperimento delle risorse per la completa realizzazione degli interventi necessari per la realizzazione di Expo Milano 2015; promuovere o partecipare agli accordi di programma e alle conferenze di servizi; anche con la partecipazione di soggetti privati;
Expo 2015 S.p.A, per il raggiungimento degli scopi assegnati, ha provveduto ad assumere personale con qualifiche tecniche ed amministrative e che per definire gli aspetti progettuali ha conferito numerosi incarichi progettuali, di cui nel sito web, sebbene previsto dall'articolo 3, comma 44, della legge n. 244 del 2007 (finanziaria per il 2008), non si ha alcuna traccia;
nel sito web della società Expo 2015 spa non si ha alcun riferimento alla programmazione, e a come saranno spese le ingenti somme messe a disposizioni per la realizzazione dell'evento e che dovrebbero ammontare a 4 miliardi e 400 milioni di euro, di cui quasi un miliardo e mezzo dello Stato;
la società Expo 2015 spa allo stato attuale non rende pubblici, anche nel sito internet, i propri bilanci annuali, il codice etico, gli incarichi e le consulenze, contravvenendo così al principio della pubblicità degli atti al quale le società partecipate,

con denaro dello stato, debbono uniformarsi, finendo così per agire in piena autonomia e discrezionalità;
la società Expo 2015 spa, come risulta dalla determinazione n. 34/2010 della sezione del controllo sugli enti del 24 maggio 2010, non ha ancora sottoposto al controllo della Corte dei conti, così come previsto dall'articolo 4 della predetta legge n. 259 del 1958, il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico e dalla nota integrativa, corredato dalle relazioni degli amministratori, dei sindaci e del soggetto incaricato della revisione legale dei conti, gli atti e documenti contabili generali di qualsiasi natura, come, ad esempio, quelli aventi scopo di previsione, preconsutivo, indirizzo, programmazione, pianificazione, sintesi, consolidamento, i verbali dell'assemblea e del consiglio di amministrazione, gli atti normativi (statuto e sue modifiche) ed organizzativi di rilevanza generale, le relazioni redatte dal collegio sindacale, i verbali delle sedute e dei controlli eseguiti;
nella stessa determinazione n. 34 del 2010 della sezione del controllo sugli enti del 24 maggio 2010, la Corte dei conti ha richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze tutti i provvedimenti rilevanti emessi, nell'esercizio dei poteri ad esso spettanti nei confronti della società;
la Società Expo 2015 spa, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, sebbene previsto dall'articolo 3, comma 44, della legge n. 244 del 2007 (finanziaria per il 2008), non rende noto attraverso la pubblicazione sul sito web dell'amministrazione, l'indicazione nominativa dei destinatari di eventuali compensi e a quanto ammontano;
lo stesso articolo 3, comma 44, della legge n. 244 del 2007 (finanziaria per il 2008), prescrive come nessun atto comportante spesa può ricevere attuazione, se non preventivamente reso noto, prevedendo che l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita -:
se i Ministri dell'economia e delle finanze e della pubblica amministrazione e l'innovazione siano a conoscenza della grave situazione sopra descritta e se intendano adottare provvedimenti affinché la società Expo 2015 spa, partecipata dal tesoro, provveda, alla sollecita pubblicazione sul sito web, dei bilanci annuali, della composizione degli organi societari di vigilanza e al codice etico e, secondo i termini previsti dall'articolo 3 comma 44 della legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008), degli incarichi e le consulenze con i relativi nomi e compensi percepiti, nonché al Ministero dell'economia di far conoscere i provvedimenti rilevanti emessi, nell'esercizio dei poteri ad esso spettanti nei confronti della Società, richiesti anche dalla Corte dei conti.
(4-07943)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:

RUVOLO e MANNINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è allarme alla procura della Repubblica di Sciacca per la totale carenza di sostituti: insieme al procuratore capo, Vincenzo Pantaleo, è in servizio soltanto Salvatore Vella, applicato dalla procura di Palermo;
i magistrati di prima nomina potranno arrivare in procura soltanto a giugno del 2011 e non si ha la certezza che i posti messi a concorso riusciranno a coprire tutti e quattro quelli vacanti;
secondo l'associazione nazionale magistrati, le sedi giudiziarie minori andrebbero soppresse, unitamente alle sezioni distaccate di tribunali, al fine di recuperare risorse per lo Stato;

tra queste non può essere certamente inserita Sciacca che, per qualità e quantità di affari trattati, per il territorio nel quale opera e per la presenza della criminalità mafiosa, necessita, al contrario, di un potenziamento -:
quali incisive ed urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per ristabilire, almeno la normalità, nella copertura degli organici.
(3-01167)

SBAI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109, fissa una disciplina organica degli illeciti disciplinari dei magistrati, delle relative sanzioni e della procedura per la loro applicabilità, nonché modifica la disciplina in tema di incompatibilità, dispensa dal servizio e trasferimento di ufficio dei magistrati;
da organi di stampa («Rimozioni col lanternino», Italia Oggi, 15 aprile 2010) si apprende che «dal 2006 a fine 2009, a fronte di 96 giudici assolti dal Consiglio Superiore della magistratura, i sanzionati sono stati 107, di cui 6 rimossi dall'ordine giudiziario, 2 sospesi, altri 2 fuori dai ruoli di vertice, 31 sottoposti alla perdita dell'anzianità e 83 sottoposti a censure o ammonimenti»;
da altri organi di stampa «Il P.M. aveva tremila cause nell'armadio», La Repubblica, cronaca di Torino, 28 aprile 2010; «P.M. accantona oltre duemila fascicoli», La Stampa, edizione di Torino, 28 aprile 2010, «Oltre tremila fascicoli sulla scrivania del P.M.», CronacaQui di Torino, 28 aprile 2010) si apprende che nella procura della Repubblica di Torino, segnatamente nell'ufficio di un sostituto procuratore dottoressa Donatella Masia, trasferito a suo tempo dalla procura della Repubblica di Alba (Cuneo), si sarebbe determinata una significativa inerzia nell'ambito dell'attività di indagine, tale da inficiare l'ordinario funzionamento del «sistema giustizia» locale;
i capi della procura della Repubblica di Torino hanno doverosamente segnalato il caso al CSM;
è garanzia fondamentale per i cittadini avere, innanzi a loro, titolari dell'esercizio dell'azione penale operosi ed efficienti e, giova ribadirlo, nella stragrande maggioranza dei casi, i magistrati esercitano la loro attività con solerzia e grandissima professionalità -:
se, verificate le circostanze sopra rappresentate, il Ministro della giustizia abbia promosso azioni disciplinari di fronte a casi che rischiano di degradare la credibilità complessiva della magistratura.
(3-01169)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRADELLA e e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane gli organi di stampa locali informano di provvedimenti di revoca di incarico a sette giudici onorari su nove in forza al tribunale di Alessandria;
agli stessi giudici sarebbe stata imposta la restituzione di somme, a suo tempo erogate a fronte di prestazioni, per importi varianti tra i tremila e cinquantamila euro a testa;
le somme che i Giudici dovrebbero rimborsare si riferiscono ad un arco temporale di anni e furono, a suo tempo, erogate sulla base di documentazione conforme alle regole;
non appaiono, dagli articoli di stampa, ragioni rilevanti per un provvedimento così grave, se non alcuni ritardi non certo insoliti nelle procedure giudiziarie -:
se il Ministro intenda promuovere una verifica circa la correttezza delle procedure sanzionatorie, che, tra l'altro, provocano un giudizio negativo nei confronti di organismi e persone al servizio dello Stato e dei cittadini.
(4-07924)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 12 gennaio 2010 è stata approvata la mozione 1/00301 a prima firma dell'interrogante, relativa all'intero sistema penitenziario;
gli impegni assunti dal Governo con la sopracitata mozione sono:
convocare i sindacati di polizia penitenziaria e le rappresentanze di tutto il personale penitenziario al fine di un confronto concreto e costruttivo sulle problematiche delle carceri in Italia e degli operatori;
procedere all'assunzione immediata dei restanti educatori penitenziari previsti dalla pianta organica, da attingersi dagli idonei della vigente e menzionata graduatoria risultata dal concorso bandito per tale profilo professionale, affinché anche costoro possano partecipare ai previsti corsi di formazione che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria deve attivare per questi operatori prima dell'ingresso nelle carceri a cui sono destinati, onde evitare sprechi di danaro per doverli riattivare in seguito;
prorogare di almeno un quinquennio la validità della graduatoria di merito del concorso citato in premessa, in linea con gli orientamenti del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione nonché con le disposizioni in materia di razionalizzazione delle spese pubbliche in vigore per permetterne un graduale scorrimento parimenti all'avvicendarsi dei fisiologici turn-over pensionistici, al fine di evitare l'indizione di nuovi concorsi per il medesimo profilo che comporterebbero inutili oneri pubblici;
assumere iniziative per lo stanziamento di fondi necessari per completare l'organico di educatori previsti dalla pianta organica attualmente vigente presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, considerato che lo sforzo economico da sostenere è annualmente molto esiguo, ma necessario per far funzionare meglio ed in modo più umano una branca importantissima del nostro sistema giustizia che non può più attendere;
procedere all'alienazione di immobili ad uso penitenziario siti nei centri storici e alla costruzione di nuovi e moderni istituti penitenziari in altro sito;
a procedere alla dismissione di immobili ad uso penitenziario e riassegnazione del ricavato al Ministero della giustizia per il potenziamento dell'edilizia penitenziaria esistente;
ad assumere le iniziative di competenza per il rifinanziamento dell'articolo 6 della legge n. 259 del 2002, prevedendo limiti di impegno per un arco di tempo compatibile con l'utilizzo della locazione finanziaria;
in relazione all'esperienza europea degli ultimi anni, ad adottare iniziative per l'attivazione di organismi indipendenti di nomina parlamentare che abbiano poteri informali di visita e controllo dei luoghi di detenzione al fine di svolgere una funzione di riconciliazione sociale, di mediazione e di soluzione in chiave preventiva dei conflitti;
secondo quanto stabilito dal Parlamento europeo, ad utilizzare le risorse finanziarie per la costruzione «di nuove strutture detentive negli Stati membri che accusano un sovraffollamento delle carceri e per l'attuazione di programmi di reinsediamento sociale»;
in relazione al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008 recante «Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria», a dare conto della sua applicazione e dei risultati e ad illustrare e definire, nel passaggio delle competenze, funzioni e risorse;
nonostante tali impegni e gli innumerevoli annunci del Ministro della giustizia

