XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 15 giugno 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
la vicenda dell'azienda Eutelia desta preoccupazione per la sorte dei 2.400 dipendenti impegnati nelle diverse sedi nazionali;
diverse commesse pubbliche sono state revocate ad Eutelia malgrado quanto deciso dal Consiglio dei ministri che, in un'apposita seduta, aveva promesso nel 2009 di garantire le commesse pubbliche e private alla società in attesa delle decisioni circa l'amministrazione straordinaria;
la decisione del tribunale civile di Arezzo di decretare il commissariamento di Eutelia rappresenta un primo punto di chiarezza e di garanzia rispetto alle iniziative, ad avviso degli interpellanti molto discutibili, sin qui portate avanti dal management, che tante incertezze e preoccupazioni hanno prodotto circa il futuro dell'azienda, ma allo stesso tempo comporta un impegno concreto e sollecito da parte del Governo per la ripresa del tavolo di confronto con le parti sociali e con le diverse amministrazioni interessate;
al contrario, in questi giorni, alcune dichiarazioni di autorevoli esponenti di Governo appaiono prefigurare un disimpegno dell'Esecutivo riguardo alla definizione di un percorso di salvaguardia dell'operatività dell'impresa e del mantenimento degli attuali livelli occupazionali -:
quali siano gli intendimenti del Governo sulla situazione che si è venuta a determinare per l'azienda Eutelia, anche in considerazione delle disdette delle commesse operate da importanti imprese e istituzioni pubbliche;
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di riattivare le opportune sedi negoziali, che vedano la partecipazione di tutti i soggetti interessati ad una soluzione positiva dello stato di crisi dell'azienda, considerata in tutte le sue articolazioni, convocando un tavolo con le organizzazioni sindacali, le amministrazioni locali e le regioni interessate, le imprese pubbliche committenti e l'imprenditoria qualificata.
(2-00760) «Damiano, Gatti, Madia, D'Antona, Motta, Lolli, Touadi, Melis, Duilio, Bobba, Colombo, Rossa, Gozi, Codurelli, Cuperlo, Corsini, D'Incecco, Gnecchi, Levi, Miglioli, Santagata, Pollastrini, De Biasi, Ghizzoni, Garavini, Giorgio Merlo, Gentiloni Silveri, Pistelli, Migliavacca, Minniti, Braga, Misiani, Margiotta».

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti

annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
relativamente ai progetti, ai contraenti e agli importi necessari per realizzarli nel periodo 2004-2012 sul sito della società vi è un aggiornamento datato «maggio 2010» dal quale si evince che tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è la «Pontificia Università Gregoriana» che ha ricevuto finanziamenti nel periodo 2005/2006 per 2.800.000 euro a cui si aggiungono 1.500.000 euro per il periodo 2010/2012 per il restauro dei «Palazzi Lucchesi e Frascara»;
il soggetto destinatario, «Pontificia Università Gregoriana» è una istituzione culturale della Santa Sede;
tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sono in essere un trattato e un concordato; nel trattato è specificato che «per assicurare alla Santa Sede l'assoluta e visibile indipendenza, garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale, si è ravvisata la necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano, riconoscendo sulla medesima alla Santa Sede la piena proprietà e l'esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana» -:
se risulti al Governo quali siano le società che hanno realizzato i lavori per il restauro dei «Palazzi Lucchesi e Frascara della Pontificia Università Gregoriana», come siano state selezionate e da chi, chi abbia controllato la congruità delle offerte e dei lavori eseguiti;
se prima di concedere il contributo sia stato visionato il «bilancio» ovvero sia stata appurata la consistenza del patrimonio della «Pontificia Università Gregoriana».
(4-07606)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica a firma Carlo Bonini si apprende che nella ricostruzione del post-terremoto in Abruzzo, la fornitura degli isolatori è costata 13 milioni e mezzo di euro;
ad aggiudicarsi la gara sono state la società «Alga» di Milano (per i due terzi dei pezzi necessari) e la «Fip industriale» di Selvazzano Dentro (Padova). Ebbene, il materiale fornito dalle due società ha conosciuto storie diverse;
mentre un campione degli isolatori della «Fip» è stato sottoposto a simulazioni avanzate in laboratori qualificati quali quelli dell'Università della California di San Diego (gli addetti chiamano queste prove «eccitazioni bidirezionali»), con costi modesti (20 mila euro), tempi celeri ed esiti positivi, non altrettanto è avvenuto per quelli dell'«Alga». Questi isolatori hanno infatti superato un unico test: quello previsto dalla nostra normativa antisismica (è il test definito di «eccitazione monodirezionale»). E per giunta nei laboratori di quello stesso Eucentre diretto da Calvi che, oltre ad essere padre del progetto C.a.s.e. è stato anche, nel 2003, tra i padri della nostra nuova legge antisismica;
soltanto nella scorsa primavera, quando ormai sono stati già tutti montati in cantiere, si «scopre» che quegli stessi isolatori hanno un problema, poiché non possiedono, al contrario di quelli della «Fip», un meccanismo interno che li protegga dalla polvere, un agente atmosferico in grado di gripparne e annullarne il funzionamento;
la Protezione civile, in marzo, è corsa ai ripari bandendo una nuova gara per «la progettazione e la realizzazione di elementi di protezione per basamenti, colonne e dispositivi di isolamento sismico»;

il problema era stato sollevato anche da altre interrogazioni parlamentari -:
se quanto sopra riferito sia vero;
per quali motivi gli isolatori «Alga» vengano sottoposti a una sola simulazione «domestica»;
per quale motivo, nonostante il problema fosse stato segnalato, è stato finora ignorato;
quanto sia costata la nuova gara per «la progettazione e la realizzazione di elementi di protezione per basamenti, colonne e dispositivi di isolamento sismico» bandita dalla Protezione civile nel marzo 2010.
(4-07608)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 3 giugno 2010 è stato ucciso a Iskenderun in Turchia, monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e cittadino italiano;
sul quotidiano Il Giornale di venerdì 11 giugno 2010 a firma di Andrea Tornielli è apparso un articolo dal titolo «I Turchi trattano il prete martire come un pacco postale» e sul quotidiano la Stampa a firma di Giacomo Galeazzi si titola: «il corpo di Padovese torna tra le merci». Le notizie si riferiscono al trasporto della salma del vescovo Padovese assassinato in Turchia nei giorni scorsi. In particolare si legge che il trasporto è avvenuto su un aereo merci, giovedì mattina, senza che nessuna autorità dello Stato italiano fosse avvisata, infatti, come riportato dai due quotidiani, sono stati gli operatori dello scalo di Malpensa ad accorgersene. Neanche la diocesi di Milano era stata avvertita -:
se corrisponda al vero quanto scritto sui quotidiani in premessa e se siano stati fatti accertamenti in quanto alle cause e alle responsabilità nella modalità del trasferimento della salma;
quali iniziative il Governo vorrà assumere presso le autorità turche per l'accertamento della verità in merito all'omicidio del monsignor Luigi Padovese.
(2-00757) «Lupi, Buttiglione, Renato Farina, Palmieri, Vignali, Toccafondi, Vella, Aprea, Saltamartini, Gottardo, Lorenzin, Di Virgilio, Ciccioli, Centemero, Pagano, Marinello, Gioacchino Alfano, De Camillis, Polledri, Rivolta, De Micheli, Vaccaro, Sisto, Bruno, Frassinetti, Franzoso, Tortoli, Bocciardo, Sardelli, Mazzuca, Rosso, Abelli, Calabria, Bernardo, Beccalossi».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:

MARAN e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da notizie a mezzo stampa risulta che a partire da mercoledì 2 giugno 2010 il Governo libico ha soppresso, senza preavviso, l'unico sportello ONU per i rifugiati presente a Tripoli, senza fornire alcuna spiegazione in merito alle motivazioni che avrebbero determinato tale gravissima scelta;
sia pur senza mai aver ricevuto un riconoscimento formale, l'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, è presente in Libia da 19 anni e, sia pur con alcuni limiti, vi ha sempre lavorato;
in particolare a partire dall'aprile 2009 l'ufficio presente a Tripoli stava lavorando in partenariato con il Consiglio italiano per i rifugiati (CIR) su un progetto triennale volto a proteggere i rifugiati e i migranti in Libia, nonché nella gestione

dei flussi migratori, un progetto che prevedeva visite regolari ai sedici centri di detenzione per migranti presenti in Libia, la fornitura di aiuti umanitari, un programma di rimpatrio volontario assistito, nonché iniziative di capacity building delle istituzioni libiche, anche attraverso scambi di esperienze nella gestione dei flussi migratori tra Libia e Italia, e l'organizzazione di missioni di studio;
l'attività svolta dall'Unhcr costituiva dunque una delle pochissime garanzie sul trattamento dei richiedenti asilo che restano in territorio libico, anche alla luce dell'accordo Italia-Libia, e che ora si troveranno privati anche di quella minima possibilità di avanzare richiesta di asilo;
secondo quanto dichiarato da Laura Boldrini - portavoce dell'Unhcr per l'Italia, Malta, Cipro, Grecia e Albania - l'invito a chiudere l'ufficio libico sarebbe arrivato dal coordinatore del sistema delle Nazioni Unite in Libia;
il Ministro interrogato, in data 8 giugno 2010 ha dichiarato che, a seguito della richiesta di spiegazioni avanzata dal nostro Governo sull'avvenuta chiusura dell'ufficio dell'Unhcr, è stata rilevata da parte libica la «mancanza di un accordo di sede finalizzato a regolamentare la vicenda»; secondo le dichiarazioni del Ministro interrogato, l'Italia ha altresì chiesto alla Libia di avviare un negoziato per un accordo di sede in grado di garantire quell'immunità diplomatica necessaria a permettere un'efficace funzionamento della sede dell'organizzazione dell'Onu;
per quanto fosse privo di un riconoscimento formale, la chiusura immediata dell'ufficio dell'Unhcr lascia senza protezione né possibilità di avanzare richiesta di protezione un numero elevato di migranti e di potenziali richiedenti asilo, la cui condizione è particolarmente vulnerabile trovandosi sul territorio di un Paese che non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati;
le motivazioni fin qui fornite dal governo libico sull'avvenuta chiusura dell'ufficio dell'Unhcr appaiono agli interroganti meramente strumentali -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per favorire quanto prima sia la ratifica da parte libica della Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati sia l'avvio di un negoziato per un accordo di sede in grado di garantire l'immunità diplomatica alla sede dell'Unhcr a Tripoli, nonché per assicurare che, nelle more della negoziazione dell'accordo, l'ufficio dell'Unhcr venga immediatamente riaperto.
(5-03051)

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è in atto una nuova drammatica crisi in Kirghizistan, dove in tre giorni di scontri il bilancio delle vittime è di 117 morti e 1500 feriti (ma le cifre sembrano destinate a aggravarsi poiché, come si apprende dall'agenzia stampa Interfax, sarebbero, invece, almeno 700 i morti nella sola comunità uzbeka a Jalal-Abad, nel sud del Kirghizistan);
sull'evolversi della crisi è intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon, affermando che l'Onu cercherà di coordinare una risposta all'emergenza con l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) e l'Unione europea, i cui rappresentanti sono già giunti nella capitale Bishkek, dopo aver avuto un colloquio telefonico con il Ministro degli esteri del Kazakhstan, presidente di turno dell'Osce;
le violenze nel sud del Paese sono iniziate venerdì scorso come scontri etnici tra kirghizi e minoranza uzbeka nella città di Osh, roccaforte dei sostenitori del deposto presidente Kurmanbek Bakiyev fuggito nel frattempo in Bielorussia dopo violente proteste in tutto il Paese nell'aprile 2010. Le violenze si sono allargate anche a Jalalabad, dove il governo ad interim ha dichiarato lo stato di emergenza

in vigore da tre giorni nella zona di Osh; risulta al momento che almeno 30mila profughi siano già fuggiti in Uzbekistan;
il presidente russo Dimitry Medvedev, nel sostenere allarmato che gli scontri etnici «devono essere prontamente fermati e l'ordine restaurato al più presto possibile», ha affermato che prenderà in considerazione la richiesta di aiuto militare rivolta alla Russia dal presidente ad interim Rosa Otunbayeva che accusa i sostenitori del deposto presidente Bakiyev di aver provocato la rivolta nel tentativo di impedire il referendum del 27 giugno 2010 con cui dovrà essere ratificata la nuova Costituzione democratica;
l'Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva, un'alleanza militare a cui partecipano sette delle ex repubbliche sovietiche tra le quali appunto il Kirghizistan, si riunirà per discutere eventuali azioni di aiuto;
l'Alto rappresentante dell'Unione europea, Catherine Ashton, si è detta «molto preoccupata» per gli scontri in Kirghizistan e ha detto che l'ondata di violenza è «molto difficile e pericolosa» per la regione, aggiungendo di essere in contatto con la Russia per tentare di sedare la zona;
dalle ultime notizie di agenzie stampa risulta stimato in oltre 100.000 il numero di rifugiati in arrivo in Uzbekistan dal confinante Kirghizistan in preda alle violenze. La cifra è fornita dai responsabili del Ministero delle situazioni di emergenza uzbeko, secondo cui solo nella regione di Andijan, al confine con il Kirghizistan, gli sfollati adulti registrati sarebbero 60.000 -:
quale ruolo intenda avere in ambito europeo il Governo in questa drammatica escalation potenzialmente destabilizzante in una regione dove forti sono le tensioni interetniche.
(5-03052)

Interrogazione a risposta scritta:

RICARDO ANTONIO MERLO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con grandi sacrifici i nostri emigrati di fine Ottocento hanno costruito in Argentina, come in altri Paesi, edifici per le attività sociali della comunità italiana;
oggi resta un grande patrimonio immobiliare di valore inestimabile anche per il suo valore artistico;
la maggior parte degli edifici sono in pessimo stato perché le associazioni italiane che li possiedono non hanno i mezzi per la manutenzione;
c'è il rischio che le autorità locali, di fronte a questo abbandono, incamerino gli edifici;
in particolare, la stampa di Buenos Aires ha rivelato in questi giorni l'intenzione del Municipio di Buenos Aires di appropriarsi dell'edificio, oggi, di proprietà dell'Unione e Benevolenza considerato un gioiello del patrimonio immobiliare della città per la sua facciata ed i suoi splendidi saloni;
costruito nel 1884 e ampliato nel 1913 dall'architetto milanese Virginio Colombo, che lo dotò di 4 appartamenti ed una scuola, è stato uno dei centri dell'italianità a Buenos Aires. La sua facciata è stata restaurata nel 2003, ma il suo interno, vittima di un'incredibile serie di depredazioni, sta correndo il rischio di crollare definitivamente a causa di infiltrazioni d'acqua -:
se il Ministro intenda intervenire tempestivamente per censire detti edifici e progettare un piano di restauro.
(4-07594)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta immediata:

