XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 22 aprile 2010

TESTO AGGIORNATO AL 22 GIUGNO 2009

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il dipartimento per l'informazione e l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri gestisce il settore editoriale compresi i rapporti con le Onlus e i relativi fondi corrispondendo alla società Poste italiane il rimborso delle tariffe agevolate;
l'articolo 44, comma 1-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008, aggiunto dal decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, stabilisce che, fermi restando gli stanziamenti complessivi che costituiscono il tetto di spesa, l'erogazione di contributi all'editoria è destinata prioritariamente ai contributi diretti e, per le residue disponibilità, alle altre tipologie di agevolazione;
il citato dipartimento, nell'ambito delle proprie disponibilità di bilancio, provvede a determinare l'ammontare degli stanziamenti disponibili per i rimborsi;
il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e sentita la Presidenza del Consiglio dei ministri, determina sulla base dei fondi disponibili, gli importi delle tariffe agevolate ed effettua il monitoraggio mensile sull'andamento delle agevolazioni praticate;
la concessionaria del servizio postale universale opera i controlli sulla sussistenza dei requisiti dichiarati dai beneficiari delle agevolazioni, pertanto, all'atto della spedizione l'editore paga esclusivamente la tariffa agevolata e la differenza rispetto alla normale tariffa viene rimborsata a Poste Italiane spa dallo Stato;
le tariffe agevolate sono previste a favore di imprese editrici di quotidiani e periodici - 5.100 aziende editrici, 2.900 editori profit e no profit - che non superino il 45 per cento di spazio fisico dedicato alla pubblicità, di onlus, di cui 1.400 religiosi e 3.400 laici, di associazioni le cui pubblicazioni periodiche abbiano avuto riconosciuto il carattere politico dai gruppi parlamentari di riferimento, di ordini professionali, di sindacati, di associazioni professionali di categoria e di associazioni d'arma e combattentistiche;
nel 2008 le integrazioni a carico dello Stato risultano pari a 273,84 milioni di euro;
dal monitoraggio degli ultimi 6 anni risulta che gli stanziamenti non hanno mai coperto le compensazioni dovute e che, al momento, permane la mancata restituzione a Poste Italiane dei fondi 2009, pari a 241 milioni di euro;
poiché nell'anno 2010 sarebbero state disponibili risorse non superiori a 50 milioni di euro e da un'istruttoria effettuata presso Poste Italiane è emerso che già alla fine di marzo 2010 la società ha maturato compensazioni pari alla citata somma stanziata, il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero dell'economia e delle finanze sono stati costretti ad emanare in data 30 marzo 2010 il decreto interministeriale che, comunque, fa salva la possibilità di destinare eventuali risorse aggiuntive (individuate dal Ministero dell'economia e delle finanze o dal dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri) alla copertura delle agevolazioni sulle tariffe postali nell'anno in corso;
tenuto conto del forte impatto economico sul sistema editoriale italiano derivante dalla sospensione di tali agevolazioni,

al fine di scongiurare eventuali effetti negativi in termini occupazionali ed aziendali e tutelare il pluralismo dell'informazione, il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato di avere manifestato la propria disponibilità ad individuare una soluzione al problema delle tariffe postali agevolate nel corso dell'incontro tenutosi l'8 aprile 2010 tra il Governo, tutte le associazioni degli editori di quotidiani, periodici e libri, la concessionaria del servizio postale universale, nonché la Federazione nazionale della stampa italiana;
dall'incontro è scaturita l'urgente necessità di promuovere un accordo quadro fra editori e Poste Italiane spa al fine di raggiungere tariffe convenienti in linea con la normativa europea e compatibili con l'equilibrio economico e finanziario;
gli editori che hanno già venduto gli abbonamenti annuali da mesi si trovano da un giorno all'altro, e senza preavviso, nella condizione di dover fronteggiare un aumento di almeno il 120 per cento delle tariffe, senza poter richiedere maggiorazioni agli abbonati nel corso dell'anno;
le maggiori conseguenze saranno subite in particolare dalle piccole associazioni, il non profit e la stampa cattolica e diocesana che, dal 1o aprile fino a dicembre 2010, rischiano di sospendere le pubblicazioni e chiudere -:
a quanto ammonti la cifra riferita al «rimborso tariffe agevolate postali» non coperta da compensazioni dello Stato a Poste Italiane e per quali ragioni il Governo, visto che era a conoscenza di questo debito residuo con Poste Italiane, non sia intervenuto all'inizio dell'anno invece di emanare un decreto ministeriale urgente con data 30 marzo 2010 i cui effetti si applicavano dal 1o di aprile;
quale soluzione immediata sia possibile attuare a parere del Governo per non gravare ulteriormente per l'anno 2010 sui bilanci degli editori, in particolar modo per le organizzazioni non profit e la stampa cattolica, che non hanno messo in conto nei propri bilanci tale aggravio improvviso di spesa e quale sia il ruolo di Poste Italiane spa;
se sia intenzione del Governo adottare un nuovo regolamento in merito alle tariffe agevolate per spedizioni, limitando la platea dei destinatari, così salvaguardando le finalità dello strumento.
(2-00688)
«Toccafondi, Mazzuca, Lupi, Goisis, Munerato, Polledri, Vignali, Mazzoni, Barani, De Angelis, Ceroni, Di Biagio, Dima, Frassinetti, Renato Farina, Migliori, Picchi, Franzoso, Vitali, Marinello, Vincenzo Antonio Fontana, Palmieri, Garagnani, Colucci, Centemero, Gottardo, Pagano, Gioacchino Alfano, Girlanda, Antonio Pepe, Pugliese, Saltamartini, Tortoli, Faenzi, Di Centa, Mussolini, Marsilio, Soglia, De Camillis, Castellani, Garofalo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del decreto-legge del 24 dicembre 2003, n. 353, convertito, con modificazioni, dalla legge del 27 febbraio 2004, n. 46, ha introdotto nell'ordinamento italiano una serie di agevolazioni tariffarie postali finalizzate a sostenere la copertura parziale dei costi sostenuti dalle imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione (ROC), dalle imprese editrici di libri, dalle associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro e dalle associazioni le cui pubblicazioni periodiche abbiano avuto riconosciuto il carattere politico dai gruppi parlamentari di riferimento per le spedizioni di prodotti editoriali, nonché da parte di sindacati, di

associazioni professionali di categoria e di associazioni d'arma e combattentistiche, per la spedizione dei bollettini dei propri organi direttivi;
il medesimo decreto-legge ha stabilito che l'ammontare delle predette tariffe agevolate viene determinato con apposito decreto ministeriale, anche in funzione del rispetto del limite di spesa previsto, applicando la tariffa più bassa per le spedizioni di stampe periodiche la cui tiratura per singolo numero non superi le 20.000 copie;
in attuazione di quanto previsto dal predetto decreto-legge, il decreto del Ministro delle comunicazioni del 13 novembre 2002 ha fissato la tariffa base, fino a 200 grammi, pari a 0,2830 euro e quella agevolata pari a 0,1245 euro a copia per le spedizioni effettuate dagli editori iscritti al ROC, mentre per gli editori non profit la tariffa base è stata fissata a 0,0785 euro e quella agevolata a 0,0615 euro;
con l'articolo 10 del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, le tariffe agevolate stabilite dal decreto del Ministro delle comunicazioni del 13 novembre 2002 sono state aumentate del 7 per cento per gli importi annui relativi a ciascuna impresa beneficiaria di agevolazioni fino ad un milione di euro e del 12 per cento per gli importi annui relativi a ciascuna impresa beneficiaria di agevolazioni superiori al milione di euro;
con l'articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, è stato stabilito che, nelle more della liberalizzazione dei servizi postali e fino alla rideterminazione delle tariffe agevolate per la spedizione di prodotti editoriali di cui ai decreti del Ministero delle comunicazioni in data 13 novembre 2002, a decorrere dal 31 luglio 2009, il costo unitario cui si rapporta il rimborso in favore della società Poste italiane spa nei limiti dei fondi stanziati sugli appositi capitoli di bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, «è pari a quello rinveniente dalla convenzione in essere in analoga materia più favorevole al prenditore»;
per tali prodotti, pertanto, lo Stato si assume l'onere di versare alle Poste italiane spa la differenza tra costo unitario delle spedizioni e la tariffa agevolata pagata dagli editori;
in base a quanto previsto dall'articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, la tariffa rinveniente dalla convenzione in essere in analoga materia più favorevole al prenditore che pratica la società Poste italiane spa è inferiore a 0,18 euro a copia;
con il recente decreto interministeriale del 30 marzo 2010, senza alcun preavviso, le tariffe agevolate per l'editoria, previste dal decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353, sono state improvvisamente sospese senza alcun preavviso ai beneficiari;
appare all'interrogante inopportuno che alle associazioni ed organizzazioni senza fini di lucro venga ora applicata la tariffa base prevista per gli editori iscritti al ROC pari a 0,2830 euro e non più quella base finora fissata pari a 0,0785 euro -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il Governo a sospendere le tariffe postali agevolate per l'editoria previste da decreto-legge 24 dicembre 2003, n. 353;
quali siano le ragioni per le quali non abbia applicato le disposizioni previste dall'articolo 59, comma 4, della legge n. 99 del 2009, a decorrere dalla data di entrata in vigore della medesima legge;
se si intenda emanare un nuovo decreto ministeriale che, superando le previsioni del decreto interministeriale del 30 marzo 2010, garantisca ai legittimi beneficiari il riconoscimento di adeguate agevolazioni tariffarie postali e la continuità operativa di circa 8.000 testate, molte delle quali, altrimenti, destinate alla chiusura definitiva.
(5-02796)

Interrogazioni a risposta scritta:

MISIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
come evidenziato nella risposta del Sottosegretario Giovanardi all'interrogazione a risposta scritta 4-03512, nel 2008 l'ufficio nazionale servizio civile ha effettuato verifiche che hanno interessato 405 progetti, 66 enti e 2.905 volontari;
l'universo di riferimento dei controlli è rappresentato dai volontari avviati al servizio con il I ed il II bando ordinario 2007. Secondo la relazione al Parlamento sull'organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile dell'anno 2007 i due bandi di cui sopra hanno riguardato in tutto 49.262 volontari, di cui 32.082 di stretta competenza dell'Ufficio nazionale servizio civile UNSC;
una recente ricerca effettuata dall'Associazione Mosaico ha messo a confronto il numero di ispezioni effettuate in ciascuna regione nel 2008 con i volontari in servizio civile nei bandi sottoposti ad ispezioni. Secondo le elaborazioni presentate nella ricerca, emergono notevoli squilibri territoriali. In particolare, il rapporto volontari/ispezioni - pari a 59,19 nella media nazionale - risulta avere la seguente articolazione territoriale:
Valle d'Aosta: 7,60;
Trentino Alto Adige: 12,33;
Umbria: 21,80;
Liguria: 29,00;
Friuli Venezia Giulia: 31,73;
Abruzzo: 33,25;
Lazio: 34,86;
Veneto: 40,37;
Emilia-Romagna: 41,51;
Lombardia: 44,41;
Puglia: 44,87;
Piemonte: 46,41;
Basilicata: 55,00;
Molise: 55,33;
Marche: 62,92;
Toscana: 69,06;
Calabria: 72,37;
Campania: 74,18;
Sardegna: 98,17;
Sicilia: 150,34;
i dati della ricerca evidenziano che nelle sei regioni con rapporto volontari/ispezioni superiore alla media nazionale si concentra il 57,6 per cento dei volontari a fronte di 188 verifiche, pari al 34,7 per cento del totale nazionale; viceversa, nelle quattordici regioni in cui il rapporto è sotto la media nazionale è stato effettuato il 65,3 per cento dei controlli su una platea di volontari pari al 42,4 per cento del totale nazionale;
tale irrazionale distribuzione territoriale delle verifiche ispettive pone seri interrogativi sull'efficacia del sistema di attività ispettive dell'UNSC, ad avviso dell'interrogante estremamente puntuale in alcune regioni e molto meno rigoroso in altre -:
se non ritenga necessario, alla luce di questi dati, riorganizzare la distribuzione sul territorio delle verifiche ispettive, al fine di potenziare l'accuratezza dell'attività di controllo e rafforzare la credibilità del servizio civile nazionale.
(4-06877)

