XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 29 giugno 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La V Commissione,
premesso che:
la legge 31 dicembre 2009, n. 196, recante la nuova disciplina in materia di contabilità e finanza pubblica, ha ridisegnato i rapporti tra Parlamento e Governo nella gestione della finanza pubblica, rafforzando i poteri di controllo parlamentare, in linea con gli orientamenti dei principali Paesi europei;
la nuova legge di contabilità ha, in particolare, previsto un significativo arricchimento del patrimonio informativo che il Governo ha l'obbligo di mettere a disposizione delle Camere, anche attraverso un accesso diretto del Parlamento a banche dati gestite da amministrazioni pubbliche, disponendo altresì che alcuni documenti, come le relazioni tecniche, siano trasmessi al Parlamento in formato elettronico;
la nuova disciplina ha, inoltre, ampliato e rafforzato i contenuti della relazione tecnica che deve corredare i disegni di legge, gli schemi di decreto legislativo e gli emendamenti di iniziativa governativa che comportino conseguenze finanziarie, rimettendo, peraltro, alle Commissioni e ai Regolamenti parlamentari il compito di individuare ulteriori casi nei quali il Governo è tenuto alla presentazione della relazione tecnica;
in particolare, alla relazione tecnica dovrà essere sempre allegato un prospetto riepilogativo degli effetti finanziari di ciascuna disposizione ai fini del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, del saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche e dell'indebitamento netto del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni;
ai fini della definizione della copertura finanziaria, la relazione tecnica evidenzia anche gli effetti delle disposizioni sugli andamenti tendenziali del saldo di cassa e dell'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, indicando altresì i criteri per la loro quantificazione e compensazione;
si dispone altresì che la relazione tecnica e il prospetto riepilogativo degli effetti finanziari siano aggiornati all'atto del passaggio dell'esame dei provvedimenti tra le due Camere;
le disposizioni corredate di clausole di neutralità finanziaria devono essere accompagnate da una relazione tecnica che riporti i dati e gli elementi idonei a suffragare l'ipotesi di invarianza degli effetti sui saldi di finanza pubblica, anche attraverso l'indicazione dell'entità delle risorse già esistenti e delle somme già stanziate a bilancio utilizzabili per le finalità indicate dalle disposizioni medesime;
l'attuazione delle nuove disposizioni in esame richiede di definire nuovi procedure e strumenti per conseguire sostanziali progressi in materia di quantificazione e verifica degli effetti finanziari dei provvedimenti sia in ambito governativo che parlamentare;
al fine di assicurare la piena efficacia delle innovazioni introdotte dalla nuova disciplina contabile appare necessario individuare modalità attuative condivise tra Governo e Parlamento,

impegna il Governo:

ad individuare le modalità applicative delle disposizioni dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 196 del 2009, ai sensi della quale i decreti di variazione al bilancio adottati in conseguenza dell'approvazione di provvedimenti legislativi devono essere pubblicati nel sito del Ministero dell'economia e delle finanze, garantendo altresì la loro trasmissione alle Camere in formato elettronico elaborabile;

a trasmettere alle Camere anche i decreti di cui all'articolo 33, comma 4, relativi alle variazioni compensative tra le dotazioni finanziarie di ciascun programma;
ad adottare le opportune iniziative per individuare, sentite le Commissioni parlamentari competenti per le conseguenze di carattere finanziario, uno o più schemi tipo per la redazione delle relazioni tecniche che assicuri la disponibilità di tutte le informazioni richieste dalla nuova normativa contabile;
ad esplicitare nell'ambito delle relazioni tecniche, in base a quanto disposto dai commi 3 e 4 dell'articolo 17 della legge n. 19 del 2009, i criteri utilizzati per quantificare l'impatto di ciascuna disposizione sui saldi di cassa e di indebitamento netto, in particolare, attraverso l'evidenziazione dei raccordi tra tali effetti e gli andamenti tendenziali dei conti di cassa e del conto economico delle amministrazioni pubbliche;
ad individuare, d'intesa con le Camere, le modalità tecniche per la trasmissione in via telematica della relazione tecnica e del prospetto riepilogativo sugli effetti finanziari dei provvedimenti, dei relativi aggiornamenti, nonché le modalità per l'accesso diretto alle banche dati ai sensi dell'articolo 14, comma 1, e la trasmissione telematica delle relazioni, ai sensi dell'articolo 30, commi 8 e 9, lettera f);
a trasmettere, ai sensi dell'articolo 17, comma 8, della legge n. 196 del 2009, al momento del passaggio dei provvedimenti dall'uno all'altro ramo del Parlamento, una relazione tecnica ed un prospetto riepilogativo riferiti al testo approvato, nei tempi utili all'avvio dell'esame del testo stesso da parte della Commissione competente;
ad assicurare la trasmissione di una relazione tecnica in tutti i casi in cui si preveda di attuare un provvedimento utilizzando risorse già disponibili a legislazione vigente, anche qualora il testo non sia corredato da una specifica clausola di neutralità finanziaria, in modo da assicurare la piena efficacia dell'articolo 17, comma 7, della legge n. 196 del 2009;
a predisporre, ove richieste, le relazioni tecniche sugli emendamenti presentati dal relatore in tempi compatibili con la programmazione dei lavori parlamentari.
(7-00359)
«Giancarlo Giorgetti, Gioacchino Alfano, Baretta, Bitonci, Ciccanti, Cambursano, Commercio».

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
i Governi italiani hanno sostenuto il progetto M346, l'addestratore realizzato dall'azienda aeronautica Alenia/Aermacchi;
lo scorso anno tale azienda si è aggiudicata la gara per la fornitura di 48 velivoli M346 agli Emirati Arabi, gli stessi recentemente acquistati dalla nostra Aeronautica Militare;
la ditta italiana che ha partecipato alla gara è una storica azienda varesina produttrice fra l'altro dei velivoli della pattuglia acrobatica nazionale (Frecce tricolori);
la competizione per assicurarsi la fornitura si presentava particolarmente impegnativa con tre concorrenti molto agguerriti: oltre all'italiano, l'inglese Hawk

e il T50 americano/coreano. Nella primavera 2009, gli Eau dichiaravano che il velivolo prescelto era l'italiano M346, subordinatamente al buon fine di un negoziato contrattuale da iniziare subito. Tutto sembrava procedere per il meglio tanto che si nutrivano speranze di una conclusione positiva in occasione del salone aeronautico di Dubai, nel novembre 2009;
il 22 novembre 2009 il Presidente del Consiglio doveva recarsi negli Emirati per contribuire a perfezionare l'accordo;
la missione del Presidente del Consiglio fu rinviata e, ad oggi, non risulta che il contratto tra Alenia/Aermacchi e gli Emirati sia stato sottoscritto;
questa situazione di stallo suscita comprensibili preoccupazioni tra i lavoratori di Alenia/Aermacchi e le centinaia di piccole aziende dell'indotto;
il livello tecnologico del settore aeronautico varesino costituisce un patrimonio per il nostro Paese;
l'M346 può concorrere per le sue caratteristiche anche ad essere scelto come l'addestratore europeo;
questa fornitura è per Alenia/Aermacchi e per Finmeccanica di importanza fondamentale per il definitivo successo commerciale del velivolo M346;
tale contratto permetterebbe tra l'altro un cospicuo rientro del finanziamento concesso dal Ministero dello sviluppo economico per la realizzazione del progetto;
esportare nuovi prodotti in mercati extraeuropei è una scelta indispensabile per l'Italia e, quindi, è decisivo individuare al più presto un cliente di lancio;
l'11 ottobre 2004, giornata del roll out dell'M346, il Presidente del Consiglio Berlusconi dichiarava: «Vi aiuterò a vendere questo gioiello modello unico per la difesa europea» -:
quale sia lo stato delle trattative e la ragione delle difficoltà attuali che sembrano impedire la conclusione del contratto con gli Emirati Arabi;
cosa si intenda fare per favorire una positiva evoluzione della vicenda, che ha implicazioni commerciali, finanziarie e occupazionali rilevanti per l'intero Paese;
quali iniziative internazionali si intendano assumere affinché l'M346 possa diventare l'addestratore europeo;
quale sia la strategia che si intende adottare per rilanciare nuove politiche industriali nel settore aerospaziale, alla luce delle incomprensibili decisioni relative anche alla chiusura delle realtà di Brindisi e Venezia.
(2-00774)
«Marantelli, Recchia, Ventura, Maran, Boccia».

Interrogazione a risposta immediata:

FRANCESCHINI, VENTURA, MARAN, VILLECCO CALIPARI, GIACHETTI, QUARTIANI, AMICI, BOCCIA, LENZI e ROSATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il giorno 18 giugno 2010 l'onorevole Aldo Brancher è stato nominato Ministro senza portafoglio;
il comunicato del Consiglio dei ministri del 18 giugno 2010 rende noto che «il Presidente Berlusconi ha informato il Consiglio delle sue intenzioni di conferire al neoministro Brancher la delega per tutti gli adempimenti relativi alla pratica e concreta attuazione del Federalismo amministrativo e fiscale. Il Consiglio ha condiviso l'iniziativa e gli ha espresso le più vive felicitazioni ed auguri»;
per lo svolgimento di questa delega sono già in carica il Ministro per le riforme per il federalismo Bossi, il Ministro per la semplificazione normativa Calderoli e il Ministro per i rapporti con le regioni Fitto;
sul sito internet del Governo italiano il Ministro Brancher è diventato Ministro per la sussidiarietà e il decentramento, ma, a dieci giorni dalla nomina del Ministro, non è ancora noto il decreto del

Presidente del Consiglio dei ministri con cui allo stesso sono attribuite funzioni specifiche;
pur in carenza di attribuzione specifica di deleghe, l'onorevole Brancher ha chiesto, salva successiva rinuncia, di far valere l'esercizio della sua attività di Ministro, ai sensi della legge n. 51 del 2010, come legittimo impedimento a comparire fino al mese di ottobre 2010 alle udienze di un processo che lo vede imputato, con l'esplicita motivazione di dover procedere ad organizzare un nuovo ministero;
a fronte di questa nomina, che appare inutile ed inopportuna, desta stupore e preoccupazione il fatto che il ministero dello sviluppo economico, a quasi due mesi dalle dimissioni dell'onorevole Scajola, sia ancora privo di un Ministro pienamente responsabile del dicastero -:
quali siano le reali motivazioni che hanno portato alla nomina del Ministro senza portafoglio onorevole Aldo Brancher.
(3-01155)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e ALESSANDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella notte fra il 22 e il 23 febbraio 2010, si è verificato il grave disastro ambientale provocato dallo sversamento nel fiume Lambro di alcune migliaia di tonnellate di idrocarburi provenienti dalla raffineria Lombardi Petroli di Villasanta;
sin dalla scoperta dell'evento, la prefettura di Milano e la protezione civile della regione Lombardia hanno organizzato interventi finalizzati al contenimento delle sostanze inquinanti e alla loro rimozione dal fiume Lambro;
per far fronte all'emergenza ambientale causata dallo sversamento che ha interessato dopo il Lambro anche il Po, è stato quindi attivato un coordinamento tra le regioni interessate, anche attraverso le rispettive Agenzie regionali per la protezione ambientale, per monitorare lo stato di qualità delle acque e per definire una mappatura dei siti e degli habitat interessati dall'inquinamento, mentre il Dipartimento di protezione civile ha provveduto all'attuazione degli interventi urgenti necessari a favorire il ritorno alle normali condizioni di vita delle popolazioni ed alla bonifica delle aree interessate dall'inquinamento;
in data 1o marzo 2010, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per lo sversamento di materiale inquinante nel fiume Lambro, con conseguente interessamento dell'asta principale del fiume Po;
l'ordinanza n. 3882, firmata dal Presidente del Consiglio dei ministri il 18 giugno 2010 - non ancora pubblicata nella Gazzetta ufficiale ma consultabile sul sito internet del Dipartimento della protezione civile -, dispone lo stanziamento di 3 milioni di euro per assicurare alle regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto il rimborso delle spese sostenute per fronteggiare l'emergenza ambientale;
in particolare, dei 3 milioni di euro stanziati con la citata ordinanza n. 3882, 1 milione di euro è stato attribuito alla regione Lombardia, 1,5 milioni di euro alla regione Emilia-Romagna e 500 mila euro alla regione Veneto -:
quali iniziative e provvedimenti si intendano intraprendere per assicurare il trasferimento urgente delle risorse stanziate con la citata ordinanza di protezione civile n. 3882;
quali risorse aggiuntive si intendano stanziare e in quali tempi per assicurare, da un lato, l'integrale rimborso delle eventuali e ulteriori spese sostenute dalle regioni coinvolte, nonché, dall'altro lato, per realizzare gli ineludibili interventi di bonifica dei siti inquinati e di ripristino e tutela del delicato ecosistema colpito dall'emergenza ambientale in questione.
(5-03141)

