XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 3 giugno 2010

TESTO AGGIORNATO AL 7 GIUGNO 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la necessità di impedire o, quanto meno, di ridurre drasticamente la diffusione delle anni atomiche è stata ben presente sin dall'inizio dell'era nucleare, Nel gennaio del 1946, a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che impegnava gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici. Nei fatti, la logica dell'equilibrio strategico tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;
dopo un periodo di costante aumento degli armamenti nucleari, si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi che hanno determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta. Nella seconda metà degli anni '60 Stati Uniti, Unione sovietica e Regno Unito posero, infatti, le basi di un trattato internazionale, che avrebbe dovuto impedire l'ulteriore diffusione degli, ordigni atomici e perseguire, nel lungo termine, l'obiettivo di un disarmo nucleare generale e completo, garantito da un efficace controllo internazionale. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) fu incaricata di condurre le necessarie verifiche. Prese in tal modo corpo il trattato di non proliferazione, il cui testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati. L'accordo fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei Paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente, oppure per uno o più periodi di durata limitata;
negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi continua ad essere una minaccia reale. Sebbene i progressi in atto siano tu portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;
sicuramente una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari, elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;
in questo quadro, i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che hanno contribuito a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare. Tuttavia, negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli scenari «critici», le aspirazioni egemoniche di vario potenze medie ed i rischi relativi alla sicurezza delle armi nucleari e dell'accesso alla loro disponibilità;
oggi, bisogna sottolineare che se moltissimi Paesi hanno nel tempo aderito al trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare il trattato e focalizza le lacune attuali del

regime di non proliferazione. Inoltre, i casi recenti dell'Iraq e della Corea del Nord hanno evidenziato alcuni punti deboli del sistema, in particolare in relazione ai controlli previsti, costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette «ispezioni non dichiarate», che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;
il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette ad attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo, è, inoltre, indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. Altrettanto rilevante è oggi l'entrata in vigore del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprahensive test ban treaty), siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» o l'Italia, ma non ancora da tutti ratificato;
negli ultimi anni un nuovo impulso al processo di disarmo e non proliferazione nucleare è venuto da una nuova consapevolezza politica rispetto all'urgenza di compiere passi concreti e tangibili per porre fine alla logica della deterrenza. Tale impulso ha trovato la sua prima espressione nell'appello bipartisan pubblicato il 4 gennaio 2007 sul Wall Street Journal da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi, nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta, La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle anni nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
anche in Italia è stato pubblicato il 24 luglio 2008 un appello simile firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
negli ultimi mesi - ed in particolare dall'elezione di Obama a Presidente degli Stati Uniti e dal suo discorso di Praga dell'aprile 2009 sull'obiettivo di rendere il mondo libero da armi nucleari -, si sono registrate molte novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa

contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal Governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle anni nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della Nato, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari». Nella stessa risoluzione si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate in cinque Paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
Hans Blix, già direttore generale dell'Aiea e presidente della Commissione sulle armi di distruzione di massa, nel corso della conferenza «La sicurezza ha bisogno delle armi nucleari?», che ha avuto luogo alla Camera dei deputati il 25 marzo 2010, in relazione alle armi nucleari tattiche statunitensi presenti in Europa, ha dichiarato che: «si tratta di armi che possono essere sganciate da aerei secondo procedure così complesse da essere considerate attuabili non in pochi minuti, ma in mesi, Sono state impiegate durante la Guerra fredda e la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che oramai oggi non hanno più una funzione reale nelle relazioni tra Est ed Ovest - tanto più che l'Alleanza può essere protetta dalle armi nucleari strategiche statunitensi». Hans Blix, nella stessa occasione, ha anche sottolineato come una possibile decisione di ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi dall'Europa rappresenterebbe un contributo importante e unilaterale alla distensione internazionale, che potrebbe favorire una decisione speculare da parte della Federazione russa, volta a rivedere l'attuale dislocazione delle armi nucleari tattiche russe, indietreggiandole rispetto al suo confine occidentale;
il 6 aprile 2010 il dipartimento della difesa Usa ha presentato la Nuclear posture review, che, in coerenza con l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari enunciato dal Presidente Obama nel suo discorso dei 5 aprile 2009 a Praga, ridefinisce la politica statunitense in materia, a partire da una riduzione del, ruolo e del numero delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale. Gli Usa si impegnano a non costruire nuove armi nucleari, né a effettuare sperimentazioni, si impegnano a far ratificare ed entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni (Ctbt), «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare) e offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non nucleari del trattato di non proliferazione;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e da quello russo Medvedev il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato Start scaduto nel dicembre 2009. L'Accordo è il risultato di un lungo processo, avviatosi con la fine della Guerra fredda, nutrito dai rapporti bilaterali delle due grandi potenze nucleari, ed affiancato da importanti passaggi multilaterali. In particolare, bisogna ricordare la nascita, nel 2002 a Pratica di Mare, del Consiglio Nato-Russia, preceduto dalla dichiarazione di Roma firmata dai 19 leader dell'Alleanza atlantica e dal Presidente russo Putin. Il preambolo della dichiarazione si accompagna ai «settori» di «comune interesse», nei quali Nato e Russia collaboreranno insieme. Tra di essi spicca quello della «non proliferazione». Un percorso, questo, confermato dai leader del G8 nel 2009 all'Aquila;
il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati, con l'obiettivo di realizzare entro quattro

anni un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali nuovi, sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;
il 28 maggio 2010 si è conclusa a New York la conferenza di revisione del trattato di non proliferazione con l'approvazione di un documento finale consensuale che contiene un piano d'azione in 64 punti. Pur senza sottovalutare elementi, di difficoltà e limiti del documento finale, il fatto stesso che si sia arrivati, dopo il fallimento della conferenza di riesame del 2005, ad un accordo unanime su misure concrete, è il segno incoraggiante e per nulla scontato di un clima di rinnovata fiducia nello strumento del TNP e nella possibilità di proseguite sulla strada del disarmo e della non-proliferazione;
è in corso, in sede NATO, un ampio dibattito in vista dell'approvazione del nuovo concetto strategico, che avrà luogo nel novembre 2010 al vertice di Lisbona;
il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, confermando e rafforzando la visione sancita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo in avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire nuovi processi di disarmo, che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche da parte dei Paesi che le possiedono;
a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta la pietra angolare, per l'entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e per l'adozione universale dei protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia;
a prendere parte attiva nello sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro dei deterrente nucleare all'interno dei confini europei, anche nel quadro di un processo negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti;
ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione.
(1-00374)
«Mogherini Rebesani, Boniver, La Malfa, Di Stanislao, Dozzo, Casini, Misiti, Iannaccone, Pezzotta, Arturo Mario Luigi Parisi, D'Alema, Fassino, Baldelli, Antonione, Pianetta, Sardelli, Tempestini, Villecco Calipari, Sereni, Bosi».

La Camera,
premesso che:
l'attuale Governo ha posto tra gli obiettivi fondamentali della propria azione la lotta ad ogni forma di evasione ed elusione fiscale e, in questi due anni trascorsi dalle elezioni del 13 e del 14 aprile 2008, i risultati raggiunti testimoniano l'impegno profuso a tutti i livelli: i risultati del 2009 superano di gran lunga

quelli raggiunti del 2008. Grazie, infatti, all'attività di contrasto all'evasione sono stati incassati 9,1 miliardi di euro, il 32 per cento in più rispetto all'anno precedente;
l'Inps, da parte sua, nel 2009 ha recuperato crediti per oltre 4 miliardi e mezzo di euro, con un incremento del 65,9 per cento rispetto al 2008; gran parte del recupero è avvenuto per via diretta amministrativa (2,8 miliardi di euro), mentre la restante quota di 1,8 miliardi di euro è stata frutto dell'attività dei concessionari;
alla luce dei brillanti risultati ottenuti nel 2009, per la prima volta Agenzia delle entrate, Equitalia e Inps hanno definito, nella primavera scorsa, obiettivi comuni per la lotta all'evasione; obiettivi che saranno raggiunti attraverso l'azione coordinata tra i tre enti a livello centrale, ma soprattutto attraverso un più efficace coordinamento a livello territoriale, senza la rivalità che spesso in passato ne aveva caratterizzato l'azione; l'obiettivo per il 2010 di 16,6 miliardi di euro significa un incremento di circa il 20 per cento rispetto ai risultati eccezionali conseguiti separatamente da Agenzia delle entrate (9,1 miliardi di euro) e Inps (4,6 miliardi di euro);
anche i dati del primo quadrimestre 2010 evidenziano come la lotta all'evasione contributiva da parte dell'Inps prosegua a ritmo serrato: l'importo dei crediti recuperati si attesta a 1,8 miliardi di euro, con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2009 del 20 per cento e rispetto al preventivo fissato per il 2010 del 9 per cento; sul fronte del contrasto al lavoro nero, condotto attraverso le attività di vigilanza degli ispettori Inps sul territorio, da gennaio ad aprile del 2010 sono state scovate quasi 23 mila posizioni irregolari (il 9 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2009), con oltre 360 milioni di contributi evasi accertati;
sicuramente è difficile stimare con sufficiente attendibilità il fenomeno dell'evasione in Italia, anche se l'Istat arriva a quantificare il valore aggiunto prodotto dall'area del sommerso economico nel 2006 al 16,9 per cento del prodotto interno lordo, equivalente a circa 250 miliardi di euro, e stima che la percentuale di lavoratori irregolari nel medesimo anno fosse del 12 per cento;
molti sono i settori nel mirino dell'attività di prevenzione e di contrasto all'evasione e spesso, a torto o a ragione, il comparto del commercio, fisso o ambulante, è oggetto di controlli e perquisizioni da parte della Guardia di finanza, dell'Inps e dell'Agenzia delle entrate;
questo Parlamento, tra i tanti provvedimenti adottati in tema di contrasto all'evasione, ha introdotto un ulteriore strumento per combattere il fenomeno: il documento unico di regolarità contributiva (durc), già obbligatorio per tutti gli appalti e subappalti di lavori pubblici, per i lavori privati soggetti al rilascio di concessione edilizia o alla dichiarazione di inizio attività per le attestazioni Soa (società organismo di attestazione), che ora può essere richiesto dalle regioni, nell'esercizio della potestà legislativa in tema di commercio, ai soggetti che richiedono l'autorizzazione all'esercizio del commercio su aree pubbliche;
il documento unico di regolarità contributiva, vista l'efficacia che ha avuto nel settore dell'edilizia e degli appalti pubblici, è sicuramente un valido strumento per combattere la crescente evasione contributiva nel settore del commercio ambulante; il fenomeno, già presente tra la componente italiana, si è diffuso a seguito della massiccia immigrazione marocchina, pakistana, senegalese e cinese e ha ingrossato le fila dei commercianti ambulanti,

impegna il Governo:

a promuovere la cultura del rispetto delle regole tra gli operatori economici, attraverso campagne di sensibilizzazione e prevenzione dei fenomeni di evasione ed elusione;

a favorire un rapporto fisco/contribuente più collaborativo, basato su un rapporto di reciproca fiducia, nel quale l'amministrazione finanziaria è al servizio del contribuente;
a proseguire l'azione di prevenzione, di controllo e di repressione del fenomeno dell'evasione fiscale e contributiva, rafforzando l'impegno profuso nella seconda parte del 2008 e per tutto il 2009;
a coordinare sul territorio tutti gli attori che concorrono al raggiungimento dell'obiettivo: Agenzia delle entrate, Inps, società concessionarie e Guardia di finanza, in modo da ottimizzare le risorse ed eliminare le sovrapposizioni tra enti;
a concentrare i propri sforzi nel prevenire e contrastare i fenomeni di evasione contributiva nel settore del commercio, in particolare tra gli ambulanti, favorendo l'introduzione della richiesta del documento unico di regolarità contributiva da parte degli organismi competenti (Inps, regioni e comuni) quale documento obbligatorio ai fini del permanere della licenza di commercio.
(1-00375)
«Reguzzoni, Bernardo, Pini, Montagnoli, Fugatti, Fogliato, Lussana, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Cota, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Desiderati, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Maggioni, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rixi, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi, Ventucci, Pagano, Del Tenno, Germanà».

La Camera,
premesso che:
il Governo degli Stati Uniti continua ad applicare con rigore il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba quasi 50 anni fa, malgrado nel 2009 sia stata adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite un'ennesima risoluzione dal titolo eloquente: «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba», che ha raccolto 187 voti a favore - due in più della precedente - e 3 contrari (Stati Uniti, Israele e Palau), nel senso della rimozione di questo pesante embargo;
l'embargo appare ormai come l'espressione di una politica che sta provocando gravi conseguenze sulle condizioni di vita nell'isola cubana e che, tuttavia, non ha determinato un cambiamento decisivo delle politiche del regime cubano, né una sua vera crisi; inoltre, è una decisione contro la quale ormai si esprimono tutti i sondaggi di opinione nordamericani;
da molti anni il Governo di Cuba esprime la sua disponibilità alla normalizzazione dei rapporti con il Governo degli Stati Uniti cercando di coinvolgerlo in un eventuale processo di dialogo diretto a migliorare i rapporti, previa rimozione del blocco economico, commerciale e finanziario e la cancellazione di Cuba dalla lista dei paesi terroristi;
stando a quanto affermato da Ricardo Alarcon, presidente del parlamento cubano, lo scorso aprile, è stato chiesto al segretario di Stato americano, Hillary Clinton, di revocare «per un anno» l'embargo commerciale, «per vedere se a chi veramente giova una misura punitiva del genere, per capire se l'embargo giochi a nostro o non piuttosto a loro favore»;
altro fronte aperto è quello relativo alla liberazione dei detenuti politici presenti nelle carceri dell'isola caraibica e al

rispetto delle norme di diritto internazionale in materia di diritti umani, e su questo punto il dissidente cubano Guillermo Farinas ha dichiarato che interromperà lo sciopero della fame, che ha cominciato il 24 febbraio 2010, se il Governo libererà subito i dodici detenuti politici in gravi condizioni con l'accordo di liberare anche tutti gli altri che hanno problemi di salute;
in questa direzione sembrano esserci «speranze e prospettive» secondo il cardinale cubano Jaime Ortega, arcivescovo de L'Avana, dopo il recente incontro tra il presidente Raul Castro e i vertici della chiesa cattolica nazionale che ha comportato, a quanto si apprende da recenti notizie di agenzie stampa, il via al trasferimento dei prigionieri politici in luoghi di reclusione più prossimi alle loro famiglie, ritenuta dai commentatori internazionali una «svolta» importante unitamente alla concessione alle damas de blanco (madri e parenti degli oppositori) del permesso di manifestare;
il Governo cubano non nasconde di cercare contatti con la diplomazia vaticana, assai attiva e ascoltata in tema di diritti umani, riconoscendo alla stessa il ruolo di interlocutore privilegiato della società civile e, infatti, a metà giugno giungerà a Cuba il «ministro degli esteri» del Vaticano, monsignor Dominique Mamberti, che affronterà proprio temi di natura sociale;
in questo contesto non si può dimenticare che rimane ancora in fieri la liberazione dei cinque detenuti cubani che da undici anni si trovano in regime carcerario negli Usa come conseguenza di un processo a molti apparso senza adeguate garanzie di difesa; tra l'altro, da una notizia dello scorso 13 ottobre 2009 pubblicata sul New York Times, si è appreso che il giudice competente ha ridotto la pena prevista dalla sentenza a uno dei cinque cubani, mentre un tribunale d'appello lo scorso anno aveva annullato le sentenze a tre di questi ultimi, affermando che il castigo imposto era stato troppo severo,

impegna il Governo:

a sostenere nelle opportune sedi e con il coordinamento dell'Unione europea la ricerca di nuove strade per il superamento del confronto ideologico con Cuba che ancora non consente di accogliere la richiesta pressante che la comunità internazionale ha espresso in seno all'Onu in tutti questi anni affinché sia decretata la fine dell'embargo, ormai anacronistico, che è sempre più considerato un ostacolo ai cambiamenti che gli stessi cubani auspicano, ma non dettati da agende internazionali;
a sostenere con forza e convinzione gli sforzi derivanti dalla mediazione della Chiesa cattolica, in favore di un dialogo con il Governo cubano a testimonianza dell'apertura di un credito politico reciproco che nel frattempo ha portato anche verso la significativa «svolta» sopra citata, «foriera di futuri sviluppi e passi avanti», secondo il cardinale Garcia.
(1-00376)
«Evangelisti, Leoluca Orlando, Di Stanislao».