ANDREA ORLANDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel periodo 2007-2009, la popolazione detenuta è cresciuta del 50 per cento e le condizioni di eccessivo affollamento degli istituti penitenziari hanno determinato il Governo a dichiarare lo stato di emergenza, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010;
nel corrispondente periodo, le dotazioni di bilancio del Ministero della giustizia -

programma «Amministrazione penitenziaria» - relative alle spese per l'acquisizione di beni e di servizi (consumi intermedi) e per spese di mantenimento, assistenza, rieducazione e trasporto dei detenuti (interventi) hanno subito riduzioni di stanziamento medie del 30 per cento circa;
le direzioni degli istituti penitenziari denunciano esposizioni finanziarie per oltre 120 milioni di euro, nei confronti delle aziende che erogano l'acqua, l'energia elettrica, i combustibili per il riscaldamento, nei confronti dei fornitori di beni e servizi essenziali al mantenimento e all'assistenza delle persone detenute, nei confronti dei vettori e delle società petrolifere per il servizio di trasporto dei detenuti a mezzo aereo, ferroviario e stradale, nei confronti degli appaltatori degli interventi di manutenzione delle strutture e degli impianti, nonché verso le amministrazioni comunali per il servizio di raccolta dei rifiuti urbani;
i maggiori fabbisogni, per spese inderogabili ed indifferibili relative a tali voci, per le indennità di trasferta al personale appartenente al Corpo di polizia penitenziaria impiegato nel servizio di trasporto dei detenuti, nonché per il lavoro dei detenuti e degli internati, ammonterebbero ad almeno 150 milioni di euro;
alle maggiori esigenze del sistema penitenziario, negli ultimi anni, è stata data copertura attraverso il fondo di riserva per le spese di funzionamento del Ministero della giustizia e con erogazioni straordinarie del Ministero dell'economia e delle finanze ovvero in sede di assestamento del bilancio;
il cosiddetto piano carceri, annunciato dal Ministro della giustizia, prevede la costruzione di 18 nuovi istituti penitenziari e di 47 nuovi padiglioni nelle aree degli istituti esistenti, che comporteranno consimili spese di funzionamento e di gestione delle strutture e degli impianti per le quali viene stimato un ulteriore fabbisogno di almeno 40/50 milioni di euro;
all'articolo 8 del decreto 30 luglio 2009, n. 127 del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri della giustizia e dell'interno «Regolamento di attuazione degli articoli 61, comma 23, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, nonché dell'articolo 2 del decreto-legge n. 143 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 181 del 2008, e successive modificazioni, in materia di Fondo unico di giustizia», sono state definite le procedure per la determinazione delle quote del Fondo unico giustizia da destinare al Ministero della giustizia, ma che non risultano ancora nella disponibilità del medesimo Ministero, e le risorse finanziarie destinate ad assicurare il funzionamento e il potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali, fra i quali quelli dell'Amministrazione penitenziaria -:
quale sia lo stato delle procedure per la determinazione delle quote del Fondo unico giustizia da destinare al Ministero della giustizia, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, lettera b), del decreto-legge n. 143 del 2008, e della conseguente immediata riassegnazione, da effettuarsi con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, al fondo da ripartire per le esigenze correnti connesse all'acquisizione di beni e servizi dell'amministrazione della giustizia di cui al comma 1304 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
se, alla luce della situazione di emergenza del sistema penitenziario dichiarata dal Governo, si intendano assumere iniziative normative, anche in sede di predisposizione dei disegni di legge di stabilità e della legge di bilancio 2011, per una adeguata rivalutazione delle dotazioni finanziarie del Ministero della giustizia - programma amministrazione penitenziaria;
se il Ministro della giustizia abbia predisposto, con l'entrata in funzione delle nuove strutture penitenziarie previste dal piano carceri, il corrispondente quadro economico-finanziario per assicurare i relativi

costi di gestione ed i maggiori servizi indispensabili al loro funzionamento;
se il Ministro della giustizia, nell'ambito delle strategie volte a conseguire una migliore condizione di vita dei detenuti ed a contrastare il drammatico fenomeno dell'aumento dei suicidi in carcere, abbia predisposto piani per l'aumento delle offerte di lavoro da parte dell'Amministrazione penitenziaria in relazione alle accresciute esigenze dei servizi intramurali conseguenti al piano carceri;
se sia stato previsto un adeguato aumento dei servizi di assistenza psicologica e socioriabilitativa, nonché l'adeguamento delle opportunità di istruzione, di formazione professionale, di impegno in attività culturali, sociali e sportive.
(4-06886)

BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la soppressione della necessità della presenza di un notaio all'atto della cessione di un veicolo usato è stata presentata come un grande beneficio;
può essere citata come esempio la vicenda relativa alla vendita di un'auto intestata ad una persona morta il 2 dicembre 2008. Da un controllo è risultato che uno degli eredi senza aspettare la successione - e all'insaputa dei fratelli eredi - ha venduto l'auto intestata al padre defunto da oltre 8 mesi, tramite scrittura privata fatta il 22 luglio 2009 e con trasferimento di proprietà fatto il 31 agosto 2009. La successione del defunto è stata aperta il 27 novembre 2009;
il trasferimento di un bene mobile registrato effettuato ai sensi dell'articolo 2688 del codice civile configura una vendita da parte del «proprietario non intestatario» ed ha come unico requisito la materiale disponibilità, all'atto della sottoscrizione della relativa scrittura privata, del certificato di proprietà (CDP) originale del veicolo. Tale condizione viene accertata dall'ufficiale rogante, unitamente alle generalità del soggetto sottoscrittore, al momento dell'autentica dell'atto di vendita;
ulteriori verifiche non sono dovute nemmeno in fase di richiesta di trascrizione al PRA della vendita in questione, che in tale circostanza prevede il versamento di un'imposta provinciale di trascrizione (IPT) doppia di quella normalmente dovuta, in quanto si configura un «salto» di proprietà;
tali presupposti possono dare seguito anche ad un uso improprio della procedura (come nel caso della successione) anche se formalmente corretto per i requisiti necessari, in quanto nessuno è tenuto a verificare le motivazioni e le circostanze relative alla dichiarata qualità di proprietario non intestatario;
la liberalizzazione voluta dall'allora Ministro Bersani sui passaggi di proprietà ha creato queste criticità. Il costo del notaio prima era di circa 25/30 euro e quindi non importante sul passaggio. Oggi per un auto di media cilindrata si pagano sempre 400 euro e non vi sono controlli circa l'effettiva titolarità sul bene -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e non intenda intervenire al più presto, per quanto di competenza, al fine di tutelare i cittadini, non necessariamente assumendo iniziative per la reintroduzione della necessità dell'opera del notaio all'atto della compravendita di auto usate, ma predisponendo strumenti di controllo sull'effettiva titolarità del bene da parte di chi vende.
(4-06895)

RAO e LIBÈ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le acque del Lago di Vico, in ragione dell'origine vulcanica dello stesso lago,

sono ricche di arsenico, un elemento classificato come cancerogeno dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC);
per via di questa situazione, le acque del Lago da qualche anno sono interessate da periodiche fioriture di una pericolosa alga, denominata Planktothrix rubescens (alga rossa); le rilevazioni dell'Arpa Lazio di Viterbo dimostrano una rilevante presenza di tale alga; l'associazione italiana medici per l'ambiente-Isde (International society of doctors for the environment-Italia) di Viterbo da tempo segnala la pericolosità della situazione in cui si trova l'area del Lago di Vico;
l'acqua del Lago di Vico fornisce la maggior parte dell'approvvigionamento idrico potabile per la popolazione dei Comuni di Ronciglione e Caprarola;
la zona del Lago di Vico rappresenta un patrimonio naturalistico per tutta la regione Lazio;
la presenza di arsenico nell'acqua superiore a quanto previsto dalla normativa vigente potrebbe non derivare esclusivamente dall'origine: vulcanica del lago;
tra le cause che potrebbero essere all'origine dello sviluppo dell'alga rossa, infatti, non si possono escludere la presenza di scarichi abusivi o l'eccessivo utilizzo di fertilizzanti, circostanza quest'ultima compatibile con le intensive coltivazioni di noccioleti che occupano larga parte della zona circostante il lago;
la situazione del lago di Vico costituisce un serio pericolo per quanti frequentano anche saltuariamente la zona -:
quali siano le reali condizioni dell'area circostante il lago di Vico e a quali cause sia da attribuire la consistente presenza di arsenico;
da quanto tempo il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia conoscenza della situazione;
se sia mai stata informata la Protezione civile e se, in tal caso, quali provvedimenti abbia messo in atto per far fronte alla situazione.
quali siano i rischi reali, ad oggi e nel futuro, per la salute delle persone e per la conservazione dell'ecosistema;
quali siano i rischi reali, ad oggi e nel futuro, per la salute delle persone e dei bambini in modo particolare;
se sia stato registrato nella zona o tra quanti vi si recano con abitudine un aumento delle patologie che potrebbero essere causate dal contatto con l'arsenico o con l'alga rossa; come intendano procedere per informare adeguatamente l'opinione pubblica della situazione;
se non intenda avviare una campagna informativa ad hoc nei confronti di tutti i possibili soggetti a rischio perché si sottopongano ad accertamenti;
come intendano procedere per la tutela della salute di quanti abitano nella zona o vi si recano in villeggiatura e di tutti coloro i quali si trovano ad utilizzare in vario modo, anche per fini potabili, l'acqua del Lago di Vico;
come intenda procedere per informare adeguatamente l'opinione pubblica della situazione e se sia possibile, e nel caso come intenda procedere, per bonificare totalmente l'area;
come intenda procedere per tutelare l'ecosistema della zona, già gravemente compromesso.
(4-06897)

BERRETTA, CAPODICASA, ANTONINO RUSSO, BORDO, MOSCA, GATTI, CODURELLI, BOFFA, MISIANI e CORSINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 9 novembre 2008, si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria;
è stato presentato reclamo, avverso la proclamazione degli eletti, nel quale viene denunciata la sussistenza delle cause di

incompatibilità previste dall'articolo 8 del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 545;
la sussistenza di cause di incompatibilità comporterebbe la decadenza immediata dalla funzione giurisdizionale;
la normativa sulla incompatibilità dei giudici mira a garantire la terzietà e la imparzialità della giurisdizione, qualora quanto denunciato rispondesse a verità, oltre alle varie responsabilità, risulterebbe compromessa la credibilità del Consiglio di presidenza;
in ordine a tali fatti, l'interrogante ha presentato l'interrogazione numero 4/01952 del 18 dicembre 2008, rimasta priva di risposta;
con sentenza del 31 marzo 2010 n. 5320 e 5321 il Tar del Lazio di Roma, sez. II, sono stati annullati gli atti di proclamazione degli eletti e di insediamento del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria per la incompatibilità e ineleggibilità di due dei suoi componenti;
l'incompatibilità come dichiarata dal Tar costituisce il riconoscimento di una violazione dei principi di terzietà e imparzialità;
tale incompatibilità, in quanto riferita a membri del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, nuoce alla credibilità dell'organo di autogoverno che dovrebbe porsi come garante della terzietà dei giudici tributari e in definitiva alla credibilità dell'intera giustizia tributaria -:
quali iniziative e provvedimenti intendano adottare nell'esercizio dell'alta sorveglianza sulle commissioni e sui giudici tributari di cui all'articolo 29 del decreto legislativo n. 545 del 1992, e successive modifiche ed integrazioni.
(4-06899)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa che l'ufficio valutazione di impatto ambientale del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe espresso parere positivo alla richiesta della società petrolifera Petroceltic Elsa di sondare il mare alla ricerca del petrolio tra il Gargano e le Isole Tremiti, a 12 chilometri dall'arcipelago e a 11 dalla costa;
gli eventuali esiti positivi di questa prima fase di sondaggio porterebbero alla realizzazione di un installazione di piattaforme petrolifere con una perforazione del fondo marino di quasi quattromila metri di profondità;
la fase iniziale della ricerca petrolifera attraverso ricognizioni sismiche dovrebbe avvenire con la generazione di onde sonore secondo la tecnica «Air-Gun» il cui utilizzo, anche solo nella fase di esplorazione dei fondali, potrebbe determinare un parziale inquinamento dell'aria adiacente e una forte riduzione del pescato fra il 45 per cento e il 70 per cento;
sulla vicenda è forte la contrarietà delle amministrazione locali e della stragrande maggioranza della cittadinanza interessata, che denunciano perplessità alla realizzazione del prodotto per come previsto, in quanto minaccerebbe gravemente l'impatto ambientale della zona, con possibili ricadute negative dal punto di vista turistico, considerando che le isole Tremiti sono tra le mete più ambite del turismo nazionale e straniero;
la zona interessata infatti è considerata ad alta vocazione turistica per l'elevato valore naturalistico che presentano le

coste e i fondali nonché fonte di attività economica in particolar modo per la pesca e la biodiversità, facendone un punto di riferimento mondiale per il rapporto turismo beni-naturali -:
quali siano le ragioni che sarebbero alla base dell'eventuale autorizzazione ai sondaggi per la ricerca petrolifera nell'area in questione e se non ritenga opportuno intervenire, assumendo ogni possibile iniziativa per evitare la prosecuzione di tali lavori e fare in modo da preservare le bellezze paesaggistiche e naturalistiche del Gargano e delle isole Tremiti.
(2-00686)«Cera».

