XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 17 giugno 2010

TESTO AGGIORNATO AL 20 SETTEMBRE 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
uno degli impegni sottoscritti da tutti i donatori nel 2008 al III Forum di alto livello sull'efficacia dell'aiuto allo sviluppo è quello di garantire la massima accessibilità alle informazioni relative all'aiuto stesso e la massima trasparenza dello stesso, che consentirebbe ai Governi una maggiore capacità di programmazione, ai Parlamenti di esercitare uno scrutinio più puntuale e alle comunità e cittadini dei Paesi partner di effettuare un controllo capillare locale, vale a dire uno dei migliori antidoti alla corruzione;
per dare seguito a questo impegno sull'efficacia dell'aiuto, molti donatori si sono uniti per dare vita all'«Iniziativa internazionale per la trasparenza dell'aiuto» che ha lo scopo di garantire la massima accessibilità in tempo reale alle iniziative di aiuto allo sviluppo finanziate dai donatori con l'ambizione di avere certamente come punto di riferimento l'esperienza del database del Development Assistance Committee (DAC), ma anche di superarne alcuni dei limiti attuali: il ritardo nella pubblicazione dei dati (con una media di oltre un anno di ritardo), la mancanza di dettagli sui risultati dei programmi e i pochi dettagli geografici che impediscono di situare correttamente le iniziative di sviluppo nei Paesi partner;
l'Italia non ha preso alcuna posizione sulla sua partecipazione o meno a questa «Iniziativa internazionale sulla trasparenza dell'aiuto»;
il 4 giugno 2010 il nuovo Governo liberal-conservatore inglese ha annunciato la costituzione di un osservatorio nazionale indipendente sull'aiuto pubblico allo sviluppo, con lo scopo di rafforzare lo scrutinio cittadino e l'accessibilità delle informazioni sull'aiuto da parte dei contribuenti inglesi, oltre che rafforzare l'impegno sull'«iniziativa internazionale sulla trasparenza»;
negli ultimi tre anni è migliorata la trasparenza e l'accessibilità delle informazioni per la cooperazione della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (DGCS) del Ministero degli affari esteri, mentre le informazioni delle attività di cooperazione gestite dal Ministero dell'economia e delle finanze sono ancora affidate esclusivamente alla relazione annuale al Parlamento, che è resa disponibile dopo più di due anni. In entrambi i casi, le informazioni sono disponibili generalmente solo in italiano, pregiudicandone la fruibilità nei Paesi partner;
dall'inizio del 2010, l'interruzione della pubblicazione dei bollettini elettronici della cooperazione e il blocco dell'aggiornamento delle delibere elettroniche hanno quasi azzerato gli sforzi fatti per aumentare la trasparenza della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo;
in termini di accuratezza della reportistica internazionale, solo lo 0,6 per cento delle iniziative d'aiuto italiane non è classificato per settore, collocando il nostro Paese al quinto posto in termini di accuratezza. Tuttavia, la stessa attenzione non si presta quando si tratta di notificare l'aiuto legato. Il DAC rivela, infatti, che il 10 per cento delle iniziative italiane non sono valutate rispetto al criterio dello slegamento: un risultato tra i peggiori fra i 23 membri DAC, secondo solo a Giappone e Germania. Secondo una recente valutazione sulla trasparenza basata sulla completezza della reportistica, l'Italia risulta penultima, prima del Portogallo, tra tutti i donatori bilaterali e multilaterali;
per rispondere alla crescente pressione dell'opinione pubblica globale sui risultati concreti che l'aiuto ha conseguito, i Paesi donatori finanziariamente più impegnati hanno creato unità di valutazione sistematica dell'impatto degli interventi. Ad esempio, la cooperazione danese ha una struttura di valutazione separata dall'agenzia che esegue gli interventi di cooperazione,

con uno staff di otto persone e un bilancio di 3 milioni di dollari l'anno. In altri casi si sono avviate vere campagne di comunicazione pubblica di massa per dimostrare che l'investimento di denaro pubblico ha prodotto risultati, come nel caso inglese con la campagna «UK Aid works»;
per l'Italia, dal 2002 non è stata prodotta alcuna valutazione sistematica diffusa pubblicamente. Un'unità di valutazione è stata ricostituita nel 2008 e da allora ha lavorato a un piano di lavoro annuale, ma fino a oggi non era stata dotata di un proprio bilancio, che le garantisse l'effettiva operatività. In tempi di tagli all'amministrazione pubblica, è difficile chiedere che si preservi l'investimento pubblico per la cooperazione allo sviluppo - già tagliato del 56 per cento nel 2008 - se non è possibile presentare alcun risultato. Ma nel caso del nostro Paese, la mancanza di risultati è secondo i sottoscrittori del presente atto di indirizzo più da attribuirsi alla negligenza nell'attività di valutazione dell'amministrazione che agli effetti perversi dell'aiuto,


impegna il Governo:


a pubblicare, contestualmente alla loro approvazione, tutte le iniziative di cooperazione che prevedono una spesa, includendo le informazioni che sono contenute sul sistema informatico della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo per l'approvazione delle iniziative - il «sistema SIC 99 (Sistema informativo della cooperazione)» - e i documenti strategici;
ad aderire all'«Iniziativa internazionale per la trasparenza dell'aiuto» (IATI);
a prevedere il finanziamento di ogni piano di valutazione annuale della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo con risorse certe.
(1-00391) «Di Pietro, Evangelisti, Donadi, Borghesi, Leoluca Orlando».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
uno degli impegni sottoscritti da tutti i donatori nel 2008 al III Forum di alto livello sull'efficacia dell'aiuto allo sviluppo è quello di garantire la massima accessibilità alle informazioni relative all'aiuto stesso e la massima trasparenza del medesimo, che consentirebbe ai Governi una maggiore capacità di programmazione, ai Parlamenti di esercitare uno scrutinio più puntuale e alle comunità e ai cittadini dei Paesi partner di effettuare un controllo capillare locale, vale a dire uno dei migliori antidoti alla corruzione;
un primo studio della Princenton university ha finalmente presentato i primi risultati statisticamente solidi del rapporto tra trasparenza degli aiuti che un Paese riceve e il livello interno di corruzione, confermando l'ipotesi iniziale: maggiori sono le informazioni disponibili sugli aiuti per il Paese, minore è il livello generale di corruzione. L'analisi ha potuto anche sostenere che una riduzione significativa delle informazioni porta a un deterioramento dei livelli di corruzione del Paese;
per dare seguito all'impegno sull'efficacia dell'aiuto, molti donatori si sono uniti per dare vita alla Iniziativa internazionale per la trasparenza dell'aiuto (International aid transparency Initiative - lati) che ha lo scopo di garantire la massima accessibilità in tempo reale alle iniziative di aiuto allo sviluppo finanziate dai donatori con l'ambizione di avere certamente, come punto di riferimento, l'esperienza del database del Dac-Ocse (Development assistance committee), ma anche di superarne alcuni dei limiti attuali: il ritardo nella pubblicazione dei dati (con una media di oltre un anno di ritardo), la mancanza di dettagli sui risultati dei programmi e i pochi dettagli geografici che impediscono di situare correttamente le iniziative di sviluppo nei Paesi partner;
l'Italia non ha preso alcuna posizione sulla sua partecipazione o meno a questa Iniziativa internazionale per la trasparenza dell'aiuto;
i Governi di natura liberal-conservatore inglese e svedese hanno annunciato una politica di piena e aperta divulgazione della documentazione per tutti gli interventi di cooperazione allo sviluppo, che saranno tutti disponibili on line appena effettuata l'approvazione degli interventi;
negli ultimi tre anni era migliorata la trasparenza e l'accessibilità delle informazioni per la cooperazione della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del Ministero degli affari esteri, mentre le informazioni delle attività di cooperazione gestite dal Ministero dell'economia e delle finanze erano e sono ancora affidate esclusivamente alla relazione annuale al Parlamento che è resa disponibile dopo più di due anni. In entrambi i casi, le informazioni sono disponibili generalmente solo in italiano e ciò ne pregiudica la fruibilità nei Paesi partner;
dall'inizio del 2010, l'interruzione della pubblicazione dei bollettini elettronici della cooperazione ha quasi azzerato gli sforzi fatti in precedenza per aumentare la trasparenza della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo; le informazioni pubblicate in precedenza sui bollettini non riportavano una descrizione dettagliata dell'iniziativa e soprattutto non permettevano alcuna ricerca;
in termini di accuratezza della reportistica internazionale, solo lo 0,6 per cento delle iniziative d'aiuto italiane non è classificato per settore, collocando il nostro Paese al quinto posto in termini di accuratezza. Tuttavia, la stessa attenzione non si presta quando si tratta di notificare l'aiuto legato. Il Development assistance committee rivela, infatti, che il 10 per cento delle iniziative italiane non sono valutate rispetto al criterio dello slegamento: un risultato tra i peggiori fra i 23 membri del Development assistance committee, secondo solo a Giappone e Germania. Secondo una recente valutazione sulla trasparenza basata sulla completezza della reportistica, l'Italia risulta penultima, prima del Portogallo, tra tutti i donatori bilaterali e multilaterali;
Publish what you fund, la campagna della società civile per una maggiore trasparenza dell'aiuto, ha recentemente pubblicato il primo indice di trasparenza dei donatori (Paesi Ocse, agenzie delle Nazioni Unite e banche multilaterali di sviluppo). La valutazione sulla trasparenza si basa su tre criteri: impegno a garantire la trasparenza (intesa soprattutto come quantità delle informazioni disponibili nei database), trasparenza e comunicazione delle informazioni ai Paesi partner e reattività alle richieste d'informazioni o chiarimenti da parte degli utenti dei loro siti web;
la classifica complessiva sulla trasparenza dei donatori vede in testa la Banca mondiale e in coda il Giappone, in trentesima posizione. L'Italia occupa la ventisettesima posizione. Il nostro Paese è soprattutto penalizzato dalla difficoltà di trasmettere ai Governi partner informazioni sui futuri piani di spesa (complice un ciclo di bilancio per la cooperazione solo annuale che è soggetto a tagli continui e spesso imprevedibili) e dalla limitata reattività di risposta alle domande di chiarimento;
per rispondere alla crescente pressione dell'opinione pubblica globale sui risultati concreti che l'aiuto ha conseguito, i Paesi donatori finanziariamente più impegnati hanno creato unità di valutazione sistematica dell'impatto degli interventi. Ad esempio, la cooperazione danese ha una struttura di valutazione separata dall'Agenzia che esegue gli interventi di cooperazione, con uno staff di otto persone e un bilancio di 3 milioni di dollari l'anno. In altri casi si sono avviate vere campagne di comunicazione pubblica di massa per dimostrare che l'investimento di denaro pubblico ha prodotto risultati, come nel caso inglese con la campagna «UK Aid works»;
per l'Italia, dal 2002 non è stata prodotta alcuna valutazione sistematica diffusa pubblicamente. Un'unità di valutazione è stata ricostituita nel 2008 e ha approvato un piano di lavoro annuale dotato di un bilancio. Una valutazione è stata conclusa - ma non ancora caricata sul sito della cooperazione allo sviluppo - ma fino a oggi la citata unità non è stata dotata di un proprio bilancio che le garantisse effettiva operatività;
l'articolo 36 della legge di disciplina della cooperazione allo sviluppo (legge n. 49 del 1987) prevede che sia istituita presso la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo una banca dati in cui siano inseriti tutti i contratti, le iniziative, i programmi connessi con l'attività di cooperazione disciplinata dalla presente legge e la relativa documentazione e stabilisce che l'accesso alla banca dati sia pubblico. Ad oggi nessuna banca dati è accessibile on line,

impegna il Governo:


a pubblicare on line in un unico sito tutte le valutazioni prodotte dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, le relazioni del dipartimento del tesoro relativamente all'azione verso banche e fondi di sviluppo e i documenti strategici come le programmazioni pluriennali per Paese (stream);
a pubblicare on line, contestualmente alla loro approvazione, tutte le iniziative di cooperazione allo sviluppo, rendendo pubbliche le informazioni che sono contenute sul sistema informatico della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo per l'approvazione delle iniziative - il «sistema SIC 99 (sistema informativo della cooperazione)»;
ad aderire all'Iniziativa internazionale per la trasparenza dell'aiuto (lati).
(1-00391)
(Nuova riformulazione) «Di Pietro, Evangelisti, Donadi, Borghesi, Leoluca Orlando, Di Stanislao, Cimadoro».

La Camera,
premesso che:
la crisi finanziaria ed economica internazionale ha avuto effetti drammatici sulle economie di tutto il mondo, determinando una flessione significativa dei principali indicatori e portando a delle crescenti difficoltà per le famiglie italiane. Mentre il sistema bancario italiano ha subito meno la crisi rispetto ai sistemi di molti altri Paesi, a causa di una minore esposizione ai prodotti più rischiosi che hanno provocato i buchi spaventosi nei bilanci di numerosi istituti e società a livello internazionale, la crisi ha comunque evidenziato le difficoltà - invero presenti da numerosi anni - per il cuore del sistema economico italiano, le piccole e medie imprese, di reperire le risorse necessarie per continuare ad operare e crescere in un mercato dominato da una logica di profitto a breve termine, in cui i capitali vengono attirati dalle attività più speculative determinando un preoccupante e dannoso deficit di risorse per il settore, che rappresenta la maggior parte dell'occupazione in Italia e che contraddistingue un tessuto economico basato sull'innovazione, la flessibilità, e la solidarietà;
infatti dagli anni Novanta è iniziata una commistione tra le attività finanziarie ordinarie rappresentate dai depositi, i mutui, i prestiti alle imprese, e le attività speculative che negli ultimi due anni in particolare hanno mostrato la loro vera natura minacciando di gettare il mondo in una depressione economica senza paragoni. Di fronte a questa prospettiva Governi e banche centrali hanno attuato numerosi salvataggi, caricando sui contribuenti ulteriori debiti prodotti da chi ha speculato per conto proprio;
da oltre due anni il Governo italiano solleva nei vertici internazionali, quali il G8 e il G20, la necessità di nuove regole per il settore finanziario per garantire la protezione dell'economia reale dai fenomeni speculativi, ed è attualmente in corso un dibattito vigoroso a livello internazionale sul ripristino della separazione

tra banche commerciali e banche di investimento il principio della legge Glass-Steagall varata negli USA nel 1933 e delle leggi che hanno garantito la stabilità del comparto bancario in Europa fino agli anni Novanta; negli Stati Uniti i senatori Maria Cantwell e John McCain hanno proposto un emendamento alla legge finanziaria all'esame del Congresso federale a favore del ripristino immediato di questa regola fondamentale;
è necessario garantire che il sistema finanziario sia al servizio dell'economia reale, a differenza della tendenza degli ultimi anni in cui le attività puramente speculative hanno preso il sopravvento sul resto dell'economia, provocando anche un forte deficit di investimenti nei beni e servizi necessari per mantenere e accrescere il tenore di vita della popolazione -:


impegna il Governo:


ad assumere iniziative normative per garantire che le immissioni e la negoziazione di titoli finanziari e soprattutto di tutti gli strumenti speculativi «derivati» (future, options, swap, eccetera) siano completamente separate dalle attività ordinarie (depositi e finanziamenti) delle banche commerciali, ripristinando la divisione funzionale che fino agli anni Novanta proteggeva le attività finanziarie ordinarie dai pericoli delle attività speculative;
ad agire, in tutte le sedi internazionali, per promuovere accordi multilaterali che stabiliscano un ritorno a tale separazione tra le banche commerciali e le banche d'investimento, così favorendo un clima di investimento a lungo termine nell'economia reale.
(1-00392) «Polidori, Berardi, Di Biagio, Consolo, Raisi, Soglia, Mazzocchi, Moffa, Paglia, Contento, Sbai, Germanà, Lisi, Lehner, Cristaldi, Ventucci, Versace, Vignali, Angeli, Del Tenno, Bernardo, Barbareschi, Osvaldo Napoli, Aracu, Costa».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni VIII e IX,
premesso che:
nella seduta del Cipe del 13 maggio 2010 è stato approvato un notevole e consistente piano di investimenti, dell'ammontare complessivo di circa 11 miliardi di euro, che interessano in gran parte progetti riguardanti il Centro-Nord del nostro Paese;
nel complesso, dei circa 11 miliardi di euro investiti nelle infrastrutture dal Governo al Sud, sono destinati soltanto 107 milioni di euro per la messa in sicurezza della galleria Fossino sulla A3 Salerno-Reggio Calabria più una quota di risorse del Piano di edilizia scolastica di appena il 40 per cento rispetto all'85 per cento che ex lege competerebbe alle aree sottoutilizzate;
nel corso degli ultimi mesi sono state messe in campo diverse e numerose iniziative, molte delle quali bipartisan, con le quali si chiedeva al Governo di prendere impegni concreti per la linea dell'Alta capacità ferroviaria Napoli-Bari;
nell'ottobre 2009 infatti 30 deputati e senatori campani e pugliesi, di maggioranza e di opposizione, hanno scritto alla Presidenza del consiglio ed al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per ribadire la volontà unanime del Mezzogiorno rispetto a quest'opera;
volontà espressa e ribadita, in seguito alle suddette pressanti iniziative, prima dalla Commissione trasporti della Camera e poi dallo stesso Parlamento italiano che si è espresso più volte sulla strategicità e sulla necessità di realizzare il potenziamento della tratta ferroviaria Napoli-Bari;
tale potenziamento è ritenuto un intervento infrastrutturale decisivo per il Mezzogiorno, tanto da essere stato inserito in tutti i più importanti e significativi atti di programmazione nazionale e regionale;

il 24 febbraio 2010 poi lo stesso Governo, attraverso il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, onorevole Elio Vito, ribadiva ai presentatori di una interrogazione a risposta immediata come l'esecutivo continuasse ad attribuire grande priorità al progetto dell'Alta capacità Napoli-Bari e che lo stesso sarebbe stato approvato dal Cipe alla prima riunione utile;
la volontà manifestata dal Governo, in tutte le sedi istituzionali, di sottoporre alla prima riunione utile del Cipe l'approvazione del progetto di completamento dell'Alta capacità ferroviaria Napoli-Bari sino ad ora non ha ancora trovato alcun riscontro nei fatti;
ed infatti il 25 maggio 2010, cento deputati, appartenenti a tutti gli schieramenti politici, hanno sottoscritto una lettera, indirizzata al Presidente del Consiglio dei ministri e al ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in cui si chiede di inserire «all'ordine del giorno della prossima seduta del Cipe» l'approvazione del progetto preliminare dell'Alta capacità Napoli-Bari e lo sblocco definitivo dell'iter per il raddoppio della strada statale «Telesina»;
ad oggi, il Governo ancora non è riuscito a trovare le risorse, pari a circa 3 miliardi di euro, necessari per garantire il completamento dei lavori di ammodernamento e messa in sicurezza dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria;
tale infrastruttura costituisce l'Autostrada del Mezzogiorno che svolge una funzione essenziale e rilevantissima per collegare la Sicilia, la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Mezzogiorno con il Centro ed il Nord del Paese e, quindi, rappresenta una infrastruttura di assoluta valenza nazionale, come dal 1998 in poi hanno sempre riconosciuto i diversi governi che si sono susseguiti; essa esplica una funzione fondamentale per l'intero sistema nazionale dei collegamenti e di mobilità; pertanto sul completamento di tale Autostrada si è formata da anni una forte ed unitaria volontà bipartisan che ha attraversato positivamente tutte le forze politiche e tutti gli schieramenti; la conclusione di tutti i lavori lungo i 443 chilometri della A3 deve realizzarsi finalmente entro la scadenza naturale di questa legislatura (2013), senza ulteriori, nuovi ed ingiustificati rinvii e ritardi;
allo stato sono in fase di mera progettazione iniziale e sono sprovvisti di ogni finanziamento ancora dieci interventi lungo la A3, per circa 75 chilometri;
il rapido ed integrale finanziamento di queste risorse, per circa 3 miliardi di euro, è urgente per completare i lavori della A3 entro il 2013,


impegnano il Governo


a portare all'approvazione del CIPE:
a) il progetto preliminare dell'Alta capacità Napoli-Bari e il progetto definitivo del primo lotto della linea, ovvero la variante Cancello-Napoli e il tratto Cancello-Frasso Telesino, il finanziamento integrale ed in tempi certi e ravvicinati delle risorse utili a garantire il completamento dei lavori di ammodernamento e messa in sicurezza dell'Autostrada Salerno-Reggio Calabria, risorse necessarie per garantire la realizzazione dei dieci interventi lungo la A3, per circa 3 miliardi di euro e 75 chilometri, allo stato ancora in via di mera progettazione iniziale e privi di copertura finanziaria;
b) il progetto definitivo per il raddoppio della strada statale Telesina, in modo da procedere immediatamente all'effettuazione della gara e successivamente all'apertura dei cantieri.
(7-00349) «Boffa, Meta, Bonavitacola, Iannuzzi, Mariani, Margiotta».

