XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 1 luglio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il 31 marzo 2008 il Bureau international des expositions ha designato Milano quale sede per l'esposizione universale del 2015;
l'Expo 2015 sarà uno straordinario evento universale che ha come tema feeding the planet, energy for life con l'obbiettivo di predisporre un piano per la visibilità alla tradizione, alla creatività e all'innovazione nel settore dell'alimentazione, raccogliendo tematiche già sviluppate dalle precedenti edizioni di questa manifestazione e riproponendole alla luce dei nuovi scenari globali al centro dei quali c'è il tema del diritto ad un'alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta;
in data 24 giugno 2010 l'amministratore delegato della società Expo 2015, Lucio Stanca si è dimesso, riportando la società al 16 febbraio 2009; dopo un anno, molto tormentato, di fatto l'Expo 2015 si trova ancora in una situazione di mancanza di governance;
nella seduta n. 114 di mercoledì 14 gennaio 2009, la Camera ha approvato parzialmente l'ordine del giorno n. 9/1972/86 nelle parti che riguardano l'impegno a: «a reperire la totalità dei fondi necessari per il completamento di tutte le opere previste dal dossier di candidatura di Expo 2015;» e «a relazionare annualmente sulle attività e sullo stato patrimoniale della società di gestione e sullo stato di avanzamento delle opere e delle iniziative collegate per il raggiungimento di Expo 2015»;
il 21 aprile 2009 anche in una mozione approvata dalla Camera viene chiesto l'impegno al Governo di relazionare sullo stato dell'Expo 2015;
il 16 dicembre 2009 il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/2936-A/254 che lo impegna: «ad individuare le forme opportune affinché le opere previste nell'allegato 1 e allegato 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 non siano considerate nel saldo del patto di stabilità interno dei comuni, in cui insistono tali opere per la quota da imputare nel bilancio per ogni anno fino al compimento dell'opera stessa e comunque non oltre il 2015;
a valutare l'opportunità di predisporre, comunque, ogni utile normativa affinché il valore delle opere previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2008 non incidano negativamente nei bilanci dei comuni in cui sono previste le opere di Expo 2015»;
il Governo, rispondendo ad un'interpellanza urgente alla Camera dei deputati l'11 dicembre 2008, ha affermato che mancano 2,563 miliardi di euro per le opere di Expo 2015 previste dal dossier di candidatura;
con decreto del Ministro dell'interno, in data 23 dicembre 2009, di concerto con i Ministri della giustizia e delle infrastrutture e dei trasporti, è stata istituita presso la prefettura - ufficio territoriale del Governo di Milano, la sezione specializzata del Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere, in attuazione dell'articolo 3-quinquies, comma 2, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito dalla legge 20 novembre 2009, n. 166. Con successivo decreto del Ministro dell'interno in data 13 gennaio 2010, è stata formalizzata la composizione della predetta sezione. Tale struttura opera a supporto dell'attività del prefetto e in raccordo con il Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere nonché con il Gruppo interforze centrale per l'Expo 2015 (GICEX) ed è composta da: un esperto nella materia

con funzioni di vice coordinatore; rappresentante della prefettura di Milano; un rappresentante del Dipartimento della pubblica sicurezza; un rappresentante della Direzione nazionale antimafia; un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; un rappresentante dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture; un rappresentante del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche;
con il medesimo decreto del Ministro dell'interno in data 23 dicembre 2009, di concerto con i Ministri della giustizia e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato istituito, presso il Dipartimento della pubblica sicurezza - direzione centrale della polizia criminale - il Gruppo interforze centrale per l'Expo 2015 (GICEX), composto da rappresentanti di tutte le forze di polizia, esperti in materia di contrasto alle infiltrazioni mafiose nelle opere pubbliche;
la regione Lombardia ha approvato una nuova società destinata ad acquisire le aree per l'Expo 2015, nonostante la Expo 2015 spa ne avrebbe avuto facoltà;
non è chiaro quali saranno le forme per l'acquisizione: secondo indiscrezioni della stampa, la regione vorrebbe acquisire l'area ad un prezzo compreso attorno ai 160 milioni di euro, mentre il comune vorrebbe l'area in comodato d'uso ad un prezzo simbolico, con l'impegno da parte dei proprietari nella realizzazione delle infrastrutture per un valore stimato di 120 milioni di euro, in cambio di diritti edificatori ai privati per il dopo Expo;
nel sito www.expo2015.org è in evidenza che l'Expo 2015, il cui tema è «Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita», sostiene la nuova campagna della Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite 1billionhungry, recentemente lanciata a Roma, New York, Parigi, Stoccolma, Yokohama e in altre città del mondo; l'obiettivo della campagna è di raccogliere e consegnare alle Nazioni Unite, nel mese di ottobre 2010 in occasione del World Food Day, 1 miliardo di firme per 1 miliardo di persone che soffrono la fame nel mondo, attirando così l'attenzione del pubblico e facendo pressione sulla comunità internazionale per promuovere politiche contro la fame nel mondo;
nei giorni scorsi è stata presentata la ricerca «Penality against povertà» prodotta dalle organizzazioni non governative europee racchiuse nel coordinamento Concord che analizza le performance dei 27 Paesi membri dell'Unione europea in termini di aiuto pubblico allo sviluppo; la ricerca riconosce che l'Unione europea non riuscirà a mantenere il suo impegno quantitativo in termini di aiuto allo sviluppo (APS); la responsabilità dell'ammanco finanziario europeo che genera una crisi di credibilità dipende soprattutto da Italia, Germania e Francia. L'Italia è responsabile per la maggioranza del deficit: ultima per generosità tra i Paesi OCSE, superata in Europa anche da Cipro e Malta;
ad avviso degli interpellanti, il Governo, che esprime il commissario strordinario al grande evento Expo 2015, è in contraddizione aderendo ad una campagna di sensibilizzazione nei confronti della comunità internazionale quando dai dati della rete delle Organizzazioni non governative europee risulta essere fanalino di coda, mentre nel G8 dell'Aquila il Presidente del Consiglio, riconoscendo che l'Italia non aveva versato ciò che era stato promesso nelle riunioni del G8 precedenti, aveva preso degli impegni ben precisi, dichiarando che avrebbe ottemperato ai ritardi entro dicembre 2009 e nello stesso tempo dichiarava l'aumento degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo -:
con quali modalità il Governo intenda dare seguito agli ordini del giorno e mozioni di cui in premessa;
quale sia, allo stato, la situazione della proprietà delle aree dove dovrebbe sorgere l'Expo, come intendono procedere e quale sia la motivazione della costituzione di una nuova società dal momento che la società Expo 2015 ha la possibilità di acquisire immobili;

quali siano le risorse statali, degli enti locali e dei privati disponibili per le opere essenziali, necessarie sconnesse al raggiungimento di Expo 2015, quali risorse risultino ancora da reperire e quali siano le motivazioni, e se il Governo abbia predisposto, insieme agli enti locali e alla società di gestione un piano di avvio e chiusura dei cantieri e se questi siano e saranno rispettati e comunque conclusi per l'inaugurazione dell'Expo nel 2015;
quali iniziative il Governo intrapreso o intenda intraprendere affinché vengano attratti capitali privati per la realizzazione delle infrastrutture e se non si ritenga opportuno avviare una campagna di adesione dei privati per le opere di Expo 2015, vista la congiuntura sfavorevole del mondo economico dovuta da una crisi globale del mercato, attraverso un bando pubblico internazionale con l'obbiettivo di raccogliere le manifestazioni di adesione necessarie per avviare una valutazione sulla fattibilità del completamento delle opere ed evitare l'accollo da parte dello Stato degli interventi previsti con fondi privati;
quali iniziative siano state predisposte per un piano strategico di sviluppo turistico e come intendano intervenire per le infrastrutture turistico-ricettive;
se non ritenga opportuno potenziare l'organico dell'ispettori del lavoro nelle province in cui ricadono le opere previste per Expo 2015 e promuovere un accordo di programma per gli interventi di controllo dei cantieri dell'Expo tra le direzioni provinciali del lavoro, le asl, gli enti locali e le forze di polizia, al fine di combattere ogni irregolarità nei molteplici cantieri che saranno attivati fino al 2015;
se sia intenzione del Governo assumere iniziative volte a derogare al «codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE» (decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163) per accelerare le procedure attivando l'iter conseguentemente alla dichiarazione di «grande evento»;
quali iniziative il Governo abbia intrapreso affinché venga realizzato l'obiettivo dell'Expo 2015 «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita» e se non ritenga opportuno programmare un piano comunicativo nazionale sul tema dell'Expo e attuare un tavolo permanente tra Governo, Expo, Ong, privati ed enti locali per lo sviluppo di progetti di cooperazione internazionale;
se la sezione specializzata del Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere e il Gruppo interforze centrale per l'Expo 2015 siano già operativi e se i materiali e i mezzi a disposizione siano sufficienti per il contrasto all'infiltrazione mafiosa.
(2-00778)
«Peluffo, Letta, Soro, Fiano, Braga, Codurelli, Colaninno, Corsini, De Biasi, Marco Carra, Farinone, Marantelli, Misiani, Mosca, Pollastrini, Pizzetti, Sanga, Zaccaria, Zucchi, Rosato, Lulli, Vassallo, Cuperlo, Antonino Russo, Garofani, Sani, Giorgio Merlo, Cenni, Madia, Benamati, Nannicini, Albonetti, Bocci, Calvisi, Causi, Losacco, Trappolino».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
l'omicidio di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera, avvenuto il 28 maggio 1980 a Milano, rappresentò una ferita gravissima per la personalità della vittima, studioso del movimento sindacale, protagonista nella battaglia per il rinnovamento della federazione della stampa, riformista vicino alle posizioni dell'allora Partito socialista;
nonostante l'arresto e la condanna degli esecutori materiali dell'assassinio, la dinamica della vicenda suscitò polemiche ancora oggi irrisolte tanto che Stefano

Folli, allora direttore del Corriere della Sera, il 28 maggio del 2004 a Milano, in occasione della cerimonia di commemorazione di Tobagi affermò: «Noi pensiamo che si debba approfondire la vicenda in tutti i suoi aspetti e nello stesso momento noi rispettiamo le acquisizioni fatte dalla magistratura, che ha fatto indagini in tutte le direzioni. Ma riteniamo che non si tratti di una storia che possa considerarsi completamente chiusa»;
la questione se Tobagi potesse essere salvato e se vi fossero responsabilità nel non avere impedito il suo omicidio pur essendo noti, sei mesi prima dell'atto criminoso, sia gli esecutori che il loro progetto criminale, fu sollevata nel 1983 dall'allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi che rese nota una informativa dei carabinieri di Milano, la cui autenticità venne confermata dall'allora Ministro dell'interno Oscar Luigi Scàlfaro;
nel 2003 il giornalista Renzo Magosso, amico di Walter Tobagi, pubblicò il libro «Le Carte di Moro - Perché Tobagi» in cui per la prima volta l'ex sottufficiale dell'antiterrorismo Dario Covolo rivelava di essere stato l'autore dell'informativa che aveva scatenato enormi polemiche, aggiungendo di avere riferito ai suoi superiori anche i nomi dei terroristi che sei mesi dopo compirono il delitto;
in una successiva intervista pubblicata dal settimanale Gente, il 17 giugno 2004, il Covolo confermava a Renzo Magosso quella grave circostanza dichiarando di averla presentata ai suoi superiori, capitano Umberto Bonaventura e capitano Alessandro Ruffino;
il generale Ruffino e la sorella del defunto generale Bonaventura hanno presentato querela per diffamazione nei confronti del direttore del settimanale Umberto Brindani e dell'autore dell'intervista Renzo Magosso e di Dario Covolo;
il processo svoltosi presso il tribunale di Monza si è concluso il 20, settembre 2007 con la condanna di Magosso e Brindani rispettivamente a 1.000 euro di multa e, in solido, un risarcimento di 240.000 euro alle parti civili, per aver scritto quanto loro riferito in ordine all'omicidio Tobagi da Dario Covolo malgrado durante il dibattimento lo stesso Covolo abbia confermato parola per parola quanto riportato nell'articolo, ovvero che aveva ricevuto con mesi di anticipo da Rocco Ricciardi, varesino, informatore e confidente, i nomi di chi poi uccise Tobagi, e ne riferì ai suoi superiori e nonostante che nel corso del dibattimento Covolo abbia additato in aula il generale in pensione Alessandro Ruffino, querelante, con queste parole: «Ebbi una discussione con Ruffino poche ore dopo il delitto Tobagi, gli dissi che gli avevo dato i nomi in anticipo e che non aveva fatto nulla per salvare il giornalista». A queste parole non hanno replicato né il generale, né gli avvocati di parte civile;
Magosso, nella sua deposizione, ha riferito come l'allora direttore del Corriere della Sera Franco Bella lo avesse informato di un colloquio col generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, durante il quale l'ufficiale dava notizia dell'indagine sul figlio di un alto dirigente della Rizzoli-Corriere della Sera, cioè su Marco Barbone. Di Bella incaricava Magosso di trovare conferma del fatto e allo scopo Magosso ebbe un successivo colloquio con l'allora capitano Umberto Bonaventura che gli rivelò che «la fonte sui nomi degli assassini era sicura e proveniva da Varese». Si trattava di Rocco Ricciardi, informatore dei carabinieri e noto come «il postino» residente proprio a Varese. A conferma dei fatti, Magosso ha prodotto in aula i testi di due suoi articoli pubblicati sul quotidiano l'Occhio, datati 26 e 27 settembre 1980, nei quali si faceva riferimento a «Varese» per le indagini, si faceva il nome di Marco Barbone come assassino di Tobagi, e si raccontavano retroscena emersi soltanto molto tempo più tardi negli atti dell'inchiesta giudiziaria;
Marco Barbone ammise la responsabilità dell'omicidio Tobagi soltanto il 5 ottobre, cioè dieci giorni dopo quegli articoli,

e la sua confessione venne definita come «inaspettata», «del tutto spontanea», tale da «suscitare grande sorpresa negli inquirenti»;
l'onorevole Franco Corleone - sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2001 - in un articolo apparso sul quotidiano Il Riformista il 10 luglio 2007, scrive: «Dopo 27 anni questa vicenda non è ancora storia ma rimane cronaca. Il 28 maggio, in occasione dell'anniversario, la morte di Tobagi è stata rievocata in tono rituale, mentre invece attende ancora giustizia. D'altronde, la ferita è aperta da tutti i punti di vista. Infatti, nel silenzio più assoluto, presso il Tribunale di Monza è in corso un nuovo processo. In realtà, il procedimento penale vede come imputato il giornalista Renzo Magosso, autore del volume "Le Carte di Moro - Perché Tobagi" querelato dal generale Ruffino e dalla sorella del generale Bonaventura»;
nell'articolo, Corleone fa riferimento ai volumi di Ugo Finetti, «Il caso Tobagi», di Paolo Franchi e Ugo Intini, «Le parole di piombo», di Daniele Bianchessi, «Walter Tobagi», e inoltre alle inchieste di Giovanni Minoli in alcune trasmissioni RAI de «La storia siamo noi», ai numerosi giornalisti che in questi anni «hanno riportato i nuovi elementi emersi dall'inchiesta di Magosso»;
«Magosso - osserva Corleone, nell'articolo del 10 luglio 2007 - è sotto processo per una intervista. La cosa ha dell'incredibile, eppure non suscita scandalo. La giurisprudenza della Cassazione è chiara sul punto, ma la solitudine di Magosso pone un problema politico [...] Renzo Magosso da imputato si è trasformato in accusatore. E questa sembra proprio la riprova che nella vicenda ci sia ancora moltissimo da chiarire»;
«Barbone - afferma inoltre Corleone nell'articolo citato - venne prontamente scarcerato, grazie alla collaborazione con i magistrati, che portò all'arresto di decine di suoi ex compagni. La sua ex fidanzata non venne neppure inquisita, nonostante avesse partecipato al progetto di sequestrare lo stesso Tobagi. Ora il processo contro il giornalista Magosso rischia di trasformarsi, al di là della volontà dei giudici, nella identificazione di un capro espiatorio che sia di monito per chi volesse insistere nel non rassegnarsi a una verità di comodo»;
quest'ultimo grave interrogativo è ripreso da Corleone in un successivo articolo da egli firmato e pubblicato sempre su Il Riformista il 12 settembre 2007: «anche un cieco si accorgerebbe del fine oggettivamente intimidatorio di colpire anche simbolicamente un giornalista impegnato da anni nella ricerca della verità di una tragedia legata alla dolorosa storia d'Italia con l'imputazione di non aver garantito la completezza dell'informazione e l'oggettività dei riscontri»;
«Dario Covolo - afferma Corleone nell'articolo del 12 settembre 2007 - ha confermato che sulla base delle informazioni di Rocco Ricciardi, informatore e infiltrato nei gruppi dell'autonomia della zona di Varese, presentò al capitano Ruffino un primo appunto il 13 dicembre 1979 in cui si parlava di Tobagi. Nella relazione consegnata ai suoi superiori, il carabiniere riferisce che, secondo Ricciardi, vi era un progetto di attentato contro il giornalista, che doveva avvenire vicino alla casa di Tobagi (come quasi sei mesi dopo effettivamente avvenne)»;
«l'informativa di "Ciondolo" (alias Dario Covolo, ndr) - continua Corleone - specifica che Tobagi era "vecchio obiettivo delle Fcc (Formazioni comuniste combattenti, ndr)". E in effetti lo stesso Ricciardi assieme ad altri militanti delle Fcc (tra cui Caterina Rosenzweig), nel febbraio 1978 aveva effettuato un tentativo di sequestro di Tobagi, in quel caso fallito. Covolo - aggiunge Corleone - non si limita a confermare il contenuto dell'appunto reso noto nel dicembre 1983 da alcuni deputati socialisti e confermato nella sua veridicità dall'allora Ministro dell'interno Oscar Luigi Scàlfaro - il quale, il 19 dicembre 1983, confermava l'esistenza di una nota "redatta da un sottufficiale dell'Arma il 13

dicembre 1979" e affermava: "Va rilevato che l'attività dell'Arma dei carabinieri in tutte le vicende surriferite è attività di polizia giudiziaria che implica, come tale, il dovere di riferire in via esclusiva all'autorità giudiziaria, dalla quale dipende" - che innescò una violenta polemica tra l'Avanti!, il quotidiano del Psi, e la Procura di Milano e Bettino Craxi, all'epoca Presidente del Consiglio dei ministri»;
Covolo, scrive Corleone, aggiunge: «Ci sono degli appunti successivi a questo, dove si fa nome e cognome di quelli che devono ammazzare. Mi si fa il nome e si dice: "guarda che il gruppo che sta operando dovrebbe essere la Caterina (Rosenzweig, ndr) e il suo fidanzato, il suo convivente Barbone Marco". Non mi si fanno i nomi degli altri però quei nomi vengono fatti in successivi appunti». «La conclusione di questa parte della deposizione - osserva Corleone - è drammatica: io non so onestamente cosa venne fatto. "Io so che a un certo punto ebbi un grosso diverbio con il capitano Ruffino quando ammazzarono Tobagi, da solo nel suo ufficio [...] per questa relazione, su questo proposito"»;
nel corso della deposizione, riferisce Corleone nell'articolo del 12 settembre 2007, su domanda del pubblico ministero di Monza, Covolo conferma le frasi virgolettate presenti nell'intervista di Magosso, sopra citata: «Nessuna incertezza nel riconoscere le affermazioni come proprie e implicitamente la correttezza del giornalista»;
«dopo aver ricevuto una ovvia risposta negativa alla domanda sul fatto che fossero state fatte fotocopie dei rapporti successivi a quello citato, il pm, dottor Pepè - scrive Corleone - dimenticando che il processo è per querela contro un giornalista per avere pubblicato una intervista di una persona protagonista dei fatti, si impegna impropriamente nel cercare di incrinare la credibilità del teste, contrapponendo alle dichiarazioni di Covolo, ribadite e rafforzate in aula pochi minuti prima, quelle processuali di Rocco Ricciardi e di Barbone che negano rispettivamente di avere fatto i nomi e di avere ipotizzato l'omicidio prima del 28 marzo 1980. Covolo sarcasticamente ha chiesto di essere messo a confronto» ed ha rivendicato la sua ricostruzione «indipendentemente dalle versioni dei colpevoli di gravi delitti e il diritto a dire la sua verità»;
fra gli aspetti, egualmente gravi, dei fatti e delle responsabilità che hanno preceduto e determinato l'assassinio di Walter Tobagi, appare più che motivata, secondo Corleone e ad avviso dell'interpellante, una maggiore attenzione del ruolo di Ricciardi, infiltrato e confidente, la cui collaborazione «prosegue nel tempo, anche dopo l'omicidio Tobagi»;
su questi fatti, nella XIV e XV legislatura sono stati presentati e svolti atti di sindacato ispettivo da parte dei deputati Boato, Biondi, Bielli, Intini, Pisapia (interpellanza n. 2-01009 del 10 dicembre 2003), Boato (interrogazione a risposta immediata del 15 giugno 2004), Boato (interpellanza urgente n. 2-01222 dell'8 luglio 2004), Boato e Buemi (interpellanza n. 2-00721 del 17 settembre 2007), Buemi (interrogazione a risposta scritta n. 4-05760 del 26 novembre 2007);
tutto ciò premesso, come dato ulteriore e grave di novità, si ritiene di dover aggiungere che, in attesa del processo d'appello nel procedimento contro i giornalisti Renzo Magosso e Umberto Brindani, è iniziato sempre presso il Tribunale di Monza lo stralcio del processo contro Dario Covolo. Nel corso dell'udienza del 16 gennaio 2008 è stato interrogato, come teste, il generale Niccolò Bozzo, all'epoca dei fatti diretto collaboratore del generale Dalla Chiesa;
il generale Bozzo ha presentato, ed è stato messo agli atti, un documento riservato che era stato preparato proprio dal generale Bonaventura. Nel dattiloscritto venivano date indicazioni al generale Bozzo per fornire, se interrogato dalla magistratura, la versione «concordata» sulle indagini e anche in relazione alle