Interrogazione a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Savona sempre più numerosi sono i comitati e le associazioni spontanee di cittadini che invitano a valutare gli altissimi rischi per la salute dei cittadini stessi derivanti dalle emissioni di agenti inquinanti della centrale Tirreno Power di Vado Ligure e Quiliano;
da vari studi effettuati si è individuato un altissimo tasso di inquinamento dovuto alla combustione del carbone nei «gruppi 3 e 4» che risultano non a norma da più di dieci anni rispetto alle direttive IPPC dell'Unione europea e dunque non in possesso della obbligatoria certificazione A.I.A nonché dai «gruppi 1 e 2» a turbogas da 760 megawatt entrati in funzione nel marzo 2007;
dagli studi sanitari effettuati come noto da primari studi di ricerca i costi sanitari pubblici, ricollegabili ai valori inquinanti della centrale, toccherebbero i 135 milioni di euro ogni anno gravando quasi interamente sulla comunità del savonese e della Val Bormida;
un non auspicabile ulteriore potenziamento della centrale porterebbe a livelli di inquinamento superiori a quelli già intollerabili raggiunti fino ad oggi senza voler tener conto degli ulteriori danni derivanti dallo smaltimento del CDR (combustibile derivato rifiuti) previsto dal piano provinciale rifiuti;
a causa della loro obsoleta tecnologia, gli impianti della centrale hanno bassi rendimenti e non rispettano la migliore tecnologia disponibile prevista per gli impianti termoelettrici dalla direttiva della comunità europea recepita con il decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 372 -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta e quali urgenti iniziative intenda assumere a tutela della salute dei cittadini del savonese;
se il Ministro interrogato intenda tenere in considerazione la possibilità di limitare la potenza della centrale con il successivo utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
(4-06887)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE BIASI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Donazione De Micheli si presenta come un sistema di beni in possesso di forza e attrattività a livello sovralocale. È stata acquisita dal comune di Trezzo sull'Adda nel 1984 attraverso il lascito effettuato dal professor Mario De Micheli, critico, storico dell'arte e scrittore, e da sua moglie Ada Tommasi e costantemente arricchita dal donante negli anni successivi, fino al novembre 2007 quando gli eredi, Anna e Giuseppe De Micheli, hanno conferito un ulteriore fondo di libri e l'archivio personale. La sede della donazione è collocata all'interno della biblioteca «A. Manzoni» alla quale è affidata le responsabilità della sua gestione. Il fondo

si può definire «multimediale» ed è composto da:
26.000 volumi ed opuscoli;
«libri d'artista»;
fotografie e diapositive d'arte;
manoscritti/carteggi/archivio;
raccolte di riviste (n. 300 testate);
disegni (in particolare: «disegni della resistenza»);
stampe d'arte (n. 950 circa);
i materiali si collocano, in prevalenza, in un arco cronologico che parte dal 1900 per raggiungere i nostri giorni. Sono tuttavia presenti alcuni documenti antecedenti. Il fondo librario si qualifica per le opere di storia e critica d'arte, cataloghi di mostre da tutto il mondo, con particolare rappresentatività dell'arte moderna e contemporanea. È inoltre presente l'intero corpus delle opere e degli interventi critici del professor De Micheli. Non manca un'ampia sezione di opere di filosofia, letteratura e poesia. Di sicuro pregio la raccolta di «libri d'artista» e la raccolta di fotografie d'arte. Molti i materiali con dediche;
da evidenziare in particolare è la raccolta «disegni della resistenza» comprendente opere di importanti artisti contemporanei tra i quali Renato Birolli, Aldo Carpi, Bruno Cassinari, Renato Guttuso, Ennio Morlotti, Aligi Sassu, Ernesto Treccani. La raccolta di stampe vede, invece, la presenza, tra le altre, di opere di Enrico Baj, Bruno Cassinari, Gino Covili, Fernando Farulli, Gianfranco Ferroni, Ennio Morlotti, Walter Piacesi, Aligi Sassu, Valeriano Trubbiani, Renzo Vespignani e Trude Waehene;
l'intera donazione rappresenta un interessante esempio di biblioteca «d'autore», testimonianza dei percorsi di studio e di interesse di due studiosi, Ada e Mario De Micheli ed, insieme, un ricchissimo materiale per studi e ricerche specialistiche. La biblioteca d'arte «Ada e Mario De Micheli» è una biblioteca unica nel suo genere;
i volumi della donazione e le stampe d'arte sono stati in buona parte catalogati con il fondamentale contributo finanziario della regione Lombardia;
numerosi ed autorevoli artisti ed operatori del settore, quali Rossana Bossaglia, Vittorio Sgarbi, Dacia Maraini e Giacomo Manzoni, hanno scritto una lettera aperta al sindaco di Trezzo: «Abbiamo appreso dai giornali del rifiuto opposto dalla Giunta comunale da Lei presieduta all'atto di donazione in favore del Comune di Trezzo dell'importante collezione d'arte moderna e contemporanea raccolta dal grande critico e storico dell'arte Mario De Micheli, costituita da circa 800 opere tra dipinti, sculture e disegni dei maggiori artisti italiani del Novecento. Donazione che la precedente Giunta aveva invece accolto. Con questo impegnativo gesto la famiglia intendeva onorarne la memoria, poiché a Trezzo, paese in cui era nata la madre e con il quale aveva avuto in vita affettuosi rapporti, già esiste presso la Biblioteca Civica l'imponente lascito della sua collezione di libri d'arte e la sua famosa raccolta dei "Disegni della Resistenza". Ora, è evidente a tutti l'importanza che questo folto gruppo di opere d'arte possa giungere ad affiancare gli altri lasciti come un solo e articolato fondo unitario riferito alla figura di Mario De Micheli, dando vita dunque ad una raccolta complessiva che potrà costituire un eccezionale strumento di conoscenza offerto a studiosi, studenti e al pubblico locale, nazionale e internazionale. Riteniamo pertanto, in nome della cultura e dell'arte, che la dispersione di questo straordinario patrimonio artistico debba essere evitata. Qualunque siano le motivazioni d'ordine economico, pratico o altro che l'hanno indotta, signor Sindaco, a questa decisione, le chiediamo di riconsiderare l'opportunità di adoperarsi meritatamente per conservare alla cultura italiana e alla comunità trezzese la proprietà e l'unità di un tale patrimonio artistico»;

consta all'interrogante la notizia secondo cui l'amministrazione comunale ha intenzione di chiudere definitivamente la biblioteca/Donazione Ada e Mario De Micheli, con la motivazione della necessità di reperire lo spazio per un museo di storia locale -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali interventi di competenza intenda promuovere a tutela di un patrimonio storico, formativo e culturale unico nel suo genere, in modo da evitare che esso possa essere disperso.
(5-02800)

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 25 marzo è stato reso esecutivo lo sfratto dell'Istituto Centrale del Restauro dalla sua sede di sempre, la romana chiesa di San Francesco di Paola e l'adiacente Palazzo Borgia, di cui l'ordine dei Frati Minimi è proprietario. Nel 1623 mori a Roma il cappuccino calabrese don Giovanni Pezzullo da Regina, che da un'umile nascita si era fatto ricco di mezzi grazie a eredità legate ai suoi meriti, e li legò a sua volta ai Frati Minimi con l'impegno di costruire la chiesa di San Francesco di Paola e il convento accanto a San Pietro in Vincoli, e di destinarli a collegio di giovani calabresi a Roma per gli studi ecclesiastici. Le clausole ebbero molte deroghe, come succede: niente controlli annuali dei libri mastri da parte dei notai, niente dote alle Convertite;
dopo l'intermezzo fra il 1866 e il Concordato, gli edifici tornarono ai frati minimi e nel 1937 furono presi in affitto dal comune di Roma, che nel 1939 li subaffittò all'appena fondato istituto del restauro, affidato a Cesare Brandi e da lui diretto per oltre vent'anni. L'istituto diventò presto una gloria dell'Italia agli occhi del mondo, e lo è ancora. Le autorità competenti lo mandano in avanscoperta in luoghi di pace e di guerra, la Cina di Xian o il Museo di Bagdad, per far seguire l'intendenza, i Ministri e gli industriali. Insistendo sullo sfoggio di tecnologia, a scapito del buon occhio e delle mani abili di cui è fatto spesso il restauro, arte del minimo. «Marines della cultura», li definì un direttore ministeriale. Tutto questo, però, non evitò lo sfratto;
lo sfratto è stato intimato nel gennaio del 2008, con il rifiuto di un aumento del canone fino a 250 mila euro all'anno ed ignorando le risorse statali investite nel tempo in lavori di consolidamento e messa a norma, e l'offerta del restauro gratuito della chiesa chiusa da anni. I Frati Minini si sono allora rivolti all'ufficiale giudiziario, che designò la nuova sede dell'istituto in San Michele a Ripa, in cui sono già passati il laboratorio di fisica e alcune attività;
tuttavia, nel frattempo, buona parte del San Michele veniva occupata «in deroga» da altri uffici del Ministero, riducendo drasticamente lo spazio disponibile e separando locali che dovrebbero essere comunicanti, tanto più per un'attività che si fonda sull'interdisciplinarità e l'attitudine a lavorare insieme, storici, archeologi, architetti, scientifici, restauratori, custodi - e docenti e allievi. Non solo: lungi dall'adeguarsi alle esigenze dell'Istituto, gli spazi designati hanno bisogno di lavori preliminari di restauro. Nell'antica sede ci sono Direzione e uffici, chimica e biologia, biblioteca e archivi, e le attrezzature speciali, costosissime e fragili al punto di far dubitare del trasporto. E il trasloco comporta anche la rinuncia a insediare nel Palazzo Borgia il Museo del restauro;
l'Istituto centrale del restauro è diventato da poco istituto superiore per la conservazione e il restauro, anche se le scuole sono sospese da 4 anni, con un'annunciata ripresa in autunno: gli ultimi concorsi per i restauratori sono di otto anni fa, quelli per i funzionari sono bloccati, con un'età media sui 60 anni, la trasmissione di sapere che è la forza dell'Istituto è vicina a spezzarsi. L'attuale direttore, Giuseppe Basile, afferma con

amarezza: «Fra poco vedremo soltanto macerie. L'Istituto viene usato per gli annunci a effetto, come il restauro della Grande Muraglia cinese» -:
quali misure il Ministro intenda adottare al fine di conferire una sede adeguata all'istituto centrale del restauro.
(4-06889)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

RAO e BOSI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le acque del lago di Vico sono ricche di arsenico, un elemento classificato come cancerogeno dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC);
per via di questa situazione, le acque del lago da qualche anno sono interessate da periodiche fioriture di una pericolosa alga, denominata Planktothrix rubescens (alga rossa);
le rilevazioni dell'Arpa Lazio di Viterbo dimostrano una rilevante presenza di tale alga;
l'associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International society of doctors for the environment - Italia) di Viterbo da tempo segnala la pericolosità della situazione in cui si trova l'area del lago di Vico;
l'acqua del lago di Vico fornisce la maggior parte dell'approvvigionamento idrico potabile per la popolazione dei comuni di Ronciglione e Caprarola;
la presenza di arsenico nell'acqua superiore a quanto previsto dalla normativa vigente potrebbe non derivare esclusivamente dall'origine vulcanica del lago;
tra le cause che potrebbero essere all'origine dello sviluppo dell'alga rossa, infatti, non si possono escludere la presenza di scarichi abusivi o l'eccessivo utilizzo di fertilizzanti, circostanza quest'ultima compatibile con le intensive coltivazioni di noccioleti che occupano larga parte della zone circostante il lago;
l'eccessiva presenza di arsenico nella zona del lago di Vico risulterebbe anche da un'indagine geofisica commissionata dal Ministero della difesa e riportata in un documento del centro tecnico logistico interforze NBC del Ministero con sede a Civitavecchia, inviato alla regione Lazio, alla provincia di Viterbo e al comune di Ronciglione;
secondo tale documento, i valori dell'arsenico sarebbero dovuti alla presenza di materiale interrato nei pressi del magazzino materiali di difesa NBC di Ronciglione;
la situazione del lago di Vico costituisce un serio pericolo per quanti frequentano anche saltuariamente la zona -:
se corrispondano a verità i fatti riportati circa i depositi militari;
se il Ministero e i vertici militari siano a conoscenza della situazione e, in tal caso, quali procedure abbiano avviato fino ad oggi;
quali siano i rischi reali che, ad oggi e nel futuro, tali depositi militari possono comportare per la salute delle persone;
come intenda eventualmente procedere per informare adeguatamente l'opinione pubblica della situazione e come intenda eventualmente procedere per bonificare totalmente l'area in caso di responsabilità del Ministero della difesa nell'anomala presenza di sostanze inquinanti nelle acque del lago.
(4-06896)

