XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 6 maggio 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba da quasi 50 anni, continua a essere applicato dagli Stati Uniti con rigore malgrado sia stata adottata lo scorso anno, dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, una ennesima Risoluzione dal titolo eloquente: «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba», che ha raccolto 187 voti a favore - due in più della precedente - e 3 contrari (Stati Uniti, Israele e Palau), nel senso della rimozione di questo pesante embargo;
l'embargo appare ormai come l'espressione più elevata di una politica dura progettata deliberatamente per provocare conseguenze molto gravi sulle condizioni di vita nell'isola cubana e che tuttavia non ha determinato un cambiamento decisivo delle politiche del regime cubano, né una sua vera crisi; inoltre, è una decisione contro la quale ormai si esprimono tutti i sondaggi di opinione nordamericani;
da molti anni Cuba esprime la sua disponibilità alla normalizzazione dei rapporti con il Governo degli Stati Uniti cercando di coinvolgerlo in un eventuale processo di dialogo diretto a migliorare i rapporti, previa rimozione del blocco economico, commerciale e finanziario e la cancellazione di Cuba dalla lista dei paesi terroristi;
niente, finora, è cambiato nel decorso di dieci Governi nordamericani succedutisi, se non l'inasprimento di questa politica, e in più sono state mantenute in vigore leggi, disposizioni e pratiche dagli effetti davvero pesanti;
a margine della necessità di porre fine a un embargo ormai anacronistico, non si può però sottacere che dozzine di giornalisti indipendenti, dissidenti pacifici e difensori dei diritti umani, per lo più membri dell'opposizione democratica, sono ancora detenuti a Cuba per aver esercitato i diritti fondamentali di espressione e di assemblea nonché il diritto di riunione;
il Governo cubano deve, a sua volta, assumersi la responsabilità per quanto riguarda la difesa dei diritti umani e l'attenzione e custodia dei detenuti per evitare il ripetersi di tragedie come quella che ha riguardato il cittadino Orlando Zapata Tamayo, deceduto a causa di uno sciopero della fame per protesta contro gli abusi del Governo cubano; fatto che va considerato come un grave segnale di regressione per ciò che riguarda il rispetto dei diritti umani a Cuba, e che ha risvegliato un'ondata di proteste a livello internazionale e la preoccupazione degli Stati europei con particolare attenzione alla preoccupante situazione del signor Guillermo Farinas che continua nello sciopero della fame con gravi rischi per la propria vita;
si conferma la richiesta alle autorità cubane affinché rispondano sulla base del rispetto pieno delle libertà fondamentali, in particolare della libertà di espressione e di associazione politica;
la difesa dell'universalità e dell'indivisibilità dei diritti umani, inclusi i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, deve continuare a essere uno dei principali obiettivi non solo del nostro Paese ma di tutta l'Unione europea,

impegna il Governo:

a sostenere nelle opportune sedi e con il coordinamento dei partner dell'Unione europea e con gli Stati Uniti la ricerca di nuove strade per il superamento del confronto ideologico con Cuba che ancora non consente allo stesso di accogliere la richiesta pressante che la comunità

internazionale ha espresso in seno all'Onu affinché sia decretata la fine dell'embargo contro Cuba, nella convinzione che sanzioni, blocchi, embarghi e azioni unilaterali impediscono ai popoli e alle loro nazioni di avere tra loro rapporti costruttivi e producono alla fine solo effetti negativi ai danni dei più deboli;
a esprimere nelle opportune sedi la propria preoccupazione per la situazione dei prigionieri e dei dissidenti politici che hanno iniziato lo sciopero della fame in seguito alla morte di Zapata senza far mancare, tuttavia, la volontà di dialogo affinché i rapporti tra Italia e Cuba non compiano passi indietro in alcun ambito;
ad appoggiare incondizionatamente e a incoraggiare senza riserve l'avvio di un processo pacifico di transizione politica verso una democrazia pluripartitica a Cuba esprimendo profonda solidarietà a tutto il popolo cubano e il suo sostegno nel cammino verso la democrazia e il rispetto e la promozione delle libertà fondamentali;
ad avviare immediatamente un dialogo strutturato con la società civile cubana e con quei settori che sostengono una transizione pacifica nell'isola, conformemente alle conclusioni approvate in seguito dal Consiglio dell'UE, utilizzando i meccanismi comunitari di cooperazione allo sviluppo, in particolare attraverso l'Iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani.
(7-00325) «Evangelisti».

La X Commissione,
premesso che:
il valore complessivo dell'export italiano di mobili ha superato i 7,2 miliardi di euro nel 2009, segnando un andamento negativo rispetto alle performance del 2008 (-22,8 per cento): nello specifico i comparti che contribuiscono maggiormente all'export di mobili sono quello dei mobili per arredo domestico, poltrone e divani, parti e accessori di mobili per un totale di circa 4 miliardi di euro,
il fatturato dell'intera filiera legno-arredamento nel 2009 è diminuito del 18,2 per cento rispetto all'anno precedente scendendo a 32,4 miliardi di euro, secondo dati elaborati dal centro studi Cosmit-FederlegnoArredo;
l'arretramento del fatturato è collegato a una crisi generalizzata in cui sono soprattutto mancate le esportazioni, calate del 21,9 per cento a fronte di un arretramento del consumo interno del 16,8 per cento; il saldo commerciale si mantiene positivo per quasi 6 miliardi di euro, ma anch'esso è in calo del 24 per cento;
la crisi del settore è pesante, prolungata e generalizzata, alcuni mercati si sono dissolti e le imprese del settore hanno pagato un conto molto salato a causa della crisi della finanza internazionale perdendo quasi il 20 per cento del valore della produzione;
se nel 2008 si erano appena sentiti i morsi della crisi, soprattutto a fronte di un ultimo trimestre dell'anno particolarmente difficile, nel 2009 il primo semestre è stato negativo, ben al di sopra anche delle più pessimistiche aspettative;
la contrazione del fatturato del 2008, che per l'intera filiera legno-arredamento si era attestata al 5,6 per cento del fatturato totale, sospinta soprattutto dal calo dei consumi interni (-7,8 per cento) e da un moderato arretramento delle esportazioni (-2 per cento), appare oggi come un timido accenno di quello che sarebbe stato il clima congiunturale del settore solo pochi mesi più tardi;
secondo gli ultimi dati relativi al 2009, dopo un primo trimestre caratterizzato da una riduzione degli ordini di proporzioni inattese, il secondo trimestre 2009 è stato, per il settore, addirittura peggiore del primo, mentre nel terzo trimestre il trend negativo è proseguito, anche se un gruppo di imprese ha cominciato a rivedere la ripartenza degli ordini,

non sufficiente ad invertire il segno congiunturale ma sufficiente a modificare le attese per il quarto trimestre;
il futuro per il settore rimane quindi molto incerto, immaginando infatti un tasso di crescita media annua del 4 per cento, per poter recuperare i livelli del 2007, l'ultimo anno in cui il fatturato è cresciuto, si dovrà arrivare al 2014, se il tasso sarà del 3 per cento, si dovrà aspettare il 2016, se infine dovesse attestarsi intorno al 2 per cento, il recupero avverrebbe solo nel 2019;
i Paesi che si configurano come i clienti tradizionali dell'arredamento italiano hanno subito l'impatto della crisi, ma sono quelli che ne hanno risentito con minore intensità: in particolare la Francia (-11 per cento) e la Germania (-9 per cento) continuano a rappresentare rispettivamente il primo e il secondo mercato per il settore; molto diversa la situazione di Regno Unito (-33 per cento), degli Stati Uniti (-32 per cento), della Spagna (-33 per cento) e della Grecia (-20 per cento);
tra i mercati in contrazione ci sono anche quelli che negli scorsi anni avevano sostenuto la crescita dell'export italiano del settore: una inversione di tendenza che ha spiazzato le imprese, facendo volatilizzare gli investimenti operati nella distribuzione, nella comunicazione e nel marketing del marchio, come è acceduto per la Russia (-34 per cento) e per gli Emirati Arabi Uniti (-31 per cento);
nel settore del legno le dinamiche congiunturali sono state, se possibile, ancora più negative, come per tutti i settori più a monte delle filiere produttive del made-in-Italy, il macro settore del legno ha accusato gli effetti della crisi con un'intensità e una durata maggiori: già nel 2008 infatti il monte aveva visto contrarre in modo più evidente il fatturato e l'export;
i dati preconsuntivi per il 2009 indicano un calo del fatturato del 24,3 per cento, a fronte di una diminuzione delle esportazioni del 27,9 per cento. La diminuzione delle esportazioni in termini assoluti è soprattutto a carico del legno per edilizia, che è il comparto più attivo sui mercati esteri, ma, in termini relativi, tutti i comparti hanno sofferto e in primo luogo l'industria dei pannelli, schiacciata tra la contrazione del settore arredamento-mobili e quella del settore edilizia;
il rallentamento delle importazioni del legno e dei prodotti in legno (-26,8 per cento) è anch'esso un segnale preoccupante di disinvestimento delle imprese in materia prima e di ritardo nella ricostituzione dei magazzini;
il crollo dell'edilizia poteva essere contrastato in modo più efficace e questo avrebbe generato un impulso positivo per tutta l'economia, oltre che per il settore del mobile-arredo; si sono invece persi mesi, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, nel discutere del piano casa e, mentre l'edilizia era immobile e le ristrutturazioni iniziavano il loro calo precipitoso, il Governo ha concesso incentivi solo all'acquisto di mobili legati alle ristrutturazioni;
ciò che preoccupa maggiormente è il fatto che, da solo, il comparto del legno per l'edilizia rappresenta circa il 25 per cento della forza lavoro dell'intera filiera legno-arredamento, mentre l'intero settore legno rappresenta il 44 per cento. L'intera tenuta occupazionale della filiera, che impiega quasi 410 mila addetti per circa 75 mila imprese, è chiaramente a forte rischio,
le speranze per il 2010 si riversano sulla riconferma dell'incentivo all'acquisto svincolato dalla ristrutturazione, che sicuramente avrebbe lo stesso effetto avuto nel settore dell'auto, che ha visto crescere i propri ordinativi del 15 per cento;
non meno significativo, anche se numericamente meno intenso, è stato il calo del fatturato dell'arredamento: il settore a valle della filiera ha ridotto il fatturato del 17,3 per cento a fronte di un calo delle esportazioni pari al 23 per cento, accompagnato da una contrazione

delle importazioni del 16,7 per cento, che ha comportato un calo del saldo commerciale del 24,9 per cento;
la crisi del settore non è certo dovuta alla mancanza di competitività quanto piuttosto ad una contrazione generalizzata del commercio internazionale, nonostante ciò le imprese hanno iniziato a ripensare in modo nuovo i propri prodotti e la propria organizzazione produttiva e commerciale, effettuando uno sforzo per ricercare nuovi posizionamenti nei diversi mercati e una maggiore flessibilità, adattando la strategia al singolo mercato e rivolgendosi non solo ai Paesi a forte crescita, ma continuando le attività di consolidamento anche nei mercati più tradizionali;
nel corso della 49esima edizione del salone internazionale del mobile il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha chiesto al Governo di allargare il pacchetto incentivi anche al settore del mobile e dell'arredamento, ricordando che l'Italia non ha avuto, a causa dei propri problemi di debito pubblico, un adeguato pacchetto di stimolo dell'economia;
i mezzi messi a disposizione dal Governo sono pochi e soprattutto sono rimasti fuori alcuni settori fondamentali come quello del mobile e dell'arredo, se si escludono gli incentivi per l'acquisto delle cucine inseriti nel decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40;
è necessaria un'attenzione maggiore nei confronti di questo settore fondamentale per la nostra economia con i suoi 40 miliardi di euro di fatturato e 400mila addetti, un settore centrale del made in Italy che nel 2009 ha vissuto una crisi senza precedenti,

impegna il Governo

ad adottare urgenti iniziative, anche normative, per sostenere il comparto del mobile-arredo in questa grave congiuntura economica, estendendo gli incentivi per la rottamazione all'intero settore compresi i mobili per uffici e prevedendo specifici incentivi per la rottamazione dei mobili e dell'arredamento in uso alle strutture ricettive, spesso inadeguate alle aspettative del turista.
(7-00327)
«Vico, Lulli, Bellanova, Sanga, Brandolini, Duilio, Cavallaro, Realacci, Mariani, Fogliardi, Rubinato, Farinone, D'Antoni, Codurelli, Ginefra, Grassi, Vannucci, Servodio, Mastromauro».

La XI Commissione,
premesso che:
la circolare n. 0009537 del 14 dicembre 2009 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca contenente le «indicazioni riepilogative per il Programma annuale delle istituzioni scolastiche per l'anno 2010» prevede per i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie la conferma dei contratti «nella misura massima del 75 per cento del corrispettivo pattuito» con un taglio effettivo del budget del 25 per cento;
la circolare, firmata dal direttore generale Marco Ugo Filisetti, giustifica la riduzione di fondi da destinare alla pulizia e sorveglianza delle scuole (in particolare dell'infanzia e della primaria) con la necessità di coprire spese in «sofferenza» per «supplenze, funzionamento ed esami di Stato»;
per rendere possibile il taglio, il Ministero è ricorso all'applicazione dell'articolo 11 del regio decreto n. 2440 del 1923, secondo cui qualora nel corso di esecuzione del contratto occorra una diminuzione della prestazione, l'appaltatore è obbligato ad assoggettarsi nella misura massima del 20 per cento. Oltre detta percentuale l'appaltatore, laddove non si avvalga della risoluzione del contratto, è obbligato ad assoggettarsi all'ulteriore riduzione;
a fronte della disposizione ministeriale, all'appaltatore, quindi, non resta che accettare la drastica riduzione oppure risolvere il contratto;

se per il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca questa soluzione di emergenza rientra nella politica di razionalizzazione delle spese imposta dal Ministero dell'economia e delle finanze realizzata attraverso la manovra finanziaria di un anno fa (per il comparto scuola quasi 8 miliardi di euro in meno in tre anni), per le aziende che hanno in appalto i servizi di pulizia si tratta di una scelta drammatica che avrà ripercussioni sui lavoratori: per migliaia di dipendenti si prospettano una riduzione delle ore lavorate con proporzionale riduzione del salario che, per queste mansioni, risulta già, il più delle volte, basso; in taluni casi le aziende potrebbero ricorrere anche a cassa integrazione se non addirittura al licenziamento;
i tagli del 25 per cento colpiscono in modo drammatico anche le cooperative, molte delle quali sociali di tipo B che inseriscono nel mondo del lavoro soggetti svantaggiati e garantiscono servizi di pulizie e di mensa negli istituti di molte zone del Paese;
una forte preoccupazione serpeggia tra lavoratori e sindacati, che di fronte ad una crisi finanziaria drammatica, che sta mettendo a dura prova economia e occupazione, guardano con crescente sgomento al fatto che proprio dallo Stato arrivino tagli di queste proporzioni, che si traducono in contrazione delle attività per le imprese, in riduzioni salariali o perdita di posti di lavoro;
è stata di recente autorizzata la cassa integrazione fino al 31 dicembre 2010 per circa 1.200 lavoratori veneti che si occupavano di pulizia nelle scuole, a seguito della riduzione decisa dal Ministero; tali lavoratori, di provenienza disagiata, in età già significativa, non riescono a ricollocarsi sul mercato del lavoro;
appare paradossale che, proprio durante una crisi economica durissima che chiede al Governo ed alle istituzioni un intervento deciso a tutela di imprese e lavoratori, sia proprio il Governo a provocare perdita di occupazione ed ulteriori stati di crisi in aziende che svolgono mansioni per conto dello Stato con un ulteriore paradosso nel fatto che da una parte lo Stato taglia dei 25 per cento gli appalti e dall'altra finanzia con fondi pubblici la cassa integrazione per compensare la perdita corrispondenti di posti di lavoro,

impegna il Governo:

a verificare in che misura il cospicuo taglio agli appalti dei servizi richiesto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sta incidendo sulla già difficile situazione occupazionale del Paese, con particolare riferimento a tutto il personale operante nel settore dei servizi di pulizia e sorveglianza nelle scuole;
a promuovere iniziative di tutela dei posti di lavoro di quei lavoratori e soci di cooperative sociali che sono impegnati nelle attività di pulizia e di sorveglianza delle scuole sacrificate dalla mancanza di risorse e che si ritrovano in una situazione di rischio di perdita del posto di lavoro o di scivolamento, a causa del taglio delle ore e dei salari, sotto la soglia di povertà visto che sono costretti a vivere con la soglia indennità di cassa integrazione che riduce sensibilmente il già esiguo salario;
a realizzare interventi per quelle persone deboli (soggetti svantaggiati, immigrati, ex disoccupati di lunga durata reinseriti) che, facenti parte di cooperative sociali sacrificate dai tagli, si ritrovano a correre il rischio di perdere il posto di lavoro o una quota significativa del loro salario, subendo, per la loro stessa condizione, maggiormente il peso di questa manovra finanziaria che colpisce quelle fasce per le quali il ritorno sul mercato del lavoro è più difficile, tanto più in periodi di crisi.
(7-00326)
«Damiano, Murer, Gatti, Mattesini, Madia, Mariani, Codurelli, Schirru».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 31 marzo 2010 è stato pubblicato il decreto dei Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze 30 marzo 2010 con il quale viene disposta la sospensione, a decorrere dal 1o aprile 2010, delle tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti editoriali di cui ai decreti ministeriali del 13 novembre 2002 e del 1o febbraio 2005, in ragione del venire meno delle risorse disponibili sugli appositi capitoli di bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri;
l'emanazione e la pubblicazione immediata del provvedimento è avvenuta con una procedura insolita, senza il necessario coinvolgimento dei soggetti beneficiari interessati - imprese editrici di quotidiani e periodici iscritte al ROC, imprese editrici di libri, associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro, associazioni le cui pubblicazioni periodiche abbiano avuto riconosciuto il carattere politico dai gruppi parlamentari di riferimento, sindacati, associazioni professionali di categoria e di associazioni d'arma e combattentistiche - che nel breve volgere di un giorno sono state private di agevolazioni dai più ritenute fondamentali per la loro sopravvivenza, e senza alcuna comunicazione alle competenti commissioni parlamentari;
le Poste italiane spa, in attuazione di quanto previsto dal decreto ministeriale, hanno immediatamente diramato ed applicato agli editori le nuove griglie tariffarie per la spedizione di quotidiani, periodici, pubblicazioni informative no-profit, promozioni no-profit, equiparando tutte le suddette tariffe alla tariffa-base (euro 0,2830 fino a 200 grammi di peso ed oltre per pesi ulteriori);
la sospensione delle tariffe postali agevolate stabilite il 30 marzo per il 1o aprile coinvolge circa 8000 testate, le quali subiscono un insostenibile aggravio economico con pesanti ed ulteriori difficoltà per un settore che sta attraversando la difficile congiuntura a tutti ben nota;
le maggiori conseguenze saranno subite in particolare dalle piccole associazioni, dalle Onlus e dalla stampa locale, e molte delle quali hanno già annunciato la sospensione delle rispettive pubblicazioni;
il provvedimento appare all'interpellante del tutto illegittimo nei contenuti e con effetti retroattivi tali da comportare la chiusura di numerose testate editoriali;
le agevolazioni tariffarie postali per l'editoria, infatti, sono state introdotte dall'articolo 1 del decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46, allo scopo di sostenere la copertura parziale dei costi sostenuti dalle imprese editrici di quotidiani e periodici iscritte al Registro degli operatori di comunicazione (ROC), dalle imprese editrici di libri, dalle associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro e dalle associazioni le cui pubblicazioni periodiche abbiano avuto riconosciuto il carattere politico dai gruppi parlamentari di riferimento per le spedizioni di prodotti editoriali, nonché da parte di sindacati, di associazioni professionali di categoria e di associazioni d'arma e combattentistiche, per la spedizione dei bollettini dei propri organi direttivi;
il decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46, ha stabilito che l'ammontare delle tariffe agevolate viene determinato periodicamente con apposito decreto ministeriale, il quale assolve

dunque alla funzione di mera esecuzione, in concreto, della volontà espressa dal Parlamento di sostenere, in funzione di tutela del pluralismo informativo, l'editoria periodica e quotidiana;
la sospensione delle agevolazioni disposta con decreto ministeriale annette, di fatto, alla sfera di competenza ministeriale una materia che ricade sotto la competenza del Parlamento, peraltro con il gravissimo risultato di porre fine ad una fondamentale forma di sostegno pubblico all'editoria;
con l'articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, è stato stabilito che, nelle more della liberalizzazione dei servizi postali e fino alla rideterminazione delle tariffe agevolate per la spedizione di prodotti editoriali di cui ai decreti del Ministro delle comunicazioni in data 13 novembre 2002, a decorrere dal 31 luglio 2009, il costo unitario cui si rapporta il rimborso in favore della società Poste italiane spa nei limiti dei fondi stanziati sugli appositi capitoli di bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, è pari a quello rinveniente dalla convenzione in essere in analoga materia più favorevole al prenditore;
in base a quanto previsto dall'articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, la tariffa riveniente dalla convenzione in essere in analoga materia più favorevole al prenditore che pratica la società Poste italiane spa è inferiore a euro 0,18 a copia -:
se il Governo abbia valutato le gravi ricadute economiche e occupazionali del decreto ministeriale 30 marzo 2010 sul comparto dell'editoria, già sottoposta agli effetti di una forte crisi caratterizzata da un notevole calo di fatturati e volumi;
quali iniziative intenda adottare per porre rimedio alla situazione determinata dal predetto decreto ministeriale e per salvaguardare una indispensabile forma di sostegno indiretto all'editoria, soprattutto per i piccoli e medi editori che nella spedizione in abbonamento postale trovano l'unica e insostituibile forma di diffusione al pubblico delle proprie testate;
se non ritengano opportuno prorogare, almeno fino al 31 dicembre 2010, le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti editoriali di cui ai decreti ministeriali del 13 novembre 2002 e del 1o febbraio 2005, nelle more della presentazione, da parte del Governo, del disegno di legge di riforma dell'editoria, più volte e variamente sollecitato dal Parlamento nel corso delle scorse settimane;
se intenda dare attuazione, e in che tempi, all'articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, che stabilisce la compensazione per Poste spa fino alla tariffa praticata ai loro migliori clienti, ciò al fine di conseguire i risparmi necessari per ridurre il fabbisogno e di mantenere le tariffe agevolate, evitando - in tal modo - un altro durissimo colpo all'editoria.
(2-00702)
«De Biasi».