LIBÈ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
tra il 15 ed il 16 giugno 2010 sono caduti oltre millimetri di pioggia in 12 ore tra Parma e Piacenza ed in particolare nei comuni della Bassa Parmense dove i danni diffusi hanno riguardato non solo le abitazioni e le vie di comunicazione ma anche i campi coltivati, ed hanno messo a serio rischio le la produzione agricola della zona;
secondo le stime di Coldiretti nella sola provincia di Parma sono stati allagati 4.000 ettari di terreno nei comuni di Parma, Polesine Parmense, Sissa, Zibello, Colorno, Sorbolo, Mezzani, San Secondo, Fontanellato. Tra le colture più colpite ci sono il pomodoro (oltre 100 ettari), il mais, la barbabietola e l'erba medica;
inoltre, le forti precipitazioni hanno messo sotto pressione il reticolo idrico della zona al punto tale che i canali sono tracimati causando pericoli, danni, allagamenti e rottura degli argini;
la viabilità è andata in tilt in tutta la zona e vigili del fuoco e decine di volontari hanno lavorato per ripristinare le comunicazioni soccorrendo anche le persone rimaste intrappolate nelle proprie abitazioni. A causa di allagamenti provocati dall'acqua proveniente da campi vicini all'autostrada si sono registrati code e rallentamenti sulla A1 Milano-Napoli tra Fiorenzuola e l'allacciamento con la Autocisa, in direzione di Bologna. Anche i sottopassi ed alcune strade provinciali sono state chiuse: la strada provinciale 11 di Busseto, la 47 di Fontevivo, la 91 di San Boseto mentre si spera di riuscire a riaprire la strada provinciale 12 che da Fidenza porta a Soragna;
la situazione peggiore si è verificata a Fontanellato dove ancora si cerca di risolvere un problema serio legato al funzionamento del «Cardinal Ferrari», un ospedale che ha circa 130 pazienti di cui una trentina gravi e tenuti in vita grazie al respiratore artificiale. Proprio lì, vicino al santuario della Madonna, dunque in pieno centro storico, l'acqua è arrivata velocemente facendo saltare l'impianto elettrico. Vigili del fuoco, operatori del 118, tecnici della protezione civile e l'Asl hanno lavorato per evitare il completo evacuamento della struttura. A Fontanellato è accaduto quello che ancora non si era visto: tutti i canali sono tracimati e velocemente è arrivata l'emergenza. Anche viaria perché a un certo punto, con tutte le provinciali bloccate dall'acqua, non si poteva più uscire da quella parte di Bassa;
a Zibello, dove la pioggia ha raggiunto quota 136 millimetri, è crollato parte del tetto di una scuola materna mentre a Roncole di Busseto la casa natale di Giuseppe Verdi è stata invasa da 15 centimetri d'acqua. Il pericolo maggiore ha riguardato il canale Fossa Parmigiana che è esondato in più punti minacciando la frazione di Frescarolo di Busseto;
il conteggio dei danni non è definitivo, ma è emersa la necessità finanziaria di almeno 9.000.000 di euro per far fronte all'emergenza con particolare attenzione ai danni alle reti idriche e viarie da ripristinare con la massima velocità -:
se il Governo non ritenga opportuno acquisire e comunicare nuovi dati ed analisi per meglio comprendere eventuali responsabilità;
se il Governo non intenda accogliere la richiesta di fondi avanzata dagli enti territoriali per far fronte all'emergenza;
se il Governo non reputi opportuno impegnarsi per definire una programmazione pluriennale degli investimenti sulla rete idrica atta ad evitare il ripetersi di tali eventi.
(5-03142)

BRATTI, MOTTA e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il giorno 23 febbraio 2010, dalla ex raffineria Lombarda Petroli in località

Villasanta di Monza si è verificato uno sversamento di gasolio e oli combustibili nel fiume Lambro. Nonostante gli interventi effettuati in territorio lombardo, la gran parte del materiale inquinante è transitato nel fiume Po, interessando il territorio della regione Emilia-Romagna da Piacenza a Ferrara;
la regione Emilia Romagna, per il tramite dell'Agenzia regionale di protezione civile, ha fronteggiato l'emergenza ambientale determinatasi nei territori limitrofi al fiume Po, per il territorio di propria competenza, a partire dal giorno 23 febbraio 2010, attivando, in coordinamento con la prefettura di Piacenza ed il Dipartimento nazionale, interventi specialistici per il recupero degli idrocarburi, per il controllo ambientale, nonché provvedimenti cautelativi a tutela della pubblica incolumità e dell'ambiente;
la regione Emilia-Romagna, per il tramite dell'Agenzia regionale di protezione civile, per la realizzazione degli interventi urgenti di cui sopra, con il concorso di ARPA Emilia-Romagna per il monitoraggio ambientale, ha sostenuto una spesa complessiva di euro 2.475.000, come già comunicato al Dipartimento nazionale della protezione civile con nota PC2010/2497 del 16 marzo 2010;
da tale importo sono esclusi gli oneri per gli interventi urgenti effettuati dalle componenti statali, in particolare dai vigili del fuoco e dal Genio pontieri, attivati dal prefetto di Piacenza;
il Dipartimento nazionale della protezione civile, aveva predisposto una bozza di ordinanza che prevedeva il finanziamento di euro 10.000.000 da ripartire a titolo di rimborso fra le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto interessate dall'emergenza, nonché il finanziamento di euro 2.000.000 per le attività di monitoraggio e caratterizzazione ambientale finalizzato alla progettazione e all'avvio degli interventi di bonifica;
il Presidente del Consiglio dei ministri con l'ordinanza n. 3882 del 18 giugno 2010 ha assegnato alla regione Emilia-Romagna la somma di euro 1.500.000 a copertura di una parte degli oneri sostenuti per l'espletamento delle attività dirette a fronteggiare la fase di prima emergenza;
a quanto consta agli interroganti il Capo del dipartimento della protezione civile, con nota DPC/CG/0049039 del 23 giugno 2010, avrebbe comunicato l'impossibilità di finanziare gli oneri previsti nell'ordinanza di cui sopra (euro 10.000.000 + 2.000.000) a seguito del mancato finanziamento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;
gli interventi di somma urgenza effettuati dalla regione Emilia-Romagna hanno consentito, in maniera significativa, di contenere il danno ambientale conseguente allo sversamento, in particolare sul tratto principale del fiume Po a valle dello sbarramento di Isola Serafini in provincia di Piacenza, nel delta del Po e nel mare Adriatico -:
quali iniziative intenda attivare affinché:
vengano coperte integralmente le spese relative agli interventi di somma urgenza effettuate dalla regione Emilia-Romagna nell'immediatezza dell'evento (differenza fra somma effettivamente spesa e somma assegnata: euro 975.000);
vengano finanziati gli interventi urgenti per il monitoraggio e la caratterizzazione ambientale degli effetti dell'inquinamento conseguente allo sversamento (euro 2.000.000);
venga definito un percorso tecnico-amministrativo e finanziario per la realizzazione dei necessari interventi di bonifica sulla base degli esiti delle attività di monitoraggio e caratterizzazione ambientale.
(5-03143)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro

per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è la «Basilica di Pompei» per un totale di 5.000.000 di euro (1.000.000 sull'«Aggiornamento piano interventi D.I. 16/3/2007»; 1.000.000 sull'«Aggiornamento piano interventi D.I. 09/04/2008 (Progetti deliberati e contrattualizzati)»; 3.000.000 inseriti nell'«Elenco degli interventi ammessi al finanziamento nel triennio 2010-2012») per la realizzazione di generici «progetti di restauro» della «Basilica di Pompei»;
il soggetto destinatario, «Basilica di Pompei» è una prelatura territoriale della Santa sede;
tra la Repubblica italiana e la Santa sede sono in essere un trattato e un concordato; nel trattato è specificato che «per assicurare alla Santa Sede l'assoluta e visibile indipendenza, garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale, si è ravvisata la necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano, riconoscendo sulla medesima alla Santa Sede la piena proprietà e l'esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero se siano state selezionate e con quali procedure le società che hanno realizzato o realizzeranno i diversi interventi necessari al restauro;
se nella concessione del contributo sia stata presa in considerazione l'effettiva necessità del medesimo, anche considerate l'entità delle risorse e la consistenza del patrimonio della «Città del Vaticano» e della «Santa Sede».
(4-07790)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il

Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004- 2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è l'«Abbazia di Montecassino» inserita nell'«Aggiornamento piano interventi D.I. 9 aprile 2008 (Progetti deliberati in attesa di contrattualizzazione)» per un importo di 1.000.000 di euro per la realizzazione del progetto «Allestimento del Museo dell'Abbazia di Montecassino»;
il soggetto destinatario, «Abbazia di Montecassino» è una abbazia territoriale della Santa Sede;
tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sono in essere un trattato e un concordato; nel trattato è specificato che «per assicurare alla Santa Sede l'assoluta e visibile indipendenza, garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale, si è ravvisata la necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano, riconoscendo sulla medesima alla Santa Sede la piena proprietà e l'esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana» -:
se ed eventualmente quali siano gli edifici di proprietà dello Stato gestiti dal «fondo edifici di culto» del Ministero dell'interno che abbisognano di interventi, se il Ministero abbia presentato dei progetti ed eventualmente se e quali non siano stati approvati;
se risulti al Governo a che punto siano i lavori ovvero se siano state selezionate e con quali procedure le società che hanno realizzato l'«Allestimento del Museo dell'Abbazia di Montecassino»;
se nella concessione del contributo sia stata presa in considerazione l'effettiva necessità del medesimo, anche considerate l'entità delle risorse e la consistenza del patrimonio della «Città del Vaticano» e della «Santa Sede».
(4-07791)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo un'inchiesta di Fabrizio Gatti tratta da L'Espresso di venerdì 25 giugno 2010, nell'arcipelago della Maddalena si troverebbe una discarica di rifiuti tossici: fanghi neri impregnati di idrocarburi pesanti che contaminano i pesci, i molluschi, i crostacei e forse anche la vita degli uomini. La sabbia è così inquinata che le alghe non crescono in un raggio di centinaia di metri. Un deserto subacqueo;
la discarica è nel mezzo di Porto Arsenale, nel bacino dove è stata realizzata la Main conference, la palazzina che nel 2009 avrebbe dovuto ospitare il G8;
la bonifica, operazione considerata necessaria, era stata dichiarata conclusa;
un filmato e delle fotografie che documentano l'inchiesta del settimanale mostrano però i fanghi tossici e le macerie scaricate illegalmente in mare alla fine dei lavori, proprio sotto la Main conferente;
il canale di ingresso e il bacino interno dell'Arsenale sarebbero inquinati da sostanze altamente pericolose;
l'inquinamento nel bacino interno è confermato da un'indagine dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il 25 e il 26 novembre 2009 i tecnici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri hanno fatto eseguire 31 carotaggi nei sedimenti del fondale, rivelando alte concentrazioni di molecole killer, parecchio oltre i limiti di legge, superati spesso con multipli esponenziali: si tratta in gran parte di derivati del petrolio e residui di combustione. Sostanze scaricate in mare per decenni durante il lavaggio dei serbatoi e delle sentine delle navi, quando l'Arsenale era gestito dalla Marina militare italiana;