sul virtuale «piano carceri», i dati dal 1o gennaio al 22 giugno 2010 sono 32 i detenuti suicidatisi in carcere, 51 i suicidi sventati in extremis dal personale di polizia penitenziaria, 109 gli agenti della penitenziaria che hanno dovuto ricorrere alle cure sanitarie con prognosi superiore ai 5 giorni per aggressioni da parte dei detenuti, 6 detenuti evasi, 7 le tentate evasioni sventate. A questo bisogna aggiungere i quotidiani atti autolesionistici, le proteste e rivolte;
la condizione delle carceri peggiora di giorno in giorno. Ci sono 67.615 detenuti costipati in strutture che possono ospitarne un massimo di 43.800;
è evidente, ormai da tempo, che la condizione di tutti i lavoratori del mondo penitenziario ha superato di gran lunga il limite di sopportazione e di vivibilità. Tutte le associazioni di categoria, i sindacati, le direzioni degli stessi carceri unitamente a tutti gli operatori del settore stanno continuamente denunciando tali problematiche, ma ancora non è accaduto nulla di concreto -:
se il Governo intenda fornire elementi in merito all'attuazione degli impegni assunti con la mozione 1/00301 approvata dall'intera camera e specificare tempi e modalità per portarli a termine;
se confermi che il comitato interministeriale abbia dato il via libera al cosiddetto piano carceri e, come il Governo intenda gestire le eventuali nuove strutture senza la benché minima previsione di nuove assunzioni di personale penitenziario;
se il Governo intenda chiarire quali siano le reali e concrete iniziative da attuare nell'imminente futuro, al di fuori del sempre decantato «piano carceri».
(4-07926)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a tempo le associazioni di categoria dei lavoratori della polizia penitenziaria del Piemonte - e segnatamente l'Osapp - stanno denunciando i problemi organizzativo/gestionale degli istituti di pena del Piemonte e della Valle d'Aosta;
in particolare viene lamentata la mancanza di automezzi, il mancato pagamento delle missioni e dello straordinario imposto per assicurare i turni di servizio - dichiarati anche di 20 ore consecutive e a digiuno - dovuti alla grave carenza di organico;
per fare fronte a queste carenze economiche, nel maggio scorso è stata addirittura lanciata una sottoscrizione tra semplici cittadini -:
quali iniziative abbia predisposto il Ministero per andare incontro alle necessità del Corpo specificatamente segnalate per quanto, in particolare, possa interessare il Piemonte.
(4-07931)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione all'esame di avvocato, la legge n. 241 del 1990 e il Ministero della giustizia dettano le regole in base alle quali si deve svolgere la correzione, per dare i giudizi;
esse attengono alla rappresentanza delle categorie degli avvocati, magistrati e professori universitari, oltre alla sintassi, grammatica, ortografia e, cosa, fondamentale, ai princìpi di diritto del parere dato. Cosa fondamentale, la legge regola la trasparenza dei giudizi e la Costituzione garantisce legalità, imparzialità ed efficienza;
le commissioni da sempre pervengono ad una percentuale di ammissibilità, che contrasta con un concorso a numero aperto: 30 per cento al nord, 60 per cento al sud;
le commissioni sono mancanti, spesso, di un componente necessario;

risulta evidente come i tre compiti possano risultare non corretti, ma falsamente dichiarati tali, perché sono immacolati e perché non vi è stato tempo sufficiente a leggerli (3/5 minuti per elaborato: per aprire la busta con il nome e la busta con l'elaborato, lettura del parere di 4/6 pagine, correzione degli errori, consultazione dei commissari per l'attinenza ai princìpi di diritto, verbalizzazione, voto e motivazione);
di fatto, i voti dei tre elaborati sono identici e le motivazioni sono mancanti o infondate. Su tutti questi notori rilievi vi è stata l'interrogazione presentata dal deputato Giorgia Meloni (n. 4-01638, mercoledì 15 novembre 2006 nella seduta n. 072), oltre a quella n. 4-01126 presentata da Giampaolo Fogliardi mercoledì 24 settembre 2008, seduta n. 054. Grave è anche il ritardo con cui sono consegnate dalle commissioni di esame le copie degli elaborati, con il risultato di impedire la presentazione in termini dei ricorsi al Tar, in quanto la maggior parte di questi ricorsi sono accolti dalla giustizia amministrativa. Solo, però, se presentati in modo ordinario, in quanto le commissioni impediscono l'accesso al beneficio del gratuito patrocinio -:
quali iniziative intenda assumere per garantire il corretto svolgimento degli esami per l'abilitazione alla professione di avvocato.
(4-07953)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un'operazione della polizia penitenziaria di Vibo Valentia ha portato al ritrovamento di due telefoni cellulari all'interno dell'istituto penitenziario di quella città;
i due telefoni cellulari, completi di tre carica batterie, sono stati ritrovati nel reparto di media sicurezza, uno in un bagno e l'altro nella zona «aria»;
i cellulari rinvenuti apparterrebbero a due detenuti napoletani;
il ritrovamento dei due cellulari è avvenuto grazie al lavoro svolto dal personale di polizia penitenziaria, nonostante le difficoltà dovute alla notevole carenza di organico a fronte dell'elevato numero di detenuti;
nell'istituto penitenziario di Vibo Valentia rispetto a 210 posti disponibili, i detenuti sono 426, mentre gli agenti penitenziari sono 175 (rispetto alle 201 unità previste in pianta organica) dei quali 40 distaccati a prestare servizio in altre sedi;
nell'evidenziare la positività del lavoro della polizia penitenziaria, l'interrogante non può sottacere la preoccupazione sul rinvenimento dei due cellulari, attraverso i quali i detenuti potevano tranquillamente scambiare notizie con l'esterno, consentendo probabilmente l'utilizzo, con analogo scopo, degli stessi cellulari ad altri detenuti;
tra l'altro, sono di questi giorni le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Marino che hanno svelato la possibilità, anche nel carcere di Palmi (R.C.), di far arrivare messaggi all'esterno -:
quali urgenti iniziative intenda attuare perché vengano garantiti adeguati controlli in tutti gli istituti penitenziari italiani;
se non ritenga indispensabile ed urgente impinguare gli organici della polizia penitenziaria, al fine di garantire la totale efficienza del personale;
quale sia situazione del piano carceri.
(4-07956)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'inchiesta «The Goodfellas», che ha portato il 31 maggio 2010 all'esecuzione di 12 delle 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere, aveva ripristinato tranquillità e fiducia nella giustizia, tra i cittadini di Vibo Valentia e del suo territorio, grazie

all'arresto, tra gli altri di Carmelo Lo Bianco, ritenuto il boss della cosca vibonese e Andrea Mantella, ritenuto l'organizzatore delle giovani leve della 'ndrangheta vibonese ed indicato dagli inquirenti come elemento di spicco del clan Lo Bianco;
per tutti gli arrestati l'accusa è di associazione di tipo mafioso dedita alle estorsioni e, a vario titolo, di detenzione illegale di armi comuni e da guerra, minacce, lesioni e fittizia intestazione di beni;
vive preoccupazioni stanno suscitando le decisioni assunte dal tribunale del riesame di Catanzaro, presieduto da Adalgisa Rinaldo, relative alla revoca di ordinanza cautelare in carcere per cinque degli indagati tra i quali proprio Andrea Mantella, ritenuto dagli inquirenti l'organizzatore delle giovani leve della 'ndrangheta ed elemento emergente e preoccupante nel panorama criminale del vibonese ed al quale, nel marzo del 2010, i finanzieri del comando provinciale di Vibo Valentia avrebbero sequestrato beni per 4,5 milioni di euro;
sempre nel marzo del 2010 Andrea Mantella era già stato arrestato per violazione degli obblighi derivanti dalla sorveglianza speciale;
il tribunale del riesame dovrà ancora pronunciarsi sulle restanti otto posizioni degli arrestati nell'operazione «The Goodfellas»;
sarebbe peraltro opportuno, ad avviso dell'interrogante, che il Ministro avviasse iniziative ispettive finalizzate ad acquisire maggiori elementi sulla vicenda -:
se non ritenga necessario ed urgente, assumere iniziative normative volte ad impedire per gli accusati di associazione mafiosa, di continuare a beneficiare di interventi che consentano la loro uscita dalle carceri.
(4-07958)

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2010

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:

LOVELLI, META, TULLO e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea in data 24 giugno 2010 ha deciso di deferire l'Italia davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non avere ancora applicato correttamente la legislazione comunitaria sull'apertura alla concorrenza del mercato ferroviario, per quanto riguarda in particolare l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura (Rfi) rispetto all'azienda ferroviaria (Ferrovie dello stato);
si legge nel documento che l'Italia, insieme ad altri 12 Paesi (Austria, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Francia, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Portogallo. Slovenia e Spagna), avrebbe dovuto trasporre le direttive comunitarie in materia al più tardi entro il marzo 2003, ma la mancata attuazione delle misure di liberalizzazione richieste da Bruxelles «priva le imprese ferroviarie della possibilità di offrire i loro servizi in altri stati membri e priva i loro clienti di una scelta più vasta dei servizi ferroviari competitivi»;
obiettivo del «primo pacchetto ferroviario» dell'Unione europea è quello di porre le basi per l'apertura del mercato in materia di servizi ferroviari, introducendo misure che mirano a garantire l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura rispetto alle imprese ferroviarie, una tariffazione non discriminatoria dell'accesso alla rete e la creazione di un'autorità di controllo incaricata di eliminare gli ostacoli alla concorrenza in materia di accesso all'infrastruttura;
nel corso dell'incontro svoltosi il 26 giugno 2010 a Roma tra le società ferroviarie aderenti alla Comunità delle ferrovie europee (CER) sono state affrontate, con

apposite risoluzioni, alcune questioni concernenti le regole in campo europeo, tra cui la necessità di uniformare il settore della sicurezza sotto la supervisione dell'Agenzia ferroviaria europea -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea e quali iniziative intenda intraprendere per promuovere la concorrenza nel mercato ferroviario interno ed europeo, garantire ai cittadini l'opportunità di servizi ferroviari più efficienti e a prezzi equi e istituire un'Autorità di regolazione indipendente nell'interesse degli operatori e dei consumatori.
(5-03199)