La VIII Commissione,
premesso che,
esponenti della cultura, dell'arte e della politica, in collaborazione con cittadini delle aree interessate e con le associazioni

ambientaliste, denunciano da anni gli impatti sul paesaggio italiano arrecati da installazioni selvagge di impianti eolici di grossa potenza e i rilevanti effetti che si verificano sulla qualità della vita e sulle possibilità di sviluppo turistico delle zone limitrofe agli impianti;
l'esperienza della Germania, dove sono installati ormai oltre 19.000 pali, chiamati dai tedeschi «asparagi», ha dimostrato che risultano precluse non solo le possibilità di sviluppo turistico ed agrituristico, ma che si concretizzano ulteriori danni economici e patrimoniali alle comunità, poiché case e terreni scendono drasticamente di valore ed in molti casi diventano invendibili; oltre alla riduzione dei valori paesaggistici sono segnalati effetti sulla salute e sull'umore dovuti al costante rumore a bassa frequenza o all'«effetto discoteca» dovuto alle luci notturne collocate sulle pale;
le istanze dei soggetti locali esprimono di fatto un aspetto paradossale dell'eolico industriale nella sua attuale gestione: in ragione di un macro-obiettivo ambientale sovranazionale (la riduzione delle emissioni), si sottovaluta il complesso dei danni locali, realizzando un duplice risultato negativo e cioè che col crescere delle installazioni si provoca la riduzione di un vasto complesso di valori e un sicuro aumento delle bollette elettriche; nel caso di regioni come la Toscana e l'Umbria, che hanno fatto del paesaggio una fonte primaria di ricchezza, il proliferare incontrollato degli impianti eolici potrebbe compromettere valori turistici e immobiliari enormemente superiori;
sul tema degli impianti eolici industriali, all'interno del mondo ambientalista si sta verificando un ulteriore paradosso, consistente nella contrapposizione tra diverse associazioni e, in taluni casi, all'interno delle medesime associazioni, con discordanze tra centro (favorevoli) e periferia (contrarie);
gli oppositori dell'eolico industriale si dichiarano non contrari al suo sviluppo, quanto piuttosto alla sua crescita disordinata, agli impatti sul territorio non adeguatamente meditati e a taluni aspetti affaristici e collusivi; secondo queste posizioni il regime fortemente agevolativo avrebbe innescato una spirale speculativa; in particolare i certificati verdi si sono trasformati in una sorta di bond garantiti dallo Stato italiano, con rendimenti altissimi, che favoriscono nei fatti una oggettiva «aggressione al territorio» e alimentano una bolla speculativa, nella quale la produttività dell'impianto è secondaria rispetto ai suoi rendimenti. Sul mercato finanziario, in particolare all'estero, è tuttora possibile reperire titoli con rendimenti;
le associazioni ambientaliste maggiormente critiche del fenomeno hanno reso pubblico uno screening nazionale su tutti i procedimenti autorizzativi regionali trasmessi ai pareri ambientali, dal quale si evince che la potenza eolica complessiva tra installata e/o approvata dai pareri ambientali (preludio all'autorizzazione finale) si può valutare in non meno di 11.000 MW. Se poi si considerano le ulteriori istanze presentate, abbiamo progetti aggiuntivi per oltre 70.000 MW;
a seguito degli impegni adottati in sede comunitaria il Governo italiano ha approvato nel 2007, il «Position Paper» dello Stato, che prevede al 2020 una potenza installabile di 12.000 MW (differenziandoli 10.000 su terra ferma più 2000 off-shore); a fine 2009 Terna-Enea hanno censito 4.850 MW in servizio, e ulteriori 3.343 MW definitivamente autorizzati (e quindi in fase di realizzazione) per complessivi 7.674 MW, pur non considerando impianti al di sotto di 10 MW;
gli impatti sul territorio di tali impianti sono rilevati dai dati del GSE risultano ad oggi 242 singoli impianti eolici in Italia, con circa 3.500 torri; calcolando circa 300 mq di calcestruzzo per ogni base di torre, calcolando le distanze medie tra le torri e, prudenzialmente, circa 2 km di strade per ogni impianto abbiamo oltre un milioni di mq di calcestruzzo già riversati sul territorio ed oltre 500 km di strade e

piazzole compatibili con carichi eccezionali; le associazioni ambientaliste hanno calcolato che, qualora fossero realizzati tutti gli impianti richiesti, posti in fila essi realizzerebbero una linea lunga 6.000 km; l'impatto di queste opere è accresciuto dalla necessità di realizzarle su rilievi e crinali, aree fragili, costantemente interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico;
sono inoltre da valutare con attenzione gli effetti diretti (collisioni) e indiretti (sottrazione e degrado di ambienti o disturbo) sull'avifauna, come conclamati dalla bibliografia scientifica estera e richiamati dal documento «Windfarms and Birds. An Analysis of the effects of windfarms on birds, and guidance on environmental assessment criteria and site selection issues» adottato già nel 2003 dal Consiglio d'Europa. Una indagine parziale in Spagna ha calcolato che 400 aereogeneratori hanno ucciso per collisione oltre 7.150 tra uccelli (di cui ben 433 rapaci) e pipistrelli, pari a 18 animali/aereogeneratore/anno. La collocazione di impianti nei pressi, se non addirittura dentro, le aree protette realizza un terzo paradosso in cui la collettività destina risorse per la protezione delle specie a rischio e poi ne destina altre per decimarle;
esiste un vasto complesso di normative, a cominciare dall'articolo 9 della Costituzione, che impongono allo Stato misure cogenti per gli aspetti territoriali di sua diretta influenza (aree protette nazionali, vincolistica paesaggistica e culturale derivante da norme dello Stato, Trattati comunitari e internazionali, quali la Convenzione Europea del Paesaggio, aree per le quali lo Stato assume responsabilità nei confronti della Unione Europea o dell'UNESCO: ZPS, SIC, IBA, zone umide Ramsar, coste o siti con fauna protetta da convenzioni internazionali, Siti patrimonio dell'umanità;
la previgente legge Galasso, oggi contenuta nell'attuale normativa vincolistica ed ambientale generale, assicurava la protezione delle montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole, riconoscendo loro il valore di «aree di ricarica», cioè di produzione dell'aria e dell'acqua pulite e di conservazione della biodiversità; la difesa delle «aree di ricarica» è elemento centrale della Teoria dello sviluppo sostenibile, che riconosce ad esse non solo un valore «patrimoniale», ma anche una valenza produttiva di beni e servizi indispensabili alla sopravvivenza, che la Teoria quantifica economicamente;
sulla base di quanto esposto, va verificata la denuncia secondo cui il sistema di elevati incentivi in favore dell'eolico industriale, adottato per far fronte ad un impegno comunitario estremamente difficile, ha innescato una spirale speculativa, nella quale si muove anche la criminalità organizzata, basata su una tecnologia invasiva e, per quel che riguarda l'Italia, di problematica efficienza; gli impatti che ne derivano riguardano;
l'uso non produttivo del territorio nazionale; giova ricordare che il 26 gennaio 2010 l'Assemblea della Camera ha approvato la innovativa mozione 1-00324 che riconosce il territorio come bene comune e risorsa limitata, da sfruttare in termini di massima efficienza;
la riduzione di valori paesaggistici, ambientali, faunistici, turistici, storico-culturali patrimoniali e di qualità della vita;
l'incremento della spesa energetica a carico dei cittadini sui quali si scarica integralmente il peso dell'inefficienza;
lo sviluppo di un sistema finanziario speculativo che drena risorse in danno di impieghi più efficienti e sul quale si innestano attività di gruppi criminali;
sono prossimi sia la scadenza triennale del regime di incentivazione delle energie rinnovabili, sia la pubblicazione delle Linee guida per la realizzazione di impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, di cui all'articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387,


impegna il Governo:


a valutare la necessità di effettuare con la massima urgenza una indagine sul fenomeno della diffusione non sostenibile, sia a livello ambientale e sia a livello paesaggistico e culturale, degli impianti eolici di grossa potenza soprattutto al fine di verificare se non sia il caso di imporre una moratoria alla loro realizzazione così da impedire che la loro espansione arrechi danni irreparabili a valori fondamentali tutelati quali la conservazione dell'ambiente, la protezione del paesaggio e la salvaguardia della cultura tradizionale dei territori italiani;
ad intraprendere iniziative per ridurre le tensioni speculative e i rischi di utilizzo impropri della risorsa territorio connessi alla realizzazione di impianti eolici;
a valutare la congruità dell'attribuzione di opere di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti di cui all'articolo, 12 comma 1, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, in favore degli impianti eolici industriali realizzati da privati, visto l'impatto sul territorio e sul paesaggio, sopprimendo la possibilità prevista per i soggetti economici privati di espropriare i terreni sui quali intendano realizzare gli impianti;
a non consentire la possibilità automatica di realizzare gli impianti eolici in zone classificate agricole, tenendo conto quanto meno della presenza di insediamenti boschivi, colturali o zootecnici attivi, in particolare se pregiati;
ad introdurre disposizioni che tengano conto degli effetti cumulativi di più impianti progressivamente collocati nella medesima area ed a valutare se non sia opportuno reintrodurre a fini di tutela ambientale l'obbligo della «verifica di assoggettabilità a VIA» per gli impianti eolici da 1 MW, così da avere il controllo degli effetti cumulativi ed evitare la segnalata elusione di qualsivoglia valutazione di carattere ambientale per progetti che implicitamente sono di più MW, ma che vengono artificiosamente frazionati in pale da 1MW;
a prevedere un adeguato diritto di veto del Ministero per i beni e le attività culturali in relazione agli impianti da realizzare nelle aree sottoposte a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio;
a considerare i criteri di buona progettazione, minor consumo di territorio e riutilizzo di aree degradate previsti dal paragrafo 16.1 dello schema delle Linee Guida, quali elementi utili alla valutazione favorevole del progetto;
ad individuare con la massima precisione possibile le aree non idonee alla realizzazione di impianti industriali di produzione di elettricità da fonti rinnovabili, direttamente per quanto concerne le aree di responsabilità statale, includendovi in ogni caso Parchi nazionali e aree protette comunque definite, o indirettamente, tramite obblighi in capo alle regioni per quanto di loro competenza, in via sostitutiva in caso di loro inerzia;
ad introdurre elementi di valutazione riguardo ai possibili danni derivanti alle attività turistico o ad altre attività produttive, dall'installazione e l'esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, prevedendo azioni di ristoro, come quelle già previste per altri insediamenti energetici o la possibilità che tali danni, se giudizialmente verificati, possano essere oggetto di richiesta di risarcimento;
ad assicurare la partecipazione di tutti i soggetti economici e giuridici e degli enti territoriali interessati alle Conferenze di servizi, oltre che, in qualità di osservatori, i rappresentanti delle associazioni ambientaliste riconosciute e dei comitati di cittadini allo scopo costituiti, che ne facciano richiesta al soggetto titolare del procedimento, nonché modalità di accesso e di divulgazione al pubblico, privilegiando i canali informatici, dei contenuti progettuali ma anche e soprattutto dei provvedimenti

dirigenziali regionali, secondo criteri di massima trasparenza e completezza;
a fissare a livello nazionale le distanze minime non derogabili da strade e abitazioni, secondo criteri di prudenza, sia in termini di incidenti che di tutela della salute pubblica, che comunque si ritiene non possano essere inferiori a un chilometro dalle civili abitazioni e dai centri abitati ed a 500 metri dalle strade e dagli insediamenti zootecnici;
a prevedere la cauzione obbligatoria a garanzia dei lavori per lo smantellamento degli impianti a fine esercizio, determinata da soggetti terzi indipendenti;
a prevedere che le Linee Guida si applichino anche ai progetti, per i quali non si sia ancora espressa la Valutazione di Impatto Ambientale positiva oltre che per quelli a cui non sia stata definitivamente rilasciata l'Autorizzazione unica ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387;
ad introdurre in favore delle comunità locali la possibilità di richiedere un contributo compensativo per il mancato uso alternativo del territorio, secondo il modello già adottato per altre strutture energetiche (articolo 2, comma 558, della legge 24 dicembre 2007, n. 244).
(7-00350) «Alessandri, Guido Dussin, Lanzarin, Togni, Aprea, Marinello, Bernardo, Pagano, Gioacchino Alfano, Mario Pepe (PdL), Pili».

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:

STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
il castello di Udine fu costruito dopo il terremoto del 1511, nell'arco di un cinquantennio fra il 1517 e il 1567, con onere sostenuto per circa due terzi direttamente dalla popolazione della città di Udine;
nei secoli successivi, il castello fu destinato ad usi militari dai veneziani, dagli austriaci e, dopo la Terza guerra d'indipendenza, dallo Stato italiano che lo iscrisse, quale bottino di guerra, nel demanio militare;
dopo la riunificazione all'Italia, l'Amministrazione della città inoltrò al re, per il tramite delle sue più alte e rappresentative istituzioni, un'istanza ufficiale e formale affinché il colle ed il castello sovrastante, considerati come i simboli più significativi della città e dell'intero Friuli in quanto sede storica del parlamento friulano, fossero ad essa riconsegnati in virtù dei diritti storici, etici e territoriali acquisiti e non disconoscibili;
il re, nel corrispondere alle giuste sollecitazioni della città, il 18 luglio del 1899 cedette il castello monumentale, le sue pertinenze e le sue adiacenze al comune di Udine in uso perpetuo;
da allora il castello ha rappresentato, in ogni momento, la massima espressione della vita politica amministrativa artistica e culturale della città;
in tutti questi anni, il comune di Udine si è fatto carico delle spese di manutenzione e restauro, garantendo la fruibilità del compendio alla cittadinanza, anche successivamente al luttuoso evento sismico del 1976, mediante ingenti opere di conservazione, riqualificazione e valorizzazione;
ciononostante, pur a fronte della chiarissima volontà che emerge dallo spirito e dall'inequivocabile senso letterale

del testo dell'atto di cessione in uso perpetuo alla città, a causa di una non condivisibile lettura giuridico-amministrativa del documento - in base alla quale l'uso perpetuo sarebbe assimilabile al regime del diritto reale dell'usufrutto introdotto dal vigente codice civile - allo stato attuale il bene, di fatto e di diritto, non risulta più appartenere al comune di Udine;
lo Stato, che giuridicamente ne rivendica la proprietà, chiede al comune la corresponsione di onerosi canoni di concessione calcolati sulla base della stima dell'immobile a mero valore venale, non corrispondente alla sua effettiva utilizzazione;
tale stato di cose non ha lasciato insensibili la città e le massime istituzioni della provincia e della regione che, ripetutamente hanno sollecitato la restituzione - alla città di Udine e al Friuli - della proprietà del castello, infatti, tutti i Sindaci che si sono succeduti dal 1990 ad oggi nella rappresentanza della città, si sono adoperati per cercare di dare soluzione all'annosa questione; da ultimo il sindaco Sergio Cecotti, nell'estate del 2007, si è rivolto all'allora Presidente della regione Riccardo llly ed al Presidente del Consiglio Romano Prodi per rinnovare la volontà della popolazione di Udine e del Friuli di vedere finalmente restituito, questa volta definitivamente, quello che è sentito come il simbolo della propria identità storica, morale e culturale;
in esito alle sopradette iniziative, è stato sottoscritto in data 27 dicembre 2007 fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Friuli Venezia Giulia un protocollo d'intesa che all'articolo 9 così recita: «Il Governo condivide, altresì, l'esigenza manifestata dalla Regione di poter concordare con i singoli Ministeri ... intese finalizzate alla valorizzazione e/o l'eventuale trasferimento di alcuni beni di particolare significato culturale e simbolico come - a titolo esemplificativo - il Castello di Udine, sede storica del Parlamento friulano», anticipando così lo spirito e l'indirizzo che presiedono alla odierna formulazione del federalismo demaniale;
alla luce dei recenti provvedimenti legislativi riguardanti il federalismo fiscale, legge n. 42 del 2009 e decreto legislativo - approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri nella seduta del 20 maggio 2010 - che dà attuazione al federalismo demaniale, appare logico e coerente che, finalmente, il castello di Udine venga trasferito in proprietà al comune di Udine -:
se sia intenzione del Governo di procedere ad inserire il compendio del castello di Udine nell'elenco dei beni che potranno essere trasferiti agli enti locali o, in alternativa, se non si ritenga di dare attuazione a quanto a suo tempo indicato dal sopra richiamato articolo 9 del protocollo d'intesa sottoscritto dal Governo e dalla regione Friuli Venezia Giulia il 27 dicembre 2007 a Palazzo Chigi.
(3-01132)

