XVI LEGISLATURA
TESTO AGGIORNATO AL 14 GIUGNO 2010
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
la crisi che ormai da mesi sta gravemente interessando i principali settori dell'agricoltura sta colpendo duramente i nostri agricoltori, senza che all'orizzonte si intravedano vie di uscita. È una situazione che diventa ogni giorno sempre più difficile e complessa e, soprattutto davanti al disinteresse del Governo, che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non ha compreso la reale portata dei problemi delle imprese agricole, c'è bisogno di politiche e strategie economiche di ampio respiro che coinvolgono tutto il sistema produttivo del Paese;
in questa fase l'agricoltura è stata pesantemente interessata dalla crisi, il che ha causato tre effetti principali: la diminuzione del fatturato delle imprese, il peggioramento del margine di filiera e della forbice tra prezzo al consumo e prezzo agricolo alla produzione e la diminuzione dei redditi;
le imprese devono fronteggiare una situazione pesantissima: i costi produttivi sono arrivati a livelli insostenibili, gli oneri sociali sono sempre più gravosi, mentre i prezzi sui campi continuano a scendere in maniera preoccupante e gli adempimenti burocratici creano non poche difficoltà. I redditi, nonostante la crescita del 2008, scontano i crolli registrati negli ultimi anni. Le risposte del Governo sono state, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, parziali, riduttive o sbagliate;
la Confederazione italiana agricoltori rileva che il calo complessivo per i prezzi agricoli all'origine, ad aprile 2010, è stato del 4,5 per cento. E questo fa seguito ad una flessione del 9,6 per cento nel mese di marzo 2010 e del 13,4 per cento del 2009. Una caduta libera che, sommata all'aumento dei costi produttivi, contributivi e burocratici, ha determinato un taglio netto (meno 20,6 per cento solo nel 2009) dei redditi degli agricoltori, sempre più in grande affanno;
in Italia l'incremento dei prezzi nel settore agroalimentare è determinato, oltre che da fattori strutturali, quali l'eccessiva lunghezza delle filiere produttive, la scarsa propensione all'associazionismo tra produttori, l'inadeguatezza e arretratezza delle infrastrutture logistiche e di trasporto, la scarsa informazione dei consumatori, anche dalla proliferazione dei comportamenti speculativi;
l'incremento dei prezzi al consumo ha creato una ricchezza che si è dissipata nella filiera produttiva, senza arrivare al primo anello della catena, ovvero al produttore agricolo e zootecnico. Al contempo, a causa dell'aumento dei prezzi di acquisto dei fattori di produzione, sopportato dalle aziende agricole, la redditività delle stesse si è ridotta drasticamente. Gli attori che hanno subito maggiormente gli effetti del rialzo dei prezzi sono stati, quindi, gli estremi della filiera produttiva: il consumatore e il produttore;
bisogna dare un sostegno agli agricoltori e ai destinatari finali dei prodotti, ovvero ai consumatori: i primi devono poter vedere assicurate condizioni necessarie per poter competere sui mercati, a fronte di un adeguato investimento, mentre ai secondi è doveroso garantire il diritto ad una trasparente informazione, unitamente alla corretta formazione del prezzo;
è da sottolineare anche la carenza di efficaci meccanismi di monitoraggio e di controllo dei prezzi dei prodotti agroalimentari, nonché la fragilità dell'apparato ispettivo e sanzionatorio;
la fragilità dell'organizzazione della filiera distributiva e la scarsa propensione all'aggregazione in determinate aree regionali e subregionali meridionali, dove il contesto ambientale è fortemente influenzato dalla criminalità organizzata (ma ormai
si registrano infiltrazioni criminali anche in alcuni importanti mercati del Centro-Nord), la quale ha assunto un ruolo centrale nel controllo dei mercati ortofrutticoli e florovivaistici, nella gestione delle fasi di intermediazione logistica e del trasporto, nella proprietà diretta di ipermercati e di diverse attività di ristorazione, con possibilità enormi di incidere sulla fissazione dei prezzi dei prodotti e di promuovere condotte monopolistiche;
oltre a un prezzo equo, la seconda condizione da garantire per il consumatore è un'adeguata informazione, tale da permettergli di compiere scelte consapevoli al momento dell'acquisto. A questo proposito la tracciabilità del prodotto risulta fondamentale nella sua funzione di garante della sicurezza alimentare e della qualificazione del prodotto stesso. Infatti, la possibilità di identificare, documentare e comunicare tutti i percorsi che un prodotto segue, dal primo momento fino all'acquisto da parte del consumatore, può portare alla realizzazione di un chiaro ed inequivocabile elemento identificativo (etichetta), che, oltre ad accompagnare il prodotto di qualità, deve anche saper giustificare le difformità tra i prezzi e lasciare la scelta finale e informata all'utente;
il reddito dei produttori agricoli italiani, secondo i dati 2009 resi noti dall'Eurostat, ha segnato un calo del 20,6 per cento rispetto al 2008. Il quadro risulta ancora più grave se si prende in esame il periodo 2000-2009: in dieci anni nelle campagne è stato bruciato quasi il 36 per cento dei redditi, a fronte di una crescita di oltre il 5 per cento della media europea;
l'attuale situazione economica ha influito negativamente sui redditi degli agricoltori, ma ha costituito un ulteriore ostacolo per i giovani imprenditori agricoli. In Italia il ricambio generazionale in agricoltura permane sempre ai livelli più bassi d'Europa. Il numero dei conduttori agricoli sotto i 40 anni rappresenta il 6,9 per cento, con un costante trend in diminuzione dagli anni 2000. Di contro quelli con età superiore a 65 anni sono oltre il 44 per cento del totale;
occorre, per questo motivo, sviluppare politiche ed interventi che diano impulso all'imprenditoria giovanile, affinché si favorisca sia il ricambio generazionale che la ristrutturazione fondiaria, per costituire nuove imprese agricole di più grandi dimensioni ed indirizzi produttivi, al fine di garantire una soddisfacente sostenibilità economica;
nel nostro Paese sussistono, infatti, molte difficoltà legate all'insediamento giovanile. Tra queste ci sono la scarsa mobilità fondiaria e l'accesso al bene terra, gli alti costi di avviamento, l'incertezza delle prospettive economiche, la scarsità di formazione e di servizi di consulenza adeguati. Ostacoli ai quali si aggiungono gli oneri amministrativi connessi all'esercizio dell'attività agricola, gli elevati prezzi di affitto e di acquisto dei terreni, gli alti costi dei macchinari e, in generale, degli investimenti;
nonostante l'impegno unanime svolto della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, per individuare le migliori soluzioni per affrontare la crisi e rafforzare tale settore, c'è sempre stato il problema di coprire le necessarie risorse finanziarie. Si possono elaborare i migliori progetti, ma, se sono insufficienti le risorse, il lavoro diventa inutile e le varie proposte si arrestano;
ogni manovra varata da parte del Governo non ha fatto altro che tagliare risorse vive all'agricoltura. La legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria per il 2010), ha tolto agli agricoltori risorse per oltre un miliardo di euro, tra cui 450 milioni di euro dei fondi per le aree sottoutilizzate, 550 milioni di euro per la cancellazione del «bonus gasolio» e la fine delle agevolazioni contributive a favore degli agricoltori nelle zone montane e svantaggiate a decorrere dal 1o agosto 2010. A questi si aggiungono il crollo dei prezzi sui campi (meno 13,4 per cento nel
2009), gli aumenti dei costi produttivi, contributivi e burocratici (oltre il 10 per cento) e la caduta verticale dei redditi (meno 20,6 per cento). Il quadro - confermato sia dall'Istat che dall'Ismea - è chiaro: il mondo agricolo è in piena emergenza;
con il fondo di solidarietà nazionale, così come sottofinanziato dalla legge finanziaria per il 2010, non si copre neanche il 30 per cento delle necessità;
in particolare, la filiera bieticolo-saccarifera in Italia è interessata da una gravissima crisi, che rischia definitivamente di compromettere il futuro del settore e di provocare il degrado di una consistente superficie di terreno agricolo di pregio e la perdita di posti di lavoro. Malgrado gli impegni assunti dal Governo, nulla è stato fatto in tal senso ed ancora mancano gli 86 milioni di euro che l'Esecutivo si era impegnato a reperire;
nel settore della pesca le limitazioni che l'Unione europea pone a salvaguardia di alcune specie in squilibrio biologico, unitamente ad uno spostamento significativo del mercato verso prodotti ittici semilavorati e sfilettati di importazione, stanno mettendo in crisi un comparto che invece dovrebbe trovarsi nelle migliori condizioni per soddisfare il consumo crescente di prodotti ittici;
come si stanno trovando i fondi per altri settori, anche per l'agricoltura occorre individuare le risorse indispensabili per un settore in tracollo, con la chiusura di migliaia di imprese, soprattutto quelle che operano nelle zone di montagna e nei terrori svantaggiati;
sono necessarie politiche e strategie economiche di ampio respiro, che rimuovano gli eccessi burocratici di cui sono vittime le imprese agricole, che aiutino l'agricoltura italiana a gestire il cambiamento e a cogliere le opportunità offerte dalla politica agricola comune, ancora pochissimo esplorata, e che coinvolgano tutto il sistema produttivo del Paese,
impegna il Governo:
ai fini di un rilancio del settore in termini di competitività, ad adottare gli opportuni interventi nel settore agroalimentare, tenendo conto delle seguenti priorità:
a) rafforzare ulteriormente le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli e di contrasto alla contraffazione ed all'«agropirateria» sui mercati interni ed esteri;
b) sostenere la filiera agricola e, in particolare, la competitività del settore agroalimentare e della pesca per i prodotti del made in Italy;
c) migliorare la competitività dei sistemi agricoli ed agroindustriali, in un contesto di filiera, attraverso l'introduzione di innovazioni, il rafforzamento delle funzioni commerciali, la gestione integrata in tema di qualità, sicurezza ed ambiente, anche al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti da smaltire, il consumo delle risorse naturali e il potenziale inquinante;
d) emanare uno specifico provvedimento volto ad estendere l'obbligo dell'indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti agroalimentari, istituendo un sistema obbligatorio di tracciabilità della filiera, intendendosi per tale l'insieme di atti e di procedure diretto ad assicurare la conoscenza del luogo di origine e di provenienza di un prodotto, nonché a garantire la trasparenza;
e) assumere iniziative necessarie a definire una normativa penale adeguata per colpire i gravi fenomeni di criminalità organizzata che si registrano nel mercato del lavoro agricolo;
f) incentivare e motivare l'ingresso dei giovani nell'imprenditoria del settore e, quindi, favorire un auspicato ricambio generazionale e l'aumento delle dimensioni delle imprese agricole;
g) favorire l'aggregazione tra gli agricoltori come nuovo strumento di sviluppo, al fine di creare migliori condizioni di competitività, attraverso un maggiore e coordinato controllo dell'offerta, sia da un punto di vista logistico che di specializzazione del lavoro;
h) adottare le opportune iniziative normative al fine di stabilizzare le agevolazioni contributive per le imprese agricole
operanti in determinate zone svantaggiate e prevedere una loro estensione a tutte le piccole e medie imprese agricole;
i) prestare maggiore attenzione alla dimensione problematica degli infortuni in agricoltura, anche al fine di elevare la sicurezza dei lavoratori e la qualità del lavoro in questo settore;
l) attuare opportune iniziative per il ripristino dello stanziamento del fondo di solidarietà nazionale, al fine di dare piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura per far fronte ai sempre più frequenti e devastanti cambiamenti climatici;
m) individuare le risorse necessarie per consentire il rifinanziamento del fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera;
n) sostenere in via prioritaria alcuni settori strategici, soprattutto per lo sviluppo ed il rilancio dell'agricoltura del Mezzogiorno, tra cui i settori ortofrutticolo, vitivinicolo e cerealicolo, con l'obiettivo di sostenere alti standard di prodotto idonei a soddisfare i requisiti del mercato su tutto il territorio;
o) assumere iniziative per avviare un processo negoziale in Europa necessario per individuare misure e aiuti a sostegno delle produzioni mediterranee fortemente colpite dalla crisi economica;
ad adottare iniziative volte a risolvere i problemi del settore della pesca, come la ristrutturazione e il salvataggio delle imprese in crisi, nonché la rimodulazione degli investimenti strutturali del fondo europeo per la pesca, favorendo la possibilità di integrazione del reddito mediante lo sviluppo di attività di itticoltura.
(1-00385) (Nuova formulazione) «Di Giuseppe, Rota, Borghesi, Donadi, Evangelisti».
La Camera,
premesso che:
il settore agroalimentare rappresenta un tessuto produttivo di oltre un milione di imprese, che costituiscono il 16 per cento del totale delle imprese italiane;
vi è un comparto agroalimentare industriale con più di 70 mila imprese, che vale complessivamente oltre 220 miliardi di euro;
nel made in Italy è il secondo comparto, dopo il manifatturiero, in termini di contributo all'economia nazionale, con un'incidenza pari al 15 per cento del prodotto interno lordo;
la crisi economica internazionale ha avuto in Italia pesanti ripercussioni, soprattutto nel settore agricolo, con conseguenze ed effetti pesanti in alcuni settori, quali la diminuzione dei prezzi agricoli e del fatturato delle imprese e la diminuzione dei redditi;
l'economia e le imprese agricole e agroalimentari sono sottoposte, al pari di ciò che sta accadendo al sistema economico nazionale, in modo diretto e indiretto, alle gravissime conseguenze della crisi mondiale economico-finanziaria, i cui segnali sono ben manifesti;
le imprese agricole, costrette sempre più spesso all'indebitamento, stanno incontrando difficoltà crescenti in termini occupazionali e di accesso al credito;
in Italia nel 2009 la diminuzione dei prezzi, della produzione e dei redditi è stata la conseguenza di altri fattori che prescindono dalla crisi: il settore vitivinicolo è caratterizzato ormai da anni da un forte squilibrio tra domanda ed offerta, senza considerare una sempre più forte competizione a livello sia europeo che mondiale dovuta al regime di liberalizzazione degli scambi e della riduzione dei costi di trasporto;
è soprattutto il Sud d'Italia a fare le spese di tale crisi, perché proprio lì si concentrano i settori maggiormente colpiti dalla recessione economica: olio d'oliva, vino, grano e generi ortofrutticoli;
secondo il rapporto del Fondo monetario internazionale, i prezzi delle materie prime alimentari sono destinati a restare sotto pressione e «giocare» adesso con l'inflazione dei prezzi delle materie prime significa innescare una nuova crisi, perché si va a stravolgere il sistema produttivo e la precaria stabilità sociale;
fino ad oggi la politica del Governo di intervento sulla crisi è stata, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, insufficiente e senza una strategia mirata al ripristino della competitività del settore agricolo e agroalimentare;
in particolare, gli agricoltori e le loro organizzazioni attendevano dal Governo un pronunciamento chiaro su temi come il rifinanziamento del fondo di solidarietà e le agevolazioni fiscali e previdenziali per le zone svantaggiate e per il settore bieticolo-saccarifero che si trova da tempo in notevole difficoltà,
impegna il Governo:
ad adottare tempestivamente provvedimenti per l'agricoltura e l'agroalimentare, al fine di stabilire un nuovo regime condiviso che permetta a tutta la filiera agroalimentare e agroindustriale di operare di nuovo in maniera competitiva;
ad individuare un disegno di rilancio e di sviluppo del settore in questione come è stato fatto in Paesi quali la Francia, la Spagna e la Germania, che hanno stanziato importanti risorse per il sostegno del settore agricolo, mediante:
a) maggiori controlli per migliorare il funzionamento dei mercati e una maggiore trasparenza;
b) iniziative volte alla proroga degli sgravi contributivi per i territori montani e le aree svantaggiate;
c) il reperimento delle risorse necessarie alla sopravvivenza del settore bieticolo-saccarifero;
d) provvedimenti mirati ad affrontare e contrastare la crisi delle aziende viticole, attraverso politiche di sostegno;
e) una maggiore efficienza dei sistemi di certificazione, etichettatura e controllo della qualità e dell'origine dei prodotti;
f) iniziative finalizzate al ripristino dello stanziamento del fondo di solidarietà nazionale al livello di 250 milioni di euro annui;
g) una maggiore efficienza e velocità relativamente ai pagamenti del programma di sviluppo rurale, i cui ritardi sono dovuti principalmente ad un'eccessiva burocrazia ed a problemi di carattere politico ed amministrativo.
(1-00386) «Ruvolo, Vietti, Naro, Lusetti, Delfino, Compagnon, Ciccanti, Volontè, Galletti, Libè, Rao, Mereu, Cera».
La Camera,
premesso che:
lo stato di difficoltà in cui, da tempo, si trova la nostra agricoltura ha la sua più evidente rappresentazione nella squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari, che, per ogni euro speso per il consumo di beni alimentari, vede 60 centesimi andare a retribuire la fase della distribuzione, 23 quella dell'industria alimentare e appena 17 la fase agricola;
l'attuale squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agroalimentari è, in parte, da considerare la diretta ed inevitabile espressione di processi fisiologici, conseguenti lo sviluppo economico che, nel corso del tempo, hanno determinato una sorta di «terziarizzazione» delle filiere medesime, evidenziando la differente evoluzione dell'organizzazione economica realizzata dalle imprese in esse operanti e, in specie, acuendo il contrasto tra il sostanziale mantenimento del modello produttivo agricolo, fondato su imprese di piccola dimensione a conduzione familiare, e la tendenza alla concentrazione delle componenti industriali e distributive, che, a monte e a valle, hanno stretto l'agricoltura in una morsa di progressivo peggioramento delle ragioni di scambio, che, a sua volta, ha dato luogo ad
un crescente squilibrio di forza contrattuale, che è, poi, alla base della sfavorevole distribuzione del valore di cui sopra;
il carattere strutturale degli squilibri all'interno delle filiere agroalimentari è confermato dall'evoluzione di medio/lungo periodo dell'andamento dei redditi agricoli, che, nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2009, ha mostrato pesanti segni di cedimento;
il superamento, o almeno l'attenuazione, delle già evidenti, nonché crescenti, difficoltà dell'agricoltura ad ottenere livelli di reddito sufficienti per remunerare adeguatamente la propria fase produttiva è strettamente legato alla possibilità che la stessa agricoltura riesca ad accrescere il proprio peso contrattuale e, quindi, riesca a migliorare la propria organizzazione economica, all'interno delle filiere agroalimentari;
il rafforzamento della componente agricola all'interno delle filiere agroalimentari è da considerare una priorità di politica economica generale, in quanto l'agricoltura è la componente centrale di un sistema socioeconomico complesso, che include l'insieme delle attività economiche, che vanno dalla fornitura dei fattori produttivi agricoli al consumo finale dei prodotti agroalimentari e che vale circa 240 miliardi di euro, pari al 15 per cento del prodotto interno lordo;
l'accordo sull'health check ha costituito l'atto conclusivo del lungo processo di revisione della politica agricola comune, che era stato avviato, nel 1992, con la «riforma Mac Sharry» e che ha condotto ad un nuovo assetto della stessa politica agricola comune, nella quale sono state, di fatto, smantellate tutte le tradizionali misure a sostegno dei mercati ed è stata, per contro, realizzata una nuova articolazione fondata su due sole linee di intervento destinate, rispettivamente, al pagamento di aiuti diretti al reddito degli agricoltori ed alle cosiddette politiche di sviluppo rurale;
nonostante la lunga fase di riforma della politica agricola comune possa ritenersi conclusa, resta, comunque, viva l'attenzione rispetto al ruolo ed al peso che le politiche agricole dovranno avere nel futuro contesto comunitario, tanto è vero che, a livello europeo, è attualmente in corso una consultazione popolare sulla politica agricola comune, i cui risultati saranno utilizzati dalla Commissione europea per mettere a punto un documento di riflessione e di proposte sulla politica agricola comune del futuro, del quale è stata già annunciata la presentazione entro il 2010;
nell'attuale contesto, caratterizzato dalle difficoltà economiche generali, il Governo ha fornito le risposte necessarie, non solo per fare fronte alle emergenze, ma anche per impostare una politica di sviluppo di lungo periodo, realizzando importanti accordi in sede europea ed internazionale (accordo sull'health check, G8 agricolo) e rafforzando e conferendo stabilità ad importanti strumenti di politica agraria nazionale (il potenziamento dei controlli sulla sicurezza alimentare, la stabilizzazione dell'aliquota irap, il rifinanziamento, per tre anni, del fondo di solidarietà nazionale);
nel quadro del nuovo assetto dell'intervento comunitario a sostegno dell'agricoltura, raggiunto con l'health check, nonché nella prospettiva dei futuri adeguamenti che si potranno rendere necessari dopo il 2013, appare necessario rafforzare il già rilevante impegno di questa prima parte di legislatura ed avviare un profondo ripensamento delle politiche agrarie nazionali e regionali, che, ancor più che in passato, dovranno essere particolarmente attente a modulare i loro interventi, in funzione della necessità di cogliere la dimensione territoriale dell'agricoltura e di creare le condizioni necessarie, affinché le diverse forme di agricoltura presenti sul territorio nazionale possano avviare e sostenere processi di sviluppo fondati sulla valorizzazione delle loro risorse endogene e, quindi, in forma
coerente, rispetto alle loro esigenze e potenzialità,
impegna il Governo:
ad adottare iniziative, anche solo di carattere normativo, mirate a favorire il miglioramento dell'organizzazione economica delle imprese agricole all'interno delle filiere agroalimentari e, in specie, ad accrescerne il ruolo ed il peso contrattuale all'interno delle filiere medesime, nonché a ridurre le distanze tra la fase produttiva agricola ed il consumo finale;
ad adottare tutte le iniziative necessarie per valorizzare l'origine agricola dei prodotti agroalimentari e per evidenziare, anche attraverso specifiche campagne di comunicazione, l'importanza del rapporto che lega l'attività agricola al territorio ed alla qualità dei prodotti alimentari;
a rafforzare ulteriormente le politiche di tutela e di controllo della qualità dei prodotti agricoli e di contrasto alla contraffazione ed all'«agropirateria» sui mercati interni ed esteri;
a sostenere l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso il rafforzamento delle politiche di promozione dei prodotti agroalimentari italiani sui mercati esteri;
a considerare, nell'ambito di ogni provvedimento di politica economica, la componente agricola e rurale, tenendo conto dell'importanza dell'agricoltura nelle dinamiche di sviluppo territoriale e, in specie, del ruolo che la stessa è in grado di svolgere nell'ambito delle politiche energetica (energie da fonti rinnovabili), di rivitalizzazione delle aree interne, montane e svantaggiate in genere, di recupero delle zone periurbane e, più in genere, delle zone colpite da fenomeni di degrado ambientale;
a riferire periodicamente e tempestivamente al Parlamento riguardo alle evoluzioni dell'attuale processo di adeguamento della politica agricola comune ed alle posizioni che si intendono assumere.