dichiarazioni dell'allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi, che stavano provocando forti polemiche;
in particolare, si raccomandava a Bozzo di rispondere, se interrogato al riguardo, che Barbone avesse confessato spontaneamente senza che su di lui vi fossero prove di alcun genere circa l'omicidio Tobagi, che (a Bozzo) «non risulta sia stato promesso al Barbone altro che sicurezza per lui ed i familiari, ed interessamento per il varo di una legislazione più incisiva in favore dei dissociati» e, a riguardo alla notizia resa nota sull'esistenza di una informativa che annunciava l'attentato a Tobagi, «non è vero che nel dicembre del '79 i carabinieri ebbero a ricevere una notizia di fonte confidenziale secondo cui si stava preparando un'azione contro Tobagi. Nel dicembre '79 fonti confidenziali segnalarono ai Carabinieri di Milano che un'organizzazione eversiva, diversa da quella che sarebbe risultata in seguito essere la "28 marzo" e senza contatti con quelli che ne risultavano membri, stava preparando un'azione da compiersi a Milano»;
va specificato che, nella stessa nota per Bozzo, Bonaventura chiariva che Barbone aveva precisi legami con le Formazioni comuniste combattenti e con Guerriglia Rossa e che lo stesso Barbone, in uno dei suoi interrogatori, aveva già fatto i nomi, come appartenenti al suo gruppo, di personaggi legati alle Fcc come Teresa Zoni (nome che compariva nella famosa informativa resa nota da Scàlfaro), Paolo Morandini, con lui in Guerriglia Rossa e perfino lo stesso Rocco Ricciardi;
la nota di Bonaventura con le indicazioni per il generale Bozzo prosegue: «La fonte ipotizzava che l'obiettivo dell'azione potesse essere il giornalista Tobagi, ritenuto obiettivo storico dell'Autonomia, tanto che sia le Fcc e i Reparti comunisti erano stati trovati in possesso di schede che lo riguardavano»; in realtà - ed è ora universalmente noto - la vera informativa, successivamente resa pubblica dall'allora ministro dell'interno Oscar Luigi Scàlfaro recitava testualmente: «Il gruppo sta operando in via Solari», quindi riferiva che si trattava di un gruppo «già operativo» e non di mera ipotesi informativa, considerando anche che Tobagi abitava proprio in via Solari;
un altro paragrafo dell'appunto di Bonaventura per dare al generale Bozzo il «suggerimento» di fornire risposte concordate, specifica: «Il diretto interessato (Tobagi) non fu informato per varie ragioni: sostanzialmente perché la notizia di fonte confidenziale non era direttamente a lui riferita in quanto il suo nome era stato fatto solo in via di ipotesi. Pertanto non lo si voleva allarmare ulteriormente»; al riguardo, dagli atti del processo contro Magosso risulta invece che il generale Ruffino, nella sua deposizione ha ribadito che Tobagi era stato avvertito in merito a questa informativa;
e ancora, nella nota di Bonaventura si raccomanda al generale Bozzo di tenere presente che «Immediatamente dopo l'omicidio fu attivata la fonte confidenziale la quale escluse che l'organizzazione cui si era riferita potesse essere coinvolta nell'omicidio, in ordine al quale non fu in grado di fornire alcuna notizia»; al riguardo è nota, perché depositata anche agli atti del processo contro Magosso, la dichiarazione spontanea resa nel 1985 da Rocco Ricciardi il quale, invece, ammette: «Per parte mia mi impegnai nella ricerca di notizie sulla 28 marzo. In proposito riuscii a riferire ai carabinieri una sola voce: Marchettini mi aveva detto che un tale Manfredi (uno dei killer di Tobagi) che conoscevo personalmente, parlando in un bar con il Franzetti, alla presenza di Marchettini stesso, aveva lasciato vagamente ad intendere che aveva rapporti con la 28 marzo. I carabinieri, sempre durante l'estate, identificarono questo Manfredi per Manfredi Di Stefano ed io ne riconobbi la foto»;
nell'appunto riservato di Bonaventura, inoltre, si afferma che «in data 5 giugno 1980 (una settimana dopo l'omicidio) iniziano pedinamenti Barbone (a tale

data risale anche la prima relazione di servizio)»; e, sempre nel documento Bonaventura, è attestato che in data 11 giugno 1980, vale a dire meno di due settimane dopo l'omicidio Tobagi, «viene ufficialmente richiesta alla Procura una serie di intercettazioni sulle utenze di Rosenzweig-Barbone, Morandini, Montanari Silvana e Mari Stefano»; inoltre, nella medesima data viene richiesta una perizia calligrafica su Barbone;
in tutta evidenza viene quindi smentita la versione ufficiale, anche della procura milanese, secondo la quale la collaborazione giudiziaria di Barbone sia da ritenersi eccezionale, inaspettata e spontanea (tanto da avergli guadagnato eccezionali benefici giudiziari ed evitato pesanti condanne), essendo avvenuta solo il 5 ottobre, vale a dire dopo ben 4 mesi dalla data di inizio dei pedinamenti e controlli a suo carico quale sospetto per l'omicidio Tobagi; eppure, ancora nel 1983, con un comunicato stampa del 17 dicembre la procura della Repubblica di Milano affermava: «Del tutto destituita di fondamento e in netta antitesi con le risultanze processuali è quindi l'ipotesi che gli investigatori, e tanto meno i magistrati, disponessero di elementi di prova, di indizi o di notizie confidenziali a carico del Barbone in ordine all'omicidio Tobagi, prima della spontanea confessione dello stesso»; il documento Bonaventura, ora finalmente reso noto, dice esattamente il contrario, dato che già in data 11 giugno 1980, quasi 4 mesi prima della collaborazione giudiziaria del Barbone, era stata richiesta alla Procura milanese l'autorizzazione a intercettare le utenze del Barbone stesso in relazione all'omicidio Tobagi;
l'appunto riservato di Bonaventura si conclude con una raccomandazione più che esplicita: «Pericoloso rivelare quale fosse l'organizzazione di cui la fonte parlava e pericoloso rispondere ad altre domande sul punto, in quanto si correrebbe il rischio di rivelare indirettamente l'identità della fonte, che è ancora attiva»;
d'altra parte Fabrizio Calvi, autore del volume «Ragazzi di buona famiglia - la brigata 28 marzo e l'omicidio Tobagi» recentemente pubblicato, esprime stupore per la mancata riapertura dell'inchiesta da parte del tribunale di Monza;
sia le dichiarazioni dell'ex sottufficiale dell'antiterrorismo Dario Covolo, rese prima nell'intervista a Renzo Magosso e poi davanti al tribunale di Monza, sia quelle più recenti del generale Bozzo, possono essere facilmente riscontrate attraverso gli «atti interni» del nucleo operativo dei carabinieri relativo agli anni 1979-80, a cui si riferiscono il fascicolo personale di Dario Covolo e di quelli intestati a Caterina Rosenzweig, Marco Barbone e Paolo Morandini custoditi presso gli archivi dell'allora sezione antiterrorismo, ora ROS, della Legione dei carabinieri di Milano di via Moscova, documentazione che dovrebbe essere in copia negli uffici dell'ex Sisde e anche presso il Comando generale dell'Arma a Roma in viale Romania -:
nel pieno rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura e a prescindere dall'esito dei processi in corso, quali iniziative i Ministri interrogati intendano eventualmente assumere a tutela del diritto dei cittadini a essere informati e a conoscere la verità su uno dei più inquietanti casi degli anni terribili della storia d'Italia;
in particolare, se i Ministri interrogati intendano fornire elementi al riguardo, adottando ogni misura di loro competenza per riscontrare i riferimenti espliciti e inequivocabili fatti da testi e imputati davanti ai tribunale di Monza, sopra riportati e - ad avviso degli interpellanti - colpevolmente trascurati, a partire dal contenuto delle informative secondo le quali si sarebbe saputo in anticipo di mesi i nomi dei terroristi che stavano progettando l'attentato a Tobagi e che poi effettivamente l'uccisero, per finire al contenuto del documento presentato dal generale Bozzo davanti al tribunale di Monza nella udienza del 16 aprile 2010

secondo il quale gli sarebbero state date dai suoi superiori indicazioni per fornire, se interrogato dalla magistratura, la versione «concordata» sulle indagini, adottando ogni provvedimento conseguente.
(2-00781)
«Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, Barani, Baretta, Capodicasa, Corsini, Cazzola, Benamati, Ferrari, Motta, Fiano, Ciccioli, Sposetti, Nucara, Vico, Porta, Mannino, Fadda, Pezzotta, Graziano, Servodio, Lehner, Grassi, Mazzoni, Rugghia, Picierno, Renato Farina, Granata, Castagnetti, Mantini, Agostini, Ginoble, Zucchi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

REALACCI, MISITI, MARIANI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MORASSUT, MOTTA e VIOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nello scorso aprile 2010 una falla alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon situata al largo della Louisiana, ha causato la fuoriuscita di greggio, riversando nell'oceano milioni di litri di petrolio greggio e causando un disastro ambientale senza precedenti;
i danni ambientali sono tuttora incalcolabili;
la British Petroleum, come affermato da diversi organi di stampa, ha pagato negli anni scorsi decine di milioni di dollari di danni per non avere rispettato le regole e le misure di sicurezza, promettendo ogni volta di modificare il proprio atteggiamento. Inoltre risulta che anche il Governo statunitense è stato informato tardivamente dell'emergenza;
nel nostro Paese, attualmente, oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera offshore con pozzi già attivi, sono in vigore 24 permessi di esplorazione offshore, soprattutto nel medio e basso Adriatico a largo di Abruzzo, Marche, Puglia e nel Canale di Sicilia. L'area delle esplorazioni supera gli 11.000 kmq, una superficie assai maggiore di quella che attualmente ospita pozzi operativi: poco meno di 9.000 kmq;
lo scorso anno il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato delle mappe con le aree in cui si richiede l'autorizzazione per esplorazioni petrolifere. Le mappe dimostrano un forte incremento delle richieste di trivellazioni esplorative soprattutto al largo di Abruzzo, Marche, Puglia, Calabria, versante ionico e nel Canale di Sicilia. La superficie complessiva non è nota, ma si può stimare che sia almeno il doppio di quella in cui le ricerche sono già state autorizzate;
la qualità del petrolio italiano off-shore è di pessima qualità perché bituminoso con un alto grado di idrocarburi pesanti e ricco di zolfo, praticamente simile a quello albanese che non ha portato nessuna ricchezza al loro territorio;
prodotto di scarto da petrolio bituminoso è il pericolosissimo idrogeno solforato (H2S) dagli effetti letali sulla salute umana, anche a piccole dosi. L'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non superare 0.005 parti per milione (ppm), mentre in Italia il limite massimo previsto dalla legge è pari a 30 ppm: ben 6.000 volte di più. In mare addirittura non ci sono limiti previsti nel nostro Paese;
in Italia, inoltre, le royalties dovute allo Stato per l'attività estrattiva sono tra le più basse al mondo pari al 4 per cento della quantità estratta. Annualmente i primi 300.000 barili di petrolio costituiscono poi titolo di franchigia gratuita. Ciò significa che sono oltre 800 i barili di petrolio gratis che ogni giorno andrebbero alle compagnie petrolifere;
l'associazione ambientalista Green-peace denuncia in uno studio che le attività

esplorative oltre che da società multinazionali come Eni, Edison e Shell, potrebbero essere svolte da piccole imprese di piccola entità (anche con soli i 10.000 euro di capitale sociale) che, difficilmente, in caso di incidente disporrebbero di adeguati strumenti e risorse economiche necessario ad intervenire in caso di emergenza;
il Mediterraneo, bacino di estrema fragilità biologica, è quotidianamente minacciato dall'eccessiva antropizzazione, dalla cementificazione delle coste, dalla pesca, soprattutto, dall'inquinamento. Il trasporto marittimo di petrolio greggio e l'aumento dell'attività estrattiva rappresentano uno dei principali e più preoccupanti rischi per il Mare Nostrum, sia per il forte rischio di incidente, con conseguente sversamento di prodotti oleosi e inquinanti in mare;
il Mar Mediterraneo conta già la più alta percentuale di catrame pelagico al mondo pari a 38 milligrammi per metro cubo. Le compagnie petrolifere hanno poi bisogno di speciali «fluidi e fanghi perforanti» per portare in superficie i detriti perforati. Questi fanghi sono tossici e difficili da smaltire. Lasciano, infatti, tracce di cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame: elementi pesanti nocivi e che si bioaccumulano nel pesce che mangiamo;
le attività di perforazione e produzione di petrolio dal fondo marino contribuiscono per il 2 per cento all'inquinamento marino. Questo 2 per cento a sommato al 12 per cento dovuto agli incidenti nel trasporto marittimo, si aggiunge il 33 per cento del totale per operazioni sulle navi relative a carico e scarico, bunkeraggio, lavaggio, scarichi di acque di sentina o perdite sistematiche, che porta al 45 per cento l'apporto complessivo di inquinamento dovuto a perdita dalle navi -:
quali risorse tecniche e quali obblighi normativi siano stati predisposti dai Ministri interrogati per fronteggiare una possibile emergenza ambientale dovuta ad una incidentale fuoruscita di petrolio off-shore; quali siano gli obblighi di tempestiva comunicazione alle Autorità civili per affrontare l'emergenza, stante anche la logica di profitto seguita dalla società BP nel comunicare in ritardo il disastro ambientale che si stava consumando nel Golfo del Messico; quali siano gli intendimenti del Governo per far fronte alle crescenti richieste di esplorazione petrolifera nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva italiana nel bacino del Mediterraneo e se non si ritenga opportuno promuovere l'introduzione di una normativa ad hoc per la tutela della salute umana nelle attività di estrazione off-shore e per la tutela della fauna marina nelle aree interessate al pompaggio di petrolio greggio;
se non si ritenga opportuno fermare tutte le nuove trivellazioni petrolifere anche alla luce dei risultati dello studio avviato dalla Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie del Ministero dello sviluppo economico per analizzare le cause, le circostanze e le misure di sicurezza in relazione a quanto avvenuto negli Stati Uniti.
(5-03157)

BOBBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel periodo 2001-2007 l'azienda Pirelli, che controllava Telecom Italia, ha deciso di concentrare le sinergie possibili tra le due aziende dedicate al software gestionale;
nell'anno 2003, a seguito di alcune cessioni di ramo d'azienda da parte della Telecom Italia, da società da essa controllate, da Olivetti e da Pirelli, si è costituita la società Shared Service Center s.r.l.;
«Shared Service Center (SSC) è un'azienda di Information Technology che propone soluzioni e servizi IT alle imprese. L'azienda è nata e cresciuta come

ente del Gruppo Telecom Italia dedicato alla realizzazione e alla gestione di sistemi informativi a supporto dei processi aziendali tipici, come la Gestione Risorse Umane, Amministrazione Finanza e Controllo, Real Estate, Acquisti, Logistica e Magazzino, Vendite. Ma anche per i processi più tipici delle aziende quotate: Gestione Assemblee degli Azionisti, Risk Management, Parti Correlate, Sarbanes Oxley» (www.sscenter.it/contents/?page id=4);
nel settembre 2007 il gruppo Pirelli decide di uscire dalla SSC e di riprendere i suoi circa 200 informatici, lasciando la Shared Service Center controllata al 100 per cento da Telecom Italia e composta da circa 600 persone tutte provenienti dalla stessa Telecom Italia;
Telecom Italia detenendo il 100 per cento di SSC, è il suo unico cliente, e può imporre il prezzo di qualsivoglia servizio richieda; infatti, nel giugno del 2009 la Telecom Italia ha imposto una rinegoziazione delle tariffe concordate per il secondo semestre dello stesso anno, riducendole di oltre il 25 per cento e causando un inevitabile passivo di SSC, stimato in oltre 3 milioni di euro nel 2009;
il 4 marzo 2010 Telecom Italia ha avviato le procedure che hanno portato, il 1o maggio 2010, alla cessione del ramo d'azienda, denominato IT operations, a Shared Service Center, coinvolgendo circa 2.200 addetti;
lo scopo dichiarato da Telecom Italia è quello di ridurre i costi industriali ed assegnare a SSC tale incombenza, da perseguire con tutti i mezzi «compreso l'efficientamento dell'organico in forza», come riporta la lettera raccomandata inviata da Telecom Italia alle organizzazioni sindacali;
Telecom Italia non sembra aver creduto molto alle possibilità di SSC, dal momento che nel corso dei mesi passati per ben due volte è stata sul punto di venderla, sia ad IBM che ad Engineering, per poi rinunciare all'ultimo momento, anche grazie alla ferma opposizione dei suoi dipendenti;
non sono chiare neppure le strategie industriali che negli anni 2000 hanno portato Telecom Italia dapprima a riunire e ad internalizzare le società del gruppo che producevano software, ed ora ad esternalizzarle, peraltro in un contesto generale economico-finanziario decisamente più complesso;
lo spezzettamento dell'azienda, come avvenuto già in passato in caso di esternalizzazioni, appare come preludio di licenziamenti veri e propri, oggi, ad avviso dell'interrogante, di fatto mascherati da cessione di ramo a una società a responsabilità limitata, visto che il bilancio di SSC nel 2009 non è ancora stato reso noto e in quello del 2008 si registrava un significativo - 44 per cento dei ricavi rispetto al 2007;
il 17 giugno 2010, l'amministratore delegato di SSC e il responsabile delle risorse umane di Telecom Italia hanno presentato ai sindacati il piano industriale 2010-2012 relativo alla SSC, nel quale si faceva presente l'eccedenza di 646 lavoratori e la possibilità di riassorbimento, a condizione di una volontaria rinuncia a 2 livelli di inquadramento, per 100 di essi in Telecom Italia, mentre per gli altri 500 dipendenti è stata espressa la volontà di arrivare ad un accordo, non precisando contenuti né modalità;
il demansionamento prospettato, così come esposto da Telecom Italia il 17 giugno, sarebbe la soluzione alla composizione inquadramentale squilibrata verso l'alto di SSC, per cui si intende concordare una riduzione di tale «sbilanciamento», senza considerare però che tale assetto deriva dal precedente organizzativo che ha visto negli anni concentrarsi in SSC, e in misura leggermente minore nella stessa Telecom-IT Operation, le figure «anziane» ed esperte, lasciando le posizioni ad esempio di «giovane sviluppatore SW» ai consulenti esterni. Tutto ciò è confermato dal fatto che l'età media dei dipendenti SSC è di circa 47 anni, e che la presenza di giovani è estremamente ridotta;

SSC, sempre nell'incontro del 17 giugno, ha anche dichiarato che intende continuare a mantenere la percentuale di consulenza esterna, proprio come polmone di espansione secondo le necessità e ciò indipendentemente dalla disponibilità dei lavoratori SSC a ricollocarsi in gruppi dove vi sia necessità;
tale politica aziendale comporterebbe che i lavoratori SSC ultraquarantenni avrebbero problemi maggiori a ricollocarsi rispetto a persone più giovani e con maggiore varietà di esperienze;
a parere dell'interrogante, il piano sottoposto ai dipendenti SSC presenta evidenti criticità, non ultima il dimezzamento dei programmatori software, pur mantenendo una percentuale di consulenza esterna del 52 per cento sul totale della domanda Telecom Italia, ma soprattutto la mancanza della richiesta esplicita della mobilità, quasi si volesse fare in modo che fossero i sindacati a richiederla;
appare anche fondato il dubbio che l'azienda voglia servirsi della criticità della situazione dei lavoratori per ottenere in cambio dalle istituzioni di riferimento l'ottenimento di servizi tecnologici all'avanguardia, quale ad esempio la cosiddetta «banda-larga» -:
se non si ritenga urgente quanto prima convocare un tavolo tecnico con i dirigenti e i sindacati di riferimento della SSC e di Telecom Italia al fine di verificare le reali intenzioni delle aziende e trovare una soluzione adeguata per i lavoratori, collocando eventuali dipendenti inattivi in condizione di ri-acquisire delle attività, tramite riqualificazioni, senza mantenere ingiustificabili quote di esterni;
se non si intenda verificare la disponibilità di Telecom Italia a gestire le tariffe per i servizi SSC in maniera più equa rispetto a quanto fatto nel 2009, gestione che ha determinato di fatto, a quanto consta all'interrogante una condizione artificiosamente favorevole alla vendita a terzi della stessa SSC.
(5-03159)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE MICHELI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 23 febbraio 2010, la dismissione della raffineria Lombarda Petroli ha provocato la fuoriuscita di materiali che hanno causato l'inquinamento del fiume Lambro e del fiume Po;
recentemente è stato approvato uno stanziamento di 1,2 milioni di euro a titolo di rimborso delle spese sostenute nella fase dell'emergenza;
nel comune di Monticelli d'Ongina continuano a persistere problemi legati alla bonifica dei luoghi, principalmente nella zona del bacino di Isola Serafini, sito di fronte alla centrale Green Power;
di recente il comune di Monticelli d'Ongina ha provveduto a prelevare un campione di acqua destinata ai canali di irrigazione, la quale presentava ancora forti odori di idrocarburi;
l'allarme maggiore è oggi rappresentato dalla possibile diffusione dell'acqua di irrigazione inquinata nei 7000 ettari di terreno coltivato e all'interno dei futuri raccolti. Inoltre le continue piene e i successivi abbassamenti del livello dell'acqua non fanno che aumentare la massa di idrocarburi in circolo;
al fine di scongiurare tale possibilità, il comune di Monticelli d'Ongina ha costituito un'apposita commissione di studio della questione, ma i comuni limitrofi non hanno ancora attivato iniziative simili per uno studio approfondito del problema;
stante tale situazione, appare quindi necessario procedere alla bonifica dei luoghi per poter ripulire dai depositi di idrocarburi i fondali del fiume Lambro e consentire che il lavoro degli agricoltori della zona possa continuare a svolgersi;
la Protezione civile ha inoltre predisposto una bozza di delibera, approvata dalle tre regioni (Lombardia, Emilia Romagna

e Veneto), in cui si individua una figura commissariale, il vicepresidente dell'ARNI, al fine di procedere agli opportuni interventi di bonifica -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se, considerata la difficile situazione ambientale e la peculiarità economica e turistica dell'area, non ritenga di intervenire, in modo straordinario, al fine di bonificare i luoghi interessati dall'inquinamento.
(4-07831)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», al secondo capoverso recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»; all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che: «Le attività di controllo del Ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia. Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca »disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente. Il relativo regolamento di attuazione (il Dpr 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio. Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al Ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza. Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica

italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferito alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è la «Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti» inserita nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento Triennio 2010-2012» per un importo di 1.850.000 euro per la realizzazione del progetto «Consolidamento e restauro delle Coperture e della Torre Campanaria della Cattedrale di Gravina» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto la «Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07839)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi» al secondo capoverso, recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»; all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;

l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che: «Le attività di controllo del Ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia. Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca »disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi« ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente. Il relativo regolamento di attuazione (il Dpr 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio. Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al Ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza. Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge.»;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferito alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è il «Comune di Este della Diocesi di Padova» inserita nell' «Aggiornamento Piano Interventi D.I. 09/04/2008 (Progetti deliberati in attesa di contrattualizzazione)» per un importo di 500.000 euro per la realizzazione del progetto «Chiesa degli Zoccoli» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi,