VICO, LULLI, FEDERICO TESTA, MADIA, ESPOSITO, BOCCUZZI, GINEFRA, BOCCIA, BELLANOVA, MASTROMAURO e GRASSI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
è ormai passato un anno dal 15 giugno 2009, quando improvvisamente Eutelia ha annunciato nella sede del Ministero dello sviluppo economico, la cessione del ramo IT ad Agile srl e contemporaneamente la cessione di Agile a Omega spa;
dopo una prima prudente valutazione da parte sindacale, si è dovuto prendere atto delle reali intenzioni della proprietà che non corrispondevano alle rassicuranti dichiarazioni iniziali, tanto che venivano avviate le prime azioni distruttive del patrimonio aziendale, dal mancato pagamento delle retribuzioni, alla stasi operativa, al blocco degli acquisti, all'avvio della procedura di licenziamento per 1.200 lavoratori;
tale irresponsabile atteggiamento della proprietà ha chiuso qualsiasi possibilità

di trattativa e ha determinato una forte reazione da parte dei lavoratori, che il 28 ottobre 2009 hanno occupato la sede romana dell'azienda, protesta seguita dalle altre sedi con il blocco delle attività fino al sequestro dell'azienda da parte del tribunale fallimentare di Roma il 23 dicembre 2009;
il tribunale ha nominato tre custodi fallimentari con il compito di elaborare il bilancio 2009, verificare lo stato patrimoniale dell'azienda, scongiurare distrazioni di fondi e garantire temporaneamente i livelli occupazionali;
a seguito di tale intervento, sono state progressivamente riprese le attività e tardivamente avviata una procedura di cassa integrazione straordinaria per 1.089 lavoratori, mentre la relazione finale sullo stato patrimoniale certificava l'interconnessione esistente tra Eutelia ed Agile evidenziando carenze pesantissime nel processo di gestione dei beni ed attività mai completate;
la proprietà di Agile/Omega non ha mai attuato alcuna azione per prendere in carico le commesse formalmente cedute da Eutelia, non ha mai proceduto all'attuazione di alcun piano industriale volto a garantire la continuità operativa sui clienti e non ha mai operato per assumere la titolarità dei contratti formalmente acquisiti, causando le rimostranze dei clienti più importanti e le rescissioni di importanti commesse;
le vicende che hanno riguardato altre acquisizioni di Omega, quali Phonemedia ed altri, hanno confermato il ruolo di Omega e dei suoi dirigenti, quali «spazzini» di imprese indebitate;
la relazione dei custodi fallimentari ha inoltre evidenziato il tentativo di Eutelia di separare nettamente i propri destini da quelli di Agile, ma il processo di cessione non è mai stato completato e questo può compromettere il disegno di Eutelia di vendere il vero valore di cui è proprietaria ovvero i 14.000 chilometri di fibra ottica;
la sentenza del tribunale di Roma per condotta antisindacale ed il successivo obbligo imposto dal giudice alla rimozione degli effetti della cessione, hanno messo in grande apprensione Eutelia, incidendo significativamente su eventuali interessi speculativi, e si deve probabilmente alla proprietà l'azione di facciata, fondata sulla sostituzione dei dirigenti più compromessi;
si giunge in tal modo alla proposta, da parte di Agile, di concordato preventivo per affrontare il nodo dello stato di insolvenza, basata su generiche previsioni di crescita, su esorbitanti sopravvalutazioni del patrimonio immobiliare, e su un ampio ricorso ad ammortizzatori sociali per i due terzi dei lavoratori, prospettando un'ipotesi di rientro in due anni per circa il 50 per cento degli occupati attuali;
malgrado gli sforzi della proprietà per accreditare il concordato, il tribunale fallimentare di Roma il 20 aprile 2010 ha deliberato lo stato di insolvenza di Agile srl, dando il via libera, dopo diversi rinvii, al commissariamento dell'ex ramo IT di Eutelia; stessa sorte hanno seguito le realtà di Novara e Vibo Valentia di aziende del gruppo Phonemedia/Omega;
la determinazione dello stato di insolvenza ha comportato la nomina di tre commissari giudiziari con il compito di valutare, in trenta giorni, lo stato patrimoniale finanziario ed economico dell'azienda;
sebbene la precedente custodia cautelare avesse prodotto una relazione di bilancio puntuale e dettagliata, i nuovi commissari hanno riavviato il processo di valutazione, producendo ulteriori occasioni di inefficienze e rallentamenti e portando in definitiva ad una situazione altamente rischiosa. In particolare:
a) i commissari giudiziari si sono affidati a numerosi consulenti, nessuno dei quali con specifica esperienza nell'Information Technology e skills adeguata a un settore ad alto contenuto tecnologico, di conseguenza i tempi di stesura della relazione giudiziale sono già slittati di ulteriori trenta giorni;

b) i commissari non hanno avviato alcun processo di verifica circa la situazione occupazionale, ad oggi su 1.700 dipendenti, oltre 1.000 sono in cassa integrazione straordinaria senza alcuna prospettiva di rientro;
c) i commissari non hanno avviato una fase di verifica della validità delle commesse attuali né tantomeno una fase di proposta commerciale in relazione alla carenza dei requisiti richiesti nella pubblica amministrazione, producendo il paradosso che la struttura commerciale è quasi tutta al lavoro, ma non può produrre offerte, né partecipare a gare d'appalto;
d) la gran parte dei contratti «ceduti» da Eutelia ad Agile non sono stati considerati validi dall'Amministrazione pubblica, poiché Agile non è mai stata in possesso dei requisiti per l'aggiudicazione degli appalti (DURC, NOS, e altro), la pratica per l'ottenimento dell'abilitazione di sicurezza, è stata appena avviata, ma fa riferimento all'amministratore unico di Agile srl, clamorosamente bocciato dal tribunale fallimentare di Roma che ha ritenuto non credibile la proposta di concordato preventivo presentata in dibattimento;
e) la procedura di abilitazione NOS prevede l'affidamento delle responsabilità di custodia della documentazione classificata a personale qualificato; in azienda esistono diverse risorse in possesso dei requisiti formali e sostanziali, ma sono, attualmente, tutte sospese dal lavoro;
f) le attività presso i clienti si svolgono in un clima di grande difficoltà poiché i lavoratori attivi non percepiscono regolarmente retribuzioni e rimborsi spese, né i cedolini degli stipendi con gravi conseguenze personali, per esempio nella richiesta di mutui o finanziamenti;
g) contemporaneamente si procede con grande difficoltà per gli acquisti di materiale ed i mezzi aziendali non sono messi in condizione di operare essendo scadute le assicurazioni;
h) i lavoratori sospesi in cassa integrazione, hanno visto riconosciuto il diritto all'integrazione salariale, ma le inefficienze dei processi aziendali determinano il pagamento dell'assegno di cassa con circa due mesi di ritardo;
i) sul piano della gestione operativa i commissari hanno affidato ai consulenti la conduzione delle attività. Nelle rare riunioni è stato espresso chiaramente l'orientamento verso una vendita delle commesse esistenti a competitori di mercato e per questo motivo si parla insistentemente di un ulteriore ricorso alla procedura di cassa per altri 300 lavoratori ed al licenziamento della quasi totalità dei dirigenti superstiti (22 su 26);
sul piano delle iniziative legali va ricordato che nei confronti di Agile la procedura di insolvenza prevede l'insinuazione al debito di tutti i creditori entro il 27 settembre 2010 ed il relativo dibattimento il 28 ottobre 2010;
la questione Eutelia si svolge apparentemente in modo distinto dalle vicende Agile, numerosi sono i procedimenti avviati da lavoratori ex-Eutelia che mettono in condizione la proprietà di rischiare condanne civili e penali;
Eutelia è stata appena dichiarata insolvente ed affidata a commissari giudiziali, due dei quali sono stati custodi di Agile;
l'Italia ha un problema di sviluppo nel campo delle tecnologie e delle telecomunicazioni, esistono realtà come Eutelia che posseggono le infrastrutture di base per lo sviluppo delle reti di nuova generazione, esistono nello stesso tempo, realtà come l'ex ramo IT ceduto ad Agile, che sono ancora in grado di disegnare ed implementare sistemi informativi complessi utili alla crescita e alla modernizzazione del paese;
con la decisione del Tribunale di Arezzo, che ha decretato lo stato di insolvenza della Società ed estromesso la proprietà di Eutelia, è finalmente possibile

ricominciare ad affrontare il tema del futuro dei lavoratori in termini complessivi;
i lavoratori di Agile e di Eutelia, coinvolti in questa drammatica situazione, chiedono a tutti di agire in fretta senza attendismi, solo così sarà possibile salvaguardare i valori e gli asset ancora presenti in azienda e avanzare programmi che diano una reale prospettiva alle due aziende -:
quali misure intenda assumere per affrontate in modo serio ed omogeneo le citate situazioni di crisi, perché possano essere salvaguardati sia i beni industriali, sia il lavoro e le professionalità di migliaia di persone, sull'esempio di altre vertenze nazionali quali ad esempio Alitalia e Fiat;
se intenda convocare con urgenza il tavolo di trattativa con tutte le parti interessate anche con la partecipazione di soggetti, quali ad esempio le regioni, necessari all'avvio del processo di risanamento.
(3-01133)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
recentemente è stato ipotizzato da fonte autorevole l'invio di «un reparto del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza all'Istituto per il sostentamento del clero ed anche alla Diocesi del mons. Crociata a verificare l'uso dei fondi corrisposti dal Ministero dell'economia e delle finanze dalle somme raccolte in base alla clausola dell'«8 per mille», somme che anche quando trasferite alla Chiesa italiana mantengono la natura di «pecunia pubblica» dello Stato italiano» -:
se in base al Trattato del 1929 e al Concordato del 1984 ciò sia possibile e comunque se e quando il Ministero dell'economia e delle finanze abbia disposto controlli ai fine di verificare l'uso dei fondi corrisposti alla CEI in ragione dell'8 per mille sull'IRPEF.
(4-07649)

BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Enrico Forti il 15 giugno del 2000 è stato condannato all'ergastolo per un omicidio che, a giudizio di molti che si sono occupati del suo caso, non ha commesso e neppure commissionato. Non esisterebbe alcuna prova oggettiva a supporto dell'accusa di essere esecutore o mandante;
il senatore Giacomo Santini ha presentato una interrogazione a risposta orale su questo caso il 3 marzo 2009 chiedendo che si faccia chiarezza su quest'uomo, campione di windsurf, 50 anni, brillante uomo d'affari trentino, che era emigrato per lavoro a Miami. Talentuoso e poliedrico, Forti si occupò di mille attività e fece anche il presentatore tivù; nel 1997 produsse un filmato che mise a nudo tutte le contraddizioni dell'inchiesta sull'omicidio di Gianni Versace. Quel filmato gli ha procurato tanti nemici. Qualche mese dopo, nel febbraio del 1998, Forti è finito incriminato per l'omicidio di un uomo, Dale Pike, trovato cadavere in una spiaggia di Miami. Dal giugno del 2000, Forti sta scontando l'ergastolo in un supercarcere di massima sicurezza;
il signor Forti intende proseguire nella sua richiesta di revisione del processo per uscirne in modo pulito. Potrà accettare l'estradizione solo come ultimissima carta: i suoi figli, ripete sempre, devono sapere che loro padre non è un criminale;
resta un'unica strada da seguire: il ricorso alla Corte Federale che per l'America è come la Corte di giustizia europea. Il Governo italiano può intervenire, sollecitando le fonti diplomatiche, per far sì che il ricorso sia almeno preso in considerazione. È doveroso tentare tutto il

possibile, e magari anche l'impossibile, affinché un nostro connazionale abbia un giusto processo -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
come intendano intervenire per sostenere il ricorso alla Corte Federale, presentato dai legali di Enrico Forti, come estrema possibilità per riaprire il caso e portare i molti elementi a discarico emersi in questi anni, utili a dimostrare la sua estraneità al delitto.
(4-07658)

BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Abou ElKassim Britel è un cittadino marocchino naturalizzato italiano nel 1999. In collaborazione con la moglie Anna Lucia Pighizzini (convertitasi all'Islam con il nome di Khadija), compie traduzioni in lingua italiana di testi arabi di carattere teologico e culturale. Il 3 luglio 2001, nell'ambito di una serie di perquisizioni in vista del G8 e su segnalazione dei servizi, la sua casa viene perquisita; Kassim è assente al momento della perquisizione;
le indagini proseguono fino all'archiviazione in ottobre 2006, su richiesta del pubblico ministero («totale insussistenza di elementi di accusa processualmente utilizzabili, che consentano di affermare che gli indagati abbiano partecipato ad un'organizzazione terroristica islamica») come risulta anche dal testo di un'interrogazione parlamentare del 20 febbraio 2007, presentata dai Senatori della Repubblica, Caprili e Russo Spena;
a suo carico non vi è mai stata né incriminazione né rinvio a giudizio, nessuna misura cautelare; si tratta di un cittadino italiano incensurato;
durante un viaggio in Pakistan, il 10 marzo 2002 viene fermato ad un posto di blocco e trattenuto illegalmente con il pretesto che il suo passaporto italiano sarebbe falso. Invece di essere rilasciato, viene illegalmente trattenuto a Lahore. Subisce maltrattamenti, viene picchiato e torturato da poliziotti delle autorità pakistane; gli è anche impedito di entrare in contatto con la locale ambasciata italiana;
è trasferito ad Islamabad, dove viene interrogato in quattro diverse occasioni da alcuni agenti americani. In seguito tramite una extraordinary rendition viene deportato in Marocco, nella notte fra il 24 ed il 25 maggio 2002, «scortato» da un gruppo di funzionari americani. Il volo è stato rintracciato dalla Commissione del Parlamento europeo sui presunti voli illegali della CIA che ha ricostruito il caso Britel. (Claudio Gatti, «CIA in azione, Boeing sotto accusa»);
imprigionato segretamente (ed illegalmente) per i successivi 8 mesi e mezzo nella sede dei servizi marocchini a Témara, subisce torture sia psicologiche che fisiche fino all'11 febbraio 2003, quando viene rilasciato senza alcuna accusa a suo carico. Ma non gli viene restituito il passaporto. Per tornare in Italia chiede all'ambasciata locale italiana un visto per poter attraversare il confine e lasciare così la sua terra natale una seconda volta;
il 12 maggio l'ambasciata a Rabat gli rilascia un lasciapassare (n. 8/2003), valido fino al 24 maggio. Intorno alle ore 13.30 del 16 maggio 2003, al momento di varcare la frontiera presso Bab Melillia, Abou ElKassim viene nuovamente arrestato illegalmente, fatto sparire e portato ancora a Témara;
quello stesso giorno, verso le 22 (24 ora italiana; alcune ore dopo l'arresto di Abou ElKassim al confine) avviene il gravissimo attentato kamikaze multiplo di Casablanca, dove vengono colpiti in particolare il consolato belga ed alcuni edifici della secolare comunità ebraica locale; 42 persone perdono la vita ed oltre un centinaio subiscono ferite di varia gravità, principali sospettati sono alcuni membri del movimento Salafiya Jihadia;
solo il 18 settembre 2003 la famiglia di Abou ElKassim Britel viene a conoscere

che egli si trova da due giorni in detenzione al carcere di Salé, incriminato per costituzione di banda armata;
il 3 ottobre è condotto in tribunale con l'accusa di «tenuta di riunioni non autorizzate e partecipazione ad associazione sovversiva». È un processo velocissimo ed iniquo che si conclude nello stesso giorno. Nel pomeriggio il verdetto, 15 anni di detenzione. La condanna è stata confermata (ma ridotta a 9 anni di reclusione) in appello, il 7 gennaio del 2004. Il ricorso alla Cour Suprême è stato respinto nell'ottobre 2004;
da notare che l'avvocatessa in Italia di Abou Kassim, Francesca Longhi, ha pubblicamente dichiarato che la confessione in base alla quale ElKassim è stato condannato fu estorta dopo 16 mesi di detenzioni segrete, di interrogatori effettuati con strumenti molto violenti, con durissime pressioni psicologiche e dunque sotto tortura. In proposito, vale la pena evidenziare come in nessun momento (nemmeno in costanza della cosiddetta «confessione») sia stata assicurata al cittadino la presenza di un difensore;
il verbale della Commissione TDIP (ossia Temporary Committee on the alleged use of European countries by the CIA for the transport and illegal detention of prisoners) al Parlamento europeo, precisamente «sul presunto utilizzo di Paesi europei da parte della Cia per il trasporto e la detenzione illegale di persone», riconosce che Kassim è una vittima delle estraordinary renditions;
inoltre le autorità italiane risultavano formalmente non consapevoli del sequestro in atto all'epoca della cosiddetta «confessione», che è la sintesi del passaggio d'informazioni dei servizi segreti che si sono occupati di Britel e che egli ha sottoscritto al fine di essere trasferito da Témara (centro dei servizi segreti marocchini; tali posti sono noti anche come black site) al carcere di Salé, ove risultava detenuto con data di arresto palesemente falsa. Le autorità diplomatiche italiane inoltre furono immediatamente allertate dalla moglie in merito alla sparizione di Britel e in data 28 maggio 2003 il procuratore di Casablanca le assicurò che suo marito non era detenuto;
nel febbraio 2005 il suo avvocato e presidente del FVJ (Forum pour la Vérité et la Justice), Mohammed Sebbar, ha presentato domanda di grazia, esponendo le illegalità del caso e facendo presente le precarie condizioni di salute di Kassim. Questo cittadino italiano ha subito una carcerazione durissima nella prigione di Salé fino al settembre 2006, quando è stato trasferito nella prigione di Äin Bourja a Casablanca, dove si trova ancora adesso;
l'iter giudiziario si è ormai concluso; la grazia (richiesta ancora il 17 febbraio 2007 da 100 parlamentari italiani ed europei al Governo marocchino) è l'unico strumento per liberare un cittadino italiano al quale sono stati negati i più importanti diritti umani riconosciuti in sede internazionale;
in particolare gli articoli 5, 9, 10, 11, 13, 18, 20 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU (10 dicembre 1948) sono stati gravemente e reiteratamente violati;
al di là della tragedia personale, la vicenda di Abou ElKassim Britel pone ulteriore luce sulla grave questione della responsabilità (attive e passive) dei servizi segreti italiani, come viene espressamente richiesto dalle interrogazioni parlamentari del dicembre 2006, sia al Senato (on. Martone ed altri 13 Senatori) che alla Camera (primo firmatario on. Locatelli con altri 14 deputati);
analoga condotta è stata adottata nel recente passato anche nei confronti di Abu Omar;
la risoluzione del Parlamento europeo sul presunto uso dei Paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri (2006/2002(INI)), dopo aver condannato la «rendition» subita, «invita il Governo italiano a prendere misure concrete per ottenere

l'immediato rilascio di Abou ElKassim Britel» (si vedano in particolare i punti 63-65) -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
quale sia l'effettiva conoscenza del Governo italiano sulle «extraordinary rendition» compiute dal Governo federale degli Stati Uniti d'America;
se il Governo italiano intenda continuare, nonostante la deplorazione da parte del Parlamento europeo, nella secretazione degli atti riguardanti la vicenda Abu Omar;
se il Governo italiano intenda procedere, o meno, alla richiesta di estradizione dei 26 agenti CIA rinviati a giudizio, insieme al generale Pollari e di altri 6 cittadini italiani, per il reato di sequestro di persona legato alla vicenda Abu Omar;
quale sia la posizione italiana in merito alla vicenda del cittadino italiano Abou Elkassim Britel attualmente detenuto in Marocco su disposizione delle autorità marocchine e statunitensi;
quali iniziative diplomatiche intenda intraprendere il Governo italiano presso il Governo federale degli Stati Uniti d'America in merito alla vicenda delle «extraordinary rendition» e delle detenzioni illegali sia dal punto di vista dei rapporti bilaterali sia per affermare una posizione italiana in merito a una pratica che, secondo la valutazione del Parlamento europeo, continua ad essere tuttora mantenuta dalle Autorità statunitensi.
(4-07661)

CATANOSO e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'attuale sindaco di Castel di Iudica ha emesso un'ordinanza, la numero 22 del 28 maggio 2010, per la non potabilità dell'acqua erogata dall'acquedotto cittadino;
sulla vicenda si è costituito un comitato cittadino spontaneo, guidato dal segretario generale del sindacato della polizia di Stato «Nuova federazione autonoma» Ruggero Strano, che contesta la decisione del sindaco sia nel merito, vale a dire sulla reale ed effettiva non potabilità dell'acqua, sia sulla valutazione delle conseguenze che i cittadini stanno pagando in termini di disagi e di costi affrontati;
l'ordinanza del Sindaco, secondo quanto risulta all'interrogante, si basa su analisi effettuate dalla Usl competente e non ancora correttamente verificate;
a giudizio dell'interrogante non si può tollerare che ci sia anche il minimo dubbio che l'acqua del servizio idrico comunale sia inquinata;
solo l'intervento della Protezione civile può garantire la salute pubblica dei cittadini di Castel di Iudica -:
quali iniziative intenda adottare al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07665)

