XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 19 aprile 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

ALESSANDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 6 marzo 2010 è scomparso sui versanti del monte Cusna il signor Juri Govi di Villa Minozzo (Reggio Emilia) e da allora si sta procedendo ininterrottamente a ricercarlo, ma senza esito;
lo sciatore Juri Govi, ha un'età di 27 anni e dal 6 marzo sembra scomparso nel nulla in una zona della montagna appenninica che risulta assai impervia e di ampia estensione superficiale;
il Monte Cusna è la maggiore cima dell'Appennino reggiano e misura oltre 2 mila metri di altezza;
si suppone che lo sciatore, in ragione della sua buona confidenza verso la montagna, si sia diretto sulla cima del Cusna arrivandovi il 6 marzo ma purtroppo non è dato sapere in quale versante poi si sia diretto ed in quale zona sia scomparso;
il signor Govi stava allenandosi per una spedizione sull'Himalaya e sabato era partito dal rifugio di Monte Orsaro per le pendici del Cusna, assieme a un amico. Sorpresi da una tormenta a Prati di Sara, Govi aveva deciso di proseguire mentre l'amico era rientrato al rifugio. Le ricerche sono partite sabato pomeriggio, ma le cattive condizioni metereologiche hanno gravemente ostacolato il corretto esito delle necessarie attività di ispezione;
per le ricerche del ragazzo il giorno 8 marzo sono stati attivati tre elicotteri appartenenti ai vigili del fuoco, alla polizia ed al soccorso alpino. Sulla superficie del monte hanno operato numerosi esperti e tecnici insieme ai carabinieri ed all'ausilio di cani, bonificando le zone oggetto dell'indagine;
durante la notte sono stati utilizzati visori notturni videocamere;
da allora fino ad oggi non si riesce ad avere elementi in grado di poter consentire il ritrovamento del ragazzo e si teme ormai che non sia più in vita;
sarebbe utile ad ogni modo poter avere notizie circa gli spostamenti effettuati dallo scomparso durante il giorno 6 marzo e ciò potrebbe conseguirsi attraverso la visione di eventuali riprese satellitari effettuate in quel giorno a quelle coordinate -:
quali notizie si abbiano in merito alla scomparsa del signor Juri Govi;
se non ritenga di dover verificare se siano disponibili immagini o registrazioni di visioni satellitari effettuate il giorno 6 marzo 2010 sull'area del monte Cusna al fine di poter ottenere informazioni circa gli spostamenti effettuati dal ragazzo.
(3-01018)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in occasione della manifestazione del Popolo della Libertà svoltasi il 20 marzo 2010, il Presidente del Consiglio dei ministri onorevole Silvio Berlusconi, durante il proprio comizio, proclamava il seguente annuncio: «Vogliamo anche vincere il cancro che colpisce ogni anno 250 mila italiani e che riguarda quasi due milioni di nostri cittadini. Dobbiamo affrontare questi tre anni forti di un pieno mandato»;
secondo il World Cancer Report 2008 pubblicato dall'International agency for research on cancer (IARC) i casi di cancro nel mondo sarebbero raddoppiati globalmente tra il 1975 e il 2000. Si stima poi che i casi raddoppieranno entro il 2020 e quasi triplicheranno entro il 2030. Sempre secondo il rapporto, nel 2008 sono stati diagnosticati nel mondo 12 milioni di nuovi casi di cancro e più di 7 milioni di

persone ne moriranno. Le stime per l'anno 2030 parlano di 20-26 milioni di nuovi casi diagnosticati e 13-17 milioni di morti nel mondo;
i dati Istat inoltre ci dicono come subito dopo le malattie del sistema cardiocircolatorio, i tumori rappresentino la seconda causa di morte in ordine di importanza, sia in Italia che nel resto dell'Europa; nella fattispecie, ci troviamo di fronte a patologie la cui incidenza è particolarmente legata all'utilizzo di misure di prevenzione, quali le campagne di sensibilizzazione o le diagnosi precoci orientate a interventi di cura tempestivi;
nel 2006 - ultimo rilevamento Istat in materia - il tasso standardizzato di mortalità per tumori in Italia è pari a 26,6 decessi ogni diecimila abitanti, con una maggiore incidenza negli uomini (37,3) rispetto alle donne (19,4);
in Italia inoltre migliaia di pazienti affetti da tumore continuano a soffrire a causa di trattamenti analgesici inadeguati. Secondo i dati presentati durante la prima giornata del XIV Congresso nazionale della Società Italiana di Cure Palliative (SICP) a Perugia, in Italia 8 pazienti oncologici su 10 risultano sotto-trattati nella terapia del dolore. Infatti, il 98 per cento di chi prova una sofferenza di grado moderato-severo riceve effettivamente un trattamento, ma solo il 16 per cento di questi giudica efficace la terapia prescritta, contro una media europea del 24 per cento;
l'Italia è il primo Paese europeo, dunque, per incidenza del dolore, ma si classifica tra gli ultimi per l'efficacia delle cure volte a sconfiggerlo, nonostante la disponibilità dei trattamenti -:
in che tempi e secondo quali modalità di azione il Governo, considerato l'annuncio del Presidente del Consiglio, intenda rafforzare la ricerca sul cancro affinché il nostro Paese possa contribuire in maniera decisiva a sconfiggere questo grave male, considerata la diffusione territoriale del fenomeno e, altresì, il numero di soggetti colpiti dalla malattia;
se, considerato il riparto costituzionale delle materie tracciato dall'articolo 117 della Costituzione per cui la sanità viene riservata alle singole regioni, lo Stato centrale intenda assumere ogni iniziativa di competenza per incrementare le risorse alle strutture pubbliche e ai centri specializzati per la lotta ai tumori.
(5-02770)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da un'analisi effettuata dal portale famigliaonline denominato «Famiglia e povertà: un confronto italiano ed europeo» emergono alcune tipicità del nostro Paese in relazione al rapporto esistente tra la composizione delle famiglie e il livello di esposizione alla povertà relativa e assoluta;
innanzitutto, l'Italia si qualifica come uno tra i Paesi in Europa con la maggiore incidenza di famiglie a rischio povertà, battuta solo dalla Romania, e nemmeno per tutte le fattispecie considerate. Ad esempio, nel caso di famiglie con 2 figli minori, l'esposizione al rischio di povertà è meno evidente in Romania rispetto al nostro Paese, che, per questa tipologia familiare, si colloca in testa alla graduatoria di comparazione tra competitor europei;
in Italia per la famiglia si spende direttamente solo il 5,7 per cento delle risorse destinate alle politiche di welfare;
nell'Europa a 15 la media arriva al 10,2 per cento, quasi il doppio con il 13,4 per cento del Regno Unito e il 12 per cento della Svezia, ma anche la Repubblica Ceca, l'ultima entrata nell'Unione europea, ha un componente di spesa per la famiglia superiore all'11 per cento;
è evidente che il divario rispetto agli altri Paesi europei è molto elevato e aumenta di anno in anno;

mentre negli altri Paesi ci sono seri e concreti interventi a favore della famiglia, ad esempio in Francia con politiche in materia di assegni o di servizi gratuiti per le famiglie con figli, in Germania con forti detrazioni fiscali più quoziente familiare garantito dalla stessa Costituzione, in Polonia con un welfare più attento ai giovani e alle madri che lavorano, o in Spagna con più servizi all'infanzia, in Italia gli interventi sono davvero pochi e poveri;
ripartire dalle famiglie e dalle nuove generazioni è indispensabile per garantire un futuro all'Italia;
è necessario intraprendere un profondo percorso di riforma del sistema del welfare per dare all'Italia la possibilità di crescere attenuando le forti disuguaglianze che da sempre caratterizzano il nostro sistema;
per quanto consta all'interrogante nell'annunciata riforma fiscale del Ministro dell'economia e delle finanze non ci sarebbe stata nessuna parola spesa per la famiglia ed i giovani -:
se il Governo non ritenga di dover rivalutare le risorse destinate alle famiglie e ai giovani, due pilastri fondamentali per il nostro Paese, e quali iniziative e riforme abbia intenzione di avviare per il loro sostegno.
(4-06824)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 15 aprile 2010 la massima agenzia di informazioni «ANSA» metteva in rete un allarmante «lancio» da Napoli, significativamente intitolato: «Sanità: avvisi in ospedali Napoli, pazienti in corridoio. Degenti su sedie e barelle. Emergenza posti letto in città»; in particolare si riferiva che in cinque grandi ospedali napoletani (Loreto Mare, Centro traumatologico ortopedico, Vecchio Pellegrini, San Giovanni Bosco, San Paolo) si è in piena emergenza posti letto, al punto che «i medici sono costretti a ricoverare i pazienti sulle barelle che poi sistemano alla meglio nei corridoi... Pazienti ricoverati in corridoio mentre agli ingressi degli ospedali le ambulanze del 118 scaricano e caricano pazienti a getto continuo. Per uno che ne arriva nel pronto soccorso ce n'è subito uno in partenza verso un altro ospedale alla ricerca di un posto letto disponibile»;
la situazione più grave è quella dell'ospedale Loreto Mare: «Sono quattro i pazienti in barella nel solo ingresso del reparto di neurochirurgia, altri due a ortopedia, mentre è completamente pieno il corridoio del reparto di medicina con più di dieci barelle messe una in fila all'altra. Tanti gli anziani in queste condizioni, qualcuno ha di fianco la bombola di ossigeno, altri sono attaccati a macchinari o hanno il catetere per terra. Per tutti è sofferenza che si aggiunge a sofferenza a causa del trambusto di medici, infermieri e visitatori in continuo andirivieni nelle corsie degli ospedali»;
al Cto «sono almeno cinque le persone ricoverate in corridoio, un'anziana signora è stata meno fortunata ed è finita con la sua barella in medicheria»;
al San Giovanni Bosco «sono solo due i pazienti ricoverati in corridoio, ma è un vero e proprio assalto al pronto soccorso e ai poliambulatorio dove questa mattina c'erano sessanta persone in attesa di una visita»;
«è emergenza anche nei reparti di medicina d'urgenza e chirurgia del San Paolo mentre sono otto i pazienti su barella tra i reparti di chirurgia vascolare, di ortopedia e nel day hospital del Vecchio Pellegrini. Una situazione in continua emergenza: neanche un mese e mezzo fa scoppiò un caso simile all'ospedale Cardarelli da dove partirono una serie di segnalazioni di pazienti ricoverati nei corridoi. Eppure, secondo quanto spiegano i medici, non si tratta di una situazione eccezionale, ma piuttosto di routine»;