se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto la «Diocesi di Padova» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07840)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi», al secondo capoverso recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica», all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che:
«Le attività di controllo del ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia.
Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca "disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente.
Il relativo regolamento di attuazione (il decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987, n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio.
Il controllo del ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza.
Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge,

accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge.»;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferite alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è l'«Arcidiocesi dell'Aquila» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 9 aprile 2008 (Progetti deliberati in attesa di contrattualizzazione)» per un importo di 400.000 di euro per la realizzazione del progetto «Chiesa di S. Adolfo in Aielli Stazione, Restauro» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto l'«Arcidiocesi dell'Aquila» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07841)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi» al secondo capoverso recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;

all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il Sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'interrogazione 4-00051 affermava che:
«Le attività di controllo del ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia.
Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca "disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi" ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente.
Il relativo regolamento di attuazione (il decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987, n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio.
Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza.
Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge»;
dai dati diffusi dalla Conferenza episcopale italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferito alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è l'«Arcidiocesi di Foggia-Bovino»

inserita nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento Triennio 2010-2012» per un importo di 1.000.000 di euro per la realizzazione del progetto «Cattedrale di Foggia» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non sono stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto l'«Arcidiocesi di Foggia-Bovino» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07842)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222, «Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi» al secondo capoverso recita che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica», all'articolo 44, si stabilisce che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza»;
l'8 aprile 2010 il sottosegretario di Stato per l'interno Nitto Francesco Palma in risposta all'Interrogazione 4-00051 affermava che:
«Le attività di controllo del Ministero dell'interno sull'utilizzazione della quota dell'otto per mille del gettito complessivo Irpef, da parte della Chiesa cattolica, vengono espletate in ottemperanza a disposizioni legislative vigenti in materia.
Tra queste, innanzitutto, la legge 20 maggio 1985, n. 222, che reca «disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi» ed è frutto del lavoro svolto da una Commissione paritetica italo-vaticana. Le sue disposizioni, pertanto, si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e potrebbero essere modificate solo bilateralmente.
Il relativo regolamento di attuazione (il decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1987 n. 33) all'articolo 22, prevede la trasmissione al Ministro dell'interno - da parte della Conferenza episcopale italiana - del rendiconto sulla effettiva utilizzazione dei fondi derivanti dalla quota dell'otto per mille. Tale trasmissione deve avvenire entro il mese di luglio dell'anno successivo a quello di esercizio.
Il controllo del Ministero dell'interno si esplica nella verifica della rispondenza delle spese riportate nel rendiconto alle finalità indicate dall'articolo 48 della richiamata legge n. 222 del 1985 - esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di altri paesi del terzo mondo - e nell'invio, nei trenta

giorni successivi, della copia della documentazione pervenuta, con allegata relazione, al ministero dell'economia e delle finanze, per gli aspetti di competenza.
Dal 1990 - anno a partire dal quale è possibile la destinazione dell'otto per mille - la Chiesa cattolica ha sempre regolarmente adempiuto agli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul Notiziario della Conferenza episcopale italiana, nonché su altri organi di stampa. Si tratta, peraltro, di documentazione accessibile a tutti sul sito internet della Conferenza episcopale italiana. Da esso possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge»;
dai dati diffusi dalla Conferenza Episcopale Italiana (www.sovvenire.it) risulta che tra il 1990 e il 2009 a fronte di un trasferimento dalle casse della Repubblica italiana di 13 miliardi e 811 milioni di euro la stessa abbia speso per edilizia di culto 1 miliardo e 617 milioni di euro e per tutela e restauro dei beni ecclesiastici 740 milioni di euro, risultando impossibile comprendere quanto denaro sia stato trasferite alle singole entità territoriali ecclesiastiche e come sia stato da queste ultime speso;
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è l'«Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado» inserita nell'«Aggiornamento Piano Interventi D.I. 9 aprile 2008 (Progetti deliberati e contrattualizzati)» per un importo di 400.000 euro per la realizzazione del progetto «Museo diocesano "Albani" - ampliamento e riqualificazione funzionale» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero quali siano le società che devono realizzare il progetto descritto, come siano state state selezionate e con quali procedure; chi abbia controllato la congruità delle offerte e la rispondenza degli eventuali lavori eseguiti;
se risulti al Governo se e quanto abbia ricevuto l'«Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado» dalla Conferenza episcopale italiana a titolo di redistribuzione di quanto incassato dalla stessa a norma dell'articolo 47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 e per realizzare quali progetti;
se prima di finanziare il progetto descritto sia stato appurato se detto progetto abbia ricevuto altri finanziamenti a qualsiasi titolo erogati da soggetti pubblici.
(4-07843)

PISICCHIO, CAPANO, DE MICHELI, VICO, ZAZZERA, GINEFRA, MARANTELLI, GRASSI, GENOVESE, MASTROMAURO, BOCCIA, MOSELLA, TABACCI, RECCHIA, ANDREA ORLANDO, GRAZIANO, CUOMO, CESARIO, CALGARO, BORDO e SERVODIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le elezioni regionali della primavera 2010 sono state celebrate secondo il dettato

dell'articolo 122 della Costituzione facendo riferimento a procedimenti elettorali ispirati dalle leggi approvate dalle singole assemblee regionali o, in mancanza, dalla legge nazionale n. 43 del 1995, il cosiddetto «Tatarellum»;
la norma costituzionale che faculta le regioni all'adozione, di leggi elettorali locali, pone il limite della compatibilità delle stesse con la legge elettorale nazionale, la citata n. 43 del 23 febbraio 1995 che afferma il principio dei premio di governabilità. Secondo tale principio il presidente risultato vittorioso dalle urne deve poter esercitare la funzione di governo assistito da una maggioranza adeguata. La misura di tale adeguatezza è valutata nel 60 per cento dei consiglieri e, conseguentemente, la misura dell'adeguatezza del ruolo dell'opposizione è secondo il «Tatarellum», del 40 per cento dei consiglieri regionali;
la regione Puglia e la regione Lazio hanno registrato vicende elettorali simmetriche e in qualche modo sovrapponibili anche in ragione della somiglianza degli statuti e delle leggi elettorali regionali che ne regolano la rappresentanza; per entrambe le regioni, infatti, gli statuti prevedono l'assegnazione di 70 consiglieri, per entrambe le regioni le leggi elettorali prevedono l'attribuzione al vincente del premio di governabilità in ottemperanza al dispositivo contenuto nel «Tatarellum». In entrambe le regioni, inoltre, i risultati elettorali hanno consegnato alle opposizioni una rappresentanza così consistente da mettere in moto l'utilizzo dei premio di governabilità al fine di garantire al presidente risultato vittorioso, la maggioranza prevista del 60 per cento dei seggi. Per entrambe le regioni, infine, l'utilizzo dei seggi previsti per il premio di governabilità ha fatto sì che si superasse il numero di 70 indicato nello statuto;
se le condizioni di partenza erano le medesime per la regione Puglia e la regione Lazio, così non è stato per l'attività delle corti d'appello chiamate ad effettuare le proclamazioni che hanno attribuito alla regione Lazio il giusto premio di governabilità oltre la soglia dei 70 consiglieri regionali (nella misura, dunque, utile a garantire al governatore eletto il 60 per cento dei seggi stabilito dal Tatarellum), mentre la corte d'appello della Puglia, svolgendo un perplesso ruolo paragiudiziale di cui la legge non fa menzione (attribuendo ad essa, invece, una funzione meramente declaratoria), ha stabilito che il limite dei 70 consiglieri non fosse superabile, negando così al governatore della Puglia ciò che, invece, è stato concesso al governatore del Lazio: il 60 per cento dei seggi stabilito dal «Tatarellum» a beneficio della governabilità;
le proclamazioni effettuate dalle corti d'appello della Puglia e del Lazio, hanno dato vita a ricorsi presso i tribunali amministrativi regionali delle due regioni da parte degli interessati;
rispetto a tali ricorsi desta meraviglia e preoccupazione l'atteggiamento di «dispar condicio» assunto dall'Avvocatura dello Stato che, nel difendere, in situazioni giuridiche del tutto simili, i competenti uffici elettorali ha proceduto in Puglia ad un incomprensibile, puntiglioso ed assai articolato tentativo di confutazione delle argomentazioni proposte dai ricorrenti, volte a veder riconoscere il premio di governabilità, negato, pertanto, dall'avvocatura; laddove è rimasta, invece sul punto, del tutto silente nel Lazio, di fronte ad un caso perfettamente sovrapponibile a quello pugliese, salvo che per il colore politico del governatore vittorioso -:
se non intenda acquisire urgentemente elementi di informazione al riguardo;
quali urgenti interventi, nell'ambito delle proprie competenze, intenda compiere per superare questa distonia nei comportamenti dell'Avvocatura dello Stato che sembrerebbe ispirata, nei due casi evocati, da inaccettabili ragioni politiche piuttosto che giuridiche.
(4-07851)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da numerose notizie apparse sulla stampa locale fiorentina si apprende che domenica 16 maggio 2010 si è svolta nel salone del museo statale di Casa Martelli, che fa parte del Polo Museale Fiorentino, una festa privata per festeggiare il compleanno della soprintendente del medesimo, dottoressa Cristina Acidini Luchinat; a quanto si apprende, alla festa hanno partecipato circa settanta invitati ai quali è stato offerto un buffet e un concerto con la soprano Giulia Pori, accompagnata al pianoforte da Gregorio Nardi;
la legge n. 4 del 14 gennaio 1993 - cosiddetta «Legge Ronchey» - disciplina le concessioni governative dei beni demaniali, introducendo il principio che lo Stato, attraverso la riscossione di royaltie, contribuisce ad incrementare le risorse finanziarie necessarie alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale;
tra i campi che attengono alla disciplina delle concessioni è compreso quello dell'uso occasionale degli spazi demaniali, di cui il decreto dell'8 aprile 1994 fissa le relative tariffe e stabilisce i termini e le modalità di utilizzo;
gli spazi dei musei che fanno parte del Polo Museale Fiorentino possono essere concessi per uso occasionale; la eventuale autorizzazione ad uso temporaneo è subordinata al pagamento di un canone diversificato, stabilito in base al contesto e alle esigenze dei richiedenti;
il Polo Museale Fiorentino è pertanto dotato di un apposito ufficio permessi e concessioni che istruisce ed evade le richieste, a seguito del parere espresso dal soprintendente, cui compete la decisione sulla concessione e sul relativo canone da applicare;
all'interrogante pare che la situazione configuri un'ipotesi di conflitto di interessi, per la coincidenza nella stessa persona, di chi ha beneficiato dell'uso temporaneo degli spazi museali e di chi, secondo il regolamento, ne ha autorizzato l'uso medesimo -:
se i fatti descritti in premessa corrispondano al vero e a quale canone sia stato concesso il salone del museo statale di Casa Martelli e se siano state rispettate le procedure previste dalla normativa vigente, come descritte in premessa.
(4-07849)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FALLICA, TERRANOVA e LO PRESTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
a seguito della «riclassificazione» del 37o stormo dell'Aeronautica militare, che sarà allocato a Gioia del Colle in Puglia, a giugno 2012 la base di Trapani-Birgi non avrà più aerei schierati, nonostante siano stati spesi ben 4 milioni di euro per la sua manutenzione;
la configurazione operativa del 37o stormo «Cesare Toschi» è stata acquisita nell'ottobre del 1984 con la costituzione nella Base di Trapani-Birgi del 18o gruppo caccia intercettori che è stato affiancato nella missione della difesa aerea dal 10o gruppo caccia intercettori il 28 marzo 2006;
l'aeroporto di Trapani - Birgi con il suo stormo costituisce un grande volano per l'economia della provincia, con i contratti di fornitura di servizi e le commesse di lavoro stipulate, e con le spese sostenute

dalle famiglie del personale, che generano complessivamente un indotto economico di diversi milioni di euro all'anno -:
se il Governo non ritenga fondamentale reintegrare tale presidio destinando a Trapani-Birgi i velivoli e gli operatori del 5o stormo, di base all'aeroporto militare di Pisignano di Cervia (Ravenna), fino all'aprile 2010;
se continuerà ad essere attivo il centro di ricerca e soccorso e se la base, oltre ad essere sede di un comando aeronautico, resterà operativa per gli aerei Awacs della Nato;
se il Governo non ritenga doveroso rendere complementari la struttura militare e quella civile dell'aeroporto di Trapani-Birgi, di cui è stata potenziata la funzione antincendio dotandola di due vasche contenenti liquidi e sostanze chimiche in grado di aiutare lo spegnimento delle fiamme e di contenerne e ritardarne la propagazione, al fine di poter egregiamente ricoprire anche la nuova funzione di protezione civile garantita dall'acquisizione e dall'assegnazione di aerei Fire Boss, aeromobili moderni, in grado di raccogliere acqua anche da bacini idrici molto stretti, con funzioni antincendio e di sorveglianza.
(5-03153)

MOGHERINI REBESANI e ROSATO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in occasione delle celebrazioni per il 150o anniversario dell'unità d'Italia, il Ministero della difesa ha promosso dal 24 al 27 giugno 2010 un ampio programma di iniziative in provincia di Verona, Brescia e Mantova per celebrare le storiche battaglie di Solferino e San Martino - che posero fine alla seconda guerra di indipendenza - e la battaglia di Custoza - che diede inizio alla terza guerra di indipendenza;
questa manifestazione si inserisce nel più generale programma di iniziative che il Comitato interministeriale per le celebrazione del 150o anniversario dell'unità d'Italia sta promuovendo, con il giusto obiettivo di coltivare la memoria storica dell'epoca risorgimentale e di rinnovare le ragioni dell'unità nazionale italiana, che affonda le sue radici democratiche in battaglie di liberazione e di affermazione della dignità e della sovranità nazionale del popolo italiano;
le celebrazioni promosse dal Ministero della difesa già citate sono state accompagnate dalla diffusione di una pubblicazione ufficiale dello stesso dicastero, disponibile sia in formato cartaceo, sia in formato elettronico (pubblicata sul sito internet del Ministero), per presentare gli obiettivi dell'iniziativa, con una descrizione del ruolo delle Forze armate e una scheda di ricostruzione storica del percorso di unificazione italiana dal 1861 al 1918;
la scheda di sintesi storica si conclude con la frase: «Con la Prima guerra mondiale (1915-1918) si concluse il processo di unificazione nazionale che portò all'Italia dei giorni nostri» e viene fatta seguire da una serie di cartine della penisola italiana, in ordine cronologico, dal 1859 in poi. L'ultima cartina dell'Italia è quella del 1918, rappresentante il Regno d'Italia, comprensivo dell'Istria e della Dalmazia;
nella pubblicazione si omettono gli ulteriori sviluppi storici che definiranno la fisionomia territoriale e costituzionale dell'Italia odierna, e che la condurranno, a conclusione della Seconda guerra mondiale, a perdere i territori dell'Istria e della Dalmazia e a divenire una Repubblica democratica -:
se non ritenga inopportuno svolgere iniziative promosse dal Ministero della difesa per celebrare l'epoca risorgimentale e l'unità nazionale che siano fondate su una ricostruzione storica del processo di formazione dell'Italia democratica parziale e significativamente incompleta, e quali iniziative intenda assumere per assicurare, nel corso delle successive manifestazioni commemorative, un'adeguata correzione di tale impostazione storica e culturale.
(5-03158)

Interrogazione a risposta scritta:

PAGLIA e DI BIAGIO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 2004 l'Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera, dopo la Germania e davanti alla Francia. Nel 2008 il 9 per cento delle esportazioni totali elvetiche ha preso la via dell'Italia. L'11 per cento delle importazioni totali della Svizzera provengono invece dall'Italia;
le aziende di entrambi i Paesi dimostrano di avere un grande potenziale sui mercati internazionali soprattutto se agiscono nel quadro di joint-venture, collaborazioni bilaterali o partnership come nel caso dei settori aerospaziale, della biotecnologia e delle energie rinnovabili;
tra i settori di maggior interesse e scambio commerciale tra Italia e Svizzera vi sono quella della tecnologia delle telecomunicazioni, l'aerospazio, componenti per automobili, nanotecnologie, chimica, logistica, macchine industriali e turismo;
l'Italia rappresenta da tempo uno dei partner commerciali più importanti della Svizzera, in particolare nel settore degli scambi commerciali nel settore militare, nonostante il posizionamento politico della Svizzera, l'Esercito rappresenta uno dei pilastri fondamentali della struttura sociale e politica;
proprio di recente, per il settore commerciale aerospaziale, imprenditori italiani si sono aggiudicati una gara di appalto per la fornitura di apparecchiature radar all'esercito svizzero e il nostro Paese negli anni si è accreditato come uno dei miglior partner di scambi nel settore strategico militare, riuscendo a conseguire un risultato ambito anche da altri Paesi, come la Francia e la Germania;
il rafforzamento di questi rapporti sociali e commerciali è da attribuire all'azione dall'ambasciata d'Italia in Svizzera e dall'ufficio addetto alla difesa all'estero, perché le aziende italiane nella vendita all'estero si muovono molto spesso utilizzando la difesa o perché supportate dalla difesa;
alla luce di tali evidenze, ad oggi giunge notizia, che nell'ambito di un piano di razionalizzazione degli addetti alla difesa all'estero, il Ministero della difesa, abbia intenzione di chiudere l'ufficio militare di Berna;
diversi referenti istituzionali, tra cui l'ambasciatore d'Italia in Svizzera, hanno avuto modo di sollevare le loro perplessità relativamente alla chiusura dell'ufficio di Berna, evidenziando il danno che deriverebbe al nostro Paese dalla mancanza di questo strumento operativo all'estero;
in particolare l'addetto militare dell'Ambasciata italiana a Berna rappresenta il collegamento fra le Forze armate italiane ed il Centro svizzero per paraplegici di Nottwil (Cantone di Lucerna), dove, oltre ai due terzi degli svizzeri che sono vittime di lesioni al midollo spinale ed alla colonna vertebrale, sono curati e rieducati i nostri militari che, nei teatri operativi delle missioni internazionali in cui l'Italia è impegnata, riportano lesioni gravissime agli arti e che senza l'intervento di questo dentro potrebbero non avere alcuna possibilità di recupero;
a tali sollecitazioni istituzionali sono giunte le motivazioni dello Stato Maggiore della Difesa, che nell'addurre la necessità di attuare il contenimento delle spese previste dal decreto-legge n. 112 del 2008 ha dichiarato la necessità di darvi attuazione tramite una razionalizzazione dello schieramento degli addetti militari all'estero, da realizzarsi gradualmente in 3 anni;
nonostante le motivazioni addotte, preme evidenziare che è necessario nell'attuazione di tale piano di azione del Ministero della difesa salvaguardare le relazioni internazionali, la cooperazione internazionale e gli scambi commerciali

tra Italia e Svizzera, sempre garantiti dalla presenza di addetti militari all'estero -:
quale sia il piano di razionalizzazione della rete degli addetti per la difesa all'estero e se intenda aprire un tavolo istituzionale ai fini della conoscenza dello stato di avanzamento del piano di ridimensionamento per la discussione concertata con tutte le parti delle soluzioni più idonee per il mantenimento degli uffici miliari più importanti all'estero;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine al salvataggio del presidio militare di Berna in Svizzera, anche attraverso una collocazione dell'addetto in locali dell'ambasciata d'Italia.
(4-07850)

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2010

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
dal momento dell'insediamento ormai due anni fa il Governo e in particolare, il Ministro della salute sono sollecitati dall'opposizione, dalle associazioni dei malati, dagli operatori del settore a definire ed approvare i nuovi livelli essenziali di assistenza che devono garantire in modo omogeneo sul territorio cure adeguate, assistenza domiciliare e residenziale, la definizione degli ausili e il nuovo nomenclatore a malati e disabili;
in data 23 ottobre 2009 è stato firmato il nuovo patto della salute tra Governo e regioni e quindi non ci dovrebbero essere ulteriori ostacoli all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
particolare rilievo ed urgenza hanno assunto le richieste pervenute dai malati affetti da gravi patologie invalidanti le cui difficili condizioni di salute non permettono ulteriori dilazioni;
in data 20 giugno 2010 l'onorevole Maria Antonietta Farina Coscioni, ha iniziato uno sciopero della fame di dialogo in continuità con l'iniziativa del 7 novembre 2009 - ossia sette mesi fa - quando alcuni malati di sclerosi laterale amiotrofica, i signori Salvatore Usala, Giorgio Pinna, Mauro Serra e Claudio Sabelli, hanno deciso di intraprendere uno sciopero della fame, e così di denunciare di essere costretti a vivere una situazione al limite della disperazione, senza aiuti economici adeguati e l'assistenza di cui hanno pur diritto. Iniziativa di cui ha dato conto con lettera inviata allo stesso Ministro dell'economia e delle finanze;
nella risposta ad un'interrogazione a risposta immediata in assemblea nella seduta del 23 giugno 2010 il Ministro della salute ha dichiarato che quanto di competenza del suo Ministero, ed in particolare l'accordo con le regioni, è stato completato nel febbraio di quest'anno e che la bozza di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di revisione dei livelli essenziali di assistenza contiene numerose innovative disposizioni che potrebbero significativamente migliorare le condizioni di vita di molti pazienti, in particolare gli attesi adeguamenti nel settore delle protesi e degli ausili compresi quelli necessari per la comunicazione interpersonale;
nel frattempo il Governo ha presentato un'impegnativa manovra economica che prevede rilevanti tagli alle regioni che non potranno non incidere sulla sanità e sulla salute dei cittadini -:
se risponda al vero che il Ministro interpellato stia valutando la congruità della spesa connessa alla revisione dei livelli essenziali di assistenza e, in caso affermativo, cosa ostacoli l'espressione del concerto da parte dello stesso Ministro in

relazione al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, contente i nuovi livelli essenziali di assistenza.
(2-00777)
«Farina Coscioni, Duilio, Melis, Touadi, Tullo, Beltrandi, Maurizio Turco, Bernardini, Mecacci, Sbrollini, Cesare Marini, Schirru, Fadda, Nannicini, Burtone, D'Incecco, Lenzi, Ferrari, Livia Turco, Villecco Calipari, Tidei, Pedoto, Verini, Fioroni, Lucà, Bordo, Genovese, Giacomelli, Binetti, Bossa, Sarubbi, D'Antona, De Angelis, Zamparutti».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MISITI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Corte di Cassazione, sezione penale, nella sentenza n. 1339/2007, ha stabilito che «L'utilizzabilità attuale del lago di Sabaudia per i pubblici usi del mare risulta accertata»;
il tribunale di Latina ha emesso un'ordinanza, depositata il 20 agosto 2007, che recepisce in pieno le conclusioni della sentenza della Corte di Cassazione. In detta ordinanza si afferma che: «È di tutta evidenza che il lago ormai ha tutti i requisiti sostanziali e funzionali per assumere a tutti gli effetti la natura di demanio marittimo secondo i requisiti previsti dall'articolo 28 del codice della navigazione» -:
se, alla luce dei pronunciamenti della Corte di Cassazione e dell'ordinanza del tribunale di Latina, il Ministro non intenda assumere le iniziative di competenza affinché il lago di Sabaudia venga riconosciuto come lago pubblico demaniale.
(5-03154)