Risoluzione in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
nei mesi scorsi la Commissione XI ha svolto un interessante e articolato ciclo di audizioni informali sulle problematiche relative alla gestione e all'andamento dei fondi pensione e della previdenza complementare;
le audizioni hanno costituito un'ottima occasione di confronto con i principali soggetti operanti nel settore, per fare il punto sull'andamento e sulla gestione dei predetti fondi, ossia di quegli strumenti tecnici creati per realizzare la pensione complementare, aggiuntiva rispetto a quella erogata dagli enti pensionistici obbligatori,

con lo scopo di garantire prestazioni previdenziali integrative in favore dei sottoscrittori dei fondi stessi;
nel corso delle audizioni, è emersa l'importanza strategica del ruolo che può essere svolto dalle società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione e per l'attuazione della previdenza complementare;
al contempo, sono stati acquisiti i dati riferiti dagli enti di gestione dei fondi pensione creati da parte di talune organizzazioni sindacali e imprenditoriali di categoria, come quelle dei metalmeccanici e dei chimici;
non meno importanti risultano i contributi dei principali istituti, banche e fondazioni che, nel corso degli ultimi anni, hanno costituito alcuni tra i più significativi fondi pensione esistenti in Italia;
altrettanto strategico può risultare il molo della COVIP, autorità che vigila sulle forme pensionistiche complementari istituite in Italia, alla quale è richiesto di rafforzare i propri compiti d'istituto e, in particolare, di favorire la trasparenza e la correttezza dei comportamenti e la sana e prudente gestione delle forme pensionistiche complementari;
gli elementi conoscitivi acquisiti nel corso delle audizioni informali hanno consentito alla Commissione di valutare taluni aspetti da migliorare nella gestione dei fondi, soprattutto con il fine di ottimizzarne l'utilizzo e l'impiego, anche attraverso iniziative di cooperazione e di gestione condivisa;
appare inoltre fondamentale investire sugli aspetti dell'informazione e della comunicazione al pubblico, in modo da illustrare con chiarezza le forti potenzialità e gli effetti virtuosi di tali strumenti previdenziali,

impegna il Governo:

ad investire fortemente sulle potenzialità del sistema dei fondi pensione, in particolare valutando l'opportunità di sostenere eventuali iniziative, anche su impulso degli enti e delle strutture interessati, dirette a mettere a sistema, con la possibile creazione di un apposito organismo ad hoc, i fondi medesimi.
(7-00341)
«Antonino Foti, Poli, Vincenzo Antonio Fontana, Di Biagio, Pelino».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI, REALACCI, MARIANI, BRATTI e BONAVITACOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2010, n. 26, è stata disposta la cessazione dello sfato di emergenza in tema di rifiuti nella regione Campania per assicurare il ritorno ed il rientro nel regime e nel sistema ordinario delle competenze;
appare assolutamente lontana la realizzazione di un vero, funzionale ed efficiente regime ordinario nel campo dei rifiuti;
d'altronde il predetto decreto-legge ha creato un quadro legislativo confuso, con diverse scelte, ad avviso degli interroganti, ingiustificate e sbagliate, e con altre soluzioni sostanzialmente inapplicabili;
per altro verso la situazione di emergenza nei fatti è tutt'altro che superata; difatti il sistema delle discariche esistenti e degli impianti funzionanti per lo smaltimento dei rifiuti è vicino alla saturazione

e si profilano gravi e concreti pericoli di nuove situazioni di crisi nei prossimi mesi; inoltre alcuni di questi impianti sono sottoposti a sequestro da parte dell'autorità giudiziaria; si continuano a programmare nuove discariche come quella di Cava Vitello nel parco del Vesuvio, contrariamente agli impegni assunti dalle istituzioni;
rimane poi del tutto incerta e statica la situazione degli impianti di termovalorizzazione, visto che si sono susseguiti problemi seri nel funzionamento del termovalorizzatore di Acerra; mentre è da mesi fermo il progetto per l'impianto di Salerno dopo l'esito negativo della prima procedura di gara il trasferimento, ad avviso degli interroganti, improvviso (articolo 10, comma 6, del decreto-legge n. 195 del 2009) della relativa competenza alla provincia di Salerno; mentre non si hanno notizie per gli impianti nella città di Napoli, a Santa Maria La Fossa, nell'area di Giugliano e Villa Literno;
peraltro il numero degli impianti di termovalorizzazione previsto appare comunque eccessivo e ben al di là delle oggettive esigenze legate allo smaltimento ed al recupero dei rifiuti;
è fondamentale accelerare l'obiettivo prioritario della massima diffusione delle attività di raccolta differenziata, indispensabile per un ciclo dei rifiuti moderno e funzionale e rispettoso di primari canoni di civiltà;
peraltro, la raccolta differenziata ha raggiunto percentuali elevate in numerosi comuni campani di piccole e medie dimensioni, ma anche in realtà urbane assai significative, come la città di Salerno;
occorre porre in essere ogni iniziativa ed accentuare gli sforzi in vista del raggiungimento degli obiettivi e delle percentuali di raccolta differenziata fissati dalla normativa vigente;
vi è poi la questione delicatissima, connessa alla decisione a giudizio degli interroganti, infelice e negativa contenuta nel decreto-legge n. 195 del 2009 (articolo 11) di affidare alle amministrazioni provinciali, per il tramite di società provinciali, la gestione dell'intero ciclo dei rifiuti in ciascun territorio provinciale;
infatti questa scelta del legislatore rischia di creare megastrutture burocratiche - una in ogni provincia - assolutamente ingestibili, dispersive ed incapaci di garantire una efficiente e puntuale gestione del ciclo dei rifiuti;
tale scelta, inoltre, penalizza ingiustificatamente quei tanti comuni campani che pure hanno raggiunto livelli di eccellenza e di indiscutibile qualità nelle attività di raccolta, recupero e raccolta differenziata dei rifiuti;
ancora più grave è l'affidamento alle predette società provinciali dell'accertamento e della riscossione delle tasse per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) e della tariffa integrata ambientale (TIA);
il legislatore, tuttavia, per il solo anno 2010 ed in via transitoria, ha stabilito (articolo 11, comma 2-ter, del decreto-legge n. 195 del 2009) che le «attività di raccolta, di spazzamento e di trasporto dei rifiuti e smaltimento o recupero inerenti alla raccolta differenziata continuano ad essere gestite secondo le attualità modalità e fini procedimentali dai Comuni»;
parimenti, solo per l'anno 2010 ed in fase sperimentale e provvisoria i comuni provvedono al calcolo di TARSU e TIA sulla base di due distinti calcoli, uno elaborato dalle provincia, anche per il tramite delle società provinciali, ed uno elaborato dai comuni. Questi ultimi determinano, per il solo 2010, gli importi dovuti dai contribuenti soggetti a TARSU e TIA;
questa soluzione transitoria per il solo anno 2010, che comunque salvaguarda almeno per questi profili il ruolo costituzionale e legislativo dei comuni, andrebbe resa definitiva e stabile;

inoltre la situazione del personale che opera nel settore dei rifiuti appare particolarmente critica e con prospettive quanto mai incerte -:
quale sia il quadro attuale di utilizzazione delle discariche aperte in Campania, con particolare riferimento alla loro ulteriore disponibilità ad accogliere rifiuti e alla loro prevedibile data di saturazione, e quali siano, conseguentemente, e tenuto conto delle esigenze di raccolta dei rifiuti, le ulteriori discariche delle quali sia prevista l'apertura, con indicazione dello stato e dei tempi di realizzazione dei relativi progetti;
quali siano le percentuali di raccolta differenziata raggiunte in Campania, comune per comune, e come e da chi tali percentuali siano state certificate;
quali siano lo stato e l'utilizzo degli impianti ex stir e delle piattaforme di trasferenza;
quale sia lo stato di funzionamento del termovalorizzatore di Acerra con le sue tre linee, con particolare riferimento alla quantità effettiva di produzione registrata, ai problemi emersi nella fase di avvio dell'impianto, alle sue prospettive di funzionamento;
quale sia la situazione degli altri impianti di termovalorizzazione previsti in Campania;
quali siano ad Acerra le emissioni a camino dei principali inquinanti, quali siano i metalli pesanti, IPA, e le diossine e se questi dati siano stati pubblicati sul sito dell'osservatorio;
quali iniziative normative il Governo intenda adottare per salvaguardare il ruolo e le competenze dei comuni nelle attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti, valorizzando e tutelando cosi le positive e significative esperienze di qualità realizzate in questi anni da tanti Comuni «virtuosi»; nonché nell'accertamento e nella riscossione della TARSU e della TIA;
in ogni caso, quale sia lo stato di attuazione della normativa di cui al decreto-legge n. 195 del 2009, che ha previsto tra l'altro la costituzione di società provinciali che pure appaiono quale un modello di gestione inadeguato e destinato a produrre situazioni negative e critiche per la Campania.
(5-02995)

Interrogazioni a risposta scritta:

BRANDOLINI, BOFFA, FARINONE, CONCIA, DAL MORO, FOGLIARDI, FIORIO, MOTTA, GOZI, ESPOSITO, NANNICINI, BOCCUZZI, MARANTELLI, D'ANTONI, MARCO CARRA, LULLI, SCHIRRU e STRIZZOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
alle ore 13 di venerdì 28 maggio 2005, all'Espace Hippomène di Ginevra, il presidente dell'Uefa Michel Platini ha annunciato che l'organizzazione dei Campionati europei di calcio del 2016 è stata affidata alla Francia, mentre l'Italia, superata anche dalla Turchia, non è arrivata neppure al ballottaggio;
la delusione è stata forte fra la delegazione italiana, che accanto ai vertici della Federazione italiana giuoco calcio e al project manager di Euro 2016 schierava i rappresentanti delle 12 città individuate dal comitato promotore come sede di gara (Bari, Cagliari, Cesena, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Roma, Torino, Udine e Verona);
la proposta complessiva, illustrata con determinazione dal presidente Abete, era di grande qualità e la riprova si è avuta durante la presentazione delle tre proposte concorrenti;
il progetto coinvolgeva 12 città dinamiche del nostro Paese, che erano pronte, grazie agli Europei e agli investimenti sugli impianti di calcio, a creare un volano economico immediato di 750 milioni per gli interventi sugli stadi e, soprattutto, in grado di produrre ulteriori benefici economici promuovendo un grande movimento turistico. Inoltre, era il progetto economicamente più sobrio, aspetto non

trascurabile in una fase così difficile per l'economia continentale. Anzi, è quasi sorprendente che alla fine abbia prevalso la proposta più costosa: il progetto francese comporta una spesa di 1 miliardo e 700 milioni di euro, contro il miliardo previsto dalla Turchia, mentre la spesa preventivata dall'Italia era, si ribadisce, di 750 milioni di euro;
è mancato secondo gli interroganti un convinto sostegno da parte del Governo italiano a fronte della forte determinazione espressa dal Governo francese e da quello turco. Mentre a sostenere il progetto italiano c'era il sottosegretario allo sport Rocco Crimi, i francesi e i turchi erano rappresentati rispettivamente dal presidente Nicolas Sarkozy e dal presidente Abdullah Gul -:
se lo squilibrio evidente di rappresentanza del nostro Paese sia dovuto ad una sottovalutazione da parte del nostro Governo nazionale o, addirittura, ad una scarsa convinzione sulle effettive possibilità di successo dell'Italia.
(4-07454)