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito del processo di conversione dei segnali televisivi al sistema digitale, avviato in Italia nel 2001 e che prevede il passaggio definitivo al sistema digitale entro il novembre del 2012, la legge finanziaria del 2004 aveva previsto un contributo pubblico di 150 euro per ogni utente che avesse acquistato o locato un apparecchio per la ricezione di segnali televisivi digitali terrestri. Tale aiuto veniva successivamente rifinanziato anche con la legge finanziaria del 2005 per un importo ridotto a 70 euro;
il finanziamento previsto nelle finanziarie 2004 e 2005 per sovvenzionare l'acquisto di decoder per il digitale terrestre ammontava ad una somma complessiva pari a 220 milioni di euro;
successivamente, in data 11 novembre 2005 il Senato della Repubblica aveva

approvato con voto di fiducia un maxi-emendamento del Governo al disegno di legge finanziaria per il 2006, integralmente sostituivo del testo originario del provvedimento che, tra le numerose misure introdotte ex novo, ha previsto un finanziamento pubblico di 10 milioni di euro per l'anno 2006 a sostegno dell'acquisto da parte dei cittadini italiani di apparecchi decoder per il digitale terrestre;
a seguito delle denunce presentate da diverse emittenti satellitari - in particolare, Centro Europa 7 S.r.l. e Sky Italia S.r.l. - la Commissione europea ha avviato un procedimento formale di indagine e, nel 2007, ha qualificato il predetto contributo come aiuto di Stato a favore delle emittenti digitali terrestri che offrivano servizi di televisione a pagamento, in particolare servizi «pay per view», nonché di operatori via cavo fornitori di servizi televisivi digitali a pagamento;
secondo la Commissione europea, ancorché il passaggio alla radiodiffusione televisiva digitale costituisse un obiettivo di interesse comune, il contributo risultava sproporzionato e non evitava distorsioni inutili della concorrenza. Infatti, non applicandosi ai decoder digitali satellitari, la misura non poteva essere considerata tecnologicamente neutra;
tale decisione imponeva, dunque, all'Italia di procedere al recupero, nei confronti dei beneficiari, dell'aiuto e dei relativi interessi;
a seguito di tale decisione la società Mediaset spa, emittente di programmi digitali terrestri, ha restituito circa 6 milioni di euro e depositato un ricorso al Tribunale europeo di Lussemburgo al fine di ottenere l'annullamento della decisione adottata dalla Commissione europea;
nella sentenza pronunciata in data 15 giugno 2010, il Tribunale europeo di Lussemburgo ha respinto il ricorso presentato da Mediaset spa, confermando la decisione assunta dalla Commissione europea, ovverosia, che le misure introdotte in Italia durante la XIV legislatura avrebbero consentito alle emittenti digitali terrestri e agli operatori via cavo, fra cui Mediaset spa, di godere di un vantaggio rispetto alle emittenti satellitari;
infatti, per poter beneficiare del predetto contributo, era necessario acquistare o prendere in locazione un apparecchio per la ricezione di segnali televisivi digitali terrestri, ragion per cui un consumatore che avesse optato per un apparecchio che avrebbe consentito esclusivamente la ricezione di segnali satellitari, non avrebbe potuto beneficiarne;
tale contributo, dunque, non avrebbe risposto al requisito della neutralità tecnologica. Inoltre, tale misura anche se avesse incitato i consumatori a passare dal sistema analogico a quello digitale terrestre, allo stesso tempo, avrebbe consentito alle emittenti digitali terrestri di consolidare la loro posizione sul mercato, in termini di immagine di marchio e di fidelizzazione della clientela;
il Tribunale europeo di Lussemburgo, ha sancito, per la prima volta, che durante il II Governo Berlusconi, ovvero durante la XIV legislatura, le misure introdotte in Italia in materia di decoder hanno implicato un vantaggio indiretto per gli operatori del mercato della televisione digitale, quali Mediaset spa, ovvero l'azienda di proprietà della famiglia Berlusconi;
la società Mediaset spa ha annunciato, secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale ed in particolare da un articolo apparso in data 16 giugno 2010 su il quotidiano La Repubblica dal titolo «Illegittimi gli aiuti al decoder terrestre. I giudici UE: l'Italia ha favorito un solo ricevitore. Mediaset sconfitta ricorrerà», che, per l'appunto presenterà un ricorso alla Corte di Giustizia, che rappresenta il secondo grado di giudizio in sede comunitaria;
la concentrazione nella persona del Presidente del Consiglio dei ministri di enormi poteri politici, economici e mediatici ha determinato nel tempo un costante conflitto di interessi in capo al Presidente

stesso che, ad avviso degli interroganti, oltre a risultare gravemente ostativo ad ogni sereno e proficuo dibattito in ordine alle misure necessarie al Paese, mette gravemente in discussione la credibilità dell'Italia a livello europeo e internazionale;
ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 215 del 2004 «Sussiste situazione di conflitto di interessi (..) quando il titolare di cariche di Governo partecipa all'adozione di un atto, anche formulando la proposta, o omette un atto dovuto, trovandosi in situazione di incompatibilità (...), ovvero quando l'atto o l'omissione ha un'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del titolare, del coniuge o dei parenti entro il secondo grado, ovvero delle imprese o società da essi controllate»: -:
se e quali iniziative, anche normative, il Presidente del Consiglio dei ministri, intenda assumere per superare in via definitiva il conflitto di interessi che ha caratterizzato e continua a caratterizzare l'operato dell'Esecutivo da lui presieduto;
se il Presidente del Consiglio dei ministri, considerata la serietà e gravità del problema del conflitto d'interessi nel Paese ed alla luce della decisione recentemente assunta dal Tribunale europeo di Lussemburgo, non ritenga di dover riferire urgentemente al Parlamento in ordine alle modalità di formazione e deliberazione delle citate leggi finanziarie varate durante la XIV legislatura, nonché sull'effettiva osservanza delle disposizioni della legge n. 215 del 2004 in materia di risoluzione dei conflitti di interessi.
(4-07669)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRAGA, MARIANI, ZAMPARUTTI, REALACCI, MARGIOTTA, BRATTI, IANNUZZI, BOCCI, ESPOSITO, GINOBLE, MARANTELLI, MARTELLA, MORASSUT, MOTTA, VIOLA e POMPILI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la messa in sicurezza del territorio e gli interventi per la prevenzione dei rischi derivanti da eventi calamitosi devono costituire indubbie priorità nell'ambito dell'azione di Governo;
in merito alla generale situazione di grave e diffuso rischio idrogeologico del Paese, la VIII Commissione della Camera ha più volte messo in evidenza, anche attraverso l'indagine conoscitiva sulle politiche per la difesa del suolo e la risoluzione sul Fondo regionale di protezione civile, la necessità di rafforzare la prevenzione o la pianificazione degli interventi per la messa in sicurezza del territorio; in tale ambito, la risoluzione 8-00040 ha impegnato il Governo ad attuare un organico programma di interventi per la prevenzione del rischio idrogeologico e la manutenzione del territorio;
dall'analisi degli stanziamenti per la difesa del suolo degli ultimi anni si può evidenziare come i governi guidati dal Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi hanno sempre operato consistenti tagli ai capitoli di bilancio di riferimento; basti pensare che la missione sviluppo sostenibile, tutela del territorio e dell'ambiente passa dai quasi due miliardi del 2008 a poco meno di 600 milioni nel 2010;
in particolare la legge finanziaria per il 2007 (legge 27 dicembre 2006, n. 296) aveva previsto, all'articolo 1, comma 1132, una spesa di 750.000 euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 per il monitoraggio delle attività e dei dati relativi alla difesa del suolo e per la piena integrazione con il sistema informativo unico e la rete nazionale integrati di rilevamento e sorveglianza;
la legge finanziaria per il 2008 (legge 24 dicembre 2007, n. 244) aveva introdotto una serie di disposizioni volte a ridurre il rischio idrogeologico; tra queste si segnala l'adozione, da parte del Ministro

dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di piani strategici nazionali e di intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico e per favorire forme di adattamento dei territori, da attuare d'intesa con le autorità di bacino competenti, le regioni e gli enti locali interessati e tenuto conto dei piani di bacino nonché l'autorizzazione alla spesa di 265 milioni di euro per ciascuno degli anni del biennio 2008-2009 a valere sulle risorse di cui alla legge n. 183/1989; veniva inoltre prevista l'attivazione, con una spesa di 3,5 milioni di euro per l'anno 2008, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di un programma di interventi di difesa del suolo nei piccoli comuni caratterizzati da significativi fenomeni di dissesto e da estrema perifericità rispetto ai centri abitati di maggiori dimensioni; infine venivano stabiliti la definizione e attivazione, da parte del Ministero dell'ambiente sulla base delle richieste dei comuni e delle comunità montane, di un programma di interventi di manutenzione del reticolo idrografico minore e dei versanti che privilegi la realizzazione di opere tradizionali e a basso impatto ambientale e che sia finalizzato: alla mitigazione del rischio idrogeologico; alla tutela e riqualificazione dell'assetto del territorio; all'incentivazione alla permanenza delle popolazioni nelle aree di montagna e di collina;
complessivamente l'ultima legge finanziaria approvata nella XV legislatura aveva stanziato 558 milioni per l'esercizio finanziario del 2008 a favore del programma 18.1;
lo stanziamento a favore del programma 18.1 (conservazione dell'assetto idrogeologico); previsto dal disegno di legge finanziaria 2010 è stato notevolmente ridimensionato e la previsione triennale per gli esercizi finanziari 2010, 2011 e 2012 e ammonta rispettivamente a 120, 94 e 89 milioni di euro;
la legge finanziaria per il 2010 ha tuttavia assegnato in via straordinaria al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 1 miliardo di euro per interventi straordinari per la difesa del suolo (ridotti poi a 900 milioni perché una quota pari a 100 milioni è stata utilizzata per far fronte ai danni dell'alluvione di fine 2009 in Toscana, Emilia-Romagna e Liguria); la delibera Cipe 69/2009 ha assegnato 150 milioni di euro al comune di Palermo per investimenti, tra l'altro, nel settore dell'igiene ambientale; tali stanziamenti non riescono a recuperare neanche i tagli ai fondi ordinari fatti dalle due finanziarie del Governo Berlusconi;
il 26 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha approvato una mozione unitaria che impegnava il Governo a presentare ed a dotare delle opportune risorse pluriennali il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico;
ad oggi nessuna indicazione è formalmente pervenuta alla Commissione da parte del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare circa l'assegnazione delle risorse finanziarie né in merito alla definizione del piano nazionale per la difesa del suolo;
la situazione descritta desta particolare preoccupazione sotto due aspetti: il primo - ampiamente richiamato - riguardante l'assoluta insufficienza degli stanziamenti per la messa in sicurezza del territorio e per l'avvio di una vera opera di prevenzione; il secondo riguarda le modalità di gestione degli interventi - sia per quanto riguarda la programmazione, sia per quanto riguarda l'emergenza - troppo spesso oggetto di modifiche e di variazioni che riducono la chiarezza e l'efficacia dell'azione pubblica e sulle quali sembra si stia facendo strada il modello della gestione commissariale, preannunciato dal Governo con la bozza di accordo di programmazione e di finanziamento di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico e sostanzialmente confermato dal dettato normativo di cui agli articoli 17 e seguenti del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania,

per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed alla protezione civile;
desta particolare preoccupazione la bozza di accordo di programmazione e di finanziamento di interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, elaborata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che sembra finalizzata ad attribuire al Ministero la gestione diretta dei fondi per la realizzazione degli interventi, relegando le singole regioni alla sola individuazione, peraltro in accordo col Ministero, delle priorità di azione, e affidando quindi alla spa SOGESID il commissariamento della pianificazione;
la Commissione ambiente, da parte sua, ha messo in evidenza, anche attraverso la risoluzione sul Fondo regionale di Protezione civile (n. 8-00030) e la richiamata risoluzione (8-00040) per un programma pluriennale di interventi per la difesa del suolo, la necessità di rafforzare la prevenzione e la pianificazione degli interventi per la messa in sicurezza del territorio;
in particolare, la seconda risoluzione sulla difesa del suolo ha inteso richiamare l'attenzione del Governo sui fenomeni di dissesto idrogeologico che hanno fortemente compromesso il territorio nazionale, rendendo urgente e inderogabile l'attivazione di serie misure di contrasto alla rottura degli equilibri del territorio naturale delle nostre regioni;
secondo il voto unanime di tutta la Commissione ambiente della Camera dei deputati, per far fronte a problematiche così complesse ed impellenti, sarebbe necessario prevedere un programma pluriennale di interventi, coordinato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da attuarsi da parte degli enti periferici e territoriali competenti per legge. Il valore di tale programma non dovrebbe essere inferiore a 5 miliardi di euro;
nelle scorse settimane il Governo ha manifestato l'intenzione di predisporre uno specifico provvedimento legislativo, con il quale avviare l'approntamento di un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, da realizzarsi sulla falsariga di quanto già previsto in materia di rischio sismico dall'articolo 11 del decreto-legge n. 39 del 2009, contenente misure urgenti a seguito del terremoto in Abruzzo -:
quale sviluppo abbia avuto il piano nazionale straordinario per il rischio idrogeologico di cui alla mozione approvata dalla Camera nella seduta del 26 gennaio 2010;
secondo quali criteri e in quale misura il Ministero stia procedendo alla ripartizione delle risorse disponibili per gli interventi di messa in sicurezza del territorio, previsti dalla legge finanziaria per il 2010;
a quale punto sia l'iter di confronto con le regioni e le autorità di bacino in merito alla predisposizione degli accordi di programma per l'individuazione degli interventi e l'attribuzione delle risorse destinate alla mitigazione del rischio idrogeologico.
(5-03077)

MANCUSO, MANNUCCI, FRASSINETTI, BECCALOSSI, CORSARO e CECCACCI RUBINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi si è appreso della morte di due orsi marsicani per annegamento all'interno del Parco nazionale dell'Abruzzo, Lazio e Molise;
in particolare si trattava di un esemplare adulto, di 7 anni di età, femmina, insieme al suo cucciolo femmina, di poco più di 1 anno;
entrambi gli esemplari sono finiti in un bacino di raccolta di acqua con pareti in cemento verticali che ne ha impedito l'uscita e che è diventato la loro tomba;

anche se si dimostrerà che la causa sia stata accidentale, queste morti sono state causate dalla mano dell'uomo ed hanno determinato una grave perdita per la comunità, stante l'esiguo numero raggiunto da questa specie che rischia l'estinzione;
nell'anno dedicato dall'ONU alla biodiversità, sarebbe auspicabile un impegno straordinario di tutte le istituzioni per salvare questa specie simbolo del Parco nazionale dell'Abruzzo, Lazio e Molise -:
se il Governo intenda avviare una verifica al fine di garantire che gli impianti di raccolta delle acque presenti all'interno dei parchi nazionali siano protetti da reti, poiché vasche non protette quali quella di cui in premessa rappresentano un pericolo tanto per gli animali, quanto per gli escursionisti.
(5-03081)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 6 luglio 2010 a Londra verrà messo all'asta nel lotto XX il tavolo facente parte dello «studiolo» del duca Francesco Maria II della Rovere (1549-1631), duca di Urbino, presso la casa d'asta SOTHEBY'S;
l'opera del XVI secolo è di grande valore artistico, per la fattura straordinaria, gli intarsi in avorio inciso e argento, lo stile e la preziosità;
il tavolo, oggi in vendita, faceva parte di uno studiolo comprendente anche uno stipo con monetiere; che opportunamente lo Stato ha provveduto ad acquistare nel 1999 esponendolo alla Galleria nazionale delle Marche di Urbino;
una recente pubblicazione sullo stipo della professoressa Benedetta Montevecchi, nel rilevare il valore, ne ha attribuito la realizzazione ai maestri Giorgio Tedesco e Giulio Lupi ed ha segnalato l'esistenza in collezione «sconosciuta» di un tavolo mancante, che oggi è stato scoperto;
è fondamentale che lo Stato completi l'acquisto dello studiolo con la straordinaria occasione della messa all'asta del tavolo, sino ad oggi mancante, per ricostruire l'unicum dello studio e dell'appartamento della famiglia ducale di Urbino;
il prezzo a base d'asta sembra essere di un milione di euro e dalle notizie assunte hanno già dimostrato interesse il Metropolitan Museum di New York ed il Louvre di Parigi -:
se il Ministro riconosca l'importanza dell'opera e l'opportunità dell'acquisto da parte dello Stato italiano e quali iniziative intenda assumere per raggiungere l'obiettivo di far rientrare il tavolo dello «studiolo» del duca Francesco Maria II della Rovere nel nostro Paese per essere esposto nel Palazzo ducale di Urbino all'interno della Galleria nazionale delle Marche.
(5-03082)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge n. 40 del 25 marzo 2010, poi convertito con modificazioni dalla legge n. 73 del 22 maggio 2010 stabilisce che «le direzioni territoriali dell'economia e delle finanze sono soppresse» e, inoltre, che «le funzioni svolte dalle direzioni territoriali dell'economia e delle finanze sono riallocate prioritariamente presso gli uffici centrali del Dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi, ovvero presso le ragionerie territoriali dello Stato»;

sono quindi destinate a chiudere le 103 direzioni territoriali del Ministero dell'economia e delle finanze, da sempre punti nevralgici di incontro tra il Ministero e la cittadinanza, luoghi deputati al rapporto diretto con l'utenza, i quali sembrano essere difficilmente sostituibili con altri uffici, privi di un background costruito nel tempo;
le direzioni territoriali assolvono a diversi servizi tra i quali: l'erogazione degli stipendi ai dipendenti di differenti comparti, come i Ministeri, la scuola, gli istituti di alta formazione, le agenzie fiscali ed ancora i pagamenti delle pensioni di guerra, le medaglie al valore militare, pensioni tabellari, indennizzi previsti dalla legge n. 210 del 1992, indennizzi alle vittime del terrorismo e vittime del dovere, procedimenti amministrativi sanzionatori usura e antiriciclaggio. Ben si comprenderà, dunque, l'estesa attività che si cela dietro l'operato delle direzioni in questione e dei dipendenti che a queste fanno capo;
va ricordato, inoltre, che i lavoratori interessati in tutta Italia sono ben 3500, i quali, data la natura generica della norma che paradossalmente, a fronte dei tanti servizi resi ai cittadini, non si esprime sulla riorganizzazione delle funzioni oggi svolte dai dipendenti delle direzioni e che verranno poi soppresse, sono fortemente preoccupati per il loro futuro lavorativo;
la preoccupazione dei lavoratori, inoltre, aumenta e si acuisce anche in virtù della quasi totale assenza di coinvolgimento delle parti sociali nelle discussioni propedeutiche alla modifica dell'assetto organizzativo dell'ente;
solo il giorno 5 maggio 2010 il sottosegretario onorevole Alberto Giorgetti ha incontrato i rappresentanti nazionali delle organizzazioni sindacali per un'informativa in merito alla chiusura delle direzioni territoriali, dalla quale però non sembrerebbe essere emersa alcuna linea programmatica utile a chiarire il futuro dei dipendenti. Nella stessa sede, pare che sia stato posto al sottosegretario anche il problema di quei dipendenti oramai prossimi alla pensione, i quali in un contesto di ristrutturazione dell'ente, dovrebbero essere riqualificati rappresentando in tal modo un ulteriore costo, ma alcuna risposta costruttiva sembrerebbe sia giunta -:
se il Ministro interrogato, data l'importante funzione di raccordo svolta sino ad oggi dalle direzioni territoriali e constatata la situazione di incertezza che stanno vivendo i dipendenti per il proprio futuro lavorativo, non ritenga opportuno intervenire con urgenza predisponendo quanto possa essere utile a convocare con celerità un incontro tra le parti interessate, al fine di comunicare con chiarezza come verrà esplicata la sopracitata riorganizzazione.
(4-07651)

