XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 28 giugno 2010

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che;
il pagamento del canone di abbonamento, istituito con regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880, quando ancora non esisteva la Televisione, è dovuto per la semplice detenzione di uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle diffusioni televisive, indipendentemente dai programmi ricevuti, a seguito di sentenze della Corte costituzionale (11 maggio 1988, n. 535 e 17-26 giugno 2002, n. 284) che ha riconosciuto la sua natura sostanziale d'imposta per cui la legittimità dell'imposizione è fondata sul presupposto della capacità contributiva e non sulla possibilità dell'utente di usufruire del servizio pubblico radiotelevisivo al cui finanziamento il canone è destinato;
la RAI collabora con l'amministrazione finanziaria, Agenzia delle entrate SAT (Sportello abbonati TV), alla riscossione e alla gestione del canale televisivo, come previsto dall'atto aggiuntivo alla convenzione, stipulato con il dipartimento delle entrate dell'allora Ministero delle finanze, dipartimento delle entrate. Tale collaborazione si estrinseca, tra l'altro, attraverso l'attività di recupero delle morosità, ossia dei canoni non spontaneamente corrisposti dagli abbonati alle scadenze previste da legge;
l'Agenzia delle entrate di Torino nei confronti di coloro che hanno correttamente disdetto il canone 2002 o 2003 sostiene che la disdetta è inefficace per la chiusura dell'abbonamento fino a che l'utente non rinvia alla Rai il questionario con il quale l'ufficio delle entrate di Torino obbliga, sotto diretta responsabilità dell'utente, a dichiarare il numero dei televisori da suggellare, le residenze e le dimore del nucleo familiare anagraficamente inteso e finché l'utente non autorizza la Guardia di finanza e non meglio citati organi competenti ad accedere alle residenze e dimore per procedere alle operazioni di controllo e di suggellamento, non essendo specificato se si tratti di un controllo successivo per la verifica dell'integrità dei sigilli o di una vera e propria ispezione «autorizzata» di dubbia legittimità; addirittura viene posto un termine perentorio di 15 giorni entro i quali, qualora il questionario non pervenisse all'Agenzia delle entrate di Torino, la pratica di disdetta sarebbe dichiarata nulla;
sono ormai migliaia le segnalazioni di casi in cui la Rai ha recapitato diffide agli utenti morosi o per libera scelta inadempienti, minacciando il «recupero coattivo dei canoni dovuti anche attraverso il fermo amministrativo dei suoi autoveicoli ed il pignoramento dei suoi beni, tra cui la retribuzione»; è da segnalare che oltre il 50 per cento degli avvisi recapitati sono riferiti a canoni regolarmente pagati e non registrati oppure a segnalazioni non trasmesse per tempo dagli uffici postali;
si sottolinea come non sia in alcun modo possibile applicare la procedura del fermo amministrativo dell'automobile in ragione di un ritardo o di un mancato pagamento del canone di abbonamento televisivo, in quanto si tratta di un fermo generalizzato e sistematico che non tiene in alcun conto della concreta situazione in cui versa il debitore, cioè se questi si trovi in una situazione fortemente debitoria e se vi sia un reale pericolo di sottrazione; non è stabilito né in forza di consuetudini, né tanto meno in base a norme vigenti, che lo Stato arrechi un danno tanto considerevole al cittadino per importi irrisori; la diffida di tale tenore è secondo i sottoscrittori del presente atto di indirizzo fuor di ogni dubbio sproporzionata, vessatoria, antistorica, in contrasto con qualsivoglia principio di corretto rapporto tra concessionaria e utente del servizio pubblico;
il canone ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è ormai un'imposta antiquata e iniqua, che non ha

alcun motivo di esistere anche in virtù del maggiore pluralismo indotto dall'ingresso sul mercato di nuovi editori e dall'apporto delle nuove tecnologie (DTT, DDT, DVbh, TV satellitare, ADSL, WI-FI, cavo e analogico);
è un'imposta ingiusta, territorialmente e socialmente. Territorialmente, in quanto mentre nel nord del Paese il mancato pagamento si attesta al 5 per cento, nel Meridione oscilla tra il 30 e il 50 per cento. È un'imposta socialmente iniqua in quanto colpisce tutte le fasce di reddito, comprese le più deboli, nonostante che il comma 132 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008 come modificato dal decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, preveda, a decorrere dall'anno 2008, per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi, l'abolizione del pagamento del canone RAI esclusivamente per l'apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza,

impegna il Governo:

a procedere all'emanazione della circolare esplicativa delle modalità per la domanda di cui al comma 132 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008 come modificato dal decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, che prevede a decorrere dall'anno 2008, per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46 per tredici mensilità, senza conviventi, l'abolizione del pagamento del canone RAI esclusivamente per l'apparecchio televisivo ubicato nel luogo di residenza;
a definire le domande di rimborso per gli anni 2008, 2009 e 2010 per quanti avessero maturato il diritto all'esonero alla data di entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 132, dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2008;
in relazione alla «Dichiarazione integrativa per la richiesta di suggellamento» a fornire adeguata e tempestiva informativa agli utenti ed agli uffici competenti sulla corretta procedura per la disdetta del canone Rai, rimuovendo gli oneri impropri a carico dell'abbonato;
a procedere alla convalida, con effetto retroattivo, di tutte le disdette effettuate dal 2002 alla data odierna facendo decadere le pretese in essere a carico dell'utente di corrispondere quote di canone di abbonamento Rai che non costituiscano effettiva omissione, totale o parziale, relativa al pagamento di canoni antecedenti la disdetta con l'ulteriore effetto di procedere d'ufficio alla liquidazione di quanto indebitamente versato dagli abbonati;
a prevedere la cancellazione dall'elenco degli obbligati al pagamento del canone del nominativo dell'utente che ha effettuato regolare disdetta;
a comunicare, entro i termini di legge e con tempestività, la documentazione necessaria per le disdette del canone Rai diverse dalla richiesta di suggellamento per cui gli uffici dell'Agenzia delle entrate SAT richiedono, in caso di rottamazione dell'apparecchio o in caso di cessione a terzi del medesimo, la compilazione e la spedizione di un «Atto sostitutivo di notorietà».
(1-00397)
«Caparini, Grimoldi, Paolini, Rondini, Bonino, Lanzarin, Allasia, Rainieri, Follegot, Torazzi, Dozzo, Nicola Molteni, Callegari, Fava, Maggioni, Togni, Fedriga, Munerato, Bitonci, Gidoni, Stucchi».

Risoluzione in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
il settore lattiero caseario sta vivendo, da tempo, una grave crisi che, sebbene acuita dall'attuale congiuntura negativa, trova le sue ragioni in cause di natura strutturale che interessano l'intero comparto a livello europeo;

il suddetto stato di crisi è stato formalmente riconosciuto dalla Commissione dell'Unione europea che, fin dal maggio 2009, si è impegnata a riferire, ogni tre mesi, al Consiglio sulla situazione del mercato dei prodotti lattiero caseari ed ha istituito un gruppo di lavoro ad alto livello incaricato di discutere gli accordi a medio e lungo termine, nonché di presentare delle conclusioni preliminari entro il corrente mese;
nonostante tale consapevolezza, la Commissione dell'Unione europea, nei mesi scorsi ha adottato la decisione di non consentire il rinvio dei pagamenti del 2009, con cui i produttori italiani, che avevano aderito al piano di rateizzazione di cui al decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, convertito in legge 30 maggio 2003, n. 119, avrebbero dovuto corrispondere la sesta annualità del relativo piano;
a seguito di tale decisione, il generale stato di difficoltà in cui, già, versava il nostro settore lattiero caseario è stato decisamente aggravato dalla necessità di dover, comunque, provvedere al pagamento del debito pregresso, i cui oneri, proprio a causa della crisi, risultano oggettivamente non sostenibili;
in un contesto come quello attuale, caratterizzato da un livello dei prezzi alla produzione, stabilmente al di sotto dei 30 centesimi per litro di latte, la necessità di dover sostenere un onere fisso, come quello derivante dalla rateizzazione dei debiti pregressi, si traduce, inevitabilmente, in un sensibile aumento dei costi fissi e, quindi, in una altrettanto inevitabile perdita di competitività;
il problema relativo all'aumento dei costi di produzione ed alla perdita di competitività determinato dalla necessità di provvedere al pagamento del debito pregresso, e destinato ad aggravarsi dopo la già prevista cessazione del regime comunitario delle quote, in quanto, con esso, verrà anche meno il diritto a produrre che il possesso di quote ha, comunque, assicurato e, pertanto, si verificherà una «naturale» selezione che, inevitabilmente, condannerà all'espulsione dal mercato tutti coloro che non sapranno o che - come nel caso dei nostri produttori gravati dalla rateizzazione delle multe - non potranno essere competitivi;
il 15 aprile 2010 il nucleo dei Carabinieri presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali allo scopo di approfondire alcuni aspetti inerenti l'attendibilità delle dichiarazioni rese dai produttori attraverso i cosiddetti «modelli L1» ed utilizzati da AGEA per il conteggio, alla fine di ogni campagna di commercializzazione lattiera casearia del prelievo supplementare imputato, sia allo Stato italiano, sia ai singoli allevatori, per le campagne dal 1995/96 al 2008/09, ha presentato una relazione, nella quale sono tornate ad emergere anomalie evidenziate, già in passato, e, in particolare, è stato segnalato che «raffrontando il numero capi nelle diverse banche dati con la media produttiva provinciale AIA pur aumentata del 10 per cento in via prudenziale, risulta una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata in L1, talmente significativa da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato italiano e quindi il prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/96 fino al 2008/09»,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le iniziative necessarie, affinché alla luce delle anomalie evidenziate nella relazione citata in premessa, sia verificata la correttezza degli importi imputati ai singoli produttori a titolo di prelievo supplementare dalla campagna 1995-96 in avanti;
ad assumere le necessarie iniziative per disporre la sospensione dei pagamenti previsti dai piani di rateizzazione di cui al decreto-legge 28 marzo 2003, n. 49, convertito dalla legge 30 maggio 2003, n. 119, ed al decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, fino al completamento degli accertamenti di cui sopra;

ad adottare nelle sedi comunitarie tutte le iniziative necessarie per assicurare il mantenimento delle attività del settore lattiero-caseario nel nostro Paese e, quindi, per ricercare una soluzione di chiusura del problema del debito pregresso entro e non oltre il termine già previsto di scadenza del regime comunitario delle quote latte.
(7-00358)«Fogliato, Callegari».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:

LIBÈ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Expo è un'esposizione universale di carattere internazionale, in cui si mostrano al mondo intero le eccellenze degli Stati che vi partecipano. La sua organizzazione viene assegnata a seguito di una selezione di candidatura e l'organismo internazionale che ne regola l'intero apparato organizzativo e di norme è il Bureau International des Expositions (BIE);
l'Expo 2015 è stata assegnata il 31 maggio 2008 alla città di Milano;
il tema proposto per la Expo 2015 è «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita», e riguarda tutto ciò che concerne l'alimentazione, dal problema della fame nel mondo, a quello dell'educazione alimentare, fino alle tematiche legate agli OGM;
nel mese di giugno 2008 è stata nominata Commissario straordinario per l'Expo di Milano il sindaco Letizia Moratti;
nello stesso periodo sono iniziati i dissidi interni sulle nomine e sulla gestione dell'evento tra il sindaco Letizia Moratti, da una parte, e il governatore della Lombardia Formigoni dall'altra (la Moratti voleva come amministratore unico Paolo Glisenti mentre Formigoni avrebbe preferito che a gestire l'evento fosse un consiglio d'amministrazione);
nell'agosto del 2008 il Governo ha optato per la scelta non più di un amministratore unico, ma di una organo collegiale;
a tal fine, nella primavera del 2009 è stata costituita la società Expo, le cui quote erano cosi suddivise: il 40 per cento al Ministero del tesoro, 20 per cento alla regione Lombardia, un altro 20 per cento al Comune di Milano, un 10 per cento alla provincia, il restante 10 per cento la Camera di commercio di Milano;
nello stesso periodo è stato nominato amministratore delegato della società Expo Lucio Stanca, ex Ministro per l'innovazione nel precedente Governo Berlusconi e attuale deputato della maggioranza in carica; presidente è stata nominata l'imprenditrice Diana Bracco;
ad oggi Lucio Stanca si è dimesso dalla carica di amministratore delegato, in quanto finito sotto accusa per il doppio incarico di deputato e di amministratore delegato della società Expo e per il suo stipendio annuale che ammonta a circa 450 mila euro;
nelle previsioni iniziali si sarebbero dovuti generare dall'organizzazione dell'Expo: circa 20 miliardi di euro di investimenti fra quartiere fieristico e infrastrutture; almeno 70.000 posti di lavoro; 29 milioni di turisti durante i sei mesi dell'esposizione; fatturato del mondo imprenditoriale in aumento di almeno 44 miliardi di euro; opere ed infrastrutture importanti che sarebbero poi rimaste alla città, fra le quali 11 chilometri quadrati di verde;
ad oggi, il finanziamento statale è stato ridotto, dai 4 miliardi di euro iniziali a 1,4 miliardi di euro, già stanziati e da spalmare sui cinque anni;

come risulta da alcuni organi di stampa, dal preventivo dei costi per il 2010, a causa della crisi dei conti pubblici, sono stati tagliati circa 5 milioni di euro rispetto ai 24 milioni previsti; i progetti internazionali e nazionali sono passati da 2 milioni di euro a 100 mila euro; le sponsorizzazioni sono passate da 8,5 milioni di euro a 3,2 milioni (ad oggi in cassa ci sono appena 200 mila euro ricevuti dai privati);
le difficoltà gestionali sull'esecuzione dei lavori sono palesi: i terreni dello spazio espositivo, ad esempio, non sono ancora stati acquistati (sono di proprietà della Fondazione Fiera e del gruppo Cabassi);
tra le ipotesi che circolano sugli organi di stampa nazionali entro luglio dovrebbe essere costituita una nuova società che per dicembre dovrebbe acquistare i terreni;
a tal proposito il Bie (il Bureau international des expositions) ha chiesto di accelerare ed anticipare l'acquisto dei terreni ad ottobre;
la strada per l'avvio dei lavori sull'opera sembra particolarmente piena di ostacoli, posto che non potranno essere generati introiti per l'Expo prima della fine del 2014, e il budget attualmente a disposizione si riduce continuamente;
nel migliore dei casi, l'Expo milanese subirebbe quindi un sensibile ridimensionato rispetto ai progetti iniziali, mentre nel peggiore dei casi l'organizzazione potrebbe saltare e Milano costretta a rinunciarvi -:
se non ritenga di fornire elementi in merito all'intera situazione gestionale, contabile ed amministrativa attuale legata all'Expo di Milano 2015 e all'ammontare degli sprechi, dei ritardi e dei costi rilevati in questi due anni nella fase preparatoria ed organizzativa;
se non ritenga altresì di precisare in modo dettagliato sia il nuovo programma che la tempistica relativa ai lavori di esecuzione delle opere e delle infrastrutture legate all'organizzazione dell'Expo.
(3-01147)

OLIVERIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
Melissa è un comune della provincia di Crotone bagnato dal mar Ionio. I primi documenti che fanno riferimento a Melissa sono del 1200, ma la sua storia risale a molti anni prima come provano alcuni ritrovamenti di cocci di pavimentazione risalente all'epoca romana. Ricordata da Ovidio nelle metamorfosi, sembra essere stata fondata da Melisseo, il re di Creta. Secondo altri il nome deriva dal greco «melissa»: ape o miele, come testimoniano le api del suo stemma; secondo altri, ancora, il nome discende dalla fama di cui godeva la maga Melissa. Il centro urbano aveva consistenza già tra l'XI ed il XII secolo e dell'epoca è testimonianza la presenza della cinta muraria e del castello di origine medioevale, di cui sono visibili alcuni resti;
l'arroccamento su un'altura scoscesa e il dialetto inducono a pensare ad un insediamento di popolazioni in fuga da devastazioni o pestilenze dalla vicina Puglia, (esiste a Melissa una chiesa di San Nicola di Bari) probabilmente in zona già abitata in precedenza ma spopolata per gli stessi motivi. L'analisi dei ruderi del castello appartenuto al conte Francesco Campitelli nel XVII secolo indica una fase in periodo aragonese. La presenza del castello e di torri d'avvistamento indica che il centro è stato presidio militare, inserito in un contesto difensivo complesso comprendente anche altri centri come Cirò e Strangoli;
«Melissa fu un paese schiavo» costretto dalla fame ad occupare le terre dei padroni. La mattina del 30 ottobre del '49, tutto il paese si spopolò, donne, uomini e bambini si raccolsero a gruppi di famiglie

nel largo attorno al castello. Le donne si divisero i compiti, alcune portarono i barili dell'acqua, le altre le canestre di viveri, chi possedeva aveva dato anche per chi non possedeva, quello non era giorno in cui si potesse digiunare. Gli uomini erano armati solo degli attrezzi della loro fatica. Partirono senza nemmeno chiudere l'uscio, non c'era nulla da rubare a Melissa. Discesero sul fondo di Fragalà, di proprietà del barone Berlingeri, a piedi o in groppa alle cavalcature, per lavorare i terreni lasciati incolti da moltissimi anni. Quella stessa mattina i poliziotti salirono a Fragalà, mentre i contadini continuarono a zappare ed arare le terre lasciate fino al quel giorno incolte, sicuri che le forze dell'ordine non li avrebbero attaccati. Alla vista delle prime divise le donne raccolte in gruppo gridarono all'unisono «Viva la polizia del popolo», ed ancora «Vogliamo pane e lavoro». Ma i poliziotti si schierarono a semicerchio e i braccianti vennero caricati; si scappava, si udirono raffiche di mitra. Immediatamente la notizia terribile si sparse per tutto il paese. Erano caduti dei contadini e non si sapeva quanti: tutti avevano qualcuno laggiù;
i contadini di Melissa e la famiglie dei martiri non ebbero giustizia, il caso venne ben presto chiuso con una sentenza pilatesca che oggi farebbe inorridire la giustizia stessa;
a Melissa, come in Calabria e nel Mezzogiorno, le occupazioni della terra sono state sempre una costante nella storia. Si trattava essenzialmente di movimenti per le terre gravate da usi civici che i proprietari usurpavano e sulle quali i contadini rivendicavano il diritto di semina, di pascolo e di legnatico. Il movimento, iniziato nel 1946 e culminato nel 1949 con l'eccidio di Melissa, ha liquidato il latifondo che era caratterizzato da una grande concentrazione di terre e di ricchezze nelle mani di poche famiglie, mentre migliaia di contadini e di lavoratori vivevano al limite della sopravvivenza in condizioni indicibili di miseria e di arretratezza;
«Morirono» piantando per sempre la loro vita sul fondo di Fragalà, perché quella terra non rimanesse incolta ed il frutto del lavoro fosse dei lavoratori;
i fatti di Melissa ebbero una grande risonanza in Italia ed all'estero;
furono proprio questi tragici fatti ad accelerare l'approvazione delle leggi della riforma agraria e a segnare la nascita di un patrimonio di valori: una scuola di libertà e democrazia che fece assurgere Melissa all'attenzione dell'opinione pubblica nazionale, come simbolo di libertà, di riscatto ed emancipazione dei contadini poveri meridionali;
iniziò una nuova stagione di speranza che si interruppe però con il fenomeno dell'emigrazione, che se da una parte svuotò le campagne di forze giovani, dall'altra favorì l'aumento dei consumi e di benessere ma con un costo sociale ed umano incalcolabile;
oggi nel territorio comunale è prevalente la coltivazione della vite con 370 ettari, segue la coltivazione dell'ulivo con 260 ettari. A ruota i frutteti con 16 ettari in coltivazione sul territorio comunale. Tra i prodotti offerti dall'agricoltura nel territorio, quindi, oltre al vino, vanno segnalati anche l'olio d'oliva (olio del Marchesato di Crotone), diverse tipologie di formaggi (tra cui il pecorino crotonese, il caciocavallo, la provola, la ricotta affumicata);
la ricettività turistica è presente solo nella frazione di Torre Melissa, famosa per la torre aragonese da cui prende il nome, posizionata a sud rispetto al centro abitato;
proprio nella suddetta frazione sono presenti alcuni immobili e terreni di proprietà demaniale;
trattasi di immobili distinti in catasto al foglio n. 23 particelle n. 625 (sub 4-6-7), n. 623 (sub 1-2-3), n. 627 (sub 2), n. 1301, n. 1302, n. 1303, n. 1309, n. 1310 assoggettabili alle seguenti prescrizioni urbanistiche: per quanto concerne le

particelle n. 625, 623, 627 trattasi di fabbricati insistenti su area a destinazione urbanistica servizi comuni; per ciò che concerne le particelle n. 1301, n. 1302, n. 1309 trattasi invece di terreni che ricadono in area servizi comuni; la particella n. 1303 riguarda un terreno che ricade in area verde attrezzato; infine la particella 1310 fa riferimento ad un terreno che ricade in parte in area servizi comuni e in parte in area verde attrezzato;
negli anni il comune di Melissa si è fatto carico totalmente di tutte le spese di manutenzione, garantendo nei limiti del possibile, la fruibilità degli stessi alla cittadinanza, anche a seguito di opere di riqualificazione e grazie ad iniziative di valorizzazione: in alcuni dei suddetti immobili infatti oggi hanno sede, alcuni centri di aggregazione sociale comunali, molto frequentati sia dai giovani che dagli anziani e centri di associazione culturale; in alcuni terreni che ricadono in aree servizi comuni sono state create delle piazze e dei parchi giochi per i più piccoli;
alla luce dei recenti provvedimenti legislativi riguardanti il federalismo fiscale, legge n. 42 del 2009 e decreto legislativo n. 85 del 2010, approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri nella seduta del 20 maggio 2010, che dà luogo al federalismo demaniale, sarebbe opportuno e coerente, che gli immobili e i terreni demaniali, siti nella frazione di Torre Melissa, vengano trasferiti definitivamente in proprietà del comune di Melissa;
ciò consentirebbe all'amministrazione mediante la riqualificazione di questi spazi, di incentivare la cura e la promozione dell'enorme patrimonio culturale e naturale, di cui gode questo piccolo borgo, con la creazione di nuovi centri, strutture e servizi per i cittadini (ad esempio creazione di un museo e una biblioteca civica) e da cui ne trarrebbe giovamento soprattutto il turismo locale e non solo, con ricadute economiche positive per tutta la provincia di Crotone -:
se il Governo intenda concretamente procedere, ad inserire gli immobili distinti in catasto al foglio n. 23, particelle n. 625 (sub 4-6-7), n. 623 (sub 1-2-3), n. 627 (sub 2), n. 1301, n. 1302, n. 1303, n. 1309, n. 1310 nell'elenco di quelli che potrebbero essere trasferiti definitivamente agli enti locali.
(3-01148)

Interrogazioni a risposta scritta:

BUCCHINO, PORTA, GIANNI FARINA, FEDI, GARAVINI e NARDUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da tempo è aperta la riflessione sull'inadeguatezza dei criteri adottati per la concessione dei contributi previsti dall'articolo 26 della legge 5 agosto 1981, n. 416, che alla luce della lunga esperienza accumulata non hanno trovato un'applicazione adeguata all'obiettiva diffusione e incidenza delle singole testate;
i limiti e le polemiche finora manifestati rischiano di suscitare ombre e perplessità su un'attività di grande valore per la vita culturale e civile delle nostre comunità e di grande utilità per la proiezione degli interessi italiani all'estero;
il dimezzamento delle risorse destinate a tale tipo di sostegno rende ancora più evidente il disagio per una non corretta applicazione della legge e più acute le reazioni degli operatori del settore che, nonostante le difficoltà, continuano a compiere ogni sforzo per continuare a svolgere il loro servizio;
un recente convegno sull'informazione per gli italiani all'estero, tenutosi a Montreal il 9 aprile 2010 per iniziativa del locale COMITES, ha consentito di definire le questioni aperte sul piano dell'applicazione della legge n. 416 e di sottolineare l'urgenza della revisione in termini selettivi dei criteri di concessione dei contributi, oltre alla necessità di adeguati controlli sulle dichiarazioni fornite dai proprietari richiedenti pubbliche sovvenzioni;

nella riunione del 5 maggio 2010 dello stesso COMITES di Montreal, dalla maggioranza dei componenti l'organismo è stato dato parere non favorevole alla richiesta di contributo presentata dall'editore de Il Cittadino canadese per un'evidente difformità tra la diffusione dichiarata dalla proprietà e quella accertata in loco;
nel corso della riunione, a fronte di una diffusione media dichiarata di circa 22.000 copie per numero, si è accertata una diffusione reale di 7.500 copie risultante da una fattura originale rilasciata dalla tipografia nella quale il giornale si stampa;
dal 2000 al 2007 i contributi assegnati alla testata sono cresciuti da 19.699 euro del primo anno a 115.884 dell'ultimo, per un totale di 474.511 euro, la cifra più alta corrisposta in Canada a periodici in base all'articolo 26 della legge n. 416 -:
quali reali controlli siano stati operati su questa ed altre simili situazioni riguardanti l'editoria degli italiani all'estero;
se il Presidente del Consiglio non intenda adottare al più presto nuovi criteri di distribuzione che privilegino la diffusione effettiva e non le dichiarazioni relative alla tiratura non sempre rispondenti al vero;
quali azioni si intendano adottare, in considerazione dell'insostituibile funzione assicurata dalla stampa italiana all'estero, per recuperare al più presto le risorse a questo scopo destinate, che di recente sono state dimezzate nonostante la già ridotta entità della dotazione complessiva.
(4-07755)