Interrogazioni a risposta scritta:

BERRETTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con la legge 31 dicembre 1991, n. 433, recante disposizioni per la ricostruzione e la rinascita delle zone colpite dagli eventi sismici del dicembre 1990 nelle province di Siracusa, Catania e Ragusa, sono stati stanziati fondi e stabilite procedure per la ricostruzione dei comuni colpiti dagli eventi sismici del 13 e del 16 dicembre 1990 nelle province di Siracusa, Catania e Ragusa, indicati nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 gennaio 1991, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 17 del 21 gennaio 1991;
la succitata legge indicava, tra gli altri, la realizzazione dei seguenti obiettivi: riparazione, con miglioramento strutturale o adeguamento antisismico ovvero eventuale ricostruzione, degli edifici pubblici e di uso pubblico danneggiati dal sisma, recupero e conservazione degli edifici di

culto e di quelli di interesse storico, artistico e monumentale, con particolare riguardo al patrimonio barocco della Val di Noto, riassetto urbanistico del territorio, con interventi che privilegino, ove possibile, la conservazione del patrimonio edilizio esistente;
successivamente, con il decreto-legge n. 130 del 1997 fu reso possibile l'utilizzo delle somme ancora disponibili, circa mille miliardi di lire, per opere di prevenzione antisismica nelle province di Catania, Messina, Siracusa e Ragusa (obiettivo di cui all'articolo 1, comma 2, lettera i-bis) della legge n. 433 del 1991);
considerato che si è trattato della prima volta in cui consistenti finanziamenti pubblici sono stati impegnati per la prevenzione antisismica, di cui anche in questi mesi si è sottolineata l'importanza, sarebbe estremamente utile poter effettuare una verifica dei risultati ottenuti -:
quale sia l'elenco esatto delle opere finanziate con tali somme per l'obiettivo i-bis), il loro stato di attuazione e la copia delle relazioni redatte dal Comitato paritetico Stato-regione su questi punti;
come tali fondi siano stati utilizzati, con particolare riferimento alla riparazione, con miglioramento strutturale o adeguamento antisismico ovvero eventuale ricostruzione, degli edifici pubblici e di uso pubblico danneggiati dal sisma.
(4-07091)

SANGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2002 una enorme frana ha letteralmente travolto e cancellato la contrada vecchia della frazione di Camorone, in comune di Brembilla, provincia di Bergamo, con numerose case distrutte e famiglie rimaste senza nulla;
grazie alla solidarietà della popolazione agli interventi di regione, provincia e comune tutte le famiglie sono state ristorate e la frana, nel corso degli anni, è stata messa in sicurezza;
da parte del comune di Brembilla vi è stata una forte attenzione al dissesto idrogeologico, con la predisposizione del piano geologico con la fondazione del gruppo di protezione civile, con l'investimento in attrezzature e mezzi adeguate al pronto intervento;
è stato altresì, approvato un piano di emergenza generale;
lo scorso 26 aprile 2010, un violento nubifragio si è abbattuto sulla val Brembilla, determinando pericolosi smottamenti e, in particolare, una frana con un fronte di 50 metri circa, staccarsi presso la via case sopra, per circa 5.000 metri cubi di materiale;
gli interventi del comune e della protezione civile sono stati tempestivi;
dodici persone sono state sfollate per diverse notti -:
quali iniziative di competenza immediate si vogliono attuare a sostegno delle famiglie e persone sfollate;
quali interventi si intende mettere in atto e la messa in sicurezza e il riassetto idrogeologico del comune di Brembilla;
quali attività di prevenzione si ritenga di avviare, stante la particolare situazione di rischio ambientale che caratterizza i territori di montagna e le valli bergamasche.
(4-07094)

SANGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il sindaco del comune di Solza, in provincia di Bergamo, nel corso degli ultimi anni ha più volte segnalato a poste italiane che il servizio, nell'ambito del proprio comune, non veniva regolarmente svolto;

il mancato recapito della corrispondenza determinava una situazione di grave difficoltà per i cittadini, le famiglie e le imprese;
con lettere, più volte inviate a poste italiane, il sindaco del comune di Solza faceva presente che l'ufficio postale è stato chiuso senza dare alcuna comunicazione;
nel corso del 2009 e del 2010, il sindaco comunicava a poste italiane che i livelli di disservizio raggiunti non erano più accettabili: mancato recapito della corrispondenza, cittadini costretti a prendersi la responsabilità di consegnare ai vicini la corrispondenza stessa, aziende assoggettate a procedure di morosità per il mancato avviso di scadenze, lettere perse per strada -:
quali iniziative intendano assumere per garantire l'immediata regolarità nello svolgimento del servizio postale nel comune di Solza;
quali iniziative intendano assumere per accertare le cause del disservizio.
(4-07103)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i beni e le attività culturali, è stata costituita Arcus, società per lo sviluppo dell'arte, della cultura e dello spettacolo spa, ai sensi della legge 16 ottobre 2003, n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal Ministero dell'economia e delle finanze, mentre l'operatività aziendale deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei decreti annuali adottati dal Ministro per i beni e le attività culturali - che esercita altresì i diritti dell'azionista - di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Arcus può altresì sviluppare iniziative autonome;
sia nel 2005 che nel 2006 tra i contraenti/destinatari di fondi dell'Arcus spa vi è stata la «Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli» per la realizzazione del progetto Piazza di Spagna (Rm) - restauro del palazzo di Propaganda Fide e realizzazione di una pinacoteca per un importo totale di euro 5.000.000 (cinquemilioni);
il soggetto destinatario, «Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli» è un dicastero della Curia romana della Santa sede;
tra i consultori - «nominati tra i chierici o gli altri fedeli che si distinguono per scienza e prudenza» (articolo 8 Costituzione apostolica «Pastor Bonus») - della Congregazione vi sono dal 1o ottobre, tra gli altri, il dottor Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici (nominato su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti) e il dottor Pasquale De Lise, presidente aggiunto del Consiglio di Stato, già presidente del Tar Lazio;
tra la Repubblica italiana e la Santa sede sono in essere un trattato e un concordato; nel trattato è specificato che «per assicurare alla Santa Sede l'assoluta e visibile indipendenza, garantirLe una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale, si è ravvisata la necessità di costituire, con particolari modalità, la Città del Vaticano, riconoscendo sulla medesima alla Santa Sede la piena proprietà e l'esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana» -:
se il dottor Balducci e il dottor De Lise abbiano comunicato ovvero abbiano chiesto l'autorizzazione per far parte di un dicastero della Curia Romana della Santa sede;
se risulti se il dottor Balducci e il dottor De Lise nell'espletamento dei doveri

d'ufficio si siano occupati di questioni inerenti alla Santa sede o enti dipendenti e collegati alla stessa;
quali siano le società che hanno realizzato i lavori, per il restauro del palazzo di Propaganda Fide e per la realizzazione della pinacoteca di cui in premessa, come siano state selezionate e da chi, chi abbia controllato la congruità delle offerte e i lavori eseguiti;
se prima di concedere il contributo sia stato visionato il «bilancio» ovvero sia stata appurata la consistenza del patrimonio della «Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli»;
se risulti che la pinacoteca sia accessibile al pubblico.
(4-07105)

RUBINATO, FOGLIARDI, D'ANTONI, GIOVANELLI, STRIZZOLO e BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, che reca disposizioni relative al rimpatrio di attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori del territorio dello Stato prevede che gli intermediari finanziari destinatari delle dichiarazioni riservate delle attività finanziarie da rimpatriare e incaricati di ricevere le attività provenienti dall'estero, non siano tenuti agli obblighi di segnalazione di operazioni sospette in materia di antiriciclaggio disciplinate dall'articolo 41 del decreto legislativo n. 231 del 2007 di attuazione della direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che reca misure di esecuzione;
l'articolo 41 del decreto legislativo n. 231 del 1997 dispone che debbano essere inviate all'unità di informazione finanziaria (UIF) presso la Banca d'Italia apposite segnalazioni quando esista il sospetto che siano in corso operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo;
tale segnalazione e gli obblighi di adeguata verifica della clientela competono, in particolare, agli intermediari finanziari e agli altri soggetti esercenti attività finanziaria, non solo in ottemperanza di quanto stabilito dall'articolo 15 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, emanato in attuazione della normativa comunitaria, ma anche in quanto tale sospetto può essere desunto dalle caratteristiche, dall'entità, dalla natura dell'operazione o da qualsivoglia altra circostanza conosciuta in ragione delle funzioni esercitate dagli intermediari finanziari e da altri soggetti esercenti attività finanziaria, tenuto conto anche della capacità economica e dell'attività svolta dal soggetto cui è riferita, in base agli elementi a disposizione dei segnalanti, acquisiti nell'ambito dell'attività svolta da tali intermediari finanziari ovvero a seguito del conferimento di un incarico;
l'obbligo di effettuare tali segnalazioni compete altresì agli intermediari finanziari in quanto tali segnalazioni devono essere effettuate senza ritardo, se possibile prima di eseguire l'operazione, e comunque non appena il soggetto - tenuto alla segnalazione in ottemperanza agli obblighi comunitari - venga a conoscenza degli elementi di sospetto;
dal quadro normativo vigente si desume che le segnalazioni di operazioni sospette non costituiscono violazione degli obblighi di segretezza, del segreto professionale o di eventuali restrizioni alla comunicazione di informazioni imposte in sede contrattuale o da disposizioni legislative, regolamentari o amministrative e, se poste in essere per le finalità previste del decreto legislativo n. 231 del 1997 e in buona fede, non comportano responsabilità di alcun tipo;
l'operazione «scudo fiscale» sancita dal decreto-legge n. 78 del 2009 è ad un

tempo, un indulto e un condono tombale perché «sana» una lunga serie di illeciti, tra cui: quelli penali, come la falsità materiale, la falsità ideologica, la falsità in registri, in scrittura privata, l'uso di atto falso, la soppressione di atti veri; quelli tributari, come la dichiarazione fraudolenta mediante fatture e altri documenti, la infedele o omessa dichiarazione, l'occultamento e la distruzione di documenti contabili; quelli in violazione del codice civile, tra cui false comunicazioni sociali, false comunicazioni in danno della società, il falso in bilancio, le fatture false, i contratti per transazioni inesistenti;
come ha sottolineato il Governatore Draghi al Forex, il 13 febbraio 2010 a Napoli, sono giunte poco più di 50 segnalazioni di possibili reati connessi con operazioni di emersione di disponibilità all'estero; un numero esiguo, conseguente all'eliminazione - operata dal decreto-legge n. 78 del 2008 - dell'obbligo di segnalazione per diverse fattispecie di reato, e, in particolare, conseguente alla soppressione dell'obbligo - per le operazioni che beneficiano dello scudo fiscale - per gli intermediari finanziari, di segnalare operazioni sospette in materia di riciclaggio e terrorismo internazionale;
le banche - ha sollecitato il Governatore - devono impegnarsi di più a uno scrutinio attento delle operazioni di rimpatrio; lo stesso Draghi ha annunciato che la normativa sullo scudo fiscale italiano formerà a breve oggetto di esame da parte del GAFI, il gruppo di azione finanziaria internazionale che contrasta le infiltrazioni della criminalità nel sistema finanziario internazionale in particolare mediante azioni concertate contro il riciclaggio del denaro sporco;
la posizione del Governo in materia di contrasto ai movimenti di capitali sospetti di terrorismo e riciclaggio appare agli interroganti quantomeno contraddittoria: da una parte, con un atto avente forza di legge, l'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, rimuove l'obbligo per gli intermediari finanziari di segnalare le operazioni sospette di terrorismo e riciclaggio, dall'altra, con una circolare dell'Agenzia dell'Entrate, la n 43/E del 10 ottobre 2009, nel dettare le regole attuative dell'articolo 13-bis pone specifici obblighi di segnalazione in capo agli intermediari, cui di fatto viene attribuita una funzione ricognitiva e valutativa sulla natura delle operazioni che originano la richiesta di emersione; la circolare, infatti, afferma che gli intermediari - già liberati dal vincolo di segnalazione delle operazioni sospette con il decreto-legge n. 78 - devono provvedere a «rispettare gli obblighi di identificazione, registrazione e segnalazione previsti dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 in materia di antiriciclaggio»;
in particolare, secondo la predetta circolare, gli intermediari abilitati, nonché gli altri soggetti indicati nel citato decreto legislativo, sono tenuti all'obbligo di segnalazione delle operazioni sospette nei casi in cui sanno, sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare che le attività oggetto della procedura di emersione siano frutto di reati diversi da quelli per i quali si determina la causa di non punibilità di cui al comma 4 dell'articolo 13-bis del decreto; ma «le operazioni di rimpatrio e di regolarizzazione» che beneficiano del condono «tombale» dello scudo - secondo la circolare dell'Agenzia delle entrate - non sono di per sé «sospette»;
il 16 febbraio 2010, dopo soli tre giorni dall'intervento del Governatore al Forex che sottolineava lo scarso numero di segnalazioni per operazioni che hanno beneficiato dello «scudo», il Ministro dell'economia e delle finanze, ad avviso degli interroganti, in contrasto con quanto disposto dal decreto-legge n. 78 - convertito in legge dal Parlamento - con un'altra circolare ha dato disposizioni ulteriori sullo scudo fiscale, stabilendo che nelle operazioni di rimpatrio o regolarizzazione dei capitali, gli intermediari e i professionisti debbano dare applicazione agli obblighi

di adeguata verifica della clientela ai sensi degli articoli 15 e 16 del decreto legislativo n. 231 del 2007;
in merito all'obbligo di segnalazione tale circolare precisa meglio quanto già disposto dalla circolare della Agenzia delle entrate del 10 ottobre 2009: «Si rammenta al riguardo che i reati non fiscali di cui agli articoli 482-485 e 489-492 del codice penale e agli articoli 2621-2623 del codice civile sono ricompresi dallo scudo, e non fanno sorgere l'obbligo di segnalazione di operazione sospetta, solamente se strumentali a uno dei reati fiscali per i quali è prevista la non punibilità. Qualora siano connessi a un qualunque altro reato presupposto del riciclaggio devono dar luogo ad una segnalazione»;
in sostanza se reati quali false comunicazioni sociali, false comunicazioni in danno della società, falso in bilancio, fatture false, contratti per transazioni inesistenti previsti dal codice civile, e altri illeciti di rilevanza penale quali falsità commesse in atti pubblici, o in scritture private o in registri e altri reati quali l'occultamento e la distruzione di documenti sono «strumentali» a uno dei reati fiscali per i quali è prevista la non punibilità non fanno sorgere l'obbligo di segnalazione di operazione sospetta; vale infatti ricordare che tra i reati fiscali per i quali è prevista la non punibilità ci sono anche, ad esempio, reati quali la omessa o infedele dichiarazione, il falso in bilancio e l'evasione tributaria e contributiva;
si può ragionevolmente concludere che se avesse beneficiato dello «scudo», una bancarotta e una truffa come nel caso Parmalat, basata su una incessante falsificazione contabile, non sarebbe stata mai scoperta;
la stessa circolare ricorda che gli intermediari che eseguono operazioni di rimpatrio di capitali dall'estero che presentano elementi di sospetto ai sensi dell'articolo 41 del decreto legislativo n. 231 del 2007, omettendo di effettuare la segnalazione alla UIF, a cui non sono più obbligati ai sensi dell'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78 del 2008, potrebbero incorrere nella sanzione amministrativa pecuniaria sino al 40 per cento dell'importo dell'operazione non segnalata, nonché essere coinvolti nel riciclaggio stesso, qualora siano consapevoli della provenienza delittuosa delle somme oggetto di rimpatrio;
non è chiaro come gli intermediari possano subire una sanzione per la violazione di un obbligo - la segnalazione di operazioni sospette - a cui non sono obbligati per legge ex articolo 13-bis del decreto-legge n. 78: nullum crimen, nulla poena sine lege, nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente previsto come reato dalla legge, né con pene che non siano da essa stabilite;
con comunicato n. 202 del 29 dicembre 2009 il ministero dell'economia e delle finanze, nel tracciare un bilancio dell'operazione «rimpatrio dei capitali in Italia» afferma che questa ha fruttato 95 miliardi di euro (pari a 190.000 miliardi di vecchie lire); il 98 per cento di tali somme - si afferma nel comunicato - è fatto da rimpatri effettivi in Italia;
la Banca d'Italia, nell'ambito dei compiti di raccolta, compilazione e pubblicazione di informazioni statistiche concernenti la bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale verso l'estero dell'Italia, ha fornito informazioni significative sulle attività rimpatriate o regolarizzate ai sensi dell'articolo 13-bis, del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito dalla legge n. 102 del 2009;
le somme effettivamente rientrate in Italia - secondo la Banca d'Italia e l'Agenzia delle Entrate - sarebbero non più di 35 degli 85 miliardi di euro «regolarizzati» dallo scudo, mentre le attività investite all'estero - regolarizzate o rimpatriate meramente sul piano giuridico - sarebbero circa 50 miliardi; le entrate fiscali a titolo di imposta sui capitali rimpatriati ammontano a circa 4,75 miliardi di euro, una somma certamente inferiore a quella ottenibile in applicazione

