XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 20 maggio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nell'ultima riunione del CIPE, del 13 maggio 2010, è stata rinviata per l'ennesima volta, l'approvazione del contratto di programma StMicroelectronics;
al termine della riunione il Sottosegretario Saglia ha affermato che il contratto di programma «sarà approvato in una prossima riunione del CIPE al termine delle necessarie verifiche di finanza pubblica»;
questo ennesimo rinvio mette in discussione i piani industriali dell'Enel, Sharp e StMicroelectronics che, grazie al contributo del contratto di programma, realizzerebbero stabilimenti nella zona industriale di Catania, per la produzione di pannelli fotovoltaici, che occuperebbe circa 1.800 persone;
secondo il Sottosegretario Reina, le fonti di finanziamento a copertura del contratto di programma, pari a 585 milioni di euro, sarebbero già state individuate fra le risorse non spese dal Ministero dello sviluppo economico;
la perdurante incertezza delle procedure avrebbe indotto il gruppo industriale Sharp a realizzare tale investimento in un altro Paese;
la realizzazione di tale stabilimento riveste un'importanza vitale per il tessuto industriale di Catania, messo in discussione, non da crisi di mercato ma, dai ritardi del Governo nell'approvazione dell'aggiornamento del contratto di programma;
le dichiarazioni degli esponenti del Governo sopra riportate appaiono, ad avviso degli interroganti, inconciliabili -:
quale sia l'effettiva situazione del finanziamento concernente il contratto di programma di cui in premessa;
se non si ritenga di convocare al più presto una riunione del CIPE per approvare il contratto di programma StMicroelectronics al fine di scongiurare il disinvestimento da parte del gruppo industriale Sharp.
(2-00724)«Berretta, Burtone, Samperi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VACCARO, MAZZARELLA, BOFFA, BONAVITACOLA, BOSSA, CESARIO, CIRIELLO, CUOMO, D'ANTONA, GRAZIANO, IANNUZZI, MOSELLA, NICOLAIS, PEDOTO, MARIO PEPE (PD), PICCOLO, PICIERNO, SANTAGATA e SARUBBI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
si è conclusa in tragedia la protesta estrema di una infermiera in servizio all'ospedale San Paolo a Fuorigrotta di Napoli: Mariarca Terracciano, 45 anni e madre di due figli, dal 30 aprile aveva deciso di tirarsi 150 milligrammi di sangue al giorno e di fare lo sciopero della fame per protestare contro il mancato pagamento dello stipendio a seguito del congelamento dei conti della Asl Napoli 1;
da un'inchiesta condotta dal quotidiano Il Mattino risulta che l'ospedale San Paolo, come tutta la Asl, non ha pagato gli stipendi (a rischio il pagamento degli stipendi di 9 mila dipendenti dell'Asl Napoli 1). Qualche giorno prima il tribunale di Napoli, accogliendo il ricorso dei creditori, aveva pignorato i conti della Asl per costringerla a saldare i debiti. Mancano 68 milioni di euro per pagare i diecimila dipendenti. In tutta la città i lavoratori

organizzano la protesta che si spinge a forme estreme, c'è chi marcia in corteo, chi sale sul tetto;
il mese scorso le spettanze - che ammontano a 68,3 milioni di euro - non erano state pagate il giorno stabilito e ciò ha scatenato proteste e tensioni, risolte solo con un'anticipazione di credito da parte della regione;
così il 3 maggio 2010, Mariarca Terracciano percepisce lo stipendio e sospende i prelievi, ma il suo fisico non ha retto: lunedì, 10 maggio, mentre, come sempre, lavorava nel reparto maternità, Mariarca Terracciano è svenuta in corsia e dopo tre giorni in rianimazione nella giornata del 13 maggio 2010 è morta;
dalla citata inchiesta emerge che la donna venerdì 30 aprile alle 10 partecipa all'occupazione della direzione sanitaria del San Paolo, pronunciando dure parole «La situazione è grave: non basta bloccare le strade e salire sui tetti... Giocano sulla nostra pelle»;
la donna parla ai cronisti de Il Mattino restando stesa su una barella mentre la siringa si riempie di sangue e dichiara «Sono una dipendente dell'ospedale San Paolo e ho deciso di salassarmi ogni giorno fino a quando non verrà accreditato il mio stipendio. Può sembrare un atto quasi di pazzia, ma vuole dimostrare che stanno giocando sulla pelle e sulla salute di noi tutti». La donna preoccupata per il mutuo da pagare e per il futuro dei figli aveva dichiarato anche che «Lo stipendio è un diritto». Il filmato viene rilanciato anche su You Tube e il 2 maggio scorso la protesta della donna fa il giro del web;
la morte della signora Mariarca è stata attribuita ad un malore improvviso, infatti sul certificato di morte c'è scritto «decesso per arresto cardio-circolatorio», ma lo stress, la rabbia, la disperazione, secondo amici e colleghi della donna, hanno condizionato gli ultimi giorni di vita della stessa signora Mariarca;
Mariarca che da anni lavorava come infermiera, decide, nel disperato tentativo di farsi ascoltare, di ricorrere ad un gesto estremo, dettato dalla rabbia, ma anche dalla preoccupazione per il futuro suo, dei suoi figli e della sua famiglia. Dalle dichiarazioni rese al Mattino da Michele Calabrese, marito della donna, la situazione economica della famiglia nell'ultimo periodo era molto difficile, essendo lui un libero professionista, lo stipendio di Mariarca rappresentava l'unica certezza per far fronte ai loro impegni, in particolare al mutuo che avevano contratto per l'acquisto della casa a Giugliano, dove si erano da poco trasferiti dalla periferia di Secondigliano per garantire a tutta la famiglia una vita più serena;
ma ad aprile si scopre il buco nei conti della Asl e i soldi non arrivano. Per pagare il mutuo la famiglia di Mariarca ricorre a un prestito e l'infermiera comincia la sua protesta;
fortissime le reazioni al tragico epilogo della donna, vittima e al tempo stesso testimone di quel precariato che si allarga come un'ombra sulle vite dei lavoratori, l'infermiera si è battuta contro un'altra «malasanità», quella che lascia i propri impiegati senza soldi;
i colleghi del coordinamento infermieri della regione Campania decidono di esporre presso tutti i presidi ospedalieri un drappo nero in concomitanza dei funerali;
i sindacalisti si dicono pronti all'azione legale, in considerazione del fatto che la fattispecie potrebbe configurarsi come un caso di morte bianca (secondo il rappresentante della Rdb Renato Rivelli); la morte di Mariarca oggi assume un «valore simbolico» dichiara Massimo Rotondo, sindacalista della Cisl. La Uil Campania ha diramato un durissimo comunicato: «Mariarca è l'esempio estremo della sfiducia, della paura e della solitudine in cui sono caduti i lavoratori della nostra regione.»;
la drammatica e inquietante vicenda si configura come la cronaca di una morte annunciata;

tra una settimana il professor Raffaele Rosiello, anatomopatologo, consegnerà al direttore sanitario del San Paolo, Maurizio Di Mauro, i risultati del riscontro diagnostico eseguito su cuore e cervello di Mariarca per conoscere la causa del decesso, sul quale per ora la magistratura non avrebbe aperto inchieste giudiziarie -:
di quali elementi disponga il Governo in ordine ai fatti sopra riferiti e quali iniziative di competenza intenda adottare perché sia fatta luce sull'episodio e per assicurare, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del settore sanitario, che la disastrosa situazione di deficit della sanità campana non abbia effetti drammatici per i lavoratori di tale comparto, come nel caso di cui in premessa.
(5-02922)

LO MORO, ZAMPA, SAMPERI, LIVIA TURCO, ROSSA, SERENI, MARIANI, BRAGA, RAMPI, BOSSA, PES, POLLASTRINI, DE MICHELI, SERVODIO, LAGANÀ FORTUGNO, VELO, MATTESINI, DE TORRE, ARGENTIN, MASTROMAURO, MARCHIONI, CONCIA, GNECCHI, GARAVINI e BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 17 maggio 2010, Daniela Santanchè attuale Sottosegretario per l'attuazione del programma di Governo, intervistata nel corso di una trasmissione televisiva, affermava che le conversazioni tra mafiosi e i loro familiari non devono essere intercettate perché attinenti alla sfera della privacy. In particolare, secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa dichiarava testualmente: «Che senso ha intercettare un mafioso mentre parla con la madre? È un abuso»;
è ormai accertato che molti boss mafiosi continuano ad impartire ordini e a gestire le loro organizzazioni criminali dal carcere e proprio attraverso i loro familiari;
tale circostanza, che emerge da vari atti giudiziari, comporta che non si possano escludere dalle intercettazioni soggetti legati ai boss da vincoli familiari, che molto spesso, in contesti di criminalità organizzata, fanno da tramite quando non sono veri e propri sodali;
il Sottosegretario Santanchè ha reagito alle osservazioni fatte sulle sue dichiarazioni con sufficienza, tenendo un atteggiamento ad avviso degli interroganti inadeguato al ruolo affidatole, né risulta che il Governo abbia in alcun modo preso le distanze -:
se le gravi dichiarazioni rilasciate pubblicamente da un esponente del Governo esprimano la posizione effettiva del Governo medesimo posto che appare inaccettabile che il presunto diritto alla privacy, invocato per i mafiosi, possa prevalere sul diritto alla sicurezza e alla libertà dei cittadini e sul diritto alla tutela della libertà e all'integrità fisica delle vittime di attività criminali.
(5-02923)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da oltre 24 mesi a Palermo e nei comuni limitrofi la raccolta dei rifiuti versa in una condizioni grave crisi con allarmante analogia con quella della Campania;
il tribunale di Palermo ha dichiarato lo stato di insolvenza della municipalizzata palermitana, con debiti societari superiori a 100 milioni di euro e l'ha messa in amministrazione controllata dall'aprile 2010;
l'azienda municipalizzata Amia, di cui è socio unico il comune di Palermo, non provvede da tempo alla regolare e quotidiana raccolta dei rifiuti con il conseguente precipitare della città nel degrado

e in una precaria condizione di igiene e sanità pubblica con strade invase di immondizia, incendi appiccati e vere e proprie mini-discariche urbane sia nel centro cittadino che nella periferia;
i roghi di rifiuti, di cassonetti e di campane della raccolta differenziata, oltre a provocare un ulteriore danno economico ledono il decoro della città e provocano cattivissimi odori ed enormi quantità di diossina, con picchi che superano i 1000 micro/grammi per tonnellata. Un valore altissimo che può causare gravi patologie, contaminare acqua, suolo e aria, avvelenando coltivazioni e allevamenti;
secondo fonti giornalistiche e dossier prodotti da libere associazioni di cittadini palermitani ogni giorno, nonostante l'irregolarità nel servizio fornito da Amia, vengono gettati in discarica fino a 1.700 tonnellate di rifiuti, di cui almeno l'80 per cento, pari a 1360 tonnellate, è costituito da materiale compostabile o riciclabile. La quasi totalità dei rifiuti urbani continuano ad essere infatti mandati «tali e quali» alla discarica di Bellolampo, con l'altissimo costo operativo a carico della comunità palermitana di 299 euro a tonnellata;
la discarica di Bellolampo, contrariamente alla normativa vigente, non risulta essere adeguatamente impermeabilizzata ed è oramai fuori controllo, per il pericoloso percolato che fuoriesce da tutti i lati dalle vasche della discarica, e rischia di compromettere tragicamente le falde acquifere del sottosuolo palermitano;
a tutt'oggi la regione Siciliana vanta il primato negativo di regione con la più bassa percentuale di raccolta differenziata di tutta Italia. Con percentuali che non arrivano al 7 per cento di raccolta differenziata, ben al di sotto non solo degli obiettivi di legge ma anche della stessa Campania prima del picco dell'emergenza -:
quali iniziative urgenti intendano metter in campo i Ministri interrogati, per quanto di loro competenza, affinché si provveda con la massima celerità alla rimozione dei rifiuti ancora sulle strade e si attui una gestione virtuosa dei rifiuti urbani e si arrivi ad un progetto di raccolta differenziata e di riciclo coerentemente con gli obblighi di legge nazionali, anche verificando i risultati di gestione della società Amia.
(4-07272)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
numerose Università australiane presso le quali il nostro Paese ha, nel corso degli anni, stabilito proficui rapporti, anche con la presenza di «lettori», esprimono forte preoccupazione in merito alla comunicazione di «nuovi criteri» che - di fatto - creando condizioni di conflitto con ben note e consolidate prassi universitarie locali, rischierebbero di compromettere il finanziamento e l'esistenza dei lettorati stessi;
l'università di Sydney in particolare segnala di aver già ricevuto una comunicazione in tal senso dal consolato generale di Sydney;
in alcune realtà geografiche - come l'Australia - il numero complessivo di alunni che frequentano corsi di lingua italiana è andato gradualmente aumentando e, nel corso degli anni, la presenza di lettori a livello universitario ha consentito un collegamento immediato e proficuo con il settore terziario, anche in termini di ricerca e di rapporti tra università;
il consistente taglio alle risorse finanziarie deciso dal Governo, non può consentire di ripartire in maniera lineare le riduzioni di bilancio e vanno invece salvaguardate le logiche di investimento e di produttività, anche in termini linguistici e culturali;

eventuali progressive e drastiche riduzioni dell'impegno dello Stato italiano in Australia, a livello universitario e di lettorati, costituirebbe un segnale gravissimo di disattenzione nei confronti di una realtà politico-economica strategicamente collocata nell'Asia - Pacifico -:
se siano fondate le preoccupazioni sollevate dalle Università australiane presso le quali il nostro Paese ha lettorati, in particolare l'Università di Sydney, in relazione ai nuovi criteri comunicati alla rete diplomatico-consolare;
se non si ritenga necessario intervenire affinché la lingua e la cultura italiane vedano una continuità di impegno anche a livello terziario;
quali misure urgenti il Governo intenda adottare, immediatamente, per garantire continuità nella presenza italiana a livello universitario in Australia, ed a Sydney in particolare;
se non si ritenga indispensabile operare affinché, nel mondo, possa essere mantenuta alta l'immagine di lingua e cultura italiane, anche a livello terziario.
(4-07285)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in un articolo della Gazzetta di Basilicata del 26 maggio 2009 si legge che parti dell'invaso della diga di Monte Cotugno, nel Parco nazionale del Pollino, all'epoca risultavano inquinate, secondo accertamenti della Guardia Forestale;
secondo quanto riporta l'articolo, l'inquinamento dipendeva dai fiumi e dal depuratore consortile di Senise. Due le operazioni condotte dal Corpo forestale dello Stato, che hanno portato alla denuncia alla procura della Repubblica, presso il tribunale di Lagonegro, di sei persone. Si trattava di quattro tecnici di Acquedotto Lucano e del titolare e di un tecnico dell'impresa che gestiva il depuratore consortile di Senise. La prima operazione e stata condotta dal coordinamento territoriale ambiente di Rotonda e l'altra dal coordinamento distrettuale di Lagonegro;
nella prima, il personale dei comandi stazione forestale di Francavilla, Chiaromonte e Fardella ha accertato che alcuni corsi d'acqua ricadenti nei comuni di Chiaromonte, Fardella, Castronuovo di Sant'Andrea, Calvera e Carbone risultavano inquinati. A causare tale inquinamento, secondo quanto emerso dai sopralluoghi effettuati, lo sversamento abusivo delle acque reflue urbane dei sopracitati comuni. Questi corsi d'acqua confluiscono nei fiumi Sinni e Serrapotamo che, a loro volta, finiscono nell'invaso di Monte Cotugno. Per verificare lo stato di inquinamento è stato richiesto l'intervento dell'Arpab (Agenzia regionale di protezione per l'ambiente);
nella seconda operazione, gli uomini del coordinamento distrettuale di Lagonegro del Corpo forestale dello Stato, unitamente a personale del comando stazione forestale di Senise, durante un'attività di controllo del territorio, hanno notato che in località «Pantanello» le acque della diga si presentavano poco limpide. Inoltre, emanavano un cattivo odore e vi era schiuma che galleggiava in superficie. Questo era dovuto, secondo quanto emerso dai sopralluoghi, alle acque reflue che dal depuratore consortile di Senise finiscono direttamente nell'invaso, senza aver subito alcun tipo di trattamento depurante. Una situazione dovuta al fatto che al depuratore arriva un quantitativo maggiore di acqua poiché nella rete fognaria dei centri abitati confluiscono anche le acque piovane. Gli agenti del Corpo forestale dello

Stato di Lagonegro hanno immediatamente provveduto a far effettuare i prelievi di acqua nel punto di scarico per stabilire l'esatta natura delle sostanze che hanno provocato l'inquinamento. Acquedotto Lucano ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione;
dell'inchiesta aperta su segnalazione del Corpo forestale dello Stato non si sono più avute notizie -:
se il Ministero sia a conoscenza dei fatti esposti e di quali ulteriori elementi disponga in merito e se intenda acquisire gli elementi in relazione agli interventi eseguiti;
se sia noto quale sia lo stato attuale delle acque che escono dal depuratore di Senise e in particolare se permanga la situazione di mancato trattamento per eccesso di afflusso d'acqua;
quale sia l'esatta natura delle sostanze che hanno provocato l'inquinamento;
se e quali azioni sia state intraprese nei confronti dell'acquedotto in relazione al danno ambientale provocato.
(4-07288)

TESTO AGGIORNATO AL 7 GIUGNO 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un articolo tratto dal Corriere del Mezzogiorno del 18 maggio 2010, di cui autore è Antonio Cangiano, in corso Garibaldi a pochi passi dal capolinea della Circumvesuviana, la stele dedicata all'ingresso in città del generale fautore dell'Unità d'Italia, Giuseppe Garibaldi, risulta degradata. Il monumento collocato nel luogo dove avvenne il celebre ingresso a Napoli dell'eroe dei due mondi è visibilmente fatiscente e svilita nella funzione celebrativa di ricordo della memoria. Inoltre, sono stati posizionati due cassonetti della spazzatura proprio davanti al monumento;
resta indiscutibile la portata dell'evento storico a memoria del quale fu innalzata una bella stele commemorativa i cui resti sono presenti ancora al corso Garibaldi. Miracolosamente sopravvissuta ai rifacimenti dello slargo antistante il capolinea della moderna Circumvesuviana, la lapide in marmo bianco reca, nell'iscrizione resa dal tempo quasi illeggibile, solo alcune scarne parole: «Entrando... Giuseppe Garibaldi congiunse Napoli all'Italia»;
la stele, svilita dall'incuria nella funzione commemorativa, è oscurata durante il giorno dalle auto in sosta selvaggia. Ancora peggio, serve per ironia della sorte ad indicare un punto di raccolta per la spazzatura del quartiere. La sua funzione attuale è, infatti, pilastro d'appoggio per i cassonetti della nettezza urbana. Il tutto mentre nel Paese fervono i preparativi per l'anniversario dell'Unità d'Italia -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se essi corrispondano al vero;
se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza al fine di preservare l'integrità del monumento, sia dal punto di vista materiale sia dal punto di vista storico-simbolico;
se non intenda avviare un'ampia indagine sullo stato di conservazione dei monumenti celebrativi più in generale del risorgimento italiano e dei suoi principali attori e protagonisti.
(4-07273)

LA MALFA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il comune di Carrara ha autorizzato la rimozione della statua raffigurante Giuseppe

Mazzini da una delle principali piazze del centro cittadino al fine di consentire la realizzazione di una diversa struttura sia pure provvisoria;
la Soprintendenza ai beni artistici per le province di Lucca e Massa Carrara è stata chiamata ad una verifica della fattibilità dell'operazione;
la statua di Mazzini è al suo posto dal 1892 e rappresenta l'omaggio della collettività dei lavoratori mazziniani di Carrara, in particolare dei lavoratori del marmo, verso l'ispiratore della loro formazione politica, oltre che primo assertore dell'unità e dell'indipendenza italiana;
il sindaco di Carrara ha affermato che la città deve accettare la proposta di sostituzione dello scultore Cattelan per guardare oltre i suoi confini, senza tener presente che è proprio la figura di Mazzini, punto di riferimento della democrazia universale e della fratellanza tra i popoli, a proiettare Carrara in una dimensione internazionale (e non da oggi);
vivaci proteste si sono manifestate sulla stampa e sui media anche informatici da parte della cittadinanza e di numerosi sodalizi, tra cui l'Associazione mazziniana italiana sia attraverso la sezione di Carrara che la direzione nazionale, nonché il Partito repubblicano italiano;
Carrara è la città-capoluogo che il 2 giugno 1946 diede la più elevata percentuale di suffragi per la Repubblica;
quanto alla sostituzione della statua di Mazzini con una di Bettino Craxi, indipendentemente dalla valenza artistica, che sarebbe da dimostrare, l'operazione avrebbe un carattere, ad avviso dell'interrogante, meramente provocatorio;
le preventive critiche all'esercizio di una censura sulla libera creatività artistica rasentano l'incredibile da parte di amministratori locali che dovrebbero avere a cuore la memoria storica della propria comunità;
la tutela di un bene culturale non ha natura solo fisica, ma si estende al contesto su cui insiste -:
come il Governo intenda garantire la difesa della storia e della cultura dell'Italia e di Carrara, nell'imminenza del centocinquantenario dell'Unità nazionale, attraverso l'esercizio da parte del competente organo periferico delle sue prerogative di vigilanza e controllo e quali direttive intenda impartire a tal fine.
(4-07274)

GRIMOLDI, GOISIS e STUCCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il FUS - Fondo unico dello spettacolo destina risorse ad istituzioni, fondazioni ed associazioni relativamente ad una vasta gamma di attività, dalla prosa al teatro, dai concerti al cinema;
la popolazione del Nord del Paese è circa il doppio di quella del Centro o del Sud e la maggior parte dell'attività di spettacolo dal vivo si concentra al Nord;
la legge finanziaria per il 2009 ha stanziato per il FUS 458 milioni di euro, di cui circa 297 milioni sono destinati alle attività musicali;
di tali risorse, alla sola regione Lazio vanno circa 45 milioni di euro, con una quota pro capite per abitante di 8,79 euro, quando la media italiana è di 5,20 euro;
alla regione Lombardia, con una popolazione quasi doppia rispetto a quella del Lazio, vanno solamente 40 milioni di euro (pro capite 4,50 euro); la stessa situazione si ha anche per molte altre Regioni del Nord, dove, peraltro, sono concentrate le attività;
infatti, per i dati SIAE relativi alla categoria «concerti classici», il Nord pesa per almeno la metà in tutte le categorie: ingressi (53 per cento), presenze (62 per cento), numero di spettacoli (46 per cento), spesa al botteghino (51 per cento), spesa del pubblico (50 per cento), volume d'affari (54 per cento), anche considerando gli

spettacoli gratuiti (61 per cento) e anche esaminando il numero di luoghi di spettacolo (62 per cento);
nonostante l'importanza dell'attività concertistica al Nord, molto superiore a quella del Centro-Sud, della popolazione e della spesa del pubblico pressoché doppia, l'entità dei contributi assegnati è fortemente sbilanciata a favore delle altre aree del Paese -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero affinché questa evidente disparità tra l'erogazione dei fondi e la reale fruizione dei concerti, che si protrae da diversi anni e che penalizza fortemente le associazioni del Nord, venga finalmente sanata.
(4-07275)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da agenzie di stampa si apprende che in relazione alla missione in Afghanistan, il Governo abbia mandato nuovi mezzi più attrezzati dei Lince per proteggere nel modo migliore i nostri soldati -:
se risponde al vero che siano stati mandati i mezzi citati, ovvero quali e quando.
(4-07287)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

MOTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Presidente della commissione tributaria regionale per l'Emilia-Romagna, con decreto del 18 settembre 2009, ha disposto, nell'ambito della ristrutturazione della Commissione stessa, il congelamento di due delle tre sezioni della sede staccata di Parma (le Sezioni XXI e XXIII) con decorrenza 1o gennaio 2010;
lo stesso decreto dispone inoltre la soppressione di tutto il servizio entro il 1o gennaio 2011 e la conseguente distribuzione dei componenti della sede di Parma presso le sezioni operative della sede di Bologna;
la decisione è stata motivata dal necessario contenimento dei costi: tale tesi pare tuttavia difficilmente riscontrabile a fronte del fatto che li personale attualmente dipendente verrebbe trasferito a Bologna e che i locali che occupano gli uffici sono di proprietà dei Ministero dell'economia e delle finanze;
la sede staccata di Parma della Commissione Tributaria discute ogni anno circa 500 appelli con una media per ogni sezione di 167 (il dato medio delle sezioni di Bologna è 189);
tra le ragioni della chiusura della sede staccata di Parma figura anche la necessità di incrementare l'organico delle sezioni di Bologna che, a seguito del processo di regionalizzazione della commissione tributaria centrale di cui all'articolo 1, comma 35 e seguenti della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge Finanziaria 2008), sono state gravate da ulteriori 21.600 pratiche arretrate a fronte di una sola immissione in organico per quanto riguarda il personale giudicante e nessuna immissione di personale amministrativo;
in data 13 novembre 2009 presidente della provincia di Parma ha inviato una lettera al Ministro interrogato nella quale esprime forte preoccupazione per i disagi che tale decisione produrrà sui singoli cittadini, sulle imprese e sui professionisti, rappresentando la disponibilità dell'amministrazione

provinciale a condividere le misure più utili affinché i servizi erogati non siano messi in discussione -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della decisione del Presidente della commissione tributaria regionale per l'Emilia-Romagna di procedere ad una razionalizzazione del servizio svolto e se intenda dare seguito alla disponibilità espressa dall'amministrazione provinciale di Parma ed attivarsi al fine di evitare il prodursi di disagi, oltre che di un prevedibile aggravio dei costi, per i cittadini, imprese e professionisti dell'Emilia occidentale che, ad oggi, afferiscono alla sede di Parma della sopraccitata Commissione;
se il Ministro interrogato intenda dare effettiva attuazione alla regionalizzazione della commissione tributaria centrale assumendo le iniziative di competenza al fine di prevedere l'assegnazione di adeguate risorse finanziarie ed umane alla Commissione tributaria regionale dell'Emilia-Romagna a fronte dell'ulteriore carico di lavoro arretrato assegnatole.
(4-07286)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

TIDEI. - Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 27 aprile 2010, nel reparto di alta sicurezza del carcere abruzzese di Castrogno, Teramo, è stato trovato impiccato nella sua cella, Gianluca Protino, 34 anni, originario di San Severo di Puglia;
si tratta dell'ennesimo caso di suicidio nelle sovraffollate, e ormai al collasso conclamato, carceri italiane;
Protino era detenuto nel carcere di Castrogno da ottobre, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Direzione Distrettuale antimafia di Bari per la contestazione di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, era in attesa della conclusione delle indagini; il cadavere è stato trovato dagli agenti di polizia penitenziaria ieri alle 7,30. Si è impiccato con i lacci delle scarpe, con cui ha fatto un cappio legato alle sbarre della finestra;
la difficile situazione del carcere di Teramo era stata già stata più volte denunciata, (380 detenuti in celle adeguate per accogliere un massimo di 230 persone, con almeno 15 agenti in meno in organico), inoltre il penitenziario teramano era finito nella bufera per un suicidio di un senegalese nel settembre scorso e per le registrazione di un presunto pestaggio pubblicate da un quotidiano locale a novembre 2009;
la condizione delle nostre carceri, come da noi moltissime volte, purtroppo senza risultati, denunciato, sta assumendo il carattere e i contorni di un'autentica tragedia, che rischia di travolgere l'intero sistema penitenziario italiano; il numero dei detenuti ha raggiunto la cifra record di 67.000 a fronte di una capienza massima di 44.000 persone, con la conseguenza per i detenuti, per gli operatori dei settore e per la stessa sicurezza del nostro Paese che abbiamo tutti sotto gli occhi;
le soluzione fino ad ora prospettate dal Governo, come ad esempio l'oramai quasi fantomatico «Piano carceri», si sono rivelate del tutto insufficienti: infatti, se da una parte è vero che vi è la necessità di affrontare l'emergenza carceri in maniera veloce ed efficiente, è altrettanto vero che il reale problema dell'emergenza carceri non riguarda soltanto l'edilizia carceraria: esso riguarda, come abbiamo già più volte detto, le gravissime carenze negli organici (ad esempio, a fronte della mancanza di circa seimila agenti penitenziari se ne assumeranno a stento duecento per tutto il territorio nazionale, per non parlare della situazione degli educatori penitenziari), dei drammatici tagli alle risorse e del complesso ma cruciale tema della sanità penitenziaria;

siamo di fronte ad un'emergenza carceri fatta di un esorbitante sovraffollamento, di fatiscenza ed inadeguatezza delle strutture, di ormai cronica e crescente carenza di risorse economiche ed umane, tutti elementi, questi che rendono, di fatto, impossibile il sostegno e l'assistenza ai detenuti e l'attuazione del principio costituzionale del recupero del reo;
il Governo fino ad ora, nonostante i ripetuti richiami e la presa d'atto della gravissima emergenza negli istituti di pena italiani, non ha dato attuazione a tutti gli strumenti che sono a sua disposizione -:
se il Governo non ritenga di dovere, con urgenza, predisporre tutte le misure necessarie atte ad impedire questa strage silenziosa ma in costante aumento, che si verifica all'interno dei nostri istituti di pena, facendosene seriamente carico senza alcuna demagogia, e dimostrando responsabilità e impegno al fine di evitare qualunque violazione dei diritti umani e della dignità del cittadino.
(4-07276)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a causa di frane e smottamenti, il Sud Italia è isolato dal resto del paese da più di un mese, tanto che per percorrere la tratta Bari-Roma occorrono 6 ore, mentre per Roma-Milano 3 ore. Dal 10 marzo 2010 per arrivare da Bari nella Capitale, in treno, i passeggeri devono armarsi di pazienza, scendere dal convoglio a Foggia, salire su un autobus, raggiungere Benevento e qui riprendere il treno per Roma. Tutto colpa di una frana caduta sui binari all'altezza di Montaguto. Sempre per una frana, sulla Salerno-Reggio Calabria tra Santa Trada e Scilla, dall'11 maggio scorso siciliani e calabresi devono fare a meno di un tratto della già non agibilissima A3. L'Anas ha predisposto i percorsi alternativi: i mezzi pesanti provenienti da Nord dovranno lasciare l'autostrada A3 a Scilla, e potranno farvi ritorno a Campo Calabro inoltrandosi in strade interne dove è prevedibile la formazione di lunghe code. Quelli provenienti dalla Sicilia, invece, dovranno rinunciare alla Salerno-Reggio Calabria e utilizzare la strada statale 106 ionica. Da lì potranno tornare verso il tirreno utilizzando la strada statale 682, per poi rientrare sull'A3 a Rosarno;
due storie molto simili: territori dissestati nel profondo su cui sono mancati gli interventi necessari a risolvere radicalmente il problema. «Sono sconcertato, attacca il sindaco di Bari, Michele Emiliano: la frana era prevedibile. C'era un commissario della Regione Campania negli ultimi anni, ma gli interventi non hanno prodotto alcun risultato. Adesso siamo sprofondati nel terzo mondo». Grazie all'intervento della Protezione civile, inviata dal Governo il 17 aprile scorso, la frana è stata parzialmente sgombrata: «Possiamo immaginare che la ferrovia venga riaperta tra fine maggio e i primi di giugno», spiega l'ingegnere Nicola Dell'Acqua che sta seguendo i lavori per la Protezione civile. Ma la vicenda non può finire qui: «La normalità continua Dell'Acqua, potrà tornare solo a settembre, quando, finite le piogge, avremo capito come governare questo fenomeno che risale al tempo dei Borbone...»;
al momento in treno si viaggia con lo sconto del 20 per cento. Le Ferrovie sostengono di subire un danno di 630 mila euro al giorno: «È un piccolo disastro - dice l'amministratore delegato Mauro Moretti -, quelle non sono tratte sovvenzionate: senza mercato andiamo in perdita». Quanto ad Alitalia, ha appena varato alcuni sconti sulla Bari-Roma, ma solo sul 10 per cento dei posti disponibili. In Calabria la frana è caduta solo una settimana fa, ma l'Anas ha già fatto sapere che per riaprire la strada ci vorrà almeno un mese dall'invio dei materiali necessari

per bloccare il crollo. Qui, come a Montaguto, la Procura ha già aperto un'inchiesta: sotto la frana sarebbe stata ritrovata una pala meccanica forse utilizzata da privati per tracciare abusivamente una strada, lavori che avrebbero provocato la caduta;
intanto la comunicazione con Reggio Calabria e la Sicilia, tramite la A3 è compromessa. Il problema non è indifferente: la stagione estiva è alle porte e i disagi sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria si faranno ancora più pesanti. Per non parlare della questione delle merci: Nico Sangallo, presidente provinciale dei Verdi a Reggio, ha chiesto di attivare un servizio di traghetti che colleghi la Sicilia a Gioia Tauro e un osservatorio che segua i lavori di rimozione della frana. «Trovo assurdo fare polemiche ora, afferma l'imprenditore della moda Santo Versace, deputato calabrese del Pdl. Bisognava muoversi preventivamente, perché si sa che quei territori sono dissestati. Ora si intervenga con la massima rapidità, e non mi si dica che mancano i mezzi: facciamo lavorare i nostri uomini dell'esercito che paghiamo tutti i giorni, e il problema si risolve» -:
quali misure il Ministro intenda adottare al fine monitorare la situazione delle strade e della rete ferroviaria del Sud Italia, caratterizzata da frane, smottamenti e interruzioni della linea sempre più frequenti.
(4-07277)

MADIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con risposta scritta pubblicata mercoledì 31 marzo 2010 nell'allegato B della seduta n. 303 all'interrogazione 4-04751 i Ministri in oggetto hanno fornito i seguenti elementi sulla questione dell'ampliamento del sedime aeroportuale di Fiumicino e la sua ricaduta sulla riserva statale del litorale romano;
l'area interessata, secondo il Governo, equivarrebbe «a circa 140 Ha, dei quali circa 1,0 Ha ricadenti in una parte marginale dell'area denominata vasche di Maccarese»;
un documento edito dalla società Aeroporti di Roma intitolato «Master plan dell'aeroporto di Fiumicino, gara per l'affidamento del servizio di pianificazione aeroportuale a lungo termine» reca, a pagina 6, un dato nettamente diverso. L'intervento d'ampliamento andrebbe valutato «considerando una superficie totale di 1300 ettari»;
la superficie denominata «vasche di Maccarese» e ricadente in «zona 1» della riserva è di circa 120 ettari e non di 1 ettaro come dichiarato -:
quale sia, vista l'enorme discordanza tra il documento dell'Adr e la risposta dei Ministri in oggetto, la reale dimensione del piano di espansione dell'aeroporto, e quanto di questo progetto ricada non solo nella «vasche di Maccarese» ma nell'intera area della riserva statale.
(4-07278)

CECCUZZI e CENNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'arteria stradale «Siena-Bettolle» (che comprende un tratto della strada statale 73 e la strada statale 7326) ha funzioni di collegamento diretto fra la città di Siena e l'autostrada A1 Milano-Napoli (presso lo svincolo di «Valdichiana») e fa parte dell'itinerario internazionale E78 Grosseto-Fano;
la strada Siena-Bettolle, di competenza dell'Anas, è stata recentemente inserita tra le «arterie extra-urbane principali» e presenta due corsie per ogni senso di marcia ed un limite massimo di velocità di 110 chilometri orari;
la «Siena-Bettolle» rappresenta quindi un'infrastruttura viaria di enorme rilevanza per i collegamenti non solo nazionali

ed interregionali, ma anche provinciali e locali, toccando, lungo il tracciato, numerosi centri urbani e zone industriali;
per la tipologia di struttura viaria e per le funzioni logistiche di collegamento è evidente che tale strada registri ogni giorno un ampio e diversificato flusso di veicoli distribuito in quasi tutte le fasce orarie (anche quelle notturne);
gran parte del tragitto attraversato dalla strada «Siena-Bettolle» costeggia, in conformità con le tradizionali peculiarità del territorio circostante, anche ampi tratti di prati, boschi e zone agricole dove sono presenti numerosi animali selvatici;
la presenza di tale fauna nei pressi del tracciato, collegata alla mancanza di appositi e funzionali strumenti di protezione ed alla tipologia di flussi di veicoli che utilizzano la strada «Siena-Bettolle», favorisce inevitabilmente il verificarsi di incidenti stradali causati dagli animali selvatici che attraversano la carreggiata;
nei giorni scorsi, venerdì 14 maggio 2010, si è infatti verificato un ulteriore incidente sulla strada «Siena-Bettolle» causato da un capriolo che si è scontrato con autoveicolo, il cui conducente ha riportato gravissime lesioni personali;
tale sinistro precede di pochi giorni un episodio analogo che ha visto coinvolta una pattuglia dei carabinieri: il veicolo in questo caso è andato completamente distrutto ma i militari sono rimasti illesi;
nei numerosi incidenti causati da animali selvatici (in primo luogo caprioli e cinghiali) negli ultimi anni si sono registrati purtroppo numerosi feriti ed alcune vittime;
altrettanto numerosi sono gli episodi in cui gli automobilisti riescono fortunosamente ad evitare gli animali che attraversano improvvisamente la carreggiata;
è evidente che per prevenire questo fenomeno non possono essere sufficienti i cartelli stradali che segnalano la presenza di animali selvatici lungo il percorso della «Siena-Bettolle», ma occorrono strumenti adeguati come installazione di reti di protezione almeno lungo alcuni tratti strategici del tracciato;
va inoltre ricordato, per completezza di informazione, che il dato dei sinistri stradali provocati dalla fauna selvatica è in continuo aumento soprattutto su scala regionale. Il dato viene evidenziato da un'indagine dell'università di Firenze promossa dalla regione Toscana e resa nota nelle scorse settimane. In tutto sono 478 gli incidenti stradali provocati da animali selvatici e denunciati alle amministrazioni provinciali nel 2008; più del doppio rispetto al dato del 2001, quando ne sono stati registrati 188. «Il fenomeno - secondo i docenti che hanno curato l'indagine - è in costante aumento in Toscana, con esiti talvolta drammatici» ed è strettamente legato all'incremento di animali selvatici registrato nel territorio regionale (i caprioli sono passati dalle 91.872 unità nel 2000 a 140.639 nel 2007, i cinghiali da 47.332 a 72.224 ed i cervi da 2.600 a 3.651 esemplari) -:
se siano a conoscenza del grave problema sopraesposto che si verifica, sempre con maggiore frequenza e conseguenze drammatiche, sul tratto stradale «Siena-Bettolle», dovuto dall'attraversamento improvviso della carreggiata da parte di animali selvatici e causato soprattutto dalla mancanza di strumenti adeguati di protezione lungo la strada e dalla crescita esponenziale di tale tipologia di fauna registrata negli ultimi anni sul territorio;
se il compartimento Anas della Toscana abbia previsto i lavori di recinzione dell'arteria stradale «Siena-Bettolle», se tale intervento sia in fase di progettazione e se l'intervento sia finanziato, al fine di preservare l'incolumità degli automobilisti (e conseguentemente salvaguardare la presenza del patrimonio faunistico sostenibile con le caratteristiche ambientali) attraverso la recinzione della carreggiata.
(4-07280)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un documento sottoscritto in maniera unitaria dai segretari provinciali di tutte le sigle presenti a Bergamo, alla vigilia della festa della polizia che si terrà il 15 maggio 2010, i sindacati della polizia di Stato denunciano le difficoltà che le forze dell'ordine si trovano ad affrontare nella provincia orobica, causate dalla inadeguatezza di uomini e mezzi rispetto ad un carico di lavoro sempre crescente;
come reso noto dai sindacati nel proprio comunicato, «negli ultimi anni la Polizia di Stato ha subito una riduzione d'organico di 10 mila unità su scala nazionale, ha visto chiudersi l'opportunità di arruolare giovani attraverso la leva, non ha potuto bandire concorsi (l'ultimo è del 1996) e il decreto ministeriale che stabilisce gli organici è del 1989. Una dinamica di arruolamento che ha impedito il turn-over, fatto schizzare l'età media e messo in ginocchio molti uffici»;
nell'ambito di un contesto critico quale quello descritto, la Bergamasca risulta fra le realtà più penalizzate considerando il rapporto tra agenti e numero di abitanti: situazione che non ha tratto giovamento nemmeno dall'ultimo intervento di mobilità generale, nell'ambito del quale la provincia orobica ha guadagnato soltanto 6 agenti in più;
ne consegue una «gestione emergenziale della sicurezza», che costringe la questura a confrontarsi quotidianamente con la difficoltà di garantire i fondamentali servizi amministrativi e di controllo del territorio;
nella provincia bergamasca la polizia ferroviaria non presidia durante la notte (e spesso nemmeno la sera) le stazioni di Bergamo e Treviglio perché dotata di un organico di appena 21 poliziotti; la stradale fatica a disporre di una pattuglia per turno, trovandosi spesso nell'impossibilità di rispondere alle richieste della cittadinanza in caso di incidente; per affrontare l'enorme carico di lavoro determinato dagli oltre 100 mila stranieri residenti, si utilizza solo personale civile assunto tramite le agenzie interinali; infine, l'ufficio di frontiera dell'aeroporto ha dovuto affrontare la tumultuosa crescita dei passeggeri senza alcuna maggiorazione d'organico, che si attesta ancora sulle 75 unità contro le 150 di Linate, benché nel 2010 lo scalo bergamasco raggiungerà gli 8 milioni di passeggeri, scavalcando quello milanese e divenendo il terzo scalo italiano -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per assicurare una dotazione di forze di polizia adeguata alla realtà economico-sociale della provincia bergamasca, affinché si possa presidiare, con mezzi ed unità proporzionati alle esigenze descritte, il controllo del territorio e garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-07281)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'ordinanza ministeriale n. 44 «Istituzione e modalità organizzative per lo svolgimento degli esami di Stato» per l'anno 2009-2010, all'articolo 8, comma 12, stabilisce che i docenti di materia alternative all'insegnamento di religione cattolica non hanno diritto alla partecipazione ai consigli di classe per la valutazione del credito scolastico, a differenza di quanto previsto per i docenti di religione cattolica;

l'articolo 8, comma 12, della suddetta ordinanza, contrariamente a quanto disposto nell'ultimo decennio, prevede infatti che: «I docenti che svolgono l'insegnamento della religione cattolica partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione, nell'ambito della banda di oscillazione, del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento, esprimendosi in relazione all'interesse con il quale l'alunno ha seguito l'insegnamento e il profitto che ne ha tratto (articolo 6, comma 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2009). A norma dell'articolo 4, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2009, il consiglio di classe tiene conto altresì degli elementi conoscitivi forniti preventivamente dal personale docente esterno e dagli esperti di cui si avvale la scuola, che svolgono attività o insegnamenti per l'ampliamento e il potenziamento dell'offerta formativa, ivi compresi i docenti incaricati delle attività alternative all'insegnamento della religione cattolica sull'interesse manifestato e sul profitto raggiunto da ciascun alunno»;
per lo scorso anno scolastico, l'ordinanza ministeriale n. 40 dell'8 aprile 2009 sul medesimo argomento, ne garantiva invece la possibilità là dove, all'articolo 8, comma 13, disponeva che: «i docenti che svolgono l'insegnamento della religione cattolica partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento. Analoga posizione compete, in sede di attribuzione del credito scolastico, ai docenti delle attività didattiche e formative alternative all'insegnamento della religione cattolica, limitatamente agli alunni che abbiano seguito le attività medesime»;
il Consiglio di Stato, nella recente sentenza del 7 maggio 2010, ha ribadito, ai fini del conseguimento del credito scolastico, la pari dignità dell'insegnamento di religione cattolica e dell'insegnamento alternativo e, conseguentemente, la partecipazione ai consigli di classe degli insegnanti delle suddette materie. Il pronunciamento del Consiglio, si conclude con la seguente specifica e testuale valutazione: «Non vi è dubbio, infatti, che la mancata attivazione dei corsi alternativi rischi di mettere in crisi uno dei presupposti su cui si fondano le ordinanze impugnate, che, nel mettere sullo stesso piano, ai fini della valutazione come credito scolastico nell'ambito della cosiddetta banda di oscillazione, l'insegnamento della religione e l'insegnamento dei corsi alternativi per i non avvalentisi, danno quasi per scontato che i corsi alternativi esistano ovunque. Al contrario, è circostanza nota che in molte scuole i corsi alternativi non sono attivati e questo rischia di pregiudicare la libertà religiosa dei non avvalentisi e di compromettere la logica delle ordinanze in esame. Infatti, nelle scuole in cui il corso alternativo non è attivato, lo studente che per motivi religiosi non intenda avvalersi dell'insegnamento della religione, ha come sola alternativa quella di non fare nulla (a parte eventuali iniziative individuali o di cosiddetto studio assistito). La mancata attivazione dell'insegnamento alternativo può incidere sulla libertà religiosa dello studente o delle famiglia: la scelta di seguire l'ora di religione potrebbe essere pesantemente condizionata dall'assenza di alternative formative, perché tale assenza va, sia pure indirettamente, ad incidere su un altro valore costituzionale, che è il diritto all'istruzione sancito dall'articolo 34 della Costituzione. Ciò evidentemente non contraddice il carattere facoltativo dell'insegnamento alternativo: tale insegnamento è, e deve restare, facoltativo per lo studente che può certamente non sceglierlo senza essere discriminato, ma la sua istituzione deve considerarsi obbligatoria per la scuola, specie alla luce della scelta compiuta nelle ordinanze della cui legittimità ora si discute. Di questo aspetto il Ministero appellante dovrà necessariamente farsi carico, perché altrimenti si alimenterebbe una situazione non coerente con quanto le stesse ordinanze impugnate sembrano invece presupporre»;

la richiamata ordinanza n. 44, nell'escludere i docenti che svolgono materie alternative dal consiglio di classe e, conseguentemente, nell'impedire alla valutazione della materia alternativa di concorrere al credito scolastico, contraddice palesemente le argomentazioni del Consiglio di Stato e rappresenta, ad avviso degli interroganti, un'iniziativa sconcertante e ostativa all'esigibilità del diritto costituzionale all'istruzione -:
se il Ministro, anche alla luce della recente sentenza del Consiglio di Stato, non ritenga di rivedere la valutazione espressa nell'ordinanza ministeriale n. 44 (che recepisce il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2009), che penalizza con tutta evidenza gli studenti che decidono di non avvalersi dell'insegnamento di religione cattolica nell'ambito della valutazione del credito scolastico, sovvertendo il principio delle pari opportunità e contrastando il diritto all'istruzione.
(4-07282)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Tiziano Masaro nel mese di giugno 2008 è stato vittima di un grave infortunio sul lavoro. Lavorando ad una sega circolare è slittato con la mano sopra la lama amputandosi quattro dita. Dopo cinque interventi chirurgici e quasi due anni di convalescenza, nel mese di febbraio 2010 il medico INAIL di Treviso dottor Nicola De Cicco ha chiuso la pratica ritenendolo idoneo a rientrare al lavoro;
la sua odissea inizia da quel momento: in pratica, all'età di 38 anni, ha perso completamente l'uso della mano sinistra, ha perso il lavoro (perché non più idoneo a svolgere alcun tipo di mansione nella ditta in cui operava), ed in fine, cosa più riprovevole, gli è stato riconosciuto un banale grado di invalidità permanente del 23 per cento pari a una misera rendita mensile di 360 euro;
attualmente è in attesa dell'esito di un ricorso tramite l'ANMIL (associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro) che non ha grandi prospettive. L'uso della mano è praticamente nullo, ha estrema difficoltà anche a svolgere le cose più banali, quali allacciare le scarpe, abbottonarsi i pantaloni e altro; non può condurre un'automobile perché non ha la presa al volante e cosa più grave non raggiunge il 35 per cento di invalidità che gli consentirebbe di poter essere inserito nelle liste preferenziali ed avere una qualche possibilità di trovare un nuovo impiego;
la situazione è a dir poco paradossale;
la legge a cui fa riferimento l'INAIL, (il decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, articolo 13, il decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965 e in particolar modo il decreto ministeriale 12 luglio 2000 nel paragrafo «criteri applicativi, Tabella menomazioni 201-250», in questo specifico caso assegna un punteggio di invalidità che oscilla dal 23 per cento ad un massimo del 25 per cento che consente una rendita mensile di 350/380 euro;
a tutti gli effetti questi punteggi non sembrano rispecchiare assolutamente il reale ed effettivo stato di invalidità di cui il signor Masaro è vittima;
al paragrafo 240 della tabella sopra indicata si fa riferimento alla «perdita della mano», che riconoscerebbe un grado di invalidità del 45 per cento ed una pensione di circa 700 euro, ma, anche se a tutti gli effetti l'uso della mano è praticamente nullo l'INAIL non riconosce che un misero 23 per cento;
il Signor Masaro è già stato licenziato, lo stato della sua mano è evidente,

la rendita vitalizia che è stata corrisposta è di 368 euro, cifra assolutamente insufficiente per vivere;
dopo due anni di lotta contro un gravissimo infortunio fra sale operatorie e reparti di degenza, il signor Masaro dovrà combattere una vita intera contro una menomazione acquisita, ed ora si trova a dover combattere per vedersi riconosciuta una pensione onesta -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritengano di dover intervenire mediante, apposite iniziative, anche normative, affinché possa essere riconosciuta al signor Masaro e a coloro che si trovino nelle medesime condizioni una pensione di invalidità che gli consenta di poter sopravvivere, che sia onesta e che rispecchi l'handicap acquisito.
(4-07283)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