DI PIETRO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante, da notizie diffuse dagli organi della stampa, che l'attuale giunta comunale di Monza sottoporrà al consiglio una proposta di variante al PGT (piano di governo territoriale), con il quale verrà resa edificabile un'area agricola di oltre 700 metri quadrati, denominata La Cascinazza, per una volumetria di circa 500 mila metri cubi;
l'area non edificabile risulta acquistata nel 1980 - da una società, stando agli organi della stampa confermati da esponenti della maggioranza della medesima giunta, di proprietà del signor Paolo Berlusconi - poi rivenduta nel 2008 alla società Lenta Ginestra per 40 milioni di euro, con l'accordo di una possibile integrazione in caso di futura valorizzazione dell'area;
nel corso degli anni i proprietari del terreno hanno sottoposto al comune varie ipotesi di edificabilità, sempre respinte, in quanto la località La Cascinazza risultava non edificabile perché riconosciuta, e riconfermata nel corso degli anni, a rischio esondazione nell'ambito del Pai (piano di assetto idrogeologico);
qualche anno fa, la località La Cascinazza «uscì» dalle aree a rischio esondazione del Pai, e quindi dal vincolo di inedificabilità, perché fu avanzata l'ipotesi di costruzione di un'ansa artificiale che, incanalando il fiume Lambro prima dell'ingresso nella città di Monza, avrebbe portato il fiume lontano dall'abitato: il costo della realizzazione dell'infrastruttura fu stimata in circa 170 milioni di euro;
a tutt'oggi l'infrastruttura risulta non realizzata, né in procinto di esserlo, ciò nonostante il tentativo di rendere edificabile la località La Cascinazza e di procedere alla variante del Pgt resta, in assenza di motivazioni valide in ordine alla correzione del Pai - che ha, ad avviso dell'interrogante, inspiegabilmente trasformato una porzione di territorio da terreno a rischio esondazione ad area edificabile - e alla conseguente proposta di variante del Pgt;
risulta agli interroganti che il viceministro dello sviluppo economico nonché deputato Paolo Romani abbia ricoperto,

nell'attuale giunta del comune di Monza, la carica di assessore al territorio, PGT e programmazione urbanistica, fino al novembre 2009;
le vicende sopraindicate sono state oggetto di una puntata della trasmissione Report, intitolata «Era tutto previsto»;
nonostante l'articolo 2, comma 1, lettera a), della legge n. 215 del 2004 escluda formalmente la sussistenza del conflitto di interessi nel caso considerato, pare all'interrogante che sia comunque configurabile una situazione gravemente inopportuna che coinvolge un componente del Governo e un imprenditore, che risulta congiunto del Presidente del Consiglio dei ministri, legata al ruolo ricoperto dal primo nell'ente locale -:
se non intendano assumere iniziative normative volte a rafforzare la severità della disciplina del conflitto di interessi ricomprendendovi anche ipotesi analoghe a quelle rappresentate in premessa, a garanzia dei principi di trasparenza e correttezza nei rapporti istituzionali.
(4-07760)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la relazione annuale al Parlamento del presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, Luigi Giampaolino, fa emergere come la corruzione e l'illegalità siano fenomeni che si sono insinuati «negli ordinari ingranaggi degli appalti pubblici»;
l'allarme non riguarda solo quanto oggetto di indagini da parte della magistratura - come l'abuso dei grandi eventi della protezione civile in deroga alle leggi ordinarie o il boom degli arbitrati - ma va oltre queste patologie per trasformarsi in assenza di concorrenza o, peggio, in alterazione profonda e duratura del mercato;
«Il mancato rispetto delle regole e la presenza radicata e diffusa della corruzione - spiega il Presidente Giampaolino - è causa di una profonda e sleale alterazione delle condizioni concorrenziali che può contribuire ad annientare le imprese oneste, costringendole ad uscire dal mercato»;
la relazione documenta come sia cresciuta l'assenza di trasparenza a ogni livello, con l'incredibile aumento del 362 per cento in un anno delle trattative private per le piccole opere di importo inferiore a 500 mila euro, quale effetto delle norme introdotte dal Governo a fine 2008;
la relazione documenta anche come «Nel mercato lavorano 36.600 imprese di costruzione qualificate per la partecipazione alle gare di lavori di importo superiore a 150 mila euro e un numero molto elevato (circa 30 mila) di imprese di costruzione non qualificate che eseguono lavori di importo inferiore a 150 mila euro e decine di migliaia di operatori economici che partecipano alle gare per l'affidamento di contratti di servizi e forniture. Questo enorme numero di stazioni appaltanti, spesso di minime dimensioni e prive di competenze specialistiche, costituisce uno dei massimi problemi del settore, posto che la preparazione tecnica dell'amministrazione rappresenta la prima barriera che si frappone al manifestarsi di episodi di malcostume»;
pesano negativamente sull'andamento del settore anche una regolamentazione di «mastodontiche dimensioni» di 615 articoli e 58 allegati (contro i 150 articoli delle direttive Comunitarie). I rimedi finora attuati, con il ricorso alle procedure in deroga alle leggi ordinarie (come nel caso della Protezione civile) e allo strumento dell'arbitrato, hanno peggiorato la situazione. L'autorità stima che siano rimasti fuori del circuito delle leggi ordinarie almeno 13 miliardi di euro di lavori -:
se e quali iniziative, anche normative, il Governo intenda adottare in materia di

trasparenza ed efficienza nel settore dei contratti pubblici;
se e quali dati il Governo abbia in relazione alla stima dell'Autorità per la quale sarebbero almeno 13 i miliardi di lavori che sono rimasti fuori del circuito delle leggi ordinarie e quali misure intenda adottare per far fronte al fenomeno.
(4-07770)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Avvenire di mercoledì 16 giugno 2010, in uno studio del Laboratorio Carthema dell'Università della Calabria, sulla geomorfologia della zona di Lamezia, snodo infrastrutturale decisivo «per la presenza della Statale 18, dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, della "Strada dei due mari" della linea ferroviaria Tirrena inferiore e dell'aeroporto Sant'Eufemia di Lamezia» si legge; «Eventi sismici di particolare intensità, anche modesti "scorrimenti" dei terreni sulla potenziale linea individuata, produrrebbero effetti drammatici sia come danni diretti a immobili, installazioni e popolazione residente, che per la conseguente azione del mare»;
«i fenomeni in atto» in Calabria e specificamente nella zona del Lametino «pongono nuovi interrogativi relativi alla sicurezza». Considerando, infatti, che la pianificazione territoriale ha «concentrato tutte le infrastrutture regionali di comunicazione» proprio nel lamentino, i risultati dello studio (realizzato dai geologi dell'ateneo calabrese anche in collaborazione con l'Università di Parigi Est) sono di «fondamentale importanza» per prevedere gli scenari di rischio;
il lavoro dei geologi del laboratorio dell'Università della Calabria è stato complesso: i ricercatori hanno adoperato una tecnica all'avanguardia (la Dinsar), i cui dati sono stati poi incrociati con quelli degli ultimi decenni frutto d'ispezioni sismiche condotte grazie a campagne di esplorazione petrolifera, di livellazioni topografiche, di misure del gas radon e anche col rinvenimento, a quaranta metri di profondità, di strutture sepolte dell'epoca romana;
solamente nell'area di Sant'Eufemia (quella dell'aeroporto internazionale), tutti i risultati hanno evidenziato deformazioni lungo «una stessa direttrice», che «certamente» costituiscono indizi relativi «a una lineazione tettonica oggi non cartografata», cioè un possibile «elemento di dislocazione trasversale alla cosiddetta "Fossa di Catanzaro"». Tanto più che comparando le livellazioni fatte nel 1966 con altre del 1983, emerge «con chiarezza» «una definita tendenza agli spostamenti verticali»;
pertanto, nel sottosuolo esiste una «linea» in movimento che attraversa esattamente «tutta la rete infrastrutturale» presente nel lamentino, «oltre a centri urbani e installazioni industriali» - si legge nella ricerca del geologo Gerardo Fortunato - e che è caratterizzata da «instabilità di versante e subsidenze» -:
quale utilizzo intenda fare, nell'ambito delle proprie competenze, dello studio realizzato dall'università della Calabria in particolare al fine della messa in sicurezza dell'area considerata, che, su uno spazio ristretto, vede collocate le infrastrutture più importanti dell'intera regione.
(4-07773)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Ansa di mercoledì 16 giugno 2010,

il sindaco di Maierato, Sergio Francesco Rizzo, ha inviato una lettera al presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti e anche al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ed al capo del dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, nella quale riferisce di ritardi nella messa in sicurezza del territorio che nei mesi scorsi fu interessato da una frana di vaste proporzioni tanto che per alcune settimane oltre 400 persone furono sgomberate dalle loro abitazioni;
nella lettera si legge: «Sono ormai passati 4 lunghissimi mesi da quel tragico 15 febbraio 2010, quando in seguito alla calamità che ci ha colpiti, siamo balzati agli onori di tutte le cronache. Sono passati 4 mesi da quando la gente di Maierato ha dovuto lasciare le proprie case per i pericoli che incombevano a causa alla grande frana e, purtroppo, ad oggi, ancora 200 persone non vi hanno fatto ritorno. Sono passati 4 lunghi mesi ed ancora oggi i tecnici incaricati dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile e dalla Regione Calabria non ci hanno detto se è sicuro vivere nel nostro paese. Nessuno ci ha ancora detto cosa dobbiamo fare per aiutare chi ha perso tutto: case, terreni, aziende agricole»;
«Ma - prosegue - cosa ancora più grave, sembra quasi che l'emergenza Maierato non esista più. Tre strade provinciali sono andate distrutte dalla frana, non esistono i collegamenti per entrare e uscire dal paese se non per un'unica arteria che passa attraverso il centro storico, non esistono i collegamenti tra le aree rurali più importanti di Maierato, 200 persone vivono ancora lo status di evacuati senza sapere cosa sarà dei loro beni, numerose aziende agricole sono state evacuate insieme alle loro stalle e ai loro capi di bestiame e cercano di sbarcare il lunario in condizioni di assoluta precarietà. (...) È necessario avviare tutte le procedure necessarie per mettere in sicurezza l'intero territorio comunale e per ripristinare la viabilità urbana e rurale, garantire interventi urgenti a favore di quelle famiglie che non potranno rientrare nelle loro abitazioni nel breve e nel lungo periodo, consentire a chi ha visto i propri beni mobili e immobili andare distrutti o resi inagibili di avere le risorse economiche per ricostruire»;
la mozione n. 1-00324 ha impegnato il Governo a presentare il piano nazionale straordinario sul dissesto idrogeologico e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva annunciato la destinazione di un miliardo e mezzo di euro per misure attinenti al dissesto idrogeologico -:
quali ragioni determinino il ritardo negli interventi per il comune di Maierato;
quali interventi si stiano predisponendo per mettere in sicurezza l'intero territorio comunale e per ripristinare la viabilità urbana e rurale, oltre che a tutela delle famiglie disagiate;
per quale ragione non sia stato ancora presentato il piano straordinario sul dissesto idrogeologico e se siano state iscritte a bilancio del Ministero le risorse annunciate dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per il dissesto idrogeologico.
(4-07777)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno dal titolo «Situazione deplorevole nell'Itrec» a firma Fabio Amendolara si apprende che secondo quanto riferito dal professor Paolo Togni, consigliere di Stato, già capo di gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare quando era anche vicepresidente della Sogin, la società che per conto del Governo doveva individuare il sito unico per le scorie radioattive, avrebbe dichiarato ai

carabinieri dell'aliquota di polizia giudiziaria di Potenza che «La situazione del deposito Enea di Rotondella, sulla base di quanto mi è stato rappresentato, è deplorevole»;
la dichiarazione sarebbe contenuta in atti secretati fino al gennaio 2010 e relativi ad un'inchiesta, poi archiviata, del 2004 sul business del nucleare, in merito a presunti contatti che Mario Altieri, all'epoca sindaco di Scanzano, avrebbe avuto con il generale Carlo Jean, presidente della Sogin, prima dell'emissione del decreto del 2003;
Togni, davanti ai carabinieri, avrebbe affermato che «le notizie relative alla cattiva conservazione dei materiali sono preoccupanti» e che, sostenendo l'utilità di un sito unico, «è sicuramente più pericoloso l'attuale modo di conservare i rifiuti nel centro di Trisaia e negli altri centri italiani»;
in un altro appunto investigativo del Corpo forestale di Matera si legge poi: «Si è riscontrato che il processo di solidificazione dei liquidi radioattivi è stato eseguito con il sistema di cementazione e compattazione "Sirte-Mowa", con produzione di 770 manufatti, a esclusione di tre metri cubi di liquidi ad alta attività, chiamato "prodotto finito", che allo stato attuale (la nota è del 18 giugno del 2008) non è stato ancora solidificato ed è custodito in un serbatoio»;
nel corso di un interrogatorio dinanzi al sostituto procuratore antimafia Francesco Basentini del 24 luglio 2008 si legge inoltre che il generale Carlo Jean, in merito alla destinazione finale delle barre di «Elk river», riprocessate nel centro nucleare della Trisaia, avrebbe affermato che: «Il piano di smantellamento dell'Itrec di Rotondella si articola in tre stadi. Il primo riguarda il combustibile. Il presidente del consiglio italiano aveva anche scritto al presidente americano per restituirlo, ma la risposta è stata assolutamente negativa e la struttura dell'Itrec esiste solo per contenere il materiale» -:
di quali informazioni il Governo disponga in merito a quanto sopra riferito tanto dal professor Paolo Togni, quanto dal generale Carlo Jean;
quali iniziative intendano promuovere in merito alla grave situazione del deposito Enea di Rotondella e alla destinazione finale delle barre di «Elk river», riprocessate nel centro nucleare della Trisaia.
(4-07778)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 30 giugno 2009, presso la stazione ferroviaria di Viareggio, si è verificato un gravissimo incidente che ha causato la tragica morte di 32 persone e decine di feriti, tra cui alcuni attualmente in gravi condizioni, e che per modalità e luogo dell'avvenimento avrebbe potuto determinare perdite e danni ancor più gravi;
sin da subito è apparso chiaro che la dinamica dell'incidente sia stata determinata dallo svio di alcuni carri-cisterna, trasportanti GPL, uno dei quali, nel rovesciarsi sulla massicciata e trascinato dal treno in corsa, si è squarciato determinando così la fuoriuscita del gas che ha provocato l'incendio e le tragiche conseguenze;
lo svio è stato provocato dal cedimento strutturale di un componente del carrello, in particolare la rottura del fusello di una sala montata del carrello ferroviario di un carro cisterna;
lo squarcio alla cisterna, da cui è fuoriuscito il GPL, sin dai primi momenti è stato attribuito ai picchetti (pezzi di rotaia conficcati in verticale lungo i binari) necessari per garantire la geometria del binario;
a distanza di quasi un anno dall'incidente ancora non sono ben chiare le responsabilità dell'accaduto, in quanto sia la dinamica dell'incidente che la lunga catena degli utilizzatori si è dimostrata di

notevole complessità poiché il carro cisterna in questione era stato costruito in Polonia nei primi anni '70, poi immatricolato in Germania, di proprietà di una società, GATX Rail, con sede in Austria, in affitto già da alcuni anni a società del gruppo Ferrovie dello Stato Spa per l'effettuazione del servizio di trasporto merci pericolose;
il relativo trasporto di tali merci veniva effettuato da Trenitalia S.p.A. con propria locomotiva e proprio personale e circolante sulle linee ferroviarie gestite da RFI SpA, con manutenzione effettuata in Italia da una società italiana, la ditta CIMA di Mantova, che ha utilizzato carrelli di ricambio revisionati dalla officina tedesca Junghenthal-Waggon Gmbh di Hannover;
a oggi risultano formalmente chiuse le indagini svolte da RFI e Trenitalia, mentre ancora non sono concluse quelle svolte dall'organismo investigativo, in seno al Ministero delle infrastrutture e trasporti, e dall'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria;
la competente autorità giudiziaria, che non ha ancora concluso le indagini, ha iscritto nell'apposito registro solo 7 indagati, tutti di nazionalità straniera, ma siamo ancora distanti dal conoscere i nomi dei veri responsabili, pur confermando piena fiducia sull'operato della magistratura altri elementi da vagliare sono emersi durante l'audizione al Senato della Repubblica del Sindacato Orsa, svoltasi il 2 dicembre 2009, che in più passaggi individua responsabilità a carico del gruppo FS, relativamente a una procedura del 2003 emessa da RFI e non perfettamente applicata, che per quello che concerne il processo di messa in servizio del carro-cisterna, prevedeva una visita ispettiva del carro-cisterna stesso documentata, qualora effettuata, da un apposito verbale d'ispezione da richiedersi a cura dell'impresa ferroviaria, in tal caso Trenitalia, a RFI;
da notizie di stampa, riportate dal quotidiano «La Repubblica» il 19 maggio 2010, da un colloquio tra il procuratore Generale di Firenze Deidda e i comitati e associazioni familiari delle vittime di Viareggio, risulterebbero oggetto di indagine della magistratura anche le «condizioni dei binari al momento del deragliamento, dei pezzi metallici che avrebbero potuto squarciare la cisterna esplosa alla stazione e della composizione del treno» -:
se non si ritenga possano configurarsi responsabilità a carico del Gruppo FS Spa, o per altri soggetti, in ordine agli ulteriori elementi emersi durante l'audizione dei sindacato ORSA;
se risulti che tali fatti siano tutt'ora oggetto di approfondimento dell'organismo investigavo, dell'ANSF e della magistratura ovvero se abbiano generato azioni di verifica ispettiva da parte dell'ANSF e, in tal caso, quali evidenze siano state riscontrate;
se risultino effettivamente e formalmente seguite le approvazioni e i nulla osta previsti, con riferimento alla composizione dei vagoni, alle condizioni manutentive del binario e alle altre circostanze rilevanti ovvero se la catena complessiva della sicurezza che deve assicurare il gruppo FS Spa sia stata rispettata;
se risulti che nell'anno 2002, a firma dei vertici di RFI dell'epoca, sia stata emanata una disposizione di sostituzione dei picchetti metallici con altri di materiale meno pericolosi e quale sia stata la pianificazione temporale a suo tempo stabilita per l'eliminazione di tali picchetti;
se esistano altre disposizioni delle ferrovie o altri enti coinvolti per la rimozione tout court di tali picchetti con l'indicazione di altre modalità tecniche per garantire la misurazione della regolarità geometrica del binario;
se risulti il picchetto come la causa primaria dello squarcio della cisterna, che ha determinato la fuoriuscita del gas, o, viceversa, se vi siano elementi di certezza per poterlo escludere;

se non si ritenga di voler dare contezza delle indagini chiuse da RFI e Trenitalia, impegnandosi a sollecitare nel contempo le indagini e le relazioni dell'organismo investigativo e dell'ANSF.
(4-07782)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
fonti di stampa narrano i seguenti fatti: la società «Arcus s.p.a», controllata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, è deputata ad elargire fondi di provenienza statale per progetti a valenza culturale. Come noto, una società per azioni, cioè un soggetto comunque privato, non è tenuto ad indire gare o comunque procedure di evidenza pubblica per l'assegnazione di fondi, e così può elargire questi fondi pubblici con quelli che agli interroganti appaiono criteri piuttosto «lassi», per non dire ambigui;
secondo tali fonti, Arcus ha finanziato Propaganda Fide - il cui dominus incontrastato era il cardinal Crescenzio Sepe, - per un progetto, non realizzato, dell'importo di 2,5 milioni di euro. Nel frattempo lo stesso ex Ministro Lunardi, colui il quale aveva dato il via libera al finanziamento acquistava come privato, da Propaganda Fide, a prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato (pare un terzo), un palazzetto nel centro storico di Roma, per la cifra di 4,16 milioni di euro;
nel frattempo, l'attuale Ministro per i beni e le attività culturali Bondi, si è affrettato a chiedere conto al direttore generale di Arcus della situazione descritta, tramite una dettagliata relazione, contemporaneamente sospendendo ulteriori erogazioni da parte della stessa società;
il Ministro Bondi, in seguito all'indagine effettuata, ha accertato che devono essere erogati ulteriori fondi per il palazzo borrominiano di piazza di Spagna, nonché altri per la Pontificia Università Gregoriana;
l'erogazione dei fondi appare connotata, ad avviso degli interroganti, dall'assenza di controlli preventivi, con il rispetto di regole che appaiono opinabili. Regole che sembra vengano rispettate da tempo, poiché che la società Arcus è operativa da diversi anni;
a monte di tutto ciò, una questione di fondo si pone come dirimente: comprendere e divulgare tra i cittadini, contribuenti, elettori, come questi fondi pubblici, cioè dei cittadini stessi, possano essere devoluti alle casse del Vaticano. Capire perché, oltre al meccanismo dell'otto per mille, ad avviso degli interroganti iniquo, si trovi il modo di finanziare ulteriormente la Chiesa;
poiché si versa in un momento storico e politico nel quale l'azione di Governo appare improntata alla lotta contro gli sprechi e alla razionalizzazione dei trasferimenti finanziari a causa della grave crisi economica in corso, le prime misure da prendere, ad avviso degli interroganti, dovrebbero essere quelle di chiudere i rubinetti verso le istituzioni confessionali, capaci di versare un fluido profondamente inquinato da interessi di parte, contemporaneamente rendendo più trasparente l'amministrazione della cosa pubblica -:
a quanto ammonti il finanziamento effettivo erogato dalla società Arcus a favore di Propaganda Fide;
a quanto ammonti, effettivamente, l'entità annuale dei finanziamenti che il nostro Stato, direttamente o indirettamente, eroga a favore dello Stato Città del Vaticano e a persone giuridiche o fisiche direttamente o indirettamente, a questo riconducibili, a partire dalla sottoscrizione della novella concordataria dei 1984;
in base a quali norme, secondo quali procedure, e sotto la responsabilità di chi tali fondi siano stati erogati.
(4-07785)