MARAN, QUARTIANI, SARUBBI, GIACHETTI, BOSSA, TEMPESTINI, SIRAGUSA e GOZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 48 della legge n. 222 del 1985 dispone che le quote dell'otto per mille Irpef siano utilizzate dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e conservazione dei beni culturali. L'ultima ripartizione della quota dell'otto per mille dell'Irpef che i cittadini contribuenti hanno deciso di destinare allo Stato è stata di 44 milioni di euro;
nell'anno in cui il G8 italiano (2009) ha assunto nuovi impegni per la sicurezza alimentare, la ripartizione dei 44 milioni di euro dell'8 per mille gestito dallo Stato per iniziative di «lotta alla fame nel mondo» è stata di appena l'1,8 per cento - 8 mila euro; un progresso se si considera che il dato dell'anno precedente era stata pari a zero, ma che resta ancora insufficiente;
l'Italia si trova in arretrato per oltre 230 milioni di euro verso la convenzione di Londra sull'aiuto alimentare. Inoltre sul versante della sicurezza alimentare, il G8

del 2009 ha lanciato «L'Aquila Food Iniziative» (AFI) che impegna i donatori a sostenerla finanziariamente con 20 miliardi di dollari per i successivi tre anni. L'Italia si è impegnata a contribuire a questa iniziativa con 450 milioni di dollari nei prossimi tre anni, ma di fatto il nostro Paese non fa altro che contabilizzare impegni pregressi;
al tempo stesso lo Stato italiano riporta come aiuto pubblico allo sviluppo la quota di otto per mille destinata alla CEI e poi reindirizzata dalla Conferenza episcopale ad attività di solidarietà internazionale (circa 80 milioni di euro). Si tratta di risorse finanziarie di cui lo Stato non dispone ma che semplicemente amministra e ripartisce sulla base della scelta del contribuente; quindi è contestabile che possano essere considerate come aiuto pubblico allo sviluppo -:
quale sia stata la ripartizione percentuale e assoluta dell'otto per mille dello Stato destinata alla fame nel mondo in ogni anno dal 2001 a oggi e se si ritengano queste quote sufficienti in relazione agli obiettivi dell'aiuto alimentare;
se il Governo intenda assumere iniziative per dare la possibilità ai cittadini di rendere più chiara la loro scelta nella ripartizione per aree d'intervento dell'otto per mille gestito dalla Stato;
a quanto ammonti l'impegno finanziario annuale assunto dall'Italia per sostenere «L'Aquila Food Iniziative»;
se intenda continuare a riportare come aiuto pubblico allo sviluppo il contributo dell'otto per mille alla CEI.
(4-07666)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il magistrato di sorveglianza di Modena è competente a decidere per i detenuti nella casa circondariale Sant'Anna di Modena (oltre 550 individui), nonché per gli internati in esecuzione di misura di sicurezza della casa di lavoro di Saliceta San Giuliano-Modena e della casa di reclusione di Castelfranco Emilia (Modena) che ospita altresì, detenuti in custodia attenuata;
la competenza di tale giudice riguarda, pertanto, migliaia di persone, considerati coloro che attualmente si trovano presso detti istituti, coloro che si trovano in regime di misure alternative, ovvero in permesso o ancora in licenza;
il titolare di tale ufficio dal giorno 10 giugno 2010 ha avuto il trasferimento ad altro incarico;
la comunicazione ministeriale di tale trasferimento è avvenuta il giorno 15 maggio 2010 con obbligatorietà della presentazione presso il nuovo ufficio entro il giorno 11 giugno 2010;
tale situazione era ben nota a tutti i soggetti coinvolti, ivi compreso il presidente del tribunale di Bologna, il quale ha provveduto a due applicazioni temporanee su Modena del magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia, la prima con durata sino al 15 giugno 2010 e la seconda con durata fino al 26 giugno 2010, per l'espletamento di problematiche urgenti;
la situazione creatasi ha impedito lo svolgimento dell'udienza fissata in data 16 giugno 2010 innanzi all'ufficio di sorveglianza di Modena per la discussione di posizioni giuridiche de libertate relative a detenuti ed internati in misura di sicurezza e ne ha determinato il rinvio sine die, con grave pregiudizio e lesione della sfera di libertà personale dei soggetti coinvolti, inclusi coloro che si trovano a tutt'oggi internati in casa di lavoro e quanti si trovano in una situazione di detenzione/internamento senza titolo, con termini scaduti;
nemmeno per l'udienza del 30 giugno e 14 luglio 2010 vi è certezza di una trattazione, poiché il magistrato applicato non è stato incaricato sino a quelle date e

il magistrato che sarà nominato in via definitiva non ha ancora ricevuto comunicazione sulla effettiva presa in carico;
il protrarsi di questa incertezza, sommato al concomitante trasferimento, causa trasloco dei locali, del tribunale di sorveglianza di Bologna, ove pure le udienze del 15 giugno 2010 e la prossima del 22 giugno, nelle quali si discute di provvedimenti relativi alla libertà personale, non si sono tenute o non si svolgeranno, comporta una lesione ingiustificabile dei diritti dei soggetti detenuti/internati coinvolti, i quali si vedono protrarre la propria detenzione senza giustificato motivo, per disservizi e disfunzioni organizzative che hanno impedito la sostituzione di un magistrato, il cui trasferimento era annunciato da oltre un mese, mediante l'individuazione di altro magistrato, applicato o titolare, che potesse garantire lo svolgimento dell'attività giurisdizionale e amministrativa;
infine, il sovraffollamento e la «forzata» reclusione per mancata discussione di una o più udienze, stante altresì l'avvicinarsi dei mesi estivi, nonché, lo sconforto delle persone coinvolte che senza motivo non possono beneficiare di misure alternative al loro stato di detenzione, prevedibilmente potranno essere causa di tensioni all'interno degli istituti se non verrà al più presto fornita la certezza della nomina in via definitiva del magistrato competente a decidere delle loro sorti -:
se il Ministro non ritenga opportuno acquisire urgentemente informazioni in relazione alla situazione presso il competente tribunale di sorveglianza di Bologna e se non intenda avviare la procedura di «anticipato possesso» per il magistrato di sorveglianza di Modena nominato in via definitiva, onde evitare temporanee applicazioni, con competenza ridotta alla sommaria trattazione di provvedimenti di urgenza, che non consentono la trattazione dell'ordinaria attività, con gravi conseguenze sullo stato di libertà dei soggetti sottoposti alla competenza di detto ufficio di sorveglianza di Modena.
(5-03074)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di agenzia si apprende che è in corso il processo per l'omicidio di Alfio Trovato avvenuto il 5 maggio 1992 e che uno degli imputati, Salvatore Enea, non è presente perché è morto il 30 dicembre 2009 -:
se sia deceduto in carcere e, in caso affermativo, in quale sezione;
se non sia deceduto in carcere, quando sia stato scarcerato e quali siano state le cause della morte.
(4-07654)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende con riferimento al detenuto Walter Schiavone che «lo divora una malattia ... è divenuto uno scheletro che cammina e implora ai giudici clemenza» -:
se ciò risponda al vero, in quale carcere e in quale sezione Walter Schiavone sia detenuto.
(4-07655)

CICCHITTO, COSTA, GHEDINI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre 2009 veniva notiziato telefonicamente da parte della Procura di Milano l'avvocato Piersilvio Cipolotti del Foro di Padova, collega di studio e collaboratore dell'onorevole avvocato Niccolò Ghedini, che avrebbe dovuto presentarsi per essere sentito come persona informata sui fatti;

il soggetto richiedente era il dottor Massimo Meroni sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano;
poiché si trattava di un proprio collaboratore e poiché era noto, da plurime e reiterate pubblicazioni sulla stampa, che il dottor Meroni stava seguendo come Pubblico Ministero un procedimento penale afferente fatti che riguardavano anche l'onorevole Silvio Berlusconi e il dottor Paolo Berlusconi, l'onorevole Ghedini contattava telefonicamente il dottor Meroni;
si osservi che sui quotidiani l'Unità, il Fatto quotidiano e la Repubblica, erano apparse dettagliate notizie sul corso di tali indagini che tra l'altro sarebbero dovute rimanere segrete;
come è noto da molti anni, precisamente dal 1998, l'onorevole Ghedini nella sua qualità di avvocato personalmente e tramite i collaboratori del suo studio segue le vicende processuali e personali del Presidente Berlusconi e in molteplici occasioni anche quelle del dottor Paolo Berlusconi;
era quindi doveroso ad avviso dell'interrogante sincerarsi da parte del pubblico ministero inquirente, se la richiesta di informazioni al suo collaboratore fosse correlata a mandati defensionali passati o presenti;
il dottor Meroni confermava telefonicamente che l'indagine in corso riguardava la vicenda più volte apparsa sui giornali e concernente tale Fabrizio Favata, tale ingegnere Raffaelli e la pubblicazione delle relative intercettazioni;
in sintesi, ma la storia è nota poiché apparsa come già detto e come purtroppo assai spesso accade, sui giornali e in particolare su alcuni specifici quotidiani di area avversa al Presidente Berlusconi, riguardava la pubblicazione sul quotidiano Il Giornale nel dicembre del 2005 di una telefonata fra l'onorevole Fassino e il dottor Consorte in merito all'asserito controllo di una banca;
tale telefonata era stata intercettata nel corso di un procedimento penale ed era nella disponibilità dell'Autorità giudiziaria ma non era stata ancora depositata alle parti;
ne seguiva un procedimento nei confronti dei giornalisti che si concludeva, per quanto è dato sapere agli interroganti, con un'archiviazione;
il dottor Meroni riprendeva le indagini, per quanto sempre a conoscenza degli interroganti, a seguito di una nuova ricostruzione dei fatti ove si prospettava che il titolare della società preposta all'esecuzione delle intercettazioni, ingegnere Raffaelli, si sarebbe recato alla vigilia del Natale 2005 in compagnia di Fabrizio Favata e del dottor Paolo Berlusconi presso la residenza in Arcore del Presidente Berlusconi per renderlo edotto dell'esistenza di tale telefonata e del fatto che questa era in possesso del Raffaelli;
tale telefonata dopo alcuni giorni sarebbe stata pubblicata su Il Giornale di proprietà del dottor Paolo Berlusconi;
secondo alcune indicazioni giornalistiche confermate anche dall'ordinanza di custodia cautelare di cui si dirà oltre emessa nei confronti del Favata, l'indagine del dottor Meroni, magistrato notoriamente appartenente ad una precisa area politica, avrebbe preso le mosse da un esposto a firma di un esponente politico;
se tale ricostruzione rispondesse al vero si tratterebbe di una genesi assolutamente sospetta;
se così fosse, e da quanto consta così è, aiuterebbe a meglio comprendere il comportamento che sta tenendo il dottor Meroni, ad avviso degli interroganti, illegittimo;
il dottor Meroni, sempre telefonicamente, confermava all'onorevole Ghedini che l'indagine in corso riguardava proprio quei fatti;
ovviamente l'onorevole Ghedini prospettava che il proprio collaboratore non poteva in alcun modo assumere la qualifica

di testimone avendo operato quale proprio sostituto processuale nel corso di quella vicenda nella quale lo stesso avvocato Ghedini era da tempo nominato difensore sia dell'onorevole Berlusconi sia del dottor Paolo Berlusconi;
infatti nel corso del 2006 il dottor Paolo Berlusconi prima e il Presidente Berlusconi poi avevano conferito regolare mandato defensionale all'avvocato Ghedini proprio in relazione a tale vicenda;
in particolare si era richiesto all'onorevole Ghedini, sempre nella sua qualità di avvocato, di assumere la difesa quale difensore delle potenziali persone offese da reato in relazione a comportamenti tenuti dal Favata, espressamente e specificatamente per la vicenda oggi oggetto di indagine;
ciò risulta pacificamente anche dall'inequivoco contenuto del mandato defensionale;
dopo il primo contatto telefonico l'avvocato Ghedini si recava personalmente presso l'ufficio del dottor Meroni per meglio comprendere, sempre quale difensore, i contorni dell'indagine e per spiegargli in modo più dettagliato l'impossibilità per il proprio collaboratore di rendere testimonianza;
a seguito dell'incontro, l'onorevole Ghedini depositava una breve memoria come difensore, anche perché la testimonianza richiesta era, allo stato, solo quella dell'avvocato Cipolotti, con la quale esplicitava il proprio ruolo defensionale, anche per agevolare il corso delle indagini e per meglio evidenziare il proprio ruolo professionale nel caso de quo;
dal contenuto dell'atto ad avviso degli interroganti è facile evincere che tutti i contatti con il Favata e il Raffaelli, soggetti del tutto sconosciuti all'onorevole Ghedini prima del conferimento dell'incarico defensionale, erano strettamente e intimamente collegati al mandato come difensore e che non vi era quindi alcuna possibilità di sentire come testimone l'avvocato Cipolotti;
contrariamente a quanto sarebbe dovuto accadere sia per ragioni di elementare buon senso sia per cogenti disposizioni di legge, il dottor Meroni non solo non desisteva dal suo proposito ma riteneva di poter assumere come testimone anche l'onorevole Ghedini ancor prima di sentire l'avvocato Cipolotti e quindi apparentemente come una sorta di ritorsione all'indicazione della impossibilità di assumere quest'ultimo come teste;
con ulteriore breve nota si specificava al dottor Meroni che non solo ostava il segreto professionale, ma che essendovi stata espressa attività di indagine vi era una totale incompatibilità con l'ufficio di testimone ai sensi dell'articolo 197, lettera d), c.p.p.;
a ciò si aggiunga, e il dottor Meroni non può non saperlo, che nell'ambito dello stesso procedimento colui che assume la qualifica di testimone non può assumere la veste di difensore;
così facendo quindi il dottor Meroni inibirebbe all'onorevole Ghedini l'esercizio del suo mandato di avvocato, già conferito nel 2006, e priverebbe il Presidente Berlusconi e il dottor Paolo Berlusconi di quella assistenza tecnica che essi stessi avevano prescelto e individuato;
all'esito dell'ulteriore memoria il dottor Meroni anziché prenderne atto, con decisione ad avviso degli interroganti illegittima e che sembrerebbe connotata da intenti politici, citava formalmente quali testimoni l'avvocato Cipolotti e l'avvocato Ghedini per il giorno 1o febbraio 2010;
della situazione veniva immediatamente investito il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Milano che provvedeva con una precisa e circostanziata delibera notificata anche al dottor Meroni;
il Consiglio dell'Ordine, esaminata la situazione, enunciava e ribadiva l'assoluta impossibilità, nel caso di specie, di assumere la qualità di testimone e la sussistenza comunque del segreto professionale;

l'avvocato Cipolotti che in quel giorno era legittimamente impedito inviava uno scritto con il quale riconfermava la propria volontà di avvalersi del segreto professionale e la propria impossibilità ad assumere la qualifica di testimone;
altrettanto faceva l'onorevole Ghedini nella sua qualità di avvocato;
il dottor Meroni, anziché prendere atto della situazione, pervicacemente provvedeva a citare nuovamente i difensori assumendo in modo ad avviso degli interroganti, arbitrario e illegittimo che le circostanze su cui dovrebbe vertere l'esame non sarebbero coperte da segreto professionale o da incompatibilità;
l'avvocato Cipolotti era quindi costretto a presentarsi, a rendere testimonianza e a rispondere, ancorché parzialmente, poiché nel corso dell'atto eccepiva il segreto professionale;
tale testimonianza ad avviso degli interroganti del tutto illegittima, sarebbe stata assunta in violazione di ogni diritto della difesa quanto meno per quanto attiene la posizione del dottor Paolo Berlusconi;
un apparente intento persecutorio trasparirebbe anche dal fatto che nel suo invito il dottor Meroni in modo assolutamente inusuale rispetto ai rapporti che normalmente intercorrono fra Curia e Foro, e tenuto conto anche che l'onorevole Ghedini, nella sua qualità di avvocato, gli aveva fornito il proprio telefono cellulare diretto nonché tutti i recapiti del proprio studio, ha ritenuto non solo di inviare una citazione formale a mezzo di polizia giudiziaria, ma addirittura ha prospettato in caso di mancata comparizione l'accompagnamento coattivo con relativa richiesta alla Camera di appartenenza;
tale indicazione appare inaccettabile nei confronti di un difensore che non solo si è reso disponibile prima telefonicamente, poi personalmente ed ha fornito per iscritto tutte le delucidazioni che il codice e la deontologia gli consentivano oltre e comunque ad appalesare precisi legittimi impedimenti e sembra rendere evidente agli interroganti il preciso disegno del dottor Meroni;
non solo, ma l'intento di creare un caso politico con coinvolgimento della Camera dei Deputati e l'inevitabile strepito mediatico appare ancor più palese nel fatto che il dottor Meroni è ben conscio del contenuto del deliberato del Consiglio dell'Ordine di Milano a cui gli avvocati interessati non potevano che richiamarsi;
ma ciò che appare di assoluta gravità è il contenuto dell'atto di invito che secondo quanto appare agli interroganti contiene una motivazione preventiva;
innanzitutto il dottor Meroni addirittura prospetta che l'avvocato Ghedini non sarebbe a conoscenza del contenuto e delle possibili domande;
ciò è ovvio ma i temi sono del tutto noti e tale affermazione è quindi il contrario della realtà poiché come traspare dalla prima memoria depositata dall'avvocato Ghedini, il dottor Meroni aveva spiegato il contenuto della sua indagine e quello che sarebbe stato il tema generale;
e del resto, come è facile osservare dai giornali, tutte le risultanze dell'indagine erano più che note;
si ripete altresì che come è ben noto al dottor Meroni tutti i rapporti dell'avvocato Ghedini con quei soggetti sono stati esclusivamente a titolo professionale;
non vi sono dubbi, secondo gli interroganti, che tutti gli atti contenuti nel fascicolo delle indagini non possono che essere in tal senso;
se comunque il dottor Meroni avesse voluto avere un comportamento non di imperio ma di reciproca collaborazione avrebbe dovuto semplicemente secondo gli interroganti, sottoporre all'avvocato Ghedini preventivamente le specifiche domande perché questi potesse valutarle con i clienti;
sostenere poi che dovesse essere necessario offrire documentazione di una

riunione politica di maggioranza appare pacificamente risibile e pretestuoso poiché risulta ovvio che in casi consimili non esistono certo convocazioni o verbali di riunione;
che poi vi sia una delibera del Consiglio dell'Ordine di Milano è dovuto come ben dovrebbe comprendere il Pubblico Ministero al fatto che ciò che sta accadendo si svolge appunto presso il Foro milanese e per tale motivo si è ritenuto di investire proprio quel Consiglio;
la mancata presenza del numero di riferimento del processo appare poi altrettanto risibile e pretestuoso poiché è ovvio che la delibera del Consiglio dell'Ordine riguarda esattamente il caso di specie come è facile evincere dal testo;
del resto insistere sulla presenza personale dopo che formalmente gli è stato posto il segreto e l'incompatibilità è emblematico;
perfino in dibattimento è prassi che quando l'imputato ex articolo 210 c.p.p. prospetta di volersi avvalere non si pretende se non in casi eccezionali la presenza, bastando una comunicazione scritta;
il fatto poi che in allora non ci fossero nomine dell'avvocato Ghedini a favore degli indagati in quel procedimento è ovvio ma come è altrettanto ovvio dalle nomine ad oggi a conoscenza del dottor Meroni risulta palesemente che l'avvocato Ghedini proprio in quel procedimento era difensore da ben prima che il procedimento in oggetto iniziasse;
e che l'avvocato Ghedini si stesse occupando del caso sia come difensore della persona offesa sia come difensore di soggetti potenzialmente indagati proprio dal dottor Meroni era facilmente evincibile dagli articoli apparsi sulla stampa;
infatti in data 11 dicembre 2009, quindi ben prima della citazione a testimone dell'avvocato Cipolotti, vi erano molteplici articoli da cui si rilevava che l'onorevole Ghedini agiva con comunicati stampa nella sua veste di difensore del Presidente Berlusconi e del dottor Paolo Berlusconi, dei quali aveva la nomina sia come difensore della persona offesa sia come difensore di soggetti che ancorché erroneamente ma potenzialmente potevano essere oggetto di indagine, proprio nel procedimento seguito dal dottor Meroni;
le notizie nascevano dal fatto che, come già evidenziato nei giorni precedenti, tutti i particolari dell'indagine erano incredibilmente apparsi su alcuni quotidiani riferibili alla sinistra;
sorge l'evidente impressione che in realtà il Pubblico Ministero stia surrettiziamente tentando di acquisire elementi da un difensore per costruire una tesi accusatoria;
a conforto degli elementi esposti si osservi che la prima memoria dell'avvocato Ghedini depositata e coperta da segreto è stata pubblicata con grandissimo risalto, una pagina intera e in modo totalmente travisato e diffamatorio, guarda caso proprio dal quotidiano La Repubblica;
per tale fatto l'onorevole Ghedini ha presentato esposto alla Procura di Milano dopo avere anche emanato un preciso comunicato stampa;
la violazione del segreto di indagine appare evidente e ben fa comprendere la situazione che si appalesa come politica e non solo giuridica;
è ovvio, ad avviso degli interroganti, che qualsiasi verbale di assunzione testimoniale oggi comporterebbe un duplice effetto, politico e mediatico;
l'assunzione della qualità di testimone e l'opposizione del segreto professionale consentirà ai detrattori del Presidente del Consiglio di lanciare una ulteriore campagna di stampa e inibirà all'onorevole Ghedini di poter proseguire nell'attività defensionale creando, ad avviso