DUILIO, MELIS, TOUADI, BORGHESI, PEZZOTTA, DELFINO, GALLETTI, BINETTI e VANNUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è noto il colossale dissesto del gruppo Coop Casa Lazio, che ha travolto ben 49 cooperative associate mettendo in ginocchio oltre 2500 famiglie laziali e tra esse gli oltre 230 soci della cooperativa Palocco 84 che, per conseguire la proprietà della casa, hanno dovuto sostenere pesanti esborsi aggiuntivi per far fronte al gravoso indebitamento conseguente agli atti di malversazione e mala gestio perpetrati dai precedenti organi di gestione;
anche la stampa nazionale ha più volte evidenziato la gravità del problema, dando conto di un'inchiesta giudiziaria, svolta dalla procura della Repubblica di Roma, che ha portato in evidenza la dispersione di centinaia di milioni di euro raccolti tra le famiglie e svaniti nel nulla e che ha portato anche all'adozione di misura restrittive della libertà personale nei confronti dei soggetti ritenuti responsabili delle vicende di cui sopra;
dopo 5 anni di battaglie giudiziarie, i soci, senza l'aiuto di nessuna istituzione ed a prezzo di grandi sacrifici, hanno transato le loro controversie con banca e costruttore e sono riusciti ad ottenere la proprietà delle loro case (luglio 2008);
nel frattempo sono continuate le azioni per perseguire sia in sede civile, sia in sede penale i responsabili del dissesto;
tra le concause del grave dissesto economico-finanziario della cooperativa Palocco 84 devono annoverarsi quelle che agli interroganti appaiono le evidenti colpevoli omissioni del sistema ispettivo dei competenti uffici del Ministero che nulla hanno rilevato in merito alle gravi irregolarità imputabili alla precedente gestione che, in assenza di controlli ispettivi, ha potuto proseguire indisturbata la propria azione di mala gestio e malversazione;
la storia dei rapporti della Cooperativa con il servizio ispettivo del Ministero non si esaurisce nelle segnalate omissioni, ma ricomprende anche la nota vicenda di un ispettore ministeriale, condannato in primo grado per concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio per avere accettato del danaro allo scopo di redigere una relazione per il tribunale di Roma, il cui contenuto compiacesse l'indiscusso leader del consorzio Coop Casa Lazio Francesco Emilio Falco;
a ciò aggiungasi che la cooperativa ha chiamato in causa il Ministero dello sviluppo economico nel giudizio penale in corso, quale responsabile civile per tutti gli eventi dannosi che la cooperativa ed i suoi soci hanno sopportato in ragione delle colpevoli e gravissime omissioni sul piano ispettivo;
a questo punto della vicenda si inserisce l'ispezione straordinaria iniziata nel marzo 2009 e conclusasi nel dicembre dello stesso anno, a seguito della quale gli

ispettori, sulla base di addebiti ad avviso degli interroganti del tutto infondati ed inconsistenti, hanno proposto l'assunzione del provvedimento della gestione, commissariale della cooperativa, così mirando alla decapitazione della stessa e all'eliminazione degli amministratori che hanno attivato le azioni contro i responsabili del dissesto (e tra essi lo stesso Ministero) facendo però ottenere ai soci la proprietà delle loro case;
la paradossale situazione ultima che viene a configurarsi, ad avviso degli interroganti, sembra da ricondurre a ragioni poco chiare e può palesarsi un evidente danno per la cooperativa, risultando abnorme l'assunzione dei provvedimenti proposti dagli ispettori -:
se non si ravvisino gli estremi per un intervento urgente, di accertamento e controllo, nei confronti della direzione generale per gli enti cooperativi cui compete la vigilanza sulle cooperative e più specificamente nei confronti del servizio ispettivo, al fine di verificare in concreto l'operato degli ispettori ed assicurare che i poteri ispettivi non siano impiegati per finalità diverse da quelle previste dalla legge;
se non si ritenga, conseguentemente, di doversi adoperare per evitare la decapitazione della citata cooperativa ed evitare la paradossale insorgenza di una situazione che: a) provocherebbe ulteriori danni a cittadini già duramente colpiti da una vicenda giuridicamente ed eticamente riprovevole; b) vedrebbe la nomina di un commissario per dovere d'ufficio tenuto a coltivare azione di responsabilità nei riguardi dello stesso Ministero che lo avrebbe nominato e dal quale sarebbe dipendente.
(4-07457)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 4 febbraio 2010 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea la «Convenzione monetaria tra l'Unione europea e lo Stato della Città del Vaticano (2010/C 28/05)»;
al considerando 6 recita:
La presente convenzione non impone alla BCE e alle banche centrali nazionali l'obbligo di includere gli strumenti finanziari dello Stato della Città del Vaticano negli elenchi dei valori mobiliari oggetto delle operazioni di politica monetaria del sistema europeo delle banche centrali;
al considerando 7 tra l'altro recita:
«viene istituito un comitato misto composto da rappresentanti dello Stato della Città del Vaticano, della Repubblica italiana, della Commissione e della BCE con il compito di esaminare l'applicazione della presente convenzione» -:
se all'atto della stipula della Convenzione fosse chiaro a quali strumenti finanziari ci si intendesse riferire.
(4-07458)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 4 febbraio 2010 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea la «Convenzione monetaria tra l'Unione europea e lo Stato della Città del Vaticano (2010/C 28/05)»;
al considerando 7 tra l'altro recita: «viene istituito un comitato misto composto da rappresentanti dello Stato della Città del Vaticano, della Repubblica italiana, della Commissione e della BCE con il compito di esaminare l'applicazione della presente convenzione»;
all'articolo 8 recita: «1. Lo Stato della Città del Vaticano si impegna ad adottare tutte le misure appropriate, mediante il recepimento diretto o azioni equivalenti, per attuare gli atti giuridici e le norme UE elencati nell'allegato alla presente convenzione, in materia di: (...); b) prevenzione del riciclaggio di denaro,

della frode e della falsificazione di mezzi di pagamento in contante e diversi dal contante, medaglie e gettoni e i requisiti in materia di comunicazione statistica.
Se e quando un settore bancario verrà creato nello Stato della Città del Vaticano, l'elenco di atti giuridici e di norme di cui all'allegato verrà integrato per includervi la normativa UE in materia bancaria e finanziaria e gli atti giuridici e le norme della BCE, in particolare i requisiti in materia di comunicazione statistica. - che detta Convenzione entra in vigore il 1o gennaio 2010 (articolo 13);
la Corte di Cassazione con sentenza 17 luglio 1987, Sez. V penale n. 3932 ha affermato doversi ritenere l'Istituto per le opere di religione «ente centrale» della Chiesa cattolica;
l'articolo 11 del Trattato lateranense - stipulato tra lo Stato italiano e la Santa Sede l'11 febbraio 1929 e reso esecutivo con la legge 27 maggio 1929 n. 810 - recita che «gli enti centrali della Chiesa cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano (salvo le disposizioni delle leggi italiane concernenti gli acquisti dei corpi morali) nonché dalla conversione nei riguardi dei beni immobili» -:
se risulti al Governo, in virtù della Convenzione quali siano allo stato attuale le misure in vigore adottate dallo Stato Città del Vaticano, in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro, della frode e della falsificazione di mezzi di pagamento in contante e diversi dal contante e i requisiti in materia di comunicazione statistica;
se risulti al Governo, sempre in virtù della Convenzione, se le misure che lo Stato Città del Vaticano si è impegnato ad adottare siano riferibili anche alle attività riconducibili alla Santa Sede.
(4-07459)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, ANGELI e BERARDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia consolare d'Italia in Mannheim, Germania, operante dal 1976 è rientrata nel programma di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare annunciata nel 2009 dal Ministero degli affari esteri;
sulla base delle direttive tracciate dal Ministero degli affari esteri nel suo piano di riorganizzazione, le attività di natura amministrativa ed organizzativa attualmente svolte dalla suindicata agenzia, così come il lavoro degli impiegati non di ruolo, verrebbero differite ad una sede ricevente, quale il consolato generale di Stoccarda;
nella circoscrizione consolare di Mannheim sono residenti circa 20.000, di cui 17.039 risultano iscritti all'Aire;
il consolato di Stoccarda è caratterizzato da difficoltà di natura organizzativa e logistica e, stando alle già presenti criticità date anche dall'esiguità degli spazi e dall'abbondanza delle attività e delle pratiche da gestire, è ipotizzabile che si possano creare delle inevitabili complicazione gestionali all'interno delle sue strutture;
nel corso del 2009 e del 2010 sono state molteplici le forme di sostegno e di attenzione mostrate dai referenti politici ed istituzionali locali orientate alla sensibilizzazione dell'amministrazione italiana al fine di salvaguardare la sopravvivenza della struttura consolare: in questa prospettiva si segnala l'offerta del comune di Mannheim che ha messo a disposizione del consolato alcuni locali pubblici, con un onere di soli 500 euro mensili a titolo di pagamento degli oneri accessori;

alla luce delle già citate difficoltà logistiche della struttura consolare di Stoccarda, al fine di assorbire il carico di documenti e materiale proveniente dall'archivio di Mannheim, l'amministrazione - stando alle notizie a disposizione degli interroganti - sarebbe in procinto di stipulare un contratto di locazione di un immobile presente nell'area centrale della cittadina di Stoccarda, il cui costo - stando ai dati di riferimento - si aggirerebbe intorno ai 1.500/2.000 euro mensili -:
se le notizie di cui in premessa corrispondano al vero, segnatamente in riferimento al nuovo affitto del consolato di Stoccarda, e, posto che appare agli interroganti contraddittoria rispetto all'orientamento di razionalizzazione e di contenimento delle risorse, la scelta di beneficiare di nuovi affitti, con aggravio sull'erario dello Stato, se non si intenda usufruire di un'offerta di locazione presso la sede originaria della struttura consolare di Mannheim, esorcizzando l'ipotesi di chiusura che tante difficoltà sta comportando.
(4-07445)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Terra di martedì 1o giugno 2010, si torna a parlare nel Friuli Venezia Giulia della gestione dell'importante risorsa naturale rappresentata dal fiume Tagliamento;
in merito alla gestione del fiume, il Wwf Fvg, già negli anni '90, contestò l'ipotesi delle «casse di espansione» sul medio Tagliamento, proposte dall'autorità di bacino alto adriatico;
in merito alla proposta di creare un "laboratorio Tagliamento", come annunciato dall'assessore regionale all'ambiente del Friuli Venezia Giulia Elio De Anna, quale spazio partecipato di dibattito scientifico sulle modalità di gestione del fiume, il Wwf, propone che nella sua composizione sia garantita la pluridisciplinarietà delle competenze presenti (non soltanto ingegneri idraulici), considerata la complessità delle problematiche, in particolare coinvolgendo figure professionali nel campo della tutela della biodiversità nell'ecosistema fluviale. Inoltre, l'associazione chiede che sia rispettata la trasparenza delle attività, con particolare riguardo alle sedute che devono essere immediatamente registrate e messe in rete a disposizione di tutti;
infine, la stessa associazione chiede che siano previste audizioni di tutti i portatori di interessi;
il corretto approccio al problema, secondo il Wwf, deve partire da un più ampio contesto, che tenga in considerazione la difesa dalle alluvioni e il rispetto di un adeguato profilo di compensazione del letto del fiume, del ripascimento delle coste (per fare fronte ai problemi di erosione per carenza di inerti lungo le coste, in particolare a Lignano) e di tutela della aree naturali regionali e di interesse comunitario (sic e zps) esistenti, valutando, ad esempio, come recuperare spazi preziosi per l'espansione controllata delle piene nella bassa pianura, sull'esempio di quanto si è già fatto in Europa -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle condizioni in cui versa il fiume Tagliamento e quali siano i suoi intendimenti in merito all'ipotesi delle «casse di espansione» sul medio Tagliamento;

come intenda sostenere quelle proposte a tutela del fiume, della biodiversità e del paesaggio circostante il Tagliamento, compromesso da problemi legati al dissesto idrogeologico.
(4-07442)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
Betoniere, bob kart, ruspe, cavi, levigatrici, martelli pneumatici hanno lavorato a pieno ritmo, per giorni, in un cantiere allestito nel teatro grande di Pompei, all'interno di una delle aree archeologiche più importanti al mondo;
il cantiere è stato allestito per realizzare una complessa opera di restauro, che si concluderà il prossimo 10 giugno con una inaugurazione e un concerto del maestro Riccardo Muti;
il restauro del teatro grande rientra in una più ampia operazione più interventi su Pompei, per circa 110 milioni di euro e decine di cantieri aperti tra gli scavi;
secondo una inchiesta del Corriere della sera, sull'area del cantiere del restauro del teatro grande non sarebbero state rispettate le minime regole di sicurezza per la stabilità dei luoghi, per la tutela dei resti, con un cantiere protetto da una piccola recinzione, senza custode, con mezzi pesanti e continue sollecitazioni al sottosuolo;
secondo l'osservatorio del patrimonio culturale, gli interventi al teatro grande hanno stravolto l'assetto naturale dell'area, in particolare, secondo la denuncia del responsabile dell'Osservatorio: «la cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura»;
secondo alcuni esperti il restauro del teatro è stato decisamente invasivo, più una ricostruzione che un recupero, in spregio ai vari documenti internazionali (come la Carta di Siracusa sul restauro degli antichi edifici di spettacolo) che stigmatizzano le ricostruzioni aggressive dei siti archeologici, che invece una visione manageriale vuole somiglianti a location commerciali e a bisogni economici;
il progetto di rifacimento del teatro sembra che non sia stato oggetto di esame da parte di organismi superiori ministeriali e si sarebbero addirittura farti lavori non presenti nel progetto come l'ampliamento del palcoscenico;
anche le tecniche usate sarebbero state poco rispettose del contesto; come ad esempio lo scavo a ruspa invece che stratigrafico archeologico a mano delle trincee per la posa dei cavi;
secondo una denuncia della Uil, le gare d'appalto sarebbero state aggiudicate con ribassi anche del 40 per cento; inoltre, sempre dai sindacati, è arrivata una denuncia pubblica rispetto al comportamento del Commissario straordinario per l'area archeologica non avrebbe voluto fornire l'elenco dei lavori effettuati, delle forniture, delle consulenze, dei servizi;
secondo una comunicazione che lo stesso direttore degli scavi di Pompei ha inviato al commissario straordinario, nell'area archeologica vi è «un notevole numero di edifici di Pompei antica che versa in condizioni di degrado statico e che per l'incolumità del pubblico si deve provvedere alle identificazioni di murature ed immediato pericolo di dissesto statico»;
a fronte dell'allarme del direttore, i problemi statici sono ancora lì. In compenso, però, si sono spesi fondi pubblici per sistemare lungo le strade a ridosso di Porta Stabia, lungo la via delle tombe, allegri cartelli colorati con su scritto «Friendly Pompei»; ci sono percorsi di

visita agli scavi realizzati con colate di cemento lungo la strada archeologica e in alcuni punti non si vedono più le lastre antiche -:
se sia a conoscenza del modo con cui sono stati condotti i lavori presso il teatro grande dell'area archeologica di Pompei, se è stato informato sull'invasi vita di detti interventi, che avrebbero deturpato la conformazione originaria del sito archeologico; se e quali provvedimenti intenda prendere in merito; quali siano gli interventi, i lavori effettuati, le forniture, le consulenze, i servizi, il quadro dei costi sostenuti per il progetto complessivo di restauro dell'area archeologica di Pompei e se intenda, per i prossimi interventi, garantire maggiore tutela e cura per un sito culturale conosciuto in tutto il mondo.
(2-00740)
«Bossa, Rampi, Vassallo, Picierno, Capano, Bachelet, Melandri, Ciriello, Fioroni, Murer, Marchi, Marchignoli, Mazzarella, Nicolais, Sarubbi, Zampa, Concia, Aniello Formisano, Castagnetti, Gozi, Rosato, Benamati, Strizzolo, Bressa, Beltrandi, Burtone, Samperi, Sposetti, Cuomo, Narducci, Ventura».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIANI, GHIZZONI, DE BIASI e BRAGA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come riportato dagli organi di informazione, diversi appartamenti appartenenti al patrimonio statale, gestiti dalle Sopraintendenze o da altre articolazioni del Ministero per i beni e le attività culturali, sarebbero dati in uso a dipendenti, funzionari e Sopraintendenti della medesima amministrazione;
in molti casi, si tratterebbe di unità abitative ubicate in immobili o in contesti architettonici e paesaggistici di grande pregio, ma per i quali verrebbero corrisposti canoni di favore, assolutamente sganciati da qualsiasi comparazione con i valori del libero mercato;
sebbene, si possa comprendere una qualche forma di intento sociale di canoni agevolati rivolti a semplici dipendenti - comunque sempre in funzione di esigenze di servizio - altrettanto non appare ammissibile quando a beneficiare di tali privilegi siano alti funzionari o ex funzionari o loro congiunti;
non è da escludere che anche altre amministrazioni statali gestiscano il proprio patrimonio immobiliare con quelle che gli interroganti appaiono inefficienze, discrezionalità e opacità, costituendo situazioni di privilegio;
una gestione impropria e improduttiva del patrimonio pubblico è sempre esecrabile, diventa una situazione irresponsabile e inaccettabile in una fase di profonda difficoltà per i conti pubblici, al punto che si è dovuto predisporre una manovra straordinaria che comporterà pesanti sacrifici per tanta parte della popolazione -:
quale sia il quadro della gestione degli immobili adibiti ad abitazione, di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali, in particolare per quanto concerne il dato numerico complessivo, la titolarità delle assegnazioni e la loro funzionalità con gli incarichi ricoperti, nonché la congruità dei canoni richiesti, soprattutto relativamente agli alloggi di maggior pregio;
quante siano le abitazioni a disposizione di ciascuna delle diverse amministrazioni statali, quante siano affidate a personale effettivamente in servizio, mediamente con quali condizioni economiche e quali siano gli oneri complessivi relativi alla gestione di tale patrimonio.
(5-02981)