BARBATO, MISITI, ANIELLO FORMISANO, RAZZI, PALAGIANO, VESSA, MESSINA, CAMBURSANO, SCILIPOTI, ZAZZERA, CIRIELLO, BOFFA, PUGLIESE, IANNUZZI, ROTA, MAZZARELLA, MARIO PEPE (PD), CUOMO, SOGLIA, OCCHIUTO e ANTONIO PEPE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) è un'autorità indipendente, istituita dalla legge n. 249 del 31 luglio 1997;
l'Agcom vigila per garantire la corretta competizione degli operatori di comunicazione (televisioni - telefonia - stampa) e tutelare i consumatori;
l'autorità risponde del proprio operato al Parlamento, che ne ha stabilito i poteri, definito lo statuto ed eletto i componenti;
l'Agcom, la cui sede era unicamente a Napoli, con una sede di rappresentanza in via delle Muratte a Roma, dal 2007 con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è articolata su due sedi, di cui la principale a Napoli con sede nel Centro direzionale, isola B5, Torre Francesco, e una secondaria operativa a Roma, da quest'anno con sede in via Isonzo, 21/b;
lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri tra l'altro stabiliva anche che vi fosse parità di funzioni e di personale tra le due sedi;
l'Agcom rappresenta un'istituzione che crea un importante indotto di occupazione ed è motivo di prestigio per la città di Napoli;
da fonti giornalistiche si evince che tra il 2003 e il 2007 si è assistito a un continuo decentramento delle funzioni e degli uffici dalla sede principale di Napoli a quella secondaria di Roma e sono almeno 3-4 anni che non si investe più nella sede napoletana dell'autorità; al contrario grossi investimenti per svariati milioni di euro sono stati fatti nella nuova sede di Roma di via Isonzo;
l'attuale consiglio dell'Agcom ha trasferito tutte le attività di supporto - contratti, stipendi, bilancio, contabilità, servizi informatici, servizi di telecomunicazione - da Napoli a Roma per «limitare le spese»;
sempre nell'ottica del contenimento delle spese, l'autorità verso la fine del 2009 inizia i primi licenziamenti nella sede di Napoli;
in particolare, l'Agcom ha comunicato il recesso dal contratto di fornitura di servizi con la società «Romeo Facility Services» a far data dal 1o luglio 2010 con la conseguente perdita del posto di lavoro per sette dipendenti, addetti a servizio di vigilanza non armata con contratto multiservizi ed ha disdettato ben 5 piani occupati dal personale dell'Authority e riservati alla sala del consiglio al presidente ed ai commissari, che probabilmente hanno deciso di non recarsi più nella sede napoletana;
tale intenzione ha di fatto alimentato tensioni e preoccupazioni nei lavoratori che da anni sono al servizio dell'Agcom;
il servizio di vigilanza non armata e la disdetta di 5 piani peraltro comporterebbe un modesto risparmio di spesa, circa 800.000 euro che corrisponde a poco più dell'1 per cento delle spese dell'Autorità;
sono infatti altre le voci che l'Agcom potrebbe ridurre: numero delle consulenze, numero dei «comandati» numero delle auto di servizio, spostamenti dei dirigenti tra Napoli e Roma, riaccorpamento dei servizi che si occupano di bilancio, di gestione del personale e contratti;
negli ultimi mesi si è registrata un'accelerazione del trasferimento di organico dalla sede napoletana a quella romana e da questa si evince una chiara volontà di chiudere definitivamente la sede di Napoli;
da alcuni mesi anche il centralino della sede napoletana non è più attivo, con grave disservizio per l'utenza e rimostranze

nei confronti dei dipendenti dei quali si dice che non rispondono neanche al telefono -:
se il Presidente del Consiglio non ritenga di dover chiarire i limiti dell'autonomia organizzativa propria dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni affinché sia rispettata la volontà del legislatore con l'equilibrata distribuzione delle funzioni fra le due sue sedi dell'Autorità così come - peraltro - previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 luglio 2007 «decreto di esecutività della delibera n. 315/07/CONS del 6 giugno 2007, recante la definizione della nuova dotazione organica dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni» per fare in modo che Napoli non perda una così importante risorsa occupazionale e di prestigio istituzionale.
(4-07789)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
già due precedenti interrogazioni a risposta in Commissione - n. 5-02477 e n. 5-02332 - illustrano dettagliatamente la situazione di inquinamento delle acque nel lago di Pertusillo e in aree adiacenti lucane e chiedono spiegazioni ai Ministri interrogati relativamente ai dati a loro disposizione;
secondo quanto riporta La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 24 giugno 2010, le dichiarazioni del direttore generale dell'Arpab, Vincenzo Sigillito, relativamente alla mancanza di sostanze pericolose per la salute nelle acque del Pertusillo, a distanza di un mese circa, sarebbero state stravolte dall'evoluzione dei fatti;
precisamente, la presenza, secondo Sigillito, di alghe non tossiche, la cui presenza sarebbe stata determinata esclusivamente da fattori meteoclimatici, dipenderebbe ora dal probabile cattivo funzionamento di depuratori o a scarichi abusivi;
la professoressa Patrizia Albertano, ordinario di botanica all'Università Tor Vergata di Roma ed esperta di alghe afferma: «Quello delle temperature è una sciocchezza. Tutte le alghe, e in particolare quella trovata nel Pertusillo, crescono anche a temperature non molto elevate. È un problema che stiamo riscontrando in diversi laghi in giro per l'Italia. È inequivocabilmente frutto dell'inquinamento. Le alghe crescono e si sviluppano in presenza di nutrienti. Se è vero che nel Pertusillo è stata riscontrata una presenza di azoto e fosforo, ecco che tutto torna. Sono elementi, sintomo di un problema di contaminazione da scarichi, che aiutano l'alga a svilupparsi»;
continua Albertano: «Non è detto che ci sia un legame diretto (tra la morte dei pesci e la presenza delle piante). L'unica risposta certa può arrivare dalle analisi dei pesci per vedere se al loro interno ci sono tossine prodotte dall'alga»;
quanto ai possibili rischi per la salute umana, la biologa avrebbe affermato che: «Se quell'acqua è destinata anche ad uso potabile, è necessario segnalare il tutto all'Istituto Superiore della Sanità. Non farlo è da criminali»;
l'alga apparsa nel Pertusillo si trova anche nel lago di San Giacomo di Fraele, un piccolo bacino sulle Alpi, in provincia di Sondrio, a 1949 metri sul livello del mare. La sua acqua è utilizzata solo per produrre energia: è stato imposto il divieto all'uso potabile da quando l'alga ha messo radici -:
di quali informazioni dispongano in merito alle cause della presenza dell'alga

Ceratium hirundella e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo;
quali iniziative i Ministri interrogati intendano avviare per verificare la presenza di sostanze tossiche dannose per la salute umana, considerato lo scopo potabile ed irriguo delle acque del Pertusillo;
se sia noto per quali ragioni, in due situazioni del tutto coincidenti e considerata la presenza della stessa alga, non si sia provveduto immediatamente a vietare l'uso potabile delle acque del Pertusillo, come invece stabilito per il lago di San Giacomo di Fraele.
(5-03139)

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) nasce nel 2009 su iniziativa del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel più ampio quadro di innovazione e modernizzazione della pubblica amministrazione per permettere l'informatizzazione dell'intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani per la regione Campania;
l'iscrizione obbligatoria al sistema è stata stabilita al 29 aprile del 2010 per le imprese che hanno un numero di dipendenti inferiore alle 50 unità;
per le piccole e medie imprese, soprattutto quelle agricole, la normativa prevede una procedura semplificata dato il carattere speciale del settore;
stante la novità della normativa recentemente approvata, molti produttori non riescono a sciogliere numerosi dubbi di procedura;
sembrerebbe che la scadenza del 29 aprile 2010 possa essere prorogata su iniziativa parlamentare di ben due anni e che nelle more della nuova scadenza non si sappia come regolarsi se con la vecchia normativa o quella attuale che sostituirebbe la precedente -:
come debbano procedere coloro che si sono iscritti in tempo ma che non hanno istruzioni operative sul servizio di smaltimento dei rifiuti stante la mancata sottoscrizione di alcun accordo di programma tra le varie istituzioni locali in merito ai rifiuti speciali, pericolosi e non;
se il modello unico di dichiarazione ambientale, meglio noto come Mud, si possa ancora utilizzare o risulti definitivamente abrogato;
qualora il modello Mud non sia stato abrogato, se l'eventuale tardiva presentazione dello stesso comporti delle sanzioni e di quale entità;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07751)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
i contributi erogati dal Ministero per i beni e le attività culturali alle orchestre per fiati ed alle attività bandistiche sono davvero irrisori e non riescono a garantire un corretto sviluppo di questa antica espressione dell'arte popolare che coinvolge ed aggrega sui diversi territori generazioni diverse sostenendo e spesso scoprendo veri talenti musicali oltre ad avvicinare alla musica giovani che diversamente non potrebbero conoscerla e di conseguenza amarla;
poiché come sopra richiamato il massimo dei finanziamenti erogati dal Ministero alle bande si attesta intorno ai 500

euro ogni anno, salta all'occhio quanto risulta sul sito del Ministero dove viene evidenziata l'erogazione di 43.000 euro all'Associazione bandistica della città di Sgurgola (Frosinone);
detto «particolare» finanziamento dovrebbe essere adeguatamente motivato più di quanto sia evidenziato a fronte delle altre erogazioni molto più contenute e proporzionalmente irrisorie;
oltre a ciò destano interesse e preoccupazione le linee programmatiche impostate dal tavolo ministeriale, appositamente istituito per fornire indicazioni e linee programmatiche al Ministro (Ministero per i beni e le attività culturali), il quale intende stravolgere ulteriormente la gestione dei fondi dedicati alle bande (già esigui), togliendo o riducendo al minimo le risorse dirette alle singole Associazioni per non meglio precisate «iniziative di promozione» o partnership con altri enti o Ministeri;
il protocollo che è in corso di sottoscrizione manca di alcuni elementi importanti;
innanzi tutto occorre l'istituzione di un albo delle associazioni, che individui le caratteristiche per definirsi tali;
inoltre è necessario definire criteri validi;
le associazioni legalmente costituite hanno presentato il modello EAS e sono soggette alle attenzioni dell'Agenzia delle entrate e si sobbarcano incombenze e spese varie per le regolarità previste per legge; pertanto è necessario che ci sia un chiaro riferimento a questo dato di fatto. L'albo delle associazioni deve fare riferimento a questo stato di fatto e non ad indicazioni generiche;
inoltre mancano riferimenti essenziali ad atti inerenti la «Diffusione pratica musicale nelle scuole» (prot. n. 4624/FR del 13 marzo 2007) e DMPI del 29 agosto 2007 -:
quali siano le motivazioni del consistente finanziamento erogato dal Ministero per i beni e le attività culturali alla banda di Sgurgola (Frosinone), finanziamento che tanto più viene in evidenza quanto più risultano davvero irrisori i finanziamenti erogati annualmente dal Ministero per i beni e le attività culturali stesso per il sostegno della tradizione bandistica nel nostro Paese;
quando e come siano state spese le ingentissime risorse erogate alla banda di Sgurgola nel Frosinate e se sia previsto che i percettori della somma di cui trattasi redigano una dettagliata e documentata relazione delle attività svolte e di quanto e come speso nell'impiego del finanziamento in questione;
se il Ministro intenda, nell'ambito del protocollo citato in premessa e che è in corso di sottoscrizione, prevedere congrui interventi finanziari atti a maggiormente sostenere le orchestre per fiati e l'attività bandistica tutta del nostro Paese, che più di ogni altra attività musicale è radicata capillarmente nel tessuto sociale della penisola senza distinzione di ceto o di generazione.
(5-03131)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
UNIFIL opera lungo il confine tra il Libano e Israele dal 1978 e l'Italia vi partecipa dal 1979 con un reparto elicotteristico interforze con il mandato di verificare il ritiro delle truppe israeliane dal Libano e assistere il Governo libanese nel ristabilire la propria autorità nell'area ripristinando così la sicurezza e la stabilità internazionale;
successivamente, con la risoluzione n. 1701 dell'11 agosto 2006, ai precedenti

compiti si sono aggiunti, tra l'altro, i seguenti: monitorizzare la fine delle ostilità; accompagnare e supportare le Forze armate libanesi nel loro dispiegamento nel sud del Paese parallelamente al ritiro israeliano; estendere la propria assistenza al fine di aiutare ad assicurare l'accesso umanitario alla popolazione civile ed il volontario e sicuro rientro degli sfollati; assistere le Forze Armate libanesi nelle iniziative per stabilire, tra la «blue line» e il fiume Litani, un'area libera da personale armato, assetti e armi, a meno di quelli appartenenti al Governo libanese e a UNIFIL;
il 13 gennaio 2010 il Sottosegretario alla difesa, Giuseppe Cossiga, intervenendo presso le Commissioni riunite esteri e difesa della Camera, durante i lavori per la conversione in legge del decreto-legge n. 1 del 2010, affermava: «nel ricordare come l'Italia abbia dato fino a oggi un contributo rilevante alla missione UNIFIL, fa presente che tale contributo a oggi consta di 2.100 unità circa. Alla fine di gennaio l'Italia cederà il Comando della missione alla Spagna e, in tale ottica, avvierà da febbraio un processo di razionalizzazione del proprio impegno. Si tratta di un fisiologico ridimensionamento delle forze presenti in quel teatro, dell'ordine di qualche centinaio di militari, dovuto al cambio di Comando e che quindi non costituirà un indebolimento del Contingente italiano dispiegato sul terreno, che manterrà pertanto inalterate le proprie capacità operative. Per il futuro un'ulteriore diminuzione della presenza non sarà possibile se non quando saranno individuati altri Paesi in grado di assicurare il proprio contributo alla missione al posto di quello italiano. Sul fronte marittimo della missione, va ricordato che, come da accordi intercorsi, il nostro Paese assicura il comando della Maritime Task Force dal dicembre 2009 e lo assicurerà fino al 31 maggio 2010, impiegando un'unità navale classe Maestrale»;
il Capo di stato maggiore della difesa generale, Vincenzo Camporini, il 18 marzo 2010 ha evidenziato l'opportunità di riflettere sul mandato dell'UNIFIL II e, conseguentemente, sulla natura della nostra partecipazione, intervenendo alla presentazione del rapporto congiunto dello IAI e dello ISPI dedicato alla politica estera italiana;
la situazione politica libanese è significativamente cambiata rispetto all'estate 2006, quando venne deliberato l'ampliamento del contingente dei caschi blu. Sopratutto, è venuta meno la volontà dell'esecutivo di Beirut di procedere al disarmo degli Hezbollah, oggi considerata una forza politica riconosciuta dalle istituzioni nazionali libanesi, alla quale è consentito mantenere un esercito privato. Né sono trascurabili gli sviluppi relativi alla più ampia regione mediorientale, giacché il Libano continua a risentire notevolmente delle crescenti tensioni tra Occidente e Iran. Affrontando l'argomento, il generale Camporini ha certamente dato voce alle legittime preoccupazioni del vertice interforze del nostro Paese, che attende direttive aggiornate sul da farsi a fronte di un contesto politico-strategico in significativa evoluzione;
«L'efficacia delle operazioni militari all'estero dipende anche dalla chiarezza della missione», ha osservato il Capo di Stato maggiore, chiedendosi se veramente l'attuale obiettivo di UNIFIL II sia evidente o meno -:
quali elementi il Governo intenda fornire per chiarire se l'attuale partecipazione dell'Italia alla missione in Libano risponda alle esigenze iniziali e quali spiegazioni intenda dare a seguito delle ultime dichiarazioni del Capo di Stato maggiore della difesa, nel rispetto, prima di tutto, delle forze militari sul campo.
(5-03133)

GIDONI, CHIAPPORI, FAVA e PIROVANO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Amministrazione della difesa ha avviato nel 2002 un ambizioso programma d'interesse della Marina militare per l'ammodernamento della rete radar di sorveglianza

costiera, elemento di fondamentale importanza ai fini della protezione del territorio nazionale da un vasto spettro di minacce, incluse quelle collegate all'ingresso nelle acque del nostro Paese di natanti carichi di migranti clandestini;
lo sforzo della Marina segue quello analogo fatto dalla Guardia di finanza, i cui mezzi di recente acquisizione, in particolare il sistema radar di sorveglianza israeliano IAI-Elta Eletronics Industries schierato su quattro siti del basso Adriatico, risultano frequentemente simili a quelli in uso o di programmata acquisizione da parte della Forza armata;
le capacità della Marina militare, della Guardia costiera (sistema Vts) e della Guardia di finanza possono essere integrate a fini pratici in un unico sistema operativo -:
se il Governo non ritenga possibile adottare misure affinché siano ridotti i costi derivanti dalle duplicazioni, ad avviso degli interroganti evidenti, delle capacità possedute od in via di acquisizione da parte della Marina militare, della Guardia costiera e della Guardia di finanza nel campo della sorveglianza e protezione delle acque territoriali nazionali.
(5-03134)

RECCHIA, RUGGHIA, VILLECCO CALIPARI, GAROFANI, LAGANÀ FORTUGNO, LA FORGIA e MOGHERINI REBESANI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con un'intervista al quotidiano Il Giornale pubblicata il giorno 12 giugno 2010 il Ministro interrogato, facendo riferimento all'acquisizione di sistemi d'arma, ha dichiarato che «gli aerei non sono di La Russa» ma fanno capo ad una «scelta fatta in un certo scenario geopolitico» e che «tra aerei, portaerei e tutto il resto sta ancora pagando 21 miliardi di ordini vecchi»;
ha dichiarato inoltre di aver comunicato, su propria iniziativa, al Ministro dell'economia e delle finanze di aver «tagliato le spese per gli armamenti»;
rispondendo alle domande del giornalista precisa di aver cancellato dagli ordinativi della difesa 25 Eurofighter per un valore di due miliardi di euro;
proseguendo nell'analisi dei tagli da lui disposti ha dichiarato di aver ridotto a sei il piano d'acquisto di dieci fregate per la Marina militare rinviando al 2013 la decisione se acquistare o meno le altre quattro, risparmiando altri due miliardi di euro;
l'elenco dei risparmi di spesa si conclude con l'annuncio del rinvio dell'acquisto di un aereo spia «che dovevamo prendere con gli israeliani e il sistema anti-carro. E altre cose», per un totale di cinque miliardi di euro;
almeno per quanto riguarda le fregate da assicurare alla Marina militare, la necessità di mantenerne inalterato il numero - cioè dieci unità - previsto nel programma sottoposto al Parlamento, è stata confermata dal Capo di Stato maggiore della Marina ammiraglio Branciforte, come può leggersi nel resoconto dell'audizione resa dall'alto ufficiale alla Commissione difesa del Senato nella giornata del 16 giugno 2010, fornendo dati che agli interroganti appaiono non conciliabili con le affermazioni rese dal Ministro tre giorni prima;
non appare chiaro se le ipotesi di tagli sui sistemi d'arma formulate dal Ministro della difesa siano riconducibili ad una ridefinizione dello scenario geopolitico ovvero siano da mettere in relazione unicamente con una inadeguatezza delle risorse assegnate alle Forze armate o ad un progetto di ridimensionamento del nostro strumento militare -:
se intenda chiarire le ragioni delle dichiarazioni rese alla stampa, essendo opportuno in ogni caso, considerata la delicatezza degli argomenti trattati, che chi è investito di responsabilità di governo affronti tali questioni prima ancora che a mezzo stampa nelle sedi parlamentari.
(5-03135)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Casa dell'aviatore, circolo ufficiali dell'aeronautica militare, con sede in Roma, è stata costituita nel lontano 1933 ed è stata eretta in ente morale nel 1938 con regio-decreto 25 ottobre 1938, n. 2005;
per il raggiungimento dei fini sociali, l'ente dispone di una confortevole struttura al centro di Roma, in viale dell'Università n. 20, adiacente al Palazzo dell'Aeronautica, nonché di una valida ulteriore struttura destinata esclusivamente ad alloggi, situata in via Lazzaro Spallanzani n. 42;
presso le strutture citate sono impiegati lavoratori che svolgono i servizi di ricezione degli ospiti, di amministrazione e contabilità -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali siano gli importi dei bilanci economici presentati negli ultimi dieci anni;
se l'ente in premessa abbia percepito dei contributi statali e quali siano gli importi erogati nell'ultimo decennio;
se presso le strutture di cui in premessa siano impiegati militari in servizio permanente, quanti siano, a quale forza armata appartengano, quali siano i loro gradi gerarchici, con quali mansioni e quali motivazioni, e quale sia la loro retribuzione.
(4-07749)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 24 giugno 2010 sul quotidiano La Repubblica è apparso un articolo scritto da Caterina Pasolini intitolato: «Lecco, denuncia contro i carabinieri: Mi hanno preso a calci e torturato»; sottotitolo: «Isidro Diaz, di origini argentine ma da 23 anni in Italia: timpani perforati e distacco della retina. Viene difeso dagli stessi legali delle famiglie Cucchi e Aldovrandi»;
l'articolo racconta la vicenda di Isidro Diaz, 41 anni, dei quali 23 vissuti in Italia dove, nel lecchese, gestisce l'allevamento di cavalli «Dal Gaucho»;
il 5 aprile 2010 l'uomo, di ritorno da una gara di monta di vitelli, viene fermato, mentre è alla guida della sua Mercedes, dai carabinieri vicino a Voghera, sulla Torino-Piacenza. I militari sostengono di averlo fermato al termine di un lungo inseguimento a folle velocità, mentre la persona fermata racconta una storia completamente diversa: «Vedo che hanno le pistole in pugno, ho in macchina il coltello che mi serve per i cavalli, glielo mostro per consegnarglielo. Mi sono addosso, mi ammanettano e poi calci e pugni in testa, mi trascinano sull'asfalto. In caserma mi trattavano come un pallone, buttandomi contro il muro. Mi dicevano: devi morire. Provo a chiamare un amico, mi strappano il cellulare. Alla fine ho firmato qualsiasi carta anche perché non mi chiamavano un medico»;
dopo il suo fermo, Isidro Diaz è stato operato agli occhi 6 volte per distacco della retina e ha i timpani perforati. Il medico legale avrebbe certificato che le ferite sarebbero compatibili con il pestaggio denunciato dall'uomo;
sulla vicenda il sociologo Luigi Manconi, ex Sottosegretario alla giustizia ed attualmente presidente dell'associazione «A Buon Diritto», ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Una storia assurda. Qualunque sia l'imputazione uno deve avere tutte le garanzie, pena la rinuncia dello Stato ad essere uno stato di diritto, perché la legittimità giuridica e morale dello stato è affidata alla capacità di garantire l'incolumità delle persone affidategli»;

Isidro Diaz, condannato a un anno poi commutato in due di libertà controllata per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni (8 giorni di prognosi ai militari), dopo aver patteggiato la pena ha presentato una denuncia contro i militari per percosse, allegando le immagini del suo volto stravolto dalle botte e della schiena martoriata. Nonostante l'uomo abbia riconosciuto in foto i carabinieri che lo hanno aggredito, la sua denuncia, secondo quanto riferito dagli organi di stampa, sarebbe a pochi passi dall'archiviazione -:
se, data la gravità dell'accaduto, intendano, negli ambiti di rispettiva competenza, avviare un procedimento interno nei confronti dei carabinieri che hanno proceduto al fermo del giovane Isidro Diaz ai fini di ricostruire la vicenda nei minimi particolari, affinché vengano chiariti i fatti, individuati gli eventuali responsabili ed adottate le opportune sanzioni disciplinari nei loro confronti.
(4-07786)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

