XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 22 giugno 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il tumore al seno rappresenta la forma più diffusa di carcinoma femminile: ogni anno in tutto il mondo vengono diagnosticati più di 1 milione di nuovi casi e 400.000 donne muoiono per questa malattia; nei Paesi ad economia avanzata 1 donna su 100 si ammala entro i 45 anni, 2 su 100 entro i 50 e altre 8 fra i 50 e gli 80, cioè entro la speranza di vita media di questi Paesi;
nel 2007 in Europa l'incidenza del tumore al seno è stata di oltre 280.000 nuovi casi e la mortalità di circa 75.000;
in Italia ogni anno si ammalano di tumore al seno circa 37.000 donne (dato che rappresenta il 20-25 per cento di tutti i tumori maligni femminili), di cui il 30 per cento prima dei 50 anni, il 45 per cento fra 50 e 70 ed il 25 per cento dopo i 70; sono circa 450.000 le donne che hanno avuto negli ultimi 10 anni una diagnosi di carcinoma mammario, di cui quasi la metà negli ultimi 5;
in Italia il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte fra le donne di età compresa tra i 35 ed i 45 anni; 8.000 decessi all'anno testimoniano l'elevato rischio di mortalità della malattia, seppure in diminuzione;
una recente indagine, commissionata dalla Lega Italiana per la lotta ai tumori (LILT), ha stimato i costi del tumore al seno tra i 29 ed i 31.000 euro per ogni singola patologia, in relazione alla gravità della malattia, alle eventuali complicanze, alla complessità e durata del previsto ciclo di terapia; la stima considera, innanzitutto, i costi medico-sanitari diretti ed indiretti (per l'86 per cento rimborsati dal Servizio sanitario nazionale) ma anche i costi non sanitari direttamente connessi con la malattia (trasferte e spostamenti che spesso coinvolgono anche i familiari e i parenti più stretti delle pazienti), la diminuzione del reddito familiare legata alla forzata astensione dal lavoro della donna, e, infine, gli oneri derivanti da una diversa gestione dell'economia domestica in relazione alla inabilità della donna a svolgere il proprio essenziale ruolo all'interno della famiglia;
al di là del pur rilevante impatto economico e dei costi sociali a carico della collettività il tumore al seno rappresenta una vera e propria patologia sociale con evidenti ripercussioni sulla qualità complessiva della vita di tutto il nucleo familiare e dei parenti più stretti delle donne colpite dalla malattia. Si tratta di una patologia da fronteggiare, allora, con strumenti adeguati alla consapevolezza che la salute della donna costituisce il fondamentale paradigma non solo del livello complessivo di benessere della famiglia e della società tutta, ma anche, più in generale, del complessivo livello di civiltà, democrazia e sviluppo del Paese;
fondamentale per ridurre i casi di insorgenza del carcinoma mammario è la prevenzione primaria basata sull'adozione di uno stile di vita tale da ridurre significativamente i fattori di rischio oggettivo, quali l'obesità, l'eccessivo consumo di alcool, una cattiva alimentazione e la protratta esposizione a radiazioni ionizzanti; in presenza di tali fattori e, comunque, di situazioni oggettive quali l'età, la familiarità con la malattia, l'esistenza di disturbi nel ciclo mestruale, diviene essenziale una efficace prevenzione secondaria basata sulla diagnosi precoce, assicurata da un screening mammografico organizzato, strumento sensibile ed affidabile per identificare allo stadio iniziale tumori anche di piccolissime dimensioni che possono essere immediatamente trattati con terapie meno invasive, aumentando le probabilità di guarigione e riducendo di quasi il 50 per cento il rischio di mortalità;
i presupposti per una migliore efficacia della cura del tumore al seno sono,

in conclusione, un'adeguata campagna di sensibilizzazione e di informazione, una diagnosi il più possibile precoce della malattia, una consapevole adesione delle pazienti al percorso terapeutico e un adeguato supporto psicologico alle donne colpite. A tal riguardo le «linee guida per prevenzione diagnostica e assistenza in oncologia», approvate l'8 marzo 2001 dalla Conferenza Stato-regioni, prevedono, sostanzialmente in linea con gli standard adottati dagli altri Paesi europei, l'offerta gratuita a tutte le donne residenti in Italia in età compresa fra i 50 e i 70 anni di uno screening mammografico con frequenza biennale, secondo dettagliate modalità organizzative e qualitative;
tale previsione è stata successivamente inserita nell'elenco dei livelli essenziali di assistenza (LEA) approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001 che individua gli standard minimi qualitativi e quantitativi delle prestazioni sanitarie da garantire in modo appropriato ed uniforme in tutte le diverse realtà regionali;
l'intesa Stato-regioni del 23 marzo 2005 pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 105 del 7 maggio 2005 ha ribadito il principio dell'uniforme erogazione dei LEA su tutto il territorio nazionale e ha demandato ad un apposito comitato, istituito presso il Ministero della salute, il compito di monitorare e verificare l'appropriatezza delle prestazioni e di certificare l'esatto adempimento degli obblighi regionali in materia sanitaria, ai fini dell'adozione delle successive misure da parte del previsto tavolo congiunto di verifica;
il numero di donne effettivamente destinatario dell'invito a sottoporsi al previsto screening per la diagnosi precoce del carcinoma mammario risulta notevolmente aumentato negli ultimi quattro anni; tuttavia, nel 2007 a fronte di 7 milioni e 400 mila donne potenzialmente interessate allo screening biennale solo 2 milioni e 200 mila sono state effettivamente sollecitate ad effettuare la mammografia (dato che su base nazionale rappresenta il 62 per cento del target annuale di riferimento);
negli ultimi anni la conoscenza dei fattori di rischio di tipo genetico coinvolti nello sviluppo del carcinoma della mammella ha avuto un rapido sviluppo con l'identificazione del gene TP53 dei geni BRCA1 e BRCA2, responsabili di forme autosomiche dominanti di predisposizione allo sviluppo della neoplasia mammaria definite ad «alta penetranza», in quanto mutazioni in questi geni conferiscono un aumento significativo del rischio di sviluppare tale neoplasia;
permane, inoltre un forte squilibrio fra il Nord e il Centro, da un lato, e il Sud e le isole dall'altro: mentre nelle prime due macroaree siamo vicini a un'estensione tra il 70 per cento e l'82 per cento, delle donne invitate ad effettuare i controlli, nelle regioni meridionali e insulari tale indicatore supera di poco il 27 per cento,

impegna il Governo:

a considerare il tumore al seno quale patologia sociale e il contrasto alla malattia quale priorità per la sanità pubblica;
a predisporre, in conseguenza, un progetto nazionale per la promozione delle informazioni e la necessaria sensibilizzazione sull'adozione di un corretto stile di vita e sull'importanza di una diagnosi precoce, coinvolgendo anche i medici di medicina generale e i servizi territoriali;
a promuovere progetti di supporto multidisciplinari per le donne che abbiano ricevuto diagnosi di tumore al seno e ad incentivare la creazione di unità di patologia mammaria (breast unit) presso la maggior parte delle aziende ospedaliere quale modello organizzativo che, pur nella definizione di un percorso terapeutico, ponga sempre al centro la donna e tutti gli aspetti che tale patologia comporta sulla vita della paziente;

a monitorare con attenzione e continuità nelle diverse regioni l'andamento dei programmi di screening mammografico, demandando al comitato per la verifica dei LEA l'effettuazione di specifiche rilevazioni concernenti le diverse modalità organizzative e i differenti costi sostenuti al fine di evidenziare le migliori pratiche e promuovere la loro estensione in tutte le realtà regionali;
ad assumere ogni iniziativa idonea ad eliminare le evidenziate differenze nell'attuazione dei programmi di screening mammografico;
a predisporre linee-guida per l'istituzione di percorsi di screening mammografici e di presa in carico delle donne a maggior rischio di carcinoma alla mammella in quanto portatrici dei geni BRCA, in coerenza con i risultati degli studi promossi dal Ministero della salute nell'ambito del piano nazionale screening;
a valutare l'adozione di misure incentivanti e premiali per le Regioni che evidenzino rispetto alla situazione attuale maggior efficacia ed efficienza nella realizzazione di programmi di diagnosi precoce del tumore al seno, specialmente per quelle regioni che adottino programmi di screening mammografico associato alla vista senologica, quale importante ed insostituibile momento di dialogo della donna con l'oncologo, specialista della patologia mammaria, per un giusto inquadramento del problema ed una corretta informazione sul carcinoma mammario;
ad adottare, d'intesa con le regioni, tutte le iniziative opportune per superare le problematiche che a tutt'oggi impediscono la piena realizzazione di una prestazione diagnostica essenziale per diminuire i costi sociali e rischi di mortalità della malattia;
a definire, su proposta del comitato paritetico permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 9 dell'intesa sottoscritta il 23 marzo 2005 tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano un termine ultimo nei confronti delle regioni inadempienti per la realizzazione di quanto già previsto negli attuali LEA in termini di presa in carico, screening e di prevenzione del carcinoma mammario, applicando in caso di permanenza dell'inadempimento l'articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131.
(1-00393)
«Livia Turco, Lenzi, Ghizzoni, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Miotto, Murer, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini».

La Camera,
premesso che:
il terzo rapporto sui minori stranieri non accompagnati presentato dall'Anci rileva che il numero dei minori stranieri non accompagnati presenti nel nostro Paese tra il 2006 e il 2008 risulta stabile salvo una lieve flessione dell'8,3 per cento nel 2008, malgrado i minori romeni e bulgari siano nel frattempo divenuti comunitari. Tutto ciò a conferma della gravità della situazione;
sono invece aumentati i comuni italiani che hanno preso in carico questi ragazzi, offrendo loro servizi di prima e seconda accoglienza. 93 enti locali hanno assorbito l'85 per cento delle presenze, rispetto ai soli 39 tra i quali era distribuito nel 2006 il 75 per cento dei minori. 4.176 sono stati i minori stranieri inseriti in prima accoglienza e 3.841 quelli accolti in seconda accoglienza. Tra il 2006 e il 2008 si è registrato un aumento esponenziale dei minori afgani e di quelli che giungono da Paesi africani instabili o in conflitto;
l'indagine è rivolta a tutti i comuni italiani e secondo i dati, sono in aumento sia i comuni che offrono prima accoglienza in strutture di pronto intervento con permanenza breve (da 30 a 51 amministrazioni nel 2008), sia i comuni che gestiscono i servizi nella fase di seconda

accoglienza in comunità, case famiglia, e altro (da 30 a 46, per un totale di 3,841 minori assistiti);
l'indagine Anci rileva come quasi il 56 per cento del totale dei minori accolti in strutture di seconda accoglienza si trovi in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Sicilia, la quale accoglie quasi il 29 per cento dei minori sul totale nazionale. In continuità con gli anni precedenti l'aumento più significativo è stato registrato al Sud (+134 per cento), seguito dal Centro (+20 per cento), ma dopo la Sicilia le regioni nelle quali si rileva un aumento significativo dei minori accolti sono la Toscana, Calabria, Sardegna, Basilicata, Puglia e Liguria, mentre al contrario le regioni Piemonte (-62,4 per cento), Lombardia (-47,7 per cento) ed Emilia Romagna (-28 per cento) censiscono una sostanziale riduzione nel numero dei minori inseriti in seconda accoglienza;
dal rapporto Italia dell'European Migration Network (Emn), su «Minori non accompagnati - rimpatri assistiti - richiedenti asilo» emerge che in Italia i minori stranieri non accompagnati, provenienti da 78 nazioni diverse, sono stati 7.797, di cui 4.828 segnalati nel corso dell'anno e 2.969 negli anni precedenti. Sempre secondo l'Emn la maggioranza dei minori proviene da Marocco (15,3 per cento), Egitto (13,7 per cento), Albania (12,5 per cento), Palestina, (9,5 per cento) e Afghanistan (8,5 per cento). Nei tre quarti dei casi hanno un'età compresa tra i 16 e i 17 anni (76,8 per cento). Mentre alla fine del terzo trimestre del 2009 la banca dati del Comitato per i minori stranieri registrava 6.587 ragazzi giunti da soli in Italia, di cui il 77 per cento non identificato;
purtroppo, però i dati non possono essere considerati esaustivi rispetto alla reale consistenza del fenomeno, dal momento che da una parte non sono compresi i minori richiedenti asilo e quelli vittime di tratta, dall'altra non si tiene conto di tutti quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema nazionale di accoglienza. Inoltre, dal 2007 non vengono registrati quelli provenienti dalla Romania, da anni uno dei principali punti di partenza dei flussi migratori alla volta dell'Italia. La questione dei minori richiedenti asilo - si legge ancora nel rapporto - risulta poi particolarmente delicata anche alla luce dell'elevato numero di ragazzi sbarcati nelle regioni meridionali e in particolare in Sicilia dove nell'isola di Lampedusa nel corso del 2008 sono sbarcati 2.326 minori, di cui 1.948 non accompagnati. Nell'anno 2007, invece, erano sbancati complessivamente 2.180 minori, di cui 1.700 non accompagnati. Mentre i minori approdati in Italia nel 2008 sono stati complessivamente 2.751, di cui 2.124 non accompagnati;
problema di rilievo è, inoltre, il fatto che pur rimanendo in una situazione di grave difficoltà personale, i minori, rischiano di diventare clandestini al compimento della maggiore età. Per il rilascio del permesso di soggiorno, infatti, sono necessarie una serie di condizioni che difficilmente il minore può soddisfare: il minore non accompagnato, infatti, deve essere sottoposto a tutela o affidamento, deve essere inserito da almeno due anni in un progetto di integrazione, avere la disponibilità di un alloggio, deve essere iscritto a un regolare corso di studio o svolgere un'attività lavorativa. Le condizioni devono essere soddisfatte tutte contemporaneamente;
per quanto riguarda gli adulti è stato calcolato che le loro rimesse superano il volume dell'aiuto pubblico allo sviluppo fornito dai Paesi ricchi ed eguagliano quello degli investimenti esteri. Solo dall'Italia, annualmente gli immigrati rimandano ai loro Paesi d'origine quasi 6 miliardi e mezzo di euro. Molti di loro vorrebbero tornare in patria, ma a differenza di quanto accade negli altri Paesi europei, in Italia soltanto chi ha un regolare permesso di soggiorno può usufruire del Fondo europeo per il rimpatrio. Gli altri Stati membri utilizzano invece il Fondo anche a beneficio di chi è sprovvisto