(1-00387) «Reguzzoni, Fogliato, Callegari, Negro, Rainieri, Luciano Dussin, Lussana, Montagnoli, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Cota, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Desiderati, Di Vizia, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
la provincia di Bergamo e la provincia di Treviso stanno per subire un altro duro colpo all'economia del territorio, come apparso sulle agenzie di stampa del 9 giugno 2010 in cui viene reso noto che il consiglio di amministrazione della Indesit Company ha deciso di chiudere due stabilimenti del nord Italia, ovvero l'impianto di Brembate Sopra (Bergamo) e quello di Refrontolo (Treviso);
l'azienda Indesit ha contestualmente annunciato un piano di investimenti nel Paese da 120 milioni di euro nel triennio 2010-2012, e il potenziamento dei poli industriali di Fabriano (Ancona) e Caserta;
ai firmatari del presente atto, alla luce delle informazioni assunte nella giornata del 9 giugno 2010 anche dai rappresentanti sindacali interessati alla vicenda, appare inspiegabile lo smantellamento di uno stabilimento da 400 addetti come quello di Brembate Sopra (Bergamo) e una fabbrica che produce cucine di nicchia come quella di Refrontolo (Treviso), non solo perché siti in aree considerate tra le più produttive e sviluppate del Paese, ma soprattutto perché i livelli produttivi e la qualità dei prodotti realizzati rasenta l'eccellenza nel settore;
l'azienda illustrerà i dettagli del piano aziendale in un prossimo incontro che dovrebbe svolgersi il 17 giugno 2010;
i rappresentanti degli enti locali interessati, in primis il comune di Brembate Sopra (Bergamo) e il comune di Refrontolo (Treviso) su cui insistono i siti produttivi, oltre che tutti i comuni dei rispettivi territori, hanno manifestato forti preoccupazioni per le ricadute estremamente negative, che metteranno in pericolo la tenuta complessiva del sistema economico-sociale delle zone interessate -:
se non ritengano, alla luce della drammatica situazione sopra esposta di invitare la Indesit Company a rivedere le scelte annunciate, soprattutto in ordine al fatto che la proprietà intende chiudere gli stabilimenti nella provincia di Bergamo e nella provincia di Treviso, potenziandone però altri in zone diverse del Paese;
se, qualora la Indesit Company dovesse confermare le decisioni assunte nel piano industriale già illustrato, non si ritenga opportuno attivare una specifica unità di crisi presso il Ministero del lavoro e politiche sociali, coinvolgendo pienamente i rappresentanti dei lavoratori e richiedendo la presenza al tavolo pure del Ministero per lo sviluppo economico, al fine di individuare ogni possibile soluzione che eviti o limiti notevolmente ripercussioni negative sugli attuali livelli occupazionali, garantendo comunque fin da ora la copertura economica di tutti gli ammortizzatori sociali necessari.
(2-00752)
«Stucchi, Pirovano, Consiglio, Vanalli, Luciano Dussin, Dozzo, Guido Dussin, Comaroli, Follegot, Fedriga, Callegari, Rainieri, Togni, Lanzarin, Bitonci, Grimoldi, D'Amico, Bonino, Maggioni, Chiappori, Allasia, Munerato, Pastore, Volpi, Goisis, Caparini, Cavallotto, Desiderati, Gidoni, Pini».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CODURELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 22 maggio un gruppo di giovani ha contestato pubblicamente e democraticamente il Ministro La Russa, in visita a Lecco per la campagna elettorale, in merito al grave comportamento del Governo sulla vicenda dei migranti respinti e sul lassismo verso i reati dei potenti;
il Ministro ha immediatamente ordinato come si può evincere da un pubblico filmato, di identificare i contestatori e successivamente una di queste persone è stata denunciata;
il 4 giugno 2009 sempre in occasione di una manifestazione di campagna elettorale del Pdl a Oshago il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, onorevole Mariastella Gelmini, è stata pubblicamente contestata da un gruppo di genitori e studenti, che manifestava il proprio dissenso sulla legge taglia risorse alla scuola pubblica. Anche in questo caso
i manifestanti sono stati identificati dalle forze dell'ordine, su richiesta del Ministro -:
se non ritenga particolarmente grave il comportamento posto in essere dai Ministri, dal momento che vige nel nostro paese il diritto ad esprimere in maniera libera, civile e democratica il proprio pensiero e se intenda intervenire affinché il dissenso possa continuare ad esistere in un Paese democratico.
(5-03035)
CODURELLI, CORSINI, FARINONE, FIANO e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 5 giugno 2009, nel corso della Festa dell'Arma dei Carabinieri a Lecco come rappresentante del Governo era presente il Ministro del Turismo, Michela Brambilla;
durante la cerimonia, dopo l'inno nazionale, il Ministro Brambilla come si può evincere dalle foto pubblicate da un giornale locale ha pensato bene di salutare il pubblico con il braccio teso del saluto fascista -:
se non reputi grave che un Ministro, il quale ha giurato fedeltà e obbedienza alla Costituzione ponga in essere, tanto più in cerimonie pubbliche, atti e comportamenti che la Costituzione medesima espressamente vieta;
quali provvedimenti intenda assumere per evitare il ripetersi di analoghi episodi.
(5-03036)
BOBBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
presso il comune di Vercelli, nell'immediata periferia sud, della zona urbana, sono ubicati gli impianti e i servizi di Atena S.p.A. e l'inceneritore dei rifiuti urbani dello stesso comune, afferenti ad un'area di circa 68.000 metri quadrati;
l'inceneritore ha cominciato la propria attività nel 1976 e all'anno brucia circa 65.000 tonnellate di rifiuti;
il metodo di stoccaggio nel periodo 1976-1987 non è noto, in quanto non vi era una disciplina specifica a riguardo, per cui, vista la produzione di scorie nocive, si presume che sia avvenuto in modo improprio;
la maggior parte del volume di tali scorie è stoccato in un'area delimitata, cosiddetta discarica, che è al di fuori dell'area utilizzata per scopi tecnologici dall'attuale gestore dell'impianto ed ha una profondità media di 2.5-3.5 metri, mentre il volume della discarica è di 26.000 metri cubi;
nel 2004 la società Atena, proprietaria del sito e dell'impianto, ha affidato ad Akron il progetto preliminare relativo alla bonifica dell'area in premessa;
a seguito di detto progetto preliminare, effettuato secondo i criteri di cui al decreto ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471, così come previsto dall'articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 e successive modificazioni, si è riscontrato che nel sito sono presenti rifiuti interrati e misti a terreno, costituiti da scorie derivanti dalle attività dell'inceneritore, le quali presentano concentrazioni di elementi pesanti, quali piombo, zinco, rame e cadmio, e di diossine in misura superiore ai limiti previsti per i siti industriali, di cui al citato decreto ministeriale, allegato 1, tabella 1, colonna B;
l'analisi dell'area ha messo in evidenza che sono presenti scorie in grande quantità già a livello di calpestio;
nello stesso documento si legge che i terreni sottostanti non risultano contaminati né da metalli pesanti, né per sostanze di natura organica, tuttavia nelle acque di falda risultano superati i limiti del citato decreto ministeriale per nichel e manganese, tanto che si ipotizza che le scorie sotto falda possano costituire nel tempo una «potenziale sorgente di contaminazione per le acque»;
non sono disponibili i dati di riferimento sull'escursione della falda superficiale nel corso dell'anno, per cui non è noto con precisione l'incidenza dell'attività di coltivazione di riso sul livello delle acque nel periodo di allagamento delle risaie, che si protrae per circa 2 mesi all'anno, ciò comportando l'ipotesi che oltre alle zone contaminate, possano esisterne altre con presenza di scorie al di sotto del livello delle risaie;
il comune di Vercelli ha quindi fatto richiesta alla regione, poi inoltrata al Ministero dello sviluppo economico per accedere ai fondi previsti per la bonifica dei siti contaminati;
secondo quanto riferito dal dipartimento di riferimento del Ministero interrogato, l'istruttoria del Ministero dello sviluppo economico e dell'ambiente ha coinvolto 116 siti e ne ha individuati 60 quali destinatari delle risorse, di cui 26 prioritari, di questi 26 solo 2 sono siti in Piemonte, Mirafiori Fiat e Balangero, mentre è stata esclusa l'area relativa all'inceneritore di Vercelli;
il decreto con cui verrebbero finanziati questi siti, tuttavia non è stato controfirmato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per cui non essendo condiviso, non è ad oggi attuativo;
con decisione del CIPE del 6 marzo 2009, le risorse sono state fatte confluire nel fondo unico strategico per l'economia reale, così come tutti i FAS, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, e ad oggi si è ancora in attesa che le risorse vengano rimodulate e riassegnate, per cui il programma è esistente, ma in attesa di risorse;
a parere dell'interrogante la bonifica, con la rimozione totale delle scorie, non può essere rimandata, e costerà tra gli 8 e i 10 milioni di euro -:
come mai l'area relativa all'inceneritore di Vercelli è stata esclusa dai siti prioritari di intervento, visti i livelli di inquinamento che si sono prodotti nel tempo a causa della collocazione impropria di scorie pericolose;
se non si ritenga doveroso che le risorse vengano nuovamente riassegnate al fine di coprire i costi di bonifica dei siti contaminati, di cui all'ASSE I, al fine di tutelare la salute dei cittadini interessati.
(5-03039)
Interrogazioni a risposta scritta:
SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi, parte del territorio di Naso (Messina), a causa delle abbondanti piogge, ha subito fenomeni di grave dissesto idrogeologico, con movimenti franosi che coinvolgono numerose abitazioni civili e strade di primaria importanza, tanto da rendere impossibile la circolazione di autovetture;
da alcune analisi effettuate da organi competenti, emerge chiaramente che la causa principale dei movimenti franosi sia da imputare ad una poco curata raccolta delle acque;
dopo i numerosi monitoraggi da parte della protezione civile non sono state prese decisioni ben precise a sostegno dei cittadini per risolvere tali problemi;
i movimenti franosi in qualche borgata hanno provocato la rottura della rete fognaria, provocando chiaramente il rischio di inquinamento dell'ambiente e di precarie condizioni igienico-sanitarie, considerato anche l'avanzare della stagione estiva;
dopo le ordinanze di sgombero per alcune famiglie, effettuate dal commissario straordinario nei mesi scorsi, ad oggi queste famiglie sono ancora sfollate;
a tutto oggi le istituzioni non danno precise delucidazioni per quanto riguarda il modo ed il tipo di intervento da fare per
ogni borgata del territorio, ma soprattutto per ciò che riguarda i tempi d'attesa;
la popolazione, auspicandosi interventi decisi e urgenti, versa in uno stato d'ansia, di tensione e soprattutto di incertezza per il proprio futuro;
bisogna tutelare i cittadini da ogni pericolo, e salvaguardare il patrimonio edilizio del comune di Naso, considerando anche che, con il prossimo inverno, si possa aggravare di molto la situazione;
in risposta ad una totale diffidenza dei cittadini nelle istituzioni, il neo-eletto consigliere comunale dottor Claudio Bontempo, esponente locale del partito «Italia dei valori» intende portare avanti un'incisiva battaglia popolare ponendo tale problema alla classe politica ed alle istituzioni -:
se il Governo sia al corrente di quanto sopra premesso e se intende intervenire con estrema urgenza, nell'ambito delle proprie prerogative e competenze istituzionali, in particolare cosa si intenda fare per salvaguardare da ulteriori smottamenti l'immenso patrimonio di cui la comunità nasitana dispone.
(4-07539)
PALAGIANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
in data 11 dicembre 2009 l'allora Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, immediatamente prima della scissione dell'originario unico dicastero ha sottoscritto un protocollo d'intesa con i presidenti delle regioni Abruzzo e Molise per «il riordino e la valorizzazione dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale "G. Caporale" di Teramo»;
in data 5 maggio 2010 il presidente della giunta regionale dell'Abruzzo ha promulgato la legge n. 13, approvata dal consiglio regionale di detta regione in data 20 aprile 2010;
il suddetto istituto (da denominarsi correttamente, ai sensi delle leggi vigenti, «Istituto zooprofilattico sperimentale dell'Abruzzo e del Molise "G. Caporale"»), risulta essere commissariato da 17 anni e lo resterà fintanto che anche la regione Molise non avrà legiferato sulla materia;
con la citata legge regionale, si stravolge e si innova profondamente, il quadro normativo vigente a parere dell'interrogante del tutto in contrasto con il decreto legislativo n. 270 del 1993 (che sottende alle procedure di riordino degli istituti zooprofilattici sperimentali alle quali, correttamente, tutte le regioni che hanno legiferato si sono strettamente attenute), in particolare per le seguenti motivazioni:
a) il testo della legge de quo non fa riferimento, pur citandolo espressamente, al dettato del decreto legislativo 30 giugno 1993, n. 270, concernente il «Riordino degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, a norma dell'articolo 1, comma e, lettera h), della legge 23 ottobre 1992, n. 421»;
b) il testo della legge, inoltre, non fa riferimento, quale ambito di azione e come correttamente avrebbe dovuto fare, alle sole regioni Abruzzo e Molise, ma parla genericamente ed in più punti di «regioni», con ciò mirando ad estendere le competenze di tale istituto a tutte le regioni italiane, senza che le stesse siano state coinvolte e consenzienti;
c) in aggiunta, per quanto riguarda l'organo di gestione (direttore generale) in dispregio al dettato del menzionato decreto legislativo n. 270 del 1993 (il direttore generale è nominato dalla regione dove l'istituto ha sede legale, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni, le province autonome, previo avviso da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, tra gli iscritti nell'elenco nazionale istituito presso il Ministero della sanità di cui all'articolo 3, comma 10, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, appositamente integrato. Nel caso di istituti interregionali, il direttore è nominato di concerto tra le regioni interessate) la legge
regionale dell'Abruzzo prevede che la nomina venga effettuata direttamente dal Ministro della salute, seppure d'intesa con i presidenti delle regioni Abruzzo e Molise, il quale Ministro, peraltro, può anche procedere alla sua rimozione per comprovate ragioni, su richiesta motivata del consiglio di amministrazione;
d) al contrario, inoltre, di quanto ancora sancito dallo stesso decreto legislativo (il direttore generale è coadiuvato da un direttore amministrativo e da un direttore sanitario veterinario), nella legge regionale in questione non si fa alcun riferimento a tali figure, discostandosi in tal modo dall'organizzazione generale di tutte le Aziende sanitarie pubbliche;
e) l'articolo 6 della legge regionale approvata dalla regione Abruzzo prevede che da un lato l'Istituto in questione usufruisca, come tutti gli altri istituti zooprofilattici sperimentali, del finanziamento di cui all'articolo 6 del decreto legislativo 270 del 1993, e, dall'altro ed in aggiunta, che lo stesso Ministero della salute garantisca «ulteriori modalità di finanziamento, per assicurare che l'Istituto possa assolvere ai compiti nazionali ed internazionali svolti per il Ministero e le Regioni»;
f) da ultimo, ma di non minore importanza, risulta l'assoluta assenza di una norma che regolamenti il rapporto di lavoro del personale, ancora una volta in dispregio del dettato del decreto legislativo n. 270 del 1993, che all'articolo 7 recita: «Il rapporto di lavoro del personale degli istituti è disciplinato dalle disposizioni contenute nel decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e nel decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29» -:
se si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per impugnare la legge regionale dell'Abruzzo 5 maggio 2010, n. 13, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione.
(4-07562)
TESTO AGGIORNATO AL 17 GIUGNO 2010
...