LOVELLI e FIORIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con nota del 22 aprile 2010 n. 0009260 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualità, comunica alla regione Piemonte di aver predisposto, su richiesta della stessa, uno schema di decreto poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 112 del 15 maggio 2010, per il riconoscimento dell'eccezionalità degli eventi alluvionali che hanno colpito le province di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli dal 2 al 28 aprile 2009;
con tale decreto si escludono i danni a quelle produzioni agricole (pomodoro, anguria, girasole) che in quel periodo non potevano che essere nella fase di semina o trapianto, ritenendo quindi il danno come una perdita di anticipazioni colturali e non come danno ai frutti pendenti a cui si riferisce l'aiuto;
la provincia di Alessandria, con nota n. 624632 del 10 maggio 2010, ha chiesto la revisione del decreto, rilevando che gli eventi alluvionali che hanno colpito la regione Piemonte nel periodo succitato si sono associati all'esondazione fluviale cosa che ha comportato «la formazione di veri e propri crateri nei terreni con depositi disomogenei di inerti quali ghiaia, sabbia e detriti» impedendo di fatto la semina di colture alternative per la salvaguardia del ciclo produttivo, e che «tali scenari hanno portato all'impossibilità aziendale di arrivare al prodotto finito con conseguenze disastrose sui redditi del 2009»;
le associazioni agricole del territorio hanno convocato un incontro urgente con le istituzioni e i parlamentari del territorio per un esame delle problematiche sopra evidenziate, sollecitando la revisione del decreto sopra citato -:
se e come intenda rivedere lo schema di decreto predisposto sulla base delle osservazioni citate in premessa.
(5-02921)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
fino al 2009 le regioni Calabria, Campania, Lazio e Molise hanno conteggiato un deficit sanitario di circa 3,7 miliardi di euro. Tale cifra scende a 2 miliardi grazie alle misure già messe in campo dai rispettivi governi locali, tra fiscalità, fondi e risorse proprie. Uno sforzo che però rischia di non bastare, senza il tempestivo intervento del Ministero della salute. Nel dettaglio, la regione più sofferente è la

Calabria, con un deficit di un miliardo e 31.970 euro: un dato che sconta i risultati negativi degli anni precedenti: 2006, 2007 e 2008. Kpmg, l'advisor incaricato di ricostruire la situazione contabile dal 2000 in poi, deve ancora presentare una certificazione conclusiva del debito. La Calabria è l'unica regione che non presenta coperture proprie. A seguire c'è la Campania, sotto di quasi un miliardo: in questo caso la regione ha potuto riprendere 252 milioni dalle coperture fiscali e altrettanti da un fondo transitorio: il buco si è così «ridotto» a circa la metà. Per il Lazio si parte da 1,6 miliardi di disavanzo, quasi tutti accumulati nel 2009. Dopo le coperture straordinarie derivanti da fiscalità aggiuntiva regionale, fondo transitorio e risorse regionali, il disavanzo di gestione 2009 si aggira sui 420 milioni. Infine c'è il Molise, con un risultato di gestione 2009 negativo per circa 80 milioni di euro, che, sommato al trascinamento di una perdita 2008 di circa 30 milioni, porta il disavanzo a 110 milioni. A seguito delle coperture straordinarie effettuate con la fiscalità aggiuntiva regionale e il fondo transitorio, il disavanzo di gestione 2009 si è portato a circa 69 milioni;
altre due regioni negli ultimi giorni hanno rischiato di aumentare l'elenco di deficit: la Sicilia e l'Abruzzo. La prima partiva da un disavanzo di 237 milioni, ma grazie a coperture per 291 milioni è passata in attivo. Quanto all'Abruzzo, è risalito da -36,6 milioni a +87,3. Sotto osservazione restano la Liguria, che è passata da un buco di 97,7 milioni ad un attivo di 46,3 e la Sardegna, sotto di circa 300 milioni, poi approdata a +18,6. Secondo i dati emersi dalla verifica sui conti effettuata dal Ministero dell'economia e dalle regioni, nel marzo scorso, sono in situazione precaria anche Veneto, Puglia, Basilicata e Trento, ma i loro piani di rientro sono convincenti. In regola, dunque, alla fine, ci sono solo otto regioni: al primo posto c'è la Lombardia in attivo nel 2009 di 29,6 milioni di euro, a seguire le Marche (+17,5 milioni), la Toscana (+14,3 milioni), la provincia di Bolzano (+13,5 milioni), il Friuli Venezia Giulia (+9,2 milioni). Quanto al Piemonte e alla Emilia Romagna, in attivo rispettivamente di 17 e 44 milioni, il loro risultato è il frutto del ricorso a risorse proprie per 399 e 155 milioni;
a livello nazionale la spesa sanitaria nel 2009, secondo quanto riporta la Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica, stilata dal Ministero dell'economia, è risultata pari a 110,6 miliardi: in aumento dell'1,9 per cento rispetto all'anno precedente. L'evoluzione riflette dinamiche differenziate nelle singole componenti: la spesa per il personale si è ridotta del 2 per cento, dopo la crescita sostenuta nel 2008, sulla quale avevano inciso gli effetti connessi ai rinnovi contrattuali del comparto, comprensivi della maggior parte degli arretrati. Al netto di questi ultimi, la spesa per il personale del 2009 ha registrato una crescita del 2,4 per cento;
i consumi intermedi sono cresciuti del 5,4 per cento per effetto sia dell'aumento della spesa della farmaceutica ospedaliera (+9,8 per cento), sia delle diverse modalità di erogazione di alcune prestazioni sanitarie che in precedenza erano in regime di convenzione. Risulta in calo invece la spesa per assistenza farmaceutica (-1,9 per cento), in crescita quella per la medicina di base (+14,8 per cento), a causa di oneri arretrati. Per capire quale sia stata l'evoluzione nel nostro Paese della spesa del comparto negli ultimi 15 anni, è interessante affidarsi alla relazione presentata di recente, alla Camera, dal presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzato. Qui, ad esempio, si spiega che tra il 1995 e il 2000 la spesa sanitaria cresceva in media del 5,6 per cento l'anno, pari al 5,7 per cento del Pil (prodotto interno lordo). Nei successivi cinque anni la tendenza si è «ulteriormente accentuata»: la spesa è cresciuta del 7 per cento l'anno. Solo negli ultimi esercizi, si osserva, il tasso si è ridotto «in misura significativa»: tra il 2007 e il 2009 è stato in media del 3,3 per cento. Anche per il 2009, si anticipa, «se i dati di preconsuntivo verranno confermati, la spesa sanitaria si manterrà

al di sotto del previsto». La forte flessione del Pil (-3 per cento) produrrà però un aumento del peso della spesa sanitaria sul Pil, che sarà pari al 7,3 per cento a fronte del 6,9 per cento del 2008;
è proprio tra il 2006 e il 2008 che si è determinata una forte concentrazione dei disavanzi regionali: oltre l'80 per cento, infatti, è da ricondurre a sole sette regioni, le stesse che nel 2007 sottoscrissero i «piani di rientro». Questi ultimi, si conclude, hanno prodotto il risultato di ridurre la dinamica della spesa, anche se «gli aggiustamenti sono più lenti del previsto», perciò «è difficile pensare» che il percorso di attuazione dei piani possa concludersi nei tempi previsti -:
quali misure il Ministro intenda adottare al fine di coinvolgere le istituzioni regionali nella ricerca della risoluzione della situazione di disavanzo in cui versano i bilanci sanitari delle regioni Calabria, Campania, Lazio e Molise.
(4-07279)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da martedì 18 maggio 2010 è stato attivato, in Lombardia, il digitale terrestre nel sistema televisivo;
la provincia di Mantova è stata esclusa da questo sistema in quanto si prevede che venga inserita nel prossimo autunno;
è del tutto naturale che le famiglie mantovane, in ragione del punto precedente, non si siano munite di decoder;
da fonti giornalistiche e dalle dirette testimonianze di numerosi cittadini si è, tuttavia, appreso che in una parte della provincia mantovana sia stato perso, in contemporanea con l'introduzione del digitale nelle altre province lombarde, il segnale analogico per Rai 2 e Retequattro, impedendone la visione;
in questo quadro, si è in presenza della negazione del diritto del cittadino di scegliere compiutamente quale rete televisiva guardare -:
se e come il Governo intenda intervenire tempestivamente per ripristinare una situazione di normalità tale da consentire ai cittadini mantovani esclusi dall'introduzione del sistema digitale, di continuare a ricevere il segnale analogico.
(5-02920)

Interrogazione a risposta scritta:

SCHIRRU. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel piano nazionale delle frequenze - Pnaf, l'Autorità garante nelle comunicazioni (Agcom) ha previsto la realizzazione delle reti multiple K-Sfn, composte da almeno due frequenze, che sostituiranno le attuali Sfn, calibrate su una sola frequenza. Tale passaggio costringerà le tv a dotarsi di nuovi impianti e a coprire il territorio di trasmissione con un maggior numero di frequenze, poiché le K-Sfn sono meno potenti;
l'Agcom intende così risolvere i problemi di interferenza dei segnali, soprattutto nelle aree di confine dell'Italia, dove ci sarebbe la sovrapposizione con quelli dei Paesi confinanti o vicini;
la Federazione radio televisioni - Frt denuncia però, che il cambio di tecnologia ridurrà le frequenze disponibili, mettendo in difficoltà tutte le emittenti, ma soprattutto quelle locali, che hanno risorse economiche nettamente inferiori rispetto ai network nazionali. Tale scenario provocherebbe un grave danno al pluralismo del settore televisivo, all'informazione sul territorio e pesanti ricadute sull'occupazione lavorativa del comparto;

le televisioni locali rivendicano la stessa dignità conquistata in oltre trent'anni di segnale analogico con l'attività svolta capillarmente in tutto il territorio nazionale. La mobilitazione delle televisioni locali in difesa del federalismo televisivo e del pluralismo dell'informazione, è stata supportata da numerosi governatori regionali. La protesta sugli scenari ipotizzati dall'Agcom è partita in Sardegna, anche perché l'isola è entrata per prima nell'era del digitale terrestre, con lo switch-off, lo spegnimento del segnale analogico, scattato nel settembre del 2008. Proprio per la regione sarda le conseguenze di un simile provvedimento potrebbero essere drammatiche, sia in termini occupazionali, sia in termini di dialettica democratica dell'informazione, visto il ruolo strategico delle emittenti locali sarde. Hanno poi preso posizione i presidenti delle regioni Liguria, Lombardia, Lazio, Abruzzo e Puglia. L'obiettivo comune è che le emittenti regionali trovino spazio tra i primi nove canali (magari con l'otto e il nove) per ottenere maggiore visibilità in un sistema già messo in crisi dall'eccessiva frammentazione delle televisioni,
se il piano fosse realizzato, si correrebbe anche il rischio di numerosi ricorsi al Tribunale amministrativo regionale che potrebbe determinare un ritardo per l'evoluzione al digitale, creando un problema sia per le imprese che per gli utenti;
numerose sono anche le interrogazioni parlamentari di autorevoli esponenti della minoranza, ma anche della maggioranza, rivolte al Governo, in cui si esprime preoccupazione qualora i nuovi criteri di pianificazione venissero effettivamente approvati, poiché verrebbero drasticamente ridotti gli spazi frequenziali delle televisioni locali e ciò comporterebbe la chiusura di moltissime imprese operanti da oltre trentacinque anni -:
di quali elementi disponga in relazione a quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in proposito.
(4-07284)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Zamparutti e altri n. 1-00357, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barbieri.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Motta n. 5-02165 del 25 novembre 2009 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07286.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BIANCOFIORE. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il demanio militare possiede nella Provincia autonoma di Bolzano e precisamente nel centro del comune di Bressanone, la ex caserma dell'esercito «Reatto»;
il Comune di Bressanone e la Provincia autonoma di Bolzano vorrebbero entrarne in possesso al fine di costruirvi lo svincolo della nuova variante alla strada statale;
nell'area della ex caserma sono state costruite e ristrutturate alcune strutture tramutate in alloggi per il personale militare; in caso di costruzione dello svincolo, detti alloggi improvvisamente si svaluterebbero e ne deriverebbe non solo un danno erariale ai danni dell'amministrazione pubblica, ma gli stessi sarebbero afflitti da un crescente inquinamento acustico e stradale dovuto alla deviazione del traffico nel centro storico e dunque con passaggio obbligato innanzi alle abitazioni dei militari e delle loro famiglie;
la costruzione di detta infrastruttura è fortemente contestata da cittadini e associazioni tra le più trasversali essendo non solo superflua ma anche costosissima in quanto sarebbe meno di un chilometro la differenza tra il luogo di realizzazione dello svincolo in galleria e l'inizio o la fine della variante che indirizzerebbe comunque il traffico verso il centro;
militari, imprenditori e cittadini altoatesini sono contrari al passaggio gratuito delle aree militari alla Provincia autonoma, il che determina già un danno erariale in quanto alla Provincia lo Stato attribuisce un bilancio pubblico che non conosce pari in Italia;
le imprese - considerato il valore dei terreni demaniali -, gradirebbero che gli stessi fossero attribuiti con asta pubblica e i militari vorrebbero poterne entrare in possesso per tramite delle costituenti cooperative militari che costruirebbero in self financing gli alloggi destinati al personale militare in Alto Adige che ha drammatici problemi di reperibilità degli stessi e di esborso del canone a prezzi di mercato;
si è spesso assistito al paradosso di corpi militari o delle FFOO in Alto Adige costretti a pagare un canone esoso per le sedi in edifici della Provincia che appartenevano al demanio dello Stato -:
se l'area dell'ex caserma «Reatto» rientri tra i beni del demanio militare trasferiti alla Provincia con l'intesa raggiunta nel giugno scorso o se essa sia ancora oggetto di trattative con la Provincia;
se il Ministro intenda rivedere alla luce di quanto esposto e della richiesta che si leva da imprese, militari e cittadini, le trattative per il trasferimento dei beni demaniali militari alla Provincia autonoma;
se intenda intervenire al fine di evitare un nuovo danno erariale patrimoniale all'amministrazione e sociale ai militari e alle loro famiglie.
(4-02535)

Risposta. - Mi preme sottolineare, in premessa, che l'area dell'ex caserma «Reatto» di Bressanone risulta di interesse per la provincia autonoma di Bolzano anche per la dichiarata esigenza di realizzare, su porzioni di sedime facenti parte del complesso attualmente in uso alla difesa, opere strutturali connesse con l'implementazione della sicurezza e della funzionalità della viabilità cittadina.
In ragione di tale esigenza, in data 16 luglio 2009 in Bolzano è stato sottoscritto il 2o Accordo di programma tra il ministero della difesa e la provincia autonoma di Bolzano; all'articolo 2, punto 2.2, lettera
b), sono contemplati i beni della Difesa che dovranno essere permutati con la provincia di Bolzano, a fronte della realizzazione di varie opere a favore della Difesa e tra tali beni è inserito anche il comprensorio denominato «Ex Reatto».
Il valore dell'immobile in parola è stato stimato dall'Agenzia del demanio e risulta pari a 10.477.000 di euro.
Gli immobili della difesa contemplati nel suddetto Accordo di programma, verranno ceduti alla provincia di Bolzano solo dopo l'ultimazione di una serie di lavori di ristrutturazione e realizzazione
ex novo di infrastrutture militari che ne ottimizzano ed elevano gli standard abitativi/qualitativi (per l'ammontare complessivo del valore dell'immobile suindicato), a carico della stessa provincia di Bolzano.
In particolare, nel comune di Bressanone è prevista la realizzazione di due palazzine alloggi per famiglie di militari, per un totale di n. 36 alloggi che vanno a sostituire e ad elevare il numero di alloggi delle palazzine presenti nell'area Ex-Reatto che verrà ceduta alla provincia.
Il piano di permuta, delineato dall'intesa in parola, consentirà alla difesa di conseguire una ristrutturazione e razionalizzazione delle infrastrutture in uso all'Esercito presenti sul territorio della provincia, utilizzando le risorse finanziarie messe a disposizione della provincia stessa per la rilocalizzazione e la concentrazione delle funzioni istituzionali militari, rendendo disponibili alcuni immobili che vengono così a perdere il loro interesse per la difesa nazionale.
Grazie a tale operazione, l'amministrazione cederà immobili vetusti, poco funzionali e/o solo parzialmente utilizzati, valorizzando ed utilizzando al massimo il patrimonio che permarrà nella propria disponibilità.
Mi pare il caso, infine, di rassicurare l'interrogante sul fatto che tutte le operazioni saranno effettuate a seguito di attenta verifica e bilanciamento dei valori in gioco, d'intesa con l'Agenzia del demanio, come peraltro risulta in maniera evidente dal citato Accordo programma, al fine di tutelare al massimo l'interesse pubblico e scongiurare qualsiasi rischio di danno erariale.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

BORGHESI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel febbraio 2007, il direttore dell'ufficio di Verona 1 dell'Agenzia delle entrate annuncia all'assemblea dei lavoratori, da lui convocata, che l'ufficio si trasferirà dal centro di Verona a via Fermi, nella zona industriale, precisando che la costruzione del nuovo edificio stava per essere ultimata;
il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (articoli da 47 a 50 del decreto legislativo n. 81 del 2008), allertato da voci su possibile inquinamento elettromagnetico nella zona, si reca nelle vicinanze del nuovo stabile, dove verifica che effettivamente l'elettrodotto sembra molto vicino all'edificio, e chiede quindi garanzie all'Agenzia delle entrate sulla salubrità della zona e sulla regolarità edilizia;
risulterebbe, fra l'altro, che il lavoratore sia stato oggetto di un procedimento disciplinare la cui attivazione risulta fondata su presupposti che, ad avviso dell'interrogante, andrebbero meglio chiariti;