GRAZIANO, BRATTI, MARAN, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, CENNI, CUOMO, MAZZARELLA, CIRIELLO, SARUBBI, MARIANI, PICIERNO, PICCOLO, BOSSA, IANNUZZI e VACCARO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania è, più che un miracolo, solo un risultato alla prova dei fatti;
ai sensi dell'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2010, ai presidenti delle province della regione Campania dal 1o gennaio 2010 fino al 30 settembre 2010 sono attribuite, in deroga alle norme del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, le funzioni e i compiti spettanti agli organi provinciali in materia di programmazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti da organizzarsi per ambiti territoriali nel contesto provinciale e per distinti segmenti delle fasi del ciclo di gestione dei rifiuti;
al comma 2 del medesimo articolo, le amministrazioni provinciali subentrano nei contratti in corso con soggetti privati che svolgono le attività di raccolta, trasporto, trattamento, smaltimento ovvero recupero dei rifiuti;
a seguito delle audizioni e dei sopralluoghi compiuti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nei territori interessati è emerso, con drammatica evidenza, che la provincializzazione dei rifiuti nella regione risulta inefficace, essendo la debolezza strutturale e la deresponsabilizzazione dei comuni ostacoli all'effettivo decollo di un servizio efficiente e un limite gravoso alla vulnerabilità del territorio, anche nei riguardi della criminalità organizzata;
a complicare la situazione, persiste, con preoccupante attualità, il problema dell'esaurimento delle discariche. Questa loro capacità a tempo determinato è tale che si possa provvedere alla raccolta dei rifiuti solo per alcuni anni. Senza l'avvio di una seria e credibile azione di riduzione, di recupero e di riciclo dei rifiuti su tutto il territorio della regione e la progettazione di nuove discariche e ulteriori termovalorizzatori, oltre a quello di Acerra, si rischia di tornare alla situazione emergenziale originaria, che ha generato il problema dei rifiuti nella regione, se non ad una situazione peggiore alla precedente. Il deficit strutturale degli impianti esistenti e in funzione non è tale da assicurare il soddisfacimento delle esigenze reali;
sul punto, l'articolo 10, comma 3, del citato decreto-legge n. 195 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2010, prevede che i siti e gli impianti di cui all'articolo 9 del decreto-legge n. 90 del 2008, possano essere estesi nei territori adiacenti ricompresi nell'ambito di competenza di altri enti locali;
sullo specifico tema del limite degli impianti si sono concentrate le motivazioni che hanno portato di recente la Corte di giustizia dell'Unione europea a condannare l'Italia al mancato rispetto degli obblighi comunitari in materia. L'attuazione del ciclo dei rifiuti nella regione è stata oggetto anche della visita ad aprile 2010 della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo -:
alla luce delle difficoltà segnalate e per evitare di compromettere la già precaria situazione complessiva, quali iniziative urgenti il Ministro interrogato ritenga opportuno di avviare al fine di ottimizzare l'utilizzo del territorio campano in linea con le esigenze ambientali e di salute pubblica, nonché per mettere gli enti locali coinvolti nella condizione di operare, con continuo senso di responsabilità istituzionale,

all'avvio a regime della funzionalità dell'intero ciclo dei rifiuti e del sistema impiantistico previsto dalla normativa in materia.
(3-01128)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Campo nell'Elba ha chiesto ai Ministri interrogati di adottare un decreto ministeriale per «interdire nell'intero canale di Pianosa e per un raggio di cinque miglia attorno alla stessa isola, il traffico marittimo di petroliere, navi da carico o da trasporto passeggeri aventi stazza lorda superiore alle 10.000 tonnellate»;
secondo Umberto Mazzantini, responsabile Isole Minori di Legambiente, «Quel tratto di mare è sicuramente tra quelli che più subiscono gli sversamenti petroliferi e il lavaggio illegale delle cisterne a mare, proprio davanti al mare di Pianosa, protetto dal Parco Nazionale dell'Arcipelago, ed alle coste e alle spiagge del Comune di Campo nell'Elba (una delle quali, Rosselle-Le Tombe, è stata più volte premiata tra le 10 più belle spiagge d'Italia) che ospitano oltre un terzo del turismo dell'intera Elba»;
in merito esistono dei precedenti ed in particolare un decreto adottato dall'ex Ministro dell'ambiente Willer Bordon nel 2001, nelle ultime settimane di permanenza in carica del Governo Amato II, che riguardava il traffico petrolifero e di sostanze pericolose nelle vicinanze di aree marine protette e nella laguna veneta, ma fu fatto decadere dal successivo Governo. Un altro esempio potrebbe essere l'accordo Francia-Italia, sottoscritto dal Ministro Stefania Prestigiacomo e dal suo collega francese Jean Louis Borloo, che riavvia l'iter per l'istituzione del parco marino transfrontaliero delle Bocche di Bonifacio, con l'inserimento nel testo di un nuovo punto che sancisce, d'intesa con l'Organizzazione marittima internazionale (Omi), il divieto assoluto di transito nello specchio di mare di imbarcazioni contenenti sostanze pericolose a salvaguardia del Parco marino»;
esiste un'importante mobilitazione anche nei confronti delle richieste di prospezioni petrolifere nel sud dell'arcipelago, nelle vicinanze dell'area per la quale il comune di Campo nell'Elba chiede l'interdizione del traffico marittimo pericoloso -:
quali iniziative si intendano adottare in merito agli sversamenti petroliferi e al lavaggio illegale delle cisterne a mare, davanti al mare di Pianosa ed alle coste e alle spiagge dell'isola d'Elba interessate dal problema.
(4-07590)

VACCARO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
tra gli obiettivi da perseguire da parte del commissariato delegato - ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3270 del 2003 - per il superamento dell'emergenza socioeconomico-ambientale del bacino idrografico del fiume Sarno, sin dal momento della sua istituzione, vi sono stati la progettazione e, altresì, la realizzazione dei collettori, dei depuratori e delle reti fognarie dei comuni facenti parte del comprensorio del relativo bacino idrografico;
all'interno dello stesso bacino del fiume Sarno sono stati, sino ad oggi, quarantasei i lavori principali avviati dal momento dell'istituzione del commissariato delegato: 30 reti fognarie, 6 impianti di depurazione, 4 collettori, 2 interventi di sistemazione idraulica e bonifica, 4 siti provvisori di stoccaggio e trattamento, oltre ad altre opere «minori»;

dall'inizio del 2009, il comune di Scafati è oggetto, nella fattispecie, di frequenti allagamenti cagionati, su tutti, da un serio problema riguardante il funzionamento dell'attuale sistema fognario comunale;
nello stesso comune di Scafati, sono stati completati i lavori di costruzione del relativo depuratore che, ad oggi, funziona in modo sperimentale; inoltre, pur essendo in gran parte conclusi i lavori per la realizzazione degli appositi collettori fognari, permane nel comune suddetto un inadeguato sistema fognario, inidoneo ad una efficace alimentazione del depuratore stesso;
Scafati è quindi l'unico comune di quelli facenti parte del comprensorio del bacino idrografico del fiume Sarno, a non aver ancora visto avviati i lavori per il completamento della propria rete fognaria interna, nonostante il ruolo centrale recitato all'interno del territorio;
si rileva così, come venga depurata esclusivamente una piccolissima quantità di acqua, prelevata dal canale Marna e ivi successivamente riportata, una volta depurata;
le cause del mancato completamento sono riconducibili, primo fra tutte, alla mancata partecipazione economica dell'ATO e della Gori - tali enti evidenziano infatti una situazione economica al collasso - al progetto già appaltato loro della rete fognaria;
dei 160 milioni previsti in sede governativa per la realizzazione complessiva del sistema fognario, circa 48 milioni spettavano agli enti suddetti, che, contravvenendo agli accordi stipulati, hanno determinato una situazione di penuria economica che mette in serio rischio la realizzazione definitiva del progetto di completamento fognario di Scafati -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta e quali interventi intenda adottare, e in che tempi, al fine di garantire il completamento dei lavori della rete fognaria interna al comune di Scafati, anche al fine di prevenire e impedire che si possano ripetere i frequenti allagamenti provocati, in primo luogo, dal ruscellamento di una grande quantità di acqua proveniente dal versante orientale del Vesuvio.
(4-07601)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
come si apprende da un documentato articolo del giornalista Giampaolo Marchini pubblicato dal quotidiano La Nazione del 14 giugno 2010 - nella città di Firenze c'è un grande capannone ex deposito di bus turistici fra via Paisiello e via Mercadante;
il tetto di detto deposito è costituito da eternit e cemento che si sta deteriorando a vista d'occhio;
nelle vicinanze del deposito vivono una trentina di famiglie, che da tempo segnalano la situazione intollerabile sotto il profilo della salute, al sindaco della città, alla direzione ambientale del comune e all'Arpat;
il rischio provocato dall'amianto non riguarda solo la salute dei residenti, dal momento che in prossimità del deposito sorge un campo di calcio e un campo da tennis frequentati da adulti e da bambini che svolgono attività fisica in quella che è a tutti gli effetti una vera e propria «bomba ecologica»;
esiste anche un provvedimento dirigenziale della direzione ambiente, esecutivo dal 18 agosto del 2009, che invitava il proprietario dell'area a far smaltire la struttura entro trenta giorni; provvedimento fino a oggi senza alcun seguito pratica;
l'ex deposito è diventato il luogo di rifugio di senza casa e senza fissa dimora, sono stati realizzati allacci di fortuna con l'acqua che non si sa esattamente da dove

arriva, e soprattutto chi la paga; stesso discorso per quanto riguarda l'energia elettrica; cosa che comporta una evidente situazione di pericolosità;
il signor Giampaolo Giannini, il primo a sollevare la questione della pericolosità dell'ex deposito sostiene di aver «percorso tutte le strade possibili, dall'ufficio di igiene, all'Arpat, fino alla segreteria del sindaco. Il ritornello è sempre stato più o meno lo stesso: non possiamo farci niente. Davvero sconfortante: neppure nel terzo mondo ci sono situazioni così. Ma se non ci si può rivolgere agli uffici competenti, cosa deve fare un semplice cittadino per avere risposte per situazioni del genere?...Questa è una situazione che deve essere risolta: non è più rimandabile, sperando che qualcuno si assuma la responsabilità di far rispettare l'ordinanza N.2009/DD/08525 del 18 agosto 2009 per lo smaltimento dell'eternit e di riqualificazione dell'area» -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
in caso affermativo, quali urgenti iniziative si intendano adottare e promuovere a fronte di una così grave e preoccupante situazione.
(4-07604)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta l'agenzia Ansa venerdì 11 giugno 2010, i militari della Guardia di finanza hanno sequestrato tre aree inquinate da metalli pesanti nei comuni di Cassano allo Ionio e Cerchiara di Calabria. Il provvedimento di sequestro, che riguarda una superficie complessiva di circa 700 mila metri quadrati, è stato emesso dal procuratore di Castrovillari, Franco Giacomantonio, e dal suo sostituto, Baldo Pisani;
tra l'altro, come si può leggere sul sito www.nuovacosenza.com, le tre aree sono a ridosso dei tre siti di interesse nazionale - due nel territorio comunale di Cassano allo Ionio e una a Cerchiara di Calabria - sequestrato a metà degli anni Novanta dalle stesse Fiamme gialle che vi scoprirono la presenza di circa trentamila tonnellate di ferriti di zinco provenienti sempre dalla città pitagorica;
sempre secondo il sito citato, la nuova operazione della Guardia di finanza è stata provocata dalla scoperta della superficie inquinata in seguito a un piano di caratterizzazione ordinato dai due comuni come primo passo di un percorso di bonifica dei tre siti colmi di veleni. In una delle tre aree sequestrate da anni, le ferriti avrebbero raggiunto anche una falda acquifera superficiale, ma gli specialisti hanno chiarito che le conseguenze dovrebbero essere ridotte;
i militari della Guardia di finanza di Sibari, a conclusione di un'ulteriore attività investigativa in materia di polizia ambientale, hanno sottoposto a sequestro tre vaste e distinte aree a ridosso dei tre siti di interesse nazionale, già sottoposti a sequestro in data 17 febbraio 2010 nell'ambito di una indagine della procura di Castrovillari. Tale indagine aveva portato anche alla notifica di due avvisi di garanzia nei confronti dei rappresentanti legali della società Syndial spa del gruppo Eni, ai quali si contestavano le violazioni delle norme ambientali e la mancata bonifica dei siti;
dopo il sequestro compiuto nei mesi scorsi, i finanzieri, in collaborazione con i funzionari dell'Arpacal di Cosenza, hanno compiuto ulteriori accertamenti anche nelle aree adiacenti ed è emerso un elevato inquinamento ambientale, derivante dalla presenza di metalli pesanti, quali cadmio, piombo, arsenico, stagno, rame, zinco, nonché, in alcuni casi, solfati;
il sequestro, eseguito nella mattinata dell'11 giugno 2010, non precluderà le operazioni di caratterizzazione e messa in sicurezza delle aree interessate. Il decreto

emesso dalla procura di Castrovillari è stato notificato ai Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed a quello dello sviluppo economico, alla regione Calabria, alla Soprintendenza per i beni archeologici, ai sindaci dei comuni interessati, agli indagati e ai proprietari dei terreni;
nelle aree interessate sono presenti colture cerealicole, che dovranno essere sottoposte ad analisi specifiche per scongiurare pericoli per la salute pubblica -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;
se non ritengano opportuno avviare un'ampia indagine epidemiologica al fine di tutelare l'ambiente e la salute pubblica e vigilare sulla celere effettuazione delle attività di bonifica.
(4-07607)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 14 giugno 2010 l'agenzia «AdN-Kronos» ha diffuso un dispaccio relativo all'abbandono, sulle sponde del fiume Chiascio di amianto e altro materiale altamente pericoloso;
Legambiente, in un comunicato, denuncia come «la pratica dello smaltimento illecito dell'amianto sia ancora un evento consueto dopo 18 anni dalla messa al bando dell'amianto»;
attualmente esistono incentivi speciali introdotti dallo Stato (decreto ministeriale del 19 febbraio 2007) che agevolano le aziende nella sostituzione di tetti in eternit con impianti fotovoltaici, mentre i privati cittadini non possono beneficiare di misure analoghe -:
quali iniziative si intendano promuovere, sollecitare, adottare, di concerto con la regione Umbria e le altre istituzioni ed enti locali per una tempestiva bonifica del fiume Chiascio, dell'amianto che sconsideratamente è stato abbandonato sulle sue sponde;
se non si ritenga necessario, opportuno e urgente avviare, anche a livello locale, una campagna informativa capillare per informare i cittadini sui pericoli di un improprio trattamento e dei rischi dell'abbandono in ambienti naturali e contestualmente se non si ritenga di dover individuare e approntare, anche mediante apposite iniziative normative, forme incentivanti, anche per i privati, allo scopo di favorire un corretto smaltimento dell'amianto e di altri materiali inquinanti e pericolosi.
(4-07609)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
relativamente alla controversa vicenda di Vascigliano di Stroncone (Terni), sul Corriere dell'Umbria del 14 aprile 2010 si legge, in una dichiarazione del senatore Francesco Ferrante, che «a distanza di mesi permane un preoccupante livello delle polveri sottili (pm10; pm 2,5 nanopolveri) e l'assoluto disinteresse della società titolare dell'impianto a mettere in sicurezza il sito». Ancora: «Torno a chiedere l'intervento e l'interessamento del ministero dell'Ambiente perché, mentre la Ecorecuperi ha fatto una comunicazione di potenziale contaminazione del sito e di un piano di sgombero, nella realtà poco o nulla è stato fatto. Nel frattempo, la popolazione dell'area respira quotidianamente la diossina che ancora si leva dai rifiuti tossici [...] con una pesante ripercussione sulle attività dei settori produttivi della zona (ortofrutta, foraggi, latte e carni)»;
sul Messaggero del 15 aprile 2010, il direttore dell'Arpa, spiega che la diossina può essere presente in quantità minime