Interrogazione a risposta scritta:

POLLEDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la questione della sicurezza alle frontiere e l'azione di contrasto all'immigrazione clandestina, oltre che alla criminalità organizzata è, come è noto, al centro dell'azione del programma e dell'azione di questo Governo;
gli strumenti di maggiore impatto in tale azione sono certamente i documenti di identificazione personale: il permesso di soggiorno elettronico e la carta di identità elettronica, che, per loro natura, devono essere dotati di alti livelli di sicurezza contro tentativi di falsificazione e contraffazione;
per tale motivo, fin dalle fasi iniziali di sviluppo, sia il permesso di soggiorno elettronico che la Carta di identità elettronica sono stati dotati di tecnologia basata su banda a memoria ottica, giudicata dalle autorità italiane competenti - AIPA, CNIPA e CNR - come soluzione più sicura al mondo;
non a caso, fin dal 1998, gli USA hanno scelto la banda a memoria ottica quale soluzione di base per la green card, distribuita a oltre 30 milioni di immigrati. L'amministrazione americana ha da poco tempo riconfermato la scelta iniziando la distribuzione, durante il mese di maggio 2010, della nuova green card con tecnologia ancora basata sulla banda a memoria ottica;
in Italia questi documenti sono gestiti in regime di monopolio legale dall'Istituto poligrafico e zecca dello Stato spa, società a completa partecipazione statale, avendo quale unico azionista il Ministero dell'economia e delle finanze; dall'inizio del 2010 l'Istituto poligrafico ha distribuito circa settecentomila permessi di soggiorno elettronici con banda ottica;
dal mese di maggio 2010 la banda a memoria ottica è sparita dal permesso di soggiorno elettronico, nonostante la legge

n. 43 del 2005 riconosca proprio all'Istituto poligrafico un ruolo primario nella gestione dei documenti di sicurezza e nonostante il consistente budget di spesa dell'Istituto poligrafico per attività di consulenza, come accertato dall'ultima relazione della Corte dei Conti;
ciò rappresenta di fatto un grave depotenziamento del documento più importante nella lotta all'immigrazione clandestina;
in realtà, a più riprese, fin dal 2008, la Commissione europea ha sollecitato gli Stati membri ad utilizzare, per il rilascio del permesso di soggiorno, nuove tecniche di inserendo espressamente tra queste la tecnologia della banda a memoria ottica -:
se tale decisione sia stata attentamente valutata dall'Istituto poligrafico, sotto il profilo della sicurezza tecnologica, e se le conseguenti decisioni non creeranno, viceversa, un alto rischio nella sicurezza nazionale;
quali siano i motivi che hanno indotto l'Istituto poligrafico a definire soluzioni non conformi alle decisioni dei massimi esperti italiani in tema di sicurezza e di anticontraffazione;
se sia stato valutato adeguatamente il rapporto costo/prestazioni offerto dalla banda a memoria ottica rispetto alle tecnologie residuali del permesso di soggiorno elettronico ora prodotto;
quali iniziative intenda adottare per scongiurare il paventato rischio di un preoccupante aumento delle falsificazioni con il nuovo permesso di soggiorno elettronico.
(4-07830)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di informazioni «ANSA» il 29 giugno 2010, alle ore 10,44 metteva in rete una notizia intitolata: «Furto da dieci centesimi, giudici al lavoro da cinque anni»;
la vicenda è relativa al furto di un «cappuccio» a vite che chiude la valvola per la pressione dei pneumatici (valore non più di dieci centesimi), subita da un imprenditore edile di Cagliari, vicenda che attende da ben cinque anni di essere definita; in particolare l'autista di una delle automobili dell'azienda dell'imprenditore svita un «cappelletto» da un'automobile parcheggiata vicino la sua, ma viene notato da un'impiegata di banca, la quale presenta denuncia, nonostante il proprietario dell'automobile avesse deciso di soprassedere;
i fatti risalgono al 30 settembre del 2005; la regolare denuncia, presentata ai carabinieri, approda sul tavolo del magistrato. Il pubblico ministero accertato che non c'è denuncia di parte, chiede l'archiviazione, respinta dal giudice per le indagini preliminari, secondo il quale il furto del «cappelletto» da dieci centesimi configura il furto aggravato, perché l'auto era in una pubblica via, e dunque procede d'ufficio. Viene così instaurato un procedimento che dopo gli immancabili rinvii, giunge finalmente in aula. Viene convocato il «derubato», che conferma il suo assoluto disinteresse verso il «cappelletto», e l'autore del «furto aggravato»; ciò nonostante l'udienza è stata aggiornata al prossimo novembre -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità e se non intenda promuovere le necessarie riforme per evitare che fatti del genere abbiano a ripetersi;
se sia noto quanti magistrati siano stati impegnati nella vicenda sopra esposta e se sia in grado di quantificare a quanto ammontino le spese sostenute per trattare il caso e risolvere il caso del «cappuccio» da dieci centesimi rubato.
(4-07834)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Sindacato autonomo polizia penitenziaria SAPPE ha segnalato come la casa circondariale di Imperia, alla data del 31 maggio 2010, ospitava 121 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di posti letto pari a numero 78; dei presenti, 48 sono i detenuti in attesa di giudizio e 73 con pendenza di condanna. La percentuale di stranieri detenuti è del 65 per cento dei presenti. Il reparto di polizia penitenziaria, invece delle 78 unità previste in organico, ha in forza 55 appartenenti al Corpo (23 in meno rispetto al previsto), 9 dei quali distaccati in altre sedi penitenziarie a vario titolo, ed è quindi ovvio come tutto ciò vada a incidere inevitabilmente sui livelli di sicurezza della struttura e sull'organizzazione complessiva dei servizi, tanto che spesso i poliziotti penitenziari devono occupare più posti di servizio contemporaneamente svolgendo turni talvolta della durata continuativa di dieci ore;
il SAPPE ha segnalato come nel 2010, nel carcere imperiese di via Agnesi, si è ricorsi ad un diffuso e generalizzato abbassamento della classifica di fine anno del personale di polizia (in qualche caso addirittura di 6 punti in meno rispetto a quella dell'anno precedente) con motivazioni estremamente sintetiche e non conformi alle indicazioni al riguardo fornite dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, specie laddove si prevede espressamente di rendere percepibile l'iter logico seguito nell'attribuzione del punteggio, quantomeno mediante taluni elementi che concorrano a integrare e chiarire la valenza del punteggio;
ad aggravare ulteriormente una situazione di per sé già critica vi è anche la decisione dell'autorità dirigente (spesso assente perché dirigente anche della casa circondariale di Savona) di dare corso ad una serie di positive iniziative per le persone sottoposte a privazione della libertà personale (corso di calcio, di pittura e di yoga) che, da un lato, rispettano le esigenze rieducative e di benessere, ma, dall'altro, vanno a incidere pesantemente sui carichi di lavoro dei poliziotti penitenziari in servizio nel periodo estivo e, complessivamente, sui livelli di sicurezza della struttura;
nel corso dell'anno 2009 si sono verificati diversi eventi critici, anche gravi, che hanno interessato parte della popolazione sottoposta a detenzione, ma alcuni dei quali - 11 casi di autolesionismo; 4 tentativi di suicidio; 18 ferimenti; uno sciopero della fame - non hanno avuto ulteriori peggiori conseguenze solo grazie alla professionalità del personale di polizia penitenziaria -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere rispetto alle citate problematiche e come il Governo intenda intervenire per sanare le gravi carenze organico del reparto di polizia penitenziaria di Imperia.
(4-07836)

PALADINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sindacato autonomo polizia penitenziaria SAPPE ha segnalato come la Casa Circondariale di Sanremo, alla data del 31 maggio 2010, ospitava 366 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di posti letto pari a numero 209; dei presenti, 162 in attesa di giudizio e 203 con pendenza di condanna. La percentuale di stranieri detenuti è del 52 per cento dei presenti. Il reparto di polizia penitenziaria, invece delle 253 unità previste in organico, ha in forza 170 appartenenti al Corpo (ben 83 in meno rispetto al previsto), 25 dei quali distaccati in altre sedi penitenziarie a vario titolo, ed è quindi ovvio come tutto ciò vada a incidere inevitabilmente sui livelli di sicurezza della struttura e sull'organizzazione complessiva dei servizi;
il SAPPE ha da tempo proposto il trasferimento della sezione detentiva per collaboratori, attualmente gestita dal Personale di Polizia Penitenziaria dell'istituto (con ciò accentuando ulteriormente le già critiche condizioni operative del reparto

sanremese) e non da quello istituzionalmente previsto, appartenente al gruppo operativo mobile;
in luogo della citata sezione per collaboratori, a parere dell'interrogante, a Sanremo sarebbe invece opportuno aprire una sezione detentiva femminile, come peraltro era nel progetto originario, considerato che le persone private della libertà personale nella provincia di Imperia vengono inevitabilmente trasferite presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo, unica realtà penitenziaria regionale con sezioni detentive femminili, con ciò provocando disagi anche ai familiari ed, in particolare, ai figli delle donne sottoposte alla detenzione;
a Sanremo risulterebbero essere estremamente carenti i piatti, le lenzuola, gli sgabelli, i tavoli e tutto il materiale consegnato agli arrestati al momento dell'ingresso in carcere e tutto ciò contrasta anche con le nuove linee guida nell'ambito di un modello organizzativo che riguarda le procedure di accoglienza, finalizzate ad attenuare gli effetti traumatici della privazione della libertà e a predisporre gli interventi a tutela della incolumità fisica e psichica conseguenti all'ingresso in istituto, contenute nella nota dipartimentale del 6 giugno 2007 in materia di regola d'accoglienza dei detenuti provenienti dalla libertà;
il SAPPE ha evidenziato ancora come nel corso dell'anno 2009 presso la Casa Circondariale di Sanremo si sono verificati diversi eventi critici anche gravi - segnatamente i 2 tentativi di suicidio, 5 casi di autolesionismo, 13 scioperi della fame ed 8 rifiuti di vitto dell'Amministrazione e di terapie mediche - che non hanno avuto ulteriori peggiori conseguenze solo grazie alla professionalità del personale di polizia penitenziaria, pur in grave carenza di organico;
risultano liberi e non occupati alcuni degli alloggi di servizio della polizia penitenziaria presenti nella palazzina adiacente la struttura penitenziaria e sarebbe invece opportuno definire con urgenza le modalità di assegnazione dei citati locali -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda assumere rispetto alle citate problematiche e come il Governo intenda intervenire per sanare le gravi carenze organico del reparto di polizia penitenziaria di Sanremo.
(4-07837)

MONAI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha proceduto tramite procedure interne a bandire diversi corsi-concorsi definiti dal contratto collettivo nazionale integrativo comparto ministeri 2000, e pubblicati sul Bollettino Ufficiale del Ministero della giustizia n. 12 del 30 giugno 2003, tra cui quello per n. 103 direttori penitenziari, posizione economica ex C1, a copertura delle vacanze di organico previste dalla pianta organica, PCD n. 11 marzo 2004, nonché dal decreto legislativo n. 146 del 2001;
i vincitori per l'accesso alla nuova qualifica sono stati selezionati in funzioni dei titoli posseduti quali: laurea, specializzazioni post-laurea; avviati a decorrere dal marzo 2005, per sette mesi, alla relativa attività formativa consistente in diritto penitenziario, penale, procedura penale, amministrativo, del lavoro, sindacale, gestione del personale, e altro;
nel contempo è stata approvata la legge delega sulla dirigenza penitenziaria del 27 luglio 2005, n. 154, e successivamente il decreto legislativo 15 febbraio 2006, n. 63;
la I Commissione affari costituzionali della Camera in data 24 gennaio 2006, in sede di definizione del decreto legislativo n. 63 del 2006, aveva posto il problema esprimendosi positivamente per un inserimento dei vincitori direttori penitenziari nella nuova qualifica;
i direttori venivano assunti in data 11 febbraio del 2008 ma, ad avviso dell'interrogante,

incomprensibilmente, l'amministrazione non ha voluto dare una chiara definizione delle mansioni già previste dalla normativa vigente, lasciando inattuata una previsione contrattuale e legislativa;
il TAR del Lazio, sezione quater, con sentenza n. 2786 del 2008 ha ribadito che la legge sulla dirigenza penitenziaria non ha abrogato il ruolo direttivo del direttore;
in data 15 dicembre 2009 è stato sottoscritto il contratto collettivo nazionale integrativo giustizia, soltanto da due sigle sindacali rappresentative solo del 33 per cento dei dipendenti, che inspiegabilmente ha indistintamente accorpato nell'area dell'organizzazione e delle relazioni i direttori, insieme a collaboratori, bibliotecari esperti linguistici, statistici, cancellando il profilo di direttore penitenziario;
in questo momento di grave situazione per l'istituzione carceraria, l'impiego di personale giovane e motivato in compiti attinenti alla gestione degli istituti penitenziari risulta essenziale, anche perché attualmente sussistono circa 80 vacanze di organico nel ruolo dei direttori penitenziari -:
se il Ministro non ritenga di dover mantenere il ruolo direttivo dei direttori penitenziari promuovendo una modifica al contratto collettivo nazionale integrativo, assumendo iniziative normative volte a «riaprire» la delega legislativa sulla dirigenza e prevedendo l'avanzamento nel ruolo dirigenziale dei funzionari, con conferimento degli incarichi vacanti ai citati direttori.
(4-07844)

TESTO AGGIORNATO AL 5 LUGLIO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione n. 5-02898 il firmatario del presente atto di sindacato ispettivo interrogava il Ministro sui lavori relativi alla Pedemontana delle Marche, con particolare riferimento ai disagi ed ai danni provocati alla viabilità comunale dei comuni di Piandimeleto e Lunano, che per ben un anno hanno dovuto sopportare il traffico deviato dalla Pedemontana;
nella risposta che il sottosegretario Mantovani ha fornito nella seduta del 29 giugno 2010 oltre a ricostruire le fasi di lavoro, oggi finalmente terminate, si dichiarava che Anas riteneva di non dover indennizzare i comuni per i danni arrecati e che gli stessi non avevano avanzato richieste m tal senso;
è necessario tornare sull'argomento in quanto nel caso in questione il Ministero non ha inteso assolvere ad avviso dell'interrogante al suo ruolo di organo di vigilanza e di indirizzo nei confronti di Anas Spa ed al suo compito di accertamento dei fatti;
risulta infatti che il comune di Piandimeleto, quello di Lunano e la stessa provincia di Pesaro e Urbino si sono più volte rivolte per iscritto ad Anas per segnalare il caso;
in particolare il Comune di Piandimeleto ha trasmesso le seguenti note ad Anas Ancona: prot. 4328 del 23 settembre 2009, prot. 1454 del 26 marzo 2010, prot. 1744 del 15 aprile 2010 tutte a medesimo oggetto: «Richiesta intervento sistemazione strade comunali a seguito deviazione traffico»;
nel mese di aprile sia i consigli comunali che l'amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino hanno approvato ordini del giorno trasmettendoli al Ministro competente ed agli uffici interessati;
non si comprende come si sia potuto affermare che non risultavano richieste dei comuni;
nel momento del consenso dei comuni alle deviazioni del traffico gli stessi hanno avuto assicurazione che gli eventuali danni sarebbero stati riparati;

gli stessi comuni più volte, in assenza di interventi, hanno minacciato l'eventualità di chiudere le deviazioni in questione non essendo più le strade praticabili e non avendo gli stessi i fondi a disposizione per sistemarle. Eventualità non praticata per buon senso;
non è ancora chiusa la contabilità dei lavori effettuati e potrebbero esserci somme a disposizione;
è evidente che, se il Ministero direttamente o attraverso Anas non assume iniziative, si aprirà un contenzioso legale per il quale è facile prevedere la soccombenza di Anas con oneri maggiori rispetto ad un pronto intervento;
la circostanza sarebbe inspiegabile visto che avverrebbe tra attori pubblici e per un importo riferito al danno piuttosto limitato anche se importante per piccoli comuni senza risorse -:
se il Ministro intenda ulteriormente approfondire l'accertamento dei fatti ed assumere le iniziative necessarie che gli competono, quale organo di vigilanza e di indirizzo, per evitare che si apra un contenzioso e che vengono effettuati i lavori di ripristino delle strade comunali di Piandimeleto e Lunano o che gli stessi vengano direttamente indennizzati dal Ministero o da Anas.
(5-03156)

GINEFRA, VICO, CAPANO e SERVODIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Piano generale dei trasporti e della logistica (PGTL), approvato dal CIPE nel 2001, detta le linee guida per l'organizzazione e la programmazione del sistema dei trasporti e individua il sistema nazionale integrato dei trasporti (SNIT), inteso come insieme integrato di infrastrutture di interesse nazionale, che costituiscono la struttura portante del sistema italiano di mobilità delle persone e delle merci, con la funzione strategica di assicurare i collegamenti tra le grandi aree del Paese e verso i Paesi esteri;
tra le strategie di carattere generale perseguite nello sviluppo dello SNIT, particolare rilievo viene assegnato all'adeguamento delle caratteristiche geometriche e funzionali dei due corridoi longitudinali, tirrenico ed adriatico, e al rafforzamento delle maglie trasversali appenniniche;
le regioni Campania e Puglia sono rispettivamente interessate dalla direttrice longitudinale tirrenica e dalla direttrice longitudinale adriatica e che, per quanto attiene l'integrazione dei due corridoi mediante direttrici trasversali, il PGTL propone l'intervento di completamento del raddoppio della direttrice Napoli-Bari;
il suddetto PGTL definisce l'alta velocità un nuovo sistema integrato in grado di sostenere l'aumento di traffico previsto (alta capacità) e di interconnettersi con le linee regionali e locali, e che rappresenta occasione per il rilancio del trasporto ferroviario;
il 27 luglio 2006, a Roma, presso la sede delle Ferrovie dello Stato, è stato firmato il protocollo d'intesa tra i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, i presidenti delle regioni Campania e Puglia, i vertici delle Ferrovie dello Stato e della Società RFI (rete ferroviaria italiana), per la riqualificazione e il potenziamento della linea ad alta capacità ferroviaria Napoli-Bari;
attualmente il collegamento ferroviario tra Tirreno e Adriatico, inteso come itinerario tra i capoluoghi delle regioni Campania e Puglia, non è continuo, ma presenta una discontinuità con una rottura di carico nella stazione di Caserta ed una inversione di marcia nella stazione di Foggia;
conseguentemente, il tempo medio di percorrenza sulla tratta ferroviaria Napoli-Bari è pari a circa tre ore e quaranta minuti;

dall'analisi dello scenario internazionale emerge il rilevante ruolo del Mezzogiorno rispetto alle restanti aree del Paese, soprattutto in relazione alla sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo che suggerisce l'obiettivo di proporsi come passaggio commerciale per i flussi del Mediterraneo;
una maggiore qualità dei servizi di trasporto ed il recupero del divario infrastrutturale del Mezzogiorno rappresentano una pre-condizione essenziale per lo sviluppo economico dell'area, con ricadute positive per l'intero Paese, ancor di più nell'ambito del mutato scenario internazionale che fa prevedere una significativa crescita del ruolo del Mediterraneo nei prossimi decenni;
il collegamento ferroviario Napoli-Bari può favorire l'integrazione delle reti TEN, mettendo in connessione il corridoio I Berlino-Palermo (di cui la linea AV/AC Milano-Napoli ed in particolare la tratta AV/AC Roma-Napoli sono parte) con il corridoio VIII Bari-Sofia;
il Mezzogiorno delle aree interne, con l'alta capacità Napoli-Bari, diventerà dunque ponte di collegamento tra il Corridoio I e il Corridoio VIII e nodo di logistica e di interscambio per tutto il sistema macroregionale con straordinarie opportunità di sviluppo per tutte le aree interne circostanti;
l'opera, a differenza di quelle pur importanti realizzate nel Mezzogiorno nei decenni passati, è infatti pensata come asse di connessione Est-Ovest;
l'asse Est-Ovest, incrociando la dorsale tirrenica Nord-Sud, proietterà milioni di persone e tonnellate di merci lungo l'alta velocità Napoli-Roma Milano-Torino;
anche RFI, nell'ambito del proprio piano di sviluppo degli itinerari fondamentali del Mezzogiorno, considera la riqualificazione e lo sviluppo della relazione trasportistica Roma-Napoli-Bari quale chiusura meridionale della maglia ferroviaria europea;
tale infrastruttura consentirà la creazione di un «tripolo» Roma-Napoli-Bari costituente uno dei sistemi metropolitani più grandi d'Europa;
una volta terminata l'opera, consentirà di aumentare il traffico fino a 15 mila passeggeri e fino a 6 mila tonnellate di merci al giorno, grazie a 54 treni al giorno, rispetto ai 10 di oggi, sulla Milano-Napoli-Bari e ai 144, rispetto agli attuali 26, sulla tratta Napoli-Benevento-Caserta-Foggia;
il progetto di alta capacità, una volta completamente a regime, abbatterà drasticamente i tempi di percorrenza su questa tratta, dimezzandoli. Da Napoli a Bari occorreranno meno di due ore, dalle aree interne si potranno raggiungere le grandi aree metropolitane costiere in meno di sessanta minuti; finalmente il tripolo Roma-Bari-Napoli, la più grande area metropolitana del centro-sud, sarà connessa attraverso una rete moderna ed efficiente;
la realizzazione del progetto sopra menzionato permetterà, quindi, di conseguire i seguenti benefìci:
miglioramento della competitività del trasporto su ferro attraverso l'incremento dei livelli prestazionali ed un significativo recupero dei tempi di percorrenza;
riequilibrio della ripartizione modale attraverso il miglioramento della qualità del servizio di trasporto pubblico, con effetti benefici in termini di riduzione della congestione, delle emissioni inquinanti, dei consumi energetici e dell'incidentalità;
miglioramento dell'integrazione del- la rete ferroviaria di Sud-Est con il sistema AV/AC attraverso la stazione di Napoli-Afragola, con conseguente aumento generalizzato dell'offerta del servizio ferroviario nell'intero Mezzogiorno;
la possibilità di istituire collegamenti commerciali diretti Napoli-Bari;
il miglioramento dei servizi interregionali Puglia-Campania;