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI e VACCARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tempo si trascina insoluta la questione relativa all'introduzione di un nuovo e diverso sistema tariffario applicato all'autostrada Napoli-Pompei-Salerno, gestita in concessione dalla Società autostrade meridionale (SAM);
infatti la predetta società ha deciso di sostituire l'attuale sistema tariffario fondato sul pagamento in misura forfetaria ed identica, quale che sia il percorso in concreto effettuato, con un sistema tariffario differenziato e giustamente basato su pedaggi diversificati e collegati al chilometraggio effettivamente percorso;
a tal fine il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, (seduta della Camera dei deputati del 18 settembre 2008) in risposta all'interpellanza urgente del gruppo PD n. 2-00119, attraverso il Sottosegretario di Stato Giuseppe Maria Reina, ha dichiarato che erano in corso lungo l'autostrada Napoli-Pompei-Salerno lavori per la predisposizione del nuovo sistema tariffario con la gestione di pedaggi differiti, consistenti in sconti di pedaggio per le autovetture munite di telepass, proporzionati ai percorsi effettuati; in tale occasione il Sottosegretario ha precisato che il nuovo sistema tariffario sarebbe andato in funzione entro la fine del 2008;
tale impegno è stato disatteso, tant'è che l'onorevole Vaccaro ha presentato il 27 marzo 2009 una nuova interrogazione n. 4-02679 per sollecitare la rapida soluzione del problema;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con risposta pubblicata in data 21 luglio 2009, ha dichiarato che «si prevede che tutto il sistema tariffario nuovo possa entrare in funzione il 1o luglio 2009»;
invece tale diverso meccanismo di modulazione tariffaria non è stato ancora attivato, nonostante i ripetuti impegni assunti dal Ministro con grave pregiudizio per le popolazioni e le comunità locali interessati;
il perdurare di tale situazione è particolarmente grave ed è privo di ogni ragionevole giustificazione, in considerazione del notevole tempo trascorso e delle dichiarazioni del Ministro, secondo cui le opere necessarie (portali telepass per 27 varchi di uscita e 66 postazioni in totale) sono da mesi in corso e sono prossime all'ultimazione;
anzi, tutte le postazioni avrebbero dovuto essere già ultimate entro maggio 2009;
il 7 ottobre 2009, gli onorevoli Iannuzzi e Vaccaro hanno presentato un'ulteriore interrogazione n. 4-04448 per sollecitare la rapida attivazione del nuovo sistema tariffario differenziato e per chiarire le ragioni dei continui rinvii e dei pesanti ritardi;
nella seduta della Commissione trasporti del 29 ottobre 2009, il Sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti, Giuseppe Maria Reina, nel rispondere a quest'ultima interrogazione, ha finalmente chiarito che la mancata attivazione del nuovo modello tariffario è dovuta non già

ai lavori non ancora ultimati, bensì «sia a motivi tecnici sia per la necessità di ulteriori verifiche»;
in particolare ha affermato che sono ancora in corso di valutazione le diverse ipotesi di pedaggiamento possibili (tariffe differenziate lungo l'intera settimana; ovvero solo per i giorni feriali);
successivamente la nuova Convenzione unica sottoscritta da Anas e SAM, approvata con la legge finanziaria (articolo 2, comma 192) per l'anno 2010 ha previsto l'obbligo per la società concessionaria di attuare il sistema delle tariffe differenziate e correlate alla percorrenza effettiva, fissando il termine del 30 giugno 2010, per l'introduzione del nuovo modello;
di conseguenza entro questa scadenza deve essere realizzato il nuovo sistema;
a tal fine, deve essere assunta, come livello tariffario più alto la tariffa attualmente vigente di 1,60 euro, evitando ingiustificati incrementi di tale tariffa massima, che provocherebbero pesanti ed intollerabili costi sociali per la comunità ed i territori interessati;
infatti, occorre tenere conto dell'incremento del flusso di traffico lungo l'autostrada Napoli-Pompei-Salerno che conseguirà sia all'introduzione del nuovo sistema tariffario, sia allo svolgimento di lavori di ammodernamento e messa in sicurezza del suo tracciato che sono in corso e che renderanno più fluida e più rapida la circolazione;
in risposta alla nuova interrogazione n. 5-02886 del 12 maggio 2010 degli onorevoli Iannuzzi e Vaccaro il Vice-Ministro alle infrastrutture ed ai trasporti Roberto Castelli ha espresso la volontà e l'impegno ufficiale e definitivo del Governo a far partire, dal 1o ottobre 2010, il nuovo sistema di pedaggiamento differenziato; con una tariffa minima di 0,80 euro ad una massima di 2 euro -:
quali provvedimenti il Governo intenda tempestivamente adottare per l'entrata in funzione del nuovo sistema di pedaggio differenziato a partire dal 1o ottobre 2010, senza ulteriori, gravi ed ingiustificati ritardi e rinvii e senza che gli impegni assunti dal Governo siano ancora una volta smentiti e contraddetti dalla realtà, come purtroppo è accaduto in questi due anni di Governo Berlusconi;
come, in concreto, sarà strutturato ed organizzato il nuovo sistema di tariffe differenziate e legate ai chilometri effettivamente percorsi.
(5-03196)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa si apprende che la procura di Napoli ha avviato un'inchiesta che riguarda Trenitalia;
l'accusa che i magistrati della procura di Napoli muovono a carico di cinque persone - due ex dirigenti della società, licenziati di recente, e tre imprenditori - nei cui confronti da parte della Guardia di finanza è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare parla di un'organizzazione finalizzata a «pilotare in modo sistematico e seriale» gli appalti riguardanti Trenitalia spa in cambio di tangenti;
gli appalti illecitamente affidati, relativi alla manutenzione di carrozze e locomotori, ammontano ad oltre 10 milioni di euro e, in alcuni casi, è emerso che erano stati affidati con trattative private dirette e singole, in modo irregolare, a imprese riconducibili a parenti di uno dei dirigenti della società pubblica. Le ipotesi di reato sono l'associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione, riciclaggio e reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche, mentre il valore delle aziende ammonta a circa sei milioni di euro;

nell'ambito dell'inchiesta sono indagati altri sei dirigenti della società del gruppo Ferrovie dello Stato;
un impulso alle indagini è però arrivato anche dalla stessa Trenitalia che ha collaborato, attraverso il proprio audit con una indagine interna alla ricostruzione degli illeciti nella vicenda di appalti e tangenti scoperta dalla Procura di Napoli -:
se il Ministro intende avviare una più ampia verifica sulle gare di Trenitalia che siano già state affidate e con quali modalità anche temporali;
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per garantire la trasparenza delle procedure e la terzietà dei controlli in materia.
(4-07921)

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Milano Porta Garibaldi è la principale stazione della città di Milano per traffico pendolare, con 25 milioni di passeggeri ogni anno, mentre come traffico complessivo risulta essere la seconda, dopo la stazione centrale;
nel 2006 si è inaugurato l'intervento di restyling della stazione, che ha portato nuovo arredo e illuminazione, oltre alla creazione di nuovi spazi commerciali;
tale restyling, però, non ha riguardato la biglietteria che è assolutamente inadeguata ad un traffico di passeggeri così elevato;
infatti, nelle ore di punta molto spesso vi sono solamente due sportelli aperti, con conseguenti code e disagi da parte degli utilizzatori, per la maggior parte pendolari;
inoltre, nella stazione esistono alcuni distributori automatici di biglietti che però non sono in grado di rispondere alla domanda e, peraltro, spesso, sono fuori uso -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire affinché la seconda più importante stazione cittadina del capoluogo lombardo possa rispondere in modo adeguato alle esigenze dei suoi utilizzatori.
(4-07935)

OLIVERIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto di Lamezia Terme è il più importante scalo calabrese con oltre un milione e mezzo di passeggeri serviti solo nell'ultimo anno. Forte è la sua crescita, infatti, nel 2009, secondo i dati sul traffico negli scali italiani pubblicati dall'Enac Lamezia fa registrare un +8,5 per cento in controtendenza rispetto ai grandi scali nazionali dove spiccano molti segni meno, così come in aumento è il flusso di passeggeri +9,5 per cento rispetto al 2008. Nel primo trimestre 2010 i passeggeri sono stati già 311.380 a fronte di 242.696 dello stesso periodo del 2009 pari a +28,30 per cento, un inizio che potrebbe portare l'aeroporto a raggiungere la soglia dei 2 milioni a fine anno;
la compagnia aerea Ryanair - la più importante compagnia low-cost in Europa con 65 milioni di passeggeri trasportati nel 2009 - fino a qualche mese fa ha operato, con due voli giornalieri diretti di andata e ritorno sulla tratta Londra Stansted-Lamezia Terme, voli particolarmente frequentati, soprattutto da turisti che si recano ogni estate e durante le festività in vacanza nelle diverse località turistiche calabresi, nonché da molti calabresi che si spostano per varie ragioni nel Regno Unito;
la soppressione di tali voli sta determinando gravi disagi agli utenti, costretti a una vera e propria via crucis per raggiungere la Calabria. Molti turisti, spinti da queste difficoltà sono costretti a scegliere altre località per trascorrere le vacanza;
il diretto per Londra Stansted è stato cancellato dalla compagnia in seguito al decremento operativo della base inglese di

Stansted che ha coinvolto, oltre al volo verso lo scalo lametino, anche altre diverse destinazioni europee;
qualora tale decisione fosse confermata definitivamente, ricadute molto negative si ripercuoterebbero sull'intero movimento turistico regionale, visto l'avvio della stagione estiva, che vedrebbe perdere così una grossa fetta di utenza, penalizzando ulteriormente territori già privi d'infrastrutture moderne assolutamente insufficienti per garantire un adeguato servizio pubblico;
ad essere maggiormente colpito sarebbe il crotonese, in particolare tutta l'area del cirotano e i territori di Isola Capo Rizzuto e le Castella, dove i turisti frequentatori della costa e dell'entroterra negli anni passati sono stati prevalentemente inglesi;
attualmente la provincia di Crotone è quasi isolata dal resto del mondo a parte qualche limitato volo nazionale dall'aeroporto S. Anna di Crotone per Roma, Milano, Bologna, e Bergamo. I voli verso e dall'estero costituiscono solo un'utopia, pur rientrando il citato aeroporto tra gli scali ritenuti essenziali per lo sviluppo economico della regione e nonostante costituisca ormai un punto di riferimento per oltre 100.000 passeggeri l'anno;
il ripristino di una base Ryanair a Lamezia Terme ridurrebbe di gran lunga il numero di persone che sono costrette a spostarsi utilizzando voli con scali intermedi e con tariffe poco concorrenziali, generando così un incremento dei passeggeri per la scalo di Lamezia Terme con positive ricadute economiche, occupazionali e turistiche, che favorirebbero un'elevata visibilità a livello continentale per la nostra poco fortunata regione e consentirebbe di attrarre nuovi investimenti migliorandone quindi la competitività;
la crescita economica e sociale di un territorio risulta, infatti, strettamente legata alla possibilità di disporre di strutture e servizi di trasporto che permettono di supplire alle carenze di un'area e di movimentare, quindi incrementare, le proprie risorse -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in relazione alla situazione descritta in premessa, visto il ruolo realmente strategico dei collegamenti in questione per lo sviluppo economico dell'intera Calabria e che consentirebbe, in attesa di risposte concrete da parte del Governo circa la completa realizzazione delle opere infrastrutturali indispensabili per la crescita economica e sociale dell'intero territorio, di dare una boccata d'ossigeno al settore turistico regionale.
(4-07946)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il Sole 24 Ore di lunedì 5 luglio 2010, da Torino a Bari passando per Bologna e Cagliari strade e marciapiedi delle città sono sempre più deteriorati: avvallamenti profondi, tombini sporgenti, pavé con scalinature, buche sul marciapiede o vicino ai binari del tram;
il numero dei sinistri che si sono verificati nelle strade di alcuni capoluoghi nel 2009 ha visto un aumento a due cifre rispetto all'anno precedente, facendo «vittime» tra pedoni, automobilisti, ciclisti e scooteristi;
in assoluto, la città dove è stato registrato il maggior numero di sinistri è la capitale, ben 4.350 nel 2009, di cui circa 3 mila per buche, come spiegano da Assicurazioni di Roma. A Milano, gli eventi che rientrano nella responsabilità civile verso terzi (Rct) del comune sono stati 3.323, con un incremento che ha sfiorato il 45 per cento. Considerando, invece, i soli sinistri causati dalle buche sull'asfalto l'aumento nel 2009 è stato del 37 per cento. Nell'ultimo triennio, poi, è cresciuta, arrivando al 60 per cento nell'ultimo semestre, l'incidenza del fattore buche