sul suolo, e concentrarsi in modo massiccio su carne, latte e altri alimenti. Inoltre, si domanda: «sul suolo, che compete ad Arpa, ho fatto tutti i controlli possibili. Chi doveva controllare gli alimenti che cosa ha fatto?»;
sulla Nazione del 13 maggio 2010, un gruppo di allevatori e agricoltori di Stroncone sollecita gli organi preposti affinché essi siano finalmente informati «sugli ultimi sviluppi dei risultati dell'analisi Arpa sul suolo e per fare chiarezza sulla situazione»;
secondo quanto riporta il Corriere dell'Umbria del 5 giugno 2010, l'Arpa avrebbe avuto la conferma di quello che sostiene da un anno a questa parte, cioè che i suoli di Stroncone non sono stati contaminati dalle ricadute dell'incendio della Ecorecuperi. «A completamento delle indagini sul suolo per la ricerca di diossine sull'area interessata dall'incendio di Vascigliano del luglio scorso - che ha portato ad una riduzione della zona di rischio da 8 a 5 chilometri - Arpa Umbria ha prelevato, tra il 18 e il 22 maggio, 28 campioni di terreno. I risultati dei primi 16 campioni mostrano, per ciò che riguarda la presenza di diossina, valori abbondantemente al di sotto della soglia di 10 nanogrammi/kg, che è il limite previsto da decreto legislativo n. 152 del 2006. I risultati delle analisi sui rimanenti 12 campioni saranno comunicati entro la fine della prossima settimana». Secondo il sindaco di Stroncone, questo è l'ulteriore segnale che il territorio sta uscendo dall'emergenza;
nello stesso articolo si legge una nota di Coldiretti: «Da segnalare, inoltre, il ritardo sulla consegna dei risultati delle analisi, che ad oggi sta penalizzando gravemente dal punto di vista commerciale gli agricoltori che hanno macellato, impossibilitati a vendere i propri capi senza questi risultati»;
secondo quanto riporta il Giornale dell'Umbria dell'11 giugno 2010, anche le rimanenti 12 analisi dell'Arpa riguardante il caso di Vascigliano avrebbero dato esito negativo. I risultati sono ancora ufficiosi, ma sarebbero già a conoscenza anche del direttore dell'Arpa di Terni il quale ha commentato con soddisfazione il dato. «Tutti i valori di diossina sul suolo sono nella norma», ha precisato. Soddisfatto anche il sindaco di Stroncone che si appresta, dopo il via libera della Asl su questi ultimi dati, a redigere l'ordinanza di liberalizzazione della vendita del foraggio già tagliato e accatastato;
a giudizio degli interroganti, la situazione di improvviso rovesciamento delle aspettative, relativamente alla presenza di diossine nel terreno, appare alquanto singolare;
stando alla dettagliata relazione redatta dal professor Lamberto Briziarelli, responsabile scientifico dell'osservatorio provinciale «Ambiente e salute» di Terni, in data 6 agosto 2009, per quanto riguarda la diossina, «il problema si pone per il futuro, più o meno lungo, per i vegetali che cresceranno in seguito (che possono assorbire diossina dal terreno), per i fieni o altri prodotti per l'alimentazione umana ed animale (mais, rape, barbabietole, eccetera) che fossero raccolti e per i prodotti attualmente sugli alberi, come ghiande, olive, uva, altri generi di frutta che, pur non avendo diossina al loro interno, potrebbero presentarla in superficie essendosi depositata su di essi»;
nella citata relazione, lo stesso professor Briziarelli scrive testualmente che «salvo la cloracne che può manifestarsi abbastanza presto, gli altri effetti nocivi si manifestano a distanza di molto tempo, anche di anni. Non esistono di fatto interventi preventivi certi. Si possono proporre, in base alla quantità assorbita, al sesso, all'età, accertamenti diagnostici precoci che tuttavia, a parte l'effetto tranquillante immediato, non sono decisivi e comunque andrebbero ripetuti periodicamente. Eventuali danni manifestatisi in seguito, a distanza di anni, ben difficilmente potranno essere attribuiti alla diossina assunta oggi»;
in un articolo apparso in data 14 giugno 2010 sul Messaggero, cronaca di

Terni, a firma di Nicoletta Gigli e intitolato «La notte del rogo diossina pari a mezzo secolo di attività» si parla, in modo dettagliato, dei risultati dell'indagine svolta a Stroncone, per conto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dall'Ispra e comunicati al Sottosegretario Roberto Menia, con risultati poco incoraggianti -:
quali differenti metodologie siano state utilizzate nelle analisi che si sono succedute sulle aree citate e ricordate in premessa e come si giustifichi una differenza di risultati così rilevante che desta notevoli perplessità proprio in considerazione del limitatissimo periodo di tempo in cui le medesime analisi si sono svolte.
(4-07615)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
dal 2002 al 2004 Giuseppe Ferrazza ha ricoperto le funzioni di revisore dei conti dell'Ente teatrale italiano con Domenico Galdieri presidente e Angela Spocci direttore generale;
dall'agosto 2004 ad oggi Giuseppe Ferrazza è presidente riconfermato dell'Ente teatrale italiano;
dal 2002 al 2005, la dottoressa Luciana Libero è stata consigliere di amministrazione dell'Ente teatrale italiano;
dal 1998 al 2005 l'Ente teatrale italiano ha promosso il progetto «aree disagiate» per il sostegno delle attività teatrali nelle aree meno sviluppate del Paese;
nel 2002, conclusasi la prima fase del progetto «aree disagiate», il consiglio di amministrazione dell'Ente teatrale italiano ha approvato il nuovo quadriennio nel segno della continuità con il periodo precedente;
nel libro «Il Teatro e il Suo Sud» l'autrice Luciana Libero, consigliere d'amministrazione dell'Ente teatrale italiano dal 2002 al 2005, con delega per il Sud, a pagina 89, scrive che: «il progetto delle aree disagiate è stato progressivamente smantellato dalla presidenza dell'Ente di quel periodo che ha preferito rivolgere altrove, in gran parte a Napoli, su iniziative contigue alla propria attività, le risorse che erano invece destinate ad una continuità del progetto»;
nello stesso libro «Il Teatro e il Suo Sud» l'autrice Luciana Libero, a pagina 89, scrive che: «Numerose risorse che potevano essere destinate ad un nuovo progetto meridionale, sono state dedicate, su impulso del Presidente Domenico Galdieri, ad iniziative sparse, in particolare, in area napoletana e a volte contigue all'attività dello stesso Galdieri, titolare del Consorzio Teatro Campania e della Compagnia Ente Teatro Cronaca» -:
se sia a conoscenza dell'ammontare e dei destinatari dei singoli stanziamenti, da parte dell'Ente teatrale italiano, nell'ambito del progetto «Aree disagiate» nel periodo 2002-2005;
se sia a conoscenza del fatto che l'Ente teatrale italiano, abbia assunto, attraverso i teatri direttamente gestiti, personale successivamente distaccato presso la sede della direzione generale;
se sia a conoscenza delle piante organiche sia dei teatri collegati che dell'Ente teatrale italiano stesso;
se sia a conoscenza dei motivi per i quali dal 2002, anno della promulgazione dello Statuto dell'Ente teatrale italiano non sono mai state costituite né mai convocate la «Consulta territoriale» e la

«Consulta tecnico-artistica», come previsto dall'articolo 13 dello Statuto dell'Ente teatrale italiano.
(2-00758) «Carlucci, Centemero, Antonione, Barani, Barba, Barbieri, Bertolini, Calabria, Calderisi, De Camillis, De Girolamo, Di Cagno Abbrescia, Di Caterina, Di Centa, Fallica, Renato Farina, Franzoso, Frassinetti, Fucci, Golfo, Holzmann, Iapicca, Lainati, Mannucci, Giulio Marini, Mazzuca, Mussolini, Angela Napoli, Massimo Parisi, Petrenga, Savino, Speciale, Vignali, Vitali, Ascierto, Ceroni, Del Tenno, Luciano Rossi».

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
un comunicato dell'agenzia ANSA del giorno 11 giugno 2010, dal titolo «Difesa: Generale Valotto, consulenti accanto a "compagnia Freccia" valuteranno impiego nuovi superblindati in Afghanistan» riportava la notizia che «Accanto al comando italiano che entro l'estate avrà a disposizione in Afghanistan i nuovi blindati Freccia, ci sarà un gruppo di consulenti tecnici (civili) che affiancheranno i militari per monitorare e valutare l'impiego dei nuovi mezzi dal punto di vista tecnico e digitale, in vista di eventuali modifiche e miglioramenti necessari»;
tale notizia sarebbe stata annunciata dal generale Giuseppe Valotto, capo di Stato maggiore dell'Esercito, a margine della cerimonia di saluto e premiazione al contingente della Brigata aeromobile Friuli in rientro dal Libano;
il generale avrebbe anche dichiarato che «i civili lavoreranno affiancati al comando che avrà a disposizione la compagnia Freccia - ha spiegato il generale -. Nel momento in cui il comandante di compagnia rientra, farà un rapporto informativo su quella missione e, oltre ad aspetti di carattere operativo, avrà a disposizione anche aspetti che riguarderanno esclusivamente l'impiego dei veicoli» e che, riferendosi ai Freccia sono «considerati veicoli meno veloci ma più sicuri dei Lince... Non è la panacea di tutti i problemi ma un mezzo che risponde molto di più ai sistemi di sicurezza contro gli esplosivi improvvisati»;
tali dichiarazioni, unite alla necessità di valutare i nuovi mezzi blindati Freccia annunciata dal generale Valotto, rendono evidente che lo Stato maggiore dell'Esercito, e quindi della Difesa era già da molto tempo a conoscenza dei limiti operativi del mezzo Lince, il cui ostentato impiego in Afghanistan è costato la vita a numerosi militari italiani -:
se sia a conoscenza delle dichiarazioni rese dal generale Valotto;
se non ritenga inopportuno che - «in vista di eventuali modifiche e miglioramenti necessari» - il mezzo sia testato su un campo operativo;
se non ritenga inopportuno che a detti «consulenti» sia permesso di affiancare i militari italiani impiegati in Afghanistan;
quali siano le reali motivazioni che rendono necessario l'invio di una squadra di consulenti, a spese di chi, come, per quanto tempo e chi abbia fatto richiesta.
(4-07597)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:

DONADI, CAMBURSANO, BORGHESI e MESSINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, in data 10 giugno 2010, il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, commentando le misure introdotte dal decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica attualmente in discussione al Senato della Repubblica (Atto Senato n. 2228), ha dichiarato quanto segue: «Le regioni sono in grande allarme: i tagli sono iniquamente distribuiti tra i vari livelli di governo. Non contestiamo che la manovra sia fatta, né la sua consistenza. Ma mentre la sforbiciata per i ministeri è dell'1-2 per cento, per le regioni è pari al 14 per cento e se i ministeri decidono di tagliare i trasferimenti alle regioni è ancora superiore. Siamo latori di una proposta - riferendosi ai lavori enucleati dalla riunione della conferenza delle regioni - affinché siano distribuiti i tagli equamente su tutti i livelli di governo. Andremo oggi da Tremonti dicendo che la manovra non è accettabile perché taglia i servizi ai cittadini»;
il giorno successivo, e segnatamente in data 11 giugno 2010, il presidente della regione Lombardia ha, inoltre, dichiarato che: «Così come è la manovra spazza via il federalismo fiscale», perché grava per circa il 50 per cento sulle regioni e, soprattutto, perché i tagli ai finanziamenti proposti dalla manovra incidono sulla «carne viva di ciò che le regioni devono fare: sul trasporto pubblico locale, sulle imprese, sulla scuola ed infine sulle misure di carattere ambientale»;
infine, in data 14 giugno 2010, il presidente della regione Lombardia ha sottolineato, in un articolo apparso su il quotidiano la Repubblica, che: «Se la manovra non cambia saremo costretti a tagliare i servizi o ad aumentare le tasse, cioè a mettere le mani nelle tasche dei cittadini. È il contrario della politica che il centrodestra sostiene»;
il citato provvedimento economico di iniziativa governativa, di fatto, mette in discussione due capisaldi centrali del programma politico dell'attuale Esecutivo, ovvero l'attuazione del federalismo fiscale e la diminuzione della pressione fiscale nei confronti dei cittadini -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di far sì che i sacrifici economici siano previsti in modo equo, con identità di proporzione tra tutti i comparti dello Stato, e, soprattutto, senza scaricare sui servizi pubblici essenziali, e quindi sui cittadini, gli effetti più odiosi ed ingiusti che potrebbero derivare dai risparmi conseguenti ai tagli perpetrati nei confronti delle regioni.
(3-01127)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i diversi uffici territoriali dell'Agenzia delle Entrate oggi adoperano criteri contrastanti nello stabilire e nel valutare il regime fiscale a cui devono essere sottoposti gli atti di cessione degli impianti radiotelevisivi; alcune, infatti, ritengono che gli atti di cessione debbano essere sottoposti a regime IVA, altre ritengono che debbano essere sottoposti a registrazione con tassa proporzionale ai valori indicati o a quelli accertati;
a parere dell'interrogante, al fine di identificare criteri univoci sul tema, bisognerebbe fare riferimento all'articolo 27, comma 5, del testo unico della radiotelevisione di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, che stabilisce, tra l'altro,

che «durante il periodo di validità delle concessioni per la radiodiffusione sonora e televisiva in ambito locale e per la radiodiffusione sonora in ambito nazionale, sono consentiti i trasferimenti di impianti o di rami di azienda, nonché di intere emittenti televisive e radiofoniche, da un concessionario ad un altro concessionario...»;
la norma fornisce già il criterio per l'individuazione del regime fiscale da applicare: se l'oggetto del contratto di cessione riguarda un impianto radiofonico e le sue caratteristiche costitutive, compresi i diritti di uso, il regime da applicare sarà quello dell'imposta sul valore aggiunto; se l'oggetto del contratto è costituito, oltre che dagli elementi costitutivi dell'impianto, anche dalla cessione di una parte del pacchetto pubblicitario, dall'avviamento commerciale connesso alla testata, dalla densità della popolazione degli ascoltatori, oppure ancora da rapporti di collaborazione con persone, il regime da applicare dovrà essere quello dell'imposta di registro;
a parere dell'interrogante andrebbe individuato, oltre al regime fiscale da applicare, anche un percorso di risoluzione delle controversie sorte in passato, a seguito del contrastante indirizzo interpretativo adottato dai vari uffici dell'Agenzia -:
quale sia il regime fiscale da applicare alla cessione degli impianti radiofonici intesi, nelle varie fattispecie di beni, quali impianti in senso stretto, rami di azienda e intere aziende radiofoniche, e se il Governo intenda, alla luce dei contrastanti indirizzi formulati dall'Agenzia delle entrate, individuare un percorso di risoluzione delle controversie sorte in passato su questo tema.
(5-03053)

FLUVI e CAUSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il bollettino delle entrate tributarie prodotto dal dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze nel giugno 2010, numero 98, evidenzia, nel primo quadrimestre dell'anno in corso, un calo del gettito complessivo delle entrate dell'1,2 per cento, pari a -1.310 milioni di euro;
a questo risultato negativo contribuiscono la riduzione di gettito dell'IRES (-446 milioni di euro, pari a -27,6 per cento) e dell'imposta sostitutiva (-2.282 milioni, pari a -54,5 per cento), un calo di 165 milioni di euro (-0,7 per cento) dell'IVA sugli scambi interni, nonché la contrazione delle entrate dell'imposta di fabbricazione sugli oli minerali (-303 milioni, pari a -4,9 per cento) e dell'imposta di consumo sul gas metano (-421 milioni, pari a - 22,8 per cento);
le perdite appena descritte sono solo in parte compensate dall'aumento dell'IRE (+1.385 milioni, pari a + 2,7 per cento), interamente prodotto dalle ritenute sui dipendenti privati e pubblici, dall'aumento dell'IVA sulle importazioni (+745 milioni, pari a +21,3 per cento) e dall'aumento di gettito delle imposte sulle transazioni (+178 milioni);
il gettito fiscale si sposta così sempre di più a carico del lavoro dipendente, aggravando uno squilibrio già strutturalmente rilevante;
i dati sull'IVA scambi interni e quelli sulle imposte di produzione e di consumo andrebbero adeguatamente interpretati, alla luce del fatto che durante il primo trimestre dell'anno il PIL è aumentato dello 0,5 per cento, la spesa delle famiglie dello 0,7 per cento, il valore aggiunto industriale del 2,5 per cento, le esportazioni del 5 per cento, gli investimenti in macchinari del 2 per cento e quelli in mezzi di trasporto del 3,5 per cento -:
quale interpretazione fornisca il Ministro dell'economia e delle finanze in ordine alla contrazione del gettito delle entrate tributarie nel primo quadrimestre del 2010, con particolare riguardo all'IVA sugli scambi interni, all'IRES e all'imposta sostitutiva, e se gli scostamenti emersi in

questa fase abbiano carattere congiunturale ovvero sistematico e, in relazione a ciò, se si renda necessaria una riconsiderazione delle stime delle entrate nei quadri complessivi annuali di finanza pubblica, con conseguente redazione di una nota di aggiornamento, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, di riforma della contabilità e della finanza pubblica.
(5-03054)