AFFARI ESTERI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il Governo libico nei giorni scorsi ha imposto all'UNHCR, l'Agenzia Onu per i rifugiati, la chiusura immediata della propria sede a Tripoli;
la portavoce dell'UNHCR, Melissa Fleming, ha riferito che le autorità di Tripoli hanno ordinato la chiusura degli uffici, dove lavorano tre funzionari internazionali e una ventina di funzionari ed impiegati libici, senza alcun preavviso e senza fornire alcuna giustificazione;
l'UNHCR opera, senza aver mai ottenuto un riconoscimento formale, in Libia da diciannove anni, e, pur trovandosi a superare un certo numero di difficoltà, ha sempre svolto un ruolo decisivo per le attività di protezione dei rifugiati e dei migranti, nella gestione dei flussi migratori, nel monitoraggio dei centri di detenzione per migranti presenti in Libia, anche in collaborazione con il CIR, il Consiglio nazionale per i rifugiati;
la portavoce dell'UNHCR per l'Italia, Malta e Cipro, Grecia e Albania, Laura Boldrini, ha dichiarato di augurarsi vivamente un veloce ripristino della presenza dell'UNHCR a Tripoli: poiché la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra relativa ai rifugiati e non ha una propria legislazione in materia di asilo, l'ufficio che è stato chiuso ha rappresentato un fondamentale presidio per il riconoscimento dello status di rifugiato politico, per la registrazione dei richiedenti asilo, nonché per la procedura per la determinazione del loro status; la sua chiusura improvvisa darà dunque luogo ad un vero e proprio vuoto di garanzie e assistenza;
risulta agli interpellanti che, di fronte alle richieste di chiarimenti provenienti
dal nostro Governo, dalla Libia sia stata fatta rilevare «l'assenza di un accordo di sede finalizzato a regolare la vicenda»;
inoltre, con un suo comunicato diffuso sul sito dell'agenzia di stampa ufficiale libica «Jana», il Comitato popolare per le comunicazioni estere e la cooperazione internazionale ha fatto sapere che la Libia «non ha aderito» alla Convenzione di Ginevra del 1951, relativa allo status dei rifugiati, accusando il rappresentante dell'UNHCR a Tripoli di «aver commesso alcune attività illecite». «Nonostante non esistesse un ufficio dell'UNHCR, nel 2001 è stata autorizzata la nomina di un rappresentante dell'Alto commissariato nel quadro del Programma di Sviluppo dell'Orni (Undp)», spiega la nota del Comitato, precisando che «il lavoro di tale rappresentante si limitava in quel periodo alla soluzione di un determinato problema». Tuttavia, «in seguito la sua attività è diventata illecita, andando a violare l'accordo siglato tra la Grande Jamahiriya e l'Alto commissariato», aggiunge il comunicato, che esprime disappunto per il fatto che «simili vicende accadano con il rappresentante di un'organizzazione internazionale tenuta a rispettare il diritto internazionale e la sovranità e le scelte degli Stati». Il Comitato sottolinea che «la questione delle attività illecite del rappresentante dell'Unhcr a Tripoli è stata sollevata più volte con il coordinatore locale dell'Undp»: in quella occasione, la Jamahiriya libica aveva sottolineato «la necessità di dare attuazione alla decisione delle autorità libiche di chiudere l'ufficio, alla luce dell'illegalità delle sue attività»;
inoltre il 6 giugno 2010 proprio l'UNHCR aveva ricevuto un s.o.s. da una barca sulla quale si trovavano una ventina di migranti, in gran parte eritrei, a poche miglia da Malta; sulla «carretta» del mare è stata accertata la presenza di tre donne e di un bambino di soli 8 anni;
l'UNHCR ha allora immediatamente allertato le autorità italiane e maltesi, che non sono intervenute, ma hanno atteso la marina libica per un salvataggio che è avvenuto solo un giorno e mezzo dopo l's.o.s. nelle acque maltesi e a 40 miglia nautiche dalle coste italiane: un ritardo che avrebbe potuto trasformarsi in un'ennesima tragedia in termini di vite umane;
si ricorda che proprio il Governo italiano aveva attribuito alla presenza in Libia dell' UNHCR un fondamentale ruolo per la garanzia del rispetto dei diritti umani dei migranti e delle persone che scappano dalla fame, dalle pestilenze e dalle carestie -:
se il Governo italiano intenda intervenire immediatamente con tutti gli strumenti a sua disposizione al fine di ottenere la riapertura immediata della sede dell'UNHCR a Tripoli, anche in considerazione del fatto che le recenti scelte in materia di politiche dell'immigrazione sono state assunte sulla base del ruolo strategico attribuito a questo organismo nella difesa dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo ed il nostro Paese ha, dunque, una responsabilità enorme e non può in alcun modo chiudere gli occhi, posto che in gioco ci sono i diritti di centinaia di persone che ora probabilmente fuggiranno senza meta non sentendosi più protette e la cui difesa non può essere in nessun modo rimessa dal Governo italiano alla Libia.
(2-00753)
«Franceschini, Livia Turco, Zaccaria, De Torre, Zampa, Lo Moro, Gozi, Strizzolo, Villecco Calipari, Amici, Sarubbi, Murer, Lenzi».
Interrogazione a risposta scritta:
GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il sottosegretario agli affari esteri onorevole Vincenzo Scotti, nel corso della risposta ad un'interpellanza urgente dell'interrogante volta a richiedere una sospensione del piano di razionalizzazione dei consolati, ha affermato testualmente che «i contatti con le autorità tedesche, in merito all'istituzione di eventuali strutture
consolari più leggere in loco, hanno fatto emergere una preclusione rispetto a soluzioni diverse dal mantenimento di un vice consolato»;
l'amministrazione della Farnesina, in occasione di un incontro con le rappresentanze sindacali interne, ha dichiarato che in conseguenza di questa evenienza, ha deciso di operare la chiusura delle sedi di Amburgo (1° gennaio 2011), Mannheim (1° ottobre 2010), Norimberga (1° settembre 2010), Saarbrücken (1° settembre 2010), senza prevedere soluzioni alternative per assicurare la continuità dei servizi per le nostre comunità;
la posizione delle autorità tedesche in merito alla chiusura dei consolati nel recente passato si è manifestata in termini di preoccupazione sia per il fatto che sarebbero venuti a mancare utili punti di riferimento in alcune aree importanti per i rapporti tra i due Stati che per l'interruzione del flusso dei servizi a sostegno di un'importante comunità come quella italiana;
in diverse occasioni alcune autorità tedesche regionali e locali hanno espresso una concreta disponibilità a concorrere alla riduzione dei costi della rete consolare, dichiarandosi pronti a mettere a disposizione anche locali pubblici per consentire la conservazione dei consolari minacciati di chiusura;
ancora in queste settimane alcuni rappresentanti di istituzioni tedesche, come il Borgomastro della città di Norimberga, Ulrich Maly, e il deputato federale Michael Frieser, hanno rivolto un appello al Ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle, affinché consideri con favore la possibilità di una mediazione circa il profilo del personale amministrativo italiano chiamato a gestire eventuali strutture alternative dei consolati -:
quale sia lo stato delle relazioni tra le nostre autorità diplomatiche e quelle tedesche in merito alla questione della presenza dei nostri consolati in Germania, visto che a più riprese i nostri interlocutori si sono dichiarati molto interessati a conservare la nostra rete consolare sul loro territorio a beneficio di entrambi i Paesi;
se non ritenga di rivedere la politica attuata in relazione ai nostri consolati in terra tedesca, disponendo la chiusura di quattro di essi senza prevedere alcuna efficace alternativa, sia pure di diverso profilo amministrativo;
se non ritenga di disporre la sospensione di tali misure, che potrebbero ancor più inasprire i rapporti con i nostri interlocutori, e aprire con le autorità tedesche una seria trattativa rivolta a cercare una soluzione soddisfacente per entrambi le parti.
(4-07552)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
VELO, MARIANI e REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il disastro ambientale nel Golfo del Messico, al largo delle coste della Louisiana, provocato dalla fuoriuscita di una massa enorme di petrolio dalla piattaforma di estrazione della società British Petroleum, sta opportunamente inducendo una preoccupata sensibilità in tutto il mondo circa i rischi delle attività marittime connesse alla lavorazione e al trasporto del petrolio e delle sostanze pericolose per la salute e la protezione dell'ambiente marittimo;
in tale contesto, il consiglio comunale di Campo nell'Elba, riunitosi in seduta straordinaria il giorno 26 maggio 2010, tenuto conto del delicato ecosistema dell'isola di Pianosa e della necessaria tutela del suo territorio e delle acque marine
antistanti, ha approvato all'unanimità un ordine del giorno in cui si chiede un intervento governativo volto ad assicurare l'interdizione della navigazione, per l'intero canale di Pianosa e per un raggio di cinque miglia attorno alla stessa isola, di naviglio petroliero, da carico o da trasporto passeggeri, avente stazza lorda superiore alle 10.000 tonnellate;
quel tratto di mare, davanti all'isola di Pianosa nonostante sia protetto dal parco nazionale dell'Arcipelago, è sicuramente tra quelli che nell'area più subiscono gli sversamenti petroliferi e il lavaggio illegale delle cisterne a mare;
analoghe iniziative furono momentaneamente assunte nel 2001, per quanto concerne il traffico petrolifero e di sostanze pericolose nelle vicinanze di aree marine protette e nella laguna veneta, provvedimenti poi non reiterati dai Governi succedutisi;
un altro esempio da seguire potrebbe essere l'accordo Francia-Italia, sottoscritto dai rispettivi Governi, volto a riavviare l'iter per l'istituzione del parco marino transfrontaliero delle Bocche di Bonifacio, con l'inserimento nel testo di un nuovo punto che sancisce, d'intesa con l'Organizzazione marittima internazionale (Orni), il divieto assoluto di transito nello specchio di mare di imbarcazioni contenenti sostanze pericolose, a salvaguardia del parco marino;
da troppo tempo, l'economia turistica del comune di Campo nell'Elba e dell'intera isola elbana rischia di risultare condizionata dagli sversamenti di petrolio, pregiudicando il suo delicato ecosistema -:
se non ritengano di dover accogliere la sollecitazione proveniente dal comune di Campo nell'Elba, a tal fine predisponendo, d'intesa con le amministrazioni locali e regionali interessate, le opportune misure volte a prevenire i rischi per il territorio e le acque dell'isola di Pianosa e, più in generale, di tutta l'Isola d'Elba, derivanti dalle attività collegate al traffico marittimo di petrolio e di sostanze pericolose, nonché da navi passeggeri di grande stazza;
se intendano assumere le opportune iniziative normative volte ad assicurare che, negli specchi acquei antistanti tutte le aree nazionali il cui ecosistema merita la massima attenzione e tutela, sia interdetto il traffico marittimo di prodotti pericolosi per l'equilibrio ambientale.
(5-03042)
ZAMPARUTTI, GRANATA, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal febbraio del 2006 il WWF Italia ha richiesto a tutti gli organi competenti, la sospensione della applicazione della variante al Piano Regolatore Generale della città di Messina anche alla luce delle norme di tutela previste dal decreto assessoriale della regione Sicilia del 21 febbraio 2005 in GURS n. 42 del 7 ottobre 2005, con il quale viene istituita la Zona a protezione speciale cod. ITA 030042 ai sensi della direttiva 79/409/CEE;
detta zona di protezione speciale è conseguente alla condanna C 378/01 emessa dalla Corte di giustizia europea e della successiva procedura di infrazione avviata dalla Unione europea e viene istituita dalla regione Sicilia per evitare una sanzione di 100.000 euro al giorno per ogni giorno di ritardo a partire dalla data del 22 febbraio 2005 (DA 21/2/2005);
la richiesta di sospensione della applicazione della variante al PRG della città di Messina viene reiterata dal WWF Italia a più riprese, tra le ultime, anche nel luglio del 2009, sottolineando peraltro come l'attività edilizia in crescendo costituisse grave e irreversibile danno non solo al patrimonio ambientale del territorio tutelato da norme internazionali, nazionali e regionali, ma mettesse a repentaglio
anche la sicurezza pubblica alla luce del sempre più grave dissesto idrogeologico ed elevato rischio sismico;
la stessa richiesta veniva avanzata a più riprese dal 2007 ad oggi, dall'ispettore capo del genio civile, ingegner Gaetano Sciacca, il quale segnalava agli organi preposti l'incremento esponenziale del rischio idrogeologico, ed una preoccupante escalation di concessioni edilizie da parte del comune di Messina sia prima che dopo l'alluvione del 1o ottobre 2009 che ha colpito la fascia sud della città di Messina, molte delle quali, rilasciate mediante lo strumento del silenzio assenso, sancito dall'articolo 2 della legge regionale 17/94;
nel maggio del 2009 il WWF Italia presentava nuove denunce oltre a segnalazioni precedenti, su specifiche lottizzazioni e opere il cui iter approvativo sembrerebbe non regolare; due delle stesse risultano archiviate pochi mesi dopo ma nel mese di novembre 2009, vengono ripresentate alla procura della Repubblica di Messina che dispone il sequestro di uno dei cantieri denunciati (maggio 2010);
il comune di Messina, in data 1o ottobre (giorno della tragedia di Giampilieri) risponde ancora una volta che non intende procedere alla sospensione dello strumento urbanistico alla luce anche di un parere dell'assessorato regionale territorio e ambiente - dipartimento urbanistico - mentre lo stesso assessorato, dipartimento VIA VAS sostiene l'obbligatorietà dell'applicazione delle norme di tutela previste dallo ZPS;
per ovviare alle norme di tutela subentrate con l'istituzione della zona a protezione speciale, il comune ha istituito una commissione «valutazione di incidenza» che ha di fatto, dal settembre 2007 al luglio 2009, approvato centinaia di nuove edificazioni, molte delle quali in aree di pregio naturalistico ma non ottemperando mai all'obbligo di legge di redigere la valutazione di incidenza sull'intero strumento urbanistico. La totalità delle valutazioni di incidenza analizzate dal WWF risultano difformi da quanto richiesto dall'allegato G di cui al decreto del Presidente della Repubblica 357 del 1997 e successive modificazioni e integrazioni e tali difformità vengono inutilmente segnalate agli organi preposti;
nell'estate del 2007 ma anche precedentemente e successivamente, gran parte del territorio del comune di Messina è stato sottoposto ad incendi devastanti;
incendi vengono a tutt'oggi appiccati anche in mesi invernali e primaverili, senza alcun controllo né registrazione al catasto né spegnimento nella quasi totalità dei casi;
nonostante le norme di tutela vigenti sia ambientali che paesaggistiche e idrogeologiche, si è proceduto all'apertura di decine di cantieri in aree anche fortemente acclivi, in aree di impluvio e si è proceduto anche alla edificazione a ridosso delle fiumare e ad opere di sistemazione idraulica estremamente inutili e dannose;
giorno 1o ottobre 2009 gli eventi meteorologici hanno provocato danni ingenti a cose e persone (31 morti e 6 dispersi) e che le acque meteoriche necessitano - per non provocare danni - di trovare condizioni quanto mai sane per non provocare tragedie altrimenti evitabili;
il dramma della zona sud di Messina, seppur non imputabile direttamente all'eccesso di edilizia ma soprattutto ad incendi e apertura piste sui crinali, ha dimostrato che solo la prevenzione può impedire il ripetersi di nuove tragedie;
nonostante le reiterate richieste e gli eventi luttuosi del 1o ottobre 2009 il comune di Messina ed il sindaco non hanno ritenuto di sospendere la variante al PRG della città di Messina ma solo e per giunta da pochissimo tempo (17 maggio) di sospendere per due mesi il rilascio delle concessioni edilizie e in 11 casi, la sospensione delle concessioni rilasciate poiché non ancora realizzate le opere di urbanizzazione (e quindi non per conclamati
illeciti autorizzatori) in alcuni dei quali peraltro si continua a lavorare nonostante le segnalazioni effettuate dal genio civile alla procura della Repubblica di Messina anche su segnalazione del WWF;
è proseguita e proseguirà nuovamente presso l'ufficio urbanistica del comune di Messina la prassi di rilasciare concessioni edilizie ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 17 del 1994 ovvero, mediante silenzio assenso, al pari delle varianti in corso d'opera sempre mediante silenzio assenso;
le dichiarazioni rese dal sindaco onorevole Giuseppe Buzzanca nel febbraio e nel marzo 2010, di redigere un nuovo Piano Regolatore Generale da completarsi nel 2012 ha provocato un effetto acceleratore e moltiplicatore delle istanze per ottenere nuove lottizzazioni e licenze edilizie incrementando esponenzialmente il rischio per la pubblica incolumità;
intere colline sono state sbancate destabilizzando gravemente i pendii che sono pertanto di facile dilavamento e lisciviazione e, in caso di forti piogge, soggetti a frane e smottamenti con quel che ciò potrebbe comportare, e che a tutt'oggi sono decine gli sbancamenti realizzati, ed altri prossimi a realizzarsi, cosi come piani quadro e lottizzazioni anche in aree gia fortemente a rischio idrogeologico;
l'unico ente ad oggi ad aver posto un freno seppur parziale, al dilagare del sacco edilizio è il genio civile che subisce costantemente attacchi dagli ordini professionali e da altri uffici della pubblica amministrazione;
il WWF Italia ha richiesto anche l'intervento del prefetto di Messina atteso che giorno dopo giorno si realizza un nuovo assalto al territorio che non ha precedenti nella storia di Messina;
secondo i dati ISTAT la popolazione residente nel comune di Messina è negli ultimi anni diminuita, e viceversa è in modo anomalo aumentata l'offerta di nuove abitazioni, rappresentando un investimento che porta inevitabilmente alla domanda ad oggi priva di risposte, se vi possa essere anche riciclaggio di denaro sporco della mafia nell'impressionante onda cementizia che sta colpendo il territorio messinese;
l'esponente locale del WWF subisce da mesi atti anomali e tentativi di delegittimazione - regolarmente denunciati alle competenti autorità - per avere ripetutamente segnalato anche a mezzo TV nazionale, radio nazionali, quotidiani e settimanali nazionali oltre che regionali e locali - la gravissima situazione di Messina, portando numerose troupe televisive anche in prossimità di alcuni dei cantieri denunciati e ancora oggi operanti senza alcun fermo -:
quali iniziative di competenza si intenda adottare sia per il rispetto delle norme di tutela ambientali vigenti da ormai 5 anni e costantemente disattese, sia per evitare che il già grave rischio idrogeologico venga ulteriormente incrementato e inneschi situazioni di grave pericolo per la pubblica incolumità;
di quali elementi disponga e quali iniziative intenda adottare il Ministro dell'interno, al fine di impedire l'incremento esponenziale del pericolo per la pubblica incolumità dei cittadini di Messina.
(5-03045)
TESTO AGGIORNATO AL 16 GIUGNO 2010
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta orale:
BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 73 della legge 22 aprile 1941 n. 633, cosiddetta legge sul diritto d'autore, prevede anche un diritto al compenso spettante per l'utilizzazione dei fonogrammi a scopo di lucro;
ai sensi del comma 2 dell'articolo 73 sopra citato, la misura del compenso per l'utilizzazione del fonogramma a scopo di lucro deve essere determinata secondo le norme del regolamento di esecuzione della legge n. 633 del 1941. Tale regolamento di esecuzione è stato approvato mediante il regio decreto n. 1369 del 1942 che, all'articolo 23, stabilisce come la misura del compenso dovuto al produttore del «disco» fonografico è determinata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del comitato consultivo permanente per il diritto d'autore, in adunanza generale;
in forza di tale disposizione è stato quindi emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 1o settembre 1975 che prevede, in difetto di diverso accordo tra le parti, come il compenso per la diffusione al pubblico dei fonogrammi sia dovuto nella misura del 2 per cento degli incassi lordi derivanti dall'utilizzazione dei medesimi;
la gestione della riscossione dei diritti connessi è svolta per la gran parte in ambito nazionale, ma non in via esclusiva, da SCF - società consortile fonografici - che si occupa anche, sempre in via non esclusiva, della stipula di accordi con le diverse associazioni di categoria del settore;
in questo ambito SCF, il 30 dicembre 2009, ha stipulato un accordo economico di natura «privatistica» con Fipe-Confcommercio per la riscossione dei diritti connessi esclusivamente nei confronti dei propri associati;
successivamente in data 19 aprile 2010, la SIAE (Società italiana autori ed editori) ha sottoscritto un accordo di collaborazione con SCF, valido fino al 2012, per la gestione delle attività di raccolta dei diritti connessi discografici, limitatamente all'area delle utilizzazioni di pubblica diffusione di musica registrata. In virtù di tale accordo SCF ha conferito a SIAE l'incarico in esclusiva di riscuotere da discoteche, discobar e locali pubblici analoghi, i compensi, riferiti alla diffusione di musica registrata nell'ambito di intrattenimenti, spettanti anche ad artisti e produttori a titolo di diritto connesso;
la SIAE, nella gestione della raccolta dei compensi per diritti connessi in favore di SCF, ha inaugurato una prassi che, nei fatti, crea una vera e propria disinformazione volta ad indurre gli utenti a credere da un lato che la modalità di calcolo dei diritti connessi sia solo quella stabilità dal citato accordo di collaborazione FIPE/SCF e dall'altro che il non essere associati FIPE implica un automatico incremento del 30 per cento di tale compenso discrezionalmente calcolato e riscosso. Conseguentemente si produce una condotta in difformità alla normativa in materia: ovvero si contravviene a quanto espressamente disciplinato dal combinato disposto degli articoli 72 e 73 della legge sul diritto d'autore, dell'articolo 23 del regolamento di esecuzione della medesima e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o settembre 1975 e con il rischio che SCF si avvalga delle proprie prerogative nell'ambito del mercato dei diritti connessi a discapito di altri titolari di fonogrammi e soprattutto di altre associazioni nazionali di categoria, come ad esempio Assointrattenimento Confindustria (peraltro dal 2004 già vincolata con SCF da specifica convenzione attualmente in vigore), i cui associati subiscono da SCF e da SIAE indebite richieste, trattamenti diversificati e peggiorativi finalizzati ad indurre i medesimi ad abbandonare le proprie associazioni di riferimento -:
quali siano gli intendimenti del Ministro rispetto ad una situazione che vede la SIAE porre in essere atteggiamenti volti a facilitare e giustificare veri e propri «cartelli» monopolistici, anziché assicurare, in forza del proprio ruolo istituzionale, parità di trattamento a tutte le associazioni di categoria con il conseguente puntuale rispetto della normativa vigente e delle altre convenzioni attualmente operanti in materia di diritti connessi all'esercizio del diritto d'autore.