su tutti i sinistri Rct. Nella maggior parte dei casi a farne le spese sono stati soprattutto cerchioni e ammortizzatori dei veicoli, ma in un caso su tre, secondo i dati del comune, sono state coinvolte persone;
l'aggravarsi della situazione non ha risparmiato Torino, dove la sinistrosità è cresciuta del 37 per cento, mentre a Genova nel 2009 c'è stato un aumento dei sinistri imputabili alla scarsa manutenzione delle strade pari al 25 per cento. Quest'anno il trend sembra rallentare: nei primi sei mesi i sinistri denunciati per cause diverse (buche, segnaletica, caduta di rami) sono stati 263 contro i 795 dell'intero 2009;
a Bari l'aumento è del 17 per cento, «la quasi totalità dei sinistri è causata da insidie presenti su strade e marciapiedi» fanno sapere dall'amministrazione, e a Bologna di circa il 13 per cento. Per quanto riguarda Cagliari, quasi tre quarti delle 911 pratiche aperte nel 2009 è riconducibile al dissesto del manto stradale, mentre a Trieste ci sono stati 116 sinistri legati alla stessa causa;
di fronte al degrado che si fa strada, le amministrazioni pagano premi per centinaia di migliaia di euro per la responsabilità civile verso terzi. Nel caso di Milano si sfiorano i 4 milioni di euro, a Cagliari si arriva a 1,2 milioni di euro, a Bologna e Genova si tocca il milione di euro. A Torino solo 370 mila euro, «il premio è flat e non soggetto a regolazione - dicono dall'ufficio assicurazione della città di Torino -, ma da quest'anno su richiesta dell'assicurazione la franchigia è passata a 75 mila euro da 15 mila e l'associazione temporanea d'impresa ora si fa carico di tutta la gestione delle pratiche». Qui ogni sinistro viene risarcito in media con circa 800 euro, ma nel 2009 sono più che raddoppiati i sinistri che superano la franchigia;
a Cagliari la media dei danni in via di risarcimento, e sono ancora molte le pratiche aperte, è stimata in 1.840 euro, mentre a Bari il danno medio è di 1.300 euro. Nel capoluogo pugliese, la spesa totale tra premi e risarcimenti è in calo: nel 2009 si stima in circa 2,3 milioni contro i quasi 3,6 del 2007 -:
se sia a conoscenza della dimensione del problema, di quali dati disponga e quali iniziative si intendano promuovere, per quanto di competenza, al fine di assicurare un'adeguata manutenzione delle strade danneggiate.
(4-07955)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il passaporto biometrico, di recente introduzione anche nel nostro Paese, sta progressivamente sostituendo i vecchi passaporti rilasciati negli scorsi anni;
pur in presenza di indubbi vantaggi sulla sicurezza dell'identificazione del titolare, tale nuovo documento presenta nella versione italiana un difetto di fabbricazione segnalato da più utenti e soprattutto ben noto al personale aeroportuale incaricato delle procedure di check-in e di controllo;
i nuovi libretti, infatti, dopo poche settimane di utilizzo, cominciano ad evidenziare una scollatura tra il libretto e la copertina, che in breve tempo porta al distacco completo e, quindi, in base alle norme internazionali, alla invalidità di fatto del passaporto;
il passaporto biometrico come è noto non può essere cucito, incollato o aggiustato manualmente dal titolare, pena l'invalidazione dello stesso a causa della manomissione;
gli addetti aeroportuali, ad esempio in caso di viaggi negli Stati Uniti dove maggiori sono i controlli di sicurezza, suggeriscono di attestare che il danneggiamento e il distacco del libretto è accaduto

durante il volo oppure durante lo sbarco, al fine di evitare di trovarsi respinti all'ingresso nel Paese o inabilitati a lasciarlo per carenza di documento regolamentare;
il passaporto biometrico, infatti, con il libretto staccato dalla copertina, vanificherebbe i requisiti di sicurezza di identificazione che vi sono introdotti;
con l'approssimarsi dell'esodo estivo, saranno diversi milioni gli italiani che si recheranno all'estero, alcuni dei quali rischiano di essere gravemente penalizzati per un difetto di fabbricazione dei libretti del passaporto, in taluni casi persino con l'impossibilità di essere accolti nei Paesi di destinazione -:
quale sia la ditta fornitrice dei libretti dei nuovi passaporti biometrici, e quale sia l'organo incaricato di controllarne e collaudarne la fornitura;
quali iniziative si intendano promuovere per assicurare che le prossime forniture di passaporti rispondano ai requisiti minimali di qualità;
quali provvedimenti intendano adottare i Ministri interrogati per assicurare la doverosa serenità del viaggio ai cittadini italiani in possesso del nuovo passaporto biometrico.
(4-07929)

MANCUSO, FRASSINETTI, CICCIOLI, BARANI, DE LUCA, GIRLANDA, CATONE, MANNUCCI, GIAMMANCO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le unità cinofile dell'esercito e delle forze di polizia svolgono un'attività preziosa di controllo e di prevenzione degli attentati da ordigni esplosivi, nonché dello spaccio di sostanze stupefacenti;
i binomi militare-cane o agente-cane sono elementi preziosi per la sicurezza dei nostri reparti militari dispiegati all'estero che sono impegnati in missioni di peace-keeping;
il ruolo di questi ausiliari, veri e propri «militari» e «agenti» a quattro zampe, è fondamentale per la sicurezza dei voli e per la lotta al terrorismo -:
se il Governo intenda impegnare adeguate risorse economiche al fine di garantire l'espletamento delle attività delle unità cinofile, tanto in campo militare, quanto nell'ambito della tutela della sicurezza interna.
(4-07934)

RENATO FARINA, TOCCAFONDI, DI CENTA, MUSSOLINI e GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
«l'Africa resta una della priorità più grandi della Cooperazione italiana allo sviluppo e del Ministero degli Affari esteri», come ha ribadito il 5 luglio 2010 il Ministro degli affari esteri;
nello stesso giorno il Ministro dell'interno ha spiegato in un convegno che, dopo la chiusura delle rotte dalla Libia, «Malpensa è diventata la prima frontiera per l'immigrazione clandestina»;
facendosi largo a gomitate contro l'«altro bavaglio» dell'autocensura, come l'ha definito l'Unità, si è imposta ai giornali e al mondo politico la tragica vicenda dei duecento e più profughi eritrei che rischiano di morire di stenti e torture nel campo di Brak, nel sud della Libia, dove sono stati deportati dalle autorità libiche pur avendo i requisiti per ottenere lo status di profughi, e che hanno fatto giungere in Europa una disperata richiesta d'aiuto;
alcuni dei richiedenti asilo erano probabilmente stati respinti dall'Italia nei mesi scorsi, nonostante la Libia non abbia firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati;
di questo ieri i Ministri interrogati non hanno parlato; l'unica voce del Governo è stata quella di Margherita Boniver, presidente del Comitato Schengen ed inviato speciale per le emergenze umanitarie

del ministro Frattini, che ha affermato che il Governo sta facendo tutto il necessario per risolvere la vicenda umana dei cittadini eritrei in territorio libico;
appare opportuno all'interrogante ricordare che gli accordi bilaterali e il diritto internazionale impongono al nostro Governo di distinguere tra immigrazione clandestina e profughi, che hanno necessità e diritto all'asilo, e ancor più che esiste una responsabilità politica prima ancora che morale che impone di richiedere ad un partner con cui si è stipulato un solenne «Trattato di amicizia» comportamenti virtuosi e non in contrasto con i diritti umani, e del diritto di asilo -:
quali siano gli intendimenti del Governo sulla vicenda;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere perché sia garantito il rispetto dei diritti umani e del diritto di asilo dei profughi eritrei.
(4-07938)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'intero territorio del comune di Isola Capo Rizzato è stato da sempre posto «sotto scacco» dal clan Arena della 'ndrangheta crotonese;
nel 2003 il comune di Isola Capo Rizzuto, guidato da un'amministrazione di centrosinistra, è stato sciolto per infiltrazione mafiosa;
purtroppo, negli ultimi giorni, un preoccupante numero di intimidazioni sta colpendo gli attuali amministratori di quel comune;
nella notte tra sabato 3 e domenica 4 luglio 2010 ignoti hanno incendiato l'auto della dottoressa Carolina Girasole, sindaco del comune di Isola Capo Rizzuto;
alcune ore prima erano state incendiate le auto del vicesindaco del comune, Anselmo Rizzo, e del responsabile dell'ufficio tecnico dell'ente, Agostino Biondi;
su quel territorio si snodano grossi interessi che non possono non far gola alle cosche della 'ndrangheta;
sui terreni del boss Arena è stata insediata la centrale eolica più grande d'Europa e la società che la gestisce la «Venti Capo Rizzuto srl» è partecipata dalla «Purena» di Nicola Arena, nipote incensurato del capo clan;
nel mese di giugno 2010, su denunzia di Don Luigi Ciotti, è dovuta intervenire la prefettura per far partire la mietitura in un terreno di quel comune confiscato alla 'ndrangheta;
nello stesso comune molti sono i beni confiscati il cui riutilizzo è stato adibito per scopi sociali;
sempre nel mese di giugno 2010 è andata deserta la gara bandita dal comune di Isola Capo Rizzuto per la demolizione di costruzioni abusive;
nel decreto di scioglimento del 2003 si leggeva che «il 30 per cento dei dipendenti comunali annovera precedenti penali o pregiudizi di polizia» e proseguiva «...emerge come alcuni dipendenti risultino affiliati alla principale cosca locale, mentre altri, tra cui figura anche il responsabile di un settore strategico del Comune, hanno rapporti di affinità con esponenti mafiosi o appartenenti a famiglie malavitose»;
le pressioni delle cosche locali sono state evidenziate anche durante la gestione della commissione straordinaria nominata successivamente allo scioglimento dell'ente per infiltrazione mafiosa -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire la sicurezza al sindaco del comune di Isola Capo Rizzuto e alle altre persone colpite dai gravi atti intimidatori degli ultimi giorni;
se non ritenga necessario verificare se all'interno del comune di Isola Capo Rizzuto risultano ancora presenti quei dipendenti che nel 2003 annoveravano precedenti penali o risultavano affiliati alla principale cosca locale;