TESTO AGGIORNATO AL 7 GIUGNO 2010

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

LAMORTE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la fondazione IFEL (istituto per la finanza e l'economia locale) è stata costituita in data 16 marzo 2006, conformemente a quanto previsto dal comma 2-ter del decreto-legge 31 gennaio 2005 n. 7 (legge n. 43 31 marzo 2005), che ha attribuito all'Anci «l'obbligo di proseguire i servizi finalizzati a fornire adeguati strumenti conoscitivi per un'efficace azione accertativa dei comuni, nonché per agevolare i processi telematici d'integrazione nella pubblica amministrazione e assicurare il miglioramento dell'attività di informazione ai contribuenti»;
con il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 22 novembre 2005 (Gazzetta Ufficiale n. 13 del 17 gennaio 2006), l'Ifel è succeduta in tutti i rapporti attivi e passivi del consorzio ANCI-Cnc per la fiscalità locale, costituito in data 22 febbraio 2004, a seguito del decreto legislativo n. 504 del 1992, con cui è stata istituita l'imposta comunale sugli immobili con l'obbligo per i comuni di versare lo 0,6 per mille sul gettito ICI;
tale contributo è stato elevato allo 0,8 per mille come previsto dal comma 251 della legge n. 244 del 2007;
alla stessa Ifel sono state versate somme per circa 38 milioni di euro di ICI non attribuita ai comuni, per erronee indicazioni del contribuente;
il citato decreto ministeriale prevede:
a) un comitato di garanzia presieduto dal presidente dell'Anci o da un suo delegato;
b) un comitato di gestione;
c) che i membri del comitato di garanzia sono scelti dal presidente dell'Anci;
d) che il comitato di gestione, di cui fa parte di diritto il segretario generale dell'Anci, è scelto dall'Anci stessa;
e) che l'Anci può affidare a soggetti terzi l'espletamento di alcuni servizi -:
se il consorzio ANCI-Cnc prima, e l'Ifel dopo, abbiano attuato, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, i servizi finalizzati alla formazione e gestione dell'anagrafe dei contribuenti tenuti al versamento dell'ICI e assicurato un'adeguata e sistematica informazione al Ministero dell'economia e delle finanza, in termini di dati, elaborazioni e ogni elemento utile per l'applicazione dell'imposta comunale sugli immobili;
se tali informazioni abbiano effettivamente facilitato, e in che misura, i contribuenti nell'assolvimento dei loro obblighi tributari;
se risulti vero che l'Ifel finanzia direttamente progetti della stessa Anci attraverso le sue società;
se non ritenga il Ministro di modificare, per una maggiore trasparenza, il decreto ministeriale del 22 novembre 2005, per tenere distinti i ruoli della fondazione da quella dell'Anci;
se il Ministro intenda porre in essere iniziative idonee al fine di assicurare che l'utilizzo dei fondi comunali risultino coerenti con le finalità assegnate.
(4-07449)

MURER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la dura crisi economica sta colpendo principalmente le famiglie del ceto medio che, quando uno dei componenti della famiglia perde il posto di lavoro o finisce in cassa integrazione, si ritrova priva degli strumenti necessari per la sopravvivenza, e la piccola e media impresa che, con la

contrazione degli affari, si ritrova ad affrontare con fatica scadenze e obblighi;
tra gli effetti della crisi economica c'è anche una crescita dell'indebitamento delle famiglie rispetto allo Stato, nelle sue varie articolazioni, con riguardo sia ad una serie di tributi, soprattutto locali, sia alla contestuale impossibilità di far fronte ad altri obblighi legati al pagamento di multe e/o contributi;
a dimostrazione di quanto sopra riportati c'è un recente studio della Corte dei conti, che ha fissato, alla fine del 2009, in 630 mila le richieste di rateizzazione delle somme iscritte a ruolo per debiti fiscali e contributivi; il concessionario Equitalia ha aggiornati tali dati alle ultime settimane, stimando in 800 mila le richieste, per un totale di debito da rateizzare per circa 12 miliardi di euro;
di recente si è concesso ad Equitalia di effettuare rateizzazioni fino a 72 rate e non più solo a 48, con l'eliminazione della maxi rata iniziale e con la ripartizione di mora e interessi secondo il metodo del cosiddetto «ammortamento alla francese» con rate costanti e quota di capitale crescente e quota di interessi decrescente;
con il sistema di rateizzazione adottato da Equitalia, un contribuente si vede sommato al debito iniziale anche interessi di mora, interessi di dilazione e compensi di riscossione; inoltre sulla prima rata sono caricate spese esecutive e diritti di notifica; il che si traduce, a titolo di esempio, per un contribuente con un debito di circa 8 mila euro, in una prima rata di 886 euro, di cui 666 euro solo di spese esecutive e 52 di spese di notifica. Inoltre, se lo stesso contribuente dilaziona in 72 euro, alla fine, a fronte di 8 mila euro di debito iniziale, pagherà 11.400 euro, cioè una maggiorazione superiore al 40 per cento;
il piano di rateizzazione, costruito con le cifre di cui sopra, viene annullato se il contribuente non paga la prima rata oppure ne salta due nel prosieguo della dilazione; in caso di revoca del piano di dilazione, o nel caso di non pagamento nei termini del debito complessivo, si passa immediatamente a procedure coattive, che prevedono, anche per cifre basse, strumenti molto aggressivi come il fermo amministrativo dei veicoli di proprietà, ipoteche e pignoramenti su beni; misure che, oltretutto, hanno costi che vanno a carico del contribuente, aumentando ancora di più il debito iniziale, facendolo arrivare in certi casi anche al 120 per cento della cifra iniziale e stringendo, di fatto, il cittadino in una morsa da cui, soprattutto in tempi di crisi, è sempre più difficile uscire;
in alcune città italiane, la situazione sopra descritta è arrivata a livelli di vero allarme sociale; nella sola città di Torino si contano 54 mila immobili ipotecati e 60 mila fermi amministrativi di veicoli; con «imprenditori che sono costretti a chiudere le loro aziende», secondo una denuncia del presidente dell'associazione della piccola e media impresa di Torino, che sta raccogliendo le firme per promuovere una class action contro Equitalia -:
se sia a conoscenza delle situazioni di tensioni che nel Paese si registrano in ordine ai fatti sopra descritti e se, atteso che il pagamento di imposte, multe, contributi, è un indiscutibile obbligo per il cittadino, il Governo intenda promuovere una iniziativa per consentire al contribuente di fare fronte ai propri doveri in maniera equa, ragionevole, senza che il suo debito, con interessi e spese varie, si moltiplichi a dismisura, fino a rendersi insostenibile, ed evitando che si passi in maniera indiscriminata e troppo aggressiva a misure coattive che arrivano fino al pignoramento di beni immobili e mobili che, nella maggior parte dei casi, soprattutto in un periodo di dura crisi come quello attuale, rappresentano l'unico strumento con cui le famiglie, gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori, possono fronteggiare le difficoltà economiche.
(4-07450)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

CASSINELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 19 dicembre 2002 l'Amministrazione degli archivi notarili presso il Ministero della giustizia bandiva un concorso pubblico per la copertura di 35 posti da conservatore degli archivi notarili;
la graduatoria finale di tale concorso è stata pubblicata su bollettino ufficiale del Ministero della giustizia n. 10 del 31 maggio 2007;
con il decreto del Presidente della Repubblica del 29 novembre 2007 l'amministrazione degli archivi notarili è stata autorizzata ad assumere 5 unità nel ruolo di conservatore degli archivi notarili, alla cui assunzione si è proceduto nel maggio del 2008;
con il decreto del Presidente della Repubblica del 28 agosto 2009 l'Amministrazione degli archivi notarili è stata autorizzata ad assumere ulteriori 25 unità nel medesimo ruolo di conservatore degli archivi notarili;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 novembre 2009 l'amministrazione degli archivi notarili è stata ancora una volta autorizzata ad assumere 4 unità nel ruolo di conservatore degli archivi notarili;
ad oggi, non si è ancora dato corso alle assunzioni di cui ai punti precedenti, ed i vincitori del concorso bandito nel 2002 non sono ancora stati assunti -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere affinché si possa procedere all'assunzione dei vincitori del concorso.
(5-02994)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con sentenza del tribunale di Verona è stata condannata ad una pena di solo un anno e otto mesi (pena sospesa) e assolta per l'esercizio abusivo della professione medica, la donna nigeriana, Gertrude Obaseki, che il 3 aprile 2006 fu arrestata con l'accusa di avere praticato, in Italia, l'infibulazione a numerose bambine di origini africane;
la donna avrebbe effettuato tali operazioni sugli organi genitali femminili previo pagamento di un compenso, solitamente saldato dai genitori delle minori sottoposte all'intervento;
la legge varata dal Parlamento nel 2006 vieta l'infibulazione in Italia e prevede che tale pratica sia punita con una pena che va dai 4 ai 12 anni di reclusione, aumentata fino ai 16 anni nel caso in cui la mutilazione genitale sia compiuta su una minorenne e a scopo di lucro;
la suddetta sentenza di condanna non deriverebbe dall'applicazione della legge che vieta l'infibulazione, bensì dall'applicazione del secondo comma dell'articolo 583-bis codice penale, che punisce chi provoca, al fine di menomare le funzioni sessuali, lesioni agli organi genitali femminili da cui derivi una malattia nel corpo e nella mente;
tale condanna sarebbe assolutamente inadeguata rispetto a quanto previsto dalla specifica legge in materia, che nel caso in questione non sarebbe stata applicata;
in Italia sarebbero circa 45 mila le ragazze provenienti da Paesi dove l'infibulazione è praticata e questo farebbe presupporre, stando al divieto imposto dalla legge, un alto numero di interventi clandestini -:
se intenda assumere iniziative ispettive in relazione a quanto riportato in premessa per l'esercitazione dei poteri di competenza;

come intenda intervenire per garantire la piena applicazione della legge approvata dal Parlamento e vigente in Italia.
(4-07455)

TIDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con il suicidio di Aldo Caselli, avvenuto il 19 maggio 2010 nel carcere di Reggio Emilia, salgono a 76 i detenuti morti da inizio anno;
dei 78 decessi, 21 si sono impiccati, 6 sono morti per avere inalato gas, 49 per malattia;
dall'inizio del 2010 sono trascorsi circa 130 giorni: in questo periodo 21 detenuti si sono impiccati, altri 6 sono morti dopo aver inalato del gas dalla bomboletta da camping (potrebbe trattarsi di suicidi, ma più probabilmente si tratta di «incidenti» accaduti mentre il detenuto ricercava lo «sballo») e 49 sono morti per malattia: in totale 76 persone decedute in cella, con una media superiore a 1 ogni due giorni, così come le associazioni del settore possono confermare;
tra i 21 suicidi «certi» 5 avevano meno di 30 anni, 8 tra i 30 e i 40 anni, 4 tra i 40 e i 50 anni, 3 tra i 50 e i 60 anni, 1 più di 60 anni (39 anni l'età media), mentre 17 erano italiani e 4 cittadini stranieri;
statistiche pubblicate dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dalle associazioni del settore confermano il dato che nel 2009, dal 1o gennaio al 20 maggio i detenuti suicidi furono 22, nello stesso periodo dei 2008 furono 15, nel 2007 furono 13, nel 2006 furono 20, nel 2005 furono 18;
i dati pervenuti sono allarmanti e testimoniano una inversione di tendenza, in quanto le morti in carcere per suicidio anziché diminuire aumentano vistosamente;
le associazioni del settore suggeriscono l'istituzione di un osservatorio permanente sulle morti in carcere affinché chi ci lavora dentro e chi le guarda da fuori possa convincersi che le carceri sanno e soprattutto devono essere trasparenti, poiché una società civile, in quanto tale, quando punisce, sa anche essere attenta e rispettosa dei diritti dei condannati;
il problema delle carceri e del sovraffollamento non si risolve soltanto svuotandole, ma rendendole vivibili, dignitose, costruendone di nuove con la certezza delle pene -:
se il Ministro non intenda prendere provvedimenti affinché la «bomba carceri» non esploda provocando danni irreparabili, poiché non è ammissibile che in un Paese civile come l'Italia avvengano ancora decessi di questo tipo.
(4-07456)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOMMASO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il provveditorato interregionale OO.PP. per l'Emilia Romagna e le Marche, giusto il contratto n. 4523 di repertorio del 22 marzo 2006, affidava all'ATI VITECO s.c.a.rl. di L'Aquila i lavori di costruzione della nuova caserma dei vigili del fuoco, ubicata in Strada Valnure a Piacenza, e ciò a seguito della rescissione del precedente contratto stipulato;
la data di consegna dei lavori (di importo pari a 4.597.429,74 euro) decorre dall'ottobre del 2006, mentre la data contrattuale di ultimazione dei lavori veniva fissata per il mese di ottobre del 2008;
sono passati oltre 20 mesi dalla detta data, ma i lavori non risultano affatto ultimati, con prevedibile ulteriore lievitazione dei costi;

in particolare, oggi l'edificio è esposto alle intemperie e la facciata appare già scrostata;
l'inaugurazione della nuova caserma appare sempre più un miraggio, tenuto conto che l'iter per la sua realizzazione ha avuto inizio nell'anno 2000 -:
quale fosse l'importo contrattuale dei lavori oggetto della prima aggiudicazione dell'opera;
quali siano i motivi per cui a tutt'oggi i lavori di costruzione della struttura risultino sospesi, tant'è che non appare fuori luogo definire quello in questione un cantiere «fantasma»;
se e quali varianti in corso d'opera siano state approvate e quali siano i costi relativi alla realizzazione delle stesse;
se risponda al vero la notizia secondo cui per l'ultimazione dell'opera occorre reperire ancora 3 o 4 milioni di euro, anche per renderla pienamente fruibile, atteso che la realizzazione del castello di manovra, indispensabile per le esercitazioni, risulta allo stato stralciata e così pure la palestra;
se intenda disporre un'accurata indagine interna per verificare che nell'appalto dell'opera che qui interessa non vi sia stata alcuna negligenza da parte dei responsabili dei competenti uffici;
quando riprenderanno i lavori in questione, quando ne sia prevista la conclusione e quale si prevede possa essere il costo complessivo finale della struttura che qui interessa.
(5-02987)