delle norme anti-evasione, attivando i controlli e gli accertamenti nei termini di legge, senza sanatorie o condoni;
i «rimpatri» propriamente detti, con un deposito dei capitali presso un intermediario abilitato italiano, sarebbero una netta minoranza; la maggior parte delle operazioni sarebbero dunque «rimpatri» giuridici, mediante i quali un intermediario abilitato residente in Italia ha assunto formalmente in custodia, deposito, amministrazione o gestione il denaro e le attività finanziarie detenute all'estero, senza trasferimento dei medesimi fondi nel territorio dello Stato, ma beneficiando del condono «tombale» e dell'indulto per gli illeciti penali, civili e tributari previsti dal decreto-legge n. 78 del 2009;
l'Agenzia delle entrate con la circolare n. 43 del 10 ottobre prevedeva infatti espressamente questa opportunità: «Le attività, una volta rimpatriate, possono essere destinate a qualunque finalità e quindi essere riallocate anche all'estero nel rispetto delle disposizioni relative al monitoraggio fiscale e valutano»;
non esiste alcun obbligo giuridico - o amministrativo - di monitoraggio che consenta di valutare se i capitali effettivamente rimpatriati in Italia siano destinati a scopi produttivi;
tutti i Paesi del Global Forum hanno aderito o si sono impegnati ad aderire nel prossimo futuro agli standard fiscali internazionali, che richiedono, in particolare, cooperazione amministrativa, e disponibilità a fornire informazioni, su richiesta, per indagini su presunti evasori fiscali nei Paesi di residenza degli stessi; tali scambi sono disciplinati dalle convenzioni bilaterali per evitare la doppia tassazione, costantemente aggiornate mediante appositi accordi; dopo il primo novembre 2008 sono stati sottoscritti 120 Tax information exchange agreements; nessuno di tali accordi risulta sottoscritto ad oggi dall'Italia -:
se e quali iniziative, anche normative il Governo intenda assumere al fine di:
a) reintrodurre, per le operazioni di rimpatrio o di regolarizzazione dei capitali all'estero effettuate entro il 30 aprile, l'obbligo di segnalazione di cui all'articolo 41 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231;
b) integrare le comunicazioni del Ministro dell'economia e delle finanze al Parlamento, previste dall'articolo 1, comma 2-bis, del cosiddetto decreto-legge milleproroghe (decreto-legge n. 194 del 2009) di recente convertito in legge, con elementi che consentano di valutare il numero delle segnalazioni degli intermediari finanziari relative a possibili reati di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo connessi con operazioni di emersione di disponibilità all'estero, specificando i volumi d'importo, il numero dei soggetti e i paesi coinvolti, gli intermediari finanziari che hanno effettuato la segnalazione; per verificare l'origine dei capitali rimpatriati e l'identità degli intermediari finanziari esteri;
c) escludere che lo «scudo» sia stato utilizzato da prestanome per rimpatriare - e sanare sotto il profilo fiscale e giuridico - capitali non propri;
d) garantire la «tracciabilità» delle risorse rimpatriate e per verificarne i movimenti anche nel periodo successivo al rimpatrio, per escludere destinazioni anomale e favorirne l'utilizzo produttivo;
e) monitorare quali dei capitali effettivamente rimpatriati in Italia siano destinati a impieghi produttivi;
f) far pervenire al Parlamento adeguate informazioni in merito alle risultanze dell'attività dell'unità di informazione finanziaria per l'Italia (UIF) presso la Banca d'Italia;
g) rafforzare la disciplina normativa e l'azione amministrativa e ispettiva di prevenzione e contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, nonché la capacità di prevenzione e intervento su

specifici settori dell'economia ritenuti a rischio, su categorie di strumenti di pagamento e su specifiche realtà economiche e territoriali.
(4-07106)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'11 dicembre 2008 si è svolta a Tirana la gara promossa dal Governo della Repubblica di Albania, con fondi messi a disposizione dal Governo italiano ed avente ad oggetto il «miglioramento dell'acquedotto di Tirana» (Improvement of Tirana water supply. Procurement tender No: Comp III-Sub2-/02/08);
a detta gara hanno partecipato otto società italiane fra cui la Tecnital Spa e la Iride Acqua Gas Spa;
in base alle risultanze della gara di evidenza pubblica, l'apposita Commissione del Ministero dei lavori pubblici, trasporti e telecomunicazioni albanese, riunitasi l'11 dicembre 2008, ha dichiarato aggiudicataria provvisoria la Tecnital Spa secondo il criterio dell'offerta più bassa;
la Iride Acqua Gas Spa è stata esclusa per carenza dei documenti prescritti dal bando;
la documentazione relativa alla gara è stata trasmessa, tramite l'Utl (unità tecnica locale) alla Direzione generale cooperazione italiana allo sviluppo (DCGS) per le verifiche di sua competenza, essendo la stazione appaltante tenuta a richiedere al Ministero degli affari esteri italiano, quale ente finanziatore, il parere in ordine all'adeguatezza della procedura di gara;
secondo quanto risulta all'interrogante il 21 aprile 2009 la Tecnital Spa ha richiesto al capo dell'ufficio III della direzione generale - Dgcs informazioni sui tempi previsti per il completamento delle verifiche. Questi, durante un incontro tenutosi presso il suo ufficio il 25 maggio 2009, ha dichiarato di aver richiesto all'Autorità albanese, tramite la Utl di Tirana, documentazione integrativa per il controllo della procedura di gara;
il 14 maggio 2009 la Tecnital ha modificato la propria ragione sociale in «Angelo Russello Spa»;
il 4 giugno 2009 l'Angelo Russello Spa ha richiesto al Capo dell'Ufficio III della Dgcs senza ottenere alcun riscontro, di conoscere quale ulteriore documentazione fosse stata richiesta a Tirana per verificare la regolarità formale della procedura di gara, atteso che l'ente appaltante, interpellato al riguardo, ha riferito di non aver ricevuto alcuna richiesta di documentazione integrativa dall'Italia;
il 15 giugno 2009 il Direttore Generale - Ministro plenipotenziario, alla presenza del Capo dell'Ufficio giuridico, ha ricevuto nel suo ufficio il legale della Angelo Russello Spa. In quell'occasione il capo dell'ufficio giuridico ha comunicato che il 28 maggio era stato emesso un parere negativo. Ha pertanto suggerito di richiedere ulteriori informazioni all'ente appaltante per consentire al Ministero un più approfondito esame della questione;
il 16 dicembre 2009 la Angelo Russello Spa ha notificato alla Dgcs una richiesta di accesso agli atti per verificare l'attività successiva alla gara e, per estrarre copia dei documenti. A detta richiesta non è seguito alcun riscontro;
dal verbale di gara risulta espressamente chela Iride Acqua Gas Spa è stata esclusa non avendo presentato le garanzie ed i bilanci degli ultimi tre anni come richiesti dal bando di gara (lack of credit facilities and financial statements) avendo invece presentato garanzie e bilanci della propria controllante la Iride Spa;
la giurisprudenza ha più volte statuito che il principio della sanabilità delle irregolarità formali di derivazione comunitaria e rilevante anche nel nostro ordinamento

interno, consente di attenuare il rilievo di prescrizioni formali che non incidono sull'assetto sostanziale degli interessi coinvolti nella procedura di gara e non può riguardare elementi essenziali della domanda rispetto ai quali deve essere rispettata la par condicio tra i concorrenti e la osservanza dei tempi procedurali (Consiglio di Stato, Sezione V, n. 364/2004; TAR Lazio Roma, Sezione III, 9 giugno 2009, n. 5481);
occorre pertanto rilevare: l'esclusione della Iride Acqua Gas Spa per documentazione erronea; il ritardo con cui la Dgcs ha emesso il proprio parere negativo, in quanto la gara si è svolta l'11 dicembre 2008 ma il parere è stato emesso il 28 maggio 2009 ossia a pochi giorni dal termine di sei mesi (16 giugno 2009) entro cui il parere doveva essere reso; l'apparente scarsa collaborazione dei dirigenti e funzionari interpellati presso la Direzione Generale - Dgcs; del parere negativo espresso dalla Direzione Generale - Dgcs che appare all'interrogante ingiustificato; dell'intenzione dell'aggiudicatario provvisorio di chiedere il risarcimento dell'ingente danno subito a causa dell'annullamento della predetta gara -:
quali iniziative intenda adottare per verificare la fondatezza delle contestazioni mosse dalla società Angelo Russello Spa in merito all'operato della Direzione Generale Dgcs e per accertare se sussistano responsabilità per colpa grave dei dirigenti e funzionari della Dgcs coinvolti nell'annullamento della gara e come si intenda procedere perché si possa assicurare al più presto la realizzazione di un'opera pubblica essenziale così corrispondendo all'aspettativa del governo albanese e ripristinando l'immagine del nostro Paese e della sua pubblica amministrazione.
(3-01056)

Interrogazione a risposta in Commissione:

NIRENSTEIN, LA MALFA, COLOMBO, CORSINI, RENATO FARINA e MALGIERI. - Al Ministro per gli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni è stata promossa una petizione, sottoscritta da numerosi parlamentari di vari partiti provenienti da Germania, Spagna, Italia, Svezia, Francia, Olanda e Inghilterra, che richiede all'Unione europea di inserire il Corpo guardiani della rivoluzione iraniana (IRGC) nella propria lista delle organizzazioni terroristiche. La petizione sostiene che l'Unione europea, in quanto partner economico di primaria importanza per l'Iran, si trovi in una posizione di reale influenza e quindi di concreto sostegno anche alla dissidenza interna iraniana. Una mozione in tal senso è stata approvata all'unanimità dal Parlamento olandese nel novembre 2009;
l'IRGC, costituisce, sin dall'inizio della rivoluzione islamica del 1979, uno dei principali strumenti di repressione del regime iraniano, la cui influenza è radicata in ogni aspetto della vita politica, militare, economica e sociale dell'Iran;
in quanto organo da cui dipendono le forze paramilitari dei Basiji, l'IRGC ha giocato un ruolo di primo piano durante le repressioni nel sangue delle proteste popolari, avvenute a seguito delle elezioni presidenziali del giugno scorso; dall'inizio del primo mandato dell'attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad, in quale ha iniziato la propria carriera proprio tra le file di tale organizzazione, l'IRGC continua a potenziare il proprio ruolo come principale organo del presente regime iraniano;
l'IRGC controlla una larga parte delle attività economiche dell'Iran e, in particolare, il settore militare e quello dello sviluppo nucleare;
tale organizzazione è particolarmente attiva nella promozione del terrorismo internazionale, in particolare attraverso il sostegno diretto a Hamas, Hezbollah e alle milizie anti-Occidentali attive in Iraq;
per tali ragioni, e in particolare a causa del coinvolgimento dell'IRGC nella fornitura di armi a Hezbollah e dell'attività nel settore nucleare, nel 2007 gli Stati Uniti hanno inserito il Corpo delle guardie

rivoluzionarie iraniane nella lista delle «organizzazioni con attività di proliferazione nucleare» del Dipartimento di Stato (Executive Order 13382, 25 ottobre 2007). Le Forze Quds, un'unità di élite dell'IRGC, incaricata delle operazioni extraterritoriali, è stata altresì inclusa nella lista delle organizzazioni che supportano il terrorismo, per via del sostegno agli estremisti in Iraq, Libano e Afghanistan (Executive Order 13224, 25 ottobre 2007, Ministero del tesoro americano); l'effetto di tali designazioni è l'isolamento finanziario delle organizzazioni in questione;
nel 2003, il Governo italiano, con l'attuale Ministro degli esteri, si fece promotore, con successo, dell'inserimento di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea -:
quale sia la posizione del Governo italiano rispetto alla possibilità di includere il Corpo delle guardie della rivoluzione iraniana nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea;
se il Governo italiano intenda promuovere un'azione atta a discutere l'azione del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane e in definitiva, una volta verificatane le responsabilità, finalizzata a introdurlo nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea.
(5-02859)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la tecnologia fotovoltaica tra le diverse tecnologie utilizzanti le fonti rinnovabili è in assoluto la più cara e di ciò il programma «Nuovo Conto Energia», introdotto dal decreto-legge del 19 febbraio 2007, ha tenuto debito conto prevedendo un modello di incentivazione che si è dimostrato valido come dimostrano i risultati raggiunti dalla sua entrata in vigore (febbraio 2007), ad oggi. Risultati che possono sintetizzarsi nell'imminente raggiungimento dell'obiettivo di 1,2 gigawatt di potenza sul territorio nazionale e nella riduzione di oltre il 20 per cento del costo della tecnologia fotovoltaica;
risultati analoghi invece non si sono avuti riguardo lo snellimento degli iter autorizzativi contrariamente a quanto previsto nel decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003;
infatti il decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003 all'articolo 12, stabilisce che la costruzione e l'esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili sono soggetti ad una autorizzazione unica da rilasciarsi a seguito di un procedimento della durata massima di 180 giorni, nel rispetto delle norme in materia ambientale, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. Il suddetto decreto legislativo prevedeva anche che in una Conferenza unificata, su proposta del Ministro delle attività produttive (ora dello sviluppo economico) di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro per i beni e le attività culturali, fossero approvate le linee guida per lo svolgimento del procedimento relativo all'autorizzazione unica. Ciò causa disomogeneità territoriale generatrice di processi entropici che soprattutto per le imprese si traducono in lievitazione dei costi;
è in corso di emanazione il nuovo decreto del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e di intesa con la conferenza unificata Stato-regioni, ai sensi dell'articolo 7 comma 1, del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387;
l'emanando decreto prevede una significativa riduzione degli incentivi, circa il 30 per cento, riduzione dettata dalla corrispondente riduzione della tecnologia ma

non dallo snellimento dell'iter autorizzativo secondo quanto prevede il decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003;
inoltre l'emanando decreto rispetto l'attuale decreto non assicura soluzione di continuità per gli enti locali in quanto vengono eliminate una serie di agevolazioni dell'attuale decreto;
i Comuni italiani, a causa dei tagli nei trasferimenti di risorse agli enti locali, si trovano sempre alla ricerca di nuove risorse di bilancio, in assenza delle quali si troverebbero costretti a dover scegliere tra il taglio dei servizi offerti ai cittadini, ovvero l'aumento delle aliquote tributarie di propria competenza;
per evitare di dover optare per una delle soluzioni sopra prospettate, che causerebbero un grave pregiudizio alla cittadinanza, molti comuni si sono ingegnati per reperire nuove fonti di entrata;
una soluzione particolarmente importante era stata individuata nella possibilità di usufruire delle tariffe incentivanti e dei premi incentivo previsti dagli articoli 6 e 7 del decreto ministeriale 19 febbraio 2007;
infatti con l'articolo 2 comma 173, della legge 244 del 2007 è stato previsto che «nell'ambito delle disponibilità di cui all'articolo 12 del decreto del Ministero dello sviluppo economico 19 febbraio 2007......, e ai fini dell'applicazione dell'articolo 6 del medesimo decreto, gli impianti fotovoltaici i cui soggetti responsabili sono enti locali o Regioni sono considerati rientranti nella tipologia dell'impianto, di cui all'articolo 2 comma 1, lettera b) 3, del medesimo decreto»;
ora, sulla base dell'articolo 6 del decreto ministeriale 19 febbraio 2007 l'incentivo previsto per gli impianti (potenza maggiore di 20 chilowatt) realizzati dagli enti locali è pari ad € 0,423 chilowatt di potenza;
quello che più rileva e che l'articolo 13 del decreto ministeriale prevedeva che l'incentivo e il premio di cui all'articolo 6 e 7 erano riconosciuti a tutti quegli impianti che entravano in funzione sino al raggiungimento della potenza cumulativa di 1.200 megawatt, e in aggiunta a tale potenza tutti quegli impianti i cui soggetti responsabili sono soggetti pubblici e che entravano in esercizio entro i 24 mesi successivi al raggiungimento dei 1.200 megawatt;
confidando proprio su questo termine lungo e considerando il fatto che ad oggi sono stati installati poco più che 1 gigawatt di potenza cumulativa, molte amministrazioni hanno indetto o sono in procinto di indire una gara ad evidenza pubblica per la realizzazione di impianti di potenza oltre i 200 chilowatt di potenza, tali da consentire all'amministrazione di percepire somme pari a diverse decine di migliaia di euro per 20 anni;
sempre nella bozza dell'emanando decreto, la tariffa prevista per gli impianti dei comuni è pari ad una media per i tre quadrimestri del 2011 di euro per chilowattore di 0,30, mentre nella tariffa attuale l'incentivo è pari ad euro 0,42 per chilowattore ciò equivale ad una decurtazione quindi di oltre il 30 per cento dell'attuale incentivo;
inoltre l'attuale decreto prevede un aumento dell'incentivo del 5 per cento per i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, agevolazione non più presente nell'emanando decreto;
se il decreto fosse emanato in conformità alla bozza rinvenuta in rete tutto ciò lederebbe il legittimo affidamento riposto sulla normativa vigente da parte dei comuni che vi hanno fatto affidamento;
ma, cosa ancora più grave, si eliminerebbe una importante fonte di risorse, con una perdita economica non sopportabile dagli enti che vi hanno fatto affidamento;
alla luce di quanto sopra esposto, sarebbe opportuno prevedere che in deroga al decreto possa rimanere valida la vigente normativa per gli enti locali fino al raggiungimento dei 3000 megawatt installati

previsti dall'articolo 6, 7 e 12 del decreto ministeriale 19 febbraio 2007 così come stabilito dall'articolo 2, comma 173, della legge 244 del 2007 e che in deroga all'emandando decreto possano essere mantenute le tariffe incentivanti nella misura prevista dall'articolo 2 comma 173, della legge 244 del 2007 e i premi previsti dagli articoli 6 e 7 del decreto ministeriale 19 febbraio 2007, per tutti gli impianti facenti capo a soggetti pubblici che abbiano approvato e pubblicato il bando di gara alla data di pubblicazione da parte del GSE del raggiungimento del limite di 1.200 megawatt di potenza complessiva, istallati nel territorio nazionale -:
se il Governo ritenga di dover intervenire con estrema urgenza, nell'ambito delle sue prerogative, competenze e doveri istituzionali, per ripristinare le incentivazioni precedentemente previste;
se il Governo ritenga urgente e opportuno integrare l'emanando decreto introducendo le deroghe di cui in premessa.
(4-07085)