del permesso di soggiorno, incoraggiandolo ad aprire attività produttive nella propria Nazione;
i firmatari del presente atto di indirizzo condividono i contenuti della risoluzione relativa ai minori stranieri non accompagnati (doc. XXIV-bis, n. 1), approvata dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza in data 21 aprile 2009, in concomitanza con lo svolgimento dell'indagine conoscitiva sulla medesima tematica;
ai sensi della legge 23 dicembre 1997, n, 451, istitutiva della citata Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, la Commissione formula osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente in materia di infanzia e di adolescenza, in particolare per assicurarne la rispondenza alla normativa dell'Unione europea ed in riferimento ai diritti previsti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176;
dai dati dell'ultimo rapporto dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali che verrà presentato a breve e che è stato condotto attraverso oltre 300 interviste faccia a faccia con i minori e altrettante con gli adulti responsabili della loro custodia in dodici Paesi membri dell'Unione europea, tra cui anche l'Italia, è emerso che oltre 15 mila minori stranieri extracomunitari non accompagnati hanno richiesto il riconoscimento della protezione internazionale nell'Unione europea nel solo anno 2009;
le rilevazioni effettuate sono allarmanti, l'Unhcr (United nations High Commissioner for Refugees) dichiara che arrivano continue denunce di maltrattamenti e discriminazioni su minori, e che essi, anche se non hanno commesso alcun reato, vivono sotto regime stretto di sorveglianza da parte dei loro tutori e in ambienti non adeguati. A volte manca un sufficiente grado di assistenza medica e l'accesso all'istruzione o alla formazione professionale;
la Commissione europea ha presentato, il 6 maggio 2010 a Bruxelles, un piano d'azione organico per affrontare il problema. In quella sede è stato varato un programma d'emergenza, che racchiude norme comuni sulla tutela e la rappresentanza legale, con lo scopo di garantire che le autorità competenti a decidere del futuro di questi bambini e ragazzi si pronuncino quanto prima, preferibilmente entro i sei mesi, in merito alle soluzioni da adottare;
gli Stati membri dovranno anzitutto rintracciare le famiglie e seguire il reinserimento del minore nella società d'origine, ma dovranno anche trovare soluzioni alternative, se ciò è nell'interesse superiore del minore, riconoscendo eventualmente lo status della protezione internazionale o provvedendo al reinsediamento nell'Unione europea;
è importante ai fini del confronto internazionale, rilevare i numeri del fenomeno. Secondo Eurostat, nel 2009 hanno fatto domanda di asilo in 22 Stati membri (escludendo la Repubblica Ceca, la Danimarca, la Francia, la Polonia e la Romania) ben 10.960 minori non accompagnati, il che significherebbe un aumento del 13 per cento rispetto al 2008 quando le domande erano state 9.695. Stime dunque al ribasso rispetto al dossier che sarà pubblicato nel mese di luglio 2010;
i minori non accompagnati approdano nel territorio europeo per ragioni molteplici: fuggono da guerre e conflitti, povertà e catastrofi naturali, discriminazioni e persecuzioni; a spingerli sono le famiglie stesse che sperano per loro in una vita migliore o in un aiuto una volta rientrati in patria, oppure li inviano presso familiari che già si trovano nell'Unione; altri sono vittime della tratta di esseri umani. In sostanza, il nuovo piano d'azione propone un approccio basato su tre linee guida: prevenzione della tratta e della migrazione a rischio, accoglienza e garanzie procedurali nell'Unione europea ma soprattutto la ricerca di soluzioni durature;

nel 4o rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia 2007-2008, il comitato per i minori stranieri raccomanda tra gli altri impegni: di incrementare gli sforzi per creare sufficienti centri speciali di accoglienza per minori non accompagnati, con particolare attenzione per quelli che sono stati vittime di traffico e/o sfruttamento sessuale; di assicurare che la permanenza in questi centri sia più breve possibile e che l'accesso all'istruzione e alla sanità siano garantiti durante e dopo la permanenza nei centri di accoglienza; di assicurare che sia previsto il rimpatrio assistito, quando ciò è nel superiore interesse del bambino, e che sia garantita a questi stessi bambini l'assistenza per tutto il periodo successivo,

impegna il Governo:

ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa, anche normativa, in grado di migliorare la condizione dei minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese, operando in armonia con i princìpi della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza richiamati in premessa, nonché con la normativa dell'Unione europea e con le indicazioni del Consiglio d'Europa in materia;
ad attuare tempestivamente il rafforzamento della protezione dei minori stranieri, nonché provvedimenti in linea con la Carta europea dei diritti fondamentali e con la Convenzione sui diritti del fanciullo, con particolare riguardo a quelli non accompagnati che sono spesso le prime vittime dell'immigrazione clandestina;
ad avviare una strategia di intervento sul tema, in un'ottica di collaborazione tra amministrazione centrale ed enti locali, affrontando alcuni aspetti che hanno importanti ripercussioni sulle caratteristiche che il fenomeno assume in Italia, come l'accertamento dell'età e della nazionalità, l'identificazione, le indagini familiari, il rafforzamento delle capacità operative delle aree di ingresso;
a dare con urgenza concreta attuazione alle raccomandazioni che costituiscono le conclusioni del 4o rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione ONU in Italia 2007-2008.
(1-00394)
«Capitanio Santolini, Vietti, Delfino, Nunzio Francesco Testa, Compagnon, Tassone, Volontè, Naro, Ciccanti, Rao, De Poli, Ruvolo».

Risoluzione in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
il regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio, del 21 dicembre 2006, relativo a «Misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo e recante modifica del regolamento (CEE) n, 2847/93 e che abroga il regolamento (CE) n. 1626/94» stabilisce, all'articolo 9, la dimensione minima delle maglie delle reti da pesca, evidenziando che «sono vietati l'impiego per la pesca e la detenzione a bordo di reti trainate, di reti da circuizione o di reti da imbrocco a meno che la dimensione delle maglie nella parte della rete in cui esse sono più piccole sia conforme al disposto dei paragrafi da 3 a 6 del presente articolo», e, all'articolo 13, i valori minimi di distanza e profondità per l'uso degli attrezzi da pesca, precisando che «è vietato l'uso di attrezzi trainanti entro una distanza di 3 miglia nautiche dalla costa o all'interno dell'isobata di 50 metri quando tale profondità è raggiunta ad una distanza inferiore dalla costa ed, inoltre, che è vietato l'uso di reti da traino entro una distanza di 1,5 miglia nautiche dalla costa»;
l'entrata in vigore di suddetto regolamento comunitario sta provocando una giustificata e legittima preoccupazione tra tutte le marinerie italiane, che lamentano l'inadeguatezza di queste disposizioni perché non terrebbero conto non solo del tipo di pesca praticato, ma anche e soprattutto

delle conseguenze derivanti dalle stesse, che comporterebbero una riduzione pari al 50 per cento del pescato odierno e paralizzerebbero un settore che sta attraversando, proprio per la crisi economica e finanziaria in atto, un momento di stallo che sarebbe aggravato da un aumento dei costi di gestione che influirebbe negativamente sui posti di lavoro;
la condivisibile azione di tutela e di salvaguardia del patrimonio marittimo del Mediterraneo, unita al necessario e giusto contrasto alla pesca distruttiva ed indiscriminata, non può, però, assolutamente scontrarsi con le tradizioni di ogni singolo Paese europeo, con il tipo di pesca effettuato e con il bacino occupazionale coinvolto, ma anzi al contrario deve essere armonizzata con le specificità e le peculiarità locali, al fine di evitare che la legislazione comunitaria possa prescindere da quelle che sono le vocazioni dei territori e creare, di conseguenza, tensioni di carattere sociale;
la protesta degli operatori ittici sta interessando tutte le marinerie e sta coinvolgendo le istituzioni locali che sono sostanzialmente quelle che si sono assunte l'onere di dover sollecitare gli enti competenti affinché la problematica in questione sia portata a livello comunitario;
il regolamento in questione, proprio perché coglie le marinerie nel bei mezzo di una crisi strutturale, non è in grado di garantire che le stesse siano in grado di sopportare i maggiori costi di gestione derivanti dall'adeguamento delle attrezzature di pesca e dal cambiamento dei tipo di pesca effettuato;
lo stesso regolamento penalizza pesantemente le marinerie sia per la pesca a strascico che, avendo visto già lievitare il costo dei carburante delle imbarcazioni, si troverà a far fronte, a causa dell'aumento della selettività delle reti, ad un minor pescato, soprattutto di specie pregiate, e quindi ad un calo di redditività complessiva, sia per quella speciale di bianchetto e di rossetto, che, non potendo più essere effettuata nella fascia costiera ed in corrispondenza delle praterie di fanerogame, sarebbe destinata a scomparire con grave danno per i piccoli operatori ittici e per alcune eccellenze gastronomiche ad essa legata;
il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, dottor Giancarlo Galan, appena insediato, ha subito considerato la pesca e l'acquacoltura come priorità della sua azione di Governo, ed il suo primo impegno ufficiale da Ministro è stata la partecipazione al Consiglio dei ministri della pesca di Lussemburgo del 19 aprile 2010;
il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, dopo l'entrata in vigore delle misure tecniche previste dal regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio riguardante la pesca nel Mar Mediterraneo ed, in particolare, delle disposizioni che riguardano la pesca con reti da traino e le draghe idrauliche, ha immediatamente costituito una apposita «unità di crisi», con il compito principale di monitorare l'impatto delle nuove misure tecniche per la pesca nel Mar Mediterraneo e verificare con i Ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali, nonché con le regioni, tutti gli interventi attivabili al fine di assicurare una risposta globale alle esigenze delle imprese di pesca e del personale imbarcato;
il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha inoltre firmato un apposito provvedimento per dare immediata attivazione delle risorse economiche pari a 30 milioni di euro relative al caro gasolio;
sono state richieste alla Commissione europea tutte le deroghe consentite, nel rispetto delle scadenze fissate e delle condizioni poste dalla regolamentazione comunitaria, al fine di ridurre l'impatto delle misure in questione, compresa quella relativa alla riconversione delle unità da

pesca dedite alle cosiddette «pesche tradizionali» (bianchetto, rossetto, latterino),

impegna il Governo:

ad adottare ogni iniziativa necessaria, in sede comunitaria, affinché sia avviata una revisione della normativa in tempi anticipati rispetto a quelli previsti (2012), cogliendo anche l'occasione offerta in tal senso dal libro verde sulla riforma della politica comune della pesca (PCP) in materia di maggiore sussidiarietà;
ad adottare le iniziative necessarie per conseguire i seguenti obiettivi:
a) rapida attuazione di un fermo pesca straordinario chiamato, diversamente dal passato, a contribuire non solo alla soluzione del problema del sovrasfruttamento delle risorse, ma anche alla gestione della fine delle deroghe e dell'introduzione delle nuove maglie;
b) attivazione di tutte le iniziative, anche in sede Ecofin, per l'adozione del regime speciale dell'IVA agricola nel settore della pesca in ragione dell'equiparazione dell'imprenditore ittico con quello agricolo avvenuta con il decreto legislativo n. 154 del 2004;
c) accelerazione delle procedure per il varo del programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura, attualmente in proroga di un'annualità, prevedendo un piano per il piccolo strascico costiero, comprendente l'attuazione di una serie di misure socio-economiche per avviare un processo di adeguamento e riposizionamento delle imprese coinvolte;
d) avvio delle procedure per il riassetto, il riordino, il coordinamento e l'integrazione della normativa nazionale in materia di pesca e acquacoltura così come previsto dalla delega conferita al Governo nell'ambito della legge comunitaria 2009;
e) rafforzamento dell'unità di crisi già prontamente costituita dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, anche promuovendo, ove ritenuto opportuno, un coordinamento degli interventi propri delle regioni quali, ad esempio, piani di gestione locali, ammodernamenti per la flotta in attività, azioni per l'integrazione del reddito e la diversificazione di attività, servizi e formazione.
(7-00353)
«Dima, Catanoso, De Camillis, Faenzi, Nola, Luciano Rossi, Stasi, Beccalossi, Paolo Russo, Nastri, Bellotti, Taddei, Di Caterina, Gottardo».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il territorio della Sibaritide rappresenta uno dei più ricchi della Calabria ed è fonte di turismo, agricoltura, pesca e commercio;
l'Enel, in modo unilaterale, ha presentato un progetto integrato, impropriamente denominato «policombustibile», di riconversione della propria centrale di Rossano (Cosenza), prevalentemente a carbone (94 per cento);
la nuova tecnologia a carbone cosiddetto «pulito» riduce solo in parte le particelle fini, ma non incide sulle emissioni delle polveri ultrafini, che rappresentano la causa più importante di incremento della mortalità e della morbilità;
il carbone è una delle forme più importanti d'inquinamento da mercurio;

il processo di combustione del carbone produce, soprattutto nelle fasi di avviamento e di spegnimento dei gruppi termici, ben 67 elementi tossici inquinanti, tra cui i ben noti metalli pesanti che causano nell'uomo gravi e mortali patologie mediche;
inoltre il carbone rappresenta oggi il maggiore pericolo per la lotta ai cambiamenti climatici;
le centrali a carbone rischiano quindi di non collimare con i contenuti del protocollo di Kyoto ed anche degli impegni che l'Unione europea ha assunto per il 2020 con l'approvazione del pacchetto «energia e clima» e che sono stati ribaditi alla Conferenza di Copenaghen nel dicembre 2009;
se, infatti, dovessero entrare in funzione tutti i progetti avviati e ormai conclusi (Civitavecchia), quelli autorizzati a tutt'oggi (Fiumesanto, Vado Ligure e Porto Tolle) o quelli ipotizzati (Saline Joniche e Rossano Calabro), a regime si produrrebbero in più circa 39 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, nel mentre l'Italia dovrebbe ridurre le sue emissioni di gas serra di 60 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2020, proprio secondo gli impegni assunti in sede europea;
tra l'altro, la scelta dell'ENEL, ad avviso dell'interrogante improvvida, non prende in considerazione le energie alternative, che hanno già oggi costi complessivi molto minori del carbone e vantaggi ambientali per tutti;
nello studio di impatto ambientale dell'ENEL manca una seria analisi dell'impatto sanitario sulle popolazioni e sugli ecosistemi;
l'analisi fornita dall'ENEL non computa i costi socio-economici per il territorio fortemente connotato da attività agricole di pregio (distretto agricolo di qualità, istituito dalla regione Calabria) e da attività turistico-alberghiere e di pesca;
il carbone, che peraltro non rappresenta la futura tecnologia necessaria, metterebbe quindi un'ipoteca definitiva sullo sviluppo agro-turistico e culturale della Sibaritide, importante area strategica della Calabria;
l'occupazione dei citati settori, già oggi stimabile in circa 35.000 unità, e che è suscettibile di crescita, verrebbe messa in discussione da un impianto industriale di circa 100 unità stabili, più un indotto di un centinaio di addetti;
senza sottovalutare che gli investimenti del tipo proposti dall'ENEL per la centrale di Rossano, oltre a non portare alcuno sviluppo locale e regionale, rappresenterebbero un ghiotto «boccone» per la 'ndrangheta le cui cosche locali, tutt'altro che inermi, sono da sempre state censite da direzione nazionale antimafia, direzione investigativa antimafia, direzione distrettuale antimafia e Commissioni parlamentari antimafia;
ed ancora non si può dimenticare che la Calabria produce molta più energia di quella che si consuma, nonostante ciò nel triennio 2009-2012 è previsto un incremento di potenza pari ad altri 1.600 MWe (800 da interventi già avviati) da centrali termiche, ed entro il 2013 si prevede la messa in funzione di centrali eoliche che produrranno circa altri 1.600 MWe;
la costruzione della centrale a carbone proposta dall'ENEL a Rossano è senza dubbio una scelta imposta dall'alto, considerata la non condivisione di tutti gli enti locali del territorio, nonché la contrarietà espressa, con forza e valide motivazioni, dall'ANCI, dalle associazioni ambientaliste e produttive e dalle organizzazioni sindacali;
addirittura l'ENEL, che ha avviato il procedimento di approvazione del progetto in questione ai sensi della legge n. 102 del 2009, non ha preso in considerazione il vigente piano energetico ambientale regionale (PEAR) della Calabria, approvato con la legge n. 315 del 14 febbraio 2005, che, tra l'altro, dispone: «...è vietato, su tutto il territorio regionale

calabrese, l'utilizzo del carbone per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica»;
la stessa regione Calabria, anche oggi non può che avvalersi dell'esistente e richiamato piano energetico ambientale regionale, visto che la nuova amministrazione regionale, e specificatamente il dipartimento 5 - attività produttive, in data 22 maggio 2010, ossia in corso di procedura gia avviata dall'ENEL, ha avviato la «procedura aperta per l'affidamento del servizio di aggiornamento del PEAR» mediante apposito bando;
appare, pertanto, evidente che anche tale situazione si ribalta sulla procedura in atto e dovrebbe comportare il ritiro del progetto e la sua eventuale riproposizione ai sensi del PEAR Calabrese rinnovato;
si aggiunge, infine, la sentenza n. 215 pronunciata dalla Corte Costituzionale in data 11 maggio 2010 e depositata il 17 giugno 2010, con la quale viene dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, commi 1, 2, 3, e 4, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, nel testo risultante dalla modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge «anticrisi», n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre 2009, n. 141;
a seguito di tale sentenza l'ENEL non potrà tenere in considerazione la volontà degli enti locali regionali calabresi in merito al progetto di riconversione della propria centrale di Rossano -:
se non si ritenga necessario ed urgente negare l'autorizzazione al progetto di riconversione della centrale ENEL di Rossano;
quali siano gli intendimenti del Governo rispetto alla nascita o alla riconversione di centrali a carbone;
quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere al fine di impedire lo scempio ambientale e tutelare la salute dei cittadini, rispetto al progetto di riconversione della centrale ENEL di Rossano Calabro.
(4-07699)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Adriatic Lines spa, società di diritto italiano, è una delle 4 linee RORO inserite dalla Comunità europea nell'ambito del programma Marco Polo 2009 che ha come obiettivo il trasferimento di traffico dalla strada al mare, alla ferrovia o alle vie d'acqua interne, riducendo così la congestione stradale, migliorando le condizioni ambientali e contribuendo a un sistema di trasporti efficace e sostenibile;
Adriatic Lines spa gestisce con le motonavi Ropax 1 e Ropax 2, battenti bandiera inglese, un servizio di linea regolare tra l'Italia e la Grecia, sulla rotta Ravenna-Igoumenitsa-Corinto, dedicato al traffico merci, rappresentato da veicoli pesanti, camion e semirimorchi;
da mesi la gestione della detta linea è fortemente ostacolata da manovre poste in essere dall'organizzazione sindacale greca «PNO», che, tramite l'impiego di «manifestanti» presso lo scalo di Corinto, preclude il regolare svolgimento delle operazioni di servizio, con conseguenti serie ripercussioni ai danni della compagnia, del suo equipaggio e dell'utenza;
ad oggi non è stata data soluzione alcuna, nonostante l'intervento delle autorità diplomatiche - da ultimo, il segretario generale del Ministero degli affari marittimi greco Vlachos ha risposto di essere disponibile all'incontro con il nostro ambasciatore ad Atene solo dopo il 24 giugno 2010 - alla vicenda che vede coinvolte due navi della detta compagnia: dal 7 giugno

2010, infatti, 64 membri dell'equipaggio a bordo di Ropax 1 e Ropax 2 sono tenuti in ostaggio sulle navi, illegalmente sequestrate nel porto di Corinto, da attivisti del sindacato greco PNO che richiede l'assunzione di 110 marinai locali in sostituzione del personale rumeno attualmente in servizio;
la compagnia ha già ottenuto alcuni provvedimenti favorevoli dal tribunale del Pireo, tra i quali un'ingiunzione a carico del sindacato a liberare le navi e l'incriminazione dei rappresentanti sindacali per intralcio al traffico marittimo;
ciò nonostante il blocco delle navi continua ad operare, il che sta provocando ingenti danni economici, oltre che d'immagine, alla compagnia Adriatic Airlines spa quantificabili oramai in centinaia di migliaia di euro;
quanto sta accadendo a Corinto rappresenta una minaccia per la libera concorrenza in una Nazione che, oggi più che mai, ha invece interesse ad aprire le porte all'iniziativa e al mercato: non intervenendo per ripristinare la legalità, la Grecia rischia di avvalorare il pensiero di chi, nel recente passato, ha espresso dubbi sull'opportunità e l'utilità dell'intervento economico a suo sostegno deciso dall'Unione europea;
a nulla, come detto, è valso l'intervento delle ambasciate italiana e inglese ad Atene volto a chiedere al governo Greco un intervento d'urgenza per far applicare i provvedimenti del tribunale del Pireo;
per contro il Ministero degli affari marittimi greco, in un comunicato stampa, ha contestato alla compagnia in questione di aver celato la reale classificazione delle due navi, che sarebbero «traghetti passeggeri e non cargo»;
il contenuto del detto comunicato, utilizzato dal sindacato «PNO» per suffragare l'istanza dallo stesso presentata di revoca dell'ingiunzione allo sgombero, non ha sortito effetto alcuno avendo il tribunale del Pireo riconfermato l'ingiunzione e risollecitato le autorità competenti ad interrompere il blocco illegale delle navi e consentire il ripristino del servizio;
a detti provvedimenti non ha fatto seguito atto alcuno da parte della locale autorità di polizia e, comunque, da ogni altra autorità competente;
oltre che per il citato intervento delle ambasciate, la vicenda è nota al Governo Greco anche in ragione dell'interrogazione parlamentare rivolta il 14 giugno 2010 da Simos Kedikoglou (Nuova Democrazia) ai Ministri dell'economia e dell'ordine pubblico. Nel detto atto di sindacato ispettivo, il parlamentare greco, dopo avere evidenziato l'assonanza dei fatti che interessano Adriatic Aires Lines con quelli che hanno interessato la nave da crociera «Zenit», sollecita un intervento delle competenti autorità per il ripristino della legalità e la conseguente applicazione delle decisioni dell'autorità giudiziaria ellenica;
è fuori di dubbio che gli eventi di cui sopra si svolgono in piena violazione della normativa comunitaria applicabile (Council Regulation, 4055/86 del 22 dicembre 1986) che sancisce il principio della libertà di esercitare servizi marittimi tra Stati membri;
la vicenda appare sconcertante soprattutto in relazione all'impegno dell'Italia a favore della Grecia, attestato anche dalla conversione in legge del decreto-legge 10 maggio 2010, n. 67, recante disposizioni urgenti per la salvaguardia della stabilità finanziaria dell'area euro. Ordine di esecuzione dell'accordo denominato «Intercreditor Agreement» e dell'accordo denominato «Loan Facility Agreement» stipulati in data 8 maggio 2010 -:
se e quali urgenti ed immediate iniziative intendano assumere in ordine alla vicenda sopra descritta, eventualmente anche convocando l'ambasciatore greco a Roma, atteso che appare del tutto inconcepibile ed inaccettabile quanto sta accadendo nel porto di Corinto, con evidente riproposizione di vicende che si ritenevano oramai di solo interesse cinematografico.
(5-03101)