NEGRO, FUGATTI, BRAGANTINI, RAINIERI, MONTAGNOLI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'evasione fiscale in Italia costituisce una piaga sociale ed un'anomalia rispetto agli altri Paesi, tanto che si stima che l'ammontare dell'intera economia sommersa sia di circa 220-250 miliardi di euro;
l'azione del Governo Berlusconi contro l'evasione e l'elusione fiscale è stata incisiva, grazie anche al formidabile lavoro svolto dagli uomini della Guardia di finanza, che ha permesso di migliorare il rendimento delle azioni di contrasto, con un aumento della resa del singolo intervento del 30 per cento nel 2008 rispetto al 2007;
i risultati del 2009 superano di gran lunga quelli raggiunti del 2008. Grazie, infatti, all'attività di contrasto all'evasione sono stati incassati 9,1 miliardi di euro, il 32 per cento in più rispetto all'anno precedente;
da alcuni articoli apparsi sulla stampa nei giorni scorsi, che riprendevano i dati di un libro appena uscito, risulterebbe che la regione con la percentuale più bassa di evasione fiscale è la Lombardia con il 12,5 per cento, seguita dall'Emilia Romagna con il 19 per cento e dal Veneto con il 19,6 per cento; al contrario, le Regioni meno virtuose sarebbero la Calabria con l'85 per cento di evasione, seguita dalla Sicilia con il 63,4 per cento e dalla Campania con il 55,3 per cento;
tale squilibrio territoriale nella «fedeltà fiscale», come suggerisce l'autore del libro, implica, di fatto, un trasferimento occulto di risorse dalle regioni che versano troppo a quelle che versano troppo poco;
se calcolassimo il gettito per singola regione, nell'ipotesi che tutte avessero la stessa «propensione ad evadere», riferisce l'articolo, solo sette regioni del centro nord pagherebbero più tasse del dovuto, mentre le altre tredici pagherebbero meno del dovuto -:
quanto personale della Guardia di finanza, suddiviso per singole regioni, sia impegnato nella lotta all'evasione fiscale e quanti siano i controlli e le verifiche effettuate nelle singole regioni, sia in termini assoluti, sia in termini relativi alla popolazione residente nelle regioni stesse.
(4-07747)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 migliaia di neolaureati pugliesi hanno partecipato al bando «Ritorno al Futuro» per gli avvisi n. 1/2008, n. 4/2008 e n. 3/2008 - POR Puglia 2007/2013, con il quale venivano erogate delle borse di studio post-lauream per attività di

specializzazione in Italia e all'estero per giovani disoccupati ed inoccupati. La regione Puglia, di concerto con lo Stato italiano e la Comunità europea, metteva a disposizione dei fondi per la frequenza dei master. Difatti, tali borse di studio sono state finanziate per il 50 per cento a carico del Fondo sociale europeo, ed il restante 50 per cento suddiviso in una quota a carico del bilancio regionale per il 10 per cento ed una quota pari al 40 per cento a carico del fondo di rotazione di cui all'articolo 5 della legge n. 183 del 1987, quale contributo nazionale;
il bando in questione è nato, di fatto, facendo leva su una sorta di «contratto etico»: la regione avrebbe finanziato il master mentre i giovani beneficiari si sarebbero impegnati a mettere a frutto, in Puglia prima che altrove, le competenze acquisite frequentando il master;
le borse di studio erogate, delle quali i giovani pugliesi avrebbero potuto usufruire per una maggiore professionalizzazione, avevano un diverso ammontare: 3.000,00 euro concessi per i corsi on-line con modalità di formazione a distanza, 7.500,00 euro per i corsi di studio da svolgere in Puglia o nei territori delle province limitrofe (come Avellino, Benevento, Potenza, Matera e Campobasso), ben 15.000,00 euro per i corsi di studio da svolgere in Italia e precisamente in regioni diverse dalla Puglia e 25.000,00 euro per i corsi di studio da svolgere all'estero;
la disciplina fiscale delle borse di studio, allegata dalla regione Puglia, parlava chiaramente e recava testualmente: «l'amministrazione regionale, all'atto di erogazione delle borse, opererà la ritenuta fiscale limitatamente alla quota di contributo a carico dello Stato (40 per cento) e della regione (10 per cento)». Sembrava quindi chiaro, agli studenti ed alle loro famiglie, che sulla fetta di finanziamento comunitario non sarebbe stata applicata alcuna tassazione;
nel mese di aprile 2010 i vincitori della borsa di studio si sono visti recapitare dalla regione Puglia il cud con gli importi interi delle borse di studio da assoggettare a tassazione. Gli studenti e le loro famiglie hanno, a quel punto inteso, che sarebbe stata soggetta a tassazione anche la parte erogata dalla Comunità europea;
a seguito delle numerose segnalazioni pervenute l'ufficio verifiche di regolarità contabile dell'area programmazione e finanza, servizio bilancio e ragioneria della regione Puglia, in data 21 aprile 2010 ha pubblicato una nota ufficiale di chiarimento circa la disciplina fiscale delle borse di studio. In tale nota, a proposito dell'assoggettamento dei fondi strutturali europei, si citano per maggiore chiarimento le sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee n. C-427/05 del 25 ottobre 2007 e della Corte di cassazione n. 2082 del 30 gennaio 2008. Quest'ultima sentenza ha chiarito che se per un verso l'Unione europea «non consente alcun prelievo sui contributi versati ai beneficiari dei fondi strutturali» dall'altro però la stessa Unione europea «non esclude però che il reddito di cui fanno parte tali contributi, in base alla norma nazionale, possa essere assoggettato ad imposizione». Viene quindi asserito dall'amministrazione regionale che «in virtù delle sentenze sopracitate, si è proceduto correttamente ad applicare il regolamento comunitario, non effettuando alcuna ritenuta alla fonte sulla quota di borsa di studio erogata a carico del fondo strutturale, altrettanto correttamente ha provveduto a certificare l'intera base imponibile dell'imposta sul reddito, al fine di consentire il conseguente assoggettamento, eventualmente cumulato con altri redditi, al regime impositivo generale previsto dal TUIR»;
questa situazione è evidente che stia creando molta preoccupazione tra centinaia di famiglie che, non solo si sono viste etichettare da un momento all'altro come possibili evasori fiscali senza avere contezza di quanto stesse accadendo, ma che hanno anche in moltissimi casi anticipato l'importo delle borse di studio pensando di fornire ai propri figli una ulteriore chance di professionalizzazione per accedere al

mercato del lavoro e che oggi non potranno usufruire neanche delle detrazioni poiché fuori tempo massimo;
queste famiglie, che non vogliono sottrarsi ai propri doveri fiscali, rivendicano solo la poca chiarezza della disciplina fiscale del bando a tempo debito, quando cioè con un rapido calcolo avrebbero potuto contabilizzare il costo complessivo del master, rendendosi in tal modo conto di quanto complessivamente, contando anche le spese di vitto e alloggio per i propri figli, sarebbe venuto a costare ad ogni famiglia la formazione del proprio figlio;
per affrontare questa nebulosa situazione, la regione Puglia ha peraltro chiesto un parere anche all'Agenzia delle entrate al fine di comprendere se la normativa vigente inerente la quota a carico del Fondo sociale europeo possa essere interpretata in diverse modalità -:
se il Ministro interrogato, anche tramite l'Agenzia delle entrate data l'importanza della situazione esposta ed il numero di famiglie interessate, non ritenga utile approfondire la situazione con l'intento di verificare se il bando in oggetto sia stato in alcuni passaggi, inerenti alla normativa fiscale, poco esplicativo. Ciò anche per prospettare una possibile positiva risoluzione per tutte queste persone che certamente, con l'iscrizione dei propri figli al citato master, non avevano alcuna intenzione di evadere il fisco.
(4-07754)

DIMA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), così come modificato dall'articolo 2, comma 561, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), al fine di contrastare i fenomeni di esclusione sociale negli spazi urbani e favorire l'integrazione sociale e culturale delle popolazioni abitanti in circoscrizioni o quartieri delle città caratterizzati da degrado urbano e sociale, ha previsto l'istituzione di zone franche urbane (ZFU), istituendo un apposito Fondo finalizzato al finanziamento dei programmi previsti da quest'ultime;
nello stesso dispositivo di legge è indicata la previsione fiscale e contributiva (Ires, Irap, Ici e previdenza) di cui possono beneficiare le piccole imprese che intraprendono una attività economica nelle ZFU ed al tempo stesso è prevista l'emanazione di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze per la determinazione delle condizioni, dei limiti e delle modalità di applicazione delle agevolazioni fiscali considerate;
il CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ha provveduto alla definizione dei criteri per l'allocazione delle risorse e per l'individuazione e la selezione delle ZFU, nonché, successivamente, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, alla perimetrazione delle singole ZFU e alla concessione del finanziamento in favore dei relativi programmi di intervento;
il CIPE ha ammesso a beneficio 22 ZFU tra le quali quella di Rossano, Crotone e Lamezia Terme e il Ministero dello sviluppo economico ha sottoscritto con i rispettivi sindaci i relativi contratti che sanciscono l'assegnazione delle risorse e degli impegni reciproci assunti dalle parti;
allo stato attuale il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora emanato il decreto di attuazione per rendere effettivamente operative le agevolazioni fiscali per i nuovi insediamenti produttivi nei 22 comuni, tra cui quello di Rossano, Crotone e Lamezia Terme -:
quali iniziative, il Ministro interrogato, intenda adottare per procedere in tempi brevi all'adozione del relativo decreto, ai sensi della legge n. 296 del 2006, per la determinazione delle condizioni, dei limiti e delle modalità di applicazione delle agevolazioni fiscali previste, al fine di rendere finalmente operativo lo strumento delle ZFU considerato importante per rivitalizzare le aree urbane degradate.
(4-07756)

CAPARINI, GRIMOLDI, FUGATTI, MONTAGNOLI, PAOLINI, RONDINI, BONINO, LANZARIN, ALLASIA, RAINIERI, FOLLEGOT, TORAZZI, DOZZO, NICOLA MOLTENI, CALLEGARI, FAVA, MAGGIONI, TOGNI, FEDRIGA, MUNERATO, BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il canone di abbonamento Rai ovvero la tassa di possesso sull'apparecchio televisivo riguarda le famiglie (canone ordinario), i pubblici esercizi, aziende ed enti locali (canone straordinario);
sono numerosi i casi di applicazione difforme della norma, il quotidiano in lingua tedesca Dolomiten ha denunciato la vicenda di un pensionato bolzanino che fin da piccolo soffre di una malattia che lo ha reso praticamente cieco: «a stento - scrive il giornale - il bolzanino è in grado con una potente lente di ingrandimento, di leggere qualche riga di uno stampato, ma nulla più». La Rai per tramite del suo ufficio di riscossione ha più volte inviato l'ingiunzione di pagamento del canone per un televisore che non ha;
caso unico in Europa il contributo annuo alla concessionaria pubblica lo si dovrebbe pagare anche per il possesso di computer o monitor e altri apparecchi multimediali (videofonino, videoregistratore, iPod) in carico ad aziende, lavoratori autonomi, enti pubblici e privati e altri;
una cinquantina di sindaci bresciani si sono visti recapitare in questo nel corso del 2009 una serie di bollettini postali da 309 euro con la richiesta della Rai a saldare il conto, indipendentemente dall'uso che si fa degli apparecchi (visione di videocassette dimostrative, filmati, dvd, televideo, corsi di aggiornamento);
si tratta di richieste multiple con il caso limite del comune di Erbusco che può vantare il singolare primato di aver ricevuto ben sei bollettini per quasi duemila euro dovuto al «cumulo» della presenza di apparecchi televisivi in diverse sedi: municipio, biblioteca, la base della protezione civile, i magazzini, gli uffici staccati, la polizia locale e altri;
l'Associazione contribuenti italiani tempo fa aveva commissionato uno studio nel quale emergeva, proprio per la difficoltà di equiparare un monitor ad un televisore, l'elevata percentuale di evasione del canone speciale che, tra l'altro, si applica anche a sedi di partiti politici e fondazioni. L'evasione a livello nazionale si attesterebbe - dice la ricerca - ad una percentuale del 98 per cento, per un importo di 1 miliardo di euro annui;
l'Associazione comuni bresciani ha dichiarato che «La lettera tipo inviata a molti Comuni bresciani dalla sede regionale della Rai richiama l'obbligo di pagamento di un abbonamento speciale a chiunque detenga uno o più apparecchi radiotelevisivi fuori dall'ambito familiare, indipendentemente dall'uso al quale gli stessi vengono adibiti, quale ad esempio la visione di videocassette dimostrative, filmati, dvd, televideo o corsi di aggiornamento. Quindi tale lettera non parla esplicitamente di computer o monitor». Il parere commissionato dall'Acb prosegue: «Si ritiene che l'obbligo nasca solo per i monitor direttamente adattabili alla ricezione dei programmi radiotelevisivi e pertanto non per i normali monitor dei computer, i quali per essere adattati alla ricezione di tali programmi necessitano di interventi hardware e software. La questione, comunque, è molto dibattuta e controversa»;
e adesso fra comuni ed erario si apre un'altra partita, quella sul rimborso della tassa sui cellulari. In sostanza, si parla ovviamente dei soli apparecchi utilizzati per ragioni di servizio, dagli enti pubblici;
la liberalizzazione del servizio ha spazzato via questa tassa di concessione governativa introdotta nel 1990 che viene pagata dal settore pubblico, ma anche dai privati che hanno un piano tariffario in abbonamento. Molti comuni stanno ricorrendo contro il pagamento di una gabella che non ha più nessun fondamento giuridico, mentre ci chiediamo se anche ai

privati verrà restituito o almeno condonato in futuro il pagamento di una concessione per lo sfruttamento dell'etere in funzione di una trasmissione, fatto che cozza contro il preminente interesse generale stabilito dalla liberalizzazione. Oltre 380 comuni hanno chiesto il rimborso della gabella per quasi 3 milioni di euro, mentre i privati che usufruiscono degli abbonamenti con tessera ricaricabile sono esonerati dalla tassa -:
quali iniziative, anche normative, intenda intraprendere il Ministro al fine di sostituire la tassa di possesso dell'apparecchio televisivo con un sistema di riscossione più efficiente ed equo.
(4-07759)

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi molti contribuenti hanno ricevuto da Equitalia comunicazioni con le quali veniva loro sollecitato il pagamento di cartelle già notificate;
le comunicazioni invitavano a versare gli importi dovuti entro venti giorni dalla notifica del sollecito; Equitalia comunicava che, in mancanza del pagamento, avrebbe provveduto con il fermo amministrativo dei veicoli di proprietà dei contribuenti iscritti al pubblico registro automobilistico;
molte delle comunicazioni ricevute si sono rivelate prive di fondamento, in quanto non esisteva il debito tributario a monte dei solleciti stessi;
il fermo dei beni mobili registrati costituisce comunque un metodo di recupero «odioso» e vessatorio per il contribuente, che viene privato dell'uso dell'automobile, spesso utile per svolgere la propria attività lavorativa -:
quali siano i motivi dell'invio di un numero così alto di solleciti di pagamento non corrispondenti alla realtà e i motivi di un uso così massiccio dello strumento del fermo dei beni mobili registrati.
(4-07774)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TENAGLIA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a seguito del sisma del 6 aprile 2009 in Abruzzo l'edificio del tribunale di Chieti ha subìto rilevanti danni strutturali tanto da rendere necessaria, su disposizione delle autorità locali, la chiusura di un'ala del fabbricato con la conseguente inagibilità di numerosi uffici e aule di udienza;
subito dopo l'evento sismico, i vertici degli uffici giudiziari teatini d'accordo con il sindaco, il presidente della provincia (ente proprietario dello stabile), il rappresentante del Ministero della giustizia, individuarono le misure transitorie per sopperire al venir meno della disponibilità di circa la metà dell'edificio, in particolare, provvidero ad individuare un edificio attiguo (sempre di proprietà della Provincia) per ospitare uffici e aule di udienza;
gli stessi soggetti responsabili indicarono la necessità di provvedere con urgenza all'esecuzione dei lavori di recupero della porzione di edificio lesionata, ponendo a carico della Provincia, quale ente proprietario, l'onere della progettazione mentre al finanziamento doveva provvedere il Ministro della giustizia attingendo alle risorse destinate alla ricostruzione post-sisma;
le stesse autorità, e in particolare il comune di Chieti, proposero di avviare un percorso progettuale per realizzare nel medio-lungo periodo, una «cittadella giudiziaria» mediante collegamenti funzionali tra le strutture esistenti (da recuperare), altri edifici da realizzare sui siti pubblici adiacenti e altri spazi esistenti nelle vicinanze;
durante la discussione della legge sulla ricostruzione post-terremoto, in Senato fu respinto un emendamento a firma del senatore Legnini con il quale si proponeva uno stanziamento specifico sia per gli uffici giudiziari de L'Aquila che di

Chieti. Il Governo nell'occasione dichiarò che il finanziamento delle opere avrebbe trovato capienza nei fondi destinati alla ricostruzione;
il Governo nella seduta dell'Assemblea della Camera dei Deputati del 17 giugno 2009, nel corso dell'esame dello stesso decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile, ebbe ad accogliere un ordine del giorno, a prima firma onorevole Tenaglia, con il quale testualmente si disponeva:
«La Camera, premesso che: il terremoto che ha colpito l'Abruzzo ha determinato gravissimi lutti e conseguenze drammatiche per l'intera popolazione, per il tessuto produttivo e per le istituzioni; in particolare l'amministrazione della giustizia versa in una situazione di grave e totale emergenza, perché sia gli Uffici giudiziari de L'Aquila che di Chieti, in dipendenza degli eventi sismici, sono completamente o parzialmente inagibili; è fondamentale assicurare in tempi rapidi la piena funzionalità dell'attività giudiziaria anche in ragione della circostanza che L'Aquila è sede distrettuale competente per tutta la regione Abruzzo per le cause di appello e per i procedimenti di criminalità organizzata,


impegna il Governo


al fine di garantire il funzionamento degli uffici giudiziari di cui al comma 1 dell'articolo 5 del decreto-legge in esame e assicurarne la gestione e la riorganizzazione nella fase di emergenza, nonché per provvedere alla riparazione e al ripristino degli stessi, nonché del tribunale di Chieti, e il recupero della loro piena funzionalità al termine del periodo di sospensione dei processi, a destinare prioritariamente una quota sufficiente delle risorse di cui all'articolo 14, comma 1, del presente decreto, agli scopi predetti»;
la parziale inagibilità del tribunale di Chieti ha provocato inevitabili disagi, affrontati con senso di responsabilità e sacrificio da parte di tutti gli operatori della giustizia, magistrati, avvocati, personale di cancelleria;
è opportuno ricordare che non vi è stata alcuna interruzione del servizio prestato agli utenti e le udienze si sono tenute regolarmente, grazie all'organizzazione approntata dai vertici degli uffici giudiziari, di concerto con l'avvocatura, ed anzi la produttività dell'attività giudiziaria nel 2009 risulta essersi accresciuta nonostante gli enormi disagi logistici e di lavoro che tutt'ora persistono;
la fase emergenziale continua tuttora, nonostante l'allocazione del settore civile, che costituisce la parte numericamente più importante del lavoro del tribunale, presso l'immobile retrostante quello danneggiato, con spazi insufficienti allo svolgimento delle udienze e conseguenti gravi disagi per l'utenza;
la soluzione individuata deve essere considerata provvisoria ed occorre provvedere con urgenza alla ristrutturazione e riqualificazione dell'immobile principale, mediante lo stanziamento di adeguate risorse economiche;
ad oggi, dopo circa 15 mesi dal sisma, sembra che la provincia di Chieti abbia provveduto soltanto ad approntare il progetto preliminare del recupero dell'edificio danneggiato mentre le risorse necessarie non risultano ancora stanziate -:
quali iniziative il Governo abbia assunto o intenda assumere per dare corso all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno su indicato e per provvedere con urgenza alla ristrutturazione e riqualificazione degli uffici giudiziari di Chieti;
quale sia lo stato delle procedure e i tempi di recupero integrale degli uffici giudiziari de L'Aquila.
(5-03136)

FRASSINETTI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con circolare del 23 marzo 2010 concernente «unificazione, revisione e integrazione dei criteri di assegnazione, nelle procedure concorsuali, degli incarichi di curatore fallimentare, commissario giudiziale, liquidatore giudiziale, legale, perito stimatore o coadiutore tecnico con altra e diversa specializzazione, e dei criteri di liquidazione dei relativi compensi» il presidente della seconda sezione civile (fallimenti) del tribunale di Milano, a dispetto della qualificazione giuridica di circolare attribuita a detto atto, ha diramato istruzioni che non si limitano alla mera definizione di regole interne agli uffici della sezione da lui presieduta, trovando una immediata e diretta efficacia esterna;
detta circolare incide, secondo l'interrogante, negativamente sulla libertà di esercizio della professione forense nella parte in cui, per l'attribuzione degli incarichi di curatore fallimentare, commissario giudiziale e liquidatore giudiziale, indica i seguenti requisiti:
limite minimo di anzianità di iscrizione all'albo professionale, pari a 5 anni;
verifica del possesso della comprovata esperienza professionale (la circolare però non definisce alcun criterio uniforme di valutazione del requisito medesimo);
limite di età, pari a 72 anni, per l'assegnabilità di nuovi incarichi;
inesistenza di comportamenti suscettibili di essere considerati come volti a «boicottare le iniziative assunte dalla sezione per rendere più efficienti le modalità di gestione» (per ricevere gli incarichi si è costretti ad accettare, senza possibilità di reclamo alcuno, detta circolare);
relativamente alle modalità di definizione del compenso è disposta l'imponibilità d'ufficio dell'obbligo di servizio di accettazione di un compenso discrezionalmente inferiore al minimo tabellare per l'ipotesi di procedure fallimentari qualificate «incapienti» (documento 1, par. D.3. I - D.3.m). A tal proposito è doveroso ricordare che l'abolizione del cosiddetto «minimo tariffario» affida alla libera negoziazione delle parti (professionista e cliente) la definizione del compenso, consentendo al professionista che sia nelle condizioni di poterlo fare di accettare compensi più ridotti;
la circolare in oggetto definisce le modalità per la «liquidazione dei compensi e degli acconti al Commissario giudiziale del concordato preventivo» disponendo, in difformità dai criteri normativi, l'erogazione di compensi differenti rispetto a quelli del curatore, escludendo, al contempo, la remunerazione dell'attività prestata dopo l'omologazione del concordato preventivo (documento 1, parr.; E. 2 ed E. 4);
la circolare detta disposizioni riguardanti «la liquidazione dei compensi ai Legali delle procedure fallimentari» (doc. 1, par. H), imponendo l'obbligo di concordare preventivamente i compensi per importi inferiori al minimo tariffario disponendo, al contempo, che un eventuale rifiuto del professionista ad accettare dette disposizioni sarebbe potenziale motivo di esclusione dello stesso dalla possibilità di conferimento degli incarichi, con contestuale invito ai giudici delegati a liquidare i corrispettivi in entità inferiore al minimo tariffario;
dal tenore delle istruzioni contenute nella circolare emergono fondati motivi per ritenere che le succitate disposizioni, sempre secondo gli interroganti, eccedano la stretta organizzazione dell'ufficio cui sono riferite, violando e applicando erroneamente le norme di cui alla legge fallimentare (regio decreto n. 267 del 16 marzo 1942), in specie ove si prevedono, rispetto all'articolo 28 della citata legge, «ulteriori condizioni limitative» ai fini dell'accessibilità agli incarichi di curatore fallimentare;
ulteriori violazioni ed erronee applicazioni di norme di legge potrebbero essere rilevate con riferimento all'articolo 47 del regio decreto n. 12 del 30 gennaio

1941 in cui è prevista la disciplina delle potestà organizzative del presidente di sezione di tribunale;
da quanto sopra ricordato, l'applicazione di detta circolare lederebbe gravemente, oltre che la dignità dei professionisti operanti nel settore, l'esercizio dell'attività libero professionale di avvocato;
inoltre l'imposizione di compensi così ridotti quale condizione per il conferimento degli incarichi produrrà certamente, e già ora, a quanto risulta, sta producendo, l'effetto di indurre numerosi professionisti di comprovata esperienza e competenza ad astenersi dal collaborare con la sezione fallimentare, con quindi evidente e grave pregiudizio per il proficuo espletamento di un servizio pubblico così essenziale quale quello della gestione delle procedure concorsuali -:
se il Ministro interrogato, intenda acquisire elementi con riferimento ai contenuti della circolare ricordata in premessa che appare all'interrogante gravemente lesiva per l'esercizio dell'attività libero professionale di avvocato ed affinché non venga disattesa l'aspettativa dell'ordinamento alla migliore e più efficace gestione delle procedure concorsuali.
(5-03140)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Trentino del 16 giugno 2010 è apparso un articolo intitolato: «Gli agenti protestano per l'apertura forzata del nuovo carcere di Trento; siamo 82 invece di 200»;
l'articolo dà conto del sit-in di protesta organizzato dai sindacati della polizia penitenziaria avvenuto venerdì 11 giugno, dalle 9 alle 11, davanti al palazzo della provincia e dalle 11 alle 12 davanti alla sede dell'ormai vecchio carcere;
i sindacati si dicono preoccupati per il futuro trasloco dell'istituto di pena trentino. Il motivo di timore è rappresentato dalla mancanza di personale. I sindacati senza mezzi termini parlano di «apertura forzata della nuova casa circondariale» vista la penuria di agenti, atteso che oggi sono 82 quelli effettivamente in servizio, mentre per garantire la sicurezza ne servirebbero altri 200;
i sindacati della polizia penitenziaria, inoltre, lamentano sia la mancanza degli impianti di aspirazione, che li costringe a lavorare respirando il fumo delle sigarette dei detenuti, sia la vicinanza del nuovo carcere con i cavi dell'alta tensione -:
se quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria corrisponda al vero;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, sollecitare e/o promuovere al fine di risolvere i gravi problemi denunciati dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria del carcere di Trento.
(4-07761)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Tirreno del 22 giugno 2010 è apparso un articolo intitolato: «Lucca: emergenza per il personale del carcere, con le ferie sarà ridotto del 30 per cento»;
nei mesi di luglio e agosto 2010, a causa della mancanza di personale, che con le ferie sarà ridotto del 30 per cento, il carcere di San Giorgio si troverà sotto i livelli minimi di sicurezza. A tal proposito il Sappe dice di trovarsi davanti a una situazione ormai giunta «a un punto di non ritorno» e denuncia che il San Giorgio sarà sguarnito proprio nel momento in cui è previsto un aumento di detenuti;
nell'Istituto di pena lucchese il personale è di 78 agenti di polizia penitenziaria, mentre l'organico ne richiederebbe