TESTO AGGIORNATO AL 29 APRILE 2010

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUBINATO, FOGLIARDI e MISIANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a decorrere dall'anno d'imposta 2007, e quindi dal 1o gennaio 2008, in base all'articolo 1, comma 143, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il versamento in acconto ed a saldo dell'addizionale comunale all'imposta sul reddito delle persone fisiche è effettuato direttamente ai comuni nei quali i contribuenti hanno il domicilio fiscale alla data del 1o gennaio dell'anno cui si riferisce l'addizionale medesima;
per effetto di tale dispositivo previsto dalla legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) i comuni nel 2008 hanno incassato il 70 per cento dell'addizionale IRPEF 2007 ed il 30 per cento dell'addizionale 2008 riversata sia dai sostituti d'imposta che dai contribuenti per le imposte proprie;
il comma 191 della citata legge n. 296 ha specificamente previsto che, a decorrere dall'esercizio finanziario 2008, l'incremento del gettito compartecipato, rispetto all'anno 2007, derivante dalla dinamica dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, sia ripartito fra i singoli comuni con decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, previa intesa in sede di conferenza Stato-città ed autonomie locali;
in base ad apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, decreto ministeriale 5 ottobre 2007, l'Agenzia delle entrate attribuisce le somme di competenza a ciascun comune, nei tempi e con le modalità previste dal capo III del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241: entro il primo giorno lavorativo successivo a quello di versamento delle somme da parte delle banche e di ricevimento dei relativi dati riepilogativi, un'apposita struttura di gestione attribuisce agli enti destinatari le somme a ciascuno di essi spettanti, tenendo conto dell'eventuale compensazione eseguita dai contribuenti; l'articolo 22 del citato decreto, stabilisce altresì le modalità di suddivisione delle somme tra gli enti destinatari;
in base a quanto disposto dal medesimo decreto, gli enti destinatari delle somme dispongono con cadenza trimestrale le regolazioni contabili sulle contabilità di pertinenza a copertura delle somme compensate dai contribuenti;
contestualmente, per l'anno 2007, il Ministero dell'interno ha provveduto ad erogare ai comuni due acconti;
il sistema di riversamento delle entrate sulle addizionali precedente a quello in vigore dal 1° gennaio 2008, prevedeva infatti l'erogazione di più acconti, in attesa di conoscere l'ammontare definitivo della base imponibile IRPEF dell'anno di riferimento, su cui veniva calcolato il saldo finale da erogare; l'articolo 1 del decreto legislativo n. 360 del 1998, stabiliva infatti che la ripartizione tra i comuni e le province delle somme versate a titolo di addizionale fosse effettuata dal Ministero dell'interno, entro l'anno successivo a quello in cui è stato effettuato il versamento; il Ministero dell'interno doveva altresì provvedere all'attribuzione definitiva degli importi dovuti sulla base dei dati statistici relativi all'anno precedente, forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze entro il 30 giugno, e ad effettuare gli eventuali conguagli anche sulle somme dovute per l'esercizio in corso;
il 2007 è stato l'anno in cui è stata, di fatto, applicata una disciplina transitoria per la riscossione delle entrate da addizionali comunali, con contestuale applicazione del sistema precedente, basato su trasferimenti, e di quello successivo, con incasso diretto da parte dei comuni;
il Ministero dell'economia e delle finanze ha reso disponibile in apposito

sito-web, come per le annualità precedenti, la base imponibile per il calcolo dell'addizionale IRPEF per l'anno 2007, sulla base dell'aliquota deliberata dal comune;
per l'anno 2007, la somma del 70 per cento dell'addizionale pervenuta direttamente dai contribuenti e dai sostituti d'imposta, dei due acconti riversati ai comuni dal Ministero dell'interno, prima di accertare la base imponibile dell'anno di riferimento, e del saldo finale erogato il 28 gennaio 2010, in numerosi casi risulta inferiore a quanto calcolato dai comuni applicando l'aliquota deliberata alla base imponibile dei contribuenti del comune;
l'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge n. 2 del 2010, dispone, a decorrere dal 1o aprile 2010, il riversamento all'entrata del bilancio dello Stato delle somme versate dai contribuenti a titolo di addizionale comunale al reddito delle persone fisiche (IRPEF) senza l'indicazione del comune beneficiano, ai fini della loro successiva riassegnazione al capitolo della spesa 1320/Ministero dell'interno;
tale disposizione si applica anche alle somme che non possono essere attribuite al comune beneficiano indicato in fase di versamento, una volta decorsi i termini per la richiesta di rimborso delle somme medesime da parte del contribuente;
il comma 4-ter del citato articolo 4 prevede che le somme di cui al comma 4-bis siano attribuite ai comuni con le stesse modalità perequative stabilite dal decreto ministeriale 20 febbraio 2008, che individua i criteri di riparto da utilizzare, a decorrere dall'anno 2008, per l'attribuzione fra i singoli comuni dell'incremento del gettito della quota di compartecipazione comunale all'IRPEF;
il decreto ministeriale 20 febbraio 2008, stabilisce, all'articolo 2, quale criteri per beneficiare delle somme da ripartire, la condizione di comune sottodotato di risorse ai sensi dell'articolo 9, comma 3, del decreto legislativo 30 giugno 1997, n. 244, e quindi gli enti, annualmente individuati, per i quali le risorse trasferite a livello pro-capite siano inferiori a quelle della fascia demografica di appartenenza, nonché la condizione di comune sottomedia rispetto al reddito imponibile nazionale medio ai fini IRPEF, per essi intendendo i comuni per i quali, con riferimento ai dati più aggiornati disponibili annualmente, il reddito imponibile ai fini IRPEF sia inferiore al valore nazionale medio;
lo stesso decreto prevede che le risorse annualmente siano ripartite al 50 per cento secondo il criterio del comune sottodotato e, per il restante 50 per cento secondo il criterio del comune sottomedia rispetto al reddito IRPEF;
il comma 4-ter dell'articolo 4 del decreto-legge n. 2 del 2010, prevede inoltre, a decorrere dal 1° aprile 2010, la chiusura della contabilità speciale n. 1903 istituita presso la tesoreria della Banca d'Italia e intestata al Ministero dell'interno per la gestione delle somme introitate a titolo di addizionale comunale all'IRPEF; le risorse eventualmente presenti su tale contabilità speciale alla data del 1o aprile 2010, sono dunque già state riversate all'entrata per la loro riassegnazione al suddetto capitolo della spesa 1320/Ministero dell'interno, ai fini della successiva attribuzione ai comuni -:
quali iniziative intendano assumere:
a) per provvedere in tempi brevi e definiti al saldo di quanto riscosso a titolo di addizionale IRPEF per l'anno 2007 e non ancora versato nelle casse dei comuni;
b) per rendere chiari e accessibili agli enti beneficiari i criteri di calcolo del gettito complessivo dell'addizionale comunale da riversare agli enti;
c) per comunicare, in tempi brevi, agli enti locali l'ammontare delle somme versate dai contribuenti a titolo di addizionale comunale al reddito delle persone fisiche (IRPEF) senza l'indicazione del comune beneficiano, che in base all'articolo 4, comma 4-bis, del decreto-legge n. 2 del 2010, devono essere riversate all'entrata del bilancio dello Stato a

decorrere dal 1° aprile 2010, e successivamente ripartite tra i comuni con particolari requisiti;
d) per dare piena attuazione a quanto stabilito dal comma 191 della citata legge n. 296 del 2006, per la ripartizione, a decorrere dall'esercizio finanziario 2008, dell'incremento del gettito compartecipato, rispetto all'anno 2007, derivante dalla dinamica dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, fra i comuni beneficiari, senza ingiustificati ritardi;
e) per attribuire in tempi rapidi e in via definitiva ai comuni le somme eventualmente presenti alla data del 1° aprile 2010 sulla contabilità speciale n. 1903 presso la tesoreria della Banca d'Italia, soppressa dal decreto-legge n. 2 del 2010, e già riversate all'entrata per la loro riassegnazione al capitolo della spesa 1320 del Ministero dell'interno.
(5-02799)

Interrogazione a risposta scritta:

MIGLIOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la social card fu istituita dal Governo il 25 giugno 2008 con il decreto-legge n. 112 del 2008 e attuata con una serie di decreti ministeriali;
fu avviata ufficialmente il 1o dicembre 2008;
l'obiettivo era il sostegno alla spesa alimentare e sanitaria e il pagamento delle bollette della luce e del gas attraverso l'addebitamento diretto allo Stato per un massimo di 40 euro al mese (caricati bimestralmente);
la social card era rivolta al sostegno di pensionati e coppie con figli sotto i 3 anni in stato di «bisogno assoluto» con un reddito inferiore a 70 anni; tra i requisiti era richiesto di non essere intestatario di più di una utenza elettrica e del gas, di non essere proprietario di più di un autoveicolo, di non detenere una quota superiore al 10 per cento di immobili a uso non abitativo (per esempio garage, orto o cantina);
da notizie di stampa si apprende che su scala nazionale ne hanno beneficiato circa la metà del previsto;
i beneficiari sono prevalentemente nelle regioni del Sud;
i sindacati dei pensionati hanno segnalato in più occasioni l'estrema farraginosità delle procedure l'eccessivo costo di gestione del sistema suggerendo il riconoscimento diretto nelle pensioni o in busta paga -:
quanti cittadini della provincia di Modena abbiano fatto richiesta di social card;
quanti cittadini della provincia di Modena abbiano ottenuto e utilizzato la social card;
a quanto ammonti il contributo economico totale dato dallo Stato ai cittadini della provincia di Modena attraverso la social card.
(4-06879)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il personale della direzione generale per i sistemi informativi automatizzati con ruoli e responsabilità diverse compie tutti gli atti delle procedure di gara previste dal codice degli appalti (decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni), relativi a forniture di lavori pubblici (ad esempio cablaggi), beni (ad esempio software, PC, server, stampanti e altro) e servizi (ad esempio assistenza sistemistica);

il coinvolgimento del personale interno costituisce occasione di «migliore utilizzazione delle risorse umane dell'Amministrazione e di razionalizzazione del costo del lavoro pubblico, mediante il contenimento della spesa complessiva, diretta ed indiretta per il personale» così come confermato dal Consiglio di Stato con parere n. 4559/2003 reso dalla sezione II in data 28 novembre 2003 e recepito dal Ministero per i beni e le attività culturali nella circolare 16 febbraio 2004, n. 20;
l'articolo 120, comma 2-bis, prevede che «In merito al compenso spettante ai dipendenti delle amministrazioni aggiudicatrici, il collaudo è indicato fra le attività tecniche per le quali all'articolo 92, comma 5, del Codice è stabilito un incentivo nella misura del 2 per cento dell'importo posto a base di gara, in favore del personale interno coinvolto nell'espletamento delle stesse»;
in tutti i Ministeri vengono riconosciuti gli incentivi al personale che svolge attività di progettazione e collaudo e che assume la responsabilità del procedimento come previsto dal decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni;
quanto al Ministero della giustizia al personale in servizio presso il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi (DOG) - Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati (DGSIA) e Coordinamenti interdistrettuali per i sistemi informativi automatizzati (CISIA) - non viene riconosciuto alcun corrispettivo ed incentivo che invece vengono riconosciuti, per le medesime attività, al personale il servizio presso il DAP;
quanto sopra genera un'evidente illogicità sostanziale nell'applicazione della norma e un ingiusta disparità di trattamento del personale -:
quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano assumere rispetto alle citate problematiche, onde riportare la parità di trattamento tra il personale relativamente all'applicazione della normativa citata in premessa.
(4-06875)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato in una nota dell'OSAPP, il 16 aprile 2010, la polizia penitenziaria in servizio presso la casa di reclusione di Fossano (Cn), è stata impegnata a sedare un grave tentativo di rivolta;
la rivolta ha avuto luogo al secondo piano dell'istituto di pena, dove è ubicata la sezione penale al cui interno sono ristretti una sessantina di detenuti di nazionalità extracomunitaria, per reati che vanno dallo spaccio di stupefacenti al furto;
inizialmente, i reclusi hanno cominciato a sbattere le stoviglie e suppellettili, ma subito dopo, spiega l'Osapp, «la tensione è salita ed i detenuti hanno letteralmente sradicato il cancello di sbarramento della sezione (peso circa 4 quintali). La Polizia Penitenziaria in poco tempo è riuscita a riportare l'ordine. Oggi anche grazie all'ausilio delle unità di Polizia penitenziaria provenienti dagli istituti Piemontesi, è stato effettuato il trasferimento di circa 15 detenuti ritenuti tra i promotori dei disordini che trarrebbero origine dal sovraffollamento e dalla mancanza di lavoro. Sempre nella mattinata, è stata effettuata una perquisizione generale con relativa bonifica dell'intero istituto, con l'ausilio delle unità cinofile della Polizia Penitenziaria»;
secondo Leo Beneduci, segretario nazionale dell'Osapp, «le condizioni esistenti in Piemonte e sul territorio nazionale, in quanto a gravissima carenza di organico, di risorse economiche e di mezzi, non consentiranno ancora a lungo alle donne e agli uomini del Corpo di mantenere vigenti legalità e sicurezza nelle carceri. Tra i provvedimenti in corso di adozione e che