Seduta n. 341 del 22/6/2010

TESTO AGGIORNATO AL 30 GIUGNO 2010

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
nel 1997 a seguito di un'indagine della Guardia di Finanza veniva scoperto un giro illecito di rifiuti per un ammontare di circa trentamila tonnellate provenienti dalla produzione del ciclo dei rifiuti dell'azienda «Pertusol asud» di Crotone, che, anziché essere smaltiti nei centri autorizzati, venivano scoperti sepolti nelle contrade dei Comuni di Cassano Ionio e Cerchiara di Calabria, compromettendone gravemente lo status ambientale;
nei giorni scorsi, come si apprende da organi di stampa, sono stati scoperti e sequestrati, a seguito di un'ulteriore recente indagine delle forze dell'ordine, nuovi numerosi depositi di ferriti provenienti da scarti di lavorazione del ciclo industriale in un'area che copre circa 62 ettari dei comuni in questione;
i risultati di alcuni controlli commissionati dai comuni interessati alla vicenda, hanno portato alla luce uno stato dei territori fortemente compromesso da una spiccata presenza di sostanze come arsenico, cadmio, piombo, rame e zinco pericolose per la salute dell'uomo che, inoltre, in alcune circostanze presentano ulteriori aggravanti profili di inquinamento dovuti all'infiltrazione di materiale nel sottosuolo fino a lambirne falda acquifera;
la salute e la vita stessa dei cittadini che abitano in queste zone sono sotto il pericolo continuo di un inquinamento a cui non si riesce a porre rimedio, sebbene la situazione sia conosciuta ormai da più di dieci anni e nonostante i numerosi richiami e solleciti da parte delle Amministrazioni interessate, in particolar modo del sindaco del Comune di Cassano Ionio, Gianluca Gallo, che chiede da tempo un intervento concreto delle autorità preposte per ripristinare le normali condizioni ambientali e igienico-sanitarie delle zone;
il processo di bonifica risulta ad oggi bloccato in quanto è in atto una forte controversia sull'attribuzione della titolarità all'attore gestore delle attività in questione, in quanto l'azienda responsabile dell'inquinamento ha dapprima richiesto, nella fasi delle varie Conferenze dei Servizi riunitesi sulla vicenda, di poter provvedere alla bonifica dei siti proclamati nel frattempo «sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano e Cerchiara», togliendo questa competenza ai comuni e successivamente invece è ricorsa al TAR contro le decisioni intercorse in sede di conferenza dei servizi, bloccandone di fatto l'iter attuativo;
quanto sopra esposto costituisce l'ultimo di una serie di episodi di quello che agli interpellanti appare un saccheggio e un utilizzo «criminale» del territorio dell'intera regione Calabria come evidenziano gli episodi recentemente venuti alla luce a Crotone o a Reggio Calabria nel Comune di Motta S. Giovanni dove è stato scoperto un pericoloso traffico di rifiuti, o nel comune di Serra D'Aiello in Provincia di Cosenza, per finire con le nota vicenda delle navi dei veleni cariche di rifiuti radioattivi affondate dalla criminalità a largo delle coste tirreniche calabresi;
la Calabria, dagli ultimi indicatori di analisi effettuate dagli istituti competenti sulle problematiche indicate, viene indicata tra le prime regioni nella classifica delle illegalità ambientali del 2009 con ben più di duemila infrazioni commesse e un giro di affari vastissimo legato alle attività criminali che testimonia ancora di più come sia necessario un intervento chiaro e risolutore che preveda la bonifica di tutte le aree interessate al dissesto ambientale e il controllo ancora più capillare del territorio -:
se non intenda intervenire urgentemente per sbloccare le forti criticità che si

registrano nei comuni compresi nel «sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano Ionio e Cerchiara di Calabria» onde evitare che i continui rinvii di una doverosa attività di bonifica si ripercuotano sulla salute dei cittadini che abitano quei territori, e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per dare luogo ad una complessiva opera di recupero e delle aree che presentano criticità nell'intero territorio della regione Calabria.
(2-00767) «Tassone, Vietti, Occhiuto».

...

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

RECCHIA, RUGGHIA, GAROFANI, LA FORGIA e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con un'intervista al quotidiano il Giornale pubblicata il giorno 12 giugno 2010 il Ministro interrogato, facendo riferimento all'acquisizione di sistemi d'arma, ha dichiarato che «non sono gli aerei di La Russa» ma fanno capo ad una «scelta fatta in un certo scenario geopolitica» e che «tra aerei, portaerei e tutto il resto »sta« ancora pagando 21 miliardi di ordini vecchi»;
ha dichiarato inoltre di aver comunicato, su propria iniziativa, al Ministro dell'economia e delle finanze di aver «tagliato le spese per gli armamenti»;
rispondendo alle domande del giornalista precisa di aver cancellato dagli ordinativi della difesa 25 Eurofighter per un valore di due miliardi di euro;
proseguendo nell'analisi dei tagli da lui disposti ha dichiarato di aver ridotto a sei il piano d'acquisto di dieci fregate per la Marina militare, rinviando al 2013 la decisione se acquistare o meno le altre quattro, risparmiando altri due miliardi di euro;
l'elenco dei risparmi di spesa si conclude con l'annuncio del rinvio dell'acquisto di un aereo spia «che dovevamo prendere con gli israeliani e il sistema anticarro. E altre cose.», per un totale di cinque miliardi di euro;
almeno per quanto riguarda le fregate da assicurare alla Marina militare, la necessità di mantenerne inalterato il numero - cioè dieci unità - previsto nel programma sottoposto al Parlamento, è stata confermata dal Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Branciforte, come può leggersi nel resoconto dell'audizione resa dall'alto ufficiale alla Commissione difesa del Senato nella giornata del 16 giugno 2010, fornendo dati che agli interroganti appaiono non conciliabili con le affermazioni rese dal Ministro tre giorni prima;
in ogni caso, considerata la delicatezza degli argomenti trattati, ad avviso degli interroganti sarebbe opportuno che chi è investito di responsabilità di Governo affronti tali questioni prima ancora che a mezzo stampa nelle sedi parlamentari -:
se le ipotesi di tagli sui sistemi d'arma formulate dal Ministro interrogato siano riconducibili ad una ridefinizione dello scenario geopolitico;
se esse siano da mettere in relazione unicamente con una inadeguatezza delle risorse assegnate alle Forze armate o ad un progetto di ridimensionamento del nostro strumento militare.
(5-03096)

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è visibile all'indirizzo web http://www. lavocedelcobar.it/delegati%20e%20politica.htm una pagina contenente un articolo dal titolo

«DELEGATI E POLITICA» il cui contenuto è il seguente: «Negli ultimi anni, il binomio Delegati e Politica si è fatto sempre più forte. Il rapporto nasce dall'esigenza di avere un contatto diretto con la Politica del nostro paese, per far si che, nelle sedi Istituzionali, siano sempre rappresentate le esigenze dei militari appartenenti alla Benemerita. Il Cobar Lazio X Mandato, annovera tra le proprie file ben quattro delegati eletti nei consigli Comunali di: Comune di Roma Cons. onorevole La Fortuna Giuseppe. Comune di Colleferro Presidente del Consiglio Comm.le Paniccia Remo. Comune di Formia Cons. De Meo Pietro. Comune di Viterbo Cons. Galati Vittorio. Di fianco proponiamo i link personalizzati dei Delegati per darvi l'opportunità di poter raggiungere facilmente coloro che ai giorni nostri, si propongono quale classe politica del futuro a stretto braccio con la Rappresentanza Militare. A loro vanno i migliori auguri per un impegno sociale che sia ricco di soddisfazioni e che porti a noi militari tutte quelle migliorie da sempre agognate. Articolo a cura di Maurizio Noli»;
i citati consiglieri comunali sono tutti militari in servizio permanente, nonché membri del consiglio di base della Rappresentanza militare della Legione carabinieri Lazio;
con l'interrogazione a risposta scritta (atto Camera n. 4-05552), gli interroganti hanno avuto modo di evidenziare l'esistenza di indagini sulla regolarità dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio, da parte della competente procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma;
sempre nella medesima pagina vi sono dei link che rimandano il visitatore ai siti personali dei citati consiglieri comunali, tutti esponenti del partito del Popolo delle Libertà;
appare evidente che detti consiglieri comunali utilizzino il consiglio di base della Rappresentanza militare della Legione carabinieri Lazio per propagandare il partito di appartenenza (Popolo delle Libertà) all'interno della compagine militare alla quale essi stessi appartengono. Tale comportamento, in quanto svolto da esponenti della stessa parte politica del Ministro interrogato, sembra essere stato ignorato, a differenza di quanto avvenuto in altri casi in cui, invece, l'amministrazione militare ha reagito con estrema rapidità e determinazione, ad avviso degli interroganti anche oltre i limiti delle proprie competenze e con modalità che appaiono agli interroganti di dubbia conformità con le normative vigenti -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del sito web e del contenuto dell'articolo di cui in premessa;
quanti siano i militari in servizio permanente effettivo che attualmente sono destinatari di provvedimenti disciplinari o di trasferimento a causa della loro attività politica, quali siano i motivi e quali le determinazioni adottate;
se, nei confronti dei militari citati in premessa, siano stati avviati procedimenti disciplinari di corpo o di Stato, ovvero di trasferimento ad altra sede di servizio, ovvero indagini da parte della competente procura, per quale mancanza disciplinare o ipotesi di reato;
se, nei giorni di assenza dal servizio di ogni singolo militare citato in premessa, per assolvere agli impegni istituzionali connessi all'incarico di consigliere comunale, gli stessi abbiano richiesto ovvero abbiano ottenuto il rilascio di fogli di viaggio per recarsi in missione presso i comandi dove hanno sede i rispettivi consigli della rappresentanza militare, se detti fogli di viaggio siano stati liquidati e per quale importo, e quali azioni si intendano intraprendere per recuperare le somme eventualmente non dovute;
se non ritenga opportuno sollevare i predetti militari dai rispettivi incarichi svolti in seno ai consigli della rappresentanza militare, al fine di evitare che i medesimi possano utilizzare lo strumento militare per fini personali o per scopi diversi da quelli che la legge dispone.
(4-07705)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FORCOLIN e LUCIANO DUSSIN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Guardia di finanza di Castelfranco Veneto attende da anni la trasformazione da tenenza a compagnia;
tale esigenza rientra in una più razionale collocazione di servizi e competenze per lo svolgimento delle attività della Guardia di finanza nell'intera provincia di Treviso;
il comune di Castelfranco Veneto, a tal riguardo, ha già concesso la disponibilità di un terreno per la realizzazione della nuova caserma della tenenza cittadina, nella speranza che con la trasformazione in compagnia ci siano le ovvie ricadute positive in termini di maggiori servizi, anche di pubblica sicurezza, che interesseranno l'intera comunità locale -:
quali siano gli intendimenti del Ministero dell'economia e delle finanze relativamente alle attese esposte.
(5-03098)

SOGLIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'agevolazione dell'applicazione dell'aliquota IVA ridotta del 4 per cento sulle cessioni di autoveicoli ai soggetti portatori di handicap, ovvero ai familiari di cui essi sono fiscalmente a carico, prevista dalla tabella A, parte II, n. 31, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, sebbene condivisibile nel merito, si presta in alcuni casi ad un utilizzo elusivo, o addirittura fraudolento;
in particolare, non è raro che si fruisca dell'aliquota IVA ridotta per l'acquisto di veicoli i quali in realtà non sono posti nella disponibilità di soggetti portatori di handicap, né utilizzati per le esigenze di trasporto di questi ultimi, ma sono acquistati da soggetti che si avvalgono della parentela con tali persone per ottenere un risparmio molto consistente sul prezzo del veicolo;
l'esigenza di contrastare applicazioni distorte di tali previsioni è del resto già stata avvertita dal legislatore, il quale, all'articolo 1, commi 36 e 37, della legge n. 296 del 2006, ha stabilito che le agevolazioni tributarie relative agli autoveicoli utilizzati per la locomozione dei soggetti di cui all'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, con ridotte o impedite capacità motorie, sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti, e che, in caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito delle autovetture per le quali l'acquirente ha usufruito dei benefici fiscali prima di due anni dall'acquisto, è dovuta la differenza fra l'imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall'applicazione delle agevolazioni stesse;
sebbene sia certamente condivisibile una misura che rafforzi le agevolazioni in favore dei soggetti portatori di handicap, appare al tempo stesso fortemente auspicabile un intervento legislativo che riveda il meccanismo di applicazione della predetta agevolazione, al fine di contrastare tali fenomeni elusivi -:
quale sia il numero, suddiviso per classi di cilindrata, degli autoveicoli acquistati annualmente fruendo dell'aliquota IVA del 4 per cento prevista dalla tabella A, parte II, n. 31, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, quanti di questi siano adattati per l'utilizzo da parte dei portatori di handicap, quanti siano acquistati da familiari di cui il portatore di handicap è fiscalmente a carico, se sussistano requisiti specifici per la fruizione del beneficio da parte dei predetti familiari e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di introdurre meccanismi volti ad

escludere applicazioni distorte dell'agevolazione, ad esempio subordinando l'applicazione dell'aliquota ridotta al rilascio di un nulla osta al riguardo da parte dell'Agenzia delle entrate.
(5-03099)