OCCHIUTO e GALLETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia del territorio rileva le quotazioni dei valori di compravendita e dei canoni di locazione degli immobili ad uso abitativo e ad uso diverso dall'abitativo;
le stesse costituiscono la base di valutazioni effettuate a molteplici fini, com'è il caso della congruità dei canoni di locazione (articolo 41-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973), per cui - al limite - se non adeguate, potrebbero portare anche a un aumento dei canoni praticati;
nell'ordinamento tributario italiano vige da anni il sistema degli studi di settore, attraverso il quale viene valutata - ai fini dell'accertamento delle imposte da parte dell'Amministrazione finanziaria - la capacità di produrre ricavi o conseguire compensi delle singole attività economiche;
gli studi di settore, prima di essere approvati, vengono sottoposti all'esame di una Commissione di esperti, formata da rappresentanti delle organizzazioni economiche e degli ordini professionali;
tale Commissione esprime volta per volta un parere in merito alla idoneità degli studi a rappresentare la realtà economica cui si riferiscono, procedendo alla «validazione» o meno degli stessi -:
se non si ritenga opportuno - al fine di garantire la necessaria trasparenza del procedimento - applicare anche alle rilevazioni dell'osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia del territorio il sistema vigente per gli studi di settore, prevedendo la validazione dei relativi dati dalle categorie interessate.
(5-03055)

BERARDI e DI BIAGIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel linguaggio del legislatore in materia finanziaria, il mercato è definito come un assetto organizzativo che favorisce l'incontro tra la domanda e l'offerta di valori mobiliari, assicura efficienza e osservanza di regole alle transazioni che ne determinano lo scambio, provvede ai servizi occorrenti per lo svolgimento di attività di mercato e precostituisce garanzie di tutela dei diritti di quanti operano sul mercato;
con il testo unico delle disposizioni in materia finanziaria, si è provveduto ad una regolamentazione più uniforme possibile del settore, prevedendo diversi livelli di competenze e di coordinamento tra la Consob, il Ministero dell'economia e delle finanze e la Banca d'Italia;
in relazione all'esercizio delle attività di gestione del mercato finanziario viene affidato alla Consob l'accertamento della sussistenza dei requisiti di legge, uniformità del regolamento del mercato alla disciplina comunitaria e attività di vigilanza tale da assicurare la dovuta trasparenza delle attività, l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori;
spesso, però, sorgono questioni di regolazione giuridica delle transazioni finanziarie legate all'andamento anomalo di contrattazioni su titoli quotati in borsa e di violazioni di norme in materia di abuso di informazioni privilegiate (insider trading) e di manipolazione del mercato;
tali anomalie, collocabili al di fuori di una normale regolazione dell'andamento del mercato finanziario, si è riscontrato, così come si evince dal riepilogo degli

scambi di certificati verdi registratosi nelle sessioni di borsa a partire dal 1o gennaio 2009, nel periodo aprile-maggio 2010, dove si è avuto un incremento molto forte dei certificati verdi scambiati nelle sessioni di borsa di quel periodo, immediatamente precedente alla formulazione dell'articolo 45 del decreto-legge n. 78 del 2010;
il picco di fine 2009 nello scambio dei certificati verdi, evincibile dal riepilogo, che comunque è inferiore a quello del periodo di cui trattasi, è da considerarsi invece fisiologico, in quanto a fine anno vengono abitualmente liquidate le posizioni (attive e passive) in tempo utile per la chiusura dei bilanci;
un confronto corretto dell'anomalo andamento dei certificati verdi nel periodo aprile-maggio 2010 si evidenzia dal confronto dei dati sull'analogo periodo aprile-maggio 2009: la differenza è veramente notevole -:
se al Ministro interrogato sia giunta notizia di tali fenomeni speculativi e se intenda acquisire elementi, tramite la CONSOB, ai fini della salvaguardia di una equa ed efficiente gestione del mercato finanziario, di non abuso di informazioni privilegiate che incidono negativamente sulle imprese e sui consumatori e se si possano prevedere provvedimenti a tutela dei mercati finanziari assumendo iniziative normative a carattere sanzionatorio delle società che svolgono attività esclusivamente speculative, anche attraverso la pubblicazione dell'elenco delle loro denominazioni sociali.
(5-03056)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giorno 2 giugno 2010 è apparso sul Corriere della Sera un articolo a firma di Gian Antonio Stella intitolato «La Meritocrazia del "FRISCALETTU"»;
nel testo dell'articolo si legge che il Ministro della giustizia, al fine di comporre l'organigramma della Commissione preposta a valutare le performance dei dipendenti e dirigenti l'amministrazione della giustizia, avrebbe nominato un certo signor Calogero Ceresa, già impiegato alla provincia di Agrigento, ex consigliere comunale di Forza Italia nonché presidente della sagra «Mandorlo in fiore» di Agrigento;
appare indubbio il ruolo di alta responsabilità, trasparenza ed integrità morale dei funzionari cui è devoluto il compito di valutare il merito e la professionalità del personale della giustizia; cosa sia l'«Organismo indipendente di valutazione della performance» lo dice il sito del Ministero della giustizia; è un organismo di tre membri che deve: «monitorare il funzionamento complessivo del sistema della valutazione, della trasparenza e integrità dei controlli interni ed elaborare una relazione annuale», «comunicare tempestivamente le criticità riscontrate ai competenti organi in temi di governo ed amministrazione, nonché alla Corte dei conti...», «validare la relazione sulla performance», «garantire la correttezza dei processi di misurazione e valutazione, nonché dell'utilizzo dei premi (...) nel rispetto del principio di valorizzazione del merito e della professionalità» e via così. Insomma: è la commissione che decide chi è bravo e chi no; tale mandato rientra nelle indicazioni riportate dal decreto legislativo n. 150 del 2009 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni -:
se il Ministro non ritenga di chiarire se risponda al vero la nomina a componente della suddetta commissione del signor Calogero Ceresa e, in caso affermativo, quali requisiti professionali, morali ed amministrativi abbiano giustificato tale

nomina e, qualora la nomina fosse confermata, se nel caso di specie gli obiettivi meritocratici, di trasparenza ed efficienza a cui intende informarsi la riforma della pubblica amministrazione di cui al decreto legislativo n. 150 del 2009, possano trovare formale e concreta garanzia nel caso di cui in premessa.
(4-07605)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie stampa dell'8 giugno 2010, nel corso di una importante operazione, la squadra mobile di Reggio Calabria ha eseguito un cinquantina di arresti per un'inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della città dello stretto contro presunti affiliati a potenti cosche della 'ndrangheta che operano nella zona di Palmi e che erano riuscite a infiltrarsi negli appalti per i lavori di ammodernamento dell'autostrada A3;
le famiglie colpite dall'operazione sono quelle dei Gallico-Morgante-Sgrò-Sciglitano e Bruzzise-Parrello contrapposte in una sanguinosa faida tra gli anni '80 e '90 e anche più recentemente. Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, omicidi ed estorsione;
i lavori finiti nel mirino degli investigatori sono quelli del quinto macrolotto che interessano il tratto compreso tra Gioia Tauro e Scilla;
secondo gli investigatori, gli appetiti delle due consorterie per gli appalti dei lavori di ammodernamento della A3 avevano portato, recentemente, ad una riacutizzarsi della tensione con nuovi delitti;
le cosche, secondo quanto si è appreso, grazie ad alcune imprese collegate a degli affiliati erano anche riuscite ad ottenere alcuni lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria;
in base a quanto è stato ricostruito dagli investigatori della squadra mobile reggina, le cosche della 'ndrangheta di Palmi imponevano una tangente del 3 per cento alle imprese appaltatrici, Condotte ed Impregilo, l'imposizione di ditte amiche nei subappalti, la fornitura di materiali scadenti e comunque in misura inferiore a quello necessario previsto nei capitolati d'appalto;
la tangente del 3 per cento veniva inserita a bilancio sotto una voce, costo fittizio di stima di un 3 per cento sui ricavi chiamato costo sicurezza Condotte-Impregilo;
in un articolo pubblicato dal quotidiano Il Fatto si legge che attraverso l'affidamento dei lavori a ditte direttamente o indirettamente collegate alle cosche della zona si arricchivano direttamente le casse della 'ndrangheta ed in secondo luogo affidando il lavoro a imprese amiche, si poteva garantire mano d'opera locale che non crea problemi sindacali -:
quali misure siano state adottate in merito ai controlli della qualità e del calcestruzzo fornito dalle cosche ed utilizzato nei lavori oggetto dell'interrogazione e per assicurare una conformità dei materiali utilizzati a quanto previsto nei capitolati d'appalto;
quali misure intenda adottare l'Anas per assicurare la sicurezza dei cittadini alla vigilia dell'esodo estivo;
come il Ministro del lavoro e delle politiche sociali intenda affrontare il problema relativo all'impiego di mano d'opera locale che «non crea problemi sindacali»;

quali forme di trasparenza dell'impiego di denaro pubblico si intendano adottare in merito alle vari e opere infrastrutturali e della Salerno-Reggio Calabria in particolare.
(4-07599)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Galliera Veneta, in provincia di Padova, si è verificato l'ennesimo grave episodio di razzismo e intolleranza contro immigrati extracomunitari nel giro di pochi mesi;
nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 giugno è stata imbrattata con insulti razzisti («Dovete bruciare», «Negri raus», «Non ci fermerete mai») una palazzina di sette appartamenti abitati da famiglie di extracomunitari provenienti per la maggior parte dal Burkina Faso, scritti con lo spray nero e firmati dal gruppo di teppisti xenofobi «Black Mamba»;
questo gruppo xenofobo è autore ormai da mesi di atti di vandalismo di stampo razzista nel comune di Galliera Veneta, suscitando grande preoccupazione nei cittadini;
in particolare il primo episodio, ai danni di una ragazza di 24 anni, Gloria Okorocha, studentessa laureanda in lingue, è avvenuto il 22 settembre 2009 quando alcune persone hanno imbrattato l'auto della ragazza, parcheggiata in un'area pubblica, scrivendo con uno spray nero «Negra» sul lunotto anteriore e disegnando sul finestrino una croce celtica;
a distanza di poco tempo, nei primi giorni del mese di dicembre, si è verificato un secondo analogo episodio. Di nuovo alcune persone hanno imbrattato l'abitazione della ragazza con la stessa scritta ingiuriosa e il disegno di una svastica;
giovedì 3 dicembre 2009, subito dopo il secondo episodio di razzismo nei confronti di Gloria Okorocha, circa duecento cittadini hanno manifestato nella piazza del comune di Galliera Veneta per ribadire la vicinanza e la solidarietà alla ragazza;
gli autori delle scritte xenofobe e razziste, sui quali stanno indagando le forze dell'ordine, sono rimasti ancora ignoti;
l'interrogante ha già portato all'attenzione del Ministro la grave situazione che si è venuta a creare nel comune di Galliera Veneta a causa dell'azione di questo gruppo di teppisti dichiaratamente xenofobo e razzista con due interrogazioni a risposta scritta presentate in data 10 dicembre 2009 (n. 4-05330) e in data 13 gennaio 2010 (n. 4-05708) alle quali non è stata ancora data risposta -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
quali azioni concrete il Ministro intenda promuovere per contrastare in modo efficace e punire gli atti di vandalismo di gruppi xenofobi e dichiaratamente neofascisti;
quali misure il Ministro intenda porre in essere per evitare il ripetersi di gravi episodi di intolleranza, di incitamento all'odio razziale, e di propaganda di idee e simboli fascisti e razzisti.
(4-07600)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal settimanale L'espresso del 17 giugno 2010, risulta che il Ministro interrogato avrebbe organizzato molte iniziative nel comune d'origine, Varese;
in particolare, vengono elencate quelle svoltesi dal mese di febbraio 2010, tra le quali si legge: il G6 della sicurezza; la festa della Repubblica celebrata con musiche di Gino Paoli; la festa della polizia

con la partecipazione di Antonio Manganelli; il patto sulla sicurezza dei laghi insubri; la costituente della Fondazione Cattaneo -:
quale sia stata la somma di denaro pubblico stanziata per ciascuno di tali eventi e quando e come si sia decisa la sede di svolgimento degli stessi.
(4-07603)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:

VIETTI, CIOCCHETTI, CAPITANIO SANTOLINI, ENZO CARRA, BINETTI, DRAGO, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, OCCHIUTO, GALLETTI, RAO, LIBÈ, ADORNATO, LUSETTI e MEREU. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del decreto legislativo n. 204 del 1998 prevede che, sulla base degli indirizzi dati dal Governo, dei piani e dei programmi di competenza delle amministrazioni dello Stato e tenendo conto delle iniziative, dei contributi e delle realtà di ricerca regionali, sia predisposto, approvato e annualmente aggiornato il programma nazionale per la ricerca, di durata triennale. Il programma nazionale per la ricerca, a norma dell'articolo 2 dello stesso decreto, deve essere approvato dal Cipe;
l'ultimo programma nazionale per la ricerca, quello del 2005-2007, è stato approvato dal Cipe nel marzo 2005;
l'allora Ministro dell'università e della ricerca nel novembre del 2007, sollecitato da un atto di sindacato ispettivo presentato dall'UdC, in vista dell'imminente scadenza del programma nazionale per la ricerca, affermava che il nuovo programma nazionale per la ricerca sarebbe stato «presentato nelle sedi istituzionali e al Cipe entro la fine dell'anno (2007)»;
a tutt'oggi non risulta formalmente approvato e non si hanno notizie sui tempi per l'esame da parte del Cipe del nuovo programma nazionale per la ricerca, la cui adozione, oltre ad essere obbligatoria per legge, è uno strumento fondamentale del Governo per indirizzare e coordinare la politica nazionale della ricerca, anche con riferimento alla dimensione europea e internazionale;
nei primi mesi del 2010 veniva pubblicata sul sito istituzionale del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca una «bozza» del programma nazionale per la ricerca 2010-2012, recentemente aggiornata e più volte commentata dalla stampa (tra gli altri, si veda Il Sole 24 ore dell'8 gennaio 2010, «Un piano ricerca da 10 miliardi di euro» e Il Sole 24 ore del 14 aprile 2010, «Innovazione. Più spazio all'industria. Gelmini aggiorna il piano nazionale»);
la mancata ufficializzazione del programma nazionale per la ricerca, ancora in bozza, e la circostanza che siano pubblicati e modificati in itinere documenti non definitivi mantengono l'incertezza sul quadro strategico e finanziario in un momento particolarmente delicato, sia per la congiuntura economica che per le iniziative di riordino degli enti di ricerca e del sistema universitario;
la criticità della situazione è testimoniata dalle misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica recentemente approvate, con le quali il Governo interviene con interventi strutturali sul sistema degli enti nazionali di ricerca in maniera disorganica, al di fuori di un quadro strategico chiaro, rischiando in questo modo non solo di non conseguire obiettivi di risparmio, ma di creare ulteriori problemi alla ricerca pubblica -:
quali siano i tempi e le modalità previsti dal Ministro interrogato per la

definizione e la presentazione al Cipe del nuovo programma nazionale per la ricerca 2010-2012, il cui ritardo sta destando preoccupazione per il futuro dell'università e della ricerca in Italia.
(3-01129)

Interrogazioni a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
un docente di disegno ed educazione artistica dell'istituto scolastico superiore di 1o Grado «G. Bianchi» di Codroipo (Udine) recentemente affiggeva o, comunque, permetteva l'affissione nell'aula di educazione artistica della scuola, di una vignetta satirica, di cui peraltro era autore;
tale vignetta raffigurava, tra gli altri, l'ex sindaco e l'ex vicesindaco del comune di Varmo (quest'ultima, consigliere comunale in carica) ed aveva un esplicito intendimento diffamatorio e denigratorio nei confronti dei medesimi;
la figlia minorenne dell'ex sindaco - allieva del predetto istituto scolastico - rimaneva profondamente turbata dalla visione di tale vignetta che ridicolizza e svilisce la dignità personale del di lei genitore paterno;
un ambiente scolastico dovrebbe mantenersi il più possibile lontano da vicende che nulla hanno a che vedere con lo svolgimento delle normali attività didattico-formative dell'istituzione scolastica e che assumono, al contrario, le ambigue caratteristiche di un attacco personale dovuto - ad avviso dell'interrogante - anche a motivi politici, oltre a scatenare un'inaccettabile offensiva ai danni degli ex amministratori del comune di Varmo;
non risulta all'interrogante che, a tutt'oggi, la dirigente scolastica dell'istituto «G. Bianchi» - la quale, pure, ha manifestato la propria personale solidarietà all'allieva e alla di lei famiglia - abbia adottato dei provvedimenti nei confronti del docente di disegno ed educazione artistica dell'istituto suddetto -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di loro competenza, allo scopo di tutelare il sereno esercizio delle funzioni proprie dell'attività scolastica nonché la tranquillità emotiva di allievi minorenni.
(3-01122)

GALLETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
a Voghiera in provincia di Ferrara esiste una scuola media di eccellenza ad indirizzo musicale che permette all'alunno di vivere l'esperienza pratica di suonare e di condividere con i compagni l'esperienza della musica d'insieme, con momenti di straordinaria crescita emotiva e culturale;
la scuola, a cui si accede tramite delle prove di ingresso, gode di un tendenza positiva di iscrizioni da diversi anni, ha un esperienza ventennale nell'indirizzo musicale che porta ogni anno riconoscimenti regionali e nazionali per gli alunni e docenti;
il prossimo anno scolastico nonostante l'elevato numero di preiscrizioni il numero delle classi sarà ridotto da tre a due escludendo 8 studenti dalla possibilità di frequentare questa scuola e di completare la propria formazione con l'insegnamento dello strumento musicale molto formante, pur non essendoci ostacoli legati a servizi e spazi adeguati si è negato alle famiglie quel diritto di scegliere la scuola che offre attraverso un piano formativo differenziato e adeguato alla crescita culturale ed umano del proprio figlio e obbligandole così a ripiegare su una diversa scuola;
le norme lasciano alla famiglia la libertà di scelta educativa all'interno del sistema scolastico pubblico, ma questa libertà di scelta che riguarda un tema così

fondamentale come l'istruzione non può avvenire a causa dei continui tagli al settore;
tagli che si ripercuotono sulla possibilità di formare più classi nonostante il numero elevato di alunni, allo stato attuale, in questa scuola di eccellenza le due classi che si formerebbero sarebbero composte da ben ventotto alunni rendendo la didattica molto difficile e l'apprendimento molto faticoso anche per gli studenti che vi sono stati ammessi;
questo nonostante la Costituzione nell'articolo 34 oltre a garantire il diritto all'istruzione indica come la scuola deve essere aperta a tutti -:
quali urgenti iniziative il Ministro intenda promuovere per evitare che la riduzione di risorse alla scuola si trasformi in un taglio all'eccellenze formative del Paese e per consentire a tutti gli alunni che hanno scelto una formazione musicale di poter accedere al diritto allo studio.
(3-01123)

Interrogazione a risposta scritta:

GALATI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal 2001 l'ordinamento universitario ha subito notevoli variazioni. Oggi la distinzione tra vecchio e nuovo ordinamento è entrata nel linguaggio comune, anche se spesso le differenze non sono chiaramente messe a fuoco da parte di chi è esterno al mondo universitario. Dal 2001 non esistono più i tradizionali corsi di laurea di 4-5 anni, sostituiti dal nuovo percorso di studi suddiviso in due livelli: il cosiddetto 3+2. Il primo è della durata di 3 anni e consente di ottenere una laurea di primo livello. Al conseguimento del titolo si può poi decidere se fermarsi con gli studi, giudicando adeguato il livello di competenze e professionalità posseduti, o proseguire. Il corso di laurea di secondo livello o specialistico ha durata biennale e consente di raggiungere un grado maggiore di specializzazione e di approfondimento delle proprie conoscenze;
le riforme universitarie sono in continuo movimento e, per ovviare ad alcuni inconvenienti resi evidenti dall'applicazione delle norme sul nuovo ordinamento, è entrato in vigore il cosiddetto «nuovissimo ordinamento». Con le ultime riforme è stato posto un tetto massimo al numero di esami che lo studente deve sostenere per il conseguimento del titolo accademico: 20 esami per la laurea triennale, 12 per quella specialistica. Può accadere che gli insegnamenti siano raggruppati in moduli, cioè in «porzioni» di corso che insieme formano un unico insegnamento. Infine, un'altra recente novità è costituita dall'istituzione delle cosiddette lauree magistrali a ciclo unico, caratterizzate da una sorta di ritorno al vecchio ordinamento;
una recente valutazione della Corte dei Conti ha reputato fallimentare il sistema «a doppio ciclo», laurea e laurea specialistica, che non ha aumentato il numero dei laureati né migliorato l'offerta formativa. Sempre la Corte dei Conti denota con favore le ultime riforme che hanno soprattutto posto un freno alla proliferazione dei corsi di laurea;
le riforme universitarie oltre all'aumento dei laureati dovrebbero puntare sempre più alla qualità dell'istruzione per formare nuove risorse capaci di confrontarsi con credibilità nel mondo del lavoro;
ci si chiede come sia possibile chiedere ai nostri giovani impegno e costanza se ad essere scostanti sono le modalità e le forme di insegnamento che vengono proposte -:
quali siano le linee guida del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per un sistema universitario efficiente, di qualità e soprattutto stabile nel tempo.
(4-07595)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BITONCI, FEDRIGA, CAPARINI, BONINO e MUNERATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è dei giorni scorsi la notizia che secondo la Corte Costituzionale è illegittima la norma che garantisce assegni di invalidità solo ai cittadini extracomunitari possessori di carta di soggiorno;
la vicenda trae spunto dalla causa di una rumena immigrata in Piemonte, che, in seguito ad un incidente, è divenuta invalida, con il riconoscimento del diritto all'assegno di invalidità in quanto comunitaria, ma che ha chiesto anche gli arretrati, che si riferivano ad un periodo in cui la Romania non era ancora entrata nell'Unione europea;
la richiesta era stata bocciata proprio in virtù del disposto ex lege n. 388 del 2000 (finanziaria 2001), che subordina appunto l'assegno sociale al possesso della carta di soggiorno; ma in appello la Corte di Torino sollevava la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 80, comma 19, della citata legge n. 388 del 2000, nella parte in cui tale disposizione, nello stabilire che «ai sensi dell'articolo 41, del decreto legislativo 25 luglio 1988, n. 286, l'assegno sociale e le provvidenze economiche che costituiscono diritti soggettivi in base alla legislazione vigente in materia di servizi sociali sono concessi, alle condizioni previste dalla legislazione medesima, agli stranieri che siano titolari di carta di soggiorno», subordina al requisito della titolarità della carta di soggiorno la concessione, agli stranieri regolarmente soggiornanti nel nostro Paese, dell'assegno mensile di invalidità, ex articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118 (Conversione in legge del decreto-legge 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili);
a parere dei giudici remittenti, infatti, il subordinare il diritto alle prestazioni previdenziali alla titolarità della carta di soggiorno e, quindi, all'ulteriore requisito della permanenza di almeno cinque anni nel territorio dello Stato italiano, introdurrebbe una discriminazione dello straniero nei confronti del cittadino italiano, in contrasto con quanto stabilito, a livello internazionale, dall'articolo 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali del 1952 e, a livello nazionale, dall'articolo 117 della Costituzione, ovvero la norma che obbliga lo Stato italiano a fare leggi, anche in materia di immigrazione, che rispettino l'ordinamento comunitario ed internazionale;
secondo la Consulta, dunque, come la Corte europea dei diritti dell'uomo ha più volte precisato, la Convenzione del 1952, sebbene non ponga in capo agli Stati membri alcun obbligo di adottare un sistema di protezione sociale o di assicurare un determinato livello di prestazioni assistenziali, rispettando la scelta del legislatore nazionale, tuttavia se tali prestazioni sono istituite e concesse, la normativa che li prevede non deve essere discriminatoria, in ottemperanza all'articolo 14 della Convenzione medesima;
tale interpretazione ha portato perciò la Corte Costituzionale a dichiarare - sia pure non all'unanimità e con una spaccatura a palazzo della Consulta, come riportato dalle cronache dei giornali - l'illegittimità costituzionale del citato articolo 80, comma 19, della legge finanziaria per il 2001, affermando che è in gioco un «bisogno primario» dell'individuo, in quanto trattasi di «un'erogazione destinata non già ad integrare il minor reddito dipendente dalle condizioni soggettive, ma a fornire alla persona un minimo di sostentamento atto ad assicurare la sopravvivenza»;
è innegabile che tale apertura pone l'Inps a reale rischio di tracollo ed è altresì evidente come la posizione dei giudici sia in controtendenza con le misure adottate

dal Governo con la recente manovra di cui al decreto-legge n. 78 del 2010 per ridurre la spesa in materia di invalidità -:
come il Governo intenda intervenire per risolvere la questione, atteso che la pronuncia della Consulta rischia di produrre effetti devastanti sui nostri conti pubblici e di vanificare quanto finora praticato in termini di verifiche e controlli sui trattamenti di invalidità e di contrasto alle frodi in materia di invalidità civile, al fine di «stanare» i cosiddetti falsi invalidi e contenere la crescita esponenziale della relativa spesa pensionistica.
(5-03049)

Interrogazioni a risposta scritta:

SIRAGUSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dalla fine del 2008, ad alcuni dipendenti comunali, che vanno in pensione, viene negato dall'INPDAP, ai fini della buonuscita, il riconoscimento degli anni di servizio prestato, in posizione «non di ruolo»;
il problema riguarda specificatamente i dipendenti comunali provenienti dalla ex GIST che fu, dal 1975 al 1983, una gestione sui generis degli impianti sportivi del comune di Palermo, iniziatasi il 19 maggio 1975 con la consegna dalla regione siciliana al comune della piscina olimpica e proseguita con la gestione degli altri impianti sportivi comunali e cioè lo stadio delle palme, la palestra di atletica pesante di Borgo Nuovo e successivamente di tutti gli altri impianti sportivi realizzati dal comune;
per sopperire alle necessità gestionali dei diversi impianti sportivi, che necessitavano di qualifiche non reperibili nei ruoli comunali, il comune decise di avvalersi della GIST (gestione impianti sportivi e turistici) che era stata istituita dallo stesso comune con atto di giunta municipale n. 69 del 22 gennaio 1971, proprio in vista della acquisizione della piscina olimpica e della gestione degli altri impianti sportivi;
la norma transitoria allegata al regolamento della GIST prevedeva che, nelle more della creazione dell'organico, «il personale necessario alla GIST sarà prelevato dai ruoli organici del Comune per quanto possibile, mentre per il personale che dovrà svolgere mansioni non previste nelle attribuzioni degli appartenenti ai ruoli comunali, si provvederà per contratto»;
avvalendosi quindi di tale previsione, il commissario della GIST pro-tempore decise, d'intesa con il sindaco e con la giunta comunale, di procedere all'assunzione, mediante contratti, del personale proveniente dalla gestione privatistica del CONI, istituita proprio per il funzionamento della piscina comunale;
si trattava di 57 persone con le qualifiche più disparate, dal guardarobiere al bagnino, dall'addetto alla clorazione dell'acqua ai responsabili della caldaia ed ai responsabili degli impianti tecnologici della piscina, che dovevano assicurare il corretto funzionamento dell'importante impianto sportivo, la piscina olimpica, che era stata progettata e realizzata per lo svolgimento delle olimpiadi essendo l'unica struttura del Meridione, in grado di assicurare tali possibilità;
in prosieguo di tempo, ed in relazione alle situazioni giuridiche ed economiche che andavano maturando per il personale del comune, vennero estesi ai dipendenti non di ruolo della GIST i benefìci e le condizioni economiche del personale comunale;
ciò avvenne con delibera del consiglio comunale n. 210 del 23 aprile 1980 con la quale veniva approvata la deliberazione del commissario della GIST n. 134 del 21 dicembre 1979 e venne disposto «di procedere all'inquadramento in posizione non di ruolo del personale della GIST con decorrenza dalla data dell'insorgere del rapporto, cioè dal 19 maggio 1975, secondo

le qualifiche e le mansioni che lo stesso rivestiva all'atto della stipula dei contratti»;
la vicenda si conclude poi nel 1983 con l'inquadramento, nei ruoli del comune, di tutto il personale ex GIST e con il riconoscimento dell'anzianità del servizio prestato in posizione non di ruolo;
nessun dubbio, quindi può eccepirsi sul fatto che dal 19 maggio 1975 fino al 1983 il personale della GIST venne considerato come personale non di ruolo del comune;
appare strano poi che soltanto dall'autunno del 2008 l'INPDAP ha cominciato a sollevare una serie di eccezioni per il riconoscimento del periodo fuori ruolo ai fini della buonuscita anche per il fatto che per tutti i collocamenti a riposo, precedenti a tale data, (circa 30 su 57) aveva sempre corrisposto ai dipendenti comunali ex GIST tutte le competenze, comprese quelle relative alla indennità di trattamento di fine rapporto relativa ai quasi nove anni di servizio non di ruolo;
è opportuno segnalare che l'INPDAP, non ha provveduto a dare una risposta alle istanze ed ai ricorsi effettuati, malgrado le diverse previsioni di legge prevedono l'obbligo di fornire una risposta motivata alle istanze dei cittadini;
l'INPDAP ha eccepito che tale indennità non spetti dal momento che, a suo avviso, i dipendenti ex GIST erano da qualificarsi come «cooperatori», e che mancava il rapporto di «sinillagma» tra il comune e la GIST;
quanto sopra non sembrerebbe avere fondamento giuridico in quanto la GIST non era una cooperativa ma un servizio gestionale del comune, che ha creato con i propri dipendenti un rapporto che venne riconosciuto dagli stessi organi assembleari del comune come non di ruolo e come tale destinatario del diritto della corresponsione dell'indennità di fine servizio al raggiungimento dei limiti di età -:
i Ministri interrogati siano a conoscenza di tale situazione;
se non intendano, per quanto di competenza, intervenire affinché vengano riconosciuti a questi lavoratori i diritti acquisiti per legge.
(4-07598)

SERVODIO, SCHIRRU, BINETTI, DE BIASI, GARAVINI, GNECCHI, GRASSI, LAGANÀ FORTUGNO, MATTESINI, MOSELLA, RUBINATO, SAMPERI, SIRAGUSA, MOTTA e DI GIUSEPPE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la legge quadro n. 328 del 2000 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), il servizio sociale assume una portata di significato storico e centrale perché viene considerato il fondamento stesso del sistema delle politiche sociali con il massimo dell'autorevolezza;
nonostante la suddetta legge prevedesse all'articolo 12, comma 1 - figure professionali - la definizione dei profili delle figure professionali sociali entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, nulla fino a oggi è stato realizzato, e così alla generica dizione operatore sociale non corrisponde un professionista accreditato e regolamentato da norma generale;
in tale rinnovato quadro di obiettivi e finalità, sembra opportuno sottolineare il dettato normativo relativo alle competenze professionali assunte dagli iscritti all'albo degli assistenti sociali, infatti, l'articolo 20 del capitolo IV del decreto del Presidente della Repubblica 328 del 5 giugno 2001 «Modifiche ed integrazioni della disciplina dei requisiti per l'ammissione all'esame di Stato e delle relative prove per l'esercizio di talune professioni, nonché della disciplina dei relativi ordinamenti» dispone che nell'albo professionale degli assistenti sociali sono istituite la sezione A (assistenti sociali specialisti) e la sezione B (assistenti sociali);