CAPARINI, VOLPI, STUCCHI, CONSIGLIO, PIROVANO, VANALLI e COMAROLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 5 maggio 2010 le piogge torrenziali hanno provocato numerosi danni sia in provincia di Brescia, di Cremona e di Bergamo in particolare nella Bassa bresciana, in Franciacorta e in Val Cavallina dove i corsi d'acqua minori sono esondati e le colline mostrano numerosi fronti franosi;
a Fenili Belasi sette famiglie sono state evacuate da tre palazzine minacciate, e in parte lesionate, dal carico eccessivo di un canale;
a Gussago in via Casaglio a Navezze una famiglia costretta ad abbandonare la propria abitazione posta ai piedi di un vigneto, investita da una frana d'acqua mista a fango che ha cominciato a premere sull'edificio fino a sfondare la porta basculante del garage e a lesionare due pareti;
la Protezione civile ha segnalato altre situazioni difficili nella zona di Cellatica, verso Caionvico, a Botticino;
a Ostiano, a Volongo, a Soncino, è esondato il fiume Oglio;
in Valcamonica si segnala il distacco di massi sulla sede stradale della strada provinciale n. 6, a Fresine di Cevo;
a Villongo, in Val Cavallina si sono verificati smottamenti e cadute massi che hanno costretto all'evaquazione di due famiglie;
a Gambara, Pralboino, Corticelle di Dello, con campi allagati e corsi d'acqua minori arrivati a sfiorare pericolosamente, e in diversi casi a superare, il limite della loro portata;
a Viadana di Calvisano, in una zona rurale dove non vi sono abitazioni, è esondato un tratto del Garza -:
quali siano le iniziative che il Ministro intenda attuare sia sul fronte della messa in sicurezza, sia per quanto riguarda il risarcimento dei danni.
(4-07088)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Villaga, un piccolo borgo della bassa provincia vicentina, la Villaga Calce Spa ha chiesto, nel 2007, un ampliamento della cava attualmente di 2,7 ettari;
l'area di intervento interesserebbe 17 ettari, per un volume di oltre 1.500.000 di metri cubi e si spingerebbe fino ad arrivare a 500 metri dal municipio del paese: meno di 2000 abitanti, con la prospettiva di vivere ai limiti di un cratere;

al di là dei rilevanti effetti sull'ambiente e ai rischi per la salute dei cittadini, gli scavi annunciati, se autorizzati, distruggeranno un'intera collina parte integrante dei Colli Berici, sito di interesse comunitario: eventualità che ha destato l'allarme di organizzazioni attente al territorio quali la sezione del basso e medio vicentino di Italia Nostra ed il Comitato protezione Colli Berici. Si tratta dei Colli per i quali sono stati elaborati progetti di biodiversità e salvaguardia del territorio, con stanziamenti europei, regionali e provinciali;
tale alterazione rischia di comportare rischi di sanzioni dall'Unione europea -:
quali iniziative intenda assumere a tutela del sito di interesse comunitario ricordato in premessa.
(4-07096)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dopo anni d'errori, disinteresse, negligenze ed abbandono la tavola dell'Annunciazione di Benozzo Gozzoli è stata prelevata dall'ambiente dell'ex sede vescovile di Narni;
la tavola dell'Annunciazione di Benozzo Gozzoli è una delle opere d'arte più significative dell'Umbria;
in questi anni, quest'opera d'arte di livello assoluto ha subito un degrado forse irreversibile che ne ha severamente compromesso la sopravvivenza di una delle massime espressioni artistiche del quattrocento presenti sul territorio umbro;
la tavola fu restaurata per la prima volta con criteri moderni e scientifici nel 1988, ad opera di Gianni Manuali, sotto la direzione della dottoressa Margherita Romano;
nel 2001 la tavola presentava i segni di un grave e progressivo degrado e fu dato l'incarico di un nuovo intervento ai restauratori Gianni Manuali e Roberto Saccuman, rispettivamente per la superficie pittorica e per la parte lignea, sotto la direzione della dottoressa Margherita Romano;
al ritorno dalla mostra di Montefalco (1o giugno-31 agosto 2002) la tavola mostrava di nuovo i segni del medesimo fenomeno di degrado, se possibile ancor più virulento e grave. Fu quindi posta all'interno di un ripostiglio nel quale ha giaciuto per otto anni. Nel 2003 un privato ha offerto la sua disponibilità a farsi carico dell'onere di un nuovo intervento di restauro, ricevendo tuttavia da parte dell'Amministrazione Comunale risposta negativa;
le condizioni della tavola sono drammaticamente peggiorate nel tempo ed oggi l'opera appare in condizioni quasi irrecuperabili, coperta di polvere e con distacchi di colore che investono i soggetti principali. Nel 2008 sono stati predisposti, da parte della Soprintendenza di Perugia, trentamila euro per un nuovo restauro. Il 29 dicembre 2009 è stato dato l'annuncio dell'affidamento dell'intervento alla ditta CBC di Spoleto ed il 20 aprile 2010, solo dopo la presentazione dell'interrogazione 4-06675 del 31 marzo, l'opera è stata trasportata presso il laboratorio di suddetta ditta, nonostante le ampie garanzie del Direttore Regionale Francesco Scoppola che l'intervento si sarebbe svolto a Narni e l'avvio di contatti per arrivare in tempi rapidi ad una giornata di studio sull'Annunciazione, organizzata dall'Associazione «Amici di Benozzo Gozzoli» e presieduta dal professore Basile;
a) in merito al primo restauro del 1988 di cui al quarto paragrafo in premessa: quali erano le condizioni della tavola; perché si decise di operarne il restauro; chi si assunse l'onere dell'intervento

e quale fu il costo; se esiste la relazione finale, quali furono le modalità del restauro; chi scelse il tecnico;
b) in merito all'intervento del 2001 di cui al quinto paragrafo in premessa: chi scelse i tecnici; perché non furono prese in considerazione le precauzioni suggerite nella relazione del restauratore Simone Deturres, incaricato dall'Amministrazione Comunale di redigere un progetto di restauro; quali furono le modalità del restauro; cosa nascondeva la cassa chiusa fissata sul retro della tavola; chi si assunse l'onere dell'intervento e quale fu il costo; se esista la relazione finale e come vennero interpretati dai tecnici i gravissimi sollevamenti di colore presenti sulla superficie della tavola;
c) in merito a quanto descritto nel sesto paragrafo: chi assunse la decisione di chiudere l'opera all'interno del ripostiglio; quali precauzioni furono messe in atto per scongiurare il progredire dei fenomeni di sollevamento di colore; se sia vero che furono posti per lungo tempo stracci bagnati all'interno dell'ambiente e sotto l'opera nel tentativo di rallentarne il degrado; che tipo di monitoraggio fu condotto e chi se ne incaricò; se furono contattati i tecnici autori dell'ultimo intervento e quali spiegazioni fornirono per i nuovi sollevamenti; se furono eseguite analisi e di che tipo; che ruolo abbiano svolto i tecnici della Soprintendenza di Perugia; perché l'Amministrazione non ha preso in considerazione l'offerta del privato;
d) in merito a quanto descritto nel settimo paragrafo: chi abbia scelto la ditta e su quali presupposti; se siano stati interpellati i tecnici autori dei precedenti interventi; se esista un progetto di restauro; a quali spiegazioni sono giunti i nuovi tecnici per giustificare l'entità e la gravità dei fenomeni di degrado; perché, nonostante le garanzie del direttore regionale e l'avvio dei contatti per organizzare una giornata di studio sull'opera, la tavola sia stata portata via da Narni; alla luce delle gravissime condizioni in cui versa l'opera ed in considerazione del fatto che queste sono sensibilmente peggiorate dal 1988 ad oggi, se la Soprintendenza di Perugia abbia predisposto le necessarie e doverose procedure per accertare le cause e gli eventuali responsabili del danneggiamento del dipinto; a quanto ammonti, finora, l'importo totale degli interventi di restauro del 1988, del 2001 e del 2010, totalmente a carico dei contribuenti.
(5-02864)

Interrogazione a risposta scritta:

CESARE MARINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Paludi, in provincia di Cosenza, esiste un importante giacimento archeologico, di epoca ellenistica, per il quale è stato disposto il finanziamento di un lotto di lavori nell'ambito dell'Accordo di programma quadro beni ed attività culturali per il territorio della regione Calabria, progetto SPA 20;
i lavori sono sospesi da oltre quindici mesi e tutt'ora non sono stati resi pubblici i motivi dell'interruzione che la sottovalutazione deL sito di Paludi è inconcepibile perché si tratta di resti del centro abitato dei Brettii, costituito da un'imponente cinta muraria, da una grande porta ad est e da due vicine torri, esempi rari di architettura militare;
i primi scavi furono iniziati nel 1949, sospesi più volte e, successivamente, ripresi nei primi anni ottanta e di nuovo interrotti nel 1993 e da allora il sito sembra essere del tutto ignorato;
non sono estranee alla sottovalutazione attuale dell'importanza del sito ellenistico le vicende che hanno riguardato la nuova organizzazione territoriale della Soprintendenza con l'assegnazione dell'ufficio scavi di Sibori all'ufficio territoriale della Sila, con sede a Crotone;
come ebbe a sostenere l'interrogante, in una interrogazione presentato il 12

novembre 2008, la nuova organizzazione avrebbe finito con il danneggiare i siti della Sibaritide per la lontananza delle città di Pitagora dagli importanti giacimenti archeologici dell'arco jonico cosentino;
i timori di allora hanno avuto, ad avviso dell'interrogante puntuale riscontro a Paludi, probabilmente per la sottovalutazione dell'importanza del sito ellenistico da parte dell'ufficio di Crotone o quantomeno per l'insufficiente conoscenza dei territorio Jonico settentrionale -:
se non ritenga opportuno verificare i motivi delle sospensioni dei lavori a Castiglione di Paludi in provincia di Cosenza, sollecitare la tempestiva ripresa dei lavori e mettere in atto le necessarie iniziative per l'utilizzazione del finanziamento di euro 1.387.000 previsto nel piano triennale 2007-2009, per il Consolidamento, restauro, valorizzazione della cinta muraria.
(4-07090)

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DIFESA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
in Sardegna, in quanto regione autonoma, è lo statuto speciale, legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 9 marzo 1948, n. 58, a prevedere quali sono i beni demaniali regionali. All'articolo 14 si prevede che «la Regione, nell'ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare ed in quelli demaniali, escluso il demanio marittimo»;
la regione, in quanto titolare di tale bene, esercita a pieno titolo tutte le funzioni relative alla gestione del demanio idrico (i fiumi, i torrenti, i laghi, e le acque definite pubbliche);
l'articolo 29 del codice della navigazione (e all'annesso Regolamento per la navigazione marittima) di cui al regio decreto n. 327 del 1942, entrato in vigore il 21 aprile 1942 e tuttora vigente, cita le pertinenze del demanio marittimo ossia: «le costruzioni e le altre opere appartenenti allo Stato, che esistono entro i limiti del demanio marittimo e del mare territoriale, sono considerate come pertinenze del demanio stesso». Tali opere (fari, moli, argini, e altro) sono caratterizzate da un rapporto di accessorietà rispetto al bene demaniale, col quale si immedesimano;
con l'accordo di programma sottoscritto il 7 marzo 2008 tra la regione Sardegna, il Ministero della difesa e l'Agenzia del demanio sono state definite le procedure, i tempi e le modalità di dismissione degli immobili, dei beni demaniali dallo Stato alla regione. Tre sono stati gli allegati contenenti lunghi elenchi di beni, tra i quali quelli immediatamente dismissibili e quelli da dismettere dopo la riallocazione delle funzioni in altre infrastrutture da parte della regione (caserme, ospedali militari, importanti complessi alloggiativi). Un elenco di beni effettivamente utilizzati per gli usi governativi. Un elenco di beni invece non più destinati a usi governativi e che quindi oggi sono stati trasferiti, oltre 350. Un elenco di beni sui quali si continua a discutere, se ci sia effettivamente un uso governativo o meno, e sul quale si sarebbero dovuti perfezionare nuovi sopralluoghi e verificato ulteriormente; e poi è stato fatto un ulteriore elenco di beni che invece sono stati trasferiti, sulla base di un ordinanza di protezione civile, che ha riguardato i beni militari della Maddalena e altri. Oggi, di quell'accordo non si conosce l'iter di attuazione e continuano a verificarsi episodi lesivi delle prerogative disciplinate dallo statuto speciale della regione Sardegna. Si ignora parimenti se la Commissione paritetica Stato-regione prevista dall'articolo 56 dello Statuto, recentemente rinnovata, stia operando in tale ambito;
recentemente, per fare un esempio, la regione Sardegna ha dichiarato, per

quanto riguarda il faro di Punta Scorno, nel comune di Porto Torres, di essere la legittima proprietaria sin dal 1994 quando l'Agenzia del demanio l'avrebbe trasferito alla regione che lo ha iscritto nel conto patrimoniale con il numero identificativo 2133; successivamente il Ministero con ulteriore nota ha dichiarato la titolarità statale del bene, ribadendo che, se non fosse intervenuto specifico accordo, lo avrebbe tenuto nel proprio conto patrimoniale. Analoghe ipotesi di utilizzi per finalità turistiche sono state recentemente dichiarate Capo Sandalo (Carloforte), Capo Mannu (S. Vero Milis), Isola del Porto (Olbia);
emerge chiaramente - in ogni caso - l'obbligo di trasferimento al demanio o al patrimonio indisponibile della regione autonoma della Sardegna dei beni che abbiano perso la loro funzione di difesa militare mediante specifica dichiarazione ovvero de facto, ad esempio quando il competente Ministero della difesa ipotizzi il loro utilizzo con finalità turistiche, le quali palesemente esulano dai compiti istituzionali della difesa nazionale. Si tratta, infatti, di conseguenze pacificamente derivanti dall'applicazione dell'articolo 14 dello statuto speciale per la Sardegna (legge costituzionale n. 3 del 1948 e successive modifiche e integrazioni);
allo stato attuale, le normative attuative della riforma costituzionale del Titolo V (legge costituzionale n. 3 del 2001) pongono il principio secondo cui le competenze non attribuite espressamente allo Stato spettano alle regioni e agli enti locali. Tuttavia emerge un disorganico quadro normativo di riferimento;
risulta, quindi, difficile coniugare le suddette previsioni con le norme del codice della navigazione relative alle funzioni dell'autorità marittima in tema di delimitazione, sdemanializzazione o di ampliamento del demanio marittimo (tuttavia, a riportare chiarezza è intervenuta la giurisprudenza amministrativa ritenendo che tutti i provvedimenti che incidono sull'aspetto dominicale del demanio marittimo permangano in capo allo Stato) o, ancora, con l'articolo 59 del regolamento per la navigazione marittima, recante disposizioni sul potere di ordinanza del comandante del porto;
tutto ciò comporta inevitabili conflitti d'attribuzioni tra le diverse amministrazioni coinvolte (autorità marittime, autorità portuali, autorità regionali ed enti locali) e, di conseguenza, notevoli difficoltà che si ripercuotono nel concreto esercizio delle funzioni di polizia amministrativa dei beni demaniali, che non di rado si tramutano in problematiche operative sul piano dell'esercizio dei poteri di polizia giudiziaria -:
se non ritenga opportuno promuovere una rivisitazione delle norme codicistiche e la redazione di un Testo unico in materia demaniale ovvero di un intervento chiarificatore finalizzato ad individuare e definire quelle «zone grigie» che ancora oggi pervadono la materia de qua;
se non ritenga opportuno comunicare l'elenco di tutti i beni immobili la cui funzione della difesa nazionale è cessata, ricadenti nel territorio della regione Sardegna e non ancora iscritti negli elenchi delle cessioni;
se non ritenga opportuno predisporre un elenco dei beni ricadenti nel territorio della Sardegna non ancora transitati dal patrimonio dello Stato a quello regionale nonostante la cessata funzione originaria, oggetto di iniziative analoghe a quelle intraprese per i predetti casi;
se non ritenga necessario avviare un'urgente e puntuale ricognizione dei beni ancora in capo al demanio militare e che non hanno più alcuna funzione connessa con quelle originarie, per procedere ad una rapida cessione degli stessi alla regione autonoma della Sardegna in base all'articolo 14 dello statuto speciale della Sardegna;
se non intenda convocare immediatamente la regione Sardegna nel prossimo tavolo annunciato per le regioni a statuto speciale, per definire i provvedimenti di

attuazione della legge n. 42 sul federalismo fiscale, e per il completamento del definitivo passaggio dei beni demaniali.
(2-00701)
«Schirru, Calvisi, Pes, Marrocu, Melis, Fadda, Arturo Mario Luigi Parisi, Bellanova, Bucchino, Servodio, Farinone, Gnecchi, Causi, Nannicini, Murer, Tempestini, Antonino Russo, Cardinale, Siragusa, Strizzolo».

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono sempre più numerosi i casi di suicidio fra gli appartenenti alle Forze di polizia a ordinamento militare e civile che si verificano durante e fuori dall'orario di servizio, compiuti con l'arma di ordinanza -:
quanti siano stati i casi rilevati negli ultimi dieci anni, quali le modalità e come vengano classificati dai comandi competenti per territorio; quali siano state le successive azioni poste in essere nei confronti dei familiari del personale interessato;
quanti siano stati i casi di tentato suicidio, quali le motivazioni e quali le successive azioni poste in essere nei confronti del personale interessato o dei loro familiari.
(4-07092)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il personale dell'ex Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato distaccato presso l'Ente tabacchi italiani, dichiarato in esubero a seguito del ridimensionamento dell'apparato produttivo messo in atto prima dall'ETI Spa e successivamente dalla BAT (British American Tabacco), è stato ricollocato presso uffici delle pubbliche amministrazioni, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, attualmente inquadrato nel ruolo fino ad esaurimento, previsto dall'articolo 4, comma 1, del medesimo decreto legislativo n. 283 del 1998 e inserito nella specifica sezione 1/G prevista dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze n. 1390 del 28 dicembre 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 9 del 12 gennaio 2001;
quando si parla di «ruolo 1/g», è opportuno specificare che, anche se vi sono circa 500 lavoratori che dallo stesso ruolo sono stati distaccati nelle agenzie fiscali, esistono circa 1.500 dipendenti del Ministero dell'economia e delle finanze che pur amministrati e pagati dal Dipartimento politiche fiscali, prestano servizio, in posizione di comando, nelle più disparate amministrazioni pubbliche;
la condizione in cui versa il personale proveniente dall'ex amministrazione autonoma dei monopoli di Stato è secondo gli interroganti assurda e paradossale in quanto esso si trova in una posizione di assoluta incertezza normativa ed economica e di evidente disparità di trattamento e di opportunità rispetto a tutti gli altri dipendenti del settore pubblico e ai loro stessi colleghi di ufficio;
a tali lavoratori, infatti, viene negata ogni possibilità di avanzamento di carriera, prevista dalla legge quadro sul pubblico impiego e dai contratti collettivi dei comparti aziende e ministeri, e non è loro riconosciuto il diritto a partecipare non solo alle progressioni orizzontali e/o verticali negli enti che li utilizzano ma neanche a quelle del Ministero dell'economia e delle finanze;
a tutto ciò si aggiunge che ci sono dipendenti che ancora non si vedono riconosciute indennità accessorie elementari (buoni pasto, e altro);

la legge Finanziaria per il 2007 ha espressamente previsto la possibilità, per i dipendenti del ruolo 1/G, di richiedere il trasferimento, anche in posizione di soprannumero nei ruoli delle amministrazioni di servizio con l'eventuale inquadramento nella qualifica corrispondente alla reale professionalità;
il comma 563 dell'articolo 1, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006, ha, infatti, stabilito che i lavoratori dell'ex Monopoli di Stato che ne facciano esplicita richiesta vengono assegnati «anche in posizione di soprannumero, salvo riassorbimento al verificarsi delle relative vacanze in organico, nei ruoli degli enti presso i quali presta al momento servizio. Su dichiarazione dei relativi enti è riconosciuta l'eventuale professionalità acquisita con l'assegnazione della qualifica o profili corrispondenti. Il Ministero dell'economia e delle finanze provvede, senza aggravio di spesa, ad assegnare agli enti le relative risorse finanziarie, attualmente attestate in un unico capitolo di spesa di bilancio gestito dal Dipartimento per le politiche fiscali»;
è nata una notevole difficoltà nell'interpretazione di tale disposizione e, al momento, nonostante vari incontri tra organizzazioni sindacali e dirigenti del dipartimento fiscale, non si è arrivati a nessun esito per la corretta applicazione della norma succitata;
i numerosi impegni presi dai dirigenti del dipartimento fiscale per una rapida conclusione della trattativa non sembrano aver sortito alcun effetto e la questione della stabilizzazione nei ruoli delle varie amministrazioni resta ancora senza soluzione -:
quali urgenti ed incisive misure il Governo intenda adottare per risolvere, nel più breve tempo possibile, la situazione critica sopra esposta, mettendo fine ad anni di quello che all'interrogante appare un vero e proprio «sfruttamento» dei lavoratori interessati.
(3-01055)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'attuale crisi finanziaria globale, di dimensioni storiche, sta provocando danni non solo alle economie dei Paesi avanzati, ma soprattutto anche alle fragili economie dei Paesi in via di sviluppo;
secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), a seguito della crisi finanziaria, nell'ultimo anno milioni di donne e uomini hanno perso il lavoro, con un incremento di disoccupati di circa 34 milioni dal 2007 e la situazione sta peggiorando stante la recessione economica globale che colpisce quasi tutte le parti del mondo;
secondo dati FAO a causa della suddetta crisi finanziaria, cento milioni di persone in più oggi soffrono la fame e sono spinte sull'orlo della povertà e certo non saranno raggiunti gli obiettivi che la stessa FAO si era prefissi;
tra le ragioni della crisi finanziaria vi è il comportamento irresponsabile di una parte degli attori del sistema finanziario internazionale, che hanno tratto indebito vantaggio dall'assenza di regolamentazione delle transazioni finanziarie scatenando la crisi finanziaria o comunque avendone gravi responsabilità;
secondo i dati dell'OCSE i governi dei paesi industrializzati hanno destinato 11.400 miliardi di dollari al salvataggio delle banche, ma le risorse per arginare i danni sociali ed economici della crisi sono del tutto insufficienti;
nel settembre del 2009, il Comunicato Finale dei Leader del G20 di Pittsburgh ha incaricato il Fondo Monetario Internazionale di stilare entro giugno 2010 un rapporto che individui delle opzioni sui modi in cui «il settore finanziario possa dare un

contributo giusto e sostanziale per coprire i costi associati agli interventi governativi tesi a riparare il sistema bancario» (comunicato finale del G20 di Pittsburgh - paragrafo 16);
la tassa sui servizi finanziari è stata menzionata dalla Commission of Experts of the International Financial and Monetary System dell'ONU (più conosciuta come «Commissione Stiglitz») come un modo per rendere più stabile e prevedibile la finanza per lo sviluppo e per stabilizzare i mercati finanziari;
è stato creato un gruppo di lavoro a cura del Leading group on solidarity levies to fund development, forum che comprende oltre 50 Paesi di diversi continenti, per studiare proposte sulle tasse finanziarie internazionali;
è stata creata, da 12 Paesi tra cui l'Italia, nell'ottobre 2009 la Task force on international financial transactions for development a Parigi per studiare la fattibilità di un'imposta sulle transazioni finanziarie;
il Parlamento europeo ha riconosciuto l'importanza del dibattito che si sta sviluppando a livello internazionale sull'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie adottando il 3 marzo 2010 una risoluzione in cui si richiede alla Commissione europea di analizzare gli effetti di una sua introduzione, auspicando una posizione comune degli Stati membri dell'Unione Europea al Summit del G20;
la suddetta tassa potrebbe essere implementata in maniera semplice e a costi estremamente bassi grazie alle piattaforme elettroniche già in uso per registrare le operazioni finanziarie sulle borse di tutto il mondo stabilendo quali transazioni debbano essere soggette a transazione e quali invece si ritiene possano esserne escluse;
la tassa sulle transazioni finanziarie darebbe la possibilità concreta di riscuotere un gettito prevedibile permettendo di stabilire politiche di medio-lungo periodo per l'utilizzo delle risorse generate;
la suddetta tassa rappresenterebbe un concreto strumento a sostegno dei conti pubblici degli Stati che a causa dei piani di salvataggio e dei programmi di stimolo e di rilancio delle economie reali hanno subito un forte aumento del loro debito pubblico con pericolosi tagli alle spese sociali e al welfare;
l'introduzione della suddetta tassa diminuirebbe l'instabilità dei mercati con ricadute positive anche per le imprese, in termini di minor rischio valutano, minori incertezze sui prezzi delle materie prime e minor rischi degli investimenti esteri;
la tassa sulle transazioni finanziarie, genera risorse che possono essere impiegate per far fronte ai danni sociali della crisi e nell'aiuto allo sviluppo dei Paesi poveri;
in assenza di tali risorse addizionali gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio verrebbero disattesi -:
se non si ritenga di dover sostenere in sede di Unione Europea e durante i negoziati del processo G8 e G20 specialmente al Summit G20 di Toronto la valutazione della fattibilità dell'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie sulle principali valute internazionali;
collaborare con le istituzioni internazionali e gli altri Governi che si sono già espressi a favore della tassa sulle transazioni finanziarie al fine di predisporre una proposta per la sua implementazione;
garantire che una percentuale significativa delle risorse che sarebbero generate dagli introiti della tassa sulle transazioni finanziarie venga impiegata per tenere fede agli impegni assunti per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio entro il 2015.
(4-07086)