miglioramento dell'integrazione della tratta ferroviaria con le strutture dedicate all'intermodalità e alla logistica, con conseguente aumento delle quote di trasporto merci su rotaia;
l'opera prevede 146,6 chilometri di linea e 15 stazioni e che alla sua realizzazione si sta procedendo per lotti. In alcuni tratti si interverrà sulla rete attuale, attraverso la riqualificazione e il potenziamento; in altri si costruirà il tracciato ex novo;
allo stato alcuni cantieri sono già aperti, mentre le progettazioni saranno completate entro il 2008. L'opera dovrà essere interamente terminata entro il 2020, ma già dal 2009 le prime tratte saranno in funzione;
in data 14 marzo 2007, la regione Campania ha stabilito di anticipare le risorse necessarie al completamento della progettazione delle tratte legate all'alta capacità Napoli-Bari ricadenti in territorio regionale;
nell'allegato infrastrutture al Dpef, licenziato in data 29 giugno 2007, il CIPE ed il Consiglio dei ministri hanno previsto il finanziamento integrale della progettazione e di alcune tratte già dotate di progettazione, tratte che si aggiungono a quelle già finanziate con il contratto di programma RFI; e tra le altre la riqualificazione dell'itinerario comprende:
a) gli interventi di raddoppio della tratta compresa tra Vitulano e Apice che sono stati realizzati e sono attualmente in esercizio;
b) gli interventi sulle linea Cancello-Napoli: con un costo di 670 milioni di euro, inserito in contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2008, nella tabella A3 «opere in corso di realizzazione per lo sviluppo infrastrutturale della rete convenzionale». Lo sviluppo progettuale ad oggi eseguito ha evidenziato un maggiore costo rispetto a quanto originariamente previsto;
c) la velocizzazione/raddoppio Cancello-Benevento e «bretella di Foggia» per il collegamento diretto Cervaro-Bari: con un costo di 1.490 milioni di euro inseriti in contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2008, rispettivamente, nella tabella A3 «opere in corso di realizzazione per lo sviluppo infrastrutturale della rete convenzionale» per un importo di 391 milioni di euro destinati alla progettazione e in tabella B3 «opere prioritarie da avviare per lo sviluppo infrastrutturale della rete convenzionale» per un importo di 1.099 milioni di euro destinati alla realizzazione dell'opera;
d) nuova linea Apice-Orsara: con un costo di 2.210 milioni di euro, inserito in contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2008, rispettivamente, nella tabella A4 «opere in corso di realizzazione per lo sviluppo infrastrutturale della rete alta capacità» per un importo di 297 milioni di euro destinati alla progettazione e in tabella B4 «opere prioritarie da avviare per lo sviluppo infrastrutturale della rete alta capacità», per un importo di 1.913 milioni di euro destinati alla realizzazione dell'opera;
e) raddoppio in variante Orsara-Bovino-Cervaro: con un costo di 550 milioni di euro, interamente finanziati, inserito in contratto di programma 2007-2011, aggiornamento 2008, nella tabella A4 «opere in corso di realizzazione per lo sviluppo infrastrutturale della rete alta capacità», esclusa nell'arco di piano la tratta Orsara-Bovino inserita in tabella C4 «altre opere da avviare per lo sviluppo infrastrutturale alta capacità», ai fini di una corretta imputazione di cassa;
f) nell'accordo del 27 febbraio 2007, sottoscritto dal Ministro per le infrastrutture ed il presidente della regione Campania, il finanziamento della variante alla linea Cancello-Napoli, per l'importo di 480 milioni di euro, è proposto a carico dei programmi nazionali 2007-2013 per l'utilizzo dei fondi FAS e FESR e 103 milioni di euro a carico del Contratto di programma RFI 2007-2011. Il finanziamento

della variante Cancello-Telese nel comune di Maddaloni per la sua integrazione con la linea AV/AC, per un importo di 1.099,17 milioni di euro è proposto a carico dei programmi regionali 2007-2013 per l'utilizzo dei fondi FAS e FESR nonché attraverso iniziative di project financing;
g) il costo complessivo previsto è di circa 5 miliardi di euro, di cui circa 1,5 (1.442) già finanziati e 3 miliardi e mezzo ancora da finanziare;
nello specifico: per la tratta Napoli (Afragola)-Cancello sono disponibili 595 milioni di euro su un totale previsto di 670 milioni di euro; per la Cancello-Benevento il cui costo previsto è di 970 milioni di euro, sono disponibili solo i fondi per la progettazione preliminare; per la Apice-Orsara sono disponibili 297 milioni di euro su un totale di 2.010 milioni di euro; la Cervaro-Bovino è interamente finanziata con 550 milioni di euro; ancora da finanziare i 520 milioni di euro per la bretella di Foggia -:
attesto che nell'ultima riunione del CIPE sono state già finanziate importanti opere, quali siano le motivazioni che inducono il Ministero a non deliberare in merito ad un progetto ritenuto strategico come quello indicato in premessa.
(5-03160)

Interrogazioni a risposta scritta:

MONTAGNOLI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il mondo dell'autotrasporto si muove tutti i giorni (365 giorni all'anno per alcune tipologie di trasporto) sulle nostre strade;
si tratta di un settore composto principalmente da un notevolissimo numero di conducenti di automezzi, che si relaziona però con gli agenti della polizia stradale e gli altri organi di controllo che giornalmente vigilano sulla sicurezza della circolazione di tutti i cittadini;
tutti gli operatori del settore (trasportatori e istituzioni) già sanno: i controlli sono per la maggior parte indirizzati verso le aziende italiane;
basti pensare che nel 2009 solo il 6 per cento dei controlli sui veicoli merci, effettuati con impiego dei centri mobili di revisione, ha interessato veicoli extracomunitari e per il 25 per cento veicoli comunitari (non italiani);
altro problema che risulta da un confronto tra operatori è che i controlli sono concentrati in maniera particolare in alcune zone o regioni d'Italia, con una evidente penalizzazione per chi opera in questi territori;
la differenziazione relativa al numero di controlli effettuato nelle varie zone del Paese comporta l'insorgere di una concorrenza sleale nei confronti delle aziende che operano correttamente;
il minore numero di controlli nei confronti di trasportatori stranieri, comunitari ed extracomunitari, ed italiani in particolari zone del Paese comporta anche un rischio per gli utenti della strada, essendo a rischio viaggiando con mezzi sovraccarichi, non in regola o con turni di guida più lunghi del dovuto -:
se il Ministro interrogato, essendo a conoscenza dei dati relativi ai controlli sugli automezzi e la loro localizzazione sul territorio nazionale, non intenda intervenire al fine di distribuire in modo omogeneo le attività ispettive, sia nei confronti degli autotrasportatori stranieri sia nelle zone dove statisticamente sono inferiori.
(4-07827)

GAROFALO, FALLICA, GERMANÀ, MARINELLO, TERRANOVA, MINARDO e STAGNO D'ALCONTRES. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è verificato un'episodio di disservizio che ha coinvolto i

passeggeri del traghetto «Toscana» della compagnia Tirrenia nella rotta Palermo-Cagliari;
il traghetto «Toscana» a causa di un'avaria era stato sostituito con un'altra unità, l'Aurelia che era salpata con un ritardo di alcune ore. Ulteriore ritardo è stato accumulato durante il viaggio verso Cagliari;
allo sbarco nel porto di Cagliari i passeggeri hanno manifestato tutto il loro risentimento per essere stati lasciati senza alcuna assistenza durante l'attesa nel porto di Palermo;
il viaggio è durato ben quaranta ore in più rispetto ai tempi previsti provocando evidenti problemi per i viaggiatori;
i disagi provocati denotano, quindi, delle disfunzioni nel servizio offerto agli utenti che vanno verificate e accertate al fine di impedirne il ripetersi -:
se sia a conoscenza della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per verificare le disfunzioni e accertare le eventuali cause dell'accaduto.
(4-07828)

MURER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Tirrenia di Navigazione s.p.a. è una storica compagnia di navigazione italiana controllata da Fintecna, con sede centrale a Napoli e divisione adriatica con sede a Venezia, che collega con le sue navi merci e passeggeri diversi porti italiani e del Mar Mediterraneo;
è stata attivata una procedura per la privatizzazione della compagnia di navigazione, che avvia la sua fase conclusiva a partire dal 28 giugno 2010, data entro la quale devono essere depositate le offerte vincolanti per l'acquisto della società;
a seguito delle dichiarazioni dell'amministratore delegato di Tirrenia s.p.a. il 18 maggio 2010, rischiano di delinearsi gli esuberi di 350 lavoratori, tra marittimi e posizioni amministrative e direttive, a fronte delle richieste di sovvenzioni del servizio per 12,5 milioni di euro per il 2010;
realtà come quella di Venezia rischiano di essere quelle più esposte nell'ambito di una non omogenea privatizzazione di Tirrenia s.p.a. che ha progressivamente abbandonato le attività commerciali previste per il mare Adriatico (fuori convenzione e quindi non ammesse alla contribuzione statale), nonostante le ottime performance e le buone prospettive che sembrano esserci nel comparto della navigazione adriatica da e per Venezia;
il 21 giugno 2010 una folta delegazione dei lavoratori della sede Tirrenia divisione adriatica di Venezia coordinata dalla rappresentanza sindacale aziendale Filt Cgil ha effettuato un presidio ed ha attivamente partecipato alla seduta del consiglio comunale di Venezia a sostegno di una mozione approvata dal consiglio stesso;
forte preoccupazione regna tra i dipendenti sulla continuità occupazionale e sul futuro del gruppo a causa dello scenario che si presenta quanto mai incerto e nebuloso anche a dispetto del fatto che chi rileverà il gruppo ne acquisirà anche la «dote» di contributi statali previsti per l'effettuazione del servizio universale, pari a circa 1300 milioni di euro per i prossimi 12 anni -:
in che modo il Governo intenda salvaguardare i livelli occupazionali della Tirrenia s.p.a. nel delicato passaggio di privatizzazione e se intenda, e in che modo, assumere iniziative volte a prevedere clausole sociali di garanzia della protezione dei posti di lavoro e della condizioni contrattuali in essere e se intenda, per quanto di competenza, varare un piano complessivo economico, finanziario e industriale per il rilancio dell'attività di cabotaggio marittimo a Venezia e

una strategia di rilancio delle attività della divisione adriatica di Tirrenia s.p.a. che garantisca ricadute occupazionali positive su tutto il territorio.
(4-07835)

LATTERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
prima della decisione dei dirigenti della divisione cargo delle Ferrovie dello Stato di ridurre le Ppd logistiche della Sicilia, la sola Acireale riceveva circa 4000 vagoni merci all'anno, aveva conquistato quote di mercato in tutta la Sicilia ed l'indotto interessava più di 40 lavoratori e relative famiglie;
la decisione delle Ferrovie dello Stato ha interessato tutte le piattaforme (Ppd) in Sicilia ad esclusione di Bicocca e Aquicella (operativa solo per il legname);
tali decisioni hanno creato notevoli disagi visto che le Ppd rimaste attive non riescono a gestire il traffico ancora ingente;
la decisione delle Ferrovie dello Stato ha causato non soltanto una drastica diminuzione dell'intero comparto, ma anche la perdita di numerosi posti di lavoro;
visti i gravi disagi e la perdita di posti di lavoro causati dalla decisione della divisione cargo delle Ferrovie dello Stato, appare necessario all'interrogante che tale scelta venga riconsiderata e venga ripreso il traffico complessivo utilizzando tutte le Ppd logistiche e, in particolare, quella di Acireale -:
quali iniziative intenda intraprendere affinché venga ripristinato il traffico merci, utilizzando tutte le Ppd della Sicilia e, in particolare, quella di Acireale, atto necessario in un momento di grave crisi economica.
(4-07838)

...

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
con decreto 11 settembre 2007, il ministero dell'interno ha indetto, per il personale precario della sua stessa amministrazione, una procedura concorsuale per titoli ed esami, al fine di assorbirne 650 unità con contratto a tempo determinato;
al concorso erano ammessi i profili professionali di coadiutori amministrativi contabili, area funzionale B, posizione economica B1, da assegnare agli uffici delle questure e allo sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture;
il contratto a tempo determinato, della durata totale di 36 mesi, costituiva requisito necessario per la stabilizzazione definitiva dei 650 precari, secondo la legge allora vigente e successivamente abrogata;
il 2 gennaio 2008, con decreto ministeriale 3 settembre 2007, decreto ministeriale 28 dicembre 2007, decreto ministeriale 20 febbraio 2008, decreto ministeriale 9 settembre 2008, si è proceduto all'assunzione a tempo determinato delle 650 unità, attraverso concorso pubblico per titoli ed esami;
i 650 coadiutori amministrativi contabili hanno sottoscritto un primo contratto individuale della durata in realtà solo di un biennio (2008-2009), cui agganciare per il 2010, una proroga contrattuale di un ulteriore anno in quanto, come riportato da circolare urgentissima dello stesso Ministero dell'interno 31 dicembre 2008 prot. n. M/6161/650 COAD: «(...) avrà, al momento, durata di ventiquattro mesi non sussistendo la piena copertura finanziaria, relativamente ai previsti trentasei mesi. Si fa presente, comunque, che una volta acquisiti i necessari finanziamenti si procederà alla proroga dei citati contratti per ulteriori 12 mesi»;

con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3828 del 27 novembre 2009, concernente «Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile per il contrasto e la gestione dell'eccezionale afflusso di cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea», pubblicata in Gazzetta Ufficiale 5 dicembre 2009, è stata autorizzata la proroga della durata dei contratti a tempo determinato del personale assunto presso gli sportelli unici (ai sensi dell'articolo 1, comma 349, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, entro i limiti di spesa di 1,6 milioni di euro) fino al 31 dicembre 2010;
il Sottosegretario di Stato dell'interno, onorevole Nitto Francesco Palma, in risposta all'interrogazione presentata il 1o dicembre 2009 dall'onorevole Marco Minniti (4-05236), ha dichiarato che la stessa ordinanza autorizza il Ministero dell'interno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e utilizzare, per un periodo non superiore a sei mesi, per il tramite di una o più agenzie di somministrazione di lavoro interinale, rispettivamente 650 e 300 unità, da destinare alle sedi interessate dalle procedure di emersione;
secondo le stesse pubbliche amministrazioni interessate, le 650 unità vincitrici di detto concorso (con contratto in scadenza a fine 2010) che attualmente prestano servizio presso gli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture nonché gli uffici immigrazione delle questure risultano essere indispensabili per l'ordinaria e fluida attività degli uffici territoriali del Governo nonché degli uffici delle questure;
prova dell'importanza e della serietà con cui questi lavoratori quotidianamente operano sono le diverse note di merito a loro indirizzo da parte di diversi questori e prefetti, nonché le svariate comunicazioni inviate da dette autorità al Ministero dell'interno, atte a mantenere le 650 unità ancora in servizio ben oltre il 2010 e dunque con implicita richiesta di stabilizzazione di dette figure;
non si spiegherebbe ad oggi il motivo per cui la pubblica amministrazione abbia investito i fondi necessari all'espletamento di una procedura concorsuale prima, e di formazione con appositi corsi rivolti proprio a detto personale neo assunto dopo, dal momento che gli stessi prestavano già servizio espletando le medesime mansioni, seppur lavorando per il tramite di agenzia di somministrazione lavoro interinale;
si fa presente inoltre l'accesso, da parte di dette 650 unità, ad archivi contenenti documentazione ed atti coperti da segreto d'ufficio, dati sensibili a cui precedentemente avevano esclusivo accesso soltanto agenti di pubblica sicurezza, nonché l'uso quotidiano di strumenti e sistemi informatici ministeriali di rilevante importanza ad uso precedentemente esclusivo di organi di polizia;
la loro stabilizzazione scongiurerebbe dunque la dispersione di un patrimonio di conoscenza e nozioni davvero particolari e specifiche maturato in anni di lavoro precario ed esperienza su campo -:
se il Ministro intenda adottare tutti i necessari e urgenti provvedimenti per assicurare la stabilizzazione a tempo indeterminato delle 650 unità di cui sopra;
per quali ragioni, a dispetto dei 650 vincitori del predetto concorso il cui contratto scadrà a fine 2010, si sia pensato di immettere altro personale nell'Amministrazione, attraverso un'agenzia di lavoro interinale individuata mediante appalto pubblico, in particolare ulteriori 650 lavoratori interinali, per un periodo massimo di sei mesi, nella posizione economica ex B1;
se il Ministro intenda indicare i criteri di economicità e di buon andamento della pubblica amministrazione che hanno ispirato la decisione di far ricorso ad un'agenzia interinale per immettere nell'amministrazione ulteriori 650 lavoratori interinali per soli sei mesi ben sapendo che la spesa media di un lavoratore interinale è circa il doppio di quella rappresentata da un lavoratore a tempo determinato;

come il Ministro intenda gestire il passaggio tra il 31 dicembre 2010 e il 1o gennaio 2011, visto e considerato che le figure professionali di cui sopra, chiamate a gestire e garantire un servizio indispensabile per l'operatività di prefetture e questure verranno nei fatti a mancare;
se il ministro stia valutando le ricadute negative sul tessuto sociale del Paese se si dovesse improvvisamente interrompere l'erogazione di un servizio fondamentale come quello garantito da questi lavoratori;
se il Ministro intenda sostituire il personale civile con personale di polizia e, se così fosse, come il Governo ritenga di garantire la sicurezza nel Paese sé si vedrà costretto a dislocare poliziotti per lo svolgimento di attività amministrativa.
(2-00783)
«Sbrollini, Giorgio Merlo, Andrea Orlando, Tenaglia, Rampi, Cardinale, Bobba, Barbi, Fogliardi, Froner, Fontanelli, Naccarato, Boffa, Zucchi, Tempestini, Giovanelli, Minniti, Ferranti, Rosato, Federico Testa, Zunino, Vaccaro, Damiano, Strizzolo, Mariani, Vannucci, Samperi, Margiotta, Gasbarra, Servodio, Pierdomenico Martino, Gentiloni Silveri, Sposetti, Grassi, Rubinato, Bratti, Nicolais, Mazzarella».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, mafioso della cosca palermitana di Brancaccio e braccio destro dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, si sono rivelate di straordinaria importanza dell'ambito delle indagini sui fatti stragisti degli anni 1992-1994 e su diversi delitti e crimini, come l'assassinio di don Puglisi, il sequestro e l'uccisione del figlio del pentito Di Matteo;
la Direzione Nazionale Antimafia ha definito Spatuzza come «un collaboratore fondamentale perché ha consentito una lettura diversa e reale per la strage di via d'Amelio»;
alla vigilia della sentenza d'appello per il senatore Marcello Dell'Utri, la Commissione del Ministero dell'interno per le misure di protezione non ha ammesso Gaspare Spatuzza al programma speciale per i collaboratori di giustizia, negando al boss di mafia lo status di pentito;
secondo la Commissione, Spatuzza avrebbe violato l'articolo 16-quater della legge n. 82 del 1991, avendo riferito i fatti oltre i 180 giorni previsti come termine massimo, dal giorno in cui ha espresso la volontà a collaborare;
la scelta del Viminale di negare il programma di protezione ad un collaboratore di giustizia che ha reso importanti dichiarazioni circa supposti rapporti tra il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e il senatore Marcello Dell'Utri con Cosa Nostra nel periodo della stagione delle stragi, si scontra manifestamente con le indagini svolte dalle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo, che ritengono invece assolutamente attendibili le dichiarazioni del pentito;
avverso tale provvedimento, l'avvocato di Spatuzza, Valeria Maffei, ha già annunciato ricorso al Tar, ma intanto vi sono importanti conseguenze sul piano finanziario e giudiziario. Spatuzza rimarrà in carcere in regime ordinario, senza alcun beneficio previsto dalla legge;
ad avviso di chi indaga sulla strage di via d'Amelio, il no della Commissione «può incidere sul [...] lavoro nella misura in cui dovesse influire sull'atteggiamento di Spatuzza», che potrebbe quindi rifiutarsi di collaborare con la giustizia, o continuare a farlo senza la giusta protezione dello Stato. In proposito il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari ha dichiarato

su La Repubblica che «Il collaboratore che ci ha consentito di riscrivere la verità sulla strage di Borsellino potrebbe anche fare marcia indietro. Spero davvero che non accada»;
dalla stampa risulta che è la prima volta che la Commissione nega l'ammissione al programma di protezione, nonostante la richiesta sia stata avanzata da ben tre procure della Repubblica. Gli stessi pubblici ministeri ritengono che l'esclusione dai benefìci costituisca una decisione anomala;
secondo l'interpellante la decisione della Commissione potrebbe nuocere all'incolumità fisica di Spatuzza e disincentivare la scelta di altri a collaborare con la giustizia -:
se siano stati valutati gli effetti che un atto amministrativo, nel caso di specie della commissione del Viminale, può produrre sulla preziosa collaborazione del pentito Spatuzza nell'ambito delle indagini sui gravi fatti citati in premessa, e possa contribuire a ridurre il numero di collaboratori di giustizia;
se alla luce della decisione della Commissione citata in premessa, Gaspare Spatuzza possa godere dei benefici ancora legati alla legge sui pentiti, se sia a rischio l'incolumità di un collaboratore che ha contribuito a svelare importanti verità processuali sui delitti di mafia e come il Ministro intenda tutelare la sicurezza del pentito.
(2-00780) «Zazzera».