se non ritenga di dover assumere iniziative per verificare se sono in corso, presso l'ente locale di Isola capo Rizzuto, attività che possono attirare l'interesse delle cosche mafiose di quel territorio.
(4-07948)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un paio di mesi circa il Salento è investito da una serie di atti criminosi che stanno destabilizzando la cittadinanza, poiché creano un clima di insicurezza e hanno non poche ricadute sulle attività commerciali della provincia di Lecce;
in particolare, i mesi di maggio e giugno 2010 sono stati caratterizzati da diversi atti incendiari a carico di alcune autovetture; in molti casi la matrice dolosa sembrerebbe essere stata accertata, anche se le motivazioni di questi atti rimangono ancora da chiarire;
negli stessi mesi sono stati messi a segno in tutta la provincia di Lecce, da Guagnano a Santa Maria di Leuca, dei furti a carico di alcuni supermercati ed edifici postali con modalità che sembrano essere, purtroppo, rituali. Difatti, i malviventi in molti dei casi sopraccitati pare utilizzino mezzi pesanti, come motopale, per abbattere le pareti o per sradicare intere postazioni postamat;
nell'ultimo mese circa, ad acuire questa situazione, si sono succeduti a raffica e quasi quotidianamente in tutta la provincia di Lecce, i furti di apparecchi elettronici, si parla in molti casi di slot-machine collegate all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS), situati presso i distributori di carburante. La modalità del furto sembra essere sempre la stessa: si infrangono le vetrate del bar con un grosso masso e poi si procede con il furto. Tutto ciò, oltre a determinare un danno ai gestori dei distributori di benzina, potrebbe essere rischioso anche per la cittadinanza, visto che si tratta di distributori che in molti casi sono dotati di pompe di benzina self service e quindi in qualsiasi momento possono essere frequentate da cittadini per rifornire le proprie auto di carburante;
il 6 luglio 2010, sulla stampa locale, vengono riportati degli articoli con i quali si lancia un allarme sicurezza per la cittadinanza soprattutto in alcuni quartieri periferici del capoluogo leccese. Nel quartiere San Pio, ad esempio, da diversi giorni si sono registrate rapine a danno di cittadini, i quali loro malgrado sono stati anche costretti a ricorrere alle cure sanitarie in presidi ospedalieri a causa di fratture e contusioni riportate. Ma i fenomeni criminosi si registrano anche in altri quartieri periferici della città di Lecce, come la zona 167A , dove meno di un mese addietro nel pieno della notte è esploso un ordigno rudimentale sotto il furgone di un venditore ambulante;
sembra evidente che il moltiplicarsi di tutti questi atti criminosi va ad incidere notevolmente sulla percezione di sicurezza che i cittadini salentini avvertono sempre più precaria;
occorre poi ricordare che il territorio salentino, proprio nel periodo estivo, si trova ad accogliere un gran numero di turisti provenienti da tutto il mondo e la precaria percezione della sicurezza potrebbe incidere negativamente sull'economia e sul rilancio turistico dell'intera provincia;
a fronte di tutto ciò, l'importante opera di contrasto, messa in campo dalle forze dell'ordine, viene resa sempre più difficoltosa in considerazione dei pesanti tagli, nella misura dell'11 per cento del totale, previsti proprio per questo comparto -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire con urgenza per rafforzare i controlli sul territorio, valutando la possibilità di impegnare le risorse necessarie per potenziare gli organici delle forze dell'ordine già oggi esistenti, al fine di tutelare maggiormente, dal punto di vista della sicurezza, i cittadini salentini ed i turisti che nel Salento si recano per trascorrere le proprie vacanze.
(4-07951)

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 30 giugno 2010, come si apprende dai principali organi della stampa locale, un centinaio di allevatori ha dato luogo a una manifestazione di protesta contro le multe per lo sforamento delle «quote latte» comminate dall'Unione europea, davanti all'abitazione del Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali Giancarlo Galan nel comune di Cinto Euganeo, in provincia di Padova;
durante tale dimostrazione gli allevatori hanno utilizzato i loro trattori per formare un corteo diretto all'ingresso dell'abitazione del Ministro. Il corteo è stato bloccato sul Ponte della Botte, a 300 metri dall'entrata della casa di Galan, solo grazie al tempestivo intervento delle forze dell'ordine, in particolare della Digos di Padova, che ha costretto gli allevatori a desistere dell'intento di completare l'assedio all'abitazione del Ministro;
come si evince dalle cronache riportate dai quotidiani locali, l'iniziativa degli allevatori ha avuto carattere minaccioso e intimidatorio contro il Ministro Galan che, lo stesso giorno, alla Camera aveva ricordato come «le sanzioni vanno pagate e vanno rispettate le scadenze definitive dell'Unione europea», ribadendo il pieno rispetto della legalità;
al Ministro Galan va espressa la piena solidarietà per la grave azione intimidatoria subita;
negli ultimi due anni l'attuale presidente della regione Veneto Luca Zaia - prima in veste di Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, poi in quella di Governatore - ha più volte alimentato l'illusione che le sanzioni comminate dall'Unione europea potessero non essere pagate. Creando forti aspettative in questo senso agli imprenditori agricoli sottoposti al provvedimento comunitario. Ultime, in ordine di tempo, le dichiarazioni del 30 giugno 2010 - pubblicate sul sito ufficiale della regione Veneto - secondo cui per il presidente Zaia «bisogna sospendere la scadenza della prima rata delle multe e lasciare che i carabinieri completino l'indagine». E ancora «Per prima cosa dobbiamo operare tutti assieme perché il 30 giugno non sia più la data di scadenza per il pagamento della prima rata. In attesa di chiarirla, la questione va però congelata per tutti: per le 2 mila aziende della legge 33 ma anche per le 23 mila stalle della legge 119 che hanno accettato la rateizzazione»;
simili affermazioni sono state rilasciate, nella stessa data, anche da Franco Manzato, attuale assessore all'agricoltura della regione Veneto, che durante un incontro con i Cobas del latte in Campo San Tomà a Venezia ha precisato che «Fintantoché non c'è assoluta chiarezza e compatibilità tra le fonti (Agea, carabinieri e organi ministeriali) va congelata la scadenza del pagamento dei superprelievi e delle rateizzazioni, che riguardano circa 25 mila allevatori», come pubblicato dall'agenzia Veneto Notizie (comunicato stampa numero 1176) -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali concrete misure intenda mettere in atto per prevenire il rischio che manifestazioni come quella di Cinto Euganeo possano sfociare in gravi episodi di violenza, come è già accaduto in precedenti proteste contro le «quote latte» dal 1997 a oggi.
(4-07954)

DE ANGELIS e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la direzione centrale per gli istituti d'istruzione del dipartimento della Polizia di Stato ha convocato le delegazioni sindacali della Polizia di Stato per discutere sulla presentazione di un progetto di rivisitazione del comparto scuole della Polizia di Stato;
all'interno di detto progetto è prevista la chiusura della scuola allievi agenti di

Campobasso e del centro linguistico di Milano;
la scuola allievi agenti di Campobasso è una struttura di recente costruzione, ampliata nel 1992, antisismica e a norma della legge 626;
nello scorso del mese di maggio 2010, sono terminati i lavori di ammodernamento e ampliamento della sala mensa e della palestra;
la scuola allievi agenti di Campobasso è di proprietà dello Stato e non è quindi soggetta al pagamento di canoni di locazione;
la scuola allievi agenti di Campobasso dal 2008 ha abbattuto del 40 per cento il costo complessivo per l'insegnamento del 173o corso di formazione per agenti della Polizia di Stato;
non è stato chiesto per nessuna delle materie il raddoppio delle ore (quindi il conseguente pagamento raddoppiato);
il risparmio economico non ha influito negativamente sulla qualità della formazione bensì, nell'anno 2009, detto istituto di istruzione ha conseguito i seguenti risultati:
1o classificata nel 1o campionato italiano delle scuole di polizia svolto a Piacenza nel mese di maggio;
il 98 per cento (percentuale più alta fra gli istituti di istruzione) dei frequentatori ha conseguito il diploma ECDL previsto dal programma ministeriale;
il 100 per cento dei promossi all'esame per gestori di rete EUCIP IT -:
se la decisione di chiudere questa scuola sia stata già presa o se il Ministero interrogato sia disposto a riconsiderare la decisione.
(4-07960)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