BARBATO, MESSINA, DI GIUSEPPE, CAMBURSANO, RAZZI, ANIELLO FORMISANO, ZAZZERA, DI STANISLAO, SCILIPOTI e PALAGIANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa hanno nei giorni scorsi riportato la notizia dell'arresto, per il reato di peculato del colonnello della Guardia di finanza Salvatore Paglino, indagato inoltre per molestie e rivelazione di segreto d'ufficio;
è stata già precedentemente posta all'attenzione del Ministro la vicenda del comandante Paglino con un'interrogazione a risposta immediata;
nei giorni immediatamente successivi, 8 e 9 giugno 2010, sono apparsi sugli organi di stampa notizie di una seconda vicenda riguardante un'ondata di arresti in Calabria con il coinvolgimento di addirittura tre finanzieri;
gli arresti hanno riguardato un capitano e due marescialli della Guardia di finanza nonché altre persone per reati di corruzione, falso, truffa aggravati;
l'indagine, partita dalla Guardia di finanza due anni fa in seguito a sospette fughe di notizie e supportata da un massiccio uso di intercettazioni telefoniche e ambientali, ha smascherato un articolato sistema di truffe e di corruzione;
i due fatti, pur se non collegati tra essi, costituiscono comunque sia, un campanello d'allarme per le istituzioni e per il Governo, in quanto investono un Corpo armato dello Stato dedito alla lotta alla delinquenza organizzata ed in special modo alla lotta alla struttura finanziaria della criminalità organizzata;
la cognizione che all'interno della Guardia di finanza possono svilupparsi vivai di corruzione, abusi di vario tipo e addirittura di connivenza con la mafia, lascia l'opinione pubblica disorientata se non terrorizzata in quanto diviene carente la convinzione popolare dell'integrità degli uomini e donne in divisa, impiegati dallo Stato per combattere i reati e per garantire la pubblica sicurezza -:
quali iniziative abbia adottato il Governo, atte a garantire la dignità e l'onore della stragrande maggioranza degli appartenenti alla Guardia di finanza e quali iniziative abbia adottato e intenda adottare il Ministro per verificare se sussistano ancora all'interno della Guardia di finanza focolai di corruzione e connivenza con la criminalità organizzata affinché in futuro non si verifichino situazioni come quelle determinatesi in Calabria.
(5-03100)

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la partecipazione sociale al bilancio può essere definita come il processo, organizzato e guidato dall'amministrazione, con il quale il cittadino viene chiamato a partecipare a scelte inerenti la destinazione di spesa di una parte del bilancio comunale;
essa nasce dalla necessità di coinvolgere i cittadini per la risoluzione di problemi che riguardano il territorio in cui vivono, favorendone l'interessamento e la partecipazione, stimolandone la responsabilizzazione, puntando in tal modo al riavvicinamento alla politica intesa nel senso classico del termine, ossia come cura dell'interesse della comunità;
già dopo le elezioni amministrative del 2001 circa venti comuni hanno formalizzato l'interesse per l'adozione dello strumento partecipativo, nominando un assessore o un consigliere comunale delegato

del sindaco alla sperimentazione, portando cosi alla realizzazione di bilanci partecipativi e bilanci partecipati;
il comune di Grottammare rappresenta l'esempio più antico di tale sperimentazione, in auge dal 1994, ottenendo risultati apprezzabili dal punto di vista degli investimenti, della rimodulazione della tassazione locale e della destinazione dei fondi per i servizi pubblici;
l'esperienza estera più significativa, in questo senso, è quella della città brasiliana di Porto Alegre, i cui ragguardevoli risultati raggiunti, certificati anche nel vertice Onu di Istanbul e dalla Banca mondiale, hanno portato alla diffusione di questo modello partecipativo in oltre 140 altre città dell'America meridionale, riprese poi negli anni più recenti anche da realtà di Paesi europei, come Francia, Inghilterra, Spagna e Germania -:
se i Ministri interrogati ravvedano l'utilità nell'applicazione su vasta scala negli enti locali di questo procedimenti di partecipazione popolare nell'attuale momento storico, politico ed economico, emanando apposite linee di indirizzo;
se sia possibile prevedere l'approfondimento di questo genere di strumenti che possano favorire la partecipazione popolare, l'esercizio della democrazia negli enti locali, la conoscenza del funzionamento dell'amministrazione della cosa pubblica e la formazione della coscienza civica dei cittadini.
(4-07703)

...

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:

BELCASTRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
al comma 1 dell'articolo 2 della legge 24 marzo 2001, n. 89, si prevede che «chi ha subito un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto di violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ratificata ai sensi della legge 4 agosto 1955, n. 848, sotto il profilo del mancato rispetto del termine ragionevole di cui all'articolo 6, paragrafo 1, della convenzione, ha diritto ad una equa riparazione»;
in molte corti di appello in tutta Italia sono pendenti diversi giudizi; sino al 2007 il ministero della giustizia ha erogato direttamente gli indennizzi ai ricorrenti aventi diritto, ma dal 2008 non si è più erogato quanto dovuto, dando il via a una serie di procedimenti di pignoramento a carico dei fondi del ministero della giustizia;
in un primo momento con il decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2008, n. 181, sono stati resi impignorabili tutti i fondi del ministero della giustizia depositati presso le Poste italiane s.p.a. e presso la Banca d'Italia;
successivamente con il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14 (il cosiddetto decreto milleproroghe), all'articolo 42, sono stati resi impignorabili tutti i fondi del ministero della giustizia;
tutto ciò, come è facilmente comprensibile, è legato alla necessaria e non più rimandabile riforma del sistema giustizia nel nostro Paese: ciononostante rimane la necessità di riconoscere quanto dovuto a chi, facendo riferimento ad una norma di legge, ha ottenuto il riconoscimento del diritto ad un risarcimento -:
cosa si intenda fare per far sì che chi ha ottenuto il riconoscimento del diritto ad un'equa riparazione in virtù dei danni subiti dalla non ragionevole durata del processo, così come stabilito dal comma 1 dell'articolo 2 della legge 24 marzo 2001, n. 89, possa vedere riconosciuto quanto a lui spettante.
(3-01141)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:

CAPANO, GINEFRA e MASTROMAURO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio del giudice di pace di Corato, paese in provincia di Bari che possiede circa 50.000 abitanti, soffre da alcuni mesi di una grave carenza di organico;
in particolar modo nell'attuale pianta organica manca un cancelliere con qualifica C2 che possa espletare specifiche funzioni quali il rilascio di formule esecutive, l'evasione delle istanze relative alla emissione di mandati di pagamento, attestazioni di passaggio in giudicato delle sentenze;
l'ufficio suddetto ha peraltro già interessato della questione gli organismi competenti tra cui il tribunale di Trani e il medesimo Ministero della giustizia - dipartimento dell'organizzazione generale e del personale, senza però ottenere alcun riscontro -:
quale iniziativa il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la presenza di figure professionali addette a svolgere tali mansioni e per porre rimedio alle disfunzioni che danneggiano gli operatori della giustizia e i cittadini e che si concretizzano in una denegata giustizia.
(5-03094)

RAO, CIOCCHETTI, DIONISI e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ogni anno, soprattutto in concomitanza con i periodi di fruizione dei piani ferie estivo e natalizio, il personale di polizia penitenziaria femminile che presta servizio presso la casa circondariale femminile di Roma-Rebibbia risulta in numero assai inferiore rispetto al minimo stabilito per garantire i livelli essenziali di sicurezza, nonché i diritti lavorativi;
quest'anno la situazione appare di gravità estrema, anche in relazione al sovraffollamento della struttura (circa 350/380 detenute, pari a 130 oltre la capienza tollerabile): aumentano infatti i casi di disturbi legati all'ansia ed alla depressione che colpiscono le locali addette del Corpo e non si riesce mai a garantire la conclusione dei turni nell'orario previsto, nonché la fruizione dei riposi settimanali;
da un prospetto riguardante il personale che dal medesimo istituto femminile risulta distaccato in altre sedi, si è appreso che ben 71 sono le unità che prestano servizio altrove (uffici del dipartimento ed altre sede ministeriali);
su 164 unità femminili del Corpo previste in organico ne operano solo 119, di cui 22 sono ultracinquantenni, 30 hanno figli a carico in situazioni di mono-genitorialità ovvero prestano assistenza (ai sensi della legge n. 104 del 1992), 21 sono assenti per maternità o malattia -:
quali urgenti ed incisive misure intenda adottare, previi opportuni accertamenti di carattere ispettivo che la situazione indicata rende senz'altro necessari.
(5-03095)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAVALLARO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante da notizie ed informazioni raccolte da ambienti giudiziari e giornalistici che il tribunale di Macerata è vittima ormai da tempo di una continua e forte riduzione di personale da parte del Ministero della giustizia;

come testimoniano lo stesso Presidente e il dirigente amministrativo la pianta organica di tale struttura, nel settembre 2010, ha subìto un taglio di personale del 15 per cento, passando da 66 a 59 unità, riduzione questa particolarmente gravosa se si pensa che ben nove dipendenti sono attualmente impiegati presso la sede distaccata di Civitanova Marche;
a seguito dei pensionamenti e della riduzione di personale operata risultano attualmente ben sette posti vacanti di cui due coperti, ma per soli due anni, da personale proveniente da altre amministrazioni;
il tribunale di Macerata svolge una mole di lavoro significativa ed importante, con risultati positivi per l'intera area di competenza, ma la riduzione della pianta organica rischia di provocare non pochi disagi sia per il personale impiegato, in termini di carichi e produttività del lavoro sia per i cittadini che non potranno più confidare in un efficiente e rapido funzionamento dell'apparato giudiziario, nonché per la sicurezza del territorio;
la perdurante carenza di personale negli uffici acuisce i già noti problemi di organizzazione complessiva degli uffici, che colpiscono la maggior parte dei tribunali italiani, con inevitabili negative ricadute sulla complessiva efficienza dei servizi;
tale situazione non sembra destinata a migliorare in quanto se per fine anno sono attesi altri pensionamenti, il recluta- mento di nuove unità è bloccato e non sono previsti concorsi, né trasferimenti di altri dipendenti -:
se e come il Ministro, alla luce dei fatti sopra descritti, intenda agire per colmare la carenza di personale del tribunale di Macerata, evitando che i cittadini e gli operatori del diritto vengano privati di un servizio pubblico importante, che potrebbe causare un evidente ed ulteriore indebolimento nel rapporto con il servizio giustizia.
(5-03092)

FERRANTI e MELIS. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a seguito della decisione del GIP di Perugia circa il divieto per le aziende del gruppo Anemone di contrattare con la pubblica amministrazione, si apre il problema della sorte degli appalti in corso affidati dalle amministrazioni dello Stato come quello relativo al nuovo carcere di Sassari dove, sulla base di una precedente risposta del Ministro all'atto n. 2-00627, risulta che la ditta Anemone ha incassato 26 milioni di euro per stati di avanzamento, ovvero il 35 per cento dell'importo totale dell'appalto, i cui lavori sono stati affidati con procedura di urgenza ed iniziati nel dicembre 2005 e non ancora conclusi -:
quali e quanti appalti siano stati assegnati alle aziende del gruppo Anemone per opere che interessano il Ministero della giustizia e come si intenda gestire la fase di completamento delle opere non ancora concluse, con particolare riferimento al nuovo carcere di Sassari sopra indicato.
(5-03093)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:

LOVELLI, META, MARAN, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, VELO, BOFFA, BONAVITACOLA, CARDINALE, FIANO, GENTILONI SILVERI, GINEFRA, LARATTA, PIERDOMENICO MARTINO, MELANDRI, GIORGIO MERLO e TULLO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come ormai universalmente riconosciuto, un moderno e diffuso sistema di trasporto pubblico locale, sia su ferro che su gomma, rappresenta il presupposto per un equilibrato sviluppo territoriale, rispettoso della qualità di vita dei cittadini, della

tutela del patrimonio ambientale, paesaggistico, urbanistico e architettonico tipico del nostro Paese, della qualità dell'aria, nonché imprescindibile fattore per la riduzione dei costi sociali connessi alla mobilità privata;
dare adeguata risposta alle esigenze dei pendolari, rafforzare, d'intesa con le regioni e gli enti locali, il trasporto ferroviario metropolitano e regionale, accelerare gli investimenti sui nodi, incrementare e ammodernare i treni, potenziare l'offerta del servizio di trasporto pubblico locale anche su gomma e con sistemi a guida vincolata, anche attraverso un piano di investimenti per l'ammodernamento del parco dei mezzi circolanti, rappresentano obiettivi la cui realizzazione appare ogni giorno più lontana;
gli utenti dei servizi di trasporto pubblico locale, in gran parte, rappresentano quella fascia di cittadinanza che più delle altre risente degli effetti della crisi economica che sta investendo le principali economie e, in particolar modo, il nostro Paese;
pur in fase di recessione e di difficoltà di equilibrio dei saldi di finanza pubblica, rinunciare a sostenere e a investire sul sistema di trasporto pubblico locale comporta un immediato peggioramento della condizione economica e di vita di milioni di cittadini, un inevitabile aggravamento della situazione di sovrautilizzazione delle infrastrutture viarie urbane e extraurbane, con il corollario di ulteriore sinistrosità e altissimi costi sociali e ambientali;
sostenere gli investimenti nel trasporto locale rappresenterebbe, inoltre, un volano per il rilancio di importanti settori produttivi in cui il nostro Paese può vantare presidi di eccellenza, con evidenti ricadute positive sui livelli occupazionali;
già le scelte operate, nella XVI legislatura, in materia di trasferimenti statali al sistema delle autonomie locali hanno prodotto un peggioramento delle disponibilità complessive per l'assolvimento delle loro funzioni, con una contrazione dell'offerta di tutti i servizi e, in particolare, dei servizi alla mobilità locale e pendolare;
le notizie apparse in questi giorni, sui principali quotidiani nazionali, delineano un aggravamento dei fattori di crisi finanziaria per regioni e amministrazioni locali, con il rischio di un drastico ridimensionamento del sistema dei trasporti pubblici locali -:
quale sia la strategia del Governo in materia di trasporto pubblico locale e mobilità sostenibile, stanti il continuo definanziamento del settore, in contrasto con il crescente aumento della domanda dei cittadini, e l'esigenza di riequilibrare il rapporto tra le diverse modalità di trasporto, favorendo quelle che, in linea con il programma dell'Unione europea «20-20-20», più rispondono agli obiettivi di sicurezza, di riduzione dei costi sociali, di risparmio energetico e di riduzione dei gas inquinanti.
(3-01137)