è emerso che ciò che il direttore affermava essere un edificio che si stava costruendo per l'Agenzia, secondo l'autorizzazione edilizia del comune di Verona e le dichiarazioni del costruttore rilasciate ai vigili urbani risultava essere un edificio costruito per laboratori artigiani con solo il 25 per cento ad uffici (funzionali all'attività produttiva principale);
le organizzazioni sindacali hanno cercato quindi di capire come l'Agenzia avesse scelto quell'edificio e se fosse davvero funzionale alle esigenze dell'utenza e dei lavoratori;
consultato il bando pubblico per la ricerca di edifici idonei, si scoprì che molti dei requisiti richiesti dall'Agenzia delle entrate (anche essenziali come la destinazione d'uso), erano assenti nell'edificio di via Fermi: nessuna facile raggiungibilità, niente mezzi pubblici che lo collegassero, niente spazi esterni per facili parcheggi all'utenza, niente servizi in zona come poste, banche, bar, a ridosso della ferrovia, con possibilità di disturbo della stessa, con un'azienda di autotrasporti confinante, con via vai di camion e tutto attorno altre attività produttive la cui incidenza negativa sulla vita dell'ufficio sarà da valutare; ma il dato più grave era la mancanza del primo requisito richiesto dai bandi, la dichiarazione, ai sensi e per gli effetti del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, che l'immobile era idoneo all'uso cui è preposto (e non idoneo per effetto dell'intervento successivo dell'Agenzia stessa), già destinato ad uso ufficio, requisito che non c'era e senza il quale la pubblica amministrazione non avrebbe nemmeno potuto considerare quell'offerta;
invece non solo viene scelto l'edificio di via Fermi, ma l'Agenzia delle entrate comincia a darsi da fare affinché il Comune sani l'irregolarità edilizia;
esistono in questo senso richieste congiunte al comune di costruttore e direttore dell'Ufficio;
dopo lo «stop» dovuto alle elezioni amministrative di Verona, elezioni che cambiano la maggioranza politica, riprende il lavoro per ottenere il cambiamento della destinazione d'uso dell'edificio, da laboratori ad ufficio;
si arriva così alla convocazione di una conferenza di servizi, sollecitata dall'Agenzia delle entrate ed indetta dal comune, nel novembre 2007, al fine di ottenere la sanatoria;
la conferenza di servizi segna il passo a causa dell'opposizione della circoscrizione interessata e delle organizzazioni sindacali;
segue l'accordo di programma tra comune e proprietario (che è diventato, nel frattempo, Hypo Alpe Adria Bank), realizzabile in presenza di un «superiore interesse pubblico»;
il comune di Verona a fine ottobre 2008, finalmente concede il cambio di destinazione d'uso dell'edificio;
il presupposto dell'accordo tra comune e privato è un'intesa tra comune ed Agenzia delle entrate, accordo che l'Agenzia, a quanto risulta all'interrogante, non poteva avere con il comune, non potendo avere accordi nei riguardi di un edificio che già non godesse di idonea destinazione urbanistica;
per il proprietario dell'edificio parrebbe essere un ottimo affare poiché, in conseguenza dell'accordo, acquisisce il diritto di affittare un edificio di 5 piani all'Agenzia delle entrate;
a tal proposito va rilevato che nella motivazione del risparmio non è mai stato evidenziato il costo al metro quadro dell'immobile situato in centro rispetto al nuovo, situato nell'estrema periferia della zona industriale della città;
le richieste dei sindacati, funzionali alla verifica dell'idoneità dell'immobile alle esigenze di utenti e lavoratori, per l'accesso alla documentazione relativa ai rapporti intercorsi tra costruttore ed agenzia, hanno avuto sempre diversi ma netti rifiuti;

rimane irrisolto il problema di come raggiungere il nuovo ufficio con mezzi pubblici, che non ci sono, il cui costo aggiuntivo non può essere caricato sull'azienda di trasporto e il cui costo annuo, calcolato in 90.000 euro, è stato posto a carico della proprietà dell'immobile senza però nessuna garanzia fidejussoria, diversamente dalle altre opere di urbanizzazione; tale somma (se il servizio pubblico ci sarà davvero) non si vede come non finirà per gravare sui costi del canone d'affitto;
ad oggi tuttavia, a quanto risulta all'interrogante, l'efficiente servizio di trasporto pubblico per utenti e dipendenti, che il proprietario dovrebbe garantire a pena di nullità dell'accordo di programma, parrebbe essere una navetta privata che collegherà l'ufficio non al centro della città ma a una strada di periferia dove potrà incrociare autobus pubblici che passano di rado. È facile immaginare che un servizio così organizzato finirà per non essere utilizzato -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione;
quali siano le modalità che l'Agenzia adotta per la scelta degli edifici dove allocare le proprie sedi, modalità che non possono essere come quelle che appaiono essere state praticate a Verona e cioè accordi tra proprietario e amministrazione pubblica, ad avviso dell'interrogante, non pienamente conformi alle normative vigenti;
per quale motivo l'Agenzia neghi l'accesso agli atti alle organizzazioni sindacali;
se non intendano disporre accertamenti al fine di verificare il rispetto delle procedure e i costi a carico della collettività.
(4-04541)

Risposta. - Con l'interrogazione al nostro esame l'interrogante chiede notizie in merito a quali siano le modalità adottate dall'Agenzia delle entrate nella scelta delle proprie sedi, e in particolare nella scelta della nuova sede dell'ufficio di Verona 1 chiedendo di conoscere la conformità alle normative vigenti delle procedure adottate in questo caso specifico e gli eventuali costi a carico della collettività.
Al riguardo l'Agenzia delle entrate ha rappresentato quanto segue:
1) Sulla destinazione d'uso.
L'avviso di ricerca immobiliare per l'ufficio di Verona 1, pubblicato in data 27 marzo 2004, prevedeva la presentazione di offerte relative ad immobili sia costruiti che in corso di costruzione.
In relazione alla seconda tipologia, l'avviso richiedeva l'esistenza di un «
progetto già definito ed approvato dalle competenti autorità sotto l'aspetto urbanistico nella concessione e nella destinazione d'uso», senza tuttavia prescrivere il possesso di detti requisiti all'atto di presentazione dell'offerta, né, tantomeno, a pena di esclusione. Tale previsione era finalizzata ad ampliare, nell'ottica del favor partecipationis, la platea dei soggetti interessati a presentare eventuali proposte locative, considerata la fisiologica scarsità di immobili idonei allo scopo per consistenza, ubicazione e caratteristiche tecniche. Coerentemente l'Agenzia ha previsto la produzione della certificazione di destinazione d'uso soltanto alla fine dei lavori (terzultimo capoverso del bando - «Documentazione necessaria a fine lavori» -), in vista della consegna dell'immobile e non già preventivamente, in sede di offerta.
Invero, il
modus operandi dell'amministrazione è stato ispirato esclusivamente dal superiore interesse pubblico ad acquisire in locazione un immobile rispondente alle proprie esigenze locative sotto i profili dell'economicità e della funzionalità, che nella fattispecie risultano - a ben vedere - pienamente soddisfatti.
Peraltro, devesi evidenziare che le trattative per la locazione sono state condotte - sin dall'inizio - condizionatamente al cambio di destinazione d'uso da parte del comune di Verona.

Al riguardo, la giunta comunale aveva condizionato il proprio parere favorevole alla realizzazione - da parte della proprietà - delle opere di urbanizzazione generale. Nel corso della procedura finalizzata alla conclusione del relativo accordo di programma, l'intervento dell'Agenzia presso l'ente locale, al fine di monitorare la definizione della procedura stessa, risulta assolutamente legittimo nonché giustificato dal superiore interesse pubblico a conseguire un consistente risparmio di spesa per canoni di locazione.
Occorre sottolineare, infine, che l'ottenuto cambio di destinazione d'uso da produttivo a direzionale ha carattere temporaneo e subordinato esclusivamente all'utilizzo dell'immobile da parte dell'Agenzia (ratifica accordo di programma comune di Verona del 21 ottobre 2008).
Pertanto, alla cessazione - per qualunque causa - del rapporto locativo, la destinazione ad uso direzionale decadrebbe automaticamente.

2) Sul risparmio ottenuto dalla nuova locazione.
Il trasferimento della nuova sede ha comportato per l'Agenzia un consistente risparmio. Infatti, mentre il canone annuale di locazione del precedente immobile ammontava ad 638.537,15 euro (netto IVA), l'attuale canone è pari ad 386.000,00 euro (netto IVA).
Dal raffronto di tali valori si ricava un risparmio complessivo, nel sessennio di circa 1.500.000,00 euro (al netto dell'IVA), cui deve aggiungersi l'ulteriore risparmio derivante dagli aggiornamenti Istat del canone, dalla riduzione delle spese condominiali nonché dalla razionalizzazione degli spazi condotti in locazione.
Tale ingente contrazione di spesa ha contribuito ad orientare la scelta dell'Agenzia sull'immobile di via Fermi quale sede dell'ufficio di Verona 1.

3) Sulla ubicazione dell'immobile.
L'ubicazione dell'immobile prescelto dall'Agenzia presenta molteplici requisiti tra quelli richiesti a titolo preferenziale nel bando.
In particolare è ubicato nelle vicinanze del casello autostradale di Verona sud, uscita Santa Lucia della Tangenziale, a 3 chilometri dal centro cittadino cui risulta ben collegato; è dotato di circa 200 posti auto gratuiti ed è servito dal trasporto pubblico.
Con riferimento a tale ultimo aspetto, si evidenzia che la proprietà ha stipulato un «atto unilaterale d'obbligo» con il comune di Verona nel quale all'articolo 2 si obbliga a garantire, a proprie spese, «un efficiente servizio di trasporto pubblico sia per i dipendenti che per gli utenti».
Allo stato viene già assicurato - attraverso ricorrenti corse in fasce orarie sia antimeridiane che pomeridiane - un servizio di navetta tra la sede dell'ufficio ed un punto di interscambio con altre linee pubbliche urbane.

4) Sul diniego di accesso alle istanze avanzate dalle organizzazioni sindacali.
In relazione alle istanze di accesso agli atti presentate dalle organizzazioni sindacali, si precisa che la direzione regionale del Veneto ha riscontrato le stesse tempestivamente. I dinieghi, supportati sempre da idonee e circostanziate motivazioni, derivano in alcuni casi dall'assenza dei requisiti legittimanti l'ostensione documentale (sotto il profilo motivazionale, in quanto avevano ad oggetto il contenuto economico degli accordi), in altri dalla inesistenza agli atti dei documenti richiesti.

5) Sul presunto inquinamento ambientale da elettromagnetismo.
I rilievi mossi circa un possibile inquinamento elettromagnetico per la presenza di un elettrodotto nei pressi dello stabile non hanno trovato conferma nei rilievi all'uopo eseguiti da tecnico qualificato ed autorizzato, dai quali è invece emerso lo stato di conformità dell'immobile alle vigenti leggi regionali. A ciò si aggiunga che l'immobile è dotato di tutte le certificazioni di legge, fra cui l'agibilità rilasciata dal comune.

6) Sul procedimento disciplinare nei confronti del Rappresentante della sicurezza.
Quanto alla vicenda del procedimento disciplinare nei confronti del rappresentate dei lavoratori per la sicurezza, si rappresenta che l'attivazione del procedimento stesso rappresentava un atto dovuto a fronte dell'apertura del procedimento penale (attivato nei confronti dello stesso dipendente per la fattispecie di cui agli articoli 323, 368, 347 e 595 codice penale). In ogni caso, a conclusione della vicenda, la direzione regionale del Veneto ha ritualmente archiviato il procedimento stesso in coerenza con il decreto di archiviazione emesso ai sensi dell'articolo 409 codice di procedura penale dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Verona in data 15 novembre 2008.

7) Sulla procedura utilizzata dall'Agenzia per l'individuazione degli immobili da acquisire in locazione.
L'individuazione dell'immobile sede dell'ufficio di Verona 1 è stata preceduta dall'espletamento di una procedura tesa a garantire ogni esigenza di trasparenza.
Al riguardo, si consideri che al bando è stata assicurata la necessaria pubblicità, con pubblicazione sul sito
internet della direzione regionale, nonché su quotidiani a diffusione anche locale (fra cui, La Repubblica e L'Arena).
La scelta immobiliare è stata quindi sottoposta alle previste autorizzazioni interne, nonché al vaglio di congruità del canone rilasciato dall'Agenzia del demanio, ente tecnico competente al rilascio dei pareri estimali per le locazioni passive delle amministrazioni pubbliche.
Si ritiene inoltre opportuno segnalare che, al fine di disciplinare in modo organico il procedimento locativo, l'Agenzia si è dotata di una articolata procedura di gestione dei contratti di locazione immobiliare.
Tanto si rappresenta in ordine al documento di sindacato ispettivo in argomento con ampia disponibilità da parte dell'Agenzia delle entrate a fornire ulteriori elementi e delucidazioni.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come previsto dall'ultima legge finanziaria 2007 del Governo Prodi su proposta del Ministro delle infrastrutture pro tempore onorevole Antonio Di Pietro, la CAV (Concessioni autostradali venete), società mista costituita al 50 per cento ciascuna dall'Anas e dalla Regione Veneto, ha la gestione diretta del Passante di Mestre;
secondo i patti sociali, gli utili derivanti dai pedaggi del Passante, al netto delle spese sostenute da Anas per realizzarlo a garantirne la manutenzione, andranno reinvestiti in loco per la realizzazione di infrastrutture stradali necessarie al Veneto;
nei primi sei mesi di esercizio, il Passante ha già generato un fatturato di 130 milioni di euro, per un utile atteso di 100 milioni;
esistono iniziative volte a riportare sotto il controllo statale l'infrastruttura. Se così fosse Anas dovrà mettere in gara la gestione dell'infrastruttura. A quel punto torneranno in gioco i «grandi concessionari» per aggiudicarsi una delle autostrade più redditizie d'Italia. Causando gravi danni economici alla regione Veneto;
numerosi sindaci e amministratori veneti hanno espresso contrarietà a tale ipotesi -:
se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra riportati e se intendano confermare la scelta di affidare alla CAV la gestione diretta del passante di Mestre.
(4-04882)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La CAV spa (Concessioni Autostradali Venete) è una società per azioni costituita pariteticamente tra ANAS spa e la regione Veneto (legge 24 dicembre 2007, n. 244, articolo 2, comma 290).
La società è qualificata organismo di diritto pubblico che esercita l'attività di gestione del raccordo autostradale di collegamento tra l'autostrada A/4 - tronco di Venezia-Trieste, delle opere a questo complementari nonché della tratta autostradale Venezia-Padova. L'articolo 3-
ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, fa salvi espressamente i poteri e le funzioni conferiti ai soggetti pubblici già costituiti ai sensi, tra gli altri, del richiamato articolo 2, comma 290 della legge n. 244 del 2007. Conseguentemente la CAV, in quanto società già costituita alla data di entrata in vigore del predetto provvedimento, mantiene le funzioni ad essa precedentemente conferite.
Inoltre, si fa presente che con decreto interministeriale del 24 dicembre 2009, l'adeguamento della tariffa autostradale di CAV per il 2010 è fissato nella percentuale di -1,18 per cento per il passante di Mestre e di -1 per cento per le tratte A4 Venezia, Padova, tangenziale Ovest di Mestre e raccordo con l'aeroporto Marco Polo, in conformità a quanto proposto dalla concedente ANAS.
Infine, per quanto riguarda la conferma dell'affidamento a CAV spa della gestione diretta del passante di Mestre, si fa presente che il legislatore ha recentemente emendato, con il succitato decreto-legge n. 135 del 2009, soltanto il comma 289 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, riguardante le società miste in generale, senza modificare il comma 290, riguardante in particolare la gestione del passante di Mestre da parte di CAV spa.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CARDINALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il maltempo che ha imperversato nelle scorse settimane nel territorio della provincia di Caltanissetta ha causato notevoli dissesti sulle strade;
i danni maggiori si sono registrati su quelle aree che, per la peculiarità della loro natura geologica a forte contenuto argilloso, sono facilmente friabili e soggette a continue frane e smottamenti di notevoli entità;
in tali aree prevalentemente collinari e montane sorgono numerosi comuni che rischiano, senza un adeguato e tempestivo intervento, di rimanere isolati perché non esistono altre strade di collegamento se non quelle interessate dalle frane;
tutto ciò rischia di arrecare gravissimi disagi ai cittadini anche per l'impossibilità di utilizzare agevolmente i servizi pubblici intercomunali, in particolare le scuole e gli uffici zonali -:
quale iniziative il Governo intenda adottare e se non ritenga urgente dichiarare lo stato di calamità assumendo i provvedimenti consequenziali.
(4-06216)

Risposta. - In riferimento all'atto in esame, concernente le condizioni meteorologiche avverse verificatesi nella regione Siciliana e in particolare sul territorio della provincia di Caltanissetta, nei mesi di gennaio e febbraio 2010, si fa presente che detti eventi sono stati caratterizzati da precipitazioni che hanno determinato condizioni di dissesto diffuso, con allagamenti, frane ed esondazioni di torrenti e danni alla viabilità comunale, provinciale e statale, resa intransitabile in alcuni tratti.
Particolari criticità alla rete viaria sono state segnalate nel comune di Niscemi, a causa dell'intasamento di alcuni sottopassi e per i fenomeni di dissesto lungo le carreggiate, nonché nel comune di Caltanissetta dove si è verificato il crollo di materiale sabbioso in via San Giovanni Bosco, a valle della collina Sant'Anna.


Sulla base delle informazioni fornite dal dipartimento della protezione civile, il territorio della provincia di Caltanissetta è stato interessato dai suddetti eventi meteorologici caratterizzati da effetti al suolo diffusi ascrivibili, nel complesso, ad una criticità di livello ordinario e per i quali non si sono verificate significative condizioni di rischio residuo di natura idrogeologica e idraulica tali da generare situazioni di pericolo incombente per l'incolumità delle persone e per l'integrità dei beni e delle infrastrutture.
Pertanto, gli eventi calamitosi verificatisi sono stati considerati ascrivibili ai fenomeni di cui all'articolo 2, comma 1, lettera
b) della legge n. 225 del 1992 e, quindi, fronteggiabili nell'ambito dei poteri e delle competenze previste dalla normativa ordinaria.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Elio Vito.

CATANOSO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
come risulta da quanto riportato dall'agenzia di stampa aeronautica AVIONEWS su denuncia del sindacato autonomo Confsal-Vigili del fuoco, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) sarebbe in procinto di predisporre una bozza di regolamento sulla costruzione e conduzione degli eliporti;
da quanto risulta al sindacato Confsal, la bozza di regolamento non tratterebbe affatto il fondamentale ruolo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sull'aspetto della sicurezza in quanto viene eliminata tout court l'obbligatorietà di dotare gli eliporti, adibiti al servizio di soccorso medico di emergenza con elicotteri (Hems-118) di servizio antincendio;
gli eliporti del 118 sono ubicati presso ospedali e quindi in centri cittadini fortemente abitati e sono dotati, nella maggior parte dei casi, di impianti di rifornimento ed erogazione carburanti;
attualmente, nel settore antincendio eliportuale sono impiegati circa un migliaio di addetti che, se dovesse passare questa norma, si troverebbero da un giorno all'altro senza lavoro;
gli operatori, per legge abilitati al servizio dal Ministero dell'interno, sono elementi di alta professionalità conseguita sia sul campo che in base ad una continua formazione;
la competenza in materia di sicurezza in generale che aeroportuale rimane del Ministero dell'interno e non si comprende cosa possa avere spinto l'Enac ad escludere una importante ed essenziale risorsa come il Corpo nazionale dei vigili del fuoco -:
se l'Enac sia davvero in procinto di emanare detto regolamento e se il suo contenuto preveda l'assenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco -:
quali iniziative intendono attivare i ministri interrogati affinché l'Enac corregga, in questa eventualità, il testo prima della sua pubblicazione.
(4-05827)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si premette che l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), in attuazione delle attribuzioni contenute nella norma istitutiva, contribuisce allo sviluppo della sicurezza dell'aviazione civile italiana intervenendo anche attraverso un programma di modifiche ed innovazioni normative.
In tale ambito è stato già da tempo avviato un programma di interventi nel settore del trasporto mediante elicotteri con la finalità sia di contemperare le esigenze di sviluppo economico e di salvaguardia dell'utenza sia di conseguire adeguati livelli di sicurezza e soddisfare le esigenze di
security.
Nell'elaborazione della bozza di regolamento per la costruzione e l'esercizio degli eliporti, l'ENAC ha recepito, in virtù delle attribuzioni conferite dalla legge istitutiva ed in aderenza con le previsioni di cui all'articolo 690 del codice della navigazione, gli
standard e le raccomandazioni contenute

nell'annesso 14 International Civil Aviation Organization Vol. II - Heliports. Con l'entrata in vigore del regolamento in questione sarà modificato sia il vigente quadro normativo, introducendo tra l'altro la nozione di eliporto inteso come infrastruttura ad uso esclusivo degli elicotteri impiegati in attività di trasporto commerciale, sia l'odierno assetto delle infrastrutture esistenti, di fatto limitato alle sole elisuperfici, non più in grado di assolvere in pieno alle attuali esigenze di sicurezza e di crescente sviluppo del settore del trasporto mediante elicotteri.
In data 21 maggio 2009 la bozza di regolamento è stata pubblicata sul sito istituzionale dell'ente al fine di acquisire commenti ed osservazioni da parte degli operatori del settore.
In particolare, i commenti sono stati richiesti, con comunicazione in pari data, alle associazioni di categoria, agli enti interessati già noti all'Enac nonché al Ministero dell'interno - dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile.
L'intero testo regolamentare, accompagnato da una relazione illustrativa contenente le motivazioni e gli aspetti rilevanti della proposta, è rimasto disponibile per la consultazione
on-line fino a tutto il mese di ottobre 2009.
In data 17 novembre 2009, a seguito della consultazione, l'Enac ha tenuto uno specifico tavolo di approfondimento durante il quale, alla presenza dei soggetti già interessati all'avvio della consultazione e di altri addetti ai lavori, sono stati illustrati gli aspetti innovativi e salienti del regolamento e descritte le modifiche apportate al testo a seguito dell'analisi dei commenti e delle osservazioni pervenute. Ad oggi, non sono pubblicate sul sito istituzionale dell'ente le ulteriori successive bozze di regolamento poiché l'edizione definitiva è in fase di consolidamento.
A seguito del citato tavolo vari soggetti hanno richiesto all'Enac, con riferimento ai contenuti del regolamento, di approfondire taluni aspetti.
Su richiesta del coordinamento tecnico interregionale emergenza sanitaria, si è quindi tenuto un formale incontro il 12 gennaio 2010.
A seguito delle richieste di incontro avanzate dall'associazione di categoria ANISA (Associazione nazionale imprese di sorveglianza antincendio) e dalla Federazione nazionale CONFSAL - vigili del fuoco, l'Enac ha dato sollecito riscontro ricevendo le stesse rispettivamente il 26 gennaio 2010 ed il 5 febbraio 2010. Nel corso degli incontri l'Enac ha acquisito le osservazioni formulate per dar luogo agli opportuni approfondimenti.
A tale scopo, ed in attesa delle conclusioni cui le competenti strutture dell'Enac perverranno, l'
iter di approvazione finalizzato all'emanazione del regolamento è stato sospeso.
L'Enac si è impegnato, inoltre, ad incontrare nuovamente l'Associazione ANISA e la Confsal - vigili del fuoco per una illustrazione delle possibili modifiche regolamentari derivanti dagli approfondimenti in via di espletamento.
In merito poi all'esercizio delle funzioni, si rappresenta che l'Enac, nella elaborazione dei requisiti regolamentari di propria competenza, così come definiti nell'articolo 690 (Annessi ICAO) del nuovo codice della navigazione, ha coinvolto, nel dovuto spirito di collaborazione, il dipartimento dei vigili del fuoco in via preventiva rispetto all'emanazione del regolamento, acquisendone il positivo contributo.
In particolare, in tema di servizi antincendio, il codice della navigazione, nella sua recente revisione, ha sostanzialmente innovato l'assetto delle competenze tra l'Enac ed il Corpo nazionale dei vigili del fuoco prevedendo in capo al primo la determinazione dell'applicabilità, attuazione e regolarità dei servizi antincendio in ambito aeroportuale, il tutto in ragione della interdipendenza tra la stessa e l'esposizione al rischio aeronautico, le competenze del quale sono inequivocabilmente incardinate nell'Autorità dell'aviazione civile.
Si fa comunque rilevare che, ai fini dell'esercizio delle rispettive competenze in materia di servizi antincendio, è da alcuni