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
secondo uno studio dell'associazione Italiadecide, le responsabilità del ritardo infrastrutturale italiano, non sono da imputarsi a cause di carattere economico e finanziario, quanto ad un ginepraio di norme e competenze statali e regionali, stratificate nel tempo in un modo complicato, che ha reso la burocrazia incapace di sviluppare ed accrescere la competitività del sistema-Paese;
i risultati del rapporto pubblicati dalla suddetta associazione, confermano come, il sistema imprenditoriale italiano abbia dovuto imparare a districarsi in un sistema burocratico e normativo, farraginoso e lento, aumentando al proprio interno un apparato legale, spesso più forte ed attrezzato di quello tecnico-operativo;
a giudizio dell'associazione Italiadecide i dati che riguardano l'alta velocità ferroviaria ad esempio, dimostrano come l'infrastruttura ferroviaria, abbia i costi più alti d'Europa: dai 20, 3 ai 96,4 milioni di euro a chilometro a seconda delle tratte, contro i 10,2 della Francia e i 9,8 della Spagna;
le suddette differenze importanti, prosegue il Rapporto, non sarebbero attribuibili allo svolgimento di lavori accessori, né alla complessità orografica del territorio, ma alla necessità e spesso difficoltà di ottenere l'assenso da parte delle comunità locali in sede di conferenza dei servizi, nonché all'incapacità di svolgere una funzione di programmazione e di definizione di priorità;
secondo Italiadecide inoltre, analoghe similitudini e problematiche riguarderebbero anche le infrastrutture stradali e autostradali;
appaiono pertanto importanti ed apprezzabili gli interventi da parte del Governo, nel prevedere attraverso il decreto-legge recentemente presentato, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, alcune disposizioni in particolare per il Mezzogiorno, volte a snellire l'attività burocratica e normativa, al fine di accrescere lo sviluppo e la competitività anche sotto l'aspetto infrastrutturale -:
se non intendano prevedere adeguate iniziative volte a rivedere completamente il sistema delle autorizzazioni, che rappresenta un groviglio inestricabile nel quale

ogni amministrazione rende l'intero sistema procedurale volto alla realizzazione di infrastrutture importanti come le grandi opere, lento e complicato nel realizzarsi.
(5-02989)

Interrogazione a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha concesso, ai sensi della legge n. 221 del 1992, un contributo di 13.218.197,38 euro per la realizzazione di un sistema ecocompatibile ad alimentazione elettrica (filovia) nel comune di Lecce;
l'opera in questione dell'importo complessivo di 22.029.985,00 euro è stata cofinanziata dalla regione Puglia per 3.060.900,00 euro e dal comune di Lecce per euro 5.750.887,12 euro;
in data 16 dicembre 2005 si è proceduto alla formale consegna dei lavori all'impresa (ATI Sirti, IMET S.p.a, Van Hool N.V. e Vossloh Kiepe GmbH), nell'intesa che dal giorno stesso sarebbe decorso il termine utile di 540 giorni naturali consecutivi per dare i lavori completamente ultimati, fissando per il giorno 9 giugno 2007 la data di fine lavori;
in seguito a ripetute proroghe, ben 630 giorni, i tempi dei lavori si sono notevolmente allungati sicché l'ultimazione degli stessi è poi avvenuta il 12 marzo 2009;
a distanza di altri 14 mesi il servizio di filovia non è stato ancora attivato né tanto meno è stata indicata una data certa del suo avvio;
la legge n. 211 del 1992 prevede all'articolo 6, la costituzione di una commissione di vigilanza sull'attuazione degli interventi finanziati dalla stessa legge e sull'esecuzione dei relativi lavori;
se il Ministro interrogato non intenda verificare se la sopra citata commissione abbia esercitato l'alta sorveglianza sull'esecuzione dei lavori per la realizzazione del sistema filoviario della città di Lecce, quali siano gli intendimenti in ordine ai ritardi e quali iniziative intenda adottare per evitare che l'infrastruttura realizzata, che, ad avviso dell'interrogante, ha deturpato l'aspetto estetico e visivo della città, non resti una colossale incompiuta e un monumento allo spreco del denaro pubblico.
(4-07452)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nonostante l'encomiabile attività di contrasto delle Forze dell'ordine e della magistratura, la 'ndrangheta sta terrorizzando il territorio dell'intera provincia di Reggio Calabria con vili atti intimidatori nei confronti di magistrati ed amministratori locali;
è della scorsa settimana la notizia di una lettera minatoria ricevuta dal procuratore della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone che con l'intera equipe sta gestendo una importantissima attività di contrasto a tutte le cosche della 'ndrangheta dell'intero territorio reggino;
persone non identificate hanno compiuto, nella notte del 29 maggio 2010, un attentato incendiario contro l'automobile di proprietà del vice sindaco di Marina di Gioiosa Ionica, Giuseppe Femia;
poco prima, nella stessa nottata del 29 maggio 2010, un attentato incendiario ha distrutto, sempre a Marina di Gioiosa Ionica, uno stabilimento balneare di proprietà del cognato del sindaco della città, Rocco Femia;

il messaggio inviato dalla 'ndrangheta è palesemente drastico contro l'ente comunale di Marina di Gioiosa Ionica che sta tentando di amministrare, pur se con le difficoltà riscontrate da tutti gli amministratori che operano in territori ad alta densità mafiosa, per soddisfare le problematiche di quella collettività;
nella notte del 30 maggio 2010, ignoti hanno fatto esplodere un ordigno davanti al garage del sindaco di Sinopoli (R.C.), Luigi Chiappalone, già vittima di numerosi altri danneggiamenti subiti da quando ha assunto la guida della cittadina -:
quali urgenti iniziative intenda attuare per garantire la sicurezza all'interno dell'intero territorio della provincia di Reggio Calabria;
se non ritenga necessario ed urgente decretare l'attuazione dei progetti «PON Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno 2007-2013», predisposti dai comuni della provincia di Reggio Calabria, e che prevedono impianti di videosorveglianza per garantire sicurezza e libertà di impresa.
(4-07443)

MARINELLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Licata versa in una situazione di grave disagio sociale ed economico, aggravata dal vuoto istituzionale che si è creato al seguito di una vicenda giudiziaria che ha coinvolto il primo cittadino della città a cui è stato imposto il divieto di soggiorno in città. I consiglieri comunali si sono dimessi ed il Commissario che la Regione ha mandato nella cittadina ha sostituito il Consiglio;
le categorie produttive vivono momenti preoccupanti sotto il profilo della vivibilità e della mancanza assoluta di prospettiva per una crisi economica che appare sempre più drammatica. Il comparto agricolo, struttura portante dell'economia licatese, attraversa, oggi, uno dei momenti più gravi della sua storia;
a peggiorare la situazione vi è l'imminente possibilità che molti terreni agricoli che insistono nel fertile territorio licatese vengano espropriati per dare spazio alla costruzione di un aeroporto con la possibilità della perdita di centinaia di posti di lavoro e numerose aziende agricole saranno dismesse per fare strada allo scalo aeroportuale;
per di più si registra una grave crisi delle marinerie per l'entrata in vigore dal 1o giugno del regolamento comunitario che limita le specie pescabili e determina l'utilizzo di reti con maglie più larghe;
si teme che la grave crisi economica e sociale aggravi la situazione dell'ordine pubblico della città di Licata con conseguenti proteste da parte dei molti cittadini che probabilmente perderanno il loro posto di lavoro -:
se sia a conoscenza della situazione sopra descritta e quali interventi urgenti intenda a adottare per rasserenare un clima, che come descritto in premessa, rischia di comportare gravi problemi per l'ordine pubblico;
quali urgenti iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, per evitare che il vuoto istituzionale che danneggia pesantemente la città, con il sindaco che ha l'obbligo di dimora fuori dalla stessa, comporti gravi problemi nell'amministrazione della città di Licata.
(4-07446)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
dall'inizio del 2010 ben tre docenti dell'università di Bologna, nella specie, docenti della facoltà di medicina e chirurgia,

del dipartimento di farmacologia e di economia hanno ricevuto comunicazioni giudiziarie;
tali fatti suscitano viva preoccupazione nell'interpellante che più volte ha, con diversi atti di sindacato ispettivo, stigmatizzato la situazione dell'università medesima;
le indagini sono ovviamente condotte dalla magistratura ma occorre comunque valutare la correttezza della condotta del corpo docente anche al di là e indipendentemente dalle pronunce giudiziarie: occorre che strutture quali la commissione etica che, ai sensi dell'articolo 15 dello statuto «ha funzione consultive di ricerca, di indagine e di controllo in merito all'attuazione del codice etico» possa essere coinvolta in casi di questo genere anche considerato che ai sensi dell'articolo 14 del medesimo statuto «l'accertata violazione del medesimo può costituire motivo di determinazione di sanzioni disciplinari da parte degli organi competenti»;
l'autonomia universitaria presuppone una capacità di sanzionare le condotte che possano risultare non solo illegittime ma anche eticamente riprovevoli da parte degli stessi organismi universitari; in caso contrario è forte il rischio di una degenerazione del sistema che rischia di trasformare l'autonomia stessa in una forma di difesa corporativa del corpo docente;
più volte l'interpellante ha denunciato, con riferimento all'università di Bologna la vicinanza tra l'università e i governi locale e regionale con riferimento a specifiche facoltà universitarie -:
se intenda acquisire elementi sulla situazione dell'università di Bologna alla luce di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(2-00741)«Garagnani»

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
attualmente i docenti che hanno prestato o prestano servizio di ruolo e non di ruolo nelle scuole materne statali e transitano per vincita di concorso o passaggio al ruolo della scuola elementare e della scuola secondaria sono fortemente penalizzati, in quanto non viene loro riconosciuto il lavoro svolto;
nella scuola elementare il servizio di ruolo prestato nella scuola materna, pur essendo di pari livello, viene riconosciuto come servizio pre-ruolo con la conseguente decurtazione agli effetti giuridici;
nella scuola secondaria il servizio di ruolo e non di ruolo prestato nella scuola materna non viene riconosciuto ai fini della carriera. In pratica, è come non fosse mai esistito, mentre viene riconosciuto il servizio prestato nella scuola elementare, che è, va ripetuto, di livello pari a quello prestato nella scuola materna;
questo annoso problema, oltre ad essere motivo di frustrazione e di disincentivazione del ruolo di docente di scuola materna, ha creato e crea un forte contenzioso sia a livello di ricostruzione di carriera sia nelle operazioni di trasferimento, anche perché l'amministrazione si è comportata e si comporta in modo difforme da un caso all'altro;
la legge 18 marzo 1968, n. 444, agli articoli 17 e 18, dispone che: «Al personale ispettivo, direttivo ed insegnante della scuola materna statale spettano lo svolgimento di carriera ed il trattamento economico del corrispondente personale della scuola elementare». «Le norme di stato giuridico del personale ispettivo, direttivo ed insegnante della scuola elementare statale, sono estese al personale ispettivo, direttivo ed insegnante della scuola materna statale»;

il decreto-legge 19 giugno 1970, n. 370, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 1970, n. 576, (sul riconoscimento dei servizi prestati prima della nomina in ruolo), agli articoli 1 e 2, dispone che: «Al personale docente delle scuole statali di istruzione secondaria ed artistica... è riconosciuto il servizio prestato in qualità di insegnante di ruolo e non di ruolo nelle scuole elementari statali...». «Al personale docente delle scuole elementari statali... sono riconosciuti i servizi di ruolo e non di ruolo prestati nelle scuole materne statali o comunali...»;
nel citato decreto-legge n. 370 del 1970, il legislatore sembra ignorare completamente i docenti di scuola materna. Questa «ignoranza» può forse essere giustificata per due motivi: la legge n. 444 del 1968 era appena decollata e nessun insegnante era ancora di ruolo, oppure, motivo più logico ma che l'amministrazione sembra ignorare, avendo stabilito la parità di trattamento tra i docenti della scuola elementare e quelli della scuola materna, i criteri dettati potevano essere usati per analogia;
con la legge n. 349 del 1974 vengono immessi in ruolo i primi docenti di scuola materna statale. Il decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1974, n. 417 (norme sullo stato giuridico del personale della scuola), include esplicitamente i docenti della scuola materna; in particolare, al capo IV disciplina il riconoscimento del servizio agli effetti della carriera per tutto il personale docente, e, all'articolo 81 modifica i criteri per il riconoscimento dei servizi pre-ruolo;
l'articolo 77 stabilisce che: «Possono essere disposti passaggi del personale docente da un ruolo all'altro di scuole di grado superiore secondo quanto previsto dalla allegata tabella H...». Ma la tabella H allegata al citato decreto del Presidente della Repubblica ignora ancora una volta la scuola materna;
anche in questo caso, l'omissione può essere giustificata col criterio della logicità. Nella citata tabella H, infatti, non si parla di «insegnanti» che possono passare da un ruolo all'altro, ma di «insegnamenti»;
pertanto, disponendo il passaggio da «insegnamenti di scuola elementare» ad «insegnamenti di scuola media», la scuola materna può essere inclusa implicitamente. Tant'è vero che nel 1980 con la legge n. 312 si disciplinano ulteriormente i passaggi di ruolo e la scuola materna viene esplicitamente inclusa (vedi articolo 77);
anche dopo la normativa sopra citata è rimasto comunque il vuoto legislativo soprattutto in merito alla parità di trattamento tra insegnanti della scuola materna ed insegnanti della scuola elementare. In alcuni casi la parità di trattamento viene estesa per analogia. Le analogie, però, vengono utilizzate o escluse a seconda delle varie interpretazioni degli uffici amministrativi;
infatti, mentre alcuni anni fa il servizio prestato nella scuola materna statale (sempre per analogia) veniva riconosciuto ai fini della progressione di carriera nella scuola secondaria ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 576 del 1970, come per gli insegnanti elementari, il provveditorato agli studi di Milano ed altri l'hanno interpretato (ora) in modo diametralmente opposto, negando, ai fini sopracitati, il riconoscimento del servizio prestato nella scuola materna statale;
attualmente l'amministrazione sta procedendo ad emanare decreti di ricostruzione di carriera ex novo, modificando i criteri usati in precedenza con l'unica via d'uscita per i danneggiati di ricorrere al tribunale amministrativo regionale. Ricorsi lunghi, dispendiosi e soprattutto opinabili: alcuni tribunali amministrativi regionali si pronunciano a favore, altri in modo contrario. Questo determina che l'amministrazione si trova a perpetrare, ad avviso dell'interrogante, un comportamento:
a) lesivo per la categoria: la scuola materna statale è una scuola a pieno titolo

e non un'appendice dell'apparato scolastico (si vedano anche i nuovi orientamenti);
b) discriminante per il docente che non si vede riconoscere nella scuola secondaria, e decurtare nella scuola elementare, un servizio prestato in qualità di docente a tutti gli effetti;
c) penalizzante per il docente il quale, comunque, insegna con un titolo di studio abilitante e sicuramente svolge un'attività didattica molto più impegnativa dal punto di vista delle energie personali spese, della variabilità delle attività onnicomprensive di tutto un processo di sviluppo non così pregnanti negli altri ordini di scuola, dove la «disciplina» specifica ridimensiona il campo dell'intervento ed il tipo di relazione;
alcuni insegnanti della scuola materna passati ai ruoli della scuola secondaria negli anni 1975-1976 e seguenti, si sono visti declassare lo stipendio raggiunto e in più hanno una considerevole trattenuta mensile per la refusione decennale per somme indebitamente percepite -:
se il Ministro non ritenga indispensabile ed urgente emanare una chiara ed esemplificativa nota che porti chiarezza, nel senso della piena riconoscibilità del servizio prestato presso la scuola materna in caso di passaggio in qualsiasi altro ordine di scuola, compresa la scuola secondaria di primo e secondo grado, e sani una situazione di vuoto interpretativo che porta l'amministrazione ad attuare comportamenti ad avviso dell'interrogante discriminanti, penalizzanti e, di conseguenza, lesivi dei diritti dei docenti di ruolo nelle scuole materne statali.
(5-02982)