REGUZZONI, STEFANI, CROSIO, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino ha registrato nel 2008 l'afflusso di 40 milioni di passeggeri, da e per 210 destinazioni nel mondo, e intende

caratterizzarsi come il punto di ingresso e di presentazione primario di chi intende recarsi nel nostro Paese per turismo, lavoro, affari, affetti;
la società di gestione definisce l'aeroporto «polo di attrazione del traffico aereo per il Centro e il Sud Italia, che nel corso degli anni ha risposto efficacemente all'incremento dei volumi di traffico, grazie agli interventi di sviluppo e ammodernamento delle infrastrutture che si sono susseguiti»;
chi giunge allo scalo di Fiumicino, tuttavia, si trova ricorrentemente davanti ad uno scenario di trascuratezza, degrado, malfunzionamenti e sporcizia: le scale mobili sono fuori uso, i bagni sono maleodoranti, gli ascensori lentissimi quando non sono guasti, il tutto in un quadro di generale noncuranza da parte del personale che rappresenta i servizi dell'aeroporto;
per un Paese come il nostro, che fonda gran parte della sua economia sul turismo e che punta a sviluppare sempre più la dimensione commerciale extrafrontaliera degli scambi, è essenziale fornire un servizio aeroportuale non solo efficiente, ma accogliente, funzionale, pulito ed attento, come un biglietto da visita speciale che lascia un ricordo piacevole ed un invito al ritorno;
la desolazione e il degrado che accolgono l'ospite in quello che dovrebbe essere il principale aeroporto nazionale scoraggiano, invece, il passeggero e lasciano un'amara visione del nostro Paese;
in passato si è sempre privilegiato l'aeroporto di Fiumicino come principale hub nazionale per le rotte dall'estero, rispetto ad altri importanti aeroporti del nostro Paese dotati di caratteristiche infrastrutturali e commerciali, tali da soddisfare in maniera più virtuosa il ruolo di hub -:
se e quali iniziative possano essere intraprese nei confronti della società concessionaria dell'aeroporto per garantire una qualità dei servizi ed una manutenzione degli spazi più adeguate al ruolo di maggiore hub italiano che il Leonardo da Vinci intende ricoprire.
(3-01138)

BALDELLI e TERRANOVA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri del 18 giugno 2010 ha approvato un regolamento che contiene la disciplina esecutiva ed attuativa del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture;
con tale approvazione il provvedimento termina un lungo iter istruttorio, che lo ha sottoposto a pareri molteplici del Consiglio di Stato, della Conferenza unificata, dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture -:
quali siano i fattori innovativi del provvedimento e in quale arco temporale sarà concretamente operativo.
(3-01139)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIORI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
i disservizi ferroviari sulla linea faentina (tra Firenze e Faenza) sono all'ordine del giorno, colpendo in modo particolare l'ingente movimento di pendolari fra il Mugello e il capoluogo toscano;
i treni sono in condizioni fatiscenti, con continui guasti anche con risvolti di pericolosità per l'incolumità dei passeggeri, come accadde la scorsa estate quando, sulla linea summenzionata, si è verificato un incendio dell'impianto frenante, ovvero pochi giorni orsono, addirittura con infiltrazioni di acqua dal soffitto;
gli stessi treni di capienza insufficiente, sovente allestendo un solo vagone, creano così sovraffollamento e conseguentemente

una pericolosa situazione di disagio e di assenza dei minimi requisiti igienico-sanitari;
da Trenitalia non arrivano spiegazioni sui continui ritardi (mediamente superiori a 15 minuti e solitamente neanche segnalati), che creano ulteriori, forti disagi -:
quali iniziative intendano assumere al fine di garantire, anche in collaborazione con le regioni, un miglioramento dei trasporti ferroviari dei pendolari sulla linea faentina.
(4-07700)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

BOBBA. - Al Ministro dell'interno - Per sapere - premesso che:
a seguito delle dimissioni del presidente della provincia di Vercelli, Renzo Masoero, rassegnate in data 8 marzo 2010 e conseguenti all'arresto per reati di concussione, recentemente patteggiati dall'interessato, con decreto del prefetto di Vercelli - 0005678 del 29 marzo 2010, è stato sospeso il consiglio provinciale di Vercelli, e contestualmente è stato nominato il Commissario prefettizio nella persona del dottor Leonardo Cerenzia;
il commissario straordinario, con i poteri della giunta provinciale, con propria deliberazione n. 1 del 1o aprile 2010, e successivo decreto n. 2 del 1o aprile 2010, nelle more dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio provinciale di Vercelli, ha confermato per mesi due, a far data dall'adozione dei suddetti provvedimenti, l'incarico direttore Generale della Provincia al dottor avvocato Gianfranco Chessa, comprensivo degli incarichi dirigenziali relativi alle unità di massima dimensione: welfare e cultura, giovani, sport, allo stesso precedentemente affidati con incarico esterno intuitu personae dalla giunta e dal presidente della provincia decaduti;
il commissario straordinario, con proprio decreto n. 3 del 1o aprile 2010, nelle more dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del consiglio provinciale di Vercelli, ha confermato per mesi due a far data dall'adozione del suddetto provvedimento, l'incarico di capo di Gabinetto al signor Iuri Toniazzo, con contratto di lavoro a tempo determinato, allo stesso precedentemente conferito dal presidente della provincia decaduto avvalendosi della possibilità, prevista dal regolamento provinciale sull'ordinamento degli uffici, di potersi avvalere, per gli uffici di staff del presidente, di collaboratori esterni all'uopo individuati su base fiduciaria;
il commissario straordinario è stato recentemente affiancato da due sub-commissari al fine di garantire il necessario supporto alla propria attività e la struttura dirigenziale della Provincia è dimensionata adeguatamente, presentando le necessarie professionalità e competenze atte a garantire lo svolgimento di tutte le attività di competenza dell'ente;
la struttura operativa provinciale, a maggior ragione in presenza di una attività commissariale, risulta, anche in prospettiva, ampiamente in grado di corrispondere alle attività proprie dell'Ufficio di capo di gabinetto;
gli incarichi esterni in argomento hanno un costo a carico del Bilancio provinciale di parte corrente quantificabile in circa 180.000 euro annui;
gli incarichi di direttore generale e di capo di gabinetto sono stati affidati dalla decaduta amministrazione provinciale sulla base di espliciti rapporti fiduciari e avvalendosi di opportunità soggettive nell'esercizio di governo e di utilizzo delle risorse provinciali proprie della discrezionalità politica di organismi elettivi;
lo sviluppo delle indagini da parte della locale magistratura ha recentemente

portato all'arresto per concussione anche dell'ex assessore al welfare Roberto Saviolo, mentre risulta destinatario di un avviso di garanzia anche l'ex assessore ai lavori pubblici, ponendo così in luce un metodo di gestione della cosa pubblica assai più pervasivo e tale quindi da rendere ancora più opportuno un taglio netto con le scelte e gli uomini della passata amministrazione provinciale, così da garantire una gestione commissariale improntata alla più totale trasparenza, autonomia ed imparzialità;
le conferme provvisorie di mesi due degli incarichi esterni di direttore generale della provincia di Vercelli nella persona del dottor avvocato Gianfranco Chessa e di capo di gabinetto nella persona del signor Iuri Toniazzo, operate dal commissario straordinario dottor Leonardo Cerenzia, appaiano un fatto assolutamente straordinario e auspicabilmente transitorio esaurendosi al più presto e comunque e definitivamente alla scadenza, rimuovendo così ogni possibile dubbio circa una gestione commissariale autonoma, trasparente e imparziale -:
per quali ragioni il Commissario non abbia assunto, vista la situazione dell'ente locale, decisioni di forte discontinuità per quel che riguarda la scelta dei più stretti collaboratori.
(4-07701)

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni immediatamente seguenti l'uscita del libro dello storico ternano Marcello Marcellini «Un odio inestinguibile», distribuito nelle librerie a partire dagli ultimi giorni del mese di maggio 2010, sono apparse diverse scritte minacciose e intimidatorie nei confronti dell'autore di matrice comunista, in relazione ai contenuti del volume, che documenta scientificamente i crimini commessi dalla brigata partigiana «Gramsci» tra Umbria e Lazio nel corso degli ultimi mesi della seconda guerra mondiale;
tale vicenda è balzata agli onori delle cronache regionali e nazionali in diverse occasioni;
alcune di queste scritte sono comparse sui muri della biblioteca comunale di Terni e non sono state cancellate, malgrado sollecitazioni sia in consiglio comunale sia da parte di privati cittadini, in quanto secondo l'assessore comunale ai lavori pubblici, Silvano Ricci, la rimozione avverrà «quando i piani per l'arredo urbano verranno attivati.»;
stesso assessore ha attivato nella direzione dell'ufficio opere pubbliche un nuovo organismo per migliorare l'aspetto e la funzionalità della città in base alle segnalazioni dei cittadini per mezzo dell'Urp e di varie associazioni, attraverso il «progetto speciale decoro urbano», che dovrebbe intervenire sia sui piccoli segni di degrado che rendono poco ospitali le strutture della città, sia su larga scala nella riqualificazione di aree in degrado;
tale strumento prevede nella sua ratio interventi come quello precedentemente esposto;
nelle ultime settimane la città di Terni è tornata al centro di polemiche di matrice ideologica, che hanno portato ad avvisi orali da parte della questura a dodici esponenti dei Cobas e delle «Rete Antifascista Terzana» in relazione a due manifestazioni indette da queste sigle contro il gruppo paracadutista dell'associazione «Casa Pound Italia» e nei confronti di un'iniziativa della sezione locale della Lega Nord;
consigliere regionale del Prc, Damiano Stufara, in data 15 giugno 2010, ha criticato l'operato della questura, giustificando la manifestazione di protesta contro le iniziative sopra citate, accusando la questura, il ministero dell'Interno e il Governo Berlusconi di aver effettuato pressioni per vietare la suddetta manifestazione;
nella notte tra martedì 15 e mercoledì 16 giugno 2010 è esplosa una bomba