anni consolidata una modalità di cooperazione tra Enac e dipartimento dei vigili del fuoco che verrà ulteriormente migliorata mediante la costituzione di meccanismi istituzionali ancor più strutturati.
Per quanto attiene ai livelli di sicurezza si rappresenta che essi sono attualmente garantiti dal rispetto delle norme internazionali emanate dall'Icao e che l'Enac, con l'adozione del regolamento per la costruzione e l'esercizio degli eliporti, sta introducendo nell'ordinamento nazionale i più elevati
standard oggi disponibili per le infrastrutture e gli impianti eliportuali.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CICU, MURGIA, NIZZI, PORCU, TESTONI, VELLA, CALVISI, MEREU, PALOMBA, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES e SCHIRRU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 834, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) ha riformato il titolo terzo dello Statuto speciale della Sardegna (finanze-demanio e patrimonio) definendo, all'articolo 8, a partire dal 2010, un nuovo regime di regolamentazione della compartecipazione della regione Sardegna alle entrate erariali dello Stato;
l'entrata in vigore di tale normativa fa si che, proprio nell'esercizio finanziario 2010, per la regione Sardegna, a fronte di un accollo delle spese in materia di sanità e di quelle connesse al trasferimento delle funzioni relative al trasporto pubblico locale (ferrovie Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde) ed alla continuità territoriale, la compartecipazione alle entrate erariali non sia limitata al gettito riscosso in regione, bensì che a) essa faccia riferimento a tutte le fattispecie tributarie maturate in ambito regionale, anche se affluite ad uffici finanziari situati fuori dal territorio della regione (ultimo comma dell'articolo 8); b) la compartecipazione all'IVA avvenga in quota fissa (anziché in quota variabile) nella misura di nove decimi rilevata in base ai consumi regionali delle famiglie (lettera f) del primo comma dell'articolo 8); c) la compartecipazione regionale venga estesa a tutte le entrate erariali maturate nel territorio della Sardegna;
l'applicazione del nuovo regime di compartecipazione comporta, come è facilmente riscontrabile in sede di verifica circa la congruità degli stanziamenti di bilancio e della loro rispondenza ai sensi della vigente normativa in materia di contabilità, entrate per la regione Sardegna di importo pari a circa 3.200.000.000 euro;
il bilancio di previsione avrebbe dovuto registrare la previsione di risorse corrispondenti a quelle derivanti dalla decurtazione dei trasferimenti in materia di sanità e trasporto pubblico locale: tali risorse avrebbero dovuto essere imputate al capitolo di bilancio 2764 che, in virtù della legislazione vigente, avrebbe dovuto registrare tali importi;
in sede di discussione in Commissione bilancio, il Ministero dell'economia e delle finanze e la Ragioneria generale dello Stato, hanno però chiarito che, mentre il capitolo 2764 (somme occorrenti per la regolazione delle quote di entrate erariali relative anche ad anni precedenti devolute alla regione Sardegna) è relativo alle regolazioni contabili delle entrate erariali riscosse direttamente dalla regione, le risorse destinate alla regione sono stanziate nel capitolo 2797 (fondo occorrente per l'attuazione dell'ordinamento regionale delle regioni a statuto speciale) e tengono conto anche delle maggiori occorrenze finanziarie necessarie a dare attuazione al nuovo ordinamento finanziario regionale;
in data 17 dicembre 2009 il Governo ha accolto un ordine del giorno presentato dal primo firmatario del presente atto che impegnava lo stesso Governo a provvedere quanto prima a trasferire le risorse appostate nel capitolo 2797 del bilancio, al

fine di attuare pienamente la legislazione vigente e di compensare inoltre la regione Sardegna delle maggiori spese derivante dall'accollo in materia di sanità e di trasporto pubblico locale;
a tutt'oggi risulta agli interroganti che l'ordine del giorno non è stato ancora attuato dal Governo -:
se non sia necessario intervenire per garantire il trasferimento delle risorse del capitolo 2797 del bilancio, al fine di attuare pienamente la legislazione vigente e di compensare la regione Sardegna delle maggiori spese derivanti dall'accollo delle spese in materia di sanità e di trasporto pubblico locale.
(4-06513)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, con la quale si chiede se non si ritenga necessario intervenire al fine di dare piena attuazione alla legislazione vigente e di compensare la regione Sardegna delle maggiori spese derivanti dall'accollo degli oneri in materia di sanità e di trasporto pubblico locale.
Al riguardo, premesso che il documento parlamentare in questione è di analogo contenuto all'ordine del giorno n. 9/2937-A/7, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 17 dicembre 2009, per quanto di competenza, si fa presente che le entrate derivanti dal nuovo ordinamento finanziario, stanziate nel capitolo 2797 del bilancio dello Stato, compensano gli oneri posti a carico della regione Sardegna per l'esercizio delle funzioni trasferite in materia di sanità e trasporto.
Il relativo trasferimento a favore della regione - da effettuare nel rispetto del patto di stabilità e della normativa vigente in modo da assicurare i flussi di cassa necessari allo svolgimento dell'attività regionale - è vincolato alle norme di attuazione dello statuto, disciplinanti i criteri e le modalità di determinazione delle nuove spettanze, che non risultano ancora emanate.

Il Viceministro dell'economia e delle finanze: Giuseppe Vegas.

CIMADORO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 18 febbraio 2010 il quotidiano il Sole 24ore ha pubblicato un articolo, a firma di Valeria Uva, dal titolo «La qualificazione dei costruttori. Quegli allarmi inascoltati sulle SOA»;
in tale articolo si legge: «L'allarme l'Autorità di vigilanza sugli appalti l'aveva dato già a luglio nella Relazione al Parlamento: nelle SOA, le società organismo di attestazione private che controllano i costruttori e di fatto regolano l'accesso al mercato dei lavori pubblici, accanto a società oneste, c'è "troppa polverizzazione azionaria", dilagano i prestanome perché molti azionisti "non hanno redditi corrispondenti alla loro natura di sottoscrittori" gli, investitori solidi come banche e assicurazioni si sono dileguati passando dal 40 per cento di azioni possedute nel 2000 al 20 per cento del 2008. Ma non è bastato. Così come non sono bastate le ispezioni, i rapporti della guardia di finanza e della direzione distrettuale antimafia di Napoli a fermare la SOA nazionale costruttori. Che alla fine ha sempre trovato nella giustizia amministrativa una scialuppa di salvataggio. La SOA napoletana è finita nelle intercettazioni di Firenze per via del suo azionista, quell'Antonio Di Nardo dipendente del Ministero delle infrastrutture, ma anche socio occulto del "Consorzio Novus" e secondo i carabinieri del Ros "vicino alla criminalità organizzata campana". È dal 2005 che l'Autorità, che per legge deve vigilare sulle SOA, prova a fermarla. Ma non c'è mai riuscita. A bloccarla è stato prima il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 4363/2008 (Presidente Barbagallo, estensore Buonvino) per la quale lo stesso Di Nardo, come è emerso dalle intercettazioni della procura di Firenze, si era interessato parlando con il giudice costituzionale Giuseppe Tesauro. La sentenza non si sofferma sui risultati delle indagini e delle ispezioni, ma dichiara illegittima la revoca dell'Autorità: primo "per l'illegittima tardiva comunicazione (alla Soa) dell'avvio

del procedimento di revoca" poi perché l'Autorità si è sempre rifiutata di far vedere le carte delle accuse alla SOA, trincerandosi dietro il segreto istruttorio sui procedimenti penali in corso. E poco importa se dai controlli era emersa la "coincidenza - si legge nella stessa sentenza - tra il collegio sindacale delle SOA e quelli di altre due dalla medesima attestate". Se insomma controllore e controllato, di fatto, coincidevano. La guerra non è finita qui. L'Autorità ha continuato a negare il nulla osta alla Soa. Aveva scoperto che Di Nardo era socio anche dell'immobiliare "Paese del Sole", ancora un doppio ruolo di controllore e controllato vietato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 34 del 2000 sulle SOA. Ma anche qui è arrivato un Tar Lazio (sentenza n. 2374/2009) a salvare Di Nardo. Oggi la SOA continua a rilasciare la patente di "credibilità" ai costruttori. È bastato che Di Nardo vendesse la propria quota, lasciandola comunque in famiglia, alla figlia Valentina. E che l'altro socio, Vittoria Falzarano, sua moglie, si liberasse delle azioni della società di certificazione, Promo cert. Resta, inascoltato, l'allarme dell'Autorità nella Relazione 2009 sul "pericolo della presenza diffusa di competitori più disinvolti, sia sul versante delle imprese che su quello degli attestatori«";
i fatti rappresentati nel presente articolo appaiono di eccezionale gravità, sia alla luce dello scandalo che ha coinvolto recentemente il ruolo della Protezione civile nella gestione degli appalti pubblici, sia alla luce dei comportamenti che la stessa Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha stigmatizzato nella relazione al Parlamento 2009;
la composizione azionaria degli organismi di attestazione (SOA) risulta caratterizzata da frequenti cessioni di azioni, dalla estrema parcellizzazione degli azionisti e dalla presenza di soci privi dei redditi necessari alla sottoscrizione di azioni. A tali elementi, si aggiunge il perdurante utilizzo di promotori. Questi, nonostante le prescrizioni dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici non risultano ancora pienamente inquadrati nell'organico delle SOA e ciò consente, ad avviso dell'interrogante, di attribuire ad essi la responsabilità esclusiva delle frequenti e numerose falsificazioni di certificati;
l'esame da parte dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici delle vicende connesse alle imprese qualificate ed alle regole che attualmente consentono agli operatori l'accesso al mercato ha evidenziato, invece, il fenomeno delle migrazioni delle imprese, ovvero, degli spostamenti da una SOA all'altra e le cessioni di azienda o di rami di azienda, spesso caratterizzate da fittizie e molteplici compravendite di uno stesso ramo aziendale. Le cessioni vengono spesso utilizzate per consentire la rigenerazione dei requisiti posseduti da imprese che, per esaurimento del ciclo di attività, per motivi fiscali, amministrativi o penali, risultino oramai fuori mercato, con la conseguente nascita di imprese prive di know-how aziendale, definibili quali «scatole vuote», che acquisiscono unicamente il diritto ad utilizzare certificati di esecuzione lavori;
in ragione di tali considerazioni, l'Autorità di vigilanza per i contratti pubblici ha sensibilizzato il consiglio dell'Ordine notarile in merito alla delicatezza ed importanza assunta degli atti di cessione d'azienda nel settore dei lavori pubblici -:
se i fatti sopra riportati corrispondano al vero e, in tal caso, quali iniziative di competenza, anche normative, si intendano assumere, con urgenza, per ovviare alle criticità esposte in premessa nel rispetto delle competenza proprie della magistratura.
(4-06221)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
In via preliminare, fermo restando l'autonomo potere giudiziario, si segnala che l'articolo 6 del decreto legislativo n. 163 del 2009 - codice dei contratti pubblici - individua l'Autorità per la vigilanza sui

contratti pubblici quale soggetto deputato a vigilare sul settore dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, al fine di garantire l'osservanza della disciplina legislativa e regolamentare, l'economicità dell'esecuzione dei lavori pubblici e l'eventuale pregiudizio all'erario derivante dall'esecuzione di lavori pubblici; a tale fine la norma le attribuisce poteri di indagine e controllo nei confronti degli operatori del settore, anche di tipo ispettivo e sanzionatorio.
In particolare, l'articolo 6, comma 7, lettera
m), del codice dei contratti, attribuisce all'Autorità la vigilanza sul sistema di qualificazione, le cui modalità sono demandate al regolamento di attuazione del codice.
In tale ambito di vigilanza, proprio in considerazione della particolare rilevanza e della «centralità» che assume, nell'intero sistema dell'affidamento e della realizzazione degli appalti pubblici, l'attività di qualificazione delle imprese, posta in capo ad organismi privati, all'Autorità sono attribuiti poteri particolarmente pregnanti, quale il potere di incidere direttamente sulle attestazioni di qualificazione, annullandole, in caso di constatata inerzia degli organismi di attestazione, se rilasciate in difetto dei presupposti stabiliti dalle norme vigenti, e sospendendole, in via cautelare.
È inoltre prevista l'applicazione da parte dell'Autorità, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, lettera
g), del codice, di sanzioni pecuniarie e interdittive nei confronti delle Società organismi di attestazione (SOA), fino alla decadenza dell'autorizzazione, in caso di accertate irregolarità, illegittimità e illegalità commesse nel rilascio delle attestazioni di qualificazione, oltre che in caso di inerzia a seguito di richiesta da parte dell'Autorità di informazioni ed atti attinenti all'esercizio della propria attività di vigilanza, nonché, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, lettera g-bis), di sanzioni pecuniarie e di sanzioni interdittive, fino alla decadenza dell'attestazione di qualificazione, nei confronti degli operatori economici che non rispondono a richieste di informazioni e atti formulate dall'Autorità nell'esercizio del potere di vigilanza sul sistema di qualificazione, ovvero forniscono informazioni o atti non veritieri.
Il regolamento di attuazione del codice dei contratti, nel disciplinare la vigilanza dell'Autorità sul sistema della qualificazione, si è posto l'obiettivo di garantire, anche attraverso il potenziamento dei controlli sulle SOA da parte dell'Autorità, la pulizia e la trasparenza del mercato delle imprese qualificate che comporti l'eliminazione dal mercato delle imprese qualificate che non posseggono i prescritti requisiti e di impedire il conseguimento di nuove qualificazioni in assenza dei prescritti presupposti.
Si pone in evidenza che, proprio in virtù dell'intento «moralizzatore» delle disposizioni regolamentari in materia di vigilanza sul sistema di qualificazione, il codice ha previsto, all'articolo 253, comma 2, un periodo di
vacatio legis di quindici giorni dalla data di pubblicazione del regolamento, in deroga alla disposizione di carattere generale che prevede l'entrata in vigore del regolamento dopo centottanta giorni dalla sua pubblicazione.
Ciò premesso, in relazione alla problematica concernente i promotori commerciali, si evidenzia che nello schema di regolamento attuativo del codice dei contratti pubblici è stata inserita, su suggerimento del Consiglio di Stato, una disposizione che estende il possesso dei requisiti morali anche in capo ai soggetti che svolgono, in maniera diretta o indiretta, attività in nome e per conto delle SOA, nonché una disposizione che prevede che le SOA sono comunque responsabili di ogni attività espletata in maniera diretta e indiretta in nome e per conto delle stesse, in modo da responsabilizzare tutti i soggetti comunque coinvolti nell'attività di qualificazione della SOA.
Per quanto riguarda la composizione azionaria delle SOA, il nuovo testo regolamentare disciplina i controlli dell'Autorità nei confronti delle SOA relativamente alla loro composizione azionaria, alla permanenza del requisito dell'indipendenza e all'assenza delle condizioni interdittive previste per lo svolgimento dell'attività di attestazione, prevedendo che le SOA hanno

l'obbligo di comunicare all'Autorità, nel termine di quindici giorni, l'eventuale verificarsi di fatti che incidono sulla possibilità di continuare a svolgere l'attività di attestazione. Inoltre il regolamento individua i soggetti cui è fatto divieto partecipare al capitale SOA e quelli che possono parteciparvi limitatamente ad una determinata quota massima, fissando le modalità di vigilanza ed i poteri autorizzatori dell'Autorità in materia di modifica delle partecipazioni azionarie delle SOA e prevedendo che, in caso di acquisizione o cessione di una partecipazione azionaria, l'Autorità può negare l'autorizzazione qualora il trasferimento della partecipazione possa influire sulla corretta gestione delle SOA o comprometterne il requisito dell'indipendenza.
Per contrastare il fenomeno delle migrazioni delle imprese da una SOA all'altra al fine di tentare di ottenere migliori condizioni di qualificazione in assenza dei prescritti requisiti, è stata inserita nel nuovo testo regolamentare una disposizione che prevede la possibilità per una SOA - qualora ritenga che imprese alle quali ha precedentemente rilasciato l'attestazione ovvero per le quali ha sottoscritto un contratto per la qualificazione abbiano conseguito da altre SOA attestazione in modo non conforme alle disposizioni vigenti - di richiedere, previo nulla osta dell'Autorità, alle predette SOA la documentazione e gli atti utilizzati per comprovare il possesso dei requisiti ai fini della qualificazione conseguita.
Con riferimento alle cessioni d'azienda, il citato regolamento attuativo del codice prevede che, in caso di fusione o di altra operazione che comporti il trasferimento di azienda o di un suo ramo, il nuovo soggetto possa avvalersi, per la qualificazione, dei requisiti posseduti dalle imprese che ad esso hanno dato origine. Nel caso di affitto di azienda, l'affittuario può avvalersi dei requisiti posseduti dall'impresa locatrice se il contratto di affitto abbia durata non inferiore a tre anni. Nel caso di cessione del complesso aziendale o del suo ramo, il soggetto richiedente l'attestazione è tenuto a presentare alla SOA perizia giurata redatta da un soggetto nominato dal tribunale competente per territorio. Inoltre, si prevede che, ai fini dell'attestazione di un nuovo soggetto, nell'ipotesi in cui lo stesso utilizzi l'istituto della cessione del complesso aziendale o di un suo ramo, le SOA debbano accertare i requisiti speciali che sono trasferiti al cessionario con l'atto di cessione. Si stabilisce, altresì, che nel caso in cui l'impresa cedente ricorra alla cessione del complesso aziendale o di un suo ramo, la stessa possa richiedere alla SOA una nuova attestazione, riferita ai requisiti oggetto di trasferimento, esclusivamente sulla base dei requisiti acquisiti successivamente alla cessione del complesso aziendale o del suo ramo. È infine previsto che gli atti di fusione o di altra operazione devono essere depositati dalle imprese, entro trenta giorni, presso l'Autorità e la Camera di commercio, industria e artigianato per l'iscrizione nel registro delle imprese ai sensi dell'articolo 2556 del codice civile.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Salerno ha origini molto antiche, risalenti alla fine del 1800, quando venne realizzata la tratta ferroviaria Salerno-Taranto, ed ha assunto negli anni a venire un ruolo di primo piano nello sviluppo infrastrutturale del Meridione;
in tempi recenti, dopo un lungo periodo di abbandono, la stazione è stata interessata da diversi lavori di riqualificazione, che hanno riguardato l'intera struttura, nel quadro di un generale miglioramento dei servizi ferroviari nel Centro-Sud, a seguito della realizzazione della linea alta velocità;
in, particolare, una prima parte di lavori veniva realizzata nel corso del 2006, attraverso un intervento, del valore complessivo di oltre due milioni di euro, finalizzato al rinnovamento architettonico

dell'edificio, pur nel rispetto della sua importanza storica;
contestualmente, venivano realizzati lavori di restauro e valorizzazione della facciata, mediante inserimento di impianto di illuminazione appositamente studiato e la ristrutturazione del sottopasso «lato-Battipaglia» che, unitamente, agli interventi compiuti al «piano-città», contribuivano a rendere lo scalo salernitano maggiormente fruibile e confortevole;
in un secondo momento, un ulteriore intervento del valore di circa 270.000 euro e conclusosi pochi mesi fa, completava la ristrutturazione dell'atrio e delle banchine, potenziando altresì l'illuminazione interna e consolidando l'intera struttura;
entrambi i citati interventi venivano realizzati dalla Centostazioni S.p.a., società del gruppo FS impegnata nella riqualificazione, valorizzazione e gestione di 103 stazioni italiane;
nonostante oggi, anche a seguito dei suddetti lavori di riqualificazione, sia possibile usufruire di diversi servizi all'interno della stazione, risultano ancora molte le segnalazioni in cui l'utenza lamenta disservizi e disagi di vario genere;
in particolare, la riqualificazione delle banchine non avrebbe previsto l'inserimento di apposite tabelle elettroniche per l'indicazione dei treni in arrivo e in partenza, analoghe a quelle presenti nelle stazioni ferroviarie delle maggiori città italiane;
l'assenza di indicatori elettronici ben visibili, infatti, impedirebbe ai viaggiatori una corretta comunicazione circa gli orari dei convogli in entrata e in uscita dalla stazione, causando disagi per tutti coloro i quali si servono abitualmente del treno anche per motivi di lavoro;
ulteriormente importante è l'assenza, al «piano-città» della stazione, di un passaggio riservato per i diversamente abili, che consenta agli stessi di raggiungere agevolmente le singole banchine per poter usufruire dei servizi ferroviari;
la presenza di barriere architettoniche, infatti, non rende giustizia ad una stazione che, con un flusso annuo di circa 6 milioni di viaggiatori, costituisce uno degli scali ferroviari maggiormente frequentati del Meridione, al 23° posto tra le stazioni più utilizzate d'Italia, secondo le stime di Centostazioni;
tali osservazioni ineriscono, quindi, ad una struttura della principale linea ferroviaria del centro-sud, collegata quotidianamente da treni regionali che servono una tra le Province più estese d'Italia, nonché convogli ad alta velocità che risultano molto importanti per l'indotto turistico, atteso che dalla stazione di Salerno si dipanano anche i principali collegamenti su gomma per la Costa d'Amalfi e quella cilentana;
i suddetti disservizi inerenti aspetti strutturali dell'edificio, inoltre, si aggiungono spesso alle difficoltà che i cittadini pendolari sono costretti a fronteggiare nella fruizione dei treni regionali, che collegano il capoluogo con le diverse città della Provincia di Salerno;
recenti disavventure si sono verificate, ad esempio, presso la stazione di Cava de' Tirreni dove, a causa di uno dei soliti guasti al locomotore di un convoglio regionale, tanti cittadini sono stati costretti ad un'attesa di oltre un'ora prima di potersi recare nei rispettivi luoghi di lavoro;
condizioni di degrado, incuria e sporcizia sono presenti da tempo nella maggior parte delle stazioni ferroviarie della provincia di Salerno, molte delle quali diventano, nelle ore notturne, dimora fissa di vagabondi e tossicodipendenti, risultando particolarmente pericolose per la pubblica incolumità -:
quali iniziative intenda adottare per sopperire alle carenze strutturali ancora presenti nella stazione di Salerno, al fine di potenziare la fruibilità della stessa, quale snodo ferroviario principale della Provincia e opera infrastrutturale fondamentale per i collegamenti interni e i flussi turistici;

quali iniziative ritenga opportuno porre in essere al fine di realizzare accordi ed intese aziendali, per un effettivo miglioramento dei servizi ferroviari in provincia, sia per i tratti di breve che per quelli di media e lunga percorrenza;
se ritenga opportuno procedere a forme di finanziamento aggiuntive, anche al fine di sopperire a quella che all'interrogante appare una poco efficiente gestione dei trasporti ferroviari da parte della Regione Campania.
(4-04641)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre premettere che le problematiche rappresentate riguardano servizi di trasporto d'interesse regionale che, ai sensi del decreto legislativo n. 422 del 1997 e successive modifiche e integrazioni, non sono più di diretta competenza dello Stato ma sono oggetto di diretta regolazione da parte delle regioni tramite appositi Contratti di servizio stipulati direttamente con Trenitalia spa nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare, sulla base delle risorse economiche rese disponibili.
Pertanto, stante l'attuale quadro normativo non sono configurabili interventi dell'autorità statale in grado di incidere sugli aspetti relativi alla programmazione ed amministrazione dei servizi di trasporto pubblico regionale e locale riservati nel caso in esame alla regione Campania.
Si evidenzia, tuttavia, che non appena sarà attivato l'Osservatorio sul trasporto pubblico locale, istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 300, della legge n. 244 del 1997 (legge finanziaria 2008), le criticità analoghe a quella lamentata con l'interrogazione di cui trattassi saranno verificate a livello nazionale e comunicate agli enti territoriali competenti affinché adottino i necessari provvedimenti per ovviarle.
Per quanto concerne la programmazione dei servizi regionali, Ferrovie dello Stato specifica che dal mese di aprile 2009 sono stati previsti collegamenti regionali tra Salerno e Napoli sulla nuova linea «a monte del Vesuvio», caratterizzati da una percorrenza veloce, ossia contenuta nei 40 minuti. Conseguentemente, la linea storica, via Torre Annunziata C.le, è stata dedicata prevalentemente al traffico di tipo metropolitano con servizi capillari frequenti e con penetrazione nel passante di Napoli, in modo da offrire collegamenti diretti, senza interscambio, con le località servite dalla linea 2 della metropolitana di Napoli.
Con l'attuale orario, dicembre 2009, l'offerta interessante il bacino di Salerno prevede:
21 collegamenti giornalieri veloci «no stop» tra Napoli e Salerno sulla nuova linea a monte del Vesuvio;
40 collegamenti giornalieri metropolitani con Napoli (instradati via Cava dei Tirreni) e 29 di tipo regionale (Napoli-Salerno-Sapri/Potenza) caratterizzati da una velocità commerciale più elevata;
collegamenti con Mercato S. Severino e la valle dell'Irno (mediamente ogni 30 minuti) e con Sarno/Caserta (ogni 60 minuti circa);
collegamenti suburbani con origine/destinazione Nocera Inferiore/Torre Annunziata (offerta integrata rispetto ai servizi metropolitani) che determinano una frequenza media complessiva di 20' sulla relazione.