l'assistente sociale specialista assume un ruolo di direzione, programmazione e valutazione dei servizi sociali connotato da evidenti aspetti manageriali, con funzioni di rilevazione dei bisogni, di organizzazione delle risorse disponibili con attribuzione di responsabilità nella pianificazione e nell'operatività ed efficienza dei servizi sociali resi;
l'assistente sociale non specialista ha il compito della gestione dell'intervento sociale dalla progettazione alla realizzazione o coordinamento di iniziative specifiche, operando con autonomia tecnico-professionale e di guida nell'ambito della programmazione dell'ente -:
quali misure il Governo intenda adottare per favorire - in considerazione delle diverse competenze e titoli di studio - un equo inquadramento organizzativo e contributivo con la conseguente valorizzazione della figura dell'assistente sociale a tutti i livelli di responsabilità, anche dirigenziale, e per promuovere altresì un modello organizzativo unitario di servizio sociale nei vari contesti istituzionali, ovviando alla frammentazione dei 21 sistemi sanitari attualmente presenti sul nostro territorio nazionale.
(4-07602)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, COTA, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006, relativo alle misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo, tra l'altro, prevede che, a decorrere dal 1o giugno 2010, non sia più consentito né l'esercizio della pesca a strascico entro determinate distanze dalla costa, né l'impiego di reti a maglia inferiore a quella regolamentare (40 millimetri per la quadrata, 50 per quella a losanga);
il divieto di cui sopra è destinato ad incidere significativamente su alcune particolari realtà di pesca e, in specie, sul piccolo strascico costiero che rappresenta una delle realtà più importanti del settore ittico nazionale, nonché quella maggiormente legata all'economia locale e, quindi, alle altre attività economiche presenti a livello territoriale, quali, ad esempio, la ristorazione e il turismo;
secondo stime effettuate da autorevoli centri di ricerca, è stato calcolato che la cessazione delle attività di pesca, conseguente al suddetto divieto, produrrebbe un danno diretto, immediato, di 12 milioni di euro, che, in larga parte, diverrebbe permanente e tale da determinare un mancato reddito stimabile in circa 120 milioni di euro nei prossimi venti anni, senza considerare le conseguenze, assai più rilevanti, che si avrebbero sull'indotto, ossia sulle altre componenti del sistema economico-sociale, di cui fanno parte le imprese di pesca che sarebbero costrette a cessare la loro attività;
in Italia sono attualmente presenti circa 15.000 motopescherecci che esercitano attività di pesca a strascico e che si trovano al centro di un sistema socio-economico, che, considerati i settori a monte e a valle, coinvolge circa 100.000 posti di lavoro;

la regione italiana maggiormente penalizzata dall'entrata in vigore delle nuove norme comunitarie è, senza dubbio, la Liguria, dove, a causa della particolare conformazione dei fondali (forte profondità già a breve distanza dalla costa), l'introduzione di distanze sotto le quali non è consentito praticare la pesca (un miglio e mezzo) impedirà, di fatto, alle imbarcazioni, attualmente presenti, di esercitare la loro tradizionale attività, in quanto non in grado - per le loro dimensioni, mediamente piccole - di operare alle profondità in cui si troverebbero a dover pescare;
attraverso gli strumenti di sostegno alla pesca attualmente disponibili, ferma restando l'emergenza costituita dall'imminente entrata in vigore del divieto di cui sopra, è possibile ricercare le soluzioni necessarie per l'attuazione di un programma integrato in favore delle imprese interessate, fondato su interventi finalizzati al perseguimento di un numero circoscritto di obiettivi mirati, quali il passaggio a sistemi di pesca alternativi, l'ammodernamento e la crescita dimensionale delle imbarcazioni e l'abbandono definitivo dell'attività -:
se e quali iniziative si intendano adottare per superare i problemi posti dall'entrata in vigore del divieto di cui in premessa e, in specie, se si ritenga di procedere alla richiesta di una proroga nelle sedi comunitarie e di predisporre, d'intesa con le regioni e le organizzazioni professionali interessate, un programma coordinato di interventi - statali e regionali - a valere sul complesso degli strumenti finanziari disponibili.
(3-01124)

BALDELLI e DE CAMILLIS. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Italia, ogni anno, riceve dall'Europa mediamente 6,5 miliardi di euro, tra aiuti diretti agli agricoltori (4,3 miliardi di euro l'anno) e misure di sostegno allo sviluppo rurale (2,2 miliardi di euro l'anno, compreso il cofinanziamento nazionale);
al 31 maggio 2010 sono stati spesi solamente 2,5 miliardi di euro, corrispondenti al 14,2 per cento della dotazione complessiva;
al fine di evitare il disimpegno automatico dei fondi comunitari assegnati al nostro Paese, entro il 31 dicembre 2010 occorrerà realizzare un'ulteriore spesa pari a circa 1,1 miliardi di euro;
tali disponibilità devono essere obbligatoriamente utilizzate entro tempi prestabiliti, pena la perdita dei fondi comunitari non spesi;
la situazione è particolarmente grave, soprattutto per alcune regioni, dove il basso livello di spesa è associato a forti ritardi procedurali (emanazione bandi, raccolta domande di finanziamento, formazione graduatorie dei beneficiari, erogazioni degli aiuti);
questa situazione relega il nostro Paese al quartultimo posto della classifica comunitaria, prima solo di Romania, Bulgaria e Malta -:
quali iniziative il Governo intenda adottare in proposito, al fine di non perdere per il futuro i fondi comunitari destinati all'Italia e non spesi, anche valutando l'istituzione di un meccanismo di compensazione nazionale.
(3-01125)

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il temibile batterio giunto in Italia, denominato «Psudomonas syringae pv Actinidia» che sta colpendo gravemente la produzione di kiwi, dopo aver falcidiato le piantagioni del Lazio, è giunto anche in Piemonte;
la conferma viene infatti dall'Università di Torino, «Agroinnova», che ha sottoposto ad analisi approfondite e rigorose alcuni campioni di piante sintomatiche localizzate in determinate aree piemontesi;

secondo quanto risulta dalla Confagricoltura, i pericoli maggiori provengono dal batterio che, in considerazione dell'estrema facilità con cui si diffonde, finisce con il danneggiare pesantemente la coltivazione di kiwi in Piemonte, che con 84.500 tonnellate e 4.500 ettari, costituisce la seconda regione italiana dopo il Lazio;
il piano di ricerca avviato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, in collaborazione con le regioni interessate ed affidato al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, rappresenta indubbiamente un intervento importante e tempestivo -:
quali iniziative, urgenti ed immediate, nell'ambito delle sue competenze, intenda intraprendere, al fine di salvaguardare le produzioni ortofrutticole nazionali, ed in particolare, il kiwi dal pericoloso batterio che in queste settimane sta colpendo in modo evidente le piantagioni specie della regione Piemonte;
se sussistano pericoli anche per altri prodotti agro-alimentari, oltre al kiwi, generati dal medesimo batterio, ed in caso affermativo, quali iniziative intenda avviare al fine di tutelare la salute dei consumatori.
(5-03048)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal settimanale L'Espresso del 17 giugno 2010, risulta che il Corpo forestale teme non si sia risolto lo scandalo emerso due anni fa e denunciato dalla stessa testata su una colossale centrale del vino adulterato, che da oscure cantine della Puglia finiva in bottiglie dai marchi insospettabili;
dopo quanto emerso a Massafra (Taranto), alla fine di febbraio 2010, gli ispettori del Corpo hanno fatto una nuova scoperta in due aziende di Casoli e Perano (Chieti) dove sono state trovate vasche con quasi un milione e mezzo di litri destinati ad essere venduti come vino da tavola. Dalle prime analisi è risultata l'adulterazione e ora sono in corso le controverifiche di laboratorio;
gli inquirenti presumono che agisca sempre la stessa banda di sofisticatori;
un video mostra come veniva «confezionato» quel cosiddetto vino: un brodame verdastro esce dai silos che dovrebbero contenere vino. Dentro si trovano fertilizzanti, prodotti ogm, acido cloridrico, solforico e fosforico, glicerina, lieviti, solfati di vario genere. Questo è il prodotto della Enoagri export e della VMC: la base di quel liquido è acqua, concimi e acidi. Il video si conclude con un agente che rovescia a terra gli acidi che al contatto con l'aria vanno in ebollizione. Dentro quelle vasche ci sono «prodotti vinosi del tutto differenti dal prodotto alimentare vino», ottenuti «mediante pratiche enologiche illecite», scrive il procuratore: di uve, infatti, non c'è traccia, «in realtà mai o solo in infima parte utilizzate». Ma dei 70 milioni di litri partiti da lì, ne sono stati «certamente individuati» solo 16. Gli altri è probabile che siano finiti sulle nostre tavole;
secondo l'atto d'accusa, la banda avrebbe goduto di protezioni nel municipio di Massafra dove sono inspiegabilmente spariti i documenti di trasporto dal registro delle convalide della Tirrena vini, la terza azienda sotto accusa che aveva sede sempre nello stesso stabilimento delle altre due. Gli ispettori scrivono che «il fascicolo è stato intenzionalmente sottratto o occultato presso il comando della Polizia municipale». Ma proprio la documentazione sparita e gli accertamenti fanno

temere che siano ben più di 70 milioni i litri partiti dalla centrale di adulterazione -:
se e quali accertamenti siano stati disposti dopo lo scandalo emerso due anni fa;
quali misure si intendano adottare per accertare dove siano finite le decine di milioni di litri adulteri;
quali azioni si intendano promuovere per accertare la dimensione del fenomeno.
(4-07591)

GALATI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in occasione della presentazione del dossier sulle importazioni di concentrato di pomodoro cinese, elaborato insieme alle cooperative agricole dell'Unci e alle industrie conserviere dell'Aiipa (Associazione italiana industrie prodotti alimentari), il presidente della Coldiretti ha lanciato l'allarme sull'«invasione» del pomodoro cinese in Europa. In particolare, nel trimestre dicembre-febbraio del 2010 in Italia sono arrivati 82 milioni di chili di concentrato da «spacciare» come made in Italy con un balzo del 174 per cento rispetto al precedente periodo del 2009. Dalle navi sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso, circa 1.000 al giorno, con concentrato da rilavorare e confezionare come italiano; questo perché nei contenitori al dettaglio, precisa la Coldiretti, è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento ma non quello di coltivazione. L'allarme della Coldiretti è diretto principalmente alla difesa dei marchi italiani che vengono clonati, con confezioni identiche alle originali in cui compare addirittura la scritta «100 per cento prodotto italiano». Ma come tende a puntualizzare la stessa Coldiretti in base ad analisi sul prodotto in questione la presenza di pomodoro è alquanto scarsa con addirittura livelli di muffa che eccedono i limiti previsti dalla legislazione italiana -:
quali iniziative il Ministero intenda assumere a protezione del pomodoro italiano, in risposta all'allarme lanciato dalla Coldiretti.
(4-07596)

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Italian dream team srl (Idt), una finanziaria di Brescia, ha acquistato, pro soluto, un pacchetto di crediti, assumendosene totalmente il rischio;
la compravendita è avvenuta nell'ambito di una cartolarizzazione di crediti;
ha venduto il «pacchetto» in questione la Sifin, una finanziaria bolognese specializzata nel factoring;
entrambe le finanziarie, Idt e Sifin, hanno competenze ed esperienze specifiche nei rapporti con le aziende sanitarie locali, soprattutto del Meridione d'Italia;
il pacchetto di crediti in questione, in origine era "l'Associazione famiglie di disabili intellettivi e relazionali Anffas-onlus di Salerno, e il debitore è la ASL Salerno;
la citata ASL, evidentemente ha, per quel che riguarda i pagamenti, tempi biblici, cosicché una parte dei crediti ceduti dalla onlus alla Sifin, e dalla Sifin alla Idt, erano già vantati nei confronti della ASL: circa 800mila euro;
per un'altra parte, fino a un milione di euro, si tratta di crediti futuri, che l'Anffas vanterà entro il 31 luglio -:
quali siano i tempi di pagamento della ASL e se tali ritardi debbano essere

prontamente superati nell'ambito del piano di rientro del deficit sanitario.
(4-07610)

PALAGIANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, articolo 24, comma 68, ha previsto che: «Il personale in possesso del diploma di infermiera volontaria della Croce rossa italiana, dì cui all'articolo 31 del regio decreto 12 maggio 1942, n. 918 e successive modificazioni, equivalente all'attestato di qualifica di operatore sociosanitario specializzato, esclusivamente nell'ambito dei servizi resi, nell'assolvimento dei compiti propri, per le Forze armate e la Croce rossa italiana, è abilitato a prestare servizio di emergenza e assistenza sanitaria con le funzioni e attività proprie della professione infermieristica»;
detta previsione è stata successivamente soppressa, in sede di conversione, dall'articolo 1 della legge 3 agosto 2009, n. 102, e poi ripresa nell'articolo 3, comma 10, della legge 3 agosto 2009, n. 108;
il legislatore consente, quindi, alle infermiere volontarie, nell'ambito delle Forze armate e della Croce rossa italiana, lo svolgimento di funzioni ed attività proprie della professione infermieristica e considera, di conseguenza, il contenuto professionale del personale in questione;
tale professionalità consentirebbe di rendere equivalente il diploma di infermiera volontaria ai titoli richiesti per l'esercizio della professione infermieristica anche in relazione alla possibile ammissione ai pubblici concorsi -:
se intenda chiarire, nell'ambito delle proprie competenze, se il personale in possesso del diploma di infermiera volontaria della Croce rossa italiana, è abilitato alla partecipazione a concorsi pubblici richiedenti quale titolo di ammissione il conseguimento dell'attestato di operatore socio sanitario specializzato;
se nell'ambito civile le volontarie debbano essere considerate a tutti gli effetti come operatore socio sanitario specializzato.
(4-07613)

TESTO AGGIORNATO AL 17 GIUGNO 2010

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SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della difesa, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la cantieristica navale è, come a più riprese riconosciuto dallo stesso Governo, un settore strategico dell'economia italiana, caratterizzato da alta intensità di lavoro ed elevati indici di innovazione tecnologica, senza peraltro comportare ripercussioni ambientali di segno negativo;
Fincantieri - Cantieri navali italiani spa è uno dei maggiori gruppi industriali - per fatturato e numero di addetti - esistenti in Europa e nel mondo, attivo nel settore della cantieristica crocieristica, militare e mercantile e rappresenta, pertanto, una delle più importanti realtà produttive del nostro Paese;
il gruppo industriale Fincantieri, stando ai dati dei bilanci consolidati degli ultimi anni, ha alle proprie dirette dipendenze circa 8.500 addetti, impiegando altresì - nell'ambito dei propri lavori e servizi esternalizzati in appalto e dell'indotto complessivamente considerato - altre migliaia di lavoratori, stimati prudenzialmente in oltre 18.000 unità;
più in particolare, i lavoratori della Fincantieri (i cosiddetti «costruttori navali», come vengono solitamente chiamati in ossequio alla straordinaria tradizione cantieristica italiana) risultano approssimativamente così ripartiti:
per la costruzione delle navi da crociera: presso la sede di Trieste (progettazione,

circa 750 addetti) e tre cantieri navali a Monfalcone (1.700 addetti, il più grande del gruppo), Marghera (1200 addetti) e Genova Sestri Ponente (800 addetti);
per il comparto militare e le commesse «speciali» (navi oceanografiche, diamantifere, rimorchiatori, e altro): Genova (progettazione, 400 addetti) e due cantieri navali a Riva Trigoso (Sestri Levante, 900 addetti) e al Muggiano (La Spezia, 800 addetti);
per i trasporti (navi ferries, traghetti per il trasporto di passeggeri, e altro) la progettazione nella già menzionata sede di Trieste e tre cantieri navali: Ancona (quasi 600 addetti), Castellammare di Stabia (600 addetti) e Palermo (500 addetti);
in ognuna delle predette città, alla luce dei numeri sopra ricordati, ciascun cantiere navale della società Fincantieri costituisce una delle principali aziende cittadine e dunque fonte di occupazione e ricchezza per i rispettivi territori, oltre a rappresentare un elemento caratterizzante e storicamente radicato, avendo segnato e permeato di sé le vicende sociali delle città medesime nel corso degli anni;
la crisi economica in atto, dapprima pervicacemente negata dal Governo, poi dichiarata subitaneamente conclusa ed infine esplicitamente riconosciuta in tutta la sua gravità - al punto da costringere in assoluta fretta ad una manovra correttiva per gli anni 2010-2012 di importo stimato pari a 24-28 miliardi di euro - rischia di avere ripercussioni drammatiche e ricadute occupazionali gravissime nel settore della cantieristica e, in particolare, sul gruppo industriale Fincantieri;
la situazione industriale del gruppo Fincantieri rientra in questo quadro di grave crisi economica, con circa 1600 lavoratori già attualmente collocati in cassa integrazione, che si stima potranno arrivare all'abnorme cifra di 2000 unità alla fine del 2010;
il Governo aveva dichiarato a fine dicembre 2009 l'avvio di commesse pubbliche straordinarie a sostegno del settore, delle quali non v'è traccia: per i due pattugliatori da parte del Ministero della difesa pare sia stato emesso solo in queste ore, con grande ritardo rispetto agli impegni assunti, il bando di gara e quindi la cantierabilità di queste due unità realisticamente non potrà avvenire prima di altri 5-6 mesi, mentre i 50 milioni di euro stanziati per finanziare la progettazione della nave multiruolo per la Marina militare sono solo nominali, perché in realtà quel finanziamento, ad avviso degli interpellanti, negli intendimenti del Governo serve a coprire anche diverse altre spese. Tutto ciò comporta il risultato pratico - già ampiamente denunciato dai sindacati di settore (FIM, FIOM e UILM) - che dalle commesse pubbliche per tutto il 2010 non arrivi nei cantieri navali neppure un'ora di lavoro -:
se i Ministri interpellati intendano adottare le opportune iniziative per garantire l'immediata cantierabilità delle commesse pubbliche solo ora messe a bando e ripristinare il finanziamento per la nave multiruolo della Marina militare nel suo integrale ammontare, onde scongiurare l'ulteriore acuirsi di una crisi di settore dalle ricadute occupazionali drammatiche per i lavoratori e per i territori coinvolti;
se e quali iniziative si intendano altresì assumere affinché vengano acquisite nuove commesse sul mercato mondiale per tutte le tipologie di costruzioni navali, onde scongiurare il rischio che importanti ordinativi finiscano all'estero.
(2-00759) «Di Pietro, Palagiano, Donadi, Favia, Scilipoti, Aniello Formisano, Paladini, Leoluca Orlando, Borghesi, Monai, Zazzera, Barbato, Razzi, Messina, Cambursano, Cimadoro, Di Stanislao, Di Giuseppe, Evangelisti, Mura, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Ciccanti, Vannucci, Agostini, Giovanelli, Cavallaro, Merloni, Giachetti, Lenzi, Naccarato».