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 assegna al programma 1.9 (istituzioni scolastiche non statali) 406 milioni di euro per l'anno 2010 e 312 milioni di euro per l'anno 2011, riducendo i fondi per tale settore di 128 milioni di euro per l'anno 2010 e di 222 milioni di euro per l'anno 2011 e mettendo a rischio su tutto il territorio nazionale la sopravvivenza di scuole la cui funzione pubblica è evidente - e riconosciuta dalla legge 10 marzo 2000, n. 62 («Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione») - considerato che queste scuole accolgono 530.000 bambini, su 1 milione e 600 mila nella scuola dell'infanzia (in tanti piccoli comuni le uniche esistenti), e 200 mila, su 2 milioni e 800 mila nella scuola primaria;
all'interrogazione n. 5-02631 presentata dall'onorevole Toccafondi, in data 10 marzo 2010, è stato risposto che: «...Analogamente, la legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010), ha previsto all'articolo 2, comma 250, che le disponibilità del fondo di cui all'articolo 7-quinques, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5 convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, siano destinate alle finalità di cui all'elenco 1 della medesima legge finanziaria. Tra gli interventi ivi elencati figura anche il sostegno alle scuole non statali per un importo di 130 milioni di euro, che si aggiunge alle risorse finanziarie già previste per il 2010. L'assegnazione di tali risorse sarà disposta con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari. Il relativo schema è già stato trasmesso alle Camere il 4 marzo 2010»;
in data 8 ottobre 2009 è stata presentata un'interrogazione a risposta orale, a prima firma dell'onorevole Vietti, concernente iniziative volte a ripristinare fondi per le scuole paritarie. Il Sottosegretario Guido Viceconte ha risposto: ... «in data 4 marzo 2010, lo schema del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato trasmesso alle Camere per il parere delle competenti Commissioni parlamentari. Il prescritto parere è stato acquisito ed è ora in corso l'ulteriore iter del provvedimento. (...) il 10 marzo scorso questo Ministero ha richiesto alla Presidenza

del Consiglio dei ministri l'assegnazione della suddetta somma di 130 milioni di euro per il sostegno alle scuole non statali e si è in attesa della consequenziale variazione del bilancio per l'anno 2010.»;
ad oggi le direzioni scolastiche regionali non hanno notizie certe rispetto all'avvenuto ripristino dei fondi per l'anno 2010;
in numerosi comuni le scuole paritarie dell'infanzia rappresentano l'unica opportunità educativa e didattica esistente e collaborano fattivamente con gli enti locali -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per l'immediata assegnazione dei fondi alle direzioni scolastiche regionali, quindi alle scuole, al fine di consentire la necessaria tranquillità alle famiglie e agli insegnanti per la fine del corrente anno scolastico e per l'inizio del nuovo;
se corrisponda al vero il rischio che tali fondi saranno «sacrificati» per far fronte alle disposizioni previste dalla manovra finanziaria che verrà esaminata dal Parlamento nei prossimi giorni.
(5-02986)

GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il «Regolamento recante norme concernenti il riordino degli istituti professionali ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133», approvato dal Consiglio dei ministri il 15 marzo 2010 ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, prevede che la qualifica triennale in operatore moda e la post qualifica biennale di tecnico dell'abbigliamento e della moda del previgente ordinamento confluiscano nel nuovo diploma di istruzione professionale, dell'indirizzo produzioni industriali e artigianali, articolazione industria, del settore industria e artigianato degli istituti professionali;
il nuovo quadro orario definisce un profilo educativo, culturale e professionale profondamente mutato dell'operatore moda e del tecnico dell'abbigliamento e della moda fino ad ora formato, con il rischio concreto che il profilo in uscita dal percorso scolastico non corrisponda più alle esigenze produttive dei distretti manifatturieri, quale ad esempio quello di Carpi, nel modenese, sede di molti marchi di fama internazionale della maglieria e della confezione;
in particolare, nel piano di studio scompaiono discipline «storia della moda e del costume» (2 ore settimanali in Io, IIo e IIIo) e «storia dell'arte» (4 ore settimanali in IIIo, IVo e Vo) mentre «disegno professionale» (4 ore settimanali) è fortemente ridimensionato nel biennio mentre scompare in IIIo, IVo e Vo l'insegnamento di «tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica» (che nella definizione delle nuove classi di concorso assorbe «disegno e modellazione odontotecnica, disegno tecnico e artistico, tecnologie e disegno tecnico»), peraltro impartito per 3 ore settimanali non è sufficiente a compensare il depauperamento dell'offerta formativa ora descritta. Depotenziamento e snaturamento toccano inoltre ai laboratori di «modello» e di «confezione» (8 ore settimanali nel biennio e 10 al terzo anno) soppiantati dal «laboratorio tecnologico» (3 ore al biennio e 5 al terzo anno). Nelle classi quarte e quinte, sono introdotte le nuove discipline «tecniche di produzione e organizzazione» e «tecniche di gestione e conduzione di macchine e impianti», coerenti con la figura di un operaio specializzato che dovrà lavorare in una dimensione industriale;
i percorsi didattici e formativi per le figure professionali del settore moda dovrebbero incentrarsi sulla creatività artigianale del sapere e saper fare «ad arte», che si riflette anche sui processi tecnologici e di comunicazione. A tutte le figure della filiera della moda, come precisano le competenze degli attuali profili professionali regionali, sono richieste sia competenze tecniche e informatiche, sia capacità artigianali e creative, all'insegna della tradizione dei mestieri della moda del nostro

Paese, basati su antichi saperi tramandati nelle botteghe e sulla rielaborazione dei segni della storia. A tale proposito, si segnala che Mario Borselli, presidente della camera nazionale della moda italiana, ha espresso solidarietà con le preoccupazioni per la soppressione delle materie «disegno» e «storia della moda» data l'importanza dell'aspetto storico e creativo della moda italiana, poiché ne rappresenta uno dei fattori di successo;
l'assenza o il forte depotenziamento di alcune materie e di alcuni metodi didattici - quali i laboratori - e l'inserimento di nuove discipline, definiscono un profilo professionale non corrispondente ai bisogni del distretto moda carpigiano-modenese, costituito da piccole e medie aziende, che progettano e creano prevalentemente collezioni e campionario - con l'apporto di cultura, creatività e competenze di tipo artigianale - mentre la produzione del prodotto è realizzata in altri contesti. E facilmente prevedibile che i futuri diplomati dell'indirizzo produzioni industriali e artigianali, articolazione industria, saranno inadeguati per il contesto produttivo locale che, come molti distretti manifatturieri, non ha produzione industriale, ma è sede di ideazione, stile, progettazione e produzione del capo-campione;
l'attuale diploma professionale tecnico dell'abbigliamento e della moda certifica la formazione generale e professionale, i saperi e le competenze di base che permettono allo studente in uscita di affrontare nel mondo del lavoro qualsivoglia specializzazione del settore. Accanto al diploma, il certificato dei crediti formativi documenta il percorso professionalizzante della terza area, ideato e condotto in sinergia con enti e aziende del distretto sui profili professionali e unità di competenza, indicati dal mercato del lavoro, quali per esempio: progettista di moda, tecnico informatico dell'abbigliamento, modellista dell'abbigliamento, coordinatrice di campionario -:
se il ministro interrogato, alla luce di quanto sopra espresso, non intenda far confluire l'operatore moda e il tecnico dell'abbigliamento e della moda del previgente ordinamento nel nuovo diploma di istruzione professionale dell'indirizzo produzioni industriali e artigianali, articolazione artigianato;
se non ritenga di inserire nel nuovo quadro orario l'insegnamento, «arte e tecniche di rappresentazione grafica» - che nella definizione delle classi di concorso assorbe «disegno e storia del costume» e «disegno e storia dell'arte», poiché il Made in Italy si caratterizza per lo stile e la sapienza artigianale dei suoi prodotti, che impongono di valorizzare l'aspetto storico, laboratoriale e creativo della disciplina oltre al carattere grafico/stilistico della rappresentazione del disegno di moda;
se, a fronte della genericità del titolo di studio in uscita del nuovo ordinamento e in considerazione del fortissimo ridimensionamento orario della terza area - che assume paradossalmente una connotazione residuale nell'impianto del percorso professionalizzante - non sia a rischio l'effettivo inserimento nel mondo del lavoro del diplomato di istruzione professionale dell'indirizzo Produzioni industriali e artigianali, articolazione Industria.
(5-02993)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da qualche giorno i circa 1200 lavoratori ex LSU addetti al servizio di pulimento degli istituti scolastici della provincia di Lecce versano in una grave situazione, poiché sono in attesa di ricevere la retribuzione relativa alla mensilità di aprile 2010 e sono fortemente preoccupati per le prospettive di pagamento inerente la mensilità del mese di maggio;
le aziende per le quali i lavoratori prestano servizio e che operano nella provincia di Lecce sono: Supernova, Euroservizi, IMT, Meridionale Servizi, Sitec e

Manutencoop. Imprese queste che fanno capo ai consorzi CNS, CICLAT, MANITAL e MILES che con lettera del 18 maggio 2010 hanno rappresentato al Ministero le enormi difficoltà che stanno incontrando relativamente alle spettanze dei lavoratori, poiché hanno già garantito il pagamento degli stipendi fino al mese di marzo 2010 senza incassare da parte del Ministero il pagamento di alcuna fattura in sospeso. Questa situazione ha portato le stesse imprese a dichiarare apertamente di non poter ulteriormente garantire la liquidazione degli stipendi con cadenza ordinaria come previsto dal CCNL, anche perché, come evidenziato nella stessa lettera, hanno accumulato ritardi nell'erogazione dei residui relativi al periodo 2008/2009;
fermo restando che il pagamento degli stipendi ai lavoratori non può dipendere dal mancato incasso delle fatture e dovrebbe essere garantito dai consorzi e dalle aziende ad essi legate, non si può però sottovalutare che chi attualmente sta pagando il prezzo maggiore di questa gravissima situazione sono solo i lavoratori;
il 16 aprile 2010 si è tenuto un incontro tra il Sottosegretario Giuseppe Pizza e le OO.SS presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca al dipartimento per l'istruzione - direzione generale per il personale scolastico, in merito alla situazione dei lavoratori ex LSU ed agli «appalti storici» addetti alle pulizie nelle scuole. In questa sede il Sottosegretario Pizza per l'annualità del 2010 ha, come si evince dal verbale dell'incontro, «confermato il reperimento di una prima tranches di 260 milioni di euro, garantendo poi l'intervento del Governo per reperire ulteriori 110 milioni di euro propedeutici per un'idonea copertura dei servizi nelle scuole interessate». Inoltre, lo stesso ha «assicurato l'inoltro di un'apposita indicazione da parte della Direzione Generale per la Politica Finanziaria e per il Bilancio, diretta agli Uffici periferici dell'Amministrazione ed ai Capi d'Istituto affinché possano procedere ad opportune anticipazioni di cassa per il pagamento delle spettanze al personale interessato»;
ad oggi però la situazione non sembra volgere a buon fine poiché i lavoratori continuano ad attendere il giusto compenso dovuto. Va sottolineato che questa problematica riveste un carattere di grande rilevanza dal punto di vista sociale poiché nella realtà salentina, già fortemente segnata dalla grave congiuntura economica e occupazionale, i lavoratori interessati sono spesso componenti di famiglia monoreddito e quindi unica fonte di sostentamento delle proprie famiglie -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire con urgenza per ottemperare agli impegni assunti accelerando l'iter nell'erogazione e destinazione dei fondi in questione con l'intento fattivo di porre fine al grave disagio in termini economici e sociali che questi lavoratori e le loro famiglie si trovano a vivere, vigilando al contempo affinché non si ripeta una situazione simile per i lavoratori che hanno diritto a percepire il proprio compenso con cadenza mensile e per non creare una sofferenza economica alle imprese.
(4-07451)