Interrogazione a risposta orale:

LOVELLI, ROSSOMANDO, BOBBA, LUCÀ, ESPOSITO, FERRARI, FIANO, RAMPI, FIORIO e FOGLIARDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 28 giugno 2010 a Torino si è svolta una manifestazione organizzata dalla Lega Nord e dal PdL per protestare contro le iniziative giudiziarie in corso in merito all'esito delle ultime elezioni regionali che hanno portato alla elezione di Roberto Cota a presidente della regione Piemonte;
nel corso dell'iniziativa si è svolto un corteo con fiaccolata lungo le vie cittadine al quale hanno partecipato rappresentanti istituzionali, a cominciare dal presidente Roberto Cota, da parlamentari nazionali, assessori e consiglieri regionali;
tra gli striscioni esposti era ben visibile un cartello recante la scritta «Stasera le fiaccole domani i fucili» esposto da un militante della Lega Nord, il quale successivamente intervistato ha dichiarato «siamo pronti a tutto per la Padania... anche con i fucili... non si parla solo di Resistenza» (filmato disponibile su youtube);
quanto accaduto appare particolarmente grave in quanto evoca iniziative violente nel momento in cui è demandato alla giustizia penale e amministrativa la verifica della regolarità del procedimento elettorale riguardante la regione Piemonte -:
se sia a conoscenza del fatto riportato in premessa e quali siano in proposito gli intendimenti del Ministero, in particolare riguardo al contenuto dei cartelli esposti e delle successive dichiarazioni più sopra citate;
quali iniziative si intendano intraprendere per garantire il sereno svolgimento dei procedimenti giudiziari in corso riguardanti le recenti elezioni regionali in Piemonte.
(3-01160)

TESTO AGGIORNATO AL 19 OTTOBRE 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
una verifica condotta in alcuni istituti superiori di Bologna (attraverso il cosiddetto

telefono verde attivato da tempo per ottenere da parte di studenti e genitori segnalazioni di anomalie nell'ambito scolastico, e che già nel passato ha fornito un quadro preoccupante del livello di politicizzazione della scuola bolognese) sull'insegnamento della storia, senza fare generalizzazioni e per quanto limitata, ha evidenziato un livello di ideologizzazione e faziosità non tanto nei libri di testo, cosa del resto risaputa, quanto nelle modalità di insegnamento o indottrinamento di questa disciplina;
al riguardo, ad esempio, per quanto concerne il rapporto tra impero romano e Cristianesimo, per non parlare della riforma e controriforma, sovente insegnate, ad avviso dell'interpellante, in un'ottica anticattolica, come pure in relazione al Risorgimento ed al secolo XX, in cui le crudeli dittature nazista e comunista sono a volte descritte in modo ambiguo o comunque non obiettivo, ad esempio attenuando i gravi crimini del socialismo reale e presentando un quadro distorto del dopoguerra e della guerra fredda, si impone una seria riflessione sulle modalità di insegnamento delle discipline storiche in tutto il territorio nazionale, in quanto i fatti riportati risultano all'interpellante non limitati alla sola realtà bolognese ed emiliano-romagnola;
conseguentemente, si ritiene che una qualche forma di maggiore pluralismo sia indispensabile nell'interesse della scuola stessa e per un'effettiva crescita culturale delle giovani generazioni che, a parere dell'interpellante, debbono essere abituate ad un libero confronto, non a tesi precostituite;
a quanto sopra occorre aggiungere che il ricordo delle Foibe e della caduta del muro di Berlino, che è stato oggetto anche di specifici interventi legislativi, è di fatto escluso da una seria discussione in ambito scolastico -:
quali iniziative intenda il Governo intraprendere, pur nella doverosa salvaguardia della libertà di insegnamento dei docenti, per far sì che le vicende della storia umana, la cui corretta comprensione è indispensabile per la crescita delle giovani generazioni, siano il più possibile insegnate con obiettività, nel rispetto di fatti realmente accaduti e secondo un approccio maggiormente pluralista.
(2-00779) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 23 giugno 2010 il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo dal titolo «A Palermo una scuola rifiuta 400 iscrizioni»;
nell'articolo si legge «La professoressa Maria Frisella, per esempio, preside della scuola in questione, l'alberghiero Ipssar P. Piazza di Brancaccio a Palermo, che si è presa la grande responsabilità di rifiutare l'iscrizione al primo anno di corso per 400 alunni di cui almeno una quindicina disabili, come denuncia la Flc Cgil per bocca del segretario provinciale Calogero Guzzetta. «Intanto non vi è nessun automatismo che il rifiuto delle iscrizioni all'Ipssar produca la scelta di iscriversi in un'altra scuola - dichiara Guzzetta - senza contare che nella migliore delle ipotesi si costringono gli studenti a cambiare indirizzo di studi e, di conseguenza, progetto di vita; ma è certamente più probabile che situazioni così «difficili» sfuggano di mano aumentando la dispersione scolastica. In più c'è il danno della perdita dei posti di lavoro, causato dal rifiuto delle iscrizioni della preside, con il passaggio dalle attuali 99 classi alle 82 del prossimo anno che comporterebbe un surplus di 40 docenti e di almeno 10 assistenti amministrativi, in aggiunta naturalmente ai tagli previsti dalla legge 133». Già perché la preside avrebbe rifiutato le iscrizioni in quanto nella scuola non vi sarebbe un organico di collaboratori scolastici e di assistenti amministrativi sufficiente a garantire un servizio di qualità. Insomma, è il cane che si morde la

coda. «Ma il dirigente scolastico forse non sa - incalza Calogero Guzzetta - che il personale viene assegnato in relazione al numero degli alunni e che con oltre 400 iscritti in meno diminuiranno ulteriormente - anche per via dei tagli dovuti alla legge Tremonti-Gelmini - sia i collaboratori scolastici che gli assistenti amministrativi». Replica alle accuse, sia pur parzialmente, la preside Maria Frisella: «Non ci facciamo la guerra fra poveri. Quando si guarda a una Istituzione si deve guardare a 360 gradi, che se affrontiamo il discorso filosoficamente un po' di torto ci può) anche essere. Ma noi dobbiamo rispondere a 3 imprescindibili requisiti: salute, igiene e sicurezza alle quali la stessa Cgil richiama. E così non ci sono le condizioni. Ricordiamoci che i tagli su base triennale sono partiti Finanziaria 2008, aggravati adesso dalla 133 e siamo nell'ordine del 17 per cento tout court. E guardi, io ho più volte scritto alla direzione scolastica regionale che ha pur sempre a disposizione un 3 per cento da usare discrezionalmente, magari in casi come questo...». Ma la Cgil già denunciato l'accaduto al direttore regionale dell'ufficio scolastico regionale chiedendo «provvedimenti tempestivi al fine di ripristinare la legalità e il diritto alla scelta da parte delle famiglie degli alunni, anche al fine di rimuovere dall'incarico il dirigente scolastico, unico responsabile di questa grave e incresciosa situazione»;
il rifiuto di tali iscrizioni viola gli accordi di rete con l'osservatorio scolastico Maredolce contro la dispersione e gli accordi di rete con le scuole del territorio per l'accoglienza degli alunni disabili (la scuola è un centro CTRH);
se si considera poi che l'IPSSAR si trova in un territorio a rischio come quello di Brancaccio, è facile immaginare che una tale scelta avrà come conseguenze inevitabili: un incremento della dispersione scolastica; un incremento delle situazioni di svantaggio e di criminalità giovanile nei quartieri coinvolti; un grave disagio per le famiglie i cui figli sono stati rifiutati;
se il Ministro sia al corrente di una tale situazione;
se non intenda intervenire, nell'ambito delle sue competenze, affinché si restituisca agli alunni ed alle famiglie il diritto di scelta e di trovare accoglimento nell'istituto di cui in premessa e a tutela della salvaguardia dei posti di lavoro;
se non ritenga altresì di avviare iniziative di carattere ispettivo anche al fine di verificare la legittimità della condotta del dirigente scolastico.
(5-03164)

COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito della riorganizzazione attuata dal regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti professionali, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha previsto specifiche articolazioni con riferimento a taluni istituti professionali, in considerazione della tipicità dei relativi profili e della particolarità dei connessi percorsi formativi. Sono state, infatti, mantenute, come peraltro richiesto dalle commissioni parlamentari, alcune specificazioni in merito all'indirizzo «servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera», così come sono stati preservati gli indirizzi di ottico e odontotecnico all'interno dei «servizi sociosanitari»;
in tale contesto, non è stata riservata un'analoga attenzione per l'istituto di Stato per la cinematografia e la televisione «Roberto Rossellini» di Roma che costituisce, da oltre quarant'anni, un polo d'eccellenza, unico in Italia, per la formazione tecnica nel settore della cinematografia e della televisione, della fotografia e della grafica pubblicitaria;
nato nel 1961 come «istituto professionale per la cinematografia scientifica ed

educativa» e riconosciuto dal 1969 come «istituto di Stato per la cinematografia e la televisione», l'istituto Rossellini ha oggi sede negli ex stabilimenti cinematografici Ponti-De Laurentiis - dove sono stati girati molti film che hanno fatto la storia della cinematografia italiana - ed attualmente offre tre indirizzi formativi: l'audiovisivo, il fotografico ed il grafico;
l'istituto è dotato di: teatri di posa, impianti illuminotecnici, macchine da presa, regia televisiva broadcast, attrezzature per le riprese in esterni; una sala di proiezione cinematografica dolby SR; un dipartimento audio completo di doppiaggio, sala mixage e di tutte le apparecchiature per la ripresa sonora; un dipartimento completo di montaggio per le lavorazioni cinematografiche e il trattamento delle immagini televisive, sia con sistemi analogici sia digitali; un laboratorio di edizione e produzione, nonché una biblioteca, una videoteca, un'aula per la consultazione video e una per video-conferenze;
l'istituto dispone, inoltre, di un dipartimento di fotografia con sala di posa, reparto di sviluppo e stampa, laboratorio di elaborazione digitale delle immagini, biblioteca e sala espositiva e di un dipartimento di grafica con laboratorio di grafica convenzionale e di grafica computerizzata. Tra le attrezzature disponibili figurano anche i laboratori di ripresa, montaggio e suono - per le classi iniziali del corso di qualifica audiovisivi - nonché un laboratorio di produzione multimediale ed un'aula attrezzata per le comunicazioni visive;
i profili professionali previsti nel piano di studi dell'istituto Rossellini, coerentemente con il quadro europeo delle qualifiche permanenti (EQF), di cui alla raccomandazione 2008/C 111/01/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, e con il repertorio regionale dei profili professionali e formativi della regione Lazio, di cui alla deliberazione della giunta regionale del 22 marzo 2006, n. 128, sono calibrati funzionalmente alle richieste del mercato del lavoro e dell'industria audiovisivo-cinematografica e fotografica;
infatti, già nel corso del primo biennio di tale scuola vengono strutturati saperi, competenze e abilità di base che permettono, sin dal terzo anno, di realizzare performance considerevoli in un mix composito di flessibilità e lavoro integrato di troupe, grazie soprattutto ad un cospicuo numero di, ore di laboratori specialistici e di discipline professionalizzanti quali, ad esempio, comunicazione e progettazione visiva e linguaggio cinematografico;
la qualifica al terzo anno permette, poi, di affacciarsi al mondo del lavoro con una integrazione di saperi, competenze e abilità di base già sufficiente per intraprendere un percorso lavorativo di primo livello nel settore della cinematografia e della televisione, della fotografia e della grafica pubblicitaria;
la differenziazione dei percorsi e la specializzazione nei due anni successivi, fino all'ottenimento del diploma all'esame di Stato, grazie ad un maggior numero di ore di laboratori specifici in compresenza con le discipline tecniche quali ripresa, montaggio, suono, produzione, produzione multimediale, fotografia e grafica, e discipline altamente professionalizzanti - come progettazione - o formative - come storia dell'arte e informatica - garantiscono agli studenti la giusta preparazione e conoscenza della filiera della produzione, delle tipologie e delle fasi che la costituiscono, consentendo loro di andare ben oltre la mera fase esecutiva nella realizzazione di un prodotto;
oltre che di tale notevole preparazione tecnica e formativa, l'istituto Rossellini dota i suoi allievi della fondamentale capacità di interagire in un lavoro di troupe - lavoro che richiede l'interazione complessa di competenze e specializzazioni necessarie e indispensabili - realizzando così un progetto di istituto unico nel suo genere;

il riordino degli istituti professionali ha previsto, però, un percorso che riduce drasticamente - accorpandole - le ore dei laboratori specifici, trascurando le compresenze dei laboratori stessi con le discipline tecniche e cancellando interamente discipline trasversali caratterizzanti che concorrono fortemente alla preparazione e alla formazione della figura professionale del tecnico per l'industria dell'audiovisivo- cinematografica e fotografica e alla sua capacità di interagire adeguatamente nel lavoro di troupe;
va, inoltre, segnalato che lo stesso istituto ha, comunque, provato a realizzare un progetto sulla base delle indicazioni del riordino degli istituti professionali ma, anche tentando di inserire, grazie alle quote di flessibilità e dell'offerta formativa, le discipline indispensabili e mancanti, il quadro orario ipotizzato riduce a tal punto le ore di laboratorio da non riuscire a garantire neanche la formazione di base coerente e flessibile di una qualifica di I livello e sicuramente non pone proprio i presupposti per una «uscita» al quarto ed al quinto anno come previsto dal riordino, propedeutici anche all'inserimento nell'istruzione superiore e nell'università -:
se, alla luce dei fatti esposti, non ritenga necessario assumere iniziative normative volte a modificare la vigente disciplina sugli istituti professionali, anche al fine di consentire all'istituto di Stato per la cinematografia e la televisione «Roberto Rossellini» di Roma la definizione del piano della propria offerta formativa, funzionale alle richieste del mercato del lavoro e dell'industria audiovisivo-cinematografica e fotografica.
(5-03165)

LO MORO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione adottata dal senato accademico dell'università di Messina nella seduta del 17 maggio 2010, preceduta da delibera del medesimo senato accademico del 30 aprile 2010 e del consiglio di amministrazione dell'università della stessa data, viene, in particolare, modificato l'articolo 57 dello statuto d'ateneo in modo da determinare la proroga di un anno del mandato del rettore e di tutti gli organi accademici;
tale iniziativa ha destato grande opposizione nella comunità accademica messinese, testimoniata dai ricorsi in opposizione, sottoscritti da numerosi docenti anche in rappresentanza di altri colleghi, già depositati presso il Ministero, nonché dai documenti contrari votati dalla facoltà di giurisprudenza e dai dipartimenti;
le ragioni dell'opposizione dei docenti contrari alla proroga appaiono condivisibili;
in vero, lo statuto dell'ateneo di Messina reca una norma sulla durata delle cariche accademiche. Le principali cariche accademiche, di durata originariamente triennale, hanno adesso durata quadriennale (a seguito della modifica apportata nel 2007, subito prima delle elezioni accademiche avvenute in quell'anno);
in generale, è prevista la possibilità di essere immediatamente rieletti nella stessa carica accademica una sola volta (per il rettore, l'articolo 8, comma 2; per i componenti il senato accademico, l'articolo 9; per i componenti il consiglio di amministrazione, l'articolo 10; per i presidi, l'articolo 16);
ad oggi, in particolare, il rettore (professor Francesco Tomasello) e la maggior parte dei presidi (economia: professor Luigi Ferlazzo Natoli; giurisprudenza: professor Salvatore Berlingò; ingegneria: professor Signorino Galvagno; lettere e filosofia: professor Vincenzo Fera; medicina e chirurgia: professor Emanuele Scribano; scienze della formazione: professor Antonino Pennisi; scienze matematiche e finanziarie: professor Mario Gattuso; scienze politiche: professor Andrea Romano) si approssimano alla scadenza del loro secondo mandato, essendo stati eletti una prima volta nel 2004 (per un triennio) e

poi riconfermati nel 2007 (per un quadriennio). Non sono, pertanto, più rieleggibili;
nel novembre del 2009, furono iscritte all'ordine del giorno del senato accademico alcune proposte di modifiche statutarie tra le quali anche una concernente la proroga del mandato in corso di esaurimento del rettore e dei presidi. Si registrarono, ancor prima che il senato deliberasse, dure prese di posizione di alcuni dipartimenti, di facoltà, di docenti ed associazioni varie, tant'è che lo stesso rettore ritirò la proposta;
del tutto inaspettatamente, pertanto, il 30 aprile 2010 il senato accademico, investito nuovamente di una specifica proposta del rettore, approvava la modifica dell'articolo 57 dello statuto d'ateneo, in modo da determinare la proroga di un anno a favore di tutte le cariche accademiche in corso. In particolare, la modifica prevede l'inserimento in calce al vigente articolo 57 dello statuto d'ateneo della seguente formula: «In vista di una riforma organica del presente Statuto ed allo scopo di far fronte ai gravosi impegni richiesti dalla sua attuazione, i mandati in corso degli organi elettivi, compresi il Collegio dei revisori dei conti ed il Nucleo di valutazione di Ateneo, sono prolungati di un anno»;
tale provvedimento veniva approvato a maggioranza, con il voto contrario dei presidi della facoltà di medicina e chirurgia e di scienze matematiche e finanziarie (sono le due facoltà nelle quali opera circa il 65 per cento di tutto il corpo docente dell'ateneo), del rappresentante dei ricercatori, professor Santa Micali, e l'astensione del preside della facoltà di giurisprudenza, nonché di due rappresentati degli studenti;
nei giorni successivi si sono registrate varie prese di posizione e pronunciamenti contrari a quanto deliberato con documenti del dipartimento di diritto privato, di alcuni docenti, di associazioni e sindacati di docenti universitari, nonché della facoltà di giurisprudenza. Quest'ultima, con una mozione approvata all'unanimità nella seduta del 10 maggio 2010, alla quale interveniva anche il rettore, concludeva affermando che: «1. valuta positivamente il voto di astensione del Preside nella riunione del Senato Accademico del 30 aprile 2010 ritenendolo in linea con la delibera di Facoltà del 19 novembre 2009, assunta con il voto unanime dei presenti in quella seduta; 2. auspica che il Senato Accademico favorisca un ampio dibattito nelle Facoltà e nei Dipartimenti in ordine alle modifiche statutarie proposte; 3. sollecita il Senato Accademico a riconsiderare la delibera assunta in ordine alla proroga dei mandati elettivi» (http://www.giurisprudenza.unime.it);
anche i locali organi di stampa registravano varie prese di posizione critiche verso quanto deliberato;
nonostante ciò, secondo quanto risulta, la modifica statutaria sarebbe stata trasmessa al Ministero per il controllo di rito;
i docenti contrari alla delibera di proroga hanno così motivato il loro dissenso:
«1. Preliminarmente si deve evidenziare l'illegittimità del provvedimento in parola per violazione degli articoli 51 del codice di procedura civile e 6 decreto del Presidente della Repubblica-Dipartimento Funzione Pubblica 28 novembre 2000.
Con la modifica statutaria in discussione, infatti, sono state prorogate tutte le cariche accademiche in corso di svolgimento tra le quali, in particolare, quelle del Rettore, dei Presidi di Facoltà e di tutti i componenti del Senato accademico e del Consiglio di Amministrazione che, de lege lata, sarebbero venute definitivamente a scadere secondo il naturale spirare dei rispettivi mandati (la maggior parte, il 31 ottobre 2011, senza possibilità di rielezione).
La copertura di un ufficio pubblico, ed in particolare per quanto qui ci occupa, di una carica elettiva accademica, comporta un oggettivo interesse del titolare per l'indubbio

prestigio che esso procura nel contesto accademico e sociale di riferimento, nella comunità scientifica, nonché per la diretta gestione delle vicende di governo degli interessi pubblici di competenza dei vari organi.
Non va neppure sottaciuto che a norma dell'articolo 55 dello Statuto d'Ateneo è prevista un'indennità di carica per il Magnifico Rettore, per i pro-rettori e per i Presidi, ed un gettone di presenza per i componenti il Senato ed il Consiglio di Amministrazione.
Ebbene, tutti i componenti del Senato accademico e del Consiglio di Amministrazione che, rispettivamente, hanno approvato e reso parere sulla proposta di modifica dell'articolo 57 dello Statuto (melius, di auto-proroga dei rispettivi mandati), avrebbero dovuto astenersi dal deliberare perché in oggettivo e palese conflitto d'interessi a norma degli articoli 6 decreto del Presidente della Repubblica 28 novembre 2000 e 51 del codice di procedura civile secondo il quale ha l'obbligo di astenersi colui che "ha interesse nella causa o in altra vertente su identica questione di diritto".
Tale ultima norma, com'è noto, è direttamente riferita all'obbligo di astensione del giudice, ma, per ultra-pacifica giurisprudenza, esprime un principio di ordine generale applicabile anche ai collegi deliberanti amministrativi derivante dal principio di imparzialità dell'Amministrazione ex articolo 97 della Costituzione: "l'obbligo di astensione nei procedimenti amministrativi va verificato con riferimento alle fattispecie circostanziate e tipizzate dall'articolo 51 del codice di procedura civile e deve essere comunque riferibile ai fatti specifici destinati a formare oggetto del successivo apprezzamento imparziale" (TAR Lazio, Sez. I, 29 aprile 2009, n. 4454; Cfr. ex multis, C.d.S., Sez. IV, Ord. 17 dicembre 2008, n. 6237/2008; Sez. II, 12 novembre 1997, n. 2598: Sez. VI, 25 settembre 1995, n. 98; C.d.s, Sez. IV, 3 marzo 2006, n. 1035, conferma Tar Lazio, Roma, sez. I, 14 settembre 2004 n. 9100).
Secondo l'articolo 6, decreto del Presidente della Repubblica 28 novembre 2000, inoltre, "il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri ...".
A tali elementari considerazioni non può obiettarsi che, trattandosi di un provvedimento di portata generale e riguardante lo Statuto, non trovano applicazione gli ordinari criteri in ordine all'obbligo di astensione per conflitto d'interessi. Ciò per varie considerazioni:
a) innanzitutto, la (non rigorosa, ma semplicemente ordinaria) applicazione del principio desumibile dagli articoli 51 del codice di procedura civile e 6 del decreto del Presidente della Repubblica 28 novembre 2000, comporta, com'è ovvio e giusto che sia, che un organo elettivo non possa deliberare su se stesso auto-prolungandosi il mandato in assenza di una specifica e tassativa norma di legge ma, al contrario, esercitando un'amplissima discrezionalità (arbitrarietà);
b) in secondo luogo, non è vero che si tratta di un provvedimento avente portata generale, ma di una norma-fotografia, che trova applicazione una tantum a favore dei soggetti che, hic et nunc, ricoprono cariche elettive; quella di cui si discute, infatti, non è una norma "a regime", ma un provvedimento suscettibile di un'unica applicazione a favore dei suoi stessi autori e poi, a cascata (quasi come "effetto collaterale"), anche di tutti coloro i quali ricoprono le più varie cariche accademiche, ancorché estranei al Senato ed al Consiglio di Amministrazione d'Ateneo (la stessa relazione del Rettore di accompagnamento afferma che "la modifica statutaria proposta è prevista correttamente all'articolo 57, dedicato alle norme transitorie...");
c) infine, che il principio di imparzialità della pubblica amministrazione ex articolo 97 della Costituzione, dal quale deriva l'obbligo di astensione per chi ha interesse sull'oggetto della deliberazione, non può soffrire deroghe se non in presenza

di altri principi di pari rango con i quali doverosamente bilanciarsi (e non è certo il caso di scomodare la Costituzione nella vana ricerca di argomenti per giustificare il deliberato al quale qui ci si oppone).