PALMIERI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea stabiliscono che l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente dalle autorità pubbliche;
la Costituzione italiana stabilisce che lo Stato deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono l'esercizio dei diritti/doveri educativi, formativi, scolastici di natura personale ed istituzionale;
la frequenza degli alunni diversamente abili al percorso di istruzione nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria nelle scuole paritarie è favorita da apposite convenzioni tra Stato e scuole che realizzano il pari trattamento degli alunni in quanto soggetti portatori di diritti indipendentemente dal tipo di scuola frequentata;
attualmente le scuole paritarie, come quelle statali, sono obbligate (legge n. 62 del 2000 e n. 104 del 1992) ad accogliere ed inserire alunni diversamente abili, senza la possibilità di vedere riconosciuto da parte dell'amministrazione statale nessuno strumento didattico, nessun personale di sostegno né finanziamenti per la formazione del personale e per la dotazione delle attrezzature necessarie;
le scuole paritarie, come quelle statali, sono così tenute a garantire il diritto allo studio, ad eliminare le barriere architettoniche, a garantire l'assistenza igienica del personale ausiliario senza veder, tuttavia, assegnati all'alunno diversamente abile quegli strumenti, quel personale e quelle risorse che sono invece garantiti all'alunno diversamente abile frequentante

la scuola statale, per cui il diritto soggettivo del portatore di handicap, che non varia in base al tipo si scuola prescelta, non trova applicazione nel caso di alunno frequentante una scuola non statale;
numerose sentenze di tribunali ordinari hanno sancito, dal 2001 in poi, l'obbligo del Ministero e, conseguentemente, dell'amministrazione periferica di assumersi totalmente l'onere economico dell'insegnante di sostegno, rispettando così il diritto della persona portatrice di handicap all'educazione, all'integrazione sociale e alla partecipazione alla vita della comunità, nonché il diritto di crescere in un ambiente favorevole allo sviluppo della sua personalità e delle sue attitudini;
l'attuale assenza degli interventi per gli alunni diversamente abili frequentanti le scuole paritarie, che lo Stato garantisce agli alunni portatori degli stessi svantaggi ed iscritti alla scuola statale, lede la dignità della persona umana e l'equo trattamento della stessa, specialmente di fronte a situazioni di svantaggio;
è importante sottolineare che il sostegno non è insegnamento in sé, quanto piuttosto il supporto per rendere l'insegnamento fruibile e dunque esso deve essere a carico dello Stato sia nelle scuole pubbliche che in quelle private;
la mancata assegnazione delle stesse risorse materiali, strumentali e del personale all'alunno frequentante la scuola paritaria si configurerebbe come lesione del principio solidaristico che informa, tra gli altri, il nostro ordinamento nazionale -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in atto per fornire anche agli istituti paritari i supporti didattici, di personale e finanziari necessari per dare piena attuazione al diritto allo studio, anche per i minori diversamente abili, al pari di quanto garantito nelle scuole statali, tutto ciò anche per non ledere la libertà di scelta, da parte dei genitori, dell'istituto da far frequentare ai loro figli.
(5-03195)

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2010

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il settore agricolo riveste importanza cruciale per i territori montani particolarmente svantaggiati ed è fondamentale sostenere le categorie produttive del settore intervenendo sugli oneri di natura previdenziale gravanti sui datori di lavoro e sugli stessi lavoratori come stabilito per il triennio 2006-2008 dal decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 2, che dispone che dal 1o gennaio 2006 e per il triennio 2006-2008 nei territori montani particolarmente svantaggiati lo sgravio contributivo, rispetto a quanto normalmente dovuto sul territorio nazionale, spetta nella misura del 75 per cento dei contributi a carico del datore di lavoro (pertanto la quota da versare è del 25 per cento);
l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 171 del 2008 ha disposto l'applicazione fino al 31 dicembre 2009 delle agevolazioni contributive nei territori montani particolarmente svantaggiati e la legge finanziaria 2010 ha, da ultimo, prorogato per il periodo sino al 31 luglio 2010 la rideterminazione delle agevolazioni contributive di cui alle norme sopra esposte;
alla luce della politica agricola comunitaria tali interventi non si configurano come di natura assistenziale bensì hanno una valenza strutturale per le imprese e per il settore;
a fronte della richiesta di una stabilizzazione delle agevolazioni previdenziali avanzate dal mondo agricolo, il Governo ad oggi non è in grado di fornire certezze -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo al fine di prorogare le agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo nei territori montani particolarmente svantaggiati che scadono il 31

luglio 2010 così come previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 2 del 10 gennaio 2006, convertito con modificazioni, dalla legge n. 81 del 2006.
(5-03193)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Carlo Colombo spa di Agrate Brianza (MB) è una società con sede legale a Milano che ha sviluppato la propria attività nella lavorazione dei semilavorati di rame sull'area di 55.000 metri quadrati dello stabilimento di Agrate Brianza;
nel maggio del 2008 viene comunicata l'intenzione da parte dell'azienda di riprogrammare e rilanciare il sito produttivo di Agrate; tale riprogrammazione comprendeva un taglio di 30 unità fra operai ed impiegati;
nonostante le notevoli difficoltà da parte dei lavoratori e le trenta unità messe in mobilità, nel giugno del 2008 gli azionisti comunicano la chiusura del sito produttivo di Agrate Brianza (MB);
da quel momento gli operai della Carlo Colombo spa iniziano un presidio con blocco diurno e notturno della portineria, sette giorni su sette;
il primo ottobre 2008 si arriva ad un accordo con le parti sociali che comprende 38 persone da ricollocare, 28 da incentivare, 10 da accompagnare alla pensione;
l'azienda, al contrario delle parti sociali, ad oggi non ha minimamente rispettato tale accordo;
pochi giorni fa presso la sede della provincia di Monza e Brianza si è tenuto un incontro per cercare di trovare una soluzione alla vertenza, ma non ha avuto esito positivo;
dal 18 giugno 2010 i lavoratori hanno deciso di occupare i tetti dell'azienda a tempo indeterminato, e la forte protesta continua tuttora, a 20 giorni di distanza;
provati dalle alte temperature e dallo sciopero della fame intrapreso nei giorni scorsi, i lavoratori hanno manifestato l'intenzione di continuare la loro drammatica protesta finché non saranno rispettati i contenuti dell'accordo del 2008 -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione della Carlo Colombo spa di Agrate Brianza (MB) e se non ritenga opportuno intervenire a favore dei lavoratori per risolvere definitivamente la delicata vertenza.
(4-07936)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:

DE ANGELIS e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 14 luglio 2009 sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 53 - IV serie speciale - Concorsi ed Esami - è stato bandito un concorso per la nomina di novanta allievi agenti del Corpo forestale dello Stato, riservato ai volontari in ferma breve delle forze armate;
in data 24 giugno 2010, a seguito delle relative prove concorsuali, con decreto del capo del Corpo forestale dello Stato è stata pubblicata e approvata la graduatoria finale comprensiva di 125 idonei;
il 21 luglio 2010 i 90 vincitori cominceranno il corso di formazione presso la Scuola forestale di Sabaudia (Latina);
rimangono fuori, in qualità di idonei non vincitori, solamente 35 persone, per lo più giovani professionisti che da anni sono al servizio del Paese come militari -:
se non si ritenga necessario intervenire tempestivamente affinché questi 35 idonei possano al più presto essere avviati

al corso per agenti del Corpo forestale dello Stato considerata anche l'esiguità dell'organico del Corpo.
(4-07933)

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la tabacchicoltura rappresenta uno dei settori trainanti dell'economia nazionale e la crisi che attraversa, determinata dall'incremento di molti fattori, in particolare di quelli energetici, deve richiamare tutti ad un impegno politico istituzionale;
la crisi tabacchicola si ripercuote pesantemente, oltre che sulla già fragile economia con una forte contrazione della produzione di tabacco, sull'occupazione, mettendo a rischio molti posti di lavoro e destando preoccupazioni e disagio in quanti hanno investito coraggiosamente per realizzare un vero distretto agro-industriale -:
quali siano le iniziative che il Ministro intende assumere in concreto per garantire ai tabacchicoltori e a tutti gli occupati della filiera il diritto al «lavoro» ed alla conservazione di questo importante settore produttivo.
(4-07940)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DONADI, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli effetti della crisi economica internazionale sul mercato del lavoro sono ripresi in più articoli pubblicati dai quotidiani sia nel 2009 che nel 2010, dai quali si evince che risentono dell'impossibilità di trovare un impiego non solo i giovani, ma anche tutti quei lavoratori ormai avanti con l'età che, per effetto proprio della crisi, si trovano a doversi reinserire nel mondo del lavoro dopo i 40/50 anni;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 9 maggio 1994, in merito ai diritti di preferenza per punteggio a pari merito nei concorsi pubblici, stabiliva all'articolo 5, comma 5, lettera c), che la preferenza era determinata dalla maggiore età;
con la legge n. 127 del 15 maggio 1997, «Misure urgenti per lo snellimento dell'attività amministrativa e dei procedimenti di decisione e di controllo» all'articolo 3, comma 7, vennero aboliti i titoli di preferenza legati all'età per l'ammissione ai concorsi pubblici;
con la legge n. 191 del 16 giugno 1998 («Bassanini 3») «Modifiche ed integrazioni alle leggi 15 marzo 1997, n. 59, e 15 maggio 1997, n. 127, nonché norme in materia di formazione del personale dipendente e di lavoro a distanza nelle pubbliche amministrazioni. Disposizioni in materia di edilizia scolastica» si modificò la precedente legge, all'articolo 3, comma 7, aggiungendo il periodo «Se due o più candidati ottengono, a conclusione delle operazione di valutazione dei titoli e delle prove di esame, pari punteggio, è preferito il candidato più giovane d'età»;
nei settori del pubblico impiego, detta norma ha comportato che molti candidati a concorsi, pur avendo raggiunto un punteggio meritevole non sono riusciti e, maggiormente nel tempo a causa della loro anzianità non riusciranno, ad entrare in ruolo;
nell'ottobre 2009, la regione Lazio, ha approvato una legge per il reinserimento lavorativo degli over 40;
nel febbraio 2010, la regione Sicilia, ha approvato una legge per il reinserimento lavorativo per gli over 50;
a parere dell'interrogante, esiste un'indiscussa necessità, che è in emersione

dal mondo dei disoccupati, di ricollocamento di persone qualificate e con indubbia esperienza -:
se i Ministri non intendano assumere iniziative volte a rivedere la norma dettata dalla legge n. 191 del 1998, articolo 2, comma 9, per bilanciare gli effetti della crisi economica in atto sul mondo del lavoro.
(4-07923)