(3-01120)
Interrogazione a risposta in Commissione:
CUOMO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di gennaio 2010 è stato inaugurato l'Auditorium di Ravello costruito da Oscar Niemeyer;
a meno di 6 mesi oggi questa struttura appare abbandonata a se stessa;
incuria, infiltrazioni, assenza di manutenzione stanno trasformando l'Auditorium in un vero monumento all'inutilità;
quest'opera che è costata 19 milioni di euro dovrebbe avere miglior sorte anche perché le migliaia di turisti che affollano la costiera quotidianamente si chiedono il perché di questa opera monumentale impossibile da usufruire;
le responsabilità vengono rimpallate tra comune e fondazione Ravello;
i cittadini chiedono che questo patrimonio possa essere valorizzato a beneficio di un territorio e della promozione e produzione di cultura elemento non secondario -:
se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione alla situazione in cui versa l'Auditorium di Ravello, anche promuovendo l'attivazione di un tavolo di confronto con gli enti e gli altri soggetti interessati in modo da giungere ad una soluzione che consenta l'effettiva operatività di questa importantissima infrastruttura culturale.
(5-03040)
Interrogazioni a risposta scritta:
REALACCI, IANNUZZI e VACCARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
Ravello è un importante centro turistico di 2.500 abitanti a 350 metri di altezza sulla Costiera Amalfitana. Vanta strutture ricettive di rispetto, monumenti medievali e tre splendide ville;
il festival estivo, che si svolge in questa bellissima località campana, comprende varie sezioni, dalla musica sinfonica a quella cameristica, dalle arti visive alla danza. Nel 2009 è stato frequentato da 97.000 spettatori, per il 40 per cento stranieri. Ravello vive soprattutto di turismo culturale, concentrato nei sei mesi di primavera e di estate;
nella restante parte dell'anno il paese rientra in un'economia di piccola pesca e servizi con la conseguenza che 400 lavoratori restano disoccupati;
il clima mite, la bellezza del paesaggio e la presenza, a poca distanza, di monumenti insigni (basti pensare a Pompei e a Paestum) rendono tutta la costiera e Ravello turisticamente competitivi anche nel periodo invernale;
nell'anno 2002, ai fine di valorizzare in tutte le stagioni un luogo di così rara bellezza e importanza artistico-culturale, ma privo di una sinergica e strategica sinergia istituzionale, la regione Campania, la provincia di Salerno, il comune di Ravello e la fondazione Monte Paschi di Siena hanno creato la fondazione Ravello affidandole, per Statuto, quattro finalità:
«tutelare e valorizzare, in termini culturali ed economici, i beni di interesse artistico e storico situati nell'area del comune di Ravello;
promuovere e coordinare iniziative culturali, scientifiche ed artistiche che facciano dei siti storico-artistici di Ravello la sede di manifestazioni di prestigio nazionale ed internazionale;
rendere detti beni pienamente fruibili dal pubblico, secondo modalità che ne consentano la migliore conservazione;
gestire - in conformità ai princìpi di efficacia, efficienza e trasparenza - i compendi di beni facenti parte del proprio patrimonio ovvero ad essa affidati o conferiti in uso»;
per onorare questi impegni, dal 2002 ad oggi la fondazione ha restaurato la sede messa a disposizione dal comune; ha rinnovato
e potenziato il Festival; ha acquisito e migliorato la gestione di Villa Rufolo; ha creato una scuola internazionale di management culturale frequentata da neo-laureati di tutto il mondo; ha formato sul posto una squadra di giovani professionisti capaci di produrre spettacoli di alto livello e di notevole complessità;
per la ricchezza culturale e la valenza artistica del progetto e delle attività sopradescritte, il comune di Ravello e la sua fondazione necessitavano di un «contenitore» prestigioso, capace di ospitare, anche nei mesi freddi, gli spettacoli destinati alla popolazione locale e ai turisti, da qui nacque il progetto dell'architetto Oscar Niemeyer;
la decisione di realizzare il progetto dell'auditorium di Niemeyer, peraltro donato dall'architetto gratuitamente e appaltato da un Commissario regionale ad acta, nominato per dirimere le sopravvenute controversie locali ed evitare così la perdita di ingenti contributi europei, ha provocato una querelle che si trascina tuttora sulla questione della gestione di questo considerevole spazio artistico-culturale inaugurato il 29 gennaio 2010;
per concedere la gestione dell'auditorium alla fondazione, il comune ha posto una serie di condizioni, tra cui il riconoscimento, da parte degli altri soci, di una posizione centrale e predominante all'interno della fondazione stessa;
una lunga mediazione tra le parti ha portato alla firma di una «dichiarazione di intenti» con il Presidente della regione Campania e con il sindaco, il 3 settembre 2009, e di un «atto di comodato» con il sindaco, il 2 ottobre 2009, grazie ai quali l'inaugurazione e la gestione dell'auditorium venivano finalmente affidate alla fondazione. La regione vi contribuiva con un finanziamento di 600.000 euro per l'inaugurazione e di 1.500.000 euro per i primi due anni di start up;
i presenti accordi sono stati resi nulli dalla giunta comunale di Ravello, chiamata ad approvarli il 22 aprile 2010, esprimendo parere negativo all'atto di comodato già sottoscritto dal sindaco e dal presidente;
ad oggi il capolavoro di Oscar Niemeyer, costato dieci anni di impegno e 18.5 milioni di euro di fondi comunitari è chiuso a causa di questa controversia gestionale e non si ha notizia di concreto inizio delle attività per cui questo spazio culturale è nato;
successivamente all'inaugurazione la fondazione Ravello avrebbe infatti già iniziato la propria stagione artistica con sei week end dedicati a concerti, prosa e gastronomia di alta classe: la prima edizione di un winter festival mirato alla crescita culturale della popolazione e alla destagionalizzazione del turismo di qualità -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché sia promosso un tavolo di confronto con gli enti locali e gli altri soggetti interessati, al fine di evitare che una struttura di tale rilevanza sul piano artistico e culturale resti inutilizzata e che addirittura versi m uno stato di abbandono e di degrado.
(4-07541)
GIACHETTI, NUCARA, ANGELA NAPOLI, CRISTALDI, LABOCCETTA, DELLA VEDOVA, MARIO PEPE (PdL), PATARINO e VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la legge 1o dicembre 1997 n. 420 - «Istituzione della Consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali» e successive modifiche e integrazioni - stabilisce, all'articolo 1, che «è istituita presso il Ministero per i beni culturali e ambientali la consulta dei comitati nazionali e delle edizioni nazionali ("Consulta") che ha la finalità di individuare le celebrazioni o le manifestazioni culturali di particolare rilevanza» da finanziare nel quadro delle poste riservate dal bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali;
la circolare 10 aprile 2006, n. 84, del Ministero per i beni e le attività culturali
regolamenta le procedure della legge attribuendo unicamente alla Consulta il potere di selezionare e ammettere al contributo statale i comitati stessi;
la Consulta, presidente il professor Augusto Marinelli, nella seduta del 3 dicembre 2009 ha deliberato l'ammissione al contributo statale per l'anno 2010 di 16 comitati su 38 domande presentate, riconoscendo per questi «la qualità, il rilievo culturale, la consistenza, l'interesse nazionale, l'importanza dei personaggi e l'attualità dei temi»;
la Consulta, nella seduta del 3 marzo 2010 rimodulava i contributi ai comitati e alle edizioni nazionali prendendo atto del taglio dello stanziamento per il 2010 di circa il 40 per cento (da euro 5.034.597 a euro 3.029.590) per cui, di conseguenza, i contributi ai singoli comitati venivano tutti ridotti linearmente in maniera definitiva di circa il 40 per cento;
tra i comitati ammessi nella delibera al contributo statale dalla Consulta, unico organo abilitato alla funzione, figura il «Comitato nazionale di Mario Pannunzio» con la seguente specificazione «per il quale tutti i promotori hanno concordato sulla proposta di designazione, quale presidente, del sen. Antonio Maccanico»;
la delibera della Consulta è stata trasmessa, secondo procedura, alle Commissioni cultura della Camera (che l'ha regolarmente approvata nelle sedute di aprile-maggio 2010) e del Senato (che l'ha discussa fino alla soglia della delibera finale);
il Corriere della Sera dell'8 giugno ha segnalato in un articolo («Bondi azzera i comitati») a firma Antonio Carioti che per i comitati «È tutto da rifare... Prima c'è stato un ritardo nella definizione dei comitati... Poi è arrivato un consistente taglio dei fondi... E ora quando l'elenco delle proposte di istituzione e dei relativi finanziamenti - incassato il via libera della Camera e con quello del Senato imminente - appariva in dirittura d'arrivo, Sandro Bondi ha revocato tutto -:
se risponda a verità l'intervento del Ministro singolarmente volto a bloccare il regolare iter del provvedimento;
se l'intervento ci sia stato, a quale criterio corrisponda, con quali poteri sia stato effettuato, e quali obiettivi si proponga, in considerazione del fatto che i recenti tagli di spesa in nulla riguardano la posta regolarmente iscritta a bilancio per la legge n. 420 del 1997 e successive modifiche come è stato di recente deliberato dalla Camera dopo il taglio del 40 per cento dei fondi di cui la Consulta, nella seduta del 3 marzo 2010, ha preso atto ponendo in essere la revisione dei contributi ai comitati;
se il Ministro non ritenga opportuno - piuttosto che ritardare un provvedimento che sarebbe dovuto entrare in vigore all'inizio del 2010 - evitare ogni iniziativa consentendo il perfezionamento dell'iter del provvedimento alla Commissione cultura del Senato, in considerazione del fatto che la delibera della Consulta, già approvata alla Camera con i relativi stanziamenti già attribuiti, non può in alcun modo essere modificata.
(4-07559)
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
la signora Lanfranconi Daniela è dipendente del Ministero dell'economia e delle finanze, direzione territoriale di Rimini dal 16 dicembre 2002, in qualità di assistente economico finanziario, a seguito di una richiesta del 2 ottobre 2007, in data 27 novembre 2007, con nota protocollo 80451, l'Ufficio V del MEF le ha concesso
trasferimento temporaneo alla Direzione di Lecco ai sensi dell'articolo 42-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001, dove la stessa ha preso servizio in data 17 dicembre 2007;
da quella data la signora si è stabilita in maniera praticamente definitiva in provincia di Lecco, dove il figlio Morgan ha iniziato la scuola materna, e dove, anche il padre del bambino, Presidente a Mandello del Lario, lavora per la Ditta Cemb di Mandello del Lario;
al fine di evitare un ulteriore cambio di residenza e di scuola ad un bimbo di soli tre anni e, in modo particolare, per non allontanare lo stesso dall'affetto e dalla presenza del padre nella propria vita, in data 25 febbraio 2009, tramite la DTEF di Lecco, la signora ha inoltrato richiesta di trasferimento definitivo all'Ufficio di Lecco;
con nota protocollo 22373 del 6 aprile 2009 l'ex Ufficio V del Ministero presso il quale la signora lavora le ha negato l'assegnazione definitiva a Lecco rappresentando che, visto il riordino del disposto con il decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 2008 che ha previsto la parziale soppressione delle sedi periferiche del Ministero, a sua richiesta potrà essere valutata soltanto quando il quadro normativo sarà chiarito;
ad ottobre 2008 la signora ha partecipato ad un bando di mobilità per la prefettura di Lecco, dove è stata utilmente collocata per un posto di amministratore economico finanziario, con nota protocollo 78710 del 14 dicembre 2009 l'Ufficio IV del Mef ha chiesto parere al Direttore della Dtef di Rimini per il rilascio di nulla osta, dopo aver contattato telefonicamente il direttore di Rimini, ha risposto negativamente, negando passaggio nei ruoli del Ministero dell'interno nonostante la prevista soppressione delle sedi delle Direzioni territoriali del Ministero dell'economia e delle finanze sia di Rimini che di Lecco;
nel mese di ottobre 2009 un collega di Lecco, è stato assegnato alla RTS di Bergamo con effetto immediato dopo il ricevimento della comunicazione dagli Uffici centrali;
la situazione della signora in questione è aggravata dal fatto che, non essendo più convivente con il padre del figlio, ed avendo intrapreso le vie legali per regolarizzare le visite del padre allo stesso, il suo ritorno alla Direzione di Rimini potrebbe pregiudicare l'affido condiviso con residenza presso la madre -:
per quali motivi alla signora Lanfranconi Daniela non è stata concessa la mobilità prevista dalle leggi vigenti in materia.
(5-03031)
GINOBLE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i territori dei comuni di Tortoreto, Alba Adriatica e Martinsicuro sono stati interessati nel 2007 da un eccezionale evento alluvionale e franoso che ha causato ingenti danni all'economia, alle imprese locali e alle abitazioni private;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 ottobre 2007 è stato dichiarato lo stato di emergenza nelle Provincia di Teramo a seguito degli
eventi metereologici dei giorni 6 e 7 ottobre 2007;
la legge 24 dicembre 2007 n. 244 (finanziaria per il 2008) all'articolo 2 comma 118 istituisce presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un fondo di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010 (per un totale di 9 milioni di euro) per la ripresa e per il rilancio dell'economia nelle zone colpite dall'evento alluvionale;
con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2008, n. 3643, recante «Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi che hanno colpito la provincia di Teramo nei giorni 6 e 7 ottobre 2007» veniva
nominato commissario delegato il direttore regionale, ingegner Pierluigi Caputi;
per l'anno 2008 sono stati regolarmente stanziati i fondi per la relative annualità pari a 3 milioni di euro, mentre per il 2010 lo stanziamento effettivo risulta essere ridotto a 2.271.769 di euro;
per effetto dell'articolo 6-sexies del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, recante «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» che prevede la «Ricognizione delle risorse per la programmazione unitaria» si effettuava una ricognizione delle risorse generate da progetti originariamente finanziati con fondi di finanziamenti diverse dai Fondi strutturali europei, in particolare individuando le risorse che non siano state impegnate attraverso obbligazioni giuridicamente vincolanti (...)» venivano disimpegnate le somme per l'annualità 2009;
la legge di bilancio stabilisce che le risorse previste dall'articolo 2, comma 118, della legge n. 244 del 2007, appostate nel capitolo 8649, sono le previsioni risultanti per l'anno finanziario 2010, pari a euro 2.271.769;
per l'annualità 2008 sono state assegnate regolarmente le somme pari a 3 milioni di euro come previsto dalla legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria per il 2008) all'articolo 2 comma 118;
per l'annualità 2009, su cui è intervenuto l'effetto del decreto-legge n. 112 del 25 giungo 2008, non sono state assegnate le somme pari a 3 milioni di euro;
per l'annualità 2010 le risorse previste dall'articolo 2, comma 118, della legge
244 del 2007 e destinate per gli eventi alluvionali ammontano a 2.271.769 di euro;
dalla relazione svolta in aula del Senato in data 9 dicembre 2009 risulta che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha previsto un finanziamento di un 1.500.000 di euro per gli eventi alluvionali e franosi nella provincia di Teramo -:
se il Governo intenda assumere iniziative dirette al reintegro delle somme mancanti per l'annualità 2009 (pari a 3 milioni di euro) e per l'annualità 2010 (pari a 728.231 mila euro) e se sussista il sopraindicato finanziamento pari a 1.500.000 euro.
(5-03038)
Interrogazione a risposta scritta:
ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo sta utilmente operando per un rilancio dell'economia, ma spesso per molte imprese si sviluppano crisi improvvise causate dal mancato pagamento di tributi - anche per importi di lieve entità - che, diventati esecutivi, trascinano l'impresa in un circuito «infernale» che blocca il credito e l'attività dell'azienda. Quando anche l'azienda o il contribuente recuperano le somme per pagare i tributi richiesti (contributivi, per IVA o imposte arretrate) ecco che gli stessi non sono più dell'importo originario ma sono già stati maggiorati a livelli "impossibili" rischiando la chiusura dell'attività;
una volta che l'azienda è chiusa farla ripartire è spesso impossibile avviando ulteriori gravi dissesti occupazionali ed economici ed annullando così tutti i tentativi di rilancio dell'economia, se si esaminano a posteriori le cause della crisi si nota come gli importi originali del debito che ha causato il dissesto erano a volte marginali ma che la loro consistenza ed effetto trascinante sono causati da addizionali ed interessi -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative per:
a) prevedere, che le imprese in comprovata difficoltà economica, possano sanare la loro posizione debitoria - quando si tratta di tributi dichiarati e non
evasi - senza sanzioni ed interessi se disposti a pagare l'intero capitale in tempi ragionevoli ed anche in più rate - rateizzando sanzioni ed interessi con rate di lungo periodo fino a dieci/quindici anni, in modo da rendere sostenibile l'esborso in questo momento di scarsa liquidità generale;
b) stabilire la impignorabilità della prima casa da parte di Equitalia e delle altre aziende di riscossione quando si è in presenza di unica casa per uso familiare, evidenziando che in caso di vendita all'asta dell'immobile si arriva al paradosso di distruggere il valore dell'immobile (quando di non di fatto consegnandolo alla speculazione) moltiplicando i casi di successiva necessità di assistenza pubblica;
c) proporre una moratoria provvisoria - come il Governo ha già richiesto alle banche per i mutui - a Equitalia e società di riscossione al fine di favorire la ricerca di una soluzione politico-finanziaria per la salvaguardia di migliaia di piccolissime imprese;
d) verificare caso per caso - anche in collaborazione con l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza - l'effettiva situazione economica complessiva dei richiedenti ad evitare abusi da parte di chi richiede le rateizzazioni che - per il fatto stesso di richiederle - devono accettare una approfondita verifica fiscale.
(4-07554)
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a distanza di un anno dal più grave disastro ferroviario degli ultimi decenni, avvenuto presso la stazione ferroviaria di Viareggio nel giugno 2009, che ha causato la morte di 28 persone e il ferimento di oltre 100, provocato dalla rottura di un asse del primo carro-cisterna che conteneva grande quantità di gas ad alto potere infiammabile, che ha generato incendi e ripetute esplosioni con il crollo delle palazzine adiacenti alla linea ferroviaria, le condizioni e gli investimenti sulla sicurezza del trasporto ferroviario sembrano non essere tutt'ora sufficienti a garantire un livello accettabile di fiducia e di certezza;
in provincia di Novara infatti, molti cittadini insieme alle istituzioni novaresi segnalano da diversi mesi, il problema del trasporto di merci e delle sostanze pericolose, inquinanti e infiammabili che attraversano molti centri abitati e che avviene senza alcun tipo di controllo per la sicurezza e la prevenzione;
a giudizio dell'interrogante, il transito di convogli ferroviari che trasportano materiale ad elevata pericolosità, nei centri abitati dei comuni novaresi, sta provocando gravi disagi in termini di acustica, oltrepassando i limiti consentiti, e, specie nelle ore notturne, provoca evidenti difficoltà per il riposo;
le conseguenze più pesanti, a giudizio dell'interrogante, sono rappresentate dalla scarsa viabilità, a causa della prolungata chiusura dei passaggi a livello, provocata dal transito dei lunghi convogli;
appare evidente pertanto l'esigenza di un intervento immediato ed urgente, nonostante esista un quadro generale di grande complessità, da parte degli enti preposti alla vigilanza, che a distanza di un anno dal disastro ferroviario di Viareggio, non sembrano aver colmato le lacune sul piano del monitoraggio e della prevenzione dei rischi esistenti sul territorio nazionale, ed in particolare nei centri abitati della provincia di Novara, causati dal trasporto su rotaia di merci pericolose -:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere, per garantire i più alti standard per la
sicurezza delle comunità locali della provincia di Novara e per l'ambiente dell'area interessata, che versa in condizioni di apprensione a causa della circolazione di mezzi ferroviari che trasportano materiale altamente pericoloso, i cui livelli di affidabilità appaiono scarsi;
se non ritenga urgente ed immediato convocare l'organismo investigativo permanente, posto alle dirette dipendenze del Ministro dei trasporti e delle infrastrutture, di cui all'articolo 18 del decreto legislativo 10 agosto 2007, n. 162 (Attuazione delle direttive 2004/49/CE e 2004/51/CE relative alla sicurezza e allo sviluppo delle ferrovie comunitarie) e deputato espressamente dalla legge «a svolgere indagini al fine di fornire eventuali raccomandazioni finalizzate al miglioramento della sicurezza ferroviaria e alla prevenzione di incidenti», al fine di verificare quale sia il livello di sicurezza nella provincia di Novara per il trasporto di treni con materiale pericoloso ed evitare il ripetersi di tragedie incredibili come quella di Viareggio.