degli interroganti, con un atto illegittimo e vietato dalla legge, un ingiusto danno;
si deve altresì osservare come la propensione politica del dottor Meroni si sia appalesata chiaramente nella firma di un durissimo documento contro le leggi del Governo Berlusconi del periodo 2001-2006 con il che si evidenzia quale sia lo stato d'animo con cui sta agendo nei confronti dell'avvocato Ghedini;
se il Pubblico Ministero non avesse avuto come sembra, altri intenti avrebbe facilmente potuto, come già occorso in altre occasioni e come già detto, chiedere per iscritto delucidazioni all'avvocato Ghedini che avrebbe potuto valutare in modo ancor più approfondito la questione con i clienti e se del caso con il Consiglio dell'Ordine;
le modalità decise con il continuo richiamo a volersi rivolgere alla Camera disvela apparentemente l'effettivo intento del dottor Meroni, che come e noto si cristallizzerà poi nel suo atto del 3 giugno 2010 di cui si dirà oltre;
in data 24 maggio 2010 veniva disposta dal GIP presso il Tribunale di Milano la custodia cautelare in carcere nei confronti del Favata;
da tale ordinanza, riportata ampiamente dalla stampa, si può evincere come il P.M. abbia rappresentato la realtà dei fatti per quanto riguarda l'onorevole Ghedini in modo del tutto viziato ed erroneo;
ciò ha fatto si che si ingenerasse nel giudice prima e nel lettore poi il convincimento che l'onorevole Ghedini si fosse sottratto all'audizione in Procura consentendo così a molteplici giornali di enfatizzare la vicenda con gravissimo ed irreparabile danno di immagine;
l'onorevole Ghedini tempestivamente emetteva un comunicato stampa in cui riportava la verità della situazione ma ovviamente non era sufficiente per controbilanciare le già avvenute pubblicazioni;
ma ciò che più rileva è che in data 14 giugno 2010 l'onorevole Ghedini veniva a conoscenza che in data 3 giugno 2010 il dottor Meroni, con atto, ad avviso degli interroganti, illegittimo, ne aveva richiesto alla Camera dei Deputati l'accompagnamento coattivo per essere sentito quale testimone;
si osservi che ciò è accaduto a distanza di ben 4 mesi dall'ultimo atto di invito e senza che sia intervenuto nel frattempo qualsiasi richiesta intermedia di audizione;
a ciò si aggiunga che in data 22 marzo 2010 è stato espletato nell'ambito del medesimo procedimento l'interrogatorio del proprio assistito dottor Paolo Berlusconi, al quale ha partecipato anche in sostituzione dell'avvocato Ghedini, che era anche in quel giorno impedito, il collega e codifensore avvocato Piero Longo, che ha depositato nuovamente la nomina dell'avvocato Ghedini senza che vi fosse alcuna verbalizzazione sull'incompatibilità di questi, che dovrebbe risultare dalla assunzione della qualità di testimone;
si osservi che in quel giorno l'avvocato Ghedini era impegnato per il Presidente Berlusconi presso la Procura della Repubblica di Trani e quindi non aveva potuto partecipare all'incombente del dottor Meroni come difensore del dottor Berlusconi e non gia quindi per dover rendere la testimonianza per cui si discute;
il dottor Meroni in quell'occasione si limitava a rappresentare in via colloquiale all'avvocato Longo la sua volontà di assumere come testimone l'onorevole Ghedini;
l'avvocato Longo gli ribadiva la impossibilità di esperire nel merito tale incombente per la sussistenza del segreto professionale;
l'atto in questione è illegittimo e di assoluta gravità tecnica;
in tale richiesta si legge che l'accompagnamento coattivo si renderebbe necessario in quanto l'avvocato Ghedini più

volte citato non si sarebbe reso disponibile senza addurre un legittimo impedimento;
la circostanza palesemente non è corrispondente alla realtà;
si legge testualmente a pagina 7 della richiesta di accompagnamento coattivo «in ogni caso non è consentito dall'ordinamento a chicchessia di sottrarsi all'obbligo di presentarsi davanti all'autorità giudiziaria una volta che sia stato citato e non abbia fornito almeno un indizio di un legittimo impedimento...»;
le scansioni temporali ricostruite dal dottor Meroni sui suoi contatti con l'avvocato Ghedini sono corrette nelle date ma non nel contenuto;
il dottor Meroni, come gia detto, inizialmente citava non già l'onorevole Ghedini bensì un suo collaboratore;
e come già detto, l'onorevole Ghedini si recava personalmente dal dottor Meroni, fornendogli anche il suo telefono cellulare riservato per agevolare i contatti e quindi dimostrando la sua disponibilità, per spiegare che il suo collaboratore era avvinto dal segreto;
il dottor Meroni riteneva a quel punto di voler sentire anche l'onorevole Ghedini come testimone;
l'avvocato Ghedini tentava di spiegargli come ciò fosse contrario alle norme costituzionali e del codice di procedura penale producendo anche note scritte;
a questo punto e vero che il dottor Meroni chiedeva all'onorevole Ghedini di presentarsi per il giorno 11 gennaio 2010 per confermare a verbale il contenuto delle note depositate ed anche per porre ulteriori domande;
scrive a pagina 5 della richiesta di accompagnamento il dottor Meroni: «per il giorno 11 gennaio 2010 ad ore 16, ma in tale giorno non si è presentato»;
dimentica di scrivere, e ciò appare molto grave agli interroganti, che l'avvocato Ghedini aveva non solo prospettato la propria impossibilità a deporre ma aveva comunque indicato la propria indisponibilità a comparire per quel giorno essendo a Roma impegnato in una riunione assolutamente non rinviabile con il Presidente Berlusconi;
tant'è che il dottor Meroni ritenuto evidentemente legittimo l'impedimento, fissò, tramite una telefonata, nuova data per il giorno 25 gennaio 2010;
per tale giorno si era provveduto ad inviare un atto scritto con cui si ribadiva la impossibilità di rendere dichiarazioni;
in quella mattinata si era comunque fatto presente ad un collaboratore del Pubblico Ministero, che aveva telefonato sul cellulare dell'onorevole Ghedini verso le ore 9,30, e ciò sarà eventualmente verificabile dai tabulati, che era impossibile presenziare poiché l'avvocato in quel momento era in udienza, come risulta dai verbali di dibattimento presso la prima sezione, guarda caso, del Tribunale di Milano, circostanza assai facilmente verificabile dalla procura che è al piano superiore;
nel prosieguo della giornata l'onorevole Ghedini si è recato con il Presidente Berlusconi presso l'ospedale S. Raffaele per l'espletamento delle operazioni tecniche ordinate dalla stessa Procura di Milano per la vicenda dell'aggressione avvenuta in Piazza Duomo;
senza che vi fossero ulteriori contatti, il dottor Meroni inopinatamente provvedeva ad emettere una citazione formale, la prima, per il giorno 1o febbraio 2010 alla quale si rispondeva, come già detto, sia prospettando un legittimo impedimento, che è stato ritenuto tale avendo il P.M. provveduto a nuova citazione formale, la seconda, per il giorno 8 febbraio 2010;
il dottor Meroni asserisce che l'onorevole Ghedini avrebbe prospettato in tal caso un impedimento senza documentarlo;
tutto ciò non è vero;
per quel giorno l'onorevole Ghedini aveva inviato una missiva con la quale si ribadiva l'impossibilità di testimoniare e

che comunque vi era un impedimento poiché si doveva sottoporre a lunghi esami medici presso l'Ospedale San Raffaele;
in tal senso depositava tramite l'avvocato Montesano del Foro di Milano l'istanza e copia dell'attestazione dell'ospedale dell'inizio degli esami per le ore 7.30 del giorno 8 febbraio 2010;
non pare proprio che un documento siffatto oltre alla dichiarazione dell'interessato non si debba qualificare ben più dell'«indizio» di cui discettava il dottor Meroni nella sua richiesta di accompagnamento e che ha totalmente omesso di evidenziare;
ovviamente per ragioni di privacy, visto che da quell'ufficio continuavano ad uscire tutte le notizie delle indagini in corso, né prima né dopo, si è depositato il contenuto degli esami;
il che per il vero sarebbe comunque una pretesa eccessiva nei confronti del cittadino testimone;
ma sarebbe stato sufficiente ove non si credesse alla attestazione di un avvocato esperire un modestissimo accertamento per verificare se effettivamente quegli esami quel giorno vi fossero stati;
si osservi che gli accertamenti sono poi continuati nel tempo e ciò a testimonianza della non inutilità o strumentalità degli accertamenti clinici;
è quindi evidente che il dottor Meroni, quanto meno per negligenza, ha prospettato sia al Giudice, sia alla Camera dei Deputati una situazione che non appare corrispondente alla realtà, creando un gravissimo danno d'immagine all'onorevole Ghedini, violando doveri di correttezza e lealtà oltre che principi fondamentali costituzionali in tema di diritto di difesa e norme del codice di procedura penale;
di contro si deve osservare che il Procuratore di Milano dottor Bruti Liberati, più volte interpellato, si è dimostrato di esemplare correttezza e cortesia per cercare di risolvere una situazione davvero incredibile;
si tratta quindi di un gravissimo episodio, che ha anche chiaramente connotazioni politiche, ma che riguarda solo ed esclusivamente il dottor Meroni e non coinvolge minimamente la Procura di Milano o i suoi vertici;
l'accaduto appare particolarmente grave poiché non si può consentire che un Pubblico Ministero disponga l'accompagnamento coattivo non tanto di un parlamentare o di un avvocato, ma di un cittadino senza dar conto dell'impedimento opposto e senza aver esperito comunque alcun accertamento;
si osservi altresì che tale comportamento appare davvero inqualificabile poiché si trattava di disporre l'accompagnamento coattivo che sarebbe stato eseguito se non vi fosse stata la previsione costituzionale, nei confronti di un avvocato che in 25 anni di professione non ha mai avuto il benché minimo rilievo disciplinare, nonché di un parlamentare la cui attività pubblica è sufficientemente nota per verificare in ogni momento i suoi impegni oltre che sottoposto per ragioni di sicurezza a scorta di polizia e quindi con movimenti rilevabili dalle annotazioni di servizio e sulle cui dichiarazioni in tema di impedimento si dovrebbe concedere un qualche affidamento;
ma ciò che più sconcerta è che si voglia, tramite il difensore di fiducia ritualmente nominato, trarre elementi contro i suoi assistiti;
è facile intuire quindi la gravità dell'atto testimoniale, che ad avviso degli interroganti, con inusitata pervicacia il pubblico ministero vuole ad ogni costo ottenere -:
se non intenda, alla luce dell'insieme degli elementi illustrati in premessa, avviare iniziative ispettive anche ai fini dell'eventuale promozione dell'azione disciplinare.
(4-07670)

TESTO AGGIORNATO AL 21 GIUGNO 2010

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come riportato dagli organi di informazione nazionali e statunitensi, il volo

AZ 615 del 15 giugno 2010, in servizio da Boston a Roma, ha denunciato, subito dopo la partenza, una grave avaria ad uno dei due motori, costringendo il pilota, che aveva lanciato il «mayday» al rientro immediato nello scalo del Massachusetts;
in fase di decollo il motore di sinistra dell'Airbus A3 30 EI-DIP, che aveva lasciato l'aeroporto Logan Intl. di Boston alle 17.45 locali con 244 passeggeri e 13 persone di equipaggio, ha cominciato, successivamente ad un forte rumore di scoppio a bordo, ad emettere fumo bianco e fiamme;
lo stesso aereo A330 con targa EI-DIP aveva avuto poche settimane prima problemi tecnici mentre era in servizio tra l'aeroporto di Newark e Fiumicino. Nel marzo 2009 il gemello A330 EI-DIR, anch'esso ancora con livrea Airone, fu protagonista di un atterraggio di emergenza a Chicago a causa di un problema di pressurizzazione che aveva generato una nuvola di fumo nella cabina di pilotaggio e in quella passeggeri;
quest'ultimo grave episodio, assieme ad altri incidenti a cadenza mensile, sono stati oggetto di un altro atto di sindacato ispettivo da parte dell'interrogante;
la flotta Alitalia-Compagnia aerea italiana consta di 152 aeromobili con un'età media del parco aeromobili di 14 anni, tra questi i due Airbus A330 sopraccitati ed ereditati per il lungo raggio dalla fusione con Airone di Carlo Toto;
l'Airbus A330 è un aereo di linea bimotore utilizzato su rotte di medio-lungo raggio. Caratterizzato da una fusoliera larga (wide-body), ha ali basse al di sotto delle quali sono montate due turboventole -:
quali iniziative il Ministro interrogato, di concerto con l'Ente nazionale per l'aviazione civile e l'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, intenda intraprendere per verificare il rispetto delle fondamentali norme nazionali ed internazionali in materia di sicurezza del volo da parte della Compagnia aerea italiana;
se non sia utile rafforzare le operazioni di controllo del rispetto dei parametri di manutenzione richiesti dal costruttore da parte di Alitalia, con attenzione ai modelli A330, vista la ricorrenza degli incidenti negli ultimi mesi, ed MD80, ancora operativi sebbene particolarmente vetusti;
se i piloti e gli assistenti di volo siano correttamente sottoposti agli obbligatori programmi di esercitazione ed aggiornamento.
(4-07662)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CICCANTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
un cittadino italiano, figlio di un benemerito funzionario dello Stato, nato a Fiume quando questa città olocausta era italiana, non ha potuto ricevere prestazioni cliniche in regime privatistico-convenzionato, perché - all'atto della trascrizione dei suoi dati sul sistema informatico regionale, tratti dalla tessera sanitaria presentata - risultava «persona non esistente»;
ciò è dovuto al fatto che nel sistema informatico regionale è stata inserita, senza darne dovuta comunicazione della variazione all'interessato, in luogo della sigla della provincia di nascita «FU» - riportata sul tesserino sanitario rilasciato - la sigla «EE», di per sé erronea in quanto cittadino italiano nato in Italia e non all'estero;
nonostante importanti e solenni affermazioni pubbliche sulla tragedia dell'esodo, i nostri concittadini fiumani e giuliano-istriano-dalmati continuano ad essere di fatto discriminati anche dalla Pubblica Amministrazione che li considera come cittadini stranieri naturalizzati italiani,

non immettendo nei documenti di riconoscimento rilasciati le sigle delle province, come viene fatto per tutti gli altri cittadini italiani nati in Italia;
per mancanza di una normativa precisa che non lasci spazio a dubbie interpretazioni, questi nostri concittadini subiscono giornalmente continui e stressanti disagi, morali ed economici -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative, anche normative, affinché, all'attuale elenco ufficiale dei comuni italiani, vengano aggiunti tutti i comuni ceduti dall'Italia ad altri Stati in base ai trattati di pace;
se - per ovviare alle problematiche dell'immissione di alcune vecchie sigle di provincia, ora appartenenti a neo province italiane - non si ritenga opportuno emanare una disposizione affinché al loro posto venga inserita la sigla «I» o «IT», riconoscendo finalmente in tal modo a questi nostri concittadini la loro piena italianità ed evitando così il ripetersi di continui incresciosi errori della nostra burocrazia.
(5-03083)

Interrogazioni a risposta scritta:

PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto 11 settembre 2007, il Ministero dell'interno ha indetto, per il personale precario della sua stessa amministrazione, una procedura concorsuale per titoli ed esami, al fine di assorbirne 650 unità con contratto a tempo determinato. Al concorso erano ammessi i profili professionali di coadiutori amministrativi contabili, area funzionale B, posizione economica B1, da assegnare agli uffici delle questure e allo sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture;
il predetto contratto a tempo determinato, della durata complessiva di 36 mesi, costituiva requisito necessario per la stabilizzazione definitiva dei 650 precari succitati;
il 2 gennaio 2008, con decreto ministeriale 3 settembre 2007, decreto ministeriale 28 dicembre 2007, decreto ministeriale 20 febbraio 2008, decreto ministeriale 9 settembre 2008, si è proceduto all'assunzione a tempo determinato delle 650 unità , attraverso concorso pubblico per titoli ed esami;
i 650 coadiutori amministrativi contabili hanno sottoscritto un primo contratto individuale della durata in realtà solo di un biennio (2008-2009), cui agganciare, per il 2010, una proroga contrattuale di un ulteriore anno in quanto, come si legge nel messaggio urgentissimo del Ministero dell'interno 31 dicembre 2008 protocollo n. M/6161/650 COAD: «(...) avrà, al momento, durata di ventiquattro mesi non sussistendo la piena copertura finanziaria, relativamente ai previsti trentasei mesi. Si fa presente, comunque, che una volta acquisiti i necessari finanziamenti si procederà alla proroga dei citati contratti per ulteriori 12 mesi»;
con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3828 del 27 novembre 2009, concernente «Ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile per il contrasto e la gestione dell'eccezionale afflusso di cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea», pubblicata in Gazzetta Ufficiale 5 dicembre 2009, è stata autorizzata la proroga della durata dei contratti a tempo determinato del personale assunto presso gli sportelli unici (ai sensi dell'articolo 1, comma 349, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, entro i limiti di spesa di 1.6 milioni di euro) fino al 31 dicembre 2010;
il sottosegretario di stato dell'Interno, onorevole Nitto Francesco Palma, in risposta all'interrogazione presentata l'1o dicembre 2009 dall'onorevole Marco Minniti (4-05236), ha dichiarato che la stessa ordinanza autorizza il Ministero dell'interno e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali a utilizzare, per un periodo non superiore a sei mesi, per il tramite di una o più agenzie di somministrazione di lavoro interinale, rispettivamente 650 e 300

unità, da destinare alle sedi interessate dalle procedure di emersione;
a detta delle stesse pubbliche amministrazioni interessate, le 650 unità vincitori del concorso citato in premessa (il cui contratto scadrà a fine 2010) e i precari che attualmente prestano servizio presso gli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture e degli uffici immigrazione delle questure sono indispensabili per l'ordinaria attività degli uffici territoriali del Governo nonché degli uffici delle questure;
la loro stabilizzazione scongiurerebbe la dispersione di un patrimonio di conoscenza ed esperienza maturato in anni di lavoro precario -:
se il Governo intenda adottare tutti le necessarie e urgenti iniziative per assicurare la stabilizzazione a tempo indeterminato delle suddette risorse umane vincitrici di concorso pubblico;
quali siano i criteri di economicità e di buon andamento della pubblica amministrazione che hanno ispirato la decisione del Ministro interrogato di far ricorso, nonostante la disponibilità di queste forze lavoro, a un'agenzia interinale per immettere nell'amministrazione ulteriori lavoratori interinali.
(4-07650)

D'IPPOLITO VITALE e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con nota del 7 giugno 2010, il Sottosegretario, senatore Nitto Francesco Palma, in risposta alla richiesta dell'interrogante (16 febbraio 2010) di una riclassificazione del distaccamento dei vigili del fuoco di Lamezia Terme (Catanzaro), ne comunicava l'impossibilità, stante la necessità di procedere ad ulteriori assunzioni, allo stato rese impossibili dalle note difficoltà generali di bilancio;
il competente Dipartimento del Ministero, come da citata nota, riconosceva, tuttavia, pienamente fondata la richiesta «dal punto di vista strettamente tecnico-operativo ... atteso l'elevatissimo numero di interventi che detto distaccamento effettua annualmente»;
il Ministero dell'interno riconosce massima importanza al ruolo svolto dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ritenuto fondamentale per la sicurezza dei cittadini, soprattutto in occasione di particolari eventi emergenziali;
il decreto legislativo n. 217 del 2005, alla luce di questa convinzione, ha previsto, per non disperdere le professionalità acquisite in anni di servizio volontario nel corpo nazionale, addirittura una riserva di posti nei concorsi, pari al 25 per cento, per l'ingresso nella qualifica dei vigili del fuoco, di personale volontario con specifici requisiti;
con recente nota del Ministero dell'interno, in risposta alla interrogazione n. 5-02036, a firma dell'onorevole Contento, si fa chiaro riferimento ad un piano di assunzioni in corso, in attuazione delle disposizioni contenute nelle manovre di finanza pubblica 2007-2008, con una selezione avviata in parte ex decreto ministeriale 28 aprile 2008, n. 1996 ed in parte ex decreto-legge n. 112 del 2008 -:
se intenda, alla luce di tali premesse, riconsiderare la possibilità di riclassificazione del distaccamento dei vigili del fuoco di Lamezia, impegnati, com'è noto, in una necessaria azione di difesa e salvaguardia di un vasto territorio, perciò assai onerosa;
se e quando tale ipotesi possa assumere consistenza, nell'interesse dei cittadini e della sicurezza del territorio.
(4-07653)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il detenuto Francesco Bidognetti è «ormai sull'orlo del pentimento» -:
in quale carcere e in quale sezione Francesco Bidognetti sia detenuto.
(4-07656)