secondo gli sfoghi del personale sanitario raccolti dal giornalista dell'ANSA, «manca una programmazione generale e tutto ricade su di noi che siamo a corto di personale, abbiamo macchinari guasti e obsoleti» -:
quali iniziative di competenza si intendano assumere in ordine a quanto esposto in premessa, anche in relazione agli obiettivi di risanamento della spesa sanitaria e di complessiva riorganizzazione della rete ospedaliera regionale affidati all'azione del commissario ad acta nominato dal Governo.
(4-06831)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il settimanale L'espresso uscito il 16 aprile 2010 ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo del giornalista Fabrizio Gatti dal titolo: «Il virus della critica», che per la gravità dei fatti esposti e denunciati si ritiene opportuno riportare integralmente: «Eccolo in cima alla collina di tufo, al 292 di via Portuense, sull'affollata periferia occidentale di Roma. Solo che per raccontare questa nuova trama firmata dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Guido Bertolaso, e dal suo fedele soggetto attuatore, Angelo Balducci, non basterebbero i migliori registi del cinema catastrofico. Ci vorrebbe Alberto Sordi. Perché è una storia da comici. Come se fosse il colmo dei colmi: il capo della Protezione civile e il suo ufficio di commissario hanno fatto ristrutturare parte dell'istituto Spallanzani senza rispettare le norme antisismiche. Un requisito obbligatorio trattandosi di una struttura ospedaliera, strategica e ad alto rischio. L'espresso, ripercorrendo il filo del primo grande appalto gestito dal partito del fare e disfare, ha scoperto altre violazioni. Buona parte degli edifici vengono infatti usati da più di cinque anni senza che sia mai stato consegnato il verbale di collaudo definitivo sulle opere in cemento armato. E senza la valutazione più generale di collaudo tecnico e amministrativo sugli impianti, sulle procedure eseguite e sulle spese fatturate durante i lavori. Si ritrovano in questa condizione: il tunnel sotterraneo ad alto isolamento che collega i laboratori di coltivazione e studio sui virus tra i padiglioni Del Vecchio e Baglivi, e la palazzina della direzione generale dell'Azienda regionale emergenza sanitaria che coordina il 118 nella capitale, alla quale mancano addirittura alcune delle prescrizioni previste dal progetto di adeguamento sismico firmato da Franco Braga, professore di tecnica delle costruzioni all'Università La Sapienza di Roma. E, secondo l'istituto Spallanzani, è tuttora senza verbale di collaudo, dopo la ristrutturazione progettata nel 1997 e conclusa una decina di anni fa, perfino il padiglione Del Vecchio che contiene i laboratori a più alto rischio di contaminazione. Ma in questo appalto il capo della Protezione civile non c'entra. Proprio al Del Vecchio, al primo piano della palazzina costruita tra il 1928 e il 1935, l'istituto ha allestito un centro di ricerca di livello di biosicurezza 4 (Bsl4), il massimo nel protocollo di pericolo. L'unico in Italia, uno tra i pochi al mondo. Grazie alla realizzazione dei laboratori di livello 4 e 3 nell'istituto Spallanzani, il 17 aprile 2003, un mese dopo l'attacco guidato dagli Usa in Iraq, il governo di Silvio Berlusconi firma con l'amministrazione di George W. Bush un accordo di collaborazione per le ricerche nel campo dell'oncologia, delle malattie rare e del bioterrorismo. In quei giorni sembra probabile una risposta di Al Qaeda. E i governi spendono decine di milioni per sostenere nuovi studi. Sfruttano gli allarmi che via via si gonfiano e sgonfiano: dalla Sars all'influenza aviaria. Così fa il premier Berlusconi, che per il piano di emergenza Sars-bioterrorismo proprio nella primavera 2003 assegna la carica di commissario delegato a Bertolaso. Che a sua volta affida l'incarico di soggetto attuatore al solito Balducci. Che, tra le imprese che vincono, consegna la parte più ricca dei contratti alla famiglia Anemone. È l'esordio della banda degli

affari urgenti. Esattamente come succederà per i cantieri del G8 alla Maddalena, per i Mondiali di nuoto 2009 e per tanti altri appalti. La stessa rete per la quale Bertolaso, 60 anni, indagato per corruzione, è stato interrogato qualche giorno fa dalla Procura di Perugia. E per la quale Balducci, 62 anni, Diego Anemone, 39, con altri imprenditori e funzionari pubblici sono in carcere dal 10 febbraio. Una cricca che, secondo quanto ha ricostruito L'espresso, si sarebbe potuta smascherare già nel gennaio 2007 dopo una dettagliata denuncia inviata all'allora Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro. Denuncia che il 31 gennaio 2007 con protocollo 7303/2007/SM il ministro Di Pietro avrebbe girato al suo braccio destro, Vincenzo Fortunato, attuale capo di gabinetto del Ministro all'economia, Giulio Tremonti, e all'allora provveditore per le opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, Claudio Rinaldi, chiamato in causa personalmente nella segnalazione (vedi box a pagina 60). Poco tempo dopo Di Pietro rimuove Balducci e Rinaldi dai loro incarichi al ministero. Ma il 19 marzo 2008, quando si tratta di nominare il soggetto attuatore per i grandi appalti alla Maddalena, il governo di centrosinistra ripesca proprio Balducci. Il caso Spallanzani però è cronaca di questi giorni. Martedì 30 marzo L'espresso chiede alla direzione generale e alla direzione scientifica dell'istituto di poter verificare le notizie su presunte irregolarità nel rispetto delle norme antisismiche che da mesi circolano negli uffici dei ministeri. Nella classifica di rischio progressivo da 4 a 1, Roma è tra i comuni di livello sismico 3. Ma a meno di 20 chilometri in linea d'aria dallo Spallanzani ci sono zone come Grottaferrata, classificata a rischio 2; «Possono verificarsi terremoti abbastanza forti», spiega il sito della Protezione civile. L'Istituto per le malattie infettive autorizza l'accesso ai documenti. Venerdì 2 e lunedì 12 aprile l'ufficio tecnico dello Spallanzani risponde alle domande. Tra le costruzioni e le ristrutturazioni realizzate dal 1997 in poi, solo il padiglione Baglivi è accompagnato da un verbale di collaudo completo. Del padiglione Del Vecchio ci sono solo le relazioni e i disegni dei tre progettisti. I lavori per preparare l'edificio ad accogliere i laboratori ad alto isolamento di livello 3 e 4 sono stati finanziati con il piano per il Giubileo del 2000. È il grande evento mondiale che, sotto il patronato dell'allora sindaco Francesco Rutelli, fa sbocciare l'amicizia tra Bertolaso e Balducci. Lo Spallanzani viene scelto nonostante la cattiva qualità del sottosuolo friabile, attraversato da grotte, cave romane, corsi d'acqua. Una situazione che negli ultimi 20 anni ha provocato cedimenti dei viali, l'abbassamento di pavimenti e l'inclinazione di quasi 7 gradi dell'edificio accanto alla direzione generale. Quanto siano pericolosi in caso di incidente i virus coltivati o custoditi nel laboratorio di livello 4 del padiglione Del Vecchio, è spiegato dalla legge 626 del 1994, l'unica che regola la questione in Italia. Articolo 75: «Agente biologico del gruppo 4: può provocare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità. Non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche e terapeutiche». Tra gli agenti biologici del gruppo 4, i più famosi sono i virus che provocano le febbri emorragiche (Ebola, Marburg, Lassa), Ma non sono gli unici. «Il verbale di collaudo manca perché non è mai stato compilato», ammette la direzione tecnica dello Spallanzani: «Un'impresa ha fatto causa per un pagamento e la procedura non può essere chiusa». L'istituto non è in grado di mostrare nemmeno i verbali di collaudo statico. Nel faldone blu ci sono soltanto relazioni, calcoli e disegni firmati dai tre progettisti. Nessuna controverifica al loro lavoro. Le tre opere costruite successivamente vengono invece finanziate con le due ordinanze di Berlusconi per il piano di emergenza Sars-bioterrorismo: la 3275 e la 3285 del 2003. Il direttore dei lavori è fin dall'inizio Enrico Bentivoglio, il collega fidato a cui Fabio De Santis, provveditore a Firenze, pure lui arrestato il 10 febbraio, confida al telefono che Balducci e Anemone «stanno in società». Presidente

della commissione di collaudo, cioè controllore di Bentivoglio, è Claudio Rinaldi, alter ego di Balducci nella vita professionale e nella spericolata gestione degli appalti per i Mondiali di nuoto. Per un periodo Rinaldi ricopre anche la carica di provveditore alle Opere pubbliche. Cioè vigila su sé stesso. Lo Spallanzani spiega a L'espresso che per gli appalti gestiti dal duo Bertolaso-Balducci i documenti in suo possesso sono tre «verbali di consegna provvisoria» per altrettanti lotti: due riguardano il padiglione della direzione generale dell'azienda del 118, il terzo si riferisce al tunnel tra i padiglioni dei laboratori Bsl4 e 3. «Il sottoscritto direttore dei lavori ha espresso il proprio assenso alla consegna... nelle more dell'espletamento delle procedure di rito e delle operazioni di collaudo», si legge nei tre documenti firmati da Bentivoglio su carta intestata del Ministero delle infrastrutture. Delle operazioni di collaudo l'ufficio tecnico dello Spallanzani sostiene però di non avere mai avuto traccia. L'unico documento che si avvicina è il «verbale di collaudo statico provvisorio» di una delle opere: due paginette e mezzo in cui Bentivoglio e l'ingegnere-collaudatore Luigi Abate sostengono che le «strutture appaiono eseguite in conformità al progetto». Scrivono «appaiono», non «sono». E nemmeno l'accademico «si collauda». Un verbale di collaudo di solito ripercorre e verifica i calcoli dei progettisti. Riporta i risultati delle prove di laboratorio sui prelievi di calcestruzzo. La legge 1086 del 1971 sul cemento armato non contempla la consegna di documenti provvisori. Non si spiega nemmeno la data scritta sul progetto di adeguamento sismico: 11 maggio 2005. Nome e timbro sono di Franco Braga, ordinario di tecnica delle costruzioni alla Sapienza. Lo studio riguarda il padiglione che ospita la direzione generale del 118. Ed è stampato su carta intestata della Presidenza del Consiglio - dipartimento della Protezione civile. Il «verbale di consegna provvisoria» firmato da Bentivoglio certifica che la palazzina viene data allo Spallanzani completa e funzionante il 22 dicembre 2004. Braga deposita il suo lavoro cinque mesi dopo. Ma se l'opera è già terminata, consegnata e in uso, come fanno i muratori a inserire le prescrizioni dell'adeguamento sismico? Braga chiede di incamiciare alcune delle pareti tramite muri di rinforzo di cemento armato. E anche di realizzare strutture di sostegno per le pesanti tettoie di cemento che coprono gli ingressi centrale e laterale: vanno puntellate con pali e tiranti in acciaio. Secondo i modelli di calcolo, in caso di scosse, quelle coperture potrebbero crollare sulle uniche vie di fuga. Tettoie identiche e senza sostegni sovrastano anche le uscite dei padiglioni Del Vecchio e Baglivi. Basta venire allo Spallanzani e vedere. I rinforzi antisismici prescritti dal professor Braga, almeno quelli esterni progettati sopra e sotto le tettoie, non ci sono, non sono mai stati realizzati. Eppure l'affidamento dell'appalto chiedeva proprio la «messa in sicurezza dell'edificio». Il capo della Protezione civile in persona o il suo staff hanno violato l'ordinanza 3274 di Berlusconi che dal 2003 impone l'adeguamento antisismico agli edifici di interesse strategico. Come ospedali, presidi sanitari e ambulatori. Scaduto nel 2008 anche il termine dei 5 anni per adeguarsi. Dunque, come ha potuto il Ministero della salute autorizzare i laboratori di massima sicurezza Bsl4 se ancora mancano i collaudi? L'ultima storia va raccontata dalla cima della collina di tufo, dal bordo del dirupo che si affaccia sulla ferrovia Roma-Fiumicino. Si gira intorno allo sbarramento che blocca un viale chiuso per cedimento proprio in mezzo ai padiglioni con i laboratori di massima sicurezza. Lì davanti la grande incompiuta domina via Portuense. È l'ospedale per malati infettivi da 20 posti ad alto isolamento. Trenta milioni di costo, raccontano, tra modifiche e perizie di variante. Una variante per indagini geotecniche «relative alla presenza di cavità sotterranee» in questa collina colabrodo viene affidata alla Medea: è l'impresa di cui è direttore tecnico e socio Mauro Della Giovampaola, 44 anni, poi passato alla Presidenza del Consiglio e arrestato il 10 febbraio con Balducci. L'altro socio di