nell'articolo si legge che a un centinaio di metri dalla banchina est di Porto Arsenale il carotaggio rivela tra le concentrazioni più alte di benzo(a)antracene (3,07 milligrammi per ogni chilo di sedimento), benzo(a)pirene (2,90 milligrammi/chilo), benzo(b)fluorantene (2,72), crisene (2,8), pirene (7,6) e di altri veleni. Ulteriori aree di inquinamento record dei fondali sono il tratto centrale del canale di ingresso e la banchina ovest, fra il centro commerciale e l'hotel a cinque stelle: con massimi di 5,6 milligrammi/chilo di pirene, di 4,29 di benzo(b)fluorantene (cancerogeno, può provocare danni genetici) e di 16,9 di policlorobifenili (sostanza con tossicità paragonabile alla diossina). Contaminata anche la banchina est dove gli idrocarburi raggiungono i 6.380 milligrammi/chilo;
i risultati delle analisi sarebbero stati tenuti segreti fino alla primavera del 2010 e il Ministero li avrebbe comunicati agli addetti ai lavori in una riunione soltanto il 23 aprile 2010, ammettendo così la mancata bonifica dell'Arsenale;
non risultano invece analisi dei fanghi nel bacino esterno. Ufficialmente quel tratto di mare non è inquinato. All'Ispra dicono di non sapere nulla della presenza di idrocarburi davanti alla Main conference. E nessuna comunicazione sarebbe stata data alla provincia di Olbia Tempio;
durante le regate della Vuitton Trophy, che si sono svolte dal 22 maggio al 6 giugno 2010, la provincia di Olbia Tempio ha vietato la navigazione alle barche a motore proprio nel canale e nel bacino interno per «minimizzare al massimo qualsiasi fenomeno di risospensione», come scritto in un avviso;
in merito alle ragioni della mancata bonifica l'articolo riferisce le parole di un tecnico di un'impresa per il quale: «Più scavavi nel fondale, più trovavi fanghi contaminati».... «La benna tirava su melma densa come cioccolata e nera come pece. Erano sicuramente idrocarburi pesanti. Hanno deciso di lasciarli lì perché senza la costruzione di una diga ermetica, avrebbero inquinato l'arcipelago. E la costruzione della diga avrebbe fatto perdere tempo e ridotto i margini di guadagno per le imprese. Lo stesso vale per la parte non bonificata del canale e del bacino interno. So che la sospensione dei lavori è stata autorizzata da qualcuno dentro al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare»;
la finta bonifica è costata 31 milioni di euro, che salgono a 72 milioni 610 mila euro, sommando gli interventi di consolidamento delle banchine e la trasformazione in porto turistico. Ora però tutte le opere rischiano di diventare una colossale cattedrale nel deserto. Uno spreco da 377 milioni di euro a carico degli italiani e delle casse della regione Sardegna, che per questa spesa deve rinunciare a nuovi investimenti e che, come proprietaria della struttura, dovrebbe addirittura pagare la nuova bonifica -:
di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti sopra riferiti;
sulla base di quali elementi, forniti da quali soggetti, la bonifica sia stata dichiarata conclusa;
quali iniziative il Governo intenda adottare in merito ai fatti documentati e risultanti dal filmato di cui in premessa;
se sia vero che i risultati delle analisi dell'Ispra relative al bacino interno fatte nel novembre 2009 sono stati tenuti segreti fino alla primavera del 2010 e per quale motivo;
se si intendano realizzare analisi dei fanghi nel bacino esterno;
se sia vero che per una corretta bonifica era necessaria la costruzione di una diga ermetica che non è stata realizzata per ragioni di costi e di tempi;
se sia vero che la sospensione dei lavori è stata autorizzata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e da chi esattamente;
quali siano le ditte coinvolte nella bonifica e come siano state selezionate;

se confermino i costi relativi alla bonifica mancata e alla realizzazione del porto;
se la situazione sopra descritta abbia inciso nella decisione di spostare il G8 a L'Aquila.
(4-07796)

PILI, MURGIA e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la semplificazione normativa, al Ministro delle riforme per il federalismo. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 14 dello statuto speciale per la Sardegna, legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 9 marzo 1948, n. 58 dispone:
«La Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali escluso il demanio marittimo.
I beni e diritti connessi a servizi di competenza statale ed a monopoli fiscali restano allo Stato, finché duri tale condizione.
I beni immobili situati nella regione, che non sono di proprietà di alcuno, spettano al patrimonio della regione»;

la Corte costituzionale con sentenza n. 383 del 1991, in merito al ricorso proposto da altra regione a statuto speciale, la regione Valle d'Aosta, aveva sostenuto l'automatico passaggio dei beni alla stessa regione anche in virtù del seguente esplicito riferimento alla regione Sardegna: «Del resto l'articolo 14 dello statuto speciale per la Sardegna (legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3) mentre stabilisce, al primo comma, che la regione, nell'ambito del suo territorio, succede allo Stato nei beni demaniali e, al secondo comma, che restano allo Stato i beni e diritti connessi a servizi di competenza statale, dà rilievo alla sopravvenienza, in quanto prevede che la detta causa di esclusione possa cessare, con l'effetto in tal caso che la successione si realizza, in un momento posteriore all'entrata in vigore dello statuto»;
la Corte costituzionale nella stessa sentenza, per il bene militare le cui funzioni di difesa erano venute meno proprio in relazione all'intenzione dello Stato di vendere il compendio, disponeva: «Va dunque dichiarato che non spetta allo Stato porre in vendita a privati, con l'impugnato avviso d'asta, l'immobile in questione, appartenendo questo al demanio della regione Valle d'Aosta»;
le disposizioni contenute nei primi due commi dell'articolo dello statuto della regione Sardegna di rango costituzionale stabiliscono che la regione succeda, nell'ambito del suo territorio, nei beni e nei diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare, regola generale esplicitata nel primo comma;
il secondo comma del citato articolo introduce un'eccezione: la successione non avviene e i beni restano di proprietà dello Stato quando sono utilizzati (connessi) per servizi di pertinenza statale;
l'eccezione, però, ha un limite ben preciso: l'utilizzazione deve essere attuale, di guisa che, se tale utilizzo viene a cessare, cade il presupposto della medesima eccezione ed i beni non più utilizzati ricadono nella regola generale e seguono la sorte degli altri beni statali e, cioè, la loro proprietà è trasferita ope legis alla regione;
la chiara e univoca statuizione dell'articolo, secondo cui «i diritti patrimoniali connessi a servizi di competenza statale restano allo Stato "finché duri tale condizione"» non può dare luogo a dubbi interpretativi;
la congiunzione temporale «finché» attribuisce, infatti, un sicuro valore dinamico allo norma. Nel senso che transitano nel patrimonio regionale non solo i beni che, alla data di entrata in vigore dello statuto speciale, non erano più connessi a

servizi statali, ma anche quelli la cui connessione sia venuta meno successivamente;
l'applicazione di tale disposto si rileva nella nota n. 2/20680/10-1-20-20/89 dell'aprile 1989, quando l'allora Ministro della difesa, Zanone, comunicava al presidente della regione di aver impartito disposizioni agli organi tecnici della difesa, per l'avvio della procedura prevista per la cessione all'Amministrazione finanziaria dei beni demaniali non più necessari alle Forze armate;
il significato proprio dato dal legislatore alla norma porta sicuramente a dare rilievo alla sopravvenienza e, cioè, al sopravvenuto venir meno della connessione del bene con il servizio statale; tale sopravvenienza rappresenta il limite all'eccezione di cui al secondo comma dell'articolo 14 e fa, quindi, rivivere la regola generale della successione della regione Sardegna nella proprietà dei beni dello Stato;
la cessazione della connessione dei beni immobili ai fini statali, come dispone la richiamata sentenza della Corte costituzionale, si è verificata proprio nel momento in cui l'amministrazione dello Stato ha posto in vendita o attivato forme di concessione e comodato a soggetti privati o pubblici del bene stesso;
con riferimento alla regione Sardegna non esiste nessuna disposizione normativa che possa configurarsi come ostativa al trasferimento dei beni statali alla regione stessa, quando la «dismissione» avvenga in data successiva all'entrata in vigore dello statuto sardo;
il Consiglio di Stato in sede consultiva con il parere della terza sezione del 12 febbraio 1985, n. 158, si è espresso formalmente su richiesta del Ministero della difesa proprio sull'applicazione dello statuto sardo;
l'organo consultivo in quel parere, - in estrema sintesi - si è pronunziato nel senso che l'articolo 14, secondo comma, dello statuto sardo stabilisce che i beni immobili connessi a servizi di competenza statale restano allo Stato soltanto finché duri tale condizione, riconoscendo, così, allo Stato la funzione di uso e non anche di disposizione degli immobili stessi;
la legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale ha disciplinato al Capo VII il Patrimonio di regioni ed enti locali e, in particolare, all'articolo 19, dispone:
«(Patrimonio di comuni, province, città metropolitane e regioni)
1. I decreti legislativi di cui all'articolo 2, con riguardo all'attuazione dell'articolo 119, sesto comma, della Costituzione, stabiliscono i princìpi generali per l'attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, nel rispetto dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) attribuzione a titolo non oneroso ad ogni livello di governo di distinte tipologie di beni, commisurate alle dimensioni territoriali, alle capacità finanziarie ed alle competenze e funzioni effettivamente svolte o esercitate dalle diverse regioni ed enti locali, fatta salva la determinazione da parte dello Stato di apposite liste che individuino nell'ambito delle citate tipologie i singoli beni da attribuire;
b) attribuzione dei beni immobili sulla base del criterio di territorialità;
c) ricorso alla concertazione in sede di Conferenza unificata, ai fini dell'attribuzione dei beni a comuni, province, città metropolitane e regioni;
d) individuazione delle tipologie di beni di rilevanza nazionale che non possono essere trasferiti, ivi compresi i beni appartenenti al patrimonio culturale nazionale»;

con il decreto legislativo del 28 maggio 2010, n. 85, recante attribuzioni a comuni, province, città metropolitane e regioni di un loro patrimonio ai sensi dell'articolo 19 della legge 5 maggio 2009,

n. 42, si dispongono le procedure relative al trasferimento dei beni dello Stato agli enti territoriali;
l'Agenzia del demanio ha divulgato un elenco di beni relativi alle singole regioni in attuazione del predetto decreto legislativo;
tale elenco contempla anche la regione Sardegna;
la regione Sardegna, come già detto, dispone di un proprio statuto speciale che prevede all'articolo 14 l'automatico trasferimento dei beni demaniali non più necessari alla funzione statale con esclusione di quello marittimo;
l'inserimento di beni ricadenti nel territorio sardo da cedere agli enti territoriali costituisce un tentativo improprio di asseverare tali beni al regime dell'articolo 19 della legge n. 42 del 2009 e del successivo decreto attuativo, che non prevede esclusivamente un mero passaggio ma anche una compensazione nell'ambito dei trasferimenti erariali alle regioni o agli enti destinatari;
l'articolo 9 del decreto legislativo 20 maggio 2010, n. 85, di cui sopra prevede infatti le seguenti Disposizioni finali:
«1. Tutti gli atti, contratti, formalità e altri adempimenti necessari per l'attuazione del presente decretò sono esenti da ogni diritto e tributo.
2. Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti il Ministro dell'interno, il Ministro per la semplificazione normativa, il Ministro per le riforme per il federalismo e il Ministro per i rapporti con le Regioni, previa intesa sancita in sede di Conferenza Unificata ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono, determinate le modalità, per ridurre, a decorrere dal primo esercizio finanziario successivo alla data del trasferimento, le risorse a qualsiasi titolo spettanti alle Regioni e agli enti locali contestualmente e in misura pari alla riduzione delle entrate erariali conseguente alla adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di cui agli articoli 3 e 7»;
tale disposizione dunque prevede che con successivi atti il Governo, seppur con l'intesa della conferenza unificata, dovrà «compensare» la cessione con la riduzione delle risorse a qualsiasi titolo spettanti alle regioni;
al comma 5, dello stesso articolo 9 del decreto legislativo 20 maggio 2010, n. 85, si prevede inoltre: «le risorse nette derivanti a ciascuna Regione ed ente locale dalla eventuale alienazione degli immobili del patrimonio disponibile loro attribuito ai sensi del presente decreto nonché quelle derivanti dalla eventuale cessione di quote di fondi immobiliari cui i medesimi beni siano stati conferiti sono acquisite dall'ente territoriale per un ammontare pari al settantacinque per cento delle stesse. Le predette risorse sono destinate alla riduzione del debito dell'ente e, sono in assenza del debito o comunque per la parte eventualmente eccedente, a spese di investimento. La residua quota del venticinque per cento è destinata al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'interno, il Ministro per i rapporti con le Regioni ed il Ministro per le riforme per il federalismo, sono definite le modalità di applicazione del presente comma. Ciascuna Regione o ente locale può procedere all'alienazione di immobili attribuiti ai sensi del presente decreto legislativo previa attestazione della congruità del valore del bene da parte dell'Agenzia del demanio o dell'Agenzia del territorio, secondo le rispettive competenze. L'attestazione è resa entro il termine di trenta giorni dalla relativa richiesta»;