MISTRELLO DESTRO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la normativa vigente (dall'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988 a tutti i successivi CCNL fino all'articolo 146, comma 1, n. 8 del CCNL del 2007 e legge n. 186 del 2003 stabilisce che esiste un ruolo unico per gli insegnanti di religione in servizio nella scuola secondaria di primo e secondo grado e, dunque, un trattamento economico unico per gli stessi, corrispondente a quello previsto per i docenti laureati della scuola secondaria di secondo grado (articolo 146 del CCNL 2007, che riprende tutti i precedenti CCNL);

tali disposizioni non hanno però trovato attuazione nei confronti dei docenti di religione della scuola secondaria di primo grado da parte di alcuni dirigenti scolastici e/o di alcune ragionerie territoriali dello Stato (tra cui quelle di Verona, Vicenza, Padova e Treviso) che hanno fatto riferimento al parere del Consiglio di Stato espresso nell'adunanza della sezione seconda del 25 maggio 2005;
tale parere è, però, facoltativo e non ha mai trovato applicazione in disposizioni emanate dallo stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che lo aveva richiesto e che, nella nota del 9 ottobre 2009 prot. n. 15258, presentava anche le motivazioni che hanno indotto a disattenderlo -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di ottemperare a quanto previsto dalla normativa vigente in relazione all'equiparazione a livello economico degli insegnanti di religione in servizio nella scuola secondaria di primo e secondo grado, al fine di sanare una situazione ad avviso dell'interrogante arbitraria che penalizza gli insegnanti di religione con nomina a tempo indeterminato in servizio nelle scuole predette.
(4-07453)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOSCA e FARINONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la Marzorati s.r.l. di Brugherio, storica realtà industriale del settore metalmeccanico, specializzata in trasmissioni industriali di potenza, è stata di recente ceduta all'azienda piemontese Curti;
la Marzorati s.r.l., che al momento impiega circa cento dipendenti ha rappresentato per decenni uno dei fiori all'occhiello della fiorente industria brugherese, cuore pulsante della città anche per merito della posizione strategica occupata, un'area di via Dante all'angolo con viale Lombardia;
le susseguenti difficoltà degli ultimi anni hanno portato, tra i primi tentativi messi in atto al fine di arginare una crisi crescente, alla stipulazione di un accordo tra la Marzorati s.r.l. e la precedente amministrazione di centro-sinistra, la quale aveva dato il via libera al mutamento della destinazione urbanistica dell'area di via Dante (da industriale a edificabile, con conseguente innalzamento del valore di mercato), in cambio del trasferimento della Marzorati s.r.l. nel nuovo Pip di via Talamonti: tale accordo, raggiunto nel novembre 2005, è stato suggellato dall'allora sindaco Carlo Cifronti;
è notizia della scorsa settimana che la proprietà è oggi intenzionata a chiedere la mobilità per la metà dei propri dipendenti-esperti delle tecnologie, dei clienti e del mercato: tale scelta ha anche polverizzato la tela di dialogo intessuta in questi mesi tra la Rsu e l'amministrazione comunale per tentare di salvaguardare l'attività lavorativa dei dipendenti dell'azienda;
tale scelta risulta a dir poco singolare in considerazione di come all'azienda, pur dopo mesi di cassa integrazione, non manchino le commesse di lavoro e la stessa abbia, altresì, ricominciato a lavorare a pieno ritmo;
la cessione dalla proprietà alla Curti, azienda piemontese acquirente della Marzorati s.r.l., la quale vanta pochissimi dipendenti in Italia e svolge la maggior parte della propria attività in Cina, prospetta inoltre un rapido smantellamento della realtà di Brugherio. In tal modo la Marzorati s.r.l., oltre ad aver ricavato in passato grandi profitti attraverso l'attività edilizia concernente le costruzioni nate ove in precedenza sorgeva l'azienda, con la

vendita della proprietà mette in serio rischio la conservazione dei posti di lavoro dei propri dipendenti -:
se il Governo sia a conoscenza della situazione di cui in premessa;
se ritenga di dover intervenire con urgenza, al fine di salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti della Marzorati s.r.l.
(5-02985)

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 30 dicembre 2009 alcune migliaia di lavoratori pugliesi hanno fatto ricorso alla domanda di mobilità in deroga;
anche se l'indennizzo per legge dovrebbe essere erogato ogni mese, dal 1o gennaio 2010 ad oggi, questi lavoratori sono senza reddito ed in attesa del pagamento da parte dell'INPS della suddetta mobilità. Alcuni tra questi, come gli operai della Decoratori Artistici s.c.a.r.l. di Monopoli hanno più volte interloquito con i responsabili delle sedi territoriali dell'INPS pugliese chiedendo più volte spiegazioni per l'effettivo ritardo;
è inoltre doveroso sottolineare che a molti lavoratori pugliesi non sono state ancora retribuite le quattro mensilità di mobilità in deroga relative all'annualità del 2008;
nella fattispecie sopra citata le sedi provinciali dell'INPS pugliesi non hanno fornito ai lavoratori una chiara spiegazione del problema e più volte hanno giustificato il ritardo, di oramai ben sei mesi, parlando di compensazioni, codici da aggiornare e ritardi nei carteggi;
questi lavoratori non sono più nelle condizioni di poter sopportare altri ritardi considerando che in non pochi casi si parla di famiglie monoreddito che devono ottemperare a pagamenti di diverso genere oltre che provvedere a soddisfare i bisogni di prima necessità -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire con urgenza per approfondire la gravissima situazione e affinché la sede regionale dell'INPS pugliese ottemperi al debito semestrale accumulato nei confronti dei lavoratori, ponendo in tal modo fine ad una situazione difficile ed umiliante per i lavoratori, i quali hanno diritto di percepire la somma dovuta con cadenza mensile e per le tante famiglie pugliesi che si trovano a vivere questo dramma.
(5-02988)

Interrogazione a risposta scritta:

IANNACCONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro ha bandito un concorso pubblico per esami di n. 404 posti per l'area C - posizione C1 - profilo delle attività amministrative, da assumere con contratto di lavoro a tempo determinato;
detto concorso è stato regolarmente espletato;
l'Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro ha reso noto l'elenco dei vincitori, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 11 del 9 febbraio 2009;
alla data odierna l'INAIL non ha ancora provveduto all'assunzione dei vincitori del suddetto concorso -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle ragioni che hanno impedito finora l'assunzione dei vincitori del concorso pubblico per esami di n. 404 posti per l'area C - posizione C1 - profilo delle attività amministrative e se non ritenga di adottare ogni utile e necessario provvedimento finalizzato ad accelerare le procedure di assunzione.
(4-07447)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CUOMO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
causa dell'entrata in vigore, dal primo giugno, di una normativa dell'Unione europea ossia il regolamento sulla pesca (Ce)1967/2006, che obbliga l'utilizzo delle reti con maglie più larghe: da 40 a 52 millimetri;
il regolamento dell'Unione europea penalizzerà soprattutto gli equipaggi delle barche attrezzate per la piccola pesca costiera, ai quali viene tolta la possibilità di catture vantaggiose. Molto meno l'ambito di azione dei grandi pescherecci;
nessuno pone in dubbio la necessità di tutelare l'equilibrio naturale e ambientale;
alcuni operatori della Campania hanno provato a pescare utilizzando la nuova rete, ma con pessimi risultati in quanto oltre al corposo lavoro c'è anche una pessima resa avviando forme di protesta e rimettendo anche le licenze alle rispettive capitanerie di porto;
riteniamo che la normativa europea debba trovare una giusta declinazione, in un Paese come l'Italia anche perché non vorremmo che sulle tavole dei nostri ristoranti ci ritrovassimo pesce proveniente da altri Paesi con tutti i rischi connessi;
per tanti piccoli pescatori queste nuove norme rappresentano davvero un cessata attività soprattutto se si considerano i costi connessi all'esercizio dell'attività a partire dal costo del carburante per le imbarcazioni;
si è consapevoli che modificare norme dell'Unione europea è molto complicato ma questo è un settore in cui il governo italiano deve intervenire, ne va la tutela di uno dei comparti più importanti -:
se e quali iniziative il Governo intenda intraprendere in sede comunitaria al fine di concordare forme di flessibilità del nuovo regolamento a tutela del settore ittico e della ristorazione.
(5-02983)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni molte aziende agricole del Nord Italia e in particolare nel Veneto, sono in grave difficoltà a causa dell'invasione di cavallette della specie barbitistes vicentinus, che stanno distruggendo tutto ciò che trovano come: vigneti Doc e cereali, ma anche orti, frutteti ed altre coltivazioni;
a lanciare l'allarme è stata la Coldiretti sulla base di segnalazioni ricevute proprio da numerose aziende agricole, le quali hanno confermato come una delle cause di tale devastazione nei campi agricoli è dovuta agli effetti dei cambiamenti climatici in atto che favoriscono tra l'altro la diffusione rapida ed incontrollata di tali insetti dannosi per l'agricoltura;
le condizioni climatiche a giudizio della Coldiretti, hanno infatti favorito uno sviluppo anomalo delle cavallette, che nel passato hanno provocato gravissimi danni per le campagne e spesso anche per le città;
occorre pertanto intervenire non soltanto attraverso i normali strumenti colturali a disposizione delle aziende agricole, ma direttamente nei luoghi di diffusione e di proliferazione in particolare nei boschi dei Colli Euganei del padovano -:
quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare le piantagioni e le colture delle aziende agricole dell'area interessata e riportata in premessa;

quale sia l'entità dei danni che tali insetti hanno provocato, la cui invasione rischia di provocare evidenti danni per interi raccolti.
(5-02991)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le spadare sono un tipo di rete pelagica derivante utilizzata per la pesca al pesce spada il cui uso, vietato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e dall'Unione europea, è tutt'oggi frequente nel mar Mediterraneo. Questi strumenti sono causa di morte di altre specie marine in pericolo, tra cui: tartarughe marine, cetacei e squali. Si tratta di reti che vanno alla deriva in alto mare, lunghe in alcuni casi anche venti chilometri, profonde fino a trenta metri, che costituiscono dei veri e propri «muri della morte» per la fauna ittica;
si stima che nel solo Mediterraneo queste reti siano arrivate ad uccidere diecimila cetacei ogni anno, senza tener conto di altre importanti vittime del sistema biologico marino;
le spadare sono l'unico attrezzo da pesca vietato da una risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA Res. n. 44/255 e n. 46/215) e successivamente anche dall'Unione europea (per il Reg. CE/1239/1998) che disponeva la messa al bando totale delle spadare a partire dal 1o gennaio 2002 «per assicurare la protezione delle risorse biologiche marine nonché uno sfruttamento equilibrato delle risorse della pesca conforme all'interesse sia dei pescatori che dei consumatori» (Reg. CE 894/97);
a partire dal 1998 furono varati importanti piani per la dismissione e la riconversione delle spadare con ingenti contributi economici a sostegno sia degli armatori che degli equipaggi. Si stima che i contributi erogati dall'Unione europea e dallo Stato italiano, per la riconversione ad altri sistemi di pesca siano stati pari a duecento milioni di euro;
agli «spadarioti» venne anche offerta una nuova licenza di pesca denominata «ferrettara», una piccola rete da posta derivante la cui lunghezza non può superare i 2.5 chilometri, deve essere impiegata unicamente entro 10 miglia dalla costa. Inoltre la ferrettara non può essere utilizzata per la pesca ai grandi pelagici, come il tonno o pescespada, catture bersaglio delle spadare;
dal documento redatto dal Comando generale della Capitanerie di porto e Guardia costiera italiane sull'«attività di contrasto alle reti derivanti illegali sul quinquennio 2005-2009» risulta che oltre 300 unità di pesca, nonostante divieti e contribuiti, continuano a usare le spadare o le ferrettare illegalmente per la pesca al pescespada e che le azioni di contrasto, centinaia ogni anno, messe in campo dalle forze di polizia marittima hanno notevole difficoltà a combattere la diffusa illegalità in assenza di sanzioni dissuasive e efficaci;
con decisione CE C(2008)3797 della Commissione, del 23 luglio 2008, relativa alla chiusura della programmazione SFOP 1994/1999 - Misura spadare, e conseguente nota di addebito n. 3230808977 datata 29 agosto 2008 e ricevuta in data 15 settembre 2008, è stata richiesta all'Italia la restituzione al bilancio comunitario, entro quindici giorni dalla sua emissione, della somma di 7.762.066 euro. A ciò va aggiunta la quota nazionale di pari importo per un totale di euro 15.524.012;
l'Italia è stata condannata, nel 2009, dalla Corte di giustizia europea per non aver «provveduto in misura sufficiente a che fossero adottati adeguati provvedimenti nei confronti dei responsabili delle infrazioni alla normativa comunitaria in materia di detenzione a bordo e di utilizzo di reti da posta derivanti, segnatamente con l'applicazione di sanzioni dissuasive contro i soggetti di cui sopra»;

per far fronte ai richiami dell'Unione europea e dare risposta ai dubbi sollevati nei consessi comunitari il Governo italiano, con il decreto-legge 59 del 2008, emendando la legge sulla «disciplina della pesca marittima», ha espressamente indicato la detenzione dell'attrezzo non consentito quale comportamento soggetto a sanzione;
le violazioni nell'uso della ferrettara sono sanzionate dal decreto ministeriale 14 ottobre 1998 con il quale viene stabilito «il ritiro dell'autorizzazione all'uso delle ferrettara per un periodo di tre mesi alla prima infrazione, ovvero con il ritiro della stessa autorizzazione per un periodo di sei mesi in caso di successive violazioni»;
non risulta allo scrivente che questa norma sia mai stata applicata nonostante il fatto che alcuni dei pescherecci nella «lista nera» delle capitanerie di porto siano stati ripetutamente sanzionati nell'ultimo quinquennio per gli stessi reati -:
quali iniziative urgenti intendano intraprendere i Ministri interrogati per verificare come siano stati effettivamente utilizzati i fondi destinati alla riconversione del settore della pesca con le spadare e, nel momento in cui si accerti la frode da parte delle imbarcazioni ancora in possesso di reti illegali, quali meccanismi risarcitori si intendano predisporre;
se non sia opportuno assumere iniziative normative dirette a modificare, il decreto-legge 59 del 2009, disponendo così la confisca immediata dopo il sequestro delle sopracitate reti derivanti illegali e sostenere e rafforzare l'attività di contrasto all'illegalità delle forze di polizia marittima;
se non sia poi utile sollecitare i comandi periferici delle Capitanerie di porto ad applicare il ritiro della autorizzazione all'uso della ferrettara nei casi di infrazione e se non si intenda consentire al Corpo delle capitanerie di porto - guardia costiera di intervenire per la confisca delle reti illegali immagazzinate in depositi privati;
se non sia necessario disporre che la direzione generale della pesca marittima non rilasci licenze per il palangaro a chi dispone già di una autorizzazione all'uso della ferrettara, continuando così a «premiare» chi esercita la pesca illegale e se non sia piuttosto auspicabile sradicare il fenomeno ritirando l'autorizzazione all'uso della ferrettara e sostituendola con la licenza per il palangaro.
(4-07448)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VELTRONI, DAMIANO, MADIA e GATTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono migliaia i giovani che, vincitori di concorso pubblico attendono da tempo di essere assunti;
siamo di fronte infatti ad una nuova categoria di «disoccupati», vale a dire giovani, che pur avendo sostenuto una prova concorsuale ed avendola vinta, si trovano oggi senza poter accedere al posto per il quale hanno studiato e sostenuto sacrifici anche economici. Una volta superate le prove concorsuali, infatti, e pubblicata la graduatoria definitiva, l'immissione nel posto di lavoro che gli spetta viene continuamente rimandata, anche per anni, al punto di poter dire che si è creata una nuova categoria di disoccupati i cosiddetti «vincitori di concorsi pubblici non assunti»;
tale categoria riguarda tutti i comparti della pubblica amministrazione e secondo le notizie diffuse dal «Comitato vincitori non assunti della pubblica amministrazione», attraverso l'omonimo sito Internet, sarebbero circa 70.000 i cittadini