Medea è Vanessa Pascucci, 39 anni, moglie di Diego Anemone. Per l'appalto del superospedale nel 2003 Balducci invita un imprenditore ancora sconosciuto, Dino Anemone, classe 1947, il padre di Diego. Dino è a capo di una piccola impresa edile in nome collettivo, l'Anemone snc, certificata per i lavori pubblici da una società marchigiana di San Benedetto del Tronto, la Tecnosoa di cui è socio l'ex parlamentare di Rifondazione, Italo Cocci. La Anemone snc però non dovrebbe partecipare a un appalto di Stato per una struttura secretata. In quei mesi Dino Anemone è sotto inchiesta per associazione a delinquere. La Procura di Roma lo vuole arrestare. È in contatto con Piero Canale, 56 anni, rappresentante a Roma del Consorzio Centro Italia e del clan Rinzivillo di Gela, affiliato a Bernardo Provenzano. Li intercettano mentre discutono di appalti nelle carceri. Anemone esce dalle indagini nel maggio 2004 con una sentenza di non luogo a procedere. Canale patteggia due anni per associazione mafiosa. Il superospedale di Anemone, in cima alla collina, oggi non è ancora completato. L'ultima sorpresa sono le porte. Le hanno fatte troppo strette, rivela l'istituto: le barelle ad alto isolamento e i medici con gli scafandri non ci passano. Bertolaso comunque non bada ai risultati. A Palazzo Chigi presenta il conto della commedia Spallanzani e allarme Sars. E si mette in tasca un compenso mensile del 3,75 per cento calcolato sul suo trattamento economico complessivo: quello di supercapo della Protezione civile, di supercommissario e di difensore degli italiani dai virus del bioterrorismo» -:
se quanto sopra riportato corrisponde a verità;
quali iniziative e provvedimenti, nell'ambito delle proprie prerogative, si intendano promuovere, sollecitare e adottare a fronte di una così incredibile e inquietante vicenda.
(4-06832)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che
con la pubblicazione del decreto ministeriale 17 dicembre 2009 si è istituito il Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI);
il sistema si propone di contrastare l'illegalità nel settore dei rifiuti speciali, tracciandone la relativa movimentazione lungo tutta la filiera;
l'intento del decreto è apprezzabile, in quanto segnale di cambiamento nel modo di gestire il sistema informativo sulla movimentazione dei rifiuti speciali, ma i tempi di iscrizione al sistema risultano troppo stretti per le imprese interessate;
le aziende agricole si dicono preoccupate per lo stravolgimento repentino che ha coinvolto la gestione dei rifiuti, in particolare lamentano le ripercussioni economiche a carico degli stessi agricoltori, con il pagamento del contributo annuale per categoria di appartenenza, nonché la gestione informatizzata;
una maggiore gradualità nell'applicazione del sistema, e un'ulteriore semplificazione, potrebbe favorire, da un lato gli imprenditori che avrebbero la possibilità di allinearsi con la vigente normativa, e dall'altro raggiungere concretamente le finalità del provvedimento -:
se non ritenga necessario prevedere una maggiore gradualità nell'applicazione effettiva del sistema in oggetto, mediante un'ulteriore proroga dei termini per l'iscrizione, al fine di garantire alle imprese tempi ragionevoli per l'allineamento alle disposizioni previste;

se non ritenga, altresì, necessario promuovere nuove norme utili a contribuire al miglioramento delle condizioni del settore primario, mediante la semplificazione degli adempimenti e della riduzione dei costi a carico delle imprese, già fortemente colpite dall'attuale crisi economica.
(5-02765)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

MATTESINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è noto da tempo che l'amianto è una sostanza, altamente cancerogena, che attraverso la sua inalazione provoca lesioni al tessuto polmonare con perdita della capacità funzionale e grave compromissione dell'apparato respiratorio e digerente;
lo sviluppo e l'insorgenza di neoplasie tumorali legate all'inalazione di fibre di amianto ha un periodo di latenza nell'ordine dei venti-venticinque anni;
secondo il segretario nazionale del Partito per gli operatori della sicurezza e della difesa (Psd), Giuseppe Paradiso, alcuni aerei di ultima generazione (Piaggio p 166-dl3), utilizzati da aeronautica, guardia costiera e finanza sono pieni di amianto, in particolare nei ceppi dei freni e la manutenzione degli stessi aeromobili verrebbe effettuata senza nessuna istruzione dagli addetti, i quali sarebbero a loro volta esposti a gravi rischi per la loro salute dal momento che si troverebbero a manipolare e inalare l'amianto;
in un servizio del TG3 del 4 marzo 2010 veniva data la notizia della morte di un ex dipendente della Marina militare per un tumore provocato dalla lunga esposizione in ambienti pieni di amianto e sempre nello stesso servizio veniva sottolineato che da quando si è scoperta la nocività dell'amianto, nell'ambito della Marina militare ci sono stati 637 decessi ad esso riconducibili;
il disegno di legge, cosiddetto «collegato lavoro», rinviato alle Camere dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'articolo 20, di cui il Partito Democratico chiede lo stralcio, prevedeva la cancellazione delle responsabilità dei vertici militari per l'esposizione al rischio amianto sulle navi dell'esercito-:
se sia a conoscenza dei fatti di cronaca suesposti e come intenda intervenire affinché la salute dei cittadini, indipendentemente dal lavoro che svolgono, sia tutelata nel rispetto del dettato costituzionale;
se non ritenga doveroso che le operazioni di smantellamento e di bonifica dall'amianto, esecutive nei siti considerati a rischio, debbano interessare anche i luoghi e i mezzi utilizzati da tutte le Forze armate dello Stato.
(5-02773)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Terra, in un articolo pubblicato il 14 aprile 2010, il Ministero della difesa, in base all'articolo 14-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, avrebbe deciso di rimpinguare le proprie casse trasformando in resort 36 strutture militari, tra cui 16 fari, e mettendo in vendita 76 strutture chiedendo poi alle amministrazioni locali un cambio di destinazione d'uso;
l'intera operazione è affidata alla struttura Servizi Difesa spa il Consiglio di amministrazione di nomina ministeriale gestisce il patrimonio dell'esercito senza

dover rendere conto ad altri Ministeri né agli enti locali che ha redatto una lista di siti pubblicata dal Sole 24 ore;
tra questi, ad esempio, il Faro dell'isolotto di Palmaiola, posto davanti all'isola d'Elba, sottoposta ai vincoli delle direttive europee per il suo pregio naturalistico. Palmaiola non solo fa parte del Parco nazionale dell'arcipelago toscano, ma l'intera isola è compresa dal piano del parco recentemente approvato in «Zona A», cioè a protezione integrale dove la legge impedisce qualsiasi modifica di destinazione d'uso. Inoltre, Palmaiola è inclusa, insieme a Cerboli, Isola de Topi e Isole Gemini, nella zona di protezione speciale (Zps) della direttiva uccelli dell'Unione europea, è sito di interesse comunitario (Sic) di cui alla direttiva habitat dell'Unione europea e sito di importanza regionale (Sir) secondo la leggo regionale toscana n. 56 del 2000. Scorrendo la scheda della Zps si scopre che ospita «popolamenti floristici endemici dell'Arcipelago Toscano», siti accertati di nidificazione dei rari marangone dal ciuffo, berta maggiore, e in passato anche di gabbiano corso. Il parco ha ricevuto i finanziamenti comunitari Life Natura proprio per ristabilire l'equilibrio ambientale modificato dall'introduzione di ratti e specie vegetali invasive. La stessa scheda allegata alla legge regionale n. 56 del 2000 include tra le minacce da respingere non solo ogni interferenza antropica di un certo rilievo, ma proprio le «ricorrenti proposte di insediamenti turistici»;
vi sono tante altre località protette dove è impossibile qualsiasi utilizzo degli immobili per fini turistico-ricettivi e addirittura il Faro Punta Scorno, all'Asinara. Si tratta di un grave errore perché è di proprietà della regione Sardegna e non della Difesa;
il Sottosegretario, delegato alla valorizzazione dei beni della Difesa, onorevole Crosetto avrebbe ammesso che l'iter non sarebbe così scontato perché «non abbiamo ancora contattato i Comuni interessati e le comunità locali», per le quali è previsto che le amministrazioni locali potranno ottenere fino al 20 per cento delle somme incassate dalla vendita e recuperare spazi nei centri cittadini che finora erano riservati esclusivamente ad attività militari-:
se sia vero quanto esposto sopra;
se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare affinché siano impediti cambi di destinazione d'uso per le aree a protezione integrale e siano salvaguardati i siti di interesse naturalistico e artistico.
(4-06826)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Repubblica del 14 aprile 2010, con un articolo pubblicato a pagina 22 dal titolo «Sparisce droga da caserma trasferiti tutti i carabinieri» ha dato notizia della scomparsa di un rilevante quantitativo di droga che «si trovava custodita dentro l'armeria della stazione dei carabinieri di Cinecittà ed era il risultato di un sequestro operato dai militari contro un gruppo criminale»;
nell'articolo il giornalista scrive che «...sono stati trasferiti quasi tutti i carabinieri in forza alla stazione di Cinecittà, compreso il comandante. In tutto si tratta di 20 militari. Il grave episodio potrebbe fra l'altro compromettere l'esito del processo che si dovrebbe svolgere a carico degli arrestati. Il rischio è che senza corpo del reato il procedimento penale potrebbe essere compromesso. Tante le domande senza risposta, a cominciare da quella su come mai la droga era custodita nell'armeria e non nell'ufficio reperti sequestrati della compagnia Casilina, dalla quale dipende la stazione di Cinecittà»;
il disposto trasferimento ad altre sedi di servizio dei militari in forza alla citata stazione dei carabinieri evidenzia l'adozione di un provvedimento amministrativo che non sembra essere stato adottato nei

confronti di altri militari appartenenti alla medesima Arma che, pur essendo imputati in procedimenti penali attualmente in corso, continuano a svolgere rilevanti incarichi nella rappresentanza militare o al comando o in forza a importanti reparti investigativi dell'Arma -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto narrato in premessa, quando sia stato effettuato il sequestro del quantitativo di droga, quale sia la quantità sequestrata e in quale occasione, quale sia la quantità trafugata dai locali della stazione dei carabinieri e quali siano i motivi per cui non era invece depositata presso l'ufficio corpi di reato del tribunale competente per territorio;
quali siano stati, oltre ai citati trasferimenti, gli immediati provvedimenti adottati dal comandante della Legione Carabinieri Lazio.
(4-06833)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

VACCARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 5 del regolamento di amministrazione dell'Agenzia delle entrate, approvato con delibera del comitato direttivo n. 4 del 30 novembre 2000 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 36 del 13 febbraio 2001, disciplina l'istituzione di uffici operativi di livello provinciale - direzioni provinciali - che, nell'arco di un biennio, dovranno subentrare agli uffici locali, assorbendone le competenze;
nella fattispecie, in attuazione di tale regolamento, l'area di controllo e accertamento della locale agenzia di Sala Consilina (Salerno) verrà trasferita presso la attivanda direzione provinciale di Salerno e sarà articolata in un unico ufficio controlli e in sette uffici territoriali ubicati presso le sedi degli attuali uffici locali;
le conseguenze di tale trasferimento si rifletteranno inevitabilmente in modo negativo, comportando effettivi disagi, sui contribuenti e sui professionisti che li assistono, stante, in particolar modo, la distanza effettiva del circondario giudiziario del tribunale di Sala Consilina dalla sede dell'agenzia provinciale di Salerno - per alcuni comuni oltre 100 chilometri;
attraverso tale trasferimento, vengono spostati presso la sede del capoluogo di provincia le funzioni essenziali di controllo e quelle legate al contenzioso tributario;
in ultimo, l'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Sala Consilina (Salerno) si è riunito in data 23 febbraio 2010, per un consiglio dell'ordine straordinario, convocato al fine di dibattere del trasferimento in atto (delle competenze e del personale) -:
se il Governo, considerati gli evidenti disagi che comporterebbe il trasferimento dell'area di controllo e accertamento della locale agenzia di Sala Consilina alla direzione provinciale di Salerno, intenda comunque chiedere di dare attuazione all'articolo 5 del regolamento di amministrazione dell'Agenzia delle entrate;
se, stante la suddetta decisione sul trasferimento, il Governo intenda quantomeno consentire, in regime di proroga, la permanenza e l'attivazione dell'area di controllo e accertamento dell'Agenzia presso la sede di Sala Consilina.
(5-02772)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO e ANGELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
dal 2000 è emersa una grave situazione che coinvolge oltre 1.200 dei 10.931 pensionati italiani residenti in Brasile in merito alla gestione e alla mancata ottemperanza da parte del nostro Paese delle

disposizioni tracciate nella Convenzione Italia-Brasile relativa alla doppia tassazione dei redditi;
l'accordo è stato stipulato nell'ottobre del 1978 al fine di evitare la doppia tassazione dei redditi. Da quel momento fino al 1999, i pensionati italiani residenti in Brasile hanno sostenuto le imposte solo nel Paese in cui effettivamente hanno residenza ai sensi dell'articolo 19.4 dell'accordo bilaterale sottoscritto fra i due Governi;
la ratio di tali disposizioni è stata anche confermata dalla lettera della direzione centrale della previdenza dell'Inpdai del 25 luglio 2000, dove, viene riconosciuta l'esenzione totale dalle imposte italiane sul reddito da pensione, al pari dell'operato dell'INPS;
dal 1o gennaio del 2000 in poi si è passati, a seguito di nuove disposizioni inserite nella circolare INPS n. 176 del 14 settembre del 1999 inviata, dalla direzione centrale delle prestazioni alle sedi periferiche, ad un sistema completamente diverso, che riconosce l'imponibilità dei redditi in entrambi i Paesi fatte salve le condizioni sancite dal comma 1 dell'articolo 18 del suindicato accordo;
nella circolare a cui si fa riferimento, all'articolo 3 paragrafo A, vengono date disposizioni in merito ai trattamenti pensionistici erogati in Canada, Paese con il quale, in quel momento, era in atto una revisione degli accordi poi sottoscritti nel 2002 e, tuttora, ancora in attesa di ratifica da parte del Parlamento italiano; sempre all'articolo 3, al paragrafo B, viene modificata anche la procedura di erogazione delle pensioni per il Brasile senza però chiarire le motivazioni che hanno indotto l'INPS a questa decisione;
la situazione emersa all'indomani della diffusione della circolare ha condotto alla presentazione di diversi atti parlamentari a partire dal 2001;
nel 2003 una nuova circolare, sottoscritta dal direttore generale Vincenzo Busa, dell'ufficio relazioni internazionali dell'Agenzia delle entrate conferma l'abuso in atto da parte dell'INPS, facendo riferimento all'interpretazione non corretta di alcune frasi dell'accordo sulla doppia tassazione sottoscritto tra Italia ed altri Paesi senza citare la fattispecie della criticità nell'accordo con il Brasile;
le modifiche apportate nella circolare INPS n. 176 del 14 settembre del 1999 riguardano il significato della locuzione «social security» (sistema di sicurezza sociale). Infatti l'amministrazione finanziaria italiana ha mutato unilateralmente l'interpretazione della norma consolidata, affermando che questa riguarda soltanto le somme erogate a titolo di sussidiarietà, mentre per le ordinarie pensioni di vecchiaia o anzianità risulterebbe applicabile la disciplina dell'articolo 18 del citato accordo, che prevede la sussistenza di una doppia imposizione da parte dei due Paesi, con la conseguenza che un unico soggetto risulta tassato due volte, in aperta violazione dei principi della Convenzione Italia-Brasile con conseguente penalizzazione dei molti pensionati italiani residenti in Brasile;
infatti, stando alla nuova interpretazione, 1.231 su 10.932 pensionati italiani residenti in Brasile vengono tassati alla fonte in Italia sulla base dell'articolo 18.1 della Convenzione pur continuando a pagare le imposte dovute nel loro Paese di residenza ai sensi dell'articolo 19.4 della stessa;
gli organismi internazionali dell'Agenzia delle entrate interpellati dalle vittime di questa interpretazione sommaria dell'accordo, hanno invitato a richiedere il rimborso alle competenti autorità brasiliane ai sensi dell'articolo 23 della Convenzione che però hanno provveduto a negare il rimborso a fronte della corretta interpretazione dell'accordo, per altro, rispettato per ben 22 anni dall'Italia;
il 12 novembre del 2007, il Ministero dell'economia e delle finanze, dipartimento per le politiche fiscali ufficio relazioni internazionali, invia una missiva alle autorità brasiliane chiedendo di fare chiarezza

sulla questione nel merito dell'interpretazione degli articoli 18 e 19 della Convenzione;
il 28 gennaio del 2009 a seguito della richiesta del Ministero dell'economia e delle finanze, la Receita Federal del Brasile ha dato riscontro, evidenziando il mancato rispetto dell'accordo internazionale e la sua violazione da parte dell'Italia, richiedendo il ripristino dello stato legale dello stesso, ribadendone la sua validità internazionale e lasciando emergere la totale arbitrarietà interpretativa da parte del nostro Paese che si colloca ben oltre la ratio della Convenzione e degli accordi tra i due Paesi;
nel dicembre 2009 l'ufficio relazioni internazionali del Ministro dell'economia e delle finanze trasmette una nota in cui evidenzia alla direzione generale delle procedure Inps di continuare a trattenere le imposte sulle pensioni erogate in Brasile;
ad un anno esatto dal riscontro degli uffici della Receita brasiliana alle sollecitazioni italiane, il responsabile delle relazioni internazionali della Receita Federal invia al Ministero un sollecito al fine di chiarire la posizione italiana in merito;
la mancata osservanza delle disposizioni internazionali, unita all'assenza di doverosi riscontri istituzionali da parte del nostro Paese rischia di creare dei problemi di tenuta delle relazioni tra l'Italia ed il Brasile; a ciò si aggiunge il fatto che l'Associazione dei pensionati italiani in Brasile - creatasi in questi anni di diatribe e di scontri con l'Italia - sta avviando le pratiche per la richiesta al Brasile di protezione e tutela ai sensi dell'articolo 25 della Convenzione;
un eventuale congelamento delle disposizioni tracciate nella Convenzione Italia-Brasile, che al momento risultano violate dall'Italia, rischierebbe di arrecare importanti danni alle aziende italiane, che ammonterebbero a circa 800 milioni di euro -:
se i Ministri interrogati ritengano opportuno avviare un percorso di monitoraggio di quanto accaduto in questi dieci anni in merito a quella che agli interroganti appare un'interpretazione arbitraria e non conforme al dettato costituzionale da parte dell'Amministrazione fiscale italiana degli articoli 18 e 19 della Convenzione Italia-Brasile del 1978;
se i Ministri interrogati intendano individuare eventuali iniziative volte a ripristinare la corretta attuazione della Convenzione Italia-Brasile antecedente alla circolare del 1999, al fine di risolvere la vessatoria condizione dei circa 1.231 pensionati italiani e delle aziende italiane operanti in Brasile e garantire la tenuta delle relazioni politico-diplomatiche tra Roma e Brasilia che al momento risultano particolarmente turbate dal mancato riscontro delle autorità italiane alla richiesta di rettifica sull'accordo della Receita Federal brasiliana.
(4-06825)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia ANSA del 2 aprile 2010, un detenuto è morto giovedì 1o aprile nella casa circondariale di Padova. Si tratta di Luca Antoniol, 41 anni, di Tombolo (Padova), arrestato il 19 marzo 2010 assieme ad un complice con l'accusa di essere coinvolto in rapine ad un ufficio postale, una tabaccheria e due farmacie tra l'alta padovana e il basso vicentino;
secondo alcune fonti, il detenuto avrebbe avuto un malore in prossimità della lavanderia del carcere, secondo altre sarebbe stato ritrovato morto in cella. Ignote per il momento le cause del decesso, per accertarle il pubblico ministero di turno potrà disporre autopsia;

nella casa circondariale di Padova, a fronte di 120 posti regolamentari, sono presenti oltre 230 detenuti, dei quali l'80 per cento stranieri. Con la morte di Antoniol, precisa la redazione di Ristretti Orizzonti, salgono a 51 i detenuti morti negli ultimi tre mesi nelle carceri italiane, per 15 dei quali la causa di morte è risultata il suicidio. Nel 2009 i decessi hanno raggiunto il massimo storico di 175, dei quali 72 per suicidio -:
se non ritenga opportuno avviare una indagine amministrativa interna al fine di accertare le cause che hanno condotto al decesso del detenuto Luca Antoniol e se in relazione ad esse non ricorrano eventuali responsabilità amministrative o disciplinari del personale preposto alla sua custodia;
quali iniziative intenda adottare al fine di rendere la casa circondariale di Padova un luogo di detenzione che sia effettivamente corrispondente alle finalità rieducative della pena così come sancito dalle disposizioni costituzionali.
(4-06827)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 2 aprile 2010 è apparso un articolo sul quotidiano Il Giornale di Siracusa firmato da Sergio Molino e intitolato: «Siracusa, carcere al collasso, pochi agenti con 1.300 detenuti»;
l'articolo dà conto della difficile vita da gestire all'interno del carcere di Siracusa;
la popolazione carceraria aretusea consta di 1.300 persone, di cui circa 1.000 hanno ricevuto pene definitive, ciononostante, con un organico di otto unità, due capi area e una direttrice, ognuno dei componenti dell'ufficio esecuzioni penali esterne (UEPE) deve farsi carico di seguire circa un centinaio di detenuti da osservare in tempi strettissimi;
l'Uepe, a regime, dovrebbe contare su 17 operatori anche perché, tra le varie incombenze, deve servire anche due case circondariali nel ragusano. Occorrerebbero più risorse per condurre le osservazioni necessarie e istruire le relative pratiche al fine della concessione delle misure alternative alla detenzione;
va sottolineato che carceri sovraffollate e servizi di assistenza che non riescono a fornire, per come dovrebbero, i necessari supporti per puntare alla rieducazione del carcerato, rischiano di produrre una situazione esplosiva -:
quali provvedimenti intenda sollecitare, adottare e/o promuovere, al fine di ripristinare condizioni di vivibilità e ridare dignità alle persone detenute nell'istituto penitenziario siracusano conformemente a quanto stabilito dalle norme costituzionali e dell'ordinamento penitenziario;
se intenda rafforzare l'organico e dotare di maggiori risorse l'Ufficio Esecuzioni Penali Esterne operante all'interno del circondario di Siracusa e Ragusa.
(4-06828)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a febbraio 2010 è entrato in vigore il nuovo provvedimento dell'ANAS che stabilisce le fasce orarie per il senso unico alternato, anche nei weekend, nel tunnel del Tenda;
decisione che è stata presa per evitare incroci pericolosi tra vetture e mezzi pesanti con il rischio di blocchi all'interno del tunnel;
questa situazione di estremo disagio coincide ancora una volta con i ritardi nella realizzazione di opere progettate e mai portate a compimento;

i ritardi e i rinvii della costruzione dell'opera Tenda-bis sta preoccupando seriamente gli enti locali interessati, i quali hanno più volte sollecitato la conclusione del progetto;
da mesi le parti iniziali della gara con la selezione delle imprese sono state espletate, ma manca l'invito a presentare le offerte;
appare quanto mai chiaro che la situazione attuale non è più sostenibile, a fronte dei disagi che continuano a perpetrarsi nel tempo, arrecando danno e preoccupazioni per la stessa viabilità -:
quale sia il reale stato del crono-programma relativo alla presentazione delle offerte e all'avvio della realizzazione dell'opera in parola;
se non ritenga necessario farsi portavoce di un immediato intervento al fine di evitare un ulteriore slittamento dell'iter burocratico, relativo all'inoltro delle offerte alle ditte selezionate.
(3-01019)