Interrogazione a risposta immediata:

CESARIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dall'inizio del 2010 le famiglie italiane sono obbligate ad accettare l'ennesima revisione delle tariffe delle assicurazioni per responsabilità civile auto, che in media comporterà aumenti dei premi dichiarati dall'industria pari al 5-8 per cento. Tali variazioni saranno insostenibili per molte famiglie italiane e, soprattutto, meridionali, per cui si prospettano incrementi del premio rispetto al 2009 fino al 40 per cento, una misura insopportabile in un momento di crisi economica;
il 9 febbraio 2010 nell'audizione presso la Commissione finanze della Camera dei deputati il presidente dell'Ania Fabio Cerchiai ha dichiarato che nel settore della responsabilità civile auto le problematiche che determinano gli incrementi tariffari derivano da fattori strutturali e comuni all'intero territorio nazionale, quali l'elevata frequenza dei sinistri (in Italia è pari all'8,6 per cento, il doppio rispetto alla Francia e superiore del 40 per cento a quella della Germania; in provincia di Napoli raggiunge un assurdo valore del 15,4 per cento), la piaga delle frodi, l'anomala incidenza dei danni alla persona ed altri. I fenomeni patologici dovuti alle criticità di sistema sono oramai concentrati non più esclusivamente nel Mezzogiorno. L'industria dichiara che per i problemi segnalati occorrono soluzioni nell'interesse generale, ma continua a scaricare sulla collettività il costo delle proprie inefficienze;
le inefficienze organizzative delle imprese assicurative nel 2009 hanno comportato 47 milioni di euro di sanzioni irrogate dall'Isvap per la violazione delle leggi in materia di liquidazione dei sinistri per responsabilità civile auto, a testimonianza del fatto che l'industria non è impegnata in una seria strategia di riduzione del costo dei sinistri, condizione necessaria per una riduzione dei premi, e non opera con un orientamento al servizio e alle esigenze degli utenti;
la carenza cronica delle strutture organizzative di alcune imprese oggi fa vivere un incubo a tanti danneggiati in sinistri stradali prima di un giusto ristoro dei danni, anche perché poco diffuso è il risarcimento rapido in forma specifica. Le inefficienze organizzative delle imprese non consentono di accertare nell'imminenza dei fatti la dinamica dei sinistri ed i conseguenti danni, agevolano il diffondersi dei fenomeni fraudolenti, allungano i tempi di liquidazione dei sinistri, innalzano il relativo costo medio e inducono ad affrontare il contenzioso spesso solo per l'inerzia iniziale delle imprese;
non si riscontrano per alcune imprese le opportune strategie di investimento in risorse umane e nuove tecnologie per accelerare il risarcimento dei sinistri «veri» con offerte congrue e in tempi rapidi, evitando contenziosi inutili e contrastando i fenomeni fraudolenti delle organizzazioni che sistematicamente operano a danno delle imprese;
l'industria assicurativa poi nelle aree meridionali del Paese sta procedendo al ridimensionamento della presenza delle reti produttive e delle proprie strutture sul territorio, perdendo il controllo delle informazioni sulla clientela e sui danneggiati;
i problemi del settore sono gravi, considerato che il 29 marzo 2010 è stato emanato il provvedimento di liquidazione coatta della Progress s.p.a., una società con azionisti primari investitori maltesi, spagnoli e tedeschi, che per l'improvvisa esplosione del numero dei sinistri dovuta all'affidamento di incarichi agenziali sul territorio campano, arrecherà alla Consap - fondo di garanzia per le vittime della strada (cioè agli automobilisti italiani) un danno di decine di milioni di euro -:
con riferimento ai casi sopra esposti, quali siano i dati a conoscenza del Governo e, nell'ambito delle proprie competenze, quali iniziative ritenga sia urgente adottare sotto il profilo normativo al fine di evitare da parte delle imprese interessate comportamenti lesivi dei principi

della concorrenza e della trasparenza dei mercati, che nel nostro Paese hanno determinato ingiustificati aumenti dei costi delle assicurazioni rispetto alla media europea e tempi e modalità di risarcimento del danno insostenibili per i cittadini.
(3-01126)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRONER. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la decisione di Poste s.p.a. di ridurre di due terzi, da 22 a 8, nel comune di Trento, gli uffici dove i cittadini possono ritirare le raccomandate non consegnate per assenza del destinatario, ha creato notevoli disagi soprattutto alle persone anziane costrette a faticosi trasferimenti per raggiungere le poche sedi abilitate e a lunghe file agli sportelli;
le proteste degli enti locali e dei cittadini sono state fatte proprie dal centro di tutela dei consumatori di Trento, che ha chiesto al Ministero dello sviluppo economico di porre in essere le opportune verifiche negli uffici interessati all'accorpamento del servizio di distribuzione registrata;
i disservizi rilevati dall'ispettorato territoriale Trentino Alto Adige appaiono ingenti, particolarmente in alcuni uffici della città, dove si registra un aumento considerevole delle giacenze;
risulta all'interrogante che il Ministero dello sviluppo economico abbia invitato, all'inizio di giugno, Poste s.p.a a riconsiderare l'organizzazione degli uffici nel comune di Trento -:
quali misure siano state messe in atto da Poste s.p.a per far fronte ai disservizi rilevati dall'ispezione del Ministero;
quali ulteriori iniziative il Ministro intenda adottare per verificare l'adempimento da parte di Poste s.p.a, dei compiti istituzionali, in particolare quello di assicurare il servizio universale, secondo i parametri dettati dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 28 giugno 2008.
(5-03050)

Interrogazioni a risposta scritta:

CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale, e segnatamente dalla lettura di un'agenzia Ansa del 9 giugno 2010, la Indesit Company avrebbe varato un piano per il consolidamento della propria presenza industriale in Italia che, oltre a prevedere investimenti per circa 120 milioni di euro, determina anche la chiusura degli stabilimenti di Brembate Sopra (Bergamo) e Refrontolo (Treviso), che attualmente impiega circa 500 persone;
secondo quanto si apprende dalla lettura di una agenzia Adnkronos, datata 9 giugno 2010, Anna Trovò, segretario nazionale della FIM (Federazione italiana metalmeccanici), avrebbe chiesto all'Indesit Company la convocazione di un incontro finalizzato ad informare le rappresentanze sindacali e dei lavoratori sui contenuti dei programmi varati dall'ultimo consiglio di amministrazione della citata azienda;
la decisione assunta dalla Indesit Company di chiudere determinati stabilimenti industriali italiani suscita gravi perplessità, sia perché detta azienda opera in territori che hanno sempre rappresentato un motivo di vanto nazionale sotto il profilo della produzione industriale, ma che in questo momento storico appaiono particolarmente colpiti dalla crescita esponenziale della disoccupazione -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e in tal caso quali iniziative urgenti intenda assumere per scongiurare l'imminente chiusura dei citati stabilimenti produttivi di Brembate e Refrontolo;

se il Governo non ritenga di porre in essere ogni iniziativa necessaria volta a verificare possibili alternative alla chiusura di tali stabilimenti;
se il Governo non ritenga, alla luce di quanto descritto in premessa di destinare parte delle risorse derivate dai risparmi conseguiti per effetto della manovra economica di cui al decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 - recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica per favorire il rilancio competitivo della Indesit Company e la riconversione industriale dei citati stabilimenti produttivi.
(4-07592)

SCILIPOTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di gennaio 2010 la società petrolifera San Leon Energy, con sede all'estero, con esiguo capitale sociale ha ottenuto tre concessioni dal Ministero dello sviluppo economico, per effettuare ricerche petrolifere e di sostanze gassose in provincia di Trapani; nello specifico: due, nei tratti di mare tra Marsala e le isole Egadi, la terza nel tratto di mare tra Selinunte (Castelvetrano) e Sciacca, per una superficie di circa mille chilometri quadrati in una fascia di mare assai vicina alla costa (da un minimo di meno di 1 chilometro ad un massimo di 20 chilometri di distanza);
la società sta effettuando ricerche anche nella zona di mare, tra Marsala e le Isole Egadi, giacimento ritenuto, nel 1980, dall'ENI, antieconomico in quanto il petrolio sarebbe di cattiva qualità: è bituminoso, ha un alto grado di idrocarburi pesanti, è ricco di zolfo;
le ricerche interessano aree marine di grande pregio paesaggistico, ambientale e turistico come: le Isole Egadi, una parte consistente del costituendo Parco nazionale delle Egadi e del litorale trapanese, la riserva dello Stagnone di Marsala nel tratto di mare che riguarda l'Isola Lunga, e Selinunte di Castelvetrano, sede della riserva della foce del fiume Belice;
la società San Leon Energy ha chiesto la pronuncia di compatibilità ambientale al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministero per i beni e le attività culturali, al fine di eseguire tutte le azioni contenute nelle concessioni relative ai permessi per la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi, rilasciate nel mese di gennaio 2010, dal Ministero dello sviluppo economico;
le eventuali possibili perforazioni petrolifere metterebbero in serio rischio un tratto di mare e di natura ancora quasi del tutto incontaminati, con gravi danni per la flora e la fauna marina, oltre che per il turismo e l'economia di tutta l'intera zona. L'attività di ricerca, ma soprattutto di estrazione, comportano evidentemente non pochi rischi ambientali: con tali ricerche si corre seriamente il rischio concreto di trovarci tra qualche anno con piattaforme petrolifere davanti alla costa e pozzi petroliferi lungo la costa, con buona pace di tutti i progetti di sviluppo turistico. Le concessioni per effettuare ricerche petrolifere contrastano fortemente con una economia di sviluppo basato sull'ambiente, l'agricoltura di qualità e il turismo;
l'area marittima tra Marsala e le Egadi è piena di riserve naturali, banchi corallini e zone di pesca, in particolare: riserva marina protetta delle Egadi, riserva delle saline di Trapani e Paceco, riserva dello Stagnone di Marsala, sito archeologico di Mozia (patrimonio mondiale dell'Unesco);
in detto mare vi sono zone di ripopolamento ittico tra i più importanti del canale di Sicilia che alimentano, tra l'altro, le attività peschereccie delle Marinerie di Mazara del Vallo e Trapani; l'area di mare interessata è fortemente sismica e le perforazioni potrebbero interferire con fenomeni sismici secondari; lo spazio di mare vicino alle piattaforme sarà interdetto alla

navigazione con gravi danni alla pesca, alla balneazione ed alla nautica da diporto; eventuali piattaforme sarebbero ben visibili dalla costa ed anche dalla zona archeologica di Mozia e dalle spiagge di Marsala, Petrosino e Mazara del Vallo; le coste prospicienti all'area di mare citata sono interessate da notevoli attività turistiche con investimenti cospicui privati e pubblici; i mari interessati vantano da molti anni la bandiera blu, le eventuali piattaforme invece prospetterebbero in quelle stesse zone di pregio incommensurabili danni ambientali ed economici devastanti -:
quali criteri di scelta siano stati addotti dal Ministero dello sviluppo economico perché si sia potuto concedere il permesso per le ricerche di idrocarburi ad una società di limitatissima consistenza economica ed affidabilità;
perché non si sia valutato adeguatamente l'impatto fortemente negativo per le attività economiche della zona in campo turistico e peschereccio;
quali siano i rischi a cui un'area di mare ecologicamente assai pregiata verrebbe esposta dal rilascio di questa concessione, e questo anche alla luce dell'immane disastro ecologico che le trivellazioni petrolifere stanno provocando nel golfo del Messico;
quali iniziative i Ministri interrogati vorranno adottare in quanto ritenute necessarie alla salvaguardia di coste, fondali, flora e fauna marina, spiagge e di un mare unici al mondo, messe in pericolo dall'attività di ricerca citate in premessa;
se non si ritenga assolutamente urgente ed indispensabile bloccare definitivamente il rilascio nello specifico del permesso di ricerche di idrocarburi nel mare di Trapani, Isole delle Egadi, Marsala, Petrosino e Mazara del Vallo richiesto dalla società San Leon Energy.
(4-07593)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel dossier istruttorio sulla reale dinamica della proliferazione di impianti eolici in Italia, «L'eolico in Italia» - curato da Altura, Amici della Terra, CNP, Italia Nostra, Mountain Wilderness, LIPU, OLA, con il contributo e il sostegno di comitati, associazioni ambientaliste territoriali e ornitologiche di tutte le regioni italiane (rev. 3 maggio 2010 - coordinamento raccolta dati: Enzo Cripezzi) - emerge che, dopo il «position paper» del 2007, che prevedeva al 2020 una potenza installabile di 12.000 mw (differenziandoli 10.000 su terra ferma più 2000 off-shore) già a fine 2009 risultano 4.850 mw in servizio, secondo quanto censito da Terna-Enea, con ulteriori 3343 mw definitivamente autorizzati (e quindi in fase di realizzazione) per complessivi 7674 mw, pur non considerando impianti al di sotto di 10 mw;
secondo il dossier sopracitato ad oggi la potenza eolica complessiva tra installata e/o approvata dai pareri ambientali (preludio all'autorizzazione finale) si può valutare già in non meno di 11.000 mw e se poi si considerano le ulteriori istanze presentate, vi sarebbero progetti aggiuntivi per oltre 70.000 mw;
la stessa APER (associazione/produttori di energia da fonte rinnovabile) afferma che «la sostenuta crescita dell'eolico ha posto in risalto i problemi legati all'infrastruttura elettrica. Alcune linee della rete elettrica in alta tensione hanno infatti dimostrato di non essere più dotate di sufficiente capacità di trasporto per garantire il dispacciamento di energia prodotta dagli impianti eolici negli intervalli di tempo caratterizzati da ventosità sostenuta. Ciò conduce a frequenti congestioni di rete che si traducono per gli impianti eolici necessariamente in interventi di riduzione di potenza (mediamente superiori del 20 per cento) che TERNA - il gestore