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la trasmissione Rai dell'11 aprile 2010 Report ha riferito, tra l'altro, «una

evidente differenza di trattamento tra i contribuenti morosi in relazione alle misure esecutive in materia di cartelle esattoriali Equitalia da parte di Equitalia Gerit SpA, agente della riscossione dei tributi pubblici per le province di Livorno, Grosseto, Siena, Viterbo, Rieti, Roma, L'Aquila, Latina e Frosinone»;
il giornale Il Fatto quotidiano del 13 aprile 2010 ha riferito dettagliatamente dell'esistenza di una circolare inviata a Gerit, di provenienza dei vertici dell'allora Riscossione SpA, poi divenuta Equitalia SpA in data ottobre 2007, nella quale era riportato un analitico elenco di persone, alcune delle quali molto note, oltre che di imprese e partiti nei cui confronti astenersi dal notificare procedure esecutive e comunque di non porre in essere attività di riscossione delle somme dovute all'erario;
Equitalia SpA è una società a totale partecipazione pubblica, con il 51 per cento delle azioni in capo all'Agenzia delle entrate e il 49 per cento in capo all'INPS, incaricata della riscossione pubblica dei tributi, tipica fattispecie del servizio di interesse generale, per il quale non può e non deve sussistere il principio della diseguaglianza di trattamento;
a tutt'oggi non è stata resa nota alcuna notizia relativa a prese di posizione ufficiali di smentita o di conferma da parte di Equitalia, né da parte dei soggetti nominativamente elencati da il Fatto quotidiano e fatto più grave non si ha alcuna notizia di specifiche indagini della Magistratura;
imperversano in tutta Italia le notifiche di varie migliaia di provvedimenti esecutivi (ipoteche legali pignoramenti, fermi amministrativi, e altri) da parte di Equitalia per cartelle esattoriali di persone ed imprese che per ragioni connesse alla crisi economica, oppure per pesanti situazioni personali sopraggiunte, non sono in grado di onorare l'eventuale rateizzazione loro concessa;
come segnalato più volte dallo SNARP il sindacato nazionale antiusura e dall'ADIUBAN l'associazione di tutela utenti banche e contribuenti, già la semplice notifica delle decine di migliaia di ipoteche legali, anche quando riferita a crediti inferiori a 8.000,00 euro in contrasto con il disposto della recente sentenza n. 4077 del 22 febbraio 2010 da parte della Cassazione a sezioni unite, ancorché tempestivamente rilevata dal sistema di allarme interbancario, comporta ipso facto la revoca degli affidamenti con la conseguenza di una irreversibile crisi delle imprese già messe a dura prova dalla situazione di stagnazione dell'economia, foriera di incremento del fenomeno usurario, e preludio alla cessazione di attività, di fallimenti e di perdita occupazionale -:
se i Ministri abbiano verificato l'esistenza dell'elenco dei contribuenti morosi privilegiati indirizzato in Gerit e da parte di chi sia stato emanato;
se i Ministri abbiano verificato l'esistenza di elenchi di contribuenti morosi privilegiati indirizzati anche ad altre società italiane locali del gruppo Equitalia;
se i Ministri abbiano verificato la sussistenza nelle società locali dell'esistenza di sospensioni discrezionali o fittizie di privilegio verso contribuenti;
se i Ministri intendano assumere iniziative idonee a prevenire le revoche bancarie conseguenti alla rilevazione di iscrizioni ipotecarie al fine di limitare l'enorme danno derivante oltre che ai diretti debitori verso gli istituti di credito, anche ai loro coobbligati fidejubenti;
se i Ministri intendano verificare la possibilità di procedere alla sospensione delle cartelle, e in ogni caso delle procedure esecutive, per lo meno a favore di particolari categorie di contribuenti quali malati gravi, disoccupati, imprese in crisi piuttosto che ai partiti e ai personaggi di pubblica notorietà.
(4-07100)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Gianfranco Lucifora è un investitore di obbligazioni della Repubblica

Argentina acquistate nel settembre 1999. È inoltre il portavoce di un gruppo consistente di risparmiatori italiani rimasti volontariamente fuori dall'offerta di scambio presentata nel 2005 dalla Repubblica Argentina;
questo gruppo di persone decise di non aderire all'Ops del 2005 e molti conferendo delega alla TFA (Task Force Argentina), appositamente costituita dall'ABI, per la loro difesa contro l'Argentina con arbitrato presso l'ICSID. Altri come l'interessato, pur con grandi immaginabili sacrifici e difficoltà, promuovendo cause contro l'Argentina nelle giurisdizioni di competenza previste nelle offering circular, sia presso le corti di New York che Francoforte. I tribunali hanno, in tali casi, condannato l'Argentina a rimborsare integralmente il loro credito nonché gli interessi maturati dalla data dei default e a sostenere le spese di giudizio. Nonostante queste condanne (tra cui le oltre 500 già sentenziate in Germania), l'Argentina non ha onorato alcuna sentenza passato in giudicato né, tanto meno, ha rimborsato le spese di giudizio alle quali è stata condannata;
ci si trova ora dinanzi ad una riapertura dei termini dell'offerta di scambio, a condizioni che, stando alle parole dei Ministro dell'economia argentino, sarebbero addirittura peggiorative rispetto a quelle del 2005;
l'Argentina ha avuto sin dal 2003, ed oggi ancor di più, mezzi finanziari ed economici per negoziare e ristrutturare il proprio debito a condizioni eque rispetto alla proposta capestro presentata nel 2005 e reiterata oggi. Infatti: detiene riserve presso la banca Centrale per oltre 48 miliardi di dollari (rispetto ai 10 miliardi di dollari che deteneva nel 2002) ha un debito pubblico che rappresenta il 40 per cento del prodotto interno lordo. In sostanza si riferisce ad uno dei Paesi meno indebitati dei mondo; detiene riserve vastissime di ogni tipo di materie prime che la pongono al vertice dei Paesi emergenti;
il Presidente della commissione finanze dei parlamento Argentino, l'onorevole Alfonso Prat Gay, in un recente articolo a propria firma sul giornale Clarin afferma della profunda desconfianza interna y esterna que provoca un Gobierno que miente hasta con las estadisticas Oficiales. (profonda mancanza di fiducia interna ed esterna che provoca un governo che mente nelle statistiche ufficiali);
le dichiarazioni non veritiere non rendano compatibile l'autorizzazione di tale offerta in carenza di una certificazione dei dati critici (inflazione, disoccupazione, tasso di crescita del prodotto interno lordo, tasso di povertà eccetera);
la trasparenza su tali informazioni rientra tra i compiti istituzionali della CONSOB. Non pretendere dall'emittente che si chiariscano, al di là di ogni ragionevole dubbio, le informazioni recate nel prospetto informativo pone un rischio di contestabilità delle decisioni che la Commissione adotterà dinanzi la giustizia ordinaria;
legittimare questa offerta pone a rischio ulteriormente i diritti di chi ha scelto di proteggere i propri investimenti dinanzi alla giustizia ordinaria europea e americana;
nel 2006 l'Argentina ha pagato, totalmente ed in anticipo di due anni, il debito di 10 miliardi di dollari con il FMI (al tasso del 3,5 per cento). Ciò con il solo scopo di sottrarsi alla verifica annuale dei dati economici e finanziari previsti dall'articolo IVo del Regolamento del fondo. I dati di ogni Paese che aderisce al FMI sono certificati da questo organismo. L'Argentina è socio del Fondo tanto da partecipare alla recente ricapitalizzazione dello stesso. La verifica dei dati da parte del fondo deve far parte integrante delle notizie che un Paese deve presentare al mercato per potervi accedere con propri strumenti finanziari. La scelta di non consentire tale verifica ha indotto la Corte Costituzionale della Repubblica federale della Germania a non accogliere le motivazioni relative alla emissione del decreto che dispone lo stato di necessità ed urgenza che il Governo argentino rinnova sin dal 2002;

l'Argentina, da anni appare poco trasparente sui dati reali comunicati in maniera «ufficiale» dall'istituto governativo di statistica INDEC;
l'Argentina ignora le sentenze internazionali che la obbligano a ripagare i cittadini che hanno ottenuto sentenze a loro favorevoli. Non si capisce come possa emettere nuove obbligazioni anche se per il cambio di vecchie;
si fa presente infine che, anche in Germania, l'avvocato Jakob Heichele, che rappresenta centinaia di obbligazionisti, che hanno ottenuto una definitiva sentenza a loro favorevole, ha richiesto alle competenti autorità del Lussemburgo che la domanda di ammissione dell'offerta, per le medesime ragioni sopra esposte, sia respinta -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non ritenga di dover intervenire nei modi che ritenga opportuni ed efficaci, affinché la tutela del risparmio degli italiani come previsto dall'articolo 47 della nostra Costituzione, sia effettiva.
(4-07101)

RUBINATO, RIGONI, FOGLIARDI e FRONER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa un imprenditore della provincia di Treviso, titolare di una piccola impresa trasporto pubblico locale (la Gobbo Servizi di Badoere), da lunedì 26 aprile sino al 4 maggio 2010 ha presidiato la sede di un'impresa committente (la Brusutti srl di Tessera) facendo lo sciopero della fame in attesa del saldo di un credito di 9 mila euro, su un totale di 16.571, pagato, per la prima quota (7.571 euro) solo dopo l'inizio della protesta; il credito di 16.571 euro è relativo alla fornitura di un servizio per il periodo ottobre 2009/febbraio 2010; lo stesso imprenditore vanta un ulteriore credito di 15 mila euro nei confronti della gestione precedente, che però l'attuale non riconosce, e afferma di essere creditore di altri 115 mila euro nei confronti della provincia di Treviso, da lui anticipati per il servizio di trasporto svolto nei primi cinque mesi dell'anno;
l'impresa committente attende, a sua volta, il saldo di un credito nei confronti delle Ferrovie dello Stato per il servizio, erogato attraverso la Gobbo Servizi, di trasporto di macchinisti, controllori e altro personale dei treni dalle stazioni di Mestre e Venezia Santa Lucia al deposito locomotori di Marghera; la stessa impresa Brusutti attende da tempo un pagamento di 70 mila euro dalla provincia, che dovrebbe pagare le aziende di trasporto pubblico locale con fondi della regione che non sono ancora stati erogati;
il servizio di trasporto svolto senza alcun anticipo dei pagamenti dovuti da imprese ed enti richiede agli imprenditori un notevole impegno finanziario, non sostenuto dal credito bancario; i privati concessionari di un pubblico servizio come il trasporto locale sono infatti remunerati per 1,031 euro al chilometro, cui va sottratto il 10 per cento di Iva, il 20 per cento in meno di quanto ottengono i vettori pubblici, che possono, tra l'altro, contare anche su sovvenzioni statali; in Veneto il 90 per cento del servizio è in mano ad aziende pubbliche, così solide da intentare una causa da 30 milioni di euro alla Regione perché dal 1996 i contratti non sono stati adeguati all'inflazione programmata;
i dipendenti dell'imprenditore che ha intentato la protesta stanno continuando a lavorare pur essendo da tempo senza stipendio; nel 2009 l'imprenditore è riuscito a pagare i compensi agli autisti con grandi sacrifici, continuando a lavorare nonostante le precarie condizioni di salute;
grazie all'interessamento dei media, da ultimo la trasmissione Porta a Porta di lunedì 3 maggio, i rappresentanti delle Istituzioni sono intervenuti per riassicurare

l'imprenditore sul buon esito della vicenda, per cui dal 4 maggio il titolare della Gobbo servizi ha cessato lo sciopero della fame;
al di là dell'esito positivo della vicenda in oggetto la stessa dimostra ancora una volta come il ritardo nei pagamenti da parte degli enti locali e territoriali e, in generale, della pubblica amministrazione sta creando una catena di insoluti a danno di imprese fornitrici e subfornitrici della PA; tale ritardo, in crescita nei primi mesi del 2010, colpisce in particolare i piccoli imprenditori privati che operano nei servizi di pubblica utilità;
con il decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, l'Italia ha recepito la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/35/CE del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardati pagamenti nelle transazioni commerciali; la direttiva - dall'esigenza di introdurre, in tutti gli Stati membri, efficaci misure dissuasive contro i tardivi pagamenti dei crediti commerciali, assicurando così il rispetto dei termini contrattuali anche in situazioni di potenziale squilibrio - si applica alle «transazioni commerciali» e cioè ai contratti tra imprese, ovvero tra imprese e pubbliche amministrazioni, che comportano la consegna di merci o la prestazione di servizi contro il pagamento di un prezzo;
la problematica dei ritardati pagamenti delle pubbliche amministrazioni nelle transazioni commerciali ha assunto, soprattutto in Italia, dimensioni sempre più gravi e preoccupanti, causando forti stress finanziari, in particolar modo alle piccole e medie imprese che, nella maggior parte dei casi, godono di scarso potere contrattuale; secondo un recente studio della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa, il ritardo medio nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni è di 158 giorni, contro una media europea dì 68; i ritardi, talora, superano i due anni e mezzo; secondo l'ABI, l'esposizione delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione si può stimare pari a circa 50/60 miliardi di euro, con ricadute negative sul cash flow delle aziende, distorsioni nella concorrenza e ostacoli all'integrazione economica e al commercio transfrontaliero;
lo Small Business Act di cui alla comunicazione del 25 giugno 2008 della Commissione, Europea (COM(2008) 394), con l'obiettivo dì promuovere e sostenere le piccole e medie imprese, ha indicato tra dieci principi guida quello di «agevolare l'accesso delle PMI al credito e sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali»; nella successiva risoluzione del 10 marzo 2009 sullo Small Business Act il Parlamento europeo sul punto ha sottolineato «che in un caso su quattro il fallimento delle PMI è dovuto a ritardi nei pagamenti, nella maggior parte dei casi da parte delle amministrazioni pubbliche» ed ha accolto «a tale riguardo con favore la proposta della Commissione di rivedere la direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali» ed invitato «gli Stati membri a migliorare il comportamento delle loro amministrazioni pubbliche per quanto riguarda i pagamenti», esortando «a fissare un termine uniforme per i pagamenti a livello comunitario, possibilmente più breve per i pagamenti alle PMI, e a stabilire sanzioni in caso di superamento di tale termine»;
il «Piano europeo di ripresa economica», di cui alla Comunicazione del 26 novembre 2008 della Commissione europea (COM(2008) 800), ha indicato tra le azioni prioritarie degli Stati membri, per la riduzione degli oneri amministrativi e la promozione dell'imprenditorialità, la necessità di «assicurare che le autorità pubbliche paghino le fatture per le forniture e i servizi entro un mese, compreso alle PMI, per alleviare i problemi di liquidità e accettino le fatture elettroniche come equivalenti delle cartacee (ciò potrebbe tradursi in una riduzione di costi fino a 18

miliardi di euro); tutti gli arretrati dovuti da enti pubblici dovranno essere ugualmente liquidati»; nella successiva risoluzione dell'11 marzo 2009 sul Piano europeo di ripresa economica (2008/2334(INI) il Parlamento Europeo sul punto ha sottolineato «che, nell'attuale scenario in cui le piccole e medie imprese affrontano gravi problemi di liquidità e di limitato accesso al credito, per i pagamenti dovuti a queste ultime le autorità pubbliche e i clienti privati dovrebbero rispettare un periodo massimo di 30 giorni; sollecita la Commissione ad affrontare tale questione al momento della revisione della direttiva sui pagamenti ritardati» e ha chiesto «la piena osservanza e una più rapida attuazione, a livello sia comunitario che nazionale, delle raccomandazioni del Parlamento in relazione alla comunicazione della Commissione «Alla ricerca di un nuovo quadro fondamentale per la Piccola Impresa (uno Small Business Act per l'Europa)»;
al fine di garantire la tempestività dei pagamenti, la Commissione europea ha quindi approvato, in data 9 aprile 2009, una proposta di modifica alla citata direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/35/CE; la proposta prevede che le amministrazioni e gli enti pubblici paghino le fatture entro 30 giorni; in caso contrario dovranno corrispondere un indennizzo forfetario pari al 5 per cento dell'importo dovuto, oltre agli interessi e al risarcimento delle spese di riscossione sostenute dalle imprese creditrici; un criterio analogo si applica anche ai crediti di limitato ammontare; non sono previste eccezioni a tali regole neppure per gli interessi dì importo inferiore a 5 euro;
l'emananda direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, finalizzata a dare attuazione agli orientamenti comunitari contenuti nello Small Business Act, individua una serie di priorità di politica economica con l'obiettivo di formulare, in tempi brevi, proposte concrete «per migliorare le condizioni in cui operano le piccole imprese, attraverso riserve o corsie preferenziali»;
gli eurodeputati della commissione Mercato interno presieduta dal francese Michel Barnier hanno approvato di recente un rapporto, presentato dalla socialdemocratica Barbara Weiler, che impone di liquidare le fatture entro 30 giorni nel settore pubblico e in quello privato; solo in taluni casi tale termine può essere esteso a 60 giorni; nelle transazioni tra imprese la possibilità di allungare la scadenza sino a 60 giorni dovrà essere dedotta in contratto, ed è ammessa a condizione che non provochi «danni ingiustificati» a una delle parti; per il settore pubblico sono state previste regole per i pagamenti anche più restrittive: l'estensione oltre i 30 giorni dovrà essere adeguatamente motivata; non si potranno comunque superare i 60 giorni; si prevede una deroga al criterio generale solo per ospedali e aziende socio-sanitarie, che potranno saldare i fornitori entro 60 giorni; se la Commissione e il Consiglio dei governi accoglieranno le modifiche proposte dalla Commissione Mercato interno, il documento potrebbe essere approvato nel plenum dell'Euro parlamento entro giugno 2010;
dovrebbero essere assunte iniziative a sostegno delle piccole e medie imprese in linea con le seguenti indicazioni generali:
a) per alleviare i problemi di liquidità, previsione di pagamento delle fatture alle piccole e medie imprese per le forniture e i servizi entro un mese;
b) definizione di un piano eventualmente concertato anche in sede europea per il rimborso dei crediti arretrati dovuti da enti pubblici, in particolare verso le piccole e medie imprese, entro e non oltre il 31 dicembre 2010, con indicazione delle risorse necessarie;
c) individuazione delle modalità organizzative e dei criteri per l'adeguamento dei sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni, per l'accettazione di fatture elettroniche come equivalenti a quelle su supporto cartaceo;
d) introduzione di disposizioni per agevolare l'accesso delle PMI al credito e

sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali -:
quali iniziative intendano assumere per recepire i principi dello Small Business Act per l'Europa di cui alla comunicazione del 25 giugno 2008 della Commissione europea (COM(2008) 394), nonché del «Piano europeo di ripresa economica» di cui alla Comunicazione del 26 novembre 2008 della Commissione europea (COM(2008)800), assicurando il sostegno delle piccole e medie imprese, l'accelerazione del rimborso dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche, la riduzione entro l'anno 2010 degli oneri amministrativi delle imprese e la promozione dell'imprenditorialità, in conformità alle indicazioni generali di cui in premessa.
(4-07107)