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

PES. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Sanitaria di Oristano si articola in tre distretti: Oristano, Ales, Ghilarza-Bosa;
sul territorio sono presenti tre ospedali aziendali: il San Martino di Oristano, il G.P. Delogu di Ghilarza e il G.A. Mastino di Bosa;
il presidio ospedaliero di Bosa è una struttura di fondamentale importanza per il territorio della Planargia, del Montiferru e del Marghine (Oristano);
con nota del 25 giugno 2010, la direzione sanitaria dell'ASL di Oristano comunica ai direttori delle unità operative del dipartimento cure chirurgiche, ai responsabili dei blocchi operatori presidi ospedalieri e alla direzione regionale che l'attività chirurgica programmata verrà sospesa nei tre presidi ospedalieri da lunedì 19 luglio a sabato 4 settembre 2010;
presso il presidio ospedaliero di Bosa, si legge nella nota, verrà garantita solo l'urgenza chirurgica generale;
l'attività del punto nascita dell'ospedale G.A. Mastino di Bosa, per far fronte alle ferie estive del personale, verrà sospesa dal 28 giugno fino al 5 settembre compreso, garantendo la sola attività ambulatoriale ostetrico ginecologica;
l'ospedale più vicino con punto nascita è il San Martino di Oristano;
la strada tortuosa tra Bosa e Oristano non permette l'arrivo in meno di un'ora, mettendo in pericolo la vita della gestante e del nascituro;
in situazioni particolarmente delicate (gravidanze a rischio, minacce di aborto) lo spostamento all'ospedale di Oristano potrebbe rivelarsi fatale;
nel periodo luglio-agosto 2009 sono nati all'ospedale di Bosa 70 bambini -:
se il Ministro interrogato sia al corrente di quanto esposto sopra e se non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza volte a garantire che le strutture ospedaliere situate in zone disagiate, come quella descritta sopra, assicurino i livelli essenziali di assistenza.
(5-03197)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
una recente ricerca che ha analizzato il rapporto tra terremoto e salute dei bambini, promossa dall'ordine dei Ministri degli Infermi-Camilliani, con il coordinamento scientifico dell'ospedale Bambino Gesù, il sostegno della Caritas e la collaborazione dei pediatri abruzzesi ha evidenziato come ansia, paura, senso d'impotenza e di orrore siano le sensazioni, o meglio le cicatrici, che il 20 per cento dei bambini abruzzesi che hanno convissuto con il dramma del terremoto portano con sé;
costretti a rivivere, loro malgrado, mille volte la stessa scena, come nel peggiore degli incubi. In gergo si chiama sindrome postraumatica da stress. Nella sostanza sono disturbi psichiatrici legati ad un'esperienza traumatica vissuta. È quello che sta accadendo al 20 per cento dei bambini abruzzesi, testimoni del terribile sisma che si è abbattuto sulla città dell'Aquila il 6 aprile 2009;

da gennaio scorso i bambini testimoni del terremoto abruzzese sono stati coinvolti in questa prima ricerca sul campo mai realizzata al mondo;
dalla prima fase del progetto (mille questionari somministrati su un totale di 7 mila) è emerso che ben 1 bambino abruzzese su 5 tra i 3 e i 14 anni presenta disturbi riconducibili all'esperienza del terremoto;
il responsabile di neuropsichiatria infantile del Bambin Gesù ha affermato che i disturbi «vanno da lievi stati d'ansia alla sintomatologia tipica della sindrome postraumatica da stress: paura intensa, senso di impotenza e orrore, difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno». Dall'indagine emerge inoltre che sono le bambine a pagare lo scotto più alto dell'essere state testimoni involontarie di una catastrofe naturale così spaventosa e che i disturbi psichiatrici si manifestano quasi esclusivamente tra i 6 e i 14 anni;
il progetto (denominato «raimbow»), prevede, oltre all'analisi dei dati, anche processi formativi e terapeutici ad hoc. La seconda fase, infatti, include, grazie all'azione svolta dalla società italiana di pediatria, la formazione di pediatri locali che sappiano riconoscere e gestire, ad esempio attraverso interventi di educazione alla pro-socialità, la sindrome postraumatica da stress;
è una vera e propria sindrome medica, che richiede l'intervento di specialisti, in particolare degli psichiatri e degli psicologi con una preparazione pediatrica;
inoltre il responsabile della neochirurgia infantile del Bambin Gesù ha annunciato per il 6 aprile 2011, a due anni esatti dal sisma che ha sconvolto l'Abruzzo, un evento internazionale a L'Aquila proprio su questi argomenti -:
se il Governo sia a conoscenza di tale progetto e dei risultati emersi;
se il Governo intenda intervenire a sostegno dell'iniziativa e quali azioni intenda svolgere al fine di dare un aiuto globale ed efficace a tutti quei bambini vittime inconsapevoli e trovare anche delle forme di prevenzione, attivando quei princìpi di difesa e protezione sociale che possono salvare la psiche di molti bambini.
(4-07928)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta Terra di martedì 6 luglio 2010, il fiume Gaccia, nel territorio dei comuni di Pianopoli e Feroleto Antico, in provincia di Catanzaro, è da cinque giorni sotto sequestro: rifiuti di ogni genere sparsi per quattro chilometri hanno provocato un vasto inquinamento e un allarme altissimo per la presenza di scarichi industriali. Una discarica occultata anziché bonificata, che è stata portata alla luce dalle piogge torrenziali di inizio anno;
la procura di Lamezia Terme, oltre al sequestro, ha notificato cinque avvisi di garanzia per i responsabili dell'occultamento. Le accuse sono di concorso in gestione non autorizzata di discarica e smaltimento illecito di rifiuti speciali su area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale, danneggiamento degli argini del fiume, disastro doloso e deturpamento di bellezze naturali;
gli argini del fiume Gaccia sarebbero stati utilizzati come depositi illeciti di rifiuti solidi urbani e speciali, incluso materiale ferroso di vario genere, componenti di elettrodomestici, autovetture, batterie esaurite ed eternit;
le acque del fiume vengono utilizzate per l'irrigazione delle colture della piana di Lamezia Terme: forte il rischio per raccolti e allevamenti. Senza contare che il corso d'acqua va a sfociare nel golfo di Sant'Eufemia, dove una recente ricerca scientifica ha scoperto la presenza, a 200 metri di profondità, del corallo nero; infine,

le possibili contaminazioni per le falde acquifere, ancora tutte da verificare -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa e se non ritengano opportuno acquisire elementi in relazione ad eventuali progetti di bonifica dell'area, al fine di tutelare la salute dei cittadini e salvaguardare l'ambiente.
(4-07942)

SCILIPOTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
se l'utente acquista il farmaco di fascia A, nonostante produca un risparmio al SSN, lo paga poi ad un prezzo maggiore di quello che invece l'ASL paga alla farmacia;
solo l'utente paga per intero il prezzo indicato sulla confezione del farmaco, mentre se ad acquistarlo è l'ASL il prezzo praticato sarà ridotto dal 3,5 per cento al 19 per cento, con uno sconto medio del 7,5 per cento;
non trova giustificazione alcuna, ad avviso dell'interrogante, la coesistenza di un prezzo praticato al cittadino ed un prezzo praticato all'ASL;
risulta di tutta evidenza che il prezzo praticato al cittadino ed il prezzo praticato all'ASL debba essere identico e che pertanto il prezzo al pubblico e riportato in fustella debba essere quello di fatto praticato all'ASL;
è previsto un aumento del 3,65 per cento dello sconto a favore delle ASL per l'erogazione di farmaci in assistenza diretta portando lo sconto medio ad una percentuale superiore al 10 per cento;
non è, ad avviso dell'interrogante, in alcun modo giustificabile che il cittadino paghi il farmaco di cui necessita ad un costo maggiore di quello pagato dalla ASL per assisterlo (nonostante il cittadino paghi in contanti mentre l'ASL paga il farmaco al farmacista con ritardi sempre maggiori);
il prezzo del farmaco riportato in fustella vale solo per il cittadino che lo acquista e pertanto risulta essere, secondo l'interrogante, inaccettabile che l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che avrebbe potuto e dovuto correggere, continua invece ad alimentare;
è necessario riportare il prezzo della fustella dei farmaci, erogati gratuitamente dal servizio sanitario nazionale, al vero prezzo che l'ASL paga alle farmacie e cioè al netto dello sconto che viene loro praticato. Ciò produrrebbe un risparmio medio del 10 per cento per l'utente che molte volte sceglie o è costretto ad acquistarlo direttamente e un risparmio medio del 5 per cento dei farmaci di fascia A acquistati direttamente dalle ASL, giacché lo sconto del 50 per cento cui le stesse hanno diritto non verrebbe applicato sull'attuale prezzo di fustella (che paga solo l'utente), ma sul prezzo reale del 90,0 per cento che viene rimborsato alle farmacie, con un evidente recupero delle risorse di cui le regioni hanno necessità;
l'indicazione del prezzo del farmaco di fascia A uguale a quello realmente pagato dall'ASL/AO produrrà un consistente risparmio aggiuntivo, maggiore quindi di quello proposto, evitando che il sistema attualmente previsto produca vantaggi per pochi ed effetti disastrosi per la distribuzione finale che opera sul territorio e di conseguenza per il cittadino che vedrebbe ridotto il pieno accesso al farmaco -:
se il Ministero della salute ed il Ministero dell'economia e della finanze abbiano assunto iniziative affinché tale inaccettabile comportamento venga sostituito con un abbattimento equivalente del prezzo dei farmaci, ponendo termine all'attuale ingiusto prelievo aggiuntivo nei confronti degli ammalati e loro famiglie e realizzando un ulteriore risparmio per le ASL e le AO quando comprino direttamente, tenuto altresì conto che l'acquisto

della maggior parte dei farmaci da parte delle ASL/AO avviene oggi al prezzo ex factory /66,65 per cento del prezzo al pubblico, senza alcuna riduzione e che pertanto tale misura consentirebbe alle ASL e alle AO un risparmio del 10 cento.
(4-07959)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
la direzione generale incentivazione attività imprenditoriali (DGIAI) del Ministero dello sviluppo economico è una struttura con competenze e funzioni operative e di programmazione, finalizzate alla gestione degli interventi agevolativi a favore delle imprese;
l'attività della direzione generale si sostanzia, secondo il sito istituzionale del Ministero, nella concessione ed erogazione di agevolazioni finanziarie alle imprese, al fine di perseguire importanti obiettivi di politica industriale: dal sostegno alle attività di ricerca e sviluppo e dell'innovazione tecnologica agli interventi per le situazioni di crisi industriale, dalle agevolazioni per le aree meno sviluppate al sostegno per l'accesso al credito per le Pmi;
da tempo le imprese del nostro Paese, soprattutto le piccole e medie imprese ubicate nel Mezzogiorno, lamentano la latitanza di questo Governo in tema di incentivi allo sviluppo che bruciano potenzialità di lavoro per i tanti giovani disoccupati in un contesto di sviluppo dell'economia e dei redditi sempre più debole;
tale situazione è amplificata dalla mancanza di un Ministro dello sviluppo economico, visto che l'interim al Presidente del Consiglio dei ministri fino ad oggi ha prodotto soltanto lo smantellamento di funzioni vitali del dicastero;
i risultati operativi conseguiti dalla direzione generale incentivazione attività imprenditoriali dal mese di febbraio 2009 ad oggi risultano, a detta di molti imprenditori, assolutamente inconsistenti e le azioni intraprese del tutto inadeguate o controproducenti ai fini del raggiungimento dell'obiettivo istituzionale della direzione che è quello del sostegno allo sviluppo del sistema imprenditoriale, funzione particolarmente delicata e critica nell'attuale fase di crisi economica;
la gestione operata dalla direzione non avrebbe in particolare risposto in modo adeguato ed efficace alla propensione manifestata dal sistema imprenditoriale ad avviare nuovi investimenti, scoraggiando gli imprenditori e deprimendo il loro impegno;
unico strumento nuovo messo in campo rispetto al passato sono i «contratti di innovazione», peraltro attualmente sospesi; il regime di aiuto in favore degli investimenti produttivi, non è ad oggi operativo né risulta ancora emanata la disciplina dei contratti di sviluppo, introdotti dalla legge 23 luglio 2009, n. 99;
risulterebbero inoltre sospesi tutti gli strumenti storici, dal mese di febbraio 2009 ad oggi nessuna delle principali leggi agevolative utilizzate negli ultimi 15 anni e gestite dal Ministero dello sviluppo economico (legge n. 488, patti territoriali, contratti d'area) sarebbe operativa né sarebbe stato emanato alcun nuovo bando;
gli unici strumenti operativi, che comunque non avrebbero ancora portato all'effettivo avvio delle erogazioni, sarebbero i «Progetti di innovazione industriale» nati sotto il Ministero Bersani con Industria 2015, ai quali avevano dato concreta attuazione i precedenti direttori generali;
molti imprenditori lamentano che, sin dall'inizio del mandato del nuovo direttore generale fino ad oggi non hanno potuto candidare alcun progetto imprenditoriale