130 e i detenuti ospitati sono 218, mentre la capienza della struttura è per 120 ristretti;
secondo Pasquale Salemme, segretario nazionale Sappe: «Mediamente si assiste a una riduzione del 33 per cento che in questo caso vuol dire ridurre davvero all'osso l'organico in forze nella casa circondariale. Già ora il personale viene sottoposto a turni massacranti articolati nelle 24 ore, con una distribuzione pro-capite di lavoro straordinario in eccedenza di 40-45 ore mensili. Per garantire le ferie a tutti, ci sarà un carico di lavoro ulteriore per i colleghi che restano in servizio, in una situazione ben al di sotto dei livelli minimi di sicurezza. In questa situazione se un ristretto dovesse sentirsi male, o ponesse in essere atti di autolesionismo, non potrebbe essere soccorso prontamente. Poi c'è la possibilità di disordini. Insomma, la posta in gioco è davvero altissima»;
durante l'estate è peraltro atteso un aumento degli ingressi delle persone ristrette, in particolare dalla zona della Versilia, per la quale il San Giorgio rappresenta la casa circondariale competente territorialmente. A pagare le conseguenze di questo stato di cose, secondo il Sappe sarebbero proprio i lavoratori. A conferma dello stato di malessere e di lavoro eccessivo ci sarebbe infatti la significativa percentuale di agenti riformati per infermità di servizio, inerenti a «patologie psicofisiche derivanti dal lavoro usurante svolto». Per questi motivi, negli ultimi due anni è stato riformato il 10 per cento del personale in forza all'interno della casa circondariale -:
se e quali iniziative il Ministro intenda assumere per superare in modo strutturale i problemi di carenza di personale del carcere di Lucca e così ristabilire la piena funzionalità e sicurezza della struttura penitenziaria in questione e la serenità lavorativa del personale operante;
se, in via immediata, il Ministro intenda affrontare l'emergenza che si verrà a creare con le ferie facendo affluire alla casa circondariale di Lucca almeno 20 unità di agenti di polizia penitenziaria, anche mediante lo strumento tecnico della «missione», che risulterebbe essere stato utilizzato in casi simili.
(4-07762)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI.- Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) risulterebbero essere state bloccate le fuel card in uso per il prelievo automatico del carburante a pagamento, in quanto sarebbe scaduta la convenzione stipulata con la società convenzionata con Consip spa;
il mancato rinnovo della convenzione rischia di provocare disfunzioni nei servizi di traduzione dei detenuti nelle aule di giustizia o presso altri istituti penitenziari, con conseguenti rischi per i processi in corso;
al personale del DAP, in servizio presso gli istituti penitenziari non sarebbe stato corrisposto il pagamento delle ore di lavoro straordinario effettuate nei primi mesi del 2010;
considerato l'organico esistente, il lavoro straordinario risulta indispensabile per assicurare gli essenziali servizi d'istituto e per tutelare la sicurezza, anche in relazione al crescente sovraffollamento delle strutture penitenziarie e all'aumento di popolazione detenuta;
l'aumento della popolazione carceraria ed il sovraffollamento comportano, altresì, l'esigenza di assicurare le corrette condizioni igienico-sanitarie compatibili con il regime carcerario;
sarebbero stati ridotti i fondi per le mercedi ai detenuti, destinato ad assicurare il lavoro, all'interno degli istituti di pena, e, di conseguenza, si dovrebbe procedere ad una riduzione dei detenuti lavoranti, rischiando così di far venire meno

la principale finalità della detenzione mirante al recupero sociale e alla rieducazione del condannato -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per riattivare in tempi brevi la convenzione per le fuel card in uso presso il DAP;
se sarà corrisposto il pagamento ai dipendenti del DAP delle ore di straordinario prestate e come l'Amministrazione intenda provvedere per colmare le carenze di organico;
come l'Amministrazione intenda operare per assicurare, nelle attuali condizioni di sovraffollamento, le corrette condizioni igienico-sanitarie all'interno delle strutture carcerarie;
in base a quali criteri il Ministero abbia operato decurtazioni ai fondi destinati al pagamento delle mercedi ai detenuti lavoranti e se il Ministro sia a conoscenza delle conseguenze che tali riduzioni sono destinate a provocare.
(4-07763)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Il Velino del 16 giugno 2010 a Reggio Calabria i sindacati della polizia penitenziaria hanno organizzato un sit-in di protesta;
nel comunicato le organizzazioni sindacali Sappe, Osapp, Lisiapp, Cisl Fns, Fp Cgil e Ugl hanno scritto quanto segue: «Queste organizzazioni sindacali riunitesi in assemblea con il personale del comparto sicurezza, in considerazione degli interventi espressi durante i lavori di assemblea da parte degli intervenuti rilevano in primo luogo, una grave criticità strutturale del penitenziario reggino, la cui costruzione risale agli inizi del 1900. Rilevano, altresì, ingiustizie, difficoltà operative, gestionali e organizzative perpetrate ai danni del personale così come nello specifico indicato. Nell'istituto penitenziario di Reggio Calabria la già nota situazione di sovraffollamento del passato, in quest'ultimo periodo si è accentuata in maniera smisurata registrando la presenza di oltre 350 detenuti a fronte dei 160 previsti dalla capienza regolamentare, con consequenziale sovraffollamento ed invivibilità delle singole stanze detentive che arrivano ad ospitare in pochi metri quadrati anche 10 detenuti. Durante gli interventi che si sono avvicendati è emerso che la problematica de quo è stata resa partecipe agli organi centrali e regionali dell'amministrazione penitenziaria con varie richieste d'intervento che ad oggi non hanno avuto l'esito auspicato. Tale situazione impedisce, tra l'altro, l'applicazione di tutte le iniziative finalizzate al principio dettato dal legislatore con l'articolo 1 dell'ordinamento penitenziario che prevede il "trattamento e la rieducazione del condannato". In attesa di ciò queste organizzazioni sindacali dichiarano lo stato di agitazione, pronti a manifestare davanti la Prefettura di Reggio Calabria per la giornata del 23 giugno prossimo venturo» -:
se quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria corrisponda al vero;
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, sollecitare e/o promuovere al fine di risolvere i gravi problemi denunciati dalle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria in occasione della proclamazione del sit-in di protesta.
(4-07764)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Trentino del 23 giugno 2010 è apparso un articolo intitolato: «Rovereto: detenuti scrivono, siamo in 100 in un carcere che ne può ospitare 40, condizioni di invivibilità»;
nello specifico, i detenuti del carcere di Rovereto hanno scritto quanto segue: «Desideriamo che arrivino nelle vostre case

le nostre voci, di uomini e donne che sanno di essere colpevoli di azioni scorrette, che pensano alle vittime dei propri errori, ma pur sempre di persona che chiedono di essere considerate tali. Il carcere di Rovereto è stato predisposto per una capienza massima di 30 o 40 persone. Oggi, la presenza di più di 100 detenuti rende impossibile ogni programma di rieducazione, lasciando il posto ad ansie e tensioni che generano solo durezza e chiusure. Una situazione che sta diventando sempre più disumana e invivibile risiede nel sovraffollamento del carcere, dovuto a due cause principali. La prima è l'iter burocratico che necessita di tempi interminabili per la chiusura della sintesi (la valutazione comportamentale del detenuto) indispensabile per ottenere qualsiasi beneficio previsto dal codice penale. La seconda è un tribunale di sorveglianza tra i più rigidi e fiscali d'Italia, che rigetta la maggior parte delle istanze richiedenti benefìci e misure alternative, come gli arresti domiciliari, i permessi premio, la semilibertà e così via. Tutto questo ha determinato una situazione d'emergenza, come la convivenza di quattro persone in celle da 9 metri quadrati, (con due letti a castello, un tavolino, un gabinetto con lavandino e due o tre sgabelli) otto docce per soddisfare i bisogni di più di 100 persone, ritardi nelle visite mediche, mentre quelle specialistiche sono scarse o quasi nulle. E ancora, ridottissime opportunità lavorative nel carcere, l'ora d'aria invivibile, in quanto lo spazio disponibile è un cortile di modeste dimensioni per i maschi, una gabbia di ferro spesso inutilizzata a causa della scarsità del personale. Scarsità del personale, sia maschile che femminile, è ancor più grave in quanto impedisce tutte le attività inframurarie» -:
se corrisponda al vero la sopra descritta situazione del carcere di Rovereto e, nel caso, quali iniziative si intendano adottare per impedire che a persone già private della libertà sia inflitta la pena supplementare del degrado di luoghi e condizioni di detenzione che offendono la dignità umana.
(4-07765)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da La Provincia Pavese del 25 giugno 2010, gli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Torre San Gallo hanno indetto lo stato di agitazione;
gli agenti protestano per la carenza di organico e per le condizioni di lavoro cui sono costretti in una struttura sovraffollata di detenuti nella quale è stato perfino necessario aggiungere una terza branda in celle di 7 metri quadrati;
al cosiddetto «sciopero della mensa» ha aderito il 98 per cento degli agenti, dopodiché il giorno seguente i baschi azzurri hanno organizzato un, presidio davanti al carcere, mentre i delegati sindacali incontravano il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria. L'incontro, pur essendo stato positivo, non ha indotto gli agenti penitenziari a revocare lo stato di agitazione -:
se non ritenga di intervenire presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e presso il provveditorato regionale per porre fine alla situazione denunciata dalle organizzazioni sindacali del carcere pavese e per accogliere le istanze degli appartenenti al Corpo della polizia penitenziaria, il cui trattamento, sia dal punto di vista economico che giuridico, non appare adeguato all'impegno dagli stessi profuso nell'adempimento dei delicati compiti loro assegnati.
(4-07766)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal sito online Savona News del 25 giugno 2010, i soldi per costruire il nuovo carcere di savonese non ci sono più, al che si è

cercato di rimediare prevedendo investimenti per un restyling dell'attuale struttura penitenziaria;
secondo quanto dichiarato dal direttore del carcere di Sant'Agostino, dottor Nicolò Mangraviti, «sembra che le risorse per la realizzazione del nuovo carcere previsto in località Passeggi non ci siano. Ad oggi i piani dell'amministrazione penitenziaria, di concerto con il ministero competente per le opere pubbliche, prevedono un finanziamento per ammodernare e ristrutturare sotto il profilo edilizio e urbanistico l'attuale struttura, con l'obiettivo di migliorare le attuali condizioni di detenzione»;
tra i progetti previsti nell'area del carcere savonese vi è anche la costruzione di una nuova area verde all'esterno nella quale i detenuti potranno svolgere il tradizionale colloquio con i parenti; la zona interessata dai lavori presenta però alcune problematiche legate alla sua morfologia, essendo un'area collinare, per questo al momento sono presenti ancora alcuni intoppi burocratici che impediscono una programmazione dei lavori nel breve periodo -:
se corrisponda al vero la notizia relativa alla mancanza di fondi per la costruzione del nuovo carcere di Savona;
quando si preveda avranno inizio i lavori di ammodernamento e ristrutturazione dell'istituto penitenziario savonese ed entro che tempi si preveda che gli stessi potranno essere completati;
cosa intenda fare, nell'ambito delle proprie competenze, per risolvere gli ostacoli burocratici che attualmente impediscono la costruzione di un'area verde esterna al carcere.
(4-07767)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ASCA del 25 giugno 2010, tra qualche settimana nel carcere di Avellino sarà disponibile un nuovo padiglione di circa 200 posti ma manca il personale che dovrà attivarlo;
sulla vicenda il Segretario della Uil Penitenziari, Eugenio Sarno, ha dichiarato: «Si costruiscono nuove carceri, ma non si assume il personale per gestirle. Ciò connota di improvvisazione e superficialità l'azione dei responsabili politici ed amministrativi. A meno che non si vogliano costruire cattedrali nel deserto è bene che si proceda a nuove assunzioni. D'altro canto in Finanziaria erano previste 1.700 per il recupero del turn-over e il Ministro Alfano ha ripetutamente annunciato assunzioni straordinarie per altre 2.000 unità. L'orizzonte, purtroppo, continua ad essere una linea retta. Nessuna unità, infatti, si profila nell'immediato, al netto dei proclami e degli annunci. E per gestire i nuovi edifici e i nuovi padiglioni, con circa 10 mila nuovi posti detentivi, occorreranno non meno di 5.000 unità, senza tener conto delle centinaia di unità che nel frattempo si saranno pensionate» -:
se il Ministro interrogato possa dare delle indicazioni, anche di massima, in merito ai tempi previsti per il bando e l'adempimento dei concorsi relativi ai nuovi annunciati 2.000 posti di agente di polizia penitenziaria.
(4-07769)

MUSSOLINI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 21 dicembre 2009 previene ai servizi sociali di Sezze (Latina) un provvedimento del tribunale per i minorenni Roma con il quale si stabilisce l'allontanamento del minore A.L.F. dalla mamma, Valentina Pappacena, con decadenza di potestà genitoriale della stessa ed affidamento al padre M.F. Dell'esecuzione di tale incarico vengono investiti i carabinieri ed i servizi sociali;
questi ultimi avvisano la madre del minore del provvedimento, la quale si rende irreperibile per tre mesi, portando

con sé il minore, senza che i carabinieri di Sezze, di Latina Scalo o di Latina inizino le ricerche affinché vengano ritrovati e venga applicata la disposizione del tribunale per i minorenni di Roma;
in seguito a tale carenza investigativa, il signor M.F. incarica un investigatore privato della ricerca del minore suo figlio, che dopo soli due giorni viene rintracciato nella abituale abitazione ove viveva con la madre. Di ciò viene immediatamente avvertito il pubblico ministero Capasso, titolare del procedimento, il quale ordina ai carabinieri di Sezze ed ai servizi sociali di prendere il bambino in esecuzione della disposizione del tribunale dei minorenni di Roma;
tale ordine viene disatteso dai carabinieri e dai servizi sociali, con la motivazione che il bambino si rifiuterebbe di andare con il padre, urlando e scappando;
in seguito a ciò il tribunale dei minorenni di Roma, attraverso il presidente, giudice dottor Roberto Janniello, emette un secondo provvedimento con il quale ordina nuovamente ai servizi sociali ed ai carabinieri di applicare la decisione del tribunale, ritenendo «che l'opposizione del minore non debba essere ritenuta una causa che impedisca l'efficacia della decisione del Tribunale, rendendo altrimenti vane un gran numero di pronunce, attraverso il suscitamento di un'opposizione di bambini fortemente influenzabili dalle persone che li hanno in custodia;
nelle more il padre, signor M.F., deposita al tribunale ordinario di Latina, nelle vesti di giudice tutelare, un'istanza nella quale chiede che i servizi sociali eseguano il provvedimento. Il giudice, dottoressa Cosentino, assegna dieci giorni per l'adempimento, al termine del quale i servizi sociali, riconvocati, dichiarano di non aver ottemperato al provvedimento;
il 10 febbraio 2010 il tribunale dei minorenni di Roma emette un ulteriore provvedimento con il quale dispone che il minore venga affidato temporaneamente ad una casa famiglia, il cui nominativo deve essere indicato dai servizi sociali di Sezze. La questura di Latina viene incaricata di eseguire il provvedimento. Nella disposizione è data facoltà ad entrambi i genitori di prelevare il bambino a settimane alterne durante il fine settimana. Da parte dei servizi sociali di Sezze però non viene indicato alcun nominativo di casa famiglia cui deve essere affidato il bambino e anche questo provvedimento non trova applicazione;
il 2 marzo 2010 il giudice dottor Roberto Janniello convoca in udienza i genitori del minore, il bambino ed un curatore speciale del bambino nelle more nominato, avvocato Enrico Ronchini. Tuttavia la signora Pappacena non porta con sé il figlio. In questa occasione vengono azzerati tutti i provvedimenti precedenti e si procede ad una nuova mediazione. Il curatore stabilisce che il bambino dovrà stare tre giorni con un genitore e tre giorni con l'altro ed entrambe le parti sottoscrivono l'accordo;
a questo punto però, nonostante l'accordo raggiunto, quando il curatore si reca presso l'abitazione della signora Pappacena a Borgo Faiti (Latina), dopo oltre due ore deve rinunciare a prelevare il bambino per darlo in consegna al padre a fronte delle solite proteste di questo ad abbandonare il tetto materno, il curatore deposita presso il tribunale una relazione in merito all'accaduto;
il 13 aprile 2010 il tribunale dei minorenni di Roma emette un ulteriore provvedimento, il quarto, denunciando «il tentativo, fin qui riuscito, della madre e della famiglia materna di escludere del tutto la figura paterna dalla vita del figlio, non ottemperando ai provvedimenti dei tribunali e dei giudici [...] utilizzando l'ansia e la preoccupazione del figlio per la modifica della sua situazione attuale, strumentale per la realizzazione di una regolarizzazione dei rapporti, per impedire che vengano eseguiti provvedimenti di allontanamento da un nucleo familiare fortemente patologico». La questura di Latina viene nuovamente incaricata di allontanare

il bambino dalla casa materna per sottrarlo ai condizionamenti che ne impediscono una crescita normale ed un rapporto sano con il padre, li bambino dovrà essere affidato ad una casa famiglia al di fuori del territorio di residenza, indicato dai servizi sociali;
ancora una volta, la signora Pappacena si rende irreperibile insieme al bambino, sottraendosi all'ennesima pronuncia del tribunale dei minorenni di Roma;
in seguito la signora Pappacena ha chiesto ed ottenuto, da parte del presidente del tribunale di Roma, dottoressa Cavallo, la ricusazione del giudice, dottor Roberto Janniello;
l'11 maggio 2010 il signor M.F. viene a sapere che suo figlio si trova a scuola, nonostante sia iscritto insieme alla madre nell'elenco delle persone da ricercare dalla questura essendo scomparso da tre settimane, ed informa di ciò la dottoressa Cristofaro, responsabile anticrimine, che si occupava della ricerca;
recatosi a scuola per chiedere spiegazioni sul perché la polizia non fosse stata informata della presenza del bambino, il signor F. incontra la resistenza delle maestre, che si rifiutano di farlo entrare ed avvertono la madre, signora Pappacena, che si presenta sul posto intenzionata a portare via il figlio. Dopo circa quaranta minuti la polizia riesce a prendere il bambino, in ottemperanza alle disposizioni del tribunale dei minorenni di Roma, ma la dottoressa Cavallo, presidente del tribunale dei minorenni di Roma, ordina telefonicamente alla dottoressa Cristofaro di soprassedere all'allontanamento del bambino, che viene lasciato alla madre in attesa che il tribunale adotti un nuovo provvedimento;
tale situazione ha portato ad una pericolosa e dannosa esposizione mediatica del minore, di soli sette anni, nonché all'impossibilità da parte del padre, signor M.F., di poter instaurare un qualsivoglia rapporto con il proprio figlio, che ha potuto vedere soltanto tre volte negli ultimi quattro anni, a fronte delle resistenze della Signora Pappacena e della sua famiglia -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di ciò e quale siano i motivi che hanno impedito l'attuazione dei provvedimenti del tribunale dei minori di Roma, se vi siano state responsabilità da parte dei soggetti preposti all'attuazione di tali provvedimenti, la cui inadempienza ha dato luogo ad una situazione di totale assenza di legalità;
se non intenda acquisire informazioni preliminari in relazione alla condotta che all'interrogante appare «extra ordinem» del presidente del tribunale dei minorenni di Roma per l'esercizio dei poteri di competenza.
(4-07780)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GINEFRA e BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, edizione della città di Lecce, nel numero di martedì 22 giugno 2010, ha riportato la notizia secondo la quale Trenitalia avrebbe deciso di chiudere l'ufficio informazioni e accoglienza dei passeggeri, in particolare l'assistenza dedicata alle persone diversamente abili, presente nella stazione ferroviaria di Lecce;
le attuali notizie sono contrastanti e proverrebbero dagli stessi addetti ai lavori che non vogliono che l'ufficio venga soppresso, perché ritenuto un valido sostegno per tutti coloro che necessitando di aiuto, specialmente per chi ha difficoltà a muoversi liberamente in una stazione ferroviaria già di per sé luogo affollato e confusionario;
se le notizie riportate corrispondessero al vero, Trenitalia perpetrerebbe un

grave torto nei confronti dei cittadini diversamente abili: una negazione dei diritti che dopo la diffusione di tale notizia, ha scatenato le ire delle associazioni di categoria;
a questo riguardo è subito stata indetta una manifestazione di protesta che ha chiamato a raccolta numerosi associazioni di cui fanno parte cittadini diversamente abili e amministratori locali;
tale decisione risulterebbe inspiegabile proprio perché fino a questo momento è sempre stato dato atto a Trenitalia di aver svolto un'ottima attività di informazione e assistenza alla clientela bisognosa di particolari attenzioni, alle comitive, ai gruppi in viaggio per turismo religioso e charter;
il personale, infatti, ha svolto assistenza specifica con informazioni su servizi aggiuntivi esterni e turistici, oltre alla gestione dei servizi sostitutivi quando necessario - per esempio con autobus -, compreso il rifornimento dei generi di conforto in caso di ritardi e soppressione dei treni: un fiore all'occhiello, quindi, per la stazione di Lecce, dove i cittadini diversamente abili sono sempre stati trattati con gentilezza, premura e rapidità;
nel caso in cui l'ufficio dovesse essere chiuso, i cittadini diversamente abili sarebbero costretti a dover fare la fila allo sportello dove, oltre all'oggettivo disagio, ci sarà anche un vetro che annulla il rapporto personale tra fruitore del servizio e addetti all'informazione, provocando ulteriori difficoltà anche a livello di comprensione;
un paio di anni fa è stato chiuso l'ufficio informazioni di Brindisi e sembrerebbe che la stessa sorte potrebbe toccare anche alle stazioni di Taranto e di Foggia;
Vito Berti, il segretario provinciale di «Sfida» - associazione dei diversamente abili -, ha dichiarato che «Se fosse vero sarebbe l'ennesimo attentato alla civiltà dei diritti. Dopo il cinismo di Montaguto (i disabili dovevano proseguire fino a Bologna perché gli autobus erano sprovvisti di montapersone - ndr), siamo ancora di fronte a situazioni paradossali. Chiediamo a Trenitalia di smentire queste notizie. Come si fa a fare la fila alla biglietteria con le valigie sulle gambe? Noi abbiamo diritto ai servizi che Trenitalia è tenuta ad erogare, non certo per compiacenza»;
pare, inoltre, che dall'ufficio stampa di Ferrovie dello Stato non sia fino a questo momento giunta alcuna smentita, l'unica notizia a questo riguardo fino a questo momento nota è la seguente: «Nessun allarme e nessuna preoccupazione. Il servizio di informazione e assistenza alla clientela non viene soppresso, ma semplicemente trasferito a meno di sei metri di distanza. Entro l'anno si sposterà dai l'attuale locale gestito da Centostazioni agli sportelli della biglietteria. Non cambierà nulla. Lo stesso personale che oggi assiste la clientela, lo farà allo sportello. Se poi emergerà la necessità di migliorare i rapporti di comunicazione, per alcune categorie di passeggeri, come i disabili, i sordomuti e altre, verranno adottate le opportune e adeguate soluzioni» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale decisione assunta da Trenitalia, e quali iniziative intendano promuovere per impedire una misura che appare discriminatoria e altamente lesiva dei diritti dei cittadini diversamente abili.
(5-03130)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito in un articolo del corriere.it, le Ferrovie dello Stato avrebbero comunicato che un improvviso guasto alla rete elettrica della società Acea di Roma ha provocato dalle 8.30 del 25 giugno 2010, per alcune ore, il temporaneo blocco ai sistemi informativi centrali gestiti dalla società Tele sistemi ferroviari (Tsf) esterna al gruppo Ferrovie dello

Stato con l'impossibilità fino alle 12-12.30 di acquistare e prenotare i biglietti su tutta la rete di vendita di Trenitalia e di aggiornare in automatico i tabelloni informativi delle stazioni. Le informazioni ai viaggiatori sono state assicurate da Rete ferroviaria italiana con annunci effettuati dal personale. La situazione a fine mattinata è poi tornata alla normalità, con solo qualche coda nelle principali stazioni. Trenitalia ha sottolineato però che è stato fatto il massimo per diminuire i disagi dei viaggiatori, permettendo in alcuni casi anche di viaggiare senza biglietto;
una versione quella del blocco alla rete elettrica di Acea smentito però dalla società elettrica romana, secondo la quale «Il blocco tecnico che ha provocato l'impossibilità di acquistare e prenotare i biglietti su tutta la rete di vendita di Trenitalia non è dipeso in alcun modo dalla fornitura e dal servizio Acea». «Nessun guasto, né anomalia, si è verificato sulla parte di rete Acea che alimenta l'utenza delle Ferrovie dello Stato (cabina 8252 di via Scalo Prenestino) ha spiegato l'azienda in una nota. Alle prime ore del mattino Ferrovie dello Stato ha scambiato l'alimentazione dalla linea Esquilino con quella Tiburtino, mediante manovre effettuate solo ed esclusivamente sulla sua rete proprietaria. Così, come evidenziato dall'esame dei carichi assorbiti, non si è verificata alcuna interruzione nella fornitura Acea». L'Acea sottolinea poi che «alle 11.40 - sempre in base a quanto risulta dall'esame dei carichi assorbiti - la rete delle Ferrovie si è rialimentata sempre con manovre interne a schema normale, senza alcun intervento tecnico da parte delle squadre di Acea» -:
quali iniziative abbia adottato il Ministro per accertare da cosa sia dipeso il blocco riferito in premessa e a quali conclusioni sia giunto;
quali azioni siano state adottate per evitare che un simile blocco abbia a ripetersi.
(4-07768)

TESTO AGGIORNATO AL 29 NOVEMBRE 2010

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
Salvatore Cancemi è un noto criminale italiano, reggente della cosca mafiosa palermitana di «Porta Nuova» e membro della commissione della mafia siciliana;
Cancemi, tra gli esecutori della strage di Capaci, si è costituito alla giustizia nel 1993, ed ha acquisito lo status di pentito, secondo alcuni per sottrarsi alla sua imminente esecuzione per mano di «Cosa Nostra»;
le dichiarazioni rese dal pentito all'autorità giudiziaria sono state determinanti per l'individuazione dei mandanti della strage di Capaci e, secondo quanto riportato dalla stampa, rivelatrici di presunti rapporti tra il senatore Marcello Dell'Utri e il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con esponenti dell'associazione mafiosa definita «Cosa Nostra»;
sul libro Il Patto, da Ciancimino a dell'Utri. La trattativa Stato e Mafia, nel racconto inedito di un infiltrato, di Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci, si legge peraltro che lo stesso Cancemi, «Lavora al Ros, come barista nella mensa della caserma» -:
se quanto riportato nel libro citato in premessa corrisponda al vero.
(2-00772) «Zazzera».