carta davanti al centro sociale «Cimarelli» di via del Lanificio, i cui autori restano tuttora ignoti;
in data 19 giugno il sindaco di Terni, senatore Leopoldo Di Girolamo, ha ricevuto una delegazione dei Cobas e della «Rete Antifascista», manifestando solidarietà per il gesto e avanzando perplessità sull'operato della questura, tanto da richiedere un incontro con il questore, invitando poi le suddette delegazioni alla riunione del successivo consiglio comunale;
questo clima di tensioni per motivi politici è estremamente deleterio per la cittadinanza, la città e l'affermazione dei princìpi di tolleranza, libertà e manifestazione che sono stati affermati solo a prezzo di tante lotte e dolore nella storia nazionale e repubblicana;
all'interrogante pare inammissibile che scritte contro uno storico che ha pubblicato i risultati delle sue ricerche d'archivio possano campeggiare per settimane sui muri di edifici pubblici, quando in altri casi, si è provveduto a rimuovere con celerità e immediatezza offese analoghe nei confronti di esponenti della maggioranza comunale;
non appare ammissibile la disparità di trattamento, motivata da matrice ideologica, da parte di esponenti di primo piano della politica locali e regionale nei confronti di manifestazioni di protesta per le quali la questura ha ritenuto opportuno emettere provvedimenti, arrivando a criticare le disposizioni del questore -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere per ripristinare un clima di civile convivenza nella città di terni e al fine di evitare pericolose esplosioni di violenza.
(4-07702)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la figura e l'opera di Cesare Lombroso, personaggio estremamente controverso e di ormai accertato disvalore scientifico, rappresentano tuttora un profondo vulnus oltre che per la gloriosa scuola medico-scientifica italiana e per i suoi esimi esponenti, altresì per l'intera popolazione di una vasta area della nazione quale è il nostro Meridione. A fondamento della richiesta di cancellazione dalla toponomastica italiana della intitolazione segnalata di seguito, vengono presentati i chiari motivi suffraganti l'insussistenza di meriti onorevoli e sufficienti a conservare la denominazione stradale «Via Cesare Lombroso»;
nato a Verona nel 1835 e membro di una ricca famiglia cittadina, Cesare Lombroso (all'anagrafe Marco Ezechia Lombroso) nel 1852 si iscrisse alla facoltà di medicina dell'università di Pavia, dove si laureò nel 1858, ricoprendo successivamente docenze in ambito accademico. Riallacciandosi alle teorie del naturalista inglese Francis Galton sulla criminalità innata e biologicamente condizionata, il Lombroso sostenne nelle sue tesi come le condotte atipiche del delinquente fossero dovute non tanto a componenti ambientali-socioeconomiche (di cui non riconobbe mai il vero peso), quanto piuttosto a fattori indipendenti dalla volontà come l'ereditarietà o le condizioni nervose, che diminuirebbero la responsabilità del criminale in quanto questi sarebbe soprattutto un malato;
le convinzioni di Lombroso si basavano in particolare sulla tesi «dell'uomo delinquente nato o atavico», individuo che recherebbe nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall'uomo normale e socialmente inserito. Alla ricerca della notorietà in favore delle sue tesi equivoche e antiscientifiche, il medico Lombroso non esitò a scorticare cadaveri, mozzare e sezionare teste, effettuare i più incredibili e crudeli interventi su uomini ritenuti criminali per le misure di parti del cranio e del corpo, imbastendo incredibili teorie sulle caratteristiche somatiche dei cosiddetti delinquenti per natura. Il suo lavoro fu fortemente influenzato dalla fisiognomica, sviluppando una

pseudo-scienza che si occupava di frenologia forense e psicosomatica e inducendolo a congetture quasi da allievo stregone più che da scienziato, in un contesto fondato sull'eugenetica e su certe forme di «razzismo scientifico» le cui conseguenze saranno ben visibili nei decenni successivi (infatti tali congetture furono adottate quale teoria fondante dai medici tedeschi che ne fecero derivare il principio della purezza ariana estendendo la falsa teoria di Lombroso ai caratteri somatici degli ebrei - dei rom e così via per giustificarne il successivo sterminio);
l'idea che la criminalità sia connessa a particolari caratteristiche fisiche di una persona la si ritrova, in tempi pre-scientifici, nell'Iliade di Omero (nel cui libro II la devianza di Tersite è direttamente legata alla sua bruttezza fisica), ovvero nelle stesse leggi del Medioevo che sancivano, allorquando due persone fossero state sospettate di un reato, che delle due si sarebbe dovuta considerare colpevole la più deforme. Memore proprio di queste antiche grottesche reminiscenze, Lombroso si convinse che la costituzione fisica sia la più potente causa di criminalità e, in una censurabile analisi, attribuì particolare importanza alla configurazione anatomica del cranio, individuando in questo una caratteristica anatomica (oggi chiamata fossetta di Lombroso) che egli riteneva trattarsi di un carattere degenerativo più frequente negli alienati e nei delinquenti - mentre in realtà da un punto di vista anatomico si tratta di una caratteristica abbastanza frequente negli individui e del tutto priva di significato scientifico;
male influenzato dalle teorie di Darwin, Lombroso giunse così a sostenere che il «delinquente nato» presenta caratteristiche ataviche, ossia simili a quelle degli animali inferiori e dell'uomo primitivo: tali caratteristiche renderebbero difficile o addirittura impossibile il suo adattamento alla società moderna e lo spingerebbero sempre di nuovo a compiere reati. Cesare Lombroso delineò anche le conseguenze giuridiche della propria dottrina: poiché il crimine non è il frutto di una libera scelta ma è piuttosto la manifestazione di una patologia organica, cioè di una malattia, la pena deve essere intesa non come una punizione (poiché non ha senso punire chi non ha agito liberamente) ma semplicemente come strumento di tutela della società. Egli sostenne sempre con forza la necessita dell'inserimento della pena capitale nel quadro dell'ordinamento giuridico italiano, ritenendo che se il criminale era tale per la sua conformazione fisica non fosse possibile alcuna forma di riabilitazione;
queste sconnesse teorie furono ben presto messe in discussione dagli studi degli stessi allievi e seguaci del clinico veronese (tra i quali Enrico Ferri - docente di diritto penale a Bologna, Siena, Pisa e Roma e caposcuola della sociologia criminale), mentre oggi nessuno osa più sostenerne la validità scientifica. L'assurdità ed equivocità di pseudo studioso e scienziato di Cesare Lombroso, da tempo ormai accertata, rappresenta motivo e argomento sufficientemente fondato e utile per un sostanziale ripensamento sull'intitolazione stradale nell'ambito della toponomastica italiana, che va a demerito della migliore tradizione accademica e medico-scientifica italiana. Ma non solo, altra argomentazione sostanzia e convalida l'istanza che viene qui formulata;
la figura e l'opera di Cesare Lombroso rappresentano tuttora un profondo vulnus per l'intero Meridione d'Italia e la sua popolazione, pesantemente oltraggiati e diffamati dalla deriva antiscientifica assunta dall'attività del medico veronese: un oltraggio e una diffamazione le cui conseguenze disonorano tuttora la parte preponderante della popolazione italiana (sommando ai residenti nel Mezzogiorno i milioni di meridionali del Centro-Nord che contribuiscono alla ricchezza di questa area della nazione);
dopo la laurea in Medicina all'università di Pavia nel 1858, il successivo 1859 Cesare Lombroso si arruolò nel Corpo sanitario militare piemontese, per essere inviato poi, nel 1861, in Calabria quale

«consulente medico» nella campagna di repressione del «brigantaggio»;
nella regione meridionale, basandosi sull'abbondante «parco umano» messo a sua disposizione, l'ufficiale medico Lombroso cominciò un approfondito e incontrollato studio criminologico sulle popolazioni calabresi ostili all'invasione piemontese, giungendo perfino ad indagare un improbabile rapporto delinquenziale tra linguaggio - usi - modo di vestire e le caratteristiche fisiche dei residenti. Le sue teorie (rivelatesi palesemente infondate risultando grossolana pseudoscienza) presero forma e vennero applicate con disinvoltura su poveri contadini la cui unica colpa era quella di avere le misure del cranio simili ai dati antropometrici di qualche noto delinquente del tempo. Si tratta di congetture che, purtroppo, trovarono fertile terreno in un contesto storico e in un ambiente militare molto particolari: apparve davvero provvidenziale, per i responsabili dell'esercito, aver trovato dei pretesti pseudo-scientifici per giustificare la sanguinosa repressione attuata su popolazioni inermi e costrette a difendersi da una invasione con effetti devastanti;
presero forma in tal modo scandalose mistificazioni per dare un'immagine negativa del Sud: Cesare Lombroso, tutt'altro che un rigoroso scienziato come apparso in seguito, fu praticamente «assoldato» per dimostrare sulla base di una assurda pseudoscienza che i meridionali erano persone delinquenti per nascita. L'obnubilato medico veronese misurò la forma e la dimensione del cranio di molti ribelli uccisi o deportati dal Meridione d'Italia in Piemonte (premurosi medici militari o carcerari per anni inviarono al pseudo-studioso il corpo o almeno il cranio dei briganti meridionali - ovvero uomini e donne uccisi in battaglia oppure deceduti in galera - perché potesse misurarli, sezionarli, studiarli e cercare quindi di dimostrare la bislacca teoria del delinquente per natura), concludendo che i tratti atavici presenti riportavano indietro all'uomo primitivo. Si tratta in realtà di una delle più efferate violenze fisiche e morali messe deliberatamente in atto contro la gente meridionale, una manifestazione del tutto indegna dei presunti artefici del Risorgimento italiano, mentre sono ormai incancellabili i danni all'intera umanità che sono derivati dall'odio di Lombroso verso le popolazioni del Sud Italia;
si ritiene che la lesione della reputazione collettiva e individuale dell'intera popolazione meridionale, proditoriamente lesa da teorie e congetture di accertata infondatezza scientifica e volte a dare un'immagine negativa del Mezzogiorno, rappresenti ulteriore motivo di profondo pregiudizio, insieme al disvalore scientifico, per la conservazione di una intitolazione stradale nella toponomastica dei comuni italiani che veda l'intestazione «Cesare Lombroso», e se ne ritiene necessaria formalmente e ufficialmente la cancellazione dalla toponomastica di tutti i Comuni italiani -:
se i ministri interrogati per quanto di competenza, intendano assumere iniziative per evitare, alla luce di tutto quanto segnalato in premessa e riconosciuto dall'attuale comunità scientifica, che siano intitolate strade a Cesare Lombroso.
(4-07704)

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RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del processo di conversione dei segnali televisivi al sistema digitale, avviato in Italia nel 2001 e che prevede il passaggio definitivo al sistema digitale entro il novembre del 2012, la legge finanziaria per il 2004 aveva previsto un contributo pubblico di 150 euro per

ogni utente che avesse acquistato o locato un apparecchio per la ricezione di segnali televisivi digitali terrestri. Tale aiuto veniva successivamente rifinanziato anche con la legge finanziaria per il 2005 per un importo ridotto a 70 euro;
il finanziamento previsto nelle leggi finanziarie per il 2004 e per il 2005 per sovvenzionare l'acquisto di decoder per il digitale terrestre ammontava ad una somma complessiva pari a 220 milioni di euro;
successivamente, in data 11 novembre 2005, il Senato della Repubblica aveva approvato con voto di fiducia un maxi-emendamento del Governo al disegno di legge finanziaria per il 2006, integralmente sostituivo del testo originario del provvedimento, che, tra le numerose misure introdotte ex novo, ha previsto un finanziamento pubblico di 10 milioni di euro per l'anno 2006 a sostegno dell'acquisto da parte dei cittadini italiani di apparecchi decoder per il digitale terrestre;
a seguito delle denunce presentate da diverse emittenti satellitari - in particolare, Centro Europa 7 s.r.l. e Sky Italia s.r.l. - la Commissione europea ha avviato un procedimento formale di indagine e, nel 2007, ha qualificato il predetto contributo come aiuto di Stato a favore delle emittenti digitali terrestri che offrivano servizi di televisione a pagamento, in particolare servizi pay per view, nonché di operatori via cavo fornitori di servizi televisivi digitali a pagamento;
secondo la Commissione europea, ancorché il passaggio alla radiodiffusione televisiva digitale costituisse un obiettivo di interesse comune, il contributo risultava sproporzionato e non evitava distorsioni inutili della concorrenza. Infatti, non applicandosi ai decoder digitali satellitari, la misura non poteva essere considerata tecnologicamente neutra;
tale decisione imponeva, dunque, all'Italia di procedere al recupero, nei confronti dei beneficiari, dell'aiuto e dei relativi interessi;
a seguito di tale decisione la società Mediaset s.p.a., emittente di programmi digitali terrestri, ha restituito circa 6 milioni di euro e depositato un ricorso al Tribunale europeo di Lussemburgo, al fine di ottenere l'annullamento della decisione adottata dalla Commissione europea;
nella sentenza pronunciata in data 15 giugno 2010, il Tribunale europeo di Lussemburgo ha respinto il ricorso presentato da Mediaset s.p.a., confermando la decisione assunta dalla Commissione europea, ovverosia che le misure introdotte in Italia durante la XIV legislatura avrebbero consentito alle emittenti digitali terrestri e agli operatori via cavo, fra cui Mediaset s.p.a., di godere di un vantaggio rispetto alle emittenti satellitari;
infatti, per poter beneficiare del predetto contributo, era necessario acquistare o prendere in locazione un apparecchio per la ricezione di segnali televisivi digitali terrestri, ragion per cui un consumatore che avesse optato per un apparecchio che avrebbe consentito esclusivamente la ricezione di segnali satellitari non avrebbe potuto beneficiarne;
tale contributo, dunque, non avrebbe risposto al requisito della neutralità tecnologica. Inoltre, tale misura, anche se avesse indotto i consumatori a passare dal sistema analogico a quello digitale terrestre, allo stesso tempo avrebbe consentito alle emittenti digitali terrestri di consolidare la loro posizione sul mercato, in termini di immagine di marchio e di fidelizzazione della clientela;
il Tribunale europeo di Lussemburgo ha sancito, per la prima volta, che durante il II Governo Berlusconi, ovvero durante la XIV legislatura, le misure introdotte in Italia in materia di decoder hanno implicato un vantaggio indiretto per gli operatori del mercato della televisione digitale, come Mediaset s.p.a., ovvero l'azienda di proprietà della famiglia Berlusconi;
la società Mediaset s.p.a. ha annunciato, secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale e, in particolare, da un

articolo apparso in data 16 giugno 2010 su il quotidiano la Repubblica, dal titolo «Illegittimi gli aiuti al decoder terrestre. I giudici UE: "L'Italia ha favorito un solo ricevitore. Mediaset sconfitta ricorrerà"», che, per l'appunto, presenterà un ricorso alla Corte di giustizia europea, che rappresenta il secondo grado di giudizio in sede comunitaria;
la concentrazione nella persona del Presidente del Consiglio dei ministri di enormi poteri politici, economici e mediatici ha determinato nel tempo un costante conflitto di interessi in capo al Presidente stesso, che, ad avviso degli interroganti, oltre a risultare gravemente ostativo ad ogni sereno e proficuo dibattito in ordine alle misure necessarie al Paese, mette gravemente in discussione la credibilità dell'Italia a livello europeo e internazionale;
ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 215 del 2004, «sussiste situazione di conflitto di interessi (...) quando il titolare di cariche di Governo partecipa all'adozione di un atto, anche formulando la proposta, o omette un atto dovuto, trovandosi in situazione di incompatibilità (...), ovvero quando l'atto o l'omissione ha un'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, ovvero delle imprese o società da essi controllate» -:
se e quali iniziative, anche normative, il Governo intenda assumere per superare in via definitiva il conflitto di interessi che ha caratterizzato e continua a caratterizzare l'operato dell'Esecutivo e quali elementi, alla luce della decisione recentemente assunta dal Tribunale europeo di Lussemburgo, ritenga di dover riferire al Parlamento in ordine alle modalità di formazione e deliberazione delle citate leggi finanziarie varate durante la XIV legislatura, nonché all'effettiva osservanza alle disposizioni della legge n. 215 del 2004 in materia di risoluzione dei conflitti di interessi.
(3-01140)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:

CASINI, VIETTI, BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA, DRAGO, DE POLI, NARO, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, RAO, DELFINO, LIBÈ, GALLETTI, OCCHIUTO e MEREU. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel corso della manifestazione con cui si è celebrata il 21 giugno 2009 la Giornata mondiale per la sclerosi laterale amiotrofica (sla), la comunità delle persone colpite da sclerosi laterale amiotrofica e dei loro familiari ha duramente contestato la mancata approvazione e conseguente entrata in vigore, con relativo finanziamento, del decreto del Presidente dei Consiglio dei ministri riguardante i nuovi livelli essenziali di assistenza;
si tratta di un provvedimento atteso da tre anni, in grado di fornire le prime risposte efficaci sull'attuazione di percorsi di continuità assistenziale ospedale-territorio e di assistenza domiciliare ad alta complessità, uniformi ed omogenei su tutto il territorio nazionale, al contrario di quanto accade oggi;
parimenti importante ed ineludibile è l'entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili, atti a supportare la persona con disabilità nel cercare di favorirne la massima autonomia funzionale ed una migliore qualità di vita;
si tratta di un provvedimento non più rinviabile, atteso con fin troppa pazienza e fiducia dalle persone portatrici di sclerosi laterale amiotrofica e dai loro familiari, che non vedono nelle istituzioni quella attenzione e quella sensibilità necessaria ad assicurare il rispetto del diritto costituzionalmente garantito ad un assistenza dovuta e degna di tale nome;
la civiltà di un Paese si misura anche dal grado di attenzione e di sostegno riservato alla vita e dal modo con il quale

si mettono i propri cittadini nella condizione di vivere con dignità anche l'esperienza della malattia, e non solo dall'impegno per il rispetto dell'equilibrio dei conti pubblici -:
se non ritenga di assumere le iniziative di competenza finalizzate all'adozione, senza ulteriori ritardi, del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri riguardante i livelli essenziali di assistenza e del nomenclatore tariffario delle protesi e degli ausili con il relativo finanziamento.
(3-01136)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

LIVIA TURCO, LENZI e VIOLA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
già in data 19 marzo 2009 era stato presentato da uno degli interroganti un atto di sindacato ispettivo (5-01171) in relazione alle drammatiche notizie di quel periodo sull'aggressione ad un bambino da parte di un branco di cani randagi e la sua morte a seguito delle ferite riportate e in merito all'aggressione di una turista tedesca sempre da parte degli stessi animali, senza avere avuto ad oggi alcuna risposta;
sempre di più le cronache quotidiane riportano episodi in cui adulti e bambini sono aggrediti da branchi di cani randagi;
le diverse normative vigenti sull'argomento in vigore prevedono:
a) l'obbligo della identificazione dell'animale da parte del proprietario;
b) il divieto di abbandonare gli animali di proprietà da parte del proprietario;
c) il divieto di maltrattamento degli animali;
d) il servizio di cattura dei cani randagi e/o vaganti da parte delle ASL territoriali;
e) l'obbligo per i comuni di costruire i canili rifugio per i cani randagi catturati nel proprio territorio comunale;
f) la prima cura degli animali randagi e/o vaganti catturati a carico dei servizi veterinari delle ASL;
g) l'obbligo per i comuni del mantenimento dei cani catturati presso i canili rifugio;
h) la necessità di favorire attraverso l'azione delle associazioni protezionistiche l'adozione degli animali presenti nei canili rifugio;
i) la possibilità per i servizi veterinari delle ASL di provvedere al controllo delle nascite degli animali presenti nei canili sterilizzazione o altri metodi farmacologici;
sarebbe utile sapere se nelle regioni ed in particolare nella regione siciliana le ASL abbiano istituito e gestiscano canili sanitari;
il Sottosegretario alla salute ha annunciato una proposta di legge del Governo per rivedere la normativa di cui sopra e ha istituito una task force presso il Ministero per far fronte al problema del randagismo nel territorio nazionale -:
quali siano gli elementi in possesso del Ministro in relazione all'assolvimento degli obblighi di cui alle lettere a), e), f), g), ed i) della premessa a livello nazionale anche alla luce del lavoro della task force ricordata in premessa.
(5-03097)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

La interrogazione a risposta in commissione Togni e altri n. 5-00807, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 dicembre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

La interrogazione a risposta scritta Grimoldi e altri n. 4-04142, pubblicata nell'allegato B

ai resoconti della seduta del 16 settembre 2009 deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

La interrogazione a risposta scritta Grimoldi e altri n. 4-04764 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

La interrogazione a risposta scritta Grimoldi e Goisis n. 4-05361, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

La interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-06895, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Stucchi.

La interrogazione a risposta in commissione Pili n. 5-03089, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Murgia, Vella, Nizzi, Porcu.

La interrogazione a risposta in commissione Pili n. 5-03091, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Murgia, Vella, Porcu, Nizzi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in commissione Siragusa n. 5-03084, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 339 del 17 giugno 2010.

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 6 agosto 2009 è stato siglato un accordo, di durata biennale, tra la regione siciliana e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con lo scopo di realizzare attività di integrazione alla didattica, con particolare attenzione agli studenti diversamente abili e a rischio marginalità;
in particolare, sono stati previsti programmi specifici per sostenere l'innalzamento della qualità dell'offerta formativa attraverso il miglioramento dell'insegnamento della matematica, delle scienze, della tecnologia e della capacità di lettura;
per realizzare queste attività si è stabilito di assegnare alle scuole coinvolte nei progetti una dotazione aggiuntiva di personale, ossia gli insegnanti curriculari e di sostegno che, dopo aver ricevuto un incarico di supplenza annuale nell'anno scolastico 2008/2009, non lo hanno ottenuto per quest'anno;
due, infatti, sono stati i canali offerti ai docenti rimasti quest'anno senza incarico:
a) le graduatorie prioritarie del cosiddetto «salva-precari» che avrebbero dovuto offrire un canale preferenziale per le supplenze brevi nelle scuole (ma anche queste sono partite in ritardo dopo che i presidi avevano assegnato molte supplenze medio-lunghe da graduatorie di istituto);
b) i progetti a seguito dell'accordo Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - regione Sicilia, che avrebbero dovuto essere l'estrema salvezza per chi non era riuscito ad avere né incarichi né supplenze e che si sarebbero dovuti svolgere in due annualità, dunque, un progetto per il 2009/2010 e un altro per il 2010/2011;
inoltre, si legge nell'accordo, «il Ministero si impegna a riconoscere a tale personale, impegnato nelle iniziative sopraindicate, la valutazione del servizio prestato, e il relativo punteggio nelle graduatorie ad esaurimento»;
l'accordo prevede un investimento finanziario da parte del Ministero pari a 10 milioni di euro provenienti dal Pon 2007-

2013, mentre per la Regione di 40 milioni di euro (20 l'anno) a valere sul Por Fse 2007-2013;
per il coordinamento e la programmazione delle iniziative è costituito un comitato paritetico tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e regione siciliana, presieduto dall'assessore alla pubblica istruzione, e composto dal dirigente generale del dipartimento competente della regione, da due componenti designati sempre dalla regione e da tre membri nominati dal Ministero;
in realtà, in prima istanza, sono stati chiamati i docenti che rientravano nelle graduatorie distrettuali e, solo in un secondo momento sono stati chiamati tutti quelli che non erano rientrati in alcuna graduatoria distrettuale;
tra l'altro tanti di questi hanno lavorato nel frattempo con le graduatorie di istituto o con le graduatorie prioritarie del «salva-precari», mentre sembrerebbe che alcuni siano stati depennati dalle graduatorie distrettuali, avendo accettato l'individuazione per il progetto regionale;
i ritardi accumulati dalla regione siciliana hanno determinato un pesante slittamento dei tempi;
i docenti precari hanno firmato i contratti a fine maggio 2010, ma alcuni hanno già iniziato i progetti regionali, altri, dato che la scuola è finita, potranno farlo da settembre con il nuovo anno scolastico e c'è molta confusione su come verrà computato il punteggio - posto che i progetti regionali saranno realizzati a cavallo di due anni scolastici diversi - e su eventuali sanzioni per chi recederà per incarichi più favorevoli sia da parte dell'ufficio scolastico regionale che per supplenze medio-lunghe dalle graduatorie del «salva-precari»;
anche riguardo alla modalità di svolgimento dei progetti si sa ben poco, e a fronte di così poca chiarezza ciascun preside si sta regolando come crede e lo stesso sta avvenendo anche per quanto riguarda la data conclusiva di tali contratti che non è per tutti la stessa;
la Sicilia sembra essere l'unica regione in cui i progetti previsti per l'anno scolastico 2009/2010 non sono partiti in tempo utile per poter consentire ai docenti di svolgere le 300 ore entro il termine delle attività didattiche; i più fortunati ne hanno potute svolgere una cinquantina;
è importante che si diano garanzie a questi docenti dato che tali ritardi non sono dipesi da loro: se i progetti fossero partiti nei tempi dovuti essi avrebbero potuto svolgere i 180 giorni di servizio di quest'anno per poter accedere in questo modo a settembre ai progetti previsti per la seconda annualità, dato che i progetti avrebbero dovuto essere biennali;
questa situazione anomala ha creato un pesante caos burocratico che lascia insoluti alcuni interrogativi;
risulta altresì all'interrogante che il personale ausiliario non sia stato inserito nei progetti nonostante sia necessario provvedere al riordino e alle pulizie delle aule, trattandosi di attività che si svolgeranno in ore pomeridiane -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione rappresentata in premessa;
se non intenda procedere ad una verifica dell'attuazione del protocollo di intesa stipulato con la regione Siciliana;
se non ritenga opportuno emanare una nota scritta al fine di chiarire le modalità di calcolo del punteggio;
se non ritenga di chiarire con l'assessorato regionale alla pubblica istruzione quali saranno i compiti dei docenti curricolari e di quelli di sostegno, destinatari dei progetti: se devono cioè occuparsi di integrazione o discipline specifiche, se possono essere impiegati in attività extracurriculari; se i docenti di sostegno devono affiancare i curriculari o si devono occupare di alunni con handicap o a rischio marginalità sociale, da soli, e dunque senza la compresenza del docente

curriculare, se le attività riferite ai progetti si devono svolgere durante le ore curriculari mattutine o possono essere svolte anche in ore pomeridiane al di fuori delle attività didattiche curriculari; se le 300 ore previste per ciascun docente dovranno ricomprendere anche le ore per la progettazione/formazione;
se non ritenga necessario chiarire nelle forme più opportune se sarà possibile conciliare lo svolgimento di tali progetti con eventuali incarichi dagli uffici scolastici regionali e supplenze che dovessero sopraggiungere a partire da settembre 2010;
per quale motivo il personale ausiliario non sia stato inserito nei progetti, nonostante sia necessario provvedere al riordino e alle pulizie delle aule, trattandosi di attività che si svolgeranno in ore pomeridiane. (5-03084)

Trasformazione di documenti del Sindacato Ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta orale Migliori n. 3-00744 del 29 ottobre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07700.
interrogazione a risposta in commissione Bobba n. 5-02825 del 28 aprile 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07701.