Si tenga, peraltro, presente, che i componenti del Senato sono stati richiamati espressamente all'obbligo di astensione in occasione del dibattito dal Preside della Facoltà di Scienze, Professor Mario Gattuso, ma tale avvertenza è stata tenuta in non cale dalla maggioranza di essi che hanno deliberato favorevolmente su... se stessi e sui mandati da loro stessi ricoperti, in palese contrasto con i principi sopra richiamati e con lo Statuto d'Ateneo vigente (che prevede, invece, la durata solo quadriennale della carica in corso di svolgimento).
2. Va anche evidenziata la irregolare composizione del Senato e del Consiglio di Amministrazione per violazione degli articoli 3 e 6, del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293.
Nella seduta del 17 maggio 2010, infatti, facevano parte del Senato accademico i rappresentanti degli studenti (i signori Fabrizio Campolo, Salvatore Crisafi, Danilo Merlo, Mauro Prestipino) ancorché le loro cariche fossero scadute dal 31 ottobre 2009. I componenti del Consiglio di Amministrazione, Signori Antonio Nirta, Giancarlo Galluzzo e Ivan Cutè sono scaduti dalla carica il 31 dicembre 2009.
I rappresentanti degli studenti presenti, infatti, sono stati eletti a seguito delle elezioni bandite con D.R. 28 marzo 2008, n. 1082/208. Secondo quanto è dato leggere nel provvedimento di chiamata dei comizi elettorali, le elezioni in parola hanno avuto luogo "per il Consiglio di Amministrazione dell'Università e dell'E.R.S.U.: 14-15-16 maggio 2008 per il biennio finanziario 2008-2009; b) per i restanti organi e per il C.S.A.S.U., le elezioni si svolgeranno nei giorni 14-15-16 maggio 2008, per il biennio accademico 2007/2008-2008/2009".
Poiché l'anno accademico 2008/2009 e l'anno finanziario 2009 sono terminati, rispettivamente il 31 ottobre ed il 31 dicembre 2009, i rappresentanti degli studenti in seno al Senato ed al Consiglio di Amministrazione sono ormai da tempo scaduti ed è pure abbondantemente spirato il termine di prorogatio ex lege.
Com'è noto, infatti, a norma dell'articolo 3, del decreto-legge n. 293 del 1994, gli organi amministrativi scaduti sono prorogati ope legis per quarantacinque giorni ma, "decorso il termine massimo di proroga senza che si sia provveduto alla loro ricostituzione, gli organi amministrativi decadono" e "tutti gli atti adottati dagli organi decaduti sono nulli" (così l'articolo 6, decreto-legge n. 293 cit.).
Poiché i provvedimenti qui contestati sono stati deliberati il 30 aprile ed il 17 maggio 2010, ne consegue l'insanabile invalidità degli atti posti in essere da un Senato accademico e da un Consiglio di Amministrazione così illegittimamente composti.
3. Il provvedimento qui contestato, inoltre, si pone in contrasto con l'articolo 2 del decreto legislativo 7 settembre 1944, n. 264, a mente del quale il rettore è nominato con decreto del ministro.
Il decreto di nomina, infatti, prevede specificamente la durata in carica del Rettore e non è certo nella disponibilità degli organi accademici approvare provvedimenti che si pongono in contrasto con quanto stabilito dal Ministero, in applicazione della legge, circa la durata del mandato.
4. Nel merito, il provvedimento del quale si discute è palesemente illegittimo perché non è possibile apportare una modifica statutaria con efficacia retroattiva sui mandati in corso di svolgimento, molti dei quali iniziati ben tre anni addietro ed ormai prossimi alla definitiva scadenza (per cumulo di rinnovi).
Se, infatti, è appena possibile per la legge derogare al principio di irretroattività ex articolo 11 delle preleggi, non lo è in nessun caso per una fonte di natura formalmente amministrativa, ma sostanzialmente regolamentare qual è uno Statuto d'Ateneo (cfr. C.d.S., Sez. VI, nn. 416/2004 e 973/2004).

Il corpo elettorale, d'altronde, ha conferito il mandato elettivo sulla base di una complessa serie di valutazioni tra le quali vi era, indubbiamente, anche la durata del mandato e, quindi, la durata del mandato non può essere modificata con efficacia retroattiva, tantomeno dagli stessi beneficiari della novella.
Peraltro, la originaria norma dello Statuto d'Ateneo, aveva fatto sorgere negli opponenti, ed in genere nella comunità e nel corpo elettorale accademici, l'aspettativa, giuridicamente qualificata, della durata predeterminata e certa del mandato elettorale. La modifica (si ripete, retroattiva) qui avversata ha travolto tale legittima aspettativa senza che sia possibile percepire alcun interesse pubblico meritevole di tutela per giustificare (in ipotesi) la lesione della loro posizione soggettiva attiva, ma solo quello degli attuali titolari delle cariche auto-prorogate.
La relazione illustrativa portata dal Magnifico Rettore a sostegno della proposta di riforma dello Statuto, nella parte che qui ci occupa, adduce argomenti privi di qualsiasi valore motivazionale. In quella si legge, infatti, che "un clima elettorale, che coinvolgesse tutte le cariche elettive dell'Ateneo, pregiudicherebbe o renderebbe impossibile la realizzazione del progetto di rimodulazione della governance, condizionando le scelte strategiche necessarie per conseguire gli obiettivi prefissati di una modernizzazione del nostro Sistema" e che "un grande progetto di tale portata può essere realizzato solo nell'ambito di una condizione di stabilità".
Argomentare, infatti, che il processo di autoriforma dell'Ateneo messinese in corso di realizzazione (quale?) non si sarebbe ancora concluso sicché si imporrebbe il rinvio delle elezioni, è argomento giuridicamente e logicamente insostenibile per varie ragioni:
a) qualsiasi preteso processo riformatore può durare anni e, nella più assoluta normalità funzionale degli organi, interessare più amministrazioni che si succedono, ognuna portatrice del proprio indirizzo e della propria visione dei problemi in campo;
b) considerare il momento elettorale incompatibile con il governo delle istituzioni e dei processi riformatori è argomento antitetico al principio democratico, a mente del quale l'esercizio del diritto di voto costituisce un momento del tutto fisiologico nella vita di qualsiasi istituzione;
c) invocare la legge di riforma in corso di esame dinanzi al Parlamento è pure un fuor d'opera, trattandosi di un atto ancora giuridicamente inesistente e, in quanto tale, non bisognevole di nessuna attuazione; quando la riforma legislativa sarà approvata (con i contenuti che oggi non è possibile neppure prevedere), avrà al proprio interno le norme transitorie necessarie per affrontare il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento universitario, senza bisogno oggi di anticipate è non richieste collaborazioni da parte degli atenei.

5. La modifica ex post della durata del mandato, come si accennava, costituisce una grave violazione del principio democratico il quale impone proprio la periodica e predeterminata verifica del consenso e non la auto-conservazione nelle cariche. Se democrazia è, infatti, "governo previo consenso", non può neppure concepirsi un'ipotesi di governo "a prescindere dal consenso". Il mandato elettorale, infatti, ha un inizio ed una fine, entrambi predeterminati e non modificabili in un'auto-referenzialità autocratica del potere che, invece, dovrebbe (potrebbe) avere soltanto legittimazione democratica.
D'altronde, se fosse possibile auto-prorogare un mandato in corso di svolgimento una volta, lo sarebbe anche una seconda ed una terza e poi, così, di seguito all'infinito. E perché, poi, solo per un anno? Sarebbe ben possibile una auto-proroga per un biennio o anche più, a libero piacimento dei diretti destinatari e beneficiari del provvedimento di auto-conservazione nell'ufficio pubblico (non più) elettivo!
Non resta davvero, che cassare il provvedimento impugnato per la palese illegittimità che lo caratterizza»;

si aggiunge, apparendo tali rilievi non trascurabili, che secondo le notizie diffuse dalla stampa, l'attuale rettore, professor Francesco Tomasello, è attualmente sottoposto a giudizio per abuso di ufficio e tentata concussione, pendente davanti al tribunale penale di Messina, per le quali accuse è stato sospeso per due mesi dal GIP;
lo stesso rettore è stato, inoltre, sospeso una seconda volta per due mesi in altro procedimento pendente davanti al giudice dell'udienza preliminare di Messina;
entrambe le vicende hanno destato grande allarme nella comunità universitaria e cittadina messinese;
si precisa che l'Ateneo di Messina svolge un ruolo di particolare rilievo anche al di fuori della regione Sicilia, essendo frequentato da studenti di altre regioni ed in particolare da studenti della vicina Calabria -:
quali misure il Ministro intenda assumere in ordine alla iniziative promosse dall'attuale rettore dell'università di Messina, con particolare riguardo alla proposta di modifica dello statuto concernente la proroga di un anno del mandato del rettore e di tutti gli organi accademici, anche alla luce delle disposizioni contenute nel disegno di legge di riordino del sistema universitario promosso dallo stesso Ministro.
(5-03167)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIOTTO e NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la regione Veneto con decreto Giunta regionale 2470 del 4 agosto 2009 ha approvato il piano regionale di dimensionamento e di offerta formativa, accompagnato dalle linee-guida per l'anno scolastico 2010-2011;
il predetto provvedimento, fra l'altro, ha fissato i criteri per il dimensionamento della rete scolastica per l'anno 2010/2011 precisando che «gli indirizzi di studio e le specializzazioni funzionanti nella medesima sede scolastica sono costituite con non meno di 20 alunni», ed aggiunge che «per ragioni di carattere eccezionale, debitamente motivate e documentate o nel caso in cui si preveda un incremento della popolazione scolastica nel rispetto dei parametri indicati, è consentito di ridurre i parametri fino al 10 per cento»;
nel quadro dell'adeguamento alla riforma degli ordinamenti in Veneto, la regione ha ritenuto di recepire le proposte provenienti dai sistemi provinciali, nel rispetto degli indirizzi di programmazione e dei criteri generali adottati dalla regione stessa;
il consiglio comunale di Piove di Sacco in data 15 settembre 2009 ha recepito la proposta proveniente dall'istituto di istruzione superiore A. Einstein con sede a Piove di Sacco, per l'attivazione del liceo classico;
l'amministrazione provinciale di Padova con delibera della giunta provinciale in data 30 dicembre 2009 ha approvato il piano di dimensionamento della rete scolastica e offerta formativa per l'anno 2010/2011 prevedendo l'attivazione di pochi nuovi indirizzi ritenuti improcrastinabili sulla base delle esigenze emerse dai livelli locali e fra questi viene individuato «l'indirizzo liceo classico presso l'I.I.S. Einstein di Piove di Sacco, poiché tale tipo di offerta è totalmente assente nel distretto formativo;
con decreto Giunta regionale 495 del 2 marzo 2010 la giunta regionale del Veneto ha approvato il piano di confluenza dell'offerta formativa ed il piano di dimensionamento della rete scolastica e programmazione dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2010/2011, confermando il numero minimo di 20 alunni per l'attivazione di un indirizzo negli istituti di secondo grado, con margine di oscillazione del 10 per cento per motivate ragioni ed includendo nell'elenco di nuove attivazioni, il liceo classico presso l'I.I.S. Einstein di Piove di Sacco;

in questi giorni il dirigente dell'I.I.S. Einstein ha segnalato ai sindaci del Piovese che gli iscritti al nuovo indirizzo liceo classico, sono 18, di cui un ragazzo presenta condizione di grave disabilità e pertanto non ricorrono, al momento, le condizioni per l'attivazione del liceo classico con il prossimo anno scolastico;
qualora dovesse essere confermato tale orientamento, il distretto del piovese sarebbe l'unico nella provincia di Padova, privo di un corso di liceo classico e, ciò determinerebbe un impoverimento dell'offerta formativa del territorio con un pendolarismo verso Padova che comporterebbe riflessi negativi sia nella organizzazione delle famiglie e degli studenti sia sulle potenzialità dell'intero polo scolastico locale;
peraltro, l'indagine promossa nelle scuole di primo grado nel Piovese, aveva fatto emergere potenzialità interessanti verso l'iscrizione al liceo classico che si aggiravano intorno a 90 unità, ma la fase di incertezza che in questi mesi caratterizza la scuola italiana si è trasferita sulle famiglie compresse fra tempi ristretti per operare le scelte all'atto della iscrizione e la incertezza sui parametri che consentirebbero un arricchimento dell'offerta formativa;
quanto sta accadendo nel territorio del Piovese è fortemente influenzato dagli orientamenti che il Ministero ha assunto con le recenti ordinanze ministeriali, nonché dalle restrizioni economiche imposte anche al comparto della scuola italiana a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008 -:
quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere per modificare i provvedimenti recentemente assunti e per ripristinare gli stanziamenti ridotti con il decreto-legge n. 12 del 2008, al fine di consentire a regioni e province di adottare i piani di dimensionamento della rete scolastica in funzione della domanda formativa che i territori presentano.
(4-07848)

DI PIETRO, ZAZZERA, DI GIUSEPPE e MESSINA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dall'anno 2007 ad oggi sono molteplici gli articoli pubblicati sui maggiori quotidiani e periodici nazionali (Corriere della Sera 21 luglio 2007, La Repubblica 17 ottobre 2008, La Repubblica 14 novembre 2008, Panorama 27 novembre 2008, La Repubblica 12 dicembre 2008, Corriere della Sera 28 marzo 2009, Libero 1o aprile 2009) che evidenziano i problemi di gestione dell'università degli studi di Messina;
nello specifico, nei suddetti articoli, viene più volte citato il rettore dell'università di Messina (professor Francesco Tomasello) come indagato per una inchiesta sul concorso per la cattedra di medicina del lavoro al policlinico e imputato per abuso d'ufficio per un concorso per ricercatore alla facoltà di veterinaria (il cui processo è attualmente in corso) e accusato di tentata concussione per la gestione dei finanziamenti erogati dalla regione Sicilia e dall'università per i progetti scientifici; nominata in alcuni dei suddetti articoli anche la consorte del rettore, dirigente universitaria nello stesso ateneo;
per tali motivi il rettore è stato sospeso due volte dalle sue funzioni sia nel 2007 che nel 2009 dal giudice dell'udienza preliminare di Messina, rientrando sempre al suo incarico e non presentando mai le dimissioni;
lo statuto dell'ateneo di Messina detta norme sulla durata delle cariche accademiche: infatti, le principali cariche accademiche, originariamente di durata triennale, dopo la modifica del 2007, hanno durata quadriennale, ed è prevista la possibilità di essere immediatamente rieletti nella stessa carica accademica una sola volta;
attualmente, il rettore e la maggior parte dei presidi delle facoltà si approssimano alla scadenza del loro secondo

mandato, essendo stati eletti una prima volta nel 2004 e poi riconfermati nel 2007;
nel novembre 2009 furono iscritte all'ordine del giorno del senato accademico alcune proposte di modifica statuarie tra le quali anche una concernente la proroga del mandato in corso di esaurimento del rettore e dei presidi; quest'ultima venne ritirata a causa della contrarietà di alcuni dipartimenti;
il 30 aprile 2010 il senato accademico ha approvato la modifica dell'articolo 57 dello statuto dell'ateneo in modo da determinare la proroga di un anno a favore di tutte le cariche accademiche in corso;
la modifica dello statuto dell'ateneo è ora alla verifica degli uffici preposti del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
i dipendenti dell'università degli studi di Messina hanno inviato al Ministro interrogato un ricorso in opposizione alla richiesta di convalida delle decisioni assunte dal senato accademico, per la non approvazione del provvedimento stesso;
l'articolo 6, commi 9, 10 e 11 della legge n. 168 del 9 maggio 1989 prevede il controllo di legittimità e di merito del Ministro sugli statuti universitari;
l'articolo 2, comma 2, del decreto 28 novembre 2000 della Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della funzione pubblica «Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni» stabilisce che: «Il dipendente mantiene una posizione di indipendenza, al fine di evitare di prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni, anche solo apparenti, di conflitto d'interessi. Egli non svolge alcuna attività che contrasti con il corretto adempimento dei compiti d'ufficio e si impegna ad evitare situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione.»;
l'articolo 5, comma 2, del suddetto decreto recita «Il dirigente... dichiara se ha parenti entro il quarto grado a affini al secondo, o conviventi che esercitano attività politiche, professionali e economiche che li pongano in contatti frequenti con l'ufficio che egli dovrà dirigere o che siano coinvolte nelle decisioni o nelle attività inerenti l'ufficio -:
se il Ministro interrogato, appreso quanto sopra espresso, ritenga o meno di esercitare la facoltà di rinvio con richiesta di riesame in relazione alla delibera di modifica dello statuto dell'ateneo dell'università degli studi di Messina.
(4-07852)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Fatto, nella sua edizione del 6 giugno 2010 ha pubblicato la seguente lettera del signor Giovanni De Pasquale: «Da 40 e più anni chiedo giustizia a causa di un errore di valutazione medica del Consiglio navale di Messina, al momento della visita di leva. Avviato alle armi, si accorsero dell'errore dopo 115 giorni, venni riformato ma intanto la mia patologia si era aggravata. Sono passati 44 anni e ancora il riconoscimento pensionistico a cui ho diritto non viene accettato. Sono ancora fiducioso perché, cresciuto a pane e diritto, credo che il rapporto fra i cittadini e governanti sia sempre supportato dalla certezza del diritto, dai diritti e doveri come scritto sulla nostra Carta costituzionale. Mi sono rivolto alle sedi amministrative e giudiziarie competenti, ma nonostante le prove documentali, non mi è stata ancora resa giustizia e, pur confidando nella speranza di vita, non credo di poter attendere ulteriori 40 anni!»;

non si comprende come si giustifichi che il signor De Pasquale stia attendendo, da ben 44 anni, il riconoscimento al diritto alla pensione -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e quali iniziative si intendano promuovere, sollecitare, adottare, nell'ambito delle proprie prerogative, affinché i diritti del signor De Pasquale siano finalmente riconosciuti.
(4-07832)

MARINELLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2007 l'INPS ha bandito un concorso pubblico per esami per 296 ispettori previdenziali di vigilanza INPS, posizione economica C1;
a fronte di una richiesta ufficiale dell'INPS di poter assumere 444 unità ispettive allo stato attuale sono invece stati autorizzati-assunti soltanto 310 ispettori;
tale richiesta è stata peraltro ritenuta legittima dal Ministero dell'economia e delle finanze sia sotto il profilo del contingentamento del personale, sia sotto quello della copertura finanziaria di spesa, in conformità agli obblighi prescritti dalla legge n. 78 del 2009;
l'INPS ha assolto agli obblighi prescritti dalla legge n. 78 del 2009, ovvero di riduzione del personale e conseguimento dei risparmi di spesa, certificati dal MEF;
l'assunzione di un ispettore INPS C1 costa 38.000 euro lordi annui, a fronte di 700.000-1.000.000 di euro di evasione contributiva recuperata alle casse dello Stato, oltre a svolgere un ruolo fondamentale in termini di repressione e prevenzione;
ogni anno ci sono 1000 morti sul lavoro, a cui vanno aggiunti oltre 200.000 infortuni non mortali;
la sicurezza sul lavoro costituisce una questione delicata ed importante, per cui il blocco delle assunzioni degli ispettori preposti al controllo della sicurezza penalizza fortemente proprio i lavoratori nel diritto sancito dalla Costituzione ad un lavoro salubre, sicuro e regolare, oltre ad una garanzia contro la diffusione del lavoro nero e del lavoro effettuato senza il rispetto delle norme di sicurezza e di igiene sul lavoro e in materia di regolarità contributiva e retributiva -:
se i vincitori e gli idonei del concorso bandito dall'INPS nel 2007 rientrino nelle disposizioni normative di cui all'articolo 176, comma 7, del decreto-legge n. 70 del 2009 (cosiddetto «decreto anticrisi») relativo al blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione;
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno assumere iniziative idonee finalizzate all'assunzione dei vincitori e di un congruo numero di idonei, necessari a ricoprire la carenza di organico.
(4-07845)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA, ZUCCHI, FIORIO e PIZZETTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
come previsto dal decreto-legge n. 5 del 2009, AGEA ha inviato ai soggetti con debiti relativi alle quote latte (prelievo supplementare) l'intimazione di versamento degli stessi, informando sulla possibilità e sulle modalità di accesso alla rateizzazione degli importi intimati come previsto dall'articolo 8-quinquies della legge citata;
con il decreto del 10 marzo 2010, il commissario straordinario Paolo Gulinelli ha definito le modalità di applicazione della rateizzazione prevista dal decreto-legge n. 5 del 2009, con il conseguente invio della comunicazione ai soggetti interessati in merito all'accoglimento delle

istanze di rateizzazione presentate, fissando al 30 giugno 2010 il pagamento della prima rata;
i soggetti debitori potevano accedere anche alla rateizzazione prevista dal decreto-legge n. 49 del 2003, con il pagamento delle prime sei rate -:
quale sia il numero dei debitori e quali siano gli importi intimati e quelli riscossi;
quale sia il numero dei debitori che hanno completato l'iter di adesione alla rateizzazione in base al decreto-legge n. 5 del 2009 e quale sia l'importo della prima rata riscosso o da riscuotere;
quale sia il numero dei debitori che hanno aderito alla rateizzazione prevista dal decreto-legge n. 49 del 2003 e lo stato dei pagamenti della sesta rata scaduta il 31 dicembre 2009;
se il commissario straordinario abbia provveduto alla revoca delle quote latte assegnate in attuazione del decreto-legge n. 5 del 2009 ai produttori ricadenti nelle casistiche di cui al comma 7 dell'articolo 8-quinquies della citata legge;
se Agea abbia provveduto, anche l'iscrizione al registro debitori, alla riscossione coattiva degli importi dovuti nel caso di mancata e tempestiva presentazione della richiesta di rateizzazione e di decadenza dai benefici della rateizzazione.
(5-03155)

AGOSTINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
oramai da molti anni nel periodo estivo il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali emana il decreto ministeriale con cui si regolamenta il fermo biologico;
tale iniziativa è oramai indispensabile, soprattutto dopo l'entrata in vigore del regolamento CE n. 1967/2006 ma la stessa necessita di essere modificata ed aggiornata;
il Governo, nell'approvare il decreto ministeriale sul fermo biologico dell'anno 2009, si era impegnato a discutere le linee guida del fermo biologico degli anni successivi nelle competenti sedi parlamentari;
ci sono tensioni presso alcune marinerie del nostro paese a seguito della grave crisi economica che colpisce il settore;
ci sono situazioni particolarmente difficili in alcuni compartimenti in particolare quello di San Benedetto del Tronto che essendo compartimento di confine con la regione Abruzzo, ed avendo la stessa tipologia di pesca dei compartimenti abruzzesi, avrebbero però date diverse di fermo biologico;
infatti il compartimento di San Benedetto del Tronto rimane fermo nel mese di agosto a differenza di quello abruzzese che rimane fermo nel mese di settembre, creando difatti una disparità che colpisce la marineria di San Benedetto del Tronto -:
se intenda avviare un preventivo confronto nelle competenti sedi parlamentari sul decreto ministeriale che regolamenta il fermo biologico 2010;
quali siano gli eventuali indennizzi per il fermo 2010;
se intenda in via generale unificare temporalmente le date del fermo biologico per i compartimenti che hanno la stessa tipologia di pesca;
se la data di fermo biologico prevista per il compartimento di San Benedetto del Tronto, può essere unificata a quella prevista per il compartimento abruzzese di Pescara avendo essi la stessa tipologia di pesca del medio-basso Adriatico.
(5-03161)