(5-03029)
CODURELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in un'intervista rilasciata alla Gazzetta di Lecco il 3 aprile 2010, il Vice Ministro Castelli, dopo la sconfitta alle comunali di Lecco, ha dichiarato che nel continuare a svolgere il suo mandato istituzionale, in qualità di membro del Governo si prodigherà per dirottare, a parità di necessità, i finanziamenti verso i comuni amministrati dalla Lega;
il vice Ministro Castelli ha inoltre assunto la delega all'Expo del 2015, evento che come noto impegnerà ingenti risorse del bilancio statale;
appaiono gravi e discriminanti le dichiarazioni suddette, pronunciate da un componente dell'esecutivo -:
in che modo si adopererà per garantire, a tutti i comuni, non solo a quelli amministrati da una determinata forza politica, la massima imparzialità di trattamento e di accesso nell'utilizzo di risorse derivanti da finanziamenti statali.
(5-03030)
Interrogazione a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la banca dati costituita dall'archivio del pubblico registro automobilistico PRA fornisce all'anagrafe tributaria i dati fiscali relativi alla disponibilità di veicoli a motore in capo all'intestatario. Questi dati vengono utilizzati dall'amministrazione finanziaria, per via informatizzata, per valutare, utilizzando il redditometro, il reddito che, di anno in anno, è ascrivibile all'intestatario del veicolo. L'iscrizione al PRA, tuttavia, non garantisce l'effettiva appartenenza all'intestatario del veicolo iscritto nel registro a suo nome. Infatti può accadere che l'intestatario nel registro sia persona diversa dall'effettivo possessore del bene. Nel nostro ordinamento la proprietà dell'autoveicolo si trasmette per effetto del semplice consenso delle parti, senza che sia necessaria la forma scritta ai sensi dell'articolo 1376 del codice civile, per l'iscrizione nel PRA non è necessario esibire alcun atto d'acquisto ma è sufficiente, ai sensi dell'articolo 13 del regio del regio decreto 29 luglio 1927, una semplice dichiarazione autenticata unilaterale del venditore alla quale rimane estraneo l'acquirente;
da tale sistema deriva una scarsa affidabilità dei dati contenuti nel PRA e, quindi, nell'anagrafe tributaria, dovuta ad intestazioni fittizie. Tale situazione di disordine negli archivi del PRA sembra sia rimasta sostanzialmente immutata in quanto ancor oggi si presenta diffuso il fenomeno di autoveicoli intestati in quantità inverosimili a un singolo prestanome;
un analogo registro che certifica la proprietà di un'auto è tenuto dalla motorizzazione
civile (Ministero dei trasporti), dal momento dell'immatricolazione e dell'assegnazione di una targa ad ogni veicolo. Il possessore di un autoveicolo è quindi tenuto a disporre della carta di circolazione, che documenta, tra l'altro, la proprietà del veicolo e viene rilasciata dalla motorizzazione civile, e del certificato di proprietà rilasciato dall'Aci. Nei fatti esiste una duplicazione di strutture e di produzione di atti che rendono più complicate e costose le procedure per l'utente e per i contribuenti;
l'abolizione del PRA è stata oggetto nel 1995 di una proposta di referendum popolare, ma ritenuta inammissibile dalla Corte Costituzionale per «eterogeneità della materia». Inoltre, come rilevato recentemente dall'associazione per i diritti degli utenti e consumatori (Aduc) il decreto legislativo n. 285 del 1992, «Nuovo codice della strada», all'articolo 226, stabilisce che presso il dipartimento per i trasporti terrestri del Ministero delle infrastrutture e trasporti è istituito l'archivio nazionale dei veicoli (Anv) contenente i dati relativi alle caratteristiche di costruzione e di identificazione, all'emanazione della carta di circolazione e del certificato di proprietà, a tutte le successive vicende tecniche e giuridiche del veicolo, ad ogni eventuale incidente incorso, per ogni veicolo a motore immatricolato. L'Anv può certificare, a richiesta e a spese dell'utente che ne abbia qualificato interesse, i dati di cui è titolare -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di unificare i due documenti di immatricolazione e di proprietà di un veicolo, documento unico che consentirebbe una semplificazione delle procedure automobilistiche e una riduzione della spesa pubblica relativa alla gestione amministrativa degli uffici preposti.
(4-07543)
...
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
NEGRO, BRAGANTINI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Verona, il centro sociale «La Chimica» ha occupato per oltre due anni l'edificio pubblico situato in via Perini, che era stato sede di una scuola materna successivamente chiusa per motivi di sicurezza;
nei confronti di quattro attivisti appartenenti al centro sociale era stato avviato il processo penale per l'accertamento del reato di illecita invasione di edificio pubblico;
dopo oltre due anni di permanenza abusiva del centro sociale nell'edificio pubblico, divenuta area degradata che creava continui problemi e fastidi ai residenti, l'amministrazione comunale è riuscita finalmente a far sgomberare lo stabile;
a gennaio 2009, il comune ha potuto avviare i lavori per trasformare l'ex scuola materna in un centro polifunzionale, tornato a disposizione dei cittadini grazie alla recente ultimazione dei lavori di recupero;
nel contempo, i quattro attivisti sono stati riconosciuti responsabili e condannati dal giudice al pagamento dell'ammenda di cento euro;
secondo la motivazione della sentenza, tuttavia, nell'occupazione dell'edificio sarebbe ravvisabile il perseguimento di finalità collettive consistenti nella valorizzazione di un bene lasciato in stato di abbandono e disuso da parte dell'ente locale, che avrebbe contribuito a conferire allo stabile la stessa destinazione successivamente deliberata dallo stesso ente, ovvero quella di centro di aggregazione sociale;
la situazione descritta evidenzia quali difficoltà spesso le amministrazioni locali
devono affrontare per rientrare nella piena disponibilità di beni immobili di cui sono proprietarie -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per evitare che beni immobili di proprietà degli enti locali possano essere occupati abusivamente, sottraendo all'amministrazione la disponibilità e il possesso di beni immobili che dovrebbero avere finalità collettive ed essere fruibili da tutti i cittadini.
(4-07547)
CATANOSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto fa sapere il sindacato Coisp, circa 10 giorni fa, numerose volanti della questura di Brindisi sono dovute intervenire lungo un tratto della strada statale n. 379 per metterla in sicurezza;
l'elevata professionalità e lo spirito di iniziativa che gli equipaggi hanno dimostrato nell'occasione hanno permesso di evitare gravi conseguenze per la sicurezza degli automobilisti ed hanno anche dimostrato che, in questa occasione come in molte altre, la Polizia di Stato è rimasta da sola a fronteggiare questo tipo di emergenza, pur non essendo né deputata, né al momento attrezzata per farlo;
nell'episodio, un versamento di gasolio aveva reso un vasto tratto di sede stradale pressoché inagibile coinvolgendo uno svincolo di accesso alla strada statale n. 379;
gli uomini delle volanti si sono trovati a gestire contemporaneamente sia la circolazione stradale, in un orario di traffico particolarmente intenso, che il reperimento di materiale idoneo all'assorbimento del carburante, reso disponibile solo grazie al senso civico e alla collaborazione di un privato;
l'odierno interrogante e il Coisp vogliono evidenziare quanto accaduto a Brindisi per rendere merito agli uomini ed alle donne dei servizi di controllo del territorio di tutta Italia che, in episodi analoghi e certamente rimasti sconosciuti, hanno saputo fronteggiare situazioni altrettanto difficili e rischiose;
non si può, però, lasciare al coraggio e alla determinazione dei singoli agenti tali interventi;
occorre, a giudizio dell'interrogante, un maggiore coordinamento tra le forze di Polizia in seno al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica di modo che si possa ottenere un maggiore grado di efficacia ed efficienza dell'intervento -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07550)
CIOCCHETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'anno 2005, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 18 delle legge 30 luglio 2002 n. 189, venivano attivati presso le prefetture-uffici territoriali del Governo e le questure gli sportelli unici per l'immigrazione, d'ora in poi SUI, preposti all'espletamento di numerosi procedimenti connessi alla permanenza dei cittadini stranieri, extracomunitari e non, sul territorio della Repubblica italiana;
dal 2003 al 2006, le competenze del SUI venivano fortemente incrementate, venendo assegnate agli stessi le pratiche riguardanti i ricongiungimenti familiari, le domande di nulla osta per i cittadini comunitari provenienti da stati in regime transitorio, e le domande di nulla osta per l'ingresso per lavoro subordinato e domestico ex articoli 22 e 27;
il SUI rappresenta una preziosa interfaccia tra Stato, cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari a presidio della legalità nelle dinamiche connesse ai flussi migratori e della sicurezza sociale;
il funzionamento di tali uffici, strategici nell'attuazione delle politiche dell'immigrazione, è stato ed è garantito da circa 650 lavoratori cosiddetti precari;
dal marzo 2003 al 2007, i circa 650 lavoratori venivano impiegati con contratti di somministrazione autorizzati con ordinanza di protezione civile n. 3262 del 31 gennaio 2003;
il 30 luglio 2007, il Presidente del Consiglio dei ministri con ordinanza 3603 autorizzava il Ministro dell'interno all'espletamento di procedure selettive per l'assunzione di 650 unità in posizione B1 con contratti a tempo determinato;
nel gennaio 2008, veniva sottoscritto un contratto di lavoro della durata di 2 anni, rinnovato nel gennaio 2010 con scadenza al 31 dicembre 2010 e non rinnovabile;
a tutt'oggi non risulta sia stata promossa alcuna iniziativa per un inquadramento stabile delle 650 unità suddette -:
quali iniziative intenda adottare per stabilizzare l'operato svolto dai 650 lavoratori, il cui contratto scadrà il 31 dicembre 2010, ed evitare che tante professionalità maturate negli anni vadano inutilmente disperse, rischiando inoltre in tal modo di non riuscire a garantire anche per il futuro gli attuali standard di efficienza degli sportelli unici per l'immigrazione.
(4-07551)
MARSILIO e RAMPELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da diversi organi di comunicazione, nazionali e locali, si apprende che a Roma, in via Ariosto, 34, sarebbe prossima l'apertura di un centro culturale-religioso facente capo alla comunità islamica residente nel territorio;
via Ariosto è inserita nel cuore del rione Esquilino, noto anche al di fuori dei confini di Roma per essere una zona fortemente degradata e con una concentrazione altissima di immigrati di diverse nazionalità, per lo più non integrati nel tessuto sociale e culturale della città e spesso chiusi nelle proprie comunità di origine;
secondo informazioni in possesso degli interroganti, il locale individuato come possibile destinazione del centro culturale-religioso non risulterebbe idoneo per ampiezza e destinazione d'uso ad accogliere in sicurezza e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie una simile struttura, con conseguenti rischi per l'incolumità degli utenti della stessa e dei residenti dello stabile;
tra i residenti italiani del rione vi è una crescente preoccupazione, nel timore che l'apertura della struttura di cui al punto precedente possa alimentare ulteriori tensioni e finisca col trasformarsi in un «micro ghetto» ai margini del più ampio «ghetto Esquilino», con conseguenze facilmente immaginabili dal punto di vista della convivenza e dell'integrazione;
è noto, infatti, che molti locali adibiti a sede di sedicenti associazioni o centri di cultura islamica vengono trasformati, di fatto, in moschee, frequentati da centinaia di persone senza alcun rispetto delle normative edilizie e sanitarie vigenti, e che non sono infrequenti i casi in cui tali moschee abusive divengano luoghi di aggregazione e proselitismo per fanatici integralisti, quando non addirittura di reclutamento per cellule terroristiche internazionali;
residenti, commercianti e lavoratori di via Ariosto e delle vie limitrofe hanno già manifestato la propria preoccupazione alle istituzioni comunali e municipali, le quali, in altre occasioni, consce della situazione di notevole degrado del rione Esquilino, a più riprese si sono impegnate per la riqualificazione dello stesso, manifestando sensibilità alla causa e contezza dei problemi che affliggono i residenti -:
se sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa e quali iniziative, per quanto di propria competenza, intenda assumere per garantire il rispetto rigoroso delle normative, soprattutto sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica.
(4-07555)
MINNITI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 11 maggio 2010, il dottor Michele Tripodi, attuale sindaco del comune di Polistena nonché assessore alla difesa della legalità della provincia di Reggio Calabria veniva convocato presso il commissariato di polizia di Polistena;
in quella sede, al dottor Michele Tripodi veniva comunicato che il commissariato di Polistena era stato delegato a notificare al medesimo, in quanto segretario della sezione del PdCI di Polistena, un avviso relativo ad «accertamenti tecnici irripetibili», da eseguire in data 18 maggio 2010 presso il Laboratorio regionale di polizia scientifica con sede in Reggio Calabria;
contestualmente, l'ufficiale procedente riferiva al dottor Michele Tripodi che tali accertamenti tecnici riguardavano un plico postale che avrebbe dovuto essere recapitato presso l'indirizzo della Sezione del PdCI di Polistena, ma mai giunto a destinazione, in quanto era stato intercettato presso il Centro regionale di smistamento delle Poste e consegnato alla questura di Catanzaro in data 1o marzo 2010;
a quanto si è appreso, in seguito agli approfondimenti avvenuti presso la questura di Reggio Calabria dove il segretario Michele Tripodi si è recato dopo aver ricevuto l'avviso, il plico postale conteneva una lettera minatoria contro lo stesso Michele Tripodi, nonché contro altre due personalità politiche del luogo, l'onorevole Girolamo Tripodi (già deputato e senatore della Repubblica per 5 legislature, che ha ricoperto più volte anche la carica di segretario della Commissione parlamentare antimafia e di questore del Senato dal 1994 al 1996, nonché già Sindaco del Comune di Polistena) e l'onorevole Michelangelo Tripodi, (Segretario Regionale del PdCI con incarico di responsabile del «Dipartimento per il Mezzogiorno», nonché già assessore all'urbanistica e al governo del territorio della Regione Calabria), comprensiva di minacce di morte proferite nei confronti dei medesimi e 3 cartucce calibro 12 a palla unica; la lettera secondo quanto è stato riferito al dottor Michele Tripodi, porta la data del 17 febbraio 2010, ma sarebbe rimasta ferma, senza alcun spiegabile motivo, presso il Centro regionale di smistamento delle Poste fino al giorno 1o marzo 2010;
i fatti di cui sopra sono avvenuti alla vigilia della campagna elettorale relativa alle elezioni regionali e comunali del 28/29 marzo 2010;
l'atto intimidatorio acquista una valenza ancor più significativa in quanto, almeno temporalmente è sovrapponibile alle elezioni del 28/29 marzo 2010, in cui Michele Tripodi concorreva, in qualità per la carica di sindaco al comune di Polistena (lo stesso Michele Tripodi all'epoca e anche attualmente riveste la carica di Assessore alla difesa della legalità della Provincia di Reggio Calabria);
nella stessa competizione elettorale, era altresì impegnato quale candidato alla carica di consigliere alle elezioni regionali, l'onorevole Michelangelo Tripodi (all'epoca assessore in carica alla Regione Calabria, con delega all'urbanistica ed al governo del territorio);
dall'esposizione dei fatti si evince che sia Michele Tripodi che Michelangelo Tripodi hanno affrontato le rispettive competizioni elettorali del marzo 2010, senza avere conoscenza del grave atto intimidatorio perpetrato nei loro confronti, stante il silenzio assoluto delle forze dell'ordine -:
se i Ministri siano conoscenza dei predetti fatti e quali misure intendano adottare urgentemente al fine di garantire l'incolumità delle persone minacciate;
se ferme restando l'autonomie degli organi inquirenti i Ministri intendano fare piena luce sulle circostanze in cui è maturato il grave atto intimidatorio e, in particolare, sugli atteggiamenti ed il modo di operare delle Forze dell'ordine investite del caso.
(4-07558)
GARAVINI, BORDO, BOSSA, BURTONE, GENOVESE, MARCHI, ANDREA ORLANDO, PICCOLO e VELTRONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con provvedimento in data 2 settembre 1998 il Ministro dell'interno pro-tempore, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, ha richiesto al Presidente della Repubblica di disporre lo scioglimento del consiglio comunale di Castel Volturno (Caserta);
si legge, tra l'altro, nel predetto provvedimento che:
a) il consiglio comunale di Castel Volturno (Caserta), rinnovatosi nelle consultazioni amministrative del 16 novembre 1997, presentava forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, tali da compromettere la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica;
b) sono state rilevate illecite interferenze nella vita dell'ente... (operante - ndr.) in un contesto ambientale profondamente permeato dalla presenza della criminalità organizzata;
c) gli esiti degli accertamenti esperiti... hanno evidenziato come il clima di diffusa illegalità amministrativa era strettamente correlato alle convergenti influenze sulla cosa pubblica esercitate direttamente o indirettamente dalla locale criminalità organizzata;
d) l'intensa rete di frequentazioni e le molteplici relazioni, che variano dal semplice rapporto interpersonale a quello di parentela tra alcuni amministratori e dipendenti con esponenti dei locali clan criminali, hanno determinato connivenze e cointeressenze pregiudizievoli per i legittimi interessi della comunità cittadina;
e) è stato accertato un forte interessamento delle organizzazioni camorristiche già in occasione delle ultime consultazioni amministrative che, tra l'altro, hanno portato alla conferma nella carica di alcuni personaggi presenti nella compagine elettiva di quell'ente;
con decreto in data 14 settembre 1998 il Presidente della Repubblica, in pieno accoglimento della richiesta del Ministro dell'interno, ha provveduto allo scioglimento per la durata di 18 mesi del consiglio comunale di Castel Volturno (Caserta);
la carica di sindaco di Castel Volturno all'epoca dell'adozione dei provvedimenti sopra menzionati era rivestita da Antonio Scalzone;
a seguito delle elezioni che seguirono al predetto scioglimento Antonio Scalzone è stato nuovamente nominato sindaco di Castel Volturno rimanendo in carica nel periodo 2000-2005;
nelle consultazioni elettorali del marzo 2010, a scadenza naturale e a seguito della rimozione dall'incarico di altro sindaco per vicende legate all'emergenza rifiuti, sono stati, infine, rinnovati gli organi elettivi del comune di Castel Volturno (Caserta);
sindaco del predetto comune è stato nuovamente nominato Antonio Scalzone e lo stesso è attualmente in carica;
nei giorni scorsi quotidiani locali a nazionali hanno riportato notizie provenienti da ambienti giudiziari secondo le quali Emilio Di Caterino, collaboratore di giustizia e già membro del clan dei Casalesi, nell'ambito di dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria avrebbe parlato di incontri avvenuti, all'epoca del primo mandato, tra il sindaco Antonio Scalzone ed alcuni camorristi; anche altro collaboratore
di giustizia avrebbe reso dichiarazioni di tenore simile;
risulterebbe, in particolare, dal contenuto di un'ordinanza cautelare fondata anche sulle dichiarazioni dei predetti collaboratori di giustizia e che ha visto come destinatario Paolo Diana, imprenditore di San Cipriano di Aversa, che questi avrebbe svolto l'attività di intermediario per fissare incontri che affiliati ai clan camorristici e latitanti desideravano avere con pubblici amministratori, nonché messo a disposizione la propria abitazione per le riunioni con gli affiliati del clan Bidognetti, ed altresì che il Diana nell'ambito di tale attività si sarebbe interessato per concordare un appuntamento - con la partecipazione anche dell'allora latitante Luigi Guida - che Nicola Alfiero desiderava avere con l'allora sindaco Scalzone per discutere dell'«affare» della raccolta della spazzatura nonché per altre questioni inerenti gli appalti -:
se il Ministro dell'interno abbia disposto o abbia intenzione di disporre con massima urgenza l'avvio della procedura di cui all'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni, in particolare incaricando il prefetto territorialmente competente di effettuare tutti gli accertamenti del caso così come previsti dal citato decreto legislativo al fine di verificare la sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare dell'attuale sindaco di Castel Volturno Antonio Scalzone o degli amministratori del medesimo comune, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l'imparzialità dell'amministrazione stessa, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad essa affidati o, ancora, che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica.