In relazione, invece, ai collegamenti di media/lunga percorrenza riguardanti la stazione di Salerno, Ferrovie dello Stato fa presente che detta stazione è attualmente servita da 2 coppie di treni AV da/per Milano, da 6 coppie di treni ES da/per Roma, Reggio Calabria-Lamezia Terme e Potenza-Taranto, da 8 coppie di treni Intercity da/per Torino, Milano, Reggio Calabria e Sicilia e da 5 coppie di collegamenti notturni da/per Milano, Torino, Venezia, Roma, Lecce/Reggio Calabria/Sicilia.
Tale offerta ordinaria giornaliera risulta, peraltro, integrata da ulteriori collegamenti periodici, effettuati nel fine settimana e nei periodi di maggior traffico passeggeri (estate e principali festività), da/per le principali località del Centro/Nord del Paese.
In merito al profilo riguardante l'assistenza disabili, Ferrovie dello Stato fa presente

che la stazione di Salerno rientra nel circuito degli impianti abilitati all'assistenza alla clientela disabile e, pertanto, dispone delle attrezzature necessarie allo svolgimento di tale servizio (carrello elevatore, sedie a rotelle, Wc dedicato, biglietteria a piano ribassato, parcheggio riservato, sala d'attesa).
A fronte delle richieste di assistenza, inoltrate secondo le procedure previste con la possibilità di prenotare il servizio chiamando dalle ore 8 alle ore 22 il numero unico nazionale, il personale di Trenitalia provvede ad accompagnare ed assistere la clientela con disabilità presso il binario di partenza del treno interessato.
Ogni anno presso la stazione di Salerno vengono erogati circa 1.000 interventi di assistenza alla clientela disabile.
Secondo le informazioni fornite dalla società Rete ferroviaria italiana (RFI), le persone diversamente abili possono accedere al piano binari della stazione di Salerno utilizzando gli ascensori, la cui efficienza è costantemente monitorata, presenti nel sottopasso lato Battipaglia con la possibilità di raggiungere il primo marciapiede (binario 1), il secondo marciapiede (binario 2/3) e in futuro anche il quarto (binario 6/7). È, inoltre, possibile raggiungere il primo binario anche accedendo con l'automobile dal parcheggio di via santi Martiri.
In ordine allo stato della stazione di Salerno, Ferrovie dello Stato fa presente che, come segnalato dallo stesso interrogante, la stessa è stata oggetto nel corso degli anni di diversi importanti interventi di riqualificazione e di ammodernamento strutturale e tecnologico.
Tra gli impegni della società RFI, a servizio dei clienti/viaggiatori e frequentatori delle stazioni, c'è l'attività di informazione al pubblico, regolata e monitorata secondo i principi di qualità espressi nella Carta dei servizi.
Le informazioni diffuse nelle stazioni sono di due tipi: quello fisso, relativo all'orientamento in stazione, ai divieti e alle indicazioni per la sicurezza, l'orario dei treni, eccetera, e quello variabile, relativo a eventuali disservizi che possono verificarsi nella circolazione dei treni ad esempio ritardi, soppressioni, scioperi, eccetera.
I canali di diffusione delle informazioni di tipo fisso consistono prevalentemente nella segnaletica fissa e nei tabelloni, affissi in ciascuna stazione, con l'indicazione per fascia oraria dei treni in arrivo e partenza. Diversamente, la diffusione delle informazioni variabili è di tipo sia sonoro che visivo tramite dispositivi audio,
monitor, indicatori di binario e sottopasso.
La scelta dei diversi mezzi e canali da utilizzare nei vari casi è operata in base alle caratteristiche della stazione in termini di frequentazione, struttura del fabbricato, tipologia e quantità del traffico e dei servizi offerti.
In particolare per quanto riguarda la stazione di Salerno, risultano installati e attivi 19 teleindicatori, a servizio dei binari 1/2/3/4/5/6/6
bis/7+ 1o/2o/3o tronco e 22 nuovi monitor arrivi/partenze riepilogativi, di cui: 5 posizionati nell'atrio principale, 4 nel sottopasso lato Napoli, recentemente ristrutturato, 2 nell'atrio secondario lato Battipaglia, 4 nel sottopasso lato Battipaglia, 2 in corrispondenza del primo marciapiede, 1 rispettivamente al secondo, terzo e quarto marciapiede e 2 nella sala d'attesa. Sul 2o e 3o marciapiede sono stati, inoltre, installati i monitor per il posizionamento delle carrozze per il servizio alta velocità.
Da ultimo, Ferrovie dello Stato fa sapere che l'attività di controllo e monitoraggio, effettuata attraverso visite ispettive mensili da parte di RFI, sullo stato di decoro e pulizia delle stazioni della provincia di Salerno non ha evidenziato particolari criticità.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

CODURELLI, SCHIRRU, GNECCHI, MATTESINI e ZAMPA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 2006 gli enti autorizzati preposti all'adozione internazionale hanno posto all'attenzione dell'Agenzia

delle entrate, il problema relativo alla necessità di definire con certezza gli aspetti legati alla esatta determinazione delle procedure e dei documenti giustificativi che originano le deduzioni fiscali pari al 50 per cento delle spese di adozione internazionale (in capo alle singole coppie adottanti), oltreché alla definizione delle esatte procedure di imputazione contabile delle spese sostenute dalle coppie adottanti attraverso gli Enti per l'espletamento delle procedure di adozione, soprattutto con riferimento al trasferimento dei fondi di denaro verso i Paesi esteri di provenienza dei minori;
vi è la necessità, sentita dalla maggior parte degli enti che svolgono adozioni internazionale di minori, di chiarimenti e regolamentazioni circa le procedure relative: alla certificazione delle spese sostenute dalle coppie adottanti; alla natura della documentazione probatoria a supporto della contabilità del singolo Ente, relativamente ai trasferimenti di fondi di denaro all'estero presso i Paesi da cui provengono i minori adottati. Fondi, questi ultimi, destinati all'espletamento in quei Paesi delle pratiche utili a tale scopo;
gli enti autorizzati hanno l'esigenza di rappresentare le proprie operazioni in linea con le norme di legge civilistica, penale e tributaria sia di natura interna ai singoli enti sia di natura generale e di trasparenza per i rapporti con i singoli Paesi di origine dei minori adottati;
alla base della difficoltà documentale sta la totale gestione dei rapporti in Paesi con fiscalità difformi da quella italiana, il più delle volte priva persino delle elementari regole della contabilità di base, pertanto di difficile gestione in ordine ai documenti di supporto che possono essere rilasciati all'ente italiano, a parte ovviamente la ricevuta bancaria del trasferimento di denaro all'estero;
la complessità della materia ha trovato una prima risposta, in occasione della R.M. n. 77/E del 28 maggio 2004 a seguito di interpello proposto da alcuni enti alle direzioni regionali delle entrate di Piemonte e Lombardia e poi assunto dalla direzione generale dell'Agenzia delle entrate di Roma e definito con la risoluzione citata;
in detta risoluzione è stata trovata risposta ad alcuni aspetti gestionali del rapporto tra coppia ed Ente autorizzato. Tale risoluzione non pare tuttavia esaurire la complessità della materia, specificatamente per i due argomenti appena sopra citati;
va tenuto inoltre in considerazione: l'incremento delle procedure di adozione e il conseguente maggior peso economico e sociale che tale istituto rileva anche dal punto di vista tributario, in ordine alle possibili detrazioni e deduzioni di imposta per le persone fisiche, stante le diverse possibilità normative; il rinnovato interesse per le procedure di «adozione a distanza», generatrici di cifre significative in termini di potenziale materia imponibile costituente onere deducibile/detraibile delle persone fisiche che si affidano ad Onlus ex decreto legislativo n. 460 del 1997 per tale istituto;
la CAI, organismo istituzionalmente competente in tema di adozioni, non ha predisposto iniziative a sbrogliare questa situazione e nell'ottobre 2008 (delibera 13/2008/SG) ha approvato un nuovo regolamento, a cui gli enti autorizzati hanno l'obbligo di attenersi pena la cancellazione dall'Albo degli enti autorizzati. Tale regolamento presenta incongruenze di natura gestionale e civilistica, con risvolti tributari, tra le norme generali in materia di enti no profit e quanto disposto nel suddetto provvedimento agli articoli 18, comma 5, e 22, comma 1, lettera i) e vii) -:
se non ritenga necessario proporre precise disposizioni in merito volte a dissipare i dubbi sollevati in un settore «di nicchia» anche nel mondo del no profit ma pur sempre espressione importante di interessi sociali legati al mondo dell'infanzia, della famiglia e della solidarietà;

se non reputi quindi urgente intervenire al fine di permettere la regolamentazione giuridica delle procedure atte a garantire certezza in merito alle spese deducibili dalle singole coppie adottanti oltreché in merito alla cifra oggetto di deduzione e, contemporaneamente, ottenere certezze in ordine alla documentazione che l'ente ha necessità di trattenere «a supporto» dei fondi di denaro trasferiti all'estero cioè nella propria contabilità.
(4-05883)

Risposta. - Con il documento in esame concernente l'ammontare delle spese deducibili sostenute per adozioni internazionali, gli interroganti rilevano, in particolare, che gli enti preposti a seguire le procedure di adozione internazionale auspicano che l'Agenzia delle entrate integri i chiarimenti già forniti con risoluzione 28 maggio 2004, n. 77/E, in merito alla certificazione richiesta alle coppie adottanti ai fini della deduzione del cinquanta per cento delle spese sostenute per la procedura di adozione nonché alla documentazione probatoria a supporto della contabilità del singolo ente, relativa ai fondi trasferiti presso i Paesi d'origine dei minori adottati per l'espletamento delle pratiche utili all'adozione.
L'Agenzia delle entrate, a tal proposito, ha rappresentato che l'articolo 4 della legge 31 dicembre 1998, n. 476, di ratifica della Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, sottoscritta a L'Aja il 29 maggio 1993, ha inserito, nell'articolo 10, comma 1, del Testo unico delle imposte sui redditi (T.U.I.R.), la lettera
l-bis), che prevede la deducibilità dal reddito complessivo del «cinquanta per cento delle spese sostenute dai genitori adottivi per l'espletamento della procedura di adozione disciplinata dalle disposizioni contenute nel Capo I del Titolo III della legge 4 maggio 193, n. 184».
L'articolo 3 della medesima legge ha sostituito il Capo 1, del Titolo III, della legge 4 maggio 1983, n. 184, richiamata dalla norma fiscale, prevedendo in particolare, all'articolo 31, comma 3, lettera
o), che «l'ente autorizzato che ha ricevuto l'incarico di curare la procedura di adozione certifica, nell'ammontare complessivo agli effetti di quanto previsto dall'articolo 10, comma 1, lettera l-bis), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le spese sostenute dai genitori adottivi per l'espletamento della procedura di adozione».
L'amministrazione finanziaria ha precisato che la deduzione in argomento, non è limitata ai soli oneri burocratici, ma riguarda tutte le spese connesse all'adozione, purché certificate o certificabili o documentabili, e che l'ente autorizzato, al quale i genitori si rivolgono per dar corso alla procedura, deve certificare sia le spese che gli aspiranti genitori rimborsano all'ente stesso, sia quelle sostenute direttamente da genitori presso altri soggetti. La deduzione è esclusa, invece, per le spese non certificate atteso il chiaro tenore letterale dell'articolo 31, comma 3, lettera
o), della legge n. 184 del 1983 (circolare n. 101 del 2000 e risoluzione n. 77 del 2004).
In relazione alla richiesta dagli interroganti, e degli stessi enti autorizzati, di specificare quali documenti siano necessari a certificare le spese deducibili da parte dei genitori, nonché il trasferimento dei fondi nel paese di adozione da parte degli enti, l'Agenzia ritiene sia necessario fare riferimento agli ordinari criteri dettati dalla normativa fiscale in materia, secondo cui le spese sostenute devono comunque essere documentate. Tuttavia, considerata la peculiarità dei contesti nei quali le spese sono sostenute, è fondamentale il ruolo di certificazione delle spese svolto dagli enti autorizzati dalla Commissione per le adozioni internazionali (CAI) tenuti a curare la procedura di adozione.
Questi soggetti, ai quali a seguito della legge n. 476 del 1998 le coppie devono necessariamente conferire l'incarico per procedere ad una adozione, svolgono, infatti, l'attività di «intermediazione» nella procedura ed hanno rapporti diretti con le Autorità proposte nei singoli Paesi; pertanto, possono valutare, sulla base di una conoscenza diretta del posto, i costi per l'espletamento della procedura e per il soggiorno nel paese del minore.


Riprova ulteriore dell'importanza della certificazione rilasciata da detti enti al fine della riferibilità delle spese, sostenute direttamente dai genitori, alla procedura di adozione, è rappresentata dal fatto che tale certificazione è richiesta anche per ottenere il rimborso delle spese non dedotte (viene, infatti, rimborsata la percentuale di spesa non deducibile), previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 aprile 2006 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 luglio 2009, tramite il Fondo per il sostegno delle adozioni internazionali, di cui all'articolo 1, comma 152, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.
Per superare eventuali criticità nell'applicazione della normativa fiscale, connesse alle difficoltà riscontrate dai genitori adottanti nell'acquisire la documentazione delle spese sostenute in alcuni Paesi di adozione - problema che appare sotteso al tema trattato dalla presente interrogazione - potrebbero essere assunte iniziative legislative al fine di individuare, sulla base delle indicazioni eventualmente fornite dalla Commissione per le adozioni internazionali, importi forfetari deducibili per spese diverse da quelle burocratiche. Infine, l'Agenzia riferisce che, per quanto concerne la parte di costo relativa ai servizi che gli enti forniscono alle coppie in Italia e all'estero, la Commissione per le adozioni internazionali (CAI), in collaborazione con gli enti autorizzati, ha già predisposto delle tabelle contenenti tetti massimi di spesa per tali servizi, tenendo conto anche delle differenze per area geografica.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI, BORGHESI, ANIELLO FORMISANO, BARBATO, PALADINI e PORCINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società agenzia Defendini srl lavora in Campania da gennaio 2004, gestendo per conto di Equitalia Polis spa il servizio di notifica delle cartelle di pagamento;
per lo svolgimento della suddetta attività, la società si avvale della collaborazione di circa 800 persone, di cui più di 500 in Campania, tra dipendenti e collaboratori;
nel dicembre del 2008 la società Equitalia spa ha indetto una gara di appalto, per l'assegnazione delle lavorazioni di cui sopra. L'agenzia Defendini srl è risultata vincitrice;
successivamente, a seguito dell'analisi della documentazione, la commissione aggiudicatrice di Equitalia spa, ha rilevato due anomalie per le quali ha ritenuto di dover escludere l'agenzia Defendini srl dalla gara. Contro tale decisione l'agenzia Defendini srl ha effettuato ricorso al TAR del Lazio;
nel mese di novembre, il TAR del Lazio ha respinto il ricorso presentato dall'agenzia Defendini srl e solo tra alcuni mesi renderà note le sue motivazioni. Nell'attesa di conoscere le motivazioni del TAR del Lazio, l'agenzia Defendini srl ha avviato le procedure per il ricorso al consiglio di Stato e per chiedere presso il TAR l'esclusione di Poste italiane dalla gara;
nel frattempo Equitalia spa ha proceduto all'aggiudicazione definitiva della gara a Poste Italiane spa, ma non avendo ancora avviato le procedure per effettuare la notifica tramite Poste Italiane, l'agenzia Defendini srl sta continuando a lavorare in proroga di contratto in scadenza il 31 gennaio 2010. Dal 1° aprile 2010 le circa 800 persone occupate dall'agenzia Defendini srl perderanno il loro posto di lavoro -:
se il Governo, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze che controlla per il tramite dell'Agenzia delle entrate il 51 per cento del capitale di Equitalia, intenda acquisire elementi, indipendentemente dal giudizio attualmente pendente dinnanzi al Consiglio di Stato, in modo da

valutare autonomamente l'assegnazione definitiva dell'appalto a Poste italiane;
se il Governo, nel caso in cui anche il Consiglio di Stato respingesse il ricorso della Defendini srl, intenda comunque promuovere interventi concreti ed effettivi che consentano la salvaguardia dei posti di lavoro.
(4-06029)

Risposta. - In relazione al tema posto con il documento di sindacato ispettivo in esame, si illustra quanto segue, sentita l'Agenzia delle Entrate, d'intesa con le competenti strutture di Equitalia spa.
Con bando di gara pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea (supplemento 218 dell'8 novembre 2008) e sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (n. 132 del 12 novembre 2008), Equitalia spa, società holding del gruppo Equitalia cui appartiene Equitalia polis spa, ha indetto la gara per l'affidamento del servizio di notificazione delle cartelle e degli altri documenti esattoriali per il Gruppo.
La Commissione giudicatrice ha iniziato i lavori in data 22 dicembre 2008 e, all'esito, in data 29 aprile 2009 Equitalia spa ha aggiudicato, in via provvisoria, il servizio ai concorrenti risultati primi nella graduatoria provvisoria di ciascun lotto, i quali hanno successivamente prodotto i documenti richiesti per l'aggiudicazione definitiva. Tra questi, il costituendo raggruppamento temporaneo di imprese composto da Agenzia Defendini srl (mandataria), Infocert spa (mandante) e Uniposta Recapito spa (mandante).
Eseguiti i controlli di rito, è emerso che alla data di scadenza della presentazione dell'offerta la società Uniposta Recapito spa non era in regola con il pagamento dei contributi INPS, stante l'esistenza di debiti insoluti definitivamente accertati.
Infocert dpa, in quanto indirettamente controllata dalle Camere di Commercio per il tramite di Infocamere, risultava a propria volta incorsa nel divieto di cui all'articolo 13 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
Conseguentemente Equitalia spa, in applicazione della normativa in materia di appalti pubblici ed in coerenza con i documenti di gara, con provvedimento del 30 luglio 2009 ha disposto l'esclusione dalla procedura di gara del citato raggruppamento d'imprese, nonché l'annullamento dell'aggiudicazione provvisoria già operata in favore dello stesso per i Lotti numeri 2 e 4.
Con ricorso al Tar Lazio notificato in data 11 agosto 2009 il raggruppamento d'imprese ha chiesto l'annullamento del provvedimento di esclusione.
Con sentenza del 14 ottobre 2009, le cui motivazioni sono state depositate in data 27 gennaio 2010, il Tar Lazio ha respinto il ricorso precisando che «
correttamente e doverosamente la stazione appaltante ha escluso il raggruppamento temporaneo d'imprese ricorrente dalla procedura revocando l'aggiudicazione provvisoria».
Il 10 novembre 2009 il raggruppamento d'imprese ha proposto appello avverso la sentenza del Tar Lazio. Al momento non risulta ancora fissata la data per la discussione nel merito del ricorso.
Il 20 novembre 2009, infine, Equitalia spa ha stipulato i contratti con gli aggiudicatari dei quattro Lotti: il raggruppamento temporaneo d'imprese composto da Poste Italiane spa (mandataria) e da Postel spa (mandante) per i Lotti numeri 1, 2 e 4 ed il raggruppamento temporaneo d'imprese composto da T.N.T. Post Notifiche spa (mandataria) e dalle società T.N.T. Post Italia spa, S.N.E.M. spa, Consorzio Stabile Olimpo/Lampo Service srl (mandanti) per il Lotto n 3.
Sempre sulla vicenda il ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fatto conoscere i seguenti elementi, forniti dalle direzioni provinciali del lavoro della regione Campania.
La direzione provinciale del lavoro di Avellino ha riferito che Equitalia Polis spa opera nella provincia di Avellino dal 29 dicembre 2008, data di acquisizione della struttura provinciale di Avellino, e non s'è mai avvalsa dell'Agenzia Defendini srl per il servizio di notifica delle cartelle esattoriali.
La direzione provinciale del lavoro di Benevento ha riferito che la Defendini srl utilizza per il servizio di notifica delle cartelle di pagamento per conto di Equitalia