DELFINO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'8 marzo del 2010 si è svolto un incontro presso la provincia di Cuneo, con sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti, in merito alla realizzazione della variante di Demonte (strada statale 21);
a tale incontro non sono stati invitati alcuno dei sindaci interessati dalla Variante né il presidente della comunità montana, decisione questa di enorme gravità, se si considera che a seguito di ciò è stato trasmesso un documento al Ministro nel quale viene di fatto accantonato il progetto preliminare del tracciato della variante di Demonte-Vinadio;
questa decisione, con iniziativa unilaterale del presidente della provincia di Cuneo, appare all'interrogante quanto mai arbitraria, considerando che è stata presa senza il coinvolgimento dei soggetti istituzionali che nel 2005 sottoscrissero uno specifico protocollo d'intesa per la realizzazione del progetto, che ottenne il provvedimento conclusivo della fase di verifica di valutazione di impatto ambientale e l'inserimento dell'ANAS nel contratto di programma 2007/2011;
il 9 febbraio 2010 gli enti locali interessati hanno comunicato alla presidenza della Provincia, la loro disponibilità a valutare una progettazione su un tracciato alternativo da parte dell'ANAS;
questo a dimostrazione delle reali intenzioni degli enti locali interessati ad avviare un serio confronto, al fine di trovare soluzioni progettuali realizzabili e funzionali, che consentano di realizzare l'opera con costi minori, dato anche l'impegno formale della regione a contribuire ai costi della progettazione definitiva;
la grave e inspiegabile esclusione dei diretti interessati dal tavolo di confronto si traduce con una spiacevole presa di posizione, che potrebbe tramutarsi nell'ennesimo rinvio improduttivo di un'opera necessaria;
per queste ragioni, si ritiene necessario attivare nei processi decisionali il coinvolgimento delle istituzioni locali interessate, in modo da poter seriamente lavorare insieme per la risoluzione dell'annoso e sempre più grave problema della viabilità in Valle Stura -:
quali siano le ragioni per cui né i sindaci interessati dalla variante né il presidente della comunità montana sono stati interpellati per il tavolo di confronto che si è svolto l'8 marzo scorso, dal quale si è prefigurata un'alternativa al progetto contenuto nel vigente contratto di programma 2007/2011 sottoscritto tra Governo e ANAS;
se non ritenga necessario convocare, con urgenza, un proficuo tavolo di confronto con la presenza di tutti gli enti locali interessati al fine di definire tempi e modalità di finanziamento dell'opera in parola, evitando un ulteriore rinvio.
(3-01020)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VACCARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 10 e l'11 aprile, alle tre del mattino circa, è deceduto il giovane Jacopo Fanfani di 17 anni, in seguito ad un incidente stradale sulla via Olimpica di Roma, all'altezza del Foro Italico;
il ragazzo era alla guida di una minicar, quando improvvisamente la piccola auto si è ribaltata ed è uscita di strada; il ragazzo è morto durante il ricovero in ospedale;
in data 12 aprile, alle otto del mattino circa, è deceduta la giovane Federica Lupi di 15 anni, in seguito ad un incidente stradale avvenuto all'interno del comprensorio dell'Olgiata, periferia nord di Roma. La piccola vettura guidata dalla ragazza, una minicar, si è scontrata frontalmente con un pullman che, nel tentativo ultimo di evitare l'impatto, ha anche urtato un albero, abbattendolo. La giovane è deceduta sul colpo. Sul posto, per i rilievi, sono intervenuti i Vigili Urbani del XX gruppo;
è quindi il secondo incidente mortale con le minicar in pochi giorni;
si palesa dunque un grave problema riguardante la sicurezza dei quadricicli omologati come motorini e la scarsa preparazione alla guida dei giovani automobilisti;
la normativa vigente - articolo 116, comma 1-bis, del codice della strada - in materia di guida di minicar prevede infatti il semplice rilascio dell'attestato di idoneità alla guida dei ciclomotori per i ragazzi che abbiano compiuto i 14 anni-:
se il Governo intenda intervenire per promuovere un'iniziativa urgente normativa al fine di renderla più stringente posto che, ad oggi, la normativa prevede il rilascio dei patentini agli over 14 solo dopo aver sostenuto e superato un esame teorico che abilita alla guida di ciclomotori (a 45 cc) e delle minicar (fino a 350 cc), senza alcun obbligo di una lezione di pratica;
se il Governo intenda rendere effettive le prove pratiche obbligatorie per i candidati che intendano conseguire la patente di guida, ad esempio la prova pratica in strade extraurbane principali, la prova pratica di notte e quella di comportamento sul bagnato, tutte prove che consentirebbero ai neo patentati di affrontare al meglio la circolazione stradale.
(5-02771)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

RAO e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la notte del 7 aprile 2010 a Napoli, all'interno del parco Ventaglieri, esteso per circa 8 mila metri quadri ed in questi giorni oggetto di interventi di rifacimento dopo anni di abbandono, sono stati consumati gravi atti vandalici;
in particolare, è stato forzato il cancello di ingresso, nonostante fosse chiuso da una catena con lucchetto, è stata manomessa la porta di un magazzino da cui sono stati sottratti materiali e attrezzature, è stata distrutta una parte della recinzione che delimita il cantiere e sono stati fatti oggetto di atti vandalici i muretti e le aiuole realizzati fino ad oggi;
gli interventi di bonifica, attesi da tempo e finanziati dalla provincia per un costo di 600 mila euro, potrebbero facilmente aver suscitato l'attenzione della criminalità organizzata, che negli anni scorsi aveva già manifestato interesse per i tentativi di riqualificazione mai andati a buon fine;
il presidente della II municipalità, Alberto Patruno, ha dichiarato di aver chiesto «agli organi di pubblica sicurezza

di verificare se negli atti vandalici (...) si possa intravedere un tentativo di intimidazione nei confronti della ditta che sta eseguendo i lavori di riqualificazione»;
secondo quanto riportano organi di stampa, nei giorni scorsi qualcuno avrebbe avvicinato gli operai al lavoro nel parco Ventaglieri per minacciarli e chiedere loro di riferire al titolare della ditta di pagare la «tassa sulla protezione»;
dall'8 aprile 2010 i lavori sono bloccati e a farne le spese sono soprattutto gli abitanti della zona, che da tempo aspettavano e chiedevano un intervento per restituire alla cittadinanza il parco, che nel tempo si era trasformato in un rifugio per senza tetto e in una discarica per carcasse di scooter rubati -:
quali urgenti iniziative intenda mettere in campo per supportare l'attività di accertamento della verità dei fatti sì da consentire che i responsabili di questo vile gesto possano essere assicurati alla giustizia;
quali urgenti iniziative intenda mettere in campo per far sì che i lavori possano riprendere al più presto ed essere portati a termine senza altri problemi;
quali urgenti iniziative intenda mettere in campo per fare in modo che gli abitanti della zona possano di nuovo sentirsi al sicuro e tutelati dallo Stato.
(4-06823)

RAZZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la problematica della circolazione degli autocaravan - 200.000 immatricolati in Italia - è sempre attuale e a tutt'oggi non risultano superate tutte le situazioni discriminatorie determinate dagli enti proprietari delle strade nei confronti di tale categoria di veicoli;
ai sensi dell'articolo 185 del codice della strada e dei reiterati interventi a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non si può escludere la circolazione per gli «autocaravan» (autoveicolo ai sensi dell'articolo 54 del codice della strada al pari di una autovettura) da una strada e/o da un parcheggio ed allo stesso tempo consentirlo ad altre categorie di autoveicoli;
codesto Ministero ha emanato la direttiva n 227 del 14 gennaio 2008, esplicativa della direttiva del 2 aprile 2007, protocollo 0031543/2007 in materia di circolazione e sosta degli autocaravan emanata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ai sensi dell'articolo 5 del codice della strada;
tale direttiva è stata emanata tenuto conto delle potenziali situazioni di contenzioso in materia di circolazione e sosta degli autocaravan per le quali possono essere investite le prefetture, al fine di consentire alle medesime di utilizzarla come strumento istruttorio ovvero giudicante, nel caso di presentazione di ricorsi ai sensi dell'articolo 203, e di consentire alle pattuglie stradali di verificare la legittimità formale nonché sostanziale della segnaletica stradale nell'espletamento delle competenze di cui all'articolo 12;
nonostante l'emanazione di tale direttiva alcune prefetture, ingiustificatamente e con motivazioni che all'interrogante appaiono prive di aspetti sostanziali e giuridicamente rilevanti, non applicano le indicazioni procedurali e le disposizioni dettate con la direttiva in questione nell'ambito istruttorio ai sensi dell'articolo 203 sopra richiamato, rigettando i ricorsi da parte di quei soggetti interessati, i quali, dopo aver sostenuto una spesa non indifferente per l'acquisto di tale tipologia di autoveicoli, vengono privati del loro diritto alla circolazione solo perché proprietari di autocaravan;
con successiva nota protocollo 1020 del 26 febbraio 2009 il Ministero ha rammentato agli uffici territoriali del Governo la vigenza della direttiva in questione;
tuttavia, continua a persistere - nonostante le indicazioni impartite con la direttiva - una condotta omissiva da parte

delle medesime prefetture, inerente ai controlli da effettuare sul territorio tramite i propri organi accertatori nell'ambito del potere conferito ai sensi dell'articolo 11 del codice della strada;
difatti non vengono sanzionati ai sensi dell'articolo 38 del codice della strada i proprietari delle strade che appongono la segnaletica anticamper illegittima, né tanto meno viene richiesta la rimozione della stessa;
tale situazione pregiudica in modo rilevante il legittimo utilizzo degli autocaravan da parte dei proprietari degli stessi, che come utenti e cittadini hanno il diritto di vedere applicata la corretta e legittima applicazione della normativa che regola la circolazione e sosta degli autocaravan -:
se il Ministro non intenda intervenire per richiamare le prefetture a una corretta applicazione della direttiva in questione, in modo tale da evitare questa persistente situazione di illegittimità, che obbliga i proprietari di autocaravan ad insistere nel riconoscimento dei propri interessi legittimi ed inevitabilmente adire gli organi giurisdizionali, con ulteriore aggravio di tempo e di spese per l'amministrazione statale, per l'inerzia dimostrata da parte di alcune prefetture.
(4-06829)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 21 del regolamento sull'immigrazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, al comma 7, autorizza all'ingresso nei centri di identificazione ed espulsione (CIE) i familiari delle persone detenute, i ministri di culto, gli avvocati e i rappresentanti delle ambasciate;
nonostante il citato articolo 21, comma 7, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, non contempli i parlamentari tra le figure autorizzate ad entrare negli ex CPT, a questi ultimi, in virtù del loro ruolo, è sempre stato consentito ispezionare i centri, seppure previa comunicazione al prefetto;
il 30 marzo 2010, la prima firmataria del presente atto ha regolarmente comunicato al prefetto di Roma che il giorno seguente si sarebbe recata presso il centro di identificazione di Ponte Galeria insieme a due suoi accompagnatori, avvocati Alessandro Gerardi e Riccardo Arena, il primo dei quali suo collaboratore parlamentare;
la visita ispettiva è stata decisa in seguito ai disordini scoppiati la notte del 30 marzo 2010 all'interno del centro, allorquando alcuni immigrati hanno tentato la fuga e altri hanno reagito contro le forze dell'ordine preposte al controllo della struttura; disordini che hanno portato all'arresto di 18 immigrati per danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale;
giunta all'ingresso del Centro, la rappresentante della prefettura lì presente comunicava alla prima firmataria del presente atto che il prefetto di Roma aveva autorizzato l'ingresso solo ed esclusivamente alla parlamentare, atteso che la presenza degli avvocati «non era opportuna»;
la decisione del prefetto di Roma appare agli interroganti grave, incomprensibile, contraddittoria ed illegittima in quanto: a) la legge non osta a che gli avvocati entrino nei centri di identificazione ed espulsione; b) già in passato l'interrogante è stata autorizzata ad entrare nel CIE di Ponte Galeria accompagnata dall'avvocato Gian Domenico Caiazza, senza che sul punto le fosse obiettato alcunché; c) l'avvocato Alessandro Gerardi, nella sua qualità di collaboratore della prima firmataria del presente atto, ha sempre fatto ingresso nel centro di identificazione ed espulsione romano nel corso di precedenti visite ispettive, sempre esibendo il tesserino di avvocato;
non si capisce pertanto in base a quale motivo il prefetto di Roma abbia

ritenuto, in occasione della visita ispettiva del 31 marzo, di non ritenere opportuna la presenza degli avvocati, entrambi lì presenti in qualità di accompagnatori della parlamentare -:
se sia a conoscenza della decisione della prefettura di Roma;
sulla base di quali motivi il prefetto di Roma abbia considerato «non opportuna» la presenza all'interno del centro di Ponte Galeria degli avvocati che accompagnavano la prima firmataria del presente atto in occasione della visita ispettiva del 31 marzo 2010 e quali azioni intenda intraprendere affinché tali azioni non si abbiano a ripetere in futuro.
(4-06834)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta orale:

COSTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decentramento universitario in provincia di Cuneo è incominciato circa vent'anni fa e in questo periodo, non certamente lungo per creare un vero tessuto universitario, sono stati raggiunti importanti traguardi;
ciò è stato possibile grazie al profondo e costante impegno di tanti amministratori locali e nazionali che hanno creduto in questo progetto verso il quale hanno indirizzato risorse economiche pubbliche non indifferenti, ed alla determinante collaborazione di coloro che nei ruoli decisionali e centrali delle facoltà hanno creduto in una forte apertura dell'università sul territorio;
in questi venti anni di decentramento universitario, che è costato milioni di euro al territorio, lentamente si è sviluppato un rapporto tra il mondo accademico e il mondo industriale;
il Politecnico di Torino ha attivato un polo a Mondovì che vede oggi un corso di studi (laurea e laurea specialistica) in ingegneria meccanica, uno in ingegneria civile per la gestione delle acque (laurea e laurea specialistica), uno in ingegneria elettronica (laurea triennale);
il corso di studi in architettura (laurea e laurea specialistica) attivato a Mondovì ha come laurea specialistica l'architettura ambiente e paesaggio;
in più circostanze dai vertici del Politecnico è stata ventilata l'ipotesi di attivazione a Mondovì di un solo corso triennale in ingegneria del cibo (food chain engineering), chiudendo i corsi di studi quinquennali in ingegneria meccanica e in ingegneria civile per la gestione delle acque: decisioni in merito, secondo fonti interne al Politecnico, dovrebbero essere assunte in una riunione del Senato accademico entro la prima metà del corrente mese di giugno;
l'intervista rilasciata dal Rettore del politecnico professor Profumo alla Stampa del 2 giugno 2008, lungi da fugare i dubbi, ad avviso dell'interrogante, contribuisce ad alimentarli, posto che una strategia chiara e concreta per il polo di Mondovì non emerge;
ciò provoca un'incertezza tra i cittadini, gli studenti e gli amministratori locali che si riverbera sull'economia e sul tessuto sociale della città provocando forti danni d'immagine;
se siffatta ipotesi di ridimensionamento trovasse conferma si determinerebbe in un sol colpo l'annullamento degli sforzi che, negli anni tutte le istituzioni - ivi compreso il Governo nazionale - hanno concentrato per la nascita e la crescita del polo monregalese-:
se il Governo - pur nella consapevolezza che ogni scelta in merito compete prioritariamente al Politecnico di Torino - non ritenga di monitorare e valutare quanto premesso, - anche ai sensi dell'articolo 1-ter del decreto-legge n. 7 del

2005 - tenendo oltretutto conto che, per l'attivazione dei corsi di cui in premessa, sono stati spesi negli anni ingenti fondi statali.
(3-01021)

COSTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella città di Mondovì (Cuneo) il Politecnico di Torino ha attivato da oltre 15 anni una sede decentrata con alcuni importanti corsi nell'ambito delle Facoltà di Ingegneria ed Architettura;
ha destato parecchi malumori e disagi negli studenti e nelle loro famiglie la mancata attivazione - per l'Anno accademico 2008/09 - del corso di «Elettronica - orientamento Meccatronica» presso la sede decentrata del Politecnico di Mondovì;
la mancata attivazione del corso è stata motivata dal non raggiungimento del numero minimo di pre-iscritti che sarebbe almeno di 25: a Mondovì, infatti, si sono presentati soltanto 22 studenti -:
se il Ministro sia a conoscenza delle disposizioni adottate dal Politecnico di Torino in ordine all'attivazione - per l'Anno accademico 2008/09 - dei corsi decentrati, ed in particolare del numero di iscritti necessario a tal fine;
se tali disposizioni siano state uniformemente attuate in tutte le sedi decentrate del Politecnico subalpino;
quali provvedimenti intenda adottare per garantire agli studenti del Politecnico di Torino un'adeguata e piena fruibilità della sede decentrata di Mondovì.
(3-01022)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 4 marzo 2010 il Senato Accademico dell'università degli studi di Palermo ha approvato alcune modifiche allo Statuto, modifiche trasmesse per un parere non vincolante ai consigli di facoltà;
tali modifiche prevedono l'estensione (da tre a cinque anni) del mandato del rettore e dei presidi in carica; il congelamento fino al 30 giugno 2011 del primo mandato, eventualmente in scadenza, di tutti gli altri responsabili di strutture ed articolazioni accademiche (direttori di dipartimento, presidenti di corsi di studio, direttori di scuole di specializzazione);
a parere dell'interrogante, le modifiche adottate, intervenendo sui mandati in corso, sono dubbie sul piano della legittimità;
l'articolo 6, commi 9, 10 e 11 della legge n. 168 del 9 maggio 1989 prevede il controllo di legittimità e di merito del Ministro sugli statuti universitari -:
se sia a conoscenza di quanto sta avvenendo all'università di Palermo;
se non intenda intervenire nell'ambito dei poteri attribuiti al Ministro dalla legge.
(5-02762)

GRAZIANO e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, nel disciplinare l'organizzazione scolastica, ha previsto la predisposizione di un piano programmatico di intervento sulle risorse umane disponibili, incidendo sull'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico;
le preoccupazioni denunciate dagli esperti della scuola e dai sindacati, e riportate dalla stampa, sono comprensibilmente giustificate, da ultimo, anche, dai dati forniti in allegato allo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante norme generali per la ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei centri di istruzione per gli adulti, ivi

compresi i corsi serali, all'esame della Commissione VII Cultura della Camera dei deputati, prevedendo un taglio significativamente notevole per l'intero comparto scuola nell'anno scolastico 2010-2011;
ad oggi, la politica scolastica perseguita dal Governo si evidenzia e si concreta nelle pesanti riduzioni dei posti di lavoro disponibili a livello regionale. In particolare, in Campania, l'allarme scuola è drammaticamente vissuto: 3.866 cattedre in meno nella regione a fronte delle 25.558 in meno a livello nazionale; a rischio ci sarebbero 4.000 posti, dei quali 1.276 insegnanti in meno nella scuola primaria, 894 nella scuola secondaria di primo grado e 1.716 in quella di secondo grado;
il calo delle cattedre non è dato soltanto dalla diminuzione delle iscrizioni, specie nella scuola secondaria, ma anche dal risparmio deciso dal Governo nel triennio 2009-2012. Un risparmio pari a otto miliardi di euro sul personale docente avrebbe nel piano triennale del Ministro un effetto disastroso;
la Campania è la regione maggiormente penalizzata, registrandosi un incremento ulteriore di docenti in soprannumero senza sede, visto che i pensionamenti sul territorio, pari a 2.903 unità, non saranno in grado di compensare gli esuberi;
le ripercussioni di una simile politica non riguardano soltanto le importanti condizioni di lavoro del personale interessato, ma sono tali da riflettersi anche sull'offerta formativa e sulla qualità del sistema scolastico: riduzione del tempo scuola, aumento della precarizzazione degli insegnanti in soprannumero o costretti al lavoro tra più scuole -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario rivedere la sua posizione, al fine di ridurne l'impatto sul sistema formativo campano, evitando che la già precaria situazione della scuola campana possa essere ulteriormente compromessa anche in termini qualitativi e salvaguardando la carriera e il reddito del personale interessato.
(5-02763)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
La XI Commissione:

DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, CODURELLI, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, MOSCA, RAMPI, SANTAGATA e SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 7 aprile 2010 l'azienda Bialetti alle ore 10,30 ha comunicato ai rappresentanti sindacali in un incontro che è durato 15 minuti la sua decisione inappellabile di chiudere lo storico stabilimento di Omegna ove si producono le caffettiere MOKA note in tutto il mondo e, nello stesso incontro, che nel giro di tre giorni, sarebbero arrivate le lettere di apertura della procedura di mobilità per tutti i dipendenti, in totale 113 (97 operai e 16 impiegati);
durante lo stesso tavolo sindacale del 7 aprile l'azienda ha comunicato la scelta di delocalizzare in Cina, che potrebbe con molta probabilità essere parziale in quanto si dovrebbe far importare dalla Cina il semilavorato da completare nelle ultime fasi di lavorazione da parte di alcuni artigiani e con probabilità da una cooperativa del VCO per spacciarlo come made in Italy;
come risposta immediata le organizzazioni sindacali hanno indetto un assemblea permanente per tutta la giornata e deciso 20 ore di sciopero da attuarsi nei prossimi giorni con un presidio costante dei lavoratori di fronte alla fabbrica;
sia il presidente della provincia di Verbano Cusio Ossola (Massimo Nobili, PDL) e sia il sindaco di Omegna (Antonio Quadretta, giunta di centro destra) concordano con i sindacati che non si accetta

la delocalizzazione e non si tratta con un'azienda che non vuole restare sul territorio;
il comunicato diffuso dall'azienda di discutere su ammortizzatori sociali e incentivi vari e ricollocazione di parte del personale sul territorio, non è stato considerato una possibile soluzione praticabile né dalle organizzazioni sindacali né dalle istituzioni;
nel contempo sul versante occupazionale, nel territorio del Verbano Cusio Ossola, si profila un disastro senza precedenti: nel giro di 2-3 mesi si avranno 3-4 aziende con più di 150 dipendenti che probabilmente chiuderanno definitivamente Acetati-Tessenderlo (chimica), Bialetti, Siderscal, Sit Cupro, Minoletti (meccanica), Perucchini (Fonderia 2o fusione) ed altre;
stante questo scenario è stato concordato tra i sindacati unitariamente uno sciopero dei metalmeccanici di tutta la provincia, per il 15 aprile 2010, in occasione della convocazione del consiglio comunale aperto che si terrà giovedì 15 aprile 2010 alle ore 17,30 i cui componenti partiranno da davanti i cancelli dalla Bialetti e si recheranno al forum di Omegna ove si svolgerà il consiglio comunale stesso -:
che interventi intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per scongiurare questa ennesima messa a repentaglio della sicurezza lavorativa di tanti dipendenti, in particolare di una azienda come la Bialetti, che dal 1933 ha rivoluzionato il modo di preparare il caffè in casa e che si è consolidata nel corso del tempo nel mondo, grazie ad una sapiente comunicazione incentrata sull'immagine dell'«Omino con i Baffi», simbolo ancora oggi di una delle più importanti aziende italiane produttrici di caffettiere.
(5-02766)