(4-07561)
...
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
come risulta da numerose lanci di agenzia, secondo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, «aumenta il tempo pieno nella scuola italiana» e precisamente «nel prossimo anno scolastico (2010/2011) saranno attivate nella scuola primaria 782 classi a tempo pieno in più, per un totale di 37.275 classi»;
secondo il comunicato diffuso «L'anno prossimo - conclude il Miur - l'aumento riguarderà tutte le regioni italiane. Gli incrementi maggiori si verificheranno in: Puglia (+233), Lombardia (+162), Sardegna (+150) e Veneto (+113)»;
tali dichiarazioni stridono fortemente con le numerose proteste organizzate da genitori, che si sono visti privati del tempo pieno, che rappresenta un insostituibile strumento di sostegno alla condizione lavorativa delle donne, soprattutto al Sud dove i bassi livelli retributivi non consentono di rivolgersi al mercato privato;
in Sicilia, secondo i dati riportati dalle organizzazioni sindacali sarebbero oltre 12 mila i «precari della scuola» passati, in due anni scolastici, dallo stato di precari allo stato di disoccupati: una emorragia di professionalità e di risorse che ha impoverito la scuola pubblica della Sicilia oltre ogni limite sostenibile, sia sotto il profilo dell'offerta formativa che della sostenibilità sociale avendo provocato pesantissime conseguenze sul piano occupazionale;
l'aumento del tempo pieno non avrebbe pertanto interessato anche la Sicilia;
a mero titolo esemplificativo, si cita uno dei tantissimi casi che quotidianamente vengono posti all'attenzione del Parlamento, nell'anno scolastico 2009/2010 presso l'istituto Parini di Catania sono state attivate due classi a «tempo pieno» ed il servizio lodevolmente espletato ha suscitato legittime aspettative nei genitori;
per l'anno scolastico 2010/2011, il suddetto istituto, ha riscontrato 77 iscrizioni alle classe prime a tempo pieno con modulo orario di 40 ore, è stata, pertanto, avanzata richiesta al competente ufficio per l'attivazione di tre classi a tempo pieno, in un primo momento erano state autorizzate le classi dell'anno scolastico precedente (due), a prosecuzione del servizio, e nessuna classe a tempo pieno di nuova istituzione, nei giorni scorsi è stata autorizzata soltanto una nuova classe prima a tempo pieno;
nei giorni scorsi il dirigente scolastico, dell'istituto scolastico Parini di Catania, ha inoltrato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un'accorata lettera in cui esponendole il caso di cui sopra invitava il Ministro a Catania per presiedere il sorteggio dei 25 bambini, su 77 richiedenti, che potranno accedere all'unica classe a tempo pieno autorizzata per il suddetto istituto -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se non ritenga di dover meglio esplicitare il modo in cui sul territorio nazionale si è registrato l'aumento del tempo pieno annunciato da numerosi comunicati stampa, al fine di scongiurare il sospetto che tale aumento abbia riguardato soltanto le regioni del Nord a scapito di quelle del Mezzogiorno;
se intenda accogliere l'invito, avanzatole dal dirigente scolastico dell'istituto Parini di Catania, di presiedere al sorteggio dei bambini ammessi all'unica classe a tempo pieno autorizzata presso tale istituto;
se non ritenga di rivedere la politica dei tagli del tempo pieno considerato che il numero di classi attivate, risulta comunque fortemente deficitario rispetto al fabbisogno riscontrato;
in quanto consisterà l'aumento del tempo pieno relativo alla regione Sicilia, che secondo il comunicato emesso dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dovrebbe riguardare tutte le regioni italiane;
se non intenda intervenire affinché, anche in Sicilia, venga garantito un servizio scolastico organico e strutturato nella progettazione didattica delle quaranta ore del tempo pieno, che come dichiarato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sarebbe aumentato in tutto il Paese.
(2-00751) «Berretta».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
VILLECCO CALIPARI, GHIZZONI, LARATTA e CESARE MARINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'università della Calabria (UNICAL), la maggiore delle università calabresi fondata nel 1972, secondo l'annuale indagine sugli atenei italiani svolta da Censis-La Repubblica nel luglio 2009, risulta al primo posto tra le università di grandi dimensioni (tra 20mila e 40mila studenti iscritti) per qualità di servizi e strutture;
l'Unical svolge una funzione sociale insostituibile per la Calabria e per il Mezzogiorno, essendo l'ateneo italiano che vanta la percentuale più alta (81 per cento) di laureati figli di entrambi genitori non laureati, mentre la inedia nazionale è del 73 per cento;
da notizie stampa, si apprende che il rettore dell'università della Calabria, Giovanni Latorre, ha segnalato attraverso una lettera indirizzata al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca la possibilità che la recente manovra economica
per l'anno in corso imponga nuovi tagli, dei quali vanno chiarite necessariamente le reali proporzioni;
risulterebbe che la conseguenza dei tagli imposti per il 2011 provochi per l'Unical, un taglio previsto del 19 per cento che si tradurrebbe in 20 milioni di euro in meno;
se un taglio del genere fosse confermato creerebbe seri, problemi nella programmazione didattica e formativa;
è fondamentale richiedere a tutti gli atenei italiani la massima efficacia ed efficienza nel controllo della spesa come è altrettanto importante non effettuare tagli orizzontali che penalizzino gli atenei più virtuosi, evitando quindi di far ricadere sull'intero comparto accademico i comportamenti solo di alcune università; nel caso specifico dell'Unical, si evidenzia che la voce stipendi incide per l'80 per cento mentre per altri grandi atenei supera anche il 95 per cento -:
quale sia ad oggi l'oggettiva situazione economica per il prossimo anno delle università italiane, e in particolare dell'Unical, anche in considerazione della recente manovra economica recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica;
se il risparmio di spesa dei singoli atenei possa essere trattenuto presso l'ateneo o debba essere girato al Ministero dell'economia e delle finanze.
(5-03041)
COSCIA e BACHELET. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con la circolare ministeriale n. 37 del 13 aprile 2010 è stato inviato agli uffici periferici dell'Amministrazione scolastica lo schema di decreto interministeriale concernente la determinazione degli organici del personale docente per l'anno scolastico 2010-2011;
l'ufficio scolastico provinciale di Roma, in attuazione del predetto provvedimento, con propria circolare n. 25 del 20 aprile 2010 ha, tra l'altro, comunicato ai circoli didattici e agli istituti comprensivi che, per l'anno scolastico 2010/2011, le istituzioni scolastiche con elevata presenza di classi a tempo pieno dovevano eliminare una classe a tempo pieno rispetto a quelle autorizzate per l'anno scolastico in corso;
risulta che la predetta disposizione ha comportato la soppressione di 68 classi a tempo pieno già funzionanti nelle scuole della sola città di Roma con conseguenti gravissimi disagi agli oltre 1700 alunni interessati e alle loro famiglie;
risulta altresì, sempre a Roma e secondo dati pubblicati sulla stampa, che gli istituti scolastici hanno richiesto, per soddisfare le domande avanzate dalle famiglie, 1145 prime classi a tempo pieno e che solo 929 sono state autorizzate; sarebbero dunque più del triplo della stima appena fatta, ovvero circa 5400, le famiglie che a Roma non potranno usufruire del tempo pieno per i figli iscritti alla prima classe nell'anno scolastico 2010/2011 -:
se non ritenga di dover assumere adeguate iniziative per garantire a tutti gli alunni e alle loro famiglie della città di Roma il tempo pieno richiesto e, comunque, di non sopprimere le 68 classi a tempo pieno già esistenti, coerentemente con le ripetute rassicurazioni fornite all'opinione pubblica dal Governo e con gli impegni assunti con il Parlamento in particolare con l'ordine del giorno n. 9/1634/55, accolto il 9 ottobre 2008, con cui il Governo stesso si è impegnato «a promuovere un piano triennale di sviluppo della scuola a tempo pieno, d'intesa con le regioni e gli enti locali, assicurando le necessarie risorse del personale docente e non docente».
(5-03043)
Interrogazione a risposta scritta:
MIGLIOLI, GHIZZONI, LEVI e SANTAGATA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i consigli comunali dei comuni di Abetone (Pistoia), Fiumalbo, Frassinoro,
Riolunato, Pievepelago (in provincia di Modena), raccogliendo le istanze delle comunità dell'Appennino tosco-emiliano, in modo unanime e condiviso da tutte le forze politiche, hanno deliberato la richiesta dell'istituzione di una scuola secondaria superiore statale a Pievepelago (Modena) in sostituzione degli istituti paritari «A. Barbieri» che cesseranno la loro attività con l'anno scolastico 2010-2011;
l'Istituto paritario A. Barbieri nacque per colmare una carenza di offerta formativa in un territorio montano e per consentire di proseguire gli studi a numerosi ragazzi/e che per raggiungere il polo scolastico più vicino, quello di Pavullo nel Frignano dovevano sobbarcarsi 40 chilometri di strada di montagna;
l'Istituto ha in questi anni risposto ad una esigenza formativa e numerosi sono stati gli studenti che hanno frequentato i corsi di studio;
la crisi economica che ha colpito duramente le famiglie, in particolare nelle aree montane ha determinato ripercussioni anche sulle iscrizioni alla scuola (la quota annuale di iscrizione varia dai 3.500 ai 4.500 euro annui) che dunque, anche a causa dei deficit registrati nel corso di questi anni chiuderà la sua attività con il prossimo anno scolastico ponendo un gravissimo problema ai circa 170 ragazzi e ragazze che andrebbero così incontro ad enormi disagi;
Abetone, Fiumalbo, Frassinoro, Riolunato, Pievepelago vantano un'antichissima tradizione sportiva nell'ambito dello sci alpino e nordico e per questo numerosi giovani hanno potuto conciliare lo studio e lo sport frequentando l'istituto A. Barbieri. In questa ottica il comune di Pievepelago ha collaborato e sostenuto da sempre lo skycollege, importante istituzione all'interno dell'istituto Barbieri;
i comuni di Abetone, Fiumalbo, Frassinoro, Riolunato, Pievepelago hanno interessato della problematica prima la comunità montana del Frignano, successivamente la provincia di Modena, raccogliendo da entrambe le istituzioni pieno accordo e condivisione sull'avvio della procedura di statizzazione della scuola secondaria Istituto A. Barbieri di Pievepelago, quale soluzione più opportuna al mantenimento di una importante realtà socio-educativa nel territorio dell'alto Frignano;
lo stesso provveditore agli studi di Modena, interessato della problematica, si è recato a Pievepelago alla presenza di famiglie, amministratori pubblici ed ha manifestato la propria disponibilità a proseguire l'esame della richiesta di istituzione di una scuola superiore a Pievepelago;
la stampa modenese nelle settimane scorse ha poi dato grande risalto alle affermazioni del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, che incontrando gli amministratori dei comuni interessati ha non solo manifestato il proprio interesse, ma condividendo la richiesta di quelle comunità si è impegnato a garantire un intervento positivo del Governo. A tale proposito le affermazioni ricorrenti riportate dai quotidiani erano: «il Governo salverà le Barbieri» -:
quali provvedimenti e in che tempi, intenda intraprendere il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al fine di rispondere affermativamente all'istanza delle amministrazioni pubbliche, comuni, comunità montane, provincia per l'istituzione di una scuola secondaria nel comune di Pievepelago in sostituzione degli istituti paritari A. Barbieri.
(4-07556)
...
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CODURELLI, GNECCHI e BRAGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 16 luglio 1997, n. 230, nel sopprimere il Fondo previdenziale ed assistenziale
degli spedizionieri doganali, pur risolvendo parte dei problemi pensionistici della categoria, ha lasciato insoluta la problematica riguardante i lavoratori che non avevano ancora maturato il requisito per l'accesso al pensionamento e che sono rimasti disoccupati a seguito del venire meno della figura dello spedizioniere doganale;
gli anni di contribuzione maturati presso il Fondo e quelli maturati presso l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) non sono cumulabili, con la conseguenza, che gli spedizionieri, pur avendo versato obbligatoriamente decine di anni di contributi, non possono godere di un trattamento pensionistico di anzianità;
il decreto legislativo 2 febbraio 2006, n. 42, non cita espressamente gli spedizionieri doganali tra le categorie che hanno diritto alla totalizzazione e per questo sia il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, sia l'INPS sono concordi nel ritenere, che ad oggi, essi non rientrino nella normativa vigente;
l'interpretazione letterale dell'articolo 1, comma 1 del suddetto decreto legislativo non lascia però dubbi sulla legittimità di applicazione di tale legge, anche alla categoria degli spedizionieri doganali e l'INPS sta soccombendo sistematicamente, in molte sedi di Tribunale, in tutte le cause promosse dagli interessati per questo motivo;
a fronte delle sentenze dei tribunali, sembra così prefigurarsi l'incostituzionalità della norma per disparità di trattamento tra lavoratori -:
se non reputi necessario definire il contenzioso venutosi a creare con le diverse interpretazioni normative e con i giudizi espressi dai tribunali che hanno valutato le cause instaurate dai ricorrenti per chiarire l'impianto della legge n. 42 del 2006, affinché sia riconosciuto il trattamento pensionistico di anzianità agli spedizionieri doganali, già iscritti all'albo professionale istituito dal titolo III della legge 22 dicembre 1960, n. 1612, che abbiano maturato, in periodi non coincidenti, presso diverse forme obbligatorie di previdenza, l'anzianità contributiva ed anagrafica minima previste dalla legislazione vigente per maturare il diritto ad accedere alla pensione di anzianità.
(5-03033)
CODURELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di luglio 2009 il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha emanato un'ordinanza, a firma del Sottosegretario Martini, «Ordinanza contingibile ed urgente recante misure per garantire la tutela e il benessere degli animali di affezione anche in applicazione degli articoli 55 e 56 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. (09A10570) (Gazzetta Ufficiale n. 207 del 7 settembre 2009);
l'ordinanza in questione, della durata di 24 mesi, individua specifiche misure sanitarie a garanzia della salute, della tutela e del benessere degli animali affidati secondo le procedure previste per gli appalti pubblici (decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163): l'obiettivo appare quello è di evitare che animali di affezione possano essere trasferiti, in alcuni casi anche per lunghe distanze, in assenza di misure e prescrizioni sanitarie idonee a garantirne la tutela e il benessere ed evitarne lo stress;
la suddetta ordinanza prevede tra le altre misure, l'obbligo per i comuni di procedere alla «microchippatura» di tutti i cani ritrovati nel proprio territorio, alla loro iscrizione presso l'anagrafe canina comunale e alla sterilizzazione entro il termine di 60 giorni;
inoltre si prevede che il sindaco sia il responsabile dei cani prelevati nel proprio comune e che debba effettuare verifiche periodiche sullo stato di salute e benessere degli stessi (almeno una volta all'anno) nonché comunicare i risultati sullo stato di
salute degli animali almeno una volta all'anno anche nel rendiconto della gestione in consiglio comunale;
premettendo, dunque, la sostanziale condivisibilità dell'intento che ha ispirato tale regolamentazione, e considerando che già molti comuni sono da considerare «virtuosi» nel loro approccio al tema (come, ad esempio, il comune di Casatenovo, che ha approvato un buon regolamento comunale sul benessere degli animali) appare evidente un pressoché totale decentramento di funzioni che comporta costi, non certo di poco conto, relativi alla corretta applicazione delle misure contenute nella suddetta ordinanza, costi che in assenza di un adeguato supporto in termini di dotazioni e risorse, ricadono totalmente sui comuni, e che non vengono supportati da adeguate dotazioni e risorse;
inoltre alcuni profili della normativa succitata appaiono in contrasto con le normative regionali in materia -:
se il Ministro non ritenga di dover tenere in considerazione le difficoltà dei comuni, in termini organizzativi ma soprattutto economici, rispetto all'applicazione delle nuove regole contenute nell'ordinanza, e se non valuti opportuno, laddove intenda confermare un totale decentramento di funzioni dallo Stato e dalle regioni ai comuni in materia, di dovere prevedere adeguati stanziamenti in favore dei comuni per consentire lo svolgimento di tali funzioni.
(5-03034)
CODURELLI, MATTESINI, MADIA, SCHIRRU e BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 1o aprile 1998 il signor Damiano Di Lizio, mentre era sul posto di lavoro, è rimasto gravemente ustionato, riportando la perforazione di entrambi i timpani, con conseguente perdita permanente dell'udito, a causa dello scoppio di una cisterna;
dopo due anni di iter amministrativo si è visto negare dall'Inail il riconoscimento della rendita per l'ipoacusia riportata (ipoacusia bilaterale);
nel gennaio del 2000, il giudice del lavoro di Chieti, gli ha riconosciuto il diritto alla rendita, ma il consulente nominato dal tribunale, per valutare i postumi derivanti dall'infortunio, solo nel novembre del 2003, relazionò in maniera molto sbrigativa la non indennizzabilità delle lesioni riscontrate, le conclusioni del consulente del Tribunale, costrinsero il giudice a respingere il ricorso di Di Lizio, con una sentenza emessa nel 2005;
nel luglio del 2007, Di Lizio ha scoperto dell'esistenza di un verbale, redatto dai medici dell'Inail nell'ottobre del 2000, in cui gli veniva riconosciuta un invalidità del 17 per cento, per l'ipoacusia riportata, e di conseguenza il diritto alla rendita;
il Di Lizio ha fatto ricorso per revocazione straordinaria, chiedendo di revocare la precedente sentenza, in virtù della scoperta di questa relazione medica dell'Inail;
il giudice ha accolto il ricorso per revocazione, riconoscendo a Di Lizio la rendita del 17 per cento e all'Inail il pagamento di 8 anni di arretrati (ivi compresi gli interessi);
nella sentenza n. 835 dell'8 luglio 2008, del Tribunale di Chieti, si cita testualmente che l'Inail ha occultato una relazione medica, e si ribadisce che se il giudice adito nel primo provvedimento fosse stato a conoscenza del documento oggi prodotto, non avrebbe potuto far altro che accogliere la domanda del ricorrente e riconoscergli il diritto alla rendita per infortunio -:
se non reputi grave l'omissione da parte dell'Inail, istituto preposto a tutelare la sicurezza dei lavoratori, di una documentazione ufficiale, decisiva per il riconoscimento di un diritto, come quello alla rendita per infortunio, del lavoratore;
quali provvedimenti intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di individuare i responsabili di tale scorretto comportamento riportato in premessa.