Polis spa, in provincia Benevento, n. 2 lavoratori con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato e n. 46 lavoratori con contratto di collaborazione a progetto. Ha rappresentato, altresì, che Poste Italiane spa, aggiudicataria della gara di appalto, non è ancora subentrata nel Servizio espletato dalla Defendini srl, per cui, allo stato, non è stato possibile accertare se la Società subentrante nell'appalto si avvarrà delle prestazioni degli stessi lavoratori.
La direzione provinciale del lavoro di Caserta ha comunicato che Defendini srl opera nella provincia di Caserta, alla data del 26 marzo 2010, con una forza lavoro di n. 14 impiegati e n. 73 lavoratori parasubordinati con contratto a progetto. L'azienda, come emerge dal verbale di accordo stipulato presso il Ministero del lavoro il 16 marzo 2010, è in CIGS a decorrere dal 22 marzo 2010, per un periodo di 12 mesi, interessando tutto l'organico aziendale, pari a 245 unità, dislocati nelle diverse sedi; attualmente i dipendenti occupati presso la filiale di Caserta sono collocati in CIGS per n. 12 ore settimanali.
La direzione provinciale del lavoro di Napoli ha riferito che, a seguito di bando di gara effettuato da Equitalia spa, per il servizio di notificazione delle cartelle e di altri documenti esattoriali per le Società del Gruppo Equitalia, è risultata aggiudicatrice l'Ente Poste Italiane. Ha comunicato altresì che Defendini srl svolge attività di recapito. Nel 2004 è nata l'unità operativa di Napoli, con sede in Arzano al Corso Salvatore D'Amato 83, che ha svolto per conto di Equitalia Polis, il servizio di notificazione delle cartelle e di altri documenti esattoriali a seguito di aggiudicazione di appalto (ultimo in corso dal 1o ottobre al 30 giugno 2009).
Sino ad oggi quello di Equitalia è stato l'unico appalto vinto dalla Defendini srl nella provincia di Napoli costituendo, pertanto, quella della notifica delle cartelle di pagamento, l'unica attività lavorativa svolta dalla società.
Per lo svolgimento del servizio la Defendini si è avvalsa di lavoratori (nominati messi notificatori dalla stazione appaltante), con i quali ha posto in essere contratti di collaborazione a progetto con scadenza 30 giugno 2010, che alla data del 27 aprile 2010, risultano essere 208 unità, oltre 38 lavoratori, con mansioni di impiegati, assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
Inoltre la maggior parte del personale occupato nella provincia di Napoli dalla Defendini srl proviene dall'allora
service della Gest Line e ancora prima dalla Esaben (oggi Equitalia) dove erano assunti con contratti di lavoro a tempo determinato. Pertanto, parte dei lavoratori in questione svolge l'attività di messo notificatore dal 1995.
La direzione provinciale del lavoro di Salerno ha fornito elementi d'informazione in ordine agli accertamenti esperti presso l'Equitalia Polis spa-Agente della riscossione per la provincia di Salerno di cui all'interrogazione parlamentare in esame.
Il Responsabile dell'Agenzia di Salerno ha rappresentato l'insussistenza di qualsiasi contratto di collaborazione con la Defendini srl sin dal 1o aprile 2009, data di acquisizione da parte di Equitalia Polis spa della struttura provinciale di Salerno. Analoga assenza risulterebbe anche per il periodo della gestione precedente sin dall'anno 1997; ha altresì, rappresentato, che dagli atti di Ufficio, non risultano richieste di incontro per vertenze collettive in merito ai fatti indicati nell'interrogazione parlamentare di cui trattasi.
Si può concludere, sulla base di quanto precede, che solo all'esito del contenzioso in atto potranno valutarsi le iniziative più opportune per la salvaguardia dell'occupazione dei lavoratori della società Defendini srl.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le Forze Armate sono una risorsa per il nostro Paese e le loro strutture un enorme patrimonio immobiliare e nazionale;

centinaia di giovani volontari ogni anno giurano fedeltà alla Repubblica italiana in decine di caserme in tutta Italia che sono motivo di orgoglio per tutta la Nazione. Il loro contributo deve essere fondamentale e di vitale importanza non solo per prevenire e difendere, ma anche per ottemperare, ove si renda possibile, alle esigenze e alle necessità dei cittadini;
ci sono, peraltro, strutture militari parzialmente inutilizzate e lasciate all'abbandono ed è doveroso e rispettoso da parte delle Forze Armate poter destinare tali spazi per il bene della collettività e del Paese. E il caso delle tre strutture militari di Chieti: la Caserma Berardi, l'ex ospedale militare e il distretto militare;
ma decisamente eclatante è la situazione in cui versa la Caserma «Berardi» di Chieti, sede del 123° Reggimento dell'esercito che accoglie appena 400 volontari. Centinaia di metri quadrati completamente inutilizzati tenuti in stato di abbandono. Eclatante perché proprio a Chieti l'esigenza di tali spazi è oramai urgente e inderogabile come a più riprese segnalato dal sindaco della città alle autorità militari;
il palazzo di giustizia è già per metà inagibile e l'altra metà è in condizioni poco sicure, come attestano tecnici, amministratori e sindacati. Un recente documento dei responsabili della sicurezza del tribunale ha messo in evidenza che ci sono seri rischi all'interno dello stabile per il personale che oggi giorno compie il proprio dovere. I carotaggi disposti dalla Provincia insieme ai geologi hanno riscontrato che le fondamenta sono molto fragili a causa dei tanti rifiuti e laterizi vari e ancora gli uffici della questura sono costretti in luoghi angusti privi di ogni dignità lavorativa;
inoltre, l'ex ospedale militare e il distretto militare Spinelli sono strutture entrambe ampie e per gran parte non utilizzate dai militari, mentre appare evidente che il futuro della città ruota intorno alla disponibilità di questi edifici;
è obiettivo primario tenere in vita la Caserma Berardi e renderla operativa al cento per cento in tutto il suo complesso, qualora ciò non fosse possibile in quanto altri sono gli obiettivi del Ministero della difesa in relazione al piano di dismissione degli immobili in uso all'amministrazione della difesa si ritiene di dover destinare le tre strutture sopra citate, a partire dalla Caserma Berardi, nel loro complesso o in maniera parziale per le attività istituzionali e di pubblica utilità indicate dall'amministrazione comunale di Chieti -:
se ed in quali tempi si ritenga di riconsegnare alla città le tre strutture citate in premessa come patrimonio pubblico per attività e servizi socialmente significativi, secondo quanto richiesto dall'amministrazione comunale;
se si ritenga di assegnare tempestivamente e in via prioritaria anche in questa prima fase temporaneamente la Caserma Berardi e l'ex ospedale militare, o parte di esse, per le attività del tribunale di Chieti ed il distretto militare Spinelli per le attività della questura di Chieti in quanto attualmente usufruiscono di edifici non idonei per il completo svolgimento delle loro attività e altresì gli spazi rinvenienti da mettere a disposizione per quanto ulteriormente venga richiesto dall'amministrazione comunale di Chieti.
(4-05505)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante, riferendosi alla città di Chieti, sostiene che nella stessa esisterebbero «strutture militari parzialmente inutilizzate e lasciate all'abbandono» e, in ragione di ciò, ritiene «doveroso e rispettoso da parte delle Forze Armate poter destinare tali spazi per il bene della collettività e del Paese».
Mi sembra doveroso, a premessa della presente risposta, segnalare che in data 30 giugno 2009, presso la IV Commissione difesa della Camera, è stato discusso ed approvato il nuovo testo della risoluzione n. 7-00171, presentata dal medesimo interrogante (che prende il numero 8-00046), con il quale il Governo si è impegnato «
ad

adoperarsi tempestivamente per assegnare, anche temporaneamente, la caserma Pace, sita a Sulmona, per lo svolgimento di attività didattiche dell'Università degli Studi dell'Aquila, con particolare riguardo alla Facoltà di economia, e una parte della caserma Pasquali dell'Aquila da utilizzare per attività delle pubbliche amministrazioni locali e dell'Università degli studi dell'Aquila, previa verifica della fattibilità dei necessari adempimenti tecnici».
Ciò a testimonianza, in termini più generali, della buona volontà e della disponibilità sempre dimostrata dalla Difesa, nei confronti dei territori e, in particolare, delle popolazioni civili in condizioni di disagio.
Fatta questa doverosa premessa, per entrare nello specifico delle questioni poste, si osserva preliminarmente che gli immobili militari ubicati nella città di Chieti non sono stati resi disponibili per le attività di dismissione, in quanto attualmente utilizzati da enti e reparti dell'Esercito.
La Forza armata, infatti, ha in uso nell'ambito della città di Chieti le seguenti caserme:
«Berardi», sede del 123o Reggimento fanteria «Chieti», unità deputata all'addestramento del personale volontario di truppa;
«Bucciante», sede del Dipartimento militare di medicina legale (di seguito DMML), ente che ha competenza territoriale nella trattazione dei provvedimenti medico-legali del personale della difesa delle regioni Abruzzo, Molise, Marche nonché delle province di Forlì-Cesena e di Rimini;
«Spinucci», sede del Centro documentale del Comando militare Esercito «Abruzzo», ove sono anche ospitati alcuni uffici della questura di Chieti.

I citati immobili sono già stati oggetto di uno specifico programma di razionalizzazione, inizialmente elaborato per il conseguimento degli obiettivi di dismissione fissati dall'articolo 1, comma 320, della legge n. 244 del 2007 e, nell'attualità, per il conseguimento delle finalità di cui al decreto-legge n. 112 del 2008 come convertito dalla legge n. 133 del 2008.
Il citato programma prevede, per gli aspetti d'interesse, la possibilità di dismettere:
la caserma «Bucciante», previa rilocazione del DMML presso la caserma «Spinucci»;
la caserma «Berardi», al termine del progetto di riconfigurazione della componente dell'Esercito dedicata all'addestramento di base dei volontari di truppa, in fase finale di attuazione.

Va sottolineato, al riguardo, che il programma di razionalizzazione in argomento risulta pienamente in linea con i contenuti di un'apposita intesa sottoscritta il 30 aprile 2008 tra il sindaco di Chieti ed il Ministro della difesa pro tempore, volta ad accentrare le realtà militari presenti in città presso la caserma «Spinucci», previo trasferimento degli uffici della questura ivi presenti in locali sostitutivi che il Comune si è impegnato a rendere disponibili.
In tale quadro, per quanto concerne nello specifico i singoli quesiti, si rappresenta che:
l'auspicata dismissione delle tre caserme di Chieti, trattandosi di immobili attivamente utilizzati, potrà concretizzarsi, limitatamente alle caserme «Bucciante» e «Berardi», solo all'attuazione dei citati provvedimenti di rilocazione e di riassetto ordinativo del settore addestrativo dei volontari di truppa;
la tempestiva assegnazione, anche temporanea, delle citate caserme o di parte di esse per le attività del tribunale civile di Chieti, non risulta concretamente percorribile in quanto non vi sono spazi di idonee caratteristiche, prontamente disponibili ed il cui impiego per detta finalità non risulti pregiudizievole per la funzionalità e la sicurezza delle caserme in argomento.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 1° gennaio 2010 sono scattati i rincari dei pedaggi autostradali. In concreto i rincari, che le varie concessionarie potranno applicare e che toccano punte superiori al 15 per cento, sono del 2,4 per cento per Autostrade per l'Italia, la concessionaria (gruppo Atlantia) che gestisce la principale rete autostradale italiana. E poi, via via: Ativa 6,23 per cento; Autostrada del Brennero 1,6 per cento; Brescia-Padova 6,56 per cento; Centropadane 0,74 per cento; CISA 1,76 per cento; Fiori SpA 1,15 per cento; Milano Serravalle Milano Tangenziali 1,41 per cento; Tangenziale di Napoli 2,17 per cento; Rav 0,94 per cento; Salt 1,5 per cento; Sat 2,11 per cento; Autostrade meridionali 1,43 per cento; Satap tronco A4 (Novara Est-Milano 15,83 per cento; Torino-Novara Est 15,29 per cento); Satap tronco A21 9,70 per cento; Sav (Autostrada 1,36 per cento; Raccordo Gran San Bernardo 1,04 per cento); Sitaf 2,35 per cento; Torino-Savona 1,47 per cento; Strada dei parchi 4,78 per cento;
non sono ancora stati invece riconosciuti incrementi tariffari per il Consorzio per le autostrade siciliane (Messina-Catania e Messina-Palermo), per Autovie Venete SpA e per Asti-Cuneo. Le tariffe di pedaggio della società Cav sono state ridotte, rispettivamente, del 1,00 per cento per l'A4 Venezia-Padova tangenziale ovest di Mestre e raccordo con aeroporto Marco Polo, e del 1,18 per cento per il passante di Mestre. Per la Venezia-Trieste e la rete di Autovie venete l'adeguamento delle tariffe è stato solo congelato in attesa della ratifica formale, da parte dei ministeri competenti, della nuova convenzione con Anas;
secondo l'Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali, il valore medio ponderato sul traffico dell'incremento tariffario su base nazionale è pari al 2,71 per cento. Nel quale è compreso il sovracanone in favore dell'Anas, che dovrebbe generare un gettito di circa 270 milioni di euro. Ma l'Anas nega che il sovracanone sia collegato agli aumenti. L'Aiscat sostiene invece che graverà sui veicoli leggeri per 3 millesimi di euro al chilometro e per 9 millesimi per i veicoli pesanti: il tutto a fronte di oltre 3 miliardi di investimenti da parte delle concessionarie nell'anno. L'entità degli aumenti, sempre secondo l'Aiscat, «varierà anche quest'anno sul territorio in funzione sia degli arrotondamenti sia delle specifiche concessioni», dato che la formula tariffaria «non è unica e la nuova normativa provoca un effetto di compressione degli adeguamenti tariffari su un numero di anni di concessione più ridotto»;
rincari che hanno sollevato immediatamente le proteste delle associazioni dei consumatori, che denunciano aumenti superiori al tasso di inflazione, gabelle ingiustificate, e disagi economici per chi viaggia in autostrada, come il caso della Strada dei parchi che porta in Abruzzo;
Pietro Giordano, segretario nazionale Adiconsum, ha affermato che «Una raffica di aumenti per i pedaggi autostradali dal 1° gennaio che non hanno nessuna motivazione, né inflazionistica né dettata da investimenti strutturali su un sistema autostradale fermo agli anni '60». Per l'associazione la media degli aumenti è pari al 2,70 per cento, ma su alcune tratte l'aumento raggiunge una percentuale pari al 4,78, come sulla Roma-L'Aquila, «imponendo di fatto una "gabella di transito" pari a 6 euro per tutti i pendolari del quadrante est dell'hinterland capitolino». Adiconsum sottolinea inoltre che l'aumento dei pedaggi «favorisce in particolare Autostrade per l'Italia che gestisce km 2854,6 dell'intera rete autostradale e che vede solo un minimo introito (circa 270 milioni) per l'Anas. Cosi continuerà ad allargarsi la forbice tra il sistema autostradale del Nord e quello del Sud, con la telenovela del completamento della SA-RC e delle "autostrade", se così possono essere definite, della Sicilia e del Mezzogiorno in generale»;

gli aumenti sono criticati anche da Coldiretti: «In un paese dove l'80 per cento dei trasporti avviene su gomma l'aumento dei pedaggi autostradali pesa notevolmente sui costi della logistica che incidono per quasi un terzo nella frutta e verdura»;
l'Adoc sottolinea soprattutto il caso dei rincari sulla Strada dei parchi, con un aumento del 4,78 per cento giudicato del tutto «ingiustificato», e ne chiede il blocco per venire incontro alle famiglie abruzzesi vittime del sisma e rilanciare il turismo. Il Presidente dell'Adoc sostiene che «l'aumento medio delle tariffe autostradali, pari all'8,6 per cento, è eccessivo, ben oltre il livello d'inflazione registrato durante l'anno, inoltre, riteniamo assurdo il rincaro del 4,78 per cento per il pedaggio sulla Strada dei parchi che collega l'Abruzzo. Dopo il disastroso terremoto la zona non si è ancora completamente ripresa, molte famiglie hanno ancora la necessità di fare continui trasbordi da e per il proprio luogo d'origine, aumentare il pedaggio è un danno grave e ingiustificato. Per questo chiediamo che sia posto un blocco agli aumenti sulla Strada dei parchi, mantenendo in vigore le attuali tariffe e auspichiamo, inoltre, una diminuzione dei prezzi che porti i valori delle tariffe autostradali al periodo antecedente il terremoto»;
Federconsumatori e Adusbef tracciano, un riepilogo dei rincari di inizio anno. Per l'assicurazione dei mezzi di trasporto, RC Auto si avrà un aumento di 130 euro in base annua con una ricaduta dello 0,1 per cento sul tasso di inflazione pari a 30 euro annui di maggiori spese; per i carburanti l'aumento sarà di 120 euro l'anno; per l'aumento dei pedaggi autostradali 15 euro per costi diretti e 0,2 per cento pari a 60 euro in più per costi indiretti. Secondo una stima delle due associazioni «l'aumento complessivo quindi per costi diretti ed indiretti, derivanti dal sistema trasporto su gomma sarà di 415 euro a famiglia»;
tutto ciò influirà negativamente su un potere di acquisto già ridotto ai minimi termini -:
se il Governo intende varare un piano infrastrutturale che investa parte dei proventi dello scudo fiscale, tutela da parte delle concessionarie autostradali e un tavolo di confronto fra Autostrade per l'Italia e consumatori per realizzare una urta dei servizi e una carta dei diritti degli automobilisti;
se il Governo intenda porre un blocco agli aumenti sulla Strada dei parchi, mantenendo in vigore le attuali tariffe e una diminuzione dei prezzi che porti i valori delle tariffe autostradali al periodo antecedente il terremoto.
(4-05688)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La società Autostrade per l'Italia, al fine di soddisfare le richieste provenienti dagli utenti, si è dotata da diversi anni di una «carta dei servizi», (disponibile sul sito
web della stessa società) ed ha inoltre istituito un tavolo di confronto con i consumatori, denominato «consulta per la sicurezza e la qualità del servizio autostradale», al quale partecipano oltre ad Autostrade per l'Italia anche le associazioni dei consumatori Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori, nonché la polizia stradale, l'ASAPS, Quattroruote, Isoradio, il Comitato per l'Albo nazionale autotrasportatori e le principali organizzazioni sindacali di categoria.
Per quanto attiene, invece, ai pedaggi delle autostrade A24 ed A25 gestite in concessione alla Società Strada dei parchi, occorre rilevare anzitutto che le popolazioni colpite dal sisma del 6 aprile 2009 hanno potuto usufruire, a seguito dell'emanazione di apposite ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri, dell'esenzione dal pedaggio dalla data del tragico evento. Allo stato, sono in atto misure per procrastinare la scadenza di tali agevolazioni, coprendo un ulteriore periodo di gratuità.
Si fa presente, inoltre, che l'incremento del 4,78 per cento autorizzato alla Società

Strada dei parchi a partire dal 1o gennaio 2010 è comprensivo degli incrementi dell'1,28 per cento, dello 0,76 per cento e dell'1,11 per cento, maturati rispettivamente per gli anni 2007, 2008 e 2009 e non applicati per inadempimenti, successivamente rimossi.
La situazione tariffaria sulle A24 ed A25, come per le altre società, deriva dal rispetto dell'insieme degli impegni di concessione tali da consentire la realizzazione del piano di investimenti stabilito per le autostrade stesse, comprensivo anche della realizzazione delle complanari alla A24 destinate a risolvere le criticità della viabilità nella parte terminale dell'autostrada, per quanto riguarda l'accesso a Roma.
Si precisa, inoltre che la quota del pedaggio autostradale destinata ad Anas, quale integrazione del canone di concessione, di cui al comma 9-
bis dell'articolo 19 del decreto legislativo 1o luglio 2009, n. 78, convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, non rientra negli aumenti tariffari e non è a sua volta soggetta ad incrementi.
Infine, si fa presente che nella composizione del pedaggio all'utenza concorre anche l'I.V.A., nella misura del 20 per cento, ed il pedaggio finale viene arrotondato come previsto nell'atto convenzionale ai 10 centesimi di euro, anche per agevolare le relative operazioni di esazione.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Altero Matteoli.

DIMA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel pagamento degli indennizzi relativi al fermo pesca 2007 ed all'emergenza mucillagine si sarebbero verificati ritardi amministrativi e disomogeneità nell'erogazione, sul territorio interessato, dei fondi;
alle Direzioni marittime interessate da tale provvedimento, fin dal mese di novembre 2007, sarebbero stati accreditati i fondi necessari per il pagamento delle misure agli aventi diritto, così come previsto dai relativi decreti;
gli appartenenti ai Compartimenti marittimi calabresi non avrebbero ancora percepito il relativo indennizzo sia per il fermo pesca 2007 che per l'emergenza mucillagine, a differenza di altre realtà territoriali come quella pugliese, abruzzese e molisana in cui gli aventi diritto avrebbero già percepito i relativi indennizzi;
alla Direzione marittima calabrese non sarebbero Stati ancora accreditati dal Ministero competente i fondi necessari per sostenere tali misure -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro per risolvere un problema particolarmente sentito dalle marinerie calabresi e su cui si registrano ritardi evidenti.
(4-00534)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si fa presente che il dipartimento delle politiche europee ed internazionali ha comunicato quanto segue.
I contributi corrisposti per l'emergenza mucillagine 2007 alla regione Calabria, su specifica richiesta della direzione marittima di Reggio Calabria, sono stati pari ad euro 416.000 e sono stati accreditati dalla competente direzione generale della pesca e dell'acquacoltura, nei tempi sotto indicati:
euro 257.920,00 in data 23 novembre 2007 e congedati dall'Ufficio centrale del bilancio in data 29 novembre 2007;
euro 158.080,00 in data 1o febbraio 2008 e congedati dall'Ufficio centrale del bilancio in data 22 febbraio 2008.

Peraltro, la direzione marittima di Reggio Calabria, non avendo provveduto a completare il pagamento delle spettanze agli aventi diritto nel corso del 2007, ha richiesto nel 2008 il riaccreditamento di un importo pari a euro 257.920,00.
Tale riaccreditamento è stato effettuato dalla predetta, direzione generale della pesca in data 11 aprile 2008 e congedato dall'Ufficio centrale del bilancio in data 5 maggio 2008.
Gli accreditamenti relativi all'interruzione temporanea dell'attività di pesca del

2007 sono stati effettuati in favore della direzione marittima di Reggio Calabria, come segue:
euro 457.100,00 in data 6 novembre 2007 e congedati dall'Ufficio centrale del bilancio in data 26 novembre 2007;
euro 195.900,00 in data 23 novembre 2007 e congedati dall'Ufficio centrale del bilancio in data 28 novembre 2007.

Anche per quanto attiene questi fondi, la direzione marittima di Reggio Calabria, non avendo provveduto a completare il pagamento delle spettanze agli aventi diritto nel corso del 2007, ha richiesto nel 2008 il riaccreditamento dell'importo di euro 457.100,00 importo riaccreditato con provvedimento del 30 giugno 2008 e congedato dall'Ufficio centrale del bilancio in data 16 luglio 2008.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Giancarlo Galan.

EVANGELISTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
su proposta del Ministro dell'interno il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto da lungo tempo sciogliere, per infiltrazioni mafiose, il comune di Fondi (Latina);
inspiegabilmente, nel mese di luglio 2009, la decisione di sciogliere il comune di Fondi è stata rinviata;
il 15 agosto 2009, il Presidente del Consiglio ha riferito alla stampa che si sarebbero opposti allo scioglimento alcuni Ministri. Secondo la ricostruzione dell'Espresso tali Ministri sarebbero i Ministri Brunetta, Matteoli e Meloni, verosimilmente su pressione di rappresentanti politici della zona, anche di rilievo nazionale. Se fosse vero sarebbe un fatto di assoluta gravità. Tanto che un autorevolissimo esponente del Popolo della Libertà ha sostenuto - sia pure a proposito di fatti in parte diversi - che quel partito non può dare l'impressione di non aver a cuore la legalità e la verità sulle stragi di mafia. Il voto contrario allo scioglimento è grave specialmente per il Ministro Brunetta che perora - ad avviso dell'interrogante, strumentalmente e ipocritamente - la causa dell'amministrazione pubblica efficiente e trasparente. Occorrerebbe domandargli se sono peggiori quelli che lui chiama «fannulloni» o i mafiosi;
risulta altresì (Repubblica del 14 settembre 2009) che il Ministro Brunetta abbia definito i lavoratori del settore cinematografico italiano come parte di un «culturame parassita»;
dopo l'inchiesta apparsa sull'ultimo numero del settimanale l'Espresso a proposito della battaglia anti-fannulloni, il Ministro interrogato ha utilizzato il sito istituzionale per replicare ai dati riportati nell'articolo citato, fatto contestato dagli stessi frequentatori del blog del sito, come accade sempre ad avviso dell'interrogante quando si predica bene e si razzola male;
è noto che il Ministro si circonda di consiglieri di Stato e di altro qualificato personale nel suo gabinetto che guadagnano doppi e tripli stipendi. Rispondendo a un'interrogazione (la n. 4-01571) del sottoscritto interrogante, il Ministro ha risposto che la fonte normativa dell'attribuzione di tali sontuosi incarichi va rinvenuta nell'articolo 14 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che, al comma 1, prevede che l'autorità di indirizzo politico amministrativo si avvale, per l'esercizio delle sue funzioni, di uffici di diretta collaborazione aventi esclusive competenze di supporto e di raccordo con l'amministrazione; il personale assegnato a tali uffici sarebbe composto da dipendenti pubblici anche in posizione di aspettativa, comando o fuori ruolo; collaboratori assunti con contratti di diritto privato a tempo determinato; esperti o consulenti per particolari professionalità e specializzazioni con incarichi di collaborazione coordinata e continuativa; essi percepiscono un trattamento economico accessorio, che nel caso di dipendente pubblico si aggiunge a quello fondamentale erogato

dalla amministrazione di provenienza, la cui «ratio giustificatrice» va rinvenuta nelle responsabilità, negli obblighi di reperibilità e di disponibilità ad orari disagevoli di cui sono gravati i soggetti in argomento, anche tenendo conto del fatto che tale trattamento, da corrispondersi mensilmente, sostituisce tutti i compensi dovuti per il lavoro straordinario, per la produttività collettiva e per la qualità della prestazione individuale; la natura delle competenze del personale di diretta collaborazione, funzionalizzate all'esercizio dell'attività di indirizzo politico amministrativo di cui è responsabile il Ministro, determina uno stretto rapporto fiduciario con l'autorità di governo e giustifica il fatto che la valutazione dell'operato di tali uffici sia rimesso al personale apprezzamento della suddetta autorità;
in pratica, se si è qualificati grand commis da strapagare dipende dalle soggettive valutazioni del Ministro;
è infatti evidente che anche il Fondo unico dello spettacolo ha una «ratio giustificatrice»: quella di promuovere la cultura e di tramandare le tradizione del grande cinema italiano, da Rossellini a Fellini, da Germi a Monicelli e ad altri fino a Moretti, Archibugi, Mazzacurati, Soldini e altri;
per quale motivo siano parassiti costoro e invece siano assistiti da doppio stipendio per una legittima «ratio giustificatrice» i facoltosi dirigenti pubblici che assistono le battaglie del Ministro Brunetta è tutto da dimostrare;
occorre rammentare che nell'interrogazione a risposta scritta n. 01571, cui il ministro ha risposto, era posto un ulteriore quesito, inerente al lussuoso ufficio veneziano che a spese del contribuente il ministro si è fatto allestire e dal quale ha verosimilmente lanciato la sua improvvisa invettiva contro Michele Placido e altri lavoratori dello spettacolo: a tale quesito il ministro si è ben guardato dal rispondere;
ad avviso dell'interrogante, il Ministro Brunetta farebbe bene a tacere su materie di cui non conosce bene ambiti e struttura. A fare i tuttologi si rischia sempre la gaffe -:
per quale motivo abbia votato in Consiglio dei ministri contro lo scioglimento del comune di Fondi;
quale «ratio giustificatrice» ritenga debba sorreggere la legislazione sullo spettacolo e sul cinema per far sì che i lavoratori del settore non siano espressione di «culturame parassita» e se abbia intenzione di promuovere iniziative normative in materia;
se abbia notizia di quanto sia costato all'erario il suo lussuoso studio sul Canal Grande a Venezia;
come ritenga giustificabile l'utilizzo ad avviso dell'interrogante privato di un sito istituzionale, quindi bene pubblico pagato con denaro pubblico, per replicare ai rilievi formulati dal settimanale citato in premessa.
(4-04268)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha posto alcuni quesiti afferenti a varie questioni generali, si rappresenta quanto segue.
Per quanto attiene al presunto illegittimo utilizzo del sito
internet del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, occorre chiarire in via preliminare che i rilievi mossi dall'interrogante si fondano su un erroneo presupposto. L'articolo pubblicato dall'Espresso criticava l'operato degli uffici del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, contestando, in particolare, i dati sulle assenze per malattia dei dipendenti pubblici ottenuti all'esito di una attività di monitoraggio compiuta dai predetti uffici in stretta collaborazione con l'Istat. Le obiezioni mosse dall'Espresso non erano, quindi, genericamente rivolte alla persona del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ed alla sua individuale attività politica ma intendevano confutare i risultati del lavoro di ricerca e monitoraggio, avviato, da oltre un anno,

dagli uffici del Dipartimento della funzione pubblica.
Questi ultimi, dunque, risultavano i diretti destinatari dell'inchiesta alla quale l'
Espresso, seppure allo scopo ultimo di screditare l'obiettività e l'attendibilità dell'azione politica del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, ha voluto dare la massima risonanza.
Di conseguenza, una legittima e doverosa replica alle denunce dell'
Espresso non poteva che essere volta alla «difesa» dei suddetti uffici e pubblicata, quindi, sul sito che istituzionalmente li rappresenta.
Ed infatti, la risposta resa nota sul sito istituzionale non ha in alcun modo preteso di dare spazio alle opinioni del Ministro ma, piuttosto, ha voluto dimostrare, con argomentazioni puntuali e tecniche, l'infondatezza delle considerazioni utilizzate dalla citata rivista.
Si è quindi fatto in modo che sul sito istituzionale fossero liberamente consultabili, oltre alle stesse pagine dell'
Espresso, anche una rigorosa replica, corredata dai documenti statistici pubblicati negli ultimi mesi, nonché da un comunicato dell'Istat, il quale, anch'esso oggetto delle censure dell'Espresso insieme agli uffici di palazzo Vidoni, ha voluto fornire specifici chiarimenti circa la metodologia statistica utilizzata per la rilevazione delle assenze.
Il sito in questione è stato del resto sempre utilizzato nello spirito della massima trasparenza, a partire dalla pubblicazione delle vignette satiriche, ed in modo da dare massimo risalto alle iniziative intraprese dal Ministero. Per quanto attiene, nello specifico, alle misure in tema di contrasto all'assenteismo nella pubblica amministrazione, sono stati messi a disposizione dei cittadini tramite il predetto sito, i
dossier, le circolari, i risultati dei monitoraggi, la normativa di riferimento, nonché una completa ed imparziale rassegna stampa. Inoltre, consolidando un metodo già più volte utilizzato nell'ambito del sito in esame, è stata data voce anche alle opinioni dei cittadini, attraverso uno spazio aperto ai commenti ed alle valutazioni degli utenti.
Peraltro, sul piano strettamente tecnico, il rilievo per cui il sito sarebbe stato interamente utilizzato per tale replica istituzionale, appare ingiustificato in quanto la sola
home page è stata dedicata alla pubblicazione dei predetti dati, fermo restando che dalla stessa continuava ad essere immediatamente raggiungibile l'ordinaria pagina iniziale del sito ministeriale.
Quanto alla richiesta di promuovere iniziative normative in tema di legislazione e spettacolo, si rappresenta che non sono riconducibili al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione le competenze in materia.
Con riferimento, poi, ai costi per l'erario del presunto studio sul Canal Grande di Venezia, si rappresenta che non esiste e non è mai esistito alcuno studio sul Canal Grande.
Infine, in merito al quesito relativo allo scioglimento del comune di Fondi, si evidenzia che al riguardo non vi è stata alcuna deliberazione del Consiglio dei ministri. Va ad ogni modo rilevato che ai sensi dell'articolo 13 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 novembre 1993, recante regolamento interno del Consiglio dei ministri, «il verbale del Consiglio dei Ministri è atto riservato» e che, quindi, l'attività svolta in tale sede esula dai limiti del sindacato ispettivo.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

EVANGELISTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
su proposta del Ministro dell'interno, il Consiglio dei ministri avrebbe da lungo tempo sciogliere per infiltrazioni mafiose il comune di Fondi (Latina);
inspiegabilmente, nel mese di luglio 2009, la decisione di sciogliere il comune di Fondi è stata rinviata;
il 15 agosto 2009, il Presidente del Consiglio ha riferito alla stampa che si sarebbero opposti allo scioglimento alcuni

Ministri. Secondo la ricostruzione dell'Espresso tali Ministri sarebbero i Ministri Brunetta, Matteoli e Meloni, verosimilmente si pressione di rappresentanti politici della zona, anche di rilievo nazionale. Se fosse vero sarebbe un fatto di assoluta gravità. Tanto che un autorevolissimo esponente del Popolo della Libertà ha sostenuto - sia pure a proposito di fatti in parte diversi - che quel partito non può dare l'impressione di non aver a cuore la legalità e la verità sulle stragi di mafia. Il voto contrario allo scioglimento è grave specialmente per Ministro Brunetta che perora - ad avviso dell'interrogante, strumentalmente ipocritamente - la causa dell'amministrazione pubblica efficiente e trasparente. Occorrerebbe domandargli se sono peggiori quelli che lui chiama «fannulloni» o i mafiosi;
risulta altresì (Repubblica del 19 settembre 2009) che il Ministro Brunetta abbia augurato alla sinistra italiana di «andare a morire ammazzata»;
in sostanza, il Ministro sembra aver esaurito gli argomenti. Dopo aver ad avviso dell'interrogante, manipolato le statistiche sull'assenteismo nei pubblici uffici; dopo aver votato contro lo scioglimento del comune di Fondi; dopo essersi fatto allestire un sontuoso ufficio sul Canal Grande a Venezia a spese del contribuente; dopo aver gratuitamente insultato i lavoratori dello spettacolo, tra cui molti che portano alta la bandiera della cultura italiana nel mondo, ora è passato al greve insulto che prelude a chissà cos'altro;
il ministro Brunetta - per raggiungere anche questi risultati - evidentemente si avvale di qualificato personale nel suo gabinetto che guadagna doppi e tripli stipendi. Al proposito, rispondendo a un'interrogazione (la n. 4-01571) del sottoscritto interrogante, il Ministro ha risposto che la fonte normativa dell'attribuzione di tali sontuosi incarichi va rinvenuta nell'articolo 14 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che, al comma 1, prevede che l'autorità di indirizzo politico amministrativo si avvale, per l'esercizio delle sue funzioni, di uffici di diretta collaborazione aventi esclusive competenze di supporto e di raccordo con l'amministrazione; il personale assegnato a tali uffici sarebbe composto da dipendenti pubblici anche in posizione di aspettativa, comando o fuori ruolo; collaboratori assunti con contratti di diritto privato a tempo determinato; esperti o consulenti per particolari professionalità e specializzazioni con incarichi di collaborazione coordinata e continuativa; essi percepiscono un trattamento economico accessorio, che nel caso di dipendente pubblico si aggiunge a quello fondamentale erogato dalla amministrazione di provenienza, la cui ratio giustificatrice va rinvenuta nelle responsabilità, negli obblighi di reperibilità e di disponibilità ad orari disagevoli di cui sono gravati i soggetti in argomento, anche tenendo conto del fatto che tale trattamento, da corrispondersi mensilmente, sostituisce tutti i compensi dovuti per il lavoro straordinario, per la produttività collettiva e per la qualità della prestazione individuale; la natura delle competenze del personale di diretta collaborazione, funzionalizzate all'esercizio dell'attività di indirizzo politico amministrativo di cui è responsabile il Ministro, determina uno stretto rapporto fiduciario con l'autorità di governo e giustifica il fatto che la valutazione dell'operato di tali uffici sia rimesso al personale apprezzamento della suddetta autorità;
in pratica, se si è qualificati grand commis da strapagare dipende dalle soggettive valutazioni del Ministro. Sembra che se si è parte della sinistra si deve «andare a morire ammazzati», mentre se si è parte degli ambienti malavitosi del basso Lazio, così come pare per l'amministrazione del comune di Fondi, si è degni della Pubblica Amministrazione immaginata dal Ministro Brunetta;
va poi ricordato che dopo l'inchiesta apparsa sul settimanale l'Espresso a proposito della battaglia anti-fannulloni, il Ministro interrogato ha utilizzato il sito istituzionale per replicare ai dati riportati dal settimanale citato, fatto contestato

dagli stessi frequentatori del blog del sito -:
per quale motivo abbia votato in Consiglio dei ministri contro lo scioglimento del comune di Fondi;
se abbia notizia di quanto sia costato all'erario il suo lussuoso studio sul Canal Grande a Venezia;
quando sarà assunta la decisione di rispondere alle accuse dell'Espresso su un sito opportuno e non su quello istituzionale del Governo che non dovrebbe essere distolto dai fini d'ufficio per controversie, d'interesse pubblico sì, ma ancora di natura politica e personale del Ministro;
se abbia mai pensato di dimettersi da un ruolo che, evidentemente, ad avviso dell'interrogante, non gli si confà.
(4-04309)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha posto alcuni quesiti afferenti a varie questioni generali, si rappresenta quanto segue.
Per quanto attiene al presunto illegittimo utilizzo del sito
internet del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, occorre chiarire in via preliminare che i rilievi mossi dall'interrogante si fondano su un erroneo presupposto. L'articolo pubblicato dall'Espresso criticava l'operato degli uffici del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, contestando, in particolare, i dati sulle assenze per malattia dei dipendenti pubblici ottenuti all'esito di una attività di monitoraggio compiuta dai predetti uffici in stretta collaborazione con l'Istat. Le obiezioni mosse dall'Espresso non erano, quindi, genericamente rivolte alla persona del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ed alla sua individuale attività politica ma intendevano confutare i risultati del lavoro di ricerca e monitoraggio, avviato, da oltre un anno, dagli uffici del Dipartimento della funzione pubblica.
Questi ultimi, dunque, risultavano i diretti destinatari dell'inchiesta alla quale l'
Espresso, seppure allo scopo ultimo di screditare l'obiettività e l'attendibilità dell'azione politica del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, ha voluto dare la massima risonanza.
Di conseguenza, una legittima e doverosa replica alle denunce dell'
Espresso non poteva che essere volta alla «difesa» dei suddetti uffici e pubblicata, quindi, sul sito che istituzionalmente li rappresenta.
Ed infatti, la risposta resa nota sul sito istituzionale non ha in alcun modo preteso di dare spazio alle opinioni del Ministro ma, piuttosto, ha voluto dimostrare, con argomentazioni puntuali e tecniche, l'infondatezza delle considerazioni utilizzate dalla citata rivista.
Si è quindi fatto in modo che sul sito istituzionale fossero liberamente consultabili, oltre alle stesse pagine dell'
Espresso, anche una rigorosa replica, corredata dai documenti statistici pubblicati negli ultimi mesi, nonché da un comunicato dell'Istat, il quale, anch'esso oggetto delle censure dell'Espresso insieme agli uffici di palazzo Vidoni, ha voluto fornire specifici chiarimenti circa la metodologia statistica utilizzata per la rilevazione delle assenze.
Il sito in questione è stato del resto sempre utilizzato nello spirito della massima trasparenza, a partire dalla pubblicazione delle vignette satiriche, ed in modo da dare massimo risalto alle iniziative intraprese dal Ministero. Per quanto attiene, nello specifico, alle misure in tema di contrasto all'assenteismo nella pubblica amministrazione, sono stati messi a disposizione dei cittadini tramite il predetto sito, i
dossier, le circolari, i risultati dei monitoraggi, la normativa di riferimento, nonché una completa ed imparziale rassegna stampa. Inoltre, consolidando un metodo già più volte utilizzato nell'ambito del sito in esame, è stata data voce anche alle opinioni dei cittadini, attraverso uno spazio aperto ai commenti ed alle valutazioni degli utenti.
Peraltro, sul piano strettamente tecnico, il rilievo per cui il sito sarebbe stato interamente utilizzato per tale replica istituzionale, appare ingiustificato in quanto la sola
home page è stata dedicata alla pubblicazione dei predetti dati, fermo restando che dalla stessa continuava ad essere immediatamente

raggiungibile l'ordinaria pagina iniziale del sito ministeriale.
Quanto alla richiesta di promuovere iniziative normative in tema di legislazione e spettacolo, si rappresenta che non sono riconducibili al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione le competenze in materia.
Con riferimento, poi, ai costi per l'erario del presunto studio sul Canal Grande di Venezia, si rappresenta che non esiste e non è mai esistito alcuno studio sul Canal Grande.
Infine, in merito al quesito relativo allo scioglimento del comune di Fondi, si evidenzia che al riguardo non vi è stata alcuna deliberazione del Consiglio dei ministri. Va ad ogni modo rilevato che ai sensi dell'articolo 13 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 novembre 1993, recante regolamento interno del Consiglio dei ministri, «il verbale del Consiglio dei Ministri è atto riservato» e che, quindi, l'attività svolta in tale sede esula dai limiti del sindacato ispettivo.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

EVANGELISTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
su proposta del Ministro dell'interno, il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto da lungo tempo sciogliere per infiltrazioni mafiose il comune di Fondi (Latina);
inspiegabilmente, nel mese di luglio 2009, la decisione di sciogliere il comune di Fondi è stata rinviata e - secondo quanto si desume dalla risposta del ministro Maroni all'interrogazione a risposta immediata n. 3-00668, svolta nella seduta dell'Assemblea della Camera del 23 settembre 2009 - non è ancora certo se a questa decisione si arriverà;
il 15 agosto 2009, il Presidente del Consiglio ha riferito alla stampa che si sarebbero opposti allo scioglimento alcuni Ministri. Secondo la ricostruzione dell'Espresso tali Ministri sarebbero i Ministri Brunetta, Matteoli e Meloni, verosimilmente su pressione di rappresentanti politici della zona, anche di rilievo nazionale. Se fosse vero sarebbe un fatto di assoluta gravità. Tanto che un autorevolissimo esponente del Popolo della Libertà ha sostenuto - sia pure a proposito di fatti in parte diversi - che quel partito non può dare l'impressione di non aver a cuore la legalità e la verità sulle stragi di mafia. Il voto contrario allo scioglimento è grave specialmente per il Ministro Brunetta che perora - ad avviso dell'interrogante, strumentalmente ipocritamente - la causa dell'amministrazione pubblica efficiente e trasparente. Occorrerebbe domandargli se sono peggiori quelli che lui chiama «fannulloni» o i mafiosi;
risulta altresì (Repubblica del 19 settembre 2009) che il Ministro Brunetta abbia augurato alla sinistra italiana di «andare a morire ammazzata»;
in sostanza, il Ministro sembra aver esaurito gli argomenti. Dopo aver ad avviso dell'interrogante manipolato le statistiche sull'assenteismo nei pubblici uffici; dopo aver votato contro lo scioglimento del comune di Fondi; dopo essersi fatto allestire un sontuoso ufficio sul Canal Grande a Venezia a spese del contribuente; dopo aver gratuitamente insultato i lavoratori dello spettacolo, tra cui molti che portano alta la bandiera della cultura italiana nel mondo, ora è passato al greve insulto che prelude a chissà cos'altro;
il Ministro Brunetta - peraltro - con la sua campagna contro i fannulloni non sembra aver raggiunto neanche i cuori dei suoi compagni di partito. Non solo Piero Ichino (ancora Repubblica del 20 settembre 2009) sostiene che sono altri Ministri del governo Berlusconi a ostacolare il disegno di riforma (il Ministro Tremonti in testa) ma anche tra i sindaci del Popolo della libertà vi sia chi non lo prende sul serio;
è stato rivelato da Striscia la notizia (vedere ancora Repubblica, sito web del 22 settembre 2009 nonché altre notizie di

stampa) che il sindaco di Palermo Cammarata si avvaleva di un impiegato di una società comunale per tenergli e condurgli la barca. Secondo il quotidiano risulterebbe anche che il figlio dello skipper della barca del sindaco Cammarata sarebbe fra gli assunti senza concorso nelle società comunali e precisamente nella Sispi. Per la campagna di moralizzazione del ministro Brunetta è sicuramente uno smacco;
dal Corriere della sera del 23 settembre 2009 si apprende che, al costo per il contribuente di 40 mila euro annui, il Ministro ha inserito tra i suoi collaboratori Gianni De Michelis, ex Ministro ed ex parlamentare che gode già di un vitalizio di diverse migliaia di euro al mese;
in pratica, se si è qualificati grand commis da strapagare dipende dalle soggettive valutazioni del Ministro. Sembra che se si è parte della sinistra si deve «andare a morire ammazzati», mentre se si è parte degli ambienti malavitosi del basso Lazio, così come pare per l'amministrazione del comune di Fondi, si è degni della Pubblica Amministrazione immaginata dal Ministro Brunetta -:
Gianni De Michelis si può ottenere il doppio stipendio e se si è amici dei sindaci del partito del Ministro Brunetta si ottiene un posto senza concorso -:
per quale motivo abbia votato in Consiglio dei ministri contro lo scioglimento del comune di Fondi;
se abbia notizia di quanto sia costato all'erario il suo lussuoso studio sul Canal Grande a Venezia;
a quali compiti destinerà la costosa collaborazione di Gianni De Michelis;
se abbia mai pensato di dimettersi da un ruolo che, evidentemente, ad avviso dell'interrogante, non gli si confà e che non sembrerebbe apprezzato dai compagni di partito, tra cui i sindaci del Popolo della libertà.
(4-04318)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame con il quale l'interrogante ha posto alcuni quesiti afferenti a varie questioni generali, si rappresenta quanto segue.
In ordine al quesito relativo all'incarico conferito al professor De Michelis come consulente del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione si evidenzia che l'incarico in questione è stato attribuito ai sensi dell'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo n. 303 del 1999 ed ha ad oggetto «attività volte a favorire la
partnership e lo scambio di esperienze a livello internazionale nel campo della modernizzazione del servizio pubblico e dell'innovazione nei Paesi in via di sviluppo». Al riguardo giova sottolineare che, come è noto, sul sito istituzionale del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione sono pubblicate tutte le informazioni relative all'oggetto, ai compensi ed alle scadenze degli incarichi assegnati a collaboratori, consulenti ed esperti.
Con riferimento, poi, ai costi per l'erario del presunto studio sul Canal Grande di Venezia, si rappresenta che non esiste e non è mai esistito alcuno studio sul Canal Grande.
Infine, in merito al quesito relativo allo scioglimento del comune di Fondi, si evidenzia che al riguardo non vi è stata alcuna deliberazione del Consiglio dei ministri. Va ad ogni modo rilevato che ai sensi dell'articolo 13 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 novembre 1993, recante regolamento interno del Consiglio dei Ministri, «il verbale del Consiglio dei Ministri è atto riservato» e che, quindi, l'attività svolta in tale sede esula dai limiti del sindacato ispettivo.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in seguito alle note vicende accadute a Napoli al Nuovo Policlinico l'undici febbraio

di quest'anno, vicende che hanno visto per protagonisti sette agenti delle forze dell'ordine che si sono presentati nella Clinica Ostetrica per indagare su una presunta illecita interruzione di gravidanza effettuata su una trentanovenne che aveva in grembo un feto malformato, il direttore del Policlinico ha avviato un'indagine interna -:
se tale indagine sia terminata e, nell'eventualità positiva, se e quando la Camera dei deputati sarà informata dei risultati a cui si è pervenuti.
(4-00026)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in oggetto, si ritiene opportuno fornire gli elementi trasmessi dalla prefettura ufficio territoriale del Governo di Napoli, dai quali si evince che la commissione interna di indagine ha accertato che nella vicenda accaduta nel II policlinico di Napoli «tutto si è svolto ai sensi della normativa vigente», mentre «risulta pendente un procedimento penale per anomalie gestionali» presso lo stesso nosocomio, in quanto sono stati archiviati sia «il procedimento per lesioni colpose, avviato a seguito di querela della puerpera» sia quello «per assente irregolarità commesse dal personale della polizia di Stato intervenuto nella circostanza».
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.