tale disposizione contenuta nel comma 5 dell'articolo 9 richiamato, oltre a prevedere un'ulteriore aggravio sul valore

dell'immobile, introduce anche un vincolo di spesa relativamente alla copertura del debito;
l'inserimento da parte dell'Agenzia del demanio della regione Sardegna nell'elenco delle regioni assoggettate al decreto legislativo del 20 maggio 2010, n. 85, rischia, ad avviso dell'interrogante di ingenerare una erronea e fuorviante comunicazione oltre a non tener conto del carattere vincolante dello Statuto autonomo della Sardegna superabile in via interpretativa o attraverso altre improprie modalità;
l'inserimento in quello che agli interroganti appare un arbitrario elenco di beni riconducibili all'attuazione dell'articolo 14 dello statuto della regione rende ancora più grave il sostanziale mancato rispetto della norma statutaria;
in tale elenco divulgato dall'Agenzia del demanio sono infatti compresi i seguenti beni:
a) provincia di Cagliari, Campidano e Sulcis. A Cagliari: un edificio a Calamosca, in viale San Bartolomeo; un fabbricato e un terreno in viale San Bartolomeo 10; l'ex casermetta di via Monte Grappa 3; viale Merello, l'ex Centro sanitario-ospedale, il terreno e la grotta in vico III Merello; le ex aree demaniali marittime di Su Siccu e La Plaia; i fabbricati degli eredi della famiglia Evelina Mameli, in via Doberdò. A Sant'Anna Arresi: il reliquato di bonifica in località Su Giganti. Ad Assemini: l'area agricola dall'eredità vacante di Emilio Nonnis, n località Bosco Piredda. A Senorbì: il terreno agricolo n via Sanna. A Seulo: il campo sportivo Genn'e Serra e la caserma dei carabinieri, in via Roma 110. A Isili: l'ex caserma della Fanteria. A Narcao: la caserma dei carabinieri, in vico I Nazionale. A Serrenti: l'ex caserma dei carabinieri, in via Nazionale. A Guspini: in via Matteotti, nove casermette e il terreno; in via Castaldi, un fabbricato. A Muravera: l'alloggio di servizio di Campo Ferrato (strada provinciale n. 97 Olia Speciosa). A Iglesias: l'ex sede dell'Ufficio del Registro, via Modena 2. A Domus de Maria: nella strada provinciale 71, cinque ex semafori e un alloggio. A Villacidro: in via Giovanni Battista Melis, le scuderie militari; in località Campo Spartivento e i terreni circostanti;
b) Nuoro e Olgiastra. A Lanusei: l'ex Casa di riposo per alluvionati, in via Ilbono. A Perdasdefogu: il terreno in via Grazia Deledda. A Osini: il terreno nel centro abitato del Comune;
c) Oristano. In città: l'ex ufficio telefonico della Marina, in via Solferino; l'ex canale di irrigazione, in località Pesada; i reliquati di bonifica, in via Capo Manno e via Nuraxeddu; i reliquati di bonifica in varie strade vicinali, comunali, provinciali e statali; il casello di bonifica con terreno, via Stella Maris; tre aree di sedime di canale di bonifica in via Ozieri 18. A Solarussa il reliquato di bonifica, la strada vicinale Su Uliariu. A Riola Sardo: un reliquato di bonifica nella strada comunale Riola Sardo-San Vero Milis. A Cabras: acque esenti da estimo, strada provinciale n. 1; i caselli di bonifica, strada provinciale n. 5; reliquato di bonifica, strada vicinale. A Terralba: la baracca sulla strada Campo di Torre Vecchia. A Simaxis: quattro reliquati di bonifica Pauli Cerbus, strada comunale; a Tramatza: reliquato di bonifica, via Mazzoli. A Palmas Arborea: reliquati di bonifica Arborea, via Fermi e Gutturu Olionis. A Norbello: reliquati idraulici, strada statale 131 e via Azuni. A San Vero Milis: reliquato di bonifica, via Lussoria 7. A Siamaggiore: reliquati di bonifica in via Roma e via Garibaldi, strada comunale Siamaggiore-Massama. A Zerfaliu: ex casello di bonifica con terreno, strada comunale Zerfaliu: Villanova. A San Nicolò Arcidano: un fabbricato e un terreno in località Fonte de Sa Murta. A Tadasuni: l'area di bonifica del lago Omodeo, strada provinciale 15;
d) Sassari e Gallura. A Tempio: la rimessa annessa alla caserma Zanfarino, via Mazzini; l'alloggio sottufficiali di via Enrico De Nicola. A Luogosanto : la chiesa di San Paolo (ex centro ospedaliero), in

località Muzzittu; ad Alghero: villaggio Kalic, Fertilia, via Lungomare Rovigno 2; a Olbia: casermetta Padrongianos sulla Olbia-Loiri; l'ex aeroscalo Santa Cecilia sulla Olbia-Arzachena; una porzione dell'ex aeroporto di Vena Fiorita; a Luras : il terreno Rio Carana; a Palau: l'area di sedima sulla Sassari-Palau, in località isola dei Gabbiani; a Porto Torres: gli immobili al servizio della Guardia di finanza e del Ministero di grazia e giustizia a Cala Reale nell'isola dell'Asinara; ad Arzachena: il bar in località Cala del Faro; a La Maddalena: il terreno e il fabbricato dell'ex batteria di Punta Tegge; nove fabbricati che compongono la batteria Arbuticci sull'Isola di Caprera; batteria Candeo e aree limitrofe a Punta Balena; isolotti vicino Isola di Caprera; guardia di Porto Palma e aree limitrofe sull'Isola di Caprera;

l'esame della ripartizione regione per regione dei beni da conferire mette in luce due elementi: da un lato, la variabilità per area e regione nella composizione dei beni, e, dall'altro, la forte sperequazione nel valore e nel numero dei beni trasferibili;
sussiste il rischio di rendere poco produttiva una distribuzione molto frazionata dei beni, in cui prevalga il solo criterio territoriale;
secondo lo studio effettuato dalla Corte dei Conti per quanto riguarda «il patrimonio (in fabbricati e terreni) delle amministrazioni locali (province e comuni)» sono opportune tali valutazioni:
«pur nella consapevolezza che si tratta di un quadro ancora in movimento, prime valutazioni sono possibili a partire dai dati relativi ai patrimonio disponibile dello Stato nel 2008. Tra fabbricati e terreni si tratta di circa 17.400 beni, per un valore di 3,2 miliardi. Di questi, 1,9 miliardi circa sono rappresentati da fabbricati e 1,3 miliardi da terreni. Nel complesso, quindi, il valore dei beni trasferibili risulta relativamente limitato»;
«i beni trasferibili rappresentano circa il 3 per cento della consistenza del patrimonio locale al 31 dicembre 2008»;
il rilievo è maggiore «per i nuovi apporti ove si guardi al solo patrimonio immobiliare disponibile (sempre in termini di fabbricati e terreni) che, come nel caso dello Stato, rappresenta solo circa il 20 per cento del totale: i beni attribuibili comporterebbero un incremento del 16,2 per cento; dei valori patrimoniali disponibili degli enti locali»;
nelle regioni dei Mezzogiorno (con l'eccezione del Molise), «il valore dei terreni è prevalente su quello dei fabbricati. Opposto il risultato nell'area settentrionale, mentre al Centro circa l'80 per cento degli importi è riconducibile a fabbricati, soprattutto per la particolare rilevanza delle somme ad essi relative nel Lazio;
tali ulteriori elementi inducono a introdurre elementi di valutazione perequativa nella fase attuattiva per evitare che sul piano patrimoniale e finanziario si ampli ulteriormente il divario tra regioni forti e regioni deboli -:
se non si ritenga necessario chiarire, alla luce di quello che, ad avviso degli interroganti, è un improprio elenco di beni divulgato dall'Agenzia del demanio, che per la regione Sardegna si attua l'articolo 14 dello statuto in materia di trasferimento di beni demaniali e che nessuna delle clausole previste nel decreto legislativo 20 maggio 2010, n. 85, possa essere applicata a tale trasferimento;
se non si ritenga necessario adottare un preciso atto con il quale si stabilisca che il patrimonio indicato nell'improprio elenco dell'agenzia del demanio non venga immediatamente trasferito, secondo le procedure previste per l'attuazione del richiamato articolo 14 alla regione Sardegna;
se non si ritenga necessario attivare un immediato confronto con la stessa regione Sardegna al fine di aggiornare tale elenco anche con i fari già dichiarati dal Ministero della difesa dismettibili verso altre funzioni;
se non si ritenga necessario assumere iniziative normative volte a prevedere una

clausola di maggior favore per le regioni a statuto speciale, con particolare riferimento all'estensione dei beni cedibili al demanio marittimo che risulta essere escluso dall'articolo 14 dello statuto sardo;
se non si ritenga di adottare iniziative finalizzate a prevedere una compensazione perequativa finanziaria relativamente all'evidente disparità patrimoniale delle regioni.
(4-07797)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il settimanale «L'Espresso» nella sua edizione in edicola il 25 giugno 2010, ha pubblicato una lunga, dettagliata, documentata inchiesta del giornalista Fabrizio Gatti, così riassunta fin nella copertina: «La grande bugia di Bertolaso. Ha speso 72 milioni di euro per bonificare La Maddalena. Affidando i lavori a suo cognato»;
la gravità del contenuto della citata inchiesta è tale che si ritiene utile e necessario riportarla integralmente;
la citata inchiesta parla di «Una discarica di rifiuti tossici nell'arcipelago della Maddalena. Fanghi neri impregnati di idrocarburi pesanti sbuffano come nuvole di vulcani sottomarini. Contaminano i pesci, i molluschi, i crostacei. E forse anche la vita degli uomini, delle donne e dei bambini che li mangeranno. La sabbia è così inquinata che le alghe non crescono in un raggio di centinaia di metri. Un deserto subacqueo. Bisogna scendere sul fondo del mare per vedere come hanno lasciato morire la natura e al tempo stesso preso in giro milioni di italiani. Bisogna infilarsi la muta, le pinne, una maschera da sub e nuotare quasi tre chilometri tra andata e ritorno. Ed ecco, fra i due e i dieci metri di profondità, la bugia colossale di una bonifica che qui sotto non è mai cominciata. Perché la discarica è nel mezzo di Porto Arsenale, nel bacino su cui si specchiano i cristalli e i marmi pregiati della Main conference, la palazzina che l'anno scorso avrebbe dovuto ospitare gli onori del G8. Basta immergersi in apnea sotto le grandi vetrate, infilare la mano nella melma e filmare. Nubi color antracite salgono dense, piroettano e ricadono trascinate dal loro peso specifico verso fondali più lontani. Eppure, tra scandali, costi fuori controllo, indagini per corruzione e arresti, la bonifica era l'unica operazione considerata necessaria. Almeno, l'avevano dichiarata conclusa. Ora nemmeno quella si salva. «Un intervento esemplare», hanno detto. L'aveva confermato il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, 60 anni, commissario delegato di queste grandi opere. L'aveva certificato il suo sponsor nel governo, il sottosegretario Gianni Letta, 75 anni. Invece no. Forse sono stati male informati. Forse qualcuno della struttura di missione nominata da Palazzo Chigi e spedita alla Maddalena a suon di stipendi d'oro, ha raggirato perfino loro. Oppure non hanno ancora raccontato tutto su questo brutto intrigo. Ma qui sotto, nel grande quadrilatero che dovrebbe diventare un porto turistico per Vip, gli effetti della bonifica non si vedono. E chissà, magari è per questo che il vertice del G8 è stato spostato a L'Aquila. Perché le eliche delle barche a motore avrebbero sollevato gli idrocarburi e trasformato l'acqua in un ammasso oleoso a visibilità zero. I sommozzatori dell'antiterrorismo non avrebbero potuto garantire la vigilanza. E per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sarebbe stata una pessima figura ricevere i presidenti dietro vetrate affacciate su un mare che in alcuni giorni diventa nero come la pece. Cambi di colore imprevedibili che dipendono dalla risalita dei veleni nascosti sul fondo. Questa storia comincia lunedì 22 marzo. Quella sera davanti alle telecamere di «Porta a Porta» Bertolaso difende il cognato, Francesco Piermarini, 52 anni, fratello di sua moglie. «Avete pure messo in mezzo mio cognato», dice a chi gli contesta gli incarichi familiari alla Maddalena: «Io a mio cognato