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'interno ha assunto 650 persone attraverso agenzia interinale prima e tramite concorso per tre anni dopo, presso gli uffici immigrazione delle questure e gli sportelli unici delle prefetture;
questa assunzione avveniva allo scopo di contenere quella che si credeva essere un'emergenza momentanea creatasi in questi uffici per fronteggiare i picchi di lavoro che ne derivavano:
ma l'emergenza, col passar del tempo è diventata la normalità, al punto da investire tutti le 650 persone di un carico di lavoro e di responsabilità inattese e mai neanche lontanamente ipotizzate, tanto da venir interamente coinvolte ed assorbite nella materia «Immigrazione» con l'attribuzione di competenze e mansioni al pari di quelle che fino ad allora erano esclusiva prerogativa di agenti di pubblica sicurezza;
oramai sono al lavoro da quasi 10 anni e spesso si trovano da soli a reggere interi uffici mettendoci il massimo per renderli efficienti, fra le mille difficoltà insite in un lavoro del genere, la gestione di un'utenza avida d'informazioni allo sportello, ed al telefono, lo smaltimento di code interminabili di gente in attesa, archivi e scrivanie colme di carte che provano a gestire al meglio, il malcontento dei cittadini extracomunitari che spesso faticano ad integrarsi, uniformarsi e accettare un sistema burocratico a volte lontano dalla propria cultura, e l'elenco sarebbe ancora lungo;
ebbene, in una situazione del genere già di per sé gravosa, vengono ad apprendere che, nonostante si siano attenuti scrupolosamente alle regole ed i dettami imposti, dopo aver acquisito un particolare tipo di professionalità e conoscenza, dopo aver superato un concorso per ricoprire un posto che già occupavano da anni, seppur sotto contratto con agenzia interinale, non esiste affatto la volontà politica di mantenerli al loro posto di lavoro e stabilizzarli con contratto a tempo indeterminato, come è stato lasciato credere per tutti questi anni;
la motivazione che viene fornita dal Governo, sta nella mancanza di fondi da ricercarsi nella crisi economica che investe anche il nostro Paese;
dal loro canto sono ben coscienti della gravità della situazione economica in cui l'intera nazione versa, ma non riescono a spiegarsi come mai nel febbraio scorso, a pochi mesi dalla scadenza del loro contratto di lavoro, il Ministero dell'interno decida di avvalersi di ulteriori 650 lavoratori selezionati tramite agenzia interinale, con ulteriore dispendio di denaro. Questi nuovi collaboratori, assunti con l'agenzia di lavoro interinale «GI group», li affiancano quotidianamente nell'espletamento del loro lavoro, mentre da più parti arrivano notizie circa l'eventualità che la sopracitata agenzia abbia vinto un appalto per la fornitura di personale al Ministero degli interni della durata di 3 anni, vale a dire fino al 2012;
va da sé che tali notizie, provocano sconforto dal momento che credono fortemente in questo lavoro, sul quale hanno puntato e investito tanto, sono inoltre coscienti di quanto sia complesso e delicato il settore emigrazione e della gravissima situazione in cui si verrebbe a trovare la cittadinanza, per le evidenti ricadute negative sui processi di regolarizzazione, emersione ed anche sulla sicurezza e l'ordine pubblico, nel caso in cui il Ministero dell'interno, a fine anno, dovesse sostanzialmente scegliere di ridurre in modo considerevole, invece di stabilizzare, il proprio organico di 650 unità nel delicato settore dell'immigrazione, disperdendo, peraltro, un patrimonio di conoscenze ed esperienze acquisite in quasi 10 anni di lavoro precario;
gli interessati fanno notare come non si possano più adottare, con riferimento all'immigrazione, misure emergenziali, ma vadano programmati interventi strutturali, anche nelle politiche del personale, per dare, in tempi rapidi, le dovute risposte

agli immigrati ed alle esigenze della cittadinanza in termini di assistenza, sicurezza e certezza delle posizioni giuridiche -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover intervenire adottando tutti i necessari e urgenti provvedimenti per assicurare la stabilizzazione a tempo indeterminato delle 650 unità di cui sopra.
(4-07657)

SANGA e MISIANI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in queste ultime settimane, nel territorio della Val Gandino, comprendente i comuni di Gandino, Leffe, Peia, Casnigo e Cazzano Sant'Andrea, in provincia di Bergamo, si sono registrati furti ed episodi che stanno destando un grande allarme sociale, mettendo a rischio la sicurezza delle famiglie e delle comunità;
a Cirano di Gandino, dove si è svolta un'assemblea pubblica che ha visto una grande partecipazione dei cittadini, del sindaco e dell'amministrazione comunale, è stata sollevata la necessità di assumere iniziative volte a contrastare i reati e l'insicurezza delle comunità coinvolte;
il 24 maggio 2010, si è riunito a Gandino il consiglio comunale che, dopo una approfondita relazione del sindaco Gustavo Maccari, riguardo ai numerosi furti nelle abitazioni:
ha ribadito (riporto testualmente il testo della delibera) di chiedere «con la voce decisa che spetta a comunità che maggiormente contribuiscono al prelievo fiscale» che sia garantita dallo Stato la pubblica sicurezza;
ha deliberato all'unanimità di chiedere al Governo un incremento delle forze dell'ordine e un aumento dei carabinieri della stazione di Gandino, nonché un incremento di mezzi e personale che possano garantire anche e soprattutto durante le ore notturne la sicurezza;
il sindaco di Gandino ha trasmesso la suddetta delibera agli organi competenti -:
quali interventi urgenti intendano assumere per venire incontro, con immediatezza e tempestività, al bisogno di sicurezza espresso dai cittadini, dal sindaco e dall'amministrazione comunale di Gandino;
quali iniziative urgenti ritengano di attivare:
a) per potenziare in termini di uomini e di mezzi la stazione dei carabinieri di Gandino, nonché l'istituzione di un commissariato di polizia per l'intera Val Seriana;
b) per disporre dei necessari finanziamenti relativi alla ristrutturazione della caserma dei carabinieri di Gandino;
se i Ministri interrogati intendano accelerare l'iter procedurale per consentire l'immediata risposta alle richieste di cui sopra.
(4-07659)

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 16 giugno 2010 gli agenti delle questure di Treviso e Padova, nell'ambito di un'indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Treviso, hanno arrestato due persone (Ezio Bigolin e Domenico Vitello) residenti nei comuni di Galliera Veneta e San Martino di Lupari (Padova) con l'accusa di traffico di stupefacenti, e denunciato a piede libero altre venti persone;
nel corso delle perquisizioni effettuate nelle abitazioni degli arrestati sono state sequestrate armi, droga e somme di denaro in contanti pari a circa 20.000 euro;
il personale della polizia di Stato ha inoltre sequestrato messaggi in codice (i cosiddetti «pizzini») inviati da esponenti della criminalità organizzata attualmente

detenuti in carcere: biglietti utilizzati dagli arrestati per gestire il traffico di stupefacenti;
secondo gli inquirenti la droga proveniente dalla Campania veniva trasportata in Veneto a bordo di camion riconducibili a un'azienda di carni con sede a Tombolo, in provincia di Padova;
si tratta dell'ennesimo preoccupante episodio che conferma i tentativi della criminalità organizzata di espandere le proprie attività illegali nel Veneto;
la procura nazionale antimafia ha più volte denunciato pubblicamente i continui tentativi di riciclaggio da parte della criminalità organizzata nel Nord Italia con l'investimento di denaro proveniente da attività illecite nei settori dell'edilizia e del commercio (alberghi, bar, ristoranti);
a tal proposito basta ricordare gli arresti di alcuni esponenti della famiglia mafiosa dei Lo Piccolo di Palermo interessati a investire 8 milioni di euro nella costruzione di complessi edilizi all'interno dell'isola dei Saloni, intervenendo nel piano di riqualificazione urbanistica ambientale denominato «ex area Adria Docks», a Chioggia (Venezia) e nella costruzione di alloggi a Cantarana di Cona (Venezia) e ad Abano Terme (Padova). Oppure le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta sulle irregolarità e infiltrazioni mafiose durante la costruzione di due lotti dell'autostrada A31 «Valdastico Sud»;
per quanto riguarda il Veneto, l'ultimo episodio in ordine di tempo risale alla notte tra il 27 e il 28 gennaio 2010. A Napoli i carabinieri, su segnalazione dei colleghi del nucleo investigativo di Mestre, hanno arrestato cinque persone (Alfonso Sorrentino, Francesco e Michele Pepe, Gennaro Esposito e Giuseppe Rocco) con l'accusa di tentata estorsione in concorso con l'aggravante dell'uso di armi da fuoco e modalità mafiose. Uno degli arrestati (Alfonso Sorrentino) risulta essere affiliato al clan camorristico del quartiere Soccavo di Napoli;
nell'estate 2009 lo stesso gruppo malavitoso si è reso protagonista di tentativi di estorsione ai danni di alcuni commercianti di bibite a Eraclea, Caorle e Jesolo. Le vittime sono state minacciate con armi da fuoco, e un commerciante è stato colpito con il calcio di una pistola, mentre un secondo è stato minacciato con una pistola carica puntata allo stomaco -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti;
quali misure il Ministro intenda assumere per prevenire e contrastare efficacemente i tentativi della criminalità organizzata di stampo mafioso e camorristico di infiltrarsi ed espandersi in diverse zone del Nord Italia e, in particolare, nel Veneto.
(4-07660)

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - Premesso che:
appare davvero preoccupante la ripresa della «faida dei boschi» che da giorni in Calabria sta procurando diversi omicidi nelle zone delle Serre e dello Jonio catanzarese;
la serie di omicidi che vede coinvolte cosche della 'ndrangheta del vibonese, e delle zone joniche catanzarese e reggina, è frutto di una vera e propria guerra tra le stesse famiglie mafiose -:
quali urgenti interventi intendano attuare per potenziare sia l'attività di controllo sui territori coinvolti dalla faida in atto, sia l'attività investigativa per assicurare alla giustizia i responsabili di tale recrudescenza mafiosa.
(4-07664)

TESTO AGGIORNATO AL 22 GIUGNO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
la cosiddetta riforma della scuola primaria e l'introduzione del maestro

«prevalente» ha provocato numerose proteste conseguenti ai numerosi disagi che sta provocando su tutto il territorio nazionale ed al generale impoverimento dell'offerta formativa, con specifico riguardo agli alunni con particolari difficoltà di apprendimento, anche in vista dell'approssimarsi dell'anno scolastico 2010/2011, in cui i disagi previsti sarebbero superiori rispetto all'anno scolastico appena terminato;
particolarmente grave la situazione venutasi a creare in Sicilia; sarebbero oltre 100 le richieste di autorizzazione in deroga di ore di sostegno pervenute presso l'ufficio scolastico regionale per la Sicilia;
proprio in Sicilia si verificò il caso che ha portato alla sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 22 febbraio 2010, che ha sancito l'illegittimità dell'articolo 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2008), nella parte in cui fissava un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno, nonché l'illegittimità dell'articolo 2, comma 414, della legge n. 244 del 2007, nella parte in cui escludeva la possibilità, già contemplata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga in presenza, nelle classi di studenti con disabilità gravi;
a mero titolo esemplificativo si cita il caso delle classi II A e II B della scuola primaria dell'istituto comprensivo «Bruno Moterosso» di Catania, che nell'anno scolastico 2010/2011 verranno accorpate: nella sezione B sono presenti 2 alunni diversamente abili, uno affetto da sindrome di Down e l'altro da autismo iperattivo, nella sezione A è presente un alunno con disabilità certificata e un altro con dislessia certificata che, pur non richiedendo insegnante specializzata, necessita di una metodologia di insegnamento specifica;
i genitori degli alunni delle suddette classi hanno rivolto agli uffici territoriali competenti ed al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un accorato appello, paventando il rischio che l'insegnate prevalente, previsto in tali classi per l'anno scolastico 2010-2011, non potrà far fronte ad una situazione tanto problematica, conseguente al combinato disposto dell'accorpamento delle classi e dal taglio delle ore di sostegno, che non copriranno le 30 ore settimanali;
oltre a ciò i genitori sollevano un non secondario problema di incolumità, che si verrà inevitabilmente a creare, ed il mancato rispetto delle prescrizioni previste in ordine alla sicurezza;
il succitato caso evidenzia come il contenimento della spesa abbia determinato non poche situazioni che compromettono l'apprendimento scolastico, il regolare svolgimento delle lezioni e, non ultimo, il diritto all'integrazione degli alunni diversamente abili -:
se non ritenga di porre in essere un'adeguata rivalutazione di tutti i casi di alunni in possesso di certificazione di disabilità grave ai quali non è stato assegnato, come invece previsto e ribadito dalla Corte costituzionale, un congruo numero di ore di sostegno;
se non ritenga, come nel caso succitato, di dover revocare la revoca all'accorpamento di classi, ove siano presenti alunni con gravi disabilità.
(2-00765) «Berretta».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ai sensi dell'articolo 1, comma 647, della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006), in attesa della riforma dello stato giuridico dei ricercatori universitari, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con proprio decreto da emanare entro il 31 marzo 2007, sentiti il Consiglio universitario nazionale (CUN) e la CRUI, disciplina le

modalità di svolgimento dei concorsi per ricercatore, banditi dalle università successivamente alla data di emanazione del predetto decreto ministeriale, con particolare riguardo alle modalità procedurali ed ai criteri di valutazione dei titoli didattici e dell'attività di ricerca, garantendo celerità, trasparenza e allineamento agli standard internazionali. Il successivo comma 648 prevede che, al fine di consentire il reclutamento straordinario di ricercatori, il decreto di cui al comma 647 definisce un numero aggiuntivo di posti di ricercatore da assegnare alle università e da coprire con concorsi banditi entro il 30 giugno 2008. Il comma 650 ha stabilito che all'onere derivante dalle disposizioni del comma 648 si provvede nel limite di 20 milioni di euro per l'anno 2007, di 40 milioni di euro per l'anno 2008 e di 80 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009;
con la nota dicembre 2008, numero di protocollo 1813, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, direzione generale per l'università, ha ripartito fra le università italiane la quota relativa alla seconda tranche dello stanziamento citato (attualmente risultano distribuiti 1026 posti);
in base ad una analisi dei bandi pubblicati sul sito web del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca risulta che oltre 200 posti della suddetta tranche risultano tuttora non banditi -:
se il Ministro non ritenga necessario, trascorsi oramai diciotto mesi dalla ripartizione dei fondi, fornire dati certi sugli stanziamenti delle cosiddette «quote Mussi» non ancora utilizzate e sulle motivazioni che hanno condotto gli atenei a non bandire i posti di codesto reclutamento straordinario;
se ritenga di fissare un termine per l'utilizzo degli stanziamenti delle cosiddette «quote Mussi» e come intenda procedere per la restituzione al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca delle quote che gli atenei non intendono utilizzare e per la loro redistribuzione ad altre università per la medesima finalità.
(5-03080)

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 6 agosto 2009 è stato siglato un accordo, di durata biennale, tra la regione siciliana e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con lo scopo di realizzare attività di integrazione alla didattica, con particolare attenzione agli studenti diversamente abili e a rischio marginalità;
in particolare, sono stati previsti programmi specifici per sostenere l'innalzamento della qualità dell'offerta formativa attraverso il miglioramento dell'insegnamento della matematica, delle scienze, della tecnologia e della capacità di lettura;
per realizzare queste attività si è stabilito di assegnare alle scuole coinvolte nei progetti una dotazione aggiuntiva di personale, ossia gli insegnanti curriculari e di sostegno che, dopo aver ricevuto un incarico di supplenza annuale nell'anno scolastico 2008/2009, non lo hanno ottenuto per quest'anno;

due, infatti, sono stati i canali offerti ai docenti rimasti quest'anno senza incarico:
a) le graduatorie prioritarie del cosiddetto «salva-precari» che avrebbero dovuto offrire un canale preferenziale per le supplenze brevi nelle scuole (ma anche queste sono partite in ritardo dopo che i presidi avevano assegnato molte supplenze medio-lunghe da graduatorie di istituto);
b) i progetti a seguito dell'accordo Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - regione Sicilia, che avrebbero dovuto essere l'estrema salvezza per chi non era riuscito ad avere né incarichi né supplenze e che si sarebbero dovuti svolgere in due annualità, dunque, un progetto per il 2009/2010 e un altro per il 2010/2011;
inoltre, si legge nell'accordo, «il Ministero si impegna a riconoscere a tale personale, impegnato nelle iniziative sopraindicate, la valutazione del servizio prestato, e il relativo punteggio nelle graduatorie ad esaurimento»;
l'accordo prevede un investimento finanziario da parte del Ministero pari a 10 milioni di euro provenienti dal Pon 2007-2013, mentre per la Regione di 40 milioni di euro (20 l'anno) a valere sul Por Fse 2007-2013;
per il coordinamento e la programmazione delle iniziative è costituito un comitato paritetico tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e regione siciliana, presieduto dall'assessore alla pubblica istruzione, e composto dal dirigente generale del dipartimento competente della regione, da due componenti designati sempre dalla regione e da tre membri nominati dal Ministero;
in realtà, in prima istanza, sono stati chiamati i docenti che rientravano nelle graduatorie distrettuali e, solo in un secondo momento sono stati chiamati tutti quelli che non erano rientrati in alcuna graduatoria distrettuale;
tra l'altro tanti di questi hanno lavorato nel frattempo con le graduatorie di istituto o con le graduatorie prioritarie del «salva-precari», mentre sembrerebbe che alcuni siano stati depennati dalle graduatorie distrettuali, avendo accettato l'individuazione per il progetto regionale;
i ritardi accumulati dalla regione siciliana hanno determinato un pesante slittamento dei tempi;
i docenti precari hanno firmato i contratti a fine maggio 2010, ma alcuni hanno già iniziato i progetti regionali, altri, dato che la scuola è finita, potranno farlo da settembre con il nuovo anno scolastico e c'è molta confusione su come verrà computato il punteggio - posto che i progetti regionali saranno realizzati a cavallo di due anni scolastici diversi - e su eventuali sanzioni per chi recederà per incarichi più favorevoli sia da parte dell'ufficio scolastico regionale che per supplenze medio-lunghe dalle graduatorie del «salva-precari»;
anche riguardo alla modalità di svolgimento dei progetti si sa ben poco, e a fronte di così poca chiarezza ciascun preside si sta regolando come crede e lo stesso sta avvenendo anche per quanto riguarda la data conclusiva di tali contratti che non è per tutti la stessa;
la Sicilia sembra essere l'unica regione in cui i progetti previsti per l'anno scolastico 2009/2010 non sono partiti in tempo utile per poter consentire ai docenti di svolgere le 300 ore entro il termine delle attività didattiche; i più fortunati ne hanno potute svolgere una cinquantina;
è importante che si diano garanzie a questi docenti dato che tali ritardi non sono dipesi da loro: se i progetti fossero partiti nei tempi dovuti essi avrebbero potuto svolgere i 180 giorni di servizio di quest'anno per poter accedere in questo modo a settembre ai progetti previsti per la seconda annualità, dato che i progetti avrebbero dovuto essere biennali;
questa situazione anomala ha creato un pesante caos burocratico che lascia insoluti alcuni interrogativi;
risulta altresì all'interrogante che il personale ausiliario non sia stato inserito nei progetti nonostante sia necessario provvedere al riordino e alle pulizie delle aule, trattandosi di attività che si svolgeranno in ore pomeridiane -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione rappresentata in premessa;

se non intenda procedere ad una verifica dell'attuazione del protocollo di intesa stipulato con la regione Siciliana;
se non ritenga opportuno emanare una nota scritta al fine di chiarire le modalità di calcolo del punteggio;
se non ritenga di chiarire con l'assessorato regionale alla pubblica istruzione quali saranno i compiti dei docenti curricolari e di quelli di sostegno, destinatari dei progetti: se devono cioè occuparsi di integrazione o discipline specifiche, se possono essere impiegati in attività extracurriculari; se i docenti di sostegno devono affiancare i curriculari o si devono occupare di alunni con handicap o a rischio marginalità sociale, da soli, e dunque senza la compresenza del docente curriculare, se le attività riferite ai progetti si devono svolgere durante le ore curriculari mattutine o possono essere svolte anche in ore pomeridiane al di fuori delle attività didattiche curriculari; se le 300 ore previste per ciascun docente dovranno ricomprendere anche le ore per la progettazione/formazione;
se non ritenga necessario chiarire nelle forme più opportune se sarà possibile conciliare lo svolgimento di tali progetti con eventuali incarichi dagli uffici scolastici regionali e supplenze che dovessero sopraggiungere a partire da settembre 2010;
per quale motivo il personale ausiliario non sia stato inserito nei progetti, nonostante sia necessario provvedere al riordino e alle pulizie delle aule, trattandosi di attività che si svolgeranno in ore pomeridiane. (5-03084)