intenderebbero sfollare le carceri con la messa in prova per pena residue inferiori ad un anno il Governo non può dimenticare la Polizia Penitenziaria, sempre più abbandonata a se stessa nel sostenere fino in fondo il grave impatto degli errori che da tempo si registrano nella gestione del sistema penitenziario italiano» -:
se il Ministro interrogato intenda istituire una commissione ministeriale che valuti attentamente la situazione e i pericoli denunciati dalle organizzazioni sindacali degli agenti di polizia penitenziaria relativamente alle condizioni in cui versano gli istituti di pena piemontesi;
se non intenda urgentemente rivedere il numero degli agenti di polizia penitenziaria attualmente assegnato presso gli istituti di pena del Piemonte, posto che lo stesso risulta attualmente gravemente sottodimensionato.
(4-06880)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
Daniele Bellanti, 31 anni, pluripregiudicato, si è ucciso il 14 aprile 2010 impiccandosi nel carcere romano di Rebibbia;
l'uomo aveva l'obbligo di soggiorno a Vittoria, il suo paese, ma nell'ottobre 2009 aveva violato la misura di prevenzione, sicché era stato ricondotto nel carcere romano;
Bellanti è il ventesimo suicidio nelle carceri italiane dall'inizio dell'anno: ventiquattro ore prima in una cella a Santa Maria Capua Vetere un altro detenuto, 40 anni, sieropositivo, si è ucciso attaccandosi con la bocca alla bomboletta del gas che tutti i detenuti tengono in cella per cucinare; due giorni prima Domenico Caldarelli, 39 anni, era riuscito a farsi un'overdose in cella a Sulmona; mentre C.B., 40 anni, detenuto a Benevento ha utilizzato la sua calzamaglia di nylon per confezionarsi il cappio;
dei venti detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno 2010, cinque erano extracomunitari e solo sei di loro stavano scontando una condanna definitiva. Gli altri erano per lo più in attesa di primo giudizio (in sei), oppure ricorrenti contro una sentenza di primo grado o di appello (due detenuti), internati in case lavoro (i due che si sono tolti la vita a Sulmona), oppure con situazione giuridica mista (quattro);
su ognuno di questi suicidi la prima firmataria del presente atto ha rivolto altrettante interrogazioni a risposta scritta ai Ministri competenti chiedendo l'adozione da parte del Governo di alcuni provvedimenti e atti urgenti al fine quantomeno di ridurre nell'immediato le morti per suicidio all'interno degli istituti di pena, ma ai predetti atti di sindacato ispettivo non è stata data alcuna risposta;
il 12 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha parzialmente approvato, su espresso parere favorevole del Governo, la mozione sulle carceri presentata dalla prima firmataria del presente atto e sottoscritta da 93 deputati appartenenti a quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento;
la mozione approvata prevede, tra l'altro, alla lettera a), la riduzione dei tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, nonché del potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale; e, alla lettera n), l'adeguamento degli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi, non solo per ciò che concerne la loro consistenza numerica, ma anche per ciò che riguarda la promozione di qualificazioni professionali atte a facilitare il reinserimento sociale dei detenuti;

Daniele Bellanti, nonostante fosse accusato di reati di scarso allarme sociale, si trovava in regime di custodia cautelare in carcere -:
se presso il carcere di Rebibbia sia presente, attivo e funzionante il servizio «nuovi giunti» e se pertanto il detenuto Daniele Bellanti abbia potuto usufruire di un colloquio con lo psicologo all'atto del suo ingresso in carcere e prima dell'assegnazione alle sezioni al fine di accertare un suo eventuale rischio autolesionistico o suicidiario;
se e quali urgenti iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare al fine di ridurre i tempi di custodia cautelare, perlomeno per i reati meno gravi, ed il conseguente potere della magistratura nell'applicazione delle misure cautelari personali a casi tassativamente previsti dal legislatore, previa modifica dell'articolo 280 del codice di procedura penale, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se e quali urgenti provvedimenti il Governo intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di aumentare gli organici del personale penitenziario ed amministrativo, nonché dei medici, degli infermieri, degli assistenti sociali, degli educatori e degli psicologi in servizio presso gli istituti di pena, in modo da rendere lo stesso adeguato al numero delle persone recluse, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati il 12 gennaio 2010;
se non ritenga che l'alto tasso dei suicidi e dei tentati suicidi dipende dall'elevato tasso di sovraffollamento degli istituti di pena dove attualmente sono ristretti più di 67mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 43mila posti;
quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurre l'alto tasso dei decessi per suicidio in carcere.
(4-06881)

LOVELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sindaco della città di Tortona (Provincia di Alessandria) ha segnalato a Ministero della giustizia e ai parlamentari del territorio con nota n. 3854 del 15 febbraio 2010, le preoccupazioni del comune stesso e di tutti comuni del circondario circa il futuro del tribunale di Tortona, anche a seguito di un ordine del giorno approvato dal consiglio comunale in data 29 gennaio 2010;
tale preoccupazione discende dalle proposte emerse in particolare nel corso del plenum del Consiglio superiore della magistratura in data 13 gennaio 2010, e inviate al Ministero della giustizia tendenti «a sopprimere e/o accorpare gli Uffici giudiziari che non hanno dai venti ai quaranta magistrati nel proprio organico» in quanto «disfunzionali perché non in grado di assicurare una tempestiva risposta di qualità alla domanda di giustizia»;
la situazione del tribunale di Tortona risulterebbe a rischio insieme ad altri 87, di cui la maggior parte concentrati nel distretto della Porte d'appello di Torino tra i quali, in provincia di Alessandria anche gli Uffici giudiziari di Acqui Terme e Casale Monferrato;
il comune dell'area del Tortonese evidenziano come l'attuale livello delle prestazioni e dei servizi reso dal tribunale di Tortona soddisfa pienamente il territorio e quindi appare meritevole di essere salvaguardato;
analoghe considerazioni valgono per gli altri uffici giudiziari della provincia di Alessandria eventualmente interessati -:
se il Ministero sia a conoscenza della situazione sopra segnalata e se ritenga di dare un riscontro positivo alla istanza inoltrata dal comune di Tortona e dagli altri comuni di quel territorio in relazione al mantenimento del tribunale;
quali siano comunque le intenzioni effettive del Ministero in ordine alla prospettata soppressione di sedi di tribunale

sulla base delle indicazioni emerse dal Consiglio superiore della magistratura nella seduta del 13 gennaio 2010, con particolare riferimento alla provincia di Alessandria.
(4-06882)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal Corriere di Como del 19 aprile 2010, un detenuto del carcere comasco del Bassone con problemi psichici avrebbe aggredito, malmenandoli, due sovrintendenti e due assistenti capo la mattina del 18 aprile;
per le quattro persone coinvolte si è reso necessario il trasporto al pronto soccorso, dove hanno ricevuto le cure necessarie;
il detenuto si era già abbandonato in passato a numerosi episodi di violenza e quando si è scagliato contro il personale della struttura era impegnato in un'attività di recupero prevista per i carcerati all'esterno delle sezioni. L'extracomunitario ha aggredito un agente, colpendolo con pugni e calci, anche al volto. Sono subito intervenute le persone presenti, che hanno cercato di contenere la furia del detenuto. Il bilancio, al termine dell'episodio, denuncia la gravità di quanto accaduto: quattro uomini costretti a ricorrere alle cure dei sanitari. Anche con traumi gravi;
l'episodio ha destato la reazione della Cisl di Como. Il sindacato denuncia il problema dei detenuti con patologie psichiatriche nel carcere della città sollecitando in una nota la direzione del carcere ad «alzare la voce» con il provveditorato della Lombardia e con direzione generale detenuti e trattamento;
secondo l'organizzazione sindacale l'esigenza è quella di «trasferire tutti i detenuti che non possono restare in istituti penitenziari ordinari al fine di assicurare ai soggetti disturbati una capace collocazione, dove siano presenti mezzi idonei e possano ricevere cure adeguate»;
nel comunicato della Fns Cisl di Como si legge quanto segue: «I dirigenti che effettuano le valutazioni nell'assegnazione e gestione dei detenuti negli Istituti conoscevano perfettamente i numerosi episodi precedenti del detenuto in questione. Sono direttamente responsabili degli eventuali danni fisici che il personale potrebbe riportare dall'accaduto. Al Bassone, come in molte altre carceri lombarde, scontano la loro pena vari reclusi affetti da disturbi psichici. Persone con necessità diverse dagli altri detenuti. Noi non accettiamo che qualcuno possa scaricare le colpe di una situazione così grave su chi non ne ha. La casa circondariale è già satura di detenuti. I soggetti con patologie psichiatriche devono essere assegnati a strutture in grado di contenerli. Loro, a causa della loro malattia, non hanno colpa, ma possono creare problemi aggiuntivi alle strutture» -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro intenda adottare al fine di assegnare i detenuti affetti da gravi patologie psichiatriche a strutture - diverse da quelle carcerarie ordinarie - in grado non solo di contenerli ma anche di predisporre nei loro confronti un adeguato trattamento terapeutico, così come previsto dalle norme sull'ordinamento penitenziario.
(4-06885)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 219 del 1981 all'articolo 13 prevedeva la possibilità d'alienazione degli immobili aventi titolo ai benefici previsti dalla legge stessa;

per effetto dell'articolo 20-bis del decreto-legge n. 474 del 1987, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 12 del 1988 i primi due commi dell'articolo 13 della legge n. 219 del 1981, e successive modifiche, sono stati sostituiti dal seguente «in caso di alienazione d'unità immobiliari aventi titolo ai benefici disposti dalla presente legge e ricadenti nei comuni disastrati il diritto ai contributi spettante al dante causa si trasferisce all'acquirente»;
il comune di Potenza è dichiarato disastrato limitatamente al centro storico (ai sensi della legge n. 10 del 28 gennaio 1977);
sarebbe utile poter rivedere correggere questa anomalia specificando nella legge n. 10 del 1977 che il comune di Potenza è totalmente disastrato o, in alternativa, prevedere di poter estendere l'applicazione dell'articolo 13 della legge 219 del 1981, così come modificato dall'articolo 20-bis del decreto-legge n. 474 del 1987, anche ai comuni gravemente danneggiati, visto che la lentezza delle procedure ha creato alcune contraddizioni: chi ha ricevuto in donazione l'immobile, è escluso da eventuali finanziamenti previsti dal decreto-legge n. 474 del 1987 e inoltre i benefici per la ricostruzione risultano, come già detto, applicabili solo alle abitazioni situate nel centro storico di Potenza -:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per sanare tale anomalia che determina disparità tra i cittadini residenti in zone diverse della città.
(5-02798)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
la trasmissione «Striscia la notizia» ha realizzato un servizio da cui è emersa una denuncia sul fatto che i disabili della città di Cagliari non hanno possibilità di accesso agli autobus, dotati di scivolo;
la telecamera «nascosta» ha documentato e raccolto le testimonianze di alcuni autisti in base alle quali l'azienda anziché acquistare le pedane elettriche manovrabili direttamente dal posto di guida, ha fatto montare sugli autobus quelle manuali, che prevedono che l'autista fermi il mezzo, scenda dalla propria postazione e azioni manualmente lo scivolo;
gli autisti sono privi di assicurazione per eseguire tali manovre, pertanto, nel caso di incidente la responsabilità ricade su di loro;
in questo contesto il fatto che un disabile possa o meno accedere agli autobus dipende unicamente dalla disponibilità e dalla sensibilità di ciascun autista;
ciò appare all'interroganti inaccettabile, in quanto garantire pari opportunità e non discriminazione a tutti i cittadini deve essere un obbligo e non un'opzione per un servizio pubblico di trasporto -:
quali iniziative si intendano esprimere al fine di favorire lo sviluppo di politiche di mobilità nel trasporto locale che affrontino compiutamente la questione dei disabili;
se non si ritenga di assumere una necessaria iniziativa normativa perché il trasporto locale sia destinatario di benefici o provvidenze dello Stato solo a condizione che i mezzi acquistati siano integralmente fruibili per i diversamente abili.
(4-06898)

INTERNO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la notizia della partecipazione alle imminenti elezioni universitarie, per il rinnovo del Consiglio Nazionale degli studenti universitari, di organizzazioni che fanno esplicito riferimento al fascismo ha suscitato un vasto movimento di opinione pubblica che si è manifestato anche in un appello sottoscritto da numerose organizzazioni giovanili oltre che da personalità del mondo della cultura, della politica, del giornalismo;
la partecipazioni alle elezioni universitarie di organizzazioni che fanno riferimento al fascismo rappresenta un evidente tentativo di insediamento e acquisizione di legittimità politica da parte di gruppi che a diverso titolo si richiamano ad una tragica e dolorosa esperienza storica del nostro Paese;
la partecipazione di tali gruppi alle succitate elezioni rappresenterebbe una violazione alla pregiudiziale costituzionale antifascista, in ossequio alle leggi dello Stato n. 645/1952 e n. 205/1993, in quanto una di queste associazioni, associazione di promozione sociale Casa Pound Italia, nel proprio sito internet si propone «di sviluppare in maniera organica un progetto ed una struttura politica nuova, che proietti nel futuro il patrimonio ideale ed umano che il fascismo italiano ha costruito con immenso sacrificio»;
l'aumento, negli ultimi mesi, di aggressioni e atti violenti all'interno degli atenei italiani, indica il rischio di un pericoloso ritorno a tempi bui della nostra storia repubblicana -:
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda promuovere al fine di scongiurare il progressivo instaurarsi di un clima di violenza e intolleranza negli atenei italiani e quali provvedimenti intenda assumere al fine di isolare quelle componenti politiche che si ispirano ad una precisa strategia di insediamento attraverso l'uso e l'esaltazione della violenza quale strumento di lotta politica al fine di sviluppare forme di controllo della discussione politica tra gli studenti.
(2-00687)
«Berretta, Laratta, Misiani, D'Incecco».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 13 febbraio 2010, in via Padova a Milano un cittadino egiziano di 19 anni è stato barbaramente ucciso a coltellate in seguito ad una lite per futili motivi ed a seguito di tale accadimento si è scatenata, nelle ore immediatamente successive, una e vera e propria guerriglia urbana, con ingenti danni per proprietà private e pubbliche;
la cittadinanza milanese è stata particolarmente colpita da quanto accaduto -:
quali procedure siano state seguite dalle Forze dell'ordine per le azioni intraprese in via Padova, quanti siano gli arresti ed i fermi sino ad ora eseguiti in via Padova e nelle vie limitrofe dopo il 13 febbraio 2010, quali reati siano stati contestati alle persone fermate, quanti rimpatri siano stati disposti dalla autorità prefettizia e quanti dalla autorità giudiziaria e dove vengano portate le persone fermate ed arrestate;
quali corpi di polizia siano stati utilizzati per queste operazioni, da chi siano state coordinate le forze dell'ordine utilizzate allo scopo, quanti appartamenti siano stati sino ad ora sequestrati e chi fossero proprietari degli alloggi sequestrati.
(5-02794)

VACCARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha recentemente comunicato come, nelle prossime settimane, il permesso di soggiorno a punti verrà introdotto tramite un decreto attuativo della legge 15 luglio 2009, n. 94, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica»;
come annunciato, lo straniero che richiede il permesso di soggiorno a punti dovrà dimostrare, al termine dei due anni di validità dello stesso, non solo di avere un lavoro e di non aver commesso reati, ma anche di essere iscritto al Servizio sanitario nazionale, di essere titolare di un regolare contratto abitativo, di conoscere la Costituzione e la lingua italiana;
tale procedimento di assegnazione del punteggio avverrà con un meccanismo di crediti e debiti che potranno contribuire al raggiungimento dei 30 punti utili al fine di acquisire il permesso di soggiorno;
in caso contrario, la sanzione prevista per lo straniero è l'espulsione amministrativa;
come noto, in età adulta una buona competenza linguistica non si acquisisce senza il sostegno di un apprendimento strutturato; nella fattispecie, sono numerosi gli stranieri che approdano ai corsi di italiano per principianti anche dopo cinque o sei anni dall'arrivo in Italia;
il Ministro, ad oggi, non ha ancora precisato quale competenza linguistica sarà richiesta al fine di acquisire un numero di crediti idoneo al fine di ottenere il permesso di soggiorno;
finora le sole strutture pubbliche che si sono fatte carico di istituire corsi di lingua italiana per principianti, saranno tra breve regolamentate in modo da restringere fortemente le attività formative non riconducibili ai percorsi di istruzione finalizzati ai titoli di studio. Inoltre la politica di riduzione degli organici degli insegnanti per l'anno scolastico 2009/2010 ha causato gravissime difficoltà e profondi disagi sulla qualità delle strutture pubbliche;
le disposizioni normative introdotte con il pacchetto sicurezza, e ancora in attesa di essere attuate, evidenziano come la ratio del provvedimento sia secondo l'interrogante quella di porre ulteriori ostacoli al procedimento di regolarizzazione degli stranieri, questo anche attraverso l'introduzione di meccanismi farraginosi, piuttosto che la promozione di una politica dell'immigrazione che metta a disposizione degli stranieri gli strumenti idonei ad un'effettiva integrazione sociale -:
se il Governo intenda sviluppare anche nel decreto attuativo in fase di emanazione, coerentemente con quanto prescritto dalla normativa che introduce il permesso di soggiorno a punti, le opportunità di formazione linguistica per gli stranieri immigrati, assicurando così i finanziamenti necessari per lo svolgimento delle attività di insegnamento della lingua;
se il Governo perciò intenda procedere ad un incremento dei corsi di lingua italiana per stranieri, ad oggi drasticamente ridotti, per effetto della politica di restrizione degli organici prevista dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169.
(5-02797)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANDREA ORLANDO, TULLO, ROSSA, ZUNINO, GARAVINI, VILLECCO CALIPARI e FERRANTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi nella provincia di Imperia si sono verificati innumerevoli attentati incendiari di sospetta matrice (definiti da ultimo da una organizzazione sindacale delle Forze dell'ordine «episodi di chiara criminalità mafiosa»);
lo scorso weekend un incendio ha interessato uno stabilimento balneare a Bordighera; solo due giorni prima era stata colpita una serra agricola a Taggia, e

nei giorni immediatamente precedenti un garage a Sanremo nel quale veniva parcheggiato il furgone usato da una ditta;
il 20 aprile 2010 si è registrato il tentativo di appiccare fuoco allo studio di un geometra, presidente provinciale della Croce rossa; sempre nel mese di aprile 2010 ci sono stati incendi sospetti, come quello divampato in una pasticceria a San Bartolomeo o come quello che ha danneggiato il ristorante «Il Gabbiano» a Sanremo; alla fine del mese di marzo 2010 un incendio ha distrutto otto furgoni alla ditta DDS, e non si contano le auto date alle fiamme negli ultimi mesi;
tutte le relazioni della Direzione nazionale antimafia riconoscono da anni nell'imperiese la presenza di locali della 'ndrangheta;
le organizzazioni sindacali provinciali delle Forze dell'ordine hanno ripetutamente denunciato la carenza di organico e la penuria di risorse a disposizione dell'azione di contrasto al crimine;
allo stesso modo il procuratore della Repubblica di Sanremo, Roberto Cavallone, ha richiesto pubblicamente di riconoscere il tribunale locale come sede disagiata, ed ha annunciato che in tempi brevi a Sanremo rimarranno solo due magistrati, procuratore capo compreso, indicando come motivo delle numerose rinunce di altri magistrati, oltre ai cronici problemi di organico, il fatto che i pubblici ministeri devono fare i conti con la crescente riduzione di risorse e di strumenti. Il risultato sarà il passaggio da circa 960 a circa 1.800 fascicoli per ogni magistrato della procura di Sanremo, con un raddoppio quindi dei carichi di lavoro -:
quali iniziative si intendano assumere per mettere a disposizione delle Forze dell'ordine, le risorse e gli strumenti idonei a svolgere le indagini e a garantire l'opera di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata;
quali iniziative si intendano adottare per risolvere la carenza di organico della procura di Sanremo, con che tempistiche si intenda intervenire, e quali risorse si intendano mettere a disposizione della procura per affrontare adeguatamente i fenomeni succitati.
(4-06876)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la polizia stradale opera da sempre con organici nettamente inferiori a quelli previsti dal decreto ministeriale del 1989 nonostante il moltiplicarsi delle esigenze e del numero di veicoli circolanti sul territorio italiano;
solo grazie al grande spirito di abnegazione ed all'alto senso di responsabilità è possibile superare le gravi carenze strutturali ed organizzative di fronte alle quali si trovano quotidianamente gli agenti della polizia stradale;
l'articolo 12 del codice della strada nonché l'articolo 23 del regolamento di attuazione prevede il rilascio della tessera di libera circolazione stradale in favore di parecchie categorie operanti nel settore ma non per la Polstrada;
l'impegno di chi quotidianamente lavora in quel contesto non può essere fatto oggetto di sperequazioni nel trattamento -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della esposta situazione;
se sia intendimento del Governo procedere alla rimozione di eventuali sperequazioni di trattamento nei confronti della polizia stradale relativamente alla mancata concessione della tessera di libera circolazione autostradale.
(4-06878)

LOVELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Provincia di Alessandria con un ordine del giorno del consiglio provinciale in data 17 luglio 2008, n. 36, e con precedenti e successive note inviate al Ministero dell'interno, la n. 39984 del 20

marzo 2007, la n. 39701 del 10 marzo 2008, la n. 163741 del 12 novembre 2008 e la n. 137313 del 20 ottobre 2009, ha lamentato la mancata erogazione di trasferimenti spettanti per anni arretrati e per importi rilevanti;
nella segnalazione più recente n. 39046 del 22 marzo 2010 il presidente della provincia rileva che questa situazione «comporta gravi danni all'Ente costretto a limitare le proprie attività di spesa e a ricorrere all'anticipazione di cassa», sottolineando che «perdurando lo stato di inadempienza questa Amministrazione provinciale si troverà costretta a tutelare i pochi interessi ricorrendo ad ulteriori azioni nelle opportune sedi»;
la situazione denunciata dalla provincia di Alessandria rientra nella più generale problematica dei trasferimenti dello Stato agli enti locali, particolarmente rilevante nel caso delle province le cui entrate sono in gran parte di natura derivata -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione in premessa evidenziata e quali siano le ragioni per cui non si sia data risposta alle reiterate richieste inviate dalla provincia di Alessandria;
come si intenda comunque rispondere al più recente sollecito sopra menzionato, al fine di consentire uno svolgimento ordinario più efficace delle attività dell'Ente.
(4-06883)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 15 aprile scorso il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive (Casms) ha emanato il divieto per le trasferte relative a quattro partite del campionato di serie A. Una di queste è la partita Inter-Atalanta, per la quale inoltre, in considerazione della vicinanza delle due città, si è deciso il divieto della vendita dei biglietti nella provincia di Bergamo e la vendita di un solo biglietto agli iscritti agli Inter Club riconosciuti, anche se residenti in provincia di Bergamo, con incedibilità degli stessi. Nessuna restrizione per i possessori di tessera del tifoso;
a seguito di questa decisione, i politici bergamaschi, hanno inviato al Ministero interpellato, all'Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive e allo stesso Casms una lettera in cui si invita alla sospensione del divieto di trasferta e a consentire alla tifoseria atalantina, già ripetutamente penalizzata in questa stagione, di poter assistere alla partita di sabato 24 aprile. Il Casms considera Inter-Atalanta una partita ad alto rischio per la rivalità storica tra tifoserie e l'episodio della sassaiola a un bus-navetta di tifosi interisti, innescata da un piccolo gruppo di atalantini alla fine della gara d'andata a Bergamo. Proprio sulla sproporzione tra il ridotto gruppetto protagonista della sassaiola e il resto della tifoseria atalantina, bloccata in seguito ma sempre più responsabile, punta la richiesta dei politici bergamaschi;
nel documento si legge: «premesso che ... nella gara d'andata, a Bergamo, nonostante l'alto rischio della partita è stata consentita la presenza dei tifosi interisti adottando la limitazione della vendita di un solo biglietto a testa; preso atto che ... al termine della partita d'andata un gruppetto di una ventina di tifosi atalantini si è reso responsabile di una sassaiola ad un autobus navetta che trasportava i tifosi interisti; per quegli incidenti tutta la tifoseria atalantina ha già subito una forte sanzione con il divieto alle trasferte seguenti di Bologna, Roma (Lazio) e Genova (Genoa); migliaia di tifosi non possono essere penalizzati per responsabilità di venti/trenta facinorosi; constato che .... da quell'episodio dello scorso dicembre il comportamento della tifoseria atalantina non ha fatto segnalare particolari atti di intemperanza; ... altre tifoserie per episodi molto più gravi (per citare solo gli ultimi casi, la gara Livorno-Roma con i sostenitori romanisti autori di scontri, danneggiamenti al treno e