Interrogazioni a risposta scritta:

DONADI, BORGHESI, PALADINI, PORCINO, DI PIETRO e EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'interno ha assunto per il triennio 2008-2010, mediante concorso pubblico, per titoli ed esami, 650 lavoratori con contratto a tempo determinato nel profilo professionale di coadiutore

amministrativo contabile, area funzionale B, posizione economica B1, assegnati agli uffici delle questure e allo sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture;
le mansioni svolte da questi lavoratori agli sportelli degli uffici immigrazione spaziano dal rilascio di nulla osta, al ricongiungimento familiare, ai flussi migratori, alle sanatorie, ai rilasci e consegna dei permessi e carte di soggiorno, solo per citarne alcune. In molti casi sono essi a reggere interi uffici, cercando di rendere efficienti i servizi che prestano;
l'esperienza accumulata da questi lavoratori rappresenta un patrimonio non rinunciabile per la pubblica amministrazione, tenuto conto che gli stessi hanno lavorato negli stessi ruoli già prima di vincere il concorso, attraverso diverse tipologie di contratto che si sono succedute nell'ultimo decennio;
la crescita continua del carico di lavoro sopportato da questi uffici nell'arco dell'ultimo decennio, lungi dal rappresentare una situazione momentanea ed emergenziale come si credeva, è diventata strutturale;
ciò è confermato da ultimo dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3828 del 27 novembre 2009, che ha autorizzato il Ministero dell'interno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ad utilizzare, per un periodo non superiore a sei mesi, per il tramite di una o più agenzie di somministrazione di lavoro, prestatori di lavoro con contratto a termine, nel limite massimo, rispettivamente, di ulteriori 650 e 300 unità, da destinare agli uffici immigrazione;
il settore dell'immigrazione richiede che siano garantite efficienza, trasparenza e procedure celeri, venendo fuori dalla logica dell'emergenza continua attraverso la programmazione di interventi strutturali soprattutto nelle politiche del personale;
alle persone immigrate, ai datori di lavori e alla cittadinanza è necessario dare sicure risposte in termini di assistenza e certezza delle posizioni giuridiche -:
se il Governo non intenda stabilizzare le 650 unità di personale a tempo determinato presso gli uffici delle questure e delle prefetture, il cui contratto triennale scadrà il 31 dicembre 2010, per evitare che venga perso l'importante patrimonio di professionalità da essi acquisito.
(4-07750)

BELLOTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2009 sono stati resi noti i dati 2008 sull'incidentalità stradale in Italia, che dimostrano la drammatica realtà di una media di decessi ancora troppo superiore rispetto alla media europea;
per provvedere tuttavia nel migliore dei modi ad approntare i dovuti rimedi per sanare una situazione che si riconferma in tutta la sua gravità, è evidente che lo Stato deve approntare i dovuti strumenti per poter conoscere la problematica in modo approfondito;
ancora una volta intatti i dati forniti dall'Istat sono stati molto contestati dall'ANVU - l'associazione italiana delle polizie locali - per la loro parzialità e imprecisione;
vale infatti la pena ricordare che solo di recente, il 14 agosto 2009, il Ministero dell'interno è intervenuto con la «Direttiva per garantire un'azione coordinata di prevenzione e contrasto dell'eccesso di velocità sulle strade» per conferire alla Conferenza provinciale permanente prevista dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 300 del 1999 e successive medicazione il compito di istituire un osservatorio per il monitoraggio degli incidenti stradali dipendenti dall'eccesso di velocità;
si prevede nella stessa direttiva che l'attuazione del coordinamento operativo e la raccolta dei dati relativi ai servizi svolti

saranno curate dalle sezioni della polizia stradale della specialità della Polizia di Stato, che provvederanno all'elaborazione dei risultati;
questa previsione va parzialmente a sanare parte dei problemi sulla rilevazione dell'incidentalità stradale, già sollevati precedentemente dall'interrogante in un'interpellanza urgente (2-00301), che portano il nostro Paese a non poter disporre di dati accurati e in tempo reale -:
quale sia l'attuale stato di attuazione della direttiva del Ministro dell'interno del 14 agosto 2009, con speciale riferimento al monitoraggio sui tassi di incidentalità previsto nell'articolo 2.
(4-07757)

GRIMOLDI, ALLASIA, CAVALLOTTO e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni si è appreso da quotidiani e televisioni nazionali che alcuni negozi di Napoli hanno esposto dei cartelli contro gli elettori della Lega Nord («Dopo gli ultimi insulti contro i napoletani, i leghisti non sono più graditi in questo locale. Firmato: la direzione»);
il quotidiano Corriere del Mezzogiorno riporta in modo dettagliato gli avvenimenti: «diversi gli esercizi che aderiscono all'iniziativa, da "Napolimania" di Enrico Durazzo alla pizzeria "Sorbillo" a via dei Tribunali.»;
uno dei promotori, il coordinatore campano dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, sostiene che «gli insulti e le volgarità dei leghisti non ci fanno più ridere. Ha ragione il presidente della Camera Fini quando dice che la Padania non esiste e che i leghisti minano l'unità nazionale. L'unica cosa che possiamo fare noi napoletani è reagire con forza contro i barbari leghisti» -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere affinché, per preservare l'ordine e la sicurezza pubblica, si evitino tali situazioni, salvaguardando la libera appartenenza di militanti ed elettori ad uno dei principali partiti politici italiani.
(4-07758)

MONTAGNOLI, DESIDERATI, CROSIO, BUONANNO e STUCCHI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dopo i successi colti nel 2009, grazie all'intensificazione dell'attività preventiva e repressiva condotta dalle forze dell'ordine e dalla polizia ferroviaria, appare nuovamente in significativa crescita in Italia il fenomeno del furto di rame;
la sottrazione di rame continua a colpire, in particolar modo, le infrastrutture ferroviarie, determinando inconvenienti alla regolarità della circolazione dei treni - come si è verificato alle linee Milano-Torino (anche alta velocità), Milano-Novara, Milano-Varese e Milano-Domodossola a causa del tentato furto di trecce di rame nella stazione di Milano Certosa - ma interessa un vasto ambito di beni, inclusi quelli costituenti il patrimonio funerario;
a questo proposito, furti di arredi funerari sono stati segnalati l'11 giugno 2010 all'interno del cimitero di Giugliano, un comune nei pressi di Napoli;
il furto di rame è finalizzato alla fusione del minerale ed alla sua successiva riesportazione e sembra essere un'attività d'elezione dell'immigrazione cosiddetta neo-comunitaria e comunque proveniente dall'Europa orientale o dai Paesi post-sovietici;
il 28 maggio 2010, ad esempio, un rumeno di 26 anni è stato catturato in quanto ritenuto responsabile dei numerosi furti di rame realizzati in abitazioni private da una banda attiva in un'area compresa tra le province di Forlì, Bologna e Firenze; il 22 giugno 2010, invece, un altro rumeno, di 36 anni, è stato sorpreso dalla polizia e fermato a Rimini mentre tentava di impossessarsi di una grondaia in rame -:
quali siano le misure che il Governo ritiene opportuno adottare per contrastare

ancora più efficacemente il fenomeno, che sembra sul punto di tornare ad assumere proporzioni significative.
(4-07771)

RENATO FARINA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal settembre del 2009 l'inviato di Televideo e scrittore Nello Rega ha cominciato ad essere minacciato pesantemente e ripetutamente di morte da parte di Hezbollah, come riportato in numerosi quotidiani, dal Corriere della Sera in data 30 settembre 2009, alla Gazzetta del Mezzogiorno del 22 maggio 2010, e in altre decine e decine di quotidiani e siti internet visionabili nella rassegna stampa del sito «Diversi e Divisi» www.diversiedivisi.it;
le minacce hanno avuto inizio a seguito della pubblicazione del libro di Rega «Diversi e Divisi - diario di una convivenza con l'Islam» nel quale l'autore racconta la difficile integrazione tra il mondo cristiano e quello musulmano, tra la cultura occidentale e quella araba;
le minacce di morte sono arrivate accompagnate da foto di Nasrallah e kamikaze islamici, poi fotografie di Rega con sopra dei chiodi; sono in seguito continuate in modo più violento: una testa di agnello sgozzata nell'auto a Potenza, un proiettile sul parabrezza dell'auto parcheggiata nel Centro Rai di Saxa Rubra, proiettili sullo zerbino di casa a Potenza e a Roma;
quanto sopra dimostra che il gruppo islamico che vuole la sua morte conosce perfettamente i suoi spostamenti, conosce tutto su di lui e sui suoi familiari;
la minaccia è reale e mette in pericolo di vita lui e i suoi familiari;
hanno manifestato preoccupazione e solidarietà la federazione nazionale della stampa italiana FNSI, l'Usigrai, l'associazione Ossigeno per l'informazione e semplici cittadini (è nata un'associazione NTN «nessuno tocchi Nello»); anche alcuni deputati (Souad Sbai e altri) si sono mossi per solidarietà e per cercare di aiutarlo ad ottenere protezione;
la questione della scorta è al vaglio del Ministero dell'interno da tempo;
attualmente un provvedimento di sicurezza emanato dal Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico di Potenza prevede una presenza di Carabinieri e Digos nei luoghi in cui si reca a presentare il libro. Per il resto della giornata una VGR (vigilanza generica radio controllata) a Roma e Potenza;
la prefettura di Potenza ha spedito alla prefettura di Roma un dossier con tutti i pareri favorevoli per un rafforzamento delle misere di sicurezza per Rega; i Ros, i servizi militari, il pm polino (che segue per la procura di Roma l'inchiesta sulle minacce), la Digos, la guardia di finanza hanno espresso parere favorevole alla scorta nei confronti di Rega -:
se è a conoscenza che quanto sopra riferito corrisponde al vero;
come abbia tutelato e intenda tutelare in futuro la sicurezza e il diritto alla vita del dottor Rega e della sua famiglia in considerazione della gravi intimidazioni ricevute;
se, in accordo con il Ministero degli affari esteri, siano stati fatti passi avanti presso le autorità libanesi per perseguire in loco gli autori delle citate minacce.
(4-07783)

TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE PASQUALE e MATTESINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
al momento delle iscrizioni alle classi prime, nel mese di febbraio 2010, 23

famiglie a Castiglion Fiorentino (Arezzo) hanno fatto regolare domanda, di una classe prima con un tempo scuola di 40 ore settimanali;
avevano delle speranze motivate o meglio delle certezze avendo sentito spesso il Ministro e addirittura il Presidente del Consiglio dei ministri, parlare di un mantenimento e addirittura di un ampliamento del tempo pieno;
successivamente, nei termini, il dirigente scolastico ha inviato il 24 marzo 2010 all'ufficio scolastico provinciale di Arezzo, richiesta di organico per l'anno scolastico 2010-2011 per 3 classi prime a tempo normale (74 alunni + 3 alunni disabili) e per 1 classe a tempo pieno per n. 23 alunni;
detta richiesta illustrava dettagliatamente come nell'anno precedente, dopo che i provvedimenti messi in campo dal Ministro Gelmini avevano eliminato le compresenze, erano stati già decurtati n. 3 posti comuni nella scuola primaria, inoltre spiegava come nell'anno scolastico 2010-2011 si potesse articolare una prima classe a tempo pieno con il solo mantenimento degli attuali 31 posti comuni e cioè senza alcun aumento di personale;
a sua volta il comune di Castiglion Fiorentino in data 23 marzo 2010 con nota n. 5415 ha dichiarato che «nulla-osta» all'attivazione di una classe a tempo pieno;
la richiesta sopra esposta non comporta un aumento di organico per la istituzione scolastica, anzi l'istituzione di una classe a tempo pieno non determinerebbe alcun aumento rispetto alla situazione attuale che, data la perdita di una classe, vedrebbe comunque la diminuzione di n. 1 unità di personale;
il numero medio di alunni iscritti alle classi prime risulta di n. 24,75 alunni a classe;
il numero di alunni già iscritti al tempo pieno risulta cospicuo, n. 23 alunni, ma vi sono ancora alcuni indecisi e nelle attuali prime c'è una situazione di grave difficoltà di apprendimento che potrebbe far presupporre una possibile ripetenza con orientamento verso il tempo pieno;
nel comune di Castiglion Fiorentino non è attualmente previsto in nessuno dei due istituti il servizio di tempo pieno, per cui la sua attivazione consentirebbe di diversificare opportunamente l'offerta formativa e di rispondere ad alcuni bisogni di carattere sociale e culturale;
il comune di Castiglion Fiorentino non è piccolo, e conta infatti circa 13.700 abitanti (trend in crescita nell'ultimo quinquennio, anche a causa di numerosi nuovi insediamenti abitativi) ed è l'unico comune del distretto Valdichiana a non avere almeno una classe primaria di tempo pieno, in modo tale da far fronte ad esigenze di carattere non solo educativo ma anche sociale, considerate le peculiarità del territorio castiglionese e in ordine ai bisogni sociali, agli aspetti lavorativi ed ai movimenti di popolazione;
nel comune risiedono attualmente numerose famiglie immigrate, di cui una buona percentuale di nazionalità straniera, spesso prive di una rete parentale di supporto. Per queste famiglie i riferimenti istituzionali rivestono una estrema importanza. Molti genitori lavorano con turni prolungati o in sedi distanti da quella di residenza, restando molte ore fuori casa e sono costretti a delegare a terzi l'assistenza dei figli;
per tutto quanto sopra esposto, non è un caso, che da una recente indagine sulla qualità della vita nel territorio castiglionese sia emerso come nodo problematico l'assenza di servizi di scuola a tempo pieno;
nonostante quanto sopra esposto, in data 18 maggio 2010 l'ufficio scolastico provinciale di Arezzo con nota n. 3153 ha comunicato alla istituzione scolastica una contrazione di 2 posti comuni di scuola primaria, da n. 31 a n. 29, e di conseguenza l'istituzione di n. 4 classi prime a tempo normale. Ciò implica l'assenza del tempo pieno;

quanto sopra dettagliato, sta accadendo a Castiglion Fiorentino, in un trend in cui si registra negli ultimi anni comunque una diminuzione di personale, non per il calo generale del numero degli alunni che anzi, complessivamente è in aumento, ma per l'innalzamento della percentuale del numero di alunni per classe;
gli insegnanti su posto comune sono tutti titolari (con incarico a tempo indeterminato) e che pertanto ogni diminuzione determina la perdita della continuità didattico-educativa per la/le classe/i di competenza;
i genitori di 23 bambini della scuola elementare G. Ghizzi, non vedendo soddisfatte le richiesta di tempo pieno, insieme ad altri 100 genitori interessati, hanno sottoscritto una petizione che è stata inviata al sindaco, al dirigente scolastico, al dirigente dell'ufficio scolastico provinciale e regionale e allo stesso Ministro Maria Stella Gelmini. In questa petizione viene chiesto al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di rivedere la decisione assunta e che almeno in sede di organico di fatto 2010-2011 possa essere autorizzata una classe a tempo pieno presso la scuola elementare G. Ghizzi di Castiglion Fiorentino (Arezzo). In conformità con quanto richiesto al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca si assicura inoltre:
a) che esistono e funzionano le strutture previste;
b) che la scuola dispone di ambienti adeguati (fra l'altro nel prossimo anno scolastico rientrerà in possesso di ulteriori locali attualmente in uso all'I.I.S. «G. da Castiglione») ed attrezzature (palestra, laboratori, ecc.);
c) che l'Ente locale si è impegnato ad assicurare il servizio mensa, fra l'altro già presente nella scuola;
d) che le richieste per attivare la classe sono attualmente n. 23 ed in probabile aumento;
i genitori delle future classi quarte di Manciano hanno fatto pervenire al sindaco un'ulteriore petizione dettagliata e motivata (i loro figli hanno cambiato insegnante ogni anno) in cui si chiedono al comune spiegazioni e soluzioni contro questo ennesimo trasferimento di personale -:
se il Ministro non ritenga urgente ed indispensabile verificare la ragione per la quale ancora non è stata autorizzata la classe a 40 ore settimanali richiesta dalle famiglie di Castiglion Fiorentino, disporre che la classe in questione venga autorizzata ed eventualmente attribuire un numero congruo di insegnati di scuola primaria al fine di consentire all'ufficio scolastico regionale della Toscana di autorizzare, a sua volta, la classe di scuola primaria funzionante con il tempo scuola che rispetti le scelte irrevocabili e ampiamente caldeggiate dalle famiglie di Castiglion Fiorentino per esigenze non derogabili ed alle quali non possono essere date risposte esaurienti in altro modo, come ampiamente argomentato nelle premesse.
(5-03129)

GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
antecedentemente al «Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti professionali ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», emanato con decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, l'area di professionalizzazione, anche denominata «terza area», era disciplinata: dal decreto ministeriale 24 aprile 1992, che riguarda il Progetto 92; dalla circolare ministeriale 206 del 23 giugno 1992, che richiama le disposizioni della circolare ministeriale 135 del 21 maggio 1991 che a sua volta fornisce le prime istruzioni su come organizzare i corsi post-qualifica; dal decreto ministeriale 15 aprile 1994, che definisce programmi e orari di insegnamento nei corsi

post-qualifica; dalla ordinanza ministeriale 80 del 9 marzo 1995, che disciplina i corsi surrogatori da attivare nel caso di difficoltà di attivazione dei corsi da parte della Regione;
il decreto ministeriale 15 aprile 1994 definisce i programmi e gli orari di insegnamento per i corsi post-qualifica degli istituti professionali, prevedendo l'area delle discipline umanistiche, scientifiche e di indirizzo con 900 ore annuali da svolgersi in 5 giorni alla settimana e l'area di professionalizzazione, di durata non inferiore a 300 ore annuali e di competenza regionale, svolta di norma in un giorno alla settimana e in alcuni casi in moduli intensivi da eseguire nei modi e tempi definiti in sede progettuale, tenuto conto del calendario scolastico generale. A tale proposito, l'esperienza maturata negli ultimi quindici anni ha mostrato l'importanza dei moduli incentrati sulla pratica lavorativa e su esperienze maturate in stage presso aziende e/o attività produttive;
le attività dell'area di professionalizzazione sono state fino ad ora inserite nell'ambito della programmazione annuale degli istituti professionali e hanno fatto parte dei piani dell'offerta formativa;
i percorsi dell'area di professionalizzazione sono stati attuati in via principale attraverso convenzioni con le regioni e in via surrogatoria da parte dell'istituto, nel caso di difficoltà di realizzazione di percorsi basati sull'offerta regionale (vedi ordinanza ministeriale 80 del 9 marzo 1995);
al termine degli studi lo studente ha conseguito il diploma di scuola secondaria superiore e la qualificazione professionale regionale ovvero, nel caso di corso in surroga, l'istituto certifica gli ambiti di specifica professionalità frequentati dagli allievi;
il fulcro della gestione dell'area di professionalizzazione è stata, fino ad ora, un'attenta programmazione degli interventi, individuando le offerte occupazionali del territorio e le richieste di professionalità specifiche da parte delle aziende e dei comparti produttivi;
con preoccupazione si rileva che il citato «Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti professionali...» all'articolo 8, comma 3 prevede che «L'area di professionalizzazione di cui all'articolo 4 del decreto del Ministro della pubblica istruzione 15 aprile 1994 è sostituita, nelle quarte e quinte classi, funzionanti a partire dall'anno scolastico 2010/2011 e sino alla messa a regime dell'ordinamento di cui al presente regolamento, con 132 ore di attività in alternanza scuola lavoro a valere sulle risorse di cui all'articolo 9, comma 1, del decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77». La relazione tecnica del suddetto Regolamento chiarisce che sono previste 2 sole ore settimanali di alternanza scuola lavoro nelle classi quarte e quinte, vale a dire 66 ore per ogni anno: si tratta di un tempo insufficiente per poter svolgere un'articolata attività di area di professionalizzazione con presenza di esperti esterni in aula e con attività di stage presso le Aziende. Fino ad ora, per ogni classe quarta e quinta sono state svolte circa 150 ore di lezione frontale o in laboratorio con la presenza di esperti presso la scuola e circa 160 ore di stage presso le aziende del territorio. La validità di questa impostazione è stata ampiamente condivisa con le aziende del territorio per il tramite delle associazioni datoriali di riferimento;
altrettanta preoccupazione desta il fatto che il citato riordino per il settore Industria e Artigianato, e per entrambi gli indirizzi «Produzioni industriali e artigianali» e «Manutenzione e assistenza tecnica» non faccia esplicito richiamo alle attività e agli obiettivi dell'area di professionalizzazione per i diplomi e si limiti ad un paio di generici riferimenti sono indirettamente riconducibili all'area di professionalizzazione nei profili C1 e C2, ove è previsto che «Le sue competenze tecnico professionali sono riferite alle filiere dei settori produttivi generali ... e specificamente sviluppate in relazione alle esigenze espresse dal territorio» e, ancora, nel profilo C2 ove è indicato che «Le competenze dell'indirizzo Manutenzione ed Assistenza tecnica sono sviluppate ed integrate

in coerenza con la filiera produttiva di riferimento e con le esigenze del territorio»;
appare evidente come il decreto ministeriale 15 aprile 1994 sia più puntuale ed esaustivo nel definire gli obiettivi e la programmazione dell'area di professionalizzazione;
le risorse messe a disposizione per la realizzazione dell'area di professionalizzazione e delle attività di alternanza scuola lavoro, pur previste dall'ordinamento, sono sempre risultate inadeguate, anche in considerazione delle loro esclusione dagli organici -:
se il Ministro interessato, anche alla luce dell'esperienza fino ad ora condotta, non ritenga tale monte-ore insufficiente per poter svolgere una adeguata attività di area di professionalizzazione basata sulla pratica lavorativa e su stage presso aziende e/o attività produttive e se tale impostazione non smentisca l'obiettivo del riordino, più volte proclamato, di avvicinare la scuola al mondo del lavoro;
se, anche in considerazione della sua incidenza sull'esame di Stato finale, non intenda potenziare l'area di professionalizzazione con idonee risorse aggiuntive a quelle previste.
(5-03132)