non gli ho dato assolutamente nessun incarico. Mio cognato è stato scelto perché è un grande esperto di bonifiche ambientali. Ha lavorato con il guru delle bonifiche ambientali, che è Gianfranco Mascazzini. È per questa ragione è stato impiegato». Mascazzini, nel 2008, è direttore generale del ministero dell'Ambiente. Il cognato di Bertolaso viene inserito con un incarico ad personam nello staff di Palazzo Chigi. E assegnato alla struttura di missione in Sardegna che coordina la bonifica e l'avvio dei cantieri del G8. Alla Maddalena però Piermarini racconta una storia un po' diversa. Dice di avere una laurea in economia e di essere rientrato da poco in Italia dopo aver terminato un'attività finanziaria all'estero. Comunque secondo Bertolaso, responsabile di tutta l'operazione G8, suo cognato viene scelto solo perché è un grande esperto di bonifiche. Passano le settimane e Porto Arsenale apre finalmente i cancelli. Dal 22 maggio al 6 giugno La Maddalena ospita le regate della Louis Vuitton Trophy. L'occasione, pure questa finanziata con soldi pubblici, per il lancio ufficiale del «porto spettacolare del futuro», come pubblicizzano i manifesti. Infatti, concluse le gare, le strutture a cinque stelle saranno disponibili soltanto in futuro. Non prima di un anno. È un inizio un po' zoppo del nuovo polo turistico affidato in concessione per 40 anni alla Mita resort della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Il canale e il bacino interno sono interdetti alla navigazione. I pochi yacht, le barche a vela e a motore devono ormeggiare nel bacino esterno, davanti alla Main conference. E la mattina di martedì primo giugno succede qualcosa di strano. L'acqua in cui si riflette l'opera simbolo progettata dall'architetto Stefano Boeri diventa nera. La partenza di uno yacht di appoggio alla regata fa risalire dai fondali nuvole dense che colorano il mare. Non è solo sabbia, che nell'arcipelago è ovunque chiara. Questi turbini sono oleosi, molto scuri e tendono a rimanere sul fondo. Pochi giorni dopo, di rientro su un volo Olbia-Milano, l'aereo di Meridiana passa casualmente sopra l'arcipelago. E a più di mille metri di quota la differenza dei colori è netta. Intorno l'acqua è blu. Davanti alla Main conference il mare è nero. Con una pennellata di inquinamento che si allunga verso l'isola di Caprera. Non resta che aspettare la fine delle regate. E la nuova chiusura di Porto Arsenale. Il modo per scoprire cosa si nasconde sui fondali è entrare nei due bacini a nuoto. Il segreto di Discarica Maddalena viene svelato da «L'espresso» dopo quattro giorni di immersioni. Dal 13 al 16 giugno. Il filmato e le fotografie cliccabili mostrano in esclusiva i fanghi tossici e delle macerie scaricate illegalmente in mare alla fine dei lavori, proprio sotto la Main conference. Perfino il canale di ingresso e il bacino interno dell'Arsenale sono inquinati da sostanze altamente pericolose. Per questo, durante le regate della Vuitton Trophy, la Provincia di Olbia Tempio ha vietato la navigazione alle barche a motore. Ma solo nel bacino interno: per «minimizzare al massimo qualsiasi fenomeno di risospensione», è scritto in un avviso. Un vero successo: un porto turistico costato complessivamente 377 milioni di euro pubblici nel quale yacht, barche e gommoni non possono attraccare. L'inquinamento nel bacino interno lo conferma un'indagine dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il 25 e il 26 novembre 2009 i tecnici del ministero dell'Ambiente e la struttura di missione di Palazzo Chigi fanno eseguire 31 carotaggi nei sedimenti del fondale. Scoprono così alte concentrazioni di molecole killer (vedi l'elenco a pagina 43). Ben oltre i limiti di legge, superati spesso con multipli esponenziali. Si tratta in gran parte di derivati del petrolio e residui di combustione. Sostanze scaricate in mare per decenni durante il lavaggio dei serbatoi e delle sentine delle navi, quando l'Arsenale era gestito dalla Marina militare italiana. I risultati delle analisi vengono tenuti segreti fino alla primavera di quest'anno. Il ministero li comunica agli addetti ai lavori in una riunione soltanto il 23 aprile 2010. E ammette così la mancata bonifica dell'Arsenale. Avviata nel 2008 sotto il controllo di Francesco Piermarini, come ha raccontato

in tv suo cognato Bertolaso. E mai completata. Non risultano invece analisi dei fanghi nel bacino esterno. Ufficialmente quel tratto di mare non è inquinato. All'Ispra dicono di non sapere nulla della presenza di idrocarburi davanti alla Main conference. E nessuna comunicazione è stata data alla Provincia di Olbia Tempio, come conferma Pierfranco Zanchetta, assessore all'Ambiente nella giunta di centrosinistra uscente. Nei documenti, Discarica Maddalena non esiste. Domenica 13 giugno soffia il maestrale. Dal porticciolo di Punta Moneta la nuotata è tutta controvento e controcorrente. A un centinaio di metri dalla banchina est di Porto Arsenale il fondale beige diventa improvvisamente nero. Le alghe sono morte o non crescono. L'acqua, prima limpida, ora è torbida. È il percorso di uscita delle correnti di bassa marea. Qui sotto ci sono lastre di eternit, cemento e fibra di amianto, cadute o buttate in mare. Dopo la lunga nuotata fino all'ingresso dei bacini, bisogna tornare indietro. Stanno smontando i pontili della Vuitton Trophy e sulla banchina opposta sono al lavoro due sommozzatori veri. Un secondo imprevisto appare all'improvviso tra Caprera e Santo Stefano, a metà della traversata a nuoto del canale centrale: arriva un mercantile. Meglio togliersi di mezzo. Al più presto. La nave cargo si avvicina silenziosa. E va a ormeggiare alla banchina di Porto Arsenale. Una zona, secondo la mappa dell'Ispra, che dovrebbe essere interdetta alla navigazione. Il carotaggio in quel punto, il numero 22, rivela tra le concentrazioni più alte di benzo(a)antracene (3,07 milligrammi per ogni chilo di sedimento), benzo(a)pirene (2,90 milligrammi/chilo), benzo(b)fluorantene (2,72), crisene (2,8), pirene (7,6) e di altri veleni. Ulteriori aree di inquinamento record dei fondali sono il tratto centrale del canale di ingresso. E la banchina Ovest, fra il centro commerciale e l'hotel a cinque stelle: con massimi qui di 5,6 milligrammi/chilo di pirene, di 4,29 di benzo(b)fluorantene (cancerogeno, può provocare danni genetici) e di 16,9 di policlorobifenili (sostanza con tossicità paragonabile alla diossina). Contaminata anche la banchina Est dove gli idrocarburi raggiungono i 6.380 milligrammi/chilo. Lunedì 14 giugno la traversata a nuoto parte dalla costa opposta: il molo davanti all'ex ospedale militare, il secondo hotel del G8 costato 73 milioni e ora completamente abbandonato. Tra le 6 e le 9.30 del mattino c'è tempo per controllare tutti e due i bacini e il canale di ingresso. È incredibile che abbiano scaricato in mare tonnellate di macerie sotto la Main conference, il progetto simbolo al quale non è stato ancora trovato nome migliore. Forse lo meriterebbe visto che è costato 52 milioni, tutti incassati dall'impresa di Diego Anemone, 39 anni, arrestato con il coordinatore degli appalti, Angelo Balducci, 62, e scarcerato dopo tre mesi. Proprio lì davanti il fondale è fangoso e completamente spoglio. Non crescono alghe per centinaia di metri. La probabile concentrazione di veleni annienta la vita. Qua e là nel limo chiaro emergono chiazze di sedimento nero. Il giorno dopo, martedì 15 giugno, la corrente tra Punta Moneta e il canale di ingresso è più forte del solito. La mattinata è dedicata a nuove immersioni. Basta scendere, agitare la mano nel fango gelatinoso, fotografare e filmare. Le nuvole nere salgono da più punti. Poi si torna nel canale di ingresso e nel bacino interno: in queste due zone la bonifica è stata fatta ma solo lungo le banchine, per una larghezza di appena una decina di metri. A pochi chilometri da qui, a Palau di fronte alla Maddalena, proprio oggi il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo e il collega francese Jean-Louis Borloo, stanno firmando il protocollo per la nascita del Parco marino delle Bocche di Bonifacio. C'è da giurare che la delegazione francese sia all'oscuro dell'inquinamento provocato dalla Marina militare al centro del nuovo parco. Mercoledì 16 giugno, le ultime immersioni. Resta adesso da scoprire perché il bacino davanti alla Main conference non sia stato bonificato. Qualcuno disposto a raccontare cosa sia successo si trova: «Più scavavi nel fondale, più trovavi fanghi contaminati», ricorda il tecnico di un'im- presa:

«La benna tirava su melma densa come cioccolata e nera come pece. Erano sicuramente idrocarburi pesanti. Hanno deciso di lasciarli lì perché senza la costruzione di una diga ermetica, avrebbero inquinato l'arcipelago. E la costruzione della diga avrebbe fatto perdere tempo e ridotto i margini di guadagno per le imprese. Lo stesso vale per la parte non bonificata del canale e del bacino interno. So che la sospensione dei lavori è stata autorizzata da qualcuno dentro al ministero dell'Ambiente». L'ennesima operazione di maquillage per salvare l'apparenza. Anche se la bonifica è costata 31 milioni, che salgono a 72 milioni 610 mila euro sommando gli interventi di consolidamento delle banchine e la trasformazione in porto turistico. Ora però tutte le opere rischiano di diventare una colossale cattedrale nel deserto. Uno spreco da 377 milioni a carico degli italiani e delle casse della Regione Sardegna, che per questa spesa deve rinunciare a nuovi investimenti. E che, come proprietaria della struttura, dovrebbe addirittura pagare la nuova bonifica. Per il pericolo che i fanghi tossici risalgano, la navigazione nel porto è vietata. E senza possibilità di attracco, addio posti barca. Addio occasioni di lavoro. La zona però non può reggersi sui due mesi del turismo estivo. Con la chiusura delle basi americane e il Porto Arsenale fermo, per i 2 mila disoccupati dell'arcipelago si riaffaccia dopo decenni la prospettiva dell'emigrazione. È il danno più odioso della finta bonifica: aver rubato il futuro all'isola. I manager di Mita resort forse sapevano della presenza dei veleni. Sarà per questo che la società di Emma Marcegaglia ha ottenuto da Bertolaso un canone a prezzo di svendita: 60 mila euro l'anno, come l'affitto di una cartoleria in centro alla Maddalena. «L'espresso» l'ha chiesto alla società, senza ottenere risposta. Nei mesi della bonifica raccontano di camion che entravano carichi nelle aree di cantiere. L'ultimo dubbio porta a quei giorni del 2008: se i fanghi contaminati sono ancora in fondo al mare, i rifiuti tossici cementati sotto le banchine vengono tutti dall'Arsenale?» -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
in caso affermativo, quali urgenti interventi si siano approntati e si intendano approntare;
se non si ritenga necessario dover fornire chiarimenti su quanto accaduto e sulle relative cause ed eventuali responsabilità;
se sia vero che nella zona di mare interessata si registra un'altissima concentrazione di molecole killer e che dal mare si sollevano nuvole di idrocarburi;
se sia vero che tonnellate di macerie sono state scaricate sotto la cosiddetta «Main Conference», e si tratterebbe del residuo dei «lavaggi» di navi militari;
se sia vero quanto riferiscono tecnici dei cantieri che «più scavavi nei fondali, più trovavi fanghi contaminati»;
quali spiegazioni abbia fornito la struttura di missione, coordinata dal dottor Bertolaso, che si è occupata delle attività di bonifica;
se, in particolare, risulti che grandi quantità di rifiuti tossici, fanghi e amianto giacciono nel mare davanti all'Arsenale, e nonostante il responsabile della protezione civile abbia garantito che l'area era stata bonificata;
se sia vero che i lavori della protezione civile in relazione a detta, presunta, bonifica sono costati 72 milioni di euro circa;
se si sia in grado di fornire le voci specifiche di spesa e di indicare come questo denaro sia stato utilizzato;
in caso contrario, perché non si sia in condizioni di farlo.
(4-07799)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
al comune di Verona è stata negata da parte della Commissione europea, la proroga per il mancato rispetto dei limiti delle emissioni di PM-10, essendo di fatto oggi già non conformi ai limiti di legge;
il comune è obbligato a ridurre fortemente le emissioni per rientrare nei limiti previsti, essendo gli inceneritori altamente pericolosi con le loro alte emissioni di ossidi nocivi e polveri sottili e diossina;
l'Unione europea per chiudere il ciclo dei rifiuti nel modo più sostenibile per l'ambiente indica la stessa riduzione dei rifiuti e il loro riciclo con conseguente riutilizzo;
l'impianto di Cà del Bue era stato deciso dalla regione Veneto nel piano dei rifiuti ancora nel 2004 in accordo con il piano provinciale (adottato nel 2007/2008) ma non è mai entrato in funzione per la mancanza della valutazione ambientale strategica (VAS) da parte della stessa provincia di Verona;
oggi esistono nuove tecnologie di riciclo (vedi Centroriciclo di Vedelago) che permetterebbero di trasformare l'inceneritore di Cà del Bue in un impianto per il trattamento a freddo dei rifiuti più efficiente, non dannoso e più economico per la collettività;
l'AGSM (azienda di proprietà del formine) prevede di ampliare Cà del Bue con due forni a griglia destinati a bruciare oltre 500 tonnellate di rifiuti al giorno, dei quali Verona ne produrrebbe 120, con l'aggiunta di altri 400 provenienti da altre città venete;
l'inceneritore in questione che è costato 190 miliardi delle vecchie lire e mai entrato in funzione ora verrebbe ripristinato per permettere di bruciare non solo i rifiuti del comune di Verona ma anche quelli prodotti da tutta la provincia veronese e da altri comuni e province, andando, ad avviso dell'interrogante, nettamente in contrasto con l'obbligo di ridurre le emissioni di PM-10;
tale intervento comporterebbe un progetto di investimento pari a 118 milioni di euro, di cui 57 milioni provenienti da finanziamenti statali, e che in 25 anni renderebbe un utile al gestore di 750 milioni di euro;
la messa in funzione dell'impianto graverebbe non poco sulle tasche dei cittadini sia a livello di impianto (circa 10 volte in più del costo di un impianto di trattamento a freddo) che sui costi di gestione (meno personale);
non è ancora stabilito dove finiranno le 120 tonnellate di scorie e ceneri in buona parte tossiche e nocive, prodotte giornalmente da tale impianto;
il decreto del Presidente della Repubblica, all'articolo 4, comma 1, lettera h), stabilisce che spetta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare «il monitoraggio dell'adozione o attuazione dei piani regionali e provinciali dei rifiuti» -:
quali misure siano state introdotte nei suddetti piani per promuovere una riduzione delle emissioni dei PM-10 e se il citato progetto sia conforme a quanto stabilito nei suddetti piani.
(4-07800)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul sito del Ministero della difesa è possibile apprendere che il 23 giugno 2010

è deceduto, in Afghanistan, durante lo svolgimento di un servizio, il caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano;
notizie di agenzia anno reso noto che il decesso è avvenuto a causa della caduta del militare, in forza al 32o reggimento genio guastatori della brigata alpina taurinense, da un mezzo denominato «bufalo»;
sulla pagina web del reparto a cui apparteneva il militare non risulta esservi menzione del citato mezzo -:
se il mezzo denominato «Bufalo» sia in dotazione al reparto di appartenenza del militare deceduto e quanti siano i mezzi;
quali siano le cause del decesso del caporal maggiore scelto Francesco Saverio Positano, e quali siano gli immediati provvedimenti adottati nei confronti dei familiari;
se il militare deceduto abbia effettuato esercitazioni con il mezzo in premessa e con quale incarico vi operasse a bordo il giorno del decesso.
(4-07795)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la definizione della procedura di sdemanializzazione di un tratto del Rio Corniolo, avviata nel 1992 su istanza del comune di Sarmato (Piacenza), è a tutt'oggi non conclusa;
in considerazione, infatti, della limitata estensione (metri quadri 401) delle aree oggetto della richiesta dell'Agenzia del demanio, avendo rilevato l'esistenza di ulteriori tratti intubati del Rio Corniolo a monte e a valle delle predette aree, dei quali non era nota l'esatta ubicazione, provvedeva, in data 28 settembre 2006, a chiedere alla regione Emilia Romagna - servizio tecnico bacini Trebbia e Taro - sede di Piacenza e al comune di Sarmato di effettuare un sopralluogo congiunto nella zona, finalizzato a fornire le indicazioni per l'identificazione catastale delle ulteriori aree ritenute, sdemanializzabili;
a seguito di detto sopralluogo congiunto, effettuato il 18 aprile 2008, l'Agenzia del demanio, con nota del 23 giugno 2008, chiedeva al servizio tecnico bacini affluenti del Po il rilascio del nulla osta idraulico per la sclassifica dell'intera area sdemanializzabile -:
se all'Agenzia del demanio sia pervenuto il predetto nulla osta idraulico alla classifica;
in caso affermativo, se l'Agenzia del demanio abbia formulato una proposta di sdemanializzazione unica per l'intero tratto ritenuto classificabile del Rio Corniolo e quando si preveda che la sdemanializzazione in questione possa essere conclusa.
(4-07794)

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, ANIELLO FORMISANO, BARBATO, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società agenzia Defendini srl lavora in Campania da gennaio 2004, gestendo per conto di Equitalia Polis spa il servizio di notifica delle cartelle di pagamento;
per lo svolgimento della suddetta attività, la società si avvale della collaborazione di circa 800 persone, di cui più di 500 in Campania, tra dipendenti e collaboratori;
nel dicembre del 2008 la società Equitalia spa ha indetto una gara di

appalto, per l'assegnazione delle lavorazioni di cui sopra. L'agenzia Defendini srl è risultata vincitrice;
successivamente, a seguito dell'analisi della documentazione, la commissione aggiudicatrice di Equitalia spa, ha rilevato due anomalie per le quali ha ritenuto di dover escludere l'agenzia Defendini srl dalla gara. Contro tale decisione l'agenzia Defendini srl ha effettuato ricorso al TAR del Lazio;
nel mese di novembre, il TAR del Lazio ha respinto il ricorso presentato dall'agenzia Defendini srl e solo tra alcuni mesi renderà note le sue motivazioni. Nell'attesa di conoscere le motivazioni del TAR del Lazio, l'agenzia Defendini srl ha avviato le procedure per il ricorso al consiglio di Stato e per chiedere presso il TAR l'esclusione di Poste italiane dalla gara;
nel frattempo Equitalia spa ha proceduto all'aggiudicazione definitiva della gara a Poste Italiane spa, ma non avendo ancora avviato le procedure per effettuare la notifica tramite Poste Italiane, l'agenzia Defendini srl sta continuando a lavorare in proroga di contratto e dal 30 settembre 2010 resteranno a casa in cassa integrazione a «zero» ore -:
gli interroganti giudicano insufficiente la risposta del Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze onorevole Daniele Molgora in data 7 maggio 2010 n. 4-06029, poiché non risponde alle questioni poste;
se il Governo, nel caso in cui anche il Consiglio di Stato respingesse il ricorso della Defendini srl, intenda comunque promuovere interventi concreti ed effettivi che consentano a chiunque vinca l'appalto, di garantire la salvaguardia dei posti di lavoro, permettendo a questi lavoratori di continuare a svolgere la propria mansione in capo alla nuova società appaltante.
(4-07802)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 11 maggio 2010, sulle pagine di un quotidiano locale, il Corriere di Caserta, veniva data ampia diffusione alla notizia in base alla quale, secondo le testimonianze rese da alcuni pentiti, Antonio Scalzone, attuale sindaco di Castel Volturno, quando era primo cittadino nei primi anni del duemila, incontrò più volte nella sede della concessionaria Mercedes, di proprietà del referente locale dei casalesi, tale Paolo Diana, detto «scarpone» (arrestato per reato di associazione camorrista), alcuni esponenti del clan per discutere di affari;
alcuni giorni dopo, al cospetto di un inusuale silenzio serbato dal sindaco sulla questione, ed in mancanza di iniziative ufficiali dell'amministrazione, i componenti dell'opposizione chiedevano la convocazione di un consiglio comunale d'urgenza perché la questione fosse chiarita;
il 24 maggio 2010, in sede di consiglio comunale, l'opposizione avanzava la proposta di redigere un documento congiunto con la maggioranza da inoltrare alle istituzioni e finalizzato ad avere delucidazioni e rassicurazioni al riguardo di tale vicenda;
per dovere di cronaca si rammenta che nel 1998, l'amministrazione guidata dallo stesso Scalzone all'epoca del suo primo mandato da sindaco, veniva sciolta per infiltrazioni camorristiche;
con decreto in data 14 settembre 1998 il Presidente della Repubblica, in pieno accoglimento della richiesta del Ministro dell'interno, ha provveduto allo scioglimento per la durata di 18 mesi del consiglio comunale di Castel Volturno;
si legge, tra l'altro, nel predetto provvedimento che:
a) il consiglio comunale di Castel Volturno (Caserta), rinnovatosi nelle consultazioni

amministrative del 16 novembre 1997, presentava forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, tali da compromettere la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica;
b) sono state rilevate illecite interferenze nella vita dell'ente... (operante - ndr.) in un contesto ambientale profondamente permeato dalla presenza della criminalità organizzata;
c) gli esiti degli accertamenti esperiti hanno evidenziato come il clima di diffusa illegalità amministrativa era strettamente correlato alle convergenti influenze sulla cosa pubblica esercitate direttamente o indirettamente dalla locale criminalità organizzata;
d) l'intensa rete di frequentazioni e le molteplici relazioni, che variano dal semplice rapporto interpersonale a quello di parentela tra alcuni amministratori e dipendenti con esponenti dei locali clan criminali, hanno determinato connivenze e cointeressenze pregiudizievoli per i legittimi interessi della comunità cittadina;
e) è stato accertato un forte interessamento delle organizzazioni camorristiche già in occasione delle ultime consultazioni amministrative che, tra l'altro, hanno portato alla conferma nella carica di alcuni personaggi presenti nella compagine elettiva di quell'ente;
inoltre, la questione avente ad oggetto la gestione rifiuti nel comune di Castel Volturno, negli anni dal 2000 al 2004, è già stata oggetto di procedimento penale, ampiamente pubblicizzato dagli organi di stampa, che ha interessato il presidente pro tempore del Consorzio CE/4, successivamente tratto in arresto, e altri esponenti importanti del PdL, unitamente a nomi eccellenti quali i fratelli Orsi. Quindi, le preoccupazioni che tali vicende suscitano nella cittadinanza meritano l'interesse prioritario da parte delle istituzioni preposte;
in una realtà come quella di Castel Volturno, già ampiamente destabilizzata da vicende di criminalità di interesse nazionale, è fondamentale fugare anche il più piccolo dubbio circa la trasparenza e la legalità dell'azione amministrativa posta in essere dal sindaco -:
se il Ministro dell'interno non reputi necessario disporre con massima urgenza l'avvio della procedura di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni, in particolare incaricando il prefetto territorialmente competente di effettuare tutti gli accertamenti del caso così come previsti dal citato decreto legislativo al fine di verificare la sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare dell'attuale sindaco di Castel Volturno, Antonio Scalzone, o degli amministratori del medesimo comune, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l'imparzialità dell'amministrazione stessa, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad essa affidati o, ancora, che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica.
(4-07793)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