saccheggio di un autogrill) non sono state previste sanzioni in gare non a rischio (Bologna-Roma, vietata ai tifosi giallorossi è classificata a rischio); visto che la tifoseria atalantina sta maturando una forte responsabilizzazione tanto da non aver fatto registrare episodi negativi nemmeno in occasione della presenza, nonostante il divieto di ingresso allo stadio, di 500 bergamaschi all'esterno del settore ospiti dello stadio di Parma. Si invitano le autorità in indirizzo vista la positiva recente responsabilizzazione della tifoseria organizzata dell'Atalanta e al fine di mettere tutte le squadre sullo stesso piano in questa fase finale del campionato; a valutare la possibilità di autorizzare la presenza dei tifosi atalantini nel settore ospiti di San Siro in occasione della prossima partita Inter-Atalanta, previa disposizione di limitazioni particolari alla vendita dei biglietti, considerando eventualmente anche l'ingresso dei tifosi ospiti in un orario differenziato (il settore ospiti potrebbe essere chiuso un paio d'ore prima dell'inizio della partita in modo da evitare l'incrocio con i sostenitori di casa applicando così il medesimo principio utilizzato per il deflusso nel dopo partita)» -:
data l'imminente vicinanza dell'evento sportivo, quali misure urgenti il Ministro intenda intraprendere al fine di consentire alla tifoseria atalantina di poter assistere alla partita di sabato 24 aprile.
(4-06888)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dai dati resi noti dalla procura minorile di Brescia (distretto da cui dipende Bergamo) emerge una situazione che, benché ancora non possa definirsi allarmante, certamente desta preoccupazione;
nel 2009, nella provincia di Bergamo è stato registrato un aumento dei casi di minori denunciati, passati dai 593 dell'anno precedente a 617: di essi 327 sono italiani, 220 stranieri e 70 nomadi;
in termini di reati compiuti, si registra una crescita dei furti (245 contro i 195 del 2008, esclusi i nomadi) ed una nuova ripresa dello spaccio di sostanze stupefacenti, che, dopo la battuta d'arresto conosciuta negli anni scorsi (passando dai 103 casi del 2006 ai 72 del 2008), ha ricominciato a crescere, attestandosi nel 2009 a quota 100;
tuttavia la situazione più critica nella Bergamasca riguarda l'incremento del numero di minori denunciati per violenze sessuali, fattispecie di reato per la quale la provincia orobica detiene il primato all'interno del distretto. Secondo la dottoressa Emma Avezzù, nuovo procuratore dei minori di Brescia, benché per questi reati occorra compiere delicati accertamenti al fine di verificarne la fondatezza, è certo che rispetto a 10 anni fa i casi siano aumentati;
altro tema delicato riguarda l'utilizzo del web: a detta del sostituto procuratore dei minori Simonetta Bellaviti infatti sempre più spesso i reati vengono commessi attraverso i sistemi informatici (si tratta perlopiù di minacce di gruppo) senza che peraltro gli stessi autori abbiano la consapevolezza di ciò che stanno compiendo;
infine, il fenomeno delle baby-gang è sotto osservazione: la maggior parte delle bande giovanili (di cui fanno parte anche ragazzi di buona famiglia) si limita per ora, secondo la dottoressa Avezzù, «a piccole estorsioni nei confronti dei compagni di scuola» -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per contrastare il fenomeno della criminalità in età minorile;
quali iniziative intenda assumere al fine promuovere tra i giovani una corretta educazione all'utilizzo consapevole ed adeguato del web.
(4-06894)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di San Pietro al Natisone, provincia di Udine, da tempo è in attività l'Istituto comprensivo bilingue con insegnamento di italiano e sloveno ai sensi della legge n. 38 del 2001;
la suddetta istituzione, comprende la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di secondo grado con la frequentazione di complessivi numero 221 allievi e l'impiego 31 insegnanti, 6 collaboratori scolastici, 3 addetti di segreteria e 3 addetti alla mensa scolastica;
l'attività didattica dell'istituto comprensivo bilingue si svolge all'interno di un immobile di proprietà del comune di San Pietro al Natisone, ubicato in viale Azzida, n. 9;
a seguito di una verifica e di un sopralluogo tecnici effettuati presso il suddetto immobile, successivamente al verificarsi di una scossa tellurica seppure di non elevata entità, il sindaco di San Pietro al Natisone ha emesso l'ordinanza sindacale contingibile ed urgente n. 3 del 5 marzo 2010, protocollo numero 1613, con cui è stato ordinato lo sgombero e, conseguentemente, la chiusura dell'istituto comprensivo con insegnamento bilingue italiano-sloveno con il trasferimento provvisorio delle classi in altri edifici al fine di consentire la regolare conclusione dell'anno scolastico 2009-2010;
da parte degli insegnanti e della direzione scolastica dell'istituto comprensivo bilingue, con il sostegno dei genitori, è stata rappresentata alle autorità locali e alle istituzioni pubbliche e politiche la necessità di ricercare una soluzione che consenta di salvaguardare l'unicità dei diversi ordini e gradi della scuola stessa, nonché la conferma della sua ubicazione in San Pietro al Natisone;
l'istituto comprensivo bilingue italiano-sloveno rappresenta una esperienza educativo-formativa di grande significato umano, culturale, sociale ed economico che promuove - nel rispetto di lingue, culture e tradizioni - un peculiare percorso di integrazione e di collaborazione, in Friuli Venezia Giulia e nei paesi contermini, tra le comunità locali friulane e italiane e le comunità di lingua e cultura slovene, dando un prezioso contributo alla crescita della nuova Europa dei popoli e delle autonomie, apertasi ai paesi del centro-est Europa dopo la caduta del muro di Berlino -:
quali iniziative intendano promuovere i Ministri interrogati al fine di assicurare adeguati interventi per preservare e potenziare l'unità dell'attività dell'istituto comprensivo bilingue italiano sloveno a San Pietro al Natisone a partire dal prossimo anno scolastico, in opportune strutture.
(4-06884)

JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'università degli studi di Bergamo rappresenta, secondo le parole del rettore Paleari, un'importante realtà impegnata a «far emergere il talento che è in ognuno degli studenti» grazie ad un approccio di saperi e discipline (sei le facoltà presenti, 15 i corsi di laurea triennale, 17 quelli di laurea specialistica e magistrale, 11 i master, 14 i dottorati di ricerca e 7 i centri di ricerca e formazione) e ad un dialogo costruttivo e dinamico con le altre istituzioni;
l'ateneo bergamasco ha conosciuto nell'ultimo decennio un'importante crescita, tanto in termini quantitativi che qualitativi. Gli studenti iscritti sono 15.415, un numero raddoppiato rispetto al 2000 (quando le iscrizioni erano 8.066), ma sensibilmente aumentato anche rispetto

al 2009 (in cui erano 15.244). Nello stesso decennio, analogo tasso di crescita è stato registrato dal personale tecnico amministrativo (che conta oggi 231 dipendenti), mentre addirittura triplicato risulta il numero di docenti e ricercatori (complessivamente 339). Nell'ultimo anno si sono laureati 2.312 giovani;
tre volte più estesi sono anche gli spazi che costituiscono il patrimonio immobiliare di proprietà dell'università, articolato nelle sedi di Bergamo, Dalmine e Treviglio;
l'incremento dell'ateneo orobico non è avvenuto solo in termini di spazi e numero di studenti: accresciuti risultano infatti anche il peso e il valore dell'università di Bergamo nell'ambito della ricerca scientifica. In poco meno di cinque anni sono triplicate le produzioni scientifiche; tra il 2008 ed il 2009 sono stati registrati 14 brevetti; nell'ultimo anno sono stati pubblicati 72 libri; docenti e ricercatori hanno contribuito alla stesura di 315 capitoli di libro, scritto 354 articoli su riviste scientifiche, partecipato a 241 convegni. Da poco inoltre è nato il settimo centro di ricerca dell'ateneo (centro per la gestione dell'innovazione e del trasferimento tecnologico), ubicato all'interno del polo scientifico «Kilometro Rosso»;
a fronte di questa importante crescita, che comporta un aumento delle spese (per la gestione delle strutture acquisite e per l'adeguamento del Costo del personale), i contributi provenienti dal fondo ordinario dello Stato sono rimasti pressoché stabili negli ultimi due anni, prevedendo, per il 2010, un possibile ulteriore assottigliamento delle risorse di tale fondo;
per il momento l'università bergamasca non ha ancora provveduto ad aumentare le tasse (riguadagnando ciò che è andato perduto dal fondo ordinario attraverso i nuovi criteri che nel fondo straordinario hanno premiato il merito); tuttavia, denuncia il direttore amministrativo dell'ateneo Ettore Giovanelli, esso risulta fortemente penalizzato all'interno del sistema universitario italiano, percependo solo lo 0,50 per cento dei finanziamenti provenienti dallo Stato, a fronte di un assorbimento pari allo 0,89 per cento degli studenti italiani;
presentando l'offerta formativa dell'anno accademico 2010/2011, ispirata ad una logica di multidisciplinarità e di internazionalizzazione (con la presenza di venti docenti da tutto il mondo per altrettanti corsi in lingua straniera), il rettore Paleari, dopo aver osservato come sia stato fatto tutto quanto fosse nelle possibilità dell'ateneo «per offrire agli studenti e alle famiglie bergamasche un'offerta formativa capace di sviluppare professionalità in grado di guardare con fiducia oltre la crisi», garantendo loro «tutti gli strumenti per diventare protagonisti nel mondo del lavoro e nella società in cui vivono e vivranno», ha auspicato l'intervento delle istituzioni a sostegno della crescita delle nuove generazioni;
in particolare, come evidenziato dal rettore, l'ateneo bergamasco non avrebbe percepito, quale entrata proveniente dallo Stato, un importo pari a 15 milioni di euro, che, invece, spetterebbero di diritto, come sono a disposizione di università con una struttura ed un'offerta formativa equivalenti a quelle bergamasche -:
quali iniziative si intendano adottare per garantire che i contributi statali vengano erogati in modo adeguato a sostenere la crescita dell'ateneo bergamasco, dato il ruolo educativo e formativo sempre più importante da esso svolto per la città ed il territorio.
(4-06890)

JANNONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'attuale stile di vita rischia di aumentare sensibilmente diabete e malattie cardiovascolari soprattutto nei bambini «oversize». Tutti i Paesi occidentali registrano un dato comune: una crescita esponenziale

del fenomeno dell'obesità e del sovrappeso nell'infanzia. Anche in quei Paesi che, per tradizioni alimentari, dovrebbero essere virtuosi: l'Italia, patria della dieta mediterranea, è ai primi posti nel mondo per il peso in eccesso dei suoi pargoli. La Campania batte ogni record. Il tutto in circa 30 anni;
secondo i dati raccolti dall'«International Obesità Task Force» i bambini in età scolare obesi o sovrappeso nel mondo sono 155 milioni, ovvero uno su dieci. Di questi, 30-45 milioni sono classificati tra gli obesi, il che significa il 2-3 per cento dei ragazzi in età compresa tra i 5 e i 17 anni. In Europa il problema dell'obesità infantile è sempre più diffuso: ogni anno negli Stati membri dell'Unione europea circa 400 mila bambini sono considerati soprappeso e oltre 85 mila obesi. Per quanto riguarda la sola obesità giovanile, oggi la prevalenza in Europa risulta essere 10 volte maggiore rispetto agli anni Settanta;
il problema dell'obesità e del sovrappeso nei bambini ha acquisito un'importanza crescente anche in Italia sia per le implicazioni dirette sulla salute del bambino, sia perché rappresenta un fattore di rischio per l'insorgenza di patologie in età adulta. Oggi, su 100 bambini frequentanti la terza elementare quasi 24 sono soprappeso e oltre 12 sono obesi. Complessivamente si stimano oltre un milione e centomila bambini italiani, tra i sei e gli undici anni, con problemi di obesità e soprappeso: più di un bambino su tre. Per quanto riguarda le cause, Claudio Maffeis, pediatra dell'università degli studi di Verona, ha stilato un rapporto per il «Barilla Center for Food & Nutrition», organismo creato all'inizio del 2009 come centro di pensiero e proposte dall'approccio multidisciplinare per affrontare il mondo della nutrizione e dell'alimentazione mettendolo in relazione con le tematiche a esso correlate: economia, medicina, nutrizione, sociologia, ambiente. Organismo garante del Barilla Center for Food & Nutrition è l'advisory board composto da Barbara Buchner, ricercatrice presso l'International Energy Agency di Parigi (Iea), Mario Monti, economica; Gabriel Riccardi, endocrinologo; Camillo Ricordi, diabetologo; Joseph Sassoon, sociologo; Umberto Veronesi, oncologo;
scrive Maffeis nel rapporto: «È evidente la grande diffusione tra i bambini di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e che predispongono all'aumento di peso, specie se concomitanti. In particolare, emerge che l'11 per cento dei bambini non fa colazione, il 28 per cento la fa in maniera non adeguata, l'82 per cento fa una merenda di metà mattina troppo abbondante, il 23 per cento dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente né frutta né verdura». Da qui indicazioni utili anche per l'industria alimentare. Anche i dati raccolti sull'attività fisica sono poco confortanti: solo un bambino su 10 fa attività fisica in modo adeguato per la sua età e uno su 4 non ha svolto attività fisica il giorno precedente l'indagine;
Renata Lorini, pediatra dell'università di Genova aggiunge: «La percezione del problema da parte dei genitori sembra essere inversamente proporzionale alla frequenza statistica del peso in eccesso: quattro mamme su dieci di bimbi in soprappeso non ritengono che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto all'altezza». La European association for the study of diabetes (Easd) e la Federazione diabete giovanile riconoscono la prevenzione e il trattamento dell'obesità come il più importante problema di salute pubblica in tutto il mondo. Oltre alla rilevanza sanitaria, infatti, l'obesità e il sovrappeso generano anche un significativo effetto negativo sui costi della sanità. Molto interessanti appaiono i risultati di un recente studio condotto su giovani americani di età compresa tra i 6 e i 19 anni negli anni 2002 e 2005 basato sui dati di un'importante indagine statistica nazionale («Medical expenditure panel survey», Meps). I soggetti «classificati» obesi in entrambi gli anni hanno generato maggiori costi sanitari: 194 dollari in più per visite ambulatoriali, 114 dollari in più per prescrizione