vincitori ovvero idonei di concorsi pubblici che si trovano dopo mesi e a volte anni in attesa di assunzione;
nella situazione sopra descritta si trovano, in particolare 404 vincitori di concorso dell'Inail, che da 3 anni attendono il decreto di assunzione;
l'istituto, infatti, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2007, ha bandito due concorsi, il primo, a 735 posti, riservato al personale interno per i lavoratori che intendevano effettuare il passaggio a funzionario C1, ed il secondo, a 404 posti sempre per funzionario, riservato ai candidati esterni; a tale seconda determinazione l'Inail è pervenuto in seguito a sentenza del Tar, confermata al Consiglio di Stato nel maggio 2006, che accanto al bando riservato al personale interno, imponeva analogo bando di concorso per il personale esterno all'Istituto medesimo. Vi è da dire che a tale secondo concorso ha partecipato, in realtà, parte del personale a tempo determinato, che non aveva diritto a partecipare al bando riservato al personale interno. Tale personale, però, al momento, non può più usufruire di contratti a termine, in quanto l'Istituto, ad avviso degli interroganti inopinatamente, si rifiuta di rinnovare i contratti a coloro che risultano essere vincitori di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato;
le prove concorsuali si sono tenute a partire dal 21 giugno 2007 e già nel novembre dello stesso anno veniva autorizzata l'assunzione di 738 vincitori interni a cui seguivano altri 232 il 23 giugno 2008 ed ulteriori 31 il 17 novembre 2009; si tratta, dunque di un numero complessivo di 1001 assunzioni di interni, tramite scorrimento graduatoria, contro le 735 unità inizialmente previste dal bando di concorso;
la pubblicazione delle graduatorie per il concorso di 404 unità, veniva resa pubblica solo nel febbraio del 2010, dunque, con un margine temporale ben più ampio, rispetto al concorso degli interni, per il quale si è provveduto all'assunzione in numero molto superiore al previsto;
si apprende che di tali 404 vincitori di concorso l'amministrazione intenderebbe assumerne solo 25, poiché il blocco del turn over non permetterebbe all'istituto, al pari di tanti altri vincitori di concorso in ministeri ed enti, di prevedere un'immissione maggiore di unità, nonostante che il direttore generale dell'Inail, abbia dichiarato in occasione del recente Forum PA 2010 a Roma che l'applicazione del decreto legislativo n. 150 del 2010 abbia portato alla luce diversi problemi in ordine alla carenza di personale. «Non mi sembra congruo - ha dichiarato il direttore generale - che un dirigente sia costretto a rispondere a standard operativi sempre più elevati sulla base di risorse a disposizione spesso sconosciute, a volte ridotte in corso d'opera. Negli ultimi anni l'Inail ha visto una drastica flessione dei propri dipendenti da 11 mila fino a poco più di 9 mila unità previste a fine 2011, a fronte di un vertiginoso aumento delle funzioni previste dalla legge - soprattutto sul fronte della riabilitazione e della prevenzione - che alle condizioni attuali, di certo non potranno essere assolte con pienezza»;
il blocco del turn over e l'impossibilità per le amministrazioni di procedere alle assunzioni dei vincitori di concorso è stato «sospeso a tempo indeterminato» ad opera dell'articolo 17, comma 7, del decreto-legge 10 luglio 2009, n. 78, convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, che ha introdotto un ulteriore blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni dopo che già l'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, aveva previsto il divieto di procedere ad assunzioni in mancanza di riduzioni degli assetti organizzativi; tale nuovo blocco è venuto meno con l'articolo 2, comma 8-septies, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25; quindi, le amministrazioni che hanno ottemperato alle previsioni di cui all'articolo

del decreto-legge n. 112 del 2008, potranno procedere all'assunzione di personale; occorre evidenziare, però, che la legge n. 25 del 2010, all'articolo 2, prevede un nuovo intervento di riduzione degli assetti organizzativi, che deve essere effettuato entro il 30 giugno 2010. I ministri e gli enti, dunque, possono assumere, ma entro il 30 giugno 2010, oltre quella data scatta di nuovo il blocco a meno che non si attui una nuova razionalizzazione di spesa che prevede il taglio del 10 per cento del numero dei posti di dirigenti di prima e seconda fascia e la riduzione dei non dirigenti del 10 per cento della relativa spesa -:
se non ritenga di dover effettuare un monitoraggio al fine di stabilire il numero effettivo dei vincitori di concorso non assunti nelle varie amministrazioni dello Stato, fornendo alle Camere i relativi dati;
quali iniziative si intendano adottare affinché le Pubbliche Amministrazioni e gli enti pubblici rispettino le percentuali di assunzioni relativamente ai posti banditi riservati al personale interno ed esterno;
quali iniziative si intenda adottare al fine di garantire ai 404 candidati vincitori del concorso presso l'Inail il diritto all'assunzione, dato che rischiano di veder vanificati i propri sacrifici dopo un ritardo di 2 anni e mezzo rispetto alla pubblicazione della graduatoria dei vincitori interni;
se non si ritenga di dover stabilire delle forme di assunzione, anche a tempo determinato, in attesa dell'immissione in ruolo in tempi certi a tempo indeterminato, per i vincitori del citato concorso presso l'Inail di cui non si prevede l'assunzione immediata, e che tale possibilità venga estesa anche ai vincitori di concorso delle altre pubbliche amministrazioni.
(5-02990)

Seduta n. 331 del 3/6/2010

TESTO AGGIORNATO AL 16 GIUGNO 2010

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia sono diagnosticati ogni anno circa 27.000 nuovi casi di tumore alla mammella e la probabilità per una donna di ammalarsi nel corso della vita di questo tipo di tumore è di 1 su 13, ossia il 6,3 per cento di tutte le donne;
si ritiene che circa il 5-10 per cento dei casi di cancro della mammella sia il risultato di una predisposizione genetica. In particolare, la mutazione di due geni - BRCA1 e BRCA2 - è associata ad un aumentato rischio di cancro della mammella. La frequenza delle mutazioni in BRCA1 nella popolazione generale è stimata in 1 su 500-1.000 individui, quella relativa al gene BRCA2 è sconosciuta. I soggetti portatori di uno di questi geni hanno un alto rischio nel corso della loro vita di sviluppare un cancro della mammella. Per quanto riguarda altri tipi di tumori, una mutazione in BRCA1, e più raramente in BRCA2, può aumentare anche il rischio per il cancro dell'ovaio. Una mutazione in BRCA2 specificatamente aumenta il rischio per il cancro della mammella negli uomini ed il cancro pancreatico in entrambi i sessi;
circa il 10 per cento delle donne che hanno sviluppato un cancro della mammella sotto l'età di 40 anni, indipendentemente dalla storia familiare, ha una mutazione BRCA1 ed il 2-3 per cento ha una mutazione BRCA2;
il rischio, basato su calcoli epidemiologici, per i portatori di una di queste mutazioni di sviluppare nel corso della vita il cancro della mammella è variabile, specie in funzione della modalità di accertamento (famiglie ad alto rischio o screening di popolazione). La storia familiare di carcinoma della mammella in un parente di primo grado (genitore, sorella/fratello,

figli) aumenta il rischio di sviluppare la malattia, che cresce in maniera considerevole se tre familiari di primo grado hanno avuto un carcinoma mammario o un tumore correlato; in tali casi, a livello internazionale, è condivisa l'utilità di approfondimento con la ricerca di mutazioni dei geni BRCA1/BRCA2;
la regione Emilia-Romagna (con la delibera n. 1035 del 20 luglio 2009), nell'ambito del programma di screening mammografico, ha previsto un intervento specifico che riguarda le donne che presentano rischio genetico-familiare per il tumore della mammella. In particolare, i profili individuati per la verifica di tale rischio sono: le donne appartenenti alla popolazione a rischio generico (circa il 90 per cento), per le quali non si prevedono interventi particolari se non quelli previsti dal programma di screening mammografico; le donne a rischio familiare moderatamente più elevato (da 2 a 4 volte), per le quali si prevede l'applicazione di quanto previsto dallo screening mammografico anticipando però la proposta di mammografia annuale a partire dai 40 anni; le donne a rischio familiare molto elevato per le quali è previsto il servizio di counseling ontogenetico, in uno dei centri specialistici regionali di riferimento, per l'eventuale verifica di alterazioni genetiche BRCA1 e BRCA2 e la successiva proposta di controlli periodici, che includono tutti gli esami necessari per una diagnosi precoce di tumore mammario (quali mammografia, ecografia, risonanza magnetica). Si sottolinea che i pazienti con mutazione BRCA1 e BRCA2 sono già esenti dal ticket per patologia neoplastica (048);
per gli individui gene-carriers accertati, l'aderenza ai protocolli di sorveglianza presenta oggettive difficoltà, poiché il test genetico ma soprattutto gli accertamenti clinico-radiologici non sono esenti da ticket -:
se il Ministro interrogato, in considerazione degli alti costi sociali e umani provocati dal tumore alla mammella, non intenda adoperarsi per inserire nei livelli essenziali di assistenza (Lea) il test genetico e gli esami finalizzati ad una diagnosi precoce di tumore mammario negli individui gene-carriers. (5-02984)

GOZI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in occasione di un'audizione tenutasi al Consiglio europeo a Strasburgo il 26 gennaio 2010, sul tema «The handling of the H1N1 pandemic: more transparency needed» l'epidemiologo Wolfgang Wodarg, ha ricordato come la definizione di pandemia dell'OMS sia in palese contrasto con quella che prevede la presenza di un virus che non abbia mai circolato nella popolazione umana o che comunque abbia circolato tanto lontano nel tempo da non avere lasciato immunità residua e che provochi tassi di mortalità che eccedono quelli dell'influenza stagionale;
Wodarg ha sottolineato il fatto che non si è tenuto conto della precedente esperienza della stessa OMS circa l'allarme aviaria del 2005/2006 che si risolse in un nulla di fatto e ha chiesto il motivo della mancata pubblicazione dei contratti fra Governi e industria per assicurarsi i vaccini antipandemici;
l'epidemiologo ha inoltre lamentato che non si sia tenuto conto del concetto di precauzione usando adiuvanti per i quali mancano studi adeguati sulla sicurezza a medio e lungo termine. Precauzione esercitata invece negli USA;
durante l'udienza, il professor Ulrich Keil, dell'università di Monaco e direttore del «Centro collaborativo OMS per la epidemiologia», ha fatto notare come in realtà neppure il criterio, più volte richiamato nella dichiarazione di pandemia, del «nuovo» «virus» può essere considerato valido in quanto l'H1N1 non è nuovo, ma è conosciuto da decenni, tanto che in una precedente campagna vaccinale condotta nel 1976 contro un analogo virus di origine suina furono notati effetti secondari come la sindrome di Guillan Barre, che fecero sospendere la vaccinazione;

la gestione dell'influenza A/H1N1 «pandemica» durante l'inverno 2009-2010 ha sollevato molte domande su come sono state costruite le raccomandazioni e quale ruolo abbiano avuto gli esperti nel contesto di una «crisi» sanitaria a livello sia internazionale che europeo e nazionale,
in termini di salute pubblicarla fiducia dei cittadini nelle loro istituzioni è stata gravemente intaccata poiché in molti Paesi le autorità sanitarie hanno incontrato difficoltà a organizzare l'assistenza sanitaria durante la crisi;
in termini economici, miliardi di euro sono stati spesi per acquistare enormi quantità di vaccini e coprire i costi per gli antivirali;
l'Organizzazione mondiale della sanità sta cominciando a rendersi conto dei difetti del suo sistema di risposta globale per l'influenza A/H1N1 pandemica;
il Consiglio d'Europa sta preparando un rapporto sulla gestione dell'A/H1N1 pandemico;
più di 200 membri del Parlamento europeo hanno firmato un appello per un comitato parlamentare che esamini come è stata gestita l'influenza A pandemica, dall'Unione europea e dalle istituzioni comunitarie;
in alcuni Paesi europei sono stati istituiti comitati di inchiesta nazionali;
da dichiarazioni del Ministro interrogato si è appreso che il 26 aprile 2010, al Consiglio superiore di sanità, si è svolto il primo incontro del gruppo di lavoro a cui spetterà il compito di formulare il nuovo piano nazionale vaccini -:
se intenda sollecitare nelle sedi adeguate risposte sulla gestione dell'influenza A pandemica;
se intenda rendere noti i nomi dei membri della commissione che dovrà redigere il nuovo piano nazionale vaccini per consentire di verificare che siano assolutamente liberi da conflitti di interesse.
(5-02992)

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il cittadino che acquista direttamente un farmaco di fascia A, senza ricorrere al sistema sanitario nazionale, riceve la penalizzazione non solo di averlo pagato di tasca propria, ma di pagarlo anche più caro;
il prezzo del farmaco è pagato al prezzo indicato sulla scatola solo dal cittadino che lo acquista direttamente, perché quando il cittadino ritira il farmaco e a pagarlo è invece l'ASL, perché erogato in assistenza diretta, la farmacia pratica all'ASL uno sconto che va dal 3,5 per cento al 19 per cento, con uno sconto medio pari al 7,5 per cento;
non è, ad avviso dell'interrogante, in alcun modo giustificabile che il cittadino paghi il farmaco di cui necessita ad un costo maggiore di quello pagato dalla ASL per assisterlo (nonostante il cittadino paghi in contanti mentre l'ASL paga il farmaco al farmacista con ritardi sempre maggiori);
il prezzo del farmaco riportato in fustella vale solo per il cittadino che lo acquista e pertanto risulta essere, secondo l'interrogante, inaccettabile che l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), che avrebbe potuto e dovuto correggere, continua invece ad alimentare;
è necessario riportare il prezzo della fustella dei farmaci, erogati gratuitamente dal servizio sanitario nazionale, al vero prezzo che l'ASL paga alle farmacie e cioè al netto dello sconto che viene loro praticato. Ciò produrrebbe un risparmio medio del 10 per cento per l'utente che molte volte sceglie o è costretto ad acquistare il farmaco direttamente e un risparmio medio del 5 per cento dei farmaci di fascia A acquistati direttamente dalle ASL, giacché lo sconto del 50 per cento cui le stesse hanno diritto non verrebbe applicato sull'attuale prezzo di fustella (che paga solo l'utente), ma sul prezzo reale del 90 per cento che viene rimborsato alle farmacie, con un evidente recupero delle risorse di cui le regioni hanno necessità;
l'indicazione del prezzo del farmaco di Fascia A a quello realmente pagato dall'ASL/AO produrrà un consistente risparmio aggiuntivo, maggiore quindi di quello proposto, evitando che il sistema, attualmente previsto, produca vantaggi per pochi ed effetti disastrosi per la distribuzione finale che opera sul territorio e di conseguenza per il cittadino che vedrebbe ridotto il pieno accesso al farmaco -:

se il Ministero della salute ed il Ministero dell'economia e della finanze abbiano assunto iniziative affinché ai cittadini che acquistano di tasca propria farmaci, erogati per qualunque motivo in assistenza diretta, venga applicato uno sconto non inferiore o quanto meno uguale a quello praticato dal farmacista all'ASL e quindi in piena parità di trattamento, ponendo termine all'attuale ingiusto prelievo aggiuntivo nei confronti degli ammalati e loro famiglie.
(4-07444)

...

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Tempestini e altri n. 7-00338, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Grimoldi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini e altri n. 4-02360, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini e altri n. 4-03074, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini n. 4-03304, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Alessandri n. 4-03671, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci e altri n. 4-06143, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Evangelisti n. 1-00276 del 12 novembre 2009.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-05893 del 28 gennaio 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02994.

...

ERRATA CORRIGE

Interpellanza Capodicasa n. 2-00596 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 275 del 28 gennaio 2010. Alla pagina n. 10683, seconda colonna, alla riga trentunesima, deve leggersi: «ritenga di acquisire ulteriori elementi tramite» e non «ritenga di acquisire ulteriormente tramite», come stampato.