Interrogazione a risposta scritta:

SBROLLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
sulla stampa locale vicentina si apprende con preoccupazione crescente il susseguirsi di notizie in merito a presunti maltrattamenti su minori;
le notizie riportano di casi di maltrattamento subiti da bambini all'interno di scuole dell'infanzia ed elementari della provincia berica; atteggiamenti lesivi messi in atto da maestre nel compimento del proprio ruolo educativo;
sono in atto delle indagini da parte del provveditorato agli studi e della magistratura, che determineranno eventuali responsabilità sui casi denunciati -:
se sia al corrente dei fatti riportati sulla stampa locale vicentina e se la vicenda sia seguita con estrema attenzione dal Ministro;
se si ritenga possibile un'ispezione nelle strutture in cui questi orribili fatti sono stati segnalati e denunciati.
(4-07652)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il livello del fiume Po, in appena ventiquattro ore è salito di oltre un metro, al Ponte della Becca, per effetto delle forti precipitazioni che si sono verificate in molte regioni del Nord, in particolare nel Piemonte;
secondo la Coldiretti, che ha effettuato un monitoraggio sugli effetti del maltempo, che ha, tra l'altro, provocato numerose vittime in Francia, le abbondanti piogge di questi giorni che hanno colpito duramente le regioni settentrionali italiane, hanno procurato evidenti danni alle coltivazioni frutticole, orticole, nonché al tabacco e ai cereali;
in particolare, la grandine che in questa fase stagionale, a giudizio della Coldiretti, è la più temuta dagli imprenditori agricoli per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni in campo, ha pesantemente colpito le zone piemontesi, dove sono concentrate le coltivazioni di frutta, nonostante le reti antigrandine di protezione, non ancora sufficientemente diffuse, che tuttavia non hanno impedito il verificarsi di danni alle colture agricole -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di tutelare e salvaguardare le piantagioni e le coltivazioni agricole delle regioni del Nord e in particolare del Piemonte, pesantemente colpito dall'ondata di maltempo che si è verificata in questi giorni;
se non intenda, avviare un'azione di monitoraggio per verificare l'entità dei danni per le colture agricole piemontesi, ed eventualmente prevedere opportuni interventi anche finanziari a sostegno del settore già pesantemente colpito dalla crisi economica.
(5-03079)

TESTO AGGIORNATO AL 15 FEBBRAIO 2011

POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, l'Unione europea sarebbe intenzionata, ad escludere attraverso l'introduzione dell'etichettatura per ogni alimento, del miglior profilo nutrizionale, il prestigioso e storico prodotto alimentare italiano della Nutella, nonché la stragrande maggioranza dei prodotti dolciari;
appaiono conseguentemente quanto meno paradossali e preoccupanti, le linee e le scelte generali adottate da parte dell'Unione europea, in materia di politiche agro-alimentare, considerando come nel recente passato lo stesso organismo internazionale, si sia in diverse occasioni, espresso favorevolmente nella commercializzazione delle cosiddette bibite fantasia a gusto e con il colore dell'arancia, senza contenerne neanche una minima percentuale, così come nella produzione di vino senza uva (con ribes o lampone), oppure del formaggio senza latte (ma con polvere di caseina) e contemporaneamente impedire il consumo delle telline, dei cannolicchi e di altri pesci della nostra tradizione mediterranea, paralizzando un settore importante e fondamentale per l'economia italiana, quale la pesca;
la scelta di introdurre un cosiddetto «bollino rosso» sulla confezione della Nutella, nonché sulla stragrande maggioranza dei prodotti dolciari italiani, rappresenterebbe un danno economico ed occupazionale per molte aziende nazionali del settore, nonché per l'intero made in Italy agro-alimentare, grave ed evidente, con la conseguenza che una regolamentazione comunitaria sull'informazione al consumatore, attraverso le etichette alimentari che esclude la Nutella quale prodotto agro-alimentare dal contenuto nutrizionale, costituirebbe una discriminazione ed una disparità di trattamento tra i più importanti settori dell'industria alimentare europea -:
se quanto riportato dai quotidiani in merito alle considerazioni esposte in premessa corrisponda al vero;
in caso affermativo, quali iniziative, in ambito comunitario e nazionale, nell'ambito delle proprie competenze, intendano intraprendere al fine di salvaguardare e tutelare il prestigioso ed importante prodotto agro-alimentare italiano come la Nutella, nonché i prodotti dolciari italiani, che rappresentano un prestigio per l'intero settore del made in Italy a livello internazionale, in considerazione che una regolamentazione comunitaria, come quella esposta in premessa, costituirebbe una disparità ed una penalizzazione evidente sul piano economico ed industriale per l'Italia, con ripercussioni sul piano occupazionale.
(5-03073)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

BUTTIGLIONE. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha annunciato da tempo di voler procedere ad un censimento del numero di vetture di servizio attualmente impiegate dalla pubblica amministrazione;
di fatto non si ha contezza della consistenza di tale flotta anche se, secondo quanto riportato da un articolo apparso sul settimanale Espresso del 28 maggio 2010, l'associazione contribuenti italiani avrebbe stimato in 624.330 gli autoveicoli di proprietà o in leasing dello Stato, regioni, province, ASL e comuni, con un incremento del 2,7 per cento) proprio negli ultimi mesi;
tale numero appare spropositato se confrontato con quello di alcuni paesi

industrializzati: circa 73 mila auto di servizio negli Stati Uniti, 63 mila in Francia e appena 56 mila in Gran Bretagna -:
se il numero delle vetture di servizio riportato nel citato articolo corrisponda al vero;
quale sia allo stato la distribuzione delle vetture tra le diverse amministrazioni;
come intenda procedere rispetto ad una situazione che appare insostenibile anche alla luce dei sacrifici imposti alla collettività dalla manovra economica appena varata.
(4-07667)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con la delibera della giunta provinciale del 19 maggio 2010, in 18 sui 32 comuni interessati dalla coltivazione intensiva di mele della Valle di Non, in Trentino-Alto Adige, potrà essere diminuita la fascia di distanza dalle case abitate oltre la quale non è possibile attualmente usare gli atomizzatori. Dai 50-60 metri si passerà a 30. Gli atomizzatori spargono i prodotti chimici che devono limitare i problemi con gli insetti e con i funghi. Ma i loro spruzzi vanno più lontano delle piante a cui sono diretti. E le indagini, commissionate dal Comitato per la salute in Valle di Non, hanno dimostrato che arrivano nelle case; il Comitato per il diritto alla salute in Val di Non ha scritto al presidente Dellai, all'assessore alla salute Rossi, al consigliere Bombarda e alla terza commissione consiliare e, anche, a Marino Simoni del consorzio dei comuni, per chiedere una revisione della nuova determinazione. Intanto, anche a seguito delle analisi fatte fare in Toscana dal comitato sulle urine di 8 persone (di cui 3 bambini) un gruppo di contadini della media valle ha deciso di sostituire alcuni prodotti irrorati dai loro atomizzatori, evitando quelli considerati tra i più dannosi alla salute. La giunta provinciale - sostengono Sergio Deromedis e Marco Osti del Comitato - con le sue «Linee guida in materia di utilizzo sostenibile dei fitofarmaci» rischia di far fare un salto indietro. Se la delibera di maggio verrà applicata, in 18 comuni su 32 verrà ridotta la distanza dalle case in cui è possibile fare uso degli atomizzatori: dai 50-60 metri attuali ai 30 ma «derogabili a zero» se si dispone di atomizzatori particolari e migliorativi che, però, sono molto delicati nel loro uso. Per questo è stato scritto a Dellai, Rossi, Bombarda e Simoni, per allertarli. A detta del Comitato, che sull'argomento ha tenuto negli ultimi mesi 22 serate pubbliche ed incontrato oltre 3.000 persone, la delibera in questione presenterebbe anche aspetti poco veritieri, in quanto sostiene di aver tenuto conto dei punti di vista dei coltivatori e della popolazione residente. Ma non risulta che la popolazione sia stata in qualche modo sentita e il comitato certamente non è stato contattato. Si chiede che la distanza dalle abitazioni per poter irrorare con gli atomizzatori sia di cento metri, il perché di questa richiesta è facilmente spiegabile con le analisi fatte fare a laboratori specializzati non trentini dal Comitato. La prima aveva definito la presenza, in zone di melicoltura intensiva, di principi attivi, e quindi di veleni, anche dentro le case. La seconda è andata oltre. Commissionata al laboratorio di sanità pubblica dell'area vasta (Toscana, azienda sanitaria di Siena, Usl 7) prevedeva le analisi dei contenuti delle urine di otto persone, tra cui tre bambini, che abitano in zona di meleto della valle di Non. È risultato che i bambini sono esposti all'attività metabolica del Chlorpyrifos Etyl (3,5,6-Tcp), sei volte più del resto della popolazione. Nel corpo di un bambino cioè ne è stata reperita una quantità 6,3 volte maggiore rispetto ai valori normali di riferimento nazionale. Il

dato normale è 2,8 microgrammi per grammo di creatinina mentre le medie geometriche dei tre bambini hanno dato come risultato 17,54. Si tratta di un insetticida usato per combattere gli scopazzi ed è previsto dai protocolli di trattamento. La rivista scientifica «The Lancet» dice che le donne in gravidanza, negli Usa, che sono entrate in contatto con questo prodotto, davano alla luce bambini con un cervello di diametro inferiore al normale. Le analisi richieste - dicono Deromedis e Osti - hanno dimostrato che nelle urine di una bambina di Cles sono stati riscontrati 44,59 microgrammi di quel prodotto, quando la misura di riferimento sarebbe 2,8. Si tratta di 16 volte di più. Ma le analisi hanno riscontrato anche la presenza di altri principi attivi, metaboliti di Imidacloprid e Deltametrid, due insetticidi. In questo caso però la scienza non ha ancora fornito limiti di riferimento. Così si può dire del Dmtp, altro insetticida individuato dalle analisi. Ecco perché pare estremamente contraddittoria la delibera della giunta provinciale -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se i Ministri interrogati, in materia di linee guida relative all'utilizzo ecosostenibile dei fitofarmaci, non intendano porre in essere iniziative, anche normative, atte a tutelare la salute delle popolazioni investite dai fitofarmaci nebulizzati, per spostarne l'utilizzo a distanze minime di almeno cento metri dai centri abitati o da abitazioni rurali isolate.
(4-07668)

TESTO AGGIORNATO AL 13 OTTOBRE 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LARATTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i cittadini del comune della località Marina di Longobardi (Cosenza) lamentano, da mesi, disservizi postali relativamente ai ritardi nella consegna della corrispondenza, che avveniva inizialmente con frequenza settimanale o quindicinale, ad oggi, invece, non viene recapitata da più di tre mesi, precisamente dal 6 aprile 2010 a causa di un sinistro stradale accaduto alla portalettere in servizio, e comunque in tempi e modi notevolmente difformi dal rispetto del servizio pubblico che dovrebbe essere garantito da Poste Italiane;
si assiste da anni ad una apertura programmata degli sportelli postali e ad una chiusura completa che, in taluni casi, si protrae anche per diversi giorni provocando gravi disagi ai cittadini, gettando gli utenti dell'area nel caos considerando che stiamo parlando di una zona popolata da circa 2 mila abitanti nel periodo invernale, cifra che triplica durante la stagione estiva, con scuole, attività commerciali ed imprenditoriali in crescita;
rimanendo l'ufficio chiuso a giorni alterni, molto spesso gli ufficiali, che si avvicendano frequentemente, rifiutano i depositi di somme ingenti costringendo l'utenza a servirsi negli uffici paesi limitrofi, arrecando notevoli e manifesti disagi;
i ritardi e le mancate consegne della posta hanno arrecato e continuano ad arrecare grossi disagi a tutta la cittadinanza, ma sono particolarmente gravi per le realtà amministrative e produttive del territorio e per gli utenti, soprattutto gli anziani, che sono sempre più confusi e disorientati, non potendo svolgere determinate operazioni presso la sede postale del loro paese. Per tale motivo sono così costretti a percorrere anche svariati chilometri per recarsi presso gli altri uffici postali più vicini dove poter effettuare le operazioni necessarie;
il rischio della chiusura completa se la posta non «produce» in termini di budget, è più che mai verosimile;
a ciò si deve aggiungere il problema legato all'ubicazione dell'ufficio che non offre alcun tipo di agio agli utenti, soprattutto anziani e disabili motori con un evidente violazione delle leggi sulla sicurezza in vigore;
questa lentezza nella distribuzione, nonostante il comune in questione disponga di due uffici postali, è presumibilmente imputabile alla riorganizzazione di Poste italiane, che ha comportato una riduzione notevole del personale;
le cause di questi disservizi, infatti, sono da rintracciare sia nella errata programmazione dei propri interventi da parte di Poste italiane, che spesso non tiene conto delle peculiarità sociali e territoriali in cui si trovano inseriti i vari uffici -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra denunciato;
cosa intenda fare affinché Poste italiane ponga rimedio ai disservizi denunciati in diversi punti della Calabria;
come si intenda intervenire per risolvere l'incresciosa situazione che si sta verificando nel territorio di Longobardi (Cosenza) relativamente alla situazione dei recapiti postali, al fine di garantire alla cittadinanza l'espletamento di un servizio pubblico essenziale, come è quello postale e il rispetto degli obiettivi di qualità dei servizi postali, così come previsto dal decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261.
(5-03075)

TULLO, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 13 gennaio 2010 è stata presentata una mozione del gruppo del Partito Democratico (atto n 1-00311), molto articolata sulla situazione preoccupante della cantieristica ed in particolare del gruppo Fincantieri;
in data 24 maggio 2010 è stata presentata un'interrogazione a risposta in commissione (5-02925), in cui si rinnovava forte preoccupazione per i cantieri Liguri di Fincantieri;
è del 16 giugno 2010 l'annuncio del ricorso, da parte dell'Azienda, di cassa integrazione ordinaria per tredici settimane, a partire dal 5 luglio per circa 190 lavoratori degli 800 occupati dello stabilimento del Muggiano;
alla preoccupazione per i lavoratori della sede di Via Cipro, dei cantieri di Sestri Ponente, Riva Trigoso e del Muggiano, va aggiunta quella dei dipendenti delle aziende dell'indotto;
è necessario mantenere gli impegni assunti dal Governo attraverso il Ministero dello sviluppo economico ai fini di garantire lo sblocco di risorse economiche e di commesse per garantire i carichi di lavoro dei vari cantieri;
in particolare per il cantiere di Sestri Ponente è anche necessario dare seguito, all'intesa raggiunta tra istituzioni, parti sociali e Fincantieri e Ministero dello sviluppo economico, perché si realizzi il così detto «ribaltamento a mare» con conseguente spostamento a ponente dello stesso -:
quali azioni intenda assumere il Governo rispetto agli impegni annunciati in relazione alle risorse economiche e alle commesse programmate;
se non ritenga di aprire un confronto con le istituzioni locali interessate, le parti sociali e Fincantieri per affrontare il quadro che si è determinato e che desta fortissime preoccupazioni.
(5-03076)

BOCCI, SERENI e FRONER. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo Stato italiano, nel rispetto di quanto sollecitato dall'Unione europea, ha promosso un incentivo per la realizzazione di impianti fotovoltaici determinando così un contributo in conto energia erogabile in forma piena, purché tali impianti siano ultimati entro la data del 31 dicembre 2010;
secondo indiscrezioni, tale contributo, a partire dal 1o gennaio 2011, potrebbe essere ridotto dal Governo di oltre il 25 per cento rispetto all'attuale;
la regione Umbria sta procedendo alla redazione di una nuova normativa che, operativa dalla fine del mese di giugno 2010, con riferimento ad impianti di bassa potenzialità e con l'intenzione di favorire così l'integrazione del reddito agrario dei coltivatori diretti, potrebbe determinare in alcune località del territorio umbro la possibilità di realizzare impianti per la produzione di energia elettrica fotovoltaica con basso impatto paesaggistico;
molti enti locali del territorio umbro stanno procedendo, nel rispetto puntuale della normativa vigente, alla progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici che rischierebbero, se non ultimati nei tempi suddetti, di usufruire in maniera ridotta del contributo in conto energia -:
se il Ministro non ritenga di assumere le necessarie iniziative volte a prorogare i tempi previsti per l'ottenimento dell'erogazione del contributo in conto energia per gli impianti fotovoltaici, al fine di rendere possibile l'attingimento a tale agevolazione in forma piena a quanti, dopo l'ottenimento delle necessarie autorizzazioni già rilasciate o in fase di approvazione, potrebbero non essere in grado di ultimare i loro progetti entro la data del 31 dicembre 2010.
(5-03078)

Interrogazione a risposta scritta:

FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane spa ha avviato, ormai da diversi anni, un processo di razionalizzazione degli uffici postali, procedendo sia alla chiusura degli stessi, sia alla riduzione degli orari di apertura degli sportelli in diverse aree del territorio nazionale;
l'accorpamento degli sportelli nella città di Trento, soprattutto nel centro, ha più che raddoppiato la presenza dei clienti, aumentando notevolmente la quantità di raccomandate e assicurate giacenti;
alcuni incaricati del Ministero dello sviluppo economico hanno svolto un'indagine sulla questione e, al momento della verifica, nella sede centrale hanno rilevato 1160 buste giacenti;
la problematica della posta giacente e dell'elevato numero di utenti è stato rilevato dagli ispettori ministeriali anche negli altri sportelli postali che hanno subito accorpamenti;
sono in programma altri accorpamenti di sportelli postali nel comune di Trento;
il servizio di distribuzione di raccomandate, assicurate e atti giudiziari deve essere tempestivo ed efficiente per non arrecare danni agli utenti;
la situazione sta creando notevoli disagi ai cittadini del comune di Trento, provocando gravi disfunzioni nell'offerta del servizio postale, che è un servizio pubblico essenziale;
il contratto di programma tra lo Stato e Poste Italiane spa per l'espletamento del servizio postale universale prevede, quale dovere per la società, quello di conseguire determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste;

il 9 giugno 2010 la Confartigianato nazionale ha diffuso i dati di un sondaggio sul tempo trascorso in coda dagli utenti davanti agli sportelli dei servizi pubblici, valutandolo in 6 ore per gli abitanti di Trento;
le Poste italiane spa sono una società di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze che ha ricevuto nel 2010 dallo Stato circa 300 milioni di euro, al fine di assicurare la fornitura su tutto il territorio nazionale delle prestazioni comprese nel servizio universale -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire in merito alle problematiche espresse in premessa, promuovendo una concertazione tra la direzione di Poste Italiane spa e le amministrazioni locali del comune di Trento, anche considerando la possibilità di ripristinare il servizio di distribuzione della posta urgente negli uffici in cui il servizio è stato soppresso, al fine di tutelare i diritti degli utenti che chiedono di veder garantita l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità.
(4-07663)

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Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Franceschini e altri n. 2-00753, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Murer, Lenzi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni e altri n. 4-00944, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 agosto 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Dal Lago n. 4-01195, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-01398, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fava e altri n. 4-02076, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Comaroli e altri n. 4-05847, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Comaroli n. 4-06492, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Allasia e altri n. 4-07154, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-07165, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi e altri n. 4-07516, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Peluffo e altri n. 5-03016, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Garagnani n. 4-07403 del 27 maggio 2010;
interpellanza Garagnani n. 2-00741 del 3 giugno 2010.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Buttiglione n. 3-01104 del 7 giugno 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07667.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in Commissione Froner n. 5-03050 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 337 del 15 giugno 2010. Alla pagina n. 13771:
alla prima colonna, alla riga dodicesima, deve leggersi: «di due terzi, da 22 a 8, nel comune di» e non «di due terzi, da 22 a 8, in provincia di» come stampato;
alla prima colonna, alla riga trentasettesima, deve leggersi: «nel comune di Trento -:» e non «in provincia di Trento -:», come stampato.