STUCCHI, GOISIS e FEDRIGA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è riconosciuta gli invalidi civili la «riserva di posto» ai sensi della legge n. 68 del 1999;

gli interroganti sono venuti a conoscenza di alcuni episodi riguardanti invalidi civili che fanno parte delle graduatorie provinciali del personale ATA della scuola, con il profilo professionale di collaboratore scolastico;
tali graduatorie, ad avviso degli interroganti, si appalesano come concorsi per soli titoli, ai fini dell'individuazione di destinatari di un contratto a tempo determinato o indeterminato;
sembra che pur risultando lo status di disoccupato ai sensi del decreto legislativo n. 297 del 2002 all'atto della domanda per l'inserimento nelle graduatorie provinciali, possa accadere che durante gli anni successivi nei quali avvengono gli aggiornamenti delle graduatorie, siano effettivamente cambiate le condizioni, ma non venga richiesta la verifica da parte degli uffici competenti;
ad esempio, un collaboratore scolastico pur risiedendo nel comune di Bergamo e prestando attività lavorativa nella città di Bergamo con rapporto di lavoro che supera gli otto mesi previsti dalla legge n. 181 del 2000 e dal decreto legislativo n. 297 del 2002, può eleggere il suo domicilio provvisorio nel comune di Bologna;
allo stesso collaboratore, solo in base alle dichiarazioni fornite, qualora non raggiunga i limiti di reddito previsti dalla regione Emilia Romagna per i disabili e, nonostante l'attività di lavoro prestata nel comune di Bergamo, viene ugualmente riconosciuto il diritto alla riserva di posto;
il centro per l'impiego di Bologna accetterebbe, senza adeguati controlli, sia la dichiarazione di domicilio eletto che quella di immediata disponibilità ad assumere un nuovo incarico lavorativo, pur conoscendo lo stato di occupazione e la residenza reale, e iscriverebbe il collaboratore nell'elenco dei disoccupati (articolo 8 della legge n. 68 del 1999);
è consentito iscriversi in un qualsiasi centro per l'impiego del territorio nazionale, al fine di consentire la più ampia possibilità di ricerca lavorativa, eleggendo il domicilio -:
se non ritengano opportuno assumere iniziative, anche normative, volte a:
a) prevedere un adeguato sistema di controlli da parte del centro provinciale per l'impiego per accertare l'effettivo status dell'interessato, prevedendo la sospensione ovvero la perdita dello stato di disoccupazione e la conseguente cancellazione dei collaboratori scolastici dalle graduatorie menzionate, qualora si accerti la perdita dei requisiti dichiarati;
b) prevedere l'obbligo di iscrizione dell'interessato al Centro provinciale per l'impiego in cui l'interessato presta o intenda prestare la propria attività lavorativa.
(4-07798)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:

CAPITANIO SANTOLINI, BINETTI, ANNA TERESA FORMISANO, MONDELLO, DELFINO, POLI, VIETTI, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, RAO, GALLETTI, LIBÈ, OCCHIUTO, MEREU e CIOCCHETTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'assenza ormai dal 2004 - data dell'ultimo piano per l'infanzia approvato dal Governo - di un orientamento nazionale delle politiche per l'infanzia e l'adolescenza rende sempre più urgente la necessità di definire, nell'ambito della concertazione istituzionale con i vari livelli di governo e nel rispetto della sussidiarietà, un efficace strumento di riferimento;
la proposta di piano per l'infanzia e l'adolescenza presentata dall'Osservatorio nazionale nell'ottobre 2009 è frutto di lunghi mesi di lavori di gruppo, analisi e

approfondimenti da parte di una grande pluralità di soggetti, ma ad oggi non è stato ancora approvato dal Governo e adottato;
il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (organo sussidiario all'Assemblea generale dell'Onu), nell'ambito del lavoro di verifica del rispetto della Convenzione Onu da parte dei Paesi membri, nel febbraio 2010 ha indirizzato all'Italia un documento contenente numerose conclusioni e raccomandazioni, tra cui proprio l'adozione del nuovo piano nazionale;
il Sottosegretario Giovanardi ha ribadito nel corso dell'informativa presso il Senato della Repubblica il 22 aprile 2010 quanto già precedentemente annunciato alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, vale a dire la prossima approvazione dello schema di piano da parte dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, naturalmente tutto ciò si riferiva al mese d'aprile 2010;
il Governo si è impegnato, anche in occasione della Conferenza nazionale sull'infanzia e l'adolescenza, tenutasi a Napoli nel novembre 2009, a proseguire il percorso per l'adozione del piano, ma ad oltre sei mesi di distanza non è ancora iniziato l'iter di approvazione: non si conoscono i reali motivi per i quali continua a slittare l'avvio dell'iter di approvazione del piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza -:
quali iniziative urgenti intenda attuare per accelerare il processo di consultazione interna con i ministeri e di concertazione istituzionale con le regioni, al fine di convocare l'Osservatorio e procedere al più presto alla definizione di un piano nazionale d'azione per l'infanzia e l'adolescenza sulla base della proposta già presentata dall'Osservatorio nel 2009.
(3-01151)

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è dei giorni scorsi la notizia che secondo la Corte costituzionale è illegittima la norma che garantisce assegni di invalidità solo ai cittadini extracomunitari possessori di carta di soggiorno;
la vicenda trae spunto dalla causa di una rumena immigrata in Piemonte, che, in seguito ad un incidente, è divenuta invalida, con il riconoscimento del diritto all'assegno di invalidità in quanto comunitaria, e che ha chiesto anche gli arretrati, che si riferivano ad un periodo in cui la Romania non era ancora entrata nell'Unione europea;
la richiesta era stata bocciata proprio in virtù del disposto ex lege n. 388 del 2000 (legge finanziaria per il 2001), che subordina appunto l'assegno sociale al possesso della carta di soggiorno; ma in appello la corte di Torino sollevava questione di legittimità costituzionale dell'articolo 80, comma 19, della citata legge n. 388 del 2000, nella parte in cui tale disposizione, nello stabilire che «ai sensi dell'articolo 41 del decreto legislativo 25 luglio 1988, n. 286, l'assegno sociale e le provvidenze economiche che costituiscono diritti soggettivi in base alla legislazione vigente in materia di servizi sociali sono concessi, alle condizioni previste dalla legislazione medesima, agli stranieri che siano titolari di carta di soggiorno», subordina al requisito della titolarità della

carta di soggiorno la concessione agli stranieri regolarmente soggiornanti nel nostro Paese dell'assegno mensile di invalidità, ex articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, (Conversione in legge del decreto-legge 30 gennaio 1971, n. 5, e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili);
a parere dei giudici remittenti, infatti, il subordinare il diritto alle prestazioni previdenziali alla titolarità della carta di soggiorno, e quindi all'ulteriore requisito della permanenza di almeno cinque anni nel territorio dello Stato italiano, introdurrebbe una discriminazione dello straniero nei confronti del cittadino italiano, in contrasto con quanto stabilito, a livello internazionale, dall'articolo 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 1952 e, a livello nazionale, dall'articolo 117 della Costituzione, ovvero la norma che obbliga lo Stato italiano a fare leggi, anche in materia di immigrazione, che rispettino l'ordinamento comunitario ed internazionale;
secondo la Corte costituzionale, dunque, come la Corte europea dei diritti dell'uomo ha più volte precisato, sebbene la Convenzione del 1952 non ponga in capo agli Stati membri alcun obbligo di adottare un sistema di protezione sociale o di assicurare un determinato livello di prestazioni assistenziali, rispettando la scelta del legislatore nazionale, tuttavia se tali prestazioni sono istituite e concesse, la normativa che li prevede non dovrà essere discriminatoria in ottemperanza all'articolo 14 della Convenzione medesima;
tale interpretazione ha portato perciò la Corte costituzionale a dichiarare - sia pure apparentemente non all'unanimità e con una spaccatura a Palazzo della Consulta, come riportato dalle cronache dei giornali - l'illegittimità costituzionale del citato articolo 80, comma 19, della legge finanziaria per il 2001, affermando che è in gioco un «bisogno primario» dell'individuo, in quanto trattasi di «un'erogazione destinata non già ad integrare il minor reddito dipendente dalle condizioni soggettive, ma a fornire alla persona un minimo di sostentamento atto ad assicurare la sopravvivenza»;
è innegabile che tale apertura pone l'Inps a reale rischio di tracollo ed è, altresì, evidente come la posizione dei giudici sia in controtendenza con le misure adottate dal Governo con la recente manovra, di cui al decreto-legge n. 78 del 2010, per ridurre la spesa in materia di invalidità -:
come il Governo intenda intervenire per risolvere la questione, atteso che si profila il rischio di gravissimi effetti sui conti pubblici, nonché di vanificare l'operato finora praticato in termini di verifiche e controlli sui trattamenti di invalidità e di contrasto alle frodi in materia di invalidità civile, al fine di «stanare» i cosiddetti falsi invalidi e contenere la crescita esponenziale della relativa spesa pensionistica.
(3-01152)

BALDELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
affinché il Paese riprenda un robusto processo di crescita è necessario creare i presupposti per stimolare anche lo sviluppo del Mezzogiorno mediante una nuova e straordinaria capacità di attrazione di investimenti;
per promuovere nuovi investimenti non è necessario solo un diverso regime fiscale, ma, soprattutto, un sistema di incentivi normativi capaci di favorirli e di espandere la base occupazionale;
tutte le parti sociali - ad eccezione della Cgil - hanno sottoscritto nel gennaio del 2009 un nuovo assetto contrattuale e di relazioni industriali, nel quale la dimensione aziendale e territoriale assume una specifica centralità e nel quale è prevista la possibilità di deroghe al sistema definito, al fine di promuovere l'occupazione;

la Fiat ha presentato un nuovo programma di investimenti per il rilancio globale dell'azienda, offrendo la disponibilità a localizzare nello stabilimento di Pomigliano d'Arco la produzione della Panda, oggi prodotta in Polonia, con un investimento di circa 700 milioni di euro, a fronte di un recupero di produttività e dell'abbattimento di comportamenti viziosi, che da sempre caratterizzano quello stabilimento, e di condizioni di carattere straordinario di per sé non generalizzabili derivanti dall'esistenza dell'alternativa polacca;
quattro organizzazioni sindacali su cinque - con la sola eccezione della Fiom Cgil - hanno sottoscritto l'accordo contrattuale, che nelle condizioni date si presentava come il più adatto a consentire che quell'investimento avesse luogo e nello stesso tempo assicurava anche un vantaggio salariale per alcune delle figure professionali dello stabilimento;
tale accordo è stato sottoposto a referendum e il 63 per cento dei lavoratori di quello stabilimento - ha votato quasi il 96 per cento degli aventi diritto - ha approvato quell'intesa, garantendo appunto le condizioni affinché l'investimento della Fiat abbia luogo -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per consentire l'esito positivo di questa vicenda.
(3-01153)

Interrogazione a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale della previdenza sociale nell'anno 2007 ha bandito un concorso pubblico, per esami, per l'assegnazione di 50 posti nei ruoli del personale amministrativo dell'INPS, area funzionale B, posizione economica B1, le cui prove si sono concluse nell'aprile 2010;
a fronte della partecipazione di circa 25.000 candidati, solo 319 candidati sono risultati idonei;
a causa della grave carenza di organico nell'anno 2009 l'INPS ricorreva, attraverso contratti di lavoro di somministrazione e a tempo determinato, all'utilizzo di circa 750 interinali B1 per 3 mesi e, nell'anno 2010, all'utilizzo di circa 900 interinali B1 per 12 mesi, e il costo dell'intero contratto risulterebbe ammontare a 24 milioni di euro;
i vincitori del concorso espletato nell'anno 2007 lamentano la violazione dell'articolo 97 della Costituzione, che recita: «I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione. Nell'ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge»;
i 319 candidati risultati idonei, a differenza del notevole numero degli interinali che incidono notevolmente sul bilancio dell'ente, si sono riuniti in comitato e chiedono la precedenza assoluta rispetto agli interinali nel rivestire la posizione richiesta nel bando nonché la deroga al blocco delle assunzioni ed esprimono la netta contrarietà all'utilizzo di tale strumento lavoro interinale chiedendo l'ampliamento dei posti messi a concorso;
l'impiego dei vincitori e degli idonei del concorso potrebbe garantire all'ente in questione un risparmio di spesa e una maggiore efficienza nel soddisfare le proprie esigenze; in quanto, sotto il profilo dei costi, dall'analisi della retribuzione tabellare del contratto collettivo risulterebbe che per un impiegato dell'INPS inquadrato nella fascia B1, è prevista una retribuzione pari a 18.218,00 euro l'anno, 21.254 euro se si aggiungono tredicesima e quattordicesima. Se si aggiunge il 40 per cento di questa cifra per le contribuzioni previdenziali e i buoni pasto, si moltiplica per i 319

idonei ed ancora per 12 mesi, la cifra che l'ente verrebbe a sostenere annualmente è pari all'incirca a 10.321.947 euro, quindi molto meno della metà dei 24 milioni di euro stanziati per i lavoratori con contratto a tempo determinato -:
se risulti che l'INPS presenti una grave carenza di organico per il ruolo di personale amministrativo dell'area B e, in caso affermativo, se non si ritenga opportuno intervenire, con i modi e i mezzi che si riterranno opportuni, al fine di agevolare l'assunzione dei vincitori e degli idonei del concorso INPS in area B, posizione economica B1.
(4-07801)

...