per accedere alle risorse pubbliche, salvo su pochissimi strumenti gestiti in autonomia da Invitalia;
il quadro fin qui descritto, se corrispondente al vero, sarebbe decisamente preoccupante anche in ragione del fatto che alla DGIAI è affidata la gestione di due programmi operativi (Pon ricerca e competitività e POI energia) con una quota di risorse assegnate che ammonta a 3,5 miliardi di euro;
per quanto riguarda i contratti di programma, unico strumento formalmente operativo, dal mese di febbraio 2009 sarebbero stati firmati solo 6 contratti finanziati in precedenza, mentre sarebbero ancora giacenti presso la DIGAI, 21 contratti di programma già finanziati dal CIPE negli anni 2005-2006 con risorse stanziate di circa 560 milioni che risulterebbero in tal modo improduttive;
sarebbero inoltre stati presentati ad Invitalia circa 40 nuovi contratti di programma, per oltre 600 milioni di euro di agevolazione richiesta e 3.800 possibili nuovi posti di lavoro, a partire dal gennaio 2008, dei quali fino ad oggi, a quanto sembra, nessuno è stato finanziato;
tutto ciò risulta controproducente se si considera che la certezza dei tempi, delle risorse e delle procedure rappresentano garanzie fondamentali per gli investitori, la direzione generale di cui trattasi possiede fondi adeguati ma, secondo le notizie sopra riportate, non sarebbe in grado di utilizzarli e di renderli produttivi per lo sviluppo;
risulterebbe inoltre un malcontento diffuso interno agli uffici della direzione dovuto a una cattiva amministrazione che avrebbe generato rallentamenti nella gestione dell'attività ordinaria e l'allontanamento di molti dirigenti, con la sostituzione massiva dei dirigenti che hanno maturato esperienza e competenza rispetto alle funzioni svolte;
conseguenza di ciò sarebbe l'inefficienza della macchina burocratica, lo stallo decisionale, l'inerzia relativa a questioni importanti, ed un clima interno ad elevata conflittualità;
l'attuale Direttore avrebbe proposto di sottoscrivere un accordo tra il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro del turismo, ad avviso degli interroganti impropriamente definito «intesa istituzionale di programma», secondo il quale i Ministri in oggetto potrebbero disciplinare materie riservate in parte alla competenza esclusiva delle regioni o di altri dicasteri;
in particolare, tale accordo prevedrebbe un «Piano straordinario di sostegno al turismo» esteso all'intero territorio nazionale ma sostenuto solo con fonti finanziarie della programmazione comunitaria, riservate alle sole regioni ex obiettivo 1 ed oggi alle quattro regioni dell'obiettivo CONV, con il sostanziale scavalcamento delle modalità di legge previste per la concertazione ed il coordinamento con le regioni e la Comunità europea;
verrebbe nel suddetto Piano ipotizzata la sovrapposizione delle diverse tipologie di intervento fissate dalla programmazione comunitaria per il periodo 2007-2013 e disciplinata in particolare dai provvedimenti assunti dal CIPE in materia di sottoscrizione e gestione degli accordi di programma quadro tra Stato e regioni;
sarebbe previsto un nuovo regime di aiuto collegato al «Piano straordinario di sostegno del turismo» che dirotterebbe una quota di oltre 800 milioni di euro rivenienti dalle risorse del PON SIL 2000- 2006 e del PON R&C 2007-2013 che hanno un vincolo territoriale, debbono essere destinate in sede di Comitato di Sorveglianza, debbono essere accompagnate da specifiche procedure per la loro utilizzazione;
il comportamento del direttore generale ha suscitato le vibrate proteste del coordinatore nazionale degli assessori regionali al turismo, considerate le competenze

esclusive in materia di turismo sancite dal titolo V della Costituzione a favore delle regioni -:
quale sia l'effettiva situazione alla direzione generale incentivazione attività imprenditoriali (DGIAI) del Ministero dello sviluppo economico in particolare riguardo l'attività volta al sostegno dello sviluppo imprenditoriale;
quali nuovi strumenti agevolativi siano stati eventualmente messi in campo dalla direzione generale per gli interventi di aiuto alle imprese (DGIAI) del Ministero dello sviluppo economico (Mise) anche sulla base di tale delega a supporto del tessuto imprenditoriale;
quali nuovi bandi siano stati emanati, quali siano state le procedure seguite e quali i risultati concreti conseguiti a favore delle aziende;
quali erogazioni siano state effettuate a favore delle aziende interessate;
quale sia l'attuale gestione dei due programmi operativi (Pon ricerca e competitività e POI energia) e quali risultati abbia prodotto;
se risponda in particolare al vero:
a) che i «contratti di innovazione» siano sospesi e che il regime di aiuto in favore degli investimenti produttivi, non sia ad oggi operativo e che non sia stata emanata la disciplina dei contratti di sviluppo, introdotti dalla legge 23 luglio 2009, n. 99;
b) che siano sospese le principali leggi agevolative utilizzate negli ultimi 15 anni (Legge 488, patti territoriali, contratti d'area) e che non sarebbe stato emanato alcun nuovo bando;
c) che siano sospesi anche i «Progetti di Innovazione Industriale» nati sotto il Ministro Bersani con Industria 2015;
d) che dal mese di febbraio 2009 siano stati firmati solo 6 contratti finanziati in precedenza, mentre sarebbero ancora giacenti 21 contratti di programma già finanziati dal CIPE;
e) che non sia stato finanziato neppure uno dei circa 40 nuovi contratti di programma, per oltre 600 milioni di euro di agevolazione richiesta e 3.800 possibili nuovi posti di lavoro presentati ad Invitalia;
f) che il «Piano straordinario di sostegno del turismo» non sia stato sottoposto all'intesa con le regioni;
se corrisponda al vero che si stia manifestando un malcontento diffuso all'interno degli uffici della direzione dovuto ad un clima di elevata conflittualità.
(3-01168)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri e Rainieri n. 4-02402, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-02937, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-03170, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli n. 4-03388, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-03784, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli e Reguzzoni n. 4-04590, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli n. 4-04593, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-05014, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Montagnoli e Fugatti n. 4-05574, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-07822, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rubinato.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Lussana n. 4-07886, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 347 del 5 luglio 2010.

LUSSANA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le ultime vicende di cronaca relative alla vicenda di Gaetano De Carlo, carrozziere del cremonese con diverse denunce precedenti per stalking, che ha ucciso a colpi di pistola due sue ex compagne Maria Montanaro e Sonia Balcone, per poi togliersi la vita, portano nuovamente all'attenzione quello che rappresenta un fenomeno preoccupante nel nostro Paese, dove in poco più di un anno sono state denunciate oltre 7.000 persone per il reato di stalking;
sono dati importanti che servono a capire la diffusione e la pericolosità di questo reato, che è stato introdotto nel nostro codice solo nel febbraio 2009 e che ha condotto a buoni risultati, dato che fino a marzo 2010 sono state arrestate oltre 1.200 persone;
grazie alla nuova legge gli atti persecutori rappresentano un reato ben definito nel codice penale, punito con condanne da sei mesi a quattro anni di reclusione, con pene aggravate quando il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva, oppure se avviene a danno di minore, di donna incinta o di persona disabile, fino ad arrivare a punire lo stalker con l'ergastolo se, nell'escalation di atti persecutori accertati, uccide la vittima;
la scelta del legislatore è stata quella di fornire tutti gli strumenti indispensabili tanto alla magistratura quanto alle forze dell'ordine per prevenire e combattere un reato tanto odioso che colpisce non solo donne ma anche uomini;
rimane compito della magistratura applicare la legge e, in presenza di un quadro probatorio consistente e all'esito di un giudizio di pericolosità sociale, adottare tutte le misure previste in via preventiva come la custodia cautelare in carcere, ove necessaria;
è importante sottolineare come la nuova legge non riguardi solo l'aspetto della repressione penale ma anche misure indispensabili a contrastare il fenomeno sul nascere, dando molta importanza a norme che hanno una finalità preventiva e anche di educazione culturale, attraverso ad esempio l'istituzione di corsi nelle scuole di tutti gli ordini e gradi che insegnino la parità tra uomo e donna e il rispetto reciproco, per poter stroncare sul nascere episodi di violenza;

nel caso riportato, invece, il magistrato procedente aveva disposto un rinvio a giudizio per il quale era stata fissata l'udienza il 7 novembre 2010, nonostante le sette denunce di una delle vittime, terrorizzata dalle continue minacce e persecuzioni che duravano da sette anni, a quanto riferiscono oggi parenti e amici;
ancora una volta il triste epilogo di una vicenda che si protraeva da tempo, pone l'interrogativo su come sia stato possibile che il De Carlo fosse ancora in libertà e abbia potuto compiere reiterate molestie e minacce nei confronti di una delle vittime, nonostante le numerose denunce e nonostante la legge preveda l'adozione di opportune misure cautelari, nonché specifici obblighi di comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza per l'adozione di opportuni provvedimenti in materia di armi -:
se il Ministro non intenda verificare l'esistenza dei presupposti per le opportune iniziative di sua competenza in merito, anche promuovendo eventuali iniziative disciplinari nei confronti del magistrato procedente. (4-07886)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Scilipoti n. 4-07444 del 3 giugno 2010.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione, Mario Pepe (PD) n. 5-02026 del 28 ottobre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07940.