PES. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto professionale per l'agricoltura e l'ambiente di Bonorva (Sassari) opera da 40 anni, servendo un grosso bacino d'utenza rappresentato da tutti i 15 comuni della zona;
da 25 anni l'istituto propone un corso di studi completo (dalla I alla V), i dati statistici di questi anni confermano che quasi la totalità degli iscritti segue il percorso quinquennale con il raggiungimento del diploma di agrotecnico;
le classi II e IV dell'istituto corrono il rischio della soppressione in quanto il numero degli iscritti, rispettivamente 10 e 12 non risponderebbe alla disposizioni vigenti;
gli allievi che frequentano tale istituto sono fortemente motivati nella scelta dell'indirizzo di studi, in quanto la maggior parte di essi provengono da famiglie del mondo agricolo;
l'eventuale soppressione delle classi determinerebbe l'abbandono scolastico da parte degli allievi che non potrebbero frequentare alcun istituto professionale per l'agricoltura raggiungibile con i mezzi pubblici o datato di convitto;
le politiche di contrasto alla dispersione scolastica e allo spopolamento rurale messe in atto dall'Unione europea e dalle amministrazioni statali e regionali sarebbero in questo modo sconfessate;
l'eventuale soppressione delle classi determinerebbe la rapida e irreversibile chiusura dell'istituto: nessun genitore iscriverebbe il proprio figlio in una scuola in cui non sarebbe possibile raggiungere il diploma;
la chiusura dell'Istituto rappresenterebbe un ulteriore grave danno a carico dell'intero territorio, in quanto determinerebbe un impoverimento dell'offerta formativa professionale agricolo, particolarmente importante in un territorio in cui i settori trainanti dell'economia sono quello agro-zootecnico e agro-industriale, con relativo abbandono del territorio da parte dei ragazzi;
la chiusura dell'istituto causerebbe inoltre la perdita di posti di lavoro (docenti e personale ATA);
tutti i docenti, ad esclusione di uno, sono in ruolo e difficilmente - considerata la generalizzata diffusione dei tagli - potrebbero trovare sistemazione in altri istituti: per assurdo potrebbe accadere che parte dei docenti possa rimanere in servizio in sede «ad ore zero», regolarmente retribuita;
un importante gruppo imprenditoriale «Sistemi agro-energetici s.r.l.» ha

contattato l'istituto per stabilire una fattiva collaborazione, con l'intento di realizzare un progetto di sviluppo agricolo in terreni di proprietà del comune di Bonorva, confinanti con l'azienda dell'istituto;
non pare opportuno considerato fra l'altro che le disposizioni sul numero minimo di alunni per classe non dovrebbero riguardare le seconde classi considerate terminali nell'ordinamento degli istituti professionali, sopprimere di fatto una istituzione scolastica di cui si è descritto il significativo ruolo sociale e produttivo -:
se alla luce delle disposizioni vigenti, discendenti dai regolamenti di riordino della scuola secondaria superiore, sia inevitabile la chiusura dell'istituto di cui sopra, e quali iniziative intenda assumere il Ministro per evitare che in questo e in altri simili casi sia pregiudicato il diritto allo studio.
(5-03138)

Interrogazioni a risposta scritta:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una ricerca dell'Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione) emerge un forte divario nell'apprendimento tra nord e sud a partire dalle scuole primarie;
la ricerca che ha preso in considerazione quarantaseimila studenti in tutta Italia, e che ha coinvolto mille e sessantanove scuole campione, è basata sugli apprendimenti di italiano e matematica nella seconda e nella quinta classe elementare;
essa ha rivelato che, per quanto riguarda l'italiano, in seconda elementare, i bambini scritti in un istituto del sud hanno dato una percentuale di risposte corrette inferiore del 6 per cento rispetto a quelli che frequentano la stessa classe in un istituto del nord e che questo divario non si interrompe neppure con il prosieguo delle classi, giacché in quinta il divario resta attorno al 2 per cento;
egualmente accade per le materie come la matematica, per le quali, seppure inizialmente nelle seconde classi degli istituiti considerati sia del nord che del sud esiste una sostanziale equivalenza, il sud perde questa parità nella classe quinta dove vi è un 3 per cento in più di risposte corrette per il nord;
questa situazione pone maggiormente in evidenza il divario socio economico tra nord e sud, divario che si ripercuoterà sul futuro degli alunni delle scuole del sud; infatti, un livello più basso di formazione porterà a un percorso professionale frammentario, a bassi salari e alla precarietà, ripetendo un ciclo infinito di mancato sviluppo e di povertà delle regioni meridionali con le conseguenze difficili che si registrano tutt'oggi;
la mancanza di fondi e strutture per le scuole del sud, che consentano di colmare il divario culturale degli alunni con realtà sociali più compromesse, rischia di incidere negativamente sullo sviluppo del nostro Paese -:
quali urgenti iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per risolvere una situazione che si fa di giorno in giorno sempre più compromessa, per rimuovere quegli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto l'eguaglianza dei cittadini, ai fini del pieno sviluppo della persona umana e per consentire anche ai bambini delle regioni del sud di colmare il gap culturale che li divide sempre più da quelli del nord.
(4-07748)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla rimodulazione degli orari scolastici in particolare per quanto riguarda l'insegnamento della matematica nei licei scientifici ed a voci che

si susseguono e che parlano di accorpamento della medesima materia con l'insegnamento di fisica -:
se rispondano al vero le notizie sopra riportate che vedrebbero il trasferimento degli insegnanti abilitati al solo insegnamento della matematica agli istituti tecnici e se si intenda chiarire quale sarà la loro prospettiva futura.
(4-07752)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la nuova classe di concorso A-25 Matematica, che sostituirebbe l'attuale 47/A Matematica, permetterebbe l'insegnamento della suddetta materia nei vari istituti tecnici e professionali e per ciò che riguarda i licei, solamente nel liceo scientifico, con opzione scientifico-tecnologico;
si evince che viene a mancare perciò sia la possibilità di continuare ad insegnare nel biennio del liceo di ogni indirizzo, sia quella tanto auspicata dai laureati in matematica, vincitori di concorso ordinario in matematica di insegnare la materia in tutti i cinque anni del corso di studi liceale, separando di fatto gli insegnamenti di matematica e fisica e consentendo che l'insegnamento sia espressione effettiva delle scelte fatte a suo tempo (laurea e partecipazione a concorso ordinario) e delle competenze acquisite durante l'attività di lavoro e non come spesso succede, di adeguamenti più o meno forzati o costretti da particolari circostanze, che producono, in molte situazioni, quell'analfabetismo matematico così giustamente denunciato e rimproverato ai nostri ragazzi;
gli insegnanti che hanno una laurea in matematica, che hanno vinto concorsi ordinari in matematica e che hanno insegnato molti anni in licei scientifici si troveranno soprannumerari e torneranno ad essere precari;
alla luce di questo sarebbe opportuno attuare una riforma che permetta la tanto auspicata separazione della cattedra di matematica da quella di fisica nei licei proprio perché le due discipline hanno approcci estremamente diversi e la formazione culturale dell'insegnante influisce in modo determinante sulla qualità dell'insegnamento -:
se non intenda adattare iniziative volte ad evitare che i laureati in matematica risultino esclusi dall'insegnamento di matematica in quasi tutti i licei a vantaggio di insegnanti con lauree non specificatamente in matematica.
(4-07753)

NEGRO, RIVOLTA e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alla vigilia degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, un numero consistente di commissari esterni e di presidenti (molti dei quali insegnano lettere, latino e matematica), componenti delle commissioni d'esame nominate dai singoli uffici scolastici regionali, avrebbero rinunciato al relativo incarico «per motivi di salute», provocando una serie di gravi disservizi e aggravi di spesa;
da alcuni dati, resi noti dalla stampa nazionale, le defezioni più consistenti si sarebbero registrate in Puglia (20 per cento), in Piemonte (200 tra commissari e presidenti), in Veneto (5-6 per cento), in Abruzzo, in Emilia Romagna, in Umbria (13 presidenti e 44 professori), in Lombardia (183 commissari e presidenti nominati a Milano, Monza e Brianza) con picchi elevati in alcune città tra cui Treviso (10 per cento), Padova (12 per cento) L'Aquila (sei presidenti e 31 commissari) -:
se i dati di cui in premessa corrispondano al vero;
nel caso, se non ritenga opportuno sollecitare presso le competenti gerarchie periferiche, iniziative volte a verificare la validità della richiesta di esonero per malattia dall'incarico di «commissario o presidente» agli esami di Stato conclusivi dei

corsi di studio di istruzione secondaria superiore.
(4-07772)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
presso gli Istituti tecnici nautici che hanno adottato il progetto Nautilus sono impartite, nei primi tre anni, 11 ore settimanali assegnate alla classe di concorso A060 (Scienze naturali, chimica, geografia, microbiologia) articolate come segue: 4 ore di scienze naturali con elementi di biologia marina al primo anno, 4 ore di chimica e laboratorio nelle seconde classi e 3 ore di chimica ambientale nelle classi terze;
il «Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti tecnici ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», emanato con decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, dispone un nuovo assetto delle discipline di ambito scientifico per gli «Istituti tecnici per il trasporto e la logistica». Per ogni anno del biennio sono previste 3 ore di scienze integrate - chimica (assegnate alla classe di concorso A013) di cui 2 in compresenza e 3 ore di scienze integrate - fisica (assegnate alla classe di concorso A038) di cui 2 in compresenza, oltre a 2 ore di scienze della terra nelle classi prime e altrettante ore di scienze della vita in seconda. Le discipline assegnate alla classe di concorso A060 si ridurranno quindi da 11 a 4, nonostante l'insegnamento di scienze integrate - chimica richiami per finalità e contenuti quelli di chimica e laboratorio e di chimica ambientale, che i progetti Nautilus ed Orione negli istituti tecnici nautici hanno assegnato alla classe A060;
ne consegue che dal prossimo anno scolastico i docenti di detta classe di concorso pur continuando a insegnare chimica nelle seconde e terze, non potranno farlo nelle classi prime e diventeranno soprannumerari: si determinerà pertanto una minore stabilità dell'organico, con conseguenze negative per i singoli docenti e per l'organizzazione didattica, così come verrà meno la continuità didattica, con effetti sfavorevoli per l'apprendimento degli studenti;
la sostituzione di chimica e laboratorio e chimica ambientale con scienze integrate - chimica avviene senza il riconoscimento della atipicità, assunta per altre classi di concorso al fine di salvaguardare i posti di lavoro e la stabilità degli organici di istituto. Tale decisione appare in contraddizione con quanto dichiarato dalla nota datata 11 maggio 2010, n. 4968 della D.G. del personale scolastico prevede che: «Gli insegnamenti che trovano confluenza in più classi di concorso del pregresso ordinamento devono essere trattati come insegnamenti "atipici" la cui assegnazione alle classi di concorso deve prioritariamente mirare a salvaguardare la titolarità dei docenti presenti nell'istituzione scolastica, la ottimale determinazione delle cattedre e la continuità didattica» -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessaria una revisione delle atipicità che tenga conto delle osservazioni sopra riportate e, di conseguenza, non preveda per l'Istituto tecnico settore trasporti e logistica, che sostituisce gli istituti tecnici navali, di assegnare le scienze integrate - chimica anche agli insegnanti che fino ad ora ne hanno avuto titolarità, inclusi i docenti appartenenti alla classe di concorso A060.
(4-07775)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
essendo ritenuta la conoscenza della musica indispensabile per le professionalità attive nel campo dell'educazione e dell'azione sociale, l'insegnamento di tale disciplina è stata fino ad ora presente in tutti i licei derivanti dall'Istituto Magistrale quadriennale: nel liceo linguistico e nel liceo socio psicopedagogico della sperimentazione

Brocca, mentre nel liceo delle scienze sociali la materia compare sotto il nome di «Linguaggi non verbali e multimediali». L'insegnamento era presente anche in alcuni indirizzi degli istituti tecnici e degli istituti professionali;
nonostante le molteplici e ripetute dichiarazioni rilasciate da esponenti del Governo sull'importanza dell'educazione musicale e l'enfasi con cui è stata annunciata l'istituzione dei licei musicali, dal prossimo anno scolastico l'insegnamento di musica sarà di fatto cancellato dai curricula di tutti gli indirizzi liceali, come previsto dal Regolamento recante «Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», emanato con decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010. «Musica» e «strumento musicale» sono presenti solo tra gli «Insegnamenti attivabili sulla base del Piano dell'Offerta Formativa nei limiti del contingente di organico assegnato all'istituzione scolastica» (allegato H), vale a dire tra gli insegnamenti non obbligatori;
a seguito del citato riordino della scuola superiore, l'insegnamento di musica è previsto per 2 ore, di cui una in compresenza, nel secondo anno degli istituti professionali con indirizzo servizi socio sanitari;
la grave decisione di cancellare la musica dai curricula della scuola italiana comporterà l'impoverimento generale dell'offerta formativa, poiché in modo del tutto irresponsabile il linguaggio dei suoni è stato estromesso dalla realtà evolutiva, e determinerà l'estinzione di un'intera categoria di docenti, quelli appartenenti alla classe di concorso A031;
le conseguenze di tali decisioni non potranno essere compensate, culturalmente e pedagogicamente, dall'istituzione di un numero residuale di licei musicali, inadeguato ad accogliere tutti gli studenti che hanno mostrato interesse per il nuovo percorso di studi. Per gli esclusi, non resterà che sollecitare le proprie attitudini e forgiare il proprio talento frequentando altre strutture educative a pagamento, quali scuole private o civiche;
la musica è legata a uno degli ambiti di eccellenza della cultura italiana e il ruolo dell'educazione musicale nella formazione delle nuove generazioni è insostituibile -:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto illustrato in premessa e in considerazione dell'importanza che la musica riveste nella cultura e nella tradizione italiana, non ritenga opportuno rivedere i curricula dei licei per includervi l'insegnamento dell'educazione musicale - accogliendo le legittime aspettative dei docenti delle classi di concorso A031 - e se non reputi opportuno aumentare il numero di licei musicali.
(4-07776)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

BARBATO e RAZZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Best Contact Lazio (BCL) è una società di call center specializzata nel settore bancario e creditizio con sede operativa in Roma alla via Staderini 93 e con sede legale in viale Liegi 44, sede tra l'altro del gruppo Omega, leader del settore call center;
tra i maggiori clienti della Best Contact Lazio sono da annoverare Findomestic, CartaSì, Banca Fideuram, Ucifin del gruppo Unicredit, Finemiro del gruppo IntesaSanPaolo, Bnl, Ace, Mediaset e altri;
la Best Contact Lazio è però una società fondata negli anni '90 (si chiamava Metron con sede nel quartiere Prati) che ha cambiato più volte gestione, sede e ragione sociale;

la Best Contact Lazio otto mesi fa si chiamava infatti Banking&Financial Services, il cui direttore delle risorse umane era Giampaolo Gualla e amministratore delegato Mauro Lancellotti;
Gualla è stato direttore risorse umane del gruppo Acroservizi, a cui fa capo la Banking&Financial Services, mentre Lancellotti è stato amministratore delegato di Acroservizi e amministratore delegato del gruppo Omnia Service Center, sempre operante nel settore in esame, altro call center fallito e ubicato nello stesso palazzo della Best Contact Lazio;
nell'autunno del 2009 il 75 per cento della titolarità della Banking&Financial Services è stato ceduto al Gruppo Omega senza valide motivazioni, ma solo per «stanchezza» dell'amministratore, stando alle dichiarazioni di Mauro Lancellotti, il quale sostiene che si sarebbe «stancato dell'esperienza con la società e avrebbe deciso di cedere l'attività» e le redini sono state assunte dalla dottoressa Simona Guarino, altro personaggio di spicco nella vicenda, in quanto ha rivestito sin dal 2004 ruoli manageriali nella BFS;
il gruppo Omega è ben noto per la vicenda che riguarda l'acquisizione di Agile da Eutelia un anno fa con il successivo licenziamento di circa mille lavoratori;
in poco tempo Banking&Financial Services ha cambiato ragione sociale in «Gilla», fino a diventare Best Contact Lazio;
la Best Contact Lazio, nella persona della dottoressa Simona Guarino, ha annunciato nel mese di maggio 2010 la sua messa in liquidazione ed il licenziamento collettivo di tutti i 415 dipendenti, di cui 354 con contratto a tempo indeterminato e 61 a tempo determinato;
la suddetta società ha reso noto di trovarsi nella necessità di provvedere al licenziamento collettivo «per una gravissima crisi aziendale dovuta alla notevole e irreversibile diminuzione delle commesse» poiché molte delle sopracitate società-clienti avrebbero disdetto improvvisamente e contemporaneamente i contratti con la BCL;
la dichiarazione della suddetta società appare speciosa in quanto il livello delle commesse non è mai diminuito addirittura fino al termine delle procedure di licenziamento;
contemporaneamente i lavoratori riassunti dalla Call&Call negli stessi giorni in cui la BCL dimetteva le attività, provvedevano a garantire le medesime attività per conto dei medesimi committenti della BCL;
di fatto pertanto le attività non sono mai cessate, ma è avvenuto un semplice «passaggio di cantiere» sia di parte delle risorse umane sia delle attività collegate alle commesse di lavoro;
il risultato del passaggio è stato il licenziamento di quella parte di lavoratori della BCL che evidentemente erano in esubero;
nei giorni successivi la comunicazione, si è riunita un'assemblea sindacale con i confederati CGIL, CISL e UIL che hanno iniziato la mediazione con la Call&Call, importante società di call center la cui nuova sede è sorta a 200 metri dalla sede della Best Contact Lazio e il cui direttore delle risorse umane è Giampaolo Gualla, ex direttore della BFS;
il direttore Simona Guarino ha predisposto così una lista di 220 dipendenti, stilata senza alcuna indicazione dei criteri, che saranno riassorbiti dalla Call&Call;
la Call&Call, che riassorbirà parte dell'organico della Best Contact Lazio, ha fatto proprie in realtà anche parte delle sue commesse, commesse che la società aveva dichiarato di non avere più;
inoltre la Call&Call avrebbe fatto firmare agli ex dipendenti della BCL un contratto a tempo determinato di un anno solo dopo la mobilità e un'insolita liberatoria

con cui si rinuncia a qualsiasi rivalsa legale nei confronti delle aziende committenti, tra le quali CartaSì;
la società CartaSì, infatti, ha avuto in passato contenziosi con i lavoratori della BCL poiché firmataria di un accordo che la impegnava ad assumere dalla BCL i lavoratori in appalto;
i restanti lavoratori, dopo un accordo redatto presso l'assessorato lavoro, politiche sociali e famiglia della regione Lazio, sono stati messi in mobilità fino a dicembre con l'80 per cento dello stipendio, ma hanno perso oltre al posto di lavoro anche scatti di anzianità, ferie, TFR e gli stipendi degli ultimi due mesi -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere verso i dipendenti che hanno perso ingiustamente il lavoro e tutte le spettanze poiché i motivi del licenziamento appaiono non supportati dai fatti, dunque secondo gli interroganti illegittimi e chiaramente finalizzati all'eliminazione di esuberi;
quali iniziative intenda assumere affinché venga chiarita l'articolata e scandalosa vicenda della Best Contact Lazio che coinvolge non solo centinaia di lavoratori, ma anche società del settore bancario e finanziario con dubbi sul loro coinvolgimento, responsabilità e complicità negli eventi descritti;
quali iniziative normative si intendano assumere affinché venga impedito agli imprenditori dei call center, non nuovi a simili prassi di aperture e chiusure spregiudicate di società, che provocano il licenziamento da un giorno all'altro dei lavoratori, senza una effettiva verifica della liceità del loro operato, anche sotto l'aspetto penale, tributario e fiscale e in particolare affinché simili prassi ormai usuali nel settore dei call center, siano sottoposte ad una regolamentazione che sia di garanzia per i lavoratori del settore.
(4-07779)

TESTO AGGIORNATO AL 29 GIUGNO 2010

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CENNI, OLIVERIO, ZUCCHI, BRANDOLINI, SANI, AGOSTINI, SERVODIO e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 giugno 2010 è stata recapitata al direttore dell'Ersa (Azienda regionale per lo sviluppo rurale del Friuli Venezia Giulia) una lettera anonima contenente alcune foglie di pianta di mais e una mappa topografica indicante un campo vicino Fanna, in provincia di Pordenone, dove, secondo la missiva allegata, sarebbero state messe a dimora nel terreno sementi di piante ogm: lo ha reso noto nel corso di una conferenza stampa Claudio Violino, assessore alle risorse agricole, naturali e forestali della regione Friuli Venezia Giulia;
dalle analisi effettuate dai tecnici dei laboratori dell'Ersa, è emerso, secondo quanto comunicato dalla regione, che il materiale vegetale inviato nella lettera appartiene effettivamente a piante di mais geneticamente modificate, ma «al momento nulla prova che tale materiale coincida con le piante esistenti nel luogo indicato»;
l'assessore Claudio Violino ha comunque informato della vicenda le autorità giudiziarie preposte. Secondo la legge nazionale, in particolare il decreto legislativo n. 212 del 24 aprile 2001 «Attuazione delle direttive 98/95/CE e 98/96/CE concernenti la commercializzazione dei prodotti sementieri, il catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole e relativi controlli», è infatti vietato mettere in coltura sementi di varietà geneticamente modificate senza avere prima ottenuto un'apposita autorizzazione interministeriale (Ministeri della salute, delle politiche agricole, alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Senza tali autorizzazioni l'autore della semina di organismi geneticamente

modificati è punibile con l'arresto da 6 mesi a 3 anni o con l'ammenda fino a 50 mila euro;
la prossima fioritura delle piante «sospette» è motivo di forte preoccupazione (anche in virtù dei fatto che recentemente le associazioni «Agricoli federati» e «Movimento libertario», in seguito al respingimento da parte dei Ministeri competenti della richiesta di autorizzazione di sementi transgeniche, avevano minacciato di seminare comunque piante di organismi geneticamente modificati nella provincia di Pordenone), poiché, qualora risultassero geneticamente modificate, potrebbero contaminare le colture circostanti;
in Italia non esistono ad oggi norme che regolino una possibile coesistenza tra coltivazioni di organismi geneticamente modificati e agricoltura biologica e convenzionale;
il Presidente Barroso ha preannunciato la sua intenzione di demandare agli Stati membri ogni decisione in merito alla coltivazione di organismi geneticamente modificati e presumibilmente nei prossimi giorni saranno rese pubbliche le norme comunitarie in merito;
tale episodio rappresenterebbe un pericoloso precedente e configurerebbe un reale rischio per la nostra agricoltura biologica e convenzionale -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere, anche in collaborazione con la regione interessata, per appurare la natura genetica delle piante di mais «sospette» presenti nella provincia di Pordenone e, qualora risultassero organismi geneticamente modificati, quali iniziative intenda assumere, nel rispetto delle competenze regionali e della normativa nazionale vigente, per impedire che le colture tradizionali e biologiche circostanti possano essere contaminate e per condannare tale irresponsabile atto.
(5-03137)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO, DI GIUSEPPE, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
da un'inchiesta del Sole 24 Ore del marzo 2009, era emerso come la regione Molise avesse un rapporto di un dipendente ogni 226 abitanti, più del doppio della media nazionale;
il 16 giugno 2010 il Giornale, rifacendosi a quella classifica, pubblicava un articolo in cui venivano evidenziati anche il numero dei dirigenti (119) e i compensi dei dipendenti (800) tratti dal sito della regione stessa;
il 18 giugno 2010, il presidente della regione Molise, rispondendo al quotidiano di cui sopra, evidenziava come entro il 2011 ci sarà un decremento del 40 per cento dei dirigenti e del 10 per cento dei dipendenti, per la riduzione da 6 a 1 dei direttori generali, e che, per quanto riguarda le consulenze, il loro numero è già stato ridotto;
in data 20 maggio 2010, il Consiglio dei ministri, ha deliberato, su proposta del Ministro per i rapporti con le regioni, l'impugnazione della legge regionale n. 10 del 2010, che prevedeva di elargire, ai dirigenti preposti ad alcune strutture, una retribuzione di posizione superiore a quanto stabilito dal vigente contratto collettivo nazionale di comparto; la legge regionale violava la normativa statale che impone alle pubbliche amministrazioni il rispetto di tale contratto nonché, secondo la nota del Ministero, si poneva in contrasto con i principi costituzionali in materia di ordinamento civile, di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione;
in data 16 giugno 2010, in un editoriale del Corriere della Sera veniva evidenziato

come i cittadini molisani pagano 4 milioni l'anno di pigioni per gli uffici della loro regione a Campobasso e hanno ben due sedi di proprietà a Roma, oltre ad aver acquistato negli anni scorsi un ex albergo e uno stabile dell'Enel per una spesa complessiva di 18 milioni: 56 euro a molisano;
durante la Conferenza dei presidenti della conferenza Stato-Regioni del 15 e 16 giugno 2010, indetta in vista della prossima manovra economica, il presidente della regione Molise dichiarava ai giornalisti la sua «preoccupazione per quella parte della manovra che vede tagli importanti a carico delle regioni con l'inevitabile possibilità che essi compromettano i servizi e i Fondi destinati nell'espletamento delle funzioni delegate da parte del Governo centrale alle autonomie regionali e riguardanti il sostegno alle imprese e all'agricoltura» -:
se non si intenda promuovere, in sede di Conferenza Stato-regioni, un piano finalizzato al monitoraggio dello stato di attuazione delle misure volte alla semplificazione, efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni.
(4-07746)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