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

DONADI, DI PIETRO, EVANGELISTI, BORGHESI, MESSINA e DI STANISLAO. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
il 18 giugno 2010 il deputato Aldo Brancher, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per il federalismo, è stato nominato Ministro per la sussidiarietà e il decentramento;
ad avviso degli interroganti, la sopra indicata nomina, a tutti gli effetti una promozione, mina la salvaguardia dell'onore e del prestigio delle istituzioni - trattasi di carica di piena rappresentanza politica - in quanto caduta su una persona attualmente imputata nel processo inerente al tentativo di scalata alla Banca Antonveneta da parte della Banca popolare italiana, già Banca popolare di Lodi, e che, negli anni passati, è stata condannata in primo grado ed in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Partito socialista italiano, reati poi caduti in forza, rispettivamente, della depenalizzazione e della riduzione dei termini di prescrizione introdotte dal Governo Berlusconi II;
oltre all'inopportunità, ad avviso degli interroganti, l'inusitato passaggio dall'incarico di Sottosegretario a Ministro desta ancora maggiori perplessità, ove si guardi alle funzioni cui egli è chiamato o, meglio, sarebbe chiamato, a fronte della perdurante incertezza nell'attribuzione della delega e del suo contenuto, incertezza non inusuale, ma che in questo caso, ad avviso degli interroganti, assurge ad emblema dell'immotivata istituzione del nuovo ministero, le cui funzioni rischiano di intrecciarsi con quelle di altri dicasteri e competenze già consolidati, di confondersi con quelle del Ministro per i rapporti con le regioni, del Ministro per le riforme per il federalismo, del Ministro per la semplificazione normativa - con i quali il neo Ministro già lavorava a strettissimo contatto dalla sua posizione di Sottosegretario con delega per il federalismo - e del Ministro per l'attuazione del programma di Governo, oltre che di coincidere con quelle già esercitate in qualità di Sottosegretario;
nei giorni scorsi la notizia dell'imminente udienza del processo «Antonveneta», in cui avrebbe dovuto comparire il Sottosegretario Brancher, rinviata a causa di impegni istituzionali e fissata da ultimo per il 26 giugno 2010, ad avviso degli interroganti ha gettato più di un'ombra sulle ragioni della sua repentina promozione a Ministro;
il decorso degli eventi successivi - da ultimo il tentativo di avvalersi tempestivamente del legittimo impedimento - ad avviso degli interroganti pone un grave pregiudizio sulla figura del neo Ministro, che è apparso più reattivo ad un uso pretestuoso e personale delle istituzioni e delle loro prerogative che a servire il Paese;
negli ultimi giorni della campagna elettorale del 2008, il candidato Silvio Berlusconi ha dichiarato ai telespettatori che «nel Governo del Popolo della libertà ci saranno dodici ministri e 4 di questi saranno donne»: in un percorso appena biennale, i Ministri sono via via aumentati fino a raggiungere l'attuale compagine di 24;
il 16 giugno 2010 il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi ha

ribadito, nel suo intervento all'assemblea di Confcommercio, di «voler dimezzare coloro che vivono di politica»;
a fronte del persistente dibattito sulla riduzione dei costi della politica sulla finanza pubblica e del rilevante interesse che esso riveste in particolare oggi, davanti ai grandi sacrifici richiesti ai cittadini per fronteggiare la grave crisi economica, l'istituzione di un nuovo ministero, ad avviso degli interroganti privo di natura e attività specifiche, e la promozione del Sottosegretario Brancher risultano, ad avviso degli interroganti, come uno schiaffo ai milioni di italiani per bene, inficiano le proposizioni di risparmio in ordine ai costi della finanza pubblica e di efficacia ed efficienza delle istituzioni pubbliche e determinano un'immotivata duplicazione di strutture e di costi per i cittadini -:
quali siano le reali ragioni della promozione alla carica di Ministro del Sottosegretario Brancher.
(3-01154)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:

NUCARA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa, poi verificate in loco, risulta che nel porto di Gioia Tauro manca l'ufficio ispettivo veterinario e che il pesce in arrivo, in particolare il tonno acquistato e utilizzato da ditte per la conservazione dello stesso, proprio in virtù della mancanza dell'ufficio che ha in carico l'ispezione di tale prodotto alimentare, deve fare il giro d'Italia per arrivare a destinazione dell'industria conserviera che è ubicata a pochi chilometri dal porto di Gioia Tauro;
le industrie in Calabria non sono molte, per non dire che non esistono, e, in virtù della chiusura dell'ufficio in questione per inadeguatezza dello stesso, secondo la comunicazione dell'Unione europea, da oltre 7 mesi il porto di Gioia Tauro «sconta questo handicap». Altre questioni riguardano i raccordi ferroviari già realizzati ma inutilizzati per mancanza di autorizzazione da parte di Rete ferroviaria italiana -:
quali iniziative intenda prendere il Governo per una maggiore e migliore utilizzazione di questa importante infrastruttura e, in particolare, se il Ministro interrogato non ritenga, considerato che i locali dell'ufficio ispettivo veterinario sono stati ristrutturati secondo normativa, di concedere, se fosse possibile, almeno un'autorizzazione provvisoria, dalla quale potrebbe scaturire una migliore funzionalità del porto, e maggiori benefici per le industrie conserviere del tonno, che ovviamente aumenterebbero la loro competitività sui mercati nazionali e internazionali.
(3-01150)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
il 18 dicembre 2009 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza del Ministro, un incontro per esaminare le problematiche relative alla situazione di crisi della cantieristica italiana;

in quella occasione il Ministro ha espresso il proprio impegno ad assicurare il necessario sostegno finanziario alle iniziative commerciali di Fincantieri, a rendere operativi i programmi delle capitanerie di porto, ad accelerare la fornitura di unità navali per la Marina militare e per la Protezione civile, a favorire la costruzione di piattaforme galleggianti quale soluzione flessibile a fronte dell'emergenza carceri ed infine ad utilizzare l'occasione del passaggio delia Tirrenia Spa alle regioni per rinnovare la flotta del traghetti;
nelle medesima occasione il Governo si è impegnato, anche, a sostenere a livello europeo il programma di rinnovamento dei mezzi navali da trasporto merci e passeggeri al fine di favorire il miglioramento della sicurezza e limitare l'Impatto ambientale negativo;
da parte della società Fincantieri vi è stato l'impegno a non procedere ad alcuna chiusura di cantieri e a ripartire le attività tra le diverse unità produttive per mitigare l'impatto della crisi;
la situazione della cantieristica italiana, tuttavia, è andata sempre più aggravandosi tanto che le organizzazioni sindacali di settore già ad aprile hanno chiesto l'apertura di un tavolo per definire in tempi rapidi un piano di politica industriale con tutte le misure necessarie a sostenere efficacemente il settore, anche perché le iniziative volte ad ottenere commesse pubbliche, che potessero ridurre gli effetti della crisi, non hanno ottenuto risultati e non sono comunque immediatamente cantierabili;
la Fincantieri ha comunicato che a partire da lunedì 5 luglio metterà in cassa integrazione ordinaria per tredici settimane, 190 degli 800 dipendenti degli stabilimenti del Muggiano;
tale annuncio è stato preceduto dalla comunicazione dell'avvio o della prosecuzione della cassa integrazione anche nel cantieri di Monfalcone, Ancona, Palermo e Castellammare di Stabia;
anche il settore militare non è sfuggito alla crisi e alla Fincantieri di Riva Trigoso è previsto una rotazione trimestrale della cassa integrazione a partire da novembre per effetto della mancanza di commesse, problema che riguarderà anche il cantiere di Sestri Ponente per un totale di 385 lavoratori;
il completamento di due sommergibili per la Marina militare, di due pattugliatori per gli Emirati Arabi, di uno yacht di 140 metri e l'allestimento di due fregate multi missione europee (FREMM) non sono sufficienti a mantenere gli attuali livelli occupazionali nei cantieri liguri di Riva Trigoso, Sestri Ponente e Muggiano;
secondo le organizzazioni di categoria il 2011 si annuncia più difficile del previsto -:
quali siano le prospettive per il settore della cantieristica italiana, a che punto sia la realizzazione degli impegni presi dal Governo in tal senso e quali iniziative urgenti intenda adottare per scongiurare la crisi dei cantieri ed il ricorso alla cassa integrazione per gli addetti dei cantieri liguri in particolare ed italiani in generale.
(2-00773)
«Mondello, Cesa, Vietti, Ciccanti, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Ruggeri, Romano, Lusetti, Tassone, Adornato, Binetti, Bosi, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciocchetti, Compagnon, De Poli, Delfino, Dionisi, Drago, Galletti, Libè, Mannino, Mantini, Mereu, Naro, Occhiuto, Pisacane, Poli, Rao, Ria, Ruvolo, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Interrogazione a risposta scritta:

MONAI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 30, comma 20, della legge 23 luglio 2009, n. 99, stabilisce la possibilità di risoluzione anticipata delle convenzioni Cip 6 del 1992;
il 2 dicembre 2009 il Ministro dello sviluppo economico ha emanato il decreto della legge in questione che stabilisce, all'articolo 2: «Il presente decreto si applica agli impianti di produzione di energia elettrica oggetto delle convenzioni Cip 6 in essere alla data del 1o gennaio 2010»; nell'articolo 3 dello stesso decreto si fissava al 21 dicembre 2009 il termine entro cui le proprietà degli impianti in questione dovevano esprimere formalmente il loro interesse a partecipare alla risoluzione anticipata delle convenzioni Cip 6;
la compagnia Lucchini/Severstal, titolare dell'impianto siderurgico già Italsider, meglio conosciuto come «Ferriera di Servola», ha sottoscritto l'accordo entro i termini stabiliti;
in virtù della corresponsione degli indennizzi pubblici previsti dalle norme citate dovrebbero essere sia tutelati i livelli occupazionali della Ferriera di Servola, stabilimento di cui si prospetta la chiusura e nel quale lavorano circa 500 persone, sia garantita la bonifica dall'inquinamento del sito demaniale in concessione;
non vi sono notizie né alcuna pubblica informazione sui contenuti economici del citato accordo tra la proprietà dell'azienda e il Ministero dello sviluppo economico -:

quali siano i contenuti del citato accordo per la liquidazione anticipata delle convenzioni CIP6/92 e se e quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Ministro, in relazione alla liquidazione dei suddetti indennizzi, per la tutela dei lavoratori dell'impianto e per la bonifica dell'area demaniale fortemente inquinata e attualmente in concessione al predetto stabilimento.
(4-07792)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00395, pubblicata nell'allegato B al resoconti della seduta del 23 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Brandolini, Farinone, Causi, Schirru, Touadi, Graziano, Rubinato, De Pasquale, Coscia, Castagnetti, Samperi, De Biasi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Allasia n. 4-01441, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-05955, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-06801, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-07152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-07745, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Cenni e altri n. 5-03137, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Servodio, Marco Carra.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-01102 del 1o giugno 2010;
interrogazione a risposta in Commissione Bitonci n. 5-03049 del 15 giugno 2010.