DELFINO e POLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le attuali politiche a sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie sono deboli e nell'ultima finanziaria sono anche venute meno misure che rappresentavano valide iniziative in loro favore;
le misure sinora previste sugli ammortizzatori sociali sul sostegno del reddito non sono apparse sufficienti;
in altri paesi europei si è investito notevolmente sulla famiglia non solo per favorire la natalità, ma anche sotto il profilo del sostegno diretto al reddito dei lavoratori;
secondo uno studio comparativo sulla spesa sociale in otto paesi dell'Unione europea effettuato dal portale «Famigliaonline», su dati Eurostat relativi al periodo 1998-2008, in Italia per la famiglia si spende solo il 5,7 per cento delle risorse destinate alle politiche del welfare;
la media dei principali Paesi dell'Europa si attesta a quota 10,2 per cento con punte del 13,4 per cento (Regno Unito) e del 12,04 per cento (Svezia), ma il dato italiano è ampiamente inferiore ad un Paese di recente ingresso nell'Unione europea come la Repubblica Ceca che vanta l'11,3 per cento;
i provvedimenti varati dal Governo in questi mesi in favore dei lavoratori e delle famiglie italiane, ad avviso degli interroganti, non hanno migliorato sostanzialmente la loro situazione, la fiscalità di vantaggio risulta ancora lontana e non si prevede a breve un riequilibrio della spesa sociale -:
quali iniziative concrete intenda adottare sul piano dell'integrazione del reddito dei lavoratori e delle loro famiglie, soprattutto quelle numerose, che le vede largamente svantaggiate in termini assoluti rispetto a quelle dei principali Paesi europei, in particolare chiarendo le misure di sostegno del reddito di lavoratori attualmente esclusi dall'applicazione di strumenti di ammortizzazione sociale.
(5-02767)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 5 del 10 febbraio 2009, convertito con modificazioni dalla legge n. 33 del 2009, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi, al comma 12 dell'articolo 7-ter, ha introdotto significative modifiche all'articolo 70 del decreto legislativo n. 276 del 2003 in merito al campo di applicazione del lavoro occasionale di tipo accessorio. Il nuovo dettato normativo amplia, l'ambito di applicazione del sistema di regolazione dei «buoni lavoro» (cosiddetti voucher), inserendo ulteriori attività e nuovi committenti, sempre nell'ambito tuttavia di prestazioni di tipo accessorio e occasionale. Per quanto riguarda l'ambito soggettivo, le novità introdotte dal comma 12 dell'articolo 7-ter del decreto-legge n. 5, interessano gli studenti, le casalinghe, i pensionati e i percettori di prestazioni integrative del salario o sostegno al reddito;
importante è poi la previsione della lettera 1-bis dell'articolo 70 del decreto legislativo n. 276 del 2003, così come modificato dalla legge finanziaria per il 2010, che ha prorogato la disposizione introdotta dall'articolo 7-ter, comma 12, del citato decreto-legge n. 5 del 2009, relativa ai percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito;
tra le attività che è possibile remunerare tramite l'utilizzo di voucher rientrano, sulla base delle modifiche apportate dal decreto-legge n. 5 del 2009 all'articolo 70 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, comma 1 lettera d: «d) di manifestazioni sportive, culturali, fieristiche o caritatevoli e di lavori di emergenza o di solidarietà anche in caso di committente pubblico»;
sulla base di una circolare interna dell'INPS di recente emanazione le attività di «stewarding» rese dai lavoratori per manifestazioni sportive che si realizzano in strutture con oltre 7.500 posti di capienza complessiva, sembrerebbe siano state ricomprese tra quelle di cui al precedente punto, ma nonostante la norma preveda espressamente anche le manifestazioni fieristiche e quelle a carattere culturale, queste risulterebbero - secondo informazioni assunte dall'interrogante - escluse dal campo di applicazione della normativa sull'utilizzo dei voucher per lavoro accessorio;
alcune società operanti nell'ambito dei servizi, di fiere/eventi culturali e manifestazioni sportive (società che non esercitano l'attività di somministrazione di lavoro interinale), con le quali lavorano, in modo occasionale, anche decine di migliaia di studenti, lavoratori e cassaintegrati (che potrebbero essere regolarmente inquadrati, per via della tipologia del lavoro svolto, nell'ambito del lavoro occasionale accessorio di cui al comma 1-bis dell'articolo 70 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276), hanno richiesto all'INPS il rilascio dei voucher sulla base delle previsioni ed integrazioni di cui al decreto-legge n. 5 sull'utilizzo del lavoro accessorio;
attraverso l'utilizzo dei voucher anche da parte di dette società, si consentirebbe ai lavoratori sopra indicati di fruire di un reddito aggiuntivo (stante la occasionalità) a integrazione del reddito principale (sussidio di disoccupazione, pensioni, liste di mobilità eccetera) o come mezzo per potersi mantenere agli studi evitando di ridurre ulteriormente la loro capacità di spesa già molto contenuta, evitando nel contempo il verificarsi di situazioni di lavoro irregolare;
nello scorso mese di febbraio le INPS territoriali con nota diretta alle citate società richiedenti hanno negato il rilascio dei voucher in quanto le stesse sono risultate società di servizi operanti anche in regime di appalto;
il decreto del Ministro dell'interno del 24 febbraio 2010 prevede esplicitamente all'articolo 1, comma 1, lettera b),

che «2. Ferma restando la responsabilità piena ed esclusiva delle società organizzatrici relativamente al rispetto dei requisiti indicati nell'allegato A del presente decreto, e salvo quanto previsto dai commi 2-bis e 2-ter, i servizi indicati al comma 1 sono assicurati dalle società direttamente ovvero mediante contratto di appalto o di somministrazione di lavoro, anche avvalendosi di istituti di sicurezza privata autorizzati a norma dell'articolo 134 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvata con regio decreto 18 giugno 1931, n. 773. Per lo svolgimento dei predetti servizi le società organizzatrici, gli istituti di sicurezza privata autorizzati, le agenzie di somministrazione e le altre società appaltatrici dei servizi possono ricorrere a tutte le forme di lavoro subordinato, compreso il lavoro intermittente, e a prestazioni di lavoro occasionale accessorio di cui al decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276»;
stante la disposizione di cui al precedente punto ed in considerazione del mancato rilascio dei buoni lavoro, nonostante alcune sedi INPS abbiano effettivamente accettato il pagamento da parte delle società richiedenti, queste si trovano ora nella condizione di non poter pagare le prestazioni rese per il tramite del contratto di lavoro accessorio così come invece previsto dal quadro normativo vigente e, a titolo indicativo, solo per una delle società richiedenti i buoni lavoro, sarebbero oltre tremila i lavoratori che attendono da mesi il pagamento del loro compenso, con le conseguenti ricadute sociali;
a ciò deve aggiungersi che risulterebbe non sempre agevole l'applicazione della normativa vigente in materia di buoni lavoro, e dunque la loro emissione da parte dell'INPS, rispetto alla tipologia e al comparto in cui operano le società richiedenti, per cui si verifica il caso che la medesima società che opera in appalto sia in ambito di manifestazioni sportive che di fiere o eventi culturali vede, a seconda dell'attività lavorativa oggetto di remunerazione attraverso i buoni lavoro applicare un diverso orientamento per la loro emissione o meno, da parte dell'INPS -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di delineare una più chiara applicazione della normativa vigente in materia di lavoro occasionale accessorio, anche al fine di uniformare e semplificare l'utilizzo dei buoni lavoro da parte delle società richiedenti sia per le medesime tipologie di prestazioni lavorative seppur rese dai lavoratori in ambiti differenti che in favore di società di servizi operanti in regime di appalto, nel rispetto del dettato di cui alla citata lettera d) del comma 1, dell'articolo 70 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276 e del decreto del Ministero dell'interno del 24 febbraio 2010.
(5-02768)

BOBBA e CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in data 15 gennaio 2010 il presidente nazionale del patronato Acli e il direttore generale dell'istituto delle assicurazioni sociali d'Albania (ISSH) hanno sottoscritto a Roma un protocollo d'intesa;
in occasione della presentazione del protocollo erano presenti l'ambasciatore in Italia della Repubblica di Albania, signor Llesh Kola, e gli onorevoli interroganti Giuliano Cazzola e Luigi Bobba, vicepresidenti della XI Commissione «lavoro» della Camera dei deputati;
l'ISSH è dotato di personalità giuridica secondo la legislazione vigente della Repubblica di Albania, ha sede a Tirana ed è l'unica istituzione autorizzata dalla legge n. 7703 dell'11 maggio 1993 a gestire le assicurazioni sociali in Albania, con competenze sulle assicurazioni obbligatorie dei lavoratori;
per effetto di quanto disposto dall'articolo 28 del decreto del Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania n. 249 del 5 giugno 1992, l'ISSH ha il diritto di collaborare e stipulare accordi in

materia di assicurazioni sociali con le organizzazioni non governative internazionali;
in base a dati pubblici i cittadini albanesi presenti in Italia al 31 dicembre 2009 erano oltre 450.000, costituendo in tal modo la seconda comunità straniera presente in Italia;
il patronato Acli opera nel rispetto della legge 30 marzo 2001, n. 152, recante «Nuova disciplina per gli istituti di patronato e di assistenza sociale», in particolare dell'articolo 1, il quale riconosce gli istituti di patronato come persone giuridiche di diritto privato che svolgono un servizio di pubblica utilità;
il patronato Acli ha sottoscritto specifici Protocolli d'intesa con il Ministero dell'interno per coadiuvare il predetto Ministero nell'assistere e informare i cittadini stranieri, trasmettere le domande di rinnovo/rilascio dei permessi di soggiorno, di ricongiungimento familiare, di primo ingresso per motivi di lavoro subordinato e di emersione di lavoro irregolare;
il patronato Acli in collaborazione con l'IPSIA (Istituto pace sviluppo innovazione Acli) ha promosso l'apertura di uno sportello per migranti a Scutari, nel maggio 2007, aprendo successivamente, nel gennaio 2008, uno sportello anche nella capitale albanese Tirana;
il 15 gennaio 2010, il patronato Acli e l'ISSH convengono in un protocollo di intesa di attivare una collaborazione nella quale il patronato Acli è riconosciuto come soggetto abilitato a rappresentare i lavoratori albanesi nella richiesta relativa alla verifica della posizione assicurativa per la contribuzione versata in Albania, a tal fine l'ISSH riconosce valore ed efficacia al «mandato di assistenza» predisposto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali della Repubblica italiana, e utilizzato normalmente dal Patronato Acli nei confronti degli enti italiani istituzionalmente preposti all'erogazione delle prestazioni previdenziali, assistenziali e sociali, per assumere la rappresentanza dei lavoratori in relazione alle pratiche finalizzate all'ottenimento di tali prestazioni;
le attività del patronato Acli consisteranno sostanzialmente nell'instaurazione di un dialogo, mediante anche mezzi informatici, con l'ISSH per dare concrete risposte alle domande sociali dei lavoratori albanesi che abbiano prestato lavoro in Italia e o che intendano migrare verso l'Italia;
in particolare, è previsto l'avvio presso le sedi dell'ISSH di uno sportello informativo per i migranti di ritorno che abbiano versato contribuzione in Italia ed in altri Paesi ove il patronato Acli ha proprie sedi;
nella stessa prospettiva il patronato Acli aprirà in Italia due sportelli informativi, in zone ad alta densità di immigrazione albanese, con operatori di cittadinanza albanese che fungeranno da punto di riferimento sperimentale nel territorio italiano nell'attuazione del protocollo;
il protocollo prevede inoltre di avviare preventivamente una fase di studio per verificare le dinamiche dei rientri dei migranti in Albania e le modalità di erogazione del servizio -:
se i Ministri interrogati non ritengano necessario costituire quanto prima una Commissione di studio sulla legislazione previdenziale dei due Paesi, nella prospettiva di predisporre una Convenzione bilaterale di sicurezza sociale che tenga conto degli ambiti delle prestazioni, dei costi e delle materie complessivamente oggetto della possibile Convenzione, coinvolgendo tecnici qualificati designati dall'Inps e dai patronati operanti in Albania.
(5-02769)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della

salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel piccolo comune di Anagni, in provincia di Frosinone, il rischio è noto da più di un anno, ma la notizia non ha trovato spazio sui mezzi di informazione nazionali, fatto salvo un articolo pubblicato dal quotidiano Terra giovedì 15 aprile 2010;
l'allarme è partito il 25 marzo 2009 quando dallo stabilimento di produzione di pneumatici dell'azienda Marangoni spa si è alzata una nube di fumo nero a causa di un incidente che ha provocato la fuoriuscita di Carbon black, sostanza utilizzata per la pigmentazione e il rafforzamento delle gomme, che si è deposita su case e terreni;
dalle analisi di alcuni campioni animali e vegetali emerge la presenza di diossina, non riconducibile però all'incidente verificatosi nell'impianto della Marangoni. Immediata scatta l'ordinanza dell'allora commissario straordinario al comune di Anagni Ernesto Raio, che vieta la «raccolta e il consumo di ortaggi, frutta e uova e pollame in un raggio di 500 metri dalla località Quattro strade». L'ordinanza è tuttora in vigore, ribadita a più riprese dall'attuale sindaco Carlo Noto;
dopo oltre un anno non è ancora stata identificata la fonte di una contaminazione che mette in pericolo la salute dei cittadini. La Marangoni ha sempre smentito i sospetti che la riguardavano. A parte l'incidente, l'azienda è proprietaria anche di un impianto di incenerimento di pneumatici. «Qualunque processo di combustione produce diossina» ha spiegato Stefano Raccanelli, chimico ambientale, responsabile del Laboratorio microinquinanti organici del Consorzio interuniversitario nazionale «La Chimica per l'Ambiente»;
la situazione, inoltre, potrebbe aggravarsi, considerato che la Marangoni vorrebbe trasformare il proprio impianto di smaltimento in un inceneritore di car fluff (i rifiuti che restano dalla demolizione delle automobili). Se la conferenza dei servizi, prevista alla fine del mese di aprile 2010 concedesse l'autorizzazione integrata ambientale, sarebbe il primo impianto del genere in Europa e il secondo al mondo. Oltre ai cittadini, riuniti nella Rete per la tutela della Valle del Sacco, anche il sindaco Carlo Noto ha espresso le sue perplessità in merito -:
considerato il grave ritardo nel percorso di identificazione della fonte della contaminazione, che rischia di provocare un grave disastro ambientale, quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo.
(4-06830)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano: Il Corriere della Sera, lo stanziamento riservato dal Ministero dello sviluppo economico, per gli incentivi al consumo, relativamente all'acquisto dei motocicli, pari a 12 milioni di euro sui 300 milioni di euro complessivi, sembrerebbe essere terminato dopo appena tre giorni;
l'articolo descrive infatti il rammarico dei concessionari addetti alle vendite dei motocicli di tutta Italia, secondo cui i fondi a disposizione sono insufficienti per soddisfare l'intera domanda proveniente da ogni parte della penisola, ma soprattutto troppo difficili da assegnare a causa di una procedura telefonica, gestita attraverso i call center delle Poste, definita da chi vende complicata, farraginosa, scoraggiante;
secondo i responsabili di Confindustria Ancma, l'Associazione dei produttori, molti venditori hanno stipulato contratti prima ancora che gli incentivi iniziassero ufficialmente, condizionandone la validità all'effettivo avvio;

appare evidente pertanto che la procedura messa in atto da parte dei tecnici del Ministero dello sviluppo economico risulta difficile e problematica da attuare e scoraggia evidentemente coloro che vorrebbero usufruire dell'incentivo riservato -:
se le notizie riportate in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se non intenda assumere iniziative normative ad hoc al fine di aumentare le risorse finanziarie per l'erogazione degli incentivi previsti per l'acquisto dei motocicli;
se non ritenga infine opportuno valutare l'opportunità di rivedere il metodo di organizzazione per la richiesta degli stessi incentivi messi a disposizione, dei richiedenti, le cui rimostranze testimoniano evidenti problematiche per l'accesso alle promozioni previste.
(5-02764)

Interrogazione a risposta scritta:

CALEARO CIMAN. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
gli imprenditori cinesi hanno quasi raggiunto quota cinquantamila nel nostro Paese e le loro attività si concentrano principalmente in Lombardia, Toscana, Veneto ed Emilia Romagna;
la loro presenza in Italia dal 2002 al 2009 è cresciuta del 131,1 per cento. I piccoli negozi di vicinato e gli ambulanti sono i settori dove sono più presenti, segue il manifatturiero ed in particolare il tessile, l'abbigliamento, la pelletteria e le calzature (dati forniti dalla Cgia di Mestre);
in diverse zone del Paese, alcune filiere produttive o commerciali sono completamente in mano loro. Il maggior numero di imprenditori cinesi si trova in Lombardia (10.129); seguono la Toscana (9.840) e il Veneto (5.798). In Emilia Romagna sono 5.035 e in Lazio 4.587. Al sud, a contare la più consistente comunità imprenditoriale cinese è la Campania (2.522), segue la Sicilia (2.077) e la Puglia (1.085). Dal 2002 al 2009 gli imprenditori cinesi presenti in Italia sono aumentati del 131,1 per cento, con punte del 406 in Calabria, del 390,9 per cento in Molise, del 387,5 in Basilicata e del 380 per cento in Valle d'Aosta. Nonostante la crisi, tra il 2008 e il 2009 la loro presenza è aumentata su tutto il territorio nazionale del 7,8 per cento, con crescite significative in Piemonte (+ 12,2 per cento), Lombardia (+ 9,5 per cento) e Veneto (+ 8,9 per cento);
altro dato interessate è quello che concerne l'incidenza degli imprenditori cinesi sul totale dell'imprenditoria straniera presente in Italia che si attesta, ormai, all'8,3 per cento. In Toscana però, si arriva al 17,9 per cento, in Veneto al 10,4 per cento. In Emilia Romagna al 9,2 per cento e in Campania all'8,4 per cento;
in Veneto, dieci anni fa le microimprese cinesi erano 2.127. Oggi sono quasi 5.000. A Padova, a Verona e a Treviso gli esercizi commerciali sono ormai migliaia. In alcuni settori (tessili, abbigliamento, pellame e mobili) si arriva persino al 26 per cento. Nell'anno peggiore per la crisi economica, la massiccia presenza di lavoratori cinesi è rimasta stabile, laddove si registrava, invece, una forte contrazione dell'occupazione italiana nel settore;
questi i dati noti. Tuttavia, molti sono i laboratori cinesi clandestini presenti nel nostro territorio che lavorano in modo irregolare nell'ambito della contraffazione o in regime di subappalto per aziende italiane che producono marchi più o meno prestigiosi, nella maggior parte dei casi nei settori dell'abbigliamento e in quello calzaturiero;
il ricorso ai laboratori cinesi da parte delle grandi aziende permette di ridurre i costi di produzione e di avere allo stesso tempo un prodotto comunque contrassegnato dal marchio «made in Italy». A tutto vantaggio dei profitti;
negli ultimi mesi, gli organi di informazione hanno più volte diffuso notizie

concernenti la scoperta di laboratori cinesi abusivi in varie parti del territorio Veneto (Tombolo, Casier, Morgano, Giavera e altri);
il numero di questi laboratori nella regione è stimato essere di duemila e la forza lavoro impiegata di quasi 40 mila tra lavoratori e lavoratrici, tutti cinesi e quasi tutti in condizioni di clandestinità;
solo nella provincia di Treviso, la più coinvolta in questo fenomeno, nel 2009 sono state 60 le imprese orientali che operavano in modo irregolare, nel corso dei controlli effettuati dai carabinieri. Capannoni nei quali è risultato in nero almeno il 50 per cento della manodopera;
si tratta di laboratori ovviamente privi del rispetto di qualsiasi normativa in materia di sicurezza degli ambienti di lavoro, che producono capi a prezzi bassissimi sfruttando la manodopera, a volte anche minorile, che viene costretta a turni massacranti e ad operare in condizioni igienico sanitarie talmente precarie da mettere a repentaglio la salute;
tali imprese alterano il regime della leale concorrenza e cancellano possibilità occupazionali ai cittadini. Le sanzioni per ciascun operaio «fantasma» che viene trovato ammontano ad un fisso di tremila euro più altri 150 per ogni giorno lavorato. Va tuttavia rilevato che la gran parte delle multe non viene pagata;
nella provincia di Treviso è stato a tal proposito coordinato un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza per volontà del questore Cesare Damiano in accordo con il prefetto, al fine di individuare i marchi italiani che appaltano parti della produzione ai laboratori cinesi un apposito tavolo di concertazione, aperto anche alle associazioni di categoria;
appare evidente come a questione dei flussi migratori dei popoli, intrecciata con quella della globalizzazione dell'economia, sia tema assai serio e complesso, che tocca gli interessi e cambia la vita di ogni cittadino del mondo, e proprio per questo debba essere affrontato in maniera seria e non con slogan, partendo dal rispetto dovuto sia agli esseri umani che lasciano affetti o terre lontane per lavorare e sfuggire alla miseria ed a regimi totalitari, sia agli italiani, cittadini di un Paese oggetto di queste immigrazioni;
occorre che la politica e le istituzioni si interroghino su quanto questo fenomeno incida sul tessuto socio-economico del nostro paese, cercando soluzioni e regole che possano conciliare il più possibile le esigenze di tutti e del mondo produttivo in particolare, soluzioni che devono avere al loro centro il rispetto di regole uguali e certe per tutti -:
come il Ministro intenda intervenire ai fine di monitorare in modo costante e capillare il fenomeno, anche attraverso una sorta di mappa o censimento delle attività economiche gestite da cinesi, dettagliate per comune e tipologia, allo scopo di Fronteggiare concretamente questo proliferare di attività e laboratori spesso illegali (in cui si praticano palesi violazioni delle condizioni e delle regolarità lavorative), che tanti danni hanno creato e creano alle nostre aziende.
(4-06822)

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Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta orale Fava e Gidoni n. 3-00849, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gidoni, Pini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione e cambio del presentatore.

L'interrogazione a risposta orale Delfino n. 3-00882, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2010, è da intendersi sottoscritta dal deputato Compagnon che ne diventa il primo firmatario.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Damiano n. 5-02739 del 13 aprile 2010.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Bobba e Cazzola n. 4-05958 del 2 febbraio 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02769;
interrogazione a risposta scritta Costa n. 4-00286 del 5 giugno 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-01021;
interrogazione a risposta scritta Costa n. 4-01562 del 7 novembre 2008 in interrogazione a risposta orale n. 3-01022.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Maurizio Turco e altri n. 4-06775 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 305 del 13 aprile 2010. Alla pagina 12265, seconda colonna, dalla riga diciannovesima alla riga ventesima, deve leggersi: «il presidente dell'associazione carabinieri in servizio "Podgora", oltre ad» e non «il presidente dell'associazione carabinieri in servizio "Pastrengo", oltre ad», come stampato.