TESTO AGGIORNATO AL 10 GIUGNO 2010

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
l'entrata in vigore (1o luglio 2002) del testo unico - decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 recante disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, ha sancito l'introduzione del cosiddetto patrocinio a spese dello Stato, estendendo nelle materie civili quanto vigente nel penale;
la normativa prevede che gli avvocati, iscritti in apposite liste presso l'ordine forense di appartenenza, possano patrocinare cause per cittadini con reddito inferiore ad 10.628,16 euro, previa delibera di ammissione dell'ordine forense del luogo presso cui va iniziata (o è già iniziata) la causa;
è fatto espresso divieto ai legali di prendere acconti dai clienti ammessi al patrocinio a spese dello Stato;
i compensi dei difensori (competenze ed onorari) sono liquidati dal giudice nella misura della metà (le spese vive, quali ad esempio quelle di notifica, spesso sono anticipate dal difensore);
al termine di ogni procedimento giudiziario, l'avvocato della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato deve presentare istanza di liquidazione al giudice (in base a quanto previsto dall'articolo 82 T.U. 115 del 2002 - come modificato dalla legge 30 dicembre 2004, n. 311);
dopo che il Giudice ha emesso il decreto di liquidazione e dopo che questo è stato notificato alle parti in causa, viene trasmesso tutto all'ufficio competente, che provvede ad emettere il mandato di pagamento;
in taluni casi, come per il tribunale dei minori, possono trascorrere molti anni prima di arrivare alla liquidazione in quanto i giudici sovente optano per la erogazione del pagamento nella fase conclusiva del procedimento, che spesso coincide con il raggiungimento della maggiore età dei clienti ammessi al gratuito patrocinio;
per i procedimenti di adottabilità, che prevedono l'obbligo di nomina del difensore del minore, tale difensore è costretto a far ricorso all'ammissione al patrocinio a spese dello Stato;
in vari importanti tribunali del Paese la situazione è grave. Ad esempio, nel caso di Bologna, a fronte di circa 900.000,00 euro di crediti maturati dagli avvocati, l'amministrazione centrale ne ha erogati solo 200.000,00 euro (con cui pagare anche le ritenute d'acconto). La conseguenza esiziale del ritardo nell'erogazione implica che i difensori sono costretti da anni ad attendere il pagamento delle loro note, in

una situazione che ha generato incertezza e malcontento diffusi. Inoltre, nonostante l'impegno professionale profuso e le capacità dei singoli avvocati, le condizioni di contesto - ormai insostenibili - potrebbero indurre i legali a cancellarsi dagli elenchi del patrocinio gratuito, o, ancor peggio, a non fare più ricorso all'istituto del gratuito patrocinio, con ulteriore pregiudizio dei cittadini che non possono retribuire congruamente un difensore -:
se il Governo sia a conoscenza della grave situazione illustrata, di quali siano alla data odierna gli importi a debito dell'anno giudiziario nei confronti dei difensori che abbiano patrocinato a spese dello Stato e quali siano le misure che intende adottare al fine di garantire la giusta retribuzione degli operatori del settore, riconoscendo fattivamente l'importanza sociale del ruolo da essi svolto;
quali iniziative intenda prontamente assumere per garantire un diritto costituzionale anche ai cittadini meno abbienti.
(2-00703)
«Vassallo, Barbi, Marchioni, Capano, Colaninno, Trappolino, Federico Testa, Recchia, Esposito, Zampa, Rubinato, Fogliardi, Duilio, Pedoto, Pistelli, Iannuzzi, La Forgia, Vaccaro, Benamati, Fiano, Strizzolo, Lo Moro, Mantini, Cuomo, Misiani, Garofani, Ginefra, Soro, Causi, Margiotta, Mosca, Viola, Sposetti, Melandri, Merloni, Martella, Tempestini, Naccarato, Berretta».

Interrogazioni a risposta scritta:

TORAZZI, COMAROLI, FAVA e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 19 aprile 2010 il sindaco del comune di San Giovanni in Croce, Vittorio Ceresini, recatosi unitamente all'agente di polizia municipale, all'avvocato del Comune, all'Ufficiale Giudiziario ed ad un militare dell'Arma dei Carabinieri, presso un'abitazione di proprietà del comune per procedere allo sfratto esecutivo, veniva insultato ed aggredito insieme al militare dagli inquilini. Lo sfratto aveva poi seguito non senza difficoltà, grazie all'impiego di altri militari solamente dopo due ore;
i soggetti protagonisti dell'aggressione sono cittadini italiani di origine napoletana, usi ormai da anni a sfruttare i servizi sociali del territorio ricorrendo spesso a minacce ed intimidazioni per evitare i pur minimi obblighi che l'accesso ad aiuti e/o canoni sociali richiedono, nella fattispecie un canone di 250 euro mensili evaso ormai da oltre 2 anni, nonché l'allaccio abusivo all'energia elettrica di un edificio comunale;
il sindaco è il primo terminale delle istituzioni democratiche, chiamato spesso ad adempire in prima persona a compiti di salvaguardia della legalità essenziali per la convivenza civile;
la nuova legislazione introdotta proprio da questo Governo ha aumentato i poteri e le responsabilità dei sindaci in materia di pubblica sicurezza;
la fase di trasformazione del tessuto sociale, anche a causa della massiccia immigrazione, rende indispensabile una presenza più attenta, più rapida e più autorevole delle istituzioni democratiche;
l'aggressione ad un sindaco, che si configura come un'intimidazione volta ad imporre un ordine criminoso ed alieno alle istituzioni democratiche, rappresenta una violenza odiosa offensiva dei diritti di tutti i cittadini, un crimine gravissimo nella sua valenza sociale;
purtroppo sempre più spesso si assiste ad un comportamento non coerente della giustizia per cui nelle aule giudiziarie i magistrati più invocano severità verso i comuni cittadini, più si mostrano indulgenti, con sentenze secondo gli interroganti creative, nei confronti dei criminali, spesso con motivazioni che agli interroganti appaiono politiche dagli accenti pseudo sociali;

a causa della lentezza della nostra giustizia, molti processi non giungono a termine per avvenuta prescrizione -:
se il Ministro sia informato dei fatti in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative normative volte ad un inasprimento delle pene per reati del tipo di quelli descritti, nonché per evitare che molti processi per fatti molto gravi come quelli illustrati possano estinguersi per effetto della prescrizione.
(4-07087)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sia l'ufficio del giudice di pace di Borgonovo Val Tidone (Piacenza) sia quello di Piacenza sono carenti di un posto di cancelliere B3 che andrebbe ricoperto al più presto;
i citati uffici del giudice di pace sono carenti di personale, come pure quello di Bettola, sempre in provincia di Piacenza, che vede in servizio un'unica unità di personale con la qualifica di ausiliario Al e dove viene applicato un cancelliere C2 del tribunale di Piacenza ed un cancelliere B3 per l'assistenza alle udienze penali -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di ovviare la situazione di grave criticità sopra segnalata anche ricorrendo all'istituto della mobilità esterna, anche tenuto conto di un'istanza presentata e accolta dall'amministrazione di appartenenza del signor Enrico Bergamaschi.
(4-07099)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FRONER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi mesi, si sono moltiplicate le proteste di associazioni ambientaliste, escursionisti e guide alpine, che denunciano l'incremento senza controllo delle moto da neve, divenute un problema esattamente come al mare lo sono le moto d'acqua. Quello dell'uso che attualmente viene fatto dei mezzi motorizzati in montagna è un problema generale di tutto l'arco alpino e dell'appennino;
il recente episodio riguardante le incursioni di motoslitte nel parco Adamello Brenta lo ha riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica;
le motoslitte, se utilizzate senza regole e da persone che non conoscono problematiche e rischi della montagna innevata, possono causare un notevole impatto ambientale con inquinamento acustico e atmosferico e relativo disturbo della fauna stanziale, un evidente disagio per escursionisti e sci alpinisti che costituiscono i principali utenti dell'ambiente montano, oltre a problemi di sicurezza sia per quanto concerne il rischi di incidenti che coinvolgono questi veicoli che per il rischio valanghe;
la legislazione in materia è esercitata principalmente dalle regioni e dalle province autonome, cui spetta la competenza sulla viabilità regionale e sulla viabilità minore, nonché di fornire gli indirizzi per la regolamentazione comunale; ai comuni compete la regolamentazione di dettaglio dell'utilizzo di questi mezzi motorizzati nel proprio territorio;
non c'è alcuna legge dello Stato che tratti l'uso di questi mezzi motorizzati in maniera uniforme. Nonostante che la legge delega per la revisione del codice della strada (n. 85 del 22 marzo 2001) richiamasse espressamente la necessità di regolamentare l'utilizzo delle motoslitte e dei mezzi meccanici in generale sulle piste da sci e sui terreni innevati, essi non sono contemplati nel codice della strada per la ragione che le motoslitte non rientrano nella nozione di veicolo, perché per le loro caratteristiche intrinseche sono idonee a circolare solamente fuori strada;
l'unica legge attualmente in vigore dove si trova un riferimento alle motoslitte

è la n. 363 del 2003, che all'articolo 16 inibisce ai mezzi meccanici l'utilizzo delle piste da sci, fatto salvo per quelli adibiti al servizio e alla manutenzione delle piste (che possono comunque accedere solo al di fuori dell'orario di apertura degli impianti, salvo casi di necessità e urgenza e, in ogni caso, con l'utilizzo di appositi congegni di segnaletica luminosa e acustica);
numerose iniziative delle regioni e delle province autonome hanno regolamentato la materia soprattutto sotto i profili della classificazione delle strade forestali, delle autorizzazioni alla circolazione e dell'inasprimento delle sanzioni. La difformità delle legislazioni regionali non manca tuttavia di creare difficoltà per le aree, per esempio il Parco dello Stelvio, dove insistono più regioni -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative normative volte a prevedere una disciplina a proposito delle motoslitte, per garantire la sicurezza e la salvaguardia ambientale, introducendo in particolare disposizioni che rendano obbligatoria l'apposizione sulle motoslitte di un contrassegno a distanza e l'istituzione di un registro che faccia risalire più facilmente al proprietario del mezzo, rendendo più immediate ed efficaci eventuali sanzioni.
(5-02861)

Interrogazione a risposta scritta:

MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da fonti di stampa si apprende che il 16 aprile 2010 sono stati ultimati i lavori dell'aerostazione «Vincenzo Magliocco» di Comiso, attesa opera infrastrutturale indispensabile allo sviluppo e alla modernizzazione della provincia di Ragusa ed al superamento delle problematiche della mobilità di cui soffre la Sicilia meridionale ed orientale;
secondo il nuovo cronoprogramma la piena operatività e funzionalità dello scalo aeroportuale dovrebbe avvenire nel 2011;
in particolare, occorre sottolineare il superamento, grazie all'interesse prioritario all'entrata in funzione del suddetto aeroporto manifestato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal presidente dell'ENAC, di uno dei principali ostacoli che hanno impedito finora l'apertura della scalo di Comiso consistente nella copertura dei costi relativi ai servizi di assistenza al volo da parte dell'ENAV, che avverrà anzitutto con lo sblocco del finanziamento previsto all'articolo 4-ter, comma 3, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, come introdotto dalla relativa legge di conversione del 3 agosto 2009, n. 102, per i primi tre anni di attività dell'aeroporto;
tuttavia resta ancora irrisolta la questione del propedeutico passaggio del sedime aeroportuale dal Ministero della difesa al demanio regionale a causa della mancata stipula del protocollo d'intesa indispensabile allo scopo;
a seguito della manifestata disponibilità del Ministero della difesa a dichiarare il cessato interesse ai fini militari dei beni immobili che costituiscono l'ex aeroporto militare e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dell' ENAC ad esprimere il nulla osta al trasferimento delle citate aree, era stata già fissato il 23 aprile 2010 un incontro al quale non ha preso parte la regione Sicilia -:
entro quali termini si potrà procedere alla sottoscrizione del protocollo d'intesa per il trasferimento dal demanio militare al patrimonio regionale delle aree costituenti l'ex aeroporto militare propedeutico al prosieguo dell'iter per l'apertura dello scalo aeroportuale di Comiso nel rispetto del cronoprogramma stabilito.
(4-07098)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

CODURELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da oltre tre anni 11 sindaci della Conferenza casatese hanno chiesto con lettera al Ministro dell'interno (il 1o agosto 2007, il 23 giugno 2008 ed il 7 aprile 2009) l'istituzione di un nuovo presidio territoriale di polizia e/o il potenziamento nel territorio della presenza dell'Arma dei carabinieri, per migliorare il livello di sicurezza della Brianza;
la Brianza è una zona caratterizzata da un'elevata concentrazione abitativa, con la presenza di importanti scuole superiori e significative realtà produttive e commerciali. Inoltre è una zona al confine con l'area metropolitana milanese, più soggetta ad attrarre l'attenzione della criminalità e si denuncia la proliferazione delle aperture di sale giochi, scommesse e affini che vanno a sostituire negozi tradizionali, con conseguenze da non sottovalutare dal punto di vista di drammi sociali in aumento;
nel corso di un'intervista rilasciata al Giornale di Merate, il comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri, colonnello Alessandro De Angelis ha definito il casatese la «zona critica della Provincia di Lecco», per i continui furti messi in atto (in 8 abitazioni di un residence in una sola notte) e come appreso dallo stesso giornale c'è chi dorme addirittura nel proprio negozio;
il Governo Prodi, accogliendo queste richieste, aveva stanziato nella legge finanziaria per il 2008, 140 milioni di euro per il rafforzamento degli organici delle Forze dell'ordine, attraverso uno sblocco del turn-over che avrebbe consentito l'inserimento di circa 4.500 nuove unità ed aveva inoltre recuperato 3000 unità di personale delle forze dell'ordine prelevandole da altre amministrazioni dove erano prestate per compiti amministrativi, e in sede di approvazione della stessa, aveva accolto un ordine del giorno (n. 9/03256/047) impegnandosi per il potenziamento dei presidi territoriali delle Forze dell'ordine;
nonostante i numerosi impegni presi e anche annunciati al territorio da esponenti del Governo in carica, i tanti atti di sindacato ispettivo, le proposte emendative alle leggi finanziarie e ai provvedimenti inerenti alla pubblica sicurezza, sia della maggioranza che dell'opposizione, a sostegno delle richieste degli amministratori locali, ad oggi il territorio ed i comuni interessati si trovano soli ad affrontare questa emergenza alla luce della difficoltà economiche dovute ai pesantissimi vincoli del patto di stabilità in atto;
il Ministro dell'interno, ad oggi, non ha dato seguito alle richieste degli amministratori locali per il potenziamento più volte annunciato del presidio nel lecchese;
il Ministro della difesa nel contempo ha promesso un aumento delle Forze dell'ordine ed il potenziamento delle stazioni dislocate sul territorio interessato che ad oggi non ha avuto nessun riscontro -:
quali urgenti iniziative intendano adottare in relazione a quanto esposto in premessa, al fine di garantire l'immediato stanziamento di fondi e risorse umane per il potenziamento dei tre presidi dell'Arma dei carabinieri già esistenti sul territorio (Casatenovo, Cremella, Castamasnaga), e di preservare l'ordine e la sicurezza dell'area, facendo seguito a quanto annunciato e promesso possibilmente prima dell'inizio dell'estate, periodo in cui, storicamente, aumentano i furti nelle abitazioni;
se si intendano assumere iniziative per l'istituzione a Barzanò di un commissariato di polizia annunciato in campagna elettorale e smentito dopo la vittoria del centro-destra.
(5-02866)

Interrogazioni a risposta scritta:

BIAVA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i vigili del fuoco di Rimini svolgono, ai sensi della convenzione del 4 settembre 2008, interventi di soccorso pubblico nello Stato della Repubblica di San Marino;
nel territorio della Repubblica di San Marino sono numerose le aziende industriali, in particolare quelle per la lavorazione di sostanze tossiche;
l'attività di prevenzione incendi nello Stato di San Marino, invece, non è svolta dal comando provinciale dei vigili del fuoco di Rimini, ma come sancito dalla citata convenzione ci si limita ad un parere non vincolante sugli standard minimi di sicurezza;
il rischio delle operazioni di soccorso per il personale vigili del fuoco di Rimini a seguito di incendi o fuoriuscita di sostanze tossiche in territorio sanmarinese resta alto, tanto che nell'agosto del 2000 una squadra di vigili del fuoco di Rimini fu colpita da una forte esplosione che provocò forti ustioni a 8 vigili, a tal punto che ancora oggi portano i segni e uno di questi fu congedato a causa delle terribili ustioni riportate;
la dotazione organica prevista per il comando provinciale dei vigili del fuoco di Rimini, come disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 aprile 1997, e su cui grava il carico di lavoro nel territorio della Repubblica di San Marino, risulta essere la più piccola d'Italia;
nelle nuove piante organiche dei vigili del fuoco, in fase di predisposizione da parte del Ministero dell'interno, non è stato previsto alcun aumento di organico per il comando di Rimini, in quanto non viene presa in considerazione l'area di intervento nello Stato di San Marino;
la stessa indennità di missione all'estero non viene percepita dai vigili del fuoco di Rimini quando si recano in territorio sanmarinese, in quanto lo Stato di San Marino non figura tra gli Stati per i quali Ministero dell'economia e delle finanze ha confermato le diaria di missione all'estero (come risulta dalla nota del dipartimento vigili del fuoco e soccorso pubblico dell'8 luglio 2009 prot. 4482/89735);
nella stessa nota ministeriale viene indicato che l'indennità di missione all'estero non sarebbe comunque corrisposta in ragione della brevità dell'impegno operativo richiesto;
in caso di intervento in territorio di San Marino i vigili del fuoco italiani sono obbligati al coordinamento delle operazioni di soccorso dalla convenzione e che gli stessi devono fronteggiare in toto e che i tempi di intervento sono stabiliti, non in ragione della brevità del tragitto o del tempo impegnato, ma della gravità dell'incidente, anche in considerazione del fatto che nel territorio sanmarinese non esiste una squadra di vigili del fuoco dedicata -:
se non si ritenga di rivedere la dotazione organica per la centrale dei vigili del fuoco di Rimini, tenendo presente del maggior carico di lavoro derivante dal servizio di intervento pubblico previsto nella Repubblica di San Marino;
se non si ritenga di fare chiarezza sul diritto all'indennità di missione all'estero e se non si ritenga di inserire lo Stato di San Marino nell'elenco degli stati per i quali il Ministero dell'economia e della finanze ha previsto l'applicazione di detta indennità;
se in ragione delle ulteriori responsabilità derivanti dall'applicazione della convenzione del 4 settembre 2008 non si ravvisi la necessità di un supplemento dell'indennità di rischio per il «coordinamento delle operazioni di soccorso in territorio estero».
(4-07089)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea, con decisione del 6 maggio 2008, ha aperto - nei confronti dell'Italia - una procedura d'infrazione che, interpretata in modo quanto meno opinabile, ha portato all'eliminazione della banda a memoria ottica (BMO) dalla grafica del documento nelle «nuove regole tecniche sul permesso di soggiorno (PSE)»;
giova al riguardo ricordare che nel 2003 il Ministero dell'interno decise di utilizzare la BMO, richiedendo preventivamente l'autorizzazione all'Unione europea, ritenendola la tecnologia più sicura al mondo, attesi i pareri all'uopo espressi da AIPA, CNIPA e CNR;
nel 1998 gli USA hanno scelto - decisione riconfermata lo scorso anno - la BMO quale tecnologia di base per la Green Card (il PSE americano);
il rilascio da parte americana della Green Card ad oltre 30 milioni di immigrati induce a ritenere che BMO rappresenta una tecnologia efficace contro le clonazioni e/o le contraffazioni;
la Commissione europea ha in più occasioni sollecitato gli stati membri ad utilizzare, per il rilascio dei permessi di soggiorno, nuove tecniche di sicurezza, inserendo espressamente tra queste anche la tecnologia della «banda a memoria ottica»;
inoltre, esperiti gli opportuni confronti, la BMO risulterebbe essere la tecnologia con il rapporto costo/prestazioni più economica ed efficace -:
se, alla luce di quanto in premessa evocato, non ritenga utile utilizzare la BMO come unico elemento di sicurezza visibile, univoco e non falsificabile, a garanzia dell'autenticità del documento rilasciato.
(4-07093)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
è un dato inoppugnabile che nell'anno scolastico in corso sono presenti nelle scuole più studenti e meno personale docente e ATA rispetto a quello precedente. Gli studenti iscritti alle scuole di ogni ordine e grado, infatti, sono 7.805.947, con un aumento di 37.000 unità e, parimenti, si sono ridotti gli organici per il personale docente di oltre 42 mila unità e più di 15 mila posti per il personale ATA. Questi dati rappresentano la prima tranche della riduzione di oltre 132.000 unità che il Governo ha previsto, per il triennio 2009-2011, con l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 133 del 2008, realizzando così quello che si configura di fatto come il più grande licenziamento di massa nella storia della pubblica amministrazione del nostro Paese;
le scelte operate dal Governo hanno comportato, già nell'anno scolastico in corso, il termine del rapporto di lavoro di decine di migliaia di lavoratori precari della scuola; oltre 18 mila docenti e più di 8 mila tecnici, amministrativi ed ausiliari, che da anni svolgono le proprie mansioni con incarichi annuali costantemente rinnovati;
per porre rimedio agli effetti negativi delle scelte del Governo, a nulla e servito, ad avviso degli interpellanti, il decreto-legge n. 134 del 2009, pomposamente definito «salva precari» a beneficio della comunicazione mediatica ma, nei fatti, in grado di garantire solo ad un numero ristrettissimo di docenti e ATA precari, perdenti posto, la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo determinato in supplenze brevi attribuite dalle scuole, peraltro a discapito di altri lavoratori