di farmaci e 12 dollari in più per prestazioni d'emergenza rispetto ai bambini con peso normale. Estrapolando i dati per l'intera popolazione si può dire che obesità e sovrappeso tra i giovani causano costi incrementali per il sistema sanitario americano di 14,1 miliardi di dollari l'anno per visite ambulatoriali, farmaci e medicina d'urgenza;
diretta conseguenza di sovrappeso e obesità, dei disturbi metabolici o dismetabolismi giovanili, è il diabete precoce con tutte le conseguenze. Il diabete di tipo II, quello che un tempo veniva classificato come senile, oggi sembra avere abbassato l'età anagrafica della sua comparsa. A Roma, nell'ultima edizione di «Changing Diabetes Barometer Project», Anil Kapur, managing director della «World Diabetes Foundation», ha sottolineato: «Le stime riguardanti i costi globali dell'health care, prevenzione, trattamento del diabete e delle sue complicanze, si attestano per il 2010 intorno a 376 miliardi di dollari, mentre nel 2003 questo numero è destinato a superare i 490 miliardi di dollari». Tutto ciò senza calcolare i costi per malattie cardiovascolari e ictus, comprese le disabilità indotte, che con sovrappeso e obesità sono strettamente collegate. La roadmap di «Changing Diabetes» prevede, in Italia, una «rete di collegamento» in grado di armonizzare dati ed evidenze relative allo stato del diabete a livello locale, favorendo così lo sviluppo di un piano di azione nazionale coerente ed efficace e di un sistema di cura uniforme e integrato su tutto il territorio, ponendosi come una guida reale per Regioni;
tutto ciò deve essere realizzato a partire dai primi anni di vita, perché è nei primi due anni che si segna il destino metabolico futuro. È questo il momento in cui un'iperalimentazione, oltre a causare un aumento di volume delle cellule adipose (ipertrofia), determina anche un aumento del loro numero (iperplasia). Ed è il momento che favorisce l'obesità in età adulta, oltre a una difficoltà a scendere di peso o a mantenerlo nei limiti. Questo per l'impossibilità a eliminare gli adipociti maturi una volta completata la loro differenziazione -:
quali interventi e/o iniziative il Governo intenda attuare al fine di realizzare un «piano di corretta alimentazione» all'interno delle scuole, soprattutto nelle strutture dotate di mense, che possa coinvolgere bambini e genitori.
(4-06893)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati forniti dall'associazione «Aiuto donna» (che aderisce alla rete costituita dai centri antiviolenza di tutta Italia), a Bergamo sono state oltre 200 le donne che, nel 2009, si sono rivolte al centro antiviolenza cittadino;
si tratta soprattutto di donne italiane (118 casi sui 212 complessivi), benché nel 2009 si contino 81 segnalazioni provenienti da cittadine extracomunitarie. Secondo Sara Modora, responsabile di «Aiuto donna», l'aumento delle denunce da parte di straniere è segnale di una maggiore apertura acquisita da queste donne, che consente loro finalmente di riuscire ad esternare i propri problemi;
le donne si rivolgono al centro alla ricerca di aiuto, assistenza legale, ascolto e consiglio da parte di psicologi, in quanto vittime di violenze, abusi e minacce;
nella maggior parte dei casi i maltrattamenti si consumano entro le mura domestiche, ad opera di mariti, fidanzati, od ex partner che non accettano di essere lasciati: dati Istat rivelano infatti che la violenza all'interno della famiglia rappresenta il 90 per cento dei casi, mentre solo il 10 per cento è costituito da aggressioni da parte di sconosciuti;

proprio il rapporto di conoscenza e vicinanza con i propri aggressori agisce come freno inibitore alla denuncia, facendo sì che spesso il dolore della violenza resti taciuto e nascosto. Nella maggior parte dei casi infatti gli abusi subiti si protraggono da diversi anni, segno della difficoltà che le donne incontrano a vincere la paura e chiedere finalmente aiuto;
sempre secondo dati Istat, in Italia soltanto il 10 per cento delle donne effettivamente maltrattate trova il coraggio di denunciare: pertanto, se ad «Aiuto donna» nel 2009 si sono rivolte 212 donne, è tuttavia probabile che, in provincia, il numero di coloro che hanno subito violenze si avvicini in realtà a duemila;
i dati relativi al 2009 non si discostano molto da quelli registrati nel 2008 (quando i casi trattati furono 208). Si osserva, invece, un sensibile incremento delle richieste d'aiuto tra il 2007 (in cui se ne contarono 149) ed il 2008: secondo Marcella Micheletti (che presta consulenza legale presso «Aiuto donna») questo non significherebbe necessariamente che la violenza nelle famiglie della Bergamasca sia aumentata, bensì andrebbe interpretato come manifestazione di una accresciuta capacità delle donne di vincere la paura e denunciare la propria situazione;
negli ultimi mesi l'associazione «Aiuto donna» si è impegnata affinché sia approvata una legge regionale in tema di violenza contro le donne: la Lombardia e la Basilicata infatti sono le uniche regioni italiane a non avere una legge in materia. Secondo le responsabili dell'associazione «L'obiettivo è tutelare le donne, anche stanziando i finanziamenti necessari per il mantenimento e la crescita dei Centri antiviolenza»: essi infatti ottengono risorse solo dal comune, dove però non esiste un'apposita voce di bilancio, con la conseguenza che soltanto di anno in anno sia possibile sapere quanto denaro potranno ricevere -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di predisporre efficaci strumenti a sostegno delle donne vittime di violenze, in grado di offrire loro il necessario supporto legale, emotivo e psicologico;
quali iniziative intenda intraprendere a tutela e protezione dei diritti delle donne, anche attraverso progetti di informazione, sensibilizzazione ed educazione dell'opinione pubblica, affinché venga sanata quella che, secondo l'associazione «Aiuto donna», rappresenta una vera e propria emergenza culturale.
(4-06891)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

RENATO FARINA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è parere dell'interrogante, sentite diverse situazioni segnalate da aziende private che lavorano per conto delle pubbliche amministrazioni, che il decreto anticrisi del 19 maggio 2009, seppur da ritenersi un elogiabile sforzo del Governo per risolvere il problema della mancanza di liquidità di tali aziende, sconta purtroppo alcune piccole imperfezioni che ne riducono l'efficacia;
come noto, tali aziende soffrono di carenza di liquidità, evidenziata nei loro stessi bilanci e che il sistema bancario classifica come «crediti incagliati», dovuta a ritardati pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche che in alcuni casi raggiungono periodi anche superiori ai cinque anni;
la SACE recepisce il decreto rendendosi disponibile ad emettere garanzie alle banche che ne fanno richiesta (ma ben poche sono particolarmente celeri ad effettuare tale richiesta), garanzia intesa come forma di finanziamento «pro-solvendo», pertanto ritrova come ultimo garante

del corretto adempimento l'azienda stessa; ciò implica che la SACE effettua una classificazione dell'azienda stessa tramite i bilanci, affidandola conseguentemente allo stato patrimoniale evidenziato in bilancio;
la garanzia SACE non viene emessa per più del 50 per cento del credito;
il sistema bancario, che secondo il decreto «può» (non «deve» perché il decreto non è imperativo) estinguere pro-soluto tali crediti, anche in presenza di crediti certificati ai sensi del decreto, preferisce agire «pro-solvendo» cioè mantenendo sempre il finale adempimento in capo all'azienda stessa. Nel caso intenda procedere pro-soluto, si è riscontrata una stima dei tempi di riscossione del credito talmente lunghi che le proposte di eventuale sconto arrivano ad abbattere il credito stesso anche del 70 per cento;
l'effetto congiunto di queste posizioni fa si che SACE, nel garantire l'azienda, penalizzata dai «crediti incagliati», accorda un affidamento che non è sufficiente ad emettere garanzie nemmeno per il 50 per cento dei crediti da riscuotere La banca che a sua volta deve acquisire il credito, sia pro-soluto che pro-solvendo, dove la garanzia fornita è del 50 per cento effettua valutazioni analoghe abbattendo notevolmente il valore del credito, con la conseguenza di un ulteriore impatto negativo su uno stato patrimoniale già sofferente;
in aggiunta a quanto già descritto, il decreto menziona come soggetti atti ad effettuare le certificazioni dei crediti esclusivamente regioni, province e comuni, ma non individua alcuni enti che dipendono direttamente da tali amministrazioni, quali ad esempio: commissari straordinari, società al 100 per cento pubbliche che svolgono servizi pubblici ed operano come enti appaltanti, i consorzi costituiti da regioni e province stesse; entità queste che alla richiesta di fornire certificazione del credito rispondono di non essere tenute ad effettuarla. Certificazione peraltro che è una richiesta di attestazione di crediti di fatto già certificati, ovvero certi, liquidi ed esigibili, pertanto è una richiesta ulteriore che - se non ottenuta - mette ulteriormente in crisi il rapporto tra l'azienda e il sistema bancario che si domanda come mai crediti ritenuti certificati non vengano nuovamente attestati dall'ente pubblico -:
se il Ministro non ritenga che tutte le amministrazioni pubbliche siano tenute a certificare il credito, e, ove non rispondano negativamente entro 20 giorni, (termine fissato nel decreto) le aziende potranno far valere le certificazioni già possedute, che di fatto sono quelle definite dai contratti, così eliminando ogni strumentalizzazione data dall'emissione di un nuovo certificato e lasciando che sia la banca, come già stabilito dal decreto vigente, ad individuare la bontà del credito stesso;
se non sia opportuno ribadire quanto stabilisce il decreto, invocando la cessione dei crediti da parte delle aziende pro-soluto come l'unica soluzione al problema, poiché la cessione pro-solvendo, riconoscendo quale ultimo garante l'azienda stessa - che soffre proprio a causa degli stessi, crediti incagliati - genera altrimenti un inutile circolo vizioso e di fatto nega l'efficacia stessa del decreto.
(5-02795)

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
venerdì 19 marzo 2010 svolta presso la fiera di Bergamo la «Giornata del costruire», momento di confronto e riflessione sulla situazione del settore edile;
durante l'incontro sono stati presentati i dati della ricerca curata dal direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini, i quali ritraggono uno scenario di preoccupante difficoltà: il valore della produzione nel 2009 è diminuito del 12 per cento, gli investimenti si sono ridotti del 14,5 per

cento rispetto al 2008, mentre la flessione dal 2005 al 2009 è stata del 25 per cento, le compravendite nel settore residenziale sono diminuite del 35 per cento, gli investimenti nelle nuove costruzioni non residenziali private hanno subito una riduzione del 59 per cento dal 2005 al 2009 e per il 2010 si prevede un'ulteriore diminuzione del 10 per cento, infine, gli appalti di opere pubbliche negli ultimi dodici mesi sono crollati da poco meno di 300 a poco più di 100;
le condizioni del settore edile non sembrano inoltre essere destinate a migliorare nel prossimo futuro. Secondo Ermes Mazzoleni, presidente di Edilcassa, e lo stesso Bellicini, infatti la vera crisi ancora deve giungere, ed avrà conseguenze drammatiche soprattutto per quel 60 per cento di aziende costituite da un solo componente. Per il biennio 2010-2011 si prefigura inoltre una perdita di 17.000 posti di lavoro;
dal convegno si è levata anche una durissima critica da parte di Paolo Ferretti, presidente della sezione bergamasca dell'Associazione nazionale costruttori edili che, dopo aver evidenziato lo stridente contrasto tra le ottimistiche dichiarazioni dei rappresentanti istituzionali intervenuti al convegno (volte a ritrarre una situazione di fermento e di ripresa del settore), e lo stato, invece, «comatoso» in cui stagna l'edilizia, si è scagliato contro il mondo della politica accusandolo di completo disinteresse ed assoluta lontananza rispetto ai problemi che gli operatori del settore edile devono affrontare;
preoccupazione per l'andamento del comparto e per la sua evoluzione è stata manifestata anche dall'Osservatorio Fiaip (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) nel corso della conferenza stampa tenutasi il 1o aprile 2010 a Bergamo in occasione della presentazione del volume con i prezzi e l'andamento del mercato 2010;
dall'analisi condotta sul mercato immobiliare locale emerge che a Bergamo e provincia i prezzi degli immobili hanno registrato una contrazione media su base annua che va dall'8 per cento al 10 per cento, mentre le transazioni hanno subito un calo del 15 per cento;
si prevedono inoltre difficoltà di ripresa per il prossimo futuro: la situazione di stallo è provocata dalla riluttanza dei costruttori ad avviare nuovi cantieri, nel timore di non riuscire a vendere quanto costruito. Al momento, infatti, il mercato del nuovo è stagnante, poiché, a causa della crisi economica, i cittadini non dispongono delle risorse necessarie per acquistare un'abitazione, con la conseguenza che decine di nuovi appartamenti rimangono vuoti. Emblematico in tal senso è il caso di Seriate, dove sorgono complessi da 200 appartamenti di cui nemmeno il 30 per cento è stato occupato, arrivando così a contare circa 2.000 appartamenti sfitti;
Giuliano Olivati, presidente di Fiaip Bergamo, al fine di fronteggiare questa situazione, auspica l'intervento congiunto di banche (con riferimento ai mutui) ed istituzioni, chiamate, anche attraverso il confronto, a predisporre un'oculata politica per la casa -:
quali iniziative i Ministri intendano intraprendere a sostegno del comparto edile e se ritengano necessario convocare un tavolo di confronto con gli operatori del settore al fine di individuare ogni utile soluzione che possa consentirne una ripresa e tutelare il futuro occupazionale di migliaia di addetti.
(4-06892)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci e Sereni n. 5-02451, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mariani.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pedoto e altri n. 5-02751, pubblicata

nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Livia Turco.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Giulietti n. 4-06798 del 14 aprile 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02796;
interrogazione a risposta scritta Rubinato e Fogliardi n. 4-06859 del 21 aprile 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02799.