AGOSTINI, BRANDOLINI, SANI, OLIVERIO e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
molte marinerie d'Italia, ed in particolare dell'Adriatico, trovano importante

fonte di reddito dalla pesca del pesce azzurro;
in particolare in questo ultimo periodo sembra essere proliferato il parassita (anisakis) che attacca prevalentemente il pesce azzurro;
a seguito di questo, c'è stata una cattiva informazione, che sta provocando una fortissima caduta dei prezzi, il che allarma tutto il comparto della piccola pesca e del commercio del pesce azzurro;
ci sono state in molte parti d'Italia interpretazioni difformi circa l'applicazione delle normative igienico-sanitarie, che hanno portato a sanzioni molto pesanti, anche dal punto di vista penale -:
se si intendano intraprendere iniziative volte a risarcire le imprese di pesca che hanno avuto una drammatica caduta del prezzo, promuovendo per questo settore la dichiarazione dello stato di calamità;
se si intendano assumere iniziative anche normative, finalizzata a regolare ed uniformare gli atteggiamenti e le interpretazioni degli addetti al controllo del settore alimentare;
se non si ritenga di avviare una massiccia campagna di promozione ed informazione a favore del pesce azzurro, con l'intento di ripristinare una corretta informazione -:
se anche in sede locale, nelle regioni maggiormente colpite dal parassita (anisakis), non si intenda procedere, magari con il supporto e l'ausilio di UNIPROM, a campagne di promozione ed informazione nei singoli territori dove il fenomeno è stato maggiormente avvertito.
(5-03162)

SANI, CENNI, AGOSTINI e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'associazione città dell'Olio (ANCO), associazione senza scopo di lucro a totale partecipazione pubblica, ha stabilito con proprio regolamento, di concedere l'uso del proprio marchio con la dicitura «comune di Xxxx città dell'olio» a tutti i produttori e confezionatori che ne facciano richiesta a condizione che essi abbiano la sede legale o lo stabilimento di produzione in un comune aderente all'associazione e che la provenienza dell'olio sia esclusivamente nazionale; gli oli IGP e DOP non possono utilizzare questo marchio;
tale autorizzazione all'uso del marchio, rilasciata ai produttori e ai confezionatori, rischia di provocare confusione o inganno circa la reale qualità e origine del prodotto nonché potrebbe determinare atti contrari alla libera concorrenza;
l'associazione autorizza l'uso del marchio senza effettuare a quanto risulta all'interrogante controlli di qualità, funzione che non gli compete, ma il patrocinio dell'ente pubblico, che concede il nome da utilizzare nel marchio, attribuisce senza dubbio un valore aggiunto al prodotto inducendo il consumatore a ritenere che la provenienza dell'olio sia quella comunale e il richiamo all'istituzione «comune» e/o alla «città» evoca anche qualità e salubrità del prodotto;
gli imprenditori che utilizzeranno il marchio e gli enti concedenti, ad avviso degli interroganti, finirebbero per porre in essere atti tali da ingenerare confusione e contrari alla libera concorrenza perché saranno posti sullo stesso piano un marchio privo di qualsiasi valutazione di qualità e provenienza e marchi, anche IGP e DOP, che, al contrario, sono sottoposti a rigide regole di controllo e identificazione, in particolare da parte di organismi indipendenti, previste dalla disciplina comunitaria -:
se e quali iniziative, anche normative, intenda assumere a tutela del reale valore dei marchi di qualità anche al fine di scoraggiare usi che possono apparire impropri dei marchi geografici.
(5-03163)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
la sensibilità chimica multipla (MSC) è una patologia che si sviluppa in seguito ad un'esposizione acuta o cronica a sostanze tossiche (profumi, prodotti per l'igiene personale, detersivi, deodoranti ambientali, ammorbidenti, insetticidi, erbicidi, solventi, smog e fumi industriali, sgasamento delle materie plastiche, farmaci, e altro) che producono una sensibilizzazione a più sostanze chimiche;
all'inizio i sintomi quali rinite, asma, dermatite, mal di testa, irregolarità cardiocircolatoria, disturbi digestivi, stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari, disturbi uditivi e della vista, compaiono a seguito della esposizione e scompaiono evitando la stessa. Con il progredire della malattia i sintomi si cronicizzano con uno stato infiammatorio generale che produce un danno organico irreversibile (ictus, infarto, cancro, patologie autoimmunitarie, sclerosi multipla, artrite reumatoide, Parkinson, e altro);
l'ipotesi più accreditata della causa della MCS è una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze xenobiotiche a causa di una carenza genetica o della rottura dei meccanismi enzimatici di metabolizzazione a seguito della esposizione tossica;
tra la fine del 2004 e l'inizio del 2005 tre regioni hanno riconosciuto la MCS come patologia rara: Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo. Nel 2006 anche la regione Lazio ha compiuto questo riconoscimento, rinnovandolo nell'articolo 50 della legge finanziaria del 2007;
negli ultimi anni diversi malati con MCS di grave entità hanno ottenuto l'invalidità al 100 per cento, il riconoscimento ai fini della legge n. 104 del 1992, in un caso, anche l'accompagno. Molti altri hanno ottenuto dalla ASL, il rimborso delle cure all'estero per patologia residuale o la fornitura di ausili terapeutici, come purificatori dell'aria, mascherine ai carboni, umidificatori dell'ossigeno in vetro dell'AEHF. In altri casi, purtroppo, molti malati stentano a ottenere qualsiasi assistenza medica oppure si rivolgono a più specialisti, incorrendo in tentativi diagnostici e terapeutici spesso inutili, se non dannosi, e in ogni caso con un pesante aggravio economico;
le difficoltà di accesso dei malati italiani ai servizi sanitari pubblici e privati, a causa della mancanza di unità ambientali controllate (prive di sostanze tossiche), rendono ulteriormente difficile la valutazione del fenomeno -:
se sia a conoscenza dell'incidenza della suddetta malattia nel nostro Paese;
se non ritenga necessario, ai fini della diagnosi precoce e della prevenzione della MCS, promuovere la definizione di indirizzi, in collaborazione con le regioni, affinché attraverso i piani sanitari, sia definito un programma articolato che permetta di assicurare la formazione e l'aggiornamento professionali del personale medico, al fine di facilitare l'individuazione dei soggetti affetti da MCS nonché dei soggetti, non sintomatici, appartenenti a categorie a rischio di contrarre la suddetta malattia, e sia adottato presso le unità di pronto soccorso un protocollo di ospedalizzazione per la MCS da attuare nei casi di necessità ed urgenza.
(2-00782)
«Mattesini, Mario Pepe (PD), Murer, Gatti, Codurelli, Miotto, Porta, Nannicini, Scarpetti, Schirru, Siragusa, Motta, Pizzetti, Baretta, Naccarato, Mastromauro, Gnecchi, Bucchino, Fedi, Pompili, La Forgia, Arturo Mario Luigi Parisi, Viola, Miglioli, Boccuzzi, Recchia, Iannuzzi, Colombo, Zampa, Argentin, Giorgio Merlo».

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino, nella sua edizione del 29 giugno 2010 pubblicava un articolo significativamente intitolato: «Al Policlinico anestesisti in servizio notte e giorno senza interruzione»;
nel citato articolo si riferisce di una «mappa» realizzata da operatori e sindacalisti del settore con la quale si lancia l'allarme sulla carenza di organici nella struttura di rianimazione del Policlinico di Napoli, delle ambulanze del 118, del Pronto soccorso del Loreto mare, anche del reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale San Paolo e nei servizi d'emergenza nei presidi di Pozzuoli, Frattaminore, Castellammare e Aversa;
detta mappa documenta come il numero insufficiente di anestesisti nella seconda università di Napoli sia «il motivo principale per il quale si arriva, in rianimazione, a turni che superano anche le 24 ore di guardia attiva»;
secondo quanto segnala Antonio Alfano, a nome di «No Comment», l'associazione che porta avanti un progetto di medicina solidale in città, «la problematica investe pure la chirurgia. Il medico che smonta dalla guardia deve raggiungere la sala operatoria»;
difficoltà confermate anche dal direttore del primo servizio di anestesia e rianimazione, dottor Biagio Lettieri: «La carenza negli organici supera il 30 per cento del fabbisogno e riguarda anche altre strutture»;
«negli ultimi due anni si è ridotto della metà il numero di medici impegnati nel pronto intervento», è l'allarme già lanciato dal segretario nazionale della Fimmg-Emergenza sanitaria, Fabio Lucchetti: «Ci sono colleghi che, tra servizi di emergenza e pronto soccorso, arrivano a oltre 300 ore di lavoro mensili»;
un preoccupato sos giunge anche dal reparto dove lavorava Mariarca Terracciano, l'infermiera protagonista della protesta choc contro le incertezze nel pagamento degli stipendi da parte dell'Asl Napoli 1 centro. Oltre a lei, morta un mese fa, da due mesi non sono più in servizio altri 4 infermieri. L'unità complessa di ginecologia e ostetricia del San Paolo assicura i ricoveri ordinari (14 posti letto operativi), l'attività di pronto soccorso, gli interventi in sala parto e in altre due camere operatorie, più il servizio di interruzione di gravidanza che non può essere mai sospeso. Ma ha solo 2 o 3 infermieri, al momento, per ogni turno di guardia: «Stiamo assicurando le attività attraverso il ricorso al lavoro straordinario e turni fino a 18 ore, ma rimangono grosse difficoltà per gestire soprattutto i servizi d'emergenza»;
lo stesso problema riguarda l'area dell'emergenza nei presidi di Pozzuoli, Frattaminore e Castellammare;
ancor più grave appare la situazione all'ospedale di Aversa, dove l'elenco dei medici e degli infermieri scomparsi prematuramente dopo l'ennesimo turno di lavoro negli ospedali della Campania, e in particolar modo al Cardarelli, sta aumentando in parallelo con l'incremento dei carichi di lavoro e dello stress psico-fisico che è conseguenza della riduzione di personale del servizio sanitario regionale e del blocco del turn over -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
in caso affermativo, ed essendo il quadro della situazione tracciato dal Mattino particolarmente grave e inquietante, quali urgenti iniziative, anche per il tramite del commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari, si intendano adottare e se le cause di quanto evidenziato i premessa siano ascrivibili anche alle esigenze di razionalizzazione della spesa imposte dal piano di rientro.
(4-07829)

VACCARO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 10 novembre 2009, nel corso della seduta n. 243, veniva presentata un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00763, nella quale si sottolineava come l'azione informativa messa in atto dal Governo sulla prevenzione dell'epidemia dell'influenza A/H1N1 non avesse impedito di generare un diffuso allarme sociale e fosse stata altresì inefficace allo scopo di precisare che solo i soggetti a rischio fossero interessati all'ipotesi di vaccinazione;
successivamente, in data 27 aprile 2010, nel corso della seduta n. 312, veniva presentata un'ulteriore interrogazione a risposta scritta 4-06921, nella quale si evidenziava una netta sproporzione di cifre fra i vaccini acquistati dal Governo italiano contro l'influenza A/H1N1, i casi di contagi accertati e i vaccini realmente somministrati;
in data 21 agosto 2009 il Ministero della salute ha siglato un contratto per la fornitura dei relativi vaccini contro il virus A/H1N1;
i termini contrattuali, anche a giudizio della Corte dei Conti, sono risultati particolarmente vantaggiosi per il fornitore ed eccessivamente svantaggiosi per la spesa pubblica nazionale;
stando ai termini contrattuali il Ministero della salute ha acquistato 24 milioni di dosi di vaccino per un totale di 184 milioni di euro: numeri che risultano decisamente sproporzionati rispetto al reale impatto della vaccinazione sui milioni di cittadini italiani;
dall'inizio della campagna vaccinale - dati del Ministero della salute - sono state complessivamente distribuite alle regioni ed alle province autonome 10.047.421 dosi di vaccino contro l'influenza A/H1N1;
così, oltre ad evidenziare come la campagna informativa disposta dal Governo si sia dimostrata inadeguata, i dati ufficiali palesano, ad avviso dell'interrogante, una netta sproporzione di cifre fra i vaccini acquistati dal Governo italiano contro l'influenza A/H1N1, i casi di contagi accertati e i vaccini realmente somministrati -:
quale sia, sino ad oggi, il numero dei vaccini contro l'influenza A/H1N1 effettivamente consegnato al Ministero della salute;
se, considerato quanto stabilito dall'articolo 3.1 del contratto suddetto, in caso di comprovato mancato rispetto dell'accordo sulle date di consegna dei vaccini e sul numero degli stessi, sia stata prevista taluna penale a carico della ditta fornitrice;
se il Governo, non appena resosi conto del superamento della crisi, abbia effettivamente richiesto di procedere all'interruzione della fornitura dei vaccini già ordinati perché in possesso dei quantitativi sufficienti ad affrontare l'influenza A/H1N1 e se ciò abbia integrato, da parte della multinazionale, una conseguente richiesta di indennizzo.
(4-07833)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il sequestro da parte della Guardia di finanza di Novara di oltre 330 mila capi di abbigliamento, per un valore complessivo all'ingrosso di oltre 600 mila euro, ripropone nuovamente il fenomeno sempre più esteso dell'invasione di prodotti contraffatti, provenienti soprattutto dai Paesi asiatici, che, connotati da costi di produzione decisamente molto convenienti e realizzati con materiali scadenti o privi dei necessari requisiti di sicurezza, hanno dei prezzi di vendita decisamente più bassi di quelli italiani;

l'indagine della stessa Guardia di finanza ha consentito di individuare una rete di produzione e di scambio di prodotti contraffatti che, a giudizio delle Fiamme gialle, avrebbe interessato diverse regioni del Nord Italia;
la merce, secondo quanto risulta al comando provinciale della Guardia di finanza di Novara, veniva fabbricata in Cina ed era verosimilmente introdotta in Italia da un'azienda lombarda, entrando sul territorio nazionale in Liguria, tramite alcuni container, che venivano smistati a varie imprese in contatto con la grande distribuzione organizzata;
i beni destinati ai centri commerciali del Nord Italia, erano pubblicizzati come «sotto costo» ed avevano un livello di finitura e di qualità che lasciava diversi dubbi agli operatori del settore;
gli investigatori, successivamente all'individuazione di un primo stock di prodotti contraffatti, coordinati anche dalla procura della Repubblica di Novara, hanno anche scoperto un importante polo distributivo, con magazzini e depositi nel Nord Est, a testimonianza della ramificazione molto organizzata su tutto il territorio settentrionale, da parte di strutture che operano senza alcun rispetto delle norme vigenti -:
quali iniziative intendano intraprendere al fine di tutelare e salvaguardare l'attività delle imprese tessili e di abbigliamento italiane, in particolare del Nord, nonché dei lavoratori del settore e del relativo indotto;
se non ritengano opportuno favorire un'intensificazione dei controlli da parte di tutte le forze dell'ordine ed una ancor più incisiva azione sanzionatoria, al fine di indebolire e scoraggiare il fenomeno del commercio illegale di prodotti tessili e di abbigliamento di scarso pregio e contraffatti, che, comunque, inducono in inganno il consumatore e danneggiano grandemente le imprese del nostro Paese.
(4-07846)

DI PIETRO, CIMADORO, PIFFARI e SCILIPOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel 2005 l'Enel aveva avviato un progetto sulla centrale termoelettrica di Rossano Calabro che aveva trovato la netta opposizione di tutti gli Enti Locali direttamente e indirettamente interessati;
nell'aprile 2010 l'Enel pubblica uno studio di impatto ambientale per il progetto integrato policombustibile della centrale di Rossano Calabro (Cosenza) come elementi di risposta alla lettera del Ministero dell'ambiente e della tutela del mare - direzione generale per la salvaguardia ambientale protocollo DSA-2007-0022742 del 13 agosto 2007, per avviare l'iter procedurale presso i Ministeri competenti del nuovo progetto di conversione della stessa centrale;
in tale sintesi non tecnica viene prevista, al posto dell'attuale centrale termoelettrica di Rossano Calabro alimentata ad olio e gas che non risulta competitiva in termini di rendimento e costo del chilowattora prodotto, una centrale policombustibile per la produzione di energia elettrica adottando un mix bilanciato con i combustibili convenzionali (polverino di carbone) e biomasse;
questa tecnologia viene chiamata a «carbone pulito» perché dai gruppi termici viene ridotta l'espulsione delle particelle fini, comunque nell'aria vengono immesse particelle di anidride carbonica (CO2), ossidi di zolfo (SO2) e ossidi di azoto (NOx) tutte polveri cancerogene e cardio-tossiche;
la politica energetica europea in seguito all'adozione del protocollo di Kyoto prevede l'obbligo di ridurre nel periodo 2008-2012 le emissioni di gas serra nella misura dell'8 per cento rispetto ai livelli del 1990, fissando le diverse quote di ripartizione per ogni Stato membro sulla base dell'accordo Burden Sharing del 17 giugno 1998;

è del 18 giugno 2010, l'accordo raggiunto tra i Governi europei e gli eurodeputati sulla nuova normativa in materia di emissioni industriali che inasprisce i limiti di emissione per una vasta gamma di sostanze inquinanti contenenti ossidi di azoto, anidride solforosa, polveri, amianto e metalli pesanti; gli impianti saranno tenuti a rispettare le nuove regole entro il 2012, anche se alcuni impianti saranno esentati sino al 2023;
il carbone è una delle forme più importanti di inquinamento, nel processo di combustione produce ben 67 elementi tossici inquinanti tra cui l'arsenico, il cromo, il cadmio nonché elementi radioattivi come il piombo 210;
il progetto integrato policombustibile presentato dall'Enel non analizza concretamente l'impatto sanitario ed ecosostenibile della zona presa in considerazione, inoltre non valuta i costi socio-economici per il territorio caratterizzato da attività agricole, turistico alberghiere e di pesca;
il carbone necessario alla nuova centrale, circa due milioni di tonnellate di polverino di carbone l'anno, sarà approvvigionato via mare; per tale approvvigionamento sono previste banchine per l'attracco di imbarcazioni e boe sul fondale per l'ancoraggio delle grandi navi;
la regione Calabria con il piano energetico ambientale regionale (PEAR) approvato con delibera n. 315 del 14 febbraio 2005 dispone, tra l'altro, che «...è vietato, su tutto il territorio regionale calabrese, l'utilizzo del carbone per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica»;
fino ad ora l'Enel ha richiesto solo le autorizzazioni ai Ministeri bypassando le strutture regionali, provinciali e comunali, avvalendosi del decreto-legge n. 78 del 2009, articolo 4, commi 1, 2, 3 e 4;
in data 11 maggio 2010 la Corte costituzionale ha pronunciato una sentenza n. 215, depositata il 17 giugno 2010, con la quale viene dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, commi 1, 2, 3, e 4 del decreto-legge n. 78 del 2009;
con questa sentenza l'Enel dovrà tener in maggior conto tutte le indicazione degli enti locali nonché sottoporre il progetto a tutte le autorizzazioni la cui piena competenza ritorna agli enti preposti che non potranno essere sostituiti da commissari governativi -:
se i Ministri interrogati non ritengano di valutare la possibilità di negare l'autorizzazione a questo tipo di progetto di riconversione a carbone della centrale di Rossano Calabro e come, in caso contrario, intendano tutelare la salute dei cittadini, l'impatto ambientale specificatamente nella tutela del mare e del territorio;
quali iniziative stanno attuando i Ministri interrogati per il recepimento dell'accordo raggiunto con gli altri Paesi il 18 giugno 2010.
(4-07847)

...

TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO, META, VELO, LOVELLI e TULLO. - Al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie riportate dalla stampa, negli ultimi due mesi, presso la sede dell'Aci di Milano vi sarebbero state ben cinque lettere di dimissioni al fine di indurre lo scioglimento della presidenza e del consiglio, che hanno portato al commissariamento dell'ente;
la gestione dell'Aci di Milano è una questione di grande rilevanza in quanto l'ente gestisce il Gran premio di Monza, gestione il cui valore economico è di circa 50 milioni di euro, ed un ingente patrimonio immobiliare consistente in palazzi, terreni, aree occupate da distributori di benzina, per un valore di circa 70 milioni di euro;
la nomina del commissario spetta al Ministro del turismo in quanto ente vigilante dell'Automobile Club Italia e, secondo

le stesse notizie stampa, il Ministro avrebbe nominato commissario Massimiliano Ermolli, figlio di uno degli uomini molto vicini al Presidente del Consiglio;
il 22 luglio 2010 si terranno le elezioni per sostituire la vecchia governance con una lista di candidati che comprendono lo stesso Ermolli, il figlio del Ministro La Russa, Geronimo, e Eros Maggioni;
l'altra lista, denominata «Per la trasparenza» non è stata ammessa per vizi di forma dallo stesso commissario Ermolli, a sua volta, come già detto, candidato alle prossime elezioni;
si tratta di candidature fortemente esposte al rischio di conflitto di interessi: in particolare, nel caso di Ermolli si sommerebbero il ruolo di commissario e, quindi, garante delle elezioni e di candidato, con quello di consigliere della Sinergetica, società avente rapporti contrattuali di natura commerciale con la stessa Aci -:
se non ritenga che i molteplici ruoli del commissario Ermolli possano costituire causa di impedimento alla funzione di garante delle elezioni;
se sia vero che, in vista delle elezioni del 22 luglio 2010, il citato Maggioni sia stato associato alla sezione milanese dell'Aci, pur essendo residente a Lecco;
se non ritenga che, qualora risultino confermate le notizie sommariamente riportate in premessa, l'intera vicenda non giustifichi fondate obiezioni di opportunità, stante il ruolo ministeriale sull'ente in questione e i legami esistenti tra i soggetti interessati e autorevoli membri della compagine governativa.
(5-03166)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00395, pubblicata nell'allegato B al resoconti della seduta del 23 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rossomando.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Belcastro e Brugger n. 2-00769, pubblicata nell'allegato B al resoconti della seduta del 23 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iannaccone.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Marco Carra n. 5-02593, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Brandolini.

L'interrogazione a risposta in Commissione Tullo n. 5-02998, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lenzi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-03141, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Alessandri.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Realacci n. 4-07500 dell'8 giugno 2010;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-07793 del 29 giugno 2010.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Nastri n. 5-02756 del 15 aprile 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07846.