(5-03037)
Interrogazioni a risposta scritta:
OCCHIUTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Soft 4 web di Vibo Valentia, call center del Gruppo Phonemedia, che conta circa 7.000 dipendenti in tutta Italia, acquisita dal gruppo Omega, già proprietario di Agile del gruppo Phonemedia, attraversa già da tempo una profonda crisi;
tutte le aziende controllate dal Gruppo Phonemedia si trovano ancora oggi, nelle stesse drammatiche condizioni di occupazione e in attesa che si giunga ad una soluzione per la cassa integrazione dal momento che quanti vi lavorano, ne sono ancora sprovvisti;
la Guardia di finanza di Catania ha di recente scoperto una serie di irregolarità e di comportamenti societari illegali messi in piedi dal gruppo Phonemedia. I dipendenti della società dal mese di settembre del 2009 non ricevono più lo stipendio e inoltre si trovano nell'assenza di qualsiasi forma di ammortizzatore sociale, in quanto l'azienda non ha dichiarato subito lo stato di crisi;
la condotta messa in atto dall'azienda che appare all'interrogante fraudolenta - con illeciti concentrati soprattutto nelle aree meridionali - consisteva nel richiedere i fondi per le imprese in aree disagiate e la stabilizzazione di lavoratori precari per poi licenziarli o riassumerli con contratti vantaggiosi per l'azienda -:
quali urgenti iniziative intenda attuare al fine di rendere più celeri i meccanismi di erogazione della cassa integrazione ai lavoratori dell'azienda che da mesi non percepiscono stipendi.
(4-07553)
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
CONTENTO e GOTTARDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcune regioni, con riferimento alla spesa relativa ai programmi di sviluppo rurale 2007-2013, hanno evidenziato come, in ordine ai bandi aperti nel 2008, i contributi richiesti dalle aziende superano abbondantemente le risorse a disposizione e come le domande si rivolgano principalmente alle misure strutturali piuttosto che ai premi agroambientali;
in particolare, la regione autonoma Friuli Venezia-Giulia, dopo aver sottolineato l'apporto di risorse proprie, ha avanzato il suggerimento di creare un idoneo meccanismo compensativo nazionale, così come avvenuto per la programmazione 2000/2006, nell'eventualità che alcune regioni non fossero in grado di spendere le risorse messe a loro disposizione -:
se risultino confermate le difficoltà di spesa di alcune regioni e la presenza di richieste destinate a non ricevere contributi a causa dell'incapienza delle somme disponibili su alcuni assi;
se ritenga possibile l'istituzione del proposto meccanismo di compensazione nazionale e, comunque, quali iniziative intenda adottare in proposito.
(5-03028)
Interrogazione a risposta scritta:
CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Italia Oggi del 13 marzo 2010 entra nel
territorio italiano dell'olio definito «lampante», meglio conosciuto come deodorato, e venduto come extra-vergine;
questo olio arriva da Paesi mediterranei come la Tunisia, il Marocco e la Spagna e transitando in un Paese comunitario acquisisce tale denominazione e supera agevolmente i controlli doganali;
tali oli non sono pericolosi per la salute e l'incolumità pubblica ma non sono affatto extra-vergine e non possono certamente ottenere l'etichetta di extra-vergine ma arrivano negli scaffali dei nostri supermercati a prezzi irrisori causando una concorrenza sleale a tutto danno dei nostri produttori;
una ricerca dell'università di Bologna ha stabilito che il 70 per cento dei campioni di oli extra-vergine acquistati nei supermercati e nei discount non sono tali;
un sistema ufficiale di analisi e di individuazione degli oli «deodorati» ed il loro transito negli oli contraffatti stabilito e valido nel territorio dell'Unione europea ancora non c'è, per cui la vendita degli oli deodorati non può essere vietata;
i ricercatori italiani hanno già scoperto un sistema per individuare questi oli ma l'Unione europea non ha ancora stabilito che l'attività di deodorazione è un'attività illegale;
a ciò si aggiunge il momento di forte difficoltà che stanno vivendo gli ispettori dell'Agenzia delle dogane e dell'ispettorato centrale della qualità a causa dei forti tagli di bilancio che impediscono una seria ed efficace azione di repressione e prevenzione delle frodi alimentari -:
quali provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07549)
...
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Interrogazioni a risposta scritta:
POLI e DELFINO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il comma 100, dell'articolo 1, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ha prorogato di un triennio i termini di validità delle graduatorie per le assunzioni di personale presso le amministrazioni pubbliche che erano state soggette a limitazioni delle assunzioni per gli anni 2005, 2006 e 2007;
l'articolo 5 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, recita che: "Il termine di cui all'articolo 1, comma 100, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è prorogato al 31 dicembre 2010 e si applica alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni.";
la lettera delta norma in esame, laddove evidenzia che si applica alle graduatorie approvate successivamente al 1o gennaio 1999, induce ad una interpretazione che esclude dalla proroga al 31 dicembre 2009, tutte le graduatorie approvate entro il 31 dicembre 1998;
la citata interpretazione, ad avviso dell'interrogante, renderebbe il dato normativo illogico, irragionevole ed ingiusto oltre che di dubbia costituzionalità -:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di prorogare il termine di cui in premessa, applicandolo anche alle graduatorie per le assunzioni a tempo indeterminato approvate successivamente al 1o gennaio 1999 relative alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni.
(4-07542)
NEGRO, MUNERATO, MONTAGNOLI e BRAGANTINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo di stampa pubblicato il 29 aprile 2010 sul Corriere di Verona riportava la notizia che i lavoratori dipendenti veneti hanno gli stipendi più bassi d'Italia;
secondo uno studio condotto dalla OD&M Consulting per conto della Camera di commercio di Venezia, le buste paga venete (eccezion fatta per Venezia) sono le più basse d'Italia: poco più di 23mila euro all'anno per gli operai e circa 45mila euro annui per gli impiegati; stipendi questi che collocano il Veneto molto al di sotto della media europea;
da sempre la Lega Nord sostiene la necessità di riformare l'attuale sistema di contrattazione in modo che le retribuzioni siano commisurate al costo della vita nelle diverse province, perché è fuor di dubbio che il caro-vita varia da regione a regione e addirittura da provincia a provincia, e lo status dei lavoratori non si misura con la busta paga, bensì con il potere d'acquisto che ciascuno ha concretamente;
si ricorda che nell'ottobre 2008 il Senato ha approvato la mozione n. 1-00026, con la quale si impegnava il Governo «ad attivare le procedure necessarie alla riforma del sistema di contrattazione nazionale del pubblico impiego e ad introdurre strumenti che consentano autonomia ai diversi livelli territoriali di governo nella gestione della contrattazione collettiva»;
si rammenta, altresì, che il 26 novembre 2009 il Governo, durante l'esame in Assemblea al Senato del disegno di legge delega in materia di lavori usuranti (A.S.1167), ha approvato un ordine del giorno a firma dei senatori della Lega Nord con cui si impegna a valutare «l'applicazione di un coefficiente del territorio utile per la rivalutazione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici che operano in Province nelle quali il costo medio della vita risulti superiore a quello nazionale» -:
se il Governo non intenda adottare con sollecitudine le iniziative di propria competenza per mantenere gli impegni assunti in sede parlamentare ed adeguare le buste paga dei dipendenti al reale costo della vita del territorio in cui si risiede.
(4-07546)
...
SALUTE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CODURELLI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'esperienza drammatica di essere colpiti da un tumore è una realtà estremamente complessa che va affrontata non solo nella sua interezza biologica e sociale, ma anche e soprattutto nella sua dimensione psicologica;
le persone che sono state colpite dal cancro e sottoposte a chemioterapia e a radioterapia, devono affrontare, oltre al dramma della malattia, anche l'impatto della stessa sul proprio aspetto come, per esempio, il disagio psicofisico dovuto alla conseguente alopecia, che, anche se temporanea, è un ulteriore insulto indiretto da parte della neoplasia;
il tumore incide pesantemente sulla qualità della vita, causando un importante evento invalidante che si riflette in larga misura anche sulla sfera emotiva a causa delle modifiche dello schema corporeo, si pensi per esempio, agli effetti di tumori alla mammella o agli interventi di laringectomia per neoplasia della laringe;
l'aspetto della persona che cambia durante i trattamenti può portarla a sentirsi
fragile e a vivere con difficoltà le sue relazioni personali, famigliari e con il mondo esterno;
la perdita di capelli in questo ambito è comunque uno degli eventi più stressanti sia per i significati simbolici che comporta, sia per le conseguenze del momento;
il 50 delle donne considerano la perdita di capelli l'evento più traumatico della chemioterapia;
se è pur vero, che non tutti i farmaci utilizzati nei cicli antiblastici sono alopecizzanti, è comunque un problema in genere prevedibile per molti di essi (antracicline, taxani, vepesid). In genere la perdita di capelli comincia dopo 10-20 giorni dall'inizio del trattamento ed è progressivamente ingravescente sotto forma della perdita di intere ciocche. Nella quasi totalità dei casi è reversibile, anche se, con l'implementazione dell'attività ematologica, bisogna considerare una piccolissima percentuale di pazienti con alopecia permanente quando sottoposti a trattamenti di trapianto di midollo osseo;
in questi casi, si può considerare la «parrucca» non come un bene voluttuario o estetico, ma come una necessità il cui acquisto incide sul bilancio di una famiglia per un costo medio di 250 euro e oltre. Costo elevato per alcuni nuclei familiari e neppure detraibile dall'Irpef nella dichiarazione dei redditi -:
quali siano le risorse economiche nonché l'iter ancora necessario affinché nel minor tempo possibile possano essere ridefiniti i nuovi livelli essenziali di assistenza, comprensivi del nuovo nomenclatore delle protesi e degli ausili istituito con il decreto ministeriale 27 agosto 1999, n. 332, dell'aggiornamento dell'elenco, fermo a livello nazionale al 2004, delle malattie rare esentate dal pagamento del ticket, affinché si possa garantire su tutto il territorio nazionale l'unitarietà delle prestazioni sanitarie anche in ragione delle nuove esigenze dei cittadini-pazienti;
se il Ministro non ritenga per le motivazioni sopraesposte inserire la protesi tricologica come ausilio a tutti gli effetti nel Nomenclatore tariffario - Ausili e Protesi attualmente in revisione dalla commissione Ministeriale preposta uniformando così a livello nazionale la risposta al problema, che attualmente vede iniziative diversificate a seconda delle regioni o di alcuni capoluoghi di provincia;
se il ministro non ritenga inserire nel Nomenclatore-tariffario-ausili e protesi anche quegli ausili che servono alle persone laringectomizzate dopo l'intervento.
(5-03032)
PEDOTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia, le banche di sangue cordonale, istituite esclusivamente all'interno di strutture pubbliche, svolgono la loro attività in base a standard di qualità e sicurezza definiti a livello nazionale ed internazionale;
la rete nazionale italiana è attualmente composta da 18 banche, distribuite su tutto il territorio nazionale, ed è coordinata a livello centrale dal Centro nazionale sangue in collaborazione con il Centro nazionale trapianti, per i rispettivi ambiti di competenza;
le unità di sangue cordonale conservate presso le banche italiane sono circa 20.000 e di queste, al 31 dicembre 2008, circa 800 sono state utilizzate a scopo trapiantologico, sia in Italia che all'estero;
in data il 26 febbraio 2009 il Ministro della salute ha emanato l'ordinanza "Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale", entrata in vigore il 1o marzo 2009;
l'ordinanza afferma il principio secondo il quale la conservazione del sangue da cordone ombelicale rappresenta un interesse primario per il servizio sanitario nazionale ed autorizza la conservazione per uso allogenico (cioè in favore di persone diverse da quelle da cui le cellule sono prelevate), a fini solidaristici, in
strutture pubbliche a ciò dedicate; nonché la conservazione di sangue da cordone ombelicale per uso dedicato al neonato stesso o a consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta, "per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l'utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale, previa presentazione di motivata documentazione clinico sanitaria" o, nel caso di famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie genetiche per le quali risulti clinicamente appropriato l'utilizzo di tali cellule;
in questi casi si tratta di "donazione dedicata" e le cellule staminali, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono state dedicate in ragione della sua patologia;
l'ordinanza, infine, vieta l'istituzione di banche per tale conservazione presso strutture sanitarie private e ogni forma di pubblicità;
attualmente in Italia è vietata la conservazione del sangue cordonale per fine autologo non dedicato mentre rimane in vigore, dietro autorizzazione, l'esportazione e la conservazione presso una struttura estera a proprie spese, del sangue di cordone ombelicale prelevato al momento della nascita del proprio figlio ad uso personale per i soggetti interessati che ne fanno richiesta;
risulta, che attualmente in Italia, sempre più famiglie chiedano l'autorizzazione all'esportazione e alla conservazione del proprio sangue cordonale per uso autologo non dedicato e cioè, indipendentemente dal fatto che il neonato o un consanguineo abbia una patologia in atto al momento della raccolta del sangue, "per la quale risulti scientificamente fondato e clinicamente appropriato l'utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale" -:
quante siano alla data odierna le unità di sangue cordonale conservate presso le banche italiane e quale sia la loro ripartizione tra uso allogenico e uso autologo dedicato;
quante siano alla data odierna le richieste di esportazione e conservazione all'estero del proprio sangue cordonale a uso autologo e quale sia la loro ripartizione regionale;
se il Ministro non ritenga opportuno, sulla base delle maggiori richieste, assumere iniziative normative sia concedendo nuove autorizzazioni all'istituzione di nuove banche per la conservazione del sangue cordonale, garantendo così una maggior omogeneità su tutto il territorio nazionale, sia per assicurare a tutte le famiglie che ne facciano richiesta la conservazione del proprio sangue cordonale all'interno del territorio dello Stato italiano.
(5-03044)
Interrogazioni a risposta scritta:
CESARE MARINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la stampa ha dato notizia del rapporto dell'European Medicines Agency (EMA) sull'epidemia influenzale dell'autunno del 2009;
da detto rapporto emerge l'utilizzazione del 20 per cento dei prodotti acquistati dagli Stati membri dell'Unione europea per contrastare la diffusione del virus influenzale A/H1N1, meglio conosciuto come «influenza suina»;
è opinione largamente diffusa che si è trattato di un allarme del tutto ingiustificato che ha avuto come effetto la corsa all'accaparramento di notevole quantità di scorte di vaccini antivirali;
il rapporto del Consiglio d'Europa denuncia «l'enorme spreco di denaro pubblico», causato «da timori ed allarmi ingiustificati circa i rischi sanitari ai quali poteva essere esposta la popolazione europea»;
in Italia il Ministero della salute afferma che sono state acquistate oltre 12 milioni di dosi di vaccini con una spesa di
circa 98 milioni di euro, risulta altresì che ne siano state somministrate soltanto 1 milione;
lo Stato italiano si era impegnato a pagare 184,8 milioni di euro ma 11 milioni di dosi non sono state acquistate per cui appare logico evitare di dover corrispondere la somma pattuita per una obbligazione non perfezionata;
in altri Paesi dell'Unione europea si stanno promovendo iniziative volte a ridurre drasticamente il debito contratto con le aziende produttrici sia bonariamente e sia con un vero e proprio contenzioso -:
se sia in corso una trattativa, e in caso di risposta affermativa, quale sia lo stato della stessa trattativa con le aziende produttrici del vaccino, per sanare il debito contratto, senza gravare i cittadini di ulteriori sacrifici, già lo Stato ha sostenuto un onere, quantificabile in 3 euro per cittadino.
(4-07544)
JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
lo stesso modello di protesi sanitaria dalle valvole cardiache ai pacemaker, dai defibrillatori agli attrezzi chirurgici ha, in Italia, un prezzo che varia parecchio a seconda dell'Asl che lo acquista. La Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari e sul disavanzo regionale ha annunciato l'apertura di un'inchiesta per porre fine a questo spreco enorme di denaro pubblico, una delle cause del disavanzo di bilancio di dieci regioni di Italia oltreché dell'enorme crescita della spesa sanitaria nazionale;
sono ancora sconosciute le cause di questo trend altalenante che non risparmia nessuna regione italiana, che interessa il nord quanto il sud, e che si verifica in modo bipartisan in amministrazioni di entrambi gli schieramenti politici. Non è da escludere che dietro quelle inspiegabili oscillazioni da elettrocardiogramma dei prezzi alligni la corruzione, per questo lo stesso Ministro interrogato ha espresso l'intenzione di centralizzare a livello regionale gli acquisti dei dispositivi medici, contando di risparmiare fino a due miliardi di euro all'anno. Si tratta di una cifra da capogiro se si considera che rappresenta lo 0,15 per cento del Pil;
il caso forse più clamoroso di divario dei prezzi a parità di prodotto si registra, a sorpresa, nel Nord est, nei capoluoghi del Trentino Alto Adige: il defibrillatore bicamerale della Boston scientific (modello teligen 100 Dr F110) costa, a Trento, 13.500 euro, ad appena 50 chilometri di distanza, a Bolzano, 16.100. Episodi analoghi si registrano ovunque in Italia. E il settore forse più critico è quello del cuore. I cardiologi infilano nelle coronarie ostruite dei piccolissimi tubicini, gli stent, che servono ad disostruire le arterie cardiache. È una tecnologia relativamente recente che ha rivoluzionato la terapia dell'infarto e che ha ridotto vertiginosamente il ricorso al tradizionale by-pass chirurgico. Lo «stent medicato» a rilascio di farmaco Xience V costa a Terni 594 euro, ma a Genova il prezzo misteriosamente raddoppia balzando a 1.250 euro;
stesso discorso vale in cardiochirurgia. Una valvola aortica cardiaca percutanea ha un prezzo di 19 mila euro all'Azienda ospedaliera Niguarda di Milano, di 20 mila alle Molinette e di 21 mila all'Estav-Sudest Toscana. Le stesse valvole meccaniche mitraliche all'Estav-Sudest della Regione Toscana costano 2.380 euro, 2.500 all'ospedale di Alessandria e 3.400 all'Azienda messinese Papardo Piemonte. Anche la chirurgia non è esente dal fenomeno dell'altalena dei prezzi a parità di prodotto. I trocar - tubi che si piantano nell'addome attraverso cui si introducono fibre ottiche e strumenti chirurgici, pinze e forbici - hanno prezzi che variano all'interno della stessa regione da un minimo di 80 euro a un massimo di 102. Se qualunque altro prodotto presentasse oscillazioni dei prezzi di tali percentuali, dal 50 al 100 e perfino al 200 per cento, si direbbe che il mercato è in mano agli
speculatori. Le associazioni dei consumatori insorgerebbero. Interverrebbe il Garante per la sorveglianza dei prezzi. Gli imprenditori scorretti verrebbero perseguiti dalla Guardia di finanza. E i centri acquisti della pubblica amministrazione sarebbero indagati dalla Corte dei Conti;
nel mercato delle protesi sanitarie, invece, nessuno denuncia queste gravi anomalie, che vanno contro la legge della domanda e dell'offerta. Anzi, nonostante tutti ne siano a conoscenza da anni, dal Ministero della salute ad Assobiomedica, dalle Asl alle associazioni scientifiche, dagli informatori sanitari ai medici, tutti tacciono. Ottenere i prezzi di acquisto delle varie Asl è praticamente impossibile. Nessuno li fornisce. Ogni azienda sanitaria se li tiene per sé e rifiuta di renderli pubblici addirittura alle altre Asl. I dati sono taciuti al Ministro della salute dalle stesse regioni. È un mercato dal fatturato miliardario: esclusa la farmaceutica, l'importo complessivo è di 7 miliardi all'anno;
le ipotesi sono più di una: per alcuni si tratta di pessima gestione amministrativa delle forniture biomedicali. Per altri è una forma di degenerazione del federalismo sanitario: ogni regione, essendo autonoma nella gestione del proprio bilancio sanitario, fa come crede. Ma lo scenario più inquietante è che l'altalena dei prezzi nasconda, invece, episodi di corruzione e tangenti. Come ad esempio avvenne otto anni fa a Torino, quando la magistratura contrastò un vasto, quanto diffuso e addirittura decennale sistema di corruzione sulla fornitura di valvole cardiache che interessava tutto il Nord: dal Piemonte, alla Lombardia, fino al Veneto. In quella vicenda la tangente concordata tra fornitori e cardiochirurghi all'insaputa delle commissioni aggiudicatrici dell'appalto faceva lievitare il prezzo delle protesi di circa 600 euro. Oggi, ad otto anni di distanza da quello scandalo, il rischio tangenti è tutt'altro che scongiurato;
l'oscillazione dei prezzi dei dispositivi medici a parità di modello riguarda quasi tutte le specialità. Secondo Assobiomedica, l'associazione che riunisce 300 aziende di tecnologie biomedicali e diagnostica, le Asl non pagano. O pagano in ritardo. Angelo Fracassi, presidente di Assobiomedica, ha detto che l'80 per cento delle imprese del settore ha fatto partire azioni di pignoramento contro le Asl per recuperare i propri crediti insoluti, circa 5 miliardi di euro;
ogni anno in ciascun ospedale si spendono in media 110 milioni di euro per l'acquisto di dispositivi medici soprattutto nell'ambito della cardiologia interventistica, contro 90 milioni di euro per i farmaci. Mentre per i farmaci c'è una governance, l'Aifa (agenzia italiana sui farmaci), un organo di controllo simile manca per i dispositivi. Col risultato che in questo settore il prezzo è libero, con gare che si svolgono ospedale per ospedale, con un'etorogeneità di prezzi enorme che possono raddoppiare o triplicare da zona a zona d'Italia -:
quali iniziative, anche normative, il Ministro intenda porre in essere al fine di contrastare le problematiche che ruotano attorno all'acquisto di apparati biomedicali da parte delle Asl italiane.