precari di III fascia. Risulta, inoltre, che scarsissimo riscontro operativo abbia avuto anche la previsione di attivare progetti specifici, in collaborazione con le regioni, nei quali impiegare per alcuni mesi i precari perdenti posto;
tale grave situazione ha determinato una consistente perdita di qualità del sistema scolastico del Paese, come la riduzione e l'impoverimento del tempo scuola nel modello a «moduli» e del tempo pieno nella scuola primaria nonché del tempo prolungato nella scuola secondaria di primo grado, attuati con la riduzione degli organici, con la soppressione delle compresenze, con la mancata copertura delle supplenze brevi, con l'aumento degli alunni per classe;
per il prossimo anno scolastico 2010/2011, il Governo si sta apprestando ad effettuare la seconda tranche dei tagli agli organici prevista dal citato articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. Infatti, la circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 37 del 13 aprile 2010 che definisce le norme per il calcolo degli organici dei docenti prevede una riduzione di 25.000 insegnanti (22.000 in organico di diritto e 3.600 in organico di fatto). Cifre rilevanti, ma contraddette per difetto da quelle contenute nella relazione tecnica allegata allo schema di decreto del Presidente della Repubblica «recante norme generali per la ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali», attualmente in esame presso le Commissioni parlamentari competenti. Dalla suddetta relazione tecnica si apprende che la riduzione degli organici conta ben 31.390 posti di personale docente e 15.000 posti di personale ATA. Una contraddizione che deve essere chiarita in modo inequivocabile, che tuttavia non emenda, a giudizio degli interpellanti, la gravità della scelta assunta dal Governo di ridurre in modo indiscriminato gli organici della scuola. Questa scelta è, comunque, destinata ad incidere ulteriormente sia sulla qualità didattica, formativa ed educativa delle istituzioni scolastiche, sia sul futuro lavorativo di decine di migliaia di operatori della scuola in un contesto economico difficile reso ancora più grave dalla crisi che ha investito anche il nostro Paese;
la citata circolare n. 37, che prevede una riduzione per la scuola superiore di circa 14.000 posti docente, non è stata diffusa contemporaneamente con i regolamenti di riordino di licei, tecnici e professionali (peraltro non ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale determinando uno stato di incertezza e confusione che ha accompagnato le iscrizioni alla scuola secondaria superiore) e - cosa ancor più grave - nemmeno trasmette il decreto interministeriale sugli organici; infatti, esso non è ancora stato emanato in via definitiva, con il rischio che si determini un contenzioso con i docenti in soprannumero i quali potrebbero impugnare l'atto davanti ai giudice del lavoro sostenendone l'illegittimità perché adottato in esecuzione di una circolare basata su un decreto interministeriale inesistente;
pertanto, per il prossimo anno scolastico, si potrebbe assistere all'assunzione di decisioni, ad avviso degli interpellanti, illegittime in materia di personale della scuola poiché assunte in un quadro normativo non perfezionato e che ripetono le gravi anomalie che hanno caratterizzato la riduzione degli organici portata a termine nell'anno scolastico 2009-2010. Infatti il decreto interministeriale sugli organici dei docenti per l'anno scolastico 2009-2010, non risulta ancora emanato così come dimostra la richiesta (datata 3 marzo 2009) di produzione dell'atto da parte del TAR del Lazio, alla quale non è ancora stato dato seguito. Tuttavia, sulla base del predetto decreto interministeriale ancor oggi, dopo quasi un anno, «inesistente» sono stati formulati, da parte di dirigenti della Amministrazione scolastica centrale e periferica, migliaia di decreti riguardanti gli organici regionali, provinciali e di istituto che hanno comportato la soppressione di oltre 42 mila posti di docente -:
se il Ministro interrogato intenda, in vista del prossimo anno scolastico, interrompere

un siffatto metodo di governare i processi amministrativi relativi alla scuola che desta molti dubbi sul piano della legittimità;
se non ritenga opportuno attivarsi affinché il Governo riveda la politica dei tagli, alla luce dei danni gravissimi che essi stanno producendo sul funzionamento quotidiano e sulla qualità della scuola pubblica del nostro Paese.
(2-00705)
«Coscia, Ghizzoni, De Pasquale, Bachelet, De Torre, Pes, Rossa, Siragusa, De Biasi, Levi, Lolli, Mazzarella, Nicolais, Picierno, Antonino Russo, Fioroni, Froner, Codurelli, Servodio, Mastromauro, Bordo, Motta, Pizzetti, Lenzi, Villecco Calipari, Ferrari, Capodicasa, Carella, Bobba, Losacco, Grassi, Samperi, Gianni Farina, Mariani, Castagnetti, Graziano, Ferranti, Madia, Oliverio, Sereni, Bellanova, Peluffo, Rosato, Bossa, Morassut».

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa, che non hanno trovato ancora smentite da parte del Ministero, nel quadro di riorganizzazione dell'offerta formativa in Sicilia sarebbe previsto l'insediamento della facoltà di lingue a Ragusa e la conseguente chiusura della facoltà di lingue e letterature straniere dell'ateneo di Catania, entro l'ottobre del 2011;
tale decisione scaturirebbe dalla scelta di istituire il polo universitario di Ragusa; per assicurare al nascente quarto polo in Sicilia un congruo numero di iscritti verrebbero coattivamente trasferiti gli oltre 4.000 iscritti della facoltà di lingue di Catania;
appare evidente come tale decisione, qualora venisse confermata, sarebbe in aperto contrasto con la razionalizzazione introdotta dalla riforma varata dal Governo e risponderebbe solo a logiche campanilistiche;
tale notizia ha provocato le giuste proteste di tutto il mondo accademico catanese che si vedrebbe ingiustamente impoverito nella propria offerta formativa;
il vasto bacino siciliano, consentirebbe l'esistenza di entrambe le facoltà, in un'ottica di collaborazione e di diversificazione dell'offerta formativa, che scongiurerebbe la chiusura della facoltà catanese, che negli oltre dieci anni di vita si è resa competitiva ed all'avanguardia nel rispondere alle nuove esigenze formative -:
se non intenda chiarire gli orientamenti che su tale decisione il Governo intende assumere anche ai fini della programmazione triennale delle università di cui all'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del 2005;
se non intenda assumere iniziative, anche in sede di riparto del fondo per il finanziamento ordinario dell'università, al fine di scongiurare, la chiusura ovvero il trasferimento della facoltà di lingue e letterature straniere dell'ateneo di Catania, prospettato in relazione alla nascita del polo universitario di Ragusa.
(2-00706)
«Berretta».

Interrogazione a risposta in Commissione:

POLLEDRI, GOISIS e RIVOLTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, all'articolo 64 «Disposizioni in materia di organizzazione scolastica», ai fini di una migliore qualificazione dei servizi scolastici e di una piena valorizzazione professionale del personale

docente, a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010, prevede una serie di interventi e misure volti alla riorganizzazione scolastica;
in particolare l'articolo 72, comma 11, per adeguare l'organico alle reali necessità della scuola, attribuisce alle pubbliche amministrazioni la facoltà di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro e il contratto individuale, al compimento dell'anzianità massima contributiva di quaranta anni del personale dipendente. Tale facoltà ha carattere eccezionale atteso che la legge prevede la risoluzione unilaterale limitatamente agli anni 2009-2011; ragion per cui la suddetta facoltà può essere esercitata nei confronti dei dipendenti che raggiungano l'anzianità massima contributiva entro il triennio di applicazione della norma;
a seguito dell'applicazione della normativa richiamata, due insegnanti part-time della scuola elementare Pezzani di Piacenza, signora Olga Merlini e Silvana Dallaspezia rispettivamente di anni 64 e 63, a partire dal 1o settembre 2010, non potranno più prestare servizio presso la suddetta scuola, in quanto avrebbero maturato un'anzianità contributiva di quarant'anni che ha legittimato il dirigente locale a disporre la risoluzione del rapporto di lavoro;
la particolarità della vicenda delle due insegnanti, che riguarda, però, altri casi, è data dal fatto che il loro rapporto di lavoro è part-time al 50 per cento dal 2001-2002 e, pertanto, stante l'assoluta mancanza di uno specifico riferimento al rapporto di lavoro part-time nella normativa vigente e nelle successive direttive, circolari e note ministeriali, il legislatore non ha considerato che, nel caso di specie il raggiungimento del massimo contributivo non corrisponde al massimo della pensione che sarà percepita dai soggetti interessati; in questi casi, dunque, anche in presenza del raggiungimento dei 40 anni contributivi compiuti, l'applicazione della norma in oggetto andrebbe rinviata al momento in cui il personale maturi l'ultimo miglioramento economico stipendiale; così come confermato, anche, dalla dottoressa Bianca Artiglieri, dirigente ufficio III dipartimento per l'istruzione del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
sul territorio nazionale l'interpretazione della norma vigente non è omogenea essendo lasciata alla discrezione dei dirigenti locali, comportando ciò un'ingiustificata disparità di trattamento e di tutela dei diritti soggettivi delle persone coinvolte; comportando, inoltre, un disagio didattico e umano per tutti quegli alunni che non possono concludere l'intero ciclo scolastico con le loro insegnanti, costrette al pensionamento;
in data 3 marzo 2010, secondo quanto riportato dal sito della Federazione GILDA-UNAMS che rappresenta i dipendenti del comparto scuola, al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca vi sarebbe stato un incontro con all'ordine del giorno la problematica relativa alla risoluzione unilaterale del contratto del personale con 40 anni di anzianità contributiva e con rapporto di lavoro pensione/part-time. In merito a ciò si è chiarito che l'amministrazione può imporre la risoluzione del rapporto di lavoro solo se, alla scadenza del 31 agosto 2010, i destinatari di tali provvedimenti raggiungano i 40 anni di contribuzione. In considerazione di quanto sopra, pertanto, si è convenuto che chi è in part-time, anche se ha raggiunto e superato i 40 anni previsti per il diritto alla pensione, ma non ha i contributi effettivi richiesti non può essere obbligato ad andare in pensione, in quanto non ha raggiunto il massimo contributivo. Questo è il caso, ad esempio, di quei docenti che, dopo aver prestato servizio per 37 anni con rapporto full-time, hanno optato per il part-time al 50 per cento + pensione. In questo caso nei 3 anni successivi, pur avendo raggiunto i 40 anni utili per la pensione, avendo realmente maturato 1,5 anni ai fini contributivi, non possono vedersi imporre la risoluzione del contratto. In tali casi gli uffici scolastici provinciali verificheranno le situazioni individuali

e revocheranno i preavvisi già inviati; purtroppo, però, non vi è stato un allineamento in tal senso delle pubbliche amministrazioni;
lo stesso Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, intervistato dalla emittente radio RTL 102.5, in data 25 aprile 2010, in merito alla norma per il pensionamento dei docenti arrivati a 40 anni di servizio, risponde: «La norma non dice che devono andare a casa, ma dice che le amministrazioni, per aumentare il turn over, rinnovando così il quadro dei docenti, possono individuare chi, dopo i 40 anni, deve pensionarsi. Comunque la scelta di voler seguire i propri studenti - continua Brunetta - fino al completamento del ciclo scolastico è comprensibile e giusta -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire affinché questa corretta interpretazione della normativa in esame, così come sopra illustrata, rispettosa dei dipendenti coinvolti, possa essere definitivamente sancita al fine di tutelare omogeneamente, sul territorio nazionale, i diritti del personale docente coinvolto.
(5-02863)

Interrogazioni a risposta scritta:

SANGA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2009, n. 122, recita che gli alunni che, nello scrutinio finale, conseguono una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina sono ammessi all'esame di Stato;
con l'applicazione di tale norma, significa che a partire dall'anno scolastico in corso il raggiungimento della sufficienza in tutte le discipline del quinto anno di studi diventa condizione indispensabile per l'ammissione degli allievi all'esame di Stato;
gli insegnanti di diversi istituti scolastici hanno espresso preoccupazione per l'applicazione di tale normativa;
in particolare, gli insegnanti del liceo scientifico statale Lorenzo Mascheroni di Bergamo hanno inviato al Ministro interrogato un documento in cui si osserva che:
l'applicazione «per automatismo» di tale disposto può entrare in contraddizione con la quinquennale azione educativa programmata e gestita dai consigli di classe e dai singoli docenti;
tale norma rischia di vanificare gli investimenti in risorse economiche e umane operati dalle scuole per corsi di sostegno e di recupero e per altre iniziative di coinvolgimento degli studenti;
risulta leso il diritto al riconoscimento di un percorso positivo di crescita degli allievi, tanto per gli studenti che hanno conseguito la sufficienza attraverso interventi di sostegno, quanto (ed è più grave perché non motivabile) per gli studenti che già avevano conseguito la sufficienza in tutte le discipline grazie unicamente al loro impegno e che ora si troverebbero penalizzati nella valutazione e nel credito;
nessuna risposta risulta pervenuta da parte del Ministro;
l'applicazione della norma vigente porterebbe anche all'esclusione dall'ammissione all'esame di Stato di allievi dotati e motivati, che potrebbero aver incontrato difficoltà occasionali nel corso dell'ultimo anno di studi -:
se non ritenga di assumere iniziative volte a modificare la normativa sopra richiamata;
se non ritenga di fornire una risposta a quanto osservato nella lettera già inviata dagli insegnanti del liceo scientifico Lorenzo Mascheroni di Bergamo.
(4-07102)

COSENZA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la trasmissione «Tv7», andata in onda su Rai Uno il 12 febbraio 2010, ha riportato informazioni a dir poco allarmanti sulla situazione degli asili-nido privati nelle maggiori città italiane;
è emerso come le regioni, cui in base alla legge n. 75 del 1976 spetta la massima autonomia in materia di gestione delle strutture e del personale degli asili-nido, tendenzialmente puntino sulle strutture private convenzionate così da poter ottenere dei significativi risparmi;
il risultato è che, per esempio, a Roma una fetta consistente degli asili-nido privati non rispetta i più importanti parametri imposti dalla legge regionale in materia. Si pensi al fatto che gli spazi per i bambini sono molto ristretti e non rispettano il teorico rapporto minimo di 10 metri quadrati per ogni bambino. Inoltre viene spesso violato il principio, anch'esso sulla carta vincolante, di almeno un educatore ogni 7 bambini. Infine gli spazi verdi e all'aperto, teoricamente obbligatori, sono inesistenti perché spesso gli asili-nido privati si trovano all'interno di appartamenti angusti;
per quanto riguarda Napoli, troppi asili-nido «fantasma» sfuggono ai controlli delle ASL e rimangono aperti benché abbiano termosifoni senza protezioni e vedano i vari locali (stanze adibite ad aule, bagno e cucina) con le stanze ammassate tra loro;
come fatto emergere in novembre dal terribile episodio di cronaca che ha visto alcune educatrici di un asilo-nido privato di Pistoia arrestate per gravi maltrattamenti a danno dei piccoli loro affidati, vi è inoltre un oggettivo problema relativo ai criteri professionali e psicoattitudinali con cui viene assunto il personale che ha il delicato compito di accompagnare nella prima fase delle loro crescita i bambini fino a 3 anni di età -:
se, ferma restando l'autonomia delle regioni in materia, siano disponibili dati e informazioni di carattere generale sugli standard medi di qualità relativi agli asili-nido privati;
se e quali iniziative, anche normative, si intendano assumere, eventualmente con l'elaborazione di linee guida in sede di Conferenza Stato-regioni, perché siano assicurati più effettivi e stringenti controlli sulle regolarità delle strutture adibite ad asili-nido, nonché adeguate garanzie rispetto alla competenza e all'affidabilità del personale assunto negli asili nido.
(4-07104)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'introduzione della flessibilità dei contratti di lavoro ha di per sé in molti casi creato delle situazioni di disagio ed incertezza in capo ad un numero rilevante di lavoratori impiegati nei più svariati settori di mercato;
la prassi della stipula di contratti di collaborazione a progetto è stata applicata in maniera consistente per quei lavoratori impiegati nei Call Center con conseguenti disagi da parte di questi ultimi costretti ad operare, talora anche per parecchi anni, in una situazione di assoluta precarietà;
varie sigle sindacali hanno di recente denunciato la situazione venutasi a creare in seno alla Call & Call di Genova ove nonostante i ripetuti incontri con i sindacati continua a persistere un clima di assoluta incertezza sia tra i lavoratori cosiddetti a progetto sia tra gli assunti con contratto a tempo indeterminato vista la ventilata ipotesi del ricorso alla cassa integrazione guadagni;

a fronte della su esposta situazione non appaiono tuttora ben chiari gli intendimenti della Call & Call stante l'apertura di nuove sedi per lo svolgimento della medesima attività in altre città italiane -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della su indicata situazione;
se sia intenzione del Governo procedere ad interventi volti ad accertare eventuali elementi di criticità rispetto all'eventuale perdita di posti di lavoro.
(4-07095)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIORIO, ZUCCHI, MARCO CARRA e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
a conclusione dei lavori della commissione di indagine amministrativa sulle quote latte istituita dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali con decreto ministeriale 25 giugno 2009, il comando carabinieri politiche agricole e alimentari ha svolto un approfondimento su aspetti relativi all'attendibilità dei dati dichiarati negli L1 ed utilizzati dall'Agea per il conteggio del prelievo supplementare;
da quanto si apprende, la relazione mette in dubbio l'attendibilità dei dati utilizzati per il calcolo dello splafonamento e del prelievo supplementare sin dalla prima campagna in regime di quote (1995);
il rapporto dei carabinieri mette a raffronto dati che dovrebbero essere affidabili specie quelli dei controlli funzionali affidati all'Aia e quelli dell'anagrafe bovina e delle autorizzazioni igienicosanitarie gestiti dal Ministero della salute. Dall'altra parte si dispone della corposa banca dati dell'Agea basata sulle dichiarazioni di consegna effettuate sui modelli L1 e sulle dichiarazioni relative al tenore in grasso del latte;
da tali dichiarazioni L1 emergerebbero evidenti anomalie e criticità circa i dati relativi al tenore di massa grassa e, di conseguenza, circa i dati inerenti le produzioni rettificate ed il conteggio della produzione fuori quota dei singoli allevatori. Gli scostamenti tra i dati verificati nel corso degli approfondimenti - si fa notare nella relazione - portano inoltre a ritenere che esistano rilevanti anomalie anche sui conteggi delle compensazioni nazionali e quindi sulle imputazioni del prelievo supplementare sin dalla prima campagna soggetta al regime quote latte (1995);
la relazione pubblica alcune tabelle circa la produzione italiana di latte dal 1995 in poi, da cui risulterebbe una differenza produttiva media, rispetto alla produzione totale italiana dichiarata in L1, molto significativa, tale da mettere in discussione lo stesso splafonamento dello Stato membro e quindi il prelievo supplementare imputato ai produttori a partire dal 1995/96 sino ad oggi -:
quali siano le iniziative che intenda intraprendere il Ministro in relazione al fatto che l'esito della relazione in oggetto se confermata rischia di aprire nei confronti di quegli allevatori che hanno rispettato la legge n. 119 un contenzioso causato dall'aver sostenuto spese e investimenti che risulterebbero a questo punto non dovuti o addirittura da risarcire, ed anche in relazione al fatto che tale esito rischia di mettere il nostro Paese in una situazione scorretta nei confronti dell'Europa;
in che misura e in che tempi ritenga di approfondire i dati emersi dalla relazione dei Carabinieri;
se il Ministro non ritenga nel frattempo di fermare il pagamento della sesta rata per coloro che hanno aderito alla regolarizzazione dei prelievi legati alle quote latte nel rispetto della legge n. 119 del 2003.
(5-02857)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