della rete di trasmissione nazionale - ha la facoltà di imporre per garantire la sicurezza della rete. Purtroppo gli episodi di limitazione hanno acquisito da più di un anno ampia significatività, essendo ormai quasi quotidiani e persistenti. Le direttrici più colpite sono Andria-Foggia, Campobasso-Benevento e Benevento- Montecorvino, sulle quali insistono più di 1.500 mw eolici. (...) l'Aeeg ha quindi recentemente provveduto a riformare il sistema di indennizzo per l'energia producibile ma persa per effetto delle limitazioni (...) il quadro andrà a peggiorare ulteriormente a fronte dell'installazione di nuovi impianti»;
è evidente che centinaia di mw eolici sono stati autorizzati oltre la possibilità della rete al punto che il gestore della rete è costretto ad indennizzare alle società eoliche le necessarie riduzioni di produttività imposte per motivi di sicurezza, problematicità che si estenderà con la realizzazione di ulteriori impianti eolici -:
se e come il Ministro intenda far fronte a questa sovrapproduzione energetica;
come ritenga di esercitare una funzione pianificatoria che riequilibri l'attuale situazione;
come ritenga di far fronte ad un sistema di remunerazione praticamente privo di rischio di impresa e addirittura garantito anche quando il gestore della rete è costretto a interdire l'immissione in rete dell'energia nelle non poche situazioni in cui la rete è inadeguata a raccoglierla.
(4-07611)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano francese Les Echos di martedì 8 giugno 2010, la multinazionale del nucleare Areva potrebbe stanziare altri 380 milioni di euro, dopo l'annuncio di un nuovo ritardo di sei mesi nel cantiere del reattore nucleare EPR di Olkiluoto in Finlandia;
«Il campione francese del nucleare si appresta a fornire una nuova copertura compresa tra i 300 e i 450 milioni di euro, nel primo semestre, per il suo cantiere finlandese. Per ora, si parla di una cifra provvisoria di 380 milioni di euro», riferisce il quotidiano economico;
il gruppo francese ha annunciato il nuovo rinvio di 6 mesi per l'avviamento del reattore finlandese, ormai in ritardo di 4 anni rispetto al calendario iniziale;
il gruppo di energia finlandese TVO ritiene ormai che il reattore nucleare non produrrà elettricità prima del 2013, mentre il suo avvio era stato inizialmente previsto per l'aprile 2009;
Areva ha già registrato 2,3 miliardi di euro di fondi stanziati per il cantiere, per un costo iniziale del reattore valutato intorno ai 3 miliardi di euro -:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei ritardi e dell'aggravio di costi relativi all'avvio del reattore EPR;
se sia stata fatta una valutazione dell'impatto che questi problemi avranno rispetto alla scelta del Governo di rientro nel nucleare attraverso la realizzazione di questo tipo di reattore.
(4-07612)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian di martedì 1o giugno 2010, la Gran Bretagna deve affrontare un deficit di 4 miliardi di sterline per l'inevitabile smantellamento nucleare e per le scorie secondo quanto riferito da Chris Huhne, il Segretario per l'energia e il cambiamento climatico;
si tratta di un onere imprevisto che colpisce il budget del suo dipartimento, che è di 3 miliardi di sterline annue;

i costi addizionali derivano dalla crescita lenta della spesa per lo smantellamento nucleare e dalla diminuzione delle entrate, dovuta alla chiusura delle centrali più vecchie, continua Huhne;
Huhne ha rivelato, inoltre, che per l'anno finanziario corrente ci si aspetta un budget dell'Autorità per lo Smantellamento Nucleare in pareggio. Dal 2011-2012, il deficit improvvisamente crescerà fino a 850 milioni di sterline, nel 2012-2013 il divario aumenterà ulteriormente fino a 950 milioni di sterline e poi a 1,1 miliardi nei due anni consecutivi;
il deficit è equivalente alla rimozione di un sesto dei tagli complessivi della spesa pubblica identificati dal Tesoro la scorsa settimana;
Huhne insiste: «Non penso sia possibile, per chiunque sia responsabile, non occuparsi del problema. Dobbiamo occuparcene; ciò per cui stiamo pagando, in realtà, sono decenni di elettricità nucleare a basso costo: ora, a posteriori, ci troviamo improvvisamente a pagare un conto enorme»;
le dichiarazioni del Segretario, inoltre, forniscono ulteriori elementi per coloro che ritengono che una nuova generazione di centrali nucleari in Gran Bretagna comporterà costi maggiori di quanto sostiene l'industria;
Huhne, liberale democratico e scettico nucleare, sottolinea la necessità di assicurare che ogni nuova centrale nucleare sia sostenuta da una serie di accordi che escludano qualunque sussidio pubblico. In ogni caso ci sono segni crescenti che il nuovo programma di costruzione di centrali stia slittando a causa dei costi in aumento;
se il Tesoro rifiutasse di accollarsi la totalità dei costi, il dipartimento di Huhne sarebbe inevitabilmente costretto ad intervenire con tagli, con conseguenti possibili implicazioni per i programmi sull'efficienza energetica e sul cambiamento climatico -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle dichiarazioni del Segretario britannico Huhne e della situazione precaria in cui versa la Gran Bretagna a causa della politica energetica intrapresa;
se sia stata fatta una valutazione, alla luce delle esperienze inglesi e di altri Paesi che anni or sono hanno optato per il nucleare, delle implicazioni in termini di decomissing.
(4-07614)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Callegari e altri n. 4-01272, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-01327, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Buonanno n. 4-02396, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti e Reguzzoni n. 4-04512, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta orale Cardinale e Burtone n. 3-00722, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Samperi.

L'interrogazione a risposta scritta Comaroli n. 4-05113, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni n. 5-02486, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Siragusa e De Biasi.

L'interrogazione a risposta scritta Callegari n. 4-06189, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione De Pasquale n. 5-02719, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta in Commissione Coscia n. 5-02831, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta orale Servodio e altri n. 3-01117, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Negro e altri n. 4-07546, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Negro altri n. 4-07547, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-07574, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Beccalossi n. 1-00389, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 336 del 14 giugno 2010.

La Camera,
premesso che:
la crisi economica e finanziaria congiunturale che ha colpito numerosi Paesi, tra cui l'Italia, insieme alla contrazione del sostegno comunitario all'agricoltura ha indubbiamente avuto effetti negativi sul settore primario italiano;
da alcuni anni si assiste ad un calo costante dei redditi agricoli, a causa del notevole differenziale di crescita tra i prezzi dei prodotti ed i costi di produzione, dovuto ad una flessione dei prezzi alla produzione del 12 per cento e ad una riduzione meno marcata dei costi dei mezzi produttivi, in calo solo del 2 per cento;
relativamente al credito in agricoltura si è constatato che l'effetto della crisi ha determinato un progressivo incremento del volume degli oneri finanziari per le aziende agricole, a seguito di un innalzamento del costo medio del finanziamento esterno, e che le erogazioni di credito agrario sono diminuite nel 2009 rispetto agli anni precedenti;
nonostante la crisi, l'Italia ha una quota di export agroalimentare a livello mondiale (5 per cento) in linea con quella di importanti Paesi, come Cina, Spagna e Canada, e superiore ad altri Paesi di rilievo, come Argentina e Australia;
nel mercato internazionale il disavanzo strutturale della bilancia commerciale dell'agroalimentare è andato riducendosi nel corso degli ultimi anni, passando dai quasi 8 miliardi del 2004 ai circa 6,5 miliardi di euro del 2009. Tale riduzione è stata raggiunta, soprattutto, grazie ai prodotti del made in Italy, che non solo presentano un saldo positivo pari a quasi

9,5 miliardi di euro, ma che, con un livello delle esportazioni che nel 2009 è stato di 15,5 miliardi di euro, nel corso del quinquennio hanno visto crescere il saldo del 54 per cento;
il Governo, consapevole dell'importanza del made in Italy agroalimentare, ha adottato incisive misure in materia di contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari ed ittici, rafforzando anche i controlli nel settore;
appare ormai improrogabile costruire un dialogo forte e articolato con le regioni, anche al fine di rendere coerenti gli interventi previsti nel piano di sviluppo rurale, evitando il disimpegno dei fondi comunitari, come pure occorre assicurare un quadro normativo organico a supporto del sistema imprenditoriale, anche attraverso la riapertura della delega in materia di modernizzazione del settore e di definizione del codice agricolo;
appare necessario «sburocratizzare» il settore agricolo e rafforzare la rete di servizi a favore delle imprese agricole;
il Governo, seppure costretto a causa della crisi economica e finanziaria a veicolare gli interventi normativi secondo logiche di razionalizzazione delle risorse e di riduzione degli sprechi, è intervenuto con forza per contrastare la crisi nel settore agricolo;
con la legge finanziaria per il 2010 sono stati stanziati complessivamente, per il solo triennio 2010-2012, circa 1 miliardo e 115 milioni di euro per le finalità dei settori agricoli ed agroalimentari;
tra gli interventi non bisogna dimenticare la proroga delle agevolazioni contributive per i datori di lavoro agricoli di zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate (cosiddette ex Scau), che, tuttavia, appare necessario rinnovare quanto prima, essendo prossima la scadenza di tali agevolazioni;
la legge finanziaria per il 2010 ha anche previsto la destinazione da parte del Cipe di 100 milioni di euro per le esigenze del settore agricolo, proprio al fine di prevedere misure anticrisi nel settore agroalimentare italiano;
il rifinanziamento del fondo di solidarietà nazionale-incentivi assicurativi attuato con la legge finanziaria per il 2010 è risultato sufficiente sia a coprire i fabbisogni del 2009, sia a soddisfare i fabbisogni del triennio 2010-2012, essendo stati stanziati 120 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012, a cui si aggiungono le risorse comunitarie attivabili nel contesto dell'organizzazione comune di mercato del settore del vino, pari a 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012. A questi si aggiungono in tabella D della legge finanziaria per il 2010 ulteriori 51,9 milioni di euro per il 2010, 16,7 milioni di euro per il 2011 e 16,7 milioni di euro per il 2010, attinti dal fondo di cui all'articolo 5 della legge n. 183 del 1987, oltre a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 a valere sulle maggiori entrate derivanti dall'applicazione del cosiddetto scudo fiscale;
nel «decreto-legge milleproroghe» è stato possibile inserire, grazie all'apporto del Governo, il consolidamento delle agevolazioni per la piccola proprietà contadina (appc) per tutto il 2010;
anche nell'ultimo provvedimento di natura economica del Governo, il «decreto-legge incentivi», sono state stanziate risorse a favore dell'agricoltura, in particolare introducendo incentivi per l'acquisto di nuovi macchinari agricoli;
nella legge comunitaria 2009, approvata definitivamente meno di un mese fa, sono contenute numerose norme per rendere l'agricoltura italiana più competitiva, per aumentare il reddito nel settore primario e per rendere la burocrazia meno oppressiva. Tra gli interventi si ricordano: l'articolo 17 della legge, che consente l'assoggettamento alla dichiarazione di inizio attività per gli impianti per la produzione di energia elettrica con capacità di generazione non superiore ad un

megawatt elettrico; la revisione degli incentivi per la produzione di energia elettrica prodotta da impianti alimentati da biomasse e biogas, al fine di promuovere la realizzazione e l'utilizzazione di impianti in asservimento delle attività agricole; la definizione di alcol etilico di origine agricola proveniente dalle distillazioni vinicole quale bioliquido per scopi energetici. Sempre la legge comunitaria 2009 ha introdotto l'esclusione dall'ambito di applicazione del decreto legislativo n. 194 del 2008 sui controlli sanitari ufficiali di tutte le attività dell'imprenditore agricolo comprese nell'articolo 2135 del codice civile, incluse quelle connesse. Ciò ha consentito di escludere dal pagamento del ticket per i controlli sanitari la produzione aziendale di vino, formaggi, olio, salumi ed altro da parte degli imprenditori agricoli;
nel settore bieticolo-saccarifero il Governo ha dimostrato attenzione alle necessità del comparto e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, dottor Giancarlo Galan, ha confermato l'impegno a stanziare gli aiuti nazionali autorizzati dalle normative comunitarie per i complessivi 86 milioni di euro relativi agli anni 2009 e 2010, trovando la necessaria copertura finanziaria;
nel settore vitivinicolo, il Governo ha adottato il decreto legislativo «Tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini», volto a mettere ordine in uno dei settori più prestigiosi e importanti dell'agroalimentare italiano ed incardinato sulla tutela e sulla valorizzazione della qualità di un prodotto d'eccellenza del nostro Paese;
il Governo, nella convinzione che la semplificazione e la conoscibilità delle norme costituiscano un importante volano per lo sviluppo, ha adottato lo schema di decreto legislativo di riordino delle normative sull'attività agricola, il cosiddetto codice agricolo, attualmente in attesa del parere della conferenza unificata, volto a semplificare e accorpare il quadro legislativo dell'agricoltura italiana, rendendo fruibile a tutti una materia per ora dispersa tra il codice civile, le leggi speciali emanate nel corso di quarantanni e alcuni commi di leggi finanziarie;
sempre nell'ottica di favorire lo sviluppo mediante la semplificazione del quadro normativo, il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha adottato il cosiddetto decreto unico sulla politica agricola comune, che costituisce il risultato della ricognizione e raccolta in un unico testo coordinato dei decreti ministeriali concernenti l'applicazione italiana della riforma di medio termine della politica agricola comune;
nel settore della pesca il Governo sta agendo con grande risolutezza, cercando di contrastare la gravissima crisi che coinvolge il settore, soprattutto dopo la fine del periodo transitorio di oltre 3 anni di alcune disposizioni contenute nel regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo), che toccano direttamente più del 25 per cento della nostra flotta peschereccia;
con riferimento alla situazione finanziaria del settore della pesca, la legge finanziaria per il 2010 ha prorogato il programma nazionale triennale della pesca ed il decreto-legge n. 162 del 2008 ha stanziato a favore della pesca 30 milioni di euro, volti a contrastare il «caro gasolio», conseguente all'aumento del prezzo del petrolio;
anche per il 2010 verrà pagato il fermo biologico con le risorse della cassa integrazione in deroga;
relativamente al regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo), il ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha deciso di attivare le richieste di deroghe consentite dal regolamento comunitario e ha costituito una «unità di crisi», dove, grazie alla presenza delle regioni e delle associazioni professionali, saranno anche vagliate le necessarie e possibili iniziative a sostegno delle imprese e del personale imbarcato;

in merito al «piccolo strascico costiero», il Governo si sta, inoltre, adoperando per individuare le misure in grado di limitare al massimo l'impatto sociale ed economico determinato dalle nuove regole comunitarie ed è in corso un'istruttoria per la messa in opera dei provvedimenti previsti dal fondo europeo per la pesca,

impegna il Governo:

ad operare al fine di proseguire ed implementare l'azione di sostegno all'agricoltura italiana attraverso misure volte a sostenere i settori in crisi, anche attraverso azioni di negoziazione a livello comunitario, con particolare riferimento al settore ittico, lattiero-caseario, cerealicolo, oleicolo, frutticolo;
a promuovere il made in Italy all'estero in modo efficace, anche eliminando duplicazioni di funzioni e razionalizzando l'azione delle amministrazioni coinvolte, mediante la soppressione di tutti gli enti o società ritenuti inutili;
a promuovere e rafforzare l'accesso al credito degli imprenditori agricoli e a valutare l'opportunità di una detassazione parziale dei redditi, consentendo un aumento della competitività del comparto;
ad intraprendere un costruttivo dialogo con le regioni ai fine di rendere coerenti gli interventi previsti nel piano di sviluppo rurale, evitando il disimpegno dei fondi comunitari;
a continuare nell'opera di «sburocratizzazione» in favore delle imprese agricole;
a valutare l'opportunità di stabilizzare gli oneri contributivi per le aree montane e svantaggiate almeno per tutto il 2010;
a reperire con immediatezza le risorse finanziarie necessarie per la ristrutturazione del settore bieticolo-saccarifero;
ad attivare tutte le iniziative ritenute opportune, normative e negoziali, con l'Unione europea, al fine di ridurre al minimo le conseguenze negative sul settore ittico italiano del regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio (cosiddetto regolamento Mediterraneo) e di prevedere adeguate risorse finanziarie per tutelare i lavoratori e le imprese del settore.
(1-00389) (Nuova formulazione) «Beccalossi, Baldelli, Sardelli, Bellotti, Biava, Catanoso, D'Anna, De Camillis, De Girolamo, Di Caterina, Dima, D'Ippolito Vitale, Faenzi, Gottardo, Marinello, Nastri, Nola, Romele, Rosso, Taddei, Gaglione».

Ritiro di un documento del Sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Brigandì n. 2-00731 del 26 maggio 2010.