(4-07545)
JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ogni anno in Italia circa mille persone vengono processate per esercizio abusivo della professione medica. La pena prevista per chi viene coinvolto sul fatto è piuttosto blanda: sei mesi o una multa di 516 euro. Ad essere scoperti sono solo una piccola parte di dentisti, medici di famiglia, medici di cliniche o ospedali, professionisti privati in medicina convenzionale o alternativa che non hanno titolo a curare la gente. Le stime degli odontoiatri raccontano di circa 15 mila abusivi accanto a 56 mila regolari nel loro settore. Non è facile dire quanti possano essere invece i falsi medici, ma il fenomeno è percentualmente più contenuto rispetto a quello dei dentisti. Gli iscritti all'Ordine però sono più di 340 mila. Così alcuni
osservatori arrivano a dire che anche in questa categoria si possano stimare 10-15 mila abusivi. Con i dentisti si arriverebbe a 30 mila;
i Nas nel 2009 hanno denunciato 1.170 persone per esercizio abusivo della professione medica, di cui 450 falsi odontoiatri. Fino a marzo 2010 i due dati erano rispettivamente 453 e 108, gli studi sequestrati 39. Non tutti i casi segnalati dai carabinieri riguardano medici abusivi, vengono contemplati anche alcuni falsi infermieri. A Udine un uomo si autodefiniva naturopata e somministrava cure dimagranti, prescrivendo esami e medicine. Proprio i casi di «curatori» o comunque di persone esperte in discipline non mediche che fanno comunque diagnosi e dettano terapie sono quelli che «sfumano» il fenomeno dell'abusivismo, rendendolo fenomeno di non facile intercettazione e molto numeroso. Esistono poi decine di sequestri di studi di falsi dentisti, dentro palazzi signorili o scantinati umidi;
«da tempo abbiamo un contenzioso con le università - afferma Amedeo Bianco, presidente della federazione degli Ordini dei medici - certe scuole di specializzazione non chiedono ai neolaureati l'iscrizione al nostro albo. È un grave errore perché quei dottori negli anni di formazione fanno attività sanitaria, anche sostituzioni di medici e guardie. E poi chi è nelle liste dell'Ordine è certamente laureato, per gli altri vanno fatti accertamenti nelle facoltà di provenienza». Ma in ambulatorio si può entrare anche prima di iscriversi a una specializzazione. Per sostituire un medico di famiglia per un breve periodo basta mettersi d'accordo con il sostituito, o semplicemente dare comunicazione alla asl di riferimento. «Le sostituzioni possono essere una maglia debole della rete, secondo Giacomo Milillo, del sindacato dei medici di famiglia Fimmg. Il singolo medico ha difficoltà a verificare le autocertificazioni. Quando poi viene avvertita la asl, se questa non controlla è un problema. Penso però che avvenga raramente, l'abusivismo mi sembra più legato alla dipendenza, su cui deve controllare sempre l'azienda sanitaria, e soprattutto alla libera professione. Parlo di dentisti e non solo. Negli ambulatori privati i controlli sono pochi»;
se per dare sicurezza a pazienti o a enti pubblici c'è bisogno dell'attestato o del diploma, neanche questo costituisce un grave problema per gli abusivi. Una bella pergamena con l'intestazione dell'università può essere facilmente reperita rivolgendosi ad una stamperia clandestina, come quella scoperta da poco a Vibo Valentia, o alla rete. Duecento euro e la pergamena viene spedita a casa. Per Giovanni Monchiero, presidente della Federazione italiana asl «i casi non sono frequenti ma è stupefacente che quando si scopre il medico infedele immancabilmente i pazienti ne dicono un gran bene. Dove viene meno la scienza si supplisce con le capacità relazionali»;
solo i Nas di Torino dall'inizio del 2010 hanno già denunciato oltre 300 dentisti senza titolo. Odontotecnici che facevano gli odontoiatri, principalmente, ma non solo. In questo campo l'abusivismo è considerato una piaga della categoria, tra pazienti che vogliono risparmiare e controlli mai sufficienti. «Sono 15 mila a esercitare senza poterlo fare. Tutto il fenomeno è sottostimato, anche per i medici» secondo Giuseppe Renzo presidente degli odontoiatri della Federazione Ordini. «Il 70 per cento sono odontotecnici che fanno i dentisti, ultimamente sono molto in crescita le false lauree. Le vanno a prendere in paesi entrati nella Unione europea da poco come la Romania». Alcune indagini hanno rivelato una sorta di rinterzo della laurea. Infatti, alcune persone si fanno intestare diplomi di università sudamericane, in seguito viene richiesto il riconoscimento dei titoli in Spagna, che ha accordi bilaterali con quei Paesi, e automaticamente possono esercitare in Italia. I dentisti hanno fatto varie proposte per bloccare gli abusivi, come quella di confiscare anziché sequestrare, i macchinari degli studi dei falsi odontoiatri»;
quello delle pene troppo lievi è un problema sentito. «Capita di bloccare dentisti
abusivi che ci ridono in faccia: tanto pago 500 euro, cambio appartamento e ricomincio, ci dicono», come afferma il capitano Marco Datti che dirige il Nas di Roma. «Combattiamo il fenomeno ogni giorno, ma solo una piccola nicchia viene individuata. È un lavoro difficile. Spesso gli abusivi sono difesi dai colleghi, i quali magari pensano che denunciarli ricada negativamente sull'immagine della categoria. E i pazienti a volte non parlano perché si vergognano». I falsi medici «sono pericolosissimi perché fanno meno attenzione alla trasmissione di malattie infettive e non sanno intervenire su emergenze come emorragie o shock. Da tempo i dentisti regolari chiedono un inasprimento delle pene, credo che sia auspicabile. Con il giro di affari di certi soggetti la multa li preoccupa ben poco -:
quali iniziative il Ministro intenda attuare al fine di contrastare il fenomeno dell'abusivismo in campo medico.
(4-07548)
SCILIPOTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sono stati finalmente pubblicati i risultati del più grande studio mai effettuato sui rischi di tumore connessi all'uso dei cellulari. Condotto da un team di ricercatori di 13 paesi, Interphone - costato oltre 19 milioni di euro - ha analizzato 2.708 casi di glioma e 2.409 di meningioma, con 5.634 controlli, giungendo alla conclusione che sono necessarie ulteriori ricerche;
la prima pubblicazione collegiale dell'Interphone è uscita in ritardo di ben cinque anni sul previsto, a causa dei dissidi interni tra i ricercatori delle nazioni partecipanti;
essa non aggiunge nulla ai lavori precedenti usciti sotto la medesima etichetta: infatti, il 90 per cento dei valori di rischio sui meningiomi (tumori cerebrali benigni) e sui gliomi (tumori cerebrali maligni) indicherebbero un effetto protettivo dell'uso dei cellulari, effetto che gli stessi autori ritengono impossibile, attribuendo questo dato ad una lunga serie di errori e condizionamenti del protocollo usato;
dalla lettura attenta dei dati, scorporando quelli relativi al gruppo di soggetti con i livelli più elevati di utilizzo dei cellulari, si osserva, viceversa, che il 90 per cento dei valori di rischio in questo gruppo per i meningiomi e il 100 per cento dei dati per i gliomi indicano incrementi statisticamente significativi (superiore al raddoppio) dell'incidenza di questi tumori cerebrali;
quanto sopra risulta confermato dai dati emersi nelle meta-analisi fornite dallo scienziato svedese Hardell, i cui risultati sono stati convalidati anche dall'Associazione Italiana degli Oncologi Medici (AIOM) fin dal 2007, e dimostra che gli errori metodologici ed i condizionamenti che hanno caratterizzato il protocollo Interphone hanno dato luogo ad una sistematica e rilevante sottovalutazione del rischio;
lo studio Interphone è stato varato dallo IARC nel 2000, finanziato dalla Comunità europea e co-finanziato per oltre il 50 per cento dal Mobile Manufacturers Forum (ente che accorpa 12 tra le principali industrie di telefonia mobile), dalla GSM Association (altra potente lobby della telefonia mobile) e dalla Canadian Wireless Telecommunications Association. Inoltre molti studi locali sono stati finanziati da Compagnie nazionali di telefonia;
il dottor Paolo Vecchia, direttore dell'Istituto superiore di sanità, direttamente impegnato nel progetto Interphone, immediatamente dopo la pubblicazione dei primi risultati, ha affermato ai media che:
Interphone non ha evidenziato alcun aumento del rischio di gliomi e meningiomi tra gli utilizzatori di telefoni cellulari;
non è stata osservata alcuna relazione con la durata dell'uso, con il tempo di utilizzo (inteso come numero di anni), ma anche come ore cumulate di uso;
Interphone è lo studio più informato finora realizzato anche per la omogeneità delle procedure -:
se il Ministro non ritenga opportuno intervenire, adottando le necessarie iniziative, affinché:
a) l'Istituto superiore di sanità, organo tecnico-scientifico del servizio sanitario nazionale italiano, che svolge funzioni di ricerca, sperimentazione, controllo, consulenza, documentazione e formazione in materia di salute pubblica, si faccia promotore di conoscenza imparziale sul continuo aumento di utilizzo di questa tecnologia di comunicazione;
b) venga chiarito come mai sia stata data dal dottor Vecchia una lettura che appare radicalmente diversa dalla posizione di tantissime personalità scientifiche, media, organizzazioni pubbliche internazionali, qualificate ed indipendenti, volta, invece, a richiamare la necessità di una profonda revisione del principio di precauzione oggi in essere;
c) venga chiarito il ruolo dei soggetti co-finanziatori privati del progetto Interphone, per stabilire se il robusto sostegno economico elargito, stante la natura di produttori di tecnologie per le comunicazioni senza fili dei medesimi soggetti, possa aver contribuito ad «orientare» i risultati della ricerca verso la innocuità dei cellulari, configurandosi in tal modo un deprecabile fenomeno di conflitto di interessi.
(4-07557)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione del 9 giugno 2010 pubblicava un articolo del giornalista Giulio De Santis, su uno sconcertante episodio di malasanità che si sarebbe verificato all'ospedale Umberto I di Roma;
in particolare, un esercito di formiche avrebbe letteralmente invaso la stanza e il letto di un paziente, e, si legge nell'articolo, «soprattutto dentro la ferita. Un vero esercito arrampicatosi nella notte sul corpo di un paziente...»;
gli insetti avrebbero potuto essere fermati dall'infermiere di guardia con una semplice pulizia delle lenzuola, che tuttavia si sarebbe rifiutato di spolverare il letto del paziente, dove già dalla sera precedente l'amara scoperta, le formiche «passeggiavano» indisturbate alla ricerca di briciole di biscotti;
il paziente, un magazziniere di 24 anni 2010, era stato ricoverato al Policlinico in seguito a un incidente stradale avvenuto il 25 agosto scorso. Ferito gravemente ad un braccio, venne operato due giorni dopo il sinistro. La mattina successiva all'intervento chirurgico, il giovane si svegliò avvertendo alla ferita un'insopportabile «formicolio». Termine quanto mai appropriato: a causarlo infatti erano proprio formiche, come scoprì un medico togliendo il bendaggio dalla ferita;
l'infermiere di guardia, secondo il racconto del paziente, non si sarebbe curato affatto delle formiche, e anziché cambiare le lenzuola, si sarebbe allontanato per andare a prendere gocce per aiutare il ragazzo ad addormentarsi in pochi minuti. Il mattino successivo il paziente avverte un generale formicolio, e ad infastidirlo è principalmente la ferita. Chiama un nuovo infermiere che manifesta lo stesso distaccato disinteresse del paramedico del giorno prima. A quel punto il giovane, pur essendo ancora in precarie condizioni, va da un medico che scopre le formiche;
l'infermiere in questione, finito sotto processo, lavora tuttora al Policlinico dove è impiegato ormai da molto tempo -:
di quali informazioni disponga in ordine a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di garantire la sicurezza dei pazienti e più in generale una migliore gestione del rischio clinico.
(4-07560)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta scritta:
GRANATA e MURGIA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'enorme disastro ambientale determinato dallo sversamento di petrolio nel Golfo del Messico, fa tornare tragicamente d'attualità il tema delle trivellazioni petrolifere in Sicilia, dopo i disastri ecologici già perpetrati ai danni dei territori di Gela, Melilli-Augusta-Priolo, e la recente rinnovata presenza di impianti estrattivi in provincia di Ragusa;
la presenza minacciosa della piattaforma Vega (la piattaforma più grande del Mediterraneo) distante poco più di 25 chilometri dalla costa iblea ad una profondità di 124 metri, e la già sperimentata esperienza della fuoriuscita di petrolio allo stato grezzo dell'oleodotto Ragusa-Priolo Mostringiano, nel cuore di un territorio con forte vocazione agricola-turistica nonché ricompreso all'interno del Val di Noto, patrimonio dell'umanità;
è notizia delle ultime settimane come, grazie alla concessione mineraria alla ricerca di idrocarburi approvata lo scorso 6 aprile 2009 dal Ministero dello sviluppo economico, la Mediterranea Resources LLC con sede a Austin (Texas-USA), che controlla la sviluppo risorse naturali Srl con sede distaccata a Roma, sia stata autorizzata a ricercare il petrolio nella costa ragusana per un periodo esplorativo di qualche mese ed una successiva durata estrattiva di sei anni avendo, anche, individuato la zona entro la quale perforare e vale a dire contrada Mangiagesso (chilometro 7 strada provinciale 94), contrada Milocca (chilometro 6 strada provinciale 54), contrada Fami Giurgia (traversa della strada provinciale 122), contrada Pisciotto presso la fornace Penna, l'incrocio fra via Cernia e Viale della Repubblica a Donnalucata, contrada Dammusi (500 metri dalla strada provinciale 89) per un totale di 460 chilometri quadrati (da Kamarina a Sampieri), e per una profondità fino a 20 chilometri al largo;
sono state sostenute dure battaglie da associazioni, istituzioni locali negli ultimi anni a difesa del territorio ed in particolare dell'area del Val di Noto;
oggi i fatti americani confermano la lungimiranza di quella battaglia legata anche alla volontà di rendere chiara una opzione su un modello di sviluppo legato a cultura, turismo, agricoltura e innovazione e definitivamente oltre il modello industriale, nonostante le invettive di quanti parlavano di «fondamentalismo ambientalista e di occasioni perdute»;
è stato revocato il decreto n. 16 del 22 marzo 2004 dell'assessore regionale all'industria pro tempore che autorizzava la Panther Resources Corporation (USA-Texas-Houston), con sede di rappresentanza a Palermo, ad effettuare la ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi nella zona denominata «Fiume Tellaro» ricadente nei territori di Caltagirone, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Vizzini, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Modica, Monterosso Almo, Ragusa, Avola, Noto e Rosolini per una estensione di 746,37 chilometri quadrati e l'autorizzazione alla Panther Eureka per le trivellazioni a Sciannacaporale di Vittoria -:
se intenda intervenire con urgenza per normare la già critica situazione legata alle estrazioni petrolifere offshore con pozzi già attivi;
se intenda disporre una moratoria immediata, prima di qualsiasi altra autorizzazione, al fine di conoscere quanti e quali siano i permessi di esplorazione offshore in essere, soprattutto in Sicilia, area a forte richiamo turistico e regione che ha già respinto questo tipo di sviluppo, chiedendo, inoltre immediati interventi operativi al fine di tutelare
l'ecosistema delle aree già interessate alle trivellazioni.
(4-07538)
MISIANI e SANGA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il consiglio di amministrazione di Indesit Company, il colosso internazionale degli elettrodomestici della famiglia Merloni, ha varato un piano «per il consolidamento della presenza industriale in Italia»;
il piano di Indesit prevede, accanto ad investimenti per 120 milioni nel triennio 2010-2012 per «innovazione di prodotto e di processo», la chiusura degli stabilimenti di Brembate Sopra (430 dipendenti, situato in provincia di Bergamo), e Refrontolo (provincia di Treviso). Da quanto si apprende, la chiusura dei due stabilimenti coinvolgerebbe circa 500 dipendenti;
non è prevista alcuna delocalizzazione della produzione italiana negli otto stabilimenti del gruppo all'estero ma il potenziamento dei poli industriali di Indesit Company al centro-sud d'Italia, in particolare Fabriano (quartier generale del gruppo) e Caserta;
la chiusura dello stabilimento di Brembate - che registra la netta contrarietà di tutte le organizzazioni sindacali - rappresenterebbe l'ennesimo, durissimo colpo per il sistema produttivo della provincia di Bergamo e comporterebbe pesanti conseguenze sociali in un territorio in cui la crisi economica ha portato ad una crescita esponenziale della disoccupazione e del ricorso alla cassa integrazione -:
quali iniziative intendano assumere con urgenza al fine di evitare la chiusura e salvaguardare i livelli occupazionali del sito produttivo di Brembate.
(4-07540)
...
Apposizione di una firma ad una mozione.
La mozione Lulli e altri n. 1-00377, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Strizzolo.
Apposizione di una firma ad una mozione ed indicazione dell'ordine dei firmatari.
La mozione Boniver ed altri n. 1-00338, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 marzo 2010, è stata successivamente sottoscritta anche dal deputato Reguzzoni che, con il consenso del primo firmatario e degli altri sottoscrittori, ne diventa secondo firmatario.
Apposizione di una firma ad una risoluzione.
La risoluzione in Commissione Agostini e altri n. 7-00343, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tullo.
Apposizione di una firma ad una interpellanza.
L'interpellanza Rainieri e altri n. 2-00693, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Polledri n. 4-02735, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 aprile 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.
L'interrogazione a risposta scritta Polledri n. 4-05352, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.
L'interrogazione a risposta scritta Rivolta e Nicola Molteni n. 4-05927, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.
L'interrogazione a risposta in Commissione Alessandri e altri n. 5-02851, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fedriga.
L'interrogazione a risposta scritta Torazzi e altri n. 4-07087, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.
L'interrogazione a risposta orale Servodio e altri n. 3-01117, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Agostini.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Di Pietro n. 2-00749 del 9 giugno 2010.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Codurelli e altri n. 4-02525 del 12 marzo 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03037;
interrogazione a risposta scritta Codurelli e altri n. 4-03224 del 10 giugno 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03036;
interrogazione a risposta scritta Codurelli n. 4-03356 del 24 giugno 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03035;
interrogazione a risposta scritta Codurelli n. 4-04616 del 20 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03034;
interrogazione a risposta scritta Codurelli e altri n. 4-05186 del 26 novembre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03033;
interrogazione a risposta scritta Codurelli n. 4-05228 del 1o dicembre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03032;
interrogazione a risposta scritta Codurelli n. 4-05567 del 22 dicembre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03031;
interrogazione a risposta in commissione Poli e Delfino n. 5-02504 del 17 febbraio 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07542;
interrogazione a risposta scritta Codurelli n. 4-06742 dell'8 aprile 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03030;
interrogazione a risposta in commissione Negro e altri n. 5-02862 del 6 maggio 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07546.
...
ERRATA CORRIGE
Mozione Boniver e altri n. 1-00338 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 294 del 4 marzo 2010. Alla pagina n. 11519, prima colonna, alla riga ventiseiesima, deve leggersi: «Berardi, Cazzola» e non «Benamati, Cazzola», come stampato.