NEGRO, MUNERATO, MONTAGNOLI e BRAGANTINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo di stampa pubblicato il 29 aprile 2010 sul Corriere di Verona riportava la notizia che i lavoratori dipendenti veneti hanno gli stipendi più bassi d'Italia;
secondo uno studio condotto dalla OD&M Consulting per conto della Camera di commercio di Venezia, le buste paga venete (eccezion fatta per Venezia) sono le più basse d'Italia: poco più di 23mila euro all'anno per gli operai e circa 45mila euro annui per gli impiegati; stipendi questi che collocano il Veneto molto al di sotto della media europea;
da sempre la Lega Nord sostiene la necessità di riformare l'attuale sistema di contrattazione in modo che le retribuzioni siano commisurate al costo della vita nelle diverse province, perché è fuor di dubbio che il caro-vita varia da regione a regione e addirittura da provincia a provincia, e lo status dei lavoratori non si misura con la busta paga, bensì con il potere d'acquisto che ciascuno ha concretamente;
si ricorda che nell'ottobre 2008 il Senato ha approvato la mozione n. 1-00026, con la quale si impegnava il Governo «ad attivare le procedure necessarie alla riforma del sistema di contrattazione nazionale del pubblico impiego e ad introdurre strumenti che consentano autonomia ai diversi livelli territoriali di governo nella gestione della contrattazione collettiva»;
si rammenta, altresì, che il 26 novembre 2009 il Governo, durante l'esame in Assemblea al Senato del disegno di legge delega in materia di lavori usuranti (A.S.1167), ha approvato un ordine del giorno a firma dei senatori della Lega Nord con cui si impegna a valutare «l'applicazione di un coefficiente del territorio utile per la rivalutazione delle retribuzioni dei dipendenti pubblici che operano in Province nelle quali il costo medio della vita risulti superiore a quello nazionale» -:
se il Governo non intenda adottare con sollecitudine le iniziative di propria competenza per mantenere gli impegni assunti in sede parlamentare ed adeguare le buste paga dei dipendenti al reale costo della vita del territorio in cui si risiede.
(5-02862)

...

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
ad ottobre del 2005 è stato ultimato il trasferimento della sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) da Bruxelles a Parma, città individuata dal Consiglio europeo quale sede permanente dell'organismo scientifico destinato a fornire pareri scientifici indipendenti relativamente alle questioni inerenti la sicurezza alimentare;
il regolamento istitutivo, approvato il 28 gennaio 2002 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, stabilisce i princìpi ed i requisiti di base del diritto alimentare e assegna all'EFSA il compito di costruire e coordinare una rete in grado di realizzare una stretta collaborazione con le autorità nazionali che operano nello stesso campo;
da ciò è discesa la necessità di attivare le procedure per la costituzione di una Autorità per la sicurezza alimentare

in Italia, organismo scientifico indipendente, sebbene funzionalmente collegato al Ministero della salute;
nei primi mesi del 2005 è stato costituito a Foggia il Comitato tecnico-istituzionale per la strutturazione e il sostegno della candidatura del capoluogo della Capitanata a sede dell'autorità stessa. Coordinati dalla provincia di Foggia, ne fanno parte o ne condividono l'operato: l'università degli studi di Foggia, la Camera di commercio di Foggia, tutti gli enti locali, le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali e gli enti di ricerca che operano nel territorio foggiano;
la candidatura di Foggia a sede dell'authority nazionale per la sicurezza alimentare è fondata su alcuni pilastri: la rilevanza della produzione agricola e agroalimentare; la presenza di centri di formazione e di ricerca di eccellenza che operano nel settore agricolo e agroalimentare;
la produzione agricola foggiana è pari a quella dell'intero Molise o dell'intera Basilicata;
sul fronte agroalimentare, Foggia ospita il più importante pastificio del Gruppo Barilla, dopo quello storico di Parma, e si appresta ad ospitare il più grande impianto di trasformazione di pomodoro del Sud dell'Italia;
lo sviluppo della filiera agricola è stato sollecitato e assecondato dai centri di ricerca, alcuni dei quali storici, presenti nel territorio provinciale: l'Istituto sperimentale per la cerealicoltura, l'Istituto per le colture foraggere, l'Istituto sperimentale per la zootecnia, l'Istituto zooprofilattico sperimentale di Puglia e Basilicata, il Lachimer (laboratorio chimico merceologico della camera di commercio), l'Istituto per lo studio degli ecosistemi costieri del CNR di Lesina; il servizio igiene e prevenzione dell'Asl FG/3;
all'interno dell'università di Foggia, grazie anche alla presenza della facoltà di agraria, si sono inoltre sviluppate strutture di assoluto rilievo in campo scientifico: il Biopolo Dauno e il Centro di Ricerca Interdisciplinare Bioagromed;
la regione Puglia ha individuato nella provincia di Foggia la sede ideale per il distretto agroalimentare regionale, destinato alla promozione dell'innovazione in agricoltura;
il 13 settembre 2005 il Comitato tecnico-istituzionale incaricato di strutturare la proposta del territorio al Governo ha ufficializzato la stessa nel corso di un incontro tra i rappresentanti delle istituzioni locali e l'allora Ministro per le politiche agricole e forestali, onorevole Gianni Alemanno;
con il decreto ministeriale 26 luglio 2007, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 231 del 4 ottobre 2007, l'allora Ministro della salute, Livia Turco, d'intesa con l'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha istituito, presso il Ministero della salute, il comitato nazionale per la sicurezza alimentare: organo tecnico consultivo, destinato ad agire in stretta collaborazione con l'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), cui è affidato il compito di offrire la propria consulenza tecnico-scientifica alle amministrazioni che si occupano di gestione del rischio in materia di sicurezza alimentare ed a formulare pareri scientifici, su richiesta del comitato strategico di indirizzo, delle amministrazioni centrali e delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano;
l'articolo 2, comma 356 della legge finanziaria 2008 prevede che il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare assume la denominazione «Autorità nazionale per la sicurezza alimentare» e si avvale di una sede referente operante nella città di Foggia;
per lo svolgimento delle attività e il funzionamento della sede di Foggia, la stessa legge finanziaria autorizza lo stanziamento, a favore del Ministero della salute, di un contributo di 2,5 milioni di

euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 e di 1,5 milioni di euro per l'anno 2010;
l'articolo 11 del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 (cosiddetto «Milleproroghe») prevede che la predetta Autorità nazionale per la sicurezza alimentare, a decorrere dal 15 gennaio 2008, si trasformi in Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, con sede in Foggia, fermo restando lo stanziamento di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 e di 1,5 milioni di euro per l'anno 2010;
lo stesso articolo 11 rinviava ad un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, la definizione delle norme per l'organizzazione, il funzionamento e l'amministrazione dell'Agenzia;
il 18 dicembre 2008, nel corso della seduta n. 107, dedicata all'esame del decreto-legge sulla competitività del sistema agroalimentare, è stato presentato ed approvato un ordine del giorno (atto Camera 9/01961/041 P.d.l.) che impegna il Governo: confermare l'indicazione di Foggia quale sede dell'Agenzia stessa ed a predisporre, entro 30 giorni, tutti gli atti necessari per l'attivazione della sede stessa;
l'articolo 26 del decreto-legge n. 112 del 2008 cosiddetto «Taglia-enti», comporta che l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare rientri tra gli enti della pubblica amministrazione da sopprimere poiché non operativo, così come determinato dai Ministri per la pubblica amministrazione e l'innovazione e per la semplificazione normativa, indifferenti alla mai avvenuta istituzione della stessa -:
se e come il Governo intenda operare per ripristinare l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare e confermare l'indicazione di Foggia quale sede dell'Agenzia stessa.
(2-00704)
«Bordo, Cera, Ginefra, Mastromauro, Fiano, Grassi, Boffa, Andrea Orlando, Ciriello, Capano, Bellanova, Vico, Velo, Losacco, Pedoto, Trappolino, Capodicasa, Madia, Margiotta, Anna Teresa Formisano, Capitanio Santolini, Binetti, Letta, Occhiuto, Naro, Volontè, Ciccanti, Ciocchetti, Compagnon, Adornato, Pisacane, Ruvolo, Mereu, Ria, Lovelli, Ruggeri, Tassone, Dionisi, Mondello, Zinzi, Enzo Carra, Rao, Nunzio Francesco Testa, Bosi, Pezzotta, Lucà, Mosca, Boccia, Marantelli, Marchignoli, Rossomando, Zaccaria».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BURTONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'importazione e l'esportazione di organi e tessuti è regolamentata dal decreto ministeriale del 02 dicembre 2004 «Modalità per il rilascio delle autorizzazioni all'esportazione o all'importazione di organi e tessuti» che, in particolare, agli articoli 6, 7, 8 e 9 indica le regole e le procedure relative all'importazione e alla distribuzione dei tessuti muscolo-scheletrici in Italia;
il Centro nazionale trapianti ha provveduto ad inviare comunicazioni alle banche del tessuto italiane e a quelle estere autorizzate, nonché agli assessorati regionali alla sanità e ai centri regionali ed interregionali trapianti in data 4 dicembre 2008 (protocollo 2850/CNT2008) ed in data 27 febbraio 2009 (protocollo 544/CNT2009) ribadendo che l'importazione e la distribuzione di tessuti di origine umana, e muscolo-scheletrico nella fattispecie, sono consentite solo qualora tali tessuti non risultino disponibili in Italia e unicamente tramite banche dei tessuti italiane regolarmente autorizzate e certificate -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per raggiungere l'autosufficienza

nazionale in materia di tessuti muscolo-scheletrici e per garantire il rispetto delle procedure, impedendo il verificarsi di ulteriori importazioni non autorizzate e il conseguente utilizzo, in strutture sanitarie italiane, di tessuti provenienti dall'estero senza preventiva verifica della disponibilità sul territorio nazionale.
(5-02858)

Interrogazione a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 40 del febbraio 2004, legge italiana in materia di procreazione medicalmente assistita, non prevede, di fatto, la possibilità di ricorrere alla diagnosi genetica preimpianto;
con le linee guida dell'agosto 2004 l'indagine relativa allo stato di salute degli embrioni viene limitata a quella di tipo «osservazionale» - articolo 13;
una sentenza del Tar del Lazio dell'agosto 2008 ha ristabilito la possibilità di diagnosi preimpianto «decisionale» ritenendo le linee guida dell'agosto 2004 un abuso di potere e una restrizione della legge che andrebbero a regolamentare; in particolare il Tar ha rilevato la mancanza di autonomia del medico in questo ambito;
la sentenza della Corte costituzionale dell'aprile 2009 ha ritenuto incostituzionali alcuni punti della legge 40 ed ha abolito il numero massimo degli embrioni da impiantare - non più e non contemporaneamente tre embrioni - ristabilendo, di fatto, la possibilità, vietata dalla legge 40, di crioconservare l'embrione;
alla luce di quanto esposto, il sottosegretario alla salute, onorevole Eugenia Roccella ha più volte parlato di «eugenetica pura» (in merito alla sentenza del tribunale di Bologna - 1o luglio 2009) o di sostanzialmente violazione di quanto sancito dalla legge (in merito alla sentenza del tribunale Salerno - 13 gennaio 2010) facendo riferimento alla possibilità di ricorrere alla diagnosi pre impianto, anche nel caso di coppie fertili ma portatrici di gravi malattie ereditarie trasmissibili al prodotto del concepimento;
si ritiene che alcuni centri italiani siano influenzati dalle dichiarazioni di un così autorevole esponente del Governo e siano portati ad agire nel non pieno rispetto della legge 40, così come risulta dopo la sentenza della Consulta, con il rischio di danni alla salute della donna e del nascituro (vedi i rischi dei parti trigemellari) -:
se, alla luce di quanto esposto ed in base alle sue competenze, intenda verificare il lavoro dei centri di Pma italiani sulla base di quanto previsto dalla legge e dalle modifiche ad essa introdotte dalla sentenza della Corte costituzionale, a tutela della salute della donna - affinché sia garantita la fruibilità di tutte le tecniche mediche ammesse per legge tra cui la crioconservazione embrionale e la diagnosi genetica pre impiantatoria - e nel rispetto della nostra Carta costituzionale;
se intenda smentire quanto più volte affermato dal sottosegretario di Stato riguardo la procreazione medicalmente assistita ed il presunto divieto alla diagnosi sull'embrione; dichiarazioni che, esulando dalle opinioni personali che l'onorevole Roccella è quanto mai libera di esprimere, forniscono dati ed informazioni errate, che potrebbero essere fuorvianti per i cittadini italiani che ne vengano a conoscenza.
(4-07097)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRATTI, MARCHI, VASSALLO, GHIZZONI, MOTTA, MARCHIONI, LEVI, BRANDOLINI, FRANCESCHINI e GOZI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo n. 31 del 15 febbraio 2010, in attuazione della legge 99

del 2009, stabilisce la «Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi»;
nello scorso aprile Italia e Russia hanno stabilito un'alleanza sull'energia nucleare che ha visto nuovi accordi per lo sviluppo tecnologico in questo settore;
che un altro accordo è stato firmato tra Italia e Russia per promuovere la ricerca scientifica nella fusione nucleare nell'ambito del programma Ignitor;
dalle numerose iniziative in corso e dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri pare che il programma nucleare italiano e la relativa realizzazione di alcune centrali sia imminente;
che numerosi governatori e presidenti di regione hanno espresso la netta contrarietà ad ospitare le infrastrutture nucleari sui propri territori;
la Regione Emilia-Romagna ritiene che il decreto legislativo 31 del 15 febbraio 2010 che, in attuazione della legge 99 del 2009, stabilisce la «Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi», sia sotto diversi profili lesivo delle competenze e delle prerogative che la Costituzione attribuisce alle regioni;
il decreto, oltre ad essere stato emanato in assenza del parere della Conferenza unificata, secondo quanto espressamente richiesto dalle norme, non garantisce un adeguato coinvolgimento delle autonomie regionali: in particolare, nelle fasi più significative e qualificanti del procedimento di realizzazione, non prevede una «intesa forte» con le regioni interessate;
non è accettabile, quindi, escludere, la voce dei territori e dei cittadini da decisioni così rilevanti e che li riguardano da vicino;
la giunta regionale dell'Emilia-Romagna con delibera relativa ha ricorso alla Corte costituzionale e comunicherà tale deliberato nelle prossime settimane, alla assemblea legislativa;
la località di Caorso in provincia di Piacenza è considerata per le caratteristiche geografiche e fisiche particolarmente idonea ad ospitare uno dei nuovi impianti nucleari -:
quali siano le caratteristiche e i tempi di realizzazione del piano nucleare italiano e se, riguardo i siti ove sorgeranno le centrali, Caorso sia tra questi o se altri luoghi saranno scelti nella regione Emilia Romagna.
(5-02860)

NASTRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto risulta dai dati pubblicati nel rapporto 2010 di Unioncamere, al fine di sostenere maggiormente la crescita economica è necessario porre più attenzione alla riconversione «verde» del made in Italy;
considerate le caratteristiche strutturali del tessuto produttivo manifatturiero italiano, prosegue il suddetto rapporto, la green economy made in Italy persegue due direzioni principali: lo sviluppo di alcuni settori innovativi, come ad esempio le energie alternative, e la riconversione in chiave ecosostenibile dei comparti tradizionali legati al manifatturiero;
a giudizio del rapporto Unioncamere, il 30 per cento delle piccole e medie imprese è infatti particolarmente attento ad effettuare investimenti in prodotti e tecnologie volte a conseguire risparmi energetici e minimizzare l'impatto ambientale;
la soluzione per la ripresa suggerita per le piccole e medie imprese manifatturiere,

sostiene Unioncamere, consiste pertanto in una maggiore diffusione dell'ICT ovvero l'insieme della tecnologia dell'informazione e della comunicazione, che consente di elaborare e comunicare l'informazione attraverso mezzi digitali e della green economy del made in Italy al fine di garantire maggiore competitività, capacità innovativa ed efficienza produttiva;
occorre tuttavia ribadire l'apprezzamento ed il sostegno per la decisione del Governo di avviare in questa legislatura, i progetti per l'individuazione dei criteri e delle procedure per la realizzazione nel nostro Paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione, la cui energia contribuirà certamente a rendere più efficiente e meno oneroso il sistema energetico per le imprese e la famiglie italiane;
risulta pertanto evidente e favorevole coniugare attraverso un mix equilibrato tra entrambe le fonti di energia, proprio come sta avvenendo negli Stati Uniti d'America, al fine di rendere il sistema-Paese più moderno e competitivo -:
se non ritenga opportuno valutare l'opportunità di assumere un'iniziativa normativa ad hoc a sostegno delle piccole e medie imprese manifatturiere che investono nello sviluppo di settori innovativi quali la riconversione in un'ottica ecosostenibile dei comparti tradizionali legati al manifatturiero.
(5-02865)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta orale Melis e altri n. 3-00536, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 maggio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta scritta Melis e Pes n. 4-03670, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta in commissione Melis e altri n. 5-01729, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta in Commissione Melis e Ferranti n. 5-01740, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta scritta Melis n. 4-04492, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta in Commissione Melis e Ferranti n. 5-02149, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta in Commissione Melis e Ferranti n. 5-02150, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta in Commissione Melis e Bernardini n. 5-02210, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta orale Melis e Touadi n. 3-00836, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta in Commissione Melis e altri n. 5-02339, pubblicata

nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta scritta Melis n. 4-06094, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta scritta Melis e altri n. 4-06151, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta orale Melis e altri n. 3-00925, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta scritta Melis n. 4-06352, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

L'interrogazione a risposta scritta Melis e Touadi n. 4-06667, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta orale Melis e Touadi n. 3-01005, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta scritta Melis e altri n. 4-06844, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta in Commissione Melis e Ghizzoni n. 5-02787, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni;

l'interrogazione a risposta scritta Mastromauro n. 4-07078, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Losacco.

Ritiro di una firma da una interpellanza.

Interpellanza urgente Bucchino e altri n. 2-00699, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2010, è stata ritirata la firma del deputato Pes.

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ERRATA CORRIGE

Mozione D'Antoni e altri n. 1-00362 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 317 del 5 maggio 2010. Alla pagina n. 12747, prima colonna, le righe dalla venticinquesima alla ventottesima, si intendono soppresse e sostituite dalle seguenti: «(1-00362) "D'Antoni, Vico, Mazzarella, Cimadoro, Piffari, Malgieri, Antonio Martino, Occhiuto, Servodio, Iannuzzi, Stefani"».