DISTASO, DI CAGNO ABBRESCIA, SISTO, LISI, ANTONIO PEPE, LAZZARI, FRANZOSO, BARBA, FUCCI e SAVINO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge regionale del 26 ottobre 2007, n. 28, articolo 2, comma 1, lettera a), ha certificato che alla data del 31 dicembre 2005 il conto economico del sistema sanitario pugliese, registrava un risparmio pari ad euro 9.034.000.00;
dal 2006 al 2009 la gestione del servizio sanitario regionale tornava in deficit, determinando un debito rilevante, parzialmente coperto con addizionali fiscali regionali, risorse del bilancio autonomo regionale, probabilmente, col dirottamento delle risorse annuali per gli obiettivi di piano a spesa corrente indistinta e con altri artifizi vari; in particolare, per la copertura del disavanzo del 2006, la regione aveva previsto l'alienazione (a tutt'oggi non avvenuta) di beni del patrimonio disponibile delle aziende sanitarie per 60 milioni di euro;
nella relazione di accompagnamento al bilancio di previsione del 2010 della regione Puglia, si legge testualmente: «La copertura dei risultati così determinati al tavolo di verifica è stata sempre garantita dalla regione Puglia nei vari esercizi, le differenze, tuttavia, accumulatesi nel tempo e ammontanti complessivamente ad euro 1.000 milioni, attendono di essere ripianate e non mancano ovviamente di causare una sofferenza finanziaria che, di fatto, ha penalizzato i fornitori del SSR attesi i ritardi nei pagamenti da parte delle aziende sanitarie mediamente superiori ai 365 giorni. Tutto ciò aggravato da procedimenti legali, contenziosi, pignoramenti e incrementi per interessi di mora»;
per l'anno 2009 il tavolo ministeriale di verifica «Massicci», sulla base dei dati preconsuntivi, relativi alle sole partite contabili oggetto di verifica tra Stato e regioni, ha accertato che la copertura prevista dalle addizionali fiscali regionali non è sufficiente a coprire le perdite contabilizzate al 31 dicembre 2009 e, ai sensi dell'articolo 1, comma 174, della legge n. 311 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, il Presidente del Consiglio dei ministri, con nota del 14 aprile 2010, n. USG0001826P, ha diffidato il presidente della regione Puglia a provvedere, alla copertura della quota di disavanzo pari a 138,926 milioni di euro. Il presidente, nella qualità di Commissario ad acta, ha adempiuto con propri decreti n. 1, 2 e 3 del 31 maggio 2010;
i bilanci di esercizio 2009 delle aziende sanitarie della regione Puglia,

chiusi al 30 aprile 2010, hanno tuttavia accertato una perdita ben superiore a quella registrata nel monitoraggio dell'ultimo quadrimestre del 2009, così come di seguito riportato:
Milioni di euro:
ASL, BA: -122;
ASL, BR: -55;
ASL, BT: -9;
ASL, FG: -81;
ASL, LE: -89;
ASL, TA: -83;
Policlinico Bari: -57;
Ospedali Riuniti Foggia: -19;
Irccs Giovanni XXIII: -8;
Irccs De Bellis: 0;
Totale: -523.
Risulta, dalla incontestabile esposizione delle note integrative dei bilanci di esercizio, che nelle situazioni patrimoniali delle aziende e, quindi, nella loro effettiva esposizione debitoria, sono presenti partite attive (crediti vari, crediti verso regione, e altro) da svalutare con effetti di sopravvenienza negativa, non inferiori a 200 milioni di euro, a cui è da aggiungersi la necessità di una verifica per accertare a quanto ammontino le risorse necessarie per ferie non godute da parte del personale del servizio sanitario regionale (attualmente stimate in alcune decine di milioni di euro);
la regione Puglia in data 28 aprile 2010 ha richiesto di sottoscrivere, a norma della legge 23 dicembre 2009, n. 191, articolo 1, comma 97, un piano di rientro per ottenere i finanziamenti ancora trattenuti dallo Stato per le annualità 2006 e 2008 per non aver osservato il vincolo di bilancio. Il piano di rientro non risulta essere stato adottato, a tutt'oggi, dalla giunta regionale e il monitoraggio del primo trimestre 2010 sui conti delle aziende sanitarie ha già evidenziato uno scostamento significativo negativo dalle previsioni: in particolare, la sola spesa farmaceutica fa segnare un incremento del 2,2 per cento rispetto al 2009, in mancanza di qualsivoglia iniziativa della regione e delle aziende per il governo della domanda;
allo stato delle cose, è impossibile accertare che gli obiettivi del piano di rientro siano effettivamente in grado di garantire il riequilibrio economico finanziario della gestione del Servizio sanitario regionale;
la legge regionale n. 26 del 2006 aveva disposto una certificazione dei bilanci delle aziende sanitarie, anche ai fini della formazione di un bilancio consolidato regionale, disponendo testualmente: «Le aziende sanitarie, gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico ... in considerazione di quanto previsto dall'articolo 1 comma 291, della legge n. 266 del 2005 si avvalgono dell'attività professionale di una società di revisione ... per avviare il processo di introduzione della revisione contabile del bilancio di esercizio attraverso lo svolgimento di un indagine conoscitiva e di limitate procedure di revisione ... La Regione individua, secondo le procedure di legge e con gara ad evidenza pubblica, uno o più soggetti di provata esperienza nell'ambito della revisione contabile per l'espletamento delle attività citate». Tuttavia tale norma non ha avuto seguito applicativo, così come finora non ha trovato seguito la più recente analoga disposizione del patto per la salute 2010-2012 che ha ribadito l'esigenza, per la buona impostazione dei piani di rientro, ma anche in vista dell'attuazione del federalismo fiscale e della determinazione dei costi standard, della «certificazione della qualità dei dati contabili» consentendo alle regioni di finanziare l'operazione attingendo alle risorse di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 87 l'articolo 11, Intesa Conferenza Stato-regioni e province autonome 3 dicembre 2009, rep. 243/CSR);
le procedure contabili applicate dalla regione Puglia negli ultimi cinque anni,

non solo non hanno arginato il deficit ed il debito, ma ad avviso degli interroganti presentando difformità con i princìpi della contabilità civilistica, hanno mascherato i problemi di inefficienza e la loro reale dimensione: per cui nessuna certezza può esservi circa il risultato positivo di un piano di rientro elaborato in difetto di fondamentali informazioni per deliberare. Il procuratore regionale della Corte dei Conti all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2008, al riguardo ha affermato che bisogna meditare sulle misure, accorpate in maniera disorganica e farraginosa, contenute nel bilancio e riguardanti il riequilibrio della spesa sanitaria (Bari 15 febbraio 2008);
non si può neppure ignorare la connessione di tale situazione con la violazione da parte della regione del patto di stabilità negli anni 2006, 2008 e 2009; per il solo anno 2009 si è registrato uno sforamento di ben 731 milioni di euro, contribuendo ad aggravare indirettamente la crisi della finanza pubblica aggredita dalla speculazione internazionale;
il mancato rispetto del patto di stabilità costituisce inadempienza che comporta il mancato accesso alla quota integrativa del concorso dello Stato al finanziamento del S.S.R. (cosiddetta aliquota premiale); la legge n. 244 del 2007 (finanziaria 2008) all'articolo 2, comma 49, ha previsto, per le regioni che non hanno rispettato il patto di stabilità in uno degli anni precedenti il 2007, la possibilità di accesso al suddetto finanziamento integrativo, in presenza di sottoscrizione dell'accordo per il rientro dal disavanzo del settore sanitario;
a distanza di oltre due anni dall'intervento normativo che consente il recupero alla regione Puglia di oltre 290 milioni di euro di cui si era perso il diritto non è stato ancora sottoscritto il suddetto accordo col rischio di perdere definitivamente ingenti risorse;
anche per gli anni 2008 e 2009 risultano congelati e non erogati circa 200 milioni di euro per ciascun anno a causa dell'inadempienza raggiungendo un totale di quasi 700 milioni di euro a fronte dei quali risultano debiti insoluti che causano vertenze giudiziarie, spese legali e finanziarie che aggravano il disavanzo della regione;
allo stato attuale la regione ha un deficit di cassa e quindi una situazione debitoria di almeno 800 milioni di euro a cui vanno aggiunte le conseguenze dei tempi di realizzazione delle coperture dei disavanzi e la debitoria conseguente agli ammortamenti che il tavolo di verifica esclude dai disavanzi e dalle coperture, il che fa presumere che il deficit possa attestarsi tra 1,2 e 1,5 miliardi di euro -:
se non ritengano di dover accertare quanto prima, e con tutti gli strumenti a loro disposizione, anche attraverso una ispezione sui conti delle aziende da parte della ragioneria generale dello Stato, la reale situazione finanziaria del servizio sanitario della regione Puglia;
se non ritengano opportuno verificare la congruità del Piano di Rientro proposto dalla Regione Puglia, rispetto ai dati del monitoraggio del primo trimestre del 2010 nei quali già si registra un sostanziale sforamento dei parametri indicati, e in particolare, se non ritengano di dover verificare lo stato della prevista (e ad oggi non avvenuta) alienazione dei beni delle aziende sanitarie pugliesi per 60 milioni di euro, posto che tale cifra era destinata a coprire parte del disavanzo sanitario del 2006 pagando i fornitori che sono in grave sofferenza per la crisi internazionale.
(3-01149)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si apprende da notizie di stampa - il signor Marcello Giunta, direttore della farmacia comunale di Camaiore,

è deceduto nella clinica privata «Villa Tirrena» di Livorno, dove aveva deciso di farsi operare;
il dottor Giunta doveva sottoporsi a un intervento definito di routine: la sistemazione ortopedico dell'alluce valgo del piede sinistro, con la deviazione sulle falangi; un intervento, secondo il responso, «riuscito perfettamente», e tuttavia qualche ora successiva il paziente è deceduto;
come riferisce «La Nazione» del 23 giugno 2010, il decesso «è avvolto da un mistero fittissimo. Tanto fitto che i familiari hanno presentato un esposto in Procura perché chiarite le cause della morte»;
quale sia l'esatta dinamica che ha portato al decesso del signor Giunta;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative si intendono promuovere, sollecitare, adottare per accertare le cause del decesso del dottor Giunta.
(4-07781)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come informa il quotidiano La Nazione nella sua edizione del 24 giugno 2010, all'ospedale del Ceppo di Pistoia è deceduto il signor Jean-Marc Mascarello;
il signor Mascarello era ricoverato dal pomeriggio di martedì 22 giugno, avendo accusato un dolore allo stomaco;
secondo la diagnosi del pronto soccorso all'origine del malore sarebbero state coliche renali; trattenuto per accertamenti, in serata sarebbero sopraggiunte le prime complicazioni, che - si legge nella cronaca del giornale - non avrebbero comunque preoccupato i sanitari;
il decesso è arrivato all'improvviso, tra le due e le quattro del mattino, «senza che nessuno avesse avuto sentore di quanto stava accadendo» -:
quale sia l'esatta dinamica della morte del signor Mascarello;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative, si intendono promuovere, o adottare per accertare le cause del decesso del signor Mascarello.
(4-07784)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di informazioni «Dire», il 25 giugno 2010 ha reso nota la vicenda di un bambino, reso invalido dal 1998 per errore medico;
la vicenda è quella del piccolo Daniele G., reso invalido al 100 per cento alla nascita per accertate responsabilità mediche;
la sua famiglia è in attesa da anni che l'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma paghi l'indennizzo determinato con sentenza definitiva della XII Sezione del tribunale civile di Roma nel 2006;
sino al ricovero in ospedale tutti gli esami hanno confermato il sano sviluppo e nessuna sofferenza del nascituro, ma la mancata presenza del ginecologo di turno quel giorno del lontano 1998 non avrebbe consentito di rilevare una sofferenza fetale, determinandone una grave ipossia cerebrale, tanto da causare gravissimi problemi neurologici, concretizzatisi in un accentuato ritardo psicomotorio;
il bambino attualmente ha 12 anni, risulta essere totalmente invalido;
dopo lunghi anni di battaglie legali, il tribunale di Roma ha condannato l'azienda ospedaliera ad un risarcimento di 2.449.000 euro, ma, ad eccezione della quota coperta dall'assicurazione, per la famiglia è stato finora impossibile recuperare la parte del credito eccedente il massimale assicurativo a carico dell'ospedale;
come sostenuto dal dottor Giuseppe Schiavello, consulente volontario per le tematiche sociali che segue il caso, «in

questa storia l'unica certezza è che una sentenza definitiva di un tribunale italiano non può essere applicata perché non esistono le condizioni per farlo»;
i legali della famiglia hanno già rivolto un appello al Ministro interrogato, intendono rivolgersi al Presidente della Repubblica e hanno inviato tutta la documentazione relativa al caso al presidente della regione Lazio;
la famiglia incontra sempre maggiori difficoltà nel far fronte alle spese per la terapia di cui ha necessità il bambino -:
se non intenda assumere iniziative normative al fine di disciplinare più computamente le fattispecie riguardanti gli errori in campo sanitario anche con riferimento all'annosa questione dei risarcimenti, promuovere, adottare, sollecitare in relazione alla vicenda sopra esposta.
(4-07787)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Tirreno nella sua edizione del 17 giugno 2010 ha riferito del caso di un bimbo, Christian, «paralizzato e senza cure»;
il ragazzo è affetto da leucomalacia periventricolare, una malattia dell'encefalo che ha contratto alla nascita;
racconta la madre del ragazzo, signora Fulvia Braschi, «fisioterapia da noi è una parola scritta sulla carte, ma che nella realtà di tutti i giorni non esiste ... Con Christian siamo sempre in cura in ospedali specializzati, ma «qui fuori» non si trova mai l'assistenza che gli dovrebbe essere garantita: è un diritto negato. Me lo hanno detto anche la scorsa settimana al Gaslini: se suo figlio avesse avuto l'assistenza che meritava non starebbe neppure su una sedia a rotelle ... Non si può andare avanti così»;
la signora Braschi, e il figlio Christian, pur disponendo della prescrizione di fisioterapia giornaliera non hanno ottenuto alcuna risposta dalla USL locale: «Anche stavolta», racconta la signora Braschi, «passano i giorni e non accade nulla. Eppure la lettera con su prescritta la necessaria terapia e fisioterapia a domicilio tutti i giorni l'ho portata direttamente ai responsabili del servizio ... non sono riuscita ad avere nessuna risposta. Si è mosso anche il mio avvocato, però niente»;
dice ancora la signora Braschi, il figlio Christian ha già dovuto subire ben otto interventi chirurgici. L'operazione più importante è stata nel 2002 per il trapianto dell'anca; pure in questi casi, non è seguito un adeguato ciclo di fisioterapia;
la vicenda appare un clamoroso caso di diritto alla salute negato e di una clamorosa inadempienza del Servizio sanitario nazionale -:
quale siano gli intendimenti del Ministro interrogato, per quanto di competenza, in relazione al caso riportato in premessa e a casi analoghi e se non ritenga di dover promuovere un'indagine per accertare l'effettiva consistenza del problema che, nonostante le numerose promesse e assicurazioni finora non ha avuto alcuna risposta concreta.
(4-07788)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CIMADORO e MESSINA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società San Leon Energy srl, con capitale sociale di euro 10.000, avente sede in via Rubichi n. 93 a Monteroni di Lecce, ha presentato al Ministero dello sviluppo economico, in data 21 febbraio 2008, tre domande di ricerca in mare di idrocarburi:

la prima, denominata D352 CR-SL, copre un'area di 358,5 chilometri quadrati situata a Ovest della Sicilia, nella zona C del Canale, a sud delle Isole Egadi; la seconda, D353 CR-SL, copre un'area di 226,2 chilometri quadrati situata a sudovest della Sicilia, nella zona C del Canale; la terza, D354 CR-SL, copre un'area di 482,5 chilometri quadrati situata a sudovest della Sicilia e in prossimità della costa, nella zona C del canale;
in particolare, in relazione alla domanda D 354 CR-SL che incide su un'area estremamente vasta al largo delle coste di Sciacca, Menfi e Castelvetrano, veniva rilasciato parere favorevole da parte della Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (CIRM) - comitato tecnico per gli idrocarburi e le geometrie (CTIG) in data 20 gennaio 2009;
il piano di ricerca prevede una prima fase con indagini sismiche condotte con airgun (pistola ad aria che crea un onda sonora ad alta intensità) e geofoni ed un'ultima fase in cui verranno effettuate delle trivellazioni con lo scopo di emungere il petrolio dai giacimenti petroliferi per valutarne la redditività;
in data 13 aprile 2010 veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale, nella sezione inserzioni a pagamento, la richiesta di verifica di assoggettabilità ambientale e da tale data, decorrono i 45 giorni per effettuare, da parte di soggetti interessati, osservazioni, istanze o pareri;
il vaglio positivo ottenuto dal Ministero dello sviluppo economico al piano di ricerca sopra descritto genera preoccupazione e numerose perplessità socio-economiche considerato che le città di Sciacca, Menfi e Castelvetrano sono a prevalente economica peschereccia, con il più grande porto di pesce azzurro del Mediterraneo a Sciacca, e turistica legata alle bellezze del mare, tale da ricevere dall'Unione europea, dallo Stato e dalle regioni, centinaia di milioni di euro per lo sviluppo turistico del loro territorio. In particolare, si citano: il resort di lusso della catena alberghiera Forte, con annessi campi da golf sulla spiaggia, ubicato a Sciacca, per circa 70 milioni di euro a fondo perduto; il resort di lusso della catena alberghiera Sol Melià, ubicato sulla costa di Sciacca in località Monte Rotondo, per un importo finanziato di circa 70 milioni di euro; il complesso di 3 alberghi, denominato SITAS, per un importo finanziato di svariate decine di milioni di euro; il porto turistico, ubicato a Menfi, per un importo finanziato di circa 20 milioni di euro;
il progetto di ricerca rischia di danneggiare e stravolgere completamente l'economia del territorio, considerato che: il divieto di balneazione e pesca, che accompagna le perforazioni a mare per una distanza di alcune miglia, potrà rendere non balneabili svariati chilometri di costa che, come a Menfi si fregiano da quattordici anni dell'ambito riconoscimento della bandiera blu; le onde sonore dovute alle indagini sismiche hanno effetti devastanti sulla fauna marittima, che in quella zona è particolarmente ricca e varia; lo sversamento accidentale di idrocarburi dovuto all'emungimento dei giacimenti potrebbe portare ad un inquinamento irreversibile del fragilissimo e ricchissimo ecosistema faunistico; la nave sismica e gli eventuali pozzi di trivellazione sarebbero visibili dalla costa, producendo un impatto sul paesaggio che danneggerebbe il turismo balneare; il depauperamento della flora e della fauna, dovute alle attività di ricerca, di trivellazione e di estrazione porteranno ad un impoverimento della fauna ittica e, quindi, ad un sicuro impoverimento della florida economia del comparto della pesca;
rimangono numerose perplessità sulla concessione al progetto D 354 CR-SL della San Leon anche in relazione alla società concessionaria: in primis, dati gli elevati rischi connessi agli impianti off-shore, di cui si ha un tragico monito negli avvenimenti nel golfo del Messico, appare agli interroganti irrisorio un capitale sociale di appena 10.000 euro da parte della società concessionaria;
l'affidabilità della società concessionaria è discutibile anche sotto il profilo

dell'esperienza nel settore, risultando una società inattiva, e soprattutto per la sua storia: l'azienda, a responsabilità limitata, con sede a Monteroni di Lecce, è stata costituita a Roma il 26 ottobre 2007 dal signor Armin Stocker, socio e amministratore unico, di fronte al notaio Alberto Vladimiro Papasso. Il 7 febbraio 2008 la società è ceduta ad una compagnia estera fondata nel 2002 con sede a Dublino, la San Leon Energy Limited Company, azienda privata che opera a livello internazionale nel settore della prospezione e produzione petrolifera e di gas naturale con progetti in Nordafrica, Europa e America settentrionale. Il signor Stocker, nonostante la cessione, continua a conservare la carica di amministratore unico fino al 19 gennaio 2010. In tale data, peraltro di un solo giorno antecedente il rilascio del parere favorevole da parte del Ministero dello sviluppo economico, assume la carica di amministratore delegato il signor Bryan Finbarr Martin, nato a Portsmouth (BG) il 24 dicembre 1965 e domiciliato in Roma;
si evince dal sito della società: «SLE ha ottenuto con grande successo tutte e cinque le concessioni richieste in Italia. Sebbene due delle concessioni fossero molto richieste, il ministero italiano ha optato per San Leon Energy SRL a gennaio 2009». L'affermazione, viene ripetuta in data 13 luglio 2009 in sede di assemblea ordinaria della società dall'allora amministratore unico signor Armin Stocker, alla presenza dei rappresentanti della San Leon Energy Limited, a quel tempo soci unici proprietari del capitale sociale;
secondo quanto affermato il 18 maggio 2010 dal Governo in sede di risposta ad interpellanza urgente alla Camera dei deputati, la società non ha ottenuto la concessione, ma semplicemente un parere favorevole degli esperti tecnici alla domanda di ricerca, mentre l'autorizzazione effettiva potrà essere concessa solo dopo la chiusura dell'istruttoria del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che valuterà la compatibilità ambientale;
in sede di risposta all'interpellanza urgente succitata, il Governo ha fatto sapere anche che il Ministero dello sviluppo economico ha provveduto, con decreto ministeriale (disciplinare tecnico) del 26 aprile 2010, ad emanare specifiche norme che fissano puntualmente requisiti tecnici ed economici per le aziende che facciano domanda di ricerca di idrocarburi e che la San Leon Energy verrà sottoposta al vaglio contenuto in tale disciplinare;
si legge ancora sul sito della società: «Il Gruppo è stato soggetto alla due diligence CIRM per quanto riguarda la solidità tecnica e finanziaria dell'azienda ed è risultato vincente in una gara di appalto contro due affermate aziende statunitensi» -:
se la San Leon Energy srl abbia già superato il vaglio di affidabilità tecnica ed economico-finanziaria, sia aziendale che progettuale, ed in caso affermativo, quali siano stati gli elementi analizzati e i criteri di selezione, in considerazione del capitale sociale (10.000 euro), ad avviso degli interroganti irrisorio, e del fatto che la predetta società risulta ad oggi formalmente «inattiva» come si evince dalla certificazione rilasciata dalla CCIAA di Lecce.
(5-03127)

ALLASIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la difficile situazione che stanno vivendo i lavoratori della Ages spa di Santena desta preoccupazione, dal momento che l'azienda sta correndo seriamente il rischio di fallimento con drammatiche conseguenze su trecentocinquanta famiglie;
l'azienda produce manufatti in gomma e plastica per il settore automobilistico ed ha come principale committente il gruppo Fiat, che sembrerebbe stia valutando l'interruzione delle commesse assegnate alla Ages, anche alla luce del precipitare degli eventi nello stabilimento di Santena;

la Fiat ha mantenuto la proprietà dell'azienda fino agli inizi degli anni novanta; successivamente alla cessione, la stessa è stata commissariata e rischia oggi il fallimento per l'ormai prossima conclusione della fase di gestione commissariale;
i sindacati hanno più volte denunciato la cattiva gestione operata dai vertici aziendali che sembrerebbe non siano stati in grado di adottare concrete strategie per il rilancio del sito di Santena;
la chiusura dello stabilimento avrebbe importanti ricadute sull'economia del territorio mettendo a rischio molti posti di lavoro -:
se il Ministro intenda assumere iniziative affinché vengano adottate immediate soluzioni per la salvaguardia dei dipendenti della Ages spa creando le condizioni necessarie per favorire l'acquisto dell'azienda anche verificando quali siano gli eventuali intendimenti delle aziende fornitrici in merito all'assegnazione delle commesse alla Ages di Santena.
(5-03128)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Carlucci e altri n. 1-00261, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Palagiano, Misiti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Di Stanislao n. 4-07308 del 24 maggio 2010;
interrogazione a risposta in Commissione Recchia n. 5-03096 del 22 giugno 2010;
interrogazione a risposta in Commissione Tenaglia n. 5-03115 del 23 giugno 2010.

Trasformazione di documenti del Sindacato Ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interpellanza Garagnani n. 2-00432 del 21 luglio 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07753;
interrogazione a risposta orale Capitanio Santolini n. 3-00924 del 17 febbraio 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07748;
interpellanza Garagnani n. 2-00707 dell'11 maggio 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07752;

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Alessandri e Rainieri n. 5-03108 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 342 del 23 giugno 2010. Alla pagina 14001, prima colonna, dalla riga sesta alla riga nona deve leggersi: «ALESSANDRI e RAINIERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:» e non «ALESSANDRI e RAINIERI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:», come stampato.

Interrogazione a risposta in commissione Motta n. 5-03118 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 342 del 23 giugno 2010. Alla pagina 14002, prima colonna, dalla riga trentaseiesima alla riga trentottesima deve leggersi: «MOTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:» e non

«MOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:», come stampato.

Interrogazione a risposta scritta Zamparutti e altri n. 4-07738 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 342 del 24 giugno 2010. Alla pagina n. 14007, seconda colonna, alla riga diciottesima, vanno aggiunte le seguenti: «quali misure intendano adottare in relazione ai controlli sulle acque e per rendere pubbliche le analisi e le matrici».